Scatti rubati

di Ultraviolet_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #One ***
Capitolo 2: *** #Two ***
Capitolo 3: *** #Three ***
Capitolo 4: *** #Four ***
Capitolo 5: *** #Five ***
Capitolo 6: *** #Six ***
Capitolo 7: *** #Seven ***



Capitolo 1
*** #One ***




#Introduzione
 
Ehilà, miei cari potteriani!
Eccomi di ritorno. Per prima cosa, prima ancora di presentarvi un po’ questa nuova Fan Fiction, vi devo delle scuse. Precisamente le devo a tutti i lettori della mia storia “I will follow where you lead”. So che ora mia odiate, perché l’ho completamente abbandonata per tantissimo tempo senza farvi più sapere nulla. Potrei raccontarvi tante storie su problemi di famiglia o che so, ma la verità è che semplicemente ho perso la voglia, l’ispirazione, non riuscivo e non riesco più a trovare idee per continuarla. Credetemi, probabilmente dispiace più a me che a voi, davvero, mi secca tantissimo lasciarla così, mi ero molto affezionata. Per questo la storia è ancora dov’è sempre stata, non sarà assolutamente cancellata e il file rimarrà sul mio computer ancora per un bel po’ di tempo, sperando un giorno di aprirlo e di continuare a scrivere. Perdonatemi dunque, e se vi va, continuate a leggere per saperne di più di questa nuova avventura in cui ho deciso di inoltrarmi.
 
Scatti rubati  è una specie di raccolta di One-Shot e, come avrete letto nella descrizione, tratta della Old Generation della saga di Harry Potter. La mia idea è di postare in ogni capitolo una foto, trovata o su Tumblr o su Weheartit, due siti meravigliosi dove si trovano immagini davvero splendide, e seguendo questa foto di descrivere quello che vi è ritratto attraverso principalmente dialoghi tra i personaggi principali. Per esempio, se posto una foto di una ragazza che legge sotto potreste trovare un dialogo tra la ragazza (che potrebbe essere Lily o chiunque altra) con chi ha scattato la foto, per esempio James. Insomma, ricreerò il contesto nel quale la foto è stata fatta. Non sempre ci saranno dialoghi, e non sempre le foto ritrarranno i personaggi, potrebbe esserci un paesaggio e sotto una descrizione attraverso i pensieri di Mary McDonald, o di Sirius, insomma, saranno pezzi della vita dei nostri amati ragazzi non necessariamente in ordine o collegati tra loro.
Inoltre, visto che ho già trovato tantissime foto assolutamente fantastiche, ho deciso che in alcuni capitolo, oltre alla prima foto e alla One-Shot ci saranno altre due foto su cui magari è difficile ricamare una storia, ma comunque meritevoli, in cui ci sarà soltanto una piccola descrizione di chi o cosa ritrae e chi l’ha scattata.
 
Spero che la mia idea vi piaccia e che seguiate la storia, mi farebbe davvero molto piacere, e soprattutto vi sarei molto grata se lasciaste anche solo una minuscola recensione per dirmi cosa ne pensate. Un abbraccio a tutti! :*

 
 


 
 


#One

 

23 giugno 1977, 14:34, Hogwarts Express
 
 
-Lily?
Un ragazzo dai capelli neri scompigliati, non si capiva bene se ad arte o a caso, percorreva il corridoio del treno, infilando la testa in tutti gli scompartimenti e ripetendo sempre lo stesso nome, quasi come se la sua vita dipendesse dal trovare la ragazza che vi rispondeva nei due minuti seguenti.
-Senti Evans, lo so che ti nascondi da me, ma prima o poi dovrai scendere da questo dannato treno!- disse a voce piuttosto alta affacciandosi all’ennesima porta.
Ma ahimè, se per tutto il treno fino a quel momento aveva trovato solo studenti che gli rispondevano “Hai sbagliato”, oppure che restavano a guardarlo dubbiosi, quella volta non fu così. Uno scarpone logoro volò dall’interno verso la testa di James, che lo scansò per pochissimo.
-Ehi, dico, ti si sono bruciati i neu… oh, Sirius- si interruppe notando che il ragazzo magro e alto steso su tutti e tre i sedili di sinistra non era altri che il suo migliore amico.
-Stavo dormendo, stupido cervide- borbottò questo lasciando penzolare debolmente un braccio oltre il suo letto improvvisato, quasi a sfiorare il pavimento.
-Mi dispiace che tu stanotte sia stato occupato a intrattenere Marlene e non abbia potuto dormire, ma io sto cercando la Evans- ribatté l’altro, come se non fosse per niente ovvio.
Dopo aver rassicurato l’amico sul fatto che, una volta che fosse riuscito ad alzarsi, lo avrebbe fatto pentire amaramente di essere al mondo, Sirius indicò lo scompartimento esattamente di fronte a quello e lo incitò ad andarsene lanciandogli la carta di una Cioccorana, che, troppo leggera, cadde innocua ai piedi di James, il quale fece dietrofront e chiuse la porta scorrevole.
Si voltò e fece per bussare a quella di fronte, quando attraverso il vetro notò che Lily era seduta con la schiena contro al finestrino e le gambe stese sul sedile. Teneva in mano un libro, e non era stata abbastanza lesta a portarselo davanti al viso per non fargli notare che stava osservando la scenetta tra lui e Sirius, ridendo silenziosamente. James sorrise e, prima di entrare, prese la macchina fotografica che Remus gli aveva affidato dandogli il compito di fotografare a sgamo Felpato e scattò una foto alla scena. Poi se la rimise in spalla e fece intenzionalmente rumore dando un piccolo calcio alla guida della porta, così che la ragazza abbassò il libro e gli lanciò uno sguardo di palesemente finta curiosità.
-Ehi- disse, con tono neutro.
-Ciao!- la salutò il ragazzo avvicinandosi e sedendosi su uno dei sedili di fronte a lei.
Lily sospirò e chiuse il libro. Sopportava la presenza di James Potter molto più facilmente rispetto a pochi mesi prima, ma non le andava ancora del tutto a genio. Le chiedeva molto meno spesso di uscire con lui, anche se lei dubitava che potesse essersi reso conto da solo di quanto i suoi continui inviti insistenti le dessero fastidio e la mettessero in imbarazzo, preso com’era a pensare a sé stesso, e sospettava che qualcuna delle ragazze lo avesse messo in guardia. Comunque fosse andata però, da un po’ di tempo non era costretta alla fuga in Dormitorio ogni volta che lo incontrava per caso, e stava sviluppando la capacità di avere una conversazione più o meno civile con lui, per quanto distaccata.
-Cosa ti porta qui, Potter?- chiese, cercando di risultare gentile.
James fu davvero a un passo dal rispondere qualcosa come “Cos’altro se non la sua radiosa bellezza, signorina?”, ma le parole di ammonimento di Mary risuonarono nella sua mente a volume amplificato, così serrò la bocca per un momento e poi optò per una frase più semplice.
-Beh, tra poco arriveremo a Londra, quindi ti stavo cercando per dirti che a luglio Sirius, Remus, Peter ed io saremo tutti a casa della madre di Pete, che si trova non lontano da King’s Cross… beh, lì vicino ci sono molte cose interessanti, anche se per lo più babbane… ho sentito parlare di una Puna Lark, o una cosa così, insomma.
La rossa non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.
-Volevi dire un Luna Park- lo corresse tra le risate, che continuarono vedendo l’espressione confusa di lui.
-Beh, comunque se vuoi venire potremmo fare qualcosa per divertirci insieme- spiegò –Tutti, insieme- aggiunse –L’ho detto Mary e tutte le altre, solo che tu non c’eri.
Lily decise di porre fine alle evidenti sofferenze del ragazzo, che stava disperatamente tentando di invitarla senza però farle capire che si trattava di un invito.
-Va bene Potter, va bene, ci metteremo d’accordo e vedremo se fare un salto- disse con un sorriso.
Lui annuì e ricambiò, contento. La ragazza si aspettava che si alzasse e uscisse, ma lui rimase dov’era a guardarsi intorno, apparentemente per nulla dubbioso sul da farsi. Lei rimase zitta e riaprì il libro, che si sistemò in grembo.
-Cosa leggi?- chiese James.
Lei lasciò cadere il segnalibro che teneva in mano tra le pagine e alzò lo sguardo.
-Senti, Potter, sono stata gentile, ho sorriso, ti ho ascoltato, se fossi uscito dallo scompartimento salutandomi ti avrei augurato buone vacanze e sarebbe finita bene. Ora, visto che entrambi sappiamo perfettamente che non hai mai letto un libro in vita tua e che non te ne frega niente di cosa leggo, perché sei ancora qui?- non riuscì proprio a trattenersi.
Lui rimase in attimo senza parole, la guardò senza più il sorriso sulle labbra e poi distolse lo sguardo.
-Credimi, sto facendo davvero di tutto per fare in modo di piacerti, di non darti sui nervi. Mi dispiace constatare che non funziona- disse, rigirandosi tra le dita l’orlo della maglietta.
Per la ragazza fu come aver ricevuto una secchiata di acqua gelata. Non l’aveva mai sentito parlare con quel tono serio, senza guardare negli occhi l’ascoltatore. Non era preparata alla possibilità che James Potter potesse sembrarle umano, con dei sentimenti, anche solo per un secondo. E mentre pronunciava quella frase sembrava non solo ferito, ma anche sinceramente dispiaciuto di aver scatenato in lei quella reazione.
-Potter… James- disse staccando la schiena dal finestrino –scusami. Non dovevo essere così scontrosa. Non mi hai chiesto niente di male…
-No, no, se quando ti parlo tu hai l’impulso di rispondermi male devi farlo, non fingere di sopportarmi solo perché ho detto quella frase. Sappi solo che sto provando a non fartelo più venire, questo impulso, e ci riuscirò- rispose lui alzandosi e avviandosi verso la porta –E non sentirti costretta a chiamarmi James, non lo hai mai fatto, e non è suonato tanto bene… avevi una smorfia sulla bocca mente lo dicevi- concluse uscendo.
Lily rimase a fissare la sua schiena che si allontanava a bocca aperta. Tutto quello che aveva appena detto suonava in modo terribilmente umano, e poi… come faceva a sapere che la sua bocca aveva formato una piccola smorfia? Era sicura al cento per cento che lui non la stesse guardando in quel momento, e Potter non le era mai parso un ascoltatore tanto attento.
Leggermente turbata dalla conversazione, prese per l’ennesima volta il suo libro e si immerse nelle parola stampate sulla carta ingiallita, dicendosi che avrebbe di certo dimenticato quella sensazione una volta a casa.



