The dress of seduction: Happy Ever After

di ella2412
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Happy Ever After: Natasha and Zayn ***
Capitolo 2: *** Happy Ever After: Jade and Harry ***
Capitolo 3: *** Happy Ever After: Allison and Niall ***



Capitolo 1
*** Happy Ever After: Natasha and Zayn ***


Capitolo 1 Happy Ever After pronto

A tutte coloro che amano un frizzante e dolce lieto fine che segna l'inizio di un percorso da vivere passo dopo passo con la propria metà perfetta. Questo è un extra riguardante le coppie secondarie di The dress of seduction: in particolare questo momento dedicato ai neosposini Natasha e Zayn si svolge in contemporanea con il capitolo 23 della storia originale.

Happy  ever after: Natasha and Zayn

 

Allungando pigramente le gambe sulla poltrona, Nat si concesse una bella chiacchierata al telefono con Juliet. Dopo due giorni di paradiso con suo marito nel loro delizioso bungalow in montagna nella romantica località sciistica di Aspen in Colorado, sentiva la necessità di scambiare qualche chiacchiera con le sue migliori amiche.
<< Sinceramente ragazza, potevi risparmiarti la parte finale dove hai urlato ai quattro venti: “ Ci si vede bella gente. Vado a fare baldoria ad Aspen con Mr Malik”, nel tuo discorso di commiato >>.
<< Che ci vuoi fare? Sarà stato tutto quello champagne e scatenarsi sulla pista da ballo. Ho ancora i piedi doloranti, ma n’è valsa decisamente la pena per un massaggio da mio marito >> A frase conclusa Nat emise un lungo fischio di apprezzamento. << Marito. Però, che bella parola, suona meravigliosamente bene >>.
<< Vero. Com’è Aspen? >> le chiese Juliet, tirando su col naso.
<< Innevata, romantica, strepitosa, rilassante. Insomma è piuttosto accettabile >> la rossa rise. << Scherzi a parte, mi sento un po’ in colpa a sapervi lì tra cerimonie ed eventi nuziali, mentre io faccio la bella vita. Come vanno le cose? Riuscite a sopravvivere senza di me? >> si pavoneggiò.
Juls rise, scuotendo la testa. << Sopravviviamo, grazie. Karen sta facendo un ottimo lavoro, e per fortuna questa settimana abbiamo soltanto due eventi importanti, perciò ce la caveremo fino al tuo ritorno >>.
<< Bene. Posso chiederti un favore? >>.
<< Sentiamo >>.
<< Puoi tenere il tuo mocciolo a distanza dal telefono? Con il tuo continuo starnutire e soffiarti il naso, mi rovini l’atmosfera che c’è qui >> la beffeggiò Nat.
<< Sono solo leggermente raffreddata >> borbottò Juliet.
<< Ah-aha certo. Lo sai che se ti scopre Jade ti spedisce a casa con una coperta di lana della nonna e impacchi d’acqua fredda >>.
<< Sto bene, è un banale raffreddore. Posso lavorare >> le assicurò Juliet.
<< Va’ a casa prima che diventi qualcosa di più come un febbrone. Dovresti avere più cura di te stessa >> commentò solenne Nat. Difficilmente Juliet si ammalava, e quando capitava sapeva quanto la sua amica potesse diventare cocciuta riguardo il lavoro. Teneva alle sue clienti tanto da trascurare se stessa. Pregio che poteva trasformarsi n un difetto se Juls non si fosse decisa a curarsi quel malanno.
<< Anderson farò la spia se non ti saprò sotto le coperte con una minestra di pollo tra le mani >>.
<< Ho il resto della giornata libero dopo questa consulenza. Andrò dal medico per farmi prescrivere qualcosa, te lo prometto. Ma non posso rimandare un impegno già preso >> spiegò.
Nat sospirò, poco convinta, ma sapeva che era inutile discutere. << Bene, ma fa che sia una cosa veloce. Adesso devo andare. Ci sentiamo, ragazza. Riguardati eh? >>.
<< Va bene Nat. Divertiti >> la salutò Juliet prima di riattaccare.
Nat sarebbe rimasta volentieri a parlare un’altra ora con la sua amica, ma il rumore dei passi che scendevano le scale, le procurò un piacevole e conosciuto nodo allo stomaco.
Con la coda dell’occhio, scrutò il suo affascinante marito venire verso di lei con una cadenza del passo lenta e sensuale. Indossava un paio di jeans consumati e un maglione di lana a collo alto nero, che metteva in risalto il colore della pelle deliziosamente abbronzata. Mmh...meraviglioso.
Zayn rappresentava sempre uno spettacolo per gli occhi, e Nat era certa che mai nella vita si sarebbe stancata di ammirarlo.
Le farfalle avrebbero messo sottosopra il suo stomaco ogni volta che lui l’avesse guardata.
Rivolgendogli un largo sorriso sbarazzino, Nat si alzò dalla poltrona. << Ehi bellezza >>.
Zayn ricambiò il sorriso, gli occhi color cioccolato pieni di calore. << Ti va un bagno? >>.
<< Scherzi? Assolutamente sì! >> annuì esuberante la rossa.
Mezz’ora più tardi, Nat ammirava il panorama naturale della zona nella grande piscina termale situata fuori lo chalet. All’infuori di loro non c’era nessuno in quella parte del posto. Il suo premuroso amante si era assicurato che niente e nessuno interrompesse la loro vacanza.
Non avrebbe potuto desiderare luna di miele migliore. Se fosse stato per lei, non avrebbe più lasciato quell’angolo di paradiso terrestre. Aveva sempre amato la neve, fin da piccola i suoi genitori la portavano a sciare, e lei si divertiva un mondo ad usare gli sci muovendosi a suo agio tra le discese innevate.
<< Trasferiamoci qui, ti prego >> mormorò sognante chiudendo gli occhi, e poggiando il mento sulle mani incrociate poste sul bordo della piscina.
La risata roca di Zayn risuonò nel pacifico luogo intorno a loro, fondendosi con il delizioso scorrere dell’acqua di un fiume poco lontano. << Dovunque purché ci sia tu con me >>.
<< Ottima risposta Mr Malik >>.
<< Sono felice che apprezzi Mrs Malik. >> Zayn la trascinò con le braccia verso di sé finché non aderì perfettamente al suo corpo.
Le scostò una corta ciocca di capelli color fiamma dal viso, e la baciò sulla fronte umida.
Lei afferrò la sua mano sott’acqua intrecciandone le dita con le proprie, facendola riemergere per poter gioire della vista dei loro anelli nuziali.
<< Ti sta proprio bene sai? >> si complimentò Nat osservando l'elegante fascetta d'oro. << Sei mio ragazzo. Ora e per sempre >> affermò compiaciuta.
Lui annuì, poggiandole una mano dietro la nuca e avvicinandosi fin quando le loro labbra non s’incontrarono. Inizialmente non fu altro che una carezza impercettibile, che fece desiderare Nat di sentirlo più in profondità.
Poi fu scossa da un brivido quando le loro lingue si avvolsero in un intreccio passionale.
Zayn mugolò di piacere; sapeva che quando sua moglie lo baciava non gli negava niente. Nat era così, pronta a dargli l’anima e a mettere tutta se stessa anche in un semplice gesto come un bacio.
Ma baciare quella donna era come entrare in contatto con un fuoco di malizia, in grado di accendergli i sensi e risvegliare l’animale affamato che albergava in lui.
Nat inclinò di poco la testa, per approfondire quell’unione di labbra, rese ancora più morbide e rosee dalle volute di vapore che si sollevavano dall’acqua. Minuziosamente si gustò il sapore intenso e fruttato di lei, immergendosi nel calore della sua bocca.
Destreggiandosi con il corpo, Nat gli sì spalmò addosso, intrecciando le braccia intorno al collo di Zayn, mentre lui faceva scivolare le mani sull’aggraziata schiena di lei per poi afferrarle le natiche e tirarla su invitandola a circondargli i fianchi con le gambe.
<< Cadremo. >> ansimò lei, ma continuando a lasciargli piccoli morsi sul mento.
<< Sta tranquilla, non accadrà. >> mormorò lui risoluto, con un sorriso perverso, chinandosi per baciarle languidamente i seni nudi.
Nat pensò alla geniale idea che aveva avuto Zayn di non indossare niente, neanche il costume da bagno.
Poteva sentire perfettamente quel corpo forte e scivoloso elettrizzarle la pelle, facendola eccitare maggiormente il pensiero di fare l’amore nell’acqua, fuori all’aperto.
<< Sai Zayn? Prenderti nella natura selvatica è sempre stata una delle mie fantasie più segrete. >> ammiccò lasciva passandogli le dita tra i bellissimi e bagnati capelli scuri.
Zayn la guardò rapito, incapace di distogliere lo sguardo da quegli abissi verde smeraldo che erano i suoi occhi. << Ho scelto proprio bene allora >>.
Lei rise, poi si arcuò invitante contro di lui. << Oh sì >>.

 

 

 

<< Wow è bellissimo. Era da tanto che non andavo a sciare >> commentò Nat respirando a pieni polmoni l’aria fredda e pungente delle montagne, trasmettendole una scarica d’adrenalina lungo il corpo.
Ammirando le lunghe piste innevate, attendeva che Zayn s’infilasse gli scarponi da sci. Avevano deciso di andare a sciare quel pomeriggio. In realtà era lei che aveva insistito, altrimenti Zayn difficilmente le avrebbe tolto le mani di dosso. Non che le dispiacesse, anzi, ma aveva una gran voglia di lanciarsi sulle piste con lo snowboard.
<< Eccomi. Sono pronto. >> affermò lui affiancandola. << Prendo anch’io una tavola? >>.
Nat si girò sbattendo le palpebre. << Precisamente quanti anni di esperienza hai sulle piste? >>.
Zayn fece spallucce. << Non molti, forse due? >>.
Lei scosse la testa. << Scordatelo. Non praticherai lo snowboarding con solo un paio d’anni di esperienza >> asserì.
Il moro corrugò la fronte. << E tu sì. Perché mai? >> ribatté.
Nat gli fece un mezzo sorriso saccente. << Pratico questo sport da quando avevo cinque anni, ragazzo. >>, ammorbidì i lineamenti assumendo un tono solenne ma dolce, << Non voglio che tu ti faccia male. Non sto scherzando, è una pratica più difficile dello sci >>.
Zayn gonfiò il petto. << Sta tranquilla Mrs Malik, me la caverò. >> le strizzò l’occhio mettendosi gli occhiali da neve. << Pronta? >>.
<< Ma… >> si oppose Nat, preoccupata.
<< Fammi vedere di che pasta sei fatta! >> la provocò con un ghigno Zayn, avviandosi sullo snowboard.

<< Come vuoi. >> gridò in risposta lei, mentre con un fluido slancio cominciò a scendere lungo la bianca valle.
La pista pullulava di gente, perciò occorreva porre la massima concentrazione sui movimenti.
Flettendo la schiena, Nat spiccò un salto superando un basso promontorio.
Lanciò un urlo euforico, godendo della fantastica sensazione del suo corpo che si destreggiava in perfetta armonia sulla tavola.
Sì beò della vista delle cime innevate, percorrendo metà della pista con disinvoltura. Lo snowboard era considerato principalmente uno sport maschile, ma a lei non interessava. Di fatto era l'unica donna su quella pista, e questo le provocò un intimo sorriso compiaciuto. Le piaceva uscire fuori dagli schemi, soprattutto in fase adolescenziale era sempre stata una ragazzina vivace e impertinente, che trasgrediva apertamente alle regole imposte dagli adulti.
Amava la sua indipendenza, tanto da scegliere una vita sentimentale fatta di semplici avventure da una notte. Chi se lo sarebbe immaginato che quel servizio fotografico di un anno addietro le avrebbe stravolto la vita? Era iniziato tutto sul sesso. Zayn si era dimostrato bravo a letto, e Nat aveva voluto rompere la sua regola di-una-botta-e-via per uscirci insieme anche nei giorni seguenti. In fin dei conti era un bel ragazzo, attraente e ben educato. Una buona compagnia momentanea, insomma. Ma Zayn era stato capace di entrarle sotto la pelle nonostante lei avesse messo chiaro in tondo che non era in cerca di un rapporto stabile. Lui aveva accettato quel frivolo giochino sessuale che lei gli aveva proposto, e pian piano era riuscito a conquistarla semplicemente con la pazienza, come se lui sapesse che fosse destinata ad appartenergli fin dal principio, ma che sarebbe stato necessario che fosse Nat a comprenderlo con i suoi tempi.
Ponendo lo sguardo in avanti osservò un’agile figura scura, che identificò subito come Zayn.
Non se la cavava affatto male, notò colpita Nat. O era la fortuna dei principianti, oppure l’aveva presa in giro sulle sue capacità.
Si piegò un po’ di più per aumentare la velocità e raggiungerlo. Nello stesso istante in cui lo fece, un fiotto di paura le salì alla gola vedendo Zayn oscillare sullo snowboard.
Per favore, no.
<< Zayn... >> mormorò Nat in preda all’ansia. Doveva riacquistare l’equilibrio o sarebbe caduto, e cadere in una ripida discesa come quella non era cosa da poco.
Sbarrò gli occhi, trattenendo un sussulto, quando lo vide slittare bruscamente per poi finire a terra. Il suo corpo rotolò brevemente, poi grazie a Dio si fermò, immobile.

Cazzo!
Nat lo raggiunse in un lampo, presa da un’agitazione furiosa. Staccò i piedi dalla tavola, togliendosi e buttando il casco di protezione da una parte, e si precipitò verso suo marito.
<< Zayn! Cristo dimmi che stai bene! >> si inginocchiò al suo fianco, prendendogli delicatamente la testa tra le mani per non causargli eventuali dolori e costringendolo a guardarla.
<< Mmh… >> mugugnò lui dopo un attimo, poggiando una mano sulla coscia destra. << è tutto okay, ma non riesco a muovere bene la gamba >>.
Nat si lasciò andare ad un mezzo sospiro di sollievo, il cuore prese a batterle in maniera più regolare rispetto a prima. << Sta tranquillo, adesso chiamo i soccorsi >> la rossa mise mano al telefono nella tasca. Mentre digitava in fretta il numero, gli chiese: << Com’è successo? Credevo andassi bene, poi però… >> la voce le morì in gola, quando Zayn emise un grugnito dolorante. Risposero al terzo squillo, e Nat annunciò loro di un incidente avvenuto sulla pista est. Riattaccò non appena le ebbero assicurato che a breve sarebbero accorsi lì.
Nat prese gli prese una mano, stringendola rassicurante nella sua. << Ehi baby, va tutto bene. Ci sono io con te >>. Non sapeva ancora se Zayn avesse riportato delle ferite gravi, ma la rossa non poteva mostrarsi debole, non sarebbe stata di nessun aiuto. Perciò sperò che smorzare la tensione, gli avrebbe giovato in qualche modo.
Pregò intimamente che non fosse nulla di grave.
<< Nat? >> mormorò lui d’un tratto, muovendosi verso di lei con non senza qualche sforzo.
<< Sì? >> deglutì lei.
Zayn alzò lo sguardo verso di lei, sbattendo le lunghe ciglia nere. << Sarai la mia infermiera, vero? >>
La rossa non poté far altro che ridere. << Vuoi che ti ricordi cosa abbiamo giurato di fronte al prete? ‘In salute e in malattia’ >> recitò nuovamente, sorridendo dolcemente.
Il moro rispose al sorriso, gli occhi scuri che brillavano di amore. Nonostante percepisse una fitta lancinante alla coscia, non era altro che un formicolio in confronto all’eccitante pensiero di Nat in tenuta da infermiera, che gli riscaldò il sangue nelle vene.
<< Ti amo, moglie >> sussurrò Zayn chiudendo gli occhi.
Nat aggrottò la fronte. << Ah no eh. Guardami ragazzo, così mi farai perdere dieci anni di vita >> lo rimbrottò scuotendolo leggermente.
Lui scoppiò a ridere, soffocando una smorfia di dolore. << Volevo soltanto pregustare nella mia mente le cure che mi riserverai quando saremo soli >>.
La rossa roteò gli occhi, fingendo un'aria di rimprovero. Poi sentì una sirena alle loro spalle, girandosi scorse un gatto delle nevi venire verso di loro.
Agitò un braccio. << Siamo qui! >> gridò ai soccorritori. Grazie al cielo, pensò più sollevata.
Dal mezzo, scese un’alta figura snella, vestita interamente di bianco. Si tolse il casco, rivelando morbidi e lunghi boccoli biondo platino.
Con andatura agile e di classe, li raggiunse, esclamando: << Non preoccupatevi! Gli altri miei colleghi saranno qui tra pochi secondi >>. La bionda si fermò squadrando dalla testa ai piedi Zayn. << Zayn? Sei tu? >>.
Il moro aggrottò la fronte. << Chanel? Non immaginavo fossi venuta a lavorare qui. >> commentò sorpreso.
<< Solo per questo mese...sono venuta a dare una mano ai miei zii con il lavoro. Dio era impossibile non riconoscerti! Come stai? >> chiese la bionda, spostandosi la folta chioma da un lato con una mano.
Nat alzò un sopracciglio, sbattendo le palpebre. Si rimangiò l'affermazione felice di un secondo prima. << Se fosse stato bene di sicuro non avremmo chiamato i soccorsi. Probabilmente ha una brutta lesione alla gamba e tu gli chiedi come stai? >> la schernì.
<< Oh è vero, chiedo scusa a entrambi. >> disse la bionda mortificata. Poi si rivolse a Nat << È solo che sono sorpresa di vederlo. Facevamo parte dello stesso ambiente, quando Zayn lavorava come modello a Bradford. >> spiegò con piccolo sorriso a mo' di spiegazione.
La rossa si rivolse melliflua a lui. << Una modella eh? >>.
Zayn annuì. << Chanel, ti presento… >>.
<< Sua moglie. >> affermò Nat, si tolse un guanto alzandosi, per guardare meglio l’ex collega del moro.
Trattenne un ringhio, quando si accorse che era più bassa di Chanel di almeno quindici centimetri.

Ti pareva. Mai una volta che sia io più alta di loro, batté il piede per terra esasperata.
Sfoderando un gran sorriso, invece, tese una mano verso la bella bionda dagli occhi verdi come i suoi. Non la strinse, semplicemente voleva che notasse il marchio di appartenenza che la legava al suo uomo.
<< Mi presento. Sono la signora Natasha Malik, felicemente sposata con l’uomo dietro le mie spalle. Molto piacere di conoscerti. Non che non mi dispiaccia conoscere le amiche di mio marito, ma quando arrivano i soccorsi Wonder Woman? >> chiese sfrontata. Ebbene sì sono una piccola stronza possessiva.
Chanel restò un secondo perplessa da quel soprannome. << Ehm…posso sempre portare io Zayn al centro medico. Il mio gatto delle navi può trasportare due persone >> indicò con il pollice il mezzo alle sue spalle.
Nat socchiuse gli occhi a due fessure.

Aah…le stangone bionde sono della peggior specie, pensò scuotendo la testa intimamente.
<< E io che faccio? Vi seguo a piedi? Dove va mio marito vado anch’io. Grazie comunque, tesoro. >> Nat picchiettò gentile una mano sulla spalla della ragazza.
<< Come preferite. >> Alzò le mani Chanel, abbassando lo sguardo, imbarazzata.
Nat raggiunse di nuovo Zayn chinandosi verso di lui. << Ehi dai, ti aiuto a tirarti su, così Wonder Woman potrà portarti all’ospedale >> alzò la voce per farsi sentire da entrambi.
Il moro scosse la testa, sussurrandole: << Lei non ti piace, e… >>.
Nat lo interruppe, ammiccandogli. << Baby, qualsiasi essere femminile che ti si avvicini non mi va giù. Ma hai bisogno d’aiuto, quindi andrai con lei. Niente discussioni >>.
Lui esitò. << Posso aspettare i soccorsi. Non voglio lasciarti >>.
La rossa gli scoccò un forte bacio sulle labbra. << Ti raggiungerò prima di quanto pensi >>. Con la coda dell’occhio, fischiò per richiamare l’attenzione della bionda. << Forza bambolina. Aiutami a tirarlo su >>.
Chanel corse subito da lei, ed entrambe sollevarono lentamente Zayn, portandolo con attenzione verso il mezzo di trasporto.
Lo sistemarono sul sedile posteriore, poi Chanel si girò a guardare Nat: << Tranquilla, è in buone mani >>.
La rossa schioccò la lingua, alzando gli occhi e guardandola in modo affabile. << Ne sono certa. Se metti le mani dove non devi, Wonder Woman, ti ritroverai dimezzata in altezza. La vista da qua giù non è male sai? >> commentò maliziosa, trattenendo una risata nel vedere la faccia attonita della spilungona.
Zayn scosse la testa, stirando le labbra per non ridere, e Nat si chinò verso di lui sussurrandogli suadente nell’orecchio: << Starai bene, baby. A dopo. >> gli baciò il lobo, poi indietreggiò per far in modo che Chanel mettesse in moto.
Nat li salutò con la mano, mentre il gatto delle nevi slittava sulla strada bianca. Mettendo le mani sui fianchi sospirò. << Non mi resta che aspe… >> ma non riuscì a terminare la frase che un rumore alle sue spalle la fece trasalire.
Udì qualcuno chiamarla da lontano, ma riuscì comunque a capire chi fossero e cosa volessero. << Ehi! Signora ha chiamato lei per i soccorsi? >>.
Nat respirò a fondo, grandi e lunghi respiri per non perdere la calma nel vedere due tizi con una barella venire verso di lei.
<< Allora? >> insistette uno dei due.
Un sorriso omicida incurvò i lineamenti del viso di Nat. << No, avevo voglia di fare uno scherzo! Domanda del cazzo. >> ringhiò alzando le braccia al cielo.
Due fottuti secondi di differenza avevano fatto sì che la bionda si trascinasse dietro suo marito.
In quell’istante invidiò il freddo autocontrollo di Jade. Nonostante la temperatura sotto lo zero, era certa che le sue guance avessero assunto lo stesso colore dei suoi capelli.
<< Oggi è il vostro giorno fortunato, ragazzi >> assicurò loro con sguardo minaccioso. << Adesso muovete il culo, e seguiamo quei due. >> ordinò procedendo a passo di marcia verso il primo gatto delle nevi che le capitò sotto tiro, borbottando imprecazioni ai quattro venti.

