Odiami Pure

di Liabele_swag1D
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo giorno di scuola ***
Capitolo 3: *** A cena dai vicini ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


    
 

PROLOGO

Domani.
'Domani' è sempre stata una parola che mi ispirava. Mi faceva pensare al fututro, un futuro migliore. Ai miei sogni, i miei progetti, le mie ambizioni. Mi faceva sentire meglio. Mi trasmetteva adrenalina ed energia, come se ogni volta dovessi ricominciare una nuova vita. 
Ma non quel giorno. Perché l'indomani sarebbe iniziata la scuola. 
La condanna di tutti gli adolescenti.
Il secondo anno era stato più pesantuccio del primo, e non osavo immaginare come sarebbe stato il terzo. Avevo compiuto a mala pena sedici anni e ancora non riuscivo a gestire la mia cameretta, figuriamoci un anno intenso come quello! Tutto però era sempre più facile con degli amici come loro. Ogni volta che li guardavo, pensavo:"Eppure sembravano così normali quando li ho conosciuti!"
Erano una banda di matti scatenati, ribelli e popolari. 
Harry Styles, il rubacuori di tutto l'Istituto. Certe volte alcune ragazze mi fermavano per darmi un biglietto con il loro numero di telefono. 
"No, scusate sono etero!" rispondevo credendo fossero interessate a me. "Idiota lo devi dare ad Harry!" mi dicevano con una genitilezza soprannaturale. Una volta mi arrivarono talmente tanti di quei fogliettini che mi stufai e urlai esplicitamente a tutti che mi dovevano pagare se volevano un servizio sicuro di spedizione. Da allora ho una una sfilza di salvadanai sullo scaffale della mia camera. Come avrete capito era un ragazzo bellissimo. Con i suoi riccioli e gli occhioni verdi riusciva ad attirare tutte le ragazze ai suoi piedi. Lo incontrai per la prima volta alla festa delle matricole mentre ballavamo. Incominciammo a parlare e da lì nacque un'amicizia molto solida. Quasi mezza scuola lo considerava il classico Don Giovanni che amava avere tante ragazze contemporaneamente, ma solo chi lo conosceva sapeva realmente com'era. Ed io posso confermare che era una canaglia pervertita, proprio come me, ma certe volte era un ragazzo dolcissimo e sensibile.
Louis Tomlinson, era di certo il pagliaccio del gruppo. Se eri con lui te la facevi addosso dalle risate, non stava mai zitto, ma, quando c'era qualcosa che ti turbava, era il primo ad ascoltarti con serietà. Portava carisma e buon umore nei nostri giorni grigi
. I suoi occhi ti trasmettevano furbizia e vivacità, erano di un azzurro spettacolare. Quel ragazzo aveva una bellezza tutta sua. Lo conobbi al corso di francese. Io ero una schiappa totale e, siccome lui era uno dei più bravi e dalla faccia mi ispirava, gli chiesi se poteva darmi delle ripetizioni. Era un asso nella recitazione, infatti, imparai da lui. E' il più grande di tutti siccome è stato bocciato per ben due volte, non tanto per lo scarso reddimento scolastico, più che altro per la condotta.
Niall Horan, il biondino dagli occhi chiari con l'aria da bambino dolce ed innocente, insomma, il tipico ragazzo della porta accanto, solo che in più aveva lo stomaco di una balena. Non riusciva mai ad essere arrabbiato per qualunque cosa gli facessero. Era un ragazzo molto dolce e impacciato. Aveva sempre un bellissimo sorriso stampato sulle labbra, ma a volte assumeva un'aria un po' malinconica, forse perché gli mancava tanto l'Irlanda, luogo in cui era nato e aveva vissuto gran parte della sua infanzia. Fu il primo con cui legai al liceo.
Stephany Johnson, soprannominata Funny. Era l'esatto contrario di me per quanto riguardava l'aspetto fisico. Solo per l'altezza ci assomigliavamo in quanto, entrambe, due puffe circondate da quei bestioni che sembravano tutti componenti di una squadra di pallacanestro di serie A. Era una tipa tosta anche se, alla sera di San Valentino, quando guardammo una maratona di film romantici e deprimenti, lei, con un barattolo di gelato al cioccolato fra le mani e con una pala al posto del cucchiaio, faceva concorrenza alle cascate del Niagara. 
Infine, c'era il mio migliore amico: Liam Payne. L'unico ragazzo che con un sorriso poteva rubarti il cuore per quanto era tenero. Ricordo ancora come lo conobbi alle medie. 
"Ehy ridammela!" girdavo saltellando di qua e di là su un piede mentre cercavo di farmi restituire la scarpa.
"Provala a prendere tappetta!" una delle tante prove della mia scarsa altezza...
"Eh dai Clark lasciala in pace!" disse un ragazzino. Era alto quasi il doppio di me. La sua chioma liscia e bionda era coperta da un berretto blu cobalto, proprio come le sue scarpe. Aveva già molto gusto nel vestire. 
Ad esser sincera fu amore a prima vista ma poi mi resi conto che non eravamo fatti per stare insieme così mi accontentai della nostra amicizia lasciando che il tempo guarisse le mie ferite. Fortunatamente quella sbandata mi passò in fretta e da allora diventammo migliori amici. Sapeva tutto di me, anche le cose più imbarazzanti e personali. Mi difendeva sempre e in ogni circostanza, anche se avevo torto marcio.

