Help me. Save me. Love me. di Ranyadel (/viewuser.php?uid=549522)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** calma. calma. calma! ***
Capitolo 3: *** Vado a compiere uno Zaynicidio. ***
Capitolo 4: *** è inutile. ***
Capitolo 5: *** lacrime ***
Capitolo 6: *** fake a smile and go on ***
Capitolo 7: *** Solo per lei. ***
Capitolo 8: *** Mi ami? ***
Capitolo 9: *** Frittelle ***
Capitolo 10: *** ali d'argento ***
Capitolo 11: *** Festa a tema ***
Capitolo 12: *** cioccolato ***
Capitolo 13: *** help me ***
Capitolo 14: *** save me. ***
Capitolo 15: *** due mesi dopo ***
Capitolo 16: *** in vino veritas ***
Capitolo 17: *** preparativi ***
Capitolo 18: *** Chiara ***
Capitolo 19: *** Tagli ***
Capitolo 20: *** polvere. ***
Capitolo 21: *** Depressione ***
Capitolo 22: *** NON E' UN CAPITOLO ***
Capitolo 23: *** Medaglia d'agento ***
Capitolo 1 *** prologo ***
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Prologo
Mi chiamo Hope e ho
diciotto anni. Cioè, in realtà non mi chiamo
Hope. È il nickname che ho deciso per il programma di cui
faccio parte. È complicato. Ho sempre avuto problemi
mentali. Sono bipolare, nel senso migliore che può avere
questa parola: non sono una pazza violenta omicida, sono solo una
ragazza con repentini cambi d' umore insensati che mi portano a lunghi
periodi di depressione. Non so nemmeno se posso essere definita
bipolare. Ho passato un sacco di tempo dallo strizzacervelli. Sono in
terapia da undici anni, potete capire la mia depressione. Fino a che la
mia analista non mi ha detto che ho vinto un concorso di non so cosa
che mi avrebbe portato a vivere per un anno in una villa enorme ad un
passo dal mare. Ero entusiasta. Staccare un anno da tutti i problemi e
dalla scuola: il sogno di ogni teenager. C'erano solo due condizioni:
avrei dovuto familiarizzare con gli altri vincitori e avrei dovuto
usare un altro nome. Mi sembrava carino Hope. Due giorni fa mi sono
ritrovata con un gruppo su whatsapp: otto partecipanti, di cui uno era
la mia analista. Gruppo senza nome, solo un ":)". Che fantasia, eh?
Fatto sta che Elsa - la strizzacervelli - si era tolta dopo un
messaggio: "ciao a tutti! Siete i vincitori del concorso! Come sapete,
per ora tutti voi avete falsi nomi. Potrete decidere di presentarvi una
volta arrivati nella villa che vi ospiterà per un anno
intero. Ho pensato che sarebbe stato meglio presentarvi prima qui.
Detto questo, vi lascio da soli. Verrò a farvi visita una
volta ogni mese. Buona fortuna!!"
* * *
Quando si era tolta dal
gruppo, un certo Tom aveva iniziato a scrivere: "hey :))"
E poi a raffica. C'erano sette nomi: Hope, Felicity, Tom, Dream,
Elfolletto97, Infinity e ZJM.
Elfolletto 97: "Sono l'unico con un nome ridicolo??"
ZJM: "mi sa proprio di sì ahah :))"
Tom: "Ma se ci presentiamo adesso? Tanto non ci controlla nessuno e non
me la sento di chiamarti elfolletto -.-"
Felicity: "fate come volete, tanto qui o lì non cambia."
Elfolletto 97: "per fortuna. Mi chiamo Niall Horan, piacere ahah :))"
Tom: "Louis Tomlinson :)"
ZJM: "Zayn Jawaad Malik."
Dream: "Non lo saprete mai ahah"
Hope: "Mi associo!"
Felicity: "Idem!"
Louis: "ma daiiiii per favore!!!!"
Infinity: "Ahahahahahah"
Zayn: "ma almeno una foto? Tutti quanti però???? Tanto non
si può girare per casa con un sacchetto in testa!!"
Felicity: "ok, una foto ve la concedo u.u ahahahah ;)"
Così dicendo, tutti avevano inviato la foto migliore. Hope
stava scrutando tutti i visi per cercare di ricordarseli. Zayn sembrava
straniero, aveva la pelle ambrata come caramello. Niall, beh, si era
capito perché si era chiamato elfolletto: capelli sparati
biondissimi e occhi azzurri, sembrava proprio un folletto. Louis...
Hope si ritrovò a bocca aperta. Occhi color ghiaccio, con i
capelli mori leggermente mossi. Era stupendo.
Hope: "*-* per caso
siete dei modelli?"
Louis: "stavo per chiedertelo :)"
Hope: "Io? Modella? Aspetta che guardo se ho inviato una mia foto :))"
Zayn: "Avete la chat
privata sapete? Ahahah ;)"
Felicity: "Molto simpatico -.- ahah"
Zayn: "Solo per te dolcezza"
Felicity: "Non. Chiamarmi. Dolcezza."
Zayn: "Ok, bambola."
Felicity: "-.-"
Louis: "Ahahahahah"
E erano arrivati fino a quel giorno. Era un peccato che in aereo non
potesse tenere il Wi-Fi acceso, le sarebbe piaciuto continuare a
chattare con loro. Tanto sarebbe atterrata a minuti. Decise di occupare
il tempo ascoltando musica. La prima canzone che gli venne alla mano fu
7 things, di Miley Cyrus. Le piaceva. Si ritrovò a
canticchiarla senza farci caso. Passarono una decina di minuti prima
che uscisse dal velivolo. Subito accese il telefono. "Cosa ho fatto di
male?" Si chiese. 176 messaggi. Tutti sul gruppo :). Li scorse
brevemente prima di arrendersi. "Ma non avete niente di meglio da fare
che intasare il cellulare di una malcapitata che va in aereo?!?"
Louis: "ahahah scusa ;))"
Niall: : "sorry dove sei?"
Hope: " Sono appena arrivata. Fra un'ora al massimo sono lì."
Louis: "Niall ti conviene sbrigarti ahahah"
Hope: "Mi sono persa qualcosa????"
Zayn: "chi arriva ultimo paga la pizza a tutti!!!!"
Felicity: "ma non valeeee io sono partita da poco!!!"
Niall: "pensa me che sto ancora caricando i bagagli!!!"
Louis: "Ahahahahah Hope noi non rischiamo io sono appena arrivato
all'aereoporto! Niall portati dietro i contanti ti
serviranno!!!!"
Niall: "Mooolto simpatico!!!! -.-"
Louis: "Ahahahahahahahah :)"
Dream: "Consolati sono ancora a casa mia non parte la macchina -.-"
Hope si mise a ridere
da sola mentre una macchina si fermava di fianco a lei. "Un passaggio,
dolcezza?" Chiese un ragazzo affacciandosi dal finestrino. "Zayn,
cosí la spaventi!!!" Disse una voce dietro il primo. "In
effetti. Dovresti essere Hope, vero??" Chiese lui, rivolgendosi alla
ragazza. "Ciao Zayn! Non ti fai sentire sul gruppo?" Chiese Hope
sorridente. "Naah. Se avessi letto i primi messaggi avresti saputo che
sono in compagnia." Rispose lui con un mezzo sorriso irresistibile.
"Ah, davvero?" Chiese Hope. Zayn si spostò per mostrare la
persona dietro di lui. "Ciao Hope." Disse solo Louis con un sorriso
smagliante. Hope si ritrovò a fissarlo. Era perfetto.
Accennò un saluto, cercando di non apparire imbambolata.
"Non c'è dubbio. Siete entrambi dei modelli." Disse poi
sicura. Entrambi si misero a ridere. "Non penso proprio. Vuoi un
passaggio?" Ripeté Louis. Hope annuì sorridendo.
"Aspetta, ti aiuto a caricare." Si offrì Louis, scendendo
dall'auto. Lei accettò di buon grado. Quando le
passò di fianco, ebbe modo di osservarlo meglio. Era alto e
robusto, con un accenno di barba sul viso e occhi da urlo. Altro che
modello, era un Dio Greco. Finalmente salirono in macchina,
dove ad attendere Hope c'era un'altra sorpresa.
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Capitolo 2 *** calma. calma. calma! ***
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Calma.
Calma. Calma!
“Hey
Hope! Anche tu hai trovato un passaggio, vedo!”
esclamò Felicity con un gran
sorriso. “Ma vi siete dati appuntamento? Adesso spunta Niall
dal bagagliaio?”
chiese Hope ridendo. I tre risero a loro volta. “No, nel
bagagliaio non c’è
nessuno. Solo una tonnellata di valigie, borse, borsette e pacchettini,
di cui
due terzi sono di Felicity.” Disse Louis. “Ho le
mie esigenze!” esclamò
Felicity sporgendo il labbro all’infuori. Hope
ridacchiò. Felicity le stava
particolarmente simpatica: era solare e divertente. Si
ritrovò ad osservarla
senza pensarci troppo: aveva un caschetto biondo chiarissimo e corto,
sembrava
bianco da tanto era chiaro. Era attraversato da molte ciocche color
verde acqua,
che si intonavano perfettamente con gli occhi azzurri striati di verde.
Era lo
stesso identico colore. Indossava una maglietta con una spalla
abbassata
rigorosamente verde acqua sopra la canotta bianca e degli shorts di
jeans, il
tutto completato da delle zeppe sempre verde acqua, la borsa bianca e
verde
acqua scozzese, gli orecchini ad anello bianchi e le unghie verde
acqua. “Che
fantasia di colori.” Commentò poi. Felicity
ridacchiò. “Ho sempre adorato
questo abbinamento. Volevo presentarmi a voi per come sono
veramente.” Disse
poi. Hope sorrise prima di notare un particolare: Felicity era
anoressica.
Rimase basita. Nella foto non si notava così tanto.
“Sei viva?” chiese Felicity
schioccandole le dita davanti agli occhi. Hope si riscosse.
“Sì, sì, scusa.”
“Non te
l’aspettavi, eh?”
“Cosa?”
“Anoressia.”
“No…
a dire il vero no.”
“Tranquilla,
non sono una di quelle che si vedono grasse e arrivano a
essere pelle e ossa. È un problema mio…”
“Ti
capisco.”
“Non credo. A
meno che tu non abbia provato quello che ho provato io.”
“Beh, nemmeno
io sono una normalissima ragazza. Ve lo dico in anticipo
prima che mi mandiate in un manicomio: sono bipolare.”
“Oh.”
Sussurrò Felicity. “Non sembri.” Disse
invece Louis. “È per tutto
quello che prendo. In poche parole mi hanno imbottita di farmaci da
quando sono
nata.”
“Mi
dispiace.” Disse Felicity stringendole una mano.
“Nessun problema.
Sarebbe stato preoccupante se fossi stata una pazza assassina, ma sono
solo una
depressa.” Sussurrò intristita Hope.
“Hey, non pensiamoci adesso, altrimenti
quando arriva Niall ci vede con dei musi lunghi fino a terra. Pensate
questo:
stasera pizza gratis!!” esclamò Zayn senza
distogliere lo sguardo dalla strada.
“Nessuno resiste al fascino di una pizza.” Rispose
Felicity sorridendo.
“Mancano due chilometri, dolcezza.” Disse Zayn.
“Ti ho detto di non chiamarmi
dolcezza! Ma tu no, continui!” esclamò Felicity
ridendo. Hope si ricordò una
cosa. “Ma tu mica avevi detto che eri appena
partita?” chiese rivolta a
Felicity. “Certo. Era per disorientarvi.” Rispose
Felicity ridacchiando.
“Niente male. Uno a zero per lei.” Disse Zayn.
Felicity sorrise soddisfatta.
“Dubbio atroce. Se l’hai fatto tu chi lo impedisce
a Niall, Dream e Infinity?”
chiese Louis. I quattro sgranarono gli occhi, allarmati. “Vai
più veloce,
Zayn!! Non voglio pagare io per tutti!” esclamò
Felicity ridendo.
* * *
Tempo stimato per
raggiungere la villa: cinque minuti. Tempo realmente
impiegato: due minuti. La macchina sembrava volare
sull’asfalto. “Rallenta! Ci
fermano!” esclamava Louis aggrappato al sedile e bianco in
volto. Felicity e
Hope erano terrorizzate. “Quando mai ti ho detto di andare
più veloce!” urlò
Felicity. “Zayn, rallenta immediatamente!”
esclamò Hope. “Siamo arrivati,
tranquille!” disse lui ridacchiando e inchiodando. I quattro
vennero sbalzati
in avanti, trattenuti solo dalle cinture di sicurezza.
“Questa me la paghi, ma
tanto tanto cara. Hai capito?” chiese Felicity con un filo di
voce e gli occhi
come due braci. Zayn sorrise. “Mi farò perdonare
in qualche modo. Ora però
entriamo.” Disse poi. I quattro uscirono dall’auto
nera, osservando a bocca
aperta la villa davanti a loro. “È così
bianca che mi servono gli occhiali da
sole.” Commentò Hope, prendendo i Ray-ban rosa
fluo che usava come cerchietto e
inforcandoli. Felicity ridacchiò. “Dai, entriamo.
Poi pensiamo ai bagagli. Così
scongiuriamo l’evento paga-pizza-a-tutti.”
Suggerì Louis. Zayn aprì la porta
bianca immacolata e rimase di sasso. “Ben arrivati, ultimi
arrivati!” dissero
Niall e Dream in coro. Infinity se la rideva. “Nooo. Non
è possibile!!!”
esclamò Hope battendo un piede a terra. La zeppa alta
attutì il rumore.
“Dobbiamo giostrarcela. Chi entra?” chiese Zayn.
Felicity non rispose e fece
finta, al rallentatore, di superare la porta, imitando la musica dei
film
rallenty. “Eh no, cara! Torna qui!”
esclamò Zayn prendendola per i fianchi e
sollevandola senza fatica. “Lasciami!”
urlò lei ridendo e dibattendosi. Zayn
perse l’equilibrio e entrambi superarono la porta.
“Ops.” Sussurrò Felicity.
Hope la guardò malissimo prima di mettersi a ridere.
“Vai prima tu.” Le disse
Louis. “No, non preoccuparti. Entra, pago io per
tutti.” Ribatté Hope. “Se
entriamo insieme?”
“Ok, mi sembra
sensato.”
“Al tre,
allora.”
“Uno…”
“Due…”
“Tre!”
Hope superò la porta con un piccolo balzo, prima di
accorgersi
che Louis era ancora fermo sulla soglia. “Animo nobile ma
bugiardo.” Fece
notare Dream. “Avevamo detto insieme!”
esclamò Hope sentendo un improvviso e
esagerato attacco di rabbia. Frugò in fretta e furia nella
sua borsa fino a
trovare il contenitore che cercava. Lo aprì e
ingoiò una delle pastiglie che
conteneva. “Ma guarda te se devo prendere questo coso
terribile perché volevi
pagare una pizza!” disse poi. Louis entrò
chiudendosi dietro la porta.
“Cos’è?”
chiese Niall. “Una specie di sedativo istantaneo per gli
sbalzi violenti
d’umore. Me l’ha consigliato Elsa.”
Rispose con noncuranza.
* * *
POV Louis
Louis era incapace di
pensare lucidamente. Da quando Hope era entrata
in macchina aveva perso il controllo. Era bellissima. I capelli corvini
le
ricadevano in morbide onde attorno al viso, lucenti e perfettamente
ordinati.
Le punte erano colorate di rosa come se fosse una pop-star. Il viso
affilato
era niveo e gli occhi sembravano ametiste incastonate in esso. Erano
magnetici
e grandi, circondati da lunghe ciglia folte e nere. Le labbra carnose
sbucavano
sotto il naso a punta. Era un incanto. Le zeppe la rendevano ancora
più alta di
quanto non fosse in realtà, ma anche così gli
arrivava all’altezza della
fronte. Louis era rapito anche dal suo coraggio: il coraggio con cui
aveva
parlato loro di essere malata, il coraggio di cercare di essere una
ragazza
normale nonostante i suoi problemi. Non poteva esistere veramente.
Venne riscosso dalle
parole di Zayn: “Louis? Ci sei, amico?” chiedeva.
“Terra chiama Louis!” diceva con voce robotica
Niall. “Niall avere fame!”
aggiunse poi. Hope ridacchiò. “Sono le
cinque!” esclamò stupita. “Hope, ti
avverto che Niall è un pozzo senza fondo.
Insaziabile.” Sussurrò Zayn. “Eh,
già. Ne sappiamo qualcosa, vero?” chiese Louis.
“Nel senso che…?” stavolta era
stata Felicity a parlare. “Nel senso che ci conosciamo da
anni e anni e ogni
volta avevamo paura a uscire a mangiare con lui.” Rispose
Zayn sorridendo. Si scatenò
una risata generale. “Andiamo a prendere i bagagli, che
è meglio.” Esclamò
Hope. Louis se la vide sfilare di fianco come una modella.
“Ah, comunque ci
dividiamo il conto.” Disse lei indicandolo. “Non se
ne parla nemmeno! Ho perso
leal… ho perso io!” esclamò Louis.
“E allora? Mi hai fregato!” rispose Hope.
“E
dai, per favore!” disse Louis sporgendo il labbro
all’infuori.
* * *
POV Hope
Eh no, adesso stava
giocando proprio sporco. Hope non poteva opporsi
davanti a quella faccia da cucciolo che era apparsa sul viso di Louis.
La
guardava col labbro inferiore sporgente e occhi imploranti. Era
irresistibile.
Perse l’uso della parola. Iniziò a ripetersi
mentalmente delle frasi: Hope,
stai calmina, non puoi stare qui a sbavare davanti a lui, quindi chiudi
la bocca
che sennò fai il lago di Como sotto i tuoi piedi,
cancella quella faccia
da ebete, ricorda che non devi farti le storielle mentali tenerose,
calma calma
calma….
Dopo un minuto buono, si
arrese. Era troppo tenero. “La passi solo
questa volta, chiaro?” lo ammonì. Louis sorrise
smagliante, mostrando i denti
bianchissimi. Da sciogliersi in quel preciso istante. Hope distolse a
malincuore lo sguardo e si diresse verso l’auto di Zayn,
aprendo il bagagliaio
e iniziando a scaricare.
Venti minuti dopo,
portò la sua ultima valigia in quella che sarebbe
stata la sua camera per un anno intero. “Stanza dolce
stanza.” Si disse
sconsolata osservando la monotonia della camera. “Urge
rinnovo.” Decise poi
prima di iniziare a disfare la valigia più grande.
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Capitolo 3 *** Vado a compiere uno Zaynicidio. ***
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“Vado a
compiere uno Zaynicidio.”
Hope
chiuse le
ante dell’armadio, sbuffando. Ma quanti bagagli si era
portata?!? Ci aveva
messo un’eternità a disfarli tutti.
Sentì bussare alla porta. “Aperto.”
Disse
solo. Louis aprì la porta e la richiuse dietro di
sé. “Come va?” chiese con un
sorriso. “Faticosamente bene.” Rispose lei cercando
di mettere la valigia sopra
l’armadio. Si alzò sulle punte, ma non riusciva ad
arrivarci. “Aspetta, faccio
io.” Le disse Louis affiancandosi a lei e prendendole
delicatamente la valigia
dalle mani per poi spingerla verso l'alto, fin contro il muro.
“Grazie.” Disse
Hope sdraiandosi sul letto, col le braccia aperte a croce e lo sguardo
sul
soffitto. I capelli formavano un’aureola nera attorno al suo
viso. “Come vuoi
la pizza?” chiese Louis porgendole un volantino della
pizzeria. “Tanto finisce
che lo leggo tutto e poi prendo sempre la solita. Una margherita va
benone,
grazie.” Disse lei incrociando gli occhi di lui. Louis
segnò sul volantino una
croce accanto alla pizza, prima di sedersi di fianco a lei.
“Scusa per il
trucco di prima.” Disse poi. Hope ridacchiò.
“Non avevo problemi a pagare io,
sai?” chiese alzandosi a sedere. “Fa niente. Non
volevo che pagassi per tutti.”
Rispose Louis sicuro. “Perché??”
“Perché
no.”
“Ma
che risposta
è?”
“Non
lo so
nemmeno io, ma non so perché l’ho fatto. So solo
che non me ne pento.” Ribatté
sicuro Louis. Hope non seppe come controbattere.
“Grazie.” Disse solo. Lui
sorrise. Ma quanto sei bello? Si chiese Hope sognante. “Va
meglio per quella
storia della pastiglia?” chiese Louis. “Oh, certo.
Non ho più niente.” Disse
lei. Era la prima volta che qualcuno, a parte la sua famiglia, le
chiedeva se
fosse in uno stato di stallo o meno. “Mi piacerebbe sapere
perché Felicity è
anoressica.” Disse poi. “Glielo chiederà
Zayn di sicuro.”
“Secondo
te le
piace?”
“Più
ovvio di
così si muore.”
“Già.”
Disse
Hope ridendo. Louis prese il cellulare e compose il numero della
pizzeria,
ordinando le otto pizze. Quando riattaccò, Hope si mise a
ridere. “Otto? Ma non
siamo in sette?” chiese. “Niall mangia per due, a
dire il vero.” Rispose lui
sorridendo. Hope ridacchiò di nuovo. “Vado a
vedere come se la cava Felicity.
Aveva tre volte i miei bagagli, potrei darle una mano.” Disse
poi, alzandosi in
piedi. Louis annuì e uscirono dalla stanza di Hope.
“Sono di sotto, se ti serve
una mano.” Disse lui prima di scendere velocemente le scale.
Hope bussò alla
porta di Felicity. Udì un tonfo, la sentì gemere
e borbottare un “Avanti.”
Entrò e la vide sdraiata sul letto, sotto una valigia
più pesante di lei. Hope
era basita. Si precipitò a darle una mano. Quando Felicity
fu libera, prese
fiato. “Grazie mille, tesoro. Non avrei mai pensato che i
miei vestiti
volessero uccidermi.” Disse ridacchiando. Hope la
imitò. “A che punto sei?”
chiese. Felicity sollevò un sopracciglio, poi le
indicò la stanza tutta attorno
a lei. Era un disastro. Sembrava fosse esplosa una bomba.
“Accidenti. Ci vorrà
un po’.” Disse con una smorfia.
***
Ci misero tutta la sera a mettere a posto. Quando uscirono, sentirono
suonare
il citofono. Una porta in fondo al corridoio si aprì e ne
uscì un
trafelatissimo Niall. “La pizzaaaaaaa!”
urlò rotolando giù dalle scale. Hope e
Felicity lo fissarono con occhi sgranati prima di scoppiare a ridere.
“Come se
non mangiasse da anni!” disse Zayn apparendo da dietro di
loro. I tre scesero
fino alla cucina, dove Dream aveva apparecchiato. “Ecco a
voi, ragazzi!” disse
Louis posando una pila di pizze in mezzo al tavolo. Se le divisero e in
un
attimo iniziarono a mangiarle. Felicity si bloccò a
metà. “Che succede? Non ti
piace?” chiese Hope. “No, è che sono
sazia. Non mangio molto.” Disse lei,
porgendo la pizza a Niall. Lui si leccò le labbra.
“Io e te andremo molto
d’accordo.” disse poi. Felicity
ridacchiò. “Mi è venuto in mente che
non so
molto di voi, se non quello che abbiamo scritto sul gruppo. Qualche
curiosità?”
chiese Infinity. “Abigail.” Disse solo Hope
continuando a fare quello che stava
facendo. Tutti la fissarono. “Scusa?” chiese
Felicity. “ Mi chiamo Abigail. Mi
sembrava giusto che lo sapeste.” Spiegò Hope con
un sorriso. “Tu almeno hai un
bel nome. Io invece no.” Fece notare Infinity.
“Come ti chiami?” chiese Dream,
curiosa. “Ashley.”
“Ma
dai, guarda
che è bello!”
“Felicity,
invece?” chiese Hope. “Elyse.”
“Bel nome, dolcezza.” Commentò Zayn,
ridacchiando. Gli arrivò una sberla leggera sul coppino.
“La pianti?!?” chiese
Felicity esasperata. Zayn si mise a ridere. Si divertiva a farle
perdere le
staffe. “Ci manca solo Dream.” Disse Niall
indicando l’interessata con un pezzo
di pizza. “Bridgette.” Rispose lei trattenendosi
dal ridere. Poi si adombrò.
“Sentite… devo dirvelo. Così come Hope
– scusa, Abigail – ci ha detto che è
bipolare, devo dirvi che soffro di doppia personalità. E al
suo contrario,
quando “Kate”, la seconda personalità,
prende il sopravvento, non ho medicine.
E Kate è violenta, cattiva. Non saprei come fermarla. Posso
solo dirvi che se
cambio d’improvviso è per questo… non
voglio che Kate allontani anche voi.”
Disse Dream con le lacrime agli occhi. “Ehi, non fare
così. Tranquilla. Hai
fatto bene a dircelo.” Disse Infinity abbracciandola. Hope si
morse il labbro.
In fin dei conti, non era quella messa peggio.
“Uff, sapete cosa c’è? Mi avete stancato
con i vostri musi lunghi. Adesso ci
mettiamo in sala a guardarci un film e non si pensa a cose deprimenti,
chiaro?”
chiese Zayn. “Ad una condizione: il film lo scegliamo
noi.” Disse Felicity,
indicando il gruppo delle ragazze. Zayn era incerto. “Va
bene. Tanto so che ci
proporrete un film romantico.” Disse poi. Le quattro si
riunirono e
parlottarono per qualche minuto. “Avete due
opzioni: L’amore non va in
vacanza e 27 volte in bianco. Decidete voi!” disse Dream.
“Li ho visti
entrambi, sono davvero belli, ma se optassimo per una via di mezzo?
Così Zayn
non si addormenta subito?” chiese Louis. “Cosa
proponi?” fece Hope. “Warm
bodies. È romantico, e parla di zombie. Penso che potrebbe
andare bene.” Disse
poi con un mezzo sorriso. Le quattro annuirono.
***
Passarono la serata a vedere il film, ammassati sui due divani. Hope
non
sopportava le scene troppo sanguinolente, quindi Louis, di fianco a
lei,
l’avvertiva quando ce n’era una. Sfortunatamente,
non era imbattibile, e Hope
si sentì male quando cadde sul marciapiede accanto a R uno
stomaco. “Oddio.”
Disse soffocando un urlo contro la spalla di Louis. “Scusa,
me n’ero
completamente dimenticato, mi dispiace.” Disse lui,
preoccupato.
In
compenso, le
scene romantiche erano stupende. Hope si ritrovò una lacrima
all’angolo
dell’occhio quando vide R che sanguinava e la passione con
cui aveva baciato
Julie. “Che cosa stupenda.” Disse solo. Louis
sorrise.
***
Quando il film finì, Hope andò nella propria
camera, imitata dagli altri.
Felicity la seguì e chiuse la porta dietro di sé.
“Ti piace Louis, eh?” chiese
ridacchiando. Hope si passò una mano sulla fronte, tirandosi
indietro i
capelli. “Un filino…” disse poi.
“Solo?” commentò Felicity storcendo le
labbra.
“E va bene, mi piace.” Ammise Hope. Felicity
sussurrò un urlo di vittoria. “Vi
do due mesi e siete insieme.” Disse.
“Magari.” Rispose Hope. “Eddai, ma lo
vedi
quando ti guarda? Gli piaci, si vede!” disse Felicity.
Qualcuno bussò alla
parete. “Dolcezza, si sente tutto, sai?” disse la
voce di Zayn dall’altra
parte. Felicity avrebbe voluto ucciderlo. “Facciamo
così. Buona notte, Abigail.
Vado a compiere uno Zaynicidio. Lo butto giù dal primo ponte
che becco e tu
dici che è stato un incidente, ok?” chiese. Hope
scoppiò a ridere. “Ok, ok.
Notte, Elyse, ci vediamo domani.” Disse scoccandole un bacio
sulla guancia.
Hope, sola, si cambiò, indossando la maglietta extra-large
che usava come
pigiama e i pantaloncini morbidi della pallavolo che ormai non usava
più. Dopo
dieci minuti chiusa in bagno, spense le luci e si infilò
sotto le coperte,
sapendo già che non avrebbe dormito: ogni volta che cambiava
letto passava la
notte insonne. Perse la cognizione del tempo, distesa su un fianco,
mentre dava
le spalle alla porta. Dopo un tempo che non seppe calcolare,
sentì qualcuno
entrare e con passi lievi aggirare il letto per non svegliarla. Hope
fece finta
di dormire, tenendo gli occhi quasi del tutto chiusi. Sentì
il profumo di Louis
arrivarle al cervello e si azzardò ad aprire di un pelo gli
occhi. Louis era
seduto sui propri talloni di fronte al suo viso e la guardava. Le
sistemò una
ciocca di capelli dietro l’orecchio, credendola addormentata.
Poi, esitando, le
lasciò un lieve bacio sulla fronte prima di andarsene via
come era venuto. Hope
non ebbe il coraggio di fermarlo.
*Angolo
autrice*
Ok, amo il personaggio di Louis. E adoro anche Louis,
s’intende. *-*
È dolcissimooooo dai!!!! Cucciolosissimo *-*
Comunque: cosa ne pensate del capitolo? Dal prossimo non
metterò più Hope,
Felicity, Dream e Infinity, ma Abigail, Elyse, Ashley e Bridgette.
E che dire, spero di aver fatto un buon lavoro! Grazie a tutti/e
quelli/e che
seguono la mia storia! Grazie mille, davvero!!!!!
Ranyadel <3
|
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Capitolo 4 *** è inutile. ***
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“è
inutile.”
Louis venne svegliato da
un profumo dolce e denso proveniente
probabilmente dalla cucina. Assonnato, si alzò, cercando di
capire nel suo
stato di più dormi che veglia se poteva farsi vedere
così. Era a torso nudo,
solo con i pantaloni neri che usava per dormire. Presentabile.
Costeggiò il
letto e per caso scorse il suo riflesso nello specchio. Se
l’avesse visto un
parrucchiere, sarebbe morto sul colpo. Cercò di pettinarsi
con le dita, almeno
per dare un senso ai suoi capelli. Aveva una faccia da zombie. In quel
momento,
la sua espressione somigliava molto a quella di R, del film che avevano
visto
ieri. Ripensò alla sera precedente, fino a quando non gli
tornò alla mente
quando era andato nella camera di Abigail. Non aveva potuto resistere.
Fortunatamente, era addormentata, e non avrebbe fatto la figura del
cretino
impacciato. Era bellissima, sia fuori che dentro. Una ragazza
meravigliosa.
Avrebbe voluto che non si sentisse a disagio per la sua malattia.
Ripensò a
quei suoi occhioni di un colore indefinibile, color glicine forse, alla
sua
dolcezza, al suo coraggio, al suo essere così teneramente
perfetta. In quel
momento, decise che avrebbe fatto di tutto per aiutarla a guarire,
sempre che
potesse guarire.
***
Scese le scale due
gradini alla volta, arrivando in cucina. Abigail era
di spalle davanti ai fornelli. Gettò uno sguardo oltre le
sue spalle e capì da
cosa proveniva quel profumo così invitante: Abigail stava
cucinando le crepe,
riempiendole poi di nutella e spolverandoci lo zucchero a velo. Senza
fare rumore,
si avvicinò ad Abigail e, da dietro, infilò il
dito nel barattolo della
nutella, portandoselo poi alla bocca. “Niall, lontano dalla
nutella!” esclamò
Abigail senza voltarsi. “Niall?” chiese Louis.
Abigail si voltò di scatto. “Oh,
Louis! Scusa, è che da tutta la mattina Niall mi fa degli
attentati tipo agente
007 per mangiare, pensavo fossi lui.” Disse con un gran
sorriso. Louis la
guardò ridacchiando. “Quindi devo reputare normale
che Niall stia strisciando
per terra con un tappeto addosso?”chiese, sporgendosi oltre
lo stipite.
“Cosa?!?” chiese Abigail imitandolo. Il tappeto si
muoveva da solo in mezzo ad
esso c’era una grande gobba. “Niall, sei proprio
invisibile, sai?” chiese
ridendo. Lui spuntò da sotto il tappeto. “Louis,
questa me la paghi! Mi hai fatto
saltare la copertura!” esclamò stizzito. Louis e
Abigail scoppiarono a ridere,
imitati poco dopo da Niall. Elyse sbucò dalla rampa di
scale. “Shh! Venite!”
sussurrò, elettrizzata. Abigail le rivolse uno sguardo
interrogativo. “Venite,
vi spiego tutto di sopra. Fate pianissimo!” Disse lei,
incitandoli con una
mano. I tre la seguirono e Elyse li portò davanti alla
camera di Zayn. “Adesso,
al mio tre, urliamo il suo nome, ok?” disse solo. I tre
annuirono ed entrarono
nella camera di Zayn, che ancora dormiva beato. I quattro si
avvicinarono a lui
silenziosamente, fino ad essere ad un passo dal viso di lui. Elyse
contò con le
dita fino a tre e urlarono uno “ZAAAAAYN!” con
tutto il fiato che avevano in
corpo. Zayn si alzò di scatto, atterrito. Aveva gli occhi
sgranati dalla paura.
I quattro scoppiarono a ridere, mentre Zayn si rendeva conto di cosa
era
successo. “Vi odio! Ma vi siete completamente fumati il
cervello?!? Mi sono
preso un infarto!” esclamò con il magone. I
quattro risero ancora di più.
“Vieni giù, bell’addormentato!
È pronta la colazione!” disse Elyse, prima di
accorgersi che Niall non c’era più. Abigail ed
Elyse si guardarono in faccia,
ancora più atterrite di Zayn. Poi schizzarono fuori
dalla stanza,
urlando: “NIALL!!! STAI LONTANO DALLE NOSTRE CREPE O TI
UCCIDIAMO!” Louis e
Zayn si misero a ridere. Zayn gli diede una gomitata per attirare la
sua
attenzione. “Mi ha detto che sono bello.” Disse con
finto sussiego. Louis
sorrise. “Forse tu hai una possibilità,
almeno.” Disse tristemente. “Amico, sapessi
cosa ho sentito ieri…” disse Zayn. Louis lo
fissò curioso. “Ovvero?” chiese.
“Segreto. Anche perché se te lo dicessi mi fumerei
l’ultima possibilità con
Elyse.”rispose il pakistano. Louis sorrise.
“Andiamo di sotto, che è meglio.”
disse solo. “Seriamente, se Niall mi ha mangiato la crepe, lo
picchio.” Esclamò
Zayn, leccandosi le labbra al solo sentire il profumo che veniva dal
piano di
sotto. Quando arrivarono in cucina, non seppero se ridere o piangere.
Niall
aveva la le labbra ricoperte di zucchero e nutella e scappava per tutta
la
cucina, inseguito da Elyse, che lo minacciava con un cucchiaio di
legno, mentre
Abigail ne impugnava un altro e difendeva le crepe. “Voi non
siete normali,
ragazzi.” Dissero Bridgette ed Ashley, assonnate, osservando
la scena dalle
scale. “Oh, ben svegliate!” Disse Abigail
trattenendo una risata. Niall cercò
di approfittare della sua distrazione, ma quando allungò una
mano verso il
piatto gli arrivò il cucchiaio proprio sulla radice delle
unghie. Urlò come un
assatanato. “Troppo forte?” chiese Elyse, con una
faccia a metà fra il
divertito e il preoccupato. Niall mise un broncio chilometrico.
“È violenta.
Ditele qualcosa!” esclamò poi, rivolto a Louis e
Zayn. Louis lo prese da parte.
“E dai, Niall, non fare il cretino. Sembri un bambino. Cerca
di essere un pelo
più maturo. So che non pensi solo a mangiare. Cerca di
calmarti, lo so che
questa situazione ti manda su di giri, ma prova a
tranquillizzarti.” Disse
solo. Niall sbuffò. “Ok, ci proverò, ma
non rinuncerò ad essere fuori di testa.
Chi vive senza pazzia non è poi così
saggio come sembra.” Citò poi.
“Abigail, sei una cuoca fantastica!” disse poi,
tornando in cucina. Lei lo
fulminò con lo sguardo prima di mettersi a ridere.
“Vieni qui, pozzo senza
fondo. Anche se non mi facevi gli attentati, mangiavi per
due.” Esclamò
mettendogli davanti agli occhi un piatto con doppia razione di crepe.
Niall
sorrise. “Grazie.” Disse solo prendendo posto.
Louis si sedette per ultimo.
“Abigail, devi passarmi la ricetta. È
buonissimo!” esclamò Elyse. Louis non
capiva come qualcuno che – come aveva dimostrato –
non aveva problemi a
mangiare e anzi si gustava tutto potesse essere anoressico.
Semplicemente non
trovava un collegamento adatto. Guardò Zayn e vide che ogni
tanto le lanciava
occhiate furtive. Sperò che un giorno lui potesse scoprirlo.
***
POV Abigail
Come previsto, non era
riuscita a dormire, ma non per il letto. Aveva
pensato tutta la notte a Louis. Sei proprio persa, Abigail.
Si disse
ridacchiando. Ripensò a come aveva avuto un brivido quando
aveva sentito quella
mattina la voce di Louis alle sue spalle. Era pronta a stampargli la
padella in
mezzo alla fronte, pensando che fosse Niall, e invece si era trovata
davanti al
mezzo sorriso di Louis, che l’aveva fatta sciogliere. Dio,
era stupendo. Un
angelo.
Quando si sedettero
tutti a tavola, per un attimo si gustarono le
crepe, poi Bridgette propose: “Dopo andiamo a fare un giro in
spiaggia?”
Abigail si aprì in un sorriso enorme. “Chi sa
giocare a beach volley?” chiese
poi. Zayn e Ashley sollevarono la mano, mentre Elyse abbassava lo
sguardo. “Non
sono in grado. Non ho la forza per sollevare una valigia vuota, non
riuscirei a
fare niente di buono.” Disse mordendosi il labbro. Abigail le
strinse una mano.
“E invece ci provi, ok?” disse Zayn. Elyse lo
guardò confusa. “Cosa vorresti
fare, rimanere immobile per sempre perché sei
anoressica?” chiese leggermente
aggressivo. “No, ma…” cercò
di dire Elyse. Poi esplose. “Oh, ma che ne vuoi
sapere, tu?!” esclamò stizzita, sbattendo il
tovagliolo in mezzo al tavolo e
alzandosi di scatto. “No, dove vai?” chiese Zayn
alzandosi con lei e
inseguendola su per le scale. “Zayn, torna qui!”
esclamò Niall. Lui si fermò a
metà rampa. Tutti gli lanciarono occhiate come a dire:
“Lasciala stare” e Zayn,
serrando la mascella, tornò sui propri passi.
“Perché l’hai aggredita?!”
chiese
Abigail arrabbiata. Lui si passò una mano sulla fronte.
“Non lo so, va bene?!
Ma mi ha fatto rabbia vederla così, che nemmeno ci ha
provato. Magari ha un
talento innato per la pallavolo, tanto che le altre squadre alle
Olimpiadi non
potrebbero competere, e nascondendosi dietro la sua scusa non lo
scoprirà mai.
Non è giusto.” Abigail spostò lo
sguardo da Zayn, che aveva gli occhi puntati
verso il pavimento, a Louis. Con quest’ultimo si
scambiò una serie di occhiate
articolate quanto un discorso. Senza dire niente, tutti decisero di
lasciar
perdere il motivo. Abigail si alzò e andò al
piano di sopra, cercando Elyse.
“Iniziamo male. Se dovete fare così per un anno vi
caccio fuori casa.” Disse Niall.
Abigail bussò alla porta di Elyse, trovandola chiusa a
chiave. La musica era ad
un volume estenuante, tanto che attraverso la parete sentiva le tempie
pulsare.
“Elyse, abbassa il volume!” urlò per
sovrastare Bad Girl. L’altra non
rispose, nonostante i vari richiami di Abigail, così questa
si arrese. “Niente,
non mi degna di una parola.” Disse tornando di sotto.
Imprecò a denti stretti.
Niall la guardò sorpreso. “Che
c’è? Ho un aspetto troppo angelico per
imprecare? Beh, di un angelo non ho un bel niente.” Disse lei
dura. “Ok, ok,
scusa.” Disse Niall, alzando gli occhi al cielo. Quella
questione li aveva
messi tutti di cattivo umore. I minuti passarono, vedendoli sempre
seduti
attorno a quel tavolo, con espressioni cupe. “Adesso basta,
però.” Disse Louis
alzandosi dopo più di tre quarti d’ora alzandosi
in piedi di scatto. “Dove
vai?” chiese Ashley. “Da Elyse. Se non ci fa
entrare dalla porta, entro dalla
finestra.” Disse lui uscendo di casa. Gli altri, senza
pensarci, corsero su per
le scale, aspettando un qualche segno di vita. Sentirono la musica
spegnersi di
colpo, qualche fruscio e finalmente la porta si aprì. Louis
era bianco in
volto. “Non c’è.” Disse solo.
Zayn sgranò gli occhi. “E adesso chi lo sa dove
si è cacciata?!?” chiese Bridgette, con una
smorfia. “In casa non c’è,
l’ho
vista chiudersi in camera e la porta era chiusa dall’interno.
Deve essere
uscita dalla finestra.” Disse Zayn. “Andiamo a
cercarla, a questo punto.” Disse
Niall. In meno di dieci secondi, erano tutti in strada.
***
Niente. Non
c’era traccia di Elyse in tutto il quartiere, e oltre.