 

 

Zayn era disteso su un letto, del centro ospedaliero di Aspen, fissando il soffitto con aria annoiata.
Fortunatamente il dottore gli aveva diagnosticato soltanto una brutta slogatura alla gamba, perciò sarebbe stato costretto a portare il gesso per qualche giorno. Non sapendo come passare il tempo cominciò a giocare con il telecomando che azionava il letto, premendo un pulsante qualsiasi che portò su e giù lo schienale.
Sentì bussare alla porta.
<< Avanti >> disse, una volta che si fu sistemato.
<< Ciao >> entrò con un sorriso sghembo Nat.
Zayn si rilassò all’istante, beandosi della vista di sua moglie in…impermeabile?
<< Ehi come mai indossi…? >>. Ma fu tutto quello che riuscì ad articolare prima che la rossa lasciasse ricadere a terra il lungo impermeabile blu scuro.
Il moro sbatté le palpebre, confuso; poi mettendo bene a fuoco la vista, si ritrovò a deglutire.
O l’anestetico gli stava giocando un brutto tiro, oppure il suo sogno erotico aveva appena trovato realtà.
Sua moglie lo guardava, sbattendo le ciglia maliziosamente e inclinando il capo da un lato, lasciando scoperto l’attraente collo accarezzato dai boccoli color rame.
Vestita di un camice bianco, quasi trasparente dal modo in cui aderiva perfettamente al suo corpo, e buon dio, sbaglio o riusciva a vedere il reggiseno nero?
La voce di Zayn assunse una screziatura roca, quando la chiamò: << Nat >>.
<< Sì? >> fece lei, muovendosi verso il suo letto, lo stetoscopio posto tra il solco dei seni.
E porca miseria, indossava anche le giarrettiere.
I muscoli del moro si tesero all’inverosimile, ignorando l'acuto fastidio alla gamba fasciata.
<< Come diavolo sei passata inosservata? >>.
Nat ridacchiò. << Sono i segreti di un fotografo >>.
Zayn lasciò ricadere la testa sul cuscino. << Vieni qui. Fatti guardare >>.
<< Con piacere, marito >>.
Lui le fece posto, e Nat si sedette di lato mostrandogli le lisce gambe nude. Poteva anche essere un comune camice da infermiera, ma addosso a Nat diventava il vestito più erotico e il più bel sogno di ogni uomo dotato di un funzionante apparato genitale.
<< Come ti senti? Il dottore mi ha detto che non hai riportato danni seri, ma che dovrai tenere la gamba ingessata per un pò. >> sospirò lei, accarezzandogli la guancia con il dorso delle dita.
<< Mai stato meglio >> fu la risposta aperta e sincera di lui.
La rossa gli sorrise divertita, mostrando quelle incantevoli fossette che lui amava da impazzire. << Mmh…quindi deduco che non hai bisogno di me >> La sua voce suonò volutamente voluttuosa.
Zayn scosse la testa con forza, gli occhi marroni accesi di desiderio.
<< Mai detto questo. Ho sempre bisogno di te. E adesso più di prima. >> Si allungò affinché potesse premere le sue labbra su quelle morbide di Natasha.
<< Dimmi che hai chiuso a chiave la porta >> sussurrò con un ansimo lui.
Lei ridacchiò, attirandolo per i capelli con maggior foga sulla sua bocca. << Puoi scommetterci >>.
<< Dio…sei fantastica. >> approvò Zayn, scendendo con una mano per accarezzarle una gamba.
<< Mr Malik, non osi approfittare dell’infermiera. Qui sono io che detto le regole >> si staccò lei, per guardarlo con quei grandi occhi verde smeraldo pieni di malizia.
Mordendosi le labbra per resistere all’impulso di avventarsi su di lei, Zayn la osservò mettersi a cavalcioni su di lui, attenta a non poggiare il peso sulla gamba ingessata.
Lui sbarrò gli occhi, nell’avvertire il sesso di Nat premere contro il suo seppur impercettibilmente.
<< Fortunatamente signore, non ha riportato danni ad altre parti del corpo essenziali per questo controllo >> esordì Natasha.
<< Sono felice di sentirglielo dire >>.  Dopodichè Zayn afferrò lo stetoscopio che lei teneva al collo, spingendola a protendersi su di lui dove una volta che ebbe ritrovato contatto con la sua bocca, spinse irruente la lingua dentro di lei.
Nat gemette, intrecciando la lingua con quella ardente e voluttuosa di lui, riservandogli poi un tenero morso sul labbro inferiore.
Piegandole la testa di lato, Zayn le lasciò un morso sulla morbida pelle situata tra il collo e la spalla. Le leccò la pelle sotto l’orecchio, respirando quel fragrante odore di shampoo alla camomilla della massa infuocata dei suoi capelli.
Quella donna gli aveva fatto incendiare il sangue nelle vene dal primo momento, e sapere di poterla considerare a tutti gli effetti come moglie, non fece che alimentare la consapevolezza di Zayn che adesso fosse totalmente sua.
Nat l’aiutò a togliersi la maglia, poi senza fare troppi complimenti lui le strappò la veste di dosso, facendo saltare anche qualche bottone. Con essa anche il reggiseno raggiunse il pavimento lucido della stanza.
Si portò uno dei piccoli seni alle labbra e lo succhiò, avido. La pelle di Nat era bianca come il latte, delicata e morbida. Ogni tocco di Zayn, la faceva diventare sempre di un rosato sensuale.
<< Sì, oddio… >> sussultò Nat, quando sentì le dita di lui accarezzarle l’interno coscia.
Lo voleva, subito.
<< Una delle mie fantasie più belle. Prenderti in un letto d’ospedale >> mormorò il moro, aprendo gli occhi per intrecciare i loro languidi sguardi. << Dovrei farmi male più spesso >>.
Lei gli baciò il collo. << A proposito di farsi male. Che fine ha fatto la bionda? >>.
<< Dopo che mi ha accompagnato qui, mi ha chiesto se avessi bisogno di qualcosa e se ne è andata quasi subito >> rispose lui.
Nat aggrottò la fronte, perplessa. << Non ci ha provato? >>.
<< In realtà no. Temo che abbia avuto paura di te. >> le confidò Zayn con un sorrisetto di orgoglio maschile. Sapeva quanto Natasha si fidasse di lui e quanto l'amasse, ma non riusciva a resistere alla tentazione di marcare il suo territorio con le donne che gli giravano intorno. No aveva mai dubitato di lui, semplicemente era fatta così, impregnata con quel sarcasmo eloquente che lo faceva mandare su di giri.
A quella rivelazione, Nat gongolò. << Ma non mi dire...Devo ammettere che è stata una della poche spilungone intelligenti che abbia mai conosciuto. Ti sono mai piaciute? >>.
Lui la guardò, confuso e divertito. << Chi? >>.
<< Le modelle bionde dalle gambe chilometriche? >> lo punzecchiò lei con un tono inquisitorio.
Zayn le prese un boccolo tra le dita, giocandoci teneramente. << Non sapevo quale fosso il mio tipo di donna, finché non ho visto una piccola ragazza dai capelli color del fuoco ad un servizio fotografico. Non mi ero reso conto che i capelli rossi potessero essere tanto eccitanti. >>. La baciò velocemente sulla bocca. << Quella donna si è rivelata la scelta migliore della mia vita >>.
Gli occhi verdi di Natasha s’illuminarono pieni d’amore al suono di quelle parole. << Sai come si dice, Mr Malik? >> mormorò roca, mentre con due dita percorreva il corpo di Zayn, dal petto fino al basso ventre. Si leccò le labbra, spostando verso il basso il tessuto dei pantaloni.
Zayn deglutì. << Non lo so. Come Mrs Malik? >>.
<< Chioma rossa, scopata grossa. >> rispose Nat, e quella pronuncia tanto carica di passione glielo fece diventare maledettamente duro.
<< Oh sì >> convenne lui totalmente d’accordo, prima di trascinare sua moglie nel più ardente dei amplessi.

 

Note dell’autrice

Ciao a tutte mie belle ragazze :)
Mi è venuta quest’idea tempo fa di creare una OS per ciascuno dei personaggi secondari della storia originale The dress of seduction in modo da farvi vivere nella maniera più possibilmente piacevole anche la loro esperienza romantica del matrimonio e post.
Che dire mi sono divertita a scrivere questo capitolo extra dedicato a Nat e Zayn…soprattutto scrivere di Natasha è sempre una gioia, perché come vedete quella ragazza è energia allo stato puro, come potrebbe Zayn non amarla?? xD Ho voluto scegliere come rating quello arancione, dato che presentano momenti intimi, ma mi sono limitata nei dettagli proprio perchè non ho scelto quello rosso :)
Spero che le amanti di questi due personaggi abbiano gradito questo piccolo moment, a chi vorrà farmi sapere cosa ne pensa sarà una gioia per me, se vi va ^-^
Colgo l’occasione per mandare un saluto speciale alla mia migliore amica che ha dovuto aspettare mesi per poterla finalmente leggere, spero che ne sia valsa la pena di aspettare, ragazza ;)
Spero non ci siano grossi errori di grammatica! In ogni caso scusate.
Grazie se siete arrivate fin qui a leggere<3
Un grande bacio dalla vostra Ella

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Capitolo 2
*** Happy Ever After: Jade and Harry ***


Happy Ever after jade and harry pronto

A tutte coloro che amano un frizzante e dolce lieto fine che segna l'inizio di un percorso da vivere passo dopo passo con la propria metà perfetta. Questo è un extra riguardante le coppie secondarie di The dress of seduction: in particolare questo momento è dedicato alla storia d'amore di Harry e Jade, che si svolge per tempi propri dalla storia originale.

Happy Ever After: Jade and Harry

 

 

<< Harry, lasciami! Altrimenti farò tardi >> Jade rideva nel vano tentativo di divincolarsi dall’abbraccio del suo impertinente fidanzato.
Lui le riservò un piccolo morso nell’incavo del collo, per poi imprimerci un dolce bacio. << Perché non rimani? >> si lamentò sporgendo capricciosamente in fuori il labbro inferiore.
<< Perché le ragazze mi stanno aspettando, e sono mediocremente in ritardo! Sai cosa vuol dire? Io, >> calcò sul pronome con enfasi << Jade Ward sono in ritardo ad un appuntamento! >>.
Harry sbuffò producendosi in un cipiglio scontento. << Mi stai dicendo che preferiresti andare ad una festicciola di addio al nubilato, piuttosto che rimanere nuda nella vasca da bagno con tuo marito? >>. Con fare malizioso l’attirò ancora a sé per i fianchi, inducendola ad aderire ancora di più al suo corpo lussurioso. Zampilli d’acqua scivolarono dai bordi della vasca, mentre Jade godeva della deliziosa frizione scatenata dal contatto della loro unione.
<< Tecnicamente non sei ancora mio marito. Tutto dipenderà dalla risposta di domani… >> riuscì a profanare la voce flautata di Jade, aggrappandosi alle braccia di lui.
Il riccio ruotò il bacino; chinandosi le leccò la pelle all’inizio di un seno. << Che sarà un forte e appassionato “sì” >> commentò lui, sollevando gli angoli della bocca in un bellissimo sorriso, completo di peccaminose fossette.
Jade si sentiva completamente in balia di quel misto d’odore d’eccitazione e bagnoschiuma. Il telefono squillava dall’altra parte della parete, probabilmente quello di lavoro, ma lei non riuscì a muovere un solo muscolo per andare a rispondere. Avrebbe significato porre fine a quella seducente sensazione di paradiso, e tutto in lei gridava parole di ribellione. Al diavolo il lavoro.
Sorrise. Era sempre stata in grado di porre qualsiasi persona e situazione sotto il suo controllo, ma con Harry, ogni fibra del suo essere voleva lasciarsi andare alla magia del suo amore per lui.
Non c’era niente da controllare in quel sentimento, ed era meraviglioso. Lui, il suo migliore amico, e imminente marito era tutto quello che aveva sempre saputo di voler avere, ma che non aveva mai fatto nulla per prenderselo.

Almeno fino a quel giorno
<< Lei è molto sicuro di sé, signore. Molti potrebbero far passare questa sua peculiarità per arroganza. >> Jade penetrò il suo sguardo grigio, vivo di libidine, in quello verde di Harry.
Lui le passò le mani nei lunghi e bagnati riccioli scuri. << Se questo fa di me un uomo arrogante, signorina, mi rincresce non poterle porgere le mie scuse. Il mio amore per lei non conosce limite >>.
Le sue parole scatenarono un acceleramento del battito di Jade; la pelle formicolò sotto le sue attente carezze, le dita dei piedi si arricciarono nell’acqua.
Harry aumentò l’intensità dei suoi movimenti, fomentandoli con l’aiuto delle labbra che valicarono i seni piccoli e morbidi di Jade.
Assaporò il dolce sapore della sua pelle sottile, baciò una per una le delicate lentiggini spruzzate sulle guance rosee; finché lei non sospirò di piacere, venendo incontro ad un travolgente amplesso.
<< Cosa…cos’è che diceva a proposito del non conoscere limiti? Non le stavo prestando molta attenzione a dire il vero… >> gemette estatica.
Harry rise in quel suo modo roco, dolce e ruvido, dannatamente appagante per le orecchie di Jade, che quasi venne di nuovo.
<< Presta attenzione a questo, tesoro… >> La galanteria fu messa diligentemente da parte dal lato primordiale dell’uomo che la stava portando al di là d’ogni sua più fervida aspettativa.
Con le dita Harry avvolse le ginocchia snelle di Jade, facendo pressione nella parte interna per divaricarle. La portò completamente alla sua mercé. << Ti ho sempre voluta, Jade Ward. Solo te. Da sempre. >> La baciò, traendo un dolce godimento nell’udirla gemere ad ogni stoccata di lingua.
<< Lo so. >> Jade gli poggiò le braccia sullo sterno, una volta che ebbe riacquistato la facoltà di parlare, aggiunse: << Ti amo >>.
Harry sorrise. Aah dio…e dire che ancora non ci poteva ancora credere che finalmente le apparteneva. Era rimasto abbagliato dalla bambina dai lunghi riccioli arruffati tenuti a stento da due trecce all’asilo; infatuato dalla ragazzina con l’apparecchio, capo del comitato studentesco, e vice-capitano femminile della squadra di football; e innamorato della donna che n’era uscita dal college, sempre sicura di sé, determinata, ma più matura, e anche intimamente fragile per il dolore scaturito dall’inaspettata e terribile perdita dei suoi genitori.
<< Te lo ricordi la prima volta che me lo hai detto?
>> mormorò Harry.
Jade rise, annuendo.
<< Come potrei scordarmelo? È impossibile. Non dopo che la signora G si è fatta in quattro per registrare la scena in videocassetta >>.
Anche lui scoppiò a ridere di sorpresa. << Non posso crederci! E me lo dici solamente adesso? Voglio rivederlo! Subito >> Il riccio si mosse per uscire dalla vasca, cogliendo Jade totalmente alla sprovvista. << Cosa?! No! Fermo! Dove vai?! >> contestò.
Ma Harry si era già messo un asciugamano in vita ed usciva a gran risate dal bagno.
Jade fu costretta a buttarsi all’inseguimento, avvolgendosi l’accappatoio intorno al corpo, e soffocando a stento le imprecazioni. << Stai spargendo gocce dappertutto maledizione a te! >> ma non poté fare a meno di riderne divertita.
La signora G non era in casa, per fortuna. Altrimenti il signorotto avrebbe passato le pene dell’inferno per tutta quella confusione. Non era un segreto che Jade avesse un lato ossessivo-compulsivo - Miss Perfezione ed Efficienza - ma Grace era cento volte peggio.
Gli occhi verdi di Harry ficcanasavano nella libreria in cerca del filmato proibito. << Dove avrà potuto metterlo? >> pensò a voce alta. Jade lo sapeva, ma lungi dal dirglielo preferì metterlo fuori strada. << È in camera sua. Luogo off-limits. E se ci metti piede anche se ha un debole per te, userà il tuo testone come palla da baseball. Che disdetta…dovremmo lasciar perdere. >> convenì facendo spallucce, ma il riccio non le stava prestando alcuna attenzione.
I suoi occhi vagarono vigili su ogni scaffale, la posa rilassata e indifferente alla scia d’acqua che aveva lasciato per tutta la casa.
<< Vuoi venire via da lì? >> proferì lei, assumendo un’aria annoiata. << Penso che me ne tornerò nella vasca. Nuda. Completamente nuda tra le bolle di sapone… >>.
<< Certo, piccola. Vai pure >> fu la risposta distratta di Harry. Lo sguardo puntò una fila d’album di famiglia. Jade strinse forte gli occhi, quando le dita di lui agganciarono il raccoglitore contenente le foto del college.
La signora G non era mai stata brava a tenere un segreto, figuriamoci a nasconderlo!
Jade si mosse per bloccarlo, ma Harry consapevole di avere tra le mani il tesoro, sviò in fretta dall’altra parte. << Vuoi dire che è qui dentro? >> ghignò compiaciuto. << Tombola >>.
Gli occhi grigi di lei lo fulminarono, incrociando le braccia al petto.
Il riccio sghignazzò scoprendo un cd in una delle lucide pagine. Lo fissò rigirandoselo tra le dita. Un luccichio intenso negli occhi gli illuminarono l’intero volto. << È il ricordo più bello che ho di te. Ne ho molti, ma questo è speciale >> mormorò piano, scandendo con profondità ogni parola.
Un po’ della maschera irritata di Jade, vacillò. La sua voce suonò più dolce: << Anche per me >>.
C’era una ragione ben precisa, se avevano scelto insieme il giorno di San Valentino come data delle loro nozze. Non avrebbero scelto un’altra data se non quella.
Jade sospirò, prendendo il telecomando. << Bé a questo punto, perché non vederlo? >>. Mancava ancora un'ora all'uscita con le ragazze. E anche se non lo avrebbe ammesso ad alta voce: anche lei voleva rivivere quel giorno.
Harry la guardò con una punta di scetticismo.
Lei gli strizzò l’occhio. << Prima che la signora G torni, perché credo che la tua faccina non basterà a frenare la sua collera, scozzese in gonnella >> lo canzonò alludendo all’asciugamano rosso a scacchi che gli cingeva la vita stretta. Si sedette accanto a lui, circondata dalle sue braccia.
<< Devi promettermi una cosa >> disse Harry dopo averle dato un bacio sulla guancia.
<< Non ti prenderò in giro se dovessi metterti a piangere.  >> lo rassicurò Jade, precedendolo, e dandogli un buffetto scherzoso sul petto.
<< Sei la donna giusta per me >> sospirò lui con un sollievo teatrale; l’attirò a sé, poi premette il tasto play.

 

 

 

Tutti quegli strati meravigliosi, vaporosi, ricordò Jade, il sottile luccichio delle perline e i lievi tocchi  di pizzo. Colori pastello e peonie, tulle scintillante, e promesse sospirate.
Avrebbe pensato a tutto. Non vedeva l’ora di pensare a tutto. Eccelleva nella gestione d’ogni minimo dettaglio.
Era il suo lavoro, e modestamente sapeva farlo bene.
Nel giorno delle sue nozze, però le sue migliori amiche, nonché colleghe e socie in affari, stavano cercando di metterla da parte.
<< Smettila di fare la bacchettona, Jade. Mi stai facendo salire il crimine. >> sospirò Nat, mentre con una mano reggeva la macchina fotografica e con l’altra un bicchiere di champagne, che porse a lei. << Pensa a rilassarti >>.
Non c’era ragione, nessuna buona ragione, per cui sentirsi così irrequieta. 
Invece sì, pensò trepidante. Si stava per sposare!
<< Ne abbiamo già parlato. Oggi saremo noi a preoccuparci per te. >> Una Juliet in terzo mese di gravidanza, era piegata sulle ginocchia per sistemare la gonna voluminosa dell’abito: cascate di strati e strati di veli in taffettà partivano dal corpetto scendendo verticalmente, e arricciandosi creavano delle onde morbide e vaporose.
Allison entrò nella stanza, con il suo vestito da damigella color rosa classico. Buttò sulla poltrona il tablet. << La torta è arrivata: metà ricoperta di panna bianca, altra parte ricoperta di cioccolato, guarnita con fragole e crema di cacao al latte. Ho dato istruzioni al catering di metterla nella sala grande, insieme alle portate principali che saranno disposte dopo il taglio della torta e foto con i cari. >> strizzò l’occhio a Jade. << Sono certa che durante la tua luna di miele non avremo problemi. Non mi dispiacerebbe prendere il tuo posto, visto quanto ci sono portata >>.
<< Sei licenziata >>.
La mora buttò la testa all’indietro, ridendo divertita della risposta di Jade alla sua provocazione.
<< Devo farvi un discorso >> annunciò poi la riccia, dopo aver bevuto un sorso del suo champagne.
<< No, mai! >> suonarono all’unisono Juls, Nat ed Allie.
<< Divertente. Dopo aver finito qui, rivedrò le clausole dei vostri contratti. >> Jade proseguì imperterrita. << Allie, hai scelto di rinunciare alla tua borsa di studio a New York per continuare a studiare qui. Sempre con l’obiettivo di diventare una grande designer di moda. In parte era per restare qui con me dopo la morte di mamma e papà. >> fece segno ala mora di non dire niente. << Ho sempre saputo che tu Nat, potevi fare molto di più con il tuo talento e la tua Nikon, che lavorare part-time. Avevi tutte le capacità di sfondare, e quando è nata Promesse, non c'era nessun altro a mio parere che potesse fare questo lavoro meglio di te. E tu, Juls, al di là del tuo carattere superficialmente sfuggente e ritroso, quando sei venuta da me al funerale dei miei, mi hai dato prova della tua empatia. Ho capito che in fondo io e te ci sentivamo uguali, entrambe desiderose di fare in modo che le persone intorno a noi stessero bene. >> Le guardò intensamente, una per una. << Per prima cosa, voglio dirvi che vi voglio bene. abbiamo condiviso così tanto in questi anni, gioie e dolori. E quando le cose non potevano andare peggio, sapevo di avervi accanto. Questa società è la nostra famiglia. Abbiamo creato tutto questo insieme, giorno per giorno, e ne vado incredibilmente fiera >>.
<< Gli ormoni…dio che fregatura >> Juliet sbatté le palpebre, scacciando via le lacrime.
Nat la tirò a sé, prendendola in giro, sebbene anche lei non avesse gli occhi asciutti. Si tirarono l'un l'altra in un abbraccio. Formavano proprio un bel quartetto.
<< Le mie ragazze. Che bello trovarvi tutte qui, insieme >> La signora G sbucò con un mazzo di fiori, che Jade realizzò essere il suo bouquet. Con sua sorpresa, vide anche che Grace indossava il suo vestito preferito, quello delle occasioni speciali: blu con i motivi floreali sulla gonna. Lo stesso giorno, solo di qualche anno fa, lo aveva indossato per lei.
Si piazzò davanti a lei, gli occhi scuri pieni di amore. << Sei bellissima. >> le diede un buffetto su una guancia. << Questo è per te, bambina >>.
Jade non aveva mai visto un bouquet tanto bello, e c'era un motivo. Era il suo bouquet da sposa, e a porgerglielo era la donna a cui voleva più bene al mondo.
Prese tra le mani quella cascata colorata di petali di fresie bianche, bucaneve e steli carnosi di amaryllis rossi; stringendoseli piano al petto. << Signora G…Farebbe una cosa per me? >> esordì, con un tono dolcemente commosso.
<< Qualsiasi cosa >>.
<< Vorrebbe accompagnarmi all’altare? >>.
Una lacrima rigò la guancia rugosa di Grace. << Non chiedo di meglio >>.
Jade fece il suo ingresso in sala, dopo le ragazze. Di fianco a lei c’era la signora G, che con una mano la stringeva e l’altra era posata affettuosamente sul suo braccio.
Harry teneva le mani congiunte dietro la schiena, e un sorriso che gli usciva da un orecchio all’altro.
Quando gli prese la mano, un fiume d’eccitazione sboccò dai suoi occhi verdi. Lo vide rispondere all’occhiolino della signora G, poi si chinò rubandole un bacio a fior di labbra.
<< Comportati bene >> sussurrò lei, reprimendo un sorriso divertito.
<< Ti sto sposando. Come vuoi che mi comporti? >> gongolò il riccio, rivolgendole di sbieco uno sguardo lascivo.
La signora G avrebbe tirato le orecchie ad entrambi, se non avessero chiuso i “forni” come ripeteva sempre lei.
Jade trattenne una risata al pensiero. << C'è una cosa che devo dirti >> disse sottovoce.
<< Cosa? >>
Si voltò leggermente. << Vi amo, Darcy >> la voce s’inclinò leggermente.
Lui le strinse la mano. << Vi amo, Elizabeth >>. 
Lacrime silenziose, di autentica felicità, sbocciarono dagli occhi di Jade, quando mise l'anello nuziale al dito di Harry.

