All or Nothing di larrytheway (/viewuser.php?uid=248709)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** She's cute...and sexy. ***
Capitolo 2: *** monofobia, fear of loneliness ***
Capitolo 3: *** fucking alone ***
Capitolo 4: *** Maybe she's a bitch ***
Capitolo 5: *** I'm a monster ***
Capitolo 6: *** It's not fair ***
Capitolo 7: *** No one can call me Nialler ***
Capitolo 8: *** Fuck you Tomlinson ***
Capitolo 9: *** Fear ***
Capitolo 10: *** So four bedrooms, just for tonight ***
Capitolo 1 *** She's cute...and sexy. ***
All or Nothing 1
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"Ragazzi ci vediamo domani
mattina, d'accordo?" dissi io, facendo l'ultimo tiro di
sigaretta, per poi gettarla nel tombino poco distante.
"Certo
Horan" disse il riccio, illuminato dal lampione accanto a
lui. "Alle otto davanti
ai cancelli della scuola" continò Liam,
salutandomi e allontanandosi.
Salutai anche io girandomi su me
stesso, per poi percorrere la buia strada per tornare a casa.
Misi le cuffie alle orecchie e presi
il mio telefono, impostando la 'riproduzione casuale' ad alto volume,
infilandomi poi le mani in tasca.
Erano i primi di novembre, faceva
abbastanza freddo e si sentiva; alzai per un nano secondo lo sguardo e
vidi, sull'angolo del marciapiede, una ragazza.
Vedere è una parola
grossa, alla una del mattino.
Stava lì, ferma, come se
stesse aspettando qualcuno; tolsi la cuffia destra, guardandola "Hai bisogno di una mano?"
domandai un po' preoccupato.
Indossava un pantaloncino, da quello
che riuscivo a capire e un maglione lungo che le copriva quasi tutti
gli shorts; aveva i capelli sciolti, scuri e singhiozzava.
Mi avvicinai di più e le
toccai con la mano la spalla, facendola sobbalzare "Scusami..." dissi
io, guardandole il viso, illuminato dal lampione: aveva gli occhi
azzurri, color oceano, il trucco le era colato a causa del pianto ed
era molto pallida.
All'inizio pensavo stesse male, quindi le chiesi cos'era successo, come
si chiamasse...insomma, quello che si chiede di solito.
Lei rispose spaventata tra i singhiozzi, asciugandosi di tanto in tanto
le lacrime.
"Sicura di stare bene? Se
vuoi ti porto a casa..." ripetei la domanda che le avevo
posto pochi minuti prima, ma annuì solo alla prima domanda.
Abbassai la testa e tirai fuori dalla tasca dei jeans il cellulare,
spegnendo la musica, ancora in riproduzione.
Guardò ogni singolo movimento che feci, come se cercasse
qualcosa, volesse quacosa.
Si fece più tardi del previsto e lei, guardando l'ora al suo
polso, si inventò una palese scusa e se ne andò;
io, invece, tornai a casa, cercando di non essere sorpreso dai miei,
che dormivano ancora.
Salito in camera mia, poggiai il telefono sul comodino, andai in bagno
a lavarmi un po' e poi mi spogliai, mettendomi sotto il piumone al
caldo.
Ripresi il cellulare e andai su Facebook: mi era arrivata una richiesta
d'amicizia.
Curioso guardai chi fosse, era lei.
Emily Smith.
Sorrisi nel vedere la sua foto e accettai la richiesta, poi spensi il
telefono e la luce, addormentandomi poco dopo
***
"Oh avanti Horan! Dai raccontami
com'è?" Harry continuava a ripetere la solita
frase da venti minuti, pregavo in tutte le lingue che finisse l'ora
mensa e iniziassero le lezioni, almeno non lo avrei avuto tra i piedi.
"Harold piantala,
lascialo stare..." disse Zayn, ridacchiando, per poi dare
un morso alla mela che aveva in mano.
Sorrisi, ripensando alla sua foto.
I ragazzi risero e insistettero ancora di più per conoscere
l'identità della ragazza.
'Ma almeno dimmi
com'è!" Replicò Harry, scocciato. "E' bella? Sexy? Come si chiama?"
continuò lui, ponendomi svariate domande da farmi scoppiare
il cervello.
Gli altri risero di più ed Harry li guardò
perplessi, non capendo il motivo delle loro risate.
Altre risate inondarono la mensa, ma non quelle dei ragazzi: tutti gli
altri stavano ridendo, avendo visto una ragazza cadere per terra.
Inarcai il sopracciglio e mi alzai dalla sedia di plastica su cui ero
seduto, facendomi spazio tra i ragazzi dell'istituto che la
circondavano.
"Dio che figura..."
sussurrò lei, raccogliendo i suoi libri.
Mi abbassai alla sua altezza, aiutandola: la ragazza alzò il
viso, guardandomi e capì all'istante che era lei.
Era Emily.
"Ehi ... come stai?"
Dissi io, riconoscendola; lei mi guardò solamente e sorrise,
portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro.
Sorrisi anche io, metre gli altri la prendevano in giro; le diedi una
mano ad alzarsi e la accompagnai al nostro tavolo metre il resto della
scuola stette in silenzio.
Il mio gruppo è considerato un "gruppo di bulli",
anche se non lo siamo affatto: gli unici che si possono definire bulli
sono Lou e Zayn.
Sono quelli che di solito alzano le mani e spacciano, ma niente di che.
Lei si sedette, impacciata e timida, sorridendo agli altri.
"Ciaaaaaaao!"
la voce stridula di Harry rimbombò in tutta la mensa e lei,
incredula, sussurrò un flebile 'ciao', quasi
incomprensibile.
Parlammo un po', del più e del meno, fino a quando la
campanella del fine mensa non suonò e lei corse in classe.
Io e gli altri ci prendemmo tutto il tempo, raccogliendo le nostre cose
e buttando via gli scarti, da persone civili.
"E' carina..."
Disse Zayn, interrompendo il silenzio che si era creato tra noi. "...E anche sexy."
continuò Liam, battendo un cinque poco sonoro con Zayn.
Sbuffai ridacchiando per poi salutarli e dirigermi in classe.
"LEI!" la
voce della Stevenson mi distrasse dai miei pensieri poco casti; mi
indicai da solo, provocando le risate della classe.
Annuì la racchia "Si
lei! Lei, signorino, non può presentarsi alle MIE lezioni in
ritardo...non è accettabile!"
continuò urlando come una cazzo di pazza isterica.
Mi stava dando sui nervi così annuì silenzioso e
andai al mio posto: lei, incredula, si alzò dal suo posto "HORAN!"
urlò nuovamente; mi alzai anche io, nel suo stesso modo, "STEVENSON!" le urlai
al suo stesso modo, facendole rizzare i capelli e scatenando una risata
generale.
"In presidenza Horan,
subito..." ribattè lei, a denti stretti,
seguita dalle risate dei miei compagni; presi il mio zaino, se si
poteva definire così e uscì dalla classe,
sbattendo la porta violentemente.
Uscito dall'aula mi incamminai di sopra, fino al terzo piano,
torturandomi il piercing al naso.
Sentì altri passi salire così mi girai e la vidi "Ciao..." disse
sorridendo. "Porteresti
questo al preside? E'...è importante"
continuò consegnandomi un foglio, per poi tornare nella sua
classe al pian terreno.
Sorrisi come un ebete 'no
no no Horan devi respirare e riprenderti...non sei il tipo che si
innamora, andiamo...nononono' scossi la testa, mentre mi
incamminai in presidenza.
***
Buona sera/pomeriggio lol a
tutti!! :)
Si sono di nuovo io, con una nuova storia, con una nuova VITA!
No, ok, la finisco...
Come vi è sembrato come primo capitolo? Vi piace?
Questo rapporto che ha Niall con i ragazzi è aksdjj, mi
è piaciuto un sacco descriverlo *^*
Spero che come capitolo vi sia piaciuto,
se lasciaste
una recensione, ve ne sarei davvero grata.
Se volete contattarmi, per qualsiasi cosa,
anche per consigliarmi una vostra storia,
passate qui ---> @larrytheway o qui, su efp :)
(continuo con
almeno 4/5 recensioni )
A presto!
xx Ale
|
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Capitolo 2 *** monofobia, fear of loneliness ***
All or Nothing 1
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Dopo aver salito
le scale, percorsi il corridoio alla mia destra e mi sedetti sulle
sedie azzurre di plastica davanti alla segreteria dell'istituto.
Rimasi lì cinque minuti, in silenzio, a pensare.
'non
è possibile, James che si innamora...ridicolo'
pensai, guardando le mie scarpe, sporcate dal fango.
Mi passai le mani tra i capelli, quando la segretaria
pronunciò il mio nome "Horan
in presidenza".
Mi alzai, raccogliendo il mio zaino e mettendolo in spalla per poi
avvicinarmi alla porta della stanza: girai la maniglia e
l'aprì, vedendo il preside impegnato al portatile sulla sua
scrivania.
Alzò lo sguardo, guardandomi con i suoi occhi scuri, neri
come la pece, facendomi segno di chiudere la porta e di sedermi "Allora...che hai combinato questa
volta Niall?" disse, una volta che mi fui accomodato
davanti a lui.
Alzai le spalle, come tutte le volte che, durante i quattro anni di
liceo, entrai da quella porta; lui scosse la testa "Come solito ti lascio andare...ma
questa volta, avrai una piccola punizione".
Sbuffai, alzando gli occhi al cielo e avvicinandomi alla scrivania,
ascoltandolo "Mi devi
tenere d'occhio Emily
Smith..." riprese lui, poggiandosi con le
braccia alla scrivania, guardandomi "Le
dovrai dare una mano a orientarsi nella scuola...e magari anche una
mano negli studi" continò, sorridendo.
Strabuzzai gli occhi al solo pensiero di passare del tempo con lei.
'Ora ci si diverteee...'
'Zitta! ... Coscienza di
merda...'
Sorrisi al preside, annuendo e alzandomi dalla sedia "Come lei desidera".
Ma io dico...cosa cazzo mi passa per il cervello? Come lei
desidera? Ma andiamo, sono proprio partito del tutto.
"Bene, inizia
oggi...è in 4CSU, appena finisce la lezione la vada a
prendere e andate in biblioteca, per studiare" Detto
questo mi fece cenno di andare e così feci.
Appena uscito dalla stanza, il suono stridulo e irritante della
campanella segnò la fine della quarta lezione
così scesi al primo piano, cercando la classe di Emily;
quando fui davanti alla classe mi ricordai di una cosa importante: il
foglio per il preside.
Ero tentato da tornare lì e darglielo, ma ero altrettanto
tentato da aprirlo e leggero.
Ovviamente feci la seconda azione: l'aprì delicatamente e
vidi che all'interno della busta gialla c'era una lettera, o almeno
sembrava, dei genitori di Emily, i quali scrivevano dei problemi della
figlia nelle precedenti scuole: bullismo, autolesionismo e monofobia,
la paura della solitudine.
Sentì qualcosa al petto quando lessi quelle tre parole sul
foglio bianco; rimisi le cose al loro posto, aspettando che uscisse
dalla classe "Ciao"
fu l'unica cosa che uscì dalla mia bocca quando la vidi.
