Help me. Save me. Love me.

di Ranyadel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** calma. calma. calma! ***
Capitolo 3: *** Vado a compiere uno Zaynicidio. ***
Capitolo 4: *** è inutile. ***
Capitolo 5: *** lacrime ***
Capitolo 6: *** fake a smile and go on ***
Capitolo 7: *** Solo per lei. ***
Capitolo 8: *** Mi ami? ***
Capitolo 9: *** Frittelle ***
Capitolo 10: *** ali d'argento ***
Capitolo 11: *** Festa a tema ***
Capitolo 12: *** cioccolato ***
Capitolo 13: *** help me ***
Capitolo 14: *** save me. ***
Capitolo 15: *** due mesi dopo ***
Capitolo 16: *** in vino veritas ***
Capitolo 17: *** preparativi ***
Capitolo 18: *** Chiara ***
Capitolo 19: *** Tagli ***
Capitolo 20: *** polvere. ***
Capitolo 21: *** Depressione ***
Capitolo 22: *** NON E' UN CAPITOLO ***
Capitolo 23: *** Medaglia d'agento ***



Capitolo 1
*** prologo ***


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Prologo

Mi chiamo Hope e ho diciotto anni. Cioè, in realtà non mi chiamo Hope. È il nickname che ho deciso per il programma di cui faccio parte. È complicato. Ho sempre avuto problemi mentali. Sono bipolare, nel senso migliore che può avere questa parola: non sono una pazza violenta omicida, sono solo una ragazza con repentini cambi d' umore insensati che mi portano a lunghi periodi di depressione. Non so nemmeno se posso essere definita bipolare. Ho passato un sacco di tempo dallo strizzacervelli. Sono in terapia da undici anni, potete capire la mia depressione. Fino a che la mia analista non mi ha detto che ho vinto un concorso di non so cosa che mi avrebbe portato a vivere per un anno in una villa enorme ad un passo dal mare. Ero entusiasta. Staccare un anno da tutti i problemi e dalla scuola: il sogno di ogni teenager. C'erano solo due condizioni: avrei dovuto familiarizzare con gli altri vincitori e avrei dovuto usare un altro nome. Mi sembrava carino Hope. Due giorni fa mi sono ritrovata con un gruppo su whatsapp: otto partecipanti, di cui uno era la mia analista. Gruppo senza nome, solo un ":)". Che fantasia, eh? Fatto sta che Elsa - la strizzacervelli - si era tolta dopo un messaggio: "ciao a tutti! Siete i vincitori del concorso! Come sapete, per ora tutti voi avete falsi nomi. Potrete decidere di presentarvi una volta arrivati nella villa che vi ospiterà per un anno intero. Ho pensato che sarebbe stato meglio presentarvi prima qui. Detto questo, vi lascio da soli. Verrò a farvi visita una volta ogni mese. Buona fortuna!!"
* * *
Quando si era tolta dal gruppo, un certo Tom aveva iniziato a scrivere: "hey :))"
E poi a raffica. C'erano sette nomi: Hope, Felicity, Tom, Dream, Elfolletto97, Infinity e ZJM. 
Elfolletto 97: "Sono l'unico con un nome ridicolo??"
ZJM: "mi sa proprio di sì ahah :))"
Tom: "Ma se ci presentiamo adesso? Tanto non ci controlla nessuno e non me la sento di chiamarti elfolletto -.-" 
Felicity: "fate come volete, tanto qui o lì non cambia."
Elfolletto 97: "per fortuna. Mi chiamo Niall Horan, piacere ahah :))"
Tom: "Louis Tomlinson :)"
ZJM: "Zayn Jawaad Malik."
Dream: "Non lo saprete mai ahah"
Hope: "Mi associo!"
Felicity: "Idem!"
Louis: "ma daiiiii per favore!!!!"
Infinity: "Ahahahahahah"
Zayn: "ma almeno una foto? Tutti quanti però???? Tanto non si può girare per casa con un sacchetto in testa!!" 
Felicity: "ok, una foto ve la concedo u.u ahahahah ;)"
Così dicendo, tutti avevano inviato la foto migliore. Hope stava scrutando tutti i visi per cercare di ricordarseli. Zayn sembrava straniero, aveva la pelle ambrata come caramello. Niall, beh, si era capito perché si era chiamato elfolletto: capelli sparati biondissimi e occhi azzurri, sembrava proprio un folletto. Louis... Hope si ritrovò a bocca aperta. Occhi color ghiaccio, con i capelli mori leggermente mossi. Era stupendo. 
Hope: "*-* per caso siete dei modelli?"
Louis: "stavo per chiedertelo :)"
Hope: "Io? Modella? Aspetta che guardo se ho inviato una mia foto :))"
Zayn: "Avete la chat privata sapete? Ahahah ;)"
Felicity: "Molto simpatico -.- ahah"
Zayn: "Solo per te dolcezza"
Felicity: "Non. Chiamarmi. Dolcezza."
Zayn: "Ok, bambola."
Felicity: "-.-"
Louis: "Ahahahahah"
E erano arrivati fino a quel giorno. Era un peccato che in aereo non potesse tenere il Wi-Fi acceso, le sarebbe piaciuto continuare a chattare con loro. Tanto sarebbe atterrata a minuti. Decise di occupare il tempo ascoltando musica. La prima canzone che gli venne alla mano fu 7 things, di Miley Cyrus. Le piaceva. Si ritrovò a canticchiarla senza farci caso. Passarono una decina di minuti prima che uscisse dal velivolo. Subito accese il telefono. "Cosa ho fatto di male?" Si chiese. 176 messaggi. Tutti sul gruppo :). Li scorse brevemente prima di arrendersi. "Ma non avete niente di meglio da fare che intasare il cellulare di una malcapitata che va in aereo?!?"
Louis: "ahahah scusa ;))"
Niall: : "sorry dove sei?"
Hope: " Sono appena arrivata. Fra un'ora al massimo sono lì."
Louis: "Niall ti conviene sbrigarti ahahah"
Hope: "Mi sono persa qualcosa????"
Zayn: "chi arriva ultimo paga la pizza a tutti!!!!"
Felicity: "ma non valeeee io sono partita da poco!!!"
Niall: "pensa me che sto ancora caricando i bagagli!!!"
Louis: "Ahahahahah Hope noi non rischiamo io sono appena arrivato all'aereoporto! Niall portati dietro i contanti ti serviranno!!!!" 
Niall: "Mooolto simpatico!!!! -.-"
Louis: "Ahahahahahahahah :)"
Dream: "Consolati sono ancora a casa mia non parte la macchina -.-"
Hope si mise a ridere da sola mentre una macchina si fermava di fianco a lei. "Un passaggio, dolcezza?" Chiese un ragazzo affacciandosi dal finestrino. "Zayn, cosí la spaventi!!!" Disse una voce dietro il primo. "In effetti. Dovresti essere Hope, vero??" Chiese lui, rivolgendosi alla ragazza. "Ciao Zayn! Non ti fai sentire sul gruppo?" Chiese Hope sorridente. "Naah. Se avessi letto i primi messaggi avresti saputo che sono in compagnia." Rispose lui con un mezzo sorriso irresistibile. "Ah, davvero?" Chiese Hope. Zayn si spostò per mostrare la persona dietro di lui. "Ciao Hope." Disse solo Louis con un sorriso smagliante. Hope si ritrovò a fissarlo. Era perfetto. Accennò un saluto, cercando di non apparire imbambolata. "Non c'è dubbio. Siete entrambi dei modelli." Disse poi sicura. Entrambi si misero a ridere. "Non penso proprio. Vuoi un passaggio?" Ripeté Louis. Hope annuì sorridendo. "Aspetta, ti aiuto a caricare." Si offrì Louis, scendendo dall'auto. Lei accettò di buon grado. Quando le passò di fianco, ebbe modo di osservarlo meglio. Era alto e robusto, con un accenno di barba sul viso e occhi da urlo. Altro che modello, era un Dio Greco. Finalmente salirono  in macchina, dove ad attendere Hope c'era un'altra sorpresa. 

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Capitolo 2
*** calma. calma. calma! ***


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Calma. Calma. Calma!

 

“Hey Hope! Anche tu hai trovato un passaggio, vedo!” esclamò Felicity con un gran sorriso. “Ma vi siete dati appuntamento? Adesso spunta Niall dal bagagliaio?” chiese Hope ridendo. I tre risero a loro volta. “No, nel bagagliaio non c’è nessuno. Solo una tonnellata di valigie, borse, borsette e pacchettini, di cui due terzi sono di Felicity.” Disse Louis. “Ho le mie esigenze!” esclamò Felicity sporgendo il labbro all’infuori. Hope ridacchiò. Felicity le stava particolarmente simpatica: era solare e divertente. Si ritrovò ad osservarla senza pensarci troppo: aveva un caschetto biondo chiarissimo e corto, sembrava bianco da tanto era chiaro. Era attraversato da molte ciocche color verde acqua, che si intonavano perfettamente con gli occhi azzurri striati di verde. Era lo stesso identico colore. Indossava una maglietta con una spalla abbassata rigorosamente verde acqua sopra la canotta bianca e degli shorts di jeans, il tutto completato da delle zeppe sempre verde acqua, la borsa bianca e verde acqua scozzese, gli orecchini ad anello bianchi e le unghie verde acqua. “Che fantasia di colori.” Commentò poi. Felicity ridacchiò. “Ho sempre adorato questo abbinamento. Volevo presentarmi a voi per come sono veramente.” Disse poi. Hope sorrise prima di notare un particolare: Felicity era anoressica. Rimase basita. Nella foto non si notava così tanto. “Sei viva?” chiese Felicity schioccandole le dita davanti agli occhi. Hope si riscosse. “Sì, sì, scusa.”

“Non te l’aspettavi, eh?”

“Cosa?”

“Anoressia.”

“No… a dire il vero no.”

“Tranquilla, non sono una di quelle che si vedono grasse e arrivano a essere pelle e ossa. È un problema mio…”

“Ti capisco.”

“Non credo. A meno che tu non abbia provato quello che ho provato io.”

“Beh, nemmeno io sono una normalissima ragazza. Ve lo dico in anticipo prima che mi mandiate in un manicomio: sono bipolare.”

“Oh.” Sussurrò Felicity. “Non sembri.” Disse invece Louis. “È per tutto quello che prendo. In poche parole mi hanno imbottita di farmaci da quando sono nata.”

“Mi dispiace.” Disse Felicity stringendole una mano. “Nessun problema. Sarebbe stato preoccupante se fossi stata una pazza assassina, ma sono solo una depressa.” Sussurrò intristita Hope. “Hey, non pensiamoci adesso, altrimenti quando arriva Niall ci vede con dei musi lunghi fino a terra. Pensate questo: stasera pizza gratis!!” esclamò Zayn senza distogliere lo sguardo dalla strada. “Nessuno resiste al fascino di una pizza.” Rispose Felicity sorridendo. “Mancano due chilometri, dolcezza.” Disse Zayn. “Ti ho detto di non chiamarmi dolcezza! Ma tu no, continui!” esclamò Felicity ridendo. Hope si ricordò una cosa. “Ma tu mica avevi detto che eri appena partita?” chiese rivolta a Felicity. “Certo. Era per disorientarvi.” Rispose Felicity ridacchiando. “Niente male. Uno a zero per lei.” Disse Zayn. Felicity sorrise soddisfatta. “Dubbio atroce. Se l’hai fatto tu chi lo impedisce a Niall, Dream e Infinity?” chiese Louis. I quattro sgranarono gli occhi, allarmati. “Vai più veloce, Zayn!! Non voglio pagare io per tutti!” esclamò Felicity ridendo.

* * *

Tempo stimato per raggiungere la villa: cinque minuti. Tempo realmente impiegato: due minuti. La macchina sembrava volare sull’asfalto. “Rallenta! Ci fermano!” esclamava Louis aggrappato al sedile e bianco in volto. Felicity e Hope erano terrorizzate. “Quando mai ti ho detto di andare più veloce!” urlò Felicity. “Zayn, rallenta immediatamente!” esclamò Hope. “Siamo arrivati, tranquille!” disse lui ridacchiando e inchiodando. I quattro vennero sbalzati in avanti, trattenuti solo dalle cinture di sicurezza. “Questa me la paghi, ma tanto tanto cara. Hai capito?” chiese Felicity con un filo di voce e gli occhi come due braci. Zayn sorrise. “Mi farò perdonare in qualche modo. Ora però entriamo.” Disse poi. I quattro uscirono dall’auto nera, osservando a bocca aperta la villa davanti a loro. “È così bianca che mi servono gli occhiali da sole.” Commentò Hope, prendendo i Ray-ban rosa fluo che usava come cerchietto e inforcandoli. Felicity ridacchiò. “Dai, entriamo. Poi pensiamo ai bagagli. Così scongiuriamo l’evento paga-pizza-a-tutti.” Suggerì Louis. Zayn aprì la porta bianca immacolata e rimase di sasso. “Ben arrivati, ultimi arrivati!” dissero Niall e Dream in coro. Infinity se la rideva. “Nooo. Non è possibile!!!” esclamò Hope battendo un piede a terra. La zeppa alta attutì il rumore. “Dobbiamo giostrarcela. Chi entra?” chiese Zayn. Felicity non rispose e fece finta, al rallentatore, di superare la porta, imitando la musica dei film rallenty. “Eh no, cara! Torna qui!” esclamò Zayn prendendola per i fianchi e sollevandola senza fatica. “Lasciami!” urlò lei ridendo e dibattendosi. Zayn perse l’equilibrio e entrambi superarono la porta. “Ops.” Sussurrò Felicity. Hope la guardò malissimo prima di mettersi a ridere. “Vai prima tu.” Le disse Louis. “No, non preoccuparti. Entra, pago io per tutti.” Ribatté Hope. “Se entriamo insieme?”

“Ok, mi sembra sensato.”

“Al tre, allora.”

“Uno…”

“Due…”

“Tre!” Hope superò la porta con un piccolo balzo, prima di accorgersi che Louis era ancora fermo sulla soglia. “Animo nobile ma bugiardo.” Fece notare Dream. “Avevamo detto insieme!” esclamò Hope sentendo un improvviso e esagerato attacco di rabbia. Frugò in fretta e furia nella sua borsa fino a trovare il contenitore che cercava. Lo aprì e ingoiò una delle pastiglie che conteneva. “Ma guarda te se devo prendere questo coso terribile perché volevi pagare una pizza!” disse poi. Louis entrò chiudendosi dietro la porta. “Cos’è?” chiese Niall. “Una specie di sedativo istantaneo per gli sbalzi violenti d’umore. Me l’ha consigliato Elsa.” Rispose con noncuranza.

* * *

POV Louis

Louis era incapace di pensare lucidamente. Da quando Hope era entrata in macchina aveva perso il controllo. Era bellissima. I capelli corvini le ricadevano in morbide onde attorno al viso, lucenti e perfettamente ordinati. Le punte erano colorate di rosa come se fosse una pop-star. Il viso affilato era niveo e gli occhi sembravano ametiste incastonate in esso. Erano magnetici e grandi, circondati da lunghe ciglia folte e nere. Le labbra carnose sbucavano sotto il naso a punta. Era un incanto. Le zeppe la rendevano ancora più alta di quanto non fosse in realtà, ma anche così gli arrivava all’altezza della fronte. Louis era rapito anche dal suo coraggio: il coraggio con cui aveva parlato loro di essere malata, il coraggio di cercare di essere una ragazza normale nonostante i suoi problemi. Non poteva esistere veramente.

Venne riscosso dalle parole di Zayn: “Louis? Ci sei, amico?” chiedeva. “Terra chiama Louis!” diceva con voce robotica Niall. “Niall avere fame!” aggiunse poi. Hope ridacchiò. “Sono le cinque!” esclamò stupita. “Hope, ti avverto che Niall è un pozzo senza fondo. Insaziabile.” Sussurrò Zayn. “Eh, già. Ne sappiamo qualcosa, vero?” chiese Louis. “Nel senso che…?” stavolta era stata Felicity a parlare. “Nel senso che ci conosciamo da anni e anni e ogni volta avevamo paura a uscire a mangiare con lui.” Rispose Zayn sorridendo. Si scatenò una risata generale. “Andiamo a prendere i bagagli, che è meglio.” Esclamò Hope. Louis se la vide sfilare di fianco come una modella. “Ah, comunque ci dividiamo il conto.” Disse lei indicandolo. “Non se ne parla nemmeno! Ho perso leal… ho perso io!” esclamò Louis. “E allora? Mi hai fregato!” rispose Hope. “E dai, per favore!” disse Louis sporgendo il labbro all’infuori.

* * *

POV Hope

Eh no, adesso stava giocando proprio sporco. Hope non poteva opporsi davanti a quella faccia da cucciolo che era apparsa sul viso di Louis. La guardava col labbro inferiore sporgente e occhi imploranti. Era irresistibile. Perse l’uso della parola. Iniziò a ripetersi mentalmente delle frasi: Hope, stai calmina, non puoi stare qui a sbavare davanti a lui, quindi chiudi la bocca che sennò fai il lago di Como sotto i tuoi piedi,  cancella quella faccia da ebete, ricorda che non devi farti le storielle mentali tenerose, calma calma calma….

Dopo un minuto buono, si arrese. Era troppo tenero. “La passi solo questa volta, chiaro?” lo ammonì. Louis sorrise smagliante, mostrando i denti bianchissimi. Da sciogliersi in quel preciso istante. Hope distolse a malincuore lo sguardo e si diresse verso l’auto di Zayn, aprendo il bagagliaio e iniziando a scaricare.

Venti minuti dopo, portò la sua ultima valigia in quella che sarebbe stata la sua camera per un anno intero. “Stanza dolce stanza.” Si disse sconsolata osservando la monotonia della camera. “Urge rinnovo.” Decise poi prima di iniziare a disfare la valigia più grande.

 

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Capitolo 3
*** Vado a compiere uno Zaynicidio. ***


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“Vado a compiere uno Zaynicidio.”

 

Hope chiuse le ante dell’armadio, sbuffando. Ma quanti bagagli si era portata?!? Ci aveva messo un’eternità a disfarli tutti. Sentì bussare alla porta. “Aperto.” Disse solo. Louis aprì la porta e la richiuse dietro di sé. “Come va?” chiese con un sorriso. “Faticosamente bene.” Rispose lei cercando di mettere la valigia sopra l’armadio. Si alzò sulle punte, ma non riusciva ad arrivarci. “Aspetta, faccio io.” Le disse Louis affiancandosi a lei e prendendole delicatamente la valigia dalle mani per poi spingerla verso l'alto, fin contro il muro. “Grazie.” Disse Hope sdraiandosi sul letto, col le braccia aperte a croce e lo sguardo sul soffitto. I capelli formavano un’aureola nera attorno al suo viso. “Come vuoi la pizza?” chiese Louis porgendole un volantino della pizzeria. “Tanto finisce che lo leggo tutto e poi prendo sempre la solita. Una margherita va benone, grazie.” Disse lei incrociando gli occhi di lui. Louis segnò sul volantino una croce accanto alla pizza, prima di sedersi di fianco a lei. “Scusa per il trucco di prima.” Disse poi. Hope ridacchiò. “Non avevo problemi a pagare io, sai?” chiese alzandosi a sedere. “Fa niente. Non volevo che pagassi per tutti.” Rispose Louis sicuro. “Perché??”

“Perché no.”

“Ma che risposta è?”

“Non lo so nemmeno io, ma non so perché l’ho fatto. So solo che non me ne pento.” Ribatté sicuro Louis. Hope non seppe come controbattere. “Grazie.” Disse solo. Lui sorrise. Ma quanto sei bello? Si chiese Hope sognante. “Va meglio per quella storia della pastiglia?” chiese Louis. “Oh, certo. Non ho più niente.” Disse lei. Era la prima volta che qualcuno, a parte la sua famiglia, le chiedeva se fosse in uno stato di stallo o meno. “Mi piacerebbe sapere perché Felicity è anoressica.” Disse poi. “Glielo chiederà Zayn di sicuro.”

“Secondo te le piace?”

“Più ovvio di così si muore.”

“Già.” Disse Hope ridendo. Louis prese il cellulare e compose il numero della pizzeria, ordinando le otto pizze. Quando riattaccò, Hope si mise a ridere. “Otto? Ma non siamo in sette?” chiese. “Niall mangia per due, a dire il vero.” Rispose lui sorridendo. Hope ridacchiò di nuovo. “Vado a vedere come se la cava Felicity. Aveva tre volte i miei bagagli, potrei darle una mano.” Disse poi, alzandosi in piedi. Louis annuì e uscirono dalla stanza di Hope. “Sono di sotto, se ti serve una mano.” Disse lui prima di scendere velocemente le scale. Hope bussò alla porta di Felicity. Udì un tonfo, la sentì gemere e borbottare un “Avanti.” Entrò e la vide sdraiata sul letto, sotto una valigia più pesante di lei. Hope era basita. Si precipitò a darle una mano. Quando Felicity fu libera, prese fiato. “Grazie mille, tesoro. Non avrei mai pensato che i miei vestiti volessero uccidermi.” Disse ridacchiando. Hope la imitò. “A che punto sei?” chiese. Felicity sollevò un sopracciglio, poi le indicò la stanza tutta attorno a lei. Era un disastro. Sembrava fosse esplosa una bomba. “Accidenti. Ci vorrà un po’.” Disse con una smorfia.

***
Ci misero tutta la sera a mettere a posto. Quando uscirono, sentirono suonare il citofono. Una porta in fondo al corridoio si aprì e ne uscì un trafelatissimo Niall. “La pizzaaaaaaa!” urlò rotolando giù dalle scale. Hope e Felicity lo fissarono con occhi sgranati prima di scoppiare a ridere. “Come se non mangiasse da anni!” disse Zayn apparendo da dietro di loro. I tre scesero fino alla cucina, dove Dream aveva apparecchiato. “Ecco a voi, ragazzi!” disse Louis posando una pila di pizze in mezzo al tavolo. Se le divisero e in un attimo iniziarono a mangiarle. Felicity si bloccò a metà. “Che succede? Non ti piace?” chiese Hope. “No, è che sono sazia. Non mangio molto.” Disse lei, porgendo la pizza a Niall. Lui si leccò le labbra. “Io e te andremo molto d’accordo.” disse poi. Felicity ridacchiò. “Mi è venuto in mente che non so molto di voi, se non quello che abbiamo scritto sul gruppo. Qualche curiosità?” chiese Infinity. “Abigail.” Disse solo Hope continuando a fare quello che stava facendo. Tutti la fissarono. “Scusa?” chiese Felicity. “ Mi chiamo Abigail. Mi sembrava giusto che lo sapeste.” Spiegò Hope con un sorriso. “Tu almeno hai un bel nome. Io invece no.” Fece notare Infinity. “Come ti chiami?” chiese Dream, curiosa. “Ashley.”

“Ma dai, guarda che è bello!”

“Felicity, invece?” chiese Hope. “Elyse.” “Bel nome, dolcezza.” Commentò Zayn, ridacchiando. Gli arrivò una sberla leggera sul coppino. “La pianti?!?” chiese Felicity esasperata. Zayn si mise a ridere. Si divertiva a farle perdere le staffe. “Ci manca solo Dream.” Disse Niall indicando l’interessata con un pezzo di pizza. “Bridgette.” Rispose lei trattenendosi dal ridere. Poi si adombrò. “Sentite… devo dirvelo. Così come Hope – scusa, Abigail – ci ha detto che è bipolare, devo dirvi che soffro di doppia personalità. E al suo contrario, quando “Kate”, la seconda personalità, prende il sopravvento, non ho medicine. E Kate è violenta, cattiva. Non saprei come fermarla. Posso solo dirvi che se cambio d’improvviso è per questo… non voglio che Kate allontani anche voi.” Disse Dream con le lacrime agli occhi. “Ehi, non fare così. Tranquilla. Hai fatto bene a dircelo.” Disse Infinity abbracciandola. Hope si morse il labbro. In fin dei conti, non era quella messa peggio.
“Uff, sapete cosa c’è? Mi avete stancato con i vostri musi lunghi. Adesso ci mettiamo in sala a guardarci un film e non si pensa a cose deprimenti, chiaro?” chiese Zayn. “Ad una condizione: il film lo scegliamo noi.” Disse Felicity, indicando il gruppo delle ragazze. Zayn era incerto. “Va bene. Tanto so che ci proporrete un film romantico.” Disse poi. Le quattro si riunirono e parlottarono per qualche minuto. “Avete due opzioni:  L’amore non va in vacanza e 27 volte in bianco. Decidete voi!” disse Dream. “Li ho visti entrambi, sono davvero belli, ma se optassimo per una via di mezzo? Così Zayn non si addormenta subito?” chiese Louis. “Cosa proponi?” fece Hope. “Warm bodies. È romantico, e parla di zombie. Penso che potrebbe andare bene.” Disse poi con un mezzo sorriso. Le quattro annuirono.

***
Passarono la serata a vedere il film, ammassati sui due divani. Hope non sopportava le scene troppo sanguinolente, quindi Louis, di fianco a lei, l’avvertiva quando ce n’era una. Sfortunatamente, non era imbattibile, e Hope si sentì male quando cadde sul marciapiede accanto a R uno stomaco. “Oddio.” Disse soffocando un urlo contro la spalla di Louis. “Scusa, me n’ero completamente dimenticato, mi dispiace.” Disse lui, preoccupato.

In compenso, le scene romantiche erano stupende. Hope si ritrovò una lacrima all’angolo dell’occhio quando vide R che sanguinava e la passione con cui aveva baciato Julie. “Che cosa stupenda.” Disse solo. Louis sorrise.

***
Quando il film finì, Hope andò nella propria camera, imitata dagli altri. Felicity la seguì e chiuse la porta dietro di sé. “Ti piace Louis, eh?” chiese ridacchiando. Hope si passò una mano sulla fronte, tirandosi indietro i capelli. “Un filino…” disse poi. “Solo?” commentò Felicity storcendo le labbra. “E va bene, mi piace.” Ammise Hope. Felicity sussurrò un urlo di vittoria. “Vi do due mesi e siete insieme.” Disse. “Magari.” Rispose Hope. “Eddai, ma lo vedi quando ti guarda? Gli piaci, si vede!” disse Felicity. Qualcuno bussò alla parete. “Dolcezza, si sente tutto, sai?” disse la voce di Zayn dall’altra parte. Felicity avrebbe voluto ucciderlo. “Facciamo così. Buona notte, Abigail. Vado a compiere uno Zaynicidio. Lo butto giù dal primo ponte che becco e tu dici che è stato un incidente, ok?” chiese. Hope scoppiò a ridere. “Ok, ok. Notte, Elyse, ci vediamo domani.” Disse scoccandole un bacio sulla guancia. Hope, sola, si cambiò, indossando la maglietta extra-large che usava come pigiama e i pantaloncini morbidi della pallavolo che ormai non usava più. Dopo dieci minuti chiusa in bagno, spense le luci e si infilò sotto le coperte, sapendo già che non avrebbe dormito: ogni volta che cambiava letto passava la notte insonne. Perse la cognizione del tempo, distesa su un fianco, mentre dava le spalle alla porta. Dopo un tempo che non seppe calcolare, sentì qualcuno entrare e con passi lievi aggirare il letto per non svegliarla. Hope fece finta di dormire, tenendo gli occhi quasi del tutto chiusi. Sentì il profumo di Louis arrivarle al cervello e si azzardò ad aprire di un pelo gli occhi. Louis era seduto sui propri talloni di fronte al suo viso e la guardava. Le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, credendola addormentata. Poi, esitando, le lasciò un lieve bacio sulla fronte prima di andarsene via come era venuto. Hope non ebbe il coraggio di fermarlo.

 

*Angolo autrice*
Ok, amo il personaggio di Louis. E adoro anche Louis, s’intende. *-*
È dolcissimooooo dai!!!! Cucciolosissimo *-*
Comunque: cosa ne pensate del capitolo? Dal prossimo non metterò più Hope, Felicity, Dream e Infinity, ma Abigail, Elyse, Ashley e Bridgette.
E che dire, spero di aver fatto un buon lavoro! Grazie a tutti/e quelli/e che seguono la mia storia! Grazie mille, davvero!!!!!
Ranyadel <3

 

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Capitolo 4
*** è inutile. ***


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è inutile.”

 

Louis venne svegliato da un profumo dolce e denso proveniente probabilmente dalla cucina. Assonnato, si alzò, cercando di capire nel suo stato di più dormi che veglia se poteva farsi vedere così. Era a torso nudo, solo con i pantaloni neri che usava per dormire. Presentabile. Costeggiò il letto e per caso scorse il suo riflesso nello specchio. Se l’avesse visto un parrucchiere, sarebbe morto sul colpo. Cercò di pettinarsi con le dita, almeno per dare un senso ai suoi capelli. Aveva una faccia da zombie. In quel momento, la sua espressione somigliava molto a quella di R, del film che avevano visto ieri. Ripensò alla sera precedente, fino a quando non gli tornò alla mente quando era andato nella camera di Abigail. Non aveva potuto resistere. Fortunatamente, era addormentata, e non avrebbe fatto la figura del cretino impacciato. Era bellissima, sia fuori che dentro. Una ragazza meravigliosa. Avrebbe voluto che non si sentisse a disagio per la sua malattia. Ripensò a quei suoi occhioni di un colore indefinibile, color glicine forse, alla sua dolcezza, al suo coraggio, al suo essere così teneramente perfetta. In quel momento, decise che avrebbe fatto di tutto per aiutarla a guarire, sempre che potesse guarire.

***                             

Scese le scale due gradini alla volta, arrivando in cucina. Abigail era di spalle davanti ai fornelli. Gettò uno sguardo oltre le sue spalle e capì da cosa proveniva quel profumo così invitante: Abigail stava cucinando le crepe, riempiendole poi di nutella e spolverandoci lo zucchero a velo. Senza fare rumore, si avvicinò ad Abigail e, da dietro, infilò il dito nel barattolo della nutella, portandoselo poi alla bocca. “Niall, lontano dalla nutella!” esclamò Abigail senza voltarsi. “Niall?” chiese Louis. Abigail si voltò di scatto. “Oh, Louis! Scusa, è che da tutta la mattina Niall mi fa degli attentati tipo agente 007 per mangiare, pensavo fossi lui.” Disse con un gran sorriso. Louis la guardò ridacchiando. “Quindi devo reputare normale che Niall stia strisciando per terra con un tappeto addosso?”chiese, sporgendosi oltre lo stipite. “Cosa?!?” chiese Abigail imitandolo. Il tappeto si muoveva da solo in mezzo ad esso c’era una grande gobba. “Niall, sei proprio invisibile, sai?” chiese ridendo. Lui spuntò da sotto il tappeto. “Louis, questa me la paghi! Mi hai fatto saltare la copertura!” esclamò stizzito. Louis e Abigail scoppiarono a ridere, imitati poco dopo da Niall. Elyse sbucò dalla rampa di scale. “Shh! Venite!” sussurrò, elettrizzata. Abigail le rivolse uno sguardo interrogativo. “Venite, vi spiego tutto di sopra. Fate pianissimo!” Disse lei, incitandoli con una mano. I tre la seguirono e Elyse li portò davanti alla camera di Zayn. “Adesso, al mio tre, urliamo il suo nome, ok?” disse solo. I tre annuirono ed entrarono nella camera di Zayn, che ancora dormiva beato. I quattro si avvicinarono a lui silenziosamente, fino ad essere ad un passo dal viso di lui. Elyse contò con le dita fino a tre e urlarono uno “ZAAAAAYN!” con tutto il fiato che avevano in corpo. Zayn si alzò di scatto, atterrito. Aveva gli occhi sgranati dalla paura. I quattro scoppiarono a ridere, mentre Zayn si rendeva conto di cosa era successo. “Vi odio! Ma vi siete completamente fumati il cervello?!? Mi sono preso un infarto!” esclamò con il magone. I quattro risero ancora di più. “Vieni giù, bell’addormentato! È pronta la colazione!” disse Elyse, prima di accorgersi che Niall non c’era più. Abigail ed Elyse si guardarono in faccia, ancora più atterrite di Zayn. Poi schizzarono fuori dalla  stanza, urlando: “NIALL!!! STAI LONTANO DALLE NOSTRE CREPE O TI UCCIDIAMO!” Louis e Zayn si misero a ridere. Zayn gli diede una gomitata per attirare la sua attenzione. “Mi ha detto che sono bello.” Disse con finto sussiego. Louis sorrise. “Forse tu hai una possibilità, almeno.” Disse tristemente. “Amico, sapessi cosa ho sentito ieri…” disse Zayn. Louis lo fissò curioso. “Ovvero?” chiese. “Segreto. Anche perché se te lo dicessi mi fumerei l’ultima possibilità con Elyse.”rispose il pakistano. Louis sorrise. “Andiamo di sotto, che è meglio.” disse solo. “Seriamente, se Niall mi ha mangiato la crepe, lo picchio.” Esclamò Zayn, leccandosi le labbra al solo sentire il profumo che veniva dal piano di sotto. Quando arrivarono in cucina, non seppero se ridere o piangere. Niall aveva la le labbra ricoperte di zucchero e nutella e scappava per tutta la cucina, inseguito da Elyse, che lo minacciava con un cucchiaio di legno, mentre Abigail ne impugnava un altro e difendeva le crepe. “Voi non siete normali, ragazzi.” Dissero Bridgette ed Ashley, assonnate, osservando la scena dalle scale. “Oh, ben svegliate!” Disse Abigail trattenendo una risata. Niall cercò di approfittare della sua distrazione, ma quando allungò una mano verso il piatto gli arrivò il cucchiaio proprio sulla radice delle unghie. Urlò come un assatanato. “Troppo forte?” chiese Elyse, con una faccia a metà fra il divertito e il preoccupato. Niall mise un broncio chilometrico. “È violenta. Ditele qualcosa!” esclamò poi, rivolto a Louis e Zayn. Louis lo prese da parte. “E dai, Niall, non fare il cretino. Sembri un bambino. Cerca di essere un pelo più maturo. So che non pensi solo a mangiare. Cerca di calmarti, lo so che questa situazione ti manda su di giri, ma prova a tranquillizzarti.” Disse solo. Niall sbuffò. “Ok, ci proverò, ma non rinuncerò ad essere fuori di testa. Chi vive senza pazzia non è poi così saggio come sembra.” Citò poi. “Abigail, sei una cuoca fantastica!” disse poi, tornando in cucina. Lei lo fulminò con lo sguardo prima di mettersi a ridere. “Vieni qui, pozzo senza fondo. Anche se non mi facevi gli attentati, mangiavi per due.” Esclamò mettendogli davanti agli occhi un piatto con doppia razione di crepe. Niall sorrise. “Grazie.” Disse solo prendendo posto. Louis si sedette per ultimo. “Abigail, devi passarmi la ricetta. È buonissimo!” esclamò Elyse. Louis non capiva come qualcuno che – come aveva dimostrato – non aveva problemi a mangiare e anzi si gustava tutto potesse essere anoressico. Semplicemente non trovava un collegamento adatto. Guardò Zayn e vide che ogni tanto le lanciava occhiate furtive. Sperò che un giorno lui potesse scoprirlo.

***

POV Abigail

Come previsto, non era riuscita a dormire, ma non per il letto. Aveva pensato tutta la notte a Louis. Sei proprio persa, Abigail. Si disse ridacchiando. Ripensò a come aveva avuto un brivido quando aveva sentito quella mattina la voce di Louis alle sue spalle. Era pronta a stampargli la padella in mezzo alla fronte, pensando che fosse Niall, e invece si era trovata davanti al mezzo sorriso di Louis, che l’aveva fatta sciogliere. Dio, era stupendo. Un angelo.

Quando si sedettero tutti a tavola, per un attimo si gustarono le crepe, poi Bridgette propose: “Dopo andiamo a fare un giro in spiaggia?” Abigail si aprì in un sorriso enorme. “Chi sa giocare a beach volley?” chiese poi. Zayn e Ashley sollevarono la mano, mentre Elyse abbassava lo sguardo. “Non sono in grado. Non ho la forza per sollevare una valigia vuota, non riuscirei a fare niente di buono.” Disse mordendosi il labbro. Abigail le strinse una mano. “E invece ci provi, ok?” disse Zayn. Elyse lo guardò confusa. “Cosa vorresti fare, rimanere immobile per sempre perché sei anoressica?” chiese leggermente aggressivo. “No, ma…” cercò di dire Elyse. Poi esplose. “Oh, ma che ne vuoi sapere, tu?!” esclamò stizzita, sbattendo il tovagliolo in mezzo al tavolo e alzandosi di scatto. “No, dove vai?” chiese Zayn alzandosi con lei e inseguendola su per le scale. “Zayn, torna qui!” esclamò Niall. Lui si fermò a metà rampa. Tutti gli lanciarono occhiate come a dire: “Lasciala stare” e Zayn, serrando la mascella, tornò sui propri passi. “Perché l’hai aggredita?!” chiese Abigail arrabbiata. Lui si passò una mano sulla fronte. “Non lo so, va bene?! Ma mi ha fatto rabbia vederla così, che nemmeno ci ha provato. Magari ha un talento innato per la pallavolo, tanto che le altre squadre alle Olimpiadi non potrebbero competere, e nascondendosi dietro la sua scusa non lo scoprirà mai. Non è giusto.” Abigail spostò lo sguardo da Zayn, che aveva gli occhi puntati verso il pavimento, a Louis. Con quest’ultimo si scambiò una serie di occhiate articolate quanto un discorso. Senza dire niente, tutti decisero di lasciar perdere il motivo. Abigail si alzò e andò al piano di sopra, cercando Elyse. “Iniziamo male. Se dovete fare così per un anno vi caccio fuori casa.” Disse Niall. Abigail bussò alla porta di Elyse, trovandola chiusa a chiave. La musica era ad un volume estenuante, tanto che attraverso la parete sentiva le tempie pulsare. “Elyse, abbassa il volume!” urlò per sovrastare Bad Girl. L’altra non rispose, nonostante i vari richiami di Abigail, così questa si arrese. “Niente, non mi degna di una parola.” Disse tornando di sotto. Imprecò a denti stretti. Niall la guardò sorpreso. “Che c’è? Ho un aspetto troppo angelico per imprecare? Beh, di un angelo non ho un bel niente.” Disse lei dura. “Ok, ok, scusa.” Disse Niall, alzando gli occhi al cielo. Quella questione li aveva messi tutti di cattivo umore. I minuti passarono, vedendoli sempre seduti attorno a quel tavolo, con espressioni cupe. “Adesso basta, però.” Disse Louis alzandosi dopo più di tre quarti d’ora alzandosi in piedi di scatto. “Dove vai?” chiese Ashley. “Da Elyse. Se non ci fa entrare dalla porta, entro dalla finestra.” Disse lui uscendo di casa. Gli altri, senza pensarci, corsero su per le scale, aspettando un qualche segno di vita. Sentirono la musica spegnersi di colpo, qualche fruscio e finalmente la porta si aprì. Louis era bianco in volto. “Non c’è.” Disse solo. Zayn sgranò gli occhi. “E adesso chi lo sa dove si è cacciata?!?” chiese Bridgette, con una smorfia. “In casa non c’è, l’ho vista chiudersi in camera e la porta era chiusa dall’interno. Deve essere uscita dalla finestra.” Disse Zayn. “Andiamo a cercarla, a questo punto.” Disse Niall. In meno di dieci secondi, erano tutti in strada.