 

 

Il tempo guarisce le ferite- le ripetevano persone che le volevano bene- e Jade sperava che avessero ragione, ma mentre se ne stava sul letto nella sua camera, mesi dopo l’improvvisa e orribile morte dei suoi genitori, lente e travolgenti ondate di dolore minacciavano di sommergerle l’anima. Considerò la possibilità di fuggire dall’evento di oggi, di fingersi malata o di aver avuto un contrattempo, ma non poté nemmeno completare quell'idea poiché sua sorella Phoebe comparve dal nulla. << Sai vero che una Ward non manca mai ad un impegno? Soprattutto quando n’è la protagonista >> la rimbeccò, come se sapesse leggerle nel pensiero.
Alzò le spalle. << Non riesco a farmi la treccia >> confessò mostrandole il codino e la spazzola.
In risposta, sua sorella cominciò ad armeggiare con i suoi riccioli.
Davanti allo specchio, Jade la scrutò in silenzio.
Aveva così tanto, cercò di ricordare a sé stessa. Senza Phoebe, non sarebbe mai riuscita a venire fuori da quel tragico momento. E Grace, la loro fedele governante, aveva tenuto insieme i pezzi dei loro cuori andati in frantumi, con il suo incrollabile sostegno.
<< Mi sembra privo di senso fare questa cosa. E soprattutto oggi. Quando ho partecipato alle audizioni... >> esitò, guardando con diffidenza il copione sulla scrivania.
<< Volevi regalare ad entrambi un giorno speciale nel loro anniversario di matrimonio. Oggi salirai sul palco e darai prova del lavoro che ci hai messo per realizzarlo. >> continuò Phoebe. Le batté le mani sulle spalle; dai palmi parve volerle imprimere del buon senso. << Fatto. Stai benissimo. E adesso vai di sotto perché la signora G vuole vederti >>.
Jade sospirò raccogliendo il blocco di fogli sul comò, scese le scale dopo aver ringraziato sua sorella.
Un gradino alla volta, si sentiva gli occhi puntati dei suoi genitori addosso dai ritratti appesi alle pareti. Non c’era motivo che potesse spingere Jade a buttarsi sul letto e piangere quel giorno.
Era giunto il momento di nuotare, si disse.
Non avrebbe mai ceduto alla corrente.
Per loro, per Phoebe, per Grace.
Per se stessa.
<< Signora G, voleva vedermi? >>.
L’aroma proveniente dal forno era squisito. Jade capì che Grace stava cucinando il suo dolce preferito: ciambellone al cioccolato ricoperto con glassa di zucchero; e se ne ritrovò impensierita. La signora G metteva le sue emozioni nei piatti che preparava. Sapeva che quando era arrabbiata cucinava il polpettone, perché diceva che era farcito delle brutte parole che il Santo Redentore non avrebbe mai dovuto ascoltare ad alta voce, oppure si trattava della crostata al limone quando era particolarmente felice di qualcosa; ma…
<< Ero sicura che non lo avrebbe più preparato. >> si ritrovò a dire, senza che avesse il tempo di fermarsi.
Grace puntò i suoi occhi scuri su di lei: << Anch’io >> ammise, con un tono dolce increspato dalla tristezza.
Non era solamente il suo dolce preferito. Era la torta che la signora G preparava esclusivamente una volta all’anno: il giorno di San Valentino, oggi, l’anniversario dei suoi genitori.
Non c’era bisogno che Grace aggiungesse altro alla questione. Né lei, né Jade avrebbero smesso di vivere quel momento nonostante fosse andato perduto con l'incidente.
Jade si sentì un’idiota per i pensieri stupidi fatti poco prima. Posò sul bancone il copione dell’opera.
<< Siediti ragazzina. Prima che tu vada a finire di prepararti, devo scambiare qualche parola con te >> le spiegò, facendole segno di sedersi con il mattarello.
<< Sissignora >>.
Grace indossava il suo miglior vestito: blu scuro, con intricati motivi floreali bianchi sul terminare della gonna. I capelli castani tagliati corti erano accuratamente pettinati e lucenti. Persino il grembiule era immacolato, e Jade si ritrovò a sorriderne.
<< Bene allora >> detto ciò si accomodò anche lei. << Ho precisamente tre punti per cui blaterare. Dopodichè alzerai le chiappe e filerai via da questa cucina >> decretò, alzando il primo dito. << La prima cosa è che voglio che tu sappia che sono molto orgogliosa di te. Sono stati mesi molto duri in cui io stessa ho perso la via un paio di volte, ma tu più di tutte hai fatto sì che tutto procedesse per il meglio. >> con l’altra mano prese quella di Jade e la strinse, << Desideravo solamente che le mie bambine stessero bene e che sapessero che io non le avrei mai lasciate combattere da sole, ma mi ritrovavo in un vicolo cieco perché non sapevo come riuscirci. Sei stata tu ad impedire che sbattessi la testa contro il muro. E non azzardarti ad aprire la tua boccaccia per contestarmi, ragazzina. Sono vecchia, ma sono saggia e so quel che dico. >> le lanciò un’occhiata da KO.
<< Secondo punto: non credere neanche per un secondo che quello che tu stia facendo oggi non abbia valore >>.
<< In verità l’ho pensato… >> Gli occhi grigi di Jade si scurirono di rammarico. << Per un momento ho creduto che niente di tutto questo lo avesse. Mi dispiace, signora G >>.
<< Non ti biasimo se l’idea ti abbia attraversato la mente, bambina. Non devi chiedermi scusa... perché sta a te la scelta di portare avanti questa cosa oppure no >>.
<< Lo so. L’ho capito. E voglio farlo… >> la voce di Jade si velò di una nota combattuta.
<< C’è qualcos’altro a bloccarti. O meglio qualcuno che non vuoi vedere allo spettacolo ed io credo di sapere di chi si tratta >>.
Jade giocherellò con le pagine del libricino, assorta.
Aah quanto aveva faticato per ottenere la sua parte nello spettacolo. Le era sempre piaciuto il teatro e la recitazione, e al college aveva scelto di coltivarne la passione come corso extra. L’insegnante del corso, un giorno aveva annunciato alla classe che a fine trimestre si sarebbe tenuta la rappresentazione di una celebre opera teatrale: Pride and Prejudice di Jane Austen. Non appena aveva saputo che la presentazione datava proprio il 14 febbraio, Jade si era messa in moto, studiando e memorizzando giorno e notte le parti della protagonista del romanzo, Elizabeth Bennet, e presentandosi poi alle audizioni.
Con grande gioia aveva ottenuto il posto: insieme ad Allison aveva ritenuto che sarebbe stato una bel regalo di anniversario per i suoi genitori. Peccato che la sua migliore amica non avesse accettato di presentarsi anche lei: Allie aveva gusti…bé diciamo che quel mondo non rispecchiava propriamente la sua personalità più ribelle ecco.
C’era qualcun altro, invece, che si era proposto per recitare il ruolo dell’affascinante ed enigmatico Mr Darcy. L’ultima persona che avrebbe voluto vedere dopo ciò che era successo e con la quale avrebbe suo malgrado dovuto recitare sul palco.
<< E dire che eravate solo due bambini che giocavano a Matrimonio. Vi scambiavate bacetti come se nulla fosse. Bontà divina come siete cresciuti! >> ridacchiò Grace, alzandosi dalla sedia. << Prima o poi doveva succedere >> affermò con sguardo compiaciuto.
Jade alzò lo sguardo, mirandolo fuori dalla finestra, verso il dondolo che pendeva dal grande albero nel suo giardino. << Cosa vuole dire signora G? >>
<< Voglio dire, tesoro, >> Grace le mise in mano il copione, << che non hai solo uno spettacolo da mandare avanti. C’è qualcosa di più importante con cui devi fare chiarezza qui dentro >> le batté teneramente un dito sul petto, poi le diede le spalle non appena il suono del timer annunciò che il dolce era pronto.
Jade fece per lasciare la stanza, poi indugiò sulla porta. << Signora G? >>
<< Sì? >>
<< Il terzo punto. Cosa dice? >>
<< Che ti voglio bene, ragazza >> Nella sua voce sì avvertì il sorriso. << Fai il culo a tutti oggi >>.
<< Sissignora. Ci può scommettere >>.
 

 

 

<< Jade Ward nei panni di una ragazza di fattoria del diciannovesimo secolo. Chi l’avrebbe mai detto!  >> Allie fece un giro sulla sedia girevole in camerino. Accavallò le sue gambe chilometriche, fasciate dalle calze nere e terminanti con morbidi stivali di pelle borchiati. Indossava un vestito viola scuro, e i lunghi capelli fucsia cadevano in luminose onde colorate. Da tempo la sua migliore amica stava vivendo una fase punk-gotica. Era nel sangue di Allie il desiderio di distinguersi dalla massa, e Jade ammirava il suo modo di riuscirci con eleganza e bellezza.
Poi fissò la sua immagine nello specchio e prese un bel respiro. << Quindi? >>.
Allie si alzò dalla sedia per andarle incontro. Le circondò i fianchi con un braccio, mentre i loro sguardi s’incrociarono nello specchio. << Sei perfetta >> le assicurò, dandole un’ancata scherzosa.
<< Hai visto tu-sai-chi, nei paraggi? >> Jade non riuscì a trattenersi.
Allie spalancò i grandi occhi blu producendosi in una teatrale maschera d’orrore, << Lord Voldemort?! >> sussurrò a bassa voce.
Alla riccia scappò una risata nervosa. << Bé sarebbe più facile affrontare lui, che non… >>.
<<
Jade >>.
Il cuore si fermò al suono del suo nome pronunciato da quella voce profonda. Da lui.
Nei suoi occhi calò un velo di tristezza, che subito dissipò non appena si girò a guardarlo. <<
Harry >> Il tono le uscì di una glaciale neutralità.
Deglutì intimamente non appena riuscì a focalizzarne il corpo. Dio mio era bellissimo. L’elegante fruck di un tenue colore blu, consono al conte inglese che era il signor Darcy, accentuava il suo alto fisico sodo e peccaminoso. I capelli tirati a lucido e portati lunghi, le tolsero il fiato. Riusciva a malapena a guardarlo negli occhi, verdi e penetranti.
Mentre lei, l’abito umile e consumato di scena, le conferiva una certa vulnerabilità che invece non doveva assolutamente mostrare sia sul palco che lì in quel momento.
<< Mi hanno mandato ad avvisarti che tra dieci minuti si entra in scena >> proferì Harry, pragmatico.
<< Nient’altro? >>.
<< No. Tutto come dovrebbe essere >>.
Jade colse in pieno l’allusione nascosta nella frase di Harry. Pensò ad un modo per rispondergli, ma lui se n’era già andato via.
<< J…è il tuo migliore amico >>.
<< Lo
era >> la corresse Jade.
<< Hai smesso tu di considerarlo tale >> Il tono di Allie sembrò di accusa, ma affabile.
In un gesto inconsapevole Jade si portò le dita alle labbra, rammentando il pomeriggio di qualche settimana fa, quando Harry era venuto a trovarla a casa sua. Lei se ne stava seduta sul dondolo che lui le aveva costruito per il suo compleanno. Aveva appena avuto un’accesa discussione con il suo fidanzato, Jeremy. Era stata sorpresa di vedere Harry, come se senza saperlo avesse intuito il suo bisogno di averlo vicino. Quando lo aveva visto, però, tutto nel suo atteggiamento nervoso l’aveva messa in confusione. Credeva che fosse solo una sua impressione, ma mentre Jade gli raccontava del suo litigio con Jeremy, lui aveva fatto una cosa completamente inaspettata. Le aveva dato un bacio. Il suo migliore amico dai tempi del pannolino. Non uno di quei bacetti a stampo scherzosi dovuti a sciocche situazioni come il gioco della bottiglia; ma un vero bacio che aveva scosso Jade fin dentro l’anima.
<< Non doveva farlo...quel bacio è stato un errore >> disse lei, irrigidendo la mandibola. Quando Harry si era distaccato per guardarla negli occhi, lui le aveva sorriso, confidandole che l’amava; ma lei gli aveva dato uno schiaffo, allontanandolo con una spinta. Che fosse dipeso dal fatto che fosse impegnata con un altro non era vero. In realtà, nel proprio cuore Jade aveva visto esplodere qualcosa che credeva che per Harry non avrebbe mai dovuto provare. Un sentimento rinchiuso nella torre più remota del suo essere, e quel bacio lo avesse finalmente risvegliato.
Aveva realizzato il suo amore per lui, che nulla aveva a che vedere con l’affetto che si poteva provare per un amico.
Non l’aveva previsto. Proprio come la perdita di suo padre e di sua madre, Jade aveva visto davanti ai suoi occhi la possibilità di poter perdere anche un altro pezzo del suo cuore. Lo aveva respinto, perché pensava che se avesse dato sfogo ai suoi veri sentimenti, alla fine avrebbe perso anche Harry, con nessuna garanzia che quella storia avrebbe portato ad un felice lieto fine.
<< Guardami negli occhi, Jade e ripetilo >> suonò Allie.
Lentamente la riccia alzò il volto. Molti secondi passarono prima che desse risposta. << Io…Non posso. Non sarebbe la verità >> mormorò alla fine.
La mora le sorrise a viso aperto. << Lo so. Ma deve saperlo anche lui >>.
Una voce dal corridoio gridò la mancanza di pochi secondi all’inizio.
Jade abbracciò velocemente la sua amica. << Dimmi in bocca al lupo >>.
Ma sapevano entrambe che non era riferito allo spettacolo.
 

 

 

Averla vista in camerino lo aveva fatto incazzare da morire.
Harry si preparò all’ultima scena dell’opera, infilandosi la camicia bianca e il caratteristico lungo cappotto blu del signor Darcy.
Fin’ora era andato tutto per il meglio. Era riuscito a mantenersi distaccato anche nella scena in cui il suo personaggio confessava ad Elizabeth il suo amore per lei, proferendo le parole con passione, ma con il distacco professionale di un attore.
Adesso nelle quattro mura di quel buco di camerino, poteva dire a se stesso quanto l’intera situazione facesse schifo. Quando aveva fatto le audizioni, lo aveva fatto esclusivamente per Jade. Non voleva che nessun altro energumeno, incluso quel deficiente del ragazzo recitasse insieme a lei. Harry aveva pensato che studiando insieme le battute, e provando le scene, Jade si sarebbe innamorata di lui. Era stato un pensiero idiota, ma non aveva avuto altre carte da giocare.
In seguito al tragico lutto nella famiglia Ward, ogni suo pensiero di conquistarla era stato messo da parte per starle accanto. Non voleva che Jade dovesse sostenere tutto quel peso da sola, sebbene conoscesse il suo animo forte, sapeva che contro ogni sforzo il dolore prendeva il sopravvento. I genitori di Harry avevano divorziato quando lui era piccolo, e Adam e Heyley, i genitori di Jade, gli erano stati di grande aiuto e conforto per superarlo nella miglior maniera possibile. Ancora non riusciva a credere che quelle due persone d’animo tanto buono e altruista se ne fossero andate per sempre.
Si preparò alla scena finale, quella in cui Darcy ed Elizabeth potevano finalmente cominciare ad amarsi senza che nulla e nessuno vi opponesse dei limiti.
Vigeva un puro silenzio nella sala, quando Harry salì sul palco, il profilo del viso di Jade…cioè voleva dire di Elizabeth, dominava la scena con carisma e magnetismo. Lentamente procedette verso di lei.
Cos’avrebbe dato perché quella scena fosse reale!
Nei lunghi momenti passati senza di Jade, si era chiesto se avesse avuto dei rimorsi su quanto aveva fatto. La risposta era no.
Sebbene l’avesse persa, Harry doveva sapere la verità: Jade non lo amava.
Eppure quando erano soli, quella carica elettrica che pareva elettrizzare l’aria, le frasi velate di sottintesi, le frecciatine di gelosia che Jade gli aveva lanciato quando Harry aveva deciso di provarci con una ragazza del suo corso di legge...Forse si era sbagliato, o meglio illuso che fosse una cosa sentita da entrambi. Jade era una persona vigile ed introversa; per questo aveva dato per buona la sua teoria.
IDIOTA.
Stava tenendo il conto di quante volte se lo fosse detto, quando due occhi grigio fuso presero ad osservarlo in maniera penetrante.
<< Non riuscivo a dormire >> disse lei. Ah sì la battuta, certo!
<< Neanche io >> cominciò a recitare lui, << Mia zia… >>.
<< È stata qui >>.
<< Come potrò mai fare ammenda per un simile comportamento? >> mormorò lui con desolazione.
Harry vide Jade esitare sulla sua battuta. Per un secondo, nei suoi occhi luccicò un’enigmatica determinazione mista a dispiacere. << Dopo quello che avete fatto per Lydia, e sospetto anche per Jane…sono io a dover fare ammenda >>.
Scuoté la testa intimamente. Jade stava solamente recitando. Esattamente come lui. Allora cos’era quel turbinio di emozioni che gravava nel tono di voce di lei?
Nel retroscena, il professore del suo corso gli fece un cenno con la mano. Comprese di dover proseguire: << Dovete sapere che è stato fatto tutto per voi >>.
Harry si bloccò. Si guardò le mani, poi gli abiti, infine alzò gli occhi per incontrare quelli di Jade, marcando le ultime parole della sua battuta.
Era incredibile quanto la storia dei due protagonisti del romanzo rispecchiava in parte la loro.
Harry non si era mai considerato portato per la recitazione. Nemmeno sapeva che esistesse un corso al college a riguardo!
Probabilmente agli occhi di molti sarebbe parso ridicolo, ma lui era semplicemente un ragazzo innamorato. Puramente, intensamente e senza misure. Credeva nell’amore, nonostante la separazione dei suoi genitori, non aveva smesso di considerarlo il sentimento più forte e indistruttibile che un essere umano potesse provare.
Per questo, una sera che Jade si trovava fuori con il ragazzo, Harry era andato a fare visita alla sola persona che avrebbe accettato di dargli una mano: la signora G. Neanche a provare a nasconderlo perché sapeva che con quella donna nulla si poteva tenere per sé, Harry le aveva raccontato il suo “piano di conquista”. Grace non n’ era rimasta stupita, al suo contrario, quando l’aveva sentita sospirare al cielo un sollevato e soddisfatto “Finalmente!”.

È stato fatto tutto per te, Jade. Non m’importa di nient’altro che di te. Strinse i denti per la frustrazione.
<< Sapere che avete parlato con mia zia ieri sera, mi ha fatto sperare di poter fare quanto prima non osavo >> riprese, ma si rese conto di aver sbagliato intonazione. Jade se ne accorse, lasciò ricadere le mani lungo i fianchi chiudendole a pugno.
Merda. Si era lasciato distrarre dai suoi pensieri, e rischiava di rovinare il duro lavoro che lei aveva fatto per mesi. La loro amicizia sembrava ormai perduta.
Harry udì i sussurri del suo insegnante invogliarlo ad andare avanti. Si sentiva a pezzi, ma non poteva fare questo proprio a lei.
Aprì bocca per parlare, quando una mano afferrò la sua intrecciandone le dita.
Fu Jade a prendere la parola, sebbene la battuta non spettasse a lei. La vide sorridere. << Se i vostri sentimenti sono gli stessi di
gennaio ditelo ora. Il mio affetto e i miei desideri sono mutati; ma una vostra parola mi farà tacere per sempre >>.
Gennaio. Quando Harry le aveva detto di amarla. Il cuore prese a battergli rumoroso nel petto.
Jade aveva cambiato le parole rendendole proprie. Qualsiasi cosa stesse accadendo all’infuori di loro due, i mormorii sorpresi della gente, le proteste degli sceneggiatori, non aveva importanza. Harry non aveva occhi che per la ragazza che amava, la cui voce gli fece trattenere il respiro.
<< Se invece i vostri sentimenti fossero cambiati, devo dirvelo, mi avete stregato anima e corpo. E vi amo… >> gli si avvicinò. Lo ripeté, non come Elizabeth ma come Jade. <<
Ti amo. E d’ora in poi non voglio più separarmi da te >>.
Harry adagiò la fronte a quella di lei. << Nemmeno io >> Il suo sorriso parve contagiare persino il pubblico, che si mise ad applaudire e a lanciare fischi, sorpresi ma compiaciuti del "cambio di scena".
<< Bene allora.  >> Jade gli cinse il collo con le braccia. << Baciami >>.
Harry ubbidì, senza farselo ripetere due volte. Avevano cambiato una storia; ma una nuova, la loro, stava per cominciare.