Lei, girandosi verso di me, mi sorrise "C-che ci fai qua?"
Chiese imbarazzata, mentre i compagni della sua classe ci guardavano
stupiti, bisbigliando battutine irritanti; in quell'istante le presi la
mano e la allontanai dagli altri, dirigendomi con lei verso
la biblioteca.
Rimase stupita dal mio comportamento, infatti si allontanò,
un poco spaventata; io mi girai verso di lei, guardandola da testa a
piedi "Il preside vuole
che ti tenga d'occhio..." dissi, monocorde "non so il perchè e non
voglio saperlo, ma devo aiutarti a studiare" continuai,
con lo stesso tono di prima.
Emily si irrigidì, e strinse la mano destra in pugno, con
fare nervoso "Ok andiamo"
rispose lei, passandomi accanto e colpendomi con la spalla, per poi
scendere le scale e dirigersi in biblioteca.
Non so il perchè di quel mio comportamento, forse voglio
solo tenerla lontano da me...dopo tutto, sono un cattivo ragazzo.
***
" E questo qua è
così" dissi io, finendo
la spiegazione dell'argomento di scienze.
Lei sorrise entusiasta, chiudendo il libro e ripondendolo nello zaino
accanto a lei: era bellissima quando sorrideva, lei era sempre
bellissima;
la stavo fissando un po' troppo così accennò a
parlare, riportandomi sulla terra "Hai
impegni domani pomeriggio?" Chiese, mettendo a posto le
altre cose.
Scossi la testa, negando, anche se nel pomeriggio sarebbero venuti i
ragazzi per uscire, ma credo che una canna o due avrebbero potuto
aspettare "no non ho
impegni. Se vuoi puoi venire da me a studiare, poi vedi tu"
Dissi in sua risposta e lei accettò.
Uscimmo da scuola, dopo aver sistemato il tavolo su cui eravano in
bibblioteca, per poi percorrere la strada fino alla fermata
dell'autobus insieme: nessuno dei due accennava a parlarsi, il silenzio
che si era creato mi stava mettendo letteramente a disagio; camminammo
per quattro o cinque minuti, non importava quanto passassò
perchè ero vicino a lei e stranamente stavo bene "Allora ci vediamo domani..."
Dissi, arrivati alla fermata mentre lei prendeva posto sulla panchina.
"Certo Niall"
Mi sorrise e mi salutò, cosa che feci anche io prima di
mettermi le cuffie all'orecchie avviandomi verso casa.
Feci partire una canzone a caso, Summertime Sadness, che ascoltai per
tutto il tragitto più volte; appena arrivai a casa,
aprì la porta trovando mio fratello, Greg, in soggiorno
mentre giocava a chissà cosa.
Mi salutò con un cenno di mano dopo che si fu girato verso
di me, ricambiando sorridente.
Corsi in camera mia e accesi il pc andando si facebook, essendo di
priorità massima e controllando le notifiche: avevo ricevuto
quattro notifiche dei ragazzi e una di Emily.
Sorrisi vedendo il suo nome; i messaggi dei ragazzi erano
più o meno gli stessi, devo chiamarli per il pomerggio.
Presi così il telefono e chiamai Liam, sdriandomi sul letto.
***
"COME NON PUOI VENIRE!?!? E' IL
NOSTRO POMERIGGIO SACRO DELLA CANNA NIALL!" Harry mi stava
perforando il timpano, ancora.
I ragazzi ridevano come matti, vedendo Harry in videochiamata sclerare
come un pazzo.
La chiamata skype non era stata una buona idea, ma era il miglior modo
per avvisare tutti "Avanti
Harry smettila...rendiamoci conto che il cuore di Niall è da
un'altra parte ora" Disse Louis, monocorde, facendo
partire una risata da parte degli altri, mentre la mia faccia si
colorava di rosso.
"Forse anche
qualcos'altro..." ribatté Zayn in un sussurro
allusivo "Smettetela!"
conclusi, alla fine.
Spiegai ai ragazzi tutto quello che avevo trovato sul foglio bianco che
avrei dovuto consegnare al preside e quello che mi aveva detto
quest'ultimo; all'inizio non mi credettero, ma dovettero farlo.
Rimanemmo collegati tutta la notte, ridendo e parlando delle lezioni e
sputanando i professori quando mi arrivo un messaggio di facebook
Emily Smith scrive: Hai
Skype per caso? Almento non ti disturbo domani pomeriggio.
Sorrisi e gli altri ridacchiarono e bisbigliarono.
Nialler Horan scrive: Si
sono NiallerJHoran93
Emily Smith scrive:
grazie mille caro, a domani!
Quel caro
mi mandò insieme il cervello, ero seriamente
partito di testa.
Dopo aver chiuso Facebook salutai i ragazzi e, data la tarda ora,
spensi il portatile, andando a letto.
Buonaseraaaa!
Come va la vita? Spero bene
Io sono incasinata con la scuola, ma a voi non interessa...dettagli lol
come vi sembra il capitolo? vi piace?
Il rapporto Niall/Emily sta migliorando, iniziano a parlarsi,
il che è una cosa positiva per il corso della storia
Potete contattarmi qui per qualsiasi cosa.
Grazie mille per le 11 recensione allo scorso capitolo, siete
fantastici *^*
Continuo con 6/7
recensioni minime :)
A prestooo
xx Alessia
|
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Capitolo 3 *** fucking alone ***
All or Nothing 1
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"Alzati Niall...sono le nove" La voce di mio fratello non tardava mai ad arrivare, sopratutto il sabato, quando potevo riposarmi beato al calduccio.
Aprì gli occhi con fatica, girandomi verso la porta e maledicendolo con il mio solo sguardo "Hai visite, se no ti lasciavo dormire"
continuò lui, ridacchiando: quella notizia mi diede una ragione
in più per sedermi sul letto e per poi, di conseguenza, andare
in bagno.
Stetti chiuso lì dentro per venti minuti o forse più: mi
feci una lunga doccia calda, cercando di togliermi dalla testa tutto
ciò che riguardasse Emily.
Era una follia, neanche la conoscevo e mi faceva quell'effetto: con la
fortuna che avevo, era pprobabile che lei non provasse niente per me,
ovviamente poteva scambiarmi per un pervertito la sera prima.
Volevo solo stringere amicizia, niente di più...è una
delle cose più importanti, per me; rimasi dentro un po' troppo e
Greg, scocciato, mi urlò di fare in fretta e così feci.
Uscì dalla doccia e mi asciugai, poi mi vestii e mi misi del gel
sui capelli; una volta fatto scesi di sotto dove vidi Emily.
Aveva lo zaino in spalla e una borsa per portatili sulla spalla destra.
Appena incrociai il mio sguardo con il suo sorrise, sistemandosi i
capelli "Che ci fai qua?" Chiesi un po' sorpreso vedendola davanti alla mia porta di casa.
Lei rise leggermente, guardadomi con i suoi occhioni blu "Dobbiamo studiare...ricordi?" Rispose timida, con voce flebile;
portai una mano alla fronte: mi ero completamente dimenticato del fatto che avremmo dovuto studiare nel pomeriggio.
Pensai un attimo e andai in cucina per vedere che ore erano: l'orologio
segnava le tre e Greg mi aveva preso per il culo, come solito "Stavi dormendo Niall?" Disse Emily ad un'tratto, distraendomi dai pensieri omicidi "Si...mio fratello mi ha appena svegliato" Risposi io imbarazzato e lei mi sorrise.
Il suo sorriso...era perfetto, in tutti i sensi: mi feceva stare bene, nonostante la conoscevo da poco mi faceva sentire bene.
Detto ciò la feci accomodare in salotto e le feci mettere le cose sul divano, andando in cucina...
***
Pov Emily:
Fu un suo fratello Greg ad aprirmi la porta; molto probabilmente Niall
era ancora a letto, come tutti i ragazzi ordinari il sabato.
Attesi un po' alla porta di ingresso, guardandomi intorno: la casa era
abbastanza grande, il salotto era la parte predominante del primo piano
dove vi erano due divani in pelle scura, una televisione su un tavolo
basso, varie mensole con delle foto della famiglia di Niall e souvenir
di viaggi ed infine, nell'angola del salotto c'era un pianoforte.
Io amavo suonare il pianoforte: era una passione che avevo sin da
piccola, mia madre era una pianista e me ne innamorai grazie a lei;
mentre pensavo ai bei ricordi, sentii dei passi pesanti scendere le
scale ed alzai lo sguardo: era Niall.
Appena lo vidi sentì un brivido percorrere la mia schiena, fu
davvero strano quindi non ci feci molto caso; parlammo un po' dopo di
che mi fece accomodare in salotto, poggiando le mie cose sul divano.
Non mi sedetti, anzi, girovagai tranquilla, guardando le foto sulle
mensole dietro al divano: la maggiorparte ritraevano Niall e Greg da
piccoli, felici, che giocano e scherzavano; altre foto ritraevano tutta
la famiglia nei vari anni, sopratutto degli anni novanta e sorrisi.
Era bello avere foto di famiglia, ti faceva sentire felice, cosa che
non provavo certamente io: i miei genitori morirono, mia madre di
cancro e mio padre di suicidio, poco dopo che morì mia madre,
così io venni affidata alla famiglia Smith; mi allevarono come
loro figlia, da bravi genitori e questa è la cosa più
bella che potessi desiderare.
Abbassai la testa, poggiando la foto sulla mensola, al proprio posto "Qualcosa che non va?"
Disse Niall, vedendomi in quello stato; io gli sorrisi, tornando al
divano facendo la stessa strada di pochi minuti prima e sedendomi: lui
poggiò due tazze fumanti sul tavolino davanti a noi, sedendosi
di fianco a me.
Guardai ogni suo movimento, amavo scrutare ogni singola mossa di ogni singolo individuo.
Parlammo del più e del meno nei primi dieci minuti, conoscendoci
un po' meglio: scoprì che era irlandese e non inglese, come
pensavo in precendenza.
Io, invece, gli raccontai dei miei genitori, del fatto che non c'erano
più e del fatto che fui adottata da un'altra famiglia,
lasciandolo allibito: pensai in quel momento che gli importasse
qualcosa di me, della mia vita, ma quel pensiero sparì in un
lampo dato che a nessuno importava di me, sicuramente neanche a un
ragazzo appena conosciuto che doveva tenermi d'occhio.
Dopo aver finito le nostre chiacchere e le tazze di caffé, tirò fuori i libri "Allora..." iniziò lui, battendosi le mani sulle cosce "Studiamo?" continuò girando il viso e guardandomi negli occhi.
Annuì e iniziammo a darci da fare.
***
Finimmo di studiare verso le cinque e mezzo così decisi di
tornare a casa; sulla porta d'ingresso salutai Niall con un semplice
gesto e uscì da casa sua.
Faceva freddo, ma non me ne importava granché: mi strinsi nella mia giaccia, cercando di scaldarmi un pochino, invano.
L'aria era sempre più fredda, così accellerai il passo;
passai davanti ad un gruppo di ragazzi che a prima vista non riconobbi "Ehi! Ciao Emily" Disse uno dei ragazzi...Harry mi sembra, faccio fatica con i nomi; io sorrisi, salutandoli con la mano "Cosa ci fate qua?" Chiesi io, guardandoli attentamente.
