Another Way- Un altro modo di essere vampiro

di Tomocchi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Foto inutili ***
Capitolo 3: *** Where's my Jackie? ***
Capitolo 4: *** Sottomissione ***
Capitolo 5: *** Social Network ***
Capitolo 6: *** And Everything has changed ***
Capitolo 7: *** Pietre fasulle e un paio di occhiali ***
Capitolo 8: *** Schiena Dritta! ***
Capitolo 9: *** Rose canine ***
Capitolo 10: *** Allergie ***
Capitolo 11: *** Charme ***
Capitolo 12: *** Parole giuste ***
Capitolo 13: *** Serenata ***
Capitolo 14: *** Vecchie conoscenze ***
Capitolo 15: *** Finalmente Natale... ***
Capitolo 16: *** ...e felice anno nuovo! ***
Capitolo 17: *** Animal ***
Capitolo 18: *** Appuntamento ***
Capitolo 19: *** Taglio netto ***
Capitolo 20: *** Charlotte ***
Capitolo 21: *** Parassiti ***
Capitolo 22: *** San Valentino di sangue ***
Capitolo 23: *** Tofu ***
Capitolo 24: *** Allo stadio ***
Capitolo 25: *** Proposte ***
Capitolo 26: *** Potere alle donne ***
Capitolo 27: *** Sommersi dai libri ***
Capitolo 28: *** In alto i boccali! ***
Capitolo 29: *** Strani film, strana gente ***
Capitolo 30: *** Ireland Comic Con ***
Capitolo 31: *** Midnight Memories ***
Capitolo 32: *** Dichiarazione ***
Capitolo 33: *** Viaggio ***
Capitolo 34: *** Riunione ***
Capitolo 35: *** How I met your parents ***
Capitolo 36: *** It's time ***
Capitolo 37: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 38: *** Test ***
Capitolo 39: *** Curriculum ***
Capitolo 40: *** Malattia ***
Capitolo 41: *** Vecchi amici ***
Capitolo 42: *** Uscita a quattro ***
Capitolo 43: *** Sfida ***
Capitolo 44: *** Emy ***
Capitolo 45: *** Scontro tra bimbeminkia ***
Capitolo 46: *** Festa ***
Capitolo 47: *** Alleanza ***
Capitolo 48: *** Testardaggine ***
Capitolo 49: *** Strategia ***
Capitolo 50: *** Sfida ***
Capitolo 51: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Prologo
Battaglia

 

 

 

Serbia, Belgrado, 16 agosto 1717


Guerra tra austriaci e turchi.
Una guerra che chiamò a sé molti uomini, una guerra nata perché alla Turchia non era andata giù per nulla la sconfitta della precedente battaglia con gli stessi nel 1699.
Per questo, dopo averne vinto un’altra anni dopo coi russi, gli ottomani avevano deciso di farsi valere per recuperare i territori perduti con la pace di Karlowitz.
Nel 1714, alcuni commercianti della Repubblica di Venezia violarono alcune leggi turche e, approfittando di questo, i turchi decisero di dichiarare guerra alla Serenissima, convinti che l’alleato austriaco sarebbe entrato subito in aiuto.
Convinzione sbagliata: l’Impero Asburgico entrò a fianco della Repubblica solo un paio di anni dopo, poiché il Papa aveva promesso forti somme per intervento.
Ma in questa guerra accadde qualcosa.
Qualcosa che cambiò la vita di una persona.


Niklas Reiter era solo un giovane diciassettenne austriaco quando venne reclutato nell’esercito nella fanteria per prendere parte alla battaglia nel momento più critico a Belgrado nel 1717.
Il 16 agosto, Eugenio di Savoia, il comandante, decise di radunare tutti per un attacco a sorpresa per quella stessa notte, un attacco decisamente inconsueto e sicuramente inaspettato.
Niklas era agitato: sarebbe stato il colpo decisivo per il conflitto, ne era più che certo.

La debole luce lunare di quella sera illuminava il piccolo luogo di scontro, mentre la leggera brezza del vento investiva le fronde; il reparto era pronto a muoversi a qualunque ordine. In mezzo ai fanti c’erano uomini di tutte le età, dai più vecchi e logori fino a quelli più giovani e timorosi, Niklas compreso: non era il più coraggioso e audace della compagnia, aveva paura come tutti e non avercela era un chiaro segno di pazzia o di stupidità.
“Reparto, continuate avanti, fate piano.”, disse il Tenente bisbigliando e avvicinandosi sempre di più allo spiazzo scoperto che divideva l’esercito dalle trincee ottomane.
“Da qui a là ci saranno almeno 200 metri, forse meno. Mi raccomando, siate rapidi e non fermatevi per nessun motivo, nemmeno per soccorrere i feriti, avete capito?”
Un breve cenno servì come risposta al comandante ormai impaziente per la battaglia. Le mani del ragazzo continuavano a tremare, mentre il sudore dell’agitazione imperlava la sua fronte al pensiero che se solo avesse fatto un passo là fuori, qualche proiettile lo avrebbe colpito in modo doloroso e spietato; continuava a ticchettare sul proprio moschetto con le dita, mentre guardava le poche sentinelle ottomane che presidiavano la zona, evidenziate debolmente dalla luce notturna.
“Niklas, stammi attaccato e continua a seguirmi, va bene? Non stare mai a più di due passi da me...”
Colui che aveva pronunciato queste parole era stato Georg, un uomo grosso e abbastanza vecchio che, da quando era iniziata questa guerra, aveva sempre protetto e aiutato Niklas solo perché gli ricordava suo figlio. Poteva quasi definirlo un padre per via della sua anima nobile e gentile, nonostante fosse solo un comune soldato come gli altri.
“Stai dietro di me quando saremo là fuori, almeno sarai coperto per un po’ dai colpi dei nemici.”
Niklas voleva rispondere alla sua frase, ma in mezzo al buio un suono di tromba risuonò improvviso e ininterrotto.
“È il segnale! Compagnia, disposizione… avanti!”
Il reparto si schierò nel solito modo come quando si attaccava o combatteva, ovvero le classiche tre file di uomini disposti in modo da garantire un fuoco rapido e di soppressione al nemico.
“Avanti, uomini, avanti! Vittoria o morte!”
Il Tenente li incitò, mentre il suo cavallo nitriva come a spronarli a sua volta. Niklas si mise in seconda fila con Georg che stava davanti lui apposta per proteggerlo. Tutto il reparto si mosse lasciando la macchia boscosa, camminando in mezzo alla radura con il fucile in mano. All’orizzonte notarono che sia a destra che a sinistra c’erano molti altri reparti che avanzavano uniti, accompagnati dai loro comandanti. I primi proiettili ottomani risuonarono forti e precisi, colpendo alcuni uomini dello schieramento austriaco, ma non avevano alcuna intenzione di disgregarsi.
Al diavolo che fuggirò, piuttosto morirò qui, con i miei fratelli, pensò in cuor suo il ragazzo, deciso seppur terrorizzato.
Il reparto avanzò ancora nonostante l’artiglieria ottomana batté la radura, smembrando gli uomini delle altre unità che attaccavano insieme agli austriaci mentre i proiettili sibilavano a pochi centimetri da loro. Georg si girò indietro per controllare se Niklas stesse camminando dietro di lui ma ad un tratto il giovane vide il compagno spalancare gli occhi e pronunciare con un filo di voce il suo nome, mentre dalla bocca un rivolo di sangue cominciava a colargli sul mento. Dopo pochi secondi il pover’uomo cadde a terra e tutti lo scavalcarono senza nemmeno potersi fermare; stavolta fu Niklas a girarsi indietro. Vide che lo sguardo non fu ricambiato. Ormai era morto, con il corpo inerme e la faccia a terra. Suo figlio non lo avrebbe mai più rivisto.
“Prima fila, fuoco!”
Si fermarono. I superstiti della prima fila dello schieramento si fermarono a loro volta e, puntando il fucile sul nemico, spararono, sollevando una coltre di fumo dai fucili; in seguito si inginocchiarono e si rimisero a ricaricare il fucile.
‘’Seconda fila, fuoco! ‘’
Toccò alla fila di Niklas, che puntò il carico e pesante moschetto di fronte a sé per poi, con le mani tremolanti, premere il grilletto e vedere il lampo di fuoco lasciare la sua arma, mentre venne investito dal rinculo del colpo facendolo indietreggiare di qualche passo.
“Terza fil… Agh!”
Il Tenente non terminò la frase, colpito al petto dall’ennesimo proiettile, mentre il suo cavallo fuggiva dal campo di battaglia trascinando l’uomo, rimasto impigliato con lo stivale alla briglia, su tutta la linea di attacco.
L’ordine fu egualmente dato e anche la terza fila sparò.
Niklas cercò di ricaricare il fucile, ma il sacchetto della polvere da sparo scivolò dalle sue mani riversandosi sul terreno scuro e buio. “Dannazione!”, sussurrò, imprecando tra i denti.
Tastò il suolo con la mano, sfruttando i lampi degli spari per orientarsi, ma il reparto fu costretto ad avanzare di nuovo il ragazzo non poté far altro che abbandonare l’oggetto e camminare insieme ai propri compagni. Altri lampi e grida si sollevarono, mentre le carcasse dei commilitoni ricoprivano il luogo dello scontro, illuminato dagli spari dei fucili e dalle esplosioni dell’artiglieria. Altri spari, altre avanzate… dopo pochi minuti avevano quasi superato le trincee e il reparto era ormai ridotto ad un pugno di uomini.
“Avanti, ragazzi, diamogli addosso!” incitò qualcuno per poi, con la baionetta innestata nel fucile, scavalcare la piccola duna di terra e buttarsi dentro alla trincea avversaria insieme ad altri soldati, facendo risuonare urla e lame sulle carni. Niklas si buttò a terra, aspettando che la battaglia si calmasse un po’, ma sfortunatamente fu visto da un ufficiale a cavallo che, senza pietà, si avvicinò.
“Muoviti, cane che non sei altro! È così che proteggi la tua patria, eh?”
Niklas si rialzò, minacciato dalla sua spada, e mise un piede per scavalcare il piccolo rialzamento sentendo il cuore che gli batteva a mille ma appena fu allo scoperto oltre la duna, un colpo di fucile risuonò nell’aria: un dolore lancinante pervase il suo petto, sentendo una concentrazione di calore sul punto dolorante.
Il ragazzo si guardò e vide che sulla divisa c’era un buco sanguinante posto proprio sul torace. Tremante, dopo pochi secondi cadde a terra, sentendo che il respiro affannoso alla ricerca di aria.
La vista cominciò a farsi sfocata, sempre di più, lasciandolo dopo pochi attimi nel buio più totale.

***

Dopo un tempo che parve infinito, Niklas vide una luce fioca.
Sbatté le palpebre più volte prima di aprire gli occhi. Il dolore al petto era ancora presente, ma ben più sopportabile rispetto a prima.
Si mise seduto con calma e si guardò attorno: era in una tenda, dove alla sua destra c’era una candela e alla sua sinistra dei borsoni.
Regnava un silenzio inquietante, sentiva un freddo intenso fin dentro le ossa; non che ci fosse molto caldo fuori, in effetti.
Si abbracciò, sentendo il proprio corpo gelido.
Qualche animale ululò fuori per pochi secondi, probabilmente per richiamare il branco ma generando nel ragazzo una paura irrazionale.
Tutto lasciava intuire che fosse calato il buio.
“Tranquillo, è finita.”
Niklas sobbalzò, voltando il capo verso la voce calda e rassicurante.
A parlare era stato un uomo, più vecchio di lui di almeno vent’anni, dai capelli neri e raccolti in una coda un po’ disordinata, che porgeva al ragazzo un bicchiere con del liquido scuro; il ragazzo si voltò, lo afferrò e lo bevve istintivamente senza pensarci: solo poi si chiese il perché del proprio comportamento.
Il sapore era leggermente salato, non particolare in realtà, ma con un retrogusto ferroso, metallico. Quella particolare bevanda era più corposa della semplice acqua ma lo aveva ugualmente dissetato.
“Co… cosa..?”, domandò con voce roca e confuso, come se fosse stato fermo per giorni.
“La battaglia è finita e tu sei salvo. Purtroppo ho dovuto agire subito…”
Niklas era sempre più stranito. Chi era quell’uomo? E perché quel purtroppo?
Non ci si soffermò troppo, preso da un pallido ricordo che si faceva strada prepotente nella sua mente.
Era ancora frastornato da tutto ma una cosa aveva capito bene: la guerra era finita, il loro attacco era stato davvero decisivo come aveva pensato.
Quindi sarebbe potuto tornare a casa dalla sua famiglia: suo padre, sua madre e forse anche suo fratello maggiore sarebbero stati orgogliosi di lui.
“Hai dormito parecchio, quasi due giorni, per assimilare tutto…”, riprese l’uomo, cercando il suo sguardo.
L’austriaco strisciò un po’ indietro, ancora diffidente. Non lo conosceva, era sicuro di non averlo mai visto. Ma quella frase attirò la sua attenzione.
“Assimilare..?”, chiese, stranito.
Il corvino sospirò, prima di puntare i proprio occhi neri in quelli blu dell’altro. “Ragazzo, tu ora sei un vampiro. Io stesso ti ho trasformato. Questo perché ho …”
Un vampiro?
Intendeva forse quelle creature maledette delle leggende che si nutrivano di sangue umano?
Che quello che aveva bevuto prima fosse..?
Si portò una mano alla bocca, reprimendo uno sforzo di vomito al pensiero di aver ingurgitato del liquido proveniente da un altro essere vivente.
Strinse gli occhi, boccheggiando e tossendo a causa dei brividi lungo tutto il corpo.
L’uomo gli appoggiò una mano sulla spalla, forse per rassicurarlo.
“Stai tranquillo, è normale, cerca di fare dei respiri profondi…” ma Niklas lo scostò malamente e si alzò in piedi, leggermente barcollante e privo di equilibrio.
Finì a carponi e strisciò fuori dalla tenda per prendere l’aria: la brezza esterna lo colpì in pieno viso.
Era notte fonda. Si guardò una mano e alla luce della luna constatò che la sua pelle sembrava bianca.
Si passò la lingua sui denti, scoprendo i propri canini più pronunciati rispetto a prima e avvertendo nuovamente il sapore ferroso del sangue bevuto precedentemente.
Si portò le mani alla bocca, rendendosi nuovamente conto di ciò che aveva ingerito. Guardò per terra, stravolto, a occhi sgrananti, mentre la consapevolezza di ciò che era gli cadeva addosso pesante come un macigno.
Un vampiro.
Non riusciva a crederci.

 

 

 

 

 

 

 

Note Finali: Un nuovo racconto, stavolta sui vampiri. Questo prologo è molto serio, ma non credo si potesse scherzare troppo su questa cosa u_u La storia è un’idea stupida nata un sabato mattina parlando con i miei fratelli a colazione, e mi stanno aiutando a scriverla: difatti, la parte della battaglia qui sopra è stata scritta proprio da mio fratello, che a breve si iscriverà su EPF per postare le sue storie! xD
  Comunque, spero piaccia. Altrimenti, son pronta alle critiche. Non ho idea di come si evolverà la storia, si vedrà di capitolo in capitolo!
Alla prossima! ùwù

 

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Capitolo 2
*** Foto inutili ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 1
Foto inutili

 

 

 

 



 

 

 

Da qualche parte in Irlanda, fine Ottobre 2013

Quella mattina vi era il solito monotono cielo grigio.
Niklas, un comunissimo vampiro che dimostrava circa diciotto anni, aveva appena aperto la porta di casa in cui abitava da solo.
Niente sole, per fortuna, ma era meglio non rischiare.
Col cavolo che si sarebbe ustionato.
Si sistemò gli occhiali dalle lenti scure, il cappuccio della felpa verde ben calato sulla testa, che stava sopra la camicia bianca prevista dalla divisa della scuola.
Frequentava il sesto anno del senyor cycle, l’ultimo per la scuola irlandese e il più difficile per molti dei suoi compagni che avrebbero affrontato l’esame di ammissione per l’università.
Non vedeva l’ora di tornare a casa, il pensiero già rivolto al proprio computer.
Niklas era uno di quei ragazzi che passavano la maggior parte del tempo chiusi in casa a giocare al pc, un passatempo che lo prendeva completamente, facendogli dimenticare il mondo esterno: sarebbe potuta scoppiare l’ennesima guerra e lui non se ne sarebbe accorto. Avrebbero dovuto tagliare i fili della corrente per schiodarlo da lì. Adorava il computer solo perché non entrava direttamente in contatto con la gente, nessuno faceva domande e poteva starsene tranquillo. Non lo disturbava essere definito un completo nerd.
Prima di chiudere la porta, controllò di avere tutto; uscì con lo zaino sulle spalle e si diresse verso la fermata dell’autobus che lo avrebbe portato a scuola.
Una scuola come tutte le altre, situata nel centro di Dublino.
Il mezzo era pieno di gente perciò si appoggiò contro la parete vicino alle porte d’uscita e si infilò gli auricolari dell’mp3 nelle orecchie, a un volume non troppo alto per non dare pretese alla gente di lamentarsi di lui.
Meglio passare inosservato.

Arrivato a scuola, si unì alla massa di studenti che portava la sua stessa divisa: giacca grigia, camicia bianca, cravatta verde e pantaloni o gonna grigie; questo era l’abbigliamento previsto dalla Fitzgerald High School.
Venne spintonato da un paio di persone, gente che lo faceva solo per il gusto di farlo, perché lui era lo sfigato della scuola: alto circa un metro e ottantatré, si notava poco perché stava sempre chino, quasi gobbo; i capelli di un castano scuro, un po’ lunghetti, mossi, mal tenuti, disordinati e unti; gli occhi di un blu profondo con sprazzi di grigio, nascosti dietro un paio di lenti scure e spesse, di una montatura anonima e fuori moda.
Il suo non si poteva definire un bel fisico, dato che stava sempre un piuttosto gobbo: un po’ di pancetta e una leggera peluria sul viso lo rendevano decisamente non desiderabile.
Il ragazzo fissò malissimo quei ragazzini maleducati, ma continuò a camminare dritto fino alla sua classe, in modo da sedersi al suo solito posto in fondo all’aula attaccato al muro.
Nessuno dei suoi compagni gli era amico, c’era quel rapporto di “ehi, che compiti ci sono per domani?” e poi finiva lì; a lui andava bene così.
Non ci teneva per nulla a far sapere che fosse un vampiro, andava a scuola solo perché era un buon passatempo, decisamente stimolante e più sicuro che lavorare da qualche parte alla luce del sole in pieno giorno.
Aveva detto ai professori di soffrire di Xeroderma pigmentoso, una malattia che non gli permetteva di stare alla luce del sole per giustificare il cappuccio e di essere fotosensibile per le lenti scure degli occhiali.
Si era trasferito in Irlanda verso la fine degli anni 90, dopo aver girato un po’ per l’Europa; dato che gli era stato davvero difficile trovare un lavoro notturno, aveva voluto provare ad iscriversi a scuola.
Non era la prima volta ma tutte le scuole avevano qualcosa di diverso, e perciò si era detto: perché non provare anche quella irlandese?
“Ehi, Rogan!”
“Ehi, ciao!”
Niklas alzò la testa, fissando una ragazza dai lunghi e mossi capelli rossi che aveva risposto al richiamo di una amica appena entrata in classe.
Un altro buon motivo per frequentare la scuola irlandese era sicuramente quella bella ragazza: non che fosse proprio innamorato, ma ne era attratto… e come non dargli torto.
“Ah, Rogan Wynee Macklemore. Gran bella gnocca.” Commentò una voce maschile e festidiosa.
Niklas sospirò irritato.
A parlare era stato un suo compagno di classe, tale Daniel Hill.
Daniel, che era mezzo inglese e mezzo irlandese per via dei suoi genitori; Daniel, che era biondo, con i denti davanti sporgenti e le orecchie più grandi del normale; Daniel, che era un fanatico del pc come lui: difatti erano soliti sfidarsi sui giochi online il pomeriggio; Daniel, che andava dietro a Rogan come lui ma in modo più sfacciato e spesso ridicolo; Daniel, che detestava cordialmente senza un particolare motivo.
Avrebbero potuto essere amici ma con una ragazza di mezzo non era possibile.
Oltretutto quel nano, alto solo un metro e sessantacinque, aveva un caratteraccio che era stato impossibile nascondere con l’andar del tempo, perciò Niklas aveva sempre cercato di stargli alla larga.
Con scarso successo, dato che era venuto proprio lì a rompergli le scatole di prima mattina.
“Non parlare di Rogan in quel modo. E lasciami stare.”, disse il vampiro, cercando di mantenere la calma e di non mandarlo a quel paese subito.
“Oh, non parlare di Rogan in quel modo, ma sentiti! Scommetto che pensi lo stesso anche tu.” Lo prese in giro l’altro ragazzo, fissandolo con un sorrisetto strafottente.
“Non vengo certo a dirtelo.” Niklas sperava che la risposta ponesse fine al discorso. Macché. Daniel aveva tutte qualità negative, peggio tra tutte la testardaggine.
“Stai sempre qui nel tuo angolino, Reiter. Sei un codardo, hai capito?”
“Io almeno non mi rendo ridicolo come te, Hill.”
“Cos’è, ti senti superiore solo perché mi batti su The War of Past ogni volta? Questo non ti dà il diritto!”
Mi sento superiore perché ti oltrepasso anche in altezza di ben 15 centimetri, pensò Niklas in cuor suo ma non volveva dare a Daniel un altro pretesto per insultarlo.
Per essere chiari, The War of Past era un videogioco online, IL videogioco online per eccellenza in quel periodo; a Niklas piaceva, era più bello rivivere le battaglie del passato seduto comodo sul divano o alla scrivania, rispetto a come le aveva vissute lui. E soprattutto un gioco non ti lasciava cicatrici sul corpo. Ecco.
D’istinto si portò la mano al petto, stringendo la camicia tra le dita.
Scosse il capo, tornando composto e tranquillo.
In quel gioco batteva sempre Daniel e la sua armata e ogni volta provava una certa soddisfazione, quasi sadica, nel vederlo a terra.
Il compagno stava per inveire ancora quando il professore entrò in classe per iniziare la lezione e Niklas ringraziò la puntualità dell’uomo, perché Daniel avrebbe dovuto per forza tornare al proprio posto.
E c’era un altro motivo per cui essere contento: il professor O’Brien insegnava storia, che Niklas amava particolarmente; un po’ perché l’aveva vissuta, in quei quasi 300 anni, e un po’ perché era interessante sapere cose successe molto prima della propria nascita.
O’Brien la spiegava così bene che era impossibile non appassionarsi.

***

Al cambio dell’ora, Daniel vide Niklas alzarsi per andare fuori dall’aula e, dopo aver aspettato qualche secondo, decise di seguirlo con l’iPhone ben stretto nella mano, sperando che l’austriaco andasse in bagno.
Quando lo vide entrare, si trattenne dall’esultare e ,dopo essere entrato a sua volta, controllò in quale cabina fosse entrato l’altro.
Il suo piano era quello di fotografarlo in mutande, stampare la foto come poster e poi appenderli per tutta la scuola in modo da umiliarlo; così sarebbe stato meglio di lui e avrebbe visto Rogan ridere grazie al suo scherzetto.
Oltretutto Niklas sarebbe stato così depresso da non giocare più a The War of Past così lui sarebbe diventato campione. Era un piano perfetto!
Dopo aver individuato la porta giusta, entrò nella cabina di fianco e salì sul water, in silenzio, per poter guardare dall’alto il compagno.
Eccolo lì. Niklas era proprio in mutande.
Daniel sorrise con una luce maniacale negli occhi e scattò un paio di foto prima di scendere, uscire come se niente fosse e poter tornare in classe prima dell’arrivo della professoressa successiva.
Lanciò all’austriaco uno sguardo soddisfatto quando questi rientrò a sua volta.
Non vedeva l’ora di tornare a casa.

 

Il suono della campana determinò la fine delle lezioni e Daniel corse praticamente fuori dall’aula –rischiando di investire Rogan, per altro- verso l’auto della madre, che lo veniva a prendere ogni giorno.
“Vedo che oggi è andata bene, hai preso qualche bel voto?” domandò la donna al figlio, vedendolo con una faccia contenta.
“Non proprio ma’… cioè, è andato tutto bene. Tutto bene.”, assicurò con un sorrisino, allacciandosi la cintura.
La mamma capì ben poco del suo entusiasmo ma non approfondì; a lei importava solo che Daniel andasse bene a scuola.
Arrivati a casa, il ragazzo se la prese comoda, anche se dentro di sé smaniava dall’andare immediatamente al computer per scaricare le foto dal cellulare e preparare i poster. Non voleva destare sospetti alla madre, che sicuramente avrebbe troncato il suo progetto sul nascere.
Finito il pranzo, salì le scale con calma controllata e, chiusa la porta della stanza, si fiondò al proprio pc, attaccando subito il cavo al suo iPhone per poter passare le foto dal cellulare al portatile.
Ma… forse c’era qualche problema.
Nel momento in cui aprì le foto, si accorse che doveva esserci un problema. Non era possibile una cosa simile o forse era uno scherzo.
Nell’immagine doveva esserci Niklas in mutande nel bagno della scuola.
Invece lì c’era solo il bagno della scuola.
Com’era possibile?
Quale persona poteva sparire in una foto?
Strinse i pugni e controllò che nulla fosse stato manomesso, stringendo con forza il mouse quasi a romperlo.
Era tutto a posto quindi perché si ritrovava con una foto inutile?

Quella sera iniziò a ragionare.
Niklas non poteva sapere che Daniel aveva avuto intenzione di fotografarlo, a meno che non avesse avuto poteri magici o un investigatore privato alle calcagna. Ok, era meglio non sparare assurdità.
Poteri magici… No, non era proprio possibile. Se Niklas sapeva delle foto, lo avrebbe bloccato, smascherato, preso il telefono e rotto.
No, non era un mago o cose simili. No.
Però…
In effetti, perché portava sempre il cappuccio? E le lenti scure? Oltretutto non faceva alcuna lezione o sport extrascolastico, ma quella poteva essere solo una questione di pigrizia.
Ricordava che i professori aveva accennato di una malattia relativa alla luce che il ragazzo aveva.
Luce… Poteva essere che..?
Sul letto, si mise seduto con il portatile sulle gambe e iniziò una ricerca.
Vampiri.
Nelle leggende, i vampiri non si riflettevano negli specchi e non venivano nelle foto. Non potevano stare alla luce del sole o la loro pelle si carbonizzava…
Daniel deglutì a vuoto, ebbe un piccolo brivido al pensiero che Niklas potesse essere davvero un vampiro.
Ma doveva averne la certezza.

 

 

 

 

 

 

 

Note finali: Ecco il primo capitolo di questa storia! Ringrazio mia sorella che ha avuto la pazienza di leggere e consigliare cosa togliere o cosa aggiungere, perché è stato davvero difficile scrivere! Doveva essere una parodia ma ora che la rileggo sembra seria… chissà come si evolverà! Nel prossimo capitolo farà capolino un nuovo personaggio importante, probabilmente odiato, ma io la trovo così divertente 8D xD
Alla prossima! òwò

 

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Capitolo 3
*** Where's my Jackie? ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 2
Where’s my Jackie?

 

 

 



 

 

 

 

Anche quel giorno il cielo era grigio.
Miseria, che noia!
Ma doveva aspettarselo, nelle isole britanniche… perlomeno quel cielo non prometteva pioggia.
Niklas lo guardò un’ultima volta prima di entrare in classe e prendere posto, come ogni volta, al banco in fondo all’aula nell’angolo.
Una routine che si ripeteva da parecchio tempo e che ormai gli era naturale e familiare.
Mancava qualcosa in quella quotidianità: Daniel non era lì a importunarlo. Il compagno di classe se ne stava tranquillo al suo posto, o perlomeno, stava al suo posto ma calmo non lo era, visto che tremava leggermente.
Che fosse malato? Oh, tanto meglio per lui. Un Daniel malato significava giorni spensierati e senza troppi fastidi, sia nella vita reale che in quella virtuale, dato che spesso sapeva essere davvero asfissiante.
Sorrise leggermente, iniziando a godersi la tanto agognata tranquillità.
A lui andava bene stare nell’ombra.
Il professor Roberts di matematica entrò con una decina di minuti di ritardo; era vecchio e fiacco, si vociferava che quell’anno fosse l’ultimo prima della pensione… e meno male!
Tutta la classe non lo sopportava non tanto perché fosse antipatico, ma perché era lento e metteva sonno a chiunque tranne che a una persona: Rogan.
A Rogan la matematica piaceva da morire e andava benissimo; era strano pensare che fosse la bella beniamina del professore, ma a conti fatti era così e su questo non ci pioveva.
O forse era tutto merito del fatto che la madre insegnasse matematica a sua volta. Ehm, ehm.
Niklas appoggiò la testa sulle braccia conserte sul banco: quella parte della scuola non lo faceva impazzire e il più delle volte lo annoiava.
Ci aveva davvero provato a capire quella materia ma non era proprio portato.
E se non sei portato per una data cosa, non ci puoi fare nulla.
Quasi non si accorse che il professore lo stava chiamando.
“Reiter! Il tuo compito!” Il vecchio sventolava il foglio, incitando il ragazzo per a venire a prenderlo perciò Niklas si alzò e andò verso la cattedra.
“Hill!” chiamò poi Roberts, non appena il foglio fu nelle mani di Niklas, e quando questi rivolse il suo sguardo a Daniel quasi per caso, il biondino sgranò gli occhi e guardò da un’altra parte, tremolante.
Niklas rimase ancora più stupito quando il compagno si fermò per farlo passare, quasi per evitare di toccarlo o farsi toccare.
Quel deficiente lo stava trattando come un appestato. Ma che gli prendeva?

***

Daniel quel giorno si era attrezzato.
Dal bagno della madre aveva preso uno specchietto, si era preparato un panino con crema all’aglio e sotto la camicia indossava una catenina con una croce.
Avrebbe voluto prendere anche un paletto di legno o simile per precauzione ma la madre gli aveva impedito di uscire a tagliare per chissà quale motivo un pezzo di ramo di un albero in giardino.
In aula prese posto e stette quanto più possibile lontano da Niklas.
Non appena l’austriaco entrò, Daniel prese furtivamente lo specchietto e con le mani tremanti cercò di alzarlo senza farsi notare troppo dal compagno.
Soffocò un grido in fondo alla gola quando nel posto in cui doveva esserci Niklas vide il nulla, anzi, una cartella fluttuante che si metteva a terra da sola.
Libri che venivano magicamente fuori dalla cartella e si posavano sul banco con nonchalance.
Si voltò un attimo e constatò c’era Niklas proprio lì con le mani sui libri appena tirati fuori.
Lo specchio non mentiva.
Niklas Reiter era un vampiro.

Daniel cominciò subito a pensare a un modo per tener lontano quel mostro da tutti gli altri suoi compagni.
Cioè, ancora più lontano del solito; non che il ragazzo facesse qualcosa per renderlo più simpatico, in effetti.
Il suo sguardo corse immediatamente verso Jackie O’Moore, conosciuta come la bimbaminkia della classe; lei era la perfetta vittima sacrificale per poter salvare se stesso e gli altri!
Tanto a quella ragazza piacevano i vampiri e Niklas avrebbe trovato in lei una facile preda per i suoi istinti sanguinolenti.
Non era sicuro che Reiter succhiasse effettivamente sangue, viste tutte le variazioni possibili su quelle creature, ma era certo che Jackie lo avrebbe sfamato a dovere e tenuto lontano da Rogan.
Rogan!
Povera, dolce, Rogan! Forse Niklas la puntava perché più che bella aveva un buon gruppo sanguigno!
I pensieri di Daniel erano folli, incoerenti e senza un filo logico, ma la paura rende stupidi o ancora più stupidi, si sa.

A ricreazione si avvicinò a Jackie, seduta al proprio banco con in mano una rivista per ragazzine (in copertina, uno scintillante Robert Pattinson gli sorrideva) intenta a mangiare la propria merenda.
Jackie non era una di quelle persone a cui ti avvicinavi di proposito: grassottella, castana e con gli occhi marroni, era decisamente una tipa anonima. Oltretutto da quando era uscito quel film, Twilight, e quei cantanti come Justin Bieber, Selena Gomez e gli One Direction era diventata insopportabile.
L’anno prima aveva preteso che tutta la classe andasse con lei alla maratona di quel film sui vampiri appunto, perché “È uno di quei film da vedere almeno una volta nella vita, ve la cambierà, ne sono sicura!!” e dopo dieci minuti si era ritrovata al cinema seduta da sola.
In effetti in quell’occasione, ora che ricordava, Niklas aveva storto la bocca in una smorfia schifata ed era schizzato fuori dalla classe prima che Jackie potesse prenderlo sottobraccio e trascinalo al cinema con tutti gli altri.
“J… Jackie?”, chiamò Daniel sottovoce con fare confidenziale e lei si voltò a guardarlo con aria annoiata.
“Che vuoi, Hill? Non vedi che sto leggendo una cosa importante?”
L’istinto di prenderla a schiaffi perché considerava importante il nuovo ruolo di Pattinson in qualche film era molto grande.
“No, io… ecco, vorrei chiederti un parere. Tu sei… un’esperta di vampiri, giusto?”
Alla parola vampiri gli occhi di Jackie brillarono di luce propria: “Certo. Cosa ti serve?”, cinguettò la ragazza, appoggiando la rivista sul banco.
Daniel si guardò attorno, Niklas non era in vista.
“Vedi… Io sono convinto che… Niklas Reiter sia un vampiro…”
‘”Impossibile.”
“Ma ascoltami…”
“Una robaccia trasandata come quella non può essere un vampiro.” Replicò perentoria la compagna, con le braccia incrociate al petto. Sembrava non voler ascoltare altro, ma Daniel la pregò:  “Ti giuro che è così. Ieri gli ho fatto una foto e non compariva. Stamattina ho provato a guardarlo con uno specchietto e non si rifletteva. Se ci pensi si tiene sempre così coperto! E soffre di Xeroblabla alla pelle, quella malattia non gli permette di stare alla luce. Non lo trovi strano? Ti prego, credimi!”
Jackie a quel punto inarcò un sopracciglio, pensierosa.
“Ci penserò. Lascia fare a me, Hill.” disse solo, riprendendo in mano la rivista.
Convinto di averla stuzzicata, Daniel tornò al proprio banco con il cuore più leggero e un sospiro di sollievo.

***

Quando la pausa finì e tutti gli studenti rientrarono per ricominciare le lezioni, Jackie lanciò uno sguardo a Niklas.
Non era possibile che un ragazzo così brutto potesse essere un vampiro.
I vampiri erano belli, brillanti in tutti i sensi, facevano stragi di cuori e stavano al centro di triangoli, quadrati, pentagoni ed esagoni amorosi!! (?)
Niklas pareva più uno di quei nerd di bassa lega che stavano reclusi in casa a giocare a qualche stupido gioco online.
Nemmeno immaginava quanto quello che pensava fosse vicino alla realtà.
Lo guardava così intensamente che il compagno si voltò a guardarla. Jackie sobbalzò, tornando a fissare il proprio libro di testo.
Cavoli, doveva aver esagerato.
Però…
Con un’altra veloce occhiata iniziò a lavorare su di lui con l’immaginazione: il viso rasato, i capelli più ordinati, niente stupido cappuccio e occhiali, vestiti migliori, portamento migliore…
Avrebbe potuto essere un bel ragazzo in fondo.
Avrebbe potuto…
Ma certo!
Lei lo avrebbe convinto, anzi, costretto a diventare quello che voleva che fosse.
Si può fare, si disse.
Si può fare…

 

 

Note finali: Ecco il personaggio di Jackie la bimbaminkia. Il titolo proviene dalla canzone ‘’Jackie Kennedy’’ di Ola, e sembrava carino vista l’omonimia. Non ha senso ma vabbeh.
Un sentito ringraziamento a mia sorella che ha scritto un pezzo x°D e che senza di lei questa storia non ci sarebbe.
Daniel e i suoi ragionamenti senza senso non sono stati facili da descrivere. Ancora non sappiamo (io e mia sorella dico) che direzione prenderà la storia, si vedrà!
Un grazie anche a PinkyRosie per aver recensito il primo capitolo; alla mia Manny_chan per aver messo la storia tra le ricordate e a tutti quelli che leggono e basta, mi fa piacere! *O*
Il prossimo capitolo lo posterò forse sabato o domenica, vedo quando riesco a ricollegarmi al wi-fi. Per ora ho pronti altri tre capitoli, ma li posto con parsimonia!

 

 

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Capitolo 4
*** Sottomissione ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 3
Sottomissione

 



 

 

 

 

 

Sabato mattina, ore 9.00

Il campanello.
Suonava.
Senza.
Sosta.
Chi cavolo era a quell’ora?
Niklas era stato sveglio tutta notte e voleva solo dormire.
Possibile che dovessero disturbarlo anche di giorno? Oltretutto se era ancora uno di quei venditori porta a porta, giurò a sé stesso che quella volta uno spuntino non glielo avrebbe impedito nessuno.
“Reiter! Aprimi, per favore!”
Era una voce femminile, familiare.
Che strano.
Il ragazzo, animato da un pizzico di curiosità, si alzò dal letto a baldacchino -una comodità a cui non aveva rinunciato per il semplice fatto che aveva tende protettive belle spesse-, si vestì coprendosi ben bene, per sicurezza si avvolse in una coperta (anche se per tutta casa le tende erano ben tirate per evitare che filtrasse della luce) e andò alla porta ben imbacuccato.
“Sì?” domandò, ma senza aprire.
“Sono Jackie, Jackie O’Moore, la tua compagna di classe!” cinguettò la voce.
Qualcuno doveva spiegargli cosa diamine ci faceva lì quella svitata.
Sì: quella era una svitata, perché si reputava fan di quegli esseri che chiamavano vampiri. Non la poteva proprio vedere.
I ragazzi di questa epoca la chiamavano bimbaminkia, ovvero una persona che esagerava e impazziva per nulla. O almeno, questo era quello che aveva capito.
Sapeva per certo che leggeva libri e guardava telefilm di roba sugli esseri della sua specie; si definiva un’esperta ma sapeva per certo che quelle cose erano tutte cazzate allucinanti.
“Che vuoi?” Rispose seccamente, indeciso se mandarla a quel paese e tornarsene a letto oppure sprecare cinque minuti della sua vita infinita per sentire cosa aveva da dire quella idiota.
“Parlare.” Disse ancora mesta la voce e allora Niklas aprì, seppur tentennante.
Vide un razzo un po’ grassoccio schizzare in casa e chiudere la porta prima che lui potesse aprire bocca.
“Ma cosa..?”, domandò, sconvolto, arretrando di un passo per non essere travolto.
“Non ti sei fatto male, vero?”, chiese concitata la brunetta, con le mani chiuse in pugnetti.
“Eh?” Aveva capito bene?
“Dico, il sole. Cioè, non c’è tutta questa luce solare ma non vorrei che qualche raggio ti avesse colpito…”
“O’Moore, che cavolo stai farneticando..?”
‘”Niklas, so che sei un vampiro.”
Tempo un decimo di secondo e Jackie si ritrovò appesa al muro per il colletto della maglia, Niklas a pochi centimetri dal suo viso con i denti scoperti e un ringhio basso, distorto, da animale.
La ragazza sudò freddo per un po’ ma da sotto la maglia tirò fuori dell’aglio e lo schiaffò in faccia al vampiro, che chiuse gli occhi per istinto. La lasciò subito per allontanarsi di qualche passo.
“Non aver paura… Non voglio farti male e non voglio che tu ne faccia a me, sono solo qui per parlare.”, dichiarò la ragazzina, rimettendo via l’aglio nella tasca dei jeans.
Niklas si sfregò il viso con la coperta, fissandola con diffidenza e un leggero astio.
“Cosa-vuoi?” Ringhiò ancora, con tono duro, tenendosi distante.
“Non mi servono prove, so che sei un vampiro ora, al cento per cento.”, parlottò tra sé e sé l’umana, prima di fissarlo negli occhi: “La mia prossima domanda è…”
“Io non vampirizzo, te lo dico subito.” sibilò lui prima che la compagna di classe potesse dire altro.
“Non conosco altri vampiri e non ti dirò proprio niente. Perciò vai via.” Concluse, iroso.
Jackie gonfiò le guance come un criceto e sbuffò. Tirò nuovamente fuori l’aglio e lo avvicinò a Niklas, che arretrò ancora di qualche passo con un altro ringhio.
“Voglio sapere perché sei… così.”, domandò lei, decisa.
“Così?”
“Sì. Così.”
“Così come?”
Jackie lo indicò con un gesto eloquente delle braccia da testa a piedi.
“Niklas! Sei un vampiro! Dovresti essere un figo della madonna e invece guardati! Sei brutto, scusa se te lo dico, davvero brutto!”
Niklas sgranò gli occhi, sorpreso da quella frase.
Ma quella era pazza?
“Ma a te cosa importa? Sarò libero di fare quello che voglio!”
“No! Cavoli, no! Non posso permettere che un vampiro con grandi potenzialità si butti via così!”
“Grandi potenzialità? Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo? Vattene da casa mia subito!” Niklas aprì la porta stando dietro essa e fissò malissimo Jackie che rimase invece nell’atrio con le braccia incrociate al petto, in una posizione che non permetteva repliche.
Sembrava pensierosa.
Difatti, appena aprì bocca…
“Sei innamorato, vero?” domandò, fissandolo con gli occhi ridotti a fessure.
Niklas la fissò di rimando, senza una particolare espressione.
“No.” era sincero. Non era innamorato.
Perché se ne usciva con quella domanda?
“Balle! Ogni vampiro è innamorato! Devi avere una Bella! Una Sookie! O una Elena!” sbraitò, allargando le braccia.
“Chi?” lui non conosceva nessuna Bella, Sookie o Elena e nemmeno sentiva il bisogno impellente di sapere chi fossero.
“Oh, Niklas, intendo dire che tu devi avere una ragazza per cui combattere con tutto te stesso!”
Ancora cazzate.
“Combattere? O’Moore, ripeto, tu sei pazza, fuori di qui e fatti visitare da uno psicologo bravo!”, rimarcò lui con durezza, indicando l’ambiente fuori dalla porta con un cenno del capo.
Jackie pestò un piede a terra, capricciosa.
“Diamine, no! Allora sentiamo, la più carina della nostra classe chi è secondo te?”
E quello che c’entrava ora?
Niklas non aveva bisogno di pensarci, ma era restio a parlarne. Quelli erano fatti suoi e pensieri che non condivideva con altri.
Anche se ammetteva che la faccia inquisitoria di Jackie era quasi convincente.
“… Rogan. Rogan Macklemore.”, pronunciò alla fine, con un filo di voce.
La ragazza sorrise soddisfatta, chiudendo la porta mentre Niklas era distratto.
“Non vorresti diventare bello per poterti mettere con lei? Stare con lei? Succhiarle un po’ del suo sangue, forse?” sghignazzò dandogli di gomito.
Niklas arrossì leggermente, colto in flagrante.
Certo, non era male come idea… in quasi trecento anni non aveva mai avuto successo in amore: un po’ per la sua natura, un po’ per pigrizia, un po’ perché non era bello e al pensiero di poter avere qualcosina ci rimase un po’.
Era strano pensare a qualcosa di amoroso. Troppo strano.
Cosa se ne faceva?
“… Sono… troppo vecchio per lei.” Disse, ingobbendosi ancora di più e andando verso il salotto per potersi raggomitolare sul divano.
“Macché vecchio! Sembri avere la nostra età! Quando sei diventato vampiro?”, domandò eccitata la ragazza e Niklas la fissò nuovamente male.
“Non sono affari tuoi.” Rispose stizzito, segnando un confine.
Non erano così in confidenza da certi discorsi, soprattutto non con lei. Figurarsi se una ragazzina come quella capiva.
Jackie alzò le mani in segno di resa.
“D’accordo, d’accordo… Comunque mi permetti di trasformarti in un bel figo? Eh?”
Niklas la fissò ancora, con una faccia indecifrabile.
Alla fine, cosa ci perdeva?
E poi bisognava assecondare i pazzi.
“ …D’accordo.” Accettò, a denti stretti.
Jackie alzò le braccia al cielo iniziando a saltellare per la stanza.
“Evviva! Ho un vampiro! Un vampiro da trasformare! Ti farò diventare bellissimo!” esclamò con orgoglio.
Niklas si passò una mano sulla faccia stanca.
“Oh, scusa, ti ho svegliato? In effetti è mattina! Su, torna pure a letto, io mi metto al lavoro!” Jackie sembrava sicura di quello che stava facendo, non aprì nemmeno le tende nonostante il buio ma si limitò a orientarsi con la luce del cellulare per raggiungere il divano nel salotto e sistemarsi. Il ragazzo si limitò ad annuire e andò dritto filato nel proprio letto per poter riposare.
Era sicuro di aver appena compiuto uno sbaglio.
Ma non poteva ribellarsi.
Quella pazza aveva l’aglio.
Era stato sottomesso.

 

 

 

Note Finali: Quella pazza di Jackie alla fine è riuscita nel suo intento ahh! Niklas è da compatire poveretto. Nel prossimo capitolo ne succederanno di tutti i colori e Jackie inizierà a darsi da fare!
Un sempre grazie a PinkyRosie, come vedi, il rapporto tra Niklas e Jackie è tutto fuorché romantico! xD Questo capitolo è quello che ho messo il pezzo nella Intro di presentazione, se non si fosse notato xD
Spero che la storia stia piacendo èwè <3

 

 

 

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Capitolo 5
*** Social Network ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 4
Social Network

 

 



 

 

 

 

Quello stesso Sabato, verso sera ore 18.00

Aveva dormito ben nove ore e ciò era stato piuttosto soddisfacente.
Niklas si alzò dal letto, si vestì con una felpa verde con cappuccio e jeans un po’ trasandati; inforcò gli occhiali e si passò una mano tra i capelli sporchi per grattarsi un po’ la testa.
Non ricordava l’ultima volta che si era lavato. Forse la settimana scorsa perché una signora in autobus era svenuta vicino a lui. Sì, doveva essere stato quasi sei giorni prima.
Andò in salotto per mettersi al computer ma si bloccò all’inizio del corridoio: al suo pc c’era Jackie O’Moore, la sua compagna di classe.
Quasi si era dimenticato che quella ragazzina era rimasta lì.
Scosse il capo e si avvicinò per sedersi sul divano.
“Ciao.” Mugugnò, accarezzandosi il mento per sentire la pelle ruvida e la barba che cresceva. Non aveva voglia di tagliarsela ma aveva idea che con l’intervento della ragazza sarebbe sparita presto.
Jackie, senza staccare gli occhi dallo schermo luminoso, alzò la mano in segno di stop come a zittirlo. Dopo qualche secondo sorrise e infine si voltò.
“Ciao. Ho appena indagato a fondo su Rogan.”, spiegò, stiracchiandosi per bene.
Rogan Macklemore era una ragazza della loro stessa classe, una delle più carine o addirittura la più carina e a Niklas piaceva.
Jackie si era offerta di aiutarlo per diventare bello e conquistare Rogan; lui aveva accettato, seppur con riluttanza.
“Spostati, non mi interessa.”, grugnì il ragazzo, muovendo un po’ il gomito per fare spazio.
Al momento le informazioni su Rogan non erano la sua priorità. Aveva un impegno ben più importante e molto soddisfacente.
“Come non ti interessa?! Ho passato tutto il tempo a informarmi per te e…”
“Jackie, accidenti, devo giocare a The War of Past!”
The War of Past era il gioco online in cui era campione indiscusso. Adorava quel gioco, aveva appuntamento con altre cinque persone verso le sei e mezza per una battaglia importante e nemmeno la squinternata glielo avrebbe impedito.
Si mise le cuffiette con il microfono in testa e chiuse tutte le finestre sullo schermo per poter aprire quella del gioco.
Jackie era rimasta basita per qualche secondo prima di riprendersi e strappargli via le cuffiette con stizza.
“Questo non ti rendono figo, anzi!”
“Queste mi rendono felice, prego!” Il moro se le riprese con ferocia; l’ora del gioco non gliela toglieva nessuno, men che meno Jackie O’Moore.
La brunetta gonfiò di nuovo le guance con quel modo di fare da criceto, stringendo le mani a pugno.
“Ma bravo. Rimani pure sfigato. Oh, sì, Rogan adora i ragazzi che giocano a stupide robe online.” , sibilò, mentre Niklas agitava una mano per farle segno di stare zitta.
Si sistemò bene il microfono e fece diverse prove per essere sicuro che funzionasse, mentre Jackie si alzava per andare a vedere se la cucina offriva qualcosa di commestibile.

***


Strano a dirsi, ma nel frigo c’era roba fresca e anche nei mobili.
Tirò fuori giusto del pane e dell’affettato per farsi dei panini e raggiunse Niklas per chiedergli: “Ma tu non mangi?” Insomma, dove teneva il sangue?
Stefan e Damon di The Vampire Diares conservavano le sacche di sangue nel freezer, se ben ricordava…
L’austriaco fece un altro segno per zittirla, gli occhi blu sbarrati verso lo schermo: ormai era perso in un altro mondo.
Jackie pensò che i ragazzi mentre giocavano sembravano davvero idioti.
Scosse il capo e ne approfittò per iniziare curiosare per casa.
Non era una di quelle villone in cui erano soliti vivere i vampiri di cui lei leggeva e guardava i telefilm ma era modesta e giusta per massimo due o tre persone: atrio, cucina, salotto, corridoio, bagno e due camere da letto. Era un’abitazione molto vecchia, probabilmente del 17° secolo; non ne era sicura, ma aveva il fascino classico che ben poche case mostravano.
Non l’avrebbe mai detto a giudicare da come si teneva Niklas ma la casa era in ordine, piena di libri sulla storia e sulla musica; cassette, videocassette, dvd, dischi in vinile e cd di tutte le epoche.
Nella camera da letto c’era un baule enorme, altrettanto vecchio, appartenente al 16° secolo.
Jackie accarezzò il coperchio prima di aprirlo senza successo: solo successivamente notò una serratura.
Serviva una chiave, certo.
La curiosità era troppa. Una voce nella sua testa le diceva di lasciar perdere ma la scacciò con forza; non riusciva a reprimere l’istinto di scoprire cosa contenesse.


“Trovato qualcosa?”
Una voce aspra la bloccò sul posto.
Aveva appena iniziato a rovistare nei cassetti quando Niklas la colse frugare nelle sue cose.
“Una cosa che manca a voi ragazzini di quest’epoca è il valore della privacy.” Sbottò, avvicinandosi subito per prenderla di peso e portarla fuori dalla porta prima di sbattergliela in faccia.
Che freddo! La brunetta protestò, risentita per il trattamento: “e la mia gia...”
La porta si riaprì e la giacca le arrivò dritta in faccia, con tanta forza da farla finire a terra.
Dolorante si rialzò, massaggiandosi il fondoschiena con calma. Niklas l’aveva buttata fuori casa.
Perché era così antipatico? E poi, non stava giocando con quello stupido pc? Lei stava solo cercando di capirlo per poterlo aiutare! Non lo aveva nemmeno aggiornato sulle informazioni che aveva trovato! Puah, peggio per lui!
Jackie se ne tornò a casa, un po’ mogia.
Meglio così, pensò; aveva detto ai suoi genitori che sarebbe tornata verso sera ed era una ragazza che manteneva la parola.

Solo dopo cena, a stomaco bello pieno -figurarsi se il panino l’aveva saziata- mentre guardava un telefilm a caso in tv, si accorse dello sbaglio.
“Andres! Come ti sei permesso di frugare nel mio cassetto dei segreti? Ti avevo espressamente detto di starci alla larga!”
“ Ma, Isabel, il solo pensiero che tu mi nasconda qualcosa mi ha fatto impazzire! Come puoi farmi questo?”
“ Oh, Andres. Tutti noi abbiamo un qualche segreto o qualcosa che vogliamo tenere solo per noi, non significa che sia qualcosa di brutto.”
“Mio amor, hai ragione. Sono stato stupido. Perdonami. Ognuno di noi ha qualcosa che tiene qui – e l’uomo si batté una mano sul petto- non avrei dovuto dubitare di te. Te quiero Isabel.”
“Te quiero anche io Andres. Visto che hai capito, voglio mostrarti cosa contiene il cassetto!”
“ Isabel, non è necessario…”
“ No, no, insisto! Ecco” La donna aprì un cassetto mostrando tutti dolciumi e cioccolatini.
“Visto? Nulla di cui preoccuparsi, contiene il mio piccolo vizietto notturno!”
“E quelle lettere firmate Marcus cosa sono?”
“ …”

Jackie si alzò di scatto dal divano, illuminata dalla scena.
Ma certo! Aveva capito tutto!
Se avesse chiesto scusa a Niklas per aver frugato nelle sue cose lui poi le avrebbe mostrato cosa conteneva quel baule tanto misterioso!
Soddisfatta, con in sottofondo la litigata tra Isabel e Andres per via delle lettere amorose di un certo Marcus in televisione, recuperò la giacca e borsetta, avvisando i suoi genitori che usciva per andare un attimo da un’amica.
Prese il primo autobus che portava a casa di Niklas e camminò velocemente fino alla porta del vampiro, suonando più volte il campanello senza ricevere risposta.
“Niklas?” chiamò, attendendo invano per almeno dieci minuti.
La casa era buia, forse era fuori. Oppure dormiva.
Sospirante, decise di tornare a casa.
Per quella sera era andata così…

***

Domenica, verso sera, ore 20.00

Niklas aveva dormito benissimo, quella domenica.
Sazio e riposato, si era appena messo al computer per farsi qualche partitina in solitario su Zombie Hunter, un altro gioco in cui andava forte, per poter concludere la serata in bellezza.
Jackie non lo aveva più disturbato, o almeno, quello era stato il suo ultimo pensiero prima che il campanello suonasse ancora con insistenza. Accidenti.
Con un grugnito, mise in pausa il gioco e si alzò, scazzato, per andare ad aprire.
“Niklas..!”
Chiuse immediatamente la porta, era di nuovo Jackie.
“Dai, Niklas, aprimi, ti devo parlare!”  
Nemmeno per sogno!
L’ultima volta che avevano parlato era stato sottomesso da quella pazza e, anche se era da vigliacchi, la scusa del buttarla fuori per averla sorpresa a curiosare era valida per poter rompere quell’accordo che avevano stipulato, visto che se ne era pentito circa due secondi dopo aver accettato.
“Niklas! Niklas! Niklas!” La ragazza chiamava lamentosa il suo nome e anche a gran voce. Possibile che fosse fastidiosa in qualunque modo si ponesse?
Non voleva ricevere domande dai vicini. Era andato tutto bene finché quella non era entrata nella sua vita.
Con un verso esasperato, aprì cautamente la porta, fissandola male.
L’istinto di trascinarla dentro e piantarle i denti nel collo era forte ma lo spicchio d’aglio che la ragazza teneva in mano lo fece desistere. Quell’odore era a dir poco pestilenziale; essere vampiro aveva più contro che pro: non capiva perché diamine quelli nelle serie tv fossero così orgogliosi di esserlo.
“So che è un controsenso che io ti dica questo ma la prossima volta portati una rosa canina o del biancospino. Con quell’aglio non tieni lontano solo me ma anche le persone normali.”, le fece notare, a denti stretti.
Jackie lo guardò sorpresa, spostò lo sguardo sull’aglio e infine di nuovo su Niklas, con un sorriso.
“Ehi, grazie!” cinguettò, entrando senza essere nemmeno invitata.
“ Vedi, io… volevo chiederti scusa, non avrei dovuto guardare nelle tue cose.”, disse dispiaciuta. Fu la volta di Niklas a sgranare gli occhi.
Udite, udite, forse aveva capito!
“ …ora mi fai vedere cosa c’è nel baule?”
...come non detto. Non aveva capito proprio un bel niente.
“ No.”
“Ma..! Ma..! “
“Ma un corno! È una cosa mia personale, scordatela e basta.” sbottò lui scoprendo i denti e solo in quel momento Jackie ebbe un attimo di paura.
Anche se sembrava avere la sua età, Niklas in effetti doveva essere un vampiro un po’ vecchiotto. Non aveva mai visto i canini così accentuati prima d’allora.
Si portò le braccia al petto, timorosa e solo allora il ragazzo si calmò e richiuse la bocca, impassibile.
“Comunque… scuse accettate.”, brontolò poi. Aveva idea che non sarebbe stato semplice liberarsi di lei.
Jackie sorrise di nuovo, prendendolo per un braccio.
“ Perfetto! Dai, dai, che ho scoperto cose interessanti su Rogan…”
“ Ma stavo per mettermi a giocare!”, protestò ancora il ragazzo, allungando il passo per arrivare prima al pc e piazzarsi sul sofà.
“Niklas!”, lo rimproverò lei con un tono accusatorio.
“Jackie!”, gli fece il verso lui con una vocina un po’ infantile.
La ragazza strinse le mani a pugno e gli agitò rabbiosamente l’aglio davanti alla faccia e quando lui rotolò sul divano con una faccia schifata, lei ne approfittò per prendere posto davanti al portatile, vittoriosa.
“Solo una partita… solo una, per concludere in bellezza la serata!”, le chiese il ragazzo, un po’ umiliato dal dover chiedere il permesso a una ragazzina.
Lei lo guardò con una faccia altezzosa. Sembrava stesse valutando l’opzione.
“Dopo! Prima il dovere, poi il piacere!”, esclamò, chiudendo la finestra della partita di Zombie Hunter e provocando, di conseguenza, un agghiacciante “Aaaaahhhhgggh!” da parte di Niklas.
La ragazza si coprì le orecchie, prima di sbuffare e riprendere il discorso del giorno prima.
“Guarda qui. Allora, indagando bene bene, su Facebook ho scoperto che è già impegnata con un tipo… carino, ma insomma, è un tipo così ordinario, mica un vampiro come te!”, disse, parlando a raffica “Poi, su Tumblr, vedo che reblogga spesso e volentieri post di Taylor Swift, quindi sappiamo che le piace, mentre su Twitter ho letto che fa danza il giovedì, difatti su Vine ci sono dei video fatti da qualche sua amica… ecco, vedi? E poi… su Ask.fm le ho chiesto tramite domanda anonima quale fosse il suo ragazzo ideale, ed ecco qua la sua risposta! Alto, moro, interessante, con un bel fisico e che si tenga bene, che mi coccoli, che tenga a me e che mi sostenga sempre, che suoni bene uno strumento interessante e che sappia essere romantico. Chiaro, no? Dobbiamo lavorare parecchio su di te! Ho in mente un programmino speciale…”
La faccia di Niklas aveva più o meno l’espressione di un condannato a morte.
“Ecco. Poi su Instagram ho trovato il suo profilo… rifatti gli occhi.”
Un’altra scheda aperta, ed ecco delle foto di Rogan: alcune semplici, altre con un po’ di pelle scoperta ma che non cadeva mai nel volgare.
Niklas rimase per qualche minuto a bocca aperta: non l’aveva mai vista così e diamine se gli piaceva!
Jackie iniziò a sghignazzare, tenendosi la pancia con le mani da tanto rideva e per quello il ragazzo distolse lo sguardo dallo schermo, alzandosi un po’ imbarazzato.
“Tu sei iscritto a qualche social?”, domandò poi la brunetta, con le mani sulla tastiera.
“ Anche io ho Facebook, perché è utile la chat… i siti dei giochi e qualche forum...”, borbottò il ragazzo, andando in cucina a prendere qualcosa da mettere sotto i denti.
Aprì il mobiletto e rovistò alla ricerca di qualche snack.
Una volta trovato un dolcetto di suo gusto abbozzò un sorriso vittorioso e si voltò per tornare in sala.
La faccia interrogativa di Jackie rivolta a lui e alla merendina che teneva in mano lo bloccarono.
“Non succhi il sangue altrui?”, domandò la ragazza stizzita. Sembrava quasi delusa.
Questo irritò non poco Niklas.
“Certo. Ma quando sono nervoso, mi piace avere qualcosa da mettere sotto i denti.” Un piccolo ghigno si aprì sul volto del vampiro mentre agitava appena la merendina: “Vuoi prendere il suo posto?”
“No, no. Solo, non credevo che…”
“Senti, non mi sfama né altro. Ha un buon sapore, questo è certo. Mi va bene. Voi… umani avete la fame nervosa, i cani hanno i loro giochini con cui farsi i denti… ho provato a comprare uno di quei cosi ma sanno di plastica. Quindi era inevitabile che la scelta ricadesse sul cibo.”
La faccia di Jackie indicava chiaramente che stava pensando a lui alle prese con qualche aggeggio canino, magari accoccolato sul pavimento o in una cuccetta.
“Smettila!” ringhiò, vedendola ricominciare a sghignazzare di gusto.
“ Ok, ok… Su, Niky, qui seduto!” lo invitò lei con un sorrisetto, battendo appena la mano sul divano.
Niklas prese un’altra merendina prima di raggiungerla e sedersi vicino a alla ragazza. Si lasciò cadere sul cuscino, svogliato, tant’è che Jackie esclamò un: “Oh, ti sei seduto eh!” da tanto aveva sentito il tonfo.
La brunetta si sistemò il computer sulle gambe, in modo da far vedere al compagno dove navigava e aprì la sua pagina Facebook, inserendo password ed e-mail.
La ragazza strizzò gli occhi per cogliere l’immagine profilo.
“Hai come avatar uno…”
“Zombie, sì.”
“Capito. Allora, per il momento lasciamo da parte la tua vita virtuale… ”
“Col cavolo!”
“Nel senso dei social network, tranquillo! Non tocco i tuoi giochini, per carità! Ci concentreremo sul tuo aspetto e sulla presenza.”
“Ecco.”
Non avrebbe permesso a Jackie di togliergli i suoi giochi online e altro.
Nel modo più assoluto.

 

 


 

Note Finali: Capitolo un po’ lunghetto ma c’era molto da dire! Mi pare di aver scritto tutti i social che conoscevo, se ci sono suggerimenti li accetto, cioè, io e mia sorella li accettiamo volentieri! Nel prossimo capitolo ci saranno i cambiamenti di Niklas, vedrete il programmino di Jackie! XD
Qui sopra, uno schizzo di come sarebbero Niklas e Jackie (si vede che non avevo voglia di disegnare, ma vabbeh cercherò di farli meglio per il prossimo capitolo BD )
Giovedì 29 io e mia sorella siam andate a Ginevra, e in uno Starbrucks abbiamo avuto talmente tanta ispirazione che in un’oretta abbiamo buttata giù idee per ben 3 capitoli! xD Tenendo conto che abbiamo già pronto tutto fino al 6, fino al capitolo 9 abbiamo idee ben chiare xD
Un grazie a Skayler Wolf COBHC e a Ninya_3_ per aver aggiunto la storia tra le seguite e preferite, a Pinkye Rosie e sempre Skayler per aver recensito! *O* sono contentissima!
Un grazie anche solo a chi legge e passa di qui *_*

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** And Everything has changed ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 5
And Everything has changed

 

 

Dublino, Fitzgerald High School, Lunedì mattina


Daniel entrò in classe con circospezione. Mancava una decina di minuti all’inizio delle lezioni alla Fitzgerald school.
Lanciò uno sguardo al banco dove sedeva Niklas, imbacuccato come al solito dalla testa ai piedi, e andò verso il posto di Jackie.
“Ehi, puoi venire fuori un attimo?”, domandò il ragazzo sottovoce, facendole segno con la testa di andare in corridoio.
Jackie posò la rivista di gossip per ragazzine e lo guardò per qualche secondo. Annuì, si alzò e lo seguì fuori.
“Come… come è andata?”, domandò lui, curioso e un po’ ansioso.
Non si era aspettato che Jackie tornasse viva, sana e salva a scuola. Pensava che Niklas se la sarebbe pappata per bene da bravo vampiro quale era.
“Uh? È andata benissimo. Certo non è il classico vampiro e per questo, credimi, ho un bel programmino in mente, ma alla fine è ok! Anzi, grazie, Daniel!” aggiunse, guardandolo con gli occhi che parevano brillare di luce propria, “Ora ho un vampiro tutto mio! Non hai la minima idea di quanto io mi senta fortunata! Certo, è un po’ scorbutico, ma ci si può lavorare… ci si può lavorare…” disse, con aria soddisfatta.
Daniel era sempre più confuso. Programmino? Lavorare? Grazie? Cioè, aveva detto grazie? Gli aveva davvero detto grazie?
No, quella era pazza. O forse era un bene aver affidato una pazza a Niklas.
D’ un tratto storse il naso; c’era un odore che gli dava fastidio da un po’ ed era sempre più presente…
“Oh, colpa mia. Aglio. Sai, per tenere a bada Niklas. Lo uso finché non trovo una rosa canina o biancospino.”, ammise la ragazza, mostrando che si era strofinata l’aglio su tutto il corpo.
“Capisco. Beh, bene allora… cerca di stare attenta…”, mugugnò lui, un po’ confuso, prima di rientrare, visto che vedeva arrivare la professoressa Walsh di Scienze.
Lanciò un’altra occhiata a Niklas che pareva come al solito. Forse un po’ sbattuto per colpa di Jackie.
Deglutì a vuoto, prima di sedersi, un po’ inquieto.
Non si sentiva tranquillo…

***


Jackie aveva preparato un ottimo programmino.
Quel pomeriggio avrebbe portato Niklas a casa sua, per iniziare la prima parte della trasformazione.
Seguì le lezioni con poco interesse, dato che aveva ben altro per la testa; non vedeva l’ora di poter mettere le mani su quel ragazzo, renderlo bello come una creatura della notte meritava!
Sentiva le occhiatacce di Niklas su di sé: probabilmente il suo sguardo sognante lasciava intendere cosa sarebbe successo da lì a poco e il vampiro non ne era contento.
Probabilmente lui avrebbe preferito ancora stare davanti a quello stupido computer per poter giocare. Bastava davvero poco a capirlo.
Alla fine delle lezioni, lo prese per un braccio senza nemmeno aspettare un suo parere e lo trascinò fuori dall’aula.
“Lasciami andare, pazzoide, ci stanno guardando tutti.”, brontolò il moro a disagio, muovendo il po’ il braccio per potersi liberare dalla presa ferrea della bruna.
Jackie sbuffò: “E cosa te ne importa? Che guardino pure!” e salì sull’autobus che portava a casa propria.
“I tuoi genitori almeno sanno che vengo?”, domandò con irritazione l’austriaco, mettendosi le mani in tasca.
“Certo! Ho detto che dovevo fare una ricerca con un compagno di scuola.”
“Davvero? Credevo dicessi loro che portavi un vampiro in camera per poterlo cambiare in un qualcosa di totalmente assurdo.”, commentò l’altro con sarcasmo, con la chiara intenzione di prenderla in giro. Voleva proprio rendersi antipatico!
“Ah, ah, ah, spiritoso, davvero spiritoso. Oggi pensiamo alla testa.”, disse lei, indicandogli il capo con un cenno circolare dell’indice.
“Cosa vuoi fare?” Il ragazzo sudava freddo.
“Oh. Cosine varie. Un passo per volta.” mormorò vaga la brunetta, guardandosi le unghie smaltate di rosso. Se lo era fatto la sera prima mentre stilava il programmino. Ricordava un po’ il sangue.

Arrivati davanti a casa O'Moore, Niklas ci si fermò proprio davanti mentre lei entrava.
Ma che faceva lì impalato? Oh, aspetta, aspetta…
“Ti devo davvero invitare dentro?”, domandò sorpresa.
“Sì.”, rispose lui a denti stretti, strofinando un piede a terra, nervoso.
La diceria che i vampiri dovevano essere invitati per poter entrare in una casa... era vera,  allora!
“Niklas Reiter, sei invitato a entrare a casa mia.” cinguettò Jackie con un sorrisino, facendosi da parte per farlo passare.
Niklas entrò, dando una rapida occhiata in giro.
La ragazza non si preoccupò della cosa; aveva messo in ordine e pulito tutto la sera prima. Si recò in salotto per prendere il cordless e ordinare il pranzo d’asporto al cinese vicino casa.
“Tu vuoi… qualcosa da mettere sotto i denti?”, domandò mentre digitava il numero.
“Qualcosina sì. Pollo alle mandorle magari.” rispose il ragazzo, sempre gobbo. Lo vedeva un po’ a disagio, in effetti.
Tempo venti minuti -che Jackie passò davanti alla tv a far vedere a un Niklas schifato com’erano i suoi simili più famosi- e il fattorino con il pranzo arrivò: i ragazzi pagarono la propria parte e salirono nella camera della giovane non appena finirono tutto.

***

I vampiri non brillavano al sole e non andavano dietro a quelle ragazzine. E tutte quelle persone innamorate di un’unica ragazza! Con tutte quelle che c’erano al mondo, puntavano solo quella?
Niklas era sconvolto da come la cultura popolare aveva stravolto la specie a cui apparteneva.
Non era orgoglioso di essere un vampiro ma nemmeno lo schifava: aveva imparato a conviverci. Non poteva farci nulla, l’aveva accettato.
Si era lasciato andare, arreso alla rassegnazione di dover essere una creatura notturna. E pigro com’era non aveva avuto una così forte volontà da tenersi a posto come altri suoi simili.
Per quello, da una parte, era grato che Jackie lo seguisse come un bambino, a ricordargli cosa doveva fare e imporglielo.
Ma d’altra parte era quasi irritante ed esagerato quel modo di porsi. Purtroppo lei aveva l’aglio.
Lo minacciava con l’aglio. Era amicizia, quella?
In un flashback gli passò quello che era successo la sera prima.

Jackie lo guardava annoiata mentre lui vinceva e stravinceva a Zombie Hunter.
“Sì!” Con uno sparo ne aveva ammazzati tre. Ben tre non-morti a terra! Era un grande.
Mentre la partita calcolava il punteggio, la ragazza approfittò di quel momento di pausa per chiedere: “ Allora, domani a casa mia?”
“Che?” I ragazzini di quell’epoca erano quasi più ignoranti di quella in cui era nato. Non erano capaci di fare frasi di senso compiuto. E oltretutto si era accorto che erano diventati incapaci di esprimersi a parole, dato che avevano abbreviato i vocaboli eliminando le vocali. Usavano i segni di punteggiatura, lettere dell’alfabeto e numeri per poter creare le cosiddette “faccine”, quali due punti e chiusa parentesi per poter esprimere un sorriso, un otto e una d maiuscola per la felicità e poi quel segno minore tre per un cuoricino orizzontale. Non li capiva. Ma si era adeguato alla massa.
“Dico, domani vieni a casa mia? Dopo la scuola iniziamo a lavorare sulla tua persona.” e con un segno della mano lo aveva indicato da capo a piedi.
“Oh, quello. Per forza domani?” aveva borbottato lui contrariato.
“Sì, per forza domani.” Aveva detto perentoria Jackie, fissandolo male e stringendo l’aglio tra le mani.
“D’accordo, d’accordo… ma devo tornare prima delle 18.”
“Perché devi uscire fuori a cacciare la cena?” aveva domandato eccitata lei, fissandolo con una strana luce negli occhi.
“No. Ho la partita a The War of Past con i ragazzi.”
L'espressione gioiosa era svanita in un nanosecondo.
“ … Domani. A casa mia, dopo la scuola e quando finiamo, finiamo. Chissà se prima o dopo le 18.” Aveva brontolato delusa lei, incrociando le braccia al petto.
“ Sicuramente prima.” Aveva decretato lui, stringendo le mani a pugno.

Fatto stà che ora era lì.
Seduto in quella camera che al posto dei muri aveva poster di tutti i tipi.
Cinque ragazzi in posa e con facce idiote. Una ragazza con i capelli corti e un’altra dai capelli lunghi… Poi un articolo incorniciato messo su a mo’ di altarino su una mensola che riportava di una rottura… e la foto delle due ragazze citate prima. O forse una era un ragazzo. Justin. Sì, forse era un ragazzo. Ambiguo però.
Ben poche volte aveva avuto paura nella vita e quella lo era: si era voltato trovando Jackie di fronte a lui con un sorriso inquietante e delle forbici in una mano e rasoio nell’altra.
Ma che diamine..?
“Ehi. I bambini non dovrebbero girare con le forbici in mano.”, disse lui, arretrando di un passo.
“Ma cosa blateri? Su, siediti che ti taglio i capelli e ti rado quella brutta barba.”
“Tu scherzi! Non permetterò che tu mi metta le mani addosso! Se quelle poi dimostrano le tue abilità di parrucchiera, beh, lungi da me, pazza!” e indicò delle teste di bambole con i capelli tagliati a dir poco orrendamente. Sembravano uscite da un ospedale psichiatrico grave di qualche film horror.
Jackie arrossì, mettendo giù gli attrezzi con un sospiro.
“Vuoi che chiami qualcuno di competente?”, domandò, stanca.
“Fosse per me non chiamerei nessuno.”
“Niklas! Dai, ci penso io. Aspetta qui.”
“Certo che aspetto qui. Dove vuoi che vada?” domandò con sarcasmo, quasi triste, allargando le braccia e facendole ricadere mollemente lungo i fianchi. Bah.
Proprio non la capiva.
Si accarezzò nuovamente la barba. Non aveva voglia di tenersi bene. Avrebbe dovuto radersi tutti i giorni, troppa fatica. E poi, chi diceva che a Rogan non piacessero i tipi con la barba?
Scosse il capo, afflitto.
Le fantasie malate di Jackie lo stavano infettando. Se anche lui avrebbe iniziato a sperare di brillare al sole, beh, era meglio morire. Sì.
Dopo qualche minuto, la bruna tornò in camera con tre o quattro riviste glitterate in mano.
“…che ci fai lì in piedi? Siediti pure sul letto.” Lo invitò, avvicinandosi.
“Dove? Sopra il coniglio di peluche o quello di elefante, così da avere la sua proboscide su per il…”
“Ah, pigrone, basta spostarli.” La ragazza fece spazio e Niklas si sedette in mezzo ai peluche.
Quello era a dir poco imbarazzante. Un vampiro in mezzo ai peluche.
“Comunque, qui ho diverse riviste di moda giovane attuale.”, disse lei, guardandolo con un’occhiata eloquente, “Sfoglia un po’ e dimmi quale ti ispira.”
Proprio nessuna., pensò Niklas, mentre girava le pagine con la punta delle dita. Non voleva ritrovarsi la mano piena di brillantini.
“Tipo questa! Alla Harry Styles! Quant’è sexy! Dovresti proprio farlo così, a Rogan piacerebbe.”
“Ma anche no! E poi come fai a esserne così sicura?”
“Perché Rogan è una fan di Taylor Swift e Harry Styles è l’ex ragazzo di Taytay, ma..! dato che foooorse quei due tornano insieme Rogan potrebbe averlo ripreso in simpatia e quindi…”
“Eh?”
Non aveva capito nulla. I gossip erano troppo complicati per i suoi gusti.
Jackie era l’assurdità fatta a persona.
Sapeva ogni genere di pettegolezzo a memoria ma riusciva a prendere il voto più basso in ogni materia. Non poteva usare quella sua formidabile capacità memonica per mettersi a studiare? Certo che la mente umana di quest’epoca era davvero ai limiti dell’assurdo.
“Allora? Taglio alla Harry Styles?” Jackie era ormai convinta di quello.
“No.”
“Ma non sai dire altro? Dai, Niklas! Allora allora… alla Robert Pattinson cioè Edward Cullen?”
“Quei capelli alla demente no.”
“Che difficile… Alla Justin?” e mostrò un sorridente Justin Bieber.
“Ma è un maschio o una femmina?” era davvero confuso.
“Dai Niklas! Non è questo l’importante!”
“No, non mi piace.”
“Mh… Alexander Skarsagard alias Eric Northman di True Blood?”
“Ma proprio no.”
La ragazza si prese la testa tra le mani, emettendo un verso lamentoso.
Di che si lagnava? Gli stava proponendo tutte persone orrende con capelli improponibili. Se quella era la moda, beh, era meglio stare così com’era!
“Aspetta, aspetta. Ce l’ho Niklas, ce l’ho!”
Un cervello? Ah, magari.
La brunetta gli mostrò la foto di un uomo che doveva avere all’incirca trent’anni. Nella norma. Sembrava serio.
“Tu sarai… apri bene le orecchie… il nostro…”
“Nostro? “
“Mio, di Rogan, di tutte le ragazze del mondo! Niklas Reiter, sarai il nostro Damon Salvatore, barra, Ian Somerhalder!” e la ragazza sorrise raggiante stringendosi la rivista al petto.
“Oh. Quindi posso tenere la barba?” domandò il ragazzo, toccandosela con le mani come se stesse accarezzando un cucciolo.
Jackie aggrottò la fronte: “Certo che no. O perlomeno devi regolarla e tenerla bene.”
L’austriaco emise un lungo verso lamentoso. Che noia…
Qualcuno suonò il campanello e la giovane scappò fuori dalla stanza per poter andare ad aprire alla porta. Questo diede a Niklas un attimo di sollievo. Aveva un po’ di mal di testa. Era possibile?
Avvertì subito dei passi salire le scale, prima di vedere far capitolino le due ragazze.
“Niklas, lei è Leenane, una mia amica. Studia per diventare parrucchiera e con lei sei sicuramente in buone mani!” L’adolescente che aveva davanti era più alta di Jackie, dal fisico slanciato, magro e i capelli bioncastani lunghi raccolti in una coda alta. Aveva la pelle chiara e il naso adunco.
“Che taglio vuole?” domandò la nuova ospite, pronta a cominciare. Aveva una voce squillante che a Niklas dava un po’ fastidio, difatti Jackie notò la smorfia e chiese all’amica di abbassare il tono mentre parlavano tra di loro.
“Come Damon. Lo voglio figo, Lee, capito? Lo so che ti chiedo un miracolo visto il soggetto, e attenta che ha i capelli davvero sporchi, se ci trovi qualche pidocchio penso sia normale…”
“Che schifo, Jackie! Ma da dove l’hai preso, dalla spazzatura?”
“Alla spazzatura piace stare così.” ribatté irritato il vampiro, fissandole male. Anche se parlavano sottovoce sentiva tutto. Maledetti sensi ipersviluppati.
Ora era ancora più ostile nei confronti sia di una che dell’altra. Col cavolo che si sarebbe tolto gli occhiali e abbassato il cappuccio.
“Dai, Niklas, scopri la testa.”
“Troppa luce.” La stanza aveva una grande finestra dove i raggi solari facevano bella mostra.
Jackie sbuffò, ma si prodigò a chiudere tutte le tende e accendere candele in giro per casa. Così sembrava di stare in una setta o simile.
“Ora andiamo, dai.” Lo incitò la brunetta, tenendogli la mano.
“No. Anzi, me ne torno a casa lontano da voi pazze scortesi.”
Il vampiro schivò diversi spicchi d’aglio che gli erano stati lanciati contro.
Con quello diventò abbastanza docile da permettere l'intervento della parrucchiera.
Leenane portò Niklas in bagno per lavargli i capelli, tirando fuori prodotti vari: shampoo ristrutturante per capelli trascurati, balsamo districante e un olio che li rendeva soffici. Iniziò il trattamento massaggiando la cute ed eseguendo tutto in modo molto professionale.
Conclusa l’operazione, con un asciugamano la giovane parrucchiera iniziò a frizionare i capelli dell’austriaco con decisione per poterli rendere umidi ma non asciutti.
“Ci sbrighiamo? Sono già le 16 e 30…” mugolò ansioso Niklas, continuando a guardare l'orologio appeso alla parete del bagno. Che ci faceva poi un orologio in bagno? In ogni caso, tra due ore avrebbe avuto la partita al pc ed erano solo all’inizio.
“Con calma ragazzo. Allora, iniziamo…” Leenane gli mosse un po’ i capelli, pensierosa.  Guardò la foto dell’attore e iniziò a tagliare con sicurezza. “Sarebbe utile uno specchio qua davanti…”
“Dubito.” Non si sarebbe riflesso. Sarebbe stato solo d’intralcio e stupido avere uno specchio.
Jackie soffocò una risata: non aveva detto all’amica che Niklas era un vampiro, sarebbe stato un bel casino spiegare perché Leenane tagliava l’aria. Fu poi la volta della barba, regolata ad arte.

Alla fine, il miracolo era stato compiuto.
“Cioè. Sei già tutta un’altra storia.”, commentò Jackie, compiaciuta.
“Mi sento a disagio così scoperto.”, brontolò il ragazzo, sistemandosi gli occhiali.
La ragazza li indicò: “Faremo qualcosa anche per quelli. Sembrano usciti dall’ottocento!”
L’occhiata che Niklas le lanciò lasciò intuire che non si era sbagliata.
“Bene, con la faccia siamo a metà lavoro allora. Leenane, grazie di tutto!”
“Figurati! Poi voglio vederlo a lavoro finito!”
“ Col cavolo.” borbottò tra sé e sé il vampiro, scocciato. Non sarebbe stato il fenomeno da baraccone della pazzoide, l’unica a vederlo sarebbe stata Rogan. E per forza di cose anche Jackie.
“Accidenti, sono già le 18!” Niklas si alzò di scatto, recuperò lo zaino e se lo infilò velocemente sulle spalle, prima di correre alla porta e scappare fuori, verso casa.
In lontananza sentì un “ Ciao, eh!” sarcastico della compagna di classe, ma non rispose neppure.
Prese al volo l’autobus e raggiunse casa appena in tempo: quella che seguì fu una delle battaglie più epiche della storia.

Sorrise soddisfatto nel vedere l’armata di Daniel e altri suoi amici morta a terra: ora sì che stava bene.
Te la farò pagare, Reiter! D8
Il messaggio del biondino spuntò fuori nella chat di Facebook.
Provaci, se ci riesci., rispose lui, cliccando il tasto Enter con forza.

 

 

 

 

 

 

Note Finali: ultimamente sto scrivendo dei capitoloni oh! Sono contenta.
Per quanto riguarda i capitoli, penso di pubblicarne uno a settimana. Quale giorno vi piacerebbe? Sappiatemi dire, basta anche scrivere solo il giorno qui sotto, non varrà come recensione ma come messaggio personale xD
Qui sotto ecco una foto del taglio che ha ora Niklas! Pareri? Secondo mia sorella avrebbe dovuto tagliarli corti ma a me non piaceva e ho vinto io =U= uahahah.
Personaggio di passaggio della puntata: Leenane! Non credo si vedrà ancora, non lo so, se vi piace fatecelo sapere e vedremo di trovargli uno spazietto! :D  In caso contrario cadrà nell’oblio.
Alla prossima puntata! (?)

 

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Capitolo 7
*** Pietre fasulle e un paio di occhiali ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 6
Pietre fasulle e un paio di occhiali

 

 

 

 

 



 

 

 

 

Dublino, Fitzgerald High School, Martedì mattina

Jackie sedeva al banco con un sorrisetto vittorioso.
Da lì a poco, in classe, sarebbe entrato Niklas, il suo capolavoro, con un nuovo taglio di capelli.
Tutti l’avrebbero notato e avrebbero chiesto cos’era successo. Lui avrebbe risposto che era così grazie a lei. Sarebbe diventata popolare. Adorata. Tutti le avrebbero chiesto consigli, avrebbero iniziato a seguire la moda vampiresca e lei ne sarebbe stata la capostipite!
Quasi cadde dalla sedia quando vide l’austriaco entrare dalla porta come tutti i giorni, con il cappuccio tirato su, ben calato fino agli occhi, i soliti occhiali e gobbo.
Ma che accidenti!
In pochi e veloci passi raggiunse Niklas.
“Ma sei scemo? Con tutto quello che ci abbiamo messo ieri per…”
“Scema tu! Se solo un po’ di luce mi tocca la pelle io inizio a soffrire come non mai e allora sì che ti vampirizzo per farti provare il mio stesso dolore! E stammi lontano, la tua puzza è insopportabile, sto per vomitare!”
Avevano iniziato a strillare sottovoce e alcuni dei loro compagni avevano iniziato a fissarli incuriositi.
“Ora va’ al posto.”, ordinò lui, prima di sedersi al suo solito posto all’angolo ben riparato e leggermente in penombra.
“Ma..!”
L’occhiataccia che seguì la fece desistere e con uno sbuffo tornò al proprio banco.
In effetti quella mattina c’era un sole tenue, poco ma buono.
Jackie era seduta proprio al posto vicino alla finestra e, se stava ferma, poteva sentire i raggi solari scaldarle la pelle, procurandole una sensazione di calore piacevole, come un pizzicorino niente male.
Certo, lei lo trovava piacevole… ma per Niklas doveva essere una tortura.
Forse, procurandogli del lapislazzuli come in Vampire Diares…

***

Appena la campanella suonò, Niklas schizzò fuori dall’aula prima che Jackie potesse bloccarlo: non aveva voglia di sottostare ai suoi comodi anche quel giorno. Non l’avrebbe sopportato.
Voleva solo rintanarsi in casa propria, fare una bella dormitina e poi, in serata, giocare al pc e fare cena. La solita routine.
Si voltò, prima di salire sull’autobus, per controllare che lei non lo avesse seguito.
Sorrise, senza poterselo impedire, quando notò il vuoto dietro di sé. Esultò internamente, sentendosi stupido l'attimo dopo.
Da quando in qua la sua felicità ora dipendeva da una ragazzina? Era una cosa veramente assurda.
Con un sospiro, una volta arrivato a casa si chiuse dentro come previsto e, dopo aver sistemato la cartella in un angolo della propria camera, si coricò nel letto a baldacchino.
I vampiri erano creature morte e risorte senz’anima, ma come era possibile dormire in una bara? Era alquanto scomodo e quando ci aveva provato, secoli prima, si era risvegliato tutto indolenzito.
Preferiva centomila volte il suo letto, comodo, morbido, sicuro e che lo faceva sentire protetto.
Si addormentò con il sorriso sulle labbra…

Dlindolondlindondlindon!
… Iniziava ad odiare quel maledettissimo campanello.
Aveva suonato più in quei tre giorni che in dieci anni di residenza.
Si alzò con un grugnito e, una volta alla finestra, sbirciò con un’occhiata com’era il tempo fuori.
Sole. Era ancora giorno.
Controllò l’ora sull’orologio: erano passate sì e no un’oretta e mezza. Solo una maledettissima oretta e mezza di sonno.
“Niklas!”
Odiava quella voce e odiava a morte la persona a cui apparteneva: quella volta avrebbe fatto una bella ramanzina a Jackie.
“Vattene!”, ululò, stremato. Lui voleva riposare tranquillo, come un tempo!
“Niky, dai, aprimi, ho un’importante novità tra le mani! Una cosa speciale tutta per te!”, disse la ragazza cercando di stimolare la sua curiosità.
Niklas aveva quasi paura ad aprire, preoccupato da ciò che si sarebbe potuto trovare davanti.
Ma sapendo che la sua compagna avrebbe potuto rompere per ore e facendo anche molto casino, si arrese e le aprì, sconfitto.
Jackie entrò con orgoglio, un orgoglio che si sgonfiò un pochetto nel vedere l’occhiataccia che il ragazzo le riservò.
“Io ho bisogno di dormire. I vampiri dormono di giorno perché sono creature notturne, non come i tuoi bambocci che fanno baldoria ventiquattr’ore su ventiquattro.”, sibilò lui, stringendosi nella sua solita coperta, in cui l’unica cosa visibile era il naso e parte della bocca.
“Ma io mi sono impegnata per te! Anzi, a proposito di questo, ho proprio trovato qualcosa che fa al caso tuo… Lapislazzuli!”
“Eh. E allora?”
Che cavolo voleva dire lapislazzuli? Sapeva che era una pietra di colore azzurro se ben ricordava, ma nulla di più. La faccia di Jackie indicava che avrebbe dovuto sapere qualcosa riguardo ad essi, ma... nada, buio assoluto. Forse era l’ennesima panzana sulla sua specie.
“Niklas! Un anello di lapislazzuli potrebbe proteggerti dal sole, potresti uscire senza doverti coprire, mostrarti e godere del sole come tutti noi!”
“Ma così non avrebbe senso. I vampiri non sono fatti per stare al sole. Sarebbe come tornare umani.” osservò lui ma la ragazza fece finta di non sentire e lo ignorò, agitando invece un sacchettino.
“Ti ho comprato ben quattro anelli! Facciamo qualche prova e se funziona me li rimborsi, ok?”
“Ri… rimborso?” Cioè... voleva pure che assecondasse le sue pazzie… pagando?!
“Tu. Sei. Pazza. Non smetterò mai di dirlo.” affermò a denti stretti, mentre iniziava a salirgli il nervoso.
“Dai, prova! Cosa ti costa?” lo pregò la ragazza, congiungendo le mani davanti alla faccia.
“Soldi veri e la mia pelle! Dico sul serio, Jackie, se mi faccio male ti farò pentire di tutto questo!” esclamò lui, imponendo la sua scelta ma di nuovo lei gli spiaccicò in faccia l’aglio con rabbia.
“Sei sempre così negativo! Su, prova!” e gli ficcò un anello all'indice con appunto una pietra azzurra mentre lui era ancora stordito.
Niklas lo guardò con aria critica. Trecento anni e quella cosa non l’aveva mai sentita né dal suo mentore né in giro.
Non ebbe il tempo di dire nulla che Jackie lo trascinò fuori. La coperta cadde a terra, lasciandolo totalmente indifeso; lui cercò di liberarsi ma doveva ammettere che quella ragazza aveva una presa ferrea tale da far invidia a una tenaglia!
Appena un raggio di sole investì la sua mano sentì una fitta bruciante propagarsi lungo la sua epidermide, sentendo ogni fibra esplodere di dolore.
Lanciò un gemito straziato, tant’è che la brunetta si spaventò e lo lasciò andare; l’austriaco rientrò velocemente in casa e si rannicchiò su se stesso, tenendosi la mano al petto, ansante.
“Ti sei fatto… male?”, domandò lei, mordicchiandosi il labbro, dispiaciuta.
“Se mi sono fatto male? Certo, idiota!” le gridò lui rabbioso ma dopo qualche minuto inspirò ed espirò profondamente per darsi una calmata. Non era il caso di dare spettacolo al vicinato.
“Ok, questo non funziona, lo riporterò indietro… prova quest’altro, allora.” mormorò la compagna, tendendogli un altro anello, leggermente diverso nei dettagli e con la pietra leggermente più grande.
“Jackie cosa non ti è chiaro nel concetto I vampiri sono creature notturne ?”
“Appunto, mi è chiaro! Ma... stamattina quando parlavamo, pensavo che il sole dovesse mancarti un po’… giusto?”, mormorò, sinceramente preoccupata.
Niklas la guardò, stupito.
Non immaginava che Jackie avesse pensato realmente a qualcosa per lui. Pensava che avesse voluto vederlo al sole solo per emulare uno dei suoi vampiri scemi; in effetti, non ricordava più la sensazione che provava a stare sotto il sole.
Forse poteva ammettere che un po’ gli mancava.
Strinse le labbra e se le mordicchiò un po’, porgendo di nuovo la mano per provare anche l’altro anello: poteva tentare, in fondo.
Non si sarebbe bruciato per una squinternata ma se avesse potuto stare al sole, sarebbe potuto uscire con Rogan senza problemi.
Jackie sorrise e glielo infilò, invitandolo di nuovo a uscire senza però costringerlo e lui obbedì, leggermente timoroso.
“Non mi farà brillare, vero?”, domandò, un po’ sospettoso. Si era promesso che se si fosse messo a brillare avrebbe scelto di porre fine alla sua esistenza.
“No, tranquillo! … o almeno credo.”
Ecco, appunto.
Camminò di nuovo fuori, allungando la mano verso il fascio di luce visibile appena dopo l’ombra portata della sua casa e attese.
In un attimo il suo palmo parve bruciare e lui lo ritirò immediatamente, stringendo i denti per il dolore tremendo.
“Forza Niklas… ne mancano solo due…” lo incitò Jackie, tirando fuori il partito successivo.
“D’accordo….” Nuovamente porse le dita e nuovamente Jackie gli diede un altro anello, più piccolo e semplice.
Niklas uscì di nuovo e tese la mano. Nulla.
Non successe nulla.
Sorpreso, provò con l’intero braccio, tirando su la manica della camicia stropicciata. Infine, andò completamente al sole, rivolgendo la faccia verso esso, sentendo il leggero pizzicorino del calore sulla pelle.
“Incredibile. Sta funzion… ah!” Fu di nuovo investito dalla sensazione bruciante e Niklas arretrò di scatto. Per un momento gli era parso di vedere la propria mano andare a fuoco.
Si era quasi illuso di poter godere di nuovo quelle sensazioni così umane.
E invece no, era stata solo una mera illusione data da un maledetto anello fasullo.
Lo scaraventò lontano con rabbia e Jackie lo recuperò con un “Ehi! Trattalo bene che lo devo riportare indietro!”
“Bene, abbiamo finito. Io me ne torno dentro.” brontolò il ragazzo scuro in volto, dove si leggeva la sua delusione e vergogna di aver riprovato quelle emozioni.
“C’è l’ultimo, Niklas, l’ultimo!” Jackie gli mostrò anche l’ultimo anello, una cosa pacchiana ed esagerata, una vera schifezza. Lo fissò esitante: in fondo era l’ultimo, aveva ragione. Avrebbe sofferto solo un’ultima volta.
Ritentò nuovamente e fallì ancora.
“Tutti fasulli. Tutti una fregatura.” mormorò il moro, dopo essersi rintanato in casa sotto la propria coperta.
“Già, sono delusa anche io. In Vampire Diares…”
“Jackie, la vita non è come nei telefilm o nei libri, è tutta finzione..!”
“Lo so! P-però volevo provare.” Lei rimise tutti gli anelli nel sacchetto, nella propria borsa, in modo da restituirli.
Stava per raggiungere Niklas ed entrare in casa quando si ritrovò la porta chiusa in faccia. Di nuovo.
“Ehi!”
“Jackie, per oggi va’ a casa, sinceramente sto davvero male.”, borbottò lui, andando a riposarsi sul divano. Il bruciore era ancora vivido e le mani erano arrossate, così come parte del braccio e un po’ del volto.
Non ricevendo risposta diede per scontato che la ragazza lo avesse ascoltato.
Rimase lì, seduto, in silenzio, sul proprio divano per un paio d’ore, prima che la voce di Jackie si facesse di nuovo sentire.
“Niklas!”
Ancora.
“Vai a casa! Sono stanco, come te lo devo dire?”, rispose lui esasperato, senza alzarsi.
“Ci sono stata! E Tadan! Ho preso la crema per le scottature!”, esclamò lei orgogliosa.
Crema per le scottature.
Sul serio? Crema per le scottature… a un vampiro?
Soffocò una risata, tenendosi la pancia con le mani.
Aveva preso una crema! Non la credeva capace di tanto, di poter essere così stupida… e premurosa in fondo. Beata ignoranza.
Con lentezza, andò ad aprire e tornò al proprio divano, sedendosi con un sospiro.
“Non serve, idiota! Sono più o meno già guarito…” rispose, con un sospiro.
Per fortuna aveva cenato la sera prima e quindi il processo rigenerante era stato più veloce del solito.
“Oh.” Jackie arrossì, in imbarazzo. Non ricordava che i vampiri potessero guarire così in fretta e per la prima volta si sentì sciocca.
Niklas la guardò per un attimo, si rialzò, raggiunse un piccolo contenitore da cui tirò fuori qualcosa e le lanciò una chiave che la bruna afferrò al volo.
“Cosa..?”
“Chiavi di casa. Così la smetti di suonare quel campanello, ormai lo odio. Sono quelle di riserva, quindi fa attenzione.” mugugnò lui, tornando a sedersi.
Jackie sorrise, riponendole nella propria borsa.
Si vedeva che era contenta di aver ricevuto quell’oggetto ma lui ne aveva abbastanza di sentire quel suono ormai fastidioso.
Pensava di riposarsi ma il suo pensiero svanì dopo qualche attimo.
“E ora, andiamo dall’oculista!”, affermò la ragazza, puntando l'indice verso la porta. Aveva detto premurosa? No. Termine sbagliato. Intendeva dire menefreghista.
“O’Moore…” era già stato fin troppo magnanimo: lei si era mostrata pentita e lui l’aveva risparmiata da una qualche tortura che, sicuramente, le avrebbe solo che fatto bene.
“Ma stai benissimo, quindi non hai scusanti!” si difese subito l’altra, con le mani chiuse in pugnetti.
Ah, certo. Come no.
Di nuovo, la ragazza lo prese per un braccio e lo tirò su dal sofà per poterlo trascinare fuori.
Era davvero forzuta quando dovevano fare qualche sua cavolata.

A quell’ora di pomeriggio il cielo era già un po’ scuro per cui Niklas non rischiava molto: Jackie gli aveva permesso di infilarsi una giacca e tener ben calato il cappuccio, gli occhiali e perfino una sciarpa.
“Non riesco a credere che tu sia un vampiro miope.”
“Beh, se ci sono gli umani miopi… sono peggiorato nei secoli…” spiegò il ragazzo, camminando a fianco della compagna con le mani dentro le tasche, al sicuro.
“E poi al pc, per via dei videogiochi…”
“Ah-ahn… capito… Eccoci qua!” La giovane gli indicò il negozio, camminando a passo svelto.
“Mi raccomando, alle 18 e 30 ho la partita a…” iniziò a ricordare il vampiro, ma un “Sì, lo so, lo so!” di Jackie, lo fermò.
Entrarono dall’oculista con un “Salve”, mentre il campanello tintinnava, segnalando la loro presenza.
Era un negozio molto moderno, di pianta quadrata, alle cui pareti bianche c’erano tantissimi occhiali, tutti di marche famose, come Ray Ban, Hugo Boss, Vogue…
“Non guardare quelli, per te voglio delle lenti a contatto!”, esclamò Jackie mentre Niklas fissava affascinato tutte le varie montature.
“Io mi trovo meglio con gli occhiali.”, rispose lui, piccato, prima di sentire un “Reiter? O’Moore?” un po’ incerto.
Entrambi i ragazzi si voltarono in direzione della voce, trovandosi di fronte Rogan Macklemore a braccetto con un aitante ragazzone dai capelli castani sparati in su con il gel.
Niklas deglutì, leggermente a disagio, mentre Jackie la fissava con la bocca appena aperta, sorpresa. Subito si avvicinò a Niklas, tirandolo appena per il braccio: “Questo non era previsto! L’incontro tra te e la ragazza dei tuoi sogni doveva accadere a fine trasformazione in perfetto vampiro figo!”, sussurrò angosciata, salutando Rogan con un sorrisino tirato e un cenno della mano.
“Ciao Macklemore…” Niklas nemmeno l’aveva sentita, tanto era sorpreso.
Doveva ammettere che era un po’ stordito dalla presenza della compagna da cui si sentiva attratto; in quella stanza era come se ci fossero solo lui e lei.
“Non avrei mai immaginato di trovarvi qui! E, ehm… ma… come mai qui in giro? State insieme?” chiese la rossa, indicando prima uno e poi l’altra. I due risposero all’unisono un “NO!” convintissimo.
“Io e Niklas… ma figuriamoci! Siamo liberissimi, entrambi!” Jackie scoppiò in una risatina falsissima che Rogan ricambiò un po’ incerta, come a dar prova che la cosa detta era davvero assurda.
“Piuttosto, Rogan, posso chiamarti Rogan, sì? Beh, chi è il bel ragazzo che hai lì?” buttò là Jackie, con un sorrisino malizioso.
Diamine, la O’Moore era senza vergogna e Niklas si vergognava per lei. Stette zitto zitto, a fissare il pavimento con interesse, mentre l’altra ragazza si accarezzava la guancia con un sorrisino timido.
“Beh, certo... ehm… O’Moore. Lui? Beh, lui è Ryan, il mio ragazzo. Siamo venuti per comprare degli occhiali da sole, dicono che nel week end farà bel tempo.”
Il sorriso di Rogan era raggiante, bellissimo. L’austriaco ripensò che alla fine quello era anche meglio del sole. Se fosse stato diretto a lui, si sarebbe anche sciolto. Gh.
Jackie sorrise ancora: “Ma dai, che carini! Niklas invece è qui perché vuole prendersi delle lenti a contatto!”
“Occhiali.”, rettificò lui, risvegliandosi dall’aria sognante.
“Lenti a contatto.”
“Occhiali.”
Lenti a contatto, Niklas.”
Occhiali, Jackie.”
I due si fissarono con gli occhi ridotti a fessure prima di tornare a guardare Rogan che cercava di soffocare una risatina per il teatrino.
“D’accordo. Occhiali.” Si arrese la bruna e Niklas esultò internamente come non mai. Era la prima volta che vinceva su di lei!
Finalmente l’oculista –una donna piuttosto giovane sulla trentina- arrivò e servì prima Rogan e il suo ragazzo, che se ne andarono cinque minuti dopo con un paio di costosissimi occhiali Richmond per lui, poi passò all’altra coppia, chiedendo in cosa poteva essere utile.
Jackie guardò ancora Niklas prima di rivolgersi all’oculista e dire: “Occhiali. Per lui.”, con un sospiro rassegnato.
Niklas rifiutò le visite: non voleva rischiare con quelle luci potenti di bruciarsi ancora. Ne aveva avuto abbastanza per quel giorno; consegnò un foglietto con segnate le lenti che gli servivano e le diottrie che aveva.
Scelse in fretta il modello, senza troppi problemi. Lo aveva adocchiato subito appena entrati: un paio di occhiali di marca italiana, Cavalli.
Pagò col bancomat e Jackie si offrì di andare a prenderglieli quando fossero stati pronti; solo poi, fuori e lontano da orecchie indiscrete, lei chiese con curiosità: “Allora soldi ne hai… su un conto corrente?”
Niklas la fissò, per poi stringersi nelle spalle: “Certo. Fino agli anni novanta me li sono sempre portati dietro, quando mi sono stabilito qui ho aperto un conto corrente… era più comodo. Poi non ho tutto lì.”, ammise, camminando tranquillo.
Jackie pareva cercare un indizio nel suo sguardo ma lui la liquidò subito con “Non c’è alcun tesoro nascosto da qualche parte” seccato.
“ Mica chiedevo quello…” ridacchiò lei, per poi salutarlo per andare a casa; lui fece lo stesso e si rilassò giocando a The War of Past.
Ripensandoci, quella giornata, bruciore a parte, era stata più sopportabile, forse grazie alla presenza di Rogan…

 

 


 

Note Finali: Anche questo un capitolo bello lungo, spero di riuscire a mantenere questa lunghezza!
Piano piano introduciamo anche Rogan, la bella per cui Niklas ha una sottospecie di cotta e per cui sta cambiando! 
Speriamo che la storia continui a piacervi, se avete qualche suggerimento o critica accettiamo tutto volentieri :D
Il prossimo capitolo lo pubblicherò domenica 22 e… se riesco, quello dopo giovedì 26, così da farvi un regalino!
Ringrazio Renesmee94 per aver messo la storia tra le seguite, e sempre PinkyRosie e Skayler per le recensioni! *^* sono queste che ci aiutano ad andare avanti *O* ma vogliamo sentire anche le altre voci, forza, non siate timide/i e recensite xD
Oh, poi vorrei segnalarvi questa One-Shot sull’arrivo di Niklas in Irlanda… con un gioco alla fine… in palio un succulento premio(?)!

 

 

 

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Capitolo 8
*** Schiena Dritta! ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

 

Capitolo 7
Schiena dritta!

 

 

 

 

 

 

Dublino, Grafton Street, Mercoledì pomeriggio

“Basta!”
Niklas si era fermato, piantando i piedi a terra come un bambino, davanti all’ennesimo negozio di vestiti.
Jackie lo fissava sulla porta del locale con le labbra strette, un po’ arrabbiata.
Entrambi avevano le mani chiuse a pugno, pronti a darsi addosso davanti a tutti.
Quella stupida lo aveva trascinato fuori appena finita la scuola, come al solito, per portarlo nella più famosa via dello shopping della capitale irlandese a comprare “Vestiti adatti a uno della tua specie! ”.
Come se i vampiri avessero dovuto avere per forza un’uniforme da mettere per poter essere definiti tali.
Cosa non andava nella sua bella felpa con cappuccio, jeans un po’ stropicciati e All Star nere consumate? – pagate quando ancora costavano poco, per altro!–
“Voglio andare a casa a dormire!”, sibilò sottovoce il moro, guardando la ragazza con un’occhiataccia incredibile.
Aveva un dannato sonno!
“Prima compriamo dei vestiti e poi ripassiamo a scuola per l’iscrizione al corso di nuoto. Se fossi andato subito a casa non avrei potuto schiodarti da lì!”, sibilò la bruna di rimando, spostandosi un po’ per far passare le persone che desideravano entrare per comprare davvero qualcosa.
“Come no! Ti ho dato le mie chiavi di casa!”, gli ricordò lui e Jackie distolse lo sguardo, colpita e affondata: Niklas gli aveva dato quelle chiavi proprio il giorno prima per evitare che lei suonasse per infiniti minuti il campanello.
“Abbiamo già comprato una camicia, dei pantaloni e scarpe eleganti, cosa vuoi ancora?”, aggiunse, approfittando del suo silenzio.
“E pensi che solo quella robetta ti possa bastare come guardaroba?” sbottò lei, avvicinandosi a lui così tanto che l'altro dovette arretrare nel sentire quel maledetto puzzo d’aglio che la compagna aveva sempre addosso.
Molti avevano iniziato ad evitarla ancora di più per quell’odore e un professore le aveva scritto un richiamo da far firmare ai genitori.
“E tu pensi che io abbia un conto corrente a fondo illimitato?”, ribatté lui, irritato. Qualche giorno prima aveva confessato alla ragazza di avere un modesto conto in banca. Soldi guadagnati in molti modi nel corso dei secoli.
Ma modesto. Non ricco.
“Ora, se hai finito di fare la bambina, me ne torno a casa!” Stava morendo di sonno- Sarebbe a crollato a momenti, se lo sentiva! La sera prima non aveva nemmeno cenato.
Aveva perso tempo a fantasticare su lui e Rogan insieme come un perfetto cretino.
“Fermo! Allora prima andiamo almeno a scuola!”, esclamò lei, prendendolo per un braccio e iniziando a tirarlo verso la prima fermata dell’autobus.
“A far che?”, domandò lui sempre più esasperato.
“A iscriverti ad un corso di nuoto! Per tonificarti un po’ e buttare giù tutta quella ciccia!”
“Senti chi parla! Anche tu dovresti iscriverti!” disse l’altro, riferendosi evidentemente al fisico corpulento della ragazza, che si bloccò per fissarlo con rassegnazione.
Sembrava triste.
“Io? È inutile… Non servirebbe a nulla, non ho nessuno da guardare e che mi guarda.”
Ma che scusa stupida era?
Non poteva cavarsela così.
“Balle! Dovresti farlo per te stessa!”, la riprese Niklas, prima venir trascinato a forza sull’autobus.
Se fosse stata impegnata anche lei in una simile tortura, avrebbe capito quanto lui soffriva nel sottostare a tutte quelle assurdità.

***

Farlo per se stessa.
Jackie fissò Niklas e arrossì improvvisamente. Che lui si stesse preoccupando per lei?
Non sentiva accusa in quella frase, era stato come un incitamento e lo aveva trovato piacevole.
Scosse il capo, appoggiandosi ad una sbarra del mezzo per potersi sostenere mentre venivano portati alla Fitzgerald School da dove erano usciti solo qualche ora prima.
Niklas non la smetteva di fissarla male. Ben coperto con il cappuccio, gli occhiali e una sciarpa grigia perché, nonostante fosse Novembre, c’era un pallido sole che combatteva con tutte le sue forze per uscire e questo non era un bene per un vampiro.
In effetti, non doveva essere facile per lui.
Pensandoci, forse era troppo dura.
Si arrese con un sospiro.
“Poi ti lascio andare a casa, promesso.”, mugugnò lei, alzando gli occhi al soffitto.
“E vorrei ben vedere.”, si lagnò lui, mettendosi le mani in tasca con stizza mentre strofinava un piede a terra dal nervoso.
Jackie sospirò ancora, guardandosi le unghie con aria annoiata. Odiava seguire il programma stilato così a rilento ma in effetti non poteva imporsi troppo su Niklas.

Arrivati a scuola, lo trascinò in segreteria, aperta anche di pomeriggio e richiese il modulo per potersi iscrivere ad uno dei corsi extrascolastici.
“Nuoto, chiaro?” Jackie picchettò l’indice sul foglio e il ragazzo sospirò.
Con una mano si teneva tappato il naso mentre con l’altra compilava tutto il foglio con relativa firma alla fine.
“Ehi, hai sbagliato.”, gli fece notare lei, una volta sbirciato il documento. Niklas aveva scritto, nella riga destinata alla data di nascita, l’anno 1700 invece che 1995.
Quindi, che lui fosse..?
“Ah. Ogni volta mi dimentico…”, borbottò tra sé e sé l’altro, grattandosi i capelli dal nervoso e correggendo lo sbaglio.
Jackie lo occhieggiò, quasi sicura di ciò che pensava: ora, quel baule del 16° secolo aveva un senso. Niklas doveva avere su per giù 313 anni e dato che aveva l’aspetto di un suo coetaneo, doveva essere stato trasformato quando ne aveva solo 17.
Era strano: ora che lo guardava lo sentiva incredibilmente vecchio. Certi suoi comportamenti avevano un che di adulto...
Si riscosse quando sentì la voce della segretaria prendere in mano il modulo e assicurare l’iscrizione.
“E tu? Anche tu devi iscriverti.”, sibilò lui, pizzicandogli un fianco con fare dispettoso e lei sbuffò, richiedendo lo stesso foglio da compilare.

 

Dopo essere usciti nuovamente, Niklas corse all’autobus e salì sul mezzo con un salto vittorioso.
“Facciamo domani il resto dello shopping?”, domandò Jackie, salendo a sua volta con più calma e mettendosi vicina a lui e procurandogli così uno sforzo di vomito.
L’austriaco le fece segno di allontanarsi un po’ e lei con uno sbuffo si sedette un posto indietro.
Insomma, non aveva ancora avuto tempo di andare in una maledetta fioreria a comprare biancospini o rose canine per tenerlo lontano e finché c’era aglio in casa usava quello.
“Ma per forza domani? C’è il compito di matematica.”, borbottò lui, abbandonandosi sul sedile del mezzo che, dopo aver aspettato le ultime persone, partì con uno strano quanto inquietante rumore del motore.
Ah, già, il compito di matematica.
“Oh, Niklas, chi se ne frega del compito di matematica!”, esordì lei, convinta di quello che diceva.
“Insomma è molto più importanti comprarti da vestire; matematica la recuperi quando v…”
“Ehm, ehm.”
Qualcuno tossì e Jackie si voltò, trovandosi davanti il professor Roberts, che insegnava loro matematica.
“Mi fa piacere che dia tanta importanza alla mia materia, signorina O’Moore… e la prego di spostarsi, perché il suo… ehm… la sua colonia all’aglio sta disturbando non poca gente.” disse pacato l’anziano con una certa ironia.
La ragazza sentì il proprio sangue raggelarsi.
“I-io… m-mi dispiace, mi scusi non… non intendevo dire… cioè…”, balbettò Jackie confusa, gesticolando mentre cercava una scusa per giustificare quella frase detta prima con tanta leggerezza.
Il professore scosse il capo, prendendo il giornale che aveva nella borsa per iniziare a leggere l’ultima scoperta di un qualche fisico.

***

Niklas era piegato in due.
Si era ricordato del compito perché aveva visto Roberts seduto proprio dietro Jackie e quando lei gli aveva risposto in quel modo aveva trattenuto una risata, cercando di soffocarla con la sciarpa.
Oddio, i ragazzini di quest’epoca erano davvero ridicoli e divertenti...
La frase che seguì dopo gli fece venire le lacrime agli occhi; non riusciva più a trattenersi dal ridere, doveva scendere o sarebbe morto, se lo sentiva.
La cosa assurda che rendeva il tutto ancora più ridicolo era che proprio Roberts aveva scritto quel richiamo riguardo l’odore d’aglio a Jackie.
Il vecchio professore era quasi svenuto quando si era avvicinato per controllare i compiti della compagna e da qui l’avviso ai genitori.
Chissà se Jackie l’aveva fatto firmare.
E lei che gesticolava in quel modo!
Non ce la faceva più, sul serio.
Non appena l’autobus si fermò, Niklas sghignazzò un “Ciao, Jackie” e scese immediatamente, rischiando di cadere dal mezzo tanto era frettoloso.
Non appena le porte si richiusero si lasciò andare, ridendo in mezzo alla strada come se nulla fosse, tenendosi forte la pancia. Il divertimento durò poco perché qualche secondo dopo sentì un dolore alle gambe e non fu difficile scoprire il perché: Jackie era scesa con lui e gli aveva mollato un calcio imbarazzata, con le guance gonfie come quelle di un criceto.
“Idiota! Potevi dirmelo che Roberts era proprio lì dietro!”, piagnucolò lei, incrociando le braccia al petto.
“Scherzi?”, ululò lui riprendendo a ridere senza ritegno. Ormai gli facevano male anche le guance, oltre la pancia. “Perché negarmi il piacere di godere di una tua figuraccia?”
La ragazza gli mollò un altro calcio, prima di tirare nuovamente fuori l’aglio e spiaccicarglielo in faccia. La risata cessò all’istante.
Non poteva credere di sentire tanta puzza! Avrebbe voluto perdere l’olfatto all’istante.
La compagna sorrise maligna e vittoriosa, prendendo Niklas per un braccio e trascinandolo alla fermata più vicina.
“Sai che ti dico? Giusto: domani abbiamo matematica, hai proprio ragione! Quindi concludiamo lo shopping oggi!”, decise, inviperita, guardando sulla tabella appesa al palo entro quanto sarebbe passato il prossimo bus.
“Non ci penso nemmeno! Jackie, ti ripeto che sono una creatura notturna! Notturna, che gira di notte! Vengo a scuola solo per divertimento, il resto del giorno lo passo a dormire, cosa non ti è chiaro?”, rispose lui, esasperato, per l’ennesima volta.
“Oh, certo che mi è chiaro, e, sai, avevo anche in mente di lasciarti andare, ma dato che sei stato così carino e gentile a non dirmi che quel vecchiaccio era proprio dietro di me, beh, sì , questa uscita è una vera e propria punizione!”
Se alzava il tono ancora un po’ tanto valeva che gli urlasse in faccia. Ma che aveva da prendersela così tanto, quella stupida? Era più imbarazzante prendere voti bassi rispetto a quello che le era successo poco fa.
L’autobus che li avrebbe riportati a Dublino passò poco dopo e Niklas fu nuovamente tirato su.
Era stanco, affamato e stressato; non sapeva come sarebbe arrivato a fine giornata.
“E schiena dritta!”, ringhiò Jackie, dandogli una pacca così forte che il ragazzo fu costretto a raddrizzare la sua postura di riflesso. Entrambi si fissarono male per almeno un minuto, prima di distogliere lo sguardo e guardare fuori dal finestrino vicino.
“Devi anche imparare ad avere un andamento più consono… Più che un vampiro sembri uno zombie rincretinito, che si trascina in cerca di cervelli!”, sibilò lei, dandogli un pizzicotto sul fianco.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Appena arrivarono fu Niklas a trascinare Jackie giù dall’autobus e, dopo averla portata in un vicolo poco frequentato, la sbatté contro un muro con forza.
Prese fiato e si avvicinò pericolosamente al suo collo, sfiorandole la pelle e l’arteria pulsante con le proprie labbra, toccandola appena con i denti scoperti.
“Sia ben chiaro che nonostante non scintillo e tante altre cose, rimango pur sempre un vampiro. Un vampiro affamato, che ti prosciuga della vita, di tutto il sangue che hai in corpo. Non siamo amici Jackie, ti sto solo assecondando… vedi di non tirare troppo la corda.”, sibilò sottovoce al suo orecchio, sentendo distintamente il battito del cuore della ragazza aumentare di colpo; sorrise, sentendone la paura, vedendola dipinta sulla faccia della compagna. Poiché il fiato trattenuto per non respirare l’odore dell’aglio era esaurito, la lasciò dopo qualche istante.
Jackie, a bocca semiaperta, si limitò ad annuire con gli occhi sbarrati e il respiro leggermente affannato, appoggiata completamente alla parete.
L’istinto di morderla era stato forte, molto forte, e gli era davvero risultato difficile controllarsi ma per fortuna la puzza d’aglio lo aveva bloccato e il cervello gli aveva ricordato la molta gente presente a pochi passi da loro; non sarebbe stato saggio uccidere in pieno giorno.
“Q…questo non cambia…” iniziò Jackie “ …che dobbiamo… comprare altri vestiti. N-non mi fermerò, Niklas.” rispose lei, con un leggero tremore anche nella voce ma cercando di tirar fuori un coraggio che non aveva.
Niklas sorrise appena, soddisfatto. Era sempre sfacciata e irrispettosa ma in un certo senso quel suo coraggio stupido era quasi da ammirare, lo ammetteva.
Ma non era male ricordarle che quello davvero pericoloso tra i due era lui.
“Continueremo domani.”, decretò il vampiro, mettendosi le mani in tasca.
Jackie gonfiò ancora le guance ma lasciò perdere. Per quel giorno aveva sicuramente vinto lui…

***

Casa Hill, Mercoledì sera

Daniel era sempre più inquieto.
Certo, Jackie O’Moore stava tenendo a bada Niklas, ma cosa sarebbe successo se il vampiro si fosse stufato della ragazza? L’avrebbe uccisa, privata della vita e sarebbe stato punto a capo.
Non considerava più Niklas un umano, un compagno di scuola: no, quello era un mostro, una piaga dell’umanità, una creatura inumana che andava distrutta.
Sì, doveva ucciderlo prima di assistere a qualche casino a opera di quel mostro.
Deciso, si sistemò sul letto con il computer sulle gambe alla ricerca di metodi per poter uccidere un vampiro.
Il classico paletto di legno nel cuore, tagliare la testa, usare pugnali d’argento, acqua santa, croci…
Ma sarebbero funzionate?
Era un po’ demoralizzato quando, scorrendo la pagina, notò un link che portava a un sito riguardante un’ organizzazione di Cacciatori di vampiri.
Incuriosito, ci cliccò sopra e subito si aprì una finestra nera dalla scritte rosse.
Bisognava registrarsi e donare una specie di quota d’iscrizione.
Sembrava una cosa seria.
Senza nemmeno pensarci due volte, si iscrisse al gruppo e donò la cifra richiesta, prendendo la carta di credito messa a disposizione dal padre per acquisti scolastici. Al diavolo la scuola per ora, aveva affari più importanti da affrontare al momento!
Doveva eliminare Niklas a tutti i costi!
Non solo per se stesso o per Rogan ma per tutti i suoi compagni e gli abitati di Dublino e provincia… Macché, del mondo intero!

***

Dintorni di Dublino, quello stesso Mercoledì sera

“Non ci credo. Un idiota si è iscritto sul serio!”
Un uomo pelato e grassoccio che stava ingurgitando un kebab si voltò a guardare un ragazzo dai lunghi capelli castani disordinati che stava davanti al computer a bocca aperta.
“Come? Qualcuno si è iscritto?”, ripeté, sicuro di non aver capito bene.
“Giuro! Un certo Daniel Finbar Hill… Non ci posso credere! E pensare che la cosa dei Vampire Hunter l’avevamo creata per gioco, ricordi?”
“Certo che ricordo.”, ribatté il grassone, avvicinandosi allo schermo per poi fischiare. L’idiota neo iscritto aveva pure fatto una buona donazione.
“E ora che facciamo?” domandò il ragazzo incerto con le dita sospese sulla tastiera.
“Se ha sganciato così tanto dev’essere pieno di soldi. E se ha abboccato a questa cosa, dev’essere davvero stupido. Continuiamo a dargli corda, cerchiamo di spillargli più grana possibile!” esclamò con un ghigno l’uomo, accarezzandosi il mento interessato.
“Se crede che i vampiri esistono e che servono davvero dei cacciatori, meglio per noi! Questa è la volta buona che riusciamo a prenderci una casa migliore di questa catapecchia!”, aggiunse, mentre il ragazzo continuava a guardarlo senza esserne troppo convinto.
“Quindi..?”
“Come quindi? Quindi contattalo, svelto! Digli che lo incontreremo domani… ah, faccio io, dammi qui.” Il pelato prese con forza il portatile e se lo sistemò sulle proprie gambe, scrivendo indirizzo e orario nella mail di conferma di iscrizione.
“Se sei troppo codardo, puoi anche tirarti fuori…”, concluse, cliccando il tasto di invio.
“No, no, solo… che… beh spero che questa truffa duri più a lungo possibile.”
“Vedrai, la faremo durare.”

***

Un suono attirò l’attenzione di Daniel.
Una nuova mail! E non era una stupida notifica di Facebook!
Quasi ci rimase di sasso: erano quelli dell’organizzazione di cacciatori di vampiri.
Avevano già risposto!
Soffocò un gridolino in fondo alla gola mentre apriva la mail con la mano tremante dall’emozione.

Gentile signor Hill,
le diamo il benvenuto nella nostra umile organizzazione.
Siamo ancora pochi a combattere i demoni della notte e di certo il suo aiuto ci sarà più che utile.
Se lei è d’accordo, inizieremo il suo addestramento domani, alle ore 20.00 a….

Domani! Già domani!
Sicuramente non avrebbe chiuso occhio la notte, preso com’era a fantasticare sulla sua vita da cacciatore.
Un addestramento… già si immaginava con una balestra in mano, vestito come Van Helsing, con Niklas davanti, pronto a trucidarlo…
Sorrise, compiaciuto di quello che sarebbe presto diventato.
“Un peccato rimanere nell’ombra.”, si disse “ Ma è per il bene dell’umanità. A Rogan però potrei dirlo. Sì, lei mi adorerebbe… Ah, e dovrei togliere di mezzo Jackie. Quella… vampirofila… si dice vampirofila poi? Beh, quella appassionata di succhiasangue potrebbe essere d’intralcio… magari potrei fare come nei film e spedirle un qualche premio fasullo di una crociera sulla Costa Azzurra…”
“Daniel! Ma cosa fai, parli da solo? Fila a letto, che domani c’è scuola!”, strillò sua madre da dietro la porta.
“Uffa, Ma’! Sono già a letto! Ora dormo, stavo solo ripassando un argomento ad alta voce!”, rispose lui, con la bugia pronta, mentre si sistemava sotto le coperte dopo aver chiuso il portatile.
Daniel, cacciatore di vampiri.
No, no.
Finbar, cacciatore di vampiri.
Sì, suonava bene…
Il suo secondo nome aveva decisamente qualcosa di più del primo.
Finbar, the vampire hunter.

 

 

 


 

Note Finali: Anche questo capitolo lunghetto, forse ho trovato una lunghezza standard!
Per il resto, questo capitolo non era molto comico, ma purtroppo mi scappa qualcosa di serio, che dire.
Spero che la storia stia piacendo come al solito, qui si scopre anche la parte pericolosa di Niklas diciamo, vediamo come inizia a prenderla Jackie! Riuscirà a risottometterlo?
E Daniel? Ma quanto è scemo? Dategli un voto, da 1 a 10! 8D
Inizia ad avere anche lui il suo spazietto, chissà come si evolverà la storia… °3°
Un grazie a PinkyRosie, a Skayler Wolf COBHC e Sonne_Mond per le recensioni, a chiaraEB e Sonne_Mond per aver messo la storia tra le seguite e infine a Sakurazukamori per averla messa tra le preferite! *O*
Questa storia nata per gioco mi sta dando un sacco di soddisfazioni x3
Come mi ha fatto notare Sonne_Mond, non sono stata molto chiara… Questa storia è nata da un’idea stupida una mattina mentre parlavo con mia sorella e mio fratello.
Mia sorella e io decidiamo insieme la trama a grandi linee, qualche gang comica e io infine scrivo tutta la storia. Mio fratello ha scritto la parte della battaglia del prologo e ogni tanto lancia qualche idea anche lui.
Alla prossima!

 

 

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Capitolo 9
*** Rose canine ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 8
Rose canine

 

 

Dublino, Fitzgerald school, Giovedì mattina

Rogan Macklemore fece capolino nell’aula, dove dentro erano già presenti alcuni dei loro compagni, tra cui Niklas Reiter.
Era strano, ma di recente il ragazzo aveva fatto qualche cambiamento, non stava male!
Non lo aveva mai degnato di attenzione a essere sincera e questi mutamenti l’avevano incuriosita un po’.
Posò la cartella a tracolla, la giacca e la sciarpa prima di dirigersi al suo banco.
Non sarebbe stato male conoscerlo di più.
“Ciao, Reiter!”
Il ragazzo si risvegliò dal torpore dell’assopimento e la guardò, sorpreso. Sì, sembrava sorpreso di vederla.
Certo, non avevano mai parlato, ma addirittura fare quella faccia: nemmeno avesse visto la Madonna!
Nascose un sorrisino dietro la mano, mentre il compagno cercava di dire qualcosa. Balbettava un po’. Chissà perché poi?
“ C-ciao, Macklemore. Co… Cosa… T-ti serve qualcosa?”, domandò lui con aria confusa.
“ No, nulla. Solo… beh, hai tagliato i capelli, giusto? Noi donne notiamo subito se qualcosa cambia, l’altro giorno al negozio non sono riuscita a dirtelo.” Sorrise, ammettendo di aver dato più attenzione al suo ragazzo, Ryan.
“Io… sì… un… nuovo taglio…”
“Opera di Jackie?”, chiese ancora, sempre più curiosa.
Aveva chiesto se lui e la O’Moore stavano insieme ed entrambi avevano negato, ma era evidente che quei due uscissero insieme, c’era sotto qualcosa!
E la curiosità è donna, si sa.
“ Sì, sì, opera sua. Cioè, della sua amica. Lei non sa fare proprio niente.”, rispose subito l’altro, sbrigativo, cambiando improvvisamente tono: da balbettante e sognante, era passato a serio e duro.  Oltretutto aveva abbassato lo sguardo, come a non voler approfondire il discorso.
“Peccato che tieni sempre su il cappuccio, mi piacerebbe vederti bene.”, aggiunse lei, appoggiandosi al banco.
Di nuovo, quell’aria stupita e forse… anche un po’ imbarazzata?
“ V… va bene ma… solo per poco, sai la… soffro di Xeroderma… quella malattia della luce quindi… solo per poco…”, farfugliò Niklas, prendendo il cappuccio e abbassandolo del tutto, ma stando sempre attento a stare al suo posto ben nascosto e all’ombra.
Anche se il ragazzo non rischiava molto, visto che quella mattina, a causa dell’inverno, il cielo era ancora scuro.
Osservandolo bene, non era niente male, in fondo.
“ Stai bene, così.”, commentò Rogan con un altro sorriso incoraggiante. Lo trovava davvero carino, perché non si era scoperto prima così? Jackie doveva aver insistito e lui l’aveva assecondata, ma perché?
Non riusciva a smettere di porsi domande, quel rapporto tra i due era davvero ambiguo.
“ Ah gra… grazie.”, balbettò il ragazzo, cercando il cappuccio a tentoni e ricalandoselo sulla testa senza distogliere lo sguardo dal suo.
“Ma davvero tu e Jackie non state insieme?”, insistette ancora la rossa e di nuovo Niklas cambiò espressione, divenendo quasi offesa e corrucciata.
“ Davvero, non abbiamo alcun rapporto di quel genere.”, assicurò l’austriaco, fissando il banco con interesse.
“ Oh, ma guarda chi c’è!”, cinguettò una voce familiare, costringendo Rogan a voltarsi: era Jackie O’Moore. Parli del diavolo…
“Ciao, O’Moore.”, salutò la ragazza, seguita da quello che pareva un “ciao, pazza” borbottato sottovoce da Niklas.
“Oh, come siamo formali! Chiamami pure Jackie, non farti riguardi!”, cinguettò di nuovo la bruna, avvicinandosi alla compagna che ripeté, divertita un “Ciao, Jackie.”
“ Vi ho interrotti?”, domandò quest’ultima, guardando prima Rogan e poi Niklas, che la fissava male. Chissà perché.
Era inutile: non avrebbe mai smesso di chiedersi cosa stava succedendo tra i suoi due compagni di classe.
Ma tempo al tempo, forse diventando loro amica avrebbe scoperto qualcosa.
“No, nessun problema, mi stavo solo complimentando con Niklas per il suo nuovo taglio. E grazie a te! Sembri quasi la sua manager.,” ridacchiò per l’assurdità della cosa e anche Jackie la imitò, mentre Niklas roteava gli occhi al soffitto, scocciato.
“Al posto, al posto, basta con le chiacchere!”, richiamò all’ordine la classe O’Brien, il professore di storia.
Con uno sbuffo, le ragazze andarono al proprio banco come ordinato e si sedettero composte.
La lezione sarebbe iniziata a breve.

***

A Niklas pareva di stare in un sogno.
Rogan si era avvicinata per parlare con lui. Lui! Lui! E doveva ammettere che era stato grazie a quella pazza di Jackie.
Forse il suo programma di renderlo un affascinante vampiro non era così stupido come credeva e valeva la pena seguirlo.
Se solo per un taglio nuovo di capelli gli parlava, figurarsi a fine lavoro!
E aver cenato la sera prima lo rendeva decisamente di buon umore.
O’Brien e quindi storia alla prima ora… Ah, si preannunciava una giornata perfetta.
Perfetta.
Col sorriso sulle labbra, Niklas andò a casa con la mente vuota, leggero come un palloncino.
I vampiri non volavano, o perlomeno, lui non aveva questa “fortuna”, ma gli sembrava di camminare a dieci centimetri da terra.

