.Drammaturgia.

di Ardespuffy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - Tatoo ***
Capitolo 2: *** - Lullaby ***
Capitolo 3: *** - Long Hard Road [Lete] ***
Capitolo 4: *** - Pet ***
Capitolo 5: *** - Bolla ***
Capitolo 6: *** - Fuoco [Nel Fuoco] ***
Capitolo 7: *** - Scala [Reale] ***
Capitolo 8: *** - Piedi(piatti) ***
Capitolo 9: *** - Morso ***
Capitolo 10: *** - London Bus ***



Capitolo 1
*** - Tatoo ***


S e i c o m e u n t a t u a g g i o

S e i  c o m e  u n  t a t u a g g i o.

Una trama di colori abrasivi a timbrarmi le viscere.

L’impronta pungente da non cancellare.

H a i  i d e a  d i  q u a n t o  u c c i d a  l ’ i n d e l e b i l e?

 

 

 

 

 

Te lo ricordi quel periodo, Mel?

Era solo un’altra delle tue fisime, una di quella cose che dovevi fare.

Per forza.

E, per forza, io dovevo finire coinvolto.

Non chiedermi di che razza di regola si tratti, perché in tanti anni non l’ho ancora capito.

Però è così.

È del tutto inevitabile, come ogni cosa che ti riguarda.

 

[Anche quell’esplosione, d’altronde, era inevitabile. Non è così che ti sei giustificato, ancora in piedi sulla soglia di casa?]

 

Se ti metti un’idea in testa, dalla più folle alla più sensata, non puoi trattenerti dal disporti all’opera seduta stante, avvolto dalla tua peculiare aura di energia creativa, o come la chiami.

Per me è più un segnale di pericolo.

Solo che mi batti sempre sul tempo, dannata biondina. Mai una volta che riesca a fuggire al momento propizio.

Ah, beh. Colpa mia, presumo.

 

[Certo che il mio tempismo non è mai stato un granché azzeccato. Ma ancora ci provo a limitare i danni, lo giuro.]

 

Un tatoo.

Un fottutissimo tatoo.

Lascia che mi ripeta, ché ancora stento a crederci. Soltanto un tatoo, mio dio.

Stavamo rischiando l’espulsione, no, il futuro per uno stupido scarabocchio???

Nessun altro sarebbe mai riuscito a convincermi, Mel.

E tu non saresti mai riuscito a convincere nessun altro.

 

[Sarà per questo che adesso ci sei tu, e ci sono io. Come sempre, come allora.]

 

Fu un colpo di fortuna, immagino, che Roger si trovasse nei paraggi per fermarci.

Quello, o l’ameba biancastra aveva cantato.

È un mistero come quello là riesca sempre ad infiltrarsi nei nostri progetti. Pur non facendone mai parte, in qualche modo è sempre lì a mettere becco.

O forse è perché sei tu che lo permetti.

 

[Lo so che ne hai bisogno. Come lo sai che mi fa male. Però ho imparato a conviverci, se non ad accettarlo. Del resto è così che funziona con te.]

 

 

 

 

È un sorriso amaro quello che sento sorgere sul mio viso stanco.

Volevi qualcosa che durasse per sempre, dicevi.

Un segno indelebile di te.

Del tuo coraggio, o della tua esistenza.

Magari di noi.

Osservo la pelle lacerata in più punti, ancora calda di fuoco e di sangue.

Volevi qualcosa che durasse per sempre, e ora ce l’hai.

 

[In fondo, tu ottieni sempre quello che vuoi.]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.Fin.













Che dire... ci proviamo ^_^
Finalmente mi è tornata la voglia di mettermi alla tastiera, questa volta cimentandomi nel ritrarre due personaggi ancora - nel mio caso - inesplorati. Coloro che hanno già letto le mie storie (e ringrazio tutti voi dal profondo del cuore, in particolare chi ha recensito) sanno bene che, finora, non ho mai trattato esplicitamente una coppia di DN, men che meno quella Matt*Mello. Si tratta dunque di un esperimento, in tutti i sensi.
In particolare, per il metodo in base al quale vengono scelti i temi da trattare nelle varie shots. I titoli dei capitoli corrispondono infatti alle parole che, di volta in volta, mi vengono suggerite da un'amica estranea al fandom. Proprio così: io le chiedo una parola e lei se ne viene fuori con le più astruse associazioni di idee! La mia sfida consiste nel riuscire sempre a scriverci qualcosa, anche solo una drabble. Che dite, ce la farò? :p
Sperando che il primo tentativo non sia venuto su troppo male, vi aspetto al secondo aggiornamento ^^
Oh, quasi dimenticavo: il titolo della raccolta, così come il riassunto introduttivo, vengono dal brano "Drammaturgia" de Le Vibrazioni. Trovo che per comprendere appieno lo spirito di questa fic andrebbe ascoltato, se non altro perché la sottoscritta ne ricava indistintamente diletto e ispirazione.
Grazie a tutti, di cuore.

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Capitolo 2
*** - Lullaby ***


... Be still, be calm, be quiet now, my precious boy.

Don't struggle like that or I will only love you more...

 

... Sta’ fermo, sta’ buono, ora fa’ silenzio, mio caro bambino.

Non agitarti in quel modo, o non farò che amarti di più...

 

 

 

 

 

 

 

È soffocante, in notti come questa.

Osservo i serici nastri sparsi sul guanciale, ora che quiete e moto si confondono.

È il desiderio sussurrato da quella chioma d’oro, il giogo di una sirena.

Farti mio, in questo momento.

E in tutti quelli che verranno, sentirti scorrere.

Vivere sotto la cute, assorbirti in ogni poro.

Starti accanto e cullarti.

Fino a ucciderti.

 

[È questo lato che mi spaventa. Lo vedi, l’aspetto di me? La senti, la mia malattia?]

 

Vorrei portarti alla fonte dei sogni e a quella degli incubi.

Per scindere gli uni dagli altri, per lasciar correre il senno.

Spezzare ogni legame con il giorno futile.

Annegare in due tra le coltri, galleggiare fra orde di spiriti.

 

[Se saranno note a strapparti alla vita, lascia che sia la mia voce a cantarle.]

 

Vorrei cingerti e nasconderti, precluso al mondo e al gelo.

Accoglierti nel sangue e rivestirti con la carne.

Cancellarti per proteggermi.

È un egoismo disperato, l’ennesimo picco del solito male.

 

[Il morbo seduttore germogliato nel sonno.]

 

Volto le spalle al profumo, all’istinto ancestrale.

Questa notte e un’altra ancora.

Respiro i grani di un tempo che scorre.

Il nostro, inarrestabile.  

 

[Cresce nel terrore sull’orlo del cuore, la certezza.]

 

 

 

 

 

Il mostro in me serra le fauci, indotto al riposo forzato.

Ma la fame scalpita ancora.

E non so più quanti giorni avranno, quei nastri d’oro.

 

[Prima che parta la musica, nei languidi accordi finali.]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.Fin.

