Il moro dalla pelle candida e dagli occhi azzurri alzò le
spalle, facendo un tiro di sigaretta ed espirando, creando una nube di
fumo; tossì più volte, facendolo ridacchiare.
Con il quel gesto mi venne la voglia di prenderlo a pugni, ma mi calmai quando il riccio mi guardo "Lascialo perdere, non è colpa sua..."
Disse poi, giustificandolo; lo guardai con occhi sbarrati, perdendo lo
sguardo del moro che si allontanò fumandosi la sua adorata
sigaretta.
"Louis chiedi scusa" disse
Zayn, guardandolo con le mani in tasca; l'altro, poco distante, scosse
la testa, appoggiandosi al muro della gelateria davanti a noi.
Guardai Zayn, non c'era bisogno di mi chiedesse scusa e lui lo
capì sorridendo leggermente; li salutai nuovamente, tornando sui
miei passi, seguita da Louis.
Non lo guardai per mezza strada "Ti vuoi fermare?" Disse lui con un po' di fiatone, attirando la mia attenzione; mi girai a guardarlo negli occhi "Cosa c'è?" Risposi io, aspettando che parlasse.
Abbassò la testa, grattandosi il capo e guardandosi i piedi "Scusa...per il comportamento di prima. Non so cosa mi sia preso, non è solito che mi comporti così..." Nella sua voce c'era dell'imbarazzo e della timidezza, così sorrisi.
Dietro i miei sorrisi, nulla era vero: tutto una falsità,
sorridevo per non piangere...stavo male, ma era meglio così.
Era meglio che nessuno lo capiva, avrei avuto più amici, d'altro
canto chi la vuole una autolesionista, depressa e sola come me?
Abbassai il capo, per poi iniziare a camminare per tornare a casa,
lasciandolo sul marciapiede da solo; appena arrivai davanti alla porta
di casa mia infilai la chiave nella toppa aprendola, entrando e
accendendo la luce.
Una lacrima solco il mio viso, non sapevo il motivo ma lo fece: forse
era tristezza, forse felicità o forse niente, solo sfogarsi;
salì in camera mia pensando a quello che era successo in quella
giornata fantastica.
L'avevo passata con Niall, un ragazzo fantastico: con questi bei
pensieri per la mente aprì facebook dal pc dove trovai un
messaggio di Christine.
Quella ragazza mi aveva rovinato la vita, in tutto e per tutto: mi
prendeva in giro davanti a tutti gli altri miei compagni e mi usava per
tutto; dopo aver letto il messaggio le lacrime cominciarono a scendere
lungo il mio viso ininterrottamente.
In quel momento arrivò una chiamata skype di Niall e accettai "Ehi ciao!" Disse lui con il sorriso in volto, che sparì appena vide la mia faccia "Che è successo?" Continuò preoccupato; io scossi la testa "Scusa ma...ma devo andare..." inventai una scusa plausibile e gli chiusi la videochiamata in faccia, scoppiando a piangere.
Porta le ginocchia al petto: non c'era nessuno con me, nessuno mi voleva come amica.
Ero fottutamente sola a lottare contro il resto del mondo.
Mi vibrò il cellulare nella tasca così lo presi tremando e lessi il messaggio
"Piccola, domani ne parliamo con calma se vuoi...sono tutto orecchie e disponibile. Ci vediamo in biblioteca
- Niall"
Quel piccola mi riempì il cuore e mi fece sorridere con una bambina alla vista di una caramella.
Grazie a lui mi addormentai con il sorriso sulle labbra.
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SBAAAAM!
Ciao a tutte!!
Come va? Spero bene.
Si come potete notare sto aggiornando molto in fretta,
infatti il quarto capitolo sarà postato settimana prossima o domenica
perchè ho molti impegni familiari e scolastici.
Mi scuso per eventuali errori di doppie o meno, ho gli occhiali
ma sono orba lol quindi mi scuso.
Grazie mille per le 6 recensioni allo scorso capitolo,
grazie anche alle persone che leggono in silenzio :)
Ora vi lascio, spero vi piaccia questo capitolo
Continuo con 8 recensioni, non prima
A presto! Alessia
|
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Capitolo 4 *** Maybe she's a bitch ***
All or Nothing 1
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Mi sveglia alle cinque e mezzo, con la fronte molto sudata.
Avevo fatto un terribile incubo che riguardava me, la vecchia scuola e
Christine; cercai di riaddormentarmi, invano, così mi alzai
e me
ne andai in bagno.
Lavai velocemente i denti e la faccia, facendomi una coda bassa,
passandola sulla spalla; uscita dal bagno aprì le tende,
facendo
passare la debole luce del mattino.
Guardai fuori: la prima neve ricopriva i prati e gli alberi ormai
spogli, il fumo usciva dai comignoli e per la strada non c'era anima
viva; sorrisi a quella vista.
Amavo il silenzio e le giornate di quel genere, mi facevano ricordare
molti momenti che passai con i miei genitori, ricordi felici: le uniche
cose che mi erano rimaste impresse erano i loro gesti, le loro
risate... Dimenticai totalmente i loro volti.
Appoggiai una mano sul vetro della finestra ancora chiusa: era freddo,
talmente tanto da farmi ritrarre la mano.
Sbuffando mi sedetti sul letto e presi il portatile, mettendolo sulle
mie gambe e accendendolo: sapevo che se fossi andata su facebook sarei
scoppiata a piangere di nuovo, quindi andai su Skype, dove trovai una
miriade di messaggi da parte di Niall: la maggior parte erano richieste
di parlare, sfogarmi, altre erano parolaccie a caso perchè
non
rispondevo.
Mi chiesi come mai...come mai si comportava così con me?
Manco
fossi la sua migliore amica, ero solo una conoscente per lui, ma che
dire, quelle parole mi fecero sorridere.
Capì che ci teneva molto a me, stranamente; mi azzardai ad
entrare su facebook, sapendo che mi sarebbe costata cara: il messaggio
era ancora lì, aperto nell'angolo.
'Troia sfigata ci vediamo domani, ho cambiato scuola'
Questo era il messaggio, il più orribile che volessi mai
vedere:
mi avrebbe preso per il culo davanti a tutta la scuola, di nuovo; feci
un lungo respiro poi, improvvisamente, mi si aprì Skype in
primo
piano.
Niall mi stava chiamando, così accettai "Ehi, come stai?"
Disse lui pronto, ancora sotto le coperte al caldo.
La visuale che avevo davanti era angelica, dico davvero: i suoi capelli
spettinati ricadevano lungo il viso e dato che coprivano la sua vista,
li sposto con un semplice gesto della mano, sorridendomi.
"Bene...più o
meno..." Risposi io, chiudendo la scheda di Facebook.
Lui mi guardò, cercando i miei occhi con il suo sguardo "Non va bene...dimmi cos'hai"
Disse, con tono deciso e con espressione cupa; lo guardai e
deglutì rumorosamente "Una
mia vecchia compagna mi ha inviato un messaggio. Mi ha scritto che
verrà nella nostra scuola" Risposi, un po'
impaurita.
Niall si mise seduto, poggiando il computer sulle sue gambe, ancora
coperte dal piumone, chiedendo spiegazioni.
Non resistetti, dissi tutto: gli dissi della vecchia scuola, delle
prese in giro, dei miei problemi.
So che non si dovrebbe fare con un ragazzo che conosci da poco, ma
sapevo che di lui mi potevo fidare; lui rimase in silenzio,
ascoltandomi, cercando di capire al meglio.
Ricevetti un'altra chiamata, di Louis, che non accettai.
"Allora...sono quasi le
sette, hai
parlato per due ore...ora vestiti che ti vengo a prendere,
così
andiamo a fare colazione" Disse Niall, alla fine del mio
lungo esasperante monologo, facendomi sorridere.
Chiusi la chiamata con lui e iniziai a vestirmi, ignorando le continue
richieste di chiamata da Louis: misi dei leggins neri, degli
scarponcini marroni e un maglione beige lungo fino alle ginocchia.
Mi truccai davvero poco e poi scesi, mettendomi il giubbotto e uscendo,
aspettandolo fuori.
Respiravo a fatica dal freddo che faceva, continuavo a tossire per
colpa dell'influenza; lo vidi arrivare in lontananza a piedi, quindi
compresi che abitava poco distante da me "Ciao" Disse, appena
mi raggiunse, con un po' di fiatone.
Risi "Hai corso?"
Domandai stupita e lui annuì tremando "Non abitiamo tanto vicini e dato
che tirare fuori la macchina era un suicidio, sono venuto a piedi"
Rispose, dopo aver preso un po' di fiato.
Detto ciò, ci incamminammo verso il centro per fare
colazione al bar.
***
"Horan io ti ammazzo!"
Dissi, correndo verso l'entrata della scuola, cercando di non scivolare
"Per colpa tua siamo
arrivati in ritardo" Continuai ridendo.
Lui era ancora vicino alle scale, che se la rideva come un pazzo "Colpa mia?!? E' colpa tua che sei
scivolata qua dietro" Disse, rinfacciandomi la caduta di
pochi minuti prima.
Io tentai di replicare, ma qualcuno mi precedette "Beh è sempre la solita
sbadata..." Quella voce...non era possibile.
Mi girai sperando non fosse lei, ma Dio non esaudì la mia
richiesta: Christine stava sorridendo come un oca, sembrava avesse una
paralisi facciale.
Niall salì le scale, ridendo un po' "E tu chi saresti?"
Disse, portando il braccio destro dietro di me e avvicinandomi a lui,
con fare protettivo: sapeva benissimo chi fosse, gliene avevo parlato
poche ore prima in chat e gli chiesi di tenere la bocca chiusa, cosa
che fece; lei allungò il braccio "Christine Newton"
Disse lei, presentandosi e stringendo la mano a Niall.
Io rimasi a testa bassa, non sapevo cosa dire e, per la maggior parte,
non volevo dire niente.
Suonò la campanella e sia io che Niall ci dirigemmo verso la
nostra classe: lei, avendo fisica, non ci seguì.
Appena entrati in classe prendemmo posto a sedere, dietro Louis e Zayn;
passai il tempo a guardare fuori dall finestra alla mia sinistra, in
silenzio.
Louis si girò per parlare a Niall e il suo guardo ricadde
anche
su di me, facendomi girare e sorridendo; sorrise a sua volta, tornando
alla lezione.
Pensavo fosse arrabbiato per me per quello che era successo, ma da quel
che capivo non lo era affatto e questo mi rasserenava.
***
"Ehi ragazzi!"
Liam attirò la nostra attenzione, gesticolando con le mani.
Erano finite le prime quattro ore della mattinata e la mensa era
già colma si studenti: Liam e Zayn avevano riservato un
tavolo
per me, Niall, Louis, Harry e loro.
Sorrisi nel vederlo e mi avvicinai al tavolo, seguita da Niall "Avete visto la Newton? E'
già popolare in tutto l'istituto..." Disse
Zayn, tagliando la cotoletta o quello che sembrava tale.
Mi girai e vidi Christine circondata da ragazzi e ragazze
più grandi, ridendo e scherzando "Sarà una troia..."
Continuò Zayn, masticando rumorosamente, facendo ridere
Niall.