Note dell’Autrice


Buonasera a tutte mie care lettrici. Ho pensato per ben 15 minuti a cosa scrivervi per prima cosa. In verità la prima cosa che vorrei è rivolgervi solo le mie scuse, soprattutto per quanto riguarda l’aggiornamento di TDOS. So che aspettate l’epilogo! e dio sembra passato poco tempo da quando ho aggiornato l’ultima volta, ma in realtà ne è passato un pochino ma proprio pochino eh! Di più ( u.ù,)
Voi sapete ragazze ormai quanto io possa tardare per via della connessione sempre assente eccetera, poi si è messa anche la scuola, e altre cose di cui non starò a parlarvi, perché come me, ciascuna di voi vive dei momentacci o semplicemente per via degli impegni, la stanchezza a fine giornata si fa sentire e l’ispirazione va a farsi benedire. Ma non darò peso a questo, non è importante. Voi più di tutte, sempre con mia più dolce sorpresa, mi sollevate dalle mie colpe...e questo mi fa sentire anche peggio diamine! Ma voi lo siete...siete fantastiche nel vero senso della parola. 
Voglio dirvi che non ho messo da parte i miei personaggi. Questo mai perché penso che loro abbiano diritto ad un ben lieto fine vero? Perciò vi assicuro che io sono sempre al lavoro, con i miei tempi e di questo purtroppo dovete scusarmi. Io in prima persona mi rammarico sempre di dover fare questo.

Spero con tutto il cuore davvero, che i miei ritardi siano perdonati dai capitoli!
Mi piacerebbe risentirvi, ed io naturalmente devo provvedere a meritarmelo!
Vi mando un grosso bacio splendori miei.
A presto
Vostra Ella♥

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Capitolo 3
*** Happy Ever After: Allison and Niall ***


Capitolo Allie e Niall finito

A tutte coloro che amano un frizzante e dolce lieto fine che segna l'inizio di un percorso da vivere passo dopo passo con la propria metà perfetta. Questo è un extra riguardante le coppie secondarie di The dress of seduction: in particolare questo momento è dedicato alla storia d'amore di Niall ed Allison che si svolge per tempi propri dalla storia originale.

Happy Ever After: Allison and Niall

 

 

Avanti Niall, puoi farcela! Si ripeté il ragazzo dalla chioma bionda con fervore. Sviò un avversario che tentò di rubargli la palla ruotando su se stesso. Erano mesi che il ginocchio non gli faceva più male come dopo l’operazione ma ogni tanto una lieve fitta, quasi a volerglielo rammentare, si faceva sentire costringendolo a rallentare per riprendere fiato. Non quella volta però. Si trattava di una partita ufficiale contro una squadra di un paese vicino, il Doncaster Rovers e non intendeva ruzzolare a terra per il dolore come spesso succedeva quando a giocare era solo con i suoi compagni di squadra. Era ad un passo dal centrare la porta rivale, nessuno che gli opponesse resistenza fisica da entrambi i lati. Riusciva a sentire le urla eccitate delle ragazze dalle gradinate che facevano il tifo per lui. Soltanto uno slancio con la gamba malandata e avrebbe portato la propria squadra alla vittoria, ricevendo abbracci mascolini e complimenti dai suoi compagni e un lungo bacio appassionato dalla sua ragazza.
Ancora un altro passo e…

E la voce del suo capitano lo riportò alla crudele realtà.
<< Niall? Si può sapere cosa hai scritto in quel quaderno durante tutta la partita? >>.
Con un sospiro chiuse il suo diario e lo buttò nello zaino, evitando che Joe potesse vederne il contenuto. << Trascrivevo qualche appunto. >> mentì con un mezzo sorriso.  << Sai, con tutte le lezioni che mi sono perso, penso sia meglio che cominci a rimettermi in carreggiata >>. Scrollò le spalle prima che l’amico potesse accorgersi di quanto pessima fosse stata la sua bugia. Non aveva nessun altro libro davanti a sé oltre a quello che teneva sulle ginocchia! Piuttosto che ammettere l’imbarazzante verità, in altre parole che teneva un diario personale per i propri pensieri da quando era un allampanato adolescente, preferiva farsi un intero giro del campo da calcio saltellando sulla gamba operata.
Si alzò dallo spalto su cui si era appollaiato per tutta l’ora di gioco guardando i suoi amici disputare la partita, mentre riponeva su quella pagina tutta la sua deprimente immaginazione. Non che n’avesse tanta di immaginazione sia chiaro, ma dopo l’incidente il dottore gli aveva detto che c’erano poche probabilità che potesse ritornare a giocare. Pertanto non sapendo cos’altro fare se non guardare tutte le partite di lì in poi alle quali non avrebbe più avuto l’opportunità di partecipare, si era concesso un momento di svago con la mente.
Notò di come Joe lo stesse fissando con circospezione. << Stai bene? >> domandò con molta serietà. << O stai cercando di burlarti del tuo capitano? >>
Niall sbuffò, afferrando le stampelle e facendo leva sul ginocchio buono per trovare l’equilibrio. << Per nulla al mondo potrei prendermi beffe di lei, signore. >> lo provocò con malcelata ironia. << Sto bene. Ho ancora tutte e due le gambe, quindi non temere diventerò presto come David Beckham per tua sfortuna e immensa invidia, bello mio >>.
Joe sorrise divertito, dai suoi quasi due metri di altezza. Niall dovette arretrare di una manciata di passi per poterlo guardare bene in faccia. Non si lamentava della sua statura, ma con il biondo portiere c’era bisogno di una spanna in più. << Vieni nello spogliatoio. Ci sono i ragazzi che vogliono salutarti. In più ho una fame da lupi. Il tempo di una doccia e andiamo a mangiarci un boccone, ti va? >>.
<< Perché no. >> convenne, seguendolo verso le docce.
Dopo che ebbe scambiato qualche leggera parola con John, Zac, Thomas e tutti gli altri compagni di squadra, che lo avevano accolto con sincero calore, sentì la doverosa necessità di sedersi mentre aspettava Joe. Essere lì, in quella febbrile cacofonia post-partita insieme agli altri, gli fece quasi dimenticare il perenne fastidio alla rotula. Si rilassò poggiando la schiena al muro umido per il vapore dell’acqua calda, espirando una boccata d’aria pregna di bagnoschiuma e di sudore dalle narici.
Ripensando alla miriade d’idiozie che aveva inciso su carta poco fa, si rese conto della ragazza che aveva citato nella sua ipotetica vittoria. Non che ce l’avesse, una ragazza smaniosa di saltargli addosso, insomma. Da quando le donne potevano trovare affascinante un ragazzo timido mezzo zoppo? Le uniche occhiate femminili che aveva ricevuto nell’ultimo periodo erano state di solo rammarico o celata curiosità del modo in cui si era ridotto in quelle condizioni. La sua ultima ragazza risaliva ad un anno fa, e non era finita per il meglio. L’aveva trovata a fare sesso nel bagno con un altro durante una festa, e quando Niall lo aveva scoperto e le aveva chiesto cosa della loro relazione non andasse, lei gli aveva risposto che un ragazzo tranquillo come lui non rispondeva alle sue vere esigenze. Riflettendo ora su quell’affermazione, Niall suppose che si riferisse al sesso. Aveva tutta l’intenzione di farlo con Debbie e c’era andato vicino, ma in quell’istante aveva capito che non conosceva abbastanza di lei da andare oltre il bacio. Probabilmente tutta la razza maschile lo avrebbe rinnegato ritenendolo un rammollito o un omosessuale non dichiarato per essersi sfuggito un corpo del genere, ma se pensava a quel tipo di contatto, voleva farlo nella maniera giusta, dopo che avessero condiviso emozioni ben più intense di un orgasmo. E in quattro settimane di frequentazione l’unica cosa che avevano condiviso era stata metà gomma da masticare e un gelato. Niall si passò le dita tra i folti capelli chiari, pensando che finché fosse rimasto in quelle condizioni una relazione sarebbe stata lungi dall’essere possibile e un ulteriore peso ingombrante da caricarsi sulle spalle.
<< Joe! >> urlò verso l’area delle docce. << Ti aspetto qui fuori. L’odore dei calzini di Kirk mi sta incenerendo i polmoni >>.
<< Senti chi parla. Sei tu che detieni il record qui dentro! >> borbottò il diretto interessato lanciandogli l’indumento in questione.
Niall gli ammiccò. << Lascio a te il posto in carica. Fanne buon uso e portalo con orgoglio >>.
Cominciò ad armeggiare con le stampelle; individuò lo zaino sulla panchina di fronte e fece per chinarsi a prenderlo, quando una serie di ovazioni da parte di alcuni ragazzi lo fece incuriosire e voltare dall’altra parte.
Sbarrò gli occhi. Mai si sarebbe aspettato di vedere una ragazza in uno spogliatoio maschile. E per di più non una come quella.
Si mostrava completamente a suo agio nell’ambiente intorno a lei, conversando e sorridendo senza dare il minimo segno d’imbarazzo o di civetteria.
<< Ehi Allie, sei venuta a prendermi? >> fece John, strizzandole l’occhio. Non vi era nessuna traccia provocante nel suo tono di voce, bensì amichevole.
<< Puoi scommetterci! Non ho fatto altro che aspettare questo momento per tutta la partita. >> rise lei.

Dio, è impossibile che sia vera.
Due labbra carnose illuminate da un rossetto rosso ciliegia si aprirono scoprendo una serie di denti dritti e bianchi come l’avorio. 
Niall ne restò ammaliato, al punto che non si rese conto che le stampelle gli fossero scivolate dalle braccia. Finì per cadere di lato, fortunatamente sulla gamba buona.
E lei - come se non bastasse che molto probabilmente aveva notato che la stesse fissando con l’aria di un cane che vede un osso - assistette alla scena.
Con suo enorme stupore, non vide nessuna forma di disprezzo o derisione nei grandi occhi blu di lei come invece si aspettava. Con due sole falcate delle sue lunghe gambe coperte da un paio di calze nere a rete e da una gonna di pelle appena sopra il ginocchio, gli si accovacciò di fronte. << Ehi, tutto a posto? >>.
Niall trattenne per sé un gemito di vergogna, ma sapeva di avere le guance e probabilmente anche le orecchie rosse come un peperone.
<< Credo di sì >> farfugliò, schiarendosi la voce.

Complimenti Nialler. Hai il sex appeal di un bradipo.
<< Sai, anche io una volta mi sono storta la caviglia e so quanto può essere seccante andare in giro con quegli affari. Vieni, dammi la mano. >> gli propose.
Lui l’accettò, non prima di aver notato le sue dita affusolate ricoperte da un tatuaggio mehndi. Si chiese dove avesse fine l’intricato di curve e spirali intrecciate che partiva dalla punta delle dita smaltate di rosso. Quando la sua pelle toccò quella di lei in una presa salda, Niall si ritrovò a dischiudere le labbra, ma le richiuse subito per evitare un’altra figuraccia.
<< Ti ringrazio >> fece per lasciarle la mano, ma lei la trattenne nella sua, mentre si piegava sulle ginocchia per recuperare le stampelle. << Oh non c’è bisogno che tu ti dia disturbo, davvero >>.
Niall maledisse i suoi compagni con un movimento silenzioso delle labbra. Un’altra alzata di pollici o un sorriso malizioso e li avrebbe infilzati con una stampella.
<< Nessun problema >> ribatté lei con un sorriso genuino, scuotendo la testa per togliersi qualche ciocca di capelli dal viso.
Niall fu quasi tentato di allungare la mano libera per aiutarla nell’impresa, ma sarebbe stato inopportuno. Forse era la ragazza di uno dei suoi amici nella stanza, e di lì a poco avrebbe ricevuto anche un bel pugno in faccia. Strano che il fortunato ancora non si facesse avanti.
<< Bé, grazie di nuovo. Sei stata molto gentile. >> sorrise Niall. << Io mi chiamo… >>.
<< Nialler, cosa ci fa la tua mano in quella di mia sorella? >> La voce seria e minacciosa di Joe per poco non lo fece sobbalzare.
Persino gli altri maschi si girarono di scatto dando le spalle a quella situazione assurda, e riprendendo a fare le loro cose come se fino ad allora non avessero fatto altro invece di origliare. A Niall non sfuggì il fischio basso di John, quasi a voler rappresentare la nota iniziale dei suoi funerali.
<< Ci stavamo solo presentando, caro fratello. È così che di solito ci si comporta >> lo canzonò, con un’alzata del sopracciglio scuro.
<< Spiritosa. Bé direi che può bastare se non desideri anche la scansione delle impronte digitali, Al >>.
Lei alzò gli occhi al cielo, lanciando a Niall uno sguardo di scuse. << Ti prego, non dirmi che sei amico di questo cavernicolo. Comunque io sono Allison >> pronunciò. << E queste sono le tue stampelle, ma penso che tu già lo sappia >> gliele passò con un piccolo sorriso.
Niall cercò di soffocare una risata con un colpo di tosse, nonostante l’occhiata di fuoco che Joe gli rivolse. Riusciva a stento a credere che in quei due scorresse lo stesso sangue, ma aguzzando lo sguardo, constatò il medesimo taglio e colore degli occhi e i tratti della mandibola decisi. Di là di quello, non c’era nient’altro che li accomunava: i capelli di Joe erano di un biondo chiarissimo; mentre dalla radice fino alla punta dei capelli, la lunga chioma di Allison era completamente viola e le sopracciglia scure da sembrare nere. Evidentemente era quello il suo vero colore, ma a Niall piacque la tonalità che portava. Su di lei l’intero look non appariva scialbo o pacchiano, ma al contrario, emanava un’aura estremamente naturale e aggraziata.
<< Comunque io sono Niall >> si presentò allo stesso modo, stringendole piano la mano. Quando sentì il respiro del suo capitano sul collo, gli angoli delle sue labbra si allargarono ancora di più. << E sto per morire >>.
Allison strabuzzò gli occhi, stirando le labbra. Gli occhi blu brillarono di divertimento. << Oh! Piacere di averti conosciuto prima allora >>. Lanciò un’occhiata di sbieco a suo fratello, sbattendo candidamente le folte ciglia scure << Se la smettessi di ringhiare contro tutti, magari riuscirei ad avere più amici vivi >>.
Joe incrociò le braccia al petto. << Niall è mio amico. Non tuo. O meglio, era. Lo sto ancora decidendo >>.
A malincuore Niall lasciò la mano morbida di Allie, la quale se la guardò per un secondo, battendo le palpebre. Forse non si era accorta nemmeno lei di aver indugiato nel contatto. Guardò Joe: << Non mi avevi avvertito del cambio di programma. Se sei impegnato con Allison, ci vedremo un’altra volta e tolgo il disturbo >>. 

L’amico scuoté la testa. << No affatto. Cosa ci fai tu qui, Al? È successo qualcosa? >>.
 
Allison arricciò le labbra lucide. << Tutto a posto, gran papà. Ero solo venuta a congratularmi per la vittoria di poco fa, e a chiederti se ti servisse un passaggio per tornare a casa >> spiegò scrollando le spalle nella sua giacca di pelle.
La pelle stava meravigliosamente bene a quella ragazza, pensò Niall, dolorosamente consapevole di quanto quel pensiero potesse essere di un adolescente trasognato. Piantala, idiota. Hai ventun’anni quindi dimostrali. Un momento. Aveva visto la partita? Come aveva fatto a non vederla? E lei lo aveva visto? Certo che no! Perché mai avrebbe dovuto prestare la sua attenzione proprio a lui. Sveglia Niall, qui non siamo nel tuo diario.
Doveva smettere di parlare con se stesso.
Intanto Joe aveva risposto: << No tranquilla sorellina. Andrò a mangiare qualcosa con Niall. Se vuoi, puoi unirti a noi >>.
Ma lei aveva già scosso la testa in segno di diniego. << Grazie, ma sarà per la prossima. Ho un altro impegno >>.
Il fratello corrugò la fronte. << Ah sì? Di che tipo? >>.
<< Del tipo che non sono affari tuoi, Joseph >> si alzò sulle punte degli stivaletti per scompigliargli i capelli umidi. << Ci vediamo a casa >>. Quando gli occhi di lei catturarono lo sguardo di Niall, quest’ultimo aprì bocca per dire una qualche frase di senso compiuto. Tutto ciò che ne venne fuori fu un: << Grazie per le stampelle >>.
Benissimo. Aveva segnato la sua carriera da scapolo per i prossimi cento anni.
Allison indietreggiò verso l’uscita, piegando appena un morbido angolo della bocca verso l’alto. << È stato un piacere >>.
Joe si produsse in uno sbuffo affettuoso, parlando tra sé e sé. << Spero non faccia troppi guai >>.
Niall alzò le sopracciglia in maniera interrogativa, ma non s’intromise. << Sei pronto? >> chiese invece.
Joe annuì, prendendo la borsa. << Ah Niall… >>
Lui si girò di quarto. << Sì? >>.
<< Sei salvo. Per oggi. >> puntualizzò.
Niall alzò gli occhi al cielo, sorridendo. Lanciò uno sguardo verso la porta da cui poco prima era uscita Allison, e si astenne dal dirgli che non c’era proprio nulla da temere.

 

 

 

Percepire l’aria fresca di marzo sulla pelle fu un vero toccasana per l’umore di Niall, nonché una marcia in più per iniziare la lezione del nuovo corso a cui si era iscritto. Aveva perso buona parte del primo semestre tra l’operazione e la riabilitazione del ginocchio, perciò non gli restava che ottenere qualche credito aggiuntivo per far fronte a quelli che aveva perso nei mesi addietro, per avere qualche speranza di laurearsi. Avrebbe preferito il corso di musica a quello d’arte, ma in segreteria gli avevano detto che non c’erano più posti liberi.
Sebbene portasse una maglietta leggera a maniche lunghe e dei pantaloni di tuta per muoversi meglio con il tutore, arrivò all’edificio d’arte completamente sudato. Sperò di non essere troppo in ritardo. Bussò alla porta; quando gli venne ordinato di entrare Niall respirò lentamente per evitare di parlare boccheggiando. << Buongiorno professor Parrish. Scusi per… >>.
L’uomo sventolò una mano, girò una pagina di un grosso libro davanti a sé, borbottando incurante: << Si sieda signor Horan. Non faccia in modo di far perdere altri minuti alla mia lezione >>.
<< Sì signore >>.
Niall si guardò intorno, cercando un posto tra le numerose file di banchi nell’atrio. Si mise a sedere non appena n’adocchiò uno libero, posando le stampelle da un lato.
<< Rinascimento, pagina 302 >> mormorò una voce cadenzata.
Niall aggrottò la fronte, constatando quanto quel suono gli paresse familiare . Si volse dall’altra parte per scoprire che era stata Allison a parlare.
Sgranò gli occhi, accorgendosi del banco proprio vicino al suo. Non poteva crederci. Erano nello stesso corso insieme?
Stupidamente un intimo urlo di gioia gli scosse il petto. Dopotutto l’arte gli sarebbe anche potuta piacere, convenne nella sua testa.
<< Grazie >> le rispose sollevato, aprendo il suo libro di testo.
Lei annuì solo una volta con il capo senza guardarlo, facendo scivolare leggermente gli occhiali da vista sulla base del naso. I capelli erano legati in una coda di cavallo sbarazzina come a volerli tenere semplicemente indietro per evitare che le cascassero sul suo disegno che, Niall scrutò in segreto durante tutta la lezione, ritraeva il professore chino sulla cattedra.
Il soggetto in questione alzò la voce per comunicare che la lezione fosse terminata, e tutti cominciarono ad uscire.
Niall non si mosse. << Sei brava >>.
Allison alzò lo sguardo dal ritratto per puntarlo nei suoi occhi.
<< Dico sul serio, è bellissimo. Non il soggetto sia chiaro, ma il disegno >> si morse il labbro, alzandosi in fretta. Lo fissava impassibile. << Scusami, non volevo impicciarmi. Okay mi levo dai piedi. Ci vediamo Allison >> sorrise imbarazzato, dopodiché uscì saltellando come un canguro.
Respirò a pieni polmoni, incamminandosi verso la strada di casa. Quand’è che imparerai a tenere la bocca chiusa?
Solo dopo aver messo a tacere le fantasiose imprecazioni nella sua testa, si accorse del rumore di un clacson e della voce che lo stava chiamando da dentro un pick up grigio un po’ arrugginito.
L’auto gli parcheggiò affianco. Il rumore di uno sportello che sbatteva e la figura di Allison, mani sui fianchi, gli si parò di fronte.
<< Si può sapere cosa ti passa per la testa? >> lo rimbrottò, accigliata.
Niall sbatté le palpebre in maniera confusa. << Se ti riferisci a poco fa, ti ho già detto che… >> ma Allison lo bloccò con una mano alzata. << Non mi riferivo a quello >> ribatté; ora i suoi capelli le scendevano ondulati sulle spalle, sfumati sulle punte di un luminoso color rosa cipria che Niall non rammentò. Evidentemente li aveva cambiati dal giorno in cui l’aveva vista, che risaliva ad una settimana fa.
<< Hai fatto due isolati a piedi. Due. Isolati. A piedi! Pensavo che aspettassi un amico nei paraggi, ma camminavi troppo speditamente per aspettare qualcun altro. Come sei venuto a lezione? >>
Lui rimane basito. << Cosa t’importa sapere come sono venuto a lezione? >>
Allison incrociò le braccia al petto, evidenziando le curve dei seni da sotto la maglietta bianca velata. << M’importa. >> si morse il labbro, mentre un cipiglio contrariato rendeva tesi i lineamenti del viso. << Dopo un’operazione delicata, un giocatore di calcio responsabile dovrebbe avere più riguardi per la propria salute e non fare sforzi inutili >>.
<< Non riesco a credere che tu sia venuta fin qui solo per farmi il terzo grado. E per di più, come sai queste cose? >> la riprese Niall, brusco.
Lei si tirò leggermente indietro, mentre una leggera tonalità rosea le ricopriva gli zigomi. << Me lo ha detto Joe, ma sono stata io a fargli delle domande, e lui non è sceso nei particolari se è questo che stai pensando. È un buon amico >>.
<< Lo so. Quello che mi chiedo è perché tu gliele abbia fatte. >>
<< Perché ti ho visto seduto sulla gradinata quel giorno, mentre scrivevi e… >> confessò Allison, ma s’interruppe esitando.
Per poco Niall non si strozzò con la sua stessa saliva. Non sapeva se sulla sua faccia vi fosse stampato un grosso sorriso beota o un’espressione sconcertata. Probabilmente una via di mezzo.
Allison sembrò notarlo, perché arrossì, facendo dimenticare a Niall qualunque traccia di irritazione aveva potuto provare poco prima. Quella donna possedeva un fascino spiazzante.
<< Non ti stavo spiando! >> si difese subito lei alzando le mani, in un vano tentativo di rimediare alla gaffe. << Ma eri lì così assorto su qualsiasi cosa tu stessi facendo, poi hai alzato lo sguardo sulla partita con un’aria così turbata e non ho potuto fare a meno di chiedermi il perché. Insomma mi dispiace, penserai che io… >> 
Lui trasse un intimo sospiro, rassicurato del fatto che non avesse visto il suo diario. Tuttavia continuava a sfuggirgli il motivo dell’ interessamento di Allison nei suoi confronti. Decise di lasciar perdere, non volendo pensare che fosse perché provava pena per lui, optando invece per un: << Okay. >>
<< Eh? >> Le sopracciglia scure di lei si sollevarono in maniera interrogativa.
Un’ impercettibile risata proruppe dalla sua bocca. << Va bene. Non c’è bisogno di scusarti. Direi che ce ne siamo scambiate abbastanza per oggi, no? >>
Lei sembrò rilassarsi. Scrollò le spalle, sorridendo. << Sono d’accordo. Ora puoi salire in macchina >>.
<< Io cosa? No, non devi… >>
Ma Allison aveva già aperto la portiera dalla parte del passeggero, rimettendosi al posto di guida e lasciandola aperta. << Cos’è che dicevi del mio disegno prima a lezione? Sai, mi andrebbe di sentire una tua considerazione. >> gli disse, alzando la voce per sovrastare il suono del motore. << E poi è solo un passaggio e sono assolutamente inoffensiva >>.
Niall non sapeva mentre saliva sull’auto, che quella non sarebbe stata la prima e unica volta.