 



 
27 giugno 1977, 16:04, Siena
Marlene McKinnon in vacanza, seduta in mezzo a Piazza del Palio, mentre termina un tema di 60 centimetri per Pozioni.
Scattata da suo padre.
 


 



 
14 ottobre 1976, 15:21, Foresta Proibita
Emmeline Vance, fotografando il paesaggio della porzione di Foresta Proibita che da sul Lago Nero durante una lezione di Cura delle Creature Magiche.
Scattata da Mary McDonald un attimo prima che le ritirassero la macchina fotografica.


 


 

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Capitolo 2
*** #Two ***




#Hey, you!
 
Eccomi. Sorpresi, eh? Ebbene sì, sono puntuale. Ho postato davvero in fretta. Non vi ci abituate, ve lo consiglio! Comunque, questo capitolo mi piace. Ne sono abbastanza soddisfatta, soprattutto perché parlo di una famiglia di cui in poche altre fanfiction sulla vecchia generazione si fa menzione. O comunque in quelle che ho letto io, comunque non vi anticipo nulla!
Spero che anche a voi piacerà, e spero anche che lascerete una recensione, ve ne sarei infinitamente grata!
Buona lettura e alla prossima :D

 
 



#Two
 
 
29 luglio 1977, 21:14, Villa Black
 
Narcissa Black, nascosta dietro ad una siepe nel giardino di casa sua, osservava la sorella Andromeda mentre si dirigeva verso la recinzione che circondava la casa. Era vestita con abiti troppo sottili anche per una sera di luglio, segno che doveva essere uscita di casa alla prima occasione, senza pensarci. Raggiunse la meta a passo leggero e silenzioso. Teneva in mano uno zaino, che lanciò in aria facendolo atterrare con un piccolo tonfo attutito sull’erba dall’altra parte. Poi prese ad arrampicarsi cercando di fare il meno rumore possibile, sapendo che se fosse stata scoperta sarebbero stati guai molto grossi. Stava senza dubbio andando dal suo ragazzo, Ted. Quel ragazzo babbano che i suoi non approvavano assolutamente. Narcissa sapeva che sarebbe dovuta correre in casa ad avvertire qualcuno della fuga della sorella, ma qualcosa la frenava. Lei, la minore di tre sorelle, l’unica bionda in una famiglia di mori, che stava appostata dietro ad un cespuglio verde cercando di fotografare le lucciole, si era sempre ritenuta diversa dagli altri. Ma alla fine non era stato così, si era adeguata al volere della sua famiglia, al dito portava un anello di fidanzamento donatole da un uomo che conosceva pochissimo e che non amava. Sua sorella invece aveva avuto il coraggio di farsi valere. L’avevano picchiata e rinchiusa in casa, ma quella era la sua risposta. Fuggiva. Sarebbe tornata, molto probabilmente, dopo due o tre giorni. Narcissa non aveva dubbi su questo. Impugnò la macchina fotografica e scattò una foto alla sorella, che era ormai arrivata a metà rete. Non seppe perché, per gioco, per ammirazione, forse. Per avere un’immagine di quello che aveva sempre saputo di essere, che aveva sempre voluto essere, ma che non era stata.
 
-ANDROMEDA!- fu l’urlo furioso di Bellatrix non appena si accorse del tentativo di fuga della sorella minore.
Corse verso la porta di casa e uscì in giardino, senza preoccuparsi di chiuderla. Si precipitò verso la rete, ma Andromeda era ormai in cima e stava per saltare dall’altra parte.
-Fermati, fermati, per Merlino!- gridò infilando le dita nei buchi e aggrappandovisi.
-E perché dovrei farlo? Così mi farai una fattura e mi riporterai in casa?- chiese sarcasticamente l’altra, seduta in cima alla staccionata.
-Se pensi che non ti farò una fattura soltanto perché cadresti da quell’altezza allora ti sbagli di grosso- le intimò Bellatrix estraendo la bacchetta.
La sorella però fu più veloce, e con un movimento fulmineo le puntò addosso la sua e la disarmò. L’unica arma della maggiore finì così a parecchi metri di distanza. Se fosse corsa a riprenderla, Andromeda si sarebbe sicuramente smaterializzata una volta saltata giù dalla rete.
-Sei ridicola. Perché fai questo? I nostri genitori ci offrono quello per cui molte sarebbero disposte ad uccidere! Mi sono appena sposata con un Lestrange, e Narcissa sarà la prossima. Malfoy è un partito molto buono. Manchi solo tu, perché insisti a fare la ragazzina?- disse piena di rabbia e disprezzo.
-Sarò anche una ragazzina, ma almeno faccio quello che voglio davvero. Oh no, non mi riferisco a te, tu sei completamente folle, sono sicura che questa vita ti vada perfettamente a genio. Chissà, magari un giorno sarai il braccio destro di Voldemort- sentendo il nome del suo padrone, Bellatrix trasalì e si avventò contrò la rete, scuotendola con violenza –Io parlavo di Cissy- continuò Andromeda senza scomporsi –lei mi è sempre sembrata la più sana in questa famiglia di fanatici. Quando era piccola ero io la sua preferita. E tra una settimana si sposa con quell’untuoso piccolo sudicio…- si interruppe e saltò giù dalla rete, visto che la sorella la scuoteva pericolosamente.
-Molto bene- fece Bellatrix.
-Forza, corri in casa e denunciami. Rincorretemi. Non vi servirà a niente- la incitò l’altra di rimando, alzando la bacchetta –O meglio, corri a dirlo a Voldemort, fammi trovare da lui e fammi uccidere. Tu e lui mi fate pena, siete uguali.
-Così mi rivolgi un complimento, sorellina- ghignò la maggiore.
-Ricordati quello che ti dico, Bella. Voi lo adorate perché disprezza i Sanguesporco, ma ha più sangue infetto nelle vene lui di chiunque Nato Babbano- e detto questo si smaterializzò.
Bellatrix cadde in ginocchio e gridò al buio della strada al di là della rete:
-Sì Dromeda, correrò in casa e ti denuncerò, ti ritroveremo e ti faremo rinsavire, razza di traditrice del tuo sangue!
Le lacrime le scendevano copiose sulle guance, mentre gli insulti rivolti al suo Signore le risuonavano ancora nelle orecchie.
 
