Sorriderti non era nei miei piani.

di Fanni
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


-Sorriderti non era nei miei piani.
























 




Non riuscivo mai a capire cosa ci fosse buono nelle persone, non riuscivo mai a distinguere una persona cattiva da una buona.
Rimanevo per  lunghissimi minuti a fissarle, cercando di capire quale fosse il loro aspetto peggiore, quale fosse la caratteristica che li rendesse diversi, ma niente.
Avevo così paura di giudicare le persone, che non riuscivo mai a capire quando qualcuno giudicava me, e forse era meglio così.
Mi piaceva non dover pensare a cosa la gente pensasse di me, mi sentivo libera.
Mi sedevo ed osservavo in silenzio, senza che nessuno capisse a cosa stessi pensando.
La gente mi chiamava ‘la ragazza invisibile’, stavo sempre per fatti miei, non legavo con nessuno, non mi piaceva fare amicizia, e non perché mi piacesse essere sola,  ma perché nessuno riusciva a capirmi, ed io avevo bisogno di quello.
Avevo bisogno di qualcuno che mi capisse, non che mi definisse strana.
Osservavo le persone per trovare qualcuno come me, qualcuno che riuscisse a capirmi.
Un ragazzo in particolare mi aveva colpito, era circondato da amici, ma era comunque distante da loro, sorrideva, rideva, ma dentro moriva.
Lo si vedeva dai suoi occhi.
Il suo sorriso sembrava così radioso, ma solo qualcuno attento, avrebbe notato che era spento.
Ogni giorno lo osservavo, per vedere se ci fossero cambiamenti in lui, ce ne era solo uno.
Il suo sorriso si spegneva sempre di più.
Avrei voluto parlargli, e magari capire ciò che pensava.
Era un ragazzo bellissimo, ma non potevo dire lo stesso del suo sorriso, o dei suoi occhi, sembravano entrambi sorridere, ma invece stavano urlando.
Forse anche lui aveva bisogno di qualcuno che lo capisse.
Forse voleva solo qualcuno che lo facesse sentire diverso.
Forse lui, era già diverso.













 





SPAZIO AUTRICE:
Quanto tempo.. che non scrivevo.
Ciao bellissime.
Come va? 
Sono giorni che ho questa storia in testa, ed ho deciso di pubblicarla.. 
spero vi piaccia.
Baci, Fanny♥

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


-Siamo solo stupide pedine che attendono d'essere mosse.



