 

 

 

 

<< Oggi ti porto in un posto >> dichiarò Allison a fine lezione.
Niall notò l’espressione euforica sul volto della ragazza, e ne sorrise divertito. << Devo preoccuparmi? >>
<< Assolutamente no. Ti piacerà >> si issò sul furgone, inserendo le chiavi.
<< Neanche un indizio? >> tentò, buttando le stampelle sul retro.
<< Uhm dovremmo passare prima per casa mia >> rispose vaga, svoltando a destra.
Niall sobbalzò colto di sorpresa. << Intendi casa tua dove vivi con i tuoi genitori? >>.
Allie lo guardò di traverso. << No, intendo il grande albero dove vivo con le scimmie >> lo beffeggiò. << Perché? È un problema per te? >> domandò poi perplessa.
<< No, ma forse per i tuoi genitori sì >> Non sapeva bene come spiegarlo senza fare la figura dell’idiota. Non stavano insieme, che problema poteva mai esserci? Ormai da qualche giorno Allie lo veniva a prendere e lo riaccompagnava al dormitorio regolarmente dopo le lezioni. Aveva tentato di chiederle il motivo, ma lei aveva semplicemente scrollato le spalle con una risposta vaga che lo aveva lasciato interdetto: <<Perché mi sei simpatico >>.
Allie sorrise. << I miei vedono continuamente ragazzi a casa nostra ogni giorno >>.
Stranamente, a Niall non piacque per niente quella risposta.
<< Mio padre è il mister di un paio di squadre di calcio nella zona, quindi il giardino di casa è sempre pieno di ragazzini scalmanati che si allenano. Ha fatto domanda per insegnare anche qui nel nostro college e attende una risposta, nonostante le proteste di Joe. Non è tanto entusiasmante l’idea di avere papà come allenatore. Sa diventare veramente snervante quando si tratta di impartire ordini in campo >>.
Ah. L’umore di Niall migliorò considerevolmente. << Anche Joe non scherza >>.
Allie ridacchiò. << Proprio per questo è un grosso problema >>.
La sua casa non distava molto dal college, e quando parcheggiarono sul vialetto, Niall constatò con i suoi stessi occhi quello che Allison gli aveva raccontato. Un uomo alto dai corti capelli neri e gli occhi azzurri, teneva in mano un megafono arancione nel quale urlava ad un gruppo di ragazzi che dovevano avere all’incirca sedici anni di sculettare di meno e di tenere più fermo quel pallone.
<< Penso di capire meglio quello che intendevi >>.
Lei alzò gli occhi al cielo. << Questo non è niente. Vieni >> lo invitò a seguirla.
Quando il padre li vide, urlò nella loro direzione. << Ehi piccola, ci hai portato un altro animaletto smarrito? >>
Dalla porta di casa sbucò una piccola donna con un grosso vassoio in mano colmo di panini e succhi di frutta. Niall intuì che si trattasse della madre di Joe ed Allison.
<< Papà! >> lo rimbrottò Allie. << Non lo vedi che è una persona? >>.
<< Una persona viva e vegeta? >>
<< No, una persona morta e stecchita, papà >>
<< William, vieni qui a presentarti e smetti di far penare i tuoi allievi. Sento i loro affanni fin dentro casa >> gli ordinò la moglie, poggiando i viveri su un tavolino e invitando i ragazzi ad approfittarne. Poi si avvicinò a Niall. Quest’ultimo fece per tenderle la mano, ma la donna lo colse di sorpresa riservandogli un abbraccio e stampandogli un bacio su entrambe le guance. << Io sono Elise, piacere di conoscerti. Sei un amico di Allison? >> s’incuriosì sorridendogli.
<< Anche per me signora, io mi chiamo Niall. Sì, frequentiamo il corso d’arte insieme >>. Sperò che non fosse troppo arrossito.
<< Niall? >> s’intromise il signor Hart, aggrottando la fronte come riflettendoci su. << Ora che ci penso, Joe deve avermi fatto il tuo nome. Siete nella stessa squadra al college, giusto? >>.
<< Sì signore. O meglio lo ero fino ad un po’ di tempo fa. >> convenne lui, mostrandogli il tutore con un mezzo sorriso.
<< Cosa ti è successo? >>
Niall era solito non parlare mai apertamente della dinamica del suo incidente. La faccenda lo rendeva irritabile e schivo, ma non voleva dare in qualche modo una cattiva impressione al padre di Allison comportandosi da stronzo. Per un qualche motivo che non riusciva a spiegarsi, voleva piacere a quelle persone. << C’è stato uno scontro. Una moto che andava troppo veloce ha tentato di fare un sorpasso, ma non ha visto l’auto di fronte e questa ha sbandato, è finita fuori strada raggiungendo il marciapiede dove camminavo, e così… >> si strinse nelle spalle, inavvertitamente. Gli parve di sentire il respiro di Allison fermarsi ma non si voltò per controllare; sapeva che lo stava guardando. << Per fortuna non si è fatto male nessuno in maniera permanente >>.
<< Una gran fortuna >> convenne William, mentre la moglie si schiarì la voce in un chiaro tentativo di cambiare argomento, e gli domandò: << Posso offrirti qualcosa, Niall? Preparo una merenda in più per entrambi >>.
<< Veramente mamma, >> la interruppe Allison con un tono nervoso che sembrò sorprendere perfino lei. << Siamo passati solo per prendere alcune cose >>.
<< Oh va bene, sarà per la prossima volta allora >> sorrise Elise, poi aggrottò la fronte nei riguardi della figlia come se volesse chiederle qualcosa, ma poi ci rinunciò. << Porta i miei saluti a tutti quando arrivi lì. >>
<< E non dimenticare il patto, signorina. Devi tornare presto per aiutarmi ad allenare i ragazzi per la partita di domenica >> aggiunse William, incrociandone lo sguardo.
Allison annuì risoluta. << Certo papà. Torno subito Niall >> informò poi il ragazzo, entrando dentro casa.
<< Bene, io torno dai ragazzi. Si staranno annoiando senza di me >>
Elise sbuffò una risata alle parole del marito. << Io direi festeggiando >>
William si corrucciò divertito. << Così mi offendi, donna >> la tirò a sé stampandole un bacio sulla guancia.
Niall sorrise alla scena, poi l’attenzione del signor Hart virò su di lui, dicendogli: << Ah Niall torna quando vuoi. È la prima volta che nostra figlia ci fa conoscere un suo ragazzo >> proruppe l’uomo.
Il suo viso avvampò. << Ehm signore, si sbaglia. Noi non siamo… >>
<< Eccomi qui >> esordì Allison con una borsa sulla spalla. << Possiamo andare >> lo guardò con un ampio sorriso. << Sei pronto? >>

Davvero sono il primo ragazzo in assoluto che porti a casa tua? Era la domanda per cui avrebbe dato la gamba sana per sentirne la risposta direttamente da lei, ma si guardò bene dal porgergliela mordendosi con forza la lingua. 
<< Buon divertimento ragazzi >> sentì salutare i suoi genitori ed Allison ricambiare, continuando però a tenere quegli occhioni blu fissi nei suoi.
<< Prontissimo >> le assicurò, e lei gli ammiccò aprendo la portiera dell’auto.
Niall fece per aprire la sua, quando un essere sbucò dal nulla atterrando sul cofano della macchina facendogli fare un balzo all’indietro. << Cazzo! >> urlò col cuore in gola. Sbattendo le palpebre, notò con sconcerto l’animale. Una piccola scimmia cappuccino nera, il petto marroncino, due grandi occhi neri e la testa piegata da un lato, lo osservava con curiosità. Una scimmia?
<< Abble! >> lo chiamò Allison tendendogli la mano. Il diretto interessato fece qualche piccolo passo spiccando un salto all’ultimo momento per avvilupparsi al collo della ragazza. << Contento di vedermi eh? >> lo accarezzò con la punta delle dita sulla testa.
<< Mi pare di capire che sia tuo >> corrugò la fronte Niall.
Lei annuì << In un certo senso >>
<< E sembra anche che tu gli piaccia molto >> osservò dal modo in cui la scimmia se ne stava comodamente appollaiata sulla sua spalla. Sorrise del quadretto, avvicinandosi. << Ciao Abble, io sono Niall >>.
Il piccolo gli rivolse uno sguardo impassibile girando la testa.
<< Abble non essere scortese. >> lo rimproverò divertita Allison.
In risposta, lui allungò la mano verso Niall. Quest’ultimo fece per prenderla, ma Abble la ritirò di scatto producendosi in una boccaccia.
Niall rise. << Okay. Ho afferrato il concetto >>.
Allie scuoté la testa. << Devo andare in un posto, ma al mio ritorno non voglio vedere che hai combinato pasticci. Qua la mano e promettimelo >> tese il palmo verso di lui, e la scimmia ci appoggiò sopra la piccola mano a mo’ di consenso.  
Quando l’ebbe accompagnato in giardino, Allie salì in auto allacciandosi la cintura. << Ora possiamo andare >>.
<< E così da quello che ha detto tuo padre, salvi dalla strada “animaletti smarriti”? >> la incalzò lui dopo qualche minuto.
Allison sorrise, tenendo gli occhi sulla strada. << Mia mamma lavora in un centro recupero per animali in difficoltà. Ne arrivano di ogni specie e molto spesso sono dei feriti dai fucili dei cacciatori, avvelenati, investiti… Ogni tanto quando ne ha bisogno, vado ad aiutarla. Do loro da mangiare, aiuto nelle cure, roba così. E qualche volta porto a casa dei vagabondi della strada, così che mia madre possa provvedere a trovar loro una casa >> 
<< Abble è… >>
Lei lo precedette. << Abble è un sopravvissuto. Arrivò una soffiata alla clinica che diceva che un gruppo di coglioni faceva esperimenti su delle scimmie ed Abble era tra quelle. Sono riusciti ad ottenere un mandato e quando sono arrivati lì le scimmie erano in condizioni disastrose. Alcune di loro erano morte per overdose tra cui la sua mamma. C’è voluto molto tempo prima che riuscisse a fidarsi delle persone al centro e a rimettersi in sesto >>.
<< Perché è a casa tua? >>
<< Un giorno di ritorno da lavoro, abbiamo scoperto che Abble si era intrufolato nell’auto di mia madre senza che se ne è accorgesse. Abbiamo tentato di riportarlo indietro, ma ritorna sempre >>
<< Devi aver avuto un ruolo importante nella sua guarigione se ti vuole così bene >>.
Allie fece spallucce, ma Niall seppe che il suo ragionamento era giusto. Sorrise, incuriosito sempre di più dalla ragazza seduta al suo fianco. D’un tratto aggrottò la fronte, quando imboccarono una strada sconnessa che portò il pick-up a rimbalzare come una molla. Stavano andando in qualche posto di campagna? Proseguì così per un altro centinaio di metri, con grossi alberi che svettavano ai lati del terreno ruvido. Poco più avanti stringendo gli occhi, Niall riuscì ad intravedere una casa. Sembrava grande e salda, sebbene un po’ mal ridotta a giudicare dall’intonaco scrostato. Tuttavia ciò che colse maggiormente la sua attenzione, fu la fila di moto che vide parcheggiata di fronte l’uscio di casa. E non erano moto qualsiasi ma grosse Harley Davidson di modello diverso, dai colori più neutri come il grigio ad altre di fiammanti sfumature di rosso e giallo, o azzurro e bianco. << Wow >> si sentì dire. << Non ne ho mai visto un esemplare fino ad ora >>.
Allie arrestò l’auto in uno spazio libero poco più lontano delle Harley. << Siamo arrivati >> annunciò, aprendo lo sportello.
Niall la seguì prendendo le stampelle. << È questo il posto? >>.
Lei annuì. Sembrava si trattenesse dal correre verso la casa a giudicare dai piccoli saltelli che inconsapevolmente faceva mentre camminava. << Non è la casa della nonna di Cappuccetto Rosso >>.
Niall rise. << A giudicare da quelle moto, non avrei mai detto che la nonna fosse una tipa così cazzuta >>.
<< Bé mia nonna non guida e non sa fare i biscotti. A dire il vero è una frana completa in cucina. Ma sa fare dei bei tatuaggi >>
Lui strabuzzò gli occhi. << Tua nonna fa i tatuaggi? >>.
Lei alzò le mani, mostrandogli l’intricato tatuaggio menhdi a mo’ di dimostrazione. << Ha una vista molto precisa >> ridacchiò.
<< E siamo qui perché vuoi fartene uno? >>
<< No, per un’altra cosa che adesso ti farò vedere. Vieni da questa parte >>.
Niall la seguì verso una strettoia sulla sinistra della casa. Fortuna che non c’erano zone ripide o scalini da fare, perché sarebbe sicuramente caduto. O peggio sarebbe caduto addosso ad Allison.   
A quel pensiero penoso, ringraziò mille volte Dio di non averne trovati.
<< Quindi se ho capito bene, se quelle moto non sono di tua nonna, di chi…? >>
<< Se è qualche fottuto ladro farebbe meglio a togliere il culo da questa terra prima che opti per usare il suo cazzo come nuovo giocattolo per il mio cane >> urlò a gran voce un uomo alla loro destra.
Niall si girò di scatto, notando di sfuggita un’officina alle grosse spalle dell’uomo, che poteva far concorrenza alla stazza di un orso, che si stava dirigendo a grandi e veloci falcate verso di loro.
Di getto, Niall avanzò di un passo coprendo Allison, scrutando con un cipiglio indagatore l’aspetto dell’uomo. Aveva tutta l’aria di uno che avrebbe abbattuto un albero solo con un pugno, ma Niall restò dov’era, anche quando Uomo Orso gli fu ad un palmo dalla faccia. Teneva i lunghi capelli legati dietro da una stringa, una folta barba scura, e un filo spinato tatuato intorno al collo oltre a molti altri sulle braccia. Più alto di lui, chinò il suo volto cupo e vagamente incuriosito. << Guardate un po’ chi abbiamo qui ragazzi >> sorrise, mostrando una fila di denti leggermente storti e gialli, probabilmente fumava un po’ troppo a giudicare dalla voce bassa e roca. << Bambina non ti aspettavamo così presto >> aggiunse poi con un tono più dolce, alzando lo sguardo.
<< Non potevo aspettare Bob >> spiegò Allie alle spalle di Niall. Quest’ultimo si girò, e vide che lei lo stava fissando in modo strano. Aveva già visto un paio di volte quello sguardo, ma non ebbe tempo di decifrarlo, perché Uomo Orso Bob gli assestò una pacca sulla spalla così forte che Niall temette che il braccio gli si fosse staccato.
<< Ciao ragazzo, molto piacere io sono Bob >>.
Trattenne una smorfia. << Piacere mio, sono Niall >>.
<< Come si scrive? >>
<< Come scusi? >>
<< Il tuo nome, ragazzo >> ripeté, con l’aria di non avere molta pazienza.
<< Oh…N-I-A-L-L >> spiegò lui facendogli lo spelling.
<< Quindi ti chiami Nial >> dedusse erroneamente Bob, incrociando le braccia.
<< No, signore si pronuncia Nail con la a dopo la i >>.
<< Ed io che ho detto? >> ribatté con ovvietà alzando una delle folte sopracciglia. << È il diminutivo di qualcosa? Sembra la marca di un dentifricio >> rifletté come se si dispiacesse per lui. 
Niall trattenne uno sbuffo, mentre sentiva in sottofondo Allison sghignazzare. << No. Solo Niall >>
<< Hai un altro nome decente? >>

Cos’aveva il suo nome che non andava?! 
<< Bé avrei altri due nomi, ma… >>
Nel frattempo due tizi sbucarono dall’officina, e persino un piccolo cane bianco con una macchia nera sull’occhio sinistro che cominciò ad abbaiare verso Niall, gironzolandogli intorno.
<< Venite a conoscere Nial >> tuonò Bob << Facciamo vedere alla gente come sappiamo comportarci bene >> scrocchiò le nocche di entrambe le mani. << Ci prendono sempre per dei bifolchi >> ammise con una smorfia torva.