Andromeda Black correva lungo una strada buia, illuminata solo ogni tanto da qualche lampione in pessime condizioni, se aveva la fortuna di non essere rotto. Si era materializzata non lontano da casa di Ted, perché aveva paura che se fosse comparsa direttamente in casa sarebbero potuti arrivare a lei e soprattutto alla famiglia del suo ragazzo. Almeno così l’avrebbero aggredita per strada senza fare male ad altri innocenti.
Si guardò intorno, inquieta, stringendo la bacchetta in una mano e lo zaino semivuoto nell’altra. La discussione con sua sorella l’aveva turbata molto, ma un barlume di speranza scintillava nella sua mente. Mentre saltava giù dalla rete era sicura di aver visto i capelli biondi di Narcissa mal nascosti dietro ad una siepe. Chissà da quanto era lì, e non aveva detto niente. Lo sperava con tutta sé stessa. Aveva urlato la sua delusione per la sorella minore correndo il rischio di essere udita dai genitori ma con il preciso intento di essere udita da lei, di farle capire l’errore che stava facendo, per avvisarla di scappare prima che fosse troppo tardi. Non aveva potuto parlarle prima, perché dalla sua ultima fuga l’avevano rinchiusa in camera senza farle vedere nessuno. Ma era riuscita a fuggire, e stavolta non sarebbe più tornata.
Raggiunse la casa di Ted, si avviò lungo il vialetto guardandosi le spalle e suonò il campanello con impazienza e inquietudine. Fu proprio il suo ragazzo ad aprirle, con evidente sorpresa dipinta sul volto.
Lei gli buttò le braccia al collo, la bacchetta ancora in mano e lo zaino caduto a terra. Ted la strinse a sé e la sollevò leggermente.
-E’ finita- disse lei –fa solo che non mi trovino, ed è finita.
Lui si chinò senza lasciarla per afferrare lo zaino, la tirò dentro e chiuse la porta, senza dire una parola.
 
 

 

 
 
 
 
 27 marzo 1977, 18:40, Dormitorio
Mary McDonald nel Dormitorio delle ragazze, con la sua acconciatura per la festa di compleanno di James Potter.
Scattata da Lily Evans, fiera della sua bravura nell’acconciare i capelli.

 
 

 

 
24 giugno 1977, 10:24, in un caffè babbano di Londra
Remus Lupin che legge un libro a colazione, rischiando di far raffreddare il suo caffè.
Scattata da Sirius Black, che da dieci minuti insisteva con James Potter per sollevare Remus di peso e buttarlo nel Tamigi.




 

 

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Capitolo 3
*** #Three ***




#Heeeey

Non ci credo, sono di nuovo puntuale :')
Allur, per prima cosa vi ringrazio di cuore per le 4 recensioni, i 10 seguaci, i tre che hanno messo la fanfiction nei ricordati e i 4 preferiti.
Siete meravigliosi ♥
Spero che questo capitolo vi piaccia anche se a me convince meno degli altri due. In ogni caso recensite e fatemi sapere che ne pensate :D
Alla prossima!




#Three

 
 
 
20 agosto 1977, 16:40, New York
 
-Non credo che sia una buona idea- azzardò Mary McDonald, una cartina enorme in una mano, piegata male e comunque molto ingombrate, l’altra tra i capelli corvini e un’espressione preoccupata sul volto.
-Beh, ci siamo perse no? Quindi tanto vale camminare, magari vediamo qualcosa di familiare per la strada- disse la biondissima Marlene McKinnon, nient’affatto turbata dalla situazione, leccando il suo cono gelato.
Le due ragazze si voltarono automaticamente verso una terza, questa volta dai capelli rossi, come a chiederle chi delle due avesse ragione. Lily Evans sospirò e alzò le mani in segno di resa.
-Fate come volete, sappiate solo che se non torniamo fuori da quel cinema entro due ore i miei genitori uccideranno prima me e poi voi, senza alcuna pietà.
-Questo ovviamente solo se ci troveranno- aggiunse Marlene fiduciosa.
-Vorrei farti presente che se non ci trovassero andremmo comunque poco lontano!- ribatté Mary infuocata –Sotto un ponte con qualche barbone, per esempio.
La bionda borbottò qualcosa che suonava come “quanto sei pessimista” e voltò la testa dall’altra parte, portandosi una mano alla fronte e scrutando la strada davanti a loro. In quel momento arrivò una quarta ragazza, che, a completare il quadro, sfoggiava una graziosa treccia di capelli castani.
-Alice, mia cara, ti prego, dì a questa pazza furiosa che non è proprio il caso di girare da sole per New York sperando di ritrovare la strada a caso!- supplicò Mary, per nulla convinta.
Gli occhi di Alice Prewett percorsero i visi di tutte e tre le amiche, e si soffermarono su quello di Lily, che cercava visibilmente di trattenere le risate.
-Io penso che non troveremo mai il cinema se rimaniamo ferme qui- concluse spostandosi la treccia.
La mora emise un sonoro sbuffo e Marlene fece un sorriso smagliante, poi prese a braccetto l’amica e disse:
-Vieni McDonald, posa quella mappa e dimmi come vuoi l’hot dog.
Lily le guardò sorridendo e prese a seguirle, affiancata da Alice. Era senza dubbio felicissima di trovarsi lì, a New York, con le sue migliori amiche e la sua famiglia, e nemmeno la triste sorte che incombeva su di lei in caso non avessero ritrovato il cinema dentro al quale si trovavano i suoi genitori riusciva a scalfire la sua allegria. Era stata sua l’idea di partire per due settimane, per allontanarsi un po’ dal clima oscuro dell’Inghilterra e per non dover temere attacchi da parte dei Mangiamorte alla sua famiglia. Il professor Silente le aveva dato man forte per convincerli, anche se non erano occorsi troppi sforzi. Anzi, alla fine i signori Evans avevano anche proposto di portare con loro alcune amiche di Lily per lasciare i genitori a fare il loro lavoro di Auror con più tranquillità, sapendole al sicuro. E lì con lei c’era tutto il Dormitorio del sesto –e futuro settimo- anno di Grifondoro al completo, con la sola eccezione di Dorcas Meadowes. La ragazza aveva infatti preferito restare a casa sua, in Scozia, con il padre. Durante la prima metà dell’anno scolastico i Mangiamorte avevano attaccato casa sua e ucciso sua madre, e anche se ormai il dolore si era attutito, Dorcas era restia a lasciare l’unica persona rimasta che poteva ancora chiamare famiglia.
Mentre questi pensieri attraversavano la mente di Lily, di fianco a lei Alice sorrideva, ricordando cosa le aveva fatte allontanare dalla panchina su cui si erano posizionate per aspettare i signori Evans. Mary e Marlene avevano visto da lontano un ometto con una strana veste colorata, e ricordando che Remus Lupin le aveva avvertite che a New York abitava un suo zio, si erano convinte che si trattasse di lui, perché “aveva davvero dei tratti molto simili a quelli di Remus, oltre al fatto che era vestito da mago!”. Inutile dire che, dopo averlo rincorso per qualche minuto tra la folla, l’uomo si era rivelato soltanto un clown, e si era fermato all’angolo di un marciapiedi a fare il giocoliere con delle palline. A quel punto però avevano svoltato varie volte in stradine secondarie dell’immensa città e non avevano idea di come tornare indietro né di dove si trovassero. Mary si era fermata ad acquistare una cartina con del denaro babbano, ma tutte e quattro si erano rivelate incapaci di leggerla per bene.
-Sono sicura di essere già passata di qua- disse Marlene pensierosa.
-Io non ho mai visto prima questa piazza- ribatté Alice confusa.
Lily alzò gli occhi al cielo, ma il gridolino dell’amica bionda la costrinse a riabbassare subito la sguardo. La ragazza indicava un punto non ben definito, con l’espressione estasiata.
-Non ci sarà di nuovo quel tipo…- iniziò Mary seguendo il suo sguardo.
-No, è un uomo vestito da Statua della Libertà!- disse Lily ridendo.
-E fa fare le foto alla gente con la corona e la torcia! Dai dai dai, facciamola anche noi!- esclamò Marlene, contenta come una bambina, mettendosi in fila.
Lily si posizionò accanto a lei, la macchina fotografica in mano, mente le altre due sembravano più attratte dalla bancarella di hot dog lì accanto. Dopo qualche istante la breve fila terminò e la ragazza si affiancò all’uomo travestito, che le mise in mano una torcia, in testa una corona e sulla spalla un drappo con la bandiera americana. Marlene i mise in posa e fece una faccia buffa, poi la rossa scattò la foto, ridacchiando.
Le due raggiunsero Mary e Alice, osservando la polaroid e agitandola all’aria. Presero i loro hot dog e si sedettero su una panchina a mangiarli, ridendo e pensando a tutte le cose che avrebbero avuto da raccontare agli altri una volta tornate ad Hogwarts. Dopo una mezz’oretta, Alice si alzò per andare a buttare la carta del suo panino, e lanciò un gridolino.
-Guardate! Quello mi sembra proprio il cinema- disse indicando dritto davanti a sé.
Lily le posò le mani sulle spalle e fece un salto, le altre due si alzarono di scatto e le seguirono di corsa verso la salvezza dall’ira degli Evans.
 