***

Niente. Non c’era traccia di Elyse in tutto il quartiere, e oltre. Avevano chiesto in giro, setacciato le spiagge, i negozi, le viuzze, ma niente. Tornarono a casa sconfitti dopo più di due ore. Era l’una e mezza, ma la tensione impediva loro di sentire la fame. Si sedettero di nuovo attorno al tavolo. “E adesso?” chiese Abigail, con le lacrime agli occhi. Era in crisi isterica. Non aveva potuto fare niente nemmeno la sua miracolosa pastiglia. Tremante, compose di nuovo il numero di Elyse, sperando che stavolta il suo I-Phone fosse raggiungibile. Niente. Louis le passò una mano sul braccio prima di dire: “Abigail, l’hai chiamata – sbirciò nella cronologia della ragazza – novantasette volte. È inutile.” Cercò di essere il più dolce possibile, ma Abigail scoppiò di nuovo a piangere. Senza pensarci, si tuffò fra le braccia di Louis, che la accolse con leggera sorpresa. Rimase così per un tempo che non seppe definire, fino a quando non sentirono la porta d’ingresso aprirsi e richiudersi. Scattarono tutti in piedi e si fiondarono nel corridoio. Davanti a loro, Elyse era accucciata contro la porta, tremante. Aveva la testa affondata fra le braccia, ma si vedeva che singhiozzava. “DOVE CAZZO ERI FINITA?!?” urlò Abigail, mentre nuove lacrime le sgorgavano dal viso. Elyse alzò lo sguardo e li guardò tutti, uno per uno, con occhi spenti. “Mi cercavate?” chiese solo. In quel momento, Zayn notò il suo labbro inferiore: era spaccato a metà, martoriato e tumefatto. La maglietta color crema che indossava era tirata su fino al collo. Abigail si inginocchiò di fronte a lei. “Se ti cercavamo?! Abbiamo battuto palmo palmo metà città, eravamo terrorizzati! E ci chiedi se ti cercavamo?!” chiese, con la tentazione di darle uno schiaffo. “Fatemi andare in camera.” Disse Elyse solo, con voce rotta. Abigail fece per replicare, ma una leggera stretta alla spalla da parte di Louis la bloccò. Elyse si alzò in piedi e, barcollante, salì lentamente le scale, aggrappandosi al corrimano come se le gambe non riuscissero a reggerla. Niall la seguì e sfilò la chiave dalla serratura, mettendosela in tasca. Elyse non si oppose e chiuse la porta. Si osservò allo specchio per qualche secondo, provando disgusto di sé stessa. Andò in bagno e si cacciò due dita in gola, vomitando anche l’anima, mentre lacrime amare per quello che era diventata si invischiavano fra le sue ciglia. Si risciacquò la bocca con tre bicchieri d’acqua e si tuffò sul letto. Finalmente, scoppiò a piangere a dirotto.

 

*Angolo autrice*

Ciao a tutti! Ecco qui il quarto capitolo, dove inizia veramente la storia. O perlomeno iniziano le complicazioni. 

Uno. Non so quanto sia difficile indovinare cosa sia successo a Elyse, si può immaginare. 

Due. Torna a galla la bipolarità di Abigail, con la sua crisi isterica, che nonostante sia giustificata è esagerata. 

Tre. Peccato, mi dispiace che si sia rovinata la serenità della mattina, erano teneri :3 

Quattro. Non so che altro dire, quindi vi saluto!!!!! continuo a due recensioni (mi accontento di poco :*)

Ciaooooo 

Ranyadel

 

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Capitolo 5
*** lacrime ***


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“Lacrime”

 

Abigail si svegliò piuttosto tardi. Aveva fame. Il giorno prima non aveva pranzato e come cena aveva piluccato svogliata un panino al prosciutto. Dolorosi crampi allo stomaco le indicavano quanto avesse bisogno di trangugiare qualcosa al più presto. Senza pensarci, si diresse in cucina, quasi volando giù dalle scale. Appena superò la porta, però, si impietrì. Elyse era seduta su una sedia, con la testa fra le mani. Probabilmente aveva provato a mangiare qualcosa, senza risultato. Cauta, Abigail si sedette di fronte a lei. “Ciao..” Disse solo, incerta su come comportarsi. Il giorno prima avevano intuito che, per forza di cose, era successo qualcosa di insopportabile per Elyse, ma non avevano idea di cosa fosse. Il suo labbro spaccato aveva una crosta ben visibile che lo tagliava a metà. “Ciao.” Disse Elyse, interrompendo i suoi pensieri. “Come… come stai?” tentò Abigail. Elyse la guardò malissimo. “Come ti sembra che stia, scusa?” chiese con sguardo spento. Si alzò di scatto e prese un vassoio dalla credenza. Aprendo il frigo, ci mise sopra una confezione di prosciutto e una bottiglietta d’acqua gelida. “Senti, ti spiego come funziona. Io alcuni giorni sparisco, voi non mi chiedete niente, io torno qualche ora dopo. Il giorno successivo mangio poco o niente, non mi faccio vedere in casa, sto chiusa in camera mia e non mi va di parlare. Il giorno dopo ancora, torno normale, come se non fosse successo niente, e nessuno deve ricordare quello che è successo. Chiaro?” chiese dura. Abigail aveva gli occhi sgranati, sorpresa dal tono di Elyse. “Oggi è il giorno in cui non mi va di parlare. Capito?!” Aggiunse poi. “Ok, capito.” Disse solo Abigail abbassando lo sguardo. Elyse si ammorbidì e prese il vassoio. “Scusami. Sul serio. Non… non lo faccio apposta. È complicato. Ti prego solo di non farmi domande. Fa troppo male.” Disse con tono pacato. Abigail annuì, mentre una piccola lacrima le scivolava lungo la guancia. “Oh, Abby…” disse solo Elyse poggiando il vassoio e abbracciandola. “Ci vediamo domani, ok?” sussurrò quando si sciolsero. Abigail annuì.

Venti minuti dopo, Louis scese in cucina. Vide Abigail stravolta. “Ehi, cos’è successo?” chiese allarmato sedendosi di fianco a lei. “Ho parlato con Elyse. Mi… mi ha spiegato la situazione. Vi dirò tutto dopo, quando ci saranno anche gli altri. Zayn non la prenderà bene per niente.” Sussurrò Abigail. Lui sospirò. Lei tentennò prima di chiedere con voce incerta: “Posso?” Louis annuì e lasciò che Abigail si avvicinasse al suo petto. La circondò esitante con le braccia, mentre lei si lasciava sfuggire una lacrima. Cercando di non farsi notare, inspirò il profumo di vaniglia che Abigail emanava. Era inebriante. Lo faceva sentire bene. Avrebbe voluto rimanere così per sempre. Purtroppo, riuscì a godere della vicinanza di Abigail per soli cinque minuti. Zayn irruppe in cucina insieme a Niall e Ashley. “Oh, abbiamo interrotto qualcosa?” chiese Niall. “No, no, tranquilli.” Dissero subito i due tornando ai loro posti. Rimpiansero subito il loro gesto, come se fosse stato strappato loro qualcosa. Nessuno dei due, però, ebbe il coraggio di ammetterlo.

***

“No, aspetta un momento. Lei pretende di poter sparire per un giorno e passa e poi di far finta di niente?!” chiese Zayn, troppo basito per essere arrabbiato. Niall si passò una mano sul viso. “Secondo voi cosa dovremmo fare?” chiese Bridgette, incerta. “Mi pare logico. La assecondiamo. Avete visto cosa è successo l’ultima volta che le siamo andati contro. È successo questo casino.” Rispose Niall, con lo sguardo perso nel vuoto. Abigail si fermò a riflettere su quanto quella situazione la stesse facendo maturare. Quando aveva vinto quel concorso, di cui peraltro non aveva capito niente, se non che Elsa l’aveva iscritta, era convinta che avrebbe passato un anno a fare niente, con altri ragazzi immaturi, pensando solo a divertirsi e a staccare la spina per un anno. E invece erano lì, con una loro compagna chiusa in camera, depressa, mentre loro parlavano in una maniera fin troppo matura per la loro età. Forse quell’esperienza le sarebbe stata più utile di dieci anni di terapia messi insieme. Meglio non rischiare, si disse. Si alzò e corse in sala, dove prese la sua borsa. “Tutto ok?” chiese Louis alle sue spalle. Abigail trasalì. “Fra un momento sarà tutto ok. Se solo trovassi quelle orribili pillole…” disse con le lacrime agli occhi. Stupida crisi isterica. Si disse. Louis si inginocchiò di fronte a lei e vide che tremava violentemente. Quando finalmente trovò il flacone, alcune lacrime le rigavano già il viso. Non riusciva ad aprire il tubetto. Tremava troppo per riuscirci. Louis le prese delicatamente il flacone dalle mani e glielo aprì. “Quante?” chiese a bassissima voce. “T… tre.” Disse lei. Louis si rovesciò sulla mano le tre pillole, per poi posarle nelle mani chiuse a coppa di Abigail. Lei singhiozzò prima di ingoiarle. Prese dei grandi respiri e si asciugò le lacrime. “Stai meglio?” chiese Louis. Abigail annuì. “Grazie di tutto.” Disse solo. Lui fece un mezzo sorriso. “Tranquilla.” Fece a bassa voce. Esitò, prima di aggiungere: “Abigail… voglio aiutarti. Voglio fare in modo che tu non abbia più bisogno di curarti. Voglio starti vicino e ti giuro che lo farò. Sei troppo importante.” Disse prendendole le mani. Abigail fissò il suo sguardo negli occhi azzurro ghiaccio di Louis e li vide determinati, tristi, sicuri e dolci, quella dolcezza che lo contraddistingueva in ogni cosa che faceva, ogni sguardo che le rivolgeva. I suoi occhi si riempirono di lacrime. Scoppiò a piangere come poche altre volte, tuffandosi fra le braccia di Louis. Stavolta, però, le pillole non avrebbero fatto niente. Perché quelle lacrime non erano frutto della sua bipolarità. Erano vere. Le prime dopo tanto tempo.

***

Pov Louis

Louis vide Abigail correre in sala. Senza pensarci, la seguì, e la vide inginocchiata a terra sulla moquette grigio perla, intenta a frugare nella sua borsa. “Tutto ok?” chiese preoccupato. Lei rispose qualcosa che Louis non riuscì a capire. Si chinò di fronte a lei. La vide fragile, fragile come non mai. Aveva le mani scosse da violenti tremiti. Capì cosa cercava quando vide Abigail impugnare il tubetto delle pillole che aveva già visto il primo giorno. La vide in difficoltà e le sfilò il flacone dalle mani. “Quante?” chiese con voce rotta. Gli si spezzava il cuore a vederla così. Quando lei gli rispose, le mise in mano le tre pillole. Lei le ingoiò e cercò di calmarsi. Louis si sentì distrutto da quella visione. Quello che disse dopo veniva dritto dal cuore. Non cercò di fermare le parole, perché non avrebbe potuto. La vide fissarlo qualche secondo prima di scoppiare a piangere. Si ritrovò in un secondo con la maglietta a righe macchiata di lacrime. Strinse quella piccola ragazza tremante più forte che poteva, cercando di calmare i suoi singhiozzi e al contempo di non far scappare dal nodo che aveva in gola nemmeno una lacrima. Voleva essere forte, per tutti e due.

*angolo autrice*

Ok, questo è il secondo capitolo triste. Dal prossimo mi impegno per qualcosa di meglio, giuro. Tutta la situazione è difficile. Ormai Abigail e Louis sono cotti, ma non riescono a dirlo... dfkvjnosiufn. Basterebbero due parole. E il bello è che io sono qui a criticare le mie stesse scelte. Sono ufficialmente fumata. No comment please.

Piuttosto... una sola recensione? Davvero faccio così schifo? :( Che tristezza. Vi prego, chiedo solo un minuscolerrimo parere!!!!!! Anche per dirmi che sto scrivendo un'emerita schifezza!!! *implora in ginocchio con occhioni supplicanti*.

Grazie a: cucciola95eli, Martyina00 e niallhugs69 che hanno messo la mia storia fra le preferite

letmedream_ che ha messo la mia storia fra le seguite

e tutte le persone che hanno recensito. GRAZIE MILLE!!!!!!!! Vi adoro!!!!!!

*** PUBBLICITYME ***

Vorrei chiedervi di passare dalla fan fiction di letmedream_: Apocalypse. È tipo dfgviìdnjgfiofvundfvsdifgujdf *-* ma mai quanto la stessa letmedream_!!!!!!!!!!!

Boh, io ho finito. Ah, vero: mi hanno chiesto come si pronunci il nome di Elyse. Sarebbe - scritto come pronunciato - Ilàis. Detto questo, mi rendo conto di avervi polverizzato abbastanza le ovaie. Grazie ancora di tutto!!!! Alla prossima!!! :)

Ranyadel

 

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Capitolo 6
*** fake a smile and go on ***


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Fake a smile and go on.


Louis si svegliò quando una lama di luce penetrò fra le persiane e andò a infrangersi sui suoi occhi. Crudele, pensò mugugnando. Quando si guardò intorno, si ricordò di non essere in camera sua, bensì nel letto di Abigail, talmente grande che poteva essere matrimoniale.

 

Avevano passato tutto il giorno in uno stato di comatoso far niente. Nessuno aveva voglia di divertirsi, con Elyse chiusa in camera. Abigail era rimasta immobile sul suo letto, come se fosse morta. La tradivano solo sporadiche lacrime. Louis era sempre rimasto di fianco a lei, preoccupato per il suo stato di depressione. Quando, per forza di cose, doveva allontanarsi, Abigail impazziva. Ripeteva di non lasciarla da sola e scoppiava a piangere. A quel punto, Louis non aveva il cuore di andarsene. Quando lei si era addormentata, aveva chiamato sul cellulare Elsa, che sapeva essere la psicanalista di Abigail. Lei le aveva consigliato di darle corda, perché per esperienza sapeva che quella crisi sarebbe passata nel giro di una giornata. Così, Louis era tornato di fianco a lei, paziente, ad aspettare che si rimettesse. La sera, lei sembrava essersi tranquillizzata. Louis aveva tentato di lasciarla dormire, ma quando aveva fatto per andarsene, lei l’aveva fermato. “Louis… so che può sembrare che io sia una pazza psicotica, e in effetti ci sono vicino, ma… non lasciarmi da sola. Ti prego. Ho paura di me stessa.” Aveva detto incerta. Lui non aveva saputo interpretare quelle parole. Paura di sé stessa? Com’era possibile?! Non aveva detto niente – il consiglio di Elsa riecheggiava ancora nella sua testa – e si era sdraiato di fianco a lei, verso il bordo per non darle fastidio. Lei, invece, le si era accoccolata contro. “Ho bisogno di te.” Aveva sussurrato con un filo di voce. Louis era rimasto interdetto. Non se lo aspettava. “Non preoccuparti. Sono qui.” Aveva detto dolcemente. La sentì sorridere. Era rimasto sveglio fino a quando non aveva capito che si era addormentata.

 

Louis si puntellò sui gomiti, soffocando uno sbadiglio. Abigail era ancora rannicchiata sotto il lenzuolo in posizione fetale. Gli venne spontaneo sorridere e avvicinarsi a lei. Con un gesto delicato, le sfiorò il braccio. Ogni contatto con lei lo mandava in paradiso. Era innamorato, non aveva più dubbi. Lei si girò nel letto, ancora addormentata, e Louis preferì non svegliarla. Tornò sul suo cuscino, dove si lasciò cadere, stanco. Prese il cellulare che aveva sul comodino e lanciò un’occhiata all’ora. Le undici. Imprecò in aramaico antico con accento ostrogoto. Era tardi, ma con che cuore avrebbe svegliato quell’angelo tormentato di fianco a lui? Rimise a posto il cellulare, senza guardare dove lo poggiava. Incontrò con la mano il barattolo delle pasticche di Abigail. Curioso, lesse tutto quello che poteva essere letto sull’etichetta grigiastra scritta in una maniera fitta e confusa. Una frase gli saltò subito all’occhio: attenzione! Può causare dipendenza. Sgranò gli occhi. Senza pensarci, prese di nuovo il cellulare e schizzò fuori dalla stanza. Compose il numero di Elsa e cominciò a spostare il peso da una gamba all’altra.

“Pronto, studio Brooks. Come posso aiutarla?” chiese Elsa automatica. “Elsa, sono Louis, devo chiederti un paio di cose.”

“Oh, Louis! Ciao! Abigail sta meglio?”

“Certo, avevi ragione, non aveva più niente ieri sera. Senti, ho letto che le pastiglie che le hai dato causano dipendenza. Quante ne può prendere al giorno senza pericolo?”

“Le ho detto mille volte che il massimo al giorno è una, perché?” Louis sbiancò, ripensando a quando le aveva tranquillamente consegnato tre pasticche. “Cosa succede se ne prende di più?”

“Di sicuro non migliora. Potrebbe addirittura peggiorare.”

“Dio. Ieri ne ha prese tre di botto.”

“Cosa?! Non l’avete fermata?!”

“Non lo sapevamo!!!”

“Louis ti prego, ad ogni costo, impediscile di prenderne altre. Ha rischiato un’intossicazione da farmaco. Per almeno una settimana, tienila lontana dalle medicine, ne va della sua salute.”

“Certo, certo.”

“Mi sento tranquilla a sapere che sei con lei. Hai una buona influenza su di lei. Di solito durante le sue crisi vuole rimanere da sola. Non è mai successo che abbia richiesto la presenza di qualcuno. Stalle vicino, ti prego.”

“Lo farò, tranquilla.”

“Grazie, Louis.”

“Di niente.”

“Hai bisogno di sapere qualcos’altro?”

“A dire il vero, sì. Ieri sera mi ha chiesto di dormire con lei.”

“Non avete fatto niente, vero?”

“Certo che no!! Cosa credi?! Comunque, per farmi rimanere mi ha detto di aver paura di sé stessa. Cosa intendeva?”

“Non so quanto Abigail potrebbe essere contenta se te lo dicessi io e non lei.”

“Elsa, devo saperlo. Subito. È importante.”

“Ok, ok. Ecco, durante le sue crisi, spesso arriva ad una depressione tale che non sa come uscirne. Ha paura di fare male alle persone e per questo le allontana. Non l’ha fatto con te, non chiedermi perché. Comunque, una volta ha toccato il fondo della depressione e…”

“E cosa?”

“Ha tentato di suicidarsi.” Louis rimase immobile. Per poco non gli cadde il telefono dalle mani. “I-in che senso? Cosa ha fatto?” chiese con voce tremante. “Ha provato a soffocarsi. Sua madre l’ha bloccata in tempo, ma Abigail ha iniziato a tremare e a piangere. La madre l’ha portata in ospedale, dove l’hanno tenuta sotto calmanti per due giorni. Il peggio è che lei non si rendeva nemmeno conto di cosa faceva. Quando si è ripresa, mi ha chiesto cosa ci facesse all’ospedale. Si è persa tre giorni della sua vita.”

“Oddio…” disse solo Louis, sconvolto. Gettò uno sguardo ad Abigail, che ancora dormiva beata. “Non accennare a niente con lei, per favore. Ti chiedo solo di aiutarmi.” Disse Elsa. Louis era immobile. “Louis?” lui si riscosse e fece un verso d’assenso, prima di salutare Elsa e chiudere la comunicazione. Tornò sul fianco del letto, passando una mano sulla guancia di Abigail. Lei si svegliò quasi subito e fissò lo sguardo negli occhi color ghiaccio di Louis. Sorrise. La vista di quella ragazza con quell’espressione così serena ma con un’anima così tormentata e fragile, anzi che tranquillizzarlo, lo sconvolse. Senza dire niente, la abbracciò di scatto, forse per nascondere le lacrime che si stavano affacciando dai suoi occhi. “Hey Louis, tutto ok?” chiese lei. Lui annuì, sapendo perfettamente che se avesse parlato, la sua voce lo avrebbe tradito. Respirò profondamente per calmarsi. “Ti senti bene?” chiese Abigail perplessa. “Sì, sì, tutto ok. Andiamo di sotto?” chiese Louis con un sorriso tirato. Lei sorrise a sua volta e annuì. “Oggi a chi tocca cucinare?” chiese. Abigail ci pensò un po’, poi impallidì. “Niall. Oggi non si mangia!” disse ridacchiando. Louis riuscì ad imitarla. “Andiamo a impedire che ci prosciughi la dispensa.” Disse solo. Abigail annuì e insieme scesero al piano di sotto. Louis cercò di non far trasparire nulla di quello che aveva dentro. Non voleva che nessuno stesse male per colpa sua. Tutti erano già troppo abbattuti.

Fake a smile and go on.

***

Elyse era chiusa in camera sua. Fra le mani aveva la sua unica consolazione, che baluginava alle luci del mattino. Si alzò svogliatamente dal letto e si diresse verso il bagno, cercando di non incrociare nessuno. Si appoggiò al lavandino, sapendo che una volta uscita sarebbe stata una persona migliore, almeno ai suoi occhi.

Un taglio perché ci era cascata ancora, l’avevano trovata anche lì.

Un taglio per la sua famiglia, che non aveva la minima idea di cosa lei stesse facendo.

Un taglio per Abigail, che la mattina precedente era stata male per colpa sua.

Un taglio per tutti i suoi amici, che non avrebbero mai saputo la verità.

Un taglio per Zayn, che – Elyse lo capiva – cercava di aiutarla, ma nel modo sbagliato.

E un taglio perché ne aveva voglia, per punirsi ulteriormente, perché era sbagliata.

Finalmente, quando il suo braccio fu pieno di tagli, si fermò. Aprì il rubinetto e lasciò che l’acqua fredda le desse sollievo. Poi si bendò, stringendo per evitare di perdere troppo sangue. Non voleva rimanere in vita. Voleva essere ancora viva per potersi punire ancora. Se lo meritava.

Lavò tutte le tracce del suo operato e mise immediatamente a lavare lo straccio che aveva usato. Poi ripiegò la lametta, ancora bagnata, e se la mise in tasca. Ora che si era punita abbastanza, poteva tornare fra le persone che la aspettavano al piano di sotto, che non avrebbero mai dovuto sapere la verità.

Fake a smile and go on.

***

Zayn, Abigail, Niall, Louis, Ashley e Bridgette erano tesi, seduti attorno al tavolo. Ogni tanto, gettavano sguardi al posto vuoto fra di loro. Sentirono dei passi svelti sulle scale e Elyse apparve in cucina, con aria allegra. “Ciao a tutti!” disse solo. Tuffò una mano nel pacchetto di biscotti nel centro del tavolo e ne mise uno intero in bocca. “Mhm, al cioccolato!” disse con aria sognante. Gli altri la guardavano basiti. Era davvero la stessa Elyse che li aveva fatti dannare per due dei tre giorni in cui erano rimasti lì?

“Si, ok, ho capito che ti piacciono, ma non esagerare, sono i miei biscotti.” Disse Niall togliendo il pacco da sotto il naso di Elyse quando lei ne afferrò l’ennesimo. “Scei Antipatico, lo sciai? A detta tua, tutto il cibo ti scpetta!!!” esclamò Elyse con faccia offesa, ancora a bocca piena. Gli altri ridacchiarono. “Ragazzi, ma se mangiamo in spiaggia, oggi?” chiese Ashley. Tutti si illuminarono. “Tipo campeggio!! Ci sarà da divertirsi!” disse Bridgette. “Ad una condizione.” Disse serio Zayn. Elyse sperò che non coinvolgesse un qualche ricatto in cui lei doveva dire a tutti cosa era successo, e infatti non fu così. “Ovvero?”

“Stiamo fino alla sera e facciamo quella benedetta partita a beach volley.”

“Ma io vi amo!” esultò Niall stampando un bacio sulla guancia di Zayn. Lui ridacchiò. Abigail ed Elyse, invece, si misero a ridere. “Sareste una bella coppia, voi due!” disse quest’ultima. Zayn le lanciò uno sguardo appositamente esagerato da seduttore. “Il meglio è per te, dolcezza.” Disse solo, facendo scoppiare a ridere tutti. Elyse fece gesto di impiccarsi. “Ancora con questa storia dei nomignoli?” chiese poi sorridendo. “Anche io ho una condizione.” Aggiunse poi. Gli altri aspettavano, interrogativi. “Niall, voglio quei biscotti.” Disse lei con fare truce. “Nooo sono la mia fonte di sopravvivenza primaria! Insieme alla pizza, agli hamburger, alle patatine…”

“E a tutto ciò che è commestibile, abbiamo capito.” Completò Louis. “Tu sì che mi conosci!” esclamò Niall ridendo. “Muovetevi, andiamo in spiaggia!” esclamò Ashley. “Io preparo la borsa con la rete!” esclamò Niall. “Ok, io e Abigail ci occupiamo di fare qualcosa da mangiare.” Disse invece Elyse. L’altra annuì, mentre gli altri si spartivano i compiti.

***

Quando Louis tornò di sotto, sentì Elyse sussurrare qualcosa e Abigail urlare un: “No!! Non farlo!”. Basito, corse in cucina. Vide Elyse sollevare un coltello, macchiato di rosso, per poi abbatterlo sul tagliere. “Ti rendi conto di cosa stai facendo?” chiese Abigail incapace di dire altro. “Che succede?!” chiese Louis preoccupato. “Ho assassinato una melagrana.” Disse Elyse ridacchiando. “E perché Abigail urlava?”

“Perché la melagrana non si pulisce nemmeno a pregare! E lei sta schizzando ovunque!” esclamò Abigail con fare disperato. Louis tirò un sospiro. “Mi. Avete. Fatto. Prendere. Un. Colpo.” Scandì truce. Le sue si guardarono prima di mettersi a ridere. Louis non riuscì a rimanere con quella faccia da arrabbiato e si avvicinò al tavolo, dove campeggiavano panini, insalata di riso, verdure tagliate e un piatto di spiedini di frutta. Non riuscì a resistere e afferrò l’ultima nespola. “Ricordati che ho un coltello in mano.” Lo ammonì Elyse. Louis si ricordò di come aveva dato una cucchiaiata alle dita di Niall e rabbrividì. Diede un grande morso al frutto. “Hey! Quella era mia!” esclamò Abigail. “Era buona.” Disse lui sorridendo. Lei afferrò il polso di lui e diede un morso alla nespola. “Hai ragione. È dolcissima.” Disse poi pulendosi dal succo appiccicoso. Louis rimase immobile. Elyse li guardava di sottecchi, nascondendo un sorriso. Louis e Abigail, invece, si fissavano. “Hey, dove metto le tavole da… oh, sorry.” Disse Ashley sbucando in cucina. Elyse la guardò malissimo e si passò il coltello a qualche centimetro dal collo, mimando con le labbra un: “Ti ucciderei!” Louis e Abigail si riscossero. “Ti aiuto a caricarle.” Si offrì Louis.

***

Niall chiuse la borsa blu elettrico, con dentro di tutto e di più per la spiaggia. Sentì qualcuno entrare dalla porta e si voltò. Bridgette si avvicinò a lui, con uno sguardo strano. Era diversa dal solito. “Hey, sei già pronta?” chiese Niall, leggermente a disagio. Lei annuì. “Chiudi gli occhi un attimo.” Le disse con un sorriso strano. Ancora stranezze. Niall, incerto, obbedì. In un attimo, sentì le mani di Bridgette posarsi sulle sue guancie e le sue labbra incontrarono prepotentemente quelle di Niall. Lui sgranò gli occhi e, prima di poter far qualcosa, lei si staccò. Niall era basito. Non gli era piaciuta per niente, quell’esperienza. “Bridgette, io…” tentò di dire. “Chiamami Kate.” Disse l’altra, prima di uscire dalla stanza. Niall rimase immobile, prima di capire cosa era successo. Non era Bridgette.

 

*Angolo autrice*

Ciao a tutti!!!!!

Allora, vi avevo detto che avrei fatto un capitolo più allegro. Potete insultarmi. Ho provato, credetemi, ma mi servivano i primi due paragrafi per spiegare un po’ di cose.

Allora. Elyse sembra essersi ripresa, dopo essersi tagliata. Ci tengo a far sapere che è una pratica che non condivido e che non approvo, è autodistruttiva, non solo del corpo ma anche della mente.

Abigail ha superato la sua piccola crisi, ma data la sua testa dura, non ha mai ascoltato Elsa. Che effetto le daranno secondo voi le pasticche di troppo? Sarei felice di saperlo!! (No sul serio, ditemelo, io non so cosa inventarmi!!!!)

Louis è sempre più adorabile, su questo non c’è dubbio. Lo AMO.

Zayn e Ashley non vengono citati molto in questo capitolo, ma va beh sorvoliamo, scusate <3

Niall invece ha avuto una spiacevole sorpresa. La carissima Kate, la doppia personalità di Bridgette, ci prova con lui, ma – ci tengo a precisare – Bridgette non è interessata a lui se non come amico. È interessata a qualcun altro. Non vi dico chiii sono cattiva ahahah ma lo sapete che vi voglio bene :))

Ancora grazie a tutte le persone che leggono e recensiscono le mie storie!!!!!! Grazie, vi adoro!!!!

Io avrei finito. Aggiorno appena posso!!! Grazie ancora!!!!

Ranyadel  <3

 

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Capitolo 7
*** Solo per lei. ***


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Solo per lei  

 

Quando arrivarono in spiaggia, ormai era mezzogiorno. Fra il montare la rete, gli ombrelloni, i teli e tutto il resto era passato un quarto d’ora. Erano tutti madidi di sudore, sotto il sole cocente. “Uff. voglio tuffarmi!” esclamò Elyse insofferente. “Ancora un attimo e abbiamo finito!” rispose paziente Ashley. Abigail era impegnata a togliere la sabbia dal suo telo, quando Elyse le si affiancò. “Tesoro, notare gli aitanti bagnini.” Disse con un sorriso furbo. Abigail ridacchiò e seguì lo sguardo dell’amica. Erano due ragazzi, dovevano avere la loro età. Uno aveva i capelli scuri e ricci e Abigail notò subito le fossette che gli si formavano quando sorrideva, il tutto completato da occhi verde bosco e un fisico niente male. L’altro era più robusto, con i capelli cortissimi scuri e occhi color nocciola. Rimase a bocca aperta. “Non è possibile.” Disse stupita. Si avvicinò di soppiatto ai due, che davano le spalle al gruppo. Elyse la seguì. Quando Abigail fu a pochi passi dai due, prese la rincorsa e saltò in schiena al ricciolo, che barcollò. “Hazza! Leeyum!” urlò ridendo. Lui non riuscì a mantenere l’equilibrio e cadde a terra. L’altro scoppiò a ridere. “Abby! Come va?” chiese il ricciolo, riconoscendola. Il suo viso era attraversato da un largo sorriso. “Abigail, chi sono?” chiese Elyse titubante. “Sono i miei migliori amici del liceo.” Rispose lei con un gran sorriso. Il ricciolo si alzò, spolverandosi la sabbia da dosso. “Piacere, mi chiamo Liam. Lui è Harry.” Disse l’altro. Harry salutò Elyse con un gesto. “Quello che hai fatto è oltraggio alle autorità.” Disse poi verso Abigail, che scoppiò a ridere. Liam e Elyse la imitarono. Harry non riusciva a trattenere un sorriso. “Come mai siete qui, ragazzi?!” chiese Abigail sorpresa. “Credi di poter essere l’unica a prendersi un anno sabbatico, tesoro? Noi, però, anziché far niente, lavoriamo!” esclamò Harry abbracciandola. Lei ricambiò, mentre anche Liam si univa.

***

Louis osservò con un pizzico di gelosia Abigail fra le braccia dei due bagnini. Chi erano? Come faceva Abigail ad essere in rapporti così stretti? Si sentiva rodere dentro. Zayn lo notò. “Andiamo da loro?” chiese. Louis annuì e si alzò, raggiungendo insieme a Zayn e Niall il gruppetto. Elyse era incerta, non faceva parte dell’abbraccio. E come avrebbe potuto? Nemmeno li conosceva.

Louis si affiancò a loro e si schiarì la voce. Abigail lo guardò e si staccò dai due. “Ragazzi, loro sono dei miei compagni di liceo, si chiamano Harry e Liam. – si rivolse ai due – loro sono Louis, Niall e Zayn.” Louis sorrise distaccato ai due. Mentre Liam parlava con Zayn e Niall, Harry fece gesto a Louis di avvicinarsi. “Anche se non mi uccidi con lo sguardo mi va bene, eh?” disse con un sorriso, mentre si erano allontanati dal resto del gruppo. Louis non rispose. “È per Abby?” chiese Harry. Louis fremette nel sentire pronunciare quel “Abby” da lui. “Sì.” Disse solo, freddo. Harry scoppiò a ridere. “Che hai da ridere?” chiese Louis infastidito. “Beh, devi stare tranquillo. Né a me né a Liam interessa Abigail sotto quella luce. Diciamo che abbiamo un altro orientamento sessuale.” Disse ancora ridendo. Louis si sentì sollevato e terribilmente imbarazzato. Si sarebbe sepolto vivo. “Scusa se ho fatto così, ma…” cercò di dire. “Ti piace.” Completò Harry. Louis arrossì. Harry rise di nuovo. “Eccome, se ti piace!” disse poi. “Abbassa la voce!” esclamò Louis allarmato ma divertito. Harry si passò una mano fra i capelli ricci. “Quindi, ricominciamo. Ciao, mi chiamo Harry, ho diciannove anni e sono gay.” Disse poi, tendendogli la mano. “Louis, vent’anni e innamorato di una tua amica.” Rispose l’altro accettando la stretta. Harry sorrise di nuovo, mostrando le adorabili fossette. Louis si rese conto che, superata la gelosia, quel ragazzo stava simpatico a pelle. “Beh, ovviamente quello che ti ho detto dovrebbe rimanere fra di noi.” Aggiunse poi incerto. Harry annuì ridacchiando. “Il bello è che in questo momento potrebbe affogare chiunque, spiaggiarsi balene, cadere un UFO, e i due bagnini non se ne accorgerebbero. Siamo dei disastri.” Disse poi. Louis rise. “Prendetevi una pausa, no?” chiese poi. Harry si guardò intorno. “Rinunciare per un giorno al mio noioso lavoro per divertirmi con amici? Sarei pazzo a rifiutare.” Si voltò verso il bar all’aperto e urlò un: “Joanna, io e Liam stacchiamo!” da lontano, la donna al bancone acconsentì e Harry si sfilò la maglietta rossa con la scritta: “bagnino” mentre lui e Louis tornavano indietro. Liam lo imitò. Quando Ashley e Bridgette raggiunsero il gruppo, Elyse si fece largo fra di loro. “L’ultimo che arriva paga pegno!” urlò Bridgette, correndo come una forsennata verso l’acqua. “Non vale!” ribatté Ashley ridendo, mentre si lanciavano all’inseguimento. Rischiarono di investire metà delle persone che occupavano la spiaggia. Quando arrivarono al bagnasciuga, sollevarono più schizzi di una bomba. Elyse e Abigail tornarono indietro, come attirate da un elastico, appena misero i piedi in acqua. “Che avete?!” chiese Liam. “Freddissima!” urlò Abigail rabbrividendo. Louis le raggiunse. Prese Abigail per i polsi e la avvicinò delicatamente all’acqua. “Immergi i polsi.” Disse, sempre tenendola per evitare di farla scappare. “Perché?” chiese lei rabbrividendo. “Fidati, sono punti particolari, i polsi e la nuca, poi non ricordo. Se abitui alla temperatura questi punti dopo senti meno freddo.” Disse lui. Abigail immerse i polsi, mentre si irrigidiva. “Non prendertela.” Disse Louis. Lei lo guardò interrogativa. Capì quello che voleva dire quando lui le mise sulla nuca la mano gelida. Rabbrividì. “Freddo freddo freddo.” Disse solo. Lui chiuse le mani a coppa e le bagnò di nuovo la nuca. “Adesso, prova a entrare. Piano.” Le suggerì. Lei obbedì.  “Elyse, fai lo stesso!” esclamò Zayn, che li osservava da lontano. Lei, a malincuore,scosse la testa. Abigail si rese conto solo in quel momento che non si era ancora tolta la camicia leggera. Non aveva mai avuto intenzione di entrare. Rimase basita nel vederla tornare all’ombrellone, tirare fuori dalla borsa una rivista di moda e iniziare a leggerla.

Abigail e Louis, ormai, erano da soli. Lui le teneva ancora i polsi sott’acqua, erano chinati con i visi a pochi centimetri di distanza.

***

POV Abigail

Erano l’uno di fronte all’altra, in silenzio, ad un soffio. Quanto avrebbe voluto avere il coraggio di fare qualcosa anziché fissare l’acqua, troppo imbarazzata per reagire. Si immaginava tutti i film romantici dove i due alzavano insieme lo sguardo, capivano di amarsi e si baciavano. Avrebbe pagato oro perché succedesse a lei.

***

POV Louis

Dio, era terrorizzato. Non sapeva cosa fare. La tentazione di aprirsi a Abigail era enorme, ma se l’avesse rifiutato? Non avrebbe sopportato di doverle stare lontano. Preferiva non sapere, che rimanere deluso. Sapeva però che, se fossero rimasti così, se ne sarebbe uscito con qualcosa di stupido. Che situazione orribile. Per sua fortuna, non durò tanto a lungo da diventare pericolosa.

***

Erano faccia a faccia, quando Liam ebbe la bella idea di sbucare da dietro di loro con un urlo spaventoso. Abigail, spaventata a morte, urlò a sua volta, schizzando in avanti e scontrandosi contro la fronte di Louis. Imprecò, tirando uno schiaffo sul braccio a Liam, che rideva come un matto. “Sei un completo rincoglionito, Leeyum!” urlò piccata, con una mano sulla fronte. Louis ridacchiò, cercando di dissimulare il dolore strofinando la mano sulla fronte. “Anche io ti voglio bene, Abby.” Rispose Liam sorridendo. Harry irruppe fra loro, evitando a Liam un altro schiaffo. “Cosa succede qui?” chiese poi ridacchiando. “Signor bagnino, il suo ragazzo va in giro a spaventare la gente!!” urlò Abigail divertita. Harry sorrise, mostrando le irresistibili fossette. “Quindi è vero? Disturbo della quiete pubblica, non va bene!” disse poi con tono di sussiego. “Oh, ma smettila, tanto siamo fuori servizio!” disse Liam ridendo prima di portare una mano dietro al collo di Harry e avvicinando i loro visi fino a lasciargli un lieve bacio sulle labbra, cui Harry rispose subito. “Uff, non è giusto! Perché i più fighi sono omosessuali?!” chiese Ashley sbuffando. Abigail si mise a ridere, mentre Ashley si imbronciava. “Stasera che fate?” chiese Harry. “Avevamo in programma di rimanere qui, a dire il vero, ma non so quanto sia intelligente come mossa dato che potrebbe piovere.”

“E ne sei sicura per…?”

“Quei nuvoloni neri laggiù.”

“Ah, vero.”

“Quindi? Proponi qualcosa?”

“Io e Liam abbiamo occupato la casa di Gemma. Ha un televisore enorme e stasera lei non è in casa. Stasera danno noi siamo infinito, è un film stupendo. Volete venire da noi?” chiese Harry. Abigail era entusiasta. “Vi prego!” esclamò con occhioni supplicanti. Zayn si affiancò a Louis e Niall. “Non ci sono problemi, penso.” Disse poi. Abigail fece un salto di gioia.

