DEVIL'S HEART di Mizar_89 (/viewuser.php?uid=17261)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1*: RENDEZ-VOUS AT MIDNIGHT ***
Capitolo 2: *** 2*: CHRISOS SYNAGEIN ***
Capitolo 3: *** 3*: KORA ***
Capitolo 4: *** 4*: TRUST ***
Capitolo 5: *** 5*: DANGEROUS ***
Capitolo 6: *** 6*: DON'T FORGET ***
Capitolo 7: *** 7*: FOBIE ***
Capitolo 8: *** 8*: SOMEWHERE IN MY MEMORY ***
Capitolo 9: *** 9*: I'LL KILL YOU, IF I HAVE TO ***
Capitolo 10: *** 10*: SOMETIMES YOU CAN'T MAKE IT ON YOUR OWN ***
Capitolo 11: *** 11*: SAEVA LYNX ***
Capitolo 12: *** 12*: COME BACK HOME ***
Capitolo 13: *** 13*: MEMENTOS ***
Capitolo 14: *** 14*: AENIGMA ***
Capitolo 15: *** 15*: TIMEO ***
Capitolo 16: *** 16*: AMBITIONS AND PRIDE ***
Capitolo 17: *** 17*: MORE THAN WORDS ***
Capitolo 18: *** 18* CAN'T STOP THE RAIN FROM FALLIN' ***
Capitolo 19: *** 19*: FROM THE TRUTH OF A THOUSAND LIES ***
Capitolo 20: *** 20*: A NEW DAY HAS COME ***
Capitolo 1 *** 1*: RENDEZ-VOUS AT MIDNIGHT ***
Devil's Heart 1
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Capitolo I: Rendez-vous at Midnight
Era
una notte buia e tempestosa, di quelle in cui è meglio starsene rintanati
al calduccio sotto le coperte e, nel caso il sonno tardi ad arrivare,
fantasticare un po’ ad occhi aperti.
Questo
era ciò che una persona normale avrebbe fatto ma, sfortunatamente per lui,
il destino ancora una volta gli aveva giocato un brutto tiro, come del
resto faceva da quando aveva aperto per la prima volta gli occhi al
mondo…Quante volte aveva cercato di ribellarvisi, peggiorando solo la
situazione…
«Basta!» urlò una flebile voce
nella sua mente, fioca e lontana; «Il passato è passato, non puoi
continuare a tormentarti in eterno!»
aggiunse
ancora.
«Sì,
ma come posso pretendere di scordare ciò che è accaduto…ciò che io ho
fatto…»
“Ci
sei o dormi?!”
Il
ragazzo sobbalzò, non rovesciando per poco il tripode su cui stava
seduto.
Davanti
a lui, un giovane sulla ventina, dai lunghi capelli semi mossi, blu mare
alla pari degli occhi, lo squadrò da capo a piedi con un
ghigno.
“Ah,
sei tu, Milo” rispose semplicemente il ragazzo, tornando a fissare un
punto non meglio precisato del pavimento.
“Siamo
loquaci, stanotte” lo punzecchiò l’altro, con una buona dose di
sarcasmo.
La
scena, che sarebbe apparsa bizzarra ai più, vedeva questi due ventenni
intenti a conversare nel cuore della notte, in uno dei tanti corridoi di
marmi e colonne, illuminato da una fila di torce, di quello che
simboleggiava per eccellenza l’arte classica greca: il celeberrimo templio
di Atena Parthenos, ad Atene.
Ciò
che molti ignoravano, era che quei due giovani, rivestiti da splendenti
armature d’oro, fossero in realtà due dei paladini al servizio di colei
che, dai tempi del mito, era atta a difendere il mondo: erano cavalieri di
Atena, la dea guerriera della sapienza e della giustizia; anzi, a
giudicare dall’accuratezza con cui erano forgiati i due cloth, dovevano
appartenere alla cerchia più alta dei prescelti, i Gold
Saint.
I
dodici cavalieri d’oro, sin dai tempi antichi, traevano la loro immane
forza dalle dodici costellazioni maggiori dello zodiaco, tuttavia, dopo
l’ultima guerra sacra, soltanto sette di essi erano ancora vivi, non
perché sopravvissuti, bensì resuscitati dopo il loro sacrificio per
abbattere le porte del regno di Hades. Questo era ciò che la loro dea
protettrice era riuscita a patteggiare, dopo la sconfitta del sovrano
dell’Oltretomba, con il padre, il sommo Zeus Olimpio: la vita di tutti i
saint che non fossero già deceduti una volta, prima che il re dei Morti li
riportasse in vita, per attuare uno dei suoi malvagi
piani.
Erano
passati solo quattro mesi da allora…
«E
c’è da dire che, al ripensare a ciò che ero prima, fatico ancora a credere
che quello che sta seduto qui, rivestito da questa nobile armatura, sia
proprio io…»
“Allora
, ma mi stai ascoltando o no?!”
Il
ragazzo rimase assorto nei suoi pensieri ancora qualche istante, per poi
ridestarsi di colpo.
Quindi,
sollevò la testa, fissò il compagno d’armi, e con voce pacata chiese:”No,
scusa, non ti stavo seguendo…hai detto qualcosa?”
Milo
s’arrabbiò:”Prendi pure in giro?Guarda che
t’ammazzo!”
Il
ventenne ridacchiò, chiudendo gli occhi.
“Mi
ammazzi?Carina come minaccia…In confronto, le prigioni di Sunion mi
parranno una pacchia…” riaprì gli occhi, e per un istante essi
dardeggiarono, fiamma scarlatte, uniche testimoni di quel ricordo
doloroso.
“Insopportabile,
e pure nostalgico!Guarda che se continui a rimproverarti per le tue
azioni, finirai coll’autodistruggerti!In ogni caso, fa come ti pare, ma
ascoltami!Prima ho parlato con Shaka, a quanto pare ci sono dei nuovi
casini…insomma, credo che la pacchia sia finita!Altrimenti che senso
avrebbe convocarci così, su due piedi, nel cuore della notte…”bortottò
Milo quasi tra sè e sè, sfilandosi l’elmo e scostandosi i capelli dagli
occhi.
L’altro
cavaliere fece spallucce:”Sinceramente, è meglio così: odio stare fermo in
un posto troppo a lungo, e il Santuario iniziava a stancarmi…questo
Chrisos Synagein(*da Cav.dello Zodiaco G=adunata dei Gold Saint in casi di
pericolo) giunge perfetto a smuovere la situazione”
«Tsk!Parli così perché sei
cavaliere d’oro da poco!»
avrebbe voluto replicargli Milo,
ma fu interrotto da un rumore di passi affrettati.
“Ecco
dove eravate finiti!Ma il concetto di puntualità lo avete oppure no?Se è
così, compratevi un orologio!”
La
voce seccata di un terzo cavaliere li investì in pieno. Un ragazzo, loro
coetaneo, apparve sulla soglia del corridoio: aveva capelli castani,
corti, e occhi di un indefinito verde-blu; lo sguardo, fiero e deciso, era
incorniciato dall’elmo del gold cloth che indossava.
“Aiolia
di Leo…è ben strano udire da te prediche sulla puntualità!” sghignazzò
Milo, prima di essere messo a tacere da un’occhiataccia del nuovo
venuto.
“Fa
a meno del sarcasmo per una volta, Scorpio! Lady Saori ci ha convocati con
urgenza non certo per udire le tue idiozie!”
“Simpatico
come sempre, stupido di un gatto!”
“Fingo
di non sentire, ma sta pur certo che questa la metto in conto tra i pugni
che devo rifilarti al prossimo allenamento!”
“Sì,
sì, come al solito…uha, che sonno…-Milo sbadigliò-Allora, si può sapere
dove sono gli altri, se c’è così tanta urgenza?”
Aiolia
lo guardò truce:”Cretino, mancate solo voi due! È quasi l’una, il
rendez-vous era a mezzanotte!”
Prima
che Scorpio potesso rispondergli, l’altro cavaliere intervenne:”Veramente
a noi Milock ha detto all’una…”
“Milock
sta invecchiando, non riesce a tenere a mente nulla!In ogni caso,
incomprensioni sull’orario a parte, direi che è il caso che vi muoviate!Mi
hanno mandato apposta a cercarvi, Atena ha bisogno di tutto l’aiuto
possibile!”sbottò Aiolia.
“Ma
si può sapere che diamine è successo?C’è qualche altro imbecille con la
brillante idea di conquistare il mondo?Sarebbe solo il terzo o quarto
sulla lista…”ribattè Milo esasperato.
“Dipende
da chi includi nella lista…” gli fece eco l’altro guerriero, con tono
ironico.
“Appunto,
infatti…” Scorpio tacque: solo allora si rese conto di ciò che aveva
appena proferito.
“Cretino…”sentenziò
Aiolia, scuotendo il capo.
“Ah…scusa…”
Il
ragazzo scosse la testa:”E di che ti scusi?è stato così, no?Ormai sono
rassegnato a confrontarmi con la verità…” il suo tono era
amaro.
Aiolia
gli mise una mano sulla spalla:”Il passato è passato: Atena si fida di te,
e noi pure!”
“Amico,
te l’ho detto, smettila di autodeprimerti!E adesso andiamo, o finisce che
davvero questo rendez-vous inizia all’alba!”.
S’incamminarono
lungo il corridoio, in silenzio, giungendo dinanzi ad un alto portale,
finemente intarsiato, che introduceva alla Sala del
Trono.
Milo
e Aiolia entrarono, mentre il terzo cavaliere indugiò un istante sulla
soglia, pensando che quello era il primo Chrisos Synagein a cui
partecipava, da quando era stato nominato cavaliere d’oro. Il suo riflesso
lo fissò di rimando dalla doppia fila di specchi che ornava le pareti
della sala. Un giovane dai capelli color del cielo al crepuscolo, due
occhi profondi come laghi, che celavano un doloroso passato, fece la sua
comparsa sulla superficie argentea, splendente di luce nella sua fulgente
armatura dorata. Fuori, la tempesta era finita, e il cielo andava man mano
rasserenandosi; in cuor suo, si disse che prima o poi, anche la sua anima
avrebbe trovato la felicità, pur dovendo convivere con quel passato
incancellabile.
«Il
tempo risanerà le ferite che hanno straziato il mio cuore…ho chiesto
perdono per ciò che ho fatto, e sono pronto a ridomandarlo…Ora ho uno
scopo nella vita, un dovere da rispettare: vedrai Saga, fratello mio, non
ti sarò meno come cavaliere»
Lo
specchio riflettè il sorriso d’incoraggiamento che per un attimo increspò
le labbra del giovane, prima che la sua immagine scomparisse in uno
scintillio dorato, mentre il ragazzo avanzava a passo sicuro verso il
centro della sala, verso il gruppetto dei suoi compagni Gold Saint, già
inginocchiati ai piedi di una fanciulla vestita con un abito candito,
reggente lo scettro di Nike, la Vittoria: Saori Kido, incarnazione terrena
di Atena.
“Perdonate il ritardo, milady. Kanon di Gemini è qui al vostro
servizio” disse il cavaliere d’oro, inchinandosi alla pari degli altri
paladini della dea.
Fine primo capitolo!
Allora, che vi sembra?D'accordo, già mi pare di sentire la voce del
mio migliore amico, Alcor-Kun (il mio gemellino buono) che mi dirà:"Eh, lo
sapevo io, che se ti mettevi a scrivere una fiction su Saint Seiya, quale
personaggio non saresti andata a ripescare, se non un
cattivo??"
Be, a tutto voi che leggerete(grazie), e magari avrete anche voglia
di lasciarmi un commentuccio(1000 grazie!!), vi dico da subito che mi sono
innamorata di qst personaggio da qnd lo vidi x la prima volta a 10 anni,
ed è da qst mitica serie che è nata la mia passione x i manga. Comunque,
in qst storia, post-guerra sacra, Kanon sarà tendenzialmente
buono...
Dico tendenzialmente, xkè leggerete poi cosa non gli
combino...muahaha
A presto!
Mizar89
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Capitolo 2 *** 2*: CHRISOS SYNAGEIN ***
Devil's Heart 1
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Capitolo II:
Chrisos Synagein
”Chiedo perdono dell’attesa, mia signora. Kanon di Gemini è qui al
vostro servizio”
Inginocchiato lì, insieme agli
altri sopravvisuti, lì, al cospetto della divina Atena.
«Ma sono proprio
io? È ben strano pensare che io, Kanon dei Gemelli, sia qui, alla pari di
un gold saint, con indosso il cloth un tempo appartenuto a mio
fratello…»
La voce di lady
Saori lo distolse dai propri pensieri:”Miei fidi cavalieri, vi ringrazio
dal profondo del cuore per avere risposto ancora una volta al mio appello
di aiuto, nonostante io legga ancora sui vostri volti i segni dei tormenti
patiti nel regno di Hades…alzatevi, miei prodi paladini, perché mai finirò
di ringraziarvi a sufficienza per tutto ciò che avete
fatto”
Kanon la osservò,
mentre si rialzava, gettando il mantello dell’armatura oltre le spalle, e
sfilandosi l’elmo; rimase stupito al vedere che, nonostante le ferite
subite nella battaglia finale contro il dio dei morti fossero già guarite
da tempo, la fanciulla divina continuasse a conservare sul suo corpo i
segni del sacrificio: la pelle d’alabastro lasciava trasparire le tracce
della lunga prigionia nel vaso di Pandora, e il cavaliere sapeva che non
sarebbero mai scomparse del tutto. Quanto ichòr(*l’icore, il sangue
divino)aveva versato la fanciulla, offrendosi come ostaggio ad Hades, in
cambio della salvezza del mondo?
«No, milady, non
lodate anche me, includendomi tra gli altri…Dov’ero io, quando i dodici
cavalieri d’oro sacrificarono le loro vite per abbattere il Muro del
Pianto, che divideva il Tartaro dai Campi Elisi, e permettere così a Seiya
e agli altri bronze saints di salvarvi?Io ho potuto solamente togliervi di
mezzo Radamantis: morire con lui mi sembrava la cosa migliore, per espiare
le mie colpe, dopo tutto quello che ho
causato…»
“Kanon”
Il ragazzo si
stupì all’udire il proprio nome pronunciato da quella voce dolcissima che
apparteneva a Saori. Si ricompose immediatamente, e chinando la testa,
mormorò:”Dite, milady”
Atena sorrise:
quant’era cambiato in pochi mesi quel ragazzo?Ora come ora, sarebbe stato
veramente difficile associarlo al crudele Generale degli Abissi che
avevano dovuto affrontare ai tempi della guerra contro Nettuno; grazie
anche ad Ikki di Phoenix, Kanon aveva compreso che era possibile mutare il
proprio destino, anche quando si pensava di aver ormai toccato il fondo,
dopo essere precipitati nell’oscurità. Parola dopo parola, azione dopo
azione, il neo cavaliere dei gemelli era riuscito a conquistarsi la
fiducia dei suoi compagni, impresa non facile, per uno che sulla coscienza
portava incise accuse pesanti come macigni, come l’aver maledetto il
proprio fratello, e addirittura aver osato ingannare persino un dio, pur
di raggiungere le proprie mire di
potere.
“Volevo
ringraziarti personalmente per essere venuto anche tu…questo è il tuo
primo Chrisos Synagein, da quando hai ricevuto l’investitura a cavaliere…”
la voce di Saori Kido era sincera; in effetti, si sentiva un po’ in colpa
per aver dubitato della presenza del ragazzo alla riunione dell’ordine
massimo dei cavalieri di Atena, quando aveva spedito i messaggi ufficiali
per la convocazione. Non doveva essere stato facile per lui prendere
quella scelta: nel suo cuore avvertiva ancora forti i rimorsi per aver
praticamente causato la morte di Saga, fratello gemello e precedente
custode della Terza Casa del Grande
Tempio.
“Non
ringraziatemi, mia signora…Non merito queste lodi” mormorò
Kanon
«Non sono degno
neppure di stare qui, al cospetto di voi, nobili cavalieri» pensò
poi.
“Ehi!Te l’ho detto
prima, smettila di pensare al passato, fai del male solo a te stesso!” La
voce di Milo, seguito da un bel coppino sul collo, che nulla aveva a che
vedere con la serietà di un Chrisos Synagein, gli fece riaffiorare un
sorriso sul viso, che troppo spesso aveva
cancellato.
Sentendo che
l’atmosfera si era decisamente rilassata, lady Saori decise di spiegare il
motivo di quella convocazione improvvisa, ben rammentando che la
situazione restava comunque
critica.
“Cavalieri d’oro,
vi ho chiamati qui, stanotte, per comunicarvi la triste notizia che,
ancora una volta, il mondo e l’umanità sono nuovamente minacciati;
auspicavo che, dopo la sconfitta di Hades, per la Terra vi sarebbe stato
un lungo periodo di pace e prosperità ma, alla luce degli ultimi fatti, mi
duole dirvi che mi occorre ancora una volta il vostro
aiuto”
«Mi dispiace
dovermi appellare a voi anche questa volta, poiché già tanto avete fatto
per me, affrontando la minaccia di
Hades…»
“Milady, che
cavalieri saremmo, se ogni qualvolta si presenti un pericolo, noi
fuggissimo via?”
Era stato Mu, il
saint di Aries, ad esprimere i pensieri di
tutti.
Saori si lasciò
cadere sul trono, un amaro sorriso che le solcava le labbra, mentre con
tono triste mormorava, quasi a sé stessa:”Riuscirò mai a donare un po’ di
pace a questi ragazzi le cui vite, praticamente dalla nascita, sono state
poste al mio servizio?”.
Ripensò a Seiya,
Hyoga, Shun, Ikki e Shiryu, ancora convalescenti dopo lo scontro
nell’Oltretomba…no, a loro non poteva domandare più nulla: i danni
riportati contro Hades non erano ancora stati risanati, e ci sarebbe
voluto ancora molto tempo prima che potessero tornare a combattere; non
aveva detto loro nulla di quel nuovo pericolo, perché era certa che, se
solo avessero ricevuto le prime avvisaglie di una minaccia, si sarebbero
precipitati da Nuova Luxor lì, ad
Atene.
Questa volta se ne
sarebbero occupati i Gold Saints: per i bronze saints ridotti in quelle
condizioni, se i suoi sospetti erano confermati, quello era un avversario
al di fuori della loro portata.
“Milady, di che si
tratta?”
Milo, così come
gli altri erano impazienti di conoscere i dettagli di quella storia, che
si preannunciava essere a dir poco
spinosa.
Con un ultimo
sospiro, Atena iniziò mesta la narrazione di una vicenda che risaleva ai
tempi del mito, quando gli dei abitavano ancora sulla terra, quando erano
temuti e rispettati da tutti gli essere
umani…
“Tanto tempo fa,
ai tempi delle gesta dei grandi eroi Achille ed Ettore, ai tempi in cui
Atlantide e Creta si spartivano il dominio sui mari, ai tempi in cui tutta
l’Ellade era divisa in regni rivaleggianti che si estendevano fino
all’Asia Minore, uomini e dei convivevano fianco a fianco, e il mondo era
popolato da creature fantastiche quali centauri, ninfe e satiri…era
l’epoca dei miti e delle leggende che si sono conservate immutate sino a
noi. Una di queste narra di un guerriero invincibile, che in fama e in
potenza avrebbe persino potuto rivaleggiare con il divino Pelide;
tuttavia, a discapito della sua forza, era una donna: Pentesilea, la
regina delle Amazzoni. Carismatico capo di questa tribù, si dice che
nessun uomo mortale l’avesse mai ferita in battaglia, grazie anche alla
sua armatura, manifattura divina donatale da Demetra in persona; la dea
delle messi le fece dono inoltre di un’arma prodigiosa, la lancia del
fato, dotata di straordinari poteri…” Saori si fermò un istante,
pensierosa.
“Ovvero?”
l’incalzò Aiolia, desideroso di conoscere la
verità.
“Xaria, la lancia
divina, è in grado di sovvertire gli equilibri naturali della Terra: nelle
mani sbagliate potrebbe benissimo distruggere il
pianeta”
“Scusate, ma per
quale motivo Demetra fece un dono così pericoloso ad una mortale?” sbottò
Milo, sommerso dai dubbi.
“Non lo so…credo
fosse per via della figlia…quando le venne rapita la dea delle messi si
rifiutò di continuare ad occuparsi dei suoi compiti, abbandonando il mondo
in un inverno perenne…Immaginate: senza la sua protezione, niente poteva
essere coltivato, le piante erano prive di vita, e gli animali e gli
uomini stavano morendo…presto il mondo sarebbe rimasto un gelido luogo
deserto, se non fosse stato per un gruppo di amazzoni, che veneravano la
dea come Madre Genitrice(infatti, Demetra viene vista come seconda
personificazione di Gea o Gaia, la Terra); dopo infinite suppliche, una di
esse, Pentesilea, riuscì a convincerla a non abbandonare il mondo a quel
destino di morte, fu così che allora Demetra consegnò alla regina delle
amazzoni l’armatura e Xaria, in modo che fosse lei ad amministrare lo
scorrere delle stagioni; in parole semplici, investì la donna dei suoi
poteri divini sulla natura, per essere libera di continuare a cercare la
figlia…e da lì, accadde tutto: avida di ottenere sempre maggior potere,
Pentesilea, alla guida delle Amazzoni, cominciò ad assoggettare i regni
dell’Ellade, sedando ogni possibile rivolta con la minaccia di distruggere
ogni raccolto o qualsiasi altra forma di sopravvivenza con l’ausilio di
Xaria.
Tutto questo
finchè colei che da sempre era stata additata come la ’guerriera che
nessun mortale poteva uccidere’ venne sconfitta da un eroe che in sé
portava sangue divino: Achille, figlio di Teti e Peleo. Dopo l’uccisione
della loro regina, le amazzoni furono quasi tutte sterminate dall’esercito
del Pelide, e le poche superstiti si dispersero per sempre…della lancia
del fato si perse ogni traccia” Saori concluse il racconto, fissando i
Gold Saints…
“Milady, ma tutta
questa storia cosa c’entra con…adesso?”
Fu Aldebaran del
Toro a dare voce ai pensieri di
tutti.
Saori alzò le
spalle:”Qualcuno vuole impossessarsi di Xaria…ed è fermamente intenzionato
a distruggere il mondo, a giudicare dalle sue
azioni”
“Ma lady Saori,
non ci sono stati attacchi al Grande Tempio o a Nuova Luxor…da quando
Hades è stato sconfitto, tutto è tornato alla
normalità…”
“Vorrei tanto che
fosse così, Shaka, ma la verità è un’altra: chiunque sia il nuovo nemico,
non è avventato nelle sue mosse; per ora si è imposto di agire nell’ombra,
per non rivelarsi, ben consapevole che a me è affidata la protezione degli
uomini e della Terra…Non ha compiuto attacchi diretti, probabilmente
perché prima mira ad impossessarsi di
Xaria”
“Un nemico così
non l’abbiamo mai affrontato…” mormorò Doko, il cavaliere di Libra,
sopravvissuto delle ultime due guerre sacre, la preoccupazione dipinta
negli occhi…uno sguardo che, nonostante le apparenze giovanili, per
duecento anni aveva osservato l’avvicendarsi e il tramontare di numerosi
avversari, divini e non, della dea Atena; tuattavia, in quella lunga
esperienza, mai aveva conosciuto un nemico che agiva in quel modo
subdolo.
“Smettila di dire
così, Doko!Non vedere tutto in negativo come al solito!” lo redarguì
Milo.
“Purtroppo le
parole del cavaliere di Libra non sono da prendere alla leggere, Scorpio;
negli ultimi mesi si sono verificati numerosi attacchi ad abitanti di
varie zone della Grecia e della Turchia, oltre che in Italia…il raggio
delle aggressioni si sta allargando sempre di più ma, soprattutto, delle
vittime non ne rimane alcuna traccia se non…-il viso di Saori assunse
un’aria orripilata-pochi brandelli del loro
cuore…”
Calò un silenzio
pesante.
Quanto a
malvagità, sembrava il modo di agire di Hades…ma egli era stato sconfitto
quattro mesi prima, e il suo spirito era stato di nuovo sigillato
nell’Averno, l’inferno più buio, dove anche le anime immortali dei titani
e dei nemici di Zeus erano rinchiuse per l’eternità…Soltanto il sommo
olimpio avrebbe potuto liberarli, ma per quale folle
motivo?
“Quale sarà il da
farsi? Comandate, e noi combatteremo,
signora”
Saori scosse la
testa:”Non si tratta solamente di combattere, Aiolia…è fondamentale
trovare Xaria, e allo stesso tempo scoprire chi vuole
impossessarsene…”
I Gold Saints si
scambiarono un’occhiata, poi Mu propose:”Uno di noi potrebbe cercare
l’oggetto incriminato, mentre gli altri resteranno qui a difendervi,
Saori…”
“Sì, ma se non
sappiamo dov’è quella lancia!Mica possiamo setacciare la Grecia a vuoto!E
immagina se fosse da qualche altra parte, magari in…Cina…o che so
io…”l’interruppe Aldebaran, per nulla convinto dell’idea del
compagno.
“In realtà, ciò di
cui volevo realmente informarvi, è che esiste un modo per localizzare il
nascondiglio di Xaria…Un medaglione, composto da cinque parti che,
congiunte, dovrebbero indicarne la posizione esatta…”intervenne
Atena.
“E, scusate se vi
interrompo, milady, lasciatemi indovinare…non si sa nemmeno dove sia il
medaglione, vero?”
“Più o meno,
Milo…in realtà la parte centrale è l’unica di cui ci è dato di conoscere
la locazione corretta…è stata la persona che ne custodisce il segreto, ad
avvisarmi di ciò che stava accadendo”spiegò Saori a Scorpio, che
immediatamente replicò:”è dunque un cavaliere dello zodiaco?” “Non
esattamente…diciamo che è l’unica superstite della sua tribù…”
”Un’amazzone?”
“L’erede della
regina delle amazzoni, per la precisione…sinceramente, anch’io ero
all’oscuro della sua esistenza finchè, settimana scorsa, non ho ricevuto
la richiesta del suo aiuto: essendo la custode del sigillo, è stata
immediatamente presa di mira dal nuovo nemico, e già a tre attacchi è
riuscita a scampare per miracolo…se il medaglione cadesse nelle mani
sbagliate, chi ci minaccia verrebbe a conoscenza del nascondiglio di
Xaria, e per il mondo degli uomini sarebbe la
fine”
Il tono della
reincarnazione di Atena era colmo di
apprensione.
“Ci dica cosa
fare, signora…siamo qui, ai vostri
ordini”
“Dovremo procedere
con cautela, Shaka; mi occorre che vi rechiate nei posti dove vi sono
state le aggressioni più numerose ed indaghiate, senza dare nell’occhio e,
in caso di bisogno, interveniate…Nel frattempo, uno di voi avrà il compito
di difendere la custode del sigillo…questa missione ha la priorità
assoluta su tutto”
“Ma lady Saori…con
noi assenti il santuario e voi non resterete privi di difese?” domandò
Mu.
“Cavaliere di
Aries, non temere per la mia incolumità…ho già dato ordine di richiamare
Marin dell’Aquila e Shaina dell’Ofiuco” “Due soli silver saint?Mia
signora, avete corso seri pericoli quando eravamo tutti noi presenti e
sono arrivati gli spectre di Hades!”protestò
Aiolia.
“Come vi ho detto,
la mia difesa è irrilevante!Devo essere certa che l’ultima delle amazzoni
non corra pericoli, e che il segreto di Xaria rimanga tale, fino a quando
non avremo scoperto chi ci minaccia! Chi di voi se la sente di occuparsi
di ciò?Sappiate che dovrete recarvi lontano da qui, su una sperduta
isoletta del mediterraneo, nell’arcipelago delle
Ionie…”
Per diversi
istanti ci fu silenzio, nessuno che voleva allontanarsi troppo dal Grande
Tempio, poi…
“Ci vado
io”
Ci fu un coro di
“eh?!” generali: era stato Kanon ad offrirsi volontario.
“Scherzi, vero?”
balbettò Aiolia incredulo.
“Certo che
scherza…” gli fece eco
Aldebaran.
“Cosa sono quelle
facce?!” il cavaliere di Gemini cominciò ad arrabbiarsi: «begli amici
davvero!Prima mi dicono che non devo più pensare al passato, poi però mica
si fidano!»
“Allora?!Vuole
andarci qualcun altro o cosa?Non è un gioco, non è l’estrazione di mister
universo o altro!Sono l’unico che conosce bene quella zona al punto da
sapermici muovere ad occhi chiusi, dato che ci sono nato, e poi voi
servite qui, il più vicino possibile ad Atene!” proseguì Kanon, che si
ritrovò a dover sopportare su di sé più di uno sguardo ostile. “Si può
sapere che vi prende?!”
“C’è che tu, da
solo…non sei affidabile” gli disse schietto
Doko.
Il saint di Gemini
socchiuse gli occhi, il cosmo che gli ribolliva di rabbia: quanto ancora
avrebbe dovuto pagare, per dimostrare la propria
lealtà?!
“Non sono
affidabile, vecchio maestro?Mi pare che nell’ultima guerra sacra abbia
dato sufficiente prova di quanto sia cambiato…” sibilò il giovane a denti
stretti.
“Chi può
assicurarci che dietro a quel viso d’angelo non celi di nuovo l’animo di
un demone?In fondo, i fatti parlano chiaro!” replicò secco il cavaliere
della Bilancia.
A quelle accuse,
Kanon strinse i pugni, ma prima che potesse muoversi, la voce dura di
Atena pose fine a quell’acceso scambio di opinioni:”Ora basta. Questo
Chrisos Synagein non è stato indetto per creare conflitti intestini al
Santuario! Doko! Mi aspettavo che, con duecento anni di esperienza sulle
spalle, fossi un po’ più saggio di quello che sarebbe il comportamento di
un qualsiasi adolescente scapestrato!” “Ma lady Saori…” proferì il saint,
fulminato da un’occhiataccia dalla dea. “Non voglio sentire altro; e tu,
Kanon, controlla la tua collera: non puoi pensare di aggredire un tuo
compagno”
«Non se questo mi
accusa davanti a tutti!Ho il mio orgoglio da difendere!Sono stanco di
essere giudicato per ciò che ho
fatto…»
“Scusate, mia
signora” borbottò a bassa voce.
Saori parve
risollevata; le era dispiaciuto dell’atteggiamento del cavaliere di Libra,
ma anche Kanon doveva riuscire a conquistarsi la fiducia altrui da solo:
lei non poteva interferire.
“Auspico non
accada più; chiarito ciò, a meno che non vi siano altre obiezioni,
affiderei a te la missione di custodia, appunto perché sei nativo di quei
luoghi, e in caso di pericolo sapresti come
muoverti…”
Gli altri
cavalieri non aprirono bocca, annuendo in
silenzio.
“Bene…partirai al
più presto, non appena sarai pronto,
Kanon”
“Cioè anche
subito. Non ho nulla che mi trattenga qui; mi metterei in viaggio
stanotte, se possibile”. La voce del saint di gemini era di nuovo calma,
ma dentro di se non vedeva l’ora di allontanarsi dal Grande Tempio, dove,
a quanto aveva appena constatato, non era ben
accetto.
“Come
preferisci…quanto a voi altri, Mu e Aldebaran resteranno qui ad Atene,
dove si sono verificate diverse aggressioni, mentre Shaka e Doko andranno
ad Istambul e Aiolia e Milo a Roma: sono le città dove si sono verificati
gli attacchi, ci deve essere un filo logico che le collega, ma mi sfugge
quale…Il mistero è fitto, e il tempo non è
molto…”
“Non si preoccupi,
lady Saori, anche questa volta ce la faremo” la rassicurò il cavaliere di
Leo.
«lo spero con
tutto il cuore…siete l’unica difesa rimasta, miei
paladini…»
Concluso il
Chrisos Synagein, Kanon si diresse in fretta nel suo piccolo alloggio, si
sfilò l’armatura d’oro e, agguantando le prime cose a tiro, preparò un
leggero borsone. Lo aspettavano, ad occhio e croce, diciotto ore di
viaggio tra pullman e traghetti vari…anche perché non c’era la benchè
minima possibilità di un collegamento aereo, per dove era diretto
lui.
Controllò d’aver
preso tutto, dopo di che uscì rapido dalla sua stanza, deciso ad
andaresene il prima possibile: era a dir poco furibondo, e non tanto per
ciò che gli era stato detto, ma da chi! Begli amici che s’era illuso
d’avere, pronti subito a sparlargli contro! Chi era stato quello che aveva
messo fuori gioco Radamantis, nella battaglia degli Inferi?Lui!Chi, alla
fine, aveva rivelato come rimprigionare Nettuno?Lui…ok, i casini li aveva
causati lui, ma poi aveva cercato di
redimersi!
“Ce la battiamo,
neh?”
La voce di Milo lo
raggiunse sarcastica alle spalle; si voltò di scattò:”Non sto scappando da
nessuna parte: ho una missione da compiere, e pure tu, se non ho capito
male”
“Ehi ehi, siamo
nervosetti, vedo”
Kanon si rigirò,
deciso a non abboccare a stupide
provocazioni.
“Il tuo sarcasmo
non mi tange, Scorpio. Usalo con Doko, magari con una buona battuta
diventa meno acido di quello che è” cominciò a scendere le scale ripide
che portavano all’ingresso del
Santuario.
“Ehi Kanon!” gli
urlò il saint dell’ottava casa.
“Che vuoi
Milo?”replicò in risposta
l’altro.
“Buona
fortuna!”
Il cavaliere di
Gemini rimase interdetto un
attimo.
“Grazie, anche a
te!” disse poi, pensando che forse che almeno una persona in quel posto
gli credeva… anzi, due, con Saori. E questo gli
bastava.
“Guarda che
intendevo con l’amazzone…magari questa è la volta buona che trovi una che
ti sopporta!” specificò Scorpio
sghignazzando.
Kanon chiuse gli
occhi, voltandosi:”Questa la metto in conto, quando torno t’ammazzo!Stammi
bene!”
“Cerca di non
farti uccidere, specialmente da lei, se ci
riesci!”
Risero entrambi,
l’uno che rientrava al Santuario, l’altro che scendeva quei gradini ripidi
che lo conducevano verso un’avventura che mai avrebbe
dimenticato.
Ed ecco anche il
2* capitolo!
Povero Kanon, sta cercando di
redimersi, e quell st**nz* di Doko gli dice papale papale "Sei
inaffidabile"
Tuoni, e fulmini, fossi stata
io al suo posto, avrei mandato ql vecchiaccio pel di carota direttamente
alle Bermuda col GOLDEN TRIANGLE o in orbita con il GALAXIAN
EXPLOSION.
Milo è un grande, lo adoro,
anche se mi dispiace che non abbia un ruolo da protagonista...mmm, un
pensierino nei prossimi capitoli potrei anche farcelo
però!
Uh, e la storia del
nuovo nemico??Che starà architettando la mia mente contorta?Mah, chi
lo sa...^_^
Sarei felicissima di avere
qualche vostro parere!
Mizar89
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Capitolo 3 *** 3*: KORA ***
Devil's Heart 1
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Capitolo
III : Kora
Uh,
vi lascio anche il terzo capitolo, sono davvero in vena di gentilezze
oggi!^_^
-Precisazioni
sull’isola di Kastos: qst isoletta nn la troverete sulla cartina, è
nell’arcipelago delle Ionie, 10 miglia est al largo della citta di Nidri,
isola di Lefkada(Lefkas o Leucada, è presente cn tt e tre i nomi), sopra
la più nota Cefalonia(che è di fianco ad Itaca)…ci sn stata qst estate, e
qst specie di scoglio è vasto pressappoco 4km x 1…ma è spettacolare, xkè
lì il tempo sembra essersi fermato. C’è poca luce elettrica, niente auto,
36 abitanti…insomma, ottimo x un esilio, no?Ah dimenticavo…il mare è una
favola!
Il piccolo
traghetto Nidri Star I attraccò puntualmente nel piccolo porto di Kastos
intorno alle cinque del pomeriggio. Era stato un viaggio interminabile,
molto più lungo di quanto avesse previsto: a causa di un temporale
violento, gli aerei erano stati cancellati, ed era stato costretto a
sorbirsi quattro infinite ore di bus sulla tratta Atene-Igoumenitsa, e da
lì aveva avuto inizio una vera e propria odissea di traghetti e bagnarole,
fino alla tanta agognata meta…
«Kastos…Dei delle
stelle, e sarebbe questo scoglio disperso tra i flutti?Chi mai potrebbe
vivere quaggiù?Praticamente un eremita del monte Athos in confronto è
immerso nella tecnologia…»
Sperduta…dimenticata da tutti, obliata tra le migliaia di
isole del mar di Grecia…piccola e isolata, e allo stesso tempo bellissima
e selvaggia…in fondo al cuore, avvertì un sussurro
sommesso.
«Un rifugio
perfetto per chi vuole nascondere il proprio passato…lontano da tutto e da
tutti, via da Atene, via dal Grande Tempio, dagli altri Gold Saints, dalla
troppo vicina prigione di Capo
Sunion…
Basta! Non sono
venuto qui per scappare!
Ah no?Tu stesso,
poche ore fa, hai ammesso che ovunque fosse meglio che il
Santuario…»
Di nuovo la sua
coscienza che lo contraddiceva ma, in fondo, era vero; per quanto potesse
mentire esteriormente, non poteva ingannare sé stesso: il Grande Tempio
non era meglio delle altre prigioni…una gabbia dorata, è vero, ma che
egualmente lo intrappolava: lì era l’unico posto dove avessero smesso di
giudicarlo; anche se, dopo gli ultimi avvenimenti, non era più nemmeno
certo di questo.
Con un ultimo
ruggito sordo il motore della barca si arrestò e, lestamente, un marinaio
saltò a terra, assicurandola con delle funi, mentre l’ancora veniva calata
sul fondale basso.
Il cavaliere scese
a terra, avvidendosi d’essere l’unico passeggero a sbarcare; in effetti,
quel traghetto faceva scalo a Kastos unicamente due volte a settimana per
consegnare le casse coi rifornimenti alimentari all’unico negozio
dell’isola.
S’incamminò lungo
la via tortuosa che attraversava il porticciolo, fino all’unica piazza del
paesino, ornata da una fontana a forma di stella, in quel momento fuori
uso.
Nonostante fosse
tardo pomeriggio, il sole scottava ancora il suolo riarso: il solo motivo
per cui i quaranta gradi del solleone non erano tangibili era la brezza
fresca che spirava dal mare
aperto.
Kanon si guardò
attorno, alla ricerca di quell’ipotetico viso che, durante le lunghe ore
di viaggio, si era così figurato: la custode di Xaria doveva essere una
donna sulla quarantina, magra, il fisico allenato ma asciutto, degna erede
del clan delle Amazzoni…magari con qualche centinaia d’anni sulle spalle,
come il vecchio Doko…e altrettanto
insopportabile!
«Sarà una vecchia
zitella inacidita, visto che quelle gli uomini manco li volevano!» si
disse poi, ripensando alle parole scherzose di Milo la notte
passata.
«Altro che
fidanzata, qui io ritorno con un esaurimento
nervoso»
Perché tutta
quell’irrequietezza?Timore forse di fallire la sua prima vera missione da
Gold Saint?Od altro?Lui, il demone dal cuore di ghiaccio, il guerriero
senza scrupoli che un tempo aveva persino avuto l’ardire di sfidare un
dio…I tempi erano proprio
cambiati!
“Anche se nessuno,
all’infuori di me, sembra essersi accorto di questo cambiamento…”bisbigliò
il giovane al vento, fissando il traghetto che, sollevata l’ancora, si
allontanava rapido
all’orizzonte.
Erano ormai
trascorse due ore buone da quando era giunto su quella maledetta isola, e
nonostante avesse chiesto praticamente a tre quarti degli esigui abitanti,
non aveva ancora scoperto nulla: nessuno sapeva niente di questa
misteriosa donna eremita…E, peggio ancora, non aveva trovato alcun posto
dove poter dormire.
«Pazienza…vorrà
dire che dormirò in spiaggia…ma prima devo trovare quella custode, e
informare milady al più presto, prima che mi considerino un fallito in
partenza!»
S’incamminò
spedito su per il sentiero sterrato che attraversava l’intera isoletta,
tendendo al massimo i sensi, cercando di percepire anche il più flebile
cosmo.
Si lasciò ben
presto alle spalle il piccolo villaggio, addentrandosi in un bosco fitto,
dove persino la luce faticava a filtrare attraverso le folte chiome degli
alberi; non un rumore, non un suono: solo il fruscio del vento e il
battito del suo cuore lo accompagnavano in quella ricerca
indefinita.
Improvvisamente si
fermò; il silenzio si era fatto teso, pesante come un macigno: non
semplice tranquillità…l’assenza di rumori, né il canto degli uccelli, né
il frinire dei grilli, erano un avvertimento a non proseguire
incautamente, a non abbassare la guardia, a non
distrarsi…
Si voltò di
scatto, riuscendo a schivare appena in tempo un pugnale tridentato, che lo
mancò di poco, andando a conficcarsi in profondità nel tronco di un ulivo
secolare.
Prima che potesse
avere qualsiasi reazione, una voce raggelante lo raggiunse, dura e fredda
come il più aspro degli
inverni.
“Chi osa
addentrarsi in questo luogo?”
Una voce
femminile, ma disumana nella sua glacialità. Dopo un attimo di
smarrimento, Kanon si riscosse: aver timore di una donna, lui? Il suo
orgoglio avrebbe preferito lasciarsi annegare nella marea,
piuttosto!
“Dove sei?!”
replicò lui in risposta, recuperando lucidità e sangue
freddo.
“Rivela il tuo
nome, intruso, e se mi piacerà, forse ti dirò chi sono
io”
Un tono apatico,
privo di emozioni. Il cavaliere immaginò che dovesse essere il modo della
donna di esprimere il suo sarcasmo.
“So già chi sei,
Custode…non era quella la mia domanda. In ogni caso, la richiesta di una
donna precede sempre quella di un uomo, per galanteria…-enfatizzò su
questa parola, un un ghigno sbruffone che gli si allargò in viso- Gemini,
Gold Saint di Atena: è lei che mi ha inviato qui per
difenderti”
Ci fu un istante
di silenzio, poi la donna parlò di nuovo, mentre lui guardava in altro le
cime degli alberi, cercando di localizzarla; era furba, dovette
riconoscerlo: si spostava in continuazione senza fare il minimo rumore,
senza il minimo accenno di cosmo, rendendosi pressochè invisibile alla sua
vista; ma stavolta l’avrebbe
beccata.
“Gemini,
dici?”
«è qui in alto,
sopra di me!»
“Errore, sono
dietro te!”
Prima che il
ragazzo potesse muoversi, avvertì il contatto di una lama gelida sul
collo; che stupido, si era lasciato fregare come un
bambino!
“Hai riflessi
lenti, per essere un cavaliere d’oro del santuario” gli sussurrò glaciale
lei ad un orecchio. “Peccato che tu non lo sia,
vero?”
Kanon esclamò
stupito:”Eh? Ma che dici?!”
“Non prendermi in
giro, chiaro?!Hai scelto il cavaliere sbagliato come copertura:
sfortunatamente per te, il cosmo che emani è solo vagamente simili a
quello di Saga, saint di Gemini! Sei un altro di quei dannati demoni?!”
gli gridò la donna, ritirando il braccio per colpire e finirlo…In quello
stesso istante, il ragazzo agì, afferrandole la mano armata, e
proiettandola avanti a sé; tuttavia, non riuscì a sorprenderla del tutto,
e dovette ritrarsi appena in tempo per evitare un violento calcio
circolare diretto alla faccia; con un salto all’indietro la sua avversaria
recuperò la distanza, pronta a colpire di
nuovo…
“Eh così la
custode saresti tu?Non posso
crederci!”