Avrei qualche commentino da fare a proposito, ma non vorrei perdere totalmente la facoltà di camminare, pensò optando per restare in silenzio.
Tizio Orso due abbracciò Allison sollevandola da terra e facendola volteggiare. Lei rise quando lui le disse qualcosa all’orecchio, e poi si girò a guardarlo. A differenza di Bob, era calvo, ma imponente quanto lui se non di più, con una sfilza di piercing all’orecchio sinistro, uno sul labbro inferiore e un paio ad un sopracciglio. << Ciao Nial, come va? Io sono Rob >>.
<< Veramente è Nail >> pronunciò il biondo, senza speranze.
<< Ed io che ho detto? >>
<< Lasciamo perdere >>
Il cane, un Jack Russel con una bandana rossa intorno al collo e una piccola giacca di pelle, gli agguantò una delle stampelle con i denti tirandola.
<< Vuole che gliela lanci >> gli spiegò Tizio Orso tre. Anche lui come Bob e Rob probabilmente non vedeva molto spesso il rasoio. La barba scura gli ricopriva quasi completamente la bocca piccola, accentuando però i tratti volitivi della mascella. I capelli corti erano rasati di lato, con una cresta nera con le sfumature blu in alto. Quando si avvicinò per stringergli – a stritolargli – la mano notò una cicatrice spessa e rosea incidergli un lato della fronte e proseguire fino a metà della guancia destra. << Tom >> mormorò con una voce bassa e graffiata, come se avesse ingoiato un cumulo di sabbia e facesse fatica a respirare.
Allison si avvicinò per prendere il cane tra le braccia. Quello si quietò, tirando fuori la lingua e ansimando. Niall pensò con divertimento che perfino un leone sarebbe potuto diventare un gattino coccoloso nelle mani di quella ragazza. << Quindi se ho capito bene. Vi chiamate Bob, Rob, e Tom >>.
I tre annuirono, incrociando le braccia all’unisono. Questo sì che era inquietante.
<< E sono diminutivi di…? >> la buttò lì scherzando.
I tre lo guardarono cupo. 
<< Bob. Rob. Tom >> disse atono Bob. Ah.
<< Mentre questo adorabile cagnolino è… >> lo presentò Allie, accarezzandolo sulla testa.
<< Ci sono! Pob, vero? >>
Ora erano in quattro a guardarlo come se fosse un coglione. Di bene in meglio. << No… lui è Harley >> 
Scuoté la testa mentalmente. Il suo umorismo era così penoso da far urlare i muti.
Ci mancava solo che Allison pensasse che trovasse tutta quella situazione ironica, a cominciare da Rob, Bob e Tom che sembravano usciti da uno di quei circoli gangster per cui tua mamma avrebbe preso un infarto, fino al cane che sembrava un piccolo boss mafioso, e si offendesse in qualche modo. A giudicare da come quei tizi si rivolgevano nei suoi confronti, con sincero affetto, dovevano essere buoni amici. E non erano sembrati tanto ostili alla sua presenza, solo guardinghi. Tuttavia, Niall convenne non mettere alla prova la loro benevolenza. << Molto piacere Harley >>.
<< Bene, bambina, se abbiamo finito con questa storia delle presentazioni, potete seguirci di là >> batté le mani Bob, facendo loro segno di seguirli.
<< Sono tutte vostre, le Harley parcheggiate nel retro? >> domandò Niall, quando entrarono nell’officina. 
<< Esattamente. Belle vero? >> gli occhi azzurro ghiaccio di Rob brillarono d’orgoglio.  << Nella nostra famiglia hanno un significato particolare. Diventi un uomo solo quando con le tue fatiche riesci a comprare la tua prima Harley Davidson. Quelle bambine ci sono costate sette anni di lavoro nei campi a lavorare la terra e allevare il bestiame anche quando Madre Natura si abbatteva con la sua furia rovinando il raccolto e ti costringeva a ricominciare da capo. Ma nostro padre ci diceva che era proprio in quelle avversità che dovevi dimostrare quanto valevi come persona. A Tom è costato quasi un occhio, ma sappiamo che ne è valsa la pena >>.
Rob poggiò un braccio sulle spalle di Allison tirandola verso di sé. << Puoi scommetterci. Bambina perché non vai a cambiarti? Quando vai di sopra, avvisa la nonna che sei qui. Sono sicuro che non vorrà perdersi la festa >> le ammiccò.
Allie annuì. << Torno subito. Niall vuoi…? >>
<< Terremo noi il ragazzo. Approfondiremo la nostra conoscenza. >> ghignò Bob.
Niall annuì, sorridendo. << Certo >>.
Allie rispose al sorriso, uscendo di corsa dall’officina.
<< E così Nial ti piace mia nipote >> asserì Bob, incrociando le braccia al petto.
Niall aggrottò la fronte. << Mi scusi signore, ha detto proprio nipote? >>
Bob scoppiò a ridere. << So cosa pensi. Mi assomiglia così tanto che potrei essere suo padre. L’ho sempre detto che Elise avrebbe scelto me se non fosse stato per mio fratello William. Ma resto pur sempre il suo cognato preferito >> si pavoneggiò.
<< Tutte cazzate. Sono io il suo cognato preferito. >> obiettò Tom.
<< Fratelli andiamo…sapete tutti e due che sono io quello a cui mette il pezzo di lasagna più grosso a pranzo la domenica >> s’intromise Rob puntandosi contro i pollici.
Iniziò un acceso battibecco su chi deteneva il primato dell’affetto di loro cognata per cui Niall dovette stirare le labbra per non ridere. Quella che stava per trasformarsi in una rissa fu interrotta da uno schiocco di sandali sul pavimento che incuriosì il biondo. Si ritrovò a fissare una copia molto più matura di Allison dai grandi occhi azzurri e i capelli lunghi neri striati da fili bianchi e legati in una treccia di lato. << Tesoro perché non mi hai detto quanto fosse bocconcino il tuo ragazzo? Avrei messo un vestito più carino e comprato i biscotti per poi far finta di averli preparati io >> fece questa dandole di gomito.
Allie alzò gli occhi al cielo ridendo, mentre i neuroni di Niall andarono irreparabilmente in blackout.
Buon dio cos’avrebbe dato per fermare il tempo in quel momento. Allison vestiva completamente di nero, dai pantaloni stretti, gli stivali alti e i guanti da motociclista, una maglia di seta grigia, fino alla sua giacca di pelle che era il suo marchio di fabbrica. Si passò le dita tra i lunghi capelli viola tirandoli all’indietro, inarcando la schiena in un modo che gli fece inghiottire la lingua.
Doveva assolutamente ricominciare a saper parlare. Per lo meno ricordare le lettere dell’alfabeto. 
Lei venne verso di lui – oh no – inclinando la testa di lato – doppio oh no- sorridendogli. Dopo la A veniva la C o la D? O forse la B? Poco importava, ci avrebbe riflettuto più tardi. 
<< Questa è mia nonna Kate di cui ti ho parlato. Nonna, questo è Niall e mi hai promesso che ti saresti comportata bene >>.
<< Io? Quando? >> sbatté innocentemente le palpebre la donna, << Oh cielo la vecchiaia causa brutti scherzi alla mia memoria. >> dichiarò fintamente dandosi un colpetto alla testa e facendo ciondolare i pendenti alle orecchie. << Vieni qui bocconcino, fatti guardare >>.
<< Salve signora, Allie mi ha detto che… >> cominciò il biondo, bloccandosi quando la donna lo colse di sorpresa afferrandogli le guance.
<< Hai proprio degli occhi stupendi. >> commentò con voce flautata. << E un aspetto molto sano. Forse un po’ troppo biancuccio…di dove sei? >>
<< Irlanda >> bofonchiò lui, incapace di aggiungere altro con la bocca stretta tra le sue mani.
<< Che paese meraviglioso. Dovresti portarci mia nipote qualche volta. Ha una fissa con quei balli pieni di saltelli e le scarpette che fanno un gran rumore… >>.
Allie si coprì il volto con una mano. << Nonna… >>.
Niall sorrise. << Davvero? >>
<< Solo che è un po’ incapace… >>
<< Ignorala >> si lamentò lei.
<< Potrei insegnarti >>.
Lei alzò la testa, gli occhi tradirono un lampo di assoluta approvazione, facendo avvampare Niall.
<< Che idea splendida. >> approvò Kate, lasciandogli andare le guance. << Mi piace che tu l’abbia portato qui. Torna più spesso bocconcino, ti farò trovare dei biscotti >>.
<< La ringrazio, signora >>.
Bob sbuffò, prendendo una chiave inglese e battendola sul tavolo come a richiamare l’attenzione. << Bambina vieni avanti e rendici fieri >>.
Allison si tirò dritta, annuendo. I tre fratelli e Kate cominciarono a riunirsi intorno ad una grossa coperta che nascondeva qualcosa che provocò una specie di sacro silenzio. Niall si unì al gruppo, affiancandosi alla ragazza.
<< Un altro Hart della famiglia >> esordì Tom con una nota di strascicata emozione.
<< La prima femmina della famiglia >> mugolò Bob, prendendo un fazzoletto dalla tasca per asciugarsi gli angoli degli occhi.
<< Che con le sue sole forze oggi è riuscita a diventare una vera donna Hart >> terminò Bob allungando il braccio per mostrare ciò che vi fosse sotto, svelando quella che Rob descrisse come un’incredibile Harley Davidson Livewire, il primo modello a motore elettrico della categoria, con settantaquattro cavalli di potenza, sottile e aggraziata dal telaio in pelle nera e i cerchioni rosso scuro.
Si susseguirono una serie di sguardi d’intimità familiare pregni d’orgoglio e ilarità per Allison, che investirono anche Niall.
Si sentì parte di un qualcosa che sapeva essere molto importante per lei, perciò le disse avvicinandosi piano. << Congratulazioni. >>
Kate le fece l’occhiolino passandole due caschi. << Divertitevi >>.
Niall aggrottò la fronte, guadagnandosi una spiegazione nell’occhiata allusiva di Allison.
S’incupì, quindi rispose: << Non sei tenuta a…posso aspettarti qui. Ti sarei solo d’intra… >>.
In risposta gli allacciò il casco sulla testa. << Lo senti bene? >>
<< Bé sì, ma… >>
<< Era tutto ciò che m’interessava sapere. >> alzò una mano sbrigativa << Monta. Devi solo reggerti a me, il resto lascia che sia io a pensarci >>.
<< Non devi temere ragazzo. La nostra D guida le moto da quando aveva sedici anni. Sa tutto quello che deve sapere sui pericoli e la velocità >> lo informò Bob con un largo sorriso.
<< Puoi sempre restare qui a giocare con Harley >> propose Rob con un ghigno rivolto al cane.
Nonostante la proposta allettante di fare da giocattolo al diavoletto della Tasmania, Niall si avvicinò alla moto salendo non con la stessa fulminea grazia di Allison, ma per lo meno non cadendo dall’altro lato. Si sistemò dietro di lei, rendendo le stampelle a Kate ringraziandola.
<< Bene. Ora, facendo finta che non mi piaccia l’idea, devi mettermi le mani intorno ai fianchi e stringere. Per la tua sicurezza >> gli spiegò lei con il volto di profilo.
Niall obbedì stringendola, i polpastrelli che affondavano nella pelle riuscendo quasi a sentire il calore di quella vera. << Sbaglio o hai parlato di fare finta? >>
Allie avviò il motore, un suono forte e profondo si diffuse nell’abitacolo, poi partì immettendosi nella strada opposta a quella fangosa e irregolare da cui erano arrivati. Schivò senza nessuna difficoltà un paio di buche, sorpassando un’auto di fronte. Niall si godette il contatto con il corpo di lei, congratulandosi con se stesso di aver accettato la proposta di accompagnarla in quella corsa rigenerante. Riusciva a percepire la piacevole tensione di lei sul petto, e la chioma malva sferzare la visiera del casco. Proseguirono fin sopra un altopiano verdeggiante, poco prima di imboccare la strada secondaria che raggiungeva la città.
Allison si levò il casco, scuotendo i capelli. << Tutto bene? >> chiese con circospezione. << La gamba? >>
<< Tutto apposto. Questo >> ruotò con il dito per indicare lei e la moto << è stato fantastico. Grazie. Per avermi portato qui >>.
<< Sai…quando hai raccontato della gamba, di com’è successo, mi sono sentita una stronza. >>
<< E perché mai? >> ribatté lui perplesso.
<< Se non fosse stato per quella moto, tu avresti potuto continuare a giocare, e… >> s’incupì.
<< Ehi frena. Non sono diventato un motociclofobo >> la rabbonì coniando lì per lì un nuovo termine. << Non ho cominciato a detestare chi prova piacere ad andarci. Non avrebbe senso. È successo e basta >> fece spallucce. << E poi farò finta che non mi sia piaciuto stare incollato a te per tutto questo tempo >>.
Gli angoli della bocca di Allison tremolarono. << Non vorrei sbagliarmi ma credo tu stia simpatico a Bob, Rob, e Tom. Deve essere per il tuo nome >>.
<< In effetti desta un certo fascino dal momento che potrebbero usarlo per una pubblicità di un dentifricio importante >>.
Allison rise, e oh cazzo quando rideva, a Niall veniva da sorridere senza che neanche se ne accorgesse.
<< E gli altri due? >>
<< Cosa? >>
<< Gli altri due nomi. Sono curiosa. >> si spostò un po’ sul sedile, provocandogli un’accesa reazione. Deglutì rumorosamente a vuoto.

Ti prego stai ferma o mi farai morire.
<< Solo se mi dici per che cosa sta la lettera D >>.
Le guance di lei s’imporporarono di un peccaminoso color scuro. << Non penso te lo dirò. Probabilmente più mai che poi >>.
Questo fece aumentare l’interessamento di Niall per quella ragazza. << Perché no? >>
<< Non voglio dirtelo >> ammise lei, d’un tratto di un tono distante che gli fece temere di aver insistito troppo, ma non fece in tempo a scusarsi che aggiunse: << Piuttosto mi dispiace se i miei zii ti abbiano dato una strana impressione. Non sono abituati alle buone maniere. >> sussurrò Allie, stavolta divertita. << Sono un po’…bé a vederli sembrano… >>
<< Sembrano delle persone buone. Solo perché hanno un aspetto un po’ fuori dal comune, non fa di loro automaticamente delle persone cattive. Magari a loro piacerà ciò che la gente di fuori non capirebbe, e tendono ad avere dei modi un po’ burberi, ma sono gentili a modo loro, e ho sentito il tono con cui si rivolgono a te. Certe volte occorre saper guardare oltre ciò che gli altri ci vogliono mostrare e non fermarsi alla superficie. >> commentò lui, serio.
Allie tirò indietro la testa di scatto, guardandolo con gli occhi sgranati. Il gesto lo preoccupò ulteriormente tanto da afferrarle delicatamente un braccio. << Ehi, stai bene? >>.
Gli occhi intensi di lei, di un blu inverosimilmente scuro, scavarono a fondo nei suoi per poi dischiudere le labbra carnose. << Non lo so. So solo che voglio conoscerti Niall Horan >>.

 

 

 

 

 

Niall reggeva la testa tra le mani, seduto con le gambe incrociate in mezzo all’erba sintetica del campo da calcio. Era uscito dalla sua stanza nel dormitorio, un po’ perché aveva la testa avvolta in mille pensieri che non riguardavano lo studio e un po’ perché sentire il ragazzo della stanza di fianco alla sua che faceva sesso gli era risultato a dir poco frustrante. Scrutò in lontananza il calare del sole, abbandonare pigramente il cielo striato da fasci rossi, aranci e gialli al di là della rete. Sulle sue gambe le pagine di diario scritte nelle ultime sei settimane si girarono da sé leggermente scostate dal vento primaverile. Le osservò, consapevole di quanto poco tempo fosse passato ma di quanto inverosimilmente veri fossero quei nuovi sentimenti nati in lui. 
Il tempo è relativo, non quantifica, non misura, non esiste il “troppo tardi” o il “troppo presto”. Se avesse camminato dieci minuti prima su quella strada e l’auto non l’avesse colpito, ora starebbe giocando a calcio? Se fosse arrivato in anticipo alla prima lezione quel giorno al corso d’arte sarebbe capitato nel banco vicino ad Allison?
Alcuni attimi ti cambiano la vita.
Quanto profondo può diventare un legame tra due persone in breve tempo, non trova spiegazione nella razionalità. Niall non avrebbe saputo spiegare il perché. Chi lo sa. A volte accade e basta che due occhi semplicemente non ti guardano, ma ti assorbono, ti introducono in un luogo che neanche immaginavi potesse esistere, dove puoi solamente abbandonarti ad un vortice velocissimo e dirompente di emozioni e scoprire dove portino.
<< Cosa ci fai qui? >>
Niall sorrise richiudendo il suo diario, senza voltarsi a guardarla: << Ti aspettavo >>.
<< E come facevi a sapere che sarei arrivata? >> chiese lei, palesemente dubbiosa.
Non avevano programmato di vedersi; in verità quella mattina Allison era anche mancata alla lezione scrivendogli semplicemente un messaggio dove gli spiegava che non sarebbe venuta a prenderlo. Lui le aveva domandato se fosse successo qualcosa, ma non aveva ottenuto risposta. Naturalmente non poteva certo dire di essere sicuro al cento per cento che quel giorno si sarebbe presentata da lui, solo perché ormai era diventata una presenza fissa nelle sue giornate. Si era semplicemente rassegnato all’idea che Allison fosse diventata importante per lui, che gli fosse entrata dentro scorrendogli come il sangue nelle vene.
Si strinse nelle spalle: << Mi sono seduto e mi sono detto: “Okay, conto fino a dieci, se non arriva me ne vado” e sei arrivata >>.
<< E a che numero sei arrivato? >>
<< Duemilasettecentoventinove, ma potevo continuare >>.
La udì risucchiare l’aria dalla bocca, quella stessa bocca che quando si apriva in un sorriso gli faceva tremare le mani nel desiderio di tirarla a sé per baciarne il contorno, gli angoli, il centro morbido e pieno.
<< Che…Che cosa mi stai facendo? >>
Il lieve tremolio nella sua voce lo fece voltare.
Cazzo se era bella, quella bellezza da farti stare male.
Non gli veniva neanche la voglia di guardarle il seno o il culo né niente, anche se erano bellissimi fasciati com’erano dalla maglietta aderente con le spalline sottili nera e i pantaloni di pelle satinati in pizzo, ma adesso erano semplicemente sommersi dall’essenza di lei.
Voleva solo stare lì con lei e in nessun altro posto. Non pensava a niente se non a guardarla. Era semplicemente lì, come se fosse giusto così e non gliene sbatteva un cazzo del tempo o se l’avesse rifiutato.
Dannazione, si alzò. << Io ti voglio Allison >>.
Lei arretrò di un passo, gli occhi più grandi di come li aveva mai visti prima. << Cosa? >>
<< Ho detto che ti voglio. Penso continuamente al giorno in cui ci siamo incontrati e penso che se non sarebbe stato quel giorno, ne sarebbe stato sicuramente un altro. Perché dovevo incontrarti. Credo in questa fantomatica roba del destino, e so per certo di essermi innamorato di te >>.
<< Vaffanculo Niall >> ringhiò Allison, voltandogli le spalle e marciando a grossi passi verso il pick up, parcheggiato poco dopo la fine del campo.
Per un istante sbatté le palpebre recependo quella reazione, poi scrollandosi di dosso quella sensazione di nausea per il timore di non rivederla mai più, la seguì imperterrito abbandonando dietro di lui le stampelle e il diario.
<< Io sono innamorato di te Allison Hart e non m’importa un cazzo se tu non mi vuoi, ma devi ascoltarmi >> ripeté lui con foga.
Arrivati alla macchina, ci mancò un soffio che lei non gli sbattesse lo sportello in faccia, poi sembrò ricredersi a metà della sua frase. Lo richiuse sbattendolo, guardandolo con ira: << Tu pensi che io non ti voglia? È questo che pensi? >> sillabò trafiggendolo.
Niall si strinse nelle spalle in risposta, guadagnandosi un grugnito da parte di lei che sarebbe dovuto suonare ridicolo ma a lui parve tremendamente sexy.
<< Sai come ci si sente ad essere innamorati di te? Costantemente? >> lo incalzò Allison facendo un passo avanti. << Senti nello stomaco non quelle farfalle di cui vanno parlando le ragazzine di quindici anni. No. Senti dei tremendi dinosauri nello stomaco che si mettono a ballare la danza irlandese. Li odio. >> sbatté una mano sul cofano richiudendola a pugno.  << Sbavi come i neonati, sorridi da sola, e ti metti a ridere ricordando una cosa imbecille che ti ha detto. E il respiro è quello di un panda in sovrappeso analfabeta. Ed è tutta colpa tua, che mi hai ridotta in questo stato. Ti ho voluto da quando mi hai detto che il mio disegno ti piaceva quel giorno a lezione, e ne ho avuto la conferma quel giorno in moto quando mi hai parlato di saper guardare dentro le persone. Quindi se provi un’altra volta ad insinuare che io non ti voglio giuro che ti sferro un calcio nelle palle >>.
Lui restò completamente a bocca aperta.
Lei tentò di guardarlo indignata, ma aveva un cipiglio così buffo che Niall dovette resistere con tutte le sue forze per non sorridere. Non l’aveva mai abbracciata prima d’ora, se non da dietro quando lo portava a fare un giro in moto e doveva avvolgersi a lei; perciò scattò in avanti prendendola tra le sue braccia e passandole una mano tra i capelli che in quel periodo aveva striato di un colore viola ancora più scuro sfumato in ciocche rosso fragola. Poggiò il peso del corpo sulla gamba buona dal momento che il ginocchio dell’altra gli faceva malissimo per la breve corsa di prima. Ma non gli interessava minimamente, perché l’unica cosa su cui era completamente concentrato era il contatto con Allison e le sue mani premute contro la sua schiena. Le parlò vicinissimo alla bocca, accarezzandole con un dito la guancia sinistra: << Stai tremando >>.
<< Ah. Forse un altro effetto collaterale >>.
Lui ridacchiò. << Dimmi cosa pensi >>.
<< Sto cercando di capire perché mi vuoi >>.
<< Perché sei bellissima >>.
<< Bé mi piace mettermi addosso qualche abito un po’… >>
<< No. Non intendevo quello. Credo che dobbiamo mettere in chiaro una cosa. Quando ti guardo, io guardo te. Io guardo sempre Allison con qualsiasi abito succinto o fagotto tu decida di metterti addosso. Mi sono innamorato della tua essenza, non di quello che la riveste >>.
Lei restò basita, le labbra semi dischiuse. << Wow. Devo piacerti sul serio >>.
Con una rapida e inaspettata mossa la fece ruotare di corpo, trattenendola fermamente con una mano sulla vita e l’altra sotto la guancia, facendole sfiorare il cofano dell’auto col sedere.
<< E ora ti mostrerò quanto >> mormorò caldamente.
Allie risucchiò di nuovo l’aria dalla bocca, mentre lui ci appoggiò delicatamente le labbra.Una carezza soffice ma destabilizzante. Lei emise un mugolio così dolce che lo mandò in delirio. 
Quella bocca sarebbe stata la sua rovina. 
Le piegò piano il collo all’indietro, accarezzandolo con il pollice e premendo con più fermezza le labbra sulle sue. Voleva gustarla minuziosamente. Poi quando lei aprì la bocca, la baciò così lentamente che tutto in lui – le ginocchia, le dita dei piedi, lo stomaco, la spina dorsale - vibrò. 
Allie si aggrappò alla sua schiena, quando la spinse completamente sul cofano. Lei lo tirò ancora più sé affondandogli le unghie nelle scapole, facendolo grugnire di piacere. Aumentò progressivamente la foga del bacio, invitandola ad aprirsi ulteriormente a lui con una profonda stoccata di lingua. Le passò la punta della lingua sul palato, sui denti, uscendo e proseguendo sul contorno del labbro superiore. Lo assaporò, succhiandolo dolcemente; incapace di trattenersi la baciò un’ultima volta prima di staccarsi, ma non completamente.
<< Sono stato abbastanza convincente? >> riuscì a proferire, la voce roca e affannosa.
Allie tenne gli occhi chiusi, finché un provocante sorriso fece pigramente capolino da quella bocca peccaminosa, arrossata dai suoi baci. << Ah-aha…richiedimelo tra un po’ e forse riuscirò a risponderti >> mugugnò. << A saperlo prima, ti avrei baciato quel giorno nello spogliatoio >> scuoté la testa lei con disappunto.
<< Avevi intenzione di baciarmi? >> Niall fu sorpreso.
Ma lei fece spallucce, e lui sapeva che stava a significare che non lo avrebbe mai ammesso.
Niall rise, le dita formicolanti dal desiderio di tirarla ancora più a sé, nonostante si trovassero praticamente spalmati l’uno sull’altra.
<< Niall >>
<< Sì? >>
<< Questa…ehm…relazione…potrebbe essere pericolosa per te >>.
Lui la guardò divertito. << Ah sì? >>
Lei annuì, umettandosi le labbra con la lingua. << Devi guardarti le spalle >>.
<< Sono pronto a dirlo a tuo padre, a tua madre, a Joe, ai tuoi zii e soprattutto ad Abble >> dichiarò Niall.
<< Bé questo ti fa onore, ma non è di loro che ti devi preoccupare >> lo redarguì con un sorrisetto malizioso.
<< No? Allora… >>
In un battito di ciglia lei scattò, cogliendolo totalmente alla sprovvista, in modo da farlo ruotare nella stessa identica maniera in cui aveva fatto lui poco prima. In tutto questo lo aveva afferrato saldamente sui fianchi, stando attenta ad impedirgli di cadere o di poggiare il peso sulla gamba col tutore.
<< È di me che devi preoccuparti, Niall Horan. Perché di quello che fai, ne rispondi direttamente a me. >> La voce di lei assunse una cadenza deliziosamente sensuale e minacciosa.
<< Sissignora >> fu la risposta di lui, guardandola affascinato.
Detto ciò, Allie gli sfiorò le labbra con le sue in un bacio decisamente migliore rispetto a quello che Niall aveva immaginato nei suoi vani sogni custoditi nelle pagine del suo diario. Si fermò solo per sussurrarle una domanda: << Perché se hai detto di volermi, prima ti sei arrabbiata tanto? >> 
Allison sorrise sulla sue labbra: << Perché volevo essere io la prima a dirtelo >>. 
Era la donna per lui.