"Charlie Anderson metti in ordine la tua camera altrimenti giuro che vengo io lì sopra!" mi minacciò mia madre dal piano di sotto, con un tono che non ammetteva repliche. Sembrava che in quella stanza fosse passato un tornado. E tutto per colpa di quella peste di diciotto anni in un corpo da tre, quel mostro che tutti definivano con il nome di 'mia sorella'. 
"JAAAAAAAAAAAAAAAAAADE! RIDAMMI LO ZAINO PICCOLA..." 
"Ma che sta succedendo?" disse mio padre spalancando la porta. Mia sorella subito si sedette sul mio letto con la schiena dritta, il petto all'infuori e le mani congiunte. 
"Papà guarda che ha combinato Jade!" risposi esasperata indicando il casino che c'era per terra.
"Charlie su non fare la bambina! Non vedi com'è calma tua sorella? Ora metti a posto prima che salga la mamma... e lo sai com'è fatta" prese Jade in braccio e, prima che potesse chiudere la porta, la intravidi mentre mi faceva la linguaccia. Presi un cuscino e lo lanciai nella sua direzione ma non feci in tempo a centrare il bersaglio e colpii la porta. 
Queste erano le tattiche di Jade Anderson. 
Disperata come non mai, presi il mio cellulare e digitai il numero di Liam.
"Ah Liam sapessi quant'è odiosa! Non ce la faccio più" 
"Su Charlie non sarà così terribile" rispose ridendo dall'altro capo del telefono
"Oh credimi è peggio!" 
Mi avvicinai alla finestra e scostai la tenda. Vidi una macchina che parcheggiava nel vialetto della casa accanto alla mia. Lì prima ci abitava la signora Smith, una tale spiona e fannullona che ormai nessuno del quartiere la sopportava più. Fortunatamente aveva ottenuto una premiazione al lavoro e l'avevano spostata di sede. Mi chiedevo tanto se anche i suoi colleghi non la volessero più fra i piedi. Dalla macchina uscirono tante di quelle persone che mi meravigliai di some potevano entrarci in quell'auto. Era una famiglia molto numerosa. Fra tutti c'era un ragazzo incappucciato che camminava trasportando per mano il suo trolley silenziosamente, con la testa bassa.
"Più che altro...-risprese a parlare Liam risvegliandomi dai miei pensieri.- l'hai preparato lo zaino?"
"Si proprio prima, e tu?"
"Idem.. Sei pronta a risprendere la routine di sempre?"
"Devo essere sincera?" 
"Te l'ho mai detto che odio quando le persone mi rispondono con un'altra domanda?"
"Oh bignè alla crema, tu non potresti mai odiarmi"
"Vero.-affermò addentando qualcosa da mangiare.- allora a domani?"
"Non vedo l'ora di riabbracciarvi, Payne" dissi chiudendo una volta per tutte la tenda visto che incominciava a far freddo. Il clima londinese era come se percepisse l'arrivo della scuola e per questo decidesse di diventare tutto d'un colpo gelido, proprio come il benvenuto che ti davano i professori di biologia e chimica all'inizio dell'anno.
"Anche noi"

 
"Quando esiste davvero quest’amicizia
 è come ritrovare la via di casa."

Ciauuuu <3 Questa è la mia seconda Fanfiction e di certo sarà più allegra della prima lol ahahha Comunque vi dò qualche chiarimento sulla storiella... Funny si legge Fannì, poi come avrete notato Zayn non c'è ancora, il mio piccolo Malik :((( "apparirà" già al capitolo successivo non vi preoccupate. Ovviamente la protagonista non è quella nella foto sopra, ma l'immagine mi piaceva e rispecchiava moltissimo l'amicizia fra Liam e Charlie <3. Fin'ora non è niente ma poi andando avanti sarà più carina e divertente. Vi prego leggetela e recensite almeno saprò se la starò scrivendo per niente :( Un bacione!
La vostra imbranata autrice:
Lia_1D69 

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Capitolo 2
*** Primo giorno di scuola ***


 