Avevano chiesto in giro, setacciato le spiagge, i negozi, le viuzze, ma
niente.
Tornarono a casa sconfitti dopo più di due ore. Era
l’una e mezza, ma la
tensione impediva loro di sentire la fame. Si sedettero di nuovo
attorno al
tavolo. “E adesso?” chiese Abigail, con le lacrime
agli occhi. Era in crisi
isterica. Non aveva potuto fare niente nemmeno la sua miracolosa
pastiglia.
Tremante, compose di nuovo il numero di Elyse, sperando che stavolta il
suo
I-Phone fosse raggiungibile. Niente. Louis le passò una mano
sul braccio prima
di dire: “Abigail, l’hai chiamata –
sbirciò nella cronologia della ragazza –
novantasette volte. È inutile.” Cercò
di essere il più dolce possibile, ma
Abigail scoppiò di nuovo a piangere. Senza pensarci, si
tuffò fra le braccia di
Louis, che la accolse con leggera sorpresa. Rimase così per
un tempo che non
seppe definire, fino a quando non sentirono la porta
d’ingresso aprirsi e
richiudersi. Scattarono tutti in piedi e si fiondarono nel corridoio.
Davanti a
loro, Elyse era accucciata contro la porta, tremante. Aveva la testa
affondata
fra le braccia, ma si vedeva che singhiozzava. “DOVE CAZZO
ERI FINITA?!?” urlò
Abigail, mentre nuove lacrime le sgorgavano dal viso. Elyse
alzò lo sguardo e
li guardò tutti, uno per uno, con occhi spenti.
“Mi cercavate?” chiese solo. In
quel momento, Zayn notò il suo labbro inferiore: era
spaccato a metà,
martoriato e tumefatto. La maglietta color crema che indossava era
tirata su
fino al collo. Abigail si inginocchiò di fronte a lei.
“Se ti cercavamo?!
Abbiamo battuto palmo palmo metà città, eravamo
terrorizzati! E ci chiedi se ti
cercavamo?!” chiese, con la tentazione di darle uno schiaffo.
“Fatemi andare in
camera.” Disse Elyse solo, con voce rotta. Abigail fece per
replicare, ma una
leggera stretta alla spalla da parte di Louis la bloccò.
Elyse si alzò in piedi
e, barcollante, salì lentamente le scale, aggrappandosi al
corrimano come se le
gambe non riuscissero a reggerla. Niall la seguì e
sfilò la chiave dalla
serratura, mettendosela in tasca. Elyse non si oppose e chiuse la
porta. Si
osservò allo specchio per qualche secondo, provando disgusto
di sé stessa. Andò
in bagno e si cacciò due dita in gola, vomitando anche
l’anima, mentre lacrime
amare per quello che era diventata si invischiavano fra le sue ciglia.
Si
risciacquò la bocca con tre bicchieri d’acqua e si
tuffò sul letto. Finalmente,
scoppiò a piangere a dirotto.
*Angolo
autrice*
Ciao
a tutti! Ecco qui il quarto capitolo,
dove inizia veramente la storia. O perlomeno iniziano le
complicazioni.
Uno.
Non so quanto sia difficile
indovinare cosa sia successo a Elyse, si può
immaginare.
Due.
Torna a galla la bipolarità di
Abigail, con la sua crisi isterica, che nonostante sia giustificata
è
esagerata.
Tre.
Peccato, mi dispiace che si sia
rovinata la serenità della mattina, erano teneri :3
Quattro.
Non so che altro dire, quindi vi
saluto!!!!! continuo a due recensioni (mi accontento di poco :*)
Ciaooooo
Ranyadel
|
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Capitolo 5 *** lacrime ***
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“Lacrime”
Abigail
si svegliò piuttosto tardi. Aveva
fame. Il giorno prima non aveva pranzato e come cena aveva piluccato
svogliata
un panino al prosciutto. Dolorosi crampi allo stomaco le indicavano
quanto
avesse bisogno di trangugiare qualcosa al più presto. Senza
pensarci, si
diresse in cucina, quasi volando giù dalle scale. Appena
superò la porta, però,
si impietrì. Elyse era seduta su una sedia, con la testa fra
le mani.
Probabilmente aveva provato a mangiare qualcosa, senza risultato.
Cauta,
Abigail si sedette di fronte a lei. “Ciao..” Disse
solo, incerta su come
comportarsi. Il giorno prima avevano intuito che, per forza di cose,
era successo
qualcosa di insopportabile per Elyse, ma non avevano idea di cosa
fosse. Il suo
labbro spaccato aveva una crosta ben visibile che lo tagliava a
metà. “Ciao.”
Disse Elyse, interrompendo i suoi pensieri. “Come…
come stai?” tentò Abigail.
Elyse la guardò malissimo. “Come ti sembra che
stia, scusa?” chiese con sguardo
spento. Si alzò di scatto e prese un vassoio dalla credenza.
Aprendo il frigo,
ci mise sopra una confezione di prosciutto e una bottiglietta
d’acqua gelida.
“Senti, ti spiego come funziona. Io alcuni giorni sparisco,
voi non mi chiedete
niente, io torno qualche ora dopo. Il giorno successivo mangio poco o
niente,
non mi faccio vedere in casa, sto chiusa in camera mia e non mi va di
parlare.
Il giorno dopo ancora, torno normale, come se non fosse successo
niente, e
nessuno deve ricordare quello che è successo.
Chiaro?” chiese dura. Abigail
aveva gli occhi sgranati, sorpresa dal tono di Elyse. “Oggi
è il giorno in cui
non mi va di parlare. Capito?!” Aggiunse poi. “Ok,
capito.” Disse solo Abigail
abbassando lo sguardo. Elyse si ammorbidì e prese il
vassoio. “Scusami. Sul
serio. Non… non lo faccio apposta. È complicato.
Ti prego solo di non farmi
domande. Fa troppo male.” Disse con tono pacato. Abigail
annuì, mentre una
piccola lacrima le scivolava lungo la guancia. “Oh,
Abby…” disse solo Elyse
poggiando il vassoio e abbracciandola. “Ci vediamo domani,
ok?” sussurrò quando
si sciolsero. Abigail annuì.
Venti
minuti dopo, Louis scese in cucina.
Vide Abigail stravolta. “Ehi, cos’è
successo?” chiese allarmato sedendosi di
fianco a lei. “Ho parlato con Elyse. Mi… mi ha
spiegato la situazione. Vi dirò
tutto dopo, quando ci saranno anche gli altri. Zayn non la
prenderà bene per
niente.” Sussurrò Abigail. Lui sospirò.
Lei tentennò prima di chiedere con voce
incerta: “Posso?” Louis annuì e
lasciò che Abigail si avvicinasse al suo petto.
La circondò esitante con le braccia, mentre lei si lasciava
sfuggire una
lacrima. Cercando di non farsi notare, inspirò il profumo di
vaniglia che
Abigail emanava. Era inebriante. Lo faceva sentire bene. Avrebbe voluto
rimanere così per sempre. Purtroppo, riuscì a
godere della vicinanza di Abigail
per soli cinque minuti. Zayn irruppe in cucina insieme a Niall e
Ashley. “Oh,
abbiamo interrotto qualcosa?” chiese Niall. “No,
no, tranquilli.” Dissero
subito i due tornando ai loro posti. Rimpiansero subito il loro gesto,
come se
fosse stato strappato loro qualcosa. Nessuno dei due, però,
ebbe il coraggio di
ammetterlo.
***
“No,
aspetta un momento. Lei pretende di
poter sparire per un giorno e passa e poi di far finta di
niente?!” chiese
Zayn, troppo basito per essere arrabbiato. Niall si passò
una mano sul viso.
“Secondo voi cosa dovremmo fare?” chiese Bridgette,
incerta. “Mi pare logico.
La assecondiamo. Avete visto cosa è successo
l’ultima volta che le siamo andati
contro. È successo questo casino.” Rispose Niall,
con lo sguardo perso nel
vuoto. Abigail si fermò a riflettere su quanto quella
situazione la stesse
facendo maturare. Quando aveva vinto quel concorso, di cui peraltro non
aveva
capito niente, se non che Elsa l’aveva iscritta, era convinta
che avrebbe
passato un anno a fare niente, con altri ragazzi immaturi, pensando
solo a
divertirsi e a staccare la spina per un anno. E invece erano
lì, con una loro
compagna chiusa in camera, depressa, mentre loro parlavano in una
maniera fin
troppo matura per la loro età. Forse
quell’esperienza le sarebbe stata più
utile di dieci anni di terapia messi insieme. Meglio non
rischiare, si
disse. Si alzò e corse in sala, dove prese la sua borsa.
“Tutto ok?” chiese
Louis alle sue spalle. Abigail trasalì. “Fra un
momento sarà tutto ok. Se solo
trovassi quelle orribili pillole…” disse con le
lacrime agli occhi. Stupida
crisi isterica. Si disse. Louis si inginocchiò di
fronte a lei e vide che
tremava violentemente. Quando finalmente trovò il flacone,
alcune lacrime le
rigavano già il viso. Non riusciva ad aprire il tubetto.
Tremava troppo per
riuscirci. Louis le prese delicatamente il flacone dalle mani e glielo
aprì.
“Quante?” chiese a bassissima voce.
“T… tre.” Disse lei. Louis si
rovesciò
sulla mano le tre pillole, per poi posarle nelle mani chiuse a coppa di
Abigail. Lei singhiozzò prima di ingoiarle. Prese dei grandi
respiri e si
asciugò le lacrime. “Stai meglio?”
chiese Louis. Abigail annuì. “Grazie di
tutto.” Disse solo. Lui fece un mezzo sorriso.
“Tranquilla.” Fece a bassa voce.
Esitò, prima di aggiungere: “Abigail…
voglio aiutarti. Voglio fare in modo che
tu non abbia più bisogno di curarti. Voglio starti vicino e
ti giuro che lo
farò. Sei troppo importante.” Disse prendendole le
mani. Abigail fissò il suo
sguardo negli occhi azzurro ghiaccio di Louis e li vide determinati,
tristi,
sicuri e dolci, quella dolcezza che lo contraddistingueva in ogni cosa
che
faceva, ogni sguardo che le rivolgeva. I suoi occhi si riempirono di
lacrime.
Scoppiò a piangere come poche altre volte, tuffandosi fra le
braccia di Louis.
Stavolta, però, le pillole non avrebbero fatto niente.
Perché quelle lacrime
non erano frutto della sua bipolarità. Erano vere. Le prime
dopo tanto tempo.
***
Pov
Louis
Louis
vide Abigail correre in sala. Senza
pensarci, la seguì, e la vide inginocchiata a terra sulla
moquette grigio
perla, intenta a frugare nella sua borsa. “Tutto
ok?” chiese preoccupato. Lei
rispose qualcosa che Louis non riuscì a capire. Si
chinò di fronte a lei. La
vide fragile, fragile come non mai. Aveva le mani scosse da violenti
tremiti.
Capì cosa cercava quando vide Abigail impugnare il tubetto
delle pillole che
aveva già visto il primo giorno. La vide in
difficoltà e le sfilò il flacone
dalle mani. “Quante?” chiese con voce rotta. Gli si
spezzava il cuore a vederla
così. Quando lei gli rispose, le mise in mano le tre
pillole. Lei le ingoiò e
cercò di calmarsi. Louis si sentì distrutto da
quella visione. Quello che disse
dopo veniva dritto dal cuore. Non cercò di fermare le
parole, perché non
avrebbe potuto. La vide fissarlo qualche secondo prima di scoppiare a
piangere.
Si ritrovò in un secondo con la maglietta a righe macchiata
di lacrime. Strinse
quella piccola ragazza tremante più forte che poteva,
cercando di calmare i
suoi singhiozzi e al contempo di non far scappare dal nodo che aveva in
gola
nemmeno una lacrima. Voleva essere forte, per tutti e due.
*angolo
autrice*
Ok,
questo è il secondo capitolo triste.
Dal prossimo mi impegno per qualcosa di meglio, giuro. Tutta la
situazione è
difficile. Ormai Abigail e Louis sono cotti, ma non riescono a dirlo...
dfkvjnosiufn. Basterebbero due parole. E il bello è che io
sono qui a criticare
le mie stesse scelte. Sono ufficialmente fumata. No comment please.
Piuttosto...
una sola recensione? Davvero
faccio così schifo? :( Che tristezza. Vi prego, chiedo solo
un minuscolerrimo
parere!!!!!! Anche per dirmi che sto scrivendo un'emerita schifezza!!!
*implora
in ginocchio con occhioni supplicanti*.
Grazie a: cucciola95eli,
Martyina00
e niallhugs69
che
hanno messo la mia storia fra le preferite
letmedream_
che ha
messo la mia storia fra le seguite
e tutte le persone che hanno
recensito. GRAZIE MILLE!!!!!!!! Vi adoro!!!!!!
*** PUBBLICITYME ***
Vorrei chiedervi di passare
dalla
fan fiction di letmedream_:
Apocalypse.
È
tipo
dfgviìdnjgfiofvundfvsdifgujdf *-* ma mai quanto la stessa letmedream_!!!!!!!!!!!
Boh, io ho finito. Ah, vero: mi
hanno chiesto come si pronunci il nome di Elyse. Sarebbe - scritto come
pronunciato - Ilàis. Detto questo, mi rendo conto di avervi
polverizzato
abbastanza le ovaie. Grazie ancora di tutto!!!! Alla prossima!!! :)
Ranyadel
|
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Capitolo 6 *** fake a smile and go on ***
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Fake
a smile and
go on.
Louis si svegliò quando una lama di luce
penetrò fra le persiane e andò
a infrangersi sui suoi occhi. Crudele,
pensò mugugnando. Quando si
guardò intorno, si ricordò di non essere in
camera sua, bensì nel letto di
Abigail, talmente grande che poteva essere matrimoniale.
Avevano
passato tutto il giorno in uno
stato di comatoso far niente. Nessuno aveva voglia di divertirsi, con
Elyse
chiusa in camera. Abigail era rimasta immobile sul suo letto, come se
fosse
morta. La tradivano solo sporadiche lacrime. Louis era sempre rimasto
di fianco
a lei, preoccupato per il suo stato di depressione. Quando, per forza
di cose,
doveva allontanarsi, Abigail impazziva. Ripeteva di non lasciarla da
sola e
scoppiava a piangere. A quel punto, Louis non aveva il cuore di
andarsene.
Quando lei si era addormentata, aveva chiamato sul cellulare Elsa, che
sapeva
essere la psicanalista di Abigail. Lei le aveva consigliato di darle
corda,
perché per esperienza sapeva che quella crisi sarebbe
passata nel giro di una
giornata. Così, Louis era tornato di fianco a lei, paziente,
ad aspettare che
si rimettesse. La sera, lei sembrava essersi tranquillizzata. Louis
aveva
tentato di lasciarla dormire, ma quando aveva fatto per andarsene, lei
l’aveva
fermato. “Louis… so che può sembrare
che io sia una pazza psicotica, e in
effetti ci sono vicino, ma… non lasciarmi da sola. Ti prego.
Ho paura di me
stessa.” Aveva detto incerta. Lui non aveva saputo
interpretare quelle parole.
Paura di sé stessa? Com’era possibile?! Non aveva
detto niente – il consiglio
di Elsa riecheggiava ancora nella sua testa – e si era
sdraiato di fianco a
lei, verso il bordo per non darle fastidio. Lei, invece, le si era
accoccolata
contro. “Ho bisogno di te.” Aveva sussurrato con un
filo di voce. Louis era
rimasto interdetto. Non se lo aspettava. “Non preoccuparti.
Sono qui.” Aveva
detto dolcemente. La sentì sorridere. Era rimasto sveglio
fino a quando non
aveva capito che si era addormentata.
Louis
si puntellò sui gomiti, soffocando
uno sbadiglio. Abigail era ancora rannicchiata sotto il lenzuolo in
posizione
fetale. Gli venne spontaneo sorridere e avvicinarsi a lei. Con un gesto
delicato, le sfiorò il braccio. Ogni contatto con lei lo
mandava in paradiso.
Era innamorato, non aveva più dubbi. Lei si girò
nel letto, ancora
addormentata, e Louis preferì non svegliarla.
Tornò sul suo cuscino, dove si
lasciò cadere, stanco. Prese il cellulare che aveva sul
comodino e lanciò
un’occhiata all’ora. Le undici. Imprecò
in aramaico antico con accento
ostrogoto. Era tardi, ma con che cuore avrebbe svegliato
quell’angelo
tormentato di fianco a lui? Rimise a posto il cellulare, senza guardare
dove lo
poggiava. Incontrò con la mano il barattolo delle pasticche
di Abigail.
Curioso, lesse tutto quello che poteva essere letto
sull’etichetta grigiastra
scritta in una maniera fitta e confusa. Una frase gli saltò
subito all’occhio: attenzione!
Può causare dipendenza. Sgranò gli
occhi. Senza pensarci, prese di nuovo il
cellulare e schizzò fuori dalla stanza. Compose il numero di
Elsa e cominciò a
spostare il peso da una gamba all’altra.
“Pronto,
studio Brooks. Come posso
aiutarla?” chiese Elsa automatica. “Elsa, sono
Louis, devo chiederti un paio di
cose.”
“Oh,
Louis! Ciao! Abigail sta meglio?”
“Certo,
avevi ragione, non aveva più
niente ieri sera. Senti, ho letto che le pastiglie che le hai dato
causano
dipendenza. Quante ne può prendere al giorno senza
pericolo?”
“Le
ho detto mille volte che il massimo al
giorno è una, perché?” Louis
sbiancò, ripensando a quando le aveva
tranquillamente consegnato tre pasticche. “Cosa succede se ne
prende di più?”
“Di
sicuro non migliora. Potrebbe
addirittura peggiorare.”
“Dio.
Ieri ne ha prese tre di botto.”
“Cosa?!
Non l’avete fermata?!”
“Non
lo sapevamo!!!”
“Louis
ti prego, ad ogni costo,
impediscile di prenderne altre. Ha rischiato
un’intossicazione da farmaco. Per
almeno una settimana, tienila lontana dalle medicine, ne va della sua
salute.”
“Certo,
certo.”
“Mi
sento tranquilla a sapere che sei con
lei. Hai una buona influenza su di lei. Di solito durante le sue crisi
vuole
rimanere da sola. Non è mai successo che abbia richiesto la
presenza di
qualcuno. Stalle vicino, ti prego.”
“Lo
farò, tranquilla.”
“Grazie,
Louis.”
“Di
niente.”
“Hai
bisogno di sapere qualcos’altro?”
“A
dire il vero, sì. Ieri sera mi ha
chiesto di dormire con lei.”
“Non
avete fatto niente, vero?”
“Certo
che no!! Cosa credi?! Comunque, per
farmi rimanere mi ha detto di aver paura di sé stessa. Cosa
intendeva?”
“Non
so quanto Abigail potrebbe essere
contenta se te lo dicessi io e non lei.”
“Elsa,
devo saperlo. Subito. È importante.”
“Ok,
ok. Ecco, durante le sue crisi,
spesso arriva ad una depressione tale che non sa come uscirne. Ha paura
di fare
male alle persone e per questo le allontana. Non l’ha fatto
con te, non
chiedermi perché. Comunque, una volta ha toccato il fondo
della depressione e…”
“E
cosa?”
“Ha
tentato di suicidarsi.” Louis rimase
immobile. Per poco non gli cadde il telefono dalle mani.
“I-in che senso? Cosa
ha fatto?” chiese con voce tremante. “Ha provato a
soffocarsi. Sua madre l’ha
bloccata in tempo, ma Abigail ha iniziato a tremare e a piangere. La
madre l’ha
portata in ospedale, dove l’hanno tenuta sotto calmanti per
due giorni. Il
peggio è che lei non si rendeva nemmeno conto di cosa
faceva. Quando si è
ripresa, mi ha chiesto cosa ci facesse all’ospedale. Si
è persa tre giorni
della sua vita.”
“Oddio…”
disse solo Louis, sconvolto.
Gettò uno sguardo ad Abigail, che ancora dormiva beata.
“Non accennare a niente
con lei, per favore. Ti chiedo solo di aiutarmi.” Disse Elsa.
Louis era
immobile. “Louis?” lui si riscosse e fece un verso
d’assenso, prima di salutare
Elsa e chiudere la comunicazione. Tornò sul fianco del
letto, passando una mano
sulla guancia di Abigail. Lei si svegliò quasi subito e
fissò lo sguardo negli
occhi color ghiaccio di Louis. Sorrise. La vista di quella ragazza con
quell’espressione così serena ma con
un’anima così tormentata e fragile, anzi
che tranquillizzarlo, lo sconvolse. Senza dire niente, la
abbracciò di scatto,
forse per nascondere le lacrime che si stavano affacciando dai suoi
occhi. “Hey
Louis, tutto ok?” chiese lei. Lui annuì, sapendo
perfettamente che se avesse
parlato, la sua voce lo avrebbe tradito. Respirò
profondamente per calmarsi.
“Ti senti bene?” chiese Abigail perplessa.
“Sì, sì, tutto ok. Andiamo di
sotto?” chiese Louis con un sorriso tirato. Lei sorrise a sua
volta e annuì.
“Oggi a chi tocca cucinare?” chiese. Abigail ci
pensò un po’, poi impallidì.
“Niall. Oggi non si mangia!” disse ridacchiando.
Louis riuscì ad imitarla.
“Andiamo a impedire che ci prosciughi la dispensa.”
Disse solo. Abigail annuì e
insieme scesero al piano di sotto. Louis cercò di non far
trasparire nulla di
quello che aveva dentro. Non voleva che nessuno stesse male per colpa
sua.
Tutti erano già troppo abbattuti.
Fake a smile and go on.
***
Elyse
era chiusa in camera sua. Fra le
mani aveva la sua unica consolazione, che baluginava alle luci del
mattino. Si
alzò svogliatamente dal letto e si diresse verso il bagno,
cercando di non
incrociare nessuno. Si appoggiò al lavandino, sapendo che
una volta uscita
sarebbe stata una persona migliore, almeno ai suoi occhi.
Un
taglio perché ci era cascata ancora,
l’avevano trovata anche lì.
Un
taglio per la sua famiglia, che non
aveva la minima idea di cosa lei stesse facendo.
Un
taglio per Abigail, che la mattina
precedente era stata male per colpa sua.
Un
taglio per tutti i suoi amici, che non
avrebbero mai saputo la verità.
Un
taglio per Zayn, che – Elyse lo capiva
– cercava di aiutarla, ma nel modo sbagliato.
E
un taglio perché ne aveva voglia, per
punirsi ulteriormente, perché era sbagliata.
Finalmente,
quando il suo braccio fu pieno
di tagli, si fermò. Aprì il rubinetto e
lasciò che l’acqua fredda le desse
sollievo. Poi si bendò, stringendo per evitare di perdere
troppo sangue. Non
voleva rimanere in vita. Voleva essere ancora viva per potersi punire
ancora.
Se lo meritava.
Lavò
tutte le tracce del suo operato e
mise immediatamente a lavare lo straccio che aveva usato. Poi
ripiegò la
lametta, ancora bagnata, e se la mise in tasca. Ora che si era punita
abbastanza, poteva tornare fra le persone che la aspettavano al piano
di sotto,
che non avrebbero mai dovuto sapere la verità.
Fake a smile and go on.
***
Zayn,
Abigail, Niall, Louis, Ashley e
Bridgette erano tesi, seduti attorno al tavolo. Ogni tanto, gettavano
sguardi
al posto vuoto fra di loro. Sentirono dei passi svelti sulle scale e
Elyse
apparve in cucina, con aria allegra. “Ciao a
tutti!” disse solo. Tuffò una mano
nel pacchetto di biscotti nel centro del tavolo e ne mise uno intero in
bocca.
“Mhm, al cioccolato!” disse con aria sognante. Gli
altri la guardavano basiti.
Era davvero la stessa Elyse che li aveva fatti dannare per due dei tre
giorni
in cui erano rimasti lì?
“Si,
ok, ho capito che ti piacciono, ma
non esagerare, sono i miei biscotti.”
Disse Niall togliendo il pacco da
sotto il naso di Elyse quando lei ne afferrò
l’ennesimo. “Scei
Antipatico, lo sciai? A detta tua, tutto il cibo ti scpetta!!!”
esclamò Elyse con faccia offesa, ancora a bocca piena. Gli
altri ridacchiarono.
“Ragazzi, ma se mangiamo in spiaggia, oggi?” chiese
Ashley. Tutti si
illuminarono. “Tipo campeggio!! Ci sarà da
divertirsi!” disse Bridgette. “Ad
una condizione.” Disse serio Zayn. Elyse sperò che
non coinvolgesse un qualche
ricatto in cui lei doveva dire a tutti cosa era successo, e infatti non
fu
così. “Ovvero?”
“Stiamo
fino alla sera e facciamo quella
benedetta partita a beach volley.”
“Ma
io vi amo!” esultò Niall stampando un
bacio sulla guancia di Zayn. Lui ridacchiò. Abigail ed
Elyse, invece, si misero
a ridere. “Sareste una bella coppia, voi due!”
disse quest’ultima. Zayn le
lanciò uno sguardo appositamente esagerato da seduttore.
“Il meglio è per te,
dolcezza.” Disse solo, facendo scoppiare a ridere tutti.
Elyse fece gesto di
impiccarsi. “Ancora con questa storia dei
nomignoli?” chiese poi sorridendo.
“Anche io ho una condizione.” Aggiunse poi. Gli
altri aspettavano,
interrogativi. “Niall, voglio quei biscotti.” Disse
lei con fare truce. “Nooo
sono la mia fonte di sopravvivenza primaria! Insieme alla pizza, agli
hamburger, alle patatine…”
“E
a tutto ciò che è commestibile, abbiamo
capito.” Completò Louis. “Tu
sì che mi conosci!” esclamò Niall
ridendo.
“Muovetevi, andiamo in spiaggia!”
esclamò Ashley. “Io preparo la borsa con la
rete!” esclamò Niall. “Ok, io e Abigail
ci occupiamo di fare qualcosa da
mangiare.” Disse invece Elyse. L’altra
annuì, mentre gli altri si spartivano i
compiti.
***
Quando
Louis tornò di sotto, sentì Elyse
sussurrare qualcosa e Abigail urlare un: “No!! Non
farlo!”. Basito, corse in
cucina. Vide Elyse sollevare un coltello, macchiato di rosso, per poi
abbatterlo sul tagliere. “Ti rendi conto di cosa stai
facendo?” chiese Abigail
incapace di dire altro. “Che succede?!” chiese
Louis preoccupato. “Ho
assassinato una melagrana.” Disse Elyse ridacchiando.
“E perché Abigail urlava?”
“Perché
la melagrana non si pulisce
nemmeno a pregare! E lei sta schizzando ovunque!”
esclamò Abigail con fare
disperato. Louis tirò un sospiro. “Mi. Avete.
Fatto. Prendere. Un. Colpo.”
Scandì truce. Le sue si guardarono prima di mettersi a
ridere. Louis non riuscì
a rimanere con quella faccia da arrabbiato e si avvicinò al
tavolo, dove
campeggiavano panini, insalata di riso, verdure tagliate e un piatto di
spiedini di frutta. Non riuscì a resistere e
afferrò l’ultima nespola.
“Ricordati che ho un coltello in mano.” Lo
ammonì Elyse. Louis si ricordò di
come aveva dato una cucchiaiata alle dita di Niall e
rabbrividì. Diede un
grande morso al frutto. “Hey! Quella era mia!”
esclamò Abigail. “Era buona.”
Disse lui sorridendo. Lei afferrò il polso di lui e diede un
morso alla
nespola. “Hai ragione. È dolcissima.”
Disse poi pulendosi dal succo
appiccicoso. Louis rimase immobile. Elyse li guardava di sottecchi,
nascondendo
un sorriso. Louis e Abigail, invece, si fissavano. “Hey, dove
metto le tavole
da… oh, sorry.” Disse Ashley sbucando in cucina.
Elyse la guardò malissimo e si
passò il coltello a qualche centimetro dal collo, mimando
con le labbra un: “Ti
ucciderei!” Louis e Abigail si riscossero. “Ti
aiuto a caricarle.” Si offrì
Louis.
***
Niall
chiuse la borsa blu elettrico, con
dentro di tutto e di più per la spiaggia. Sentì
qualcuno entrare dalla porta e
si voltò. Bridgette si avvicinò a lui, con uno
sguardo strano. Era diversa dal
solito. “Hey, sei già pronta?” chiese
Niall, leggermente a disagio. Lei annuì. “Chiudi
gli occhi un attimo.” Le disse con un sorriso strano. Ancora
stranezze. Niall,
incerto, obbedì. In un attimo, sentì le mani di
Bridgette posarsi sulle sue
guancie e le sue labbra incontrarono prepotentemente quelle di Niall.
Lui
sgranò gli occhi e, prima di poter far qualcosa, lei si
staccò. Niall era
basito. Non gli era piaciuta per niente, quell’esperienza.
“Bridgette, io…”
tentò di dire. “Chiamami Kate.” Disse
l’altra, prima di uscire dalla stanza.
Niall rimase immobile, prima di capire cosa era successo. Non era
Bridgette.
*Angolo
autrice*
Ciao a
tutti!!!!!
Allora,
vi avevo detto che avrei fatto un capitolo più allegro.
Potete insultarmi. Ho
provato, credetemi, ma mi servivano i primi due paragrafi per spiegare
un po’
di cose.
Allora. Elyse sembra essersi ripresa, dopo
essersi tagliata. Ci
tengo a far sapere che è una pratica che non condivido e che
non approvo, è
autodistruttiva, non solo del corpo ma anche della mente.
Abigail ha
superato la sua piccola crisi, ma data la sua testa dura, non ha mai
ascoltato
Elsa. Che effetto le daranno secondo voi le pasticche di troppo? Sarei
felice
di saperlo!! (No sul serio, ditemelo, io non so cosa inventarmi!!!!)
Louis è sempre
più adorabile, su questo non c’è
dubbio. Lo AMO.
Zayn e Ashley non
vengono citati molto in questo capitolo, ma va beh sorvoliamo, scusate
<3
Niall invece ha
avuto una spiacevole sorpresa. La carissima Kate, la doppia
personalità di Bridgette, ci prova con lui, ma –
ci tengo a
precisare –
Bridgette non è interessata a
lui se non come amico. È interessata a qualcun
altro. Non vi dico chiii sono cattiva ahahah ma lo sapete che vi voglio
bene :))
Ancora
grazie a tutte le persone che leggono e recensiscono le mie
storie!!!!!!
Grazie, vi adoro!!!!
Io avrei
finito. Aggiorno appena posso!!! Grazie ancora!!!!
Ranyadel <3
|
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Capitolo 7 *** Solo per lei. ***
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Solo
per lei
Quando
arrivarono in spiaggia, ormai era
mezzogiorno. Fra il montare la rete, gli ombrelloni, i teli e tutto il
resto
era passato un quarto d’ora. Erano tutti madidi di sudore,
sotto il sole
cocente. “Uff. voglio tuffarmi!” esclamò
Elyse insofferente. “Ancora un attimo
e abbiamo finito!” rispose paziente Ashley. Abigail era
impegnata a togliere la
sabbia dal suo telo, quando Elyse le si affiancò.
“Tesoro, notare gli aitanti
bagnini.” Disse con un sorriso furbo. Abigail
ridacchiò e seguì lo sguardo
dell’amica. Erano due ragazzi, dovevano avere la loro
età. Uno aveva i capelli
scuri e ricci e Abigail notò subito le fossette che gli si
formavano quando
sorrideva, il tutto completato da occhi verde bosco e un fisico niente
male.
L’altro era più robusto, con i capelli cortissimi
scuri e occhi color nocciola.
Rimase a bocca aperta. “Non è
possibile.” Disse stupita. Si avvicinò di
soppiatto ai due, che davano le spalle al gruppo. Elyse la
seguì. Quando
Abigail fu a pochi passi dai due, prese la rincorsa e saltò
in schiena al
ricciolo, che barcollò. “Hazza! Leeyum!”
urlò ridendo. Lui non riuscì a
mantenere l’equilibrio e cadde a terra. L’altro
scoppiò a ridere. “Abby! Come
va?” chiese il ricciolo, riconoscendola. Il suo viso era
attraversato da un
largo sorriso. “Abigail, chi sono?” chiese Elyse
titubante. “Sono i miei
migliori amici del liceo.” Rispose lei con un gran sorriso.
Il ricciolo si
alzò, spolverandosi la sabbia da dosso. “Piacere,
mi chiamo Liam. Lui è Harry.”
Disse l’altro. Harry salutò Elyse con un gesto.
“Quello che hai fatto è
oltraggio alle autorità.” Disse poi verso Abigail,
che scoppiò a ridere. Liam e
Elyse la imitarono. Harry non riusciva a trattenere un sorriso.
“Come mai siete
qui, ragazzi?!” chiese Abigail sorpresa. “Credi di
poter essere l’unica a
prendersi un anno sabbatico, tesoro? Noi, però,
anziché far niente, lavoriamo!”
esclamò Harry abbracciandola. Lei ricambiò,
mentre anche Liam si univa.
***
Louis
osservò con un pizzico di gelosia
Abigail fra le braccia dei due bagnini. Chi erano? Come faceva Abigail
ad
essere in rapporti così stretti? Si sentiva rodere dentro.
Zayn lo notò.
“Andiamo da loro?” chiese. Louis annuì e
si alzò, raggiungendo insieme a Zayn e
Niall il gruppetto. Elyse era incerta, non faceva parte
dell’abbraccio. E come
avrebbe potuto? Nemmeno li conosceva.
Louis
si affiancò a loro e si schiarì la
voce. Abigail lo guardò e si staccò dai due.
“Ragazzi, loro sono dei miei
compagni di liceo, si chiamano Harry e Liam. – si rivolse ai
due – loro sono
Louis, Niall e Zayn.” Louis sorrise distaccato ai due. Mentre
Liam parlava con
Zayn e Niall, Harry fece gesto a Louis di avvicinarsi. “Anche
se non mi uccidi
con lo sguardo mi va bene, eh?” disse con un sorriso, mentre
si erano
allontanati dal resto del gruppo. Louis non rispose.
“È per Abby?” chiese
Harry. Louis fremette nel sentire pronunciare quel
“Abby” da lui. “Sì.”
Disse
solo, freddo. Harry scoppiò a ridere. “Che hai da
ridere?” chiese Louis infastidito.
“Beh, devi stare tranquillo. Né a me né
a Liam interessa Abigail sotto quella
luce. Diciamo che abbiamo un altro orientamento sessuale.”
Disse ancora
ridendo. Louis si sentì sollevato e terribilmente
imbarazzato. Si sarebbe
sepolto vivo. “Scusa se ho fatto così,
ma…” cercò di dire. “Ti
piace.” Completò
Harry. Louis arrossì. Harry rise di nuovo.
“Eccome, se ti piace!” disse poi.
“Abbassa la voce!” esclamò Louis
allarmato ma divertito. Harry si passò una
mano fra i capelli ricci. “Quindi, ricominciamo. Ciao, mi
chiamo Harry, ho
diciannove anni e sono gay.” Disse poi, tendendogli la mano.
“Louis, vent’anni
e innamorato di una tua amica.” Rispose l’altro
accettando la stretta. Harry
sorrise di nuovo, mostrando le adorabili fossette. Louis si rese conto
che,
superata la gelosia, quel ragazzo stava simpatico a pelle.
“Beh, ovviamente
quello che ti ho detto dovrebbe rimanere fra di noi.”
Aggiunse poi incerto.
Harry annuì ridacchiando. “Il bello è
che in questo momento potrebbe affogare
chiunque, spiaggiarsi balene, cadere un UFO, e i due bagnini non se ne
accorgerebbero. Siamo dei disastri.” Disse poi. Louis rise.
“Prendetevi una
pausa, no?” chiese poi. Harry si guardò intorno.
“Rinunciare per un giorno al
mio noioso lavoro per divertirmi con amici? Sarei pazzo a
rifiutare.” Si voltò
verso il bar all’aperto e urlò un:
“Joanna, io e Liam stacchiamo!” da lontano,
la donna al bancone acconsentì e Harry si sfilò
la maglietta rossa con la
scritta: “bagnino” mentre lui e Louis tornavano
indietro. Liam lo imitò. Quando
Ashley e Bridgette raggiunsero il gruppo, Elyse si fece largo fra di
loro.
“L’ultimo che arriva paga pegno!”
urlò Bridgette, correndo come una forsennata
verso l’acqua. “Non vale!”
ribatté Ashley ridendo, mentre si lanciavano
all’inseguimento. Rischiarono di investire metà
delle persone che occupavano la
spiaggia. Quando arrivarono al bagnasciuga, sollevarono più
schizzi di una
bomba. Elyse e Abigail tornarono indietro, come attirate da un
elastico, appena
misero i piedi in acqua. “Che avete?!” chiese Liam.
“Freddissima!” urlò Abigail
rabbrividendo. Louis le raggiunse. Prese Abigail per i polsi e la
avvicinò
delicatamente all’acqua. “Immergi i
polsi.” Disse, sempre tenendola per evitare
di farla scappare. “Perché?” chiese lei
rabbrividendo. “Fidati, sono punti
particolari, i polsi e la nuca, poi non ricordo. Se abitui alla
temperatura
questi punti dopo senti meno freddo.” Disse lui. Abigail immerse i polsi, mentre si
irrigidiva. “Non
prendertela.” Disse Louis. Lei lo guardò
interrogativa. Capì quello che
voleva dire quando lui le mise sulla nuca la mano gelida.
Rabbrividì. “Freddo
freddo freddo.” Disse solo. Lui chiuse le mani a coppa e le
bagnò di nuovo la
nuca. “Adesso, prova a entrare. Piano.” Le
suggerì. Lei obbedì. “Elyse,
fai lo stesso!” esclamò Zayn, che li osservava da
lontano. Lei, a
malincuore,scosse la testa. Abigail si rese conto solo in quel momento
che non
si era ancora tolta la camicia leggera. Non aveva mai avuto intenzione
di
entrare. Rimase basita nel vederla tornare all’ombrellone,
tirare fuori dalla
borsa una rivista di moda e iniziare a leggerla.
Abigail
e Louis, ormai, erano da soli. Lui
le teneva ancora i polsi sott’acqua, erano chinati con i visi
a pochi
centimetri di distanza.
***
POV
Abigail
Erano
l’uno di fronte all’altra, in silenzio,
ad un soffio. Quanto avrebbe voluto avere il coraggio di fare qualcosa
anziché
fissare l’acqua, troppo imbarazzata per reagire. Si
immaginava tutti i film
romantici dove i due alzavano insieme lo sguardo, capivano di amarsi e
si
baciavano. Avrebbe pagato oro perché succedesse a lei.
***
POV
Louis
Dio,
era terrorizzato. Non sapeva cosa
fare. La tentazione di aprirsi a Abigail era enorme, ma se
l’avesse rifiutato?
Non avrebbe sopportato di doverle stare lontano. Preferiva non sapere,
che
rimanere deluso. Sapeva però che, se fossero rimasti
così, se ne sarebbe uscito
con qualcosa di stupido. Che situazione orribile. Per sua fortuna, non
durò
tanto a lungo da diventare pericolosa.
***
Erano
faccia a faccia, quando Liam ebbe la
bella idea di sbucare da dietro di loro con un urlo spaventoso.
Abigail,
spaventata a morte, urlò a sua volta, schizzando in avanti e
scontrandosi
contro la fronte di Louis. Imprecò, tirando uno schiaffo sul
braccio a Liam,
che rideva come un matto. “Sei un completo rincoglionito,
Leeyum!” urlò
piccata, con una mano sulla fronte. Louis ridacchiò,
cercando di dissimulare il
dolore strofinando la mano sulla fronte. “Anche io ti voglio
bene, Abby.”
Rispose Liam sorridendo. Harry irruppe fra loro, evitando a Liam un
altro
schiaffo. “Cosa succede qui?” chiese poi
ridacchiando. “Signor bagnino, il suo
ragazzo va in giro a spaventare la gente!!” urlò
Abigail divertita. Harry
sorrise, mostrando le irresistibili fossette. “Quindi
è vero? Disturbo della
quiete pubblica, non va bene!” disse poi con tono di
sussiego. “Oh, ma
smettila, tanto siamo fuori servizio!” disse Liam ridendo
prima di portare una
mano dietro al collo di Harry e avvicinando i loro visi fino a
lasciargli un
lieve bacio sulle labbra, cui Harry rispose subito. “Uff, non
è giusto! Perché
i più fighi sono omosessuali?!” chiese Ashley
sbuffando. Abigail si mise a
ridere, mentre Ashley si imbronciava. “Stasera che
fate?” chiese Harry.
“Avevamo in programma di rimanere qui, a dire il vero, ma non
so quanto sia
intelligente come mossa dato che potrebbe piovere.”
“E
ne sei sicura per…?”
“Quei
nuvoloni neri laggiù.”
“Ah,
vero.”
“Quindi?
Proponi qualcosa?”
“Io
e Liam abbiamo occupato la casa di
Gemma. Ha un televisore enorme e stasera lei non è in casa.
Stasera danno noi
siamo infinito, è un film stupendo. Volete venire
da noi?” chiese Harry.
Abigail era entusiasta. “Vi prego!”
esclamò con occhioni supplicanti. Zayn si
affiancò a Louis e Niall. “Non ci sono problemi,
penso.” Disse poi. Abigail
fece un salto di gioia.