Arrivarono in quel momento anche Harry, che si sedette vicino a me e
Louis di fronte "Non
è una troia..." Dissi io, guardando Zayn "Era popolare anche negli altri
istuti...era una mia compagna di classe" Continuai,
tenendo la forchetta in mano e giocando con il cibo.
I ragazzi, a parte Niall, mi guardarono sorpresi "Davvero la conosci?"
Chiese Harry, sussurrandomelo all'orecchio, in modo che lo sentissimo
solo noi ed io annuì.
Gli altri non aprirono bocca, continuando a mangiare in silenzio; il
nostro pranzo fu interrotto dall'autoparlante, che zittì
tutti
gli studenti.
Apparì una proiezzione sul muro della mensa: erano dei
filmati
che erano stati girati nella mia vecchia scuola: vedendomi tutti
iniziarono a ridere.
Sul video c'erano tutti gli scherzi, le prese in giro e i pianti.
"Oddio"
Disse Niall, vedendo il filmato: tutti e cinque erano girati verso la
parete, guardando il video "Vi
prego...n-no" Dissi in risposta e loro si girarono.
Io, spaventata e umiliata, mi alzai e corsi fuori dalla mensa, correndo
nel bagno dell'ultimo piano, lontano da tutti.
***
Niall pov:
Emily si alzò e corse fuori dalla mensa con le lacrime agli
occhi.
I ragazzi erano dispiaciuti ed io, preoccupato, le corsi dietro: la
vidi salire di sopra e la seguii, senza farmi vedere.
Il suo pianto ecceggiava nei corridoi vuoti, i suoi singhiozzi erano
chiari.
Entrò nel bagno delle ragazze, sbattendo violentemente la
porta; mi faceva stare male vederla in quello stato.
Si, Christine era stata una stronza, si divertiva a farla soffrire, a
vederla piangere "E-emily..."
Le mie parole erano al nulla, al vuoto, sperando di ricevere una
risposta.
Niente; i suoi singhiozzi erano l'unica cosa che sentivo "V-Va via..." Rispose
dopo minuti, i quali sembrarono infiniti.
Aprì piano la porta del bagno e spostai lo sguardo allo
specchio, riuscivo a vederla: era seduta nell'angolo, rannicchiata, con
le gambe al petto; chiusi la porta della stanza e mi avvicinai a lei,
accarezzandole la guancia.
"Non voglio che tu mi
veda così" Sussurrò lei, tra dei
leggeri singhiozzi; io mi alzai, porgendole la mano per tirarsi su,
cosa che fece.
Si mise un po' a posto e mi sorrise, guardandomi dall'enorme specchio.
Usciti dal bagno le asciugai le lacrime ancora presenti sulle sue
guancie rosee per poi prenderle la mano e portarla a casa.
***
Arrivati a casa
sua, mi fece accomodare e chiuse la porta alle nostre spalle: mi
guardai un po' in giro.
La casa era abbastanza grande, quasi quanto la mia ed era arredata
davvero bene... A primo impatto potevi scambiarla per una casetta di
montagna.
"Io vado a sdraiarmi"
Disse,
salendo le scale; non volevo stare solo in una casa che non conoscevo,
così la seguì entrando in camera sua.
Sorrisi nel vederla: la camera era abbastaza grande, sulla destra c'era
il piccolo bagno e, sulla sinistra, c'era il letto a una piazza e mezza
con due comodini ai lati.
Sulla scrivania accanto c'era di tutto e l'armadio davanti al letto era
aperto.
Prese l'iPod e si sdraio sul letto, facendomi segno di sdraiarmi
vicino: ero un po' titubante a riguardo, ma lo feci lo stesso.
Misi una delle due cuffie all'orecchio e ascoltai anch'io la canzone in
riproduzione, senza parlare; mi accorsi poco dopo sul soffitto si
trovava la costellazione.
"Me lo ha fatto
papà...prima di morire..." Disse lei, notando
il mio interesse "Oh...mi
dispiace" Risposi, girandomi a guardarla.
Lei alzò le spalle per poi posizionare la testa sulla mia
spalla sinistra, facendomi sorridere.
Chiusi gli occhi, con la musica nelle orecchie.
_______________________________________________________________________________________________________________
SBAAM!
Ciao gentee!
Ecco a voi il quarto capitolo
si, è vero avevo promesso
che avrei aggiornato domenica
ma non avendo tempo non ho
potuto. Scusatemi! Mi farò
perdonare, lo prometto :)
Come vi sembra questo capitolo?
Vi piace? Spero davvero che sia
un si. Non so quando posterò il
prossimo capitolo, voi recensite
dato che nello scorso mi sono ritrovata
16
RECENSIONI! Io vi amo,
sappiatelo. Grazie a quelli che
recensiscono, leggono eccetera
A prestoo xx Alessia
|
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Capitolo 5 *** I'm a monster ***
All or Nothing 1
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Quando mi svegliai la musica era spenta e il sole stava tramontando dietro le montagne, ricoperte ormai dalla neve che non cessava.
Ero da solo sul letto, c'era l'iPod vicino a me con le cuffie sul comodino, ma per il resto la stanza era silenziosa.
Sentivo dei passi provenire dal corridoio e un "Ciao" mi fece voltare verso la porta della camera: Emily stava ferma, davanti alla porta, con le braccia incrociate al petto senza togliere lo sguardo da me.
Aveva i capelli sciolti come la prima volta che la vidi, un maglione natalizio, dei leggins neri e delle pantofole, altrettanto natalizie; era perfetta, sembra stupido ma lo era davvero.
"Che ore sono?" Dissi io, sbadigliando e facendola ridere "Le quattro e mezzo" Rispose, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio "Dovresti andare a casa...Ma se vuoi puoi mangiare qui" Continuò, timida e impacciata; io annuì e mi alzai dal letto, stiracchiandomi un po'.
"Ti va una pizza?" Dissi poco dopo, grattandomi la nuca e lei annuì, scendendo di sotto e lasciandomi il tempo per riprendermi dalla dormita.
Cercai il bagno e, appena lo trovai, mi ci fiondai dentro guardandomi allo specchio: non riuscivo a capire cosa mi stesse succedendo, perché con Emily ero così...debole.
Non lo ero mai stato con una ragazza, ci mancherebbe con una quasi sconosciuta.
Battei il pugno sul mobiletto del bagno furioso, facendo rumore; lei non lo sentì e questo mi rasserenò un poco.
Scesi di sotto e vidi Emily al telefono con quella che doveva essere la pizzeria: mi sedetti sul divano e aspettai pazientemente e, quando finì, venne anche lei in salotto, mettendo a posto i libri della mensola di fianco al divano.
"Ti va di...parlare di noi? Della nostra storia?" Chiese Emily ad un'tratto, lasciandomi stupito; annuì e lei si sedette vicino a me sul divano.
Aspettai che aprisse bocca, ma non lo fece, così la scrollai con un "Di cosa vuoi parlare?" ma senza risultato; attesi un po' fino a quando non si voltò verso di me e mi sorrise "Io...sono stata adottata.
E' stupido dirlo a una persona che conosco da poco, ma devo liberarmi di tutto il peso che mi porto dietro da un botto di tempo" Disse lei.
Mi girai verso di lei, guardandola e incitandola a continuare, cosa che fece "Sono stata adottata dalla famiglia Smith quando ero piccola: mia madre morì di cancro quando avevo sette anni e mio padre si suicidò pochi anni dopo la sua scomparsa.
Non so cosa si provi ad avere una vera mamma e un vero papà, guardando le tue foto l'altro giorno sembravate molto felici" abbassò la testa e sorrise leggermente, per poi continuare "Quel foglio che ti ho chiesto di consegnare al preside non è altro che una lettera da parte dei miei genitori adottivi..." Aggiunse.
Io, sentendomi in colpa, tirai fuori quel foglio dallo zaino, dandoglielo "Non ho avuto il tempo di consegnarglielo e per di più mi sono scordato, scusami" Dissi, grattandomi la nuca con fare dispiaciuto.
Lei prese tremante la busta e notò l'apertura, intravedendo il foglio bianco dentro la busta gialla "Quindi...hai letto tutto?" Disse senza guardarmi "E suppongo anche che tu mi stia dando della pazza..." Aggiunse.
Mi sentivo davvero in colpa in quel momento: avrei voluto stringerla tra le mie braccia, dirle che sarebbe andato tutto bene e che avrebbe superato questo orribile periodo.
Ma non lo feci.
Le chiesi nuovamente scusa per poi prendere il mio zaino ed uscire da casa sua: non capivo il mio gesto, sembravo un idiota innamorato, cosa che non ero assolutamente; mi fermai pochi passi dopo, appoggiandomi al muro di un vicolo cieco, accendendo una sigaretta.
So che fumare fa male, ma era l'unica cosa che poteva distrarmi in un momento del genere; fumando dimenticava tutto, la testa si svuotava ed ero felice.
"Cazzo" Imprecai a voce alta senza motivo, cercando di liberarmi del peso che mi portavo dietro.
Mi ritornarono alla mente dei ricordi orribili che avevo cercato di eliminare, invano.
Le sue urla, la sua disperazione...il momento in cui mi lasciò è stato il più brutto della mia vita: da lì mi collego ai problemi che ho.
Fumo.
Droga.
Autolesionismo.
Forse il più grave è l'ultimo: dopo il suicidio di Alyson avrei voluto morire anche io, nonostante le parole dai ragazzi.
Così iniziai a tagliarmi: mi punivo, ad ogni taglio mi punivo sempre di più, continuando a ripetermi che avrei potuto salvarla, avrei potuto allontanarla dagli stronzi che la perseguitavano.
Ma non lo feci e le costò caro: alzai la manica della felpa, notando sul braccio destro dei segni ancora rossi, nuovi.
Sentì dei passi in lontananza ma non me ne curai, fino a quando un "Horan...che ci fai qua?" mi riportò con i piedi per terra; Zayn mi guardava, chiedendo spiegazioni che non riuscì a dargli.
"L'hai rifatto?" Ringhiò, guardandomi il avambraccio; scossi la testa e lui si calmò "Dai ti porto a casa, si sta facendo tardi" Continuò, prendendomi il braccio, senza farmi male "E butta via questa!" Aggiunse, notando la sigaretta e prendendola, buttandola lontano da noi.
Mi sentì male, quando lo fece.
Forse perché ne avevo bisogno, forse perché era uno svago... non ne avevo più idea.
Mi lasciai portare a casa da Zayn, ormai stanco di tutto.
***
Dopo aver mangiato e dopo che Zayn se ne andò, mi sdraiai sul divano guardando la televisione.
Sei un mostro, potevi salvarla era l'unico pensiero che mi passava per la mente.
Cercai di distrarmi continuando a cambiare canale, invano: spensi così la tv e buttai violentemente il telecomando a terra per poi salire di sopra e chiudendomi in bagno.
Piangevo.
Piangevo per tutto, per quello che ho fatto e che sto facendo, per quello che ho passato e per quello che passo.
Ero stufo, totalmente stufo: la mia vita era senza senso, completamente.
Mi sedetti sulla tavola del water, piangendo sempre di più; l'unico rumore in tutta la casa erano i miei singhiozzi, le mie urla strozzate.