Aggiornamento lampo... non ci credo neppure io stessa! :p
In verità i primi tre capitoli di questa raccolta erano già pronti quando ho scelto di inserirla, proprio per evitare interminabili stalli d'ispirazione... ma lasciamo stare!
Dunque, "Lullaby". In inglese, 'ninna-nanna', la parola suggerita dalla mia Buona Amica. Le frasi iniziali provengono dalla straordinaria, omonima canzone dei Cure, colpevoli anche dell'atmosfera cupa e nebbiosa. L'idea di un Matt che osserva Mello dormire, pervaso da sentimenti contrastanti (lussuria, frustrazione, possessione, istinto omicidia e di protezione) che culminano in un'unica malattia, è venuta piuttosto spontaneamente dopo aver scelto la song cui ispirarmi. Non si può dire che sia esattamente soddisfatta del risultato, non nella sua interezza... ma, al punto in cui sono, non riuscirei più a modificarla di una virgola, quindi tanto vale accontentarsi. :)
Un grazie speciale va a Lolly (continuerò a recensirti con piacere, lo giuro!), Shaida Black (già lettrice delle mie fics precedenti, me lusingata!), Soleya (ebbene sì, ho il pallino delle sfide personali :p), MellosBarOfChocolate (uno dei miei idoli che recensisce! *.* sono emozionata!) e, ultima ma non meno importante, Betta90 (tra i Preferiti a scatola chiusa? Io ti ADORO!).
E un saluto a tutti gli altri, in particolare ad Adaralbion... ^.*

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Capitolo 3
*** - Long Hard Road [Lete] ***


…L'acqua che vedi non surge di vena

…L'acqua che vedi non surge di vena

che ristori vapor che gel converta,

come fiume ch'acquista e perde lena;    

ma esce di fontana salda e certa,

che tanto dal voler di Dio riprende,

quant'ella versa da due parti aperta. 

Da questa parte con virtù discende

che toglie altrui memoria del peccato;

da l'altra d'ogne ben fatto la rende.     

Quinci Letè; così da l'altro lato

Eünoè si chiama, e non adopra

se quinci e quindi pria non è gustato…       

 

 

 

…L'acqua che vedi non proviene da una fonte

alimentata da vapore reso pioggia dal freddo,

 come un fiume che accresce e diminuisce la sua portata;

 ma nasce da sorgente costante e inesauribile,

che dal volere di Dio attinge tant'acqua,

quanta ne versa nei due fiumi aperti in direzioni opposte.

Nel fiume che è da questa parte l'acqua scorre con un potere

che toglie il ricordo del peccato in chi la beve;

nel fiume che è dall'altra parte restituisce il ricordo del bene compiuto.

Da questo lato il fiume si chiama Letè; così dall'altro

si chiama Eunoè, e l'acqua non opera il suo effetto

se prima non è bevuta in entrambi i ruscelli…

 

[Dante, Commedia – Purgatorio, canto XVIII]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fase uno.



.Esegui.

 

C:\Documents and Settings\Utente>Reset

 

 

 

 

 

Mello – Reset

 

Tra banchi di nebbia e bracci di lussuria

Il soffice del buio

Non un suono, fuorché lamento

Unico in due

 

Mello sente Matt crescere in sé, al ritmo delle spinte che,

erratiche, sgranano l’uscio di nuovi

baratri.

 

Cerca i ben noti grani con dita tremanti, li lascia scorrere.

Solide sfere cui avvincersi nel dogma .

Si ode mentire, tra gli ansiti.

 

P o s s a n o  l e  a c q u e  d i  r e d e n z i o n e  m o n d a r n e  l’ a n i m o,

l u i  c h e  Fede  h a  c o r r o t t o  e  v i z i a t o.

P o s s a   r e s t a r e   i n   p a c e,  n e l  Tuo  n o m e,  f o l l e m e n t e   s o p i t o.

 

 

 

M-Mello…”    

 

[Lunga]

 

“Non farlo…”

 

[è la strada]

 

Mel…”

 

[via dall’Inferno.]

 

Boom.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fase due.

 

.Esegui.

 

C:\Documents and Settings\Utente>MemoryScan

 

 

 

 

 

 

  

Matt – MemoryScan

       

 

Sfavilla il Sole

Su filamenti erbosi

Crepita mosso da gaie voci

Aere

 

Matt vede Mello avvicinarsi, l’aureola intatta,

 il piccolo volto vivo nel

riso.

 

Torna  zelante con lo sguardo al display,

le dita tremanti a quella nuova

idea.

 

P o s s a n o  l e  a c q u e  d i  r e m i n i s c e n z a  c h i u d e r g l i  g l i  o c c h i,

l u i  c h e  t u t t a  l a  Vita  u n  s o g n o  h a  r i n c o  r s o.

P o s s a   r e s t a r e   i n   p a c e,   n e l   Tuo   n o m e,   a r d i t a m e n t e   c o n f u s o.

 

 

 

Matt…”

 

[Voglio vivere]

 

“Tu ed io…”

 

[voglio amare]

 

“Saremo amici per sempre?”

 

[ma è una lunga ed impervia via.]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fase zero.


.Esegui.

 

C:\Documents and Settings\Utente>Letè_Eunoè

Letè_Eunoè” non è riconoscibile come comando interno o esterno, un programma eseguibile o un file batch.

 

 

 

Mel…”

 

 

“… dove siamo finiti?”

 

 

 

 

 

 

“Non avevi mai detto che un

per sempre

potesse far male così.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.Fin.





















Arieccomi ^_^
Ringrazio di tutto cuore Betta90 , Lolly (il commento al finale di RR è in incubazione, giuro che prima o poi arriverà!), Soleya e MellosBarOfChocolate (ci puoi scommettere che sei uno dei miei miti! :p) per le scorse recensioni. E intanto spero che questo terzo capitolo non vi abbia deluse.
La parola fornita da quella sadica della mia Buona Amica è stata: Lete. Esatto, come l'acqua. Lasciate che espliciti: ho affidato il destino di questa storia ad una persona tanto noncurante da propormi una marca d'acqua! Immagino che questo la dica lunga sul proseguio di 'Drammaturgia'...
Ad ogni modo, l'idea è arrivata piuttosto in fretta, grazie agli studi della Divina Commedia: ed ecco balzarmi in mente i due fiumi alle porte del paradiso Terrestre, il Lète e l'Eunoè, inscindibilmente legati l'uno all'altro. L'utilizzo delle forme prese dal prompt dei comandi del mio pc è in voluto contrasto con l'aura degli antichi versi: volevo qualcosa che contrapponesse deliberatamente il classico al moderno.
Il titolo completo del capitolo, 'Long Hard Road', è quello di una canzone dei Marilyn Manson, da cui ho estrapolato anche i frammenti in parentesi quadra. Ha dell'incredibile il ruolo che la musica sta giocando nella composizione di questa fic...
Sperando che vogliate ancora seguirmi, vi ringrazio e abbraccio di tutto cuore ^_^ . Sono terribilmente fortunata ad avere il sostegno di persone coem voi.

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Capitolo 4
*** - Pet ***


… A te che io ti ho visto piangere nella mia mano,

… A te che io ti ho visto piangere nella mia mano,

fragile che potevo ucciderti, stringendoti un po’…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci volle lui perché me ne rendessi conto.

 

Avevo sempre creduto che sarebbe stato bello tenerti sul palmo di una mano, come una rarità da esporre e custodire a un tempo.

Se solo tu fossi stato più piccolo, mi redarguivo.

[E meno feroce.]

 

Non avevo mai realizzato che il mio bisogno di accudire qualcuno fosse tanto simile al tuo.

 

“Sorpresa!”

Alla faccia della sorpresa, Mel, cazzo.

Ancora mi chiedo come non mi venne un infarto.

“Mello, NO!”

[Certo, Matt, certo. Da quand’è che il tuo volere ha importanza?]

[Oh, giusto.]

[Non ce l’ha.]