Una ragazza, che
era tutto fuorchè una vecchia zitella, lo fissò di rimando, scrutandolo
guardinga. Kanon non poteva credere ai propri occhi: alta circa sul metro
e settanta, il fisico esile, abbronzato, i capelli lunghissimi, che
parevano d’oro, gli occhi verdi, come gli smerardi più
puri…
«è giovanissima!!»
pensò il ragazzo, sorpreso dalla forza con cui era stato attaccato; ora lo
avvertiva nitidamente, un cosmo forte, splendente come le stelle del
cielo, folgorante come un lampo nel cielo cupo della
tempesta.
Quel confronto di
sguardi si protrasse per diversi istanti, fin quando non fu lui ad
interromperlo:”Ebbene, hai perso la lingua?O ti sei appena accorta di aver
commesso un madornale errore?”
Per tutta risposta
lei fece un cenno di disprezzo con la testa:”Lo risconosco, non sei un
demone, ma di certo non sei il cavaliere di Gemini, che conobbi anni or
sono; certo, in aspetto non siete dissimili, ma tu non sei Saga; quindi, o
mi dici chi sei, o ti ammazzo”
Una minaccia
pronunciata con tono indifferente, come se stesse dicendo ‘mi siedo a
mangiare’, ma comunque pericoloso; non scherzava, e non era avversaria da
poco.
“Parli bene,
amazzone, io non sono Saga, per quanto possa assomigliare a mio fratello:
è Kanon il mio nome celeste” rispose il cavaliere, scrutandola nuovamente
negli occhi, aspettandosi l’ovvia reazione, che però non
avvenne.
“Il suo gemello…un
rinnegato privo di scrupoli, a detta di Saga stesso” fu l’unica cosa che
disse la ragazza, come al solito con tono
apatico.
“E dimmi, da
quando tu porti le vestigia di Gemini, Kanon?Dov’è tuo fratello?” domandò
poi, mostrando un po’ più
d’interesse.
“è morto tempo
fa…tre anni sono da poco
passati”
«e di chi è la
colpa della sua morte?»
Ancora. Ancora una
volta la sua coscienza che non gli dava
pace.
“Capisco. Mi
dispiace” fu il solo commento. “E così sei tu quello che ha ricevuto
questa missione”
“Sì, mi è stato
detto che sei stata attaccata, e che sei la custode dell’unico mezzo con
cui sia possibile ritrovare Xaria…ma non ho capito cosa…”cominciò Kanon,
ma lei l’interruppe.
“Non qui. Ti
spiegherò tutto quando saremo al sicuro nel mio rifugio; gli alberi hanno
molte più orecchie di quanto non
sembri”
“D’accordo”
Senza aggiungere
altro, la giovane amazzone gli fece cenno di seguirla lungo il sentiero
che si addentrava sempre di più nel bosco; dopo pochi passi però, lui la
fermò.
“Almeno potrei
sapere il tuo nome?” domandò
Kanon.
Lei lo guardò di
sfuggita, solo per un istante, per poi voltarsi e rimettersi a
camminare.
“Kora…il mio nome
è Kora” rispose la ragazza, gettando oltre le spalle i lunghi capelli
biondi.
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Capitolo 4 *** 4*: TRUST ***
raga
Capitolo IV :
Trust
Camminarono a lungo, in
silenzio, lungo quel sentiero che s’inoltrava sempre di più nel fitto della
boscaglia; lei lo precedeva, mantendendo una distanza di quattro, cinque passi,
la mano destra posata sotto l’elsa della katana che teneva cinta al fianco. Un
monito chiaro e preciso: al minimo accenno di pericolo, si sarebbe ritrovato
contro l’acciaio implacabile di quella lama puntato alla
gola.
«Curioso…è di origini
greche, tuttavia utilizza una spada giapponese…» pensò Kanon, prima di
domandarle:”Manca ancora molto?”
Lei si voltò,
scoccandogli un’occhiata fugace, ma penetrante:”Manca il tempo sufficiente che
occorre per arrivare al mio rifugio…cavaliere” Kora aggiunse quell’ultima parola
con una particolare enfasi, che al ragazzo non piacque…possibile che lei
sapesse?…
«Ma che dico, non mi
conosce nemmeno!
Però conosceva
Saga…
E
allora?
E se ti trattasse così
perché è a conoscenza del tuo
passato?»
“Siamo
arrivati”
La voce perentoria di
lei lo riscosse; sorpreso, s’accorse d’essere in una radura dove, praticamente
nascosto dalle piante che, inselvatichite, ne avevano preso possesso, sorgeva un
templio come mai ne aveva veduti: a pianta circolare, costruito su due livelli
culminanti con una cupola semisferica e un lucernario a torretta, alto si e no
cinque metri e di un diametro di poco più di 8 metri. Niente a che vedere con il
maestoso Partenone, o le Dodici Case del Grande
Tempio…
“Scusa, ma cosa dovrebbe
essere?”non potè fare a meno di domandare stupito
Kanon.
“Secondo te?Non lo
vedi?Sei capace di farmi domande sensate, o no?!” replicò glaciale la ragazza,
mentre saliva gli scalini ripidi che conducevano all’ingresso del
tempietto.
Un moto d’ira scosse il
cuore del cavaliere, che mai prima d’ora aveva conosciuto una persona tanto
scostante.
S’impose di rimanere
calmo e di non fare il suo gioco: lei puntava a farlo innervosire, non le
avrebbe dato quella soddisfazione.
L’interno del templio a
tholos(è così ke si kiama qst tipo di edificio a pianta circolare), era buio e
umido, tuttavia, non appena la ragazza varcò la soglia della saletta centrale,
una serie di bracieri si accese
sfavillando.
«Che posto è mai
questo?»
Intravide, posta in una
nicchia, l’effige marmorea di una divinità femminile vestita con un lungo peplo,
ornata da una corona di fiori, e reggente in mano un falcetto, che non riuscì ad
identificare.
“Vuoi muoverti, o
preferisci restare lì tutta notte?” gli disse Kora, con sottile
ironia.
«Prima ammazzo lei, poi
uccido Milo e le sue idee idiote»
Kanon la seguì su per
una serie di stretti gradini in legno, nascosti dietro un tendaggio purpureo,
altra unica decorazione di quello strano santuario.
Il livello superiore del
templietto era completamente diverso da quello inferiore, buio e
freddo.
La ragazza doveva
essersi nascosta lì da diverso tempo, dato che la piccola sala circolare sotto
la cupola l’aveva allestita quasi come un comunissimo
monolocale.
In un angolo c’era
un’amaca con dentro un sacco a pelo, ed esattamente accanto, uno scatolone
rovesciato fungeva da comodino. Il resto della stanzetta era occupato da un
tappeto che copriva buona parte del pavimento, e da una serie di armi
accuratamente disposte su una rastrelliera di legno appoggiata ad una colonna;
infine, un grande punchiball era appeso con un gancio ad un anello di ferro che
pendeva dalla cupoletta interna del
lucernario.
“Vedo che, per essere
un’esiliata, ti tieni al passo coi tempi” non potè fare a meno di commentare
Kanon, notando il computer portatile posato su un altro scatolone di cartone,
che probabilmente fungeva da tavolo. Poco più in là, scorse uno strano oggetto,
coperto da un telo blu; all’inizio pensò si trattasse dell’ennesima scatola
usata come mobilio, ma poi vide uno strano sfavillio riflesso sul pavimento,
come un oggetto metallico colpito dalla luce. S’avvicinò, incuriosito, e fece
per scostare il velo, ma si ritrovò con la lama di una spada puntata alla sua
gola.
Kora gli era comparsa
dal nulla dinanzi, sfoderando la
katana.
“Non essere invadente”
gli disse, con voce bassa, non come se avesse timore che venisse scoperto quel
segreto, ma ben conscia del fatto che lui si sarebbe sforzato di captare ogni
sua sillaba.
“Cos’è quella
cosa?”chiese Kanon, con fare indagatore. Possibile che quello strano oggetto
fosse un…
“Niente che ti
riguardi”
I suoi occhi verdi si
specchiarono negli zaffiri color indaco di lui, richiamando, esigendo, un
confronto.
«Crede forse
d’intimorirmi?Che mocciosa bizzarra…»
“Metti via quella spada,
o mi costringerai ad agire di coseguenza…piccola” fece il ragazzo,
sarcastico.
“Uhuh, e dovrei aver
paura di te?” replicò la ragazza,
ridacchiando.
Kanon le afferrò il
polso sinistro ma, prima che potesse disarmarla, lei lasciò andare la katana e
si liberò dalla presa, colpendolo con un calcio rovesciato al torace; quindi,
con una serie di capovolte all’indietro, raggiunse l’altro capo della saletta,
atterrando in posizione di guardia.
Il cavaliere era rimasto
sorpreso da quella reazione.
«Sarà anche una
mocciosa, ma se la cava bene a combattere: è veloce e agile, fatico a
discernerne con anticipo i movimenti»
Si rialzò da terra,
ridendo:”Sei brava, lo riconosco, ma non sono venuto fin qui da Atene per darti
una lezione. Piuttosto vedi di dirmi chi sei, cosa ti è successo e cosa sai di
Xaria, o non potrò aiutarti”.
Stavolta fu lei a
ridere:”Tu, darmi una lezione?E dimmi, cosa ti fa anche solo minimamente credere
che io risponderò ai tuoi quesiti?”
Un ghigno comparve sul
viso di Kanon, mentre tendeva la mano davanti a sé, mostrando un piccolo
medaglione d’oro, di forma circolare, chiaramente mancante di diversi
pezzi.
“Questo,
direi”
Kora si portò
immediatamente la mano al collo, accorgendosene solo in
quell’istate.
“Quando…?”balbettò
stupita.
Gemini alzò le
spalle:”Tsk, dovresti stare più attenta ai tuoi gingilli: a quanto so, questo
medaglione farebbe gola a molti…”
Gli occhi della ragazza
si ridussero a due fessure, mentre sibilava:”Ridammelo
immediatamente”
Fu il turno del giovane
di replicare, con voce fredda:”Non prendo ordini da te. Rispondi alle mie
domande”.
Esasperata, la ragazza
sbuffò, facendogli cenno di sedersi su uno dei cuscini sparpagliati sul tappeto.
Fuori era ormai calata la notte, e nessuno dei due aveva ancora
mangiato.
Kora prese da una borsa
termica due scatolette di tonno, passandone una a Kanon, insieme ad un panino e
ad una lattina di aranciata.
“Ma che servizio di
lusso…”commentò lui, beccandosi un’occhiata
truce.
“Allora, vuoi ridarmi il
medaglione?” fece lei, sedendosi incrociando le gambe e cominciando a
mangiare.
“No, finchè non rispondi
alle mie domande”
“Uffa, sei
ripetitivo!”
“E tu sei una mocciosa,
di cui per giunta conosco solo il nome, ammesso che sia vero” ribattè il saint,
aprendo la sua lattina.
La ragazza lo fissò,
seccata:”Kora è il mio vero nome, e sei pregato di chiamarmi così,
chiaro?”
“E tu allora vedi di
fare altrettanto: sei stata tu la prima ad essere scostante, Kora. Voglio sapere
chi sei: mi hanno affidato qualcuno da proteggere, vorrei conoscerne i motivi”;
gli occhi di Kanon si specchiarono in quelli della
biondina.
Lei rabbrividì: c’era
qualcosa di pericoloso, dietro quegli zaffiri, qualcosa di latente e nascosto,
che riusciva vagamente a percepire.
«Chi sei, cavaliere?»
avrebbe desiderato domandargli, invece di essere costretta a parlare di
sé.
“Suppongo che Saori ti
abbia già spiegato di Xaria, e delle mie
origini…”
“So della lancia e della
sua padrona divina…e che tu sei una delle ultime amazzoni sopravvissute…”
rispose Kanon, annuendo.
“Errato, io sono l’unica
ancora in vita; la mia stirpe discende da oltre mille generazioni da Pentesilea,
custode di Xaria. Di madre in figlia ci si tramanda il segreto del cristallo, e
i poteri. Viviamo nascoste, per timore che qualcuno tenti di nuovo di
conquistare la lancia di Demetra…”
“Di
nuovo?”
“Potrei farti un elenco
lunghissimo di guerre scatenate per il possesso di Xaria, sia umane che
divine…duecento anni fa, Hades ha quasi scoperto il nascondiglio dell’arma, ma
l’intervento della mia signora lo ha impedito” spiegò
Kora.
Kanon parve non
capire:”La tua signora?”
“Demetra, signora delle
messi e genitrice divina delle Amazzoni…Vedi, quello che voi saint di Atena non
sapete, è che l’ultima guerra contro il sovrano dell’Averno, è stata vinta
grazie anche alle mie antenate, che si schierarono al vostro fianco…ma dubito
che al Grande Templio si prestino i dovuti onori a gesta compiute da
donne”
“E qui sbagli, le
sacerdotesse guerriere…”
“Kanon non farmi ridere:
so benissimo che sono plurisottovalutate…e non ho mai capito la stupida regola
di portare la maschera: forse il timore maschile che, durante un confronto, una
di esse potesse sconfiggere un cavaliere?Allora sai che infamia, una donna che
batte un uomo…”
Il saint di Gemini
scosse la testa:”Non sono venuto qui a discutere di tradizioni. Dimmi chi o cosa
ti ha attaccato, e dov’è…la tua
famiglia…”
Non seppe perché, ma
quella domanda gli sorse spontanea.
Un’ombra parve oscurare
il viso di Kora:”Io…non ho famiglia…sono stata trovata in fasce, abbandonata su
quest’isola…non so chi siano i miei veri genitori, né m’interessa saperlo…Venni
trovata, per casualità o per fortuna, ciò ancora non l’ho capito, da Asteria,
un’amazzone sopravvissuta all’ultima guerra sacra di duecento anni
fa…”
“Devo smentirti che
Hades quella volta non fu battuto…l’hanno…l’abbiamo sistemato, poco più di
quattro mesi or sono” la corresse Kanon, e lei parve sorpresa da quella notizia,
ma non chiese nulla.
“Per quanto riguarda chi
mi ha attaccato, non lo so nemmeno io cosa fossero. Adesso ridammi il
medaglione”
Il cavaliere si stupì di
come lei avesse abilmente sviato il discorso, riassumendo il suo atteggiamento
freddo e distaccato.
“Ho detto che te l’avrei
ridato solo se tu avessi risposto alle mie domande!”
”E io t’ho detto di non
essere impiccione: non chiedermi niente di personale, e io mi limiterò a non
chiedere nulla…sul tuo passato” ribattè dura Kora, facendo per
alzarsi.
Kanon avvampò, e le
afferrò bruscamente il braccio destro, strappandole un
gemito.
“COSA VORRESTI
INSINUARE?!”
SCIAFF!
Uno schiaffo lo colpì in
pieno viso, e Kora ne approfittò per riprendersi il
medaglione.
La bionda si alzò in
piedi, fissandolo con occhi freddi, taglienti come
spade.
“Io non insinuo niente,
ma rammenta una cosa, se vuoi andare d’accordo: non toccarmi. E un’altra cosa:
se solo mi accorgo che mi stai giocando uno dei tuoi tiri, sappi che sei
finito”
Il cavaliere si alzò a
sua volta; era curioso ed inquietante vederli fronteggiarsi così, lui che la
sovrastava di almeno dieci centimetri, il fisico forte ed allenato, gli occhi
color indaco che dardeggiavano lampi di rabbia mal repressa, e lei, minuta,
all’apparenza fragile e delicata come una bambola di porcellana, i capelli che
parevano fatti dell’oro più puro, gli occhi che silenziosamente parevano
sfidarlo.
“Cosa diavolo stai
dicendo?”
Un sussurro. Le parole
scandite una per una, intervallate ciascuna da una pausa che accresceva il
pathos, peggio di un urlo di rabbia, peggio di una minaccia, espressa già dallo
sguardo pericoloso di Kanon.
E Kora, che se ne stava
lì, le braccia strette lungo i fianchi, le piccole mani chiuse, per nulla
intimorita, gli rispose glaciale:”Hai capito benissimo, Kanon dei Gemelli. Sei
avvertito: una sola mossa azzardata, e me la paghi. Perché se provi a fregarmi
io, a differenza di Julian Kevines, ti ammazzo”.
La biondina si allontanò
verso quello che inequivocabilmente lei si era designata proprio angolo di
stanza e quindi territorio off-limits, lasciandolo lì, impietrito, con le parole
appena scandite che si mischiavano alla voce di Doko, e a quella del
fratello…
«Io non mi fido di un
demone come te»
Fine
capitolo!
Triste?Spietato?
Lo so, questo chapter vi
avrà fatto salire la pressione al massimo, e fatto immancabilmente
pensare:”Perché Kora è
così…(censura!)?!”
Bè, gente mia, con 1
tipo come Kanon ke volevate, una ragazza tutta melessaggini e sorrisini? In
seguito vi saranno chiare molte più cose, e anche l’atmosferà si
rilasserà…forse…muahah
Grazie a
One-Winged-Angel88 e Rekka-Chan x le
recensioni!
Mizar89
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Capitolo 5 *** 5*: DANGEROUS ***
raga
Capitolo V:
Dangerous
La luce calda del sole del primo mattino filtrava dalle
finestrelle del lucernario, colpendolo in pieno volto. Si rigirò nel sacco a
pelo, alla ricerca di quel riposo che la notte appena trascorsa gli aveva
negato; aveva trascorso parecchie ore in dormiveglia, incapace di dormire,
parole e voci che gli risuonavano nella mente, ricordi tormentati peggiori di
qualsiasi incubo. Inutile, ormai era tempo di destarsi.
Aprì gli occhi,
socchiudendo le palpebre, ferite dalla luce abbacinante quindi, fece scorrere la
lampo del sacco a pelo; rimase per qualche istante così, sdraiato, la mano che
schermava il suo sguardo, ad osservare il soffitto intonacato della cupola
interna.
Possibile che, ciò che
era accaduto il giorno prima, fosse
reale?
«Non è stato un
sogno…»
Guardò verso l’angolo
dove vi era appesa l’amaca, sorprendendosi di trovarla
vuota.
Si alzò,
stiracchiandosi, rassegnato a dover affrontare inevitabilmente una serie di
problemi, di cui il pricipale restava
lei.
«Kora…»
Dov’era finita quella
ragazza insopportabile, quella mocciosa che aveva avuto la sfrontatezza di
parlargli così…
Ora che ci faceva caso,
oltre alla mocciosa era sparito pure quello strano contenitore di metallo che
aveva notato la sera prima.
«Mi pare impossibile, ma
quello sembrava avere tutta l’aria di una custodia per cloth…ma sicuramente
Saori me ne avrebbe informato, se Kora fosse stata in possesso di una delle
ottantotto vestigia dello Zodiaco…avrò visto
male»
Kanon s’infilò una
t-shirt smanicata pulita, riponendo poi gli abiti del giorno prima nello zaino;
solo allora notò un piccolo foglio di pergamena posato sopra di
esso.
Lo dispiegò, leggendo
una calligrafia sottile e minuta.
-Non contare sulle mie
scuse. Sono andata in paese a ritirare i rifornimenti settimanali, e non ho
intenzione di rincasare prima di mezzogiorno. Stamane è arrivato un falco con un
messaggio per te, non so di chi sia e non m’interessa, ma prega i tuoi compagni
di comunicare con te in maniera meno appariscente, ho già grane per conto mio,
senza che la gente scopra dove abito; comunque, te l’ho lasciato sul tavolo di
marmo prima delle scale. Se vuoi mangiare, guarda nella borsa termica.
Kora-
Rilesse più e più volte
quelle righe gelide, distaccate, finendo coll’accartocciare il foglio in un
gesto di rabbia.
«Quella cretina! Ha
chiesto d’essere protetta, poi prende e sparisce!Bè, non sarò certo io ad andare
a cercarla, questo è poco ma sicuro!E adesso vediamo che novità ci sono, perché
davvero, comincio a rimpiangere
Atene!»
Attraversò a passi
svelti la sala, trovando un secondo rotolo di pergamena, ancora sigillato,
posato su un basamento di marmo che un tempo doveva fungere da altare o
simili.
Riconobbe la calligrafia
ordinata di Milo.
-Ehilà canaglia, come te
la passi?Già fatto conquiste?Oh, se conosci qualcun’altra, pensa anche a me!
D’accordo, passo alle cose serie: lady Saori ha scoperto che ciascun singolo
pezzo del medaglione è un’indizio per trovarne un altro e, con tutti e cinque,
si arriva a Xaria. Non mi chiedere come funzioni la questione, forse ci sono
enigmi da risolvere…tu parlane con la “tua ragazza”, ok? Io sono a Roma con
Aiolia, ci sono stati un sacco di attacchi alle persone ma, né la polizia né noi
riusciamo ad arrivare a capo di qualcosa. Spero a te vada meglio. Cerca di non
farti ammazzare, Milo di Scorpio-
Kanon non potè fare a
meno di trattenere un sorriso.
«Guarda, va tutto a
meraviglia!Sono rispettato, ben
trattato…»
Ridivenne di colpo
serio. Possibile che…
Scese di corsa le
strette scale di legno, uscendo fuori dal
tholos.
Era stato solo per un
attimo fugace, eppure aveva percepito un tremito nel
cosmo.
Un’aura nera come
l’ebano era apparsa, per poi scomparire immediatamente; e ciò poteva significare
solo una cosa: guai.
Camminava, a passo
sostenuto, le mani in tasca, giù per il sentiero tortuoso che attraversava
l’intera isola; la nave che doveva giungere in paese coi rifornimenti di
vettovaglie aveva avuto problemi, e non avrebbe attraccato prima
dell’indomani.
«Dannazione, per fortuna
ho ancora delle scorte, però è la seconda volta questo mese che ritardano le
consegne!»
Appurato ciò, aveva
gironzolato un pochettino per il porticciolo, osservando con poco interesse le
imbarcazioni di turisti che erano soliti attraccare per godersi per qualche ora
le bellissime acque di Kastos; sabbia fina e mare limpido e cristallino da fare
invidia anche alle Bermuda(ci voglio andare, ma ci girano tante di qll voci…ora
ke ci penso…nn c’era una tecnica di Kanon ke conduceva in quella dimensione?Mi
offro volontaria per sperimentarla…waaaah, voglio tornare al
mare!!!ndMiz).
Tuttavia, in tutti
quegli anni lei aveva imparato ad apprezzare la solitudine a cui era costretta,
e spesso e volentieri, rifuggiva dinanzi a tutta quella gente, preferendo
rifugiarsi nella tranquillità delle calette rocciose dell’isola, di cui
probabilmente era l’unica a conoscerne la locazione
esatta.
Un luogo ideale per
nuotare in pace, rilassarsi, riflettere…e
allenarsi.
«Ma tu guarda che razza
di idiota doveva capitarmi come “guardia del corpo”!» pensò Kora con rabbia,
mentre correva sul bagnasciuga, impugnando la sua katana con la mano sinistra,
provando degli affondi a vuoto.
Un passaggio più
compleso degli altri, una rotazione su sé stessa per portare un calcio al viso
di un impotetico avversario, e uno scambio
d’impugnatura…
“Ahi!”
La spada cadde
pesantemente a terra, mentre Kora si stringeva il braccio destro con un
gemito.
Maledizione! Quella
ferita non voleva saperne di guarire, e quel cretino non aveva certo migliorato
la situazione, afferrandole bruscamente il polso la sera
prima.
«Gli ho tirato uno
schiaffo…davvero gli ho detto tutte quelle cose?Bè, fatti suoi: fa tante domande
a me, e pensa che io non sia al corrente di ciò che ha combinato?Saori mi aveva
avvertito del suo arrivo, e mi ha assicurato che s’è ravveduto. Ma io sento che,
dietro quella faccia d’angelo, nasconde l’animo di un demone. In fondo, io e lui
non siamo poi così diversi…»
Rigirò il medaglione
incompleto tra le dita, osservandolo.
Tante storie per quel
piccolo gingillo innocuo…era stata la sua maledizione da quando ne era nata…non
conosceva i suoi genitori, ma sicuramente la madre naturale doveva essere
un’amazzone, che le aveva affidato quell’oggetto significativo, per poi
lasciarla alle cure di una compagna d’armi…Asteria…era stata una madre per lei,
molto più di quell’ingrata che le aveva dato la vita, abbandonandola così, su du
piedi, come un giocattolo rotto. E poi, Spyros…un fratello, anche se non li
legava alcun vincolo di sangue…una vita felice, anche se isolata nella
solitudine di Kastos…fino a quel dannato giorno. Il giorno in cui lei era
morta…
Si alzò in piedi,
scrollandosi la sabbia di dosso e recuperando la
spada.
“Se c’è una cosa che
odio, è l’essere spiata” disse, con tono
freddo.
Una risata maligna, e un
figura apparve alle sue spalle, in un fluttuare di
vento.
Lunghi capelli, neri
come la pece, labbra color sangue, occhi dello stesso colore, e un’armatura
sottile ma resistente che ne ricopriva il corpo. Due ali nere, piumate,
spuntavano dalla sua schiena, ripiegate su sé
stesse.
Un ghigno stampato in
faccia, che prometteva solo guai.
“Ne è passato di tempo,
Kora…sei cresciuta, dall’ultima volta che ti ho vista” fece la strana creatura,
che oltre al fisico pareva non avere nulla di
umano.
“Tsk…proprio vero che
chi non muore si rivede, Desdemona. Sospettavo foste di nuovo voi, come sempre,
del resto” replicò la biondina,
sarcastica.
“Oh, quanto sei
scortese…e pensare che io ero venuta qui a trovarti di persona sperando di farti
un piacere, mon amie”
Kora socchiuse gli
occhi:”Risparmiati certe battute, mostro. Non sono di buon umore, oggi. Dimmi
cosa vuoi, o ti ammazzo”
Desdemona rise,
mostrando una dentatura bianchissima in cui spiccavano due lunghi canini
appuntiti.
“Orgogliosa come una
vera guerriera amazzone…ma ti rammento che sei anche l’ultima rimasta di quella
stirpe. Sai già cosa voglio: consegnami la chiave del sigillo, ed io eviterò che
vi estinguiate per sempre”
“Mi stai dicendo
educatamente che se obbedisco non mi uccidi?Interessante…ma non scendo a patti
con una della tua risma!”
La bionda si lanciò
contro la nemica, la spada pronta a colpire, sferrandole un gran fendente;
tuttavia, Desdemona schivò all’ultimo, scomparendo in una folata di fumo nero e
riapparendole alle spalle.
“Pessima decisione,
mocciosa”
Un pugno violento la
colpì in piena schiena, scaraventandola parecchi metri più in là, rotolando
nella sabbia rovente. S’avventò su di lei, trafiggendola con gli artigli colmi
di veleno. La giovane si ritrovò
paralizzata.
“Sai, Kora, mi hai
proprio deluso…in fondo, un tempo combattevamo sotto la stessa
bandiera…”
“Taci mostro!- ribattè
la ragazza, rialzandosi dolente- Le amazzoni non hanno mai appoggito la vostra
sporca causa!AH!”
Desdemona l’aveva
agguantata con una lunga mano artigliata per il collo, sollevandola di
peso.
“Sbagli, mocciosetta: o
forse non sai della tua cara
mammina?”
“Co-cosa
c’entra…Asteria…?” mugolò la ragazza, il fiato che cominciava a
scarseggiare.
“Quella stupida?No, io
parlo della tua madre naturale…quella bastarda che ha avuto la brillante idea di
metterti al mondo e di tradire la nostra signora!Non dirmi che l’avevi
dimenticato! Non importa, morirai nell’ignoranza! Ma prima questo lo prendo
io!”
Strappò dal collo della
giovane il medaglione dorato, poi gli artigli della mano del mostro si
allungarono come sottili lame, pronte a richiedere il loro tributo di
sangue…
“GALAXIAN
EXPLOSION!!!”
Un colpo d’indicibile
violenza le investì, scaraventandole una lontano
dall’altra.
“Chi ha osato?!” gridò
furibonda Desdemona, l’armatura fumante e vari tagli comparsi sul viso e sulle
braccia.
“Io”
Un guerriero era apparso
sulla spiaggia, rifulgente nella sua armatura dorata illuminata dal
sole.
“Tzè, a giudicare dal
tuo cloth, devi essere un gold saint di Atena…questa mocciosa stavolta ha fatto
le cose in grande…” commentò la donna, beffarda, prima di guardarlo bene e
trasalire. “Aspetta un attimo, io ti conosco, bastardo!Tu sei quello che l’altra
volta mi ha quasi ucciso!Maledetto, me la pagherai per quell’affronto e per
questo!”
Kanon dovette difendersi
dall’attacco impetuoso della guerriera; alla fine riuscì ad allontanarla con un
pugno violento, potendo riprendere
fiato.
“Certo che avete un po’
tutti la mania di confondermi con mio fratello Saga…però io, a differenza di
lui, non lascerò l’opera incompleta!Preparati a morire, chiunque tu sia! GOLDEN
TRIANGLE!”
Il ragazzo concentrò
nelle sue mani una sfera di energia, generandone poi altre due identiche, a
formare i vertici di un triangolo. Dal suo centro, ne scaturì un vortice che
attirava tutto a sè, come un buco
nero.
Desdemona rise:”Non così
in fretta, cavaliere dei gemelli!Per ora ho ottenuto ciò che volevo: la chiave
del sigillo ce l’ho io!”
Spiegò le ampie ali,
reggendo in mano il medaglione e volando nel cielo improvvisamente nero,
scomparendo.
«Maledizione!!»
Kanon corse verso Kora,
riversa a terra, sulla sabbia. La rigirò, temendo per un attimo che fosse
morta.
Con
sollievo(«Sollievo?Ho provato davvero questo?») s’avvide che, seppur malconcia,
era viva.
“Svegliati
stupida!”
Si sentì scuotere,
richiamata alla lucidità…basta perdersi in quel buio che l’avvolgeva…doveva
reagire…aprì gli occhi, incrociando due occhi azzurri che ben
conosceva…
“Saga…che ci fai qui…mi
hai salvata…come l’altra
volta…”mormorò.
“Cerca di connettere
quel cervello, stupida!T’ho già detto che io sono Kanon, non
quel…”
«Sinceramente non so
nemmeno io se definire mio fratello geniale o idiota, ma
pazienza…»
La ragazza si mise a
sedere con fatica, realizzando solo in quell’istante che si trovava tra le
braccia di quel ragazzo di cui non si fidava, che aveva preso a schiaffi la sera
prima e eccetera…
“Lasciami immed…”gridò,
ma non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò sollevata di peso,
sbattuta contro la parete rocciosa della
scogliera.
“AHI! Ma sei
impazzito?!”
“Sta zitta! Mi hai
davvero rotto adesso! Sei la persona più indisponente che io abbia mai
conosciuto, dopo quello che mi hai detto, potevo anche lasciarti morire,
cretina!Te ne sei andata in giro da sola, nonostante ti avessero già attaccata,
e ti sei fatta fregare il medaglione!Lo sai che significa questo?!”
Il tono furibondo di
Kanon la travolse in pieno, facendole balzare il cuore in gola; fortunatamente,
riuscì a mormorare: “Il medaglione ce l’ho
io…”
Il ragazzo la fissò,
ancora tenedola schiacciata con un braccio solo contro la
roccia.
“Che
cosa?”
Kora sollevò una mano
tremante, cercando di scostare il suo braccio che le serrava il collo in una
presa d’acciaio, afferrando una piccola catenella d’oro a cui era attaccato un
sacchettino di stoffa.
Il cavaliere capì:
quello che lui le aveva preso la sera prima, ovvero ciò che aveva appena rubato
Desdemona, altro non era che un semplice portaritratti di
bigiotteria.
I suoi occhi
s’incontrarono con quelli della ragazza: non faceva più la spavalda, come la
sera prima; poteva leggere una paura latente nel suo
sguardo.
Ritirò il braccio che la
immobilizzava, ma dovette riafferrarla immediatamente per evitare che crollasse
svenuta nella sabbia; solo allora s’accorse delle profonde ferite che le
solcavano la schiena, sotto gli squarci della
maglietta.
Doveva essere curata, e
subito.
La sollevò, stavolta con
delicatezza, avvolgendola nel mantello dell’armatura, udendola mormorare:”In
fondo, non sono così sprovveduta”
«No che non lo sei. Ho
letto la paura nel tuo sguardo. Ma non era paura di me…quali ombre nascondi nel
tuo cuore, Kora? Quali segreti celi, dietro quel viso d’angelo?Anch’io ora ho
paura…timore che sentimenti che avevo obliato, persi in quel passato lontano,
prima di Atene, prima di Sunion, prima che il demone nascesse in me, possano
tornare…sei pericolosa, Kora”
Fine
chappy!
Ok romanticone, che
volevate, subito il bacio?Eh no, che, poi x i prossimi capitoli ke faccio,
neh?
Mica è una VM18, quindi,
non fatevi strane idee…anche perché risulterei banale nelle descrizioni(e potrei
farmi venire idee strane a proposito del bel compagno di karate di cui sono
pazzamente cotta…muahah)
Cmq nel prossimo chappy
ci saranno le dovute spiegazioni...quali segreti nasconde
Kora?
Grazie a tutti per
|
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Capitolo 6 *** 6*: DON'T FORGET ***
raga
Capitolo VI: Don’t
Forget
Buio. Un rumore idefinito in lontananza. Sola, avvolta nelle tenebre,
nell’oscurità che da tempo le attanagliava il cuore; ma c’era qualcosa che non
riusciva a spiegarsi, che le impediva di abbandonarsi all’oblio. Lo percepiva
nell’aria, una vibrazione, un’eco lontana che la raggiungeva nella sua remota
solitudine…
…Time…time…time…
Time won’t
leave me as I am…
But time won’t
take the boy out of this man…
Oh, you look
so beautiful tonight, in the city of blinding
lights…
Una
melodia dolce, trasportata dalla brezza leggera e accompagnata dal sussurro
delle fronde degli ulivi e dal mormorio sommesso del mare.
Socchiuse gli occhi, in quella notte illuminata dal riverbero guizzante
del fuoco di un braciere.
…The more you know, the less you
feel,
some pray for
other steal…
Blessings are
not for the just who kneel, luckily…
Occhi del colore del mare, sfavillanti nel danzare delle
fiamme.
Occhi verdi, smeraldi preziosi in quel viso d’angelo, i capelli d’oro che
acquistavano riflessi tremolanti di rame.
Un’incontro di sguardi, nella pace di quel momento.
“Ti
sei svegliata, finalmente”
Semplice ironia, non scherno; per nascondere la paura provata al pensiero
di non rivedere mai più la vita scorrere su quel viso.
La
ragazza scosse la testa mettendosi a sedere di scatto sull’amaca ma, forse per
il gesto brusco, forse per sfortuna, forse perché su quelle dannatissime cose
ondeggianti bisogna muoversi con cautela, fatto sta che si ritrovò sul pavimento
freddo del tholos, dolorante.
Kora
imprecò sommessamente, cercando di rialzarsi; solo allora si rese conto di avere
indosso solo il costume da bagno a due pezzi che abitualmente portava sotto i
vestiti, oltre ad una serie di bende che le fasciavano gambe, braccia e schiena,
ad altezza di dove, per quanto rammentava, Desdemona l’aveva colpita coi suoi
artigli.
Arrossì ma, prima che potesse fare qualsiasi gesto, sentì qualcosa di
morbido avvolgerle le spalle… Una felpa calda…
“Quanto sei maldestra, Kora”
Il
rossore si diffuse ancor maggiormente sulle gote della giovane quando Kanon la
sollevò tra le sue braccia per riadagiarla sull’amaca.
“G-grazie…” mormorò la biondina, infilandosi in fretta la felpa, più
grande di lei di almeno tre taglie, senza riuscire a guardarlo in faccia “M-mi
hai salvata…”
“Non
ringraziarmi; se tu dovessi morire, le rogne me le beccherei io…e, come già hai
detto di sapere, ho abbastanza casini di mio senza dover avere anche te sulla
coscenza” replicò freddo il ragazzo, volgendo lo sguardo altrove.
“A-aspetta! Io l’altra sera…” fece per ribattere Kora, ma lui la zittì
con un cenno.
“Non
dire altro, per favore. Sei già stata abbastanza chiara”
«Ti
prego, non dire altro che possa farmi stare peggio di come mi sento
ora…»
Le
voltò le spalle, deciso a troncare la conversazione, ma lei lo trattenne
prendendogli un braccio con la mano destra, non riuscendo, ancora una volta, a
reprimere un gemito; a quel lamento, Kanon si voltò, leggendo negli occhi della
ragazza un muta supplica.
«Ascoltami…»
Sospirò, riavvicinandosi, guardandola mentre ritraeva lentamente il
braccio, stringendo gli occhi.
Le
si sedette accanto.
“Kora, ci ho fatto caso anche ieri. Impugni la spada con la sinistra, ma
tu non sei mancina; cos’hai fatto al braccio destro, per non riuscire quasi a
muoverlo?Non è una semplice frattura, per quello che ho visto medicandoti…”
«Cosa nascondi, Kora?»
La
giovane trasalì, colta impreparata a quella domanda. Lei voleva solo chiedergli
scusa, sarebbe già stato molto, non…rievocare quella storia che, in fondo,
sperava di aver dimenticato.
«Ma
non si può obliare il passato. Per quanto uno tenti, questo l’insegue
inesorabile come un’ombra, senza mai abbandonarlo…per quanto sia
doloroso…»
“Allora?” incalzò Kanon, deciso una volta per tutte a venire a capo di
quella storia di cui ignorava ancora troppe cose.
Per
un’attimo la biondina lo fissò con occhi tristi, per poi tornare a guardare il
vuoto.
“Vuoi dunque sapere che ne è stato del destino dell’ultima delle
amazzoni, cavaliere? Parlerò, perché ormai quella persona non esiste
più…”
«Ciò
che ero…ciò che amavo…lo persi allora…»
“Ma
sappi che non cerco e non voglio la tua pietà. Questa storia non merita altre
lacrime”
«Troppe ne sono già state versate»
(Flash Back)
Libera. Felice. Spensierata.
Il
sole della vita che risplendeva luminoso su di lei, nel fiore degli anni più
belli. Nessuna preoccupazione, nessun timore, nessun nemico da dover
combattere…non erano ancora giunti quei tempi bui.
Correva, allegra, nel giorno del suo compleanno, per le bianche spiagge
di Kastos, piccola perla nell’azzurro del Mediterraneo. Estate, il mare calmo,
il vento che le soffiava tra i capelli.
Un
giorno speciale, quello; dodici anni non si compiono tutti i giorni…E poi, sua
madre le aveva parlato di un regalo speciale…Correva, verso la caletta dove suo
fratello Spyros era solito andare a pescare.
“Fratelloneee!”
Chiamò un ragazzo sui sedici anni, alto, forte, i capelli castani, gli
occhi scuri, la pelle abbronzata, immerso fino alle ginocchia nell’acqua della
riva, intento ad armeggiare con una rete ingarbugliata.
Si
girò sorridendo, ritrovandosi dopo un secondo in ammotto, con la sorellina che
gli si era letteralmente tuffata in braccio.
“Kora, piccola peste…avevo appena sistemato la rete…” disse ridendo,
scostandole dalla testa le ciocche bagnate dei suoi bellissimi capelli
biondi.
La
ragazzina gli chiese:”Non sai che giorno è oggi, Spyros?”
Il
giovane fece finta di non ricordarselo.
“Veramente non saprei…è lunedì…”
Kora
gli fece una linguaccia:”è il mio compleanno!!!”
“Ah,
davvero?Questo vuol dire che sei abbastanza grande per cominciare a lavorare con
me?Da domani allora verrai qui a rammendare le reti rotte…eheh” replicò Spyros,
schizzandola con l’acqua.
“Neanche se mi paghi!”
Cominciarono una lotta a colpi di spruzzi, che termino solo diversi
minuti dopo, quando crollarono sfiniti sulla sabbia della battigia.
“Ok
peste…tregua” fece il ragazzo, asciugandosi gli occhi dall’acqua salata con una
mano.
“Ti
arrendi?Ho vinto io?” domandò la ragazzina, guardandolo negli occhi.
“Non
se ne parla!Siamo pari, ma per poco: domani ti stendo”
Risero entrambi.
“E
così oggi fai dodici anni…”
Improvvisamente il ragazzo si fece serio, mettendosi a sedere,
scrollandosi la sabbia dai capelli.
«Già
tutto questo tempo è passato…»
Spyros guardò la ragazzina; sì, era cresciuta, indubbiamente: era il
momento che conoscesse la verità…
“Dobbiamo andare…mamma ci aspetta per pranzo” disse il sedicenne,
alzandosi e tirando in piedi anche Kora, che lo guardò stranita: perché
improvvisamente il suo fratellone aveva cambiato atteggiamento? La sua voce si
era fatta seria, quasi triste…perché?
“Kora, hai le visioni ad occhi aperti? Muoviti: chi arriva ultimo lava i
piatti!” esclamò Spyros, mettendosi a correre lungo il sentiero che conduceva a
casa.
“ASPETTA!Canaglia, sei partito per primo!!!!!!”
No,
decisamente non era successo nulla: era il solito dispettoso di
sempre…
Il
tholos sorgeva in mezzo alla radura, nascosto, ma non invaso da piante e
sterpaglie. I marmi risplendevano alla luce del sole allo zenith, emanando un
bianco quasi abbacinante.
I
due sbucarono di corsa fuori dal sentiero, tra schiamazzi e risate:”Primo!” “Non
vale, hai barato, sei cattivo…”
Spyros zittì la sorella, mettendole una mano sulla bocca.
Aveva un’espressione preoccupata dipinta in viso.
«C’è
qualcosa che non va…»
Silenzio. Troppo. La natura era irrequita, e quello era un brutto
segno.
“Aspetta qui” bisbigliò a Kora, nascondendola dietro il tronco spesso di
un ulivo secolare; lei, testarda, fece per seguirlo.
“T’ho detto rimani lì, è un ordine!” le ripetè duro il
ragazzo.
Un
cosmo maligno aleggiava sopra il templio, pareva inghiottire l’intera
isola…
Un
bagliore nero, e si ritrovò schiacciato a terra, prima ancora di essere riuscito
ad avvicinarsi all’edificio.
“Dove credi d’andare, bello?”
Kora
rabbrividì, nascosta dietro l’ulivo.
Una
figura alata, longilinea e femminile all’apparenza, stava in piedi a pochi metri
da lei, un piede posato sul torace del fratello, immobilizzato, con il fiato
mozzato.
«Cos’è quel mostro?!»
“Spyros…dunque sei tu il figlio di Asteria…”
Il
giovane smise un attimo di dimenarsi, sorpreso:”Come…?”
Il
mostro alato rise:”So tutto di te moccioso: tua madre mi ha raccontato ogni
cosa…sai abbiamo fatto una bella chiacchierata…” schioccò le dita, e dal nulla
apparvero altre due sue compagne, non dissimili da lei, se non nelle armature
che portavano e nel colore dei capelli: per il resto, conservavano la medesima
pelle d’alabastro, gli stessi occhi, rossi come fiamme, e le enormi ali
ricoperte da piume d’ebano.
Reggevano tra le mani artigliate il corpo, ormai privo di vita, di una
donna dai lunghi capelli castani, sporca di sangue dalla testa ai
piedi…Asteria…era morta…
Torturata…. Quelli erano gli inequivocabili segni di una
tortura.
“MADRE!”
“Poverina non ha resistito molto…Se non vuoi fare la sua stessa fine,
dimmi dov’è quella mocciosetta che avete accudito in casa vostra, e che ha nome
Kora. Sono venuta qui per lei”
La
piccola, appiattità contro il tronco dell’albero, si sentì gelare il
sangue.
«Cosa…cosa vogliono…da me…»
“LASCIATE STARE MIA SORELLA!”
Gridò Spyros, recuperando improvvisamente le forze necessarie per
liberarsi.