***
La
sera, Abigail si tuffò sul divano di
casa Styles. Harry si mise a ridere quando rimbalzò e per
poco non cadde a
terra. Lei, infatti, si aggrappò alla mano di Liam, che era
di fianco al
divano, facendolo sbilanciare. “Tu in una settimana ci uccidi
tutti.” Disse
Harry con un gran sorriso. “Sei fortunato che sei
sopravvissuto al liceo, ti
lamenti di me?!” chiese Abigail senza riuscire a smettere di
ridere. “Il film
inizia, tesoro!” le ricordò Liam. Lei
sgranò gli occhi e si mise seduta. “Cosa
ci fate ancora in piedi?” chiese poi trattenendo un sorriso.
Quello che le uscì
fu una smorfia strana, che fece ridere tutti. “Lou, siediti,
dai!” disse Harry
indicandogli con un cenno della testa il posto libero accanto a Abigail
e
facendogli l’occhiolino. Louis sospirò esasperato:
Harry sarebbe stato la sua
rovina. Ciononostante, obbedì. Vide Abigail frugare nella
sua borsa. “Cosa
cerchi?” chiese. “Le mie capsule. Sono fin troppo
euforica.” Disse lei
perplessa. “Eppure le avevo messe qui…”
Louis distolse lo sguardo per non
tradirsi da solo. Non poteva dirle che, per il suo stesso bene, le
aveva
nascoste. “Puoi farne a meno per una sera, Abby. Dopo ti
fanno venire sonno, e
addio al film.” Disse Harry, prima di lanciare uno sguardo
indagatore a Louis.
Lui alzò gli occhi al cielo e estrasse il cellulare.
A:
Hazza
Tu
sai troppe cose. O sei un indovino,
o sai leggere fottutamente bene negli occhi.
La
risposta arrivò subito.
Da:
Hazza
Forse
la seconda. Mi riesce
particolarmente bene con occhi così belli. ;)
A:
Hazza
Ci
stai provando con me?? xD
Da:
Hazza
Ti
piacerebbe, ma no. Non tradirei mai Leeyum.
u.u
A:
Hazza
Bravo,
fai bene (tenero lui ahahah)
Da:
Hazza
Occhio
a come parli, Loulou ;)
A:
Hazza
Ci
stanno guardando tutti o.o
Da:
Hazza
Ho
notato xD adesso scoppio a ridere :’)
A:
Hazza
No
ti prego, poi andiamo nei casini.
Vediamoci questo film in pace, ok?
Da:
Hazza
Perfettoo
ahahah xD
Louis
trattenne un sorriso, mentre Harry
gli tirava una lievissima gomitata sul braccio. Nessuno ebbe il tempo
di fare
commenti, però, perché il film iniziò.
“C’è la Watson?!
Potevate dirmelo
subito!!” urlò Niall adorante. Tutti si misero a
ridere. “Sentite, su un solo
divano non ci stiamo proprio. Se qualcuno si trasferisce sulla
poltrona?”
chiese Liam. Louis, vedendo che nessuno era intenzionato a muoversi, si
alzò,
svogliato, per sedersi sulla morbidissima poltrona viola. Non fece in
tempo a
sedersi, che Abigail lo raggiunse. Il suo cuore perse un colpo. Non
poteva
essere vero. Si ritrovò imbambolato davanti a lei, con le
gambe che tremavano.
Sentiva un tremore insistente lungo la gamba… oh, un
momento. Era il telefono,
quello.
Da:
Hazza
Vaiiii
ahahah Liam ha fatto centro!!
A:
Hazza
Zitto
e guarda il film, mi avete messo
in un casino, te e il tuo ragazzo! Come mi comporto?!
Da:
Hazza
Siamo
ansiosi eh?
A:
Hazza
Ma
come può venirti in mente una cosa
del genere? Sembro ansioso? Ma figurati! -.-
Da:
Hazza
AHAHAHAHAHAHAHAHAH
XD MUORO
Louis
lanciò un’occhiata assassina a
Harry, che rideva sotto i baffi. Intanto, si sedette, mentre Abigail si
affiancava a lui. Grazie a Dio, le luci erano spente, altrimenti si
sarebbe
visto chiaramente il rossore sulle sue guance.
***
Pov.
Abigail
Ok,
dove avesse trovato il coraggio per
sedersi di fianco a Louis, non lo sapeva nemmeno lei. E adesso? Cosa
avrebbe
fatto? Stupida avventatezza. Sante luci spente. Sentiva le guancie
bruciare.
Come avrebbe trovato il coraggio per stare ad un soffio da Louis per
più di
un’ora? Semplice, sperava in una crisi d’euforia.
Peccato che le sue speranze
non erano ascoltate.
***
“Charlie?”
“Obbligo”
“Allora:
bacia la ragazza più carina
nella stanza.”
Questo
arrivò alle confuse orecchie di
Louis, mentre un’esclamazione di giubilo partiva da Niall
quando Charlie baciò
Sam. Gli sguardi basiti di Patryck, Sam e tutti gli altri erano gli
stessi sul
volto del gruppo, nel vedere Niall esultare così. Abigail e
Louis erano ancora
accoccolati nella poltrona, qualche passo più indietro
rispetto al divano.
Forse era per questo che nessuno aveva voluto trasferirsi
lì, all’inizio.
Abigail aveva abbandonato la testa sulla spalla di Louis, che,
tesissimo,
seguiva ben poco del film.
Abigail
scosse la testa. “Si è cacciato
nei guai, adesso. Poveraccio.” Disse con il labbro inferiore
all’infuori.
“Già.” Rispose solo Louis. “Se
ci avesse riflettuto, avrebbe evitato di farsi
tagliare fuori dal gruppo.”
“Hai
già visto il film?”
“Un
sacco di volte, lo adoro!”
“Ah,
mi pareva strano.” Disse Louis con un
sorriso. Rimasero un attimo in silenzio. “Tu,
invece?” chiese d’improvviso lei.
“Io cosa?”
“Cosa
avresti fatto, in quella
situazione?” Louis rimase pietrificato a quelle parole. Si
voltò verso Abigail,
che lo guardava in attesa. E adesso? Era sicuro che, se fosse rimasto a
pensare, si sarebbe incastrato in una situazione terribilmente
imbarazzante.
Optò quindi per l’unica opzione possibile: fece
tutto senza pensarci.
Lentamente, avvicinò il viso a quello di Abigail e
poggiò le labbra sulle sue,
in un bacio tanto delicato quanto intenso. Quando si separò,
l’unica cosa che
disse fu: “Io, come lui, l’avrei dato alla persona
di cui sono innamorato.”
*Spazio
autrice*
Ciao
a tuttiiii :D
Aw,
che tenero Louis *-* si è dichiarato
finalmente!!
Tre
quarti d’ora per scrivere questa
frase, non ce la faccio più. Non mi dilungherò
molto questa volta, anche perché
se no qui mi ammazzano.
Dico
solo che amo questo capitolo.
Entrano
in scena gli aitanti bagnini,
signore e signori!
Ok,
la
Lirry è nata da non so dove, ma fa
niente,
sorpassiamo :’)
Elyse
rimane ancora distaccata dal gruppo
– ovvio, se fosse dovuta entrare in acqua avrebbe mostrato i
tagli, e non vuole
che nessuno lo sappia. Povera ciccia.
Non
si parla molto di un sacco di gente,
qui. Mi sono concentrata su Harry, Louis e Abby, a dire il vero. Mi
rifarò nei
prossimi capitoli, inizieranno le complicazioni prima o poi, che
vedranno come
protagonista la cara Elyse e l’impulsivo Zayn. Ok, sto
facendo troppo spoiler a
mio avviso. Non dovevo dilungarmi e invece l’ho fatto, sono
molto di parola.
Boh,
è tutto!! Grazie a tutti quelli che
hanno messo la mia storia fra le preferite/ricordate/seguite e hanno
recensito!!! Grazie di cuore!!!
<3<3<3<3<3<3
Detto
questo, alla prossima!!!
Ranyadel
<3
|
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Capitolo 8 *** Mi ami? ***
Mi ami?
Abigail
si voltò verso Louis. “Tu, invece?”
chiese poi. Lui continuò a guardare il film, ma sul suo
volto si dipinse un’espressione confusa. “Io
cosa?” Abigail si trattenne dal ridacchiare. Louis era la
concentrazione fatta persona, o meglio, fatta divinità
greca. “Cosa avresti fatto, in quella situazione?”
chiese di nuovo. Lui finalmente si voltò, mentre i suoi
occhi si sgranavano leggermente e la sua mascella si serrava. Era
rimasto spiazzato. Abigail lo vide immobile, probabilmente stava
pensando ad una risposta adatta. Quella sua espressione corrucciata era
adorabile, così come tutte le altre, ma non c’era
niente da fare, la faccia da
“cucciolo-smarrito-e-indifeso” le batteva tutte.
Non poteva resistergli quando la guardava così. Non
c’erano scuse, era innamorata. Ma se per lui non fosse stato
lo stesso? Certo, a lei riservava un affetto particolare, ma se fosse
stato solo per la sua malattia? Molti la consideravano invalida, con la
mente di un bambino di cinque anni, e quindi la trattavano come tale.
Altri invece non la sopportavano proprio per il fatto che non
riuscivano a stare dietro ai suoi cambi d’umore. Ma lei era
una ragazza normale, con sogni, paure, speranze, passioni e emozioni
come tutti gli altri, solo con più problemi, ma in fondo chi
non ne aveva? Le uniche persone che l’avevano capito, e
quindi la trattavano come tale, erano tutte in quella stanza, tranne
Gemma. E se Louis avesse fatto parte del primo gruppo? Abigail non
avrebbe retto il colpo. Provava troppo per lui per sentirsi
così… umiliata. Perché in fondo era
quello che provava quando si vedeva sottovalutare.
Tutti
questi pensieri le passarono per la mente in meno di tre secondi. Si
riscosse quando vide Louis muoversi e avvicinarsi a lei. Era troppo
confusa per fare qualcosa, ancora persa nelle sue riflessioni. Si
svegliò completamente quando sentì le labbra
morbide di Louis premute delicatamente contro le sue. Rimase
paralizzata dalla sorpresa. Il bacio durò pochi secondi,
giusto il tempo di dare ad Abigail la capacità di registrare
quello che stava succedendo. Appena si rese conto che sì,
Louis la stava baciando veramente, lui si separò, rimanendo
ad un soffio da lei. “Io, come lui, l’avrei dato
alla persona di cui sono innamorato.” Disse Louis con un filo
di voce. Abigail rimase pietrificata a quelle parole, incredula, con la
bocca socchiusa. Sentiva ancora sulle labbra il sapore di Louis.
Senza
dire niente, si alzò di scatto e prese Louis per una mano,
guidandolo fino alla cucina e chiudendo la porta. Non si
curò delle occhiate di Harry, Liam, Elyse e tutti gli altri.
Con
il suo tumulto interiore, si era dimenticata di accendere la luce. Poco
male, la luna illuminava un riquadro di pavimento. Con Louis, si
posizionò proprio lì, per poterlo vedere in
faccia. Gli occhi azzurri, sotto la luce notturna, sembravano quasi
argentati. Erano mozzafiato, e la guardavano smarriti. Louis
tentò di iniziare un discorso: “Mi dispiace, non
so cosa mi sia preso, non stavo…” fu interrotto da
Abigail, che gli aveva posato un dito sulle labbra. “Hai
detto che mi ami?” chiese lei con voce tremante. Lui
deglutì prima di allontanare delicatamente il dito di lei.
“Sì, Abby, ti amo, da quando sei entrata nella mia
vita, ma ho sbagliato a dirtelo...” Disse solo con
espressione mortificata. Era… perfetto.
Lei sentì un sorriso incredulo e intenerito nascere
involontariamente sulle sue labbra. Si avvicinò a lui
maggiormente, nonostante fossero già ad un soffio
l’uno dall’altro. “Hai fatto bene,
invece. Io non sarei mai riuscita a dirti da sola quello che provo per
te, perché… ti amo, Louis, ti ho amato da subito,
ma non avrei mai avuto il coraggio di dirtelo.” Disse solo
con un lieve sorriso che non riusciva a mandare via. Louis era
incredulo, con la bocca socchiusa e il suo stesso sorriso. Abigail
decise di prendere in mano la situazione e, racimolando tutto il suo
coraggio, lo baciò.
Le
vennero in mente tutte le belle frasi che descrivevano i baci. Alcuni
dicevano che si sentivano le farfalle nello stomaco, altri i fuochi
d’artificio nelle orecchie. Alcuni che si toccava il cielo
con un dito, altri che il cuore balzava in gola. Alcuni che ci si
svuotava di tutto per focalizzarsi su quel momento, altri che ci si
riempiva di mille emozioni. Abigail provò tutte queste cose
messe insieme. Era una sensazione stupenda. Non si era mai sentita
così bene in vita sua.
***
Nessuno
dei due seppe dire quanto durò quel bacio, né
quando lo approfondirono. Quando si separarono, avevano il fiatone, ma
continuavano a sorridere come se non sapessero fare altro. Erano
sospesi nella loro bolla.
Nonostante
tutto, si accorsero che c’era qualcosa di strano. Un
particolare stonava, nel silenzio di quella notte quasi
magica… alt. Silenzio. Ecco cosa non andava. La televisione
era spenta, nessuno fiatava dall’altra parte della porta.
Entrambi se ne accorsero. Louis si portò un dito alla bocca
come a dire “Shh” e senza fare rumore si
avvicinò alla porta, spalancandola. Elyse e Harry, prima
appoggiati alla porta, rotolarono a terra, mentre gli altri, bene o
male, rimasero in equilibrio. I due a terra schizzarono in piedi
facendo finta di niente, guardandosi intorno. Improvvisamente
sembravano particolarmente attratti dal lampadario. “Ehm,
Harry, dove hai detto che era la Nutella?
Sapete, stavamo cercando quella.” Tentò Zayn
cercando di non ridere. Abigail guardò le facce di tutti i
suoi amici, una per una, vedendo la medesima espressione su tutte.
Scoppiò a ridere, mentre Louis la imitava. “Oddio,
siete fantastici.” Disse solo lei fra le risate. “E
dove ne trovi altri come noi, scusa?” chiese Elyse tronfia,
facendo ridere Abigail ancora di più. “Mi spiegate
cosa succede? C’è un’invasione di unni e
non mi hanno avvertita?!” chiese una voce alle loro spalle.
Tutti si voltarono e Abigail vide in mezzo al salone una figura fin
troppo familiare. “Gemma!!” urlò
saltandole al collo. L’altra rimase basita prima di rendersi
conto di chi aveva al collo. “Abby! Cosa ci fai qui,
tesoro?!” chiese stupita. Harry le spiegò tutto,
prima di passare alla presentazioni. “Allora, Gemma, loro
sono Louis, Zayn, Bridgette, Ashley, Niall ed Elyse. Ragazzi, lei
è mia sorella.” Gemma sorrise a tutti per poi
rivolgere uno sguardo ad Elyse. Le due si guardarono, con occhi
sbarrati. Erano bianche in volto. Abigail fu la prima a notarlo.
“Ehi, che avete?” chiese perplessa.
“Ci… ci conosciamo già.”
Disse Gemma con voce tremolante. “Seriamente?
Come?” chiese Zayn, dubbioso. “Ci siamo incontrate
al mare, qualche anno fa.” Disse Elyse. La tensione
nell’aria era palpabile. “Direi che è
ora di andare, ragazzi.” Disse Bridgette per spezzare quel
silenzio imbarazzante e nervoso. Gli altri annuirono e salutarono
Harry, Liam e Gemma, per poi uscire di casa e darsi appuntamento al
giorno dopo, in spiaggia. Quando Elyse passò di fianco a
Gemma, le prese il polso. “Eri da lui?” chiese con
un filo di voce. “Sì.” Rispose solo lei,
prima di distogliere lo sguardo. Entrambe avevano le lacrime agli
occhi. Sapevano di essere nella stessa, orribile situazione. Si erano
conosciute grazie alla cosa peggiore che era capitata nelle loro vite e
lo sapevano, per questo erano così solidali l’una
verso l’altra. Tuttavia, quando si erano viste, non erano
riuscite ad arginare la marea di ricordi.
“Elyse?
Vieni?” chiese Bridgette facendole un cenno. Lei
annuì. “Ci vediamo.” Disse solo, senza
guardarsi indietro. Quando arrivarono a casa, si chiuse in camera e
scoppiò in un pianto disperato.
***
Louis
e Abigail entrarono per primi nella villa. Durante il viaggio,
nonostante la tensione per Elyse, Abigail si era seduta sulle ginocchia
di Louis, le loro dita intrecciate. Louis aveva ricevuto un messaggio
da Harry appena avevano messo piede in casa.
Da:
Hazza
Abbiamo
sentito tutto!! Siete stupendi insieme, l’ho sempre detto! *-*
Abigail
sorrise e sfilò il cellulare di lui dalle sue mani. Louis
cercò di opporsi, ridacchiando, ma lei scappò
fino in camera sua, seguita da Louis. Riuscì
a scrivere comunque.
A:
Hazza
Voi
due, da quando confabulate alle mie spalle?!
Da:
Hazza
?!
A:
Hazza
Sono
Abby, geniaccio.
Da:
Hazza
O.O
Abbyyyy da quanto tempo!! Come stai??
A:
Hazza
Sei
proprio naturale, spontaneo.
Da:
Hazza
Beh
certo, come quando ci avete beccati ;) puoi dire a Louis che mi fa
ancora male la spalla per la caduta? Io e Elyse ci siamo ammazzati per
sentire tutto!
A:
Hazza
AHAHAHAH
non cercare di sviarmi, riccio!
Da:
Hazza
Ok,
ora ho la prova che sei Abby. Solo tu e Liam mi chiamate riccio.
Avevano
continuato così per circa dieci minuti, durante i quali
Louis aveva cercato di riavere il cellulare ridacchiando. Ad un certo
punto, la cinse da dietro e affondò il viso
nell’incavo del suo collo. Abigail rabbrividì.
“Posso riavere il cellulare?” chiese lui
dolcemente. Abigail sbuffò e glielo passò.
“Mi stavo divertendo, uffa.” Disse imbronciata. Lui
sorrise e le diede un veloce bacio a stampo. Lei abbandonò
subito i suoi propositi di essere offesa. “Pensavo che queste
cose succedessero solo nei film.” Disse lei, abbandonandosi
al calore del petto di Louis. “Cosa? Rubare i
cellulari?” chiese lui con un sorriso. “No.
Innamorarsi così.” Rispose Abigail voltandosi. Lui
non disse nulla e la baciò di nuovo. Sembrava che non
potesse più farne a meno, e ad Abigail andava più
che bene.
***
Il
mattino successivo, Abigail si svegliò piuttosto presto. Si
voltò su un fianco e vide Louis, ancora addormentato.
Sorrise. Stava per avvicinarsi a lui, quando il luccichio dello schermo
del cellulare di lui attirò la sua attenzione. Senza
pensarci, lo prese. Rimase basita. Tre messaggi di una certa Lottie.
Due chiamate perse di Daisy e Phoebe. Sentì una fitta di
gelosia. Chi erano quelle tre? E perché, nella rubrica di
Louis, i loro nomi erano accompagnati da dei cuori? L’idea
che Louis potesse averla presa in giro la attraversò.
“Ti piace così tanto curiosare nel mio
cellulare?” chiese Louis, appena sveglio. Lei glielo
restituì, brusca. “Che succede, Abby?”
chiese Louis preoccupato. “Tu prima dimmi chi sono Lottie,
Daisy e Phoebe, poi potrei anche decidere di dirti cosa
succede.” Rispose lei brusca. Lui la guardò
qualche secondo prima di scoppiare a ridere. “È
tanto comica la situazione?” chiese Abigail confusa. Lui
annuì. “Guarda che non devi fare così!
Lottie ha quindici anni e Daisy e Phoebe sette!” disse Louis.
“Mi dovrebbe tranquillizzare questo?”
“Ti
tranquillizza di più sapere che sono le mie
sorelline?” chiese lui. Abigail sbiancò.
“Datemi una pala, voglio sotterrarmi.” Disse solo.
Louis rise di nuovo. “Eri gelosa?”
domandò poi. Lei si morse il labbro e annuì.
Louis sorrise e le passò una mano sul viso. “Non
devi, ok?” sussurrò dolcemente. Lei sorrise e lo
baciò piano.
***
“Ragazzi,
sono preoccupato per Elyse.” Disse Zayn solo. Erano tutti
seduti attorno al tavolo, tutti tranne Elyse, lo stesso tavolo che da
una settimana a quella parte sopportava tutti i loro cambi
d’umore. Davvero era passata solo una settimana? Pareva una
vita. “Si sta rivelando più problematica di quanto
potessi immaginare.” Disse Niall, perplesso. Ashley
annuì. “Cosa dobbiamo fare, secondo voi? Questa
volta non abbiamo fatto niente e lei non è sparita, le
è bastato solo vedere Gemma.” Sussurrò
Bridgette. “Forse dovremmo chiedere a Gemma stessa. O a Harry
e Liam. Magari anche loro hanno notato qualche strano comportamento da
parte di Gemma.” Propose Abigail. “Penso sia
sensato. Però Elyse non dovrà mai saperlo. Se
è come penso, non vuole che nessuno entri nelle sue
faccende, non vuole essere aiutata.” Rispose Zayn. Tutti
annuirono. La missione “Salva-Elyse” iniziava in
quel momento.
***
Elyse
era stesa sul letto, un braccio insanguinato, la lametta
nell’altra mano. Il telefono squillò.
“Non ora.” Si disse lei, aspettando che la suoneria
smettesse di infastidirla. Appena accadde, però, il telefono
squillò di nuovo. Così per altre tre volte.
Elyse, scocciata, prese in mano l’I-phone. Sullo schermo
appariva il nome di Gemma. Rabbrividì e rispose subito.
“Pronto?” chiese preoccupata. “Ely, come
stai? Ieri eri sconvolta.” Fece Gemma apprensiva.
“Non sono io quella che dovrebbe essere stravolta.”
Disse lei mentre la lama passava di nuovo sul suo braccio. Gemette.
“Ely, cosa… Smettila. Subito!”
esclamò Gemma. “Prova a fermarmi.”
Rispose amaramente Elyse. Gemma fece un verso stizzito. “Sto
arrivando.” Disse solo prima di mettere giù. Elyse
avrebbe voluto fermarla, ma non fece in tempo. Come sempre, Gemma aveva
capito. Lei era l’unica a sapere del fatto che Elyse si
tagliava. Elyse fissò i tagli sul braccio. Perché
permetteva a Gemma di trovarla ogni volta in quelle condizioni? La
risposta era lampante nella sua mente, ma lei non voleva ammetterlo.
Non voleva ammettere di voler essere salvata. Non voglio
essere salvata. Non da lei, almeno. Si disse Elyse mentre la
lama lasciava un taglio ancora più profondo.
***
Niall
era seduto sul tavolo, le labbra sporche di nutella. Aveva convinto
Abigail a preparare di nuovo quel dolce fantastico che aveva fatto la
prima mattina. Stava gustando l’ultimo morso, quando qualcuno
suonò alla porta. “Niall, apri tu!”
urlò Ashley dal divano.
“Perché?!”
“Perché
io e Bridgette siamo occupate!”
“Cos’è,
siete incollate al divano?”
“Zitto
e apri, Clary e Jace si stanno per baciare!!”
Niall
lanciò uno sguardo allo schermo della tv. Shadowhunters,
ovvio. Aveva scoperto che le due ragazze amavano gli urban fantasy con
storie d’amore. Sbuffando, si alzò per aprire alla
porta. Davanti a lui, Gemma, Harry e Liam avevano fatto radici.
“Ciao Niall, dov’è Elyse?”
chiese Gemma concitata. In camera sua, cosa…” non
fece in tempo a finire che Gemma si precipitò al piano di
sopra. Harry e Liam erano basiti. “Cosa succede?”
chiese Niall. “Pensavamo che lo sapeste voi. Gemma era al
telefono, poi ha iniziato ha urlare come una pazza che doveva venire
qui di corsa.” Rispose Liam. I tre cercavano di capire,
quando sentirono due persone urlare e corsero in sala, bianchi come
cenci. Videro Ashley e Bridgette saltare come esaltate sul divano,
mentre nello schermo Clary e Jace si baciavano con trasporto.
“Chiamo adesso o dopo l’ospedale
psichiatrico?” chiese Harry. “E dai, non dirmi che
queste scene non ti piacciono.” Fece Liam. Harry sorrise.
“Mi piacciono fra noi due.” Disse prima di
baciarlo. Niall si sentiva solo, chissà come mai.
***
“Elyse,
apri la porta, subito!” urlò Gemma. Elyse si
passò una mano fra i capelli biondissimi.
“Lasciami in pace.” Disse solo con voce rotta. Una
lacrima si mescolò al sangue che non smetteva di colare
giù dal braccio. Sentì un tonfo. “Butto
giù la porta a spallate, te lo giuro!”
urlò Gemma. Elyse non rispose, ma sentì un altro
tonfo. Due, tre, quattro. Tutti erano accompagnati da gemiti soffocati
e sofferenti. Al quinto, più forte, Gemma urlò.
Elyse scattò in piedi e spalancò la porta. Gemma
era accovacciata contro il muro, con la mano convulsamente stretta
attorno alla spalla. “Sei contenta, ora che ti è
uscita la spalla?!” chiese Elyse preoccupata gettandosi di
fianco a lei. “Beh, sei uscita, o sbaglio?” chiese
Gemma con un mezzo sorriso. “Sei completamente
fumata.” Rispose Elyse, ridacchiando. Gemma le prese la mano
destra e la tirò verso di sé, mostrando il
braccio pieno di sangue. “Gemma, no.”
“Fammi
vedere l’altro.”
“Sono
mancina, non sono capace di tagliarmi senza fare danni con la
destra.”
“Fammi
vedere il braccio.” Si impuntò Gemma. Elyse
sbuffò e obbedì, mostrando il braccio, intonso.
“Bene. Ora andiamo in camera tua, mi dai quella lametta, ti
lavi il sangue e ti fasci, chiaro?”
“Se
no, cosa mi fai?”
“Sono
stata capace di lussarmi la spalla, sono capace di fare molto
peggio.”
“Allora
facciamo così: io mi lavo il braccio, tu vai
all’ospedale.”
“Non…”
Gemma non fece in tempo a finire, che Elyse chiamò a gran
voce Harry per poi entrare in camera. “Scusa”,
disse prima di chiudere la porta a chiave. Gemma l’avrebbe
uccisa, ma la spalla dolorante chiedeva attenzione.
“Cos’è questo casino?!” chiese
Zayn sporgendosi dalla porta di fianco. Vide Gemma a terra e
impallidì. “Che è successo?!”
chiese Harry, apparso al loro fianco. Gemma si morse le labbra.
“Incidenti di percorso, sono inciampata.” Fece. Non
voleva rivelare il segreto di Elyse. “Andiamo subito al
pronto soccorso.” Disse Harry, da bravo fratello.
***
Elyse
aveva l’orecchio attaccato alla porta. Sentì tutta
la conversazione fino a quando Gemma e gli altri non se ne andarono. Grazie,
Gem. Pensò sono con un sospiro di sollievo
scivolando contro la parete.
*spazio
autrice*
Ciao
a tutti!!!
allora,
non ho molto da dire. Qualcosina però sì: AMO
ABBY E LOUIS!!! ho gli occhi a cuoricino *-*
poi: Elyse. Povera la mia piccola. Perchè non vuoi essere
salvata?!
secondo voi da chi vorrebbe essere salvata???
Gemma. La mitica Gemma, nella stessa situazione di Elyse. Lei
è forte, non si fa del male, va avanti sia per lei che per
Elyse stessa. Una grande.
Ashley e Bridgette, tutte e due con il loro segretuccio. Dovrei
aggiungere anche Kate, che proprio non sopporto, ma che ultimamente fa
la brava e lascia in pace Bridgette. Una precisazione: Bridgette non sa
niente del bacio che Kate ha dato a Niall. Eh già: perde
ogni contatto con la realtà quando Kate prende il controllo.
Un'ultima cosa: Bridgette è tinta di azzurro, me n'ero
dimenticata.
Zayn, col suo piano per salvare Elyse. Perchè non ammette il
motivo??
Harry e Liam, cuccioli anche loro, che per ora fanno poco, ma dopo
avranno un ruolo più importante
Niall, povero, viene sempre per ultimo. Ancora non so cosa
potrà succedergli, ma non posso tralasciarlo!!
Dopo che ho occupato metà capitolo con le foto, vorrei dire
due cose:
1 ne è valsa la pena
2 le ragazze non sono precisamente così, tranne Gemma, ma
non ho trovato foto uguali alla loro descrizioni, mi dispiace :(
Detto questo: ciao a tuttiii aspetto commenti!!! glatie a tuttii
Ranya
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Capitolo 9 *** Frittelle ***
Frittelle
Louis
e Abigail erano in riva al
mare, a guardare i bambini rincorrersi. Ogni tanto ridacchiavano,
quando
qualcuno li bagnava. Ad un certo punto, Abigail sentì il
cellulare suonare. Era
Liam. “Leeyum, che succede?” chiese.
“Potete tornare alla villa? Siamo tutti
qui, tranne Harry, Niall, Elyse e Gemma. Non ho capito come
è successo ma Gemma
si è lussata la spalla, ora sono in ospedale. Zayn mi ha
spiegato del vostro
piano per scoprire cosa è successo ad Elyse e ho pensato che
potremmo parlarne
adesso.”
“Gemma
si è lussata la spalla?!”
“Non
chiedermi niente, so solo
che quando siamo arrivati rideva. Ha detto di essere caduta.”
“Mi
sono persa perché eravate
alla villa.”
“Non
lo so, la tua amica ha avuto
la bella idea di sbattere me e Harry in macchina e portarci a forza da
voi.
Quando Niall ci ha aperto è schizzata di sopra, cercava
Elyse. Speravo di
trovare te e Louis, ma eravate già andati.” Fece
Liam, perfettamente calmo. La
faccenda di Gemma non lo turbava molto, a quanto pareva. Abigail
sentì qualcuno
che urlava dall’altra parte del telefono. Anche Louis doveva
aver sentito,
perché sgranò gli occhi. “Che
succede?!” chiesero insieme. “Non fateci caso,
avete due fumate pazze di demoni, angeli e cose del genere in casa.
C’è la
battaglia finale.”
“Shadowhunters?!
Mi avete fatto
prendere un infarto!”
“Dillo
ad Ashley e Bridgette!”
rispose Liam ridacchiando. “Silenzio!”
urlò Ashley, con voce straziata
dall’ansia. “Parliamo dopo, voi potete
tornare?” chiese Liam. Abigail assentì e
mise giù. “Io sono bipolare, ma quelle due sono
pazze forte.” Disse poi con una
smorfia. Louis ridacchiò. “Dai, andiamo a
casa.” Disse poi con un sorriso che
avrebbe sciolto le calotte polari. La aiutò ad alzarsi e si
diressero verso la
macchina di Zayn, che avevano preso in prestito. Abigail fissava
distratta il
cielo, per questo non si sorprese più di tanto quando
inciampò e finì dritta
distesa sulla sabbia. Si sorprese di più Louis, cui lei si
era aggrappata per
non cadere, senza risultato. “Tutto ok?” chiese
lei, scoppiando a ridere. Louis
la imitò, annuendo, poi si fermò a fissarla.
Sulle labbra aveva un mezzo
sorriso stupendo.
***
Pov.
Louis
Era
bellissima. Un angelo senza
ali. Il suo angelo. Fino a qualche
ora prima, il solo fantasticare sulle sue labbra gli sembrava proibito.
Ora che
poteva averle quando voleva, si sentiva in paradiso. Come se esistesse
solo
lei. Si sentiva la persona più fortunata del mondo. La amava
con tutto sé
stesso.
“Perché
mi guardi così?” chiese
Abigail ridacchiando. “Stavo pensando che sei
bellissima.” Rispose con tono
dolce Louis. La vide arrossire leggermente e a quel punto non
resistette: la
baciò delicatamente, a fior di labbra, un semplice bacio a
stampo che gli fece
toccare il cielo con un dito.
“Ehi,
voi due! Qui ci sono
bambini piccoli! Non traumatizzateli!” urlò una
voce fin troppo conosciuta alle
loro spalle. Louis e Abigail si girarono di scatto, vedendo Harry che
rideva
con di fianco Gemma, Elyse e Niall. “Sei un mostro! Erano
tenerissimi!” urlò
Gemma, minacciando il fratello col gesso che le costringeva il braccio.
Lui
rise ancora di più, mentre Niall prendeva Gemma a
mo’ di principessa per
impedirle di saltare addosso a Harry e sbranarlo. Elyse,
però, non aveva freni
e non esitò a rincorrere Harry per tutta la spiaggia.
“Poi siamo noi che traumatizziamo
i bambini!” urlò Abigail per farsi sentire.
“Mi pare logico, Abby! Questo è
divertimento allo stato puro!” urlò Harry fra le
risate. Abigail gli fece una
linguaccia, mentre lei e Louis si alzavano. “Come resisteremo
un anno con
loro?” chiese Abigail. “Come resisteremo per il
resto della nostra vita senza
di loro?” la corresse Louis. Abigail sorrise. “Hai
ragione.” Disse solo.
***
Pov.
Niall
Erano
tornati a casa da mezz’ora,
ma lui si era chiuso in camera subito. Era confuso. Se qualcuno
gliel’avesse
chiesto, non avrebbe saputo dire quale fosse il suo stato
d’animo. Decise di
accendere il computer che teneva sulla scrivania e selezionare il
programma di
Word. Non l’avrebbe mai detto a nessuno, ma era uno scrittore
in erba. Amava
scrivere di tutto quello che gli succedeva attorno. A furia di
consumarsi in
parole, aveva scoperto molte cose. Ad esempio, scrivere di un
particolare
argomento all’inizio poteva rivelarsi difficile, poi lui
riusciva ad
estraniarsi dal mondo e a vedere dall’alto il problema: i
suoi pro, i suoi
contro, la sua utilità, i suoi rischi. Era così
che decideva se qualcosa gli
andava a genio o no. Così aveva deciso che
l’omosessualità non era una
malattia, che l’amore è un’arma a doppio
taglio, e cose del genere. Argomenti
che le persone che ti stanno attorno ti offrono già
impacchettati, gli
stereotipi. Omosessualità = sbagliato. Ma cosa
c’era di male nell’essere
omosessuale? Nonostante lui fosse completamente etero, aveva
“visto dall’alto”
tutta la situazione. L’amore omosessuale è un
amore che va contro tutti,
coraggioso, che deve essere alimentato costantemente a causa di tutti
coloro
che vogliono spegnerlo e bollarlo come innaturale. È
più forte e più duraturo
dell’amore normale, non ha paura, sa quello che vuole e
sacrificherebbe tutto
per ottenerlo. Un omosessuale ha avuto il coraggio di dichiararsi tale,
di
sopportare il peso delle sue scelte, di andare avanti quando tutto e
tutti gli
impongono di tornare indietro.
Gli
omosessuali sono una delle
cose più vere del mondo, con ideali più forti e
passione più grande di tutti
gli altri. Questo aveva capito Niall grazie alla scrittura. Le menti
chiuse
avrebbero accettato il pacchetto-stereotipo, ma a lui non andava bene
di essere
come tutti gli altri. Se doveva difendere le sue idee, voleva delle
idee in cui
credeva veramente, e non solo perché qualcuno gliele aveva
imposte.
Grazie
alla sua Visione
dall’alto, aveva capito molte cose. Aveva una mente
più profonda degli altri,
un cuore più puro, ideali più resistenti. Era
libero. Sotto l’aspetto di un
tenero mangione e giocherellone, era un uomo da invidiare, che non si
sarebbe
fermato davanti a niente.
Per
questo, provò ad applicare la
Visione dall’alto con il suo stato d’animo. Come
ogni volta, mentre le parole
scaturivano da sole, capiva poco a poco tutto quanto. Come se non fosse
lui a
scrivere, ma qualcuno glielo stesse spiegando. Era un fenomeno
incredibile.
Grazie
alla sua Visione
dall’alto, la nebbia confusa che lo rendeva cieco si
dissipò. Niall capì cosa
gli stava succedendo.
Senza
dire niente, salvò il file
nella sua cartella nascosta, dove c’erano mille riflessioni
del genere. File:
“Innamorato.”
Prese
un foglio e senza farci
caso iniziò a disegnare tratti confusi, che mano a mano
diventavano un volto.
Capelli lunghi e mossi, occhi chiari e dolci, un sorriso tenero.
Sorrise
involontariamente.
Quella
ragazza l’aveva stregato.
***
“Come
hai fatto a lussarti la
spalla, si può sapere?!” chiese Abigail quando
arrivarono a casa. Gemma
ridacchiò. “Ve l’ho detto mille volte,
sono inciampata!” rispose esasperata. Abigail
portò gli occhi al cielo. In quel momento, Niall
sparì al piano di sopra. “Che
ha? È rimasto silenzioso tutto il viaggio.” Chiese
Gemma sporgendo il labbro
all’infuori. Louis fece spallucce. “Voi come fate a
vivere? Che io sappia, non
lavorate, eppure avete questa megavilla.” Chiese Harry, al
fianco della
sorella. “In realtà non la manteniamo noi. Ogni
mese ci viene dato un assegno,
compreso nel premio del concorso. In poche parole, per un anno andremo
a
scrocco. Dovrebbe bastare per alimenti, casa e qualche spesa extra, poi
se lo
finiamo o aspettiamo la fine del mese o usiamo soldi nostri.”
Spiegò Zayn. “Ma
guarda te che scansafatiche.” Borbottò Gemma.
Elyse si mise a ridere. “Avremo o
no qualche vantaggio, noi povere menti malate?” chiese
innocentemente Abigail.
Gemma sgranò gli occhi. “Avete
tutti
dei problemi?” chiese incredula. “No, solo io, Abby
e Bridgette.” Rispose
Elyse. “Cos’ha Bridgette?”
“Doppia
personalità, ma per ora
non si è fatta vedere.”
“E
tu, Elyse?” chiese invece
Harry. Lei e Gemma si irrigidirono. “Niente che ti
riguarda.” Rispose Elyse.
Harry si fece piccolo piccolo. “Ehi, non mi traumatizzare il
riccio!” esclamò
Liam. Harry strisciò fino a lui, con fare offeso.
“Leeyum, mi ha trattato
male.” Fece con fare da bambino, un’espressione da
bimbo impuntato. Liam si
trattenne dal ridere. “Cosa devo fare, piccolo?
Giustiziarla?” chiese poi,
stando al gioco. “Shi.” Rispose Harry
accoccolandosi contro Liam, che lo
circondò col braccio. Tutti rimasero un attimo in silenzio,
poi scoppiarono a
ridere. “Non si può rimanere seri con voi due in
giro!” esclamò Elyse ridendo.
Gemma tentò di alzarsi,
ma si sbilanciò
e ricadde sul divano. Il gesso finì fra le costole di Zayn,
che si piegò in
due. “Oddio, tutto ok?” chiese Gemma preoccupata.
Elyse si avvicinò a lui,
apprensiva. “Male?” chiese solo. “Ho
farina di costole adesso.” Fece lui con
voce spezzata. Elyse lo costrinse a stendere il busto, per poi premere
sul
punto colpito. “Fai male.” Disse solo lui.
“Zayn, siamo appena stati al pronto
soccorso, secondo me se ci torniamo ci insultano.” Rispose
Elyse. “Fa niente,
sto bene. Non mi ha mai ucciso nessuna botta.”
Ribatté Zayn facendo respiri
profondi. In qualche minuto, si era ripreso.
“Scusa.” Fece Gemma mordendosi il labbro,
dispiaciuta. “Tutto ok, tranquilla.” Rispose Zayn.
“Ragazzi, sparisco in
cucina, devo provare a fare le frittelle. Volete?” chiese
Abigail. “Sì, ti
prego, amo come cucini!” esclamò Gemma con occhi
sognanti. “Mi ricorda molto
Niall in questo momento.” Sussurrò Louis
ridacchiando. “Mai mettersi fra me e
il cibo, chiaro? Ho un gesso e – come Zayn sa – non
ho paura di usarlo.” Esclamò
Gemma con fare truce. Elyse si
mise a ridere. “Posso confermare, mi divorava tutto quando
veniva da me.” Fece
Abigail. “Cosa ci fai ancora qui, te?! Muoviti, muoviti,
muoviti!! In cucina,
su!” esclamò Gemma, praticamente cacciandola dalla
sala. “Te non sei normale.”
Sussurrò Harry, ancora abbracciato a Liam.
“L’hai capito adesso? Complimenti!”
esclamò Gemma ridacchiando. Louis si alzò e
seguì Abigail. “Povera Abby, me
l’avete bandita dalla sala!” Esclamò.
“Ho fame, ho detto.” Ribatté per
l’ultima
volta Gemma. Elyse scosse la testa. “Sei
impossibile.” Disse solo. “I’m
crazy and I know it.” Si vantò Gemma
ridacchiando.
***
Niall
era chiuso in camera,
quando sentì bussare. “Niall, ci sono le
frittelle, ti vanno?” chiese Ashley
dall’altra parte della porta. “Scusa, non ho
fame.” Urlò Niall. Sentì un
silenzio sorpreso. “Tutto ok?” chiese Bridgette.