Mi piaceva l’inverno, adoravo restare sotto le coperte senza fare nulla, anche solo guardare il soffitto, immaginare un mondo diverso dal tuo, un mondo dove sei tu il padrone di te stesso.
Mi piaceva guardare fuori dalla finestra e vedere ogni singola cosa ricoperta di neve, mi piacevano i brividi che mi provocava il freddo, mi piaceva sentirmi rilassata e libera.
-“Ciao mamma.”- le sorrisi stampandole un bacio sulla guancia.
Avevo un bel  rapporto con mia madre, i litigi non mancavano mai, questo è sicuro, ma sapevo che su di lei, potevo sempre contare.
Allungai le braccia verso l’alto provocando dei piccoli schiocchi nelle ossa.
-“Buongiorno tesoro, dormito bene?”- sorrise porgendomi una tazza di latte, annui prendendo la tazza e facendola girare tra le mie mani.-“Molto bene, e tu?”-fece un gesto della mano per liquidare la mia domanda-“Non dormo da giorni.”-scosse la testa bevendo del caffè.-“Secondo me è quella roba che non ti fa dormire, ne bevi troppo.”- scrollai le spalle ed inizia a bere il contenuto della tazza.-“Forse, ma se non ne bevo almeno un po’ non riesco a sentirmi sicura.”- annuì freneticamente.
Risi leggermente-“Strano modo per acquisire sicurezza, non trovi?”-alzò gli occhi al cielo.-“Non  hai scuola signorina?”-scrollai  le spalle-“Si, ma entriamo un’ora più tardi, quindi..”- non mi lasciò finire-“Quindi adesso ti vai a preparare, non puoi fare tardi, i tuoi amici ti staranno aspettando, no?”- posò la tazza nel lavello e mi guardò, accennai una risata-“Amici? Quali amici madre?”-picchiettò le dita sul mento-“Devi socializzare Ronnie, sono anni che non esci con delle persone.”- mi guardò male e si avvicinò a me, sbuffai-“Mamma, sai come la penso, non mi sento a mio agio tra quelle persone, perché devo frequentarle?”- la guardai-“Perché hai bisogno di amici.”- si sedette accanto a me-“C’è poppy.”-annuii convinta-“Poppy è un cane, non una persona.”- mi accarezzò i capelli.-“Ci proverò mamma, lo prometto, adesso vado a fare una doccia.”- mi alzai e tornai in camera mia.
Erano anni che provava a farmi fare amicizia, ma non era mai riuscita nel suo intento.
Io non provavo a fare amicizia, restavo per conto mio, isolata dal mondo, senza pensare a ciò che diceva la gente,  senza capire ciò che diceva la gente.
Il mio mondo mi piaceva, non c’erano unicorni, arcobaleni e pony, c’ero io, la vera me e c’erano i ricordi.
Era un mondo a cui nessuno era permesso l’ accesso, per quanti ci provassero, la porta era sempre chiusa.
Senza neanche accorgermene ero già nella doccia, sentivo l’acqua calda sfiorarmi la pelle, accarezzavo ogni parte del corpo delicatamente, quasi come se fossi fatta di carta e forse lo ero.
Forse ero solo una pagina di un libro che non era ancora stata scritta, e nella mente dell’autore c’erano così tante idee che non riusciva a scrivere, non riusciva a trovare le parole giuste, non riusciva a trovare la musica giusta per scrivere, oppure non ne aveva voglia.
Mi piaceva definirmi tale, mi piaceva il fatto che nessuno riuscisse a capire ciò che mi passava per la testa, mi piaceva tutto ciò che era misterioso, mi piaceva tutto ciò che era definito ‘diverso’.
La mia mente mi teletrasportava in una dimensione completamente diversa, non potevo fare nulla per impedirlo e sinceramente nemmeno lo volevo.
Asciugai i capelli e mi vestii, non ero il tipo di ragazza che si preoccupava di ciò che è  in o out, non ero il tipo di ragazza che si preoccupava di avere sempre il trucco apposto, non ero il tipo di ragazza, punto.
Presi la borsa e scesi giù, notai un bigliettino sul bancone ‘sono già uscita, il pranzo è nel microonde, ci vediamo stasera xoxo’
era in fissa col saluto alla gossip girl, lo adorava, la rendeva giovane o almeno, così credeva.
Conosceva le puntate di quel programma a memoria, e si lamentava continuamente del fatto che fosse già finito.
Sorridevo nel pensarlo, mi piaceva vederla così spensierata.
Uscii di casa, l’aria fredda mi colpì in pieno viso, rabbrividii al contatto, mi strinsi di più nel cappottino ed iniziai a camminare.
Osservavo tutto ciò che mi circondava, dalle altalene che si muovevano a causa del vento agli alberi rinsecchiti che avevano perso tutte le foglie.
A pochi metri da me c’era un gruppetto di ragazzi che continuava a fissarmi, non m’importava più di tanto.
Sentii qualcosa colpirmi il braccio, spostai lo sguardo su quei ragazzi che ridevano, avevo il cappotto sporco di neve, alzai gli occhi al cielo e scossi la testa riprendendo a camminare.
Non m’importava davvero nulla, non capivo per cosa lo facessero e in tutta sincerità, nemmeno volevo capirlo.
La cosa che m’incuriosiva era la presenza di quel ragazzo, stava ridendo anche lui, eppure era così distaccato dal mondo.
Sentivo l’impulso di andare lì e chiederglielo, ma mi tirai indietro, preferii fantasticare a modo mio, immaginare perché fosse così.
Arrivai a scuola, avevo l’impressione che tutti mi stessero guardando, ma quando mi voltai capii che quegli sguardi non erano indirizzati a me, ma al ragazzo dietro di me.
Corrugai la fronte e cercai di capire cosa dicessero le ragazze su di lui, ma non dicevano nulla d’interessante, facevano solo commenti sul suo aspetto fisico.
Entrai nell’istituto senza farmi troppi problemi e raggiunsi il mio armadietto.
-“Hei invisible, sei sola soletta?”- lo sentii ridere, mi voltai verso di lui inarcando un sopracciglio.
-“Domanda retorica?Non pensavo conoscessi queste espressioni.”-sorrisi e presi i libri che mi sarebbero serviti nelle prossime ore.
Serrò la mascella-“Non fare la gallina con me o..”- mi allontanai senza sentire il resto della frase, non m’importava, non volevo sentire ciò che aveva da dire.
Raggiunsi l’aula di storia e mi sedetti all’ultimo banco e non perché così sarebbe stato più facile distrarsi senza farsi scoprire dal professore, ma solo perché mi piaceva osservare ciò che gli altri facevano durante la lezione, associavo ad ognuno di loro una parola, oppure un animale, che potesse descriverli in quell’ora.
In base ai loro movimenti immaginavo come potesse essere la loro vita e sembrerà una cosa da pazzi, ma penso che nella vita bisogni distinguersi, bisogni lasciare un segno, anche se diverso.
La classe iniziò a riempirsi, il professore iniziò la lezione.
-“Mi dispiace.”- un ragazzo mi si sedette accanto, alzai un sopracciglio-“Per stamattina.”-aggiunse.
Lo guardai meglio, era il biondo che viveva  in un altro pianeta-“Certo.”- feci spallucce e continuai a scarabocchiare su un foglio, lo prese e l’accartocciò.-“Potresti anche apprezzare il fatto che ti stia chiedendo scusa.”- sbuffò, alzai gli occhi al cielo.-“Non m’importa di quello che fate tu ed i tuoi amici, mi è indifferente.”-scrollai le spalle e ripresi il foglio.-“E’ impossibile che non t’interessi.”- mi guardò stranito.
Mi venne quasi da ridere-“Tutto è possibile, basta crederci.”-sorrisi.-“Non iniziare a dire cavolate, per favore, già ti trovo strana, il che non mi è d’aiuto, poi dici pure queste cose.”- disse tutto velocemente, senza neanche riprendere fiato-“Non ti capisco, scusa.”- guardai il professore che continuava senza problemi la sua lezione-“Per caso sei stupida?”- corrugò la fronte.-“Se credere in qualcosa di diverso, e fare cose diverse significa essere stupidi, allora si, sono stupida.”- sorrisi ancora.
Si sistemò nervosamente il ciuffo-“Davvero non capisci?Oddio.”- fece una smorfia, feci spallucce-“Tieni conto una cosa..”- mi bloccai un secondo-“Justin.”- annuì dicendomi il suo nome, ripresi a parlare-“Justin, tieni conto una cosa, io capisco ciò che voglio capire, non ciò che non m’interessa.”-sorrisi e la campanella suonò.
Mi alzai velocemente ed uscii dalla classe.
Forse neanche lui riusciva a capirmi, forse non era poi così diverso, o forse faceva solo finta di non capire.
Ma chi lo sa, infondo, siamo tutti delle stupide pedine che attendono d’essere mosse. 