In
un attimo, una luce azzurra balenò attorno al suo corpo, mentre il suo cosmo
bruciava; si scagliò contro i due demoni alati, facendo scaturire dalle mani due
spade fatte d’energia, con le quali colpì i mostri, uccidendoli
all’istante.
Adagiò il corpo della madre deceduta a terra, con una lacrima che gli
rigò il viso; tuttavia, non aveva tempo per disperarsi, non ora.
“E
adesso, tocca a te”; partì nuovamente all’attacco, ma il demone fu molto più
rapido di lui: con un battito delle ali nere, trafisse il corpo del giovane con
una raffica di piume che nulla avevano da invidiare a veri pugnali.
Spyros si ritrovò inchiodato ad un albero, le carni trapassate da parte a
parte, il corpo ricoperto da ferite, un rivolo di sangue che gli colava da un
angolo della bocca.
Kora
si rannicchiò ancora di più nel suo angolino, incapace di muoversi, di gridare,
di pensare.
La
guerriera si avvicinò al ragazzo, lo stesso sguardo famelico del lupo che ha
preso l’agnello in trappola, un sorriso sulle labbra sanguigne, che metteva in
risalto i bianchi canini appuntiti.
“Che
volevi fare, grande eroe? Pensavi forse di potermi sconfiggere così?Il mio nome
celeste è Desdemona, generale degli angeli neri”
Il
sedicenne trasalì.
“Vedo che il mio nome non ti è nuovo; questo vuol dire che conosci
perfettamente il motivo per cui sono qui. Parla, e avrai salva la
vita!”
Il
ragazzo sputò il sangue ai piedi del demone e disse, sprezzante:”Non tratto con
quelli della vostra risma. Sta lontana da mia sorella!”
L’angelo nero sghignazzò:”Sorella?Uhuh, avevo dimenticato quanto voi
umani possiate essere così…pateticamente sentimentali. Sorella…tu e tua madre
con quella mocciosa non avete nulla di che spartire. L’oggetto che custodisce
appartiene alla mia signora, di conseguenza anche lei è una sua proprietà. La
sua vera madre ha commesso il peggiore degli errori, cercando di nasconderla
alla mia regina!”
«Basta…» avrebbe urlato Kora, se solo le fosse rimasto un filo di voce.
Cos’era quel vortice di rivelazioni, notizie sconvolgenti ed emozioni che pareva
averla inghiottita in un oscurità senza confini?
“Mi
dispiace, ma la nera signora dovrà rassegnarsi: non avrà mai Xaria. La stessa
Demetra, che io servo, lo impedirebbe…”
“Degno figlio di un’amazzone, nobile e giusto…ma stupidamente umano. Gli
dei…non sono paragonabili a voi…e voi non avete il dono di comprenderli. Parli
della dea delle messi come un’esempio di giustizia…tuttavia, dopo che la figlia
le fu rapita dal sovrano del regno d’oltretomba, che cosa fece?Pianse, come una
bambina a cui è stata sottratta una bambola…non si curò minimamente di
patteggiare con il sommo Olimpio la restituzione della sua progenie! E la regina
non ha dimenticato: ha condannato alle tenebre eterne colei che le diede la
luce, la medesima oscurità di cui ora lei è sovrana! Soldato di Demetra,
preparati a raggiungere la tua dea nel più nero degli inferni!”
Prima che potesse rendersene conto, prima che potesse reagire, gli
artigli dell’angelo nero lo trafissero in pieno petto.
Un
gemito uscì dalla sua bocca, insieme ad un fiotto di sangue, mentre il suo cuore
dilaniato perdeva l’ultimo battito.
“Ko…ra…”
«Fratello!Non puoi…non puoi morire!»
Inorridita, lo vide esalare l’ultimo respiro per poi cadere riverso sul
terreno, esanime.
“Patetico mortale…” disse sprezzante Desdemona, rivoltandolo con un
calcio.
“NOOO!!!”
Kora
ritrovò la voce; improvvisamente, uscì fuori da suo nascondiglio e, afferrando
il sasso più grande che riuscì a trovare, lo scagliò contro le ali del demone,
che si voltò di scatto, infastidita.
“E
tu cosa vorresti fare?”
Il
tono gelido non impedì alla dodicenne di replicare, con tono rabbioso:”Sta’
lontana da mio fratello, mostro!”
Un
ghigno inarcò le labbra di Desdemona: non doveva più nemmeno far la fatica di
cercarla per tutti gli angoli di quella minuscola isola.
“Kora, è un onore: ti consegni spontaneamente?”
La
ragazzina strinse il medaglione che portava in bella vista, appeso sul collo,
nascondendolo con aria di sfida sotto la maglietta.
“Non
so che valore abbia per voi; ma mio fratello è morto difendendo me e
quest’oggetto…e io farò altrettanto!”
“Parole nobili che risultano stupide, in bocca ad una mocciosetta come
te!”
La
piccola capì di aver agito avventatamente, balzando allo scoperto, e lesta,
scelse l’unica strada che le restava: corse via.
O
almeno fu quello che cercò di fare, perché si e no dieci metri dopo, l’angelo
nero le si parò davanti, brandendo la grande spada che, fino a quel momento,
aveva tenuto nel fodero cinto al fianco.
Evitò per miracolo il fendente, ma non fu altrettanto fortunata con
l’artigilata che le trapassò l’intero braccio destro, e il calcio che la colpì
in piene costole.
Kora
rotolò nella polvere, i polmoni svuotati, un dolore infuocato che dal gomito
arrivava fino alla punta delle dita, come se al posto del sangue nelle vene le
scorresse acido.
Una
coltre di lacrime le appannò la visuale di Desdemona che le si avvicinava
progressivamente, la spada alzata, pronta a colpire.
“Spyros…”; invocò il nome del fratello, ben sapendo ch’era inutile. Il
corpo di Asteria, poco lontano, tra quello dei demoni uccisi dal ragazzo, e poi
quello del sedicenne. Vide il volto del fratello, riverso su quel terreno aspro,
sporco di sangue, i bellissimi occhi scuri ora vitrei, le mani che tante volte
le avevano scompigliato i capelli, o che l’avevano rassicurata stringendola a
sé, quando aveva paura, adesso abbandonate con il resto del corpo a quel sonno
di morte.
“Fratello…”
“Ancora che ti preoccupi per lui? Mocciosa, è la tua vita ad essere in
gioco! Ma siccome tieni tanto a lui, ti farò dono d’una morte rapida, per non
dover attendere a lungo sulla triste riva dell’Acheronte!”
La
lama risplendette alla luce del sole, prima d’abbassarsi, pronta a reclamare il
sangue della piccola…
C-CLAANG!!
La
spada risuonò sinistramente quando incontrò la dura terra sotto di sé, anziché
un corpicino vulnerabile; dal canto suo, Kora riaprì gli occhi, stupendosi
d’essere ancora viva.
In
salvo, stretta tra braccia forti e sicure. Socchiuse lo sguardo, abbagliato nel
fulgore di una luce dorata.
«Fratello?»
“Chi
diavolo saresti tu!?”
La
voce di Desdemona, gelida e minacciosa, la riscosse.
Capelli lunghi, color del cielo notturno. Occhi blu, come il mare
all’orizzonte. Un’armatura d’oro, un’energià calda, fortissima, che avvolgeva
entrambi.
Circa diciott’anni, un sorrisetto quasi presuntuoso sulle labbra, mentre
con un gesto elegante scostava il bianco mantello gonfiato dal vento oltre le
spalle.
Parlò con disinvoltura, con tono fermo, privo di timore:”Gemini, gold
saint della terza Casa ad Atene. Tu piuttosto, demone…cosa vorresti da questa
bambina indifesa?”
“Tsk…Atena ancora una volta s’intromette nei fatti degli altri dei. Io
voglio solo il medaglione che quella mocciosa porta al collo. Xaria appartiene
di diritto alla mia regina”
“La
tua ‘regina’, come la chiami tu, non ha nulla a che spartire con le Amazzoni.
Quell’arma non sarà mai destinata a lei. Vattene” replicò altrettanto duro il
cavaliere.
“Uh,
e dovrei forse aver paura? Togliti dai piedi: la Signora non vuole una guerra,
ma desidera solo ciò che le spetta di diritto e che quella maledetta della madre
le sottrasse, dopo averla obbligata a sposare Hades!”
“Dovrà rinunciare: da due secoli un patto di protezione vige tra l’erede
della casata di Pentesilea e Atena. Voi, angeli neri che nell’ultima Guerra
Sacra foste sconfitti nettamente sotto lo stendardo di Hades, ancora non avete
appreso la lezione impartita?!”
Desdemona digrignò i denti:”Non farneticare di cose che non capisci,
miserabile umano!Parli troppo, ma la bocca te la chiudo io!”
Si
scagliò contro il cavaliere di Gemini, concentrando il suo cosmo nero intorno
alla lama dell’enorme spada:”BLACK FEAR VERTIGO!”.
Una
sfera di luce nera volò a mezzaria, diretta contro il saint.
Il
ragazzo sorrise e, in una frazione di secondo, mise al sicuro Kora posandola a
terra, per poi deviare il colpo con una sola mano, come un’innocua palla da
baseball.
“Scusa, dovrei preoccuparmi di questo? Una tecnica così lenta ed
inconsistente non mette in difficoltà nessuno!E ora, pagherai per quello che hai
fatto alla famiglia di questa bambina! GALAXIAN EXPLOSION!”
Il
cosmo dorato di Gemini avvampò, investendo l’angelo nero in tutta la sua potnza.
L’esplosione di mille supernove…la forza stessa dell’universo era impressa in
quel signolo colpo.
Lo
avvertì Kora, mentre si copriva gli occhi nella luce accecante…
Un
urlo disumano.
“PER
ORA AVETE VINTO VOI!MA LA PAGHERETE PER QUEST’AFFRONTO!NEMMENO ATENA POTRÁ
SALVARE IL MONDO, STAVOLTA!”
Con
un ultimo grido, l’angelo nero svanì.
E
anche la sua mente si abbandonò all’oscurità.
Ritornò cosciente solo due giorni dopo quando, in un letto del piccolo
ospedale di Kastos, trovò al suo fianco lo stesso ragazzo che l’aveva salvata.
All’inizio si spaventò, non riuscende nemmeno a parlare, ancora scossa per
quello che le era accaduto. Tuttavia, il sorriso gentile del giovane la
rassicurò. Le disse che, per un po’ di tempo, non sarebbe stato prudente restare
lì; avrebbe vissuto ad Atene, al Grande Templio di Atene…fino a quando le acque
non si fossero calmate.
“E…mio fratello?”
Kora
riuscì finalmente a trovare le forze per chiederlo; il ragazzo si fece
triste.
“Mi
dispiace. Non sono arrivato in tempo per salvare anche lui. È morto da eroe: il
suo nome non sarà dimenticato…non piangere: si è sacrificato perché tu fossi
felice”
La
piccola si asciugò le lacrime silenziose che le rigavano il viso: da quel
momento, non avrebbe più pianto…
«Per
Spyros…»
“Spero che stia bene…ovunque sia…non era il mio vero fratello…ma non me
lo ha mai fatto pesare…io non lo sapevo nemmeno…e…” si fermò, la voce nuovamente
rotta dal magone.
Il
cavaliere le passò una mano tra i capelli:”Anche se le persone care non ci sono
più…il loro ricordo continua a mantenerle vive nei nostri cuori” le disse,
dolcemente.
Kora
sorrise:”Spero solo che sia felice, ovunque egli sia”
Il
diciottenne annuì:”Ne sono sicuro: e continuerà a vegliare su di te anche da
là”
Si
alzò, vedendo entrare i medici per la visita quotidiana:”Adesso pensa a
guarire”
Fece
per uscire dalla piccola stanza, ma la ragazzina lo chiamò:”Non mi hai detto il
tuo nome!”
Il
saint di Gemini sorrise:”Mi chiamo Saga”.
«Saga…non lo dimeticherò»
(fine flash
back)
Aveva tenuto il viso nascosto tra le mani per l’intera durata di quel
racconto; per non piangere. Perché, per quanto cercasse di non darlo a vedere,
forse per non apparire debole, il tono della voce esprimeva un dolore non
sopito, mai guarito, nemmeno dal corso degli anni.
«Kora…»
Aveva paura a parlarle; timore della sua reazione. L’aveva costretta a
rivivere i suoi peggiori ricordi di quella vita che conosceva a malapena, come
un puzzle mancante di troppi pezzi.
“Kanon…”
Si
stupì all’udire la voce della ragazza che lo chiamava; si girò verso di lei,
rannicchiata su se stessa, le ginocchia strette al petto, i lunghi capelli a
coprirle gli occhi.
“Pensi che…sia una stupida…che vive legata al suo passato…e che non prova
nemmeno a liberarsene…?”
Quelle parole…le stesse che si era ripetuto migliaia di volte, dopo la
caduta dell’impero di Nettuno. Liberarsi da quei vincoli fatti di ricordi
dolorosi, per riscattarsi…per tornare a vivere…
“No”
rispose, con tono fermo e sincero.
Le
sollevò la testa: i suoi occhi verdi erano lucidi.
Si
buttò tra le sue braccia, piangendo, cercando rassicurazione, come accadeva
quando era piccola, e Spyros l’abbracciava ogni volta, per calmarla.
Kanon restò un attimo stupito, poi passandole una mano tra i lunghi
capelli dorati, la strinse a sé.
“Non
piangere, Kora…” le sussurrò più e più volte. Rimasero così per molto tempo,
fino a quando, stanca, lei non si addormentò con la testa posata sul petto del
ragazzo.
“Mi
dispiace, Kanon…” la udì mormorare. Si accoccolò meglio sulla piccola amaca,
tenendola stretta a se, aspettando di prender sonno. Ci sarebbe stato tempo il
giorno dopo, per parlare del medaglione e dei nuovi problemi; finalmente, anche
in lui la stanchezza prevalse. Dormirono vicini per tutta la notte.
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Capitolo 7 *** 7*: FOBIE ***
raga
Capitolo VII: Fobie
Un
tepore dolce, caldo, come i ricordi più belli di un passato fuggito via, perduto
nel tempo; ma quello non poteva essere un semplice frutto della sua
immaginazione. Un profumo delicato, di rosa, che si miscelava a quello più forte
e selvaggio della salsedine e della vegetazione di quell’isola fuori dal mondo.
Seta che gli sfiorava la mano, carezzandogli il viso…lunghi fili di un tessuto
dorato…
«Un
angelo»
Dormiva, un’espressione
serena, un sorriso sulle labbra, nonostante le vicende della notte prima.
Ricordi…anche per lei erano degli oscuri fantasmi pronti ad assalirla nei
momenti di debolezza?
Un angelo a cui erano
state spezzate le ali…
Kanon scosse la testa;
ripensò alle parole di milo:«Già, avevi ragione, dannato Scorpio…le donne sono
pericolose…Praticamente ci ho litigato, abbiamo fatto a pugni, e ora ci ho
dormito pure abbracciato…Una situazione che non saprei definire se comica o
tragica…»
Un mugolio
sommesso.
«Voglio proprio vedere
che mi dice ora che si sveglia…»
Si stiracchiò; che bel
calduccio…era un peccato doversi
alzare.
“Cinque minuti…” mormorò
assonnata. I suoi capelli le solleticavano il viso; li scostò, stropicciandosi
gli occhi.
“Kalimera, Kora”
(*buongiorno in greco moderno, ndMiz ke x metà è
greca!)
La ragazza impiegò
qualche istante per realizzare.
“Mmm…Kanon…kalimera…EH?WAAAAAAAAH, CHE CI FAI
QUI???!!!“
Si rese conto di essere
praticamente tra le braccia del ragazzo…una situazione alquanto equivoca ed
imbarazzante, per lei.
“Mah, veramente sei tu
che ieri ti sei addormentata scambiandomi per il tuo orsacchiotto di
pezza…pensavo di fare una gentilezza, non svegliandoti per spostarti” ribattè il
ragazzo con un sorrisetto malizioso.
“CHEEEEE?? SCENDI SUBITO
DALLA MIA AMACA!VIAAAAAAA!!!!!!” Kora quasi lo buttò giù, cercando di coprirsi
il più possibile le gambe rannicchiate contro il petto con la felpa che aveva
indosso(rammento che lei era in costume da bagno, fasciature a parte, e il bel
cavaliere le ha prestato la sua felpa, ndMiz che vorrebbe lei Kanon
sull’amaca-Ma non ho un’amaca T_T).
Kanon scoppiò a
ridere:”E va bene, ok, non ti scaldare…Posso riavere la mia felpa, parakalò?”
(*per favore)
“Sì, sì, prenditela,
basta che esci…cioè…NO!Sparisci, che mi devo cambiare!Te la rendo dopo!Insomma,
vuoi andartene?!Evapora!”
Kora afferrò il cuscino,
lanciandolo dietro al ragazzo che corse fuori dal tholos ridendo come non gli
capitava da tempo…Anni che, al ripensarci, parevano interi millenni. L’oscurità
sembrò diradarsi dal suo cuore.
Pochi minuti dopo, lei
lo raggiunse.
«è davvero carina» non
potè fare a meno di ammettere il saint di Gemini, osservando rapito i capelli
dorati della ragazza, intrecciati con accortezza in due trecce che erano unite
sulla nuca in una coda.
“Che hai, ti sei
incantato?” lo canzonò Kora, sventolandogli una mano davanti agli occhi,
ironica. Il ragazzo si riscosse, volgendo la testa
altrove.
“Molto spiritosa!Stavo
riflettendo…”
“Uh, già il fatto che tu
sappia riflettere lo considero un miracolo…aspetta che ne prendo nota…” fece
finta di scriverlo su un ipotetico
taccuino.
“Davvero divertente,
vedo che siamo di buon umore stamattina, dato che non hai ancora tentato
d’ammazzarmi” replicò Kanon, con aria da
spaccone.
“AIGANAMISSU!”
(*Ahem…devo proprio tradurre?è un bell’insulto in greco, giusto per restare in
tema…nel dialetto delle mie parti-cioè in buon brianzolo/milanese- si
direbbe…vada via i ciap! NdMiz)
“Ehi ehi, bonjour
finesse, mi raccomando!”
Kora gli fece una
linguaccia; poi, tornando seria, gli chiese:”Scherzi a parte, a che
pensavi?”
Il saint scosse la
testa, pensieroso:”A ieri. Quel demone t’ha quasi ucciso per il
medaglione…”
“Ti ripeto che non sono
demoni, ma angeli neri”
“E che differenza c’è,
mostri restano!”
La biondina sbuffò:”La
fai troppo semplice: i demoni sono mortali, Desdemona è una semidea. In oltre
dieci anni di persecuzione, non sono mai riuscita a farle un graffio.
Ripensandoci, l’unico che abbia mai visto conciarla per le feste, è stato Saga…”
aggiunse poi, a bassa voce, quasi stesse parlando da
sola.
“Tsk, se l’ha fatto lui
posso farlo anch’io!” replicò secco
Kanon.
«Ahi ahi, qui mi sa che
la cosa va ben oltre la rivalità
fraterna»
Il ragazzo quasi le
lesse nel pensiero:”Lascia perdere, che è
meglio”
“Guarda che io non t’ho
chiesto nulla”
“Appunto, ma l’hai
pensato. Non domandare, non costringermi…a darti risposte…che non ti farebbero
piacer”
«A quanto ho inteso, mio
fratello è stato una persona importante per lei…E Kora non è a conoscenza di ciò
che ha fatto…se lo scoprisse, ne starebbe male…ma che dico, mi odierebbe ancora
di più…la colpa è solo mia, è un cerchio chiuso,
punto…»
“Senta, grande filosofo,
ha finito di congetturare, o ha intenzione pure di metterli per scritto sotto
forma di dialogo e ricavarne
un’utopia?”
La voce ironica di Kora
lo riscosse:”Nei miei piani non c’è quello di emulare Platone”
ribattè.
«Chissà perché al
sentirlo parlare di piani non mi sento
tranquilla…»
“In ogni caso, ritengo
sia pericoloso per la tua incolumità restare ancora su
quest’isola”
“Uh uh, come sei
premuroso…ti sta a cuore la mia salvezza o quella del medaglione?” chiese la
ragazza, sarcastica.
Kanon inarcò un
sopracciglio, offeso nell’orgoglio:”Cretina, secondo te?Sei così insopportabile
che, per evitare casini, sigillerei te, il tuo carattere odioso e il medaglione
in un pozzo!”
Stavolta fu il turno di
Kora:”Sentimi bene, canaglia, fosse per me, mi sarei già liberata di sto’
dannato coso, ma siccome sono l’unica a conoscenza della chiave per arrivare
alprimo dei quattro pezzi mancanti del medaglione, non risolverei un bel niente,
perché continuerebbero a perseguitarmi comunque!E poi, i pozzi non mi piacciono,
soffro di claustrofobia, e non mi piace stare al buio!” replicò
indignata.
Avrebbe proseguito con
la sua arringa, se il ragazzo non l’avesse fermata posandole un indice sulle
labbra.
“Aspetta un
attimo…ripeti ciò che hai detto”
“Sei una canaglia…non ti
sopporto…e non mi piacciono i pozzi”
“Scema, non quello!Il
medaglione!Hai detto che conosci
l’indizio!”
Kora si morse un labbro:
cavolo l’aveva sentita….«Chi è che dice che i maschi ascolatano solo le prime
due parole di un discorso, e poi si mettono in stand
by?»
“Ehm…sì…” era riluttante
a fidarsi di Kanon.
Il ragazzo
sbuffò:”Perché non me l’hai detto?Hai rischiato la vita ieri, sapendo che sei
l’unica ad esserne a conoscenza!”
Kora lo guardò,
truce:”Non mi pare che tu me l’abbia
chiesto”
Calò un silenzio
gelido.
La biondina gli girò le
spalle, dirigendosi verso l’ingresso del
tholos.
«Stupido!»
Kanon si rimproverò
mentalmente; ma possibile che quella ragazza fosse così
insopportabile?
«Certo che s’arrabbia
per niente»
Rientrò nel templietto e
trovò la ragazza intenta a preparare un borsone con pochi
vestiti.
“Che stai facendo?”
domandò il giovane, senza capire.
“Semplice: come hai
detto tu, qui a Kastos sono in pericolo, quindi ci spostiamo. Vogliono la chiave
del sigillo e me, non trovandomi più penseranno che mi sia nascosta chissà dove,
mentre noi, invece, recupereremo gli altri pezzi del medaglione, fino ad
arrivare a Xaria” rispose Kora.
A Kanon mancò un
battito:”Sei impazzita?”
Gli occhi vedri della
ragazza parvero quasi trapassarlo:”Mai stata più seria, mi sono rotta di restare
qui ad aspetttare che vengano ad uccidermi. Affronterò il problema alla radice”
ropose un'altra t-shirt tra i suoi pochi valori, quindi prese la katana e la
pose in un secondo fodero, che ne copriva anche l’elsa, e l’agganciò con due
moschettoni al borsone: una mimetizzazione perfetta, per un’arma; il saint cercò
di trattenerla un momento:”Di grazia, vorresti riflettere, prima di fare di
testa tua?Per lo meno, avere la gentilezza di chiedere un mio parere?Tanto per
sapere cosa ti passa per la mente, visto che poi tocca a me
proteggerti?”
La biondina lo squadrò
da capo a piedi:”Poteggermi?Tu?Ma non farmi ridere, ho imparato a cavarmela da
sola ben prima d’incontrarti!” replicò
secca.
Il ragazzo dovette
imporsi mentalmente di non perdere le staffe: era una provocatrice nata, avrebbe
solo fatto il suo gioco a darle
corda.
“Certo…sei così
autosufficiente che ieri, per poco, Desdemona non ti rompeva le ossa una ad una”
ribadì, vedendola stringere i pugni in un gesto di
stizza.
«Fregata, baby»pensò
compiaciuto, già pronto a parare uno schiaffo, ma la reazione non fu
quella.
Kora lo fissò con
disappunto per un istante poi, con un sorrisetto strafottente, disse:”Benissimo,
caro il mio body-guard, ti stanno così tanto a cuore il medaglione e la mia
incolumità?Fatti tuoi, ma se davvero ci tieni a fare il tuo dovere e adempiere
alla tua missione, ti conviene seguirmi, perché io qui non rimango. A meno che
tu non possa, eventualmente, salvarmi a distanza, sarà meglio che ti decida a
venire con me…o puoi sempre tornartene ad Atene, come
preferisci”
Il ventisettenne rimase
un attimo interdetto: possibile che quella peste l’avesse sempre
vinta?
Rassegnato, si sedette
sull’amaca, abbandonandosi al suo dondolio; restarono silenziosi per diverso
tempo, ciascuno perso nei propri pensieri. Xaria…l’idea di ritrovare quella
lancia leggendaria lo rendeva inquieto: l’avrebbe difesa dalle grifie degli
altri, certo…ma chi gli assicurava che il vero nemico non fosse proprio sé
stesso?Il demone addormentato nel suo cuore…come contrastare la brama di potere
che l’aveva spinto, anni addietro, ad ingannare e tradire persino il proprio
fratello?
«Sono cambiato. Non
ripeterò, non cadrò una seconda volta nei mie errori!
»
“Kora?” la chiamò, con
voce ferma, seria; la ragazza si voltò a guardarlo,
interrogativa.
“Ho preso la mia
decisiono; hai ragione, qui a Kastos non siete più al sicuro. Cercheremo i pezzi
mancanti, ma dovrò comunicare ogni tuo spostamento al
Santuario”
Un sorriso illuminò il
volto della giovane, che rispose:”Sono contenta, anche perché mi sarebbe
dispiaciuto viaggiare da sola” «Oh no, ma che sto dicendo?Simpatizzo con questa
canaglia?!Sono proprio messa male…»
Kanon rimase
interdetto:”Sicura si stare bene?Mi sto preoccupando seriamente per la tua
salute…sei troppo gentile, oggi…”
Dovette schivare una All
Stars nera con le fiamme che mirava dritta alla sua
faccia.
“Finiscila o t’ammazzo!”
fu la minaccia che seguì il gesto.
Il ragazzo sospirò:”Ora
ti riconosco…va bene, la smettò sennò piangi…scherzavo, non
uccidermi!!Piuttosto, mi vorresti almeno dire dove drovremmo
andare?”
Kora lo guardò male
ancora per un attimo, poi prese dal borsone un foglio piegato, che si rivelò
essere una cartina.
“Ellas”
Grecia: una mappa
geografica dello stato e delle sue svariate
isole.
La ragazza la dispiegò
sul tavolo di marmo, posanddovi sopra il
medaglione.
“E adesso, cavaliere,
vediamo la tua abilità analitica…che mi
dici?”
“Vedo una mappa e uno
stupido gingillo dorato”
“Stupido, fai il
serio!”
Kanon assunse
l’espressione di una persona concentrata:”Mmm…dunque…ci sono! Una cartina
geoografica della Grecia e il tuo
medaglione!”
Kora lo spinse di
lato:”Sei un caso perso!Guarda!”
Prese in mano il
medaglione, mettendoglielo sotto gli occhi: vi erano incisi nella corona che
circondava la pietra rossa incastonata al centro, diversi simboli: una ? (*psi),
due onde, tre sbarrette verticali con sopra un triangolo, delle strane linee che
frmavano delle montagnette, e un occhio greco(cm qll ke si vedono sulle navi
greche); oro finemente inciso, con accuratezza: un lavoro minuzioso e perfetto.
“Bell’ammucchiata di
disegni, ma non ci capisco nulla lo
stesso”
Lei gli scoccò un
occhiatina di superiorità poi, prendendo carta e penna, li trascrisse in un
ordine diverso da quello con cui comparivano: segno tipo casetta, occhio, ?,
ondine e montagnette.
“Ti dicono nulla,
ora?”
“Sinceramente…no”
“Basta, ci rinuncio…ok,
eccoti la soluzione, zucca vuota: il primo dei quattro pezzi è nascosto, con
ogni probabilità, in un templio dedicato al culto di Poseidon che governa sui
mari”
Poseidon…l’altro nome di
Nettuno.
Fu una coincidenza il
fatto che ebbe un brivido al ritrovarsi a dover riaffrontare quel
nome?
Kora doveva saperlo
bene, perché lo aveva osservato in ogni sua minima reazione…sapeva di Julian
Kevines, della sua militanza tra i Sette generali degli Abissi…che altro sapeva,
quella ragazza?
Cercò di restare calmo
ed impassibile:”D-davvero? Non ci ero arrivato…però di templi di Nettuno la
Grecia è piena” commentò.
La bionsina scosse la
testa:”E qui entra in gioco l’ultimo simbolo. Le montagnette incise indicano la
terra…sono pochissimi gli altari dedicati a Poseidon Enosigeo, lo scuotitore
della terra”
«Enosigeo…raffigurato
anche come un cavallo candido dagli zoccoli d’oro…» rammentò Kanon, dagli arazzi
veduti nel Palazzo Sommerso, quando ancora era il custode della colonna
dell’Atlantico Settentrionale…«Sembra siano passati
secoli»
Kora nel frattempo aveva
proseguito: “Ora, tenendo conto che i templi di cui ti parlo sono solo due, e
uno di questi è andato interamente distrutto, salvo forse qualche pezzo di
colonna di poco conto, ne resta solo
uno”
La ragazza guardò sulla
cartina, mentre il ventisettenne ebbe uno strano presentimento…la vide passare
sopra la regione dell’attica, oltre Atene, alla ricerca di un
nome…
«Ti prego, non
dirmi…»
No, non poteva
essere…lei non poteva sapere…non era a conoscenza di quella parte oscura del suo
passato, da cui era scaturito tutto…non poteva
essere…
“Trovato! -esclamò Kora
trionfante- Prima tappa del nostro viaggio: il templio di Poseidon Enosigeo a
Sunio!”
Tutto parve piombare
nelle tenebre più nere, dinanzi agli occhi di
Kanon…
«La paura non abbandona
mai le sue vittime…e dal passato non si può scappare in eterno…prima o poi torna
sempre ad esigere il saldo dei suoi
debiti»
Fine
capitolo
Auch!Direi ke vi lascio
in una situazione veramente critica…Sunion…per Kanon è sinonimo di prigionia,
oltre a soffernza, morte, ecc…
Vome reagirà? Cosa dirà
a Kora, che proprio ignora di questa parte di storia del ragazzo? E il loro
rapporto?Migliorerà, peggiorerà? Mah, con quei due proprio non la vedo facile,
finirà che inizieranno a fare a pugni per poi passare a ben
altro…aaaaaah…^////^…Vi ho sgamate! Eh, tutte li a pensare chissà cosa!(ma se
l’hai scritto tu!Stai vaneggiando, e sono solo le 20!!!Miz, ripigliati, ke
domani c’hai la dimostrazione di Karate con Fabiuccio raggio di sole>il
sensei figo< e anke Dany amore della tua vita >il compagno di karate
figo<… nd lettrici)
Ok, ricevuto, se nn
aggiorno presto mi minacciate di morte, poi mi
ammazzate…
A
presto!
Grazie mille ai vostri
commenti, anke x ki mi commenta Dark Soul e Eternity, che devo assolutamente
tornare ad aggiornare!!
Baciottoli
Mizar89
|
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Capitolo 8 *** 8*: SOMEWHERE IN MY MEMORY ***
raga
Capitolo VIII:
Somewhere in my memory…
Il
tempo pareva essersi fermato, trascinato come tutto il resto nell’oscurità che
avvolgeva ogni cosa; era rimasto solo, abbandonato nella solitudine, a
combattere il mostruoso fantasma di quel passato che, inutilmente, aveva cercato
di dimenticare.
«Sunio»
Quella parola
rieccheggiava gelida nella sua mente, confondendolo, ridestandogli paure e
timori sopiti, facendogli ribollire il sangue…dà lì, da quel luogo maledetto, da
quella prigione di roccia ed acqu,a era scaturita ogni cosa: ogni sua azione
malvagia doveva la genesi a
quell’inferno.
No, non poteva
tornare…non voleva…
“Ehi, ti senti
bene?”
Kora fece per dargli una
spintarella, preoccupata per averlo visto sbiancare così improvvisamente; Kanon,
perso in quel limbo oscuro, reagì di riflesso, scostandole bruscamente il
braccio.
“AHI! MA CHE TI PRENDE,
ORA?!”
Il ragazzo parve
ridestarsi, accorgendosi solo in quel momento d’averla colpita proprio sul
braccio infortunato; si ritrovò a fissarla negli occhi, in quegli smeraldi che
dardeggiavano furibondi,
squadrandolo.
«Maledizione!»
“Ah…io…scusa” mormorò,
con tono basso, volgendo lo sguardo
altrove.
La biondina ripiegò la
mappa con un gesto secco, infilandosi il medaglione al collo:”Lascia perdere.
Sei davvero senza speranze”
«Accidenti a te, e a me
che voglio sempre aiutare gli altri! Per cosa poi, per vdermi trattare
così!»
Lo liquidò gelidamente,
tornando ai suoi preparativi; il cavaliere la guardò finire di chiudere il
borsone, con gesti che lasciavano trasparire la rabbia mal
repressa.
Voleva solo essere
gentile, e lui, come al solito, aveva rovinato
tutto…
«Non può capire, lei non
sa ciò che quel luogo significa per me…Ma non posso spiegarglielo…mi detesta già
a sufficienza senza che venga a sapere anche di questa parte del mio
passato…Fratello, se tu fossi al mio posto, sapresti come comportarti? Certo, ma
tu, Saga, non saresti mai finito in una situazione
simile…»
SPLASH!!!
Ebbe un attimo di
smarrimento, prima di realizzare che un’intera bottiglietta d’acqua gli era
appena stata svuotata sulla testa.
“Questo è per svegliarti
e farti connettere il cervello”
La voce di Kora,
canzonatoria, alle sue spalle; non fece in tempo a girarsi, che una seconda
doccia lo infradiciò da capo a piedi.
“E questo è per il tuo
inospportabile atteggiamento da canaglia che si ritiene superiore a tutto e
tutti”
La vide ridere, ora
dinanzi a lui, e la udì domandare, con tono innocente: “Vero che una bella
doccia alla mattina è veramente
salutare?”
«Mocciosa, provocatrice
e impertinente»
“Uh, che cattivo però,
ti sei finito tutta l’acqua!” gli disse, con finto tono di rimprovero, posando
le bottigliette vuote sul tavolo.
Dipettosa. Irriverente.
Eppure quella ragazza pareva avere la capacità di diradare l’oscurità insita nel
suo animo.
“Kora…con questo, hai
finito di vivere…”
“Certamente, comincio
subito a fare testamento allora!” replicò la biondina con un
sorriso.
Kanon si scostò i
capelli bagnati dal viso…e, senza
preavviso, scattò; la ragazza lo anticipò per miracolo, e si fiondò giù per le
scale, senza smettere di ridere.
“Cos’è, la doccia è
rimasta senz’acqua?”
Corse fuori dal tholos,
agile e fulminea, cercando di seminarlo; non seppe dire se, tuttavia, fece
apposta a non essere abbastanza veloce per evitalo, o lui così rapido da
riuscire ad agguantarla dopo poco, cingendola con un solo braccio per i fianchi
sottili, bloccandole la fuga.
“Presa”
Il ventisettenne scorse
la vasca circolare collocata fuori dal templio di Demetra, ricolma d’acqua
verdastra su cui galleggiavano foglie e ninfee; Kora intuì le intenzioni del
ragazzo, e cominciò a dimenarsi, cercando di
liberarsi.
Tentativo vano, poiché,
in quanto a massa muscolare e forza, fra i due non vi poteva essere paragone(Ma
qst nn vuol dire ke Kora, cm guerriera, sia + debole di Kanon, nn confondiamo le
cose!, ndMiz).
Kanon la trascinò per
alcuni passi, lottando contro la biondina riottosa, che opponeva fiera
resistenza, poi, senza sforzo, la sollevò in
braccio.
“WAAAAH!NO,
LASCIAMI!CANAGLIA, NON PROVARCI NEMMENO! NOOO!!! EDDAI, SCUSA, SCUSA, SCUSA…NON
ERA MIA INTENZIONE BAGNARTI…”
Il giovane ridacchiò,
con quella sua espressione beffarda che prometteva solo guai: “Non è un po’
tardi per pensarci, mocciosa?”
Si sporse sulla vasca di
marmo, lasciandola oscillare sull’acqua
torbida.
“NO, DAI, TI PREGO, NON
VOLEVO…” lo supplicò lei, aggrappandosi al braccio che le cingeva la vita,
agitandosi.
«A guardarla così, tutto
parrebbe meno che una guerriera amazzone»
“Mi hai infradiciato
senza motivo?Fatti tuoi, è ora che impari ad essere
rispettosa!”
La lasciò
scivolare.
“NOO!”
Kora avvertì per un
istante il vuoto sotto di sé…ma, con sorpresa della ragazza, l’acqua non la
sfiorò nemmeno.
«Ma
cosa…?»
Riaprì gli occhi, senza
capire…e il cuore le balzò in gola. Un bluff…Non l’aveva lasciata cadere,
l’aveva presa in giro.
Abbracciata alle spalle
tornite del ragazzo, stretta contro il torace delineato, di cui poteva scorgere
i muscoli perfetti sotto la maglietta bagnata, sorretta dalle braccia forti del
cavaliere.
“Ti sei
spaventata?”
La voce di Kanon, poco
meno di un sussurro, un soffio accanto al suo
orecchio.
Un bluff…Alzò la testa,
pronta a ribattere indignata, ma le parole le morirono prima ancora di riuscire
ad aprir bocca.
Occhi azzurri come il
mare, misteriosi, magnetici, belli,
pericolosi.
Vicini, troppo vicini;
poteva vedere ogni sfumatura di quegli occhi verdi che potevano rivaleggiare con
le stelle del cielo, così come le gote arrossate, e l’espressione sorpresa,
quasi spaventata, sul volto di lei.
Vicini, fin quasi a
sfiorarsi…il cuore di Kora batteva impazzito, mentre ogni pensiero razionale
veniva travolto da una nebbia fitta.
Troppo, per una che si
era ripromessa di non concedere mai a nessuno di oltrepassare quella sottile
linea di confine che delimitava il proprio io dal mondo esterno…un’emozione
incontrollabile, un miscuglio disordinato di sentimenti in cui era stata
trascinata dentro, da quel ragazzo di cui non sapeva niente, se non che per lei
costituisse un pericolo, un avversario da tenere sotto controllo…tuttavia, aveva
commesso l’errore più grande: aveva abbassato la
guardia.
E Kanon, in quel
momento, aveva in pugno la situazione…avrebbe potuto sfiorargli il viso con un
minimo movimento della testa…
Occhi negli occhi, come
la prima volta che si erano incontrati, o meglio scontrati…aveva avvertito il
cuore di lei accellerare i battiti; egli stesso, sentiva una sensazione mai
provata attanagliargli l’anima…una sensazione bella e sconvolgente allo stesso
tempo…i lineamenti delicati, quelle labbra rosee, e quello sguardo che non si
staccava dal suo…
Un suono rimbombante
spezzò quello strano idillio.
Kanon interruppe quel
confronto di sguardi, volgendo la testa verso la baia del porto di Kastos: una
nave di modesta stazza era impegnata nelle manovre di
attracco.
La lucidità parve
tornare in Kora che, sommessamente, lo chiamò:”Ehm…potresti rimettermi giù?So
che ci tenevi a rendermi la pariglia,
ma…”
Ammutolì quando, per un
istante, il ragazzo tornò a guardarla negli occhi; lentamente le fece posare i
piedi a terra, senza però allontanarla da
sé…
Ci ripensò la sirena
dell’imbarcazione a rompere nuovamente quello strano
silenzio.
“Ma che è, il Titanic
che fa scalo?” commentò il giovane, scocciato da quel suono fastidioso e
rimbombante.
“Ehm…no, è semplicemente
l’unico traghetto disponibile per il resto della settimana…” gli rispose
Kora.
Kanon tacque un attimo,
poi chiese:”In che senso l’unico traghetto della
settimana?”
“Beh, è quello che
dovremmo prendere noi oggi…a meno che tu non voglia attendere lunedì prossimo
qua a Kastos…”
Il cavaliere scosse la
testa:”No, grazie. Comunque fra quanto dovrebbe
partire?”
“Salpa alle otto e mezza
puntuali…”
La biondina guardo
l’orologio con un sorriso, che spense
immediatamente.
Le otto e
venticinque…
“ACCIDENTI, PARTE FRA
CINQUE MINUTI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Una leggera brezza marina spirava,
scompigliandogli i capelli, mentre la nave solcava le onde del mare aperto ad
una discreta velocità. Il sole splendeva alto, nel cielo del primo meriggio. Era
stata una mattinata decisamente movimentata: presa per miracolo la bagnarola che
fungeva come unico collegamento tra Kastos e il resto del mondo, una volta
approdati sulla ben più civilizzata isola di Lefkas, unita a terraferma da un
ponte che annullava i due chilometri di distanza, erano toccate loro svariate
ore di autobus, che li aveva condotti attraverso i ben 450 km che li separavano
dalla loro meta.
La loro corsa si era
interrotta fuori Atene dove, come ultimo mezzo, era toccato loro riprendere il
mare su di un traghetto, stavolta ben curato, insieme ad un'altra dozzina di
turisti, smaniosi di visitare il templio classico di
Poseidon.
Doveva mancare poco,
ormai, da un momento all’altro avrebbe scorto all’orizzonte il bianco profilo di
quelle rocce che, anni addietro, erano state la sua
prigione.
“Tsk” commentò,
all’udire l’ennesima affermazione insulsa di un turista che devantava la
bellezza rara di Capo Sunion.
«Prova a restarci
relegato, e allora ne riparliamo, su bellezze artistiche e
naturali»
Scosse la testa,
rabbuiandosi al veder comparire, in lontanaza, le bianche scogliere dell’estremo
promontorio dell’Attica.
«Avevo giurato che non
vi avrei mai più rimesso piede, eppure, ancora una volta, ecco confermato di
quanto siano affidabili le mie
promesse…»
Distolse lo sguardo, per
non innervosirsi ancora di più, cercandola; la vide, assisa a poppa, a fissare
un punto non meglio determinato del mare aperto, i capelli biondi scintillanti
come l’oro più puro, sotto il solleone delle
due.
La chiamò, ma lei non
diede segno d’averlo sentito; di grazia, cosa aveva fatto stavolta, per averla
fatta arriabbiare?Possibile che davvero si arrabbiasse per nulla?Poi, capì il
motivo per cui non le aveva risposto: due auricolari infilati alle orecchie che
si univano ad un unico flo argenteo collegato ad un piccolo
i-pod.
Chissà che musica
ascoltava, una tipa come lei, vissuta fuori dal mondo, nell’isolata Kastos…si
stupì ad udirla cantare, in perfetto
inglese.
**Touch me Take me to that
other place Reach me I know I'm not a hopeless case
What you
don't have you don't need it now What you don't know you can feel it somehow
What you don't have you don't need it now Don't need it now Was a
beautiful day**
Beautiful day... uno dei
pezzi più belli degli U2, una di quelle canzoni che vorresti sempre ascoltare
nei momenti di sconforto, quando tutto sembra andare
male...
“Devo ammettere che, per
quanto tu sia insopportabile, hai dei buoni gusti musicali” le disse, sfilandole
un auricolare.
Kora trasalì: non s’era
nemmeno accorta d’averlo accanto; ma perché ogni volta che lo vedeva troppo
vicino, il cuore le andava a mille?
«Ecco, ci mancava pure
che mi sentisse cantare…ma perché non me ne va mai bene
una?!»
“U2…certo che mi sembra
quasi impossibile che tu conosca musica decente…Kastos mi sembrava tutto fuorchè
un luogo immerso nella modernità” aggiunse
Kanon.
La biondina lo guardò
male:”Guarda che non ho vissuto sempre lì, quindi finiscila di prendermi in
giro, capito?”
“E chi ti prende in
giro, era una costatazione…permalosetta,
eh?”
“Vuoi due sberle
subito?”