“Chiudi il becco. Non vedi che lo spaventi?”

Vaffanculo, bionda.

Vaffanculo.

Avrei dovuto urlartelo, e dio sa quanto avrei voluto.

[Solo che non potevi, eh, Matty?]

[Pa-te-ti-co.]

Ci ho provato, lo giuro.

Ci ho provato sul serio a dirti di no.

Però già in condizioni normali era un’impresa disperata.

E mentre te ne stavi lì, chino a dispensare le più amorevoli attenzioni a quello stupido gattaccio, diventava decisamente utopia.  

 

[Forse perché i tuoi occhi erano così grandi, allora. Vivi più che mai.]

 

“Andiamo a darti una ripulita, ti va, Lawliet?”

Oh, questo no!

“Lawliet?! Mel, non dirmelo. Hai davvero chiamato quel coso come…?”

“Matt, la pianti una buona volta? Oggi sei una piattola.”

“Io, una piattola? Tu te ne torni a casa con questo sacco di pulci sbucato dal nulla, probabilmente affetto da chissà quali malattie mortali, gli lasci il mio posto in camera, lo lavi nella nostra vasca da bagno, gli affibbi il suo nome ed io sarei la piattola?? Che cosa vuoi fare, ancora? Mettergli un campanellino al collo e dormirci insieme?”

 

Ti bloccasti a metà strada, il gatto stretto per la collottola nella massima espressione della tua immensa tenerezza.

E ghignasti, quel tuo riso da pazzo.

 

“Non con lui, Matty. Non con lui.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

{Avevo sempre creduto che sarebbe stato bello tenerti sul palmo di una mano,

come una rarità da esporre e custodire a un tempo.

Ma sapevo saresti stato ben diverso da un gattino addomesticato.

Temevo mi avresti azzannato al primo tocco.}

 

 

~ O forse, avevo solo il terrore di stringerti troppo. Tanto da distruggerti. ~

 

 

[O, quel che è peggio, di non riuscir più a lasciarti andare.]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.Fin.

























E così... Pet... cucciolo.
Avevo diverse idee per questa parola, anche discordanti tra loro. Alla fine ho scelto di far prevalere un aspetto ludico e delicato, in netto contrasto con i toni enigmatici di Long Hard Road e quelli macabri di Lullaby . Ho poi colto l'occasione di estrarre il mio verso preferito dal brano "A te" di Jovanotti per applicarlo ad una coppia che ne incarna discretamente lo spirito. E poi l'idea di dare ad un gatto il nome di Lawliet era semplicemente troppo allettante perché potessi ignorarla! :P Tuttavia, non fateci l'abitudine: Drammaturgia resterà il mio personale tributo al grottesco, quindi ben rari saranno gli sprazzi di luce!
Grazie di tutto cuore a:
Shaida Black (ho notato il tuo commento dopo aver aggiornato per caso la pagina, prima di inserire questo nuovo 'capitolo'; rischiavi di non finire tra i ringraziamenti! Quale imperdonabile errore, da parte mia. Cosa dirti, se non il più profondo e sincero grazie di tutto. Condivido appieno la tua idea di decadente, che pure mi piacerebbe approfondire, perché è grossomodo l'aura di malinconico smarrimento che intendevo dare. Può sembrare una shot eterea, Long Hard Road , per il riferimento al Paradiso Terrestre e, specie con Matt, la speranza di redenzione; ma in realtà lo reputo il pezzo più cupo che mi sia mai venuto fuori ^^ . Spero solo che l'immediatezza disimpegnata di Pet non ti abbia delusa.)
Marla Singer (la tua recensione è stata una gioia per gli occhi, oltre che un toccasana per l'ego. Sentirti parlare addirittura di minimalismo mi ha lusingata, no, stregata. Capisco perfettamente la tua concezione di scrittura creativa, perché è esattamente quello in cui provo a cimentarmi, usando le fanfics come strumento per arrivare a toccare lo specchio di una realtà il più possibile vera, non eccessivamente romanzata. Vale quanto detto per Shaida: ho il terrore che la leggerezza di questa shot possa in qualche modo averti delusa, o almeno destablizzata.)
MellosBarOfChocolate (noooo, The Ring noooo!!! X_X Il mio incubo peggiore! Ho perso ere di sonno per colpa di quella stregaccia capelluta... e i risultati si vedono in cose come le mie fics :p . Sono immensamente contenta che ti piaccia lo stile con-due-ore-di-sonno-alle-spalle-che-cosa-pretendete-da-me?, ma da qui a definirmi un genio... sono senza parole. Tranne una: grazie, GRAZIE, GRAZIE!)
Nightmares (quando si dice, breve e concisa... wow! Immagino che la tua recensione si riferisse allo scorso capitolo, più che alla raccolta in sé, quindi cosa dire? Sono terrbiilemnte lusingata. Siete il più bel regalo che la mia autostima possa desiderare!)
Lolly (sei in lizza per la Palma d'Oro alla lettrice più assidua, mia caVa! Come posso ringraziarti? Oh, giusto, lo so: con il commento ad RR! Sì, sì, va bene, va bene. Mi metto al lavoro, boss! :p Grazie mille per il continuo supporto ^_^)
Soleya (vale per te lo stesso discorso fatto a Lolly... in lizza per la Palma d'Oro! Grazie, grazie, grazie, di tutto cuore ^^)
E infine lei, il mio dulcis in fundo... Adaralbion (è una gioia poterti annoverare tra i ringraziamenti! Posso esagerare e dirti che nella tua recensione c'era tutta la calma, algida saggezza di una fervida-ma-sobria amante della letteratura italiana? Dante Alighieri, tuo più che illustre concittadino, è stato ed è tuttora parte integrante della mia formazione classica; non posso parlare, certo, di un modello da seguire, ma senza dubbio di un personaggio senza tempo che ha tutto da insegnare e poco da apprendere. Il solo pensiero di un'opera come la Commedia, con la rigida precisione dello stile metrico, intessuta com'è di riferimenti allusivi e simbolismi, condotta da quel magico filo che è l'allegoria... mi lascia semplicemente i brividi. Per quanto riguarda la tua non-così-velata invettiva - ? - penso di averti risposto al commento di Sweet Dreams . Infine, sul deliziare gli altri con le tue parole non hai certo bisogno di 'invidiarmi'. Mi sembra di notare che ci riesci già egregiametne da sola, no? Un grazie di cuore per questa recensione che, ti dirò, ho sinceramente anelato. Un abbraccio.)

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Capitolo 5
*** - Bolla ***


…Wearing a crown,

…Wearing a crown,

Life in a bubble jungle.

Chasing a clown,

Not short another chuckle…

 

 

 

 

 

 

 

Ricordo ancora i loro sguardi.

Sfavillavano, rei devoti innanzi a un santo senza nome.

Del resto, come potevano sapere?

[Tu non avevi mai parlato di me.]

 

Rod, Skier e tutti gli altri, i pochi superstiti.

Non avevano idea di chi io fossi, ma gli occhi irritati dal fumo brillavano egualmente.

Era speranza, mal riposta speranza.

[Non avevo intenzione di occuparmene. Erano la tua polvere, non la mia. E avevo già le mie ceneri da spazzare.]

 

Ciò che tuttora mi rincorre, vivo nel tempo, non è il riflesso dell’odio e del terrore.

[Posso capirli. Vederci allontanare in due su quella moto, tra le fiamme… quanto è amara l’ironia della sorte. O forse è solo il destino, sempre infame coi passeggeri di seconda classe.]