***

La sera, Abigail si tuffò sul divano di casa Styles. Harry si mise a ridere quando rimbalzò e per poco non cadde a terra. Lei, infatti, si aggrappò alla mano di Liam, che era di fianco al divano, facendolo sbilanciare. “Tu in una settimana ci uccidi tutti.” Disse Harry con un gran sorriso. “Sei fortunato che sei sopravvissuto al liceo, ti lamenti di me?!” chiese Abigail senza riuscire a smettere di ridere. “Il film inizia, tesoro!” le ricordò Liam. Lei sgranò gli occhi e si mise seduta. “Cosa ci fate ancora in piedi?” chiese poi trattenendo un sorriso. Quello che le uscì fu una smorfia strana, che fece ridere tutti. “Lou, siediti, dai!” disse Harry indicandogli con un cenno della testa il posto libero accanto a Abigail e facendogli l’occhiolino. Louis sospirò esasperato: Harry sarebbe stato la sua rovina. Ciononostante, obbedì. Vide Abigail frugare nella sua borsa. “Cosa cerchi?” chiese. “Le mie capsule. Sono fin troppo euforica.” Disse lei perplessa. “Eppure le avevo messe qui…” Louis distolse lo sguardo per non tradirsi da solo. Non poteva dirle che, per il suo stesso bene, le aveva nascoste. “Puoi farne a meno per una sera, Abby. Dopo ti fanno venire sonno, e addio al film.” Disse Harry, prima di lanciare uno sguardo indagatore a Louis. Lui alzò gli occhi al cielo e estrasse il cellulare.

A: Hazza

Tu sai troppe cose. O sei un indovino, o sai leggere fottutamente bene negli occhi.

La risposta arrivò subito.

Da: Hazza

Forse la seconda. Mi riesce particolarmente bene con occhi così belli. ;)

A: Hazza

Ci stai provando con me?? xD

Da: Hazza

Ti piacerebbe, ma no. Non tradirei mai Leeyum. u.u

A: Hazza

Bravo, fai bene (tenero lui ahahah)

Da: Hazza

Occhio a come parli, Loulou ;)

A: Hazza

Ci stanno guardando tutti o.o

Da: Hazza

Ho notato xD adesso scoppio a ridere :’)

A: Hazza

No ti prego, poi andiamo nei casini. Vediamoci questo film in pace, ok?

Da: Hazza

Perfettoo ahahah xD

Louis trattenne un sorriso, mentre Harry gli tirava una lievissima gomitata sul braccio. Nessuno ebbe il tempo di fare commenti, però, perché il film iniziò. “C’è la Watson?! Potevate dirmelo subito!!” urlò Niall adorante. Tutti si misero a ridere. “Sentite, su un solo divano non ci stiamo proprio. Se qualcuno si trasferisce sulla poltrona?” chiese Liam. Louis, vedendo che nessuno era intenzionato a muoversi, si alzò, svogliato, per sedersi sulla morbidissima poltrona viola. Non fece in tempo a sedersi, che Abigail lo raggiunse. Il suo cuore perse un colpo. Non poteva essere vero. Si ritrovò imbambolato davanti a lei, con le gambe che tremavano. Sentiva un tremore insistente lungo la gamba… oh, un momento. Era il telefono, quello.

Da: Hazza

Vaiiii ahahah Liam ha fatto centro!!

A: Hazza

Zitto e guarda il film, mi avete messo in un casino, te e il tuo ragazzo! Come mi comporto?!

Da: Hazza

Siamo ansiosi eh?

A: Hazza

Ma come può venirti in mente una cosa del genere? Sembro ansioso? Ma figurati! -.-

Da: Hazza

AHAHAHAHAHAHAHAHAH XD MUORO

Louis lanciò un’occhiata assassina a Harry, che rideva sotto i baffi. Intanto, si sedette, mentre Abigail si affiancava a lui. Grazie a Dio, le luci erano spente, altrimenti si sarebbe visto chiaramente il rossore sulle sue guance.

***

Pov. Abigail

Ok, dove avesse trovato il coraggio per sedersi di fianco a Louis, non lo sapeva nemmeno lei. E adesso? Cosa avrebbe fatto? Stupida avventatezza. Sante luci spente. Sentiva le guancie bruciare. Come avrebbe trovato il coraggio per stare ad un soffio da Louis per più di un’ora? Semplice, sperava in una crisi d’euforia. Peccato che le sue speranze non erano ascoltate.

***

“Charlie?”

“Obbligo”

“Allora: bacia la ragazza più carina nella stanza.”

Questo arrivò alle confuse orecchie di Louis, mentre un’esclamazione di giubilo partiva da Niall quando Charlie baciò Sam. Gli sguardi basiti di Patryck, Sam e tutti gli altri erano gli stessi sul volto del gruppo, nel vedere Niall esultare così. Abigail e Louis erano ancora accoccolati nella poltrona, qualche passo più indietro rispetto al divano. Forse era per questo che nessuno aveva voluto trasferirsi lì, all’inizio. Abigail aveva abbandonato la testa sulla spalla di Louis, che, tesissimo, seguiva ben poco del film.

Abigail scosse la testa. “Si è cacciato nei guai, adesso. Poveraccio.” Disse con il labbro inferiore all’infuori. “Già.” Rispose solo Louis. “Se ci avesse riflettuto, avrebbe evitato di farsi tagliare fuori dal gruppo.”

“Hai già visto il film?”

“Un sacco di volte, lo adoro!”

“Ah, mi pareva strano.” Disse Louis con un sorriso. Rimasero un attimo in silenzio. “Tu, invece?” chiese d’improvviso lei. “Io cosa?”

“Cosa avresti fatto, in quella situazione?” Louis rimase pietrificato a quelle parole. Si voltò verso Abigail, che lo guardava in attesa. E adesso? Era sicuro che, se fosse rimasto a pensare, si sarebbe incastrato in una situazione terribilmente imbarazzante. Optò quindi per l’unica opzione possibile: fece tutto senza pensarci. Lentamente, avvicinò il viso a quello di Abigail e poggiò le labbra sulle sue, in un bacio tanto delicato quanto intenso. Quando si separò, l’unica cosa che disse fu: “Io, come lui, l’avrei dato alla persona di cui sono innamorato.”

 

 

*Spazio autrice*

Ciao a tuttiiii :D

Aw, che tenero Louis *-* si è dichiarato finalmente!!

Tre quarti d’ora per scrivere questa frase, non ce la faccio più. Non mi dilungherò molto questa volta, anche perché se no qui mi ammazzano.

Dico solo che amo questo capitolo.

Entrano in scena gli aitanti bagnini, signore e signori!

Ok, la Lirry è nata da non so dove, ma fa niente, sorpassiamo :’)

Elyse rimane ancora distaccata dal gruppo – ovvio, se fosse dovuta entrare in acqua avrebbe mostrato i tagli, e non vuole che nessuno lo sappia. Povera ciccia.

Non si parla molto di un sacco di gente, qui. Mi sono concentrata su Harry, Louis e Abby, a dire il vero. Mi rifarò nei prossimi capitoli, inizieranno le complicazioni prima o poi, che vedranno come protagonista la cara Elyse e l’impulsivo Zayn. Ok, sto facendo troppo spoiler a mio avviso. Non dovevo dilungarmi e invece l’ho fatto, sono molto di parola.

Boh, è tutto!! Grazie a tutti quelli che hanno messo la mia storia fra le preferite/ricordate/seguite e hanno recensito!!! Grazie di cuore!!! <3<3<3<3<3<3

Detto questo, alla prossima!!!

Ranyadel <3

 

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Capitolo 8
*** Mi ami? ***


Mi ami?

Abigail si voltò verso Louis. “Tu, invece?” chiese poi. Lui continuò a guardare il film, ma sul suo volto si dipinse un’espressione confusa. “Io cosa?” Abigail si trattenne dal ridacchiare. Louis era la concentrazione fatta persona, o meglio, fatta divinità greca. “Cosa avresti fatto, in quella situazione?” chiese di nuovo. Lui finalmente si voltò, mentre i suoi occhi si sgranavano leggermente e la sua mascella si serrava. Era rimasto spiazzato. Abigail lo vide immobile, probabilmente stava pensando ad una risposta adatta. Quella sua espressione corrucciata era adorabile, così come tutte le altre, ma non c’era niente da fare, la faccia da “cucciolo-smarrito-e-indifeso” le batteva tutte. Non poteva resistergli quando la guardava così. Non c’erano scuse, era innamorata. Ma se per lui non fosse stato lo stesso? Certo, a lei riservava un affetto particolare, ma se fosse stato solo per la sua malattia? Molti la consideravano invalida, con la mente di un bambino di cinque anni, e quindi la trattavano come tale. Altri invece non la sopportavano proprio per il fatto che non riuscivano a stare dietro ai suoi cambi d’umore. Ma lei era una ragazza normale, con sogni, paure, speranze, passioni e emozioni come tutti gli altri, solo con più problemi, ma in fondo chi non ne aveva? Le uniche persone che l’avevano capito, e quindi la trattavano come tale, erano tutte in quella stanza, tranne Gemma. E se Louis avesse fatto parte del primo gruppo? Abigail non avrebbe retto il colpo. Provava troppo per lui per sentirsi così… umiliata. Perché in fondo era quello che provava quando si vedeva sottovalutare.

Tutti questi pensieri le passarono per la mente in meno di tre secondi. Si riscosse quando vide Louis muoversi e avvicinarsi a lei. Era troppo confusa per fare qualcosa, ancora persa nelle sue riflessioni. Si svegliò completamente quando sentì le labbra morbide di Louis premute delicatamente contro le sue. Rimase paralizzata dalla sorpresa. Il bacio durò pochi secondi, giusto il tempo di dare ad Abigail la capacità di registrare quello che stava succedendo. Appena si rese conto che sì, Louis la stava baciando veramente, lui si separò, rimanendo ad un soffio da lei. “Io, come lui, l’avrei dato alla persona di cui sono innamorato.” Disse Louis con un filo di voce. Abigail rimase pietrificata a quelle parole, incredula, con la bocca socchiusa. Sentiva ancora sulle labbra il sapore di Louis.

Senza dire niente, si alzò di scatto e prese Louis per una mano, guidandolo fino alla cucina e chiudendo la porta. Non si curò delle occhiate di Harry, Liam, Elyse e tutti gli altri.

Con il suo tumulto interiore, si era dimenticata di accendere la luce. Poco male, la luna illuminava un riquadro di pavimento. Con Louis, si posizionò proprio lì, per poterlo vedere in faccia. Gli occhi azzurri, sotto la luce notturna, sembravano quasi argentati. Erano mozzafiato, e la guardavano smarriti. Louis tentò di iniziare un discorso: “Mi dispiace, non so cosa mi sia preso, non stavo…” fu interrotto da Abigail, che gli aveva posato un dito sulle labbra. “Hai detto che mi ami?” chiese lei con voce tremante. Lui deglutì prima di allontanare delicatamente il dito di lei. “Sì, Abby, ti amo, da quando sei entrata nella mia vita, ma ho sbagliato a dirtelo...” Disse solo con espressione mortificata. Era… perfetto. Lei sentì un sorriso incredulo e intenerito nascere involontariamente sulle sue labbra. Si avvicinò a lui maggiormente, nonostante fossero già ad un soffio l’uno dall’altro. “Hai fatto bene, invece. Io non sarei mai riuscita a dirti da sola quello che provo per te, perché… ti amo, Louis, ti ho amato da subito, ma non avrei mai avuto il coraggio di dirtelo.” Disse solo con un lieve sorriso che non riusciva a mandare via. Louis era incredulo, con la bocca socchiusa e il suo stesso sorriso. Abigail decise di prendere in mano la situazione e, racimolando tutto il suo coraggio, lo baciò.

Le vennero in mente tutte le belle frasi che descrivevano i baci. Alcuni dicevano che si sentivano le farfalle nello stomaco, altri i fuochi d’artificio nelle orecchie. Alcuni che si toccava il cielo con un dito, altri che il cuore balzava in gola. Alcuni che ci si svuotava di tutto per focalizzarsi su quel momento, altri che ci si riempiva di mille emozioni. Abigail provò tutte queste cose messe insieme. Era una sensazione stupenda. Non si era mai sentita così bene in vita sua.

***

Nessuno dei due seppe dire quanto durò quel bacio, né quando lo approfondirono. Quando si separarono, avevano il fiatone, ma continuavano a sorridere come se non sapessero fare altro. Erano sospesi nella loro bolla.

Nonostante tutto, si accorsero che c’era qualcosa di strano. Un particolare stonava, nel silenzio di quella notte quasi magica… alt. Silenzio. Ecco cosa non andava. La televisione era spenta, nessuno fiatava dall’altra parte della porta. Entrambi se ne accorsero. Louis si portò un dito alla bocca come a dire “Shh” e senza fare rumore si avvicinò alla porta, spalancandola. Elyse e Harry, prima appoggiati alla porta, rotolarono a terra, mentre gli altri, bene o male, rimasero in equilibrio. I due a terra schizzarono in piedi facendo finta di niente, guardandosi intorno. Improvvisamente sembravano particolarmente attratti dal lampadario. “Ehm, Harry, dove hai detto che era la Nutella? Sapete, stavamo cercando quella.” Tentò Zayn cercando di non ridere. Abigail guardò le facce di tutti i suoi amici, una per una, vedendo la medesima espressione su tutte. Scoppiò a ridere, mentre Louis la imitava. “Oddio, siete fantastici.” Disse solo lei fra le risate. “E dove ne trovi altri come noi, scusa?” chiese Elyse tronfia, facendo ridere Abigail ancora di più. “Mi spiegate cosa succede? C’è un’invasione di unni e non mi hanno avvertita?!” chiese una voce alle loro spalle. Tutti si voltarono e Abigail vide in mezzo al salone una figura fin troppo familiare. “Gemma!!” urlò saltandole al collo. L’altra rimase basita prima di rendersi conto di chi aveva al collo. “Abby! Cosa ci fai qui, tesoro?!” chiese stupita. Harry le spiegò tutto, prima di passare alla presentazioni. “Allora, Gemma, loro sono Louis, Zayn, Bridgette, Ashley, Niall ed Elyse. Ragazzi, lei è mia sorella.” Gemma sorrise a tutti per poi rivolgere uno sguardo ad Elyse. Le due si guardarono, con occhi sbarrati. Erano bianche in volto. Abigail fu la prima a notarlo. “Ehi, che avete?” chiese perplessa. “Ci… ci conosciamo già.” Disse Gemma con voce tremolante. “Seriamente? Come?” chiese Zayn, dubbioso. “Ci siamo incontrate al mare, qualche anno fa.” Disse Elyse. La tensione nell’aria era palpabile. “Direi che è ora di andare, ragazzi.” Disse Bridgette per spezzare quel silenzio imbarazzante e nervoso. Gli altri annuirono e salutarono Harry, Liam e Gemma, per poi uscire di casa e darsi appuntamento al giorno dopo, in spiaggia. Quando Elyse passò di fianco a Gemma, le prese il polso. “Eri da lui?” chiese con un filo di voce. “Sì.” Rispose solo lei, prima di distogliere lo sguardo. Entrambe avevano le lacrime agli occhi. Sapevano di essere nella stessa, orribile situazione. Si erano conosciute grazie alla cosa peggiore che era capitata nelle loro vite e lo sapevano, per questo erano così solidali l’una verso l’altra. Tuttavia, quando si erano viste, non erano riuscite ad arginare la marea di ricordi.

“Elyse? Vieni?” chiese Bridgette facendole un cenno. Lei annuì. “Ci vediamo.” Disse solo, senza guardarsi indietro. Quando arrivarono a casa, si chiuse in camera e scoppiò in un pianto disperato.

***

Louis e Abigail entrarono per primi nella villa. Durante il viaggio, nonostante la tensione per Elyse, Abigail si era seduta sulle ginocchia di Louis, le loro dita intrecciate. Louis aveva ricevuto un messaggio da Harry appena avevano messo piede in casa.

Da: Hazza

Abbiamo sentito tutto!! Siete stupendi insieme, l’ho sempre detto! *-*

Abigail sorrise e sfilò il cellulare di lui dalle sue mani. Louis cercò di opporsi, ridacchiando, ma lei scappò fino in camera sua, seguita da Louis.  Riuscì a scrivere comunque.

A: Hazza

Voi due, da quando confabulate alle mie spalle?!

Da: Hazza

?!

A: Hazza

Sono Abby, geniaccio.

Da: Hazza

O.O Abbyyyy da quanto tempo!! Come stai??

A: Hazza

Sei proprio naturale, spontaneo.

Da: Hazza

Beh certo, come quando ci avete beccati ;) puoi dire a Louis che mi fa ancora male la spalla per la caduta? Io e Elyse ci siamo ammazzati per sentire tutto!

A: Hazza

AHAHAHAH non cercare di sviarmi, riccio!

Da: Hazza

Ok, ora ho la prova che sei Abby. Solo tu e Liam mi chiamate riccio.

Avevano continuato così per circa dieci minuti, durante i quali Louis aveva cercato di riavere il cellulare ridacchiando. Ad un certo punto, la cinse da dietro e affondò il viso nell’incavo del suo collo. Abigail rabbrividì. “Posso riavere il cellulare?” chiese lui dolcemente. Abigail sbuffò e glielo passò. “Mi stavo divertendo, uffa.” Disse imbronciata. Lui sorrise e le diede un veloce bacio a stampo. Lei abbandonò subito i suoi propositi di essere offesa. “Pensavo che queste cose succedessero solo nei film.” Disse lei, abbandonandosi al calore del petto di Louis. “Cosa? Rubare i cellulari?” chiese lui con un sorriso. “No. Innamorarsi così.” Rispose Abigail voltandosi. Lui non disse nulla e la baciò di nuovo. Sembrava che non potesse più farne a meno, e ad Abigail andava più che bene.

***

Il mattino successivo, Abigail si svegliò piuttosto presto. Si voltò su un fianco e vide Louis, ancora addormentato. Sorrise. Stava per avvicinarsi a lui, quando il luccichio dello schermo del cellulare di lui attirò la sua attenzione. Senza pensarci, lo prese. Rimase basita. Tre messaggi di una certa Lottie. Due chiamate perse di Daisy e Phoebe. Sentì una fitta di gelosia. Chi erano quelle tre? E perché, nella rubrica di Louis, i loro nomi erano accompagnati da dei cuori? L’idea che Louis potesse averla presa in giro la attraversò. “Ti piace così tanto curiosare nel mio cellulare?” chiese Louis, appena sveglio. Lei glielo restituì, brusca. “Che succede, Abby?” chiese Louis preoccupato. “Tu prima dimmi chi sono Lottie, Daisy e Phoebe, poi potrei anche decidere di dirti cosa succede.” Rispose lei brusca. Lui la guardò qualche secondo prima di scoppiare a ridere. “È tanto comica la situazione?” chiese Abigail confusa. Lui annuì. “Guarda che non devi fare così! Lottie ha quindici anni e Daisy e Phoebe sette!” disse Louis. “Mi dovrebbe tranquillizzare questo?”

“Ti tranquillizza di più sapere che sono le mie sorelline?” chiese lui. Abigail sbiancò. “Datemi una pala, voglio sotterrarmi.” Disse solo. Louis rise di nuovo. “Eri gelosa?” domandò poi. Lei si morse il labbro e annuì. Louis sorrise e le passò una mano sul viso. “Non devi, ok?” sussurrò dolcemente. Lei sorrise e lo baciò piano.

***

“Ragazzi, sono preoccupato per Elyse.” Disse Zayn solo. Erano tutti seduti attorno al tavolo, tutti tranne Elyse, lo stesso tavolo che da una settimana a quella parte sopportava tutti i loro cambi d’umore. Davvero era passata solo una settimana? Pareva una vita. “Si sta rivelando più problematica di quanto potessi immaginare.” Disse Niall, perplesso. Ashley annuì. “Cosa dobbiamo fare, secondo voi? Questa volta non abbiamo fatto niente e lei non è sparita, le è bastato solo vedere Gemma.” Sussurrò Bridgette. “Forse dovremmo chiedere a Gemma stessa. O a Harry e Liam. Magari anche loro hanno notato qualche strano comportamento da parte di Gemma.” Propose Abigail. “Penso sia sensato. Però Elyse non dovrà mai saperlo. Se è come penso, non vuole che nessuno entri nelle sue faccende, non vuole essere aiutata.” Rispose Zayn. Tutti annuirono. La missione “Salva-Elyse” iniziava in quel momento.

***

Elyse era stesa sul letto, un braccio insanguinato, la lametta nell’altra mano. Il telefono squillò. “Non ora.” Si disse lei, aspettando che la suoneria smettesse di infastidirla. Appena accadde, però, il telefono squillò di nuovo. Così per altre tre volte. Elyse, scocciata, prese in mano l’I-phone. Sullo schermo appariva il nome di Gemma. Rabbrividì e rispose subito. “Pronto?” chiese preoccupata. “Ely, come stai? Ieri eri sconvolta.” Fece Gemma apprensiva. “Non sono io quella che dovrebbe essere stravolta.” Disse lei mentre la lama passava di nuovo sul suo braccio. Gemette. “Ely, cosa… Smettila. Subito!” esclamò Gemma. “Prova a fermarmi.” Rispose amaramente Elyse. Gemma fece un verso stizzito. “Sto arrivando.” Disse solo prima di mettere giù. Elyse avrebbe voluto fermarla, ma non fece in tempo. Come sempre, Gemma aveva capito. Lei era l’unica a sapere del fatto che Elyse si tagliava. Elyse fissò i tagli sul braccio. Perché permetteva a Gemma di trovarla ogni volta in quelle condizioni? La risposta era lampante nella sua mente, ma lei non voleva ammetterlo. Non voleva ammettere di voler essere salvata. Non voglio essere salvata. Non da lei, almeno. Si disse Elyse mentre la lama lasciava un taglio ancora più profondo.

***

Niall era seduto sul tavolo, le labbra sporche di nutella. Aveva convinto Abigail a preparare di nuovo quel dolce fantastico che aveva fatto la prima mattina. Stava gustando l’ultimo morso, quando qualcuno suonò alla porta. “Niall, apri tu!” urlò Ashley dal divano. “Perché?!”

“Perché io e Bridgette siamo occupate!”

“Cos’è, siete incollate al divano?”

“Zitto e apri, Clary e Jace si stanno per baciare!!”

Niall lanciò uno sguardo allo schermo della tv. Shadowhunters, ovvio. Aveva scoperto che le due ragazze amavano gli urban fantasy con storie d’amore. Sbuffando, si alzò per aprire alla porta. Davanti a lui, Gemma, Harry e Liam avevano fatto radici. “Ciao Niall, dov’è Elyse?” chiese Gemma concitata. In camera sua, cosa…” non fece in tempo a finire che Gemma si precipitò al piano di sopra. Harry e Liam erano basiti. “Cosa succede?” chiese Niall. “Pensavamo che lo sapeste voi. Gemma era al telefono, poi ha iniziato ha urlare come una pazza che doveva venire qui di corsa.” Rispose Liam. I tre cercavano di capire, quando sentirono due persone urlare e corsero in sala, bianchi come cenci. Videro Ashley e Bridgette saltare come esaltate sul divano, mentre nello schermo Clary e Jace si baciavano con trasporto. “Chiamo adesso o dopo l’ospedale psichiatrico?” chiese Harry. “E dai, non dirmi che queste scene non ti piacciono.” Fece Liam. Harry sorrise. “Mi piacciono fra noi due.” Disse prima di baciarlo. Niall si sentiva solo, chissà come mai.

***

“Elyse, apri la porta, subito!” urlò Gemma. Elyse si passò una mano fra i capelli biondissimi. “Lasciami in pace.” Disse solo con voce rotta. Una lacrima si mescolò al sangue che non smetteva di colare giù dal braccio. Sentì un tonfo. “Butto giù la porta a spallate, te lo giuro!” urlò Gemma. Elyse non rispose, ma sentì un altro tonfo. Due, tre, quattro. Tutti erano accompagnati da gemiti soffocati e sofferenti. Al quinto, più forte, Gemma urlò. Elyse scattò in piedi e spalancò la porta. Gemma era accovacciata contro il muro, con la mano convulsamente stretta attorno alla spalla. “Sei contenta, ora che ti è uscita la spalla?!” chiese Elyse preoccupata gettandosi di fianco a lei. “Beh, sei uscita, o sbaglio?” chiese Gemma con un mezzo sorriso. “Sei completamente fumata.” Rispose Elyse, ridacchiando. Gemma le prese la mano destra e la tirò verso di sé, mostrando il braccio pieno di sangue. “Gemma, no.”

“Fammi vedere l’altro.”

“Sono mancina, non sono capace di tagliarmi senza fare danni con la destra.”

“Fammi vedere il braccio.” Si impuntò Gemma. Elyse sbuffò e obbedì, mostrando il braccio, intonso. “Bene. Ora andiamo in camera tua, mi dai quella lametta, ti lavi il sangue e ti fasci, chiaro?”

“Se no, cosa mi fai?”

“Sono stata capace di lussarmi la spalla, sono capace di fare molto peggio.”

“Allora facciamo così: io mi lavo il braccio, tu vai all’ospedale.”

“Non…” Gemma non fece in tempo a finire, che Elyse chiamò a gran voce Harry per poi entrare in camera. “Scusa”, disse prima di chiudere la porta a chiave. Gemma l’avrebbe uccisa, ma la spalla dolorante chiedeva attenzione. “Cos’è questo casino?!” chiese Zayn sporgendosi dalla porta di fianco. Vide Gemma a terra e impallidì. “Che è successo?!” chiese Harry, apparso al loro fianco. Gemma si morse le labbra. “Incidenti di percorso, sono inciampata.” Fece. Non voleva rivelare il segreto di Elyse. “Andiamo subito al pronto soccorso.” Disse Harry, da bravo fratello.

***

Elyse aveva l’orecchio attaccato alla porta. Sentì tutta la conversazione fino a quando Gemma e gli altri non se ne andarono. Grazie, Gem. Pensò sono con un sospiro di sollievo scivolando contro la parete.

*spazio autrice*

Ciao a tutti!!!

allora, non ho molto da dire. Qualcosina però sì: AMO ABBY E LOUIS!!! ho gli occhi a cuoricino *-*

poi: Elyse. Povera la mia piccola. Perchè non vuoi essere salvata?!
secondo voi da chi vorrebbe essere salvata???

Gemma. La mitica Gemma, nella stessa situazione di Elyse. Lei è forte, non si fa del male, va avanti sia per lei che per Elyse stessa. Una grande.
Ashley e Bridgette, tutte e due con il loro segretuccio. Dovrei aggiungere anche Kate, che proprio non sopporto, ma che ultimamente fa la brava e lascia in pace Bridgette. Una precisazione: Bridgette non sa niente del bacio che Kate ha dato a Niall. Eh già: perde ogni contatto con la realtà quando Kate prende il controllo. Un'ultima cosa: Bridgette è tinta di azzurro, me n'ero dimenticata.

Zayn, col suo piano per salvare Elyse. Perchè non ammette il motivo??

Harry e Liam, cuccioli anche loro, che per ora fanno poco, ma dopo avranno un ruolo più importante
Niall, povero, viene sempre per ultimo. Ancora non so cosa potrà succedergli, ma non posso tralasciarlo!!

Dopo che ho occupato metà capitolo con le foto, vorrei dire due cose:
1 ne è valsa la pena
2 le ragazze non sono precisamente così, tranne Gemma, ma non ho trovato foto uguali alla loro descrizioni, mi dispiace :(
Detto questo: ciao a tuttiii aspetto commenti!!! glatie a tuttii
Ranya

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Capitolo 9
*** Frittelle ***


Frittelle



Louis e Abigail erano in riva al mare, a guardare i bambini rincorrersi. Ogni tanto ridacchiavano, quando qualcuno li bagnava. Ad un certo punto, Abigail sentì il cellulare suonare. Era Liam. “Leeyum, che succede?” chiese. “Potete tornare alla villa? Siamo tutti qui, tranne Harry, Niall, Elyse e Gemma. Non ho capito come è successo ma Gemma si è lussata la spalla, ora sono in ospedale. Zayn mi ha spiegato del vostro piano per scoprire cosa è successo ad Elyse e ho pensato che potremmo parlarne adesso.”

“Gemma si è lussata la spalla?!”

“Non chiedermi niente, so solo che quando siamo arrivati rideva. Ha detto di essere caduta.”

“Mi sono persa perché eravate alla villa.”

“Non lo so, la tua amica ha avuto la bella idea di sbattere me e Harry in macchina e portarci a forza da voi. Quando Niall ci ha aperto è schizzata di sopra, cercava Elyse. Speravo di trovare te e Louis, ma eravate già andati.” Fece Liam, perfettamente calmo. La faccenda di Gemma non lo turbava molto, a quanto pareva. Abigail sentì qualcuno che urlava dall’altra parte del telefono. Anche Louis doveva aver sentito, perché sgranò gli occhi. “Che succede?!” chiesero insieme. “Non fateci caso, avete due fumate pazze di demoni, angeli e cose del genere in casa. C’è la battaglia finale.”

“Shadowhunters?! Mi avete fatto prendere un infarto!”

“Dillo ad Ashley e Bridgette!” rispose Liam ridacchiando. “Silenzio!” urlò Ashley, con voce straziata dall’ansia. “Parliamo dopo, voi potete tornare?” chiese Liam. Abigail assentì e mise giù. “Io sono bipolare, ma quelle due sono pazze forte.” Disse poi con una smorfia. Louis ridacchiò. “Dai, andiamo a casa.” Disse poi con un sorriso che avrebbe sciolto le calotte polari. La aiutò ad alzarsi e si diressero verso la macchina di Zayn, che avevano preso in prestito. Abigail fissava distratta il cielo, per questo non si sorprese più di tanto quando inciampò e finì dritta distesa sulla sabbia. Si sorprese di più Louis, cui lei si era aggrappata per non cadere, senza risultato. “Tutto ok?” chiese lei, scoppiando a ridere. Louis la imitò, annuendo, poi si fermò a fissarla. Sulle labbra aveva un mezzo sorriso stupendo.

***

Pov. Louis

Era bellissima. Un angelo senza ali. Il suo angelo. Fino a qualche ora prima, il solo fantasticare sulle sue labbra gli sembrava proibito. Ora che poteva averle quando voleva, si sentiva in paradiso. Come se esistesse solo lei. Si sentiva la persona più fortunata del mondo. La amava con tutto sé stesso.

“Perché mi guardi così?” chiese Abigail ridacchiando. “Stavo pensando che sei bellissima.” Rispose con tono dolce Louis. La vide arrossire leggermente e a quel punto non resistette: la baciò delicatamente, a fior di labbra, un semplice bacio a stampo che gli fece toccare il cielo con un dito.

“Ehi, voi due! Qui ci sono bambini piccoli! Non traumatizzateli!” urlò una voce fin troppo conosciuta alle loro spalle. Louis e Abigail si girarono di scatto, vedendo Harry che rideva con di fianco Gemma, Elyse e Niall. “Sei un mostro! Erano tenerissimi!” urlò Gemma, minacciando il fratello col gesso che le costringeva il braccio. Lui rise ancora di più, mentre Niall prendeva Gemma a mo’ di principessa per impedirle di saltare addosso a Harry e sbranarlo. Elyse, però, non aveva freni e non esitò a rincorrere Harry per tutta la spiaggia. “Poi siamo noi che traumatizziamo i bambini!” urlò Abigail per farsi sentire. “Mi pare logico, Abby! Questo è divertimento allo stato puro!” urlò Harry fra le risate. Abigail gli fece una linguaccia, mentre lei e Louis si alzavano. “Come resisteremo un anno con loro?” chiese Abigail. “Come resisteremo per il resto della nostra vita senza di loro?” la corresse Louis. Abigail sorrise. “Hai ragione.” Disse solo.

***

Pov. Niall

Erano tornati a casa da mezz’ora, ma lui si era chiuso in camera subito. Era confuso. Se qualcuno gliel’avesse chiesto, non avrebbe saputo dire quale fosse il suo stato d’animo. Decise di accendere il computer che teneva sulla scrivania e selezionare il programma di Word. Non l’avrebbe mai detto a nessuno, ma era uno scrittore in erba. Amava scrivere di tutto quello che gli succedeva attorno. A furia di consumarsi in parole, aveva scoperto molte cose. Ad esempio, scrivere di un particolare argomento all’inizio poteva rivelarsi difficile, poi lui riusciva ad estraniarsi dal mondo e a vedere dall’alto il problema: i suoi pro, i suoi contro, la sua utilità, i suoi rischi. Era così che decideva se qualcosa gli andava a genio o no. Così aveva deciso che l’omosessualità non era una malattia, che l’amore è un’arma a doppio taglio, e cose del genere. Argomenti che le persone che ti stanno attorno ti offrono già impacchettati, gli stereotipi. Omosessualità = sbagliato. Ma cosa c’era di male nell’essere omosessuale? Nonostante lui fosse completamente etero, aveva “visto dall’alto” tutta la situazione. L’amore omosessuale è un amore che va contro tutti, coraggioso, che deve essere alimentato costantemente a causa di tutti coloro che vogliono spegnerlo e bollarlo come innaturale. È più forte e più duraturo dell’amore normale, non ha paura, sa quello che vuole e sacrificherebbe tutto per ottenerlo. Un omosessuale ha avuto il coraggio di dichiararsi tale, di sopportare il peso delle sue scelte, di andare avanti quando tutto e tutti gli impongono di tornare indietro.

Gli omosessuali sono una delle cose più vere del mondo, con ideali più forti e passione più grande di tutti gli altri. Questo aveva capito Niall grazie alla scrittura. Le menti chiuse avrebbero accettato il pacchetto-stereotipo, ma a lui non andava bene di essere come tutti gli altri. Se doveva difendere le sue idee, voleva delle idee in cui credeva veramente, e non solo perché qualcuno gliele aveva imposte.

Grazie alla sua Visione dall’alto, aveva capito molte cose. Aveva una mente più profonda degli altri, un cuore più puro, ideali più resistenti. Era libero. Sotto l’aspetto di un tenero mangione e giocherellone, era un uomo da invidiare, che non si sarebbe fermato davanti a niente.

Per questo, provò ad applicare la Visione dall’alto con il suo stato d’animo. Come ogni volta, mentre le parole scaturivano da sole, capiva poco a poco tutto quanto. Come se non fosse lui a scrivere, ma qualcuno glielo stesse spiegando. Era un fenomeno incredibile.

Grazie alla sua Visione dall’alto, la nebbia confusa che lo rendeva cieco si dissipò. Niall capì cosa gli stava succedendo.

Senza dire niente, salvò il file nella sua cartella nascosta, dove c’erano mille riflessioni del genere. File: “Innamorato.”

Prese un foglio e senza farci caso iniziò a disegnare tratti confusi, che mano a mano diventavano un volto. Capelli lunghi e mossi, occhi chiari e dolci, un sorriso tenero. Sorrise involontariamente.

Quella ragazza l’aveva stregato.

***

“Come hai fatto a lussarti la spalla, si può sapere?!” chiese Abigail quando arrivarono a casa. Gemma ridacchiò. “Ve l’ho detto mille volte, sono inciampata!” rispose esasperata. Abigail portò gli occhi al cielo. In quel momento, Niall sparì al piano di sopra. “Che ha? È rimasto silenzioso tutto il viaggio.” Chiese Gemma sporgendo il labbro all’infuori. Louis fece spallucce. “Voi come fate a vivere? Che io sappia, non lavorate, eppure avete questa megavilla.” Chiese Harry, al fianco della sorella. “In realtà non la manteniamo noi. Ogni mese ci viene dato un assegno, compreso nel premio del concorso. In poche parole, per un anno andremo a scrocco. Dovrebbe bastare per alimenti, casa e qualche spesa extra, poi se lo finiamo o aspettiamo la fine del mese o usiamo soldi nostri.” Spiegò Zayn. “Ma guarda te che scansafatiche.” Borbottò Gemma. Elyse si mise a ridere. “Avremo o no qualche vantaggio, noi povere menti malate?” chiese innocentemente Abigail. Gemma sgranò gli occhi. “Avete tutti dei problemi?” chiese incredula. “No, solo io, Abby e Bridgette.” Rispose Elyse. “Cos’ha Bridgette?”

“Doppia personalità, ma per ora non si è fatta vedere.”

“E tu, Elyse?” chiese invece Harry. Lei e Gemma si irrigidirono. “Niente che ti riguarda.” Rispose Elyse. Harry si fece piccolo piccolo. “Ehi, non mi traumatizzare il riccio!” esclamò Liam. Harry strisciò fino a lui, con fare offeso. “Leeyum, mi ha trattato male.” Fece con fare da bambino, un’espressione da bimbo impuntato. Liam si trattenne dal ridere. “Cosa devo fare, piccolo? Giustiziarla?” chiese poi, stando al gioco. “Shi.” Rispose Harry accoccolandosi contro Liam, che lo circondò col braccio. Tutti rimasero un attimo in silenzio, poi scoppiarono a ridere. “Non si può rimanere seri con voi due in giro!” esclamò Elyse ridendo. Gemma tentò di  alzarsi, ma si sbilanciò e ricadde sul divano. Il gesso finì fra le costole di Zayn, che si piegò in due. “Oddio, tutto ok?” chiese Gemma preoccupata. Elyse si avvicinò a lui, apprensiva. “Male?” chiese solo. “Ho farina di costole adesso.” Fece lui con voce spezzata. Elyse lo costrinse a stendere il busto, per poi premere sul punto colpito. “Fai male.” Disse solo lui. “Zayn, siamo appena stati al pronto soccorso, secondo me se ci torniamo ci insultano.” Rispose Elyse. “Fa niente, sto bene. Non mi ha mai ucciso nessuna botta.” Ribatté Zayn facendo respiri profondi. In qualche minuto, si era ripreso. “Scusa.” Fece Gemma mordendosi il labbro, dispiaciuta. “Tutto ok, tranquilla.” Rispose Zayn. “Ragazzi, sparisco in cucina, devo provare a fare le frittelle. Volete?” chiese Abigail. “Sì, ti prego, amo come cucini!” esclamò Gemma con occhi sognanti. “Mi ricorda molto Niall in questo momento.” Sussurrò Louis ridacchiando. “Mai mettersi fra me e il cibo, chiaro? Ho un gesso e – come Zayn sa – non ho paura di usarlo.” Esclamò Gemma con fare truce. Elyse si mise a ridere. “Posso confermare, mi divorava tutto quando veniva da me.” Fece Abigail. “Cosa ci fai ancora qui, te?! Muoviti, muoviti, muoviti!! In cucina, su!” esclamò Gemma, praticamente cacciandola dalla sala. “Te non sei normale.” Sussurrò Harry, ancora abbracciato a Liam. “L’hai capito adesso? Complimenti!” esclamò Gemma ridacchiando. Louis si alzò e seguì Abigail. “Povera Abby, me l’avete bandita dalla sala!” Esclamò. “Ho fame, ho detto.” Ribatté per l’ultima volta Gemma. Elyse scosse la testa. “Sei impossibile.” Disse solo. “I’m crazy and I know it.” Si vantò Gemma ridacchiando.

***

Niall era chiuso in camera, quando sentì bussare. “Niall, ci sono le frittelle, ti vanno?” chiese Ashley dall’altra parte della porta. “Scusa, non ho fame.” Urlò Niall. Sentì un silenzio sorpreso. “Tutto ok?” chiese Bridgette.