No.
Un momento, un momento, un momento! Non poteva rincoglionirsi come quei vampiri delle serie tv!
Sull’autobus, appoggiando la fronte su uno dei pali freddi, riuscì a ragionare meglio.
Doveva stare attento a non lasciarsi andare troppo presto, ad affezionarsi a qualcosa che avrebbe perso o che non avrebbe ottenuto.
Il solo fatto di aver chiacchierato una volta con Rogan non voleva dire che lui piaceva a lei.
Era stata solo una semplice conversazione e nulla di più.
Con un sospiro più razionale che sognante, entrò in casa e si buttò a letto, per farsi una bella dormita.
Si era perfino dimenticato di avere appuntamento con Jackie poi…

“Niklas!”
Quella voce…
Di malavoglia, l’interpellato aprì un occhio e quasi urlò nel vedere Jackie così vicino a lui che lo fissava ad occhi sbarrati.
Ma che accidenti..?!
“ Niklas, pigrone, alzati! Abbiamo il corso di nuoto oggi, te lo sei dimenticato?”, esclamò lei, iniziando a scuoterlo un po’.
Nuoto? Che?!
“Cosa..?”, mugugnò lui con la voce impastata dal sonno, e la vista appannata. Non poteva bombardarlo con quelle domande appena sveglio e senza occhiali non vedeva nulla.
“ Nuoto! Ieri ci eravamo iscritti, ci siamo iscritti e la prima lezione è oggi!”, ripeté lei, aggiungendo altre informazioni.
Nuoto. Ora. Durante la sua giornata perfetta.
“Vacci tu, io salto.” brontolò, rintanandosi sotto le coperte con stizza.
“Niklas! Avevi promesso!”
“Io non ho promesso un bel niente…”
Iniziava a pentirsi di averle lasciato le chiavi di casa. Ora quella pazzoide patentata poteva entrare a suo piacimento e spaventarlo a ogni ora di ogni giorno. Perché, perché lo aveva fatto?
“Ora vai, dai…”, mugolò ancora prima che Jackie gli strappasse le coperte di dosso con rabbia, scoprendolo del tutto.
“No, ora ti alzi e vieni a nuoto con me a buttare giù quella ciccia!”, ordinò perentoria la ragazza, mettendosi le mani sui fianchi.
Niklas, inviperito, si mise seduto e la fissò con aria di sfida.
Quella maledetta…
“Ok, mi alzo, ma sai che faccio? Mi metto a giocare al computer.”, sibilò, in segno di sfida, come a costringerla a fare qualcosa per fermarlo.
Jackie aprì la bocca, ma poi la richiuse, pensierosa.
“ Al computer. Cioè hai da fare nuoto, studiare matematica…”
“ …di cui non ci capisco nulla, quindi è lo stesso…”
“ …dico, studiare matematica, e zitto, nemmeno io sono una cima... e tu… vuoi metterti a giocare al computer?”
“Sì.” Un sì detto con orgoglio, con un sorriso beffardo e altezzoso.
Niklas al momento sembrava un bambino di cinque anni.
Jackie lo fissò ancora per qualche secondo.
Poi, con uno scatto repentino, corse verso il corridoio, diretta in salotto.
Il vampiro, dopo un attimo di smarrimento, la seguì immediatamente, correndo a sua volta e arrivando alla pari con lei, purtroppo tardi: la ragazza aveva tra le mani il suo portatile con un sorrisetto maligno.
“Ora come fai senza il tuo stupido computer pieno di giochini idioti?”, cantilenò lei, con una vocina infantile, come a prenderlo in giro.
“Lascia subito il mio pc.”, ringhiò lui a denti stretti, ma lei se lo tenne al petto, stretto tra le braccia.
“Oh no che non lo lascio, te lo ridarò solo quando sarai vestito e pronto ad andare a nuoto.” Queste erano le condizioni e le trovava davvero ridicole.
“Non ho voglia di andare a quello stupido corso di nuoto.”
“E io allora non ho voglia di mollarti questo stupido pc. “
“Jackie, lascialo.”
“Niklas, ascoltami.”
“No! Tu ascoltami! Quel pc è mio e tu lo devi lasciare, subito!”, allungò le mani per prenderlo e vi riuscì prima che Jackie si tirasse indietro.
In quel momento il portatile era in mezzo ai due, sospeso a mezz’aria e sostenuto solo dalle mani del ragazzo e della ragazza.
“Jackie…”, sibilò lui come avvertimento.
“ Niklas…”, sibilò lei di rimando, come a rimarcare un’autorità che non aveva.
Si fissarono a lungo, senza distogliere lo sguardo un solo istante, per quelli che parevano interminabili minuti. Alla fine il vampiro, stanco di tutto, con uno strattone tirò il computer a sé, con una forza superiore a quella di Jackie; la ragazza fu trascinata insieme al pc e, dato il suo peso, entrambi caddero a terra.
“Ahia, accidenti…”, si lamentò l’austriaco prima di imprecare con una parola che doveva essere la sua lingua madre.
Jackie si sentiva tutta dolorante; non era stata una caduta dolce, anzi. Nonostante tutto, si rialzò e gettò diversi spicchi d’aglio contro Niklas, arrabbiata.
“Sei uno stupido, uno stupido!”, piagnucolò, prima di andare fuori di casa.
“La stupida sei tu, brutta scema!”, urlò lui, per poi tapparsi il naso e mettere il computer al suo posto.
Per fortuna era integro!
E ora, chi lo buttava quell’aglio?
Rabbioso, se ne tornò a letto.
Quella maledetta idiota, quella stramaledetta idiota!
Non la sopportava!
Si rintanò sotto le coperte, al diavolo tutto, al diavolo la scuola… col cavolo che ci sarebbe andato domani, e tutto il fine settimana!
Si addormentò col nervoso a fior di pelle.

Venerdì, come deciso, stette a letto. Anche sabato non uscì di casa.
Poltriva, giocava al computer e masticava il cibo che c’era nel frigo, senza nemmeno curarsi la barba che era cresciuta di nuovo disordinata.
Non una visita per fortuna, niente e nessuno che disturbava. Che pace…
La tranquillità durò fino a sera, quando qualcuno suonò il campanello.
Chi poteva essere?
Aveva suonato una sola volta, poi più nulla.
Con circospezione si alzò, andò alla porta e l’aprì, trovando il vialetto e l’atrio vuoto.
Nessuno. Forse erano i solito ragazzini che facevano scherzi suonando i campanelli vari e questa volta era toccato a lui…
Con un sospiro, stava per richiudere la porta quando con la coda dell’occhio notò qualcosa infilato malamente nella cassetta della posta.
Prese il pacchetto, una borsa contenente una scatolina non molto grande insieme ad una custodia per occhiali e chiuse definitivamente la porta, tornando al divano per poterlo aprire comodo e seduto.
Con attenzione scartò la scatolina, rivelando quello che doveva essere un cellulare.
Un cellulare? E che se ne faceva? Oltretutto, controllando bene e seguendo le istruzioni, c’era già una scheda sim dentro.
Guardando meglio l’interno del pacchetto, notò un biglietto.
“Niklas, scusami davvero per la sceneggiata di giovedì, non mi piace quando mi comporto così, ma anche tu non sei il massimo della gentilezza!”
Ok, iniziava a capire chi era. E che scuse schifose! Ma continuò a leggere.
“Devi capire che io non ho nulla contro di te, anzi: sai che sto facendo tutto questo solo per aiutarti, per renderti la splendida persona che in realtà sei sotto tutta quella sozzura e sudiciume! “
Diamine, era di una gentilezza incredibile eh.
“ Sai bene quanto me che se ti tenessi in ordine e tutto il resto, riusciresti a conquistare Rogan. Ne hai avuta la prova proprio quel giovedì mattina. E io ho insistito così tanto proprio perché vedo che quello che facciamo sta avendo dei risultati! Non vedermi come un nemico, perché io vorrei davvero esserti amica.”
Oh. Forse non era così mal…
“Insomma non posso lasciarmi sfuggire l’amicizia di un vampiro fighissimo, che cretina sarei??? D8”
Ah, ecco la solita egoista. Con tanto di faccina.
“Questo telefono te lo regalo per tenerci in contatto più spesso e per farmi perdonare. Il tuo computer è vecchiotto e sul quel telefono ci sono giochetti nuovi, come ad esempio Candy Crush, che ti ho scaricato e installato! Se entri con il tuo profilo di Facebook il tuo punteggio viene visto da tutti e vedi anche quello dei tuoi amici. Ah, visto che c’ero ho ritirato i tuoi occhiali, sono nella custodia, mettili eh.
Spero ti diverta e di vederti presto a scuola per riprendere il nostro programma.
Jackie <3 “

Strinse le labbra, indeciso.
A modo suo si era scusata. E non aveva tutti i torti.
Si grattò la testa e accese il cellulare, notando che in rubrica aveva il numero già memorizzato di Jackie e… di Rogan?!
Si coprì la bocca con la mano, sorpreso.
Quella pazza era riuscita ad avere il numero della gnocca della classe…
Deglutì, appoggiandosi del tutto allo schienale del divano e fissando il soffitto.
Chi era lo stupido ora?
Fissò lo schermo del computer dove c’era la finestra aperta del gioco di The War of Past, e i suoi compagni che lo chiamavano in chat per riprendere a giocare.
Ma doveva fare una cosa importante.
C’era una cosa che non cambiava mai attraverso i secoli… il regalo perfetto per ogni donna.
Si cambiò gli occhiali, constatando che la montatura era più pratica e leggera.
Guardò il cellulare, cercò un indirizzo e un numero di telefono prima di inviare una chiamata.

***

Provincia di Dublino, Casa O’Moore, Domenica mattina

Jackie si era svegliata di malavoglia: qualcuno aveva suonato il campanello.
Tutta la famiglia dormiva ancora ed era toccato a lei l’ingrato compito di alzarsi, mettersi addosso dei vestiti presentabili e andare ad aprire… maledetti fannulloni.
“ Chi è?”, domandò al citofono, svogliata, mentre la voce alla cornetta diceva: “Il corriere, ho una consegna per Jackie O’Moore!”
Oh. Una consegna proprio per lei? Curiosa, aprì porta e cancellino, trovando sulla soglia un ragazzo di colore con in mano… un mazzo di rose canine!
Sentì come una stretta al petto, mentre pensava a chi poteva essere stato a mandargliele, un’idea ce l’aveva…
Firmò sul terminale elettronico che certificava la consegna e prese in mano il mazzo di fiori, ringraziando e salutando il corriere prima di rientrare.
C’era un biglietto color panna in mezzo alle rose.
Lo prese in mano e lo aprì; una sola parola campeggiava sul foglietto, chiara e concisa.
Puzzi.
Sul suo viso si formò una smorfia mista ad un sorriso; di certo non poteva che essere opera di Niklas.
Puzzi. Ma perché?! Dovevano essere delle scuse? Le sue erano state molto più carine, aveva quasi scritto un papiro!
Ma le accettò e prese una rosa, rigirandosela tra le dita, pensierosa.
Un mazzo di fiori per lei. Certo, era solo per scusarsi e quelle rose paradossalmente servivano a tenerlo lontano ma… era stato davvero… davvero dolce a modo suo.
Sentì le proprie guance scaldarsi, come imbarazzata dai pensieri che aveva in mente in quel momento.
Niklas dolce e carino. Aveva davvero pensato a Niklas come un ragazzo dolce e carino, in fondo.
Si mordicchiò il labbro inferiore, cercando di scacciare quei pensieri.
A lui piaceva Rogan! Lei era solo la sua sottospecie di life coach, la sua manager, la sua Tim Gunn se si poteva dire! Mica gli poteva piacere, andiamo!
Prese un vaso libero e lo riempì d’acqua, mettendoci dentro il mazzo, senza rovinarlo.
Beh, basta puzzo d’aglio da quel momento in poi.
“Chi era?”, domandò un ragazzo seduto a metà delle scale di casa, probabilmente uscito da una delle camere da letto.
“ S… solo un corriere, mi… mi ha recapitato un… non ti deve interessare, Jack!”. esclamò, rossa in volto, facendo un gestaccio rivolta al suddetto ragazzo, che era molto simile a lei, ma leggermente più magro.
“ Ohhh, cicciottina ha ricevuto qualcosa da un ammiratore? Non vedo l’ora di dirlo a mamma e pa’!”,  sghignazzò ancora Jack, alzandosi per correre su per le scale.
“Jack!! Zitto, dai!”, si lagnò la brunetta, con in mano il vaso pieno di rose.
Ma quale ammiratore e ammiratore…

***

Casa di Niklas, Domenica sera

Oh, lui il suo dovere l’aveva fatto.
Aveva mandato il mazzo di fiori a Jackie: un po’ come scusa, un po’ per farle finalmente usare quelle maledette rose invece dell’aglio. Insomma, di quel passo avrebbe fatto star male non poca gente.
Era sicuro che le sarebbero piaciute, perché in qualunque epoca le donne apprezzavano un mazzo di fiori. La maggior parte, per lo meno.
Si stava preparando per uscire a cena - in quei giorni di reclusione non si era nutrito e si sentiva parecchio debole- quando sentì bussare.
Non fece in tempo a chiedere chi era che sentì la chiave girare nella toppa, prima di vedere Jackie fare capolino dalla porta semi aperta.
“Ciao.”, mormorò lei, con un cenno della mano.
“Ciao.”, mugugnò lui, sistemandosi la felpa. “Stavo per uscire, è meglio che torni a casa…” borbottò.
“ No, ecco… Grazie delle rose.”, sussurrò la brunetta, indicandosi la testa, dove dietro l’orecchio stava proprio una rosa canina; aveva la faccia leggermente rossa… che avesse preso un’insolazione? Anche se era poco probabile, a Novembre. Bah. Ci fu un attimo di silenzio, quasi imbarazzante prima che Jackie parlasse ancora.
“Posso venire con te?”
Oh, che noia.
Perché si era scusato? Ogni volta litigavano, ogni volta lei si scusava, lui in qualche modo la perdonava e la ragazza gli tornava più appiccicata di prima. Era una strana routine. E non capiva perché la perdonasse sempre. Ah, giusto. Perché lei lo avrebbe aiutato a conquistare Rogan. Vabbeh.
Come motivazione poteva andare bene.
“Se vuoi… sto andando a … beh non è proprio caccia. Cena, ecco.”, borbottò, per avvisarla. Che non si mettesse poi a piagnucolare per scene stomachevoli o simile.
“D’accordo.”
Ah, lui l’aveva avvertita! Prese una borsa contenente del cibo e chiuse la zip della felpa.
I due ragazzi uscirono di casa, camminarono lungo la via fino ad arrivare alla strada principale del paese; infine, girarono in un vicoletto e poi in una piazzetta ben nascosta, dove stava un barbone malandato leggermente assopito.
Sentiva lo sguardo curioso di Jackie su di sé, ma non gli dava troppa importanza: da lì a poco avrebbe scoperto come si nutriva.
“In quest’epoca è sempre più difficile cacciare senza destare sospetti, da tempo non uccido più.”,  raccontò, a bassa voce, avvicinandosi all’uomo e fissandolo intensamente dopo essersi tolto gli occhiali.
Il barbone si accorse della sua presenza ma non fece una piega. Sembrava quasi in una specie di trance.
“L’hai soggiogato..?”, domandò Jackie con una curiosità sempre più viva; Niklas non rispose, tenendo invece fisso lo sguardo sull’uomo.
Si avvicinò ancora, lentamente, mettendogli le mani sulle spalle come a tenerlo bloccato, e infine appoggiò le labbra sul collo del barbone, affondando con forza i canini in esso.
Sentiva la vena pulsante e quando il sangue caldo cominciò a bagnargli i contorni della bocca, prese a succhiare con avidità il liquido rossastro, dal sapore salato e ferroso, che lo faceva sentire nuovamente vivo…

***

Jackie si portò una mano alla bocca, mentre il suo stomaco si contorceva dal disgusto.
Un conto era guardare i film, le serie tv, leggere libri, e sapere che quella era tutta finzione. Certo, in fondo sperava che i vampiri esistessero davvero e Niklas ne era la prova, ma quando guardava qualsiasi vampiro in televisione sapeva che non era reale e quindi lei non faceva nessuna piega.
Ma lì era tutto vero. Niklas era reale e stava succhiando sangue da una persona reale, vera, davanti a lei, trovandolo uno spettacolo a dir poco rivoltante.
Vedeva la pelle dell’uomo farsi più pallida, i suoi movimenti assenti, inerme tra le braccia del ragazzo che lo teneva stretto a sé e che stava attaccato al suo collo come una sanguisuga.
La ragazza si voltò, incapace di guardare ancora, mentre sentiva la propria cena, una cena da essere umano fatta di fish n’ chips, venir su con tanto di acidi dello stomaco.
Era così… rivoltante!
Boccheggiò, cercando di prendere aria: venire lì era stata una pessima idea.
Qualche istante dopo sentì la presenza di Niklas dietro di sé, la sua mano sulla spalla e si voltò, trovandoselo di fronte mentre si leccava le labbra per eventuali residui.
“Ti avevo avvisato.”, disse lui senza aggiungere altro e guardando oltre, notò il barbone ancora vivo –debole, ma ancora vivo- con un cerotto sul collo e la borsa di Niklas piena di cibo vicino a esso.
Certo, ora era chiaro. Si nutriva di quell’uomo ma senza togliergli la vita, e in cambio lasciava sempre delle cibarie per rifocillarsi dopo. Come una specie di donazione del sangue.
Deglutì saliva, mentre, un po’ debole e con le gambe tremanti, seguiva il moro fuori dal vicoletto; si ritrovò di nuovo nella strada brulicante di gente che camminava senza pensieri, preoccupazioni; senza sapere che a pochi metri da loro c’era una creatura capace di porre fine alla loro vita.
Jackie aveva capito che i vampiri non erano solo uomini belli su cui scrivere fanfiction e su cui sognare storie d’amore la notte, erano qualcosa di molto più profondo o per meglio dire, pericoloso.
Ma non si sarebbe lasciata sopraffare dalla cosa!
Il suo obiettivo era rendere Niklas un bel vampiro. Anche se ora era più consapevole di ciò che era, nulla l’avrebbe fermata dal portare a compimento il suo programma.
“Do… Domani abbiamo lo shopping, ricordatelo.”, disse, accorgendosi di avere la bocca secca, come stordita.
“Che palle.”, borbottò il moro, grattandosi la testa.
“E lavati i capelli.”, aggiunse lei, pizzicandogli un fianco.
L’importante era comportarsi come al solito, e avrebbe digerito la cosa.

 

 

 

 

 

 

 

Note Finali: Gneeeeee un altro capitolo serio, chiedo venia! Ma era necessario. Insomma, ricordiamoci che Niklas prima di essere un nerd è un vampiro a tutti gli effetti.
un vampiro seriss…..pfff si certo come no. La storia inizia a essere un po’ difficile da gestire, tempi e tutto il resto, ma speriamo di cavarcela bene dai! Nel prossimo capitolo ritorna anche Daniel, che lo abbiamo ignorato del tutto qui (…) ma trovavo più importante non spezzare la litigata tra Jackie e Niklas insomma.
Un grazie a tutte le persone che ci seguono (Skayler Wolf COBHC, ChiaraEB, Ninya_3, Renesmee94, Saviour e Sonne_Mond), a chi ha messo questa storia nelle preferite (PinkyRosie,Ninya_3, Sakurazukamori e Saviour), a PinkyRosie, Skayler Wolf COBHC, Sonne_Mond e lovelymangaka per le recensioni… Davvero Grazie Mille e Un Buon Natale a tutte! :D Questo capitolo a metà settimana è il nostro regalino per voi *O* Il prossimo capitolo è per domenica 29 °O°/
Alla prossima!

 

 

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Capitolo 10
*** Allergie ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 9
Allergie

 

 

Dublino, Fitzgerald school, Mercoledì pomeriggio

Aveva passato il Lunedì e Martedì più infernali della sua vita eterna.
Jackie lo aveva trascinato e spompato su e giù per tutti i negozi di Dublino a comprare vestiti, scarpe e accessori.
E solo questi per fortuna, perché quando lei gli aveva proposto di comprare anche un po’ di trucchi – tipo matita nera o simile per accentuare e far risaltare gli occhi – si era categoricamente rifiutato.
Eh no, il trucco no! Andava bene tutto ma il trucco no; non era una donna, non era un pagliaccio e qualsiasi altra cosa che si impiastricciasse la faccia con cosmetici vari.
L’aveva mandata caldamente a quel paese e lei gli aveva lanciato addosso la rosa canina che aveva tra i capelli.
Ecco, l’ennesimo sbaglio compiuto: le aveva regalato un mazzo di rose canine, per scusarsi della litigata avvenuta giovedì per… per cosa? Una qualche boiata che nemmeno ricordava più e se la era ritrovata di nuovo tra i piedi.
Ora nessuno stava più lontano dalla ragazza – che prima “profumava” d’aglio per tenerlo lontano –  anzi, spesso si complimentavano con lei per la rosa che “indossava” e che la rendevano più “carina e amabile”.
Non ne poteva più di sentirla parlare di quanti followers avesse su Instagram, di quanti avessero messo mi piace su tal foto.
“Ieri ho avuto ben 12 cuoricini sulla mia ultima foto, quella fatta in bagno di fronte al lavandino con tutte le candele profumate…”
“ Jackie, chi se ne frega! Non mi parlare di queste cose!”, esclamò Niklas, con le mani in tasca, sul bus.
Mamma mia che noia! Un argomento più costruttivo e interessante no?
Tipo la crisi economica greca.
“ Oddio, Niky, come sei noioso! E di cosa vorresti parlare, scusa? Insomma queste cose dovrebbero interessare anche a te!”
Zum Beispiel, wo wohnst du? Du bist immer in meine Hause! Ich nicht mag dich, du bist eine Dumm!” 1
“Eh?”
“Lascia stare.” Gli era scappato parlare nella sua lingua madre. Ogni tanto gli faceva bene. Lo aiutava a sfogarsi. Ah, che magra consolazione…
“Dai dimmelo! È crucco, o qualcosa di simile? Cioè, tedesco? Uhm dai, Hause è tipo casa, giusto?”
“E piantala, smettila di assillarmi!” Era asfissiante!
Ora che non c’era più Daniel a tormentarlo, c’era lei.
“Uffa! Sei cattivo!”, piagnucolò la ragazza, gonfiando le guance e stringendo le mani a pugno.
“Gna, gna! Nikky, sei cattivo! Ora non sono più la tua amichetta!”, le fece il verso lui, con un tono infantile, senza curarsi del fatto che la gente lì accanto li stava fissando con interesse e curiosità.
Jackie per tutta risposta prese la rosa tra i capelli e gliela spiaccicò sulla faccia con rabbia; insomma gli stessi gesti che faceva anche prima con l’aglio.
Niklas si tirò indietro con una smorfia, boccheggiando per prendere aria. Diamine, era insopportabile!
La brunetta sorrise vittoriosa – aveva sempre lei il coltello dalla parte del manico – e all’austriaco questo non andava giù. Avrebbe cercato qualcosa per poterla ricattare e tenerla a bada a sua volta…

***

Provincia di Dublino, quello stesso Mercoledì pomeriggio

Daniel era sinceramente un po’ in ansia.
Il primo incontro era andato male: sua madre non lo aveva fatto uscire quella sera, adducendo la scusa che fosse troppo tardi per andare a farsi un giro e lui gli aveva messo su il muso per un paio di giorni.
I cacciatori non lo avrebbero preso sul serio di quel passo! Sospirante, li aveva contattati per rimandare, e così si erano accordati di pomeriggio.
Erano quasi le 16. Ancora poco e li avrebbe incontrati…
“Il signor Daniel Hill?”
Il ragazzo alzò il capo, fino a quel momento concentrato sui propri piedi, e guardò dubbioso le due persone che aveva davanti: un uomo calvo, grassoccio e basso, e un ragazzo dai lunghi capelli castani disordinati ma molto alto e dal fisico asciutto, entrambi vestiti con abiti neri e un lungo impermeabile grigio.
Ok.
“ S… sì?”, rispose incerto l’interessato, senza muoversi dal marciapiede di fronte casa.
“Siamo i titolari del Vampire Hunter. Solo il meglio per lei.”, dichiarò quello calvo, con un sorriso viscido, mentre il suo compagno salutava un po’ intimidito – il che era assurdo.
Dove si era visto un cacciatore timido?
“ Capisco. E… ehm. Iniziamo?”, domandò il ragazzo, torturandosi le dita delle mani.
“ Certo. Venga con noi.”, disse solenne il grassone e con un gesto teatrale si voltò facendo svolazzare l’impermeabile per poi dirigersi verso il parco più vicino della zona.
Daniel e il ragazzo alto lo seguirono, stando qualche passo dietro di lui, in silenzio, finché il castano non gli rivolse la parola: “ Emozionato, Daniel? Posso chiamarti Daniel? Vedrai, ti faremo una lezione coi fiocchi. Ci fa piacere averti nella squadra.”
Oh. Era gratificante ricevere approvazione da persone reali, non era male. Anche se queste persone parevano sfigate quanto lui.

Raggiunto il parco, il pelato si presentò: “ Io sono Sean. Lui invece è Pierce. Oggi avrà luogo la prima lezione dell’addestramento di Vampire Hunter! “
Quello che era Pierce esclamò un “Fuck, yeah!” cercando di apparire minaccioso e mostrando il pugno chiuso.
Daniel si sentì rinvigorito, pronto all’azione.
“ Quindi… arti marziali? Tiro con l’arco o balestra? Shuriken d’argento? Oppure devo maneggiare una spad…”
“Oggi imparai a intagliare paletti perfetti!”, lo fermò Sean, a braccia conserte.
“Credimi, è importante saper intagliare un buon paletto, può fare la differenza tra la vita e la morte! Un paletto ben definito rende il vampiro stecchito!”
Un paletto.
Daniel si sentì sgonfiare come un palloncino bucato, trovando noioso il dover iniziare da una cosa simile.
“Do… dobbiamo proprio?”, domandò, sempre meno convinto, ma Pierce lo fissò con aria severa.
“Daniel! Sai bene che anche la minima cosa può essere utile! Molti vampiri li abbiamo sconfitti proprio con un paletto ben piantato nel loro cuore!”
“Davvero?”
“Certamente! Guarda qui!” Il ragazzo tirò fuori un paletto ben intagliato con strani simboli, macchiato di rosso: “Questo è sangue di vampiro, uno degli ultimi che abbiamo ammazzato!”
Daniel lo prese in mano, studiandolo con attenzione da ogni angolazione, sorpreso. Ne rimase sinceramente colpito.
Un vero paletto! Avrebbe dovuto lavorare molto per intagliarne uno così perfetto!
Con questo avrebbe sconfitto Niklas…
“D’accordo!”, esclamò, prendendo il pezzo di legno grezzo che Sean gli porgeva con il solito sorriso viscido, insieme al coltellino svizzero.
Si sistemarono su una panchina e iniziò la lezione: Daniel si scheggiò un paio di volte,  il risultato finale era una vera schifezza – sembrava uno stuzzicadenti per orsi – ma promise ai due insegnanti che la volta successiva si sarebbe impegnato ancora di più per fare un lavoro migliore.

***

Piscina della Fitzgerald School, Giovedì pomeriggio, ore 18.45

Prima lezione di nuoto.
Niklas era molto, molto agitato perché non aveva idea di come se la sarebbe cavata.
Nello spogliatoio aveva indossato i graziosi slip verde bottiglia presi da Jackie: lui aveva combattuto per dei bermuda o boxer – erano più comodi e coprivano di più – ma la brunetta aveva insistito con quei maledetti slip dicendo così ti evidenziano il pacco! E ora questa maledetta frase imbarazzante gli risuonava nel cervello disgustosamente, continuamente, senza un attimo di tregua. Maledizione. Aveva cercato di controbattere ma lei lo aveva zittito con quella sminchiossima rosa canina. Sigh. Prima si uscire in corridoio, quasi istintivamente si toccò sul petto dove campeggiava la ferita di guerra, quella che lo aveva quasi ucciso.
La toccò, incerto, passando la punta delle dita come se fosse stata di cristallo. Sarebbe dovuto uscire prima o poi, non poteva rimanere lì. Forza, Niklas.
Uscì in corridoio dopo aver infilato anche la cuffietta dello stesso colore degli slip e incontrò Jackie proprio in quel momento, che lo aspettava a braccia conserte: lei indossava un orribile costume intero rosa, con qualche volant sulle spalline e una cuffietta rossa. Un pugno in un occhio, diamine.
“Mamma mia, quanto ci hai messo! Su, andiamo!”, esclamò lei, prima di notare che fissava insistente la sua cicatrice.
“Non te ne parlerò.”, sibilò lui, oltrepassandola per raggiungere la piscina.
“ Ma..! “
“ Niente ma! È una cosa mia privata!” Non doveva rendergli conto di ogni momento della sua vita.


L’istruttore, un bel ragazzone sui 25 anni muscoloso, dai capelli rossicci e abbronzatissimo, li aspettava alla piscina riscaldata, quella che solitamente usavano i bambini.
C’erano molti ragazzi e ragazze dell’età di Jackie o poco più grandi. Questo un po’ lo confortava: se fosse stato circondato da una marea di bambocci non lo avrebbe sopportato.
“ Ora, ragazzi, iniziamo prima di tutto il riscaldamento! Seguite i miei movimenti, prego!” esortò l’uomo, cominciando a mostrare i vari esercizi.
Il gruppo eseguì una serie di movimenti che sciolsero bene i muscoli: con l’acqua calda tutto era più confortevole, doveva ammetterlo. Jackie, alla sua destra, pareva faticare stare a ritmo ma anche lui era nelle stesse condizioni. Ecco cosa succedeva a non far attività fisica per tenersi in forma…
Dopo circa 15 minuti, l’istruttore li fece uscire e camminare sotto una serie di docce fredde per poter entrare nella piscina più grande.
Era più profonda di quella dei bambini e, come appurò l’austriaco, questa aveva l’acqua fredda, talmente fredda da far venire la pelle d’oca solo a guardarla.
Lanciò un’occhiata a Jackie, preoccupato, ma lei aveva lo sguardo tutto rivolto all’insegnante. Questo lo irritò non poco.
Era venuta lì solo per sbavare?
“ Asciugati la saliva.”, gli sibilò maligno all’orecchio e Jackie sobbalzò, dandogli subito un pizzicotto stizzito.
“Poche chiacchere laggiù!”, esclamò il rosso, sicuramente rivolto a loro due: “Oggi impareremo a stare a galla, a prendere confidenza con l’acqua! Ora, sedetevi sul bordo, ognuno di voi ha una corsia, poi scivolate dentro la piscina con calma e tranquillità.”
Prendere confidenza con l’acqua? Ma che era, una bestiolina?
Niklas storse il naso: iniziava a rimpiangere l’aver preferito quella stupidata a The War of Past.
I ragazzi infatti si erano lamentati, dicendo che senza il loro comandate avrebbero sicuramente pareggiato la partita quella sera e lui si era sentito tremendamente in colpa. Sperava che questo corso portasse qualche risultato o l’avrebbe davvero fatta pagare cara a Jackie.
Sì, l’avrebbe costretta a giocare tutti i giorni per una settimana a Zombie Hunter, l’avrebbe legata al divano e tenuta lì, così da farle capire la sua sofferenza a fare qualcosa che non piaceva.
Era così perso a fantasticare che tornò alla realtà solo quando la brunetta gli pestò un piede, inviperita, sibilandogli di eseguire subito le istruzioni del maestro di nuoto.
Niklas sbuffò, andandosi a sedere al bordo nella corsia vicino a quella di Jackie e infilò il pollice del piede in acqua.
Brr. Freddo.
Rimase oltre un minuto seduto, finché non passò l’istruttore a prenderlo per i fianchi e metterlo in acqua: la cosa gli procurò non pochi brividi, sia per la presa carezzevole dell’uomo, sia per il contatto con l’acqua gelida.
“ Qualcuno qui ha un po’ di paura, mh?”, ridacchiò l’insegnante, con le mani sulle sue spalle, preso a massaggiargliele un po’.
Diamine, sembrava un maniaco sessuale!
“ Mi lasci.”, ringhiò basso e in un attimo fu libero per poter provare a galleggiare.
Jackie gli si avvicinò al confine tra le due corsie con un sorrisino.
“ Nel programmino non è prevista un’esperienza gay.” Quella scema stava trattenendo le risate, ah, che odio!
“Smettila, non ti ci mettere anche te.”, borbottò, sfregandosi le braccia.
Miseriaccia, aveva i brividi ora… Proprio il maniaco gli doveva toccare? Non poteva andare a molestare Jackie? Quella non aspettava altro.
“Muovete appena i piedi… su, cercate di stare a galla!”
Beh stare a galla era semplice…. Che perdita di tempo.
Il ragazzo sbuffò, muovendo anche un po’ le braccia, così da non patire troppo il freddo. Se stava fermo era peggio.
Passarono venti minuti a stare lì, a parlare di cosa avrebbero affrontato nel corso e la prossima lezione.
Alla fine uscirono tutti dalla piscina e tornarono agli spogliatoi per lavarsi via il cloro e per rivestirsi; Niklas dopo dieci minuti era già fuori nell’atrio ad aspettare Jackie.
Mh. Ma perché aspettarla? Poteva andarsene e mollarla lì senza farsi troppi riguardi. Con un sorrisetto, andò verso l’uscita, ma un “Ehi, Niky!” lo bloccò proprio sulla porta.
Oh, accidenti. “ Che c’è.”, mugugnò.
Non era una domanda, era qualcosa di simile ad una domanda ma che serviva ad esprimere tutta la sua irritazione.
“Che fai, vai via senza aspettarmi? Che ne dici di mangiare insieme a cena eh? Eh?”, esclamò lei con un gran sorriso, prendendolo per un braccio.
“Adesso vuoi pure autoinvitarti a cena?”
“Mannò, non mi sto autoinvitando! Te lo sto chiedendo! Però dai, se mangiamo insieme offro io!” e di nuovo fece quel sorrisino idiota.
 “D’accordo, d’accordo, basta che la smetti!”, rispose lui arrendevole. Che scatole!
Jackie miagolò un “evviva!” e insieme andarono a casa del vampiro.

Avevano ordinato un po’ di tutto.
Cibo cinese, giapponese, italiano (ah, la pizza!) e indiano.
“Passami il pollo col curry.”
“ Tieni, squinternata.”
“Dai, Niky, smettila! Tu vuoi qualcosa?”
“Passami i gamberetti.”
Jackie sgranò gli occhi, con la bocca ripiena di patate al forno. “Uhn… no mi… mi spiace, niente gamberetti, prenditeli da solo…”
Niklas inarcò un sopracciglio. “Sei sempre più scortese.”
“Ma non è per scortesia!”, piagnucolò la ragazza: “Mi fanno male!”
“Tutto il cibo che stiamo mangiando non è salutare.”, gli fece notare lui, indicando con un gesto della mano tutte le scatoline del cibo d’asporto.
“Oh, non capisci!”, sbottò la brunetta: “Gamberetti, crostacei e roba così... sono allergica, ok?”
Il viso di Niklas parve illuminarsi. “Allergica?”
Che bella parola.
“ Allergica.”
“ Quindi… “ Il moro si allungò a prendere un gamberetto e a sventolarglielo sotto il naso, con conseguenti gridolini isterici e mani davanti alla faccia.
“Smettila! Smettila!”
“ Ah ah ah ah! Che goduria! Così capisci come mi sento io ogni maledettissima volta che mi spiaccichi aglio o altro in faccia!”, esclamò il ragazzo, soddisfatto, continuando col trattamento.
Jackie si raggomitolò sul divano del salotto, dove si erano sistemati col cibo, mugolandogli un “scusa dai.”e facendogli segno di andare via.
Niklas si mangiò il gamberetto con un ghigno, masticandolo con immenso piacere. Oh, quel gamberetto aveva un sapore fantastico. Chissà perché, eh eh.
Jackie tornò seduta, a mangiare mogia. Il ragazzo non poteva che esserne più contento.
“ Ho ancora fame.”, mormorò poi il moro, finendo l’ultimo trancio di pizza.
“Ma abbiamo ordinato una marea di roba. “
“ Non intendo questa fame! Insomma, è da domenica che non metto del sangue sotto i denti!”,  spiegò, frustrato.
Il suo sguardo andò a posarsi su Jackie, che si portò le mani al collo d’istinto.
“Non vuoi farmi una donazione? Dai, non ho voglia di uscire.”, disse, avvicinandosi a lei, lentamente.
“Uhm… Ma… senti, non…”
“ Ah, tanto amica e amante dei vampiri… ma ora ti tiri indietro!” recriminò lui, pungolandogli un braccio.
“Scommetto che se te lo chiedesse il tuo amato Ernie Callie…”
“Edward Cullen!”
“Ah, ho sbagliato di poco. Comunque, non cambia la mia domanda.” Niklas la fissò intensamente.
“N-no, non lo… non lo darei nemmeno a lui.” Jackie distolse lo sguardo, fissando il muro.
“ Vigliacca.”, la provocò l’altro, con tono accusatorio.
“ No, beh, dai, aspetta! Senti un po’, ho il ciclo ora… Se io ti do il mio assorbente, non è la stessa cosa?”, domandò la ragazza, incerta, prima di bere un sorso d’acqua.
“Ma che schifo! CHE SCHIFO!”, esclamò Niklas, passandosi una mano sulla faccia incredula e allontanandosi da lei con orrore.
“Accidenti, mi fai vomitare ora! Ma ti sembrano cose da dire?”, aggiunse, boccheggiando in cerca d’aria. Che schifo!
L’immagine che gli si era formata in testa era a dir poco disgustosa.
“Ma non far tanto lo schizzinoso! Non è la stessa cosa?”
“Scherzi? Ma ti pare? È come se io passassi tutto il giorno con una maglietta addosso a fare sport, a fine giornata tu mi dici che hai sete, che hai bisogno d’acqua, io mi tolgo questa maglietta e ti faccio bere il mio sudore! Dai Jackie, CHE-SCHI-FO!”
Toccò a Jackie fare la faccia nauseata.
“Ok, ok, ho capito ora! Prometto che non te lo chiederò mai più!”
“Ecco! Grazie!”
“C… comunque… va bene insomma… un goccino!”  
“Tu credi che un goccino mi basti?” Come se nel bel mezzo del deserto, lei avesse chiesto acqua e lui gli avesse passato il contagocce.
“ Te lo farai bastare!”
La ragazza cercò uno spillo e si punse un dito, da cui fuoriuscì subito una goccia di sangue.
Niklas prese il dito tra le proprie mani e si avvicinò con la bocca, iniziando a succhiare avidamente.
Jackie fece una smorfia, stringendosi nelle spalle. Era una sensazione stranissima, vederlo lì, su di sé, con il proprio dito in bocca.
La ragazza arrossì. Forse perché era una cosa piuttosto intima o aveva un che di erotico, quella visione la agitava un po’.
Quando Niklas si staccò lo vide più attivo; le guance erano di un tenero rosato, la pelle meno pallida.
“Beh, è stato come bere mezzo succo di frutta.”, ammise lui, passandosi nuovamente la lingua sulle labbra, come a cercare qualche residuo.
“Fattelo bastare.”, sbottò lei, rossa in viso.
“ Ok, ok…”
Non era male. Era un sangue sì salato e ferroso come gli altri, ma anche con una punta di dolce. Forse a causa di tutti quei dolci e schifezze che la ragazza ingurgitava senza ritegno.
La serata passò tranquilla e Jackie rimase addirittura lì a dormire perché la testa le girava un po’. Era comprensibile, aveva fatto una donazione…


 

 

 

Note Finali: Innanzitutto, chiedo scusa per il ritardo: ho avuto un disguido con internet… T_T Il prossimo sempre di domenica, ci riuscirò!!ç_ç Eeeeeh altro capitolo un po’ serio un po’ divertente, soprattutto la parte della lezione di nuoto e quella dell’assorbente. Non ditemi che non ci avevate mai pensato x°D Fa schifo, davvero, quasi mi vergognavo a scriverla ma è la realtà. O sbaglio? Ho sentito tante barzellette di questo tipo…bleah.
A voi, quale parte è piaciuta? Diteci, diteci! °U°
La frase di Niklas detta all’inizio è in tedesco, scritta da mia sorella, e per chi come me non sa il tedesco, ecco qui la traduzione xD
1 “Ma dove vivi tu? Sei sempre a casa mia! Io ti odio, sei una stupida! “
QUESTO , è un disegnino dei personaggi principali…che vi augurano con tutto il cuore BUON ANNO! :D
Ringrazio lovelymangaka e PinkyRosie per le recensioni, e soprattutto quest’ultima, perché è la fan numero uno di questa storia, e la cosa mi rende immensamente felice x///D
Ringrazio anche fantasygirlblack96 per aver messo la storia nelle ricordate e nelle seguite, e lovelymangaka per averla messa nelle preferite! *O*
…Pfff ogni volta che sento la canzone di Ola “Jackie Kennedy” mi vien troppo da ridere. Lo so che non ha senso. Ma abbiam sbagliato a mettere quel nome a sto personaggio… x°D miseria…mi immagino Nik cantare la canzone….ok mi fermo qui perché son piegata in due.
Alla prossima éWé/

 

 

 

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Capitolo 11
*** Charme ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 10
Charme

 
 
Provincia di Dublino, Casa di Niklas, Venerdì pomeriggio

Era passato ormai un mese dalla prima lezione di nuoto e, Niklas doveva ammetterlo, quello sport stava dando i suoi frutti. 
Non poteva riflettersi allo specchio ma la bilancia parlava chiaro: aveva perso ben dieci chili, tra nuoto, jogging la notte e cibo salutare. Ultimamente quando aveva voglia di sgranocchiare qualcosa, Jackie gli ficcava in bocca un gambo di sedano o una carota. 
Certo: tutto questo lo stancava molto e aveva dovuto trovare anche un altro barbone da cui prelevare il sangue, ma almeno riusciva a entrare nei vestiti che Jackie aveva comprato un mese prima. 
Quella sera la ragazza aveva deciso che lui avrebbe fatto una prova vestiti e gli avrebbe insegnato a essere affascinante. Mah. 
Solo che…
Quando Jackie arrivò lui era in boxer davanti al pc a giocare a The War of Past. Era inutile, quel gioco lo prendeva più di ogni altra cosa: infatti non la sentì arrivare. 
“Niklas! Ma cosa fai?!”, esclamò lei, esterrefatta.
“ Gioco.”, rispose atono l’altro, prima di aggrottare la fronte con espressione concentrata.
“ Ma come giochi! Dai, vestiti, che dobbiamo fare la prova charme!”
“ Zitta, dammi un attimo.”
La ragazza gonfiò le guance come al solito, in modalità criceto, e si piazzò sul divano vicino a lui.
Dopo qualche minuto, doveva ammettere che in effetti sentire il suo sguardo su di sé lo metteva a disagio. 
Mise in pausa e la guardò di rimando, con un sopracciglio inarcato, la domanda implicita. 
“ Oh, ti chiedi che faccio? Ho scoperto che stare a fissarti funziona più di ogni altra parola per farti staccare dal pc. Poi ultimamente sei un bel vedere, quindi non ci perdo nulla.” ridacchiò la compagna maligna mentre si metteva in bocca una gomma da masticare alla fragola. Avvertì subito il profumo impregnare l’aria vicino a loro.
Un brivido di inquietudine attraversò il suo intero essere; quella frase era il peggio che potesse dire! 
Doveva essere un bel vedere solo per Rogan, non per lei!
“Ok, ok, vado a vestirmi subito!”
Quella maledetta bimbaminkia.

Nonostante avesse scoperto che Jackie era allergica ai crostacei  – e che quindi li usasse contro di lei per salvarsi da certe situazioni – la bruna ribatteva colpo su colpo spiaccicandogli rose canine in faccia o mettendogliele a tradimento dentro la felpa o addirittura nel letto. 
Ogni giovedì veniva a prenderlo per fare nuoto, ogni notte verso le tre lo chiamava assonnata per ricordargli di andare a correre per almeno un’ora. Detestava la cosa da morire: un tipo sedentario come lui non eccelleva granché nelle attività fisiche.
Oltretutto, per colpa di quel programmino stilato da Jackie, aveva sempre meno tempo per stare al computer a giocare. Certo, ad alcune cose non rinunciava mai ma le sue ore di gioco si erano ridotte drasticamente e lui ne soffriva. Gli mancava da matti stare ore e ore a giocare, a fare anche  il sabato e la domenica con patatine e cioccolato di fianco, pronto ad ingozzarsi qualora qualcosa andava storto. Ah, bei tempi. 
Ultimamente Jackie era sempre lì. La mattina si vedevano a scuola, dormicchiava giusto fino alle cinque di pomeriggio e poi la bruna veniva a svegliarlo con qualche musica orrenda come sveglia.
Riusciva sempre a imporsi. 
La loro era più una continua battaglia più che un’amicizia. O perlomeno, questo era quello che pensava Niklas. 
Niklas che in quel momento guardava nell’armadio i vestiti che aveva. 
“Mettiti la camicia nera, quel gilet grigio, i pantaloni eleganti e quelle scarpe che ti stanno tanto bene!”, starnazzò la ragazza dal salotto. 
“Ma…”
“Niente ma! Mettiti quello e poi appuntamento nel bagno.”, concluse lei perentoria.
Miseria, era imbarazzante. 
Con un sospiro indossò i capi indicati, trovandosi leggermente a disagio. Non era il suo stile... Come gli mancava la sua comoda felpa verde. Quella, per fortuna, poteva metterla quando andava a scuola, per proteggersi dal sole.
Appena finì di allacciarsi le scarpe raggiunse Jackie in bagno che lo aspettava con pettine e rasoio. 
“ Questa barba non la smette di crescere…”, sbuffò la ragazza, indicando con l’indice le guance e il mento di Niklas, ma il ragazzo che prese la lama dalle sue mani: era pericoloso se lo usava a lei, ne era certo.
“Ci penso io.” , disse sicuro. 
Mentre si radeva, Jackie prese uno sgabello e iniziò a pettinarlo, mettendogli anche un po’ di schiuma e asciugando poi col phon per rendergli i capelli più gonfi. 
“ Ma perché tutta ‘sta roba…?”, domandò a un certo punto. Non lo metteva in tiro per niente vero? 
“ Andiamo a comprare un regalo a Rogan. Facebook mi ha notificato che domani è il suo compleanno e lei ci ha invitato alla sua festa… Incredibile, no?”
In effetti se ben ricordava, lei, lui e Daniel e un altro paio di ragazzi erano gli sfigati con cui nessuno voleva avere che fare. Era davvero incredibile che nel giro di un mese e mezzo erano cambiati così tanto da essere invitati alla festa della gnocca della scuola. Della ragazza che piaceva a lui, ecco. 
“ E questo quando pensavi di dirmelo?”, domandò Nik a denti stretti. Insomma, lo aveva informato solo un giorno prima, odiava fare le cose all’ultimo minuto!
“ Mamma mia, che roba! Te l’ho detto adesso, ok?”, si lagnò Jackie, scendendo dallo sgabello per poter prendere il profumo e spruzzarlo addosso al vampiro un po’ dappertutto. 
Il moro tossì: quasi soffocava per colpa di quella roba forte, perciò uscì dal bagno per poter respirare un po’ d’aria. Una volta recuperato fiato, si girò a fissare malissimo la ragazza, che per tutta risposta si strinse nelle spalle con un sorrisino idiota. 
L’attimo dopo uscì anche lei, tirando subito fuori il proprio telefono di ultima generazione e puntando la fotocamera sull’austriaco: “Dai, dai, ora mettiti in posa che ti faccio la foto e la posto subito su Facebook per…” 
“ Jackie…”, tentò di avvisarla lui, prima di venir bloccato. 
“Niklas! In posa!”, ordinò ancora la ragazza, con il cellulare in mano.
Niklas sospirò ancora. Non la smetteva di sospirare quel pomeriggio, ma si mise in posa con un sorrisetto beffardo. Si sarebbe fatto qualche risata quando lei avrebbe visto che non appariva. 
“Ma perché cavolo non vieni in foto…”
Idiota. 
Vedeva la sua faccia confusa farsi consapevole.
Ecco che ora realizzava la cosa…
“Uh.”
“C’è qualche problema, cara?”, domandò l’austriaco, facendo un po’ il finto tonto e fingendosi preoccupato, in un’ evidente presa in giro. 
Jackie abbassò il cellulare e gonfiò le guance come al solito, rossa in viso e imbarazzata per aver dimenticato una cosa tanto fondamentale sulle creature che ammirava. “Nulla. Usciamo.” 
Niklas scoppiò a ridere, soddisfatto – si godeva quelle piccole vincite sulla ragazza– e la seguì fuori dalla porta, che chiuse a chiave l’attimo dopo. 
“Allora. Rogan è una ragazza, il regalo per lei che ti consiglio è…”
“Jackie, vorrei sceglierlo io, se mi permetti almeno questo.”, la fermò subito l’altro, camminando fino alla fermata dell’autobus. Jackie parve rimanerci male ma annuì. Almeno su questo ne aveva il diritto di scelta, aveva ragione.

***


Lei aveva già pensato al regalo per la compagna: una trousse con ombretti sul verde chiaro e lucidalabbra color pesca, che l’avrebbero certamente valorizzata. Certo, Rogan era già bella di suo, ma con i trucchi andava sul sicuro. 
Chissà cosa aveva in mente Niklas…
Sperava che il vampiro non avesse intenzione di comprare uno stupido gioco per il computer! Non era così tardo, vero? O forse una maglietta, un vestito, o ancora, uno stupido braccialetto…
Contrariamente alle sue aspettative, non si fermarono lungo i negozi di abbigliamento o altro, ma andarono avanti fino a raggiungere una libreria in cui entrarono subito senza alcun indugio. 
Jackie seguì il compagno che sembrava muoversi con sicurezza tra gli scaffali, alla ricerca di qualcosa di specifico, finché non si fermò in una zona particolare, quella relativa alla danza. 
Oh giusto, Rogan faceva danza il Giovedì pomeriggio: allora Niklas l’aveva ascoltata e se lo era ricordato! 
Sorrise, mentre il ragazzo prendeva un particolare libretto riguardo le storie di ballerine famose; sfogliava qualche pagina e sorrideva a sua volta soddisfatto. 
La brunetta sbirciò la pagina su cui si era soffermato, curiosa: parlava di una ballerina collegata ad un dolce, la Pavlova.

“ Nel 1926,  in Australia, viveva un pasticcere di nome Berth Sachse. 
Una sera egli si recò a uno spettacolo di danza della ballerina Anna Pavlova, che si esibiva nella danza del cigno. 
Bianca ed eterea, la donna si muoveva con grazia e forza, rapendo completamente l’attenzione del pubblico tanto da mozzare il fiato, Berth compreso. L’uomo decise di andare a trovarla il giorno dopo all’hotel dove alloggiava per poterla conoscere. 
Scoprì che la ballerina amava moltissimo i dolci, e così, giorno dopo giorno, lui cominciò ad adoperarsi per preparare tutte le leccornie e dolciumi che conosceva, solo per vederla sorridere e ridere.
Anna era divertente, piccola, sottile come una bambolina; aveva una voce profonda, chiacchierava molto, vestiva prevalentemente di bianco con scialli di chiffon che le avvolgevano le spalle magre.
I due passavano molto tempo insieme mentre lei si esercitava e lui che l’ammirava, innamorato.
Un giorno, purtroppo, Anna dovette partire.  Il pasticcere ne soffrì moltissimo ma la donna doveva assolutamente tornare in Europa per lavoro. Solo dopo cinque anni, in un articolo di giornale, Berth lesse della sua morte a causa di una polmonite. 
L’uomo soffrì tantissimo per la perdita della sua amata: ebbe incubi per un’intera notte, su Anna in preda a colpi di tosse talmente forti da far uscire sangue dalla bocca. La mattina dopo, risoluto,  decise di renderle omaggio con la sua arte.
Si immaginò un dolce duro come le punte delle sue scarpette, morbido come i suoi gesti. La scelta ricadde sulla meringa, con l’aggiunta di aceto, estratto di vaniglia e amido di mais, montata fermissima tanto da farla diventare bianca e lucida come le piume del cigno che lei interpretava; dopo la cottura, la meringa era dura all’esterno e morbida all’interno, come desiderato. Spalmò su essa della panna montata, come gli scialli che portava e l’avvolgevano; infine scelse il rosso, come il colore della malattia che aveva posto fine alla sua vita, adagiando delle fragoline di bosco e lamponi sulla panna, scarlatti e acidi come la morte. Questa è la storia del dolce della Pavlova.”

Jackie lesse tutto d’un fiato e alla fine si accorse di avere gli occhi lucidi: quella era davvero una storia romantica e triste allo stesso tempo. 
Niklas richiuse il libro e la fissò un attimo, come a chiedergli implicitamente se andava bene e lei annuì, sicura che Rogan avrebbe apprezzato. 
Alla fine della storia, inoltre era presente la ricetta con le giuste dosi di preparazione. 
Dopo aver pagato entrambi uscirono in silenzio, senza dire una parola. 
Il moro aveva scelto un bellissimo regalo, profondo e adatto a Rogan, al contrario di lei. 
Si sentiva leggermente male, e anche stranamente gelosa. Ma perché mai essere gelosa? Insomma, non era affare suo e… non… c’entrava proprio nulla pensarla così. 
Una vocina nel suo profondo sussurrava maligna che anche lei desiderava un regalo così personale da parte del vampiro, ma lei la soffocò pensando intensamente alla richiesta che avrebbe fatto da lì a breve. 
“ Niklas…”, cominciò, esitante. Il ragazzo gli rivolse un’occhiata stranita.
“ Che c’è.” Dal tono sembrava irritato. 
“ Mi accompagneresti ad un concerto stasera?”, domandò lei, con le mani dietro la schiena, 
“ Che concerto?” domandò lui, con una punta di interesse. Forse aveva una possibilità!
“ Gli One Direction si esibiscono al The Academy proprio alle 21.30….” 
“ NO.”
Mamma mia, che cambio repentino di umore! 
“Ma se nemmeno li conosci!”, protestò la compagna, stringendo le mani a pugno lungo i fianchi, mentre lui camminava con le mani in tasca. 
“ Oh, no, li conoscono: sono quei cinque idioti nel poster in camera tua, quei cinque idioti che cantano le canzoni con cui mi svegli ogni volta e ricordo che volevi propormi un taglio di capelli di uno di loro.” Ehm. Colpita e affondata. 
“ Dai, Leenane non poteva perché è in gita tre giorni con la scuola, avevo preso il biglietto anche per lei e tu sei il mio unico amico!”, piagnucolò, prendendolo per un braccio prima di venir scacciata con un gesto stizzito. 
“Jackie, stai solo peggiorando la situazione, perché così passo per rimpiazzo!” 
“ Non è vero! Avrei potuto chiedere alle altre Directioners ma non ci ho nemmeno pensato, perché solo con te e Leenane mi sento al sicuro e me stessa!”, esclamò alla fine, per poi tapparsi la bocca. 
Ecco, aveva rivelato troppo di sé. Niklas la fissava con gli occhi sbarrati senza dire una parola. 
“C-cioè… Insomma tu sei un vampiro, potresti… fare pratica di fascino con le ragazze presenti al concerto, ecco! Ricordi che te lo avevo detto? Cosa credevi?” Rise, nervosa, legandosi i capelli con un elastico rosso. 
Niklas non pareva convinto ma lei gli mollò un pugnetto sul braccio, incoraggiante: “ Dai, dai, magari ci trovi qualche preda sballata!”
Sulla base di questo, lui accettò, più sicuro.

“Allora. Prima di tutto, cerca di avere un tono gentile.” 
Prima lezione di charme! Aveva intenzione di sfruttare ogni minuto possibile per essere impeccabile poi alla festa di Rogan. Niklas non aveva un minimo di fascino e sex appeal, perciò c’era parecchio da lavorare. Sperava di riuscirci.
“ Un tono gentile? Io sono anche fin troppo gentile!”, sbottò lui stizzito prima che Jackie gli pizzicasse il naso.
“ Eeennhhh! Risposta sbagliata, riprova! Un tono gentile sarebbe ti sbagli, dolcezza.
“Mi pare più una frase da cascamorto…”
“ Appunto! E loro hanno successo! Su, Niklas, ripeti con me e prova a sorridere: Sei molto carina, dolcezza, posso offrirti da bere?” La compagna cercò di fare la voce grossa, come per imitare un uomo. 
“ Te lo paghi da sola, ecco cosa.”, rispose il moro, sicuro. 
“ Niklas! È una cosa seria, dai!”, esclamò lei gonfiando le guance.
Il vampiro alzò gli occhi al soffitto: “ Come fai a dire che tutto è una cosa seria… sei assurda!” 
Erano in piedi, proprio dentro il The Academy; mancavano 45 minuti al concerto, e la zona pullulava di ragazzine e addirittura ragazzini della sua età e anche meno. In fondo vedeva delle dodicenni e tredicenni che strillavano a squarciagola con indosso delle magliette raffiguranti le facce sorridenti dei cinque ragazzi che si sarebbero esibiti da lì a poco. 
Anche Jackie aveva messo la sua bella maglietta con la scritta “ I – immagine di un cuore rosso vivo – 1 D” e non se ne vergognava, perché anche altre l’avevano addosso. In compenso, vedeva Niklas parecchio nervoso e a disagio. 
“ Hai fame?”, domandò in un sussurro. L’austriaco annuì, con gli occhi che saettavano veloci da una ragazzina all’altra. Tutte erano prede ai suoi occhi. 
“Dai, quando tutto sarà finito – e indicò il palco – andiamo subito a casa e ti do un po’,… del mio sangue ok?”
In quel mese, un’altra cosa si era aggiunta alla routine: Niklas si cibava anche di lei, giusto una dose succo di frutta, come la chiamava lui, una volta a settimana. 
Non capiva perché, ma stranamente era lo stesso austriaco a chiederlo, nonostante facesse tappa dei due barboni da cui andava sempre. 
Era una cosa strana e tremendamente intima. In quel modo sentiva di dargli davvero qualcosa di sé, che li rendeva uniti, che era solo loro, un momento solo loro. 
Se lo ripeteva continuamente: Niklas non le piaceva, semplicemente stava venendo su come voleva e beh, era apprezzabile! Il fatto che quando erano vicini sentiva le guance in fiamme era pura casualità. 
“Senti, prova ad abbordarne qualcuna, cerca di fare il carino!”, lo sospinse, dandogli un colpetto sulla schiena. 
Niklas la fissò dubbioso, accarezzandosi il mento liscio con le dita. 
“Atteggiamento da Damon! Te l’ho fatto vedere!” Aveva deciso di includere nel programmino un serie di visioni dettagliate dei vampiri. 
Le prime due settimane gli aveva propinato Twilight, il film che raccontava della storia di Edward e Bella, ma si erano dovuti fermare perché il moro aveva avuto una forte nausea nel vederlo ed era stato impossibile continuare la visione; nella precedente e quella in corso, aveva deciso di dedicarla alla prima stagione di Vampire Diares, tappa obbligatoria perché portava proprio il taglio di capelli come Damon Salvatore; le due successive sarebbero state dedicate a True Blood, ed era certa che almeno quella serie gli sarebbe piaciuta, poiché più vicina all’idea di vampiro che aveva l’amico. 
Sì, amico. Lei considerava Niklas amico, ormai. Nonostante lo comandasse un po’ erano comunque alla pari: lei con la rosa canina e lui con qualche cozza sempre in giro con cui minacciarsi a vicenda; Un sabato, dopo averlo nutrito, si era fermata a dormire da lui e insieme avevano guardato la cassetta – probabilmente lui era uno degli ultimi possessori di un VHS – di Dracula di Coppola, ispirato al libro di Bram Stoker. 
Quando gli aveva chiesto se lo aveva mai conosciuto o incontrato, lui aveva negato, ricordandole di essere arrivato in Irlanda solo nel 1999. 
“ I vampiri sono fascinosi, è un dato di fatto e non ti puoi sottrarre!”, lo incitò ancora, dandogli una spinta. 
Niklas la guardò ancora dubbioso, ma deglutì un groppo in gola e si avviò verso la prima ragazzina che vide sola. 
Jackie li osservava a un paio di metri di distanza, lanciando qualche occhiata al palco dal caso i suoi beniamini fossero arrivati. 
L’attimo dopo l’attenzione fu di nuovo su Niklas e la ragazzetta, che ridacchiava civettuola e sorrideva da un orecchio all’altro sbattendo più volte le ciglia piene di mascara.
Quella voleva morire. Sì, voleva morire. Perché faceva quei tiri da ochetta impertinente con il suo vampiro?
…un attimo, un attimo, calma, Jackie. Niklas era patrimonio dell’umanità, doveva fare pratica per poi mettersi con Rogan Macklemore!
La ragazza tirò un profondo respiro e si calmò, appoggiandosi alla parete nera del locale. 
Odiava sentirsi così male…

***

Doveva ammettere che Jackie la pazza aveva ragione. 
Si era avvicinato a una ragazzina, tale Jenny, con la scusa di sapere che ora era. Nessuno gli aveva sorriso così tanto nel giro di un minuto come stava facendo quella tipa. 
“Sei di queste parti?”, cinguettò lei, avvicinandosi parecchio a lui. Diamine, aveva un buon profumo, il suo sangue doveva essere proprio buono! 
“ Più o meno… sono qui in giro con una… persona.” Amica era parola grossa e Jackie ancora non se la meritava. 
“Capito, tranqui!”
Tranqui? I ragazzini di quest’epoca tagliavano pure le parole! Voleva strapparsi i capelli. 
“Ti va di bere qualcosa alla fine del concerto? Sempre se non finisco da qualche parte con Harry, Niall, Liam, Louis o Zayn, ahahah!” Miseria, rideva con un’oca giuliva. 
“No, grazie… ehm, credo che tornerò a casa.” svincolò lui, facendo dietro front. Non si sentiva per niente a suo agio con quel tipo di donna. 
“Ma come! Sei un gran bel ragazzo, dovresti venire a divertirti!” miagolò lei, iniziando a strusciarsi su di lui come una gatta in calore. 
Ok, poteva morire di imbarazzo. 
“No, sul serio, ehm… Jenny, credo che andrò.” 
“ Nooooo, non andare, dai! Rimani qui con me!”
Miseria, più cercava di allontanarsi più quella gli si appiccicava! 
D’un tratto si sentì tirare per un braccio – quella stretta era inconfondibile: Jackie era venuta a recuperarlo! Per la prima volta in vita sua la ringraziò più volte nella sua mente. Grazie, grazie, grazie..!

***

Non ce l’aveva fatta a guardarlo civettare con un’altra. 
Jackie si mordicchiò il labbro, fermandosi vicino alla parete dove si era appoggiata all’inizio prima di voltarsi e guardare Niklas.
“Prima che tu possa dire qualcosa: grazie.”, disse subito l’austriaco, tappando così la bocca alla ragazza. 
Lui l’aveva… ringraziata?
Arrossì a dismisura e gli lasciò il braccio per fissare il pavimento, che era parecchio interessante in quel momento. 
“P-prego. Quella non era a posto con la testa. Era stramba, pareva volerti assalire.”, borbottò la brunetta, senza riuscire a guardarlo negli occhi. 
“Infatti è così… peggio di te, cavoli!”, esclamò lui, stirandosi i vestiti con le mani cercando di mettersi a posto; in effetti camicia e gilet erano un po’ stropicciate. 
“Beh, vuol dire che il tuo charme funziona. Che le hai detto?”
“Le ho solo chiesto l’ora!”
“ Vuol dire che allora hai del fascino naturale! Vedi? Era sotto tutta quella schifezza!”, miagolò Jackie, congiungendo le mani come una preghiera davanti al petto. “Tutta roba naturale, ah, ah! “
“Smettila! Mai più! Non abborderò mai più!”, replicò lui stizzito, mettendosi le mani in tasca, con il sacchetto al polso contenente il libro per Rogan. 
Quella frase le fece inspiegabilmente piacere. Non avrebbe più abbordato altre ragazze. Che gioia!
“ Ehi, perché quel sorrisino idiota?” domandò il vampiro, improvvisamente sospettoso. 
Aveva sorriso? Come? Arrossì ancora, stringendo le labbra senza sapere cosa dire. 
“Sei anche rossa… Mica ha la febbre? Oppure…”
“Signorine care… ecco a voi i favolosi… One Direction!” La voce dell’austriaco fu coperta da quella del presentatore. Tutta l’attenzione andò a lui, quell’omino anonimo sul palco. 
Il pubbli… cioè, le ragazz… voleva dire, le bimbaminkia come lei esplosero in un’ovazione da paura che rischiava di far venire giù l’Academy.
Niklas si tappò le orecchie con una smorfia. “ Vabbeh, ok, mi metto qui in un angolo a giocare a Candy Crush, eh…” 
“ No, no, no, Niky!! Tu che sei alto, fai il video, capito? Non metterti a giocare ora accidenti!”,  sbraitò Jackie, ormai urlante verso i cinque ragazzi che salivano sul palco sorridenti, pronti a esibirsi. 
Sentì Niklas sospirare dietro di sé ma obbedì. Questo le fece battere ancora di più il cuore…
Accidentaccio!

 

 

 

Cari fan, abbiamo creato il profilo Ask di Another Way....se volete fare domande (indiscrete, stupide o altro di più serio...) eccolo qui, e sbizzarritevi! *-*/ ->Ask Another Way 


Note Finali: Piaciuto? xD incredibilmente, la parte più difficile da scrivere era stata la storia della Pavlova, e per chi non la conoscesse (ma dubito) metto una foto qui sotto. Non mi piace il dolce ma adoro la storia, e penso calzasse a pennello con Rogan e compagnia bella. Si svolse nel 1926 se ricordo bene, e per quello Niklas la conosceva, perché lui l’aveva vissuta ecco. I sentimenti di Jackie iniziano a farsi più prepotenti ahi, ahi… ma ancora non ha ammesso nulla! Che sia una sbandata o vero amore? nel mentre la storia prosegue e vedrete che sorpresa tra qualche capitolo! èwè
Ringrazio sempre PinkyRosie, lovelymangaka e Mojita_Blue per le recensioni, e sempre Mojita_Blue per aver messo la storia nelle seguite e preferite! *O*
Alla prossima *O* 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Parole giuste ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 11
Parole giuste

 
 

 

Provincia di Dublino, Casa di Niklas, Venerdì notte

Una serata a dir poco sfibrante. 
Jackie era praticamente fradicia di sudore e Niklas non era da meno; all’Academy c’era una marea di caldo e tutte quelle persone li avevano praticamente soffocati. 
Avevano aspettato un po’ e si erano coperti ben bene prima di uscire, per evitare di ammalarsi. 
La priorità era stata la salute di Jackie. Non avrebbe bevuto il suo sangue infetto, per quello! 
Avevano preso il primo autobus e si erano seduti sui sedili: lei con la rosa in mano e lui che fissava fuori dal finestrino, pensieroso. 
“ Ma… Hai da cambiarti, poi?” domandò il ragazzo, fissandola con aria critica. Non avrebbe permesso che Jackie inzuppasse di sudore le sue lenzuola del letto della camera degli ospiti. Se Rogan si fosse fermata a dormire da lui voleva essere perfetto. Avvenimento improbabile, ma era stato anche improbabile essere scoperto da una bimbaminkia. Insomma, non si poteva mai sapere. 
“Ti pare? Mica ho un cambio sempre dietro!”, ribatté lei, rigirandosi il fiore tra le dita, senza guardarlo.
“E cosa tieni in quella borsa?” domandò lui basito, indicando l’enorme sporta.
“Ho comprato un po’ di gadget degli One Dì! Insomma, mica potevo lasciarmeli sfuggire, sei pazzo? Ho speso un sacco ma ne è valsa la pena… guarda che carino questo pupazzetto di Niall, il nostro conn…conne…con na...” 
“Connazionale?”, suggerì, divertito dalla sua ignoranza. Era tante piccole vittore in fondo, vederla in difficoltà era gratificante. Doveva considerarsi un sadico?
“Sì, quella roba lì! È il nostro orgoglio.”, cinguettò, tirandolo fuori e strusciando la guancia contro il peluche, entusiasta. 
Niklas sospirò. Miseria, era troppo imbarazzante, doveva far finta di non conoscerla…

Arrivati a casa, la squadrò da testa a piedi.
“Tu. Vai a farti una doccia, subito.”, ordinò, perentorio. La puzza di sudore e di rosa canina era terrificante! 
“Non posso! La farei se potessi, ma non ho un cambio, cavoli!”
“ Ti dò una mia vecchia felpa e pantaloncini, basta che vai a lavarti, accidenti!” Il vampiro si tappò il naso, stizzito. Ancora un po’ e sveniva. 
Lui era messo un po’ meglio. Doveva giusto mettere in lavatrice i vestiti non tanto perché aveva sudato, ma perché ragazzette sudate gli erano venute addosso.

***

Jackie sbuffò sonoramente, andando nel bagno del vampiro. 
Non era enorme, andava bene per una persona. Perciò, dopo aver chiuso bene la porta girò la manopola per l’acqua della doccia e si spogliò. 
Al contrario di Niklas, lei era dimagrita solo di tre chili. Non era molto in verità e la cosa un po’ la scocciava; sua madre comunque l’aveva rassicurata dicendo che era un gran risultato e che non doveva preoccuparsi.
In effetti, non si era mai impensierita sul suo peso: aveva sempre giustificato la sua costituzione robusta con il metabolismo pigro o perché “di famiglia”. Solo in quel momento aveva iniziato a pensare di volersi migliorare, di apparire più bella, forse perché in fondo aveva trovato qualcuno da guardare…
Scacciò quel pensiero e si infilò nel box, cominciando a lavarsi ben bene: era rilassante, rigenerante, sarebbe stata sotto l’acqua per ore dato che l’aiutava a pensare, a mettere in ordine le sue idee. 
Niklas era venuto fuori bene, come se lo era immaginato. Era proprio contenta che quella perla fosse stata scoperta ma allo stesso tempo era arrabbiata; lei lo aveva scoperto, lei lo aveva tirato fuori da quella casa e da quell’anonimato in cui si rotolava ogni giorno. 
Avrebbe dovuto ricevere un premio, un encomio per quello che aveva fatto! Lo chiamava alle tre di notte per mandarlo a fare jogging, lo aveva costretto a fare nuoto, gli aveva ritirato gli occhiali, comprato dei vestiti nuovi e adatti, chiamato Leenane per tagliargli i capelli; insomma lei lo aveva reso bellis…
“Ti appoggio i vestiti qua!” esclamò il ragazzo, battendo una mano su quella che doveva essere la lavatrice.
Jackie sobbalzò; quasi ebbe un infarto nel sentire la voce della persona a cui stava pensando. Diamine, che paura!
“D-d’accordo!”, pigolò, cercando di recuperare fiato. Come mai le era uscita quella vocina acuta? 
Non sentì risposta: forse l’altro non l’aveva sentita. Meno male…
A fine doccia uscì, si asciugò con una salvietta da bagno e poi prese in mano i vestiti: una felpa rossa bella larga e con il segno del Biohazard in nero proprio al centro – quello del rischio biologico, non del gruppo musicale! – e dei pantaloncini corti neri, che le stavano a pennello. 
Erano comodi, morbidi e confortanti. Non avevano alcun odore perché i vampiri non emettevano odori… però sapeva che erano di Niklas e tanto bastava a farla arrossire ancora. Che rottura!
Uscì e trovò l’austriaco sul divano, con il portatile sulle gambe, intento a giocare a quello stupido Zombie Hunter. Niente da fare: in quello non sarebbe cambiato mai, e questo le fece sfuggire un sorriso. Si avvicinò a lui, silenziosa.
“ Ho finito.”, sussurrò al suo orecchio, divertita, facendo sobbalzare l’amico.
“Non venirmi più così alle spalle, è inquietante! Se ti ritrovi con i miei denti nel tuo collo, sono cavoli tuoi poi!”, esclamò il ragazzo, in imbarazzo.
“ Fallo.”, soffiò Jackie, incrociando e braccia e appoggiandosi sul divano.
“Eh?”
Era uscito così spontaneo, senza nemmeno pensarci. Dopo un mese, era più bendisposta verso di lui.
E poi, glielo aveva promesso: casa lo avrebbe nutrito un po’. 
La rosa giaceva sul tavolo in cucina, perciò era completamente alla mercé del vampiro. Il moro la fissò con uno sguardo indecifrabile. 
“ Non essere scema, dammi il dito e basta, ci manca solo sentirti strillare all’una di notte per un morso sul collo che poi non puoi spiegare a nessuno.”, sibilò, scocciato. Sembrava irritato, come se fosse stato offeso. 
Che paranoico, lei parlava sul serio! Bah, valli a capire i maschi vampiri! Non che potesse fare paragoni, ma Niklas era davvero una piaga a volte, roba da dargli quattro sberle in faccia. 
Lo raggiunse sul divano, sedendosi con uno sbuffo, e porse l’indice, pungendolo con uno spillo come al solito per far fuoriuscire il sangue. 
Il compagno si attaccò ad esso come un cucciolo troppo cresciuto che cercava di cibarsi del latte della madre. 
Era quasi carino in quei frangenti. Non era ancora abituata a vederlo sfamarsi dei barboni – quello era ancora troppo per lei – ma questo era più soft e le dava modo di “farci il callo”, ecco.

***

Solo il sangue di Jackie era così dolce? O quello delle ragazze giovani in generale? Avrebbe voluto provare anche quello di Rogan per esserne sicuro. 
Ne era quasi assuefatto: almeno una volta alla settimana sentiva di doverlo bere, lo bramava da matti. 
L’unica cosa di Jackie che gli piacesse, doveva ammetterlo. Oltre al suo ammirevole impegno per le cause inutili, ovviamente.
A fine spuntino, entrambi si abbandonarono sul divano, stravolti, per circa mezz’ora. 
“Andiamo a letto?”, domandò lei, debole, con una mano sugli occhi. 
“Ok. Riesci ad alzarti?” 
“No.”
“ Aspetta.” Niklas si avvicinò e provò a prenderla in braccio, ma fu una pessima, pessima, pessima idea!
Ok, i vampiri erano dotati di una forza sovrannaturale, ne era consapevole, ma Jackie pesava troppo anche per lui! Con uno sbuffo la rimise giù, ansante e senza fiato. Forse qualche ora di jogging alla settimana anche per lei le avrebbe fatto bene.
“Dov’è la straordinaria forza delle creature della notte?”, bofonchiò la bruna, con un sorrisetto strafottente. Lui sbuffò ancora, invitandola a sorreggersi grazie al suo aiuto ma senza travolgerlo. 
Barcollanti, riuscirono ad arrivare in camera perciò lui la adagiò sul letto. 
“ Ti porto qualcosa da bere, che non mi svieni qui!”, borbottò, recandosi in cucina a prendere dei succhi di frutta. Giusto un paio per fare almeno mezzo litro, com’era consigliato nei volantini che aveva. 
Ne aveva presi da quelle associazioni che chiedevano donazioni di sangue, in modo da non far collassare qualcuna delle sue vittime. 
Era sempre rimasto anonimo, solitario, nell’ombra e gli era sempre stata comoda questa condizione; da quando era arrivata Jackie le cose erano un po’ cambiate, ma ciò non toglieva che lui al momento era ancora al sicuro… 
Le lasciò i succhi – che lei bevve subito e con calma – e poi andò a dormire, nel suo caro letto a baldacchino…

Casa di Niklas, Sabato pomeriggio tardi

Era da tempo che non riposava così bene e così tanto. Un mese e mezzo ormai. 
Aveva dormito quasi 16 ore… chissà se Jackie era già sveglia, ma ne dubitava. Come minimo avrebbe dovuto essere venuta a svegliarlo con quella stupida canzone What Makes You Beautiful di quei suoi adorati “One Direction” .
Oppure l’altra boiata, Beauty and Beat del ragazzino/ragazzina Justin e di una culona rifatta. La compagna gli aveva fatto vedere il video e lui ne era rimasto orripilato. Sì, Jackie aveva dei gusti musicali molto, molto discutibili.
Si mise seduto e si stropicciò gli occhi prima di andare nella camera degli ospiti dove albergava la ragazza e sbirciò dentro con cautela: dormiva ancora. 
Con un ghigno, tornò in camera propria, prese una chiave da sotto il letto e aprì il suo famoso baule per tirare fuori una custodia: essa conteneva un violino di ottima fattura. Uno Stainer, del terzo periodo dell’artista, regalatogli dal padre ancora trecento anni or sono. Lentamente, andò di nuovo nella camera degli ospiti. Eseguì prima una dolce nenia, osservando il volto rilassato dell’altra, prima di steccare di brutto proprio vicino alla testa di Jackie. 
La ragazza si svegliò di soprassalto, con occhi sgranati. Lui scoppiò a ridere di gusto, prima di andare a rimettere il violino al suo posto. 
“ Cos… Che è successo?” domandò spaesata, con la voce impastata dal sonno. Si mise seduta sul letto, appoggiata allo schienale. 
“Niente, ti ho solo svegliato alla mia maniera.”, rivelò beffardo: “Sono le 18, a che ora è a festa?”, domandò poi, dando un occhio all’orologio sul comodino. 
Sembrava che un’ape l’avesse punta tanto lei saltò su. “Cavoli, è già così tardi?!” esclamò, cercando le proprie scarpe.
“Tu fila a vestirti!”, ordinò, perentoria come suo solito, indicando la maglietta e i pantaloni della tuta che era solito indossare per andare a dormire :”Io vado a casa a cambiarmi, la festa è alle 20.30, ci ritroviamo qui a casa tua che finisco di sistemarti!” e se ne andò praticamente alla velocità della luce, senza dargli il tempo di ribattere. 
Era accaduto tutto molto in fretta.
Niklas si strinse nelle spalle e andò a vestirsi come ordinato; per fortuna aveva molti cambi e non solo la roba che aveva messo a lavare la sera prima… in quel caso, Jackie aveva avuto ragione a comprarne molti di più e la cosa gli rodeva. 
Alle otto circa la brunetta era di nuovo a casa sua, vestita con un abito nero dal colletto a ciambella e collant pesanti di colore viola, con ai piedi delle ballerine nere piene di strass. Voleva cavarsi gli occhi da tanto quelle robe luccicavano. 
Velocemente, la compagna lo sistemò per bene, gli mise a posto capelli e il colletto della camicia;  infine gli spruzzò profumo da capo a piedi, cosa che lo fece tossire per cinque minuti buoni, rischio soffocamento.
“ Andiamo, andiamo, che siamo quasi in ritardo!”, sbottò lei, trascinandolo fuori con forza. Ebbe giusto il tempo di prendere il giubbotto e il regalo per Rogan al volo.

***

Provincia di Dublino, Casa Macklemore, Sabato sera, ore 20.45

C’era molta gente per casa: ragazzi e ragazzi della Fitzgerald school, vecchie amiche d’infanzia, qualche cugino di un paio d’anni più grande e Ryan, il suo ragazzo. 
Rogan era molto soddisfatta del fatto che fossero venute così tante persone, anche se quelle che le premeva incontrare non erano ancora arrivate.
Si stava chiedendo dove fossero quando sentì suonare il campanello.
La ragazza andò alla porta, dando una spallata a Daniel Hill – che ci faceva lì? Chi lo aveva invitato? – e la aprì, trovandosi davanti proprio Niklas e Jackie. 
Sempre insieme, quei due! La festa sarebbe stata l’occasione per scoprire qualcosa di più su di loro. 
Il pensiero passò in secondo piano quando vide Niklas.
Era un ragazzo molto bello ora.
Negli ultimi due mesi era cambiato moltissimo nell’aspetto, a stento riconosceva quel ragazzo seduto al banco nell’angolo dell’aula a scuola, mal tenuto e …beh, era meglio fermarsi o avrebbe finito per l’insultarlo mentalmente. 
“ Siete venuti! Entra pure, Niklas, e anche tu, Jackie!” Rogan li invitò con un sorrisino, facendosi da parte per farli passare. La coppia entrò, guardandosi intorno con curiosità.
Era la prima volta che venivano a casa sua: si era ben guardata dall’invitarli prima, non li credeva adatti a lei e che potessero avere qualcosa in comune. Lo pensava tutt’ora, ma questi ultimi cambiamenti l’avevano incuriosita, soprattutto il legame che avevano, a parer suo, senza né capo né coda. 
“ Ehm… Il regalo… lo do a te oppure..?” Era stato Niklas a parlare, un po’ imbarazzato, quasi a disagio, forse per la musica alta o perché non era abituato alle feste. 
“ Dai pure a me, lo apro sul momento.” ridacchiò la festeggiata, divertita, prendendo poi la borsina che conteneva quello che era… un libro. Sulla danza. 
Rimase a bocca aperta. Non se lo era minimamente aspettato: a quanto pareva, Niklas la conosceva molto più di quello che pensava. Alzò la testa per guardarlo negli occhi, scoprendo che questi erano blu, con qualche sprazzo grigiastro, perdendocisi per un attimo. Incredibile. 
Si era aspettata un pensierino, come un banale braccialetto o addirittura nulla, ma questo l’aveva decisamente spiazzata. 
“Oh, anche io ne ho uno per te!”, cinguettò Jackie, sventolando la propria mano. Rogan si riscosse, voltando la testa verso la bruna e prendendo il suo pacchetto rosa shocking. 
“Oh, trucchi.”, mormorò, non appena vide la scatola nera con le lettere argentate della marca di cosmetici. Si sforzò di sorridere per non dare a vedere che quel regalo, in confronto a quello di Niklas, non era il massimo. I trucchi glieli aveva regalati anche Ryan, solo di un colore diverso. Che tristezza. 
“Grazie a tutti e due, sono bellissimi.”, soffiò, stringendoseli al petto con un sorriso: “ Bevete, mangiate, fate come se foste a casa vostra!”
“Fossi a casa mia starei al pc a giocare.”, sentì borbottare l’austriaco, ma si limitò a sorridere ancora, trovando la battutina molto divertente. 
Mentre andava in cucina a posare i regali insieme agli altri, alzò ancora un po’ il volume della musica, e la voce di Taylor Swift risuonò con maggior insistenza in tutta casa. 
“Piccola, è finita la birra!”, la avvisò Ryan, avvicinandosi per darle un bacio. Lei si scostò, voltando il capo di lato: odiava quando beveva e la puzza la disturbava non poco. “In frigo, amore.”, lo indirizzò, indicandogli la stanza da cui era uscita da poco. 
Sospirò e tornò a cercare Niklas e Jackie, decisa a parlare con loro. Purtroppo un’infinità di gente la ostacolava: chi per farle gli auguri, per ballare, per chiederle dove fosse il bagno o altro cibo, e chi salutava perché doveva già andare via. 
Passarono quasi due ore prima che riuscisse a individuarli: stavano davanti al tavolino allestito come buffet a parlare fitto fitto, l’uno nell’orecchio dell’altra, trovando la cosa molto maleducata. Insomma, che andassero a fare i piccioncini altrove! 
“ Ehi! Ecco dov’eravate finiti, vi stavo cercando. Allora, come trovate la festa, tutto bene?”, domandò congiungendo le mani e rivolgendo loro un gran sorriso finto. 
“ Oh, ceeeerto! Niky, io vi lascio soli che laggiù c’è un ragazzo che assomiglia troppo a Justin Bieber!”, esclamò Jackie dando una gomitata al moro, che incassò e restituì con un’occhiataccia. Mah. Che strano rapporto. 
“Sì, bella… bella festa, musica un po’ troppo alta, ma posso sopportare…” mugugnò lui, con una mano in tasca e l’altra con un bicchiere di quello che pareva essere tè tra le dita. 
“ Mi fa piacere. E così… siete arrivati insieme.”, indagò lei, cercando di avere un tono casuale, senza far intendere che gli interessasse davvero. 
“ Sì… mi ha aiutato a vestirmi, cioè… è … so che potrebbe sembrare un rapporto fraintendibile, ma credimi, tra me e quella pazza non c’è nulla: so solo che ha iniziato a rompermi dicendo che potevo migliorare e… ho provato a darle retta.”, spiegò il ragazzo, un po’ impacciato, fissando con interesse il bicchiere di plastica rossa. 
“ A migliorare… in effetti sei migliorato, stai molto bene così, te lo avevo già detto… era un peccato nascondersi in quel modo!”, disse lei, avvicinandosi e mettendosi al suo fianco per poter conversare meglio. 
“Beh, devo sempre stare attento, dopotutto ho quella malattia…”, brontolò lui, prima di buttare giù il liquido con un sorso. 
“ Certo, certo… comunque… come mai hai accettato di farti diciamo… migliorare? Per Jackie?”, domandò ancora, insistente. A quella frase, Niklas si soffocò con il tè, sbrodolandosi un po’.
“ Oddio, scusami, scusami!”, esclamò Rogan, porgendogli subito un fazzoletto che lui usò per pulirsi e asciugarsi la bocca e il mento. 
“A dire la verità… per te.” Sussurrò l’altro, ma lo disse così vicino che la ragazza sentì benissimo. 
Per… lei?
Alzò la testa per guardarlo negli occhi, come a cercare la verità nelle parole che le diceva, come a capire le sue reali intenzioni. 
Quando Niklas ricambiò il suo sguardo, tutta la festa parve come scomparire, inesistente. Trovò la sincerità proprio nel suoi occhi. 
Occhi pieni di desiderio, rivolto a lei. Arrossì, distogliendo immediatamente la vista come a nascondere quella sua emozione di pochi attimi. 
Diamine, si era sentita così nei primi mesi con cui usciva con Ryan. Da tempo la routine aveva un po’ offuscato e calato quel sentimento sincero che c’era all’inizio. Si sentì nuovamente desiderata e per nulla scontata. Come la protagonista di quel film, Twilight. Forse Jackie non aveva avuto una così brutta idea a farlo vedere, anche se era andata via dopo dieci minuti perché non lo credeva il suo genere. 
Ecco, Niklas pareva uno di quei vampiri tanto affascinanti. 
“ Io… credo che… insomma… mi chiamano!”, se ne uscì, confusa; i pensieri che aveva non erano di certo casti e puri, anzi. Se non fosse stata già impegnata, accidenti! E aveva pure un ragazzo niente male! 
Ma Niklas pareva conoscerla di più, sentiva che lui la voleva, sentiva…
Si riscosse andando a ballare con qualche sua amica nella enorme sala, per buttarsi alle spalle i problemi e di godersi la serata, come da copione. 
Si era sbagliata del tutto. 
Jackie e Niklas insieme… come aveva solo potuto pensarlo?

***

Non poteva crederci, quel mostro era venuto davvero.
Daniel aveva passato un ottimo mese di addestramento insieme ai suoi due nuovi compagni: dopo aver finalmente imparato ad intagliare un paletto come si doveva, si era istruito studiando formule latine cristiane per poter immobilizzare il soggetto ostile; aveva comprato acqua santa e imparato a lanciarla più lontano possibile per centrare il bersaglio anche a grandi distanze; infine, aveva comprato dell’aglio per ogni evenienza. 
Si era imbucato alla festa di Rogan perché sapeva che quella bestia e Jackie la vampirofila sarebbero venuti lì, invitati da Rogan stessa… ah, quella stolta e ingenua ragazza! Non immaginava di aver messo a repentaglio la sua vita.  
I suoi maestri glielo avevano sconsigliato, ma lui sentiva di dover combattere quella stessa notte. 
Certo: sarebbe stato più vulnerabile di giorno, ma non se la sentiva di entrare in casa sua o di attaccarlo a scuola davanti a tutti… no, avrebbe aspettato che andasse via dalla festa e lo avrebbe ucciso proprio nella strada deserta del paese! Sì, lo avrebbe fatto fuori così. 
Tenne d’occhio Niklas per tutta la sera, seguendolo furtivo. Appena uscì con Jackie, lo pedinò fino a trovarsi lontano da occhi indiscreti. 
“ Niklas!”, chiamò a gran voce, fermandosi a cinque metri da loro, con le braccia rigide e appena tremanti lungo i fianchi.
Il suo primo combattimento. Diamine, sentiva le mani sudare e un calore incredibile. Ce la avrebbe fatta? Si sentiva pronto fino a qualche minuto prima, ma ora non ne era più tanto sicuro. 
Deglutì a vuoto, mentre il vampiro e la sua amica si giravano per vedere chi avesse urlato. 
“ Oh, Daniel, ciao!”, cinguettò Jackie, agitando la mano. 
“ Ecco, Niky, vedi? È lui che mi ha detto che sei un vampiro! È solo grazie a lui se ora sei così.”, miagolò, con le mani strette al petto e con un’aria sognante. 
Ma era scema? Stava per ribattere che aveva ben poco da ringraziarlo quando sentì lo sguardo pieno d’odio del moro. 
Lo stava fissando malissimo a denti scoperti, probabilmente pronto ad attaccare!
Senza perdersi d’animo, tirò fuori una croce di legno e un paletto, puntandoli verso di lui. 
“ Ah! Sei bloccato, vero? Fai un altro passo e sei morto!”, urlò, con tutto il fiato che aveva. 
Niklas si bloccò.
Ehi, funzionavano davvero! Sorrise, raggiante, immaginandosi ricoperto di gloria…
“ No, ma sei serio? Credi davvero che una croce abbia effetto? Che la religione cristiana possa fare qualcosa?”, domandò il vampiro con un sorriso divertito e la voce strozzata. A momenti si piegava in due. 
Ma, come..?
“ Idiota, quelle cose non vanno un cavolo! Informati meglio prima di fare figuracce!”, esclamò Niklas, passandosi una mano sulla faccia. Ma con che diritto lo trattava così? 
“E basta urlare, voi! C’è gente che vuole dormire! Andatevene subito o chiamo la polizia per denunciarvi..!”
I tre alzarono lo sguardo, notando una signora anzianotta con una vestaglia e dei bigodini sulla testa. 
Ops. 
“Ci scusi!”, rispose subito Jackie, preoccupata, prima che la signora sbraitasse ancora: “ Zitta, oca! Vai via, prima che chiami davvero qualcuno! “
Daniel si rimise goffamente in tasca le proprie cose, sconfitto. Dannazione, doveva avvisare i suoi maestri che queste cose non funzionavano! Doveva essere una creatura più potente di quanto pensasse…
Osservò la schiena di Niklas scomparire nell’oscurità, senza preoccuparsi minimamente di lui.

 

 

AskAnotherWay

Note Finali: Messo a posto la grandezza del carattere… non so perché da un po’ di tempo si era ridotto °_° Nuovo capitoletto, inizio a introdurre di più Rogan… si sente che è un personaggio che non mi piace? È una persona un po’ falsetta, quella buona per convenienza, non so come spiegarlo… oltretutto è stata creata interamente da mia sorella, quindi non la sento propriamente mia, è come scrivere di un estraneo, e questa cosa è nuova per me. Nonostante tutto, spero vi piaccia lo stesso, e anche la parentesi di Daniel xD
Ringrazio Jenniferpintuss per aver messo la storia tra le seguite, e PinkyRosie, lovelymangaka, Mojita_Blue e Kleis per le recensioni *_* e tutte quelle e quelli che fanno le domande sull’Ask della storia, domani risponderemo a tutte, promesso! xD
Posto questo capitolo oggi perché…beh, diciamo che non ho saputo dire di no a Pinky xD


 

 

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Capitolo 13
*** Serenata ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 12
Serenata

 
 

 

Dublino, Fitzgerald School, Lunedì mattina

Niklas era a dir poco incavolato nero. Ora capiva tutto! Perché Jackie gli fosse finita tra capo e collo così a caso e chi era la causa di tutti i suoi problemi.
Daniel Hill. Tutta colpa di quel maledetto nano da giardino! Ah, quanto avrebbe voluto dissanguarlo, anzi, anche solo fargli male e farlo soffrire quanto lui in quell’ultimo mese e mezzo. Stramaledetto ragazzo!
Aveva passato il Sabato notte e tutta Domenica chiuso in casa, a masticare col nervoso carote, sedani e zucchine: Jackie era stata molto seria e gli aveva ripulito frigo e dispense, per evitare che ricadesse nel baratro delle schifezze e piatti pronti.
Jackie che aveva cercato di parlargli, ma l’aveva cacciata: non ne aveva avuto proprio voglia di sentire squittire quella ragazza.
Entrò in classe e si sedette al banco, trucidando con lo sguardo chiunque si avvicinasse o lo guardasse.
Fulminò con gli occhi anche Jackie, la sua compagna di classe/life coach/sottospecie di amica/boh, non aveva idea di come definirla, che si avvicinò a lui in tutta fretta.
“Niklas! Tutto bene?”, domandò preoccupata, sottovoce.
“Va’ via, non ho voglia di parlare.”, ringhiò lui, mostrando i denti.
“Ehi, calmati un po’!”, lo reguardì, agitando l’indice, prima di bloccarsi e fissarlo a bocca aperta. “Non ti sei fatto la barba! E senti come puzzi, hai messo roba sporca?”, chiese ancora, cominciando ad agitare la rosa canina – che portava sempre – davanti a sé, con il naso tappato.
“Sì, è così. Problemi?”, rispose l’altro, ritraendosi appena per evitare il fiore, ma con un tono di sfida.
Che importava tutto questo? Erano cavoli suoi di come si tenesse.
La brunetta stava per ribattere con ferocia quando entrò la professoressa Walsh di scienze, che li richiamò all’ordine per iniziare la lezione.
Ringraziò mentalmente l’anziana donna, che iniziò subito a scrivere alcune nozioni delle letture che avrebbero affrontato quel giorno nel libro.

Tornò a casa cinque ore dopo, per poter riposare come doveva.
L’avrebbe fatta pagare a Daniel in qualche modo: l’avrebbe annientato su The War of Past, il gioco in cui andava forte. Sì! Premendo la freccetta destra, la F e il CTRL lo avrebbe piegato in due!
Sorrise, pregustandosi il momento in cui prima lo avrebbe distrutto mentalmente e poi fisicamente.
Potendo, lo avrebbe sottoposto allo stesso programmino che lui aveva sopportato con Jackie.
Si buttò a letto, stanco, sistemando con noia le tende del baldacchino per poi spogliarsi.
Doveva riposare e smettere di pensare a quel cretinetto biondo…

***

Jackie era un po’ preoccupata per Niklas. Da quella sera del compleanno di Rogan, dopo l’incontro con quel demente di Daniel, lui non era più come prima. Sembrava avercela con il mondo intero! Certo, era sempre stato così, ma ultimamente più del solito. Doveva rimetterlo in riga prima che potesse succedergli qualcosa.
Qualcosa cosa, ad esempio? Beh, ne aveva avuta la prova quella mattina.
Di nuovo mal tenuto, coi capelli unti, una leggera barba e vestiti dismessi, sporchi, che puzzavano. No, non l’avrebbe fatto tornare come prima.
Non tanto per lei, che aveva conosciuto Niklas e aveva imparato ad accettare certi suoi aspetti ma per Rogan: se voleva piacerle, doveva tenersi bene! Li aveva visti sabato sera parlare, li aveva lasciati soli apposta, ma nell’allontanarsi aveva sentito una stretta al petto, un malessere mai avuto prima che l’aveva lasciata un po’ spiazzata.
Scosse il capo, liberandosi da quei pensieri. Seduta sull’autobus per andare a casa dell’austriaco era decisa a tirarlo fuori da quella situazione in cui lui si stava adagiando.
Arrivata davanti alla porta, la aprì con la chiave che lo stesso Niklas gli aveva dato qualche mese prima ed entrò, trovando un silenzio quasi inquietante.
Camminò per tutta casa, sbirciando nelle prime stanze, fino ad arrivare alla camera da letto, dove lui dormiva.
Si avvicinò, silenziosa, scostando appena la tende per guardarlo. Oh, che carino quando riposava! Che peccato non poter fare una foto… Si riscosse da quei pensieri, richiudendo le tende.
Non lo avrebbe disturbato, avrebbe aspettato il suo risveglio verso sera.
Si era portata via anche una borsa con un cambio, segno che era decisa a dormire da lui.

***

Niklas si svegliò nel tardo pomeriggio, leggermente intontito. Si alzò, mettendosi i pantaloni della tuta e una maglia per poter stare più comodo. Sarebbe uscito solo verso sera per fare uno spuntino.
Ad un tratto gli arrivarono delle voci, come se la televisione fosse stata accesa. Subito si allarmò, pensando a “Dei ladri?” ma si ricordò che anche Jackie aveva le sue chiavi di casa, e infatti la trovò  sul divano, con un piatto di carotine tagliate alla julienne sulle gambe.
“Ben svegliato.”, salutò lei, senza staccare lo sguardo dallo schermo della tv. Subito lui alzò gli occhi al soffitto, esasperato. Che rottura…
“Che ci fai qua?”, domandò scazzato, andando a prendere l’ennesimo gambo di sedano per poterlo addentare con rabbia.
“ Ti tengo d’occhio. Non ti lascerò ricadere in quella spirale di anonimato, bruttezza, e… sì, tutte quelle cose lì.”, disse la ragazza, indicandolo con un circolare cenno della mano.
“E se devi mangiare, esci ora perché poi stasera c’è la finale di X-Factor. Voglio che mi aiuti a votare i concorrenti...”, lo avvisò, prendendo il cellulare in mano.
“Che roba è? Ics…Factor?”, domandò Niklas, mentre si grattava la testa.
Jackie alzò lo sguardo prima di lanciargli contro un cuscino.
“ Vai a farti una doccia, esci a mangiare e poi sii di ritorno per le nove, che inizia il programma! Non voglio uno scarafaggio puzzolente nerd seduto al mio fianco!”, esclamò, lanciando un secondo cuscino che l’austriaco schivò.
“Ehi, calmati, pazzoide! Io stasera gioco al computer, hai capito? Non sarai tu a costringermi a lav…” Un altro cuscino lo prese in faccia e la ragazza sospirò.
“ Fai come ti dico, Niky, è per il tuo bene.”, disse lei alzando un sopracciglio e indicandogli il corridoio con l’indice,  agitando la rosa come minaccia.
Niklas sospirò, esasperato. Era meglio eseguire l’ordine… tanto veniva sempre sottomesso da quella pazza.

Dopo essersi fatto una doccia, rasato la barba, vestito e preso su la borsa con il solito cibo e succhi, andò dai barboni da cui andava di consueto e si nutrì del loro sangue, cercando di trattenersi anche se era nervoso. Dopo aver applicato un cerotto sul loro collo, tornò a casa, trovando Jackie sempre stesa sul divano, intenta a fissare il solito schermo.
“ Rieccomi.”, borbottò, raggiungendola e sedendosi con la sua solita delicatezza.
“ Mamma mia, sembra che si sia seduto un orso!”, si lamentò la brunetta, spostando la borsa che teneva sul sofà al tavolino. Purtroppo, nel farlo, scivolò fuori un foglio piegato in quattro.
“Lascia fare, prendo io..!”, aggiunse subito, ma Niklas fu più lesto e lo afferrò. Vista quella sua disponibilità, si insospettì e lo aprì, rivelando una lista.
Recitava:
Il programmino per Niky

-Fase 1
•Mettere a posto i capelli
•Cambiare occhiali
•Comprare vestiti nuovi
•Tonificare il fisico

-Fase 2
•Acquisire charme
•Avere un buon portamento e parlare bene
•Abituarlo a tenersi in ordine

-Fase 3
•Combattere contro i licantropi
•Comprare un animale da compagnia
•Imparare a nutrirsi di animali
•Prova del bacio

Trasformazione completata, yay!

Man mano che leggeva era sempre più sconvolto. Credeva che lei andasse a caso, e invece… aveva davvero stilato un programma per lui!
E poi…
“Prova del bacio… Prova del bacio?!”, lesse, ripetendo la frase due volte come per capirne bene il significato.
Si voltò a guardare Jackie, paonazza in viso, prima che lei gli strappasse dalle mani il foglio e lo ripiegasse per rimetterlo nella borsa.
“ D… devo verificare le tue capacità! Metti che baci Rogan e fai schifo, non posso permettere che il vostro primo bacio sia rovinato! D-deve essere indimenticabile, capisci?!”, rispose, come a giustificare la cosa.
Bacio! Jackie, è un bacio! M... mica ti sei innamorata di me vero?!”, chiese con orrore, spiaccicandosi contro il bracciolo e parte dello schienale del divano.
“Ah! Ma figuriamoci! Io amo solo Harry degli One Direction!! È assurdo pensare… andiamo dai!”, rispose subito con voce acuta prima di scoppiare a ridere in modo esagerato.
“Ah ecco… meno male, insomma!”, concluse lui, passandosi una mano sulla fronte. Miseria ci mancava solo… no, non ci voleva proprio pensare.
“ Però devi comunque provare il bacio, sappilo!”, gli ricordò la compagna, piantandogli l’indice sul petto. “Chiaro?”
“Per forza?”, mugolò lui, esasperato.
“Niklas! Sacrifico il mio primo bacio per te!”
“Primo bacio? Hai 18 anni e non hai ancora mai baciato?”, domandò lui sorpreso prima di sogghignare con superiorità. Che sfigata!
“ Ah, zitto! E sentiamo, parla il grande esperto! Perché tante storie allora?”, sbottò Jackie, ancora rossa in viso.
“ … P… Perché anche io non ho ancora mai baciato.”, borbottò a bassa voce il vampiro, a testa bassa.
“Pfff! Tu sei peggio di me!! 313 anni e non hai mai baciato!”, lo prese in giro lei, beffarda. Si vedeva che era più che soddisfatta della cosa…
“ Ok, smettiamola.” Era inutile continuare quella farsa. “Che cosa… facciamo?”, domandò Niklas, leggermente a disagio.
Non gli piaceva quel discorso.
“Senti, io non ti lascio andare da Rogan senza aver prima sentito come baci, mettitela via e ora vieni qui…  Dammi un bel bacio, su!”, ordinò, mettendosi in ginocchio sul divano e sedendosi sui talloni, in modo di stare di fronte a lui.
Niklas la guardò con una smorfia ma Jackie, con un’occhiataccia, lo convinse ad avvicinarsi.
“Su. Baciami.”, impose la ragazza, con le guance leggermente rosse, gli occhi chiusi e le mani sulle gambe.
“Nemmeno per sogno.” Perché avrebbe dovuto farlo?
“Mh… Vuoi qualcosa in cambio?”, domandò lei, senza aprire gli occhi.
Qualcosa in cambio? Ci poteva fare un pensierino. Poteva chiederle…
“…poi mi fai bere il tuo sangue? “ buttò là, incrociando le braccia al petto.
Bere quel buon nettare rosso come dessert era un ottimo compromesso.
“Di nuovo?” Effettivamente glielo stava domandando spesso, ma ne era davvero estasiato.
“Sì.”
“…. Ok. D’accordo...”
Niklas si avvicinò al viso di Jackie, un po’ titubante. Il suo primo bacio a una matta. Che tristezza. Si morse il labbro inferiore e chiuse gli occhi, sporgendo le labbra fino a sentire la punta del suo naso.
Ops.
Jackie lo rimproverò: “Niky, più in basso… e poi chiudi gli occhi assicurandoti di aver prima beccato il bersaglio.”
Se avesse avuto ancora del sangue umano sarebbe arrossito per la vergogna. Riaprì gli occhi e stavolta la baciò sulle labbra… immaginandosi un rospo al posto della ragazza.
Un brutto rospaccio grinzoso. Jackie non era una bellezza e contando il carattere che aveva…
Quando si staccò, si passò il dorso della mano sulla bocca e la compagna fece lo stesso, delusa.
“ Uno schifo. Non so se è per me o cosa, ma non è stato un granché. Devi allenarti, fare qualcosa!”, sentenziò, tornando a guardare la televisione col broncio.
“Beh, certo non sei tu quella che…” iniziò lui, ma la brunetta gli fece segno di star zitto, mentre sullo schermo iniziava la sigla del famoso talent il cui scopo era trovare la nuova stella del mondo della musica.
Con uno sbuffo lui prese il proprio telefono e iniziò a giocare a Candy Crush. Proprio non riusciva a capire cosa ci trovasse lei in quel programma. Tutte le voci che sentiva erano uguali, alcune delle vere e proprie lagne, altre invece avevano una leggera nota sbagliata, e altre ancora parevano copie di voci già sentite.

Alla terza pausa pubblicitaria, Jackie gli tirò appena la manica della felpa.
“ Nik, ce l’hai l’app di X-Factor UK, vero?”, domandò, mostrando un’icona con una X rossa e nera presente sullo schermo del suo cellulare.
“Una che?”
“ App! Applicazione! È questa cosa sul cellulare… comoda… tipo i software che hai tu sul pc, solo che sono ridotti e stanno anche sul cell, ecco! Vedi… ce ne sono di tutti i tipi, c’è un app per tutto…”
“Anche un app per farti stare zitta?”, domandò lui interessato.
“Ma smettila! Dai, aiutami a votare Frank Fav, ha una voce così bella, un tono particolare…”, lo pregò, congiungendo le mani con il telefono in mezzo a esse.
“Per particolare intendi che non si sente?”, domandò lui, stranito. Quello si teneva sempre sulla stessa nota.
“Ma cosa dici! Abbiamo bisogno di cantanti come lui!”, insistette la bruna, indicandosi il cuore “Lui sa trasmettere qualcosa!”
“ Certo. Sonnolenza.”, mormorò il ragazzo, fingendo uno sbadiglio. “Io saprei fare di meglio.”
“Ah sì? Fai sentire!” lo sfidò la compagna, con le mani sui fianchi.
Niklas la occhieggiò per un po’, prima di alzarsi e andare nella camera da letto; Jackie lo seguì, chiedendogli “Ma dove vai?”, curiosa. Si bloccò sulla soglia della stanza dove lui riposava, vedendolo aprire il famoso e fantomatico baule.
Quel baule del sedicesimo secolo che aveva provato ad aprire la prima volta senza risultato; quel baule per cui Niklas l’aveva buttata fuori di casa la prima volta: finalmente avrebbe scoperto cosa conteneva!
Leggermente agitata lo guardò tirare fuori carte, alcuni vecchi vestiti di epoche risalenti al ‘700, ‘800,’ e ‘900 e infine una custodia, che rivelò contenere un bellissimo violino.
“Tu lo sai suonare..?”, domandò sorpresa, avvicinandosi per ammirarlo. Non ne aveva mai visto uno dal vivo, ed era stranissimo.
“No, lo tengo come fermaporte.”,  commentò lui con sarcasmo, prendendolo in mano.
“Uno Stainer, un regalo di mio padre. Questo è un originale, fatto poco prima che Stainer morisse. Non aveva allievi.”, mormorò, prendendo l’archetto e passandolo delicatamente sulle corde, producendo un fine suono soave.
Jackie lo ascoltò, rapita, prima di scuotere il capo.
“ Oh! Piano, piano, piano! Questo suono… Vuoi dirmi che eri stato tu a svegliarmi all’improvviso con quella tremenda steccata, Sabato?”, domandò accigliata, improvvisamente memore dell’accaduto proprio grazie al suono prodotto dallo strumento.
“Vuoi dire questo?”, domandò Niklas con un ghignetto, steccando ancora, seguito da un urletto di Jackie.
“Dai, smettila! Fammi sentire come suoni, piuttosto.”
L’austriaco annuì e socchiuse gli occhi, ispirando profondamente prima di iniziare a suonare.
Forse l’essere vampiro aveva un lato positivo: in tutti gli anni aveva avuto tempo di esercitarsi e migliorare, fino a divenire quasi un perfetto esecutore di ogni singolo brano conosciuto.
Questo era anche il segreto del suo successo con The War of Past: ci giocava da quando era appena uscito.
Le melodia del violino era perfetta, rilassava e faceva sentire vivo l’ascoltatore, sognare col solo suono.
Jackie aveva un’aria spaesata, ma all’improvviso parve ridestarsi.
“ Una serenata! “, gridò, facendo steccare Niklas di nuovo. Ma che diamine…
Lui la fissò malissimo.
“Che hai da urlare?”, la rimproverò con un tono un po’ duro; mica poteva fare certe uscite all’improvviso!
Ripose il violino nella custodia e proprio quando stava per rimetterlo nel baule la brunetta lo bloccò: “Niky! Potresti fare una serenata a Rogan, proprio stasera! Ti ricordi della domanda di Ask.fm? A lei piacciono i tipi che sanno suonare uno strumento! Questo ti aiuterebbe a... entrare nel suo cuore.” mormorò, con un tono via via più mesto nelle ultime parole.
Chissà che le prendeva…
L’idea non era male, in fondo.
“ D’accordo.” Era roba d’altri tempi, nessuno faceva più serenate, sarebbe stato imbarazzante ma avrebbe potuto dare la colpa a Jackie. Sì, colpa sua. Dopotutto era stata lei ad averlo proposto.
“Forza! Vestiti bene, come Venerdì quando siamo usciti, farai un figurone!” cinguettò lei, prendendogli il bordo della maglia per tirargliela via a forza senza nemmeno chiedergli il permesso.
Ma era scema?!
“ Jackie, faccio da solo, grazie! È imbarazzante che sia tu a spogliarmi, vai fuori!”, esclamò lui, coprendosi il petto con le braccia, imbarazzato. Diamine, era davvero troppo strana come cosa!
Parve rendersene conto anche Jackie, visto che strinse le labbra, rossa come un peperone, e annuì, uscendo dalla stanza prima di chiudere la porta dietro di sé.
Il moro sospirò e si cambiò, rimettendosi camicia, gilet e pantaloni grigi, scarpe eleganti. Non ne era proprio convinto, ma ne valesse la pena.

***

Cosa le era preso? Spogliare Niklas in quel modo! Mica era sua madre, che lo vestiva e… nemmeno la sua ragazza…
In effetti per una volta lui aveva ragione, non era per niente normale quello che aveva fatto.
Accidenti, che vergogna, che imbarazzo! Ma doveva recuperare la sua spigliatezza, avevano una missione da fare! La serenata non era nel programmino e mancavano ancora alcuni punti da fare prima di aver completato la trasformazione… Ma non era una cattiva idea. Rogan iniziava a interessarsi a Niklas. Se si fosse innamorata, era sicura che sarebbe stata più che contenta di sapere che lui era un vampiro, un vampiro bello come quelli delle serie tv e dei libri. Già…

Appena l’austriaco fu pronto, con il violino in mano, uscirono e andarono verso la casa della compagna, la stessa dove si era tenuta la festa di Sabato.
Quando furono davanti ad essa, giunse il panico.
“ … Dobbiamo suonare il campanello?”,  domandò Niklas, incerto. Pareva un palo, rigido, con lo strumento stretto al petto.
“Dobbiamo? No, no… Tu! Niente plurale, sei tu quello che deve agire, io sono come una ninja, nell’ombra…”, sussurrò Jackie circospetta, gesticolando un po’: “Comunque sarebbe bello trovare la sua stanza e lanciargli un sasso contro la finestra, fare la serenata proprio lì sotto… ah, sarebbe il massimo! “
La faccia del vampiro non era delle migliori.
“Certo. Un sasso. E se rompo la finestra?” sbottò, cinico.
“Ma oh, parliamo di un sassolino! Non può fare niente!”, si difese la ragazza, con le solite guance gonfie da criceto.
“ D’accordo. L’idea è tua, quindi è compito tuo cercare un sassolino al buio.”
“Ma… I vampiri non vedono al buio?”, domandò sorpresa.
“Certo, ma ripeto che l’idea è tua, quindi tu fai il lavoro.”, commentò maligno.
Jackie sbuffò, chinandosi a cercare un sassolino. Ma niente. Erba, erba, erba, vialetto… uhm, non era il caso di staccare un mattoncino.
“Allora, trovato?”, la canzonò Niklas. Probabilmente stava pure sorridendo, il cretino.
“No, non ancora!”, sbuffò, risentita.
“… Ma… se la chiamassi?”, domandò lui, prendendo il cellulare in mano.
“No, no, no! Il lancio del sassolino è più romantico!”, pigolò lei, senza smettere le ricerche.
“Seh… Sei ridicola, tirati su.”, borbottò il ragazzo, pigiando il tasto della chiamata rapida.
“Ehm… ciao. Sono Niklas Reiter, il tuo com…sì, sì. – Ah, aveva risposto subito… e senti com’era impacciato lui! La dolcezza fatta a persona. Magari fosse stato così carino anche con lei… ma perché doveva sentirsi così triste? – Vedi vorrei… farti vedere una cosa… se ti affacci dalla finestra di camera tua… sì, sono qui fuori… No, no, non entro dentro – e lanciò un’occhiata a Jackie: che non volesse entrare per far sapere che era venuto con lei? – , sì, ti aspetto. Ciao.” Chiuse la chiamata, rimettendoselo nella tasca del cappotto, leggermente su di giri. Si vedeva da come si dondolava appena sulle gambe. Com’era contento…
“Esce tra poco?”, mormorò Jackie, strofinando le proprie mani tra loro.
“Già.”
Dopo una trentina di secondi, Rogan aprì la finestra, mostrandosi con una sciarpa al collo e un maglioncino verde pesante che le risaltava le forme. Diamine, era bella anche in tenuta da casa, che invidia!
“ Ciao.”, salutò lei. Il suo sorriso andava da un orecchio all’altro. Allora era felice di vedere Niklas…
“Ciao. Cioè, buonasera. Uhm… volevo… ecco… farti sentire questo.”, mugugnò il vampiro, tirando fuori il violino: lo appoggiò sulle clavicola, sostenendolo con il braccio e, tenendolo in posizione con la mascella, stette dritto con la schiena.
Lo vide mettere l’archetto circa a metà, socchiudere gli occhi e… produrre un suono meraviglioso.
Era una musica dolce, intensa, malinconica. Era sicura di averla già sentita, da qualche parte… solo poi si rese conto che era “Per Elisa” di Ludwing van Beethoven.
Jackie, nell’ombra, ne era totalmente rapita, così come Rogan, che stava alla finestra con la bocca semi aperta, le guance rosse – non era dato sapere se per il freddo o per la bella melodia – , fino alla fine del pezzo, quando Niklas sollevò delicatamente l’archetto e alzò lo sguardo prima verso Jackie, e poi verso Rogan, in silenzio.
“ Io… non so cosa dire…”, soffiò la ragazza, mettendosi le mani sulle guance. Jackie in quel momento sentì la rabbia montargli come mai prima di allora.
Non sapeva cosa dire?! Niklas era stato bravissimo! C’erano tante cose da dire, scema! Era stato passionale, bravo, professionale; la sua musica aveva scosso il cuore di entrambe: ne era certa! Ma soprattutto era da ringraziare per quello spettacolo romantico e notturno. Rogan era certo più intelligente e brava di lei a scuola, ma in quel momento era davvero stupida.
Niklas strofinò un piede a terra, fissandolo con interesse. Ecco, ora si era scoraggiato.
“ … Ti è piaciuto?” domandò lui, rialzando lo sguardo.
“Sì, certo…” E basta. Non sapeva dire altro? Sveglia, ragazza!
Jackie avrebbe voluto strapparsi i capelli. Possibile che dopo tutto il lavoro per renderlo bello, un “Sì, certo” era tutto quello che otteneva? Ma va a quel paese!
Era un po’ delusa dall’algida reazione di Rogan, si era aspettata qualcosa di più.
“ Beh… bene allora…”
Oh, povero Niky! Deciso. A casa lo avrebbe fatto giocare al pc e dato un po’ di sangue per tirarlo su. Era colpa sua, lo aveva costretto a fare quella serenata con chissà quali aspettative…
“ Io… allora vado.”
“ Va bene. Magari… sì, ci vediamo domani a scuola.”, salutò Rogan, agitando una mano.
“ Certo.” Il vampiro la salutò a sua volta e si avvicinò a Jackie a testa bassa, in totale silenzio.
Alla ragazza si strinse il cuore nel vederlo così. Gli diede subito una pacca, cercando di essere incoraggiante.
“ Dai, Nik, è andata benissimo, sei stato grande, davvero! Ora torniamo a casa e magari ci facciamo una partitina a Zombie Hunter, che dici? Sì, hai capito bene, voglio provarci anche io a fare fuori qualche infetto non-morto! E poi, come promesso, il mio sangue! Ma come al solito, modalità succo di frutta, eh!”
Lo vide sorridere un pochetto e quello le fece piacere. Sapeva come prenderlo, ormai.
Gli diede un altro colpetto e camminarono fianco a fianco, leggermente a testa bassa, senza dire una parola, per tutto il tragitto, con le mani nelle tasche dei soprabiti e solo un leggero alito di vento a far loro compagnia nella notte.
Doveva essere molto tardi.
Quando furono quasi davanti a casa Niklas si bloccò, imitato da Jackie.
Quando la bruna alzò la testa per guardare cosa lo aveva fermato notò una figura seduta proprio davanti all’ingresso dell’abitazione dell’austriaco.
 Un uomo, di circa trent’anni o poco più, dai capelli neri e raccolti in una coda un po’ disordinata, con qualche ciuffo che gli ricadeva sul viso, vestito con un impermeabile nero, jeans scuri e scarpe eleganti pareva davvero bizzarro, lì adagiato per terra. Aveva una fisionomia tipica delle persone dell’est Europa; forse era l’altro barbone da cui il vampiro andava?
“Tu.”, ringhiò Niklas, rigido, a denti scoperti.
“Ciao, Niklas! Quanto tempo.”, salutò l’uomo misterioso, con un sorrisetto gioviale.
“Niklas, lo conosci?”, domandò Jackie, preoccupata.
“Purtroppo sì… lui è…”

 


 

AskAnotherWay
(per altro grazie, grazie grazie! Abbiamo ricevuto una marea di domande divertenti, e non vediamo l’ora di rispondere ad altre! xD)

 

Note Finali: Capitolo un po’ così, è stato molto difficile scriverlo per il bacetto tra Nik e Jackie… miseria che difficoltà, giuro! xD Poi la serenata… awww che carineria vero? E infine, la parte che più mi premeva era proprio questa finale, la comparsa dell’uomo misterioso… 
Troverete l'indovinello qui  sul gruppo Facebook
Comunque iniziano i primi sviluppi nuovi… spero continuate a seguirci!
Ringrazio sempre PinkyRosie, lovelymangaka e Mojita_Blue per le recensioni x3 vi adoro! È importantissimo per me <3 e un grazie anche a J85 per aver letto la storia e aver espresso la sua opinione *-*
E una tirata d’orecchie a me, mia sorella e tutti voi… perché come mi ha fatto notare il mio amico J85…nel capitolo 9 ‘’Allergie’’ quando Nik è al corso di nuoto…si specchia e guarda la sua cicatrice! Errore maddornale mio, lui non può specchiarsi!! E nessuno me lo ha fatto notare 8’’’D vabien, comunque l’ho corretto.
alla prossima! *O*
P.S. a momenti sono più lunghe le note del capitolo stesso….ma sono una gran chiacchierona purtroppo!xD



 

 

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Capitolo 14
*** Vecchie conoscenze ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 13
Vecchie conoscenze

 
 

 

Provincia di Dublino, Casa di Niklas, Lunedì notte fonda.

Niklas stava in piedi, dritto e rigido, con le mani strette in pugni lungo i fianchi, di fronte alla porta di casa, dove stava un uomo che lui conosceva fin troppo bene.
“Ciao, Niklas! Quanto tempo.”, salutò l’uomo misterioso, con un sorrisetto gioviale.
“Niklas, lo conosci?”, domandò Jackie, preoccupata, vicino a lui.
“Purtroppo sì… lui è… il mio vecchio mentore…”, disse a denti stretti il ragazzo, fissando l’intruso con astio.
Quest’ultimo, con un sorriso, si alzò in piedi e si esibì in un profondo inchino riverenziale.
“Sono Stoyán Vasilliski, un lontanissimo parente di Niklas, da parte della zia della nonna di sua…”
Niklas lo bloccò subito, avvicinandosi all’entrata di casa per scostarlo malamente e aprire la porta, seguito da una trotterellante Jackie: “Non c’è bisogno di mentire, lei sa.”, sibilò, facendo entrare la brunetta in fretta e cercando di entrare a sua volta ma Stoyán la bloccò velocemente prendendolo per il braccio con forza.
“Lei sa… cosa?” sibilò, sperando di aver capito male.
Niklas fissò con una smorfia l’ex maestro, cercando di mandarlo via: “Lei sa che sono un vampiro.”, sbottò scocciato, sentendo lo sguardo di Jackie su di sé.
Stoyán a quella frase spalancò gli occhi, sorpreso. Con una forza sovraumana, lanciò il giovane vampiro a terra sul vialetto, il quale si lamentò, dolorante.
Maledizione, che male alla schiena!
“Posso sapere il suo nome, signorina?”, domandò ancora l’uomo, con un sorriso appena accennato alla ragazza, la quale stava sull’uscio al sicuro. Finché Niklas non l’avesse invitato in casa...
“ Io sono… J-Jackie, Jackie O’Moore, una compagna di scuola di Niklas.”, mormorò, mentre l’austriaco cercava di mettersi seduto.
“Oh, scuola! Di nuovo questo brutto passatempo… dovresti andare a lavorare, invece!”, esclamò Stoyán, raggiungendo il ragazzo con una camminata tranquilla. Gli mise il piede destro sul petto per tenerlo inchiodato a terra.
“Ma quale lavoro? Io non esco in pieno giorno per andare a lavorare, non c’è nulla di notturno!”, si lamentò il ragazzo, prendendo il piede dell’uomo per toglierselo di dosso.
“Lŭzhliv!”, esclamò il mentore nella sua lingua madre, il bulgaro. Niklas ricordava bene la sua nazionalità e sapeva che quella parola significava “Errato!”. L’aveva sentita così tante volte da aver imparato qualcosa.
“Ci sono moltissimi lavori ora che puoi fare di sera o di notte, piccolo! Non hai scuse!”
“Ah sì? Ad esempio quali?”, sbottò ancora il ragazzo, inviperito, sentendo dolore al petto a causa del peso.
“Addetto in un cinema, fattorino delle consegne, uomo delle pulizie,  controllo documenti in aziende, cameriere al ristorante, operatore call center, cuoco, commesso…”, iniziò ad elencare l’uomo con gli occhi fissi su di lui, prima di fare una pausa, squadrarlo dalla testa ai piedi e concludere con “… e magari anche spogliarellista, visto che sei venuto su così bene, in questi anni lontani.”
Sentì Jackie soffocare una risata strozzata. In quel momento avrebbe voluto ammazzarla!
Ci mancava solo lei…

***

Jackie era un po’ scombussolata da tutto.
Nel giro di poco si erano ritrovati quest’uomo tra i piedi e non sapeva cosa fare.
Sembrava pericoloso… ma era un bell’uomo, non tanto alto, poco più basso di Niklas a dir la verità, con quei capelli neri lunghi raccolti in una coda bassa e con dei ciuffi fuori che gli davano un’aria leggermente trasandata: in effetti non dava una bella impressione. Però quell’ultima battuta era stata divertente e all’inizio sembrava pure amichevole. Forse se Niklas se ne fosse stato buono…
“Nik.”, chiamò, leggermente ansiosa.
“Non vedi che sono un pochino occupato?”, sbottò ansante il suo amico, intento a spostare il piede dell’uomo dal proprio petto senza successo. Doveva essere molto forte.
“Oh, mettetevi un attimo in pausa…”
“Jackie, come ti ripeto ogni volta, questo non è un dvd in cui puoi bloccare la scena o un libro in cui puoi mettere il segnalibro! E guai a te se esci di lì!”, la minacciò, vedendola mettere un piede poco fuori dalla porta.
Jackie strinse le labbra, prendendo la rosa e tenendola ben stretta nella mano.
“Sono protetta!”, esclamò, agitando un pochino quel fiore che aveva la formidabile capacità di tenere lontani i vampiri. Ma ce ne era bisogno, perché Stoyán era leggermente piegato in due con una mano sulla bocca per coprire il fatto che stesse ridacchiando con Niklas che lo fissava tra lo sconvolto e il furioso.
“E ora, Nik, ascoltami. Fallo entrare, è il tuo vecchio maestro… magari può essere utile per la nostra causa..!”, sussurrò, facendo segno di entrare.
L’uomo guardò Niklas, inarcando appena le sopracciglia; alzò leggermente le mani, fece un cenno verso di lei e infine tolse il piede dal suo petto.
Niklas sbuffò, stanco; si rialzò con qualche scricchiolio delle ossa, battendosi le mani sui pantaloni sporchi di terra, e arrivò alla porta, sospingendo Jackie all’interno.
“Stoyán Vasilliski, sei invitato ad entrare a casa mia. Ma ricorda che posso revocare l’invito in qualunque momento.”, sibilò, mentre l’uomo sorrideva come prima ed entrava con un salto allegro.
Jackie si lasciò sfuggire un sorrisino a sua volta. Chissà se poteva sapere qualcosa di più.

Si accomodarono nel salotto: Niklas e Jackie seduti sul divano e Stoyán su una sedia presa dalla cucina, tutti e tre in silenzio.
Jackie non si perse d’animo e iniziò subito a parlare: “Posso cominciare? Allora… lei è stato… il maestro di Niklas, giusto?”, domandò per esserne sicura; al suo fianco, Niklas roteò gli occhi verso il soffitto, scocciato.
L’uomo sorrise serafico, appoggiando le mani sulle gambe per massaggiarsele appena: “Lŭzhliv!”
Ehm.
“Cosa vuol dire?”, chiese la ragazza, curiosa e un po’ a disagio. La faceva sentire ignorante così!
“Significa errato, nella lingua bulgara.”, rispose lui, senza cambiare espressione, anzi: se possibile sorrise ancora di più, come compiaciuto dalla domanda.
“Lei è bulgaro?”
“Certamente!”
“E quindi… perché errato?”, domandò ancora impaziente la giovane e lui sembrò ancora più orgoglioso e soddisfatto.
“Perché io non ero il maestro di Niklas. Io sono il suo creatore e tutt’ora il maestro, il mentore! Non sono morto e non mi ha rinnegato, è semplicemente fuggito!”, precisò, alzando la mano per muovere l’indice con forza.
“Ah.” Che precisino! Cavoli, la domanda era quella alla fine… ma… un momento…
Jackie si voltò verso Niklas, sorpresa, prendendolo per un braccio e iniziando a scuoterlo con prepotenza: “Fuggito? Perché fuggito? Niky, sei un’idiota! Un creatore è importante per un vampiro! Ma tutti i telefilm che ti ho fatto vedere non ti han insegnato nulla? Dovevi tenertelo stretto, considerarlo una persona importante, come in True Blood Bill con la sua pupilla Jessica, appena creata…” Non riuscì a continuare la frase perché Stoyán era scoppiato a ridere, facendo segno alla ragazza di fermarsi e di nuovo alzò l’indice.
“Lŭzhliv! Non siamo persone: siamo vampiri, mostri senz’anima tornati dal mondo dei morti!” puntualizzò ancora, con quel sorriso che in quel momento la brunetta avrebbe voluto volentieri prendere a schiaffi.
“E ti chiedi perché sono fuggito?”, borbottò Niklas, facendo un gesto con il braccio per indicare l’intera figura del maestro senza aggiungere altro.
In effetti, iniziava a capire… quell’uomo era saccente… puntiglioso…
“Oltretutto è uno stacanovista… anzi, sarebbe più corretto dire… che è stato lui a spingere Aleksej Stachanov a quel modo di lavorare eccessivo…”, mugugnò ancora il ragazzo, senza staccare lo sguardo da Stoyán, che sorrideva ancora più ampiamente mostrano i canini ben appuntiti e più pronunciati rispetto ad un normale essere umano: “Grand’uomo, Aleksej. La sua idea era geniale, l’ho certamente sostenuto. Il lavoro è tutto!”
Ora capiva perché prima era scontento del fatto che Niklas andasse ancora a scuola e del perché fosse fuggito… lui era un tale pigrone, il suo maestro tutto il contrario.
“Ok, mettiamo da parte questo tipo che non ho mai sentito, non capisco di cosa state parlando, ma non mi importa… – e di nuovo Stoyán sembrò divertito mentre Niklas si spiaccicava una mano sulla faccia – piuttosto, mi interessa sapere… tutto su voi vampiri!”, esclamò lei con voce eccitata. Sentiva il cuore in gola, troppo emozionata di avere davanti una reale creatura come lei si immaginava. Più o meno.
“Prima cosa… Insomma, c’è Niky che è innamorato di questa ragazza…”
“Non sono innamorato!”, ringhiò subito il vampiro chiamato in causa, punto sul vivo.
“Certo che lo sei, ebete! Potessi fare un video di com’eri prima… tornando a noi, è innamorato di questa bella ragazza… e, insomma, non c’è un modo per sfruttare qualche potere speciale o simile..?” domandò, strizzando appena l’occhio destro e dando di gomito a Niklas, che sbuffò inviperito con le braccia incrociate al petto.
“Guarda che tiro fuori una vongola…”, minacciò lui.
“ Fallo e ti ficco la rosa dove non batte il sole…”, aggiunse candida lei, rigirandosi il fiore tra le dita come a tenere fede alle proprie parole.
Non era la prima volta che c’era questo scambio di battute tra loro due: lei riusciva sempre a uscirne vincitrice e soprattutto aveva imparato a portarsi sempre dietro l’antistaminico per ogni evenienza. Meglio prevenire che curare.
 Stoyán si massaggiò il mento, fissando un punto indefinito davanti a sé, come a dare una risposta più esauriente possibile.
“Come certi fiori o animali… da buoni predatori quali siamo, abbiamo le nostre tecniche e, riguardo a questo, posso dirti che siamo esperti nell’arte dell’ipnosi oculare, per bloccare il nostro obiettivo.”,  spiegò, gesticolando spesso per indicare i propri occhi e Jackie; la ragazza sentì Niklas irrigidirsi al suo fianco, le labbra strette e gli occhi ridotti a fessure. Chissà che gli prendeva ora!
“Quindi potresti usare questa cosa anche su Rogan… convincerla a mettersi con te…”, disse divertita. Certo, scherzava, ma Stoyán scosse il capo, facendo segno di no anche con l’indice: “Lŭzhliv! L’ipnosi non dura molto. A seconda dell’età del vampiro può variare dai 5 ai 50 minuti.”, spiegò l’uomo, aprendo la mano per mostrare tutte e cinque le dita.
Certo che gesticolava davvero tanto! E le stava venendo un gran sonno…
Jackie sbadigliò, coprendosi la bocca con la mano. Dando un occhio all’orologio sul telefono notò che erano quasi le due di notte. “Sì, certo, ok… io… credo che andrò a letto, buonanotte e fate i bravi…”, mugugnò, mentre si alzava per stiracchiarsi e dirigersi verso la camera degli ospiti, ma fu bloccata da una mano che pareva essere quella di Niklas.
“Dove stai andando?”, le domandò il ragazzo, alzandosi a sua volta.
“ A letto, l’ho detto. Ma mi ascolti?”, si lagnò, prima di sbadigliare ancora, sopraffatta dalla stanchezza.
“Ti ho chiesto dove, idiota. Nella camera degli ospiti?”, insistette il vampiro più giovane mentre un curioso Stoyán li osservava in silenzio.
“Certo. E dove sennò?”, voleva solo buttarsi a letto, avevano camminato fino a casa di Rogan; perché Niklas non la lasciava andare? Uffa.
“ Oh. E lasceresti dormire un povero maestro sul divano, scomodo, con tutti gli anni che ha..?” mormorò Stoyán, prima di essere fulminato con un’occhiataccia dell’allievo.
“ Tu: camera degli ospiti; Tu: in camera con me. “ sentenziò Niklas, indicando prima l’uomo e poi la ragazza, senza ammettere alcuna replica.
Jackie fu quindi trascinata in camera, sorpresa, con la testa improvvisamente piena di pensieri: dormire in camera sua? Cioè, con Nik? Nello stesso letto? O lui per terra e lei sul letto? Oddio, ma parlava sul serio?
Ok, prima aveva sonno, ma ora si sentiva ben sveglia!
L’austriaco lasciò la brunetta in camera, per andare a prendere la sua borsa nell’altra stanza e tornare con essa tra le mani.
“ Ora ti cambi e vai a letto. “ sbottò lui, girandosi per darle le spalle ed evitare quindi di vederla solo con l’intimo addosso. Mah, gli sembrava un po’ nervoso… proprio non lo capiva!
Con un sospiro si cambiò e si infilò il pigiama rosa con dei coniglietti bianchi prima di mettersi a letto sotto le lenzuola.
“Fatto.”, mormorò, tirandosi le coperte fin sopra gli occhi. Fu la volta di Niklas di cambiarsi e indossare maglietta e pantaloni della tuta: la sua tenuta casalinga, insomma.
Jackie sentiva una leggera agitazione, mista ad emozione… dopotutto era la prima volta che dormiva con un ragazzo!
E per di più vampiro, creatura che amava da quando aveva circa quattro anni. Probabilmente era la stanchezza che le dava alla testa. Il moro era solo un amico, nulla di più… ma quanto era difficile tenere questo pensiero?