 

A tormentarmi è il modo in cui non cessarono di scrutarci, anche tra la furia e la perdita di ogni illusione…

 

Era pura adorazione, Mel.   

Non riuscivano a comprendere, però potevano sentirli, i confini del nostro mondo.

 

~ È uno strano microcosmo. ~

 

                                                                                                            Per restare nello stesso posto,

devi correre più veloce che puoi.

Se vuoi arrivare da qualche parte,

 devi correre due volte più veloce.

 

 

 

Lo sgomento mimetizzato dal fumo risvegliò e ancora ridesta in me ricordi lontani.

[La verità è che riconobbi quegli sguardi. Vi avevo fatto il callo.]

Erano gli stessi di sempre, fin dai tempi della Wammy’s.

Quelli pronti a tagliarci fuori.

[Non era piuttosto il nostro tempo a sfuggire loro? La nostra bolla ad allontanarsi?]

 

~ Un po’, lo ammetto, sono insicuro. ~

 

 

Sensazioni mescolarsi sempre più,

confondersi dentro me fino ad entrare

nei confini di una fragile mente che

vive in una bolla di sapone.

 

 

 

 

Il punto è che da quando sei qui non faccio che osservarti e rimuginare.

[C’è talmente tanto da dire, da fare, da pensare, se si tratta da te.]

Ed è buffo che riesca a concedermi tali lussi, lo sai?

[Il nostro mondo non conosce pace.]

 

~ Lo avverto scuoterci. ~

 

 

Come è strano sentirsi lontano ma averti vicino, fin

dentro me. Sento ormai il tempo cibarsi del mio

corpo, prendermi con sé per poi trasportare

 nei confini di una fragile mente che

vive in una bolla di sapone.

 

 

 

Tua è l’innata abilità di trascinarmi alla deriva di me stesso, su tremule barche d’elucubrazioni mentali sconnesse.

[No, dico, lo senti cosa mi hai fatto? Come mi hai ridotto?]

Io non ti chiedo mai nulla, Mel.

Però sei il mio chiodo fisso.

 

~ Ed è difficile perdonartelo. ~

 

 

Perché non c’è più spazio in questa stanza

per chi inventa favole sbagliate, e tu

lasciati andare, io resto a sognare.

 

 

 

 

Ma in qualche modo so di non averne il diritto.

[Sognare spetta ai fantasmi di chi ha perso tutto.]

Io non ho nulla da desiderare.

Tutto ciò che volevo era tornare alla vecchia vita, nella nostra bolla.

E forse in fondo ci sono riuscito.

 

 

 

 

 

 

 

Snake in the ground,

But I was waiting for you,

Now we have found,

Life in a bubble jungle…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.Fin.







































Dunque... commento breve perché vado di fretta!
Ecco la traduzione dei frammenti iniziali e finali: "Indossare una corona, vita in una giungla di bolle. Inseguire un pagliaccio, non sia brusca la prossima risata. // Serpente al suolo, ma io aspettavo te. Ora abbiamo trovato la nostra vita in una giungla di bolle." Si tratta di "Bubbles" dei System Of A Down, tanto per riconfermare l'elemento song-ficcoso di questa raccolta.
Gli stralci in corsivo, allineati a destra, provengono da fonti disparate: si tratta, in generale, di brani tradotti (o meno) di canzoni con tema le 'bolle'. Sono terribilmente mortificata per l'inaccuratezza della citazione: mi documenterò al più presto.
Di un frammento però sono sicura: il brano sul correre per restare, correre il doppio per andare viene da The Adventures of Alice in the Wonderlands, aka Alice nel Paese delle Meraviglie, di L. Carrol, che ringrazio di cuore per avermi fornito una delle migliori visioni della mia carriera artistica, oltre che un'esperienza personale altrettanto importante.
Grazie di cuore ad Adaralbion, Lolly, Soleya, MellosBarOfChocolate, Betta90, Shaida Black e Marla Singer per le scorse recensioni. Siete semplicemente stupende.

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Capitolo 6
*** - Fuoco [Nel Fuoco] ***


…Fuoco nel Fuoco

…Fuoco nel Fuoco
sono gli occhi tuoi
dentro ai miei…

 

 

 

 

 

Sei a gambe aperte sotto di me.

e basta poco.

 

Stupido io che mai l’avrei creduto possibile.

 

Però adesso me ne accorgo, sai?
…ed ho già capito chi sei.

 

Non è stato sempre facile prendere quello che davi.

[Questa è la mia rivalsa.]

Eternamente ai tuoi ritmi, alle tue esigenze.

Mai supplicando, neppur chiedendo.

Prendermi e basta, in quanto utile umano.

[Non carne, nemmeno.]

 

L’avrei accettato.


che cosa cerchi tu da me?
…che cosa vuoi di più da me?

Giri interi d’orologio a chiedermi il perché.

 

Sei a gambe aperte, ma non troppo.

Già le sento stringersi ai miei fianchi.

[Cos’è, paura? Temi di perdere il controllo?]

 

Apri gli occhi.

E queste magnifiche gambe, già che ci sei.

 

Cosa volessi, forse adesso lo comprendo.
…tu vuoi quel graffio al cuore che anch'io fortemente vorrei.

 

Spingo e affondo Mello, ed ecco, ti sto scopando.

Neanche ci provi a dissimulare, e un po’ ti sono grato.

 

In fondo non vuoi guastarmela, questa vittoria.

 

Come potresti?

Sei l’unico premio che…

 

Gemo e affondo.

[Mi stai facendo male, adesso. Di proposito, vero?]

 

Non è assurdo che riesca ancora a pensare, stretto nel caldo assassino di te?

 

È la nostra relazione a tormentarmi, più delle [tue] unghie nella carne, più del [mio] sesso nel sangue.

…è un' emozione diretta, se vuoi.

 

Cosa volessi, non l’ho capito mai.

 

Ti dirò, essere il tuo corpo, l’avrei accettato.

[Qualcosa in più, in verità.]

Ma il tuo rifiuto mi ha devastato, ad ogni tocco di lancetta.

 

Gemo e scricchiola, la testiera del letto.

 

Ora che sono qui, su di te, a prendermi quello che ho solo sognato, mi chiedo.

Che cosa c’era di sbagliato?

Perché non questo?

Non provare a mentire.

[Non ci provi.]

So che lo adori.

Adori sentirti fottuto, completamente fottuto.

 

Però non ti basta, sbaglio, Mel?
…ma
non sarà infinita.

 

Le gambe ti ostini a chiuderle, è tutto inutile.

 

Poco male.

Le afferro e continuo, più forte, più forte, oltre i limiti e, ecco, forse adesso qualche colpo lo perdo.

Pensieri che vanno a puttane, deo gratia.

 

Gemo io e gemi tu, e fa male e fa caldo e fa bene e fa – dio.

 

Stridii sommessi, forse le molle.

[Cazzo vuol dire?]

 

Non l’ho mai capito, Mel.

Non l’ho mai capito.

 

Gesù, cristo, fanculo, fanculo

 

Ecco, è finito.

 

Mi lascia qui a chiedermi, pago di vincere una gara inventata.

[Mi accontento di poco, lo sai.]

 

Cerco a tentoni, nel buio, e annego l’amaro nella nicotina.

 

Certi vizi hanno vita breve, Mel.

…perché siamo Fuoco nel Fuoco, ormai.
…bruciamo in fretta, noi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.Fin.
