Non avrebbe saputo dirlo. Tutto ok cosa significava? se tutto ok stava per “è tutto normale, sono uguale a prima” allora non era tutto ok. Era completamente perso in un vortice di emozioni e pensieri a lui estranei, che non capiva, che non aveva mai provato. Non era mai stato innamorato. Non era tutto ok. Era mille volte meglio.

“Sì, tranquilla. Arrivo subito.” Mentì Niall. Sentì un dubbioso “Va bene” e le due scesero al piano di sotto. Bastarono pochi minuti che la porta si aprì. “Posso entrare?” chiese Gemma. Portava faticosamente un piatto pieno di frittelle, mentre sottobraccio aveva un barattolo di nutella pericolosamente in bilico. Niall si alzò per aiutarla. “Ehi, che fai?” chiese incerto. Lei fece spallucce. “Una persona che ama mangiare non può perdersi le frittelle di Abby.” Rispose tranquilla. “E tu ami mangiare?” chiese Niall divertito. “Non ho mai amato nessuno, solo il cibo.” Rispose ridacchiando Gemma. “Benvenuta nel club, allora!” esclamò contento Niall, portando il piatto sul letto. Si misero a gambe incrociate a gustare le frittelle. “Sono stupende, avevi ragione.” Disse Niall a bocca piena. “Fidati di me, Abby è la cuoca migliore del mondo!” rispose Gemma, sempre a bocca piena. Era sporca di zucchero a velo sulle labbra. Niall si allungò e con un pollice tolse lo zucchero. “Grazie mille.” Fece lei sorridendo. Niall ricambiò. Gemma era di una naturalezza fantastica, solare e divertente, e soprattutto amava mangiare come lui. Questo le faceva guadagnare altri mille punti, agli occhi di Niall. Quando finirono le sei frittelle, guardarono il letto: avevano fatto un disastro di zucchero e briciole. “Ops.” Disse solo Gemma trattenendo un sorriso. “Fa niente, adesso la sbatto fuori dalla finestra. Lo faceva mia madre con le tovaglie, non deve essere molto difficile.” Disse Niall. Lei sgranò gli occhi e schizzò di sotto. “Aspettami!” urlò. Niall la guardò basito, per poi togliere il lenzuolo dal letto e portarlo alla finestra, facendo attenzione a non far cadere le briciole. Stava per sventolare il lenzuolo, quando sentì un “Fermo!” urlato dalla casa. Gemma si precipitò in giardino, con gli occhiali da sole inforcati. “Ok, ora puoi far piovere zucchero.” Disse solo raggiante. Niall scoppiò a ridere. “Non sei normale.” Disse solo. “E allora? Se non sono pazza adesso quando potrò esserlo, scusa? Siamo giovani una volta sola!” esclamò Gemma. Niall ridacchiò, riflettendo però sulle parole di Gemma. “Voglio la pioggia di zucchero, Nialler!” urlò Gemma indispettita. A quanto pareva, Niall si era soffermato troppo sui suoi pensieri contorti da scrittore. Senza pensarci, sventolò il lenzuolo, travolgendo Gemma di piccoli e dolci cristalli bianchi. “Nevica!” urlò lei prima di sporgere la lingua all’aria per afferrare lo zucchero. Aveva messo gli occhiali proprio per non farsi accecare. Quando Niall finì, si sporse dal balcone. “Com’era?” chiese. “La nevicata migliore del mondo!” esclamò galvanizzata Gemma. Vederla così esaltata fece sorridere Niall. Era davvero una ragazza unica. “La prossima volta provo io!” decise. Lei ammiccò e alzò il pollice, la lingua fra i denti.

“Niall, Gemma, stiamo andando in spiaggia, venite?” chiese Ashley sporgendosi dalla porta. “Arrivo!” fecero i due insieme, prima di guardarsi e scoppiare a ridere. Gemma fissò la fiancata della villa, poi il balcone, e s’illuminò. “Quando mi tolgono il gesso mi arrampico fino al tuo balcone, così ci facciamo scorpacciate in allegria.” Disse divertita. “Certo, così se cadi torni dritta all’ospedale.”

“Tu scherzi, ormai avrò la tessera fedeltà!” ribatté Gemma ridendo. Niall alzò gli occhi al cielo e rientrò, scendendo di fretta le scale. Si scontrò con una chioma azzurra spettinata. “Bridgette, scusa, non ti avevo visto.” Disse solo. Lei lo guardò storto. “Bridgette?” chiese. Oh, no. “Kate?” fece Niall con un groppo in gola. Ricordava fin troppo bene il primo e unico incontro con l’alter ego di Bridgette, e non gli era piaciuto per niente. “Anche se non mi guardi come se fossi radioattiva, è ok.” Fece lei offesa. “No, io…” tentò di difendersi Niall. “Bridgette? Dove sei?” chiese qualcuno. Niall sospirò di sollievo, poi fissò Bridgette/Kate. Lei sembrò strabuzzare gli occhi, confusa. Scosse la testa un paio di volte, per poi portarsi una mano alla tempia. “Kate?” chiese Niall. Ashley e Bridgette spostarono lo sguardo su di lui. “Kate?!” chiesero spaventate. “Cosa ha fatto, detto, accennato?!” Chiese Bridgette. “Questa volta niente.” Sussurrò Niall. “Come, questa volta?” chiese Ashley. “Ha già preso il controllo, ma pensavo che lo sapeste.” Tentò Niall. “Quando pensavi di dircelo? No che non lo sapevamo!” fece Bridgette spaventata. “Ehi, ehi, tutti calmi, dite tutto alla vecchia Gemma.” Entrò in scena così la salvezza di Niall.

Grazie, Gem. Pensò Niall riconoscente.

 

* spazio autrice *

Ciao a tutti!!!

Wow, Niall è davvero importante in questo capitolo!! Mi sta troppo simpatico, lui e Gemma.

Domanda da un milione di dollari: di chi sarà innamorato Niall?? Vorrei sapere che ne pensate, magari con una mini recensione… pleaseee *-*

La riflessione che fa Niall mi piace troppo. Sono etero, ma lo dico: viva gli omosessuali. E non i/le drag queen, lo ammetto, quelli/e sono inquietanti. Viva i veri omosessuali, che non sono tali per seguire la moda, ma per seguire il loro cuore. Servono persone così al mondo. Servono persone vere, perché ormai siamo in una società avariata, che lascia correre tutto, tutte le violenze. Non mi va bene.

Mi sto perdendo, lo so (come direbbe la mia prof di italiano), ma volevo far sapere il mio punto di vista. In fondo, se non lo faccio qui, dove lo faccio?

Tornando al capitolo: tanti segreti fra poche persone. Mi piace. Gemma ed Elyse, Niall (ne avesse uno, sarebbe più facile), Bridgette e Ashley.

Parlando di Gemma. La adoro. È un raggio di sole nella vita di Elyse e Niall. Come ho già ribadito, è forte. Ed è pazza, in senso positivo. “Se non sono pazza adesso quando potrò esserlo, scusa?” la amo. Carpe diem.

Louis e Abby, lo ripeto, sono adorabili *-*

Zayn, povero, si becca una gessata nelle costole.

Harry e Liam, cuccioli pure loro *-*

Dovrei aver finito. Ciao a tutti!!!! Grazie ancora a tutti quelli che recensiscono e mettono la storia fra le preferite/seguite!!

Ciauuu

Ranya

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Capitolo 10
*** ali d'argento ***


Ali d’argento

 

“Zayn, passami lo scotch di carta!” esclamò Abigail, dall’alto della scala. “Non ci arrivo!” fece lui. Abigail sbuffò. “Gem?” chiese poi. “Al volo!” esclamò l’interessata, che presiedeva solamente a causa del braccio ingessato, lanciandole lo scotch. Abigail lo afferrò per un pelo, per poi delimitare larghe strisce nel muro. “Gem, mi passi quel pennello?” chiese Niall. Lei si allungò fino al ragazzo. Si scambiarono un sorriso e Gemma tornò al suo posto. “Gemma, mi passi…” Harry non fece in tempo a finire, che Gemma sbuffò. “Avete rotto!” esclamò poi. Tutti si misero a ridere. “Scusa, hai ragione, povera invalida.” Fece Liam con un sorriso. Gemma lo incenerì con lo sguardo. “Grazie di tutto, ragazzi!” esclamò Abigail. Era passata una settimana da quando Gemma si era lussata la spalla. Abigail aveva deciso di ridipingere la camera e dare un tocco di personalità ai mobili. Dopo la sua camera, sarebbe toccata a quella degli altri. Erano impegnati da tutta la mattina, con pennelli e vernice. Tutto era ricoperto di teli di plastica, tranne le pareti e le ante dell’armadio, smontate a terra. “Nialler, dopo si mangia, vero?” chiese Gemma speranzosa. Lui si mise a ridere e annuì. Ormai era diventata un’usanza mangiare insieme, per loro due. Amavano i loro ritrovi. Si divertivano un mondo insieme. Gemma scattò in piedi, esultando… e colpendo un barattolo di vernice bianca. Tutti trattennero il fiato, mentre la vernice volava fino alle ante dell’armadio. Si infranse su di esse, macchiandole, e macchiando il viso di Liam e Harry. “Sei un mostro.” Disse Harry, pulendosi le goccioline di vernice dai ricci. “Ehm, ops?” tentò Gemma. Harry intinse un pennello nel rosa e si avvicinò alla sorella. Tutti erano immobili. “Hazza, non fare…” tentò Louis. Troppo tardi. Harry passò il pennello sul viso di Gemma, sporcandole il naso. Lei sgranò gli occhi, oltraggiata. “Questa me la paghi, riccio!” esclamò, prendendo il barattolo del rosa più scuro. Lo gettò su Harry, rovesciando metà del suo contenuto. Harry,, però, lo schivò, e la vernice finì su Abigail. “Questa è guerra!” esclamò lei. A quel grido, tutti iniziarono a gettarsi addosso vernice, incuranti del risultato. Solo venti minuti dopo, Abigail gridò: “Tutti fermi!” era paralizzata. “Abbiamo fatto un casino.” Disse Zayn mordicchiandosi il labbro, teso. “Ma va’, non si nota.” Fece Elyse. “A me non sembrava che avessi problemi, prima!” ribatté Zayn, imbronciato. “Zitti e fermi!” fece Abigail, dirigendosi verso uno scatolone. “Che fai?” chiese Louis, cauto. Tutti erano consapevoli di aver rovinato il lavoro di una mattinata. Abigail riemerse dallo scatolone con due barattoli in mano. Gemma ci gettò un’occhiata: erano pieni di porporina,  in un barattolo rosa, in uno bianca. Abigail ne prese due manciate e iniziò a spargere striature ondulate e distinte di brillantini sulle ante dell’armadio. “Perfetto.” Disse solo, strabiliata, osservando le macchie di vernice casuali ricoperte di altrettanto casuali forme brillanti. Erano davvero belle. “Sei seria?” chiese Ashley, sorpresa. “Non sarebbero venute così bene con nessun disegno studiato. Amo le cose caotiche!” esclamò Abigail elettrizzata. “Vi prego, continuiamo anche con le pareti! Schizziamo così tutto quanto!” aggiunse poi implorante. Gemma sorrise. “Hai chiesto al gruppo giusto, tesoro!” fece furba. Non c’era molto da fare: la guerra dei colori aveva dipinto tutta la camera di colori vivaci e assolutamente senza senso. Abigail si occupò solo di qualche dettaglio, una zona rimasta bianca, ad esempio. “Posso fare una cosa speciale?” chiese poi. “A noi lo domandi? La camera è tua!” esclamò Niall ridacchiando. Abigail si diresse subito dove doveva stare il letto. “Gemma, mi passi il pennello?”

“Sempre Gemma che deve fare tutto.” Si lamentò lei, passandole però il pennello. “Ragazzi, ci vorrà un po’. Secondo me è meglio se vi andate a fare una doccia, siete più screziati delle pareti.” Suggerì Abigail. Tutti annuirono. Louis le si avvicinò e le  lasciò un tenero bacio a stampo. “A dopo.” Disse solo. Lei annuì sorridente, mentre tutti la lasciavano da sola. Prese un barattolo di vernice azzurro chiaro e uno di vernice argentata e si mise a disegnare, accuratamente.

***

Un’ora dopo, erano riusciti a togliersi la vernice di dosso. Erano le due meno venti, troppo tardi per cucinare. Ricorsero alla pizzeria più vicina, per la gioia di Niall e Gemma. I due si chiusero in camera come ogni volta: si divertivano a mangiare sul balcone di Niall, da soli. Louis si offrì di portare la pizza ad Abigail, ma trovò la porta chiusa. “Abby, non mangi?” chiese perplesso. “Mhm, sì, tranquillo, finisco qui e arrivo subito.” Fece lei. Louis scoprì tardi che il subito di Abigail equivaleva ad un’ora. Alle tre, sbuffò e tornò al piano di sopra. Stavolta, la porta era aperta. “Abby, allora vieni o… oddio, wow.” Disse solo a bocca aperta. Su una parete, quella dove poggiava la testata del letto, era dipinto un enorme paio d’ali azzurre con riflessi argentati, perfette, spiegate. Morbide piume erano accennate da veloci tratti verso il centro delle ali, mentre quelle sui bordi, più affilate, erano delineate da porporina argentata. Sopra di esse, campeggiava una scritta elegante da biscotto della fortuna: “Tutti abbiamo un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare.” Rimase a bocca aperta. Era bellissimo. “Che ne pensi?” chiese Abigail speranzosa, pulendosi le mani. “Stupendo.” Fece lui, sbalordito. Abigail sorrise. “Grazie.” Disse solo. “Sai, anche nella mia vecchia camera ho fatto un paio di ali così. Ero convinta che se avessi affidato loro i miei segreti, esse li avrebbero fatti volare in alto, al sicuro, in un posto dove potevano essere ascoltati e capiti. Ogni segreto ha bisogno di un paio di ali d’argento. Sono i sogni che te le fanno spuntare.” Disse poi con lo sguardo perso sulla parete e un mezzo sorriso sulle labbra. “È un bel pensiero. Come ti è venuto?” chiese Louis abbracciandola da dietro. “Non so. Quando avevo quindici anni scrivevo poesie, per passare il tempo. Le ali sulla parete sono state la mia maggiore ispirazione.” Rispose lei. Quel momento fu interrotto dal brontolio dello stomaco di Abigail. “Ti ricordo che sei a digiuno, pittrice. Vieni a mangiare la tua povera pizza ormai fredda?” chiese Louis. “Ma sì, una passata in forno ed è tutto a posto. Tanto mentre disegno non sento fame.” Rispose lei ridacchiando.

***

Elyse si chinò sul letto. La lametta, fra le sue mani, riluceva invitante. Elyse esitò, rigirandosela fra le mani. Si scoprì il polso destro, portando alla luce una fitta rete di tagli, alcuni recenti, altri rimarginati. Ripensò alla conversazione con Gemma.

“Solo perché ci sta rovinando la vita, non devi pensarci tu a distruggerti del tutto.”

“Non ce la faccio. Come fai, tu? Sei sempre sorridente.”

Gemma aveva sorriso, abbracciandola.

“Io sono abbastanza forte da provare a dimenticare.”

“Io no.”

“Trova qualcuno che ti tiri fuori da questo circolo, che ti accetterà dopo aver saputo tutto di te. Vedrai che sarà più facile.”

“Tu non mi accetti?”

“Io ti adoro. Ma a quanto pare non serve a niente. Sono due anni che vai avanti, non è la prima volta che ti fermo.”

“Sento che è giusto farmi del male.”

“Per colpa sua? Non è giusto per niente. Non hai fatto niente per meritare tutto questo, e stai difendendo tua sorella da lui. Se questa non è una cosa da persone forti, non so cos’altro possa essere.”

Elyse ripensò a quelle parole. “Sono abbastanza forte per resisterti?” chiese alla lametta.

Qualcuno bussò alla porta. “Dolcezza, stiamo andando in spiaggia. Vieni?” chiese Zayn. Elyse sbuffò. “Cosa non capisci di: non chiamarmi dolcezza?!” chiese alzandosi in piedi e prendendo la sua borsa. Aprì la porta, trovandosi davanti ad uno Zayn sghignazzante. “Andiamo, che è meglio.” Fece alzando gli occhi al cielo e richiudendosi la porta alle spalle. Sul pavimento, la lametta riluceva sinistra.

Elyse non era forte.

Aveva bisogno di qualcuno che la salvasse.

Quel qualcuno l’aveva appena salvata.

***

“Sei sicura che sia la cosa giusta?”

“Sì. Non possiamo dirlo a nessuno.”

“Non mi piace questa situazione… dobbiamo fare tutto in segreto…”

“Se vuoi dirlo agli altri, per me è ok…”

“No. Hai ragione, saremmo dei fenomeni da baraccone.” Finì Bridgette. Ashley, di fianco a lei, sospirò, un sospiro stanco e rassegnato.

“Ash?”

“Dimmi.”

“Ti amo.”

“Anche io.”

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Capitolo 11
*** Festa a tema ***


Festa a tema

Niall e Gemma erano seduti sul terrazzo della camera di Niall. Quest’ultimo aveva portato fuori un tavolo, grande a malapena per due persone, e due sedie pieghevoli. Ormai i due mangiavano sempre lì fuori, da soli. Non facevano altro che parlare, ridere e mangiare. Anche in quel momento, sul tavolo campeggiavano due tazze di tè e un paio di brioche. Era mattino presto, Gemma, Harry e Liam avevano dormito da loro. “Che bello stare qui fuori così presto.” Fece Gemma con un lieve sorriso, lo sguardo puntato verso il cielo, imporporato dall’alba. Niall, vedendola distratta, allungò furtivamente la mano verso la brioche di lei. “Ti stacco quella mano a morsi, Nialler. Non provocarmi.” Lo minacciò lei, tirandosi al petto la brioche. Niall si mise a ridere. “Nemmeno Gollum è così possessivo.” Disse solo. Gemma fece una linguaccia. “Il mio tessoro.” Disse con voce sibilante, prima di scoppiare a ridere con Niall.

Gemma finì in poco la brioche, per evitare un altro tentato furto da parte di Niall. Lui la guardò truce. “Guastafeste.” Disse solo. Lei ridacchiò, mentre nell’aria si diffondeva la suoneria di Gemma. “Scusa.” Disse lei rispondendo. “Esther, come va?” iniziò a chiedere. Niall si alzò e, con un gesto, fece capire a Gemma che sarebbe entrato. Lei alzò il pollice, ammiccando.

Wow, Gemma era davvero fantastica. Niall si trovava benissimo con lei. Si sedette sul letto, prendendo un libro dal comodino. Figlia del sangue, di Licia Troisi. Era coinvolgente in una maniera assurda. Niall aveva letto quasi tutti i suoi libri, mancavano solamente i tre libri di Nashira, l’ultimo delle leggende del Mondo Emerso e quello che aveva fra le mani. “Scusa Nialler, era una mia amica che… oddio, amo quel libro.” Disse Gemma, saltando sul letto. “Davvero?” chiese Niall con gli occhi che luccicavano. “A che punto sei arrivato?”

“Capitolo 14. Il rito.” Fece Niall. Gemma si schiarì la voce. “E anche se fosse? Tu stessa sei un cadavere, non vedo dove sarebbe il problema.” Citò. Niall era a bocca aperta. “Lo sai a memoria?!” chiese strabiliato. “Molte frasi che mi colpiscono sì, chiedere di sapere tutto è troppo.” Rispose lei sorridendo. “Devo dedurre che ti piaccia leggere?” chiese Niall con tono ovvio. Lei annuì. Niall rifletté un attimo. “Devo farti vedere una cosa.” Disse solo, chiudendo il libro e accendendo il computer. Aprì la cartella con i suoi libri, prendendo quello che gli piaceva di più. “Oddio, scrivi?! Non ci credo!” esclamò lei esaltata. Lui sorrise. Lei si buttò a peso morto sulle sue ginocchia, non trovando un altro posto su cui sedersi, e iniziò a leggere. Era veloce. Il libro era composto solo da poche pagine, era malapena all’inizio. Gemma ci mise una decina di minuti a leggerle tutte. “Mettiamola così. Se non continui ti uccido.” Disse poi, con gli occhi che luccicavano. “Ti piace veramente?” chiese Niall, speranzoso. “Scherzi? Sei bravissimo! I tuoi personaggi sembrano uscire dallo schermo! Descrivi in modo eccezionale e sei leggero, i dialoghi sono divertenti e alleviano il carattere serioso del libro… in poche parole ti adoro.” Disse lei. Niall sorrise, raggiante.

Passarono qualche minuto a parlare di libri, fino a quando Gemma non si alzò stiracchiando dalle ginocchia di Niall, dalle quali non si era mossa. “Che giorno è?” chiese poi. “2 agosto, perché?”

“Sì! Sì! Sì! Oggi mi tolgono questo coso!!” urlò lei indicando il gesso e saltando per la camera. Niall si mise a ridere.

***

Abigail era seduta sul letto, a gambe incrociate, un’espressione corrucciata in viso. “Dove l’ho messo, dove l’ho messo, dove l’ho messo…” continuava a dire, ormai quelle parole non avevano più senso. Cercava ovunque il suo album preferito, “Avril Lavigne”, l’ultimo album della sua cantante preferita. “Cerchi questo?” chiese Elyse tirando fuori da dietro altri cd l’album in questione. Abigail esultò e Elyse mise il cd nello stereo. Partirono le note di rock ‘n’ roll e senza farci caso le due iniziarono a cantare. Ci mettevano l’anima, amavano Avril Lavigne. Nonostante gli acuti venissero fuori come falsetti, non se la cavavano male. Era mezzogiorno, quel giorno cucinava Bridgette. “Disturbiamo?” chiese Zayn, indicando Louis e se stesso sullo stipite della porta. Abigail saltò in piedi e corse ad abbracciare Louis, che ricambiò. “Ragazzi, non vi vedete da ieri sera, lo sapete?” chiese Elyse con una smorfia. “E allora?” ribatté Louis ridacchiando. “Dove sono Gemma e Niall?” chiese invece Zayn.

“Sono andati a togliere il gesso a Gemma, torneranno fra poco.” Rispose Elyse, prima di lanciarsi sul letto. When it’s you and me we don’t need no one to tell us who to be we’ll keep turning up the radio!” Esclamò poi esaltata. Zayn la guardò storto. “Ehi, che ci posso fare. Avril mi fa questo effetto.” Si giustificò lei ridendo.

***

Erano radunati attorno al tavolo della cucina, a mangiare. Niall e Gemma erano stranamente con loro, forse perché Gemma era felice di aver tolto il gesso e voleva festeggiare con tutti.

Il cellulare di Gemma suonò. Lei ci gettò un’occhiata e impallidì. “Ragazzi! Mi sono dimenticata di dirvelo! Domani sera una mia amica da una festa a tema!! Siamo tutti invitati!” esclamò eccitata. Abigail e Elyse esultarono. “Qual è il tema?” chiese invece Ashley. “Abito da sera.” Rispose Gemma. A quel punto, un’ovazione partì da tutte le ragazze. “Ci andiamo? Vi prego!” esclamò implorante Abigail, sgranando gli occhi fino a sembrare un cerbiatto. “Vi prego vi prego vi prego!” aggiunse Gemma. “Se ci tenete tanto, per noi è ok.” Disse solo Harry. I ragazzi si tapparono le orecchie subito dopo le parole del riccio, e a ragione: le ragazze, infatti, scoppiarono in un urlo di gioia. “Andiamo in paese! Conosco un negozio apposta per queste occasioni!” esclamò Gemma. Tutti finirono in fretta di mangiare, presi dalla foga generale, e si infilarono in macchina. Seguirono le indicazioni concitate di Gemma fino ad arrivare davanti ad un negozio enorme a tre piani. “Oh. mio. Dio.” Scandì Abigail incantata. Era nel suo mondo.

***

Il giorno dopo, le ragazze erano chiuse nella camera di Abigail. Avevano occupato il letto con i loro vestiti e la scrivania con trucchi e smalti. Le scarpe erano ai piedi del letto e le borse a lato dei vestiti. Collane, bracciali, orecchini e anelli erano sul comò. In poche parole, la stanza di Abigail era diventata un camerino. Erano le otto, la festa era per le nove. Volevano essere perfette, per questo si erano chiuse in camera un’ora prima. Erano fresche di doccia post-spiaggia e per l’occasione Bridgette, Abigail e Elyse si erano rifatte la tinta. Adesso i capelli di Bridgette tendevano di più all’indaco che all’azzurro elettrico di prima, mentre quelli di Abigail erano di un color corallo acceso. Elyse era rimasta fedele al bellissimo verde acqua, in tinta col vestito. Tutte si erano innamorate dei loro abiti.

Erano tutti con lunghe gonne morbide, tranne quella di Ashley, corta sul davanti con uno lungo strascico. Si vestirono lentamente, facendo attenzione a non rovinare i vestiti, per poi iniziare con trucco, smalto e capelli. Per ultimo gli accessori. “Ragazze, siamo stupende.” Disse fiera Gemma. Tutte sorrisero emozionate.

Il vestito di Elyse era color verde acqua, con un decoro argentato sulla scollatura. Scarpe, smalto, accessori e borsa erano bianchi. Non si smentiva mai.

Gemma indossava un vestito verde acido, con il decoro di un sole argentato sul fianco. La borsa era più pallida del vestito, mentre scarpe e accessori erano rosso-arancio spento.

Ashley aveva un vestito rosa fatto di veli, con una gonna più o meno aderente di strass che arrivava fin sopra le ginocchia per poi allungarsi dietro in altri veli. Gli accessori, le scarpe e la borsa erano rigorosamente rosa carico.

Bridgette aveva un vestito indaco, con una fascia in vita. La gonna, al contrario di quella delle altre, era leggermente a palloncino. Scarpe e accessori andavano dall’indaco al blu.

Abigail era avvolta in un morbido abito color corallo, con la scollatura a cuore decorata di verde scuro, la gonna che sembrava un fiore. Le scarpe nere avevano lacci che arrivavano alla caviglia e si fermavano con due piccoli fiocchi. Lo smalto era nero e la borsa dello stesso colore del vestito.

Erano mozzafiato.

Esitarono sulla soglia. Cosa avrebbero pensato i ragazzi? Non avevano visto i vestiti, le ragazze volevano che fosse una sorpresa. Avevano deciso le coppie: Abigail con Louis (ovviamente), Harry e Liam, che non avevano paura di mostrarsi omosessuali, Zayn ed Elyse, Gemma e Niall, Ashley e Bridgette, che erano rimaste da sole. “Secondo voi che diranno?” chiese Elyse, nervosa. “Beh, vediamo.” Disse Gemma aprendo la porta. Si misero in fila indiana e scesero le scale. I ragazzi erano seduti sul divano, parlottavano fra loro. Erano tutti in smoking, ecco la sfortuna di essere ragazzi: non si poteva avere fantasia nel vestire elegante. Le cinque erano silenziose, non facevano rumore nonostante i tacchi alti. Per questo, i ragazzi non si accorsero di niente fino a quando Abigail non si schiarì la voce. I cinque si voltarono all’unisono verso di loro. Erano tutti a bocca aperta, anche Harry e Liam, nonostante fossero omosessuali. “Siete stupende, ragazze.” Disse Niall strabiliato. Loro sorrisero. “Allora, andiamo?” chiese Gemma. Tutti annuirono e i ragazzi si alzarono in piedi, uscirono di casa e si diressero verso le auto.

***

Erano arrivati alla casa di Esther, l’amica di Gemma. La porta era aperta. Entrarono nella villa a passo lento, a due a due. Louis e Abigail chiudevano la fila. “Esther!” chiamò Gemma, vedendo l’amica da lontano. Lei era vestita di bianco e oro. “Gem! Sei stupenda! Siete tutte stupende!” esclamò Esther, avvicinandosi a loro e abbracciando l’amica. I capelli rossi di lei finirono in bocca a Gemma, che ridacchiò. Dopo pochi secondi, le coppie si separarono, spargendosi per la sala. Louis e Abigail si ritrovarono da soli. Da uno stereo usciva una musica lenta e tutto era stato addobbato come un salone dell’800. Era uno spettacolo stupendo. Louis prese la mano di Abigail e posò l’altra sulla sua schiena. Abigail mise invece una mano sul petto di Louis e insieme iniziarono a ballare un valzer. “Wow, sei bravissima.” Si complimentò lui dopo qualche secondo. Lei sorrise. “Abby, devo darti una cosa.” Disse Louis pochi minuti dopo. Senza dire niente, uscirono dalla villa, in giardino. Le stelle erano ben visibili in cielo, stupende. I due si sedettero su una panchina bassa. “Abby, non mi stancherò mai di dirtelo, ti amo, sei il centro del mio mondo.” Disse Louis. Abigail sorrise. “Anche io ti amo, Lou, tantissimo.” Sussurrò lei dandogli un lieve bacio a stampo. Louis sorrise. “Potresti permettermi di dimostrartelo?” chiese. Abigail arrossì di botto. “Co-come?” chiese con un filo di voce. Lui si mordicchiò il labbro inferiore. Prese la mano di Abigail e si frugò in tasca. Senza dire niente, le infilò un anello al dito, di argento brunito, che con morbide volute si attorcigliava attorno ad un cuore rosso. Era stupendo. Abigail sentì il fiato mozzarsi. “Vorresti diventare la mia fidanzata, ufficialmente?” chiese Louis con un filo di voce. Abigail sentì un sorriso nascere sulle labbra. Saltò al collo di Louis, abbracciandolo. “Quindi?” chiese lui, stringendola. “E me lo chiedi? Sì!” esclamò lei prima di baciarlo con trasporto.

*Angolo autrice*

Eccomi quii per la disperazione di tutti!!

Allora, viva i balli. Sono una cosa stupenda. Li amo.

Ecco l’abito di Elyse:

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L’abito di Gemma:

http://www.polyvore.com/shining_green/set?id=114875301

L’abito di Ashley:

http://www.polyvore.com/all_pink/set?id=114873742

L’abito di Bridgette:

http://www.polyvore.com/blue_princess/set?id=114874483

L’abito di Abigail:

http://www.polyvore.com/pretty_rose/set?id=114873061

Sono bellissimi *-* voi che ne pensate??? Mi piacerebbe molto saperlo!!

Allora: Louis che chiede a Abby di fidanzarsi!!! Oooowwww *-*

Gemma e Niall sono troppo teneri insieme!

Nell’altro capitolo non ho messo note dell’autore, ma adesso sì. Riguardo al capitolo precedente: si è capito qual è il segreto di Ashley e Bridgette, vero? Cucciole. Harry e Liam non sono gli unici omosessuali.

Non ho molto da dire sugli altri. Spero solo di avere almeno una recensione L non ne ho avuta nemmeno una in due capitoli! Che tristezza, dai!!

Boh, detto questo, ciau a tutti!!!

Ranyadel

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Capitolo 12
*** cioccolato ***


Cioccolato


Gemma e Niall erano in mezzo alla pista, a ballare. Ridevano da soli quando uno dei due inciampava. “Siamo troppo bravi, Nialler!” esclamò Gemma ridendo. Niall stava per rispondere, quando la folla si aprì. Era un sogno. Non poteva esistere realmente lo spettacolo che avevano davanti. Gemma era altrettanto rapita. “Cioccolato.” disse solo, con gli occhi che luccicavano. Davanti a loro, un tavolo intero, con una tovaglia color crema, era ricoperto da piatti di frutta, dolci e cose del genere. Al centro di esso, una fontana, con, al posto dell’acqua, cioccolato fuso, che si riversava in una vasca che occupava metà tavolo. Era uno spettacolo unico. I due si avvicinarono come zombie, incantati. Gemma prese due ciliegie legate insieme dal picciolo e le immerse nella piscina di cioccolato fino a metà. “Io amo Esther.” Disse. Niall non rispose, ancora in adorazione mistica della fontana di cioccolato. Gemma gli avvicinò la ciliegia e Niall ne staccò una, gustando il cioccolato. “È buonissima.” Disse solo. Gemma sorrise e lo imitò. Le sue labbra rimasero imbrattate di cioccolato fuso. Niall ridacchiò. “Che c’è?” chiese lei sorridendo. Lui allungò un dito e le pulì il cioccolato, senza successo. Provò ancora un paio di volte. “Secondo me stai facendo solo un danno, adesso mi scambieranno per un Bacio Perugina!” esclamò Gemma dopo un po’, ridendo. Niall la imitò. “Come faccio allora, dato che non vedo tovaglioli? Se ti pulisci sul vestito io dirò di non conoscerti.” La ammonì Niall. Gemma fece una linguaccia. “Conosco un modo, se vuoi.” Fece Niall. “Ovvero?” chiese Gemma curiosa. Niall arrossì. “Se non si riesce a togliere il cioccolato con le dita, si potrebbe provare con la bocca.” Disse, con chissà quale coraggio. Gemma sgranò leggermente gli occhi, mentre le sue gote diventavano dello stesso rosso del bracciale. “Se vuoi provare, per me non c’è problema.” Disse poi. Niall la guardò come se avesse visto un alieno. “Sei sicura?” chiese poi, incerto. Lei annuì e Niall annullò la distanza fra loro. Prese delicatamente il viso di Gemma fra le mani e la baciò piano, trovando le sue labbra, sporche di cioccolato, morbidissime.

Non poteva essere vero.

Stava baciando la ragazza di cui era innamorato!

***

Harry era appoggiato contro una colonna del gazebo in giardino, con un lieve sorriso sulle labbra. A poco meno di una decina di metri da lui, Louis e Abigail erano abbracciati. Aveva visto tutto, era felice per loro. li trovava perfetti insieme. Si era sempre sentito come un fratello maggiore per Abigail, e da tale si era comportato, tenendola al sicuro. Adesso che doveva passare il testimone, era ben felice di darlo a Louis. Si fidava di lui.

Ripensò trattenendo una risata al pomeriggio precedente.

Erano seduti, Louis e Harry, sul divano. Le ragazze erano chiuse in camera di Abigail. Louis era stranamente silenzioso. “Lou, tutto ok?” chiese ad un certo punto Harry. Lui si morse le labbra. “Devo chiederti una cosa.” Disse, tirando fuori da una tasca un anello d’argento brunito, con al centro un cuore rosso-arancio. “No, guarda, sono già occupato.” Disse in fretta Harry ridacchiando. Louis rise e gli diede uno scappellotto. “Non è per te, idiota! È per Abby.” Aveva risposto con un sussurro, sorridendo involontariamente. Harry esplose in un’esclamazione di gioia. “Grande!” fece poi. Louis arrossì. “Volevo chiederti se per te sto correndo troppo.” Ammise. Harry sospirò. “Tu che dici?”

“Forse sì.”

“Ma…”

“Ma cosa?”

“La ami?”

“Sì, tantissimo.”

“Quando il sentimento è vero, non si va mai troppo veloce.” Disse Harry circondando le spalle di Louis. Lui sorrise. “Grazie, Hazza.” Sussurrò solo.

Harry stava ancora guardando i due, quando sentì qualcuno posargli le mani sugli occhi. “Indovina chi è.” Sussurrò la persona dietro di lui. Harry sorrise. “Non so chi tu sia.” Mentì. Sentì l’altro ridacchiare e, senza togliere le mani dagli occhi di Harry, pararsi davanti a lui. “Vediamo se mi riconosci così.” Sussurrò l’altro. Harry sentì morbide labbra posarsi sulle sue. Harry sorrise nel bacio, mentre sentiva Liam fare lo stesso. “Sei l’unico che bacia così bene, Leeyum.” sussurrò, posando la fronte su quella di lui, mentre con una mano disegnava figure immaginarie sulla guancia di Liam. I due ridacchiarono e si sbilanciarono, ancora saldamente avvinghiati. Caddero sull’erba alta, rotolando per un paio di metri. Liam scostò un ciuffo riccio dal viso di Harry, sorridendo piano. “Ti amo, Hazza.” Disse solo. “Anche io, Leeyum.” rispose Harry prima di baciarlo dolcemente.

***

Zayn stava ballando con Elyse. Si sentiva a disagio. Dire che non sapeva come muoversi era poco. Letteralmente. Non aveva mai ballato prima. Si chiese se si notasse tanto. Fece qualche conto: era inciampato nella gonna color verde acqua di Elyse cinque volte, due volte nei suoi piedi. L’aveva calpestata almeno tre volte. Aveva perso la sequenza dei passi sei volte.

Nah, se la cavava alla grande.

“Ok, senti, direi basta, se devi farti del male meglio smetterla.” Disse Elyse ridacchiando. Zayn si mise a ridere. “Non sono fatto per ballare.” Ammise. “Se ti va andiamo al tavolo del banchetto. Ho visto una straordinaria fontana di cioccolato!” esclamò Elyse con un gran sorriso. Zayn si aprì in un sorriso entusiasta. Prese il braccio di Elyse e la trascinò verso il tavolo. Somigliava molto a Niall, in quel momento. Ma, ehi, il cioccolato era il suo punto debole. Si voltò verso Elyse, giusto per vedere se era ancora dietro di lui o se le aveva staccato una mano e si stava portando quella dietro. Sì, era ancora dietro di lui, anche se arrancava. Il suo sguardo si spostò casualmente sul braccio di Elyse. Era stranamente… lucido, sotto la luce calda della sala. Vide che, dal gomito in su, la pelle era normale. Aspetta, non era ricoperto di una crema? Ma sì, si stava sciogliendo sul polso. Cosa doveva nascondere Elyse sotto quella crema? Forse un tatuaggio venuto male? Si ripromise di chiederglielo, una volta finita la festa. E una volta ripulita la vasca di cioccolato.

Si stavano avvicinando al tavolo, quando Elyse si fermò di colpo. Zayn per poco non cadde. “Che hai?” domandò confuso. Lei era paralizzata, la bocca ridotta ad una “O”. Zayn tentò di seguire il suo sguardo. Anche la sua mascella cedette. A qualche passo da loro, Niall e Gemma si stavano baciando. “Non ci credo.” Disse Zayn. “Oh, che teneri!” esclamò invece Elyse, con gli occhi a cuoricino. “Lasciamo loro un pelo di privacy, che ne dici?” chiese Zayn. “No! Sono tenerissimi, devo guardarli!” si lamentò Elyse. “Ma… ma…” balbettò Zayn. “Ma cosa?” Zayn sporse il labbro all’infuori, mentre guardava Elyse con occhi supplicanti. “Ma c’è il cioccolato!” disse con voce da bambino. Elyse scoppiò a ridere. “Ti prego!” tentò Zayn. Elyse alzò gli occhi al cielo. “Andiamo, bambino.” Disse solo, mentre Zayn esultava.

***

Ashley e Bridgette erano sedute ad un tavolo, poco lontane dalla vasca di cioccolato. Era una calamita per tutti. Bridgette ci tuffò una fragola, prima di divorarla. “Altro che ballo. Viva il cioccolato!” esclamò Ashley. Ad un certo punto, un ragazzo si avvicinò a loro. “Posso avere questo onore?” chiese con fare galante, tendendo una mano a Bridgette. Lei esitò. Vide Ashley fremere. Allo stesso tempo, però, Elyse e Zayn si avvicinarono a loro. Non potevano sapere di lei e Ashley. Anche Ashley vide i due e la guardò allarmata, facendole cenno di andare. Lei obbedì. Finirono in mezzo alla pista. “Mi chiamo John. Tu, invece?” chiese lui. “Bridgette.” Fece lei, distaccata. “Bene, Bridgette. Tu sei libera, vero?” chiese John. Bridgette lo guardò male. “Ehm, ascolta…” iniziò. “No. Niente esitazioni. Senti un po’, tu. Giù le mani dalla mia Bridgette, chiaro? Non osare toccarla mai più, o te la vedrai con me.” Esclamò Ashley, spingendo via John. Bridgette era a bocca aperta. “Va bene, va bene, datti una calmata!” esclamò John prima di dileguarsi. Ashley si voltò verso Bridgette. “Andiamo via. Non voglio stare qui un secondo di più.” Disse quest’ultima. Ashley annuì e le due se ne andarono, avvertendo prima Zayn e Elyse.