***

Niklas era a dir poco furioso.
Nonostante si fosse nascosto bene in Irlanda, il suo vecchio maestro era riuscito comunque a ritrovarlo! L’indomani gli avrebbe chiesto come aveva fatto. Un essere anonimo come lui era praticamente impossibile da trovare – nessuno si ricordava di lui. Oppure per colpa di Jackie che lo stava rendendo “bello” iniziava ad avere più visibilità? Che lo avesse trovato in seguito a delle voci? Con un grugnito si sistemò a sua volta sotto le coperte, vicino alla compagna.
Una ragazza scema, per altro. Lei non ci aveva fatto caso, ma lui si era accorto benissimo che Stoyán l’aveva ipnotizzata e spinta ad andare a letto. Probabilmente perché la ragazza faceva troppe domande. La sua tattica era quella di distrarre la gente con i suoi gesti, così da poter esercitare il suo potere senza disturbo.
Inoltre, il maestro aveva fissato Jackie con troppa insistenza a parer suo. Non avrebbe permesso che la puntasse come preda! Innanzitutto, il sangue della ragazza era solo suo. E solo lui poteva berlo giusto un goccetto una volta a settimana. Seconda cosa, se Stoyán aveva fame, doveva andare a cercare altrove: la brunetta era utile per aiutarlo a conquistare Rogan. Infine, come terza cosa, anche se avesse voluto eliminarla… non doveva accadere in casa propria. Non voleva schizzi di sangue o cadaveri in giro per casa. La polizia l’avrebbe sicuramente collegato a lui e chissà che casini sarebbero venuti fuori.
L’arrivo del bulgaro era stato solo un intralcio bello e buono… che nervoso.
Era un po’ difficile dormire: il cuore della ragazza al suo fianco batteva fin troppo forte… Diamine, sembrava avere dei tamburi nel letto..
“Cos’hai, non riesci a dormire?”, mugugnò lui a occhi chiusi, con la faccia mezza affondata nel morbido cuscino di piume, steso a pancia in giù.
“Beh, non è semplice… insomma, c’è un altro vampiro di là…”, sussurrò lei, a voce bassa.
“Oh, tranquilli, se dovete fare le vostre cose da coppia non mi date alcun disturbo! Forza, Niklas, dacci dentro!”
Sentì la voce di Stoyán provenire dalla camera degli ospiti e Niklas ringhiò basso, ancora più nervoso, mentre Jackie gemeva un basso “oddio…”, probabilmente per la vergogna.
“Noi non abbiamo quel tipo di rapporto, e stai zitto!”, esclamò il giovane vampiro, stringendo le mani a pugno.
“ … Oh, capisco, devi avere qualche problema… Insomma, dormire con una ragazza di fianco senza farci nulla, alla tua età…”, commentò ancora l’uomo, la voce appena attutita dalle pareti della casa.
“Fallo smettere…”, pigolò Jackie. Niklas era a dir poco furioso.
“Ah, no, tu hai deciso di farlo entrare! Dovresti essere tu a farlo star zitto! È una piaga! Chiedimi ancora perché sono fuggito, su, chiedimelo ancora!”
“Lŭzhliv! Non sono una piaga, sono un uomo pignolo e insopportabile!”, commentò allegro il maestro.
“ ZITTO!”, esclamarono in coro i due ragazzi, sinceramente distrutti e stressati da una presenza così molesta.
Doveva trovare il modo di liberarsene.
Si addormentò, agitato…

***

Casa di Niklas, Martedì mattina tardi.

Jackie era lì, ferma, nel letto, ancora sotto le coperte, in attesa e preda di un grande dilemma.
Aprire gli occhi e trovarsi la faccia di Niklas davanti? Oppure scivolare fuori dal letto facendo finta di nulla? Perché era così agitata? Basta, non avrebbe più dormito con lui, Stoyán o meno presente.
Alla fine si decise e aprì gli occhi, trovando davanti a sé il vuoto. Niklas era già in piedi? Non poteva crederlo possibile. Prese il cellulare e notò che erano circa le undici. Accidenti, aveva saltato la scuola? Quindi quel cretino di vampiro era andato alla Fitzgerald senza di lei? Avrebbe anche potuto svegliarla!
Con uno sbuffo infastidito si mise seduta, si raccolse i capelli in una coda bassa con un elastico e si alzò per andare in cucina in cerca di cibo.
Passando davanti alla camera degli ospiti, notò che il maestro ancora sotto le coperte, con le tende tirate e buio assoluto: almeno di lui non avrebbe dovuto preoccuparsi.
Arrivata nel salotto, dove era accesa solo una abatjour, quasi ebbe un infarto nel vedere Niklas seduto sul divano con il computer sulle gambe intento a giocare.
“Cioè, tu sei qui a giocare, invece che essere a scuola?”, esclamò la brunetta, sorpresa. L’austriaco alzò una mano per farle cenno di andare.
“Disse la ragazza che fino a un minuto fa era ancora a dormire nel mio letto.”, bofonchiò, mettendo in pausa il gioco per girarsi a guardarla. “E comunque, buongiorno.”
“Buongiorno.”, borbottò lei, dirigendosi in cucina in cerca di una tazza: si sarebbe fatta un bel tè caldo. Certo era troppo tardi per fare colazione – a meno che non avesse fatto un brunch – ma di certo non con dei sedani.
“Stoyán dorme ancora.”, disse, mentre versava l’acqua nella mug, e Niklas sospirò sollevato.
“E meno male. Per fortuna è un vampiro vecchio stampo che si rifiuta di uscire di giorno. Non riuscirei a sopportarlo anche ora.”, mugugnò, alzando le braccia per stiracchiarsi.
“Colpa tua che hai voluto farlo entrare. Non ti sei accorta che ieri sera ti ha ipnotizzato? Eri fin troppo curiosa…”, gli fece notare, e Jackie ci rimase di sasso.
Ipnotizzata? Per quello aveva sentito quell’improvvisa stanchezza? Eppure sul momento le era sembrata normale, ragionevole… Ma in effetti, come poteva essere stanca con ben due vampiri nella stanza? Non avrebbe mai sprecato una tale occasione, ora che ci pensava.
“Giuro che non me ne sono accorta!”, si lagnò, mettendo la bustina del tè alla pesca in infusione prima di raggiungere Niklas sul divano.
“Infatti è parecchio bravo.”, convenne il vampiro, riprendendo a giocare.
“Ehi, ehi, chiudi quella roba, che devo prepararti.”, lo bloccò Jackie, alzando un sopracciglio.
“Prepararmi? E per cosa?”, domandò sorpreso Niklas. Oh, povero ingenuo… credeva di aver finito il programma!
Jackie sorrise, tirando fuori il famoso foglietto da non si sa dove.
Difatti Niklas la squadrò cercando di capirne la provenienza.
“Stasera… ascoltami bene… come indicato nel programmino – e picchettò l’indice sulla Fase 3 – combatterai contro un licantropo!”, esclamò soddisfatta.
Niklas la fissò per una decina di secondi con una faccia indecifrabile.
“I licantropi non esistono.”
Jackie lo fissò con una faccia indecifrabile.
“Balle! Non si raccontano bugie!”, sibilò inferocita, mollandogli un pizzicotto “Che prove hai?”
“ Ehm. Trecento anni di vita?”, fece notare il ragazzo, stringendosi nelle spalle.
“ Beh, è ovvio: Vampiri e Licantropi sono nemici mortali, di certo non li incontri per strada! Insomma, Nik, in ogni libro, telefilm, storia e tutto quello che vuoi, c’è un vampiro e un licantropo che si contendono una ragazza! Forse non lo sai, ma c’è un licantropo che si aggira sicuramente sotto casa di Rogan! Insomma ,vogliamo parlare di Jacob, di Tyler, di… Alcide…”
Un rivolo di bava le uscì dalla bocca e si affrettò ad asciugarlo con la manica del pigiama, sotto lo sguardo di un disgustato Niklas.
“Che mondo sarebbe senza di loro? Questi bei ragazzoni dal fisico impeccabile, dolci ma animaleschi, sono un vero e proprio ostacolo tra il vampiro e la sua amata.”, concluse, con uno sguardo sognante e le mani congiunte.
Niklas scosse il capo, tornando a fissare il pc.
“L’importante è crederci.”, bofonchiò, prima di sentire un flebile “Lŭzhliv..! I licantropi non esistono se non nella fantasia, sono solo il frutto di un ubriacone, che un tempo vide un cane lupo alzarsi su due zampe per fare un po’ di spettacolo..!”
Sia Niklas che Jackie si voltarono verso il corridoio, in silenzio.
“… è inquietante. Origlia le nostre conversazioni…”, mugugnò la ragazza, stringendosi le braccia al petto.
“ Lŭzhliv… siete voi che parlate a voce troppo alta….”
Calò di nuovo il silenzio.
Jackie andò in camera a prendere il proprio cellulare e mostrò a Niklas l’icona di Whatsapp, l’applicazione per messaggi gratuita.
Ora ci mandiamo messaggi qui per parlare.
Chiaro?

Niklas prese in mano il proprio telefono per rispondere.

Non è assurda come cosa?

Jackie inarcò il sopracciglio, scrivendo subito un nuovo messaggio.

No, se il tuo maestro ascolta ogni nostra parola.

Non smetterò mai di ripetere che è colpa tua.

Smettila!

La ragazza mollò subito un pizzicotto al ragazzo, il quale mugolò di dolore. Ma guarda te se dovevano pure litigare via chat…

Alla fine, Jackie se ne andò verso tardo pomeriggio, sconfitta e distrutta. I licantropi non esistevano. Che tristezza! Dopo aver visto i vampiri, credeva… credeva…
Certo, non era una fan di quelle creature, ma se ne dispiaceva comunque.

                                                                        ***

Casa Macklemore, Martedì pomeriggio

Quella mattina né Niklas né Jackie si erano presentati a scuola.
Rogan si scoprì gelosa della cosa. Perché doveva esserlo? Niklas aveva fatto una sottospecie di serenata, l’aveva spiazzata, mandata in confusione… quello spettacolo bellissimo era stato solo per lei, non per Jackie. E allora perché mancavano tutti e due?
Non la smetteva di farsi domande e si odiava per questo. Non avrebbe dovuto porsi quei quesiti e non avrebbe dovuto essere gelosa.
Lei era già felicemente… beh, non proprio… fidanzata con Ryan, un ragazzo bello e atletico: infatti giocava come riserva in un’importante squadra di calcio che ora non ricordava, ma il punto non era quello.
Cos’era più importante? La sicurezza oppure l’amore?
Certo, amava Ryan, stavano insieme già da due anni… ma non si sentiva soddisfatta come all’inizio, anzi. Negli ultimi tempi il loro rapporto era diventato superficiale. Non poteva fare a meno di pensare di volere qualcosa di più dalla vita.
Non le mancavano i ragazzi, aveva ricevuto sempre tanti inviti ad uscire e lei li aveva rifiutati tutti, ma Niklas… Niklas era diverso.
Forse perché era straniero, forse perché aveva tentato un approccio diverso con lei, forse perché non era stato così sfacciato, o perché aveva scoperto che quel ragazzo aveva un fascino nascosto tutto da scoprire…
Voleva davvero conoscerlo di più, sapere quanto era interessato a lei.
Si morse il labbro inferiore, sfogliando distrattamente il libro che aveva ricevuto in regalo proprio dal moro per il suo compleanno.
Era così confusa e combattuta…

 


 

AskAnotherWay
(per altro, ho cambiato l’avatar, vi piace? :D fatemi sapere! E fate domande >8D )

 

Note Finali: Ecco l’arrivo del maestro. Giusto un altro personaggio a mandare in manicomio il povero Niklas. Ma pensavamo fosse inevitabile che una figura del suo passato saltasse fuori! Poi io lo trovo un personaggio così divertente…Ho in mente di scrivere qualcosa a parte su di lui un giorno (molto lontano, magari dopo il trasloco).
Per il resto, i pensieri di Rogan iniziano a venir fuori e non riesce a rimanere indifferente a Niklas…vedrem, vedrem…!
Ringrazio allemessina, Blackrose_96, Kleis, LadyAndromeda, MarshBocchan e PinkyRosie e VIP_until_whenever per aver messo la storia nelle seguite, a Blackrose_96 per averla messe nelle preferite, e Kleis, PinkyRosie, lovelymangaka, Mojita_blue, chiaraEB e Blackrose_96 a per aver recensito la storia! Grazie, grazie, grazie!! *O*  *si sente realizzata*
E complimenti a chi ha risolto l'indovinello! :D
Alla prossima!



 

 

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Capitolo 15
*** Finalmente Natale... ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 14
Finalmente Natale...

 
 

 

 

24 Dicembre 2013, Martedì notte, vigilia di Natale. Merry Christmas!

Niklas e Stoyán erano arrivati davanti a casa O’Moore. L’austriaco aveva appena bussato alla porta.
Jackie li aveva invitati per quella festa: dopo aver saputo che loro avrebbero passato quella giornata e la seguente a casa aveva insistito perché venissero a festeggiare Natale da lei e la sua famiglia.
Fu proprio la ragazza ad aprire la porta, con un sorriso raggiante: indossava un dolcevita rosso, una gonna a pieghe con motivo scozzese scarlatto, dei collant pesanti neri e degli stivaletti dello stesso colore con un po’ di tacco; oltretutto, in testa portava un cerchietto con ben presente la rosa canina.
“Ben arrivati! Nik, tu puoi entrare, mentre Stoyán…”
“Aspetta, aspetta – Niklas entrò in casa con un ghigno, piazzandosi davanti al suo maestro – fammi fare prima due risate.”
Il vampiro più anziano corrugò la fronte e calciò l’entrata, come se ci fosse stata una porta invisibile a bloccarlo. “Vedo che ti diverte.”, commentò, notando il proprio pupillo piegato in due. “Ora, signorina O’Moore, posso entrare?”
“ Ma certo… Stoyán Vasilliski, sei invitato a casa mia.”, disse Jackie, facendosi da parte e dando un colpo con l’anca a Niklas per spingerlo in là, visto che il ragazzo era ancora intento a sghignazzare. “Cretino.”, aggiunse, vedendo che non smetteva.
“Venite con noi alla messa?”, domandò la brunetta, mentre si avvicinava una donna più alta di lei e molto somigliante.
“Jackie! Hai acceso le candele? Lo sai che è tradizione che le candele rosse vengano accese dal membro più giovane della famiglia…”, disse frettolosa la donna, che indossava a sua volta un abito rosso e verde.
“Già fatto, gia fatto! Mamma, loro sono Niklas, il mio amico, e Stoyán, un suo parente!”, presentò ragazza, dando un pizzicotto all’austriaco per farlo tornare alla realtà.
Niklas smise di ridere e strinse la mano alla signora con un pizzico di curiosità. Gli sembrava di averla già vista, ma non ricordava dove. Chissà.
“Sono Marion, la mamma di Jackie. È un piacere avervi con noi a cena. Insomma, noi Irlandesi siamo molto ospitali!”, ridacchiò, divertita. Stoyán sorrise, facendole un leggerlo baciamano e presentandosi anche al padre della brunetta, che aveva sistemato da poco il Soda Bread – un pane ai cereali – e del latte sul tavolo com’era usanza nella tradizione Irlandese.
“Comunque… insomma, non ci saranno ripercussioni se venite anche voi alla messa di mezzanotte?”, domandò ancora la ragazza a Niklas, sottovoce, insistente.
Il giovane le lanciò un’occhiata di sbieco, uscendo in sua compagnia dalla porta di casa e seguendo il gruppetto verso la chiesa più vicina.
“Hai mai visto un mussulmano, un induista, o un qualsiasi altro tipo di persona fedele a una religione, che non fosse cristiana, morire o avere un qualche tipo di problema in chiesa?”, domandò, atono, guardando fisso davanti a sé.
Jackie parve pensarci un po’. Era mai accaduta, in effetti? “No.”, rispose, dopo un paio di minuti buoni.
Il ragazzo si strinse nelle spalle e mise appena fuori le braccia, come ad indicare che allora non c’era nemmeno bisogno di fare quella domanda e la ragazza sbuffò, sentendosi stupida.

Dopo la messa, la famiglia più i due ospiti rientrarono in casa, mangiando il pane con il burro e il salmone, chiacchierando un po’ tra di loro per conoscersi meglio.
“… Poi per pranzo arrivano gli altri: mio figlio con sua moglie, che hanno avuto una bambina; gli altri tre, che vi faremo conoscere; sono dei terremoti, ma voglio bene a tutti loro senza distinzioni… poi li vediamo così poco, a parte Jackie, la nostra unica femmina, non potevamo pensare di dividerci da lei… ma ditemi, da dove arrivate voi?” La madre di Jackie aveva una parlantina invidiabile: Niklas era quasi stordito, Stoyán invece era riuscito a seguire tutto con un sorriso.
“Capisco. Noi? Oh, dall’Austria. Io sono il fratello della mamma di Niklas, sono di origine bulgara.”, spiegò, cambiando un po’ le cose, per dare un senso al fatto che lui e il ragazzo vivessero insieme.
“Chiarissimo! L’Austria… che bel paese, vero?”, cinguettò la donna rivolta al marito, Howard, che annuì distratto, intento a guardare una mail di lavoro sul proprio cellulare marchiato Blackberry.
“Intanto, se volete accomodarvi nella camera per gli ospiti, per riposare…”
Marion li guidò su per una scala che portava al piano superiore. Alla fine aprì una stanza dove erano presenti due letti. “Fate come se foste a casa vostra!”
“Grazie, signora. Gentilissima.”, disse il bulgaro, imitato dall’austriaco.
I due vampiri si sistemarono nei letti messi a disposizione dalla famiglia dell’amica e si addormentarono praticamente subito. Non era stata una giornata impegnativa ma la messa era stata parecchio sfibrante a dir la verità. Metteva sonnolenza…

La mattina dopo, Niklas si alzò in piedi e, mentre tutti dormivano ancora, raggiunse la camera di Jackie.
Non sapeva perché fosse andato lì. Forse perché era un posto familiare, in cui era già stato e, aprendo appena la porta, la ragazza era lì, ancora addormentata.
Appoggiandosi allo stipite, la guardò, in silenzio.
Così tranquilla e serena era quasi carina. Che peccato… Non aveva il suo violino dietro per svegliarla con una bella steccata. Gli ispirava dispetti, che poteva farci?
Con passo leggero entrò nella stanza, si guardò intorno e notò una piccola libreria che la prima volta gli era sfuggita. Ben impilati, c’erano libri e fumetti vari: Twlight, New Moon, Eclipse, Breaking Dawn, Il diario del vampiro, Finché non cala il buio, Morti viventi a Dallas, Vampire Knigh, insieme ai relativi dvd di tutti i film e serie tv: di nuovo Twlight, Vampire Diares, True Blood, ancora Vampire Knight, Master Mosquiton, Buffy e altri ancora. Cavoli, sembrava la libreria di una fanatica… ah, giusto, dopotutto si parlava di Jackie.
Con un sospiro si voltò di nuovo a guardarla e si avvicinò, indeciso. Aveva un leggero languorino… avrebbe dovuto svegliarla per avere un po’ del suo sangue.
“ Jackie.”, sussurrò, pungolandole una guancia con l’indice.
“Mhn, ancora dieci minuti, mamma, dai… è Natale…”, mugugnò la ragazza.
“Certo. Tua madre ora ha la voce da uomo.”, sbottò lui, infastidito.
“Sì, sì… tanto lo so che sei tu, Jack… vai via, prima che ti picchi…”, mugugnò ancora l’addormentata, a occhi chiusi.
Era insopportabile anche da dormiente. E chi era Jack? Sbuffandole in faccia, uscì dalla stanza e tornò a rintanarsi sotto le proprie coperte del letto ospite; non fu difficile riprendere sonno, pigro com’era.

In tarda mattinata, con le luci accese –dato il tempo nuvoloso e buio fuori – la tavola era completamente imbandita: Marion stava giusto appoggiando il prosciutto con il piatto sulla tovaglia, vicino al tacchino arrosto con la salsa di mirtilli rossi, ornato da patate dorate al burro; non mancava il Christmas Pudding, con salsine fatte con brandy o rum; infine un piatto pieno di Mince Pies, dolcetti ripieni di conserva di frutta secca al brandy o whiskey.
Anche se non si nutriva di quelle cose, a Niklas ispiravano parecchio: certamente per educazione e per non destare sospetti avrebbe mangiato qualcosa, ma lo avrebbe fatto volentieri: avevano davvero un bell’aspetto.
Verso mezzogiorno e mezzo il campanello suonò e Marion corse ad aprire la porta, facendo entrare un gruppo di gente. Dovevano essere altri parenti.
“ Eccovi! Allora, Stoyán, Niklas… vi presento mio figlio maggiore Edward con sua moglie Caroline e sua figlia Rebecca, ha quasi tre mesi… – e un uomo molto simile al padre, una donna biondissima dai capelli lunghi e un fisico invidiabile con tra le braccia un fagottino rosa salutarono i presenti –  poi, Robert –  un altro ragazzo poco più basso e simile al primo sorrise e alzò la mano, facendo un cenno – , ed ecco John –  il terzo ragazzo salutò a sua volta, ma aveva i capelli di un bioncastano scuro –  e infine Jack, che è il gemello di Jackie… solo che lui va alla scuola cattolica, quella con il dormitorio. Tutto bene, tesoro?”, domandò la donna abbracciando un ragazzo uguale a Jackie ma più magro, con i capelli più corti e con un sorrisetto beffardo sulla faccia.
“Allora, cicciottina… è lui il tuo ragazzo? Quello delle rose?”, domandò quest’ultimo, indicando Niklas con un cenno della testa. L’austriaco vide la faccia di Jackie diventare di nuovo paonazza e in imbarazzo.
“No che non lo è!”, ribatté inferocita lei, alzandosi dalla tavola per raggiungere il gemello che svicolò subito sulle scale per portare la valigia in camera e sfuggire all’ira della sorella.
I genitori sorrisero divertiti, seguiti dai fratelli e dalla nuora, mentre Niklas sbuffava.
Ma figuriamoci, lui e la pazza… una coppia! Dovevano comprare delle magliette con scritta a caratteri cubitali la frase No, noi non stiamo insieme. Scritta sia davanti che dietro, tanto per essere sicuri.
“Tua madre è una fan dei Kennedy..?”, domandò divertito Stoyán, rivolto a Jackie che, ritornata al suo posto, annuì. “Non sei il primo a chiederlo…”
Dopotutto i nomi erano piuttosto palesi.
Subito iniziarono le foto alla bambina, ai familiari, alla tavola e, nonostante l’insistenza, Niklas e Stoyán si tennero saggiamente lontano.
“Ma perché i vampiri non vengono nelle foto e non si riflettono negli specchi?”, domandò Jackie al vampiro più anziano, curiosa e con la voce bassa, per non farsi sentire, mentre era seduta al suo fianco sul divano.
L’uomo sorrise mesto, dando un’occhiata alla ragazza prima di guardare fisso davanti a sé, in un punto imprecisato: “Noi vampiri siamo vittime di una maledizione. Moriamo e risorgiamo nella notte dalla terra in cui il nostro creatore ci seppellisce, dopo averci privato del quaranta percento circa di sangue e restituito facendoci bere l’appunto sangue infetto. Torniamo però in vita senz’anima e con la sola possibilità di nutrirci tramite il sangue altrui. Molti dei filosofi hanno affermato che l’anima è importante. Senza di essa è come non esistere… per questo non ci riflettiamo. Siamo creature notturne, privi di luce; uno di questi saggi, non ricordo chi ora, disse che i ricordi sono legati all’anima; infatti, nessun vampiro ha ricordi della sua vita umana, ma solo quelli dell’esistenza da vampiro.”
“Ma, Niklas...”
“Io ricordo chi sono e cosa sono perché è stato Stoyán a dirmelo.”, si intromise l’austriaco, senza un particolare tono nella voce.
Jackie lo fissò, sorpresa. “E come fai a sapere che dice il vero?”
“È un obbligo del creatore verso la propria progenie: non si può mentire. Io non posso mentire a lui. So chi era prima di trasformarlo, devo saperlo, perché sono obbligato a riferirglielo dopo. Magari posso stare sul vago… ma non mentire.”, concluse il maestro, annuendo.
Jackie si picchettò il labbro inferiore con l’indice, pensierosa.
“Attenta, che la testa ti esplode.”, commentò Nik con un sorrisetto. La ragazza si vendicò mollandogli un pugno sul braccio con forza, indispettita.
“L’anima… quindi ognuno di noi ha davvero un’anima? E che differenza fa averla o non averla?”, domandò la ragazza, stranita.
“L’anima è molto importante, cara. Non so dirti qual è la verità, ma quando si muore, per alcune religioni lo spirito finisce in paradiso o all’inferno a seconda delle azioni compiute durante la propria vita; per altre, invece, l’anima si reincarna in un altro corpo, e tante altre possibilità… Noi vampiri invece una volta morti non abbiamo nulla: siamo come gusci vuoti che una volta rotti non… –  si fermò, facendo un sorriso mesto – è un concetto un po’ difficile da spiegare...”, mormorò, massaggiandosi le tempie. Jackie lasciò perdere.
L’intera famiglia  si sedette a tavola per consumare il pasto, tra chiacchere e allegria.
I due vampiri, come per le foto, si tennero lontano dalla bambina, per evitare di farla sentire a disagio con la loro presenza così diversa da quella umana.
“E ora perché vi tenete lontano dalla piccola Rebecca?”, bisbigliò ancora la brunetta, seduta al fianco di Niklas, sicura che i suoi parenti non avrebbero origliato, troppo impegnati a parlare tra di loro.
“Perché i vampiri non sopportano i bambini.”, mugugnò il moro a disagio. Subito Stoyán alzò l’indice: “Lŭzhliv! I bambini avvertono quando c’è qualcosa di strano e lo manifestano col pianto. Perciò è meglio se ci teniamo lontano.”
“E come farai quando un giorno tu e Rogan starete insieme e lei vorrà avere un bambino?”, commentò la ragazza e – forse Niklas si sbagliava –  avvertiva un tono acido.
“Semplice: non lo avrà. I vampiri non possono avere bambini.” rivelò il ragazzo, masticando di gusto un pezzo di tacchino con la salsa sopra.
“Ma… come..? E Renesmee? Edward e Bella…”
“Jackie, ancora! Perché ti ostini a fare esempi e paragoni con opere di fantasia?”, sbottò l’altro, con la bocca piena di cibo.
“Prima finisci di mangiare… fai schifo!”, sibilò lei, mollandogli un pizzicotto micidiale al fianco.
Il vampiro più giovane deglutì, e sospirò: “Siamo creature vittime di una maledizione morte e tornate in vita… Possiamo dare la vita solo attraverso il sangue, segui il mio ragionamento…”
“Perché parlare di questo proprio a Natale? Su, ragazzi miei, godetevi la buona compagnia e questo buon cibo che la signora O’Moore ha preparato con tanto impegno.”, li bloccò Stoyán con un sorriso un po’ forzato. Sicuramente non gradiva tutte quelle rivelazioni, perciò Nik tenne la bocca chiusa e Jackie smise di fare domande.

Nel pomeriggio i due fratelli maggiori, Edward e Robert, fecero scoppiare qualche Christmas Creackers, imitati poco dopo anche da Jack e Jackie e seguiti infine da Niklas e John; la strane caramelle rivelarono contenere alcune coroncine, frasi divertenti su Babbo Natale, alcuni dolcetti, una matrioska carinissima che Edward regalò alla moglie Caroline, un anellino che Niklas diede a Jackie. un portachiavi a forma di albero di natale che Robert si attaccò alle chiavi dell’auto, divertito, un magnete a forma di stella che John attaccò al frigo di casa vicino a uno a forma di cuore trovato da Jack e una matitina rossa e verde che Jackie tenne per sé; la giornata si concluse con la visione di un film che la mamma della ragazza adorava: Sette spose per sette fratelli.
Gli uomini di casa preferirono stare al tavolo a chiacchierare di lavoro e di calcio, perciò Niklas ne approfittò per fare una battutina alla ragazza castana seduta di fianco a lui.
“Vedi quella biondina lì, Milly, la sposa di Adam?”, domandò con un sorrisetto beffardo.
“ Beh, sì, per forza. Che c’è?”, domandò annoiata lei, con il cellulare in mano, intenta a rispondere alla domanda del giorno di Ask.fm.
“Non ti ricorda qualcuno?”
“No, chi?”
“Ascoltala bene, Jackie… Si impone su quei poveri ragazzi Pontipee… dicendo che devono tenersi in ordine, vestirsi bene, lavarsi sempre e avere buone maniere nei confronti degli altri…”
Vide la ragazza aggrottare la fronte, pensierosa.
“Tu sei la Milly degli anni duemila…” Diamine, era uguale!
Subito lei si vendicò tirando fuori la rosa canina dal cerchietto che aveva in testa, spiaccicandogliela in faccia: tanto nessuno dei parenti la avrebbe notata, troppo impegnati a guardare il film o a parlare. Vittoriosa, ripose il fiore su un mobiletto in salotto. Per quel giorno Nik aveva subito abbastanza torture.
Il giovane strinse le labbra e si irrigidì, sotto lo sguardo di un divertito Stoyán, finalmente contento di vedere in parte una vendetta per quello che aveva subito lui con la porta la sera della vigilia.
Verso tarda sera, i due vampiri decisero che era ora di tornare a casa e raccolsero le loro cose, salutarono tutta la famiglia O’Moore e ringraziandoli per l’ospitalità.
“ Di nulla, quando volete! Jackie, li accompagni tu alla porta?”, li salutò Marion con un sorriso cortese, mentre controllava che le candele rosse fossero ancora accese.
“Certo, mamma! Ah, Niky, aspetta un attimo!”, esclamò la ragazza, correndo su per le scale e tornando con un pacchetto rettangolare rosso tra le mani.
“Il tuo regalo.” Lo porse all’austriaco con un sorriso un po’ incerto.
Niklas ci rimase: non si aspettava certo un regalo da quella squinternata! E la forma… mica era uno stupido libro sui vampiri? Lo prese, incerto a sua volta, ma chinò il capo e mugugnò un imbarazzato “Grazie.”
La vide torturarsi il labbro inferiore con il pollice e l’indice, come se lo pizzicasse, ansiosa di sapere cosa ne pensava.
Il moro lo scartò, rivelando essere Just Dance 4.
Un videogioco. Oh.
“Così ci possiamo giocare tutti e due. Insomma, si tratta di ballare e seguire le mosse, ma vedremo poi insieme.”, mormorò, senza smettere di tormentarsi quel povero labbro.
“Ok…”
Era… davvero un bel regalo, in fondo.
Arrivati alla porta, lei l’aprì e si salutarono con un goffo quanto stranissimo abbraccio. Forse poteva considerarla sua amica, riuscivano a fare quasi dei discorsi intelligenti, insieme.  Ma quando si staccarono, il ragazzo non poté non notare il labbro inferiore che le sanguinava leggermente, forse per tutto quello stuzzicamento di prima.
Senza pensarci due volte, si avvicinò velocemente e lambì le labbra della ragazza con le proprie, per poter assaggiare quel sangue che tanto gli piaceva e che lo faceva sentire bene.
Sentì Jackie irrigidirsi ma non si spostò. Non fece altro per interrompere quel contatto tra di loro.
Era davvero buona, pensò, mentre succhiava appena quel poco che c’era, a occhi chiusi, mentre appoggiava le mani fredde sulle guance calde di lei per quelli che parvero interminabili minuti.
Come guidato dall’istinto, desideroso di sentire ancora quel buon sapore, violò la bocca di Jackie, coinvolgendola in un bacio profondo, lento e, soprattutto, dolce.
Completamente diverso dal primo che le aveva dato quella sera della serenata.
Un colpo di tosse di Stoyán lo riportò alla realtà. Si staccò, ansante, rendendosi conto solo in quel momento di necessitare d’aria e di quello che aveva appena fatto. Jackie lo stava fissando con gli occhi sgranati, la bocca semiaperta, un’espressione di pura sorpresa.
Ma che accidenti gli era preso?
“ Ehm… Q… questo è… il mio regalo per te, sì… un bacio come si deve da un vampiro vero.” Inventò al momento la scusa più plausibile che il cervello gli permetteva.
“ Pensi… che andrà bene per Rogan?”, aggiunse poi, frettoloso, come a dare un altro motivo per giustificare quel gesto.
La ragazza annuì, senza dire una parola.
“ Allora… ci sentiamo, eh…” salutò, agitando una mano prima di girarsi per poter tornare a casa in compagnia di un sorridente e irritante Stoyán.
“Guai a te se dici qualcosa.”, ringhiò sottovoce al maestro, lasciandosi alle spalle la casa della ragazza.
Accidenti…

***

Jackie chiuse la porta di casa alle sue spalle, tornando nell’atmosfera calda e confortante della sua famiglia, intenta a scartare regali e mangiare dolcetti vari.
“Io… vado un attimo in camera…”, mormorò e, senza preoccuparsi di essere sentita o meno, salì nella propria stanza. Si sentiva le gambe molli, come di gelatina e il proprio animo in uno strano stato catatonico.
Si stese sul letto, affondando la testa nel cuscino morbido, freddo; freddo come le mani di Niklas che avevano accarezzato le sue guance calde, guance che ora erano stranamente bagnate, rigate di lacrime.
Sì, lei stava piangendo, ma perché mai?
Aveva ricevuto un bacio bellissimo dall’austriaco, molto meglio del primo che si erano dati per dovere, molto meglio di qualunque bacio letto nei libri o visto in televisione.
Niklas l’aveva baciata, e a lei era piaciuto da morire.
Doveva ammetterlo almeno a sé stessa, non poteva più negarlo.
“Lui mi piace.”, disse con un filo di voce, stringendo le lenzuola tra le dita. Singhiozzò, colta da una stretta al petto che faceva male, dannatamente male.
Niklas le piaceva.
Ma non sarebbe mai stato suo, perché lui era innamorato di Rogan, la più bella della scuola, quella a cui tutti sbavavano dietro come maiali. Lui era un cretino. Cretino come tutti!
Pianse, soffocando tutto contro il cuscino e soffiandosi il naso con le lenzuola. Che schifo, stava proprio da schifo…
Con che faccia l’avrebbe guardato d’ora in poi? Con che animo l’avrebbe aiutato a conquistare la compagna?
Era un dramma. Un tremendo dramma, un casino, oh, se lo era!
Maledizione… perché proprio a lei?

***

Rogan aveva appena finito di passare il Natale con la sua famiglia e guardava il proprio Galaxy S3 come se fosse stata in trance.
Chiamare o non chiamare?
Alla fine si decise: premette il tasto verde, in attesa di risposta.
“Pronto?”
La voce di Niklas era incerta. Lo sentiva strano, ma poteva benissimo essere sorpreso per la sua chiamata.
“Ciao, Niklas, sono Rogan…”
“Io… sì, lo so… appare il tuo nome…”
Ecco, la figura da cretina. Si passò la mano sinistra sulla faccia, in imbarazzo.
“ Giusto…”, mormorò divertita, cercando di sdrammatizzare.
“Già..”
E ora, che dire? Come iniziare?
“Senti… per Capodanno hai da fare? Do una festa, qui a casa mia... mi farebbe piacere se venissi anche tu.”, disse, iniziando a torturarsi una ciocca di capelli, rigirandosela tra le dita, in attesa di una risposta.
“Senza Jackie.”, aggiunse, frettolosa; non sapeva perché le era uscita quella frase. A dir la verità non ci aveva pensato molto, però non voleva che la O’Moore venisse per stare appiccicata a lui, ecco. Come al suo compleanno.
Stettero in silenzio per qualche minuto.
“Ci sei?”, domandò, preoccupata. Le bastava solo sentire una parola, qualsiasi cosa!
“S… sì… scusami… ci posso pensare?”, rispose incerto il ragazzo, come se non fosse stato convinto.
La ragazza si mordicchiò il labbro, annuendo tra sé.
“Certo. Nessun problema. Mandami pure un messaggio… dove vuoi ecco. Ci sentiamo.”
Chiuse quella agonia chiamata telefonata, riponendo il cellulare in tasca.
Non si era mai sentita così insicura e impacciata come in quel momento.

 

 


 

 

 


Note Finali: Ehh capitolo di Natale, e soprattutto…IL BACIO! Capperi, è stato un parto scriverlo, e la parte di Jackie l’ho riscritta un paio di volte perché volevo riuscire a rendere al meglio i suoi sentimenti. Questo è stato di certo il capitolo più romantico che ho mai scritto nella storia! xD
Ma tanto per essere chiari, questa storia è appunto romantico (tanto amore ma anche no), commedia (opera dalle tematiche leggere o atto a suscitare il riso, vertente assai spesso su amori controversi! –da Wikipedia x°D ) e beh, generale. Spero di non aver fatto una boiata, forse vi aspettavate una cosa più divertente, ma penso che un po’ di dolcezza seria ci vuole, e questo è il momento. Ci saranno altre cose divertenti, altre cose tristi… da qui in poi la storia inizia a entrare nel vivo, secondo me. Per il resto, questo capitolo l’ho scritto proprio sotto Natale ma ho dovuto pubblicarlo solo ora seguendo il filo della storia, una volta a settimana…mi dispiace!
Per il resto, si sono svelate un bel po’ di cose sui vampiri, sui nostri vampiri, perché come dice mia sorella, ogni autore deve dare un tocco personale, e non seguire alla lettera…senza esagerare eh!
Spero vi piaccia, aspetto impressioni…
Nel capitolo scorso invece la comparsa di Stoyán è stata decisamente ben accolta viste le numerose proposte di matrimonio/adozione qui e su Ask x°D e per altro è stato il capitolo più visto! OwO 100 visite in tipo 3 giorni OwO’’ alla prossima *W*
Piccole note: A voi l’ask dei personaggi, per tartassarli di domande e cazzate: AskAnotherWay
la stupenda One-shot di PinkyRosie sempre su un episodio a parte di Nik e Jackie, ovvero Lezioni di Bon Ton (Omaggio a Another Way) leggetelo e lasciatele una recensione!xD
Per chi volesse leggere l'arrivo di Nik in Irlanda e partecipare al giochino : Primo Impatto

Le bellissime fan art di Nik,Jackie e Stoyán di Sakurazukamori (che ringrazio tantissimo!!)
FANART1
FANART2
E qui un disegno fatto per Blackrose_96 che ha vinto la volta scorsa, e che ha chiesto un disegno di Nik e Jackie….una scena tagliata proprio del capitolo precedente!
Questo ! :D
Alla prossima!

 



 

 

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Capitolo 16
*** ...e felice anno nuovo! ***


 

ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 15
... e felice anno nuovo!

 

 

 

Provincia di Dublino, Casa di Niklas, 31 Dicembre 2013, meno sei ore a capodanno

Niklas era seduto sul divano di casa con il proprio computer sulle gambe.
Jackie non si era fatta sentire in quei giorni. Se da cosa da una parte lo preoccupava, dall’altra lo sollevava.
Aveva passato il Natale dalla compagna e ,quando era tornato a casa, Rogan lo aveva chiamato per invitarlo a passare il capodanno da lei.
Ma senza Jackie., aveva specificato. Quella frase lo aveva messo in una situazione di stallo.
Dirlo o non dirlo a Jackie? Farle sapere che andava da Rogan, oppure no? Se la avvisava, avrebbe dovuto dirle che l’altra non la voleva là. Stranamente la cosa lo faceva sentire in colpa. Insomma, cosa le aveva fatto Jackie per non invitarla?
Proprio non capiva.
In effetti, nel corso degli anni, aveva sentito dire che le persone dai capelli rossi erano considerate malvagie.
Si infilò le mani nei capelli e si grattò la testa, nervoso. Non capiva perché dovesse avere quei pensieri da ragazzetta innamorata. Che fastidio!
Sbuffò, cliccando il tasto F, usato per sparare contro gli zombie, con tanta forza da bloccarlo. ARGH!
Ci mancava solo questa.
Mentre metteva a posto il tastino, gli passò per la mente “Tu sei la Bella/Elena/Sookie della situazione” detto con la voce di Jackie. La cosa gli provocò un’orticaria non da poco.
Sì, ora che ci pensava, era proprio in mezzo ai due fuochi, come le ragazzine dei film e serie tv che Jackie guardava o che gli faceva guardare a forza.
True Blood lo aveva anche trovato carino. Cioè, più che carino era un porno in certe parti, ma per il resto gli piacevano cento volte di più quei vampiri degli altri. Almeno, Bill e la sua combriccola uscivano di notte, come esseri normali. Non brillavano o indossavano stupidi anellini comprati o cosa dalle streghe.
Ma non era quello il punto! Non voleva stare nello stesso limbo amoroso in cui erano invischiate anche quelle stupide protagoniste.
Si passò le mani sulla faccia, stanco, cercando di scacciare quei pensieri irritanti.
Tanto aveva già preso la sua decisione. Che ci voleva a decidere? A lui piaceva Rogan, mica Jackie, anche se...
A Natale, sull’uscio di casa O’Moore, aveva baciato Jackie. In realtà aveva voluto succhiargli il sangue che aveva la ragazza sul labbro. Un sangue che gli piaceva molto. Solo che quel gesto si era trasformato in qualcosa di più che non sapeva e non voleva spiegare.
Era successo tutto per caso. Ovviamente.
Per fortuna, qualche giorno prima aveva già detto a Rogan di sì. Sarebbe andato alla sua festa di Capodanno, a festeggiare con lei.
Doveva solo prepararsi. Con un sospiro, si alzò dal divano e incrociò Stoyán, che stava andando in cucina a prendere una busta di sangue.
Un momento.
“Dove l’hai presa quella?”, domandò sorpreso, indicando la busta che ora l’uomo teneva in mano; sembrano quelle che tenevano in ospedale.
Forse…
“Non avrai…”, si azzardò a chiedere, circospetto. Il vampiro più anziano guardò con disinteresse il liquido rosso ondeggiare nella plastica.
“Ho fatto un salto all’ospedale, sì. Ho trovato un’infermiera molto carina nei miei confronti, e con un po’ di ipnosi ne ho approfittato… È da tempo che non affondo i denti nelle vene della gente, è una cosa così… barbara, anti igienica… preferisco questo metodo. Meglio che andare a elemosinare sangue da dei barboni…”, lanciò la frecciatina con un sorrisino, prima di iniziare a bere di gusto sotto lo sguardo di un invidioso Niklas.
Con un sospiro, l’austriaco si vestì con la camicia nera, il gilet e pantaloni grigi con le scarpe eleganti.
Andò in bagno a radersi e darsi una specie di pettinata, seguendo le indicazioni del suo maestro. Dopo aver guardato la boccetta di profumo che Jackie gli aveva preso, la lasciò nel mobiletto senza metterlo. Non voleva soffocare ancora.
Era pronto per andare, perciò, dopo aver salutato il suo maestro – che ormai viveva lì in pianta stabile – e aver spento il cellulare per evitare di ricevere chiamate imbarazzanti, si incamminò verso casa di Rogan.

***

Casa Macklemore, 31 Dicembre 2013, meno quattro ore a capodanno.

Rogan era in giro per casa a ultimare i preparativi per la festa che si sarebbe tenuta a breve.
Erano già arrivati i suoi cugini più grandi a darle una mano, come ad esempio aprire sacchetti di patatine da mettere nelle ciotole o sistemare panini e salatini nei vassoi, come una vera festa per salutare l’anno vecchio e accogliere quello nuovo.
In quanto maggiorenni, non mancavano alcolici di ogni tipo: birra, qualche grappa, creme alcoliche, sorbetti, vodka e tanto altro che aspettava solo di essere bevuto.
La musica in quel momento era bassa, pronta a essere alzata qualora gli ospiti sarebbero arrivati; risuonava nell’aria brani di Martin Garrix, Afrojack, Avicii, Calvin Harris e Hardwell, tutti i maggiori dj che andavano in quel momento nel panorama musicale: un cd offertogli gentilmente da sua cugina, una patita di musica techno, dance e house.
Per la casa aveva spruzzato profumo di lavanda, per rilassare; i fuochi d’artificio erano in una scatola in taverna, pronti a essere tirati fuori al momento opportuno.
Era più che soddisfatta di tutto ciò. Non vedeva l’ora di dare mostra della casa.

Dopo pochi minuti la ragazza sentì il campanello suonare. Corse alla porta per andare ad aprire e per far entrare la gente lì presente; con loro c’era anche Niklas.
Gli sorrise, ricambiata dall’altro con timidezza. Quell’espressione lo rendeva ancora più carino.
Era davvero cambiato in quei mesi, e in bene… Diamine, doveva controllarsi..!
“Entra, entra pure… Tutto bene?”, domandò, con un ampio sorriso.
Era così contenta!
“Sì, tutto bene. Tu?”, rispose e chiese lui di rimando, con le mani in tasca.
“Sai ho… letto il libro che mi hai regalato. È davvero molto bello… la storia della Pavlova ad esempio non la sapevo. Grazie mille.”
“Mi fa piacere.”
Certo che parlava davvero poco! Ma avrebbe tirato fuori con le pinze qualche parola in più dal ragazzo.
Salutò un po’ di gente e guidò Niklas nell’ampia sala, vicino al tavolo pieno di cibo e bevande.
“Allora… sei venuto da solo.”, disse lei, versandogli della vodka alla menta in un bicchiere – magari quello lo avrebbe sciolto un po’ – e glielo porse con nonchalance.
“Sì. Insomma, non è così strano.”, borbottò lui, prendendo il bicchierino e annusando il contenuto. Che sospettoso! Lo restituì alla compagna, scuotendo il capo. “Non bevo, mi spiace.”
“Capisco. Vado a dare un’occhiata alla pizza… divertiti pure!”, esclamò, dandogli una carezza sul braccio e andando in cucina per controllare veramente com’era la situazione cibo.
Sentiva lo sguardo di Niklas su di sé mentre si allontanava, e questo la fece arrossire.

Era stata fermata ancora da amici per ballare per questo si era stancata parecchio.
Oltretutto aveva bevuto un po’; si sentiva bene, tutto era così allegro e non provava alcuna preoccupazione. Perché averne?
Si rassettò il vestito rosso messo per l’occasione, senza spalline, con la gonna ampia a pieghe che le metteva in risalto le gambe, e andò a sedersi sul divano dove era seduto anche Niklas.
“Ti senti bene? Non vai a ballare?”, domandò incuriosita, ansiosa di conoscerlo di più. Era davvero introverso il ragazzo…
“Non mi piace molto ballare… poi c’è… beh, la musica troppo alta… ma è un pensiero da vecchietto, vero?”, domandò lui, con un piccolo sorriso. Lei ridacchiò per la battuta, trovandola carina.
“Si festeggia per lasciarsi alle spalle l’anno vecchio. Ormai manca meno di un’ora alla mezzanotte…”, aggiunse la ragazza, guardando l’orologio color oro che portava al polso.
“ Già…” Lo vedeva leggermente a disagio, come se non si fosse sentito al suo posto.
“Sai… io e Ryan ci siamo lasciati, dopo Natale.”, mormorò, sistemandosi vicino all’altro talmente vicino che le loro braccia potevano sfiorarsi.
La faccia che fece Niklas poi non sapeva come definirla. Forse un misto di emozioni: c’era sorpresa… contentezza, era forse un mezzo sorriso quello? ...incertezza e anche dispiacere.
“ Mi dispiace.”, disse poi, chinando il capo, senza riuscire a guardarla.
“ Grazie. Ma… non… non mi dispiace così tanto. I nostri rapporti si erano raffreddati e… sono certa che c’è di meglio.”, sussurrò, con voce bassa, all’orecchio del ragazzo.
Lo vide passarsi le mani sulle gambe, come se fosse stato un po’ nervoso o in ansia, e fissare dritto davanti a sé, con le labbra strette. Però, i suoi occhi parlavano chiari: l’aveva scosso, ne era certa.
Stava per dire altro quando decise di bloccarsi; non era il caso di tormentarlo oltre, e non voleva passare come poca di buono che si lanciava affamata sul primo ragazzo che gli dava attenzioni: no, lei non era quel genere di persona! Certo, era leggermente brilla e su di giri, ma questo non le dava il diritto di comportarsi senza giudizio.
Colta da un piccolo giramento, appoggiò la testa sulla spalla del compagno con un sospiro. Lo sentiva freddo. Sia la camicia che la pelle erano gelide. Chissà perché? Eppure c’era parecchio caldo in casa, tra il riscaldamento acceso e la gente lì radunata. Forse qualcuno aveva aperto la porta e c’erano degli spifferi?
Rimase appoggiata a lui, senza fare altro.
Un ragazzo, un suo amico, la invitò a ballare, con un sorriso che pareva uscito da una pubblicità della Mentadent.
“No, grazie, Jason… sono un po’ stanca, ho già dato sfogo prima.”, declinò, alzando la mano in un cenno che chiedeva tregua.
“Dai, Rogan… Non fare la difficile! Nemmeno fosse tutto il giorno che balli no-stop…”
“Davvero, non mi va.”, ribatté lei, cercando di essere gentile. Ma l’altro non mollava, anzi, la prese pure per un polso.
La padrona di casa tentò di liberarsi, invano: Jason aveva davvero la presa forte. Si sentiva male al pensiero di rimettersi in piedi ma sentì come qualcosa di strano provenire da Niklas: l’austriaco infatti stava fissando malissimo il suo amico, con una faccia che faceva paura.
“Dovresti lasciarla.”, gli disse, con una calma innaturale ma che metteva un po’ di inquietudine.  Forse a causa della punta di rabbia che aveva sentito nella sua voce.
Jason, come se fosse stato ipnotizzato da quella voce, lasciò il suo polso e alzò le mani in segno di resa.
“ Scusa, Rogan. Non so cosa mi sia preso.”, mormorò Jason, allontanandosi per tornare in mezzo agli altri invitati, probabilmente ad abbordare qualcun’altra.
“Per fortuna se ne è andato.”, mormorò lei, tornando ad appoggiarsi sulla spalla del moro, stanca.
“Già.” Inutile, di più non riusciva a scucirgli.
Passarono così una mezz’ora in silenzio, seduti, lontano dal caos prodotto dalle altre persone, che li ignoravano ben volentieri. Anche se lei non capiva perché.
Di solito tutti la cercavano, ma forse l’ultimo dell’anno la faceva passare in secondo piano.
Scosse il capo, mettendosi seduta bene, con la schiena dritta, per iniziare a fare il conto alla rovescia.
“Dieci…”
“Sta per arrivare l’anno nuovo.”, ridacchiò lei, mentre la gente attorno a loro si armava di trombette e altro.
Alcuni ragazzi erano già fuori con i fuochi pronti a essere sparati nella stradina, ora piena di gente, con fontane e altro.
“... nove …!”
“ Già.” Ma non sapeva dire altro??
“... otto ...!”
“ Su, fai il conto alla rovescia con me!”, lo incitò con un sorriso, accarezzandogli la mano fredda.
“… sette …!”
“D’accordo…” Sorrise appena anche lui, ed era meraviglioso.
“… sei …!” Tutti erano entusiasti, mancava pochissimo ormai.
“… cinque …!” Rogan disse questo numero divertita, appoggiando le mani sul suo braccio.
“… quattro …!” Questo lo disse Niklas, voltando la testa verso la finestra che faceva vedere quanto fosse buio fuori. Il cielo stellato a momenti si sarebbe riempito dei colori più disparati.
“… tre …!” Le voci si sentivano più eccitate, ormai prossimi alla fine.
“… due …!” Il cuore era in gola, da lì a un secondo….
“… uno …!” Il 2013 era finito.
“BUON ANNO! BEN ARRIVATO 2014!” Tutti scoppiarono in un’ovazione che fece quasi tremare i muri della casa; alcuni stapparono lo spumante e iniziarono a versarlo nei flute appositi, alti e stretti, traboccanti di schiuma; fuori si sentivano i botti degli scoppi dei fuochi, che illuminavano il cielo come se fosse stato giorno, mentre si sentivano le grida di gioia dei vicini.
Sia Rogan che Niklas presero i bicchieri e bevvero alla salute del nuovo anno, buttando giù lo spumante come se fosse acqua.
La ragazza ridacchiò, appoggiando il bicchiere sul tavolino basso lì vicino, insieme a quello di Niklas e, dopo aver guardato il moro negli occhi, non ci pensò due volte a unire le labbra con le sue.
Quelle dell’austriaco erano fredde, ma stranamente sentiva un calore dato da quel bacio che le trasmetteva un brivido caldo lungo le braccia.
Niklas sembrava dapprima incerto; poi lo sentì premere la sua bocca contro la propria. Bene, così si ragionava!
Gli circondò le spalle con le braccia, accarezzandogli i capelli castano scuro, morbidi, davvero piacevoli da toccare.
Dal semplice bacio a stampo a quello con la lingua il passo fu breve: la compagna entrò nella sua bocca con facilità, coinvolgendolo in qualcosa di dolce ma anche passionale, frettoloso, come se non desiderava altro da tutta la sera…

***

Nei pressi di Casa Macklemore, 1 Gennaio 2014 da pochi minuti.

Jackie, com’era prevedibile, aveva passato il Capodanno con la sua famiglia, come a Natale.
Finiti i fuochi e altro, aveva chiesto il permesso ai suoi genitori per andare a fare gli auguri a Stoyán e Niklas; sia Marion che Howard avevano approvato, chiedendo di salutarli anche da parte loro.
La brunetta si era recata alla casa dell’austriaco, trovando nell’abitazione solo il “vecchio” maestro che era intento a bersi diverse sacche di sangue prese da chissà dove.

“E Niky?” Aveva chiesto, con imbarazzo, perché era certa di essere arrossita nel pronunciare il suo nome. Che fastidio, l’amore!
“Oh, è andato a una festa.”, aveva risposto Stoyán leccando le ultime gocce sul bordo. Sembrava più un gesto da bambino, più che da adulto. Dopotutto, il bulgaro era un uomo che aveva più di trent’anni.
“Una festa. Niklas Reiter. A una festa. Ma stiamo parlando della stessa persona?” aveva chiesto, stranita. Com’era possibile che quel musone che odiava uscire fosse andato addirittura ad una festa? Si era aspettata di trovarlo sul divano al computer a giocare a quello stupido gioco di guerra o ad ammazzare zombie a manetta.
“Sì, la festa di una certa…” l’uomo si era preso la radice del naso tra il pollice e l’indice, a occhi chiusi, pensieroso.
“Non ricordo il nome. Una ragazza della sua classe.”
“Rogan Macklemore?” Aveva pronunciato quel nome con una tale acidità nel tono che avrebbe potuto corrodere qualsiasi cosa.
“Forse.” Il maestro si era stretto nelle spalle e aveva buttato la bustina di plastica nel vetro.
“Quello non va lì. Qui facciamo la raccolta differenziata.” Lo aveva ripreso la ragazza, inferocita. Da arrabbiata sembrava una fanatica dell’ambiente, che non permetteva e non perdonava nulla.
“Raccolta differenziata… sì, ne ho sentito parlare…”
“Prenda quella busta di plastica e la metta IMMEDIATAMENTE nel sacchetto della plastica.” Aveva sibilato, dopo aver pestato un piede a terra e aver tirato fuori dalla borsetta una rosa canina.
Subito Stoyán aveva alzato le mani, anzi, la mano, una sola, poiché l’altra era impegnata a tapparsi il naso. Aveva prelevato il reperto incriminato dal sacchetto del vetro o lo aveva messo in quello della plastica come richiesto.
“Ben fatto. Arrivederci!” E fumante di rabbia era uscita di casa sbattendo la porta.
Per poi riaprirla l’attimo dopo.
“E Auguri di buon anno!” aveva sbottato, prima di richiudere la porta con poca delicatezza.

Ora che stava camminando all’aria fredda della sera, si era sentita stupida. Aveva perso le staffe come una scema, non poteva comportarsi così!
Niklas non aveva fatto un contratto con lei, era libero di andare dove voleva, da chi voleva, e con chi voleva.
Questo pensiero la fece rattristare. Aveva trattato malissimo Stoyán, ma non sarebbe stato intelligente andare a scusarsi subito: il suo animo era troppo imbarazzato per fare la figura della bipolare.
Camminare l’aveva aiutata a sbollire la rabbia. Nel mentre, rifletteva.
Niklas era andato a una festa di Rogan senza di lei. Potevano esserci diverse opzioni:
-Rogan aveva invitato solo Niklas perché considerava lei ancora una sfigata indegna della sua amicizia;
- Rogan aveva invitato tutti e due ma Niklas si vergognava troppo a venire con lei, visto che tutti erano soliti equivocare il loro rapporto;
- Rogan non aveva invitato nessuno, Niklas aveva sentito della festa solo all’ultimo minuto e si era dimenticato di avvisarla;
- Rogan non aveva invitato nessuno, Niklas aveva sentito della festa solo all’ultimo minuto e non voleva disturbarla sapendo che avrebbe passato il capodanno in famiglia.
Sperava vivamente nell’ultima opzione, ma quella parte maligna e lucida di sé le diceva chiaramente che la verità era la seconda opzione, quindi si presentò a casa della compagna un po’ mogia.
C’era la porta aperta, gente ancora in strada, intenta a ridere e a far scoppiare qualche petardo con gli amici. Entrò con circospezione, visto che era una ‘imbucata’, ma non fortunatamente fu fermata da nessuno.
Cercò Niklas per tutta casa, prima in cucina (ops, guarda, un pezzo di pizza solitario senza famiglia…. gnam!) poi nella sala, dove individuò una capoccia mora familiare…attaccata come una sanguisuga ad una testa rossa.
Fu come se il tempo si fosse fermato e la terra fosse sparita da sotto i piedi.
Quella brutta strega, sgualdrina, opportunista, puttanella, meretrice di Rogan stava baciando Niklas! O Niklas stava baciando Rogan, dipendeva dai punti di vista.
Sapeva solo che entrambi erano lì a pomiciare senza ritegno. E lei che era venuta lì per fare loro gli auguri!
Non sapeva perché era così delusa, lo sapeva fin dall’inizio che l’obiettivo era quello di farli mettere insieme, e a quanto pareva l’intento era riuscito… ma…beh… Era troppo presto! Mancavano ancora un paio di punti alla fine del programmino. Insomma, avrebbero dovuto avere un regolare appuntamento prima di avventarsi l’uno sull’altra in quel modo!
Avrebbe potuto fare una scenata. Ma non sarebbe caduta così in basso, nossignore! Chissà se Niklas gli avrebbe detto di quella cosa poi… o se sarebbe stato zitto.
Col morale a terra, fece dietrofront per tornare a casa propria, probabilmente a farsi una maratona di Vampire Diares.
La rosa canina che aveva in mano, che si portava sempre dietro, scivolò dalle sue dita e cadde a terra, calpestata dalle persone attorno alla casa…
L’inizio dell’anno era stato davvero uno schifo.

 

 



AskAnotherWay
Il gruppo Facebook

When Tomocchi is joy

 

 

Note Finali: Ditemi che si vede quanto ho odiato scrivere questo capitolo. Un altro bacio anche qui, e stavo per strapparmi i capelli! Niklas, che cappero faaaaaiiiii!!! Ora mi aspetto che si formino i gruppi… anzi, i team! Invece di Team Edward e Team Jacob….Team Rogan e Team Jackie! Chi parteggia per chi?? Alcune le so già… cioè, la maggior parte di voi so che è del Team Jackie…ma mi chiedo se qualcuno patteggia per Rogan! sentiamo, sentiamo, fatevi sotto! Le cose son già decise eh… ma son comunque curiosa di sapere chi tiferà per nulla x°D
Appunto per il team Jackie: il vostro motto (offerto gentilmente da PinkyRosie, la vostra capostipite (?)) è Rogan al rogo! X°D
E viste le battaglie su Ask…sul gruppo FB troverete il sondaggio per Mr.Another Way!
Questa è l'immagine che vedrete xD


Nel periodo in cui avevo scritto questo capitolo (ai primi di gennaio, proprio dopo capodanno!) avevo il terrore di aver perso tutti i capitoli della storia perché appena accendevo il pc veniva fuori la famigerata schermata nera col trattino bianco lampeggiante in alto a sinistra. Già immaginavo di dover formattare il computer. Ma per fortuna, il problema era un cd dimenticato dentro da mia sorella… non immaginate l’ansia e gli infarti che avevo avuto! xD
Passando ad altro, ringrazio PinkyRosie, Sakurazukamori, Kleis, Mojita_Blue, lovelymangaka, MarshBocchan, Mamichan, Genevieve de Cendres, Bijouttina e Soheila per aver recensito la storia; un grazie a Soheila, Bijouttina e per aver messo la storia tra le seguite! *O* ma soprattutto un grazie a tutti voi lettori silenziosi!
*3*

 

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Capitolo 17
*** Animal ***


 

ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 16
Animal

 

 

 

Dublino, Fitzgerald School, un Martedì mattina, dal ritorno delle vacanze.

L’inizio dell’anno era stato davvero fantastico.
Chi accidenti avrebbe mai detto che lui, lo sfigato ignorato da tutti, in appena due mesi sarebbe cambiato così tanto da ritrovarsi a pomiciare con Rogan Macklemore, la gnocca della scuola?
… Forse lo aveva già pensato, o si sbagliava?
Piano, Niklas, ritorna con i piedi per terra, sei un vampiro normale, intelligente, con una morale e tranquillo….
Ma a chi la dava a bere? Era troppo su di giri!
Trecentotredici anni e non aveva mai baciato, fino a quel momento!
Jackie aveva avuto ragione su tutto – beh, quasi tutto – , non doveva essere così duro con lei, in fondo. Certo, aveva anche esagerato – molte volte, a volte anche troppe – ma in fondo aveva davvero agito per il suo bene, come aveva detto spesso.
Certamente non avrebbe mai abbandonato il suo computer e i suoi giochi. Andava bene tutto, ma non sarebbe cambiato radicalmente per una persona. Non era nemmeno giusto o salutare; però tenersi in ordine poteva farlo. Poteva sforzarsi, per Rogan.
Mancavano cinque minuti all’inizio delle lezioni quando vide Jackie entrare in classe seria, non allegra come al solito. Chissà, forse aveva passato delle brutte vacanze. La vide tirare dritto al proprio posto, senza rivolgergli nemmeno un’occhiata.
“Ehi.”, la chiamò incerto. Era la prima volta che lo faceva di sua spontanea volontà – e la cosa era stranissima.
La ragazza si voltò, fermandosi a metà strada. Lo raggiunse, atona.
“ Ciao, Niky. Scusami, ero sovrappensiero. Ah, preparati, oggi abbiamo da concludere il programmino…”, disse, picchettando l’indice sul suo banco.
… Eh?
“Ancora? Ma cosa bisogna fare?”, domandò, un po’ deluso. Sperava di aver concluso tutte le cose, e invece…
“Non fare storie!”, sbottò lei, pizzicandogli il naso: “ Vengo a prenderti a casa tua oggi alle cinque, fatti trovare pronto!”, concluse, perentoria.
“ Ma va tutto bene? Sei più aggressiva del solito.”, notò lui, incrociando le braccia al petto, fissandola stranito, come a scrutarle dentro.
Jackie strinse le labbra, le mani strette in un pugno lungo i fianchi.
“ Certo che va tutto bene! Ci vediamo.”, salutò, andando al proprio posto.
Mah. Era più stramba del solito.
L’attimo dopo entrò Rogan, che salutò il moro con un sorriso timido e un cenno della mano, che lui ricambiò.
Dopo quel bacio, quella notte, si era staccati, guardati, e salutati con un certo imbarazzo.

“Io… scusami, ti sono praticamente saltata addosso, non so cosa mi sia preso.” Aveva mormorato lei, mettendosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“ No… non preoccuparti. Tranquilla, insomma… Non mi hai stuprato.” Aveva ridacchiato lui, per smorzare la tensione. Anche lei lo aveva imitato, divertita. Cavoli, aveva davvero un buon profumo! Il suo sangue doveva essere altrettanto buono… ma doveva controllarsi!
“ Allora… Grazie dell’invito, ci… ci sentiamo.” Aveva salutato lui, alzandosi dal divano e stirandosi i pantaloni con le mani.
“ Ci sentiamo.” Aveva ricambiato lei a sua volta, dandogli un bacio sulla guancia e accompagnandolo alla porta.
Quasi per caso aveva pestato una rosa canina a terra, ma sul momento non ci aveva dato attenzione: con Rogan a fianco non riusciva a pensare ad altro.
Tornato a casa, Stoyán aveva chiesto perché fosse così contento, e lui l’aveva mandato a quel paese, perché l’aveva detto in un modo che sembrava più una frecciatina che reale interesse.

Scosse il capo. Ormai non passava giorno che ripensasse a quel momento. Ancora non ci credeva, eppure era successo e doveva accettarlo.
Entrò Wilson, il professore di inglese, che iniziò subito a scrivere la lezione del giorno sulla vecchia lavagna, mentre il gesso nuovo emetteva quel suono che faceva venire i brividi a tutti tranne che all’impassibile insegnante.
Con un sospiro, l’austriaco tirò fuori il libro di grammatica, l’astuccio e il quaderno dalla cartella, per poter ricopiare lo schema che l’uomo aveva appena finito di scrivere.
“ Pagina 84, voglio una traduzione perfetta del testo, e non voglio scuse perché siamo stati ben due settimane su questo argomento e ormai siete all’ultimo anno. Sarà argomento d’esame.”, dichiarò Wilson, rigirandosi una matita tra le dita.
Ah, già, gli esami finali per il diploma. L’ultimo anno.
Avrebbe anche potuto informarsi per l’università, magari frequentarla con Rogan…

***

Casa di Niklas, quello stesso giorno, pomeriggio.

Jackie era arrivata davanti alla casa dell’austriaco e, dopo aver infilato le chiavi nella toppa, entrò, trovando l’abitazione nel più integro silenzio.
Sospirò, immaginando che entrambi i vampiri fossero ancora a letto, e difatti, passando davanti alla camera degli ospiti – ormai di Stoyán – trovò il maestro raggomitolato sotto le trapunte, nel buio più completo.
Passò oltre e raggiunse la camera di Niklas, dove pure il ragazzo era rannicchiato sotto le coperte come un orso in letargo.
Si mise in posizione, arretrò di un paio di passi e prese la rincorsa per buttarsi sul letto, sentendo un “Ow..!” dolorante provenire da sotto quell’ammasso di lenzuola.
“Jackie, sei tu, vero? Ma che ti è preso?”, si lamentò il vampiro, cercando a tentoni gli occhiali sul comodino per inforcarli e fissarla malamente meglio.
“ Sono le cinque, Niky! Ti avevo chiesto di essere pronto per quest’ora!”, gli ricordò la ragazza, dandogli un pizzicotto.
“E smettila! Uff, ok, ok, mi preparo…”, mugugnò lui, mettendosi seduto e infilandosi i soliti jeans e felpa.
“Ancora quelle robe trasandate?”, disse la brunetta, fissandolo mentre stava seduta sul letto.
“Per uscire con te vanno benissimo.”, assicurò il moro, tirandosi su la zip con attenzione, per evitare che si incastrasse, come l’ultima volta.
La ragazza si rattristò un attimo. Bell’atteggiamento che aveva… Certo, vestiamoci da barboni per Jackie e da figoni per Rogan!
Sospirò, affranta. Appena fu pronto, uscirono di casa.
“Ah, aspetta qui.”, disse sulla porta, prima di chiuderla, e il ragazzo annuì, stando sulla soglia con le mani in tasca.
Jackie tornò dentro, diretta alla camera di Stoyán.
“ Maestro… volevo… chiederle scusa per come mi sono comportata l’ultimo dell’anno. Ecco… diciamo che avevo litigato con i miei, e non ero proprio in me…”, mentì, per giustificare l’acidità che aveva avuto.
“Lŭzhliv! Tu sei innamorata, ragazza mia… vero?”, sentì mugugnare, ma con una dolcezza nella voce che la fece annuire. Non c’era accusa. “Tranquilla, scuse accettate.”, le assicurò, vedendo una mano spuntare da sotto le coperte per salutarla.
Con un sorriso mesto e col cuore più leggero per aver condiviso il suo “segreto” con un’altra persona, Jackie lo salutò a sua volta e tornò dall’amico.
“Andiamo.” Si sentiva meglio, più sollevata, e doveva averlo avvertito anche Niklas, perché lo vide più tranquillo e docile di quando si era svegliato.

Negozio di animali Lucky Green, ore 17.45 circa.

“Cosa siamo venuti a fare qui?”, domandò Niklas, visibilmente terrorizzato e stranito. Lei non capiva perché.
“Punto due della Fase tre, ricordi? Comprare un animale da compagnia, proprio per te. Penso che possa renderti più socievole…”, citò la ragazza, sventolando il famoso e ormai logoro foglietto del “Programmino”, la lista delle cose da fare per trasformare l’austriaco in un bel vampiro come doveva.
“Non ho bisogno di animali. Non ne ho bisogno.”, farfugliò l’amico, un po’ ingobbito per proteggersi. Ma che gli prendeva?
“Si può sapere che hai? Sembri ancora più scemo, questo comportamento non ti si addice!”, esclamò lei, seguendo il suo sguardo e notando che fissava la gabbia contenente delle Cavie, quell’animale simile ad un criceto troppo cresciuto.
Cavia Porcellus, recitava la targhetta.
“ … Stai tremando… per loro?”, domandò incredula. In effetti, le cavie avevano gli occhietti neri puntati minacciosi contro Niklas, emettendo un cuuuiiiiii basso molto inquietante.
“ Le cavie sono i nemici naturali dei vampiri. Ecco, contenta? Ora lo sai. Andiamo via di qui.”, biascicò il ragazzo, ormai rannicchiato a terra.
“ Niky, non ci posso credere. Come è possibile..?” Non era possibile, non era possibile, doveva essere per forza una presa in giro! Tra tutti gli animali poi, proprio la cavia!
“Le cavie avvertono gli spiriti maligni, ed erano usati nei rituali di guarigione per tirarli fuori dagli umani malati ed eliminarli... Sulla Ande, in Perù, Bolivia, Ecuador… iniziarono ad allevarle per questa loro particolarità. Difatti in quella zona non c’è nemmeno un vampiro, nada, nisba, niet, nulla. E poi hanno quelle zampette che sembrano volerti cavare gli occhi… e i loro morsetti sono micidiali. Appena vedono un vampiro lo attaccano. Portami via di qui, andiamocene su.bi.to.”, sibilò sottovoce, con gli occhi ridotti a fessure. Jackie non sapeva se ridere per l’assurdità della situazione o piangere per il crollo di un mito.
Questo proprio non lo sapeva!
“Senti, ci allontaniamo da quei cosi, ma voglio che tu prenda un animale, è chiaro?”, decise lei, prendendolo per un braccio e trascinandolo nella zona dei rettili.
Serpenti, ramarri, gechi, tartarughe e camaleonti stavano in gabbie con luci rosse, lampadine fatte apposta per scaldare l’ambiente adatto a quelle creature.
Niklas non trovò nessuno di suo gusto, anche se erano affini, sotto certi aspetti.
“Un pipistrello?”, sghignazzò Jackie, dandogli di gomito. Lui la fissò malissimo, restituendo il favore per vendicarsi. Subito alzò le mani per pararsi da eventuali attacchi e vendette che la brunetta era solita rifilargli, solo che non avvenne nulla.
“E la tua rosa canina? Niente?”, domandò stranito, ma lei si strinse nelle spalle, di nuovo mogia.
“Le ho finite, son tutte appassite…Devo comprarne di nuove, ma aspetto la mancetta dei miei.”, mentì, prendendo una gomma da masticare alla fragola e mettendosela in bocca con nonchalance.
Vide Niklas poco convinto, ma che poteva dirgli? Che non aveva voglia di comprare qualcosa che glielo ricordasse costantemente? Era difficile gestire i suoi sentimenti per lui, non voleva peggiorare le cose.
Guardandosi attorno, tutti quei musetti erano davvero troppo carini. Potendo, li avrebbe comprati tutti.
Si fermò a fare qualche carezza a dei cuccioli di cocker spaniel quando sentì una piccola risata, riconoscendo in essa la voce di Niklas.
Niklas che rideva. Capperi, era davvero bello sentirlo ridere!
Rimase ancora un attimo a fissare i cagnolini, cercando di far sparire magicamente il rossore sulla faccia che era certa di avere, prima di alzarsi per vedere cosa lo aveva divertito tanto.
Lo vide inginocchiato, intento a sorridere a quello che pareva un furetto, lungo circa quindici centimetri, zampette corte con gli occhi chiusi e di un colore marroncino, che stava esattamente di fronte alla faccia dell’austriaco.
“Guarda. Questo mi sta simpatico.”, ridacchiò, allungando il dito per fare una piccola carezza sul dorso. Anche Jackie sorrise. In effetti, non era male.
“Uh, un furetto per una malvagia creatura della notte.”, lo sfotté la ragazza, piegandosi sulle ginocchia per poter essere alla sua altezza.
“Smettila… ho deciso, prendo questo, se devo.”, mugugnò lui, senza riuscire a staccare gli occhi da quella creaturina.
“Oh, quella è una lei.”, precisò la commessa, avvicinandosi ai due ragazzi. Non c’era molta gente, però aveva dovuto servire prima gli altri clienti.
“Ah. Una… furetta.”, ripeté l’austriaco, continuando a tenere fisso lo sguardo sull’animaletto.
“La vuole prendere lo stesso?”, domandò la ragazza, appoggiando la mano sulla gabbietta.
“Certamente.”, bofonchiò lui, facendo qualche altra carezzina.
“Perfetto. Sono 300 euro.”
“COSA?”

Casa di Niklas, stesso giorno, ma un’ora e mezza dopo.

A casa dell’austriaco, Stoyán era in piedi davanti a Niklas e Jackie – seduti sul divano – con le mani sui fianchi e un’espressione che non prometteva nulla di buono.
“Hai comprato una puzzola…”
“Una furetta, maestro.”, rettificò a denti stretti l’allievo, le mani strette a pugno.
“Lŭzhliv! Puzza, ha delle ghiandole che emanano un cattivissimo odore e perciò a parer mio è una puzzola!”
“L’ho fatta sterilizzare.”, gemette il moro: “ 100 euro di sterilizzazione. “, precisò.
“E 300 per averla comprata. Ma sei andato fuori di testa?”, gli domandò l’uomo incredulo, allargando le braccia.
“Mi chiedeva di comprarla, giuro. E poi non è tutta colpa mia. È lei che mi ha trascinato.”, si difese, indicando la ragazza al suo fianco, che sbuffò sonoramente.
“ Ma cosa sei, un bambino? Ti puntava un fucile alla fronte? Siete due sprovveduti! Prendere un animale che ha bisogno di cure e che morirà tra una decina d’anni, se va bene!”, esclamò il bulgaro, dando uno scappellotto all’austriaco, che mugolò di dolore e si massaggiò la testa, infastidito.
“Sappi che io non me ne prenderò cura. E tienila sempre nella gabbietta. Guai a te, Niklas, guai a te.”, lo minacciò il vampiro più anziano, uscendo poi di casa per andare all’ospedale a prendere il cibo.
Jackie alzò gli occhi al soffitto, stravolta.
“Che bella ramanzina.”, commentò stralunata. Li aveva tenuti lì seduti per almeno una decina di minuti e non aveva nemmeno aglio o rose per difendersi. Che scema era stata!
“Già. Ma penso ne sia valsa la pena.”, mormorò il ragazzo, andando ad aprire la gabbietta per prendere tra le braccia il suo nuovo animale da compagnia.
“Sei proprio carina. Ci si può affezionare così, all’improvviso?”, bofonchiò il vampiro, fissando la furetta con interesse.
Lanciò un’occhiata a Jackie, e poi sorrise, tornando a fissare l’animale per farle una carezzina sul capo.
“Potrei chiamarti Jo… mi sembra adatto a te. Anche se sei più silenziosa…”, sghignazzò, mentre la neobattezzata Jo emetteva un piccolo versetto.
Jackie sorrise appena, era davvero dolce… sembrava un papà con la figlia piccola!
All’improvviso, una serie di pensieri le passarono per la testa. Già, uno splendido papà che non avrebbe mai avuto figli, un marito che non sarebbe mai stato suo… Quanto desiderava che la guardasse così, come ora stava guardando quella furetta!
Non poté trattenere un singhiozzo che le sfuggì dalla gola, una stretta al petto che faceva male. Maledizione, non ora, non ora, proprio davanti a lui!
Iniziò a piangere, trovando la cosa era a dir poco imbarazzante. Quanto si odiava in quel momento!
Niklas la stava fissando a occhi sgranati e la bocca semiaperta. Di certo non si aspettava una simile reazione da parte sua.
“Jackie, che cavolo..?”, domandò stranito, preoccupato, e anche terrorizzato – il che non aveva senso.
“Io… Ah, nulla, non è nulla! Non guardarmi, uffa!”, frignò, coprendosi la faccia con una mano, mentre poneva l’altra di fronte a sé, come a tenerlo lontano.
“Ma non fare la scema, dimmi chiaramente che cavolo hai, non fare la gran donna che non sei!”, replicò lui stizzito, andando a rimettere la furetta nella gabbietta.
Ecco e ora che si inventava? Non era giusto continuare a mentire, era certo che sarebbe stato peggio poi, ma voleva ancora rimanergli vicino..!
“Ecco… è che s-siamo… ormai alla fine… Tu sei diventato un bel vampiro, il figo della madonna che volevo diventassi, manca solo un punto della lista del Programmino. Un solo punto e sarà tutto finito… E probabilmente non mi vorrai più vedere!”, gemette, rovistando nella borsetta per prendere un fazzoletto.
Con le lacrime agli occhi non vedeva proprio nulla. Era tutto appannato e non trovata nemmeno un tovagliolo!
In quel momento era triste anche perché non aveva un fazzoletto, perfetto! Nulla andava per il verso giusto!
Sentì una cosa fredda sfiorarle la guancia e, voltando appena la testa, scoprì che era la mano di Niklas che le porgeva un fazzoletto. Lo prese, ringraziandolo con un lamento. Si asciugò il viso e soffiò il naso.
“Prima di tutto, non farla così tragica, stupida… Non fasciarti la testa prima del dovuto!”, mugugnò lui, sedendosi vicino a lei e facendola sobbalzare da tanto era stato delicato.
“Ma cosa blateri, mica mi fascio la testa…”, pigolò, senza capire il paragone.
Vide l’austriaco roteare gli occhi verso l’alto, spazientito.
“ Quello che voglio dire – sembrava star facendo uno sforzo non da poco – è che anche se sarà tutto finito poi… noi due… potremo… rimanere amici!”, sbottò, ingobbendosi appena, un po’ a disagio.
Jackie lo fissò, sorpresa. “Davvero?”, gemette.
“No, per finta.”, la prese in giro lui, sbuffando.
“Se non ci credi… Beh, potrei farti entrare nella mia armata di War of Past, come fanteria.”, aggiunse ancora il ragazzo, fissando un punto del pavimento.
Oh, si era imbarazzato! E offrirgli quel posto nel suo gioco preferito… beh, era una bella garanzia.
Sorrise, senza poterlo impedire. Lo abbracciò di slancio, stringendolo forte.
“Grazie, Niky!”
“ Mollami… Mollami… Sul serio, Jackie, mollami o ti strangolo! Questo contatto è imbarazzante, dico sul serio!”, ringhiò lui, tremendamente a disagio. Jackie lo lasciò andare con uno sbuffo divertito.
“Grazie. Davvero.”, mormorò lei con tono dolce, mentre si asciugava le ultime lacrime.
“Ah e… a proposito di questo… sì, ho… da confessarti un aggiornamento.”, borbottò l’amico, appoggiandosi bene contro lo schienale del divano e incassando la testa nelle spalle.
“Un aggiornamento?”, domandò curiosa. Anche se immaginava di cosa potesse trattarsi.
“Dunque… uhm… a Capodanno… Rogan mi ha invitato da lei e… dopo il conto alla rovescia e altro… mi ha baciato. Ci siamo baciati. E credimi, è stato favoloso. Ah, si è mollata con quel ragazzo, Ryan, quindi è tutto ok, nulla di… beh, hai capito no?”, mugugnò, imbarazzato. Lo sentiva ancora a disagio, probabilmente aveva fatto uno sforzo enorme per esternare tutto e raccontarglielo.
Jackie inspirò e sorrise, battendo le mani davanti a sé. “Ma è perfetto. Vuol dire che lei è cotta di te come tu lo sei di lei, siamo più che vicini all’obbiettivo. Ora, non ti resta che invitarla fuori per un appuntamento e chiederle di mettersi con te. Così vivrete felici e contenti!”, esclamò, cercando di controllarsi e di non scoppiare a piangere come prima.
Si sentiva scema e meschina.
Augurava una cosa che non approvava…
Niklas la guardò, incerto.
“Dici? Odio sentirmi così insicuro.”. grugnì, tornando a fissare il pavimento.
“Dico! La devi invitare al più presto prima che te la soffi qualcun altro. Chiaro?”, concluse lei perentoria, alzandosi dal divano.
Niklas tornò a scrutarla, chiedendole: “Ehi, dove vai?”
“A casa: mamma e papà mi aspettano per cena e io sono una brava ragazza.”, assicurò lei, annuendo tra sé.
“Quindi ti saluto qui, Nik! Ci vediamo domani a scuola, e mi raccomando, invitala con garbo, non impappinarti e non fare l’idiota!”, lo reguardì, prima di dargli una pacca sulla testa con la mano, infilarsi il giubbotto e uscire di casa con la borsetta in mano.
Lui la salutò di rimando, e quella fu l’ultima cosa che vide prima di chiudere la porta.

Casa O’Moore, quello stesso giorno, ma un’ora e mezza dopo.

“Oh, Leenane. È un disastro, io mi sono innamorata, accidenti!”
Jackie era stretta tra le braccia dell’amica, Leenane, l’apprendista parrucchiera che aveva tagliato i capelli a Niklas.
“Accidenti, sei messa male! O è cambiato così tanto da diventare un tale figo da sbavarci dietro?”, domandò l’altra, stranita, mentre la coccolava un po’.
Aveva accettato di venire da lei quella sera, a strafogarsi di gelato al cioccolato e fare una maratona di commedie e parodie stupide. Le serviva proprio.
“Non quello, ora non è solo bello! Ho capito che conta anche altro Lee… Lui sotto tutto… in fondo… è un ragazzo che sa essere dolce! Anche se è burbero, mi piace litigare con lui, sa farsi valere quando vuole! Poi sa molte cose, è più intelligente di quello che sembra e riesco a farci dei discorsi niente male! E poi vedessi com’era con la furetta che ha comprato oggi… vorrei che mi guardasse così!”, gemette ancora, appoggiando la testa sulla clavicola dell’amica.
“Dolce. Quel coso lì.”, commentò stizzita l’amica, che aveva i capelli sciolti, quella sera, nel momento relax.
“Sì! Credimi, una volta avevamo litigato perché lui non voleva andare a nuoto per tonificarsi, e io minacciavo di distruggergli il computer… e praticamente due giorni dopo… mi ha mandato un mazzo di rose canine, quelle rosa, te le ho fatte vedere in foto, prima, ricordi?”, spiegò, prendendo il cellulare e scorrendo nelle immagini in galleria.
“Sì, sì. ho capito! Ma dai, non mi pareva il tipo!”
“Già… e io ora sono cotta, mi odio! Lui è innamorato di un’altra, che lei ricambia…” Il tono si fece basso, rassegnato.
“Su, su… Stasera maratona di film, non quelle robe comiche, che ne dici di Twilight? E poi domani ti rilassi scrivendo qualche fanfiction sui vampiri, che dici?”, tentò di incoraggiarla, inutilmente.
“ Non mi parlare di vampiri, Lee… ne ho abbastanza…”

 

 

 



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Note Finali: O_o sono fiera di me stessa perché ho scritto questo capitolo in un giorno! Diamine, ero ispirata assai, uahaha! Qui Jackie penso la odierete perché è una piagnucolona… ma io la capisco poverina, non riesco a odiarla nemmeno sforzandomi… è la più simpatica tra le bimbaminkia, su. xD
Per il resto, mia sorella ha insistito per il furetto, e ora Nik ne ha uno! Dal resto, il titolo suggeriva quello (o la presenza della canzone di Martin Garrix…uhm, improbabile.) La storia della cavia ce la siamo inventata, volevamo qualcosa di ridicolo, assurdo, e difatti, ecco qua. Si. Da noi, le cavie sono i nemici dei vampiri. X°D

Intanto ringrazio sentitamente PinkyRosie, Mojita_Blue, Kleis, lovelymangaka, Bijouttina, Mamichan, Sakurazukamori, Baldr e Soheila per le bellissime recensioni; ringrazio ArmandamarinaFVAEIXS (che l’ultima volta avevo scordato di scrivere, chiedo venia) Baldr, Nemainn e Titania per aver messo la storia tra le seguite, mi rende molto felice, perché siam ben a 21 persone che la seguono! *_*
Se vi piace tanto e volete dare più risalto alla storia qui sul sito, vi chiederei di metterla anche tra le vostre preferite (cosa che ho notato da Nemainn! E in effetti vengono contati più i preferiti che i seguiti.) e…un grazie anche a voi silenziosi e a coloro che tormentato i personaggi su Ask, ahah! XD alla prossima *-*

 




 

 

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Capitolo 18
*** Appuntamento ***


 

ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 17
Appuntamento

 

 

 

 

Fitzgerald School, Giovedì mattina, ora buca.

Niklas aveva pensato parecchio, nei giorni precedenti.
Jackie era scoppiata a piangere per non si sa quale motivo. Forse era vero che aveva paura di non essere più sua amica quando tutto sarebbe finito, ma sentiva che mancava qualcosa.
Più volte avevano sempre negato entrambi che ci fosse qualcosa, quindi perché preoccuparsene?
Jackie innamorata di lui… che assurdità!
Soffocò una risata tra sé e sé, prima di tornar serio.
Non c’era nulla da ridere, doveva invitare Rogan ad uscire per un appuntamento.
I vampiri erano creature della notte, predatori dalla forza sovrannaturale, i cui soli punti deboli erano aglio, rose canine, biancospini e le Cavie. Rogan non aveva nulla di tutto questo, e quindi perché aveva una paura tremenda?
Sbuffò, battendo il piede destro a ritmo, con le mani in tasca, seduto al suo posto, mentre il resto della classe stava in piedi a chiacchierare o a fare giochi idioti alla lavagna.
La professoressa Walsh di scienze aveva avuto un contrattempo, quindi avevano la terza ora libera. Nemmeno un supplente era stato disponibile – il che era assurdo, in una scuola d’élite come la Fitzgerald – , quindi ognuno faceva quello che voleva.
Jackie se ne stava al suo banco a leggere l’ennesima rivista glitterata del mese, con in copertina i famosi cinque idioti chiamati One Direction – quelli del concerto a cui erano andati più o meno un mese fa.
Finalmente sia lei che quel cretino di Daniel Hill –un suo compagno particolarmente irritante, innamorato anche lui di Rogan e che era solito sfidarlo su The War of Past, il gioco online in cui era campione – lo lasciavano in pace. Poteva tirare un sospiro di sollievo per quel giorno.
Da quando Daniel aveva scoperto che lui era un vampiro gli stava ben alla larga, anche se al compleanno di Rogan gli aveva fatto quell’improvvisata idiota con una croce, credendo di spaventarlo.
Deglutì a vuoto, scacciò quei pensieri e si alzò a fatica. Rigido, come se anche il suo corpo gli stesse dicendo di lasciar perdere, andò da Rogan, che al momento stava parlando con altre sue compagne di classe.
“ Ciao.”, mugugnò lui, con il cappuccio della felpa ben calato sulla testa. Non dava una bella impressione, a giudicare dalle occhiate stranite e disgustate delle altre ragazze.
Ma Rogan sapeva com’era davvero: lo aveva visto fuori dalla scuola ed era a conoscenza che il ragazzo fosse cambiato, che non era niente male, perciò rispose con un ampio sorriso e un “Ciao!” a sua volta.
“Posso parlarti un attimo?”, domandò lui, lanciando delle occhiatacce alle compagne. “In privato.”
La ragazza annuì, alzandosi dal proprio posto per seguire Niklas al banco dell’austriaco.
“Dunque…”, iniziò il vampiro, tamburellando le dita sul banco, un po’ ansioso. “Volevo… uhm… invitarti ad uscire.”, mormorò, con fare distratto, cercando di non dare a vedere la sua agitazione.
“Un appuntamento?”, domandò Rogan di rimando.
Argh. Da quando in qua si rispondeva a una domanda con un’altra domanda?
Nonostante tutto non si perse in balbettii e annuì semplicemente, con un cenno della testa.
La ragazza sorrise ancora più ampiamente.
“Quando?” domandò ancora, mettendo le mani dietro la schiena in una posizione di profonda disponibilità.
“ Ehm… Facciamo… domani pomeriggio? Sei libera? Altrimenti fa nulla.”, farfugliò, improvvisamente in imbarazzo. Porca trota, si sentiva stupido! Era solo un essere umano come tutti! Una ragazza normale, attraente, ma normale!
“Va benissimo.”, rispose lei, inclinando la testa da un lato. “Non vedo l’ora.”
“ Perfetto. Ci sentiamo per domani. Ah, vengo a prenderti a casa!”, esclamò, prima di dimenticarsi qualcosa.
L’aveva detto a voce così alta che tutti lo stavano fissando con una faccia indecifrabile. Non proprio tutti. Jackie non si era nemmeno voltata: continuava a tenere lo sguardo interessato sulle pagine della rivista di gossip; Daniel invece lo guardava con un astio che non era possibile esprimere in nessun modo: pareva arrabbiato e in procinto di vomitare.
Niklas si tirò appena il colletto della camicia, sedendosi rigido al suo posto, spaventato da tanta attenzione. Di solito non lo calcolavano mai. Era certo che quell’invito avrebbe fatto scalpore. Stupidi ragazzini: ogni cosa era buona per parlare e sembrava una gran notizia da dire al mondo, quando in realtà non importava niente a nessuno.
“Beh, che avete da fissare?”, sbottò, incrociando le braccia al petto. Subito tutti tornarono a farsi i cavoli propri. Ecco.
Stranamente Jackie non era già lì a programmargli l’appuntamento.
Aveva sentito benissimo anche lei quell’ultima frase, quindi perché stava seduta come se niente fosse? Per il regalo di Rogan aveva voluto mettere il becco e lui l’aveva bloccata… Forse aveva capito la lezione? Sorrise, soddisfatto della cosa, contento che la squinternata bimbaminkia fosse maturata un po’.

Provincia di Dublino, Casa Macklemore, venerdì pomeriggio.

Davanti a casa Macklemore tirava un’arietta fredda niente male, ma d’altronde erano ancora a Gennaio. Sarebbe stato strano se in Irlanda ci fosse stato il clima dell’emisfero sud in quella stagione.
Si dondolò appena sulle punte dei piedi mentre aspettava la ragazza.
Come un idiota aveva dimenticato di dare l’orario, e tramite Whatsapp le aveva scritto che sarebbe passato a prenderla per le cinque a casa sua come accordato il giorno prima, in modo da poter uscire al sicuro senza coprirsi troppo. Adorava l’inverno, il buio durava di più ed era raro vedere qualche raggio di sole, specialmente in quelle nazioni del Nord Europa.
Mandò un altro messaggio in cui la avvisava di essere fuori ed entrò su Candy Crush per fare una partitina nell’attesa. Tanto era sicuro che ci avrebbe messo un po’, sapendo come erano le donne.
La ragazza uscì qualche minuto dopo: indossava un grazioso cappotto rosso sopra ad un vestito dello stesso colore, con degli stivali neri che le arrivavano fin sopra il ginocchio, con un po’ di tacco. Lasciava giusto pochissima pelle scoperta delle gambe. Non capiva perché, ma la rendeva sexy!
Rimase un attimo imbambolato a guardarla, mentre lei ridacchiava.
“Niklas, eccomi. Scusa l’attesa.”, disse, facendo ondeggiare appena la borsetta Carpisa di color verde.
“Fa nulla.”, mormorò lui, tornando a fissare lo schermo del telefono aperto sul gioco e iniziando a camminare con un’abilità non da poco.
“Cos’è?”, domandò Rogan curiosa, mentre lo seguiva.
“Candy Crush.”, rispose atono, spostando una caramella verde per far esplodere le altre.
“A che livello sei?”, domandò divertita, stando al suo passo a fatica. Lui se ne accorse e rallentò appena.
“Al 118, quello con gli ingredienti da far scendere… lo odio…”, grugnì, facendo esplodere il bonbon al cioccolato ma senza riuscire nell’obbiettivo. “Che schifo.”
Rogan ridacchiò, ma lui non ci trovava proprio nulla da ridere.

***

Rogan non sapeva cos’altro fare a parte ridere.
Non si interessava granché a quel gioco: sapeva solo che ogni giorno c’era gente che le mandava sempre degli inviti su Facebook che lei cancellava.
Mina ti ha invitato a giocare a Candy Crush Saga!, e lei cliccava sulla x, annoiata.
Insomma, potevano anche evitare di mandare quelle cose.
Niklas pareva parecchio preso da quel gioco; le dispiaceva interromperlo, ma quello era un appuntamento, no?
“Dimmi… dove andiamo?”, domandò, un po’ curiosa, camminando fianco a fianco.
Attendeva solo che il ragazzo le prendesse la mano, ma non stava succedendo. Forse era solo timido.
“Vedrai, ti porto in un posto che ti piacerà sicuramente.”, mormorò lui, sempre con gli occhi fissi sullo schermo.
“Ehm… potresti mettere via il cellulare?”, domandò ancora, un po’ incerta. Lo trovava un po’  maleducato da parte sua.
“Un attimo, solo un attimo che ci sono quasi…”, rispose, ancora preso da quel maledetto gioco.
Andiamo, aveva appena mollato un idiota, non poteva averne trovato un altro!
Niklas era carino, aveva visto la passione nei suoi occhi… ed era solo questo che voleva! Un po’ di passione e considerazione, una vera relazione romantica. Chiedeva tanto?
“Ufff… maledetto livello!”, sbottò lui, mettendo finalmente in tasca il telefono e rivolgendole uno sguardo un po’ dispiaciuto.
“Scusami, questa volta pensavo proprio di superarlo… il livello, dico. Invece mi mancavano ancora un paio di mosse prima di buttare giù quella maledetta ciliegia!”, borbottò, leggermente alterato.
Sembrava un po’ pazzo a parlare di mosse e ciliegie.
“Peccato. Vedrai, la prossima volta andrà meglio.”, cercò di consolarlo, prendendogli la mano visto che lui non si decideva.
A quel contatto, il ragazzo parve ritrarre le dita, ma immediatamente ricambiò la stretta, facendola rabbrividire nel sentire la mano gelida.
“Hai freddo?”, chiese preoccupata, accarezzandogliela col pollice.
“ Un po’… ma son io che ho sempre le mani fredde, ecco…”, spiegò un po’ impacciato. Lei gli sorrise, appoggiando la testa contro la sua spalla, dicendo: “Mani fredde, cuore caldo.”, sentendolo soffocare una risata divertita.
Che carino! E l’aveva fatto sorridere.
Soddisfatta di questo, camminarono fino alla fermata del bus, un po’ lontana – il che era male, male… i talloni ora le dolevano per via dei tacchi! – e salirono sul mezzo, facendo un biglietto al momento. In quel momento rimpianse la bella auto di Ryan: non avevano mai dovuto affidarsi a dei mezzi pubblici per poter andare dove volevano!
Sospirante, in tre quarti d’ora furono a Dublino. Camminarono ancora, in silenzio, fino a raggiungere un Cinema.
Entrarono nell’ambiente caldo, gremito di gente ma accogliente. Lui finalmente si voltò per parlarle.
“ Allora… cosa vorresti vedere?”
Rogan alzò la testa per guardare la programmazione dei film, scorrendo i vari titoli, pensierosa.
“Oh, c’è American Hustle. Ho letto ottime recensioni. C’è Jennifer Lawrence che è la stessa attrice che è in “Il Lato positivo” con Bradley Cooper e in “Hunger Games”…Penso sia bravissima.”, soffiò, sfregandosi le mani tra loro per scaldarle un po’.
“ Ah… ok…” mugugnò lui. Sembrava un po’ deluso.
“ Tu cosa vorresti vedere?”, domandò di rimando, per essere cortese. Certo, alla fine avrebbero visto quello che voleva lei, ma era una forma di gentilezza chiedere.
“ ….Fanno… Capitan Harlock.”, disse l’austriaco esitante, indicando la sagoma di cartone presente nella sala a grandezza naturale.
“ Ma è da bambini… una remake di una cosa vecchia.”, borbottò lei, contrariata. Ricordava che da piccola, quando qualche volta passava in tv, suo padre iniziava a guardarlo in ricordo dei vecchi tempi, dicendo che era il suo cartone animato preferito da bambino. Lei non ci capiva granchè e non amava quelle cose giapponesi.
“ Comunque andiamo per American Hustle, ok?”, decretò con un sorriso. Per dargli una piccola speranza che probabilmente, anche se non si sarebbe avverata, aggiunse: “E, magari, la prossima volta guarderemo Capitan Harlock, ok? Sono sicura che lo terranno in programmazione per tantissimo tempo.”
Sperava di averlo rassicurato, ma lo vide solo fare un sorriso un po’ mesto.
Si misero in fila per prendere il biglietto, sempre in silenzio. Iniziava a trovare la cosa opprimente.
“Suoni da molto il violino?”, mormorò, sperando di imbastire una conversazione con lui su un argomento in cui sapeva che andava forte.
“Parecchio, sì.”, rispose lui, senza sbilanciarsi troppo.
“Quanto, esattamente?” insistette lei, cercando di tener vivo il discorso.
“Praticamente da quando sono nato.” Lo vide piegare l’angolo della bocca in un mezzo sorriso: probabilmente aveva un ricordo felice.
“Ed è stato difficile imparare?”
“Un po’… ma se continui a far pratica poi è tutto molto naturale, e c’è la soddisfazione, la voglia di continuare a migliorarsi.”
“Hai studiato al conservatorio?”
“No, avevo un maestro, poi ho fatto tutto autodidatta.”, confessò, incassando appena la testa nelle spalle.
“Oh. Ma sei davvero bravo! Ecco, quella sera non ero riuscita a dirtelo… Era… davvero una cosa carina, ma ero ancora con Ryan e…”
“Mh.” Ecco, aveva rovinato il momento tirando fuori il suo ex. Questa volta era certamente colpa sua, non poteva biasimare Niklas se l’atmosfera si era raffreddata. Rivangare quella volta della serenata… che stupida!
Di nuovo in silenzio, presero il biglietto e andarono subito a convalidarlo, chiedendo indicazioni per la sala dove proiettavano il film.
“Spettacolo delle 19, sala 12.”, disse l’uomo dopo averli fatti passare.
“Grazie.”
“Grazie mille.”
I due ragazzi andarono subito a prendere da bere e un cestino di popcorn, in modo da essere attrezzati per dopo.

***

Miseria, quel film non era proprio il suo genere.
Niklas trattenne un sospiro annoiato. Certamente era partito prevenuto perché lui avrebbe voluto andare a vedere Capitan Harlock –lo aveva visto in tv all’epoca…non era un patito di anime, ma quello era il migliore! – ma voleva conquistare Rogan, perciò aveva deciso di accontentarla.
Non mangiò popcorn o altro; non aveva proprio fame e non voleva tornare con quel fisico che tanto si era lasciato alle spalle con fatica al corso di nuoto.
Al corso c’era andato anche ieri ma Jackie non gli aveva nemmeno rivolto la parola. Quando era uscito l’aveva aspettata, inconsciamente, come abitudine; lei, però, non si era fatta vedere, e quindi era tornato a casa. Mah. Forse era arrabbiata per i cavoli suoi, ed era meglio così.
Non era il caso di pensare a una ragazza mentre usciva con un’altra…
Soffocò uno sbadiglio voltando la testa di lato: non poteva certo fare tiri del genere durante un appuntamento!
Però quel film era davvero troppo noioso. Rimpiangeva di non essersi impuntato su Capitan Harlock.

***

Alla fine del film, Rogan era visibilmente soddisfatta.
Un vero capolavoro! Avrebbe voluto parlarne con Niklas, ma questi stava già camminando lungo il corridoio per uscire.
Lo seguì, facendo una piccola corsetta per raggiungerlo.
“Ora dove andiamo?”, domandò, mettendosi al suo fianco.
“Vedrai… è qui vicino.”
Perché non gli ispirava per niente quella risposta?
Dopo qualche minuto si ritrovarono nella sala giochi del cinema, con consolle vintage e nuove. La cosa la sfiancò un pochino. Non era esattamente una fan dei giochi ma Niklas era già al banco a cambiare le banconote in gettoni…
Con un sospiro lo seguì, senza aggiungere altro.
Semplicemente sarebbe stata lì a guardarlo: era proprio carino vederlo così concentrato in qualcosa, se la cavava bene!

A fine serata, Niklas la riaccompagnò a casa e durante il tragitto la ragazza ebbe modo di pensare alla giornata.
Non era stata male; di certo non ne aveva mai vissuta una così, diversa dal solito… Forse doveva farci l’abitudine.
Ma una cosa doveva mettere in chiaro.
Poco prima di arrivare alla propria abitazione, si fermò sul marciapiede per guardare il moro negli occhi.
“ Niklas… Senti… Io non so se sei tu taciturno o simile ma… ecco, a me piacerebbe parlare di più con te, non fare questi monologhi con rispose striminzite… Sei un bravo ragazzo, sei carino, credimi… Però vorrei… conoscerti e sentirti parlare di più, capisci?”, disse, inclinando un po’ la testa da un lato.
Lo vide stringere le labbra, pensieroso.
“ Vedi, Rogan… Io… non sono molto bravo… a parlare di me, non dopo tutto questo tempo… che ho passato da solo, ecco.”
E con Jackie O’Moore che facevi? Non parlavi?, pensò un po’ stizzita. Ma non lo interruppe.
“Ma quello che mi piace di te è che… posso rilassarmi e… sentirmi… a posto, ecco. Ho apprezzato il tuo silenzio, spesso entro in contatto con persone che non fanno altro che parlare, parlare… ma tu… tu sai essere silenziosa, ma presente. E mi piaci, davvero.”, mugugnò, strofinando un piede a terra, probabilmente ansioso.
…Oh.
Non fece in tempo a rispondere che prese lui il coraggio a due mani e la baciò, a stampo. Con delicatezza, ma la baciò.
Lei chiuse gli occhi, appoggiandogli le mani sulle spalle e premendo le labbra sulle sue, fredde come sempre, ma provando un’incredibile piacere nel farlo.
Quando si staccarono, sorrisero entrambi e si salutarono proprio sull’uscio di casa Macklemore.
“Allora… ci sentiamo.”, salutò lui in imbarazzo.
“Ci sentiamo.”, soffiò lei, dandogli un ultimo bacio sulla guancia prima di rientrare.
Andò a stendersi sul letto, abbracciando un cuscino, contenta.
Avrebbe fatto funzionare quella relazione ad ogni costo. Era certa che Niklas fosse il ragazzo giusto per lei.

***

L’aveva baciata e non aveva ricevuto uno schiaffo, perciò Niklas era molto contento di sé.
Stava decisamente bene: non era stato così disastroso come primo appuntamento; forse avrebbero dovuto organizzarlo meglio e insieme a lei, ma poteva funzionare.
Si, può funzionare., si disse, soddisfatto.
Era ormai nella stradina per rientrare a casa propria quando gli si parò di fronte una figura, che riconobbe come…
“Daniel.”, sbottò, fissando malissimo il nano biondo che si poneva tra lui e la propria abitazione.
“Non mi chiamare così! Sono Finbar, il cacciatore di vampiri! Vampiri come te, Reiter!”, esclamò, facendo svolazzare ridicolmente il mantello nero che indossava.
Niklas roteò gli occhi al cielo, annoiato.
“ Ma quali vampiri… Senti, sei solo un idiota, non hai prove, voglio rientrare a casa e ora lasciami in pace.”, sibilò con calma, le mani in tasca strette a pugno.
“Non darmi dell’idiota! I-io ti sconfiggerò!”, esclamò l’altro, tirando fuori dell’aglio. Fu allora che Niklas arretrò di un passo. Doveva spostarsi velocemente, più velocemente che poteva…
“Prendi questo!” L’avversario lanciò diversi spicchi che il vampiro schivò lanciandosi di lato e atterrando sull’asfalto gelido. Si rialzò subito, aggirando il biondino per iniziare a correre verso casa.
“Sei solo ridicolo!”, gli urlò sull’uscio, dove c’era già Stoyán a fissare la scena.
“Tu lo sei!”, gli gridò di rimando Daniel. “Ora vengo lì e…”
“Fallo, e io ti denuncio per violazione di domicilio!”, sbottò Niklas, alterato. Miseria, possibile che dovesse tormentarlo in quel modo ridicolo? Ma che gli aveva fatto?
Lo vide arretrare di un passo e irrigidirsi, capendo il perché solo fissando il suo maestro, che stava guardando il suo compagno di scuola con un ghigno che di buono aveva ben poco.
“No… non finisce qui!”, sbraitò il ragazzino, scappando a gambe levate da quei due.
Niklas sospirò, rientrando in casa per andare a buttarsi sul divano di faccia, stravolto. Come rovinare una giornata che pareva perfetta…
Stoyán lo fissava come in attesa di spiegazioni, spiegazioni però che non aveva proprio voglia di dare in quel momento…
Ma dovette tirarsi su, sedersi, e iniziare a raccontare tutto dal principio.

 

 

 



AskAnotherWay
Il gruppo Facebook

When Tomocchi is joy

 

 

Note Finali: anche questo capitolo scritto in un giorno, wuoh! L’appuntamento tra Nik e Rogan penso fosse un po’ noioso e poco divertente, perciò ho aggiunto questa parte –inizialmente non prevista- con Daniel che fa lo sfigatissimo cacciatore di vampiri con scarsi risultati. Spero che almeno questa sia piaciuta!
Jackie non è apparsa se non nei pensieri di Niklas…ehhhh sentite la sua mancanza?
Cominciamo col dire che qui c’è l’Ask dei personaggi:
E qui di seguito il gruppo delle mie storie, dove troverete il vincitore incoronato Mr. Another Way e anche l’indovinello che vi propongo qui di seguito:
Niklas ha chiamato la furetta Jo. O JO, se preferite…riuscite a immaginare il perché, o cosa significa il suo nome? Chi mi saprà dare la risposta giusta…papparapà…potrà vincere:
-una recensione xD
-la creazione di un pg ispirato a voi e la comparsa in un capitolo della storia! 8D (per altro vedo che piace molto come premio lol.)
-una One-Shot. (se la scegliete, vi spiegherò i dettagli poi.)
Potete rispondere tramite recensione o messaggio privato, oppure nel post QUI del gruppo!
I ringraziamenti vanno a PinkyRosie e a Kleis che hanno mandato la richiesta di inserire questa storia tra le scelte…ragazze, siamo commosse, davvero! ç////ç
Poi un sentitissimo grazie a Kleis, PinkyRosie, Mamichan, Mojita_Blue, lovelymangaka, ArmandamarinaFVAEIXS, Bijouttina, Soheila e a Nemainn per le recensioni, che mi hanno aiutato un sacco anche a correggere errori çUç <3  e un grazie a Kleis per aver messo la storia tra le preferite! *-*
E che dire ragazze mie…sono troppo contenta!…alla prossima!*-*

 

 

 

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Capitolo 19
*** Taglio netto ***


 

ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 18
Taglio netto

 

 

 

 

Irish Big Pub, centro di Dublino, due settimane dopo, Venerdì.

Dopo due settimane dal primo appuntamento, quello era il quarto.
Niklas era più che contento.
Rogan aveva deciso di continuare a uscire con lui e la cosa non poteva che renderlo soddisfatto.
Quel pomeriggio avrebbe chiesto alla ragazza di mettersi con lui: era più deciso che mai.
In quelle uscite era riuscito a sciogliersi un po’ – non troppo – , ma riuscivano a fare un discorso senza intoppi. L’unica cosa a cui doveva far attenzione era il suo profumo: tenue, ma che lo mandava fuori di testa.
Bramava provare il suo sangue quasi quanto quello di Jackie.
A quel proposito, le visite dell’amica in quel periodo si erano ridotte drasticamente: la bruna si informava giusto di come andavano i suoi appuntamenti e se aveva bisogno di consigli, ma lui la rassicurava dicendole che andava tutto bene. Sembrava contenta.
Non mancava comunque di succhiare un po’ del suo sangue, dolce e buono come al solito. Semplicemente delizioso. Era davvero impossibile farne a meno.
Daniel invece aveva provato a fare qualche altra incursione a casa sua per rompergli un po’ le scatole, piazzando aglio davanti alla porta – in quel caso Jackie veniva a spazzarglielo via – o lanciandogli gocce di acqua che lui credeva benedetta – non che fosse funzionata, in caso. Era così stupido! – .
Sospirò, battendo a tempo le mani sulle gambe, in attesa della ragazza di ritorno dal bagno.
Era quasi imbarazzante essere così insicuro e a disagio, lui, vampiro da ormai 296 anni, che aveva vissuto più cose di ogni altro essere umano comune. Ma dopo molto pensare, aveva trovato la risposta. In tutti quegli anni non aveva certamente provato situazioni tali da dargli esperienze del genere! Come prima volta se la stava anche cavando bene, a parer suo.
Non era tutta farina del suo sacco, ma lui era la materia prima!
Era parecchio nervoso, da lì a poco il loro rapporto sarebbe cambiato….

***

Provincia di Dublino, Casa di Niklas, il pomeriggio del giorno dopo.

Jackie era seduta sul divano, con le mani chiuse a pugno appoggiate sulle gambe magre.
Aveva perso parecchio peso in quel mese, si sentiva debole.
Si sentiva male, ma allo stesso tempo sapeva che era suo dovere ascoltare.
Ormai Niklas usciva da due settimane con quella stronza di Rogan, e in quelle due settimane si era sentita sempre peggio.
Uno strano malessere le aveva colpito sia il cuore – che sentiva stretto in una morsa – sia lo stomaco – talmente chiuso che non riusciva nemmeno a mangiare tanto aveva la nausea –. Una sensazione orribile.
Ma lei era la life-coach di Niklas, doveva ascoltarlo, aiutarlo e consigliarlo; gli appuntamenti stavano andando fin troppo bene. Più vedeva il vampiro sorridere, più lei si sentiva male e bene allo stesso tempo.
Che schifo l’amore! Non aveva mai avuto problemi simili pensando a Edward –anzi, era sempre contenta che stesse con la sua Bella! – e non riusciva a capacitarsi della cosa: perché non poteva essere così anche con Niklas e quella puttana di Rogan?
Un altro fatto era che non poteva più soffrire alla vista della rossa, anzi, aveva sempre un pensiero maligno o un insulto nei suoi confronti, perciò stava zitta e se ne teneva lontano.
In quel momento era lì, con l’amico che gli stava raccontando del suo ultimo appuntamento: sembrava imbarazzato e contento allo stesso tempo. Quant’era carino!
“Quindi, quando erano ormai le… boh… non so dirti l’ora, so che sentivo che era quel momento e… gliel’ho chiesto. Se voleva… stare con me.” Il ragazzo si passò le mani sulla faccia, traendo un profondo respiro. “E lei mi ha detto sì. Come se non aspettasse altro.”
Voleva vomitare. Piangere e anche vomitare. Non contemporaneamente, no. Prima piangere e poi vomitare. O prima vomitare e poi piangere, forse era meglio.
Si tenne le mani sullo stomaco, sentendo un leggero tremore.
No, non ce la faceva più, non ce la faceva proprio più.
Non sarebbe riuscita a essere sua amica vedendolo tutti i giorni appiccicato ad un’altra che non fosse lei.
“Bene. Perfetto. Visto che il mio lavoro è finito, puoi anche smettere di vedermi.”, disse, alzandosi a fatica e prendendo la propria borsa per aprirla e tirare fuori le chiavi di casa.
“Riprenditi anche queste, a me non serviranno più. Dalle a Rogan.”, sputò a fatica, con una calma innaturale non da lei.
Si sentiva fredda, ma doveva esserlo.
Vide Niklas sgranare gli occhi e alzarsi a sua volta, con le braccia molli lungo i fianchi.
“Ma che… che accidenti stai farneticando?” domandò, con voce tremante.
Quello le fece ancora più male. Forse si era affezionato a lei?
“Insomma, l’hai sempre detto. Sono scema, invadente, e pazza da legare. Ora che hai Rogan poi, non sarebbe… giusto vedere me, anche solo come amica. Le ragazze sanno essere gelose… E con tutta la fatica che hai fatto ora per metterti con lei, non sarebbe il caso di rovinare tutto, no?” lL stavano uscendo le scuse come un fiume in piena. Ci aveva pensato parecchio a cosa dire.
“Ma sono tutte cazzate! Queste cose non me le avevi mai dette prima!”, ringhiò lui, scoprendo i denti e prendendola per un polso.
“Lasciami!” esclamò lei, cercando di liberarsi da quella stretta.
“Ti lascerò quando mi spieghi che cavolo ti prende!”
Per tutta risposta, la ragazza tirò fuori uno spicchio d’aglio e glielo spiaccicò in faccia, con rabbia. Costretto, il vampiro, con una smorfia, lasciò il polso di Jackie per liberarsi da quella puzza pestilenziale che poteva metterlo temporaneamente k.o.
“Proprio nulla! A mai più rivederci!”, salutò teatralmente lei, scappando fuori dalla porta come un razzo. 
“Idiota! Siamo in classe insieme!”, lo sentì urlare, prima di chiudere la porta.
Ecco, l’aveva fatto davvero. Taglio netto.
Avrebbe saltato scuola, anzi, l’avrebbe addirittura cambiata! Sarebbe andata anche lei in qualche istituto cattolico come suo fratello Jack, lontano da tutto e tutti!
Si sarebbe fatta suora! Già si immaginava con la tunica nera… poi il nero snelliva, le sarebbe stata a pennello.
Salì sull’autobus per tornare a casa, trattenendo le lacrime che minacciavano di scendere.

***

Ora qualcuno doveva spiegargli immediatamente e con carattere d’urgenza che accidenti le era preso a Jackie.
Nemmeno un mese fa piagnucolava perché voleva essere sua amica e ora se ne andava così? Ma era scema davvero!
Con un ringhio, calciò il divano, prese un cuscino e lo lanciò per la stanza, colpendo una colonnina porta cd che cadde, facendo un fracasso incredibile.
L’attimo dopo apparve Stoyán in piedi, con una faccia da paura, peggio di quando aveva comprato la furetta.
Si avvicinò velocemente a grandi falcate e appese Niklas al muro, tenendolo per il colletto della felpa verde, ringhiando contro di lui come un animale.
“Cosa ti prende per fare un baccano simile?!”, sibilò, con la voce bassa e infastidita; probabilmente l’aveva svegliato prima del dovuto e questo lo aveva irritato parecchio.
“ Niente!”, abbaiò il vampiro più giovane. Non era certo una ragazzina che andava a piangere dal genitore non appena succedeva qualcosa; oltretutto non sapeva nemmeno lui cosa gli fosse preso: sapeva solo che era incazzato da morire, voleva prendere a pugni chiunque, inclusa la faccia di Stoyán. Sapeva che avrebbe significato prendere poi di peggio dal maestro, visto che era più forte di lui di oltre 400 anni o più.
Il vampiro più anziano lo lasciò, facendolo cadere a terra. Questo gli provocò un certo dolore al fondoschiena.
Niklas gemette, massaggiandosi la parte lesa e fissando con astio l’uomo di fronte a lui; questi si piegò sulle ginocchia, appoggiandosi sui talloni, per essere alla sua altezza. Gli prese il mento con le dita per alzargli il viso con la forza e studiarlo.
“Sono più che sicuro che è successo qualcosa. Di recente. Qualcosa che non ti aspettavi – e l’austriaco sgranò gli occhi, colto in flagrante – e a giudicare dalla tua espressione, ho indovinato. Ma non è qualcosa che riguarda te, perché ieri sera sei tornato fin troppo euforico…. – il ragazzo tentò di abbassare lo sguardo, ma il maestro lo tenne su a forza – quindi ha a che fare con una persona a te vicina…”
L’altro assottigliò gli occhi, scoprendo di nuovo i denti, come ad avvisarlo di non proseguire.
“Una persona a cui tieni, visto come ti difendi ora. O la tua nuova ragazza, o la signorina O’Moore….” La frase, pronunciata lentamente, serviva per captare un minimo cambiamento in lui. Per sua sfortuna, al cognome di Jackie i suoi occhi saettarono al divano, dove era avvenuta poco prima la discussione.
Beccato.
“Allora è proprio per la tua amica…”
“Non è mia amica. Quella scema è solo una stupida di cui mi nutrivo e basta. Hai proprio sbagliato!”, sbraitò l’austriaco, con una rabbia non indifferente nella voce.
Stoyán sorrise sornione, abbassando la testa e trattenendo una risata.
“Ragazzo mio… Non prendermi in giro, tutto questo era solo per prenderti in giro! Vi ho sentito benissimo dalla mia camera, lei è uscita sbattendo la porta e tu urlandogli dietro!” Gli mollò uno schiaffo sulla capoccia, dopo avergli lasciato il mento. E poi un altro ancora.
“Non capisci nulla delle donne… e nemmeno di te stesso! Sei messo male…”, commentò ancora, sprezzante, prima di alzarsi.
“Ora vado a farmi uno spuntino… poi vado al lavoro. Arriverò in anticipo, visto che sono stato svegliato prima…” In effetti, il suo maestro da quando era arrivato aveva trovato lavoro come uomo delle pulizie in un ufficio. Il solito stacanovista.
Niklas ringhiò ancora, ferito nell’orgoglio. Dannazione… Dannazione!

Quello stesso giorno, centro di Dublino, qualche ora dopo

Stava camminando lungo una via, in mezzo alla folla, con il cappuccio ben calato sulla testa, fino quasi a coprirgli gli occhi.
Non riusciva a ragionare lucidamente.
Per quello se ne era stato per i fatti suoi fino a quel momento! Non avrebbe dovuto entrare in contatto con le persone, rischiava di affezionarsi e di rimanerci male quando queste lo lasciavano. Lo sapeva, lo sapeva, eppure si era detto perché no? Ed ecco entrare in scena lo scemo numero uno del villaggio.
Mentre si guardava attorno, notò un nuovo senzatetto, mai visto, che stava all’angolo della strada vicino al vicolo.
Il pensiero che gli passò per la mente fu folle, irragionevole, ma non resisteva più e voleva sfogarsi.
Si avvicinò all’uomo, mal messo, e lo ipnotizzò, per portalo via, lontano dalle altre persone.
“Hai famiglia?”, domandò, sentendo montare in sé una fame e bramosia che gli era appartenuta solo i primi tempi, quando era stato trasformato da poco.
“No, ho perso tutto… vivo di elemosina…”, mormorò l’altro, in trance, camminando fianco a fianco del ragazzo.
Il vampiro lo portò in un parco pubblico, a quell’ora quasi deserto.
Perfetto., pensò tra sé e sé, famelico, prima di avventarsi sul barbone con velocità e forza. Lo buttò a terra e dopo averlo sovrastato gli piantò i denti nel collo, precisamente nella carotide, iniziando a succhiare con violenza il sangue corposo e rossastro che sgorgava fuori come un fiume in piena.
Non aveva fame: voleva solo far male e sfogare quella rabbia che aveva dentro; voleva succhiare via la vita da una persona qualunque, far soffrire come soffriva lui in quel momento. Solo per sentirsi a posto con sé stesso.
Quasi squarciò la pelle tanto morse la carne, come una bestia, un predatore, un cacciatore che feriva per il gusto di ferire, prima di mettersi seduto, ansante, con il volto completamente sporco di rosso.
Gli occhi, sgranati, erano fissi sulla figura esangue dell’uomo, immobile di fronte a lui. Prese fiato, grandi boccate, come se fosse stato in una lunga apnea.
Ora che aveva dato sfogo alla sua collera, iniziava a rendersi conto di quanto fosse stato irrazionale e… stupido!
Barcollante si alzò, in leggero panico.
Era da secoli che non uccideva più, era tutto cambiato. Non sarebbe bastato buttarlo da qualche parte a marcire, non avrebbe potuto lanciarlo in un fiume, in pasto ai pesci.
No, negli anni duemila indagavano su tutto e tutti: troppe domande, troppo interesse, il panico generale per un uomo completamente dissanguato… che stupido, stupido, stupido!
Si prese la testa tra le mani, cercando di ragionare.
Pensa, Niklas, pensa.
Poteva sotterrarlo! Doveva iniziare a scavare, doveva sotterrarlo a fondo, così che neppure i cani lo avrebbero trovato.
Doveva farcela…

***

Fitzgerald School, Lunedì mattina, poco prima dell’inizio delle lezioni.

Jackie se ne stava seduta al suo posto, a fissare insistente la nuova rivista per teenager glitterata uscita quella stessa mattina.
Aveva litigato con la mamma, proprio il giorno prima.

“Io a scuola non ci voglio andare.” Aveva piagnucolato la brunetta, a braccia incrociate.
“ Sei malata?” Aveva domandato la donna, alzando la testa e distogliendo lo sguardo dal programma di cucina che davano in tv.
“No.”, aveva risposto Jackie, stranita. Insomma, non era ovvio che stava male?
“C’è qualche bullo o simile che ti fa dei dispetti?”
“No…” Non le avrebbe mai detto che lei e Niklas non erano più amici.
“ Allora a scuola ci vai eccome.” Aveva concluso perentoria la signora.
“ Ma mamma, no! Io non ci vado! Anzi, cambiami scuola, o studio a casa, qualcosa!”
“Signorina, non parlarmi con quel tono, non sono uno dei tuoi fratelli e nemmeno una tua amica! A scuola ci vai, alla Fitzgerald, e punto. Se volevi cambiare, sei in ritardo di 4 anni!”
La ragazza aveva cercato di ribattere, ma la madre aveva battuto le mani ed esclamato:” Fine della discussione.”

Aveva tentato ancora di farsi valere ma aveva perso.
Stupida mamma che non capiva e non voleva capire! Eppure dicevano sempre “Una madre queste cose le sente, le sa”…baggianate! Tutto falso.
Sbuffò, girando una pagina per leggere dell’ennesimo articolo Harry e Louis degli One Direction: Gay/Bisessuali nascosti? Le Directioners insorgono., quando sentì qualcuno entrare in classe. Alzando un po’ la testa incrociò lo sguardo di Niklas.
Il moro voltò il capo, procedendo a testa alta con le labbra strette fino al proprio posto.
Ah, bene! Sabato aveva capito che non si sarebbero più parlati. Distolse a sua volta la vista dall’austriaco e con le guance gonfie come un criceto tornò a concentrarsi sulla rivista, prima di sentire un verso lamentoso.
Scocciata, si girò ancora, notando che Niklas era di fronte al suo banco, rigido, in piedi e con una mano sul naso e sulla bocca.
Che cavolo gli prendeva? Alcuni dei suoi compagni si erano voltati, curiosi. Qualche banco più in là, Daniel Hill, il biondino cretino dai denti sporgenti ed enormi orecchie a sventola, ridacchiava come una iena, con un sorrisetto compiaciuto.
Vuoi vedere che..?
D’istinto si alzò, arrivando fino al banco del moro e trovando degli spicchi d’aglio su di esso e sulla sedia: che codardo bastardo!
Con un gesto stizzito, la ragazza raccolse gli spicchi e a pesanti passi si diresse di volata verso Daniel, che intuito il motivo, si rannicchiò sulla sedia, visibilmente impaurito dalla sua reazione.
Lo prese per la cravatta e lo tirò a sé, sbuffando aria dal naso a denti stretti.
“ Tu, maledetto piccolo nano vigliacco, se ti azzardi a fare di nuovo un tiro del genere, ti ficco quest’aglio su per l’a…”
“..amore!” La voce di Rogan irruppe nell’aula, facendola star male.
Quasi d’istinto si voltò, notandola appiccicata come una sanguisuga alla bocca di Niklas. Lo spettacolo le provocò una nausea non da poco.
Tenendosi la pancia, la ragazza camminò fuori dalla classe, fino al bagno delle femmine. Appoggiandosi alla parete fredda, boccheggiò come in cerca d’aria per non dare di stomaco.
Non sentiva altro che odio, tristezza e un profondo malessere interiore. Non ce la faceva più…

***

Provincia di Dublino, Casa di Niklas, Lunedì, pomeriggio tardi.

Nonostante stesse con Rogan, in quei giorni Niklas non se la era proprio sentita di uscire. La ferita lasciatagli da Jackie era ancora aperta.
Così la sua ragazza lo aveva raggiunto a casa, si era seduta sul divano con lui a guardare il film Alien, un vero e proprio cult.
“Non bisogna per forza andare da qualche parte per divertirsi.”, soffiò la fidanzata, alla fine della visione, sulla soglia di casa sua pronta per andare via.
“ Già. Hai ragione.”, rispose il ragazzo, rilassato. Lei si era accorta che c’era qualcosa che non andava: aveva chiesto spiegazioni e, dopo averle raccontato cosa era successo con Jackie, l’aveva vista sorridere per mezzo secondo e dire che ci sarebbe stata lei al suo fianco, assicurandogli che l’avrebbe sostenuto.
La cosa, però, strano a dirsi, non lo aveva consolato granchè, ma lo aveva rasserenato un po’.
Stavano giusto per scambiarsi un bacio quando vide uscire Daniel da dietro un albero con un paletto intagliato.
No, no, no, no! Ci mancava solo quell’invasato!
Ringhiò a denti stretti, mettendosi davanti a Rogan. La ragazza subito chiese: “Cosa accade? Che ci fa Daniel qui, così?”, preoccupata.
“Nulla. È solo un idiota.”, sbottò il moro, mentre l’altro ragazzo si avvicinava a loro.
“Macklemore! Allontanati, quel mostro è un vampiro e desidera solo il tuo sangue! Certo deve essere molto buono per aver attirato un simile obbrobrio fin qui, ma…”
Niklas si passò una mano sulla faccia, dopo aver alzato gli occhi al cielo, stravolto. Certo che quella doveva essere proprio una giornata del cavolo!
Ora che non c’era più Jackie, era tornato Daniel. Tutti a rompergli le scatole. Ma si davano il cambio, per caso? Un contratto del tipo Io, sottoscritto/a, mi impegno a tormentare Niklas Markus Reiter finché questi non deciderà di rinchiudersi in un centro di cura mentale., magari. Già, riusciva benissimo a immaginarsi la scena. Non era poi così assurda in fondo.
“Che cosa ha detto..?”, domandò ancora Rogan con un filo di voce. “Sta scherzando..?”
Si voltò a guardare Niklas che al momento teneva uno sguardo corrucciato verso il biondo e aveva mosso giusto qualche passo verso di lui fino a raggiungere il vialetto.
“Un vampiro? Andiamo, sono solo creature della fantasia, del folklore… Se questo è uno scherzo, è ben architettato, davvero! Bravissimi!” La ragazza cominciò a ridere con una leggera nota isterica. Probabilmente, anche se diceva di non crederci, non si fidava del tutto.
Daniel subito corse verso di lui con il paletto in mano, ben alzato e pronto a colpire, ma Niklas lo schivò all’ultimo. Lo prese alle spalle per le braccia, bloccandogliele lungo i fianchi.
“Lasciami! Lasciami!”, strillò il ragazzino, iniziando ad agitarsi per liberarsi della stretta forte del vampiro.
“Rogan, tu vai a casa, ti spiegherò più tardi!”, esclamò il moro in un ringhio, prima di trascinare Daniel per la strada.
La ragazza annuì, salutandolo con un cenno incerto e camminando velocemente per andare a prendere l’autobus.
“Ho detto di mollarmi subito, schifoso!”, protestò ancora l’altro, visibilmente terrorizzato.
“Ma sta’ zitto!”, lo bloccò Niklas, portandolo in un piccolo parco lì vicino prima di sbatterlo contro il tronco di un albero.
“Senti un po’, idiota, come cacciatore di vampiri fai parecchio pena, anzi, non hai proprio la possibilità di ferirmi.”, gli disse chiaro e tondo, all’orecchio, minaccioso. Doveva arrendersi, non poteva continuare a molestarlo così.
Sentì Daniel tremare, un po’ lamentoso per via del dolore dovuto il legno contro il suo viso.
“Quindi o mi lasci in pace, o mi lasci in pace. Sono stato chiaro?”, ringhiò, scuotendolo un po’. Ma era arrivato al limite, lui voleva solo vivere tranquillo.
Il biondino non disse nulla, ma annuì impercettibilmente con un cenno del capo, ansante.
Niklas lo lasciò, camminando all’indietro per tenerlo d’occhio; non si fidava a dargli le spalle, ed era una cosa che aveva imparato in guerra. Mai dare le spalle al nemico, mai, in ogni caso.
Vedendo che l’altro non si muoveva si rilassò appena.  
Se ne tornò a casa, stravolto.

Più tardi, nella propria abitazione, seduto sul sofà, l’austriaco prese il cellulare e digitò il numero di Rogan per inviare la chiamata.
Sentì il segnale libero per circa dieci secondi; poi, la voce della ragazza rispose con un “Pronto?” un po’ preoccupato.
“ Ciao. Tutto bene?”, mugugnò Niklas, un po’ ansioso. Sperava che non si fosse spaventata.
“ Io… diciamo di sì, sì. –la voce suonava poco convinta, ma era qualcosa – ma insomma, Daniel… perché continuava a dire che sei un vampiro? Per via della tua malattia? È un po’ da stupidi…” La sentì ridacchiare appena, un po’ nervosa.
Il ragazzo sospirò, appoggiando la schiena sullo schienale del divano mentre accarezzava la furetta che stava sulle sue gambe, prima di rispondere: “In parte sì… e in parte… no. Rogan, ascoltami bene. Io…” Si sentì stringere il petto, come se qualcuno gli avesse piantato dei chiodi. Ancora più ansia, finalmente dichiarò, con chiarezza: “Io sono davvero un vampiro.”
Silenzio.
O l’avrebbe preso come uno scherzo, o si sarebbe spaventata…
“ h. Ma dici davvero?”
La prima opzione.
“Sì.”
“Ah.”
Ci fu di nuovo silenzio.
L’attesa era estenuante.
“Rogan….”
“No, va bene. Va tutto bene. – la sua voce era piatta, probabilmente stava assimilando la cosa – Ma tu non mi frequenti solo per il sangue, insomma, hai avuto tutto il tempo…”
“Sì, esatto. Tu mi piaci davvero.”, mormorò lui, mentre Jo stava lì comoda a muovere un po’ la zampetta per le carezze.
Sentiva silenzio, ma anche il suo respiro, lento, come se fosse stata in bilico tra l’ansia e l’emozione.
“Anche… anche tu. Semmai… ne parliamo meglio di persona. A domani.”, soffiò lei, prima di chiudere la chiamata.
Niklas si tolse l’apparecchio dall’orecchio con l’ennesimo sospiro.
Beh, almeno si sarebbe spiegata perché lui non voleva mai fare foto e altre cose.
“Ci siam ficcati in un bel casino, Jo…”, borbottò rivolto alla furetta, accarezzandogli la testolina con un dito, dolce.
Già, la sua piccola Jo. Ma era un nome stupido, ora che ci pensava…
“Ti porterei a fare un giro fuori, ma non vorrei incontrare l’ennesimo pazzoide…”
Non sarebbe stato saggio.
Decise di stare a giocare al computer con Jo di fianco, sul divano, ben comodo.
Certo non aveva bisogno di nutrirsi, dopo quello che era successo sabato.
Ma ora Rogan, Jackie e Daniel sapevano che era un vampiro.