Bene, bene, bene. O forse no. Non lo so xD.
Sono tornata, insomma. E dedico questa reverie a Betta90, adorabile al punto da seguirmi e preferirmi a scatola chiusa anche in altri fandom. Sai cosa? Non l'ho mai fatto prima, ma nel tuo caso sarei ben lieta di eseguire qualche richiesta. Se c'è qualcosa che vorresti leggere dalla mia penna - tastiera - non devi far altro che chiedere. Farò qualunque cosa per non deluderti *.*
Veniamo a noi. La mia famosa amica ha rischiato il linciaggio per avermi suggerito una parola tanto banale. Doveva essere veramente a corto di idee, quel giorno! (L'ho perdonata comunque. Ciao, mole! <3) Ad ogni modo, per il mio radicato principio del a volte la vera banalità è tentare disperatamente di evitare i cliché, ho abbozzato una lime sulle righe di una canzone non propriamene originale. (Copyright: Eros Ramazzotti e chi altri). Che nenche mi piace. E'uno sporco lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo :) Essendo questa una raccolta essenzialmente introspettiva, non aspettatevi niente di più esplicito, però ^^ . A meno che la mia benamata amica non si faccia venire qualche idea per incastrarmi (e voi non sapete le parole che mi ha propinato dopo questa. Roba da farla a fettine. Ciao, mole! <3)
Tornerò al più presto col prossimo aggiornamento, che, per premiarvi della pazienza dimostrata nell'attendere questo, è già bell'e pronto nel mio hd ^_^
Grazie di cuore a chi mi ha seguita in passato, in particolare Nemia (i nuovi post di Gita al Mare mi riempiono di gioia *.* ... beh, nel senso meno sadico del termine) ed Adaralbion (che probabilmente non mi perdonerà mai più viste le mie deficienze da lettrice: lo capisco e non la biasimo).
Un abbraccio a tutti, dalla vostra sempre umile servitrice.

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Capitolo 7
*** - Scala [Reale] ***


– Una pistola non è abbastanza, per te

– Una pistola non è abbastanza, per te.

Dici sempre di essere più il tipo da revolver, e lo dici con orgoglio, brandendo la canna ancora fumante.

Per me staresti meglio con una letale doppietta, tante sono le cartucce che sprechi ogni giorno.

Spara prima, pensa poi.

Che motto di merda, lasciatelo dire.  

 

 

 

 

Matt, stronzo, guardami quando ti parlo.

Ti sto guardando, Mel.

Fisso le tue labbra muoversi e mi viene da ridere, , mi fai ridere.

 

Sei fottutamente patetico, non lo vedi?

 

Lì, appollaiato sulla poltrona sfondata, le molle arrugginite nel culo, con la tua pretesa di serietà e quell’attitudine da gangster all’alba di un colpo in banca.

Perché scaldarsi tanto?

 

Batti con veemenza sull’ennesima mappa della zona, blaterando amene stronzate come percentuali di rischio e probabilità, e sai che ti dico, stupida checca?

Che mi fai ridere.         

 

Patetico, totalmente patetico.

Cosa credi di fare, me lo spieghi?

 

Tanto è tutta un’inutile merda.

Domani andrà come deve andare, e con i tuoi piani da gangsta mi ci pulisco il culo, dolcezza.

 

Osservo ancora le tue labbra.

Mi fai schifo, e ti ammiro, e ti adoro, e ti detesto, e ti…

               

Scuoto la testa, la tua bocca mi guarda.

Poco importa. Comunque la si metta, sei l’unica cosa che conti.

 

Di nuovo, le tue labbra.

Me le ricordo, le tue labbra.

Estranee alle vacue cazzate che ti ostini a pronunciare, sono le stesse di sempre, le stesse di un’altra sera.

Una sera sensata, una sera sincera, una sera migliore di questo squallido fango che ci è rimasto addosso.

 

 

 

 

“Vedo.”

Hai il volto contratto, le labbra tirate.

Povero, povero diavolo.

Sei troppo teso per sostenere un bluff, ed è chiaro che stai bluffando.

Certo, a mentire sei bravo.

Però il bluff nel poker non è una semplice bugia.

Il bluff nel poker è arte.

E tu l’indole dell’artista non ce l’hai proprio.

 

[Troppo irruente, impulsivo, volubile, saccente, eccentrico, egoista…]

 

Ripensandoci, non sei che Genio e Sregolatezza.

Ma il poker è fatto di regole, di algide facciate, di labbra e di sguardi.

Una guerra ammantata nel velluto verde.

E sono spiacente, Mel, ma non ho intenzione di lasciarti vincere.

 

“Scala reale.”

Ti osservo sbiancare, gli occhi sgranati, e un’oncia di perversa soddisfazione mi invade.

 

 

A poker non giochi con le carte che hai in mano, ma con le persone che hai davanti. 

 

E tu non sei stato all’altezza.

 

Quale che sia la posta in gioco, quando il denaro è nel piatto non è più tuo.       

 

 

Riscuoto la vincita con un sogghigno, cullato dalle soavi espressioni della tua sportività.

“Non è possibile! Mi prendi per il culo! Hai barato, confessalo, figlio di…”

Potresti continuare per ore, ne hai tutte le intenzioni.

Ma ti sorrido.

E in un istante la tua bocca ha qualcos’altro di cui occuparsi.

 

 

 

 

Rileggo lo smacco di quella Scala reale sulla strenua ipocrisia delle tue labbra.

Pensare che credevo sul serio di aver vinto.

Ma mi basta sedere qui, con te sulla poltrona sfondata, e il revolver, e le mappe, per accettare la verità che, quella sera, pregai di riuscire a ignorare.

 

Comunque la si metta, oggi perdiamo entrambi.

 

 

 

 

 

  

 

 

Matt…”

 

“Tu sei la sola persona che io abbia mai..."

 

Che abbia mai... cosa? Vai avanti. Che abbia mai...?

 

“Di cui mi sia mai importato. Ma tu mi terresti chiuso in una stanza e getteresti via la chiave. Non è vero?”

 

“…Sì, credo di si.”

 

"Il guaio è che io ci starei anche volentieri.

 

Matt…”

 

“Scala Reale, Mello. Ho vinto di nuovo.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.Fin.

 

 

 

 

 

 

 

 