Quando arrivarono a casa, andarono nella camera di Ashley. Bridgette si chiuse alle spalle la porta, dimenticando la chiave. In poco si cambiarono, riponendo nell’armadio i lunghi vestiti. Si sedettero sul letto e Bridgette appoggiò la testa sulle ginocchia di Ashley. “Grazie per prima.”

“Ehi, amore, se qualcuno ti tocca se la deve vedere con me.” Rispose Ashley sorridendo e dandole un lieve bacio a stampo.

***

Quando si separarono, Niall non ebbe il coraggio di guardare Gemma negli occhi. “Il… il cioccolato è andato via?” chiese Gemma esitante. Lui annuì, rosso come la ciliegia che avevano appena mangiato. “Perché siamo così imbarazzati?” chiese Gemma scuotendo la testa. “Non lo so.” Rispose lui. “Ecco, io… dovrei parlare con Elyse.” Disse Gemma, rossa dall’imbarazzo. “Io con Zayn.” Fece invece Niall. Senza dire niente, si avvicinarono ai due in questione. Gemma prese Elyse sottobraccio e la allontanò dai due. “Allora, com’è stato baciare Niall??” chiese curiosa Elyse. “Non ne ho idea! Non ho mai provato cose del genere!!”

***

“Allora, com’è stato baciare Gemma?” chiese Zayn con un’aria trepidante. “Non ne ho idea! Non ho mai provato una cosa del genere!!”

***

“Sai se ti è piaciuto?” chiese Elyse, cercando di agevolare l’amica. “Sì, mi è piaciuto tantissimo, solo che…”

“Solo che, cosa?”

***

“Sai se ti è piaciuto?”domandò Zayn, paziente. “Sì, mi è piaciuto tantissimo, solo che…”

“Solo che, cosa?”

***

“E se mi stessi solo illudendo? Magari la mia mente è talmente disperata che mi sta facendo immaginare di provare queste cose!” esclamò Gemma. La prospettiva la spaventava.

***

“E se avessi fatto solo un danno? Magari adesso ho rovinato tutto! Magari mi sto auto convincendo di essere innamorato di lei, ma se non fosse così?” chiese Niall, terrorizzato.

***

Elyse sorrise comprensiva.

***

Zayn sorrise comprensivo.

***

“Tesoro, è impossibile che la tua mente ti illuda in questo. Può farti sentire i brividi quando parli con lui, è vero. Può renderti ansiosa di rivederlo. Può farti desiderare di stare sempre con lui. Ma non può farti piacere un bacio. Un bacio è troppo puro per essere corrotto da una cosa tanto insensibile in amore come la mente.” Disse Elyse, prendendo la mano di Gemma e stringendola forte per dare più enfasi alle sue parole. Le voleva troppo bene per permetterle di perdersi un pazzo come Niall. Erano fatti per stare insieme.

***

“Amico, non hai rovinato un bel niente. Se lo avessi fatto, io e Elyse non avremmo visto Gemma così felice. Eravate fantastici. Un bacio non può mentire. E sai perché? Un bacio è troppo puro per essere corrotto da una cosa tanto insensibile in amore come la mente.” Disse Zayn, avvolgendo le spalle dell’amico per rassicurarlo. Gli voleva troppo bene per permettergli di perdersi una pazza come Gemma. Erano fatti per stare insieme.

***

“Quindi? Cosa mi proponi di fare?” chiese Gemma ansiosa, avvolgendosi un lembo del morbido vestito verde attorno al dito. “Vai da lui e digli cosa senti! Cosa ci fai ancora qui?!” esclamò invece Elyse, trepidante.

***

“Quindi, cosa dovrei fare?” chiese Niall, nel panico. Zayn ridacchiò. “Gira i tacchi e va’ da lei!” esclamò poi, spingendolo verso Gemma.

***

Gemma e Niall si ritrovarono faccia a faccia. Non sapevano cosa dire. Le conversazioni con Zayn ed Elyse avevano aperto loro la porta per mille parole, ma il solo incontrare gli occhi dell’altro aveva bruscamente richiuso i battenti. Adesso avevano le gole secche. “Ehm, Niall… io…” tentò di iniziare Gemma. “Sì?” chiese lui, deglutendo. Rimasero in silenzio qualche secondo. “Oh, al diavolo.” Esclamò Gemma prima di baciarlo di nuovo.

***

Louis e Abigail avevano deciso di tornare a casa, per stare un po’ tranquilli. Silenziosamente, entrarono e si chiusero la porta alle spalle, a chiave. Salirono senza fare rumore al piano di sopra. Stavano per entrare in camera di Louis, quando sentirono un risolino. Si guardarono confusi, pensavano di essere i primi. Si diressero verso la camera di Ashley, da dove veniva il suono. Aprirono la porta, non trovandola chiusa a chiave. “Ash, sei già… oddio.” Disse solo Abigail. Davanti agli occhi sgranati dalla sorpresa di Louis e Abigail, Bridgette e Ashley si erano appena separate da un bacio intenso. Entrambe fissavano i due nuovi arrivati con espressioni perse, gli occhi come quelli di un cerbiatto spaventato, i respiri affannati.  

*spazio autrice*

Ciao a tutti!!!!

Allora. Prima di tutto… GEMMA E NIALL SIGNORE E SIGNORI!!! Avevo accennato al fatto che Niall fosse innamorato no? Beh, ora si capisce di chi!!! Era un po’ prevedibile no? Un po’ tanto diciamo.

Allora, prima che qualcuno si lamenti perché vanno tutti d’amore e d’accordo, le coppie sono prevedibili, nessuno litiga ecc, vorrei dire una cosa: nessuna coppia litigherà. Una volta che si saranno trovati, nessuno avrà litigi. Potranno succederne di tutti i colori, ma nessuno litigherà. Sono del parere che se l’amore è vero nessuno ha il diritto di infrangerlo. Tutti supereranno le loro difficoltà, ma sempre con il ragazzo/a di fianco. Intesi? Eh sì, sono un’inguaribile romantica. Mi dispiace per chi aveva pensato il contrario per la storia.

Zayn e Elyse, con i loro bei discorsetti hanno fatto baciare di nuovo Gemma e Niall!! Sono troppo felice per loro. Chissà perché fanno i discorsi uguali… forse sono loro stessi uguali. E forse per questo non riescono a capire molte cose.

Zayn, grazie il suo amore per il cioccolato, ha quasi scoperto il segreto di Elyse.

Niall e Gemma si sono baciati grazie al cioccolato.

Ashley e Bridgette erano insieme a mangiare fragole al cioccolato.

Poi non venite a dirmi che il cioccolato non è la cosa migliore del mondo.

Liam e Harry, teneri loro *-* che cuccioli!!

Louis e Abby, tenerosi pure loro :3 peccato, in questo capitolo non si parla molto di loro L scusatemi ero troppo presa da Niall e Gemma!! È il loro primo amore! Come si fa a non adorarli?! In realtà mi chiedo come si faccia a non adorare tutti. Insomma, sono tutti tenerissimi!

Ok Ali, stai sclerando. Meditazione zen… ok, ci sono. Scusate.

Ashley e Bridgette, in questo capitolo, vengono scoperte. Ahia. Che poi mi chiedo, perché tutto questo segreto? Bah. Forse dando un’occhiatina al loro passato… ok niente spoiler.

Quindi, ricapitolando. Segreto di Niall, svelato. Segreto di Ashley e Bridgette, a posto. Manca quella di Gemma ed Elyse!! Nessuno è curioso? Nessuno nessuno?? Mi viene da pensare questo quando vedo che gli ultimi tre capitoli non hanno avuto uno straccio di recensione!! L Vi prego vorrei solo sapere che ne pensate!! Glatie :3

Boh, ho finito qui gente! Grazie a tutti!!!

Ciauuu

Ali/Ranya

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Capitolo 13
*** help me ***


Help me.

Abigail e Louis si erano cambiati, riponendo gli abiti di quella serata stupenda nei loro armadi. Erano seduti attorno al tavolo, loro, Ashley e Bridgette. Fra le mani, una tazza di tè fumante ognuno. Bridgette, come tic nervoso, continuava a mescolare il tè, con gli occhi saldamente incollati sui movimenti del cucchiaino. “Perché non ce l’avete detto prima?” chiese dolcemente Abigail. Le due davanti a lei si fissarono qualche secondo. “Pensavamo che non avreste accettato quello che siamo.”

“Perché no? Avete visto che con Liam e Harry non abbiamo problemi, anzi.”

“È diverso. Adesso sembra andare di moda che i ragazzi siano omosessuali. Ormai c’è da aspettarselo da tutti. Invece le ragazze… non so, ne ho conosciute due o tre in tutta la vita. Sono più rare, a mio parere.”

“Non cambia niente il fatto che siate in poche.”

“Lo so. Quello che mi preoccupa è la reazione degli altri. Voi avete reagito bene, spero. Non… non ci avete attaccato.”

“Perché avremmo dovuto?”

“Perché sembra la cosa più naturale da fare, quando qualcuno è diverso.” Stavolta era stata Bridgette a parlare. Mentre Abigail e Louis si alternavano le domande, Ashley era stata l’unica a rispondere, fino a quel momento. “Chi vi ha attaccate?” chiese Louis, sporgendosi avanti. Le due si morsero le labbra. “Ragazze, ormai siamo qui. Vogliamo aiutarvi. Non vi stiamo forzando. Vogliamo solo capire.” Fece Abigail, tentando di convincere le due. Bridgette fu catturata nuovamente dalle spirali del cucchiaino. “Le nostre famiglie in primis.” Rispose con voce spenta. Abigail e Louis rimasero spiazzati. “In che senso?” tentò cauta Abigail. “Quanti sensi conosci?! Quando l’ho detto ai miei genitori – il giorno prima di venire qui – mia madre è scoppiata a piangere, dicendo di avere un errore al posto della figlia, e mio padre mi ha cacciato di casa! Non posso più tornare! E francamente non mi va di essere assegnata di nuovo. L’hanno già fatto quando i miei veri genitori sono morti.” Rispose brusca Bridgette, alzandosi in piedi. Abigail e Louis rimasero muti, mentre Bridgette ricadeva sulla sedia a peso morto, le mani affondate nei capelli indaco. Tratteneva a stento i singulti. Ashley le prese una mano, stringendola più forte che poteva. Evitò di abbracciarla, di dirle che andava tutto bene, che si sarebbe presa cura di lei, solo perché non era abituata all’idea di farlo davanti a Louis e Abigail. “Bridgette…” tentò Abigail. Ashley la zittì con lo sguardo. “Io ho provato ad accennare a mia madre l’argomento omosessualità. Lei mi ha chiesto: ma tu non sarai mica omosessuale, vero?! E io ho detto di no. Lei ha sospirato di sollievo, dicendo solo un: meno male. Da allora non gliene ho parlato mai più. A scuola ero lo zimbello di tutti. Trovavo scritte sul portone di casa mia, terribili. Ho passato una vita d’inferno per il fatto che non mi piacciono i ragazzi. Permettete che non mi fido a dirlo a qualcuno.” Fece Ashley dura. I due di fronte a loro non sapevano cosa dire. Rimasero in silenzio per lunghi minuti. “Ragazze, so cosa significa avere una vita d’inferno. Non ho provato sulla mia pelle tutto quello che avete provato voi, ma voi non avete provato tutto quello che ho provato io. Non sto mettendo a paragone. Sto solo dicendo che aprirsi con chi ci sa accettare può fare miracoli.” Disse Abigail dopo un po’, prendendo le mani delle due. Bridgette tirò su col naso. “Per questo non prendi più le tue pillole? Perché ti accettiamo?” chiese con voce rotta. “Certo. E anche perché non le trovo più, a dire il vero. Comunque non ne ho più avuto bisogno.” Rispose lei sorridendo incoraggiante. Louis, alle parole “non le trovo più”, deglutì. Ashley e Bridgette si guardarono di nuovo. “Dovremmo dirlo anche agli altri, secondo voi?” chiese Ashley. “Certo. State sicure che qui nessuno avrà da dire. Siamo tutti diversi, in un modo o nell’altro. È questo che ci ha fatti incontrare.” Rispose Louis sorridendo. “Glielo direte?” chiese dopo poco Abigail. Le due annuirono, poco convinte. Abigail si alzò e le abbracciò.

***

La mattina, Niall si svegliò verso le undici. Era euforico. Davvero aveva baciato Gemma? O era stato solo un sogno? Se fosse stato un sogno, sarebbe stato il più bello di tutti. Era stato attratto da Gemma dai primi giorni in cui l’aveva vista. Poi aveva iniziato a passarci del tempo insieme, a divertirsi. Era una ragazza speciale, ai suoi occhi. L’attrazione era diventata qualcosa di più. Quella sera, poi, quando si era visto dare la possibilità di baciarla, aveva rischiato di sciogliersi. Quel bacio, col sapore di cioccolato, era stata una cosa stupenda. E quando Gemma l’aveva baciato a sua volta, si era dovuto concentrare per non svenire oppure mettersi ad urlare dalla gioia. Avevano passato tutta la sera insieme, stranamente lontani dal tavolo del buffet. La gonna verde di Gemma si avvolgeva attorno ai loro piedi, ma a nessuno dei due importava. Erano passate le due di notte quando l’aveva riportata a casa. Quella casa dove si erano incrociati. Non era stato un granché come incontro, ma tutti i ritrovi sul balcone di Niall avevano ricompensato ampiamente tutto. Niall, tuttavia, considerava il loro primo incontro quello dove lui e Gemma avevano mangiato le frittelle di Abby. Si erano divertiti un mondo.

Senza dire niente, si alzò in piedi e iniziò a esultare, senza nemmeno sapere perché. Si fermò, paralizzato, quando sentì una voce. “Nialler? Che fai?!” chiedeva qualcuno ridendo. No, per favore, no. “Dimmi che non ho lasciato la video chat accesa, ti prego.” Fece al computer. Il viso di Gemma, stravolto dalle risate, gli confermò il contrario. La ragazza aveva la testa gettata all’indietro, una mano a tenersi la pancia, mentre rideva come una matta. “Oddio, voglio il replay! Hai fatto una faccia da film!!” esclamò poi, sempre ridendo. Niall si sarebbe sotterrato volentieri. Si mise davanti allo schermo, le guance tinte di rosso. “Figure del genere di prima mattina sono troppo anche per me.” Sussurrò, imbarazzatissimo. Gemma tentò di trattenersi dal ridere, con scarsi risultati. “Ti sei dimenticato la video chat accesa?” chiese con fare ovvio. “Erano le quattro di notte! Avevo sonno!” tentò di difendersi lui ridacchiando. Erano rimasti in chat dalle due e mezza alle quattro.

Qualcuno bussò e Zayn aprì la porta. “Niall, fra mezz’ora vieni di sotto, dovremmo parlare.” Disse. Poi vide Gemma. “Ciao Gemma, stavo per chiamarvi. Dovreste venire pure voi, per favore.” Disse poi. “Ok, chiamo i due innamorati. Arriviamo fra un quarto d’ora.” Fece lei. “Ci vediamo dopo, allora.” Fece Niall, quando Zayn uscì dalla stanza. Lei annuì e sorrise, prima di salutarlo e spegnere la video chat. Stavolta, anche Niall la spense. Si vestì in fretta – fino a poco prima era a torso nudo – e scese al piano di sotto. Erano già tutti lì. Vide che Ashley e Bridgette erano nervose, non riuscivano nemmeno a guardare in faccia nessuno. Abigail e Louis qualche volta gettavano loro qualche  occhiata. “Ehi, ma che avete?” chiese incerto Niall. Tutti lo guardarono come se si fossero accorti solo il quel momento della sua presenza. “Oh, ciao Niall!” fece Elyse. Niall guardò tutti stranito, mentre un piccolo saluto partiva da tutti. L’ultima volta che erano finiti in quella situazione, Elyse era chiusa in camera sua.

Niall prese da parte proprio Elyse. “Che succede?” chiese incerto. “Non lo so! Non so nemmeno perché siamo nervosi! So solo che quando sono scesa ho visto Bridgette e Ashley, già così, poi l’umore nero ha contagiato tutti!” esclamò lei a bassa voce. Niall rimase perplesso. “Quando sei scesa chi era già sveglio?”

“Solo Ash e Bridgette. Pensi che abbiano litigato?” chiese lei. Niall gettò un’occhiata alle due. Non avevano litigato per niente, a suo parere. Continuavano a cercarsi con lo sguardo. Forse c’entrava Kate. Diede voce ai suoi dubbi. “Può darsi. Io non  so più cosa pensare. Spero solo che Gemma riesca a tirare un po’ su il morale.” Rispose Elyse. Gemma. Era una ventata di allegria nelle loro vite. Da quando l’avevano incontrata, Elyse non si era più chiusa in camera. Fu come invocare il diavolo: in quel momento, il campanello suonò. Gli occhi di Niall si illuminarono involontariamente e Elyse sorrise. “Ti piace davvero tanto, eh?” Niall arrossì. “Vai ad aprire la porta, genio!” fece Elyse ridacchiando. Niall non esitò e scavalcò la sedia che si frapponeva fra lui e la porta. Quando aprì, trovò Gemma, sorridente, ad aspettarlo. Lei gli saltò al collo. “Ciao Nialler!” esclamò. Harry, dietro di loro, si schiarì la voce. “Niall, ricordati che ho un fucile e non ho paura di usarlo.” Disse. Gemma ridacchiò. “Com’è che tutto ad un tratto diventi il fratello geloso?” chiese. Lui fece spallucce. “Non so.” Confessò. Niall sorrise. Abigail si sporse dalla sala. “Ciao, ragazzi! Entrate o no?” chiese. I tre annuirono e raggiunsero il resto del gruppo. “Ok, adesso seduti, tutti quanti. Dobbiamo parlare.” Disse Elyse. Si ritrovarono in cerchio sul tappeto. “Cosa succede?” chiese Niall. Abigail indicò Bridgette e Ashley. Le due si torturavano le labbra. “Dovremmo dirvi una cosa. Ieri ne abbiamo parlato con Louis e Abby, e ci hanno suggerito di farvelo sapere.” Iniziò Ashley. “Ecco, noi siamo…” tentò Bridgette, prima di interrompersi. “Omosessuali?” chiese Harry, calmissimo. Le due sbiancarono, mentre Louis e Abigail lo guardavano stupiti. “Ehi, non sono mica un alieno. So solo riconoscere una persona come me quando ne vedo una.” Si difese lui. “Comunque, sì, siamo omosessuali e stiamo insieme. Non l’abbiamo mai detto, avevamo paura, dopo tante reazioni negative.” Spiegò Ashley. “Reazioni negative? E perché?! Sono felicissima per voi!” esclamò Gemma abbracciandole entusiasta. Le due rimasero spiazzate qualche secondo, fissando i volti di tutti. Su ognuno lessero lo stesso sorriso, e finalmente riuscirono a sorridere pure loro. “Andiamo in spiaggia a festeggiare! Offro io!” propose Gemma. Tutti esultarono, schizzando nelle loro camere per prendere il necessario. “Sorellina cara, mi dici come facciamo noi?!” fece Harry. Gemma ridacchiò. “Ops?” tentò. Abigail alzò gli occhi al cielo. “Gem, ti presto io un costume. Voi due non potete chiedere a qualcuno?!” esclamò. Liam e Harry sbuffarono. “Niente affatto. Andiamo a casa, prendiamo i costumi e ci vediamo in spiaggia.” S’impuntò l’ultimo. “No!” urlò Gemma, nascondendosi dietro Abigail e Niall. “Gemma!”

“Harry!” ribatté lei. Niall la guardò: capelli scuri e mossi, dolci occhi color nocciola, un berretto rosa, camicia scozzese azzurra e bianca con sotto una canotta anch’essa bianca, shorts di jeans, all star rosa. Gli venne spontaneo sorridere. Era così pazza, così divertente, così bella… “Andate voi due! Io uso il costume di Abby!” esclamò Gemma, nascosta dietro di lui. Liam sussurrò qualcosa ad Harry, che si convinse finalmente a lasciare la sorella da sola. Lei esultò, correndo in camera di Abigail. A metà rampa, però, si fermò. “Dimenticavo!” esclamò tornando indietro. Correndo, si avvicinò a Niall, gli mise le mani sul viso e gli diede un bacio a stampo, prima di tornare di sopra. Abigail aveva gli occhi spalancati. “Mi sono persa qualcosa?” chiese confusa. Niall si mise a ridere e le descrisse la serata precedente. Abigail esultò. “Grande!”disse solo. “Abby! Dove nascondi i costumi?!” urlò Gemma. Abigail ridacchiò e corse di sopra, lasciando Niall da solo. Lui si passò la lingua sulle labbra, non riuscendo a resistere. Sentì il sapore di fragola del lucidalabbra di Gemma e si sentì scoppiare di felicità.

***

Erano in spiaggia, seduti su cinque teli stesi sulla sabbia bianca. Dalla borsa frigo, avevano tirato fuori una bottiglia enorme di coca-cola. “A Bridgette e Ashley!” fece Gemma, alzando il bicchiere. Gli altri la imitarono. Abigail iniziò a ridacchiare da sola. “Abby?” chiese confusa Elyse. “Scusate, mi vengono in mente due canzoni di Avril Lavigne.” Disse lei. Gemma e Elyse si guardarono. Sippin’ on sunshine e here’s to never growing up, ci scommetto.” Disse Gemma. L’altra annuì sorridente. “Siete proprio fanatiche, eh?” chiese Zayn. Le tre annuirono. “Ho tutti i suoi cd.” Fece Abigail sorridente. Gemma, velocemente, prese il cellulare. Nell’aria si diffusero le note di una chitarra, l’inizio di Bitchin’ summer. Gli occhi di Abigail ed Elyse luccicarono.

***

Niall ridacchiò nel vedere le ragazze così rapite. Sapeva, però, che se avessero iniziato a cantare avrebbero continuato tutto il giorno. Per questo, prese Gemma a mo’ di principessa, alzandosi e allontanandosi dal gruppo. “No!” urlò lei scalciando. “Sei di una crudeltà immensa! C’era Avril Lavigne, ti rendi conto?!” esclamò lei con fare oltraggiato. Niall si mise a ridere. “Cosa ridi?! Voglio vederti se ti togliessero così la chitarra!”

“Diventerei molto aggressivo, a dire il vero.”

“Bene. Ora ti comunico che ho l’istinto omicida alle stelle.”

“Non faccio fatica a crederci.” Rispose lui. Gemma gettò la testa all’indietro in un gesto disperato, ultimo tentativo di liberarsi. Fallì miseramente e si abbandonò alle braccia di Niall.  “Se ti metto giù, prometti che non torni di corsa dalla tua Avril?” chiese Niall. Lei sbuffò prima di acconsentire. Niall, a quel punto, la mise giù. Gemma incurvò un angolo della bocca in un mezzo sorriso. “Andiamo in acqua, già che mi hai rapito?” chiese lei. Niall assentì entusiasta e Gemma corse fino all’acqua, tuffandosi quando le onde le lambirono le ginocchia. Era veloce, nonostante stesse solamente usando le gambe come pinna di una sirena. Riemergeva solo di tanto in tanto, procedendo per lunghi tratti in immersione. Niall aspettò ancora qualche secondo e si mise a nuotare per raggiungerla. Riemerse con lei che ridacchiava. “Cosa c’è?” chiese Niall. “Pensavo a mio fratello, con la sua scenata da geloso.”

“Mi stava ammazzando con lo sguardo, sai?”

“Sì, lo so… diamogli qualcosa per cui essere geloso.” Disse Gemma con un sorriso furbo. Niall non fece in tempo a chiedere cosa volesse dire, che Gemma lo baciò.

***

La sera, Elyse si sedette sul suo letto. Era stata una giornata stupenda, si era divertita davvero tanto con tutti, nonostante avesse patito il caldo: infatti, non aveva tolto la camicia di un tessuto leggerissimo ma comunque che la fece sudare per nascondere le cicatrici. Si gettò, con le braccia a croce, sul letto. Era uscita da poco dalla doccia, contava di non uscire di casa fino al mattino successivo quindi si era messa in pigiama. Le arrivò un messaggio da “sconosciuto”. Lo lesse in fretta e le si mozzò il respiro. “No, ti prego, no.” Disse con le lacrime agli occhi. Aveva il magone. Non poteva rifiutarsi, lo sapeva, ma ogni volta desiderava ardentemente di poter cambiare vita. Si vestì in fretta e scrisse un biglietto, che lasciò sulla scrivania: “Non cercatemi.” Fece per uscire dalla stanza, ma si imbatté in Zayn. “Elyse? Dove vai?” chiese lui confuso.

***

“Elyse? Dove vai?” chiese Zayn confuso. Avrebbe voluto parlarle, ma lei lo aveva preceduto. Era vestita come per uscire di casa. Cosa doveva fare? La vide esitare. “Elyse?”

“Devo andare.”

“Dove?”

“Non ti interessa, fidati.”

“Se te lo sto chiedendo, significa che mi interessa.”

“Zayn, fammi passare, sono di fretta.”

“Elyse, devo dirti una cosa…” lei non lo fece finire, che se ne andò. “Elyse, ti prego!” tentò Zayn. Lei si fermò sulle scale, con un labbro fra i denti. “Non posso.”

“Elyse…”

“Ti ho detto che non posso! Devo andare.”

“Ma…”

“Ci vediamo domani, Zayn.” Lo liquidò lei con tono duro. Zayn rimase immobile. Cosa aveva detto di sbagliato? Entrò in camera di lei. Ricordò la “missione salva-Elyse”, che non era mai iniziata veramente. Vide un biglietto sulla scrivania e lo prese in mano. “Non cercatemi”, diceva. Scosse a testa e lasciò cadere il biglietto, che come una piuma fluttuò verso il pavimento, girandosi. Sul retro aveva un’altra scritta. Zayn la lesse e rimase immobile, cercando di capire quelle parole. Decise cosa fare in meno di dieci secondi. Prese il suo giubbotto di pelle e si infilò le scarpe. “Dove vai?” chiese Abigail. “Seguo Elyse.” Rispose lui prima di uscire di casa. Abigail corse in camera della ragazza, tentando di capire. Vide subito il bigliettino rosa. Dietro al “non cercatemi”, lesse, a caratteri eleganti:

Help me.

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Capitolo 14
*** save me. ***


Save me.

 

Elyse si appoggiò stremata ad una panchina. Tentò di asciugarsi le lacrime. Era distrutta, non per fatica fisica, ma annientata dall’interno, da un sentimento che la distruggeva ogni volta, una tristezza mista a rassegnata disperazione, la consapevolezza amara che nessuno l’avrebbe aiutata. Ripensando a questo, si arrese ai singhiozzi. Non seppe dire quando la macchina si fermò accanto a lei. Ormai quella scena era marchiata a fuoco nella sua memoria, ogni volta uguale a sé stessa. All’interno, un uomo aprì la porta. “Sali.” Le disse solo, col solito tono brusco. Lei ciondolò, vuota, verso la vettura. “Elyse, che stai facendo?!” chiese una voce fin troppo conosciuta, che ebbe il potere di risvegliare qualcosa nella ragazza. Alzò lo sguardo verso la macchina. L’uomo si era irrigidito, sorpreso. La figura dietro di lui, seduta sui sedili posteriori, era paralizzata, proprio come Elyse. Entrambe avevano capito a chi apparteneva quella voce. No, lui no.

***

Zayn vide Elyse singhiozzare, appoggiata ad una panchina. Cosa ci faceva lì? Non aveva il coraggio per avvicinarsi. Vederla così lo disorientava. Quando si decise finalmente ad accostarsi, una macchina nera lo precedette. Zayn fissò confuso Elyse accostarsi alla macchina. “Elyse, che stai facendo?!” chiese. La vide immobilizzarsi. “Za-Zayn.” Disse solo voltandosi verso di lui. Zayn corse nella sua direzione. “Lo conosci?” chiese l’uomo all’interno dell’auto. Elyse annuì. “Elyse, andiamo via.” Disse perentorio Zayn. “Non posso…” tentò lei. L’uomo uscì dall’auto. “Mi dispiace, ragazzo, oggi lei viene con me.” Disse beffardo. Zayn chiuse le mani a pugno. Nessuno poteva parlargli così. Elyse lo notò. “Zayn, torno domani.” Disse con falsa tranquillità. “È per questo che sparisci?” chiese invece Zayn. Elyse non ribatté: la risposta alleggiava nell’aria. “Ragazzo, vattene.” Disse l’uomo più duramente. “No.” Rispose solo lui, prendendo Elyse per un polso e avvicinandola a lui. Il messaggio era chiaro: giù le mani da lei. “Hai proprio un fidanzatino geloso, eh? Scommetto che non sa cosa vieni a fare da me alcune sere.” Disse l’uomo ridacchiando. Elyse si irrigidì. “Su, mostra la spalla. Vedremo come reagirà.” Ordinò l’altro. Elyse tremava forte, trattenendo a stento le lacrime. Zayn se ne accorse. “Lasciala in pace.” Disse solo, tentando di allontanarsi, e allontanarla, dall’uomo. Ormai davano le spalle all’auto. “Ehi, ragazzino.” Lo chiamò l’uomo. Zayn si voltò, giusto per vedersi arrivare in faccia un pugno. Il contraccolpo lo fece cadere a terra. Era stordito, non se lo aspettava, così come non si aspettò i calci nello stomaco. Gemette ad ognuno di essi, mentre sentiva in bocca il sapore del sangue. “Zayn!” urlò Elyse affiancandosi a lui. L’uomo la prese per un polso. “Muoviti.” Disse rudemente, tirandola verso la macchina. Zayn tentò di rialzarsi, ma un capogiro lo costrinse a terra. Si toccò lo zigomo e le sue dita si macchiarono di un lucido rosso. Vide la portiera posteriore aprirsi. Non si era accorto che ci fosse qualcuno dietro. Vide solamente i capelli mossi e scuri. “Lasciala, ti prego. Oggi la sostituisco io.” Diceva implorante. Oddio, non poteva essere lei. Gemma si voltò verso di lui. Aveva dipinto sul viso un sorriso triste, rassegnato e tirato. L’uomo guardò prima Gemma, poi Elyse e infine Zayn. Con un grugnito, lasciò il polso di Elyse e spinse Gemma in macchina, ripartendo. Elyse si affiancò a lui. Estrasse il cellulare dalla borsa e chiamò il 118: il sangue non accennava a diminuire dalla bocca di Zayn. “Chi era?” chiese Zayn a fatica. “Te lo spiegherò dopo.” Disse sbrigativa Elyse. Prendendo un fazzoletto, pulì il viso di lui dal sangue, scoprendo un taglio. “Portava anelli, quel tipo.” Spiegò Zayn, quando la vide esitare sullo zigomo. Le dita di lei indugiarono sul taglio. “L’osso è rotto.” Constatò. L’altro fece spallucce. “Me l’ero già rotto da piccolo, cadendo in bicicletta.” Fece. Si chinò di lato e sputò un grumo di sangue. Elyse sentì lo stomaco annodarsi. Si tolse la giacca di jeans e la appallottolò, usandola come cuscino dove fece stendere la testa di Zayn. In pochi minuti, sentì il rumore delle sirene. Prese il cellulare e chiamò il primo numero che le venne sottomano. Louis rispose in poco. “Elyse, dove sei finita? Zayn e Gemma sono con te?” chiese lui. “Gemma no, non so dove sia – mentì – ma qui c’è Zayn. Raggiungeteci al pronto soccorso.”

“Che è successo?!”

“Zayn le ha prese.”

“Ci spieghi tutto dopo, adesso arriviamo.” Disse sbrigativo Louis prima di mettere giù. Intanto, la barella aveva caricato Zayn ed era stata messa nell’ambulanza. “Vengo anche io.” Disse Elyse saltando dentro. I medici non ribatterono. Elyse prese la mano di Zayn, portandola davanti al viso. “Grazie.” Disse solo. Lo vide sorridere lievemente prima che uno dei due dottori gli iniettasse un antidolorifico in vena. “Si addormenterà in poco.” Spiegò. Aveva ragione: cinque minuti dopo, Zayn era crollato. La sua mano era comunque avvolta in quelle affusolate e fredde di Elyse. Lei si accorse solo in quel momento di aver trattenuto troppo a lungo le lacrime: scoppiò a piangere, di nuovo, silenziosamente, ma stavolta per una persona che non era lei.

***

Zayn si svegliò in un letto d’ospedale. Ricordò il giorno prima con particolari molto vividi. Aprì gli occhi, cercando di abituarsi a tutto quel bianco che era una tristezza terribile. Una macchia color verde acqua attirò la sua attenzione. Elyse era accovacciata su una sedia accanto al letto, palesemente scomoda, il viso affondato fra le braccia, che usava come cuscino. Si era addormentata. Sorrise nel vederla così. Durante la notte le si era arrotolata la maglia attorno alla vita. Senza dire niente, la raddrizzò. Per sbaglio scoprì i fianchi di Elyse… e rimase paralizzato. Erano violacei, costellati di lividi. Le anche soprattutto. Cosa le era successo? Era colpa dell’uomo del giorno prima? E soprattutto, come aveva fatto a non accorgersene prima?

Ricordò le parole dell’uomo, così le scoprì lievemente la spalla. Era segnata da due mezzelune rosse, il segno di un morso. Rabbrividì. Poi gli tornò in mente anche il ballo, dove aveva notato la crema color carne sul braccio. Delicatamente, le prese la mano e tirò, fino a scoprire il braccio. Rimase a bocca aperta davanti alla fitta ragnatela di cicatrici e tagli più recenti. “Elyse, cosa ti hanno fatto?” chiese a bassissima voce. La vide muoversi, stava per svegliarsi. Fece finta di dormire. Elyse si stiracchiò, sbadigliando. Lo guardò e si avvicinò ancora di più al letto, appoggiandosi coi gomiti al materasso duro e scomodo. Zayn aprì gli occhi, facendo finta di niente. “Zayn!” esclamò lei, il sollievo che le invadeva la voce, alzandosi di scatto. Zayn non poté fare a meno di sorridere. “Come stai?” chiese lei, apprensiva. “Non so. Sono intorpidito.” Rispose lui vago. “I medici dicono che non avevi niente di tanto grave. Ti terranno dentro fino a oggi pomeriggio per dei controlli.” Spiegò Elyse. Zayn annuì. Avrebbe voluto chiederle mille cose: perché fosse autolesionista, chi l’avesse rovinata così, e cose del genere, ma fu interrotto prima dalla porta che si apriva. “Zayn!” urlò qualcuno, fiondandosi su di lui. “Non farmi mai più una cosa del genere, chiaro?!” chiese la ragazza stretta a lui. “Safaa?!” chiese Zayn, quando si rese conto di chi aveva aggrappato al collo, con voce piena di stupore. Elyse sorrise. “Ho chiamato la tua famiglia. Pensavo che dovessero saperlo. Ieri i ragazzi sono rimasti qui tutta la notte, ora sono tornati a casa.” Spiegò. Zayn sentì gli angoli della bocca incurvarsi in un sorriso grato, mentre anche Doniya e Waliyha entravano in camera. “Fratellone, come stai?” chiese Waliyha. “Potrei stare meglio.” Disse lui facendo spallucce e indicando l’ago della flebo che penetrava la sua carne. Ad ogni movimento faceva male, per questo si era limitato a tenerlo fermo.

Dopo poco, arrivarono anche i genitori di Zayn. Rimasero con loro tutta la giornata, ed Elyse non poté fare a meno di rimanere nella stanza: Safaa, infatti, non la lasciava uscire, continuava a chiedere particolari su come Zayn si fosse fatto male. Come poteva dirle che quei particolari dovevano rimanere solo fra lei, Zayn e Gemma?

“Vado a prendere qualcosa da bere, posso offrirvi qualcosa?” chiese ad un certo punto, cortese. “No grazie.” Fecero tutti. Elyse fece per uscire, quando Zayn la bloccò, trattenendola per un braccio. “Non è che riesci a imbucarmi un po’ di cioccolato?” chiese con tono implorante. Elyse si mise a ridere. “E se poi ti fa male, genio? Meglio di no, fidati.” Rispose paziente. “Ti prego!” fece lui con voce sottile. “No, lo mangi quando torni a casa!” ribatté Elyse, categorica, prima di uscire. “Sei un mostro!” urlò Zayn per farsi sentire. “Grazie!” rispose lei ridendo.

Zayn rimase con la sua famiglia. “Siete proprio fatti l’uno per l’altra, tu e la tua fidanzata.” Fece Safaa con quel tono cospiratorio e allo stesso tempo pieno di speranza che solo lei possedeva. “Elyse non è la mia fidanzata.” Ribatté lui. “Peccato. È davvero una brava ragazza.” Disse suo padre. “Secondo me ti piace.”

“E secondo me tu piaci a lei.” Fecero Doniya e Waliyha. Zayn alzò gli occhi al cielo. “E da cosa lo dedurreste?” chiese. “Dai, si vede. Quando è qui non sei più tanto intrattabile come al solito, tanto per cominciare. Poi quando la guardi… hai come una luce negli occhi, che non hai con nessun’altro. E quando lei si prende cura di te, non so, mi vengono in mente i film romantici. È dolce.” Spiegò Safaa. Quando lei si prende cura di te, aveva detto. Oh, Elyse. Perché non lasci che anche io mi prenda cura di te? Pensò ricordando i tagli, le lacrime, i lividi. Poi gli venne in mente qualcos’altro. Safaa, con i suoi occhi giovani, ancora pieni di illusioni, con i suoi occhi da sognatrice aveva visto meglio di tutti quanti. Sorrise, orgoglioso della sorella, e la abbracciò. In quel momento rientrò Elyse, con un bicchiere di plastica pieno di tè bollente. “Scotta!” fece posando in fretta il bicchiere sul tavolino. Vide che tutti la fissavano e arrossì. “Cosa c’è?” chiese. “Niente.” Fece Safaa ridacchiando.

***

La sera, Zayn ed Elyse tornarono a casa. Trovarono ad aspettarli tutti i ragazzi, che saltarono addosso a Zayn. “Amico, come va?” chiese Niall. “Tutto ok, dai.” Fece lui.