La voce del comandante
della nave, che annunciava l’imminente attracco, interruppe la
discussione.
Kora spense l’i-pod,
l’infilò in una tasca del borsone, e si diresse verso la scaletta di
prua.
Il promontorio di Sunio
si mostrava in tutta la sua maestosità, con le bianche scogliere che si
gettavano a picco nelle acque blu, in un continuo di insenature, scogli e
grotte.
Il traghetto approdò
accanto ad un piccolo pontile di legno, giusto per il tempo necessario a
sbarcare i passeggeri; risalpò immediatamente, pronto ad un nuovo scalo di
turisti nelle ore successive.
La biondina si guardò
attornò, visibilmente incuriosita: a quanto pareva, un'unica scalinata di marmo
bianco, decisamente ripida, costituiva l’unico accesso al
santuario.
Si girò, per dire a
Kanon di seguirla, quando notò il ragazzo che fissava truce le acque profonde
che si rinfrangevano monotone contro le rocce candide, cangianti sotto il sole
del primo pomeriggio.
“Hai intenzione di
restare lì per tutto il giorno?” sbottò la ragazza,
impaziente.
Gli occhi del ragazzo
dardeggiarono nella sua direzione; un brivido corse lungo la schiena di Kora: se
già quel cavaliere non era l’affidabilità fatta persona, quegli occhi
decisamente non la rassicurvano, per
niente.
Un odio sopito che
ribolliva, dietro quei laghi profondi che parevano inghiottire la luce
stessa.
“Arrivo…ma diamoci una
mossa a trovare quel dannato pezzo” rispose dopo qualche istante il cavaliere di
Gemini.
«Non mi va di essere di
nuovo qui»
Non aveva previsto che
sarebbe stato così male, al ritrovarsi in quel
luogo.
Quasi non prestò
attenzione agli scalini dissestati sui quali si stavano letteralmente
arrapicando; non degnò di uno sguardo le rovine del templio di Poseidon;
tuttavia, non riuscì ad evitare di
guardare dall’altra parte del promontorio, dove un sentiero scosceso scendeva
verso le grotte che si aprivano verso la scogliera: quella zona era off-limits a
sub e turisti, a causa delle forti correnti e del terreno franoso…anche perché,
quel punto del picco, era proprietà privata: apparteneva al Grande Tempio di
Atene, anche se nessuno, all’infuori dei saints, ne era a conoscenza. Era lì che
finivano i traditori del Santuario.
Era laggiù, in una di
quelle grotte, che era stato imprigionato, da suo fratello
stesso.
“KANON!Insomma, ma che
cavolo hai?!Non posso chiamarti ventimila
volte!”
Kora gli urlò dietro,
decisamente seccata.
Il ragazzo s’impose di
essere gentile, di non arrabbiarsi, di non dire niente di
troppo.
“Eh sì, dicevi?Che
vuoi?”
Kora sbuffò, cercando di restare calma:”Il pezzo del
medaglione non è qui dentro” disse, indicando il templio alle
spalle.
“Come?Ma se hai detto che era nel templio di
Poseidon!”
“Ma questo non è un santuario dedicato all’Enosigeo,
perché dovrebbe esserci una raffigurazione di un cavallo sulla traveazione, ma
qui non c’è!”
Il ventisettenne sentì il sangue ribollire:”Mi hai
fatto venire qui per niente?!”
“Ehi, datti una calmata, chiaro? Se invece di stare
lì come un cretino a fissare il vuoto mi dessi una mano, potrei venirne a capo!”
replicò Kora a tono.
«La fa facile, tanto per lei questo posto è come
tanti altri!»
La biondina rifilò in malo modo il borsone, e si
diresse a passo di marcia verso l’ingresso del templio, dove una giovane guida
attendeva sonnacchisa, seduta sui resti di una colonna ropvesciata, il
successivo gruppo di turisti.
“Scusi, ehm…Alexios -fece la giovane, leggendo il nome sulla
targhetta appesa al taschino della camicia- posso chiederle il suo
aiuto?”
La guida, un giovanotto di poco maggiore a Kanon,
parve riscuotersi dal suo torpore, folgorato dalla bellezza della biondina: non
gli capitava tutti i giorni d’incontrare una ragazza carina, interessata al suo
lavoro.
“M-ma c-certo signorina!Sarà un piacere darle una
mano!” rispose Alexios, scattando in piedi.
“La ringrazio. Vede…studio architettura classica
all’Università di Atene, e sto preparando la discussione della tesi, che verterà
prevalentemente su un confronto fra il Partenone e questo
templio…”
Kanon, poco distante, sorrise fra sé:«Senti come fa
la mielosa, quando le fa comodo…»
Tuttavia, dietro quell’ironia era celata un’amarezza
profonda, un rancore non sopito, un’ansia che non riusciva a
chetare.
Sunio…essere di nuovo lì, in quel luogo maledetto,
scenario dei suoi incubi peggiori; gli stessi suoni, le stesse rocce che, per
ciò che poteva essere stata un’intera vita, avevano costituito le mura della sua
prigione.
Riusciva a udire la sua voce, confusa col
rinfrangersi delle onde, in quel giorno perduto nelle pieghe del
tempo…
(Flash Back)
L’acqua si abbatteva con violenza contro la bianca
scogliera, nonostante il mare fosse calmo e il cielo sereno; la vera tempesta
era nel suo cuore…
Si dimeno ancora, invano, cercando d’infrangere le
robuste catene che gli imprigionavano i polsi dietro la
schiena.
“Finiscila, traditore! È inutile che tenti di
liberarti, qui non hai scampo!”
La voce fastidiosa di una guardia che lo spinse bruscamente, costringendolo ad avanzare
lungo lo scosceso sentiero che s’inerpicava tra le ripide falesie a picco sul
mare.
“TSK” si fermò nuovamente dopo pochi passi, fissando
con sfrontatezza l’esiguo drappello di soldati del Santuario, che lo stavano
conducendo verso l’ultimo luogo che lo avrebbe visto in
vita.
Sulla sua testa pendeva una delle condanne peggiori:
l’accusa di alto tradimento nei confronti del Grande Tempio di Atene era stata
sufficiente a procurargli un biglietto di sola andata per l’inferno…Sunion,
protetta dalle sue acque gelide e profonde, e da quelle rocce che costituivano
una barriera invalicabile: nessuno ne era mai uscito
vivo.
“Cammina!”
Il capo del manipolo inpugno saldamente la langia,
pronto a rispettare alla lettera gli ordini ricevuti: se il prigioniero avesse
tentato la fuga, avrebbe pagato con la
morte.
“Allora, vuoi morire,
traditore?”
Il giovane, appena ventenne, rise diabolicamente:”E
come credi di fare, soldato? È la tua vita ad essere in
gioco!”
Un cosmo enorme e potentissimo, oscuro come le
tenebre della notte più nera, riempì l’aria.
Le catene che gli impedivano i movimenti finirono
disintegrate, neanche fossero fatte di
carta.
Vano fu lo schieramento difensivo delle guardie: con
un solo gesto del ragazzo, finirono schiacciate contro le pareti rocciose,
oppresse dalla sua forza devastante.
“Voi, miseri insetti, osate opporvi a me?Come potete
anche solo credere di eguagliare la forza di un
semidio?”
La potenza immane di quel cosmo tenebroso li stritolò
in una morsa che non lasciava scampo.
Occhi scarlatti, crudeli,
malvagi…
«Un demone privo di
anima…»
“ORA BASTA,
KANON!”
Un cosmo abbagliate quanto una supernova, di una
purezza assoluta, dorato, come la luce del
sole.
Il capo delle guardie sorrise, accasciato a terra,
ormai in fin di vita:”Non ho mai creduto di potermi opporre a te sino a
sconfiggerti, traditore; ma finchè mi è stato possibile, ho tentanto di
adempiere al mio dovere…Altri cavalieri, di livrea ben più nobile della mia e
della tua, s’occuperanno di te, demonio…” con un ultimo gemito,
spirò.
Kanon lo fissò con disprezzo, volgendosi poi verso
una presenza familiare alle sue spalle.
Un pugno violento, in pieno addome, lo fece crollare
sulle ginocchia.
“È…questo…il modo…di trattare…uno di
famiglia…fratello?” commentò sarcastico, incurante del
dolore.
“TACI”
Due sguardi ricolmi d’odio, coinvolti in una
battaglia silenziosa, ma non meno
terrificante.
Identici nell’aspetto, nella forza, agli antipodi
nell’anima; sino a quel punto erano giunti…
“Sembri risoluto nelle parole e nell’agire…eppure, il
tuo animo esita. Non sei poi così diverso da me,
Saga”
Kanon si rialzò, un ghigno sulle labbra, mentre
scrutava le reazioni del gemello, in piedi dinanzi a lui, fremente di
collera.
“FA SILENZIO!IO NON SONO COME TE, TRADITORE! L’ESSERE
MALVAGIO E SENZA SCRUPOLI QUI DINANZI A ME, NON È MIO FRATELLO!” replicò
Saga.
Così uguali, uniti da un legame di sangue
inscindibile, tuttavia così diversi, l’uno puro di cuore, il migliore tra i Gold
Saints del Santuario, custode dell’armatura sacra di Gemini, e l’altro, la
malvagità incarnata.
Luce e oscurità a
confronto…
«Ma alla fine, sono sempre le tenebre ad oscurare il
sole»
Kanon rise,
maligno.
“Rivaluta la mia proposta, fratello, poiché anche tu,
come me, cercherai sempre maggior potere; non placherai mai la tua sete di
ambizione. Ti definisci onesto e leale, Saga? Cosa direbbero i tuoi compagni
d’armi, se sapessero che dietro quel volto d’angelo si cela il cuore di un
demone?”
(Fine Flash Back)
“Allora la ringrazio, mi è stato utilissimo con le
sue informazioni!”
La voce di Kora che si sovrappose di colpo ai suoi
ricordi.
“Signorina, è sicura di non voler visitare il templio
con una guida qualificata?”
Alexios, disperato, si giocò l’ultima chance,
pregando che la biondina accettasse.
“No, desolata ma ho già compagnia,
comunque…efkaristò!” (*grazie)
“Parakalò” (*vuol dire sia ‘prego’, che ‘per favore’)
mormorò sconsolato l’altro, tornando a sedersi sulla sua colonna, ripiombando
nella monotonia di sempre.
Quando mai gli sarebbe capitato d’incontrare una
ragazza così? La vde, già lontana, avvicinarsi ad un ragazzo solitario,
decisamente imbronciato.
«Eh, come lei ce n’è una su un milione…fortunato chi
ha la possibilità di starle vicino…»
Fu costretto a rivolgere un sorriso falsato ad una
donna decisament epiù attempata, che si trascinava appresso un finto fusto
spliungone, che a tutto pareva interessato, meno che alla
visita.
«Neanche una su un milione…una come lei, la incontri
una volta nella vita…»
Fine chappy
ORSUDUNQUE...
Non so se ve l’ho già detto, che il nome è saltato
fuori x caso, xkè una mia gatta si kiama
così?eheh
Allora, tornando a
noi….
Alla fine, Kanon a Sunio ci è dovuto andare…povero,
mi sn rivista appositamente le registrazioni secolari su VHS delle puntate di
Saint Seiya(Ce le ho tt, dal Santuario alla serie di Nettuno, ancora di quando
le trasmetteva Italia 1 il sabato nel primo pomeriggio!!!)…non me lo ricordavo
così triste la scena dove Saga in pratica rinnega Kanon cm fratello!Waaaaaah, mi
commuovo.
Cmq, nel frattempo sto cercando di scaricare gli Oav.
Per ora ho il 1, il 2 e il 3…commento…che bonazzo nn è Saga?!Mi ha monopolizzato
l’attenzione, io che ero definita “Kamus I LOVE YOU
FOREVER!”
Gwaaaaaa…e poi qnt nn sono belli Kanon e Milo nel
4???????Waaaaaaa, sto vaneggiando...
Ciau!!
Commentate!
Mizar89
|
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Capitolo 9 *** 9*: I'LL KILL YOU, IF I HAVE TO ***
raga
Capitolo IX: I'll kill you, if I have
to
Quando la vide arrivare, tutta sorridente, Kanon si riscosse dai
propri pensieri.
«Un raggio di sole che riesce ad oltrepassare le
tenebre»
“Guarda chi è tornata…già finito di civettare?” la sbeffeggiò il
ragazzo, ironico.
Kora sbuffò:”Quanto sei infantile!Cos’è, sei forse
geloso?”
“Geloso, io?Di te??Tu vaneggi, il caldo ti ha dato alla
testa!”
“Ahah, molto divertente; per lo meno io, a differenza di qualcuno,
mi rendo utile!”
Il giovane s’incupì:”Che vorresti
insinuare?”
“Nulla, ma è da quando siamo partiti che sei strano, e dicerto non
mi aiuti, continuando a criticare” replicò Kora, alzando le
spalle.
Kanon avrebbe volentieri ribattuto a tono, ma lei non gliene diede
il tempo.
“Prima di ricominciare a litigare, chetati e fammi finire, che non
mi sono sorbita quel secchione per chissà quale desiderio di conoscenza!L’hai
detto anche tu, Xaria ha la priorità assoluta quindi, per un istante evita il
tuo atteggiamento notorio da testa quadra, e
ascoltami”
Il ventisettenne alzò gli occhi al cielo, esasperato:«Detto così,
passo io per l’attaccabrighe che non sta mai a sentire quello che gli si
dice!»
Si rassegnò, d’accordo, per quella volta l’avrebbe avuta vinta
lei…«Mah, chi le capisce le donne…»
“Per lo meno, far gli occhi dolci t’è servito a
qualcosa?”
Kora gli tirò un calcio negli stinchi:”Smettila, perché ti giuro
che fai una brutta fine”
Il ragazzo si fece serio:”E va bene, sono tutto orecchi, sentiamo
la lampante illuminazione!”
«Ammesso che ve ne sia una»
“Oh, è qualcosa di semplice, anche per te: questo che vedi non è
il templio esatto”
“Eh?No, scusa, ma credo di non aver afferrato il concetto…Stando
alle mie, per come le definisci tu, limitate conoscienze, questo è l’unico
templio di Nettuno degno di fama nel raggio di
miglia”
La biondina scoppiò a ridere, ricevendo un’occhiata torva da parte
del saint, che interloquì, sulla difensiva:”Ti pare abbia detto una
stupidaggine?E hai il coraggio di definire me ‘testa quadra’?Davvero, ti detesto
ogni secondo che passa”
La ragazza scosse la testa:”Certo che sei permaloso!Ho forse
asserito d’aver errato luogo? Non mi pare. Vedi? –indicò un picco roccioso
sall’altro capo del promontorio di Sunion- In realtà, il templio che noi
cerchiamo sta proprio là”
Kanon sussultò:«Di tutte le
sfortune…»
“Sicura d’aver capito bene, mocciosa? Guarda che là non c’è
l’ombra di una colonna, solo rocce…”
«Che coda di paglia che sono
diventato…»
“Forza, muoviti!E non chiamarmi mocciosa!Ti spiego tutto là, se
restiamo ancora qui metto radici!Dobbiamo fare un pezzo di strada a piedi!E poi,
che ne sai tu che non ci sono altri templi?Sei già stato
qui?”
“No”
Una risposte secca, decisa. «Coda di paglia e pure bugiardo…sai
che novità…»
“Bè, allora vieni! Non avevi detto di non voler perdere tempo?
Prima troviamo quel pezzo della chiave del sigillo e meglio è…prima d’avere
visite indesiderate!” esclamò Kora, agguantandolo per la manica della t-shirt e
trascinandoselo appresso.
Se solo avesse saputo…
Taciturno, apatico, perso nei propri pensieri…No, davvero non lo
capiva: non comprendeva l’atteggiamento del ragazzo, che pareva essere di venuto
un’altra persona da quando erano giunti lì…anzi, no, da prima ancora di
partire.
Non riusciva ad oltrepassare quella barriera impenetrabile
ch’erano quegli occhi dello stesso colore del cielo al
crepuscolo…
Quali verità celavano?Quanti segreti, dietro quello sguardo di
tenebra?
«Se solo potessi capire…»
Camminare, arrancando nell’ombra, nonostante fuori vi fossero
oltre 35° gradi, e il sole scottasse, inondando tutto con la sua luce
abbacinante.
Quando la notte è nel cuore, nulla, nemmeno lo splendore
dell’astro del giorno allo zenith, riesce ad oltrepassare quella cortina di
sofferenza che vela gli occhi e separa l’anima tormentata dal resto del
mondo.
I suoi passi che incedevano nuovamente, a distanza di anni che
parevano migliaia, lungo quella stradina tortuosa, incavata nella parete della
falesia come una cicatrice…la stessa che gli sfregiava la
coscienza…
E il suono della risacca, monotono, profondo, come una triste
melodia di requiem già udita più e più volte negli incubi che spesso tornavano,
vividi e dolorosi, in quelle notti in cui non desiderava che morire, per
cancellare la sua esistenza dannata.
I suoi occhi dardeggiarono allo scrutare, parecchi metri più
sotto, il mare scintillante che s’agitava palcidamente; poteva ancora sentire la
morsa gelida di quelle acque maligne sul suo corpo quando, imprigionato fra
quelle pareti di roccia, era costretto a lottare contro la marea implacabile,
annaspando, aggrappandosi disperatamente a quella vita d’inferno che quel
maledetto mare tentava di strappargli. Era un giono assolato, come allora…nulla
era cambiato.
«E io?»
“AUCH!”
Finì addosso a Kora, che si era bloccata di colpo, senza dirgli
niente.
“Perché ti sei fermata?”
“E tu perché non guardi dove cammini?Il sentiero finisce
qui”
Non era possibile; rammentava fin troppo bene che non poteva
essere così breve…
“Come la strada finisce qui?”
“Ma ti diverti a fare domande scontate?Ce li hai gli occhi per
vedere che è franato un pezzo di scogliera?!Mi ha detto Alexios che non è la
prima volta che succede”
Kanon annuì:”Infatti, mi pareva…”
“Ti pareva cosa?” chiese lei,
curiosa.
“Niente, niente…allora, perché siamo venuti fin qui?Come t’ho
detto prima, non ci sono che rocce ed acqua a perdita d’occhio…non un simulacro,
non una colonna…”
Kora ridacchiò:”L’evidenza ce l’hai dinanzi, ma non la noti,
vero?Pazienza, te la spiegherò io, come al solito. Anticamente il templio di
Poseidon Enosigeo sorgeva esattamente all’opposto di dove è situato
ora…precisamente, era arroccato sul picco estremo della falesia…tuttavia, ancora
all’epoca della contesa fra Sparta ed Atene, un terremoto violentissimo l’ha
fatta franare, trascinando con sé edificio, statue e frammento. Il santuario è
stato ricostruito, ma dell’antica locazione ben pochi sanno…E poi, questa parte
della baia è proprietà privata, anche se non so di
chi…”
“È un possedimento del Grande Tempio, e ciò che t’ho detto è
coperto da segreto, rammentalo” l’interruppe Kanon.
La biondina parve sorpresa:”Davvero?E che interessi ha il
Santuario per un luogo votato al culto d’unaltra
divinità?”
“Questo non so dirtelo”
«Bugiardo…sai perfettamente che è il luogo di confinamento per i
traditori di Atena…dovresti, saperlo a tue spese»
“Comunque, noi che dovremmo fare?” chiese il giovane, sviando il
discorso.
“Bè, cavaliere, ciò che è andato perso nei secoli, è il vero
segreto del templio…il suo tesoro leggendario…si dice sia andato perduto nel
terremoto, ma in realtà, da alcune ricerche che ho fatto in passato, in
un’antica epigrafe, si citano i passaggi segreti dell’edificio, decantati perché
devono la paternità a Dedalo, costruttore del
Labirinto…”
Il saint di Gemini la fermò:”Aspetta…ma per l’esiguo spazio sulla
scogliera, mi vorresti spiegare dove hanno trovato lo spazio per i passaggi?Ci
sta a malapena un tempio di neanche dieci colonne per
lato!”
“Ma sbaglio o gli insegnamenti al Santuario sono calati di
brutto?Un tempo erano ben più severi…geologia elementare: di che cos’è fatta la
falesia?”
Kanon osservò il terreno riarso sotto i suoi piedi; era molto
friabile.
“Tufo e argilla, è possibile?”
“In buona percentuale, sì…i passaggi sono in realtà dei cunicoli
che, stando alla leggenda, furono scavati non sopra, ma dentro la scogliera…un
labirinto nella roccia, che custodiva uno dei più importanti tesori dell’antica
Ellade. E direi che è il caso di verificare se ciò è vero o meno, anche perché
il frammento del medaglione è sicuramente lì, e non possiamo attendere oltre.
Quindi, dammi una mano, perché dobbiamo trovare un modo per arrivare a quella
parete!” indicò baldanzosa la ripida falesia che incombeva, separata da loro da
una profonda spaccatura aperta da una frana. Tastò la roccia, cercando un
appiglio per arrampicarsi, ma questa le si sgretolò fra le mani come briciole di
pane. Scosse la testa, sbuffando:“Ad occhio e croce, direi che sarebbe un
suicidio tentare di arrampicarsi: è una parete lavica, corrosa dall’acqua e dal
sale…franerebbe alla minima pressione. No, decisamente, dobbiamo rimediare un
altro sistema, soprattutto che non dia nell’occhio. Ci mancherebbero solo i
casini tra Guardia Costiera ed altre diavolerie…”
Esaminò con attenzione il baratro sotto di lei, quindi il picco
estremo di Sunio, giù fino al punto in cui s’immergeva nel mare. Possibile che,
se vi fossero dei passaggi all’interno, non vi fossero uscite comunicanti
all’esterno?Come ad esempio…
“Ci sono!Ma certo, perché non ci ho pensato prima?Grotte!Sunio ne
è costellata!Forse in una di esse si apre un passaggio che conduce ai
cunicoli!Bè, ci aspetta una bella nuotata…”
“COSA?!”
La ragazza trasalì, e si voltò di scatto, vedendo Kanon sbiancare
in viso:”Che ti succ…”
“Tu dove hai…intenzione…di andare?”
Paura. Un tremito nella sua voce, lo percepì, e non le piacque per
niente.
“Io…bè, per cercare il frammento dobbiamo passare dalle grotte…è
l’unico modo per…”
“Non se ne parla” l’interruppe brusco il
giovane.
Kora sentì la rabbia rimontarle:”Ma se t’ho detto che è l’unico
sistema!Certe volte non ti capisco!Vuoi aiutarmi o no a trovare Xaria!Prima
insisti per cercarla, ma quando ti chiedo aiuto, te ne
freghi!”
“Questo non è vero!”
“AH, NO?!E allora deciditi per una dannatissima volta a
collaborare!È da stamane che mi osteggi su ogni cosa che dico!Neanche a me piace
l’idea di dover perlustrare metro per metro tutto Capo Sunio, ma se questo è
l’unico sistema per evitare che si generi un disastro a livello mondiale sono
disposta ad affrontare di peggio! Perché non si tratta della mia vita, ma delle
sorti del mondo, e tu lo sai!”
“Smettila di parlare di cose che non comprendi…”sibilò Kanon,
stringendo i pugni “Questa missione è importante per me probabilmente più di
quanto non lo sia per te”
Il riscatto di un’intera vita dannata…dimostrare d’essere
cambiato…
“NO, NON LE COMPRENDO!Ma, tempo fa, una persona mi ha insegnato ad
adempiere i miei doveri, anziché pensare egoisticamente a me stessa!” ribattè
Kora, alzando la voce, fronteggiandolo verbalmente.
“Stai passando il limite, mocciosa”
“Non me ne frega. Io ho un dovere da rispettare, nei confronti di
quelle persone che hanno dato la vita perché io potessi sopravvivere e porre la
parola fine a questa vicenda!Sei stato mandato qui per aiutarmi ma,
sinceramente, credo di poter fare a meno del tuo
supporto!”
La ragazza gli voltò le spalle, e si diresse verso la parte
interna del sentiero, vicino ad un anfratto della falesia, dove aveva posato il
borsone; lo aprì, con un gesto di stizza, come suo solito quando perdeva le
staffe(io invece qnd mi arrabbio nn devo aprire gli armadi, perché scardino le
ante…ecco gli svantaggi del fare karate…qnd sei nervoso, non controlli la
forza…poi ti tocca pure aggiustare tutto…ndMiz).
Il cavaliere dei Gemelli la guardava, con gli occhi socchiusi,
troppo furibondo anche solo per poter muovere un
passo…
Calmo, doveva restare calmo…E pensare che, appena qualche mese
prima, se solo qualcuno avesse osato rivolgergli parola a quel modo, avrebbe
decretato la sua fine…Ora non riusciva più nemmeno a tener testa ad una
marmocchietta con smanie d’invincibilità!
La vide trafficare con qualcosa nel borsone, per poi alzarsi in
piedi, e sfilarsi scarpe, jeans e canottiera, restando in costume da
bagno…portava ancora le fasciature sulla schiena e sulle
gambe.
“Che hai intenzione di fare?”
Kora non gli rispose; con un movimento brusco, si tolse le bende
e, con enorme sorpresa, il ragazzo vide che i profondi tagli del giorno prima
erano già completamente guariti.
“Ma come…?”balbettò, ma la giovane gli scoccò un’occhiata di
superiorità:”Oh, questo dici?Mpf…cosa credevi, che fossi così debole?Ho una
discreta capacità autorigenerante, quindi queste puoi anche riprendertele” gli
lanciò le garze.
“La prossima volta non perderò tempo a medicarti, stanne pur
certa” commentò acido Kanon.
“Oh, non ne ho dubbi, anche perché la nostra collaborazione
finisce qui…ammesso che vi sia mai stata” replicò gelida la ragazza,
inginocchiandosi accanto al borsone, riprendendo a trafficare con
qualcosa.
“Aspetta un attimo, che vorresti
dire?!”
Kora si rialzò, reggendo in mano un fodero in neoprene che
assicurò al polpaccio; si era infilata delle calzature, anch’esse in neoprene,
per poter camminare fra le rocce.
“Non l’hai capito da solo?Non ho bisogno di te, non voglio il tuo
aiuto. Me la cavo da sola, come ho sempre fatto”
La biondina gli passò accanto, prendendolo dentro volontariamente
con una spallata, e si avvicinò al bordo della
falesia.
«Dieci metri di salto…non è uno scherzo…ma mi è capitato di
peggio»
“Sei una cretina”
La voce di Kanon la raggiunse alle spalle, poco distante da lei;
la ragazza inclinò leggermente la testa, guardandolo di sfuggita: appoggiato
alla parete di roccia, con le braccia incrociate, e quell’espressione
strafottente che tanto la faceva imbestialire.
Ribattè a tono:”Davvero?Mi rammentereste in merito a cosa,
vossignoria cavaliere invincibile?”
“Tsk, per essere una che non si fida, hai un bel coraggio a
lasciare qui il medaglione” commentò sarcastico il ragazzo, raccongliendolo dal
mucchio di indumenti che lei aveva lasciato sopra il
borsone.
Allora era quello il motivo…
L’amazzone ridacchiò:”Hai ragione, sono proprio una
cretina…”
SWISSSH!SBAM!
Prima che Kanon potesse rendersene conto, un sai, uno di quei
pugnali tridentati che aveva visto in mano alla ragazza la prima volta che si
erano incontrati, si conficcò precisamente nella roccia a due millimentri dalla
sua guancia.
Kora abbassò il braccio sinistro, quello che aveva scagliato con
precisione chirurgica l’arma, indi gli diede nuovamente le spalle:”Ma rammenta:
questa cretina non devi provare a fregarla. Te l’ho già spiegato il concetto,
cavaliere. Se, per caso, ti venisse la brillante idea di provare a recuperare
Xaria per conto tuo, sappi solo che la mira di quel pugnale sarà decisamente più
precisa…”
“Uh, detta da te questa frase potrebbe apparire una minaccia…E
cosa faresti, mocciosa?”
“Se scopro che hai un recondito fine sul ritrovamento di Xaria, ti
uccido con le mie mani” disse Kora, piatta ma
concisa.
Kanon, che fino a quell’istante non aveva battuto ciglio, sentì la
collera rimontare, ma prima che potesse ribattere, l’amazzone inspirò
profondamente, e con una breve rincorsa si tuffò.
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Capitolo 10 *** 10*: SOMETIMES YOU CAN'T MAKE IT ON YOUR OWN ***
raga
Capitolo X: Sometimes you
can’t make it on your own
Un tuffo nelle azzurre acque del mar di Grecia, un salto verso la
libertà, per salvarsi, per allontanarsi da lui…via, per poter riflettere
razionalmente, perchè, nonostante lui fosse diverso, il suo atteggiamento troppo
somigliava a quello di una persona che ormai faceva parte solo dei suoi ricordi:
il passato se l’era lasciato alle spalle tempo
addietro.
Eppure…la vicininanza di quel ragazzo di cui non sapeva nulla la
confondeva, l’ammaliava, la spaventava…
Scosse la testa, tra mille spruzzi, allontanado i capelli bagnati
dal viso e mponendosi di smetterla di crucciarsi su qualcosa
d’irrisolvibile…
«Per il momento»
Trovare il frammento, per arrivare a Xaria e porre la parola fine
a quella vicenda che si trascinava da troppi anni.
Kora inspirò profondamente e nuotò in perfetto stile libero verso
l’estremo picco della scogliera di Capo Sunio.
«Al diavolo quel cretino…Mi arrangerò da sola…non chiedo l’aiuto
di nessuno…è stato un errore appellarmi al
Santuario»
“Stupida, stupida, stupida!”
Imprecò, andando su e giù per il sentiero, calciando oltre lo
strapiombo una povera pietra innocente la cui malaugurata sorte era stata quella
di porsi sul suo cammino.
Via, spedita sul fondo del mare, scacciata via alla pari di un
insetto fastidioso…un agire che gli rammentò i suoi trascorsi da Generale degli
Abissi, quando, con un solo gesto era solito schiacciare chi osava contraddirlo;
ora, era una stupida mocciosa a metterlo a tacere, alzando appena il tono della
voce. Gli equilibri si erano nettamente rovesciati.
Un altro sasso volò a far compagnia a quelli precedentemente
scagliati.
Kanon sbuffò, le braccia incrociate sul petto, la rabbia malcelata
da quegli occhi che dardeggiavano tempesta.
«Dannazione!»
Maledì per l’ennesima volta il giorno in cui aveva accettato
quella missione, dandosi dell’idiota.
«Anzi no, doppiamente idiota, dato che mi sono fatto pure
volontario»
Sinceramente, era stata colpa anche di quei cavalieri, Doko in
primis, che tuttora si rifiutavano di accettarlo come un loro pari; sapeva che
il marchio di traditore se lo sarebbe portato appresso per tutta la
vita.
E poi…poi c’era lei, Kora. Quella mocciosa che con quell’aria
strafottente e quegli occhi glaciali che parevano leggere l’animo delle
persone.
Cosa sapeva di lei?Ma, soprattutto, cosa conosceva lei del suo
passato da reietto? Due volte glielo aveva rinfacciato, e per due volte lui
aveva ingoiato il rospo, icapace di controbattere.
Come faceva a sapere di Julian Kevines? E delle colpe di cui si
era macchiato, quando il suo nome era Kanon di Sea
Dragon?
…“Una canaglia, a detta di tuo fratello
Saga”…
Erano state alcune delle prime parole che Kora gli avesse
rivolto…ma questo voleva dire che lei era a conoscenza anche del fatto che lui
era stata la causa portante della morte di Saga?
Altre parole che riaffiorarono nel ricordo di neanche tre giorni
prima: no, non lo sapeva.
«Non sapeva della tua morte, fratello…non sa di ciò che hai fatto;
per lei non esiste una terza opzione, ci siamo solo tu, la perfezione, colui che
le salvò la vita, ed io, un cavaliere che ha nomea di traditore ovunque metta
piede…Sì, è stata una vera idiozia accettare questa
missione»
La corrente era parecchio più forte in quel punto, dove le acque
tiepide della baia si mischiavano con quelle ben più fredde del mare aperto; le
onde, seppur non troppo alte, si rinfrangevano con violenza sulle bianche pareti
della scogliera, con un frastuono tale da coprire le strida dei gabbiani e lo
sciabordio della risacca.
Non molti avrebbero osato spingersi fino a quel punto senza essere
assicurati ad una fune, per giunta in compagnia unicamente di sé
stessi.
Ma lei non era una persona qualunque: aveva imparato a proprie
spese che nulla è concesso, e che per ottenere qualcosa bisogna faticare,
sforzarsi di superare i propri limiti.
“Mpf”
Kora non riuscì a trattenere un sorriso nostalgico: di tutte le
parole udite nel corso della sua esistenza, proprio quelle le erano riaffiorate
alla memoria.
«Avevi ragione, Saga…ci ho messo tanto a
capirlo…»
Improvvisamente, all’immagine confusa del saint di Gemini,
ripescata in chissà quale remoto angolo della sua mente, si sovrappose quella
ben più nitida di Kanon.
Sospirò.
«Ah no, lui decisamente no, è un cretino e basta, è antipatico, è
una canaglia, e ha una faccia da schiaffi…»
Eh, le coincidenze della vita…a distanza di anni chi andava ad
incontrare, se non l’altro gemello…Ora che ci pensava, però non rammentava
momenti in cui Saga l’avesse mai menzionato, se non uno, in cui di sfuggita le
aveva detto che aveva un fratello gemello…
«Una canaglia, appunto…e Saga in quel frangente era decisamente
arrabbiato…Mah, è passato troppo tempo, non mi ricordo
più…»
«Non ti ricordi perche la memoria ti fa difetto, o perché non vuoi
ricordare?»
Una vocina maliziosa dentro di lei si fece sentire, non
desiderata; decise di ignorarla e di concentrarsi sul problema che le si
presentava.
La scogliera incombeva imponente sopra di lei, sovrastandola in
tutti i suoi trenta metri d’altezza; delle spaccature si diramavano sui fianchi
della falesia, nere cicatrici sulla roccia candida ma, per il resto, non vi era
traccia né di grotte, né di aperture che potessero ricondurre all’esistenza di
cunicoli.
Si avvicinò lentamente, nuotando con cautela, per quanta gliene
concedettero le onde violente che la spinsero bruscamente contro le rocce; si
aggrappò con entrambe le mani a due picole sporgenze della pietra e, forte di
anni di free-climbing, cominciò ad arrampicarsi, facendo leva sulle gambe
allenate. Non salì di molto, appena pochi metri, perché poi la roccia le si
sbriciolò sotto le dita; riuscì a spingersi lontano dalla parete della falesia,
trasformando la caduta in un tuffo, evitando un impatto disastroso con la
supeficie increspata.
Sprofondò nelle acque scure e fredde ma, senza scomporsi
minimamente, con un colpo di reni riemerse.
«Che figura…nemmeno un gattino di dieci giorni che casca da un
albero avrebbe fatto tutto questo casino…grazie al cielo non c’è nessuno, specie
quell’idiota scorbutico, altrimenti m’avrebbe preso in giro a
vita!»
Kora si riapprossimò alla falesia, osservando la linea di
galleggiamento: era strano che vi fossero così pochi segni tangibili di
erosione; il tufo era una roccia lavica, stando alle nozioni basilari di
geologia, come minimo avrebbero dovuto esserci delle caverne, data la forza con
cui le onde s’abbattevano…invece, lì era appena visibile una linea scavata, poco
più di una rientranza.
«È strano…Davvero strano…è vero, ad un occhiata rapida direi che
vi è anche una discreta presenza di calcare nella composizione geologica ma, a
maggior ragione, ciò non giustificherebbe
gli scarsi effetti degli agenti esogeni»
La biondina scrutò pensierosa la falesia poi, di colpo,
l’illuminazione venne da sé:«Ma certo!Ecco perché non mi tornavano i conti!Oh,
se è davvero così, giuro che mi mangio le mani…perché non ci ho pensato
subito?Era la cosa più ovvia!»
Kora inspirò profondamente, tendendo i muscoli, prima di
immergersi con una capovolta magistrale.
Scese di diversi metri nelle acque poco illuminate, gli occhi per
nulla infastiditi dal sale; c’erano pochi pesci, e il fondo non si scorgeva
minimamente. La corrente era discretamente forte, gelida, ma lei si costrinse a
non badarci. Doveva verificare se…
Compensò un’altra volta, tappandosi il naso, una fila di bollicine
che le fuoriuscì dalle labbra, pallide in quella luce bluastra; smise di
discendere verticalmente, giunta quasi a dieci metri di profondità, e si volto,
nuotando orizzontalmente verso la parte sommersa della
falesia.
Un banco di saraghi le passò a poca distanza, per nulla disturbati
dalla sua intrusione; gli occhi, che cominciavano a bruciarle, improvvisamente
individuarono delle grandi macchie scure suelle pareti grige della scogliera.
Sorrise, mentre con un colpo di gamebe cominciò a
risalire.
Riemerse in una miriade di spruzzi e schizzi, respirando a pieni
polmoni, incurante della pelle d’oca che affiorava sulla sua pelle ambrata e
degli occhi che le pizzicavano, lievemente arrossati; ora lo sapeva, sapeva
d’aver centrato l’intuizione corretta.
Grotte! La falesia ne era costellata tuttavia, l’incongruenza del
livello di galleggiamento impediva ai più di scorgerle, poiché inabissate; i
frequenti crolli di consistenti quantitativi di roccia avevano provocato un
progressivo innalzamento del mare, che aveva finito per celare gli anfratti
all’occhio umano. E la probabilita che una di esse fosse l’uscita di un cunicolo
del leggendario labirinto diveniva ora una quasi tangibile
certezza.
«È proprio vero, non si ottiene nulla senza
faticare»
Kora riflettè: non restava che verificare se i miti avessero
fondamento su una verità obliata.
Inspirò a fondo, andando in iperventilazione: poc’anzi aveva
resistito per due minuti d’apnea, ma impegnandosi avrebbe potuto arrivare a tenere il fiato anche per il doppio
del tempo.
«Ok, sono pronta. Diamoci una mossa, comincio a
gelare!»
Un ultimo respiro, prima di tornare giù, verso
l’abisso.
Si avvicinò alla falesia, un microcosmo sommerso costellato da
ricci e anemoni, in cui si aprivano numerosi anfratti, di cui però ben pochi
sarebbero stati accessibili alla corporatura di un essere
umano.
«E sono comunque troppi, perché possa verificarli tutti! Se almeno
quel cretino fosse venuto, ora avremmo potuto esplorarle nella metà del tempo!
Accidenti, da quale parto?Sono tutte uguali!»
Uno scintilliò catturò la sua attenzione: fissò la superficie,
scorgendo la forma tremula del disco solare, tronando a scrutare le grotte:
credette d’aver visto male.
Chiuse gli occhi e li riaprì, avvidendosi che non s’era immaginata
nulla: la luce flebile che filtrava dall’altro andava ad illuminare qualcosa in
un punto privo di aperture…qualcosa che luccicava.
Si avvicinò rapidamente e, con enorme sorpresa, vide una sorta di
disco metallico, d’argento, infossato nella roccia, in cui erano incisi
elaboratamente un tridente ed un cavallo rampante; al centro, si apriva un buco
di forma circolare.
Una chiave per aprire un passaggio?In effetti sarebbe stata una
precauzione in più per difendere i segreti del templio dell’Enosigeo…e lei
ovviamente non aveva una chiave di cui si era ignorata l’esistenza per più di
duemila anni…
Ancora una volta, fu la sua brillante inventiva a cavarla dai
guai: sfoderò il pugnale sai dal fodero gambale, rammentandone che la lama era
di forma conica(appunto per questo, con questo tipo di pugnale si può colpire
solo con un affondo di punta, e mai di taglio, perche non esiste il filo della
lama), e la conficcò nella rudimentale serratura, alla stregua di un
grimaldello.
Niente.
«Maledizione!»
Prima che potesse infuriarsi, la parete improvvisamente rientrò,
un una nube di bolle, rivelando un apertira sufficiente a far passare un
uomo.
Senza recuperare il pugnale, timorosa che la sua rimozione avrebbe
causato la chiusura del varco, Kora si addentrò a tutta velocità, ritrovandosì
nel buoio più totale.
S’impose d’avanzare in fretta lungo quello che le era parso essere
un cunicolo sommerso, prima di esurire tutta l’aria; pregò di trovare al più
presto un punto di emersione, o altrimenti quella sarebbe stata l’ultima
cavolata della sua vita…Perché si era caciata in quel buco senza
uscita?
«Devo respirare…devo respirare…»
Non avrebbe retto oltre…
Una luce improvvisa, dall’alto…il sole?O la porta eterna? Su
veloce, verso l’alto di quel pozzo buio…
L’aria che di colpo tornò a fluire in lei, parve bruciarle i
polmoni.
«Cinque minuti di apnea…aiganamissu…” imprecò sottovoce la
ragazza, boccheggiante; le ci vollero diversi istanti per riprendersi. Quando fu
di nuovo in grado di ragionare, riflettere e osservare, non potè fare a meno di
trattenere un grido di sospresa.
«Dove diamine sono finita?!»
Le onde si susseguirono in rapida fila, sbattendo con violenza
crescente contro la scogliera; il mare si era fatto scuro, cupo all’orizzonte,
dove troneggiavano dense nuvole cariche di pioggia…Un normale temporale estivo,
apparso dal nulla ad oscurare una giornata di sole; si era alzato il vento
vento, agitando le acque già poco tranquille di Capo Sunio; non sarebbe durato a
lungo, ma di certo sarebbe stata una vera seccatura per i turisti, bloccati in
quel posto perso nel nulla, con i traghetti che non sarebbero passati prima di
due o tre ore, e il primo centro abitato raggiungibile dopo dieci kilometri di
marcia.
“Che rottura”
Protestò Kanon, lasciandosi cadere sul suo zaino da trekking, che
aveva scoperto essere molto più comodo della dura roccia, come sedile. Ma quanto
ci stava impegando quella cretina?
«Torno subito…Tsè, può anche starci a vita, basta che me lo faccia
sapere, che me ne torno al Santuario!Meglio sopportare Doko, che
quell’isterica!»
Si rigirò il medaglione tra le mani, guardandolo con
noncuranza:«Bah, tanti casini per un simil gingillo…è vero che serve a trovare
Xaria, ma…» scosse la testa, convenendo che le divinità erano davvero prive di
buonsenso, a rifilare agli uomini i loro giocattolini capaci di distruggere il
mondo con un nulla.
«L’uomo ha una natura malevola» diceva un filosofo…uno scrittore
italiano del Rinascimento…
«Machiavelli aveva ragione…eccome»
Ma se era vero questo, allora ciò significava prendere per
veritiero anche che l’uomo non è soggetto a cambiamenti che ne mutino la
natura…Che avessero ragione, a dire che non era cambiato
affatto?
Osservò, ora con attenzione, il piccolo medaglione dorato che a
stento occupava metà del palmo della sua mano: se avesse conosciuto questa
vicenda prima, quand’era il braccio destro di Nettuno, cavaliere fra i più
potenti del suo regno e della gerarchia celeste, cosa avrebbe fatto?Quale
sarebbe stato il suo agire?
Domande…quesiti esistenziali, senza soluzione, uno in
contraddizione all’altro…Nessuna certezza, soltando una constatazione
pessimistica: tutto era come allora; era lì, solo, in quel luogo maledetto,
l’aspettativa di un futuro irrivelato e quella di un fato avverso a confermare
che lui non poteva…non avrebbe mai potuto essere artefice del proprio
destino.
«L’essere umano è una chimera dalle molte teste, in cui convivono
concupiscenza, irascibilità e razionalità, e dove l’una cerca di prevalere
sull’altra»
Platone…non gli era mai piaciuto: detestava filosofia, riteneva
fosse un discorso troppo personale per essere ridotto a semplice materia di
studio, e aveva sempre cercato di sfuggire alle lezioni del suo
precettore!Quante lavate di capo, perché si ostinava a non volerne sapere di
mimesi, metessi, e altre diavolerie…
“Cogito ergo sum, signorino Kanon, è latino, non chissà quale
linguaggio ostrogoto!”