Non
avrebbe saputo dirlo. Tutto
ok cosa significava? se tutto ok stava per “è
tutto normale, sono uguale a
prima” allora non era tutto ok. Era completamente perso in un
vortice di
emozioni e pensieri a lui estranei, che non capiva, che non aveva mai
provato.
Non era mai stato innamorato. Non era tutto
ok. Era mille volte meglio.
“Sì,
tranquilla. Arrivo subito.”
Mentì Niall. Sentì un dubbioso “Va
bene” e le due scesero al piano di sotto.
Bastarono pochi minuti che la porta si aprì.
“Posso entrare?” chiese Gemma.
Portava faticosamente un piatto pieno di frittelle, mentre sottobraccio
aveva
un barattolo di nutella pericolosamente in bilico. Niall si
alzò per aiutarla.
“Ehi, che fai?” chiese incerto. Lei fece spallucce.
“Una persona che ama
mangiare non può perdersi le frittelle di Abby.”
Rispose tranquilla. “E tu ami
mangiare?” chiese Niall divertito. “Non ho mai
amato nessuno, solo il cibo.”
Rispose ridacchiando Gemma. “Benvenuta nel club,
allora!” esclamò contento
Niall, portando il piatto sul letto. Si misero a gambe incrociate a
gustare le
frittelle. “Sono stupende, avevi ragione.” Disse
Niall a bocca piena. “Fidati
di me, Abby è la cuoca migliore del mondo!”
rispose Gemma, sempre a bocca
piena. Era sporca di zucchero a velo sulle labbra. Niall si
allungò e con un
pollice tolse lo zucchero. “Grazie mille.” Fece lei
sorridendo. Niall ricambiò.
Gemma era di una naturalezza fantastica, solare e divertente, e
soprattutto
amava mangiare come lui. Questo le faceva guadagnare altri mille punti,
agli
occhi di Niall. Quando finirono le sei frittelle, guardarono il letto:
avevano
fatto un disastro di zucchero e briciole. “Ops.”
Disse solo Gemma trattenendo
un sorriso. “Fa niente, adesso la sbatto fuori dalla
finestra. Lo faceva mia
madre con le tovaglie, non deve essere molto difficile.”
Disse Niall. Lei
sgranò gli occhi e schizzò di sotto.
“Aspettami!” urlò. Niall la
guardò basito,
per poi togliere il lenzuolo dal letto e portarlo alla finestra,
facendo
attenzione a non far cadere le briciole. Stava per sventolare il
lenzuolo,
quando sentì un “Fermo!” urlato dalla
casa. Gemma si precipitò in giardino, con
gli occhiali da sole inforcati. “Ok, ora puoi far piovere
zucchero.” Disse solo
raggiante. Niall scoppiò a ridere. “Non sei
normale.” Disse solo. “E allora? Se
non sono pazza adesso quando potrò esserlo, scusa? Siamo
giovani una volta
sola!” esclamò Gemma. Niall ridacchiò,
riflettendo però sulle parole di Gemma.
“Voglio la pioggia di zucchero, Nialler!”
urlò Gemma indispettita. A quanto
pareva, Niall si era soffermato troppo sui suoi pensieri contorti da
scrittore.
Senza pensarci, sventolò il lenzuolo, travolgendo Gemma di
piccoli e dolci
cristalli bianchi. “Nevica!” urlò lei
prima di sporgere la lingua all’aria per
afferrare lo zucchero. Aveva messo gli occhiali proprio per non farsi
accecare.
Quando Niall finì, si sporse dal balcone.
“Com’era?” chiese. “La nevicata
migliore del mondo!” esclamò galvanizzata Gemma.
Vederla così esaltata fece
sorridere Niall. Era davvero una ragazza unica. “La prossima
volta provo io!”
decise. Lei ammiccò e alzò il pollice, la lingua
fra i denti.
“Niall,
Gemma, stiamo andando in
spiaggia, venite?” chiese Ashley sporgendosi dalla porta.
“Arrivo!” fecero i
due insieme, prima di guardarsi e scoppiare a ridere. Gemma
fissò la fiancata
della villa, poi il balcone, e s’illuminò.
“Quando mi tolgono il gesso mi
arrampico fino al tuo balcone, così ci facciamo scorpacciate
in allegria.”
Disse divertita. “Certo, così se cadi torni dritta
all’ospedale.”
“Tu
scherzi, ormai avrò la
tessera fedeltà!” ribatté Gemma
ridendo. Niall alzò gli occhi al cielo e
rientrò, scendendo di fretta le scale. Si scontrò
con una chioma azzurra
spettinata. “Bridgette, scusa, non ti avevo visto.”
Disse solo. Lei lo guardò
storto. “Bridgette?” chiese. Oh, no.
“Kate?” fece Niall con un groppo in gola.
Ricordava fin troppo bene il primo e unico incontro con
l’alter ego di
Bridgette, e non gli era piaciuto per niente. “Anche se non
mi guardi come se
fossi radioattiva, è ok.” Fece lei offesa.
“No, io…” tentò di difendersi
Niall.
“Bridgette? Dove sei?” chiese qualcuno. Niall
sospirò di sollievo, poi fissò
Bridgette/Kate. Lei sembrò strabuzzare gli occhi, confusa.
Scosse la testa un
paio di volte, per poi portarsi una mano alla tempia.
“Kate?” chiese Niall.
Ashley e Bridgette spostarono lo sguardo su di lui.
“Kate?!” chiesero
spaventate. “Cosa ha fatto, detto, accennato?!”
Chiese Bridgette. “Questa volta
niente.” Sussurrò Niall. “Come, questa
volta?” chiese Ashley. “Ha già preso il
controllo, ma pensavo che lo sapeste.” Tentò
Niall. “Quando pensavi di dircelo?
No che non lo sapevamo!” fece Bridgette spaventata.
“Ehi, ehi, tutti calmi,
dite tutto alla vecchia Gemma.” Entrò in scena
così la salvezza di Niall.
Grazie, Gem. Pensò Niall
riconoscente.
*
spazio autrice *
Ciao
a tutti!!!
Wow,
Niall è davvero importante
in questo capitolo!! Mi sta troppo simpatico, lui e Gemma.
Domanda
da un milione di dollari:
di chi sarà innamorato Niall?? Vorrei sapere che ne pensate,
magari con una
mini recensione… pleaseee *-*
La
riflessione che fa Niall mi
piace troppo. Sono etero, ma lo dico: viva gli omosessuali. E non i/le
drag
queen, lo ammetto, quelli/e sono inquietanti. Viva i veri omosessuali,
che non
sono tali per seguire la moda, ma per seguire il loro cuore. Servono
persone
così al mondo. Servono persone vere, perché ormai
siamo in una società
avariata, che lascia correre tutto, tutte le violenze. Non mi va bene.
Mi
sto perdendo, lo so (come
direbbe la mia prof di italiano), ma volevo far sapere il mio punto di
vista. In
fondo, se non lo faccio qui, dove lo faccio?
Tornando
al capitolo: tanti
segreti fra poche persone. Mi piace. Gemma ed Elyse, Niall (ne avesse
uno,
sarebbe più facile), Bridgette e Ashley.
Parlando
di Gemma. La adoro. È un
raggio di sole nella vita di Elyse e Niall. Come ho già
ribadito, è forte. Ed è
pazza, in senso positivo. “Se non
sono
pazza adesso quando potrò esserlo, scusa?”
la amo. Carpe diem.
Louis
e Abby, lo ripeto, sono
adorabili *-*
Zayn,
povero, si becca una
gessata nelle costole.
Harry
e Liam, cuccioli pure loro
*-*
Dovrei
aver finito. Ciao a
tutti!!!! Grazie ancora a tutti quelli che recensiscono e mettono la
storia fra
le preferite/seguite!!
Ciauuu
Ranya
|
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Capitolo 10 *** ali d'argento ***
Ali
d’argento
“Zayn,
passami lo scotch di carta!” esclamò Abigail,
dall’alto della scala. “Non ci
arrivo!” fece lui. Abigail sbuffò.
“Gem?” chiese poi. “Al volo!”
esclamò
l’interessata, che presiedeva solamente a causa del braccio
ingessato,
lanciandole lo scotch. Abigail lo afferrò per un pelo, per
poi delimitare
larghe strisce nel muro. “Gem, mi passi quel
pennello?” chiese Niall. Lei si
allungò fino al ragazzo. Si scambiarono un sorriso e Gemma
tornò al suo posto.
“Gemma, mi passi…” Harry non fece in
tempo a finire, che Gemma sbuffò. “Avete
rotto!” esclamò poi. Tutti si misero a ridere.
“Scusa, hai ragione, povera
invalida.” Fece Liam con un sorriso. Gemma lo
incenerì con lo sguardo. “Grazie
di tutto, ragazzi!” esclamò Abigail. Era passata
una settimana da quando Gemma
si era lussata la spalla. Abigail aveva deciso di ridipingere la camera
e dare
un tocco di personalità ai mobili. Dopo la sua camera,
sarebbe toccata a quella
degli altri. Erano impegnati da tutta la mattina, con pennelli e
vernice. Tutto
era ricoperto di teli di plastica, tranne le pareti e le ante
dell’armadio,
smontate a terra. “Nialler, dopo si mangia, vero?”
chiese Gemma speranzosa. Lui
si mise a ridere e annuì. Ormai era diventata
un’usanza mangiare insieme, per
loro due. Amavano i loro ritrovi. Si divertivano un mondo insieme.
Gemma scattò
in piedi, esultando… e colpendo un barattolo di vernice
bianca. Tutti
trattennero il fiato, mentre la vernice volava fino alle ante
dell’armadio. Si
infranse su di esse, macchiandole, e macchiando il viso di Liam e
Harry. “Sei
un mostro.” Disse Harry, pulendosi le goccioline di vernice
dai ricci. “Ehm,
ops?” tentò Gemma. Harry intinse un pennello nel
rosa e si avvicinò alla
sorella. Tutti erano immobili. “Hazza, non
fare…” tentò Louis. Troppo tardi. Harry
passò il pennello sul viso di Gemma, sporcandole il naso.
Lei sgranò gli occhi,
oltraggiata. “Questa me la paghi, riccio!”
esclamò, prendendo il barattolo del
rosa più scuro. Lo gettò su Harry, rovesciando
metà del suo contenuto. Harry,,
però, lo schivò, e la vernice finì su
Abigail. “Questa è guerra!”
esclamò lei.
A quel grido, tutti iniziarono a gettarsi addosso vernice, incuranti
del
risultato. Solo venti minuti dopo, Abigail gridò:
“Tutti fermi!” era
paralizzata. “Abbiamo fatto un casino.” Disse Zayn
mordicchiandosi il labbro,
teso. “Ma va’, non si nota.” Fece Elyse.
“A me non sembrava che avessi
problemi, prima!” ribatté Zayn, imbronciato.
“Zitti e fermi!” fece Abigail,
dirigendosi verso uno scatolone. “Che fai?” chiese
Louis, cauto. Tutti erano consapevoli
di aver rovinato il lavoro di una mattinata. Abigail riemerse dallo
scatolone
con due barattoli in mano. Gemma ci gettò
un’occhiata: erano pieni di
porporina, in un
barattolo rosa, in uno
bianca. Abigail ne prese due manciate e iniziò a spargere
striature ondulate e
distinte di brillantini sulle ante dell’armadio.
“Perfetto.” Disse solo,
strabiliata, osservando le macchie di vernice casuali ricoperte di
altrettanto
casuali forme brillanti. Erano davvero belle. “Sei
seria?” chiese Ashley,
sorpresa. “Non sarebbero venute così bene con
nessun disegno studiato. Amo le
cose caotiche!” esclamò Abigail elettrizzata.
“Vi prego, continuiamo anche con
le pareti! Schizziamo così tutto quanto!” aggiunse
poi implorante. Gemma
sorrise. “Hai chiesto al gruppo giusto, tesoro!”
fece furba. Non c’era molto da
fare: la guerra dei colori aveva dipinto tutta la camera di colori
vivaci e
assolutamente senza senso. Abigail si occupò solo di qualche
dettaglio, una
zona rimasta bianca, ad esempio. “Posso fare una cosa
speciale?” chiese poi. “A
noi lo domandi? La camera è tua!”
esclamò Niall ridacchiando. Abigail si
diresse subito dove doveva stare il letto. “Gemma, mi passi
il pennello?”
“Sempre
Gemma che deve fare tutto.” Si lamentò lei,
passandole però il pennello. “Ragazzi,
ci vorrà un po’. Secondo me è meglio se
vi andate a fare una doccia, siete più
screziati delle pareti.” Suggerì Abigail. Tutti
annuirono. Louis le si avvicinò
e le lasciò
un tenero bacio a stampo. “A
dopo.” Disse solo. Lei annuì sorridente, mentre
tutti la lasciavano da sola. Prese
un barattolo di vernice azzurro chiaro e uno di vernice argentata e si
mise a disegnare,
accuratamente.
***
Un’ora
dopo, erano riusciti a togliersi la vernice di dosso. Erano le due meno
venti,
troppo tardi per cucinare. Ricorsero alla pizzeria più
vicina, per la gioia di
Niall e Gemma. I due si chiusero in camera come ogni volta: si
divertivano a
mangiare sul balcone di Niall, da soli. Louis si offrì di
portare la pizza ad
Abigail, ma trovò la porta chiusa. “Abby, non
mangi?” chiese perplesso. “Mhm,
sì, tranquillo, finisco qui e arrivo subito.” Fece
lei. Louis scoprì tardi che
il subito di Abigail equivaleva ad un’ora. Alle tre,
sbuffò e tornò al piano di
sopra. Stavolta, la porta era aperta. “Abby, allora vieni
o… oddio, wow.” Disse
solo a bocca aperta. Su una parete, quella dove poggiava la testata del
letto,
era dipinto un enorme paio d’ali azzurre con riflessi
argentati, perfette,
spiegate. Morbide piume erano accennate da veloci tratti verso il
centro delle
ali, mentre quelle sui bordi, più affilate, erano delineate
da porporina
argentata. Sopra di esse, campeggiava una scritta elegante da biscotto
della
fortuna: “Tutti abbiamo un paio di ali, ma solo chi sogna
impara a volare.”
Rimase a bocca aperta. Era bellissimo. “Che ne
pensi?” chiese Abigail speranzosa,
pulendosi le mani. “Stupendo.” Fece lui,
sbalordito. Abigail sorrise. “Grazie.”
Disse solo. “Sai, anche nella mia vecchia camera ho fatto un
paio di ali così. Ero
convinta che se avessi affidato loro i miei segreti, esse li avrebbero
fatti
volare in alto, al sicuro, in un posto dove potevano essere ascoltati e
capiti.
Ogni segreto ha bisogno di un paio di ali d’argento. Sono i
sogni che te le
fanno spuntare.” Disse poi con lo sguardo perso sulla parete
e un mezzo sorriso
sulle labbra. “È un bel pensiero. Come ti
è venuto?” chiese Louis
abbracciandola da dietro. “Non so. Quando avevo quindici anni
scrivevo poesie,
per passare il tempo. Le ali sulla parete sono state la mia maggiore
ispirazione.” Rispose lei. Quel momento fu interrotto dal
brontolio dello
stomaco di Abigail. “Ti ricordo che sei a digiuno, pittrice.
Vieni a mangiare
la tua povera pizza ormai fredda?” chiese Louis.
“Ma sì, una passata in forno
ed è tutto a posto. Tanto mentre disegno non sento
fame.” Rispose lei
ridacchiando.
***
Elyse
si chinò sul letto. La lametta, fra le sue mani, riluceva
invitante. Elyse
esitò, rigirandosela fra le mani. Si scoprì il
polso destro, portando alla luce
una fitta rete di tagli, alcuni recenti, altri rimarginati.
Ripensò alla
conversazione con Gemma.
“Solo
perché ci sta
rovinando la vita, non devi pensarci tu a distruggerti del
tutto.”
“Non
ce la faccio. Come
fai, tu? Sei sempre sorridente.”
Gemma aveva
sorriso,
abbracciandola.
“Io
sono abbastanza forte
da provare a dimenticare.”
“Io
no.”
“Trova
qualcuno che ti
tiri fuori da questo circolo, che ti accetterà dopo aver
saputo tutto di te. Vedrai
che sarà più facile.”
“Tu
non mi accetti?”
“Io
ti adoro. Ma a
quanto pare non serve a niente. Sono due anni che vai avanti, non
è la prima
volta che ti fermo.”
“Sento
che è giusto
farmi del male.”
“Per
colpa sua? Non è
giusto per niente. Non hai fatto niente per meritare tutto questo, e
stai
difendendo tua sorella da lui. Se questa non è una cosa da
persone forti, non
so cos’altro possa essere.”
Elyse
ripensò a quelle parole. “Sono abbastanza forte
per resisterti?” chiese alla
lametta.
Qualcuno
bussò alla porta. “Dolcezza, stiamo andando in
spiaggia. Vieni?” chiese Zayn.
Elyse sbuffò. “Cosa non capisci di: non chiamarmi
dolcezza?!” chiese alzandosi
in piedi e prendendo la sua borsa. Aprì la porta, trovandosi
davanti ad uno
Zayn sghignazzante. “Andiamo, che è
meglio.” Fece alzando gli occhi al cielo e
richiudendosi la porta alle spalle. Sul pavimento, la lametta riluceva
sinistra.
Elyse
non era forte.
Aveva
bisogno di qualcuno che la salvasse.
Quel
qualcuno l’aveva appena salvata.
***
“Sei
sicura che sia la cosa giusta?”
“Sì.
Non possiamo dirlo a nessuno.”
“Non
mi piace questa situazione… dobbiamo fare tutto in
segreto…”
“Se
vuoi dirlo agli altri, per me è ok…”
“No.
Hai ragione, saremmo dei fenomeni da baraccone.”
Finì Bridgette. Ashley, di
fianco a lei, sospirò, un sospiro stanco e rassegnato.
“Ash?”
“Dimmi.”
“Ti
amo.”
“Anche
io.”
|
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Capitolo 11 *** Festa a tema ***
Festa a tema
Niall e Gemma
erano seduti sul terrazzo della camera di
Niall. Quest’ultimo aveva portato fuori un tavolo, grande a
malapena per due
persone, e due sedie pieghevoli. Ormai i due mangiavano sempre
lì fuori, da
soli. Non facevano altro che parlare, ridere e mangiare. Anche in quel
momento,
sul tavolo campeggiavano due tazze di tè e un paio di
brioche. Era mattino
presto, Gemma, Harry e Liam avevano dormito da loro. “Che
bello stare qui fuori
così presto.” Fece Gemma con un lieve sorriso, lo
sguardo puntato verso il
cielo, imporporato dall’alba. Niall, vedendola distratta,
allungò furtivamente
la mano verso la brioche di lei. “Ti stacco quella mano a
morsi, Nialler. Non
provocarmi.” Lo minacciò lei, tirandosi al petto
la brioche. Niall si mise a
ridere. “Nemmeno Gollum è così
possessivo.” Disse solo. Gemma fece una
linguaccia. “Il mio tessoro.” Disse con voce
sibilante, prima di scoppiare a
ridere con Niall.
Gemma
finì in poco la brioche, per evitare un altro tentato
furto da parte di Niall. Lui la guardò truce.
“Guastafeste.” Disse solo. Lei
ridacchiò, mentre nell’aria si diffondeva la
suoneria di Gemma. “Scusa.” Disse
lei rispondendo. “Esther, come va?”
iniziò a chiedere. Niall si alzò e, con un
gesto, fece capire a Gemma che sarebbe entrato. Lei alzò il
pollice,
ammiccando.
Wow, Gemma era
davvero fantastica. Niall si trovava benissimo
con lei. Si sedette sul letto, prendendo un libro dal comodino. Figlia del sangue, di Licia Troisi. Era
coinvolgente in una maniera assurda. Niall aveva letto quasi tutti i
suoi
libri, mancavano solamente i tre libri di Nashira, l’ultimo
delle leggende del
Mondo Emerso e quello che aveva fra le mani. “Scusa Nialler,
era una mia amica
che… oddio, amo quel libro.” Disse Gemma, saltando
sul letto. “Davvero?” chiese
Niall con gli occhi che luccicavano. “A che punto sei
arrivato?”
“Capitolo
14. Il rito.”
Fece Niall. Gemma si schiarì la voce. “E
anche se fosse? Tu stessa sei un cadavere, non vedo dove sarebbe il
problema.” Citò.
Niall era a bocca aperta. “Lo sai
a memoria?!” chiese strabiliato. “Molte frasi che
mi colpiscono sì, chiedere di
sapere tutto è troppo.” Rispose lei sorridendo.
“Devo dedurre che ti piaccia
leggere?” chiese Niall con tono ovvio. Lei annuì.
Niall rifletté un attimo.
“Devo farti vedere una cosa.” Disse solo, chiudendo
il libro e accendendo il
computer. Aprì la cartella con i suoi libri, prendendo
quello che gli piaceva
di più. “Oddio, scrivi?! Non ci credo!”
esclamò lei esaltata. Lui sorrise. Lei
si buttò a peso morto sulle sue ginocchia, non trovando un
altro posto su cui
sedersi, e iniziò a leggere. Era veloce. Il libro era
composto solo da poche
pagine, era malapena all’inizio. Gemma ci mise una decina di
minuti a leggerle
tutte. “Mettiamola così. Se non continui ti
uccido.” Disse poi, con gli occhi
che luccicavano. “Ti piace veramente?” chiese
Niall, speranzoso. “Scherzi? Sei
bravissimo! I tuoi personaggi sembrano uscire dallo schermo! Descrivi
in modo
eccezionale e sei leggero, i dialoghi sono divertenti e alleviano il
carattere
serioso del libro… in poche parole ti adoro.”
Disse lei. Niall sorrise,
raggiante.
Passarono
qualche minuto a parlare di libri, fino a quando
Gemma non si alzò stiracchiando dalle ginocchia di Niall,
dalle quali non si
era mossa. “Che giorno è?” chiese poi.
“2 agosto, perché?”
“Sì!
Sì! Sì! Oggi mi tolgono questo coso!!”
urlò lei
indicando il gesso e saltando per la camera. Niall si mise a ridere.
***
Abigail era
seduta sul letto, a gambe incrociate,
un’espressione corrucciata in viso. “Dove
l’ho messo, dove l’ho messo, dove
l’ho messo…” continuava a dire, ormai
quelle parole non avevano più senso.
Cercava ovunque il suo album preferito, “Avril
Lavigne”, l’ultimo album della
sua cantante preferita. “Cerchi questo?” chiese
Elyse tirando fuori da dietro
altri cd l’album in questione. Abigail esultò e
Elyse mise il cd nello stereo. Partirono
le note di rock ‘n’ roll e senza farci caso le due
iniziarono a cantare. Ci
mettevano l’anima, amavano Avril Lavigne. Nonostante gli
acuti venissero fuori
come falsetti, non se la cavavano male. Era mezzogiorno, quel giorno
cucinava
Bridgette. “Disturbiamo?” chiese Zayn, indicando
Louis e se stesso sullo
stipite della porta. Abigail saltò in piedi e corse ad
abbracciare Louis, che
ricambiò. “Ragazzi, non vi vedete da ieri sera, lo
sapete?” chiese Elyse con
una smorfia. “E allora?” ribatté Louis
ridacchiando. “Dove sono Gemma e Niall?”
chiese invece Zayn.
“Sono
andati a togliere il gesso a Gemma, torneranno fra
poco.” Rispose Elyse, prima di lanciarsi sul letto. “When it’s you and me we don’t
need no one to
tell us who to be we’ll keep turning up the radio!”
Esclamò
poi esaltata. Zayn la guardò
storto. “Ehi, che ci posso fare. Avril mi fa questo
effetto.” Si giustificò lei
ridendo.
***
Erano radunati
attorno al tavolo della cucina, a mangiare.
Niall e Gemma erano stranamente con loro, forse perché Gemma
era felice di aver
tolto il gesso e voleva festeggiare con tutti.
Il cellulare di
Gemma suonò. Lei ci gettò un’occhiata e
impallidì. “Ragazzi! Mi sono dimenticata di
dirvelo! Domani sera una mia amica
da una festa a tema!! Siamo tutti invitati!”
esclamò eccitata. Abigail e Elyse
esultarono. “Qual è il tema?” chiese
invece Ashley. “Abito da sera.” Rispose Gemma.
A quel punto, un’ovazione partì da tutte le
ragazze. “Ci andiamo? Vi prego!”
esclamò implorante Abigail, sgranando gli occhi fino a
sembrare un cerbiatto. “Vi
prego vi prego vi prego!” aggiunse Gemma. “Se ci
tenete tanto, per noi è ok.” Disse
solo Harry. I ragazzi si tapparono le orecchie subito dopo le parole
del
riccio, e a ragione: le ragazze, infatti, scoppiarono in un urlo di
gioia. “Andiamo
in paese! Conosco un negozio apposta per queste occasioni!”
esclamò Gemma. Tutti
finirono in fretta di mangiare, presi dalla foga generale, e si
infilarono in
macchina. Seguirono le indicazioni concitate di Gemma fino ad arrivare
davanti
ad un negozio enorme a tre piani. “Oh. mio. Dio.”
Scandì Abigail incantata. Era
nel suo mondo.
***
Il giorno dopo,
le ragazze erano chiuse nella camera di
Abigail. Avevano occupato il letto con i loro vestiti e la scrivania
con
trucchi e smalti. Le scarpe erano ai piedi del letto e le borse a lato
dei
vestiti. Collane, bracciali, orecchini e anelli erano sul
comò. In poche
parole, la stanza di Abigail era diventata un camerino. Erano le otto,
la festa
era per le nove. Volevano essere perfette, per questo si erano chiuse
in camera
un’ora prima. Erano fresche di doccia post-spiaggia e per
l’occasione
Bridgette, Abigail e Elyse si erano rifatte la tinta. Adesso i capelli
di
Bridgette tendevano di più all’indaco che
all’azzurro elettrico di prima,
mentre quelli di Abigail erano di un color corallo acceso. Elyse era
rimasta
fedele al bellissimo verde acqua, in tinta col vestito. Tutte si erano
innamorate dei loro abiti.
Erano tutti con
lunghe gonne morbide, tranne quella di
Ashley, corta sul davanti con uno lungo strascico. Si vestirono
lentamente,
facendo attenzione a non rovinare i vestiti, per poi iniziare con
trucco,
smalto e capelli. Per ultimo gli accessori. “Ragazze, siamo
stupende.” Disse fiera
Gemma. Tutte sorrisero emozionate.
Il vestito di
Elyse era color verde acqua, con un decoro
argentato sulla scollatura. Scarpe, smalto, accessori e borsa erano
bianchi. Non
si smentiva mai.
Gemma indossava
un vestito verde acido, con il decoro di un
sole argentato sul fianco. La borsa era più pallida del
vestito, mentre scarpe
e accessori erano rosso-arancio spento.
Ashley aveva un
vestito rosa fatto di veli, con una gonna più
o meno aderente di strass che arrivava fin sopra le ginocchia per poi
allungarsi dietro in altri veli. Gli accessori, le scarpe e la borsa
erano
rigorosamente rosa carico.
Bridgette aveva
un vestito indaco, con una fascia in vita. La
gonna, al contrario di quella delle altre, era leggermente a
palloncino. Scarpe
e accessori andavano dall’indaco al blu.
Abigail era
avvolta in un morbido abito color corallo, con la
scollatura a cuore decorata di verde scuro, la gonna che sembrava un
fiore. Le scarpe
nere avevano lacci che arrivavano alla caviglia e si fermavano con due
piccoli
fiocchi. Lo smalto era nero e la borsa dello stesso colore del vestito.
Erano
mozzafiato.
Esitarono sulla
soglia. Cosa avrebbero pensato i ragazzi? Non
avevano visto i vestiti, le ragazze volevano che fosse una sorpresa.
Avevano deciso
le coppie: Abigail con Louis (ovviamente), Harry e Liam, che non
avevano paura
di mostrarsi omosessuali, Zayn ed Elyse, Gemma e Niall, Ashley e
Bridgette, che
erano rimaste da sole. “Secondo voi che diranno?”
chiese Elyse, nervosa. “Beh,
vediamo.” Disse Gemma aprendo la porta. Si misero in fila
indiana e scesero le
scale. I ragazzi erano seduti sul divano, parlottavano fra loro. Erano
tutti in
smoking, ecco la sfortuna di essere ragazzi: non si poteva avere
fantasia nel
vestire elegante. Le cinque erano silenziose, non facevano rumore
nonostante i
tacchi alti. Per questo, i ragazzi non si accorsero di niente fino a
quando
Abigail non si schiarì la voce. I cinque si voltarono
all’unisono verso di
loro. Erano tutti a bocca aperta, anche Harry e Liam, nonostante
fossero
omosessuali. “Siete stupende, ragazze.” Disse Niall
strabiliato. Loro sorrisero.
“Allora, andiamo?” chiese Gemma. Tutti annuirono e
i ragazzi si alzarono in
piedi, uscirono di casa e si diressero verso le auto.
***
Erano arrivati
alla casa di Esther, l’amica di Gemma. La porta
era aperta. Entrarono nella villa a passo lento, a due a due. Louis e
Abigail
chiudevano la fila. “Esther!” chiamò
Gemma, vedendo l’amica da lontano. Lei era
vestita di bianco e oro. “Gem! Sei stupenda! Siete tutte
stupende!” esclamò Esther,
avvicinandosi a loro e abbracciando l’amica. I capelli rossi
di lei finirono in
bocca a Gemma, che ridacchiò. Dopo pochi secondi, le coppie
si separarono,
spargendosi per la sala. Louis e Abigail si ritrovarono da soli. Da uno
stereo
usciva una musica lenta e tutto era stato addobbato come un salone
dell’800. Era
uno spettacolo stupendo. Louis prese la mano di Abigail e
posò l’altra sulla
sua schiena. Abigail mise invece una mano sul petto di Louis e insieme
iniziarono a ballare un valzer. “Wow, sei
bravissima.” Si complimentò lui dopo
qualche secondo. Lei sorrise. “Abby, devo darti una
cosa.” Disse Louis pochi
minuti dopo. Senza dire niente, uscirono dalla villa, in giardino. Le
stelle
erano ben visibili in cielo, stupende. I due si sedettero su una
panchina
bassa. “Abby, non mi stancherò mai di dirtelo, ti
amo, sei il centro del mio
mondo.” Disse Louis. Abigail sorrise. “Anche io ti
amo, Lou, tantissimo.” Sussurrò
lei dandogli un lieve bacio a stampo. Louis sorrise.
“Potresti permettermi di
dimostrartelo?” chiese. Abigail arrossì di botto.
“Co-come?” chiese con un filo
di voce. Lui si mordicchiò il labbro inferiore. Prese la
mano di Abigail e si
frugò in tasca. Senza dire niente, le infilò un
anello al dito, di argento
brunito, che con morbide volute si attorcigliava attorno ad un cuore
rosso. Era
stupendo. Abigail sentì il fiato mozzarsi.
“Vorresti diventare la mia
fidanzata, ufficialmente?” chiese Louis con un filo di voce.
Abigail sentì un
sorriso nascere sulle labbra. Saltò al collo di Louis,
abbracciandolo. “Quindi?”
chiese lui, stringendola. “E me lo chiedi?
Sì!” esclamò lei prima di baciarlo
con trasporto.
*Angolo autrice*
Eccomi quii per
la disperazione di tutti!!
Allora, viva i
balli. Sono una cosa stupenda. Li amo.
Ecco
l’abito di Elyse:
http://www.polyvore.com/princess_sea/set?id=114872247
L’abito
di Gemma:
http://www.polyvore.com/shining_green/set?id=114875301
L’abito
di Ashley:
http://www.polyvore.com/all_pink/set?id=114873742
L’abito
di Bridgette:
http://www.polyvore.com/blue_princess/set?id=114874483
L’abito
di Abigail:
http://www.polyvore.com/pretty_rose/set?id=114873061
Sono bellissimi
*-* voi che ne pensate??? Mi piacerebbe molto
saperlo!!
Allora: Louis
che chiede a Abby di fidanzarsi!!! Oooowwww *-*
Gemma e Niall
sono troppo teneri insieme!
Nell’altro
capitolo non ho messo note dell’autore, ma adesso
sì. Riguardo al capitolo precedente: si è capito
qual è il segreto di Ashley e
Bridgette, vero? Cucciole. Harry e Liam non sono gli unici omosessuali.
Non ho molto da
dire sugli altri. Spero solo di avere almeno
una recensione L non ne ho avuta
nemmeno una in due capitoli! Che tristezza,
dai!!
Boh, detto
questo, ciau a tutti!!!
Ranyadel
|
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Capitolo 12 *** cioccolato ***
Cioccolato
Gemma e Niall
erano in mezzo alla pista, a ballare. Ridevano
da soli quando uno dei due inciampava. “Siamo troppo bravi,
Nialler!” esclamò
Gemma ridendo. Niall stava per rispondere, quando la folla si
aprì. Era un
sogno. Non poteva esistere realmente lo spettacolo che avevano davanti.
Gemma
era altrettanto rapita. “Cioccolato.” disse solo,
con gli occhi che
luccicavano. Davanti a loro, un tavolo intero, con una tovaglia color
crema,
era ricoperto da piatti di frutta, dolci e cose del genere. Al centro
di esso,
una fontana, con, al posto dell’acqua, cioccolato fuso, che
si riversava in una
vasca che occupava metà tavolo. Era uno spettacolo unico. I
due si avvicinarono
come zombie, incantati. Gemma prese due ciliegie legate insieme dal
picciolo e
le immerse nella piscina di cioccolato fino a metà.
“Io amo Esther.” Disse. Niall
non rispose, ancora in adorazione mistica della fontana di cioccolato.
Gemma
gli avvicinò la ciliegia e Niall ne staccò una,
gustando il cioccolato. “È
buonissima.” Disse solo. Gemma sorrise e lo imitò.
Le sue labbra rimasero
imbrattate di cioccolato fuso. Niall ridacchiò.
“Che c’è?” chiese lei
sorridendo. Lui allungò un dito e le pulì il
cioccolato, senza successo. Provò
ancora un paio di volte. “Secondo me stai facendo solo un
danno, adesso mi scambieranno
per un Bacio Perugina!” esclamò Gemma dopo un
po’, ridendo. Niall la imitò.
“Come faccio allora, dato che non vedo tovaglioli? Se ti
pulisci sul vestito io
dirò di non conoscerti.” La ammonì
Niall. Gemma fece una linguaccia. “Conosco
un modo, se vuoi.” Fece Niall. “Ovvero?”
chiese Gemma curiosa. Niall arrossì.
“Se non si riesce a togliere il cioccolato con le dita, si
potrebbe provare con
la bocca.” Disse, con chissà quale coraggio. Gemma
sgranò leggermente gli
occhi, mentre le sue gote diventavano dello stesso rosso del bracciale.
“Se
vuoi provare, per me non c’è problema.”
Disse poi. Niall la guardò come se
avesse visto un alieno. “Sei sicura?” chiese poi,
incerto. Lei annuì e Niall
annullò la distanza fra loro. Prese delicatamente il viso di
Gemma fra le mani
e la baciò piano, trovando le sue labbra, sporche di
cioccolato, morbidissime.
Non poteva
essere vero.
Stava baciando
la ragazza di cui era innamorato!
***
Harry era
appoggiato contro una colonna del gazebo in
giardino, con un lieve sorriso sulle labbra. A poco meno di una decina
di metri
da lui, Louis e Abigail erano abbracciati. Aveva visto tutto, era
felice per
loro. li trovava perfetti insieme. Si era sempre sentito come un
fratello
maggiore per Abigail, e da tale si era comportato, tenendola al sicuro.
Adesso
che doveva passare il testimone, era ben felice di darlo a Louis. Si
fidava di
lui.
Ripensò
trattenendo una risata al pomeriggio precedente.
Erano
seduti, Louis e
Harry, sul divano. Le ragazze erano chiuse in camera di Abigail. Louis
era
stranamente silenzioso. “Lou, tutto ok?” chiese ad
un certo punto Harry. Lui si
morse le labbra. “Devo chiederti una cosa.” Disse,
tirando fuori da una tasca
un anello d’argento brunito, con al centro un cuore
rosso-arancio. “No, guarda,
sono già occupato.” Disse in fretta Harry
ridacchiando. Louis rise e gli diede
uno scappellotto. “Non è per te, idiota!
È per Abby.” Aveva risposto con un
sussurro, sorridendo involontariamente. Harry esplose in
un’esclamazione di
gioia. “Grande!” fece poi. Louis
arrossì. “Volevo chiederti se per te sto
correndo troppo.” Ammise. Harry sospirò.
“Tu che dici?”
“Forse
sì.”
“Ma…”
“Ma
cosa?”
“La
ami?”
“Sì,
tantissimo.”
“Quando
il sentimento è
vero, non si va mai troppo veloce.” Disse Harry circondando
le spalle di Louis.
Lui sorrise. “Grazie, Hazza.” Sussurrò
solo.
Harry stava
ancora guardando i due, quando sentì qualcuno
posargli le mani sugli occhi. “Indovina chi
è.” Sussurrò la persona dietro di
lui. Harry sorrise. “Non so chi tu sia.”
Mentì. Sentì l’altro ridacchiare e,
senza togliere le mani dagli occhi di Harry, pararsi davanti a lui.
“Vediamo se
mi riconosci così.” Sussurrò
l’altro. Harry sentì morbide labbra posarsi sulle
sue. Harry sorrise nel bacio, mentre sentiva Liam fare lo stesso.
“Sei l’unico
che bacia così bene, Leeyum.” sussurrò,
posando la fronte su quella di lui,
mentre con una mano disegnava figure immaginarie sulla guancia di Liam.
I due
ridacchiarono e si sbilanciarono, ancora saldamente avvinghiati.
Caddero
sull’erba alta, rotolando per un paio di metri. Liam
scostò un ciuffo riccio
dal viso di Harry, sorridendo piano. “Ti amo,
Hazza.” Disse solo. “Anche io,
Leeyum.” rispose Harry prima di baciarlo dolcemente.
***
Zayn stava
ballando con Elyse. Si sentiva a disagio. Dire che
non sapeva come muoversi era poco. Letteralmente. Non aveva mai ballato
prima. Si
chiese se si notasse tanto. Fece qualche conto: era inciampato nella
gonna
color verde acqua di Elyse cinque volte, due volte nei suoi piedi.
L’aveva
calpestata almeno tre volte. Aveva perso la sequenza dei passi sei
volte.
Nah, se la
cavava alla grande.
“Ok,
senti, direi basta, se devi farti del male meglio
smetterla.” Disse Elyse ridacchiando. Zayn si mise a ridere.
“Non sono fatto
per ballare.” Ammise. “Se ti va andiamo al tavolo
del banchetto. Ho visto una
straordinaria fontana di cioccolato!” esclamò
Elyse con un gran sorriso. Zayn
si aprì in un sorriso entusiasta. Prese il braccio di Elyse
e la trascinò verso
il tavolo. Somigliava molto a Niall, in quel momento. Ma, ehi, il
cioccolato
era il suo punto debole. Si voltò verso Elyse, giusto per
vedere se era ancora
dietro di lui o se le aveva staccato una mano e si stava portando
quella
dietro. Sì, era ancora dietro di lui, anche se arrancava. Il
suo sguardo si
spostò casualmente sul braccio di Elyse. Era
stranamente… lucido, sotto la luce
calda della sala. Vide che, dal gomito in su, la pelle era normale.
Aspetta,
non era ricoperto di una crema? Ma sì, si stava sciogliendo
sul polso. Cosa
doveva nascondere Elyse sotto quella crema? Forse un tatuaggio venuto
male? Si
ripromise di chiederglielo, una volta finita la festa. E una volta
ripulita la
vasca di cioccolato.
Si stavano
avvicinando al tavolo, quando Elyse si fermò di
colpo. Zayn per poco non cadde. “Che hai?”
domandò confuso. Lei era paralizzata,
la bocca ridotta ad una “O”. Zayn tentò
di seguire il suo sguardo. Anche la sua
mascella cedette. A qualche passo da loro, Niall e Gemma si stavano
baciando. “Non
ci credo.” Disse Zayn. “Oh, che teneri!”
esclamò invece Elyse, con gli occhi a
cuoricino. “Lasciamo loro un pelo di privacy, che ne
dici?” chiese Zayn. “No!
Sono tenerissimi, devo guardarli!” si lamentò
Elyse. “Ma… ma…”
balbettò Zayn.
“Ma cosa?” Zayn sporse il labbro
all’infuori, mentre guardava Elyse con occhi
supplicanti. “Ma c’è il
cioccolato!” disse con voce da bambino. Elyse
scoppiò a
ridere. “Ti prego!” tentò Zayn. Elyse
alzò gli occhi al cielo. “Andiamo,
bambino.” Disse solo, mentre Zayn esultava.
***
Ashley e
Bridgette erano sedute ad un tavolo, poco lontane
dalla vasca di cioccolato. Era una calamita per tutti. Bridgette ci
tuffò una
fragola, prima di divorarla. “Altro che ballo. Viva il
cioccolato!” esclamò
Ashley. Ad un certo punto, un ragazzo si avvicinò a loro.
“Posso avere questo
onore?” chiese con fare galante, tendendo una mano a
Bridgette. Lei esitò. Vide
Ashley fremere. Allo stesso tempo, però, Elyse e Zayn si
avvicinarono a loro.