Quando riuscì a liberarsi dagli amici, si chiuse in camera. Elyse lo raggiunse. “Grazie per non aver detto niente di me e Gemma.” Disse dopo qualche secondo di esitazione. Zayn la fissò qualche secondo, poi si alzò e chiuse la porta a chiave. “Dobbiamo parlare, prima che tu possa scappare di nuovo.” Disse, sedendosi di fianco a lei. Elyse si irrigidì. “Zayn, lo sai, devo andare. Ieri mi ha coperto Gemma, oggi tocca a me.” Disse con una nota di sofferenza nella voce. “Invece rimani qui, e mi spieghi. Chi è quel tipo? Cosa vi fa ogni volta?” chiese Zayn. Elyse abbassò lo sguardo, avvicinando le ginocchia al petto. Zayn le si accostò e le scostò una ciocca di capelli chiarissimi dagli occhi. “Elyse, non sono finito all’ospedale tanto per fare. Voglio aiutarti, ma tu devi permettermelo.” Disse prendendole una mano e posando sul palmo il biglietto rosa. Lei lo strinse. “Allora qualcuno l’ha trovato davvero. Non ci speravo più.” Sussurrò. Zayn lo guardò interrogativo. “Sono quattro anni che va avanti così. Ogni sera lasciavo un biglietto così sulla scrivania. Pensavo che qualcuno sarebbe venuto a cercarmi, avrebbe trovato il biglietto e avrebbe capito che qualcosa non andava. E invece niente.” Sussurrò con le lacrime agli occhi. Zayn rimase in silenzio, aspettando che lei andasse avanti, ma non fu così. “Elyse, ti prego, continua.” Disse poco dopo. Lei scosse la testa, rannicchiandosi sul letto, mentre il primo singhiozzo la scuoteva. Il suo cellulare  squillò. Elyse ci gettò un’occhiata e impallidì, diventando terrea, mentre gli occhi venivano invasi dalle lacrime. “Devo andare.” Disse, cercando di darsi un contegno. Zayn la bloccò e le sfilò il cellulare dalle mani.

Da: sconosciuto

Troia, oggi tocca a te. Muoviti, sei in ritardo. E vedi di non portare di nuovo quel ragazzino, chiaro?

Zayn sentì la rabbia montare. “Ti fai trattare così?!” chiese irato. Lei incassò la testa nelle spalle. “Devo farlo, Zayn.” Sussurrò. “No, non devi farlo!”

“Invece sì!”

“Cosa ti fa?”

“Zayn…”

“Cosa. Ti. Fa?!” fece Zayn scandendo bene ogni parola. Lei crollò lungo la parete. Zayn stava perdendo la pazienza, nonostante sapesse che quel comportamento avrebbe allontanato ancora di più Elyse. Non poteva farci niente. Si chinò di fronte a lei e la prese per i polsi. “Non puoi dirmi che non ti fa niente. Altrimenti non avresti questi – scoprì i tagli sul suo braccio – e non saresti piena di lividi.” Disse rudemente. Elyse sgranò gli occhi, mentre il colore affluiva di nuovo da lei. Lo guardava spaventata e sorpresa. “Come sai che mi taglio?” chiese con un filo di voce. “L’ho scoperto stamattina.” Rispose solo lui. Lei si mise a piangere. “Adesso dimmi cosa…” iniziò Zayn, ma fu interrotto dall’urlo di Elyse. “Mi violenta, ok?! Mi violenta con un ricatto da tre anni. O me, o mia sorella, dice. Sto facendo tutto questo per Milla, ok? Ha solo sette anni, e la sua vita dipende anche da me, da quello che faccio. Per questo sono anoressica. Gemma ha lo stesso ricatto, ma lui minaccia Harry. Ci siamo conosciute così. È normale che nasca solidarietà. Se lo denunciassi, tutti scoprirebbero che persona orribile sono. Non ce la farei a sopportare anche questo. Già reggo a malapena tutto quello che subisco.” Disse con una rabbia disperata, prima di raggomitolarsi contro il muro, scossa da violenti singhiozzi. Zayn rimase paralizzato. Si avvicinò a lei e le alzò il viso con un dito. Gli occhi, rossi e gonfi, lo guardavano disperati. Erano più scuri del solito. “Salvami. Ti prego… aiutami ad uscirne. Non voglio più essere malata.” Implorò Elyse piangendo. Zayn la cullò fra le braccia, mentre Elyse si abbandonava contro di lui. Zayn sentiva con terribile precisione le ossa della ragazza. Sembrava di abbracciare uno scheletro. Rabbrividì all’immagine. “Ne uscirai, te lo prometto.” Sussurrò dolce prima di darle un esitante bacio sulla fronte. “Elyse, devi denunciarlo. Ti sta uccidendo.” Tentò di dire. “E dopo? Cosa penserete tutti di me? Mi allontanerete come tutti?” chiese lei amara. Lui la fissò negli occhi. “Al contrario. Penseremo che sei una persona incredibile, che è pronta a sacrificare sé stessa pur di salvare la sorella. Sei forte, coraggiosa. Non hai nulla di cui incolparti.” Sussurrò. Elyse scosse la testa. “Non sono forte. Gemma lo è. Lei non si taglia, non è anoressica. Io non so andare avanti senza.” Fece. “Sei forte a modo tuo. Io mi sarei già suicidato.” Confessò Zayn. Elyse tirò su col naso.

“Perché lo fai? Perché sei arrivato a farti pestare? Perché continui a starmi vicino, ad aiutarmi, nonostante sia una persona orribile? Nonostante abbia sempre rifiutato il tuo aiuto?” chiese lei con le lacrime agli occhi. Lui le alzò di nuovo il mento con un dito. “Lo sai perché.” Sussurrò prima di baciarla dolcemente.

***

Niall e Gemma erano seduti al loro solito posto, sul davanzale di lui. Erano rimasti in cucina per un po’ di tempo, a sperimentare, e in quel momento fissavano una torta dall’aspetto poco invitante. Erano indecisi. “Abbiamo messo quel coso alla fragola, che è rosso. Perché la torta allora è verde?” chiese Gemma incerta. Niall fece una smorfia. “Secondo te sa di rana?” chiese. Gemma ridacchiò. “Spero di no.” Disse solo, abbassandosi per guardare la torta dal livello del tavolo. “Sembra che l’abbiano demolita. Decisamente non siamo all’altezza di Abby, in queste cose.” Commentò, indicando il modo in cui la torta era inclinata di lato e tutte le fragole sembravano franate. “Chi l’assaggia?” chiese Niall. Entrambi si tirarono fuori contemporaneamente, mettendosi a ridere. “Portiamola di sotto, magari qualche coraggioso riuscirà a mandarla giù.” Propose Gemma. “E se è tossica o velenosa?” chiese invece Niall. “Melodrammatico, non siamo degli scienziati pazzi! O almeno, non dichiarati. Proviamoci e basta!” esclamò Gemma, prendendo una forchettata della torta. Titubante, la portò alla bocca. “Sa di fragola, non me l’aspettavo.” Disse stranita. “E com’è?” chiese Niall. “Sorprendentemente buona.” Fece lei sorridente. Niall l’assaggiò a sua volta. “Non siamo male.” Disse solo. “Dai, portiamola di sotto!” esclamò Gemma, prendendo il piatto e aprendo la porta del balcone. “Non correre, matta!” fece lui atterrito, inseguendola. Quando uscì dalla porta, però, trovò le labbra di Gemma ad attenderlo. “Di’ la verità, l’hai fatto apposta a farmi prendere un infarto.” Sussurrò Niall sorridendo, quando si separarono dal bacio. Erano ancora vicinissimi. Gemma annuì. “Dove hai messo la torta, però?”

“Sulla tua scrivania, ho avuto pochi secondi per nascondermi.” Rispose lei. “Andiamo a prenderla?” chiese poi. Niall sembrò pensarci su. “Nah.” Fece dopo, baciandola di nuovo.

 

 

 

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Capitolo 15
*** due mesi dopo ***



Due mesi dopo.

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Elyse si buttò a peso morto sul letto. Era felice. Ogni settimana si avvicinava sempre di più al suo obiettivo, un peso di circa sessanta chili. Ricordò i numeri che la bilancia le mostrava fino a due mesi prima: trentacinque chili scarsi. Rabbrividiva al solo pensiero. Era uno scheletro, ne era consapevole. Adesso, invece, non aveva più motivo di farsi del male: l’uomo che la violentava – lei e Gemma – era in prigione, con denuncia di pedofilia e violenza. Cinque anni.

Era grazie a Zayn se quel tipo era in prigione. Grazie a lui, Elyse e Gemma erano riuscite a denunciarlo, senza danneggiare la loro famiglia. Quando Harry lo aveva scoperto, era quasi svenuto, come Niall. Tutti erano rimasti sconvolti.

 

“Dobbiamo dirvi una cosa, ragazzi.” Disse grave Elyse, sedendosi sul divano. Gli altri si radunarono attorno a lei e Gemma. Di fianco a lei, Zayn le stringeva una mano, come a darle forza. Elyse lo ringraziò mentalmente. “Ecco, in questo mese che siamo qui, ho avuto un comportamento strano. Uno dei primi giorni mi sono chiusa in camera mia, lo sapete. Ecco, è perché ogni volta devo superare quello che mi succede. Preferisco farlo da sola. Gemma è nella mia stessa situazione, ma lei è più forte. Non lo dà a vedere.” Iniziò Elyse. “Sapete quando l’altro giorno Zayn è finito all’ospedale? Non ha avuto una rissa con dei ragazzi, come vi abbiamo detto. È stato picchiato da un uomo, che ogni volta viene a prenderci e ci fa a pezzi. Questa storia va avanti da anni.” Continuò Gemma. Gli altri erano sbiancati. “Cosa vi fa?” ebbe il coraggio di chiedere Abigail. Le due non riuscirono a continuare. Elyse gettò un’occhiata implorante a Zayn, che afferrò la muta richiesta. “Le violenta, ricattandole. O loro, o Harry e Milla, dice.” Spiegò senza tanti giri di parole. Tutti sgranarono gli occhi, le bocce spalancate in muti urli di orrore. Niall e Harry si sentirono mancare, si dovettero appoggiare allo schienale. Le loro teste giravano frenetiche, il mondo sembrava ruotare con loro. “Vi  vi-violenta?!” chiese Liam con voce tremante. Le due annuirono e Elyse scoprì i fianchi, lividi. Gemma mostrò invece una spalla, dove campeggiava la stessa macchia scura. Abigail sentì un conato di vomito. “Torno subito.” Disse correndo via. Louis guardò prima Abigail, poi il gruppo. Zayn gli indicò con un gesto di seguirla e lui obbedì, scavalcando il tavolo basso. Le gambe lo reggevano a malapena, per questo si appoggiò alla parete. “Da quanti anni va avanti?” chiese Ashley. “Tre anni.” Rispose Gemma. Harry aveva lo sguardo perso in un punto impreciso del pavimento. “Per tre anni, sei andata da questo tipo, sapendo cosa ti aspettava, solo per difendere me?” chiese con voce spenta. Gemma si morse le labbra e annuì, abbassando lo sguardo. Harry si alzò e la raggiunse. Le gettò le braccia al collo, mentre il primo singhiozzo lo squassava. “Dio, Gem, mi dispiace, dovrei essere io a difenderti, e invece non l’ho fatto, non ho mai pensato che tu potessi stare male, non ho mai pensato che tu avresti avuto bisogno di essere aiutata, mi dispiace, sono un fratello orribile, ti prego, perdonami se sono stato  così cieco.” Disse a bassa voce, mentre grandi lacrime gli solcavano le guance. Piangeva senza nessun freno, singhiozzando sulla spalla di Gemma. Lei lo strinse ancora più forte, mentre sentiva gli occhi pizzicare. “Non è vero. Sei il fratello migliore del mondo, già solo per quello che mi hai detto.” Disse con un filo di voce.

 

Elyse ricordava quel giorno come se fosse stato il precedente. Aveva il sentore che non se lo sarebbe mai dimenticato. Da lì in poi, tutto era decollato. Erano riusciti a raccogliere le prove per denunciare quell’uomo ed Elyse ce la stava mettendo tutta per uscire dall’anoressia e dall’autolesionismo. Zayn le era accanto in tutto. Aveva pianificato tutto il percorso per raggiungere quei sessanta chili, bilanciando attività fisica con pasti. Elyse non aveva mai lavorato tanto in vita sua, ma i risultati le piacevano. Si stava irrobustendo, finalmente.

 

“No, Zayn, ti prego. Non ce la faccio. Non voglio che mi vedano così.” Disse Elyse con un filo di voce. Erano in spiaggia, solo loro due. Zayn voleva farla nuotare per un po’, ma Elyse non aveva intenzione di togliersi la camicia. “Perché no?!” chiese lui, esasperato all’ennesimo rifiuto di Elyse. “Perché ho paura dei loro sguardi. Se mi vedranno così piena di lividi e anoressica mi guarderanno come se fossi… non so nemmeno cosa. Non voglio.” Si giustificò lei, lo sguardo basso. “Dipende tutto dall’atteggiamento. Se non hai paura di loro, ti guarderanno con ammirazione, pensando a quanto tu sia forte per andare avanti nonostante tutto. Se invece fai così ti attiri solo addosso commiserazione.” Fece lui. Elyse prese un gran respiro e lasciò cadere a terra la camicia. I lividi svettavano sulla pelle chiara, nascosti a malapena dal costume color fango. Zayn sorrise. “Adesso andiamo in acqua, tesoro.” Disse con una nota dolce nuova per lui, quando quel “tesoro” doveva essere uno scherzo come al solito. “Ti affogo.” Lo minacciò Elyse ridacchiando. Zayn la prese per un braccio e si diressero verso l’acqua.

 

Elyse sorrise al ricordo. Zayn era una persona incredibile. Si passò una mano sul lato della testa, ancora poco abituata a non trovarci capelli.

 

“Voglio cambiare taglio.” Decise un giorno. “Tutta verde acqua?” chiese Zayn. “No. Niente tinte.” Rispose lei. Zayn sgranò gli occhi. “Chi sei tu, che ne hai fatto di Elyse?” chiese con tono scherzoso. “Spiritoso.” Fece Elyse ridacchiando. “Se vuoi cambiare, andiamo subito. Gli altri sono fuori, facciamo una sorpresa a tutti.” Propose Zayn. Elyse accettò e in poco erano in macchina.

Quando tornarono gli altri, Abigail si prese un colpo. I capelli di Elyse, prima corti e spettinati, erano tutti uniti in un ciuffo storto e lungo, mentre i lati della testa erano rasati, rimaneva solo una morbida peluria. Il verde acqua se n’era andato, dando alla ragazza un aspetto più maturo.

 

Elyse si infilò scaltra sotto le coperte. Era ottobre, la temperatura iniziava ad abbassarsi e lei era freddolosa. Si raggomitolò sotto il piumino, che rappresentava una veduta di San Francisco all’alba. Lo amava, se l’era portato dietro da casa apposta. Le bastò poco per addormentarsi.

***

“Hai ancora freddo?” chiese Louis, stupito nel vedere Abigail avvolta in due coperte, con un maglione. “Non posso farci niente!” sbottò lei. Louis le si sedette accanto e le mise fra le mani una tazza di tè bollente. “Grazie.” Fece lei sorridendo prima di dargli un lieve bacio a stampo. Louis fece una faccia perplessa. “Che c’è?” chiese Abigail. Lui posò le labbra sulla fronte di lei, lasciandocele per un po’. “Mi sa che hai la febbre.” Disse poi. “Si spiega perché ho così freddo.” Rispose lei. “Aspetta, ti trovo un termometro.” Fece invece Louis. “Non avrò niente, due tacche al massimo. Andiamo a prenderci una cioccolata calda?” chiese speranzosa. Louis non rispose. Quando riuscì a misurarle la febbre, fece una smorfia. “Quasi trentanove. Tu non vai da nessuna parte.” Decretò poi. Abigail sbuffò. “Che tristezza.” Disse poi mesta, appoggiandosi al cuscino.

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Capitolo 16
*** in vino veritas ***


In vino veritas
 
“Posso dire che mi annoio?” chiese Abigail sbuffando. Louis sorrise e alzò gli occhi al cielo. “Lo avrai detto almeno venti volte.” Commentò sedendosi di fianco a lei, sul letto. Abigail incrociò le braccia. Da giorni era costretta a letto dalla febbre. “Mi manchi.” Disse imbronciata. Louis la guardò confuso. “In che senso?”
“Nel senso che vorrei baciarti, ma non posso. Vorrei abbracciarti, ma non posso. Vorrei poter fare mille cose, ma non posso. Un detenuto ha più libertà di me.” Fece. Louis le si avvicinò e le posò un lieve bacio sulla fronte. “Mi dispiace.” Disse solo prima di allontanarsi di nuovo. Qualcuno bussò alla porta e Gemma ed Elyse fecero irruzione nella camera. “Lou, non odiarmi.” Disse Gemma prima di sbatterlo fuori dalla camera, chiudendo a chiave. Abigail era basita. “Che fate?!” chiese sorpresa. “Tesoro, sei confinata qua dentro da giorni. Abbiamo portato pop-corn, patatine, bibite e una maratona di film. Preferisci fare niente o guardare con noi, ad esempio – adesso gioco molto sporco – i passi dell’amore?” propose Gemma. Gli occhi di Abigail luccicarono. “Stai giocando troppo sporco, anche per i tuoi canoni.” Commentò poi. Elyse tirò fuori da un sacchetto il dvd, facendolo oscillare. “Guarda qui, Abby! Come puoi resistere?” chiese poi. “Avete vinto.” Cedette Abigail.
Esattamente 101 minuti dopo, le ragazze erano sedute sul letto di Abby, le due a debita distanza dalla prima, in lacrime. “Vi odio.” Disse solo Abigail, soffiandosi il naso. “Ci odiamo anche noi, ma ne è valsa la pena.” Ribatté Gemma, le guancie rigate di lacrime. Abigail annuì. “Ok, adesso che siamo in estasi da film, possiamo lasciarti andare. Hai scontato la tua pena con noi.” Fece Elyse, alzandosi. Le due uscirono, facendo un gesto di saluto. Sulla porta, trovarono Louis, accigliato. “Gemma, devi dirmi qualcosa?” chiese. “Del tipo?” fece lei ridacchiando, ricordandosi di colpo di come lo aveva cacciato. “Qualcosa del tipo: scusa per averti buttato fuori dalla camera di Abigail?” suggerì l’altro. L’altra si mise a ridere. “Ma lo sai che ti voglio tanto bene?” chiese poi per sviare il discorso, mentre Elyse distoglieva lo sguardo per non mettersi a ridere a sua volta. “Ricordati che sono gelosa.” La ammonì Abigail. “Aspetta un momento, sei rimasto qui in piedi tutto il tempo?!” chiese Gemma, ignorandola. “No, ma in questa casa sembra che non esistano pareti, e voi avete tenuto il volume molto alto. Ho sentito tutte le frasi, devo dire che mi sembra un bel film, mi piacerebbe vederne le immagini.” Fece Louis mantenendo il suo broncio scocciato. Gemma si mordicchiò le labbra, poi si arrese: scoppiò a ridere, insieme ad Elyse. Anche Abigail e Louis ridacchiarono, non riuscendo a resistere. “Ok, vi lasciamo da soli, innamorati.” Fece Gemma ad un certo punto, uscendo dalla camera con Elyse. Louis chiuse la porta e si avvicinò ad Abigail. “Mi dispiace per prima.” Disse lei. “Non preoccuparti, non è colpa tua. Ti ricordi il discorso di prima? Quello che vorresti fare ma non puoi?” chiese lui poi, ancora più vicino. Abigail annuì. Louis sorrise. “Beh, chi se ne importa.” Sussurrò sulle sue labbra prima di baciarla.
***
Elyse si stava dirigendo verso il giardino, quando incrociò Zayn. “Posso parlarti?” chiese lui, con uno sguardo incerto che non piaceva per niente ad Elyse. Zayn non era mai incerto. Acconsentì comunque e uscirono, sapendo bene che ogni discorso, in quella casa, sarebbe stato perfettamente ascoltato dagli altri. “Ti ricordi, due mesi fa, quando ti ho baciato?” chiese Zayn a bassa voce. Elyse avvampò. “Sì, mi ricordo e ci ho ripensato spesso.”
“Anche io, e penso di aver fatto una cosa avventata.” Elyse si sentì colpita da quelle parole. Come gli avrebbe detto che quel bacio le era piaciuto tantissimo, e che l’aveva desiderato da tanto? Non poteva. Si ritrovò a mentire, a dire parole che non avrebbe mai voluto dire. “Forse è meglio dimenticarcene, tornare ad essere semplicemente amici senza forzare niente.” Si stupì della naturalezza con cui disse quelle parole. Era così brava a fingere che si sorprendeva da sola. Le peggiori bugie le aveva sempre dette a sé stessa, ma quella le superava tutte.
***
Zayn aveva iniziato quel discorso per introdurne un altro: voleva dire ad Elyse che quel bacio gli era piaciuto tantissimo, e che l’aveva desiderato da tanto, ma come poteva, davanti ad una Elyse così chiusa? Aveva capito subito che il discorso aveva preso una brutta piega, e aveva preferito mentire. Così, quando sentì Elyse pronunciare quella frase, non reagì, anche se dentro di lui si sentiva morire. “Lo penso anche io.” Disse solo, stupendosi del suo tono calmo. Come riusciva a fingere così bene quando dentro di lui tutto urlava?
“Elyse! Vieni dentro, in fretta!” esclamò la voce di Bridgette da dentro. Elyse salutò Zayn con un gesto della mano e obbedì. Zayn guardò il cielo, sospirando. La voglia di lasciarsi cadere a terra, giacere per sempre in mezzo a quel prato, immerso per sempre in quella luce rossastra del tramonto. Tirò un calcio ad un sassolino, tentando di scaricare la tensione. Decise in poco cosa fare: era un po’ di tempo che non frequentava una discoteca, di solito ci andava per staccare la spina da un periodo troppo pesante. Quale occasione migliore? Prese le chiavi della macchina e ci si infilò, mandando un messaggio a Louis per avvertirlo che sarebbe stato fuori a cena.
Dopo mezz’ora di vagabondaggio senza meta, si fermò davanti ad una discoteca, il Nightmare. Osservò le persone che ci entravano: tutti punk e dark. Fece una smorfia. “Tanto devo solo bere. Che importa che discoteca è?” si chiese entrando.
***
Elyse era seduta sul divano, un libro fra le mani. I suoi occhi leggevano, ma la mente non era connessa. Era ferma a qualche ora prima, quando aveva rinunciato a qualsiasi relazione con Zayn. Perché lo aveva fatto? Si diede della stupida mille volte. Guardò l’orologio: era l’una. Non si era nemmeno accorta di quanto il tempo era passato in fretta. Decise di andare a letto, ma nel momento in cui si alzò, il cellulare squillò, riempiendo la camera delle note di “Smile”. Elyse si affrettò a rispondere per non svegliare gli altri: era Zayn. “Pronto?” chiese subito, preoccupata: non sapeva dove fosse finito, aveva provato a chiamarlo già tre volte. “Sei Elyse, vero?” chiese una voce sconosciuta dall’altra parte del telefono. Elyse si rese conto solo in quel momento dei forti rumori che provenivano dal cellulare. Zayn doveva essere in una discoteca o qualcosa del genere. “Sì, cosa succede?” chiese lei, allarmata.”Potresti venire al Nightmare? C’è un ragazzo con i capelli neri, sembra pakistano, penso si chiami Zayn. È ubriaco e non fa che chiedere di te.” Disse il ragazzo dall’altra parte. Elyse sbuffò. “Arrivo subito, ma non ho idea di dove sia il Nightmare. È una discoteca, vero?” chiese. “Se ti fai trovare in piazza, ti vengo a prendere io, basta che calmi il tuo ragazzo, qui.”
“Non è il mio ragazzo.” Rispose Elyse, prendendo le chiavi della macchina. “Se sentissi cosa sta dicendo, ne dubiteresti.” Rispose lui ridacchiando. Elyse divenne rossa. “Sto arrivando.” Disse prima di chiudere la conversazione.
Quando arrivò alla piazza, vide un ragazzo alto, con i capelli a cresta tinti di rosso fuoco. La ricrescita nera faceva pensare al carbone che prende fuoco. Era chiaramente dark, da come era vestito. “Elis, vero?” chiese. “Ilàis. Comunque sì.” Lo corresse lei. “Perfetto. Seguimi, il Nightmare è a cinque minuti da qui.” Disse l’altro rientrando nella sua auto. Elyse obbedì e in poco arrivarono alla discoteca. “È inquietante.” Disse lei, osservando la scritta al neon e le luci bianche all’interno. “Si chiama Nightmare, ti aspettavi fiori e unicorni?” chiese l’altro ironico. “Non è questo che intendevo. Mi chiedo solo perché Zayn sia venuto qui. Non è dark.” Rispose Elyse. L’altro fece spallucce. Una ragazza piena di piercing si avvicinò a loro. “È lei?” chiese. Lui annuì. “Finalmente! Vieni, ti porto da Zayn.” Disse facendo strada. Sgusciarono fra decine di persone, fino ad arrivare ad un divanetto. Zayn era seduto su di esso, un altro ragazzo a controllarlo. Elyse si avvicinò al pakistano, che aveva la testa fra le mani, e gli prese i polsi, delicata. “Andiamo a casa, Zayn.” Disse solo. “Elyse!” esclamò lui con fare ciondolante. Sapeva d’alcool. “Dai, vieni.” Ripeté lei facendolo alzare. “Perché? È divertente qui. Tutti sono strani e c’è tanta luce, poi sparisce e c’è solo buio.” disse lui sconnesso. “Andiamo, Zay.” Fece Elyse per la terza volta, trascinandolo dolcemente. Passarono davanti ad una coppia che si baciava e Zayn si fermò. “Voglio baciarti, Elyse.” Disse solo con voce da bambino. “È meglio di no, Zee. Dai, andiamo a casa.” Rispose lei. “Ma io voglio baciarti, perché ti amo. Tu mi ami?” chiese lui. Elyse sentì una fitta al cuore. “Zayn, sei ubriaco, domani non ricorderai niente e adesso non stai ragionando.”
“Ma è vero che ti amo.” Disse lui, con lo stesso tono di un bambino che cerca di convincere i genitori che il mostro sotto il letto è reale. Elyse si morse le labbra. “Ti amo, e oggi quando mi hai detto che volevi rimanere solo un’amica mi sono sentito male, avevo male al cuore, perché io non voglio, vorrei poterti baciare ma tu non vuoi, e fa male. Perché vuoi farmi male?” chiese Zayn, sempre come un bambino. “Non voglio farti male, Zee, e dato che tu domani non ricorderai nulla, voglio dirti che mi sono sentita come te.” Cedette Elyse. “E allora perché non mi ami?” piagnucolò lui. Elyse sospirò. “Zay, dobbiamo andare a casa.” Disse solo. “Perché non posso dirti che ti amo?” chiese Zayn. “Perché non sarebbe vero.” Rispose Elyse amara. “Invece è vero, lo penso ogni giorno ma tu non lo sai, ti amo e vorrei averti vicino, ma mi dico sempre che tu non devi sapere niente perché poi ti farei stare male, e io non voglio, e non so nemmeno perché ti sto dicendo tutto questo, sto sbagliando e vedo che non ti piace, ho paura di non piacerti, ho paura.” Disse lui. Erano riusciti ad uscire dalla discoteca, li avvolgeva solo il silenzio. “Mi vuoi bene?” chiese improvvisamente Zayn. “Sì, Zee, ti voglio bene.”
“Perché se puoi dirmi che mi vuoi bene non puoi dirmi che mi ami? Se non lo dici è perché non mi ami, non si dicono bugie e tu non le dici, anche per questo sei speciale, non mi ami e ho sbagliato a dirti tutto, adesso avrai pietà di me e io non voglio, non mi piace quando le persone hanno pietà di me.” Disse lui entrando in macchina. Elyse sentì gli occhi pizzicare, mentre prendeva posto accanto a Zayn. Lo guardò e vide con una fitta al cuore che grandi lacrime attraversavano il suo viso. “Zay, ti prego, non piangere. Non posso dirti che ti amo, ma solo perché domani non te ne ricorderesti, e parole così importanti non possono essere sprecate così.” Disse prendendogli una mano. Lui si raggomitolò su sé stesso. “Sai, quando ero all’ospedale i miei mi hanno detto che ti prendi cura di me, ed è vero, altri non sarebbero venuti a prendermi, ma tu sì e non capisco perché. So solo che con te mi sento al sicuro.” Disse poi. Elyse non riuscì a trattenere un sorriso. “Hai sonno?” chiese solo a bassa voce. Lui annuì ed Elyse gli passò una mano fra i capelli, piano, ripetutamente, accarezzandolo. Lo sentì rilassarsi subito. “Dormi, adesso.” Sussurrò con un filo di voce, mentre lo vedeva chiudere gli occhi. Guidò il più piano possibile per non svegliarlo.
Quando arrivarono alla villa, Elyse scese e aprì la portiera di Zayn. Gli slacciò la cintura di sicurezza e, scuotendolo lievemente per un braccio, disse a bassa voce: “Zee, siamo arrivati, ti svegli?” lui aprì piano gli occhi. “Mi fa male la testa, Elyse.” Si lamentò piano. “Lo so, cucciolo. Andiamo in casa, così puoi dormire.”disse lei dolcemente, aiutandolo ad alzarsi. Lo guidò tenendolo per una mano mentre lui ciondolava dietro di lei. “Mi hai chiamato cucciolo.” Constatò lui poco dopo. “Sì, perché in questo momento lo sei.” Rispose Elyse con tono dolce. Riuscirono ad entrare in casa e a fare le scale senza inciampare. Non c’era nessuno sveglio in casa: erano quasi le due di notte. Ad un certo punto, Zayn corse in bagno. Elyse lo seguì per vederlo vomitare bile. Fece una smorfia, ma si chinò accanto a lui a sorreggergli la fronte. Continuò a passargli una mano sulla schiena fino a quando Zayn non riuscì ad alzarsi, barcollante. Elyse gli porse un bicchiere d’acqua. “Fa schifo.” Disse lui, tentando di eliminare il sapore di vomito dalla bocca. “Lo so. Hai voglia di una camomilla?” chiese lei, sempre con tono dolce. Lui annuì, spossato. “Andiamo in camera tua, Zee.” Disse lei, accompagnandolo fino alla sua stanza. “Adesso cambiati, io vado a farti la camomilla.” Disse, lasciandolo sul letto. Lo vide assentire con fare assonnato e chiuse la porta alle proprie spalle, scendendo al piano di sotto e dirigendosi in cucina. Optò per la camomilla solubile, non le andava di lasciare Zayn da solo troppo a lungo. Tornò su nel giro di cinque minuti e aprì piano la porta, con in mano la tazza. Lo vide seduto come prima, con la maglietta del pigiama al contrario. Sorrise e posò la tazza sul comodino. “Aspetta, ti aiuto io.” Si offrì, togliendogli la maglietta delicatamente per poi rivoltarla e aiutarlo ad indossarla di nuovo. Il suo sguardo si posò sul torace muscoloso di lui per qualche secondo. Non riusciva ad associare l’immagine forte di lui con il bambino che era in quel momento, era troppo strano. “Tieni, piccolo.” Disse, porgendogli la tazza rossa. Non sapeva perché gli stava dando quei nomignoli, forse il suo fare da bambino le ispirava un senso di protezione. Le veniva naturale chiamarlo cucciolo o piccolo. Lui la ringraziò con quel suo fare innocente che la mandava fuori di testa e bevve in fretta. “Come facevi a sapere che non mi piacciono le bevande calde?” chiese. “Perché ti osservo, Zay. Tu non lo sai, ma ti osservo.” Rispose sorridendo Elyse. Gli passò una mano sulla guancia e lo vide rilassarsi di nuovo a quel tocco delicato. “Tanto domani non ricorderai nulla, no?” chiese. Lui non rispose, troppo occupato a godersi quelle carezze così estranee ma allo stesso tempo così desiderate. Elyse lo aiutò a coricarsi e a coprirsi. “Elyse.” La chiamò lui quando la ragazza fece per andarsene. “Sì, cucciolo?”
“Rimani qui?” chiese lui con sguardo così sincero e innocente da essere disarmante e irresistibile. “Non lo so, piccolo.” Disse con tono dolce, continuando a passargli una mano fra i capelli. “Ti prego, faccio il bravo.” Tentò lui. Elyse sorrise. Era così… piccolo! Sembrava proprio un bambino ed era troppo tenero per essere ignorato. “Non mi lasciare da solo.” Fu il colpo di grazia. Elyse cedette e disse: “Torno subito.” Si chiuse in camera sua e si cambiò, con il suo pigiama XXL decorato da grandi fragole. Tornò in camera di Zayn, per trovarlo già addormentato. Sorrise, intenerita. Era indecisa se rimanere o meno, ma alla fine scelse di infilarsi nel letto accanto a lui. Si tirò la coperta fin sopra le spalle. “Buonanotte, cucciolo.” Sussurrò dandogli un piccolo bacio sulla tempia.
 

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Capitolo 17
*** preparativi ***


preparativi

“Abby, buone notizie.” Fece Louis, tenendo in mano il termometro. “Sono guarita?!” chiese lei scattando con gli occhi che luccicavano. “No, ma hai trentasette e mezzo.” Fece lui. Abigail sbuffò e si lasciò cadere sul cuscino. Louis la guardò sorridendo divertito. “Stavo scherzando. Hai trentasei.”  Disse alla fine. Abigail saltò in piedi entusiasta. “Posso di  nuovo uscire!!” esclamò con voce acuta. Louis si mise a ridere. “Andiamo, andiamo, andiamo!!” esclamò Abigail, prendendolo per mano e trascinandolo al piano di sotto. Tutti erano stravaccati sui divani, a guardare la televisione. Harry premeva a caso i tasti del telecomando. “Brutto.” Dicevano a turno tutti, annoiati. Quando li videro arrivare come uragani sgranarono gli occhi. “Che ci fate ancora qui?! Muovetevi, andate a prendere le giacche, si va a mangiare fuori!! Dopo due settimane di mangiare sano ho bisogno di una pizza, con cascate di patatine e coca-cola!!” esclamò Abigail elettrizzata. “Sei guarita?!” chiese Gemma. Lei e Niall avevano drizzato le orecchie al solo sentire nominare la pizza. Louis annuì. Gemma ed Elyse si alzarono, esultando. Gli altri scattarono verso l’anticamera, a prendere le giacche. “Abby, illuminami, vuoi davvero venire col pigiama nero a cuoricini rosa ciliegia e teschietti bianchi col fiocco in testa?” chiese Harry ridendo. “Tu critica, intanto il pigiama è bellissimo.” Disse lei con finto sussiego, tornando di sopra a cambiarsi. “E noi vogliamo venire così? No grazie, vado di sopra a mettermi a posto!” fece Ashley. Le altre la imitarono, lasciando i ragazzi in mezzo alla sala con un senso di disappunto. “Ehm, ok.” Fece Liam, perplesso. “Chi vota per tornare alla tv?” chiese Zayn. Tutti alzarono la mano e si risedettero sul divano.

***

“Spostati!!”

“Ahi! Adesso ho tre pupille, grazie mille Abby, mi hai fatto cavare l’occhio con il mascara!”

“Ferme, mi sto mettendo il lucidalabbra, poi sembro un’indiana sul sentiero di guerra!”

“Gemma, non stare in mezzo!”

“Colpa mia se lo specchio è piccolo?!”

“Prima ci occupi casa poi critichi anche?!”

“Molto simpatica!”

“Lo sai che ti voglio bene.”

“Elyse, ti prego passami lo struccante, sembro reduce da un pestaggio, non metterò mai più l’ombretto viola!”

“Metti questo! Sta bene coi tuoi capelli!”

“Corallo fluo? Seriamente? Non voglio sembrare un evidenziatore!”

“Se rido ancora non riuscirò mai a finire di mettermi questo coso.”

“Ditelo, non ce ne sono come noi.”

Continuarono così per una decina di minuti, senza successo. Alla fine fecero a turni: due a truccarsi, tre a cambiarsi. “Abby, vero che mi presti la maglietta leopardata?” chiese Gemma sbattendo le ciglia. “Quella bianca e nera?” Gemma annuì. “Tu mi presti i leggins a stelle?”

“Yess.” Disse lei, prolungando volutamente la s finale. “Programma di scambio vestiti, mi piace.” Fece Elyse mentre entravano in camera di Abigail. “Abby! Dove tenevi nascosta questa camicia?!” chiese Elyse, tirando fuori dall’armadio una camicia con le maniche arrotolate bianca di seta. “Perché, ti serve?”

“Sì! Era quello che cercavo!” fece Elyse elettrizzata, schizzando in camera sua. “Torno subito!” fece. Gemma ridacchiò. “Magari va a farla vedere a Zayn.” Disse. “Come, scusa? Cosa c’entra Zayn?” chiese Abigail confusa.  “Non lo sai? Ieri hanno dormito insieme! Zayn era ubriaco ed Elyse è andata a riprenderlo. Mi ha detto che era adorabile.” Spiegò Gemma. “Dobbiamo estorcerle tutto.” Decise poi. “Eccomi qui!” esclamò Elyse, tornando in camera. Indossava la camicia di Abigail, una cravatta corta nera ricoperta di paillettes, pantaloni attillati di pelle nera e tacchi alti. Un cappello alla Hollywood completava il tutto, con tanto di paillettes. “Siamo eleganti, eh?” chiese Gemma, fischiando. “Stai troppo bene così!”

“Io mi vesto Abbey Dawn, mi dispiace per voi.” Disse Abigail prendendo una maglietta nera con un teschio di spille disegnato. “Al volo.” Fece Gemma passandole i pantaloni. “Ma… se mi metto questa… mi prendono per pazza, vero?” chiese poi, giocherellando con qualcosa. “Cosa?” chiese Elyse. Abigail si voltò: in mano teneva una corona appuntita, nera e viola. “Devo frequentare più spesso la tua camera, si trovano cose troppo belle.” Commentò Gemma, prendendole la corona e posizionandola sulla testa dell’altra, rovesciata da un lato. “Mettiti questi!” fece Elyse, porgendole dei guanti lunghi senza dita. Lei obbedì, mettendo alla fine i tacchi neri e bianchi. “Ah però. Aggressiva.” considerò Gemma, alzando i pollici. “Mi piace, manca solo il trucco nero.” Fece Abigail. “Gemma?”

“Io voglio la maglia leopardata, ve l’ho detto. Siamo tutte e tre in bianco e nero, oggi.”

“A parte questo.” Disse Abigail, mostrando l’anello di argento brunito. Non se lo toglieva mai. “Oh, che teneri che siete.” Fece Elyse.  Abigail sorrise. “Torno subito, ho lasciato la mia camera come se ci fossero passati i vichinghi.” Disse Elyse, uscendo dalla camera e chiudendo la porta.

Era quasi in camera sua, quando qualcuno la prese da dietro. Le sue labbra incontrarono quelle di Zayn. Sorrise nel bacio, mentre il pensiero tornava a quella mattina.

***

Zayn si svegliò con un mal di testa atroce, si girò nel letto… e si prese un infarto. Sussultò tanto che cadde dal letto, lanciando un urletto ben poco virile. Elyse, di fianco a lui, si svegliò di colpo, atterrita, con la stessa espressione di un cerbiatto quando vede i fanali dell’auto un attimo prima che essa lo investa. “Zayn! Perché urli?!” chiese urlando. “Tu che ci fai nel mio letto?!” ribatté lui invece, ancora a terra, lo sguardo puntato sul soffitto. “Me l’hai chiesto tu ieri sera!” fece la ragazza, sporgendosi dal suo lato per guardarlo in faccia. “Ma che…?!” esclamò Zayn, prima di ricordare tutto. Si passò le mani sul viso. “Non è possibile, l’ho fatto di nuovo!!” fece esasperato. “Fatto cosa?”

“Mi sono ubriacato e mi sono comportato come un bambino, vero?”

“Sì, ma come lo sai?”

“Devi sapere, cara Elyse, che al contrario di molti, quando mi ubriaco ricordo tutto.”