Primo giorno di scuola

"Oh oh oh, I really don't care!"
Mi sveglia così, con Demi Lovato che cantava a tutto volume dal mio cellulare. Non aprii gli occhi, speravo soltanto che fosse un incubo o che magari i miei avessero pietà di me e del mio stato mattutino, simile ad un vegetale, e che non mi mandassero a scuola. Tastai con la mano la superficie fredda del comodino ma non riuscivo a prendere il cellulare, mi allungai sempre più fino a quando non caddi con la testa per terra. Il buongiorno si vede dal mattino. Normalmente, per il dolore, mi sarei messa a piangere, ma quella mattina ero troppo stanca per farlo. Si, non ero una persona che si alzava volentieri alle luci dell'alba, questo era sicuro. Andai  nel bagno e mi guardai allo specchio. Bella merda. Avevo i capelli che sparavano da tutte le parti e gli occhi che non ne volevano proprio sapere di aprirsi. Mi feci forza ed aprii l'acqua della doccia: era congelata. Mi spogliai, feci un respiro profondo e mi ci buttai dentro di getto. Sembrava che mi avessero appena conficcato tante lastre di ghiaccio in tutto il corpo. Uscii ben pulita e mi ritrovai di fronte ad un altro dilemma. Cosa dovevo indossare? Ovviamente jeans. Le gonne non mi erano mai piaciute, sin da bambina, forse perché non ritenevo il mio corpo adatto ad indossare quel tipo di indumento. Infilai faticosamente i pantaloni e decisi di abbinarci una maglietta bianca a mezze maniche con la scritta "Svegliatemi solo se ne vale la pena", frase che rispecchiava moltissimo il mio stato d'animo, con da sopra una giacca di jeans. Mi abbassai per prendere da sotto all'armadio un paio di Air Force bianche, appena lavate, e la borsa blu a tracolla che si trovava sotto al letto. Erano appena le sette e quaranta ed i cancelli della scuola aprivano alle otto in punto. Mai ero stata così puntuale in tutta la mia vita. O così credevo...
"Buongiorno Charlie" disse mia madre mentre passava per il corridoio con l'aria di uno zombie. E poi mi chiedevano da chi avessi preso la voglia di vivere...
"La colazione è sulla tavola, io mi vado a mettere altri cinque minuti sul letto" aggiunse.
Beata lei. Solo io dovevo svegliarmi presto la mattina. Jade entrava all'asilo alle nove e mia madre non lavorava, mentre solo mio padre mi capiva perché faceva il poliziotto e quindi, con i turni, spesse volte si ritrovava a non chiudere occhio. Scesi al piano di sotto molto lentamente. Non facevo mai colazione perché vedere il cibo di prima mattina mi faceva salire un senso di nausea alla bocca dello stomaco indescrivibile. Guardai con disgusto la spremuta d'arancia e le fette biscottate imburrate. Fortunatamente avevo un cane. 
"Ron... Ron!" lo chiamai silenziosamente per non essere scoperta. I miei me lo avevano regalato a sei anni per Natale ed io gli avevo dato quel nome perché il colore del suo pelo mi ricordava tanto quello dei capelli dell'attore del migliore amico di Harry Potter. Subito uscì dalla cuccia ai piedi delle scale e si mise a correre verso di me con l'intenzione di leccarmi la faccia ma lo fermai giusto in tempo puntandogli le fette biscottate nel piatto. Se le pappò in mezzo secondo. Feci il sacrificio di bere la spremuta tutto d'un colpo. Cavoli se era amara... 
Mi andai a lavare i denti e uscii finalmente di casa. Erano le sette e cinquantatre. Avrei potuto farcela. Tanto la scuola distava minimo due isolati da casa mia. L' autobus non passava mai il primo giorno di scuola, così ero costretta a farmela a piedi anche se non riuscivo a prenderlo in tempo neanche il resto dell'anno. Mentre camminavo con le cuffie nelle orecchie, vedevo il mio riflesso nei vetri delle macchine parcheggiate sul ciglio della strada. Improvvisamente mi fermai. Feci marcia indietro e mi accostai ad una macchina guardandomi. In cima alla mia testa  c'era un capello alzato. Neanche con chili di lacca sarei riuscita a renderlo stizzato in quel modo. Cercai di abbassarlo ma puntualmente si rialzava. Sembrava la scena di un cartone animato.
Nel bel mezzo della mia 'operazione' sentii qualcuno che mi urlava da lontano un frenetico:
"SPOSTATI!!!" 
Mi voltai come a rallentatore mentre il cuore mi saliva in gola. Non potei far altro se non urlare. In quella frazione di secondi riuscii a pensare soltanto "E' finita". Mi ritrovai a terra con un peso addosso. Aprii gli occhi fortemente frastornata. Avevo il sole in pieno viso e non riuscivo a vedere chi ci fosse sopra di me. Sperai con tutto il cuore che fosse una ragazza ma dalla sagoma, ne dubitavo. Spostai la testa cercando di scacciare i raggi del sole dalla faccia e mi ritrovai due occhioni color miele di fronte che mi fissavano mettendomi soggezione. Avevo la sensazione di essere nuda di fronte a quegli specchi. Di fianco, poi, c'era una bicicletta.
"Ma non senti eh?" mi urlò il ragazzo. Aggrottai le sopracciglia e gli rivolsi uno sguardo omicida. I suoi capelli erano di un nero corvino, simile alla pece, e le sue labbra, fino ad ora serrate, si schiusero in una smorfia di rabbia rivolta a me. Era tanto bello quanto maleducato. Sentii il cervello andarmi in pappa e la bocca impastata, di certo il mio incessante batticuore non aiutava le cose. Avevo un gran timore che lo sentisse anche lui. Presi tutto il coraggio che avevo e gli risposi.
"E tu perché usi la bicicletta sul marciapiede e non sulla strada?-chiesi retoricamente cercando di imitare il suo tono di voce.- E poi... sposta la bici dalla mia coscia!" 
"Quella non è la bici, quello è un muscolo involontario, tesoro" 
Lo conoscevo da quattordici secondi e già faceva battutine demenziali? E chi gliela dava la confidenza di chiamarmi 'tesoro'?
Raggruppai tutte le mie forze che avevo per dargli un calcio al suo "muscolo involontario". Purtroppo non centrai il bersaglio ma riuscii lo stesso a libermene. Mi alzai e strusciai le mani contro il tessuto dei jeans per togliere tutti i residui di polvere e di asfalto. Anche lui si alzò da terra. Incominciò a fissarmi da testa a piedi, neanche stesse guardando il matrimonio fra un'elefantessa ed un leone.
"Che c'è vuoi un autografo?" gli chiesi con sguardo di sfida.
"Hai la cerniera dei pantaloni abbassata" rispose indifferente facendo spallucce.
Immediatamente guardai in basso. Purtroppo la sua era una sincerità disarmante. Mentre prendeva la sua bici da terra ne approfittai della situazione per tirar su la rampa dei jeans. Avrei tanto voluto essere invisibile. Ci avrei scommesso un occhio sul fatto che in quel momento le mie guance fossero andate a fuoco. Alzai il posso e vidi che erano le otto in punto.
"Oh No..." sussurrai ormai arresa.
"Che c'è?" chiese lui sbuffando.
Ah bene, il ragazzo è anche molto paziente.
"Per colpa tua ho fatto tardi! Il primo giorno di scuola per di più!"
"Se per questo...-disse avvicinandosi a me e porgendomi il manubrio della bici- è anche il MIO primo giorno di scuola" sorrise inclinando di poco la testa di lato e guardandomi maliziosamente.
Sincera? Lo facevo più grande.