Non potevano sapere di lei e Ashley. Anche Ashley vide i due e la
guardò
allarmata, facendole cenno di andare. Lei obbedì. Finirono
in mezzo alla pista.
“Mi chiamo John. Tu, invece?” chiese lui.
“Bridgette.” Fece lei, distaccata.
“Bene, Bridgette. Tu sei libera, vero?” chiese
John. Bridgette lo guardò male.
“Ehm, ascolta…” iniziò.
“No. Niente esitazioni. Senti un po’, tu.
Giù le mani
dalla mia Bridgette, chiaro? Non osare toccarla mai più, o
te la vedrai con
me.” Esclamò Ashley, spingendo via John. Bridgette
era a bocca aperta. “Va
bene, va bene, datti una calmata!” esclamò John
prima di dileguarsi. Ashley si
voltò verso Bridgette. “Andiamo via. Non voglio
stare qui un secondo di più.”
Disse quest’ultima. Ashley annuì e le due se ne
andarono, avvertendo prima Zayn
e Elyse.
Quando
arrivarono a casa, andarono nella camera di Ashley.
Bridgette si chiuse alle spalle la porta, dimenticando la chiave. In
poco si
cambiarono, riponendo nell’armadio i lunghi vestiti. Si
sedettero sul letto e
Bridgette appoggiò la testa sulle ginocchia di Ashley.
“Grazie per prima.”
“Ehi,
amore, se qualcuno ti tocca se la deve vedere con me.”
Rispose
Ashley sorridendo e dandole un lieve bacio a stampo.
***
Quando si
separarono, Niall non ebbe il coraggio di guardare
Gemma negli occhi. “Il… il cioccolato è
andato via?” chiese Gemma esitante. Lui
annuì, rosso come la ciliegia che avevano appena mangiato.
“Perché siamo così
imbarazzati?” chiese Gemma scuotendo la testa. “Non
lo so.” Rispose lui. “Ecco,
io… dovrei parlare con Elyse.” Disse Gemma, rossa
dall’imbarazzo. “Io con Zayn.”
Fece invece Niall. Senza dire niente, si avvicinarono ai due in
questione.
Gemma prese Elyse sottobraccio e la allontanò dai due.
“Allora, com’è stato
baciare Niall??” chiese curiosa Elyse. “Non ne ho
idea! Non ho mai provato cose
del genere!!”
***
“Allora,
com’è stato baciare Gemma?” chiese Zayn
con un’aria
trepidante. “Non ne ho idea! Non ho mai provato una cosa del
genere!!”
***
“Sai
se ti è piaciuto?” chiese Elyse, cercando di
agevolare l’amica.
“Sì, mi è piaciuto tantissimo, solo
che…”
“Solo
che, cosa?”
***
“Sai
se ti è piaciuto?”domandò Zayn,
paziente. “Sì, mi è
piaciuto tantissimo, solo che…”
“Solo
che, cosa?”
***
“E se
mi stessi solo illudendo? Magari la mia mente è
talmente disperata che mi sta facendo immaginare di provare queste
cose!”
esclamò Gemma. La prospettiva la spaventava.
***
“E se
avessi fatto solo un danno? Magari adesso ho rovinato
tutto! Magari mi sto auto convincendo di essere innamorato di lei, ma
se non
fosse così?” chiese Niall, terrorizzato.
***
Elyse sorrise
comprensiva.
***
Zayn sorrise
comprensivo.
***
“Tesoro,
è impossibile che la tua mente ti illuda in questo.
Può
farti sentire i brividi quando parli con lui, è vero.
Può renderti ansiosa di
rivederlo. Può farti desiderare di stare sempre con lui. Ma
non può farti
piacere un bacio. Un bacio è troppo puro per essere corrotto
da una cosa tanto
insensibile in amore come la mente.” Disse Elyse, prendendo
la mano di Gemma e
stringendola forte per dare più enfasi alle sue parole. Le
voleva troppo bene
per permetterle di perdersi un pazzo come Niall. Erano fatti per stare
insieme.
***
“Amico,
non hai rovinato un bel niente. Se lo avessi fatto,
io e Elyse non avremmo visto Gemma così felice. Eravate
fantastici. Un bacio
non può mentire. E sai perché? Un bacio
è troppo puro per essere corrotto da una
cosa tanto insensibile in amore come la mente.” Disse Zayn,
avvolgendo le
spalle dell’amico per rassicurarlo. Gli voleva troppo bene
per permettergli di
perdersi una pazza come Gemma. Erano fatti per stare insieme.
***
“Quindi?
Cosa mi proponi di fare?” chiese Gemma ansiosa,
avvolgendosi un lembo del morbido vestito verde attorno al dito.
“Vai da lui e
digli cosa senti! Cosa ci fai ancora qui?!”
esclamò invece Elyse, trepidante.
***
“Quindi,
cosa dovrei fare?” chiese Niall, nel panico. Zayn
ridacchiò. “Gira i tacchi e va’ da
lei!” esclamò poi, spingendolo verso Gemma.
***
Gemma e Niall si
ritrovarono faccia a faccia. Non sapevano
cosa dire. Le conversazioni con Zayn ed Elyse avevano aperto loro la
porta per
mille parole, ma il solo incontrare gli occhi dell’altro
aveva bruscamente
richiuso i battenti. Adesso avevano le gole secche. “Ehm,
Niall… io…” tentò di
iniziare Gemma. “Sì?” chiese lui,
deglutendo. Rimasero in silenzio qualche
secondo. “Oh, al diavolo.” Esclamò Gemma
prima di baciarlo di nuovo.
***
Louis e Abigail
avevano deciso di tornare a casa, per stare
un po’ tranquilli. Silenziosamente, entrarono e si chiusero
la porta alle
spalle, a chiave. Salirono senza fare rumore al piano di sopra. Stavano
per
entrare in camera di Louis, quando sentirono un risolino. Si guardarono
confusi, pensavano di essere i primi. Si diressero verso la camera di
Ashley,
da dove veniva il suono. Aprirono la porta, non trovandola chiusa a
chiave. “Ash,
sei già… oddio.” Disse solo Abigail.
Davanti agli occhi sgranati dalla sorpresa
di Louis e Abigail, Bridgette e Ashley si erano appena separate da un
bacio
intenso. Entrambe fissavano i due nuovi arrivati con espressioni perse,
gli
occhi come quelli di un cerbiatto spaventato, i respiri affannati.
*spazio autrice*
Ciao a tutti!!!!
Allora. Prima di
tutto… GEMMA E NIALL SIGNORE E SIGNORI!!! Avevo
accennato al fatto che Niall fosse innamorato no? Beh, ora si capisce
di chi!!!
Era un po’ prevedibile no? Un po’ tanto diciamo.
Allora, prima
che qualcuno si lamenti perché vanno tutti d’amore
e d’accordo, le coppie sono prevedibili, nessuno litiga ecc,
vorrei dire una
cosa: nessuna coppia litigherà. Una volta che si saranno
trovati, nessuno avrà
litigi. Potranno succederne di tutti i colori, ma nessuno
litigherà. Sono del
parere che se l’amore è vero nessuno ha il diritto
di infrangerlo. Tutti supereranno
le loro difficoltà, ma sempre con il ragazzo/a di fianco.
Intesi? Eh sì, sono
un’inguaribile romantica. Mi dispiace per chi aveva pensato
il contrario per la
storia.
Zayn e Elyse,
con i loro bei discorsetti hanno fatto baciare
di nuovo Gemma e Niall!! Sono troppo felice per loro. Chissà
perché fanno i
discorsi uguali… forse sono loro stessi uguali. E forse per
questo non riescono
a capire molte cose.
Zayn, grazie il
suo amore per il cioccolato, ha quasi
scoperto il segreto di Elyse.
Niall e Gemma si
sono baciati grazie al cioccolato.
Ashley e
Bridgette erano insieme a mangiare fragole al
cioccolato.
Poi non venite a
dirmi che il cioccolato non è la cosa
migliore del mondo.
Liam e Harry,
teneri loro *-* che cuccioli!!
Louis e Abby,
tenerosi pure loro :3 peccato, in questo
capitolo non si parla molto di loro L scusatemi ero
troppo presa da Niall
e Gemma!! È il loro primo amore! Come si fa a non adorarli?!
In realtà mi
chiedo come si faccia a non adorare tutti. Insomma, sono tutti
tenerissimi!
Ok Ali, stai
sclerando. Meditazione zen… ok, ci sono. Scusate.
Ashley e
Bridgette, in questo capitolo, vengono scoperte. Ahia.
Che poi mi chiedo, perché tutto questo segreto? Bah. Forse
dando un’occhiatina
al loro passato… ok niente spoiler.
Quindi,
ricapitolando. Segreto di Niall, svelato. Segreto di
Ashley e Bridgette, a posto. Manca quella di Gemma ed Elyse!! Nessuno
è
curioso? Nessuno nessuno?? Mi viene da pensare questo quando vedo che
gli
ultimi tre capitoli non hanno avuto uno straccio di recensione!! L Vi prego vorrei
solo sapere che ne
pensate!! Glatie :3
Boh, ho finito
qui gente! Grazie a tutti!!!
Ciauuu
Ali/Ranya
|
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Capitolo 13 *** help me ***
Help
me.
Abigail e Louis
si erano cambiati, riponendo gli abiti di
quella serata stupenda nei loro armadi. Erano seduti attorno al tavolo,
loro,
Ashley e Bridgette. Fra le mani, una tazza di tè fumante
ognuno. Bridgette,
come tic nervoso, continuava a mescolare il tè, con gli
occhi saldamente
incollati sui movimenti del cucchiaino. “Perché
non ce l’avete detto prima?”
chiese dolcemente Abigail. Le due davanti a lei si fissarono qualche
secondo.
“Pensavamo che non avreste accettato quello che
siamo.”
“Perché
no? Avete visto che con Liam e Harry non abbiamo
problemi, anzi.”
“È
diverso. Adesso sembra andare di moda che i ragazzi siano
omosessuali. Ormai c’è da aspettarselo da tutti.
Invece le ragazze… non so, ne
ho conosciute due o tre in tutta la vita. Sono più rare, a
mio parere.”
“Non
cambia niente il fatto che siate in poche.”
“Lo
so. Quello che mi preoccupa è la reazione degli altri.
Voi avete reagito bene, spero. Non… non ci avete
attaccato.”
“Perché
avremmo dovuto?”
“Perché
sembra la cosa più naturale da fare, quando qualcuno
è diverso.” Stavolta era stata Bridgette a
parlare. Mentre Abigail e Louis si
alternavano le domande, Ashley era stata l’unica a
rispondere, fino a quel
momento. “Chi vi ha attaccate?” chiese Louis,
sporgendosi avanti. Le due si
morsero le labbra. “Ragazze, ormai siamo qui. Vogliamo
aiutarvi. Non vi stiamo
forzando. Vogliamo solo capire.” Fece Abigail, tentando di
convincere le due.
Bridgette fu catturata nuovamente dalle spirali del cucchiaino.
“Le nostre
famiglie in primis.” Rispose con voce spenta. Abigail e Louis
rimasero
spiazzati. “In che senso?” tentò cauta
Abigail. “Quanti sensi conosci?! Quando
l’ho detto ai miei genitori – il giorno prima di
venire qui – mia madre è
scoppiata a piangere, dicendo di avere un errore
al posto della figlia, e mio padre mi ha cacciato di casa! Non posso
più tornare!
E francamente non mi va di essere assegnata di nuovo. L’hanno
già fatto quando
i miei veri genitori sono morti.” Rispose brusca Bridgette,
alzandosi in piedi.
Abigail e Louis rimasero muti, mentre Bridgette ricadeva sulla sedia a
peso
morto, le mani affondate nei capelli indaco. Tratteneva a stento i
singulti.
Ashley le prese una mano, stringendola più forte che poteva.
Evitò di
abbracciarla, di dirle che andava tutto bene, che si sarebbe presa cura
di lei,
solo perché non era abituata all’idea di farlo
davanti a Louis e Abigail.
“Bridgette…” tentò Abigail.
Ashley la zittì con lo sguardo. “Io ho provato ad
accennare a mia madre l’argomento omosessualità.
Lei mi ha chiesto: ma tu non
sarai mica omosessuale, vero?! E io ho detto di no. Lei ha sospirato di
sollievo,
dicendo solo un: meno male. Da allora non gliene ho parlato mai
più. A scuola
ero lo zimbello di tutti. Trovavo scritte sul portone di casa mia,
terribili.
Ho passato una vita d’inferno per il fatto che non mi
piacciono i ragazzi.
Permettete che non mi fido a dirlo a qualcuno.” Fece Ashley
dura. I due di
fronte a loro non sapevano cosa dire. Rimasero in silenzio per lunghi
minuti.
“Ragazze, so cosa significa avere una vita
d’inferno. Non ho provato sulla mia
pelle tutto quello che avete provato voi, ma voi non avete provato
tutto quello
che ho provato io. Non sto mettendo a paragone. Sto solo dicendo che
aprirsi
con chi ci sa accettare può fare miracoli.” Disse
Abigail dopo un po’,
prendendo le mani delle due. Bridgette tirò su col naso.
“Per questo non prendi
più le tue pillole? Perché ti
accettiamo?” chiese con voce rotta. “Certo. E
anche perché non le trovo più, a dire il vero.
Comunque non ne ho più avuto
bisogno.” Rispose lei sorridendo incoraggiante. Louis, alle
parole “non le
trovo più”, deglutì. Ashley e Bridgette
si guardarono di nuovo. “Dovremmo dirlo
anche agli altri, secondo voi?” chiese Ashley.
“Certo. State sicure che qui
nessuno avrà da dire. Siamo tutti diversi, in un modo o
nell’altro. È questo
che ci ha fatti incontrare.” Rispose Louis sorridendo.
“Glielo direte?” chiese
dopo poco Abigail. Le due annuirono, poco convinte. Abigail si
alzò e le
abbracciò.
***
La mattina,
Niall si svegliò verso le undici. Era euforico.
Davvero aveva baciato Gemma? O era stato solo un sogno? Se fosse stato
un
sogno, sarebbe stato il più bello di tutti. Era stato
attratto da Gemma dai
primi giorni in cui l’aveva vista. Poi aveva iniziato a
passarci del tempo
insieme, a divertirsi. Era una ragazza speciale, ai suoi occhi.
L’attrazione
era diventata qualcosa di più. Quella sera, poi, quando si
era visto dare la
possibilità di baciarla, aveva rischiato di sciogliersi.
Quel bacio, col sapore
di cioccolato, era stata una cosa stupenda. E quando Gemma
l’aveva baciato a
sua volta, si era dovuto concentrare per non svenire oppure mettersi ad
urlare
dalla gioia. Avevano passato tutta la sera insieme, stranamente lontani
dal
tavolo del buffet. La gonna verde di Gemma si avvolgeva attorno ai loro
piedi,
ma a nessuno dei due importava. Erano passate le due di notte quando
l’aveva
riportata a casa. Quella casa dove si erano incrociati. Non era stato
un
granché come incontro, ma tutti i ritrovi sul balcone di
Niall avevano
ricompensato ampiamente tutto. Niall, tuttavia, considerava il loro
primo
incontro quello dove lui e Gemma avevano mangiato le frittelle di Abby.
Si
erano divertiti un mondo.
Senza dire
niente, si alzò in piedi e iniziò a esultare,
senza nemmeno sapere perché. Si fermò,
paralizzato, quando sentì una voce.
“Nialler? Che fai?!” chiedeva qualcuno ridendo. No,
per favore, no. “Dimmi che
non ho lasciato la video chat accesa, ti prego.” Fece al
computer. Il viso di
Gemma, stravolto dalle risate, gli confermò il contrario. La
ragazza aveva la
testa gettata all’indietro, una mano a tenersi la pancia,
mentre rideva come
una matta. “Oddio, voglio il replay! Hai fatto una faccia da
film!!” esclamò
poi, sempre ridendo. Niall si sarebbe sotterrato volentieri. Si mise
davanti
allo schermo, le guance tinte di rosso. “Figure del genere di
prima mattina
sono troppo anche per me.” Sussurrò,
imbarazzatissimo. Gemma tentò di
trattenersi dal ridere, con scarsi risultati. “Ti sei
dimenticato la video chat
accesa?” chiese con fare ovvio. “Erano le quattro
di notte! Avevo sonno!” tentò
di difendersi lui ridacchiando. Erano rimasti in chat dalle due e mezza
alle
quattro.
Qualcuno
bussò e Zayn aprì la porta. “Niall, fra
mezz’ora
vieni di sotto, dovremmo parlare.” Disse. Poi vide Gemma.
“Ciao Gemma, stavo
per chiamarvi. Dovreste venire pure voi, per favore.” Disse
poi. “Ok, chiamo i
due innamorati. Arriviamo fra un quarto d’ora.”
Fece lei. “Ci vediamo dopo,
allora.” Fece Niall, quando Zayn uscì dalla
stanza. Lei annuì e sorrise, prima
di salutarlo e spegnere la video chat. Stavolta, anche Niall la spense.
Si
vestì in fretta – fino a poco prima era a torso
nudo – e scese al piano di
sotto. Erano già tutti lì. Vide che Ashley e
Bridgette erano nervose, non
riuscivano nemmeno a guardare in faccia nessuno. Abigail e Louis
qualche volta
gettavano loro qualche occhiata.
“Ehi,
ma che avete?” chiese incerto Niall. Tutti lo guardarono come
se si fossero
accorti solo il quel momento della sua presenza. “Oh, ciao
Niall!” fece Elyse.
Niall guardò tutti stranito, mentre un piccolo saluto
partiva da tutti.
L’ultima volta che erano finiti in quella situazione, Elyse
era chiusa in
camera sua.
Niall prese da
parte proprio Elyse. “Che succede?” chiese
incerto. “Non lo so! Non so nemmeno perché siamo
nervosi! So solo che quando
sono scesa ho visto Bridgette e Ashley, già così,
poi l’umore nero ha contagiato
tutti!” esclamò lei a bassa voce. Niall rimase
perplesso. “Quando sei scesa chi
era già sveglio?”
“Solo
Ash e Bridgette. Pensi che abbiano litigato?” chiese
lei. Niall gettò un’occhiata alle due. Non avevano
litigato per niente, a suo
parere. Continuavano a cercarsi con lo sguardo. Forse
c’entrava Kate. Diede
voce ai suoi dubbi. “Può darsi. Io non
so più cosa pensare. Spero solo che Gemma
riesca a tirare un po’ su il
morale.” Rispose Elyse. Gemma. Era una ventata di allegria
nelle loro vite. Da
quando l’avevano incontrata, Elyse non si era più
chiusa in camera. Fu come
invocare il diavolo: in quel momento, il campanello suonò.
Gli occhi di Niall
si illuminarono involontariamente e Elyse sorrise. “Ti piace
davvero tanto,
eh?” Niall arrossì. “Vai ad aprire la
porta, genio!” fece Elyse ridacchiando.
Niall non esitò e scavalcò la sedia che si
frapponeva fra lui e la porta.
Quando aprì, trovò Gemma, sorridente, ad
aspettarlo. Lei gli saltò al collo.
“Ciao Nialler!” esclamò. Harry, dietro
di loro, si schiarì la voce. “Niall,
ricordati che ho un fucile e non ho paura di usarlo.” Disse.
Gemma ridacchiò.
“Com’è che tutto ad un tratto diventi il
fratello geloso?” chiese. Lui fece
spallucce. “Non so.” Confessò. Niall
sorrise. Abigail si sporse dalla sala.
“Ciao, ragazzi! Entrate o no?” chiese. I tre
annuirono e raggiunsero il resto
del gruppo. “Ok, adesso seduti, tutti quanti. Dobbiamo
parlare.” Disse Elyse.
Si ritrovarono in cerchio sul tappeto. “Cosa
succede?” chiese Niall. Abigail
indicò Bridgette e Ashley. Le due si torturavano le labbra.
“Dovremmo dirvi una
cosa. Ieri ne abbiamo parlato con Louis e Abby, e ci hanno suggerito di
farvelo
sapere.” Iniziò Ashley. “Ecco, noi
siamo…” tentò Bridgette, prima di
interrompersi. “Omosessuali?” chiese Harry,
calmissimo. Le due sbiancarono,
mentre Louis e Abigail lo guardavano stupiti. “Ehi, non sono
mica un alieno. So
solo riconoscere una persona come me quando ne vedo una.” Si
difese lui.
“Comunque, sì, siamo omosessuali e stiamo insieme.
Non l’abbiamo mai detto,
avevamo paura, dopo tante reazioni negative.”
Spiegò Ashley. “Reazioni
negative? E perché?! Sono felicissima per voi!”
esclamò Gemma abbracciandole
entusiasta. Le due rimasero spiazzate qualche secondo, fissando i volti
di
tutti. Su ognuno lessero lo stesso sorriso, e finalmente riuscirono a
sorridere
pure loro. “Andiamo in spiaggia a festeggiare! Offro
io!” propose Gemma. Tutti
esultarono, schizzando nelle loro camere per prendere il necessario.
“Sorellina
cara, mi dici come facciamo noi?!” fece Harry. Gemma
ridacchiò. “Ops?” tentò.
Abigail alzò gli occhi al cielo. “Gem, ti presto
io un costume. Voi due non
potete chiedere a qualcuno?!” esclamò. Liam e
Harry sbuffarono. “Niente
affatto. Andiamo a casa, prendiamo i costumi e ci vediamo in
spiaggia.”
S’impuntò l’ultimo.
“No!” urlò Gemma, nascondendosi dietro
Abigail e Niall.
“Gemma!”
“Harry!”
ribatté lei. Niall la guardò: capelli scuri e
mossi,
dolci occhi color nocciola, un berretto rosa, camicia scozzese azzurra
e bianca
con sotto una canotta anch’essa bianca, shorts di jeans, all
star rosa. Gli
venne spontaneo sorridere. Era così pazza, così
divertente, così bella…
“Andate voi due! Io uso il
costume di Abby!” esclamò Gemma, nascosta dietro
di lui. Liam sussurrò qualcosa
ad Harry, che si convinse finalmente a lasciare la sorella da sola. Lei
esultò,
correndo in camera di Abigail. A metà rampa,
però, si fermò.
“Dimenticavo!”
esclamò tornando indietro. Correndo, si avvicinò
a Niall, gli mise le mani sul
viso e gli diede un bacio a stampo, prima di tornare di sopra. Abigail
aveva
gli occhi spalancati. “Mi sono persa qualcosa?”
chiese confusa. Niall si mise a
ridere e le descrisse la serata precedente. Abigail esultò.
“Grande!”disse
solo. “Abby! Dove nascondi i costumi?!”
urlò Gemma. Abigail ridacchiò e corse
di sopra, lasciando Niall da solo. Lui si passò la lingua
sulle labbra, non
riuscendo a resistere. Sentì il sapore di fragola del
lucidalabbra di Gemma e
si sentì scoppiare di felicità.
***
Erano in
spiaggia, seduti su cinque teli stesi sulla sabbia
bianca. Dalla borsa frigo, avevano tirato fuori una bottiglia enorme di
coca-cola. “A Bridgette e Ashley!” fece Gemma,
alzando il bicchiere. Gli altri
la imitarono. Abigail iniziò a ridacchiare da sola.
“Abby?” chiese confusa
Elyse. “Scusate, mi vengono in mente due canzoni di Avril
Lavigne.” Disse lei.
Gemma e Elyse si guardarono. “Sippin’
on sunshine e here’s to
never growing
up, ci scommetto.” Disse
Gemma. L’altra annuì sorridente. “Siete
proprio fanatiche, eh?” chiese Zayn. Le
tre annuirono. “Ho tutti i suoi cd.” Fece Abigail
sorridente. Gemma,
velocemente, prese il cellulare. Nell’aria si diffusero le
note di una
chitarra, l’inizio di Bitchin’ summer. Gli occhi di
Abigail ed Elyse
luccicarono.
***
Niall
ridacchiò nel vedere le ragazze così rapite.
Sapeva,
però, che se avessero iniziato a cantare avrebbero
continuato tutto il giorno. Per
questo, prese Gemma a mo’ di principessa, alzandosi e
allontanandosi dal
gruppo. “No!” urlò lei scalciando.
“Sei di una crudeltà immensa! C’era
Avril Lavigne, ti rendi conto?!” esclamò
lei con fare oltraggiato. Niall si mise a ridere. “Cosa
ridi?! Voglio vederti
se ti togliessero così la chitarra!”
“Diventerei
molto aggressivo, a dire il vero.”
“Bene.
Ora ti comunico che ho l’istinto omicida alle
stelle.”
“Non
faccio fatica a crederci.” Rispose lui. Gemma
gettò la
testa all’indietro in un gesto disperato, ultimo tentativo di
liberarsi. Fallì miseramente
e si abbandonò alle braccia di Niall. “Se
ti metto giù, prometti che non torni di corsa dalla tua
Avril?” chiese Niall. Lei
sbuffò prima di acconsentire. Niall, a quel punto, la mise
giù. Gemma incurvò
un angolo della bocca in un mezzo sorriso. “Andiamo in acqua,
già che mi hai
rapito?” chiese lei. Niall assentì entusiasta e
Gemma corse fino all’acqua,
tuffandosi quando le onde le lambirono le ginocchia. Era veloce,
nonostante
stesse solamente usando le gambe come pinna di una sirena. Riemergeva
solo di
tanto in tanto, procedendo per lunghi tratti in immersione. Niall
aspettò ancora
qualche secondo e si mise a nuotare per raggiungerla. Riemerse con lei
che
ridacchiava. “Cosa c’è?”
chiese Niall. “Pensavo a mio fratello, con la sua
scenata da geloso.”
“Mi
stava ammazzando con lo sguardo, sai?”
“Sì,
lo so… diamogli qualcosa per cui essere geloso.”
Disse Gemma
con un sorriso furbo. Niall non fece in tempo a chiedere cosa volesse
dire, che
Gemma lo baciò.
***
La sera, Elyse
si sedette sul suo letto. Era stata una
giornata stupenda, si era divertita davvero tanto con tutti, nonostante
avesse
patito il caldo: infatti, non aveva tolto la camicia di un tessuto
leggerissimo
ma comunque che la fece sudare per nascondere le cicatrici. Si
gettò, con le
braccia a croce, sul letto. Era uscita da poco dalla doccia, contava di
non
uscire di casa fino al mattino successivo quindi si era messa in
pigiama. Le arrivò
un messaggio da “sconosciuto”. Lo lesse in fretta e
le si mozzò il respiro. “No,
ti prego, no.” Disse con le lacrime agli occhi. Aveva il
magone. Non poteva
rifiutarsi, lo sapeva, ma ogni volta desiderava ardentemente di poter
cambiare
vita. Si vestì in fretta e scrisse un biglietto, che
lasciò sulla scrivania: “Non
cercatemi.” Fece per uscire dalla stanza, ma si
imbatté in Zayn. “Elyse? Dove vai?”
chiese lui confuso.
***
“Elyse?
Dove vai?” chiese Zayn confuso. Avrebbe voluto
parlarle, ma lei lo aveva preceduto. Era vestita come per uscire di
casa. Cosa doveva
fare? La vide esitare. “Elyse?”
“Devo
andare.”
“Dove?”
“Non
ti interessa, fidati.”
“Se te
lo sto chiedendo, significa che mi interessa.”
“Zayn,
fammi passare, sono di fretta.”
“Elyse,
devo dirti una cosa…” lei non lo fece finire, che
se
ne andò. “Elyse, ti prego!”
tentò Zayn. Lei si fermò sulle scale, con un
labbro
fra i denti. “Non posso.”
“Elyse…”
“Ti ho
detto che non posso! Devo andare.”
“Ma…”
“Ci
vediamo domani, Zayn.” Lo liquidò lei con tono
duro. Zayn
rimase immobile. Cosa aveva detto di sbagliato? Entrò in
camera di lei. Ricordò
la “missione salva-Elyse”, che non era mai iniziata
veramente. Vide un
biglietto sulla scrivania e lo prese in mano. “Non
cercatemi”, diceva. Scosse a
testa e lasciò cadere il biglietto, che come una piuma
fluttuò verso il
pavimento, girandosi. Sul retro aveva un’altra scritta. Zayn
la lesse e rimase
immobile, cercando di capire quelle parole. Decise cosa fare in meno di
dieci
secondi. Prese il suo giubbotto di pelle e si infilò le
scarpe. “Dove vai?”
chiese Abigail. “Seguo Elyse.” Rispose lui prima di
uscire di casa. Abigail
corse in camera della ragazza, tentando di capire. Vide subito il
bigliettino
rosa. Dietro al “non cercatemi”, lesse, a caratteri
eleganti:
Help
me.
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Capitolo 14 *** save me. ***
Save me.
Elyse si
appoggiò stremata ad una panchina. Tentò di
asciugarsi le lacrime. Era distrutta, non per fatica fisica, ma
annientata dall’interno, da un sentimento che la distruggeva
ogni volta, una tristezza mista a rassegnata disperazione, la
consapevolezza amara che nessuno l’avrebbe aiutata.
Ripensando a questo, si arrese ai singhiozzi. Non seppe dire quando la
macchina si fermò accanto a lei. Ormai quella scena era
marchiata a fuoco nella sua memoria, ogni volta uguale a sé
stessa. All’interno, un uomo aprì la porta.
“Sali.” Le disse solo, col solito tono brusco. Lei
ciondolò, vuota, verso la vettura. “Elyse, che
stai facendo?!” chiese una voce fin troppo
conosciuta, che ebbe il potere di risvegliare qualcosa nella ragazza.
Alzò lo sguardo verso la macchina. L’uomo si era
irrigidito, sorpreso. La figura dietro di lui, seduta sui sedili
posteriori, era paralizzata, proprio come Elyse. Entrambe avevano
capito a chi apparteneva quella voce. No, lui no.
***
Zayn vide
Elyse singhiozzare, appoggiata ad una panchina. Cosa ci faceva
lì? Non aveva il coraggio per avvicinarsi. Vederla
così lo disorientava. Quando si decise finalmente ad
accostarsi, una macchina nera lo precedette. Zayn fissò
confuso Elyse accostarsi alla macchina. “Elyse, che
stai facendo?!” chiese. La vide immobilizzarsi.
“Za-Zayn.” Disse solo voltandosi verso di lui. Zayn
corse nella sua direzione. “Lo conosci?” chiese
l’uomo all’interno dell’auto. Elyse
annuì. “Elyse, andiamo via.” Disse
perentorio Zayn. “Non posso…”
tentò lei. L’uomo uscì
dall’auto. “Mi dispiace, ragazzo, oggi lei viene
con me.” Disse beffardo. Zayn chiuse le mani a pugno. Nessuno
poteva parlargli così. Elyse lo notò.
“Zayn, torno domani.” Disse con falsa
tranquillità. “È per questo che
sparisci?” chiese invece Zayn. Elyse non ribatté:
la risposta alleggiava nell’aria. “Ragazzo,
vattene.” Disse l’uomo più duramente.
“No.” Rispose solo lui, prendendo Elyse per un
polso e avvicinandola a lui. Il messaggio era chiaro: giù le
mani da lei. “Hai proprio un fidanzatino geloso, eh?
Scommetto che non sa cosa vieni a fare da me alcune sere.”
Disse l’uomo ridacchiando. Elyse si irrigidì.
“Su, mostra la spalla. Vedremo come
reagirà.” Ordinò l’altro.
Elyse tremava forte, trattenendo a stento le lacrime. Zayn se ne
accorse. “Lasciala in pace.” Disse solo, tentando
di allontanarsi, e allontanarla, dall’uomo. Ormai davano le
spalle all’auto. “Ehi, ragazzino.” Lo
chiamò l’uomo. Zayn si voltò, giusto
per vedersi arrivare in faccia un pugno. Il contraccolpo lo fece cadere
a terra. Era stordito, non se lo aspettava, così come non si
aspettò i calci nello stomaco. Gemette ad ognuno di essi,
mentre sentiva in bocca il sapore del sangue.
“Zayn!” urlò Elyse affiancandosi a lui.
L’uomo la prese per un polso. “Muoviti.”
Disse rudemente, tirandola verso la macchina. Zayn tentò di
rialzarsi, ma un capogiro lo costrinse a terra. Si toccò lo
zigomo e le sue dita si macchiarono di un lucido rosso. Vide la
portiera posteriore aprirsi. Non si era accorto che ci fosse qualcuno
dietro. Vide solamente i capelli mossi e scuri. “Lasciala, ti
prego. Oggi la sostituisco io.” Diceva implorante. Oddio, non
poteva essere lei. Gemma si voltò verso di lui. Aveva
dipinto sul viso un sorriso triste, rassegnato e tirato.
L’uomo guardò prima Gemma, poi Elyse e infine
Zayn. Con un grugnito, lasciò il polso di Elyse e spinse
Gemma in macchina, ripartendo. Elyse si affiancò a lui.
Estrasse il cellulare dalla borsa e chiamò il 118: il sangue
non accennava a diminuire dalla bocca di Zayn. “Chi
era?” chiese Zayn a fatica. “Te lo
spiegherò dopo.” Disse sbrigativa Elyse. Prendendo
un fazzoletto, pulì il viso di lui dal sangue, scoprendo un
taglio. “Portava anelli, quel tipo.”
Spiegò Zayn, quando la vide esitare sullo zigomo. Le dita di
lei indugiarono sul taglio. “L’osso è
rotto.” Constatò. L’altro fece
spallucce. “Me l’ero già rotto da
piccolo, cadendo in bicicletta.” Fece. Si chinò di
lato e sputò un grumo di sangue. Elyse sentì lo
stomaco annodarsi. Si tolse la giacca di jeans e la
appallottolò, usandola come cuscino dove fece stendere la
testa di Zayn. In pochi minuti, sentì il rumore delle
sirene. Prese il cellulare e chiamò il primo numero che le
venne sottomano. Louis rispose in poco. “Elyse, dove sei
finita? Zayn e Gemma sono con te?” chiese lui.
“Gemma no, non so dove sia – mentì
– ma qui c’è Zayn. Raggiungeteci al
pronto soccorso.”
“Che
è successo?!”
“Zayn
le ha prese.”
“Ci
spieghi tutto dopo, adesso arriviamo.” Disse sbrigativo Louis
prima di mettere giù. Intanto, la barella aveva caricato
Zayn ed era stata messa nell’ambulanza. “Vengo
anche io.” Disse Elyse saltando dentro. I medici non
ribatterono. Elyse prese la mano di Zayn, portandola davanti al viso.
“Grazie.” Disse solo. Lo vide sorridere lievemente
prima che uno dei due dottori gli iniettasse un antidolorifico in vena.
“Si addormenterà in poco.”
Spiegò. Aveva ragione: cinque minuti dopo, Zayn era
crollato. La sua mano era comunque avvolta in quelle affusolate e
fredde di Elyse. Lei si accorse solo in quel momento di aver trattenuto
troppo a lungo le lacrime: scoppiò a piangere, di nuovo,
silenziosamente, ma stavolta per una persona che non era lei.
***
Zayn si
svegliò in un letto d’ospedale. Ricordò
il giorno prima con particolari molto vividi. Aprì gli
occhi, cercando di abituarsi a tutto quel bianco che era una tristezza
terribile. Una macchia color verde acqua attirò la sua
attenzione. Elyse era accovacciata su una sedia accanto al letto,
palesemente scomoda, il viso affondato fra le braccia, che usava come
cuscino. Si era addormentata. Sorrise nel vederla così.
Durante la notte le si era arrotolata la maglia attorno alla vita.
Senza dire niente, la raddrizzò. Per sbaglio
scoprì i fianchi di Elyse… e rimase paralizzato.
Erano violacei, costellati di lividi. Le anche soprattutto. Cosa le era
successo? Era colpa dell’uomo del giorno prima? E
soprattutto, come aveva fatto a non accorgersene prima?
Ricordò
le parole dell’uomo, così le scoprì
lievemente la spalla. Era segnata da due mezzelune rosse, il segno di
un morso. Rabbrividì. Poi gli tornò in mente
anche il ballo, dove aveva notato la crema color carne sul braccio.
Delicatamente, le prese la mano e tirò, fino a scoprire il
braccio. Rimase a bocca aperta davanti alla fitta ragnatela di
cicatrici e tagli più recenti. “Elyse, cosa ti
hanno fatto?” chiese a bassissima voce. La vide muoversi,
stava per svegliarsi. Fece finta di dormire. Elyse si
stiracchiò, sbadigliando. Lo guardò e si
avvicinò ancora di più al letto, appoggiandosi
coi gomiti al materasso duro e scomodo. Zayn aprì gli occhi,
facendo finta di niente. “Zayn!” esclamò
lei, il sollievo che le invadeva la voce, alzandosi di scatto. Zayn non
poté fare a meno di sorridere. “Come
stai?” chiese lei, apprensiva. “Non so. Sono
intorpidito.” Rispose lui vago. “I medici dicono
che non avevi niente di tanto grave. Ti terranno dentro fino a oggi
pomeriggio per dei controlli.” Spiegò Elyse. Zayn
annuì. Avrebbe voluto chiederle mille cose:
perché fosse autolesionista, chi l’avesse rovinata
così, e cose del genere, ma fu interrotto prima dalla porta
che si apriva. “Zayn!” urlò qualcuno,
fiondandosi su di lui. “Non farmi mai più una cosa
del genere, chiaro?!” chiese la ragazza stretta a lui.
“Safaa?!” chiese Zayn, quando si rese conto di chi
aveva aggrappato al collo, con voce piena di stupore. Elyse sorrise.
“Ho chiamato la tua famiglia. Pensavo che dovessero saperlo.
Ieri i ragazzi sono rimasti qui tutta la notte, ora sono tornati a
casa.” Spiegò. Zayn sentì gli angoli
della bocca incurvarsi in un sorriso grato, mentre anche Doniya e
Waliyha entravano in camera. “Fratellone, come
stai?” chiese Waliyha. “Potrei stare
meglio.” Disse lui facendo spallucce e indicando
l’ago della flebo che penetrava la sua carne. Ad ogni
movimento faceva male, per questo si era limitato a tenerlo fermo.
Dopo poco,
arrivarono anche i genitori di Zayn. Rimasero con loro tutta la
giornata, ed Elyse non poté fare a meno di rimanere nella
stanza: Safaa, infatti, non la lasciava uscire, continuava a chiedere
particolari su come Zayn si fosse fatto male. Come poteva dirle che
quei particolari dovevano rimanere solo fra lei, Zayn e Gemma?
“Vado
a prendere qualcosa da bere, posso offrirvi qualcosa?” chiese
ad un certo punto, cortese. “No grazie.” Fecero
tutti. Elyse fece per uscire, quando Zayn la bloccò,
trattenendola per un braccio. “Non è che riesci a
imbucarmi un po’ di cioccolato?” chiese con tono
implorante. Elyse si mise a ridere. “E se poi ti fa male,
genio? Meglio di no, fidati.” Rispose paziente. “Ti
prego!” fece lui con voce sottile. “No, lo mangi
quando torni a casa!” ribatté Elyse, categorica,
prima di uscire. “Sei un mostro!” urlò
Zayn per farsi sentire. “Grazie!” rispose lei
ridendo.
Zayn rimase
con la sua famiglia. “Siete proprio fatti l’uno per
l’altra, tu e la tua fidanzata.” Fece Safaa con
quel tono cospiratorio e allo stesso tempo pieno di speranza che solo
lei possedeva. “Elyse non è la mia
fidanzata.” Ribatté lui. “Peccato.
È davvero una brava ragazza.” Disse suo padre.
“Secondo me ti piace.”
“E
secondo me tu piaci a lei.” Fecero Doniya e Waliyha. Zayn
alzò gli occhi al cielo. “E da cosa lo
dedurreste?” chiese. “Dai, si vede. Quando
è qui non sei più tanto intrattabile come al
solito, tanto per cominciare. Poi quando la guardi… hai come
una luce negli occhi, che non hai con nessun’altro. E quando
lei si prende cura di te, non so, mi vengono in mente i film romantici.
È dolce.” Spiegò Safaa. Quando lei si
prende cura di te, aveva detto. Oh, Elyse. Perché
non lasci che anche io mi prenda cura di te? Pensò
ricordando i tagli, le lacrime, i lividi. Poi gli venne in mente
qualcos’altro. Safaa, con i suoi occhi giovani, ancora pieni
di illusioni, con i suoi occhi da sognatrice aveva visto meglio di
tutti quanti. Sorrise, orgoglioso della sorella, e la
abbracciò. In quel momento rientrò Elyse, con un
bicchiere di plastica pieno di tè bollente.
“Scotta!” fece posando in fretta il bicchiere sul
tavolino. Vide che tutti la fissavano e arrossì.
“Cosa c’è?” chiese.
“Niente.” Fece Safaa ridacchiando.
***
La sera, Zayn
ed Elyse tornarono a casa. Trovarono ad aspettarli tutti i ragazzi, che
saltarono addosso a Zayn. “Amico, come va?” chiese
Niall. “Tutto ok, dai.” Fece lui.
Quando
riuscì a liberarsi dagli amici, si chiuse in camera. Elyse
lo raggiunse. “Grazie per non aver detto niente di me e
Gemma.” Disse dopo qualche secondo di esitazione. Zayn la
fissò qualche secondo, poi si alzò e chiuse la
porta a chiave. “Dobbiamo parlare, prima che tu possa
scappare di nuovo.” Disse, sedendosi di fianco a lei. Elyse
si irrigidì. “Zayn, lo sai, devo andare. Ieri mi
ha coperto Gemma, oggi tocca a me.” Disse con una nota di
sofferenza nella voce. “Invece rimani qui, e mi spieghi. Chi
è quel tipo? Cosa vi fa ogni volta?” chiese Zayn.