La voce di Teotokris, il vecchio precettore, che lo richiamava
all’attenzione per la miliardesima volta in quella
mattinata.
“E che roba sarebbe?”sbuffò lui, appena ragazzino, guardando fuori
dalla finestra, desiderando di poter essere fuori a godersi il sole di quella
bella giornata, anziché il dover stare in quella stanza dall’atmosfera
sonnacchiosa.
“È il principio fondamentale di Cartesio! Benedetto ragazzo, se ti
applicassi solo la metà di tuo fratello!”
Kanon sbuffò, ma la sua protesta fu coperta da una risatina alle
sue spalle.
“Cogito ergo sum…’Penso, quindi esisto’, fratellino. Bè, Cartesio
non ha tenuto in conto la tua possibile eccezione: esisti, ciò è innegabile, ma
decisamente, il cervello non lo connetti!”
Quanto era insopportabile.
Quanto si credeva superiore.
Quanto lo detestava.
«Saga»
Per lui quella maledetta materia non aveva segreti, riusciva a
capirla al volo, neanche fosse stato lì, al fianco di Aristotele o chi per esso,
a condividerne i pensieri!
Eppure, in quel momento, le parole di quei grandi pensatori dei
tempi antichi, si stavano rivelando la conferma alle sue più recondite paure…Se
ne avesse avuto occasione, avrebbe tradito di nuovo?Quando il suo animo di
demone si sarebbe ridestato?E soprattutto, sarebbe riuscito ad
opporglisi?
Un’esclamazione di sorpresa, dinanzi a quello
spettacolo.
Kora guardò a bocca aperta il soffitto della grotta calcarea,
costellato di stalattiti che emanavano un chiarore biancastro in
quell’oscurità.
Aria…ce n’era in abbondanza, e questo voleva dire che doveva
esserci un apertura da qualche parte.
«O un passaggio»
In quel momento si trovava dentro la scogliera…Dubitava che ciò
che aveva studiato nelle vecchie epigrafi fosse solo una leggenda: il mito del
labirinto di Sunio era più veritiero di quanto non si
credesse.
La luce doveva filtrare da quanche anfratto, creando uno
spettacolare gioco di riflessi che faceva sembrare d’essere sotto un cielo
stellato.
La ragazza nuotò verso una delle pareti della grotta circolare,
sussultando nell’avvertire sotto i suoi piedi della sabbia. Toccava. Si alzò in
piedi, con l’acqua che le lambiva le ginocchia, e si mise a scrutare il centro
delle acque buie: il tratto sommerso da cui era giunta si apriva come un pozzo
profondo; non sarebe stato semplice uscire da lì.
Pazienza, se ne sarebbe occupata
dopo.
«Un problema alla volta»
E che problema!Un bel dilemma poiché, tolta la spettacolarità
della caverna, non vi era altro che il nulla
assoluto.
Forse si era aspettata un mega cartello affermante:‘Per il tesoro
di Sunio, di qua’, forse si era aspettata un mega forziere, oppure cumuli d’oro
e gioielli, stile covo dei pirati…
«Magari…sai che vita mi sarei fatta…»
Invece, niente, solo rocce ed acqua a perdita d’occhio…fin dove le
era possibile vedere, immersa in quella notte pressochè
totale!
«Per lo meno, scongiuriamo la claustrofobia…finchè non vedo che mi
sono cacciata in un buco sott’acqua, e ora sono circondata da tonnelate di tufo
e calcare, non dovrei morire…AAAH, perché sono venuta quaggiù da
sola?!»
Riflettè un istante: cosa diavolo si metteva a
pensare???
«Essere qui in compagnia di quella sottospecie di Saint?Mai!Mi
tengo la claustrofobia e i miei patemi ma, per gli dei, sto bene
così!»
Un rimbombo sordo fece fremere la roccia, allertandola di colpo;
piccoli frammenti di calcare piovvero sullo specchio d’acqua, increspando la
superficie oscura.
«Che…diavolo…è stato…?»
L’eco non si era ancora spento, quando un altro bubbolio, ancora
più cupo, agitò l’aria.
Kore deglutì, imponendosi di restare
calma.
«Ok, meglio darsi una mossa!Devo trovare quel frammento e uscire
da qui alla svelta!»
La pioggia cadeva a dirotto, trafiggendo il mare inquieto; i
turisti, non appena aveva cominciato a diluviare, si erano rifugiati sotto i
colonnati del templio antico, in una fiumana multiligue di
proteste.
Lui invece era rimasto fermo, seduto immobile con lo sguardo
impassibile, degno guerriero che non si lascia scomodare dalle
intemperie.
Gli piaceva la sensazione dell’acqua che scorreva a piccoli rivoli
su di lui…per i bagagli, non c’era da preoccuparsi, erano in tessuto
impermeabile.
Un rumore improvviso lo fece balzare in piedi: pochi metri più in
là, esattamente nel punto in cui il sentiero s’interrompeva per precipitare
dritto nel baratro, una porzione di roccia dalle cospicue dimensioni si era
appena staccata, franando i mare.
Il problema dei crolli causati dall’erosione violenta sul
tufo.
Niente di impressionante; tuttavia, non potè fare a meno di
cogliere una nota di apprensione, pensando a come avrebbe fatto Kora ad tornare
su, con quelle acque così agitate.
In altri momenti, avrebbe ridacchiato, pensando al malcapitato:
situazioni di pericolo simili erano pane quotidiano, per chi si addestrava al
Santuario.
Aveva visto maestri spedire i propri allievi, poco più che dei
marmocchietti, a farsi una bella nuotata tra le rapide impetuose di un fiume, o
a passarsi intere nottate sotto il gelido cielo d’inverno…ma quella situazione
era diversa: lei non era un saint, per quando sapesse combattere bene, e di
sicuro avrebbe avuto serie difficoltà.
A malincuore, dovette riconoscere che, sì, la giovane amazzone dal
carattere insopportabile necessitava di aiuto…
Ma tra il dire e il fare, era letteralmente il caso di dirlo,
c’era di mezzo il mare, decisamente mosso, in quel caso; e soprattutto se non
era a conoscenza di dove si fosse andata a
cacciare.
Invidiò le capacità telepatiche e telecinetiche di Mu di Aries: il
gold saint della Prima Casa l’avrebbe trovata ad occhi chiusi, senza nemmeno
fare fatica.
Invece no, lui avrebbe dovuto andarla a cercare di
persona.
Bel problema, soprattutto quando il proprio feeling con l’elemento
chimicamente denominato H²O rasenta lo zero
assoluto.
«Una cosa è certa: io li sotto non
vado»
‘Abbiamo paura, né?’
La vocina della sua coscienza che in quel momento aveva assunto il
tono sarcastico di Milo.
«Ma che paura…no grazie, quando l’ho scampata viva da quella
maledetta prigione, ho giurato che non avrei mai più messo piede in
mare!»
‘Interessante, detto da uno che è stato Generale degli Abissi fino
a non molto tempo fa…’
Kanon sospirò: perché, per ogni cosa che faceva, il suo passato
riusciva sempre a tornare a sbarrargli il passo?Aveva già implorato perdono una
volta, si era preso quindici Scarlet Needle in corpo, per farsi accettare al
Grande Templio per aiutare i Saints nella guerra contro Hades…aveva dato la sua
vita per togliere dai piedi quel dannato di Radamantis…è vero Saori, o meglio,
Athena, l’aveva riportato in vita per grazia paterna insieme agli altri Saints
deceduti, ma che prezzo aveva quell’esistenza, se doveva ancora pagare per i
suoi atti da reietto?
Si avvicinò al bordo della scogliera, scrutando il mare burrascoso
sotto di sé.
«Fratello, mi hai sempre detto che nulla nella vita è dato per
scontato, e per ottenere qualcosa, sono necessari impegni e sacrifici…la
ricompensa più grande, alla fine è il risultato…Ma se per dimostrare che sono
cambiato, non è bastato neanche pagare il fio delle mie colpe con la vita, che
altro posso fare?»
Strinse il medaglione dorato tra le mani:«è anche vero che non
posso mandare al diavolo la missione alla prima
difficoltà…»
Kora, in fondo, aveva dimostrato di fidarsi un pochino di lui,
anche lasciandogli quell’oggetto in custodia. Quella ragazza aveva il dono di
vederenel cuore delle persone, lo aveva capito da quanto se l’era ritrovata
davati, tre giorni prima.
«Nella vita niente è dovuto…Avevi ragione, Saga, una volta di più.
E allora, con che coraggio, la lascerei nei guai, quando sono stato io ad
essermi assunto la sua difesa?»
Un brontolio sordo, quasi un ruggito sommesso, che riempì la volta
a calotta della caverna circolare, facendo fremere l’aria e l’acqua, di tanto in
tanto agitata dalla pioggia improvvisa di qualche sassolino franato giù dal
soffitto. Ogni suono era amplificato, soprannaturale in quell’atmosfera
silenziosa in cui il tempo stesso pareva essersi fermato. I suoi passi
risuonavano rumorosi, fastidiosi quasi; poteva sentire il suono del suo respiro,
e il battito del suo cuore.
Kora aveva esplorato minuziosamente ogli angolo della caverna,
vanamente: non vi era acuna tracica del fantomatico tesoro, né di una qualche
plausibile indicazione. La parete rocciosa s’inerpicava ripida verso la volta
costellata di stalattiti.
Forse, vi era qualcosa, lassù…
Cauta, si aggrappò a delle sporgenze, facendo forza sulle braccia,
e pregando che la roccia non le si frantumasse nuovamente fra le
mani.
«Anche perché qui l’acqua è bassa…»
Riuscì a salire fino a metà parete, prima che la scogliera fosse
scossa da un fremito; la ragazza si appiattì maggiormente contro la falesia,
ignorando la granaglia di calcare che aveva ricominciato a cadere, tra mille
schizzi.
“Finchè regge la massa portante della scogliera, non ho di che
preoccuparmi»
Fu costretta ad un movimento complicato per spostarsi da un
appiglio all’altro, cosa che la impegnò per diversi minuti: bagnata fradicia
com’era, senza contar el’ipotermia che cominciava a farsi sentire, scivolare era
divenuto di una semplicità estrema.
«Che freddooo…»
La luce che improvvisamente le ferì gli occhi per poco non le fece
predere la presa.
«Mondo ladro!»
Si schermò il viso con una mano, facendo leva sulle gambe per
salire e usando l’altro braccio come sostegno.
“Se arriva luce vul dire che ci dev’essee un’apertura, qui da
qualche parte…WAAAAAAAAH!!!!!”
Uno stridio, poi non aveva visto più niente; in compenso, aveva
fatto un salto tale da catapultarsi dritta in
acqua.
Aveva toccato il fondo sabbioso immediatamente ma, per fortuna,
non s’era fatta nulla.
«Per miracolo…direi che per oggi ho rischiato un po’ troppe volte
l’osso del collo» pensò, scrutando torva il pipistrello che aveva preso a
svolazzare in circolo sopra di lei.
“Stupido chirottero!”
Non ebbe il tempo di attuare la vendetta “Come ridurre in
particelle subatomiche uno stupido mammifero dotato di ali e cecato, che mi ha
quasi ucciso” che un rumore alle sue spalle, seguito da qualcosa che le aveva
agguatato il braccio, le aveva fatto impazzire il battito cardiaco per la
seconda volta nel giro di pochi istanti.
La sua voce rieccheggiò nell’acustica perfetta della caverna,
prima che una mano le tappasse la bocca.
“Finiscila di strillare, mi hai
assordato”
Una voce di rimprovero.
Quella voce, la sua voce.
Kora si girò di scatto, ritrovandosi faccia a faccia con Kanon; il
ragazzo era lì, davanti a lei, con il suo naturale atteggiamento strafottente…E
un fisico che avrebbe levato il fiato ad ogni ragazza esistente da lì a Plutone!
I muscoli perfetti, come s ela statua del discobolo avesse preso vita,
tramutandosi nel cavaliere che ora le stava innanzi, i lunghi capelli del colore
della notte più scura che ricadevano in pittoresco disordine sulle spalle
tornite da lottatore. Gli occhi di smeraldo della biondina si rispecchiarono in
quelli color cielo di lui, soffermandosi sul sorrisetto che gli affiorava sulle
labbra.
“Bel posticino…un po’ umido ma tutto sommato…carino” commentò
Kanon, sarcastico.
Kora, ancora persa in chissà quali fantasie, non lo sentì
nemmeno.
Fu quando il saint le tirò una manata d’acqua in viso, che la
giovane parve riscuotersi.
“Allora, il gatto t’ha mangiato la
lingua?”
“Che…che cosa ci fai…qui?” riuscì finalmente a dire la ragazza,
ricevendo in cambio un’occhiata raggelante da parte del guerriero:”Non tornavi,
fuorì c’è un temporale degno della collera del sommo Olimpio e, per quanto tu
possa ostinarti a non credermi, mi sta a cuore che tu non ti faccia
ammazzare”
L’amazzone recuperò tutto il suo self-control: “Mi pareva che TU
non ne volessi sapere di aiutarmi! Hai detto che potevo arragiarmi, e io l’ho
fatto! Hai una bella faccia tosta a rifilare la colpa a me, quando sei tu che
fai il piantagrane! Da quando questa missione è iniziata, tu…tu…” non riusciva a
concludere la frase.
“IO cosa? Avanti parla, muoio dalla curiosità!” la sfidò
Kanon.
“Bah, discutere con te è un caso perso!Avrai anche ventisette
anni, ma ti comporti non meglio del peggiore degli
adolescenti!”
Il ragazzo stava per ribattere in maniera decisamente pesante, ma
prima che potesse aprir bocca, l’intera scogliera tremò, come se un’enorme mano
la stesse scuotendo dalle fondamenta.
“CHE DIAMINE SUCCEDE?!”
Grossi massi si staccarono dal soffitto, franando con un fragore
assordante.
“DOBBIAMO RIPARARCI!”
I due giovani corsero a rifugiarsi in un angolo della caverna, al
riparo dai crolli, ma la sabbia infida fece incespicare la
biondina…
“KORA, TOGLITI DA LÍ!”
La calotta della falesia si sgretolò in migliaia di blocchi,
crollando in una miriade di massi e stalattiti…e lei era proprio lì sotto, a
correre disperatamente nell’acua che la rallentava, quasi volesse trattenerla,
quasi volesse impedirle di salvarsi la vita; cadde di nuovo, ma non si
rialzò.
Non urlò.
Chiuse solo gli occhi…
Silenzio; solo il rumore dell’acqua che le sfiorava la pelle, la
schiena scossa da brividi, appoggiata contro la gelida roccia, e la sabbia sotto
di lei, come un soffice giaciglio.
“E con questo sono due”
Aprì gli occhi, ritrovandosi immersa nella penombra; le ci volle
un po’ per riuscire a mettere a fuoco la figura di Kanon, seduto accanto a
lei.
“Cosa…?” iniziò la ragazza, senza sapere esattamente cosa
chiedere. Con la gran confusione che regnava nella sua mente, faceva fatica a
connettere i semplici impulsi per poter muovere i muscoli, figurarsi articolare
una frase!
“In questi giorni ho realizzato che tu non sei assolutamente
dotata di spirito di autoconservazione, per non nominare poi delle capacità
coordinative…Sei in debito di vita con me, per la seconda volta” replicò Kanon,
calmo.
La biondina sospirò:”Ho sentito la metà di ciò che hai detto ma,
supponendo fossero in buona parte fesserie, non credo sia una grave perdita.
Brevemente, mi riassumeresti cos’è successo?”
Aveva un emicrania tremenda, dovuta probabilmente allo spostamente
alla velocità della luce compiuto dal cavaliere per metterla in salvo; senza
un’armatura indosso, era un’esperienza a dir poco traumatica per il fisico,
obbligato a subire un’enorme pressione in un secondo in cui l’accelerazione
passava da zero a 300 mila km/s! AL contrario, lui sembrava fresco come una
rosa.
«Ok, gli concedo l’affermazione che è un Gold Saint…ma poteva
ricordarsi di questi piccoli dettagli…»
“È franata mezza grotta, e noi siamo rimasti
intrappolati”
Kora scrutò l’enorme massa informe che riuscì a finalmente a
distinguere come un enorme muro di rocce, che andavano ad ostruire quello che un
tempo era stato il centro della caverna.
La fiera amazzone si trattenne a stento dal mettersi ad imprecare
o a piangere!La loro unica via di uscita era
bloccata.
Ora, cos’era peggio, essere in trappola dentro una scogliera,
senza via d’uscita, o il dover essere nella situazione precedentemente descritta
aggiungendo la compagnia del bel cavaliere
strafottente?
“Kanon, non potresti distruggere questo muro che ci ostacola con
un colpo?” fece, levandosi in piedi, accanto a lui.
“Perché poi ci crolli addosso l’intera falesia?No, tun non è che
non hai istinto di sopravivvenza, sei un’irrazionale
suicida!”
La ragazza gli rifilò unm gancio degno di Silvester Stallone, ma
il saint non si scompose minimamente, e lo parò senza difficoltà, per poi
afferrarla e proiettarla a terra con una leva.
Kora si ritrovò distesa, con Kanon ke la bloccava tenendola per
una spalla, inginocchiatole accanto, con un sorriso da fare invidia ad uno
squalo(KISAME!no, qst è di Naruto^_^’’’)
“Fregata, mocciosa”
Avvicinò rapidamente l’altro braccio, chiuso a pugno e per un
istante la guerriera temette che avrebbe chiuso la tecnica con un bel pugno da
KO…che si rivelò essere invece un bel frontino…decisamente più
umiliante!
“AHI!Come osi?!”
“Kora, sopa tora se parakalò. E dacci un taglio: la mia pazienza
ha un limite”(*sta zitta per favore).
Rimase impassibile dinanzi allo sguardo velenoso dell’amazzone,
finchè ella non gli scostò bruscamente il braccio che l’aveva immobilizzata al
suolo.
Si rialzò, senza proferir verbo, sdegnata: l’aveva redarguita con
quel tono da superiore, come… «Come fa un adulto annoiato dalle lamentele di un
bambino!Come si è azzardato quel…quella canaglia!Neanche fossi una mocciosa che
frigna per una bambola rotta!Qui bisogna ridefinire un attimo le rispettive
gerarchie!»
“Ehi canaglia, apri bene le orecchie, perché non lo ripeterò!Non
me ne frega che tu sia un Gold Saint, io non faccio parte del Santuario, in
battaglia non ti sono da meno e soprattutto, non sono una tua apprendista cui tu
possa rivolgerti a quel modo!Inteso il messaggio?!”
Kanon non rispose; era ancora inginocchiato a terra, voltato a
darle le spalle.
“Allora, siamo duri di comprendonio?” commentò la giovane,
sprezzante.
Trasalì quando incrociò lo sguardo del cavaliere: vuoto, teso e
preoccupato. Scrutava lo sbarramento roccioso a pochi metri da sé, o meglio, i
sassi che affioravano a pelo d’acqua. Il silenzio, ma soprattutto l’espressione
attonita del ragazzo la fecero sudare freddo.
«Cosa succede ancora??»
“EH?!”
Credette, sperò, implorò tutte le divinità che avesse avuto un
miraggio; aveva appena visto le rocce sopra il livello dell’acqua scomparire
sotto di esso, in meno di un respiro.
“No…” la voce le si spense in gola, mentre con gli occhi andava a
cercare nuovamente quelli del ventisettenne.
Kanon la fissò per un istante che a lei parve lungo un’intera
vita, prima di distogliere lo sguardo e alzarsi in piedi, con il mare che
iniziava a lambirgli le ginocchia.
L’espressione di chi sta vivendo il più recondito dei propri
incubi…L’apatia che va oltre la paura.
Era quella la vera faccia del terrore più puro?La calma assoluta
nell’occhio della tempesta?
“Kora”
Al sentirsi chiamare, la giovane guerriera sussultò; lo vide
voltarsi, chiamarla ancora una volta con quegli occhi che nulla avevano da
invidiare ad un cielo estivo, con un’espressione che lasciava
trasparire…sicurezza, nonostante la gravità del
momento.
“Mi dispiace non poter prestare ascolto alle tue più che giuste
ragioni, ma ora abbiamo una questione decisamente più gravosa a cui badare. Mi
perdonerai quindi, se ti invito a riparlarne più
tardi”
Sorrise: era davvero bravo a fingere perché, se avesse potuto,
avrebbe urlato; se non ci fosse stata lei, avrebbe dato sfogo alla disperazione
che a stento stava reprimendo nel suo cuore.
Di nuovo lì, dopo un’eternità…con quel dannato mare che, ancora
una volta, reclamava la sua vita come pegno, su comando di un’entità infausta
senza nome, che gli si era accanita contro dal momento in cui aveva messo piede
in questo mondo.
«È innegabile…per quanto io faccia, la mia esistenza era e resterà
dannata. Persino la morte mi ha già rifiutato, e più di una volta. Il mio fato
avverso scritto nel mare delle stelle continuerà ad essermi imprevedibile e
predefinito…»
“KANON!”
Il grido d’allarme di Kora.
L’acqua non accennava a fermarsi, e aveva raggiunto l’altezza dei
loro fianchi: di questo passo, considerando l’altezza scarsa di quel punto della
caverna, non restavano loro che dieci minuti d’aria. Abbattere il muro di pietre
che occludeva loro l’unica via di fuga era un’idea irrealizzabile: sarebberò
rimasti travolti dal crollo della falesia, senza via di
scampo.
Ma allora, come evitare che la marea rimontante li uccidiesse, di
lì a breve?
La stessa situazione, analoga; ne era uscito vivo una volta, per
miracolo che poi aveva scoperto essere stata semplice grazia divina, ma ora era
differente: Kora…doveva salvarla.
Non poteva più confidare in un miracolo, né nell’aiuto di Atena,
né di Nettuno o chi per esso.
Doveva tentare il tutto per tutto.
“Kora, vieni qui”
La ragazza, che stava cercando una qualche via d’uscita, lo
raggiunse con due balzi.
“Ascoltami –le disse, con un tono così serio da preoccuparla-
L’unico modo per uscire da qui è abbattere quella barriera…non so quanto tempo
avremo, prima che tutto ci cada addosso, ma di sicuro non possiamo restare qui
ad annegare…Credo sia la soluzione migliore…”
“Credi?Guarda che questo non è un gioco!” replicò gelida la
giovane.
“Se hai un’idea migliore tirala fuori, perché a me non ne vengono
altre!Ma vedi di muoverti, perché non aspetterò che l’acqua mi levi quel poco di
aria che è rimasta, non di nuovo!” replicò acido Kanon, alzando la
voce.
“Se ne avessi una sarei ben lieta di illustrartela, ma non ne ho!!
Insomma…dobbiamo sempre finire per discutere per ogni cosa?!Ma tuo fratello non
t’ha insegnato il concetto di collaborazione?!” lo redarguì
lei.
Il cavaliere le si avvicinò pericolosamente, tendendo una mano
verso il suo viso.
Lei era pronta a parare uno schiaffo, ma trasalì quando sentì le
dita del giovane scostarle un ciuffo ribelle di capelli che le ricadeva sugli
occhi:”Non so cosa tu sappia di mio fratello ma, te lo chiedo per favore, non
parlare di fatti che non conosci, e che io non desidero ricordare…Non vorrei
doverti smentire, e rivelarti anche l’altro lato della
medaglia”
La voce di Kanon era ferma, ma gentile; forse era la prima volta
che lo vedeva così serio, senza quell’aria da bulletto spaccone…tuttavia, ella
intese che non ammetteva repliche: non era né il luogo, né il momento, né lei
era la persona che potesse permettesi di fargli discorsi riguardanti la sua
vita, e ciò la giovane lo intese.
“Avremo pochi istanti, dal momento che il mio colpo avrà abbattuto
la barriera…e prima che lo perda, prendi il tuo medaglione…per l’altro pezzo,
temo dovrai rinunciare…ma forse è meglio così, se Xaria rimarrà nascosta,
l’umanità sarà al sicuro…”
Si sfilò dalla tasca dei bermuda blu la sottile catenella dorata
da cui pendeva il piccolo disco, sorridendo lievemente alla faccia sbigottita di
Kora, quasi lei non trovasse le parole per dirgli:‘L’hai portato in acqua?!Ma
sei impazzito???E se il sale lo rovina???’
“Stai indietro” le fece, mentre chiudeva gli occhi, iniziando ad
espandere il suo cosmo.
Doveva assolutamente dosare la forza mostruosa di cui era dotato:
troppa, e avrebbe raso al suolo l’intera falesia, decretando la loro fine.
«Non sono ammessi errori»
Sentì l’energià delle stelle fluire nel suo corpo, attraverso il
sangue, gli impulsi nervosi, i muscoli…
«ORA!»
“GALAX…”
“FERMATI!”
Il grido di Kora lo arrestò esattamente un secondo prima che
abbattesse il suo colpo devastante contro le rocce.
“CHE DIAMINE HAI ADESSO?!T’HO DETTO DI NON
DECONCENTRAR…”
“NON È COLPA MIA!”
Kanon ammutolì di colpo, quando vide la ragazza, con la medesima
espresisone attonita, tenere la mano destra testa dinanzi a sè, con il
medaglione che vi lievitava sopra, avvolto in una luce
scarlatta.
Ignorò l’acqua che gli lambiva ormai le spalle, e con un unico
passo le fu accanto.
“Perché fa così adesso, quello stupido
aggeggio?”
“Come posso risponderti, se nemmeno io lo so?!” replicò lei,
concitata.
Improvvisamente l’energia sprigionata dal disco inciso si fece più
forte, tangibile, come se si trattasse di un cosmo. Un cosmo
potente.
Kora urlò, come se si fosse ustionata, mentre la chiave del
sigillo si librava nell’aria, rilucendo come una supernova, per poi schizzare a
tutta velocità contro la parete opposta a quella della barriera che ostacolava
loro l’uscita.
Una, due, tre volte…continuava a cozzarvi contro, e man mano
l’intensità della luce che emanava si faceva più forte, quasi
cangiante.
Kora fece per afferrarlo, ma un’onda d’energia la scagliò quattro
metri più lontano, con un gemito di dolore.
Kanon la ripescò immediatamente, ora che a stento toccava il fondo
sabbioso, nell’acqua che non accennzava a smettere di
alzarsi.
La ragazza riscattò avanti.
“KORA!LASCIA PERDERE QUELLO STUPIDO COSO!NON ABBIAMO PIÚ
TEMPO!”
“Non me ne vado senza!Mio fratello e mia madre hanno dato la vita
perché non me lo togliessero!E poi, credo d’aver
capito!”
Si scagliò contro la barriera scarlatta, balzando fuori
dall’acqua, schermandosi il viso con le braccia.
Possibile che il medaglione cercasse
di…
“KANON, SPOSTATI DA LÍ!”
Il cavaliere non ebbe il tempo di ribattere, che vide la ragazza
concentrare un enorme quantitativo di energia nella mano sinistra, generando una
sfera di energia che lanciò sotto forma di pugno dritta contro la parete
rocciosa della falesia.
L’esplosione fu catastrofica, con tutta la caverna che tremò…poi
l’acqua lo travolse.
Pochi fugaci istanti di confusione totale, e
terrore…
Aria, non rusciva a respirare…non voleva annegare di
nuovo…
“NO!”
Si sentì scagliare su un terreno duro, di roccia, con l’ossigeno
che fluiva nuovamente nei polmoni.
Rimase supino per diversi istanti, con una mano sugli occhi
chiusi, ansimante, il cuore che lentamente decelerava, dopo essere schizzato a
ritmo vertiginoso…
Che era successo?
Aveva perso ogni cognizione di orientamento, e poi il mare l’aveva
sommerso…e tutto per colpa di quella mocciosa
cretina!
Aprì gli occhi, deciso ad appenderla ad un muro e urlargliene di
santa ragione, ma quando s’avvide di dove fosse finito, la rabbia gli morì in
gola, per lasciare spazio allo stupore.
Un’enorme sala scavata nella roccia,come l’ingresso di un templio,
e in fondo, un’apertura scolpita minuziosamente nel tufo. Alla sua destra, molti
metri più in là, vide l’acqua che defluiva di nuovo attraverso la voragine
aperta nella falesia dal colpo di Kora…
«Kora!Dov’è fini…»
Si sentì sfiorare il braccio, e allora girò la testa, trovandosela
accanto, sorridente.
“Avevo ragione, visto?Il labirinto esiste
davvero!”
Il saint represse a stento l’idea di strangolarla solo per i guai
che gli aveva fatto passare.
E invece di essere appena un po’ rammaricata, era lì a ridere, la
cretina!
“Serve una mano per rialzarsi, prode guerriero?” lo canzonò,
tendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.
“Prega che non mi riprenda in fretta, perché è la volta che ti
uccido, mocciosa!”
replicò lui, prendendole la mano e tirandosela addosso; ricaddero
entrambi a terra, i visi ancora una volta pericolosamente
vicini…
“Insomma, ok che tutte le ragazze sono pazze di me, ma Korettina,
mi deludi proprio, che ogni volta cerchi di venirmi in braccio!” le replicò in
tono spaccone, rendendole la pariglia.
Le gote della biondina divennero color rubino, e lei si ritrasse
di scatto, non prima di aver rifilato un frontino al ventisettenne, che
rise.
“Idiota, canaglia!La prossima volta che dici un’altra cavolata,
sono io che ti ammazzo!Senza nemmeno preavvisarti!”
Si alzò in piedi, dirigendosi a passo di marcia verso l’altro
ingresso; Kanon la udì mandare un grido di sorpresa, e la raggiunse
immediatamente, restando anch’egli a bocca aperta.
Forzieri ed anfore traboccanti oro miceneo e perle preziose,
cumuli di stoffe pregiate tinte in porpora, spade da far invidia ad Achille
stesso…Il tesoro di Sunio era sopravvissuto ai tempi del mito…e loro lo avevano
scoperto per caso!
“Non posso crederci”
“Bè, puoi anche non farlo, se questo ti fa sentire meglio…se
proprio non te la senti di darmi ragione…” lo stuzzicò l’amazzone, con una
risatina.
Kanon la fissò truce:”Tu hai cercato di farti ammazzare, è
diverso”
“Si, si, pensala come vuoi, povero il mio cavaliere con l’orgoglio
sotto i tacchi…”
Di colpo, il medaglione che Kora teneva ancora in mano, si mise a
risplendere nuovamente.
“Ah no, ancora…” iniziò il ragazzo, ma lei lo
zittì.
Avanzò a passo sicuro verso il centro della sala, come se fosse il
gioiello stesso a guidarla, fermandosi dinanzi ad un forziere di rara bellezza,
inciso nel bronzo, con intarsi di madreperla: un capolavoro di chissà quale
civiltà…
“Kanon dammi una mano ad aprirlo, è troppo
pesante…”
Il ventisettenne si avvicinò a sua volta e, dopo qualche sforzo,
insieme riuscirono a sollevare il pesante
coperchio…
Quale non fu la meraviglia, quando scorsero, all’interno, deposto
a riposare su un cuscino di porpora, un semicerchio d’oro inciso, dello stesso
tipo del medaglione!
“Il primo pezzo della chiave…”
Mormorò Kora, con tono reverenziale, sfiorandolo con le dita prima
di prenderlo; non appena lo raccolse, nella parete in fondo alla sala, dove
capeggiava un immenso bassorilievo raffigurante uno stallone rampante, con un
tridente sopra di esso, si aprì un passaggio che
conduceva…all’aperto!
Sì, i due giovani scorsero la luce filtrare a fiotti, illuminando
la sala.
La ragazza si voltò verso Kanon, facendogli cenno di seguirla
verso l’uscita:”Non abbiamo più nulla da fare qui”
“E il tesoro?”
“Non ci appartiene. E credo che il solo cercare di portar via
qualcosa che non sia il frammento, farebbe scattare una qualche trappola…Direi
che abbiamo rischiato abbastanza per oggi, caro il mio cavaliere neo nominato
Indiana Jones!” gli rispose lei, ridendo.
«Cretina, ma ti rendi conto di quello che dici?Non vedrai mai più
tanti quattrini in vita tua…Ah, quant’è dura essere onesti…» pensò poi (T_T
>la vera Kora)
Kanon annuì, anch’egli con una risata, seguendola oltre il varco
nella roccia, che li condusse all’aperto, su un fianco del picco di Capo Sunio,
prima di richiudersi e sparire alla vista, così come era
apparso.
Poco dopo, una volta tornati al punto dove avevano abbandonato i
bagagli, si lasciarono andare, esausti, sedendosi sui rispettivi borsoni,
contemplando il tramonto infuocato di Capo Sunio.
«La tempesta è passata…»
“Ehi Kora, qual è la prossima tappa?”
“Sei già così smanioso di rischiare l’osso del collo?”
Kanon scosse la testa:”No, era per mettermi il cuore in
pace…”
Risero entrambi, per poi farsi silenziosi, mentre Kora univa il
frammento al corpo centrale del medaglione…Un lampo di luce, e dinnanzi ai due
ragazzi, basiti, apparve l’immagine nitida di una scatola dorata, nascosta
dietro un bassorilievo raffigurante una donna arciera che cacciava un cervo…era
come guardare un film: dal particolare fino ad arrivare al generale…Il
bassorilievo era situatò nella sala principale di un templio enorme, il doppio
del Partenone minimo, situato su un’alta collina…
Un templio che vantava la nomea di essere una delle sette
meraviglie del mondo antico.
“Il templio di Artemide ad Efeso” disse
Kanon.
“Sarà una bella sfacchinata” commentò
Kora.
“Ma nella vita non si ottiene nulla, senza
sforzi”
Lo dissero insieme, e per questo si trovarono a fissarsi stupiti
per un istante, prima di scoppiare a ridere.
“A quanto pare, Saga ha fatto anche a te una testa quadra con
questa frase…” disse Kanon.
Kora annuì; lui si fece serio, prima di tornare a guardare il
cielo color fuoco che regalava loro gli ultimi raggi caldi di quella giornata.
Scrutò un istante lo sguardo luminoso della ragazza, acceso da pagliuzze dorate
che si perdevano nel verde smeraldo: avrebbe voluto chiederle tante cose, su ciò
che aveva legato il suo destino a Saga…e non aveva dimenticato la tecnica che
l’amazzone aveva usato nella grotta, per abbattere la parete di
roccia.
Tuttavia, aveva ragione di ritenere che per la biondina fosse un
argomento difficile da trattare…
«Diamo tempo al tempo»
Si disse, tornando ad ammirare il tramonto di quel luogo che, dopo
tanti anni, aveva smesso di considerare una
prigione.
Fine Capitolo
Allora, spazio dedicato alle
risposte delle recensioni(ho imparato!!eheh)
Synnovea: è vero,
sei stata la prima lettrice di qst fiction, ed è grazie a te ke la sto
continuando!Certo che a volte ho delle velocità di aggiornamento da lumaca, ma
purtroppo ci sono momenti in cui ho dei veri e propri blackout di
ispirazione!
Rekka chan:Grazie
del complimento!Spero ti piaccia anche questo capitolo! ^_^
Kamusa: Povero
Kanon sono stata proprio crudele...muahah!Ma lo sai che per descrivere sta
maledettissima falesia, gli incubi sono venuti pure a me??Però, se mi sogno di
stare in una grotta con lui, altro che quell'acidella di Kora...gli salto
addosso!!(sbav*)...anche se poi passeremmo dall'incubo a ben altro genere di
sogno!
One_winged_angel88:
Mon cher Sephy!Grazie per i tuoi commenti, spero ti piacciamo anche gli ultimi
capitoli...uh, Kanon per me è fin troppo gentile con Korettina, ma prima o poi
perderà la pazienza...la biondina deve imparare a STARE CALMA, perchè davvero,
Kanon è l'ultima persona al mondo da far arrabbiare...
Il titolo del capitolo l'ho
ripescato da una canzone degli U2, pensando al fatot che i due dovrebbero
imparare a collaborare un po' meglio...
Al prossimo
aggiornamento!
Mizar89-*Marty*
|
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Capitolo 11 *** 11*: SAEVA LYNX ***
raga
Capitolo XI: Saeva
Lynx
«Mannaggia a questo caldo infernale!Mannaggia alla secolare
rivalità tra greci e turchi! E mannaggia a me, che ancora sto qui a dar retta a
questa dannata ragazzina!»
“Kora, accidenti a te, fermati un
attimo!”
Kanon si passò una mano sugli occhi, infastiditi dal sudore che
gli imperlava la fronte e dalla luce accecante; era stata una pessima idea, come
sempre del resto, da quando l’aveva incontrata.
“Kanon, se ci fermiamo ogni due metri non arriveremo
mai!”
La biondina ritornò sui propri passi, piantandosi davanti a lui,
perfetta amazzone moderna negli shirts verde militare, nella canottiera nera,
nelle All Stars scure con l’aquila dorata ad ali spiegate dell’aeronautica sui
lati(Kora è una collezionista di All Stars, ndMiz), decisa e determinata anche
il doppio di Lara Croft, per nulla affaticata dal caldo torrido che
imperversava, ormai sul far del mezzogiorno.
“Non rompere!Non ho le tue capacità di adattamento, lo ammetto, ma
mi stanco anch’io!” ringhiò Kanon, togliendosi di dosso lo
zaino.
“Uhuh, che odono le mie orecchie?Un gold saint che lamenta
evidenti segni di stanchezza dopo nemmeno cinquecento metri di
salita?”
“Non mi provocare, non è giornata!”
La ragazza sbuffò:”Quanto sei permaloso!La prossima volta
organizzati meglio!”
Il ventisettenne aprì bocca, ma decise che era meglio tacere: al
momento non aveva le forze e la pazienza necessarie per reggere una litigata sul
filo dell’ultima parola con quella testa calda di
Kora.
“Tieni”
Kanon rimase un attimo interdetto dinanzi alla bottiglietta
d’acqua ghiacciata che la giovane gli porgeva…un’ottima idea, mettere le bevande
nel congelatore, in albergo.
Dopo Sunio, si erano fermati nottetempo in un piccolo ostello,
l’unico che avesse libere due camere singole, in piene alta stagione, e a poco
prezzo; inizalmente l’idea del cavaliere era stata quella di rientrare al
Santuario, ma l’amazzone si era categoricamente rifiutata. Inutili erano state
ore ed ore spese in discorsi e tentativi per cercare di cavarne qualcosa sulla
ferrea ostinazione della ragazza.
Strinse le dita sulla plastica condensata, rivolgendole
un’occhiata perplessa sul perché mai di tanta
gentilezza.
“Bevi, altrimenti di questo passo mi collassi nel giro di due
minuti”
“Tu che sei gentile??Potrei svenire
ora!”
“Piantala, o ti arrivano due schiaffi!Sei davvero una palla al
piede, un po’ di caldo ed ecco il grande cavaliere d’oro dove va a
finire!”
“Ma è colpa tua se stiamo qua a morire bruciati, invece di salire
su un comodo taxi!Al porto hai parlato greco, t’avevo detto di usare
l’inglese!”
“E con ciò? È la mia, la nostra lingua
natia!”
Kanon sbuffò:”Sì, e qua siamo in Turchia! Il taxista ti ha sentita
e ci ha mollato a piedi con la scusa che la strada è troppo
ripida!”
Kora si mise le mani sui fianchi:”Oh, ma quanto rompi!? Sei
proprio un greco ottuso, si vede che non sei abituato a viaggiare, ti lagni alla
minima difficoltà!Non ricominciare come l’altro ieri, perché ti schiaffeggio sul
serio!”
“Prova a restare chiuso nello stesso luogo, con il tempo che nel
suo scorrere sembra far scivolare via l’intera vita, poi ne riparliamo, sul
perché il mio spirito d’adattamento ti fa così schifo!” replicò in meno d’un sussurro il
cavaliere; l’amazzone non intese:”Come?”, ma Kanon alzò le spalle, fece finta di
niente e bevve un lungo sorso d’acqua, per quanto nella bottiglia ci fosse più
ghiaccio che liquido…pur di non risponderle.
Ripresero a camminare in silenzio, su per la scoscesa stradina
arroventata che portava ad Efeso.
Arrivarono alle porte della città dopo un’altra buona mezz’ora di
fatica, sotto la violenta calura estiva, abbacinati dallo scintillio cangiante
dei marmi e degli stucchi bianchi; cercarono riparo all’ombra di un alto
colonnato, per rifiatare.
Kanon si scstò i capelli dagli occhi, pentendosi della sua perenne
ostinazione a non volerli tagliare. Dovette ammettere che l’inerpicata lungo le
pendici del colle di Efeso l’aveva sfiancato, anche peggio di un allenamento
contro Milo od Aiolia; al contrario, la giovane amazzone appariva a malapena
accaldata, appoggiata ad una colonna, le cuffie alle orecchie, l’i-pod
agganciato alla cintura, e quel fare degno della più spericolata avventuriera
del Far West…più pazza di Calamity Jane…più bella…con la pelle già abbronzata, i
capelli di seta ed oro, e gli occhi di smeraldo vaganti in chissà quale
pensiero.
Un respiro più profondo, che nulla aveva a che vedere con
l’arsura…
“Ehi, vossignoria, siete ancora fra noi comuni mortali, o vi ho
perso da qualche parte sulla salita?”
Il ventisettenne si ridestò di colpo, e s’affrettò ad assumere un
atteggiamento adeguatamente scocciato, per celare quei pensieri che gli avevano
improvvisamente fatto accelerare il battito cardiaco…E non ne era il clima
torrido la causa…
“I-io?Ma…ti pare che possa
stancarmi?”
“A me sembravi in fissa…sicuro di star bene?” indagò la ragazza,
allusiva.
“Guarda che parli con un Gold Saint” buttò lì il
giovane.
Credibile quanto un ladro colto sul fatto…un ragionamento un po’
deboluccio, e lo dedusse dall’occhiata inquisitoria che parve trapassagli
l’anima.
«Fatti un piccolo esame di coscienza, Kanon…A cosa stavi pensando,
vecchia canaglia?»
Perché la voce di Milo s’intrufolava nella sua mente, nei momenti
meno opportuni per giunta!?
“Oh, ma ti dai una mossa?Lo vedi che ancora ti sei
incantato?Guarda che non ho tutto il giorno!”
La vide in piedi, davantì a sé, come poco prima, leggermente
seccata, una mano sul fianco, l’altra a reggere la spallina dello zaino, la
frangetta ribelle ad oscurarle gli occhi luminosi…
SBONK!
Un frontino secco e preciso.
“Auch!”
“Tu hai preso un’insolazione, non ho dubbi. Mondo ladro, perché
proprio te dovevano mettermi alle costole!?Vossignoria vorrebbe degnarsi di
connettere il cervello, almeno oggi?” esclamò la biondina, dandogli le spalle,
esasperata; fece due passi, prima che il giovane la trattenesse delicatamente,
posandole una mano sulla spalla.
“Kora?”
La fece voltare, e i loro occhi
s’incontrarono.
“Perché quando ti rivolgi a me, non mi chiami mai per
nome?”
Lo sguardo dell’amazzone si fece perplesso, indi
sorpreso.
“C-come?”
Nemmeno Kanon seppe dire il perché di quella domanda
apparentemente sciocca ed infondata; l’unica certezza era il fastidio che
provava quando la ragazza gli si rivolgeva quasi con indifferenza…non perché la
ritenesse una mancanza di rispetto, no, quello poteva andare al diavolo, era una
sensazione più profonda…Quasi il timore di non essere più che una fastidiosa
presenza, per lei.
Poi, successe qualcosa che nn aveva previsto: Kora arrossì. Una
tenue sfumatura rossa sulle gote rosee, e lo sguardo che si abbassò a fissare un
punto imprecisato del suolo.
“Kanon…”
Lui sentì un brivido lungo la schiena, fatto anomalo con 45°
all’ombra.