 

 

 

 



AskAnotherWay
Il gruppo Facebook

When Tomocchi is joy

 

 

Note Finali: Ci ho messo tipo 4 giorni per scriverlo. Ho sofferto come un cane nella parte tra Nik e Jackie. Probabilmente saranno partite delle bestemmie, ma la storia ora ha preso questa direzione e spero che non ci odierete…e che continuerete a leggere. Credete in noi? Perché c’è ancora molto da dire. Comunque, questo capitolo lo odio, lo odio, lo odio, mi ero dovuta bloccare mentre lo scrivevo perché mi era venuto da piangere .-. datemi pure dell’esagerata…
Ringrazio di cuore chi continua a leggere perché nonostante scuola e impegni trova il tempo per questa storia, e un grazie enorme a chi trova anche il tempo di recensire. Davvero, non avete idea di quanto ci rendete felici ç_ç <3
Un grazie soprattutto a Mamichan, Kleis, Bijouttina, Nemainn, ArmandamarinaFVAEIXS
, PinkyRosie, lovelymangaka e Mojita_Blue per le recensioni; e un grazie a chi ha messo la storia tra le preferite: se e solo SE la amate, fatelo anche voi! :3 Cliccare sul tasto dei preferiti non costa nulla xD
E per concludere, il vincitore, che non è altri che Mr. Another Way è….
Niklas Reiter!
Eggià, il protagonista vampiro nerd a quanto pare è il maschietto migliore…i vostri voti non mentono! xD Seguono poi Jack, Stoyán e…beh, Daniel nemmeno un voto, non so se vale infilarlo in classifica BD
Più avanti vedrò di rifarla…vedrem, vedrem!xD
Alla prossima :3



 

 

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Capitolo 20
*** Charlotte ***


 

ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 19
Charlotte

 

 

 

 

Casa di Niklas, circa quattro giorni dopo. Venerdì.

 

L’armata nemica sta avanzando!

Niklas fissava lo schermo del computer mentre in testa portava delle cuffiette con microfono incorporato.
“Lo so, lo so. Ma stiamo calmi. Ora, un paio delle armate le facciamo avanzare verso est, così da prenderli di fianco, è chiaro?”, ordinò, scandendo bene le parole per essere quanto più chiaro possibile.
Era in corso una partita di The War of Past, il gioco in cui era campione assoluto. Ora che Daniel Hill aveva finito di disturbarlo con le sue frignacce da cacciatore di vampiri, era tornato a tormentarlo su quel gioco, dove, inevitabilmente, perdeva; Niklas era un abile stratega, il biondino invece non ragionava abbastanza, infatti attaccava a caso. Come nella realtà. Non era diverso dalla vita virtuale.
“Lŭzhliv! Niklas, stai facendo una cazzata, e se vi tendono un agguato da quella parte?”, domandò Stoyán, il suo maestro e mentore. Era seduto di fianco a lui, sul divano, a fissare lo schermo a sua volta.
Si stava preparando per uscire al lavoro e si era bloccato nel vedere quel gioco campeggiare sul computer; visto quant’era saccente e puntiglioso, si era sentito in diritto di dire la propria.
Niklas si tolse per un attimo le cuffiette con una calma innaturale. Prese fiato. “Chiudi quella bocca! Qui sono io il comandate, non capisci nulla di questo gioco!”, sibilò all’uomo vicino a lui, tornando a concentrarsi sul videogame.
Quando Stoyán aprì bocca per parlare, fu zittito dal suono del campanello, che si udì per un paio di secondi.
“ Vai tu ad aprire.”, sbottò Niklas, con tono arrogante; quando era concentrato sul gioco, perdeva ogni inibizione e si faceva quasi spavaldo – in una situazione normale, si sarebbe ben guardato da ordinargli qualcosa, pena una bella punizione corporale.
“Oh… ehm, salve. Lei chi è?”
Quella voce…
L’austriaco si girò di scatto, trovando Rogan sulla soglia di casa davanti a Stoyán, che la fissava con un sorrisino.
“Un parente di Niklas, cara. Vedi, sono lo…”
“Lo sa anche lei.”, si affrettò ad aggiungere il ragazzo, facendosi piccolo piccolo, sapendo che il maestro non avrebbe approvato. Era nei guai.
Quando aveva saputo che Daniel e Jackie sapevano, si era arrabbiato molto, dicendogli che la loro esistenza doveva rimanere nascosta.
Già, Jackie. Maledizione, perché tutto gli ricordava lei? Perché nonostante stesse con la più bella della scuola, doveva sempre pensare a quella maledetta bimbaminkia? Si morse il labbro, cercando di scacciare quel nome dalla sua mente.
Loro non si parlavano più, lei aveva deciso di non parlargli più, e lui, più o meno, con qualche difficoltà, aveva accettato la cosa.
Era tutto molto strano, senza di lei…
“Tya, sŭshto? No vie ste naistina bezmozŭchen! Kak e vŭzmozhno tova? Glupav! 1
La frase lo ridestò da quei pensieri ma aveva capito ben poco: era da più di un secolo che non sentiva il bulgaro.
Si passò una mano sulla faccia, si tolse le cuffiette e raggiunse Rogan, mentre l’altro uomo sbuffava infastidito e usciva con il proprio borsellino e impermeabile per andare al lavoro.
“Ma amore, chi era quello?”, domandò ancora la ragazza, confusa, indicando la direzione che il vampiro più anziano aveva preso.
Niklas rabbrividì: la parola amore gli faceva venire la pelle d’oca, ma non in senso buono, anzi.
Solo che non riusciva a dire a Rogan che gli dava fastidio.
“ Lui è… il mio maestro, la persona che… mi ha creato.”, mugugnò, indicandosi. “Comunque, come mai qui?”, domandò, curioso. Non avevano appuntamenti, da quel che ricordava.
“Capisco. Oh, ma amore –un altro brivido, argh! – io il Venerdì vado in discoteca, ricordi? Non vieni anche tu? Mi lasci andare da sola?”, domandò, dispiaciuta, cercando di farlo sentire in colpa.
Oh, porca…
La discoteca la odiava, come le feste. Troppo casino, troppa gente, troppi odori, possibili prede, e di tornare a casa stanco con quella musica orrenda nelle orecchie non ne aveva propria voglia.
“Eh… insomma… veramente avrei la partita al pc, sai, sto… mandando un’armata…”, borbottò, mettendosi le mani in tasca. Era un po’ nervoso perché aveva messo in pausa: la gente lo aspettava.
Rogan lo fissò corrucciata.
“La partita.”
“Sì.”
“Preferisci un videogame sul computer… a me.”
“… Ti prego non farmi rispondere…” Perché doveva metterla così drastica? Se sceglieva di passare la serata al pc invece che con lei, non significava che non gli piaceva più!
“Oh, questo basta, mi basta. Scordati il mio sangue, la settimana prossima. Ciao.”, sibilò la fidanzata, facendo dietro front e andando via a testa alta, offesa.
Miseria, nemmeno Jackie era così infantile, e con lei almeno si poteva parl…, cioè, urlare.
…No, non di nuovo!
Si prese la testa tra le mani, stanco di quei pensieri.
Tornò a sedersi con uno sbuffo infastidito, rimettendo le cuffie in testa.
Bah, chi lo voleva il suo sangue: non era poi granchè: certo salato, buonino, ma nulla di che; quello di Jackie era dieci volte meglio…
….
….
…Accidentaccio!
Appoggiò la testa sullo schienale del divano, mentre in chat i suoi compagni lo chiamavano con insistenza. Purtroppo gli era passata la voglia di far qualunque cosa, con un’atmosfera del genere.
Se i vampiri non avevano l’anima, perché doveva stare così male? Non potevano privarli anche dei sentimenti? O era questa la vera maledizione?
Un’eternità passata a conoscere imbecilli mortali che ti scartavetravano le balle fino ad affezionarti?
Non, lui non era affezionato a nulla, non gli mancava proprio nulla. Aveva tutto quello che poteva desiderare.
Ma quella sera non si fece la barba come al solito. Perché tenersi bene, se la persona per cui lo facevi se ne andava in discoteca da sola? Mentre quella che ti aveva costretto a farlo, non ti parlava…
Sospirò, mollando tutto per andare a letto.

Dormì fino al giorno dopo e si alzò verso tardo pomeriggio, quando era sicuro di trovare già buio fuori.
Sentì anche Stoyán alzarsi: difatti lo incontrò nel corridoio.
“Dove vai?”, domandò il ragazzo, stranito, vedendo l’uomo ben vestito, meglio del solito.
“Affari miei, impiccione.”, replicò con un sorriso sornione l’uomo, dandogli l’ennesimo scappellotto, prima di uscire dalla porta e andare.
Quel giorno non aveva il lavoro: di solito passava la serata a lamentarsi, dicendo quanto tempo sprecato stare lì a non far nulla – e in quel caso Nik lo spingeva a pulire casa al posto suo- , ma questa volta… usciva. Mah.
Si sedette sul caro divano, si sistemò il computer sulle gambe, pronto a giocare, quando venne distratto da una chiamata sul cellulare.
Stranito, iniziò a cercarlo, trovandolo sotto un cuscino. Rispose al numero sconosciuto: probabilmente era l’ennesimo call center che chiamava per fare offerte del cavolo o simile.
“Pronto.”, rispose seccamente il vampiro, prima di raggelarsi nel riconoscere la voce dell’interlocutore.
“Ehi, Reiter. Diciamo che ho qualcosa di importante qui tra le mani… o, più che qualcosa, una persona. Se davvero ci tieni, ti aspetto qui a casa mia. Hai un’ora… tic tac, tic tac, il tempo scorre…”, cantilenò Daniel, con un tono spavaldo e soddisfatto.
Quel cretino peggiorava a vista d’occhio! Eppure credeva di averlo rimesso in riga l’ultima volta.
Aveva preso Rogan?
Maledizione!
Si infilò velocemente la felpa, senza preoccuparsi troppo di com’era vestito e, mentre usciva, inviò la chiamata al numero della ragazza per scoprire se era un bluff o tutto vero.
Tuu.. tuu….
Non rispondeva…
Tuu… tuuu…
Il numero da lei chiamato potrebbe essere spento o non raggiungibile. Se vuole lasciare un messaggio in segreteria….

Accidenti!

***

Irish Pub, quello stesso pomeriggio.

“Una volta sceglievi posti più chic, Stoyán.”, commentò una ragazza castana, con un fisico da modella ma dalle curve più prorompenti; parecchi uomini si voltarono a guardarla, lanciando fischi di approvazione.
Lei si girò, fulminandoli con un’occhiataccia, prima di sedersi al tavolino con il vecchio vampiro.
“Non impovta quanti anni passano… gli uomini vozzi sono e vozzi vimangono.”, commentò sprezzante la giovane, che doveva avere all’incirca vent’anni.
“Cara, non divaghiamo.”, la invitò il bulgaro, chiamando con un cenno il cameriere per ordinare qualcosa e non dare nell’occhio.
“Giusto. Pevché mi hai fatto venive qui?”, domandò curiosa.
“Cioè, a pavte pev quella cosa.”, sussurrò con fare confidenziale, chinandosi appena verso il tavolino.
“Con calma, con calma… Prima di tutto, come stai? Tutto bene nella tua zona?”, chiese l’uomo, chiedendo un semplice bicchiere d’acqua.
“Sì, non c’è male. Nessun pvoblema, me la spasso come al solito. Non hai idea di quanti mi chiedono di fave la modella… ma è così fvustante non potev accettave!”, mugolò la donna con dispiacere, ordinando invece del succo d’arancia.
“Posso solo immaginare… ma devi tenere un basso profilo, lo sai.” Stoyán annuì tra sé, congiungendo le mani e battendole appena sul tavolino.
“Lo so, lo so… Comunque, hai vitvovato il tuo pupillo?”
Gli occhi del più anziano avrebbero brillato, se ce ne fosse stata la possibilità: “Ormai è da qualche mese che abito con lui. È cresciuto proprio bene…”
“Ma se è un vampivo, dovvebbe esseve vimasto il diciassettenne che mi avevi descvitto, no?”, contestò l’altra, sorpresa.
“Certo, certo, non intendevo dire questo. Qualcuno l’ha rimesso in riga, ma non è un problema, anzi. Il succo del discorso…. – e il cameriere posò sul tavolo le due ordinazioni – è che ora manca solo Taylor. Tanto la riunione l’hanno stabilita ad Aprile, durante le vacanze di pasqua.”, dichiarò il vampiro, portandosi il bicchiere alle labbra e bevendone un sorso di facciata. Non gli serviva, ma erano in un posto pubblico.
“Oh no, ma pvopvio Taylov? Quella checchetta è una piattola!”, si lagnò la donna, passando l’indice sul bordo del bicchierino, annoiata.
Stoyán aggrottò la fronte: “Su, non dire così.”
“Basta, smettiamola. Tovnando al discovso oviginale, quindi, stiamo tutti a casa dal tuo pupillo?”, domandò ancora, provando a bere un sorso del succo, ma non senza una smorfia.
“Certamente. Il posto c’è, e in caso, lo creeremo.”
“Ma dovvò dovmive per tevva o su un divano?” La faccia della donna era, se possibile, scandalizzata.
“Lŭzhliv! Non permetterei mai che una fanciulla dormi per terra. Ti cederei il mio letto.”, promise con un sorriso il maestro, portandosi una mano al cuore. “Che io possa bruciare al sole se mai accadesse.”
“Oh, Stoyán! Sempve così galante.”
“Ovvio. Vogliamo andare a casa? Così posso presentarti Niklas.”
“Cevtamente! Andiamo.”
I due si alzarono dai rispettivi posti e uscirono, sempre sotto lo sguardo di tutti.

***

Provincia di Dublino, dintorni di Casa Hill, pomeriggio.

Aveva provato a chiamarla ancora, e ancora, ma Rogan non rispondeva.
Niklas era seriamente preoccupato per lei.
Daniel poteva farle di tutto! Quel porco le avrebbe messo le mani addosso solo per far dispetto a lui..!
Raggiunta la casa, Niklas si fermò ansante sulla porta dell’abitazione, improvvisamente pieno di pensieri.
Doveva bussare… ma come avrebbe preso Rogan? E soprattutto, non poteva uccidere Daniel ma doveva assolutamente trovare il modo di fermarlo in modo definitivo.
Intanto, suonò il campanello.
Gli aprì il nanetto con al collo una collana d’aglio.
“Sei venuto!”, esclamò sorpreso.
“Ma dai?”, commentò sarcastico il moro, prima di ringhiargli contro. “Fammi entrare.”
“Come? Beh, entra, che aspetti?”, borbottò Daniel, facendosi da parte.
“Idiota! Mi devi invitare!”, sbottò l’austriaco, stringendo le mani in un pugno.
“…Ah. Allora aspetta che esco, se posso stare al sicuro in casa mia, meglio!”, esclamò il ragazzino, voltandosi per andare nel salotto –ben visibile dalla porta d’entrata – e tornare con …
Jackie.
Una Jackie legata come un salame che saltellava per poter camminare.
“Questo… è… uno scherzo?”, domandò Niklas, stranito. La ragazza non lo degnava di uno sguardo, imbronciata.
“Come sei finita qui con lui?”, ringhiò, senza smettere di fissarla.
Non capiva perché gli desse così fastidio. Doveva essere sollevato dal fatto che ci fosse stata lei al posto di Rogan… e invece, se possibile, era ancora più arrabbiato e preoccupato.
“Oh, è stato un gioco da ragazzi. Le ho inviato una falsa mail dove la avvisavo di un incontro speciale dei i lettori con Stephany Meyer… la scrittrice di quella saga di vampiri che la cara bimbaminkia adora così tanto.”, sogghignò il biondino, spingendola ancora più fuori, fino a trovarsi in giardino.
Pure lei, era scema forte.
Se ne stava lì, in piedi, con le guance gonfie come un criceto, senza proferir parola.
“Ma bravo. E ora?”, domandò infastidito il vampiro, mettendosi le mani in tasca.
Avrebbe potuto tornare a casa e fregarsene, ma non voleva avere Jackie sulla coscienza. Ecco, solo per quello non mollava tutto e andava.
“Pensi di fare qualcosa o vuoi rischiare che qualcuno ti veda e ti denunci per sequestro di persona?”
Daniel parve rendersi conto solo in quel momento della situazione in cui si era cacciato: la sua faccia assunse un delizioso color cenere. Spaventato, iniziò a ravanare nelle tasche dei pantaloni, tirando fuori il proprio IPhone per inviare una chiamata. Dopo qualche minuto, qualcuno rispose.
“P-Pierce… giusto… giusto te cercavo! Ci siete te e Sean? Io… Io ho qui davanti il vampiro!”, esclamò con enfasi, ansante.
Se fosse andato in iperventilazione e poi svenuto, sarebbe stato perfetto.
“C-cosa devo fare?”, domandò ancora il ragazzino, agitato.
Mamma mia che imbranato. Non aveva tutto il pomeriggio!
“Daniel.”, chiamò Niklas.
“Che c’è? Che vuoi? Non vedi che sono al telefono?”, rispose l’interpellato con una certa aggressività.
“Alle 18.30 abbiamo la partita a The War of Past.”, gli ricordò, mostrano l’orario sul cellulare.
Mancava mezz’ora.
Daniel sgranò gli occhi e boccheggiò un attimo, prima di riportare l’attenzione al cellulare.
“Io… sì, sì. Pierce, ho una certa fretta. Come si ammazza un vampiro? Il paletto? No, ci ho già provato… l’aglio lo schiva, l’acqua santa e le croci non gli fanno nulla…”
Niklas sbuffò sonoramente, mettendosi le mani in tasca, rabbrividendo per la leggera aria fredda che passava ogni tanto, per palesare la sua presenza.
“Un attimo! Sono al telefono!”, sbottò ancora il compagno, rivolto all’austriaco: “Sì, sì, è che siamo fuori casa… Cosa mi consi…”
Daniel smise di parlare, fissando qualcosa alla sua destra con una faccia da ebete.
Ma che gli prendeva?
Niklas si voltò a sua volta, notando una ragazza… o una giovane donna, di circa vent’anni o poco più, che camminava verso di loro.
Un bel tipo: castana con i capelli lunghi e un po’ mossi alla fine, vestita con una camicetta bianca leggermente scollata che metteva in risalto il prosperoso seno, pantaloni eleganti neri aderenti e con degli stivali sempre neri con il tacco alto: sembrava una modella uscita da una rivista di moda.
Non era certo una persona che si vedeva tutti i giorni e di certo non era del luogo. Che fosse lì per un servizio? Ma dubitava.
A quell’ora, in quella zona… no, no.
Tutto lasciava intendere che fosse una sua simile…
Era arrivata proprio vicino a loro e fissava Daniel con una faccia indefinita, come se stesse studiando una specie aliena strana.
“Niklas Veitev?”, domandò la misteriosa ragazza, piuttosto dubbiosa, con gli occhi puntati sulla collana d’aglio.
Che fastidioso difetto di pronuncia.
“… posso esserlo, per te.”, biascicò il ragazzino. Sembrava stesse per svenire.
Niklas sbuffò ancora e alzò la mano per fare un cenno e richiamare l’attenzione.
“Sono io, che vuoi?”, rivelò, un po’ scocciato.
La pseudo-modella sorrise maliziosa, avvicinandosi a lui per tendergli la mano.
“Sono Chavlotte Duevve, sono qui pev conto del tuo maestvo. Dovvesti tovnave a casa, dobbiamo pavlave di… cose impovtanti, e non davanti a queste… pevsone.”,sussurrò, mentre Niklas, con la coda dell’occhio, vedeva che finalmente Jackie ora lo guardava, probabilmente incuriosita dalla ragazza.
“Prima devo risolvere questa situazione. Finché quello lì non molla la… signorina, non lascerò questo posto.”, borbottò, strofinando un piede a terra.
Charlotte si voltò, fissando Daniel intensamente.
“Lasci la signovina, la pvego.”, soffiò lei, con un tono che, Niklas doveva ammetterlo, faceva rabbrividire tanto era sensuale.
Daniel divenne rosso fino alle punte dei capelli, boccheggiando un “Solo se esci con me.”.
Anche da perfetto idiota non perdeva la sua sfacciataggine e spavalderia, di questo il ragazzo gli dava atto.
“Ma figurati se un cretino come te esce con una tipa del genere!”, esplose Jackie.
“Sareste una coppia mal assortita! Tu sei basso, lei è alta! Lei è bellissima, tu uno scorfano! Poi lei è una signorina vampira, tu invece un semplice umano! Andiamo, Hill, per una volta abbassa le tue aspettative e cercatene una alla tua –permettimi il termine – altezza!”.
Niklas soffocò una risata; Jackie non aveva peli sulla lingua, non aveva perso la sua parlantina e, in un certo senso, gli era mancato sentirla sproloquiare in quel modo delle cose più inutili.
Aveva capito che Charlotte era un vampira come lui, probabilmente dal portamento e dall’aria che aveva… o a causa dai leggeri canini che si vedevano quando la donna sorrideva.
“Io non esco con nessuno, vagazzino. Lascia la signovina e tovna a casa dalla mamma.”
“Mamma e papà sono in Inghilterra dai nonni paterni. Ho la casa libera. Non mi importa se sei una vampira. Esci con me!”, disse ancora senza fiato e, soprattutto, senza mollar l’osso.
Niklas si passò una mano sulla faccia, stanco, avvicinandosi a Jackie per slegarla dalle corde mentre il cretino era impegnato a fare figuracce.
Jackie si massaggiò i polsi, tenendo lo sguardo basso, senza dire una parola.
“… potresti almeno dirmi grazie.”, sibilò l’austriaco, un po’ risentito.
“ … Grazie.”, mugugnò lei, prima di alzare lo sguardo.
Sembrava triste.
Ma perché doveva esserlo? Era stata lei a dire di non voler più essere sua amica.
“Stai… più attenta la prossima volta.”, aggiunse, mandando giù un groppo in gola.
Era tutto troppo strano. Si era abituato da poco a non averla più intorno; aveva squartato una persona quando lei aveva troncato il loro rapporto; era lui quello che, a conti fatti, c’era stato male.
Ma lei gli mancava. Gli mancava da matti.
Gli mancava la sua fastidiosa, ingombrante e petulante presenza. I suoi inutili sproloqui. Le sue manie da pazzoide. La sua prepotenza. Il suo sorriso.
Ma lei non stava sorridendo affatto e si odiava per questo. Odiava vederla così giù di morale.
Con un passo, le si avvicinò e le prese il viso tra le mani, sentendola irrigidirsi e trattenere il fiato.
“Ni…”
“Shhht…” Non stava mai zitta.
Avvicinò il viso al suo…
Poteva farlo?
Sì.
E le tirò le guance verso l’alto.
“Questa espressione non ti si addice.”, la sgridò, cercando di modellarle le guance in un sorriso.
“Ahia! Mih fhaih mhaleh!”, si lagnò la bruna, prima di pizzicarlo al fianco.
E quel pizzicotto lo rese più felice di ogni altra cosa.
Era masochista, lo sapeva.
La lasciò, allontanandosi di un passo, mentre la ragazza si massaggiava la faccia con un’espressione imbronciata, ma che tradiva una certa… contentezza, come se quel piccolo contatto avesse ricordato i bei vecchi tempi.
Jackie strinse le labbra e salutò il compagno con un cenno prima di andare via, con la sua borsetta a tracolla sulla spalla, recuperata dalla casa di Daniel.
Niklas la guardò trotterellare lontano da lui, avvertendo una certa malinconia.
Puah… figuriamoci!
Scosse il capo e si voltò verso Charlotte e Daniel, che stavano ancora discutendo animatamente.
“Posso farti bere il mio sangue!”
“Bleh, che schifo, vagazzino! Nemmeno pev sogno!”
L’austriaco inarcò un sopracciglio, stranito: da quando in qua un vampiro rifiutava del buon sangue umano?
In qualche maniera i due riuscirono a lasciarsi Daniel alle spalle e tornarono subito a casa dal maestro, che era parecchio preoccupato e che lo esortava ad invitare subito la donna.
“Charlotte Duevve, sei invi…”
“No No Niklas… ehm, come avrai notato, la cara Charlotte ha questo difetto –l’interpellata sbuffò contrariata – si chiama Charlotte Duerre.”, lo corresse Stoyán, mentre la giovane vampira stava sulla soglia dell’abitazione con le braccia incrociate sotto il prosperoso seno.
“Uhm, ok. Anche se poi mi dovrai spiegare perché è qui…”, borbottò il ragazzo, un po’ preoccupato.
“Tutto a tempo debito, ragazzo mio… Tutto a tempo debito…”
Il sorriso del maestro non prometteva nulla di buono.



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1 Anche lei? Ma sei proprio senza cervello! Come è possibile? Scemo!


Parla Tomocchi:  Non sono più le note finali, e visto che sono più io che parlo… ecco qua il cambio da Note Finali a Parla Tomocchi. xD
Questo capitolo… miseria ci ho messo due settimane a scriverlo! Meno male che mi butto avanti, o avreste aspettato parecchio! Qui entra in scena Charlotte, un nuovo vampiro… creata da me e mia sorella, è un personaggio che ci piace molto! xD Spero possa piacere anche a voi… magari non ora, non è ancora stata inquadrata bene… ma più avanti!
Il discorso al pub con il maestro è scritto così confuso apposta, mi piace lasciucchiare(?) in giro piccoli indizi… che si capiranno poi xD
Il ritorno di Jackie, spero apprezzato…mi si è sciolto il cuore mentre lo scrivevo!
Di seguito, la nota della frase in bulgaro detta da Stoyán:
Ringrazio poi faith_bella per aver messo la storia tra le seguite e ricordate, L_aura_grey per averla messe nelle preferite (se amate anche voi la storia, potreste farlo :3 )  e PinkyRosie, Kleis, Bijouttina, Sakurazukamori, Mojita_Blue, Soheila e faith_bella per avere recensito la storia!
Grazie grazie a tutti voi!
A chi legge, a chi recensisce, a chi partecipa al gruppo, a chi fa domande su Ask x°D ci fate morire. xD
Di seguito, invece un link per una What if Slash/Yaoi…tra Niklas e Stoyán! xD per chi è interessata eccola qui xD Replica!




 

 

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Capitolo 21
*** Parassiti ***


 

ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 20
Parassiti

 

 

 

 

Casa di Niklas, Domenica pomeriggio.

Rogan era davanti alla casa del suo fidanzato, impaziente.
Aveva suonato il campanello e atteso che lui aprisse, ma erano già passati un paio di minuti.
Era quasi sera: non correva alcun rischio, quindi perché non apriva? Aveva trovato il giorno prima molte chiamate perse con il suo nome, ma quando aveva provato a richiamarlo non aveva ricevuto alcuna risposta.
Perciò aveva deciso di andarci di persona. Forse voleva scusarsi per il comportamento di Venerdì, per aver preferito un videogioco a lei.
Suonò ancora, insistente. Le si illuminò il viso quando vide la porta aprirsi, salvo spegnersi l’attimo dopo quando guardò chi aveva di fronte.
Una donna, che doveva avere circa vent’anni, dal fisico perfetto e un seno che doveva essere come minimo una quinta, era in piedi, appoggiata allo stipite dell’entrata con addosso solo un babydoll nero di pizzo semi trasparente e un paio di mutandine abbinate.
I lunghi capelli castani le ricadevano sulle spalle in morbide onde sulla pelle diafana e perfetta. Sembrava uscita un sogno.
Anzi, da uno di quei cataloghi di intimo che tenevano i negozi sul bancone, dove le modelle perfette mostravano i prodotti che l’azienda offriva.
Se fosse venuta per la prima volta, avrebbe pensato di aver sbagliato sicuramente casa.
Ma era più che certa che quella era l’abitazione di Niklas.
“Ouì?”, domandò la donna, incrociando le braccia al petto e facendo risaltare ancora di più il seno.
Cosa accidenti ci faceva quella tizia lì? A che gioco giocava?
Arrabbiata, strinse le labbra e inspirò forte dal naso, cercando di calmarsi.
“C’è Niklas?”, domandò, cercando di sbirciare dentro casa, invano.
La donna piegò le labbra in un sorrisetto beffardo.
“Oh, avviva subito.” Si voltò verso l’interno dell’abitazione e chiamò: “Niklas! C’è una vagazza qui!”
Aveva pure un fastidiosissimo difetto di pronuncia!
Un paio di secondi dopo, sentì dei passi pesanti e finalmente il moro fece capolino dalla porta, con gli occhi sgranati.
“Rogan? Che ci fai qui?”
Cosa ci faceva lì? E le chiedeva… cosa ci faceva lì?
“Magari è perché ho dieci chiamate perse con il tuo nome? Piuttosto, cosa ci fa tu qui…”
“… È casa mia…”
“… con questa tizia sexy!”, sbottò, a dir poco inferocita.
“Charlotte è una collega, non hai bisogno di essere gelosa!”, rispose schietto il vampiro, mentre la donna in questione gli accarezzava un braccio e si dileguava, lasciandoli soli. “E dovrei essere io quello arrabbiato, perché non rispondevi?”, chiese lui, con le braccia rigide lungo i fianchi.
“Perché ero in discoteca! Il Venerdì e il Sabato lo sai che sono là, te lo avevo detto, sei tu che non mi ascolti.”, ribatté irritata, con una strana luce negli occhi.
Sentiva Niklas distante, ci stava male. Non era più come si era presentato all’inizio, al suo compleanno. Non sembrava più interessato a lei.
Le passò un’idea folle per la testa, ma era l’ultima possibilità per stargli vicino.
“Se per stare con te devo essere una tua collega… allora… trasformami in una vampira!”, esclamò, allargando le braccia.
Calò il silenzio.
Niklas aveva sgranato gli occhi ancora di più, come se la fidanzata avesse detto una parolaccia.
Avrebbe preferito che uscisse anche solo una parola, qualcosa.
Il silenzio era a dir poco insopportabile.
Passò qualche minuto, prima che l’austriaco parlasse.
“Non posso.” Due semplicissime parole che la trafissero come una freccia da parte a parte. Come poteva dirle questo?
“Perché?”
“Non posso.” Disse di nuovo. Quelle due parole erano tremende.
“… per… per caso è perché non vuoi che butti via la mia vita umana?”, domandò incerta, ma il moro rispose stranito uno “No.”
Nemmeno quello.
“Non vuoi passare la tua vita con me?”, chiese ancora, ormai in lacrime. Quel ragazzo aveva eretto un muro di fronte a lei.
Lo vide arretrare, spaventato, ed esclamare un: “No!” scandalizzato.
Quella fu l’ultima goccia.
Era stata solo uno stupido divertimento nelle mani dell’ennesimo vampiro idiota, tale e quale a quelli dei libri.
“E allora chiudiamo! Non voglio più avere a che fare con te, stronzo!”, gli gridò, girando i tacchi per andarsene il più presto da lì.
“È finita!”, urlò ancora, per sfogare la rabbia, il risentimento e soprattutto la profonda tristezza che le attanagliava lo stomaco, che le contorceva le viscere e che le faceva venir voglia di rintanarsi in casa e non uscire più.
Nel delirio dei suoi pensieri, le passò un pensiero insolito.
Come Niklas. Io ho appena pensato… ciò che ha fatto Niklas in questi giorni.
E come mai Niklas era rimasto in casa?
Perché Jackie O’Moore non era più sua amica. Perché lo aveva rifiutato come persona. Perché lui, anche se faceva finta di non saperlo, si era innamorato di quella maledetta bimbaminkia.
Si sentì sciocca, per non averlo capito prima. Si sarebbe risparmiata questo dolore. Ma come avrebbe potuto lasciar perdere? Stava così bene che nemmeno ci aveva pensato a qualcosa di sbagliato. Che il loro rapporto non era sincero.
Si diede nuovamente della stupida. Oramai era andata così, ma meglio tardi che mai.
Non avrebbe perso tempo con lui, mai più.
Anzi. Non avrebbe più perso tempo con un ragazzo.

***

Ma…
Che diamine era successo?
Nel giro di un minuto era stato mollato dalla sua ragazza.
Ma cosa accidenti le era preso? Non poteva trasformarla così, a caso!
Non dipendeva da lui.
Scosse il capo, chiudendo la porta con un certo nervosismo. Irritato perché aveva scoperto di non essere dispiaciuto della cosa e di sentirsi quasi sollevato nello scoprire di essere di nuovo libero.
Con un sospiro, andò a sedersi sul divano in salotto, dove era già presente Charlotte con le gambe raccolte al petto.
L’attimo dopo, vide uscire dal corridoio un ragazzo un po’ imbarazzato, molto attraente, che non aveva mai visto. Lo seguì con lo sguardo fino alla porta.
“Awn, la mia pveda. Io non bevo da quelle vidicole buste di sangue che ha Stoyán… e non sono solita nemmeno nutvivmi di bavboni come te… Io voglio… godeve.” Pronunciò quell’ultima parola con malizia e un sorrisino che sapeva di lussuria.
Quella donna era una vera vampira, che sfruttava gli umani per trarre quanto più piacere possibile, in tutti i sensi.
Un brivido lo attraversò lungo la schiena, ma non di eccitazione, no. Paura. Paura che Charlotte potesse ottenere tutto ciò che voleva perché sapeva cosa voleva e come ottenerlo.
Con un altro sospiro, prese il computer e se lo mise sulle gambe, per poter giocare e distrarsi un po’. Subito la donna si mostrò interessata.
“A cosa giochi?”, domandò, avvicinandosi a lui tanto che poteva sentire il suo seno sul braccio. Argh.
“The War of Past.”, mugugnò, accedendo al videogame con il profilo normale e non online. Una partita in solitario gli faceva sempre bene, ogni tanto.
Charlotte fissò prima lui e poi la schermata, prima di rimanere a bocca aperta.
“Tu… Tu sei… Non ci cvedo… tu sei… Ostking17..?” domandò sbalordita, come se avesse appena letto che distribuivano sangue dietro l’angolo.
Il moro inarcò un sopracciglio, trovando la domanda stupida. Il nome era quello. Non era un hacker, non fregava gli account altrui…
Annuì, semplicemente, iniziando a schiacciare tasti.
La vampira lo guardò con ammirazione, accarezzandogli di nuovo il braccio con lentezza. “Non ci posso cvedeve… di esseve di fvonte al campione…”, sussurrò, con un tono quasi riverenziale.
Un momento. Poteva sapere che lui era l’asso del gioco solo se…
“Ci giochi anche tu?”, domandò di rimando, fissando il suo viso come a cercare qualche indizio.
Subito Charlotte si mise sulla difensiva, tirandosi indietro e rimettendosi seduta composta, negando col capo: “Figuviamoci! Non sono cevto appassionata a quel giochetto che ha scalato le classifiche dei più venduti dell’ultimo anno! È una cosa così da nevd!” sbottò stizzita, raccogliendosi di nuovo le gambe al petto.
Beccata.
Solo i veri fan sapevano quella cosa delle vendite su The War of Past. Quella tipa era solo l’ennesima nerd nascosta che si vergognava di ciò che era. Certamente lui era cambiato nell’aspetto, ma dentro sarebbe sempre rimasto quello sfigato scontroso che preferiva stare a casa al computer che uscire.
“Non mi piace pev nulla quella voba!”, ringhiò ancora la donna, notato lo sguardo di biasimo che il moro gli stava lanciando; nel mentre anche il maestro entrò in scena per poter andare in cucina.
“Cos’era quel baccano di prima?”, domandò il vampiro più anziano, prendendo una delle sacche di sangue che Charlotte tanto disprezzava. “A parte lo sfogo della cara Char, ora.”, soffiò, avvicinandosi ai due.
“Rogan mi ha mollato.”, mormorò atono il ragazzo, mentre con un tasto distruggeva una fila di combattenti con un colpo di cannone ben direzionato.
L’uomo inarcò un sopracciglio, bucando il sacchetto e iniziando a bere avidamente: “Non ti sento molto avvilito.”, contestò, avvicinandosi a lui e appoggiando gli avambracci sullo schienale del divano.
Niklas si strinse nelle spalle, sospirando pesantemente: “Che posso dire, si vede che non era destino. Non mi piaceva così tanto come pensavo e poi pure il suo sangue non era granché.”
Gli occhi di Stoyán parvero illuminarsi e con un balzo atterrò sul divano, spaventando un po’ Charlotte.
“Dai. Dimmelo. Che il suo sangue fa schifo perché è andato a male o ha qualche potere che distruggerà noi vampiri.”, sibilò, memore dei telefilm che Jackie gli aveva fatto sorbire durante il programmino.
Il maestro scosse il capo, scioccato. “Ma dove hai sentito queste assurdità? Lŭzhliv! La questione del sangue è la parte più interessante, per noi vampiri. Solo che tu sei fuggito prima di saperlo.”, disse, mollandogli l’ennesimo scappellotto, seguito da un “Ahi!”.
“I vampiri, per non avere problemi, dovrebbero nutrirsi solo di sangue neutro, ovvero di persone che non hanno nulla a che fare con noi. Perché se incontriamo una persona e la conosciamo…
Più ci piace il suo sangue, più significa che ci piace quella persona. Mentre più ci fa schifo, più coviamo odio e risentimento in essa.”
Non avrebbe mai bevuto il sangue di Daniel.
Ma… un momento.
“Questo spesso ha dato problemi, perché molti vampiri nel corso dei secoli si sono innamorati, hanno privato i loro amanti di tutto il loro sangue fino a ucciderli, per poi impazzire di dolore una volta rimasti soli. Non siamo sopravvissuti in molti, ormai, proprio per questo. Questa è la nostra maledizione.”, sussurrò il mentore con un sorriso mesto, notando che sulla faccia di Niklas si era appena fatta strada una consapevolezza del tutto nuova.
C’era solo una persona il cui sangue lo faceva impazzire.
Deglutì a vuoto, fissando lo schermo luminoso del computer senza realmente guardarlo.
“… A me… piace… Jackie?”, chiese, più a sé stesso che agli altri, con un filo di voce.
Non era possibile.
Non riusciva a crederci.
“Finalmente ci sei arrivato, pupillo mio! Era ora!”, esclamò gioioso l’uomo al suo fianco, mentre Charlotte li fissava senza capire.
“Oh, e così il tuo vagazzino è innamovato? Mai sventuva fu peggio! Dovvai stave attento.”, lo avvertì la vampira, sporgendosi un po’ per picchettargli l’indice sul petto. “Savà la tua vovina!”.
Lo sarebbe stata, oh sì.
Incapace di dire altro e sentendo la testa piena di pensieri, fu salvato da eventuali avvertimenti e domande dal suonare del campanello.
Troppo sconvolto per alzarsi preferì rimanere seduto e lasciarsi cullare dall’aria calda che emetteva il computer; fu Stoyán ad andare ad aprire, sentendo sbottare un: “Era ora! Fuori si gela!”.
A chi apparteneva quella voce? Vide il viso di Charlotte incupirsi e sbuffare leggermente infastidita.
“Beh? Non mi inviti ad entrare, vecchio volpone?”, domandò ancora la voce nuova, mentre il vampiro più anziano scoppiava a ridere.
“Lŭzhliv! Non è mia, Taylor… e il padrone di casa è leggermente fuori fase, per cui dovrai aspettare fuori.”
Niklas si voltò, notando un giovane che doveva avere qualche anno più di lui ma un paio di meno rispetto a Charlotte, dal fisico asciutto e magro, i capelli color sabbia corti e un accenno di barba sul mento che lo rendevano un po’ uomo nonostante l’aria da fighetta. Sotto il montgomery nero si intravedeva una maglietta aderente nera a collo alto, abbinata ad un paio di jeans grigio chiaro e una cintura con la catenina che pendeva dai passanti.
Il nuovo arrivato sbuffò, restando sulla porta mentre si sfregava le mani impaziente. Niklas pareva non volersi alzare.
“Cosa significa?”, domandò l’austriaco aspro, cercando di capire a che gioco stava giocando il suo maestro.
“Ieri è arrivata lei, oggi lui… si può sapere chi sono e a cosa servono? Visto che questa è casa MIA e potrei sbattervi fuori tutti in meno di un secondo.”, ringhiò, rivolgendosi ai presenti.
Stoyán lo guardò, in silenzio. Si avvicinò e gli diede una pacca leggera sulla testa, quasi paterna, che lo inquietò parecchio, visto che non era solito fare gesti del genere. “Tutto a tempo debito.”, assicurò.
Rimasero a guardarsi negli occhi per un paio di secondi, prima di essere interrotti dalla voce squillante di Taylor: “Ripeto, qui si gela! Mi fate entrare o no?”.
Niklas sbuffò, posando il computer di fianco a sé per alzarsi e raggiungere il nuovo vampiro.
“Perché dovrei farti entrare? Non c’è posto! Questa casa sarebbe per una o massimo due persone, e qui siamo già in tre.” Sbottò, innervosito dalle pretese che avanzava nei suoi confronti: nemmeno lo conosceva!
Il ragazzo si umettò le labbra, con fare pensoso, prima di esordire con un: “Pagherò la mia permanenza qui con degli interessanti aneddoti sul tuo maestro!” e un sorrisino strafottente.
Il mentore in questione sembrò sorpreso della cosa, avvicinandosi nuovamente ai due giovani e cercando di capire a quali aneddoti si riferisse. “Taylor..? A quali racconti..?”
“Allora? Affare fatto?”, domandò ancora l’altro vampiro, senza riuscire a togliersi quel sorrisetto.
Niklas parve pensarci un attimo.
Sicuramente avere qualcosa con cui ricattare o umiliare pubblicamente Stoyán sarebbe stato vantaggioso.
Sorrise, rispondendo subito un: “Affare fatto.”.

***

Casa O’Moore, più di una settimana dopo, Martedì dopo pranzo.

Jackie era seduta a tavola, in cucina, intenta a sfogliare un libretto di medie dimensioni, con una copertina molto colorata.
Suo fratello Jack, che era tornato a casa per un po’ di influenza che girava in quei giorni, avvolto nella coperta si avvicinò alla sorella e le prese il libretto per guardarlo meglio. “Non ci credo. Ora dai libri idioti sei passata ai fumetti idioti e pure deformi.”, bofonchiò il ragazzo, iniziando a sfogliarlo con nonchalance, mentre la brunetta tentava di riprenderselo senza successo.
“Non è un fumetto idiota e deforme! È un manga! Bellissimo! Hetalia! E non ti permetto di rovinarlo, mi è costato sei euro e novanta!”, sbraitò, iniziando a dare qualche pugnetto al malato, che cedette e restituì il giornalino con uno sbuffo, stanco.
“Povera sorella mia. Da bimbaminkia… sei passata al lato oscuro diventando una giappominkia. Lo sapevo che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato.”, commentò, melodrammatico, posandosi un braccio sugli occhi.
Jackie batté un piede a terra, rabbiosa, tornando a sedersi al suo posto in ostinato silenzio.
Per ignorare il suo gemello, che si era trascinato fino al divano a guardare Total Whipeout – un programma in cui certa gente a caso doveva affrontare prove assurde – prese il suo fidato mp3 e si ficcò le cuffiette nelle orecchie.
Mise l’opzione random e premette play su una canzone a caso, che rivelò essere proprio la sigla dell’anime – il cartone animato – di Hetalia, in cui erano descritte le avventure delle varie personificazioni delle nazioni.
Ignorava volutamente le vicende di Austria, anche se era difficile. Tutto gli ricordava inevitabilmente Niklas, proprio per questo era passata ai fumetti giapponesi e aveva scoperto di amarli. Ogni tanto capitava che le si stringesse il petto – quando guardava i suoi numeri di Vampire Knight lasciati a metà, oppure quelli di Kaicho wa maid sama in cui era presente il personaggio di Kano, un ragazzo con gli occhiali che girava con un cappuccio in testa, come il Niklas 1.0… – ma poi bastava cambiare manga o mettere su qualche canzone dei Vocaloid e tutto passava. Tanto non ci capiva nulla di giapponese e, anche se le voci erano prodotte al computer, la musica era piacevole e la distraeva.
Si, Jackie O’Moore era diventata LA giappominkia di tutta Dublino e provincia. Le fanfiction che scriveva non erano più su affascinanti creature della notte, ma su personaggi bizzarri dai capelli con colori improponibili.
Tutto per non pensare a Niklas.
Ma… c’era un ma.
L’averlo rivisto, quando Daniel l’aveva rapita, le aveva fatto battere il cuore come non mai: si era avvicinato a lei come se avesse voluto baciarla. Invece le aveva tirato le guance. E, alla fine, cosa più importante di tutte, non l’aveva abbandonata ma bensì salvata.
Nonostante avessero tagliato i ponti, l’austriaco per lei c’era stato.
Inoltre, durante la settimana, su Facebook aveva notato un certo subbuglio: Rogan Macklemore era tornata sulla piazza, più libertina che mai, passando da un ragazzo all’altro come se stesse facendo shopping in Grafton Street. Qualcosa si era rotto, ed era stato il rapporto tra lei e Nik.
Si era come aperta una piccola breccia.
Lui era di nuovo libero, solo e con il suo computer. A scuola era sempre nel suo banco all’angolo, ignorato da tutti, anche se al centro dei pettegolezzi.
Aveva sentito farneticare qualcuno sul fatto che Rogan lo avesse lasciato perché lo aveva trovato a letto con un uomo più vecchio di lui; altri sostenevano che si erano lasciati perché la ragazza non si era voluta concedere per una notte di passione; l’ultima rivelava che ora il vampiro era diventato un protettore e che la sua casa era luogo di orge sadomaso.
L’unica a cui credeva era la seconda: forse Rogan non aveva voluto cedere il suo sangue e perciò Niklas c’era rimasto male. Anche se non sapeva se il ragazzo avesse rivelato di essere un vampiro.
In mezzo a quei pensieri confusi, scoprì di essere stata sulla stessa pagina per mezz’ora buona, prima che Jack le avesse urlato: “Con quella bava sporchi le pagine del tuo prezioso fumetto!”,  divertito dalla cosa.
Imbarazzata e rossa di vergogna, la ragazza si alzò e si rifugiò in camera per poter pensare in pace.
Si stese sul letto, sospirante, rigirandosi più e più volte senza riuscire a stare ferma. Una sola frase che le riecheggiava in testa: “Niklas ora è libero, vai da lui e provaci!”
Provarci. Dopo tutto quello che era successo.
Avrebbe avuto una bella faccia tosta…
Con che scusa si sarebbe riavvicinata a lui?
Infilando la mano sotto il cuscino per cercare di fare un riposino e scacciare tutte quelle emozioni contrastanti, trovò un foglietto e lo aprì, senza capire che cosa fosse.
Era il programmino.
La lista delle cose da fare che aveva reso Niklas il vampiro che doveva essere: bello, affascinante, meno scontroso e più socievole. Beh quest’ultima non proprio, ma quando aveva vicino Jo, la sua furetta, lo diventava di certo.
Ripercorse con la mente ogni singolo evento con malinconia, sorprendendosi di quanto questi erano stati belli e quanto desiderasse riviverli.


•Mettere a posto i capelli
Insieme avevano scelto il taglio adatto, con relativi commentini inappropriati su tutti gli attori scelti; Leenane che gli dava del barbone da quanto erano sporchi. Quant’era brutto!
•Cambiare occhiali
Ricordare quella piccola battaglia sulle lenti a contatto o sugli occhiali le provocò una risatina leggera, insieme ai lapislazzuli fasulli che aveva comprato in un negozio di magia.
•Comprare vestiti nuovi
A trascinarlo su e giù per Grafton Street a comprare e infilare camicie, pantaloni. Sbuffò al ricordo di quando aveva tentato di truccarlo con scarsi risultati, senza contare la figuraccia che aveva fatto con il professor Roberts in autobus.
•Tonificare il fisico
Il corso di nuoto insieme e le rose canine. Arrossì al ricordo di quel mazzo per lei, di quanto fosse stato dolce. E poi, la sua prima volta nel donare il sangue al vampiro, la spossatezza.
•Acquisire charme
La prova generale al concerto degli One Direction, che lui aveva sopportato con tanta pazienza. In effetti, doveva essere già innamorata allora, vista la gelosia che aveva provato nel vederlo con un’altra…
•Avere un buon portamento e parlare bene
Era avvenuto poco prima del compleanno di Rogan,  in tempo record. Ma non era servito a nulla, quel cretino si era comportato come al solito.
•Abituarlo a tenersi in ordine
Quando si era recata a casa sua per rimetterlo in sesto dopo lo scontro con Daniel, e l’arrivo di Stoyán che l’aveva spiazzata e resa felice. La presenza di un altro vampiro sarebbe stata da festeggiare!
•Combattere contro i licantropi
Quella notte passata insieme, tra imbarazzi e i commenti di Stoyán, senza contare la grandissima delusione nello scoprire che non esistevano i lupacchiotti.
•Prova del bacio
Inconsapevolmente, a Natale quella prova era stata ampiamente superata. Con quel bacio aveva capito di essere innamorata, con quel bacio tutto era diventato più difficile. E in effetti non ne avevano mai discusso…
•Comprare un animale da compagnia
Jo la furetta era entrata nella vita del moro e condividere quell’affetto era stato ancora più difficile. Però ricordava ancora le parole di Niklas, vivide nella sua mente:
“Quello che voglio dire… è che anche se sarà tutto finito poi… noi due… potremo… rimanere amici!”
L’aveva detto con imbarazzo e tanto sforzo. Non era abituato ad esternare a parole i sentimenti.
E quella era stata la cosa più bella che gli avesse mai detto.
Al solo pensiero, sentì di nuovo le guance bagnate, ma non di tristezza.
Quelle erano di felicità.
Niklas la voleva, l’aveva voluta, solo che non aveva colto il suo affetto profondo. Aveva dato peso alla parola amici, aveva rinunciato già in partenza solo perché c’era Rogan. Ma Rogan non valeva nulla, in confronto a lei. Rogan aveva perso nel giro di tre settimane. Niklas non l’aveva più voluta, nemmeno come amica. Invece lei sì.
E questo valeva moltissimo.
Alzò il foglietto e lo guardò ancora, notando che mancava un punto.
Mancava una cosa da fare per concludere il programma.
Le si illuminò il viso nello scoprire che aveva questa possibilità.
Questa era la scusa per tornare a parlare.
Doveva solo scusarsi, mettere da parte l’orgoglio e far vedere che anche lei desiderava stare con lui.
Scese dal letto con un balzo e rinnovata energia, iniziando a infilarsi scarpe e giacca.

 

Una mezz’oretta dopo era davanti alla casa dell’austriaco.
Suonò il campanello, rimanendo in attesa.
La sicurezza era finita sotto le scarpe una volta lì: ora c’era solo molto nervosismo e ansia.
E se le avesse sbattuto la porta in faccia? E se le avesse detto che era solo una scema pazzoide con cui non voleva più a che fare?  Con cosa poteva iniziare il discorso?
Su come stava? Come andava? Di vedere Jo?
…E se le avesse chiesto di copiare i compiti di matematica per domani?
Uhm, no, l’ultima opzione era improbabile... Se lo immaginava dire “Arrangiati, i miei esercizi non te li faccio copiare.”, già.
Appena la porta mostrò uno spiraglio, trattenne il fiato, trovandosi il moro di fronte con la solita aria scazzata.
Ma c’era qualcosa in quella faccia che non la convinceva. Sembrava agitato anche lui. Perché mai?
“Ciao.”, salutò, scoprendo di avere la gola arsa e di non ricordare più perché era lì.
“Ciao.”, mugugnò lui, grattandosi la testa, ma senza aggiungere altro.
“Dormivi?” ,domandò, cercando di guadagnare tempo e mettere insieme un discorso decente.
“No, io… stavo giocando. Al computer. Ecco.”
Sorrise appena, contenta di sapere che era sempre il suo Niklas.
Esatto, suo.
“Io… volevo dirti che mi dispiace. Non volevo interrompere la nostra amicizia, è…”
è perché sono innamorata di te!
No, no, no. Non si sarebbe dichiarata così. Se c’era una cosa imparata dai manga, era l’importanza della dichiarazione d’amore al momento e al luogo giusto. E quello non lo era.
“… è… stato uno sbaglio, credevo di farti bene e invece… mi mancavi.”, farfugliò, rivolgendo un attimo lo sguardo ai piedi. Interessantissimi.
“Anche a me.”
…Che? Anche lei era mancata a lui? L’aveva… detto sul serio!
Sorrise raggiante, senza poterselo impedire, un calore nel petto che la faceva sentire viva.
“Perfetto. Perché manca ancora un punto al programmino.”
Lo sentì sbuffare. Ma era certa che fosse uno sbuffo divertito, più che infastidito. Infatti, anche lui sorrideva appena. Quant’era carino quando sorrideva!
“Sei pronto a finirlo?”, domandò, spavalda, ma con un tono quasi malizioso.
Chissà da dove le era uscito, argh.
Ma Niklas annuì appena con un cenno della testa e quello le fece battere ancora più il cuore.
“Con piacere.”

 



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Parla Tomocchi:  A essere sincera, dedico questo capitolo a PinkyRosie, che senza di lei e le sue insinuazioni (sì, sei tu ad avermi messo la pulce nell’orecchio!! xD) di una possibile storia tra Jackie e Niklas non esisterebbe. Da qui in poi, Another Way esiste solo grazie a lei, ringraziatela, sappiatelo! Jackie sarebbe dovuta sparire una volta finita la trasformazione, e Niklas sarebbe dovuto vivere felice e contento con Rogan. Ma questo finale vi avrebbe soddisfatto, parlando seriamente? Io e mia sorella ci abbiamo ripensato e ci siam dette no. Non avrebbe soddisfatto nemmeno noi. Ed ecco qui. Quindi grazie Pinky, grazie grazie grazie.
Questo è stato il capitolo più difficile da scrivere, non tanto per i contenuti, ma per rendere al meglio i pensieri di ognuno. Nik che si rende conto di chi vuole davvero. La rottura con Rogan, so che molte avran esultato, ma non so se ho reso bene questo legame naufragato, non avendo mai avuto esperienze amorose x°D
Jackie finalmente si ripiglia e si dà una mossa! Contente? :3 sono certa di sì. Un sentitissimo grazie a tutte voi che l’avete sostenuta in ogni modo, che l’avete amata e che la amate tutt’ora…voi siete riuscite ad apprezzare questo strambo personaggio, a riconoscervi in lei e…questo mi rende davvero felice. Davvero. Grazie a tutte.
Another Way non finisce qui, perché questi due scemi devono ancora dichiararsi…
e questa sarà ancora più difficile! X°D
Ringrazio PinkyRosie, Kleis, Mojita_blue, Bijouttina, Psyche07 e Soheila per le recensioni, ragazze, vi adoro, grazie grazie grazie per aver sempre del tempo per lasciare un vostro pensiero! Un grazie a Leonora Serrara e Psyche07 per aver messo la storia tra le seguite, non credevo che qualcuno l’avrebbe messa ancora :3 Un grazie anche a chi legge silenzioso, spero di farvi divertire x3
Alla prossima! :D

 

 



 
 

 

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Capitolo 22
*** San Valentino di sangue ***


 

ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 21
San Valentino di sangue

 

 

 

 

Dublino, Fitzgerald school, tre giorni dopo, Venerdì mattina.

Quel giorno era San Valentino, la festa degli innamorati.
O la festa di ogni cretino.
Jackie la pensava così perché, ovviamente, come chiunque fosse stato solo, provava solo invidia o disprezzo per quella festa che era un inno commerciale all’amore di coppia.
Per la classe non facevano altro che girare bigliettini, cioccolatini, fiorellini; il tutto sotto gli occhi dei professori che quando intercettavano qualcosa con lo sguardo, sorridevano e lasciavano correre, purché poi gli alunni rimanessero attenti a lezione.
Lanciò un’occhiata a Daniel, che con la testa appoggiata al banco, fissava senza particolare interesse la lavagna, probabilmente con il pensiero rivolto ancora a quella vampira irraggiungibile,  conosciuta durante quello stupido rapimento in cui aveva coinvolto lei e Niklas.
Niklas, proprio lui, stava seduto al banco tranquillamente; ogni tanto sembrava lanciare un’occhiata nella sua direzione, ma appena lei ricambiava quello sguardo, lui si voltava e sbuffava infastidito.
Il solito musone!
Arrossì appena al pensiero sognante che anche lui fosse interessato a lei, ma sapeva bene che la dura realtà era che lui la vedeva solo come amica.
Sigh…
Rogan invece aveva iniziato una vita dissoluta: ogni settimana usciva con un ragazzo diverso e sembrava solo che li usasse per riempire un vuoto incolmabile di solitudine.
Provava quasi un po’ di pena per quella baldracca ragazza… o forse nemmeno così tanto.
Ognuno affrontava il dolore a modo suo, ma era meglio cantare Wrecking Ball di Miley Cirus a tutto volume nella propria stanza saltando sul letto che aprirsi a persone sconosciute di cui non si sapeva nemmeno il nome.
Comunque era contentissima che lei e Niklas fossero tornati amici e che lui fosse di nuovo libero.
Aveva di nuovo il vampiro tutto per sé e questo era l’importante.
Sospirante, tornò a disegnare cuoricini sulle i dei propri appunti, sfogando la sua frustrazione sul foglio.
Doveva trovare una scusa…

 

***

Casa di Niklas, quello stesso Venerdì pomeriggio

Quello era solo un giorno come tanti, non capiva perché la gente doveva farsi tanti problemi e frignare perché non aveva nessuno.
Da quando si era mollato con Rogan… cioè, da quando Rogan lo aveva lasciato, era tornato libero e, strano a dirsi, vivo. Apprezzava di nuovo la sua natura di vampiro, di poter stare al computer quanto voleva, di poter guardare quello che voleva e di bere il sangue che desiderava.
Tanto quello della ex fidanzata faceva schifo: un po’ perché non era come credeva, un po’ perché il loro rapporto era tutt’altro che rose e fiori e alla fine aveva capito che non era quella giusta per lui.
La migliore, certo; la più bella, assolutamente; la più intelligente, sicuro; ma… non era quella giusta.
Il migliore non è sempre giusto.
E lo aveva scoperto a sue spese.
Jackie invece, a quanto pare era di suo gusto. Una scoperta incredibile.
E probabilmente era lei quella che era appena saltata sul letto dove stava dormendo ora.
Il vampiro borbottò scocciato sotto le coperte, cercando di uscire da quel groviglio di stoffa, sentendo la ragazza tastare in giro alla ricerca della sua testa per aiutarlo.
“Niky! Niky, ci sei? Sto cercando di aiutarti se stai fermo…”, la sentì brontolare. Lui sbuffò infastidito, muovendosi fino a venir fuori dalla coperta.
Evviva! C’era riuscito!
“Sei vivo!”, miagolò l’amica, divertita, buttandogli le braccia al collo e stringendolo forte tanto da soffocarlo.
“Sì che sono vivo, cioè, per quanto può definirsi vivo un cadavere che si ciba di sangue altrui…”, replicò stizzito, cercando di liberarsi da quell’abbraccio che lo stava solo mettendo in imbarazzo, per quanto piacevole fosse.
“Che ci fai qui?” domandò alla compagna mentre si metteva seduto, cercando gli occhiali sul comodino a tentoni, senza trovarli. Ma dove accidenti erano?
La risposta arrivò poco dopo quando la ragazza glieli infilò lei stessa, dando anche la ragione per cui era lì.
“Andiamo a farci un giro Niky! Oggi è la festa degli innamorati e potrebbe essere ispirante per te vedere come si comportano i ragazzi e che gentilezze utilizzano con le proprie ragazze…”, dichiarò, scendendo dal letto.
“Poi potremmo divertirci per conto nostro, tanto per… fare qualcosa!”, gesticolò con enfasi, come a dare peso e importanza a una frase normalissima.
“… Ma stai male?”, domandò a un tratto, notando che Jackie aveva la faccia rossa e che, toccando la sua mano, era calda come una stufa.
“Io? Ma no, è che fa caldo in questa casa! Quindi usciamo, su!”, lo esortò, alzando le braccia e invitandolo a uscire dal letto anche se non sembrava molto convincente.
Decise di assecondarla con un sospiro. Magari trovavano davvero qualcosa di divertente da fare.
“D’accordo…”Si alzò e lanciò un’occhiata alla ragazza, facendole cenno di uscire, che doveva cambiarsi, e lei, capita la cosa, annuì più volte prima di uscire di corsa.
Beh, poteva vestirsi bene per quella giornata… Magari a Jackie avrebbe fatto piacere vederlo così. Vergognandosi appena per quei pensieri stupidi non da lui, per una volta mandò a quel paese la ragione e decise di seguire l’istinto che gli suggeriva di mostrarsi al meglio.
Si infilò una camicia nera, dei jeans eleganti neri e le sue all star nere, per tenere almeno qualcosa di personale.
Passò in bagno a darsi una veloce pettinata e a spruzzarsi del profumo, cosa che lo fece tossire un po’. Diamine, non capiva come faceva a piacere a Jackie un odore del genere…
Si tirò un po’ il colletto della camicia e si torturò appena il labbro con i denti, prima di uscire…

***

Porcapperi!
Niklas si era vestito bene per lei, finalmente!
Quasi non ci credeva… solo che si sentiva sfigurare, lei che indossava solo una maglietta degli One Direction, una gonna di jeans e leggins neri.
Doveva assolutamente andare a casa a cambiarsi!
“Be… bene! Perfetto! Se sei pronto, faccio un salto a casa…”
“Perché?”, domandò lui stranito, fissandola da testa a piedi. “Per i vestiti? Ora ti fai paranoie per come ti vesti?”
“Sì! Problemi?”, replicò paonazza in viso, decisa ad impuntarsi per tornare alla propria abitazione e indossare qualcosa di più carino.
“Nessuno! Meno male che finalmente hai capito!”, rise lui, mettendosi il cappotto e mani in tasca, pronto ad uscire.
La brunetta tirò un sospiro di sollievo e lo seguì fuori, prendendo al volo l’autobus per andare a casa.

Una volta arrivati, corse in camera propria e decise di indossare una camicetta a sua volta, bianca, con una gonna a pieghe nera e dei collant color carne leggeri: non le importava quanto freddo c’era, avrebbe sopportato qualunque cosa. Come diceva il proverbio  “Se bella vuoi apparire, un po’ devi soffrire” e per farsi notare da Niklas avrebbe sofferto ancora, aveva deciso.
Giusto per prolungare l’agonia, decise di prendere una scatola tenuta in un armadio in corridoio che conteneva delle decolté nere col tacco: gliele aveva regalate sua zia da un viaggio che aveva fatto a Parigi e, per quanto belle fossero non aveva mai trovato l’occasione o la voglia di metterle: questa era sicura che fosse la volta buona.
Batté un paio di volte il tacco a terra e sorrise, guardandosi nello specchio interno dell’armadio in camera propria. Arrivò alle scale con un sospiro: non era mai scesa prima con i tacchi e non voleva ruzzolare giù come una scema. Tenne la testa alta e, quando stava per fare il primo passo, Niklas la avvisò con: “Devi scendere di lato e piano, se lo fai di fronte rischi di cadere.” e un’aria annoiata,  saccente, che rischiava di far invidia a Stoyán. Come accidenti faceva a sapere quella cosa?
“Bah, lo sapevo anche io sai! Cosa credi?”, sbottò, aggrappandosi al corrimano e facendo attenzione a ogni scalino, fino ad arrivare sana e salva al piano terra. Fiuuuh!
Tirò un sospiro e finalmente entrambi lasciarono casa per poter uscire fuori.

Erano saliti sull’autobus, valutando ogni fermata con commenti del tipo “Troppa gente, nah”, oppure “Mh qui no, c’è troppo da camminare”, o anche “Dai, qui devo attraversare del fango e ho i tacchi!”, quindi, alla fine, erano scesi alla fermata davanti al centro commerciale – anche perché poi sarebbe ricominciato il giro.
Lo Stephen’s Green Shopping Centre di Dublino, di fronte all’omonimo parco e situato nel quartiere più commerciale della città, era il più famoso e fornito. Non era stata una cattiva scelta: l’architettura era molto particolare, data da una facciata in legno costellata di piccoli fiori colorati e da una struttura interna metallica, per poi concludere con un impressionante tetto di cristallo che la faceva sembrare un’enorme serra.
I due ragazzi si guardarono attorno nel grande atrio, decidendo di procedere lungo l’enorme corridoio, decidendo di fermarsi qualora avessero trovato un negozio interessante in cui sostare.
“Vestiti, vestiti, vestiti…”, commentò sbuffando il vampiro, con le mani in tasca e il cappotto sbottonato, visto il caldo che c’era lì dentro.
“Ci fosse un negozio di gadget sui vampiri…”, mugugnò la brunetta, guardando a destra e sinistra sconsolata, finché, dopo un paio di metri, finalmente entrambi trovarono qualcosa di buono.
“Ommioddio, un negozio sugli One dì!”, miagolò Jackie, girata verso destra, intrecciando le mani tra loro e portandosele davanti alla bocca.
“Un Game Stop!”, esclamò estasiato Niklas, girato verso sinistra, con le gambe che non vedevano l’ora di correre dentro il punto vendita di videogiochi.
Si voltarono per guardarsi un attimo, come a chiedersi implicitamente in quale negozio entrare per primo.
“Facciamo così – iniziò il ragazzo parlando velocemente e infilando una mano nella tasca per poter tirare fuori il portafogli –, io vado lì, tu invece là – e con un cenno del capo indicò il negozio di gadget – e ci troviamo qui tra un paio d’ore, ok?”, concluse, ficcandole in mano qualche banconota.
“E questa?”, domandò confusa la ragazza, mostrando i venti euro che teneva tra le dita; non capiva come quel tirchio le avesse addirittura lasciato dei soldi.
“Stà zitta e… sono un regalo, prenditi qualcosa che ti piace! A dopo!”, nemmeno il tempo di rispondere che lui si era fiondato tutto contento in quella miniera d’oro tecnologica.
Dal canto suo, Jackie non perse tempo e corse a sua volta dalla parte opposta, decisa a divertirsi in mezzo a tutto quel ben di dio che era il suo mondo.
Magliette, bracciali, collane, tutti i cd – compresi quelle con cover diverse –, il dvd del film, il libro su Harry Styles e sugli altri membri della band, e i pupazzetti fatti a mano che aveva visto anche la sera del concerto che aveva vissuto con Niklas erano tutti in un solo posto.
Comprò un pupazzetto di Harry e una collanina con scritto “1D” in un materiale anti allergico, si divertì a parlare con la commessa di quanto fossero bravi e fighi e guardare un pezzo del dvd di This is Us commentando con gridolini eccitati.
Quello era di sicuro il San Valentino più bello che avesse mai passato!
Quando si accorse che erano quasi scadute le due ore stabilite dal vampiro, salutò la ragazza – non prima di averle chiesto l’amicizia su Facebook, ovviamente! – e attraversò il corridoio per raggiungere il negozio di fronte, dove Niklas era ancora piantato a giocare con un demo del nuovo Killzone.
“Non mi sembra il tuo genere.”, commentò stranita, facendolo sobbalzare per la sorpresa. Lei rise tra sé e sé, contenta di averlo spaventato, per una buona volta.
“Si, non è nelle mie corde, ma non si dice mai di no ad un joystic.”, mugugnò lui, tenendo lo sguardo fisso sullo schermo, prima di soffocare un gemito di dolore dovuto al pizzicotto che la brunetta gli aveva mollato, sempre più divertita.
“Smettila di smanettare, o diventerai cieco.”, cantilenò lei con una vocetta infantile, ma era parecchio su di giri per una giornata che sembrava essere iniziata male e che invece stava procedendo nel migliore dei modi.
“D’accordo, d’accordo… andiamo a mangiare un boccone.”, disse dispiaciuto, lasciando il demo e seguendo la ragazza fuori da quel paradiso.
Camminarono in silenzio per un po’, finché non trovarono un punto di ristoro che non era pieno di coppiette gongolanti e che sembrava abbastanza tranquillo, lontano dal rumore delle numerose persone che si muovevano nell’edificio.
Jackie si sedette a un tavolino e si tolse il cappotto, mettendolo sulla sedia; lo stesso fece Niklas, prendendo in mano il menù.
“Una bella fetta di torta al cioccolato con una ciambella alla crema e una tazza di tè non me la toglie nessuno…”, decise, soddisfatta di aver trovato subito qualcosa di suo gusto. Dopotutto non era ancora ora di cena, ma aveva un certo languorino.
Niklas inarcò un sopracciglio e la guardò un po’ accigliato, chiedendo: “ Ma… non eravamo a dieta, tempo fa, noi due?”
“Oh, Niky, al diavolo la dieta per oggi! Strafoghiamoci di dolci finché possiamo permettercelo, ci penseremo poi a perdere tutte le relative calorie…”, liquidò con un gesto la cosa, facendosi un po’ di aria con il volantino: tra l’aria che aleggiava nel centro commerciale e la vicinanza del ragazzo che le piaceva, le sembrava di essere in menopausa precoce, con tanto di vampate.
Poco dopo arrivò una cameriera carina a prendere le ordinazioni, tirando fuori un blocchetto dal grazioso grembiulino rosso in cui segnò tutto quello che Jackie aveva scelto e aggiungendo la torta al cioccolato di Niklas.
Quando arrivò scoprì di aver ordinato la famosa Sacher.
“Nostalgia di casa?”, domandò la ragazza, prendendola direttamente con le mani e ficcandosela in bocca senza badare al galateo. In quel momento sentiva solo il suo stomaco che le ordinava di sfamarsi immediatamente.
“No… non proprio. Non è che ricordi molto, è più… uno sfizio da togliere.”, disse atono, prendendo a torturare la punta del dolce con la forchetta, spargendo briciole sul piattino bianco.
Oh, giusto. Con la trasformazione, i vampiri perdevano l’anima e di conseguenza i ricordi, perciò non ricordava nulla di casa.
“Ma… per curiosità, che ti disse Stoyán della tua famiglia? Avevi qualche amico, oppure proprio non..?” Non sapeva nemmeno come concludere la frase, e forse era stata indelicata a chiedere una cosa simile, ma purtroppo aveva collegato il cervello dopo aver aperto bocca…
Il moro cincischiò ancora con la torta, fissandola e mangiandone un pezzo di malavoglia, senza reale interesse.
“Mi ha detto che era normale, che avevo un padre, una madre e un fratello maggiore, che però era tornato vivo dalla guerra. E che mio padre mi aveva regalato il violino. È… difficile da spiegare. Non ricordo le loro facce, non ricordo nulla di com’era la mia vita con loro, ma so che ci sono stati, come delle… sensazioni. Come spiegare…”, rimarcò, massaggiandosi il mento con la mano, pensieroso.
“Ricordi qualcosa di quando andavi alla scuola materna?”, domandò, ficcandosi in bocca un altro pezzo di dolce.
Fu il turno di Jackie di pensare. In effetti…
“Boh, cose confuse… qualche spezzone…”
“Ecco. Non ti ricordi tutto, non ti ricordi ogni singolo giorno… ma sai che ci sei andata, che li hai vissuti, se ci pensi hai come delle… sensazioni, ma non ricordi, giusto?”
“Sì!”
“Bene, io intendo… così, quella cosa lì.”, concluse il ragazzo, mangiando un altro boccone.
Certo, ora capiva. Aveva un senso. Certo doveva essere brutto perdere tutti i ricordi di una vita, seppur breve… ma se rimanevano le sensazioni, erano una magra consolazione, in fondo.
Annuì, per far intendere che aveva capito e si alzò per andare a pagare la propria parte.
“Ehi, f… ferma.”, la bloccò il ragazzo con un cenno della mano. Jackie si fermò davvero, sorpresa: non tanto per l’ordine in sé, ma per il tono imbarazzato che gli aveva sentito ben poche volte.
“Pago io, per… questa volta. Insomma, non…” Sembrava voler spiegare qualcosa, ma teneva la testa bassa e la voce pure. Che cosa voleva dire?
Però apprezzava il gesto.
“Ok, Niky, va bene! Grazie mille, sei gentile.”, soffiò, contenta di quelle piccole attenzioni, che seppur erano da niente per alcuni, per lei era davvero tanto.
Gli rivolse un gran sorriso, aspettando che anche lui si alzasse per pagare e andare.

***

Che figura, che figura, che figura.
Maledizione, che figura.
Sarebbe stato un bel momento per fare un gesto carino e dire “Te lo offro io perché mi piaci, e soprattutto perché mi piace vederti sorridere”, ma si era ritrovato a balbettare cose sconnesse a un tono che solo i pipistrelli lo avrebbero sentito, probabilmente.
In questo caso invidiava da matti la schiettezza di Daniel: lui riusciva a dire anche le cose più imbarazzanti senza alcuna remora a chi voleva.
Non si era fatto problemi a chiedere mille volte a Rogan di diventare la sua ragazza e nemmeno di chiedere a Charlotte di uscire, nonostante quelle donne nemmeno lo guardavano o consideravano.
Lui, un essere centenario che non doveva temere nulla, era di nuovo in piena crisi da cretino.
Sembrava di stare in una di quelle serie di teen-ager con problemi esistenziali che perfino una formica trovava ridicoli rispetto ai propri.
Dopo aver lasciato il centro commerciale avevano deciso di tornare a casa.
Avevano da poco varcato la soglia di casa propria, dove regnava il silenzio: probabilmente gli altri tre vampiri che la abitavano erano fuori.
Jackie aveva chiesto di andare lì invece che a casa sua e, nonostante si fosse chiesto il perché, aveva accettato di buon grado, stranamente contento della sua compagnia.
Sicuro che a breve avrebbe vomitato arcobaleni…
Si sedette sul divano con un sospiro, mentre la ragazza si spogliava dal cappotto e iniziava a sbottonarsi anche la camic… eh?
“Che… che ca… cavolo fai..?”, farfugliò, sgranando gli occhi alla vista di quella pelle scoperta che sembrava chiamarlo a gran voce.
Jackie arrossì, raccogliendo le mani al petto e fissandolo intensamente mentre si sedeva a sua volta sul divano.
“Oggi ho… passato una bella giornata. E vorrei che tu… vorrei anche io darti qualcosa.”, disse, sbottonandosi ancora un po’ la camicia per abbassarla e lasciare del tutto scoperto collo e spalla.
“B… basta col succo di frutta, che dici?”, disse divertita, scostandosi i capelli da una parte, in modo da non farglieli mangiare. Il che non era da escludere – alcuni vampiri, nella foga, avevano morso collo e chioma di qualche fanciulla; per questo erano stati derisi con il nome di ‘parrucchieri folli’-.
Il moro deglutì, grattandosi la nuca un po’ indeciso su cosa fare.
Questo sarebbe certo stato un gran momento… dopotutto bramava il sangue di Jackie da matti, ma proprio per questo aveva paura di non riuscire a fermarsi e di ucciderla, condannandosi ad una vita di eterno rimorso; a quel punto avrebbe sicuramente scelto il suicidio come molti prima di lui.
E no, questo non doveva accadere!
Avrebbe tenuto la mente lucida, avrebbe fatto di tutto per controllarsi.
Una volta non si sarebbe fatto tutti questi problemi, nemmeno con Rogan se li era mai posti… accidenti!
“Se… senti… qu.. quando inizia a girarti la testa o simile, bloccami in qualunque maniera. Hai la rosa o l’aglio?”, domandò. Si sentì ridicolo nel chiederlo.
Era come se un serial killer avesse chiesto alla propria vittima se aveva qualcosa per difendersi, tipo un coltello lungo trenta centimetri o un teaser… diamine, era davvero ridicolo…
Jackie annuì e tirò fuori dalla borsetta una rosa canina, in bella vista. “Sono attrezzata.”, assicurò, seppur la voce fosse tesa.
Nell’appoggiare la mano sul suo braccio, sentì che tremava leggermente, probabilmente per l’agitazione.
“Cerca di… stare calma, o non posso farlo.”, mugugnò, quasi sul punto di rinunciare.
“No, no, puoi! È… solo difficile calmarsi, capiscimi, Nik…”, rispose lei, mordendosi il labbro inferiore con i denti e abbassando un po’ lo sguardo.
“Pensa a qualcosa di bello, di rilassante!”
“Tipo?”
“Ma che ne so! Mica sono un insegnante di yoga!”, replicò spazientito, mentre Jackie squittiva un :“Niklas! Così non sei per niente d’aiu…”
Non concluse la frase perché il ragazzo le aveva chiuso la bocca con la propria, in un impeto di rabbia dovuto a quelle continue domande. La teneva ferma con le mani sulle sue spalle, senza staccarsi da lei nemmeno per un attimo.
Era… davvero buona.
Tenne le labbra premute su quelle della ragazza, mentre lei si abbandonava totalmente contro di lui, decisamente più rilassata.
Lasciarono l’uno libero accesso all’altro, soffocando un ansito e prendendo fiato prima di immergersi in quel piccolo piacere.
Gli occhi di entrambi erano chiusi, mentre il bacio si faceva più profondo e lento, a volte intervallato da respiri affannati e piccole pause in cui uno succhiava le labbra dell’altro, come a far durare quel piacevole intrattenimento quanto più possibile.
Niklas sentiva il proprio essere spingere per avere altro e perciò, dopo aver baciato ancora quella bocca che aveva sapore di dolce, l’abbandonò per poter percorrere con le labbra la linea della mandibola e successivamente del collo, fino a raggiungere un punto dove sentiva il sangue pulsare come la voce di una sirena, in cui implorava di essere bevuto…
Senza indugio alcuno, succhiò per un attimo quel lembo di pelle, prima di piantare i canini in esso ed estrarre senza pietà quel liquido rossastro che amava alla follia.
Quel sangue lo rendeva folle, lo faceva sentire nuovamente vivo; talmente preso che nemmeno sentì il gemito di dolore di Jackie, bevendo come un assetato reduce dal deserto.
Abbracciò la ragazza, accarezzandole la schiena e la nuca mentre spingeva ancora la testa su quel collo come ad avere sempre di più, insaziabile.
“Niklas…”Quel suono, che sembrò più un soffio implorante, detto con un filo di voce, lo riportò alla realtà, permettendogli di staccarsi da lei e riprendere il controllo si sé.
Non aveva bevuto molto, o così a lui era sembrato, ma Jackie sembrava stare bene, spossata, ma con ancora con un leggero colorito sulle guance.
Si affrettò a cicatrizzare la ferita dei denti e si leccò gli ultimi residui di sangue dalle labbra con sommo piacere. Era il più buono che avesse mai bevuto.
“Stai… bene?”, domandò ansante, aiutandola a stendersi sul divano.
“Certo… cosa credi… mica sono una… mezza cartuccia…”, rispose lei divertita, il petto che le si alzava e abbassava velocemente, leggermente su di giri quanto lui.
“Manderei… a quel paese… tutte quelle che… anf… dicono che… i morsi di vampiro… sono… fantastici…”, ansimò, posando un braccio sugli occhi, mentre l’altro era a penzoloni. “Col cavolo. Fanno… un male… boia!”
“Sì, sì… cerca di stare zitta, ora… ti prendo dei succhi, devi bere qualcosa subito.”, la zittì lui, alzandosi per andarle a prendere dei brick e soprattutto riprendere fiato.
Sembrava un po’ la replica della prima sera che aveva bevuto da lei, solo che quel giorno era stato decisamente diverso.
Se quella sera di mesi fa aveva trovato piacevole bere il suo sangue, questa volta gli era sembrato di essere in totale estasi, come se avesse trovato la sua linfa vitale, la sola e unica che avrebbe potuto tenerlo in vita.
Con quale umore sarebbe andato a bere il sangue dei barboni, il cui sapore era pressoché inesistente?
Si era scavato la fossa, altroché…

 

 



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When Tomocchi is joy

 

 

Parla Tomocchi: E pensare che questo capitolo manco era previsto x°D è stata un’idea dell’ultimo minuto…(cioè, oggi, 15/02, quando l’ho scritto) stavo ragionando sulla linea temporale e mi sono accorta che potevo comunque sfruttare il giorno di san valentino per fare un capitolo di svolta nel loro rapporto. Chissà se poco a poco si renderanno conto…u.u
Capitolo scritto in due giorni, sono soddisfatta di me xD
Parlando di altro, Another Way è arrivato a 149 recensioni! E ho deciso che chi scriverà la 150° recensione potrà decidere un disegnino per celebrare questo traguardo <3 (ovviamente con questi personaggi x°D se mi proponete il disegno di un Pokémon decisamente mi sono spiegata male. Quindi mi raccomando, uno o più pg di Another Way, vedete voi, vestiti come volete…vediamo cosa tirate fuori!xD) 
Qui di seguito, il premio di Blackrose_96, ovvero il passato di Nik e Stoyan!!
E passo ai ringraziamenti!
Un grazie a PinkyRosie, Mojita_Blue, Kleis, ArmandamarinaFVAEIXS, Bijouttina, Sakurazukamori, Bloodwriter98,Psyche07 per le recensioni, grazie grazie grazie…spero che questo capitolo vi sia piaciuto uhuhu 8D
Un grazie a Bloodwriter98 per aver aggiunto la storia alle seguite…grazie *-* e a tutte/i voi che leggete silenziosi ma letali(?)
Alla prossima! :3

 

 



 
 

 

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Capitolo 23
*** Tofu ***


 

ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 22
Tofu

 

 

 

 

 

 

Casa di Niklas, il giorno dopo, Sabato sera.

“Anf… Nik, vai… vai più veloce!”, ansimò Jackie, stravolta.
Diamine, non poteva credere che potesse essere così… bello e gratificante!
Soddisfò la richiesta della compagna, trovando l’incitamento azzeccato.
“Sì… sì! Manca poco… ci sono quasi!”, esclamò di rimando lui, mentre in sottofondo si sentiva una musica energica e molto pop.
“Tieni duro!”, mugolò la brunetta, passandosi la lingua sul labbro superiore, socchiudendo appena gli occhi, seguita da Niklas che fece lo stesso.
“Ah, sì!” Il moro reclinò la testa all’indietro e alzò le braccia in alto.
Un rumore simile allo scintillio annunciò che la mossa bonus per il punteggio extra era stata eseguita con successo da entrambi i ballerini.
“Certo che te la cavi bene anche con la Wii.”, commentò Jackie, sfilandosi il laccetto del telecomando dal polso, passandosi una mano sulla fronte per spostarsi la frangetta, mentre sul  televisiore compariva la schermata delle canzoni presenti sul Just Dance 2014.
“Mpf. È tutta una questione di polso. Tanto allenamento…”, commentò Niklas, prima di bloccarsi e notare la ragazza piegata in due, probabilmente per aver colto uno stupido doppio senso.
“Ridi, ridi pure… ma intanto ho fatto più punti di te.”, borbottò, appoggiando il telecomando a sua volta e andando a sedersi sul divano.
Jackie si sbottonò i primi due bottoni della camicetta che indossava, per il caldo, lasciando il collo in bella vista. Attirò così l’attenzione del vampiro, i cui occhi guizzarono proprio in quel punto.
Sarebbe stato semplice aggredirla, morderla e privarla di tutto il sangue che aveva in corpo, ma c’era un piccolissimo particolare che riusciva a bloccarlo.
Lui era innamorato di Jackie. E pertanto, ucciderla sarebbe stato straziante, non poteva farlo.
Da poco avevano recuperato la loro amicizia, persa per via del suo fidanzamento con Rogan, la più bella ragazza della scuola; ma più di due settimane prima quest’ultima lo aveva lasciato, ritenendolo troppo freddo e insensibile.
Lui non c’era rimasto male, anzi, alla fine aveva provato un senso di sollievo; questo perché in realtà gli piaceva Jackie O’Moore, la sua life-coach, la ragazza che lo aveva trasformato in un vampiro degno della sua specie. Nel profondo rimaneva sempre un nerd incallito amante dei videogiochi, ma lei era riuscita a smussare un po’ gli angoli del suo carattere e a renderlo perlomeno accettabile anche di aspetto, visto che lui era solito tenersi veramente male: barba incolta, i capelli unti e disordinati, vestiti trasandati e malmessi… bene o male lo aveva messo a posto.
Dopo il suo intervento, erano iniziati i casini: verso metà dicembre era arrivato Stoyán, il suo creatore nonché maestro, e a fine gennaio invece si erano presentati Charlotte e Taylor, amici del suo mentore.
In balia di questi pensieri, era riuscito a distogliere lo sguardo dal suo invitante collo, che sembrava pulsare a ritmo di una musica dolce che lo chiamava a sé.
Il giorno prima aveva assaggiato quel nettare dopo tanto tempo e lo aveva mandato in estasi, lo aveva fatto sentire come non mai… sarebbe stato bello poter bere ancora…
No, non di nuovo! Si costrinse a prendere il computer e a immergersi nel gioco di The War of Past, dove lui regnava come campione assoluto.
A quel proposito, il giorno prima, durante l’uscita con Jackie, aveva comprato la nuova espansione, e non vedeva l’ora di provarla. La cosa era passata in secondo piano quando poi aveva baciato l’amica per zittirla: di quello non ne aveva ancora parlato, entrambi sembravano voler evitare l’argomento, probabilmente per paura che qualcosa cambiasse.
Era meglio così, non era ancora pronto a dire cosa provava, e non aveva idea di come l’avrebbe presa lei…
“Fermo, Niky! Dobbiamo finire il programmino e avevamo deciso di iniziare oggi, non ricordi?”, gli fece notare la ragazza, sventolando il foglietto ormai logoro, dove la brunetta aveva appuntato ogni cosa.
Il vampiro alzò gli occhi al soffitto, sbuffando sonoramente. Non aveva decisamente voglia di mettersi a fare qualcosa, in realtà.
“Cosa dice?,” domandò con un tono annoiato e mettendosi le mani nelle tasche dei jeans scuri, dopo aver sistemato la felpa verde col cappuccio che era solito portare.
Imparare a nutrirsi di animali.”, soffiò Jackie, compiaciuta. “Come Edward Cullen.”, miagolò ancora.
“Non potremo fare allo stile Damon Salvatore ed Eric Northman? Sangue umano, come tutti i vampiri normali? Non esistono i vegetariani, andiamo.”, sbottò lui.
Il fatto che fosse innamorato di lei non voleva dire assecondare ogni sua assurdità, e non era la prima volta che succedeva, anzi. Quella era solo l’ultima di una sequela di idee bislacche.
La ragazza gonfiò le guance come un criceto, il suo marchio di fabbrica quand’era alterata, oltre allo pestare i piedi a terra come una bimba di cinque anni, e lo fissò intensamente come a convincerlo a cambiare idea.
“Non funziona. Non attacca. Io sangue di animali non lo bevo. Non dopo… Jo.”, borbottò, fissando la furetta comprata circa un mese prima nella sua gabbietta che dormicchiava pacifica.
Stoyán gli aveva ordinato di tenerla sempre lì dentro, ma non era vita quella, perciò ogni tanto, mentre l’altro dormiva, ne approfittava per tirarla fuori e coccolarla.
Jackie digrignò i denti, mettendosi le mani nei capelli. “Si tratta di provare! Una volta sola, almeno un assaggio! Cosa ti costa?”, domandò esasperata, appoggiandosi allo schienale del sofà.
Niklas la occhieggiò, prima di sorridere con furbizia. Oh, questa volta gliela avrebbe fatta pagare cara, sì.
“D’accordo, pazza – e vide il viso di Jackie illuminarsi – proverò il sangue animale, ma in cambio… inizierò quando tu inizierai a mangiare del Tofu, latte di soia, et similia…”, cantilenò, unendo le punte delle dita in un gesto che ricordava molto il signor Burns dei Simpson.

***

Soia.
Soia? Ma scherzava?
Era una condizione assurda!
La soia non le piaceva, o almeno, quello che sua madre aveva spacciato per soia una sera in cui era tornata a casa con alimenti definiti “sani”.
Alla fine della cena erano tutti nervosi perché non aveva saziato nulla e aveva pure un sapore orrendo.
“Non vale.”, mugugnò gonfiando le guance e fissando malissimo il ragazzo di fronte a lei.
“Oh, sì che vale. Perché devo essere solo io vegetariano? Che poi bere il sangue degli animali non mi rende vegetariano; se volessi davvero esserlo, dovrei mettermi a succhiare la linfa degli alberi!”, sbottò, alterato.
L’immagine di un Niklas attaccato con la bocca al tronco di una quercia la fece sorridere un po’. 
Soffocò una risata spontanea, portandosi una mano alla bocca.
“E smettila!”, la pregò lui, incrociando le braccia al petto, indispettito da quell’ilarità mostrata dalla bruna.
“Scusa, è troppo divertente!”, ululò lei di rimando, ormai piegata in due tanto rideva. Diamine, sentiva male alla pancia!
“Sempre la solita.”, borbottò ancora l’austriaco e Jackie alzò la testa per un attimo, incrociando i suoi occhi con quelli del ragazzo.
Il momento durò un istante, ma bastò per far aprire un sorriso sul volto di entrambi.
Un sorriso che stava a significare “è come se non fosse successo nulla, è come tutto prima, nonostante quello che abbiamo passato.”
Non c’era imbarazzo, attrito e nemmeno disagio: no, il loro rapporto sembrava essersi congelato mentre erano lontani e, quando si era risolto tutto, era bastato semplicemente scongelarlo. Tutto come prima.
Nemmeno quel bacio aveva scalfito il loro legame.
Recuperato un po’ di contegno, la discussione riprese: “Allora, facciamo una prova. Domani mangeremo vegetariano, tu sangue animale e io del tofu…”
“E dove mi procurerei del sangue del genere? Eh?”
“Quando vai dai barboni, prendi su qualche ratto, una bella lavata…”
“Ah, certo, certo. E visto che ci sono, prendo su qualche pezzo di tofu dalla spazzatura, una bella lavata e te lo ficco in bocca, mh?”
“Ah, ah, ah, che simpatico.”, sbuffò Jackie, riabbottonandosi la camicetta ora che il caldo era passato. Restava giusto l’emozione che provava quando che stava vicino a Niklas.
Qualche volta si lasciava sfuggire un’occhiata al moro, come a studiarne i movimenti; se anche lui la guardava, se si teneva pulito e in ordine…
Quando Martedì era venuta a trovarlo, una volta stretta la mano, era entrata e lo aveva trascinato in bagno a radersi un po’. Gli piaceva un sacco così, ma in fondo anche l’occhio voleva la sua parte!
Sorrise appena, appoggiando la testa e il corpo con nonchalance sulla sua spalla e il suo braccio, compiacendosi quando non venne respinta, anzi; anche Niklas si accomodò meglio e appoggiò la testa sulla sua.
“Come risolviamo la cosa degli animali? Dobbiamo proprio?”, borbottò il ragazzo, sospirando stanco.
“Non lo so… potremmo chiedere a Stoyán, lui magari sa qualcosa…” buttò là, godendosi quel piccolo momento di relax, così vicini.
Che felicità! Bastava davvero poco. Era incredibile come il semplice tocco potesse renderla così contenta. Che male sarebbe stato rimanere così per sempre?
Come se fosse stato evocato, il maestro rientrò proprio in quel momento con altre due persone che non credeva di aver mai visto.
Jackie alzò appena la testa, sbattendo contro quella di Niklas, che mugugnò di dolore un “Ahio.”
“Scusami.”, sussurrò. “Ma chi sono quelli lì?”, domandò, mentre si toglievano i giubbotti e la fissavano a loro volta.
“Signorina O’Moore! Mi è giunta voce che siete tornati amici, finalmente.”, commentò il vampiro più grande con un sorriso, mentre sentiva l’austriaco irrigidirsi appena.
“Stoyán, ma questa vagazzina chi è?”, chiese quella che ora riconosceva come la donna che era venuta a prendere Niklas, quando quel cretino di Daniel l’aveva catturata per poterla usare come esca.
E con questo ricordo, tornò anche il nome: Charlotte.
“Quella che era con quel tipo biondino viscido.”, si presentò, mettendosi in ginocchio sul sedile del divano e tendendo la mano: “Sono Jackie O’Moore, un’amica – piccola stretta al petto, accidenti – di Niklas.”.
Charlotte la fissò, strinse la mano e sorrise divertita: “E così sei la famosa Jackie! Niklas, non cvedevo che fosse lei la…”
“Sì, sì, la mia amica, lei.”, la interruppe il moro, mentre l’altro tipo si faceva avanti.
“Con amica intendi cena? Non ne potevo più di uscire in effetti, ogni tanto il take away fa bene.”, commentò divertito: “Avevo giusto un languorino…”
“Avvicinati e domani vedrai la luce del sole, Taylor.”, ringhiò Niklas, alzandosi di scatto.
Quindi anche l’altro era ovviamente un vampiro, e per fortuna Niky sembrava volerla proteggere. Meno male!
Tirò un sospiro di sollievo e si sedette di nuovo sul divano. Non era certo saggio stare in casa con ben quattro vampiri, ma se almeno uno – forse due, contando il maestro – era dalla sua parte, non avrebbe dovuto correre il rischio di essere dissanguata.
Anche se… oltre l’amicizia, c’era altro? C’era un altro motivo per cui il moro la proteggeva?
Aspetta, aspetta…
Vuoi vedere che..?
“Un momento… Siete tutti qui per me? Come per Bella? Ho qualche potere speciale che tiene a bada i vampiri e lui è lo stupido che nonostante tutto vuole bere il mio sangue?”, cinguettò, entusiasta.
Ma certo! Non poteva essere altro! Insomma, per quale motivo avrebbero dovuto riunirsi dei vampiri proprio ora, mentre lei era con Nik?
“Che sta farneticando?”, domandò il ragazzo dai capelli color sabbia, stranito, rivolgendosi a Niklas mentre indicava Jackie.
“Nulla, lascia perdere, è una pazza che ha visto troppi film.”, rispose con un sospiro l’interpellato, seguito da un “Ehi!” indignato della ragazza.
“E sentiamo, allora, per cosa sarebbero qui?”, chiese mettendosi le mani sui fianchi e gonfiando nuovamente le guance come un criceto.
“Per la cosa più stupida del mondo...”
“Lŭzhliv! Una partita di calcio non è per nulla stupida!”, intervenne subito Stoyán, mollando uno scappellotto all’allievo, che mugolò di nuovo un “Ahio!”
A Jackie caddero le braccia, sconvolta.
Prima le cavie, un animale così stupido che aveva scoperto essere il nemico mortale delle creature della notte, e ora una partita di calcio… Ma quando mai aveva visto dei vampiri truccati come ultras allo stadio?
“Ma sul serio?”, domandò incerta, per essere sicura.
“Certamente! Il calcio è uno sport che ha fatto compagnia a noi vampiri ed è uno dei pochi giochi che persiste nei secoli.”, recitò, teatrale, prima di portare il suo sguardo su Jackie.
“Vuoi venire anche tu?”, domandò l’uomo, entusiasta della proposta.
Non se la sentiva di rifiutare, visto quant’era contento…
“Ehm… va bene, ok.”, rispose, con un piccolo sorriso. Magari sarebbe stato divertente, anche se quando vedeva suo padre e i suoi fratelli davanti alla tv mentre trasmettevano un match le sembravano solo cinque scimmie impazzite.
“Quindi sei costvetto a venive anche tu Niklas, ah, ah!” Charlotte rise di gusto, mentre Taylor si lagnava chiedendo spiegazioni del perché dovessero venire anche loro.
“Allora domenica 2 marzo alle 20.00 ti veniamo a prendere a casa.”, concluse Stoyán, facendo l’occhiolino.
“Voi continuate le vostve cose, non fate caso a noi…”, soffiò la donna, divertita. Sembrava trovare la cosa parecchio divertente e non capiva perché.
Niklas dal canto suo la fissava con sguardo truce… mah!
Il gruppetto stava andando nella camera degli ospiti, quando…
“Ah, maestro!”, lo richiamò Jackie, prima di dimenticarsi: “Vorrei far provare a Nik del sangue animale, come ce lo procuriamo?”
L’uomo si bloccò, girandosi lentamente e guardandola serio per qualche secondo, prima di sorridere.
“Sangue animale? Come mai?”
“Una sfida, io devo mangiare del tofu, e lui del sangue animale..”, mugugnò, omettendo il fatto che volesse farlo diventare vegetariano; era una cosa solo loro e non voleva che gli altri lo prendessero in giro o che peggio, ridessero di lei.
Nik che rideva e le dava della pazza era ok, ma Charlotte e quel Taylor proprio no.
“Potreste provare da qualche macellaio. Vendere sangue di animale è illegale, ma potreste avere fortuna.”, propose il maestro, prima di recarsi in camera propria con gli altri due.
Macellaio.
“Domattina, andiamo dal macellaio!”, esclamò Jackie, alzando un pugno in alto.
“Domattina tu vai dal macellaio.”, precisò il vampiro.

***

Casa di Niklas, Domenica mattina, ore 10:00

Ah, la cara vecchia e tranquilla domenica…
I vampiri non usciva di giorno, era noioso doversi coprire già cinque dì su sette per poter andare a scuola come gli altri; se poi sacrificava anche il Sabato e la Domenica, quando accidenti dormiva?
L’idea malsana di fargli bere sangue di animale era stata di Jackie. Quindi lei si sarebbe mossa per andare a comprarlo – ed eventualmente, finire in galera –.
Era anche questo amore, giusto? Non scendere a compromessi.
O forse no. Non ricordava bene.
La sera prima l’aveva accompagnata a casa: già Venerdì notte l’aveva tenuta lì, a dormire nel suo letto – visto che aveva bevuto da lei, non gli sembrava il caso di riportarla dai genitori in quello stato, così debole – senza un cambio o altro… decisamente aveva bisogno di farsi una doccia e rimettersi in forze.
Ora stava molto bene, da solo, senza preoccupazioni. Dormire vicino a Jackie gli aveva procurato pensieri come e se mi venisse di nuovo voglia di morderla? E perché proprio ora mi tornano in mente i discorsi di Stoyán sulle donne e di cosa farci in un letto? E per questo si era imbarazzato molto, tanto da non riuscire a chiudere occhio.
Era riuscito a riposare solo quando la ragazza si era alzata per fare colazione, mugugnandole di rimanere in salotto e che si sarebbe alzato solo verso sera, per fare una partita con la Wii.
Così era stato, e beh… finalmente poteva riposare. Fine.
Anche se era più un dormiveglia, visto che stava avendo quei stramaledetti pensieri.
Si girò dall’altra parte, soffocando un urlo quando sentì la presenza di un altro corpo che non doveva essere lì.
Cercando di mettere a fuoco, capì che era una femmina… ma…
“Ooopps, stavi dovmendo?”, chiese divertita la figura, strofinando una gamba sul lenzuolo.
Charlotte. Quel difetto era inconfondibile.
“Magari… e dovresti dormire, scusa, dovmive anche tu…”, la scimmiottò, girandosi per mettersi a pancia in su.
“Mmmh, volevo beccave un momento in cui pavlavti della tua… cotta… senza aveve la sua pvesenza. Allova, è lei?”, domandò con tono curioso, avvicinandosi ancora e puntellandosi con i gomiti.
Stava per aprire bocca quando sentì un “Ma è ovvio che è lei! Non vedi come l’ha difesa?” dalla camera accanto.
Taylor. Quel tono strafottente da fighetta era suo.
“Magari non mi piace avere cadaveri di umani per casa!”, ringhiò di rimando, come a giustificare la cosa. Non si sarebbe confidato con loro.
“Lŭzhliv! Ragazzo mio, così fai invidia a Pinocchio…”
Doveva metterci il becco anche quel pettegolo di Stoyán.
“Cos’è questo, un pigiama party da ragazzine? Statene tutti fuori.”, sbottò alterato il ragazzo, stringendo le lenzuola tra le mani, nervoso.
Sentiva lo sguardo di Charlotte su di sé, come se lo stesse studiando e passando ai raggi X.
“Ti favò confessave.”, sussurrò suadente al suo orecchio mentre gli accarezzava il pomo di Adamo, prima di alzarsi e tornare nella propria stanza.
“Ragazzi, ragazzi, su, dormite…”, li richiamò il vecchio vampiro, con un tono assonnato. In effetti, quello che risentiva del giorno era proprio lui, per la sua anzianità.
Finalmente libero, l’austriaco chiuse gli occhi e sospirò pesantemente, tornando a dormire.
Quelle pressioni… come se non avesse avuto già pensieri per la testa!

Stesso luogo, stesso giorno, verso tardo pomeriggio

“Niky! Ho tutto l’occorrente!”
Ecco il giorno del giudizio.
Niklas si alzò dal letto, scostando le tende per poter uscire.
Si infilò i pantaloni della tuta e una maglietta a maniche corte da casa, per poter stare comodo e affrontare meglio quello schifo che l’amica voleva propinargli.
Raggiunse la cucina, trovando già seduta al tavolo Jackie, circondata da Taylor, Charlotte e Stoyán, che fissavano l’unica umana presente nella stanza.
“Eccoti! Hanno voluto unirsi anche loro!”, commentò la brunetta allegra, mostrando una bottiglia blu piena di liquido che sembrava nero, ma solo per colpa del contrasto del contenitore.
Con una smorfia raggiunse il gruppo, prese una sedia e si sedette, in attesa.
“Allora. Io ti verso il sangue in un bicchiere e io mi metto questo… bellissimo… gh… pezzo di tofu nel piatto. Al mio tre, tu bevi, io mangio… e… poi diamo le nostre impressioni, ok?”, propose, tirando fuori la confezione del cibo che lei doveva mangiare.
“Iniziamo.”, acconsentì, appoggiando le braccia conserte sul tavolo, mentre Charlotte sorrideva e Taylor sembrava sapere qualcosa di divertente che a quanto pareva non voleva dire.
“Servici pure, mia cara.”, la invitò Stoyán, con un cenno dolce della mano, di appoggiare le cose sul tavolo.
La ragazzina aprì la bottiglia e versò il sangue in quattro bicchieri in egual misura, mise il proprio tofu nel piattino e si sedette a sua volta.
“Pronti?”, domandò, prendendo in mano la forchetta mentre il gruppo annuiva.
“Allora… uno… due… e tre!”
Niklas chiuse gli occhi e si portò il bicchiere alle labbra, bevendo un sorso del sangue di animale.
Subito le venne in mente Jo e si sentì quasi in colpa, perciò tenne il liquido in bocca per un po’.
Sembrava un miscuglio di qualcosa. Era certamente sangue, ma non aveva un reale sapore di qualcosa di buono. A dir la verità non sapeva assolutamente di nulla.
Guardò Jackie, di fronte a sé. Aveva anche lei la bocca chiusa, ma come se fosse stata in procinto di vomitare.
Probabilmente anche lui aveva quell’espressione sulla faccia.
Incapace di deglutirlo, riavvicinò il bicchiere alla bocca e lo risputò in esso, disgustato, seguito a ruota dalla bruna, che invece rimise il tofu nel piatto.
“Che schifo.”, mormorarono all’unisono, prendendo un tovagliolo per pulirsi sia la bocca e che la lingua.
Stoyán rise, bevendo quel sangue senza problemi, così come gli altri due vampiri, che sembravano ancora più divertiti.
“Non sa di niente!” Esclamarono di nuovo nello stesso istante i due ragazzini, prima di fissarsi negli occhi stupiti. Diamine, dire quelle cose uguali e insieme era inquietante!
“Un sangue orrendo.”, aggiunse frettoloso il vampiro più giovane e specificando il soggetto, mentre la ragazza annuiva agitando il capo più volte: “Non che questo sia meglio…”
“Il tofu non sa di nulla, pev quello dovvesti cucinavlo con qualcosa, come vevduve o simile.”, le suggerì Charlotte, trattenendo le risa insieme a Taylor. “è novmale che ti faccia schifo!”
“E tu… dovresti sapere il perché non ti piace.”, concluse il maestro, con un sorriso compiaciuto. L’allievo capì al volo cosa intendeva.
Era ovvio che dopo aver provato il sangue di Jackie, della persona che amava, tutto il resto faceva schifo. Era come mangiare una fetta di torta e poi tornare a mangiare a vita spinaci. Non aveva molto senso come paragone perché non ricordava nemmeno più il sapore del cibo, ma in qualche maniera le proprietà di quei alimenti gli sembravano adatte: il dolce e il ferroso, salato.
In sostanza, l’esperimento era fallito.
“Siamo d’accordo che io non berrò più sangue animale e tu non mangerai più tofu, vero?”, domandò il ragazzo con ancora una smorfia di disgusto; avrebbe volentieri bevuto del sangue buono in quel momento, accidenti.
“D’accordissimo, mai più.”, commentò Jackie, rimettendo tutto nella borsa per poterla poi andare a buttare.
“E quindi… il programma è finito?”, si azzardò a chiedere, mentre la vampira francese chiedeva: “Pvogvamma? Che pvogvamma?”, come se faticasse a capire.
Anche Taylor ora era serio e cercava di capire qualcosa.
“Un programma per qualcosa che comprendeva bere sangue animale? Sembra da malati.”, commentò sprezzante.
Vide Jackie stringere le labbra e arrossire, probabilmente in imbarazzo.
E la cosa non gli andava giù.
“Un programma di scommesse, che altro?”, borbottò Niklas, battendo una mano sul tavolo, cercando di attirare l’attenzione su di sé.
Jackie amava i vampiri e non voleva che la prendessero in giro; non davanti a lei e non davanti a lui.
Taylor non sembrava convinto, difatti indugiò con lo sguardo su di lui, come a cercare un segno che tradisse quella che spacciava per verità, ma rimase immobile e con uno sguardo di sfida negli occhi.
“Sarà il caso di accompagnare la signorina O’Moore a casa.”, suggerì Stoyán, sentendo una certa tensione nell’aria. Si alzò dalla sedia e appoggiò le mani sul tavolo, con un calma talmente innaturale da risultare inquietante.
Charlotte inarcò le sopracciglia e incrociò le braccia al petto, accavallando le gambe come a far vedere che era tranquilla, mentre Taylor sbuffava infastidito per il trattamento riservatogli.
Niklas si alzò per poter prendere Jackie per le spalle e accompagnarla in atrio, dove entrambi si infilarono i cappotti per uscire.
Durante la camminata rimasero in silenzio per una decina di minuti, finché la ragazza non esordì con un: “Grazie. Per… aver detto così.” senza guardarlo negli occhi.
Il vampiro si strinse nelle spalle, sospirando: “Di nulla. Comunque, è finito, giusto?”
“Sì, non… c’è segnato altro. Magari rivediamo un po’ l’insieme di come sei ora ma… più avanti. Ti concedo una piccola vacanza.” La vide sorridere e quello lo fece sentire meglio.
“Meno male.”, rispose, fingendosi sollevato in modo esagerato ma facendo capire che scherzava. La brunetta soffocò il riso dandogli un pugnetto sulla spalla.
Arrivati a casa O’Moore, si salutarono con un cenno un po’ imbarazzato, ma Niklas tornò a casa decisamente più tranquillo.

 



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When Tomocchi is joy

 

 

Parla Tomocchi: scritto in tre giorni °-° Il primo giorno ho scritto una pagina, il secondo quattro, e il terzo finito tutto. Sono un trenoooo xD Comunque, verso la metà mi ero bloccata per iniziare il capitolo 21, decidendo di trasformare questo nel 22. La trama si è allungata di un po’, non era previsto, ma spero vi possa far piacere °-° Tanto per avvisare, arriviamo tipo minimo a 32 capitoli (di trama pronta) e forse ai 50 per tutte le idee da sviluppare ancora. Quindi, per chi non è fan delle long, mi dispiace ma Another Way continuerà per parecchio y.y
Parlando della storia, vi ho fatto prendere spavento all’inizio?xD
Qui si conoscono un po’ meglio Charlotte e Taylor v.v e ricordate…COMPRARE SANGUE ANIMALE È ILLEGALE! >8°D non imitate Jackie ragazze y.y
La cosa del calcio è un’altra cosa divertente e ridicola messa per far ridere xD
E passiamo ai ringraziamenti!
Un grazie a PinkyRosie, Kleis, Mojita_Blue, Bijouttina, Mamichan, MarshBocchan e Psyche07 per le recensioni, e a Miakuzz e Selenaxxj per aver messo la storia nelle seguite! *-* Ringrazio poi Nemainn per avermi suggerito i “capelli color sabbia” invece di bioncastano <3
Grazie grazie grazie <3




 

 



 
 

 

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Capitolo 24
*** Allo stadio ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 23
Allo stadio

 

 

 

 

RDS Arena, Dublino, Domenica sera ore 20:15.

Il gruppo dei vampiri era venuto a prendere Jackie a casa una ventina di minuti prima, in autobus, con molta calma dopo cena –uno spuntino a base di sacche di sangue, barboni, e un aitante giovanotto –.
Durante quelle due settimane, avevano deciso di aggregarsi anche il padre –che si era offerto di accompagnare tutti in auto fino a Dublino – e il fratello della ragazza, ovvero Jack, il suo gemello. Quest’ultimo, seduto vicino alla sorella, indossava una maglietta bianca e rossa come quella della squadra che tifava –il St. Patrick –, sotto una felpa bianca con cappuccio, con una bandiera sottobraccio per mettersi in mostra, sicuramente.
Il termine giusto per suo fratello era pavone, perché non perdeva occasione per farsi vedere e notare da chiunque. Idiota.
Suo padre era normalissimo: un uomo di mezza età vestito con una semplice camicia, golfino pesante e jeans con scarpe da ginnastica, così come Niklas vestiva il suo completo maglia–felpa–jeans trasandati e All star consumate.
A pavoneggiare con Jack, invece, c’erano Stoyán, Charlotte e Taylor.
I tre vampiri erano conciati come perfetti tifosi delle due squadre sfidanti: quella sera si sarebbe disputata la semifinale di Champions Leauge tra il Paris Saint Germain e il Saint Patrick’s Athletic.
Charlotte indossava i colori della sua patria, ovvero vestiti blu, rossi e bianchi; Stoyán sembrava voler accontentare tutti e aveva il viso ridicolmente truccato metà con bianco e rosso, e l’altra parte di bianco e blu; Taylor invece portava i colori del Saint Patrick’s: i suoi vestiti, la sua faccia dipinta, e il cappello esagerato simile a quello di un giullare medievale erano di colori esclusivamente rossi o bianchi.
“E così tifi una squadra irlandese, Taylor?”, domandò Jackie, curiosa, dopo essere scesa dall’auto da un paio di minuti, mentre Niklas le camminava così vicino da sembrare il suo gufo.
“Oh, no, è solo per far dispetto a Charlotte. Non sosterrei mai una squadra francese! Tifo il Bayern Monaco, ma mi diverto da morire a vedere arrabbiata quella ranocchia.”, confessò divertito, accennando alla vampira che lo stava fissando male.
“Pavla ancova Taylov, e io divò il tuo vevo nome anche a Jackie…”, minacciò la donna, mentre sul suo viso compariva una sorrisetto sadico; l’interpellato, se possibile, impallidì ancora di più, prima di inveire contro di lei con rabbia: “Non ti azzardare, brutta..!”
Jackie vide Niklas sorridere. Chissà perché mai?
Ormai arrivati davanti ai cancelli, li varcarono senza problemi mostrando i biglietti, percorsero i vari corridoi fino ad arrivare agli spalti, sedendosi nei posti indicati.
Per fortuna, avendoli comprati per tempo, erano riusciti a trovarli tutti vicini e perciò non ci sarebbero stati problemi; la partita sarebbe iniziata a breve. C’era già un certo fermento tra le altre persone lì attorno, dagli anziani con gli amici ai bambini che saltellavano vicino ai genitori.
Jackie era stata ancora allo stadio, quand’era piccola e aveva avuto sì e no una decina d’anni, ma non ricordava molto. Perciò essere lì sarebbe stata come per la prima volta. Niklas al suo fianco sembrava annoiato, probabilmente non era un fan di quello sport.
I giocatori che pian piano uscivano e si disponevano in fila sul campo erano minuscoli visti dai loro posti. Come avrebbero fatto a distinguerli? Chissà se almeno sarebbero riusciti a seguire il pallone... mah!

***

Niklas sbuffò sonoramente, palesando la propria noia e il disprezzo per quel gioco idiota.
Ventidue persone che correvano dietro a una palla… non lo capiva!
Aveva più senso correre per vedere chi era più veloce, per dimostrare chi era il migliore, ma non tutti quelli in cui c’entrava un oggetto. Non li capiva.
Lo sci freestyle era bello. Il pattinaggio artistico era emozionante. La scherma era affascinante. Ma il calcio, la pallavolo, il rugby, il football americano, il tennis, il baseball, pallamano, pallanuoto – sicuramente quella era gente che voleva complicarsi la vita, altroché – ….proprio non riusciva a trovarli interessanti, per nulla.
Fissò per un attimo Stoyán che lo guardava a sua volta con biasimo, probabilmente perché non era entusiasta quanto lui, Taylor e Charlotte. Ma che poteva farci?
Sbuffò ancora, risentito, e a braccia conserte portò lo sguardo sul campo, cercando un modo per far passare in fretta quei novanta minuti che ora gli parevano interminabili.
I giocatori iniziarono a cantare l’inno della Champions Leauge, sovrastati dalla urla della curva degli ultras che stavano dalla parte opposta alla loro.
Quei tre vampiri pazzoidi avrebbero dovuto stare là, solo loro, e invece ci avevano trascinato Jackie e la sua famiglia, includendo per forza anche lui.
Non era stato un caso: quando c’era stata l’altra partita, dell’Europa League, che aveva invece visto lo Zenit russo tifato da Stoyán contro un’altra squadra irlandese di cui ora non ricordava il nome, i tre compagni avevano chiesto di venire, lui aveva rifiutato, e contenti tutti. Era stato uno dei Giovedì sera più rilassanti che avesse mai vissuto da quando quei parassiti si erano stabiliti a casa sua.
E doveva ancora ricevere uno dei famosi aneddoti come pagamento, ma l’avrebbe tirato fuori, sicuro…
Occhieggiò un uomo che si era appena seduto con in mano una lattina di birra e un cestino pieno di pop corn. Quella visione gli diede una magnifica idea.
Cibo!
Quando era nervoso, mangiava sempre del cibo. Lo avrebbe sicuramente aiutato a superare quella tortura. Non importava se avrebbe rimesso su qualche chilo, Jackie avrebbe stilato un nuovo programmino e lui avrebbe ributtato giù la ciccia.
Aveva già messo piede fuori quando si sentì tirare la felpa e, voltandosi, trovò quella scemina di Jackie aggrappata al suo cappuccio con le guance gonfie.
“Nik, ‘spetta. Vengo anche io, ovunque tu stai andando.”, sussurrò. Lui si passò una mano sulla faccia, stravolto.
Una volta in corridoio, entrambi sospirarono di sollievo, camminando fino ad entrare in uno dei negozi compresi dentro lo stadio.
“Perché sei uscita anche tu?” ,domandò il ragazzo, un po’ stranito dal suo comportamento.
La ragazza gonfiò ancora le guance, fissando i panini che tenevano in vetrina e che parevano non avere un bell’aspetto. “… Non… non mi ricordavo che fosse… così… così…– inspirò l’aria –  nooooiiiiiooooso.”, concluse, espirandola fuori con uno sbuffo.
… Ma era scema forte.
“Potevi non accettare.”, gli rimbeccò lui, dandogli una piccola spallata per dispetto.
“E tu potevi non venire.”, sibilò lei, dandogli un colpo di bacino di fianco, facendolo sbilanciare un po’, tanto che dovette aggrapparsi al banco.
“Un cesto di pop corn, di quelli grandi. Grandi.”, bofonchiò il vampiro all’uomo che li stava osservando curioso, in attesa di ricevere un’ordinazione.
“Patatine e una lattina di birra.”, ordinò invece la brunetta, appoggiando i soldi sul bancone.
“Che c’è?”, domandò poi, notando lo sguardo scettico del vampiro nei suoi confronti. “Un po’ di alcool potrebbe aiutarmi a superare questa partita che, da sobria, mi sembrerebbe infinita.”
Bah, contenta lei…
Dopo aver finito gli acquisti, i due tornarono ai loro posti: Niklas che abbracciava il gran cestino e Jackie seduta al suo fianco che già apriva la lattina in questione.
Il match era già iniziato, quei giocatori correvano come idioti dietro la palla…
“Passa a destra! PASSA A DESTRA, ATT….NOOOOOO!!!!” Jack fece un gestaccio al giocatore che aveva appena perso la palla, mentre Charlotte esultava con un fischio.
“Vai… VAI… VAI… E GOOOOOOL!!!!” Un’ovazione da parte dell’ala bianca, blu e rossa del Paris Saint Germain partì in tutto il suo splendore, mentre la squadra si abbracciava per il gol fatto in meno di venti minuti.
Jack si prese la testa tra le mani, borbottando insulti a mezza voce, così come Taylor strinse le labbra e fissò malissimo la vampira francese, che faceva gran sorrisi a tutti quanti, entusiasta, abbracciata a Stoyán, divertito.
Il gioco riprese e Niklas aveva già fatto fuori mezzo cesto di pop corn, tanto era annoiato, così  come Jackie che aveva già finito la birra, fissando il campo con impassibilità.
L’austriaco decise di tirare fuori il cellulare e mettersi a giocare quando purtoppo qualcuno lo spintonò e il telefono gli cadde a terra, incrinando lo schermo.
No.
NO!
Non era possibile. Non era giusto…
Digrignò i denti, irrigidendosi e ispirando forte per mantenere la calma e non fare a pezzi la persona che gli aveva appena rovinato l’unico apparecchio in grado di renderlo felice.
Si mise le mani nei capelli, maledicendo quella serata che si stava rivelando la peggiore di tutte.
A momenti preferiva quelle con Rogan… ed erano di una noia mortale, giusto per precisare!
Lanciò uno sguardo a Jackie, che si stava ingozzando di patatine e che aveva assunto le sue caratteristiche guance a criceto e le pizzicò un fianco, giusto per tormentarla.
Lei si voltò a guardarlo con uno sguardo interrogativo, come a chiedere cosa volesse, e lui si strinse nelle spalle.
“Ci tieni a recuperare il peso di prima?”, domandò, avvicinandosi per pungolarle le guance piene.
La ragazza deglutì e ridusse gli occhi a fessure.
“Cosa intendi?”, domandò, con un tono un po’ irritato, ficcandosi in bocca altre patatine.
“Beh, prima eri…– e gonfiò le guance e mimò la stazza precedente della bruna – e ora…beh, sei normale, – e la indicò con un gesto della mano – ma ti stai ingozzando come un maiale, quindi deduco che stai cercando di recuperare il peso perduto…”, azzardò, indicando le patatine.
Colse qualcosa e notò che Stoyán, dietro Jackie, stava facendo di no con la testa e con uno sguardo allarmato, mentre con le mani mimava il segno delle forbici, come a tagliare e porre fine al discorso. Niklas non capiva perché.
Come mai avrebbe dovuto fermarsi?
La risposta gli arrivò l’attimo dopo, sotto forma di pugno sul naso.
“Ahio!”, mugolò, portandosi le mani sulla faccia e massaggiandosi la parte lesa. “Ma che ti prende?”, domandò, sconcertato. La sua era una semplice osservazione!
“Scusa tanto se non sono come quella baldracca rossa… Ma non mi piace stare qui… E perciò mangio! E se mangio, è solo colpa tua, e quindi se ingrasso è solo colpa tua! Ed è anche colpa tua se sono dimagrita, sai! Stupido!”, piagnucolò, agitando la lattina e borbottando altri insulti a mezza voce.
… Era ubriaca? Con così poco? No, perché quello sproloquio non aveva proprio alcun senso!
Stava per risponderle, quando la ragazza gli piazzò sotto gli occhi il suo dito indice con un piccolo taglio sulla prima falange. ARGH.
“Mi sono fatta male, vuoi approfittare?”, domandò con un broncio adorabile, mentre quel sangue lo stava tentando come non mai.
Ci aveva messo tutte e due le settimane per riuscire a tornare a bere dai barboni, sforzandosi di non sputarlo e di mandarlo giù, o non sarebbe sopravvissuto; non solo col sangue di Jackie.
Se ora fosse tornato a berlo ancora, avrebbe dovuto ricominciare quella tortura da capo…
Il sangue della brunetta era una delizia, una bontà che lo rinvigoriva dall’interno, ma… non lo sfamava abbastanza, ne voleva sempre in maggiori quantità, anche più di quanto gliene servisse in realtà.
Non doveva proporgli quella tentazione!
“No… passo…”, mugugnò, facendosi violenza per distogliere lo sguardo.
“Ehi, un goccio lo gradisco io, vieni qui!”, chiamò il vampiro dai capelli color sabbia, distogliendo l’attenzione dalla partita per un attimo.
Jackie lo guardò stranita, ma si strinse nelle spalle e si sporse un po’ per allungare il dito verso Taylor, ma Niklas la prese per i fianchi e la tirò a sé, ringhiando basso.
“Jackie, mettiti quel dito in bocca, avvolgilo in un fazzoletto, ma tienilo per te, non condividerlo con queste sanguisughe!”, sibilò, vicino al suo orecchio, sentendola trattenere il respiro.

***

Porca miseria, porca miseria, porca miseria.
Ancora un po’ e si sarebbe liquefatta!
Il tempo di Marzo non era certo tra i migliori, anzi, c’era ancora un po’ di freddo, rimasugli dell’inverno ma…
Aveva un dannato caldo in quel momento!
E tutto perché Niklas l’aveva afferrata per tirarla contro al suo petto, sussurrandole quella cosa che aveva un che di possessivo… e diamine se le piaceva!
Sembrava di essere in un forno…
Annuì, recuperando un fazzoletto dalla borsettina che aveva per avvolgere l’indice in esso, tenendolo ben stretto.
Ok, decisamente il suo addestramento stava dando i suoi frutti… in ritardo di un paio di mesi rispetto alla tabella di marcia… ma ora poteva goderne a pieno, e soprattutto… solo lei!
Rise internamente tra sé e sé, cercando di non lasciar trasparire quanto in realtà fosse contenta.
Un fischio appena udibile decretò la fine del primo tempo, seguito dal commento sconsolato di Charlotte: “L’unica pecca del guavdave la pavtita dal vivo è pevdevsi i giocatovi negli spogliatoi poi… awn, un occhio ce lo avvei dato volentievi…”
Jackie soffocò una piccola risata e si alzò, un po’ barcollante, bloccata prontamente dall’austriaco.
“Dove vai?”, domandò lui, con uno sguardo preoccupato. Caaariiiino! Si sentiva così disinibita al momento, che si avvicinò per scoccargli un bacio sulla fronte, lasciando l’amico sconcertato.
Probabilmente non se lo era aspettato e, sinceramente, nemmeno lei si credeva capace di tanto.
“Vado a farmi un giretto e prendere un po’ d’aria.”, miagolò, divertita.
Anche se in effetti non c’era nulla da ridere.
Stupido alcool!
Qualcun altro la afferrò, prendendola sottobraccio e, gettando uno sguardo di fianco a sé, notò che era stato suo fratello Jack.
“Cicciottina, da sola in giro per lo stadio non ci vai, papà vuole che stia con te.”, dichiarò il ragazzo con solennità, come ad imitare il genitore, prima di scoppiare a ridere senza riuscire a trattenersi.
“Smettila di chiamarmi cicciottina, o te la farò pagare.”, sibilò lei, dandogli un colpo con il bacino, visto che un braccio era tenuto fermo dal gemello e l’altro era troppo scomodo da usare per colpire.
Jack ricambiò il gesto e la accompagnò fuori dalla fila, sgattaiolando nei corridoi per dirigersi prima al bagno, dove entrambi svuotarono le vesciche e si diedero una sistemata, e poi andare di nuovo nel corridoio, percorrendo l’altra ala…
“Dove stiamo andando?”, domandò confusa Jackie. Il fratello sorrise malandrino, con una strana scintilla negli occhi: “La curva degli ultras del Saint Patrick’s.”
Ecco la scimmia impazzita che era suo fratello… decisamente ora lo riconosceva!
Non era così lucida da capire bene cosa stava facendo ma si fidava in fondo… in fondo… mooolto in fondo… di suo fratello.
“Spero che il fidanzatino non soffra la tua mancanza…”, rise Jack, percorrendo il corridoio a grandi passi.
“Non è il mio fidanzatino.”, mugolò, imbronciandosi appena. Odiava quelle frecciatine.
“Certo, certo….e io sono single…”, commentò sarcastico lui.
“Jack, smettila.”, borbottò.
“Jack, smettila. – le fece il verso – io vedo solo due cretini che si fanno gli occhi dolci ma che non hanno il coraggio di muovere il primo passo.”
“Non ci facciamo gli occhi dolci, siamo solo grandi amici.”, mormorò, sospirando pesantemente.
Era un discorso un po’ spinoso e non aveva voglia di parlarne.
Il gemello sembrò capire e decise di chiudere il discorso senza aggiungere altro.
Raggiunsero l’ala dei tifosi esagerati, truccati e agghindati al limite dell’assurdo. Con quei colori bianchi e rossi, e soprattutto, urlanti, sembravano dei pazzi furiosi.
Jackie incassò la testa delle spalle, un po’ indispettita da tutto quel rumore, mentre suo fratello si univa a una coppia di altri due ragazzi, probabilmente dei suoi amici di scuola, agitando come un forsennato la bandiera con lo stemma della squadra Irlandese, mentre urlava l’inno insieme agli altri. Idiota.
“Cicciottina, avvicinati, avvicinati!”, la chiamò Jack, acchiappandola per un braccio e tirandola nel gruppetto, che offrì da bere e da mangiare alla nuova arrivata.
“Caspita, Jack, questa tizia è uguale a te!”, esclamò uno dei ragazzi dai capelli color carota spettinati, mentre il bruno scoppiava a ridere: “Il solito scemo, questa è mia sorella gemella!”
“Oooook, direi che allora con questa sei a posto.”, commentò un altro ragazzo castano dai capelli leggermente lunghi, raccolti in una coda bassa, prendendo la bottiglia di birra dalle mani dell’amico per bere lui il liquido scuro restante, e poi cingere le spalle di Jack per ruttargli all’orecchio.
Jackie scosse il capo, schifata. Questi erano i ragazzi, bah!
“Vuoi bere anche tu?”, domandò pel di carota con un sorrisetto ebete e lei tentennò un attimo prima di accettare.
Doveva sopravvivere altri quaranta minuti, solo altri quaranta minuti… dopotutto il secondo tempo era già iniziato.
Bevve ancora qualche sorso, e un altro ancora, e ancora…

***

“Sì, vai in profondità… bel tiro lungo! Ora col colpo di testa… NO! MAMMA! L’ha sbagliato… Accidenti, l’ha intercettato… Ok ricomincia… bravo, così... passa… altro passaggio… vai… vai… passa… no, troppo lontano, non tirar..! Ecco, persa. Accidenti…”
“Taylor, non ci serve la cronaca!”, sbottò Niklas, rannicchiato sul seggiolino, nervoso e preoccupato per la scomparsa di Jackie. Meno male che era andata solo a farsi un giretto con suo fratello!
Sbuffò, pentendosi di non aver succhiato quel poco di sangue che la brunetta gli aveva offerto: in quel momento aveva fame e non aveva idea di come fare…
Si guardò in giro e si alzò, cercando la ragazza con gli occhi prima di avvicinarsi al padre, Howard, un po’ titubante.
Lui e quell’uomo non si erano praticamente mai parlati, a parte le presentazioni a Natale quasi due mesi prima.
“Scusi… può chiamare Jackie, o Jack? È da un po’ che…”, mugugnò in imbarazzo, mentre anche Stoyán si aggiungeva: “C’è qualche problema?”
“Nessuno, nessuno… li chiamo, sperando che rispondano.”, commentò con un sospiro l’uomo, prendendo il telefono della tasca e inviando la chiamata a Jack.
Stranamente rispose subito e con un rapido scambio di battute posero fine alla conversazione.
“Sono nell’ala degli ultras… perché Jack ha degli amici lì.”, spiegò Howard, indicandogli la curva dalla parte opposta alla loro.
Cacch…
Niklas si passò una mano sulla faccia, sospirante. Lui e Stoyán uscirono dalla fila per poter percorrere i corridoi interni dello stadio e raggiungere quel luogo al più presto.

La curva degli ultras era come l’inferno, o come immaginava fosse l’inferno.
Tra urla, schiamazzi, trombe e bandiere sembrava un covo di matti: senza contare la puzza che c’era.
L’austriaco storse il naso, cercando nuovamente Jackie con lo sguardo – pulendosi anche le lenti degli occhiali giusto per esser sicuri – fino a individuare lei e il suo gemello con un altro paio di ragazzi, intenti a cantare e bere allegramente con bandiera, tromba e bottiglia di birra tra le mani.
“Ragazzi, vostro padre vi vorrebbe là…”, chiamò Stoyán, battendo le mani per richiamare la loro attenzione. Purtroppo questi lo ignorarono, continuando il loro coretto idiota da stadio.
Non aveva intenzione di aspettare ancora!
A passo di carica raggiunse la ragazza, che in quel preciso istante urlò: “QUELLO È FALLO! CARTELLINO ROSSO! CARTELLINO ROSSO!”, seguito da una parolaccia oscena e una gomitata non voluta che colpì l’austriaco dritto in faccia.
Maledizione, che male boia!
Il moro si coprì la faccia con le mani, mugolando di dolore, mentre Jack urlava con la sorella contro l’arbitro e il giocatore che aveva compiuto l’infrazione.
Stoyán a quel punto si avvicinò e prese i due ragazzi di peso, mettendoseli sulle spalle con una facilità incredibile.
I due gemelli soffocarono un gridolino di sorpresa e tentarono di dimenarsi senza ottenere alcun risultato a parta la stanchezza.
Alla fine i due vampiri, di cui uno con ancora una mano sul naso dolorante, ritornarono dal gruppo composto dal padre dei due ragazzi, con Charlotte e Taylor.
Solo che… come si diceva?
Che le disgrazie non venivano mai sole?
Già, perché Daniel Hill era proprio seduto dove prima c’era Stoyán.
E a fare cosa? A tormentare la povera Charlotte, ovviamente.
Taylor era bellamente piegato in due, mentre la vampira francese sbuffava infastidita, incapace di fare qualcosa per la presenza del pubblico e per il poco spazio a disposizione per muoversi, visto che Taylor le bloccava l’uscita da una parte e Daniel dall’altra.
Quando li raggiunsero, erano coinvolti in una discussione esasperata.
“… esci con me, una volta sola e ti farò vedere il paradiso, credimi….”, diceva il biondino tenendo fisso lo sguardo sul seno della castana, che lo fissava truce e con disgusto.
“Smettila! Lasciami in pace, e nessuno si favà male, men che meno te. Io non esco con i vagazzini, specie se lillipuziani o impaventati con dei nani da giavdino!”, commentò lei sprezzante, praticamente spiaccicata sul vampiro dai capelli color sabbia, che era scosso dalle risate.
Niklas, finalmente ripresosi dalla gomitata, si avvicinò a Daniel, lo prese per le ascelle – già nervoso per conto suo – e lo spostò di peso, lanciandolo praticamente fuori dalla fila.
“Vattene, Daniel, vattene o questa volta ci andrò giù pesante.”, sibilò alterato e con uno sguardo che non prometteva nulla di buono; non avrebbe sopportato ancora per molto.
“Reiter! Sempre a rompermi le uova nel paniere! Prima Rogan, poi Jackie, ora Charlotte… te le vuoi ripassare proprio tutte e non lasciarne a nessuno eh?”, lo provocò l’altro ragazzo. Quello non fece altro che accendere la sua ira.
Scoprendo i canini, si lanciò verso il compagno di classe, prima di essere prontamente bloccato da Stoyán per le braccia, che lo tenne stretto a sé.
“Calmati, Niklas, respira a fondo, respira a fondo…”, sussurrò il vampiro più anziano, stringendo ancora più la presa anziché allentarla, nonostante il più giovane stesse recuperando contegno e lucidità.
La voce del suo maestro riusciva sempre a calmarlo, aveva un tono che metteva tranquillità, ch lo avvolgeva e lo faceva sentire al sicuro. L’unico suo pregio, a conti fatti.
Sospirò pesantemente, rilassando l’intero corpo, rivolgendo ancora uno sguardo astioso a Daniel, che indietreggiò e d’istinto alzò le braccia per difendersi.
“Te la farò pagare!”, esclamò, prima di andarsene, lontano.
“Certo, certo, mandami la parcella!”, lo sfotté l’altro, ancora arrabbiato.
“Contaci!”
Il vampiro continuò a fissarlo fino a vederlo sparire, con le labbra strette e gli occhi ridotti a fessure.
Lo odiava, lo odiava, con tutto sé stesso.
Era incredibile la sua innata capacità di irritarlo oltre ogni dire.
Con uno strattone, Niklas si liberò dalle braccia di Stoyán e tornò a sedersi quando ormai la partita era quasi finita.
Decisamente, quella sarebbe stata la prima e ultima volta che sarebbe andato a una partita di calcio… non ricordava giornata peggiore!