Ci ritrovammo entrambi sulla bici: io avanti e lui dietro. Io pedalavo e lui ammirava il paesaggio.
All'improvviso sentii il suo respiro sul collo: era caldo e... non c'era nulla di rassicurante. Lo sentii ad un soffio dal mio orecchio, lo sfiorò piano con le labbra. Era fin troppo eccitante ma avrebe dovuto smetterla. Chi si credeva di essere? Alzai in fretta un pugno e cercai di stamparglielo sul muso, sembrava una tecnica di Judo. Lo evitò.
"Questa situazione ha un che di perversione, sai?" mi fece notare.
"Taci!" gli urlai. 
Continuò a parlare facendo finta di non aver sentito.
"Beh... tu stai avanti io dietro..." 
Mise delicatamente le sue mani sui miei fianchi. Ero nel calore più totale non sapevo che fare: evitarlo? Scendere dalla bici? Urlare 'al maniaco'? Lasciarlo fare e far finta di niente pur di arrivare a scuola in orario?
Sentii le sue labbra sfiorarmi il collo.
Quando è troppo è troppo.
"La vuoi finire???" gli urlai fermandomi e facendo strusciare la bici.
"D'accordo però calmati tesoro!"
"Tesoro?? Ma da dove te ne esci? Finiscila altrimenti..."
Mi precedette lui.
"Altrimenti te ne scendi e vai da sola a piedi fino a scuola??" 
Sospirai. Con l'affanno a mille, arrivammo di fronte al quel palazzo grigio che non mi era per niente mancato. Notai che non c'era ancora nessuno. Guardai il display del cellulare e, oltre alle chiamate di Funny e ai messaggi di Liam, mi accorsi che erano le otto e quindici. 
Con uno slancio scesi dalla bici e mi diressi correndo verso il cancello lasciando il tizio senzanome da solo.  Mi voltai u'ultima volta in direzione del ragazzo: anche lui mi stava fissando.
Mentre me la davo a gambe per i corridoi della scuola cercando la segreteria, scivolai di striscio ed inciampai. Era la terza volta quella mattina. La caduta aveva lanciato la borsa dall'altra parte del corridoio e tutti i fogli, i quaderni e i libri ne erano venuti fuori. Cercai di restare calma e raccolsi tutto il materiale. Mi rialzai e mi diedi una leggera sistemata per poi entrare in segreteria a ritirare il programma. In quella scuola non c'era niente di più rassicurante del sorriso di Mrs Jenkins. Mi porse gentilmente il foglio.
"Tardi?" mi chiese mentre sistemava delle cartelle.
"Ah non immagina neppure che ho passato stamattina"
"Purtroppo non ti posso facilitare le cose... Come prima ora hai Mr. Davies."
Sudai freddo. Proprio lui no. Di solito quando facevo molto tardi la signorina Jenkins mi accompagnava in classe e si scusava con i professori dicendo che era stata colpa sua perché mi aveva intrattenuta parlando. Ma con il prof di chimica non c'era nessuna scusa. Bell'inizio dell'anno scolastico.

Bussai il più piano possibile. Avrei giurato di aver letto sulla porta "Perdiate ogni speranza a voi che entriate". Bene, ora anche Dante mi mandava maledizioni dall'oltretomba. Sentii un infastidito ed irritato "Avanti" prima di aprire. Tutti gli sguardi puntati su di me non era di certo uno dei benvenuti migliori. Mi ero sempre sentita in soggezione quando qualcuno mi guardava troppo, figuriamoci in quel momento!
"Anderson già il primo giorno?" 
Sentii un calore espandersi lungo le guance. Fortunatamente fra gli sguardi infami dei presenti (incluso quello del prof) trovai quello rassicurante di Niall che mi indicò con la penna il banco vuoto affianco. Almeno avrei avuto qualcuno che mi consolasse. 
"Non va per niente bene! E' molto maleducata a presentarsi a quest'ora, vuol dire che lei un impegno non lo mantiene e..." continuò a parlare e ad alzare il tono di voce sputtanandomi pubblicamente mentre dentro mi sentivo mortificata ed umiliata. L'unica cosa che avrei voluto dirgli era:" Prof il Lei si rivolgeva agli alunni durante l'ottocento" 
Perché i maestri potevano umiliarci mentre noi alunni dovevamo starci zitti e muti altrimenti ci saremo presi un rapporto, o peggio, una sospensione? La vita è ingiusta.
"Ora vatti a sedere. Guarda sono magnanimo, ti risparmio perché siamo all'inizio dell'anno. Ma che non si ripeta mai più!" Colpito e affondato. Mi diressi velocemente verso Niall. Avevo tanta voglia di abbracciarlo ma non potevo. Mi era mancato molto nonostante le uscite estive. Dopo essermi seduta e aver posato la borsa, si avvicinò e mi sussurrò "Beh, almeno ci hai fatto perdere mezz'ora" 
Almeno qualcuno era contento.