Elyse abbassò lo sguardo, avvicinando le ginocchia al petto.
Zayn le si accostò e le scostò una ciocca di
capelli chiarissimi dagli occhi. “Elyse, non sono finito
all’ospedale tanto per fare. Voglio aiutarti, ma tu devi
permettermelo.” Disse prendendole una mano e posando sul
palmo il biglietto rosa. Lei lo strinse. “Allora qualcuno
l’ha trovato davvero. Non ci speravo
più.” Sussurrò. Zayn lo
guardò interrogativo. “Sono quattro anni che va
avanti così. Ogni sera lasciavo un biglietto così
sulla scrivania. Pensavo che qualcuno sarebbe venuto a cercarmi,
avrebbe trovato il biglietto e avrebbe capito che qualcosa non andava.
E invece niente.” Sussurrò con le lacrime agli
occhi. Zayn rimase in silenzio, aspettando che lei andasse avanti, ma
non fu così. “Elyse, ti prego,
continua.” Disse poco dopo. Lei scosse la testa,
rannicchiandosi sul letto, mentre il primo singhiozzo la scuoteva. Il
suo cellulare squillò.
Elyse ci gettò un’occhiata e impallidì,
diventando terrea, mentre gli occhi venivano invasi dalle lacrime.
“Devo andare.” Disse, cercando di darsi un
contegno. Zayn la bloccò e le sfilò il cellulare
dalle mani.
Da:
sconosciuto
Troia, oggi
tocca a te. Muoviti, sei in ritardo. E vedi di non portare di nuovo
quel ragazzino, chiaro?
Zayn
sentì la rabbia montare. “Ti fai trattare
così?!” chiese irato. Lei incassò la
testa nelle spalle. “Devo farlo, Zayn.”
Sussurrò. “No, non devi farlo!”
“Invece
sì!”
“Cosa
ti fa?”
“Zayn…”
“Cosa.
Ti. Fa?!” fece Zayn scandendo bene ogni parola. Lei
crollò lungo la parete. Zayn stava perdendo la pazienza,
nonostante sapesse che quel comportamento avrebbe allontanato ancora di
più Elyse. Non poteva farci niente. Si chinò di
fronte a lei e la prese per i polsi. “Non puoi dirmi che non
ti fa niente. Altrimenti non avresti questi –
scoprì i tagli sul suo braccio – e non saresti
piena di lividi.” Disse rudemente. Elyse sgranò
gli occhi, mentre il colore affluiva di nuovo da lei. Lo guardava
spaventata e sorpresa. “Come sai che mi taglio?”
chiese con un filo di voce. “L’ho scoperto
stamattina.” Rispose solo lui. Lei si mise a piangere.
“Adesso dimmi cosa…” iniziò
Zayn, ma fu interrotto dall’urlo di Elyse. “Mi
violenta, ok?! Mi violenta con un ricatto da tre anni. O me, o mia
sorella, dice. Sto facendo tutto questo per Milla, ok? Ha solo sette
anni, e la sua vita dipende anche da me, da quello che faccio. Per
questo sono anoressica. Gemma ha lo stesso ricatto, ma lui minaccia
Harry. Ci siamo conosciute così. È normale che
nasca solidarietà. Se lo denunciassi, tutti scoprirebbero
che persona orribile sono. Non ce la farei a sopportare anche questo.
Già reggo a malapena tutto quello che subisco.”
Disse con una rabbia disperata, prima di raggomitolarsi contro il muro,
scossa da violenti singhiozzi. Zayn rimase paralizzato. Si
avvicinò a lei e le alzò il viso con un dito. Gli
occhi, rossi e gonfi, lo guardavano disperati. Erano più
scuri del solito. “Salvami. Ti prego… aiutami ad
uscirne. Non voglio più essere malata.”
Implorò Elyse piangendo. Zayn la cullò fra le
braccia, mentre Elyse si abbandonava contro di lui. Zayn sentiva con
terribile precisione le ossa della ragazza. Sembrava di abbracciare uno
scheletro. Rabbrividì all’immagine. “Ne
uscirai, te lo prometto.” Sussurrò dolce prima di
darle un esitante bacio sulla fronte. “Elyse, devi
denunciarlo. Ti sta uccidendo.” Tentò di dire.
“E dopo? Cosa penserete tutti di me? Mi allontanerete come
tutti?” chiese lei amara. Lui la fissò negli
occhi. “Al contrario. Penseremo che sei una persona
incredibile, che è pronta a sacrificare sé stessa
pur di salvare la sorella. Sei forte, coraggiosa. Non hai nulla di cui
incolparti.” Sussurrò. Elyse scosse la testa.
“Non sono forte. Gemma lo è. Lei non si taglia,
non è anoressica. Io non so andare avanti senza.”
Fece. “Sei forte a modo tuo. Io mi sarei già
suicidato.” Confessò Zayn. Elyse tirò
su col naso.
“Perché
lo fai? Perché sei arrivato a farti pestare?
Perché continui a starmi vicino, ad aiutarmi, nonostante sia
una persona orribile? Nonostante abbia sempre rifiutato il tuo
aiuto?” chiese lei con le lacrime agli occhi. Lui le
alzò di nuovo il mento con un dito. “Lo sai
perché.” Sussurrò prima di baciarla
dolcemente.
***
Niall e Gemma
erano seduti al loro solito posto, sul davanzale di lui. Erano rimasti
in cucina per un po’ di tempo, a sperimentare, e in quel
momento fissavano una torta dall’aspetto poco invitante.
Erano indecisi. “Abbiamo messo quel coso alla fragola, che
è rosso. Perché la torta allora è
verde?” chiese Gemma incerta. Niall fece una smorfia.
“Secondo te sa di rana?” chiese. Gemma
ridacchiò. “Spero di no.” Disse solo,
abbassandosi per guardare la torta dal livello del tavolo.
“Sembra che l’abbiano demolita. Decisamente non
siamo all’altezza di Abby, in queste cose.”
Commentò, indicando il modo in cui la torta era inclinata di
lato e tutte le fragole sembravano franate. “Chi
l’assaggia?” chiese Niall. Entrambi si tirarono
fuori contemporaneamente, mettendosi a ridere. “Portiamola di
sotto, magari qualche coraggioso riuscirà a mandarla
giù.” Propose Gemma. “E se è
tossica o velenosa?” chiese invece Niall.
“Melodrammatico, non siamo degli scienziati pazzi! O almeno,
non dichiarati. Proviamoci e basta!” esclamò
Gemma, prendendo una forchettata della torta. Titubante, la
portò alla bocca. “Sa di fragola, non me
l’aspettavo.” Disse stranita. “E
com’è?” chiese Niall.
“Sorprendentemente buona.” Fece lei sorridente.
Niall l’assaggiò a sua volta. “Non siamo
male.” Disse solo. “Dai, portiamola di
sotto!” esclamò Gemma, prendendo il piatto e
aprendo la porta del balcone. “Non correre, matta!”
fece lui atterrito, inseguendola. Quando uscì dalla porta,
però, trovò le labbra di Gemma ad attenderlo.
“Di’ la verità, l’hai fatto
apposta a farmi prendere un infarto.” Sussurrò
Niall sorridendo, quando si separarono dal bacio. Erano ancora
vicinissimi. Gemma annuì. “Dove hai messo la
torta, però?”
“Sulla
tua scrivania, ho avuto pochi secondi per nascondermi.”
Rispose lei. “Andiamo a prenderla?” chiese poi.
Niall sembrò pensarci su. “Nah.” Fece
dopo, baciandola di nuovo.
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Capitolo 15 *** due mesi dopo ***
Due mesi dopo.
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Elyse
si buttò a peso morto sul
letto. Era felice. Ogni settimana si avvicinava sempre di
più al suo obiettivo,
un peso di circa sessanta chili. Ricordò i numeri che la
bilancia le mostrava
fino a due mesi prima: trentacinque chili scarsi. Rabbrividiva al solo
pensiero. Era uno scheletro, ne era consapevole. Adesso, invece, non
aveva più
motivo di farsi del male: l’uomo che la violentava
– lei e Gemma – era in
prigione, con denuncia di pedofilia e violenza. Cinque anni.
Era
grazie a Zayn se quel tipo
era in prigione. Grazie a lui, Elyse e Gemma erano riuscite a
denunciarlo,
senza danneggiare la loro famiglia. Quando Harry lo aveva scoperto, era
quasi
svenuto, come Niall. Tutti erano rimasti sconvolti.
“Dobbiamo dirvi una cosa,
ragazzi.” Disse grave Elyse, sedendosi sul
divano. Gli altri si radunarono attorno a lei e Gemma. Di fianco a lei,
Zayn le
stringeva una mano, come a darle forza. Elyse lo ringraziò
mentalmente. “Ecco,
in questo mese che siamo qui, ho avuto un comportamento strano. Uno dei
primi
giorni mi sono chiusa in camera mia, lo sapete. Ecco, è
perché ogni volta devo
superare quello che mi succede. Preferisco farlo da sola. Gemma
è nella mia
stessa situazione, ma lei è più forte. Non lo
dà a vedere.” Iniziò Elyse.
“Sapete quando l’altro giorno Zayn è
finito all’ospedale? Non ha avuto una
rissa con dei ragazzi, come vi abbiamo detto. È stato
picchiato da un uomo, che
ogni volta viene a prenderci e ci fa a pezzi. Questa storia va avanti
da anni.”
Continuò Gemma. Gli altri erano sbiancati. “Cosa
vi fa?” ebbe il coraggio di
chiedere Abigail. Le due non riuscirono a continuare. Elyse
gettò un’occhiata
implorante a Zayn, che afferrò la muta richiesta.
“Le violenta, ricattandole. O
loro, o Harry e Milla, dice.” Spiegò senza tanti
giri di parole. Tutti
sgranarono gli occhi, le bocce spalancate in muti urli di orrore. Niall
e Harry
si sentirono mancare, si dovettero appoggiare allo schienale. Le loro
teste
giravano frenetiche, il mondo sembrava ruotare con loro. “Vi vi-violenta?!”
chiese Liam con voce tremante.
Le due annuirono e Elyse scoprì i fianchi, lividi. Gemma
mostrò invece una
spalla, dove campeggiava la stessa macchia scura. Abigail
sentì un conato di
vomito. “Torno subito.” Disse correndo via. Louis
guardò prima Abigail, poi il
gruppo. Zayn gli indicò con un gesto di seguirla e lui
obbedì, scavalcando il
tavolo basso. Le gambe lo reggevano a malapena, per questo si
appoggiò alla
parete. “Da quanti anni va avanti?” chiese Ashley.
“Tre anni.” Rispose Gemma.
Harry aveva lo sguardo perso in un punto impreciso del pavimento.
“Per tre
anni, sei andata da questo tipo, sapendo cosa ti aspettava, solo per
difendere
me?” chiese con voce spenta. Gemma si morse le labbra e
annuì, abbassando lo
sguardo. Harry si alzò e la raggiunse. Le gettò
le braccia al collo, mentre il
primo singhiozzo lo squassava. “Dio, Gem, mi dispiace, dovrei
essere io a
difenderti, e invece non l’ho fatto, non ho mai pensato che
tu potessi stare
male, non ho mai pensato che tu avresti avuto bisogno di essere
aiutata, mi dispiace,
sono un fratello orribile, ti prego, perdonami se sono stato così
cieco.” Disse a bassa voce, mentre grandi
lacrime gli solcavano le guance. Piangeva senza nessun freno,
singhiozzando
sulla spalla di Gemma. Lei lo strinse ancora più forte,
mentre sentiva gli
occhi pizzicare. “Non è vero. Sei il fratello
migliore del mondo, già solo per
quello che mi hai detto.” Disse con un filo di voce.
Elyse
ricordava quel giorno come
se fosse stato il precedente. Aveva il sentore che non se lo sarebbe
mai dimenticato.
Da lì in poi, tutto era decollato. Erano riusciti a
raccogliere le prove per
denunciare quell’uomo ed Elyse ce la stava mettendo tutta per
uscire
dall’anoressia e dall’autolesionismo. Zayn le era
accanto in tutto. Aveva
pianificato tutto il percorso per raggiungere quei sessanta chili,
bilanciando
attività fisica con pasti. Elyse non aveva mai lavorato
tanto in vita sua, ma i
risultati le piacevano. Si stava irrobustendo, finalmente.
“No, Zayn, ti prego. Non ce la faccio.
Non voglio che mi vedano così.”
Disse Elyse con un filo di voce. Erano in spiaggia, solo loro due. Zayn
voleva
farla nuotare per un po’, ma Elyse non aveva intenzione di
togliersi la
camicia. “Perché no?!” chiese lui,
esasperato all’ennesimo rifiuto di Elyse.
“Perché ho paura dei loro sguardi. Se mi vedranno
così piena di lividi e
anoressica mi guarderanno come se fossi… non so nemmeno
cosa. Non voglio.” Si
giustificò lei, lo sguardo basso. “Dipende tutto
dall’atteggiamento. Se non hai
paura di loro, ti guarderanno con ammirazione, pensando a quanto tu sia
forte
per andare avanti nonostante tutto. Se invece fai così ti
attiri solo addosso
commiserazione.” Fece lui. Elyse prese un gran respiro e
lasciò cadere a terra
la camicia. I lividi svettavano sulla pelle chiara, nascosti a malapena
dal
costume color fango. Zayn sorrise. “Adesso andiamo in acqua,
tesoro.” Disse con
una nota dolce nuova per lui, quando quel “tesoro”
doveva essere uno scherzo
come al solito. “Ti affogo.” Lo minacciò
Elyse ridacchiando. Zayn la prese per
un braccio e si diressero verso l’acqua.
Elyse
sorrise al ricordo. Zayn
era una persona incredibile. Si passò una mano sul lato
della testa, ancora
poco abituata a non trovarci capelli.
“Voglio cambiare taglio.”
Decise un giorno. “Tutta verde acqua?” chiese
Zayn. “No. Niente tinte.” Rispose lei. Zayn
sgranò gli occhi. “Chi sei tu, che
ne hai fatto di Elyse?” chiese con tono scherzoso.
“Spiritoso.” Fece Elyse
ridacchiando. “Se vuoi cambiare, andiamo subito. Gli altri
sono fuori, facciamo
una sorpresa a tutti.” Propose Zayn. Elyse accettò
e in poco erano in macchina.
Quando tornarono gli altri, Abigail si prese un
colpo. I capelli di
Elyse, prima corti e spettinati, erano tutti uniti in un ciuffo storto
e lungo,
mentre i lati della testa erano rasati, rimaneva solo una morbida
peluria. Il
verde acqua se n’era andato, dando alla ragazza un aspetto
più maturo.
Elyse
si infilò scaltra sotto le
coperte. Era ottobre, la temperatura iniziava ad abbassarsi e lei era
freddolosa. Si raggomitolò sotto il piumino, che
rappresentava una veduta di
San Francisco all’alba. Lo amava, se l’era portato
dietro da casa apposta. Le
bastò poco per addormentarsi.
***
“Hai
ancora freddo?” chiese
Louis, stupito nel vedere Abigail avvolta in due coperte, con un
maglione. “Non
posso farci niente!” sbottò lei. Louis le si
sedette accanto e le mise fra le
mani una tazza di tè bollente. “Grazie.”
Fece lei sorridendo prima di dargli un
lieve bacio a stampo. Louis fece una faccia perplessa. “Che
c’è?” chiese
Abigail. Lui posò le labbra sulla fronte di lei,
lasciandocele per un po’. “Mi
sa che hai la febbre.” Disse poi. “Si spiega
perché ho così freddo.” Rispose
lei. “Aspetta, ti trovo un termometro.” Fece invece
Louis. “Non avrò niente,
due tacche al massimo. Andiamo a prenderci una cioccolata
calda?” chiese
speranzosa. Louis non rispose. Quando riuscì a misurarle la
febbre, fece una
smorfia. “Quasi trentanove. Tu non vai da nessuna
parte.” Decretò poi. Abigail
sbuffò. “Che tristezza.” Disse poi
mesta, appoggiandosi al cuscino.
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Capitolo 16 *** in vino veritas ***
In vino veritas
“Posso dire che mi annoio?” chiese Abigail sbuffando. Louis sorrise e alzò gli occhi al cielo. “Lo avrai detto almeno venti volte.” Commentò sedendosi di fianco a lei, sul letto. Abigail incrociò le braccia. Da giorni era costretta a letto dalla febbre. “Mi manchi.” Disse imbronciata. Louis la guardò confuso. “In che senso?”
“Nel senso che vorrei baciarti, ma non posso. Vorrei abbracciarti, ma non posso. Vorrei poter fare mille cose, ma non posso. Un detenuto ha più libertà di me.” Fece. Louis le si avvicinò e le posò un lieve bacio sulla fronte. “Mi dispiace.” Disse solo prima di allontanarsi di nuovo. Qualcuno bussò alla porta e Gemma ed Elyse fecero irruzione nella camera. “Lou, non odiarmi.” Disse Gemma prima di sbatterlo fuori dalla camera, chiudendo a chiave. Abigail era basita. “Che fate?!” chiese sorpresa. “Tesoro, sei confinata qua dentro da giorni. Abbiamo portato pop-corn, patatine, bibite e una maratona di film. Preferisci fare niente o guardare con noi, ad esempio – adesso gioco molto sporco – i passi dell’amore?” propose Gemma. Gli occhi di Abigail luccicarono. “Stai giocando troppo sporco, anche per i tuoi canoni.” Commentò poi. Elyse tirò fuori da un sacchetto il dvd, facendolo oscillare. “Guarda qui, Abby! Come puoi resistere?” chiese poi. “Avete vinto.” Cedette Abigail.
Esattamente 101 minuti dopo, le ragazze erano sedute sul letto di Abby, le due a debita distanza dalla prima, in lacrime. “Vi odio.” Disse solo Abigail, soffiandosi il naso. “Ci odiamo anche noi, ma ne è valsa la pena.” Ribatté Gemma, le guancie rigate di lacrime. Abigail annuì. “Ok, adesso che siamo in estasi da film, possiamo lasciarti andare. Hai scontato la tua pena con noi.” Fece Elyse, alzandosi. Le due uscirono, facendo un gesto di saluto. Sulla porta, trovarono Louis, accigliato. “Gemma, devi dirmi qualcosa?” chiese. “Del tipo?” fece lei ridacchiando, ricordandosi di colpo di come lo aveva cacciato. “Qualcosa del tipo: scusa per averti buttato fuori dalla camera di Abigail?” suggerì l’altro. L’altra si mise a ridere. “Ma lo sai che ti voglio tanto bene?” chiese poi per sviare il discorso, mentre Elyse distoglieva lo sguardo per non mettersi a ridere a sua volta. “Ricordati che sono gelosa.” La ammonì Abigail. “Aspetta un momento, sei rimasto qui in piedi tutto il tempo?!” chiese Gemma, ignorandola. “No, ma in questa casa sembra che non esistano pareti, e voi avete tenuto il volume molto alto. Ho sentito tutte le frasi, devo dire che mi sembra un bel film, mi piacerebbe vederne le immagini.” Fece Louis mantenendo il suo broncio scocciato. Gemma si mordicchiò le labbra, poi si arrese: scoppiò a ridere, insieme ad Elyse. Anche Abigail e Louis ridacchiarono, non riuscendo a resistere. “Ok, vi lasciamo da soli, innamorati.” Fece Gemma ad un certo punto, uscendo dalla camera con Elyse. Louis chiuse la porta e si avvicinò ad Abigail. “Mi dispiace per prima.” Disse lei. “Non preoccuparti, non è colpa tua. Ti ricordi il discorso di prima? Quello che vorresti fare ma non puoi?” chiese lui poi, ancora più vicino. Abigail annuì. Louis sorrise. “Beh, chi se ne importa.” Sussurrò sulle sue labbra prima di baciarla.
***
Elyse si stava dirigendo verso il giardino, quando incrociò Zayn. “Posso parlarti?” chiese lui, con uno sguardo incerto che non piaceva per niente ad Elyse. Zayn non era mai incerto. Acconsentì comunque e uscirono, sapendo bene che ogni discorso, in quella casa, sarebbe stato perfettamente ascoltato dagli altri. “Ti ricordi, due mesi fa, quando ti ho baciato?” chiese Zayn a bassa voce. Elyse avvampò. “Sì, mi ricordo e ci ho ripensato spesso.”
“Anche io, e penso di aver fatto una cosa avventata.” Elyse si sentì colpita da quelle parole. Come gli avrebbe detto che quel bacio le era piaciuto tantissimo, e che l’aveva desiderato da tanto? Non poteva. Si ritrovò a mentire, a dire parole che non avrebbe mai voluto dire. “Forse è meglio dimenticarcene, tornare ad essere semplicemente amici senza forzare niente.” Si stupì della naturalezza con cui disse quelle parole. Era così brava a fingere che si sorprendeva da sola. Le peggiori bugie le aveva sempre dette a sé stessa, ma quella le superava tutte.
***
Zayn aveva iniziato quel discorso per introdurne un altro: voleva dire ad Elyse che quel bacio gli era piaciuto tantissimo, e che l’aveva desiderato da tanto, ma come poteva, davanti ad una Elyse così chiusa? Aveva capito subito che il discorso aveva preso una brutta piega, e aveva preferito mentire. Così, quando sentì Elyse pronunciare quella frase, non reagì, anche se dentro di lui si sentiva morire. “Lo penso anche io.” Disse solo, stupendosi del suo tono calmo. Come riusciva a fingere così bene quando dentro di lui tutto urlava?
“Elyse! Vieni dentro, in fretta!” esclamò la voce di Bridgette da dentro. Elyse salutò Zayn con un gesto della mano e obbedì. Zayn guardò il cielo, sospirando. La voglia di lasciarsi cadere a terra, giacere per sempre in mezzo a quel prato, immerso per sempre in quella luce rossastra del tramonto. Tirò un calcio ad un sassolino, tentando di scaricare la tensione. Decise in poco cosa fare: era un po’ di tempo che non frequentava una discoteca, di solito ci andava per staccare la spina da un periodo troppo pesante. Quale occasione migliore? Prese le chiavi della macchina e ci si infilò, mandando un messaggio a Louis per avvertirlo che sarebbe stato fuori a cena.
Dopo mezz’ora di vagabondaggio senza meta, si fermò davanti ad una discoteca, il Nightmare. Osservò le persone che ci entravano: tutti punk e dark. Fece una smorfia. “Tanto devo solo bere. Che importa che discoteca è?” si chiese entrando.
***
Elyse era seduta sul divano, un libro fra le mani. I suoi occhi leggevano, ma la mente non era connessa. Era ferma a qualche ora prima, quando aveva rinunciato a qualsiasi relazione con Zayn. Perché lo aveva fatto? Si diede della stupida mille volte. Guardò l’orologio: era l’una. Non si era nemmeno accorta di quanto il tempo era passato in fretta. Decise di andare a letto, ma nel momento in cui si alzò, il cellulare squillò, riempiendo la camera delle note di “Smile”. Elyse si affrettò a rispondere per non svegliare gli altri: era Zayn. “Pronto?” chiese subito, preoccupata: non sapeva dove fosse finito, aveva provato a chiamarlo già tre volte. “Sei Elyse, vero?” chiese una voce sconosciuta dall’altra parte del telefono. Elyse si rese conto solo in quel momento dei forti rumori che provenivano dal cellulare. Zayn doveva essere in una discoteca o qualcosa del genere. “Sì, cosa succede?” chiese lei, allarmata.”Potresti venire al Nightmare? C’è un ragazzo con i capelli neri, sembra pakistano, penso si chiami Zayn. È ubriaco e non fa che chiedere di te.” Disse il ragazzo dall’altra parte. Elyse sbuffò. “Arrivo subito, ma non ho idea di dove sia il Nightmare. È una discoteca, vero?” chiese. “Se ti fai trovare in piazza, ti vengo a prendere io, basta che calmi il tuo ragazzo, qui.”
“Non è il mio ragazzo.” Rispose Elyse, prendendo le chiavi della macchina. “Se sentissi cosa sta dicendo, ne dubiteresti.” Rispose lui ridacchiando. Elyse divenne rossa. “Sto arrivando.” Disse prima di chiudere la conversazione.
Quando arrivò alla piazza, vide un ragazzo alto, con i capelli a cresta tinti di rosso fuoco. La ricrescita nera faceva pensare al carbone che prende fuoco. Era chiaramente dark, da come era vestito. “Elis, vero?” chiese. “Ilàis. Comunque sì.” Lo corresse lei. “Perfetto. Seguimi, il Nightmare è a cinque minuti da qui.” Disse l’altro rientrando nella sua auto. Elyse obbedì e in poco arrivarono alla discoteca. “È inquietante.” Disse lei, osservando la scritta al neon e le luci bianche all’interno. “Si chiama Nightmare, ti aspettavi fiori e unicorni?” chiese l’altro ironico. “Non è questo che intendevo. Mi chiedo solo perché Zayn sia venuto qui. Non è dark.” Rispose Elyse. L’altro fece spallucce. Una ragazza piena di piercing si avvicinò a loro. “È lei?” chiese. Lui annuì. “Finalmente! Vieni, ti porto da Zayn.” Disse facendo strada. Sgusciarono fra decine di persone, fino ad arrivare ad un divanetto. Zayn era seduto su di esso, un altro ragazzo a controllarlo. Elyse si avvicinò al pakistano, che aveva la testa fra le mani, e gli prese i polsi, delicata. “Andiamo a casa, Zayn.” Disse solo. “Elyse!” esclamò lui con fare ciondolante. Sapeva d’alcool. “Dai, vieni.” Ripeté lei facendolo alzare. “Perché? È divertente qui. Tutti sono strani e c’è tanta luce, poi sparisce e c’è solo buio.” disse lui sconnesso. “Andiamo, Zay.” Fece Elyse per la terza volta, trascinandolo dolcemente. Passarono davanti ad una coppia che si baciava e Zayn si fermò. “Voglio baciarti, Elyse.” Disse solo con voce da bambino. “È meglio di no, Zee. Dai, andiamo a casa.” Rispose lei. “Ma io voglio baciarti, perché ti amo. Tu mi ami?” chiese lui. Elyse sentì una fitta al cuore. “Zayn, sei ubriaco, domani non ricorderai niente e adesso non stai ragionando.”
“Ma è vero che ti amo.” Disse lui, con lo stesso tono di un bambino che cerca di convincere i genitori che il mostro sotto il letto è reale. Elyse si morse le labbra. “Ti amo, e oggi quando mi hai detto che volevi rimanere solo un’amica mi sono sentito male, avevo male al cuore, perché io non voglio, vorrei poterti baciare ma tu non vuoi, e fa male. Perché vuoi farmi male?” chiese Zayn, sempre come un bambino. “Non voglio farti male, Zee, e dato che tu domani non ricorderai nulla, voglio dirti che mi sono sentita come te.” Cedette Elyse. “E allora perché non mi ami?” piagnucolò lui. Elyse sospirò. “Zay, dobbiamo andare a casa.” Disse solo. “Perché non posso dirti che ti amo?” chiese Zayn. “Perché non sarebbe vero.” Rispose Elyse amara. “Invece è vero, lo penso ogni giorno ma tu non lo sai, ti amo e vorrei averti vicino, ma mi dico sempre che tu non devi sapere niente perché poi ti farei stare male, e io non voglio, e non so nemmeno perché ti sto dicendo tutto questo, sto sbagliando e vedo che non ti piace, ho paura di non piacerti, ho paura.” Disse lui. Erano riusciti ad uscire dalla discoteca, li avvolgeva solo il silenzio. “Mi vuoi bene?” chiese improvvisamente Zayn. “Sì, Zee, ti voglio bene.”
“Perché se puoi dirmi che mi vuoi bene non puoi dirmi che mi ami? Se non lo dici è perché non mi ami, non si dicono bugie e tu non le dici, anche per questo sei speciale, non mi ami e ho sbagliato a dirti tutto, adesso avrai pietà di me e io non voglio, non mi piace quando le persone hanno pietà di me.” Disse lui entrando in macchina. Elyse sentì gli occhi pizzicare, mentre prendeva posto accanto a Zayn. Lo guardò e vide con una fitta al cuore che grandi lacrime attraversavano il suo viso. “Zay, ti prego, non piangere. Non posso dirti che ti amo, ma solo perché domani non te ne ricorderesti, e parole così importanti non possono essere sprecate così.” Disse prendendogli una mano. Lui si raggomitolò su sé stesso. “Sai, quando ero all’ospedale i miei mi hanno detto che ti prendi cura di me, ed è vero, altri non sarebbero venuti a prendermi, ma tu sì e non capisco perché. So solo che con te mi sento al sicuro.” Disse poi. Elyse non riuscì a trattenere un sorriso. “Hai sonno?” chiese solo a bassa voce. Lui annuì ed Elyse gli passò una mano fra i capelli, piano, ripetutamente, accarezzandolo. Lo sentì rilassarsi subito. “Dormi, adesso.” Sussurrò con un filo di voce, mentre lo vedeva chiudere gli occhi. Guidò il più piano possibile per non svegliarlo.
Quando arrivarono alla villa, Elyse scese e aprì la portiera di Zayn. Gli slacciò la cintura di sicurezza e, scuotendolo lievemente per un braccio, disse a bassa voce: “Zee, siamo arrivati, ti svegli?” lui aprì piano gli occhi. “Mi fa male la testa, Elyse.” Si lamentò piano. “Lo so, cucciolo. Andiamo in casa, così puoi dormire.”disse lei dolcemente, aiutandolo ad alzarsi. Lo guidò tenendolo per una mano mentre lui ciondolava dietro di lei. “Mi hai chiamato cucciolo.” Constatò lui poco dopo. “Sì, perché in questo momento lo sei.” Rispose Elyse con tono dolce. Riuscirono ad entrare in casa e a fare le scale senza inciampare. Non c’era nessuno sveglio in casa: erano quasi le due di notte. Ad un certo punto, Zayn corse in bagno. Elyse lo seguì per vederlo vomitare bile. Fece una smorfia, ma si chinò accanto a lui a sorreggergli la fronte. Continuò a passargli una mano sulla schiena fino a quando Zayn non riuscì ad alzarsi, barcollante. Elyse gli porse un bicchiere d’acqua. “Fa schifo.” Disse lui, tentando di eliminare il sapore di vomito dalla bocca. “Lo so. Hai voglia di una camomilla?” chiese lei, sempre con tono dolce. Lui annuì, spossato. “Andiamo in camera tua, Zee.” Disse lei, accompagnandolo fino alla sua stanza. “Adesso cambiati, io vado a farti la camomilla.” Disse, lasciandolo sul letto. Lo vide assentire con fare assonnato e chiuse la porta alle proprie spalle, scendendo al piano di sotto e dirigendosi in cucina. Optò per la camomilla solubile, non le andava di lasciare Zayn da solo troppo a lungo. Tornò su nel giro di cinque minuti e aprì piano la porta, con in mano la tazza. Lo vide seduto come prima, con la maglietta del pigiama al contrario. Sorrise e posò la tazza sul comodino. “Aspetta, ti aiuto io.” Si offrì, togliendogli la maglietta delicatamente per poi rivoltarla e aiutarlo ad indossarla di nuovo. Il suo sguardo si posò sul torace muscoloso di lui per qualche secondo. Non riusciva ad associare l’immagine forte di lui con il bambino che era in quel momento, era troppo strano. “Tieni, piccolo.” Disse, porgendogli la tazza rossa. Non sapeva perché gli stava dando quei nomignoli, forse il suo fare da bambino le ispirava un senso di protezione. Le veniva naturale chiamarlo cucciolo o piccolo. Lui la ringraziò con quel suo fare innocente che la mandava fuori di testa e bevve in fretta. “Come facevi a sapere che non mi piacciono le bevande calde?” chiese. “Perché ti osservo, Zay. Tu non lo sai, ma ti osservo.” Rispose sorridendo Elyse. Gli passò una mano sulla guancia e lo vide rilassarsi di nuovo a quel tocco delicato. “Tanto domani non ricorderai nulla, no?” chiese. Lui non rispose, troppo occupato a godersi quelle carezze così estranee ma allo stesso tempo così desiderate. Elyse lo aiutò a coricarsi e a coprirsi. “Elyse.” La chiamò lui quando la ragazza fece per andarsene. “Sì, cucciolo?”
“Rimani qui?” chiese lui con sguardo così sincero e innocente da essere disarmante e irresistibile. “Non lo so, piccolo.” Disse con tono dolce, continuando a passargli una mano fra i capelli. “Ti prego, faccio il bravo.” Tentò lui. Elyse sorrise. Era così… piccolo! Sembrava proprio un bambino ed era troppo tenero per essere ignorato. “Non mi lasciare da solo.” Fu il colpo di grazia. Elyse cedette e disse: “Torno subito.” Si chiuse in camera sua e si cambiò, con il suo pigiama XXL decorato da grandi fragole. Tornò in camera di Zayn, per trovarlo già addormentato. Sorrise, intenerita. Era indecisa se rimanere o meno, ma alla fine scelse di infilarsi nel letto accanto a lui. Si tirò la coperta fin sopra le spalle. “Buonanotte, cucciolo.” Sussurrò dandogli un piccolo bacio sulla tempia.
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Capitolo 17 *** preparativi ***
preparativi
“Abby,
buone notizie.” Fece Louis, tenendo
in mano il termometro. “Sono guarita?!” chiese lei
scattando con gli occhi che
luccicavano. “No, ma hai trentasette e mezzo.” Fece
lui. Abigail sbuffò e si
lasciò cadere sul cuscino. Louis la guardò
sorridendo divertito. “Stavo
scherzando. Hai trentasei.” Disse
alla
fine. Abigail saltò in piedi entusiasta. “Posso di nuovo uscire!!”
esclamò con voce acuta. Louis
si mise a ridere. “Andiamo, andiamo, andiamo!!”
esclamò Abigail, prendendolo
per mano e trascinandolo al piano di sotto. Tutti erano stravaccati sui
divani,
a guardare la televisione. Harry premeva a caso i tasti del
telecomando.
“Brutto.” Dicevano a turno tutti, annoiati. Quando
li videro arrivare come
uragani sgranarono gli occhi. “Che ci fate ancora qui?!
Muovetevi, andate a
prendere le giacche, si va a mangiare fuori!! Dopo due settimane di
mangiare sano ho bisogno di una
pizza, con
cascate di patatine e coca-cola!!” esclamò Abigail
elettrizzata. “Sei
guarita?!” chiese Gemma. Lei e Niall avevano drizzato le
orecchie al solo
sentire nominare la pizza. Louis annuì. Gemma ed Elyse si
alzarono, esultando.
Gli altri scattarono verso l’anticamera, a prendere le
giacche. “Abby,
illuminami, vuoi davvero venire col pigiama nero a cuoricini rosa
ciliegia e
teschietti bianchi col fiocco in testa?” chiese Harry
ridendo. “Tu critica,
intanto il pigiama è bellissimo.” Disse lei con
finto sussiego, tornando di
sopra a cambiarsi. “E noi vogliamo venire così? No
grazie, vado di sopra a
mettermi a posto!” fece Ashley. Le altre la imitarono,
lasciando i ragazzi in
mezzo alla sala con un senso di disappunto. “Ehm,
ok.” Fece Liam, perplesso.
“Chi vota per tornare alla tv?” chiese Zayn. Tutti
alzarono la mano e si
risedettero sul divano.
***
“Spostati!!”
“Ahi!
Adesso ho tre pupille, grazie mille
Abby, mi hai fatto cavare l’occhio con il mascara!”
“Ferme,
mi sto mettendo il lucidalabbra,
poi sembro un’indiana sul sentiero di guerra!”
“Gemma,
non stare in mezzo!”
“Colpa
mia se lo specchio è piccolo?!”
“Prima
ci occupi casa poi critichi anche?!”
“Molto
simpatica!”
“Lo
sai che ti voglio bene.”
“Elyse,
ti prego passami lo struccante,
sembro reduce da un pestaggio, non metterò mai
più l’ombretto viola!”
“Metti
questo! Sta bene coi tuoi capelli!”
“Corallo
fluo? Seriamente? Non voglio sembrare
un evidenziatore!”
“Se
rido ancora non riuscirò mai a finire
di mettermi questo coso.”
“Ditelo,
non ce ne sono come noi.”
Continuarono
così per una decina di minuti,
senza successo. Alla fine fecero a turni: due a truccarsi, tre a
cambiarsi.
“Abby, vero che mi presti la maglietta leopardata?”
chiese Gemma sbattendo le
ciglia. “Quella bianca e nera?” Gemma
annuì. “Tu mi presti i leggins a
stelle?”
“Yess.”
Disse lei, prolungando volutamente
la s finale. “Programma di scambio vestiti, mi
piace.” Fece Elyse mentre
entravano in camera di Abigail. “Abby! Dove tenevi nascosta
questa camicia?!”
chiese Elyse, tirando fuori dall’armadio una camicia con le
maniche arrotolate
bianca di seta. “Perché, ti serve?”
“Sì!
Era quello che cercavo!” fece Elyse
elettrizzata, schizzando in camera sua. “Torno
subito!” fece. Gemma ridacchiò.
“Magari va a farla vedere a Zayn.” Disse.
“Come, scusa? Cosa c’entra Zayn?”
chiese Abigail confusa. “Non
lo sai?
Ieri hanno dormito insieme! Zayn era ubriaco ed Elyse è
andata a riprenderlo.
Mi ha detto che era adorabile.” Spiegò Gemma.
“Dobbiamo estorcerle tutto.”
Decise poi. “Eccomi qui!” esclamò Elyse,
tornando in camera. Indossava la
camicia di Abigail, una cravatta corta nera ricoperta di paillettes,
pantaloni
attillati di pelle nera e tacchi alti. Un cappello alla Hollywood
completava il
tutto, con tanto di paillettes. “Siamo eleganti,
eh?” chiese Gemma, fischiando.
“Stai troppo bene così!”
“Io
mi vesto Abbey Dawn, mi dispiace per
voi.” Disse Abigail prendendo una maglietta nera con un
teschio di spille
disegnato. “Al volo.” Fece Gemma passandole i
pantaloni. “Ma… se mi metto
questa… mi prendono per pazza, vero?” chiese poi,
giocherellando con qualcosa.
“Cosa?” chiese Elyse. Abigail si voltò:
in mano teneva una corona appuntita, nera
e viola. “Devo frequentare più spesso la tua
camera, si trovano cose troppo
belle.” Commentò Gemma, prendendole la corona e
posizionandola sulla testa
dell’altra, rovesciata da un lato. “Mettiti
questi!” fece Elyse, porgendole dei
guanti lunghi senza dita. Lei obbedì, mettendo alla fine i
tacchi neri e
bianchi. “Ah però. Aggressiva.”
considerò Gemma, alzando i pollici. “Mi piace,
manca solo il trucco nero.” Fece Abigail.
“Gemma?”
“Io
voglio la maglia leopardata, ve l’ho
detto. Siamo tutte e tre in bianco e nero, oggi.”
“A
parte questo.” Disse Abigail, mostrando
l’anello di argento brunito. Non se lo toglieva mai.
“Oh, che teneri che
siete.” Fece Elyse. Abigail
sorrise.
“Torno subito, ho lasciato la mia camera come se ci fossero
passati i
vichinghi.” Disse Elyse, uscendo dalla camera e chiudendo la
porta.
Era
quasi in camera sua, quando qualcuno la
prese da dietro. Le sue labbra incontrarono quelle di Zayn. Sorrise nel
bacio,
mentre il pensiero tornava a quella mattina.
***
Zayn
si svegliò con un mal di testa atroce, si girò
nel letto… e si prese un
infarto. Sussultò tanto che cadde dal letto, lanciando un
urletto ben poco
virile. Elyse, di fianco a lui, si svegliò di colpo,
atterrita, con la stessa
espressione di un cerbiatto quando vede i fanali dell’auto un
attimo prima che
essa lo investa. “Zayn! Perché urli?!”
chiese urlando. “Tu che ci fai nel mio
letto?!” ribatté lui invece, ancora a terra, lo
sguardo puntato sul soffitto.
“Me l’hai chiesto tu ieri sera!” fece la
ragazza, sporgendosi dal suo lato per
guardarlo in faccia. “Ma che…?!”
esclamò Zayn, prima di ricordare tutto. Si
passò le mani sul viso. “Non è
possibile, l’ho fatto di nuovo!!” fece
esasperato. “Fatto cosa?”
“Mi
sono ubriacato e mi sono comportato come un bambino, vero?”
“Sì,
ma come lo sai?”
“Devi
sapere, cara Elyse, che al contrario di molti, quando mi ubriaco
ricordo
tutto.”
“Oh.”
Rispose Elyse. “Quindi, ricordi tutto? Ma proprio tutto
tutto?” chiese poi.
Zayn annuì. “Grazie per essere venuta a
ripescarmi. Non so cosa mi sia venuto
in mente.” Disse con voce roca e bassa. Elyse si
mordicchiò un labbro. “Non
preoccuparti.” Disse solo. Zayn la guardò:
sembrava volergli domandare
qualcosa. Rimasero in silenzio per qualche minuto. “Arriva il
momento delle
confessioni.” Sussurrò lui. Lei lo
guardò interrogativa. “Lo so, adesso mi
chiederai se tutto quello che ho detto ieri è vero o se era
solo a causa
dell’alcool.” Fece lui, con fare rassegnato. Elyse
esitò. “Vieni su, dai.”