“Oh.” Rispose Elyse. “Quindi, ricordi tutto? Ma proprio tutto tutto?” chiese poi. Zayn annuì. “Grazie per essere venuta a ripescarmi. Non so cosa mi sia venuto in mente.” Disse con voce roca e bassa. Elyse si mordicchiò un labbro. “Non preoccuparti.” Disse solo. Zayn la guardò: sembrava volergli domandare qualcosa. Rimasero in silenzio per qualche minuto. “Arriva il momento delle confessioni.” Sussurrò lui. Lei lo guardò interrogativa. “Lo so, adesso mi chiederai se tutto quello che ho detto ieri è vero o se era solo a causa dell’alcool.” Fece lui, con fare rassegnato. Elyse esitò. “Vieni su, dai.” Disse, porgendogli la mano. Lui si issò, aggrappandosi a lei. “Stai diventando sempre più forte. Fino a due mesi fa dicevi di non poter nemmeno giocare a pallavolo.” Commentò Zayn, sedendosi a gambe incrociate. “È grazie a te se sono uscita dall’anoressia.” Rispose Elyse, mettendosi senza farci caso nella cosiddetta posizione della farfalla. Era snodata da far paura, tanto che senza difficoltà le sue gambe aderivano al materasso. “Fatto yoga?” chiese Zayn. “Mai. Sono nata con la displasia delle anche. Ma non cambiare discorso.” Rispose lei. Zayn sospirò di nuovo. “Cosa dovrei dirti, scusa?” chiese solo, lo sguardo basso. “Hai detto che mi ami. È vero?” chiese Elyse, alzandogli il mento con due dita. Zayn deglutì. Poi annuì. Elyse sorrise. “Non aspettavo altro.” Disse solo. In un attimo, la distanza fra di loro si annullò. Elyse fece scivolare le mani dietro al collo di Zayn e lo attirò a sé. Esitò qualche attimo, mentre il suo sguardo si spostava dagli occhi color nocciola di lui alle sue labbra, come a chiedergli il permesso. Lui non attese altro e la baciò piano, delicatamente.

“Anche io ti amo, Zay, non so perché ieri ho mentito.” Sussurrò Elyse sulle sue labbra quando si separarono. Zayn sorrise piano.

***

“Mi piace questo clima di segreto.” Sussurrò Elyse. “Anche a me.” Rispose Zayn, contro il muro. “Secondo me, se lo diciamo agli altri, ci diranno che siamo scontati.”

“Dissero loro.” rispose Zayn con una smorfia. “Hai la mia stessa idea?” chiese Elyse con un sorriso furbo. “Non diciamolo a nessuno.” Completò Zayn ridacchiando. “Perfetto.” Commentò Elyse prima di baciarlo di nuovo.

***

“Ragazze! È tardi! Vogliamo andare a mangiare o no? Ho fame!” urlò Niall su per la rampa delle scale. Sgranò gli occhi e schivò una All Star bianca. Gemma scese le scale brandendo l’altra. “Hai finito di urlare come una gallina a cui stanno strozzando il collo? Mi hai spaventato e mi hai fatto rovesciare la cioccolata! È sacrilegio!” esclamò ridendo. Niall si portò le mani fra i capelli. “La cioccolata è caduta?! Cosa ho fatto?! Come ho osato?!” fece ironico. Tutti si misero a ridere. “Lou, ti vuole Abby di sopra.” Avvertì Ashley qualche minuto dopo, sporgendosi dalla rampa delle scale. Louis si stiracchiò e salì le scale in fretta. “Abby?” chiese, bussando alla porta. Lei aprì e Louis la squadrò, abbagliato. “Avevo sentito che volevi vestirti abbey dawn, ma così… sei splendida.” Disse Abigail arrossì. Indossava un vestito corto, grazie alla temperatura mite della settimana. Era bianco, con il corsetto stretto e la gonna a fiore, senza maniche. La scollatura e l’orlo erano decorati da due nastri di pizzo nero. Indossava delle scarpe col tacco bianche e teneva in mano una pochette nera. In testa, storta, una piccola corona nera e viola. “Sei sicura di voler uscire così? Insomma, sei appena uscita da un’influenza. Rischi.”

“Sì, prima volevo mettermi la maglia col teschio, ma grazie a Niall Gemma mi ha rovesciato la cioccolata addosso e ho dovuto mettere tutto a lavare.”

“Sei sicura che non avrai freddo?”

“Oggi si sta bene, dai.”

“Sì, ma sei davvero sicura? Insomma, non voglio vederti ancora a letto ammalata." Disse lui. Abigail sorrise. “Citando Avril: who knows what could happen? Do what you do, just keep on laughin’. I’m gonna live today like it’s my last day.” Louis scosse la testa, esasperato, ma allo stesso tempo con un gran sorriso. Le prese la mano e lei si avvolse fra le sue braccia, in quello che doveva essere un passo di danza, ma inciampò nei tacchi. Louis la sorresse prontamente, mettendosi a ridere. “Ok, meglio non ballare più per me. Meglio affidarsi alla cara e vecchia pallavolo.”

“Lo penso anche io.” Disse lui, con il viso affondato fra i suoi capelli, nella curva del collo. Le lasciò un lieve bacio e Abigail rabbrividì. “Abby, a dicembre devo tornare a casa mia, i miei vogliono almeno vedermi per il mio compleanno. Si tratta di tre giorni.” Disse poi. Abigail sentì il sorriso morire sulle labbra. “Oh, va… va bene.” Disse solo. “Per questo volevo chiederti se vuoi venire con me.” Completò Louis. Abigail sgranò gli occhi. “Davvero?” chiese elettrizzata. “Certo. Mia madre mi sente sempre parlare di te, quindi mi ha obbligato a farti venire. Non che io non volessi, ovvio. Ti va di conoscere tutta la mia famiglia?” chiese lui. Abigail rispose con un bacio tenero. Le sue mani passarono fra i capelli morbidi di lui, stringendoli fra le dita, mentre Louis le cingeva i fianchi. “Ti amo.” Disse lui, prima di baciarla di nuovo e soffocarle le parole sulle labbra.

***

Harry e Liam sorrisero. Louis era di sopra con Abigail, Zayn era sparito, Niall stava svaligiando il frigorifero con Gemma. Erano rimasti da soli. Liam picchiettò un dito sulla spalla di Harry, per attirare la sua attenzione. “Sì?” fece Harry. “Se ti dicessi che se adesso non mi baci vengo di notte e ti raso a zero i riccioli, cosa faresti?” Harry si fiondò subito sulle sue labbra, facendo ridere Liam nel bacio. “Lo faresti veramente?” chiese poi Harry, allarmato. “Potrei essere tentato in un periodo di astinenza da baci.”

“Allora non corro il rischio, amore.”

“Mhm, questo sarò io a giudicarlo.”

“Oh, zitto. È difficile baciarti quando parli.” Sussurrò Harry ad un soffio dalla sua bocca, prima di dargli un nuovo bacio.

***

“Niall, è la terza volta che mi fai rovesciare la cioccolata! Ancora una volta e potrei arrabbiarmi per davvero!”

“Ehi, non sono io che ho rovesciato tutto sulla maglietta di Abby!” Gemma si alzò dal tavolo, un sopracciglio inarcato. “E dire che tu dovresti essere lo spermatozoo dominante. Pensa a come erano messi gli altri.” Commentò. Niall si mise a ridere. “Ok, era cattiva, ma anche troppo bella.” Ammise. La loro era una strana relazione, ma almeno si divertivano. Gemma gli si avvicinò. Aveva le labbra sporche di cioccolata, come la prima volta che si erano baciati. Gli mise le braccia attorno al collo e gli scoccò un bacio sulla guancia, lasciando l’impronta. “Ormai ho rinunciato all’idea di bere la mia cioccolata. Però ho fame, sai a che punto sono gli altri?” chiese poi. Niall scosse la testa, prima di sollevarla per i fianchi. Gemma urlò divertita, mentre lui la faceva girare. “Andiamo via dal frigo, pazza. Dopo rischiamo di non avere fame per dopo.” Fece Niall. Gemma sgranò gli occhi. “Non hai fame? Chi sei tu, che ne hai fatto del mio Niall?!” chiese poi con tono drammatico. Niall si mise a ridere di nuovo.

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Capitolo 18
*** Chiara ***


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Chiara

Erano in strada da una ventina di minuti, mentre cercavano un ristorante. “Esiste o no un ristorante, qui?!” chiese Zayn, esasperato, ad un certo punto. “Datti una calmata. Anche io ho fame, cosa credi?!” esclamò invece Gemma. “Sei tu che ci stai facendo girare in tondo!!”

“Sei tu che sbagli ogni volta! Se io ti dico che devi prendere la prima dopo la rotonda, tu cosa prendi?! La terza!”

“Devi spiegarti meglio!”

“Adesso basta!” urlò Louis. “Accosta, questo lo sai fare?!” chiese poi, esasperato. Zayn sbuffò e obbedì. “Scendi, guido io.” Fece Louis. Zayn eseguì di nuovo. “Siete davvero impossibili. Adesso statevene tranquilli. Harry, Liam, dove vado?” domandò alla fine. Erano in cinque in quella macchina, gli altri erano nella seconda. Nessuno osò dire qualcosa, sapevano che quando Louis perdeva le staffe significava che si era superato il limite. Harry gli diede indicazioni precise e in cinque minuti arrivarono al ristorante. “Adesso ditemi, ci voleva tanto?!” chiese infine Louis, mentre scendevano dall’auto. “Ehi, Lou, tutto ok?” chiese Abigail, scendendo dalla seconda auto. “La prossima volta, Gemma e Zayn viaggiano separati.” Rispose lui, ancora scuro in volto. Abigail guardò sorpresa i due in questione, mentre entrambi dicevano: “Colpa sua!” indicando l’altro. “Entriamo, che è meglio.” Disse solo Liam. Abigail prese Louis per una mano, facendo passare avanti gli altri. “Tranquillo, sono fatti così.” Disse a bassa voce. “Fidati, saresti esplosa anche tu, dopo venti minuti di urla stridule da gallina da parte di entrambi.”

“Non lo metto in dubbio. Però adesso stiamo andando a cena, e mangiare arrabbiati fa male.” Fece lei con tono da bambina. “Non so cosa potrebbe calmarmi.” Sussurrò Louis. Abigail, per tutta risposta, si avvicinò a lui ancora di più e lo baciò teneramente. “Questo aiuta?” chiese poi sorridente. “Temo che ce ne vorranno altri, per calmarmi del tutto.” Rispose a bassa voce lui. “E a te dispiace molto, vero?” chiese lei, ironica. Louis fece finta di pensarci su. “Nemmeno un po’.” Disse alla fine, mentre le loro labbra si incontravano di nuovo.

***

Erano seduti al tavolo più grande, mentre parlavano e ridevano. Gemma e Zayn avevano dimenticato di essere arrabbiati fin da quando si erano seduti. Abigail aveva ignorato la sua sedia, accomodandosi sulle ginocchia di Louis, che la cingeva dolcemente. Lei poteva sentire chiaramente il calore di lui, che la faceva sentire protetta. Tutti avevano dimenticato la tensione del viaggio.

“Abby, ti suona il cellulare.” La avvertì Niall, porgendole la borsa che aveva lasciato sulla sedia accanto alla sua. Abigail guardò lo schermo dell’I-phone e aggrottò le sopracciglia. “Chi è?” chiese Louis. “Mia zia.” Disse lei prima di rispondere. “Pronto?”

“Abigail, tesoro! Dove sei, c’è molto rumore! Non sarai mica in una discoteca, vero?!”

“No zia, tranquilla, sono al ristorante con i miei amici.”

“Quei tipi con cui condividi la casa? Come sono? Si comportano bene con te?”

“Sì, zia, sono fantastici.”

“Scommetto anche che ci provano con te!”

“No. Sono a posto, zia, davvero! E poi, se ci provassero con me, dovrebbero vedersela con Louis.”

“Louis? Chi è Louis?!”

“Zia, è il mio fidanzato, te l’ho detto mille volte!”

“A, è vero, vero, scusa. Sai, sono tanto preoccupata per la mia nipotina…”

“Zia, ho diciotto anni. Non sono più una bambina. Perché mi hai chiamato?”

“Ho bisogno di un aiuto. Siamo in viaggio di lavoro e non sappiamo a chi lasciare Chiara! Quindi, dato che la più vicina a noi saresti tu, ci chiedevamo se potevi…”

“Badare a Chiara?! Certo!!” urlò Abigail, improvvisamente entusiasta. “Oh, grazie, tesoro. Sapevo di poter contare su di te.” La ringraziò la zia. “Ora devo andare, dimmi solo quando arrivi.” Disse Abigail frettolosa. “Domani mattina. Ci vediamo, ok?”

“Ok, ti mando il mio indirizzo, ciao!” fece Abigail, chiudendo la chiamata. Senza accorgersene, si era allontanata dal tavolo. Si chiese perché le persone al telefono sentivano il bisogno di camminare.

“Tutto ok, Abby?” chiese Gemma. “Alla grande! Da domani avremo un’ospite, ragazzi!” urlò esaltata lei. “Abby, in quanti  pensi che potremo stare, in casa?!” chiese Elyse, scettica. “Ma chi sarebbe?” chiese Harry. “Tu, Liam e Gemma la conoscete, e molto bene.” Suggerì Abigail. Gli sguardi dei tre si illuminarono. “Chiara?!” chiese Liam. Abigail annuì e i tre esultarono. “Mi spiegate chi è questa Chiara?” chiese Louis, confuso. “È mia cugina, ha tre anni ed è adorabile!” rispose Abigail. “Confermo!” fece Harry.

***

Il mattino dopo, Louis era sdraiato beatamente sul letto, a godersi il tepore delle coperte, ancora mezzo addormentato, quando sentì qualcosa di pesante schiacciarsi contro il suo petto e mozzargli il fiato. Aprì di scatto gli occhi, trasalendo. “Abby, mi dici gentilmente cosa ti salta in mente?!” chiese, osservando la ragazza stesa su di lui. “Sta arrivando Chiara!” urlò lei, esaltata come una bambina. “Sì, ma non devi farmi sputare gli organi interni per questo!” disse lui ridendo. Lei non rispose e schizzò in piedi, proprio nel momento in cui suonava il campanello. Abigail urlò dalla gioia e si catapultò ad aprire la porta, lasciando Louis basito. “Vorrei proprio vedere come si comporterebbe se si trattasse di Avril Lavigne.” Disse Zayn, che aveva visto tutto, entrando nella camera e sedendosi sul letto. “Già.”commentò Louis. “Pensa quando si tratterà di vostro figlio.” Fece poi Zayn. Louis arrossì di colpo. “Dai, amico, non dirmi che non ci hai mai pensato. State così bene insieme, secondo me l’unica cosa che potrebbe dividervi sarebbe la fine del mondo.” Disse ancora Zayn. “Non è nei miei progetti più prossimi, quello di avere un figlio.” Fece Louis, insicuro. “Contento te. Quindi non avete mai…”

“Zayn! Ti sembra il caso?!” esclamò Louis, diventando paonazzo. “Scusa, scusa. Chiedevo solo.” Fece lui. Non fecero in tempo a finire quel discorso, che una figura urlante si fiondò in camera. Era piccola, con i codini alti e biondi, una margheritina fra i capelli e gli occhi azzurri. “Se ti prendo…” disse Abigail, venendo subito dietro di lei, ridendo e inseguendo la piccola, che strepitava e cercava di scappare. “Ti ho presa!” fece la ragazza, sollevando la cugina e facendola girare in aria. La bambina urlò divertita. Louis e Zayn ridacchiarono. Abigail guardò prima loro e poi Zayn. “Dai, vai da loro.” Disse a bassa voce. “Fai vedere che sai i loro nomi.” La mise giù e la bambina, esitante, guardò prima i due e poi la cugina. “Dai, come si chiama? Lou…” le suggerì Abigail, invitandola a continuare. La piccola si avvicinò a Louis e gli prese la mano. Era così grande, in confronto alle sue… “Boo!” Esclamò la bambina. I tre si guardarono e scoppiarono a ridere, mentre Louis prendeva in braccio. “Se io mi chiamo Boo, lui come si chiama?” chiese poi a Chiara. “Zè.” Fece la bimba, con tono convinto. Si scatenarono altre risate. “E lei, come si chiama?” chiese poi Zayn. “Abigail.” Rispose la bambina. “Ok, se questa non è ingiustizia divina, non so che altro possa essere.” Commentò Zayn, mentre Abigail tratteneva a stento le risate. “No, seriamente, com’è che non riesce a mettere in fila quattro lettere e ne mette insieme – si fermò a contare le lettere del nome di lei – sette?!” chiese poi, mentre la bambina rideva. “Perché lei è la mia piccola e ha imparato il nome di sua cugina.” Fece Abigail, prendendo in braccio Chiara. “Dai, koala.” Disse solo. La bimba obbedì e si aggrappò alla vita di lei, circondandole il collo con le braccia. “Andiamo di sotto, Chiaruccia.” Sussurrò uscendo dalla porta. “Abby?” urlò Louis per farsi sentire dalla ragazza, che era già uscita. “Sì?” chiese lei facendo marcia indietro. “Capisco tutta la storia di Chiara, eccetera…”

“Ma…?”

“Ma un bacio, me lo dai?” chiese lui, esibendo la sua faccia da cucciolo irresistibile. Abigail sorrise intenerita e catturò le sue labbra in un lungo bacio. Chiara, ancora aggrappata ad Abigail, fece una smorfia. “Shh.” Le disse Zayn ridacchiando con fare complice, portandosi un dito alle labbra. Chiara lo imitò, facendolo sorridere.

***

Ashley e Bridgette si sedettero sul divano, abbracciate. Bridgette lasciò sul collo dell’altra un piccolo bacio, che la fece rabbrividire. “Mi hai fatto il solletico.” Disse ridacchiando. Bridgette si mise a ridere. “Cosa facciamo oggi?” chiese. “Mhm, che ne dici di andare a fare shopping?”

“Mi piace.”

“Ho bisogno di prendermi un po’ di vestiti per questa stagione, inizio ad avere freddo.”

“Beh, tu puoi andare a casa tua a prendere quello che ti serve.”

“Già.”

“Mentre io…”

“Non ci devi pensare, amore.”

“Come faccio a non pensarci? I miei genitori mi hanno cacciato di casa! Non è una cosa a cui non puoi pensare! Insomma, i genitori sono quelle persone che dovrebbero sempre starti accanto, nel bene o nel male, e invece loro mi hanno abbandonato. Anche se erano solo una famiglia che ha accettato di curarmi, insomma, ha accettato di curarmi! E invece mi ha abbandonato! A volte penso di essere uno scherzo della natura.”

“Non è vero, Bridgette, lo sai.”

“Ma loro non l’hanno capito. Non hanno capito che sono una persona con dei sogni, delle speranze, un fottutissimo cuore. Che sono come loro. Che amo come loro persone diverse. Perché devo essere sbagliata solo perché ti amo?” chiese lei con un singhiozzo. Aveva iniziato a piangere. “Bridgette, non sei sbagliata. Non dirlo nemmeno per scherzo. Sei dolce, forte, unica. Non sei sbagliata. Sei la mia Bridgette e se loro non ci sono arrivati, hanno proprio capito male la vita. Tu non hai fatto niente di male.”

“E allora perché non ho più i genitori?”

“Perché la gente è cieca, sorda, e ha paura. Questo la rende stupida.”

“Perché non mi merito una famiglia?”

“Tu meriti una famiglia. E io, che ti piaccia o meno, voglio farne parte.” Bridgette tirò su col naso. “Grazie, Ash.” Sussurrò posando la testa sulle cosce di lei. In poco, cullata dalle carezze lievi di Ashley, si addormentò. L’altra continuò a tenere lo sguardo puntato su di lei per molto tempo. La vide fare una smorfia di dolore e rigirarsi su un fianco, così le sollevò piano la testa e sostituì le sue gambe con un cuscino. La coprì col plaid che tenevano sul bracciolo della poltrona. “Cerca di riposare, adesso. Il mal di testa causato dalle lacrime è il peggiore.” Disse a bassa voce, nonostante sapesse che Bridgette non poteva sentirla.

***

La giornata passò in fretta, fra Abigail, Harry, Liam e Gemma impegnati a giocare con Chiara, Elyse, Bridgette e Ashley che erano andate a fare shopping, Louis, Zayn e Niall che rassegnati passavano il tempo a giocare a carte, desiderando ardentemente un po’ di tempo con le loro ragazze, anche se uno di loro lo faceva di nascosto. La sera, Abigail mise a letto Chiara, che avrebbe dormito con lei. Louis, per quella settimana, sarebbe tornato in camera sua. Abigail scese al piano di sotto, ma non trovò nessuno, solo un cartoncino di carta argentata a forma di stella. Lo raccolse prima di accorgersi che ce n’erano altri, che formavano un sentiero. Voltò il cartoncino, scoprendo la scritta Polaris. Raccolse la seconda, dove c’era scritto Deneb. Prese le altre: Markab, Vega, Altair, Hamal, Arturo. Sorrise da sola, cercando di capire dove quelle stelle l’avrebbero portata. Davanti alla porta, ne trovò una più grande. Dietro di essa era scritto: vieni in giardino, amore. Abigail sorrise intenerita e aprì la porta. Davanti a lei, erano tutti sdraiati sull’erba, lo sguardo fisso sul cielo stellato. Alzò a sua volta lo sguardo e rimase incantata dalle stelle, perfettamente visibili. Capì che quelli che aveva letto prima erano nomi di stelle. Louis, nel sentire il rumore della porta, si alzò in piedi e la raggiunse, con un gran sorriso. I suoi occhi sembravano argentati alla luce della luna. Abigail si chiese se anche quelle due stelle così luminose e splendide avessero un nome.

“Perché mi avete fatto il sentiero di stelle?” chiese con un sorriso enorme. Louis sorrise a sua volta. “Sei stata tutto il giorno con Chiara, così ho pensato che magari, la notte, avrei potuto avere l’onore della tua presenza.” Spiegò. “Lou, mi dispiace, davvero…” iniziò Abigail, mortificata. Lui la zittì con un bacio. “L’importante è che tu sia qui, adesso.” Sussurrò sulle sue labbra. Abigail sentì nascere un nuovo sorriso, che stavolta non se ne andò così facilmente.

Si sedettero sul prato umido, rabbrividendo, e Abigail si accoccolò fra le sue braccia. “Ti amo.” Sussurrò. Louis le lasciò un piccolo bacio all’angolo della bocca. “Anche io.” Mormorò con voce dolce. Abigail, fra le sue braccia, si sentì protetta come non mai, protetta e amata. Ringraziò ogni stella per aver fatto scendere dal cielo quell’angelo stupendo che la stava cullando fra le braccia.

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Capitolo 19
*** Tagli ***


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Tagli

 

“Lou, andiamo al parco?” chiese Abigail, sporgendosi sul bordo del divano. Louis la guardò perso. “Ma… ma c’è la partita!!” esclamò Niall scandalizzato. Harry, Liam e Zayn annuirono. Dalla loro espressione, sembrava che Abigail avesse bestemmiato in aramaico antico con accento ostrogoto. Erano tutti e cinque seduti sul divano, con la TV accesa. Il segnapunti della partita segnava ancora 0-0, al decimo minuto. Abigail sporse il labbro all’infuori. “Ok, andrò da sola.” Disse con un tono da cane bastonato. Prese Chiara per mano e le mise il giubbotto, prima di uscire di casa. Era a metà vialetto, quando sentì un: “Aspetta!” si voltò e vide Louis che correva verso di lei, mentre lottava per mettersi la giacca di jeans. Niall, sulla porta, era a bocca aperta. “Ok, non sei innamorato, sei completamente pazzo! Non hai mai rinunciato alla partita!” urlò il biondo. Abigail e Louis si misero a ridere, mentre lui la raggiungeva. Chiara esultò. “Grazie, Lou.” Disse solo Abigail prima di avvicinarsi a lui e baciarlo dolcemente. Chiara si coprì gli occhi, facendoli ridere di nuovo. Louis la prese in braccio, scoccandole un bacio sulla guancia.

In un quarto d’ora arrivarono al parco. Chiara corse subito verso lo scivolo, con gli occhi che luccicavano. Abigail la seguì per evitare di perderla di vista, mentre Louis le guardava con un sorriso che non riusciva a mandare via. Ripensò alla conversazione con Zayn del giorno prima, quando lui aveva accennato a come sarebbe avere un figlio. Louis guardò Abigail e Chiara e pensò che doveva essere una cosa stupenda.

Raggiunse Abigail, che si era seduta su un’altalena e si dondolava piano. Lei gli sorrise. “Grazie per essere qui.” Disse solo. Lui ricambiò il sorriso, portandosi dietro di lei e cingendole le spalle. Le loro mani si intrecciarono al livello dello stomaco di Abigail. La ragazza si appoggiò a lui, rischiando di sbilanciarsi sull’altalena. Rimasero qualche minuto così, prima che Chiara arrivasse con un mazzolino di margherite in mano. Abigail si chinò per sollevarla sulle proprie ginocchia. “Cosa c’è, piccola?” chiese con tono dolce. Lei le porse le margherite. “Fai una ghillanda, pel favole?” chiese poi. “Cos’ha detto?” chiese Louis ridacchiando stranito. “Dai, non sa dire la R.” fece invece Abigail, prendendo le margherite e iniziando a intrecciarle. “Non sono mai stato capace di fare ghirlande.” Disse Louis, sedendosi accanto a lei per vedere le sue dita abili che veloci gestivano più di sette steli. “È semplice, guarda: devi solo fare una treccia, poi quando sta per finire lo stelo prendi un’altra margherita, incastri lo stelo in un foro e continui.” Spiegò lei, facendogli vedere poco a poco come fare. Poi guardò i due e si mise a ridere. “Non so chi di voi due sia più attento.” Disse solo. Louis si voltò verso Chiara e la vide concentratissima, con gli occhi che seguivano ogni movimento delle dita di Abigail. “Davvero sono ridotto così male?” chiese poi. Abigail rise ancora di più. “Guarda che Chiara non è messa male.” Disse poi. “Lei no. Ma lei ha quattro anni ed è una bambina. Io ne ho quasi ventuno e sono tecnicamente un uomo nonostante dentro sia un bambino, comunque di genere maschile. È normale che a lei piacciano le ghirlande, non è normale che piacciano a me.” Spiegò Louis. Abigail inarcò un sopracciglio e storse la bocca in una smorfia. “Sei incredibilmente sessista, con questo discorso.” Fece notare. “Lo so, ma…”

“Sai che io sono cresciuta con i videogiochi di corse e guerre di mio fratello? E sai che mio fratello giocava con me con le barbie? Tralasciamo cosa succedeva a quelle malcapitate.”

“Cosa succedeva?”

“Le impiccavamo.”

“Oddio, è inquietante.”

“Lo so. Vuoi provare?”

“A impiccare le barbie?”

“A fare ghirlande.” Precisò lei ridacchiando. Louis annuì e prese gli steli dalle mani della ragazza. Appena lei la abbandonò, la treccia si sciolse, mentre Louis tentava smarrito di fermare gli steli che si separavano e Abigail rideva. “Non vale, hai le dita più sottili di me!” fece lui, mentre anche Chiara ridacchiava. Si lasciò scappare un sorriso. “È una questione di velocità, Lou.”

“Lo so, infatti sono molto veloci, questi steli, a distruggere il tuo lavoro.”

“Devi esserlo più di loro.”

“Facile dirlo. Guarda, le margherite cadono come se stesse piovendo!” disse poi, sollevando quello che rimaneva della ghirlanda per far notare come i fiori, una volta liberi, precipitavano a terra. Abigail si mise a ridere di nuovo. “Ok, ti aiuto.” decise alla fine. Si mise dietro di lui e mise le mani sulle sue, mostrandogli come intrappolare le margherite nella treccia. “Ora prova tu.” lui riuscì a fermare una margherita e urlò un'ovazione. “Sono un genio!” fece poi, mentre Abigail si sentiva male dalle risate che la squassavano. “Quanto deve essere lunga?” chiese Louis. “Un metro, anche di più. Devi fare due giri.” lui sbiancò. “Quanto tempo ho?” domandò poi. “Non abbastanza.”

“Temevo questa risposta.” disse lui rassegnato.

***

“Scommetto che ami i cani.” disse sicuro Niall. “No, i serpenti e i gatti.” rispose Gemma con un ghigno. “Scommetto che il tuo colore preferito è il rosa.” Gemma inarcò un sopracciglio e si indicò: maglietta verde, pantaloni color menta, converse bianche con i lacci color smeraldo, fascia verde  militare, ombretto color prato. “Stai scherzando. Ti prego, dimmi che stai scherzando.” supplicò. Lui ridacchiò. “Comunque no. È il verde.”

“Scommetto che ti piace la musica classica.” fece infine Niall. Gemma sospirò. “Senti, vogliamo parlarne, del tuo problema con il gioco d'azzardo?” chiese poi, con tono comprensivo. Niall scoppiò a ridere. “Ti stavo prendendo il giro.” disse poco dopo. “Oh Dio, grazie, mi stavo preoccupando seriamente.” fece lei sospirando di sollievo. “Cosa fai ad Halloween?” chiese poi. Lui fece spallucce. “Boh.”

“Perfetto. Esther ha dato un'altra festa in maschera, il tema te lo puoi immaginare.” disse con un gran sorriso. Niall fece una faccia perplessa. “Che giorno è oggi?” chiese. “Il 17 ottobre.”

“Quindi abbiamo ancora tempo per decidere, no?”

“Sì, ma Esther dà sempre un largo preavviso. In prima liceo io e Luke sapevamo delle feste con tre, quattro mesi di anticipo.”

“Ok, timeout. Chi è Luke?”

“Un mio amico. Diciamo, il mio migliore amico da sempre. Perché? Geloso?”

“Sì.” rispose lui, abbracciandola e stampandole un bacio in fronte. Lei sorrise.

***

Elyse stava mettendo a posto la sua stanza – impresa molto ardua – quando sentì bussare alla porta. Andò ad aprire e rimase sorpresa nel trovarci Elsa. “Ciao Elyse, come stai?” chiese con quel suo tono pacato. Elyse sembrò ricordarsi solo in quel momento che quasi la metà delle persone sotto quel tetto era in cura da lei. “Bene, direi. Vieni, siediti pure.” disse, infastidita. Non aveva più bisogno di essere trattata come una malata mentale, forse questo non lo aveva ancora capito. “No, non preoccuparti. Volevo solo sapere se stai bene. Sai, ho ancora il giro di molte persone da fare. Ti sei tagliata di nuovo? Mi sembri più in forma del mese scorso.”

“No, non mi taglio più. E sì, sto meglio, grazie. Ora, dato che sei di fretta, ti lascio andare.” disse velocemente, prima di chiudere la porta con un “ciao” svogliato. Rimase con l’orecchio attaccato alla porta, per sentire che effettivamente Elsa se ne stava andando. Chiuse la porta a chiave e corse verso il comodino, aprendo quell’unico cassetto. Frugò fra quaderni e fogli sparsi, poi la trovò. La sua lametta. Maledetto il momento in cui Elsa aveva nominato il tagliarsi. Nonostante non ne avesse più bisogno, provava un’incredibile attrazione verso quel metallo lucente, quasi fosse la sua droga. Erano due mesi che era sepolta lì e lei credeva di non averne più bisogno. E allora come mai era lì, a guardarla con desiderio? Non voleva tagliarsi. Ma come spiegarlo, quando quel luccichio metallico sembrava volerla ipnotizzare? Rabbrividì e buttò la lametta sul fondo del cassetto, chiudendolo subito dopo. No, doveva resistere. Per lei, per Zayn, e per tutti quelli che le avevano dato fiducia. Forse fu per questo che non si accorse di qualcuno che apriva la porta tentando di non far rumore. Si risvegliò dal suo stato di terrore quando qualcosa premette sul suo viso e lei si addormentò, stordita da un odore dolciastro.

***

Quando si svegliò, la notte, era in mezzo alla stanza. Gemette, portando la mano alla testa, che pulsava. Doveva essere caduta, aveva un gran bernoccolo. Si passò la mano sugli occhi, ancora gonfi di sonno, ma sentì qualcosa bagnarle il viso. Aprì finalmente gli occhi e urlò: le sue braccia e le sue gambe erano ricoperte di sangue. Sotto di esso, la pelle era piena di tagli. Anche le vecchie cicatrici erano state riaperte. “Zayn!” urlò inorridita, sull’orlo di un pianto isterico. Sentì dei passi frettolosi su per le scale e la maniglia della porta si abbassò. “Elyse, cosa succede? La porta non si apre, perché ti sei chiusa a chiave?” chiese Zayn dall’altra parte. Elyse rimase paralizzata. La porta era chiusa a chiave dall’interno, era da sola in stanza, le finestre erano chiuse. Era stata lei a farsi quei tagli? Le sembrava l’unica spiegazione logica, eppure non poteva essersi tagliata tanto nel sonno. Si alzò barcollante e aprì la porta. Quando la vide, Zayn impallidì e indietreggiò. “Cosa hai fatto?” chiese con un filo di voce. “Non… non ho fatto niente. Te lo giuro, mi sono svegliata così. Non so cosa sia successo, ma ti prego, aiutami.” Disse prima di cadere a terra, con le gambe che non la reggevano più. Non riusciva a distogliere lo sguardo dalle braccia piene di sangue. Zayn le si avvicinò e le prese i polsi, distendendo le braccia. Il gesto fu talmente brusco che un taglio si riaprì. “Ahia.” Gemette lei. “Cosa è successo?” chiese Zayn. “Non ne ho idea, mi sono svegliata adesso ed ero tutta tagliata, su gambe e braccia.”

“Anche la faccia.”

“Cosa?”
“Hai tre tagli sulla fronte e due per guancia.” Elyse sbiancò e si toccò il viso, sentendo subito un forte bruciore. “Dammi una mano a togliermi la maglietta.” Disse in fretta. Lui esitò qualche secondo, prima di obbedire. Scoprirono altri tagli sull’addome. Zayn si portò dietro di lei e si immobilizzò. “Non puoi esserteli fatti da sola.” Disse, sfiorando le ferite che le attraversavano la schiena. “Finalmente l’hai capito.” Sbottò Elyse, vicina ad una crisi di panico. Sentì un giramento di testa e crollò all’indietro. Zayn fu pronto a sostenerla. “Hai perso troppo sangue. Dobbiamo andare all’ospedale.” Disse allarmato. “Non capisco. Proprio oggi è venuta Elsa e mi ha chiesto se mi tagliavo ancora. Io ho detto di no e poi… ho preso la lametta. Ma non mi sono tagliata, lo giuro. Non so come, sono svenuta.” Disse tremante. “In che senso, sei svenuta?”

“Nel senso che ho sentito un odore strano e poi sono svenuta!” Zayn si guardò intorno. “Un odore tipo questo?” chiese, porgendole un panno bianco e portandolo davanti al naso. “Non annusarlo!” esclamò Elyse. Troppo tardi, Zayn era già a terra. Elyse imprecò. “Sei scemo o sei scemo?!” chiese poi. “Gemma! Harry!” urlò poi. I due arrivarono in poco e si presero un infarto nel vederla così. “Che è successo?!” chiese terrorizzata Gemma. Elyse spiegò loro quello che ricordava, fino a quando Zayn non era svenuto. Gemma lo guardò malissimo. “Che era stupido, lo sapevo già, ma non pensavo tanto.” Commentò. “Non è il momento di ridere. Gemma, chiama l’ambulanza, Elyse continua a perdere sangue.” Disse Harry agitato, prendendo dal bagno di Elyse un asciugamano e iniziando a pulire delicatamente i tagli di Elyse. “Ragazzi, cosa succede?” chiese Bridgette, arrivando nella camera. Appena vide Elyse, divenne terrea. Sembrò sentirsi male e se ne andò. I tre sentirono il rumore di una chiave che girava nella serratura.

***

“No, non può essere colpa mia.” Si disse. Eppure aveva trovato le mani sporche di sangue, quando si era ripresa. Una lametta era al suo fianco e Elyse era svenuta. Eppure era sicura di non aver fatto niente. Impallidì di colpo, mentre la soluzione del problema si faceva chiara nella sua mente. “È stata lei.” Si disse sicura.

 

 

 

*Angolo autrice*

 Che capitolo orribile. Perdonatemi, mi serviva mettere un po’ in crisi la situazione. Detto questo… davvero faccio così schifo? Insomma, otto capitoli senza mezza recensione :’( che tristezza!!! Ditemi dove sto sbagliando, posso sempre rimediare!!!

Boh. Io ho detto tutto.

Ciao (sniff sniff)…

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Capitolo 20
*** polvere. ***


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Polvere.

 

“È sicura di non ricordare niente?” chiese per l’ennesima volta il poliziotto. Elyse sbuffò. “No, gliel’ho ripetuto mille volte!” sbottò. “Mi scusi, signorina, ma trovo la sua storia abbastanza improbabile. Non è credibile che qualcuno sia entrato in casa sua solo per tagliarla e poi se ne sia andato.” Ribatté l’altro. “Senta, io non mi sono tagliata. Non posso. Non per un fatto morale, ma proprio perché non posso fisicamente! Non arrivo a farmi quei tagli sulla schiena, e poi sono mancina, quando ero autolesionista ho provato a tagliarmi con la destra e ci mancava poco che non mi mozzavo la mano! Questi tagli sono tutti regolari, non ne sarei capace!!” esclamò Elyse, demoralizzata dalla cocciutaggine del poliziotto. “Senta, magari non se lo ricorda…”

“No, senta lei. Elyse era chiusa a chiave in quella stanza, è vero. Ma le chiavi non erano nella toppa e che io sappia tutte le serrature in casa sono uguali. Può essere stata usata una chiave qualsiasi. Non è una contorsionista e lei deve fare il suo lavoro, ovvero cercare di scoprire chi l’ha conciata così e non accusarla di cose impossibili!” esplose Zayn, troppo frustrato per rimanere in silenzio. Gemma era al suo stesso punto. “Ehm, quello che Zayn voleva dire, è che non è possibile che Elyse si sia tagliata da sola, e che quindi sarebbe meglio orientarsi verso nuove strade.” Fece Abigail, più prudente.

Erano in ospedale, con Elyse bloccata in quel letto da due giorni. Tecnicamente, all’ospedale si dovrebbe trovare riposo, ma per lei non era così: stava subendo un interrogatorio dietro l’altro, quasi senza interruzioni. Era sempre più nervosa, stufa di rispondere alle stesse domande più volte al giorno. Appena arrivata, le avevano fatto una trasfusione, dato che aveva perso davvero troppo sangue. Era un miracolo che si reggesse in piedi, forse grazie – o a causa – di anni in cui aveva fatto a meno di grandi quantità di sangue.

Nonostante tutti fossero preoccupati per lei, avevano preso una decisione unanime: qualcuno, a turno, doveva rimanere fuori, con Chiara. Era troppo piccola per vedere tutti quei tagli su Elyse, tagli che sarebbero stati cancellati solo con altri interventi.