 

 

 

 

<< Niall devi stare calmo. >> mormorò Joe, nonostante avesse vertiginosamente aumentato la velocità. << Lei sta bene >> provò a rassicurarlo, ma la sua voce era tesa.
Lui si passò una mano sul volto, poi tra i capelli quasi tirandoli. Provava rabbia verso se stesso e per quella stramaledetta gamba inutile. Aveva dovuto chiamare Joe per farsi venire a prendere al college, dopo che lo aveva informato di cos’era successo. In verità non riusciva a capirlo bene neanche lui, sapeva solo che Allison si trovava in ospedale e non conosceva la vera ragione. Lei lo aveva chiamato, celando malamente la voce scossa con un tono fintamente leggero, dicendogli che mentre stava venendo da lui si era imbattuta in un contrattempo. Ringraziava Dio che fosse stata lei a chiamarlo e non qualcun altro.
Non rispose a Joe, rimanendo nel suo cupo mutismo nel seguente quarto d’ora che c’impiegarono per raggiungere la stanza dov’era stata messa Allison.
Era seduta su un lettino, alzando il volto verso l’infermiera quando le ordinava di farlo. Niall s’irrigidì, il corpo un ammasso di ghiaccio, alla vista di lei con un brutto taglio sul labbro inferiore e una macchia che di lì a poco sarebbe diventata viola sullo zigomo destro.
La voce di Joe grondava violenza. << Chi cazzo ti ha fatto questo? >>
Allie assunse un cipiglio contrito. << Questo? >> s’indicò il grosso livido. << Non è niente. Devi vedere invece come sono conciati quegli altri due >> si pavoneggiò, ma quando il fratello la incenerì con lo sguardo tornò seria.
Niall si precipitò da lei, ignorando le proteste dell’infermiera. << Sono ancora vivi? >>
<< Bé sì… >>
La mascella di Niall guizzò. << Non per molto >> le sfiorò la guancia sana con il dorso delle dita.
<< Ho rovinato il nostro primo anniversario mensile >> commentò lei con rammarico.
Niall le posò un bacio sulla fronte. << Non hai rovinato nulla. Stai bene e sei uno schianto >> le sussurrò dolcemente, ammirandola nel suo vestito nero aderente. Avevano organizzato una cenetta in un ristorante messicano nel centro città per festeggiare il loro primo mese insieme.
<< Tu sei davvero un bocconcino >> convenne invece lei assumendo scherzosamente l’accento di sua nonna quando gli si rivolgeva con quel nomignolo.
Niall tentò di sorridere, ma i suoi lineamenti erano tesi d’angoscia nell’osservare il viso delicato della sua Allie ridotto in quel modo. << Cos’è successo? >>
Le spalle di Allison s’irrigidirono, guardando verso Joe. Rimase in silenzio per una buona manciata di minuti. << Joe non sono finita di nuovo in una rissa. Non ho cominciato io. Credimi >> soffiò fuori.

Di nuovo?  
La voce di Joe si ammorbidì. << Allora come hai fatto a finire in una rissa Al? >>
Niall le prese una mano, stringendola e accarezzandole le nocche. Solo quando si accorse di quanto fossero screpolate, trattenne il fiato.
<< Ero quasi arrivata al dormitorio da Niall, poi ho sentito delle grida. All’inizio pensavo fossero urla di divertimento, così ho continuato a guidare, ma poi…ho sentito un brutto schiocco e un urlo agghiacciante. E ho capito >> I suoi occhi blu divennero terribilmente vacui. Chinò il capo, stringendo la mano di Niall. << C’erano due ragazzi in un vicolo che stavano pestando a sangue un altro ragazzo più piccolo. Uno di loro aveva una specie di spranga di legno e…Io dovevo intervenire, Joe. Non potevo lasciarlo lì >> ringhiò caustica.
Joe venne da lei e l’abbracciò. << Va tutto bene, Al. >>
Le si spezzò la voce: << Ho chiamato l’ambulanza e la polizia, dopo che uno dei due è corso via. Il ragazzo è…ridotto male. Ma hanno detto che se la caverà. L’altro aggressore è qui...Io… >>.
Ma Joe la interruppe: << Mi dispiace tanto che tu abbia dovuto affrontare di nuovo tutto questo >> convenne prendendole il viso tra le mani. << Ma sarebbe potuta andare molto peggio, quindi devi essere orgogliosa di te stessa. Hai difeso un innocente >>
Lei si produsse in un piccolo sorriso. << Già. Per favore non dire nulla a mamma e a papà. Lo direbbero agli zii, e alla nonna e ci ritroveremmo invasi in meno di dieci minuti. >>
Joe sorrise. << D’accordo. Sarai tu a dirglielo >>
Lei annuì. Niall s’intromise dicendo: << Devi tornare a casa a riposarti >>.
Allie scuotè la testa. << Sto bene. Ho qui la mia macchina e posso guidare. Non voglio tornare a casa e dire addio alla nostra serata >>. Vi fu una tacita richiesta nel suo sguardo che fece stringere il cuore di Niall.
Sospirando, acconsentì. << Però rimani con me >>.
Allie sgranò gli occhi, nello stesso istante in cui Joe eruppe: << Cosa? >>
Niall lo guardò dritto negli occhi. << Ho detto che Allison rimarrà con me. Il mio coinquilino è fuori per il weekend quindi ci sono due letti. Non ti chiederò il permesso, Joe >>.
Pregò che non replicasse, poiché non sarebbe stato in grado di dargli una spiegazione ragionevole. Riusciva solo a percepire quell’intenso senso di protezione invadere ogni fibra del suo corpo, e il fortissimo desiderio di farla stare bene.
La solennità di Joe parve glaciale, ma col cazzo che Niall si sarebbe lasciato impietosire.
Ad un tratto il biondo sbuffò, alzando le mani. << Va bene. >> Stampò un bacio sulla guancia della sorella, dicendole che l’avrebbe aspettata il giorno dopo per parlare. Non aggiunse altre questioni in merito, dopodiché andò via lasciandoli soli seguito dall’infermiera che in tutto quel tempo aveva origliato abilmente l’intera conversazione e preso in simpatia Niall a giudicare dall’occhiata affascinata che gli rivolse.
<< È mio >> reagì Allison con un’occhiata penetrante.
Infastidita la donna si congedò.
Dopo che ebbe preso le sue cose, e informatasi sulle condizioni del ragazzo che a quanto pareva nel giro di qualche giorno sarebbe potuto uscire, e lasciato il suo numero alla polizia nel caso ci fosse stato bisogno, si avviarono verso il pick up. Allie accese la radio alzando il volume, segno che non avrebbe parlato durante il tragitto. A Niall andò bene così, dal momento che ancora gli tremavano le mani dalla rabbia e aveva bisogno di sbollire per conto suo.
Arrivati in camera sua, lei gli domandò dove fosse il bagno e lui prontamente glielo indicò, offrendole un paio di asciugamani puliti.
<< Ti dispiace se faccio una doccia? >>
<< Nessun problema >> rispose lui, stringendo i denti all’immagine che gli si presentò oscenamente nella mente.
Pochi minuti dopo Allie tornò con un accappatoio indosso e i capelli umidi pettinati all’indietro. << Che stai facendo? >>
Niall aveva occupato il tempo scribacchiando qualche parola. << Mi tengo occupato. >>
Lei incrociò le braccia al petto. << Sono quasi gelosa del fatto che presti più attenzione al tuo diario che a me in questo momento. Cosa deve fare una donna per guadagnarsi il tuo interesse Niall Horan? >> lo canzonò.
Lui rise, strizzandole l’occhio. << Una donna qualsiasi? Perché una donna qualunque non catturerebbe la mia attenzione. >>
<< Ah no? >> volle sapere lei, avvicinandosi lentamente.
<< No. Tu non lo sei Allison. >>
Lei si piegò per baciarlo. << Aah…siamo sicuri che sei proprio mio? >> gli trattenne il labbro tra i denti.
Niall rise attirandola a sé per baciarla più profondamente. << Non ci sono dubbi. >>
Tuttavia lei si ritrasse per abbracciarlo. Lo strinse forte affondandogli il viso nel collo. Niall sbatté le palpebre avvolgendole il corpo con le proprie braccia. << Angelo? Cosa c’è? >> le chiese gentilmente utilizzando il vezzeggiativo che spesso le rivolgeva solo per gustarsi il suo rossore sulle guance.
<< Non chiamarmi così >> mugolò sulla sua pelle. << Sono tutto fuorché un angelo. >>
<< Per me lo sei. >>
<< Se solo sapessi non diresti così >> ribatté atona.
Niall cercò il suo volto, ma lei oppose resistenza. << Parlamene >>.
<< Se te lo dico, dovrei andarmene >>
<< Io non te lo lascerei fare >>.
Aveva intuito dai discorsi tra Allison e Joe che c’era una questione ben più profonda dietro all’aggressione di quella sera, ma non aveva insinuato nulla perché non voleva che lei si sentisse in dovere di farlo. Vi erano state alcune occasioni in quei mesi insieme in cui aveva scorto una sorta di linguaggio segreto tra lei e la sua famiglia, a cui Niall non aveva preso parte né dato un peso particolare, non chiedendo risposte per non essere inopportuno.
Solo ora cominciava a comprendere l’esitazione di Allison e la rabbia repressa nel rispondere a Joe.
Il suo sguardo scavò in quello di lei in una silenziosa promessa. Lei stirò le labbra, passandosi le dita nei capelli. Si voltò, dandogli le spalle e prendendo un profondo respiro. << Ricordi quella volta in moto? >> non aspettò una risposta << Mi hai detto che spesso le persone si fermano alle apparenze e giudicano prima di andare un po’ più in profondità perché non vogliono capire…ho lottato con quelle persone fin da quando ero una ragazzina. >> Alzò una mano, scostandosi il telo per scoprire la pelle nuda fino alla scapola. Poco più sotto una cicatrice rosea segnava la pelle liscia. << Sono state molte le volte in cui hanno vinto loro >> disse aspramente.
Il cuore di Niall andò in frantumi, una morsa oscura gli contorse lo stomaco fin nelle viscere annebbiandogli la vista. Deglutì a vuoto, incapace di voler dar voce alla verità orribile che gli era balenata in mente. << Allie >> soffiò fuori.
<< No >> lo frenò alzando una mano. Si girò per guardarlo negli occhi, cogliendo un lampo di profonda tristezza. << Non avevo il tempo di chiedere il perché lo facessero che mi ritrovavo già a terra inerme. Non l’ho detto a nessuno per anni…per paura. Sapevo che dovevo parlarne ai miei genitori, ma non trovavo il coraggio. Ero disgustata di me stessa, così mi sono iscritta ad un corso di autodifesa. E l’ho usato a mio scopo personale. Ho trovato quello stronzo e l’ho picchiato. Io…Stavo per perdere il controllo, ma la mia migliore amica Jade è intervenuta in tempo con il suo amico Harry e hanno chiamato i miei genitori. Mi ha salvata dal rovinarmi. >> gli diede nuovamente le spalle, come incapace a sostenere quei ricordi di fronte a lui. << Ho saltato un anno di liceo per studiare a casa perché avevo bisogno di staccare la spina da tutta quella merda. Ho cominciato a lavorare con i miei zii, e quando ho iniziato il college desideravo assumere un’identità che mi avrebbe permesso di proteggermi. >> sorrise amaramente. << Sai quest’aria dark non conquista come pensi tu. I ragazzi mi hanno sempre temuto o considerata l’intoccabile sorellina di Joe Hart. E a me andava benissimo così. Finché…lo sai >> mormorò. << Niall mi rendo conto che questo potrebbe essere difficile da digerire. Quindi se vuoi che io… >>
Un soffice bacio si posò sulla sua cicatrice. << Ti amo >>.
Allison s’irrigidì. La sentì smettere di respirare. Niall scese dal letto, per inginocchiarsi di fronte a lei. Le prese il viso tra le mani con assoluta dolcezza, lasciando lievi carezze sulla guancia tumefatta. << Tu sei una donna incredibile, Allison Hart. >> Niall si maledì per il tremore della sua voce, ma continuò ugualmente << Il tuo passato, le cicatrici che porti ne sono la prova e non fanno assolutamente di te una persona da cui provare timore. Hai salvato la vita di quel ragazzo stasera e non hai permesso a te stessa che quello che ti è successo ti mettesse spalle al muro. Hai affrontato la situazione conoscendo i rischi e lo hai fatto perché sei una persona con degli ideali forti e onesti. >>
<< Non sei disgustato? Ho altre cicatrici e… >>
<< Amo ogni tua singola cicatrice. Amo te in tutto e per tutto >>
Si sporse in avanti poggiando le labbra su quelle di Allison. Lei restò immobile per un secondo, poi dalla sua gola proruppe un singhiozzo che Niall accolse nella sua bocca. Le massaggiò le spalle cercando di farla rilassare, dimostrandole la veridicità nelle sue parole.

Voleva che quel bacio arrivasse fin dentro di lei.
<< Io non sto baciando il tuo corpo. Sto baciando la tua anima perché è questo che meriti. Tu meriti qualcuno che ti desideri in qualunque modo tu voglia essere. Che veda quello che c’è in te e lo ami in modo incondizionato >> chiarì, per poi leccarle il labbro inferiore. << Ti prego lascia che sia io questo qualcuno >>.
Lei tremò ulteriormente tra le sue braccia, mormorando qualcosa, un nome. << Do-un >>
<< Cosa c’è, angelo? >>
<< Dawn. Il mio secondo nome…non mi è mai piaciuto. Per via della pronuncia sai, loro facevano apposta a sbagliarla >>.
Niall le rivolse il più radioso dei sorrisi. Come poteva non piacerle se quel nome significava alba? Era proprio adatto a lei. La sua Dawn, il principio delle sue giornate.
<< Ho da dirti due cose. La prima è che in realtà io mi chiamo Niall Timothy James Horan. Non ridere. Ehi signorina stai ridendo >> la provocò mordendole il naso.
<< Timothy è dolcissimo. >> ridacchiò lei strofinando la punta del naso sul suo petto.
Non poté fare a meno di arrossire. << La seconda cosa è che quando mi sono svegliato oggi ho pensato… >>
<< Cosa? >>
<< Ho pensato di fare l’amore con te >>.
Allie dischiuse le labbra, risucchiando il labbro inferiore tra i denti. << Questa è uno dei pensieri più belli che abbia mai sentito in vita mia >> commentò col fiato corto.
Niall rise. << Sono contento che ti piaccia >>.
<< Eccome, Niall Timothy James >> annuì con foga.
<< C’è solamente una cosa che devo dirti… >>
<< Sì? Quale? >>
Questa volta il colore della sua faccia assunse la tonalità della lava di un vulcano. << Tu sei la prima >>.
Lei restò a bocca completamente spalancata. << Io sono la prima? In assoluto? >>
Voleva scavarsi la fossa. O meglio chiedere alla regina Elisabetta di fargli preparare un razzo per spedirlo su Marte. Forse gli alieni avrebbero avuto abbastanza pietà di lui da non ridere fino alle lacrime e lasciarlo in pace.
Nonostante i piani sfigati che avevano preso folla nella sua testa, fu il bacio impetuoso e disarmante di Allison a riportarlo con i piedi sulla Terra.
Lo lasciò senza ossigeno nei polmoni, fomentando quel desiderio che ormai non controllava più.
<< Sarò anche l’ultima >> fu l’affermazione roca di Allison, cominciando ad armeggiare con la sua maglia. << Stanotte e nei giorni a venire >>
Quella frase gli infiammò letteralmente il sangue, afferrandola e distendendola cominciò a baciarle il collo. L’effetto della sua pelle calda e liscia sulle mani, i gemiti, il modo sensuale in cui arcuò la schiena per chiedergli di toccarla, fu devastante per il suo autocontrollo.
<< Tu mi farai morire >> ringhiò, slacciandole la cintura dell’accappatoio.
Lei gli avvinghiò la vita con le lunghe gambe, sorridendo maliziosa. << Mmh-mmh >> gli sbottonò i jeans calandoglieli sui fianchi, insieme ai boxer.
La prese tra le braccia completamente nuda, desideroso di sentirla pelle a pelle l’alzò attirandola in un bacio famelico.
<< Lo senti? >> sussurrò tra un bacio e l’altro lei.
<< Mmh… >> mugugnò lui baciandole una spalla, e proseguendo con la lingua fino ad uno dei seni. Notò delle piccole cicatrici sull’addome e prese ad accarezzarle teneramente con le dita.
<< Niall mi fai il solletico >> rise Allison. << Comunque lo senti? >>
<< Cosa? >>
<< Il tuo compagno di stanza che bussa dalla stanza di fronte. Quello che mi dici fa sesso in continuazione e non ti lascia studiare. Evidentemente qualcuna lo ha lasciato in bianco stasera >>.
Niall alzò gli occhi al cielo. << Ignoriamolo >>
Una luce lasciva e subdola accese gli occhi di Allie. << Forse dovremmo fare più forte… >>
In risposta qualcosa di molto intimo in Niall prese il volo. << Buona idea >> grugnì. << Devi venire qui più spesso >>.
Lei proruppe in una risatina, passandogli una mano tra i capelli biondi e posandola sulla nuca. << È un altro pensiero brillante. Ne ho uno anche io >>.
Niall le strinse le cosce. << Sentiamo, angelo >>
<< Ti amo >>
Non seppe dire cosa provò. Forse non ci sarebbero mai state giuste parole per descrivere l’enorme emozione che gli invase il petto di un incredibile calore. Sapeva solo che sarebbe stato uno dei momenti più belli della sua vita. Ed era merito di lei.
<< Anch’io ti amo, Dawn >>

 

<< Figliolo credo che tu debba riprendere a respirare ogni tanto, altrimenti non arriverai al . >> lo rimproverò la donna i cui anni non avevano scalfito l’eterea bellezza così rassomigliante a quella di Allison, ridendo bonariamente.
<< Sua nipote sarebbe abbastanza contrariata, Kate >> bofonchiò Niall, stringendo forte i denti.
Inspirò ed espirò più lentamente, alzando lo sguardo in alto per concentrarsi su qualunque altra cosa che non fosse l’ago che puntava sulla sua pelle.
<< È molto coraggioso quello che hai deciso di fare. >>
<< Già, bé non è che sia tutta questa gran cosa, ma ci tenevo a farlo per Allison. Non mi avrebbe mai chiesto niente che mi potesse far sentire obbligato, ma voglio davvero dimostrare che non ho problemi a celebrare il matrimonio secondo le vostre tradizioni >>.
Gli occhi azzurri di Kate si strinsero da dietro le lenti degli occhiali evidenziando le piccole rughe d’espressione. << Vorrei che tu avessi conosciuto il mio adorato marito. Il giorno prima di sposarci, mi aveva confessato >> s’interruppe per ridere a quel ricordo felice, << di aver passato ore in biblioteca a studiare ogni singolo dettaglio potesse riguardare l’handfasting. Era così nervoso all’idea di sbagliare qualcosa durante il rituale che riuscii ad amarlo ancora più di prima >>.
<< E andò bene? >>
<< Tutto a meraviglia, ma solo dopo che ebbe inciampato nel mio vestito da sposa, finendo per farci cadere entrambi a terra. Davanti all’officiante. >> Kate si fermò, aggrottando la fronte. << Tesoro… hai di nuovo smesso di respirare >>.
<< D-davvero? >>
Lei le riservò un buffetto sulla spalla. << Ricordami di darti un bicchiere di whisky dopo. Dovrebbe aiutarti a recuperare un po’ di colore >>.
Niall sospirò. << Grazie Kate >>.
Si concentrò sulla voce della donna, che ricominciò a raccontargli dei momenti felici del suo matrimonio, riuscendo poco a poco a rasserenarlo e perfino a fargli dimenticare il perenne dolore al petto.
A lavoro terminato, dopo che Kate gli ebbe spiegato quali pomate e attenzioni avrebbe dovuto adottare per non provocare un'infezione, la ringraziò con un caloroso abbraccio e baciandola su entrambe le guance.
<< Ci vediamo domani, bocconcino >> gli strizzò l’occhio.
Niall ricambiò, salutandola con una mano e imboccando la strada per il vialetto. Pensò di andare a salutare Bob, Rob e Tom ma constatò la loro assenza dalle Harley di solito parcheggiate di fronte l’uscio di casa.
Mise in moto il suo Range Rover rosso, dirigendosi verso la persona di cui più aveva bisogno in quel momento. Da quando il medico gli aveva dato la surreale notizia di poter ricominciare a giocare a calcio, il bisogno di stare con la sua donna si era acuito maggiormente. Alcune volte quando doveva stare via da casa per diversi giorni, interrompeva gli allenamenti con una scusa qualunque correndo nello spogliatoio per telefonarle così da poter sentire la sua voce.
Fin da ragazzino il suo sogno era stato quello di diventare un grande giocare di calcio, ma con Allison la sua vita aveva subito una svolta per cui Niall non provava rimpianti. Se anche solo avesse intuito un qualsiasi segno d’esitazione iniziale in lei, quando le aveva detto che c’era la possibilità che lo chiamassero a giocare fuori Londra, avrebbe mandato tutto a puttane e ricominciato a gestire il negozio di musica. Non c’era niente che contasse di più per lui della donna che amava.
Suonando al campanello di villa Ward, un’indaffarata signora G venne ad aprirgli la porta. << Ragazzo cosa ti salta in quella testolina? Vuoi per caso far bruciare il mio pasticcio di patate? Entra subito prima che decida di non farti mangiare oggi >> borbottò l’anziana donna incitandolo con una mano.
Niall la salutò con un veloce bacio sulla guancia. << Nossignora. Mi levo subito dai piedi. Allison? >>.
<< La trovi nel suo studio nel pieno di una consulenza femminile con il resto del Quartetto. Campo minato >> lo avvisò.
<< Afferrato grazie >> le ammiccò congedandosi.
Uscì dal retro nel giardino, proseguendo verso l’ala lavorativa di Allison. Nello stesso istante la vide uscire insieme a Jade, Nat e Juliet. La vide sorridere, e cominciare a corrergli incontro a piedi scalzi sull’erba tagliata. Niall l’afferrò prontamente, quando con un salto gli avvolse il collo con le braccia e i fianchi con le gambe.
Poteva anche indossare un tailleur e una rigorosa camicetta bianca, ma restava l’indomita Allie che aveva conosciuto anni prima. Le affondò il viso nel collo ispirando a pieni polmoni il dolce aroma di vaniglia della sua pelle. La nera coda di cavallo gli solleticò il collo, mentre lei si scostava di poco per stampargli un bacio sulle labbra. Lui le strinse le gambe, sfiorandole i glutei con i pollici e sorridendo. << Sembri felice di vedermi >>.
<< Soltanto un pochino >> minimizzò lei, con finta nonchalance.
<< Vedo il naso di Pinocchio, Dawn >> la provocò in un intimo sussurro.
Lei alzò un sopracciglio. << Che ci fai qui? >> ribatté, divertita.
<< Devo farti vedere una cosa >>.
<< Lo sposo è in anticipo >> annunciò Natasha.
<< Un applauso agli sposi! >> le diede corda Juliet, coprendosi la bocca a mo’ di megafono.
<< Signore, vi prego, non rovinate questo momento d’intimità preconiugale >> le rimproverò Jade, tradendo un lampo di divertimento negli occhi grigi. Lo salutò con una strizzata d’occhio, poi disse: << Vi lasciamo alle vostre cosacce, vero ragazze? >>
Nat mise il broncio. << Volevo far loro una foto. C’è una perfetta luce naturale oggi…ehi! >> borbottò quando Jade la spinse verso casa.
Juliet alzò le mani. << La donna incinta se ne va >>.
<< Come sta la bambina? >> chiese Niall.
<< Come una pasqua a giudicare dai calcioni che tira >> sospirò lei poggiando le mani sul grosso pancione.
<< Perché non vede l’ora di passare il tempo con la sua zia strafiga >> convenne Allie sbattendo le ciglia.
<< Mi hai tolto le parole di bocca >> roteò gli occhi al cielo Juliet con un ghigno, salutandoli.
Allison scese con i piedi a terra, guardandolo interrogativamente.
Niall fece un sorrisetto, prendendole la mano sinistra e portandosela alle labbra. << Sai quanto sono felice che tu abbia accettato di diventare mia moglie? >> cominciò a dire provocandole un sorriso immediato. << E che ti sposerei in qualsiasi maniera. >>
<< Ti riferisci a… >>
<< Fammi finire. >> la interruppe con un bacio. << Sono stato da tua nonna oggi per fare una cosa. >> Detto ciò si tolse la maglietta scoprendo il tatuaggio sul petto, all’altezza del cuore.
Allie restò stupefatta. << Tu? Proprio tu ti sei fatto un tatuaggio?! >> proruppe sconcertata, sapendo bene quanta paura aveva sempre avuto Niall degli aghi e di come una volta per scherzo gli aveva proposto di farsene uno con lei, ma era diventato così bianco in volto che aveva temuto potesse svenirgli davanti agli occhi.
<< Sì non te l’ho detto perché volevo fosse una sorpresa >> le prese un dito puntandolo sul disegno, attento a fare in modo che non toccasse la pelle che ancora bruciava. << Si chiama Nodo dell’Amante. Rappresenta l’eternità, la fedeltà e l’unità. >> cominciò a spiegare, indicandole i quattro trifogli rappresentanti le quattro stagioni dell’anno all’interno del cerchio che stava ad indicare il Sole. Il trifoglio in sé rappresentava le tre forze della natura: terra, aria e acqua. Mentre Allison lo osservava rapita, Niall terminò: << Questo simbolo fu usato più tardi per riunire le credenze cristiane e pagane. Voglio che tu sappia che non importa con che rito noi ci sposeremo, se con un matrimonio celtico o cristiano, purché io diventi tuo marito. Io ti amo e rispetto la tua religione. Non sentirti in colpa per questo >>.
Allison rimase in silenzio, continuando a fissare il tatuaggio. << Non so cosa dire >> sussurrò fiocamente. Avvertì una nota di pianto nella sua voce. << Abbiamo avuto la stessa idea… >> ridacchiò con gli occhi lucidi, due profondi abissi di colore blu. Gli diede le spalle, sfilando la camicetta dai pantaloni e svelando un tatuaggio identico a quello di Niall nella zona lombare.
<< Dio…quanto ti amo >> esclamò lui, prendendola tra le braccia.
Le scostò le lacrime dagli occhi con la punta delle dita, lasciandole un dolce bacio su ogni palpebra. << Sono così fortunato. Non possiamo anticipare la cerimonia tipo…adesso? >>.
<< Potremmo sempre occupare il tempo… >> optò Allie lasciva, piegando la testa da un lato. << Sono in pausa adesso. >>
<< Fottutamente fortunato >>.