Diedi un'altra occhiatina al programma: dopo le devastanti due ore di chimica sarei dovuta andare nell'aula d'informatica, dopodiché altre due ore con letteratura. Finita chimica, io e Niall uscimmo dall'aula per ultimi e vedemmo la professoressa di chimica, un'altra acidona, proprio come la materia che insegnava, con un enorme scollo a V, parlare con Mr. Davies. Il professore era molto impacciato ed arrossiva ogni volta che la siignorina Gane lo guardava negli occhi. Io e Niall incominciammo a darci di gomito e a trattenere le risatine. Ma non ce la facemmo e per evitare altre figuracce incominciammo a correre, con le cartelle che ci segavano le spalle dirigendoci il più lontano possibile dai due maestri che intanto ci guardavano sbigottiti. Svoltato l'angolo ci fermammo e ridemmo come due matti appoggiando le mani sulle ginocchia.
"Io lo dico e lo ripeto: è un infame!" 
"Hai ragione- disse lui rimettendosi dritto- ma come mai così tardi? Che è successo? Vedi che la scusa della sveglia che non suona non me la bevo!" mi minacciò puntandomi un dito contro.
"Niente, ho soltanto incontrato un imbecille che mi ha investita con la bici" risposi soffiandomi sulle unghia.
"Oddio veramente? Ma stai bene? Vuoi che andiamo in infermeria?" chiese il biondino preoccupato.
"No, ho soltanto bisogno di un abbraccio"
"Vieni qui" 
Aprì le sue enormi braccia ed io mi ci buttai a capofitto. Dopo esserci staccati lo guardai negli occhi. Si potevano definire due oceani. Se non avessi distolto lo sguardo finché ne ero in tempo non ne sarei più uscita. 
"Ehy ma Liam e gli altri dove sono?"
La risposta mi arrivò spontanea sentendo qualcuno che urlava il mio nome.
Era la sua voce. Lo vidi. Si, era lui. Non un'allucinazione. Dopo tre mesi finalmente potevo rivederlo correre verso me con le braccia spalancate.
"LIAAAAAAAM!!" 
Gli corsi incontro buttandogli le braccia al collo. Stavo ridendo e piangendo allo stesso tempo mentre lui mi faceva ondeggiare di qua e di là. Per tutta l'estate ci sentivamo solo al telefono, non potevamo vederci perché lui era andato insieme al padre in America, per affari. E a Liam non gli era sfuggita l'opportunità di godersi una bella vacanza negli U.S.A.
"Mi sei mancata!"
"Anche tu." Dopo tre minuti belli e buoni così, ci staccammo e lo guardai per bene. 
"Sei cresciuto! Guarda come ti sei abbronzato e i capelli? Te li sei fatti crescere? Ma i ricci sono naturali? Che balsamo ti hanno messo in America?"
Lui rise soltanto. Quanto era tenero quando lo faceva. Gli occhi gli si chiudevano in due fessure e incominciavano a brillare di un barlume di dolcezza.
"Anche tu sei cresciuta!" 
Sorrisi e lo riabbracciai. Gli abbracci di Liam erano come una droga, non ne potevi fare a meno. La camicia sottile a quadrettoni che indossava mi permetteva di sentire sulla mia pelle i suoi duri addominali. Scostai la testa e vidi Funny. 
"Funny amore mio!" Ed abbracciai anche lei. Un po' in meno rispetto a Liam, visto che ero andata a casa sua un paio di giorni prima.
"E' una condanna non vederti dopo due giorni" disse ridendo. Anche Niall e Liam si abbracciarono forte, dandosi delle pacche sulle spalle. Poi il biondino passò a Funny la quale lo strinse a sua volta. 
"Louis e Harry dove sono?" le chiesi dopo averla abbracciata per l'ennesima volta. La vidi sorridere ma non per me. Cercai di voltarmi ma prima che potessi fare qualunque movimento, sentii delle mani sulla schiena e uno smorzato "ARRRRGH!" di due voci molto familiari. Cacciai un gridolino per lo spavento. Mi voltai e c'erano quei due coglioni, scemo più scemo.
"LOUIS, HARRY!" gli urlai cercando di essere il più seria possibile per richiamarli del brutto tiro ma non ce la feci a non ridere. Prima che me ne accorgessi, Louis ed Harry mi presero per i fianchi e mi sballottolarono per aria. Ridevo come una scema, con degli amici così anche il primo giorno di scuola era una pacchia.
Mi sentivo a casa. Con loro, ovunque andassi, era casa. 
Mi voltai per guardare sull'orologio appeso al muro che ore fossero e vidi lui.
Stropicciai gli occhi credendo fosse un'allucinazione ma niente. Era proprio lui in carne ed ossa.O meglio: in gel e capelli. Maglia bianca, jeans scuri, giubotto di pelle, stivali neri. Aveva una cartella sotto l'ascella e sulla spalla una borsa a tracolla blu e bianca. 
"Tu??" urlai imbestialita dall'altro capo del corridoio avvicinandomi a lui e puntandogli il dito contro. Solo Louis si accorse del mio grido, infatti, si voltò e richiamò l'attenzione di Liam. 
"Io?" disse lui indicandosi come se avesse capito male. 
Anche gli altri si accorsero di quello che stavo per fare. Mi veniva voglia di picchiarlo ed era quello che stavo per fare.
"Vieni qui brutto..."
"Ah no! Proprio brutto no!" si difese lui avvicinandosi.
"Charli fermati!!!" urlò Louis strattonandomi il braccio prima che potessi dargli un pugno.
Ormai tutti gli alunni del corridoio ci stavano fissando.
Poco interessava, dovevo fargliela pagare.
"Lasciami Louis! Laciami!"
Cercai di divincolarmi in tutti i modi ma nulla. 
"Charlie ma che succede? Calmati!" disse Liam. 
"Fammi indovinare... per caso è l'imbecille che ti ha investito con la moto?" s'intromise Niall fra noi due.
"Era una bici- affermò il bastardo- ma ovviamente la signorina avrà esagerato nella descrizione degli eventi. Spero che non gli abbia detto anche che ho cercato di far-"
"Zitto!" gli gridai in piena faccia per la vergogna. Quel ragazzo avrebbe rovinato la mia reputazione.
"Non ti arrabbiare altrimenti mi ecciti" sussurrò lui mordendosi un labbro. Una sensazion stranissima si fece largo alla bocca dello stomaco. Era strana ma anche piacevole. Socchiusi le palpebre per lanciargli uno sguardo che dubito se ne sarebbe mai scordato.
"Cosa diamine le hai fatto, Zayn??" gridò Liam.
"Chi è Zayn?" chiesi io.
"Lui." indicò il bastardo.
"Lo conosci?" sussurrai incredula con un fil di voce.
"Si, era nell'aula di geometria con me, Louis ed Harry."
"Che cosa???"