In quel momento, Louis era fuori con la piccola. Ormai non sapeva più nessuno cosa inventarsi, speravano solo che quella settimana passasse in fretta. Abigail decise di uscire, per cercare Louis e Chiara. Li trovò appena fuori, con Chiara che giocava nel prato, con il suo peluche di un tigrotto che un tempo era proprio di Abigail. Louis era seduto sui gradini, appoggiato al corrimano. Sembrava sfinito, e le occhiaie non facevano altro che confermare l’ipotesi. “Lou?” lo chiamò Abigail, sedendosi di fianco a lui. “In questo momento sono in black-out, prego lasciare un messaggio dopo il beep. Beep.” Fece lui, chiudendo gli occhi. “Davvero Louis, torna a casa, devi dormire. Stai facendo i tripli turni con Chiara e sei teso, devi riposarti.” Disse intrecciando le loro dita. Lui si passò una mano sugli occhi, assonnato. “Lou, sei congelato, lasceranno Elyse fra poche ore e hai talmente tanto sonno che potresti addormentarti qui.” Insistette Abigail. Lui non poté far altro che darle ragione. “Sei sicura che agli altri vada bene?” chiese poi, incerto. “Ehi, ricordati che loro sono dentro, belli comodi e al calduccio, a fare niente, mentre tu sei qui a occuparti di Chiara, cosa che fra parentesi dovrei fare io e quindi ti ringrazio. Se hanno qualcosa da dire, se la vedono con me, prima di arrivare a te.” Disse Abigail cercando di convincerlo. Lui cedette. “Prendo l’autobus, però.” Disse solo. Abigail annuì e si alzarono. “Ci vediamo appena lasciano Elyse, allora.” disse. Lui annuì e fece per scendere. “Ah, solo una cosa.”

“Cosa?”

“Quel poliziotto sta ancora facendo le stesse domande a Elyse?” Abigail si mise a ridere. “Sì, sembra non capire.” Disse. Louis ridacchiò e la salutò con un bacio incredibilmente lungo.

***

“La trasfusione non sembra averle dato troppi problemi, signorina. Entro un paio d’ore potremo dimetterla, giusto il tempo degli ultimi esami.” Disse un’infermiera con fare gentile. Elyse sospirò di sollievo, lasciandosi andare sul cuscino. Mossa sbagliata: i tagli sul suo ventre tirarono dolorosamente. Gemette.

Mille domande le turbinavano in testa, troppo forti per essere ignorate, troppo impetuose per lasciare spazio ad altro. Chi era stato? Perché l’aveva fatto? Perché non l’aveva uccisa, anziché farla soffrire così?

La risposta era ovvia, almeno a questa ultima domanda. Come in tutti i libri, o i film, la scelta migliore per far star male una persona non è porre fine ai suoi problemi, bensì creargliene altri e impedirle di morire per obbligarla ad affrontarli e spesso a venirne schiacciata.

Ecco come si sentiva, schiacciata, oppressa, immobilizzata da quei tagli che la costringevano a stare immobile per non essere riaperti, annientata da quella mente che la stava distruggendo dentro. Stava implodendo senza nessun rumore. Crollava lentamente, si sbriciolava, diventava polvere, e la polvere non fa nessun suono. Se ne va, silenziosa e inafferrabile, quasi si faccia beffe di chi cerca di trattenerla fra le mani. Si diverte a scivolare via dalle dita che la stringono, sapendo che le macerie possono essere riaggiustate, mentre lei rimarrà polvere in eterno.

Elyse stava impazzendo così come aveva vissuto: in silenzio, da sola col suo dolore e i suoi mille perché cui nessuno si era mai preso la briga di rispondere.

***

Bridgette guardò di nuovo Elyse e si sentì ancora peggio di prima. La vedeva morire pian piano, ma non poteva dirlo a nessuno. O forse non voleva.

Forse perché sapeva che questo avrebbe ucciso tutti quanti.

Forse aveva paura.

Forse entrambe le cose.

Ma cosa poteva fare? Era troppo vigliacca per dire a tutti quello che sapeva, era troppo debole per vedere Elyse soffrire in quel modo, era troppo egoista e spaventata per mettere in gioco tutto quello che aveva.

“Devo solo aspettare.” Decise. “Lo saprà presto, ma adesso no.”

Sapeva bene che si stava solo raccontando bugie, pietose e inutili menzogne che le avrebbero dato la parvenza di avere un briciolo di cuore in pace.

***

La sera, tornarono a casa. Abigail entrò per prima. “Amore, ci sei?” chiese ad alta voce. Non ottenne risposta. Inarcò un sopracciglio e andò a vedere in camera sua: Louis non c’era. Guardò velocemente in tutte le altre, sempre con lo stesso risultato. “Ragazzi, Louis è sparito!” disse basita. Gli altri sgranarono gli occhi e, nemmeno si fossero messi d’accordo, iniziarono a cercarlo, tutti tranne Elyse, che andò in camera sua. Si era vestita in modo da non farsi vedere da Chiara, con un cappuccio enorme, maniche lunghe e molto trucco in faccia.

“Non c’è!” fece Zayn sconsolato. “Mi sto spaventando.” Disse Abigail, componendo il numero di Louis. Uno squillo, due, tre, quattro…

“Pronto?” chiese Louis con voce impastata. “Lou, si può sapere dove sei?!”

“Sto tornando a casa, perché?”

“Stavi tornando tre ore fa! Dov’eri, fin’ora?!” fece lei. Seguì un lungo silenzio imbarazzato. “Ti prego non metterti a ridere.” La implorò dopo. Abigail acconsentì e Louis si schiarì la voce. “Può darsi… per pura casualità… che io mi sia addormentato sull’autobus.” Disse in fretta. Abigail si trattenne a stento. “Dove sei, adesso?” chiese poi, divertita. “Direi, dall’altra parte della città.” Fece lui, con una pausa, come se stesse valutando il panorama dal finestrino. Abigail alzò gli occhi al cielo. “Dai torna a casa, che è meglio. Mi hai fatto spaventare!” esclamò. “Scusa, amore. Davvero, sono crollato e non me ne sono nemmeno accorto.” Si scusò lui, contrito. Abigail sorrise piano. “A dopo, allora.” Disse. Lui la salutò e mise giù. Abigail riferì quello che Louis aveva detto agli altri, che scoppiarono a ridere, anche dal sollievo.

Era la prima volta che ridevano, dopo tanto tempo.

Eppure è una cosa che non si scorda mai.

Una risata ti accoglie come una vecchia amica, nonostante ti sia costretto a fare a meno di lei, ti perdona sempre, si fa viva nei momenti più inaspettati, a volte arriva senza motivo, alleggerisce la giornata e i cuori, fa dimenticare il mondo per qualche secondo. È un momento di libertà strappato alle dita ossute e avide della monotonia e dell’angoscia.

Purtroppo, non dura mai in eterno. Può far star male, tanto da non riuscire a stare in piedi o da mettersi a piangere, ma prima o poi se ne andrà, e tu vedrai di nuovo il mondo com’è davvero: triste, duro e crudo.

Le risate premiano chi lotta per loro. Chi ha la forza di alzarsi ogni volta che cade, che la vita lo abbatte, che si scontra con un ostacolo. Chi ha il coraggio di non mollare. Chi ha la bontà di aiutare coloro che non ce la fanno. Che ha la pazienza di aspettare il suo momento.

Premiano tutte quelle persone che ancora credono in qualcosa.

Che sognano.

Che vivono.

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Capitolo 21
*** Depressione ***


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Depressione.

“Elyse, vieni a tavola?” chiese Zayn, bussando alla porta della stanza di lei. Nessuno rispose. “Elyse?” fece di nuovo. “Lasciami sola.” Rispose la ragazza con voce rotta. Stava piangendo. Zayn, al contrario, allarmato aprì la porta. “Elyse, ma che…” fece, quando la vide. Era a terra, in una camera che era un disastro. I quadri erano stati tolti dalle pareti. I vestiti giacevano in giro per la stanza. Le lenzuola erano appallottolate ai piedi del letto. I cuscini aperti, con l’imbottitura al di fuori. Sulle tre pareti libere, erano scritte tre parole: Why? Who? Wrong? La vernice rossa era colata, ricordando in modo inquietante il sangue. E lei era in mezzo a tutto questo disastro, coperta solo da una lieve canottiera e degli shorts che lasciavano scoperti quasi tutti i tagli. Il viso era una maschera di linee nere e irregolari, che Zayn capì essere il tracciato delle lacrime sporche di trucco. Tremava, forse dal freddo, forse per qualcos’altro. “Cosa ho fatto per avere tutto questo male?” chiese Elyse, lo sguardo rivolto al soffitto, la voce roca, flebile, spenta. Spenta come i suoi occhi.

Zayn si chinò di fianco a lei. “Elyse…” fece solo. Non sapeva cosa fare, vederla in quello stato gli aveva frantumato il cuore. Avrebbe voluto reagire in qualche modo, ma non ci riuscì: fu preceduto da Gemma, che arrivò in camera e vide lo scempio. Trasalì. “Elyse, che diavolo hai fatto?!” fece. L’altra non rispose. “Zayn, puoi lasciarci da sole?” chiese la ragazza. L’altro, indeciso, si alzò, ma rimase immobile. Gemma, quindi, prese la sua mano e lo trascinò fuori dalla stanza. “Scusa.” Fece, chiudendogli la porta in faccia.

“Hai appena buttato nel water due mesi di lavoro.” Fece, sedendosi di fronte ad Elyse, che non reagì. “E non solo tuo. Di tutti. Tutto quello che abbiamo fatto, per mandare in galera quel mostro, per recuperare almeno in parte quello che avevamo perso, per tornare ad essere felici. Adesso dimmi, cos’è che non ti va bene? Cos’è che ti lascia così?”

“Guardami.”

“Sei piena di tagli, ok. E allora?”

“E allora cosa?! Non ti chiedi chi è stato? O perché l’ha fatto? O cosa ho fatto io per meritarmi questo?!”

“Sì, ma io non rimango immobile sulle stesse domande mentre la vita va avanti. Prima o poi le risposte arriveranno, anche senza cercarle.”

“E cosa dovrei fare, spiegamelo tu, che sei tanto forte!” fece Elyse, alzandosi di scatto e sputandole contro quelle parole. “Arrabbiati. Accumula questi sentimenti. Accumula tutto. Perché quando scoppierai, sarai inarrestabile.” Rispose sicura Gemma. “Io non sono come te. Non sono capace.”

“O forse non vuoi esserne capace.”

“Non ti capisco.”

“Sei fissata sul tuo dolore, troppo impegnata a commiserarti. E non ti accorgi che ogni cosa, se usata nel verso giusto, può essere un’arma al tuo arsenale.”

“Fammi un esempio.”

“Questi tagli. Ti dimostrano che sei abbastanza forte per rialzarti dopo una caduta, ma non per andare avanti. È una lezione che devi imparare in fretta, prima che arrivi qualcos’altro a buttarti giù.”

“Come posso andare avanti, così?!”

“Devi scrollarti di dosso tutto, trasforma la tristezza, la depressione, in rabbia. Dicono tutti che è un male, mentre è solo un altro coltello che puoi rivolgere contro gli altri!”

“Io non sono come te, lo ripeto!”

“E non devi esserlo! Ma devi svegliarti, adesso, subito, o non ne uscirai più! Stai affogando, ogni secondo è un po’ di ossigeno che se ne va! Devi tornare a galla prima di averne troppo poco per vivere!”

Elyse rimase in silenzio. Si guardò le braccia. “Dammi un solo motivo per cui dovrei andare avanti” disse poi. “Uno solo? Potrei scriverci un libro, di motivi per andare avanti.”

“Uno a caso.”

“Bene. Hai mai guardato Zayn negli occhi?”

“Credo che tutti noi lo abbiamo guardato negli occhi, almeno un migliaio di volte.”

“Non in quel senso. Quello di cui parli tu è vedere, non guardare. Io parlo di guardare. Scavarci dentro, rivoltarli da cima a fondo.”

“Perché mi chiedi questa cosa?”

“Perché se solo lo avessi fatto, non avresti avuto nemmeno bisogno di cercare tanto per capire che è fottutamente innamorato di te.” Disse Gemma. Elyse rimase in silenzio, di nuovo. “E se allo specchio, anziché guardare il tuo corpo, avessi guardato i tuoi occhi, avresti visto che il suo è un amore corrisposto.” Aggiunse Gemma. “Come fai a saperlo?” chiese Elyse. “Mi prendi in giro?! Non sono stupida. Scommetto quello che vuoi che state insieme.”

“Ripeto, come fai a saperlo?!”

“Perché quando vi guardate avete quella luce negli occhi, quella complicità, quel mezzo sorriso, che solo le persone innamorate hanno. Nonostante facciate finta di odiarvi a morte, nonostante il vostro punzecchiarvi, siete persi l’uno dell’altra. E non dire che mi sbaglio.” Fece Gemma. Elyse stette zitta un secondo di troppo, tanto che Gemma continuò: “Ecco il primo motivo. Sei innamorata e corrisposta. Ne vuoi altri? Possiamo andare avanti tutta la notte, anche se preferirei di no.”

“Perché no?”

“Perché di sotto c’è la cena che ci stiamo perdendo e il mio stomaco si sta alterando parecchio.” Rispose Gemma. Elyse, finalmente, ridacchiò. “Sì, accidenti, sì. Ci sono riuscita.” Esclamò Gemma. “A far cosa?”

“A farti sorridere. Ora ti sei ricordata come si fa.” Rispose lei. Elyse sorrise di nuovo. “Visto?” rincarò la dose Gemma. “Non sono i tuoi discorsi a farmi sorridere, è la tua pazzia” ribatté Elyse. “Tesoro, io non sono pazza. Sono Limited Edition.” Si vantò Gemma, alzandosi in piedi. “Certo, hanno buttato via lo stampo quando hanno visto cosa ne è venuto fuori.”

“Intendi una fumata che ha come scopo nella vita di salvare gli altri? Allora è un bene, se fossero stati tutti salvatori non ci sarebbe stato nessuno da salvare, e addio scopo nella vita.”

“Gemma, fammi un favore. Non fare figli.”

“Perché?”

“Perché tante piccole Gemme per il mondo non le reggerei proprio. Già è difficile sopportarne una.”

Gemma scoppiò a ridere. “Dillo, che mi adori.”

“E chi l’ha mai negato?” fece Elyse, alzandosi in piedi. “Visto, che la forza di alzarti in piedi ce l’hai?” chiese Gemma. Elyse la guardò male. “Mi sono alzata fisicamente, non moralmente.”

“Tesoro, nessuno lo ha mai notato, ma è la stessa identica cosa.”

Elyse sorrise, di nuovo. Abbracciò Gemma, sussurrandole all’orecchio: “Grazie.” Lei sorrise a sua volta e ricambiò l’abbraccio, non stringendo troppo per paura di farle male. “Ora lavati la faccia che sembri me dopo aver letto Colpa delle stelle.” Disse. Elyse annuì e si chiuse in bagno.

Dopo qualche minuto, si era sistemata, dandosi chili e chili di fondotinta per nascondere le cicatrici agli occhi di Chiara. Aveva ancora la sua felpa-appartamento, che adorava. Si mise un paio di pantaloni lunghi e uno di calze. Gemma era rimasta sul letto, mentre la sua espressione diventava sempre più torva ad ogni brontolio del suo stomaco. “Ti stacco a morsi un braccio se non ti muovi” la minacciò ad un certo punto. Elyse si mise a ridere e si avvicinò alla porta, ancora chiusa. “Ci sono” fece, abbassando la maniglia. La porta si aprì da sola per il peso di qualcosa, appoggiato contro di essa. Elyse si ritrasse spaventata, non se l’aspettava. Intanto, il qualcosa atterrò con un tonfo a terra, seguito da un: “Ahi!”

Era Zayn, che si era appoggiato alla porta. “Zayn, ma che ci fai lì?!” chiese Gemma. Lui si guardò attorno spaesato. “Credo di essermi addormentato qui” fece poi. Le due si guardarono e scoppiarono a ridere. “Cosa mi sono perso?” chiese Zayn. “Mi sono alzata in piedi” fece Elyse con noncuranza. Zayn la guardò malissimo, come a chiedersi cosa si fosse fumata, e questo fece ridere ancora di più Gemma ed Elyse.

Sì, ce la poteva decisamente fare.

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Capitolo 22
*** NON E' UN CAPITOLO ***


ATTENZIONE!

Okay, chiedo l’attenzione di voi 3 lettori di questa storia. A grande richiesta (notate la mia ironia, in realtà me l’avete chiesto in due, ma sono FUTILI dettagli, io scrivo per me stessa e per chiunque abbia voglia di leggere, quindi, fino a che questa storia avrà anche solo un seguace, continuerà, a singhiozzo ma continuerà) il capitolo 22 potrebbe arrivare da un giorno all’altro (sto iniziando a scriverlo)! Non aggiorno da quasi un anno, quindi wow, non mi ricordo più nulla, devo rileggere la storia.

Comunque, ci ho dato un’occhiata e ho visto che come organizzazione è pessima. Iniziamo con una cosa facile facile: la copertina cambierà, ci saranno i VERI prestavolto (che non ho mai usato prima di Look into my eyes, ma mi sono resa conto essere fondamentali). Chi sono questi prestavolto? Ecco subito l’elenco:

-          Abby: Emily Rudd (io la adoro)

-          Elyse: Freya Mavor

-          Bridgette: Victoria Justice

-          Ashley: Daria Sidorchuk

Ovviamente, c’è da immaginarsi Elyse anoressica e Bridgette coi capelli tinti di blu/azzurro… I tagli di capelli li lascio a voi, eh? Che già è un’impresa trovare una prestavolto.

Poi quelli ovvi, che non so nemmeno perché sto elencando:

-          Gemma: Gemma Styles

-          Louis: Louis Tomlinson

-          Zayn: Zayn Malik

-          Harry: Harry Styles

-          Niall: Niall Horan

-          Liam: Liam Payne

Quando si aggiungeranno altri personaggi (si aggiungeranno altri personaggi, già), scriverò i loro prestavolto.

Voglio aggiungere solo una cosa: questa storia è nata circa due anni fa, e in questi due anni sono maturata molto come scrittrice (non per vantarmi, ma riconosco che ci sono differenze nei modi di scrivere di prima e di ora). Rileggere questa storia per me è stato un colpo al cuore, ma non mi piace molto. Se non avessi ricevuto quelle due recensioni che mi chiedevano di aggiornare, l’avrei cancellata. E ci sto pensando anche ora, sinceramente. Quindi, con sincerità: la cancello o no?

Detto questo, vi saluto, ciao a tutti! Datemi un vostro parere, perché davvero, non aggiornerò fino a che non riceverò almeno tre pareri diversi. Facciamo due o tre, vediamo quando è pronto il capitolo, ma non scendo sotto i due. Aggiornare o cancellare la storia, ovviamente.

Ciauuu

Ranya

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Capitolo 23
*** Medaglia d'agento ***


Medaglia d’argento

Bridgette si sentiva strana. Era come se fosse persa nei suoi pensieri, come se non fosse a contatto con il suo corpo, o con il resto del mondo. “Chissà che ora è” si chiese perplessa. Cercò di rimettere a fuoco la vista e poco a poco tornò in sé.

Non l’avesse mai fatto.

Si guardò intorno spaesata. Dov’era finita?! Non era a casa e non c’erano i ragazzi, o Ashley, con lei. Era in una stanza grande, con la parete di fronte a lei di vetro. C’erano dei divisori che creavano piccoli spazi separati contro il vetro, e lei era seduta su uno scomodo sgabello fra due di quei divisori. Si voltò, inquieta. Dietro di lei, un paio di… poliziotti?! Erano seduti ad un tavolo e giocavano a carte, annoiati.

“Kate? Kate! Concentrati, dannazione!” fece una voce alle sue spalle, distorta dal vetro. Bridgette si voltò e, con orrore, si trovò davanti a un uomo pelato e grassoccio, con il collo taurino e gli occhietti piccoli che la scrutavano. Indossava una divisa arancione e, sul petto, aveva un numero a sei cifre: 86005. “Tu… tu…” balbettò Bridgette, con le lacrime agli occhi. Lo conosceva bene.

Era l’uomo che violentava Elyse e Gemma, prima di finire in prigione.

“Che cosa diavolo ti prende, Kate?!” sbottò lui.

Bridgette non riusciva a capire. Era in prigione, allora? Perché era andata a trovare quel mostro? E come mai non si ricordava più nulla?!

“KATE!”

“Non mi chiamo Kate!” sibilò Bridgette, prima di rendersi conto di cosa era successo.

Kate. Di nuovo. Voleva rovinarle la vita, ancora? Non le era bastato farla cacciare di casa una volta?! Perché sì, Bridgette era stata abbandonata dai suoi genitori adottivi solo per colpa della cattiveria di Kate. Non erano bastate le sue suppliche: nessuno voleva avere a che fare con una pazza.

L’uomo la guardò, quasi non capisse. Poi fece un piccolo verso di realizzazione. “Kate, è ancora quella tua doppia personalità?” chiese. “Io non sono una doppia personalità! È lei l’intrusa!” disse Bridgette con rabbia. Il suo sguardo si posò casualmente sull’orologio al polso di lui: le tre di pomeriggio. Si chiese da quanto tempo fosse lì. “Certo che sei la seconda personalità. Brigitte, vero?”

“Non è quello il mio nome, e non dovresti nemmeno saperlo. Che ci faccio qui?”

“Tu sei un’ospite sgradita, mia cara. Stavo parlando con Kate, prima che tu ti intromettessi. Non hai nulla di meglio da fare? Vagare nella tua mente un po’, magari, e lasciare alla padrona di questo corpo un po’ di respiro?”

“Ma che…”

“Kate mi racconta spesso di come le metti i bastoni fra le ruote. È particolarmente arrabbiata per un motivo, un ragazzo. Dice che vorrebbe poter avere una relazione con lui, ma ormai tutti credono che lei sia omosessuale e stia con una sua amica, solo perché sei tu ad avere una cottarella per quella ragazza. Non ti vergogni?”

“Non…”

“Fammi il favore di tornartene al tuo posto. Stavo discutendo con Kate di questioni importanti, non ho bisogno di una goffa impicciona che mi faccia sprecare i miei colloqui.”

Bridgette sentì le lacrime agli occhi. Non capiva. Come era possibile che Kate avesse preso il sopravvento tanto a lungo da permettere a quell’uomo di credere che lei fosse in comando? E da quanto si vedevano così? Cosa voleva Kate da lui? Oppure, cosa voleva lui da Kate?

Non ricordava nemmeno il suo nome. L’aveva sentito al processo, sì, ma non lo rammentava. Smith, forse. Sì, il cognome doveva essere Smith. Il nome… Non ne aveva idea. Qualcosa di comune, troppo comune per essere ricordato. John, forse? Jim? Era corto, certo, ma non lo ricordava. Alex? Nico?

Decise di non pensarci più. Smith bastava e avanzava.

Improvvisamente le venne in mente ciò che era successo a Elyse. Bridgette era certa che si trattasse di un attacco di Kate: come spiegare, altrimenti, la lametta al suo fianco quando si era svegliata, e le mani sporche di sangue, proprio quando Elyse era stata aggredita?

Ricordava con estrema chiarezza il momento in cui si era svegliata da quella trance. Con quanta paura si fosse resa conto di aver le mani e le braccia piene di sangue. Di come, con orrore, avesse notato la lametta, e avesse cercato dei tagli sul proprio corpo. Non trovandone, sollevata, si era alzata ed era uscita dalla stanza, ancora scossa. Attirata dal trambusto in camera di Elyse, si era diretta lì… E aveva visto tutto. Zayn a terra, con gli occhi semichiusi, Harry che sembrava un morto da quanto era pallido, Gemma che tentava di prendere in mano la situazione… e Elyse. Piena di tagli. Bridgette era scappata via, con un conato di vomito, e nella solitudine della sua stanza aveva capito cos’era successo.

All’ospedale, continuava a esitare se dire la verità o meno a Elyse. Semplicemente, non ci riusciva. Non sapeva come fare.

Che Kate avesse preso l’idea da lui?

Bridgette rimase immersa in quei pensieri a lungo, fino a quando non decise che era meglio sapere cosa voleva da lei Smith. Così, si concentrò di nuovo su di lui. Le stava parlando, ma Bridgette non aveva fatto attenzione a ciò che le aveva detto. Così, captò solo le ultime parole: “… E quando hai finito con Elyse, fai la stessa cosa a Gemma, chiaro?”

“Cosa?” fece confusa e impaurita. Lui la guardò di nuovo, prima di capire. “Ancora tu?”

“Cosa intendi?”

“La vuoi smettere di intrometterti? Stavo parlando di una cosa importante con Kate.”

“Cosa vuoi che faccia a Elyse e Gemma?”

“Non ti riguarda.”

“Invece sì! Stai usando il mio corpo per fare qualcosa alle mie amiche!”

“Signorina, non è il tuo corpo, e non sono le tue amiche. Sei tu che ti intrometti sempre e credi di avere una parte importante in questa vita. Ma non ce l’hai, okay? Sei la seconda. Seconda, ti deve entrare in testa questa parola. Non sei al primo posto. Sei la medaglia d’argento. E basta.”

Bridgette si sentì schiaffeggiata da quelle parole. Abbassò lo sguardo, che per caso si posò sull’orologio di Smith. Trasalì.

Le quattro meno venti.

Non era possibile che avessero parlato per quaranta minuti. Davvero aveva staccato la spina per tutto il resto del tempo? Davvero Kate era venuta allo scoperto mentre lei rifletteva?

Una vocina nella sua mente continuava a chiedersi: “Ma è davvero Kate che è venuta allo scoperto? O sono stata io?” Ma no, non era possibile. Smith non poteva avere ragione. Bridgette non era la seconda, no. Era sempre stata sicura di essere la prima. Non che questo fosse una garanzia: chissà, magari anche Kate era sicura di essere la prima. Però Bridgette era in possesso del corpo la maggior parte del tempo… Oppure no? Come aveva dimostrato spesso, non sapeva riconoscere quando l’altra prendeva potere sul suo corpo. E lei spesso si perdeva fra le nuvole… Le venne in mente che non c’era nessuno ad assicurarle che, nei momenti in cui vagava nei suoi pensieri, Kate non prendesse il sopravvento. Aveva baciato Niall mentre lei pensava ad Ashley, no? Aveva sfigurato Elyse mentre lei pensava a come sarebbe stato bello portare fuori la sua ragazza. E chissà quante altre volte era venuta allo scoperto. Solo perché lei non lo sapeva, non significava che non fosse successo. Una sottile paura le si stava insinuando dentro, e lei cercava sempre più febbrilmente di capire cosa stesse succedendo alla sua mente. Arrivò a maledirsi per essere nata così. Perché lei aveva due personalità? Cosa era successo nella sua testa, che aveva fatto nascere anche Kate? Perché non poteva essere una ragazza normale, come Ashley, o Gemma?

Doveva esserci un modo per liberarsi di lei.

Ormai le sembrava ovvio che Kate veniva fuori quando lei non si concentrava sul mondo. Le venne in mente che anche in quel momento la sua mente stava vagando… Ciò significava che Kate era uscita allo scoperto?

Si concentrò di nuovo su Smith, decisa stavolta ad allontanare Kate da lui. “Se devo essere la seconda personalità – si disse – sarò quella che impedisce alla prima di combinare guai.” Il suo sguardo incontrò l’orologio dell’altro: si era persa altri dieci minuti della sua vita. Quando era nella sua mente il tempo sembrava scorrere in modo differente.

Si alzò di scatto, facendo spaventare Smith. “Che diavolo fai?!” esplose. “Me ne vado” disse Bridgette risoluta, voltandosi e uscendo dalla grande stanza. Arrivò all’ingresso della prigione e i suoi occhi si posarono su una donna alla reception. Le venne un’idea: lei non avrebbe potuto fermare Kate, ma Kate avrebbe potuto essere fermata da qualcun altro. Si avvicinò alla donna, che doveva essere sulla trentina, e sulla divisa lesse il nome: Gilda. “Serve aiuto?” le chiese lei con un sorriso amichevole. Bridgette si costrinse a non perdersi nei suoi pensieri e le disse: “Sì. È una cosa molto importante.”

“La ascolto.”

“Mi chiamo Bridgette Anderson. Dovete impedirmi di entrare di nuovo in questa prigione.”

“In che senso? Si sente bene? Non capisco.”

No, non sto bene per niente, si disse Bridgette, prima di continuare. Le spiegò il suo problema della doppia personalità, mentre Gilda sgranava gli occhi. Bridgette si astenne dal dire ciò che aveva fatto ad Elyse, limitandosi ad un: “Kate ha fatto del male ad una delle mie migliori amiche, su ordine di un prigioniero. La mia amica è finita all’ospedale per questo, e so che Kate e Smith tramano per ripetere il tutto anche con un’altra mia amica.”

“Ma perché ha preso di mira voi?”

“Lei sa chi è Smith?”

“Sì, mi sembra di ricordare che sia l’uomo che violentava delle adolescenti.”

“Ecco, quelle adolescenti sono le mie amiche.”

“Oh, mi dispiace tanto, davvero” fece Gilda con un’espressione che trasudava compassione. “Dovete impedire a Kate di parlare con Smith” fece decisa. Gilda sembrò rifletterci un po’ su. “Se vuoi, Bridgette – posso chiamarti Bridgette, vero?” Lei annuì e l’altra continuò: “Ho un modo per eliminare il problema alla radice.”

“Sì? Quale?”

“Posso impedire che Ector Smith abbia contatti con altri.”

Bridgette si sentì aprire in un sorriso speranzoso. “E come?”

“Ho bisogno della documentazioni che provi che è ancora un soggetto in grado di nuocere. Un documento dell’ospedale che mi confermi che la tua amica non si è fatta male da sola, e un documento che mi dimostri che soffri di doppia personalità, e che la tua seconda è potenzialmente pericolosa.”

“Non c’è problema.”

“E ho bisogno anche di alcune firme.”

Ora c’è un problema, pensò lei, mentre il sorriso le moriva sulle labbra. “E quali firme servono?”

“La tua, ovviamente, quella della ragazza che è finita all’ospedale, e quella dell’avvocato che si è occupato del vostro caso.”

“È proprio necessaria quella della ragazza?”

“Sì. Perché, c’è qualcosa che non va?”

“No, no, niente” mentì Bridgette, mentre iniziava a pensare a quando lo avrebbe detto a Elyse. Gli scenari peggiori si dipinsero nella sua mente e lei rabbrividì. “Quindi, le devo portare questi moduli entro quanto?”

“Appena puoi. Intanto, provvederò personalmente a non farti avere nemmeno un colloquio con Ector Smith.”

“Posso fidarmi?”

“Certo.”

“Anche se venissi qui e le dicessi che ho cambiato idea?”

“Non vedrai mai più Ector Smith in vita tua, Bridgette. E soprattutto, non lo vedrà Kate.”

Ecco come si chiamava, pensò. “E quando uscirà?”

“Quelli sono problemi per dopo, no? Intanto, avete qualche anno di tranquillità” fece Gilda con un sorriso. Bridgette sorrise a sua volta. Ringraziò la donna e uscì dalla prigione, diretta a casa. Si fermò sul ciglio della strada, prima di rendersi conto di non sapere minimamente in che direzione andare. Sbuffò. “Accidenti al giorno in cui Kate ha deciso di mettersi in combutta con quel mostro” mugugnò, cercando su Google Maps una strada per tornare a casa.

***

Quando arrivò a casa, trovò Ashley sul divano, che leggeva un libro. Nell’aria, alleggiavano le note dolci di I’m There, una canzone che Ashley adorava. “Sa d’estate – le diceva sempre – e di amici. Sa di notti sulla spiaggia e scherzi, di falò all’aria aperta e giochi, di risate e baci, di condivisione e pace. Sa di vita e gioventù, sa di libertà.” Bridgette non sapeva come quella canzone potesse farle quell’effetto, ma ogni canzone è importante per qualcuno a modo suo, e quindi non faceva domande.

“Ehi, Ash” fece. Lei alzò lo sguardo dal libro e le sorrise. “Ciao, piccola” le disse, alzandosi e raccogliendosi i capelli rossi. Bridgette si avvicinò a lei e le stampò un bacio sulle labbra. Poi, Ashley la squadrò dubbiosa. “Ma non dovevi andare al supermercato? Dove sei stata tutto questo tempo?” chiese. Bridgette si sentì morire il sorriso sulle labbra, mentre il momento della verità si avvicinava. “Vi ho detto che stavo andando al supermercato?”

“L’hai detto a me, a dire il vero. Sono da sola.”

“Gli altri dove sono?”

Ashley la guardò in modo strano. “Sei sicura di stare bene?”

“Ash, rispondimi senza fare domande, ti spiegherò tutto dopo.”

“Louis e Abigail stanno riportando Chiara a casa sua, dato che sua zia è tornata. Harry e Liam stanno lavorando in spiaggia, e Elyse, Gemma e Niall sono con loro. Dato che in questo periodo c’è pochissimo da fare in spiaggia perché c’è freddo, credo stiano facendo i matti e basta. Zayn è in palestra. Io sono qui perché mi avevi detto che saresti andata a fare la spesa, così ti ho aspettato. Però… Non hai le borse, quindi, devo dedurre che…”

“Non ero io, Ash.”

“Come?” chiese Ashley, mentre iniziava a capire cos’era successo. Bridgette sospirò. “Devo dirti una cosa” fece con voce tremante.

***

Le raccontò tutto. Ogni cosa che era successa. Di come si era trovata in prigione, e di come ogni secondo perdeva il controllo. Di come Ector stesse tentando di rovinare la vita di nuovo ad Elyse e Gemma. Di come Kate avesse procurato a Elyse tutti quei tagli. Di come lei si sentisse impotente. Di come Ector le avesse messo in testa di essere la seconda personalità – perché sì, iniziava a crederci anche lei. Di come Gilda le avesse promesso che Kate non avrebbe più avuto contatti con Ector. Di come avesse bisogno di quei documenti in fretta.

Durante quel racconto, intervallato da momenti di silenzio in cui Bridgette doveva ricacciare indietro le lacrime, Ashley non disse una parola. Si limitò ad ascoltare, facendo trapelare poco e niente di quello che pensava. Solo quando Bridgette arrivò alla parte in cui raccontava di come Kate avesse ferito Elyse, lei spalancò la bocca in una muta esclamazione di orrore. Ebbe un’altra reazione solo quando Bridgette le disse: “Sai, Smith mi ha detto che sono solo una medaglia d’argento. Che sarò sempre e solo al secondo posto, e che sto rovinando la vita di Kate. Che dovrei farmi da parte.” In quel momento, Ashley sembrò voler intervenire, ma si trattenne per farla finire.

Quando Bridgette terminò, Ashley rimase in silenzio qualche secondo. Poi parlò: “Partiamo dalle cose importanti.”

“I documenti?”

“No, tu.”

“Che…”

“Solo perché un verme pensa che tu sia una seconda personalità, non significa che abbia ragione. Non credere di essere meno importante di un paio di fogli di carta. Non credere di essere meno importante di Kate. Perché agli occhi dei tuoi amici, sei importante. Sei importante ai miei occhi. Sono innamorata di te, Bridgette, non di Kate. i tuoi amici sono tuoi amici, non di Kate. E che tu lo pensi o no, quelle labbra da baciare, quegli occhi che mi guardano sgranati e impauriti, quei capelli scuri, quelle mani tremanti, quel corpo minuto, sono tuoi. Non di Kate. Non sei seconda a nessuno, Bridgette. E non è colpa tua se con te c’è anche Kate. Non c’è una cosa di te che valga una medaglia d’argento, sei tutta una medaglia d’oro, e anche se sembra stupido da dire, lo penso. E probabilmente non te ne rendi conto, ma non sei inutile. Mi hai insegnato e dato così tanto, e ancora non te ne rendi conto. Mi hai fatta innamorare di te, con i tuoi pregi e i tuoi difetti, e ne vale la pena ogni volta. Bridgette, devi capire che non sei rimpiazzabile. Non voglio nessuno al tuo posto, non voglio Kate. È il tuo posto. Voglio solo te. E a quanto pare te lo dimentichi spesso, ma te lo ricordo ancora: ti amo.”

Bridgette sentì gli occhi pizzicare. Cercava di non piangere, invano. Una lacrima scivolò sul suo viso e lei se l’asciugò. “Sai, Ash?”

“Cosa?”

“Anche se possono sembrare parole semplici, è la prima volta che qualcuno mi dice queste cose. E ne avevo bisogno.” Le fece un mezzo sorriso e sussurrò: “Grazie.” Ashley sorrise a sua volta e le accarezzò il viso. “Su di me puoi contare, Bridgette. Puoi fidarti.”

“Lo so.”

Ashley le rivolse un altro sorriso, prima di tornare all’argomento. “Devi dirlo a Elyse e Gemma. Meritano di sapere la verità, soprattutto Elyse. Lo meriterebbero tutti.”

“È così difficile…”

“Lo so, ma sono sicura che ce la farai.”

“Grazie, Ash.”

“E per cosa?”

“Perché credi in me.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Angolo autrice* SONO TORNATA!!!

Eeeeeeeeeeeehi, buonasera a tutti, neh?

Come va? Tutto bene? Come stanno andando le vacanze? Io sono nello schifo coi compiti, lol. E come passo le giornate? A leggere gli Harry Potter e a scrivere. Sono molto preoccupata, si nota?

Passando alle cose pratiche: finalmente, dopo *fa il calcolo e ci mette un quarto d’ora perché non riesce a tenere a mente le cifre, così alla fine usa la benedetta calcolatrice* esattamente 333 giorni (credo e spero), ecco un aggiornamento di questa povera storia. A grande richiesta, oserei dire (ben QUATTRO persone, yeeee, sto facendo progressi xD).

Che ne pensate? Ne è valsa la pena? Partendo dal fatto che non l'ho riletto...

Sappiate che il capitolo doveva essere lungo tipo il doppio, ma ho deciso di tagliarlo, perché la prossima metà sarà dal punto di vista di Elyse e preferisco far due capitoli separati (non è ancora pronto ma presto lo sarà). Ah e, inoltre, non c'è banner, perché ho bisogno di photoshop per farne uno decente (l'altro era uno schifo e aveva i prestavolto sbagliati); quindi, niente banner per un bel po' (sono in vacanza e il solo il computer di mio padre ha Photoshop, abbiate pazienza). 

Prometto che dopo questa luuuuunga pausa non dovrebbero essercene altre. So, più o meno, come andrà a finire la storia.

Ho riletto i capitoli e ho notato che in uno spazio autrice avevo detto che non ci sarebbero stati conflitti fra le coppie. Bene. Dimenticate ciò che ho detto. E preparatevi a un casino fra non una, ma ben due coppie (succederà fra un po’). Facciamo il sondaggio, quali saranno le coppie, secondo voi?

-          Liam/Harry

-          Abby/Lou

-          Gemma/Niall

-          Ashley/Bridgette

-          Zayn/Elyse

Vediamo chi ci azzecca!

Ultima cosa riguardo alla storia: che ne pensate delle prestavolto delle ragazze??

Credo che aggiornerò, ma molto piano, dato che sto andando avanti anche con altre tre storie. Una è pubblicata qui, le altre due no (una lo sarà solo quando l’avrò finita, l’altra non sbarcherà mai su EFP). La storia che è su EFP è forse quella di cui vado più fiera e quella per cui ho speso le maggiori energie: Look into my eyes. È tanto chiedervi di passare anche da lì, se avete voglia? Sopportate i primi capitoli da bimbaminchia, perché più avanti la storia migliora (a mio parere). Vi prego, mi farebbe piacere sapere che ne pensate!

Dopo avervi annoiato tanto con questo spazio autrice (grazie a chi ancora sta leggendo), vi saluto! A presto (e stavolta davvero)!

Ranya

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