 
 

 

 
 
26 novembre 1976, 14:10, Hogsmeade
Mary McDonald e Remus Lupin davanti all’entrata sul retro dei “Tre manici di scopa”.
Scattata da Rosmerta, la figlia vent’enne del barista del pub.
 
 


 
 
 
13 gennaio 1977, 13:41, Biblioteca di Villa Black
Bellatrix Black rifugiatasi tra i libri in un momento di incertezza.
Scattata da Andromeda Black.



 

 

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Capitolo 4
*** #Four ***





#Here I am!
Ok, ok, questa volta non sono poi così puntuale, ma rimango comunque nei limiti della decenza!!
Veniamo a noi. Questo capitolo stranamente mi piace, anche se l'ho scritto un po' di fretta... le foto poi, le adoro.
Non c'è molto da dire, solo che spero davvero che vi piaccia!
Lasciatemi una mini recensione per dirmi cosa ne pensate, mi raccomando!
Baci :*

 
 


 
#Four
 
 
30 giugno 1977, 17:06, Paesino babbano appena fuori Godric’s Hollow
 
-Questa camicia è ridicola- borbottò Sirius Black, decisamente giù di corda.
-Quanto sei noioso- commentò James Potter spingendo l’amico verso la porta d’ingresso di casa sua –Non possiamo certo andare in un villaggio babbano vestiti da maghi.
-Non intendevo andarci vestito da mago, semplicemente con una camicia un po’ meno ridicola!- protestò l’altro indicando i quadretti rossi e neri che ornavano il capo d’abbigliamento.
-Charlus non ha mai avuto gusto per queste cose- sospirò la signora Potter, Dorea.
Sirius infatti era stato costretto ad indossare i vestiti del padre di James, perché benché vivesse a casa loro dall’estate precedente, un imprevisto lo aveva temporaneamente privato di quasi tutti i suoi vestiti. L’ultimo giorno di scuola infatti, preso com’era dal pedinare Severus Piton per fargli l’ultimo scherzo dell’anno, si era dimenticato di tirare fuori da sotto al letto la sua valigia, e non vedendola gli Elfi Domestici non l’avevano portate alle carrozze. Solo una volta arrivati a King’s Cross si era accorto della dimenticanza, e, contattato immediatamente Silente, si era sentito rispondere che erano partiti tutti quanti e che ad Hogwarts era rimasto solo Mastro Gazza, che gli avrebbe di certo spedito la valigia non appena avesse avuto un attimo di tempo. Dopo una settimana però non ve n’era ancora traccia, e Sirius sospettava che l’avrebbe rivista solo a settembre.
Aveva dei vestiti a casa di James, ma la maggior parte li aveva portati con sé ad Hogwarts, e inoltre anche se era ormai la fine di giugno il sole tardava ad arrivare e l’aria era ancora piuttosto fredda. Per questo aveva indossato una camicia a quadri a maniche lunghe del signor Potter.
-Mamma, noi usciamo- disse James afferrando un mazzo di chiavi da un tavolino accanto alla porta e raddrizzando lo zerbino con un piede.
-Allora, dove dobbiamo andare?- chiese Sirius guardando l’amico, le mani affondate nelle tasche.
Ramoso non rispose, ma gli fece cenno di seguirlo con la testa. Fecero pochi passi, poi mise una mano sulla spalla di Felpato e si smaterializzò. Ricomparvero in una radura circondata da alti alberi verdi che filtravano la luce del sole.
-Mi hai fatto vestire così per questo? Potevamo andare direttamente nella Foresta Proibita…- commentò l’altro.
-Zitto, cane. Mi sono materializzato qui perché più avanti c’è una strada e avrebbero potuto vederci- detto questo si inoltrò per un sentiero appena tracciato tra gli alberi e in meno di due minuti spuntarono dal bosco.
Davanti a loro si stagliava una galleria buia, attraversata dalle rotaie di un treno. Poco più sotto una stradina asfaltata terribilmente stretta e apparentemente inutile giaceva tra il verde del paesaggio, deserta.
-Quando sono a casa e ho voglia di stare in pace vengo qui. Mi rilassa- spiegò James indicando una panchina formata da assi di legno disposte una sotto l’altra sull’argine rialzato, pericolosamente vicino alle rotaie.
-Certo, finché un treno non ti piomba addosso accecandoti e ammazzandoti è senza dubbio molto interessante- disse Sirius annuendo e ignorando l’occhiataccia dell’amico –Ma, in ogni caso, perché siamo qui? Hai deciso di passare un pomeriggio a pensare? Perché in quel caso non credo di essere la compagnia adatta…
-Volevo parlarti di una cosa…
-Aspetta, aspetta! Questa cosa per caso ha i capelli rossi e due incredibili occhi verdi?
James sbuffò, soffocando l’impeto omicida che lo attanagliava.
-Lo sapevo- fu il commento compiaciuto di Felpato.
-Io non so più cosa devo fare. Prima le chiedevo di uscire e la disgustavo, poi ho smesso, ho iniziato a comportarmi in modo civile, diamine, l’ho anche ignorata completamente come diceva Remus! Ma niente!- disse con tono esasperato.
-Per prima cosa, l’hai ignorata completamente per un giorno e poi hai ceduto, probabilmente non se n’è nemmeno accorta. E poi credevo che tu sapessi come conquistare una ragazza, cavolo!
-Sentiamo il genio- lo incalzò James.
-Bene, hai smesso di comportarti da stalker, ma se pensi che verrà lei da te puoi anche aspettare fino alla morte ma non l’avrai mai. La Evans è troppo orgogliosa- affermò camminando avanti e indietro.
-Quindi secondo te è questo il problema? Le piaccio ma è semplicemente troppo orgogliosa?- domando l’altro, per nulla convinto.
-Non esageriamo. E’ quel tipo di ragazza che deve avere un legame concreto prima di sbilanciarsi in romanticherie. Devi esserle amico.
-E come faccio se mi detesta?- e prese a camminare verso la galleria.
-Una cosa che convince sempre le donne è la parola “amicizia”. Ma stai tentando il suicidio o cosa?- chiese indicando le rotaie.
-Qui non passa un treno dagli anni trenta. Quindi se io vado da lei e dico “amicizia” cadrà ai miei piedi? Non mi sei d’aiuto- rispose James fermandosi.
Incoraggiato dalle sue parole, Sirius salì in piedi sulle rotaie e prese a percorrerle cercando di non perdere l’equilibrio.
-Certo che sei proprio lento. Devi chiederle di fare qualcosa insieme sottolineando bene che sarà soltanto per conoscervi meglio e per diventare amici. Che poi non deve essere per forza una copertura, un pretesto. Dovresti veramente conoscerla meglio. Sai tutto di lei, ma sono le piccole cose che ti mancano.
-Certo che avere come amico il più grande seduttore della storia aiuta molto- disse Ramoso con un sorrisetto.
-Ovviamente io sono il migliore, ma se segui questo consiglio diventerai il secondo. Non puoi fallire- assicurò ricambiando il sorriso –E poi, hai sempre ottenuto buoni risultati con le altre. Ma la Evans è una maledizione, diamine! Quando la vedi dimentichi qualunque altra cosa, si vede guardandoti negli occhi.
In tutta risposta, James diede un calcio a un sasso e rimase ad ascoltare il rumore che produsse andando a scontrarsi con le rotaie.
 