“Non guardarmi così, per favore” continuò lei, in un sussurrò
smorzato.
E allora un sorrisetto ironico e spavaldo affiorò sulle labbra del
cavaliere:”Perché?”
La biondina rialzò gli occhi, cogliendolo in pieno con quell’aria
a metà fra l’incuriosito e lo sbruffone. Accidenti a lei che era
arrossita!
“Perché mi metti a disagio, scemo!”
Gli voltò le spalle, stizzita.
“Andiamo a mangiare, il caldo comincia a dare alla testa pure a
me” sibilò, in un ordine che non ammetteva
contraddizioni.
“Sissignorcapitano!” replicò il ventisettenne con una
risata.
“Dacci un taglio con le prese in giro, o t’ammazzo…Kanon…”
aggiunse Kora alla fine, quasi con dolcezza.
Eh sì, il caldo faceva proprio brutti
scherzi!
“Mia signora…”
Una voce reverenziale, quasi timorosa. Una mano elegante e curata,
seppur di un incarnato d’alabastro che nulla aveva d’umano, smise di giocare con
le melagrane poste nel paniere d’oro, e fece cenno
d’avvicinarsi.
“Desdemona, quali nuove mi rechi?”
L’angelo nero avanzò nel buio della sala del trono,
inginocchiandosi, il capo rivolto al pavimento di cupa
ossidiana.
“Mia regina, la custode è uscita nuovamente allo
scoperto”
La mano diafana accarezzò con noncuranza una ciocca di lunghi
capelli che parevano tinti del medesimo colore della notte senza
stelle.
“Sai già cosa fare”
Desdemona annuì:”Sì, mia sovrana”
Labbrà di sangue s’inarcarono in un sorriso
diabolico.
“Me lo auguro. D’altrimenti, sarà l’ultimo tuo fallimento
tollerato”
L’angelo nero rabbrividì, e mormorò
qualcosa.
“Non m’interessano le tue scuse. La vita è fatta così: ti lascio
vivere, finchè ti renderai utile. Adesso vai, non perdere altro tempo. Non te
n’è concesso molto”
Il mostro angelico si alzò, seguitando a mantenere lo sguardo
chino a terra, e si avviò verso le grandi porte del salone, con il sangue che
pareva essersi ghiacciato nelle vene.
“Uffa, ma perché per nascondere una roba minuscola si scelgono
sempre dei posti enormi!”
La voce di Kanon rieccheggiò nell’enorme spazio deserto, ingombro
di colonne, architravi caduti, capitelli corinzi del diametro di sei persone
insieme, pietre, blocchi di marmo, statue e polvere sollevata dal
vento.
I resti dell’enorme templio votato al culto di Artemide, così
magnificente da essersi guadagnato la nomea di ‘meraviglia del mondo antico’,
alla stregua della Grande Piramide di Keope a El Giza, del Colosso di Rodi,
della statua di Zeus a Olimpia, dei Giardini Pensili di
Babilonia…
Altro che Partenone!In quello spiazzo vasto a dismisura vi era da
cercare per settimane!
Il sole scottava alto nel cielo del primo meriggio, riflettendosi
sui marmi bianchi, arroventando qualsiasi cosa non cadesse in salvo all’ombra;
un vento leggero e rinfrescante spirava dal mare scintillante come uno specchio,
al cui orizzonte affiorava il delicato profilo dell’isola di Samos, già in terra
di Grecia.
Un rumore alle sue spalle lo fece voltare di scatto, ma abbassò la
guardia con un sospiro, quando scorse Kora riemergere da un cumulo di
rovine.
“La solita aggraziata” commentò Kanon,
sarcastico.
“Non è colpa mia se appena tocco qualcosa, questa mi crolla
addosso!” replicò la ragazza, in difensiva.
“Sì, sì, come non detto…Kora, qui stiamo girando a vuoto da ore…fa
caldo, e avrei anche fame…”
“Ma se ti sei mangiato TRE kebap!!TRE!” esclamò l’amazzone
attonita, che si era limitata ad una normalissima porzione di kebap, roba che
avrebbe riempito una persona denutrita per una
settimana!
“È pochissimo per me!” ribattè il
ragazzo.
“Voi maschi che razza di stomaco
avete?!”
“Ah, lascia perdere…Piuttosto, se ci dessimo una
mossa…”
La biondina gli scoccò un’occhiata di fuoco:”Se sapessi da dove
cominciare, sarei ben lieta di prendere il frammento e ripararmi finalmente
all’ombra, vossign…aehm…Kanon”
Stettero in silenzio per un bel pezzo, senza sapere cosa dire,
guardandosi attorno senza reale attenzione, persi nei rispettivi pensieri,
troppo distratti per accorgersi dei reciproci sguardi che, a turno, si
cercavano, senza riuscire ad incontrarsi.
Che cosa stava accadendo?
Kora scosse più volte la testa, come se volesse cercare di
destarsi da un sogno, un mondo a parte in cui era caduta, senza volerlo, senza
un perché.
Una paura recondita celata dentro al cuore insieme ai ricordi di
una vita da dimenticare…ma il passato non si può abbandonora come un rifiuto
qualsiasi: si può fingere di aver avuto una vita perfetta, tuttavia, i ricordi
reali nn si possono ingannare.
“Kora!”
La ragazza per poco non inciampò su una colonna abbattuta che
nemmeno aveva notato, distratta com’era, all’udire la voce di Kanon così vicina,
alle sue spalle.
“Che…che c’è?!”
“Sei sempre così nervosa?”
“N-non rompere!!”
«E non avvicinarti più di soppiatto, che mi fai morire
d’infarto!!»
Il saint sbuffò:”Sempre educata…qui stiamo girando a vuoto da
secoli!A Sunio come hai fatto a trovare il frammento
nascosto?”
“Ma chi si ricorda!Avevo in mano il medaglione, ha fatto tutto da
solo!”
“Bene, e allora vorresti spiegarmi l’utilità d’insignire qualcuno
del titolo di custode, se nemmeno sa come gestire la chiave del sigillo?!”
replicò sardonico il cavaliere.
“Ti hanno mai detto che sei INSOPPORTABILE, canaglia?! La fai
facile, no? E allora pensaci tu, genio!”
Kora si sfilò di tasca il medaglione e lo laciò a Kanon, con aria
di sfida; il piccolo disco scintillò alla luce dl
sole.
Il gold saint lo esaminò con cura, cercando d’imprimersi ogni più
piccolo particolare…Rammentò la visione di Sunio…
“È nella sala della dea…” rimuginò tra sé e
sé.
“Che dici?”
“Kora, dov’era la sala principale del tempio di
Artemide?”
La ragazza lo squadrò con un’occhiata perplessa:”Ho la faccia di
una che lo sa?”
“Non eri tu la maestrina saputella?Ah, ma che peccato, qui non hai
il sempliciotto di turno a cui fare un po’ di moine per avere qualche
informazione…AUCH!”
Incassò con un gemito a stento represso il preciso gancio sinistro
mirato allo stomaco, conscio spiritualmente di esserselo
meritato.
“Di’ solo un’altra volta una cosa simile, e ti giuro per quello
che hai di più caro al mondo, che ti faccio sputare l’anima, ammesso che tu
ancora l’abbia!” Kora scandì le parole una per una, prima di strappargli
bruscamente di mano il medaglione…
E di nuovo accadde: nel momento in cui la ragazza strinse fra le
dita il piccolo disco, questi divenne rovente, ed emanò una luce
accecante.
Con un grido di dolore lo lasciò cadere, stringendosi il braccio
infortunato, su cui era apparso, per un solo istante, uno strano tatuaggio nero,
una spirale che le avvolgeva l’avambraccio, dal polso al gomito, come uno strano
serpente. Il medaglione cadde a terra, e proiettò un fascio di luce contro il
muro di uno degli innumerevoli edifici che un tempo avevano costituito il
complesso del templio.
L’amazzone crollò sulle ginocchia, scossa da
tremiti.
“KORA!Kora, che ti prende?!” Kanon le si avvicinò in apprensione,
ma la ragazza si ritrasse, rifiutando il suo aiuto.
“Non è niente”
“PER TE, TUTTO È NIENTE!!” protestò infuriato il giovane “Cos’è
accaduto al tuo braccio?”
Nessuna risposta.
Il ragazzo avvertì la rabbia infiammargli le membra, ma Kora
decise di non rimanere ad ascoltarlo, e si alzò in piedi: “Ora ho altro da fare.
Chetati, non è accaduto nulla di ecclatante. Prendiamo il frammento e
andiamocene”
“Arrangiati! Sai fare tutto tu, allora non contare su me!” ribattè
stizzito il saint, e scomparve in un lampo di luce dorata.
“STUPIDO” Kora decise di attribuirgli la tara che meritava, quindi
lo ignorò, per concentrarsi sul medaglione.
Raccolse l’oggetto, ancora caldo, e ne seguì l’indicazione
luminosa proiettata sulla parete di marmo dei resti di quello che, con ogni
probabilità, era il corpo centrale del templio; vi si fermò a poca distanza,
chiuse gli occhi, e con un calcio preciso e potente abbatte il muro spesso, come
se fosse fatto di paglia. Entrò attraverso una nuvola di polvere, in una sala
chiusa su tutti i lati: per quanto il templio fosse un’opera pluristudiata dagli
archeologi, a giudicare dall’aspetto, dovevano essere trascorsi almeno duemila
anni dall’ultima apertura di quel luogo…In inappropriati termini biblici, esso
era il cosiddetto “Sancta Sanctorum”, ove era custodita l’effige della divinità
venerata, e il suo tesoro.
Niente a che vedere con i cumuli d’oro rinvenuti a Sunio, ma forse
fu meglio così: nell’austerità dell’ambiente, Kora scorse subito, ai piedi della
statua di Artemide Selene, dea della caccia e della luna, uno scrigno d’argento,
sulla cui superficie era incisa una spiga incrociata con una lancia: l’emblema
della tribù di Pentesilea, protetta da Demetra; l’aprì con delicatezza, e prese
con egual attenzione il suo contenuto: un frammento d’oro sbalzato, forgiato a
forma semidiscoidale…non c’erano dubbi su cosa potesse
essere…
“Molto
bene, mocciosa, ora
voltati, e consegnami la chiave del sigillo”
Una lama gelida pericolosamente a contatto con il suo collo,
minaccia inequivocabile; un’ombra alata che imbotte sulla
ragazza…
“Quanto tempo, Desdemona” asserì Kora,
impassibile.
“Hai ancora voglia di fare la gradassa?Proprio vero che voi
amazzoni peccate di presunzione…”
La biondina si scansò di colpo, approfittando della momentanea
disattenzione dell’angelo nero, e assestò una violenta tripletta di calci,
catapultandola fuori dalla sala del templio, abbattendo un’intera parete di
marmo.
Istintivamente il mostro si coprì gli occhi scarlatti, accecati
dalla luce violenta del sole, e Kora sfruttò il momento propizio per avventarsi
su Desdemona; tuttavia, l’amazzone si ritrovò immobilizzata a mezz’aria, mentre
almeno si angeli neri la circondavano. Il loro cosmo semi-divino era così
potente da riuscire ad impedirle ogni movimento con la semplice forza del
pensiero.
“Maledetti”
Desdemona si rialzò, scrollandosi con noncuranza la polvere dal
cloth nero:”Avventata e stupida come al solito…Mi duole assai che ogni volta che
c’incontriamo debba sempre finire così”
Kora sorrise sprezzante:”Dispiace anche a me…per non averti fatta
fuori quando ne ho avuto occasione!”
La bocca sanguigna dell’angelo nero si distese in un ghigno che
snudò i canini affilati, prima che assestasse con rapidità fulminea un pugno
violentissimo alla biondina, prendendola in pieno addome, tra le risate degli
altri mostri alati.
L’amazzone, non più trattenuta a mezz’aria, si piegò su se stessa,
incassando malamente il colpo e cadendo pesantemente al suolo, ma non emise
alcun gemito: non avrebbe concesso loro anche questa
soddisfazione!
Desdemona proruppe in una risata macabra:”Fai la dura,
mocciosetta?Concedici un po’ di spettacolo, a noi che siamo venuti da lontano
apposta per te”
La colpì nuovamente, ancora più forte, con innata malvagità, con
una serie di calci nelle costole, nello stomaco, alla
schiena…
“Muori dignitosamente, amazzone, come tuo fratello… o come morì la
tua vera madre…implorando pietà, come una cagna…”
“PRIMA AFFRONTERETE ME!”
La voce di Kanon risuonò nell’arena improvvisata fra quei gloriosi
resti dell’antichità, facendo voltare di scatto tutti i
presenti.
Desdemona digrignò i denti:”Arrivi sempre ad intrometterti nel
momento sbagliato, damerino”
Il ragazzò alzò le spalle:”Questione di punti di vista…Tu non hai
ancora capito che quella ragazza –indicò Kora- la devi lasciare in pace…Già è
isterica di suo, se poi ci si mette pure un brutto mostro con le smanie di
persecuzione, mi sclera del tutto”
La ragazza in questione pensò seriamente di alzarsi e tirargli un
paio di pedate precise precise, se non fosse stato per una o due costole
incrinate…
“Parli troppo, per essere uno che dovrebbe agire subito!Hai
fegato, a presentarti qui tutto solo, saint…ma resti pur sempre un essere
umano!”
L’angelo nero fece cenno a due suoi sottoposti:”Levatemelo dalla
vista: intralcia il mio cammino”
I demoni alati scattarono, brandendo due affilate alabarde,
muovendosi a gran velocità.
“SEI SPACCIATO, BASTARDO!”
“MUORI, CANE DEL SANTUARIO!”
Un guizzo fulmineo, un bagliore d’oro, e l’attacco incrociato fu
respinto così rapidamente alla pari di com’era partito; per la seconda volta,
Kora vide Kanon nel pieno delle sue facolta combattive, vestito dell’armatura di
Gemini, di cui era il custode…ora…
“Sarò anche un cane del Santuario ed un bastardo, ma voi siete
bravi solo a parole, e lenti come lumache!” urlò in risposta il gold saint,
spostandosi alla velocità della luce ed atterrando una seconda volta gli angeli
neri con due soli pugni, così potenti da mandare in frantumi il terreno stesso.
Aveva un cosmo potente, che lambiva le stelle, Kora lo riconobbe: non era
guerriero da poco…
Con un solo gesto, il cavaliere concentrò la propria energia
astrale nelle mani:”Per quelli come voi, ho io la giusta sistemazione!GOLDEN
TRIANGLE!”
Un vortice di luce investì i due mostri, che proruppero in urla
disumane, mentre le loro armature si disintegrarono e i corpi scomparvero,
trascinati in un buco nero. Quando tutto tornò normale, dei due non era rimasto
nulla.
Kanon si voltò, un’espressione tracotante e malevola che brillava
negli occhi color acquamarina:”E adesso, tocca a
voi”
Desdemona ringhiò furiosa, sfoderando la sua enorme spada, alla
pari degli altri quattro angeli neri superstiti, desiderosi di vendicare i
compagni e rendere la pariglia al gold saint…
“Fatevi avanti, se ne avete il
coraggio”
“Fermo, Kanon”
Il cavaliere trasalì,
sorpreso:”Uh?Cosa?!”
“Hai sentito benissimo”
Kora si stava rialzando, un po’ dolorante, coperta di polvere,
ferita, ma fiera ed imperiosa nella voce e nei modi:”Ti sono grata, per quello
che hai fatto sin’ora, ma adesso fatti da parte. Di questi me ne occupo
io”
Il cavaliere, incredulo, ribattè irritato:”Non dire idiozie, non
stai nemmeno in piedi!”
Lo sguardo della giovane lo raggelò:”Non permetto a questi
bastardi d’insultare la mia famiglia”
Kanon fu sul punto di replicare, ma venne anticipato da Desdemona,
che sibilò:”Se sei così desiderosa di rivederli, non hai che da dirlo!” Levò la
spada, calando un fendende imparabile sulla
ragazza…
“KORA!!!” urlò il cavaliere, scattando per intervenire in suo
aiuto…Un’esclamazione di sorpresa, seguita da un’imprecazione, quando si ritrovò
immobilizzato in una barriera d’energia creata dai quattro angeli neri al
comando di Desdemona.
La ragazza, nel frattempo, si era gettata di lato, evitando per
miracolo che la lama le troncasse il collo.
“Sei lenta di riflessi, mocciosa!” gridò il mostro, centrandola al
viso con un colpo d’ala che la scaraventò cinque metri più in là; era in netta
inferiorità fisica, ma pareva non volersene rendersene conto!Kanon cercò di
liberarsi da quei dannati esseri che avevano preso ad assalirlo senza requie,
quando scorse la biondina rialzarsi in piedi, e asciugarsi con aria spavalda il
rivoletto di sangue che le colava da un angolo della bocca, dischiusa in un
sorrisetto sprezzante.
“Hai ancora
la forza di rialzarti?Bene, abbiamo giocato abbastanza, ora di’ addio alla vita!
EBONY
BLOODY SPIN!”
Un’ondata di fiamme nere travolse in pieno il punto in cui si
trovava la ragazza, sollevando una tempesta di polvere e
macerie.
“KORA!!”
L’urlo di Kanon, ingaggiato in disperata battaglia altrove, si
perse nel fragore del colpo.
Quando il fumo si diradò, Desdemona rise, allo scorgere il
medaglione e i due pezzi complementari ritrovati, fumanti al suolo, al centro di
un immenso cratere; con un battito d’ali volò giù nella buca causata
dall’esplosione della tecnica.
Il cavaliere tentò di fermarla, ma si ritrovò nuovamente bloccato
dalla barriera dei quattro angeli neri.
“Non toccarlo, maledetta!”
“Sta’ zitto…fra poco avrai ciò che ti meriti, e andrai a tener
compagnia alla tua amica” lo canzonò il mostro alato, raccogliendo la chiave del
sigillo di Xaria.
«Finalmente, dopo tanto tempo, è nelle mie
mani!»
“Avrei un paio di voci in capitolo sul fatto che lui sia amico
mio”
Desdemona si voltò di scatto, ma non riusci a proferir parola, che
una lama affilata le troncò di netto la mano, la quale ruzzolò a terra, in un
misto di sangue demoniaco e acido nero, scossa da fremiti e ancora stringente la
catenella del medaglione…
L’angelo nero proruppe in strida animalesche di dolore, interrotte
per un istante da un secondo fendente fulmineo che le trapassò l’addome, e un
calcio che la scagliò al suolo.
“Buona la polvere, dannata?”
Desdemona si rialzò, il volto stravolto dalla
rabbia…
“Dove sei, mocciosa bastarda, dove
sei?”
Una risata rieccheggiò tra le colonne e i marmi del templio;
Kanon, dall’interno della barriera che lo immobilizzava, scorse una figura
longilinea stagliarsi controsole, dall’alto di un imponente
pilastro.
Un guizzo di luce, una fiammata, e d’improvviso qualcosa di simile
ad un animale selvatico si lanciò contro il demone, scaraventandola nuovamente
al suolo, colpendola con violenza…
“Questo è per mia madre!” la katana lacerò le ali di
Desdemona.
“Questo è per Asteria!” la spada colpì dritta in pieno petto, in
uno schizzo di sangue.
“E questo è per mio fratello Spyros! THUNDER SCAR AVALANCHE!”
Un colpo raso terra con la spada, la cui lama ora si era fatta
rossa, quasi incandescente, mentre un’ondata di fulmini scarlatti investì in
pieno Desdemona, scavando solchi nel terreno e ferite profonde, come delle
cicatrici…
”OMNISLASH!”
La chiusura definitiva: un fendente mirato, e la testa dell’angelo
nero rotolò nella terra, con un ultimo urlo, prima di scomparire in una nuvola
di fiamme nere.
“La giusta fine di un essere immondo”
Kanon non credette ai propri occhi, quando un saint in armatura
apparve dinanzi ai suoi occhi, muovendosi a velocità degna d’un gold saint nel
pieno del suo vigore; meno d’un secondo, e con pochi colpi di spada tolse di
mezzo i quattro angeli neri, liberandolo finalmente dalla barriera…Un’armatura
dai riflessi argenteo-dorati, con zaffiri ad impreziosirne il rilievo, e una
katana dal filo pregiato, di cui si era ritrovato, più d’una volta, la lama
puntata al collo…
“KORA?!” esclamò stupefatto il ventisettenne, quando s’avvide che
era proprio la giovane temeraria ad averlo tolto dai guai, e che ora si parava
innanzi a lui, rivestita…di un cloth?!
Com’era possibile che quella ragazzina possedesse un’armatura, e
non di bassa livrea, a giudicare dalla purezza del metallo, che con abile
maestria e precisione riprendeva delle fattezze feline…anomalo, poiché fra gli
ottantotto cloth del Santuario, soltanto due di essi possedevano tali
caratteristiche comuni, ed appartenevano rispettivamente ad un guerriero della
gerarchia dei Bronze Saint, e ad Aiolia di Leo.
«Ma allora chi…??»
“KANON, TOGLITI DI Lì!”
Il richiamo di Kora giunse appena in tempo per farlo scansare,
mentre questa rinfoderava la katana, concentrando il proprio cosmo nel braccio
destro e scatenando una precisa e potente ondata d’energia che si propagò in
un’esplosione devastante, che parve abbracciare il cielo, nulla di che invidiare
al brillamento d’una supernova; per i quattro angeli neri non vi fu scampo:
finirono polverizzati in particelle subatomiche.
Il cavaliere rimase sbigottito, messo a tacere non tanto dalla
potenza in sé che aveva rivelato il cosmo dell’amazzone, quanto per il fatto che
la tecnica appena applicata sembrava essere la copia esatta di uno dei colpi più
potenti della costellazione di cui portava il nome…
Ci penso solo un istante, poi la rabbia prese il sopravvento:
ancora una volta lo aveva ingannato…era troppo, anche per una persona paziente
come lui…
Le si approssimò con passo marziale, il mantello candido
leggermente agitato dal vento che spirava dal mare.
“Perché non me l’hai detto?!”
Kora, intenta a raccogliere il medaglione dai resti fumanti di
Desdemona, trasalì, scattando in piedi:”Cosa?”
“Non fare la finta tonta!Hai un cloth, e non me ne hai mai fatto
parola!” inveì duramente il ragazzo; l’amazzone, irritata, si sfilò l’elmo
ferino, fronteggiandolo con tracotanza:”Abbiamo già discusso sul fatto che, come
io non faccio domande a te, tu non t’impicci delle mie questioni private”. Si
girò, convinta d’aver chiuso la diatriba; Kanon l’agguanto volutamente per il
braccio lesionata, strappandole in gemito, nonostante la protezione
dell’armatura.
“Ahi!Ma che fai…razza di scemo!”
“Stai zitta”
Di nuovo quel tono imperioso, freddo…cattivo. Kora rabbrividì,
quando vide per un istante le iridi del giovane dardeggiare, mutando
dall’abituale acquamarina ad un innaturale e diabolico
cremisi.
“Ti rendi conto dei casini che hai combinato, ancora una
volta?!”
“Ma io…” ”FA’ SILENZIO!Ogni volta che apri bocca solo metà di
ciò che dici è veritiero!Quando hai chiesto aiuto ad Atena, dovevi avvertirci
che sei in possesso di uno degli ottantotto cloth!È la dimostrazione di quanto
tu prenda questa situazione con infantile leggerezza!” la redarguì Kanon,
scagliandole contro ogni singola parola con durezza
accusatoria.
L’amazzone
si rifiutò di tollerare ltre, e con un gesto secco si liberò dalla stretta che
le attanagliava il braccio:”Primo, non devo rendere conto a te della mia vita, e
secondo, caro il mio cavaliere, l’armatura che indosso non è un cloth di Atena,
quindi tra me e lei non vige alcun rapporto di vassallaggio che mi obblighi a
dirle ogni mio segreto. E terzo, per tua informazione personale, ciò che vedi è
un suit,
un’armatura
ereditaria, ultimo di tredici esemplari appartenenti alle amazzoni capostipiti
delle tribù, dono di Demetra ai tempi del mito! È Lynx la costellazione a cui
appartengo”
“NON M’INTERESSA UN ACCIDENTE! Ringrazia il fato che ho un debito
di vita nei confronti di Lady Saori, a cui devo rispetto e a cui la tua
esistenza è cara, perché fosse per me, t’avrei già ucciso con le mie mani,
stpida!”
Kora rise, sprezzante:”Un debito di vita pper ripagare il fatto
che a causa delle smanie di potere di qualcuno, due anni fa sono morte più di
diecimila persone in un’inondazione anomala?!”
Touchè.
Kanon ammutolì. Lei sapeva TUTTA la storia, oltre a quella di
Julian, o meglio, Nettuno?
«Come diavolo…»
“Credevi non ne fossi a conoscenza?Kanon ho vissuto nascondendomi
per anni, ma non isolandomi dal mondo. Parli di fiducia, asserisci che io non
stia giocando a carte scoperte, ma sai cosa ho realizzato? Che non sono io la
sola ad avere scheletri nell’armadio”
Il silenzio calò gelido e, nonostante l’apparente calma, il
contrasto in atto fra i cosmi dei due guerrieri era quasi
tangibile…
“In ogni caso, non m’importa ciò che tu abbia fatto, del perdono
di Atena o chi per essa: sono affari tuoi; allo stesso modo, resta fuori da
quello che mi vincola alla mia signora: sono un’amazzone, non un saint, perché
tu possa giudicarmi con il tuo metro…spero d’essere stata chiara, non amo
ripetermi…AUCH!”
Improvvisamente una smorfia di dolore apparve sul viso di Kora,
che cadde nuovamente in ginocchio, stringendosi il braccio
destro.
“Non…di nuovo…non
adesso…aiganamissu…”
Kanon parve di colpo riacquisire lucidità: era sempre infuriato
con quella cretinetta, ma…
“Che diamine hai, ora?!E non dirmi niente, perché non rispondo
delle mie azioni!” la fulminò con un’occhiata truce, e vinse le resistenze della
giovane, restia a lasciarlo avvicinare , prendendole delicatamente la mano e
sfilandole il paracolpi in metallo.
“Quanto accidenti pesa quest’armatura?Sembra fatta di
piombo!”
“Le suit sono fatte in adamantio, iridio e vibranio, un metallo
indistruttibile di origine metoritica…sopportano lo zero assoluto alla pari
della temperatura nucleare di una nova…Ahi!”
Kora avvertì una fitta propagarsi dal polso a tutto il resto del
corpo non appena il ragazzo le rimosse la fasciatura in cuoio nero che separava
la pelle del braccio dal contatto con il metallo.
“E questo cos’è?”
Un tatuaggio nero, dalle tinte sanguigne, risaliva in strane
spirali tutta la prima parte dell’arto, dal metacarpo al gomito.
«Sembra…marchiato a fuoco…»
La giovane si piegò in due dal dolore, ma il saint la sorresse
prontamente.
“Kora, se non mi dici cos’è, non posso
aiutarti!”
“Ma se nemmeno io so che mi succede!” replicò con voce debole la
biondina.
Kanon le alzò il viso con una mano, per guardarla negli
occhi:”Come faccio a sapere che mi stai dicendo la
verità?”
Kora non contestò, scostandosi bruscamente da lui e rialzandosi;
il saint di Gemini inspirò profondamente:”Ho preso una
decisione…”
Si era l’unica cosa plausibile.
“Raccogli le tue cose”
“Perché?”
“Perché prendiamo il primo traghetto che porta a Creta o a Samos,
e da lì un aereo per Atene”
L’amazzone parve perplessa:”Ma non ho ancora visto cosa dice il
terzo enigma del medaglione, come fai a dire…”
“Levati dalla testa Xaria: tu, conciata così, non vai da nessuna
parte. Hai bisogno di cure, ed io devo conferire con Atena. Andiamo al
Santuario”
“NO!”
Il grido di Kora lo fece trasalire: per la prima volta, scorse
vera paura in quegli occhi di smeraldo perennemente impassibili, ed udì un
tremito in quella voce abitualmente gelida.
“No, io non ci vengo!” ripetè ella, con
ostinazione.
“NON DIRE IDIOZIE!Ridotta in quello stato, saresti solo un
peso!”
“HO DETTO CHE NON VENGO AD ATENE!STO
BENISSIMO!”
Kanon le si avvicinò, replicando con veemenza:”E pensi che, dopo
tuto quello che hai fatto, io ti creda ancora?!” la squadrò con un’occhiata
inceneritrice, poi si voltò, dandole le spalle, in un fruscio ondeggiante del
mantello e dei capelli:”Datti una mossa. O vieni di tua spontanea volontà, o ti
ci porto di peso, incatenata come una nemica prigioniera. Scegli tu, io, dal
canto mo, sai bene che non me ne faccio scrupoli. Ma sappi, Lynx, ch oggi mi hai
veramente deluso”
Il gold saint si allontonò, in uno scintillio luminoso
dell’armatura, lasciando Kora da sola, con un’espressione sofferente e contrita
in viso.
Avrebbe dovuto affrontare un capitolo del suo passato considerato
chiuso, morto e sepolto, ma non era questo suo riaffiorare alla memoria che la
spaventava.
«Mi hai deluso»
Si chiese, con preoccupazione, quanto contasse la stima che Kanon
nutriva per lei…e seppe quale fosse la risposta prima ancora di
formularla.
FINE CAPITOLO
BANZAI!!!!!!!!!!!Miracolo dei miracoli, e anche questo è finito,
e…notiziona, udte udite: il prossimo capitolo l’ho già scritto a metà! È x qst
che ci ho messo tanto: dovevo far quadrare dei fatti di questo capitolo e del
prossimo, e ho avuto non pochi problemucci…
Allora, mi sento in dovere di darvi un po’ di info, su taluni
elementi presenti nel chappy!
-Il titolo- Come
avrete notato, stranamente non è in inglese, bensì in latino: SAEVA LYNX
significa “Lince crudele, cattiva”, e penso abbiate notato che Korettina, quando
ci si mette, sa essere molto…graffiante.
-Mamma, li Turchi!- Ragazzuoli, codesta non è alcuna
forma di discrminazione, ma se andate in Turchia, e magari avete trascorso
parecchio tempo in Grecia, che non vi scappi in alcuna maniera di ordinare un
Pita Gyros anziché un Kebap(sono la stessa cosa), perché vi buttano fuori dal
ristorante. Men che meno, ordinare “ena eleniko kafè”(il caffè greco, che è
fortissimo cm gusto), bensì un “caffè turco” (misma cosa, ma che ci volete fare,
questioni campanilistiche). Io vi ho
avvisati…a me è successo davvero, di essere abbandonata ai piedi di Efeso, a
mezzodì e con 45° all’ombra, e non è affatto piacevole(a meno che non vogliate
un’abbronzatura grigliata…)
-Lynx- La Lince
(in lingua latina
Lynx,
abbreviato in Lyn) è una delle costellazioni moderne. Si tratta di una debole
costellazione settentrionale introdotta nel XVII secolo dall'astronomo polacco
Johannes Hevelius. Il suo nome deriva dal fatto che
occorrono gli occhi di una lince per vederla.
-Gli attacchi di Kora-
Qui ci
scappano un po’ di indiscrezioni: i grandi appasisonati dei giochi di ruolo per
Play Station dovrebbero aver drizzato le antennine al sentire gli altisonanti
termini AVALANCHE e OMNISLASH…Si si, avete indovinato, se mi siete ricollegati
al mondo di Final Fantasy VII! Avalanche, valanga, in onore del gruppo ribelle
capitanato da Cloud e Sephiroth(ancora ai tempi di bontà e gentilezza).
Omnislash…bè, è il colpo più forte di Fenrir, la buster sword di
Cloud!
Raga, con questo vi saluto, ringraziando tutti quelli che leggono,
recensiscono e aspettano i miei tempi di aggiornamento secolari…sorry, e grazie
100000!
Buon San Valentino a tutti!
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Capitolo 12 *** 12*: COME BACK HOME ***
raga
Capitolo XI: Come Back Home
“On
My Own And living in a world alone Gets better every day That I
don't have to say I'm sorry I'm coming home”
«Giurai di non tornare
mai sui miei passi.
Tsk, è buffo pensare che
le mie promesse siano così effimere…ed è ancora più strano realizzare ch’io stia
tornando in cio che è stata la mia
unica…casa»
Un altopiano deserto,
poco più d’un minuscolo pianoro isolato; un insignificante terrazzamento scavato
nelle pendici dei colli circostanti ad Atene, e la capitale caotica poco
lontana, coi suoi negozi, i turisti, ed il Partenone arroccato lassù, imponente
e maestoso.
«Conosco questo posto
come le mie tasche»
Quante volte non aveva
percorso quella stradina ripida che scendeva in città, per le compere
settimanali e per cercare oggetti che difficilmente avrebbe potuto reperire nel
modesto mercato del Santuario, un mondo a parte, un minuscolo universo celato
agli occhi dei comuni mortali, troppo impegnati, troppo distratti per rendersi
conto che qualcuno, quotidianamente, rischiava la vita per il bene dell’umanità
intera, a prescindere da nazionalità, caratteri, aspetti, lingue e fedi
differenti.
«Mestiere difficile,
quello del saint»
Una tempesta di ricordi
infinita e violenta, mentre Kora seguiva Kanon come un’automa, cos’ arrabbiata
da non riuscire nemmeno a rivolgergli parola per augurargli d’andare a casa del
demonio…La stava costringendo, contro la sua volontà e sotto minaccia di
ricorrere a maniere poco consone ad un cavaliere in caso di resistenza, a
recarsi al Santuario ed a riaffrontare un passato con cui avrebbe volentieri
chiuso i conti senza quella ridicola
rimpatriata.
«E questo si chiama
sequestro di persona»
Ogni passo era una fitta
al cuore, un pugnale che, con sadica dolcezza, le trafiggeva l’anima; un dolore
spirituale che andava a sommarsi a quello fisico e bruciante che ogni due per
tre le infiammava il braccio destro, su cui era apparso un anomalo tatuaggio
nero, ora celato da un guanto nero senza dita, che le avvolgeva il braccio sino
ad altezza del gomito.
Kanon smise di
camminare, ed anch’ella si fermo, pur restando diversi passi indietro rispetto a
lui, intuendo perfettamente il perché di quella
sosta.
Un piccolo edificio
sorgeva addossato ad un alta parete; un negozietto di souvenir, singolare per la
sua ubicazione così fuori mano per le normali rotte turistiche che
s’intersecavano nella capitale greca.
“Kora, dobbiamo entrare
qui…So che sarai stanca, ma non manca tanto” le disse Kanon, cercando di essere
gentile; la ragazza non si degnò di
rispondergli.
«So benissimo dove
andare e quanto manca, scemo»
Aprì la porta di legno
dipinto d’azzurro ed entrò, senza attenderlo, in una graziosa saletta di esigue
dimensioni, arredata con una serie di scaffali intagliati che esponevano
ordinatamente numerosi piatti e vasi in ceramica, argilla, bronzo, vetro o
terracotta, insieme a statuette che riproducevano celebri effigi antiche, e a
diversi oggetti in vimini intrecciato a mano. Un uomo sulla sessantina, vestito
con un grembiule sporco d’argilla, alla pari delle mani, non distolse affatto la
sua attenzione, interamente rivolta al vaso ch’era intento a plasmare sul
tornio: aveva già inteso che i due venuti non erano dei turisti…i forestieri in
vena d’acquisti erano rari, improbabili, quando poi il giorno cominciava ad
imbrunire.
Kora si guardò attorno,
mentre percorrevano gli scaffali con calma, per non disturbare il lavoro del
vasaio, fichè non si arrestò di scatto, con lo sguardo catturato da un
bellissimo orologio montato su un disco di ceramica decorata, raffiguarante una
luna argentea circoscritta in un sole dorato…Sorrise, lasciandosi
volontariamente trasportare dai
ricordi…
***
”Kora, sbrigati, ho una
riunione e sono in ritardo…DI NUOVO! E tu hai
lezione!”
“Appunto!Non c’è uno
straccio di orologio a casa, mi spieghi come si fa a capire
l’ora?”
Un bel giovane sulla
ventina abbandono per un istante la maschera d’apprensione che gli incupiva il
viso, restituendogli un sorriso ben più consono a quell’età
spensierata.
“Noi cavalieri abbiamo
imparato a guardare i fuochi della meridiana zodiacale, che si vede da ogni
angolo del Santuario” rispose, rivolto ad una ragazzina di tredici, forse
quattordici anni, con corti capelli d’oro, portati spettinati e scompigliati a
colpi di gel, i cui occhi di smeraldo lo scrutarono in risposta, visibilmente
corrucciati.
“Sì, ma che
scomodità!Cioè…sono nella vasca da bagno, mi dici che c’è la meridiana ad
indicarmi l’ora, ma come caspita faccio a vederla da dentro casa?Esco in
accappatoio?!”
Beata
gioventù.
“Che mi tocca
sentire…”
“Questo! –esclamò la
ragazzina, indicando un grande orologio- Sai cos’è? È il normalissimo tic-tac di
un orologio!Un suono così anomalo per te,
vero?!”
Il cavaliere sospirò,
comprendendo dove la piccola peste volesse andare a parare; scrutò critico il
grande disco esposto in vendita nel negozietto “di
passaggio”.
Era ben fatto, ed anche
il prezzo era accettabile…magari contrattabile (i greci adorano
contrattare…ndMiz)…Una luna d’argento iscritta nell’immaginario cerchio dorato
del sole, ed i tanto sospirati numeri dipinti a cifre romane nei dodici raggi, e
le nere lancette esili ma nitide…
“Accidenti quant’è
tardi!Kora devo andare o Shion mi alza di peso stavolta per la puntualità!”
esclamò il ragazzo.
“Ma avevi
detto…”
“Non ora, parakalò. Devi
andare a lezione!” replico il saint, chiudendo il discorso con un occhiata che
non ammetteva repliche, trescinandosi oltre la porticina della bottega la
ragazzina regalcitrante.
Più tardi, dopo una
giornata trascorsa a studiare la storia dell’etarna rivalità fra Sparta ed
Atene, Kora era finalmente riuscita a tornare a casa, la Terza Casa del
Santuario, a giocarsela sulla precisione. Che ora era? Guardò disperata la
meridiana, e dopo infniti calcoli riusci a dedurre, più dal suo stomaco ruggente
dalla fame, che non dagli otto fuochi accesi, che dovevano essere circa le
venti…
Entrò nell’edificio
deserto, e saì al piano superiore: lui non era ancora tornato. La ragazzina andò
nella piccola cucina:«Cerchiamo di mettere in piedi qualcosa che anche lui possa
accettare per cena…ammesso che torni in
tempo…»
Quasi per riflesso
incondizionato guardò la parete sopra il camino di marmo…e proruppe in un
gridolino gi gioia, quando scorse il tanto agognato orologio a forma di sole,
nuovo di zecca, appeso esattamente al centro della cappa, appena sopra la
mensola; il ticchettio allegro che riempiva l’aria parevala più bella delle
melodie. Kora vide un biglietto appoggiato al tavolo su cui stava per
apparecchiare.
‘Mostriciattola, tornerò
a casa tardi…Non è che mi lasceresti qualcosa di commestibile, che non sia pane
e burro d’arachidi? Mangia, ma non aspettarmi alzata, domattina hai
allenamento!Hai voluto l’orologio, quindi niente scuse sul fatto che non sai
leggere l’ora: a letto alle nove!!!’
Kora
rise:«Contaci…grazie, Saga…»
***
“Kora, ci
sei?”
La voce di Kanon la
raggiunse da lontano riportandola alla realtà di molti anni dopo; lei gi rifilò
un occhiata vacua. Il giovane, deciso a vincere il mutismo in cui la ragazza
versava, le si affiancò:”Ti piace
quell’orologio?”
Kora scrollò le spalle.
Nient, tentativo di comunicazione fallito. Il gold saint finse di non averci
fatto caso, e proseguì: “Sai, mi pare ce ne fosse uno identico alla terza
casa.
Lo sguardo della
biondina s’illuminò:”Davvero?” Il suo
orlogio!
“Ah, allora sai ancora
parlare… -ironizzò Kanon- Sì, ce n’era uno non dissimile da questo che vedi, ma
si è rotto durante gli scontri dell’ultima guerra sacra, sai…Il Santuario ha
avuto bisogno d’un restauro enorme, con tutti i danni
subiti”
“Se non sapete aver cura
delle piccole cose, come pretendete di curarvi delle sorti del mondo?” replicò
la ragazza, sibillina.
L’unica traccia felice
che avrebbe potuto allietarle il ritorno al passato era andata in frantumi,
letteralmente.
“Eh?”
“Niente, andiamo” lo
anticipò l’amazzone, dirigendosi con passo sicuro verso la porta che conduceva
nella piccola bottega nel retro del negozio, deserta, a parte un tavolo su cui
erano posati diversi sacchi d’argilla, ed un forno apposito alla fusione del
bronzo; la giovane si fermò davanti alla parete orientale e, mentalmente, contò
tredici mattoni dall’angolo a sinistra e undici dal basso, posando poi la mano
sulla mattonella individuata…
“Kora?” la chiamò
Kanon.
Lei sbuffò:”Che vuoi
ancora?”
“Come fai a sapere che
per accedere al Grande Templio bisogna passare da qui?” domandò l’altro, con
fare inquisitorio.
La ragazza maledì la sua
curiosità e la propria imprudenza: aveva agito con disinvoltura, senza
riflettere, e ora doveva trovare una scusa al più
presto…
“Se te lo dicessi, poi
dovrei ucciderti…i miei segreti hanno un prezzo molto alto…Andiamo, non abbiamo
tutto il giorno!” esclamò in falsetto, e prima che il saint potesse aprir bocca,
spinse la mattonella e oltrepassò il varco luminoso che, quasi per magia, era
comparso nella parete.
Nulla era
cambiato.
In tutti quegli anni di
lontanaza, il Santuario era rimasto lo stesso…Il mercato, il piccolo villaggio
delle persone che servivano il Grande Tempio, i dormitori degli apprendisti, le
arene, il “gineceo”, o meglio, l’ala femminile dove risiedevano le sacerdotesse
guerriere ed infine, arroccate sul monte, le dodici Case dello Zodiaco, la
tredicesima casa del Grande Sacerdote, ed il Sacrario di
Atena.
Poco più innanzi a loro,
invece, si erigevano gli imponenti cancelli delle Porte Scee, oltre le quali si
entrava definitivamente nel Santuario, cui i soli cavalieri avevano il diritto
di varcarle.
“Sorprendente, vero?”
asserì Kanon, scrutando i marmi bianchi che scintillavano alla luce del sole al
tramonto.
“Cosa?”
“Che un posto così vasto
sussista da millenni, e il resto del mondo ne ignorì l’esistenza…anche se,
ovviamente, è nell’interesse del Santuario non rivelare la propria
ubicazione…”
“Sì…” contestò a
malapena la ragazza, con voce
assente.
Al diavolo le
spiegazioni!Si sentiva sprofondare di nuovo nell’oscurità che l’aveva avvolta
quando se n’era andata…quando tutto era
cambiato…
“ALTOLÁ!
IDENTIFICATEVI!”
L’intimazione improvvisa
di una sentinella di guardia ai cancelli l’aveva colta di sorpresa, facendola
trasalire.
“Tranquilla –la
rassicurò Kanon- So che sembra eccessivo, ma questo è il modus vivendi imposto
da Atena per ragioni di sicurezza…Abbiamo avuto un po’ di problemi, combattendo
contro Hades”
L’uomo che aveva
intimato loro di fermarsi, un banale soldato armato di lancia e scudo con
l’effigie della Nike alata, si diresse a passao di marcia dinanzi a loro,
ripetendo con fare presuntuoso:”Dichiarate la vostra identità, o sarò costretto
ad arrestarvi!”
“Appena?E io che credevo
vi fosse la morte immediata per gli intrusi” replicò Kanon,
sardonico.