Nuovo post :3 . Parola enigmatica, 'scala'. Sono piuttosto sicura che la mia amica non intendesse il punto del poker, ma vabé :p
Nel pairing Matt*Mello, quello de 'la notte prima' è un tema ricorrente. [Prima di cosa? Degli eclatanti e tragici avvenimenti dell'episodio 35, ça va sans dire.] Giungo anche io con la mia personale versione di quella notte, allora, sebbene il capitolo sia più incentrato sul flashback della sfida a carte che altro. Non credo agli scenari tragici o strappalacrime, per la cronaca. Né alle romanticherie. Prediligo l'idea di un bel sesso selvaggio, oppure - che è quella applicata in questo post - una sacrosanta furia catartica e un Matt tutt'altro che contento. Si noti Mello, inoltre. Ebbene sì, tendo a dipingerlo sempre come uno stronzo (solo perché la raccolta è Matt's POV, peciso), ma uno stronzo che fa decisamente tanta pena. Ho cercato di dare a intendere quanto più terrorizzato fosse, in questa circostanza. Matt è puro cinismo, ed è rabbia, ed è la voglia di aggrapparsi ai ricordi per non affrontare l'ultima alba; ma è Mel che tenta disperatamente di restare in piedi, e se credete che pianificare nel dettaglio la probabile morte tua e del tuo migliore amico (l'apposizione piò cambiare, a vostra discrezione :p) sia facile, molto bene, accomodatevi. Io penso che avrei avuto un crollo nervoso.
E adesso, riferimenti e citazioni. Herbert Yardley, criptologo americano, è responsabile delle frasi in corsivo nel flashback sul poker, mentre il dialogo finale al centro (eccezion fatta per le ultime due battute, "Matt..." e "Scala Reale, Mello. Ho vinto di nuovo.") è preso ed adattato dal Daniel Craig di Casino Royale. Magari qualcuno di voi l'aveva già riconosciuto, chi lo sa :)
Ringrazio come sempre di tutto cuore Soleya (tranquilla, un capitolo può sfuggire, non me la prendo mica! xD Sapessi quanto so essere distratta io! Sono solo contenta di sapere che continui a seguirmi ^^), MellosBarOfChocolate (penso di aver risposto più in alto al tuo 'appunto' sul povero Mel bistrattato xD. Naturalmente se sto qui a scrivere roba su di lui è perché lo adoro, quindi non è che dipingerlo tanto male mi riempia di gioia. Ma, come ho scritto anche nel post precedente, è uno sporco lavoro il nostro, no? ù.ù) e l'impareggiabile Betta90 (attendo direttive sulla fic di FMA, vedi recensione che ti ho lasciato ad Abecedario *.*) per il sostegno in opere e parole :3 Non mi stancherò mai di ripeterlo: se sto qui è solo per/grazie a voi. Siete l'alibi ideale per la mia logorrea! xD

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Capitolo 8
*** - Piedi(piatti) ***


{ ~ Eri sempre stato attento a non farti beccare

{ ~ Eri sempre stato attento a non farti beccare.

D’altronde vantavi anni di pratica alle spalle: i supplizi inferti all’ameba avevano prodotto ammirevoli risultati.

Eppure la tua buona stella non avrebbe brillato in eterno, e quella capricciosa serata ne fu lampante conferma. ~ }

 

 

 

Su e giù, su e giù, come una tigre in gabbia.

[Esattamente ciò che sei.]

 

“Ehi, tu, 135. Puoi andare.”

 

Ti volti in uno sbuffo di furioso biondo.

“Era ora!!!!

 

La guardia dal viso smunto schiude la porta, riportandoti alla vita con un cigolio.

 

Altero e stizzito, negli occhi lampi di sdegno, superi la soglia e marci verso di me, piccola macchia d’isterico inchiostro.

“Ce ne hai messo di tempo…”

È un borbottio impercettibile, il tuo, ma basta a mandarmi il sangue al cervello.

Mel, fottiti, pezzo di merda!”

[Troppo sboccato per un ragazzino? La guardia mi fissa annoiata.]

 

Tu, ça va sans dire, non batti ciglio.

“Piedipiatti del cazzo…”

Mastichi e sputi, con quella cioccolata che ti è apparsa tra le labbra senza preavviso.

Arriccio il naso e quasi ti spingo oltre le porte.

[Lo sguardo del secondino mi buca la schiena. Sì, decisamente sboccati, per due ragazzini.]

 

 

 

 

 

Un’ora e mezzo.

Ecco il tempo che ti ci vuole per accantonare te stesso e ricordarti del resto del mondo.

Siamo ormai a casa quando arriva la domanda.

 

“Ehi, Matt, ma come cavolo hai fatto?”

 

Sbuffo, irritato dalla sorprendente ottusità di un cosiddetto genio.

“Come vuoi che abbia fatto? Ho chiamato Roger. Ha parlato lui con gli sbirri per la cauzione.

Mastichi, mastichi, soprappensiero.

E ora dov’è?”

“Chi?”

“Il vecchio.”

 

Sospiro.

                                                                 

“È andato via dopo aver sborsato. In fondo, avendo lasciato l’istituto, non sei più sotto la sua tutela.

 

E, roba da non crederci – ma tutt’altro che incredibile, sulla tua bocca – tutto ciò che riesci ad emettere è un iroso grugnito.

“Bel modo di scaricarci. Vecchio bastardo.”

 

Stringo i pugni.

 

[Normalmente, giuro, non reagirei. Sono più che abituato al tuo patologico egocentrismo da reginetta del dramma.]

 

È  solo che…

 

[Ho avuto paura, razza di brutto stronzetto ingrato.

Peccato tu sia troppo concentrato in te stesso per renderti conto di qualunque cosa.]

 

“Fa’ un favore al mondo e va’ a farti fottere, Mel.”

 

È uno sguardo strano quello che mi lanci, obliquo e velato.

 

“Già visto, già fatto.”

 

 

 

 

Ed è in momenti come questo che vorrei spaccare quella tua mostruosa e angelica faccia da schiaffi, ammirare il vermiglio tingere a calde tinte la pelle diafana

e ridere dello sgomento negli occhi opachi.

 

Non trovare confine tra gioco e tragedia

innesca granate di ossessiva follia, disseminate ad arte nel

mezzo di un corpo stordito dai tuoni, scosso da brividi di insano terrore e vile, gelido dubbio.

 

 

 

 

Te ne stai lì e sorridi, occhi ciechi e sfuggenti per una menzogna troppo sincera, o una verità cruda quanto l’inganno. Tu, pallida e mitica Gioconda dalla storia interrotta, parli senza alcunché rivelare.

 

 

 

 

 

~ E la codardia regna sovrana nell’eco del silenzio che segue.

 

Perché è più facile restare immoti che avanzare a tentoni. ~

 

 

 

 

 

 

 

 

.Fin.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 










La mia velocità nei post mi sorprende! :3
Non barerò, questa è tutta roba che avevo già pronta sull'hd. Dal prossimo caitolo in poi temo di andare a rilento, matter-of-factly.
Dunque. Non mi piace per niente questa shot. La publico solo per coerenza storica e artistica, ma non sono neanche lontanamente soddisfatta del lavoro. Il messaggio che volevo lanciare si discosta troppo dal resto del plot, ed è piuttosto nebuloso. Piuttosto molto, va'. Anzi, facciamo così: per una volta io non esplicito nulla. Vorrei sentire cosa pensate voi, e cosa credete significhi la scena finale, quella subito prima del testo in corsivo. Perché la parte dramma di questa shot - vi ricordo il titolo della raccolta! - si trova proprio lì, ma è grottesca, improbabile e confusa. Sapete, rettifico. Non è che questa shot non mi piaccia: io la detesto.
E la mia amica si è anche lamentata perhé ho barato - di nuovo, a suo avviso - sulla parola fornitami. Ma proprio non riuscivo a vedere niente di stimolante nello scrivere di piedi, così ho manovrato ancora una volta la lingua italiana a mio piacimento, in questo caso per sbattere Mel in cella. [E non chiedetemi di cosa fosse colpevole, perché Non Lo So.]
Prima che questa feroce corrente di autocritica e malumore d'autrice influenzi tutte voi, mi limto a ringraziare le inestimabili ragazze che mi seguono e quelle che commentano, aka MellosBarOfChocolate, Soleya, Peach (una nuova fan è sempre ben accetta!^^) e ovviamente Betta90. Giuro e spergiuro che i capitoli a venire saranno migliori, anche perché con questo qui ho toccato il fondo -.- .
Vi saluto. Pace, amore, empatia, come scrisse Kurt Cobain. O chi per lui.