***

Dintorni di Dublino, quella stessa sera.

“Il biondino è da un po’ che non sgancia.”, commentò Sean, seduto su un divano a fissare la televisione, mentre masticava malamente l’ennesimo Kebab con una punta di fastidio nella voce.
“Sarà impegnato con la scuola.”, rispose timidamente Pierce, i capelli legati in una coda bassa mentre smanettava al computer, seduto al tavolo, probabilmente impegnato in qualche gioco online.
“Pi, è passato un mese. E l’affitto qui non si paga da solo.”, aggiunse secco il grassone pelato, gettando la cartaccia unta contro il ragazzo, che incassò istintivamente la testa nelle spalle.
“Magari…”
“Magari nulla. Vedi di chiamarlo, con te parla più volentieri, sarà perché avete un paio d’anni di differenza. E cerca di proporre un incontro al più presto, e di farlo pagare! O vuoi tornare nel letamaio di prima?”, lo minacciò l’altro, con un tono duro.
“No, no… sia mai…”, mormorò Pierce, prendendo il telefono un po’ titubante.
Non gli piaceva truffare Daniel, non dopo averlo conosciuto.
Un conto erano gli sconosciuti, ma dopo aver incontrato quel ragazzo un po’ sfigatello, così simile a lui, convinto di quello che stava facendo, che spendeva così tanti soldi per una causa fasulla… beh, il senso di colpa era a palla.
Dopo aver cercato in rubrica, trovò il numero interessato e inviò la chiamata, in attesa.
Avrebbe tanto voluto essere realmente suo amico, era un tipo simpatico in fondo, forse un po’ credulone, ma Sean gli stava col fiato sul collo ed era davvero difficile anche solo uscire a fare la spesa.
Purtroppo non aveva alternative, era il suo tutore e l’unica persona che si era presa cura di lui dopo che sua madre era morta e suo padre scappato chissà dove.
Non aveva scelta…


 
 

AskAnotherWay
Il gruppo Facebook

When Tomocchi is joy

 

 

Parla Tomocchi: nuovo capitolo, c’è gente vecchia, gente che ritorna, gente nuova…un po’ di tutto insomma! La partita non è descritta un granché perché nemmeno io sono fan e non era proprio la cosa principale, spero vi abbia strappato un sorriso…
CI siamo prese la libertà poetica (???) di cambiare le squadre in Champions ed Europa League…chiedo scusa ai fan (visto che l’idea è mia lol) del calcio, ma mi servivano queste squadre x°°D
Spero vi abbia fatto ridere, come al solito e…piccolo avviso! Ho indetto un contest, sul gruppo FB, proprio qui! Potete leggerlo tutti, a chi è interessato! :3
Passo ai ringraziamenti *3*
Un grazie Jin Anderson e MomoHope per aver messo la storia nelle seguite, a Joyd14th per averla messe nelle ricordate e a Bijouttina, Kleis, PinkyRosie, Mojita_Blue (con le sue Alex e Caroline), WIlliamStory(che è MarshBocchan, e a sua sorella che imitano Charlotte x°D)faith_bella ( <3) Soheila (che si è letta e ha recensito 13 capitoli in un giorno! xD), Baldr (che nonostante la febbre ha letto çuç <3) e Jin Anderson per aver recensito! *_* <3
Mi sembra quasi fin troppo per una storia nata per scherzo… 8’’’’D *ansia da prestazione(?)*
B…beh che altro dire…grazie a tutti e…alla prossima! >////<

 

 

 

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Capitolo 25
*** Proposte ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 24
Proposte

 

 

 

 

Casa di Niklas, giardino, Lunedì pomeriggio tardi.

Quel giorno il cielo era plumbeo, di un grigio chiaro ma opprimente, che sembrava voler indicare già che quella giornata non era per nulla felice.
Erano riuniti nel giardino di casa del vampiro austriaco, che aveva le labbra strette e uno sguardo colmo di sofferenza.
“Allora… io vorrei…”, iniziò Niklas, lisciandosi il completo scuro che indossava, prima di prendere fiato.
“No… non so se ce la faccio.”
“Niky…” lo incitò Jackie, al suo fianco, accarezzandogli il braccio, anche lei vestita con un abito nero molto sobrio.
“Ok… ok… Ecco… come iniziare…”, prese un altro respiro, tremante. “Io… Tu… non saremmo dovuti andare a quella partita, ieri sera. Se fossimo rimasti a casa, quello… quello che è successo dopo non sarebbe mai accaduto e invece… ti ho perso. Non mi era rimasto altri che te… Mi dici come farò ora?”, strinse le labbra, addolorato.
Ma si sentiva davvero in colpa, non si sarebbe aspettato una fine simile e sinceramente non credeva di starci così male.
“Quanto vorrei riaverti qui…”, soffiò, lasciandosi cadere sul tappeto erboso.
“Eri… un amico, un compagno, un….”
“Niky… era solo un cellulare. Ne compreremo un altro.”, provò a consolarlo la bruna, mentre il ragazzo, simbolicamente, faceva finta di sotterrare qualcosa che non c’era.
“Non ce ne sarà un altro Jackie. Non ci sarà nessuno come lui... Non ho altri soldi!”, si lagnò, mettendosi le mani nei capelli.
Stoyán, con un sorrisetto divertito, gli sventolò un telefonino degli anni novanta davanti al naso.
“Puoi avere questo.”
“Non ha i giochini fighi.”
Il maestro corrugò la fronte e gli mollò uno scappellotto.
“Bastano le chiamate! E se ne vuoi uno migliore, mettiti in testa che devi lavorare.”, lo sgridò, sotto gli occhi di una divertita Charlotte e di un Taylor piegato in due dal ridere.
“Ma io vado a scuola, non ho tempo, non…”
“Lŭzhliv! Il pomeriggio lo passi ai videogiochi, quindi la sera puoi benissimo andare a cercare un lavoro consono…”
“Fare le pulizie? Ne ho già abbastanza a casa mia!”, esclamò, indicando l’abitazione con un cenno della mano.
“Lo spogliarellista.”, buttò là Jackie. “Così potresti guadagnare un sacco, usare il tuo charme di vampiro che, come abbiamo constatato, va alla grande se ti tieni pulito…” Gli appoggiò una mano sulla spalla e indicò il cielo che era tinto di un azzurro scuro, visto che la sera stava calando: “ Pensa… già ti ci vedo fare la lap dance… ecco a voi Niky, il bel moretto spogliarellista!”, esclamò con enfasi, fingendo poi gridolini eccitati di probabili clienti.
Il vampiro voltò il capo per fissarla male.
“Siamo seri.”
“Guarda che è un lavoro di tutto rispetto.”, intervenne Stoyán, annuendo serio tra sé e sé, a braccia incrociate, seguito da Charlotte che alzò il pollice in segno affermativo e Taylor che sghignazzava senza ritegno.
“Taylor.”, chiamò Niklas, gli occhi ridotti a fessure.
Il ragazzo dai capelli color sabbia tornò serio, e sospettoso: “Sì?”
“Aneddoto.”
Il viso del maestro si fece preoccupato.
“Ora?”
“Ora.”

***

Casa Hill, quello stesso Lunedì pomeriggio.

Daniel, seduto alla sua scrivania, giocava nervosamente con il proprio computer, gettando spesso uno sguardo fuori dalla finestra che dava sul giardino.
Sean e Pierce, i due titolari della Vampire Hunter in cui si era iscritto, sarebbero arrivati a breve per parlare con lui e di come andava la causa.
Certo, si era unito a loro proprio per combattere i vampiri, solo che…
Quella Charlotte era una ragazza mozzafiato, seppur un mostro, e non avrebbe mollato l’osso quella volta, anche se la donna lo aveva già rifiutato un paio di volte.
Era tutta questione di tempo, lei sarebbe caduta ai suoi piedi, vittima del suo fascino…
Si lisciò i capelli, ansioso, e guardò ancora fuori, per poi sgranare gli occhi, sorpreso.
I due personaggi stavano percorrendo tranquilli il vialetto di casa sua quindi si alzò subito per dirigersi immediatamente alla porta prima che sua madre fosse intervenuta con domande inopportune.
Sì, lui avrebbe difeso quella donna dalla verità… glielo doveva, dopotutto lo aveva messo al mondo!
Corse in atrio e si attaccò alla maniglia della porta, aprendola prima che lo facessero gli altri due. Sean e Pierce erano davanti a lui.
“Ciao, Daniel.”, salutò il ragazzo più alto, con un timido cenno della mano, seguito dal biondino, mentre Sean inarcava il sopracciglio.
“Possiamo entrare?”, domandò quest’ultimo, fissando Daniel con i suoi occhietti porcini.
“Certo, certo!”, esclamò l’allievo, facendosi da parte per lasciar passare la coppia.
“Solo… beh, volete qualcosa da bere e poi andare? Mia madre non sa nulla di tutto questo e non vorrei farla allarmare…”, sussurrò con fare circospetto, dando un’occhiata in salotto, dove la donna era intenta a guardare la televisione.
Sean aggrottò la fronte prima di sorridere in modo un po’ inquietante: “Ma certo… andiamo, andiamo…”, lo rassicurò, appoggiandogli una mano sulla schiena per guidarlo fuori.
“Ok… Mamma, io esco... esco… – parve pensare per un attimo –  per andare un attimo fuori, torno subito!”, esclamò il ragazzino, chiudendosi la porta alle spalle.
Camminarono in silenzio fino al parco, lo stesso parco dove Niklas lo aveva sbattuto contro l’albero quando aveva aggredito lui e Rogan.
Rogan… quella povera ragazza era stata sedotta e abbandonata da quel… quel… non aveva nemmeno un termine così orrendo da appioppargli a quel mascalzone d’un vampiro.
Era combattuto: Niklas era un cretino, ma Charlotte era… era…
Un sospiro languido ed esasperato gli sfuggì dalle labbra, facendo girare Pierce verso di lui, preoccupato.
“Ti abbiamo… disturbato?”, domandò titubante, sedendosi su una panchina e facendo al ragazzo segno di accomodarsi vicino a lui, sotto lo sguardo vigile di Sean.
“No, è solo… Vedete, è sorto un problema.”, ammise, iniziando a torturarsi le dita tra loro.
“Quel… vampiro ha chiamato degli alleati, ha un vecchio e… un altro tipo… e inoltre… – esitò, prima di aggiungere anche quella frase –  …c’è… una vampira… che è una figa pazzesca!”, concluse, mordendosi il labbro.
I due cacciatori rimasero in silenzio, come se stessero pensando.
Si scambiarono qualche occhiata, prima di parlare.
“ Daniel… se il tuo nemico ha chiamato degli alleati, basterà che lo faccia anche tu.”, propose Pierce con un piccolo sorriso, incoraggiante.
In effetti…
“E per la vampira, basterà che tu la allontani dai suoi amici… anche se dovresti eliminare anche lei, ragazzo, lo sai.”, disse con ovvietà Sean, annuendo tra sé e sé.
Allontanare Charlotte? E come? Sarebbe stato difficile...
Guardò a terra, pensando a chi poteva chiedere un aiuto.
“Non c’è nessuno che ce l’ha con quel vampiro, che può darti una mano?”, aggiunse il ragazzo più grande, appoggiandogli una mano sulla spalla.
Daniel ci pensò ancora, assottigliando gli occhi.
Qualcuno…
Qualcuno come Rogan?
Aveva tutti i motivi del mondo per odiare il vampiro, oh, se li aveva…
“Forse… forse c’è una persona.”, dichiarò, tentennante.
Sean sorrise ancora, subdolo.
“Perfetto. Allora dirigiamoci subito da questa persona.”

***

Provincia di Dublino, Casa di Niklas, Lunedì sera.

I tre vampiri e Jackie si erano seduti sul divanetto in casa, posto nel salotto. Un po’ strettini, ma ci stavano.
Stoyán, al contrario, camminava nervosamente in giro per la stanza: un po’ per la minaccia imminente, un po’ perché Jo la furetta era fuori, accoccolata nel grembo di Niklas, che fissava i presenti.
“Aaaallora.”, sghignazzò Taylor, sgranchendosi le dita e sorridendo maligno. “Aneddoto numero uno per pagare l’affitto di casa Reiter…”
“Sembra il nome di una sit-com.”, intervenne la bruna, mentre faceva qualche grattino sulla testolina della sua – che ignorava –  omonima.
“Basta divagare.”, sbottò Niklas, chinandosi in avanti per lanciare un’occhiataccia all’altro vampiro, mentre Jo sgattaiolava lungo il suo braccio fino a salirgli sulla spalla e accoccolarsi lì, emettendo versetti gioiosi, lontano da Jackie che rimase un po’ delusa.
“Con calma, con calma… c’è da dire che io sono stato trasformato negli anni sessanta, sì, quegli anni sessanta, e dato che il mio creatore era piuttosto pigro e scavezzacollo, gli altri vampiri mi affidarono a Stoyán…”, iniziò, prima di venir interrotto dalla ragazzina.
“Affidato? A una persona che non era il tuo creatore? Ma come è possibile?”,  sbottò indignata, gonfiando le guance come un criceto, il suo marchio di fabbrica.
Non poteva credere che potesse esistere una… una creatura del genere! Non poteva certo definirsi creatore!
Taylor si strinse nelle spalle: “Non tutti sono fortunati. Anche Charlotte è stata accolta da una coppia di vampiri, perché il suo era scomparso.”, raccontò, seguito dalla francese che soffiò un “è vevo.” con un sorriso mesto.
Che strani, questi vampiri…
“Basta ciance, andiamo avanti.”, lo spronò Niklas, impaziente, mentre Stoyán alzava gli occhi al soffitto, esasperato.
“Lŭzhliv! La signorina O’Moore ha fatto una domanda, e queste quindi non erano ciance, ma bensì utili risposte per rendere chiaro il nostro…”
“Sì sì, hai ragione, bon basta, chiuso. Taylor, questo aneddoto deve venir fuori oppure quella è la porta.”, ringhiò il moro, esasperato.
Ah, vedere Niky così sulle spine era uno spasso, doveva ammetterlo.
“Inizio, tranquillo… Volevo solo fare un po’ di preliminari.”, disse malizioso l’altro vampiro, con un sorrisetto.
“Dicevo, Anni Sessanta, Io… e Stoyán. Qualcuno si ricorda cosa accadde negli Anni Sessanta?”, domandò ancora, fissando soprattutto Jackie, che fece scena muta.
Argh. Maledetta ignoranza!
“ Da lei non riceverai nessuna risposta…non sa nulla di storia.”, borbottò Niklas, appoggiandosi allo schienale del divano.
“N… non è vero! C’erano… c’era… quella roba lì, dai…”, farfugliò la bruna, in imbarazzo, cercando disperatamente di ricordare qualcosa delle lezioni di O’Brien, il suo professore di storia.
Accidenti, il vuoto!
Si morse il labbro, mentre Niklas sospirava ancora.
“Beatles.”, disse solo, annoiato. “Con le relative bimbaminkia degli anni sessanta.”
Ah, la musica, giusto!
… E poi?
Taylor si passò una mano tra i capelli, un po’ deluso dalla cosa.
“Manifestazioni dei diritti civili, sulla guerra del Vietnam, morte di Marilyn Monroe, l’elezione e la morte di JFK…”
“A Pavigi pavtecipai a una manifestazione studentesca.”, intervenne Charlotte, sorridente: “Bei tempi, ah, ah!”
“Sì, ma… soprattutto… Woodstock!”, esclamò di nuovo l’altro vampiro, entusiasta.
“Venni a conoscenza che a New York, nel sessantanove, ci sarebbe stato questo festival e convinsi Stoyán ad andare.”
“Lŭzhliv! Ci volevo andare già per conto mio per cercare Niklas.”, mugugnò. “Pensavo che un lavativo come lui si sarebbe sicuramente stabilito tra gli hippie.”
Jackie soffocò una risata, nell’immaginare Niklas conciato in quella maniera, divertita.
“ E invece non c’ero.”, sbottò il moro, quasi offeso da quella affermazione: “Ma su, continua.”
“Beh, sapevo che Janis Joplin si sarebbe esibita lì, e riuscimmo ad arrivare giusti quando lei stava per iniziare.”, soffiò con un sorriso adorante, prima che la ragazza chiedesse: “E chi cavolo è Janis Jo…”
“Una cantante brava molto famosa, morta a 27 anni per overdose.”, rispose secco Niklas, facendole segno di tacere.
Jackie sbuffò, infastidita. Mica erano tutti delle enciclopedie musicali come lui! E O’Brien questo mica lo spiegava a lezione.
“Già… Beh siamo arrivati in tempo, c’era una marea di gente, e sapete com’erano gli hippie, girava parecchia… roba.”, sghignazzò tra sé, mimando la forma di uno spinello, mentre Stoyán si passava una mano sulla faccia.
“Beh, si avvicina un ragazzo e gli fa… Vuole provare? Questa ti amplifica i sensi, ti fa percepire il mondo e la natura circostante…” Il ragazzo soffocò una nuova risata, al ricordo di quell’evento.
“E lui… e lui… gli risponde : Lŭzhliv! Sto cercando una persona, un ragazzino un po’ apatico, non credo che questa droga potrebbe aiutarmi… e quell’altro… gli fa, ancora: Credimi fratello! Maria ti aiuterà! Io non racconto bugie! E sto qui gli ficca lo spinello in bocca!”
Jackie rimase a bocca aperta, sorpresa: “Non ci credo! E poi?”
“Credici, credici… poi, tempo venti minuti, inizia a spogliarsi, a blaterare qualcosa in bulgaro sotto lo sguardo di tutti… Non ce l’ho fatta a fermarlo…” Taylor era ormai piegato in due sul divano, scosso dalle risate.
“Tipo così!” Iniziò a imitare il maestro, mentre Niklas sorrideva da un orecchio all’altro, molto composto, mentre Jackie aveva le lacrime agli occhi da tanto ridacchiava, seguita da Charlotte.
“E ringrazia che i vampiri non vengono nelle foto… O ne avrei fatte, oh se le avrei fatte… ah, ah, ah!”
Stoyán si era messo da una parte, un po’ imbronciato, mentre fissava male il ragazzo, che sbellicava senza pietà. 
“Ha pure bevuto da un paio di quei tipi… gran notte, gran notte quella!”, decretò, una volta recuperato il contegno.
“Ce ne siamo dovuti andare quando i The Who stavano iniziando a cantare “See me, feel me” perché il sole stava sorgendo… non avete idea di quanto mi sia dispiaciuto.”, concluse, chiudendo anche gli occhi.
Calò il silenzio per qualche attimo, spezzato da Jo che emise un altro versetto prima di salire sulla testa di Niklas e saltare poi su quella di Jackie.
“Le due omonime.”, sbuffò divertito il moro, fissando la brunetta con la furetta.
“Le due che?”, chiese Jackie stranita, non capendo cosa avessero in comune lei e quel roditore.
“Nulla, nulla, lascia stare..”
Ma cosa diceva?
La ragazza gonfiò ancora le guance, indispettita per non aver capito cosa intendeva Nik e prese Jo tra le braccia, che si agitava moltissimo, come a volerle sfuggire.
“Non sta un attimo ferma…”, mugugnò, mentre l’animaletta tornava nuovamente sulla spalla di Niklas con un balzo.
Mamma mia, era instancabile!
“Che ne dite di andare a cena?”, domandò Stoyán, sfregando le mani tra loro mentre si dirigeva verso il mobile della cucina in cui teneva le buste di sangue.
“Perché uscire? Jackie potrebbe…” Taylor occhieggiò l’unica umana presente nella stanza, ma Niklas lo fissò malissimo, facendolo desistere.
“Ok, ok… nessuno tocca nulla… tranquillo…”, bofonchiò di nuovo il vampiro, alzando le mani di fronte a sé.
Jackie sorrise appena, contenta che l’amico avesse sempre un occhio di riguardo per lei.

***

Casa Macklemore, Lunedì sera.

Rogan era rientrata da poco a casa, dopo essere uscita con l’ennesimo ragazzo.
Uno stupido, che voleva solo collezionarla e inserirla nella lista delle conquiste…
Che tristezza, non c’era nessuno di interessante in giro.
Si concedeva a dei cretini solo perché non le andava di stare sola, ne aveva una paura incredibile.
Sospirò pesantemente prima di sentire suonare il campanello.
I suoi erano ancora al lavoro e avevano entrambi le chiavi… Chi poteva essere?
Curiosa, si alzò dal divano e raggiunse circospetta la porta di casa, aprendo lo spioncino per vedere chi era.
Daniel Hill, il suo stupido compagno di classe.
Che diamine ci faceva lì?
Ricordava che il biondino aveva del rancore verso Niklas, il suo ex ragazzo; ma cosa c’entrava lei?
Possibile che attirasse solo idioti?
Si voltò, per far finta di non essere in casa, quando la voce del ragazzo la bloccò.
“Macklemore, so che sei in casa! Il tipo con cui sei uscita ha postato poco fa una foto con te sull’uscito di casa tua su Facebook, ti ha taggata!”, esclamò, risoluto.
Accidenti, avrebbe dovuto dire di no a quello scatto…
“Lasciami stare!”, esclamò con rabbia, cercando di mandarlo via a parole.
In caso avrebbe chiamato la polizia e accusato Hill di stalking.
“Macklemore, aprimi, per favore! Si tratta di Reiter… non ti andrebbe di vendicarti di lui, per come ti ha trattata?”
Vendicarsi… di Niklas?
Oh, andiamo…
Non si sarebbe mai vendicata di Niklas, era stato cattivo, quello sì, ma non era tutta colpa sua.
La colpa era di Jackie O’Moore, che lo aveva fatto uscire dal guscio e tutto quello che ne era seguito…
Ma colpire Niklas… significava colpire anche Jackie, visto che la bimbaminkia era palesemente innamorata di lui. Ne era più che certa.
Assottigliò gli occhi, ancora immersa nei suoi pensieri.
Poteva essere…
Solo che allo stesso tempo era così ridicolo…
“Io… ci devo pensare. Ti saprò dire, Hill.”, mormorò, stringendo le labbra.
“Oh… d’accordo. Ci sentiamo.”, commentò l’altro, speranzoso.
Sì, ci avrebbe pensato eccome…

***

“Direi che è andata più che bene.”, commentò Sean, soddisfatto.
“Bene? Non mi ha nemmeno fatto entrare!”, contestò il ragazzino, mentre camminava fianco a fianco dei due vampire hunter.
“In effetti… non mi sembrava convinta…”, mormorò Pierce, assorto.
“Appunto. Fosse stata contraria, sarebbe stata sicura… Dovete imparare a leggere la mente della gente… Colpire le loro debolezze… Cose come i rapporti umani sono semplici da sfruttare, e…”
“Mica sono un mentalista.”, mugugnò Daniel, sempre meno convinto.
“No, no… Sean ha ragione. La tua compagna era incerta, può darsi che potrebbe… aiutarti.”, intervenne il ragazzo più alto, dandogli delle pacche incoraggianti sulle spalle.
Daniel fissò la strada davanti a sé.
Poche persone camminavano a quell’ora, sarebbe stato il caso di tornare a casa da sua madre…
“Entrambi dovreste comprare delle nuove armi.”, aggiunse Sean, al suo orecchio.
“Ah… sì, sì. Cosa posso prendere? L’unica cosa è l’aglio, l’acqua santa non funziona.”, mormorò.
“Allora per ora prendi l’aglio, poi io e Pierce cercheremo qualcosa per combatterlo meglio.”, assicurò il grassone, dandogli pacche sull’altra spalla.
“Ok… allora lo prendo.”, disse deciso, porgendo delle banconote all’uomo calvo che le prese con un altro sorriso, lentamente.
Quelli sì che erano ottimi affari.
Un giorno avrebbero dato i loro frutti.

 


 
 

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Parla Tomocchi: …SEH! CREDICI DANIEL! Ok, concluso questo capitolo che è di transizione ma è anche importante. Credevate di esservi tolte/i la cara Rogan dai piedi, e invece i nostri amati (?) truffatori hanno l’occhio lungo e cercano di includere anche lei nei loro affari loschi e mica tanto utili.
Bravi eh?
C’è inoltre il primo aneddoto di Stoyán fornitici da Taylor…spero vi abbia fatto ridere o arrossire al pensiero (?) xD
Ma passiamo ai ringraziamenti!
Grazie soprattutto a Baldr che ha praticamente betato il capitolo e che mi ha dato preziosi consigli *-* <3 Grazie a PinkyRosie, Mojita_Blue (con le sue due ragazze <3 xD), Kleis, Bijouttina, Nemainn, Baldr, Soheila, Jin Anderson, sakura yamamori e lovelymangaka per aver recensito!
Un grazie a J85, Jin Anderson, sakura yamamori, Sakurazukamori e xxAlessia per aver messo la storia nelle seguite! *-*
Davvero grazie mille! <3
Alla prossima **
p.s. visto che ci sono, come mi ha fatto notare J85, molti di voi forse non li han visti, ma ecco Charlotte e Taylor! Se volete ricevere notizie fresche, cavolate e tanto altro, potete iscrivervi al mio gruppo su FB x3

 

 

 

 

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Capitolo 26
*** Potere alle donne ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 25
Potere alle donne

 

 

 

 

Casa di Jackie, Venerdì pomeriggio.

Jackie stava finendo di mettere a posto casa.
Quella sera sarebbe venuta Charlotte a dormire da lei. Era stata una sorpresa inaspettata.
Non avrebbe mai immaginato che la vampira avesse potuto chiedere una cosa simile e soprattutto non riusciva ancora a credere a quello che era successo Lunedì…

Quando Taylor e gli altri avevano ripreso a ridere per quell’aneddoto su Stoyán, quest’ultimo aveva cercato di farli smettere con una sola frase.
“Sabato è la festa della donna, pensate di fare qualcosa?”
Ed era sceso il silenzio.
“Pensate? Scusa, a chi ti stai riferendo?”, aveva chiesto il vampiro dai capelli color sabbia, temendo di non aver capito bene.
“Magari parla a Jackie e Charlotte.”, aveva mugugnato Niklas, speranzoso.
“Lŭzhliv! Voi ragazzi dovreste celebrare le vostre amiche…”
“Amica è una parola grossa. Io e questa francesina siamo tuoi amici, ma tra noi non intercorre proprio un bel niente.”, aveva bofonchiato Taylor, seguito a ruota dalla castana: “Esatto, Stoyán, questa checca io non la soppovto!”
“Non mi importa! Dovreste pensare a qualcosa, insomma, è il loro giorno e la loro festa.
Io non posso fare nulla, sembrerei loro padre, ma voi datevi una mossa.”, aveva intimato il bulgaro, fissandoli con un’espressione severa.
“Magavi Venevdì pvotvei andave a dovmive da Jackie, passave una sevata tva vagazze e poi, il Sabato, uscive con i vagazzi.”, aveva proposto Charlotte, con un sorriso che di buono non sembrava avere nulla.
“Mi sembra proprio un’ottima idea, Char.”

E così era stato stabilito.
“Jackie, a che ora arriva la tua amica?”, domandò sua madre, spegnendo l’aspirapolvere che aveva passato da poco.
“Sarà qui per le sei, mamma!”... insomma, dai tempo al sole di calare!
Le giornate di stavano allungando e quel giorno c’era stato più caldo del solito.
Sperava che i suoi nuovi amici stessero tutti bene.
“Capisco… ma… com’è che l’hai conosciuta? Non ricordo.”, chiese ancora sospettosa la genitrice, fissando la figlia con attenzione.
Dopotutto le aveva detto che la vampira era più grande di lei.
“Uff, è un’amica di Nik! Quante volte devo ripetertelo?”, sbuffò la ragazza, sprimacciando i cuscini del divano, in preda al nervosismo.
Odiava quando le faceva il terzo grado… insomma aveva ben diciotto anni, ormai.
Il suono del campanello per fortuna la salvò da altre domande.
Jackie si alzò e andò ad aprire la porta, trovando la donna che aspettava sull’uscio con una borsa enorme e un sorriso smagliante.
“Charlotte Duerre, sei invitata a casa mia.”, sussurrò la brunetta con un sorriso a sua volta, facendosi da parte per far entrare la nuova arrivata.
“Gvazie, Jackie, ciao… Ho povtato anche un dolce, per te e tua mamma…”
“Oh, grazie, che carina! Mamma, lei è Charlotte, mentre… Charlotte, lei è la mia mamy.”
“Piacere, Charlotte... e così tu sei un’amica di Niklas... perdona la mai indiscrezione, ma come..?”
Ecco, domande imbarazzanti parte uno… Non aveva neppure dovuto aspettare molto, prima che sua madre tirasse fuori gli artigli della curiosità. Chissà cosa avrebbe detto la vampira!
“Ow, vede, Niklas viveva in Francia, pvima di venive qui… Io e lui andavamo a scuola insieme, alle elementavi…”, cinguettò divertita, probabilmente per la faccia che vide sul volto deluso di Marion.
“Capisco… certo che quel ragazzo ha girato proprio per il mondo…”, mugugnò quest’ultima, prima di tornare sorridente. “Comunque, accomodati pure! Per cena abbiamo della pizza, se mi dici cosa ci vorresti sopra… beh, ce lo metto!” rise, per l’ovvietà della frase.
La castana rise a sua volta, prima di elencare i più comuni pomodoro e mozzarella, funghi, salamino e prosciutto.
Nulla di troppo complicato, insomma.

Qualche minuto dopo le due ragazze erano nella camera della bruna.
Jackie era seduta sul proprio letto, mentre Charlotte camminava lentamente per la stanza, i tacchi degli stivali che picchettavano sul parquet, guardando interessata i poster alle pareti e i libri sugli scaffali.
Sembrava ancora più divertita del solito. La ragazza sentiva di aver paura del suo giudizio verso il suo fanatismo esagerato.
“B-beh… Allora, come… come vuoi passare la serata, intanto?” Non aveva la più pallida idea del perché la vampira avesse voluto venire lì, quali erano i suoi gusti – a parte il Paris Saint Germain come squadra del cuore – e soprattutto di cosa parlava di solito con gli altri. Cioè, non c’era solo sangue, calcio e prede, giusto?
L’interpellata distolse lo sguardo da un poster gigante di Ian Somerhalder autografato –e che battaglia che aveva fatto per averlo…– per puntare i suoi occhi su di lei.
“Pavliamo.”
Oddio.
“Di cosa?”, domandò ancora, prendendo tra le braccia un coniglietto bianco di peluche, intimorita.
Di cosa avrebbe voluto parlare? La sua faccia non prometteva nulla di buono.
“Di Niklas. Cosa pvovi per lui?”
… Sta a vedere che era sua rivale! Non poteva essere altro!
Un’altra cosa che aveva imparato dai libri e dai manga era sicuramente il fatto che non poteva MAI mancare la rivale in amore.
Non c’era altra spiegazione! Ora che lei e Nik stavano bene così, era inevitabile l’arrivo del classico bastone tra le ruote.
Assunse un’aria altezzosa che non le si addiceva e gonfiò appena le guance, indispettita dalla domanda.
“Io? Io provo solo amicizia… piuttosto, tu, che interesse hai nei suoi confronti?”, domandò con una vocina acuta non da lei.
Ma da dove le era uscita?
Charlotte scoppiò a ridere di gusto, una risata leggera e cristallina, che fece sentire Jackie un po’ stupida, come se avesse chiesto chissà cosa.
Strinse le labbra e anche il peluche, fissando malissimo la vampira che, nel mentre, si era seduta sul letto accanto a lei.
“Io non pevdo tempo con i vagazzini. Sono qui solo per Stoyán e perché così mi sento più vicina ad un’amica.”, ammise la donna, prima di stendersi e fissare il soffitto, le mani sull’addome in una posa rilassata.
“Voglio solo sapeve il vappovto che lega te e quel vagazzo.”, aggiunse, continuando a parlare. “Non avete nulla in comune a pavte la scuola e il più delle volte litigate e bisticciate… Lui sembva teneve a te, ma tu…”
Capire… il loro rapporto? Forse poteva rivelare cosa li aveva legati all’inizio, in fondo.
Sarebbe stata la prima persona a cui ne parlava seriamente; sperava solo che non ridesse ancora…
“Uhm, vedi… Nik era… beh lo è ancora parecchio… un nerd che si teneva malissimo… Non hai idea di com’era! Barba, occhiali vecchi, cappellone e unto, puzzone… nessuno gli si avvicinava, nessuno dico! Un giorno mi si avvicina Daniel… – Charlotte storse il naso, probabilmente memore del nanetto biondo rompiscatole – e mi dice che è un vampiro.”
“Sei passata dal passato al pvesente.”, commentò stranita la vampira, inarcando un sopracciglio e criticando la sua grammatica.
“Vabbeh, non è importante. –Jackie agitò una mano con fare noncurante – il punto è… che mi si… avvicinò – si era sforzata per fare di quel ricordo un racconto –  e mi disse che… Niky era un vampiro!”
“Vovvai dire “è”, non “eva”. È ancova un vampivo, tutt’ova.”
Questi verbi iniziava a odiarli.
E soprattutto quella francesina che la correggeva. “Stoyán 2 – la vendetta”, ecco cos’era.
Lanciò via il pupazzetto per poter gesticolare meglio e far concentrare la compagna sulla storia.
“Niky è un vampiro! E io gli dico… no, gli dissi… gli… vabbeh passami il presente, vah! Io gli dico che è impossibile, che quel nerdaccio non può essere un vampiro, ma lui insiste, e allora il giorno dopo vado a casa sua…”
“Di Daniel?”
“No, di Nik! E allora lui mi apre, chiacchieriamo un po’ e lo convinco a seguire un programmino per far sì che la baldra… ehm, la bella della nostra classe, Rogan Macklemore, si metta con lui. Cosa che comunque, è riuscita.” borbottò, incrociando le braccia al petto. Al solo ricordo, bruciava ancora di gelosia…
“Vogan… uhm, vagazza alta, vossa, con le lentiggini e un po’… istevica?”, descrisse divertita Charlotte. Jackie non capiva perché. Che l’avesse conosciuta?
“Sì, proprio così. L’hai vista? Quando?” Se si era ripresentata strisciando a casa di Nik, stavolta si sarebbe portata dietro una mazza da cricket di suo fratello Edward.
“Sono stata il motivo della lovo vottuva…”, disse solo l’altra, con un sorrisetto malizioso che inquietava un po’.
“Il motivo? Come?”, chiese avida la brunetta, desiderosa di sapere i particolari – e di spettegolare, com’era ovvio.
La vampira tornò con lo sguardo al soffitto, iniziando a raccontare: “Un giovno si è pvesentata a casa di Niklas e, pev sua sfovtuna, ho apevto io in lingevie…”
Jackie non sapeva se ridere o arrabbiarsi. Si limitò a fare una smorfia.
Charlotte parve notarlo, perciò la rassicurò subito: “ Ma tvanquilla, avevo passato la notte con la mia pveda… Solo che quella vagazza ha equivocato, ha iniziato a uvlave… finché non l’ha mandato a quel paese… ma la cosa più impovtante…” Si mise a sedere e ispirò l’aria, prima di continuare: “ … è che a lui non è… dispiaciuto esseve stato lasciato.”
….Oh. Non era…
Arrossì violentemente, pensando che…
Che cosa poteva pensare? Che Niklas allora pensava a lei?
Già sentiva la sua voce in testa che la rimproverava con Queste cose succedono solo nei libri e nei telefilm!, e in effetti, doveva frenare la fantasia.
Sospirò, stendendosi sul letto al posto dell’amica, cercando di scacciare i pensieri.
Non voleva illudersi. Non poteva illudersi.
Si sarebbe presa Niklas con… con… qualcosa, avrebbe guardato eventuali tecniche di seduzione su internet o Yahoo answer poi.
“Poi ha detto che… il tuo sangue è molto buono. Posso assaggiavlo?”
… Questa richiesta la spiazzò oltre ogni dire.
“Assaggiarlo? Vuoi assaggiare il mio sangue?”, domandò la brunetta, per ben due volte, per esserne sicura.
Sarebbe stato stranissimo! Insomma, il ragazzo vampiro che beveva dalla ragazza umana ok, la ragazza vampira che beveva dal ragazzo umano ok, il ragazzo vampiro che beveva dalla ragazza vampira ok, e la ragazza vampira che beveva dal ragazzo vampire pure… Ma donna e donna o uomo e uomo…
Ma in fondo, chi era lei per giudicare? Sarebbe stato figo uscire dagli schemi.
Si strinse nelle spalle e le porse il dito indice; per fortuna a breve avrebbero pure cenato e quindi si sarebbe ripresa meglio.
Charlotte guardò il dito, poi Jackie, e poi di nuovo l’indice.
“Cosa vuol dive?”, domandò confusa, avvicinandosi invece al suo collo. La ragazzina, lesta, tirò fuori dalla tasca una rosa canina e gliela spiaccicò in faccia, squittendo un “No!” scandalizzato.
La vampira si tirò indietro, con una smorfia disgustata. Le ci volle qualche attimo per riprendersi.
“Non… non… non permetto di bere dal collo! Con Niky abbiamo questa cosa del… succo di frutta, ovvero qualche goccetto dal mio dito punto con uno spillo…”, spiegò, arrossendo ancora per la vergogna.
“Succo di fvutta? Qualche goccetto?”, domandò ancora la donna, confusa.
Doveva trovarla ben assurda come cosa, perciò Jackie arrossì ancora, in leggero imbarazzo.
“… P… Perché così non ne perdo molto e non divento troppo… fiacca, ecco.”, spiegò, titubante.
La francese ascoltò e ponderò; parve accettare la cosa e annuì a sua volta, riprendendo l’indice della brunetta.
Jackie trattenne il respiro per un attimo, prima di pungersi il dito e sentirlo dentro la bocca di Charlotte.
Era stranissimo, ancora più strano di quando fece questa cosa con Niklas…

La cena in casa O’Moore si svolse in tranquillità.
Charlotte, ora che aveva provato il suo sangue, si sentiva più sazia,perciò riuscì a mangiare il cibo umano senza troppe smorfie, così come Jackie si abbuffò di tutta la pizza che c’era in tavola, per poter recuperare energie e soprattutto bere per reintegrare i liquidi.
La vampira aveva detto che la sua linfa vitale era normale, come tante altre, ma sembrava nasconderle qualcosa. Al momento non avrebbe insistito.
Sua madre aveva davvero preparato una pizza buonissima, fatta in casa: la donna continuava a decantare la bravura degli chef che guardava nei suoi programmi di cucina, e beh, non aveva tutti torti se poi mangiavano così bene.

***

Casa di Niklas, Sabato 8 marzo, ore 17.30

Ora capiva perché diamine Charlotte odiava così tanto Taylor.
“Vuoi uscire da quel maledetto bagno? Devo usarlo anche io!”, sbraitò Niklas, alterato, picchiando forte il pugno sulla porta.
Era ormai un’ora che stava lì dentro per prepararsi, si chiedeva quanto accidenti ci stesse mettendo!
Neeeeaaar, faaaaar, wheeereever you aaare, I beeeliive that heart dooes ooonn… Ooooncee moooree you oooopen the dooooor, And you’re here in myyy heart…”
“E piantala di cantare Celine Dion!”, sbottò ancora il moro, infastidito.
Cantava pure bene, ma il bagno gli serviva subito.
Tra meno di mezz’ora le ragazze sarebbero arrivate e dovevano prendere l’autobus in tempo per andare nel posto in cui aveva in mente.
“… And my heart wiiill goooo oooonnnn!!
“Esci!”
“Un attimo! Mi sto mettendo la mia crema idratante.”, precisò Taylor, stizzito.
“Infatti, la mia pelle, al contrario della tua, è liscia e vellutata…”, miagolò, continuando a canticchiare a bocca chiusa.
Niklas si passò le mani sulla faccia, stravolto e piuttosto stressato, ma attendeva, e attendeva.
Passarono altri cinque minuti.
“E ora che cavolo stai facendo?”
“Ora mi sto limando le unghie. Guarda qui, son tutte irregolari, han bisogno di una sistemata...”
Non ne poteva più.
Con un calcio scardinò la porta ed entrò di gran carriera nel bagno, trovando Taylor che si stava davvero limando le unghie con in testa qualche bigodino.
Miseria, che spettacolo ridicolo.
“Insolente! Entrare così senza nemmeno chiedere il permesso!”, strillò la vittima, coprendosi istintivamente il petto con le braccia.
“Esci di qui, devo prepararmi anche io! Farmi una doccia, robaccia varia e tutto il resto!”, dichiarò sbrigativo l’austriaco, indicando fuori dalla porta, ora rotta.
“Uff, che primadonna sei! Vado, vado!”, sbuffò Taylor, uscendo a testa bassa.
“Stoyán, vedo che sei libero, dammi una mano!”
“Lŭzhliv, caro! Mi sto preparando per andare al lavoro!”
Quel maledetto stacanovista… prima lo metteva in una situazione del cavolo e poi se la svignava pure al lavoro.
E quell’altro dava della primadonna a lui… a lui!
Mah… non vedeva l’ora di levarsi questi parassiti di dosso.
In meno di venti minuti, in tempo record, Niklas fu pronto.
Si allargò appena il colletto della camicia, si sistemò il gilet, si allacciò le scarpe, si chiuse la zip dei pantaloni e infine si passò la mani tra i capelli ancora un po’ umidi: di stare sotto il phon non ne aveva proprio voglia.
Si era appena sistemato gli occhiali, dopo averli puliti col loro panno apposta, quando la porta d’entrata si aprì, rivelando le due ragazze.
Charlotte e Jackie si fecero avanti con un piccolo sorriso, entrambe vestite bene: la francese, con i capelli sciolti e boccolosi,  indossava un abito succinto molto corto e blu scuro, senza spalline, con una gonna corta, coperta solo da un cappotto nero lungo e degli stivali neri che le arrivavano oltre il ginocchio; al contrario, l’irlandese si era raccolta i capelli in un’acconciatura semplice e un po’ sbarazzina; portava un dolcevita verde, jeans a sigaretta che le stavano molto bene e le sue famose decolté col tacco, le stesse che aveva messo a san valentino. Portava anche lei una giacca un po’ pesantina, un po’ elegante e un po’ sportiva, ma era davvero molto carina, doveva ammetterlo.
“Buona festa della donna.”, augurò Niklas un po’ in imbarazzo, incrociando le braccia al petto. Le due festeggiate risero appena e ringraziarono, allegre.
“Niky, posso usare un attimo il bagno? Voglio vedere se l’acconciatura è…”, chiese subito Jackie. Il ragazzo annuì.
Solo che…
“Ehi, cosa è successo alla porta?”, domandò la brunetta tra lo scandalizzato e il sorpreso, fissando l’antro del bagno a bocca aperta.
Uhm.
“Nulla, nulla, un incidente, vai, veloce.” La liquidò, facendole segno di muoversi con la mano.
Finalmente, dopo quasi dieci minuti, il quartetto fu fuori, pronti a prendere l’autobus.

***

Dublino, sabato sera, ore 20:00

“Allora, Nik, ora dove ci porti?”, cinguettò Jackie, sazia, mentre si massaggiava la pancia.
Avevano mangiato divinamente in un ristorante italiano, prenotato da Taylor in tempo, e quest’ultimo aveva detto che quella era stata la sua parte organizzata per la serata.
Ora toccava all’austriaco coccolarle e stupirle: lei non vedeva l’ora.
Sarebbe stato una specie di altro appuntamento.
“Vedrete.”, disse solo, dirigendosi verso quello che sembrava essere un cinema multisala.
Mica era lo stesso dove ci aveva portato Rogan?
Storse il naso, un po’ delusa dalla sua fantasia, ma decise di vedere cosa aveva in mente quella testolina bacata.
Appena entrati, il vampiro guidò il terzetto nel grande atrio, fino a raggiungere la sala giochi.
“Eccoci qui.”, commentò orgoglioso e soddisfatto.
Charlotte si guardava attorno estasiata, Jackie era sconcertata, mentre Taylor era quasi irritato.
“Niky, sei sempre il solito.”, commentò divertita la brunetta, trattenendo le risate, mentre il vampiro dai capelli col sabbia sbuffava.
“Festa-della-donna-non-dell’-uomo! Cosa non ti è chiaro?”, borbottò, scocciato. “Giusto, Charlotte?”
“Sì… sì, giusto…” La francese stava fissando con interesse una piattaforma di ballo.
“Ma visto che ci siamo, potvemmo divevtivci lì…”, pregò, prima di notare le facce dei presenti e cambiare tono, più deciso e stizzito: “Non pevché mi piace, ma pevché mi dispiacevebbe venvdeve vano il lavovo di Niklas!”
Qualcuno qui non la raccontava giusta…
Comunque, Jackie si tolse la giacca e si avvicinò alla piattaforma, pronta a giocare, quando sentì Taylor strillare un “Aspettate, aspettate, aspettate!! Al cinema qui di fronte fanno davvero bei film, e quello è proprio Colazione da Tiffany! E c’ scritto che inizia tra dieci minuti! Sbrighiamoci!”
Colazione da Tiffany… era certa di averlo già sentito, ma non era un film vecchio?
Così avevano deciso di seguire Taylor, che era corso fuori dal multisala per raggiungere quello più vecchio di fronte, dove trasmettevano il film interessato e…
“Gioventù Bruciata! Fanno anche questo!”, esclamò Niklas, incredulo.
Ma pure quello era un film vecchio.
“Casablanca!”, soffiò Charlotte, portandosi le mani alla bocca, entusiasta. “Amo questo film!”
“Perché è uno dei pochi che riesci a pronunciare senza il tuo difetto?”, sghignazzò Taylor, divertito. Un’occhiataccia della vampira lo zittì.
“Ok… allora, quale volete vedere?”, domandò Jackie, con le mani in tasca, in attesa.
“Potresti decidere tu. Noi siamo in stallo, ma tu potresti dare un voto definitivo. Quale di questi ti piace di più?”, domandò il vampiro più giovane con le mani sui fianchi, in attesa.
“Ehm… non lo so, non li ho mai visti. Sono vecchi.”, ammise la brunetta, stringendosi nelle spalle. Causò dei versi lamentosi da parte dei tre vampiri, che si misero le mani nei capelli o se le passarono sulla faccia.
“Dovevo immaginarlo… bimbaminkia ignorante…”, mugugnò Niklas, fissando il marciapiede.
Quel commento la face sentire ancora più stupida e la indispettì un po’; perciò, rispose con una certa acidità: “Pensateci da soli, io ne sto fuori.”
Charlotte strinse le labbra, pensierosa. “E allova come facciamo?”
“Si potrebbe usare il sasso, carta, forbici, Lizard e Spock.1”, propose Niklas, mentre si massaggiava il mento.
“La che?”, chiesero gli altri tre in coro.
“Una variante del comune sasso, carta e forbici, per ridurre le possibilità di pareggio… allora, vogliamo provare?” ripeté il moro, sfregandosi le mani.
Jackie osservò Charlotte e Taylor guardarsi per un attimo e annuire, probabilmente curiosi.
“Come funziona?”, domandò la francese, sfregandosi i palmi a sua volta.
L’austriaco prese fiato, e iniziò a spiegare: “Dunque. Le forbici decapitano Lizard, Lizard mangia la carta, la carta invalida Spock, Spock vaporizza il sasso, il sasso schiaccia Lizard, Lizard avvelena Spock, Spock rompe le forbici, le forbici tagliano la carta, la carta avvolge il sasso e, come è sempre stato, il sasso rompe le forbici.2
Ok, non ci aveva capito nulla, e probabilmente era così anche gli altri due vampiri.
“Come, scusa?”, domandò Taylor, strizzando gli occhi.
Niklas stava per rispiegare pazientemente le varie combinazioni, quando Charlotte gli posò un indice sulle labbra.
“Favemo a caso, e Jackie guavdevà su intevnet chi ha vinto.” Lo zittì, lanciando un’occhiata alla brunetta che annuì, mostrando il proprio telefono con già presente la pagina di Google.
“Pronti?”
I tre annuirono, prima di pronunciare all’unisono: “Sasso, carte, forbici, Lizard, Spock!”
Niklas aveva fatto il segno di Spock, mentre Taylor e Charlotte erano rimasti entrambi sulla carta.
Jackie soffocò una risata, divertita dal fatto che gli altri due non si erano fidati a usare i nuovi segni, mentre l’austriaco era partito di gran carriera proprio con quello e aveva pure perso.
“La carta invalida Spock.”, cinguettò Jackie, agitando il cellulare davanti al naso del moro, che lo scostò scocciato per la perdita.
I due sfidanti si rimisero in posizione, pronti a battersi.
“Sasso, carta, forbici, Lizard, Spock!”
La francese aveva fatto il segno di Lizard ora, mentre Taylor aveva fatto Spock.
“Lizard avvelena Spock! Vinci tu, Char!”, esclamò Jackie, mentre l’avversario borbottava un “Questo Spock non vale un cavolo.” molto deluso.
“E così vince Casablanca.”, ghignò la vampira, soddisfatta.
Chissà come sarebbe stato quel film; Jackie alla fin fine era un po’ curiosa.
Il gruppetto entrò nel cinema e, dopo aver preso i biglietti, si accomodarono nella sala, pronti a visionare uno dei capolavori del cinema.

 

 

 


 
 

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1Variante fantasiosa inventata da due studenti americani, Sam Kass e Karen Bryla.
La variante consiste nell’introduzione di due nuovi segni, “Lizard” (personaggio dell’universo Marvel, uno dei primi antagonisti dell’Uomo Ragno) e “Spock” (celebre personaggio della serie TV Star Trek) che aumentano le combinazioni possibili nel tentativo di diminuire i pareggi. Tale scelta nasce dal presupposto che due giocatori che si conoscono da sufficiente tempo iniziano a sviluppare una prevedibilità reciproca o tendono a pareggiare frequentemente. (fonte: Wikipedia)
2Per omaggiare Sheldon Cooper di The Big Ben Theory, ovviamente x°D

 

Parla Tomocchi: eccomi qui! Auguri a tutte le donnine, in ritardo di chissà quanto xD ci ho messo meno di una settimana a scriverlo, ma mi sembra di averci messo un’eternità °° boh!
Comunque, qui abbiamo Char e Jackie che interagiscono, le gag di Nik e Taylor (mi piace troppo x°D) e questa sottospecie di appuntamento…di nuovo xD
Ma passiamo ai ringraziamenti! Un grazie a Soheila, DarkViolet92, PinkyRosie, sakura yamamori, Mojita_Blue (e le sue Carol e Alex x°D), Bijouttina e Kleis per aver recensito! Un grazie a DarkViolet92 per aver messo la storia nelle seguite e ad Electra35 per averla messa nelle preferite!
Un ciao a chi lascia questa storia… non sa cosa si perde u.u x°D
E come mi ha fatto notare il mio amico J85, alcuni di voi non hanno visto Charlotte e Taylor… ma eccoli qui! :D
Alla prossima!!

 

 

 

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Capitolo 27
*** Sommersi dai libri ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 26
Sommersi dai libri

 

 

 

 

Provincia di Dublino, Mercoledì pomeriggio.

“Perché siamo qui?”
Jackie sopirò pesantemente, mettendo a posto uno dei libri che aveva preso in mano e sfogliato con poco interesse.
Le cosiddette “vacanze” erano finite e, dopo l’uscita dal cinema, alla festa della donna, la brunetta aveva avvisato Niklas che era ora di rifare un po’ il punto della situazione del suo essere vampiro e tutto il resto.
Tipo check-in, insomma.
Aveva notato che l’austriaco era ancora leggermente scorbutico, e lei sognava di farlo diventare come Stoyán, ovvero fascinoso e galante. Oppure anche solo come Taylor. Magari meno fighetta e più uomo, ecco.
“Siamo qui per prendere spunto da eventuali personaggi dei libri.”, spiegò al vampiro, prendendo un altro tomo per fare finta di sfogliarlo. “E sto aspettando una persona che ci potrà aiutare.”
Il moro sbuffò, appoggiandosi a una delle colonne della libreria in cui erano in quel momento, osservando quel via vai di gente che entrava, guardava e usciva –il più delle volte a mani vuote; Jackie gli lanciò un’occhiataccia, come a intimargli di fare silenzio, prima di voltare il capo verso la porta d’entrata e notare una ragazza dai capelli castani raccolti in una treccia bassa, dal fisico minuto e non troppo formoso, vestita con una semplice maglia viola e jeans blu.
“Polly!”, chiamò la brunetta, agitando un braccio per richiamare l’attenzione della ragazza. Niklas notò che quell’amica aveva gli occhi viola.
“Porti ancora quelle lenti a contatto?”, chiese divertita, mentre Polly l’abbracciava e ricambiava con un “Ovviamente” in un tono altrettanto divertito.
“Niky, questa è Polly, una mia amica. Cioè, era in classe con mio fratello John, che ha un anno più di me e Jack, ci siamo conosciute e abbiamo stretto amicizia… Mentre Polly, lui è Niklas, un mio amico e compagno di scuola.”, presentò, indicando prima uno e poi l’altro, e viceversa.
“Piacere.”, mugugnò Niklas, stringendo la mano alla ragazza che ricambiò con un sorriso e una stretta salda.
“Spero che tu sia carino con la mia piccola Jackie.”, commentò ancora, riabbracciando la brunetta che soffocò una risata.
“Più o meno… più o meno… Se la cava.”, rispose l’interpellata, fissando Niklas che aveva borbottato un “Dovrebbe essere lei carina con me, sono io la vittima.” a così bassa voce che probabilmente fu sentito solo da Jackie.
“Allora, cosa dobbiamo cercare?”, domandò Polly, pronta a entrare in azione.
L’amica era un vero e proprio topo di biblioteca: non c’era libro che non conoscesse o citazione che non ricordasse, una vera e propria macchina assassina della cultura.
“Vorrei trovare un personaggio da far interpretare a Niky, per renderlo un po’ più… galante.”, spiegò Jackie, indicando il ragazzo da capo a piedi.
L’amica studiò il vampiro per un paio di minuti, in silenzio, talmente concentrata che, se fosse stato possibile, avrebbero sentito gli ingranaggi girare nel suo cervello.
O, come era solita dire lei, avrebbero sentito il criceto nella sua testa entrare nella sua ruota e iniziare a correre, in modo da mettere in moto le idee.
“Un periodo storico che ti piace?”, domandò seria la ragazza più grande, fissandolo dritto negli occhi che si erano ridotti a due fessure.
Jackie chinò appena il capo per non far vedere che stava ridendo, visto che Niklas aveva vissuto sicuramente trecento anni sulla propria pelle…
“Il… il 1700. Oppure… la seconda metà dell’800.”, rispose lui, le mani infilate nelle tasche della felpa che si muovevano nervosamente.
“Capisco… Vogliamo provare a iniziare da Dorian Gray?”, propose Polly, picchiettandosi l’indice sulla guancia, pensierosa.
“Dorian chi?”, chiese Jackie, mentre la sua mente gli suggeriva la parola “Film”.
“Ah, ok. Quello del film? Quello che... che… sì, quello che…” Era in momenti come quelli che si pentiva della sua ignoranza, ma lei non andava pazza per quel vecchiume.
Quel film non l’aveva visto perché sua madre glielo aveva vietato, chissà perché poi.
L’amica con la treccia sorrise, comprensiva.
“Esatto. Quel film è tratto dal libro di Oscar Wilde, “Il ritratto di Dorian Gray”, uno dei classici della letteratura e dell’estetismo.”, spiegò, cingendole le spalle con un braccio. “La mia piccola sa di cosa parliamo, eccellente.”
Non proprio, ma era meglio lasciarglielo credere.
Niklas alzò gli occhi al soffitto, lasciandosi andare all’ennesimo sospiro.
“Lo conosco anche io.”, dichiarò esasperato. “E quel damerino era un idiota.”, concluse, sicuro di sé.
“Non si può dire che Dorian si sia comportato nel modo giusto, ma è per certo una figura affascinante e quindi prenderemo spunto da lui.”, si difese Polly, con una risolutezza talmente decisa che perfino il vampiro fece un passo indietro, sinceramente colpito.
“Jackie, cara, tu hai letto il libro?”, domandò poi, rivolgendosi alla brunetta, che negò col capo.
“Intanto procediamo con l’acquisto, di conseguenza ci muoveremo per dare un po’ di educazione al ragazzo qua.”
Aww, aveva decisamente fatto bene a chiedere a Polly di aiutarla!
Aveva un’enorme stima per quella ragazza.
Andava a una prestigiosa università di lettere, si batteva per i diritti umani e, nonostante lo studio e tali impegni, riusciva pure a pubblicare storie di ottimo livello in un sito internet, con un buon seguito di lettori affezionati –tra cui lei stessa, giusto per dire.
Non potevano a vedersi spesso, ma quelle poche volte che riuscivano a ritagliare un momento per loro era sempre una gran gioia e per Jackie era come un piccolo tocco rilassante.
Non vedeva l’ora di vedere come Nik si sarebbe mosso questa volta… lo aveva incastrato proprio per bene!

***

Quella tizia aveva proprio un brutto caratterino, secondo i suoi gusti.
Gli occhi di Jackie sembravano brillare pieni di ammirazione per quella ragazza, ma lui non ci trovava proprio nulla di che.
Ora non bastava essere sottomesso da una bimbaminkia, ma pure dall’amica della bimbaminkia.
Che casino.
Sperava solo che non lo strapazzassero troppo.
Mentre le due ragazze parlottavano sottovoce tra loro, lui aveva tirato fuori il vecchio Nokia di Stoyán con aria sconsolata.
Decisamente, non era la stessa cosa.
Il suo cellulare gli mancava terribilmente… e poi, beh, era un regalo di Jackie.
La brunetta gli aveva sempre fatto regali azzeccati – il telefono, il videogioco… i lapislazzuli decisamente NO. – mentre lui… lui cosa le aveva fatto, a parte baciarla?
Strinse le labbra, lanciandole un’occhiata, mentre lei e Polly ridacchiavano con aria cospiratrice.
Avrebbe potuto fare qualcosa…
“Niky! Allora io devo leggere questo libro… quindi per oggi riposo.” Quando Jackie disse quella frase gli venne un brivido lungo la schiena. Lo rimandava al periodo da militare che aveva affrontato nelle varie battaglie a cui aveva partecipato, anche da essere soprannaturale.
Un ‘riposo, soldato.’ gli riportava alla mente ricordi poco piacevoli, ricordi che preferiva sotterrare nel profondo della propria coscienza infinita da vampiro.
“D’accordo… allora io vado a casa. Ci vediamo domani a scuola.”, mugugnò, infilando di nuovo le mani in tasca e facendo dietrofront per tornare alla propria abitazione, che tranquilla, purtroppo, non lo era più.
Strano a dirsi, ora i momenti di relax erano sull’autobus, da solo, senza nessuno attorno a squittire o altro.
Chiuse un attimo gli occhi, beandosi della pace attorno a sé…

 

Fitzgerald School, Venerdì mattina.

Il pomeriggio prima, dopo aver finito nuoto (era un bene continuare a tenersi in allenamento, doveva ammetterlo), si era recato a comprare qualcosa per Jackie e… beh, non aveva trovato un momento ideale per consegnare il suo pensiero a parte quell’ora , alla ricreazione, che non c’era nessuno.
Titubante, si avvicinò al banco della compagna, intenta a sfogliare una di quelle sue solite assurde riviste glitterate.
Quella roba non era utile nemmeno per accendere il fuoco: come minimo avrebbe solo allargato il buco dell’ozono…
“Ehilà, Nik.”, salutò allegra lei, senza alzare gli occhi dal giornalino.
Diamine, faceva paura!
“C… come facevi a sapere… che sono..?”, domandò, terrorizzato, cercando di capire come aveva fatto a indovinare che era lui.
“Il tuo passo da elefante. Si sentirebbe ovunque.”, rassicurò la brunetta, leccandosi l’indice per girare una pagina.
Vabbeh.
“Senti… a te…” Come iniziare il discorso?
“A te piacciono le boyband, giusto?” domandò, tentennante.
Jackie inarcò un sopracciglio, senza guardarlo ancora.
“Non tutte. Solo gli One Dì.” , ci tenne a specificare, con un tono poco conciliante.
Era in modalità bimbaminkia prepotente, argh.
“Beh ieri ho… trovato questi e… pensavo di regalarteli.”, borbottò l’austriaco, leggermente ansioso, mentre le appoggiava sul banco quattro custodie di cd.
Sulle copertine campeggiavano i nomi di ognuno con i relativi membri, ovvero Blue, Five, Nsync e Backstreet Boys.
La ragazza li prese in mano e li studiò, stranita, strizzando gli occhi di tanto in tanto, come se non li avesse mai visti.
“Sono… questi sono i padri dei tuoi ‘One Direction’… guarda, praticamente ne hanno uno ciascuno.”, osservò, leggermente divertito.
“Ma sono solo quattro. E gli One Dì sono cinque.”, precisò, alzando finalmente la testa per guardarlo.
“Vabbeh, uno è orfano.”, liquidò lui, sperando invece di ottenere una reazione positiva.
“Quale?”, domandò la ragazza, interessata.
“Ma chi se ne frega! Non è importante!”, sbottò il ragazzo, con i nervi a fior di pelle. Iniziava a pentirsi dell’idea che aveva avuto.
“Sì che lo è!”
“Perché?”
“Perché così quello orfano lo coccolerò io.”, miagolò Jackie, stringendosi i cd al petto.
Ah, dimenticava quanto fosse scema…
“Certo… certo… facciamo quel finto biondo con la ricrescita, ok?”, borbottò lui, infilandosi le mani in tasca.
“Niall Horan. Il nostro connazionale. Ecco, visto? L’ho detto giusto.”, cinguettò allegra, rivolgendo un gran sorriso al compagno: “Grazie per questi cd, Nik. Li ascolterò.”
Quel sorriso era quasi accecante e, in un certo senso… piacevole, ora. Gli piaceva vederla sorridere, sì.
Ricambiò a sua volta. Anche se quello che ne uscì fu probabilmente una smorfia.
“Comunque pranziamo fuori… Polly mi ha scritto prima che ha libero solo dopo pranzo e inizio pomeriggio.”, avvisò la brunetta, tornando alla propria rivista.
Oh, miseria.
“E quando pensavi di dirmelo?”
“Appena scuola finiva.”
Lo avrebbe preso per il braccio e trascinato dove voleva.
Insomma, il solito metodo.
Che, tra parentesi, non era tra i suoi preferiti e nemmeno gli mancava.
“D’accordo, d’accordo…”, sospirò, prima di sentire la campanella suonare e decretare la fine della pausa.
Gli studenti si riversarono dentro la classe, ognuno al proprio posto, seguiti dal professor O’Brien di storia, che arrivò alla cattedra e posò il registro, carte varie e il libro di testo.
Mentre i ragazzi tiravano fuori i libri a loro volta, l’uomo iniziò a scrivere uno schema alla lavagna con un gesso nuovo, che provocò il classico stridio fastidioso che dava i brividi.
“Eh, ragazzi… Lo sapete che sono un suonatore di gessi…”
Jackie si coprì il volto con una mano, scuotendo il capo, mentre Niklas soffocava una risata per la battuta di quel professore che adorava.

***

Provincia di Dublino, negozio di noleggio costumi d’epoca “ Ashling Beauty Custom”, tardo pomeriggio.

Benedetto McDonald e il suo cibo spazzatura.
Era così buono…! Unto, grasso, dannoso, ma dannatamente buono.
Jackie e Niklas avevano pranzato lì –anche se lui solo per il nervoso, come suo solito – e dopo avevano raggiunto Polly al negozio di costumi indicatole nel messaggio che aveva ricevuto mentre mangiava.
Subito il moro era stato preso, acconciato e… beh, il risultato era…
“… Ditemelo. È uno scherzo, vero?”
Sembrava un perfetto damerino di metà settecento, così agghindato… e stava anche bene!
“Sul serio, Jackie, è di pessimo gusto.”, mugugnò ancora l’austriaco all’orecchio dell’amica, mentre gli sistemava il fazzoletto drappeggiato al collo.
“No, no, Nik, sei splendido così! Devi solo essere affascinante, provaci dai! Come fa Stoyán, insomma.”, lo incitò lei, speranzosa.
Voleva vederlo un po’ diverso dal solito, voleva vedere quella parte bella e carina che lui teneva così nascosta.
Voleva vedere il ragazzo delle rose, il ragazzo del bacio, il ragazzo del concerto e il ragazzo che si era offerto di aiutarla ad andare a letto (anche se poi ci aveva rinunciato); il ragazzo che coccolava Jo, il ragazzo che aveva voluto dormire con lei per proteggerla dal suo creatore, quel ragazzo che allo stadio era stato così possessivo da farla arrossire.
Voleva lo charme!
Voleva svenire ai suoi piedi!
Anche se lo vedeva parecchio a disagio.
“Ok, ragazzino! Prima di tutto, un bel sorriso! Non allegro, ma con un che di misterioso, un po’ tenute, come se stessi guardando un cucciolo di cane…” lo guidò Polly, inquadrandolo nel suo campo visivo mentre mimava un rettangolo con l’indice e il pollice di entrambe le mani.
Vide Niklas sforzarsi, lo vide davvero ma… quella che uscì fu solo una delle sue solite smorfie tirate.
Jackie si passò le mani sulla faccia, mentre Polly si batteva il palmo sulla fronte.
“Non ci siamo, non ci siamo! Ma cosa stai facendo? Sembra che tu stia per vomitare…”, constatò la ragazza con la treccia, afflitta.
“Comportati come Dorian… sii affascinante…”, lo invitò, gesticolando con le mani per fargli capire come muoversi.
“Dorian non era del settecento, ma bensì dell’ottocento… ed era in Inghilterra, non in Irlanda!”
“Niky, quanto sei pignolo! È solo un esempio!”, esclamò la brunetta, gonfiando le guance come un criceto.
“Ma un minimo di coerenza…”
“La coerenza mettiamola un attimo da parte e concentriamoci sulla cosa davvero importante, ovvero l’essere affascinante; sii esteta, sii superbo e sicuro, sii… – Polly allargò le braccia, un’espressione che aveva un che di mistico – magico! Devi farci sognare!”
Vide Niklas deglutire, chiudere gli occhi, abbassare la testa e inspirare a fondo, come a prepararsi.
Il ragazzo rialzò il capo, camminò lentamente verso di lei, uno sguardo deciso e risoluto, che le fece battere il cuore.
Ecco, c’era quasi… c’era quasi!
Quando le fu di fronte, a entrambi si fermò un attimo il respiro – la tensione era palpabile e così sottile da poter essere tagliata con un coltello.
Niklas aveva gli occhi blu fissi su di lei, Polly al loro fianco aveva le mani chiuse in pugni e la bocca semi aperta come se non stesse aspettando altro.
Il moro alzò l’angolo della bocca per sorridere e…
“… No. Non ce la faccio.”, mormorò, coprendosi la faccia con entrambe le mani, un tono sconfitto e rassegnato.
“Mi sento scemo. Mi rifiuto!”
Jackie si mise le mani nei capelli, mentre la sua amica digrignava i denti per il nervoso e la delusione.
“Jackie, cucciola, è un caso disperato. Davvero, non so come fare.”, ammise, sconfitta, la ragazza più grande, così afflitta che si lasciò accasciare su una panca del negozio.
Se perfino Polly si arrendeva, non c’era proprio soluzione.
“Ci tenevo così tanto.”, piagnucolò Jackie, strofinandosi gli occhi.
Era veramente delusa e allo stesso tempo si sentiva sciocca, perché quello che voleva era solo un capriccio. Nik ci aveva davvero provato, ma non faceva per lui.
“Dai, metti giù quel coso…”, mormorò, indicando con un gesto della mano il vestito che indossava l’austriaco, che si levò volentieri e un sospiro di sollievo.
“Jackie, è inutile che continui a sperare che io diventi come uno dei tuoi bambocci dei film… è come chiedere a Daniel di diventare… tipo il nuovo Thor!”
In effetti…

Che immagine raccapricciante.
“Ok… ok… sì, hai proprio ragione…”, mormorò lei, salutando Polly con un abbraccio.
L’amica le scoccò un bacio sulla testa, rassicurandola che comunque si era divertita, di salutare John e che sperava di rivederla al più presto.
Niklas al contrario la fissò con aria truce e imbronciata; decisamente non apprezzava la compagnia della ragazza castana.
Appena fuori dal negozio – dopo aver pagato, facendo a metà – inspirarono l’aria del tardo pomeriggio e sospirarono pesantemente.
Si sentiva fiacca e stanca…
Sentì lo sguardo dell’amico su di sé, prima di venir afferrata per un braccio.
“Niklas! Ma che fai?”, brontolò, lasciandosi però trascinare fino ad una di quelle macchinette delle fototessere.
Ma che cavolo aveva in mente?
“Ma stà zitta.”, mugugnò lui, scostando la tendina e facendola sedere sulla panca apposta.
Tirò fuori qualche moneta dal portafogli e la inserì, scegliendo l’opzione per quattro foto.
“Niky, non capis…”
“Shhhttt.”
Nel momento in cui partì il flash dello scatto, Niklas si chinò per darle un dolce bacio sulla guancia, che la fece arrossire come non mai.
Semplice… ma dolce e inaspettato.
Quello era il suo Niklas.
“M… ma… ma… tu non vieni in foto!”, si lagnò, mentre prendeva le quattro foto che ritraevano la bruna sola soletta e rossa come un peperone.
“Ma tu sai che ci sono.”, disse solo il ragazzo, sincero e ovvio.
… giusto.
“B... beh, grazie.”, balbettò, mentre lui gli prendeva due delle quattro tessere.
“E queste le tengo io perché le ho pagate io… e anche per ricordo…”, mugugnò, mettendosele nel portafogli.
Jackie sorrise, un po’ più di buonumore, mentre sentiva le guance andarle a fuoco.
La giornata non era stato un gran disastro, alla fine.
Questa era stata una degna conclusione, e quelle foto ne sarebbero state la prova…

 

 


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1Variante fantasiosa inventata da due studenti americani, Sam Kass e Karen Bryla.
La variante consiste nell’introduzione di due nuovi segni, “Lizard” (personaggio dell’universo Marvel, uno dei primi antagonisti dell’Uomo Ragno) e “Spock” (celebre personaggio della serie TV Star Trek) che aumentano le combinazioni possibili nel tentativo di diminuire i pareggi. Tale scelta nasce dal presupposto che due giocatori che si conoscono da sufficiente tempo iniziano a sviluppare una prevedibilità reciproca o tendono a pareggiare frequentemente. (fonte: Wikipedia)
2Per omaggiare Sheldon Cooper di The Big Ben Theory, ovviamente x°D

 

Parla Tomocchi: Capitolo uppato con un giorno di anticipo (domani è festa e non ci sarò a casa, come penso altri di voi) premio per Kleis! Polly è la sua rappresentazione, se vi è piaciuta è interamente merito suo! xD finalmente è arrivato il primo dei tanti capitoli con personaggi che fan da comparsa tra voi lettori che giocate ai miei indovinelli :3 Spero vi piaccia, c’è poco sangue ma un po’ più di dolcezza <3
Ma passiamo ai ringraziamenti (che ce ne son tantissimi da fare! *_* )!
Un grazie a EvilDevil, littleblackdress, Mamichan(in ritardo çwç), lunastorta15 e _SaNdYHaNdY_ per aver messo la storia tra le seguite! Un grazie a ArmandamarinaFVAEIXS, lunastorta15, Mamichan(idem di sopra çwç), mery69 e cerasa per aver messo la storia tra le preferite! (e se vi piace molto la storia, fatelo anche voi! :D ) Un grazie poi a PinkyRosie, Kleis, Bijouttina, Soheila, DarkViolet92, sakura yamamori, Mojita_Blue e Psyche07 per aver recensito la storia!
Un piccolo avviso: purtroppo mi è scaduta la promozione internet del cellulare, e per il momento non posso rinnovarla, perciò sparirò per un po’… spero di tornare presto, e in caso Buona Pasqua a tutti!
Alla prossima!



 

 

 

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Capitolo 28
*** In alto i boccali! ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 27
In alto i boccali!

 

 

 

 

 

Provincia di Dublino, Lunedì pomeriggio.

Verde.
Verde OVUNQUE.
Abitava in Irlanda da ormai quindici anni, eppure non si era ancora abituato a tutto quel verde che c’era durante la festa di San Patrizio.
Per fortuna aveva la sua amata felpa col cappuccio di quel colore, certi idioti andavano in giro a lasciare pizzicotti alla gente sprovvista di verde.
Ma quante volte aveva già pensato la parola verde?
Era quasi una tortura.
Fermo alla fermata dell’autobus davanti a casa O’Moore, aspettava che Jackie uscisse.
Il loro rapporto era… normale, disteso. Almeno per lui.
Quella sera stessa sarebbero usciti a festeggiare un po’, come “i ragazzi della loro età dovevano”, diceva Jackie.
Lui, sinceramente, non beveva. Era austriaco, non tedesco; la birra la fissava da lontano e non si avvicinava a essa neppure per sbaglio.
Sbuffò, impaziente, fissando l’orologio sul vecchio telefonino – aveva perfino l’antennina… – marca Nokia che era appartenuto a Stoyán, il suo maestro.
“Perché se ti devo contattare almeno so di poterlo fare.”, se ne era uscito così il suo mentore, candido e allegro come al solito. In realtà, lui sapeva che ci godeva a vederlo con qualcosa di vecchio e che soprattutto non avesse Candy Crush tra i giochi.
Erano già le sei di sera, il sole stava dando l’ultimo saluto prima di sparire e Jackie ancora non si vedeva.
Stava per sbuffare ancora e inviarle un messaggino – ah, quanto gli mancava il comodo e caro Whatsapp! – quando la ragazza finalmente uscì in tutto il suo splendore.
Seh, splendore.
Sembrava una prostituta d’alto borgo.
Un vestito un po’ scollato con la gonna a pieghe verde, calze bianche lunghe fin sopra il ginocchio, stivaletti anch’essi verdi come il cappello a cilindro che portava in testa.
Ma era seria?
“No, no, no e NO. Non ci siamo. Non dicono nulla i tuoi?”, domandò esterrefatto, cercando di non far cadere l’occhio sul decolté dell’amica leggermente scoperto, anche se era dannatamente difficile.
Jackie esibì un sorriso enorme che andava da un orecchio all’altro, facendo un giro su se stessa, entusiasta: “Sono andati via dopo pranzo, per andare a vedere la parata con mio fratello e sua moglie, quelli che erano venuti a Natale. Ma guardarlo, non è stupendo? Ammettilo, Niky, è il vestito più bello che ci sia!”
Appunto.
Era fin troppo carina e appetibile così.
“Seh, seh, in verità non ti sta molto bene, è meglio se lo togli. Non hai altro di verde da metterti?”, borbottò, infilando le mani nelle tasche della felpa e fissando insistemente i suoi piedi, in imbarazzo.
Certi pensieri che gli stavano passando lo facevano sentire un maniaco cretino…
Che fosse arrivata finalmente la pubertà?

***

Jackie ci rimase veramente male a quel commento.
E lei che se lo era messo per strappargli una qualche reazione positiva!
Ma Nik era più rigido di un pezzo di legno: non si era nemmeno soffermato a fissargli le tette come un vero uomo doveva.
Si lagnò, con un verso lamentoso, pestando un piede a terra per la sconfitta.
“Ma come non può starmi bene? Ho ricevuto trenta Mi Piace su Facebook! Per non parlare dei cuoricini su Istangram!”, replicò, chiudendo le mani in pugnetti, desiderosa di darne qualcuno al ragazzo che aveva di fronte.
“Ma cosa vuol dire, quelli vedono un bel vestito e vanno fuori di testa… Il vestito è carino ma non sta bene addosso a te… Ripeto, toglilo e va’ a cambiarti! Non cammino vicino a una conciata così!”, sbottò l’altro, leggermente nervoso. La ragazza decise di lasciar perdere, non aveva voglia di litigare.
Ah, doveva ricordarsi che il signorino non adorava stare al centro dell’attenzione.
Sbuffò, indispettita, facendo dietro front per tornare dentro casa e indossare qualcosa di più comodo.

Alla fine era uscita con una semplice maglietta a maniche lunghe verde e pantaloncini corti neri, senza rinunciare agli stivaletti che aveva prima.
Camminava di fianco a Niklas, in silenzio, lanciandogli qualche occhiata di sottecchi, come a capire cosa passava per quella sua testolina castano scuro.
Possibile che non avesse suscitato alcuna reazione in lui?
Si morse appena l’interno della guancia, tornando a fissare la strada davanti a sé  – dove vi erano ancora persone in giro che avevano assistito alla parata – che portava al centro del paese, in cui c’erano locali modesti in cui festeggiare con gli altri abitati della provincia.
“Che ne dici di questo?”, domandò a un certo punto, individuando un Irish Pub di colore rosso – il “Murphy’s” – con l’insegna che specificava che lì dentro servivano birra Guinness, la sola e unica.
L’austriaco annuì, stringendosi nelle spalle, probabilmente perché non gli importava molto: era un posto dei tanti in cui sostare.
Jackie entrò con circospezione, mentre sul viso le si apriva un sorriso.
Irlandesi vestiti di verde con i boccali in mano, a chiacchierare allegri e rumorosi, con un’aria di festa che contagiava tutti i presenti.
La brunetta si avvicinò al banco per ordinare, con Niklas dietro che la seguiva come se fosse stata la sua guardia del corpo – e in un certo senso, le faceva piacere!.
“Una pinta di Guinness.”, ordinò la ragazza, prendendo il bicchierone per poi sedersi sullo sgabello, imitata da Niklas che al contrario non ordinò nulla.
Jackie bevve un sorso, leccandosi le labbra soddisfatta: era davvero la migliore al mondo, alla faccia dei tedeschi!
“Sicuro di non volerne anche tu, Niky?”, domandò all’amico, sventolandogli il boccale sotto il naso, prima che lui allontanasse appena il volto con una smorfia.
“Solo sangue per me.”, mugugnò, scuotendo il capo.
“Non sai cosa ti perdi.”, decretò lei, bevendone un altro po’, dopo essersi stretta nelle spalle.

***

Bah.
Lui non si perdeva proprio nulla, ne era più che sicuro.
313 anni di vita, non un goccio di alcool!
Solo acqua, qualche bibita gassata, tè e sangue erano passati nella sua bocca… oltre le lingue di Jackie e Rogan, ehm.
Sospirò, addentando qualche patatina presa dalla ciotola degli snack per gli aperitivi, cercando di non farsi notare dal barista… ma non era la stessa cosa.
Voleva sangue. Sangue, sangue e sangue.
Quello di Jackie. Solo un goccino, solo un piccolo, maledettissimo goccino!
L’avrebbe fatto dannare poi, ne era certo, ma lo voleva, oh, se lo voleva!
Digrignò i denti per il nervoso e prese altre patatine, ficcandosele in bocca senza alcun riguardo.
“Nik, che hai?”, domandò la ragazza, sorpresa.
Era da parecchio che non lo vedeva così nervoso, probabilmente.
“Ho fame. Tanta fame.”, sibilò lui, con la testa appoggiata nelle braccia conserte sul bancone. Gli occhi che erano puntati sul collo dell’amica, pieni di desiderio.
Quel forte desiderio di bere da lei, di succhiare quanto possibile e fare quella linfa vitale sua, di sentirsi rinvigorito e forte…
Anche lui aveva il diritto di festeggiare con una bevuta per quella notte, no?
Vide Jackie che quasi si strozzava con un altro sorso e le passò un tovagliolino per asciugarsi la bocca.
La solita scemina.
“Capisco. Se… se aspetti un po’ ti do del succo di frutta…”, borbottò sottovoce, muovendo il dito indice come se fosse stata una bacchetta magica.
Ma a lui non bastava.
“E se io volessi… di più?”, domandò in un sussurro, un tono quasi suadente che non si sarebbe mai immaginato di avere.
Un tono che fece arrossire Jackie sulle guance, tanto che sembrava avere due pomodori sulla faccia.
“M… ma… magari a… c… ca… casa…”, balbettò lei con una vocina acuta, la bocca semiaperta e gli occhi incollati su di lui.
Forse aveva esagerato con quel suo charme di vampiro che funzionava solo quando non doveva.
Iniziava a pentirsi di aver detto quella frase, di avere quella voglia, perché aveva sempre quella dannata paura di non riuscire a fermarsi. Non voleva perdere Jackie.
Non voleva nel modo più assoluto.
“Lascia perdere. Scherzavo.”, mugugnò, voltando il capo in tutt’altra direzione, fissando la porta da cui continuava a entrare gente.
“Ma no! Dai, promesso che quando siamo a casa… se non ci sono il maestro e gli altri ti… ti lascio bere un pochino, davvero.”, insistette la brunetta, appoggiando il boccale sul bancone.
“Ti ho detto che non è necessario.”, sibilò ancora lui a denti stretti, mostrando i canini aguzzi.
“Niky, non fare il bambino…”
Lui, bambino? Perché diamine insisteva? Doveva essere masochista!
“Ho detto no.”
“E invece sì.”
“No.”
“Sì!”
“Jackie, piant..!” Aveva allargato le braccia, esasperato, senza accorgersi di aver colpito qualcuno.
“Ehi, ragazzino.”, ringhiò una voce femminile alle sue spalle, piuttosto alterata.
Il vampiro si voltò, trovandosi faccia a faccia con una donna, sui venticinque anni, dal fisico mozzafiato, alta, dai lunghi capelli neri mossi con qualche ciocca blu.
Sembrava una motociclista, perché indossava una giacchetta e dei pantaloni di pelle neri aderenti, con una maglietta blu molto scollata che metteva in risalto il seno prorompente e anfibi ai piedi, non senza un collarino borchiato al collo.
Il vampiro rimase interdetto per un attimo, non tanto perché era bella o altro, ma perché l’istinto gli stava urlando di correre ai ripari.
“Pensi di scusarti? Mi hai fatto male con quel braccio da pappamolla!”, ringhiò ancora, con le mani sui fianchi e gli occhi dorati ridotti a fessure.
Un momento.
Da quando in qua un essere umano aveva occhi dorati? Non erano lenti a contatto colorate, erano naturali, ne era certo…
“M-mi scusi.”, disse sbrigativo, mentre Jackie gli si avvicinava.
“Ci scusi, signora, non…”
“Signora a chi? Guarda che ho solo ventidue anni! – miseria, sembrava più vecchia – e il ragazzino qua dovrebbe offrirmi da bere per come mi ha trattata!”
Niklas ringhiò di rimando, l’impulso gli era partito dal profondo senza farci caso. Non era stato sua intenzione, eppure…
La donna lo fissò stranita, poi gli si avvicinò per annusare l’aria attorno a lui.
La sentì sussurrare distintamente: “Puzzi di terra… e il tuo cuore non batte…” nonostante l’alto volume delle voci delle persone e della musica del pub.
Se possibile, il vampiro impallidì ancora di più, prima di afferrare Jackie per un polso e farsi strada in mezzo alla gente, scostando malamente uomini e donne senza distinzioni.
“Niky, ma che ti prende? Sei un maleducato! Certo, anche quella non era il massimo della gentil…”
“Jackie, ho il terrore che quella sia una licantropa!” la fermò, agitato.

***

Alla brunetta le si mozzò il fiato per la sorpresa e l’adrenalina.
Licantropa! Licantropa!
Allora esistevano!
“Esistono! Esistono davvero, alla faccia tua!”, cinguettò felice, con le lacrime agli occhi.
Questo era uno sviluppo più che interessante!
“Non ho idea del perché tu sia così felice, ti rendi conto che quella mi sbranerà di sicuro?”, esclamò esasperato il vampiro, una volta in strada, con il cielo scuro già pieno di stelle.
La sera era calata, per fortuna.
Sentì un ringhio dietro di sé e quando voltò il capo vide la donna del pub che avanzava verso di loro, mentre il suo corpo piano piano cambiava forma.
“Ma non c’è la luna piena!”, si lamentò indignata la ragazza irlandese, agitando un pugnetto contro la lupa ormai nella sua forma soprannaturale che non la smetteva di ringhiare.
“Jackie, ancora, questo non è un maledettissimo film!”, la riprese Niklas, che, in un disperato tentativo, prese Jackie su e se la sistemò in groppa.
La ragazza gli mise subito le braccia al collo, mentre l’austriaco iniziava a correre con tutte le sue forze pur di sfuggire a quell’essere che era suo nemico per natura.
La brunetta teneva sott’occhio  la licantropa, che correva nella loro direzione. Diamine se era veloce!
“Niky, ci sta raggiungendo!”, esclamò, tirandogli una ciocca scura di capelli che lo fece mugolare di dolore.
“Lo so, e non c’è bisogno di farmi male! Così non aiuti!”, sbottò lui, stizzito.
Era per fargli capire che stava parlando, eh.
D’un tratto Jackie si rese conto della situazione che stava vivendo.
Loro… loro… Oddio, loro stavano… stavano proprio…
“Ommioddio, Niky!! È come in Twilight, Edward con Bella!”, squittì entusiasta e felice, prima che Niklas mollasse la presa e la facesse cadere a terra, battendo il fondoschiena sull’asfalto.
“Ahia! Ma sei scemo?!” gli urlò, indignata dal suo comportamento.
Il vampiro la riprese per un polso, in modo da tirarla su. Ricominciò a correre, trascinando la ragazza con sé.
“Scusami! Ma lo sai che quella parola mi provoca una orticaria tremenda.”, mugugnò, un po’ dispiaciuto. Lei lo perdonò, pensando solo a correre verso la casa dell’austriaco che, finalmente, riusciva a vedere in lontananza.
Il fiato era sempre meno, la testa iniziava a dolerle con le avvisaglie di un mal di testa epocale, i muscoli sembrava che urlassero dallo sforzo che stava facendo e pensava solo che sarebbe stata una buona idea accasciarsi sulla strada, a morire in pace come cena di una lupa.
Non ce la faceva veramente più, era al limite…
Stava per mollare…
Quando due braccia forti la presero in braccio, trovandosi davanti il viso di Stoyán, serio e risoluto.
Uargh!
Arrossì di colpo, sorpresa da quel gesto, notando che oltre la spalla del maestro stava Niklas, visibilmente agitato.
Voltò poi il capo verso la licantropa, che stava ferma davanti a loro con il pelo scuro dritto, sempre a denti scoperti.
“Mi avevi detto che quei cani pulciosi non esistevano! Mi avevi detto che erano solo fantasia!”, esclamò il vampiro più giovane, con una punta di rimprovero verso il suo creatore, che non staccava gli occhi dalla licantropa.
“Infatti, solo che, a quanto pare, esistono tanto quanto me e te…”, commentò quest’ultimo, guardingo, mentre piano piano metteva giù Jackie.
“Accompagna la signorina O’Moore dentro.”, ordinò, sgranchendosi collo e dita. “A questa signorina ci penso io.”, assicurò Stoyán, padrone delle proprie emozioni.
Jackie lo osservò con ammirazione, tirata dall’austriaco che la trascinava nella sua dimora.

 

***

Casa di Niklas, quello stesso Lunedì, sera tardi.

“Togliti quella faccia da ebete… e smettila, la bava mi rovina la moquette.”, commentò acido il ragazzo, svaccato sul divano di casa con le mani in tasca.
La brunetta si riscosse, fissandolo male e con le mani chiuse a pugni sui fianchi.
“Che c’è?”, domandò stizzita a sua volta, le guance gonfie come un criceto. Il solito.
“C’è che da quando il maestro ti ha preso in braccio e si è proposto di combattere lui quel sacco di pulci hai la faccia da cretina.”, sibilò di rimando, tremendamente geloso.
Ma davvero bastava così poco per incantarla?
Quasi si pentiva di non essere rimasto fuori a sua volta, ma allo stesso tempo aveva una paura incredibile che quel coso lo azzannasse alla gola o lo sbranasse senza pietà.
L’amica sgranò gli occhi e arrossì furiosamente, aprendo la bocca per controbattere ancora.
“Beh, come ti avevo già detto, il tuo creatore ha fascino da vendere, al contrario di te! Dovresti imparare da lui!”
“Imparare cosa? A fare lo svenevole con tutte le femmine di questo mondo? Nemmeno morto!”, esclamò, indicandosi con dei gesti delle mani, facendo notare che lui era già morto e che non si comportava così.
“Questo no! Ma un piccolo sorriso o un gesto un po’ galante sarebbe apprezzato, sai!”, strillò lei, interrotta da una Charlotte preoccupata: “Smettetela! Stoyán è fuovi già da venti minuti…”
“Io non vado a controllare, arrangiatevi.”, mise subito le mani avanti Taylor, accavallando le gambe seduto sul bracciolo del divano.
“Gli voglio molto bene, ma non da rischiare la vita!”
“Già, bell’amico che sei…”, sibilò la francese, alzandosi nervosa dal sofà per poter andare alla porta e aprire.
“Lo vado ad aiutave!”, esclamò risoluta la donna, uscendo fuori subito.
“Ranocchia! Così non lo aiu…”, cercò di fermarla il vampiro dai capelli color sabbia, prima di vederla tornare sconvolta con gli occhi fuori dalle orbite, come se avesse visto qualcosa fuori dall’ordinario.
“Che succede, Charlotte?”, domandò curiosa Jackie, mettendosi in ginocchio sul divano, osservandola con attenzione.
“Stanno… stanno chiacchievando allegvi… Stanno videndo e schevzando!”, strillò isterica, girandosi un attimo a guardare fuori come per capire se quello che aveva visto era finzione o realtà.
Niklas inarcò un sopracciglio, alzandosi a sua volta per guardare.
Com’era possibile?
Sembravano in procinto di qualche battaglia epocale e invece…
“Maestro… ma che cosa..?”, domandò Niklas in lontananza, sulla soglia di casa.
L’uomo dai capelli neri e la licantropa, ritornata nella sua forma umana, smisero di parlare per guardarlo, divertiti.
“Oh, pupillo mio, possiamo stare tranquilli! La signorina Trish non ce l’aveva con te perché sei un vampiro… voleva solo la sua birra! Anche tu, però… colpire una signorina indifesa e fuggire così…”
Indifesa? Indifesa?
Quella gli aveva mostrano le zanne! Avrebbe potuto contare tutti i denti una volta tra le sue fauci.
“Accompagno la signorina di nuovo al pub… mi ha riferito che tu e la signorina O’Moore siete scappati senza pagare… come mai? Non ti ho insegnato a comportarti così…”, lo rimproverò il vampiro più anziano, negando con l’indice.
Il ragazzo sbuffò, mentre alle sue spalle arrivavano anche gli altri.
“Ehi, Stoyán! Esci a bere con la bestia?”, urlò Taylor, prima di soffocare un gemito di dolore per il probabile calcio alla gamba da parte di Charlotte.
“Stoyán, se esci veniamo anche noi!”, esclamò preoccupata la castana, alzando il collo per guardare oltre la spalla di Niklas.
Evidentemente non si fidava della donna corvina di fianco al bulgaro.
“Lŭzhliv! Voi rimanete qui, non serve.” L’uomo sorrise al gruppetto, sicuro di sé.
“Infatti, questo bel pezzo di carne e io usciremo insieme, ora...”, commentò maliziosa la motociclista, prendendo a braccetto il maestro per poi camminare tranquilla e ancheggiante al suo fianco, sotto lo sguardo basito di tutti.
L’austriaco si grattò la testa stranito.
Aveva davvero frainteso tutto?
Trish girò la testa per un attimo, ringhiando basso nella sua direzione per mezzo secondo, facendogli prendere spavento.
“La… la… avete vista? L’avete vista, vero? Non sono pazzo, quella ce l’ha con me!”, disse, indicando la licantropa che se ne andava, mentre gli altri lo guardavano senza capire.
“Niky, su, entra dentro e smettila di fare la vittima…” Jackie lo riaccompagnò in casa, stanca.
Sperava di non rivederla più, quella centaura…
Non ne sarebbe uscito vivo, lo sapeva.

 

 


AskAnotherWay
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When Tomocchi is joy

 

 

Parla Tomocchi: Un altro capitolo in anticipo perché purtroppo domenica non ci sono >.< aprile/maggio sono i mesi delle feste, delle comunioni, battesimi… può darsi che capiterà anche nelle prossime settimane che aggiorni qualche giorno prima BD uffi.
Ma passiamo al cap.
Ci ho messo un sacco di scriverlo… e il più delle volte ero mezza addormentata, devo ricontrollar….ronf…
Comunque, questo è il Capitolo premio per lovelymangaka, nei panni di Trish la licantropa sexy che, alla faccia di tutti, se ne va con Stoyán a bere… ahah x°D Ma solo per bere, sia chiaro u.u
E andiamo, non poteva certo mancare un capitolo su San Patrizio quando la storia è ambientata in Irlanda… giusto?xD
Ma passiamo ai ringraziamenti! Un grazie a jdbsvoice e May Des per aver messo la storia tra le seguite, un grazie a lulii per averla messa nelle preferite! Un grazie a PinkyRosie, Kleis, Bijouttina, EvilDevil, Mojita_Blue, DarkViolet92, Nemainn e Soheila per aver recensito, grazie davvero *///*  <3
P.s.  non riesco a capire se è gente nuova oppure gente che ha cambiato nickname… quindi se vi ripeto nei ringraziamenti non fateci caso,ok? “8’’///D
Alla prossima!

 

 

 

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Capitolo 29
*** Strani film, strana gente ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 28
Strani film, strana gente

 

 

 

 

 

Provincia di Dublino, Casa O’Moore, Domenica pomeriggio.

L’incubo non era ancora finito.
Dopo la festa di San Patrizio era stato tutto troppo tranquillo per ben due settimane.
Una cosa strana, in effetti. E per quello aveva abbassato la guardia.
Da tener conto poi che era ben rimbambito da Jackie… e quello l’aveva fregato.
Dannazione!
Era seduto sul letto nella camera della brunetta, una mano nell’altra con gli avambracci posati sulle gambe, che rifletteva.
“Allora, Niky, hai capito la trama di Hunger Games?”, domandò Jackie, sventolandogli davanti i tre libri della saga di Suzanne Collins.
“No.”
La ragazza si passò una mano sulla faccia.
“Allora… da capo. Katniss Everdeen è una comunissima ragazza del distretto 12…”
“Io non ho ancora capito perché la nazione in cui vive è divisa in distretti.”
“Perché, perché, perché… Si sono ribellati! È ambientato in una ipotetica America post –apocalittica, la nazione ora si chiama Panem, con capitale una città chiamata Capitol City…” spiegò Jackie, interrotta subito dal vampiro.
“Che fantasia…”
“Uffa, Nik, smettila! Insomma, fammi finire! E, alle sue dipendenze c’erano tredici distretti, ognuno con un determinato lavoro da svolgere… Però a un certo punto a loro non stava più bene e ‘sti distretti si sono ribellati… sono stati sconfitti e il tredicesimo è andato distrutto…”
“Ma scusa – intervenne ancora Niklas – e a nessuno importava? Cioè, vuoi dirmi che in quel mondo esiste SOLO Panem? Le altre nazioni se ne fregavano? E soprattutto…”
“NIK! Fammi finire! E per questo Capitol City diede vita agli Hunger Games… e ora ascoltami bene che è complicato.
In ogni distretto scelgono a caso, tramite estrazione di bigliettini, un ragazzo e una ragazza. Questa coppia viene portata in treno fino a Capitol City, vengono tirati a lucido – ognuno di loro ha uno stilista personale – e poi vengono buttati in un’arena piena zeppa di insidie...”
“Jackie, è una storia da malati mentali, te lo dico subito. Mi spieghi quale persona sana penserebbe, scriverebbe e pubblicherebbe una cosa simile? Ti giuro che ho i brividi! Sadismo allo stato puro, ecco cosa! Come fate tu e quella squinternata di Leenane ad adorare una ro… AHIA.”
“Non parlar male di HG! E non parlar male di Lee!”, lo pizzicò subito la bruna, le guance gonfie da criceto mentre difendeva la sua migliore amica.
“Chi parla male di me?” Leenane fece il suo ingresso nella camera con un sopracciglio alzato, le braccia conserte.
Ora la ragazza non aveva più i lunghi capelli castano chiaro raccolti in una coda, ma li aveva lisci, sciolti e di un biondo quasi bianco con del blu sfumato sulle punte.
“Ma guarda… ti avevo fatto un così bel taglio sei mesi fa… ma ti guardi mai allo specchio?”, commentò, avvicinandosi al vampiro e iniziando a passare le mani tra i suoi capelli, come a saggiarne la consistenza e vedere se poteva fare qualcosa.
“Sembrano peggio della foresta amazzonica… Ma, Jackie, non gli dici nulla? Non dovevi bacchettarlo per tenerlo in ordine? E poi…” Alla ragazza si assottigliarono gli occhi, tanto da sembrare una piccolissima fessura “… è lui quel cretino che stava con la gnocca della tua classe vero? Quella sgualdracca dai capelli rossi e brutti, giusto?”
Jackie sorrise un po’ forzata, come se si sentisse in colpa, e Niklas la guardò confuso, senza capire.
Come faceva a sapere che era stato con Rogan? E cosa importava questo con i suoi capelli?
“Sì, sono io.”, mugugnò, togliendosi le mani dell’altra di dosso: “E sto benissimo così. La pazzoide è contenta, io sono contento, felici tutti.”, concluse, abbassando appena la testa.
In effetti aveva smesso di rimproverarlo per il suo aspetto fisico, non lo tartassava più come all’inizio, questo gli andava più che bene.
Leenane lo osservò ancora, prima di voltarsi verso l’amica.
“Jackie, sicura? Non vuoi che gli dia una spuntatina? Sai che porto sempre dietro gli attrezzi, in caso…”

***

Jackie sobbalzò, colta di sorpresa.
Da una parte amava, oh, se amava, affondare le mani in quei capelli, stringerli forte o scompigliarli un poco, memore di quell’ultimo bacio dato a San Valentino un mese e mezzo prima; dall’altra, era quasi tentata di approfittare dell’offerta della sua parrucchiera di fiducia, che, anche se non aveva ancora finito la scuola, era già una stella nascente nel suo campo.
Si mordicchiò il labbro inferiore con i denti, indecisa, sentendo addosso lo sguardo di Nik – che sembrava pregarla di lasciarlo così – e quello di Lee, sul cui volto appariva un sorrisetto sadico: solo lei e Stoyán – forse pure Charlotte – sapevano della sua cotta per quel nerd austriaco, e di quanto ci fosse stata male quando lui si era messo con Rogan.
Un periodo buio che proprio non voleva ricordare…
L’amica stava solo tentando di proteggerla; probabilmente ancora non si fidava di Niklas e non voleva rivederla in quello stato, solo quello.
Anche se quel sorrisino indicava vendetta. Magari con un taglio orrendo.
Sospirò pesantemente, lanciando un’occhiata all’orologio.
Era pomeriggio, quasi dimenticava che a momenti sarebbe iniziata la sua nuova serie preferita sui vampiri.
“Lee! Sta per iniziare L’esercito di Tarquin1! Lo guardi anche tu, giusto?” domandò, alzandosi in piedi di scatto.
L’amica sgranò gli occhi: “Certo! Per chi mi hai preso? Mi piace un botto!”
Vide Niklas alzare gli occhi al soffitto e sospirare di sollievo, prima di scendere le scale con l’amica e raggiungere il salotto per potersi spaparanzare sul divano tranquilla, pronta a godersi la puntata.

“Aww, ma quanto figo è Kieron? Interpreta Tarquin in modo sublime! Spero di avere presto anche il suo poster autografato!” cinguettò Jackie, agitando le mani chiuse in pugnetti.
“Sono d’accordissimo! Dio mio, è quasi più figo di Pattinson… e ce ne vuole!” rispose Leenane, entusiasta.
“Andiamo… non dire assurdità.” borbottò Niklas, seduto sui gradini, che era sceso solo a fine puntata per evitare i gridolini isterici e altro.
“Quali assurdità? Edward Cullen è il vampiro più figo in circolazione! Solo dopo di lui tutti gli altri sono spuntati fuori!” ribatté Lee, inferocita.
“Certo, quello non lo nego.” assecondò il moro, alzando le mani davanti a sé. “Da quando è uscito Twilight, improvvisamente tutto ciò che ha a che fare con i vampiri è osannato… non lo nego.” continuò, prima di guardare Jackie in modo significativo.
Se lei non avesse avuto quella passione, le loro vite non si sarebbero mai incrociate, nemmeno per sbaglio.
Lei arrossì appena, prima di venir presa per le spalle dall’altra ragazza: “Ehi, sveglia! ‘Sto qui stava insultando il nostro Edward e tu non hai fatto una grinza! Stai bene? Sei sicura di voler venire, questa sera?”, domandò, preoccupata.
La sua Leenane… che cara.
“Tranquilla, tranquilla, ero sovrappensiero… certo che vengo! E anche Nik viene.”
Quella sera in un cinema della zona avrebbero messo ‘Hunger Games’ e ‘La ragazza di fuoco’ in proiezione, i primi due capitoli cinematografici della saga ormai famosa in tutto il mondo.
Ma la cosa emozionate era che Nik sarebbe venuto con loro.
L’austriaco era passato per vedere come stava, proponendo qualcosa da fare insieme, e lei ne era rimasta piacevolmente sorpresa, tanto che sul momento non era nemmeno riuscita a rispondere.
Quando lui aveva schioccato le dita davanti ai suoi occhi, si era ripresa e aveva risposto che quella sera lei e Lee sarebbero uscite.
Con tanto di interrogatorio.

“Dove andrete?”
“Al cinema Nik, danno HG uno e due…”
“Acca che?” Lo sguardo confuso era comprensibile.
“Hunger Games… abbreviato in accaggì. Lee mi ha detto che il 13 aprile dovrebbe… dico, dovrebbe uscire il trailer di Mockinjay Parte 1 e quindi volevamo fare un piccolo ripasso…”
Il moro si era guardaro i piedi, pensieroso, prima di rispondere. “Ho capito… Allora… sarà per un’altra volta.”
Era arrossita ancora, il cuore che pareva volerle scoppiare nel petto.
“Perché… perché non vieni anche tu, Niky? Tanto non c’è bisogno di aver letto i libri o altro, al massimo ti posso dare un’infarinatura… e aww, se diventassi come Peeta o Gale…” aveva proposto, con un ampio sorriso, citando i due protagonisti maschili della storia.
“Non sarò tipo… di troppo?” sembrava esitante. E Diamine se era carino!
Quanto avrebbe voluto saltargli addosso e riempirlo di baci… dannati ormoni del cavolo.
“Ma figurati! Anzi, ti potrebbe essere utile per la tua crescita personale, anche questa è cultura!” aveva squittito con voce acuta, sparando motivi a casaccio tanto per convincerlo a venire.
Però lo voleva dannatamente al suo fianco, passare del tempo con lui.
Lo vide fare un sorriso sghembo, o un pallido tentativo.
“Ok… allora vengo.”
Jackie aveva sorriso ancora più ampiamente.
“ Ovviamente, paghi tu il biglietto per me, vero?”

Quell’ultima uscita del moro aveva rovinato un po’ l’atmosfera… ma in effetti il suo conto piangeva, praticamente a secco.
Chissà quando si sarebbe deciso a lavorare.
“Oh, no. Davvero viene anche lui? Guai a te se apri solo un po’ quella boccaccia impudente.”, sibilò la biondina, agitando l’indice contro di lui.

***

Era lì solo per Jackie.
Ed era solo perché voleva bene a Jackie, che non avrebbe tirato qualche scarpa o l’intero divano in faccia a Leenane.
Capiva perché erano amiche… L’acidità della parrucchiera era proporzionata alla pazzia della brunetta. Andavano a braccetto, insomma.
A quell’ultima accusa aggrottò la fronte, senza capire il riferimento.
“Boccaccia impudente? Ma almeno sai cosa significa? O usi paroloni a caso?” rispose, seccato da tutta quella avversità nei suoi confronti.
“Certo che lo so!” sbottò la ragazza, sentendola poi sibilare qualcosa come “finché vai in giro a baciare povere ragazze senza chiedere” e facendolo imbarazzare un po’.
Probabilmente si riferiva a quei due baci dati a Jackie, a Natale e a San Valentino.
Baci che erano accaduti quasi per caso… desiderati, dopo, ma iniziati per caso sì.
La prima volta per il sangue, la seconda per farla stare zitta – era stata quasi una cosa naturale, come se fosse stato un saluto che erano soliti scambiarsi.
Sapeva anche lui quanto era sconveniente e non propriamente etico una cosa simile, solo che non aveva ancora trovato il coraggio di chiedere alla brunetta di uscire seriamente, di mettersi insieme e… vivere.
Non ci riusciva, qualcosa lo bloccava sempre.
A cominciare da quella frase pronunciata dall’amica cinque mesi or sono: “Ah! Ma figuriamoci! Io amo solo Harry degli One Direction!! È assurdo pensare… andiamo dai!”, che lo faceva sentire inadeguato e indesiderato.
Trovava assurdo il potersi innamorare di lui.
Certo era un controsenso, visto che all’epoca lo stava aiutando proprio per far sì che Rogan si innamorasse di lui… però…
Maledizione, quelle paranoie gli procuravano un tremendo mal di testa.
L’amore… solo fonte inesauribile di grattacapi!
O forse valeva solo per lui, visto con quanto entusiasmo ne avevano parlato artisti e poeti nei secoli dei secoli. Amen.
Si passò stancamente le mani tra i capelli, per ora salvi dalle forbici della parrucchiera acida, e cercò di tornare con i piedi per terra.
Non voleva rovinarsi la serata. Aveva deciso di voler passare del tempo con Jackie a suo rischio e pericolo, aveva voglia della sua petulante presenza e nulla l’avrebbe fermato.
“Comunque mi ripeto… Guai a te se apri la tua bocca durante la proiezione… Hunger Games è il mio libro preferito, e….”
“Ah, ora capisco tante cose…” Trama da pazzi sadici, fan con altrettanti problemi simili.
Jackie amava Twilight, ed era allegra e scoppiettante, luminosa tanto quanto quel vampiro che brillava al sole.
Leenane amava Hunger Games, ed era acida, sadica –con quelle forbici – e combattiva, proprio come la protagonista. O almeno, Jackie l’aveva descritta così. Forse.
“Cosa vorresti insinuare?”, domandò ancora la biondina, stringendo i cuscini del divano tra le dita.
“Che sei mestru…”
“Basta!”, intervenne Jackie, con gli occhi lucidi.
“Lee, Niky è mio amico, mi fido di lui ed è un bravo ragazzo. Niky, Lee è mia amica, da molto più tempo di te, fin dall’asilo! E voglio bene a tutti e due, tantissimo, quindi smettetela, ora e subito.”, si impuntò, con le guance gonfie.
In effetti…
Sospirante, il vampiro si grattò la nuca, cercando le parole giuste da usare.
“Sì, vabbeh. Usciamo? A che ora è la proiezione?”, domandò, per sviare il discorso in qualcosa che di più tranquillo.
“Usciamo tra un’ora…”, borbottò Leenane, fissandolo male.
Maledizione. Un’altra ora…
“Ah! Possiamo vedere le vecchie puntate di L’esercito di Tarquin! Te lo avevo detto che avevo comprato il cofanetto dei dvd della prima stagione?”, cinguettò Jackie rivolta all’amica, che si dimostrò entusiasta.
“No! Ma dai, metti su, metti su!”
Maledizione. Un’altra ora piena di torture.
Sì, era masochista. Ma masochista forte…

Finalmente erano usciti da quella casa degli orrori.
Doveva ammettere che quella serie era qualcosa di diverso: parlava di un vampiro cattivo che reclutava gente a destra e manca… appunto L’esercito di Tarquin.
Almeno non erano i soliti vampiri dolciosi e affascinanti che usavano tecniche di abbordaggio così penose da far invidia persino a Stoyán… dove tutto girava sempre su “Allora, quale vampiro si farà la figa di turno?” e lo trovava degradante.
Le donne si lamentavano spesso che venivano considerate sguattere o prostitute?
Beh, la sua specie si lamentava di quelle assurdità che vendevano alla gente. Certo, opere di fantasia ma… che fantasia!
Avevano ben altro da fare che correre dietro alle ragazzine…
Certo, lo stava facendo anche lui in quel momento, ma solo dopo secoli di solitudine.
Se lo poteva permettere.
Ecco.
Con uno sbuffo calciò un sassolino, in attesa che il piccolo cinema della città aprisse.
Erano arrivati con un paio di minuti in anticipo, e aspettavano solo l’apertura: a far loro compagnia c’era una piccola folla composta da sei ragazzine e un paio di ragazzini tutti eccitati.
Finalmente un addetto brufoloso aprì le porte ed entrarono nella piccolo atrio per prendere i biglietti ed eventuali leccornie da mangiare durante la proiezione.
Jackie pagò per entrambi, e insieme percorsero il corridoio che li avrebbe portati nella sala in cui avrebbero visionato i film.
Presero posti vicini e si accomodarono, le luci ancora accese in attesa che tutti gli spettatori arrivassero.
Dopo quelli che parvero interminabili minuti, nella sala calò il buio e Hunger Games iniziò.
Niklas fissava annoiato lo schermo: le sue ultime esperienze col cinema non erano state granché.
American Hustle con Rogan era stato di una noia mortale, maledetta la volta che non si era impuntato per Capitan Harlock…
L’ultima volta, alla festa della donna, aveva guardato Casablanca con Charlotte, Taylor e proprio Jackie.
Avrebbe voluto sedersi vicino a lei, con nonchalance, ma quel deficiente dai capelli color sabbia si era messo in mezzo e aveva dovuto sorbirsi tutti i suoi commentini.
Inutili erano stati i calci della vampira francese per zittirlo, così come il suo ultimo e disperato tentativo con una proposta di cambiar posto e sedere così vicino alla brunetta.
Poteva essere una buona occasione per cingerle le spalle, fare un po’ il romantico senza pensarci troppo… e invece erano riusciti a rovinare la serata.
Sbadigliò, tornando a fissare lo schermo senza troppa convinzione, cercando di capire in che punto erano.
Oh, no. Quella sullo schermo era Jennifer Lawrence. Solo che in American Hustle era bionda, lì era castana… ma recitava dappertutto? Era peggio del prezzemolo. Ovunque.
Le palpebre divennero pesanti, il ritmo del film era lento per i suoi gusti e quasi freddo.
Avrebbe chiuso gli occhi per un attimo, tanto nel buio non se ne sarebbe accorto nessuno.

***

Jackie voleva sotterrarsi per la vergogna.
Porca miseria, non era possibile una cosa del genere.
Niklas si era addormentato e il peggio era che stava russando con la testa appoggiata sulla sua spalla.
Altro che baci, al momento avrebbe voluto tirargli un bel pugno in faccia e ficcargli il paletto nel cuore.
Leenane fumava di rabbia, tirava qualche calcio al vampiro ma questi non muoveva un muscolo.
E parecchie persone avevano iniziato a lamentarsi: avevano ragione, ma allo stesso tempo le trovava fastidiose e voleva che smettessero.
“Nik… Nik… Niklas, capperi, sveglia! Reiter, svegliati! Non ti do più il mio sangue, eh!” lo minacciò, dandogli qualche spallata.
Alla fine si avvicinò la maschera brufolosa che aveva aperto il cinema.
“Ehm… signori, devo chiedere di andarvene… disturbate gli altri spettatori e non rimborsiamo i biglietti.” spiegò loro, imbarazzato a sua volta.
Jackie si alzò, a testa alta, prendendo Niklas per un braccio per trascinarlo fuori e, solo in quel momento, il vampiro si svegliò, intontito.
“Dove sono?”, biascicò, cercando di indentificare il luogo in cui era.
“In un mare di guai.”, sibilò la brunetta, inviperita.

Una volta fuori, Niklas aveva subìto una bella lavata di capo, sia da Jackie che da Leenane.
Lui si era limitato a sbuffare per tutto il tempo, probabilmente pentito di non essere rimasto a casa a giocare al computer.
La brunetta era praticamente con le lacrime agli occhi: “… Non hai la minima idea di come mi sia sentita, di quanta vergogna ho…”
“Scusa.” la interruppe il vampiro, con una semplice parola.
“Scusate, davvero. Non avrei… dovuto accompagnarvi. Non credevo che… sarebbe finita così. Mi dispiace.” ripeté, con le mani in tasca e il tono davvero colpevole.
Jackie rimase zitta, senza aggiungere altro.
Si era scusato. Si era scusato, quindi non meritava altre parole.
Alla fine era anche colpa sua: lei lo aveva convinto a venire, sapendo bene che non era il suo campo, lei aveva insistito invece che rispedirlo a casa…
Lui non era un ragazzo come tutti gli altri, che sopportava la fidanzatina di turno; non era il solito vampiro, quello pieno di fascino e talmente effeminato da far pensare male.
No, lui era diverso.
Era suo amico, aveva tentato di accontentarla sempre nel suo possibile; evidentemente questo film era troppo.
Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, esausta.
“Va bene, Niky… scuse accettate.”
“Ma come? Jackie, sul serio, questo tizio è…” ribatté subito Leenane, ma l’altra la fermò.
“Lee, per favore, basta così. Gli ho chiesto io di venire, ha… fatto uno sforzo. Scusa, Niky.”, mormorò a sua volta, a testa bassa.
“… Jackie… quasi non ti riconosco più.”, commentò colpita la biondina, sorpresa.
“Sei maturata.”
“Dici?”, bofonchiò, poco convinta. Si sentiva sempre la solita bimbaminkia ignorante.
“Per una volta sono d’accordo con lei.”, aggiunse il moro, indicando Leenane “Mesi fa mi avresti impalato per un atteggiamento simile…”
Sorrise appena, riconoscendo la verità nelle loro parole.
Chissà…
“Comunque non mi arrendo! A casa ho i dvd. Certo è una bella esperienza al cinema, ma dobbiamo continuare la visione!” Se ne uscì subito l’aspirante parrucchiera, recuperando un po’ di entusiasmo.
“Va bene, io ci sto. Nik?”, domandò Jackie, un po’ speranzosa.
Magari questo giro non si sarebbe addormentato.
Lui la fissò.
La fissò ancora.
E sospirò, arrendevole.
“Ma nemmeno da morto.”, rispose stizzito, con le mani in tasca.
“Ci vediamo domani a scuola.”, salutò, facendo dietrofront per andare a casa.
“A domani!”, salutò Jackie di rimando, divertita.
Il suo Nik… non sarebbe cambiato mai.

 

 

 


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When Tomocchi is joy

 

1L’esercito di Tarquin: serie tv all’interno della storia “La principessa Zaffiro” di Soheila… una storia che vi consiglio di leggere *-* <3

Parla Tomocchi: capitolo nuovo ancora di sabato (domani abbiamo una comunione asrghhh), un capitolo un po’ di passaggio mi sa… per far vedere che però… però… però… la nostra Jackie è maturata u.u qua si conosce un po’ meglio Leenane… a me fa morire x°D voi?Fatemi sapere! <3
Sul gruppo FB è stato indetto il sondaggio di Mr e Miss Another Way :D
Infine, vorrei ringraziare le persone che fanno ancora le domande su Ask (colei/colui che ha chiesto Taylor coi bigodini ad esempio, ed Ene <3), poi nike97 per aver messo la storia nelle seguite, poi PinkyRosie, Kleis, Bijouttina, DarkViolet92, EvilDevil, Mojita_Blue e Soheila per aver recensito! <3 Grazie, grazie, grazie, grazie anche a tutti voi che leggete <3
E alla prossima *-*/

 

 

 

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Capitolo 30
*** Ireland Comic Con ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 29
Ireland Comic Con

 

 

 

 

 

 

Dublino, RDS Ballsbridge, Sabato pomeriggio.

In poche parole: la fiera dei suoi sogni.
Doveva ammettere che Jackie aveva avuto finalmente una bella idea.
Non ci era mai andato in posti simili, aveva sempre preferito rimanere a casa.
Ma quando l’amica gli aveva detto che le nuovissime espansioni di The War of Past e Zombie Hunter sarebbero state presentate in anteprima assoluta al MCM Ireland Comic Con, aveva colto subito la palla al balzo.
Il suo maestro si era rifiutato di prestargli dei soldi, ricordava benissimo la scena.

“Maestro… non ha… una cinquantina di euro da prestarmi? O anche solo quaranta? C’è questa fiera e…”
“Lŭzhliv! Te l’ho detto che devi trovarti un lavoro e guadagnare ciò che desideri col sudore della fronte. Te l’ho sempre detto.” aveva sottolineato l’uomo, con in mano l’elenco telefonico della città.
“Sì… ho capito…” aveva mugugnato il ragazzo, fissandolo male.
“E guai a te se provi a chiedere anche a Charlotte o Taylor.” Lo aveva ammonito il corvino, sfogliando le pagine con delicatezza.
“Ma cosa stai facendo? Perché stai leggendo…?” aveva domandato l’allievo, curioso.
Stoyán aveva sorriso, stringendosi nelle spalle. “Così.”1
E il dialogo si era concluso.

Si era impegnato nel cercare un lavoretto part–time, per guadagnare il denaro necessario per andare e comprare, senza però ottenere alcun risultato: alla fine O’Brien, il suo benamato professore di storia, aveva probabilmente provato così tanta pena per lui da assumerlo come dog–sitter del suo cucciolo di cocker spaniel.
Come prima e ultima volta, probabilmente.
Niklas non ci sapeva proprio fare con gli animali, Jo a parte… la sua furetta era un vero amore con lui, la sola e unica, probabilmente.
Dopo aver guadagnato un consistente gruzzoletto – avrebbe dovuto fare una statua al suo professore e mandare a quel paese Stoyán, visto che si era rifiutato di fargli prestiti – si era messo d’accordo con Jackie per andare alla fiera insieme.
Lei aveva farneticato qualcosa su costumi e robe varie, ma lui si era categoricamente rifiutato.
Non si sarebbe travestito, impiastricciato o robaccia varia.
Appena salito sul bus, dopo pranzo – ben coperto–, la brunetta gli aveva inviato un messaggio in cui lo avvisava che sarebbe arrivata un pochino più tardi a causa di un imprevisto, e così un quel momento era lì, solo, in piedi come un palo e infagottato nella sua adorata felpa verde.
Mentre aspettava aveva visto tanta gente, spesso ridicola oppure inguardabile, senza capire il perché di quella… cosa.
Che gusto c’era nel travestirsi? Proprio non riusciva a concepire quel pensiero nella sua testa.
Per fortuna lui aveva ancora un briciolo di digni…
“Niky! Ma li leggi i messaggi? Ti avevo detto di aspettarmi alla porta ovest…” mugugnò Jackie, piazzandosi di fronte a lui con le guance gonfie e le mani sui fianchi, in una posa autoritaria.
Ma nemmeno la sentì.
La ragazza aveva i lunghi capelli castano scuro lisci, con ben presente la rosa canina. Indossava una curiosa divisa scolastica nera con delle strisce bianche, composta da camicia, giacca, minigonna a pieghe, calze nere lunghe fin sopra il ginocchio e stivaletti dello stesso colore.
Boccheggiò per qualche minuto, senza riuscire a trovare qualcosa da dire che non fosse una cretinata.
Era… davvero carina.
Fin troppo carina.
Addirittura più carina di come si era vestita a San Patrizio.
Era ben coperta da cima a fondo, eppure quella curiosa mise aveva un che di sensuale, quasi erotico.
Deglutì a fatica, mentre in lui si facevano strada pensieri ben poco inclini all’amicizia, facendolo vergognare come non mai.
Nemmeno con Rogan si era mai sentito così attratto come in quel momento.
E soprattutto non gli aveva mai stimolato la fame in quel modo.
Aveva voglia di abbracciarla, portarla in un angolino lontano e riparato, piantarle i denti nel collo e…
“Niky. Ma ci sei? Sembri in un mondo tutto tuo.” lo riportò alla realtà la ragazza, dandogli qualche schiaffetto sulla faccia.
“Devo forse usare questa?”, miagolò, mostrandogli una sottospecie di falce proprio davanti ai suoi occhi.
Uh.
“Che… che cavolo hai addosso? Perché sei vestita così? E perché giri con… con quella… ma che roba è?”, domandò, per reprimere i pensieri di prima con quesiti più intelligenti come quelli.
La ragazza sorrise ampiamente e fece un giro su se stessa, cosa che fece alzare un poco la gonna e attirare lo sguardo di parecchi maschi di ogni età.
Li avrebbe uccisi tutti. Dal primo all’ultimo. Dopo aver cavato loro gli occhi.
“Questo? Questo è un cosplay, Nik! Faccio Yuki Cross di Vampire Knight, un manga! Lei è la protagonista, mi piace tanto e quindi ho deciso di interpretare lei.” spiegò, entusiasta, facendo un altro giro.
Altro giro, altri probabili morti, altroché.
“Che te ne pare? Bello vero?”, cinguettò, saltellando sul posto.
“Certo, certo, carino, davvero, ma smettila di fare così, sembri solo scema.”, ringhiò, geloso, sperando di farla desistere da quei continui movimenti.
“Oh, calma, eh! Io ti avevo proposto di fare Sotaro Kano, di Kaicho wa Maid Sama… visto che ci assomigliavi… io avrei fatto Misaki-chan ma tu non hai voluto e non potevo farla da sola, sarei sembrata solo una semplice maid. Invece se faccio Yuki, sono riconoscibilissima anche così.” disse, prima di mettergli la falce vicino al viso.
“E ora muoviti, studente della Night Class, è mio compito far sì che ci sia ordine!”
Ma che cavolo diceva? Che lingua parlava?
Ci aveva capito poco o niente di tutta quella pappardella, ma se era vestita in quel modo era – a quanto pareva – colpa sua.
Maledetta la volta in cui non aveva assecondato le sue idee disturbate.
Sospirò, levandosi l’arma di dosso e affiancandola per tenere distante chiunque con i suoi sguardi truci.
“Andiamo. Voglio prendere i videogiochi e andarmene alla svelta.” sibilò, mentre i suoi occhi saettavano da una parte all’altra della stanza alla ricerca dello stand interessato.
“Guarda che se vuoi sei sempre in tempo per fare Kano… Ti ho portato la parrucca blu! Tanto se vestito uguale a lui…”, propose speranzosa la ragazza, battendo una mano sulla borsetta a tracolla che portava.
Non l’aveva notata prima.
“Va bene, va bene, mettimela.”, mugugnò, sperando di farla smettere con quelle richieste.
La ragazza sorrise vittoriosa, trascinandolo fuori dalla folla per portarlo contro il muro, ficcargli la parrucca e tirargli su il cappuccio verde.
“Wuaoh, sei uguale, perfetto! Evviva, cosplay di coppia!” cinguettò allegra, entusiasta ed elettrizzata come mai prima d’ora.
Colto da un pizzico di coraggio, Niklas prese il volto della ragazza tra le mani, avvicinandosi per sfiorarle le labbra e baciarla.
Voleva baciarla, lo voleva dannatamente!
Jackie si era come paralizzata a quel gesto, poteva sentire il suo cuore battere all’impazzata.
Mancava poco, mancava così poco..!
“Un crossover!”
Il vampiro alzò il capo, mentre la brunetta voltò la testa per capire chi avesse detto quella cosa.
Una ragazza vestita in un modo stranissimo li stava fissando con interesse.
Ma… che ficcanaso!
“Un che?” domandò Nik stranito, senza capire.

***

“Un crossover.” ripeté la ragazza che li aveva interrotti.
“Quando due o più personaggi di una diversa opera – di autori diversi o dello stesso – si incontrano nello stesso spazio e interagiscono.”
Jackie la fissò incuriosita.
Da una parte voleva mandarla a quel paese –Niklas stava per baciarla, Niklas stava per baciarla, ne era certa e quella aveva rovinato tutto! –  ma dall’altra aveva riconosciuto in lei il cosplay di Hinata Hyuga del manga ‘Naruto’.
Era davvero ben fatto, dalla parrucca blu a caschetto, lenti a contatto che rendevano gli occhi bianchi, la giacca, i pantaloni, le scarpe…
“Posso farti una foto?”, domandò Jackie, tirando fuori il suo cellulare provvisto di fotocamera.
Non poteva lasciarsi sfuggire una cosa simile!
“Anzi, possiamo farla insieme?” miagolò, passando il cellulare a Niklas, che lo prese un po’ scocciato.
“Un crossover tra Vampire Night e Naruto? Perché no?”, acconsentì la sconosciuta, mentre Jackie la prendeva a braccetto con un sorriso.
Niklas scattò un paio di foto, restituendo poi l’aggeggio alla proprietaria, sempre più entusiasta.
“Ma guarda che bello! Siamo venute benissimo! Grazie mille!”, soffiò, stringendosi il telefono al petto.
“Di nulla. E posso fare una foto anche a te, Kano? Certo mi piacerebbe se ci fosse anche un Yukimura… visto il rapporto ambiguo che hanno i due… ma mi accontento anche solo di te.”, domandò la cosplayer, tirando fuori a sua volta una macchinetta fotografica.
Niklas sgranò gli occhi, negando subito col capo.
“No. Non… non voglio foto. Non farò foto.” Non sarebbe venuto, si sarebbe scatenato il panico… Allora sì che sarebbe morto: Stoyán era già arrabbiato perché sapevano della sua vera natura lei, Daniel e Rogan…
La ragazza ci rimase male, abbassando il capo dispiaciuta.
“Capisco… è un peccato, non ci sono molte persone che fanno cosplay di Maid-Sama che non siano Misaki…” Quella frase fece imbarazzare Jackie, perché lei aveva pensato proprio a quel personaggio prima di cambiare e fare Yuki. Fischiettò tra sé e sé, sperando di scaricare la vergogna.
“Capisco… ma la mia risposta rimane NO.”, ripeté perentorio Niklas, incrociando le braccia davanti al petto, segnando un confine tra lui e gli altri.
Hinata – non conoscendo il suo vero nome l’avrebbe chiamata così da quel momento in poi – annuì ancora, prima di ringraziare per la foto precedente, che si fece passare tramite Bluetooth.
“Ma perché siete vestite così? Non è da pazzi?”, domandò Niklas, fissandole dalla testa ai piedi.
“Siamo cosplayer, Niklas!”, rispose Jackie, entusiasta, ringraziando ancora una volta Hinata.
“Cosplayer?” domandò confuso l’austriaco, cercando di capire cos’era.
La brunetta annuì, convinta: “Cosplayer, sì! Gente che fa cosplay, ovvero…”
“Si traveste da personaggi di anime, manga, telefilm, videogiochi, film, fumetti…” concluse l’altra ragazza, con un sorriso.
“Io lo trovo così divertente.”, soffiò ancora, divertita.
Il vampiro si grattò la testa, poco convinto, borbottando ancora un: “Cose da pazzi.”.
“Guarda che sei un pazzo anche tu, Nik. Stai facendo il cosplay di un personaggio dei manga.”, sghignazzò ancora l’irlandese, facendoglielo notare indicando abbigliamento e parrucca.
L’austriaco sgranò gli occhi, prima di togliersi l’affare dalla testa e riporgerlo alla ragazza.
“Se attira foto, io passo.”, brontolò ancora, mentre Jackie la metteva via con un sospiro.
Che peccato… ma l’aveva visto in quei panni per un paio di minuti e tanto bastava.
“Grazie ancora per la foto, Yuki.”, salutò ancora Hinata, rivolta alla brunetta, che sorrise e la salutò a sua volta, seguita da un imbronciato Niklas.
I due ragazzi ripresero il giro, anche perché il moro aveva espresso il suo desiderio di trovare le due espansioni per i suoi videogiochi preferiti.