Era tardi, era nervosa e non aveva tempo da perdere. Premette il piede sull’acceleratore e imboccò una curva. Era quasi riuscita a rilassarsi contro al sedile dimenticando un po’ dei suoi problemi e concentrandosi sulla musica che usciva dall’autoradio, quando la vettura sussultò in modo spaventoso. Proseguì per qualche metro ignorando gli scossoni, ma ben presto fu costretta a fermarsi. Scese dall’auto e subito la sua paura fu confermata: aveva bucato. Tirò un calcio al paraurti e imprecò. Sbatté la portiera e chiuse a chiave, pensando che non sarebbe servito a niente chiamare il padre per farsi aiutare, visto che era a più di due ore da casa. Prese a camminare lungo il ciglio della strada sperando di trovare un’anima viva, e stava quasi rinunciando quando sentì delle voci provenienti dall’alto. Alzò lo sguardo e vide una costruzione di sassi rossi: una galleria. Si affrettò verso delle scalette di legno e le salì, sbucando poco più in là dell’imbocco del tunnel, sul ciglio delle rotaie. Vide due giovani che vi camminavano sopra e discutevano animatamente. Stava per chiamarli, quando uno strano impulso la spinse ad osservare meglio la scena. Il suo istinto da fotografa le diceva che sarebbe stata proprio una bella foto per il concorso a cui aveva pensato di partecipare. Tirò fuori la macchinetta e fece rapidamente alcuni scatti. Li osservò per vedere se erano venuti decentemente, ma quando la mise via e rialzò lo sguardo i due erano spariti.

 
 
 

 
 
 
 25 maggio 1977, 10:28, Parco di Hogwarts
Lily Evans con le sue nuove scarpe durante una lezione di Erbologia.
Scattata da Sirius Black.


 
 
09 gennaio 1977, 13:08, Hogsmeade
Dorcas Meadowes davanti alla Stamberga Strillate con il berretto regalatole da James Potter per Natale.
Scattata da Peter Minus.


 

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Capitolo 5
*** #Five ***




#Five
 
 
19 luglio 1977, 20:12, Bosco
Click.
-Ehi, non puoi scattare foto così a tradimento!- protestò Sirius Black voltandosi di scatto verso la fonte del rumore.
-Black, capisco che tu possa essere tremendamente preoccupato di non essere stato immortalato nel tuo profilo migliore o in una posizione “tosta”, ma ti ricordo che io non ci volevo nemmeno essere qui, quindi vedi di farmi fare quello che mi pare- disse Lily Evans cercando di assumere un tono di sopportazione.
Dai quattro ragazzi seduti in cerchio intorno a lui si levarono risate rumorose.
-Guarda che se non fosse per la sanità mentale di Potter ti rispedirei a casa volentieri- ribatté Sirius guardandola –E poi stiamo cucinando- aggiunse, intimidito dallo sguardo di fuoco della rossa.
-Non ascoltare Felpato, Evans. Lo sappiamo tutti che hai fatto breccia nel suo cuore di pietra da quando è entrato nello spogliatoio femminile di Quidditch l’anno scorso- rise James controllando che la salsiccia che stava abbrustolendo sul fuoco non si bruciasse.
-Potter, ma io non gioco a Quidditch. Quella è Mary… sul serio, e dici di conoscermi così bene!- esclamò allora Lily sorridendo.
Ramoso alzò lo sguardo e ricambiò il sorriso. Abbandonò il suo spiedino nella mani di Peter Minus e si alzò in piedi, raggiungendo la ragazza.
-Dove sono le altre?- chiese.
-Credo che stiano cercando di montare una tenda- rispose Lily indicando una massa di corpi aggrovigliati a un pezzo di tela cerata verde e ridacchianti, poco lontano –Allora Potter, come stanno i tuoi? Ho letto sul giornale che hanno catturato due maghi oscuri, l’altro giorno- riferì sedendosi su un grosso masso.
James si sedette a terra, accanto a lei, e sospirò.
-Ah, i miei sono sempre i miei. Combattono Lord Voldemort quando lavorano e me e Sirius quando sono a casa. L’altra sera hanno deciso di raccontarci nel dettaglio gli effetti delle maledizioni più usate dai Mangiamorte, giusto per essere sicuri che saremmo stati attenti.
La ragazza rise leggermente e commentò dicendo che avevano ragione.
-Ok, ma non a cena- ribatté lui.
Lily sorrise e prese a fare dei solchi nella ghiaia con la punta della scarpa. Faceva ancora molta fatica a crederci, ma stava avendo una conversazione normale con James Potter. E non provava il minimo desiderio di allontanarlo. Anzi, negli ultimi giorni aveva persino notato quanto fossero belli e profondi i suoi occhi castani. Non li aveva mai davvero osservati prima, ma ora le capitava tutte le volte che se lo trovava di fronte.
-Ti va di fare una passeggiata?- chiese James come se niente fosse –Tranquilla, ho le mani in tasca- aggiunse vedendo l’occhiata dubbiosa di lei, che a quell’ultima precisazione rise e si alzò in piedi.
Imboccarono un sentiero abbastanza sgombro, camminando uno di fianco all’altra, in silenzio. Dopo quelli che a James parvero venti minuti, ma che non erano che due o tre, disse:
-Evans… Lily, volevo dirti una cosa. So di darti terribilmente sui nervi, e mi dispiace, ma non farò il cucciolo bastonato come sull’Espresso di Hogwarts. Non volevo metterti in imbarazzo, ho sbagliato… è che credo che abbiamo sempre iniziato con il piede sbagliato. Tu mi piaci, e molto, ma sono sempre stato così occupato a cercare i modi più assurdi per invitarti fuori che non ho pensato al fatto che… che io non ti conosco. Non so quale sia il tuo colore preferito, se sei figlia unica oppure no, come si chiamano i tuoi genitori, qual è il profumo che ti piace di più… niente.
Lily ascoltò tutto il monologo del ragazzo senza che il suo volto tradisse la minima emozione, e quando si fermò lo incitò a continuare.
-Insomma, in definitiva intendo dire che noi non siamo amici. E mi piacerebbe molto essere tuo amico, imparare a conoscerti… da amica.
Lei rimase un attimo in silenzio, la testa china ad esaminarsi le scarpe, e a celare un sorriso che si svelò non appena la alzò per guardare negli occhi il ragazzo davanti a sé.
-Anche a me piacerebbe essere tua amica, Potter. Per la verità, sarebbe stato tutto molto più semplice se tu avessi fatto un discorso come questo sull’Espresso per Hogwarts sei anni fa- sorrise.
James, che evidentemente non avrebbe scommesso uno zellino sulla riuscita del suo approccio, spalancò gli occhi e subito dopo la bocca in un gran sorriso.
-Comunque… il mio colore preferito è il celeste, ho una sorella, i miei genitori si chiamano Charlotte e Mark e mi piace il profumo della lavanda.
-Il mio è il verde, sono figlio unico ma da un anno ho adottato Sirius come fratello, i miei si chiamano Dorea e Charlus e mi piace il profumo di legno trattato e di erba appena tagliata.
-Frena frena frena, torna alla parte di Sirius!- esclamò lei stupefatta.
-L’hai davvero appena chiamato col suo nome?- domandò James fingendosi più stupito di lei.
-Oh, tremendo errore, cancella tutto. Che dicevi di Black?
Ramoso prese a raccontare di come Sirius era scappato da casa sua perché non sopportava più la sua famiglia, che gli faceva continue pressioni ed era convinta che lui sarebbe diventato un Mangiamorte. Andarono avanti a parlare per parecchio tempo, quasi senza rendersene conto, finché Alice Prewett non spuntò dagli alberi per avvisarli che la cena era pronta. Memore dell’ultimo scappellotto che si era beccata da Lily l’ultima volta che aveva fatto insinuazioni su di lei e James, tenne a freno la lingua, ma non poté fare a meno di sorridere.
 