Sei un mostro, sei un mostro.
"Sono un mostro..." Dissi a me stesso, convincendomi e prendendo la lametta dentro il mobiletto, nascosta.
Greg mi aveva scoperto, mi aveva urlato dietro, ma a me non importava; mi punivo, punivo me stesso per quello che era successo ad altri.
But don't burn out
Even if you scream and shout
It will come back to you
And I'll be here for you
Presi la lametta, stringendola nella mia mano, come se non volessi lasciarla scappare, come se sapevo che se avesse avuto un cervello lo avrebbe fatto.
Mi feci un taglio sulla mano dalla presa troppo forte, così l’alleggerì, guardandola: la passai sull’avambraccio destro, facendo il primo segno sugli altri, più vecchi ma ancora visibili.
Oh I will carry you over fire and water for your love
And I will hold you closer
Hope your heart is strong enough
Una lacrima solcò la mia guancia, mentre i tagli si fecero sempre più profondi.
Uno, due, tre…persi il conto dopo cinque minuti: il sangue colava lungo l’avanbraccio, alcune gocce sporcavano il tappeto azzurro del bagno.
Sentì dei passi salire le scale “Niall…” Era lei, era Emily.
“Porca puttana” Imprecai a bassa voce, tra le lacrime, pregando che non entrasse e che non mi vedesse in quel modo orribile.
Aprì la porta, vedendomi: il mio braccio, ormai, era quasi del tutto dal sangue e lei divenne triste “Perché lo stai facendo idiota?!?” Ringhiò lei, avvicinandosi a me e cercando di medicarmi il braccio.
Le risposi solamente “Sono un mostro” dato che era la verità: la sua espressione era preoccupata e triste.
“Non dire così” Replicò, bendandomi il braccio.
Le sorrisi leggermente, lasciandola fare.
Ricordo che, dopo avermi bendato il braccio, mi portò a letto mettendo a posto il bagno, per poi sedersi vicino a me, accarezzandomi i capelli.
Mi addormentai tranquillo, con gli orribili pensieri che passavano per la mia testa.
When the night is coming down on you
We will find a way
Through the dark
SBAAM!
Saalve! Si, sono qui, con
il nuovissimo capitolo.
Riguardo agli spazi che ci sono non cosa dire,
non è colpa mia, ma del programma che è andato a quel paese
Come vi sembra? Si ha un po’ di tematiche delicate, infatti ho messo rating giallo
apposta, se mai dovesse accadere altro, diventerà arancione.
Grazie per le 10 recensioni!! Che avete lasciato nel capitolo
precedente, ve ne sono grata, davvero.
Aggiornerò appena avrò tempo, forse la prossima settimana
forse no.
A presto xx Alessia
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Capitolo 6 *** It's not fair ***
All or Nothing 1
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You know you're my saving grace
You're everything I need and more
It's written all over you face
Baby I can feel your halo
Pray it won't hide away
Non so per quanto dormì, so solo che, quando mi svegliai, trovai Emily tra le braccia di morfeo sulla sedia davanti al mio letto.
Sorrisi leggermente poi mi guardai il braccio, ricordando cos’era successo la sera precedente: il braccio bendato fino al gomito copriva un’infinità di cicatrici.
Mi sedetti sul letto e guardai l’ora: erano le sette e mezza, avremmo benissimo fatto in tempo ad andare a scuola ed io ero obbligato, dato che due ore dopo avrei svolto il mio test di storia.
“Emily…Emily sveglia” cercai di non spaventarla così parlai sotto voce, sorridendo; lei aprì gli occhi e mi sorrise, alzandosi dalla sedia e guardando l’ora.
Bisbigliò qualcosa, di cui capì solamente “Cazzo” imprecato a voce più alta.
Lasciai andare prima lei in bagno, mentre io iniziai a vestirmi tranquillamente; appena lei uscì dalla piccola stanza entrai io, lavandomi i denti e sistemandomi un poco.
Prendemmo i nostri zaini e uscimmo di casa.
Nevicava ancora fuori, così ci incamminammo tranquilli a scuola, cercando di non cadere.
Nessuno dei due accennava a parlare fino a quando Emily con un “Stai meglio?” ruppe il ghiaccio.
Io annuì sorridendo leggermente “Tu perché sei rimasta?” chiesi io, successivamente e lei alzò le spalle per poi giustificandosi con un semplice “Volevo tenerti d’occhio”.
Abbassai lo sguardo, guardando la neve sul marciapiede con le mani in tasca; non parlammo più per tutto il tragitto.
Appena arrivammo a scuola e mettemmo piede al suo interno, una risata generale si propagò per i corridoi: gente rideva, gente sfotteva Emily.
Chi diceva stupida, chi bambina, chi idiota, chi va a casa da mamma.
Lei si sentì male, riuscivo a leggerglielo negli occhi; le feci coraggio, prendendola per mano e le feci attraversare il corridoio, portandola in classe.
Entrambi avremmo avuto quella giornata le stesse prime tre ore, poi ci saremmo divisi.
Era orribile.
Non volevo lasciarla andare, non volevo che la trattassero così e per tutto questo Christine le avrebbe sentite da me e dai ragazzi.
Stavo per addormentarmi sulla sedia a causa della noiosa lezione di matematica, quando un "Pss" mi svegliò brusamente: dietro me e Emily c'erano Zayn e Louis e quest'ultimo mi passò un foglietto, strappato da qualche pagina del suo quaderno.
Se sei interessato possiamo parlare con Christine. Louis.
Ridacchiai senza farmi sentire, poi scostai gli occhi verso la fine del foglio, dove c'era un'altra frase.
Se sei ancora interessato, la meno. Zay.
Risi questa volta, facendo voltare Emily, rossa in viso e totalmente presa dalla lezione: deglutì rumorosamente e lei si rigirò verso la professoressa, cercando di non ascoltare le mie risate.
"Smettetela ragazzi, non si risolvono così le cose" sussurrai io ai due dietro, che iniziarono a ridacchiare "Beh è un bel modo... Ci parliamo e poi vediamo come va a finire" spiegò Louis, mentre Zayn annuiva.
Sbuffai un po' rumorosamente e la prof girata alla lavagna se ne accorse "Horan per caso la mia lezione la sta annoiando?" disse scocciata, portando le braccia sotto il seno, incrociate; la classe mi guardava attentamente ridacchiando "No professoressa Highland, è davvero molto, moolto interessante" detto ciò, un sorrisetto falso comparse sul mio viso, facendo ridere Emily.
Il suo viso divenne di una colorazione rossiccia, ma mi lasciò perdere tornando alla sua lezione; Emily si girò nuovamente verso di me, tirandomi un leggero schiaffo sulle spalla, ridacchiando.
Suonò la campanella e segnò la fine della lezione: preparammo l'occorrente per il test e aspettammo pazientemente la professoressa e, nell'attesa, sentimmo l'autoparlante della scuola fischiare.
"Si avvisano gli studenti che i docenti non sono in grado di fornire la partecipazione, per tanto la giornata scolastica è terminata" un urlo in tutta la classe si propagò quando la vice preside annunciò la fine delle lezioni.
"Era ora...non ne potevo già più" disse sorridendo Zay, alzandosi dal posto e facendo la borsa, cosa che fecimo anche noi "Non cantar vittoria Malik..." aggiunse Louis, guardandolo "Dobbiamo andare a parlare con quella" continuò, senza farsi sentire da Emily, che era quasi uscita dalla classe.
Li salutai e seguì lei, che andò in bibblioteca: si nascose tra gli scaffali ma non mi sfuggì a lungo e con un semplice "Ciao" la sorpresi, spaventandola.
Mi sorrise "Devo studiare oggi, ti va di vederci sta sera? ... Se vuoi mangiamo una pizza, cosa che avremmo dovuto fare ieri ..." Disse, abbassando la testa e sistemandosi un po' i capelli.
Io annuì e tornai a casa con Liam e Harry e passai il pomeriggio con loro.
***
"Ma dai cazzo! Non è giusto porca troia" Harry imprecava come un matto da più di un'ora, mentre io e Liam ridevamo come matti.
Stavamo giocando alla Play Station e lui, come solito, continuava a perdere "Per me voi due ci avete messo mano sopra... E' impossibile!!" disse, continuando a lamentarsi come un bambino.
Liam era rosso in viso e aveva iniziato a piangere dalle risate e io c'ero quasi vicino: misi in pausa il gioco andando a bere un bicchiere d'acqua in cucina.
Era da tanto che non mi divertivo così, con i miei amici: mancavano solo Louis, Zayn e Emily e sarebbe stato tutto perfetto, in tutti i senti.
Muoviti Niall! fu quello che sentì dal salotto e sorrisi, così tornai lì a giocare.
Passarano delle ore e il campanello suonò; ero troppo preso così fu Harry ad alzarsi e ad aprire la porta, trovandosi davanti i ragazzi "Boys abbiamo sei pizze qui!" Disse Louis, eccitato peggio di un bambino di tre anni alla vista del suo giocattolo preferito.
Sul volto di Liam comparve una buffa espressione "Louis...siamo in cinque" ribatté lui, convinto; Louis contò e capì che aveva sbagliato qualcosa facendo ridere tutti "Va beh, se viene Emily è meglio...no?" disse.
Diventai rosso in viso: come solito, mi ero dimenticato che quella sera sarebbe venuta a mangiare Emily, per fortuna avevo già le pizze, ma avevo anche i ragazzi.
Era un disastro e me ne resi conto tardi: avrebbero iniziato a fare battutine stupide, inzigandomi a fare cose che non volevo.
Deglutì molto rumorosamente, facendo voltare Harry che mi prese in disparte "Che hai Horan?" disse una volta lontano dagli altri, mentre un sorrisetto malizioso gli si stampò sulla faccia "Niente...è che questa sera non dovevate esserci!" sussurrai in un urlo strozzato.
Mise mani sui suoi fianchi, guardandomi "Hai invitato lei vero?" aggiunse poco dopo, sorridendomi ed io annuì "Tranquillo, non ti daremo fastidio" continuò per poi farmi l'occhiolino e lasciarmi solo.
Ero nella merda totale.
***
Harry e Liam prepararono il tavolo, mentre io Zayn e Louis rimanemmo in soggiorno, seduti sul divano "Ci avete parlato? ... Con Christine intendo" chiesi io, dopo pochi minuti.
Louis e Zayn si guardarono e annuirono "Non ha detto molto, così l'abbiamo lasciata perdere" rispose Zayn guardandomi e sistemandosi il ciuffo; annuì e poi accesi la televisione.
Non sapevo cosa avevano fatto durante l'incontro con Christine... Spero con tutta l'anima che non le abbiano detto cose spregievoli o se la sarebbe presa con Emily.
Il suono del campanello mi distrasse dai pensieri ed andai ad aprire.
"Ciao Emily" dissi vedendola davanti alla porta: era bellissima come sempre.
Mi sorrise ed entrò salutando gli altri e sorridendo anche a loro, per poi abbassare lo sguardo, facendo sparire quel bellissimo sorriso dal suo viso.
Non capì e non chiesi, forse era meglio così.
Dopo ciò la feci accomodare in salotto, sedendomi con lei.
SBAAAAM!
Ciao a tutti!
Finalmente ho aggiornato, che ne pensate?