Era ormai quasi ora di cena; avevano camminato per tutto il padiglione.
Jackie aveva comprato dei peluche, qualche tazza, dei numeri di manga che le mancavano nella collezione e delle spille da poter attaccare poi sulla sua cartella di scuola; Niklas al contrario si era limitato solo ai due giochi, come prefissatosi fin dall’inizio.
Avevano appena individuato un’area di ristoro con panche e tavoli apposta, quando la loro attenzione fu attirata da una serie di voci un po’ troppo alte e minacciose.
Voltando il capo, notarono la cosplayer di Hinata alle prese con un piccolo gruppetto di ragazzi e ragazze, dei bulletti che l’avevano presa per un polso e la stavano palpando rudemente, lontano da occhi indiscreti.
Jackie a quello spettacolo si arrabbiò moltissimo, dirigendosi a passo di carica verso la banda di teppisti per difendere quella povera ragazza.
“Ehi, voi! Lasciatela andare, subito!”, esclamò, autoritaria, agitando la falce e con le guance gonfie come quelle di un criceto, il suo assetto da battaglia.
I bulletti si voltarono a guardarla un attimo prima di ignorarla e tornare a fare i loro comodi, divertiti e ancora più chiassosi.
La brunetta sgranò gli occhi e spalancò la bocca, prima di levarsi uno stivaletto e lanciarlo contro uno di loro, quello che pareva il più grosso.
Niklas tentò di fermarla con un “Aspetta, stupida!” ma lei aveva già agito, purtroppo, e il ragazzo, pieno di tatuaggi, dai capelli biondi e rasati ai lati della testa, si girò a guardarla di nuovo con uno sguardo tremendo.
“Che cavolo vuoi tu?”, sbottò, avvicinandosi con fare bellicoso alla ragazza, piazzandosi a pochi centimetri di fronte a lei.
“Voglio che ve ne andiate subito e che lasciate in pace quella ragazza!”, squittì, indicando la povera Hinata. Per fortuna tutti si erano fermati per poter seguire lo scontro verbale che si sarebbe tenuto da lì a poco.
“Tu non hai alcun diritto di dirci cosa fare, sai?”, sibilò una ragazzina, avvicinandosi al ragazzo per stare al suo fianco, lo stesso sguardo di sfida e prepotenza.
“Non ho il diritto? Ma vi rendete conto di come la state trattando?”
La ragazzina scoppiò a ridere, le braccia incrociate al petto: “Ehi, è solo una stupida, e a quanto pare non è l’unica.”, disse, gettando un’occhiata eloquente proprio a Jackie, che divenne rossa di rabbia, prima di inveire contro di lei: “Stupida? Sarei io la stupida, o voi che fate i bulli con motivazioni stupide?”
L’altra si arrabbiò a sua volta, alzando una mano: “Ehi, guarda che ti faccio bella con un pugno!”
“Perché, saresti bella tu?”, intervenne Niklas, all’improvviso.
Jackie soffocò una risatina, coprendosi la bocca con le mani; la ragazzetta rimase un attimo spiazzata, prima di rispondere ancora: “Beh, sicuramente più di lei lo sono eccome!”
“Oh, non mi ero accorto di avere Miss Irlanda qui davanti, mi dispiace.” la schernì ancora l’austriaco, mentre il ragazzo si piazzava di fronte a lui, con le mani strette in un pugno pronto a menar colpi, dichiarando un: “Non ti permettere di insultare la mia ragazza!”
Ma acadde qualcosa.
Qualcosa che Jackie non si sarebbe mai aspettata da Niklas.
Il suo amico aveva ipnotizzato tutti i ragazzini, invitandoli a seguirlo fuori da lì.
Cosa aveva in mente?
Era preoccupata…

***


“Beh, sicuramente più di lei lo sono eccome!”
Se quella sottospecie di istrice con i capelli raccolti si reputava bella, beh, tanti complimenti per l’autostima ma le consigliava di guardarsi meglio allo specchio con un bel paio di occhiali da vista.
Jackie era bella. Molto più bella di lei.
E quella mancanza di rispetto per la sua amica lo aveva mandato fuori dai gangheri, non era riuscito a controllarsi e, visto che aveva fame, aveva decido di rendere la punizione qualcosa di piacevole.
Per lui, ovviamente.
Li portò in uno dei vicoletti vicino alla fiera e sorrise, mostrando le zanne.
Aveva fame… perché non approfittarne?
Iniziò così a bere dal collo di ogni ragazzino del gruppo, per un totale di sei persone.
Un po’ di qui, un po’ di là, e sarebbe stato sazio per parecchio, ne era certo.
Appena finiva di bere i ragazzini si afflosciavano a terra, stanchi e senza nulla per potersi riprendere dalla donazione fatta al vampiro, che si curò di non lasciare tracce come il morso o altro.
“Così imparate a portare rispetto per chi è più grande di voi, ragazzini.”, sibilò, leccandosi le labbra soddisfatto.
La ragazzetta lo guardò con occhi vacui e la bocca semiaperta, senza riuscire a proferire nulla: parlò Niklas per lei, divertito: “Ora sei sicuramente bellissima… se mai dovessi fare il cosplay di un cadavere.”
Se ne tornò dentro con un sorriso sadico sulle labbra, satollo e soddisfatto.

Trovò Jackie e l’altra ragazza sedute su una delle panche dell’aria ristoro, intente a bere da una bottiglietta d’acqua comprata in uno dei banchi che vendevano cibo e bevande a chi ne era sprovvisto.
Per fortuna lui non ne necessitava, perché aveva sentito che spesso i commercianti ne approfittavano per far pagare quei beni a prezzi esorbitanti.
“Tutto bene?”, domandò, sedendosi vicino all’amica, che annuì, quasi distratta.
“Cosa… cosa hai fatto?”, domandò lei, un po’ titubante.
Lui la occhieggiò, prima di sospirare: “Non vuoi davvero saperlo.”
“Lo voglio sapere invece. Sputa il rospo, Nik!”
Anche l’altra ragazzina li stava guardando, interessata e in silenzio.
L’austriaco rimase zitto per qualche attimo, prima di parlare.
“Ho dato loro una lezione, gli ho fatto prendere paura con… questi.”, disse, aprendo la bocca e rivelando i canini, picchiettandoseli con l’indice.
“Wow. Sembrano veri, bella dentiera!”, si complimentò la cosplayer, fissandoli ammirata.
Beata ingenuità.
“Grazie, grazie… Poi visto che c’ero ho fatto uno spuntino…” bofonchiò, mettendosi le mani in tasca e appoggiando la schiena al bordo del tavolo.
Jackie lo fissò.
Lo fissò.
Poi gli mollò un coppino degno di Stoyán, tanto da farlo piegare in avanti.
“Detta così sembri proprio un vampiro.”, commentò divertita quella che l’amica chiamava Hinata.
“Già… Ma guarda te, forse dovevi fare Kaname Kuran, il capo dei vampiri della Night Class di Vampire Knight nonché mio… nah, potrei fare spoiler.”, disse a denti stretti la brunetta, massaggiandosi la mano per il colpo inferto.
“Chi?”, domandò il moro, senza capire.
Ma che diceva? E che diamine lo colpiva a fare? Ormai tutto era stato compiuto, e che accidenti!
Sbuffò, infastidito, massaggiandosi la parte lesa con calma.
Per lui quella fiera si era conclusa nel migliore dei modi.
Salutarono ancora l’altra ragazza, che li ringraziò più volte a capo chino e andarono alla fermata dell’autobus.

Una volta sul mezzo, sentì Jackie inspirare forte dal naso.
Ma che gesti faceva?
“Senti, Nik… uhm… Martedì è il mio compleanno. Ti… andrebbe di venire? Magari anche il maestro, Taylor e Charlotte… lo faccio a casa di Lee, visto che i suoi sono fuori.”
Un compleanno? Oh, accidenti, che regalo le avrebbe potuto fare ora?
“Ti… saprò dire, grazie dell’invito.”, mugugnò l’austriaco, mentre il cervello si arrovellava per trovare una soluzione.
Perché si riduceva sempre all’ultimo? Non poteva avvisarlo prima?
Che casino…
Una volta a casa, entrò a passo spedito verso la sala, dove Taylor era stravaccato sul divano con fare annoiato mentre si limava le unghie.
“Tu. Parassita. Mi serve una mano.”
Il vampiro dai capelli color sabbia si voltò a guardarlo con calma, mentre mostrava un sorrisetto.
“Una mano? Per cosa? Guarda che non faccio nulla di sconcio.”, replicò divertito e allusivo.
Niklas si spiaccicò una mano sulla faccia.
“No! Nulla del genere! È… per il… Jackie compie gli anni, Martedì, e ha invitato tutti al suo compleanno. Mi serve una mano per il suo regalo.”, spiegò, impaziente.
“Per favore.”, aggiunse, a denti stretti.
Il compare tornò a limarsi le unghie con nonchalance, pensieroso.
“Ok, Nik, ti darò una mano. Ma in cambio…”

 

 


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1Colpa di PinkyRosie che un giorno mi ha detto “Stoyán lo sai... puoi anche tenerlo lì a leggere l'elenco del telefono, io lo amerò sempre!...” x°°°D

Parla Tomocchi: dieci giorni…. Ho iniziato a scriverlo due settimane fa e l’ho ripreso dopo dieci giorni… miseria! X°D Odiatemi. Comunque questo è il capitolo premio per Psyche07, nei panni della cosplayer di Hinata Hyuga xD si conclude con quest’invito e una richiesta… che richiesta?
Scoprirete tutto nel prossimo capitolo! :D
spero vi sia piaciuto come al solito <3
Ma passiamo alle cose importanti: i ringraziamenti!
Vorrei dire grazie a tutti voi lettori, a tutti voi che ci seguite e vi fate sentire –che sia qui su EFP, su FB, su Ask…- davvero, grazie di cuore, né io né mia sorella avrem mai pensato che questa storia avrebbe raggiunto tanti seguiti! Ben 40 seguiti e ben 19 preferiti! E grazie a questi preferiti, siamo entrati in classifica nelle storie più popolari! *O* <3 Davvero, grazie.
La seconda cosa, purtroppo a causa di disguidi tecnici –non dico altro BD- Another Way cambia giorno! Verrà pubblicato di sabato (penso verso le 16 di pomeriggio), mi dispiace perché domenica era ormai il nostro giorno e ci tocca cambiare… ç_ç
Ultimi, ma non meno importanti, i ringraziamenti! –ancora, sì-
Un grazie a PinkyRosie, EvilDevil, Cho Yamamori, DarkViolet92, Kleis, Bijouttina, Soheila e Mojita_Blue(con le sue ragazze <3) per aver recensito! *O* Un grazie a Sasha29 e moma88 per aver messo la storia nelle seguite e a nana_takashima e NIVES LOVECHERRY per aver messo la storia nelle preferite!
E ora, pubblicità!
Mancano 2 settimane alla fine del contest, lo ricordo per chi voleva partecipare… intanto PinkyRosie ha già consegnato la sua storia ( Buon Natale Jackie. Buon Natale Niklas! ), passate a dare un’occhiata, è davvero carinissima xD <3
E infine, il disegno di Jackie in cosplay(relativo a questo capitolo y.y) e la fan art di Mojita_Blue  le trovate sul gruppo <3<3
Alla prossima! <3

 

 

 

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Capitolo 31
*** Midnight Memories ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 30
Midnight Memories

 

 

 

 

 

 

Casa di Leenane, Martedì pomeriggio tardi, poche ore al compleanno del secolo!(?)

“You and me and all our friends, I don’t care how much we spend…”
Jackie stava canticchiando una canzone mentre alzava il volume dello stereo con grandi casse, entusiasta.
Baby this is what the night is for, oh, oh…”
“Jackie, potresti abbassare?!”, cercò di chiamarla Leenane, con scarsi risultati.
“I know nothing's making sense… For tonight let's just pretend… I don't wanna stop so give me more, ohohouaah!!!” A quell’ultimo urlo la biondina staccò la spina con stizza, facendo ricadere la stanza nel silenzio più assoluto.
“Ma sei fuori? Guarda che siamo in un centro abitato, non voglio che arrivi la multa per disturbo della quiete pubblica da parte dei vecchiacci qui di fianco…”
“Ma, Lee, a me piace tanto questa canzone.”, piagnucolò la brunetta, congiungendo le mani.
“Anche a me piace tanto… ma a volume non troppo alto!” sospirò l’amica, riattaccando la spina.
Stavano finendo gli ultimi preparativi per la festa di compleanno di Jackie, che compiva ben 19 anni.
Già 19 anni… come passava il tempo!
La casa era addobbata con festoni colorati, sul tavolo erano presenti ciotole piene di stuzzichini, patatine, salatini, pezzi di pizza al trancio e in frigo stava comoda la torta gelato comprata da Lee, ignara che gli altri ospiti l’avrebbero mangiata solo per convenienza, dato che non ne avevano bisogno.
Aveva deciso di fare una cosa molto intima, solo loro sei.
Il suono del campanello la riportò alla realtà e si fiondò alla porta per aprire.
Oh, accidenti… Lee doveva invitarli! Ma come?
“Lee, vieni qui che ti presento i miei… amici!”, la chiamò, frettolosa.
L’amica la raggiunse.
“Allora, lui è Niklas Reiter… ripeti con me, su, e sii gentile, invitalo ad entrare…”
“Jackie, conosco già questo carciofo…”
“Lo so, lo so, ma ripeti con me… dai…”
“Solo perché è il tuo compleanno eh! Ciao, Niklas Carciofo Reiter… entra pure.”
“Ciao, falsa bionda.”, salutò a denti stretti l’austriaco, gentile come al solito.
“Poi c’è Stoyán Vasilliski, suo zio…” continuò la brunetta, con un sorriso.
“Incantato, signorina Leenane, la signorina O’Moore mi ha parlato molto bene di lei…”, salutò fascinoso come suo solito il bulgaro, con un leggero inchino.
“Ecco, questo mi sta più simpatico. Piacere mio, Stoyán Vasilliski, entra, entra.”
“Poi c’è Charlotte Duerre… l’amica di Nik fin dalla scuola elementare…”
“Piaceve, sono davvevo contenta dell’invito, gvazie…” ringraziò la francese, ravvivandosi i capelli all’indietro.
“Piacere, Charlotte Duerre, fila dentro anche te… strano modo di parlare, eh?”
“Un suo particolare difetto… e infine abbiamo Taylor… come fai di cognome?” domandò Jackie, spiazzata. In effetti non si era mai preoccupata di chiederlo.
Il vampiro dai capelli color sabbia strinse le labbra, incrociando le braccia al petto.
“Piuttosto che rivelarlo rimango qui fuori!”, si impuntò, capriccioso.
Sia Charlotte che Niklas sorrisero da squali.
“Eddai, dillo… non è poi così bvutto su…” miagolò la vampira, divertita.
“Zitta, ranocchia! Parli così perché non sei tu a portarlo!”
“Infatti… Ma così la fai solo più gvande di quello che è… cavo Vudy Celestino Webev…” concluse Charlotte, soddisfatta.
Niklas trattenne a stento una risata, piegandosi in due fino a finire a terra; Jackie cercò di soffocarla a sua volta, invano, così come Leenane.
“IO MI CHIAMO SOLO TAYLOR!”, strillò il ragazzo, paonazzo. Il sangue succhiato di recente era affluito sulla faccia, facendolo sembrare pazzo.
“Mi vendicherò, ranocchia, mi vendicherò, stanne certa!”
“Sto aspettando…” miagolò la francese, mentre il bulgaro si chinava a specificare bene il nome del ragazzo.
“Allora… pfff… Rudy Celestino Weber… entra anche te… uh uh..!” Leenane lo invitò con un cenno, facendosi da parte per far passare quella diva sdegnosa di Taylor.
Solo poi la brunetta notò che l’austriaco teneva tra le mani la custodia del suo famoso violino.
“Ehi, Nik, cosa fai con quello?” domandò curiosa.
L’amico nemmeno rispose, anzi, lanciò un fischio a Ru… pfff, sì, era meglio Taylor, ancora leggermente imbronciato.
“Potresti… spegnere quella roba un attimo?” chiese lui, riferendosi alla musica in sottofondo.
“Non è roba, è musica…”
“Jackie…”
“Ok…”
La brunetta spense lo stereo e attese, guardando il vampiro dai capelli color sabbia piazzarsi al centro della sala e Niklas tirar fuori lo strumento musicale che tanto adorava.
“Allora, Jackie… questo è il tuo regalo di compleanno da parte di N….” iniziò subito Taylor, ma un’occhiataccia del violinista lo fece correggere.
“Ehm… da parte di noi tutti.” Le fece poi l’occhiolino, sussurrando: “Ma posso dirti che più che altro è da parte di qualcuno in particolare…”
L’austriaco iniziò a passare l’archetto sulle corde, producendo un suono dolce e armonioso, che non riconosceva, seguito dall’altro che iniziò a cantare, e doveva ammettere che aveva davvero una bella voce.

“I know you’ve never loved, the sound of your voice on tape… you never want to know ho much you weight, you still have to squeeze, into your jeans… but, you’re perfect to me…”
Un momento…
La ragazza arrossì fino alla punta delle orecchie, iniziando a comprendere le parole.

“I won’t let these little things slip… out… of my mouth… Bu if it’s true… it’s you… it’s you, they add up to… I’m in love with you… and all these little things!2”
Non era possibile.
Era… confusa, imbarazzata ma allo stesso tempo anche lusingata.
Non ne aveva proprio idea che..!
A fine canzone, Taylor fece un inchino, così come Niklas, applauditi da tutti.
“Oddio…”, piagnucolò Jackie, commossa, portandosi le mani alle guance color peperone.
“Io… non so cosa dire…”
Niklas intanto aveva abbassato il capo in imbarazzo, mentre Taylor sorrideva pieno di aspettativa.
“Taylor… non credevo che tu fossi… Oh, mi dispiace, ma io non sono innamorata di te, però mi fa tanto piacere..!” miagolò, con la faccia praticamente in fiamme.
Il cantante sgranò gli occhi, sorpreso.
“As…Asp.. Aspe’… Aspetta, ragazza, piano, piano! Non… non l’ho cantata perché… Frena, tu non mi piaci, non farti castelli in testa!”, esclamò, mettendo le mani davanti a sé come a proteggersi da eventuali attacchi fisici.

***

A Niklas cascarono le braccia.
…Ma era seria?
Lui si era… sacrificato… suonando quella canzoncina con romanticismo da quattro soldi e… lei era andata a pensare a Taylor?
Eppure pensava che con quello avrebbe finalmente capito… o forse era Jackie troppo scema.
Niklas sospirò ancora, pesantemente.
Non aveva mai sentito il bisogno di affogare i dispiaceri nell’alcool… fino a quel momento.
Ne aveva decisamente bisogno.
Capiva gli alcolizzati…
Stappò la prima bottiglia colorata che gli ispirava e se ne versò una generosa quantità in un bicchiere di plastica.
A quel paese Jackie e il suo cervello da criceto! Persino Jo era più sveglia di lei, ne era sicuro.
Anche Stoyán, Charlotte e Leenane si erano avvicinati per servirsi, mentre Taylor cercava ancora di chiarire l’equivoco con la brunetta senza far capire che quel concertino era interamente da parte di Niklas, il che si stava rivelando davvero arduo.


Dopo circa mezz’ora tutto si era risolto – più o meno – e più rilassati gli altri regali erano stati scartati: la giovane parrucchiera era stata un’ottima custode per essi.
I suoi fratelli –Edward, Robert, John e Jack – le avevano regalato dei vestiti nuovi da mettere, i suoi genitori delle ricariche per il cellulare, Polly i libri “L’inganno del vampiro” e “Notturno”, Leenane un bellissimo ciondolino a forma di cuore in cui era possibile infilare dentro due foto, sussurrando qualcosa a Jackie che l’aveva fatta arrossire di nuovo all’inverosimile. Chissà che le aveva detto.
Ma tanto, non gli importava molto.
Forse.
A dir la verità aveva perso un po’ la cognizione del tempo e dello spazio.
Intorno a lui… gli sembrava così… frivolo, stupido, ma allo stesso tempo leggero.
Era tutto molto ovattato, come in un sogno, sentiva di poter fare qualunque cosa, che il mondo era più bello.
E non era l’unico a pensarlo, a quanto pareva.
Portò il suo sguardo su Taylor, che stava bevendo e fumando un sigaretta presa da chissà dove, steso a pancia in su sdraiato sul divanetto di casa di Lee.
O almeno, stava facendo quello prima di vederlo assumere un colorito verdognolo e sboccare sul povero sofà…
Passò a Leenane, che si stava ingozzando di roba insieme a Jackie, rideva come una scema prima di bloccarsi di colpo e correre in uno stanzino che doveva essere il bagno.
Knock Out pure lei.
I suoi occhi andarono su Charlotte, che barcollante aveva raggiunto il divano, ridendo, per poi strusciarsi su Taylor con lentezza, mentre il vampiro subiva in silenzio senza opporre alcuna resistenza.
La donna alzò un attimo lo sguardo incrociando quella dell’austriaco, sorrise e camminò con difficoltà verso il suo maestro, strusciandosi come una gatta in calore su Stoyán, il povero Stoyán, che era rannicchiato nell’angolo della sala e borbottava qualcosa tra sé e sé.
Si avvicinò alla coppia, accorgendosi di non essere molto stabile, sentendo i discorsi sconnessi dell’uomo.
“Guarda dove sono finito… in mezzo a dei ragazzini con gli ormoni a mille… certo non dovrei parlare io, con quello che facevo alla loro età, però… oh, amore mio, quanto mi manchi… quanto mi manca la tua… incredibile… presenza..! Guarda dove sono… con questo stupido allievo così ingrato…”
La sbronza triste… era diventato pure maleducato.
Sbuffò, sentendo poi un tale peso sulle spalle da farlo piegare leggermente in avanti, come una canna di bambù.
Sentì un profumo familiare, un profumo che sapeva di frutta, di patatine e sudore.
Jackie.
L’amica stava infatti ridacchiando come una pazza sclerata mentre gli dava qualche pugnetto sulla schiena.
“Niiiik.”, chiamò, lamentosa: “Canta con me, canta con me!”
“Che cosa?”, domandò candido lui, pronto ad assecondarla.
Perché alla fine lo faceva sempre. Si lagnava, si opponeva, si schifava, ma alla fine la assecondava sempre, perché in fondo le voleva tanto bene.
Per una volta non si sarebbe opposto e l’avrebbe assecondata, semplicemente.
Difatti la risata si spense di colpo tanto lei rimase spiazzata.
Salvo poi riprendere l’attimo dopo.
“Canta con me… così! Baby you and me, stumbling in the street, singing, singing, singing, singing3..!” cinguettò, dondolandosi un po’ e invitandolo a imitarla, cosa che lui si prodigò volentieri.
Poteva fare anche lui lo scemo, una volta tanto!
“Singing, singing, singing, singiiiing!” cantò, allegro, scoppiando a ridere.
“Braaaavo!
E ancora, I wanna stay up all night and doooo it aaaal with yoooouuuu4!”
“Ehi, basta, non siamo certo un disco…”, ridacchiò sconnesso il moro, cingendole le spalle con un braccio.
La ragazza rise a sua volta, trascinandolo poi in un corridoietto che portava alle camere.
Entrarono in una stanza che ricordava quella di Jackie, ma più ordinata e meno da fanatica, solo che il moro non ci fece troppo caso da tanto era brillo.
Prese in braccio la brunetta e la buttò sul letto, raggiungendola poi a cavalcioni con un sorriso stampato sulle labbra.
Anche lei gli sorrise di rimando: gli cinse il collo con le braccia e lo tirò a sé, per dargli un bacio a stampo.
“Sei troppo carino, sai, Nik?”, soffiò lei, accarezzandogli la testa con dolcezza, passando le mani in quella zazzera scura che erano i suoi capelli.
“Anche più dei tuoi vampiri sbrilluccicosi?”, domandò lui, strofinando il naso contro il suo, trovando la cosa piacevole.
“Un pochino, pochino… ma shhht, è un segreto! Il nostro segreto, ok?”, ridacchiò lei, mettendosi l’indice davanti alla bocca.
Lui lo scostò con la mano, solo per baciarla ancora, andando a forzare le sue labbra per intrufolarsi con la lingua e ghermire quella della compagna, mentre uno strano senso di voglia mista a fame si faceva strada in lui.
Già, la fame…
Il suo caldo e dolcissimo sangue, quello sarebbe stato un ottimo spuntino, avrebbe raggiunto l’estasi totale, di certo lei non si sarebbe opposta, se lo sentiva…
Jackie era… unica.
Certo, uguale ad altre mille mila bimbaminkia, ma in un certo senso… unica.
Si scambiarono ancora qualche umido bacio, prima che il vampiro percorresse ancora una volta la sua mandibola e giungesse al suo collo.
“Niklas…”, soffiò lei, reclinando il capo all’indietro e offrendosi totalmente a lui.
“Jacqueline…”, sussurrò lui, sentendola rabbrividire per aver sentito il suo nome completo.
Era così bello, perché non poteva chiamarla così per sempre?
Prese tra i denti un lembo di pelle, mordicchiandolo e succhiandolo, come a pregustarsi ciò che avrebbe bevuto da lì a poco.
Era da mesi che non avevano occasione di scambiarsi quella che lui considerava un’effusione, un momento solo loro, una cosa solo loro.
Stava per piantarle i denti nel collo quando una forza incredibile lo sollevò, facendolo schiantare contro il muro con un gran boato.
Ma che diavolo..?!
Era troppo stordito per connettere cos’era successo, la testa gli girava e gli doleva in una maniera inimmaginabile…

***

Jackie si mise immediatamente seduta, spaventata.
Stoyán era proprio di fianco al letto, il respiro affannato e le mani strette in pugno, rigide.
Era successo tutto troppo in fretta per i suoi gusti.
Un attimo prima lei e… Niklas erano lì a baciarsi, mancava poco che lui bevesse il suo sangue e…
Il maestro lo aveva spinto contro il muro con una forza incredibile e sembrava anche parecchio arrabbiato, furioso come non mai.
Ne era spaventata, davvero.
“Stupido, stupido, stupido allievo…. Stupido e incosciente!”, ringhiò, aggirando il letto per raggiungere il ragazzo e sollevarlo per la collottola, ignaro dei lamenti di quest’ultimo e delle sue deboli proteste.
“Proprio adesso doveva arrivare la pubertà? Proprio adesso dovevano andarti gli ormoni a mille con questa ragazzina? Non potevi attaccarti a un computer come al solito?”, sibilò l’uomo, lanciandolo fuori dalla stanza.
Si voltò verso Jackie, con un sospiro pieno di rammarico.
“Sono desolato, signorina O’Moore… Provvederò a passare in questi giorni per mettere a posto il muro della sua amica. Per il resto, le auguro una buona serata, nonostante la brutta esperienza che stava per passare. Davvero, non avrei mai immaginato che sarebbe successo così in fretta… che saremmo arrivati a questo punto così presto. La prego di rilassarsi…”
“Ma… io e Nik… lui… non stava facendo nulla d… di… ma… male, glielo ass… assicuro…”, balbettò la ragazza, ancora intontita e tremante per la scena a cui aveva assistito.
Il bulgaro si rabbuiò, fissandola seriamente.
“Lŭzhliv. Lei non può nemmeno immaginare cosa stava per passare. Ripeto, si rilassi e mi permetta di andare, senza se e senza ma. Devo prima fare un discorsetto al mio pupillo, dopodiché potrete fare ciò che più vi aggrada, che sia copulare o pomiciare a oltranza. D’accordo?”
La brunetta strinse le labbra e si limitò ad annuire, ancora ad occhi sgranati e spaventati.
Guardò l’uomo lasciare la stanza, prima di provare ad alzarsi e sorreggersi al muro per camminare, tanto tremava ancora, arrivando nel piccolo corridoio.
Vide alzarsi anche gli altri due vampiri, che dopo qualche lamentela e una piccola discussione, seguirono Stoyán fuori casa in fila indiana, mogi, nel più totale silenzio della notte.
Leenane uscì poco dopo dal bagno, la mano sulla fronte e il colorito pallido, quasi al pari con le creature della notte che avevano lasciato l’abitazione poco prima.
“Allora… cosa mi sono persa?”, bofonchiò la bionda, strizzando gli occhi.
“E che ore sono? Devo mettere in ordine prima che tornino i miei domani…”
“È mezzanotte.” Mormorò Jackie, atona.
“Mezzanotte.”
In sottofondo, una voce maschile cantava “…
Would you wanna run away too? Cuz’ all I really want is you!.. She looks so perfect standing there…5” ma la brunetta spense lo stereo, con un profondo senso di vuoto che le attanagliava lo stomaco.
Sperava di rivedere Niklas l’indomani, e di capire tutta la faccenda.


1 Tu ed io e tutti i nostri amici    | Non mi importa quanto spendiamo   | tesoro questo è il modo giusto per passare la serata   | Io lo so che nulla ha senso   | per questa notte facciamo solo finta   | Io non voglio fermarmi perciò dammi di più  
2  So che non hai mai amato | il suono della tua voce registrata| non vuoi mai sapere quanto pesi | devi ancora stringerti nei tuoi jeans | ma per me sei perfetta | Non lascerò che queste piccole cose | escano dalla mia bocca| ma se è vero sei tu| sei tu | si aggiungono al motivo perché | io mi sono innamorato di te | e tutte queste piccole cose.
3
tesoro tu ed io   | barcollando per strada   | cantando, cantando, cantando, cantando
4Voglio restare alzato tutta la notte| e fare tutto con te.
5 Scapperesti via con me? | Perché tutto quello che voglio davvero sei tu! | Lei sembra così perfetta, lì in piedi…

 

 


AskAnotherWay
Il gruppo Facebook

When Tomocchi is joy

 

Parla Tomocchi: Papparannnpappapparapanpappaaannn vi starete chiedendo: e che diamine è successo? Pazientate, pazientate, una settimana e saprete tutto, curiosone! Intanto mi aspetto teorie, complotti, impressioni su questo capitolo in cui sembravamo arrivare al dunque, e invece…!
Ultimamente Leenane è apparsa un po’ di più, ma tranquille, sparirà di nuovo per un altro bel pezzo lol.
Più che altro, povera ragazza… offre casa sua per una festa di compleanno e guarda come sti cretini gliela riducono BD
Scopriamo poi il vero nome di Taylor… ve lo aspettavate? x°D Senza offesa a chi porta quel nome, sia chiaro, però credetemi che c’è gente che si chiama così e che viene presa tanto in giro y.y
Troverete sul gruppo FB il nuovo indovinello! :D

Ma come sono andate le votazioni?
Ahah, eccoci qui!
Mr Another Way è Stoyán, con ben 8 voti! Seguono poi Niklas con 4 voti, Taylor 2 e Jack 1.
Miss Another Way è Jackie, con ben 12 voti! Seguono poi Charlotte con 4 voti, Leenane 1 e Rogan 1.
E come ho postato sul gruppo...
Avendo votato Stoyán come preferito, mi pare ovvio che dovrebbe essere lui il protagonista! Ma come sarebbe stato Another Way con il bulgaro protagonista?
Ecco a voi!

 

 

“Jackie era più che decisa in quello che stava facendo.
La brunetta camminava a passo spedito verso la casa del suo compagno di classe, Niklas Reiter, un –da quel che le aveva detto Daniel – vampiro che però si teneva peggio di un barbone.
Non poteva essere! Non poteva vestirsi così male, non radersi e… tutto il resto!
Sbuffò, cercando di calmarsi in prossimità della casa.
Doveva convincerlo ad aprire, doveva riuscire a ottenere la sua fiducia per cambiarlo!
Una volta davanti alla sua abitazione, prese fiato e si attaccò al campanello.
Era certa che quel nerd stesse gioc…
Non riuscì nemmeno a finire di formulare il pensiero che la porta si aprì immediatamente, rivelando una figura completamente diversa da quella che si aspettava.
Un uomo di circa trent’anni, dai lunghi capelli neri raccolti in una coda bassa, vestito con pantaloni eleganti e camicia, le sorrideva con gentilezza.
“Buonasera, desidera?”
Jackie si riscosse, rendendosi conto che aveva spalancato la bocca come una perfetta idiota.
“I… io cerco Niklas Reiter, è… in casa?” domandò, incerta, cercando di sbirciare all’interno buio della casa.
L’uomo scosse il capo.
“Mi dispiace, Niklas è stato sostituito, sono io il nuovo protagonista, Stoyán. Doveva dire qualcosa? È un personaggio di contorno o è la co-protagonista?”, chiese lui, gentile.
Diamine!
Aveva un caldo tremendo!
“Sì, sono io, Jackie O’Moore…” disse con un filo di voce. “Dovrei… dovevo… trasformare quel puzzone nerd in un figo della madonna, ma…” squadrò Stoyán dalla testa ai piedi, prima di deglutire.
“Ma non posso fare nulla… lei è già perfetto così…” miagolò, facendosi aria con una mano. Perché gli dava del lei? Quel tipo ispirava rispetto e potere al primo sguardo.
Il vampiro ridacchiò appena, divertito dalla reazione della ragazza.
“Allora vuole saltare direttamente alla parte in cui, come da copione, ci mettiamo insieme, signorina O’Moore?” domandò, porgendole la mano per invitarla in casa “Faccia attenzione al gradino…”
“Grazie… volentieri!” cinguettò la ragazza, gettandogli direttamente le braccia al collo.
“Trasformami subito in vampiro, così finiamo questa farsa!” aggiunse, entusiasta.
“Ma dovrei prima chiedere al consiglio…” tentò una debole protesta l’uomo, ma Jackie gli lanciò un’occhiataccia.
“Tu ora mi trasformi senza far storie, o ti riempirò la bocca di aglio.”
“No, no, no, no! Ok!”
La brunetta sorrise soddisfatta, vivendo per sempre felice e vampira. “

Questo significa che, se fosse stato Stoy protagonista, Another Way sarebbe finito al capitolo 3 x°D

E ora, i ringraziamenti! :D Una grazie a oanaa, LexiBlacklee e Up_me_memories per aver messo la storia tra le seguite, ad Alessia_MagicStory, babydoll, miku_vale, Titania, Soheila, annina76, Bijouttina (chissà perché me ne sono accorta solo ora ç_ç) e moma88 per aver messo la storia tra le preferite <3 e a PinkyRosie FiveStar, EvilDevil, moma88, Kleis, Soheila, Mojita_Blue, lovelymangaka, DarkViolet92, Bijouttina e annina76 (che ha recensito il capitolo avviso che però ho dovuto cancellare per mettere questo nuovo ç_ç non recensite i capitoli avviso, mi dispiace perdere le vostre reccy così carine ç///ç”)
Alla prossima! :D

 

 

 

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Capitolo 32
*** Dichiarazione ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 31
Dichiarazione

 

 

 

 

 

 

Dublino, Fitzgerald School, Mercoledì mattina, ore 8.00

“Niklas Reiter..?” chiamò il docente
“Assente.”, mormorò Jackie, a testa bassa.
Quella mattina non si era presentato. Certo, anche lei aveva un mal di testa colossale, ma i suoi l’aveva spedita a forza a scuola e lei non aveva potuto opporsi.
La scuola era scuola.
Non ci si poteva sottrarre ad essa, volenti o nolenti.
La brunetta sospirò, appoggiando i gomiti sul banco e la testa sulle mani, in attesa.
Fuori c’era un bel sole.
E la cosa la intristiva ancora di più…

***

Rogan fissava la compagna di classe attentamente, come a cogliere qualcosa in quello sguardo afflitto.
Non capiva perché fosse triste.
Cosa aveva da essere triste?
Era convinta che oramai lei e Niklas fossero insieme… invece non uno stato su Facebook, non un tweet su Twitter, un post su Tumbrl, nulla di nulla sul loro rapporto.
Il moro non era venuto nemmeno a scuola…
Che fosse successo qualcosa?
Strinse le labbra, fissandola con astio.
Non riusciva più a sopportarla.
Voleva farle male. Molto, molto, molto male.
Lanciò un’occhiata a Daniel e si chinò sul proprio cellulare tenuto sotto il banco, al riparo da occhi indiscreti, per inviare un messaggio su Whatsapp al biondo.
Una sola parola, scritta nuda e cruda.
Accetto.

***

Mercoledì pomeriggio, Casa di Niklas, pomeriggio.

Stoyán stava seduto sul divano, con i gomiti appoggiati sulle gambe, una mano chiusa a pugno raccolta dentro l’altra davanti alla bocca chiusa.
Niklas lo guardava in silenzio, aspettando che dicesse qualcosa, qualunque cosa.
La sera prima l’aveva lanciato contro il muro, lontano da Jackie, per un motivo a lui sconosciuto.
Non osava parlare, turbare quella quiete che nascondeva una tempesta pronta ad abbattersi.
Probabilmente su di lui.
Iniziò a torturarsi il labbro inferiore con i denti, così come le mani, seduto di fianco al suo mentore.
Quell’attesa era estenuante, lacerante, insopportabile, rotta finalmente la voce del bulgaro che riempì la stanza.
“Io e te dobbiamo affrontare un discorso molto importante.”
Il vampiro più giovane annuì, tenendo i suoi occhi fissi su di lui.
“Ho… notato una certa affinità tra te e la signorina O’Moore. Molta più affinità di quanto ne avessi con la signorina Macklemore, devo dire.”
Certo, Rogan era prepotente e intelligente, riusciva a manipolarlo bene e non concedeva facilmente il suo sangue… Jackie almeno era prepotente e scema. In senso buono. Ovviamente.
“E questa affinità ho constatato essere… un interesse ben oltre l’amicizia. Un interesse di tipo amoroso, ma non la solita cotta, dico bene?” domandò l’uomo, fissandolo intensamente con i suoi profondi occhi neri come la pece.
No, non era la solita cotta.
Non era una delle solite sbandate che si era preso nel corso dei secoli.
Con le ragazze non ci aveva mai parlato, non aveva mai provato ad avvicinarsi, a entrare in contatto con loro, a interagire.
Non aveva mai pensato di provarci, di chiedere a loro di stare insieme –Rogan a parte –, di intraprendere una relazione vera e propria, di… averle.
No, quella volta era stato diverso.
Era stato diverso perché era stata la ragazza ad avvicinarsi a lui.
Era stata Jackie a piombare come un tornado nella sua vita, a strapparlo dalla solita routine, a smussare quegli spigoli del suo pessimo carattere, a credere in lui e a offrirsi più volte per sfamarlo.
Non aveva avuto paura.
Certo, era stupida: credeva che i vampiri fossero creature carine e coccolose che si facevano tanti riguardi nei confronti degli umani quando invece non era affatto così… però doveva dargli atto che aveva accettato tutto, anche se aveva visto la parte più dura, quella in cui la fame era fame, dove si cibava dei barboni, dove la realtà si scontrava con la fantasia e vinceva.
Rogan al contrario aveva sempre avuto un po’ di incertezza, del riguardo, qualcosa che lo portava a pensare che non era del tutto sincera.
Ma d’altra parte, anche lui non lo era stato.
Si era finto, seppur poco, quello che non era.
Con la bruna, invece, era sempre stato se stesso. Fin dall’inizio.
E lei lo aveva sopportato. Come lui sopportava lei.
Ed era questo, quello che amava.
Accettavano l'uno i difetti dell’altra. Si divertivano lo stesso.
La forza del rapporto era quello.
Non sapeva se Jackie provava lo stesso per lui, ma quella volta ci avrebbe provato. Avrebbe rischiato tutto.
Il ragazzo annuì ancora.
“Non è la solita cotta.”, affermò asciutto.
Stoyán distolse lo sguardo, fissando il muro davanti a sé.
“Tempo fa c’era un ragazzo che amava. Amava una persona. Una persona che era una creatura soprannaturale. Questa persona, una notte, lo rese un vampiro per passare insieme l’eternità.
Il ragazzo, ormai divenuto uomo, era… la persona più felice del mondo.
Una notte quella persona morì, e l’uomo rimase solo; solo e con una vita di eterna sofferenza da scontare.”
Questa volta fu Niklas a guardare il maestro, a tenere gli occhi fissi su di lui.
“Ma a quell’uomo fu data la possibilità di creare, di dare la vita. Gli altri vampiri gli chiesero di andare in Austria e di trovare qualcuno che gli sembrasse idoneo. Qualcuno che sembrasse forte, qualcuno che non avrebbe avuto problemi, qualcuno che era troppo timido o troppo spavaldo per l’amore.”
Il ragazzo deglutì a vuoto.
Sapeva dove stava andando a parare.
“Quest’uomo scelse un bambino trovato per caso. Il bambino stava giocando nel cortile con il fratello più grande, quando cadde e si sbucciò il ginocchio. Lo vide piagnucolare e lamentarsi. L’odore del suo sangue giunse a lui e, nonostante qualche incertezza, decise di seguirlo. Gli anni confermarono la sua scelta.
Durante l’adolescenza la madre mandò i due ragazzi a un ballo del paese, ma solo il maggiore trovò una ragazza con cui divertirsi nella danza.
Il minore stette tutta la sera appoggiato a un muretto, lanciando qualche occhiata ad alcune delle sue coetanee, ma non mosse mai un passo, troppo timido per interagire.”
Stava parlando di lui, ne era certo.
A un tratto, Stoyán lo prese tra le braccia, stringendolo al proprio petto, forte come non mai.
Appoggiò la fronte sulla sua nuca, continuando a parlare: “Tu sei come un figlio, Niklas. Sangue del mio sangue, seppur in parte. Ti ho visto crescere, ti ho protetto finché ho potuto. Nonostante la lontananza, sei sempre rimasto il solito imbranato, lontano dal gentil sesso. Sei sopravvissuto!”
“M… maestro… sto… soffocando…”
“Lŭzhliv! Piccolo ingenuo, i vampiri sono già morti, al massimo potresti rimanere stordito per un po’!”
Ah, meno male, pensò sarcastico il ragazzo tra sé, prima che l’uomo gli prendesse il viso tra le mani.
“Quello che voglio dirti, Niklas… è che se vuoi davvero buttarti a capofitto nell’amore, devi esserne sicuro, conscio prima di tutto di te stesso. Non puoi cibarti del tuo amore annebbiato dall’alcool, con il rischio di ucciderla! Per questo ieri ti ho fermato.
Devi essere consapevole di tutto, delle gioie e dei dolori che esso può portare. Essere capace di sopportare tutto.
Hansel, il vampiro austriaco prima di te, morì perché la sua fidanzata umana perì a causa di un incidente. Si lanciò sotto il sole, gridando la sua sofferenza. Altri, invece, non riuscirono a fermarsi e dissanguarono il proprio compagno o la propria compagna poiché troppo presi dal piacere del sangue amato. Devi essere conscio che la vita può andare avanti, che non devi fermarti. Potrai perdere quel tipo di amore, ma potrai sempre avere quel sentimento per un figlio a cui darai la vita. È chiaro?” Il bulgaro era terribilmente serio.
Ne era consapevole. Era pronto a tutto.
“È chiaro.”, disse, sicuro.
“Andrò da Jackie e le dirò… chiederò… beh, lo farò!”, balbettò, confuso, alzandosi in piedi.
Doveva andare!
Il corvino si sgranchì le dita e scricchiolò la schiena, passandogli una banconota da cinque euro.
“Perfetto. Allora, visto che esci, potresti passare a comprare una nuova risma di carta? Devo stampare altri curriculum vitae, il mio lavoro a tempo determinato all’ufficio è finito e ho bisogno di una nuova occupazione. Purtroppo io non ho tempo, devo andare a riparare il muro della signorina Leenane.”
Come diamine faceva a passare da quella cosa così seria a un qualcosa di così… così… normale?
“D’accordo.” Disse a denti stretti, prendendo i soldi e mettendosi le mani nelle tasche della felpa.
“E vai via così, senza portarle nulla?” domandò l’uomo, sorpreso.
Niklas si voltò, sbuffando: “ Se va male, almeno non avrò sprecato soldi. O mi prende così come sono oppure può anche andare a quel paese.”
Stoyán sorrise, facendogli un cenno di saluto con la mano prima di vederlo uscire dalla porta di casa.

***

Giardino di casa O’Moore, Mercoledì pomeriggio, ore 17.00

“Non hai idea di come sia felice, Macklemore! Finalmente potrò chiedere a Char… ehm, potrò fargliela pagare a Niklas e magari farlo fuori!”, esclamò Daniel alla compagna, entusiasta.
Aveva tra le mani un poster degli One Direction, mentre Rogan aveva quello di Ian Somerhalder.
Avevano preso in ostaggio Jackie minacciandola di distruggere i suoi poster preferiti più preziosi.
Con facilità, chiedendo alla signora Marion, Rogan era entrata in casa, salendo fino alla camera della figlia per parlare “civilmente”.
Il biondino non sapeva di cosa avevano discusso; sapeva solo che l’alleata poi era corsa fuori con tra le mani quei dannati poster.
“Zitto, Hill. E tu, O’Moore, chiama Reiter qui, subito!”, sibilò la ragazza, muovendo le mani come a far intendere che se non lo avesse fatto avrebbe iniziato la tortura su quegli stupidi fogli.
“Ok, lo chiamo, lo chiamo! Ma guai a te se fai anche solo una pieghetta ai miei poster!”, strillò Jackie, additandola tremante con l’indice.
Stava per tirare fuori il telefono quando l’autobus arrivò proprio alla fermata davanti a casa della bruna.
Dal mezzo scese proprio lui, Niklas Reiter, il maledetto vampiro, con le mani nelle tasche della felpa e il cappuccio tirato su.
Fu il turno di Daniel di additare il ragazzo, aggredendolo subito a parole: “Reiter! Fermo dove sei! Un solo passo e questi poster faranno una brutta fine, riducendo la tua amata ragazzina in lacrime!”
L’austriaco lo guardò stranito, prima lui, poi Rogan, Jackie, e infine ancora Rogan. Probabilmente guardava lei perché era di sicuro la più intelligente di quel gruppetto.
“… Ma parla sul serio?” chiese, e l’ex fidanzata annuì.
“Proprio così! Anzi… tieni questo, Hill!” Passò il poster al compagno e si avvicinò alla brunetta, prendendola per i polsi e tenendoli fermi dietro la schiena.
“Le farò di peggio! Le farò molto male!”
Il vampiro corrugò la fronte, alzando le mani davanti a sé: “Stiamo calmi… Macklemore, Hill è stupido, ma tu non sei come lui… giusto?”
“Ah, dubito, Niklas, dubito! È impazzita pure lei, poco ma sicuro!”, esclamò la giovane, dimenandosi un po’.
Rogan si alterò, se possibile, ancora di più.
“Ma zitta, tu, bimbominkia Directioner! La stupida sarai tu, i testi che tanto ami del tuo gruppo di idioti, che credi siano stati scritti da loro, sono a opera di Ed Sheeran!”, ringhiò l’altra. In quell’accusa, Jackie trovò la forza di liberarsi con uno strattone.
“Sì, sì, certo! E intanto Ed non uscirà mai dalla friendzone di Taylor Swift!”, dichiarò la bruna con orgoglio, le mani poste sui fianchi in una posa autoritaria.
“Almeno Taytay ha degli amici veri e non come i tuoi One Direction! Loro cinque hanno persone che gli stanno attorno solo per i soldi!”
“Oh, oh, oh, senti chi parla! Almeno non cantano sulle loro ex come fa la tua biondina!”
Daniel nel mentre si era allontanato, come Niklas, trovandosi così vicino l’uno all’altro.
“Ma… tu sai di cosa stanno parlando?”, domandò a mezza voce il biondino, allucinato.
“No… non ne ho la minima idea…”, ammise il vampiro, con gli occhi sgranati.
Sembravano due pazze.
“Vabbeh… Parliamo chiaro, Reiter… Davvero, non riesci a procurarmi il numero di Charlotte? Voglio davvero uscire con lei, dai!” Niklas sospirò pesantemente, come se stesse ponderando la cosa.
“Solo se smetterai di cercare di uccidermi e di rompermi le scatole…”, pose come condizione il moro, scocciato.
Era una cosa davvero difficile… Però, un appuntamento con Charlotte…
, si disse, ne vale la pena.
“D’accordo, Reiter, affare fatto.”

***

Chiese mentalmente più volte scusa a Charlotte, prima di passare il numero a quel cretino di Daniel.
Ma sarebbe stato al sicuro.
Per sempre!
Che bellezza.
Sembrava che tutto stesse andando bene.
Restava solo una cosa da sistemare.
“Rogan.”, chiamò la ragazza per nome, ponendo così fine alla discussione che stava avendo con la bruna.
Entrambe le ragazze si voltarono, sorprese da quell’intervento.
Il vampiro prese fiato e disse solo: “Mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto per come ti ho trattata.”
E lo era davvero. Non avrebbe dovuto corteggiarla, avrebbe dovuto accorgersi prima dei sentimenti che provava. E invece si era intestardito sullo stare con lei, che era la cosa migliore quando invece non lo era affatto.
Rogan rimase in silenzio, prima di stringere le mani in un pugno.
“Le tue scuse non servono a nulla!”, rinfacciò, triste. “Ma le accetto.”, concluse, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi.
“Macklemore, andiamo, è finita.”, disse Daniel, mentre appoggiava sull’uscio di casa i poster di Jackie.
Rogan gettò loro ancora uno sguardo carico d’odio e di invidia, prima di camminare velocemente via da quel posto.
I due ragazzi se ne andarono così, uno vittorioso e l’altra sconfitta.
Ma non era finita.
Per Niklas, la sfida era appena cominciata.
Si avvicinò a Jackie, titubante.
“Meno male che se ne sono andati, Nik! Mamma mia, erano insopportabili! Quella sgualdracca mi è capitata in camera così, come una furia….”
“J… Ja… Jackie…”, balbettò lui, tentando di chiamarla.
“… e ha iniziato a blaterare qualcosa sul fatto che ti avevo portato via da lei, che ero io la vera tr…”
“Jacqueline!”, chiamò ancora, con il suo nome per intero, come la sera precedente.
La ragazza si bloccò e lo fissò, le guance leggermente imporporate.
Uh. Finalmente.
“Dimmi.”, mugugnò lei, mettendo le braccia incrociate al petto, come in una posizione di difesa.
Si sarebbe rivelata ardua ma… forza, Niklas, forza.
Era il momento di giocarsela, il tutto per tutto.
Prese ancora un gran respiro.
“Jackie… Tu mi piaci, vuoi essere la mia ragazza?”, domandò tutto d’un fiato, sentendosi improvvisamente rigido.
Jackie sgranò gli occhi, lasciando che le braccia si rilassassero fino a cadere lungo i fianchi.
Dì di sì… Dimmi di sì…
Doveva essere un sì. Andiamo, tutte le volte che l’aveva baciata non si era certo tirata indietro.
“No! Scherzi?”, esclamò lei, come se fosse stata una cosa ovvia.
No.
Quel No gli pesò addosso in una maniera pazzesca. Sentiva un macigno sulle spalle.
E si sentiva anche male.
Oh, diamine, cosa aveva fatto…
“Come… no..? Mi… mi stai prendendo in giro?”, domandò, sentendosi mancare la terra sotto i piedi.
Ma almeno una spiegazione gliela doveva!
Jackie sbuffò, incrociando di nuovo le braccia al petto: “No, è che… Oh, Nik, se ci mettiamo insieme, inizieranno ad accadere brutte cose!”
Niklas si strozzò con qualcosa di inesistente.
Che?
“… Ma… sei seria?”, domandò, per essere sicuro.
Jackie esclamò: “Certo! In tutti i libri che ho letto, quando due persone si mettono insieme accade di tutto! Metti che la nostra vita in realtà è scritta da uno romanziere sadico, che aspetta solo il mio sì per far accadere di tutto!”
Miseria, parlava sul serio.
“Sì, ovvio, magari scritta da due sorelle che non avevano nulla da fare il Sabato mattina a colazione! Oh, e giusto per, ogni tanto tirano dentro anche loro fratello per qualche idea!”, esclamò il moro, allargando le braccia. “Dai, Jackie, è ridicolo!” 
“Non è ridicolo! Potrebbe essere la realtà!” Poi la brunetta fissò un punto imprecisato nel cielo.
“Ehi, romanziere pazzo, chiunque tu sia! Guai a te se osi solo muovere il dito sulla tastiera, o a morte te e i tuoi lettori!”
Era impazzita. Era impazzita del tutto.
Ma porca miseria, proprio di una tipa del genere doveva andare a innamorarsi?
In qualunque modo la metteva, quello era un no. Forse provava qualcosa per lui, ma non abbastanza da permetterle di abbandonare qualche sua stupida convinzione da fanatica.
Si voltò, tornando alla fermata del bus solo soletto, in attesa della prossima corriera.
Non voleva rimanere lì un minuto di più.
Inspirò forte dal naso l’aria fresca del tardo pomeriggio, finché una stretta improvvisa alla bocca dello stomaco non gli mozzò il fiato.
“Vabbeh, lo scrittore l’ho minacciato… Quindi sì, sì e sì. Voglio essere la tua ragazza, brutto nerd.”, mugugnò la brunetta, con la faccia premuta sulla sua schiena, le braccia intorno alla vita, mentre una mano era andata a lasciare il solito caratteristico pizzicotto.
“Ahia.”, mugugnò lui di rimando, scocciato come sempre. In realtà, dentro di sé, esultava.
Esultava come mai prima d’ora, anche più di quando vinceva le partite a The War of Past o a Zombie Hunter, anche più di quando Rogan lo aveva baciato.
Jackie era sua. Finalmente sua.
Si girò di nuovo per abbracciarla goffamente, appoggiando la testa sulla sua –tanto era una tappa –.
Ma lei con un colpetto mosse il capo e, alzandosi sulle punte dei piedi, lo baciò a fior di labbra, salvo poi staccarsi subito e guardarsi attorno.
“Che c’è?”, domandò lui, confuso.
“Ok, niente Volturi in giro a rompere…”
“Ma non siamo mica in Ita…” Non riuscì a concludere la frase perché lei si era di nuovo fiondata sulla sua bocca, mettendogli di nuovo le mani tra i capelli scuri.
E lui aveva ricambiato di buon grado.
Solo dopo qualche minuto si erano di nuovo allontanati, leggermente ansanti.
Il ragazzo aveva appoggiato la fronte contro la sua, sorridendo appena.

***

Non aveva mai visto sorriso più bello.
Lo baciò ancora, senza riuscire a controllarsi, ma…
Sentiva che il cuore poteva esploderle nel petto, se non lo avesse fatto.
Ogni bacio metteva a tacere quei battiti incessanti, ogni bacio era un toccasana.
Non avrebbe mai immaginato di ricevere quella proposta da Nik, e doveva ammettere che subito aveva preso paura e si era tirata indietro.
Paura di ottenere ciò che voleva. Paura che qualcosa cambiasse, paura di perdere tutto dal caso fosse andata male.
Non voleva perderlo, lo voleva da matti e voleva restargli sempre accanto.
Così, dopo averlo visto allontanarsi, si era decisa e gli era corsa dietro, abbracciandolo forte per impedirgli di sparire. Aveva letto in qualche libro che i vampiri potevano trasformarsi in pipistrelli, o addirittura in nuvole di fumo e per questo lo aveva afferrato con forza.
Non riusciva a immaginare una giornata senza di lui, che fosse solo un sms, una uscita senza impegno o per le sue solite idee stupide sul migliorarlo.
Ma non aveva più bisogno di migliorarlo.
Con quei suoi difetti, lui era perfetto così com’era.
Non le serviva che brillasse al sole, non le serviva che fosse socievole, non le serviva che fosse l’idolo tenebroso a cui tutte le ragazzine avrebbero sbavato dietro offrendo il loro sangue.
No, lui andava benissimo per lei, e per lei soltanto.
“Hai ancora… l’anellino che avevo trovato a Natale nel Christmas Creacker?”, domandò lui, un po’ in imbarazzo.
Lei annuì.
“Vai a prenderlo.”, borbottò brusco.
Aww, il suo solito scontrosetto.
“Non darmi ordini.”, lo pizzicò la ragazza, indispettita.
“Ok, ok… Andresti a prenderlo, per favore?”, sbuffò, indicandole la casa.
“Vado!”
La brunetta corse dentro –raccogliendo prima i suoi amatissimi poster, eccheccavolo! – , salì le scale – nonostante mamma avesse distolto l’attenzione dal suo programma di cucina per urlarle “Non si corre sui gradini!” – e raggiunse la propria camera, rovistando nel portagioie.
Lo trovò e lo alzò, sorridendo contenta.
Ormai era sicura di avere una qualche paralisi facciale.
Tornò praticamente volando – e quasi inciampando – dal suo –ah, ah, sì, suo, suo, suo e suo, alla faccia della sgualdracca di Rogan! – ragazzo e gli porse l’anellino di plastica.
Lui lo prese, lo studiò e sbuffò divertito, mettendoglielo al dito con delicatezza.
“Se ti accontenti, questo ti certifica come mia fidanzata. Non ha un brillante da ventimila carati ma… è per dare l’idea.”, disse, stringendole la mano.
La ragazza arrossì e la strinse a sua volta, felice.
“Resti per cena?”, domandò, speranzosa.
Non vedeva l’ora di presentarlo –di nuovo – ai suoi genitori e spiaccicare la cosa in faccia a quel cretino di suo fratello Jack.
Ma il vampiro scosse il capo, ancor più imbarazzato.
“Non posso… devo andare a casa a fare la manicure a Taylor…”
“La manicure? E perché?”, domandò la ragazza, curiosa.
Insomma, non era certo una cosa da tutti giorni sentire il tuo ragazzo –ah, che piacere dirlo… – parlare di fare una manicure a un altro ragazzo dal dubbio orientamento sessuale.
“Per… una… quella...”, balbettò, prima di coprirsi la faccia con una mano.
“Per quando ha cantato la canzone al tuo compleanno… Anche se, visto che hai equivocato, è stato del tutto inutile…”
…Oh.
Oh.
Oh!
“Aww, ma era da… era da parte tua, Nik? Oh, non lo avevo capito, scusami!”, pigolò, portandosi le mani alla bocca.
“Oh, Niky, io non… ma sei stato dolcissimo!” Lo baciò ancora, entusiasta e lusingata.
Si era sacrificato per lei!
Che dolcezza.
L’attimo dopo la corriera arrivò e i due si salutarono.
“Ci vediamo domani!”, salutò Jackie, contenta, agitando una mano come una pazza, ma era per questo che piaceva a Niklas, no?
Erano due pazzi da legare, i pazzi più felici del mondo.



 


 
 

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When Tomocchi is joy

 

 

Parla Tomocchi: EHHHH STAPPIAMO LO CHAMPAGNE, SÌ? QUANTO SIETE CONTENTE/I DA 1 a 1000? 10000000? Perfetto! Siamo sulla stessa barca.
Ho scritto questo capitolo in cinque sudatissime e maledettissime ore. Ce l’ho fatta. È stata dura. Ma ce l’ho fatta :°°°D *muor* -sì, sembra la pubblicità dell’ Amaro Montenegro, sapore vero.-
Comunque, se trovate fastidiosa Jackie che continua a ripetere cose come “il mio ragazzo” è normale. Anche io sentivo lo strano impulso di picchiare mio fratello ogni volta che inseriva la parola “la mia ragazza” in ogni frase dei suoi discorsi. È normale. Normalissimo lol. Soprattutto per chi non ha mai avuto il ragazzo come me. X°D
Comunque, parlando seriamente, mancano quattro capitoli alla fine del cosiddetto “Primo Libro” perché parlando bla bla bla, dal caso volessimo pubblicarlo (dico autoprodotto eh, tanto per soddisfazione personale, figuriamoci se una casa editrice lo prende…) pensavamo, io e mia sister, di dividerlo in due libri, e questa parte si chiuderebbe con il capitolo 35.
Vabbeh. Per chi voleva solo leggere come si mettevano insieme i due idioti, per voi la storia è finita, ahah x°D Chi vuole continuare a farsi due risate e leggere le loro avventure, vi saluto e… vi do appuntamento alla settimana prossima! :D <3

 

 

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Capitolo 33
*** Viaggio ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 32
Viaggio

 

 

 

 

Giovedì Santo, Casa di Niklas, primo pomeriggio.

Era… imbarazzante, ma non sapeva cosa fare, sinceramente.
Ah, i giovani con i loro ormoni…
Stoyán stava fissando la neo coppietta che al momento si stava dando –parecchio – da fare.
Niklas era seduto sul divano, con le mani sui fianchi di Jackie, messa a cavalcioni su di lui con le mani tra quei capelli scuri che stringeva appena.
Stavano… pomiciando. E di brutto, doveva aggiungere.
Anzi, sembravano che si stessero mangiando la faccia a vicenda, con rumori a dir poco orripilanti.
Ma come poteva fermarli senza metterli in imbarazzo?
Stava giusto ponderando che Jackie squittì e si staccò, con la lingua di fuori.
“Fik! Ha ia lifua! Hi hai horfo ha ia linfua!”, si lagnò, coprendosi la bocca con le mani mentre il vampiro si leccava le labbra, soddisfatto.
“Non l’ho morsa apposta… Solo che… avevo un leggero languorino e… insomma anche nella lingua circola il sangue, no?”
La brunetta si vendicò con una serie di pugnetti sul petto dell’austriaco, finché un tossire imbarazzato del maestro non fece voltare entrambi nella sua direzione, spaventandosi non poco.
“T…Tu… ma… maestro, da quanto..?”, balbettò Niklas, imbarazzato da matti, rannicchiandosi contro Jackie, che era diventata rossa come un pomodoro, paragone accentuato anche dal fatto che aveva le guance gonfie.
“Da un po’…”
“Sei un guardone!”, lo accusò l’allievo, mentre il mentore scuoteva il capo: “Lŭzhliv! Dovevo venire a dirti una cosa importante e…”, fece un gesto con la mano, lasciando intendere che li aveva già trovati così e che non ne aveva alcuna colpa.
Il ragazzo sbuffò, mentre Jackie scendeva imbarazzata e si sedeva composta al suo fianco.
“Allora?”
“Prepara le valige, alle 18.00 abbiamo l’aereo da prendere.”

***

Niklas strabuzzò gli occhi.
“L’aereo de che?”, chiese con voce strozzata, mentre Jackie si aggrappava al suo braccio stile koala e squittiva: “Lo sapevo! Lo sapevo! Te lo avevo detto che ci avrebbero diviso!”
Ma Stoyán sorrise loro con fare rassicurante: “Signorina O’Moore, se lo desidera può venire anche lei, mentre tu, pupillo mio, sappi solo che è una delle solite riunioni.”
Oh, accidenti.
Quelle noiose riunioni piene di vecchiacci.
“Che riunioni, Nik?” domandò la brunetta, curiosa.
“Riunione dei vampiri. O è morto qualcuno o è successo qualcosa di davvero importante. E se è morto qualcuno, passeremo giorni a litigare su chi deve andare a trovare un nuovo sostituto…”,  spiegò, annoiato.
Da quando era fuggito, era riuscito ad evitare molti di questi raduni, per fortuna.
“Dove si terrà questa volta?”, domandò, sperando in un luogo non troppo lontano.
Ogni volta la riunione si teneva in un posto diverso, in una delle case di proprietà di vampiri anziani.
Gente come Enrique o Adelhild. Il vampiro spagnolo e la vampira svedese che più si divertivano a comandare gli altri a bacchetta.
Non aveva proprio voglia di rivederli…
Anche se… chissà, se avesse potuto chiedere loro di rendere Jackie un vampiro…
Stoyán sventolò i biglietti con un sorriso ancora più ampio: “Austria, pupillo mio! La tua terra natia!”
Oh, miseria. Ora iniziava a pensare che ci fosse un complotto nei suoi confronti…
Jackie, al contrario, era già alla porta.
“Ehi, dove vai?”, chiese il ragazzo, stranito.
“Vado a preparare la valigia! Voglio venire anche io, Niky!”, cinguettò la ragazza, salutando i due con un cenno prima di uscire.
L’austriaco si voltò di nuovo verso il maestro.
“Ma… e Taylor e Charlotte che diamine sono venuti allora..?”
Il bulgaro sorrise ancora di più, entusiasta: “Per lo sconto comitiva! Speravo che la signorina O’Moore venisse, così da risparmiare ancora di più!”
Il ragazzo si spiaccicò una mano sulla faccia, massaggiandosi le tempie.
Risparmio dove, poi, visto che avevano consumato più acqua e occupato casa per quasi due mesi e mezzo.
Con un sospiro preparò la gabbietta di Jo –col cavolo che l’avrebbe lasciata sola a casa per giorni –  e andò a fare le valige…

Gasthof Post Pension, Rinn, Innsbruck, Austria, ore 23.00

Appena atterrati, si erano riposati nella sala d’attesa per il cambio di fuso orario, che, seppur fosse stato solo un’ora, era comunque destabilizzante anche per dei vampiri.
Avevano poi preso un taxi ed erano giunti a Rinn, la città natale di Niklas, poiché la più vicina, a soli  6 km dall’aeroporto di Innsbruck – la città dove si sarebbe tenuta la riunione – e soprattutto perché Jackie il giorno dopo voleva andare a visitare la casa dove il vampiro era cresciuto –se quella catapecchia ra ancora in piedi…–.
L’hotel Gasthof Post era una buona struttura, accogliente e… grande.
I tre vampiri evidentemente avevano voluto trattarsi bene… alla faccia del risparmio!
Lui si sentiva un vero poveraccio, senza un soldo in tasca.
Jackie si guardava attorno meravigliata, trascinando il suo trolley nell’atrio fino a raggiungere le scalette. Prese la valigia per la maniglia e raggiunse la propria stanza, imitata dagli altri.
Famoso come paese sciistico, Rinn non mancava di hotel e pensioni, adibite a ospitare turisti.
Il ragazzo sospirò, prendendo la stanza in comune con Stoyán e Taylor e salutando Jackie mentre entrava nell’altra con Charlotte.
Si prospettava una giornata stressante… per fortuna quei vecchiacci avevano avuto il buon senso di fare la riunione durante le vacanze di Pasqua, anche se non riusciva a levarsi di dosso la sensazione che fosse tutta una trappola.

***

Gasthof Post Pension, Rinn, Innsbruck, Austria, ore 11.00

Jackie si svegliò di buonumore, quella mattina.
Aveva dormito di gusto e non vedeva l’ora di esplorare la città, di godersi quella piccola vacanza fuori programma.
Per fortuna i suoi genitori non si erano opposti e non avevano fatto scenate. Aveva ricordato loro di avere ben 19 anni – seppur solo da un paio di giorni – e, dopo molte promesse, come messaggi sulla sua posizione e altro, l’avevano lasciata andare.
Si stiracchiò, si lavò e si vestì, andando a bussare alla porta di Niklas per chiedergli di poter far colazione insieme.
Gli aprì Taylor, che aveva una maschera di bellezza verde sulla faccia e qualche bigodino in testa.
La brunetta sgranò gli occhi, rimanendo a fissarlo per un minuto buono, prima che l’altro la riportasse alla realtà: “Jackie, vuoi Niklas? Perché mi ha detto che in tal caso dovresti tornare a letto e ricordare che siamo creature notturne.”
Ma che paraculo!
Scostò il vampiro dai capelli color sabbia e si diresse fino al letto di quello che doveva essere del suo ragazzo, levando le coperte con stizza e scoprendo invece il povero Stoyán.
“Oh, m… mi… mi scusi, maestro!”, esclamò la ragazza, dispiaciuta, rimettendo le coperte a posto, mentre l’uomo si lamentava per quell’attacco improvviso.
Il terzo letto non poteva che essere dell’austriaco, perciò lo prese per una gamba e lo trascinò giù a forza, sentendolo lamentarsi a sua volta.
“Jaaackieee, lasciami dormire, diamine..!”
“No! Voglio andare alla tua casa!”
“Ma non so nemmeno se c’è ancora…”
“Andiamo a scoprirlo.”

***

Mezz’ora dopo erano già fuori, Niklas con l’aria imbronciata e il cappuccio di una felpa ben calato fin sugli occhi, Jo accucciata al sicuro sulla sua spalla, accoccolata per il freddo, e Jackie invece con un sorriso di trionfo stampato in faccia.
Avevano iniziato a camminare lungo le vie del paese alla ricerca della casa natia del vampiro, incontrando non poche difficoltà per orientarsi.
“Non mi ricordo dov’era, o insomma, ho un ricordo vago, ci sono stato una volta e solo perché mi ha portato Stoyán… aveva una piccola corte…”
“Una corte come quella?”, domandò la ragazzina, indicandogli una casa molto carina che, nonostante sembrasse rimessa a nuovo, aveva un che di familiare…
Niklas si avvicinò, titubante, con lo sguardo fisso sull’abitazione, prima di guardare il nome sul campanello.
Reiter.
Sgranò gli occhi, incredulo che, dopo trecento anni, la sua famiglia abitasse ancora lì.
Anche Jackie si avvicinò, curiosa, notando il cognome e spalancando gli occhi a sua volta.
“Nik! La tua famiglia… cioè… ci sono ancora i tuoi discendenti, pensa che roba!”, esclamò, meravigliata.
“Chi siete?”, domandò una voce femminile in tedesco.
Niklas si voltò, trovandosi davanti una ragazza carina, vestita con leggins neri, stivali lunghi fino al ginocchio e giacca invernale grigia, poco più alta di Jackie, dai capelli castano scurissimo e gli occhi blu. Tali e quali ai suoi.
“Serve qualcosa? Cercavate qualcuno?”, domandò un po’ diffidente, continuando a fissare quelli che per lei dovevano essere due sconosciuti.
Rimase in silenzio, il cervello un attimo fuori uso per la sorpresa – quella poteva essere una sua discendente? Una sua parente, forse? –  prima che la ragazza venisse ancora avanti, studiandolo da capo a piedi per portarsi le mani davanti alla bocca per la sorpresa.
Era la giornata delle sorprese.
“Niklas Reiter… non è possibile…”, sussurrò lei, mentre Jackie spostava alternativamente gli occhi prima su di lui e poi sull’altra, con le guance gonfie.
“Niky! Ha detto il tuo nome! Com’è che ti conosce?”, chiese scocciata, con una punta di gelosia.
“Sei uguale al ragazzo del ritratto, il fratello scomparso del nostro ottavo avo Dietrich….”, sussurrò ancora la ragazza, come se avesse faticato a crederci.
“Jackie… io credo che questa sia a tutti gli effetti una mia lontana nipote…”, rispose Niklas, sentendo improvvisamente la gola secca.
Non era possibile.

“Io sono Rose Reiter. Piacere mio.” Alla fine la ragazza castana li aveva invitati in casa, in quella vecchia dimora che lui aveva abitato.
Aveva posato Jo sul tavolo –con il permesso di… sua nipote –, che zampettava curiosa e deglutì a vuoto, mentre le sensazioni prendevano il sopravvento, facendogli provare una stranissima malinconia di qualcosa di perduto.
Aveva reciso i legami con la sua vita precedente, eppure…
“Niky! Che ha detto? Cioè, forse ho capito che si chiama Rose, ma…” Jackie sembrava leggermente a disagio e non la biasimava: non sapeva una sola parola di tedesco.
Il moro si sedette e pazientemente –molto pazientemente – spiegò alla brunetta la frase.
“Ah. Ok. Però, Nik, mi devi dare una mano, traduci e traducimi, su… Piacere, io sono Jackie O’Moore!”, cinguettò, tendendo la mano a Rose, che strinse con un sorriso di cortesia.
“Come hai fatto a riconoscermi?”, domandò il ragazzo, un po’ scombussolato per essere stato notato e sgamato così in fretta. Insomma, non era normale, non se lo sarebbe mai aspettato.
“Niky, traduzione.”, rimbeccò ancora la sua…–… poteva dirlo. Solo che se ne vergognava un po’ anche solo a pensarlo, come se ciò avesse potuto dissolvere quell’unica certezza – beh, la sua ragazza e lui l’accontentò.
“Semplice, si è parlato molto di te nel corso degli anni… sei la storia preferita di ogni bambino di questo paese. Del ragazzo che è andato in guerra e che mai più è tornato. Finché, una notte, questi fu visto balzare sul tetto in compagnia di un uomo del lungo cappotto nero, pallido come la luna, identificato come la Morte. La Morte che accompagnava lo spirito del ragazzo perito in battaglia a dare un ultimo saluto alla sua cara famiglia, portando via con sé gli oggetti più cari che avesse. Si narra che, qualche notte, è ancora possibile udire il canto malinconico del suo violino, che racconta di sofferenza e di quella vita strappata troppo presto.”, spiegò, mentre il vampiro mano a mano traduceva, sempre più divertito e allo stesso tempo inquietato.
Qualcuno lo aveva visto, allora. E, soprattutto, aveva udito quella prima volta che aveva suonato il violino a Stoyán. Stoyán, identificato come la Morte… non era nemmeno lontanamente seria come cosa. Stoyán, a conti fatti, gli aveva ridato la Vita. Una vita dannata, ma pur sempre vita.
“Ma va’… Il maestro… la Morte! Nah.” Jackie agitò una mano come per dissolvere quella credenza.
“No, infatti…”, mormorò il ragazzo a sua volta, tornando al tavolo e prendendo Jo per mettersela sulla spalla. La piccolina si adagiò tranquilla, soddisfatta, strofinando il musetto contro la felpa del padrone.
Rose scrollò le spalle, prima di fissare il suo pro-pro-pro-pro-pro… beh, pro-zio negli occhi, attenta.
“Come fai a essere qui? Sei forse… un vampiro?”, domandò, indicando con un cenno la faccia pallida e la bocca, dove erano visibili i canini.
Perspicace, la ragazza.
Il ragazzo annuì, senza poter negare o fare altro.
A quella conferma, il viso di Rose si illuminò, complice un sorriso ben visibile e quasi inquietante.
“Un vampiro. Un vampiro come quelli di True Blood?”
Oh, no. No, no, no, no!
Di bimbaminkia ne bastava una!
Anche Jackie sorrise, allungando le mani verso sua nipote mentre cinguettava: “Una Trubies! Un’altra Trubies1!”
Le due ragazze risero, mentre il povero nerd le guardava circospetto, pregando di non essere incluso nel discorso. Speranza vana.

***


L’austriaca domandò qualcosa indicando l’anellino di plastica all’anulare della brunetta, che anche senza traduzione capì il senso della frase.
Forse chiedeva se era la ragazza di Nik!
“Ya, ya! Ich ezzere zua..!”
“Jackie, piantala, quello che stai parlando non è tedesco.”, borbottò scocciato il vampiro, leggermente in imbarazzo, mentre Rose ridacchiava.
Domandò poi qualcos’altro, sempre indicando l’irlandese e Niklas parve esitare, cosa che insospettì l’interessata.
“Che ha chiesto? Cha ha chiesto?”, domandò, pizzicando il braccio del suo fidanzato, che uggiolò, dolorante.
“Mi ha chiesto… se… beh, se…”
“… se..?”
“… se ti ho già chiesto se vuoi passare l’eternità al mio fianco come vampira.”, borbottò lui infine, chinando il capo e guardando altrove, come faceva sempre quando era impacciato. E aveva ben ragione di esserlo!
Jackie arrossì a dismisura, sentendo il caldo irradiarle le guance come se fosse stata una piccola stufa che andava a proposte d’amore sdolcinate come quella.
“N-no, non me lo hai ch-chiesto…”, balbettò, con una vocina acuta e le risatine di Rose in sottofondo.
“Infatti… Dovrei poi chiedere il permesso alla riunione di oggi pomeriggio… Intanto che dici..?”, continuò, burbero, ma con una nota ansiosa che tradiva la sua calma.
Era così… così… carino! Non era come quei vampiri super sicuri di sé che prendevano la loro donna e gli piantavano i denti nel collo.
Lui sapeva quanto doveva essere una scelta dura per lei.
Abbandonare la sua famiglia, vederla invecchiare e morire, così come le sue amiche… i suoi preziosi ricordi di cui sarebbero rimasti solo mere sensazioni di ciò che era stato, compreso il suo rapporto con Niklas.
Si sarebbe ricordata di amarlo? Si sarebbe ricordata dei bei momenti passati insieme, dei loro baci casuali, di quelle piccole cose che amavano l’uno dell’altro?
Deglutì, leggermente indecisa.
Però… ci teneva.
Ci teneva davvero.
Sperava che il loro fosse quell’amore vero, quello che sarebbe durato per sempre, ma come ripeteva spesso lo stesso Nik, la realtà era ben diversa dalla fantasia. Stavano insieme solo da due giorni, sarebbero potuti stare insieme per qualche settimana e mollarsi e quindi avrebbero potuto anche non passare la vita insieme.
Però amava i vampiri. Amava quella specie. E aveva sempre sognato di poter diventare una di loro, a tutti i costi. Lo faceva per Niklas, ma soprattutto per se stessa.
Fu per quello che annuì, anche se da una parte il suo cuore era stretto in una morsa di colpa per quel pensiero così cinico che sembrava non appartenerle. O forse era solo paura, paura perché ci teneva davvero, davvero, davvero tanto.
Il moro sorrise appena, quei suoi soliti sorrisi sghembi e incerti, che facevano solo pena, perciò lo baciò per togliere quella smorfia dalla faccia.
“Io… chiederò.”, mormorò il ragazzo, appoggiando la fronte alla sua e accarezzandole il mento con il pollice, prima di venir interrotto da Rose, che si sentiva vagamente il terzo incomodo.

Dopo quella piccola parentesi romantica, Niklas si era alzato e aveva preso a girovagare per la camera da letto della nipote, un po’ curioso.
Rose andava ancora a scuola, aveva circa sedici anni, amava i vampiri e pure i tritoni, difatti pubblicava anche lei storie su un sito di fanfiction che venivano recensite molto bene.
Il vampiro aveva iniziato a guardare i vari cd che la ragazza aveva e li stava elencando uno a uno con un sorriso orgoglioso.
“Duran Duran… Depeche Mode… Dire Straits… Toto…”, poi si voltò verso di lei e sembrò dire qualcosa divertito, ma colse qualcosa.
Bla bla bla in tedesco One Direction?”
Vide Rose fare una faccia scandalizzata e rivolgere al proprio lontano zietto parole dai toni duri e taglienti.
Sta a vedere che..!
“Ecco, Nik! Sempre a insultare le Directioner, eh? Ma Rose te le ha cantate bene! Così impari a dire cattiverie su quei poverini…”, esclamò trionfante la brunetta, prima di venir bruscamente interrotta dal ragazzo: “Veramente mi ha detto che quella schifezza degli Uno Dì non la usa nemmeno come carta igienica.”
Un duro colpo per una fan come lei, che represse in fondo al proprio animo lacrime amare per quell’antipatia immotivata per i suoi beniamini.
Insomma, erano belli, bravissimi, gentili, carini! Come potevano non piacere? Doveva essere solo invidia, ne era certa.
Qualche minuto dopo il telefono di Niklas suonò e l’austriaco rispose con poche parole, facendo cenno alla fidanzata di andare.
“Stoyán ci aspetta qua sotto, dice che è ora.”
“Di già?” E lei che voleva ancora fare qualche giretto romantico! Ma tanto non lo avrebbero fatto comunque, Niklas non si sarebbe mai prestato a una camminata a braccetto…

***

 

Appena scesi, fuori dal cancellino stava proprio Stoyán, dritto in pieni, in una posa sicura di sé; i lunghi capelli neri lisci lasciati sciolti, le mani infilate nelle tasche dell’impermeabile nero, con un sorriso affabile sul volto.
Niklas sentì un gridolino dietro di sé e si voltò scocciato per zittire Jackie, prima di vedere che quel suono era partito da Rose.
Rose che stava fissando estasiata il suo maestro, con uno sguardo adorante e le mani intente a farsi aria.
Ma non era possibile.
Come diamine faceva quell’uomo a attizzare le donne con la sua sola presenza? Come? Come? Come?! Qual era il suo segreto?
Il bulgaro sembrava divertito, soprattutto quando sua nipote biascicò un tremolante quanto caldo: “Mi vuole sposare? Sono a sua disposizione…”, con tanto di collo ben esposto.
Niklas fulminò il vampiro più anziano – parecchio più anziano, andiamo, avevano come minimo vent’anni di differenza! – che sospirò pesantemente e si avvicinò alla ragazzina, rivolgendosi a lei con dolcezza e charme: “Mi dispiace signorina, non potrei mai approfittare di lei, ma posso donarle un piccolo gesto che le farà piacere…”
Stoyán sfiorò le labbra di Rose con le proprie, un semplicissimo contatto lieve e delicato, ma che bastò a far svenire la povera ragazzina tra le sue braccia, presa prontamente al volo dallo stesso Stoyán.
Anche Jackie si stava facendo aria con entrambe le mani, così come gli occhi marroni erano sgranati a loro volta.
“Niky, davvero, il maestro ha una carica erotica incredibile…”, disse con un filo di voce, prima di prendere lei in custodia la povera Rose.
“Fa attenzione.”, mormorò la ragazza, facendogli un piccolo cenno.
“Mica vado chissà dove, è solo una riunione.”, borbottò lui, anche se in fondo apprezzava quella frase. Forse anche Jackie aveva tutta l’impressione che fosse una trappola.
La brunetta salutò i due vampiri che, silenziosamente, si allontanarono da quella vecchia casa piena di ricordi.


 
 

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Parla Tomocchi:  Capitolo premio per Pinky Rosie Five Stars!xD Nei panni della nipote di Nik lol… finalmente ha riscosso il suo premio dopo 5 mesi x°D che altro… non è solo un capitolo premio, c’è appunto la riunione nel prossimo… pronostici? Andrà bene? Male? Cosa potrebbe accadere? :D
Ma voglio passare ai ringraziamenti, prima di tutto *A*
Un grazie a Pinky Rosie Five Stars, Kleis, Mojita_Blue, Bijouttina, DarkViolet92, faith_bella, Evil Devil, annina76 e Up_me_memories per aver recensito! E un grazie a chi fa le domande su ask, a chi ci legge e altro <3
A chi è interessato ho aperto anche una pagina Fb in cui ci piazzo i miei disegni!òuò <3

Alla prossima! :D

 

 

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Capitolo 34
*** Riunione ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 33
Riunione

 

 

 

 

Innsbruck, Austria, Casa di Enrique Jorges Fernandez Aguilar, Venerdì pomeriggio.

“Stoyán! Ti vedo bene, come sempre...”
“Grazie, Adelhild, sempre ben gentile…”
“E qui che abbiamo? Oh, il piccolo Niklas! Come si suol dire, il ritorno del figliuol prodigo!”
“Lŭzhliv! Il ritrovamento dello scansafatiche fuggito, vorrai dire!”
Il giovane austriaco ignorò le risate sguaiate dei due vampiri più anziani, sbuffando a destra e sinistra senza farsi alcun riguardo, irritato dalle battutine di entrambi.
Adelhild era una vampira svedese, bionda e longilinea, bellissima e crudele nei suoi occhi azzurro ghiaccio; insieme a Enrique, il proprietario della casa dove si sarebbe tenuta la riunione, era tra le creature più anziane che ci fossero, presenti ancor prima della caduta dell’Impero Romano.
Si comportavano come se fossero i capostipiti di tutta la specie, cosa che non era affatto vera… avevano solo avuto più fortuna di altri nel sopravvivere fino a quel momento.
Si guardò attorno nell’ampia sala dove era presente un bel tavolo di noce antico, completo di numerose sedie e di caraffe colme di liquido rossastro, scorgendo alcuni volti conosciuti e altri nuovi.
Charlotte fissava malissimo il proprio cellulare, che continuava a vibrare rumorosamente finché, a un certo punto, non la sentì esclamare con stizza: “Quel maledetto nano da giavdino biondo! Come ha fatto ad aveve il mio numevo di cellulave?!”. Per quello decise saggiamente di allontanarsi.
Mmh... era meglio stare ad una distanza minima di sicurezza – cento metri sarebbero andati bene.
Taylor stava chiacchierando con un ragazzone palestrato mai visto, alto quasi due metri, dai corti capelli biondo scuro e vestito elegantemente con un completo nero, sulla cui giacca era presente una spilla della bandiera americana. Era facilmente intuibile capire da dove provenisse…
“E quello chi è?”, grugnì Niklas al proprio maestro, che sorrise e si avvicinò a quel tale trascinando il suo allievo.
“Pupillo mio, il rappresentante degli Stati Uniti, Jordan Horatio Darling.”, presentò il bulgaro, mentre il ragazzone prendeva direttamente la mano del giovane per stritolargliela senza troppi complimenti.
“Piacere mio, chiamami solo Jordan! E così, il tuo nome è Pupillo, eh? Davvero singolare!”, domandò con un sorrisetto che prometteva di scoppiare in grosse risate a momenti.
“N-no… ma figuriamoci… Io mi chiamo…”
“Bazinga! È ovvio che il tuo nome non è Pupillo, andiamo, chi si chiama così? Un genitore che appioppa un nome simile al suo bambino deve volergli proprio male!” La risata alla fine scoppiò lo stesso, lasciando il povero nerd con un punto interrogativo sulla fronte.
Ma come diamine si comportava? E soprattutto…
“Che cavolo vuol dire Bazinga?”, domandò confuso il vampiro austriaco, cercando di togliere la propria mano martoriata da quella dell’altro.
Jordan sgranò gli occhi: “Sul serio? Non sai cosa… Non segui The Big Ben Theory? Quella serie Tv è uno spasso, dovresti guardarla, specie un tipo sfigatello come te! Bazinga è la parola che usa il dottor Sheldon Cooper quando si cimenta in qualche sua simpatica burla.” E detto questo strizzò l’occhio, prima di sentir riecheggiare nella stanza la voce del vampiro spagnolo, che richiamava all’ordine i presenti.
“Compagni, prendete posto, la riunione inizia.”, invitò Enrique, facendo cenno a tutti i vampiri di sedersi a tavola.
Tutti eseguirono l’ordine e, senza rendersene conto, Niklas si ritrovò seduto vicino a Vaishali, una vampira dell’India.
Vampirizzata nel 1703, era una ragazza normalissima come lui, dai gusti un po’ singolari; i corti capelli corvini e arruffati le sfioravano le spalle magre, gli occhi neri fissi sul vampiro spagnolo. Nik la conosceva molto bene: avendo pochi anni di differenza in tutti i sensi, si trovava molto bene con lei; all’inizio aveva avuto una piccola cotta, giovane com’era, quando l’aveva conosciuta, ma per fortuna gli era passata prima di fare qualche gaffe delle sue.
Entrambi si salutarono con un piccolo cenno e un sorriso timido, prima di voltarsi verso l’uomo dai capelli castani e mossi, gli occhi d’un verde brillante e piuttosto basso rispetto alla donna svedese.
Spesso Enrique era stato preso in giro per questo particolare, ma il suo innato autoritarismo sapeva rimettere al proprio posto chiunque avesse l’ardire di prenderlo per i fondelli.
Ma queste erano altre storie.
“Compagni! Miei cari compagni… Siamo qui, riuniti oggi…”
Sembrava stesse recitando un discorso per un matrimonio o un funerale…
“… per celebrare la fine…”
Ecco, appunto.
“… del nostro amico Nolan, il nostro amico d’Irlanda, perito per mano di un errore di distrazione! La sua domestica, Annabelle, una mattina ha aperto le tende pensando di rallegrare così la giornata al suo padrone e…”
In tutta la sala si levarono mormorii lamentosi e orripilati, metà del tavolo rabbrividì al solo pensiero della scena.
“So che è difficile, so di avervi propinato un’immagine non da poco, ma riprendetevi, vi prego… Io quindi, vi chiedo…”
Vai con la mazzata.
“… Chi vuol prendersi la briga di andare in Irlanda a trasformare qualche buona persona in un nuovo vampiro? Chi si fa avanti? Sappiamo tutti delle condizioni della maledizione…”
Un leggero borbottio annoiato serpeggiò tra i presenti, che evitavano di guardarsi gli uni con gli altri, ma Niklas deglutì a vuoto e, dopo aver preso coraggio, si alzò in piedi, ritto e composto.
“Mi offro io.”, disse con un filo di voce.
Tutti si voltarono verso di lui: chi divertito, chi sorpreso, chi riconoscente per averli risparmiati da un compito così gravoso che era crescere un nuovo cucciolo.
Sia Enrique che Adelhild lo guardarono con sospetto.
“Tu?”, esordì lo spagnolo, “Tu? Niklas, il ragazzino fuggito per poter essere libero, per poter fare ciò che voleva, senza preoccuparsi di nulla se non se stesso?”
Il tono in cui lo disse non gli piacque per nulla.
Deglutì ancora.
“Sì. Sarò io a… trasformare un irlandese.” Era la sua occasione, la sua occasione per dare a Jackie quella dannata vita eterna che voleva!
Adelhild scosse il capo, alzandosi in piedi a sua volta.
“ Non così in fretta. Hai già in mente qualcuno? Stoyán mi ha riferito che tu risiedi a Dublino, ma la faccenda mi puzza alquanto… sei fin troppo entusiasta per un lavoro che di solito il 99% di noi snobba.”
La donna aveva intuito in pieno il suo scopo, perciò lanciò un’occhiataccia al maestro che si strinse nelle spalle, innocente.
Aveva l’obbligo di riferire dove si trovava, purtroppo.
“Sì. Ho già… una persona.”, rispose a denti stretti, le mani chiuse in pugni rigidi.
Doveva riuscire ad avere quella possibilità. Per Jackie. Per lui.
Enrique sospirò, prima di chinarsi a rovistare in una valigetta, tirare fuori una cartellina porta documenti ed estrarre un foglio di giornale.
“Dovevamo discutere dopo di questo, ma…”
Mostrò la pagina, in cui campeggiava il nome del quotidiano e la foto di una buca, raffigurante dei poliziotti attorno ad essa con al guinzaglio un cane di razza pastore tedesco.
Niklas strizzò gli occhi, cercando di capire cosa intendesse, prima che un pensiero gli penetrasse il cervello come uno spillo.
Lo spagnolo girò la pagina del bollettino, si schiarì la voce e lesse: “DUBLINO - Questa mattina, al Saint Patrick Green Park, durante un giro di pattuglia, le forze dell’ordine hanno ritrovato, seppellito sotto una zolla di terra smossa all’estremità ovest del parco, il cadavere di un senzatetto non ancora identificato. Secondo il capo della polizia, le frequenti piogge di queste ultime settimane hanno provocato l’affioramento del corpo mutilato, fiutato da uno dei pastori tedeschi del corpo di polizia.

L’identità di John Doe non è stata ancora confermata, ma alcuni passanti lo hanno riconosciuto come il clochard che girovagava per la via principale della città chiedendo elemosina. Intanto, gli investigatori procedono con le indagini. “Potrebbe essere stato un omicidio, non è il primo corpo che troviamo in questo stato: circa due anni fa ne trovammo uno con lo stesso modus operandi.” Ha dichiarato Darren O’Donnell (45 anni), rappresentante della sezione omicidi. Ma le opinioni dei poliziotti a tal proposito sono divergenti: secondo l’autopsia, il decesso è stato causato da un insufficienza cardiaca, dovuta alla totale assenza di sangue nel corpo del clochard. “Probabilmente le profonde ferite del cadavere hanno favorito la perdite da sangue, ma risulta quasi impossibile che un’emorragia di medie proporzioni possa aver causato una morte per dissanguamento.” Le parole di James McFarrell (54 anni), il medico legale, non garantiscono alcuna certezza riguardo a ciò che potremmo definire quasi con assoluta sicurezza un “omicidio”. Intanto, la procura e bla bla bla…”
Enrique alzò gli occhi verdi dalla pagina, puntandoli in quelli blu di Niklas.
“Curioso. Il Saint Patrick Green Park si trova in un paese in provincia di Dublino. E pensa… il decesso è stato causato da un insufficienza cardiaca, dovuta alla totale assenza di sangue nel corpo del clochard. Curioso, vero? Due vampiri abitano in provincia di Dublino e, fatalità, viene rinvenuto un corpo dissanguato. Sai, Stoyán lo conosciamo da anni, da secoli, e, tanto per precisare, millenni. – sottolineò l’uomo, riponendo la pagina nella cartellina – e di lui ci fidiamo ciecamente. I tempi in cui perdeva il controllo sono lontani, lontanissimi e, quando ci serve una mano per i nuovi arrivati, lui è sempre presente. Mentre di te, piccolo ingrato, non sappiamo proprio cosa pensare, se non male, malissimo.” , sibilò, intrecciando le dita in un gesto subdolo.

“Hai forse qualcosa da dirci? L’hai scampata bella: stolti e ciechi come solo gli esseri umani sanno essere non ci arriveranno mai che è un vampiro il colpevole, e sei stato furbo a scegliere qualcuno la cui vita valeva ben poco. Ma una vita è pur sempre una vita!”, dichiarò solenne, battendo un pugno sul tavolo, “e da un paio di secoli abbiamo deciso di non uccidere più, e di cibarci solo quanto e quando serve, senza esagerare e senza abusare.”
Per la seconda volta in pochi giorni, Niklas si sentì mancare la terra sotto i piedi, perciò si sedette, improvvisamente debole.
Vaishali gli porse un bicchiere di sangue, invitandolo, sottovoce, a bagnarsi appena le labbra, tanto per riprendere un minimo di colore in quel viso completamente cinereo.
“E così tu vuoi trasformare qualcuno… Quel qualcuno che magari ti ha provocato quell’attacco di rabbia e fame vorace? Sei ancora troppo giovane per poter creare. Ancora incontrollabile!”, continuò Enrique, rigirando il coltello nella piaga, mentre Adelhild e altri vampiri annuivano con parole d’assenso.
Niente da fare, non c’era niente che potesse fare.
Aveva perso già in partenza per quello sbaglio che ora pesava come un macigno e che lo schiacciava senza pietà.
Chinò il capo e così tutto il corpo, sentendosi sempre più privo di energie.
Ma a un tratto accadde qualcosa.
Vaishali si alzò in piedi di scatto, proprio davanti a lui, come a proteggerlo.
“Niklas non era in sé, quella notte! Non farebbe mai qualcosa del genere di propria volontà. Certo, è fuggito, ma noi lo conosciamo bene! Andiamo, un secolo basta per conoscere qualcuno, e sono certa che anche Stoyán sa che il suo allievo non sia tipo da certe azioni sconsiderate!”
“Lŭzhliv… Veramente, un po’ stupidino lo è…”
“Quello che intendo dire…! – riprese l’indiana, con una voce più acuta per la vergogna, certa com’era di avere il supporto del suo mentore che invece le aveva dato picche – è che non farebbe mai qualcosa di così sconsiderato… in termini malvagi. Non ucciderebbe per piacere, insomma! È stato solo uno sbaglio, giusto?”, domandò poi, voltandosi verso l’austriaco.
Quell’improvvisa difesa parve dargli una piccola speranza, come una piccola, intermittente lucciola nel bel mezzo della nebbia più fosca.
“Sì.”, disse, con un tono dapprima basso. “Sì, è così.”, confermò sicuro, ancora, aggrappandosi al quella piccola ripresa.
La vampira si voltò di nuovo verso gli altri: “ Ecco! Un po’ di fiducia è necessaria!”
Prese fiato, prima di continuare: “La maledizione di noi vampiri è quella di essere cadaveri ambulanti che si possono nutrire solo di sangue, quel sangue che, a seconda del rapporto più o meno intenso che abbiamo con la persona da cui beviamo, può essere la nostra fine. Se ne siamo innamorati, quel sangue ci è sempre più dolce, sempre più indispensabile, fino a portare il nostro amore alla morte!”, chiuse gli occhi, prendendo un altro respiro: “Non possiamo affezionarci a nessuno in ogni caso in questa vita eterna. E come se non bastasse, quella maledizione ci impone di avere un rappresentante per ogni nazione del mondo, pena la morte di tutti noi. Abbiamo già provato la morte sulla nostra pelle, tutti abbiamo provato la morte e non desideriamo riviverla, giusto? E non è come morire l’essere privati della persona che più amiamo, che più desideriamo? Colei o colui che vorremmo fosse nostro per sempre, stretto fra le nostre braccia; ma ciò è impossibile per la nostra natura crudele e cacciatrice, che ci porta a stringere, a sgozzare il nostro amante, presi da una folle frenesia, proprio davanti ai nostri occhi … proprio a causa nostra. Nulla ci rimane se non rendere come noi la persona che amiamo.”
Altri cenni d’assenso.
“Niklas vuole trasformare qualcuno. Un irlandese. Così l’equilibro sarà ristabilito e tutto sarà tranquillo come al solito. Insomma, come ha detto Adelhild, nessuno di noi ha tempo né voglia di occuparsi di un nuovo adepto, quindi… perché non dargli una chance? Chi è con me? Chi vuole dare la possibilità a Nik?” La ragazza guardò i presenti uno ad uno, con cipiglio severo.
“Tutti inciampiamo, a volte ci lasciamo trascinare dalle emozioni, ma è la nostra maledizione. Solo con il tempo possiamo riuscire a controllare il tutto. E dobbiamo fare esperienza! Chi è con me?”
Alcuni alzarono timidamente la mano, altri sembravano più sicuri.
“Io sono con Vaishali.”, esordì Roberto, l’italiano, lanciando poi un’occhiata languida alla vampira: “A patto che esca con me.”, continuò con un sorrisetto.
“Non se ne parla!”, sbottò la corvina, arrossendo appena, complice il sangue bevuto di recente.
“Ti offro una vena. O una arteria, come preferisci. Io e te, per le strade di Verona…”, mormorò a bocca chiusa una musichetta romantica, muovendo l’indice a tempo.
“Tralasciando uscite varie, anche io voto per lasciare che Nik trasformi Ja… ehm, l’irlandese.” Taylor si alzò in piedi a sua volta, con le mani sui fianchi.
“Anche io. Niklas mevita questa oppovtunità.”, si aggiunse Charlotte, con un sorriso tronfio sul volto, decisa a dare il suo sostegno. “Non si è mai compovtato male, in fondo.”
L’austriaco era quasi commosso. Quasi.
In realtà pensava che glielo dovessero, quel sostegno, dopo aver approfittato della sua ospitalità per due mesi e mezzo.
“Mi aggiungo anche io. Sono pur sempre… suo padre.”, disse Stoyán, alzandosi in piedi serio e composto, come mai prima d’ora.
Pure lui, gli doveva parecchio eh.
“Ci sto anche io. Perché no? Su Enri, fidati una buona volta.”, lo spronò Jordan, l’americano, con un sorriso divertito.
Com’è che anche quel tipo si schierava dalla sua parte? Beh, comunque gliene era grato.
Deglutì, portando lo sguardo su Adelhild che guardava lo spagnolo.
“Allora, che facciamo?”, domandò la svedese, seria.
Enrique, con le mani sotto il mento che sostenevano la testa, fissò i presenti davanti a sé, senza realmente vederli.
Stava riflettendo.
Dopo un minuto che parve un secolo, lo spagnolo posò le mani sul tavolo, lentamente.
Erano tutti con il fiato sospeso.
“Ci penserò. Io e altri – si riferiva evidentemente a quelli più vecchi – ci penseremo e ti faremo sapere. Intanto, vorrei comunque scegliere un sostituto.”, concluse, mentre si alzavano altre lamentele.
Niklas si lasciò andare ad un sospiro di sollievo, che sapeva di speranza, prima di voltarsi verso Vaishali.
“Grazie mille.”, mormorò, mentre la vampira sorrideva incoraggiante.
“Suvvia, ci conosciamo da un sacco! Poi quando sei sparito mi sei mancato. Magari ti va un concertino come ai vecchi tempi?”, sussurrò, complice.
L’austriaco annuì, ignorando la confusione attorno a sé e sorridendo a sua volta a quella che poteva considerare un’amica a tutti gli effetti.

***

Innsbruck, Austria, Venerdì pomeriggio –quasi sera, veramente –.

Jackie stava aspettando, davanti ad una casa lussuosissima, che i vampiri sciogliessero quella riunione.
Ma quanto durava? Aveva mandato un sms a Nik per sapere come raggiungerli e tra quanto avrebbero finito, e lui l’aveva aggiornata da poco che sarebbero usciti entro un paio di minuti.
Batté a terra il piede, impaziente, prima di gettare un altro sguardo al cellulare.
Cavoli, il tempo sembrava non passare mai! Sconsolata, guardò Jo accoccolata sulla sua spalla, che buona buona se ne stava ad aspettare Nik.
Jo… che nome stupido! Non poteva chiamarla con un nome diverso? Tipo Henrietta o Louise. Doveva informarsi sui nomi degli One Direction al femminile.
“Jo, poi… perché Jo? Mica come Johanna Mason? Prima critica Accaggì e poi chiama la furetta con il nome di uno dei personaggi… mah!”
Che poi, Niklas conosceva Hunger Games quando aveva preso Jo? No. E allora, perché l’aveva chiamata così? Quel vampiro rimaneva sempre un mistero, sotto certi aspetti…
Guardò ancora l’ora e sbuffò sonoramente, prima di notare un folto gruppo uscire in massa da quella casa enorme.
Eccoli!
Si sbracciò per salutare Niklas con un sorriso, prima di vederlo ridere mentre camminava al fianco di una ragazza indiana.
Lo sapeva che doveva portarsi dietro la mazza da cricket, ma non era riuscita ad infilarla in valigia.
Digrignò i denti, gelosa, aspettando che l’austriaco la notasse con le sue guance gonfie criceto style.
Solo dopo un paio di minuti il vampiro la degnò di attenzione e, con un sorriso che la fece arrossire, le corse incontro e la abbracciò forte, tanto da strapparle un gemito di sorpresa.
“Niky! M… ma che… perché..?”, balbettò, confusa da quell’attacco di affetto improvviso.
“Ci penseranno. Forse potrò trasformarti in vampiro!”, esclamò il ragazzo, mentre l’indiana si avvicinava ai due divertita.
“Ah, Jackie, lei è Vaishali, dall’India. Vaishali, lei è Jackie.”, presentò, tornando improvvisamente impacciato.
La vampira la guardò curiosa, prima di domandare al moro: “E così, è lei la ragazza che vorresti trasformare? È così tenera! Sembra un dolcissimo cupcake.”
“Cupcake? Stai dicendo che sono grassa?”, ribatté indignata la brunetta, con le mani sui fianchi e di nuovo le guance gonfie.
Vaishali portò le mani avanti, in un gesto di scuse: “No, no! Intendevo dire che da come me ne ha parlato Nik, hai un buon profumo, sei molto dolce e… colorata.”, disse, riferendosi al suo abbigliamento, composto da una maglietta rosa con scritte rosse, jeans azzurri e stivaletti rossi. Uh.
“Capito…”, borbottò, fissandola di sottecchi.
Nik faceva un’enorme fatica a parlare con altre persone… come poteva essere così a suo agio con quella ragazza? Forse si conoscevano da parecchio.
E poi… beh, stava con lei. Era a lei che lui aveva sorriso, comunicandole quella possibilità di passare l’eternità insieme.
Sorrise appena, confortata da quei pensieri, prima di sentire di nuovo la presenza rasserenante del braccio del suo ragazzo attorno alle sue spalle.
Così si ragionava.
“E ora?”, domandò, speranzosa di poter fare quel benedetto giretto romantico per la città.
Speranza che sfumò alla frase: “Eh, ora nulla, si torna in albergo.”

Subito l’aveva odiato.
Quel capoccione! Tornare in albergo anziché visitare la sua patria, farle conoscere le sue origini!
Ma poi, quando lo aveva visto con il violino in mano e Vaishali con una armonica di color rosso mattone fare a tutti gli effetti un concertino per lei, aveva davvero apprezzato tanto la cosa.
Nik aveva un fascino tutto suo quando suonava. Era coinvolgente, passionale, sembrava tutt’altra persona. Si ritrovò ad arrossire, al pensiero che tutto quello era quasi meglio di un concerto degli One Direction o di Justin Bieber, doveva ammetterlo. Ma non lo avrebbe detto ad alta voce.
Accanto a lei c’erano anche Stoyán, Taylor e Charlotte, che apprezzavano a loro volta quel concertino della durata di circa mezz’ora, che concluse in bellezza la serata.

La mattina dopo era il momento della partenza.
Stoyán, Niklas e Jackie sarebbero tornati in Irlanda, Charlotte in Francia, Vaishali in India e Taylor in Liechtenstein. Mai avrebbe pensato che quella fighetta appartenesse a quella nazione che contava sì e no trentamila abitanti…
“Guarda che mi devi ancora degli aneddoti.”, dichiarò Niklas rivolto proprio all’altro vampiro, che sbuffò divertito e gli diede qualche pacca: “Quando vuoi, quando vuoi… una telefonata, e io racconto. Tu non mi hai più chiesto, io non ho più raccontato!”
“Ed è meglio così.”, borbottò il vampiro più anziano, roteando gli occhi verso il cielo, scocciato.
Ci fu una risata generale e, dopo qualche lacrimuccia, pacche sulle spalle e abbracci, tutti si salutarono.


 
 

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Parla Tomocchi: ….diamine, l’ho scritto davvero :°D e ognuno tornò a casa propria! Sembra una frase da racconto di serie Z per i bimbi dell’asilo. Diamine, sparatemi, vi prego. (corretto, grazie a dio.)
Capitolo premio per Blackrose_96… lei è Vaishali, la vampira indiana che difende Niklas! Il capitolo ci sarebbe stato sempre e comunque, perché prima o poi Nik doveva confrontarsi con gli altri per il suo atto del capitolo 18 (il barbone ucciso, ve lo ricordate?)… qua poi salutiamo anche Charlotte e Taylor: non so se ricompariranno ancora, chi lo sa, non lo so. Vedrem, vedrem…
Lassù in alto abbiamo un bannerino fatto per l’occasione! A sinistra Jordan (Chris Evans) e a destra Adelhild (Portia de Rossi) i vampiri comparsi in questo capitoletto. Come vi sono sembrati? Simpatici? Antipatici?xD ditemiiiii
Piccola precisazione poi: John Doe è il nome che viene dato agli sconosciuti, sia chiaro. (Jane Doe per le femmine xD) che non pensate che abbia scritto “non ancora identificato” e poi il nome tanto perché sono stupida lol. Anni e anni di CSI son serviti…
Oggi uppo in anticipo perché stasera e domani lavoro yap. Finalmente.
Che altro dire… i ringraziamenti, certo! :D
Un grazie a PinkyRosie, Mojita_Blue, Bijouttina, Soheila, Kleis, Up_me_memories, DarkViolet92, annina76 e Shiver414(anche se ha spammato la sua storia… >___> ), davvero molte grazie :3
Alla prossima! :D
p.s. i racconti dei contest spero di valutarli in settimana! E spero anche di riuscire a passare a leggere storie e capitoli in arretrato çwç’’

 

 

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Capitolo 35
*** How I met your parents ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 34
How I met your parents

 

 

 

Irlanda, provincia di Dublino, Pasquetta, Lunedì pomeriggio.

Sabato pomeriggio erano rientrati in Irlanda, dopo la riunione dei vampiri.
Solo poi Jackie si era resa conto che il giorno dopo sarebbe stato Pasqua.
Pasqua!
Avevano festeggiato, lei e la sua famiglia, prima con la messa mattutina e infine il gran pranzo.
E poi, come era il detto?
Pasqua con i tuoi e Pasquetta con chi vuoi.
Ma lei non ci teneva a passare il Lunedì fuori con gli amici, o perlomeno, non ci teneva a tirare troppo la corda: già aveva passato i primi tre giorni di vacanza lontano dalla sua famiglia, perciò, per quella volta, Pasquetta l’avrebbe passata con i suoi genitori e... a momenti sarebbero arrivati anche Nik e Stoyán.
Perché, vi chiederete?
Perché Jackie O’Moore ci teneva –a tutti gli effetti – presentare il suo ragazzo ai suoi genitori.
Alla sua famiglia.
Si torturava nervosamente le dita delle mani, lanciava alternativamente occhiate al cellulare e alla porta, sobbalzando a ogni rumore pensando che fosse il campanello – e invece era solo il telefono di quello squinternato di Jack! –.
“Non puoi metterlo in silenzioso?”, strillò, talmente nervosa da sobbalzare per ogni minima cosa.
Il gemello sogghignò, muovendo il cellulare davanti a sé: “Scusa tanto se la mia ragazza mi scrive… Sai com’è, lei è reale!”
Quanto lo odiava! Sapeva benissimo che Nik era reale – un vampiro, un cadavere ambulante senz’anima, ma a tutti gli effetti reale –.
E lo avrebbe dimostrato!
Avrebbe sfruttato quel clima di festa che rendeva tutti più distesi per sganciare la bomba ai suoi genitori.
Il padre Howard stava badando al barbecue, in un caminetto posto sotto una solida tettoia in giardino, a causa delle pioggerellina fine che scendeva da quella mattina.
Finalmente il campanello suonò e la ragazza si fiondò all’entrata prima che ci andasse qualcun altro.
Erano arrivati, finalmente!
 Aprì la porta con un cinguettante “Nik!”, salutando con un gran sorriso il ragazzo – il suo ragazzo! – e rivolgendo lo stesso anche a Stoyán, che entrò e la salutò a sua volta.
“Incantato, signorina O’Moore, grazie del suo invito...”
“Figuratevi... ora che non ci sono più Charlotte e Ru... ehm, Taylor, scommetto che vi sentite soli...”
“Per una volta quoto Stoyán con un Lŭzhliv! È tornata la tranquillità, altroché se è tornata!”. esclamò l’austriaco, sollevato. Difatti lo vedeva più in forma del solito.
O forse era l’amore, che lo faceva sembrare sempre così meraviglioso nella sua imperfezione!
Quanto aveva voglia di baciarlo davanti a tutti, ma non poteva, accidenti!

***

Gli occhi, la faccia... tutto, di Jackie, era fin troppo languido per i suoi gusti.
Quel suo sguardo adorante lo metteva a disagio, si sentiva fin troppo... come dire? Osservato?
Davvero, non aveva parole.
Che cosa pensava di fare? Non di baciarlo, vero?
Prima dovevano presentarsi come coppia alla sua famiglia, poi avrebbero potuto fare... le solite cose, ecco.
“E... gli altri tuoi parenti?”, domandò il vampiro sospettoso, guardandosi in giro.
Vedeva solo Jack seduto sul divano.
“Mamma è in giardino da papà, al barbecue. Gli altri miei fratelli invece passavano Pasquetta con i parenti delle loro ragazze...”
“Già, perché le loro sono reali...”, scherzò ancora il gemello della ragazza, alzandosi in piedi.
“Smettila, Jack!”, lo rimproverò di nuovo la sorella, con le guance gonfie. “Non sei carino!”
“Mh, tu sei la mia gemella, quindi... anche tu non sei carina, barilotto!”
“Non sono un barilotto!”, sbottò la ragazza, rossa in faccia.
Ma Jack sorrise sempre più strafottente: “Ah, sì? E allora cosa sono quei rotolini di grasso sui fianchi? Guarda che se metti magliette attillate si notano eccome, cicciottina...”
Quando era troppo, era troppo.
Con un ringhio, mosso semplicemente dall’istinto di protezione per la sua amata, Niklas prese l’altro ragazzo per il colletto della maglia e lo appese al muro, sotto lo sguardo di uno sbigottito Stoyán e di una sbalordita Jackie.
“Non ti permettere più di insultarla con questi epiteti. Lei va bene così com’è, sono stato chiaro?”, sibilò a un centimetro dal viso dell’altro, con gli occhi ridotti a fessure e i canini semi nascosti ma comunque evidenti.
“S-sì... sì...”, balbettò Jack, preso alla sprovvista e inquietato dall’austriaco; sicuramente non credeva che l’altro si sarebbe mosso in difesa della sorella, ma ora era più che confermato che Jackie non mentiva: lei aveva un ragazzo. E un ragazzo forte, cavoli!
“P-puoi... mettermi g-giù, per favore?”, domandò ancora il castano, mentre il suo mentore si avvicinava per posargli una mano sulla spalla e calmarlo.
“Lascialo, Niklas... non preoccuparti, ha capito.”, sussurrò il maestro con voce suadente al suo orecchio, invitandolo a posare a terra il giovane O’Moore.
Il vampiro più giovane lo fissò ancora con astio, prima di posarlo a terra.
Sperava che avesse imparato.
Quando ancora non era innamorato di lei, ammetteva che quegli insulti non gli davano problemi, anzi, li trovava quasi divertenti. Ma ora non riusciva a sopportarli, lo urtavano come non mai, perché sapeva che alla bruna davano fastidio e che in fondo la ferivano. E non voleva ritrovarsi una anoressica alla fine della giornata, doveva ammettere che le sue forme piene e abbondanti le trovava fin troppo piacevoli da toccare.
Per ora si era limitato a zone tranquille... ma prima o poi sarebbe arrivato anche alle tette. Prima o poi. Molto poi.
In quel momento trovava un po’ frustante quel suo immotivato terrore del sesso... Forse ne era rimasto traumatizzato quando Stoyán aveva cercato di spiegarglielo, forse erano residui della epoca pudica, ma non riusciva a lasciarsi ancora andare.
Per fortuna la ragazza non lo aveva ancora spinto fino a quel punto, le pomiciate erano molto soddisfacenti e andava bene così.
Sospirò, prima di vedere Jack allontanarsi da lui in tutta fretta un po’ tremante e veder invece far capolino Jackie, che gli sorrise un po’ timida.
“Grazie.”, sussurrò, alzandosi sulle punte dei piedi per scoccargli un bacio sulla guancia, riconoscente, cosa che lo rallegrò e imbarazzò un po’. Non lo aveva certo fatto per ricevere qualcosa, semplicemente si era sentito in dovere di mettere dei paletti ben precisi.

***

Circa una decina di minuti dopo mamma e papà rientrarono, portando con loro una terrina piena di carne di tutti i tipi: salsicce, petti e coscette di pollo, hamburger, strisce di pancetta, costine, braciole... certamente non avrebbero sofferto la fame!
Un po’ le dispiaceva che i suoi due ospiti non avrebbero goduto appieno del sapore e del nutrimento di quelle cose così gustose, però, d’altro canto, non poteva proprio farci nulla.
Magari a fine pranzo, dopo qualche oretta, avrebbe potuto fare un regalino a Nik... insomma!
I piatti furono presto riempiti, completati subito con un ottimo contorno di patate al forno cucinate dalla bravissima Marion, sua madre.
Certamente aveva la “ciccia”, come la definiva Jack, per un motivo! Non era colpa sua! Ma bensì di sua madre e della sua corporatura adibita a ospitare tutto quel povero cibo solo soletto.
Scacciò quei pensieri e, dopo aver recitato la preghiera insieme al resto delle persone presenti, attaccò quello che aveva nel piatto con entusiasmo, notando lo stesso anche negli altri commensali.
Ridevano, chiacchieravano, scherzavano, ma Jackie doveva ammettere che più il tempo passava e più si sentiva agitata, in panico, pensando a come avrebbe potuto affrontare il discorso del suo... beh, fidanzamento, con i suoi genitori. Era una cosa da nulla, aveva solo un anellino di plastica al dito, però... però ci teneva, doveva farlo.
Non sapeva perché ne aveva paura, ma sperava che i suoi non cambiassero idea o atteggiamento verso il suo Nik.

Dopo il dolce e il caffè, tutti erano decisamente più rilassati.
Tutti. Tranne lei e Niklas, che si scambiavano occhiate di sottecchi e sembravano affrontare discorsi mentali quali “Comincia tu!” , “No, tu!”, oppure “Eddai, parla!” o “Che aspetti? Sei tu l’uomo!”, con facce talmente buffe che Jack stava trattenendo una risata e Stoyán sospirava, decidendo lui stesso di aprire il discorso.
“Signori O’Moore, sono certo che mio nipote desideri dirvi qualcosa.”, li spiazzò il bulgaro, lanciando poi uno sguardo incoraggiante al suo pupillo, che deglutì a vuoto e ricambiò con un’occhiataccia.
Jackie sospirò sollevata; non avrebbe saputo proprio come iniziare... e soprattutto era curiosa di vedere come se la sarebbe cavata Niklas.
“Io... ecco... io...”, iniziò tentennate il ragazzo, cercando di fissare i due adulti seduti di fronte, che lo guardavano curiosi a loro volta. “Io... volevo chiedervi il permesso di frequentare vostra figlia... di... d-di c-c-chiederle… chiedervi, scusate… la... sua mano... e... stare con lei...”, farfugliò, tremendamente a disagio. La brunetta lo trovò così carino che si lasciò sfuggire un “Awww!” colmo di dolcezza.
Il suo Niky così impacciato! In effetti non si era mai visto un vampiro chiedere il permesso di uscire con la ragazza con cui stava ai genitori. Forse.
Ora non ricordava per nulla.
Howard e Marion si guardarono e poi tornarono a fissare il ragazzo, tranquilli.
“Per me va bene, e penso sia così anche per mio marito.”
“Certamente. Anche se avevo raccomandato alla mia piccola di trovarsi un uomo maturo e ricco, in modo da ereditare una bella sommetta e vivere di rendita...”
“Papà!”, lo bloccò la figlia, paonazza e imbarazzata, appoggiando i pugnetti chiusi sul tavolo, come se fosse stata pronta a combattere per tappare la bocca all’uomo, mentre il gemello era scoppiato in una grande risata, incapace di trattenersi oltre.
“Cosa c’è? Te l’ho sempre detto anche io. A volte l’amore non basta... vero, tesoro? Avrei dovuto sposare quell’altro tipo ricco che mi faceva la corte!”, scherzò Marion, divertita nel prendere in giro la figlia.
“Esatto... ma tu hai voluto me... un povero squattrinato...”
“Lo squattrinato più bello del mondo.”, soffiò la donna, scoccando un bacio al compagno, che ricambiò con un sorriso.
Sarebbero stati da fotografare... avrebbe voluto anche lei un così bel rapporto con Nik! E invece erano così diversi... baci e battibecchi, ecco cos’erano.
Sorrise appena, godendo di quella piccola vittoria. Potevano stare insieme senza problemi, finalmente!

***

Niklas tirò un profondo sospiro di sollievo, rilassandosi sulla sedia che fino a quel momento gli era sembrata fatta di spilli, tanto era nervoso.
Era certamente apparso come un idiota, ne era più che sicuro, ma allo stesso tempo forse quella sua aria da imbranato aveva rassicurato i genitori di Jackie che la loro unica figlia femmina non era nelle mani di un pazzo scatenato lussurioso. No.
Stoyán gli diede qualche pacca, sussurrando un: “Visto? Non era poi così difficile!” che lo portò a fissarlo così male, ma così male, che probabilmente un’occhiataccia come quella non l’aveva mai vista.
“Direi che per oggi ho dato abbastanza.”, borbottò tra sé, prima di vedere la sua ragazza alzarsi, venirgli incontro e scoccargli un bacio a fior di labbra, felice ed entusiasta.
E... ci voleva, già.
Ricambiò maldestramente il bacio, pensando che nessuno li stesse fissando; speranza vana, visto che le altre quattro persone sedute al tavolo li stavano guardando con un sorrisino.
“Comunque era ovvio che ti saresti messa con lui, lo dicevo fin da Natale...”, li canzonò Jack, rivolgendosi alla sorella, che sbuffò divertita. “Sapessi...”
A Natale ancora pensava a Rogan, ma era pur sempre vero che proprio quel giorno lui l’aveva baciata.
Erano già passati quattro mesi.
Come volava in fretta il tempo!
Ad un tratto sentì qualcosa vibrare e vide il suo maestro tirare fuori il proprio telefonino dell’era giurassica, preoccupato.
Si alzò dal tavolo e si allontanò con una scusa, parlottando fitto fitto con aria ansiosa.
Non capiva la lingua, ma tenne lo sguardo fisso su di lui finché l’uomo non tornò, avvicinandosi a loro mentre il resto della famiglia O’Moore era impegnata in un altro argomento.
“È... il consiglio. Mi hanno appena comunicato che hanno deciso.”, sussurrò a bassa voce a entrambi i ragazzi, che sgranarono gli occhi.
“E quindi?”, domandò la brunetta, preoccupata ma allo stesso tempo ansiosa di sapere.
“Telefoneranno domani pomeriggio. Non dice altro.” Il bulgaro si strinse nelle spalle, desolato.
Aveva tentato di far parlare gli altri vampiri, ma si erano dimostrati irremovibili.
Fino a domani... sarebbe stata una tortura.
Come avrebbe fatto a trasformarla? Avrebbe dovuto farlo subito? Oppure... Cosa sarebbe successo se avessero detto no? Tormentato da quei pensieri, non si accorse nemmeno che Jackie e il corvino si stavano mettendo d’accordo per trovarsi a casa sua l’indomani per assistere alla chiamata e regolarsi di conseguenza.

A fine giornata, si salutarono tutti, anche se i due vampiri erano un po’ sbattuti per via del messaggio.
“Allora, ci vediamo domani. Vengo a casa con te e pranziamo insieme, ho già avvisato i miei, ok? Ti starò vicina come una brava ragazza.”, soffiò Jackie, dandogli un ultimo bacio.
“D’accordo... Speriamo bene...”, brontolò Niklas, prendendole una mano per stringerla forte, come per impedirle di scappare.
“Mi piaci molto.”, grugnì, a bassa voce, in modo che sentisse solo lei.
“Anche tu.”, miagolò la ragazza abbracciandolo forte, prima di lasciarlo andare.
Sarebbero stare le ventiquattro ore più lunghe che avrebbe mai vissuto.

 


 
 

AskAnotherWay
Il gruppo Facebook

When Tomocchi is joy

 

 

Parla Tomocchi: il capitolo più corto dal... terzo capitolo? Sono solo cinque misere pagine, lo so, ma non potevo certo fare un poema o dilungarmi troppo, ecco ._. è stato un vero parto scrivere questo. Ammetto che queste situazioni mai vissute di relazioni e varie mi mettono i difficoltà. Mi rifaccio a quelle altrui, ma non è la stessa cosa... ew.
Comunque finalmente si sono ufficializzati anche ai genitori e vediamo come va questa decisione... che ne pensate? Accetteranno o non accetteranno che Jackie diventi una vampira?D: Diteci, diteci!
Si accettano scommesse! LOL
Ma passiamo alle cose serie! Ci sono tante cose di cui parlare.(mi sa che saran più lunghe le note che il capitolo).
Innanzitutto, un grazie a coloro che seguono AW fin dal suo esordio: siamo arrivati a 300 e passa recensioni ed è anche grande a voi che lo sostenete fin dall’inizio. E parlo di PinkyRosie FiveStars, la capostipite delle Others!x°D (sì, c’è anche il nome del fandom, lol, suggerito da Baldr), di Ninya_3, di Renesmee94, chiaraEB, fantasygirlblack96, Sakurazukamori, Mojita_Blue, ArmandamarinaFVAEIXS, lovelymangaka, Kleis, Blackrose_96, Saviour e LadyAndromeda… Davvero, grazie! Grazie, grazie, grazie, voi che ci avete seguito ancor prima del grande botto, grande a voi che non ci avete abbandonato mai e che siete ancora qui, dopo tutti questi capitoli. Voi che ti avete dato fiducia inserendo la storia tra le seguite o le preferite, voi che leggete, silenziose o meno… grazie. <3
Seconda cosa importante: le vincitrici del contest “Another Way- un altro modo di mettersi insieme”!
Al primo posto abbiamo…
Blackrose_96!
Ti ricordo i premi:
1 tua storia betata da me + 3 recensioni omaggio (di storie che sceglierò io) + 1 disegnino chibi colorato di qualsiasi cosa vorrai + 1 banner per un tuo sito/pagina/gruppo/storia.
La seconda classificata è
PinkyRosie FiveStars!
TI ricordo i premi:
2 recensioni omaggio (di storie che sceglierò io)  + 1 schizzo semplice di qualsiasi cosa vorrai + 1 banner per un tuo sito/pagina/gruppo/storia.
Sappiatemi dire per mp, chat Fb, quello che volete insomma xD
Un po’ mi spiace perché pensavo fosse carina come idea e partecipassero di più, ma va bene così, per una originale è davvero tanta roba. 8D
Grazie a voi che avete partecipato. <3
Terza cosa, i ringraziamenti vari: un grazie a Lolyn123 per aver inserito la storia tra le preferite e a Light_of_stars per averla messa nelle ricordate! Infine, un grazie a PinkyRosie FiveStars, Kleis, Soheila, Mojita_Blue, annina76, DarkViolet92 e Bijouttina per aver recensito! <3
Quarta cosa, visto che ci sono auguro buona fortuna a tutti i maturandi e coloro che stanno affrontando gli esami… :°D ci sono passata… auguri… 8’’’D
Pooooi concludiamo in bellezza con questi bellissimi disegni di Sakurazukamori!
Una sera, sul gruppo FB, si è presentata con queste stupende fan art… Sto ancora crogiolando ç///ç <3 Per altri disegni, su in alto c’è la mia pagina FB dove li posto e son visibili a tutti <3 xD ci son anche quelli su Nik e Jackie!
E con questo, gente bella, lettori cari che ci seguite… Alla prossima!

 

 

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Capitolo 36
*** It's time ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 35
It's time

 

 

 

Irlanda, provincia di Dublino, Casa di Niklas, Martedì pomeriggio.

 

Alla fine il pomeriggio era arrivato, inesorabile.
Aveva atteso quel momento per tutto il tempo e invece, in quell’attimo, desiderava che non fosse mai arrivato.
E se fosse stato sì? E se fosse stato no?
Erano seduti sul divano di casa sua, lui e Jackie vicini, con lei che gli stringeva la mano tremante nella sua più piccola e smaltata di rosso.
“Perché il rosso?”, domandò, a un certo punto, per sviare i propri pensieri su qualcosa di più leggero e stupido.
“Perché il rosso è il colore portafortuna per questa occasione! Rosso come l’amore, la passione! Rosso come il filo del destino di cui parlano tanto nei manga! Rosso come il sangue che succhiano i vampiri! Andiamo, Nik, è ovvio!”
Certo, ovvio.
Ovvio sto cavolo fritto.*
Sospirò, voltandosi verso Stoyán che camminava su e giù per il salotto come un leone in gabbia, in attesa della fatidica telefonata.
Avevano detto nel pomeriggio, ma non l’ora.
Quell’attesa era ancora più lacerante di quando aveva aspettato il discorso del maestro prima di mettersi insieme a Jackie, doveva ammetterlo.
A un certo punto una suoneria monotono molto squillante iniziò ad attirare l’attenzione dei presenti, che si concentrarono sulla tasca dei pantaloni del bulgaro.
L’uomo prese il telefono e lo passò al suo pupillo, che lo afferrò con la mano tremante. Dannata agitazione.
Premette il tasto verde e trattenne il respiro, ansioso: “P... pronto?”
“Ciao, Pupillo! Sono io, Jordan, come va?”
Oh, no. Quel Jordan. Quell’americano da strapazzo che lo aveva preso in giro – e in fondo un po’ aiutato – durante la riunione dei vampiri avvenuta la settimana scorsa, quasi cinque giorni prima.
Strinse le labbra, prima di sospirare ancora e parlare.
“Ciao.”, salutò, scocciato. “Insomma, va.” Voleva farlo morire di attesa? Meno male che era immortale.
“Perfetto! Perché la persona che dicevi può essere trasformata in vampiro!”
Niklas sgranò gli occhi e Jackie, seduta talmente vicino a lui da poter sentire, lanciò un gridolino e abbracciò il ragazzo, così felice da avere le lacrime agli occhi: un po’ per la tensione, un po’ per il sollievo.
Il vampiro più giovane tirò un sospiro di sollievo: “Perfetto, sì...”
Jackie sarebbe stata un vampiro!
Avrebbero davvero potuto passare l’eternità insieme...
“C’è altro? Tutto qui?”, domandò, decisamente più rilassato. Insomma, Stoyán gli aveva spiegato sommariamente come avveniva la trasformazione, ma preferiva ricevere istruzioni precise.
“Sì, in effetti c’è altro...” Jordan continuò, con una voce calma e ferma: “Queste sono le condizioni: non sarai tu a farlo, dovrai lasciare l’Irlanda e tornare in Austria, al tuo paese.”
In un attimo, il tempo sembrava essersi fermato.
Forse non aveva capito molto bene.
“Come, scusa?” Sì, aveva sicuramente capito male.
Jackie, al suo fianco, aveva rialzato la testa con la bocca aperta.
“Hanno deciso che questa persona che proponi potrà essere trasformata in vampiro, ma non da te e dovrai andartene via. Mi dispiace, amico.”
Quella notizia face male.
Mille pensieri iniziarono ad affollargli la mente, mille pensieri singhiozzanti e uno più triste dell’altro.
Già sarebbe stato difficile ricominciare da zero con Jackie... ricordarle che stavano insieme...
Ma così... così l’avrebbe persa per sempre.
Si sarebbero visti solo alle riunioni e lei non si sarebbe ricordata di lui. Non avrebbe saputo chi era, chi era stato. Non lo avrebbe degnato di attenzione.
Solo lui si sarebbe ricordato per sempre e avrebbe sofferto per sempre.
Quell’ultima frase lo lasciò senza alcuna energia, senza altri pensieri.
Si abbandonò sul divano, porgendo il telefono al suo maestro senza dire una parola.
Senza riuscire a dire una sola parola, completamente svuotato.

 

***

 

Stoyán si portò il cellulare all’orecchio, preoccupato per la faccia del suo allievo.
Non l’aveva mai visto con quell’aria da funerale e soprattutto così pallido.
“Jordan, cosa gli hai detto?”, domandò, notando che anche la signorina O’Moore si era accasciata sul sofà con lo sguardo vacuo.
“Mi dispiace, ma non la fanno trasformare da lui e dovrà tornare in Austria... perché era la ragazzina che lo aspettava fuori dalla villa dopo la riunione, giusto? È la punizione per essere fuggito e aver disertato per così tanto tempo...” L’americano era davvero costernato.
“Ho capito...” Aveva capito eccome.
Quella era certamente la punizione più crudele che avessero mai dato.
“Non posso fare proprio nulla? Una mia buona parola, qualcosa...”, tentò di intercedere l’uomo, mordendosi il labbro inferiore con i denti.
“Nulla di nulla, amico. Vicolo cieco. È così e basta.”
“Ci sono! Non voglio più diventare un vampiro! Io voglio Niky qui, voglio Niklas qui!”, esclamò Jackie, battendosi le mani sulle cosce.
“Io non voglio più diventare un vampiro! Problema risolto!”
“Dì alla ragazzina che non funziona così... Anche se non vuole più essere trasformata, il tuo pupillo se ne deve andare comunque. È la punizione.”, spiegò con pazienza Jordan, per l’ennesima volta.
Stoyán guardò la brunetta dispiaciuto, prima di tornare a rivolgersi al suo interlocutore.
“E io? Devo seguire Niklas o..?”
“No, no, tu rimani con la ragazza finché non arriva Roberto, come avevamo deciso in riunione, o finché non avrà deciso cosa fare... beh, io ho riferito tutto... ci sentiamo, fatemi sapere quando parte e se invece la tipa vuole ancora essere trasformata.” Con un click la chiamata terminò e nella stanza calò un silenzio assordante.
Stoyán non si era mai sentito così in colpa come in quel momento.
Se non avesse ritrovato Niklas, se non lo avesse trascinato alla riunione... forse il suo ragazzo, il suo bambino, sarebbe stato ancora felice e tranquillo con la ragazza che amava.
Invece li aveva involontariamente divisi per sempre. Letteralmente.
Mise via il cellulare e si chinò su di lui, scuotendolo per le spalle.
Doveva farlo riprendere, doveva ricordargli ciò che gli aveva spiegato.
“Niklas. Non è la fine. Ok? Magari si tratta di una punizione temporanea... e in ogni caso tu e la signorina O’Moore vi rivedrete durante le riunioni. Potrai vederla ancora, potrai provarci ancora.”, mormorò, stringendo la presa, sperando di fargli male, di ottenere una reazione, perché vederlo così inespressivo lo stava opprimendo.
“Giusto, Niky. Ci... ci siamo già innamorati una volta, perché non potrebbe accadere una seconda?”, propose con una risatina nervosa la bruna, cercando la sua attenzione a sua volta.
“Perché non è possibile. Non accadrà ancora. Ci siamo ignorati per quattro anni di scuola Jackie, perché non parlavamo e non ci conoscevamo. E sarà così anche quando diventerai un vampiro. Ti farai altre amicizie, troverai qualcuno più figo di me con cui passare l’eternità e anche tu sarai più figa e non ti abbasserai a parlare con me per stare con quel gruppo di vip vari...”, blaterò, a voce bassa, come se fosse in uno stato catatonico.

Sembrava uno straccio con cui pulire i pavimenti.