Disse, porgendogli la mano. Lui si issò, aggrappandosi a
lei. “Stai diventando
sempre più forte. Fino a due mesi fa dicevi di non poter
nemmeno giocare a
pallavolo.” Commentò Zayn, sedendosi a gambe
incrociate. “È grazie a te se sono
uscita dall’anoressia.” Rispose Elyse, mettendosi
senza farci caso nella
cosiddetta posizione della farfalla. Era snodata da far paura, tanto
che senza
difficoltà le sue gambe aderivano al materasso.
“Fatto yoga?” chiese Zayn.
“Mai. Sono nata con la displasia delle anche. Ma non cambiare
discorso.”
Rispose lei. Zayn sospirò di nuovo. “Cosa dovrei
dirti, scusa?” chiese solo, lo
sguardo basso. “Hai detto che mi ami. È
vero?” chiese Elyse, alzandogli il
mento con due dita. Zayn deglutì. Poi annuì.
Elyse sorrise. “Non aspettavo
altro.” Disse solo. In un attimo, la distanza fra di loro si
annullò. Elyse
fece scivolare le mani dietro al collo di Zayn e lo attirò a
sé. Esitò qualche
attimo, mentre il suo sguardo si spostava dagli occhi color nocciola di
lui
alle sue labbra, come a chiedergli il permesso. Lui non attese altro e
la baciò
piano, delicatamente.
“Anche
io ti amo, Zay, non so perché ieri ho mentito.”
Sussurrò Elyse sulle sue labbra
quando si separarono. Zayn sorrise piano.
***
“Mi
piace questo clima di segreto.”
Sussurrò Elyse. “Anche a me.” Rispose
Zayn, contro il muro. “Secondo me, se lo
diciamo agli altri, ci diranno che siamo scontati.”
“Dissero
loro.” rispose Zayn con una
smorfia. “Hai la mia stessa idea?” chiese Elyse con
un sorriso furbo. “Non
diciamolo a nessuno.” Completò Zayn ridacchiando.
“Perfetto.” Commentò Elyse
prima di baciarlo di nuovo.
***
“Ragazze!
È tardi! Vogliamo andare a
mangiare o no? Ho fame!” urlò Niall su per la
rampa delle scale. Sgranò gli
occhi e schivò una All Star bianca. Gemma scese le scale
brandendo l’altra.
“Hai finito di urlare come una gallina a cui stanno
strozzando il collo? Mi hai
spaventato e mi hai fatto rovesciare la cioccolata! È
sacrilegio!” esclamò
ridendo. Niall si portò le mani fra i capelli. “La
cioccolata è caduta?! Cosa
ho fatto?! Come ho osato?!” fece ironico. Tutti si misero a
ridere. “Lou, ti
vuole Abby di sopra.” Avvertì Ashley qualche
minuto dopo, sporgendosi dalla
rampa delle scale. Louis si stiracchiò e salì le
scale in fretta. “Abby?”
chiese, bussando alla porta. Lei aprì e Louis la
squadrò, abbagliato. “Avevo
sentito che volevi vestirti abbey dawn, ma così…
sei splendida.” Disse Abigail arrossì.
Indossava un vestito corto, grazie alla temperatura mite della
settimana. Era
bianco, con il corsetto stretto e la gonna a fiore, senza maniche. La
scollatura e l’orlo erano decorati da due nastri di pizzo
nero. Indossava delle
scarpe col tacco bianche e teneva in mano una pochette nera. In testa,
storta,
una piccola corona nera e viola. “Sei sicura di voler uscire
così? Insomma, sei
appena uscita da un’influenza. Rischi.”
“Sì,
prima volevo mettermi la maglia col
teschio, ma grazie a Niall Gemma mi ha rovesciato la cioccolata addosso
e ho
dovuto mettere tutto a lavare.”
“Sei
sicura che non avrai freddo?”
“Oggi
si sta bene, dai.”
“Sì,
ma sei davvero sicura? Insomma, non
voglio vederti ancora a letto ammalata." Disse lui. Abigail sorrise. “Citando Avril: who
knows what could
happen? Do what you do, just keep on laughin’. I’m
gonna live today like it’s my
last day.” Louis scosse la testa, esasperato, ma allo stesso
tempo con un gran
sorriso. Le prese la mano e lei si avvolse fra le sue braccia, in
quello che
doveva essere un passo di danza, ma inciampò nei tacchi.
Louis la sorresse
prontamente, mettendosi a ridere. “Ok, meglio non ballare
più per me. Meglio
affidarsi alla cara e vecchia pallavolo.”
“Lo
penso anche io.” Disse lui, con il viso
affondato fra i suoi capelli, nella curva del collo. Le
lasciò un lieve bacio e
Abigail rabbrividì. “Abby, a dicembre devo tornare
a casa mia, i miei vogliono
almeno vedermi per il mio compleanno. Si tratta di tre
giorni.” Disse poi.
Abigail sentì il sorriso morire sulle labbra. “Oh,
va… va bene.” Disse solo.
“Per questo volevo chiederti se vuoi venire con
me.” Completò Louis. Abigail
sgranò gli occhi. “Davvero?” chiese
elettrizzata. “Certo. Mia madre mi sente
sempre parlare di te, quindi mi ha obbligato a farti venire. Non che io
non
volessi, ovvio. Ti va di conoscere tutta la mia famiglia?”
chiese lui. Abigail
rispose con un bacio tenero. Le sue mani passarono fra i capelli
morbidi di
lui, stringendoli fra le dita, mentre Louis le cingeva i fianchi.
“Ti amo.”
Disse lui, prima di baciarla di nuovo e soffocarle le parole sulle
labbra.
***
Harry
e Liam sorrisero. Louis era di sopra
con Abigail, Zayn era sparito, Niall stava svaligiando il frigorifero
con
Gemma. Erano rimasti da soli. Liam picchiettò un dito sulla
spalla di Harry,
per attirare la sua attenzione. “Sì?”
fece Harry. “Se ti dicessi che se adesso
non mi baci vengo di notte e ti raso a zero i riccioli, cosa
faresti?” Harry si
fiondò subito sulle sue labbra, facendo ridere Liam nel
bacio. “Lo faresti
veramente?” chiese poi Harry, allarmato. “Potrei
essere tentato in un periodo
di astinenza da baci.”
“Allora
non corro il rischio, amore.”
“Mhm,
questo sarò io a giudicarlo.”
“Oh,
zitto. È difficile baciarti quando
parli.” Sussurrò Harry ad un soffio dalla sua
bocca, prima di dargli un nuovo
bacio.
***
“Niall,
è la terza volta che mi fai rovesciare
la cioccolata! Ancora una volta e potrei arrabbiarmi per
davvero!”
“Ehi,
non sono io che ho rovesciato tutto
sulla maglietta di Abby!” Gemma si alzò dal
tavolo, un sopracciglio inarcato. “E
dire che tu dovresti essere lo spermatozoo dominante. Pensa a come
erano messi
gli altri.” Commentò. Niall si mise a ridere.
“Ok, era cattiva, ma anche troppo
bella.” Ammise. La loro era una strana relazione, ma almeno
si divertivano. Gemma
gli si avvicinò. Aveva le labbra sporche di cioccolata, come
la prima volta che
si erano baciati. Gli mise le braccia attorno al collo e gli
scoccò un bacio sulla
guancia, lasciando l’impronta. “Ormai ho rinunciato
all’idea di bere la mia
cioccolata. Però ho fame, sai a che punto sono gli
altri?” chiese poi. Niall
scosse la testa, prima di sollevarla per i fianchi. Gemma
urlò divertita,
mentre lui la faceva girare. “Andiamo via dal frigo, pazza.
Dopo rischiamo di
non avere fame per dopo.” Fece Niall. Gemma sgranò
gli occhi. “Non hai fame? Chi
sei tu, che ne hai fatto del mio Niall?!” chiese poi con tono
drammatico. Niall
si mise a ridere di nuovo.
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Capitolo 18 *** Chiara ***
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Chiara
Erano
in strada da una ventina di
minuti, mentre cercavano un ristorante. “Esiste o no un
ristorante, qui?!”
chiese Zayn, esasperato, ad un certo punto. “Datti una
calmata. Anche io ho
fame, cosa credi?!” esclamò invece Gemma.
“Sei tu che ci stai facendo girare in
tondo!!”
“Sei
tu che sbagli ogni volta! Se
io ti dico che devi prendere la prima dopo la rotonda, tu cosa prendi?!
La
terza!”
“Devi
spiegarti meglio!”
“Adesso
basta!” urlò Louis.
“Accosta, questo lo sai fare?!” chiese poi,
esasperato. Zayn sbuffò e obbedì.
“Scendi, guido io.” Fece Louis. Zayn
eseguì di nuovo. “Siete davvero
impossibili. Adesso statevene tranquilli. Harry, Liam, dove
vado?” domandò alla
fine. Erano in cinque in quella macchina, gli altri erano nella
seconda.
Nessuno osò dire qualcosa, sapevano che quando Louis perdeva
le staffe
significava che si era superato il limite. Harry gli diede indicazioni
precise
e in cinque minuti arrivarono al ristorante. “Adesso ditemi,
ci voleva tanto?!”
chiese infine Louis, mentre scendevano dall’auto.
“Ehi, Lou, tutto ok?” chiese
Abigail, scendendo dalla seconda auto. “La prossima volta,
Gemma e Zayn
viaggiano separati.” Rispose lui, ancora scuro in volto.
Abigail guardò
sorpresa i due in questione, mentre entrambi dicevano: “Colpa
sua!” indicando
l’altro. “Entriamo, che è
meglio.” Disse solo Liam. Abigail prese Louis per una
mano, facendo passare avanti gli altri. “Tranquillo, sono
fatti così.” Disse a
bassa voce. “Fidati, saresti esplosa anche tu, dopo venti
minuti di urla
stridule da gallina da parte di entrambi.”
“Non
lo metto in dubbio. Però
adesso stiamo andando a cena, e mangiare arrabbiati fa male.”
Fece lei con tono
da bambina. “Non so cosa potrebbe calmarmi.”
Sussurrò Louis. Abigail, per tutta
risposta, si avvicinò a lui ancora di più e lo
baciò teneramente. “Questo
aiuta?” chiese poi sorridente. “Temo che ce ne
vorranno altri, per calmarmi del
tutto.” Rispose a bassa voce lui. “E a te dispiace
molto, vero?” chiese lei,
ironica. Louis fece finta di pensarci su. “Nemmeno un
po’.” Disse alla fine,
mentre le loro labbra si incontravano di nuovo.
***
Erano
seduti al tavolo più
grande, mentre parlavano e ridevano. Gemma e Zayn avevano dimenticato
di essere
arrabbiati fin da quando si erano seduti. Abigail aveva ignorato la sua
sedia,
accomodandosi sulle ginocchia di Louis, che la cingeva dolcemente. Lei
poteva
sentire chiaramente il calore di lui, che la faceva sentire protetta.
Tutti
avevano dimenticato la tensione del viaggio.
“Abby,
ti suona il cellulare.” La
avvertì Niall, porgendole la borsa che aveva lasciato sulla
sedia accanto alla
sua. Abigail guardò lo schermo dell’I-phone e
aggrottò le sopracciglia. “Chi
è?” chiese Louis. “Mia zia.”
Disse lei prima di rispondere. “Pronto?”
“Abigail,
tesoro! Dove sei, c’è
molto rumore! Non sarai mica in una discoteca, vero?!”
“No
zia, tranquilla, sono al
ristorante con i miei amici.”
“Quei
tipi con cui condividi la
casa? Come sono? Si comportano bene con te?”
“Sì,
zia, sono fantastici.”
“Scommetto
anche che ci provano
con te!”
“No.
Sono a posto, zia, davvero!
E poi, se ci provassero con me, dovrebbero vedersela con
Louis.”
“Louis?
Chi è Louis?!”
“Zia,
è il mio fidanzato, te l’ho
detto mille volte!”
“A,
è vero, vero, scusa. Sai,
sono tanto preoccupata per la mia nipotina…”
“Zia,
ho diciotto anni. Non sono
più una bambina. Perché mi hai
chiamato?”
“Ho
bisogno di un aiuto. Siamo in
viaggio di lavoro e non sappiamo a chi lasciare Chiara! Quindi, dato
che la più
vicina a noi saresti tu, ci chiedevamo se potevi…”
“Badare
a Chiara?! Certo!!” urlò
Abigail, improvvisamente entusiasta. “Oh, grazie, tesoro.
Sapevo di poter
contare su di te.” La ringraziò la zia.
“Ora devo andare, dimmi solo quando
arrivi.” Disse Abigail frettolosa. “Domani mattina.
Ci vediamo, ok?”
“Ok,
ti mando il mio indirizzo,
ciao!” fece Abigail, chiudendo la chiamata. Senza
accorgersene, si era
allontanata dal tavolo. Si chiese perché le persone al
telefono sentivano il
bisogno di camminare.
“Tutto
ok, Abby?” chiese Gemma.
“Alla grande! Da domani avremo un’ospite,
ragazzi!” urlò esaltata lei. “Abby,
in quanti pensi che
potremo stare, in
casa?!” chiese Elyse, scettica. “Ma chi
sarebbe?” chiese Harry. “Tu, Liam e
Gemma la conoscete, e molto bene.” Suggerì
Abigail. Gli sguardi dei tre si
illuminarono. “Chiara?!” chiese Liam. Abigail
annuì e i tre esultarono. “Mi
spiegate chi è questa Chiara?” chiese Louis,
confuso. “È mia cugina, ha tre
anni ed è adorabile!” rispose Abigail.
“Confermo!” fece Harry.
***
Il
mattino dopo, Louis era
sdraiato beatamente sul letto, a godersi il tepore delle coperte,
ancora mezzo
addormentato, quando sentì qualcosa di pesante schiacciarsi
contro il suo petto
e mozzargli il fiato. Aprì di scatto gli occhi, trasalendo.
“Abby, mi dici
gentilmente cosa ti salta in mente?!” chiese, osservando la
ragazza stesa su di
lui. “Sta arrivando Chiara!” urlò lei,
esaltata come una bambina. “Sì, ma non
devi farmi sputare gli organi interni per questo!” disse lui
ridendo. Lei non
rispose e schizzò in piedi, proprio nel momento in cui
suonava il campanello.
Abigail urlò dalla gioia e si catapultò ad aprire
la porta, lasciando Louis
basito. “Vorrei proprio vedere come si comporterebbe se si
trattasse di Avril
Lavigne.” Disse Zayn, che aveva visto tutto, entrando nella
camera e sedendosi
sul letto. “Già.”commentò
Louis. “Pensa quando si tratterà di vostro
figlio.”
Fece poi Zayn. Louis arrossì di colpo. “Dai,
amico, non dirmi che non ci hai
mai pensato. State così bene insieme, secondo me
l’unica cosa che potrebbe
dividervi sarebbe la fine del mondo.” Disse ancora Zayn.
“Non è nei miei
progetti più prossimi, quello di avere un figlio.”
Fece Louis, insicuro.
“Contento te. Quindi non avete mai…”
“Zayn!
Ti sembra il caso?!”
esclamò Louis, diventando paonazzo. “Scusa, scusa.
Chiedevo solo.” Fece lui.
Non fecero in tempo a finire quel discorso, che una figura urlante si
fiondò in
camera. Era piccola, con i codini alti e biondi, una margheritina fra i
capelli
e gli occhi azzurri. “Se ti prendo…”
disse Abigail, venendo subito dietro di
lei, ridendo e inseguendo la piccola, che strepitava e cercava di
scappare. “Ti
ho presa!” fece la ragazza, sollevando la cugina e facendola
girare in aria. La
bambina urlò divertita. Louis e Zayn ridacchiarono. Abigail
guardò prima loro e
poi Zayn. “Dai, vai da loro.” Disse a bassa voce.
“Fai vedere che sai i loro
nomi.” La mise giù e la bambina, esitante,
guardò prima i due e poi la cugina.
“Dai, come si chiama? Lou…” le
suggerì Abigail, invitandola a continuare. La
piccola si avvicinò a Louis e gli prese la mano. Era
così grande, in confronto
alle sue… “Boo!” Esclamò la
bambina. I tre si guardarono e scoppiarono a
ridere, mentre Louis prendeva in braccio. “Se io mi chiamo
Boo, lui come si
chiama?” chiese poi a Chiara.
“Zè.” Fece la bimba, con tono convinto.
Si
scatenarono altre risate. “E lei, come si chiama?”
chiese poi Zayn. “Abigail.”
Rispose la bambina. “Ok, se questa non è
ingiustizia divina, non so che altro
possa essere.” Commentò Zayn, mentre Abigail
tratteneva a stento le risate.
“No, seriamente, com’è che non riesce a
mettere in fila quattro lettere e ne
mette insieme – si fermò a contare le lettere del
nome di lei – sette?!” chiese
poi, mentre la bambina rideva. “Perché lei
è la mia piccola e ha imparato il
nome di sua cugina.” Fece Abigail, prendendo in braccio
Chiara. “Dai, koala.”
Disse solo. La bimba obbedì e si aggrappò alla
vita di lei, circondandole il
collo con le braccia. “Andiamo di sotto,
Chiaruccia.” Sussurrò uscendo dalla
porta. “Abby?” urlò Louis per farsi
sentire dalla ragazza, che era già uscita.
“Sì?” chiese lei facendo marcia
indietro. “Capisco tutta la storia di Chiara,
eccetera…”
“Ma…?”
“Ma
un bacio, me lo dai?” chiese
lui, esibendo la sua faccia da cucciolo irresistibile. Abigail sorrise
intenerita e catturò le sue labbra in un lungo bacio.
Chiara, ancora aggrappata
ad Abigail, fece una smorfia. “Shh.” Le disse Zayn
ridacchiando con fare
complice, portandosi un dito alle labbra. Chiara lo imitò,
facendolo sorridere.
***
Ashley
e Bridgette si sedettero
sul divano, abbracciate. Bridgette lasciò sul collo
dell’altra un piccolo
bacio, che la fece rabbrividire. “Mi hai fatto il
solletico.” Disse
ridacchiando. Bridgette si mise a ridere. “Cosa facciamo
oggi?” chiese. “Mhm,
che ne dici di andare a fare shopping?”
“Mi
piace.”
“Ho
bisogno di prendermi un po’
di vestiti per questa stagione, inizio ad avere freddo.”
“Beh,
tu puoi andare a casa tua a
prendere quello che ti serve.”
“Già.”
“Mentre
io…”
“Non
ci devi pensare, amore.”
“Come
faccio a non pensarci? I
miei genitori mi hanno cacciato di casa! Non è una cosa a
cui non puoi pensare!
Insomma, i genitori sono quelle persone che dovrebbero sempre starti
accanto,
nel bene o nel male, e invece loro mi hanno abbandonato. Anche se erano
solo
una famiglia che ha accettato di curarmi, insomma, ha accettato di
curarmi! E
invece mi ha abbandonato! A volte penso di essere uno scherzo della
natura.”
“Non
è vero, Bridgette, lo sai.”
“Ma
loro non l’hanno capito. Non
hanno capito che sono una persona con dei sogni, delle speranze, un
fottutissimo cuore. Che sono come loro. Che amo come loro persone
diverse.
Perché devo essere sbagliata solo perché ti
amo?” chiese lei con un singhiozzo.
Aveva iniziato a piangere. “Bridgette, non sei sbagliata. Non
dirlo nemmeno per
scherzo. Sei dolce, forte, unica. Non sei sbagliata. Sei la mia
Bridgette e se
loro non ci sono arrivati, hanno proprio capito male la vita. Tu non
hai fatto
niente di male.”
“E
allora perché non ho più i
genitori?”
“Perché
la gente è cieca, sorda,
e ha paura. Questo la rende stupida.”
“Perché
non mi merito una
famiglia?”
“Tu
meriti una famiglia. E io,
che ti piaccia o meno, voglio farne parte.” Bridgette
tirò su col naso.
“Grazie, Ash.” Sussurrò posando la testa
sulle cosce di lei. In poco, cullata
dalle carezze lievi di Ashley, si addormentò.
L’altra continuò a tenere lo
sguardo puntato su di lei per molto tempo. La vide fare una smorfia di
dolore e
rigirarsi su un fianco, così le sollevò piano la
testa e sostituì le sue gambe
con un cuscino. La coprì col plaid che tenevano sul
bracciolo della poltrona.
“Cerca di riposare, adesso. Il mal di testa causato dalle
lacrime è il
peggiore.” Disse a bassa voce, nonostante sapesse che
Bridgette non poteva
sentirla.
***
La
giornata passò in fretta, fra
Abigail, Harry, Liam e Gemma impegnati a giocare con Chiara, Elyse,
Bridgette e
Ashley che erano andate a fare shopping, Louis, Zayn e Niall che
rassegnati
passavano il tempo a giocare a carte, desiderando ardentemente un
po’ di tempo
con le loro ragazze, anche se uno di loro lo faceva di nascosto. La
sera,
Abigail mise a letto Chiara, che avrebbe dormito con lei. Louis, per
quella
settimana, sarebbe tornato in camera sua. Abigail scese al piano di
sotto, ma
non trovò nessuno, solo un cartoncino di carta argentata a
forma di stella. Lo
raccolse prima di accorgersi che ce n’erano altri, che
formavano un sentiero.
Voltò il cartoncino, scoprendo la scritta Polaris.
Raccolse la seconda, dove c’era scritto Deneb.
Prese le altre: Markab, Vega, Altair,
Hamal, Arturo. Sorrise da sola, cercando di capire dove
quelle stelle
l’avrebbero portata. Davanti alla porta, ne trovò
una più grande. Dietro di
essa era scritto: vieni in giardino,
amore. Abigail sorrise intenerita e aprì la porta.
Davanti a lei, erano
tutti sdraiati sull’erba, lo sguardo fisso sul cielo
stellato. Alzò a sua volta
lo sguardo e rimase incantata dalle stelle, perfettamente visibili.
Capì che
quelli che aveva letto prima erano nomi di stelle. Louis, nel sentire
il rumore
della porta, si alzò in piedi e la raggiunse, con un gran
sorriso. I suoi occhi
sembravano
argentati alla luce della luna. Abigail si chiese se anche quelle due
stelle
così luminose e splendide avessero un nome.
“Perché
mi avete fatto il
sentiero di stelle?” chiese con un sorriso enorme. Louis
sorrise a sua volta. “Sei
stata tutto il giorno con Chiara, così ho pensato che
magari, la notte, avrei
potuto avere l’onore della tua presenza.”
Spiegò. “Lou, mi dispiace,
davvero…”
iniziò Abigail, mortificata. Lui la zittì con un
bacio. “L’importante è che tu
sia qui, adesso.” Sussurrò sulle sue labbra.
Abigail sentì nascere un nuovo
sorriso, che stavolta non se ne andò così
facilmente.
Si
sedettero sul prato umido,
rabbrividendo, e Abigail si accoccolò fra le sue braccia.
“Ti amo.” Sussurrò. Louis
le lasciò un piccolo bacio all’angolo della bocca.
“Anche io.” Mormorò con voce
dolce. Abigail, fra le sue braccia, si sentì protetta come
non mai, protetta e
amata. Ringraziò ogni stella per aver fatto scendere dal
cielo quell’angelo stupendo
che la stava cullando fra le braccia.
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Capitolo 19 *** Tagli ***
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Tagli
“Lou,
andiamo al parco?” chiese
Abigail, sporgendosi sul bordo del divano. Louis la guardò
perso. “Ma… ma c’è
la partita!!” esclamò Niall
scandalizzato. Harry, Liam e Zayn annuirono. Dalla loro espressione,
sembrava
che Abigail avesse bestemmiato in aramaico antico con accento
ostrogoto. Erano
tutti e cinque seduti sul divano, con la TV accesa. Il segnapunti della
partita
segnava ancora 0-0, al decimo minuto. Abigail sporse il labbro
all’infuori.
“Ok, andrò da sola.” Disse con un tono
da cane bastonato. Prese Chiara per mano
e le mise il giubbotto, prima di uscire di casa. Era a metà
vialetto, quando
sentì un: “Aspetta!” si voltò
e vide Louis che correva verso di lei, mentre
lottava per mettersi la giacca di jeans. Niall, sulla porta, era a
bocca
aperta. “Ok, non sei innamorato, sei completamente pazzo! Non
hai mai
rinunciato alla partita!” urlò il biondo. Abigail
e Louis si misero a ridere,
mentre lui la raggiungeva. Chiara esultò. “Grazie,
Lou.” Disse solo Abigail
prima di avvicinarsi a lui e baciarlo dolcemente. Chiara si
coprì gli occhi,
facendoli ridere di nuovo. Louis la prese in braccio, scoccandole un
bacio
sulla guancia.
In
un quarto d’ora arrivarono al
parco. Chiara corse subito verso lo scivolo, con gli occhi che
luccicavano.
Abigail la seguì per evitare di perderla di vista, mentre
Louis le guardava con
un sorriso che non riusciva a mandare via. Ripensò alla
conversazione con Zayn
del giorno prima, quando lui aveva accennato a come sarebbe avere un
figlio.
Louis guardò Abigail e Chiara e pensò che doveva
essere una cosa stupenda.
Raggiunse
Abigail, che si era
seduta su un’altalena e si dondolava piano. Lei gli sorrise.
“Grazie per essere
qui.” Disse solo. Lui ricambiò il sorriso,
portandosi dietro di lei e
cingendole le spalle. Le loro mani si intrecciarono al livello dello
stomaco di
Abigail. La ragazza si appoggiò a lui, rischiando di
sbilanciarsi
sull’altalena. Rimasero qualche minuto così, prima
che Chiara arrivasse con un
mazzolino di margherite in mano. Abigail si chinò per
sollevarla sulle proprie
ginocchia. “Cosa c’è,
piccola?” chiese con tono dolce. Lei le porse le
margherite. “Fai una ghillanda,
pel favole?” chiese poi.
“Cos’ha detto?”
chiese Louis ridacchiando stranito. “Dai, non sa dire la
R.” fece invece
Abigail, prendendo le margherite e iniziando a intrecciarle.
“Non sono mai
stato capace di fare ghirlande.” Disse Louis, sedendosi
accanto a lei per
vedere le sue dita abili che veloci gestivano più di sette
steli. “È semplice,
guarda: devi solo fare una treccia, poi quando sta per finire lo stelo
prendi
un’altra margherita, incastri lo stelo in un foro e
continui.” Spiegò lei,
facendogli vedere poco a poco come fare. Poi guardò i due e
si mise a ridere.
“Non so chi di voi due sia più attento.”
Disse solo. Louis si voltò verso
Chiara e la vide concentratissima, con gli occhi che seguivano ogni
movimento
delle dita di Abigail. “Davvero sono ridotto così
male?” chiese poi. Abigail
rise ancora di più. “Guarda che Chiara non
è messa male.” Disse poi. “Lei no.
Ma lei ha quattro anni ed è una bambina. Io ne ho quasi
ventuno e sono
tecnicamente un uomo nonostante dentro sia un bambino, comunque di
genere
maschile. È normale che a lei piacciano le ghirlande, non
è normale che
piacciano a me.” Spiegò Louis. Abigail
inarcò un sopracciglio e storse la bocca
in una smorfia. “Sei incredibilmente sessista, con questo
discorso.” Fece
notare. “Lo so, ma…”
“Sai
che io sono cresciuta con i
videogiochi di corse e guerre di mio fratello? E sai che mio fratello
giocava
con me con le barbie? Tralasciamo cosa succedeva a quelle
malcapitate.”
“Cosa
succedeva?”
“Le
impiccavamo.”
“Oddio,
è inquietante.”
“Lo
so. Vuoi provare?”
“A
impiccare le barbie?”
“A
fare ghirlande.” Precisò lei
ridacchiando. Louis annuì e prese gli steli dalle mani della
ragazza. Appena
lei la abbandonò, la treccia si sciolse, mentre Louis
tentava smarrito di
fermare gli steli che si separavano e Abigail rideva. “Non
vale, hai le dita
più sottili di me!” fece lui, mentre anche Chiara
ridacchiava. Si lasciò
scappare un sorriso. “È una questione di
velocità, Lou.”
“Lo
so, infatti sono molto
veloci, questi steli, a distruggere il tuo lavoro.”
“Devi
esserlo più di loro.”
“Facile
dirlo. Guarda, le
margherite cadono come se stesse piovendo!” disse poi,
sollevando quello che
rimaneva della ghirlanda per far notare come i fiori, una volta liberi,
precipitavano a terra. Abigail si mise a ridere di nuovo.
“Ok, ti aiuto.”
decise alla fine. Si mise dietro di lui e mise le mani sulle sue,
mostrandogli
come intrappolare le margherite nella treccia. “Ora prova
tu.” lui riuscì a
fermare una margherita e urlò un'ovazione. “Sono
un genio!” fece poi, mentre
Abigail si sentiva male dalle risate che la squassavano.
“Quanto deve essere
lunga?” chiese Louis. “Un metro, anche di
più. Devi fare due giri.” lui
sbiancò. “Quanto tempo ho?”
domandò poi. “Non abbastanza.”
“Temevo
questa risposta.” disse
lui rassegnato.
***
“Scommetto
che ami i cani.” disse
sicuro Niall. “No, i serpenti e i gatti.” rispose
Gemma con un ghigno.
“Scommetto che il tuo colore preferito è il
rosa.” Gemma inarcò un sopracciglio
e si indicò: maglietta verde, pantaloni color menta,
converse bianche con i
lacci color smeraldo, fascia verde
militare, ombretto color prato. “Stai
scherzando. Ti prego, dimmi che
stai scherzando.” supplicò. Lui
ridacchiò. “Comunque no. È il
verde.”
“Scommetto
che ti piace la musica
classica.” fece infine Niall. Gemma sospirò.
“Senti, vogliamo parlarne, del tuo
problema con il gioco d'azzardo?” chiese poi, con tono
comprensivo. Niall
scoppiò a ridere. “Ti stavo prendendo il
giro.” disse poco dopo. “Oh Dio,
grazie, mi stavo preoccupando seriamente.” fece lei
sospirando di sollievo.
“Cosa fai ad Halloween?” chiese poi. Lui fece
spallucce. “Boh.”
“Perfetto.
Esther ha dato
un'altra festa in maschera, il tema te lo puoi immaginare.”
disse con un gran
sorriso. Niall fece una faccia perplessa. “Che giorno
è oggi?” chiese. “Il 17
ottobre.”
“Quindi
abbiamo ancora tempo per
decidere, no?”
“Sì,
ma Esther dà sempre un largo
preavviso. In prima liceo io e Luke sapevamo delle feste con tre,
quattro mesi
di anticipo.”
“Ok,
timeout. Chi è Luke?”
“Un
mio amico. Diciamo, il mio
migliore amico da sempre. Perché? Geloso?”
“Sì.”
rispose lui, abbracciandola
e stampandole un bacio in fronte. Lei sorrise.
***
Elyse
stava mettendo a posto la
sua stanza – impresa molto ardua – quando
sentì bussare alla porta. Andò ad
aprire e rimase sorpresa nel trovarci Elsa. “Ciao Elyse, come
stai?” chiese con
quel suo tono pacato. Elyse sembrò ricordarsi solo in quel
momento che quasi la
metà delle persone sotto quel tetto era in cura da lei.
“Bene, direi. Vieni,
siediti pure.” disse, infastidita. Non aveva più
bisogno di essere trattata
come una malata mentale, forse questo non lo aveva ancora capito.
“No, non
preoccuparti. Volevo solo sapere se stai bene. Sai, ho ancora il giro
di molte
persone da fare. Ti sei tagliata di nuovo? Mi sembri più in
forma del mese
scorso.”
“No,
non mi taglio più. E sì, sto
meglio, grazie. Ora, dato che sei di fretta, ti lascio
andare.” disse
velocemente, prima di chiudere la porta con un
“ciao” svogliato. Rimase con
l’orecchio attaccato alla porta, per sentire che
effettivamente Elsa se ne
stava andando. Chiuse la porta a chiave e corse verso il comodino,
aprendo
quell’unico cassetto. Frugò fra quaderni e fogli
sparsi, poi la trovò. La sua
lametta. Maledetto il momento in cui Elsa aveva nominato il tagliarsi.
Nonostante non ne avesse più bisogno, provava
un’incredibile attrazione verso
quel metallo lucente, quasi fosse la sua droga. Erano due mesi che era
sepolta
lì e lei credeva di non averne più bisogno. E
allora come mai era lì, a
guardarla con desiderio? Non voleva tagliarsi. Ma come spiegarlo,
quando quel
luccichio metallico sembrava volerla ipnotizzare? Rabbrividì
e buttò la lametta
sul fondo del cassetto, chiudendolo subito dopo. No, doveva resistere.
Per lei,
per Zayn, e per tutti quelli che le avevano dato fiducia. Forse
fu per
questo che non si accorse di qualcuno che apriva la porta tentando di
non far
rumore. Si risvegliò dal suo stato di terrore quando
qualcosa premette sul suo
viso e lei si addormentò, stordita da un odore dolciastro.
***
Quando
si svegliò, la notte, era
in mezzo alla stanza. Gemette, portando la mano alla testa, che
pulsava. Doveva
essere caduta, aveva un gran bernoccolo. Si passò la mano
sugli occhi, ancora
gonfi di sonno, ma sentì qualcosa bagnarle il viso.
Aprì finalmente gli occhi e
urlò: le sue braccia e le sue gambe erano ricoperte di
sangue. Sotto di esso,
la pelle era piena di tagli. Anche le vecchie cicatrici erano state
riaperte. “Zayn!”
urlò inorridita, sull’orlo di un pianto isterico.
Sentì dei passi frettolosi su
per le scale e la maniglia della porta si abbassò.
“Elyse, cosa succede? La porta
non si apre, perché ti sei chiusa a chiave?”
chiese Zayn dall’altra parte.
Elyse rimase paralizzata. La porta era chiusa a chiave
dall’interno, era da
sola in stanza, le finestre erano chiuse. Era stata lei a farsi quei
tagli? Le sembrava
l’unica spiegazione logica, eppure non poteva essersi
tagliata tanto nel sonno.
Si alzò barcollante e aprì la porta. Quando la
vide, Zayn impallidì e
indietreggiò. “Cosa hai fatto?” chiese
con un filo di voce. “Non… non ho fatto
niente. Te lo giuro, mi sono svegliata così. Non so cosa sia
successo, ma ti
prego, aiutami.” Disse prima di cadere a terra, con le gambe
che non la
reggevano più. Non riusciva a distogliere lo sguardo dalle
braccia piene di
sangue. Zayn le si avvicinò e le prese i polsi, distendendo
le braccia. Il gesto
fu talmente brusco che un taglio si riaprì.
“Ahia.” Gemette lei. “Cosa è
successo?” chiese Zayn. “Non ne ho idea, mi sono
svegliata adesso ed ero tutta
tagliata, su gambe e braccia.”
“Anche
la faccia.”
“Cosa?”
“Hai tre tagli sulla fronte e due per guancia.”
Elyse sbiancò e si toccò il
viso, sentendo subito un forte bruciore. “Dammi una mano a
togliermi la
maglietta.” Disse in fretta. Lui esitò qualche
secondo, prima di obbedire. Scoprirono
altri tagli sull’addome. Zayn si portò dietro di
lei e si immobilizzò. “Non
puoi esserteli fatti da sola.” Disse, sfiorando le ferite che
le attraversavano
la schiena. “Finalmente l’hai capito.”
Sbottò Elyse, vicina ad una crisi di
panico. Sentì un giramento di testa e crollò
all’indietro. Zayn fu pronto a
sostenerla. “Hai perso troppo sangue. Dobbiamo andare
all’ospedale.” Disse allarmato.
“Non capisco. Proprio oggi è venuta Elsa e mi ha
chiesto se mi tagliavo ancora.
Io ho detto di no e poi… ho preso la lametta. Ma non mi sono
tagliata, lo
giuro. Non so come, sono svenuta.” Disse tremante.
“In che senso, sei svenuta?”
“Nel
senso che ho sentito un
odore strano e poi sono svenuta!” Zayn si guardò
intorno. “Un odore tipo
questo?” chiese, porgendole un panno bianco e portandolo
davanti al naso. “Non
annusarlo!” esclamò Elyse. Troppo tardi, Zayn era
già a terra. Elyse imprecò. “Sei
scemo o sei scemo?!” chiese poi. “Gemma!
Harry!” urlò poi. I due arrivarono in
poco e si presero un infarto nel vederla così.
“Che è successo?!” chiese
terrorizzata Gemma. Elyse spiegò loro quello che ricordava,
fino a quando Zayn
non era svenuto. Gemma lo guardò malissimo. “Che
era stupido, lo sapevo già, ma
non pensavo tanto.” Commentò. “Non
è il momento di ridere. Gemma, chiama l’ambulanza,
Elyse continua a perdere sangue.” Disse Harry agitato,
prendendo dal bagno di
Elyse un asciugamano e iniziando a pulire delicatamente i tagli di
Elyse. “Ragazzi,
cosa succede?” chiese Bridgette, arrivando nella camera.
Appena vide Elyse,
divenne terrea. Sembrò sentirsi male e se ne
andò. I tre sentirono il rumore di
una chiave che girava nella serratura.
***
“No,
non può essere colpa mia.” Si
disse. Eppure aveva trovato le mani sporche di sangue, quando si era
ripresa. Una
lametta era al suo fianco e Elyse era svenuta. Eppure era sicura di non
aver
fatto niente. Impallidì di colpo, mentre la soluzione del
problema si faceva
chiara nella sua mente. “È stata lei.”
Si disse sicura.
*Angolo
autrice*
Che capitolo orribile.
Perdonatemi, mi serviva
mettere un po’ in crisi la situazione. Detto
questo… davvero faccio così
schifo? Insomma, otto capitoli senza mezza recensione :’( che
tristezza!!! Ditemi
dove sto sbagliando, posso sempre rimediare!!!
Boh.
Io ho detto tutto.
Ciao (sniff
sniff)…
|
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Capitolo 20 *** polvere. ***
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Polvere.
“È
sicura di non
ricordare niente?” chiese per l’ennesima volta il
poliziotto. Elyse sbuffò.
“No, gliel’ho ripetuto mille volte!”
sbottò. “Mi scusi, signorina, ma trovo la
sua storia abbastanza improbabile. Non è credibile che
qualcuno sia entrato in
casa sua solo per tagliarla e poi se ne sia andato.”
Ribatté l’altro. “Senta,
io non mi sono tagliata. Non posso.
Non per un fatto morale, ma proprio perché non posso
fisicamente! Non arrivo a
farmi quei tagli sulla schiena, e poi sono mancina, quando ero
autolesionista
ho provato a tagliarmi con la destra e ci mancava poco che non mi
mozzavo la
mano! Questi tagli sono tutti regolari, non ne sarei
capace!!” esclamò Elyse,
demoralizzata dalla cocciutaggine del poliziotto. “Senta,
magari non se lo
ricorda…”
“No,
senta lei. Elyse
era chiusa a chiave in quella stanza, è vero. Ma le chiavi
non erano nella
toppa e che io sappia tutte le serrature in casa sono uguali.
Può essere stata
usata una chiave qualsiasi. Non è una contorsionista e lei
deve fare il suo
lavoro, ovvero cercare di scoprire chi l’ha conciata
così e non accusarla di
cose impossibili!” esplose Zayn, troppo frustrato per
rimanere in silenzio.
Gemma era al suo stesso punto. “Ehm, quello che Zayn voleva
dire, è che non è
possibile che Elyse si sia tagliata da sola, e che quindi sarebbe
meglio orientarsi
verso nuove strade.” Fece Abigail, più prudente.
Erano
in ospedale, con
Elyse bloccata in quel letto da due giorni. Tecnicamente,
all’ospedale si
dovrebbe trovare riposo, ma per lei non era così: stava
subendo un
interrogatorio dietro l’altro, quasi senza interruzioni. Era
sempre più
nervosa, stufa di rispondere alle stesse domande più volte
al giorno. Appena
arrivata, le avevano fatto una trasfusione, dato che aveva perso
davvero troppo
sangue. Era un miracolo che si reggesse in piedi, forse grazie
– o a causa – di
anni in cui aveva fatto a meno di grandi quantità di sangue.
Nonostante
tutti
fossero preoccupati per lei, avevano preso una decisione unanime:
qualcuno, a
turno, doveva rimanere fuori, con Chiara. Era troppo piccola per vedere
tutti
quei tagli su Elyse, tagli che sarebbero stati cancellati solo con
altri
interventi.
In
quel momento, Louis
era fuori con la piccola. Ormai non sapeva più nessuno cosa
inventarsi,
speravano solo che quella settimana passasse in fretta. Abigail decise
di
uscire, per cercare Louis e Chiara. Li trovò appena fuori,
con Chiara che
giocava nel prato, con il suo peluche di un tigrotto che un tempo era
proprio
di Abigail. Louis era seduto sui gradini, appoggiato al corrimano.
Sembrava
sfinito, e le occhiaie non facevano altro che confermare
l’ipotesi. “Lou?” lo
chiamò Abigail, sedendosi di fianco a lui. “In
questo momento sono in
black-out, prego lasciare un messaggio dopo il beep. Beep.”