 
                                                          
 
"La rabbia di una donna è direttamente proporzionale all'ampiezza della sua risposta.
Più la risposta è breve, più è incazzata.
"



 








 
 




 



(Lo sguardo omicida di Charlie Lol AHAHAHAH)


  

(Zayn ed il suo labbro Lol) 








EHYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY vi prego vi prego se l'avete letta recensita vi preeeeego :'''(((( Ovviamente la storia non è ancora predefinita, andando avanti diventerà sempre più interessante non vi preoccupate <3 
Spero la leggiate in tanti e non vi preoccupate se me lo chiedete aggiorno prima la storia (di solito ogni mio aggiornamento arriva dopo un mese ahhaha xD) Ma povera Charlie, meno male che è il suo primo giorno di scuola non voglio pensare a cosa succederà dopo... una catastrofe! AHAHHAHA Ciao amorii <3
Ne approfitto per fare anche gli auguri al mio altro amore Harry <3 Buon Compleanno <3
La vostra imbranata autrice: 
Lia_1D69 

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Capitolo 3
*** A cena dai vicini ***


 

A cena dai vicini

Coincidenze.
Non ho mai creduto alle coincidenze. Ho sempre pensato che la vita fosse una questione di fatalità. Se una cosa doveva accadere accadeva, inevitabilmente. Nessuno è padrone del proprio destino. In quel momento, però, avrei tanto voluto sapere dove abitasse quel cazzone che scriveva il mio di destino.
Ero appena tornata a casa dal mio "entusiasmante" primo giorno di scuola. Mia madre mi diede un bacio urlando festosamente un "Ben tornata! Com' è andata a scuola?". Le risparmiai la storia del ragazzo maleducato che mi aveva letteralmente investita con una bicicletta regalandole un finto sorriso e rispondendole un "Bene". Mentre salivo su per le scale trascinando la mia borsa con molta nonchalance mia madre mi richiamò con la sua volce squillante ma allo stesso tempo dolce. 
"Oh Charlie! Ho conosciuto la nuova vicina. Ha una famiglia davvero molto graziosa. Ci ha invitate a cenare a casa sua stasera. Il marito lavorerà stasera e anche tuo padre, per Jade ho chiamato la tata, quindi andremo soltanto tu ed io, okay?".
Wow. Proprio quel che mi ci voleva per concludere una giornata con i fiocchi: una cena con perfetti sconosciuti che sarebbero rimasti a criticare gli orrori della gioventù d'oggi per tutta la serata. Purtroppo quella di mia madre era più un ordine che una richiesta. Chiusa in stanza non potei fare nient'altro che buttarmi sul letto sbuffando. Mandai un messaggio a Funny. 
"Oggi giornataccia"
"Non dirlo a me... Ehy comunque hai ottime scelte in quanto a ragazzi ;)"
Grandioso ora anche la mia migliore amica mi ricordava di Zayn.