La guardia avvampò:”Osa
ripetere ciò che hai detto, razza di
bastardo…”
Il ventisettenne lo
fissò truce:”E tu allora lasciaci passare, idiota. Sai perfettamente che sono un
cavaliere. O pecchi forse
d’ignoranza?”
“Quell’armatura che
porti non è un merito di cui puoi farti vanto,
traditore”
Kanon rise
amaramente:”Titoli così altisonanti mi lusingano, detti da un verme come te; ma
l’insubordinazione ad un cavaliere d’oro è severamente punita dalle leggi di
Atena. Hai dunque il coraggio di rispondere delle tue
azioni?”
La sentinella fu
costretta ad ingoiare il rospo; con l’aria di chi è appena stato costretto a
mangiarsi un limone, mormorò, odiando ogni sillaba che fuoriusciva dalla sua
bocca:”Perdonate l’impudenza. Starò al mio posto. Potere passare, nobile
Kanon”
L’uomo si voltò senza
salutare, facendo cenno ai compagni d’aprire i
cancelli.
“Andiamo, prima che
s’inventino qualcos’altro per tenerci
fuori”
Kora fissò il saint:
sino a quel momento era rimasta zitta, osservando la scena,
perplessa.
”Non gli stai molti
simpatico, sai?” sottolineò lei,
ironica.
“Mi stupirei se fosse il
contrario” replicò il ragazzo, scrollando le spalle; passò senza degnare di nota
il gruppetto di guerrieri che borbottava
sottovoce.
«Detesto questo
posto!»
L’amazzone lo seguì, ma
si ritrovò fermata a sua volta da una lancia che le sbarrava il
cammino.
Guardo interrogativa la
sentinella:”Per gli dei, cosa c’è
ora?”
Kanon, al sentirla
parlare si voltò, e vide il gruppetto di soldati che pareva avere la ferma
intenzione di non lasciarla passare.
“Oh, ma oggi siete più
romiscatole del solito, ma che avete?Un limone in gola? –sbottò, tornando sui
propri passi- Lei è con me, lasciatela
stare”
“Perdonate, nobile
cavaliere –ribattè un’altra guardia, con la faccia rubiconda, scottata dal sole,
ed il tono che puzzava di ouzo(*liquore greco parecchio forte)- ma sapete meglio
di me le regole del Santuario”
Kanon rimase un attimo
perplesso: a che diamine si stava appigliando stavolta, quella manica di morti
di fame?
“Di che vai
parlando?”
“La donna qui
presente…non ha una maschera”
Kora scoppiò a ridere:”E
fate tante storie per un’assurdità simile?Questo posto è rimasto il solito luogo
di ritrovo per idee antiquate e
maschiliste!”
“La parola di Atena è
legge, donna!”
“Io non servo Atena,
soldato. Sono un’amazzone fedele a Demetra, e non ho bisogni di sotterfugi per
dimostrare che, pur essendo donna, so essere forte alla stregua di un uomo e di
un cavaliere”
I soldati presenti la
incenerirono con gli sguardi; in seguito, quello che doveva essere il capo
squadra, iniziò a girarle attorno, scrutandola dall’alto al basso:”Hai un
coraggio sfacciato, donna…fai la superiore, la gradassa, lamentandoti dei
dettami istituiti da Atena stessa. Dovressti essere fustigata, per questo… –le
alzò il mento con una mano, voltandosi verso i compagni- Ma che peccato sarebbe,
rovinare questo bel faccino, vero
camerati?”
Prima che Kora reagisse,
Kanon scostò il braccio del soldato con forza:”Non è un oggetto in esposizione,
ma un cavaliere a voi superiore in grado! Rispettate i ranghi, prima che perda
la pazienza”
I soldati risero, mentre
il loro capo fronteggiava il ventisettenne a viso aperto:”Che cosa sarebbe, una
vuota minaccia, bastardo?E cosa vorresti fare, ammazzarmi per aver offeso la tua
sgualdrinella?Perché in fondo, cosa non è, se non quello?Una guerriera!Ci sputo,
sulla sua nomea e sulla tua,
traditore!”
“Adesso hai veramente
rot…”
“THUNDER SCAR
AVALANCHE!”
Kanon dovette scansarsi
di scatto per evitare che il colpo di Kora lo cogliesse in piene terga, mentre
il soldato con cui stava litigando era caduto a terra, mancato per un soffio; il
gold saint non riuscì nemmeno a protestare, che l’amazzone lo superò a velocità
degna d’un suo pari, agguantando per il collo la guardia irriverente e
sollevandola bruscamente contro gli stessi
cancelli.
L’uomo tremò da capo a
piedi, quando incontrò lo sguardo demoniaco della ragazza, glaciale e disumano,
d’un verde acceso non dissimile da quello delle fiere, e la lam della sua katana
puntata alla gola.
“Apri bene le orecchie,
miserabile, perché non lo ripeterò: osa proferire un’altra volta una simile
ingiuria e, quant’è vero che il sole domani sorge, ti spezzo le ossa una ad una
e le do ai cami per giocarci come stuzzicadenti. Sono stata
chiara?”
La sentinella annuì, in
un rantolo dovuto all’aria che cominciava a scarseggiare nei polmoni, merito
della poderosa stretta della giovane; questa lo lasciò cadere malamente,
rinfoderò la spada, e varcò le grandi porte Scee, precedendo un attonito Kanon
che, seguendola poco dopo, non potè fare a meno di
rimproverarla.
“Dovevi per forza farti
notare, eh?”
“Ringrazia che è
capitato a quello e non a te, io la vedrei
così”
Il ventisettenne fece un
cenno di disprezzo con la testa:”Vorrei proprio vedere,
mocciosa”
Kora lo fulminò con
un’occhiataccia:”Non sfidare la mia pazienza, la mia soglia di sopportazione è
stata sufficientemente provata…ah, complimenti per il rispetto che ti fai
portare, canaglia…”
«Questo posto è peggio
di quel che rammentassi…un tempo, per farti rispettare bastava dimostrare la
propria superiorità fisica…ma se quei soldatuncoli non hanno paura di questo
qua, che legalmente parlando avrebbe una fedina penale da far invidia a
Scarface, tanto di cappello…il mondo sta proprio andando a
rotoli…»
Kanon si era fermato di
colpo,e la ragazza aveva percepito per un istante il suo cosmo farsi oscuro come
la pece.
“Che ti
pren…”
“Non parlare di
rispetto, e di cose di cui non sai nulla, te l’ho già detto e, come te, non amo
ripetermi”
Il cavaliere le si era
avvicinato, sussurrandole quelle parole ad un orecchio, ma con una voce che non
aveva nulla d’umano…”Adesso andiamo, s’è fatto
tardi”
L’oscurità si diradò
nell’arco di un respiro, così come era venuta, ma a Kora ci volle diverso tempo
perché i brividi di freddo smettessero di attraversarle la
schiena.
Camminarono in silenzio,
mentre le ombre della sera comiciavano ormai ad allungarsi sul Santuario, giù
per quella stradina tortuosa che attraversava il mercato, fin sotto alla grande
scalinata che portava alle dodici case; in realtà, Kora non aveva prestato molta
attenzione a ciò che la circondava, a cos’era rimasto uguale o a cosa era
cambiato…piuttosto, aveva continuato a rimurginare sul cosmo che aveva percepito
poc’anzi: era la seconda volta che lo avvertiva, e non potè fare a meno di
constatare che ciò si ripeteva puntualmente quando il ventisettenne paereva
perdere le staffe.
«Ma che razza di cosmo
ha?!Possibile che allo stesso tempo sia luminoso e puro come l’astro del
mattino, ma anche cupo come la più buia delle
notti?!»
Scosse la testa, quasi a
voler cancellare quei pensieri: stava parlando del gold saint di gemini, del
fratello gemello di Saga…E non era la prima volta nella sua vita, che incontrava
una persona con simili facoltà: anche il cosmo di Saga era simile…Ma per quanto
riguardava l’oscurità che l’aveva attanagliata poc’anzi, dovette ammettere che
l’unica altra volta in cui aveva provato quella sensazione di smarrimento,
coincideva con il solo ricordo di Saga veramente incollerito…e questi, era anche
l’ultima immagine che possedeva del cavaliere, prima della
fine…
Una smorfia dolorosa le
attraversò il viso, mentre a fatica ricacciava indietro le lacrime…Non poteva
piangere, non doveva! Su quella storia ci aveva messo una pietra sopra, ne aveva
tratto una lezione ed era tornata a
vivere…
“Kora, vorresti degnarti
di ascoltarmi giusto un minuto?!”
Il tono spazientito del
ragazzo le scivolò addosso come una doccia fredda, seguito da un immancabile
frontino.
“EHI!”
“Finalmente dai segnali
di vita, è un’ora che ti chiamo!”
“Kanon, per gli dei, non
è giornata, sono stanca, e non sono di
buon’umore…”
Il cavaliere
sghignazzò:”Credo che questo sia il tuo modus vivendi…ad ogni modo, data l’ora,
credo sia impossibile farti ricevere adesso da Atena, men che meno riuscire a
costituire un Crisos Synagein su un argomento che non costituisca una minaccia
imminente…Dopo Hades, le missioni sono state accollate a noi Gold Saints, in
attesa che i Bronze si decidano a tornare a rendersi utili, quindi saremmo
leggermente stanchi…”
“Maschi”
“Come,
prego?”
“Naaa, niente…morale,
devo mettere radici qui, in attesa che la vostra nobile Atena si decida a
prendermi in considerazione?” domandò Kora,
caustica.
«Mi sa che questa tizia
che dice di essere Atena non ha ben chiaro che se Xaria arriva nelle mani
sbagliate, dubito che domandare un miracolo servirà a
qualcosa…»
Il ventisettenne
sospirò:”Malauguratamente non posso nemmeno spedirti nell’ala femminile delle
Sacerdotesse, dato che ti ostini a non voler mettere la maschera…e anche perché
non ci sarebbero posti liberi” si affrettò ad aggiungere, evitando per un soffio
un imminente litigio.
“E
quindi?”
Kanon parve soppesare a
lungo la risposta:”Se la cosa non ti crea problemi…cioè, se tu…bah, se
preferisci dormire fuori, fa pure…”
“Cosa stai
disperatamente cercando di comunicarmi?Ti serve un dizionario?Un interprete?” lo
canzonò lei, incrociando le braccia,
sorridendo.
“Credo che dovrò
ospitarti alla Terza Casa”
Kora scoppiò a ridere:”E
ci voleva tanto a dirlo?Datti una mossa, che vien
domani!”
Sguardo fulminante da
parte del giovane:”Mocciosa, ti detesto di
cuore”
Una decina di minuti, e
circa mille scalini dopo, Kora s’arresto, leggermente affaticata, dinanzi
all’ingresso del templio della Terza Casa. Ed i ricordi, come sempre in questi
casi, era impossibile cancellarli…Entrò in silenzio, seguita da Kanon, che le
indicò una piccola scala a chiocciola in fondo all’immensa sala d’armi,
illuminata a tratti da fioche torce appese alle pareti, intervallati a zone
assolutamente buie.
“Sali al primo piano, ci
sono bagno, cucina e due stanze…la tua è quella sulla destra del corridoio. Io
arrivo tra poco, devo provvedere a chiedere un’incontro con milady per
domani”
La ragazza annuì, quasi
annoiata: conosceva a memoria quell’edificio, senza che lui le facesse una
visita guidata.
«Ma del resto, lui non
lo può sapere»
Salì gli stretti gradini
a chiocciola, arrivando al piano superiore del templio; erano cambiate tante
cose…la cucina era spoglia, e si vedeva che era stata rimessa in sesto da poco,
così come le altre stanze; dell’orologio, nessuna
traccia.
«Ma che vado a
pensare…l’avranno buttato via, se si è rotto!Basta, devo smetterla con questi
ricordi melensi, e vivere il
presente!»
Si disse, aprendo decisa
la seconda porta del corridoio a sinistra, ed entrando nella sua vecchia
cameretta.
Era rimasta la
stessa…
Le tende blu di lino
leggero con le decorazioni marinare in azzurro, la finestra che s’affacciava sul
Santuario, il letto addossato sotto di esso, il grande armadio in noce e la
specchiera in legno intarsiato con bois de rose e
radica…
Intatta, come se il
tempo si fosse fermato da allora…
Appoggiò il borsone, e
si sedette sul letto, appoggiandosi al davanzale della finestra, lasciando che
l’aria fresca della notte le rinfrescasse le
gote.
In fondo, se non si
lasciava travolgere troppo da pensieri e ricordi, non era poi così male essere
di nuovo lì…
“Guarda, guarda chi
c’è!”
Kora trasalì, e tirò una
gomitata al davanzale stretto della finestra; si voltò a firrare furente Kanon,
appoggiato allo stipite della porta con un sorriso da squalo dipinto in
viso.
“Non t’hanno insegnato a
bussare?”
“Ehi, non ti scaldare…in
fondo, sarei io a dovermi arrabbiare”
“E per quale assurdo
motivo, vossignoria?”
“Perché non mi stavi
ascoltando, e lo prova il fatto che sei in camera
mia…”
La biondina, che stava
per replicare a tono, tacque un attimo, realizzando mentalmente…Prima di
arrossire alla pari di un pomodoro
maturo!
“C-che…cosa…?L-la
tua…stanza…?”
Mondo ladro, aveva
capito male!Abituata com’era che quella fosse la sua camera da letto, non aveva
nemmeno dato ascolto alle parole di quell’insopportabile che ora se ne stava lì
a guardarla con aria divertita.
«Maledizione!!»
Il ragazzo rise:”È vero
che non vedi l’ora di finire fra le mie braccia, ma non ti facevo così
impaziente!”
Kora, superata la soglia
dell’imbarazzo, raccolse tutto il suo contegno, agguantò il cuscino accanto a
lei e lo scagliò contro Kanon, che lo afferrò al volo, senza smettere di
ridere.
Lei si alzò, sdegnata, e
si diresse verso la porta, mormorando un flebile “Aganamissu!”, oltre ad
assestargli una spallata degna d’un quarterback di
football.
“Eddai, te la sei presa
perché ho detto la verità?” cercò
di trattenerla il giovane, sempre
ridacchiando.
L’amazzone aprì con
violenza la porta dell’altra stanza, e se la richiuse alle spalle senza
rispondergli.
«Al diavolo,
deficiente!»
Solo diversi minuti dopo
si rammentò che quella era stata, un tempo, la stanza di Saga; si guardò
attorno, come alla ricerca di un qualcosa che le ricordasse il suo antico
padrone, ma purtroppo constatò che l’unica cosa che vagamente avrebbe potuto
rammentarglielo era la faccia di quello scemo dall’altra parte del corridoio…E,
sinceramente, era meglio che Kanon non le capitasse a tiro per le prossime dieci
ere glaciali, o non avrebbe risposto delle sue
azioni.
Si buttò sul letto,
improvvisamente esausta, stringendo il medaglione tra le mani, e pregando gli
dei che l’indomani quello scemo si fosse scordato
dell’accaduto…
Kanon fu svegliato nel
cuore della notte da un rumore, un flebile
lamento.
Cercò di
accendere la lampada sul comodino, ma come normalmente accade nei momenti di
massima urgenza, la lampadina era fulminata! Imprecò, e rovistò alla cieca nel
suo zaino, cercando la torcia portatile. Quando la trovò, l’accese, giusto in
tempo per udire di nuovo quel suono; non impiegò molto per capire che proveniva
dalla stanza di Kora.
«Che
diavolo starà combinando adesso?»
Si alzò in
piedi, attraversando il corridoio, e fermandosi davanti alla camera dove
riposava la giovane; udiva chiaramente, attraverso la porta chiusa, un flebile
lamento, come se qualcuno piangesse. «Ma che ha?»
Bussò
leggermente sul legno, ma non ottenne risposta; ritentò ancora, ma non ottenendo
risultati, Kanon decise di arrischiarsi ad entrare.
«Magari non
sta bene…»
Fortunatamente la porta non era chiusa a chiave.
Il ragazzo
entrò, stando attento a non far rumore, e allora trasalì: vide Kora che,
addormentata sul letto, ancora vestita con gli abiti del viaggio, piangeva nel
sonno. Doveva essere davvero un incubo orribile, perché la ragazza continuava a
rigirarsi nel letto, e aveva il viso sudato. Una parte di lui, quella più
meschina, gli intimò di ignorarla e ritornare a dormire, prima di ricevere altre
offese, ma un’altra gli disse che doveva svegliarla da quel tormento.
«Si, ma se la sveglio,
quella è capace che mi prende a
pugni!»
Rimase in piedi accanto
al letto, pensieroso, per qualche
istante…
«Chi se ne frega, se mi
becco un pugno vuol dire che me lo sono meritato!E poi sennò non fa dormire
nemmeno me» si disse accostandosi lentamente accanto alla ragazza, trasalendo
all’udirla mormorare, con voce rotta dal
pianto…
“Perché?…Io…non ho fatto
nulla…che ti è successo?…No, non voglio andarmene!…Non puoi mandarmi via
così!Io…mi fidavo di te!”
Lacrime silenziose le
rigavano il viso sofferente, e Kanon sentì una stretta allo stomaco, mentre
laosservava agitarsi, in apprensione, cercando un modo per
svegliarla.
“Perché ti comporti
così…io…credevo in te…mi fidavo di
te…”
Il giovane la scosse
delicatamente:”Mocc..aehm…Kora…svegliati dai, è solo un brutto
sogno…”
“Non puoi mandarmi via
così, senza un motivo…non puoi…no…no, non voglio andarmene,
NO!”
Contemporaneamente a quel grido la ragazza aprì gli occhi, pieni
di lacrime, trovandosi faccia a faccia con il ragazzo, che la guardava
preoccupato.
Senza
capire niente, se la ritrovò improvvisamente tra le braccia, piangente e
tremante. La strinse dolcemente, sussurrandole all’orecchio, per
tranquillizzarla:”Sta calma…era solo un brutto sogno…”
“Saga…”
mormorò lei, tra i sighiozzi.
Lui la
scostò leggermente da sé, prendendole il viso tra le mani:”Kora, calmati. Hai
avuto un incubo…Ti ricordi che non sono Saga, vero?”
La ragazza
parve svegliarsi del tutto solo in quel momento:”Che cos’è…successo?”
“Tranquilla…era un incubo”
Lei si
strinse di più fra le sue braccia, troppo spaventata per potersi rendero conto
della situazione; lacrime silenziose le rigavano il viso, illuminato dalla luce
pallida della luna che entrava dalla finestra.
Stettero in
silenzio per molto, minuti interminabili o forse intere ore, finche Kanon non la
sentì smettere di tremare: la stanchezza si stava facendo sentire.
Si alzò in
piedi adagiandola sul letto con la delicatezza che avrebbe riservato ad un
neonato, posandole la testa sul cuscino e scostandole i capelli dal
viso…
Era
bellissima, come un angelo…
«Ma che
cosa sto dicendo?!»
La lucidità
tornò in lui, costringendolo a sostarsi bruscamente dalla ragazza, ormai
addormentata.
Perché gli
batteva così forte il cuore, come se fosse impazzito?!
«Sarà la
stanchezza, non può essere altrimenti!»
S’affrettò
ad uscire dalla stanza, scuotendo più volte la testa; tuttavia, non potè fare a
meno di udirla mormorare nel sonno, il suo nome.
“Kanon…”
Sorrise,
vedendola dormire, serena.
“Buonanotte, Kora”
Il sole entrava con
tutta la sua luminosità dalla finestra spalancata, investendola con quella luce
quasi accecante. Aprì lentamente gli occhi, ma dovette sbatterli diverse volte
prima di riuscire a vedere qualcosa. «Che ore sono?» pensò Kanon. Forse le otto
di mattina, a giudicare dalla relativa calma che ancora avvolgeva il
Santuario.
Si alzò, ancora
assonnato, dirigendosi in cucina…e solo allora, s’accorse della porta dell’altra
camera da letto aperta, ed il letto già accuratamente
rifatto.
“Già sveglia,
Kora?”
Nessuna risposta. La
chiamò di nuovo.
Niente.
La cercò per tutta la
Terza Casa, ma della biondina, non trovò alcuna
traccia.
«Dove diamine è andata a
cacciarsi?!»
Fine
chappy
Ok…Ce l'ho fatta ad
aggiornare…Il bello è che ora devo pensare anche all'altra fiction, Dark
Soul(Naruto), che anche lì, poverella, i tempi d'aggiornamento si stanno facendo
troppo lunghi...maledetta scuola!Lo so, ci ho messo secoli, xò sappiate ke era
per una giusta causa: mi sono stra allenata x i regionali di Karate...e alla
fine ho avuto la mia ricompensa: medaglia d'oro nel kumite(combattimento)
juniores femminile -60 kg...YORAIII!!!
Grazie a tutti qll ke
seguono la fiction!Grazie ad Synnovea, che mi sprona ad aggiornare(altrimenti i
miei tempi sarebbero eterni!)
Su su, che c’è pure la scena romantica, che
volete di più!ERGO...
Commentate!
Baciotti!
Mizar89
PS: Dato ke ci ho
preso gusto a mettere qua e là pezzi di canzoni, vi lascio i titoli, se magari
siete curiosi di cercarvi i testi o i brani...Quella di qst chappy, all'inizio,
è il ritornello di ON MY OWN(la adoro!) degli
Hedley!
|
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Capitolo 13 *** 13*: MEMENTOS ***
raga
Capitolo XIII:
Mementos
“Accidenti
a te Kora, dove ti sei cacciata?!” esclamò Kanon, esasperato, dopo un’estenuante
ricerca che perdurava ormai da un’ora, e che l’aveva portato a percorrere per
ben due volte la strada principale che attraversava il Santuario.
L’aveva cercata ovunque,
l’aveva chiamata, ma nulla, della biondina non aveva trovato neanche
l’ombra.
«Possibile che quella
mocciosa possa…possa essere…così incosciente…da andare ad imboscarsi a casa del
demonio, quando le ho detto testualmente ‘sei sotto la mia tutela’ ?! È
così difficile come concetto?O lei è scema, o sono io che ho problemi a farmi
capire, mondo ladro!»
“KORA!”
Il gold saint stava
iniziando per la terza volta l’attraversamento del mercato del Grande Tempio,
praticamente deserto a quell’ora
mattutina.
«Che sia andata ad
attaccar briga con i soldati?» pensò, riflettendo sui fatti accaduti la notte
precedente.
«No, non può essere
cretina fino a questo punto…»
Ma allora…era
impossibile che fosse scomparsa nel nulla, diamine!Fosse stato diversamente, non
se ne sarebbe preoccupato affatto ma, poiché doveva chiedere una convocazione
ufficiale con Atena, era necessaria la presenza dell’amazzone, almeno per
dimostrare un minimo di buona
creanza!
“Kora, maledetta peste,
vieni fuori immediatamente, non mettere a prova la mia pazienza!!!” ripetè
ancora il giovane, ormai senza alcuna convinzione, guardandosi attorno, cercando
la ragazza fra le poche persone, per lo più inservienti ed ancelle del
Santuario, che s’affrettavano a fare spese al
mercato.
«Non se la sarà presa
per la storia della camera…no, dai sarebbe
assurdo…»
“Uffa che peccato che il
maestro m’abbia imposto d’ultimare le commissioni di stamane entro le nove e
prima dell’addestramento, altrimenti mi sarei fermato volentieri!” esclamò un
ragazzino, poco più che un apprendista, intento a trasportare due grosse bisacce
ricolme di viveri e frutta, rivolto ad un amico pressappoco nella medesima
situazione.
“È vero!Chissa quando ci
ricapiterà un’occasione simile!Un cavaliere d’oro che combatte nell’arena!” fece
eco l’altro, concitato.
“E per di più contro una
donna, e che donna!Hai visto come gli teneva testa?Quella era forte come lui…se
non di più!”
“Quella era bella da
paura, ecco ciò che ho visto!Che occhi stupendi!Mica come le altre sacerdotesse
guerriere, che con quelle maschere sembrano delle statue
inespressive…AUCH!”
Il ragazzino era andato
a sbattere contro Kanon, che si era improvvisamente voltato, colpito dalle
parole appena udite.
“Ehi tu, fa un poco
d’attenzione!” protestò il giovane apprendista, mentre il compagno rincarò la
dose con un sarcastico:”Sei forse
cieco?”
Il ventisettenne scosse
la testa(«Ma che irrispettosi!La prossima volta metto il cloth in bella
mostra!»):”Scusate, non ho potuto fare a meno di udirvi parlare di un inusuale
combattimento in una delle arene…”
“E perché lo vorresti
sapere?” lo interruppe il primo ragazzino, dai folti capelli neri, scompigliati
in una frangetta che ricadeva sugli occhi scuri. Kanon alzò le spalle:”Perché
sto cercando una ragazza che forse corrisponde a quella che avete visto
vio”
“È la tua
fidanzata?”
“COSA?!” al gold saint
per poco non venne un infarto.
«Quella sotto specie
di…gatta selvatica…la mia fidanzata?!MAI!Piuttosto la
morte!»
Riuscì a trovare la
forza per replicare al piccolo impertinente:”Non ti pare tu stia facendo domande
un po’ troppo personali, ragazzino?”
“Ehi, non sono un
ragazzino!Il mio nome è Talos, e presto diverrò
saint!”
“È vero, il suo maestro
lo farà predere parte al prossimo torneo!” confermò
l’amico.
“Perfetto. Allora,
intendiamoci da cavalieri, da uomini adulti, senza continuare a giocare a chi fa
più domande, ok?”
Talos, all’udire che
anche il suo interlocutore era un cavaliere, fece per interromperlo, ma Kanon lo
anticipò:”Risponderesti alla mia domanda?È abbastanza urgente…non vorrai far
attendere Atena…”
A quel nome, il
ragazzino quasi scattò sull’attenti, e rispose con prontezza:”Era una ragazza
bionda, abbastanza alta, con due occhi verdi come smeraldi, e un cosmo da far
invidia anche ad un gold saint”
Kanon annuì, con un
sospiro rassegnato:”Sì, è lei…di grazia, che stava combinando?Con chi si stava
sfidando?”
«Quella cretina ce la fa
a non litigare con qualcuno per cinque
minuti?»
Talos parve riflettere
un attimo:”Uhm…mi pare che il suo avversario fosse un gold saint…-si scambiò
un’occhiata d’intesa con l’amico- Il nobile Aldebaran, se non
erro…”
Il ventisettenne si
passò una mano sul viso:”Maledizione, Kora…In che arena si
trovano”
“All’anfiteatro di
pietra”
Kanon non perse un
attimo, mormorò un grazie affrettato, e scattò lungo la via
tortuosa.
“Ehi, cavaliere, non
m’hai detto il tuo nome!”
“Kanon” gridò in
risposta il ragazzo, prima di scomparire in un lampo di
luce.
Talos si girò verso
l’amico:”Uffa, e chi sarebbe?Ma tu guarda che tipo…ehi, Telemaco, ti sei
incantato?!”
L’altro ragazzino, a
bocca aperta, mormorò:”Quello…q-quello era…un gold saint…il cavaliere di
Gemini…”
“Davvero??Mitico!!Il
maestro non ci crederà mai…Due gold saint in un’ora…Prima ho visto il nobile
Aldebaran combattere…e adesso ho conosciuto di persona uno dei dodici cavalieri
d’oro!!!”
“E tu saresti diventato
gold saint con questa velocità da lumaca?Stento a crederlo!Lo dicevo io, sei
cresciuto solo in altezza!”
“Ah, la metti così?GREAT
HORN!”
Kora si scansò appena in
tempo per evitare di finire disintegrata assieme al terreno roccioso sotto di
lei.
“Dicevi?Chi è che
sarebbe la lumaca?”
“Io no di certo, finchè
non mi colpisci, resto io la più veloce!” ribattè la biondina, mentre un
sorrisetto malefico le increspò le labbra; il suo avversario, un ragazzo, già
uomo fatto, all’incirca suo coetaneo, scoppiò in una risata tonante, dall’alto
dei suoi due metri e quindici d’altezza; nonostante il fisico da lottatore,
aveva dei bei lineamenti(vedete lui in EPISODE G, non nel manga o nell’anime
classico!ndMiz), i capelli chiari tenuti corti davanti, e legati in un lungo
codino sulla nuca, e gli occhi bonari che ispiravano simpatia a prima
vista.
Faceva un effetto strano
vederlo fronteggiarsi con Kora, esile e fragile come un fiore appena sbocciato;
ma si sa, le apparenze spesso ingannano, ed i due ne erano la prova lampante: ad
un ignaro spetttore, del primo avrebbe colpito la sorprendente agilità, data la
mole erculea; della seconda, balenava l’altrettanto mostruosa potenza che la
rendeva capace di polverizzare le rocce con un solo
pugno.
L’arena di roccia si
presentava più simile ad un deserto di detriti, quando Kanon s’affacciò sugli
spalti superiori, trafelato per la
corsa.
«Eccola»
Sia Kora che Aldebaran
percepirono il cosmo del cavaliere, e la biondina gli scoccò un’occhiata
fugace.
«Ahi-ahi, qualcuno è
arrabbiato…»
“Mi sa che cercano te”
commentò il saint del Toro.
La biondina sbuffò:”Sì,
ho scordato d’avvertire il babysitter che
uscivo”
“Lo sai che hai detto la
stessa cosa che dicevi anni fa?Non sei affatto cambiata, Koretta!” rise
l’altro.
“Aldy…questa me la
paghi”
“Che
paura!”
“Ammettilo, ci speravi
in una tregua!Bè, calcolo errato, caro
mio!”
L’amazzone sparì in un
guizzo di luce, apparendo un secondo dopo alle spalle del gold saint, il quale
si voltò altrettanto rapidamente…
“GREAT
HORN!”
“GALAXIAN
EXPLOSION!”
I due cosmi bruciarono
all’istante, rifulgenti del settimo senso, e Kanon fu obbligato a schermarsi gli
occhi per non restare accecato dala violenta esplosione provocata dal contrasto
fra i due colpi… Quando la polvere sollevata nell’arena si diradò, riuscì a
scorgere Kora tendere la mano al proprio avversario…e non credette alla propria
vista!La ragazza aveva abbracciato di slancio Aldebaran, come se fossero amici
di vecchia data…
E, a quel punto, i dubbi
di Kanon cominciarono a correri in un’unica, precisa
direzione.
“Pfui…niente male
davvero, Koretta!Sei diventata parechio forte, rispetto a quando te ne sei
andata via –commentò Aldebaran, asciugandosi il sudore che gli imperlava la
fronte- Anche se…non ho mai capito perché di punto in bianco tu sia sparita
dalla circolazione…”
L’amazzone s’incupì:”È
una lunga storia che preferirei non dover rievocare, per ciò che mi è
possibile…”
“Kora”
La ragazza sussultò,
colta alla sprovvista: Kanon le era comparso alle spalle, gli occhi glaciali
stretti in due fessure, mentre con passo cadenzato incedeva verso di lei; non
fece in tempo ad indietreggiare di un passo, che il giovane la afferrò
bruscamente per il braccio ferito e, incurante del suo gemito, la tirò a sé,
sussurrandole all’orecchio:”Non azzardarti mai più a sparire così”.
I due si fissarono un istante ma,
prima che la ragazza potesse replicare, il giovane mollò violentemente il
braccio e si girò dicendo al cavaliere del Toro:"Perdona l'aggressività di
questa sciocca e la mia inefficienza nel sorvegliarla.... non posso chiederle di
scusarsi con te per qualsiasi cosa abbia fatto, e ti abbia indotto a rispondere
ai suoi attacchi ma, se lo ritieni necessario, posso presentarti le mie di
scuse"
Ciò che avvenne in seguito, spiazzò
il saint di Gemini…
Aldebaran, che nel frattempo si era
messo seduto a gambe incrociate e braccia conserte, scoppiò in una fragorosa
risata, e disse al compagno d'armi "Caro mio, se pensi che tu possa tenere
chiusa in casa una selvatica del genere, mi sa che proprio non hai capito
nulla!"; detto questo si alzò, si avvicinò a Kora, spalancò le braccia e
guardandola come il più affettuoso dei fratelli guarderebbe una sorellina che
non vede da tempo asserì: "Dopo il nostro saluto speciale nell'arena, vieni a
salutare il vecchio zio Al come si deve, piccola!”
Kora sorrise a sua volta un poco
imbarazzata ma, in men che non si dica, si ritrovò a ricambiare felice la
stretta dell'amico e, finalmente, le sembrò di essere tornata a casa; Kanon
osservò tutta la scena in silenzio e, se non fosse stata per la strana
attenzione che aveva per una volta turbato la sua solita aria indifferente, si
sarebbe detto che non ne fosse rimasto in nessun modo
colpito.
Poco dopo quell'insolito trio stava
seduto all'ombra rinfrescante del patio della Seconda Casa, dinanzi ad un tavolo
approntato per una colazione degna d'un pascià, gentilmente offerto dal padrone
di casa che, di certo, non si limitava ad osservare le pietanze; dopo molti
sforzi, Aldebaran era anche riuscito a convincere Kora ad accettare una tazza di
cioccolata, accusandola quasi di essere troppo magra, e di necessitare di un
certo aumento di peso; al contrario, Kanon pareva essersi estraniato da quello
che oramai, chiaro come la luce del sole, era il ritrovo fra due vecchi amici. E
il fatto che lei non gli avesse minimante accennato di essere già stata al
Santuario, gli faceva montare una rabbia a stento
reprimibile.
«Ecco un altro dei tuoi
misteri, mocciosa»
L’amazzone sentì lo
sguardo gelido del cavaliere incombere su di lei, insieme alla sua tacita
affermazione, ma non gli prestò attenzione e, prima di litigarci di nuovo, si
concentrò sul patio della seconda casa…e su un’imponente barbecue che
troneggiava fra due colonne portanti!
A quella visione, non
potè più trattenersi dallo scoppiare a ridere, sotto lo sguardo perplesso di
Aldebaran, e la fugace occhiata incuriosita del saint di Gemini che, per la
prima volta, udiva la risata allegra di
Kora.
"Se anche non fossi sicura che anni
fa in questo patio non c'era nessun barbecue, conoscendoti sarei pronta a
scommettere che è opera tua e del tuo enorme stomaco…” commentò, seguitando a
ridere la giovane.
"Eh sì…Dopo la battaglia di Hades,
lady Saori s'è finalmente decisa a ristrutturare il Grande Tempio, che già era
in pessime condizione dagli scontri delle Dodici Case!” replicò Al, agguantando
quattro pasticcini in un colpo solo.
Kanon trasalì, e fissò cupo la
biondina, che fortunatamente gli dava le spalle, maledicendo la lingua sacrilega
del cavaliere del Toro.
«Non chiedere nulla, per le stelle
immortali, non cominciare con le tue
domande…»
L’amazzone ridacchiò:”Per fortuna
alla Terza è rimasto tutto normale…a parte che qualcuno mi ha cambiato camera…”
arrossì leggermente ripensando agli eventi della notte
prima.
“Guarda che dovrei essere io quello
infastidito” interloquì Kanon, in realtà sollevato che Kora fosse troppo presa
dalle recriminazioni sulla sua stanza, per pensare ad
altro.
“E se non ti va bene così,
puoi sempre dormire con me”
aggiunse
il cavaliere dei Gemelli sperando che lei si irritasse ancora di più e spostasse
del tutto l'attenzione dalle parole di Aldebaran al fastidio per
lui…
La ragazza raccolse al volo la
provocazione, e fece per rispondere, ma il padrone di casa, che aveva osservato
la scena con un misto di divertimento per il battibecco, e di curiosità per la
reazione anomala per una persona imperturbabile come Kanon, si intromise nella
conversazione seguitando a parlare della ristrutturazione della sua dimora ai
danni dei soldi della Kido…
"…E comunque, cara la
mia Kora, le modifiche sono state moooooolto
vaste…"
La biondina, che non
voleva offendere l'amico appena ritrovato mettendosi a litigare con quello che
riteneva un idiota senza cervello e per di più maleducato e borioso, si
costrinse a recuperare il filo del discorso interrotto poc’anzi dal saint di
Gemini, non prima di aver dedicato un ultimo pensiero astioso al custode della
terza casa, chiedendosi tra sè e sè perché mai Kanon, che voleva farsi tutto il
tempo gli affari suoi se non nei brevi momenti in cui si intrometteva solo per
farla innervosire con quell'aria da "son fico solo io!", se ne stava lì invece
di andare a fare altro… «Povero mister superbia…così ti annoi» pensò la ragazza,
guardando il bel ragazzo in piedi immobile e, apparentemente, alle prese con
qualcosa di molto interessante ai piedi delle dodici case,nel piccolo piazzale
del mercato che loro non riuscivano a vedere, seduti dov'eran,o per via della
prima casa che lo nascondeva.
Kora tornò quindi a
guardare volutamente Aldebaran come se ci fossero stati solo loro due presenti e
gli disse canzonatoriamente:”Immagino tu abbia messo un frigorifero in ogni
stanza!!!” per prenderlo in giro, ma lui rispose con tono solenne "Ovvio! e sono
sempre strapieni... almeno fino a quando non passo io e li svuoto....e in più ho
messo la vasca idromassaggio nel bagno al piano superiore, una cucina
ipertecnologica per poter preparare pasti da re e impianto home theater in ogni
stanza…e poi c'è il fiore all'occhiello…il mio barbecue!"
"Zione ti sei proprio
dato alla pazza gioia vedo, in mia assenza.... non ti sei fatto mancare
nulla!!!" lo rimproverò sorridendo
Kora.
"Ma io l'ho fatto anche
per gli altri! Le mie grigliate alla Seconda sono ormai celeberrime…anche Shaka
partecipa! E Aiolia e Milo non van via di qui se non sono ubriachi fradici e se
non hanno almeno litigato tre
volte!!"
“Aiolia e Milo?!?!?!
Sono ancora al Grande Tempio? E come stanno?" la ragazza sembrava essersi
risvegliata di colpo.
"Benone…anche loro
resuscitati dopo lo scontro di Hades…Sai, sono diventati due Gold Saint davvero
temibili!"
"Incredibile
davvero!ricordo i guai che combinavamo…"
"Che combinavate, vorrai
dire! Saga era disperato! Eri sempre dietro a quei due che già erano un pericolo
da soli…pensa quando ti aggiungevi anche
tu!!!"
La biondina rise:«Povero
maestro, quanto non t’ho fatto disperare…è un peccato
che…che…»
A quel punto, non le fu
più possibile indugiare sul quesito che la opprimeva da quando era tornata lì;
no, era impossibile seguitare
ignorandolo…
Sapeva di Saga, Kanon le
aveva detto tutto già da quando si erano incontrati,
ma…
"Aldy…Gli altri Gold che fine hanno
fatto?So…so già di…Insomma, stamattina girando un po' mi sono accorta che ci
sono parecchie case abbandonate…Dove
sono?"
Aldebaran rispose con un laconico
"morti tutti", non sapendo quanto poteva dire non conoscendo le intenzioni di
Kanon, nè quello che Kora sapeva o no sulla fine del suo maestro…A quello che la
biondina gli aveva detto prima che combattessero nell’arena, lei aveva appreso
che Saga era morto nell’ultima guerra del Santuario…ma ignorava completamente il
come ed il perché!
E di certo l’ultima cosa che
Aldebaran aveva in mente era di rivelarle che il suo maestro era morto suicida
da traditore ed usurpatore, e che il reale colpevole, per quanto presunto di
redenzione, era il saint a cui era stata affidata la sua
protezione!
«Kanon, l’hai lasciata all’oscuro di tutto,
e hai avuto il coraggio di portarla qui, sapendo quanto fosse legata a
Saga?»
"Contro Hades?"chiese in un soffio la
ragazza.
"Non proprio.... durante quella
battaglia sono stati riportati in vita per volere del sovrano dell’Oltretomba
affinchè tradissero Atena e la uccidessero, ma ognuno -e il cavaliere
sottolienò bene quella parola- di loro si è comportato con valore e coraggio,
appoggiando la dea…tuttavia, una volta terminata la guerra sacra, Atena non ha
ottenuto il permesso di riportarci tutti e dodici in vita"
Kora era un fascio di nervi:”Perché
loro no, e voi sì?Che metro di giudizio è
questo?!”
Aldebaran scelse con cura le
parole:”Bè ecco…alcuni di noi erano già morti una volta, alla battaglia delle
Dodici Case…” s’interruppe, non sapendo più come continuare, e voltandosi verso
Kanon; a quel punto anche la ragazza lo guardò aspettando una risposta, come
fosse stata una medicina da cui dipendeva la sua
sopravvivenza…
Il ragazzo, che stava ascoltando
tutto con molta, troppa, attenzione non potè più fingere di non aver sentito; si
voltò lentamente e con sguardo apatico, ma allo stesso tempo terribilmente
inquietante, tanto era privo d’emozioni, la fissò e le rispose, tagliente come
la lama d’un pugnale:”Tsk, nella prima vita a loro concessa sono morti tradendo
Atena…Zeus non ha concesso loro altre occasioni, non dopo che, contro Hades,
hanno fatto precipitare il Santuario nel caos, per quanto la loro fosse solo una
copertura per aiutare milady. Il sommo Olimpio non ha gradito la loro attidudine
doppiogiochista… Erano dei deboli, e hanno pagato!” detto questo, pregò di nuovo
in cuor suo di aver stroncato la curiosità della giovane prima che domandasse
troppo; ormai era chiaro, Saga l’aveva portata con sé al Grande Tempio, dopo che
la famiglia di lei era stata sterminata. Tipico di suo fratello, pensare agli
altri…E lui, invece, che cosa aveva fatto?No, Kora non doveva
saperlo…
«Non così…non ora!Non deve sapere la
verità qui, al Santuario, dove ha solo ricordi d’un maestro perfetto, giusto e
coraggioso…mi odierebbe per sempre…ma forse, sarebbe meglio
così…»
L’amazzone, dal canto suo, dopo aver
udito quelle parole non ebbe il coraggio di domandare altro, e si asciugò la
lacrima silenziosa che era sfuggita al suo serrato controllo…non poteva e non
desiderava udire altro…
Non da quella bocca almeno, non con
quella cattiveria caustica e quel disprezzo sadico…non da lui ch’era stato
traditore di Atena, che aveva causato morte e dolore, ma che sembrava essere
stato capace di redimersi in tempo prima che le tre Parche decidessero
altrimenti della sua esistenza
dannata!
Con tutta la compostezza possibile la
ragazza si girò verso un improvvisamente
silenzioso Aldebaran, tacito spettatore di quella scena, sforzandosi di
sorridere, imponendosi di non scoppiare in lacrime…Ripensando ai bei tempi
passati, cercò la forza per cambiare discorso: “E Mu? lui che fine ha
fatto?”
Aldebaran non la udì, ancora scosso
dalle parole di Kanon: come si era permesso di asserire ciò che aveva detto?!Con
quale diritto, proprio lui, lui che era la causa di tutto!Quello che, meno di
tutti, avrebbe meritato voce in
capitolo!
Sentì il suo pugno stringersi e i
muscoli tendersi, e vide che anche Kanon era pronto a combattere sul serio, se
fosse stato necessario: il ragazzo si era eretto in tutta la sua statura e,
benchè fosse più basso del cavaliere del Toro, aveva una carica di aggressività
che, se lasciata sfogare, non
avrebbe avuto eguali…Perché niente è possibile, contro un cosmo che sembra
raccogliere l’intera oscurità
dell’universo…
Ma le sue intenzioni non erano
malevole; piuttosto sembrava quasi che stesse cercando di difendereo qualcosa di
prezioso, come ogni animale difende
i suoi cuccioli da chi vuol far loro del
male.
Quando Aldebaran realizzò che chi
voleva proteggere Kanon non era se stesso, ma Kora, da ciò che avrebbe potuto
sapere, si calmò e lasciò che la domanda della ragazza, pronunciate di nuovo con
un filo di voce nel tentativo di riprendersi dallo shock, acquistasse senso per
ottenere una risposta.