 
SPAZIO AUTRICE:
saaalve bellissime.
ho deciso di pubblicare subito il capitolo, sperando di aver 
fatto un lavoro migliore del precedente.
Lasciatemi un vostro parere.
Baci, Fanny. 




 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


-Breathe. 






























Quante volte ci siamo chiesti che cosa il mondo ci riservasse?
E quante volte abbiamo immaginato d’essere in un sogno?
Quante volte ci siamo detti ‘è tutto finto, ci sveglieremo, e magari ricomincerà tutto, solo che sarà diverso.’
Non riusciamo mai ad ampliare la mente, chissà perché eh?
Noi non vediamo ciò che vorremmo, ma vediamo ciò che vogliono gli altri.
Siamo tutti chiusi in una gabbia, solo che a noi non è visibile, e quindi dobbiamo immaginare che ci sia..
siamo così limitati.. potremmo fare grandi cose, potremmo cambiare il mondo, potremmo cambiare addirittura le persone, se solo ce lo permettessero.
Tutti noi abbiamo delle capacità, visibili e non, dobbiamo solo trovare il coraggio di mostrarle al mondo, e magari gridare a tutti che noi possiamo farcela, che noi possiamo fare la differenza.
-“Signorina vood, è con noi?”- il professore batteva freneticamente il piede sul pavimento -“Mi scusi professore, mi sono distratta.”- guardai tutto ciò che mi circondava, poi posai lo sguardo sul professore che si passò le mani sul viso.-“Dopo la lezione voglio parlarti veronica, non scappare subito.”- poggiai la testa sui palmi -“Ronnie.”-
Ricominciò a parlare, quasi come se niente fosse accaduto.
Forse è questo il problema delle persone, danno troppo poco peso ad ogni minima cosa, stupida o importante che sia.
Dovremmo imparare a riflettere su ciò che accade e forse, la vita non sarebbe poi così noiosa.
Voglio dire, se tutti noi incominciassimo a riflettere su ciò che accade, forse, riusciremmo quasi a trovare una soluzione a tutto.
Ma invece siamo superficiali, e non diamo peso a nulla.
Il mondo era strano, era una cosa da dire, ma affascinante, per quanto pieno di persone superficiali.
Molte volte, il nostro problema non è solo quello della superficialità, ma quello della contraddizione, dell’arroganza, dell’ignoranza.
Ci sono così tanti problemi che andrebbero detti, ma non arriveremmo mai ad una fine.
Il ticchettio dell’orologio risuonava nella mia testa, quasi come una melodia, battevo a ritmo i piedi, mentre provavo ad ascoltare ciò che aveva da dire il professore, ma l’unica cosa a cui riuscivo a pensare, in quel momento, era il mondo.
Amavo perdermi tra i miei pensieri, astratti, misteriosi, confusi.
Nemmeno io riuscivo a capirmi delle volte e mi piaceva, mi piaceva dover riflettere per riuscire a capire il caos che avevo nella testa.
-“Veronica.”- vidi il professore scuotermi una mano davanti agli occhi-“Professor rando.”- alzai lo sguardo verso di lui.
Era abbastanza giovane come professore, non aveva più di quarant’anni, ne ero sicura.
-“Veronica.. c’è per caso qualcosa che non va?”- si sedette sul banco continuando a fissarmi -“Penso di no, va tutto bene, professore.”- scrollai le spalle e scossi la testa.
Corrugò la fronte -“Ho parlato con tua madre, qualche giorno fa e mi ha detto che tu non hai amici.”- incrociò le braccia -“Mi scusi se le sembrerò arrogante, ma non riesco a capire perché questo dovrebbe interessarle.”- iniziai a giocare con una ciocca dei miei capelli, ignorando i suoi sguardi. -“Prima di essere un professore, sono uno psicologo Veronica, so che tua madre è preoccupata, per quello che è accaduto un po’ di tempo fa, la morte di tuo padre..”- non lo lasciai finire, mi alzai di scatto dalla sedia prendendo le mie cose -“Sto bene, non voglio degli amici, nessuno capisce, nessuno vuole capire, io non voglio capire.”- corsi via dalla classe, senza guardarmi indietro.
Strinsi il labbro fra i denti e mi avvicinai al mio armadietto, posai tutti i libri che non mi servivano e socchiusi la gli occhi poggiando la fronte ad esso.
                                                                    _________
-“Papà, voglio essere una principessa da grande.”- la bambina sorrise innocentemente, un uomo le andò in contro prendendola in braccio e facendola girare -“Oh, ma tu lo sei già, piccola mia.”- le stampò un bacio sulla guancia stringendola a se. -“Davvero?”- batté le mani sulle guance del padre, che rise -“Davvero, la più bella di tutte le principesse.”-
                                                           