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Capitolo 9
*** - Morso ***


Attenzione! Rated R(Restricted)





********





Ti agiti, convulso, su di me

Ti agiti, convulso, su di me.

Negli scatti ferini delle dita impazienti non può esistere una passione sincera.

 

[Perché non c’è mai stato niente di schifosamente sincero, in te, e io ti detesto.]

 

Ma sono un bugiardo.

Lo sono ancora. Per te, va bene, ma sempre un bugiardo.

Tu non lo sai, ma da bambini ti lasciavo vincere.

Per farti contento.

E per me. Per non dover sopportare i tuoi isterismi da campione scaraventato indebitamente giù dal podio.

 

[Perché non c’è più niente di schifosamente sincero, in me, e quel che c’era te lo sei portato via.]

 

Le bocche, le lingue, la saliva calda e densa di sapori, sapori mischiati e storditi di altre persone, di gente diversa che ci ha toccati e lasciati a crepare.

 

Urti inavvertitamente il freno a mano, con la foga del ginocchio sinistro assoggettato a te senza partita.

Sei sempre così esigente, pretendi il massimo da tutto e da tutti. Dalle macchine e dalle rotule.

Infatti sbuffi, contrariato, e l’onere di frenare l’auto prima di schiantarci tocca a me.

 

Ad emergenza rientrata torni a operare con quei gesti bruschi che ti riflettono a meraviglia, che vivono in te quanto vivi tu in loro, chiusi tutti voi nel piccolo morso del tuo perfezionismo.

 

[E vi detesto, di cuore, tu e l’intimità che hai con i corpi, tu e il tuo pretendere, e il loro dare.]

 

Ti sento lottare con la fibbia della cintura e strapparmi i bottoni con forza, scucendo un passante dei jeans troppo vecchi perché possa buttarli.

 

 

{ ~ Continua a darti da fare, così forse smetterò di pensare.

Ma comunque vada, l’ultimo colpo spetta a me soltanto.

Per tutti quelli che hai sparato tu senza ragione. ~ }

 

 

Quando non trovi più ostacoli scendi a concedermi la luce del tuo buio, perché dentro sei così caldo e così stretto, sì, ma anche tanto buio, Mel.

E ti lasci scopare, perdendo il controllo a piacimento e quindi mai realmente, infame calcolatore.

Sono pure a corto di insulti. Vorrei che non mi facessi sentire tanto bene.

 

Mi spingi e conduci nel meraviglioso mondo di orrore che hai dentro, nel culo e nel petto, mentre persino le bocche cambiano sapore, e io non chiedo che ciò che mi dai.

 

[Come ogni stramaledetta volta che ho accettato le pallottole e ho cercato di scoparle, spremerne la linfa e ricavare quel po’ di te che doveva esserci inciso, da qualche parte sul rame, e allora fottermelo a sangue – perché mi desse piacere quando sapevo di meritarlo.]

 

Vengo forte nello spettro di una libertà che sa di gomma bruciata, di serbatoio che perde ed un po’ anche di te, va’.

Vengo per tutte le volte che hai aperto il fuoco, e mi riverso nel tuo corpo per restituirti i proiettili uno ad uno. Difatti sussulti, come se il bianco bollente che avverti fluire non foss’altro che polvere da sparo incandescente, fusa abilmente dal lavoro cauto di chi ha saputo aspettare.

 

 

{ ~ La verità è che non ho mai voluto prenderti niente, solo implorato d’avere qualcosa da darti.

Ma, dacché siamo entrambi bugiardi, questo posso anche tenermelo per me, eh amore mio? ~ }

 

 

E so che quando scenderemo da quest’auto sarà tutto come sempre, tu a scoparti il tuo controllo sulle cose, con ogni corpo che potrai mai desiderare.

Ed io ad attendere con fame disperata il prossimo morso, che mi urlerà ancora, nel sangue tratto senza nutrirti, quanto forte sia la tua presa e quanto ferreo il tuo giogo.

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

He shot me down.

 

 

I    hit    the    ground.

  That     awful    sound.

 

 

My baby      shot me      down.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.Fin.













Très di fretta! Un grazie di cuore a Betta e Soleya per aver commentato l'ultimo capitolo, e mi scuso con chi mi segue per l'attesa!
A presto ^_^

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Capitolo 10
*** - London Bus ***


…London calling

London calling

to the faraway towns…

 

 

 

 

 

 

 

Va bene, riprendiamo. Ma prometti che dopo mi lasci in pace.”

Perché, hai qualcosa di meglio da fare? Oh, giusto: finire quello stupidissimo livello al gameboy!”

“Fatti gli affari tuoi e cerca di concentrarti. Pronto?”

Quando vuoi.”

Mood.”

“Facile! Luna.”

“…Quello è moon, con la n.”

“Mica è colpa mia se tu non scandisci bene le lettere! Vai avanti.”

Cheap.”

Patatin…”

“Con la e, Mel. Cheap, con la e. Fa’ attenzione, okay?”

“Per chi accidenti mi hai preso? Sono perfettamente in grado di ordinare delle patatine in un altro Paese.

“Già, ma non capiresti neppure se sono economiche.

E a chi importa, tanto offre la scuola! Piantala di disorientarmi e dammi un’altra parola.”

“Come vuoi tu, ma ti assicuro che è l’ultima. Apri bene le orecchie e rifletti. Weather.”

Che razza di parola sarebbe?! Scommetto che te la sei inventata.”

“Nient’affatto! Ti servirà, nel remoto caso in cui tu riesca davvero a mettere piede in Inghilterra.”

“Non capisco proprio come – AH! Ah-ah! Ma certo, ora ricordo! L’ho sentita alla tv!”

Hallelujah. E allora…?”

“Pelle! Come quella del mio giubbotto nuovo, sai, quello che ho preso alla televendita. Come ho fatto a non pensarci subito?!”

“…Sai, dopotutto la tua totale ignoranza non sarà un vero problema.

“Perché con la mia straordinaria intelligenza riuscirei a farmi capire anche da un branco di analfabeti?”

Nope. Perché tanto Roger ha già detto che sarà Near a partire per Londra!”

 

 

Ovviamente bluffavo. Niente e nessuno sarebbe mai riuscito a tagliarti fuori da quel viaggio, e lo sapevamo entrambi molto bene.

 

 

“Stai scherzando! Io devo partire!”

Mel, accetta la realtà. Sei del tutto negato.”

“Chiudi il becco e non calunniarmi! Ti rendi conto dello smacco, dell’impalpabile ma vivida onta dell’esser privato di ‘sì impellente esperienza culturale?”

“Puoi anche risparmiarti i paroloni, la gara di linguistica era lo scorso trimestre. E sei arrivato secondo pure .”

Budriere! Che razza di parola sarebbe budriere?”

“Quella con cui Near ti ha battuto, apparentemente.

“È stata solo fortuna, e poi lo sanno tutti che il vecchio fa i favoritismi.

“In tal caso come speri di essere incluso nel gruppo per Londra?”

“È lì che L ha studiato nel corso della sua adolescenza, Matt. Non importa come, ma otterrò quello che voglio. Parteciperò a quel viaggio, fosse l’ultima cosa che faccio!”

Ah-ah.”

“Non guardarmi in quel modo. Il fine giustifica i mezzi, no?”

Yep. Ora traduci in inglese.”

“Sta’ un po’zitto e dammi una mano!”