Spero vi piaccia.
Non è molto lungo e non succede granché, infatti
è un capitolo di passaggio, più o meno,
ma spero vi piaccia lo stesso.
Grazie mille per le 16 RECENISONI lasciate allo scorso capitolo
Spero che, dopo averlo letto, lasciate una recensione.
Mi farebbe davvero piacere sentire i consigli, pareri di quelli che leggono
Non so quando aggiornerò, ho molti problemi scolastici e le verifiche
mi stanno uccidendo, ma spero il prima possibile.
A presto xx
Alessia
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Capitolo 7 *** No one can call me Nialler ***
All or Nothing 1
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La serata non fu una delle migliori, a mio parere: fino alla pizza tutto era andato liscio, dopo quella il putiferio.
Harry ha iniziato a bere, ubriacandosi e si è addormentato sul divano.
Louis e Liam non furono da meno, oltre al fatto che quest’ultimo iniziò a truccare Louis finché non si addormentò su di lui.
Zayn rimase sobrio, stranamente, guardando la tv; io invece volevo sparire dalla faccia della Terra e non fare più ritorno.
“Wow” iniziò Emily, guardandosi intorno “Tre ubriachi…e tre sani, è un record” continuò, ridendo e facendo ridere pure me e Zayn.
Continuai a guardarla, sedendomi sulla poltrona: era davvero, davvero bella.
Indossava un paio di jeans attillati e un maglione rosa pallido, perfetto.
Scossi la testa allontanando quei pensieri e lei se ne accorse, ridacchiando “Ragazzi… io andrei a casa, è molto tardi” disse, guardandosi l’orologio che portava al polso.
Guardai il mio e, dopo aver constatato l’ora, mi alzai di colpo “Anche io devo andare…” dissi, facendo voltare Zayn “No…tu non lo farai” replicò, capendo le mie intenzioni e guardandomi torvo.
Deglutì rumorosamente e salì di sopra, cambiandomi e prendendo la borsa con il cambio da palestra, per poi tornare giù.
E “Dove stai andando con una borsa a quest’ora?” chiese Emily, guardandomi stupita.
Le dissi una menzogna, non poteva sapere e lei forse lo capì.
Uscì di casa e mi avvicinai all’auto, aprendo la portiera e posando il borsone sul sedile di fianco a me, mettendo in moto.
Chiusi la portiera e aspettai un po’: forse ero stato uno stupido a non dire niente, ma d’altro canto mi avrebbe fermato e l’allenatore si sarebbe arrabbiato.
Uscì dal vialetto, percorrendo la solita strada, alla solita ora.
Accesi la radio, cambiando stazione durante il tragitto; ci impiegai un ora, erano le undici ormai.
Parcheggiai e scesi con il mio borsone, entrando nella grande palestra: salutai il personale che ormai conoscevo bene e mi avviai verso gli spogliatoi.
Sicuramente vi starete chiedendo cosa ci faccia un idiota come me in palestra alle undici di sera.
Semplice: allenamenti.
Si, gli orari erano cambiati… e anche io.
Uscì dallo spogliatoio una volta cambiato con i guantoni in mano e “Ehi Niall!” mi fece voltare, ritrovandomi davanti l’allenatore che mi fissava.
“Wilson” dissi io, infilandomi prima il guantone sinistro e poi il destro “Iniziamo?” continuai e lui annuì.
Salì sul ring: questa volta non eravamo io e lui, come solito, ma c’era Andrew.
“Questa volta si combatte ragazzi” disse lui, guardando entrambi ed annuimmo.
Ci posizionammo uno davanti all’altro, pronti.
“Pronti, al mio tre!” disse lui “uno…” guardai Andrew davanti a me.
“…due…”
“…tre!”
***
“Niall sei un fottutissimo idiota!” Zayn mi stava gridando dietro da venti minuti, mentre Louis mi medicava il labbro.
Avevo conciato Andrew per le feste, prendendomi la mia rivincita, ma anche lui ci era andato giù pesante.
Avevo un occhio nero, violaceo e il labbro rotto.
“Ahia…” dissi io, facendo comparire sul mio viso un espressione dolorante.
Avevo paura che Emily varcasse la porta di casa mia da un momento all’altro, vedendomi.
"Dai non ti preoccupare..." iniziò Harry che sapeva ancora d'alcool "tornerai come nuovo in un attimo" continuò ridacchiando.
Zayn lo guardò bieco e lui si allontanò e non di poco.
"Ovviamente non uscirai conciato così" disse Louis, gesticolando e facendoci ridere.
Mi cambiai e loro mi diedero un paio di occhiali da sole per coprire l'occhio.
Andai a scuola così, cercando si coprire il tutto, invano “Cosa. Hai. Fatto?” Gridò Emily, vedendomi.
La guardai e non risposi “Ieri sera…ti ho visto…” Continuò avvicinandosi e facendo si che io mi allontanassi.
Alzai lo sguardo, guardandola attraverso lo scuro delle lenti “Come?” chiesi, non capendo.
Lei iniziò a guardarsi le scarpe, ignorandomi.
“Ti ho visto mentre uscivi dal vicolo di casa tua, hai girato e ti sei allontanato… Sei andato alla Sweden Gym… Giusto?” chiese lei, guardandomi.
Non sapevo cosa rispondere così, a bocca aperta, annuì.
Vidi una lacrima solcare il suo viso e l’asciugò subito.
Mi ricordai di ieri sera, quando il suo sorriso sparì misteriosamente “Che è successo ieri? Eri triste” dissi io, togliendomi gli occhiali, diventati scomodi.
La maggior parte della gente aveva gli occhi puntati su di me, ma non mi importava “Christine… mi ha detto che Louis e Zayn le hanno parlato… mi, mi ha…” non riuscì a finire la frase, delle lacrime le solcarono le lacrime e io le presi il viso, facendo in modo che mi guardasse.
“Cosa ti ha fatto?” chiesi guardandola negli occhi, ma lei.
“Uhh ma guarda chi c’è qui” Sentì alle mie spalle una vocina squillante, così mi girai: Christine aveva le mani sui fianchi e ci guardava “Che hai fatto Nialler?” Disse lei, finta preoccupata.
Mi alterai un pochino “Non chiamarmi Nialler” dissi, scazzato.
Odiavo quel nomignolo, solo le persone mie amiche potevano chiamarmi così.
Un sorriso malizioso le comparve sulla faccia, girandoci intorno “Emily non gli hai detto niente?” chiese lei ridendo, per poi andarsene.
La guardai andare via, scrutandola: si avvicinò poco dopo a dei ragazzi e si girarono a guardare me e Emily.
“Niall andiamo via…” disse ed io annuì, preoccupato per lei.
***
“Non ne sapevamo niente” disse Zayn scusandosi, una volta finito il discorso, entrando in casa.
Lei lo guardò “Tranquillo” rispose, toccandogli la spalla.
Inziò a ribollirmi il sangue nelle vene e Zayn se ne accorse “Amico cos’hai?” mi disse toccando la mia spalla.
Lo spostai da me, strano.
Ero arrabbiato per niente, o almeno per me non era un niente.
Mi dava fastidio che qualcuno la toccasse.
Mi dava più fastidio se qualcuno le parlasse.
E’ stupido, ma è così.
Decidemmo che Emily sarebbe rimasta da me, mentre gli altri sarebbero tornati a casa.
Una volta andati, andai a farmi una doccia, lasciando Emily in camera mia a guardare fuori dalla finestra: il paesaggio fuori dalle mura di casa mia era perfetto.
La gente rideva, scherzava, giocava a palle di neve al tramonto.
Presi la roba per cambiarmi ed entrai in bagno: mi spogliai ed entrai in doccia, girando il rubinetto e lasciando che il getto d’acqua calda mi travolse.
Mi lasciai avvolgere e mi lasciai trasportare dall’acqua calda.
And being here without you
Is like I’m waking up to
Appoggiai la testa contro il muro, mentre una piccola lacrima solcò il mio viso.
Non capivo più niente: i miei sentimenti… erano diversi.
Lei mi stava facendo questo e non riuscivo a starle lontano, era impossibile.
Only half of blue sky
Kinda there, but not quite
I’m walking ‘round with just one shoe
I’m half a heart without you
Pensavo che sarebbe passato, che fosse solo una piccola cotta innocente.
Ma non fu così.
Mi ero innamorato.
Quella parola risuonava nella mia testa come una melodia, come una cantilena che non vuole cessare.
Uscì dalla doccia coprendomi con un asciugamano alla vita, appoggiandomi al lavabo.
Non sapevo cosa fare, tutto risultava nuovo.
Provavo qualcosa per lei.
Aprì la porta del bagno e la vidi alla finestra: le andai dietro poggiandole una mano sulla spalla “Ehi” dissi, facendola spaventare un poco.
Si girò verso di me, ma appena realizzò che ero a dorso nudo, si girò nuovamente, rossa in viso.
Sorrisi “Stai meglio?” chiesi e lei annuì.
Amavo quando faceva così.
Faceva stare meglio anche me.
I’m half a man, at best
With half an arrow in my chest
Mi cambiai mentre lei era girata, mi misi solo i boxer e un pantalone della tuta, sdraiandomi sul letto.
Lei si mise accanto a me, sotto il piumone, stringendosi vicino.
Le accarezzavo i capelli, sorridendo.
“Niall…” iniziò lei, così la guardai incitandola a continuare “…ti voglio bene… è strano, ma è così” continuò guardandomi.
Le sorrisi e ricambiò, addormentandosi stretta a me.
I miss everything we do
I’m half a heart without you.
SBAAAAM!
Ciaooo!
Si sono di nuovo io, come va?
Spero bene.
Eccomi con un nuovo capitolo *le fanno gli applausi*
Credo sia uscito abbastanza bene, ma questo sta a voi giudicare.
Come potete notare il nostro Niall è geloso u.u
Secondo voi...cosa succederà?
Non parlo *si chiude la bocca con lo scotch(?)*
Spero vi piaccia, a preeestoo
xx Alessia
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Capitolo 8 *** Fuck you Tomlinson ***
_________________________________________________________________________________________________________________________
“Avanti Niall racconta!”
Zayn continuava imperterrito ed io, scazzato, non gli davo più retta da dieci
minuti.
“Dai Malik lascialo perdere…non
vedi che non è in sé stamani?” rispose a lui Louis ed io, scocciato, gli
rivolsi delle occhiatacce facendolo rimanere in silenzio.
“Non è che non sono in me…il
fatto è che non è capitato niente, ieri sera…” ribattei io, guardandoli e
provocando le risatine di Harry che si fermarono alla vista di Emily poco
distante da noi.
“Ciaaao Emily” disse Liam con
un sorriso da ebete stampato in faccia; io, in sua risposta, gli pestai il
piede destro trasformando quel sorriso in una pura smorfia di dolore e un “Ciao
ragazzi” mi fece voltare verso l’angelica visione che videro i miei occhi poco
dopo.
Emily sta lì, in piedi, davanti
a noi: aveva stranamente una sciarpa addosso, cosa che solitamente non indossa,
avendo saputo da lei stessa che odia quell’abbigliamento.
Come solito non chiesi, anche
se un po’ turbato: si sedette in mezzo a me e Louis e quest’ultimo non si degnò
nemmeno di salutare.