 

***

 

La brunetta strinse le labbra e gli mollò uno schiaffo poderoso sulla guancia, arrabbiata oltre ogni modo.
Quello era un insulto e quello non era il Niklas che conosceva!
Anzi, non era il Niklas che aveva cresciuto con tutti quei giorni passati a seguire il programmino!
Ehi, non era niente male quello stampo rosso a forma di mano.
“Tu sei un idiota! Faremo qualcosa! Potremmo scappare, potremmo...”, tentò di scrollarlo e dargli qualche speranza, ma lui le prese la faccia tra le mani e la bloccò con un bacio, un bacio umido colmo di disperazione e tristezza.
Non lo aveva mai visto piangere ma, nell’accarezzare le sue guance, le scoprì bagnate, rigate dalle lacrime amare di un qualcosa di perduto.
Quando si staccò, lui appoggiò la fronte contro la sua, un gesto che facevano spesso e che era solo loro.
“Tu hai sempre sognato di diventare una vampira, non tirarti indietro. È così e basta. Non farlo per ripicca di chi ci divide, perché l’unica a rimetterci sarai tu.”, sussurrò, guardandola con una faccia contratta in una smorfia.
Stava accadendo tutto troppo in fretta, troppe cose stavano per cambiare e lei non aveva alcuna voce in capitolo.
La ragazza scoppiò a piangere, singhiozzando senza potersi fermare abbracciata al suo vampiro, abbracciata a quell’unica persona che era riuscita a farle provare sentimenti che andavano oltre all’ammirazione per i suoi idoli stampati sui poster.
Lo stava perdendo, lo avrebbe perso e non poteva fare nulla.
Anche fossero fuggiti, lei sarebbe morta perché mortale e lui avrebbe passato l’esistenza come reietto, in fuga, di nuovo.
Ecco perché l’aveva bloccata, ecco perché le aveva suggerito di inseguire il suo sogno e di lasciarlo perdere, anche se avrebbe fatto male.
Non voleva dimenticarsi di lui, di ciò che avevano passato... non voleva in nessun modo!
Si stupì dei propri pensieri, sicura di non averne mai avuti di così profondi.
I due giovani si guardarono ancora, riappoggiando ancora la fronte l’uno contro l’altra.
Per quanto dolorosa, la decisione era stata presa e loro ne erano le vittime, le marionette usate per puro e sadico divertimento.
Passarono alcuni minuti, sempre in silenzio, prima che una frase rompesse quel silenzio.
“... Ti va di... aiutarmi a fare le valige?”, domandò l’austriaco, senza aver il coraggio di alzarsi dal divano, atono.
Jackie annuì, riabbracciandolo ancora, se possibile, più forte di prima.
“Io ti aiuto, ma poi passiamo la passata la serata a pomiciare come se non ci fosse un domani.”
“Andata.”

 

***


Stoyán palesò la sua presenza con un colpetto di tosse.
“Lŭzhliv, il domani ci sarà eccome…”
“Maestro, era tanto per dire.”, ribatté piccato il vampiro più giovane, alzandosi con lentezza dal sofà.
Si sentiva vuoto, ancora più vuoto.
Ma non voleva sprecare gli ultimi momenti con Jackie: no, non avrebbe permesso a niente e nessuno di rovinarglieli. Eccezion fatta per una bella partita a The War of Past. Forse.
Si recò nella propria camera e aprì il baule con la chiave che conservava nel suo posto segreto –sotto il letto… che fantasia! – per poter iniziare a buttarci dentro alla rinfusa il più possibile.
“Nik, un po’ di ordine…”, lo riprese Jackie, mentre riprendeva i capi che lui buttava per stenderli sul letto e piegarli malissimo.
Lui la occhieggiò e sospirò.
“Se li sistemi così, si stropicceranno meno se io li butto…”
La brunetta gonfiò le guance e gli mollò un pugnetto forte sul braccio, ma non forte come suo solito. Evidentemente per quella decisione ne stava risentendo parecchio anche lei.
“E se ci dicessimo una parola d’ordine per riconoscerci? O scrivessi un diario delle mie memorie…”, propose la ragazza, pensierosa, ma Niklas scosse il capo: “Quando vieni trasformata dimentichi tutto e una volta vampira devi recidere i legami con la tua vita precedente. Stoyán mi fece prendere il minimo indispensabile e mi fece bruciare un pupazzetto di stoffa che aveva probabilmente cucito mia madre. Chissà cosa ti farebbe bruciare il tuo creatore…”
Il pensiero che qualcun altro avrebbe messo mani e bocca su Jackie oltre a lui, lo fece arrabbiare e ingelosire da matti. Ringhiò basso tra sé e sé, lanciando con ferocia il paio di scarpe eleganti dentro il baule con talmente tanta forza da ribaltare il forziere con un tonfo pesante.
Alla riunone avevano scelto Roberto, quel donnaiolo sfigato ma con un certo charme. Anche se andava dietro a Vaishali, non si risparmiava certo le altre donne, facendo il cascamorto con tutte.
Italiani. Non poteva aspettarsi altro che idioti.
Quanto avrebbe voluto scuoiarlo vivo…
“Beh, spero che non mi facciano bruciare i cd dei miei One Direction o, peggio, i miei libri o dvd di Twilight! Oh, non lo sopporterei e poi avevo promesso a Lee che se fossi morta a qualche concerto di Bieber le mie cose sarebbero passate a lei!”, piagnucolò la brunetta, stringendosi la camicia di Niklas al petto.
Quella frase lo riportò alla realtà e lo fece, doveva ammetterlo, un po’ sorridere, distraendolo dai quei pensieri per nulla felici.
“E poi, Nik! Mannaggia a te!”, squittì, facendo sobbalzare l’altro.
“Cosa?”
“Sei il mio secondo ragazzo e pure tu sei durato solo una settimana! E io che speravo di stare con te di più e donarmi completamente…”, pigolò, arrossendo sulle guance.
Era quasi carina, così, se solo non avesse avuto quel broncio da bimba delle elementari.
Ma aspetta, aspetta…
“Sono il tuo… secondo ragazzo?”, domandò, incredulo. Com’era possibile?
Jackie lo guardò stranita. “Certo. Secondo. Vuol dire che prima di te c’è stato un altro.”
“Jackie, guarda che sognare di essere la fidanzata di Ernest Curling non vuol dire…”
“Non è immaginario!”, sibilò feroce la ragazza, mollandogli un calcio nello stinco, che procurò un gemito di dolore all’austriaco. “ ed è Edward Cullen!”, precisò.
“Il mio primo ragazzo è stato Kevin! Kevin era davvero carino, alto, capelli neri, occhi verdi… così dal nulla mi chiese di metterci insieme e io dissi di sì.”
“Era? Vuol dire che è morto? E vuol dire che ti sei messa insieme a uno sconosciuto?”
Un altro calcio si aggiunse all’altro.
“Ahia!”
“No, è ancora vivo! Ed era in classe con me alle medie.”, spiegò lei, prima di gettare la camicia nel baule.
E così pure Jackie era stata con qualcuno, che era durato solo una settimana.
“Perché vi siete lasciati?”, domandò, sospettoso.
Non riusciva a immaginare Jackie che mollava un ragazzo così meraviglioso, quindi doveva per forza averlo fatto lui…
“L’ho mollato io perché diceva che Justin faceva schifo.”
“…ma dici sul serio?”
“Certo!”
Niklas si passò una mano sulla faccia, stravolto. Ok, era plausibile.
“E non vi siete mai baciati.”
“No.”
Un sorriso compiaciuto increspò le labbra del vampiro.
Il loro primo bacio era stato schifoso e non desiderato, ma era comunque stato il primo.
Questo lo riempì di orgoglio, prima di avvertire di nuovo la tristezza.
Avrebbe dovuto dividersi da lei, la persona per cui provava un sentimento così forte.
Sospirò, rassegnato, prima di sentirsi spingere in avanti dalla brunetta, che lo fece mettere sul letto, steso.
“Jackie, cosa..?”, farfugliò, disorientato da tanta intraprendenza da parte della ragazza, che gli posò l’indice sulle labbra per zittirlo.
“Io e te, ora…”
No, non poteva davvero chiedergli quello
“Prima che tu vada via dobbiamo farlo!”
Non era pronto!
“Tu ora bevi il mio sangue e zitto! Devi berlo almeno un’ultima volta!”, esclamò, prendendo il colletto della maglia e tirandolo verso la spalla per scoprire quanto più possibile il collo.
Niklas la guardò tra il preoccupato e il sollevato: da una parte era contento di non essere forzato a fare certe cose, ma dall’altra parte era terrorizzato. E se non si fosse fermato?
Certo c’era anche Stoyán e la ragazza aveva la rosa canina, però…
Non riuscì a sottrarsi perché Jackie gli infilò le mani nei capelli e gli fece appoggiare il viso contro l’incavo del suo collo a forza.
“Bevi, dannazione!”, lo pregò, con un tono triste, quasi fosse stato di vitale importanza.
“Voglio vivere al massimo i miei ultimi ricordi e so che il mio sangue ti piace, perciò bevi finché puoi!”
Lo sentiva, lo sentiva quel liquido cremisi pulsare nelle vene, chiamarlo a gran voce invitandolo a procedere. E Niklas non gli resistette.
Piantò i denti nel collo della ragazza con forza, famelico, sentendo il gemito di dolore di Jackie come se fosse stata una voce lontana.
Iniziò a succhiare con veemenza, sentendo il calore scorrere nel suo corpo e quel sapore dolce che gli ottenebrava i sensi, facendogli provare un piacere inimmaginabile.
Chiuse gli occhi, rallentando appena la bevuta per ciucciare più tranquillo come un cucciolo che beveva il latte dalla madre, sentendo la mano di Jackie accarezzargli i capelli con dolcezza.
Quel gesto lo riportò alla realtà e lui si staccò, ansante, fissando la ragazza negli occhi, più pallida del solito.
“Piaciuto?”, domandò lei con un filo di voce e lui annuì, prendendola tra le braccia per coccolarla un po’.
Gli era davvero grato per quella premura, quell’ultimissima premura.
Le loro ultime ore insieme.
Sospirò ancora, lasciandosi cadere all’indietro sul letto e tenendo Jackie stretta a sé, come se non avesse mai voluto lasciarla.
Lei era sua. Sua, sua e sua.
Si erano conosciuti tardi, si erano messi insieme tardi, eppure lui aveva sperato di poter recuperare tutto il tempo perduto.

Ma non era così. E mai lo sarebbe stato.
“È tempo.” disse con voce roca, ma senza muoversi.

Il baule era pronto, zaino sulle spalle e borsone nell’altra mano.
Gli stessi bagagli con cui era arrivato in Irlanda, gli stessi bagagli che mai avrebbe abbandonato e che avrebbero continuato a fargli compagnia per il resto di quella “vita”.
Stoyán lo salutò con un forte abbraccio e qualche pacca, stritolandolo talmente forte che Niklas boccheggiò e lo pregò di lasciarlo; l’uomo lo fece solo dopo avergli posato un bacio affettuoso tra i capelli.
Jackie lo lasciò andare solo dopo una soddisfacente pomiciata, come si erano promessi quello stesso pomeriggio, e qualche lacrima amara per quella separazione avvenuta troppo presto e ingiustamente.
“Stammi bene, fai attenzione e non correre dietro alle troccole dai capelli rossi, è chiaro?”, lo raccomandò con gli occhi gonfi dal pianto, ma con un sorriso triste un po’ ironico che lui capì.
“Certo. Passerò tutto il tempo al pc come sempre.”, promise, rubandole un ultimo bacio prima di voltarsi verso la porta.
“Vado. Ci vediamo… alla prima riunione che capita.”, disse con voce piatta, trascinando i bagagli fuori dall’abitazione.
La sera era tranquilla, c’era giusto una leggera brezza che gli scompigliava i capelli e accarezzava le guance.
L’aria non sarebbe più stata la stessa.
Daniel sarebbe stato felice di non vederlo più lì…
Sbuffò, divertito dal fatto che il suo ultimo pensiero era per quel maledetto nano biondo.
“Ciao, Niky.”
“Ciao, pupillo mio. Ti raggiungerò presto.”
Lanciò una veloce occhiata alle due persone sull’uscio di casa e annuì muovendo appena il capo, prima di dirigersi verso la fermata dell’autobus.
La sua vita stava per ricominciare di nuovo.
E, di nuovo, in solitudine.

 

 

 


 
 

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*omaggio a Mojita_Blue e i suoi “cavoli fritti!” che mi fa sempre morire dal ridere x°D

 

Parla Tomocchi: Uhm, le accette e i mitra sono da quella parte. :°D
Io so, lo so che ci odierete, ma come detto capitoli fa, la storia prende pieghe che non ci aspettiamo. È giusto così. A tutto c’è una conseguenza e una punizione. E insomma, non potevamo farla passare liscia a Nik. Salutatelo, che la seconda parte è tutta dedicata a Jackie- un altro modo di essere bimbaminkia, in questo caso. Quest’idea è venuta, come potete –o forse no- intuire dal titolo, dalla canzone “It’s time” degli Imagine Dragons, bellissima canzone che mi fa piangere ogni volta. Ma continuo a parlar io… è tutto superfluo, non saprei che altro dire. Ditemi voi, io mi sento a pezzi. .___.



 

 

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Capitolo 37
*** Ritorno a casa ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 36
Ritorno a casa

 

 

 

Austria, provincia di Vienna, motel, Mercoledì pomeriggio.

Era stato il viaggio più lungo che avesse mai fatto.
Non perché lo fosse stato realmente, ma perché la solitudine costretta gli aveva fatto sembrare tutto più pesante. 
Un conto era quando sceglievi di stare da solo...
Ma quando trovavi di nuovo qualcuno con cui passare il tempo... Qualcuno con cui stare bene, qualcuno con cui vivere senza pensieri... 
Niklas scosse il capo, avvilito.
Doveva smetterla di pensare a Stoyán e soprattutto a Jackie; Jackie che nonostante la sua petulante e irritante presenza – musica compresa – iniziava a mancargli terribilmente. 
Sentiva il suo corpo a pezzi, nonostante non ci fosse alcuna ferita.
Annaspò per un momento, come se gli fosse mancata l'aria, e si sedette sul letto della camera del motel più economico che aveva trovato.
La scelta non era stata delle migliori, visto che le lenzuola odoravano di muffa e notava delle infiltrazioni sul soffitto, insieme a qualche opera di abilissimi tarli sulla moquette.
"Jackie..." mormorò tra sé, prendendosi la testa tra le mani e affondando le dita tra i capelli, come faceva spesso lei.
Ma non era lo stesso e mai lo sarebbe stato.
Non lo sarebbe più stato.
Nonostante le buone intenzioni di Jackie di ri-incontrarsi, aveva idea che il consiglio gli avrebbe fatto ben pagare i suoi errori, facendoli evitare in qualunque modo.
Si stese sul materasso, meditando di bruciare quella stoffa maleodorante e scacciando subito quell'insana voglia al pensiero dei soldi che avrebbe dovuto sganciare per ripagare i danni.
Era ufficialmente al verde, non aveva più nulla in quelle tasche: quell'ultimo viaggio lo aveva spompato del tutto; sperava nell'aiuto di qualche suo compagno; dubitava, egoisti com'erano.
Come avrebbe fatto da quel momento in poi?
Nessuna dimora, nessun recapito, nulla di nulla.
Forse avrebbe potuto fare l’artista di strada, suonare il violino nelle ore più buie...
Purtroppo stava sopraggiungendo l’estate e quelle maledettissime giornate si stavano allungando fin troppo. Sarebbe stato un bel problema esibirsi.
Senza contare anche la pioggia, che cadeva incessante da giorni e che sembrava non voler finire mai.
Non si era nemmeno reso conto di essersi alzato e avvicinato alla finestra, per guardare senza espressione particolare il paesaggio che mostrava la capitale.
Case del vecchio stampo, quella pioggia che rendeva l'atmosfera più cupa, la leggera nebbiolina che aleggiava in giro, strade enormi e auto che si fermavano quando i pedoni camminavano sulle strisce... un po’ gli era mancato tutto questo.

Aprì la finestra per far entrare dell’aria nella stanza e togliere così quella viziata e nauseante, appoggiandosi al piccolo davanzale a braccia conserte.
Doveva concentrarsi su altro, liberare la mente, seppur difficile, e mettere da parte il proprio dolore, se voleva andare avanti.
Stoyán gli aveva ribadito più volte, anche tramite sms, di non lasciarsi andare e soprattutto di ricordarsi che c’era anche altro nella sua vita, che doveva puntare a quello.
Crearsi un obbiettivo e concentrarsi su di esso.
Sembrava un buon consiglio. Purtroppo era molto difficile applicarlo nella realtà.
Non poteva nemmeno dirgli che era impossibile: il suo maestro ci era riuscito. Il bulgaro aveva più forza di volontà, molta più di lui, su questo non ci pioveva.
E meno male.
Iniziava a odiare quella pioggia.
Pioggia fuori.
Pioggia dentro di sé, al posto delle lacrime.
Pioggia che ricordava le isole britanniche.
Pioggia che lo accompagnava sempre nei suoi viaggi.
Pioggia come a San Valentino, quando aveva baciato Jackie.
Quel bacio che gli bruciava ancora sulle labbra...

Stava per sospirare quando il telefono iniziò a suonare.
Infilò la mano in tasca e lo prese, sospettoso.
Numero sconosciuto.
Che fosse qualche compagnia telefonica? 
Nonostante la tentazione di ignorarlo fosse forte, premette il tasto verde e attese che una qualche voce lo illuminasse.
"Ehilà, pupillo!"
Quelle parole, quella voce…
Jordan Darling. Il vampiro americano.
Cosa voleva da lui?
"Sì.", ringhiò, poco accondiscendente, fissando di nuovo fuori, teso come una corda del suo violino.
"Tutto bene?"
"Secondo te?" Come poteva avere così poco tatto? Evidentemente non aveva mai provato sentimenti in quella vita da immortale.
Jordan ridacchiò dall’altro capo, prima di continuare.
"Beh, sei arrivato in Austria?"
"Certo.", ribatté seccato il giovane, in procinto di chiudere, quando poche semplici parole lo fermarono.
"Allora... Bazinga!"
Bazinga.
Cosa voleva dire Bazinga?
"Bazinga è la parola che usa il dottor Sheldon Cooper quando si cimenta in qualche sua simpatica burla"

No...
"Era... tutto uno scherzo?", domandò con voce atona il ragazzo.
"Ovvio."
Il cellulare volò fuori dalla stanza.
Un attimo dopo si sentì il grido e gli insulti coloriti di un passante, colpito da qualcosa di indefinito.
Niklas ansimava, rabbioso, sentendo una gran voglia di sbranare qualcuno.
Anche il cuscino sarebbe andato benissimo.
Come... come... come avevano potuto?
Come, come, come?
Si erano presi gioco dei suoi sentimenti, di quelli di Jackie... tutto per fargli uno scherzo.
E anche molto costoso, doveva aggiungere! Quei maledetti!
Anzi! Avrebbe messo tutto sul loro conto! 
Iniziò a graffiare e scatafasciare la camera, sfogando tutta la propria frustrazione, come un animale.
Non poteva controllarsi, così.
Non potevano fargli una cosa del genere.
Non ne avevano avuto il diritto!

 

Tre ore dopo, in una villa di Vienna di proprietà di Jordan Darling

Si era comportato da stupido.
Aveva lanciato via l’unico strumento che gli avrebbe permesso di avvisare Jackie che presto sarebbe tornato e che si sarebbe tutto sistemato.
Che era stato solo uno stupido scherzo e che avrebbero potuto stare insieme per sempre.
E invece...
Sbuffò, infastidito, seduto sul lussuoso divano di pelle nera del grande salotto della villa arredata in stile moderno su toni neutri come il bianco e appunto nero.
Iniziava a credere di essere l’unico vampiro poveraccio.
Forse avevano davvero ragione Jackie e quei suoi libri strampalati...
...
Ma che pensava?
Scosse il capo, ripercorrendo quelle tre ore nella sua mente.
Dopo un quarto d’ora, era salito un impiegato dell'albergo ad avvisarlo che c’era una chiamata per lui, così era sceso e si era ritrovato di nuovo a parlare con Jordan che, molto pacato, gli aveva spiegato che quello scherzo era stato terribilmente divertente e anche necessario, per punirlo di quegli anni di fuga e sbeffeggiamenti vari.
Lo avevano fatto soffrire per puro e sadico divertimento.
Poi l’americano lo aveva invitato a raggiungerlo alla sua villa, avvisandolo che sarebbe venuto un autista a prenderlo insieme alle sue cose e di mollare quello schifo di motel che non avrebbe potuto permettersi ancora a lungo.
E così, si era ritrovato lì.
Gli avevano servito del buon sangue, che lui aveva bevuto vorace, e lo avevano fatto accomodare in salotto, in attesa del loro padrone.
Padrone.
Doveva essere una bella sensazione avere gente a cui impartire ordini... ma allo stesso tempo una responsabilità troppo grande per uno come lui.
Dopo ancora qualche minuto di silenzio, Jordan entrò con un sorrisetto, prendendo posto sul divano di fronte a lui.
“Allora. Sì, è stato crudele, ma, come ti ho già detto… terribilmente divertente e necessario.”, sghignazzò, beccandosi un’occhiataccia dal vampiro austriaco.
“Divertente. Divertente?”, ringhiò, alzandosi in piedi di scatto, incapace di controllarsi.
Ogni volta che ripensava a quello che aveva provato, ai soldi che aveva speso… alla profonda disperazione che lo aveva avvolto, come un manto freddo e pungente…
“Pupillo, calmati, calmati, calmati. È questo che ci ha spinti a compiere questa scelta. Vedi? Non sai controllarti.”
“Controllarmi? Ma vi rendete conto di cosa vuol dire divertente? O in tutti questi anni avete anche scordato certe parole del dizionario, fino a confonderle con altre? Imbecilli! Stupidi! Sadici molestatori…” Non riuscì a concludere la frase perché Jordan si era alzato, veloce, per prendergli il collo e alzarlo con una facilità impressionante.
Diamine, lo stava strozzando..!
“Uhm, ti inviterei a non usare certe parole con me. Insomma, pupillo, era questo che intendevo. Ci credo che sei tornato a uccidere! Vivi e lascia vivere!”, lo reguardì, prima di lasciarlo ricadere sul divano.
Niklas tossì un paio di volte, cercando di recuperare fiato e far tornare a funzionare il cervello. Certo si nutriva di sangue, poteva benissimo finire in coma, se soffocato. E lui non ci teneva per nulla, non adesso che poteva recuperare il rapporto con Jackie.
Anche se non si erano nemmeno propriamente lasciati, in effetti.
“D’accordo… hai ragione… ma ammetterai che questo è stato davvero… troppo…”, sibilò, astioso, fissandolo male.
Jordan ghignò ancora: “Ovviamente. L’eccesso è la mia specialità. Quanto avrei voluto vedere la tua faccia, uh uh!” 
Che personaggio assurdo…
“Ovviamente mi rimborserete vero? I soldi per venire qui, più i consistenti danni morali…”, borbottò l’austriaco, sperando di farlo sentire in colpa e soprattutto speranzoso di potergli spillare quanti più soldi possibili.
Per vivere in una reggia come questa, doveva averne un sacco.
Ma egli scosse il capo, sempre più divertito.
“Ragazzo, le tasse le paghiamo anche noi, ho giusto il minimo per me! Cosa credi, che sia figlio di qualche magnate industriale?” 
… Ma possibile che tutte le sfighe dovevano capitare a lui?
Forse aveva davvero ragione Jackie, forse la sua vita era controllata da un qualche romanziere sadico.
In quel caso, lo stava maledicendo ora più che mai.
Che soffrisse.
Ma tanto.
Sospirò, mettendosi le mani nei capelli.
“E quindi, come accidenti faccio a tornare?”, sbottò, nervoso, esalando la sua preoccupazione più grande.
Gli premeva rivedere assolutamente Jackie, gli premeva da matti…
Jordan si strinse nelle spalle.
“Trovati un lavoro, no? Ti stampo qualche curriculum se vuoi, ma qua devi rimboccarti le maniche e guadagnare ciò che vuoi, come tutti. Umani e vampiri non hanno differenze, da quel lato!”
In tutta quella irritazione, gli scappò senza volere un piccolo sorriso, il pensiero di Stoyán più vivo che mai.
In effetti, anche se non lo avrebbe mai ammesso, forse gli mancava anche il maestro…
Ma forse.
Un pochetto.
“D’accordo.” Sbuffò. “Dammi una mano!”

 

***

 

Alla fine, con il pacco di curriculum alla mano, Niklas aveva battuto tutta Vienna a piedi, la sera dopo, per trovarsi un maledetto lavoro.
Per lui era tutta carta sprecata, molti prendevano quel foglietto, annuivano, ma difficilmente avrebbero chiamato per offrirgli un lavoro, ne era più che certo…
Ma il miracolo era accaduto.
Un ristorante lo aveva assunto come lavapiatti serale praticamente subito.
L’austriaco ne era rimasto sorpreso, ma aveva accettato quella grazia con un’insana gioia tanto da non sembrare nemmeno lui.
La paga era poca, ma regolare, e questo era l’importante: sui giornali locali, aveva letto spesso di datori di lavoro che ritardavano a dare lo stipendio, con i tempi che correvano, perciò aveva tirato un sospiro di sollievo una volta ricevuta la prima busta, seppur in nero.
Lavorava sodo, con impegno, il pensiero per Jackie e per l’Irlanda.
Lui ci sarebbe tornato.
A tutti i costi.

 

 


 
 

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Parla Tomocchi: …mitragliatrici e armi bianche sempre lì… vi abbiamo giocato uno scherzetto niente male, eh? xD Era tutto programmato <3 
Non potevamo essere così cattive, andiamo… una svolta interessante, ma troppo triste per Another Way, vi pare? Qui si deve ridere! E questa è una risata un po’ isterica, ammettiamolo.
Pubblico tardissimo, lo so, ma la vostra autrice –che ne ha approfittato per passare da Tomocchan a Tomocchi, come avrete notato- ha ripreso un po’ la sua voglia di disegnare… e questo è male perché devo dividere il mio tempo tra scrittura e disegno, una cosa non molto semplice x°D avevo iniziato Another Way perché non riuscivo più a disegnare, perché avevo questo blocco, ma ora che ho ripreso, prometto che non lascerò AW. Prima lo finisco, promesso, come al solito, un capitolo a settimana. Fatemi gli auguri perché non ho più capitoli pronti, sigh. Mi ci devo mettere!
Comunque, dateci dentro con le parolacce e… passiamo ai ringraziamenti!
Un grazie a Marargol per aver inserito la storia tra le preferite, un grazie a asukashira e Bethany_ per aver messo la storia tra le ricordate, a PinkyRosie FiveStars, Bijouttina, Baldr (la mia cecchina di fiducia) , DarkViolet92, Kleis, Soheila, Up_me_meories(bentornata!xD), Crow17, Mojita_Blue e le sue ragazze (<3), annina76 (di cui adoro le reccy lunghissime *w* ) e Bethany_ per aver recensito questo e il capitolo precedente… risponderò al più presto, giuro ç__ç <3 Solo che questa settimana ero un pochetto impegnata a finire una storia per un contest (un altro, mannaggia a moi.). 
Un grazie speciale a Bethany_ che sul gruppo de [Recensioni su EFP Fanfiction] WWF ha adottato la storia di Another Way e se ne prenderà cura per farmi notare errori e tanto altro! xD quando passerai, ti ringrazio davvero tantissimo!
Davvero grazie ancora a tutti voi lettori, vi adoro da matti…
Alla prossima!

 

 

 

 






 

 

 

 

 

 

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Capitolo 38
*** Test ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 37
Test

 

 

 

Irlanda, Provincia di Dublino, venerdì pomeriggio.

“Era… tutto uno scherzo? Sul serio?”
Jackie non poteva credere alle proprie orecchie.
Non poteva, non voleva…
Ma a conti fatti era così.
Quei mascalzoni chiamati vampiri! Ah, non poteva credere che potessero esistere degli essere così infimi e burloni come quelli!
Dove era finita la serietà e la figaggine? Dov’era la compostezza e il rispetto altrui?
Avevano giocato proprio un brutto tiro a lei e Nik, davvero troppo crudele a parer suo.
Fissò a braccia incrociate il maestro, Stoyán, che la guardò di rimando dopo essersi stretto nelle spalle.
“Non ne ero a conoscenza, signorina O’Moore. Se lo avessi saputo, non avrei permesso così tanta sofferenza nei vostri confronti. Credetemi, era straziante vedere lei e il mio povero pupillo così distrutti…”
Sembrava dire il vero e Jackie volle credergli, perciò sospirò e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
“Quindi ora… Nik è bloccato in Austria?”
Aveva passato il Martedì sera in lacrime ad ascoltare i One Direction, Story of my life a tutto volume, chiusa nella propria stanza, la faccia affondata nel cuscino, con i propri peluche stretti al petto.
Non riusciva a credere di aver perso il suo ragazzo, l’unico ragazzo che era riuscito a farle battere così tanto il cuore…
Non capiva poi perché Stoyán l’avesse chiamata alla vecchia casa di Nik per parlare di una cosa importante, tre giorni dopo.
L’aveva fatta accomodare, con una tazza di tè in mano e un sorriso di circostanza, prima di iniziare il discorso.
Del fatto che il giorno prima era stato contattato da Jordan, che era stata solo una stupida punizione per Niklas.
Del fatto che potevano ancora stare insieme, in realtà, che quindi era tutto a posto.
Non riusciva a crederci.
Si era impegnata tanto per cercare di riprendersi dal colpo, per non soffrire troppo e di coltivare la speranza di rivederlo nei prossimi anni…
Che in quel momento si sentiva come in uno stato catatonico.
E rabbia: tanta, tanta e tanta rabbia.
Come si erano permessi? Come avevano potuto sfruttare in quel modo i loro sentimenti?
Strinse le mani in un pugno, dopo aver bevuto qualche sorso e posato la tazza al sicuro sul tavolino.
“Lui… quando potrò vederlo?”, aggiunse, mordendosi il labbro inferiore con forza.
Bramava il suo tocco, la sua presenza.
Anche la musichetta di qualche suo stupido gioco sarebbe andata bene.
Stoyán si lisciò il mento con la mano, prima di parlare.
“Dunque… è arrivato in Austria Mercoledì senza intoppi. Solo che quel viaggio lo ha… come dire… privato di tutti i suoi soldi. Quindi non so quando potrà tornare…”, confessò, esitante.
“Vedi, purtroppo…”
“Oh, ma posso chiamarlo! Certo mi costerà un occhio, ma non mi importa, voglio sentirlo!”, sbottò la ragazza, prendendo subito in mano il cellulare per inviare la chiamata.
L’uomo si passò una mano sulla faccia.
“Signorina O’Moore… Appena arrivato hanno rivelato a Niklas di questo scherzo e il mio piccino ha lanciato il cellulare dal terzo piano del motel dove alloggiava per la rabbia… Possiamo contattarlo solo attraverso Jordan, che chiama solo quando gli fa comodo…”, spiegò, paziente, mentre la brunetta guardava sconsolata l’apparecchio suonare libero senza alcuna risposta.
Che nervoso!
“E… ora?”, domandò, incerta.
Avrebbero dovuto attenderlo per procedere con qualsiasi cosa?
Stoyán parve recuperare un minimo di energia, palesando il suo entusiasmo con un sorriso smagliante.
“E ora si lavora!”

 

***

 

I suoi compagni più anziani gli avevano mandato una lettera con tutte le istruzioni precise.
Jackie O’Moore sarebbe stata trasformata in vampiro a tempo debito, dopo aver superato delle specifiche prove.
“La prima sarà… un test di intelligenza.”, disse Stoyán, prendendo un plico di fogli da una valigetta per poggiarli sul tavolo della cucina a cui era seduta la giovane irlandese, che sbuffò annoiata.
“Ci fanno già i test a scuola e ho pure l’esame dell’High Cert! Perché anche questo?”, si lagnò, incurvandosi appena per vedere la serie di frasi presenti sui fogli.
Povera cara… In effetti era da parecchio che non seguiva nuovi adepti, ma quel test era la prima volta che lo faceva.
Gli dispiaceva dirlo, ma era giusto essere chiari e onesti.
“Vede signorina, l’umanità peggiora di anno in anno e la piaga di quest’epoca siete proprio voi bimbaminkia. Una… directioner, giusto? Come lei, sembra presentare una cultura basata solo sulle vite di quei cinque ragazzini e pochi altri artisti indegni di essere chiamati tali, perciò devono verificare di non dare l’immortalità a una… le parole esatte penso fossero state pazza furiosa prepotente con fare da bulla, capisce quindi il timore di ritrovarsi sottomessi da una persona simile e costretti ad ascoltare quelle atrocità che escono dalla bocca dei suoi… ehm, idoli…”
La faccia di Jackie era un misto di stupore, indignazione, rabbia e tristezza.
Avrebbe anche potuto fargli tenerezza, se non fosse stata per quella penna biro impugnata come un’arma nelle piccole mani cicciottelle.
“Io potrei essere… cosa? I miei adorati Uno Dì… indegni di essere chiamati artisti?”
Iniziava ad avere paura.
Ora capiva il povero Niklas.
“S-signorina… andiamo, concentriamoci sul test…”
“NO, MAESTRO, IO VOGLIO CHE LEI MI CONFERMI CHE GLI ONE DIRECTION SONO I MIGLIORI DEL MONDO.”
“S-signorina…”
Il vampiro più anziano arretrò fino a trovarsi con la schiena contro il frigo, avvertendo il gelo oltrepassare la sua camicia leggera e pungergli la pelle.
Andiamo, lui era un vampiro, un essere millenario con esperienza e forza…
Perché doveva avere paura di una ragazzina?
Però quegli occhi spalancati, le sopracciglia aggrottate e la bocca stretta come se avesse appena ingoiato un limone era davvero… inquietante.
Deglutì, cercando di recuperare il controllo della situazione e avanzò di un passo, le mani strette in pugni.
“Signorina O’Moore, i gusti sono gusti. Ora la pregherei di concentrarsi sulla prova che la aspetta. Devo inviarla al consiglio entro domani.”, ordinò, mettendo le mani sul tavolo, autoritario.
Jackie si riscosse, rabbonita da quella frase, e cominciò a leggere le domande sul primo foglio, silenziosa.

Erano passate circa tre ore, quando la ragazza consegnò, esausta.
“Mi è pure venuto mal di testa.”, mugolò, contrariata, iniziando a massaggiarsi le tempie alla ricerca di un po’ di sollievo.
Stoyán prese il plico e una penna rossa per iniziare a correggere, bloccandosi subito per tracciare dei segni rossi.
Era… allucinato.
Pesa più un chilo di piume o mille grammi di ferro? E lei mi risponde… Appena posso recupero una bilancia.”
Jackie si strinse nelle spalle: “Non sono brava con i calcoli a mente.”
“Poi… Elenchi i cinque continenti… Gran Bretagna, Russia, Europa, America, Africa, Asia, Australia, Antartide e Artide…”
“Certo! Gli One Direction vengono dall’Inghilterra, è un gran continente! Così come la Russia, è grandissima no? E furboni… non sono solo cinque, mi volevate fregare!” La ragazza scoppiò a ridere, trionfante.
Il bulgaro non aveva la forza per ribattere.
“E a questa… Se hai tre mele e te ne portano via due, quante mele ti rimangono? Lei risponde… Ciccio, vattele a comprare.”
La ragazza si mise le mani sui fianchi, indispettita. “Potrei avere fame!”
Il dottore ti da tre pillole dicendoti di prenderne una ogni mezz’ora. Quanti minuti ti dureranno? … le mi dice… Non ho bisogno di medicine.”
“A meno che  non siano antidolorifici per il mestruo… Ma tre sono troppi, andiamo!”
L’uomo si passò una mano sulla faccia, esausto.
Se lo aspettavano altri dieci fogli così, era meglio spararsi…
La brunetta nel mentre si era preparata un’altra tazza di tè e fregato qualche biscotto ancora –a quanto pareva – buono dalla dispensa.
Chissà da quanto erano lì, il suo pupillo aveva iniziato a contenersi col cibo e molte cose erano nella credenza da mesi…
Sospirò, prendendo coraggio per portare a termine quel compito che prometteva errori ogni due righe.

 

***

 

Era passato qualche giorno e appena Jordan aveva chiamato, Jackie aveva chiesto di poter parlare con Nik.
Bramava sentire la sua voce, anche solo qualcosa di acido – a maggior ragione avrebbe provato che era il solito e scorbutico austriaco! – ma il vampiro americano l’aveva avvisata che il ragazzo era al lavoro.
Che parola strana.
“Lavoro? Nik sta… lavorando di sua spontanea volontà?
Perfino Stoyán aveva alzato gli occhi da una rivista piena di annunci di lavoro per poter seguire la conversazione.
“Il mio pupillo… lavora? Sul serio?”
Ecco perché pioveva in quei giorni.
“Certo! Si sta impegnano parecchio! Dorme per buona parte del giorno... ma il pomeriggio fa le dovute pulizie qui alla mia villa per l’alloggio e la sera fa il lavapiatti in un ristorante. Mi dice di aver fatto amicizia con un paio di messicani.”
Amicizia?
“Ma chi è questo? Siam proprio sicuri di star parlando di Niklas Reiter?”, domandò la brunetta, incerta.
“Assolutamente, sicuro! Ho un solo pupillo in casa ed è lui!” L’americano scoppiò a ridere e Jackie allontanò il cellulare dall’orecchio perché quella risata era davvero tanto forte e quasi esagerata.
“Capito… e… può… riferirgli un messaggio?”
“Dica.”
“Che… ci manca tanto e che non vediamo che torni.”, soffiò la ragazza, stringendo il telefono con entrambe le mani.
Sentiva gli occhi pizzicarle, se non stava già piangendo l’avrebbe fatto a breve…
“Tutto qui?”
“Uh?”
“Nemmeno un ti amo tanto cucciolotto oppure… come dite voi giovani d’oggi? Tvusdb forevah o simile?” Usò un tono talmente derisorio che l’irlandese avvampò per la vergogna.
In effetti avrebbe tanto voluto dire anche quelle cose ma… dette così suonavano davvero ridicole.
Senza contare che avrebbe voluto comunicarle al diretto interessato e non a uno sconosciuto.
“N-no, lasciamo stare…”, borbottò, voltando il capo per evitare lo sguardo curioso del maestro.
“D’accordo… riferirò queste vostre parole e ve lo saluterò! Comunque dovrebbe tornare tra… massimo due settimane!”, assicurò il vampiro, finalmente serio.
La chiamata terminò e la brunetta andò a stravaccarsi sul divano, entusiasta e ansiosa allo stesso tempo.
Sarebbero state di certo le due settimane più lunghe della sua vita…

 


 
 

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When Tomocchi is joy

 

Parla Tomocchi: Finalmente torniamo! Abbiamo finito la stesura della trama di tutti i capitoli fino alla fine e ora devo solo scriverli! Spero di continuare a pubblicarne uno alla settimana!
Chiedo davvero scusa per il ritardo, ma era un periodo un po’ così, l’avevo spiegato nel capitolo avviso. A proposito di questo, non lasciatemi recensioni in quel capitoli riguardo agli altri… dato che poi vengono cancellati, queste recensioni vanno perse e a me dispiace! ç_ç’’
Comunque dai, pian piano ci riprendiamo da questa torrida estate…
Passiamo ai ringraziamenti! Un grazie speciale a Baldr, Nemainn, faith_bella, Soheila e L_aura_grey per il sostegno in privato, siete speciali, donne! :D <3
Un altro grazie speciale a PinkyRosie, ti voglio bene cara la mia zietta… ci sei sempre! <3
Un grazie a Agatalovehazza, Varulv e chiaraEB per aver messo la storia nelle preferite, a ciaohello, devil_angel_vampire, ella304 e Sali_17 per aver messo la storia tra le seguite! A PinkyRosie FiveStars, Baldr, Bijouttina, DarkViolet92, Soheila, Kleis, annina76, Up_me_memories, Crow17, Mojita_Blue e le sue ragazze per aver recensito i capitoli precedenti!
A momenti son più lunghe le note del capitolo… :°D comunque preparatevi ai nuovi capitoli e alla prossima! <3

 

 






 

 

 

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Capitolo 39
*** Curriculum ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 38
Curriculum

 

 

 

Irlanda, Provincia di Dublino, Domenica pomeriggio.

Era di nuovo nella terra della birra Guinness.
Giusto perché l’Irlanda era ricordata solo per quello. Altro che cerchi delle fate!
Quando l’autobus si fermò, il ragazzo guardò fuori dal finestrino, osservando ciò che ormai conosceva a memoria.
Poco distante, a qualche passo dal mezzo, c’era la sua casa, con Stoyán fuori ad attenderlo sorridente.
L’uomo si voltò a chiamare probabilmente Jackie, che uscì dalla porta qualche istante dopo, così frettolosa da poter inciampare nei suoi stessi piedi da un momento – o un passo – all’altro; sorrise appena, sentendo un senso di familiarità avvolgerlo e penetrargli nell’addome, così vicino al luogo in cui era stato più felice da quando era diventato vampiro.
Non ricordava di aver vissuto periodo più pieno: al contrario, tutti gli anni passati gli sembravano vuoti, privi di significato.
Anzi: un significato lo avevano avuto, non erano da disprezzare. Era arrivato a Jackie e si era riappacificato con il suo maestro senza troppi problemi.
Scese dall’autobus con calma, sentendo la stanchezza del viaggio presente fin dentro le ossa: non vedeva l’ora di buttarsi sul suo amato divano!
La brunetta gli corse subito incontro per abbracciarlo forte, mentre il corvino lo aiutava prendendo qualche borsa dalla sua mano.
In quelle quasi tre settimane i suoi bagagli per fortuna non erano aumentati, anche perché tutti i soldi guadagnati li aveva spesi per tornare in Irlanda.
Ringraziò il suo mentore e strinse forte Jackie tra le braccia, sentendo il suo profumo aggiungersi a quello di familiarità, facendolo sentire al sicuro.
Il che era davvero strano, visto che come minimo avrebbe già dovuto ricevere un pizzic…
“Ahi!”
Ecco, appunto.
“Questo è per aver lanciato il cellulare dalla finestra, testone! Dovevi pensarci due volte prima di fare un gesto così… stupido!”, lo rimproverò la ragazza, dopo avergli pizzicato il fianco com’era solita fare.
“Se solo avessi finito la frase con sconsiderato saresti sembrata un’ottima madre.”, la canzonò il vampiro, avvicinandosi al suo viso per baciarla di sua iniziativa, visto che l’altra era troppo impegnata a lagnarsi di una cosa inutile.
Jackie arrossì di botto, sorpresa, prima di sciogliersi un poco e ricambiare, un po’ timidamente, quel dolce tocco.
Ben presto quel bacio divenne più profondo, interrotto subito da Stoyán con una tosse imbarazzata.
“Suvvia, fanciulli, siamo in pubblico. Pupillo mio, rientriamo, abbiamo diverse cose di cui parlare.”
L’austriaco si staccò di malavoglia. Alzò gli occhi al cielo e sbuffò sonoramente.
Voleva gustarsi il rientro con calma, ma a quanto pareva non era possibile.
Il gruppetto rientrò in casa e Niklas notò subito che nulla era cambiato, anzi, sembrava addirittura tutto più pulito di prima. Era passato uno squadrone delle pulizie?
“Come mai è così in ordine?”, domandò sospettoso, raggiungendo il tanto agognato divano e svaccandosi su di esso con un gemito di piacere.
Si distese per bene, stiracchiò le gambe, lasciò un braccio a penzoloni e mise l’altro sugli occhi.
Casa propria.
Di nuovo.
“Niky! Già a poltrire?”
Il ragazzo sobbalzò, colto alla sprovvista.
Jackie non aveva perso tempo: era già lì a fare polemica.
“Andiamo, sono appena tornato… l’aereo non è certo una passeggiata! È pesante, lo sai. Senza contare che torno da settimane no–stop di duro lavoro…” Si sentiva ancora indolenzito al pensiero.
Aveva conosciuto Ezequiele, Carlos e Javier, tre ragazzi messicani piuttosto simpatici e alla mano.
Lo avevano aiutato a introdurlo al lavoro e, seppur spesso non capiva una sola parola di quello che si dicevano, erano stati piuttosto gentili.
Certo, Carlos gli aveva rovesciato la paella addosso e si era praticamente ustionato… Ma per fortuna quando era tornato a casa, si era subito rifocillato di sangue ed era tornato tutto a posto in qualche ora. Per fortuna.
Avevano insistito per portarlo all’ospedale e aveva sudato freddo…
Quando poi lo avevano visto sano e in forma la sera dopo, lo avevano messo sotto col lavoro.
Piatti da lavare. Piatti da lavare ovunque.
Oltre a pentole, posate e tanto altro.
Aveva visto sporco, aveva visto di tutto in quella cucina. E aveva deciso che non sarebbe mai più entrato in un ristorante.
“Ho capito, ho capito! Ma almeno fai spazio, su!”, lo invitò la ragazza con la sua voce squillante. Lui sbuffò e si spostò un po’ per farla sedere a sua volta.
Stoyán nel mentre aveva sistemato i suoi bagagli in camera ed era appena tornato nel salottino con una valigetta e un plico di fogli in mano.
“Cosa sono quelli?”, domandò il moro, mettendosi seduto, improvvisamente curioso.
“Questo è il tes….”, cominciò il maestro, prima che Jackie gonfiasse le guance e afferrasse i documenti con prepotenza, strappandoli all’uomo sfruttando l’effetto sorpresa.
“N-non può farli vedere anche a lui! Non è giusto! V-voglio la privacy! Ci sono troppi… c’è troppo rosso!”, sbottò la brunetta, imbarazzata.
Chissà cosa aveva da essere così nervosa!
“Fai vedere.”, insistette il ragazzo, porgendole la mano.
“No.” Ecco il ritorno delle guance gonfie criceto style due – la vendetta.
“Cosa è di così vergognoso?”
“Nulla! Nulla di nulla! Sciocchezzuole!”, strillò l’irlandese, alzandosi di scatto per andare a eliminare o nascondere quel materiale.
Bah, chi la capiva!
“Signorina O’Moore, ho altre tre copie, in caso. Quindi è inutile distruggerle.”, la avvisò il corvino, con un sorriso divertito sul volto quando tirò fuori un altro plico dalla valigetta nera.
Jackie si lagnò con un verso esasperato, tornò al divano e si lasciò cadere pesantemente su di esso, rischiando di sedersi sulle povere gambe di Niklas.
“Attenzione, eh!”, la riprese quest’ultimo, scocciato, rifendendosi al peso recuperato della sua ragazza.
Era tornata un po’ cicciottella. Non che gli dispiacesse, in fondo.
“Beh, volevo mostrarti il livello culturale della signorina O’Moore ma… è chiaro che non vuole.”
Se una occhiataccia avesse potuto uccidere, Stoyán sarebbe già stato polvere.
“Comunque, quello era un test ordinatomi dai superiori per appurare il livello intellettuale della qui presente signorina. E… i risultati verranno valutati insieme alle prossime prove che dovrà affrontare. Quindi solo alla fine di tutto questo… la signorina O’Moore potrà venire trasformata.”
“Spero non ci voglia troppo.”, borbottò il ragazzo, leggermente ansioso. Sapeva che Jackie non era una cima, negli anni passati era sempre stata promossa per il rotto della cuffia, però… qui era in gioco la loro vita. Non voleva certo aspettare che venisse istruita a dovere… per cosa poi?
Non capiva questa cosa dei test.
Forse era l’ennesima buffonata che quei vampiri si erano inventati tanto per ridere.
Quanto avrebbe voluto tirare loro un bel pungo sul naso…
Senza rendersene conto aveva chiuso le mani talmente forte da conficcarsi le unghie nei palmi, al solo pensiero di ciò che gli avevano fatto passare e che sperava di non provare ancora.
Ma un giorno gliela avrebbe fatta pagare!
Con dei salatissimi interessi, oh, sì.
“Niky! Terra chiama Niky, ci sei? Non giocare ai videogame ti ha un pochetto rincitrullito?”, lo sfotté la brunetta, divertita, dandogli uno schiaffetto sul braccio per riportarlo alla realtà.
Il ragazzo sbuffò, scuotendo il capo per liberarsi da quelle sgradevoli sensazioni: “Ci sono, ci sono. Mi sono solo distratto un attimo. Che stavate dicendo?”
“Sono arrivate le bollette.”
Niklas sgranò gli occhi, sorpreso.
“Ah. E… le hai pagate, vero?”
Stoyán scosse il capo.
“Lŭzhliv! Sono di Aprile e Maggio, e ad Aprile c’eri anche tu, soprattutto tu, che usavi la corrente per il tuo computer...”
“Ma io sono senza soldi ora! Maestro, non posso pagare la mia parte! Ti prego, per questa volta…”
“No! Lavora!”
Jackie appoggiò la mano sulla spalla del suo ragazzo.
Non voleva sentire ancora parole di quella conversazione patetica.
“Niky. È ora di fare un curriculum.”
Il vampiro più giovane abbassò la testa, sconfitto e rassegnato.

***


Centro del paese in provincia di Dublino, Mercoledì pomeriggio.

Avevano passato – lui, Stoyán e Jackie – tutta la Domenica a cercare di scrivere un curriculum vitae da portare in qualche negozio ed essere così assunto.
Era stato a dir poco sfibrante.
Avevano messo dentro anche, in generale, qualche lavoro passato, giusto per renderlo un po’ interessante, perché effettivamente il ragazzo aveva davvero fatto poco o niente in quegli ultimi dieci anni.
“Roba da vergognarsi.”, aveva detto il maestro, con cipiglio severo, dopo aver esaminato il documento.
La parte più difficile era stata la foto: avevano giusto camuffato un vecchio ritratto, scurendolo un po’ con un adeguato programma grafico.
Ne avevano stampati una ventina e poi erano usciti a portarne in giro, sia quella stessa Domenica che il giorno dopo.
E il miracolo era avvenuto.
L’austriaco aveva ricevuto una chiamata sul nuovo telefonino ricevuto dal maestro, in cui gli chiedevano di recarsi al più vicino supermercato di una certa compagnia per poter fare un colloquio come cassiere il giorno dopo.
E in quel momento era lì.
Il ragazzo deglutì a vuoto, prima di entrare dentro il negozio che sembrava essere in modalità pre-uragano.
Gente con i carrelli pieni che correva per le corsie, cartelloni enormi con indicati gli sconti di ogni prodotto, addetti agli scaffali che cercavano di tener sempre pieno ogni ripiano.
Incredibile cosa potesse provocare il 10% di sconto alla cassa. Incredibile.
Deglutì e andò dalla cassiera più vicino per chiedere del Responsabile.
“Vai pure fino in fondo, oltre la Venti c’è una porta con scritto vietato entrare: tu la apri e a sinistra trovi subito l’ufficio del capo. Bussi e attendi.”, spiegò la giovane dipendente che aveva appena finito di servire due clienti.
Niklas ringraziò e seguì le indicazioni, arrivando a destinazione come gli era stato detto.
Bussò titubante alla porta con affisso il cartellino Responsabile e aspettò, guardandosi in giro.
Il corridoio era largo circa un metro e lungo due, che portava a una piccola porta da cui, qualche minuto dopo, uscì una ragazza vestita normalmente.
Ora sapeva dove i dipendenti si cambiavano i vestiti.
Finalmente l’uomo che doveva essere il Responsabile – Michael, come leggeva sul cartellino appuntato sulla divisa – aprì la porta e lo invitò a entrare con un cenno della mano, suggerendogli di accomodarsi sulla sedia di fronte alla scrivania.
Era un ragazzo piuttosto giovane, gli avrebbe dato più o meno sui ventisette anni o poco più.
Se aveva quella carica a una così giovane età, doveva essere abile.
Forse.
Già solo il fatto che non si fosse presentato –non una stretta di mano, un nome – lo aveva decisamente stranito.
Michael si sedette al proprio posto e prese il curriculum del ragazzo da sopra una piccola pila di fogli.
“Allora… come ti chiami, dove abiti e… le tue esperienze lavorative.”

… Ma era forse scemo?
Perché gli chiedeva quelle cose con le sue informazioni davanti agli occhi?
Niklas guardò l’uomo, confuso per qualche secondo, prima di rispondere senza troppe storie.
“Chiaro… e dimmi, fai parte di qualche setta, movimento politico, militare o simile? Hai problemi con l’alcool, droga o precedenti penali, anche gravi?”
E queste domande assurde?
“No, no, no, no, no, no e no.”, ringhiò a denti stretti, stringendo le mani in un pugno.
Ma soprattutto, anche avesse avuto quei problemi, dirli non gli avrebbe di certo giovato!
“Mhmh… e cosa fai nel tempo libero? Come lo passi?”
A succhiare il sangue dalle persone e il prossimo potresti essere tu.
“La mattina vado a scuola e il pomeriggio bado alla casa…”
Meglio omettere il fatto che passava parte del tempo a giocare al computer.
“Hai qualche parente che lavora qua?”
“Nessuno.”
“Come ti è sembrato il supermercato, appena entrato? La tua impressione?”
“Un gran casino.”
Solo quando vide l’altro inarcare il sopracciglio Niklas si pentì di quella frase.
“Mh… e… sai cosa vieni a fare qui?”
Ma lo prendeva in giro?
“Eh. Il cassiere, no?”
Michael assottigliò gli occhi.
“E se ti mettessi agli scaffali?”
“Lavorerei anche agli scaffali.”
Pensava forse di metterlo in difficoltà?
Quel tipo iniziava a innervosirlo.
“Dunque… ti spiego come funziona allora.”
L’uomo prese una penna iniziò a scrivere degli appunti sul retro del suo curriculum.
“Fai tre mesi di prova tramite agenzia interinale. Poi, se vediamo che ti impegni, inizi un apprendistato di circa tre anni o più. E, dopo questo lasso di tempo, vediamo se farti diventare un dipendente fisso. È ok?”
Michael lo guardò fisso negli occhi e Niklas sostenne il suo sguardo.
“Sì.”
“Il lavoro è diviso in turni. Gli orari possono essere, ad esempio…” Illustrò le varie possibilità sia per quanto riguardava il cassiere e sia come addetto agli scaffali.
Non ci vedeva nulla di troppo difficile, alla fine.
“Tutto chiaro?”, chiese il Responsabile, alla fine.
“Chiaro.” Niklas annuì con sicurezza.
“Hai altre domande?”
Avrebbe voluto chiedere quanto era la paga… ma gli sembrava inopportuno.
Si limitò a negare col capo, Michael si alzò e gli sorrise con arroganza.
“Molto bene… ti faremo sapere com’è andata entro qualche giorno. Se non senti nulla, beh, ci rivedremo come clienti.”
Ah. Come clienti?
Quella frase lo urtò non poco, ma l’austriaco si limitò a sorridere sghembo e usare un po’ della sua ipnosi.
“Conto di ricevere la chiamata, se possibile.” Ok, era barare, ma i soldi gli servivano davvero.
L’uomo lo guardò intontito per qualche istante, poi annuì.
Missione riuscita.
Sentendosi già la coscienza più leggera – non doveva stare troppo in ansia –, il vampiro uscì fischiettando con le mani in tasca.

 

Il giorno dopo la chiamata arrivò.
“Sono stato preso!”, esclamò, agitando il piccolo cellulare come se fosse stato un trofeo.
Jackie cinguettò un “evviva!” e gli mise le braccia al collo per scoccargli un bacio a fiori di labbra mentre Stoyán sorrideva orgoglioso.
“Quasi non ci credo, pupillo mio! Mi raccomando, impegnati!”
Ovvio che si sarebbe impegnato.
Si sarebbe impegnato eccome.


 
 

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Parla Tomocchi: UN PARTO. È STATO UN PARTO. Ci ho messo un sacco a scriverlo e mi scuso immensamente, ma si vede che l’estate mi uccide sigh ç_ç per questo ho deciso che AW riprende a Settembre! Il 6 Settembre 2014, per la precisione. Vedrò di scrivere di nuovo tanti capitoli per poter tornare all’aggiornamento settimanale >_<’’
Ma passiamo ai ringraziamenti!
Un grazie a Danea, lacri508, Francesca lol, G_Kayle, Shomer,True Jewel, Unika, _haroldsjulitte e vik1 per aver messo la storia tra le seguite (SIAMO A 50!!!) , a Francesca lol, lacri508, nephylim88 e vik1 per aver messo la storia tra le preferite! A Hanna Lewis e HilaryC per aver messo la storia tra le ricordate e a_ Bethany, Manny-chan, Soheila, DarkViolet92, Mojita_Blue, Bijouttina,PinkyRosie FiveStars, Up_me_memories e Baldr per aver recensito! Grazie grazie e grazie! <3
Grazie a Baldr per i tanti consigli e per il pezzettino di quando Nik chiede del responsabile xD mi sei stata di grande aiuto!
Un grazie anche a PinkyRosie FiveStars, Soheila, L_aura_grey, faith_bella e Nemainn per il sostegno <3
p.s. gente bella, sul gruppo si vedono i primi gadget di Another Way… carinissimi pupazzetti di Jackie e Nik ad opera di Manny-chan! Venite, non ve ne pentirete, abbiamo i biscotti +_+ xD *rotola*
A Settembre! *__* <3

 

 






 

 

 

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Capitolo 40
*** Malattia ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 39
Malattia

 

 

 

Irlanda, Provincia di Dublino, Venerdì pomeriggio.

Quanto era durato?
Un giorno?
Il colloquio di lavoro l’aveva fatto Mercoledì…
Giovedì aveva iniziato…
E ora stava già agonizzando a letto.
La mattina Niklas non si era presentato a scuola, così Jackie, preoccupata, aveva deciso di andare a trovarlo a casa per capire cosa gli fosse successo.
Era entrata e lo aveva trovato rintanato sotto le coperte.
Si era avvicinata per pungolargli la schiena con un dito e lui aveva lanciato un lamento, mugolando che stava così male da non poter probabilmente andare al lavoro.
La brunetta aveva inarcato il sopracciglio e lo stava fissando da allora con le mani sui fianchi.
“Stai male? E cos’hai, sentiamo.”
“La febbre.”
Era un bugiardo assurdo.
“I vampiri non si ammalano e non hanno la febbre! Niky, questo è ridicolo!”
“Eh, io invece sì.”
“Come fai a sapere che hai la febbre?”, domandò lei, allungando una mano per sentirgli la fronte e verificare ciò che diceva, ma lui si chiuse a riccio e nascose anche la testa insieme al resto del corpo sotto le coperte.
“Uhm, male alle ossa, freddo, caldo, le solite cose…”,  borbottò, prima di fingere un falsissimo starnuto.
Ridicolo.
Jackie sospirò pesantemente, prima di sedersi alla fine del letto a baldacchino e stendersi.
Non ricordava che fosse così comodo e le lenzuola erano stranamente pulite: forse era passato Stoyán a dirgli di cambiarle, e meno male.
“D’accordo. Stai male. – tanto valeva dargliela vinta – quindi non preoccuparti, Niky! Rimango qui ad accudirti!”, cinguettò la ragazza, palesando il suo entusiasmo battendo le mani a tempo.
Ci fu un minuto di silenzio.
Un lunghissimo minuto di silenzio, prima che giungesse un chiaro e tondo: “No. Sto meglio.”
“Su, su… non preoccuparti, sono brava! Ho accudito il mio gemellino idiota quando stava male ed è guarito in un batter d’occhio! Fidati di me! Se fai il bravo e non ti ribellerai troppo non riporterai alcuna ferita…”

***

Maledizione, maledizione, maledizione.
In che guaio si era cacciato?
Aveva finto di star male per non andare al lavoro, ma Jackie aveva preso la cosa sul serio. Fin troppo.
Il ragazzo deglutì a vuoto, mentre il suo cervello cercava disperatamente una via d’uscita.
Quel Se fai il bravo e non ti ribellerai troppo non riporterai alcuna ferita poi, l’aveva allarmato non poco.
Maledizione, maledizione, maledizione.
Iniziava a pentirsi di non essere andato al lavoro.
Jackie, nel frattempo, si era alzata dal letto e, a giudicare dal tempo in cui sentì i suoi passi, si era recata in cucina.
A fare cosa?
Diamine, era un vampiro! Una bella bevuta di sangue sano sarebbe bastato a rimetterlo in sesto.
E invece era andata a combinare chissà qualche diavoleria.
Il rumore delle pentole lo inquietava.
Voltò il capo e sbuffò, trovandosi faccia a faccia con Jo, la sua furetta.
L’animale lo guardò un attimo, prima salire sul suo corpo e zampettare fino alla sua testa e adagiarsi tra i suoi capelli, felice.
Beata lei…
Sospirò, rimanendo lì nel letto senza muovere un muscolo.
Jackie, in cucina continuava a spadellare. Sentiva un lieve odore di bruciato…
Maledizione, maledizione, maledizione.
Non poteva incendiare la sua casa!
Con un leggero colpo del capo si levò Jo dalla testa e si alzò, avvolto completamente nella coperta.
C’era ancora il sole fuori, era meglio non rischiare.
Attraversò il piccolo corridoio, gettò un’occhiata alla sua destra – la camera degli ospiti dove stava riposando Stoyán – e proseguì fino al salotto, dove poi entrò in cucina.
La brunetta stava rimestando quello che sembrava un brodino, un brodino bruciato visto l’odoraccio che emanava.
“Che fai?”, grugnì, tra il curioso il guardingo.
“Preparo un brodino per il mio amorino!”, miagolò la ragazza, portando il cucchiaio di legno alle labbra per assaggiare.
La vide fare una smorfia disgustata e ributtare la brodaglia dentro il pentolino.
“Ehi! Jackie, quella roba io non la mangio! Vam-pi-ro, succhia-sangue, cosa non ti è chiaro?”, esclamò, additandola con l’indice.
“Sì, sì, ma una malattia umana necessita di cure umane, e tu mangerai questa roba calda! Ti farà bene allo stomaco!”, ribatté lei perentoria, prima di recuperare un piatto e buttarci dentro quella schifezza che voleva propinargli.
“Jackie, ripeto: sul serio, questo brodo di dubbia provenienza – perché era sicuro di non aver mai avuto del brodo in casa – non lo mangio! Non so nemmeno cosa c’è dentro!”
“Vuoi sapere cosa c’è dentro?”
“Sì!”
“Allora, acqua, sale, un cubetto di dado e della verdura che ho trovato nel cassetto del frigo, tipo insalata…”
Insalata?
Insalata, sul serio?
Si prese la testa tra le mani e chinò il capo, facendo mente locale. Da quanto era lì, quella roba?
Tenendo conto che spesso la usava Taylor per farsi le maschere di bellezza naturali… quella verdura doveva averla da almeno un mese.
“Jackie, sul serio, NO.”, ringhiò raggomitolandosi nella coperta ancora di più, come se fosse stato uno scudo.
“Ti posso imboccare? Tipo coppietta! Dai, per festeggiare anche il tuo ritorno facciamo qualcosa di carino…”, cinguettò, prendendo un cucchiaio e riempiendolo con un po’ di quella brodaglia letale.
“Fai aaahhmm.”
“No.”
“Mamma mia, il solito scorbutico!”, sbottò lei, attaccandolo con il cucchiaio; il ragazzo lo schivò, piegandosi verso sinistra.
Gocce di brodo macchiarono la coperta in modo irreparabile.
“E dai! Porca miseria, la mia copertina!”, si lagnò lui, dispiaciuto.
“Chissene della copertina, Nik! Il brodino, forza!”
“No!”
Ancora tutto questo rumore…”
Una voce che sembrava provenire dall’oltretomba interruppe quella discussione, facendo cadere un pesante silenzio.
Stoyán era in piedi all’entrata della cucina con le mani chiuse a pugno e una faccia terribile.
Possibile che voi piccini non capite che un vampiro anziano come me necessita delle sue dovute ore di sonno? Non sono come te, incapace giovanotto che gironzola di giorno, senza ritmi né orari…”, sibilò, con un tono talmente basso e calmo da incutere paura fin dalla prima parola.
Niklas e Jackie si bloccarono: lui, ancora leggermente piegato; lei, col cucchiaio a mezz’aria. Gli occhi di entrambi erano sgranati e le bocche semi aperte per la sorpresa.
Accidenti, l’avevano combinata grossa.
Gli occhi dell’uomo si posarono sul giovane pupillo, lampeggiando d’ira quando realizzò che lui era effettivamente lì.
“Cosa ci fai qui? Perché non sei al lavoro?”, ringhiò il bulgaro, avvicinandosi all’austriaco.
“Ecco… io… sto male…”, rispose Niklas con un filo di voce, facendosi ancora più piccolo.
Non ci fu bisogno di dire altro.
Stoyán lo prese di peso, camminò fino alla porta di casa, la aprì e lanciò il ragazzo sul vialetto con tutta la forza che aveva.
“Vai a lavorare!”, ruggì il più anziano, prima di chiudere la porta con un sonoro sbam.


***

Jackie si era saggiamente nascosta sotto il tavolo.
Il maestro così non lo aveva mai visto e sinceramente non avrebbe mai più voluto vederlo.
Se lo sarebbe tenuto sempre bene a mente, da quel momento in poi: mai disturbare il sonno di un vampiro anziano.
Dopo aver chiuso la porta, l’uomo ringhiò tra sé e tornò a passo di carica nella propria camera, sbattendo ancora una volta anche la porta di quella stanza e dando pure un giro di chiave.
Uh.
La brunetta si guardò in giro e uscì dal proprio nascondiglio per raggiungere l’uscio e vedere se Nik era ancora vivo, visto che era stato lanciato fuori col sole bello alto nel cielo.
“Niky?”, chiamò, mettendo fuori la testa per sbirciare quella palla di tessuto fuori.
Il vampiro grugnì un lamento, probabilmente indolenzito per l’atterraggio, e strisciò di nuovo dentro casa al sicuro.
“Hai fatto proprio un bel volo, eh?”, commentò la ragazza, con le braccia incrociate sotto il seno.
“Bello non proprio…”, borbottò l’austriaco, mettendo fuori la testa per mettersi a posto gli occhiali.
Non riuscirono ad aggiungere altro perché si sentì un urlo agghiacciante di Stoyán, seguito da parole indefinite nella sua lingua madre.
I due ragazzini si voltarono in direzione del corridoio, osservando la scena.
Il bulgaro aveva riaperto la porta e stava ancora urlando qualcosa a qualcuno dentro la stanza.
Quando videro zampettare fuori Jo, fu tutto più chiaro.
L’uomo ringhiò ancora, alterato, e fissò con astio il proprio pupillo.
“Questa. Maledetta. Furetta. Va. Nella. Gabbietta.”, scandì, prima di rinchiudersi di nuovo nel proprio spazio, finalmente solo.
Jo corse verso il padrone, lanciandosi tra le sue braccia nello scatto finale.
“Ma guarda te… per fortuna quel bruttone non ti ha fatto nulla.”, mugugnò il ragazzo, accarezzandola con dolcezza.
Jackie doveva ammettere che in quei momenti provava davvero invidia per la furetta.
Possibile che lui fosse più dolce col suo animale domestico che con lei?
La trovava una cosa assurda.
“Dai, fila a letto, hai bisogno di riposo.”, sospirò, dandogli un colpetto con la mano sulla parte in cui doveva esserci la schiena.
“Mh, non posso stare al pc a giocare sul divano? Insomma, bisogna coccolare un malato, no?”
No.
Detto con quel sorrisetto sulla faccia poi, men che meno.
“Fila a letto, Niky!”, ordinò ancora, dandogli un piccolo calcio.
“Ma io…”
“Fiiilaaa!”

***

La miseria nera, perché era così manesca?
Lo stava portando in camera a suon di calcioni, praticamente.
Jo, per sicurezza, si era fiondata nella propria gabbietta. Brava furba.
“E ora, qui, buono e fermo!”, ripeté per l’ennesima volta la ragazza, una volta raggiunto il letto.
Gli sistemò amorevolmente le coperte e gli accarezzò la fronte.
Probabilmente aveva sentito che non aveva la febbre, ma si era limitata a sorridergli divertita e a tornare in cucina.
Che noia.
Niklas rimase in silenzio per un po’ di tempo, facendo ordine tra i propri pensieri.
Alla fine doveva andare a lavorare, se voleva avere dei soldi e poter stare con Jackie.
Magari farle qualche regalo, per ringraziarla di tutto.
Per averlo aspettato, per averlo accudito.
Sentì nuovamente rumore di pentole e sorrise.
Chissà cosa stava combinando.
Decise di andare a controllare che non incendiasse casa – il terrore era sempre presente in fondo – trascinandosi fino alla cucina. Non era mancanza di fiducia, no, assolutamente.

 

La brunetta aveva appena lanciato per aria quella che doveva essere una frittata.
O una crêpe? O un pancake? Non si capiva molto bene.
Si sedette al tavolo e stette ad osservarla in silenzio, aspettando che si accorgesse di lui.
Solo quando si voltò per mettere quella roba indefinita in un piatto, la ragazza lanciò un urletto e arretrò di qualche passo.
“Da quanto sei qui?”, domandò lei, avvicinandosi di nuovo con la padella.
“Un po’.”, rispose lui con un ghignetto.
Quando la vide prendere un barattolino di crema alla nocciola e iniziare a spalmarla sulla cosa, capì che era una malriuscita crêpe.
Ma chissà, forse era buona. Al massimo avrebbe leccato tutta la crema.
Sicuramente meglio della brodaglia di prima.
Allungò le mani per prendere il piatto e servirsi ma Jackie lo afferrò per prima e lo alzò in alto.
“No, Niky, no! Questo è per me!”
La solita egoista.
“A te do un po’ del mio succo di frutta...”
… ok, iniziava a rivalutarla.
La ragazza si sedette e con una smorfia si incise il polpastrello dell’indice, per poi porgerlo a Niklas.
Il vampiro sorrise appena e se lo portò alle bocca, per poter succhiare quel sangue così dolce che amava alla follia.
Seppur poco, era capace di mandarlo in estasi.
Il liquido caldo e leggermente corposo che gli scorreva lungo la gola gli regalava una rinnovata vitalità, un’energia che nulla poteva eguagliare.
Questa era la sua natura, e sempre lo sarebbe stata.
Alla fine di quel piccolo e delizioso pasto, si leccò le labbra alla ricerca di eventuali e preziosi rimasugli.
Jackie era appena rossa sulle guance e lo fissava con certi occhi languidi che lo stavano mettendo in agitazione.
Oppure un’altra emozione?
La ragazza si allungò sul tavolo per rubargli un bacio, prendendogli il viso tra le mani per impedirgli di fuggire.
Ma perché avrebbe dovuto?
Quell’agitazione si era trasformata in un qualcosa di piacevole, o forse lo era sempre stata e lui non se ne era mai accorto.
Quando si staccarono, appoggiarono le fronti l’una contro l’altra.
“Allora, il mio Niky sta meglio?”, domandò la brunetta con un sorriso compiaciuto.
“Beh, sì.”, mugugnò lui, mentre il sangue recente gli affluiva sulle guance.
Jackie infermiera alla fine non era così male.
Ma avrebbe messo una porta all’entrata della cucina e chiusa a chiave, la prossima volta, altroché!

 

 

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Parla Tomocchi: capitolo partorito da me e i miei fratelli, una super collaborazione di idee x°D E pensare che l’idea per questo capitolo risaliva ancora a dicembre… e sono riuscita a realizzarla solo ora! All’inizio non ero molto convinta, non volevo fare l’ennesimo capitolo di passaggio, ma man mano che parlavamo e scrivevo penso di essere riuscita a sfornare l’ennesima cavolata un po’ divertente per strappare qualche sorriso a voi lettori.
Non preoccupatevi, le cose iniziano a farsi di nuovo movimentate tra qualche capitolo! Pazientate un pochetto <3
Ma passiamo ai ringraziamenti! Un grazie a  Blue_angelofthedeath, EllaRoberts e marcomoratto88 per aver messo la storia tra le seguite, a Luna Werewolf e Winterwings per averla messa tra le preferite, a LoveRain e PEZZAGIRL per averla messa nelle ricordate, e a Titania, Winterwings, Manny_chan, Soheila, DarkViolet92, Bijouttina, Mojita_Blue (con Alex e Caroline <3) e PinkyRosie FiveStars per aver recensito! <3 Grazie sempre sempre per il sostegno che date a questa storia anche se zoppica un po’ ç_ç <3
p.s. sto facendo un lavoretto (lavoretto pagato- si spera lol- ) e fino a mercoledì sicuro non ho tempo…  spero di poter postare un capitolo anche sabato prossimo, altrimenti si rimanda a quello dopo, mi dispiace TwT ma almeno vi avviso per tempo!
Alla prossima!




 

 

 

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Capitolo 41
*** Vecchi amici ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 40
Vecchi amici

 

 

 

Irlanda, Provincia di Dublino, casa di Niklas, Giovedì sera.

Ormai era quasi una settimana che Niklas lavorava al supermercato come cassiere: per fortuna non era stato rimproverato troppo per aver saltato un giorno – quel famoso giorno passato a far finta di star male – e nel frattempo sembrava essersi ambientato, poco alla volta.
Martedì, Jackie era passata a trovarlo per vedere come se la cavava, giusto perché sua madre la aveva mandata a comprare alcune cose. Non era male, con la divisa del supermercato, lì in piedi come un palo, dietro la cassa.
Quella sera avevano deciso di passarla un po’ insieme nonostante la stanchezza di lui e per questo la brunetta lo aveva apprezzato moltissimo.
Nulla di impegnativo: un po’ di tv sul divano, un bel sacchetto di pop-corn aperto e Stoyán fuori al lavoro. Una cosa piuttosto tranquilla.
Stavano guardando una replica del David Letterman Show quando il cellulare di Niklas iniziò a squillare.
L’austriaco, molto pigramente, guardò il display e, dopo aver sospirato, rispose un laconico: “Pronto…”
Jackie inclinò appena il capo in avanti per guardare la sua espressione, curiosa di sapere chi fosse.
Non poteva essere il maestro, era uscito da poco.
“Sì, va tutto bene… Ah, hai saputo dello scherzo. No, non è stato affatto divertente, Taylor. Senti, hai chiamato solo per prendermi in giro? Mh, e così vieni qui… No, aspetta, come? Perché dovresti venire qui? Guarda che questa volta ti faccio pagare l’alloggio, eh! Sia a te che a Charlotte! Anzi, vi addebito anche la parte di bolletta di quando siete stati qui!”
Jackie soffocò una risata e fece segno con la mano di passarglielo, aveva voglia di sentire anche lei una vecchia conoscenza.
Era da circa un mese che non si vedevano!
“Mh, seh… Ok, Ti passo Jackie, ti vuole parlare. Sì. Sì. Ciao. Ciao. Ciao! Basta!”, stizzito, il ragazzo passò l’apparecchio alla fidanzata, che lo prese con entusiasmo.
“Aww, ciao, Rudy!”
“Se lo ripeti ancora metto giù e appena ci vediamo ti pianto i denti nel collo per succhiarti tutto il sangue fino all’ultima goccia quando Niklas non guarda. E non scherzo.”
La brunetta deglutì e si mordicchiò il labbro inferiore prima di rispondere.
“Ok, scusa…”
“Così va meglio. Come stai? Come va tra te e il musone lì di fianco?”
Jackie lanciò un’occhiata al proprio ragazzo e sorrise.
“Beh, va! Ha pure trovato un lavoro e sono tanto orgogliosa di lui.”, cinguettò, prima di strofinare la testa contro il suo braccio, ma l’austriaco si spostò per evitarla.
“Dai, così poi mi lasci i capelli attaccati alla felpa e devo star lì a togliergli uno ad uno.”, brontolò lui, tornando a fissare la televisione.
Il solito scorbutico.
“Beh, congratulazioni, non l’avrei mai detto!” Taylor rise di gusto e l’irlandese gonfiò le guance.
“Niky merita un minimo di fiducia! E così… vieni di nuovo qui? E anche Charlotte?”
“Sì, io e Ranocchia veniamo a fare un giretto! Poi potrei raccontarvi qualche altro piccolo aneddoto sul maestro, che dici?”
“Sarebbe fantastico!”, esclamò lei entusiasta, tanto che Niklas voltò il capo per guardarla e ricevere spiegazioni.
“Altro aneddoto, Niky. Ah, Taylor… ma sai che ora che guardo bene bene… – stiamo guardando il David Letterman e si stanno esibendo i Coldplay – tu assomigli tanto tanto al cantante? Chris Martin, dico.”
Taylor fece qualche verso di lamentela, prima di rispondere: “Ma dove? Io e quello lì non potremmo essere più diversi!”
“Ah, giusto… Lui è famoso e può apparire in tv, mentre tu no.”, scherzò la ragazza divertita. Il vampiro non fu dello stesso parere, visto che chiuse la telefonata bruscamente.
Il suono del segnale libero la lasciò interdetta per qualche attimo.
“… Mi ha messo giù! Niky, mi ha messo giù!”, pigolò, indicando il telefono.
“Ci credo, non è stata una cosa carina da dire, sai?”, le fece notare il ragazzo, tornando a fissare la schermo.
“In effetti… Ma vabbeh, non importa ora! Quando vengono a trovarci, mi scuserò come si deve.”, soffiò, prima di abbracciarlo di slancio e stringerlo forte.
“Jackie, staccati… è imbarazzante! E anche scomodo! Smettila, forza…”, mugugnò Niklas, poco convinto e tenendo lo sguardo concentrato sulla televisione.
L’irlandese soffocò una risata e stette appresso a lui fino alla fine della serata, quando era ormai ora di andare, ma non senza un sorriso sulle labbra.
A volte la felicità era davvero fatta di tante piccole cose…

 

***

 

Provincia di Dublino, Venerdì pomeriggio.
-Taylor e Charlotte sono arrivati il giorno dopo-

“Allora, allora, allora… Chi vuole un bell’aneddoto?”
Taylor si sfregava le mani con un ghigno sul viso, mentre camminavano lungo una via del paesino.
Jackie aveva promesso di portarlo nel negozio di una sua amica che teneva tutti i prodotti per la cura della pelle e affini come piacevano tanto a lui, per fargli un regalo e farsi perdonare la battuta indelicata.
“Io! Io! Io!”, esclamò la brunetta seguita da Niklas che sorrideva da un orecchio all’altro, in attesa di una nuova freccia al proprio arco per proteggersi dalle ramanzine del suo maestro.
Il vampiro dai capelli color sabbia sogghignò, prima di cominciare a parlare.
“Correva l’anno 1973, e io e Stoyán eravamo ancora negli Stati Uniti alla ricerca di Niklas… – l’austriaco voltò il capo, in imbarazzo – io, sinceramente, ero stufo di cercarlo, poi, certe voci affermavano di averlo visto in Francia, altri in Italia, quindi una sera sbottai al maestro che era ora di rassegnarsi. Lui mi guardò e disse Lŭzhliv! Io ritroverò il mio pupillo a tutti i costi!
“Questo fa molto film romantico.”, commentò Jackie con una risatina, tanto da beccarsi un’occhiataccia da parte del fidanzato, che incitò Taylor a continuare.
Il narratore li fissò e sorrise, riprendendo il discorso: “E io gli dissi Andiamo! Almeno un attimo di pausa, un po’ di relax! Guarda: al cinema qui vicino danno L’esorcista, ne ho sentito parlar bene!, e mai proposta fu peggiore! Entriamo nella sala, ci sediamo, e… beh, vi lascio immaginare. Avete mai visto un film con Stoyán?”
I ragazzi scossero il capo.
Taylor si schiarò la gola e imitò il vampiro più anziano in modo esagerato, enfatizzando i gesti: “Lŭzhliv! Bambina, non puoi evocare demoni così, andiamo! Dovresti come minimo fare un sacrificio, qualcosa!
Il ragazzo si piegò in due e prese fiato, prima di continuare: “E… e… e poi… Un prete cattolico per esorcizzare un demone assiro? Lŭzhliv! Ad ogni religione il proprio sacerdote, no?
E preciso… commenti di questo genere… a voce alta, in mezzo alla sala, durante la proiezione..!” si asciugò le lacrime agli occhi.
“Io seduto lì di fianco che non sapevo se ridere o morire di imbarazzo, la gente che gli dava del vecchiaccio bisbetico e la maschera che lo ha gentilmente accompagnato alla porta dicendogli Lei non è capace di godersi un film e di aprire la mente, è di vedute ristrette, perciò se ne vada, lontano da qui!
Niklas si spiaccicò una mano in faccia e soffocò una risata, Jackie si teneva la pancia da tanto rideva e Charlotte scuoteva il capo con un sorriso più che divertito.
“Stoyán… di vedute vistvette! Ah!”
“Oddei… Me la segno… Mai vedere un film con il maestro…”, commentò la brunetta, prima di individuare la bottega della sua amica.
“E in caso, ricordargli che è di vedute ristrette…”, aggiunse il moro, più che soddisfatto di questa nuova informazione.
Il gruppetto entrò nel negozio e la loro attenzione fu subito catturata da una ragazza: altezza media, lunghi capelli molto ricci di un castano scuro raccolti in una coda bassa, occhi neri, dalla pelle olivastra e splendide labbra a cuore.
Jackie sorrise e le andò incontro: “Ciao, Jasmine! Eccoci qui!”
“E così il nome di questa splendida creatura è Jasmine… Piacere, sono Taylor.” Il vampiro, rapidissimo, la aveva già raggiunta, afferrato la mano e ne aveva baciato elegantemente il dorso.
La ragazza in questione arrossì e si liberò dalla presa con enorme imbarazzo.
“Taylor! Così la spaventi, ma ti pare?”, sbottò la brunetta a pugnetti stretti.
Il vampiro sbuffò e fece un passo indietro, ma senza staccare gli occhi dalla povera Jasmine, che in contemporanea si avvicinò per parlottare fitto fitto con Jackie.
“Ma cosa ti è preso? Non ti ho mai visto fare così in giro.”, borbottò l’austriaco, tra lo scocciato e il confuso per il comportamento del compare.
Charlotte si unì per ascoltare la risposta, che non tardò ad arrivare: “Ma è ovvio. Ho un debole per le ragazze ricce. Affondare le mani nei loro capelli, specie se tenuti bene come quelli… “
Niklas, per la seconda volta in quel giorno, si passò una mano sulla faccia con un sospiro.
Gli ricordava terribilmente Daniel così. La cosa lo infastidiva parecchio.
Se poi ci si aggiungeva l’ambiguità di Taylor, il prodotto era pessimo.
Le due ragazze, nel frattempo, avevano finito di parlare e li fissavano con un sorrisetto per nulla rassicurante.
“Jackie…?”
“Oh, Niky! Io aiuto TayTay a cercare la cremina che gli ho promesso, mentre di te si occuperà Jasmine!”
“TayTay? Non sono mica la Swift! E poi voglio quella tipa a consigliarmi, mica te! È ingiusto!”, si lamentò il vampiro con fare capriccioso – mancava solo che pestasse i piedi a terra e avrebbe riprodotto fedelmente un bimbo di quattro anni circa, per dire. –.
“Jackie, cosa vuol dire che di me si occuperà..?” Il moro non finì nemmeno la frase tanto stava sudando freddo per il terribile dubbio che gli era sorto.
Non avrebbe ricominciato con un nuovo programmino, vero?
Non aveva detto che lo trovava perfetto così? Cosa poteva fare quella tipa?
Jasmine si avvicinò a lui e gli fece cenno di seguirlo in una corsia, lontano dagli altri.
“Scusa, è solo che quel ragazzo mi mette un pochetto a disagio… Non sono abituata a… tutte queste cose in pubblico.”, sussurrò in imbarazzo, mentre le guance le si imporporavano di rosso.
Oh, sangue che affluiva proprio lì...
A vederlo già gli veniva fame…
Scosse il capo, cercando di scacciare l’inutile languorino che si era presentato alla sua porta. Non era tempo di bere!
“Mh. In effetti non è normale.”, borbottò in riposta, rilassando le spalle che fino a quel momento erano state in tensione.
La brunetta aveva avuto pietà di lui.
La commessa cominciò a illustrargli varie creme per la pelle, elencando proprietà ed effetti con impeccabilità e professionalità, visto che comunque era in orario di lavoro.
“E così… tu sei il famoso ragazzo di Jackie? Niklas, giusto?”, domandò a bruciapelo Jasmine, dando una piccola gomitata nelle costole all’interpellato, che per il colpo soffocò un’imprecazione e ripose la confezione di maschera alle zucchine al suo posto, prima di farla cadere.
“Sì… sono io… L’ha detto a mezzo mondo, vero?”, domandò con una smorfia, lanciando un’occhiata alla propria ragazza che aveva messo un nuovo barattolino tra le braccia di Taylor, raggiungendo quota dieci.
“Tutto il mondo, veramente. L’ha scritto su Facebook, Twitter, Ask, nella bio di Fanfiction, nella descrizione e hashtag della foto dell’anellino su Istagram, un video su Vine… e devo aver sicuramente dimenticato qualcosa.”, rivelò Jasmine, picchiettandosi l’indice sulla guancia, pensierosa.
Era certo di essere rimasto con la bocca aperta come un perfetto idiota.
“Lei… cosa?”
Ma era scema? Sbandierare così… una cosa privata? Senza il suo consenso?
E soprattutto…
Tanta paura e moine varie nel dirlo ai suoi… quando non si era fatta alcun riguardo a scriverlo ovunque, sul web?
Non riusciva a capirla, seriamente. Era così contradditoria…
Ringhiò tra sé, concentrando la propria attenzione su un olio profumato per la pelle per non pensare a quella nuova notizia.
Nel vedere quelle cose, però, la rabbia sfumò pian piano, lasciandogli solo un pensiero in testa.
Voleva fargli un regalo, si era detto.
E quello era il posto giusto.
Non valeva la pena sprecare il tempo a tenere il muso, giusto?
Sbuffò, prendendo in mano la boccetta e rigirandosela tra le dita.
“Jasmine… tu… sai cosa piace a Jackie di ‘sta roba?”, borbottò, un po’ impacciato.
“Certamente! Lei è mia cliente abituale, la conosco come le mie tasche. C’è qualcosa in particolare che vorresti prenderle?”, domandò la commessa, con un sorriso incoraggiante.
“Uhm… sì, una robetta…”

***

“Allora, avete trovato qualcosa?”, domandò Niklas, una volta uscito dal negozio.
“Certo! Ho comprato ben dodici creme, una per ogni mese praticamente, come scusa per averlo chiamato Rudy!”
“Per averlo fatto di nuovo, me ne dovrai altre dodici, Jackie!”
“Oh, nooo!”
Il gruppetto scoppiò a ridere, e, una volta arrivati a casa, Niklas si fermò sulla soglia, lasciando entrare per primi Taylor e Charlotte.
“Uh? Non entri, Niky?”, domandò l’irlandese, stupita.
Il ragazzo fissò per terra, un po’ in imbarazzo, prima di tirare fuori un flaconcino di crema al profumo di vaniglia e miele dal proprio borsellino a tracolla.
“Regalo. Per te.”, borbottò, ficcandoglielo tra le mani, approfittando della sua sorpresa.
“M-ma Niky… è la mia preferita… come… come…”, balbettò la ragazza sorpresa, alternando lo sguardo tra la crema e il fidanzato.
“Un uccellino mi ha parlato… volevo… darti qualcosa, ecco… che ti piacesse…”, mugugnò, infilando le mani in tasca e distogliendo lo sguardo, incapace di sostenerlo.
Jackie soffocò un singhiozzo e lo abbracciò di slancio, col cuore in gola e l’adrenalina a mille.
Era così felice che era certa di poter toccare il cielo con un dito..!
“Oh, Niky! Grazie, grazie, gra…”
“E così, magari la smetti di puzzare di sudore e patatine fritte…”
Fu il turno di Niklas di soffocare un singhiozzo per il dolore causato dal tremendo calcio che la brunetta gli aveva dato, inviperita.
“Ma è la verità..!”
“Se solo avessi tenuto la bocca chiusa sarebbe stato un momento perfetto! Perfetto!”, strillò la ragazza, prima di gonfiare le guance come un criceto.
“E visto che sei così spiritoso…”
“Non era una battuta, davvero puz…”
Un altro calcio lo mise a tacere.
“Pensavo di rifiutare, ma visto che sei così spiritoso, ho deciso di accettare! Domani usciamo con mio fratello e la sua ragazza, alle ore 15 sii davanti a casa mia! E guai se non ti presenti! Vestiti bene e non farmi fare figuracce, chiaro?”
“Sissignora…”
“Bene! Ci vediamo!”
Jackie voltò la testa con sdegno e partì di gran carriera per tornare a casa a piedi, vista la rabbia che doveva scaricare.
Ma certo che gli uomini erano proprio idioti a volte!

 

 

 

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When Tomocchi is joy

Parla Tomocchi: è. stato. un. partooo! Ci ho messo due settimane per riuscire a concepire un aneddoto di Stoy! Era solo quello a bloccarmi, difatti la seconda parte è venuta fuori liscia come l’olio :°D
Capitolo premio per Up_me_memories, il suo personaggio è ovviamente Jasmine! Ha consigliato bene il caro Niklas, lei non ha alcuna colpa… lui invece è idiota, ma si sapeva. Non ci sa fare! Non ci sa fare! Dov’era Stoyán quando serviva? Un bel coppino gli avrebbe risparmiato dolori ben peggiori e soprattutto un’uscita a quattro… tremendo, per un essere asociale come lui! Scoprirete tutto nella prossima puntata!u3u
Ma passiamo ai ringraziamenti! Un grazie a lauraymavi, LeeHeller e rosa di vetro per aver messo la storia tra le seguite! Un grazie a Soheila, Bijouttina, Mojita_Blue, Winterwings, DarkViolet92 e Up_me_memories per aver recensito!
Se la storia vi piace molto e desiderate darle più visibilità, mettetela pure nelle preferite! :D <3
Detto questo, inizia il conto alla rovescia! Altri 10 capitoli e la storia si chiude… altre 10 settimane e tutto finisce! Rimarrete con noi fino alla fine? Lo spero tanto <3
Alla prossima! *O*



 

 

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Capitolo 42
*** Uscita a quattro ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 41
Uscita a quattro

 

 

Irlanda, Provincia di Dublino, casa di Jackie, Sabato pomeriggio.

Diamine, che odio.
Che odio, che odio, che odio!
Da dove era uscita quell’idea? Un appuntamento a quattro?
Non sarebbe riuscito a reggere altre due persone, ne era più che certo…
Con un pesante sospiro, Niklas suonò il campanello di casa O’Moore.
La sua ragazza, Jackie, venne ad aprire con una faccia tutt’altro che amichevole.
“Oh, sei venuto davvero.”
“Beh, mi hai fatto paura… uhm… fiorellino mio.”
A quell’appellativo, la brunetta si strozzò con qualcosa di indefinito.
“Co… cosa hai detto?”, domandò, fissandolo ad occhi sgranati.
“Ho detto…” Niklas sembrava imbarazzato oltre ogni dire, “… F… F… Fiorellino mio… per… essere più gentile, no..?” borbottò, distogliendo lo sguardo.
Ci aveva pensato e ripensato.
Alla fine l’irlandese si era alterata perché l’aveva offesa con dei termini poco carini, no?
Quindi, si era detto, se la chiamo con qualche parola che suona bene, potrebbe passarle l’arrabbiatura.
Ed ecco da dove era uscito fiorellino mio.
Anche se lei sembrava essere più sconvolta che felice.
“Niky. Non dirlo mai più. Mai più. Non voglio più sentirlo uscire dalla tua bocca, è chiaro?”
Sembrava seria.
“D’accordo. Nessun problema.”
Sinceramente era meglio anche per lui non chiamarla così, lo trovava e si sentiva terribilmente ridicolo. Come potevano usarli certi ragazzi nelle fiction e nei libri?
Sul serio, era degradante per la virilità dell’uomo stesso.
La ragazza sospirò e si portò una mano al cuore.
“Meglio.”

***

 

Aveva sempre sognato che Niklas la chiamasse amore, tesoro, cara, dolcez… no, quello era tipico di suo fratello Jack, che schifo.
Ma quando lo aveva sentito chiamarla fiorellino mio le era venuto un moto di ribrezzo.
Come se durante una bella e armoniosa canzone, qualcuno avesse improvvisamente fatto una stecca tremenda, una stonatura micidiale da lasciare interdetti.
No, preferiva il solito scorbutico vampiretto nerd.
Decisamente.
Ora dovevano soltanto superare quella uscita a quattro.
Suo fratello aveva davvero insistito…

“Non hai un ragazzo, non hai un ragazzo, ahah!”
Suo fratello gemello, Jack, aveva ripetuto quella frase come cantilena per tre ore.
Non la smetteva di prenderla in giro in qualunque maniera; tutto, pur di farla uscire dai gangheri.
“Certo che ce l’ho! È Nik, lo sai!”
“Ah sì? Ma siamo sicuri che sia davvero il tuo ragazzo? Hai sempre insistito così tanto che eravate solo amici e ora, di punto in bianco… rose e fiori e tanto amore?” Con quel tono derisorio la aveva decisamente mandata fuori di testa.
“Sì che lo è! E non è stato di punto in bianco! Tu non sai nulla… non hai idea…”, era partita convinta, ma nel ripensare a quei momenti aveva iniziato a farfugliare come una perfetta idiota.
Jack in quel momento ne aveva approfittato per lanciare la proposta.
“Ah, sì? Allora dimostramelo in una uscita a quattro! La mia ragazza insiste che vorrebbe conoscerti, ma sarebbe triste fare il terzo incomodo, giusto?”
Ugh… in effetti…
Però Niklas non amava stare a contatto con la gente. Anche dopo il programmino, il suo livello di socievolezza non era salito che di qualche misera tacca.
La vita reale era decisamente un gioco in cui era davvero scarso… Che ironia.
“Gliene parlerò… Cioè, è una cosa da fare in coppia e Niky non è abituato a stare in compagnia…” aveva mormorato tra sé, tenendo conto di che pasta era fatto il suo vampiro.

Ma dopo quella scena della cremina, l’uscita a quattro era sembrata di fatto una splendida punizione.
Se ne era pentita l’attimo dopo: tutte le ragazze che Jack aveva avuto erano spesso bellissime e altezzose, che la fissavano dalla testa ai piedi con eventuale disgusto per il suo corpo.
Pfff, come se gli stuzzicadenti di ossa fossero state meglio…
Con un sospiro prese la borsetta e uscì di casa, afferrando Niklas per un braccio.
Si sarebbero dovuti incontrare al bar-gelateria The Fresh per le cinque di pomeriggio…

“Ben arrivati! Per fortuna siete in orario.”, commentò affabile ma con un sorriso strafottente il gemello della brunetta, Jack.
“Perché, cosa ci sarebbe successo in caso contrario?”, domandò la sorella, mentre prendeva posto.
Niklas, al suo fianco, si sedette a sua volta con un broncio fin troppo evidente.
“Penitenza, mi pare ovvio. Non sei d’accordo, dolcezza?”
La domanda venne rivolta a una ragazza molto bella, dai lunghi capelli castani lasciati ricadere in morbide onde, con un grazioso vestito giallo molto femminile.
“Tu hai sempre ragione, Jack.”, soffiò con aria sognante, prima di allungarsi e baciare l’interessato a fior di labbra.
Bah, proprio non le capiva.
Cosa ci trovavano le donne in lui? Erano gemelli.
Avrebbero dovuto avere lo stesso numero di gente ai propri piedi. E invece…
Lui era popolare, circondato da bellezze e con ottimi voti.
Lei era spesso evitata, circondata da idioti e con pessimi voti.
Qualcosa non quadrava.
O qualquadra che non cosa.
“Allora siamo a posto, per fortuna.”, brontolò la bimbaminkia, incrociando le braccia al petto, seguita da un cenno di Niklas con la testa, probabilmente contento –si fa per dire – di non aver dovuto subire ulteriori punizioni.
“Comunque, iniziamo le presentazioni… Francesca, lei è cicci… –una minacciosa occhiataccia di Niklas lo fece desistere – lei è mia sorella, mentre sorella, lei è Francesca, la mia ragazza. Suo padre è di origine italiana… giusto, dolcezza?”
“Giustissimo, Jack, ti ricordi proprio tutto.”, rispose ancora adorante Francesca, regalando un altro bacio al ragazzo.
“Piacere!” Jackie sorrise cordiale, allungando la mano per stringere quella dell’altra ragazza, che ricambiò con decisione.
“Piacere mio! Da come ti aveva descritto il mio Jack sembravi un mostro! E invece sei molto carina, sai?”
L’autostima della brunetta fece un balzo interiore, lanciando gridolini di gioia.
“Ti ringrazio! Chiamami pure Jackie, cara!”, cinguettò, ravvivandosi indietro i capelli.
Sapeva di essere carina, ma sentirselo dire ogni tanto era davvero gratificante!
Lo sguardo di Francesca si spostò sull’austriaco, curiosa.
“E lui? È il tuo ragazzo?”, domandò, senza smettere di sorridere.
“Sì, sì! Lui è Niky, il mio fidanzato!”, miagolò Jackie, aggrappandosi al suo braccio all’improvviso, tanto che il vampiro si sbilanciò appena.
“Niklas, non Niky. Salve.”, brontolò, scontroso come suo solito.
Mai una volta che sprecasse qualche parola in più, uffi!
“Per me sei Niky.”, gonfiò le guance come un criceto e Niklas voltò il capo per soffocare una risata.
Ma che aveva da ridere?

***

 

Era normale che gli ricordasse troppo Jo, quando gonfiava le guance in quella maniera?
Era davvero buffissima.
Subito l’aveva trovata infantile, stupida… ma ora quel gesto non lo infastidiva più come prima, era una parte di Jackie che lo faceva sorridere. In senso buono. E ciò era bene, no?
“Niky, che hai? Ho qualcosa sulla faccia?”, domandò dispiaciuta, iniziando a tastarsi il viso.
“Sì, proprio lì, aspetta…” Jack si alzò per sporgersi appena e toccare con un dito la guancia della sorella.
“Ah, no. È il tuo brutto muso.”, con un ghigno, si risedette al proprio posto, mentre Francesca lo rimproverava con un “Jack! Questo non è stato molto carino..!” molto dispiaciuto.
Doveva ammettere che la signorina che sedeva di fronte a lui almeno aveva un minimo di cervello nel rimproverare quel damerino.
Quando avrebbe smesso di prendere in giro la sua Jackie?
Se non fossero stati in pubblico lo avrebbe di nuovo appeso al muro.
Diamine, che tortura!
Quell’uscita era una crudeltà assurda.

***


Mh, essere difese dalla ragazza del tuo peggior nemico non era male.
Quel maledetto idiota! E lei che ci stava pure credendo…
Con uno sbuffo, chiamò una cameriera e si fece portare i menù per poter ordinare.
Sia come bar che come gelateria non era male, anzi, era piuttosto frequentato; ogni sera il The Fresh e il Murphy’s si contendevano i clienti che amavano bere e divertirsi.
Per fortuna nel pomeriggio era piuttosto tranquillo…
La ragazza che li serviva si appuntò i gelati e le bibite richieste prima di lasciarli di nuovo soli.
“Allora… Francesca, mi spieghi come hai incontrato Jack e come vi siete messi insieme?”, domandò la brunetta, unendo le punte dei due indici con un sorrisetto.
Era davvero curiosa di sapere come suo fratello avesse incontrato una ragazza se era iscritto a una scuola cattolica frequentata solo da maschi.
Mah!
“Sai com’è, esistono i week-end in cui usciamo!”, sbottò il gemello, senza accorgersi del leggero rossore sulle guance.
Oh, oh, oh! Stai a vedere che aveva toccato un nervo scoperto!
Come si sentiva soddisfatta! 
“Ma non ci siamo incontrati durante il week-end, Jack! Ci siamo visti quando…”
“Fra’! Non dire una parola di più.”
“Oh, Jacques, hai qualcosa da nascondere, forse?”
Tutti si fermarono, guardando Jackie a occhi sgranati.
“…chi?”, domandò Francesca, spaesata.
La brunetta sorrise con strafottenza all’indirizzo del fratello.
“Vergognati… nemmeno il coraggio di dirle il tuo vero nome, Jacques? Non avrai pensato che si chiamasse davvero Jack!”
La ragazza si coprì la bocca aperta con i palmi delle mani, sorpresa.
“Ha senso. Tu sei Jacqueline… e tuo fratello Jacques. Sì, ha più senso.”, borbottò Niklas, sorridendo tra sé alla vista del vassoio con le loro ordinazioni in arrivo.
“Odio il nome Jacques! Lo odio da morire! Jack è mille volte meglio!”, esclamò il ragazzo, mettendosi le mani tra i capelli.
Ma Jackie non si lasciò intenerire, anzi, per una volta che aveva il coltello dalla parte del manico, non si sarebbe fermata…
“Sì, sì, abbiamo capito, ma stai evitando la domanda principale…”
“Jackie?”

***

Niklas guardò il cameriere e poi la brunetta, poi di nuovo il cameriere.  
Era un bel ragazzo alto, dai capelli neri e occhi verdi, con un fisico ben piazzato e un bel viso.
Capperi. Jackie lo stava fissando a bocca aperta.
… Un momento.
Il tipo la aveva appena chiamata per nome, ora che ci pensava.
Che fossero conoscenti?
Assottigliò gli occhi e lo fissò malissimo, pronto ad intervenire, nel caso.
“Jackie O’Moore?”, domandò ancora il cameriere, appoggiando il vassoio sul tavolo.
Jack e Francesca ne approfittarono per afferrare i propri gelati e ingozzarsi, ignorando la scenetta che avevano davanti.
“Kevin?” domandò Jackie di rimando, con un tono a dir poco incredulo e, nella testa dell’austriaco, iniziò a suonare un campanello d’allarme piuttosto insistente.
Kevin, Kevin, Kevin… dove lo aveva già sentito quel nome?

“Il mio primo ragazzo è stato Kevin! Kevin era davvero carino, alto, capelli neri, occhi verdi… così dal nulla mi chiese di metterci insieme e io dissi di sì.”        

Non poteva essere…
Non poteva essere quel Kevin, l’ex ragazzo di Jackie.
Niklas strinse le labbra, senza staccare gli occhi di dosso da quei due.
“Certo che sono Kevin! Andiamo, non sono cambiato molto… e se lo sono, è in meglio no?” Scoppiò a ridere, posando una mano sulla pancia, o per meglio dire, su quelli che parevano addominali. Ma che cavolo.
“Già… e io certo che sono Jackie! È da un sacco che non ci si vede...”
“Dall’ultimo giorno delle scuole medie, dopo che mi hai mollato, praticamente…”
“Eh già…” La brunetta distolse lo sguardo, probabilmente a disagio.
E quel tipo le stava fissando troppo le tette per conto suo.
“Il viso ce l’ha più su.”, ringhiò il vampiro, senza potersi trattenere.
Kevin si riscosse, lasciandosi sfuggire una risata un po’ nervosa, in imbarazzo.
“Chiedo venia, è che sei sempre carina, come quand’eri alle medie…”
“Ma quando mai è stata carina…”, si sentì in dovere di aggiungere Jack, a bassa voce, ricevendo un piccolo schiaffetto sul braccio da parte di Francesca.
Quel tipo gli dava proprio sui nervi.
Senza nemmeno pensarci troppo, il moro si sporse appena dalla propria sedia e circondò le spalle di Jackie con un braccio, traendola a sé, contro il suo petto.
“Già, e oltre essere carina è pure occupata.”, precisò, con un tono minaccioso, di chi vuole difendere il proprio territorio.
Sentì il calore del corpo della ragazza aumentare e Kevin alzò le braccia avanti a sé, in segno di resa: “Calmo, anche io sono occupato! Giusto, Olivia?”, disse, rivolgendosi alla cameriera bionda che aveva appuntato le loro ordinazioni.
“Cosa?”
“Che io e te. Stiamo insieme.”
“Ah, ah, ah. Certo. Torna a lavorare invece di chiacchierare coi clienti, zuccone.”
“Agli ordini! Ma prima… che ne diresti di tenerci in contatto?”, propose il corvino, con gli occhi che sembravano brillare.
“Sperando di non ricevere altre proposte di uscite a quattro… questa cosa inizia a darmi la nausea.”, mugugnò l’austriaco tra sé e sé, sospirando quando Jackie tirò fuori il cellulare, seppur poco convinta.
“Va bene, va bene…”
Perché aveva accettato? Proprio non la capiva.
Osservò in silenzio i due registrare i numeri, prima che Kevin guardasse anche lui.
“E il tuo?”
Urgh.
“Il mio no.”
“Eddai, Niky! Daglielo, cosa ti costa?”
Tante rotture di scatole, ci scommetto i miei canini, pensò, ma era meglio non far arrabbiare ancora Jackie.
Forse non li avrebbe mai contattati.
Lo sperava davvero tanto.
Con uno sbuffo, comunicò a Kevin il proprio numero e registrò il suo.
Che tentazione scrivere un bell’insulto come nome in rubrica…
“Allora ci sentiamo presto.”, salutò il ragazzo, prima di tornare al lavoro.
“Ma anche no.”, commentò Niklas con un sorriso falso solo quando l’altro fu abbastanza lontano.
“Si può sapere perché gli hai dato il tuo numero?”, domandò, guardando Jackie di sbieco.
La ragazza si fece piccola piccola, iniziando a giocare con il tovagliolino di carta sul tavolo.
“Sembrava così contento… mi dispiaceva dirgli di no, insomma! Voleva solo essere gentile!”
“Certo… certo.”
“Uh, prima crisi dei fidanzatini.”, commentò Jack con un sorrisetto, al contrario di Francesca che aveva l’aria preoccupata.
“Spero la superiate, siete una così bella coppia!”
“Dici? A me ricordano Stanlio e Ollio…”, sghignazzò il gemello, prima di ricevere un calcio da sotto il tavolo a opera di Jackie.
“Tu, sempre una frase di troppo!”
“Gne gne, parla quella coi chili di troppo!”
“Jack, muori!”
“Magari, così non dovrei più sopportarti!”
“Ahhhh!!”

I due O’Moore aveva dato spettacolo, ma per fortuna sia Niklas che Francesca erano riusciti a fermare i rispettivi partner.
Mai più, mai più un’uscita a quattro.
Aveva riaccompagnato a casa una Jackie nervosa, e per questo non aveva ricevuto nemmeno il bacio che erano soliti scambiarsi prima di salutarsi.
Con un sospiro, tirò fuori le chiavi di casa per poter entrare nella propria abitazione, quando sentì il telefono vibrare.
Un messaggio.
Lo aprì per leggere cosa c’era scritto e chi glielo aveva inviato.
E ciò che vide non gli piacque per nulla…

 

 

 

 

 

 

 

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When Tomocchi is joy

Parla Tomocchi: Capitolo premio per Mamichan! Finalmente è giunto! X°D Questo tra l’altro è l’ultimo capitolo con personaggi ispirati a voi lettori: Mamichan è Francesca, la ragazza di Jack! La lettrice in questo è la sua fan numero uno, ancora prima della cena di Natale! xD *rotola* vero amore insomma!
Meno nove capitoli alla fine… e inizia la parte che più mi piace 8D speriamo di stupirvi. Cosa può essere il messaggio? Da parte di chi? E cosa dice?
Ah, ci tengo a dire che sulla pagina FB “When Tomocchi is joy” è presente un disegno di Jackie e Leenane, la sua migliore amica! Non serve essere registrati per vederlo, è visibile a tutti! ;D
Passiamo ai ringraziamenti! Un grazie a Lady Adelle Von Ruden per aver inserito la storia tra le seguite e a Valyna nelle preferite! *O* se la storia vi piace, fatelo anche voi! >u< <3
Un grazie di cuore, ma tantissimo cuore, anche a Bijouttina, Soheila, Winterwings, Mojita_blue e DarkViolet92 per le recensioni! Scusate se non rispondo, è che dire un semplice grazie mi sembra sempre troppo poco e voglio scrivere una risposta come si deve è_è <3
Alla prossima!

 

 

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Capitolo 43
*** Sfida ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 42
Sfida

 

 

 

Irlanda, Provincia di Dublino, casa di Niklas, Domenica.

“Guarda un po’ cosa mi ha mandato quel simpatico del tuo ex ragazzo per cui eri tanto dispiaciuta.”
Jackie prese in mano il cellulare di Niklas e guardò il messaggio che campeggiava sullo schermo.

Come ragazzo per Jackie sono meglio io, me la riprenderò, ma con onestà. Ti sfido a esibirti in gruppo, con una canzone, Domenica sera al The Fresh, ci sarò anche io con la mia band. Chi riceve più applausi dal pubblico vince Jackie.

Una cosa del genere… stava succedendo davvero?
“Oh, ma che carino! Due ragazzi che combattono per me, che emozione, è la prima volta che mi succede, di solito accade solo nei libri o nei film!”, cinguettò la ragazza, restituendo l’apparecchio al moro e mettendosi le mani sulle guance bollenti.
Senti come scottavano!
“Appunto, non siamo in un film o cavolate simili. Non accetto una sfida del genere. Non è che del talento musicale può decidere se sono adatto a te o meno…”, bofonchiò il vampiro, riprendendo il proprio computer per tornare a giocare.
“Ah, sì? Beh, Kevin era un ottimo chitarrista, da quello che mi ricordo, sai? Tu sei bravo con il violino, però…”, mormorò, guardandosi distrattamente le unghie smaltate di blu. Blu come gli occhi del suo Niky.
Quel commento parve attirare l’attenzione del ragazzo nei suoi confronti.
“Però..? Però cosa? Vuoi dirmi che 300 anni di pratica contro… Quanti? Da quant’è che quel bimbetto suona?... sarebbero nulla? È questo che vuoi dire?”, sibilò, chiudendo il portatile per fissarla malissimo.
Non l’aveva mai visto così… offeso? Sì, era offeso.
Bingo.
“Kevin suona da quando aveva cinque anni, o almeno così mi disse… Quello che voglio dire è che il chitarrista ha più fascino del violinista, no?”
Bugia, Niklas era cento volte meglio, quando si esibiva era un piacere per gli occhi. Però lo stava stuzzicando bene, doveva ammetterlo.

***

Quel tipo… quel bambino… migliore di lui? Più affascinante a prescindere?
Normalmente non gli sarebbe importato, ma che Jackie pensasse questo di lui lo infastidiva più di ogni altra cosa, perfino più dei lŭzhliv del sul maestro.
Se gli piaceva tanto quel tipo, perché non ci tornava insieme? Solo che, al pensiero di essere lasciato, si sentiva peggio.
No, avrebbe dimostrato a Jackie che lui era meglio.
E che se non le sembrava affascinante, lo sarebbe stato!
Per una volta avrebbe sfruttato al massimo il proprio talento e il proprio aspetto.
“D’accordo, accetto la sfida! Vedrai! Ti pentirai di aver detto quelle cose.”, borbottò, prima di notare il sorrisetto formatosi sul viso della brunetta.
“Davvero? Perfetto! Scrivigli subito che accetti, forza!”, cinguettò, dandogli qualche pacca.
Maledetta… lo aveva fregato.
Tutto per il suo ego, perché essere contesa le faceva piacere… mah!
E lui che credeva di aver trovato una ragazza che nessuno voleva.
Con un sospiro, rispose affermativamente al messaggio e passò in rassegna i presenti nella stanza.
“Questo significa che devo avere un gruppo.”
Charlotte, seduta sul divano al fianco della ragazza, accavallò le gambe, lasciandosi sfuggire una risata leggera.
“Mi pvopongo io. La chitavva bene o male la so suonave…”, soffiò, raccogliendosi i capelli in una coda alta. “Savà meglio che mi vimetta subito al lavovo.”
“Io so cantare, ricordate? Io canto.”, dichiarò orgoglioso Taylor, in piedi, col petto in fuori.
“Il nuovo Chris Martin!”, scherzò Jackie, zittendosi all’istante all’occhiataccia dell’interessato.
“Ok… Abbiamo violino, voce, chitarra… servirebbe almeno un batterista, senza quello non possiamo fare nulla… senza contare che non è detto che funzioniamo… e serve una canzone che includa il violino…”, mormorò l’austriaco, iniziando a massaggiarsi le tempie.
Già aveva mal di testa.
Sentì Jackie tamburellare le dita sul cellulare, probabilmente pensierosa.
“Niky…”
“Dimmi.”
“Forse ho la soluzione. Ma potrebbe non farti piacere…”

Doveva proprio? Era umiliante, altamente umiliante chiedere una mano a una persona del genere…
“Per avere il mio aiuto dovrai inginocchiarti. Forza.”
Il vampiro si inginocchiò come richiesto, a denti stretti.
“Per favore… suoneresti la batteria nel mio gruppo? Sei l’ultima persona a cui lo chiederei, lo sai…”
“Beh, non proprio l’ultima, giusto?”, intervenne Jackie, con una risatina nervosa. “Così non attiri certo la sua simpatia!”, lo rimproverò, in un sussurro.
Niklas prese fiato e chinò il capo ancora una volta.
“Per favore… Leenane.”
La bionda lo guardò con aria di superiorità a braccia conserte.
Dopo una decina di secondi, annuì.
“Sia chiaro che non lo faccio per te, carciofo Reiter, ma per Jackie, che purtroppo a te ci tiene tanto. Dovresti baciare la terra su cui cammina.”
“Non esageriamo.” borbottò il moro, rialzandosi e spolverandosi i pantaloni.
“Oh, Lee, che carina sei!”, miagolò la bruna, abbracciando forte l’amica, che ricambiò con lo stesso entusiasmo.
“Tutto per te, scricciola! Hai proprio un’ottima memoria! Incredibile, ricordi che suonavo la batteria di mio fratello…”, soffiò, dandole una pacca.
“Perfetto, perfetto, è di famiglia, basta con le ciance. Le prove le facciamo tutti i giorni dalle ore 18 alle ore 22, abbiamo a disposizione solo una settimana per battere quel damerino…”, sbottò l’austriaco, infilando le mani nelle tasche della felpa.
Potendo, li avrebbe costretti ad allenarsi tutto il giorno, ma purtroppo aveva scuola e anche il lavoro part-time al supermercato.
Per un po’ si sarebbe arrangiato con le buste di sangue di Stoyán, non aveva tempo di andare dai barboni…
Gli sarebbero mancati.
“Tu conti di far funzionare un gruppo di persone che non sanno nulla l’una dell’altra… in una settimana?” Leenane storse il naso, fissandolo con aria scettica.
“Mi rendo conto anche io che è impossibile, ma dobbiamo provarci.”, ringhiò il vampiro, scoccandole un’occhiataccia.
Non riuscivano proprio ad andare d’accordo, era troppo difficile. Quella parrucchiera era troppo antipatica e acida.
“Ti prego, Lee, vedrai che ce la faremo!”, cinguettò la ragazza, con le mani congiunte e lo sguardo implorante.
L’amica la fissò per un po’, prima di sospirare: “E sia! Verrò a queste prove! Vi darò una mano per non so cosa.”, brontolò, prima di rientrare in casa.
“Perciò, aiutatemi a portare la batteria a casa tua, su e giù per una settimana non ce la posso fare…”

***

In tre erano riusciti a trasportare la batteria di Leenane fino a casa di Niklas, il cui salotto sarebbe servito come sala prove per quella settimana.
Il punto era insonorizzare la stanza: si era sorbita per tutto il tragitto le lagne di Niklas, che già prevedeva denunce da parte dei vicini per disturbo della quiete pubblica.
“Compriamo un migliaio di uova e usiamo i… quei cosi per… hai capito, no?”, gesticolò Taylor, entusiasta della propria idea.
“No. È una cretinata.”
“Potvemmo metteve del cavtongesso, ci sevve dello stucco, una scala…”, propose Charlotte, sicura di sé.
“No, non ho tutto quel tempo e soprattutto soldi.”
“Ehi, Niky, su Wikipedia consigliano di usare delle coperte spesse o delle librerie da mettere contro il muro. Questo possiamo farlo, no? Per altro sconsigliano di montare i cartoni delle uova sul muro, avresti problemi con l’assicurazione della casa in caso di incendio…”, suggerì Jackie, con il cellulare aperto sulla pagina web.
Niklas si sistemò gli occhiali e la additò: “Questo mi piace! Forza, recuperiamo delle coperte e sistemiamoci!”
Mentre il trio di vampiri si metteva alla ricerca del materiale necessario, il più anziano di tutti si avvicinò alla giovane O’Moore con nonchalance.
“Signorina…”
Chissà perché il tono già non le piaceva per nulla.
“Mi dica, maestro.”, mugugnò, riponendo il cellulare nella borsetta e iniziando a torturarsi la dita.
“Ho sentito giusto poc’anzi il consiglio, che, saputa questa competizione, ha deciso di valutare anche le sue capacità musicali!”
Oddio.
“E lei sarà il giudice?”, domandò, deglutendo a vuoto.
“Ovviamente! Sarà splendido vederla esibirsi. Spero sia più brava che nei test di intelligenza!”
Urgh.
“Niky, io cosa posso suonare?”, domandò la ragazza proprio mentre il terzetto tornava con l’occorrente.
L’austriaco si fermò a guardarla per qualche istante.
“…il triangolo.”, decretò, prima di iniziare a sistemare le coperte.
C’era il triangolo nella canzone che aveva proposto? Oh, poco importava. Avrebbe suonato il triangolo meglio di chiunque altro!

***

Provincia di Dublino, Bar “The Fresh”, una settimana dopo, Domenica sera ore 19.

Mancavano due ore alla loro esibizione.
Prima sarebbero saliti i Pink Bullet, il gruppo di Kevin.
Avevano l’aria della classica rock band di ragazzini liceali, che si credevano i migliori del mondo e capaci di conquistarlo con testi insulsi e sorrisi al pubblico. Bah.
Niklas e gli altri si erano seduti a un tavolino per assistere alla performance dei loro rivali.
“…Dovremmo trovarci un nome.”, mormorò Jackie, prima di sorseggiare il proprio tè alla pesca freddo. Niente alcool, per quella sera.
“Un nome che identifichi il gruppo. Qualcosa di semplice e di impatto.”, commentò Leenane, succhiando dalla cannuccia.
Stoyán si sentì in dovere di dire la propria opinione: “Il nome è molto importante, ragazzi. Vi consiglio di pensarci con calma in queste due ore, senza trarre soluzioni affrettate e prive di logica…”
“Che ne dite di Bloody cocktail?”, propose Charlotte, ignorando le parole del maestro, che la fissò accigliato.
“Non è male.”, commentò la bionda, “Anche se non capisco il perché del nome.”
“Perché riesce a pronunciarlo senza il suo odioso difetto.”, sghignazzò Taylor all’indirizzo della francese, che lo fulminò con una occhiataccia tremenda.
“Ma è ovvio! Charlotte, sei geniale: bloody perché la maggior parte di loro sono va… ehm, perché la maggior parte di noi amano i vampiri! E cocktail perché ci piace bere, giusto?”, miagolò entusiasta Jackie.
“No, pevché stiamo bevendo in questo momento. Solitamente evito l’alcool.”, rispose la vampira, tranquilla.
“Anche io. Cioè, non ne ho bisogno.”, si aggiunse Taylor, passandosi una mano nei capelli.
“Idem.”, mugugnò Niklas, “Qui l’unica a cui piace bere sei tu. E quest’altra.”, concluse, indicando le due giovani umane.
“Ehi, quest’altra ha un nome!”
“Lascia perdere, Jackie, le parole di carciofo Reiter mi scivolano giù come olio.”
“Shhht, sta per iniziave l’esibizione!”
Le luci sul piccolo palchetto vennero accese e Kevin fece il suo ingresso con la chitarra tra le mani.
“Buonasera, gente! Siamo i Pink Bullet! Vi faremo sognare con la nostra musica, sarà un’esperienza eccitante! Per voi suoneremo Kiss me kiss me dei Five Second of Summer!”
“Oh, io adoro quella canzone!”, cinguettò la brunetta, battendo le mani entusiasta.
Il gruppo si unì al ragazzo e l’esibizione cominciò.
“So kiss me, kiss me, kiss me… And tell me that I’ll see you again…
‘Cause I don’t know if I can let you gooo…”

Doveva ammettere che non erano male, si vedeva che suonavano insieme da parecchio, e Kevin aveva una buona voce, forte e chiara.
La cosa gli rodeva, soprattutto per lo sguardo adorante di Jackie al palco.
Le avrebbe dimostrato che loro avrebbero fatto meglio!
Dopo i Pink Bullet si esibirono altri tre gruppi, che non ressero il confronto, confermato anche dal basso entusiasmo del pubblico.

Era il momento.
Niklas prese fiato, si sistemò la camicia e mise piede sul palchetto, con una leggera tremarella.
Era la prima volta che si esibiva davanti a un pubblico interessato.
Non era la solita gente per strada che lanciava una monetina nel cappello, che lo guardava di sfuggita o che lo evitavano.
No, quelle persone erano lì apposta.
Stoyán, seduto al tavolino con un blocchetto in mano, sembrava uno di quei talent scout alla ricerca del successo.
Lo guardava con un sorriso incoraggiante e questo lo mandava in confusione, visto che si era sempre opposto al fatto di farlo diventare un violinista professionista. Che la musica non gli avrebbe dato di che vivere.
Deglutì a vuoto e si sistemò di fianco a Taylor, che salutò il pubblico con un sorriso smagliante.
Fortunatamente foto e video erano stati proibiti, almeno non avrebbero rischiato di essere scoperti…
“Salve! Siamo i Bloody cocktail e…”, cominciò il vocalist, prima di venir interrotto.
“…e pensiamo che la musica non abbia bisogno di essere spiegata. Buon ascolto.”, si intromise l’austriaco, lanciando un’occhiataccia a Kevin, che sorrise altezzoso.
“Volevo fare una presentazione a effetto…”, si lagnò Taylor, dispiaciuto.
“Zitto e andiamo.”, sbottò Niklas, dandogli una spallata.
L’altro vampiro sospirò e cominciò a cantare. Intorno a lui c’era solo silenzio.
“Ohhh, misty eye, of the mountain belooow… Keep careful watch of my brothers’ sooouuls…
And should the sky be filled with fire and smoke…
Keep watching over Durin’s sons…”
Charlotte partì con la chitarra, accompagnando la voce del compagno.
“And I hope that you remember me…”
Era il suo momento.
Niklas iniziò a suonare il violino, lasciandosi cullare dalle note e sperando di trasmettere ciò che sentiva al pubblico.
L’archetto che scorreva sulle corde, gli strumenti che legavano tra loro fino a formare un’armonia capace di far palpitare i cuori più restii, capace di insinuarsi in essi e conquistarli era una meraviglia incredibile.
La musica non era solo rumore, non era solo un’accozzaglia di suoni.
I Pink Bullet erano stati bravi, ma era sicuro che ciò che stavano trasmettendo loro con I see fire di Ed Sheeran era mille volte superiore.
Una volta concluso il pezzo, partirono degli applausi assordanti.
Alcune persone si alzarono in piedi entusiaste, molti fischiarono per esprimere il loro apprezzamento.
La soddisfazione più grande fu vedere anche Kevin applaudire, seppur con una smorfia sul viso.

“È ovvio chi è il vincitore, giusto?”
Niklas stava seduto di fronte a Kevin al tavolino di prima, con un sorriso sghembo.
Aveva vinto, lo aveva stracciato.
“Sì. Puoi tenerti Jackie…”, borbottò il corvino, a testa bassa.
“Non è che la posso tenere. Io la tengo. È mia e sempre lo sarà, è chiaro? Questa cavolate da ragazzini nel trattare le persone come un oggetto non mi è piaciuta. Lei non deve essere sballottata da un tizio all’altro. Io amo… gh… lei. E lei ama me. Fine della storia.”, mugugnò, battendo un pugno sul tavolino.
“Ohhh, Niky..!”
Quella voce…
Nel giro di un nanosecondo si ritrovò le braccia di Jackie al collo e le sue tette in faccia. Rischiava il soffocamento!
“Ja…ckie…!”
“Sei così dolce! Certo che ti amo tanto! Capito, Kevin? Mi dispiace per te, ma tra noi è finita ancora parecchio tempo fa!”, cinguettò, con un sorriso.
Il corvino sospirò, passandosi una mano sulla faccia.
“Ha ragione… mi sono comportato da stupido… Mi ero fissato perché mi bruciava essere stato lasciato da lei…”, mugugnò, prima di guardarli.
“Mi piacevi davvero molto, Jackie… sei così allegra e spensierata, ma anche forte e fedele ai tuoi obiettivi… Non ci sono molte ragazze così, tienitela stretta, Reiter!”, concluse, con un sorriso mesto.
Già…
“Bene, direi che possiamo andare a casa…”, salutò il vampiro, alzandosi dalla sedia.
“Ciao ciao, Kevin.”, salutò la brunetta, agitando la mano.
“Per il cellulare, ti mando l’indirizzo via sms.”, aggiunse Niklas, facendo un cenno a sua volta prima di esser fermato da Jackie.
“Cellulare? Che cellulare?”
“Beh, per rendere la sfida più dura, il tuo ragazzo mi ha proposto che, se avesse vinto lui, avrei dovuto comprargli un cellulare nuovo, di quelli col sistema Android e i giochini vari.”, spiegò Kevin, con un sospiro.
Jackie guardò il vampiro: “Sei tremendo.”
“Scusa tanto, ma non ci guadagnavo nulla!”
“Ci guadagnavi me!”
“Capirai! Tenermi una rompiscatole, che bel premio!”
“Rivoglio il Niky dolce di prima! Ridammelo!”
“Nemmeno per sogno! Sciò!”

“Signorina O’Moore, la sua esibizione col triangolo non è stata male…”, si congratulò Stoyán, accarezzando la testa della bruna con un sorriso.
“Sì, è stata davvero sublime, riferirò questo ai miei superiori…”
“Ma se ha fatto solo un tin alla fine. Solo un tin. Che razza di esibizione è?”, esclamò Niklas, alterato, appena fuori dal locale.
Lui si era fatto il mazzo per fare una buona esibizione, non lei. Gli aveva dato quello strumento apposta, inutile nella canzone che avevano scelto.
“Ehi! Guarda che è difficile suonare il triangolo! Il giusto posto per fare quel tin invece che tiiing , il giusto peso per suonare… non credere che sia facile, eh!”, si scaldò Jackie, gonfiando le guance.
“Ma va là! Ne parli come se quel triangolo avesse sostenuto l’intero pezzo!”
“Modestamente, il finale è la cosa più importante, e io ho concluso con il giusto tocco di eleganza.”, si difese la bruna, a braccia conserte.
Il vampiro austriaco sbuffò, mentre Stoyán se la rideva di gusto.
“…Dai, a casa ti do un po’ di succo di frutta. Sei stato bravo e affascinante mentre suonavi, molto più di un chitarrista.”, soffiò la ragazza al suo orecchio, prima di baciargli la guancia con affetto.
Niklas abbassò appena il capo, in imbarazzo, sistemandosi il cappuccio della felpa.
Non aveva mai avuto così tanta voglia di tornare a casa come in quel momento.

 

 

 

 

 



AskAnotherWay
Il gruppo Facebook

When Tomocchi is joy

 

Parla Tomocchi: Eccoci! Scusate il ritardo, ma non volevo mancare di darvi il capitolo nuovo! Un applauso a chi aveva indovinato che era Kevin con il messaggio… brave! X°D
Questo arco dell’ex si è concluso, ci stiamo avvicinando alla fine, meno otto capitoli!
Tremate, perché dal prossimo ci sarà una cosa pazza… ed entriamo nel vivo del finale! :°D
Forse non è chiaro come sta andando la storia, ma vedrete che alla fine avrà senso x°D Fidatevi di noi >wo
Passiamo ai ringraziamenti! Un grazie a Rory Potter e a Vale_magic01 per aver aggiunto la storia alle seguite, a Bijouttina, Mojita_Blue, Bladr, Dark Violet92, Soheila, Winterwings e a Vale_magic01 (che si è letta tutti i capitoli d’un fiato! Grazie xD) per aver recensito, e a tutti voi che leggete *O*
Alla prossima! >u< <3

 

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Capitolo 44
*** Emy ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 43
Emy

 

 

 

Irlanda, Provincia di Dublino, supermercato More&More.

Era pomeriggio inoltrato e il sole era ancora ben visibile, lasciando intendere che ci si avvicinava l’estate.
Niklas soffocò uno sbadiglio con scarso successo.
La sera prima lui e gli altri erano andati via dal locale abbastanza presto, ma i festeggiamenti per la vittoria erano durati fino alle due di notte, tra chiacchiere, musica, bere e mangiare.
Già, mangiare… Jackie aveva tenuto fede alle sue parole e a casa lo aveva nutrito, molto più del solito succo di frutta.
Nonostante la rinnovata energia però, il risveglio per andare a scuola era stato comunque difficile, e lo stesso per il recarsi al lavoro.
Charlotte e Taylor erano ripartiti giusto quella stessa mattina, salutando con baci, abbracci e scarsi tentativi di morsi che lui aveva bloccato. Jackie non si toccava.
Erano passate solo un paio d’ore e voleva già andarsene.
Avrebbe potuto schiacciare un pisolino sul nastro della cassa, se si rannicchiava un po’ ci poteva stare tutto…
Ok.
Avere questi pensieri non andava bene, gli mettevano ancora più sonno.
Sbadigliò ancora e guardò pigramente l’arrivo di una vecchina, che iniziò a tirare fuori i propri acquisti dal cestino.
Si cominciava..!

***

Irlanda, Provincia di Dublino, parcheggio del supermercato More&More .