 
 


 
24 novembre 1976, 21:47, Parco di Hogwarts
James Potter nella sua seconda forma in una serata nebbiosa, poco prima di sparire nella Foresta Proibita.
Scattata da Sirius Black.


 



16 luglio 1977, 15:08, Casa McKinnon
I bagagli di Marlene McKinnon poco prima di partire per il campeggio.
Scattata dalla madre.


 


 

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Capitolo 6
*** #Six ***




#Heeey!

Salve salve!
Innanzi tutto scusatemi per non aver scritto nulla nel quinto capitolo, ma non aggiornavo da molto ed ero di fretta :D
Allora, siete soddisfatti di come sta andando la FF?
A me piace abbastanza, devo dire :3 Vi ringrazio tantissimo delle recensioni, siete meravigliosi!
Vi lascio al sesto capitolo..
Alla prossima!




#Six

 
 
 30 luglio 1977, 14:20, Giardino di Villa Potter

James scese i gradini d’ingresso di casa sua, guardandosi attorno. Un lampo arancione attraversò il suo campo visivo, e il suo sguardo vi si soffermò. Come aveva predetto Alice, Lily era lì, in giardino, seduta sull’altalena sulla quale il piccolo Potter si divertiva tantissimo da bambino.
-Ciao- la salutò lui avvicinandosi.
Lei rispose con un sorriso, di quelli che James preferiva, un sorriso distratto ma sincero, che aveva imparato a regalargli solo da pochi giorni. Ramoso si appoggiò al palo dell’altalena, ma, con sua enorme sorpresa, Lily si spostò di lato facendogli posto sul sedile.
-E’ incredibile- disse poi –Sì insomma, ti sto facendo sedere accanto a me quando, se fosse stato un mese fa, mi sarei alzata di scatto lasciandoti cadere a terra.
-Beh sai com’è, tutti cadono nel fascino di James Potter, prima o poi.
Era esattamente il tipo di frase che prima avrebbe fatto imbestialire la ragazza, ma stavolta si limitò a sorridere di nuovo guardandosi le scarpe. James era cambiato, radicalmente. Quando pronunciava quelle parole prima delle vacanze lo faceva lanciando uno sguardo di sfida e divertimento all’interlocutore, come ad incitarlo a dire il contrario. Era bello, e lo sapeva.
“E’ bello? Oh santo cielo, Lilian Evans!” si riproverò da sola lei.
Sì… non c’erano dubbi sul fatto che fosse bello.
“Ma è uno stupido idiota pieno di sé! Tu lo odi!” gridò la vocina dentro la sua testa.
Era vero… lo odiava. Anzi, lo aveva odiato profondamente. Lo aveva disprezzato… ma era cambiato così tanto che ora non era più sicura di niente. Le frasi da idiota vanitoso che pronunciava ora erano buttate lì per ridere, quasi per abitudine, e lui stesso gli dava poca importanza.
-I tuoi pensieri sono così rumorosi che penso potrebbe esploderti la testa- commentò James dopo vari minuti di silenzio.
Lily arrossì visibilmente, dicendosi che ovviamente stava scherzando e che i suoi pensieri non potevano essere rumorosi. Sciocca Lilian.
-Scusa, pensavo ai miei genitori- mentì.
-Allora… ti piace la casa?- domandò Ramoso sorridendo.
Si trovava lì insieme a tutti gli altri perché, di ritorno dal campeggio, avevano deciso di rimanere insieme, visto quanto si erano divertiti. Come James aveva spiegato a Lily sul treno, avevano intenzione di andare a casa di Peter a Londra, ma i genitori del ragazzo erano dovuti partire per andare a trovare una zia nel Surrey, così avevano optato per restare a casa di James, che era sicuramente abbastanza spaziosa.
-Se mi piace?- strabuzzò gli occhi sbalordita –Potter, questo posto è stupefacente! Dico davvero, è enorme!
-E scommetto che non hai ancora visto la biblioteca- buttò lì il ragazzo.
-Eh no, su questo ti sbagli. Se avevi in mente una gita romantica tra i libri i tuoi piani sono sventati, perfido re del male- sorrise indicando un grosso libro che aveva posato a terra, intitolato “I più antichi incantesimi” –Tua madre mi ha detto che potevo prenderlo.
James le chiese se fosse di suo gradimento, e lei annuì.
-Ho trovato un incantesimo di cui non avevo mai sentito parlare. Aspetta…- si chinò a prendere il tomo e lo aprì, iniziando a sfogliarlo –Eccolo.
Prese a leggere:
-“Questo antichissimo incantesimo permette di proteggere una o più persone amate attraverso il proprio amore ed il proprio sacrificio. Per esempio, se si è in punto di morte o in pericolo si può scegliere di compiere questa magia molto complessa per proteggere un amico o un familiare in modo che, se colpito, rimanga incolume. Non c’è una formula vera e propria, ma è solamente il proprio amore puro e sincero che può trasferirsi a questa persona per fargli da scudo. Si tratta di incantesimo molto difficile, e sono pochissimi se non inesistenti i maghi o le streghe che sono riusciti a compierlo.”
-Wow…- commentò James impressionato –Mai sentito.
-E’ incredibile- disse Lily in un soffio, quasi incantata.
I due rimasero per qualche istante in silenzio, poi lei rimise a terra il libro e si voltò verso il ragazzo.