Guardai il moro cercando il suo
sguardo, cercando spiegazioni, invano; la giornata stava passando lentamente
come al solito ed io non avevo assolutamente voglia di subirmi due ore di
storia con quella rompipalle unica, così proposi ai ragazzi e ad Emily se, dato
la meravigliosa giornata, avrebbe fatto loro piacere andare al parco.
“Non ti sembra rischioso?”
chiese lei guardandomi negli occhi “Ma dopo tutto ho storia pure io, quindi
fanculo” aggiunse poi, alzandosi dalla sedia in plastica rossa della mensa.
Risi a quella frase, facendo
ridere anche gli altri che si alzarono; prima che potessimo uscire dalla mensa
colma di studenti, Christine si avvicinò ad Emily “Uh ancora tu?” disse quest’ultima,
scocciata. L’altra non rispose, sghignazzando un po’ per poi andare via.
Dopo aver deglutito
rumorosamente, Emily si sistemò la sciarpa come se la sua vita dipendesse
solamente da una fottutissima parte del suo abbigliamento.
Uscimmo dalla scuola con due
ore di anticipo per poi andare al bar a bere una cioccolata calda insieme:
camminavamo lungo il marciapiede facendo un po’ di baccano mentre io ed Emily
cercavano di parlare tra noi “Che voleva quella?” chiesi, riferendomi alla
stronza psicopatica.
“Ohw…niente, tranquillo” fu
quello che riuscì a dirmi, sull’orlo di un pianto isterico ed infinito. Mi
fermai sul marciapiede, lasciando andare gli altri avanti, quando un leggero
colpo di vento smosse la sciarpa e quest’ultima cadde, scoprendo le spalle e
mostrando dei lividi “Chi è stato…?” dissi io, incazzato con lei.
Non mi aveva detto niente e
questo era quello che mi faceva arrabbiare maggiormente: forse perché sa che
voglio proteggerla e sa anche se potrei picchiare chiunque. “Non è niente”
disse tremando, coprendosi con la sciarpa e cercando di andare via.
Io le presi il polso, facendola
girare verso di me e avvicinandola, sentendo il suo cuore battere “Dimmi chi
cazzo è stato…” ripetei io, sussurrando a un millimetro da lei.
Stavo per cedere, me lo sentivo
che stava per succedere: ero troppo debole, le mie labbra volevano assaporare
le sue.
Stavo soffrendo.
Non mi rispose, mi guardava
senza staccare gli occhi dai miei ed io non resistetti, la baciai.
Non fu uno di quei baci che si
vedono nei film, fu un bacio dolce, casto, perfetto. Avrei voluto che quel
momento durasse per ore, in eterno, ma ovviamente non fu così; “Cazzo l’hanno
fatto!!” un coglione con nome Harry iniziò ad urlare come una femminuccia,
saltando ovunque e facendo ridere Louis, lì vicino.
Lei si staccò, interrompendo
quel dolce momento e mi sorrise un po’, cosa che feci anche io “Allora me lo
dice adesso?” la guardai negli occhi, poi abbasso la testa diventando triste “Sono
stati quei ragazzi…quelli che ci hanno visti a scuola” rispose ed io capì
immediatamente di chi stava parlando Emily.
Non mi arrabbiai o almeno non
mi mostrai arrabbiato.
Dentro di me ribollivo di ira, avrei spaccato qualsiasi cosa, urlavo.
“Dai piccioncini torniamo a
casa” Zayn mi distrasse dai miei pensieri, facendo si che presi la mano di
Emily a cui comparve un sorriso fantastico sul viso.
Tornammo a casa e decidemmo di
passare la serata da me come sempre, con birre, pizza, qualcosa di forte e
videogames.
Continuavo a ribollire dentro
di me come non era mai successo prima così cercai di calmarmi, invano.
Seduti sul divano a mangiare la
pizza accarezzavo il dorso della mano sinistra di Emily che guardava beata la
televisione. “That’s amoreee…”Harry canticchiava, uscito ormai di senno,
guardandoci e sorridendo. Ridemmo a quella frase, non solo io, ma anche i
ragazzi ed Emily.
“…facciamo il gioco della
bottiglia?” chiese Liam, ad un tratto, quasi ubriaco o anche senza il quasi.
Annuimmo e ci sedemmo per terra.
Girai io per primo la
bottiglia, che indico Louis “Allora…” iniziai guardandolo negli occhi “Obbligo
o v..” continuai ma lui mi precedette “Verità” disse, infine, ridendo; lo
guardai e scoppiai a ridere per poi riprendermi “Chi ti piace?” chiesi.
Non rispose: divenne di un
colore rosa acceso, per poi passare al rosso e al bordeaux “Nessuno, ovvio”
disse infine.
“Ook.. prossimo” aggiunsi,
lasciando fare Louis che, dopo aver girato la bottiglia sul pavimento, questa
punto ad Zayn.
“Obbligo” disse subito, senza
aspettare “Bacialo” rispose Louis riferendosi a Liam, mentre egli lo malediceva
in tutte le lingue che conosceva, equivalente di due.
“Fanculo Tomlinson” disse Zayn
per poi prendere il viso di Liam ed avvicinarlo al suo, baciandolo. Dal bacio
si direbbe che non fosse la prima volta, ma dettagli.
Ridemmo un poco, ma lo
scoppiettio della lampada in soggiorno ci zittì.
“Merda!” disse Liam “E’ andata
via la luce in tutta la casa?!? Horan hai pagato le bollette?” chiese Zayn,
mentre uno schiocco di bacio rimbombò nella stanza facendo ridere tutti.
“Liam fai schifo” disse Louis
fra le risate; passammo la serata al buio e ci addormentammo lì, in salotto,
come facevamo ai vecchi tempi.
SBAAAAM!
Salve
gente! Come va? Spero bene come sempre.
MI SCUSOOO CON TUTTE VOI!
Si, sono moolto in ritardo del previsto, ma il semplice motivo
sono i compiti che hanno dato e le verifiche della settimana.
Spero
che con questo capitolo riesca a farmi perdonare,
lo spero vivamente.
Come avrete notato c’è una minuscola parte ZIAM
si, sono anche ziam shipper, non posso farci niente
sono adorabili quei due insieme.
OOOOORA
vorrei ringraziare per le 103 RECENSIONI che ci sono state per la
storia fino a qui.
Davvero non so cosa dire… beh vi amo :3
Continuate a recensire in tante tante tante, ci tengo
Ora vi
saluto e mi dileguo, mi potete scrivere qui per
qualsiasi cosa o su twitter ( @larrytheway) per altro :)
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Capitolo 9 *** Fear ***
_______________________________________________________
“Niall svegliati, la tua ragazza ha preparato la colazionee!” Liam che grida la mattina non è una bella cosa, credetemi.
Mi alzai con malavoglia dal pavimento dove avevamo passato la notte insieme.
Il mio soggiorno era a soqquadro, sembrava un piccolo campo di battaglia: patatine ovunque, birra rovesciata sull’adorato tappeto di Greg che appena se ne sarebbe accorto mi avrebbe cacciato di casa, caramelle Haribo di Harry sul divano e caffè, stranamente non rovesciato, sul tavolino di vetro davanti al divano e a me.
Mi massaggiai la fronte con il palmo della mano destra, esausto “Che ne dite di fare una gita? E’ una così bella giornata” disse Emily, entrando in soggiorno e poggiando la colazione, composta da croissant e krapfen sul tavolo “Per me è un ottima idea” rispose Harry, prendendo svelto la prima brioche che gli capitò tra le mani, gustandosela.
“Si ma… dove potremmo andare?” chiese Zayn, mentre Liam seduto sulle sue gambe addentava il krapfen “Non c’è niente di decente in giro” aggiunse il ragazzo con la bocca piena.
“C’è la casa infondo alla via della scuola” tutti si girarono verso Louis compreso me, eccetto Emily.
Quella casa la visitammo due estati prima e giurammo che non ci avremmo messo più piede “Oh avanti!” continuò lui, notando le colorazioni biancastre sui nostri volti “Avete paura, per caso?” aggiunse, sghignazzando.
“Beh” ribatté Harry, poggiando la mano sporca di zucchero sulla maglia nera del moro “Sei o non sei stato tu a scappare fuori come un femminuccia solo per un piccolo topino innocente?” aggiunse, rinfacciandogli quanto avvenne quell’estate.
Scoppiammo in una risata generale, facendo avvampare Louis, imbarazzato.
“Scusate ma … Di cosa state parlando?” chiese Emily dopo attimi di silenzio, un po’ spaesata.
“Due anni fa abbiamo fatto una scommessa” iniziai io, guardandola “Entrammo in quella casa pensando fosse una passeggiata, ma quella cazzo di dimora è davvero stregata!” esclamò Zayn, precedendomi.
Decidemmo a votazione e la maggioranza costrinse tutti noi a tornare in quella casa.
Partimmo alle due del pomeriggio: preparammo gli zaini con il necessario comprese le torce e molte pile di ricambio, non si sapeva cosa sarebbe successo.
“Allora…chi guida??” chiese Louis vicino alla macchina di Zayn “Io ovvio idiota” rispose quest’ultimo, spostandolo e aprendo la portiera.
Ci sistemammo nella macchina: Zayn guidava, Louis gli stava accanto, io ero in mezzo e ai miei lati c’erano Liam e Harry. Emily stava sdraiata su noi tre dietro, beata.
Partimmo; andammo piano, la strada era gelata a causa della neve e delle basse temperature e noi non voleva rischiare.
Arrivammo in una ventina di minuti, aveva iniziato a fare freddo, la temperatura era scesa di qualche grado e si sentiva.
Scendemmo dall’auto richiudendo le portiere dietro di noi: la casa era rimasta come me la ricordavo.
Distrutta, malridotta…un disastro in poche parole.
Entrammo, Louis ridacchiava, Emily era spaventata e si stringeva a me; accendemmo le torce inoltrandoci nella casa
***
“Ragazzi…” disse Zayn dopo un po’ di silenzio: eravamo dentro quella casa da quasi un ora, l’aria era diventata irrespirabile con tutta la polvere che vi era all’interno e noi continuavamo a girarci dentro “Mi si sta scaricando la torcia” aggiunse poco dopo, battendo sulla mano sinistra l’arnese che emetteva poca luce.
Anche quella di Harry iniziò a funzionare poco, per poi spegnersi in una manciata di minuti.
Un aria gelida investì tutti, facendo spaventare Liam, che saltò addosso a Zayn.
“Forse è meglio se andiamo via” Disse Emily, tremando, seguita dalla mia approvazione.
Cercammo di uscire, invano: la porta era bloccata, per quanto ci provammo non riuscimmo ad aprirla.
“Merda!” imprecò Harry, sbattendo il piede sinistro per terra e facendo alzare un polverone “Harold!” gridò il moro dagli occhi azzurri, guardandolo e tossendo.
Ci guardammo intorno: dei rumori iniziarono a venir fuori seguiti da scricchiolii e vento forte.
Corremmo: corremmo come pazzi di sopra, cercando un nascondiglio. Io ridevo come un matto tenendo la mano di Emily che cercava di andare a mio passo.