Fece lui, chiudendo gli occhi. “Davvero Louis, torna a casa,
devi dormire. Stai facendo i tripli turni con Chiara e sei teso, devi
riposarti.” Disse intrecciando le loro dita. Lui si
passò una mano sugli occhi,
assonnato. “Lou, sei congelato, lasceranno Elyse fra poche
ore e hai talmente
tanto sonno che potresti addormentarti qui.” Insistette
Abigail. Lui non poté
far altro che darle ragione. “Sei sicura che agli altri vada
bene?” chiese poi,
incerto. “Ehi, ricordati che loro sono dentro, belli comodi e
al calduccio, a
fare niente, mentre tu sei qui a occuparti di Chiara, cosa che fra
parentesi
dovrei fare io e quindi ti ringrazio. Se hanno qualcosa da dire, se la
vedono
con me, prima di arrivare a te.” Disse Abigail cercando di
convincerlo. Lui
cedette. “Prendo l’autobus,
però.” Disse solo. Abigail annuì e si
alzarono. “Ci
vediamo appena lasciano Elyse, allora.” disse. Lui
annuì e fece per scendere.
“Ah, solo una cosa.”
“Cosa?”
“Quel
poliziotto sta
ancora facendo le stesse domande a Elyse?” Abigail si mise a
ridere. “Sì,
sembra non capire.” Disse. Louis ridacchiò e la
salutò con un bacio incredibilmente
lungo.
***
“La
trasfusione non
sembra averle dato troppi problemi, signorina. Entro un paio
d’ore potremo
dimetterla, giusto il tempo degli ultimi esami.” Disse
un’infermiera con fare
gentile. Elyse sospirò di sollievo, lasciandosi andare sul
cuscino. Mossa sbagliata:
i tagli sul suo ventre tirarono dolorosamente. Gemette.
Mille
domande le
turbinavano in testa, troppo forti per essere ignorate, troppo
impetuose per
lasciare spazio ad altro. Chi era stato? Perché
l’aveva fatto? Perché
non l’aveva uccisa, anziché farla
soffrire così?
La
risposta era ovvia,
almeno a questa ultima domanda. Come in tutti i libri, o i film, la
scelta
migliore per far star male una persona non è porre fine ai
suoi problemi, bensì
creargliene altri e impedirle di morire per obbligarla ad affrontarli e
spesso
a venirne schiacciata.
Ecco
come si sentiva,
schiacciata, oppressa, immobilizzata da quei tagli che la costringevano
a stare
immobile per non essere riaperti, annientata da quella mente che la
stava
distruggendo dentro. Stava implodendo senza nessun rumore. Crollava
lentamente,
si sbriciolava, diventava polvere, e la polvere non fa nessun suono. Se
ne va,
silenziosa e inafferrabile, quasi si faccia beffe di chi cerca di
trattenerla
fra le mani. Si diverte a scivolare via dalle dita che la stringono,
sapendo
che le macerie possono essere riaggiustate, mentre lei
rimarrà polvere in
eterno.
Elyse
stava impazzendo
così come aveva vissuto: in silenzio, da sola col suo dolore
e i suoi mille perché
cui nessuno si era mai preso la briga di rispondere.
***
Bridgette
guardò di
nuovo Elyse e si sentì ancora peggio di prima. La vedeva
morire pian piano, ma
non poteva dirlo a nessuno. O forse non voleva.
Forse
perché sapeva che
questo avrebbe ucciso tutti quanti.
Forse
aveva paura.
Forse
entrambe le cose.
Ma
cosa poteva fare? Era
troppo vigliacca per dire a tutti quello che sapeva, era troppo debole
per
vedere Elyse soffrire in quel modo, era troppo egoista e spaventata per
mettere
in gioco tutto quello che aveva.
“Devo
solo aspettare.” Decise.
“Lo saprà presto, ma adesso no.”
Sapeva
bene che si
stava solo raccontando bugie, pietose e inutili menzogne che le
avrebbero dato
la parvenza di avere un briciolo di cuore in pace.
***
La
sera, tornarono a
casa. Abigail entrò per prima. “Amore, ci
sei?” chiese ad alta voce. Non ottenne
risposta. Inarcò un sopracciglio e andò a vedere
in camera sua: Louis non c’era.
Guardò velocemente in tutte le altre, sempre con lo stesso
risultato. “Ragazzi,
Louis è sparito!” disse basita. Gli altri
sgranarono gli occhi e, nemmeno si
fossero messi d’accordo, iniziarono a cercarlo, tutti tranne
Elyse, che andò in
camera sua. Si era vestita in modo da non farsi vedere da Chiara, con
un
cappuccio enorme, maniche lunghe e molto trucco in faccia.
“Non
c’è!” fece Zayn
sconsolato. “Mi sto spaventando.” Disse Abigail,
componendo il numero di Louis.
Uno squillo, due, tre, quattro…
“Pronto?”
chiese Louis
con voce impastata. “Lou, si può sapere dove
sei?!”
“Sto
tornando a casa, perché?”
“Stavi
tornando tre ore
fa! Dov’eri, fin’ora?!” fece lei.
Seguì un lungo silenzio imbarazzato. “Ti
prego non metterti a ridere.” La implorò dopo.
Abigail acconsentì e Louis si
schiarì la voce. “Può darsi…
per pura casualità… che io mi sia addormentato
sull’autobus.” Disse in fretta. Abigail si
trattenne a stento. “Dove sei,
adesso?” chiese poi, divertita. “Direi,
dall’altra parte della città.” Fece lui,
con una pausa, come se stesse valutando il panorama dal finestrino.
Abigail
alzò gli occhi al cielo. “Dai torna a casa, che
è meglio. Mi hai fatto
spaventare!” esclamò. “Scusa, amore.
Davvero, sono crollato e non me ne sono
nemmeno accorto.” Si scusò lui, contrito. Abigail
sorrise piano. “A dopo,
allora.” Disse. Lui la salutò e mise
giù. Abigail riferì quello che Louis aveva
detto agli altri, che scoppiarono a ridere, anche dal sollievo.
Era
la prima volta che
ridevano, dopo tanto tempo.
Eppure
è una cosa che
non si scorda mai.
Una
risata ti accoglie
come una vecchia amica, nonostante ti sia costretto a fare a meno di
lei, ti
perdona sempre, si fa viva nei momenti più inaspettati, a
volte arriva senza
motivo, alleggerisce la giornata e i cuori, fa dimenticare il mondo per
qualche
secondo. È un momento di libertà strappato alle
dita ossute e avide della
monotonia e dell’angoscia.
Purtroppo,
non dura mai
in eterno. Può far star male, tanto da non riuscire a stare
in piedi o da
mettersi a piangere, ma prima o poi se ne andrà, e tu vedrai
di nuovo il mondo
com’è davvero: triste, duro e crudo.
Le
risate premiano chi
lotta per loro. Chi ha la forza di alzarsi ogni volta che cade, che la
vita lo
abbatte, che si scontra con un ostacolo. Chi ha il coraggio di non
mollare. Chi
ha la bontà di aiutare coloro che non ce la fanno. Che ha la
pazienza di
aspettare il suo momento.
Premiano
tutte quelle
persone che ancora credono in qualcosa.
Che
sognano.
Che
vivono.
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Capitolo 21 *** Depressione ***
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Depressione.
“Elyse,
vieni a tavola?” chiese
Zayn, bussando alla porta della stanza di lei. Nessuno rispose.
“Elyse?” fece
di nuovo. “Lasciami sola.” Rispose la ragazza con
voce rotta. Stava piangendo.
Zayn, al contrario, allarmato aprì la porta.
“Elyse, ma che…” fece, quando la
vide. Era a terra, in una camera che era un disastro. I quadri erano
stati
tolti dalle pareti. I vestiti giacevano in giro per la stanza. Le
lenzuola
erano appallottolate ai piedi del letto. I cuscini aperti, con
l’imbottitura al
di fuori. Sulle tre pareti libere, erano scritte tre parole: Why? Who? Wrong? La vernice rossa era
colata, ricordando in modo inquietante il sangue. E lei era in mezzo a
tutto
questo disastro, coperta solo da una lieve canottiera e degli shorts
che
lasciavano scoperti quasi tutti i tagli. Il viso era una maschera di
linee nere
e irregolari, che Zayn capì essere il tracciato delle
lacrime sporche di
trucco. Tremava, forse dal freddo, forse per qualcos’altro.
“Cosa ho fatto per
avere tutto questo male?” chiese Elyse, lo sguardo rivolto al
soffitto, la voce
roca, flebile, spenta. Spenta come i suoi occhi.
Zayn si
chinò di fianco a lei.
“Elyse…”
fece solo. Non sapeva cosa fare, vederla in quello stato gli aveva
frantumato
il cuore. Avrebbe voluto reagire in qualche modo, ma non ci
riuscì: fu
preceduto da Gemma, che arrivò in camera e vide lo scempio.
Trasalì. “Elyse,
che diavolo hai fatto?!” fece. L’altra non rispose.
“Zayn, puoi lasciarci da
sole?” chiese la ragazza. L’altro, indeciso, si
alzò, ma rimase immobile.
Gemma, quindi, prese la sua mano e lo trascinò fuori dalla
stanza. “Scusa.”
Fece, chiudendogli la porta in faccia.
“Hai
appena buttato nel water due
mesi di lavoro.” Fece, sedendosi di fronte ad Elyse, che non
reagì. “E non solo
tuo. Di tutti. Tutto quello che abbiamo fatto, per mandare in galera
quel
mostro, per recuperare almeno in parte quello che avevamo perso, per
tornare ad
essere felici. Adesso dimmi, cos’è che non ti va
bene? Cos’è che ti lascia
così?”
“Guardami.”
“Sei
piena di tagli, ok. E allora?”
“E
allora cosa?! Non ti chiedi chi
è stato? O perché l’ha fatto? O cosa ho
fatto io per meritarmi questo?!”
“Sì,
ma io non rimango immobile
sulle stesse domande mentre la vita va avanti. Prima o poi le risposte
arriveranno, anche senza cercarle.”
“E
cosa dovrei fare, spiegamelo tu,
che sei tanto forte!” fece Elyse, alzandosi di scatto e
sputandole contro
quelle parole. “Arrabbiati. Accumula questi sentimenti.
Accumula tutto. Perché
quando scoppierai, sarai inarrestabile.” Rispose sicura
Gemma. “Io non sono
come te. Non sono capace.”
“O
forse non vuoi esserne capace.”
“Non
ti capisco.”
“Sei
fissata sul tuo dolore, troppo
impegnata a commiserarti. E non ti accorgi che ogni cosa, se usata nel
verso
giusto, può essere un’arma al tuo
arsenale.”
“Fammi
un esempio.”
“Questi
tagli. Ti dimostrano che
sei abbastanza forte per rialzarti dopo una caduta, ma non per andare
avanti. È
una lezione che devi imparare in fretta, prima che arrivi
qualcos’altro a
buttarti giù.”
“Come
posso andare avanti, così?!”
“Devi
scrollarti di dosso tutto,
trasforma la tristezza, la depressione, in rabbia. Dicono tutti che
è un male,
mentre è solo un altro coltello che puoi rivolgere contro
gli altri!”
“Io
non sono come te, lo ripeto!”
“E non
devi esserlo! Ma devi
svegliarti, adesso, subito, o non ne uscirai più! Stai
affogando, ogni secondo
è un po’ di ossigeno che se ne va! Devi tornare a
galla prima di averne troppo
poco per vivere!”
Elyse rimase in
silenzio. Si guardò
le braccia. “Dammi un solo motivo per cui dovrei andare
avanti” disse poi. “Uno
solo? Potrei scriverci un libro, di motivi per andare avanti.”
“Uno a
caso.”
“Bene.
Hai mai guardato Zayn negli
occhi?”
“Credo
che tutti noi lo abbiamo
guardato negli occhi, almeno un migliaio di volte.”
“Non
in quel senso. Quello di cui
parli tu è vedere, non guardare. Io parlo di guardare.
Scavarci dentro, rivoltarli da cima a fondo.”
“Perché
mi chiedi questa cosa?”
“Perché
se solo lo avessi fatto,
non avresti avuto nemmeno bisogno di cercare tanto per capire che
è
fottutamente innamorato di te.” Disse Gemma. Elyse rimase in
silenzio, di
nuovo. “E se allo specchio, anziché guardare il
tuo corpo, avessi guardato i
tuoi occhi, avresti visto che il suo è un amore
corrisposto.” Aggiunse Gemma. “Come
fai a saperlo?” chiese Elyse. “Mi prendi in giro?!
Non sono stupida. Scommetto quello
che vuoi che state insieme.”
“Ripeto,
come fai a saperlo?!”
“Perché
quando vi guardate avete
quella luce negli occhi, quella complicità, quel mezzo
sorriso, che solo le
persone innamorate hanno. Nonostante facciate finta di odiarvi a morte,
nonostante il vostro punzecchiarvi, siete persi l’uno
dell’altra. E non dire
che mi sbaglio.” Fece Gemma. Elyse stette zitta un secondo di
troppo, tanto che
Gemma continuò: “Ecco il primo motivo. Sei
innamorata e corrisposta. Ne vuoi
altri? Possiamo andare avanti tutta la notte, anche se preferirei di
no.”
“Perché
no?”
“Perché
di sotto c’è la cena che ci
stiamo perdendo e il mio stomaco si sta alterando parecchio.”
Rispose Gemma.
Elyse, finalmente, ridacchiò. “Sì,
accidenti, sì. Ci sono riuscita.”
Esclamò Gemma.
“A far cosa?”
“A
farti sorridere. Ora ti sei
ricordata come si fa.” Rispose lei. Elyse sorrise di nuovo.
“Visto?” rincarò la
dose Gemma. “Non sono i tuoi discorsi a farmi sorridere,
è la tua pazzia”
ribatté Elyse. “Tesoro, io non sono pazza. Sono
Limited Edition.” Si vantò
Gemma, alzandosi in piedi. “Certo, hanno buttato via lo
stampo quando hanno visto
cosa ne è venuto fuori.”
“Intendi
una fumata che ha come
scopo nella vita di salvare gli altri? Allora è un bene, se
fossero stati tutti
salvatori non ci sarebbe stato nessuno da salvare, e addio scopo nella
vita.”
“Gemma,
fammi un favore. Non fare
figli.”
“Perché?”
“Perché
tante piccole Gemme per il
mondo non le reggerei proprio. Già è difficile
sopportarne una.”
Gemma
scoppiò a ridere. “Dillo, che
mi adori.”
“E chi
l’ha mai negato?” fece
Elyse, alzandosi in piedi. “Visto, che la forza di alzarti in
piedi ce l’hai?”
chiese Gemma. Elyse la guardò male. “Mi sono
alzata fisicamente, non
moralmente.”
“Tesoro,
nessuno lo ha mai notato,
ma è la stessa identica cosa.”
Elyse sorrise,
di nuovo. Abbracciò Gemma,
sussurrandole all’orecchio: “Grazie.” Lei
sorrise a sua volta e ricambiò l’abbraccio,
non stringendo troppo per paura di farle male. “Ora lavati la
faccia che sembri
me dopo aver letto Colpa delle stelle.”
Disse. Elyse annuì e si chiuse in bagno.
Dopo qualche
minuto, si era
sistemata, dandosi chili e chili di fondotinta per nascondere le
cicatrici agli
occhi di Chiara. Aveva ancora la sua felpa-appartamento, che adorava.
Si mise
un paio di pantaloni lunghi e uno di calze. Gemma era rimasta sul
letto, mentre
la sua espressione diventava sempre più torva ad ogni
brontolio del suo
stomaco. “Ti stacco a morsi un braccio se non ti
muovi” la minacciò ad un certo
punto. Elyse si mise a ridere e si avvicinò alla porta,
ancora chiusa. “Ci sono”
fece, abbassando la maniglia. La porta si aprì da sola per
il peso di qualcosa,
appoggiato contro di essa. Elyse si ritrasse spaventata, non se
l’aspettava. Intanto,
il qualcosa atterrò con
un tonfo a
terra, seguito da un: “Ahi!”
Era Zayn, che si
era appoggiato
alla porta. “Zayn, ma che ci fai lì?!”
chiese Gemma. Lui si guardò attorno
spaesato. “Credo di essermi addormentato qui” fece
poi. Le due si guardarono e
scoppiarono a ridere. “Cosa mi sono perso?” chiese
Zayn. “Mi sono alzata in
piedi” fece Elyse con noncuranza. Zayn la guardò
malissimo, come a chiedersi
cosa si fosse fumata, e questo fece ridere ancora di più
Gemma ed Elyse.
Sì,
ce la poteva decisamente fare.
|
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Capitolo 22 *** NON E' UN CAPITOLO ***
ATTENZIONE!
Okay,
chiedo l’attenzione di voi
3 lettori di questa storia. A grande richiesta (notate la mia ironia,
in realtà
me l’avete chiesto in due, ma sono FUTILI dettagli, io scrivo
per me stessa e
per chiunque abbia voglia di leggere, quindi, fino a che questa storia
avrà
anche solo un seguace, continuerà, a singhiozzo ma
continuerà) il capitolo 22
potrebbe arrivare da un giorno all’altro (sto iniziando a
scriverlo)! Non
aggiorno da quasi un anno, quindi wow, non mi ricordo più
nulla, devo rileggere
la storia.
Comunque,
ci ho dato un’occhiata
e ho visto che come organizzazione è pessima. Iniziamo con
una cosa facile
facile: la copertina cambierà, ci saranno i VERI prestavolto
(che non ho mai
usato prima di Look into my eyes, ma mi sono resa conto essere
fondamentali).
Chi sono questi prestavolto? Ecco subito l’elenco:
-
Abby:
Emily Rudd (io la adoro)
-
Elyse:
Freya Mavor
-
Bridgette:
Victoria Justice
-
Ashley:
Daria Sidorchuk
Ovviamente,
c’è da immaginarsi
Elyse anoressica e Bridgette coi capelli tinti di
blu/azzurro… I tagli di
capelli li lascio a voi, eh? Che già è
un’impresa trovare una prestavolto.
Poi quelli
ovvi, che non so nemmeno perché sto elencando:
-
Gemma:
Gemma Styles
-
Louis:
Louis Tomlinson
-
Zayn:
Zayn Malik
-
Harry:
Harry Styles
-
Niall:
Niall Horan
-
Liam:
Liam Payne
Quando
si aggiungeranno altri
personaggi (si aggiungeranno altri personaggi, già),
scriverò i loro
prestavolto.
Voglio
aggiungere solo una cosa:
questa storia è nata circa due anni fa, e in questi due anni
sono maturata
molto come scrittrice (non per vantarmi, ma riconosco che ci sono
differenze
nei modi di scrivere di prima e di ora). Rileggere questa storia per me
è stato
un colpo al cuore, ma non mi piace molto. Se non avessi ricevuto quelle
due
recensioni che mi chiedevano di aggiornare, l’avrei
cancellata. E ci sto
pensando anche ora, sinceramente. Quindi, con sincerità: la
cancello o no?
Detto
questo, vi saluto, ciao a
tutti! Datemi un vostro parere, perché davvero, non
aggiornerò fino a che non
riceverò almeno tre pareri diversi. Facciamo due o tre,
vediamo quando è pronto
il capitolo, ma non scendo sotto i due. Aggiornare o cancellare la
storia,
ovviamente.
Ciauuu
Ranya
|
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Capitolo 23 *** Medaglia d'agento ***
Medaglia
d’argento
Bridgette si
sentiva strana. Era
come se fosse persa nei suoi pensieri, come se non fosse a contatto con
il suo
corpo, o con il resto del mondo. “Chissà che ora
è” si chiese perplessa. Cercò
di rimettere a fuoco la vista e poco a poco tornò in
sé.
Non
l’avesse mai fatto.
Si
guardò intorno spaesata. Dov’era
finita?! Non era a casa e non c’erano i ragazzi, o Ashley,
con lei. Era in una
stanza grande, con la parete di fronte a lei di vetro.
C’erano dei divisori che
creavano piccoli spazi separati contro il vetro, e lei era seduta su
uno
scomodo sgabello fra due di quei divisori. Si voltò,
inquieta. Dietro di lei,
un paio di… poliziotti?! Erano seduti ad un tavolo e
giocavano a carte,
annoiati.
“Kate?
Kate! Concentrati,
dannazione!” fece una voce alle sue spalle, distorta dal
vetro. Bridgette si
voltò e, con orrore, si trovò davanti a un uomo
pelato e grassoccio, con il
collo taurino e gli occhietti piccoli che la scrutavano. Indossava una
divisa
arancione e, sul petto, aveva un numero a sei cifre: 86005.
“Tu… tu…” balbettò
Bridgette, con le lacrime agli occhi. Lo conosceva bene.
Era
l’uomo che violentava Elyse e
Gemma, prima di finire in prigione.
“Che
cosa diavolo ti prende,
Kate?!” sbottò lui.
Bridgette non
riusciva a capire.
Era in prigione, allora? Perché era andata a trovare quel
mostro? E come mai
non si ricordava più nulla?!
“KATE!”
“Non
mi chiamo Kate!” sibilò
Bridgette, prima di rendersi conto di cosa era successo.
Kate. Di nuovo.
Voleva rovinarle la
vita, ancora? Non le era bastato farla cacciare di casa una volta?!
Perché sì, Bridgette
era stata abbandonata dai suoi genitori adottivi solo per colpa della
cattiveria di Kate. Non erano bastate le sue suppliche: nessuno voleva
avere a
che fare con una pazza.
L’uomo
la guardò, quasi non
capisse. Poi fece un piccolo verso di realizzazione. “Kate,
è ancora quella tua
doppia personalità?” chiese. “Io non
sono una doppia personalità! È lei
l’intrusa!” disse Bridgette con rabbia. Il suo
sguardo si posò casualmente
sull’orologio al polso di lui: le tre di pomeriggio. Si
chiese da quanto tempo
fosse lì. “Certo che sei la seconda
personalità. Brigitte, vero?”
“Non
è quello il mio nome, e non
dovresti nemmeno saperlo. Che ci faccio qui?”
“Tu
sei un’ospite sgradita, mia
cara. Stavo parlando con Kate, prima che tu ti intromettessi. Non hai
nulla di
meglio da fare? Vagare nella tua mente un po’, magari, e
lasciare alla padrona
di questo corpo un po’ di respiro?”
“Ma
che…”
“Kate
mi racconta spesso di come le
metti i bastoni fra le ruote. È particolarmente arrabbiata
per un motivo, un
ragazzo. Dice che vorrebbe poter avere una relazione con lui, ma ormai
tutti
credono che lei sia omosessuale e stia con una sua amica, solo
perché sei tu ad
avere una cottarella per quella ragazza. Non ti vergogni?”
“Non…”
“Fammi
il favore di tornartene al
tuo posto. Stavo discutendo con Kate di questioni importanti, non ho
bisogno di
una goffa impicciona che mi faccia sprecare i miei colloqui.”
Bridgette
sentì le lacrime agli
occhi. Non capiva. Come era possibile che Kate avesse preso il
sopravvento
tanto a lungo da permettere a quell’uomo di credere che lei
fosse in comando? E
da quanto si vedevano così? Cosa voleva Kate da lui? Oppure,
cosa voleva lui da
Kate?
Non ricordava
nemmeno il suo nome.
L’aveva sentito al processo, sì, ma non lo
rammentava. Smith, forse. Sì, il
cognome doveva essere Smith. Il nome… Non ne aveva idea.
Qualcosa di comune,
troppo comune per essere ricordato. John, forse? Jim? Era corto, certo,
ma non
lo ricordava. Alex? Nico?
Decise di non
pensarci più. Smith
bastava e avanzava.
Improvvisamente
le venne in mente
ciò che era successo a Elyse. Bridgette era certa che si
trattasse di un
attacco di Kate: come spiegare, altrimenti, la lametta al suo fianco
quando si
era svegliata, e le mani sporche di sangue, proprio quando Elyse era
stata
aggredita?
Ricordava con
estrema chiarezza il
momento in cui si era svegliata da quella trance. Con quanta paura si
fosse
resa conto di aver le mani e le braccia piene di sangue. Di come, con
orrore,
avesse notato la lametta, e avesse cercato dei tagli sul proprio corpo.
Non
trovandone, sollevata, si era alzata ed era uscita dalla stanza, ancora
scossa.
Attirata dal trambusto in camera di Elyse, si era diretta
lì… E aveva visto
tutto. Zayn a terra, con gli occhi semichiusi, Harry che sembrava un
morto da
quanto era pallido, Gemma che tentava di prendere in mano la
situazione… e
Elyse. Piena di tagli. Bridgette era scappata via, con un conato di
vomito, e
nella solitudine della sua stanza aveva capito cos’era
successo.
All’ospedale,
continuava a esitare
se dire la verità o meno a Elyse. Semplicemente, non ci
riusciva. Non sapeva
come fare.
Che Kate avesse
preso l’idea da
lui?
Bridgette rimase
immersa in quei
pensieri a lungo, fino a quando non decise che era meglio sapere cosa
voleva da
lei Smith. Così, si concentrò di nuovo su di lui.
Le stava parlando, ma Bridgette
non aveva fatto attenzione a ciò che le aveva detto.
Così, captò solo le ultime
parole: “… E quando hai finito con Elyse, fai la
stessa cosa a Gemma, chiaro?”
“Cosa?”
fece confusa e impaurita.
Lui la guardò di nuovo, prima di capire. “Ancora
tu?”
“Cosa
intendi?”
“La
vuoi smettere di intrometterti?
Stavo parlando di una cosa importante con Kate.”
“Cosa
vuoi che faccia a Elyse e
Gemma?”
“Non
ti riguarda.”
“Invece
sì! Stai usando il mio
corpo per fare qualcosa alle mie amiche!”
“Signorina,
non è il tuo corpo, e
non sono le tue amiche. Sei tu che ti intrometti sempre e credi di
avere una
parte importante in questa vita. Ma non ce l’hai, okay? Sei
la seconda.
Seconda, ti deve entrare in testa questa parola. Non sei al primo
posto. Sei la
medaglia d’argento. E basta.”
Bridgette si
sentì schiaffeggiata
da quelle parole. Abbassò lo sguardo, che per caso si
posò sull’orologio di
Smith. Trasalì.
Le quattro meno
venti.
Non era
possibile che avessero
parlato per quaranta minuti. Davvero aveva staccato la spina per tutto
il resto
del tempo? Davvero Kate era venuta allo scoperto mentre lei rifletteva?
Una vocina nella
sua mente
continuava a chiedersi: “Ma è davvero Kate che
è venuta allo scoperto? O sono
stata io?” Ma no, non era possibile. Smith non poteva avere
ragione. Bridgette
non era la seconda, no. Era sempre stata sicura di essere la prima. Non
che
questo fosse una garanzia: chissà, magari anche Kate era
sicura di essere la
prima. Però Bridgette era in possesso del corpo la maggior
parte del tempo…
Oppure no? Come aveva dimostrato spesso, non sapeva riconoscere quando
l’altra
prendeva potere sul suo corpo. E lei spesso si perdeva fra le
nuvole… Le venne
in mente che non c’era nessuno ad assicurarle che, nei
momenti in cui vagava
nei suoi pensieri, Kate non prendesse il sopravvento. Aveva baciato
Niall
mentre lei pensava ad Ashley, no? Aveva sfigurato Elyse mentre lei
pensava a
come sarebbe stato bello portare fuori la sua ragazza. E
chissà quante altre
volte era venuta allo scoperto. Solo perché lei non lo
sapeva, non significava
che non fosse successo. Una sottile paura le si stava insinuando
dentro, e lei
cercava sempre più febbrilmente di capire cosa stesse
succedendo alla sua
mente. Arrivò a maledirsi per essere nata così.
Perché lei aveva due
personalità? Cosa era successo nella sua testa, che aveva
fatto nascere anche
Kate? Perché non poteva essere una ragazza normale, come
Ashley, o Gemma?
Doveva esserci
un modo per
liberarsi di lei.
Ormai le
sembrava ovvio che Kate
veniva fuori quando lei non si concentrava sul mondo. Le venne in mente
che
anche in quel momento la sua mente stava vagando…
Ciò significava che Kate era
uscita allo scoperto?
Si
concentrò di nuovo su Smith,
decisa stavolta ad allontanare Kate da lui. “Se devo essere
la seconda
personalità – si disse – sarò
quella che impedisce alla prima di combinare
guai.” Il suo sguardo incontrò
l’orologio dell’altro: si era persa altri dieci
minuti della sua vita. Quando era nella sua mente il tempo sembrava
scorrere in
modo differente.
Si
alzò di scatto, facendo
spaventare Smith. “Che diavolo fai?!” esplose.
“Me ne vado” disse Bridgette
risoluta, voltandosi e uscendo dalla grande stanza. Arrivò
all’ingresso della
prigione e i suoi occhi si posarono su una donna alla reception. Le
venne
un’idea: lei non avrebbe potuto fermare Kate, ma Kate avrebbe
potuto essere
fermata da qualcun altro. Si avvicinò alla donna, che doveva
essere sulla
trentina, e sulla divisa lesse il nome: Gilda. “Serve
aiuto?” le chiese lei con
un sorriso amichevole. Bridgette si costrinse a non perdersi nei suoi
pensieri
e le disse: “Sì. È una cosa molto
importante.”
“La
ascolto.”
“Mi
chiamo Bridgette Anderson.
Dovete impedirmi di entrare di nuovo in questa prigione.”
“In
che senso? Si sente bene? Non
capisco.”
No,
non sto bene per niente, si disse
Bridgette, prima di
continuare. Le spiegò il suo problema della doppia
personalità, mentre Gilda
sgranava gli occhi. Bridgette si astenne dal dire ciò che
aveva fatto ad Elyse,
limitandosi ad un: “Kate ha fatto del male ad una delle mie
migliori amiche, su
ordine di un prigioniero. La mia amica è finita
all’ospedale per questo, e so
che Kate e Smith tramano per ripetere il tutto anche con
un’altra mia amica.”
“Ma
perché ha preso di mira voi?”
“Lei
sa chi è Smith?”
“Sì,
mi sembra di ricordare che sia
l’uomo che violentava delle adolescenti.”
“Ecco,
quelle adolescenti sono le
mie amiche.”
“Oh,
mi dispiace tanto, davvero”
fece Gilda con un’espressione che trasudava compassione.
“Dovete impedire a
Kate di parlare con Smith” fece decisa. Gilda
sembrò rifletterci un po’ su. “Se
vuoi, Bridgette – posso chiamarti Bridgette, vero?”
Lei annuì e l’altra
continuò: “Ho un modo per eliminare il problema
alla radice.”
“Sì?
Quale?”
“Posso
impedire che Ector Smith
abbia contatti con altri.”
Bridgette si
sentì aprire in un
sorriso speranzoso. “E come?”
“Ho
bisogno della documentazioni
che provi che è ancora un soggetto in grado di nuocere. Un
documento
dell’ospedale che mi confermi che la tua amica non si
è fatta male da sola, e
un documento che mi dimostri che soffri di doppia
personalità, e che la tua
seconda è potenzialmente pericolosa.”
“Non
c’è problema.”
“E ho
bisogno anche di alcune
firme.”
Ora
c’è un problema,
pensò lei, mentre il sorriso le moriva sulle labbra.
“E quali firme servono?”
“La
tua, ovviamente, quella della
ragazza che è finita all’ospedale, e quella
dell’avvocato che si è occupato del
vostro caso.”
“È
proprio necessaria quella della
ragazza?”
“Sì.
Perché, c’è qualcosa che non
va?”
“No,
no, niente” mentì Bridgette,
mentre iniziava a pensare a quando lo avrebbe detto a Elyse. Gli
scenari
peggiori si dipinsero nella sua mente e lei rabbrividì.
“Quindi, le devo
portare questi moduli entro quanto?”
“Appena
puoi. Intanto, provvederò
personalmente a non farti avere nemmeno un colloquio con Ector
Smith.”
“Posso
fidarmi?”
“Certo.”
“Anche
se venissi qui e le dicessi
che ho cambiato idea?”
“Non
vedrai mai più Ector Smith in
vita tua, Bridgette. E soprattutto, non lo vedrà
Kate.”
Ecco
come si chiamava,
pensò. “E quando uscirà?”
“Quelli
sono problemi per dopo, no?
Intanto, avete qualche anno di tranquillità” fece
Gilda con un sorriso.
Bridgette sorrise a sua volta. Ringraziò la donna e
uscì dalla prigione,
diretta a casa. Si fermò sul ciglio della strada, prima di
rendersi conto di
non sapere minimamente in che direzione andare. Sbuffò.
“Accidenti al giorno in
cui Kate ha deciso di mettersi in combutta con quel mostro”
mugugnò, cercando
su Google Maps una strada per tornare a casa.
***
Quando
arrivò a casa, trovò Ashley
sul divano, che leggeva un libro. Nell’aria, alleggiavano le
note dolci di I’m There,
una canzone che Ashley
adorava. “Sa d’estate – le diceva sempre
– e di amici. Sa di notti sulla
spiaggia e scherzi, di falò all’aria aperta e
giochi, di risate e baci, di
condivisione e pace. Sa di vita e gioventù, sa di
libertà.” Bridgette non
sapeva come quella canzone potesse farle quell’effetto, ma
ogni canzone è
importante per qualcuno a modo suo, e quindi non faceva domande.
“Ehi,
Ash” fece. Lei alzò lo
sguardo dal libro e le sorrise. “Ciao, piccola” le
disse, alzandosi e raccogliendosi
i capelli rossi. Bridgette si avvicinò a lei e le
stampò un bacio sulle labbra.
Poi, Ashley la squadrò dubbiosa. “Ma non dovevi
andare al supermercato? Dove
sei stata tutto questo tempo?” chiese. Bridgette si
sentì morire il sorriso
sulle labbra, mentre il momento della verità si avvicinava.
“Vi ho detto che
stavo andando al supermercato?”
“L’hai
detto a me, a dire il vero.
Sono da sola.”
“Gli
altri dove sono?”
Ashley la
guardò in modo strano.
“Sei sicura di stare bene?”
“Ash,
rispondimi senza fare
domande, ti spiegherò tutto dopo.”
“Louis
e Abigail stanno riportando
Chiara a casa sua, dato che sua zia è tornata. Harry e Liam
stanno lavorando in
spiaggia, e Elyse, Gemma e Niall sono con loro. Dato che in questo
periodo c’è
pochissimo da fare in spiaggia perché
c’è freddo, credo stiano facendo i matti
e basta. Zayn è in palestra. Io sono qui perché
mi avevi detto che saresti
andata a fare la spesa, così ti ho aspettato.
Però… Non hai le borse, quindi,
devo dedurre che…”
“Non
ero io, Ash.”
“Come?”
chiese Ashley, mentre
iniziava a capire cos’era successo. Bridgette
sospirò. “Devo dirti una cosa”
fece con voce tremante.
***
Le
raccontò tutto. Ogni cosa che
era successa. Di come si era trovata in prigione, e di come ogni
secondo
perdeva il controllo. Di come Ector stesse tentando di rovinare la vita
di
nuovo ad Elyse e Gemma. Di come Kate avesse procurato a Elyse tutti
quei tagli.
Di come lei si sentisse impotente. Di come Ector le avesse messo in
testa di
essere la seconda personalità – perché
sì, iniziava a crederci anche lei. Di
come Gilda le avesse promesso che Kate non avrebbe più avuto
contatti con
Ector. Di come avesse bisogno di quei documenti in fretta.
Durante quel
racconto, intervallato
da momenti di silenzio in cui Bridgette doveva ricacciare indietro le
lacrime,
Ashley non disse una parola. Si limitò ad ascoltare, facendo
trapelare poco e
niente di quello che pensava. Solo quando Bridgette arrivò
alla parte in cui
raccontava di come Kate avesse ferito Elyse, lei spalancò la
bocca in una muta
esclamazione di orrore. Ebbe un’altra reazione solo quando
Bridgette le disse:
“Sai, Smith mi ha detto che sono solo una medaglia
d’argento. Che sarò sempre e
solo al secondo posto, e che sto rovinando la vita di Kate. Che dovrei
farmi da
parte.” In quel momento, Ashley sembrò voler
intervenire, ma si trattenne per
farla finire.
Quando Bridgette
terminò, Ashley
rimase in silenzio qualche secondo. Poi parlò:
“Partiamo dalle cose importanti.”
“I
documenti?”
“No,
tu.”
“Che…”
“Solo
perché un verme pensa che tu
sia una seconda personalità, non significa che abbia
ragione. Non credere di
essere meno importante di un paio di fogli di carta. Non credere di
essere meno
importante di Kate. Perché agli occhi dei tuoi amici, sei
importante. Sei
importante ai miei occhi. Sono innamorata di te, Bridgette, non di
Kate. i tuoi
amici sono tuoi amici, non di Kate. E che tu lo pensi o no, quelle
labbra da
baciare, quegli occhi che mi guardano sgranati e impauriti, quei
capelli scuri,
quelle mani tremanti, quel corpo minuto, sono tuoi. Non di Kate. Non
sei
seconda a nessuno, Bridgette. E non è colpa tua se con te
c’è anche Kate. Non
c’è una cosa di te che valga una medaglia
d’argento, sei tutta una medaglia
d’oro, e anche se sembra stupido da dire, lo penso. E
probabilmente non te ne
rendi conto, ma non sei inutile. Mi hai insegnato e dato
così tanto, e ancora
non te ne rendi conto. Mi hai fatta innamorare di te, con i tuoi pregi
e i tuoi
difetti, e ne vale la pena ogni volta. Bridgette, devi capire che non
sei
rimpiazzabile. Non voglio nessuno al tuo posto, non voglio Kate.
È il tuo posto. Voglio
solo te. E a quanto
pare te lo dimentichi spesso, ma te lo ricordo ancora: ti
amo.”
Bridgette
sentì gli occhi
pizzicare. Cercava di non piangere, invano. Una lacrima
scivolò sul suo viso e
lei se l’asciugò. “Sai, Ash?”
“Cosa?”
“Anche
se possono sembrare parole
semplici, è la prima volta che qualcuno mi dice queste cose.
E ne avevo
bisogno.” Le fece un mezzo sorriso e sussurrò:
“Grazie.” Ashley sorrise a sua
volta e le accarezzò il viso. “Su di me puoi
contare, Bridgette. Puoi fidarti.”
“Lo
so.”
Ashley le
rivolse un altro sorriso,
prima di tornare all’argomento. “Devi dirlo a Elyse
e Gemma. Meritano di sapere
la verità, soprattutto Elyse. Lo meriterebbero
tutti.”
“È
così difficile…”
“Lo
so, ma sono sicura che ce la
farai.”
“Grazie,
Ash.”
“E per
cosa?”
“Perché
credi in me.”
*Angolo autrice*
SONO TORNATA!!!
Eeeeeeeeeeeehi,
buonasera a tutti,
neh?
Come va? Tutto
bene? Come stanno
andando le vacanze? Io sono nello schifo coi compiti, lol. E come passo
le
giornate? A leggere gli Harry Potter e a scrivere. Sono molto
preoccupata, si
nota?
Passando alle
cose pratiche:
finalmente, dopo *fa il calcolo e ci mette un quarto d’ora
perché non riesce a
tenere a mente le cifre, così alla fine usa la benedetta
calcolatrice*
esattamente 333 giorni (credo e spero), ecco un aggiornamento di questa
povera
storia. A grande richiesta, oserei dire (ben QUATTRO persone, yeeee,
sto
facendo progressi xD).
Che ne pensate?
Ne è valsa la pena? Partendo dal fatto che non l'ho
riletto...
Sappiate che il
capitolo doveva
essere lungo tipo il doppio, ma ho deciso di tagliarlo,
perché la prossima metà
sarà dal punto di vista di Elyse e preferisco far due
capitoli separati (non è
ancora pronto ma presto lo sarà). Ah e, inoltre, non
c'è banner, perché ho bisogno di photoshop per
farne uno decente (l'altro era uno schifo e aveva i prestavolto
sbagliati); quindi, niente banner per un bel po' (sono in vacanza e il
solo il computer di mio padre ha Photoshop, abbiate
pazienza).
Prometto che
dopo questa luuuuunga
pausa non dovrebbero essercene altre. So, più o meno, come
andrà a finire la
storia.
Ho riletto i
capitoli e ho notato
che in uno spazio autrice avevo detto che non ci sarebbero stati
conflitti fra
le coppie. Bene. Dimenticate ciò che ho detto. E preparatevi
a un casino fra
non una, ma ben due coppie (succederà fra un po’).
Facciamo il sondaggio, quali
saranno le coppie, secondo voi?
-
Liam/Harry
-
Abby/Lou
-
Gemma/Niall
-
Ashley/Bridgette
-
Zayn/Elyse
Vediamo chi ci
azzecca!
Ultima cosa
riguardo alla storia:
che ne pensate delle prestavolto delle ragazze??
Credo che
aggiornerò, ma molto
piano, dato che sto andando avanti anche con altre tre storie. Una
è pubblicata
qui, le altre due no (una lo sarà solo quando
l’avrò finita, l’altra non
sbarcherà mai su EFP). La storia che è su EFP
è forse quella di cui vado più
fiera e quella per cui ho speso le maggiori energie: Look into my eyes.
È tanto
chiedervi di passare anche da lì, se avete voglia?
Sopportate i primi capitoli
da bimbaminchia, perché più avanti la storia
migliora (a mio parere). Vi prego,
mi farebbe piacere sapere che ne pensate!
Dopo avervi
annoiato tanto con
questo spazio autrice (grazie a chi ancora sta leggendo), vi saluto! A
presto
(e stavolta davvero)!
Ranya
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