Era sera ed io non avevo la minima voglia di vestirmi e di andare a quella stupida cena. Mia madre mi chiamò più e più volte ma io non le rispondevo. Quando sentii che stava salendo le scale subito mi precipitai a vestirmi. Misi una camicia bianca e un paio di pantaloni attillati a vita alta, grigi con una fantasia floreale scura sopra. Poi infilai le cuffie dell'i-pod facendo finta di ascoltare la musica. Mia madre a quel punto aprì la porta come una furia.
"Charlie porca miseria ti ho det- ah scusami stavi ascoltando la musica?" Piano riuscito.
"Sì, mi volevi?"
"Dobbiamo andare, tu sei pronta?" 
"Si devo mettere soltanto delle scarpe."
Ero indecisa se i dossare i tacchi o le scarpe da ginnastica. Sotto quel completo sarebbero dovute andare le decolté nere. Così scelsi di calzare quelle anche se non ero molto esperta a camminare con quei trampoli, anzi, ero alle prime armi. Prima di uscire di casa salutai con un bacio sulla guancia Tata Mary, una grossa signora di pelle scura che ormai era diventata di famiglia tanto era il tempo che trascorrevamo assieme. E quella sera avrebbe dovuto intrattenere quella peste di Jade. Mia madre e Tata Mary mi tirarono per le orecchie proprio mentre stavo per varcare la soglia della porta.
"Signorina e il giubbotto?" intervenne mia madre col consenso di Tata Mary.
"Mamma... sul serio?"
Era la casa affianco, mica il polo Nord? Per evitare discussioni, presi la giacca nera dall'attaccapanni e la infilai. Uscite di casa mi diede un recipiente di plastica contenente la sua classica torta di mele, si sentiva dal buon profumo che sprigionava. Era ricoperta da una di quelle classiche delicate carte da pasticceria color verde pastello. Bussammo alla porta e ci venne ad aprire una signora sulla quarantina forse un po' più anziana di mia madre, non che lei lo fosse per carità! Mi guardò sorridendo dolcemente proprio come fanno tutte le mamme.
"E così tu devi essere Jade?" disse con voce altrettanto calma e sincera. Mi misi a ridere. A quanto pare mia madre si era scordata di descrivere per bene le sue figlie.
"No Jade è mia sorella, io sono Charlie piacere" risposi tendendole la mano e ricambiandole il sorriso. Lei me la strinse con un po' di euforia.
"Scusami confondo sempre i nomi. Io sono Patricia ma puoi chiamarmi Trisha... Prego, prego, entrate!" disse lei aprendo di più la porta. Salutò meglio mia madre ed io un po' imbarazzata, e con ancora la torta in mano, mi incamminai verso quella che doveva essere la sala da pranzo. Sentii una voce maschile che man mano si avvicinava alla stanza, probabilmente stava parlando a telefono. Mia madre e la vicina si erano fermate a parlare di ricette culinarie vicino al porticato. La voce si faceva sempre più vicina fin quando non vidi un ragazzo di fronte a me.
"Sai, Liam... credo che stasera non uscirò" disse soltanto staccando la chiamata al cellulare. 
La vita è tutta una sorpresa.
"Tu?" lo urlai quasi.
"Che diamine ci fai qui?" mi precedette lui abbassando il tono, forse per non farsi sentire.
"Caso mai tu! Io son venuta per la cena!"
"Questa è casa mia!" sbottò avvicinandosi a me a poggiando il telefono sulla tavola già bella imbandita.
Mi guardai attorno e vidi alcune fotografie incorniciate attaccate al muro. Tutte raffiguravano quel bastardo con Trisha ma in più c'erano anche  altre persone, tutte donne, probabilmente le figlie della vicina. Di scatto mi voltai con l'affanno per la figuraccia e l'imbarazzo che stavo provando ritrovandomi i suoi occhi più vicini.
"Tu... tu... s-sei... il figlio di Patricia????"
"E chi se non altrimenti, il cugino?"
Ah.ah.ah. Che sarcasmo di merda.
D'improvviso, come un flashback, mi apparsero come un treno di ricordi le immagini della sera precedente in cui avevo visto una macchina scura parcheggiarsi di fronte al vialetto della casa affianco e da cui ne erano uscite tante persone. Ora si collegava tutto. Lui era quel ragazzo incappucciato che avevo notato fra la massa. Ora sì che rimpiangevo Mrs. Smith. Io e il bastardo stavamo continuando a fissarci in cagnesco, fino a che Patricia entrò accompagnata da mia madre. Subito, come se avessimo preso una scossa, ci allontanammo l'uno dall'altra prima che le due donne potessero fare il loro ingresso.
"Allora vi siete conosciuti a quanto vedo, eh? Charlie, ti presento mio figlio, Zayn. Zayn, questa è la bellissima Charlie" disse Trisha mettendo un braccio attorno alla vita di Zayn e alzandosi sulle punte per lasciargli un bacio materno sula guancia. Arrossi di botto quando fui appellata al sostantivo di bellissima, nessuno, a parte la mia famiglia, lo diceva con tanta sincerità e trasparenza. Ad interrompere quel momento di imbarazzo fu proprio la guastafeste, per così dire, di mia madre.
"Trisha... ma è identico a tuo marito, è la fotocopia!" Continuarono a parlare sulla somiglianza dei figli coi genitori per non so quanto. All'improvviso da dietro la porta sbucò una testolina scura con due occhietti vispi vispi. E vederla sembrava un bambina di circa sette anni. Si avvicinò alla madre e la tirò per la maglia, nascondendosi dietro di lei. Trisha subito la prese in braccio e me la presentò.
"Questa è Safaa la più piccola della famiglia. Salutala tesoro, si chiama Charlie, è la tua nuova vicina". Le strinsi la mano e le sorrisi dolcemente ma lei di tutta risposta nascose il suo tenero visino sulla spalla della mamma. Dopo poco ci mettemmo tutti quanti a tavola. Indovinate un po' chi c'avevo affianco? Sì, quella sottospecie di microcefalo ritardato. Mi madre e Trisha invece chiacchieravano allegramente sedute una accanto all'altra di fronte a me. Safaa, come se fosse stata la più grande, a capotavola. Nel bel mezzo della pasta, dalle scale si sentirono de rumori, dopodiché scese una ragazzina sui 13 anni, vestita un po' troppo trasgressiva per la sua età. Quando di questo piccolo particolare se ne accorse anche Trisha, si alzò e le andò incontro.
"E tu dove vai conciata così?" la richiamò mettendosi le braccia sui fianchi.
"Ad una festa. Ma' non rompere!"
Purtroppo la discussione era alquanto udibile e si stava creando una situazione imbarazzante. 
"Non vedi che abbiamo ospiti! Sii più educata Waliyha!"
In quella casa avevano i nomi uno più strano dell'altro.
"Mi hai rotto i coglioni!"
Minuto di silenzio.
"Vai.in.camera.tua."
"No mamma io-"
"VAIII!!!"
Waliyha corse per le scale piangendo. Sembrava una scena tagliata de Una Mamma Per Amica. Patricia si avvicinò alla tavola scoraggiata, sotto lo sguardo di tutti.
"Scusate io.."
"Non lo dire nemmeno! Capita Patricia sono giovani, non ti dico che combinava Charlie a 12 anni!" intervenne mia madre. Sull'ultimo le lanciai uno sguardo di fuoco. Io ero un angelo a 12 anni. Non aprii bocca perché probabilmente l'aveva detto per consolarla.
Zayn intanto si pulì velocemente la bocca con un tovagliolo e si alzò rumorosamente facendo strusciare la sedia sul pavimento.
"Vado a parlarle." comunicò a tutti. Sembrava più un avvertimento. Non so quale Santo, o quale diavolo, mi spinse a fermare Zayn. Gli mantenni il braccio e dopo essermi alzata gli dissi:
"Vado io. Ci vuole una ragazza." 
E salii le scale pronta per passare una lunga chiacchierata con quella che era la sorella trasgressiva del mio nemico.