Ci nascondemmo dietro la tenda, vicini, incollati: avevo i suoi occhi marroni puntati sui miei color oceano, come dicevano tutti.
Stavo per baciarla, ero vicinissimo.
Le mie labbra sfioravano le sue…
Sbaaam!
Eccomi qua con un nuovo capitolo
sono passati sette giorni lo so, ma dai.. mi amate ancora, velo(?) ? OuO
Ok a parte la pazzia spero vi piaccia.
Secondo voi...che succederà? si baceranno o no??
Lo scoprirete nel prossimo caaaapitoloo *deserto*
Spero recensirete in tante, ne ho davvero bisogno
Un ultima cosa... HO RIAPERTO LE RICHIESTE
Faccio banner su richiesta, potete anche chiedere nelle recensioni
Ora mi dileguo, a presto, vi amoo
-Alessia
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Capitolo 10 *** So four bedrooms, just for tonight ***
_________________________________________
Le mie labbra sfioravano le sue, potevo sentire il suo alito fresco accarezzare il mio labbro inferiore. Non le tolsi gli occhi di dosso: le appoggiai dolcemente le mani lungo il collo sentendola rabbrividire al tocco, facendomi sorridere.
L’avvicinai sempre di più, la distanza era quasi svanita “Niall, Emily!”. Louis gridava a squarciagola dal piano inferiore. Vidi Emily allontanarsi, prendendo le mie mani con le sue: a quel tocco il mio cuore iniziò a battere più forte, sempre più forte. Le cosiddette farfalle nelle stomaco cominciavano a farsi sentire.
“Avanti, venite fuori!” Questa volta era Liam a gridare, piuttosto preoccupato.
Emily tirò un po’ fuori la testa dalla rientranza in cui eravamo nascosti: il corridoio del piano superiore era vuoto. Prese la mia mano, uscendo per prima e camminando lungo il piano, tirandomi leggermente. Mi bloccai con i piedi, che erano saldamente puntati al tappeto della vecchia casa: lei si girò, guardandomi negli occhi “Andiamo…” sussurrò lei, come un bisbiglio, posando velocemente lo sguardo dalla mia mano ai miei occhi. Sentì il corpo andarmi a fuoco lentamente, mentre una lacrima solcava la guancia destra. Non avevo motivo di piangere,
non c’era spiegazione.
“Ehi” s’avvicinò a me lentamente, posando la mano sulla mia guancia, terribilmente calda. I nostri sguardi s’incrociavano ogni tanto mentre lei cercava il contatto fisso, invano. “Non piangere” aggiunse, svariati secondi dopo, posando dolcemente le labbra contro le mie.
Le cinsi con le mani i fianchi: non volevo lasciarla andare, non potevo. Ero stanco, distrutto, non potevo sopportare di perderla nonostante ci conoscessimo da poco.
Devi tenerla d’occhio, questo era l’unico pensiero che vagava nella mia mente.
Sentimmo la porta d’ingresso sbattere violentemente, di sicuro i ragazzi erano usciti furiosi. “Sono qui Niall” disse poco dopo lei, prendendomi con entrambe le mani le guance e appoggiando la sua fronte contro la mia, ancora calda.
Sorrisi leggermente: stavo meglio, ogni sua parola mi rassicurava.
Prese nuovamente la mia mano e si voltò di scatto, lasciando che una lunga scia di fragola e vaniglia mi pervase, per poi andare di sotto e uscire da quella casa.
“Oh eccovi qua!” disse Harry, battendo le braccia contro le cosce, guardandoci “Scusate…” risposi pronto, guardando i quattro che a quanto pare erano abbastanza in pensiero per noi.
Louis alzò gli occhi al cielo, scocciato, per poi salire in macchina sussurrando un “Voglio tornarmene a casa”. Salì anche Zayn al posto del guidatore mentre noi quattro entrammo da dietro; pioveva e il sole era quasi calato dietro le montagne all’orizzonte.
Questa volta mi misi vicino al finestrino destro, appoggiando la testa al vetro e guardando le gocce scivolare lungo esso. Spostavo ogni tanto lo sguardo verso Emily che aveva la testa appoggiata alle mie gambe con il resto del corpo esile su Harry e Liam.
Guardai i ragazzi: nessuno apriva bocca ed era una cosa strana, la maggior parte delle volte nell’auto l’unico suono erano le risate e le urla.
Louis stava appoggiato anch’egli al vetro a sinistra con le braccia conserte, Zayn guidava tranquillo davanti a me, fumando una sigaretta.
I due dietro accanto a me, invece, parlottavano tra loro, tra uno sbadiglio e l’altro.
Emily giocava con la mia mano, facendomi sorride: il suo petto si abbassava e si alzava regolarmente, mentre di tanto in tanto spostava le ciocche di capelli che le ricadevano sul viso con la mano libera.
Zayn fermò la macchina davanti a un bar all’angolo di una piccola stradina sperduta. Rimasi con lo sguardo fisso rivolto alla pioggia, fin quando il frastuono della portiera chiusa violentemente non mi scosse.
“Ho prenotato io per tutti voi” disse Louis, ancora appoggiato al vetro, per poi girarsi del tutto verso di noi: Liam deglutì rumorosamente, mentre Harry lo guardava tranquillo. “Cosa hai prenotato?” chiese Emily, aprendo dolcemente gli occhi e strofinandoli un po’ con i palmi delle mani.
Il moro la guardò “Cioccolata calda e brioche, sono le quattro del pomeriggio e la macchina non va più quindi restiamo qua” rispose, alzando le spalle.
Capii il motivo in quell’istante: l’auto era andata in panne e noi eravamo a piedi, ma con quella pioggia e con la fitta nebbia non saremmo andati da nessuna parte.
Il rumore dell’acqua si fece sempre più forte, non voleva cessare. I respiri iniziarono a diventare pesanti e leggere nubi di fumo uscivano dalle nostre bocce e dai nostri nasi a ogni respiro.
Sentii all’improvviso qualcuno battere sul vetro: sussultai dallo spavento, girandomi “Entrate!” gridava Zayn sotto la pioggia, per farsi sentire “Hanno il riscaldamento” aggiunse, con qualche nota più alta, correndo al piccolo bar/albergo, se si poteva definire così. Aprimmo le portiere e, velocemente, uscimmo dall’auto correndo verso la piccola tettoia del bar: il posto era abbastanza accogliente.
Era in legno, sembrava tanto una di quelle graziose baite di montagna e le decorazioni richiamavano molto quest’ultima. Al bancone vi era un uomo anziano, dietro di lui molte bottiglie di alcolici e uno specchio che ricopriva quasi tutta la parete dietro il bancone.
“Ragazzi ditemi pure” disse il vecchio, congiungendo le mani e sorridendoci. Zayn parlò con l’uomo, mentre io mi guardavo intorno: c’era una scala il che stava a constatare che vi era un piano superiore “Avete delle camere?” chiesi io ad un tratto, interrompendo il loro discorso. Il vecchio mi guardò, corrugando la fronte in un espressione perplessa “Certamente, anche grandi per più persone” rispose lui cordiale, guardandomi.
Io annuii, poi lasciai parola a Zayn, prendendo una brioche dal piatto che la donna di servizio pochi minuti prima aveva lasciato sul bancone per noi.
“Quindi quattro camere, solo per questa notte” disse, rivolgendosi all’uomo che annuì, prendendo le chiavi dietro di se.
Quattro? Non capivo… una per me e Emily ci stava, non avremmo avuto problemi a dormire insieme, già passava molte notti a casa mia e sarebbe stato abbastanza normale. Ma chi altro avrebbe condiviso la camera? Che fossero Lou e Harry?
No, quei due non sarebbero riusciti a dormire assieme, l’ultima volta il riccio buttò per terra Louis e quest’ultimo iniziò a bestemmiarli dietro, mentre l’altro dormiva profondamente.
Magari Zayn e Liam: visto il bacio durante la sera precedente molto probabile che stesse per succedere qualcosa, ma poi boh, sono affari loro.
Presi la prima chiave che mi diede Zayn “Questa è quella a letto matrimoniale” disse lui, dopo avermela consegnata, facendomi diventare rosso come un pomodoro.
Che si aspettava? Qualche urla e lo scricchiolio del letto?
Roteai gli occhi un po’ scocciato mentre, avvicinandomi alle scale, Zayn sghignazzava un poco.
“Oh, ma guarda un po’” Ancora tu no, pensai io sbuffando molto sonoramente.
Christine scendeva le scale seguita dai ragazzi di qualche giorno prima, quelli che toccarono Emily.
Avevo l’istinto di picchiarli, mettere su una rissa: ero abbastanza bravo in queste cose grazie agli incontri di boxe, ma la mano saldamente stretta alla mia di Emily mi calmò, iniziando a respirare più regolarmente.
“Non è il momento” disse Louis, avvicinandosi di poco a lei, che ridacchiò.
Quei capelli cotonati mi facevano venir i nervi a fior di pelle.
Il colore dei capelli neri risaltava gli occhi, di un verde abbastanza chiaro, con piccole macchie di marrone verso la pupilla. Avrei detto fredda come il ghiaccio, ma era un paragone minimo in confronto a lei.
Christine posò le mani sui fianchi, mentre ai lati i due ragazzi guardavano male Louis e gli altri. Se ne andò, senza spiccar altra parola, lasciandoci soli.
Guardai il moro che aveva lo sguardo perso alla porta “Come hai fatto?” chiese Liam, con il respiro corto e tremando.
Alzò le spalle, Louis, salendo al piano di sopra: le stanze erano davvero poche.
Saranno state massimo una decina, non di più “Carino come posto!” esclamò Zayn, aprendo la sua stanza, mentre Liam si precipitava sul suo letto, sdraiandosi prono.
Ridemmo, mentre noi altri aprimmo le nostre stanze. Rimasi a bocca aperte guardando la nostra: la grande finestra era chiusa, non si poteva vedere fuori, il letto a due piazze era padrone della stanza, con un piumone rosso sopra esso e due cuscini a testa.
Il bagno non c’era, purtroppo avremmo dovuto condividerlo. Vi era un grande comò al lato destro e una cassapanca davanti al letto con sopra due o tre peluche. Dinanzi a tutto vi era una televisione, poggiata a un altro comò.
Emily ripeté l’azione di Liam, buttandosi sul letto e occupandolo tutto con il suo esile corpo. Sorrisi poi chiusi la porta, dopo che la donna di servizio informò tutti noi che la cena sarebbe stata pronta alle otto circa.
Mi sdraiai vicino a Emily, accarezzandole dolcemente i capelli, finchè non ci addormentammo...
OCCHI A ME BELLA GENTE!
Eccomi qua, con un altro capitolo di questa ff.
Mi scuso immensamente
per il ritardo, ma dovevo aggiornare prima Marktplatz e
iniziare I want to be loved by you
mi perdonate? spero di si *le lanciano pandacorni*
A parte questo, buon 2014 a TUTTI!
Spero lo passiate bene e in felicità :)
Altra cosa che vi dico, riguardo alla ff è... recensite?? vi preeeego
So che leggete perchè le viste sono tante, ma lasciare un piccolo
commento di 11 paroline o più non guasta, ve ne sarei grata
Ora vi lascio, non ho altro da aggiungere, a prestoo
-Alessia
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