Perché, perché, perché aveva cambiato numero?
Daniel aveva chiamato Charlotte per quasi un mese e mezzo, invano.
La donna aveva risposto solo alla prima chiamata, rispondendogli in francese e provocandogli brividi lungo tutto il corpo. Ah, che voce soave!
Però, quando si era presentato, la vampira gli aveva chiuso il telefono in faccia e da allora non era più riuscito a contattarla.
“Il numero da lei chiamato è inesistente.”
Quello era ciò che sentiva ripetere dal giorno prima.
Così aveva deciso di provare a chiedere a Niklas se era a conoscenza del numero nuovo.
Aveva seguito il compagno fino ad arrivare a un supermercato e, quando aveva sbirciato dentro, lo aveva visto con la divisa dei dipendenti.
Non era possibile.
Un vampiro alla cassa!
Pensava forse di mietere più vittime in quel modo? Di bere il sangue di ogni singolo cliente? Non gli bastava più quella bimbaminkia della O’Moore?
Strinse le mani in un pugno e tremò appena, rimanendo fermo sul posto.
Avrebbe voluto entrare e difendere quelle persone, ma non ne aveva né la forza né il coraggio…
Gli allenamenti di Sean e Pierce alla fine non erano serviti.
Sarebbe rimasto sempre Daniel Hill, il cacciatore fifone.
“Non ci posso credere! È moro, ma ha gli occhi blu! Diamine, che essere sgraziato! Ma lo sa cosa è l’abbinamento dei colori? Ma come è vestito? Pare un barbone… eppure non sarebbe male… Potrebbe essere simile a Damon Salvatore…”
Il ragazzo sgranò gli occhi e si voltò nella direzione della voce.
Era giovane, squillante, quasi fastidiosa.
Una perfetta voce da bimbaminkia!
Apparteneva a una ragazzina bassa, magra, dagli occhi verdi, lunghi capelli biondi lisci e con occhiali dalla montatura moderna che fissava malissimo il suo stesso soggetto.
Non era una bellezza ma nemmeno brutta: insomma, nella norma.
Ma quello che attirò la sua attenzione fu il modo di fare e alcune parole.
“Ti piacciono i vampiri?”, domandò alla ragazza, avvicinandosi con un ghignetto di chi aveva appena vinto alla lotteria.
L’interpellata si girò per fissarlo da capo a piedi.
“Sì, e allora? Tu chi sei?”, sbottò, allontanandosi di qualche passo.
In effetti, se uno sconosciuto si avvicinava così dal nulla non era molto rassicurante.
“Io sono un cacciatore di vampiri – beh, era la verità in fondo, no? – e quello laggiù che stai insultando è un vampiro.”, comunicò, additando l’austriaco che al momento aveva lo sguardo perso nel vuoto. Probabilmente era una finta! Forse stava pensando a come adescare qualcuno!
Che razza di furbone.
“Un cacciatore di vampiri?”, domandò scettica la biondina con le braccia incrociate al petto.
“Esatto.”
“E come pensi di dimostrarmelo? Non sono una credulona e come scusa per rimorchiare mi sembra parecchio assurda.”
“Non ti voglio rimorchiare! Beh, ora non ho dietro l’attrezzatura…”, mugugnò il ragazzo, tastando le tasche dei pantaloni, senza trovare qualcosa di utile “ma ti assicuro che quello là è un vampiro! Hai i canini..."
“Beh esiste gente che ce li ha più sviluppati di altri.”
“Ha la carnagione pallida!”
“Sarà povero in canna per poter fare vacanze e prendere il sole.”
“Guarda che lui al sole brucia!”
“Ah, non brilla? Soffrirà di qualche malattia della pelle.”
Il ragazzo si mise le mani nei capelli, esasperato: “Giuro che lo è! Prova a sentire se c’è battito cardiaco! Prova a fargli una foto, non apparirà! E così sarà anche su uno specchio, non si riflette!”
La ragazza storse appena il naso, ancora incerta.
“Sarebbe uno scherzo elaborato.”
“Prova, ti dico! Vedrai!”
Un paio di passanti si erano fermati a causa delle urla isteriche per capire cosa stava succedendo, perciò Daniel prese fiato e cercò di calmarsi per non attirare troppo l’attenzione; non voleva mandare in fumo il suo piano.
“Tu, prova.”, la spronò ancora, facendogli segno con le braccia di andare.
La biondina lo fissò ancora sospettosa per qualche istante, prima di muovere i primi passi verso il supermarket.

***

Niklas soffocò l’ennesimo sbadiglio e gettò pigramente lo sguardo alla cassa, dove era sopraggiunta una ragazzina bionda che sembrava avere la sua età o qualche anno di meno.
La sua attenzione fu catturata dallo sguardo della ragazza. Gli occhi sgranati a metà tra il sorpreso e il timoroso erano abbastanza inquietanti.
“Ehm… posso esserle d’aiuto?”, borbottò, grattandosi la nuca un po’ impacciato.
Odiava interagire con i clienti, non sapeva mai se era giusto parlare oppure no. Se risultava invadente o meno.
“…Tu hai gli occhi blu. Dovresti essere biondo!”, esclamò, prima di prendergli il polso sfruttando l’effetto sorpresa.
“Che cos..?”
“… aveva ragione… non c’è battito…”
Per un attimo il tempo parve fermarsi.
Il panico lo investì da capo a piedi, rendendolo rigido e agitato, in uno stato di tensione tale da mandargli il cervello in tilt.
Chi aveva ragione? Come aveva fatto a capire subito cosa lui era? E soprattutto, cosa gli importava se era biondo o meno?
L’austriaco cominciò a divincolarsi, invano.
“Mi lasci..!”
“No! Verrai a casa con me e ti renderò un vampiro perfetto!”
Il ragazzo si bloccò, mentre un tremendo déjà-vu lo investiva come una doccia fredda.

“Comunque mi permetti di trasformarti in un bel figo? Eh?”

“Evviva! Ho un vampiro! Un vampiro da trasformare! Ti farò diventare bellissimo!”

Una bimbaminkia selvatica lo stava attaccando! No, non di nuovo!
Con uno scatto si liberò dalla sua presa e iniziò a correre lungo gli scaffali, evitando gli altri clienti che lo fissavano a bocca aperta.
“Fermati! Non mi sfuggirai!”
Perché, perché, perché attirava solo le pazzoidi? Perché non poteva continuare ad avere un’esistenza normale? Questa epoca faceva davvero schifo!
Purtroppo per lui inciampò su un barattolo di fagioli e finì lungo disteso sul pavimento, perdendo il vantaggio che era riuscito a conquistare tra lui e quella stramba ragazza.
“Sei mio! Forza, vieni con me!”, strillò la biondina, allungando le mani, ma con un ultimo e disperato scatto il ragazzo si rialzò e riprese a correre, questa volta verso la cassa.
Si lanciò dietro il bancone, afferrando velocemente il microfono che solitamente usavano i cassieri per dare gli avvisi.
“Rinforzi alla cassa quattro! Ripeto, mi servono rinforzi alla cassa quattro! Qualcuno venga alla cassa quattro, c’è una pazzoide che… ARGH!”
Due mani lo agguantarono per il cappuccio della felpa e lo tirarono fuori dal suo piccolo nascondiglio con forza, tanto da rischiare lo strozzamento.
“Preso!” esclamò entusiasta la maniaca, ansante e quasi senza fiato, prima di venir afferrata da due guardie per le spalle che la staccarono forza dal povero ragazzo.
“La preghiamo di stare calma, la accompagniamo fuori.”, disse pacato uno dei due uomini, una guardia giurata che solitamente stava al reparto elettronica.
“Grazie..!”, soffiò sfiancato il vampiro, spettinato e stravolto.
Era tutto accaduto in troppo poco tempo, doveva ancora realizzare ciò che era successo.
Chi cavolo era quella..?

“A domani, Niklas! Puntuale!”
“Sì, sì, certo. A domani.”
Il turno era finito e poteva finalmente tornare a casa.
Ci voleva proprio… lui, il divano, il pc e una bella partita a Zombie Hunter: l’ideale per passare una serata tranquilla in pieno relax.
Già sorrideva per conto suo al pensiero di un momento di pace quando la vista gli si annebbiò e in un attimo fu avvolto dal buio più nero.
L’ultima immagine che ebbe impressa fu quella di un fiore bianco…


Quando riaprì gli occhi scoprì di essere in una stanza che, a giudicare dall’arredamento, sembrava essere una taverna.
Una tremenda puzza di ammoniaca gli penetrò nelle narici e infastidito non riuscì a tapparsi il naso a causa delle mani bloccate.
Non solo le mani. Tutto il corpo.
Era legato ad una sedia di legno con delle corde molto strette.
Nell’aria aleggiava anche un altro odore, leggero ma fastidioso, che lo rendeva debole e incapace di muoversi troppo.
“Oh, ti sei svegliato finalmente. Mi sembri un po’ sbattuto… Certo che il biancospino funziona bene!”
Davanti a lui si piazzò la ragazzina bionda di quel pomeriggio.
L’assalitrice, la maniaca. La pazzoide.
Jackie sembrava un agnellino al confronto.
“È davvero un peccato… se solo ti riflettessi allo specchio, vedresti quanto stai bene biondo!”
Ci fu un minuto di silenzio.
“…B… B… Bi… biondo..?” domandò Niklas, incredulo.
“Certo! Gli occhi blu stanno bene con i capelli biondi e chiari… come un perfetto nordico! Poi il tuo nome è Niklas… di origine svedese, se non erro! Insomma, meglio di così!”, miagolò, mentre con la spazzola iniziava a conciarlo in qualche maniera.
Odiava non vedere cosa stava facendo.
Odiava non potersi ribellare.
Odiava profondamente quella ragazzina.
“Ecco fatto! Mi sarebbe piaciuto renderti come uno dei The Wanted ma ho pensato ti ci addicesse più lo stile degli Emblem 3. Forza, ringraziami! Grazie, Emy, così.”
Emy.
Che nome del cavolo. Doveva essere il diminutivo di qualcosa.
“Se non fossi legato ti avrei già dissanguato, sappilo.”, sibilò, con gli occhi ridotti a fessure.
“Oh, così si parla! Oggi quando correvi eri davvero ridicolo. Quando mai si è visto un vampiro correre in quella maniera? Così sei davvero più figo, ottimo!”, batté le mani, entusiasta delle sue parole.
Quella era scema. Ma scema forte.
Ringhiò, cercando di divincolarsi senza riuscirvi. Quelle corde sembravano pesantissime e strettissime…
“È inutile, smettila di muoverti. Vedo che sei ancora un po’ troppo agitato, non vorrei che i miei genitori si preoccupassero e scendessero proprio ora per il rumore. Che ne dici di un altro sonnellino?”, soffiò, recuperando un mazzetto di fiori di biancospino.
“Buonanotte Niklas… domani, dopo il tramonto, ti educherò come si deve e farò di te il perfetto vampiro degno di ogni eroina di una storia..!”, sussurrò, prima di soffocarlo con quell’odore nauseabondo e fargli perdere i sensi ancora una volta.

 

Il cinguettio degli uccellini indicava che era mattina, confermato da un piccolo fascio di luce che filtrava dalla finestrella sotterranea.
Dopo qualche minuto, l’austriaco iniziò a riprendere completamente coscienza di sé e soprattutto parte delle proprie forze.
Con uno strattone si liberò delle corde: senza biancospino in giro riusciva a muoversi decisamente meglio.
Doveva fuggire.
Andò verso la finestrella, sbirciando con cautela.
Aprendola, si finiva in piccolo spazio rettangolare pieno di foglie il cui soffitto era una grata che probabilmente confinava con il giardino o il vialetto, a giudicare dall’odore di erba.
Con gli occhi perlustrò velocemente la stanza e si armò di coperta pesante trovata in un armadio capiente.
Sarebbe uscito sotto il sole.
Sperava solo di non morire nel tentativo.
Sospirò e con lentezza aprì la porta che portava ad una scala, probabilmente al piano terra, che raggiunse una volta saliti gli scalini uno a uno con la schiena rivolta alla parete.
La casa sembrava essere vuota.
Ne conseguì un sospiro di sollievo.
Sgraffignò un pacco di merendine al cacao per pura e semplice vendetta, prima di mettersi la coperta addosso e lasciarsi giusto un piccolo spiraglio per vedere dove camminava.
Scardinò la porta di casa, visto che era stata chiusa a chiave, e uscì, camminando quanto più velocemente poteva.
Doveva tornare immediatamente alla propria abitazione, da cui non sarebbe più uscito.
Lui, quella maniaca, non la voleva più vedere!

 



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When Tomocchi is joy

 

Parla Tomocchi: FINALMENTE! Finalmente è arrivata Emy! Non avete idea di quanto ho aspettato… di quanto abbiamo aspettato! Era da dicembre che il suo personaggio, il suo essere e questa idea esistevano. La pazza bimbaminkia rivale: non poteva assolutamente mancare! +A+ I Nikkie avranno un bel grattacapo d’ora in poi! Allora, impressioni? Che ve ne pare di questa new entry? Entriamo nell’arco finale, ovvero questo. Meno sette capitoli!
Passiamo ai ringraziamenti! Un grazie a Littleherondale per aver messo la storia nelle preferite! *O* grazie grazie grazie! <3 Un grazie a Mojita_Blue, Bijouttina, Nemainn, Winterwings, DarkViolet92 e Vale_magic01 per aver recensito! *-* <3
Alla prossima! *O*/

 

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Capitolo 45
*** Scontro tra bimbeminkia ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 44
Scontro tra bimbeminkia

 

 

 

Irlanda, Provincia di Dublino, Fitzgerald school, Martedì mattina.

Jackie era sinceramente un po’ preoccupata.
Niklas quella mattina non si era presentato a scuola.
Eppure doveva essere passata la stanchezza di Domenica; fosse stata anche quella, non si sarebbe presentato Lunedì, invece era venuto.
Non la aveva avvisata di una eventuale assenza: da qui, la sua preoccupazione.
Alla ricreazione aveva provato a chiamarlo, senza ricevere risposta, perciò quando la campanella determinò la fine delle lezioni si diresse a passo di carica verso l’autobus che la avrebbe portata a casa del vampiro.
Saltò sul mezzo e con le guance gonfie pensò a una lunghissima ramanzina durante tutto il tragitto.

Al campanello non rispondeva nessuno, perciò la ragazza dovette usare le chiavi per poter entrare e chiamare “Niky?” con voce incerta.
Cosa poteva essergli successo?
“Ja… ckie…”, mormorò con un filo di voce l’austriaco, rannicchiato in più coperte proprio sul divano.
“Si può sapere come mai non mi hai aperto? E perché sei tutto lì imbacuccato come uno scemo?”, domandò stizzita, cercando di liberarlo da quel groviglio senza riuscirvi.
“Magari potevi essere lei! Sono fuggito, vorrà recuperarmi…”, mugugnò, con un’ansia palpabile nel timbro di voce.
“Lei? Lei chi? Fuggito? Nik, cosa..?”
Ogni domanda si interruppe non appena scorse un ciuffetto di capelli biondi.
Capelli biondi.
Con uno strattone più forte degli altri, levò le coperte e le lanciò da una parte, rivelando quel mostro ridotto a uno straccio.
Niklas era biondo.
Biondo.
Un biondo quasi platino.
La ragazza cominciò a urlare, indicando il ragazzo con l’indice tremante mentre arretrava fino a raggiungere il muro e appoggiarvi, incapace di reggersi in piedi.
L’altro si tappò le orecchie con le mani, attendendo con pazienza che quegli strilli avessero fine.
“Beh? Dura ancora per molto?”, sbottò dopo cinque minuti buoni, lanciandole un’occhiataccia.
“Niky! Sei biondo! Il mio Niky! Biondo! Chi cavolo sei? Perché ti sei rovinato così? E Lei chi? CHI?!”, ringhiò la brunetta, con le mani strette in pugnetti pronti a colpire se necessario.
Quell’idiota!
“Ma chi si rovina e rovina! Ti pare che mi faccia una tinta di mia spontanea volontà? Ti pare, eh?!”, rispose a tono l’austriaco, mostrando i canini per intimidirla.
La ragazza si zittì subito, mettendo su un broncio da bambina.
Allargò le braccia e con un gesto lo invitò a parlare, senza proferir parola.
Il vampiro prese fiato e tornò a guardarla con aria da cane bastonato.
“Ieri, al lavoro, una della tua specie…”
“Una delle mia specie?”
“Una bimbaminkia. Una maledettissima bimbaminkia, Jackie!”, precisò con tono acuto ed esasperato, “Una bimbaminkia mi ha attaccato! Cercava di catturarmi, blaterando cose assurde come il fatto che avendo gli occhi blu dovessi essere biondo…” Si coprì la faccia con le mani, soffocando un gemito addolorato per il ricordo di quella cosa.
“Per fortuna sono riuscito a fuggire e a chiamare gli addetti alla sicurezza, che l’hanno sbattuta fuori… Ma poi, appena ho finito il turno, quando sono uscito…”
Jackie deglutì, avvicinandosi al ragazzo e mettendogli una mano sulla spalla.
“Quando sei uscito..?”, lo incalzò, preoccupata-
“Quando sono uscito mi ha messo a terra con un fiore di biancospino e portato a casa sua… è incredibile la forza che tirate fuori per certe cretinate…”
“Non inserirmi nel mucchio.”, ribatté Jackie, leggermente indispettita da quella generalizzazione.
“Guarda che è la verità. Anche tu diventi forzutissima quando devi farmi qualcosa, mentre in educazione fisica hai appena la sufficienza… Comunque mi ha portato a casa sua e mi sono risvegliato già così. Ovviamente non potevo vedermi ma sentivo la puzza della tinta…”
La ragazza passò la mano in quei fili chiari e splendenti.
Che schifo.
“Ha ricominciato a blaterare che ora come fisico ero perfetto e che dovevo lavorare sul carattere per diventare un compagno adatto a lei e via discorrendo…”
Quella là cosa?
Voleva fregarle il ragazzo?
La brunetta ringhiò basso e strinse forte la spalla di Niklas, tanto che iniziò a mugolare di dolore.
“Jackie, mi fai male…”
“Dove è? Dove abita quella str…”
“Ma non dovresti pensare a proteggere me invece di andare da quella Emy?”
Gli occhi della giovane sembravano andare a fuoco tanto erano accesi dalla fiamma della rabbia.
“Ah, e così si chiama Emy? E tu ricordi pure il nome di una ragazza che hai visto una volta sola?”
Il vampiro si fece piccolo piccolo.
“Scusa se ricordo il nome di quella pazza sclerotica…”
“Forza, Niky, portami immediatamente da quella brutta troccola!”

***

Bimbaminkia.
Gente strana.
Camminavano da ormai due ore perché un po’ di volte il mor… il biondo aveva sbagliato strada; insomma, l’aveva fatta solo quella mattina e per altro mezzo intontito dal sole che picchiava forte.
“Niky, quanto manca?”, si lagnò la ragazza, guardando l’ora sul cellulare.
Era ormai sera tardi, quasi le nove e mezza.
Il pomeriggio lo avevano passato a parlare di quella ragazza e a riposarsi per riprendere le forze.
Poi, dopo una cena cinese d’asporto, erano usciti.
“Dammi tregua, me l’hai già chiesto cinque minuti fa! Non lo so ancora, non ne ho idea! Taci e seguimi, donna!”, rispose alterato l’altro, prima di gemere di dolore per il calcio ricevuto l’attimo dopo.
“Non mi chiamare donna, sai! E poi sempre a dire che le femmine non sanno orientarsi, che sono i maschi a sapere le strade… ma fammi il piacere!”
Tu vuoi andare da quella sclerata, non io! Non puoi immaginare ciò che ho sofferto tra ieri e oggi! Ci fossi stata tu al pos…”
“Hai detto che era una casa gialla, giusto?” lo interruppe la brunetta, schiaffandogli una mano sulla bocca.
“Ahia… Sì, perché?”
“Magari è quella laggiù, che dici?”
Jackie indicò una villetta a schiera dalla parte opposta alla strada che stavano percorrendo.
“Ah, giusto. Sì, quella.”, mugugnò il vampiro, grattandosi la nuca in leggero imbarazzo.
Beh, l’importante era aver raggiunto la meta.
Una volta lì, guardarono i nomi sul campanello.

Eric – Annabelle - Emily
McDonald

“Che schifo. Mi fa sempre più schifo. Mi irrita tutto, dal nome al cognome!”, strillò Jackie, con le mani chiuse a pugno.
“Ma se tu passi anche pomeriggi a ingozzarti da McDonald’s. Praticamente sei tu a mandare avanti l’economia.”
“Senti chi parla! E tu sei il mio fido compare, mica tanto succhiasangue!”
Con uno scatto il cancellino si aprì e qualche minuto dopo la ragazzina bionda di nome Emy fece il suo ingresso in pigiama rosa e pantofole con i coniglietti.
“Smettetela di fare tanto chiasso davanti a casa mia!”, esclamò, sistemandosi gli occhiali.
“Vedo che sei tornato! Meno male, cominciavo a preoccuparmi. Entra, inizia l’addestramento!”, aggiunse poi entusiasta, afferrando Niklas per un braccio.
Jackie di riflesso afferrò l’altro braccio, traendo a sé il proprio ragazzo.
“Scordatelo, cocca, questo vampiro è mio!”
Emy assottigliò gli occhi, riducendoli a due fessure.
“L’ho visto prima io.”, sibilò, strattonandolo verso di sé.
“Ah! Veramente sei in ritardo di quasi sette mesi! L’ho visto prima io!”, ribatté Jackie, più combattiva che mai.
Niklas si intromise solo per far notare una cosa: “Sono quindici anni che vivo qui, sono sempre stato qui... Siete due talpe, altro che l’ho vis…”
“Zitto!”, esclamarono le due ragazze all’unisono, prima di guardarsi in cagnesco.
“Tu. Come ti sei permessa di rendere il mio Niky biondo?”, grugnì la brunetta, con il petto in fuori come a voler mostrare tutta la sua sicurezza.
“Sta decisamente meglio così, stupida Directioner!”, rispose l’altra con un tono affilato come una lama.
In effetti quel giorno Jackie indossava proprio la maglietta dei suoi adorati One Direction.
“Ora capisco molte cose! Il fatto che lui sia così stupido…”
“Ehi!”, esclamò Niklas, cercando di proteggere la propria dignità.
“… è dovuto al fatto di essere stato cresciuto e allevato da una Directioner invasata! Come ho fatto a non pensarci prima?”, commentò in modo teatrale l’altra, mettendosi il dorso della mano sulla fronte.
Jackie gonfiò le guance, indispettita, prima di tornare all’attacco.
“Una così non può che essere una stupida fan dei The Wanted, non è così?”
Emy sgranò gli occhi, prima di ringhiare basso.
“Non permetterti di parlare di loro così! Sono più talentuosi delle tue bamboline pilotate e anche più belli!”
“Certo, intanto noi Directioner siamo una grandissima famiglia numerosa, mentre voi non siete altro che un pugnetto di fan prive di gusto!”
“Oh, una famiglia dove ci si scanna perché un gruppo sostiene una certa relazione mentre le altre lo negano?” Con un sorriso furbo, la biondina lasciò a bocca aperta Jackie.
“Non parlare delle Larry Shippers! Loro… loro sono anomale! Non so cosa passi loro per la testa… Ma certamente, in modo diverso, li amano anche loro!” strillò la giovane O’Moore, con gli occhi lucidi.

Le due pazze, intente a litigare, avevano lasciato entrambe le braccia del vampiro, rendendolo così libero di muoversi.
Niklas ci stava davvero provando a seguire la conversazione. Davvero. Ce la stava mettendo tutta.
Ma proprio non riusciva a capirle.
Famiglia? Larry Shippers?
Ma soprattutto…
La parola talento doveva aver perso il suo reale significato, negli anni.
Definire talentuosi certi gruppi di adesso, come quelli per cui stavano litigando quelle due pazze…
Soffocò una risata, incapace di trattenersi.
“E tu cosa hai da ridere?”
“Infatti, come ti permetti? Queste sono cose serie!”
Il ragazzo si fermò immediatamente, recuperando l’aria seria e silenziosa che aveva fin dall’inizio dello sballottamento.
“Pensavo a un videogioco. Non c’entrate voi. Assolutamente, no, no.”, assicurò, distogliendo lo sguardo.
Per un pelo aveva rischiato il linciaggio.
Le due ragazze ripresero il loro litigio, più accanite e infervorate che mai, mentre il vampiro guardava l’ora sul vecchio cellulare – chissà quando Kevin gli avrebbe consegnato quello nuovo –.
Iniziava a farsi decisamente tardi e domani c’era scuola.
“Jackie…”, chiamò, incerto se appoggiarle una mano sulla spalla. Aveva paura di vedersela staccare a morsi.
“Niky, sto cercando di…”, lo liquidò la brunetta, senza nemmeno finire la frase per riprendere a inveire contro Emy.
Con un pesante sospiro, il vampiro le si piazzò dietro e la prese sotto le ascelle per alzarla e trascinarla via, lontano di lì.
Ora ricordava meglio la strada, in una decina di minuti sarebbero stati a casa.
“Niky! Niky! Che diamine fai? Lasciami, mancava tanto così che la stendessi!”, strillò Jackie, indicandogli quanto gli sarebbe servito per sconfiggere la sua avversaria con il pollice e l’indice.
“Dobbiamo andare, è tardi.”, mugugnò il ragazzo, stravolto.
“Questa la prendo come una vittoria! La Directioner si ritira, poverina! Ah, ah, ah!” Emy scoppiò a ridere, trionfante, con le mani sui fianchi e un’aria vittoriosa.
Jackie gonfiò nuovamente le guance, agitando un pugno nella sua direzione.
“Avrai anche vinto qualche battaglia, ma io vincerò la guerra! Avvicinati ancora a Nik e vedrai!”
Niklas sospirò ancora, vergognandosi a morte per le facce di tutto il vicinato puntate su di loro.
Bimbeminkia.
Esagerate e incuranti del pericolo e dell’imbarazzo.
Avrebbe dovuto abituarsi a simili cose, probabilmente…

 

 



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When Tomocchi is joy

 

Parla Tomocchi: Capitolo cortiiiiissimo! Chiedo venia, ma mi sono ridotta all’ultimo e soprattutto non potevo dilungarlo troppo. Non avrei saputo cosa metterci di più…°_°
Comunque, qui le due bimbeminkia si scontrano! Sono fortissime! (?)x°D Ditemi, chi ha capito i loro discorsi? Chi invece è più dalla parte di Nik, che non ci capisce un accidente?
Sono due realtà molto diverse, ed è difficile renderle… Io a volte assisto a certi scontri, che li leggo e penso WTF, però conoscendo il fandom li capisco. Ma una che non hai idea di chi siano certi gruppi o ciò che essi sono, che vede la cosa da un punto esterno… Sono davvero assurdi. °_°
Vabbeh, spero che il mio discorso si sia capito.xD
Passo ai ringraziamenti! Un grazie a Victus per aver inserito la storia tra le preferite (fatelo anche voi se amate la storia! <3 ne sarei davvero contenta! ) e a _LUNABLU_97 per averla messa tra le seguite! *O* davvero tante tante grazie!
Ma un grazie ancora più grande a chi mi lascia un suo pensiero, ovvero Bijouttina, Vale_magic01, vik1, Mojita_Blue, Winterwings, DarkViolet92 e Littleherondale (che nonostante la storia non sia finita ha recensito lo stesso… io davvero sono commossa per tutto questo ç///ç <3 ), siete fantastiche!
Devo rispondere alle recensioni… devo! T____T <3 Cercherò di trovare un attimino per farlo!è_è <3
Detto questo, siamo a meno sei capitoli… uaaahhh!
Alla prossima! <3



 

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Capitolo 46
*** Festa ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 45
Festa

 

 

 

Irlanda, Provincia di Dublino, Venerdì sera.

“Mi spieghi perché devo vestirmi bene?”, domandò Niklas, finalmente e nuovamente moro – viva la tinta! – mentre Jackie sistemava il colletto della camicia nera che lui indossava.
“Perché ci hanno invitato ad una festa.”, rispose la ragazza, esasperata.
Era ormai la quinta volta che lo ripeteva, non ne poteva più.
La loro classe aveva organizzato una festa di fine anno a casa di Judy, una loro compagna piuttosto famosa per essere frivola e superficiale – lo sapeva perché Nik gli aveva raccontato di quella volta che aveva dovuto fare una ricerca con lei e del’istinto di strozzarla sopraggiunto dopo i suoi discorsi.
Insomma, una del gruppetto dei vip.
Stranamente erano stati invitati sia lei che Nik, ma Jackie non ci aveva pensato più di tanto: finalmente era arrivato il momento della loro gloria!
Non sarebbero più stati gli sfigatelli lasciati in disparte.
Per fortuna Daniel era stato escluso, perciò non avrebbero dovuto preoccuparsi di disturbi vari e in sostanza avrebbero potuto godersi a pieno il party.
“Che festa?”, domandò il vampiro, confuso.
“Quella che organizzano ogni volta a fine Maggio prima che si concluda l’anno.”, specificò Jackie con un sospiro.
“Non l’hanno mai fatta prima. Non ne ho mai sentito parlare.”
“Questo perché eri orrendo e non ti ci hanno mai invitato.”
“Viva la sincerità.”
“Verità, Niky, verità. Io lo sapevo solo perché, per forza di cose, postavano le foto su Facebook e non potevo non vederle…”, mormorò la brunetta, rabbuiandosi per qualche istante.
“Ma questo è il nostro anno! Gli faremo vedere che hanno fatto male a escluderci fin dal principio. Siamo anche noi dei fighi, ah!”
“… quindi ci andiamo per ripicca?”, domandò confuso l’austriaco.
“No, no, per divertimento! Il fatto che poi li faremo sentire in colpa è giusto un plus.”, commentò con un sorriso sadico la ragazza, sistemando l’ultimo bottone della camicia del fidanzato.
“Ecco fatto! Sei perfetto.”, cinguettò, congiungendo le mani.
Il vampiro chinò appena il capo, in imbarazzo, mormorando un bassissimo “Grazie… anche… tu… non sei male…”
“Cosa hai detto?”, chiese Jackie, distratta.
“Nulla. Nulla di nulla.”, farfugliò l’altro prima di prendere in mano il proprio borsellino con il cellulare nuovo di zecca.
Kevin aveva scelto proprio un bel telefono.
La giovane si guardò ancora una volta allo specchio, arricciando una ciocca di capelli castani attorno al dito indice; li aveva raccolti in un chignon, abbellendoli con un finto fiore di rosa canina – altrimenti come avrebbe potuto baciare Niklas? – e doveva dire di esserne soddisfatta: Leenane aveva fatto un ottimo lavoro.
Il vestito era di un bianco che sfumava al rosa verso la fine, smanicato, con un’ampia gonna che le arrivava sopra il ginocchio.
Con un sorriso, controllò che anche il trucco fosse a posto –un filo di matita nera e un semplice lucidalabbra color corallo – e prese la mano del suo ragazzo nella propria.
“Possiamo andare!”, esclamò, dirigendosi verso la porta di casa di Niklas e bloccandosi proprio davanti ad essa.
I due rimasero fermi per qualche minuto.
“... Beh? Apri.”, la invitò il vampiro, con un gesto della mano.
Jackie sgranò gli occhi e successivamente gonfiò le guance, mettendosi una mano sul fianco.
“Sei tu l’uomo! Tu la dovresti aprire e farmi passare per prima!”
“Ah, sì. Che rottura…”, borbottò l’altro, abbassando la maniglia per spalancare la porta e permettere a Jackie di uscire.
“Bravo. Vedi che le cose le sai?”  
Il ragazzo roteò gli occhi prima di seguirla fuori, sbuffando sonoramente per far capire il proprio disappunto.

***

“Ecco. Siamo in ritardo. Lo sapevo, io!”
“Finché ti metti le scarpe coi tacchi, ci credo!”
“Niky, chiudi quella bocca. Se solo tu avessi la patente…”
“Hai mai visto un vampiro con la patente? Già è stato un casino fare la carta d’identità e il passaporto! E sentiamo, dove prenderei i soldi per un’auto? Jackie, smettila di sparare cazzate! La prossima volta, niente tacchi!”
La coppia, con il fiatone, rimase in silenzio per oltre un minuto davanti alla porta d’ingresso della casa della loro compagna, prima di suonare il campanello.
Si poteva già sentire la musica pop e house che andava, cosa che fece storcere il naso al giovane vampiro.
Quanto rumore inutile…
Judy aprì loro già mezza ubriaca e con un bicchiere colmo di un liquido non ben indentificato, dispensando sorrisi dettati dall’alcool.
“Ben arrivati, Neal e Janine!”, esclamò, traballando un po’ sui tacchi per spostarsi e lasciarli entrare.
“Niklas e Jackie.”, precisò con tono seccato il vampiro, lanciando un’occhiataccia a quell’ochetta starnazzante, che agitò una mano con fare noncurante: “Andiamo, è uguale! Siamo qui per divertirci e fare festa!”
Meno male che era già stato invitato una volta in quella casa, o col cavolo che sarebbe riuscito a entrare.
E quell’ultimo strillo avrebbe potuto perforargli i timpani, se non avesse fatto un allenamento intensivo con agli urletti da fangirl della fidanzata, dieci volte più acuti e distruttivi.
Si limitò a strizzare appena gli occhi, infastidito, prima di guardarsi attorno.
Un folto gruppo di gente copriva la visuale dell’interno della casa, di cosa effettivamente ci fosse e di come potersi muovere.
Davvero avevano così tanti compagni in classe? Quello gli sembrava proprio Jake della sezione accanto alla loro…
C’era qualcosa che non quadrava. O qualquadra che non cosa.
“Jackie! Ma dovevamo essere solo noi oppure ci sono coinvolte anche altre classi?”
“Mi pare di sì, Nik!”
Mi pare di sì cosa? Ti ho detto due opzioni, che razza di risposta è?”
“Ecco! Laggiù ci sono le patatine che ci piacciono tanto, andiamo!”
Probabilmente il volume della musica e del chiacchiericcio della gente era talmente alto da farle capire fischi per fianchi, o meglio, cornamuse per scogli.
Si lasciò passivamente trainare fino al piccolo tavolo del buffet, già leggermente devastato dalla massa di adolescenti presenti in quella stanza.
La coppia cercò di mangiare ciò che si era salvato, prima di andare alla ricerca delle vivande.
Nel farlo, Niklas si scontrò con diverse persone, chiedendo scusa ogni volta e rimanendo parecchio irritato per la mancata risposta di cortesia.
Buzzurri…
“Scusa.”
Un’altra spallata data per sbaglio fece girare l’ennesima vittima.
“Figurati, è difficile muove... TU!”
Un paio di occhi verdi e una ribella capigliatura corvina lo inchiodarono sul posto.
“Kevin?”
Che diavolo ci faceva lì l’ex ragazzo di Jackie?
“Io, sì! Che coincidenza trovarvi qui!” esclamò, con un sorriso tirato.
“Coincidenza ci credo poco, visto che questa è la festa della nostra classe. O perlomeno, del Liceo Fitzgerald.”, ringhiò il giovane austriaco, stringendo così forte la mano della fidanzata da attirare la sua attenzione.
“Niky, mi fai male! Perché cavolo ti sei fermato, dobbiamo prendere la vodka e anda… re… a…” La voce sfumò fino al silenzio totale, in cui il terzo incomodo cominciò a grattarsi la nuca, imbarazzato.
“Sbagliato, questa è la festa della mia classe.”
“Eh? Quale fessa della classe? Come ti permetti?”, sbottò la ragazza, gonfiando subito le guance, indispettita.
Niklas si mise una mano sulla faccia per la vergogna e si mise davanti a lei, per coprirle la visuale.
“Questa è la casa di Judy McKean.”
“… Ah. Non.. non di… Judy McKellan?”
“No. Decisamente no. Eri già ubriaco prima di venire qui?”
Kevin sospirò pesantemente, prima di darsi una manata sulla fronte.
“Mi sembrava strano… non riconoscevo nessuno dei miei compagni… La via è questa, ho visto la casa già in festa, un’occhiata veloce al campanello e ho suonato senza pensarci. Che figura…”
“Già. Ti conviene andare.”, sibilò tagliente il vampiro, con la voglia crescente di prenderlo per il colletto e sbatterlo fuori a calci.
“Perché dovrebbe andare? Ormai è qui alla festa ed è pure caaaarino.”, miagolò Judy, spuntando dal nulla per mettere un braccio attorno alle spalle del ragazzo.
“Resta pure quanto vuoi, tesoro! Sciogliti un po’, Noah!”
“Niklas.”
“Quello che è.”, rispose scocciata la padrona di casa prima di allontanarsi.
Kevin soffocò una risata, mormorando una frase che sembrava tanto “Ottimi compagni di classe…” in modo ovviamente derisorio.
Sbuffando con rabbia, l’austriaco voltò le spalle a quell’idiota, accorgendosi solo in quel momento che Jackie era sparita.
Dove diamine si era cacciata? Non poteva mollarlo lì da solo in mezzo a quel branco di ormoni impazziti e casinisti!
Nascondendo la propria ansia e pausa di venir avvicinato da qualcuno che non conosceva e ed essere costretto a scambiare due parole, Niklas cercò di arrivare al muro e di stare lì buono ad aspettare di individuare la brunetta per potersi riaccollare e muoversi in quella giungla di corpi.
Osservava i suoi compagni con diffidenza.
Gente con cui era stato in classe per cinque lunghi anni e con cui aveva scambiato forse due parole in croce; gente da cui lui si era tenuto alla larga, e loro da lui. Gente che ora veniva lì a dargli qualche pacca di passaggio e qualche battuta divertente solo perché aveva migliorato un po’ il suo aspetto.
Su cosa si basava la società, ora? Contava davvero così tanto più come apparivi che come eri?
Bastava davvero un bel visino per essere accettato?
Strinse appena la labbra, giocherellando con una patatina perso tra i suoi pensieri.
Come apparsa dal nulla, Niklas si ritrovò davanti la sua ex ragazza, Rogan Macklemore.
Era bella, la più carina della sua classe: nonostante tutto si era rivelata una appiccicosa, isterica  e permalosa fidanzata.
Il gioco non era valso la candela, un bell’aspetto non era riuscito a valere sul brutto carattere, perciò, dopo alcune incomprensioni, che il ragazzo aveva accettato di buon grado – tutto, pur di togliersela dalle scatole – si erano lasciati.
“Anche tu sei qui alla festa, eh?”, domandò la ragazza dai lunghi capelli rossi, avvicinandosi tanto da esser davvero – troppo – vicina.
“Già, sono qui.” Borbottò Nik, distogliendo lo sguardo e mangiando in fretta la patatina.
“Dovresti ringraziarmi. Quando hanno chiesto chi era meglio invitare e chi escludere, io ho insistito perché ti lasciassero venire. Anche con quella tua… insopportabile fidanzatina.”, continuò, parlando con tono sprezzante, accentuato sull’ultima parte.
“Non ti ringrazio, invece. A me non interessano queste cose. Dovresti saperlo.”, sospirò il ragazzo, appoggiando anche la testa al muro.
Non ne aveva proprio voglia di parlarci, doveva trovare una scappatoia al più presto.
“Ah, giusto, giusto. Chissà, forse ti volevo qui per un motivo ben preciso.” Aggiunse lei, appoggiandogli una mano sul petto per accarezzarlo.
Il vampiro inarcò un sopracciglio.
“Che motivo?” Che cosa poteva volere? Un’altra vendetta?
Si guardò attorno, come per individuare la testolina bionda di Daniel pronto ad attaccarlo.
“Ma come, non ci arrivi?”, ridacchiò l’ex fidanzata, avvicinandosi al suo viso “Non ho ancora rinunciato a te.”
Dopo quell’ultima frase detta in un sussurro, Rogan gli cinse le braccia con il collo e lo baciò, prepotente, impedendogli di spostarsi.
Niklas sgranò gli occhi, mettendogli subito le mani sui fianchi per allontanarla, nonostante il contatto non fosse poi così spiacevole.
Era sbagliato. Non era giusto. E soprattutto, non voleva.
I baci di Rogan non avevano più alcun significato, per lui. Erano spenti, sterili.
Cercando di essere delicato ma con una certa decisione, l’austriaco riuscì a staccarla e a metterla da una parte, ma un singhiozzo mal trattenuto attirò la sua attenzione.
Jackie era lì, a pochi passi da loro, con una mano sulla bocca e gli occhi colmi di lacrime.
Niklas la guardò per qualche istante, prima di muoversi per raggiungerla e spiegarle ogni cosa, ma lei scosse il capo e fuggì, spintonando gli altri invitati per farsi largo tra la folla.
“Ops. Mi sa che è successo un bel casino.”, ridacchiò Rogan alle sue spalle, mentre una delle sue amiche alzava il pollice in segno affermativo, evidentemente sua complice per quella farsa.
Il vampiro soffocò a fatica la rabbia che ribolliva, pronta a sgorgare, solo perché c’era troppa gente e perché la priorità assoluta era Jackie.
Dopo aver ringhiato basso alla ragazza si allontanò a sua volta da quel covo di serpi.

***

Quel. Maledetto. Cretino!
Lei si era allontanata un attimo per prendere finalmente da bere e lo aveva visto lì, gia appiccato alla sua ex come una cozza.
Lo sapeva che quella troccola di Rogan non aveva mai rinunciato al suo Niky, ma addirittura che pure lui non aveva rinunciato a lei…
Erin le aveva riferito di aver visto Niklas nel salotto e con gentilezza la aveva accompagnata fino lì.
Lo spettacolo che si era trovata davanti era stato a dir poco disgustoso!
Lei con i suoi tentacoli da sgualdracca attorno al collo di lui e lui con le sue maledette mani sui fianchi di lei.
Che odio!
La testa le si era come svuotata, sentendo un forte dolore al petto e il fiato venir meno.
Se ne era andata solo per poter trovare un buon angolino in cui sedersi e piangere, visto che le gambe non la reggevano.
Il corpo tremava, incontrollabile, mentre mille pensieri si facevano largo nella sua mente.
Bell’attore che era stato! Chissà da quanto ancora si vedevano, oppure chissà, forse quello stupido nerd teneva il piede in due scarpe!
Lei lo aveva aiutato, aspettato e tanto altro… per cosa? Per farsi strappare il cuore in mille pezzettini piccoli piccoli? Andiamo, il carnevale era già passato, non servivano coriandoli.
Cercò un fazzoletto nella borsa ma senza trovarlo a causa delle lacrime, che le rendevano la vista tutta appannata. Con un sospiro, appoggiò la spalla e la testa al mobile della cucina, il luogo in cui si era rifugiata.
Nessuno faceva caso a lei, troppo impegnati a rifornirsi di cibo e bevande.
Tutti, meno uno.
Un paio di occhi verdi incrociarono i suoi, gentili.
Kevin si era appena accovacciato a terra per poter essere alla sua stessa altezza e parlarle.
“Come mai tutta sola? Hai perso il tuo violinista da qualche parte?”, domandò con un sorrisetto, provocandole un po’ di nervosismo.
“Il violinista può andare a quel paese.”, borbottò, cercando di fare una battuta tagliente, senza riuscirvi.
Si sentiva ancora la testa vuota e malandata.
Il ragazzo rimase in silenzio per un paio di minuti, prima di prenderle una mano e stringerla.
“Vuoi… che ti riaccompagni a casa? Non mi sembri reggerti in piedi, hai forse bevuto troppo?”
Magari, pensò la brunetta con rammarico.
Il mal di testa da sbronza avrebbe fatto meno male del mal di testa per tristezza.
Almeno, quello con un analgesico spariva.
L’offerta di Kevin non era male, non se la sentiva di tornare da sola. Poi, una volta nella sua stanza avrebbe chiamato immediatamente Leenane. L’unica che poteva fornirle del vero supporto emotivo.
Cercò di sorridere, ma le uscì solo un’espressione molto triste e abbattuta.
“Mi farebbe molto piacere se mi accompagnassi.”, mormorò, prima che il corvino le tendesse il braccio per aggrapparsi e tirarsi su.
Doveva immaginarselo, che non avrebbe mai dimenticato Rogan.
Gli era andato dietro per così tanti anni… si era impegnato e migliorato solo per lei.
E dov’era ora? Non a cercarla, figuriamoci.
Non aveva nemmeno la forza di gonfiare le guance come suo solito, tanto era giù.
Kevin le cinse le spalle con un braccio, tenendola forte stretta a sé.
“… grazie.”, mormorò la ragazza, atona. Ma sentiva di essere giusta e di non dare un aiuto simile per scontato.
Nessuno costringeva Kevin a starle vicino…
“Di nulla, è un piacere.”, soffiò l’altro, ormai alla porta.
Dopo aver salutato la padrona di casa con un cenno, i due uscirono, lasciandosi alle spalle quella festa che aveva provocato più tristezza che gioia.

 

 

 



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When Tomocchi is joy

 

Parla Tomocchi: eh, ogni tanto anche la coppia del secolo deve pur avere qualche incomprensione.
Questo capitolo è ispirato ad una canzone che adoro, molto recente, di un gruppo. Non è presa pari passo, figuriamoci, ma è stata questa frase a ispirarmi la vicenda: “And everybody wants to take you home tonight”…
Immaginandomi proprio Kevin portare a casa Jackie. xD Lol.
Ce la faranno a risolvere? O si terranno il muso? E Nik avrà visto Kevin accompagnare Jackie via di lì? Si farà paranoie anche lui? O lo vedremo prendere in mano qualche rivista tipo Cioè e fare i test sulla loro compatibilità di coppia prima di muoversi? 8D *ma così avrei toccato il fondo*
Ma prima delle cospirazioni(?) passiamo ai ringraziamenti! *_* (che ce ne sono un sacco!)
Un grazie a EvelynChan e Alexis Cage per aver messo la storia tra le seguite! Un grazie sempre a EvelynChan, Hiro-san, L o t t i e, Miriam48 e RyuzakiLYoshida per aver messo la storia tra le preferite (siamo a 45, yaaah! <3 se amate anche voi la storia, mettetela pure! ^_^ ) e infine a chi esprime sempre e comunque il suo parere (pian piano sto rispondendo, visto?ùwù’) ovvero Bijouttina, Mojita e le sue ragazze (se si è ripresa da Stoy xD <3 ), Vale_magic01, DarkViolet92 e Winterwings! <3 Grazie di cuore a tutti voi per il vostro sostegno! *_*
Siamo ormai a – 5 alla fine…
E intanto chiedo: chi sarebbe interessata/o al libro cartaceo, sinceramente? Chi lo comprerebbe davvero? Tenendo conto che vorremo farlo costare intorno ai 10-12 euri se va bene…°-° (e facendo un’attenta revisione, sia chiaro!)
Insomma, tastiamo un po’ il terreno! Qualcuno aveva espresso il suo interesse e noi siamo più che determinate a stamparlo davvero.
Potete farcelo sapere come volete! Anche su ask tramite anonimo, che potete fare “domande” (in questo caso risposte xD) senza essere registrati! Scrivete a Nik e Jackie se li volete °3° <3
Alla prossima! :D





 

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Capitolo 47
*** Alleanza ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 46
Alleanza

 

 

 

Irlanda, Provincia di Dublino, quello stesso Venerdì sera.

Mancava ormai poco all’Higher Cert, l’esame con cui avrebbe concluso l’anno e che equivaleva alla maturità, perciò Daniel stava studiando seriamente per poter prendere il livello più alto in tutte le materie.
Sua madre desiderava vederlo in una buona università e lui la avrebbe accontentata, anche se non aveva molta voglia.
Nella sua classe era una via di mezzo tra gli idioti e gli intelligenti: nella norma, insomma, e a lui non dispiaceva.
Stava giusto risolvendo qualche esercizio di matematica quando il suo Iphone cominciò a squillare.
Il ragazzo prese il cellulare in mano e, dopo aver sospirato una volta letto il nome sullo schermo, rispose alla chiamata.
“Ciao, Pierce.”, salutò, un po’ tentennante.
Dopo la cotta per Charlotte e tutto quello che ne era seguito, aveva un po’ perso la voglia di fare il vampire hunter, comunicandolo ai suoi due amici, Pierce e Sean.
Sean non era stato molto contento, mentre Pierce lo aveva accettato con un sorriso mesto ed era l’unico con cui ogni tanto si sentiva, giusto per fare due chiacchiere.
Sperava solo che Sean non fosse lì con lui a costringerlo per parlargli di una qualche scusa per tornare a fare il cacciatore.
“Ciao, Daniel. Come te la passi?”
“Bene dai, sto studiando per gli esami, ecco…”
“Ah, capisco. Metticela tutta, mi raccomando!”
“Certo, grazie.”, rispose, impacciato. Era bello avere un amico che ti faceva gli auguri.
“Il… vampiro non ti ha più dato problemi, vero?”, domandò l’altro, sinceramente preoccupato.
“No, no… cioè, è ancora libero, ora è pure commesso al supermercato qui in zona… ma l’ho sistemato definitivamente appioppandogli una nuova bimbaminkia alle calcagna…”, assicurò, più rilassato.
Già, ora si sarebbe occupato quella biondina del caro Niklas.
“Una… Sean, aspe-“
Un brusco rumore annunciò il cambio di interlocutore.
“Tu hai messo in pericolo un civile? Ma che razza di cacciatore sei?”, lo aggredì Sean, il compare di Pierce.
Daniel allontanò per un attimo il telefono dall’orecchio con una smorfia.
Eccolo: lo sapeva che prima o poi sarebbe saltato fuori…
“Non è una civile, è una bimbaminkia, un essere praticamente invincibile! Se la è cavata benissimo, praticamente era quasi riuscita a catturarlo…”, mugugnò il biondino, scribacchiando distrattamente qualcosa sul quaderno degli esercizi.
“Catturarlo? Vuoi dire che quella ragazzina è stata più abile di te? Lei è riuscita a catturarlo in un giorno anziché te in tutti questi mesi?”, domandò incredulo il grassone e Daniel arrossì, in imbarazzo.
Che vergogna, in effetti non ci faceva una bella figura.
“Dovresti rintracciarla e prenderla come alleata, come ti avevamo suggerito tempo fa con l’altra ragazza, così da poter eliminare quel vampiro una volta per tutte, non credi?”
Eliminare Niklas… una volta per tutte.
In effetti quella tipa era riuscita a catturarlo, praticamente. Era certo che se si fossero alleati, lei avrebbe potuto acchiapparlo e lui costringerlo a rivelargli il nuovo numero di Charlotte.
Certo… si poteva fare!
Al diavolo la matematica, avrebbe fatto in modo di rintracciarla.

 

Provincia di Dublino, Casa McDonald, Sabato mattina.

Incredibile. Incredibile!
Si sentiva dannatamente fortunato.
Daniel si era recato al supermercato dove l’aveva vista la prima volta e, dopo qualche ora di appostamento, la ragazza era entrata per poter fare la spesa insieme a quella che doveva essere la madre.
Una volta che le due donne ebbero finito, lui le aveva seguite fino a casa, poco distante da lì.
Ipotizzò che la ragazza dovesse chiamarsi Emily McDonald, visti i nomi presenti sul campanello, che suonò qualche minuto dopo.
“Chi è?”, domandò una voce chiaramente giovane al citofono, sospettosa.
Daniel si schiarì la voce e dichiarò, orgoglioso: “Il cacciatore di vampiri!”, sicuro di star parlando proprio con la biondina.
Ci fu un attimo di silenzio, prima che giungesse risposta: “Oh, no. L’idiota dell’altra volta. Cosa vuoi?”
“Solo parlare. Solo parlare del vampiro.”, si affrettò a dire, sperando di poterne discutere faccia a faccia.
Voleva trattare con la ragazza a quattr’occhi, senza persone in più e soprattutto non in mezzo alla strada.
“… D’accordo. Entra.”
Con un click, il cancellino si aprì e il ragazzo raggiunse la porta di casa, sulla cui soglia stava proprio la bimbaminkia.
“Sarebbe il caso che ti presentassi seriamente, questa volta.”, lo invitò la biondina, a braccia conserte e con un’aria altezzosa.
“Ehm… giusto. Daniel, Daniel Hill. Sono Daniel Finbar Hill.”, disse, tendendo la mano.
L’altra inarcò un sopracciglio e prese la mano per stringerla. “Emily McDonald, ma chiamami semplicemente Emy.”, precisò, alla fine.
“Beh, entra. Sentiamo cos’hai da dire al riguardo.”
La ragazza lo guidò nella propria stanza, un orrore rosa confetto pieno di libri e dvd sui vampiri e boyband abbastanza conosciute.
Sembrava simile a Jackie, con la differenza che i poster non erano degli One Direction, ma bensì dei The Wanted. Mah.
Gusti musicali discutibilissimi.

Una volta preso posto sul letto, Daniel cominciò a torturarsi appena le mani.
“Dunque… volevo chiederti di allearti con me. A te interessa catturare Niklas, quel vampiro, giusto? Io ti darò tutte le informazioni necessarie. Tu mi aiuterai a prenderlo.”, disse, tutto d’un fiato.
Emy lo fissò per qualche secondo, pensierosa.
“E a te perché interessa averlo?”, domandò, con una smorfia.
“Perché quel tipo ha un numero di telefono che mi interessa. Solo che mi sfugge sempre e poi… è un vampiro! Mi potrebbe attaccare e ferire!”, mugugnò il ragazzo, un po’ imbarazzato nell’ammettere di aver paura.
Ma aveva già avuto prova della forza di Niklas, non ci teneva a ripetere ancora l’esperienza per l’ennesima volta.
“Pff, quel tipo è uno smidollato, altro che vampiro pericoloso. E così a te serve un numero… direi perfetto. Io lo catturo e dopo che tu ottieni quello che vuoi, me lo posso tenere?”, domandò la biondina, con un sorrisetto interessato.
“Certo. Cioè il meglio sarebbe ammazzarlo, ma… beh, se lo tieni a bada, credo che non ci siano problemi…”, mormorò l’altro, grattandosi la testa.
Sean e Pierce gli ripetevano sempre di doverlo far fuori – più Sean che Pierce – solo che… più andava avanti, più era consapevole della cosa. Trovava difficile uccidere un suo compagno di classe. Da una parte lo avrebbe fatto senza problemi ma dall’altra…
“Sai, piccoletto –piccoletto? A lui? D’accordo che era basso, però..! – il vero problema non è catturare Niklas. Il vero problema è la tipa con lui.”, esordì Emy, con espressione corrucciata.
“Intendi Jackie?”, domandò Daniel, mimando la compagna di classe.
“Grassottella, coi capelli castani, un po’ pazzoide..?”
“Quella. Ho idea che mi darà parecchi grattacapi. Bisogna tenerla occupata. Di quello potrai occupartene tu, no?”
Lui, da solo, contro la O’Moore?
Assolutamente no.
Però, forse, con Sean e Pierce…
Se avessero fatto squadra tutti e quattro… si poteva fare.
“D’accordo. Ci penseremo io e un altro paio di amici.”, assicurò, battendosi un pugno sul petto.
Emy sorrise soddisfatta, prima di sentire qualcosa grattare alla porta della propria camera.
“Aw, Parker, cosa c’è, piccolino?”, cinguettò la ragazza, andando ad aprire e rivelando una piccola cavia dal pelo color caramello che fissava i due con i suoi piccoli occhietti neri.
La ragazza prese l’animale in braccio e sorrise, accarezzandolo con dolcezza.
“Daniel, questo è Parker, il mio dolcissimo piccolo Parker.”, soffiò, strofinando la guancia contro l’esserino, che la lasciò fare, tranquillo.
“Da quando è andato via Niklas è tornato tranquillo, per fortuna…”
Da quando..?
“Come…? Cioè, mi stai dicendo che eri riuscita a prenderlo e a portarlo a casa tua? Tu avevi in casa… Niklas?”, domandò, con occhi sgranati.
Quindi quel giorno che non era venuto a scuola, lui…
Emy sorrise soddisfatta, sedendosi con Parker in braccio.
“Ovviamente. Ho usato il biancospino e l’ho steso. Con un po’ di fatica l’ho portato a casa, giù nella taverna, al sicuro.”, spiegò, prima di continuare : “E non so perché, ma appena ho messo piede in casa con quel vampiro, il mio Parker ha iniziato a fissarlo e a squittire quasi rabbioso. Ha anche tentato di attaccarlo, ma io l’ho rimesso a cuccia. Chissà che gli era preso!”, concluse, stringendosi nelle spalle.
“Solo quando sono tornata a casa il giorno dopo e non c’era più, la mia piccola cavia è tornata calma… prima era così inquieto..!”
Daniel rimase in silenzio, immerso nei suoi pensieri.
Nessun animale aveva reagito così male, da quel che ricordava.
Prese in mano il proprio Iphone e andò su Google per effettuare una ricerca.
Emy sporse appena il collo, curiosa, cercando di capire cosa stesse facendo.
“Beh? Che cerchi?”, domandò, spazientita.
Il ragazzo, sorrise, prima di girare il telefono e mostrare la pagina di Wikipedia sulle cavie.
“Si riteneva che le cavie avessero il potere di fare uscire gli spiriti maligni dalle persone malate.”, disse, prima di proseguire: “Capisci, Emy? Forse non è esattamente così… ma molto vicino alla verità! Può darsi che le cavie siano i nemici naturali dei vampiri! Altro che far uscire gli spiriti maligni… loro attaccano direttamente il maligno!”
La biondina fissò il proprio animale, poi Daniel e infine di nuovo Parker.
Era un po’ assurda come cosa. Ma dovevano assolutamente sfruttare ogni singolo vantaggio per vincere.
“… Parker… sarà la nostra arma segreta.”, soffiò Emy, con un sorriso che non prometteva nulla di buono.
Daniel la imitò, sfregandosi le mani. “Ce la possiamo fare.”
“Ce la faremo!” esclamarono all’unisono, alzando un pugno in aria.

 

 



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When Tomocchi is joy

 

Parla Tomocchi: capitolo cortino, uppato con un giorno d’anticipo per problemi vari. Ho scritto il capitolo con il mal di testa e non sto benissimo, chiedo scusa in anticipo per la pessima qualità >.<’
Comunque, capitolo dedicato interamente agli “antagonisti” e sì, dovete iniziare ad avere paura. Nik non se la passa molto bene… per nulla! Tra l’altro ancora in pena per Jackie… chissà come risolveranno quei due!
Ma passo ai ringraziamenti, ancora più sentiti del solito! Perché sì, mi avete proprio tirato su di morale in un momento un po’ così TwT <3 Another Way è l’unica soddisfazione che ho al momento…grazie davvero!
Un grazie a White_Moon che ha messo la storia tra le seguite, preferite e ricordate! <3 Un grazie a Bijouttina, Mojita_Blue, rosa di vetro, Vale_magic01, DarkViolet92 e ancora White_Moon per le recensioni! E soprattutto a chi comprerebbe il libro… siamo già a una decina di persone e la cosa è… cioè, è davvero tantissimo! xD <3
Comunque colgo l’occasione anche a chi legge silenzioso, a chi fa le domande su ask, a chi c’è anche se non si vede. Ma grazie, davvero tanto. T____T <3
Siamo ormai a 61 seguiti, 46 preferiti, 10 ricordate e 396 recensioni su 46 capitoli… e cricchio, è davvero un sacco! Non mi aspettavo tutto questo successo e sarò sempre sorpresa ed esterrefatta. Grazie davvero a tutti.
E giusto per ricordare… -4 capitoli alla fine.xD
Alla prossima!





 

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Capitolo 48
*** Testardaggine ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 47
Testardaggine

 

 

 

Irlanda, Provincia di Dublino, casa di Niklas, Domenica pomeriggio

“Pensi di stare rannicchiato a letto ancora per molto?”
Niklas ringhiò, maledicendo tra sé e sé il proprio maestro, Stoyán, che era venuto in camera sua solo per disturbarlo.
“Alzati, pigrone.”
“Ma anche no.”
Le coperte vennero afferrate con forza dal bulgaro e lanciate per aria, finendo morbidamente a terra sul pavimento.
Un verso lamentoso del vampiro più giovane irritò, se possibile, ancora di più il vecchio mentore.
“Invece di autocommiserarti, pensa a un modo per chiedere scusa alla signorina O’Moore!”, esclamò l’uomo, sedendosi sul materasso per poter dare una pacca sulla gamba del ragazzo, che si lamentò ancora.
“Io non devo delle scuse a nessuno! Rogan mi ha baciato e Jackie ha equivocato! Volevo spiegarmi e se ne è andata. Quando l’ho vista, era tra le braccia di quell’idiota del suo ex! Lei ha sbagliato, non io!”, ribatté, piccato, nascondendo la faccia nel cuscino.
Era terribilmente geloso e arrabbiato come mai prima d’ora.
Quella cretina della sua ragazza si era fatta chissà quali castelli per aria e, invece di ascoltarlo e chiarire, aveva preferito il conforto di quel damerino di Kevin.
Maledizione!
Strinse con forza il cuscino tra le dita, rischiando di strapparlo tanto aveva le unghie conficcate in esso.
Stoyán sospirò pesantemente prima di parlare, scegliendo con cura le parole.
“Quindi il bene che le vuoi è così poco da essere superato dal tuo orgoglio? La signorina O’Moore vale davvero così poco, per te?”
Quelle frasi furono peggio di qualsiasi ferita.
Certo che Jackie valeva. Valeva eccome. Ne avevano passate tante insieme e da soli, cose ben peggiori. Proprio per questo non riusciva a perdonarle una sciocchezza come quella di un bacio senza significato.
Quello era nulla. Nulla!
Perché prendersela tanto?
Non la capiva…
Il maestro, al suo fianco, visto il suo silenzio gli mollò un poderoso coppino sulla testa.
“Come al solito, sembri non capire. Oppure capisci ma non vuoi ammettere niente. Le scuse sono per non averle dimostrato abbastanza quanto la ami. Parla chiaramente, pupillo mio. Metti da parte l’orgoglio, sarà la tua rovina.”  
Detto quello, si alzò e lasciò la stanza, in cui rimase solo Niklas steso nel proprio letto, a pensare.
Lui non aveva… dimostrato abbastanza quanto la amava?
Quelle parole lo irritarono ancora di più. Lui aveva fatto di tutto per farle capire cosa provava, seppur goffamente.
A conti fatti, era Jackie quella che non aveva fatto mai nulla.
Una vocina, dentro di sé, gli rammentava che non era affatto vero, che la bruna, in realtà, aveva fatto davvero tanto per lui.
Ma l’austriaco era troppo concentrato su di sé per poterle dare retta, così scacciò la propria coscienza e si chiuse ancor di più in se stesso.

***

Irlanda, Provincia di Dublino, casa O’Moore, Domenica pomeriggio

Quello stupido di Niklas non si era ancora fatto sentire.
Erano già passati due giorni e non un messaggio, una chiamata, nulla.
Domani sarebbe andata a scuola e si sarebbero visti per forza. Avrebbero chiarito?
O avrebbero fatto finta di nulla?
Il giorno prima, con Leenane, non era andato benissimo.

“Quindi carciofo Reiter ha baciato la troccola dai capelli rossi?”, aveva domandato l’amica, mentre mangiucchiava delle patatine grigliate.
“Proprio così! Li ho trovati abbracciati, appiccicati come sanguisughe! Non hai idea di quanto mi sia sentita male, Lee!”, aveva piagnucolato Jackie, prima di bere un bel sorso di coca cola, che le aveva pizzicato la gola.
Era piacevole, la distraeva.
“Non ci credo… Quindi te l’hanno fatta sotto il naso per tutto questo tempo?”
“Chissà! Non ne ho idea, non so cosa pensare…”
La bionda si era stesa sul letto, fissando il soffitto immersa nei propri pensieri.
“Ma davvero quello sfigato è capace di tradirti? Mi sembra scemo, ma non così idiota da tenere il piede in due scarpe, sinceramente.”, aveva borbottato la neo parrucchiera, grattandosi la punta del naso.
“Lee… mi ripeto: non ne ho idea, non so cosa pensare.”
Leenane si era così messa a sedere, fissando l’amica con cipiglio severo.
“Vuoi dirmi che non ne avete parlato? Hai lasciato la festa con quel belloccio di Kevin e non avete ancora chiarito?”
“Lo deve fare lui!”
“Ma figurati! Se aspetti, fai ora a morire!”
Beh, era un vampiro. Sarebbe anche potuto succedere così…
Jackie aveva sospirato, nascondendo la faccia dietro le mani, prima che l’altra le desse un piccolo spintone.
“Te lo dico io: muovi tu il sedere! E approfittane per picchiarlo, anche da parte mia.”

Non aveva avuto la forza di muoversi.
Il solo pensare di andare fino là e scoprire la verità la terrorizzava.
Si alzò dal letto, in cui vegetava dal giorno prima, e si avvicinò alla colonnina porta cd in cui stavano tutti i dischi che aveva in possesso.
Tra di essi erano presenti anche quelli che Niklas le aveva regalato, un paio di mesi prima.
Sorrise appena al ricordo, prima di aprire la custodia dei Blue e inserire il cd nel proprio computer.
Si infilò le cuffie nelle orecchie e ascoltò, in silenzio, ogni traccia.
Erano molto bravi… tutte quelle boyband degli anni novanta avevano fatto il boom per un motivo.
Niklas era stato gentile, a regalarglieli.
Forse aveva ragione Leenane. Uno sfigato del genere poteva davvero essere cambiato così tanto?
Persa nei propri pensieri, ricordò la scena, seppur dolorosa, con un occhio più obiettivo.
Niklas aveva davvero stretto Rogan a sé, quella sera… oppure quelle mani sui fianchi erano state lì solo per respingerla?
Scosse il capo, togliendosi le cuffiette e sospirando pesantemente.
No, non doveva farsi alcuna illusione o aspettativa.
Avrebbe lasciato passare ancora un paio di giorni, prima di parlare.
Dopotutto ne avevano passate tante insieme.
Il cellulare nella sua tasca dei jeans vibrò, distraendola dai propri pensieri. Era un messaggio whatsapp di Kevin, in cui il ragazzo le chiedeva se voleva uscire a fare una passeggiata.
Strinse le labbra, rispondendo con un no, grazie lo stesso, sei molto gentile, prima di tornare a fissare i cd.
Non sarebbe stato corretto vedersi con un altro, seppur come amico, mentre era in tensione con il suo ragazzo.
Avrebbe atteso…

***

“Ancora qui?”
La voce di Stoyán lo fece sobbalzare, facendolo voltare nella direzione del vampiro più anziano, che lo stava fissando con severità.
“Credevo che le mie parole ti avessero convinto!”, sbottò, con le mani sui fianchi.
“E invece no.”, rispose candidamente il ragazzo, tornando a concentrarsi sul proprio computer e sulla partita di The War of Past in corso.
Li avrebbe stracciati anche quella volta, quei pidocchiosi nemici…
Non riuscì a pensare ad altro perché un dolore lancinante alla testa gli fece vedere buio e stelline per qualche secondo. Certo che brillavano tanto…
Ma cosa era stato?
Si voltò ancora, massaggiandosi la nuca con un verso lamentoso, per guardare di nuovo il proprio maestro.
“Cos’è stato?”, domandò l’austriaco, un po’ stordito.
“Un mestolo. Per colpire quella tua zucca vuota sperando di farla funzionare!”
“Ma funzionare cosa?”
“Vai dalla signora O’Moore, Niklas, o te ne pentirai!”
“Nemmeno per sogno, deve venire lei!”
L’uomo si avvicinò a grandi passi, prese il ragazzo per il cappuccio della maglia – che strillò poco virilmente, lasciando il pc al sicuro sul divano –  e si diresse alla porta, per aprirla e lanciare l’allievo fuori sul vialetto.
“Vai e parlaci! Guai a te se torni senza la tua fidanzata. Sono stato chiaro?”, ringhiò Stoyán, con le mani sui fianchi, sulla soglia di casa, in una posa autoritaria.
Niklas chinò appena il capo, rannicchiandosi un po’.
“S-sì, maestro.”
“Perfetto.”
“Può passarmi almeno le scarpe?”
Un paio di All star volarono in faccia al suo proprietario, che le raccolse e se le infilò con un mugolio di dolore.
Porca miseria, che rottura di scatole…
Si rialzò e si mise in cammino, diretto all’abitazione di Jackie.

Mezz’ora dopo era lì, davanti alla porta di casa della sua ragazza, in maglietta e pantaloncini.
Chissà chi gli avrebbe aperto.
Suonò il campanello, titubante, prima di rimettersi le mani in tasca e attendere in silenzio.
Come avrebbe potuto iniziare il discorso? Si sarebbe dovuto comportare come al solito oppure in una maniera più gentile, umile, o…
Sospirò, tra sé e sé, soffocando quei pensieri inutili in un angolo della sua mente. Si sentiva stupido a farsi tanti problemi. Che seccatura, l’amore.
Da una parte rimpiangeva la sua vita da single, ma dall’altra lo intristiva troppo l’idea di stare ancora solo, come prima, senza quella scema di Jackie accanto a spronarlo, a farlo sentire… importante.
Si riscosse, sentendo la porta aprirsi e rivelare la figura di Marion, la madre della sua compagna.
“Niklas, quanto tempo! Devi vederti con Jackie, te la chiamo?”, domandò, cortese, con un piccolo sorriso.
Perché doveva sentirsi così in soggezione e impacciato? Non stava facendo nulla di male.
“Io… sì, più o meno… è in casa?”, borbottò, cercando di guardarla in faccia a fatica.
Quanto avrebbe voluto guardarsi i piedi! Ma era maleducazione non guardare negli occhi.
“Certo che è in casa! Jackie, c’è Niklas!”
“La ringrazio. Non c’è problema, salgo io…”, mormorò, prima che la donna si facesse da parte per farlo passare.
“Chi?”, sentì domandare la bruna, dalla propria camera. Niklas si irrigidì, diventando un pezzo di legno che faceva un gradino dietro l’altro con lentezza.
Era normale sentirsi agitato?
“Sono… io.”, mugugnò, una volta arrivato davanti alla porta della stanza della sua ragazza, che, stesa sul proprio letto, si mise immediatamente seduta.
“Ah. Ciao.”
“Ciao.”
Calò un silenzio imbarazzante per qualche minuto, prima che il vampiro prendesse coraggio.
“…Parliamo?”
“Va bene.”

***

Niky era lì, sulla soglia di camera sua, come un palo vestito.
Sembrava rigido… che fosse agitato? Cosa aveva da agitarsi?
La brunetta strinse le labbra, spostandosi un po’ e battendo la mano sul letto per indicargli di sedersi vicino a lei.
Era la prima volta che lo vedeva così “svestito”. Sembrava ancora più giovane, quasi un ragazzino troppo cresciuto.
Una parte di sé lo aveva già perdonato non appena si era presentato ai suoi occhi, mentre l’altra voleva mollargli un bel pungo per farlo soffrire. E così fece.
Non appena il vampiro prese posto, la ragazza lo colpì al braccio, con le guance gonfie, leggermente irritata.
“Ahia! Ma perché?”, si lagnò l’altro, ritraendosi un po’ e iniziando a massaggiarsi la parte lesa.
“Così.”, sbottò, incrociando le braccia sotto al seno e tornando a guardare l’armadio davanti a sé senza realmente vederlo.
Si era detta di parlare un paio di giorni… e invece lui si era presentato lì. Di sua spontanea volontà.
Doveva dargli atto che aveva avuto fegato e che c’era la volontà di sistemare le cose, in qualche maniera.
In meglio o in peggio? Lo avrebbe scoperto a breve.
“Dunque… riguardo Venerdì… non so cosa tu abbia capito, ma io stavo respingendo Rogan! Lei mi è… praticamente saltata addosso e non ho reagito abbastanza in fretta. Volevo già spiegartelo appena successo ma tu eri sparita...”, mormorò lui, continuando a massaggiarsi il braccio.
“Poi ti ho visto andare via con… Kevin – pronunciò quel nome con disgusto – e… la cosa mi ha dato parecchio fastidio.”
Jackie rimase in silenzio per qualche attimo, prima di guardarlo.
Un momento. Fermi tutti.
Aveva davvero capito bene? Domandò, per essere sicura: “Quindi… non stai tenendo il piede in due scarpe?”
Niklas sgranò gli occhi, rimanendo a bocca aperta due secondi prima di rispondere: “Cosa? Ma sei idiota? Come farei a mantenere due ragazze? Non sono mica scemo! Rogan, poi! Non ce la farei! È insopportabile!”
Aveva avuto, per qualche istante, la voglia di dargli anche un bel pugno sul naso per quegli insulti, ma nel sentire quelle ultime parole sorrise senza poterselo impedire.
“Davvero?”
L’altro sospirò pesantemente e si passò una mano sulla faccia.
“Davvero… Scusa se… non ti ho… dimostrato di… bah.”
Nik fece un altro respiro.
“Non ti ho dimostrato abbastanza quanto mi piaci. Ma sul serio, Jackie, a te ci tengo… dannazione!”, voltò il capo di lato, sicuramente in imbarazzo.
“Smettila di farmi dire queste cose da… da… sembro uno dei tuoi fighetti dei libri!”, sbottò, incassando la testa nelle spalle.
Jackie soffocò una risata, fin troppo divertita dalla situazione.
Sì, quello era il suo Nik.
Lo scemo, impacciato, nerd che faticava non poco per esprimersi.
Lo abbracciò subito, scoccandogli un bacio sulla guancia con entusiasmo.
“Meno male!”, esclamò, commuovendosi un po’ per la tensione. Era stata sulle spine per tutto quel tempo… ma finalmente il malessere allo stomaco era passato, lasciandola più rilassata.
“Bene.”, borbottò lui, appoggiandosi un po’ a lei.
“Dai, vieni qui che ti lavo la bocca.”, lo spronò la ragazza, prendendogli il viso tra le mani.
“Cos…”
Jackie sorrise, prima di posare le labbra su quelle dell’austriaco a baciarlo, contenta.
I dubbi vennero spazzati completamente quando lui la ricambiò, appoggiandole le mani sui fianchi e stringendola a sé.
Già, questo era diverso…
Ripensandoci, in effetti Nik stava allontanando Rogan, non avvicinando.
Gli infilò le mani nei capelli e gli accarezzò la testa con dolcezza, prima di notare un’anomalia e staccarsi.
“Hai un bernoccolo qui… come te lo sei fatto?”, domandò, curiosa.
“… non è importante.”, liquidò lui, tornando a baciarla.

***

A fine limonata, Jackie si stese sul letto, mano nella mano con Nik.
Ora che tutto era risolto, doveva ammettere di sentirsi meglio.
Al diavolo altri giorni! Come aveva solo potuto pensare di prolungare l’agonia, standosene a letto o a giocare al computer?
Gli doleva ammettere che Stoyán aveva avuto ragione. Come al solito. Che rabbia.
“Vieni… a casa mia?”, domandò l’austriaco, accarezzandogli il dorso della mano con il pollice, come per rassicurarla.
“Certo… ma perché? Tanto ci vediamo domani a scuola o dopo.”
“Devo dimostrare a Stoyán che abbiamo fatto pace…”
“Pff… ma cosa sei, un bambino?”, sghignazzò la brunetta, pizzicandogli un fianco.
“Ahi! Beh, per lui lo sarò sempre…”, borbottò l’altro, un po’ scocciato.
“Dai, andiamo.”, decretò la ragazza, alzandosi in piedi e tirando per il braccio il compagno, che sbuffò.
“Con calma! Non c’è fretta…”
“Il solito pigrone.”
“Ovvio.”
Con un leggero sorriso, scesero le scale e Jackie avvisò la madre dell’ uscita, seguita da Niklas che promise di riaccompagnarla a casa prima delle undici.
Una volta arrivati alla casa del ragazzo, il vampiro più giovane mostrò all’anziano le mani strette l’una nell’altra e soprattutto l’aria serena di chi ora stava bene ed era in pace.
Più o meno.
“Ah, quel mestolo in testa per fortuna è servito.”, dichiarò gongolante il maestro, mentre la brunetta spostava lo sguardo dal bulgaro all’austriaco.
“Quindi quel bernoccolo…”, cominciò, con una smorfia indecifrabile, indicando la testa di Nik che, dopo uno sbuffo chinò il capo.
“S-sì.”
“Non sei venuto di tua spontanea volontà come credevo!”
“Figuriamoci! A dir la verità volevo mandarti a quel paese!”
“Niky, sei un cretino!” una serie di pugnetti, non tanto forti a dire la verità, colpirono il ragazzo, che tentò goffamente di difendersi sotto lo sguardo di un sempre più divertito Stoyán.
La solita routine era tornata.
E tutto grazie a un uomo più saggio. Più o meno.

 



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When Tomocchi is joy

 

Parla Tomocchi: uhm, capitolo inaspettato. A dir la verità la litigata doveva risolversi in quello stesso capitolo della festa e invece ho spezzato. La risoluzione doveva occupare solo metà capitolo e invece si è allungata perché mi ero dimenticata quanto fossero testardi ‘sti due. xD Quindi quello che doveva succedere qui lo ingloberò nel prossimo, così invece di quattro paginette magari arrivo addirittura a 5. X°D
Meno tre capitoli alla fineeeee battete le mani con me! Manca pochissimo!
E soprattutto abbiamo superato la soglia delle 400 recensioni T____T <3 è tantissimissimo! Ed è tutto grazie a voi, cari lettori. A voi che sostenete, a voi che mi seguite sul gruppo (per chi vuole vedere il Nik in pantaloncini, l’ho messo lì, sul gruppo FB e non sulla pagina! xD dopotutto è solo uno schizzo del cavolo x°D) che mi seguite anche sulla pagina… e ovunque. È davvero poco, come ringraziamento però ci tengo a ripetermi. Terrò tutto per il finale sì x°D
Un grazie a Bijouttina, White_Moon, Mojita_Blue, DarkViolet92, Vale_magic01 e Winterwings che hanno recensito: ormai siete di fiducia, sono contentissima di leggere i vostri pareri! *w* <3
Non mi resta che dirvi… alla prossima <3
p.s. scusate il ritardo BD







 

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Capitolo 49
*** Strategia ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 48
Strategia

 

 

 

Irlanda, Dublino, Fitzgerald High School, Lunedì.

Niklas entrò dentro l’edificio della scuola con circospezione, prima di essere spinto in avanti da Jackie.
“Ogni mattina la stessa storia! Non credo che quella pazzoide di Emy ti attaccherà qui davanti a tutti, andiamo!”, lo incitò la brunetta, prima di prenderlo per mano e trascinarlo in classe con passo sicuro.
Ma il vampiro non si fidava. Teneva occhi e orecchie ben aperte, mentre un fortissimo presentimento gli annodava lo stomaco.
Quella mattina in particolare sentiva che doveva accadere qualcosa. Non sapeva ancora cosa. Ma era sicuro che sarebbe successa.
Il suo pensiero divenne reale quando, raggiunta la classe, trovò un biglietto sul proprio banco.
Una volta aperto, si rivelò essere un messaggio da parte di Daniel Hill, quel nano da giardino del suo compagno di classe. Cosa voleva?

Ci vediamo nel corridoio alla pausa, ci dovete essere sia te che Jackie. Daniel.

Lanciò un’occhiata al biondino, che si voltò – probabilmente lo aveva fissato per tutto il tempo – e sospirò, avvicinandosi a Jackie intenta a posare la borsa e terra e tirare fuori il materiale per la lezione.
“Ehi. C’è ‘sta roba.”, mugugnò, passando il foglietto alla ragazza che lo lesse con lo sguardo corrucciato.
“Tutti e due? Insolito. Chissà cosa vuole ancora.”
“Forse il nuovo numero di Charlotte.”
“E non poteva chiedertelo tramite Facebook?”
“L’ho bloccato, mi riempiva di messaggi.”
“Ah. Non glielo hai dato?”, domandò lei, mettendo le mani sui fianchi.
“No. Ho già rischiato una volta, non voglio che quella ranoc… quella francesina mi gonfi di botte perché do il suo numero al mio peggior nemico.”, rispose Niklas, convinto.
“In effetti, ora che ci penso sembra una situazione strana.”, concordò Jackie, massaggiandosi il mento.
“Quindi non ci andiamo? Lo ignoriamo, vero?” La faccia speranzosa dell’austriaco svanì nel momento stesso in cui la ragazza rispose: “No, no, dobbiamo scoprire di cosa si tratta, sono troppo curiosa!” e continuare, con una vocina acuta ed eccitata: “E poi fa tanto manga shoujou o shonen! Magari vuole dichiararsi anche lui e sfidarti per avere la mia mano! Che emozione!”
Niklas rimase a bocca aperta per qualche minuto, prima di voltarsi con un ringhio in direzione del compagno.
No, non poteva essere vero.
La faccia spaventata di Daniel, però, lo rassicurò un po’.
Andiamo, non poteva essersi innamorato anche lui di Jackie! O avrebbe davvero cominciato a credere che la sua vita fosse stata scritta da un romanziere pazzo.

Alla pausa, la coppia era sulla porta della classe, in attesa.
Daniel, senza dire nulla, era già uscito.
Forse per andare in bagno, pensò Niklas.
Speranza vana.
Vide il biondino venire loro incontro con una Emy sorridente.
Un sorriso diabolico, altroché.
Un brivido corse lungo la schiena del vampiro, che istintivamente fece un passo indietro, preoccupato.
“Voi!”, ringhiò Jackie, stringendo le mani a pugno.
“Noi.”, rispose beffarda Emy, fermandosi a pochi passi davanti ai due con le mani sui fianchi.
“Cosa vuoi? Posso rifarti il naso.”, sibilò la brunetta, pronta a menare qualche cazzotto, ma l’altra alzò una mano di fronte a sé.
“Vogliamo proporvi una sfida. Io e Daniel… schiena dritta, Hill, sii uomo per una volta… contro voi due.”
Jackie la osservò per qualche istante, prima di replicare: “Una sfida?”
“Sì.”
“Su cosa?”
“Di forza, ovvio. Al parco vicino, chi resisterà all’avversario, vince.”
“Vince… che cosa?”
“Il numero di Charlotte.”, esordì Daniel, recuperando un po’ di coraggio. “Voglio quel numero!”
“Te l’ho già dato. E avevi promesso di lasciarmi stare.”, replicò annoiato Niklas.
“Già! Ma quel numero è disattivato e io voglio quello nuovo! Quindi il patto è rotto!”
“E… se vinco io, voglio Niklas tutto per me.”, aggiunse Emy, dando un coppino al compagno per farlo tacere.
“Io sarei qui, eh.”, commentò l’interpellato, prima di zittirsi a causa dell’occhiataccia delle due bimbeminkia.
“Se invece vincete voi… nulla. Sarete lasciati in pace.”, commentò, guardandosi le unghie come se fosse stato poco importante.
“Se vinciamo noi, tu smetterai di ascoltare i The Wanted e diventerai una directioner.”, sibilò Jackie, puntando l’indice contro l’altra ragazza, che sgranò gli occhi, sconvolta.
“Non esiste! Non abbandonerò mai i miei amati! Sarebbe come se ti chiedessi di abbandonare i tuoi schifosi One Direction!”
“Esatto! Come io non abbandonerò mai il mio amato. Per me Nik è come gli Uno dì. O così o nulla.”
Niklas cominciava a sentirsi a disagio. Quei discorsi…
Jackie che lo paragonava ai suoi adorati One Direction. Si sentiva parecchio importante. Quasi.
Ma dopo un attimo di riflessione…
A dir la verità iniziava a sentirsi infastidito. Paragonato… allo stesso livello… di quegli incapaci. No.
“Fermi tutti. Torniamo al discorso iniziale: la sfida.”, borbottò, mettendo le mani avanti “Non paragonatemi alle vostre schifezze. Dove ci troviamo? Quando ci troviamo? Parliamo di questo.”
Tanto avevano già deciso che si sarebbe fatta. Quindi tanto valeva dar loro corda e poi fuggire.
“Al parco vicino a casa tua. Tra qualche settimana ci sono gli esami… ne facciamo passare tre..?”, propose Daniel, titubante, guardando ognuno di loro come ad avere conferma.
“Quanto sei patetico. Sii sicuro di te! Sì, tra tre settimane!” lo esortò Emy, dandogli una spallata.
“Eh. Tre settimane. Una data, no?”, domandò Niklas, sempre più scocciato.
“D’accordo, d’accordo. Controlla l’agenda, Hill!”, continuò la biondina, dando un’altra spallata all’altro che con un sospiro prese il cellulare e guardò, prima di riferire un laconico “Domenica 22 Giugno”.
“Perfetto! Vi faremo mangiare la terra, ah!”, esclamò Jackie, facendo un passo avanti.
“Ma sentiti! Sarà piuttosto il contrario!”, rispose a tono Emy, imitando la bruna, fino a trovarsi a pochi centimetri dall’altra.
“O’Moore! McDonald! Non si urla in corridoio, moderate la voce!”, le riprese il professor O’Brien, prima di sorridere a Niklas e a Daniel, divertito.
In effetti sembravano due bravi cagnolini al guinzaglio di quelle due pazze.
Il moro ringraziò il professore con un cenno e la campanella segnò la fine della pausa, invitando i ragazzi a rientrare nelle proprie classi.

 

“Come ci organizziamo?”, domandò Jackie, una volta a casa di Niklas quello stesso pomeriggio.
Il vampiro alzò gli occhi dallo schermo del computer e guardò la fidanzata.
“Cosa?”
“Ho. Detto. Come. Ci…”, iniziò a urlare la ragazza, prima di venir interrotta da una mano sulla bocca.
“Jackie, ci sento benissimo nonostante le cuffie! Non capisco cosa bisogna organizzare.”
“La sfida! La difesa! Quelli là!”, esclamò la brunetta, iniziando a gesticolare.
“Ci capisco sempre meno.”
“Niky! Dobbiamo organizzare una difesa contro Daniel ed Emy! Non capisci che non dobbiamo sottovalutarli? Succede sempre così nei libri! I protagonisti si rilassano…”
“Ognuno è il protagonista della propria vita…”
“Zitto! I protagonisti si rilassano e vengono fregati! Dobbiamo come minimo avere un piano B, dai!”, piagnucolò, prendendogli il braccio e iniziando a muoverlo per attirare la sua attenzione, vertente sul gioco.
“Jackie, smettila. Stai calma. Ce l’abbiamo, il piano B.”
“Davvero?”, gli occhi della ragazza si illuminarono, entusiasta.
“Certo.”
“Parlamene! Dai, rendimi partecipe!”
“Una sola parola: Stoyán.”
“Il maestro?” Jackie abbassò la voce, conscia che il bulgaro stesse dormendo non poco distante nella sua stanza.
“Certo.”
“E basta con questi Certo. ! Niky, apri quel cervellino anche a me, non posso leggerti nella mente.”
“Semplicemente, mi parerà il culo come al solito.”, commentò candido, premendo un tasto un po’ più forte degli altri.
“Vinceremo. Dopotutto siamo io vampiro e tu umana… contro due umani. Cosa vuoi che succeda?” Il moro rise, sinceramente divertito dalla situazione.
“Oppure il giorno della sfida non ci presentiamo e tanti saluti. Cambiamo paese, tutto risolto.”
“Scappare? La tua soluzione è… scappare? Come fai sempre?”, domandò stizzita la ragazza, un po’ delusa.
“È perché sono scappato che sono sempre sopravvissuto fino a ora.”, fece notare, “Sarebbe da stupidi affrontare un pericolo solo per dimostrare il proprio orgoglio.”
Jackie si alzò dal divano solo per mollargli un bel pugno al petto.
“Ahio! Ma che fai?”
“Codardo! Le cose vanno sempre affrontate, che sia bene o che sia male! Ma ti senti? Sei ridicolo! Parli di sopravvivere, parli di non essere stupido… ma lo sei, eccome! Tu hai già perso la vita una volta, ma ora la stai negando completamente! È vivere, fuggire per sempre? È vivere, non dimostrare il proprio valore? È vivere, quello che stai facendo, attaccato al tuo computer tutto il giorno?”, esclamò Jackie, rossa in viso dalla rabbia.
Niklas ammutolì, fissandola con un’espressione indecifrabile.
Parlava quella che stava attaccata al suo smartphone tutto il giorno, pensò con ironia.
Ma in fondo…
La ragazza aveva ragione, doveva ammetterlo.
Lui si trascinava giorno dopo giorno, evitando tutto ciò che poteva dargli gioie e problemi.
Evitava la gente come se avesse avuto la peste; solo pochissime persone erano riuscite a entrare nella sua cerchia.
Aveva iniziato ad assaporare un po’ quella che era vita quando Jackie era entrata come un uragano nella sua esistenza.
Aveva riso, aveva sofferto. Si era fatto amici, si era fatto nemici. C’erano simpatie, c’erano antipatie. Stoyán era tornato e doveva ammettere che era più sopportabile. O forse la sua soglia di pazienza aveva fatto un upgrade niente male.
Ma il succo era quello.
Doveva affrontare la sfida.
Jackie era tornata la sua life-coach.
Ancora una volta, era lei a motivarlo con convinzione.
“D’accordo. Hai ragione. Li affronteremo, parliamo.”, sbottò, mettendo da parte il computer per poter parlare.
Avrebbe dimostrato di cosa era capace.
Jackie gli sorrise, di nuovo entusiasta.
SI risedette, spavalda, prima di ricominciare a parlare: “Perfetto! Allora, io direi di cominciare col procurarci del filo spinato…”
“Jackie, mi sembra un po’… esagerato, quello…”
“Figurati! Dicevo, filo spinato e ci serviranno delle armi…”
Il vampiro si passò una mano sulla faccia, leggermente divertito.
Si prospettava un lungo pomeriggio…

 

 



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Parla Tomocchi: Siamo a meno dueeeeee siamo a meno dueeee non ci credoooo *si copre la faccia con le mani* e voi siete dei lettori fantastici, gh. <3
Comunque, i nostri antagonisti preferiti(?) e i nostri Nikkie nel prossimo capitolo si sfideranno! <3
Pronostici? Secondo voi come andrà? xD ditemi <3
Forse l’introspezione dell’ultimo pezzo non è il massimo… ma correggerò in fase di revisione e-e
Poi volevo fare un ultimo sondaggio per il personaggio preferito nel prossimo cap… pensateci bene insomma! <3
Ma passo ai ringraziamenti! Un grazie di cuore a trillwer e Occhi di Smeraldo per aver messo la storia nelle preferite! *_* fatelo anche voi se amate la storia <3
E un grazie enorme a MsEerie, DarkViolet92, Bijouttina, Vale_magic01, vik1, Mojita_Blue (con le sue ragazze Alex e Carol <3), White Moon (con la sua Eris <3) e Winterwings per le recensioni e i commenti! *__* grazie davvero! <3
Non mi resta che dirvi… alla prossima <3







 

 

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Capitolo 50
*** Sfida ***


ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 49
Sfida

 

 

 

Irlanda, provincia di Dublino, casa di Niklas, Domenica mattina.

Jackie entrò nell’abitazione dell’austriaco con circospezione.
Il silenzio regnava sovrano, creando dentro di lei una certa inquietudine. Non era la prima volta che la casa era così quieta ma quel giorno era particolarmente importante.
“Niky?”, chiamò a voce alta, sperando che il vampiro la sentisse.
Le arrivò alle orecchie un grugnito infastidito, che continuò ancora con: “gngnoragno.”
La ragazza strizzò gli occhi, chiuse la porta e raggiunse a passo svelto la camera dove dormiva il fidanzato. “Cosa hai detto, Nik?”
“Ho detto che è ancora giorno…”, si lagnò il moro, raggomitolato nella coperte.
“Ho capito, ma dobbiamo organizzarci!”, protestò Jackie, battendo un piede a terra.
Possibile che fosse così pigro da non rendersi conto che quel pomeriggio si sarebbe svolta una sfida importantissima?
“Organizza pure, io ti seguo…”
La ragazza inarcò un sopracciglio: “Mi eleggi capo? Sei serio?”
“Sì, purché mi lasci dormire…”, biascicò l’altro, strofinando la testa nel cuscino.
Sembrava un bambino.
“Ma sei tu quello che ha passato secoli e secoli di guerre.”, fece notare, incrociando le braccia al petto.
“Solo tre secoli, per la precisione… e come ti ho detto, ho evitato l’evitabile, la guerra non è bellissima, sai?”
Jackie si picchiettò l’indice sulle labbra. In effetti non aveva tutti i torti.
Lei non si era mai interessata a cose del genere, ai telegiornali, a ciò che succedeva. Non aveva idea di come fosse una guerra.
Si sarebbe rifatta ai film che aveva visto. Come al solito.
“D’accordo, d’accordo, ci penso io. Però per oggi pomeriggio vedi di essere pronto, intanto mi metto di là in cucina!”, dichiarò con uno sbuffo prima di dirigersi nella stanza scelta e di sedersi al tavolo usato per il pranzo.
Tirò fuori il cellulare e andò su Google per recuperare una pagina utile che si era segnata nelle sue ricerche qualche giorno prima.
Non sarebbe stato difficile seguire quelle istruzioni...

***

Nel pomeriggio, Niklas si alzò e sbadigliò, sentendo la bocca impastata dal sonno.
Che fame…
Dalla cucina provenivano rumori inquietanti e appena li captò si irrigidì, memore dell’ultima volta che la ragazza si era messa a cucinare.
Non stava preparando un’altra brodaglia, vero?
Doveva accertarsene e fermarla, assolutamente. Non necessitava di quella roba per rafforzarsi, ma di sangue!
“Jackie!”, chiamò, trascinandosi fino alla stanza con un misto di paura e prudenza. “Che diamine stai combinando?”
Gli apparve, in tutto il suo splendore, l’irlandese con un sorriso a centoventi denti – se era possibile –  con in mano una cosa stranissima.
“Ciao, Niky!”, trillò, agitando una manina per invitarlo ad avvicinarsi.
“Cos’è quella roba?”, domandò stizzito, indicando un palloncino attaccato a un rotolo di carta igienica finito, degli stuzzicadenti infilzati dentro chicchi d’uva e altri oggetti strani.
“Sono armi fatte in casa1! Non so cosa potrebbero proporre e intanto mi preparo queste cose!”,  spiegò la ragazza, indicandoli con un gesto della mano. “Vedrai che divertimento!”
L’austriaco si spiaccicò una mano sulla faccia. Non aveva idea di come si sarebbe svolta la sfida – in effetti non ne avevano parlato affatto – ma sperava in qualcosa di più cerebrale che fisico.
La fidanzata, a quanto pareva, non era della sua stessa idea.
Stava per aggiungere qualcosa quando Stoyán fece il suo ingresso, rimanendo interdetto a sua volta alla vista di tutti quegli oggetti.
“Cosa sono?”, domandò sospettoso man mano che si avvicinava ma Jackie gli sorrise e dichiarò con un faccino angelico: “Esperimenti per scuola, ci hanno chiesto di creare armi casalinghe.”.
Niklas lanciò un’occhiata a quest’ultima e successivamente all’uomo, che si massaggiò il mento poco convinto.
“Non sapevo che ora al liceo facessero fare queste cose. Che stramberie!”, commentò, osservando quelle armi.
“La nostra professoressa vuole prepararci dal caso avvenga un’invasione di zombie o simile… Ha visto troppo The Walking Dead ultimamente.”, si aggiunse Niklas, reggendo il gioco alla brunetta.
Ripensandoci, Jackie era stata molto intelligente –non lo avrebbe mai detto – : se Stoyán fosse venuto a conoscenza della sfida, avrebbe impedito loro di partecipare e di dimostrare così il loro valore. Inoltre avrebbe appreso che anche Emy sapeva della sua reale natura e ciò gli avrebbe causato una nuova ramanzina e qualche punizione corporale, probabilmente.
“Se qualcun altro capirà che sei un vampiro, la prossima volta non mi limiterò a rimproverarti solo con le parole, Niklas!” questo aveva detto e non ci teneva a scoprire come lo avrebbe ulteriormente ammonito per evitare che succedesse ancora.
“Zombie? Ma davvero?” Il maestro inarcò un sopracciglio, poco convinto.
“Essì – sa, è il suo ultimo anno, poi va in pensione, per fortuna. È tanto vecchia e si sa che a una certa età inizia la demenza… bisogna assecondarla.”, continuò Jackie, annuendo tra sé e sé.
Che attrice.
“Ho compreso. Attenti a non farvi male, se ci sono problemi con quella signora ditemelo che vado a lamentarmi con il consiglio di classe! Già sprechi tempo nello studio, pupillo mio, almeno sprecalo nel modo giusto!”, disse il bulgaro, osservano la coppia con severità.
“D’accordo, maestro.”
“Certo, maestro.”
“Perfetto. Faccio quattro passi, torno per l’ora di cena. Magari facciamo uno spuntino insieme.” Con un sorriso, Stoyán scompigliò la zazzera scura di Niklas, che incassò appena la testa nelle spalle.
Argh. Ma doveva essere così gentile proprio quando loro gli stavano mentendo? Iniziava il senso di colpa…
“A dopo.”, si limitò a dire il moro, salutando il coinquilino con un cenno della mano.
“A dopo!”, lo imitò la ragazza.
Una volta che il vampiro più anziano ebbe lasciato la casa, i due si guardarono.
“Jackie. Dobbiamo vincere questa sfida e farlo prima di cena anche per lui.”
“Ovviamente, Niky. Ovviamente.”, concordò l’altra con solennità.
“Ora, prepariamoci.”

***

Tardo pomeriggio, provincia di Dublino, al Parco giochi vicino casa

Quella Domenica pomeriggio le strade erano deserte.
Solo qualche metro dopo la coppia notò un cartello in cui era pubblicizzata una sagra del paese in piazza, molto distante da dove erano loro.
Ora si spiegava perché avessero scelto quella Domenica. Nessuno li avrebbe disturbati.
 Arrivati al parco, poco distanti videro Emy e Daniel.
La prima era vestita con abito a maniche lunghe  bianco con il disegnino di un coniglietto, leggins neri e ballerine rosse; il secondo era come al solito, con una camicia sfigatissima a tinta unita e dei jeans aderenti.
La cosa strana era che, in mano, l’altra bimbaminkia aveva solo una scatoletta non molto grande, mentre Daniel un sacchetto bianco con il logo rosso del supermercato dove lavorava Nik.
“Allora, eccoci qui!”, esclamò Jackie, una volta raggiunti. “Qual è la sfida?”
Gli occhi di Emy parvero scintillare, prima che lei prendesse parola: “Vince chi rimane in piedi. Mi spiego meglio: sarà una battaglia vera e propria. Io e Daniel vi metteremo K.O. e vinceremo!”
Jackie sorrise, trionfante: “Immaginavo! Per quello ho preparato apposta delle armi. Saremo noi a mettervi al tappeto!”
“Non ne sarei così sicura.” La ragazza bionda sorrise, prima di aprire la scatola da cui sbucò fuori una piccola cavia.
Oh, che carino! O carina?
“Pfff, speri di batterci con la carineria?”, commentò ilare la brunetta, prima di vedere l’animale con un’espressione tutt’altro che carina emettere un basso e minaccioso cuuuiiiiii all’indirizzo di Niklas che, al suo fianco, prese a tremare come una foglia.
“Porca miseria..!”, esclamò l’austriaco, facendo un passo indietro.
E Jackie ricordò.

Le cavie sono i nemici naturali dei vampiri.

Appena vedono un vampiro lo attaccano.

“Vai, Parker, è tutto per te!”, rise Emy, mettendo la scatoletta a terra. Non appena toccò il suolo, la cavia scattò verso il moro per attaccarsi alla sua gamba e morderlo.
Il ragazzo ululò di dolore, prendendosi la gamba tra le mani e cominciando a saltellare per il parco.
Inutili i tentativi di cercare di scalciare via la bestiolina, che risaliva e mordeva l’arto senza pietà.
Jackie rimase allucinata per qualche attimo, prima di riprendere coscienza di sé ed estrarre dalla borsa una cannuccia di plastica.
Prese una piccola pallina di carta, se la mise in bocca passandosela da una guancia all’altra e, quando fu abbastanza bagnata, la infilò nella cerbottana casalinga e soffiò, colpendo l’avversaria sulla guancia.
“Ahia! Quella roba fa male!”
“E certo!”, rispose Jackie, prima di alzare la cannuccia in aria e urlare: “Questa è guerra!” a pieni polmoni.
Daniel, spaventato, ravanò nel sacchetto alla ricerca di qualcosa prima che Emy glielo strappasse dalle mani con rabbia.
“Quanto sei inutile! Prendi la prima cosa che ti capita e tira, dobbiamo tramortirla!”, esclamò, prendendo una bottiglietta di plastica riempita di sassi per lanciarla contro l’avversaria, che lo schivò senza troppo difficoltà.
“Sei lenta, lenta, lentissima!”, rise quest’ultima, irritando ancora di più l’altra ragazza.
Ma il divertimento durò poco: una patata volò vicinissima al viso della directioner, che strillò per la sorpresa facendo un balzo indietro.
“Accidenti, ti ho mancata!”, esclamò Daniel, mostrando un rozzo lancia patate simile a una pistola.
Dannazione, anche loro non scherzavano!
Niklas purtroppo era fuori uso, messo a terra dalla cavia che continuava a morderlo e graffiarlo senza pietà, perciò Jackie era completamente sola contro ben due persone.
Se solo avessi preparato un piano B! Non posso fuggire o vincerebbero loro. Cosa posso fare?, pensò tra sé e sé, mordicchiandosi il labbro inferiore.
Serviva un riparo, innanzitutto.
Fece dietrofront e corse, schiavando altre patate, prima di salire della scalette e rifugiarsi in un castello dove era possibile scendere solo tramite uno scivolo.
Recuperò dalla borsa l’arma composta dal palloncino e dal rotolo finito, vi infilò dentro un sassolino e afferrò l’estremità, pronta a colpire. Si sporse appena dal bordo per puntare il bersaglio, tirò indietro il sassolino quanto più possibile e sparò, colpendo Daniel a un braccio che mollò di riflesso la propria arma a causa della ferita.
“Ahia! O’Moore, è scorretto!”
“In amore e in guerra non esistono regole! E poi siete stati voi i primi a usare sassi e patate!”, si difese, notando che il ragazzo aveva iniziato a sanguinare.
Era proprio una battaglia…
Recuperò, mentre erano distratti, dei palloncini, che riempì immediatamente di acqua grazie alla bottiglietta che si era portata dietro, pronta a lanciarli.
Gettando un’occhiata al campo, Nik era ancora a terra a combattere con la cavia, nettamente superiore a lui, mentre l’altra coppia si era nascosta dietro una panchina molto lontana.
Accidenti, sarebbe stato difficile lanciare fin là ma avrebbe dovuto provarci.
Si mise i capelli da una parte, portò indietro il braccio e lanciò con tutta la forza che aveva il palloncino contro i due avversari.
Osservò la bomba d’acqua cadere a qualche metro di distanza dai due, che sghignazzarono e derisero la bruna dandole dell’incapace.
Jackie sbuffò, inviperita.
“Parlano quelli che si nascondono!”, rispose a tono, facendo un gestaccio nella loro direzione.
Prese un altro palloncino, lo riempì e tese di nuovo indietro il braccio.
Vide Daniel prendere la mira con quel lancia patate, pronto a far fuoco.
Entrambi scoperti, pronti ad attaccare, gli occhi dei due sfidanti parevano bruciare di voglia di vincere.
La tensione era alle stelle quando una voce spezzò quel silenzio.
“Jackie!”
A cui se ne aggiunse un’altra.
“Emy!”
E un’altra ancora.
“Daniel!”
Il tono di rimprovero accumunava questi tre nomi e non era affatto piacevole.
Jackie spostò lo sguardo verso quei suoni, riconoscendo sua madre vicino ad altre due donne.
“Mamma!”, esclamò la bruna, sconvolta.
“Mamma?”, le fece eco Daniel, incredulo.
“Ma perché sei qui?”, concluse scocciata Emy, con le mani sui fianchi.
“Il signor Stoyán ci ha avvisato di questo stupido gioco! Capisco che gli esami sono finiti, ma questo non ti dà diritto di lanciare certe cose contro altre persone! Cos’hai, cinque anni?”, spiegò la signora O’Moore, arrabbiata, in direzione della figlia.
“Daniel! Guarda lì, che spreco, ecco dove erano finite le patate! Quante volte ti ho detto che non si gioca col cibo?”, si inserì la signora Hill parlando al ragazzino, che si fece piccolo piccolo.
“Scusa, mamma…”
“E tu, signorinella? Recupera quell’animale, non vedi cosa sta facendo a quel povero ragazzo? Vuoi rischiare una denuncia per aggressione?”, la signora McDonald era furiosa.
La figlia di quest’ultima sbuffò e recuperò la cavia, staccandola da Niklas che, finalmente libero, si rilassò, steso a terra dopo aver sospirato esasperato.
“Guarda qui, ti sei fatto male, lo sapevo! Dimmi te se a diciannove anni devo ancora farti da balia!”, continuò la madre di Daniel. Lui chinò il capo in imbarazzo: “Scusa, mamma…”
“Non sai dire altro? Raddrizza quella schiena! Signore, mi dispiace, vogliate perdonare questo… piccolo imbecille! A casa gli darò una bella ripassata!”
“Si rilassi, signora Hill, la colpa deve essere sicuramente della mia Emy: anche alle elementari era quella che aizzava i suoi compagni uno contro l’altro! Credevo di averle fatto perdere questa brutta abitudine!”
“Non parliamo di te, Jackie: sono molto delusa, una settimana senza tecnologia e chiusa in casa non te la toglie nessuno! Chiedi scusa a queste signore.”
“Daniel, anche tu!”
“Emy, forza!”
Il tre ragazzi si guardarono tra di loro con compassione, uniti da un triste destino.
Porsero le loro più sincere scuse alle tre donne poi furono riaccompagnati a casa per le orecchie, letteralmente, sotto lo sguardo divertito di alcuni paesani che tornavano dalla festa.

***

“Pensi di stare a terra ancora per molto?”
Niklas strizzò gli occhi un paio di volte prima di riaprirli e vedere il viso di Stoyán e il cielo scuro della sera.
“Sono ancora vivo..?”, biascicò, sentendosi tutto dolorante.
Diamine, quella maledetta cavia c’era andata giù pesante.
Si mise seduto e controllò le proprie braccia, martoriate da piccoli graffi e morsi. Tremendo.
“Sarà il caso di disinfettare quelle ferite, che dici?” Il bulgaro gli tese la mano e Niklas la afferrò, seppur a fatica.
Era a pezzi.
E soprattutto sentiva che il maestro gli avrebbe fatto una ramanzina coi fiocchi per quella cavolata della sfida, a casa.
“Per ora, l’importante è che tu stia bene.”, commentò, confermando il suo timore e irrigidendosi a quella carezza sulla testa.
Era stato stupido.
Convinto che nessuno sapesse di quel punto debole, non aveva tenuto conto che Emy avrebbe potuto usare una cavia.
Quando era stato catturato non l’aveva vista: probabilmente la bestiola la teneva in camera o in una parte della casa che non aveva percorso nella sua fuga.
Sospirò pesantemente, con una certa tristezza.
Aveva dolore, fame e sonno. La sfida poteva dirsi conclusa? Chi aveva vinto alla fine?
La sua faccia doveva riflettere i suoi pensieri, perché Stoyán gli diede una pacca sulla spalla.
“Vi ho visti, al parco. Non ho esitato un secondo a prendere in mano il telefono e chiamare le madri di voi piccoli scellerati. Per fortuna avevo imparato a memoria l’elenco telefonico e le signore erano tutte a casa.”
Si era imparato a memoria… l’elenco telefonico?
“Quindi era per… cioè quella volta2, tu..?”
“Già.”, rispose, affabile. “E dato che io ho vinto su tutti voi dichiaro nulla ogni vostra penitenza. Sono chiaro?”
Niklas annuì con un piccolo sorriso.
“Perché ridi?”
“Nulla, nulla.”
Come volevasi dimostrare, Stoyán gli aveva salvato le chiappe ancora una volta.


 

 

 



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When Tomocchi is joy

 

 

1 Prese dalla pagina di Wikihow: Come realizzare armi fatte in casa da oggetti di uso quotidiano. xD
2 Chi si ricorda l’inizio del capitolo 29 (su EFP segnato come capitolo 30- Ireland Comic Con)?xD

 

Parla Tomocchi: Mi raccomando, bambini, non rifatelo a casa.
E soprattutto ricordate: questa non è una lezione di vita, non ci sarà sempre qualcuno a pararvi il culo, purtroppo! :°D
Il penultimo. Il penultimo! E l’ultimo sarà pubblicato Lunedì 24 Novembre, lo stesso giorno in cui, un anno fa, questa storia è cominciata! xD <3
Come vi è sembrata la sfida? Divertente? Spero di sì. L’idea delle mamme mi è venuta due settimane prima di scriverlo perché ammetto che fino all’ultimo non avevo la più pallida idea di come scrivere sto capitolo BD difatti negli appunti, io e Natasha avevamo scritto solo “Capitolo 49- Sfida. Jackie e Nik sfidano Daniel ed Emy”. Fine x°D Grazie, noi stesse del passato, eh! X°D
Vabbeh, manca pochissimissimo alla fine di questa stupida storia, riservo tutto per le note alla fine la prossima volta.
Intanto vi lascio con il SONDAGGIO DEL PERSONAGGIO PREFERITO! Potete nominarne ben TRE questa volta! Vi ricordo i personaggi: Niklas, Jackie, Daniel, Rogan, Stoyán, Charlotte, Taylor, Leenane, Sean, Pierce, Emy, il professor O’Brien (?), la professoressa Walsh (?), Jordan, Adelhild, Enrique e Kevin! Sì, ci infiliamo anche quelli nuovi apposta x°D <3
Buh che dire… ditemi voi, io sono senza parole! X°D
Intanto ne approfitto per ringraziare come sempre chi recensisce: Mojita_Blue (e le sue ragazze!), White_Moon (e la sua Eris <3), Vale_magic01, vik1, Winterwings, Dark Violet92 e Bijouttina! Grazie, grazie di cuore! Mi raccomando, ci vediamo tra due giorni, con l’epilogo e una fantastica sorpresa! Per saperne di più se volete entrate nel gruppo FB! :D <3

 

 

 









 

 

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Capitolo 51
*** Epilogo ***


Piccolo spin-off su Niklas e Jackie: Convivenza, una brutta bestia (mini-long di 8 capitoli a rating rosso, per chi non può e vuole leggerla mi contatti tramite messaggio su efp!)

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UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 50
Epilogo

 

 

 

Irlanda, provincia di Dublino, casa di Niklas, un Martedì pomeriggio di inizio Luglio

Le cicale cantavano forte in quel giorno caldissimo.
Il tempo aveva fatto pazzie fino a quel momento: proprio quel giorno doveva essere davvero estate? Maledizione, che fregatura.
Niklas sbuffò sonoramente, steso sul proprio letto e con un braccio sugli occhi.
“Perché sbuffi?”, domandò Jackie, seduta al suo fianco, con il computer sulle gambe.
“Perché è una noia. Perché dobbiamo stare ancora qui ad aspettare i comodi degli altri!”
Stoyán aveva parlato con il consiglio, raccontando ridendo al resto dei vampiri di quella sfida pietosa, tra le altre cose.
Il gruppo aveva apprezzato molto il combattimento e lo spirito della giovane O’Moore, che si era così guadagnata il loro rispetto: un essere dotato di una simile volontà sarebbe stato un ottimo vampiro.
Ma, ancora una volta, avevano deciso di tenerli sulle spine. Avrebbero deciso loro quando la ragazza sarebbe stata trasformata.
E a Niklas questo scocciava. Gli toccava aspettare, aspettare ancora.
Quanto ancora avrebbe bevuto quel suo dolce nettare? Quanto ancora lei sarebbe stata in pericolo? Quanto ancora lei avrebbe ricordato che loro due stavano insieme?
Quella era la cosa che più lo tormentava: ricominciare totalmente da zero.
Da una parte lo sollevava sapere che non avrebbe più ricordato gli One Direction e compagni – per fortuna! – ma dall’altra il pensiero di farla innamorare di sé ancora una volta lo sfiancava da matti.
“Si può sapere cosa stai smanettando?”, domandò a un certo punto, curioso, osservando le dita della fidanzata muoversi rapidi sui tasti.
La ragazza si bloccò un attimo e spostò il computer verso l’interno, come per non permettere a Niklas si sbirciare. Lo guardò per qualche secondo e con uno sbuffo tornò a scrivere.
“Avviso su Twitter, Ask, Tumblr, Facebook e via così che sarò assente per un po’. Poi dovrò disattivare il mio account su Instagram… oh, Niky! Avevo quasi cinquecento followers! Perderò cinquecento followers, capisci?”
“No.” Proprio non capiva. Frignava perché perdeva cinquecento persone che nemmeno conosceva… come poteva esserne dispiaciuta? No, proprio non la capiva.
“Ah, è inutile parlare con te!”, piagnucolò, chiudendo il pc e mettendolo sul comodino di fianco al letto solo per abbracciare il suo ragazzo.
“Jackie, per la miseria, staccati! Già c’è abbastanza caldo, se poi ti appiccichi piena di sudore…!”
Un pugno sul braccio gli impedì di finire il discorso; in compenso, lo fece mugolare di dolore.
“Il mio solito, dolce e carino Niky! Diamine, sei un genio nel ferire le persone!”, si lamentò l’irlandese, dandogli un altro pugno.
“Ahia! E questo?”
“Perché esisti.”
“Guarda che sono più anziano di te.”
“In realtà lo sono io, perché compio gli anni il quindici aprile mentre tu il dodici settembre!”
“Ma non vuol dire nulla! Io sono nato nel 1700 e tu nel 1995, si parla di anni, Jackie!”
“Ragazzi, ragazzi, c’è una chiamata!” esclamò Stoyán, arrivando trafelato con il cellulare in mano.
I due ragazzi si bloccarono di colpo, fissando il bulgaro sorpresi.
Finalmente la telefonata che tanto aspettavano era arrivata.

***

Casa Hill, una Domenica pomeriggio di Agosto

Daniel osservò il cellulare, intento a suonare, con aria afflitta.
Erano ancora Sean e Pierce. Doveva chiudere quella storia in fretta, era stufo di sentir parlare di uccidere vampiri quando ogni maledetta volta ne usciva sconfitto. Il suo orgoglio ne risentiva.
Sbuffò e rifiutò la chiamata, prima di sentire la voce della madre chiamarlo da oltre la porta della sua camera da letto.
“Daniel, è arrivata Emily.”, avvisò, con un tono dolce.
“Eh? Di già? Avevamo detto per le sedici!”, esclamò, guardando l’ora sul proprio orologio da polso.
Le 15:55 spaccate.
Ma era uno di quei mostri che arrivavano in anticipo.
“Daniel, mi raccomando, trattala bene, è già la quinta volta che uscite e questa è la volta buona che trovi qualcuno…”
“Mamma, stai tranquilla! Insomma…”
Certo, Emy era l’unica ragazza che non lo aveva schifato subito e a forza di collaborare insieme si erano un po’ conosciuti e non si dispiacevano.
Però la ragazza era stata categorica.
Così come sei ora sei proprio uno sfigato. Anche come aspetto, ma come ti pettini? Devi nascondere quelle orecchie a sventola! E quella bocca tienila chiusa o socchiusa per nascondere quei due dentoni! Accidenti, sei biondo e con gli occhi azzurri, valorizzati! Dopotutto ho visto i tuoi genitori e sono due gran bei tipi!, aveva detto, senza peli sulla lingua.
Aveva cercato di vestirsi diversamente dal solito e in quei due mesi i capelli gli erano cresciuti un po’; però si sentiva una persona un po’ trasandata.
Così si alzò, andò in bagno e si sistemò, cercando di darsi un tono. Doveva andare bene. Emy era carina, avrebbe fatto jackpot se fosse riuscito a conquistarla.
Lei era così forte, decisa, sicura, intelligenza nella media. Forse un po’ assurda, con una vena sadica preoccupante, ma era quasi certo che fosse la ragazza giusta per lui.
Quando arrivò in salotto trovò sua madre e la ragazza messe nella stessa posizione, in piedi con le braccia incrociate.
Si bloccò, interdetto, notando una certa somiglianza.
No, non era possibile…
Aveva sentito, qualche volta, che i maschi cercavano inconsciamente una donna che ricordasse loro la madre. Però… non era possibile, Emy non era certo come sua madre. Nah, non era così.
Si rilassò e raggiunse la biondina, che lo salutò con un cenno. “Ce ne hai messo.”
“Infatti. E poi è vergognoso. Una volta erano gli uomini ad andare a prendere a casa le ragazze per uscire insieme! La prossima volta vai tu da Emy.” , lo rimproverò la signora Hill, mettendo il ragazzo in imbarazzo. Che diamine, non vedeva l’ora di uscire da lì!
“Ci vediamo, mamma.” Salutò a denti stretti, dirigendosi verso la porta.
“Quale ci vediamo, guarda che si cena alle 19, puntuale!”, lo reguardì la genitrice, prima che uscisse.
Il ragazzo sospirò pesantemente, prima di sentire la mano di Emy prendere la propria.
“Un bel tipo, tua madre. Anche se ora capisco perché sei così tappetino…”, commentò, divertita e con un sorriso beffardo.
Daniel arrossì, incassando appena la testa nelle spalle per imbarazzo.
“Non sono così tappetino…”, provò a ribattere, debolmente.
“Sì, che lo sei.”, lo interruppe lei, tagliente.
Ok, era meglio non farla arrabbiare.
“Hai ragione.”, acconsentì lui, scatenando l’ilarità della ragazza, che soffocò senza successo una risata più che divertita.
Daniel la fissò un po’ offeso.
“Ti ho dato ragione, perché ridi?”, borbottò, cercando di capire.
La risata scemò lentamente, permettendole di rispondere solo dopo qualche minuto.
“Perché fai una faccia da cane bastonato quando mi dai ragione!”
“Magari ti do ragione per non farti arrabbiare…”, mugugnò, omettendo che qualche volta gli faceva anche paura. Però allo stesso tempo gli piaceva.
Non riusciva a spiegarselo.
Emy lo guardò per qualche secondo, prima di afferrargli il colletto della maglia e tirarlo a sé per stampargli un bacio.
Daniel sgranò gli occhi, sorpreso da quel gesto inaspettato.
“Beh, grazie allora.”, soffiò la ragazza, una volta staccatasi da lui.
“P-prego…”, balbettò quest’ultimo, confuso.
“Però cerca di acquisire un po’ di spina dorsale, o mi annoierò presto!”, commentò lei, lasciandolo andare.
Quindi se lui si fosse fatto più coraggioso si sarebbero messi realmente insieme? C’era una possibilità chiara, concreta?
Sorrise, sentendosi forte e motivato. Avrebbe dimostrato che non era un codardo tappetino!
“D’accordo!”

***

Sean fissò il cellulare suonare a vuoto per l’ennesima volta.
Dopo qualche minuto la chiamata venne rifiutata.
Ringhiò, arrabbiato, componendo velocemente un altro numero.
“Pierce! L’idiota non risponde! Almeno tu che gli sei simpatico, chiamalo e fallo ragionare!”
“Non esiste, Sean. Lasciamolo in pace, questa farsa è durata fin troppo!”
“Ma cosa stai dicendo? Senza i suoi soldi non riusciremo a vivere ancora…”
Tu non riuscirai a vivere. Tu non riuscirai a stare in quella casa. Io, con il mio part-time, sono riuscito a mettermi da parte qualcosa e a prendermi un appartamento. Un monolocale, certo, ma è meglio di nulla e soprattutto è lontano da te!”
“Maledetto! Quand’è che ti sei trasferito?”, domandò l’uomo, scioccato.
Che fosse stato… due giorni fa, quando gli aveva detto di andare a dormire da amici? Ci era cascato come un pollo.
“Sean… mi vergogno a essere tuo parente, tuo nipote. Non ne posso più di quest’aria malsana, di sottostare a te e a prendermi colpe che non ho! Ti arrangerai, d’ora in poi. Buona fortuna!”
Con un click la chiamata si chiuse e l’altro rimase in piedi, in silenzio, con il telefono in mano, abbandonato a sé stesso.

***

Austria, Vienna, circa vent’anni dopo, in una sera di fine Novembre.

“Maestro, ho fame!”, si lagnò una ragazza bruna di circa vent’anni mentre camminava per la via principale della città.
“Aspetta l’ora di cena, manca poco! Prima dobbiamo comprare una risma di fogli per Stoyán…”, la riprese un ragazzo alto e moro, stretto nel proprio cappotto scuro, che le camminava di fianco.
“Ma perché quel vecchiaccio non se la può comprare da solo? Ci bistratta sempre.”, piagnucolò lei, aggrappandosi al braccio del compagno.
Tornò il silenzio, con solo il rumore della gente e del traffico in sottofondo.
“Maestro…”, ricominciò la ragazza, qualche minuto dopo.
“Dimmi…” , rispose esasperato l’interpellato.
“Nemmeno un goccino? Che ne dice del… aspetti com’è che diceva… Succo di frutta? Magari il suo! Mi piace così tanto, Niklas.”, soffiò, con un sorriso.
Niklas, che sorrise divertito, si coprì la bocca con una mano cercando di soffocare una risata.
“Perché ride, maestro?”, domandò la ragazza, corrugando la fronte e gonfiando un po’ le guance, indispettita dal comportamento.
Non lo diceva per scherzare, aveva seriamente fame!
“Nulla, nulla. Dai, vieni qui.”, sussurrò, prima di ferirsi la lingua da cui uscì una puntina di sangue, probabilmente un residuo della vittima di quel pomeriggio.
Lei non era riuscita a berne abbastanza perché non era ancora molto brava con il soggiogamento e l’uomo da cui stava attingendo si era improvvisamente ridestato. Perciò erano dovuti fuggire in fretta.
Avvicinò il viso a quello del moro, prima di lambire le sue labbra con le proprie, schiudendole subito per permettere l’accesso.
Succhiò il liquido scarlatto da quella lingua, approfittandone per godere anche del piacevole sentimento dato da quel contatto così intimo.
Era davvero bellissimo scambiarsi quell’effusione, e quel sangue era pura e semplice estasi.
“Grazie, Niklas…”, soffiò, una volta allontanata da quel viso che ricambiò con un sorriso e una carezza sulla testa. “A casa, se vuoi, chiediamo anche una busta a Stoyán, va bene?”
“Uffa, ma quelle fanno schifo!”, brontolò, incrociando le braccia al petto e riprendendo il cammino.
“Dai, così sembri solo una bimba di cinque anni, Jackie. Certo, sei giovane in tutti i sensi, ma non così tanto!” il moro rise ancora, dandole una piccola spallata.
“Senti chi parla, maestro! Quando ti attacchi al computer, anche tu sembri uno di quei mocciosi umani che non sanno fare altro che vivere appiccicati ai loro apparecchi per giocare!”, rispose a tono la ragazza, con un sorrisetto.
Niklas si fece improvvisamente serio: “Le mie sono cose importanti.”
“Sconfiggere un’armata immaginaria non è importante. Piuttosto, è importante procurarsi i biglietti di quel… di quel concerto che fanno solo una volta l’anno!”
“Quale?”
“Quello dove fanno tipo… una riunione? Cioè, quel gruppo ormai non è più in attività e mi pare che si sia sciolto ma ci tenevo a vederlo; le riviste che mi porta Charlotte sono piene zeppe di articoli su quello che è l’evento dell’anno!”
“Ugh… parli degli… One Direction?” Niklas si prese la radice del naso tra il pollice e l’indice.
“Sì! Ecco, non mi ricordavo il nome! Però quando leggo di loro sento una grandissima gioia! È perché sono legati al mio passato, giusto?”, domandò entusiasta Jackie, saltellando.
“Più o meno… ti piacevano giusto un pochetto…”, bofonchiò il più anziano, prima di entrare in un bar che fungeva anche da tabaccheria, internet point e cartolibreria.
“Maestro?”
“Dimmi.”
“Posso stare cinque minuti al computer qui, visto che non abbiamo ancora pagato la bolletta di internet di questo mese?” La brunetta lo fissò con occhi imploranti e le mani congiunte.
Niklas sospirò.
“D’accordo… ma una cosa veloce! Se riusciamo a trovare un lavoro, forse per il mese prossimo riusciamo a pagare tutto. Per ora i creditori stanno portando pazienza… Speriamo in bene. Se solo uno di quei vecchiacci avari ci prestasse un soldo…”, ringhiò a bassa voce il ragazzo.
“Intendi Enrique, Adelhild e Jordan, vero?” Al suo maestro, loro non stavano molto simpatici. Non gli aveva mai voluto raccontare il perché, ma Stoyán, Taylor e Charlotte avevano accennato a uno scherzo stupendo.
“Sì. Dai, vai, fai in fretta! Prendo i fogli, leggo qualche rivista e andiamo.” Con una piccola pacca sul sedere, Niklas la incitò ad andare.
La ragazza si avvicinò al bancone e dopo aver pagato si diresse a uno dei tavolini provvisti di computer già accesi e con la pagina del motore di ricerca aperta.
Controllò di sfuggita i social network su cui era registrata e digitò velocemente un link che sembrava conoscere a memoria.

ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

Di JackieLoves1D4ever

Capitolo 1
Un vampiro scorbutico

 

Avevo da poco scoperto che il mio compagno di classe Niklas era un vampiro, e dovevo assolutamente scoprire se era vero!
Così andai a casa sua con Up all night in sottofondo a darmi a carica: i miei amati One Direction sapevano sempre darmi energia!
Come avrei vissuto senza di loro?
Nulla mi avrebbe fermato dal portare a compimento il mio piano: avrei reso quel bruttone bello come Edward Cullen, se non di più!
Avevo già scritto un ottimo programmino…


Sorrise, scorrendo la pagina fitta di parole e leggendo dalla prima all’ultima riga, avida.
“Certo, mi piacevano solo un pochetto… come no! Allora ricordavo bene, ne ero una fan sfegatata!”, ridacchiò tra sé e sé, prima di venir chiamata da Niklas.
“Muoviti, lumaca, se facciamo tardi poi Stoyán si arrabbia! Sai che vuole stamparli prima dell’ora di cena!” esclamò, facendole cenno di andare.
“Arrivo!” Jackie si alzò in fretta e gettò un’ultima occhiata allo schermo.
“E brava Jackie.”, sghignazzò, prima di cliccare la X in alto a sinistra e chiudere la scheda.
Non ricordava nulla di nulla, solo qualche sensazione; Niklas spesso e volentieri ometteva certe cose, rendendola ancora più curiosa.
Ma la sua se stessa umana era stata intelligente: aveva scritto ogni ricordo che aveva in quella fanfiction sui vampiri, creature che lei adorava.
Ora era una di loro. E stava ancora con la persona che amava, nonché suo creatore e maestro.
Sorrise, riprendendo la propria borsetta.
Raggiunse il moro alla porta e si riattaccò al suo braccio per tornare a casa insieme, felice.

 

FINE

 

 



 

 

 



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When Tomocchi is joy

 

 

L’angolo dei finalifobici: Jackie soffre di finalifobia, ovvero impazzire quando le storie finiscono xD Ogni tanto soffro anche io BD Da una parte sono dispiaciuta della fine (mi ero affezionata a loro, a tutti voi) e dall’altra sono felice, perché è finalmente conclusa e con un finale per me soddisfacente. Oddio è vero, c’è anche la mini-long di Convivenza (il cui link è la sopra!), però diciamo che Another Way è finito del tutto, insomma!
Di seguito, le parole dei co-autori (Tomocchi, Edo e Natasha, i tre fratellini che hanno dato vista a sta scemenza!):

Parla Tomocchi: io comincio col dire che nemmeno mi piacciono i vampiri. *si copre la faccia con le mani e si rannicchia per non essere lapidata* perciò è stato davvero difficile scrivere questa storia. Ho dato priorità alle parti un po’ comiche, ecco, mi ha salvato questo >:’’D Così come le parti romantiche… mai vissute! Sono andata a casaccio su esperienze raccontate 8’’’D (sì, è l’angolo delle confessioni) e quindi vedere quanto questa storia sia amata e stata amata mi lascia parecchio di stucco 8’’D
Però vorrei ringraziare chi mi ha sostenuto soprattutto quest’estate quando ho avuto quel blocco: temevo davvero di non riuscire a finirla, di lasciare incompleta anche questa storia come tante altre prima di lei. E invece eccoci qui, alla fine. Grazie a tutti :3

Parla Edo: Allora…uhm…ehm…cappio, non so che dire D: no davvero, eppure sono stato io ad aprire la serie con il prologo della battaglia D: uhmmmmmmmmmmmmmm… eeeeehhhhmmmm…*pensa a qualcosa da dire*… mmmmm. Comunque sono contento di aver partecipato a quest’opera, soprattutto ad aver (minimamente) preso parte almeno al primo capitolo :3 Grazie mille a tuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuutti per aver letto questa Jakecosmica serie! :D Dasvidanja a tutti! ^___^

Parla Natashzz: Buonsalve lettori! Sicuramente vi starete chiedendo chi sono: ebbene, io sono la co-autrice di AW. Finalmente prendo parola pure io (almeno la fine, dai): dietro ogni capitolo, scemenza e Rogan c’ero io che architettavo un po’ tutto (insieme a Tomocchi, ovvio).
Per me è buffo aver visto dove AW è arrivato, con dei fan così mala… ehm entusiasti! xD, scherzi a parte è stato un lavoro duro ma anche divertente, una storiella nata un sabato mattina a colazione, a un passo da un litigio è arrivato così tanto nei vostri cuori da commuovermi çAç <3. C’è stato un momento in cui non volevo proprio far finire questa storia, (ci ero troppo affezionata per mettere la parola Fine) però siamo riuscite a concluderla in modo soddisfacente e chissà, magari in un altro sabato mattina ci metteremo a ridar vita ad Another Way.
A 15 anni poter essere la co-autrice di una storia del genere mi rende veramente felice, orgogliosa e importante ahahaha xD. Da veronese, ve digo che ve voj ben, butei, grasie de tuto*! Grazie per aver cominciato a leggere questa storia, continuate a essere Others*, non vi deluderemo. Non è un addio ma un Auf Wiedersen* c:

*Vi dico che vi voglio bene, ragazzi, grazie di tutto!
*Arrivederci (in tedesco)
*Others è il nome del membri di questo fandom uhuh ùwù

Ma ecco la cosa più importante: i ringraziamenti finalissimi!
Grazie a chi ha recensito il penultimo capitolo: DarkViolet92, Mojita_Blue (e le sue ragazze <3) e a White_Moon (e alla sua Eris <3), grazie di cuore anche a tutti quelli che hanno recensito e vorranno, almeno a quest’ultimo capitolo, lasciarci un pensiero!

Grazie alle 61 persone che hanno messo la storia nelle seguite:Skayler Wolf COBHC, Ninya_3_, chiaraEB, Saviour, Mojita_blue, ArmandamarinaFVAEIXS, Blackrose_96, Kleis, LadyAndromeda, PinkyRosie, Bijouttina, Baldr, Nemainn, Titania, faith_bella, Leonora Serrara, Psyche07, Bloodywriter98, Miakuzz, Selenaxxj, MomoHope, J85, Sakurazukamori, xxAlessia, DarkViolet92, Littleblackdress, lunastorta15, Mamichan, jdbsvoice, nike97, Sasha29, moma88, LexiBlacklee, Up_me_memories, CuoreVerde_, GiulyDeVilliers, ciaohello, Sali_17, Danea, lacri1508, Francesca lol, G_Kayle, Shomer, True Jewel, Unika, vik1, _haroldsjuliet,  Blue_angelofthedeath, EllaRoberts, marcomoratto88, LeeHeller, rosa di vetro, Lady Adelle Von Ruden, Rory Potter, Vale_magic01,  _LUNABLU_97, Alexis Cage, EvelynChan , RyuzakiLYosida, Valyna_ e White_Moon.

Alle 48 persone che hanno messo la storia tra le preferite: Ninya_3_, Saviour, PinkyRosie, lovelymangaka, Mojita_blue, Blackrose_96, Kleis, L_aura_grey, Electra35, ArmandamarinaFVAEIXS, lunastorta15, Mamichan, mery69, cerasa, lulii, nana_takashima, Alessia_MagicStory,  babydoll, miku_vale, Titania, Soheila, annina76, Bijouttina, moma88, AnnitaB, Crow17, GiulyDeVilliers, Lolyn123, Marargol, Agatalovehazza, chiaraEB, Francesca lol, lacri1508, nephylim88, vik1, Luna Werewolf, Winterwings, Valyna_  Littleherondale, Victus, EvelynChan, Hiro-san, L o t t i e, Miriam48, RyuzakiLYoshida, White_Moon, Occhi di Smeraldo e trillwer.

Alle 10 persone che hanno messo la storia tra le ricordate: Manny_chan, faith_bella, Wellesandra, Light_of_stars, asukashira, Bethany_ , HilaryC, LoveRain, PEZZAGIRL e White_Moon.

Ancora grazie di tutto e spero alla prossima! <3







 

 

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