Bussai un po' timorosa alla porta. 
"Vai via!"
Bene. Come inizio non era male. E ora che le dicevo? No, sai, sono la tua nuova vicina che non hai mai visto in tutta la tua vita, mi apri?
Ma chi me l'aveva fatto fare?
"Non sono tua madre... sono..."
La porta si aprì. Mmh, più facile del previsto.
"Chi sei?" quella che mi si presentò davanti non era nessun'altra se non un'adolescente in preda ad una crisi di autostima. Tutto il trucco attorno agli occhi le era colato, sicuramente per le lacrime versate sul cuscino. Tirò su col naso.
"Bhe tecnicamente, sarei la tua nuova vicina.." Non finii nella mia descrizione che lei mi stava chiudendo la porta in faccia. La bloccai con un piede.
"Mi fai entrare?"
A volte Dio ti ascolta.
Entrai e mi sedetti sul letto, seguita a ruota da Wa.. Wary.. Waly... 
"Io mi chiamo Charlie e tu?"
"Waliyha." disse asciugandosi col dorso della mano tutto il trucco bagnato sotto gli occhi.
"Bel nome" 
"Non è vero, è una merda."
"Non è poi così male, io ho il nome di un cane! Almeno il tuo è originale" 
Riuscii a strapparle una risata.
"Vuoi raccontarmi un po' che è successo? A volte parlarne con uno sconosciuto, oppure con una persona che non si trova pienamente nella faccenda beh.. aiuta"
"D'accordo."
Si spostò verso di me e si sedette meglio sul materasso. 
"C'è questo ragazzo.."
"Ah gli uomini... Dio se li poteva risparmiare!" la interruppi guardando verso l'alto. Rise ancora. 
"Vai continua.."
"Si chiama Noah e... mi piace. Per un po' credevo anche io che gli piacevo. Poi stasera c'era questa a casa sua io mi stavo vestendo, però la mia migliore amica mi ha chiamata sul cellulare e mi ha detto che si stava baciando con Ellie e.. e.." scoppiò in lacrime. L'abbracciai di slancio e lei mi strinse. Mi strinse come fanno i bambini di sei anni con il loro pupazzo preferito per non aver paura durante la notte. 
Quando si calmò riprese a parlare. 
"Così ho deciso di vestirmi da puttana, proprio come Ellie..."
"Tesoro, numero uno... i maschi sono dei bastardi. A quest'età poi pensano solo a due cose. Anzi tre... E questo fino ai 19 anni poi si renderanno conto che tette e culo non contano nulla. Se questa... Lola-"
"Ellie." mi corresse sorridendo lei.
"Ellie... è una troia non vuol dire che lo devi essere anche tu. Ok? Devi essere sempre te stessa e vedrai che ti apprezzeranno in futuro per la tua sincerità"
"Sì ma... che faccio con Noah... a me piace"
"Con Noah... Potresti vendicarti" 
"Uuuh mi piace!" 
E ci mettemmo a ridere. Scherzammo per qualche minuto e ridemmo come delle pazze.
"Va meglio ora?" le chiesi alla fine.
"Sì, grazie Charlie."
Dopo avermi abbracciata, uscii dalla stanza salutandola per l'ultima volta con la mano. 
Fuori dalla camera mi aspettavano altri guai. Neanche il tempo di riflettere che mi ritrovai incatenata con le spalle al muro. Focalizzai il soggetto che avevo di fronte. 
"Ci sai fare con gli adolescenti.." sussurrò guardandomi negli occhi. La sua voce era così rauca. Provai tanti brividi lungo la schiena. I peli sulle braccia mi si rizzarono. I polsi mi bruciavano per il suo tocco. Faceva male. 
"Lasciami." sussurrai freddo, cercando di mantenere la calma.
"Mai."
Le sue labbra si stavano avvicinando. Io ero incatenata, immobilizzata. Ma, a mio sorpresa, puntarono da un'altra parte. Si poggiarono sul collo. Ansimai. Lasciò i miei polsi,e fece scivolare le mani lungo i fianchi. 
"Ah, Charlie.." era la voce di Waliyha. Mi ripresi da quello stato e spinsi Zayn prima che la sorella potesse aprire la porta. 
"Dimmi Waliyha"
"E' successo qualcosa..? Zayn che.. che stavate facendo?" ci guardò sospettosi.
"Nulla, stavamo parlando." rispose lui con la calma di un bradipo. 
"D'accordo. Charlie ti volevo chiedere se lunedì mi potevi accompagnare a fare shopping, devo prendermi un vestito per Halloween."
"Di già?" chiesi ancora affannata.
"Certo, ne ho visto uno carinissimo e poi ci sono i Saldi!"
"Va bene tesoro, ora vai a letto."
"Ciao Charlie" mi diede un bacio sulla guancia e si rintanò nella stanza.
"Non mi ha cagato di striscio" sussurrò pensieroso Zayn al mio lato. Risi.
"Il problema dell'essere un antipatico di prima categoria.."

"Grazie mille Charlie, sei un tesoro!" esclamò ancora, per l'ennesima volta Patricia sull'uscio della porta.
"Di nulla è stato un piacere! Ciao!!!"
Uscii di casa. Mia madre se n'era già andata poiché si era fatto tardi e la tata non poteva rimanere per troppo tempo. Riflettei su quello che era successo. Zayn. Perché non l'avevo fermato? Perché non gli avevo dato un calcio nei 'gioielli'? 
La vita è strana. 
***



"Il miglior modo per sbollire la rabbia è parlarne."


    


Raga questo capitolo è stato un vero e proprio parto. Dio mio non veniva mai HAHAHA ma ce l'ho fatta!!!
Come vi sembra?? Ah ci sarà il capitolo di Halloween credo fra un paio di capitoli... non ve lo perdete ASSOLUTISSIMAMENTE sarà spassosissimo... recensite!!! Vi prego vi prego vi prego!!! Accetto critiche benché siano costruttive e NON offensive. Grazie <3 <3 
La vostra imbranata autrice:
Liabel_swag1D
Ps: ho cambiato Nick, vi piace? 
 

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