          _______
Riaprii gli occhi ed alzai lo sguardo, evitando di far scendere le lacrime.
Chiusi l’armadietto, ed uscii fuori, camminavo a testa basta per non incontrare lo sguardo di nessuno.
-“Ehi, ehi, aspetta.”- mi bloccò il braccio e mi fece girare verso di lui -“Ciao.”- sorrisi.
-“Devo chiederti ancora una volta scusa.”- si mise le mani in tasca guardandomi -“Justin, non chiedere sempre scusa, a me non importa, davvero, fa, dimmi, quello che vuoi.”- scrollai le spalle e sfregai le mani tra loro. -“Giuro che non ti capisco, sei così.. strana.”-  assottigliò gli occhi -“Non ti ho chiesto di capirmi, tanto meno di parlarmi, nessuno capisce, e non m’interessa nemmeno.”- ripresi a camminare ignorandolo, corse dietro di me. -“Ti parlo perché voglio farlo, e cerco di capirti, lo giuro, ma sei così cocciuta.”- tenne il mio passo -“Lo so, anche tu sei strano.”- continuai a camminare, si sistemava continuamente il ciuffo -“Sei nervoso?”- mi fermai girandomi verso di lui -“Ti sistemi continuamente il ciuffo.”- scosse la testa -“è solo un vizio.”- annuii- “Okay.”- ripresi a camminare- “Riusciremo mai ad avere una conversazione normale?”- ripresi a camminare anche lui- “Un giorno, forse.”- mi fermai davanti casa- “Esci con me.”- mi guardò inclinando la testa.- “Con te?”- alzai un sopracciglio- “Con me.”- incrociai le braccia al petto- “Come vuoi.”- aprii il cancelletto- “Ci vediamo domani, alle quattro.”- indietreggiò e mi salutò con la mano.
Rientrai in casa e posai lo zaino a terra.
Quanto sono strani i ragazzi, sono così complicati, è difficile capirli.
                                                                           _____________
-“Papà, stai bene?”- mi avvicinai piano a lui. - “Sto bene ve, mi sono solo graffiato.”- nascose le mani sotto un panno- “Sei sicuro?”- pressai le labbra insieme- “Va da mamma ve.”-
                                                                           _____________
Dondolai le gambe stringendomi nelle spalle, fissai il vuoto, cercai di ripensare a quel giorno, cercai di ripensare a lui, in modo diverso.
                                                                           __________
-“Non fidarti di nessuno piccola, sii libera, non fregartene degli altri, sii felice.”-
                                                                           __________
Gli occhi iniziarono a bruciarmi, allungai la manica della maglia e la passai sugli occhi-“Niente era reale, ogni cosa è sbagliata.”-

 






 
SPAZIO AUTRICE:
Scusate gli eventuali errori, ma non ho tempo di rileggerlo.
Spero vi piaccia.
Baci, fanny.

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