 

 

Roger diceva spesso che eri un vero terrorista, e lo faceva in quel suo modo tipico, portandosi la mano alla fronte e scuotendo la testa in atto di scoramento. Forse pregava nottetempo

per la tua anima, chi lo sa. Poco ma sicuro, il vecchio conosceva i suoi polli.

Solo che non avrei mai creduto possibile che tu arrivassi a tanto.

 

 

“Questo tour è una noia mortale. Credi forse che L abbia sprecato il suo tempo guardando degli stupidissimi ponti o delle orribili ruote panoramiche?”

Ma si tratta dei monumenti più importanti della città! Il Tower Bridge, il Millenium Eye…”

“A chi vuoi che importi?! Siamo i predestinati successori del detective numero uno al mondo, mica dei costruttori edili. Voglio vedere dove L ha studiato.”

“Guarda che è previsto, nel tour. Ci arriveremo più tardi, dopo la pausa pranzo.

Ma io voglio vederlo adesso!”

“Smettila di agitarti e resta seduto, o finisce che ti becchi di nuovo un albero in faccia.”

“Stupidissimi tour-bus per turisti.”

Tour-buses, plurale.”

“Sulla fiancata c’è scritto senza s! E ora chiudi il becco e fammi passare.”

Mel? Dove… dove stai andando?! Mello, torna qui! È vietato parlare al conducente! Mello!”

 

 

Era vietato, certo, ma non a te. Rimasi di sale a fissarti mentre blateravi nel tuo inglese pasticciato, evidentemente destinato ad una brutta sconfitta per il tuo ipertrofico ego. Ma avevo fatto

male i miei conti, sembrava, perché tornasti a sedere con un ghigno malevolo

stirato ad arte su quel faccino d’angelo sadomaso.

 

 

Che diavolo hai fatto?”

“Lo vedrai.”

“Mel.”

“Niente di grave, solo una piccola deviazione.

Hai dirottato l’autobus?!! For heaven’s sake, Mello!”

“Sì, sì, va bene, come ti pare.”

“Ti arresteranno.”

Quanto sei noioso! Perché non ti fai una dormita?”

“Okay, ma svegliami appena arrivano gli sbirri. Quando ti leggeranno i tuoi diritti e non capirai una sola parola dovrò immortalare l’evento per i posteri.”

 

 

In qualche modo te la cavasti, quella volta come tutte le altre. Roger non fu contento di sapere che la guida ci aveva mollati nel mezzo di una radura erbosa persa nel nulla, ma neanche il suo

sfiorato colpo apoplettico avrebbe mai cancellato l’emozione che mi diede seguirti.

 

 

“…Dove siamo finiti?”

“Ti piace? Ho letto che L veniva sempre qui, nei pomeriggi di sole. Sedeva sotto quest’albero, dove siamo noi ora, e studiava i fascicoli dei suoi primi casi.

“Come facevi a sapere una cosa del genere?”

“Mi sono documentato.”

“…Perché ci hai portato me?”

Che domanda sarebbe?!”

“Insomma, tu sei mortalmente geloso di ogni cosa che apprendi sul conto di L. Non capisco perché abbia deciso di dividere questa con qualcuno, ecco tutto.

Matt, certo che sei scemo forte.”

“…?”

“Tu non sei mica una minaccia, per me. Non avrei mai portato qui nessun altro, è vero, ma tu fai eccezione.

“Perché, forse non mi ritieni all’altezza di succedere ad L? Guarda che potrei battere te o Near in qualunque momento, se solo volessi.

“…Perché tu sei mio amico.”  

“Oh.”

 

 

Non sarei riuscito a dire nulla di più sensato, in quel momento. Ero con te nel giardino di L, a dividere il momento più prezioso della nostra storia, sapendo esattamente

quanto fossi privilegiato.

 

 

E allora? Avevo ragione o no?”

“Su cosa?”

“Quello che ti ho detto prima, sul bus.”

Beh, mica tanto. Tour-bus è singolare, tour-buses plurale. Fine della questione.”

“Non quello! L’altra cosa. Te l’ho detto quando il conducente ci ha lasciati qui. Già dimenticato?”

 

 

Per fare la cosa giusta, talvolta devi prendere la strada sbagliata. Me lo ricordo ancora, Mel, e sarà così sempre, fino alla tomba. Ironia della sorte, non manca poi molto: qualche

chilometro più in là e poi svolta a destra. Mai avrei creduto di misurare i miei

 ultimi momenti in frammenti d’asfalto, ma cosa vuoi che ti dica.

Questa vita è un bizzarro tour-bus, amore.

 

 

E poco male se le tue parole, quella saggezza

da terrorista in erba, continuano a rimbombarmi nelle orecchie,

mentre tremando do gas. Se tornare indietro fosse la cosa giusta da fare, Mel, se

 tornare da te fosse la cosa giusta da fare, allora girerei questo sterzo e invertirei la rotta, perdendomi nella certezza di una strada sbagliata e di una nuova vita da vivere. Una più giusta. 

 

 

“Matt…”

Che altro vuoi?”

“Non voltarti indietro, domani. Qualunque cosa accada, non voltarti mai.”

“Perché, hai paura che ti veda cadere dalla moto come un’idiota, ammanettato a quella tizia?!

“No. Perché ho paura di prendere la strada sbagliata.

“E questa è la tua preoccupazione??! Pensavo avessi studiato la mappa in ogni dettaglio.

“L’ho fatto.”

“Allora qual è il maledettissimo problema?”

 “Per fare la cosa giusta, talvolta devi prendere la strada sbagliata.

“Senti Mel, sono stanco, è l’una di notte. Non li reggo i tuoi indovinelli.”

 “…Lascia stare. Ora va’ a dormire, ché domani è un gran giorno.”

 

 

 

 

 

 

 

London calling

at the top of the dial

 

After all this, won’t you give me a smile?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.Fin.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

********

 

 

 

Per la serie, chi non muore si rivede J

Tralascerò le spiegazioni futili sui cali d’ispirazione e gli scossoni della vita, tanto non hanno importanza. E a chi ancora ricordasse me e la mia raccolta, rivolgo un invito a tornare indietro di qualche capitolo.

London Bus (la mia amica e le sue benedette parole. Tutta colpa sua se ho smesso di scrivere! xD) culmina sul finale con una scena che va direttamente integrata al contesto di Scala [Reale]. È la notte prima della fine – attimi che Matt rivive nei frammenti in corsivo – e fervono i preparativi. Mentre Mello s’affanna a esporre il suo piano nei dettagli, il complice si abbandona alle riflessioni amare viste in Scala. Ebbene, il paragrafo conclusivo della presente è il vero finale di quel capitolo lì, l’ultima scena dell’ultima notte. Mi chiedo se Mello faccia a voi la stessa pena straziante che fa a me.

La canzone che apre e chiude London Bus non poteva che essere una pietra miliare del punk inglese anni ’70, alias London Calling dei Clash. ^^

“… Londra sta chiamando le città lontane…”

“… Londra sta chiamando, in selezione rapida. Dopo tutto questo, non mi faresti un sorriso?”

 

Grazie mille dal più profondo del cuore alle ragazze che mi hanno seguita in passato, alcune recensendo (penso a  Slepless, MellosBarOfChocolate, Soleya e Betta90 – ultima, ma certo non meno importante), altre preferendo (Amy_Vampire, BlackMoclips, fleurs_du_mal, MarlaSinger, Nemia, Nightmares, NiraMalfoy, renachan, sooshiki, tobichan), altre ancora semplicemente leggendo.

Il sorriso voluto da Londra è tutto per voi J

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