 

 

 

 

 

Le tribù celtiche erano intimamente legate allo spirito del luogo: secondo la loro cultura ogni luogo particolare, sia un lago, fiume, valle o montagna erano abitate da spiriti, spesso considerati spiriti ancestrali dei loro Antenati. La tradizione vuole che gli sposi posino le mani su una pietra sulla quale vengono incise le iniziali della coppia, al momento dei voti nuziali. La promessa diventa così un giuramento solenne, consacrato dalla terra e benedetto dalle energie spirituali presenti nel luogo sacro; ad esse si aggiungono l’energia positiva delle persone presenti e l’amore che scaturisce dagli sposi con la prospettiva di un futuro condiviso.
La loro credenza riguardo al matrimonio era che due anime unendo i loro punti di forza nell’Handfasting sarebbero diventate due volte più grandi nel superare le difficoltà.
In piedi davanti l’officiante, Niall restò ammaliato dal bianco, avorio, verde, rosso, giallo, arancio, marrone che tingevano i suoi occhi di meraviglia. I tavoli erano stati lasciati con il legno scoperto, adornati da ricami bianchi con al centro composizioni floreali di fiori freschi. Ciotole di vetro con acqua, candele galleggianti tra foglie di trifoglio e coriandolo, altre appese abilmente in gabbiette di vetro ai rami degli alberi da cui scendevano fili di luci color avorio aggiungevano dei giochi di luci a quella fresca serata estiva.
I suoi genitori, venuti direttamente dal Mullingar in Irlanda, non riuscivano a staccare gli occhi dall’ambiente tradizionalmente celtico che Promesse aveva saputo ricreare nel laghetto della Tenuta. Più di una volta Niall aveva assistito a quel tipo di cerimonia, quando era bambino e viveva in Irlanda, ma non poteva di certo paragonarli all’impressionante bellezza di questo posto. C’era sempre stato un che di speciale e unico nei matrimoni che organizzavano il Quartetto, particolarmente quando si trattava del matrimonio di una di loro.
Lanciò un’occhiata divertita a sua madre Maura che tentava in tutti i modi di non piangere. Erano venuti anche suo fratello Greg, sua moglie e il piccolo Theo, suo nipote.
Alla sua destra la sua famiglia inglese: Elise, William, Kate, Joe, la loro cagnolina Kida, un labrador color cioccolato dagli occhi verdi che Niall aveva adottato quando era andato a vivere nella sua villa con Allison. Rincorreva giocosamente gli Husky di Juliet e Louis, Carota e Maya.
Gli batteva il cuore all’impazzata. Perché ci metteva tanto tempo? Mai era stato così impaziente in vita sua. Harry, Liam e Zayn lo avevano tentato con del liquore a colazione, ma non c’era stato verso. Niente gli avrebbe ottenebrato i sensi se non la vista della sua sposa.
Prese in considerazione l’idea di scrivere, ma ci rinunciò visto come gli tremavano le mani. Considerò l’idea di contare le foglie degli alberi, quando il rombo di un motore, che da anni conosceva molto bene proruppe scatenando la sorpresa dei presenti.
Scuoté la testa divertito, quando dal sidecar dell’Harley di Rob uscì il piccolo Harley insieme a Abble, entrambi con un simpatico cravattino nero al collo e una piccola gialla nera stile smoking.
<< Siamo arrivati, Nial! >> urlò Bob scendendo dalla moto e alzando le braccia a mo’ di festeggiamento. << Diamo inizio ai giochi >>.
Bob, Rob e Tom avevano dato il meglio di loro stessi quel giorno a giudicare dai capelli pettinati e dalla barba curata. Rob gli strizzò l’occhio nel suo smoking: << Non potevamo venire qui senza aver noleggiato in un vero negozio questi abiti da uomini sciccosi. >>
Dalla panchina, la risata strozzata di William lo fece corrucciare. Rob ammiccò verso Elise: << Mia cara spero mi concederai un ballo >>.
Lei rise, mandando un bacio volante a suo cognato. << È una promessa >>.
Will alzò gli occhi al cielo.
Bob arrivò fino a Niall, abbracciandolo fino a sollevarlo da terra. << Siamo felici per te, ragazzo. >> Si chinò leggermente. << Ehi ma chi è quella bomba di femmina seduta vicino alle damigelle? >>
Niall per poco non si strozzò con la saliva. << La signora G?! Voglio dire Grace >>
<< Madre Natura fa miracoli, bello mio. Le proporrò di fare un giro sulla mia moto. Comunque ti lascio, ci vediamo dopo >> commentò con una pacca sulla spalla.
Stava per dirgli che probabilmente la signora G gli avrebbe rifilato uno dei suoi cucchiai da cucina in un posto poco carino, ma non ebbe il tempo di farlo che il suo respirò frenò bruscamente.

Non devi piangere. Non. Devi. Piangere.
Kate gli aveva spiegato che nel suo giorno di nozze, la donna è considerata una vera e propria divinità, quando indossa il velo diventa una dea e assume il mistero e le competenze femminili.
La sua dea scendeva dalla moto - un piccolo strappo alla regola in stile Allison - con un lungo morbido abito dai colori della luce, senza spalline e con una scollatura a barchetta, le maniche lunghe e velate in un vedo- non vedo. Sapeva che dopo la cerimonia avrebbe cambiato l’abito, perché a quanto ne sapeva quello che aveva scelto lei non rispecchiava esattamente le volontà della tradizione. Anche Niall indossava un abito leggero e modesto, una camicia a buon taglio bianca e i pantaloni neri larghi. Poco prima Kate lo aveva aiutato a dare un pizzico d’eleganza con dei gemelli a forma di nodo celtico che erano appartenuti a suo padre.
William, Tom, Rob, Bob, Joe si alzarono nello stesso istante lanciandosi una serie d’occhiate di sfida, probabilmente per chi avrebbe dovuto accompagnare Allison lungo la navata.
Alla fine i cinque uomini furono stracciati dalla rapidità scimmiesca di Abble che prese per mano Allison e insieme seguirono il suono dell’arpa nella marcia nuziale. Niall si piegò, reggendosi su un ginocchio. << Grazie amico >>.
Con gli anni erano riusciti ad instaurare un buon rapporto di reciproco rispetto. Per dimostrargli la buona fede nei suoi confronti, Niall aveva anche fatto costruire una casetta sull’albero in giardino apposta per lui. In qualche modo era riuscito a guadagnarsi un sorriso di Abble piuttosto che il purè di banana che puntualmente finiva sul vetro della sua macchina. Era il suo modo di dirgli buongiorno.
La scimmia cappuccino gli si avvicinò, invitandolo a piegarsi ulteriore. Niall obbedì curioso, poi quando Abble gli incorniciò il viso con le piccole zampe e gli poggiò la bocca sulla sua in un bacio a stampo, le risate dei presenti e gli applausi ghermirono l’aria intorno a sé.
<< Ooh che cosa dolce >> mormorò commossa Allie. << Abble…ehm…Abble non tirare fuori la lingua. Okay così può bastare, tesoro, o farai venire un mancamento a Niall >>.
Quest’ultimo strizzò gli occhi, reprimendo l’impulso di sterilizzarsi la bocca. Abble si accomodò su una delle sedie, sorridendo entusiasta.
Allison tossì una risata, prendendogli entrambi le mani e inginocchiandosi davanti il sacerdote. << Stai bene? >> lo provocò.
<< Bacia meglio di te >> rispose a tono lui.
Lei restò allibita, rifilandogli una boccaccia divertita.
Il sacerdote cominciò a pronunciare il caim, una preghiera che si recitava quando veniva tracciato un cerchio sacro attorno agli sposi per creare un ulteriore gesto di protezione verso l’inizio di una nuova vita. Due candele esterne venivano poste rispettivamente dalla parte della famiglia dello sposo e dalla parte della sposa, al centro, la candela più grande, rappresentava la nuova famiglia della coppia. Le mani di Allison e Niall si posarono sul grosso ciottolo posto uno di fronte l’altro, simbolo di benedizione.
Seguirono brevi frasi pronunciate da entrambi secondo le indicazioni liturgiche. Poi fu il momento dell’Handfasting, il punto forte della cerimonia in cui le mani dei futuri neosposi venivano legate con del nastro come simbolo di unione.
Niall era totalmente assorto dall’accarezzare con lo sguardo la sua amata da sotto il velo, che al momento della pronuncia dei voti e dello scambio delle fedi nuziali, dimenticò il suo discorso.
Allie dovette accorgersene perché prese fiato per dargli tempo, recitando: << Questo è l’anello di Claddagh >> spiegò prendendo dalle mani del sacerdote la fede di Niall. Su di esso le due mani che stringono un cuore simboleggiano l’amicizia, la corona sopra il cuore la lealtà e fedeltà e il cuore l’amore. Gli prese la mano sinistra, infilandogli l’anello con il disegno rivolto verso sinistra come simbolo di chiusura quando si è impegnati. << Rappresenta la mia devozione nel matrimonio. L’impegno che d’ora in avanti metterò nel dimostrare il mio amore per te. Ogni giorno per il resto della mia vita. Ci tengo a precisare che dimostra a tutti gli effetti che sei mio per sempre. >>
Niall si strofinò gli occhi con la mano libera. Aveva la voce pericolosamente vicina al pianto. Portò l’anello alle labbra e lo baciò prima di metterlo al dito di Allison. << Con l’anello di Claddagh io ti prometto me stesso. Voglio prometterti di farti sorridere ogni giorno perché è quel sorriso che mi ha fatto perdutamente innamorare di te. Di baciarti con le labbra secche, le lacrime agli occhi, e di tenerti per mano quando le cose saranno difficili, quando sarai arrabbiata con me perché non sono perfetto, di prendermi cura delle cose che ami e di crearne di nuove insieme. Ci sono anche un sacco di altre cose che voglio fare ma forse è meglio non dirle davanti a tutti. >> Le ammiccò, provocando un sorriso luminoso sul suo incantevole viso. << Ti amo Allison Dawn Hart. Tu sei l’inizio d’ogni singolo giorno della mia vita. La donna che vorrei avere tra cinquanta anni per poterne baciare le rughe e dirle che io ci sono >>.
Non si accorse delle lacrime che solcavano le sue guance, fino a quando Allison non le asciugò con le dita e poi passò alle proprie, trattenendo un singhiozzo con la mano.
Il sacerdote porse loro il tradizionale Quaich, la Coppa dell’Amore incisa con disegni celtici il quale sarebbe stato tramandato di generazione in generazione per portare felicità e fortuna a tutti coloro che lo avrebbero usato per brindare al proprio matrimonio.
Il whisky - il liquido usato di solito per l'occasione - gli pizzicò la gola, dandogli una piacevole sensazione di calore. Poi finalmente il sacerdote annunciò il termine del rito, proclamandoli marito e moglie. Niall fece appena in tempo a girarsi da accorgersi che Allie, sua moglie, si fosse tolta il velo per saltargli addosso baciandolo con impeto. Lui sorrise tra le lacrime, donando la propria anima in quel loro primo bacio da sposati.
Più tardi, Allie ondeggiava a ritmo di musica nel suo nuovo vestito da sposa aderente con la gonna di seta bianca, il corpetto e le maniche lunghe ricamati da un ricamato gioco in pizzo, velato sul petto e tra i due seni, fatalmente pericoloso per i suoi neuroni.
I capelli erano lasciati sciolti in morbide onde, tenuti fermi dietro da un intreccio di fiori e pietre luccicanti. Niall si allungò per sfiorarli e prenderle la nuca per attirarla a sé in un bacio rubato.
<< Mmh la torta è davvero buona. E su di te è ancora meglio >> si umettò la bocca con la lingua. Indicò la torta a tre piani che poco prima avevano tagliato insieme, sulla cui sommità c’erano due statuine: la sposa che allungava le mani per tentare di prendere lo sposo caduto nell’impasto di zucchero. Non era stata casuale la scelta di Niall, dal momento che quella scena gli rammentava la prima volta che si erano incontrati, lui disteso a terra e lei piegata su di lui per aiutarlo ad alzarsi.
<< Ne abbiamo una tutta per noi grazie a Jade da portare a casa. Potrei decidere di spalmartela addosso per divorarti meglio. Molto lentamente per tutta la notte >> le sussurrò all’orecchio in tono suadente.
Allie trattenne il fiato. << Amo andare d’accordo con te >>.
Niall la strinse tra le braccia facendola volteggiare sulla pista da ballo. << Devo farle una proposta, signora Horan. >>
Gli occhi di lei brillarono d’amore e piacere al suono di quelle due parole. << Sono tutta orecchie >>.
<< Vuole accompagnarmi nel prossimo ballo? Mia madre vuole assolutamente vedere come hai imparato la nostra danza. >>
Lei ridendo rispose: << Rimarrà delusa considerando che tutte le volte ti ho quasi rotto un piede >>.
Niall le impresse un dolce bacio innamorato sulle labbra. << Ne vale la pena, angelo. Con te qualsiasi cosa varrà sempre la pena >>.

 

 

 

 

 

Caro diario di Niall Timothy James Horan,
Sono molto onorata di poter fare finalmente la tua conoscenza. Devi sapere che Niall ti ha ceduto a me la nostra prima notte di nozze. Mi sono sempre domandata cosa scrivesse tutto quel tempo in cui lo coglievo alla sprovvista e subito ti richiudeva imbarazzato. Dovevi vederlo, era praticamente sul punto di svenire al pensiero che ripercorressi tutta la nostra storia e la sua prima di incontrarci davanti ai suoi occhi. Ha assunto quel colore rosso fuoco che trovo tanto adorabile. Mi ha detto che d’ora in poi sarei stata io a tenerti e che avremmo riempito le tue pagine della nostra storia insieme, in modo da leggerlo un giorno ai nostri figli. Di certo non da piccoli e come favola della buonanotte. Ci sono un sacco di particolari della nostra intimità che traumatizzerebbe i nostri bambini a vita. Mio marito è un abile scrittore di porno a quanto sembra. Adesso sta facendo il bagno, mentre io sono comodamente appollaiata su una sdraio in questo piccolo angolo di paradiso terrestre di nome Bora Bora. Ho deciso che mi piace così tanto fare viaggi di nozze da farne uno anche il prossimo anno e l’anno seguente… Jade mi cuocerà nel pentolone della signora G.
Per la prima volta nella mia vita sono felice di me stessa, perché Niall non è a conoscenza di una cosa e voglio confidartela, mentre lui non c’è.
Quel giorno nello spogliatoio è stato lui a salvare me. È bastato vederlo per innamorarmi di lui, anche se non me ne sono resa conto subito, e non ci sono ragioni logiche per spiegare una cosa del genere. Capii che avrei fatto qualsiasi cosa perché lui facesse parte della mia vita.
In realtà quel giorno alla partita mentre lui era impegnato a scrivere, io non l’ho solo visto. L’ho disegnato. La mia mano ha guidato la matita in un gesto inconsapevole realizzando il suo viso. Di solito non realizzavo spesso volti umani né trovavo gusto a disegnare l’aspetto esteriore delle persone, per cui ero rimasta abbastanza sorpresa di quella decisione. Dovevo capire il perché, quindi non è stata una casualità finire nello spogliatoio, ed era una bugia il fatto che fossi lì per chiedere a Joe se gli servisse un passaggio a casa.
Volevo conoscere lui.
Gli sarò sempre grata per aver accettato quel passaggio nella mia auto quel giorno, di aver visto in me quella parte buona che avevo dimenticato ancora esistesse. È lui la persona incredibile tra noi.
Devo lasciarti, perché devo correre ad abbracciarlo. Amo sentire le sue braccia intorno a me, ma la cosa più bella di Niall è che quando mi abbraccia affonda il viso nel mio collo e mi respira. Dice che vuole assicurarsi che sono vera, che il suo angelo in carne ed ossa è veramente lì con lui.
Ed io in gran segreto faccio lo stesso, ringraziando gli spiriti di avermi guidato verso la scelta migliore della mia vita.

 
Fine

Note dell’autrice

 

È una sensazione strana tornare a pubblicare qualcosa su Efp dopo tanto tempo, ci sono state un sacco di cose che sono venute prima di questo ultimo mio lavoro e mi hanno preso così tanto tempo che credevo di non riuscire più a dare un punto definitivo a The dress of seduction e i suoi spin-off. Forse da una parte non volevo perché avrebbe significato dare una fine a tutti i miei protagonisti e le mie lettrici e mi sarebbe stato difficile cambiare la saga dei personaggi secondari da incompleta a completa. Ma c’è stata una persona che mi ha spinto a tornare a scrivere perché mi ripeteva che non potevo lasciare questa questione incompiuta e non dare un giusto Happy Ever After anche ad Allison e Niall. Ed è soprattutto per lei che ho lavorato ogni notte nel tempo libero a questa ultima OS. Oggi è anche il suo compleanno, e stanotte non si è vista arrivare il mio annuale messaggio chilometrico allo scoccare della mezzanotte perché ero così concentrata a riempire i fogli del Word che non riuscivo a ricordare come si facessero gli auguri XD
Sono sicura che mi avrai perdonata cocca, o per lo meno spero che l'attesa ti abbia ripagata sapendo quanto ci tenessi e ti abbia fatto un personale regalo di compleanno che non dimenticherai.
Non è stato un caso che abbia scelto prevalentemente di raccontarvi la storia dal punto di vista di Niall. Sono tutti scorci presi dal suo diario, di cui solo alla fine Allison ne avrebbe fatto parte.
Ho riportato alcune citazioni che mi hanno colpito di cui non so in maniera precisa chi ne sia l’autore, poiché le trovai di sfuggita su Instagram ma che ho reso mie, modificandole per non creare problemi.
Sono certa degli impegni che affollano puntualmente le vostre giornate dal momento che anche io sono una di quelle e che forse è passato troppo tempo perché voi possiate esserne interessate o addirittura ricordarvi di me, ma io non l’ho fatto con l’intenzione di spingervi a leggere né io ho scritto per vedermi riempire di recensioni.
Sono orgogliosa di averlo fatto, in modo che mi resti un felice ricordo di voi mie care lettrici e di questa storia.
Resterete sempre le mie più care alleate in questo percorso durato anni. Vi mando tutta la mia gratitudine, sarete sempre un ricordo prezioso della mia vita...

 

Con amore, la vostra Ella ♥

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