-Allora, non dovevamo iniziare a conoscerci da amici, noi due?- Al cenno di assenso del ragazzo, continuò –Dunque… io sono una tipa un po’ particolare. Mi piace molto leggere, ci passerei intere giornate. Adoro la sensazione di avere un libro tra le mani, con l’odore della pagine che mi riempie le narici. Come di sicuro saprai, vado bene a scuola e prendo quasi sempre buoni voti, ma probabilmente non ne conosci il motivo. I miei genitori sono babbani, quindi ho vissuto i primi undici anni della mia vita ignorando cose che per gente come te sono assolutamente scontate. Per questo al primo anno ho deciso di impegnarmi con tutte le mie forze, un po’ per paura di essere da meno, un po’ per ripagare i miei genitori che hanno avuto non pochi grattacapi dopo aver scoperto la mia natura. In più, c’è la faccenda di mia sorella. Quando eravamo bambine andavamo d’accordo, ma da quando sono entrata ad Hogwarts lei mi ritiene un mostro in tutto e per tutto, non tollera la mia presenza a lungo- e qui lanciò un’occhiata a James come per paragonare la sorella a sé stessa, che non tollerava la presenza del ragazzo –e mio padre sostiene che si senta da meno, meno importante. Ho provato in tutti i modi a salvare o recuperare il nostro rapporto, ma inutilmente.
Si interruppe abbassando la testa. James conosceva così bene i movimenti di Lily Evans, dopo averla osservata così attentamente per sei anni, che non gli fu difficile capire che stava trattenendo le lacrime. Pochi attimi dopo riprese.
-La mia materia preferita è Pozioni, le altre mi piacciono tutte, ma quella dove faccio più fatica è Trasfigurazione. Da grande voglio diventare Auror. Tocca a te.
Il ragazzo rimase a guardarla per qualche istante. Alcune delle cose che aveva appena detto le sapeva già, come la sua passione per la lettura o le piccole difficoltà nella materia della McGranitt. Non aveva invece idea del rapporto con la sorella o delle ambizioni future di Lily.
-Io… a differenza tua sono un tipo abbastanza prevedibile. Mi piace il Quidditch, e volare in generale. E’ la mia passione. Mi piace anche leggere, ma lo faccio raramente, di solito in estate se non ho nulla da fare. Anche io vado bene a scuola, senza troppi sforzi a dire il vero. L’unica materia dove faccio veramente pietà è Pozioni. Per le altre, non mi serve stare ore sui libri, e se a volte mi metto a fare i compiti è solo perché Remus mi obbliga, e anche per i miei. Mi piace dargli questo tipo di soddisfazioni, soprattutto visto che Silente manda loro delle lettere dove si lamenta del mio comportamento almeno una volta ogni due settimane. Sirius è il mio migliore amico e ormai lo considero davvero un fratello, Remus e Peter anche, darei la vita per loro. Sono consapevole del mio comportamento strafottente e insopportabile, e credo che solo loro tre sappiano come sono veramente. Personalmente, mi ritengo una persona abbastanza “fragile” e giustifico così la maschera che indosso con gli altri. Non mi piace mostrare il mio lato… dolce a tutti- distolse lo sguardo –Anche io voglio fare l’Auror- concluse.
Lily era completamente sbalordita. Davanti a lei non c’era James Potter, era impossibile. Sicuramente era Sirius sotto l’effetto della pozione Polisucco che aveva deciso di divertirsi alle sue spalle.
No… dentro di sé sapeva che non era così. Quello era Potter… no, non quello che lei intendeva quando pronunciava il nome “Potter.” Quello era James.
-Ehi, sei rimasta così incantata dalla mia bellezza che ora non parli più?
E quello era indubbiamente Potter.
-Perché hai dei fiori tra i capelli?- chiese.
-Non c’è un perché- rise lei –Me li ha messi Dorcas.
-Girati…
-Perché?
-Perché voglio stuprarti- rispose lui con un’espressione che gridava “E’ ovvio!” –Dai, gira la testa, voglio solo fare una foto.
Lily obbedì e lui appellò la macchina fotografica di Remus, che sfrecciò fuori dalla porta, proveniente da chissà dove. Scattò la foto ridendo.
-Potter…- fece lei, girandosi di nuovo verso il ragazzo –Mi ha fatto piacere che tu ti sia aperto con me.
Detto questo, lo abbracciò molto velocemente sfiorando la sua spalla destra con il mento, poi si alzò e corse in casa.
 

 
                                                                                                                                      
 
 
 
1 luglio 1974, 15:10, Giardino di Villa Black
Bellatrix e Andromeda Black ballano tra i papaveri per festeggiare l’inizio delle vacanze.
Scattata dalla piccola Narcissa Black.

 
 

 
 
 
4 luglio 1977, 17:40, Casa Prewett
Alice Prewett sul tetto di casa sua che aspetta che il fidanzato, Frank Paciock, passi a prenderla.
Scattata dalla sorellina.


 

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Capitolo 7
*** #Seven ***




#Salve!

Hey hey heeey! Rieccomi qua! Lo ammetto, sono un po' in ritardo. Perdonatemi!
In compenso, spero davvero che questo capitolo vi piaccia, visto che mi soddisfa abbastanza.
Ringrazio tantissimo le 32 persone che seguono la storia e soprattutto tutti quelli che mi hanno recensita! Siete meravigliosi.
Pppoi, ringrazio CrazyMoony per il suggerimento di scrivere un capitolo su Sirius e per la seconda immagine, me ne ha inviate alcune che sono veramente belle!
Che altro dire, leggete e fatemi sapere che ne pensate!
Alla prossima :*





#Seven
 
 
8 agosto 1977, 08:34, Villa Potter
 
 
Remus entrò nella stanza in punta di piedi, socchiudendosi la porta alle spalle. Si avvicinò al letto tentando di non fare il minimo rumore, e posizionatosi alla giusta distanza brandì la macchina fotografica, la regolò e scattò.
Click.
Tornando sui suoi passi gioiva già per averla fatta franca, quando si ritrovò sotto ai piedi un manico di scopa e inciampò. Si tenne in piedi aggrappandosi alla maniglia della porta ed evitò di cadere per un soffio. Tirò un sospiro di sollievo, poi si accorse che aveva urtato un libro in bilico in cima ad una pila di oggetti non ben definiti, tra cui alcuni vestiti e una scarpa. Il libro, probabilmente l’unico che il proprietario della stanza possedeva, cadde a terra con un tonfo. Dal letto si alzò un mugolio proprio mentre Remus si lanciava verso la porta.
-Chiunque tu sia, hai tre secondi per iniziare a correre- borbottò Sirius Black ancora con gli occhi chiusi, poi trasse un sospiro si tirò su. Lunastorta però era già in fuga verso il giardino.
-Maledetto lupo, ti ho visto!- gridò Felpato lanciando il cuscino verso la porta e guardandolo cadere sul parquet, inerme –Ti conviene correre veloce, altrimenti farò contenti tutti quelli che vogliono l’estirpazione totale dei Lupi Mannari dalla faccia della terra!- detto questo si lasciò ricadere sdraiato.
Dopo qualche minutò si alzò definitivamente e si vestì con le prime cose che gli capitarono sotto mano. Uscì dalla stanza iniziando a gridare il nome dell’amico a gran voce. Qualche altra voce gli rispose da varie zone della casa, chi assonnato, chi infuriato e chi divertito. Il baccano, inoltre, indusse una certa ragazza dai capelli biondi ad uscire dalla sua stanza per controllare che Remus fosse ancora in vita.
-Oh, ciao, Sir- disse Marlene McKinnon vedendo il ragazzo in corridoio.
-Lene!- esclamò lui sobbalzando e voltandosi –Come… come va?
-Non c’è male… ti ho sentito urlare- sorrise.
-Scusami… non volevo svegliarti, è tutta colpa di Remus- sorrise con poca convinzione.
-Già, sono sicura che è così- annuì lei divertita –Pensavo di preparare la colazione, visto che ormai sono in piedi… vieni con me?- chiese guardandosi le unghie della mano destra.
Sirius balbettò rapidamente una scusa che implicava James, un paio di mutande e una Fattura Orcovolante, poi si volatilizzò su per le scale, senza dare a Marlene il tempo di replicare alcunché. La ragazza si diresse allora da sola verso la cucina, il morale sotto le scarpe. Ad Hogwarts, soprattutto negli ultimi due mesi, era stata assieme a Sirius per parecchio del suo tempo libero. Nessuno dei due aveva mai proposto nulla all’altro, la loro era una strana relazione, libera per tacito accordo. Dall’inizio delle vacanze però si erano sentiti pochissimo e visti solamente insieme agli altri. Lui sembrava evitarla, e Marlene non sapeva proprio cosa pensare. Forse si era solo illusa di averlo capito, aveva esultato troppo presto, sicura di aver fatto un po’ di luce sulla vita del misterioso Sirius Black. Oppure non c’era mai stata una vera relazione fra loro, come le era sembrato, ma solo un passatempo che era terminato con l’arrivo dell’estate. Ormai si era quasi completamente arresa all’evidenza, e, mentre cucinava le frittelle per i suoi amici nella cucina di Villa Potter, scosse lentamente la testa, delusa e ferita.
La stessa cosa fece Felpato, appostato dietro la porta ad osservare quella sagoma così famigliare che si muoveva tra i fornelli. Si allontanò di soppiatto e salì di nuovo le scale, con l’intenzione di andare sul balcone.
-Che ci fai qui?- la voce di James lo indusse a voltarsi. Aveva appena superato la porta della stanza del fratello, che ora era aperta. Il ragazzo era sulla soglia, ancora mezzo addormentato e con i capelli piegati e drizzati in angolazioni strane.
-Io… scappavo da Marlene- ammise.
-Ancora? Credevo che avessi deciso di finirla- commentò Ramoso guardandolo negli occhi.
-Disse quello che importuna una povera rossa da sei anni- aggiunse Sirius lugubre.
-Intendevo finirla di non parlarle, e lo sai bene.
-Io… io non posso, Jem. La metterei in pericolo e basta. Non voglio che rischi per così poco- scosse la testa.
-Così poco? Saresti tu, quel così poco? Smettila Sir, te l’ho già fatto questo discorso. Perché non lasci decidere a lei, quello che vuole rischiare?- domandò James, senza aspettarsi una risposta –Fila- lo incitò indicando le scale.
 
-M… Lene, posso parlarti un attimo?
La bionda, che stava mettendo le frittelle appena fatte nei piatti, si voltò, la padella in una mano a mezz’aria. Quasi la lasciò cadere quando la vista del ragazzo sulla soglia le confermò di aver riconosciuto bene la voce. Posò tutto sul ripiano di marmo, si pulì le mani nel grembiule e disse:
-Certo, Sir…
-Andiamo sulla veranda?- lei annuì e si tolse il grembiule posandolo su una sedia, poi lo seguì.
Si sedettero sui gradini di legno, ed entrambi indugiarono un po’ osservando la linea dell’orizzonte. Il cielo era sereno, senza traccia di una sola nuvola.
-Lene… voglio scusarmi con te. Mi sono comportato male in questi ultimi tempi, me ne rendo conto. Però mi sono anche reso conto che tu sei molto, molto importante per me… no, non è vero- si interruppe cercando le parole –Questo lo sapevo già da tempo, non me ne sono affatto reso conto ora. In ogni caso, mi sono convinto a parlarti, perché tengo molto a te, più di quanto abbia mai tenuto a nessun’altra ragazza. Io ti sto evitando perché sono in pericolo- disse lentamente.
-In pericolo? Come… come in pericolo?- commentò lei sgranando gli occhi.
-Dicendotelo probabilmente sto mettendo in una brutta situazione anche te, ma non voglio che tu pensi che ti evito perché per me sei stata solo un passatempo. Non è così, ti prego di credermi. Solo che, come saprai, non ho un bel rapporto con la mia famiglia. L’ho rinnegata completamente l’anno scorso, sono scappato. Probabilmente fino ad ora mi hanno lasciato in pace soltanto perché gli è rimasto mio fratello, che dall’alto della sua intelligenza crede che quello che dicono i miei genitori sia legge e non si sognerebbe mai di contravvenirvi. Però, pochi giorni fa anche mia cugina è scappata. Dicono che sia andata a stare dal suo ragazzo babbano, avrebbero già sterminato tutti se gli Auror non avessero protetto la casa. Mia cugina Bellatrix, sua sorella, crede che sia anche per colpa mia se Andromeda se n’è andata- le lanciò uno sguardo grave –Ci siamo sempre detestati. In più, sono maggiorenne ora, e potenzialmente pericoloso, in caso decida di entrare a far parte dell’Ordine della Fenice una volta finita la scuola. Diciamo che… so molte cose che potrebbero essere importanti per gli Auror- detto questo, fece una lunga pausa durante la quale si guardò le scarpe con apparente interesse.
-Insomma, per fartela breve, Bellatrix e suo marito mi cercano. Qui sono al sicuro, ma durerà poco. Sono… molto determinati, quei due. Per questo ti ho evitata. Come ho detto, tengo tanto a te, e non voglio che… stare con me possa metterti in pericolo.
Marlene, che non aveva detto una parola durante tutto il discorso di Sirius, rimase in silenzio per qualche istante.
-Quindi… questa è una sottospecie di malcelata proposta?- disse infine con un mezzo sorriso.
-Credo che possa essere definita così… penso che debba decidere tu che rischi vuoi assumerti, in base… beh, in base a cosa provi per me, suppongo- spiegò con qualche incertezza.
-Black- cominciò lei con un sospiro –non so proprio come dirtelo… il fatto è che, per Merlino…io non credevo assolutamente che potesse accadere una cosa come questa. Tu che mi chiedi, anche se in modo abbastanza discutibile, di stare insieme a te. E, che mi venga un colpo, tua cugina Bellatrix e qualunque altro Mangiamorte dovrà passare sul mio cadavere per costringermi a rifiutare- concluse senza più riuscire a reprimere un gran sorriso.
Non credendo alle sue orecchie, Sirius la guardò e rimase immobile per qualche secondo. Dopo aver appurato la serietà di quanto aveva detto la ragazza, si alzò in piedi, la prese in braccio senza troppi complimenti e iniziò a ridere, subito imitato da lei.
-Grazie- sussurrò poi.
-Grazie a te… qualunque cosa succeda d’ora in poi la affronteremo insieme. E dì pure a tua cugina che se vuole organizzare una bella cena in famiglia porterai anche me- disse Marlene abbracciandolo, la testa contro la sua clavicola.
Felpato ricominciò a ridere, la strinse più forte e prese a farla girare nell’aria, il cuore colmo di gioia.
 
 
 
 

 
 
 
3 marzo 1977, 21:40, Parco di Hogwarts
Peter Minus nella sua forma da Animagus, controllando che nessuno sia nei paraggi, nascosto tra due assi del sedile della panchina davanti alla capanna di Hagrid.
Scattata da Alice Prewett.
 
 
 


 
23 novembre 1976, 15:10, Lago Nero
Mary McDonald in compagnia di sé stessa dopo una discussione con Remus Lupin.
Scattata da Remus.



 


 

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