Si rilassò sulla sedia e volse lo
sguardo verso la giovane che, con sguardo nervoso, attendeva con una nota di
impazienza tangibile; il cavaliere le sorrise, anche se in maniera forzata , e
le rispose:“Tranquilla, anche Mu è qua
al Grande Tempio, e anche lui è diventato un Gold Saint, prendendo il
posto che un tempo era appartenuto a Shion in
persona!”
“Davvero?!Insomma…sono andata via
io(«Kora, sei una bugiarda!!»), e tutti avete cominciato ad allenarvi
seriamente?!Non è giusto!Dov’è finito lo spirito del motto ‘ribelli e
scapestrati forever’?Non ditemi che avete messo tutti la testa a posto!” esclamò
la biondina, cercando di sdrammatizzare. Perché non riusciva a scrollarsi di
dosso il disagio che provava, ben conscia di avere lo sguardo del saint di
Gemini fisso su di sé?
«Critichi me, Kora, mi accusi di non
averti rivelato nulla sul mio passato, ma tu già sapevi senza ch’io parlassi…è
ben diversa cosa la tua situazione: quanti segreti celi, dietro il tuo viso
d’angelo?»
"Già… -aveva proseguito nel contempo
Aldebaran- Comunque, perché non vai a trovarlo?È super impegnato come al
solito, in giro a riparare armature
o a studiare il modo per combattere contro i demoni che ti minaccian, ma quando
saprà che sei tornata, vorrà
vederti!"
“Per favore, non sono
demoni…qualcuno, se deve trasmettere informazioni, per lo meno lo faccia in modo
esatto!Sono angeli neri!” sbuffò a mezza voce la
biondina.
Kanon continuava a
fissarli incattivito come non mai, ma Kora non lo guardava, non lo voleva
guardare: aveva paura della propria reazione…Così, accennando un timido sorriso
a un Aldebaran che aveva totalmente riacquistato la padronanza di sè gli chiese,
con il tono più scherzoso che potesse improvvisare in quel momento:”Dicevamo di
Mu… è sempre il solito saggio del gruppo?”
“Certamente sì!Anzi, è
addirittura peggiorato! Credo che ora la missione della sua vita sia di smussare
l'impulsività di Aiolia e smontare la sicurezza di Milo…Io me ne guardo bene da
immischiarmi, perchè è una causa persa in partenza, ma lui non
demorde”
Kora sentì di nuovo le lacrime
pungerle gli occhi, ma stavolta per la commozione: non le era sfuggito l'impeto
di violenza che, poco prima, aveva riempito il cosmo dell'amico, di solito così
pacifico e tranquillo, ed aveva apprezzato il fatto che, nonsostante anche lui
fosse evidentemente stato ferito dalle parole di Kanon, si fosse controllato e
avesse cercato di farla ridere.
Ma per lei ora era impossibile
restare lì, a scherzare come se niente fosse, poiché, ovunque si voltasse, per
quanto si sforzasse di non pensarci, lui era là, accanto a lei, a ricordarle che
il passato non l’avrebbe mai
abbandonata.
Perché in ogni luogo risuonava l’eco
della sua voce, ogni colonna aveva visto su di sé la sua ombra almeno una
volta…«Chi dice che i ricordi sono dolci come
zucchero?»
Quando perdi qualcuno, sai che niente
e nessuno potrà mia colmare quel vuoto…saresti disposto a liberarti in qualsiasi
modo di tutti quei pensieri scomodi che ti straziano l’anima, per non dover più
dire:”lui non c’è più”.
«Rassegnati Kora…dovresti smetterla
di cercarlo, tornare a vivere, ma non all’ombra del tuo passato…Ma come faccio,
se qualsiasi cosa veda o senta, persino il viso di questo sbruffone che
riempirei di schiaffi, mi riportano alla mente te?!Dovevi spiegarmi tante cose,
Saga…avrei voluto rivederti, sorridente e allegro…invece, l’ultimo ricordo che
ho di te…io…»
“Kora, va tutto bene?” le domandò,
come da molto lontano, la voce gentile di Aldebaran, preoccupato per il silenzio
prolungato dell’amica.
“Io…sì…Scusa Aldy, sono un po’
stanca…ho bisogno di riposarmi un poco…” esordì la biondina, aggrappandosi alla
prima scusa che le venne in mente.
“Sono le dieci di mattina, è un po’
tardi per andare a dormire, non credi?” non potè fare a meno di commentare
Kanon, pungente.
Gli occhi verdi della giovane lo
fulminarono:”Non devo rendere conto a te di ciò che
faccio”
“Non m’interessa, puoi stare a letto
a vita. Non dare fastidio a nessuno, non sparire, e non metterti nei guai,
perché irrimediabilmente ogni volta che tu fai qualcosa, io ci vado di
mezzo”
L’amazzone impiegò ogni briciolo di
razionalità presente nel suo corpo per non prenderlo a
calci.
Salutò Aldebaran con un abbraccio,
poi s’incamminò su per la scalinata ripida che portava alla Terza Casa,
desiderosa di mettere quanti più scalini possibile fra lei e
Kanon.
“Mocciosa” bisbigliò quest’ultimo,
quasi parlando tra sé e sé.
«E fa pure la gran dama
offesa!»
“Io torno alla mia casa, prima che
quella scompaia di nuovo…devo anche chiedere udienza ad Atena. Prendo congedo”
asserì il saint di Gemini, salutando il cavaliere del Toro con un cenno del
capo, avviandosi anch’egli nella medesima direzione di
Kora.
“Aspetta, Kanon” esclamò Aldebaran;
il ventisettenne voltò a malapena il
capo.
“Sì?”
“Quando hai intenzione di dirle la
verità?”
Un pugno nello stomaco: fu
esattamente la sensazione che provò, perché di tutto si era atteso, fuorchè
quella domanda. Gli ci vollero svariati secondi per recuperare lucidità; allora,
non riuscì a far altro che replicare un secco:”Non sono affari che ti
riguardano”
Aldebaran avanzò d’un passo,
torreggiando minaccioso:”Mi riguardano eccome, alla pari di quanto riguardino
te!Forse non lo sai, ma stamattina sai dove ho incontrato Kora?Lo vuoi sapere,
eh?Fuori dal Pantheon”
Peggio di un pugno nello stomaco…ora,
è come se qualcosa gli avesse direttamente ghermito l’anima per lacerarla,
squartarla, ridurla in brandelli più di quanto non fosse riuscito già a fare da
solo.
“Lo sai, vero, che significa?Che
farai, quando ti chiederà che cosa realmente è accaduto a Saga?O peggio ancora,
quando lo verrà a sapere da qualcuno! -incalzò il gold saint della Seconda Casa-
O forse, non hai ancora realizzato che Kora era l’allieva di Saga, e gli era
molto legata?!Intendi ingannarla così?!”
Stavolta Kanon non riuscì a
replicare.
«Hai paura, è così. Non scuotere la
testa, con te stesso non serve a niente la tua maschera di gelida
indifferenza…Hai timore che Kora ti giudichi, ti accusi…ammettilo, sai
perfettamente che se lei sapesse…ti porterebbe rancore a
vita…giustamente»
“Kanon, non ho intenzione di metterti
alle strette, perché è una situazione in cui non vorrei mai trovarmici, finchè
campo, e pure dopo…ma non puoi mentirle
così…”
“Le parlerò…ma prima è fondamentale
che Atena venga informata di ciò che sta accadendo…poi, mi assumerò le mie
responsabilità” rispose infine il gold saint di
Gemini
«Come ho sempre
fatto»
“Ci penso io a chiedere udienza a
lady Saori. Siete arrivati ieri e anche tu sarai stanco. Va’, me la sbrigo
io”
La gentilezza di Aldebaran lo
spiazzò; cercò di ribadire che non aveva alcun bisogno d’aiuto, ma il cavaliere
fu irremovibile:”Pensa a tenerla d’occhio, prima che litighi di nuovo coi
soldati”
Kanon scosse la testa:”Lo sai meglio
di me, è fatta così…Efkaristò”
(*grazie)
“Parakalò” (*di
nulla)
Si avviò con calma lungo gli scalini
ripidi, senza fretta.
La vita nel Santuario si era ormai
detestata, illuminata dal caldo sole del mattino
inoltrato.
Fine
chappy!
Raga, l’impresa è compiuta, perché
qst, lo confesso, è stato il capitolo più difficile che abbia mai affrontato
sin’ora!
Innumerevoli dubbi, come
caratterizzare Kanon, come far reagire Kora,
Aldebaran…aiuto!
Un grazie di cuore a Synnovea, che
davvero è stata coautrice di qst capitolo, costruito dopo ore e ore in msn a
ragionarci su!
Baciottoli!
Mizar89
Killkenny> Non so
nemmeno io che sia peggio, so solo che non vorrei essere al posto dei
soldati!Kora sa essere…MOLTO poco diplomatica e pericolosa…e Kanon, bè, vittima
più, vittima meno, credo che ormai non gli
interessi…
Kamusa e Natsuki Uzumaki
> Grazie!Bè, questo capitolo è preparatorio ai prossimi che
saranno…movimentati…la calma(relativa), è davvero
finita!
Synnovea> Grazie
x tutto l’aiuto!Ehi, dobbiamo fare il briefing x Roma!Non appena i miei compagni
finiscono di passarmi le foto!
Shun di
Andromeda> Spero che questo capitolo ti piaccia!J
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Capitolo 14 *** 14*: AENIGMA ***
raga
Capitolo XIV:
Aenigma
“Portarsi un segreto dentro alla
tomba”
Era la massima che tutti gli adepti, di qualsiasi organizzazione,
setta od affini, erano tenuti a rispettare, nessuno escluso, pena una morte
cruenta, la nomea di traditore e la dannazione perpetua per chiunque avesse
avuto la sciagurata idea di spifferare ai quattro venti i misteri tanto
accuratamente celati ad occhi indegni e profani.
Era stato così per i cospiratori di Giulio Cesare, per gli ordini
degli Ospitalieri e dei Templari, gli Illuminati, la Massoneria, i firmatari
della Dichiarazione d’Indipendenza americana, la Carboneria e la greca Eterìa,
sino ai nostri giorni…E le amazzoni non facevano alcuna
eccezione.
Dai tempi della regina Pentesilea, il segreto di Xaria e dei
misteri legati alla divina Demetra era stato tramandato di madre in figlia
primogenita, perseverando attraverso il corso dei
millenni…
«Ma naturalmente, ogni volta che ci sono di mezzo io, le cose
m’arrivano o mezze sbagliate, o incomplete!»
Lei non aveva mai conosciuto sua madre: per quel che ne sapeva, e
che aveva appreso in circostanze non proprio consone ad una bambina di dodici
anni, era stata abbandonata in fasce da quella che recava in sé il sangue di
Pentesilea, e affidata nelle mani di Asteria, una delle altre poche amazzoni
sopravvissute alle tante guerre sacre…
«Abbandonata, come un animale di cui nessuno vuole prendersi
cura…»
Tuttavia, quando sua madre l’aveva abbandonata, aveva spezzato il
legame di trasmissione del segreto di Xaria, senza però sollevarla da eventuali
pericoli futuri!
«Vorrei vedere che penserebbe la Nera Regina, se mi vedesse ora…La
custode dei misteri della Lancia di Demetra, colei che sola può svelare la via
perduta…Ma in quale mondo?!»
Kora sospirò, lasciandosi ricadere esausta sul letto ingombro di
fogli, appunti, dizionari e simil diavolerie.
«Grazie, mamma. L’hai proprio pensata giusta, scaricarmi su due
piedi e rifilare lo scotto da pagare a me!Accidenti a quel dannatissimo
medaglione!»
Ripescò il tanto odiato oggetto da sotto il cuscino, lasciandoselo
dondolare davanti agli occhi; nonostante la luce del meriggio inondasse la
stanza attraverso le ampie finestre, non potè fare a meno di ammettere che il
ciondolo maledetto risplendesse d’un proprio bagliore sinistro…o era solo il
sole che si specchiava attraverso le sfaccettature del rubino
centrale?
«Un piccolo gingillo per troppi segreti infinitesimamente più
grandi di lui…»
Sfiorò con le dita le giunture dei due pezzi rinvenuti nelle
rocambolesche missioni di Sunio ed Efeso, perfettamente congiunti al disco
centrale…L’unica cosa che sua madre le avesse
lasciato…
Oltre alla suit di Lynx.
La biondina guardò un grosso bracciale argenteo, minutamente
cesellato con fregi, zaffiri e smeraldi, che luccicava da sopra il
comodino.
Quando…quando se n’era andata dal Santuario(«Brava Kora, ancora
seguiti a mentire a te stessa?»), era tornata a Kastos, decisa ad intraprendere
un viaggio attraverso il mondo, che le permettesse di accumulare esperienza
sufficiente ad ultimare l’addestramento incompleto; certo, al Grande Tempio i
saints che avevano ottenuto un cloth senza la guida di un maestro erano una vera
e propria leggenda metropolitana, ma lei avrebbe dimostrato che non era così,
che, alla fine, erano coraggio e determinazione propria a rendere meritevoli
d’essere cavalieri…Al diavolo l’avere un maestro.
«Promisi a me stessa che
un giorno sarei tornata, fra onori e gesta che sarebbero rimaste immortali… Tsk,
un’altra delle mie promesse ipocrite andate in
malora…»
A Kastos aveva scoperto,
con sgomento, che Asteria aveva previsto tutto, sin dal suo arrivo: sapeva che
lei, Kora, non avrebbe avuto pace finchè non avesse rivelato il luogo ove si
celava Xaria…poco importava agli angeli neri, che la sua vera madre non le
avesse mai trasmessi i segreti…
Asteria sapeva che,
aiutandola, avrebbe firmato la sua condanna a morte, anche per Spyros…ma non
l’aveva abbandonata e, in questo, aveva mostrato molto più amore materno di
quanto non avesse mai fatto l’innominata che l’aveva messa al
mondo.
E così, prima di partire
per quel lungo cammino di formazione che l’avrebbe portata sino nella terra del
Sol Levante, aveva scoperto, per pura casualità, una scatola in cui era rimasto
custidto quel bracciale d’argento ed un messaggio senza tempo di
Asteria.
…Quando leggerai queste
righe, io non ci sarò più…Kora, è il momento che tu segua il tuo destino, come
un uccellino che esce dal nito, spiega le ali ed impara a volare. La bambina
diventa donna, la fanciulla impugna la spada per essere guerriera. Tu sei nata
con un nobile fato scritto nelle stelle: segui la tua via, confida del tuo
animo, e non cedere mai…
«No Asteria, non cederò
mai…Fermerò quei bastardi, vendicherò il sangue da voi versato, e troverò Xaria,
fosse l’ultima cosa che faccio…Se solo riuscissi a scoprire il nuovo indizio…Lo
giuro…non cederò…mai…»
***
“Kora?”
“No…All’allenamento non
ci vado…”
“Kora…”
“Dai Saga, oggi non
voglio allenarmi…poi litigo con quello scemo di Aiolia, lo
sai…”
“Kora, è pomeriggio, non
devi allenarti, Aiolia attualmente è a Roma e, una volta per tutte, finiscila di
confondermi con mio frat…”
La biondina aprì
improvvisamente gli occhi, e focalizzò la figuara dinanzi a sé:”Kanon? Che…che
c’è? E…che ci fai in camera mia? Non si usa
bussare?”
Il gold saint sbuffò,
leggermente irritato:”Ho appurato che quando dormi non sentiresti neppure un
Athena Exclamation eseguito a due nanometri da
te”
“Il tuo sarcasmo da due
soldi non mi tange”
“Se così fosse, non ti
scalderesti tanto, Kora. Comunque, che combini?” domandò il ventisettenne,
additando i vari fogli sparsi sul letto, scarabocchiati e pieni di cancellature,
oltre che i due dizionari di greco antico e moderno, anch’essi abbandonati fra
le lenzuola candide.
“Niente di
che…Attendendo che sua Grazia Immacolata e Serenissima Atena si decida a darsi
conto che avrei chiesto il suo aiuto, cerco di capire dov’è il prossimo
frammento” rispose Kora, con evidente ironia, aspettandosi un perentorio
rimprovero per la sua irrispettosità; stranamente, il giovane non la redarguì
per gli attributi non proprio consoni ad una divinità, bensì parve piuttosto
interessato alla ricerca cui era dedita la
ragazza.
“Stavolta dove dovremmo
recarci, di grazia?In Alaska?”
“Per quello che ne so
ora, potrebbe anche essere, ergo, non ci
scherzerei…”
“Era per caso un modo
per dire che, in tutto il pomeriggio, non sei venuta a capo di niente?” commendò
sardonico il cavaliere.
La guerriera di Lynx
afferrò un vocabolario, fermamente decisa a stampargli la rilegatura sul suo bel
faccino da sberle, ma un colpetto di tosse eloquente la bloccò a metà
movimento.
“Kora, per quanto sia
motivatamente giusta la tua collera, vorrei pregarti di risparmiarlo, dato che,
quanto a numero, noi Gold Saints
scarseggiamo”
Aldebarana era comparso
sulla soglia, con il riquadro della porta che pareva una cornice troppo piccola
per un’opera d’arte enorme.
“Zio Aldy!” esclamò la
ragazza, con un sorriso che fece deglutire
Kanon.
Mai l’aveva veduta così
serena, come in quel giorno.
“Perdona la mia
intrusione senza permesso, ma non trovandovi da basso, per un attimo ho creduto
foste all’arena…Poi invece ho sentito le vostre
voci”
Il cavaliere del Toro
accennò un saluto con la testa in direzione del compagno d’armi, il quale si
limitò ad un’impercettibile alzata di
spalle.
“Aldy, come mai
qui?Credevo fossi già ripartito per la missione, come mi avevi detto stamane”
domandò la biondina all’amico, che
sospirò.
“Nessuno spostamento
sino a nuovo ordine. Lady Saori rientrerà stanotte da Nuova Luxor, e deciderà il
da farsi”
Kora parve
perplessa:”Tokyo?Ma è in Giappone!Che c’è andata a fare
là?”
Aldebaran scosse la
testa:”I bronze Saints sono originari di quel luogo, e poi, figurati, c’è Seiya
che dopo cinque mesi fa ancora il malato immaginario da rimepire di
attenzioni…Bah, stendiamo un velo pietoso, non voglio cadere in pettegolezzi da
lavandaie”
Kanon sbuffò,
rassegnato; c’era ben poco di cui meravigliarsi, in fondo i Bronze erano
da sempre i cocchi di Atena…erano loro quelli cui spettavano
gloria, fama e onori, quelli che uscivano dalle battaglie con l’armatura lucida
e pulita, quelli che venivano coronati d’alloro e chiamati
eroi!
Non i Gold Saints che
avevano abbattuto il Muro del Pianto, che avevano dato battaglia agli scherani
di Hades! Se poi proprio doveva dirla tutta, avrebbe davvero spedito Seiya,
Shiryu, Hyoga e Shun dritti in viaggio di sola andata nel Golden Trinagle! Aveva
avuto modo di osservarli “in azione” nell’Inferno, e s’era vergognato di
condividere con loro la nomea di cavaliere…come se non bastasse aveva pure
dovuto salvarli! Avventati, incapaci, deboli…In quanto a stupidità, era ben
difficile determinare chi fosse il
migliore!
Come accidenti aveva
fatto Saga, suo fratello, quello che -ingiustamente- era sempre stato
considerato il più forte dei due, a farsi sconfiggere da quel pivellino
scapestrato di Seiya di Pegasus?!
«Non me ne
capacito»
Lo ammise, l’unico di
quei cinque damerini degno di stima era Ikki di Phoenix…Forse perché era stato
l’unico ad avere il fegato di sfidare il Generale Sea Dragon, quando ancora
significava qualcosa fare parte di una gerarchia militare, per abbattere la
colonna dell’Atlantico Settentrionale…oppure perché lui, Kanon, non era poi così
dissimile da Ikki: entrambi portavano il giogo di un passato da traditori, ed
entrambi detestavano sentirsi parte di un gruppo d’eroi “candidi” assoggettati
alle regole della loro dea…
“Kora, vedo che sei
indaffarata, ma ce li avresti cinque
minuti?”
Kanon ritrovò il
contatto con il mondo esterno giusto in tempo per cogliere quell’ultima
frase.
“Aldy, veramente ho poco
tempo…non è il caso che ci alleniamo
ora…”
“Nemmeno un istante per
un vecchio amico?” domandò una nuova voce,
ignota.
Dei passi leggeri, poi
una figura s’affacciò sull’ingresso, lasciando la ragazza perplessa; la voce
inizialmente non riuscì a ricollegarla a nessuno, ed impiegò qualche attimo per
ripescare nella memoria l’immagine sbiadita di un ragazzino dai capelli chiari,
color lavanda e tenuti corti, con dolcissimi occhi
verdi…
«Possibile
che…?»
Quindi, la certezza,
quando scorse le inconfondibili due voglie sulla fronte, in parte celate dai
ciuffi di quei capelli ora lasciati crescere lunghi, oltre le
spalle.
“Kalispera, Kora”
(*buonasera)
“Mu!”
La biondina balzò in
piedi e corse ad abbracciarlo.
“Per fortuna Aldebaran
m’ha detto che eri qua, altrimenti non t’avrei mai riconosciuta, se t’avessi
incontrata in giro per il Santuario!” ammise il gold saint della Prima Casa,
guardandola con un sorriso.
“Sono arrivata ieri…e
non contavo nemmeno di ritrovarvi qui, tutti divenuti cavalieri, per di più del grado gerarchico maggiore! Che v’è
preso, me ne sono andata io(«Bugiarda, non me ne sono andata…La storia è ben
diversa…»), e voi vi siete messi a fare i seri?O avete fatto il lavaggio del
cervello a Shion perché vi
promuovesse?”
Il sorriso di Mu
scomparve all’udire il nome del suo vecchio maestro, precedente cavaliere di
Aries, nonché ultimo Grande Sacerdote per diritto divino…prima che Saga, uno dei
due possibili suoi successori con Aiolos di Sagitter, lo assassinasse alla Stars
Hill, e ne usurpasse il titolo.
Non ci vollero i suoi
poteri di telepata e telecineta, per intendere l’amara realtà dei fatti, al solo
incrociare lo sguardo di Kanon, come sempre avvolto da un’aria
imperscrutabile.
Aldebaran gli aveva
accennato qualcosa, non appena gli aveva comunicato che la misteriosa custode di
Xaria altri non era che Kora, la compagna d’armi d’un tempo, la sola fra tutti
gli aspiranti cavalieri del Grande Tempio, ad essere stata scelta come allieva
dal saint della Terza Casa.(Ikki era venuto solo molto tempo dopo, e non era
neanche definibile “allievo”…)
«Te ne sei andata prima
che tu potessi vedere la caduta nell’oscurità del tuo maestro, Kora…Non sai
nulla del suo destino, della sua fine…E ancora ignori che il cavaliere a cui ora
è affidata la tua vita, fu in passato la causa di
tutto…»
“Ehi, ma avete
l’abitudine di andare in fissa quando parlate, o sono io che faccio
quest’effetto?” Commentò l’amazzone, agitando una mano davanti agli occhi di Mu,
che riuscì a riprendersi prontamente, da non destare sospetti:” Nulla, non darci
peso…Aldebaran mi ha narrato del medaglione, e so che hai già recuperato due dei
quattro frammenti”
Kanon accennò un colpo
di tosse che risuonò stranamente come un ‘abbiamo ritrovato’, ma che nessuno
intese.
“Sai già dove dovrai
recarti per il prossimo pezzo?” proseguì
Mu.
“Desolata, ma è tutto il
pomeriggio che tento di venire a capo dell’enigma che dovrebbe rivelare la
prossima locazione…”
“Tolte le quattro ore
passate a dormire” precisò secco Kanon, ricevendo un’occhiata truce dalla
ragazza, che non mancò di
rinfacciare.
“Non mi pare che TU
abbia contribuito nel fare qualcosa di
utile”
Aldebaran fu lesto a
placare gli animi, sviando il discorso:”Scusa, qual è il
problema?”
Kora
sospirò:”Problema?No, qui ho più di un problema…–rispose, alludendo con un cenno
al saint dei Gemelli- Ma forse…Mu, la tua presenza è provvidenziale, se hai
proseguito i tuoi studi con
dedizione…”
“Dedizione?!Di’ pure
fanatismo!Lui vive sui libri, a volte mi chiedo come faccia anche a mantenersi
allenato…e ad addestrare suo fratello Kiki!” esclamò con enfasi
Aldebaran.
Mu lo squadrò,
scettico:”Io non ‘vivo’ sui libri, non sono un topo di biblioteca…Se magari tu,
invece di specializzarti in grigliate e barbecue, ti prendessi un allievo
bravo e valente, di sicuro…”
“Ragazzi…”
Il compagno lo zittì,
scrollando le spalle arrendevolmente:”No, no, so già cosa stai per dire, e no,
mi rifiuto di fare il babysitter ad un mocciosetto non troppo diverso da
Seiya!Non reggerei ventiquattr’ore di lamentele e proteste senza riempirlo di
pedate…questi incarichi tediosi li cedo volentieri a chi di
dovere”
“Ahem,
ragazzi…”
“Aldebaran, la tua
ironia è fuori loco!”
Kora si mise due dita in
bocca e fischiò; i due tacquero
all’istante.
“Vossignorie
illustrissime, ne ho già uno che rompe quotidianamente, se avete da discutere
fatelo fuori di qui e lasciatemi lavorare. Se invece volete darmi una mano, ben
venga” esclamò la biondina, ma senza essere realmente infastidita. Era felice
che, in quel luogo temuto come una prigione in cui rincontrare i fantasmi del
passato, avesse ritrovato i vecchi amici di una vita creduta
persa…
Il saint di Aries le
sorrise:”Hai ragione…Allora, come posso
aiutarti?”
La ragazza gli fece
cenno di avvicinarsi, e gli mostrò il medaglione:”Ecco il mio dilemma più
immediato”
Il cavaliere soppesò
l’oggetto con occhio critico, abilità minuziosamente sviluppata in lunghi anni
dedicati alle riparazioni dei cloth, arte di cui pareva essere l’unico ed il
solo intenditore.
«Ed è per questo che è
fondamentale ch’io trasmetta le mie conoscenze a Kiki…prima che vadano
perdute»
“E così, è questa la
chiave del sigillo di Xaria…ma, se non ricordo male, questo lo avevi già al tuo
arrivo al Santuario…Perché non ne hai
mai…”
“Parlato?Avrei voluto,
credimi, ma entrambi i nostri maestri me lo vietarono, per ovvie ragioni di
sicurezza e bla bla bla, la solita solfa…E poi all’epoca non ne sapevo quasi
niente: per me Xaria era solo una stramaledetta leggenda per cui Asteria e
Spyros erano stati uccisi…”
“E allora perché adesso
la cerchi?” intervenne d’improvviso Kanon, fino a quel momento taciturno, come
se neanche fosse stato presente nella
stanza.
Kora esitò nel
rispondere:”Io…ora la penso
diversamente”
“E cosa t’ha fatto
cambiare idea?”seguitò il cavaliere, deciso a non
demordere.
“Ma è un terzo
grado?!T’ho già detto come la penso sugli interrogatori, no?Sono affari
miei!”
Kanon tacque, fissandola
torvo.
«Al diavolo te e i tuoi
segreti»
Mu decise di non
intervenire in quella che gli parve una faccenda privata fra i due, ma non
concese loro il tempo di discutere:”A prescindere dai motivi che possono averti
spinta a mutare i tuoi convincimenti –occhiata eloquente a Kanon- Aldebaran mi
ha brevemente accennato che ciascun pezzo del medaglione, connesso agli altri in
ordine di ritrovamento, rivela un indizio per il luogo successivo in cui
cercare”
“Preciso come
sempre”
“Sai già dove dovrete
recarvi?” seguitò il giovane.
L’amazzone diniegò
sconsolata:”No. Questo è il guaio. L’indizio è
incomprensibile”
La rassegnazione nella
voce della ragazza ridestò l’attenzione di Kanon che, improvvisamente,
dall’angolo in cui si era ’rifugiato‘ per distaccarsi da quella scena che –sì,
lo doveva ammettere- lo infastidiva, si avvicinò al trio ora intento ad
esameinale il dorso del medaglione.
“Come vedete,
all’apparenza è un normalissimo disco con due sezioni semicircolari congiunte,
perfettamente simmentriche e assolutamente lisce sulla superficie
posteriore”
Aldebaran annuì,
incerto.
“In realtà, chi ha
forgiato il medaglione –proseguì Kora- ha fatto in modo che solo se i frammenti
vengono inseriti in una precisa sequenza, si può giungere all’indizio
seguente”
“Scusa, ma l’indizio in
cosa consiste?Una mappa?” domandò il saint del Toro,
perplesso.
“Magari…con una mappa,
avrei già finito da anni…No, possono essere delle incisioni, come è stato per
arrivare a Sunio, oppure una visione, come per
Efeso”
“Visione?!”
“Aldy, non guardarmi
così(O_O), mi spaventi! È stata una visione…una proiezione olografica senza
chip, quello che vuoi, il concetto è quello!” esclamò la biondina, cogliendo lo
sguardo attonito dell’amico.
Mu le prese il
medaglione dalle mani:”Hai parlato di una scritta incisa sul retro…Io non ne
vedo”
“E chi ha mai detto che
si vedesse?”
Kora sorrise, poi si
voltò verso il comodino e prese uno dei suoi pugnoli sai; nel fare ciò, dovette
passare accanto, quasi sfiorare Kanon. I loro sguardi s’incontrarono per un
istante, che parve interrompere lo scorrere del tempo.
Domande.
Incomprensioni, da ambo
le parti.
Ma non era quello il
momento dei chiarimenti.
“Ah, ci sei anche
tu”
“Non me n’ero
andato”
“Mi pareva stessi
facendo l’asociale…Avrò visto male”
“Decisamente”
“Simpatico come al
solito”
Kora si rigirò verso Mu
e Aldebaran:”Dicevamo?Ah sì…Beh, non è una cosa molto divertente, ma le mie
antenate le hanno pensate proprio
tutte…”
Impugno il sai con la
sinistra, e andò ad aprire sulla mano destra un piccolo taglio sottile, da cui
sprizzò immediatamente il sangue.
Prese il medaglione
dalle mani di Mu, sotto lo sguardo basito di Aldebaran e l’indifferenza di
Kanon, e passò la ferita sul dorso del disco, dal centro sino alle ali dei
frammenti ritrovati; indi, lo mostro agli
altri.
“Ma…ma cosa…?” balbettò
Aldy, così incredulo che ancora un po’ e la bocca gli avrebbe toccato terra;
sulla superficie discoidale, ora imbrattata di sangue, erano comparse delle
minuscole scritte, finimente incise e perfettamente
leggibili.
Mu ridacchiò, come un
allievo un po’ sbadato che ha tralasciato un errore di poco conto. Incisioni a
rilievo, un capolavoro di maestria orafa, cosi lievi da essere impalpabili al
tatto ed invisibili ad occhio nudo…solo un liquido denso, quasi fluido, come il
sangue, poteva rivelare il trucco.
Si diede mentalmente
dello stupido per non averci pensato subito; e si che ne vedeva tutti i giorni,
di cose simili, riparando cloth! Invocazioni alla Dea, incantesimi protettivi,
preghiere…scolpiti in modo che risultassero invisibili agli occhi dei
più.
“È interessante”
commentò Kanon.
“L’hai detto” gli fece
eco Mu.
Aldebaran era ancora
sotto schock(povero!), e si limitò
a tacere.
“Che c’è scritto?”
Di colpo, l’interesse
pareva aver destato il saint dei
Gemelli.
«Guarda guarda, quando
c’è qualcosa che gli interessa, si scomoda a
parlare…»
Kora gli porse
distrattamente il medaglione:”Guarda tu
stesso”
Il tono fece aumentare
la curiosità del ventisettenne; si augurò solo che non ci fosse scritto
‘prossima destinzaione Atlantide’…
«COSA?!»
“Ma che diamine
significa?!” esclamò, senza nascondere lo
sconcerto.
La ragazza annuì:”Je te
l’avais dit”
Anche gli altri si
affrettarono a leggere le incisioni e, infine, le reazioni furono le medesime;
come era accaduto a lei poche ore
prima.
Lettere. Caratteri greci
rilucenti nel sangue, cesellati in una grafia precisa e minuta: chi aveva inciso
l’oro con una sottilissima scheggia di diamante fine quanto la capocchia di uno
spillo, aveva dimostrato grande maestria nell’arte orafa, ma anche un notevole
talento enigmistico, dovette riconoscere la guerriera di
Lynx.
Poiché, per quanto vi
fossero due intere frasi stilate sull’esigua superficie, queste erano
assolutamente prive di senso
compiuto.
“Che razza di scherzo
è?” ribadì Kanon, spostando lo guardo dal medaglione
all’amazzone.
“Non prendertela con me,
io non so niente…È per questo che contavo sul vostro
aiuto…”
Mu rimuginò diversi
istanti, poi scosse la testa:”Non ho idea di quanto possa esserti utile…quelle
lettere, buttate lì a caso, potrebbero voler dire qualsiasi cosa. Forse,
Atena…”
Kora lo
anticipò:”Figurati. Le amazzoni meno che mai avrebbeor rivelato il segreto di
Xarai ad una divinità, non dopo essere venute a conoscenza di quanti guai possa
causare…Neanche Demetra sa la soluzione dei quattro enigmi, quindi escluderei a
priori Atena…Per ovvie questioni di
fiducia”
“Tu però ti sei rivolta
ad Atena per chiederle aiuto” ribatte
Kanon.
“Io sono un’eccezione…a
differenza delle amazzoni esuli, io conoscevo già questo luogo, quando mi
appellai al Santuario. Riporvi la mia fiducia, come tu dici, non è stato un
problema, ma so per certo che Atena non può esserci d’aiuto, non più di quanto
potremmo fare noi mettendoci a risolvere
l’enigma”
Mu annuì:”In effetti,
non hai tutti i torti”
Aldebaran, al contrario,
sbuffò:”Sono negato per queste cose teoriche…quando si tratta di azione, sono il
primo a buttarmi nella mischia, ma
ora…”
La biondina gli battè
amichevolmente sulla spalla:”Non fare il modesto, Aldy, mi serve anche il tuo
aiuto”
“D’accordo…”
Kora sorrise, poi volse
appena il viso verso il saint di Gemini, nuovamente assiso in disparte, semplice
spettatore estraniato da quella
vicenda.
“Sei dei nostri, o pensi
di rimanere in quell’angolo a contare le crepe sul
soffitto?”
“Tsk” fu la replica
secca che ricevette.
La ragazza alzò gli
occhi al cielo(«Uh, quante crepe che ci sono su questo soffitto…e l’avrebbero
restaurato dopo la guerra sacra?!»), e sospirò:”Sediamoci al tavolo in cucina,
temo che la cosa andrà per le lunghe”
Fine
chappy
Un mega grazie a tutti
quelli che commentano!Il prossimo capitolo seguirà a brevissimo, devo solo
finire di copiarlo dai fogli degli appunti…inizialmente erano un unico capitolo,
ma sarebbe venuto troppo lungo, quindi l’ho
diviso.
Per la prossima
“puntata” preparatevi, ne vedremo delle
belle!
Mizar89
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Capitolo 15 *** 15*: TIMEO ***
raga
Capitolo XV:
TIMEO
PLICK…PLICK…PLICK…
Il gocciolare monotono e sommesso del rubinetto del lavandino
situato nella piccola cucina scandiva con lentezza sfiancante il silenzio
nell’aria.
Potevano essere passata dieci minuti appena, così come intere
ore…
L’unica cosa certa era che, in tutto il tempo trascorso, non era
cambiato assolutamente nulla.
O almeno, Mu era sempre rimasto fermo immobile, la testa fra le
mani e gli occhi chiusi, assorto nella più totale concentrazione meditativa; al
contrario, Aldebaran si limitava a starsene addossato coi gomiti al tavolo, e a
fissare sconsolato il minuscolo medaglione che proprio non voleva saperne di
“collaborare”, nonostante fosse stato praticamente sezionato, ribaltato,
lucidato, quasi passato ai raggi X, sottoposto ai poteri di Mu e ogni altra
diavoleria simile.
Niente.
Quell’oggetto era davvero una
maledizione.
«In tutti i sensi»
Kora fece oscillare la penna davanti agli occhi, picchiettandola
poi sul foglio intonso, ad eccezione fatta per un cuore stilizzato con due
alucce che “svolazzava” all’angolo alto del margine sinistro del frammento di
carta.
PLICK…PLICK…
«Che noia…»
Le avevano provate praticamente tutte; codici di decriptazione che
rasentavano quelli di ‘Crypto’, anagrammi, lettura da destra verso
sinistra…mancava solo che si mettesse a lanciare quel dannato medaglione da un
capo all’altro della cucina!
«Magari funziona»
PLICK…
Nemmeno Mu, il genio del Santuario, era venuto a capo di qualcosa:
erano ad un punto morto, un vicolo cieco…
Solo che quella non era una semplice indagine di uno dei tanti
polizieschi che un tempo soleva dilettarsi a leggere: lì c’era in gioco una
posta di gran lunga più alta della risoluzione di un
caso.
«Mi sono andata a cacciare in qualcosa che è più grande di
me…anzi, mi ci hanno abbandonata…Quanto darei per poter sparire…puff, e
ritrovarmi miglia e miglia lungi da questo loco, e non essere più ‘Kora
l’amazzone’ ma semplicemente me stessa…e non dover più fuggire
via»
Una spiaggia lontana, un luogo senza nome, e lei finalmente libera
di poter gettare quel maledetto medaglione portatore di morte in quelle acque
turchine…
PLICK…
Un battito di ciglia.
E realizzare che in quel mare si specchiano i tuoi stessi
occhi…
Quel mare che sembra quasi scrutarti nell’anima e, tacitamente,
darti quelle risposte che a lungo hai cercato…
PLICK!
Kora si riscosse di colpo e realizzò all’istante che si era
letteralmente persa non in chissà quale idilliaco paesaggio remoto ed effimero,
bensì nello sguardo magnetico di Kanon, in quelle iridi marine in cui
scintillavano i riflessi del sole al tramonto.
Il ragazzo, seduto a cavalcioni sulla sedia, era assorto in chissà
quale pensiero; non era la sua solita espressione indecifrabile, tantomeno
quell’impassibilità strafottente che di solito aleggiava sul suo viso. Una
malinconia nostalgica, che rendeva quegli occhi così belli…Ed improvvisamente,
quello sguardo si specchiò nel suo. Kora arrossì, e volse immediatamente la
testa altrove.
«Accidenti, ma che mi metto a pensare?!No, no,
no…»
“La pausa meditativa è finita, o deve per caso trasformarsi
nell’ora del sonnellino?»
Ecco, l’utopia cancellata dal solito, abituale tono distaccato,
annoiato e sprezzante, che ebbe però la funzione di riportare tutti al presente,
e alla questione più importante: il medaglione.
“Mi secca ribadirlo, ma io non ho più idee” ammise
Mu.
“Ah, non guardatemi così!Per me quel coso potremmo anche usarlo
come fermacarte!” esclamò Aldebaran, anticipando di netto la domanda di Kora, la
quale, facendosi coraggio, scoccò un’occhiata fugace a
Kanon.
“Tu?”
“Dai peso alle mie considerazioni?Notevole…ora posso davvero
preoccuparmi”
“Kanon, il tuo sarcasmo è fuori
luogo”
“Te ne esci sempre con queste frasi a
modo?”
La biondina sbuffò:«Giuro, è mille volt meglio quando tace e si fa
gli affari suoi!»
Il gold saint inarcò le labbra in un sorrisetto:”Non innervosirti.
Come hai detto tu, sarebbe fuori luogo. L’indizio l’abbiamo sotto gli occhi,
basta saperlo decifrare”
“Ma bravo…e lo leggi tu?Cosa credi che stiamo tentando di fare da
un’ora a questa parte?” replicò Kora, vacua.
“ ‘Se-cre-tainma-nibu-sulto-risce-lata-incor-deur-bis’… Visto?Non
ha senso, ma a leggerlo non ci vuole una laurea…”
Kora interruppe Kanon con un cenno della
mano.
“Ripeti un attimo”
“Ho detto che non è impossib…”
“Non quello!La frase che hai letto!”
Il ragazzo inarcò un sopracciglio. Ok, doveva essere così che
dimostrava la sua perplessità.
L’amazzone sospirò:”Ah, passa qua”
Prese il medaglione sotto gli sguardi incuriositi dei tre giovani,
e rilesse più volte quelle lettere tracciate nell’oro con il suo stesso sangue,
che ora iniziavano ad acquistare una logica.
Non era possibile che fosse stato così semplice…Era
ridicolo…
La risata di Kora sciolse la tensione
dell’attesa.
“Che hai ora?”
“Pensavo a quanto siamo stati sciocchi…In fondo, avevi ragione,
bastava leggere”
Aldebaran tossicchiò:”Ma…quelle frasi non hanno senso!Sembra
piuttosto uno di quegli esercizi che fanno i bambini per imparare a
scrivere!”
Anche Mu faticava a concepire l’ilarità
dell’amica.
Le avevano tentate tutte, eppure lei aveva appena asserito che si
trattava di una cosa semplice e chiara…
Kora annuì:”Vero, Aldy. Queste parole sono prive di senso, se
seguitiamo a leggerle così come sono scritte, cioè in caratteri
greci”
Kanon la fissò:”Stai dicendo che quello è un codice cifrato, tipo
il primo indizio?”
“No, così ti complichi la vita inutilmente – ribattè la biondina-
Come diceva Locke, una sola idea, ma semplice…Ragazzi, com’è messo il vostro
latino?”
Un istante di silenzio per recepire il concetto, poi Mu ridacchiò;
era davvero insolito che uno posato come lui ridesse così, come un ragazzino,
anomalo quasi come vedere Kanon così interessato ad un discorso e così
loquace…Bè, era la giornata delle rivelazioni.
Il saint dell’Ariete seguitò a sorridere, ed asserì:”Non mi starai
dicendo che abbiamo perso ore a cogitare chissà quale soluzione intricata,
quando in realtà questi è scritto in latino”
La ragazza annuì.
“Geniale, vero?Noi lo leggevamo in greco, e non capivamo…Anche
perché, per quanto tutti noi possediamo una discreta infarinatura di latino,
siamo abituati ad associarlo al rispettivo
alfabeto”
Kora agguantò un foglio di carta intonso, diede una scorsa al
medaglione, e si mise a scrivere; pochi istanti dopo, mostrò il messaggio ai tre
cavalieri, prontamente risistemato dal punto di vista degli spazi e della
punteggiatura.
Secreta in manibus ultoris
continentur,
celata in corde urbis.
Mu lo rilesse, poi scosse la testa:”E non ce n’eravamo neanche
accorti”
L’amazzone fece spallucce:”Il loro obbiettivo era questo, no?Che
nessuno di sgradito riuscisse a trovare Xaria… Dubito fortemente che gli angeli
neri siano dotati di sufficiente cervello per capire qualcosa di
latino”
“Ordunque, che ci sarebbe scritto?” interloquì
Aldebaran.
Kora esitò un istante:”Vediamo…un enigma di due versi…Il mio
latino non dovrebbe essere messo così male, dovrei cavarmela senza
dizionario…”
“Accomodati” le fece il verso Kanon.
Lei si trattenne dal replicargli, e seguitò a rimuginare quasi tra
sé e sé:”Dunque…Continentur è un verbo passivo, e si dovrebbe riferire a
secreta…”
“Di questo passo, troviamo prima Xaria da
soli”
“Senti Kanon, non mi seccare. Io ho appreso a tradurre latino in
questo modo, se ti va bene è così, sennò puoi anche andare
all’inferno”
«Ci sono già stato, tranquilla. Laggiù ormai sono di casa» pensò
con amarezza il cavaliere, replicando sottovoce:”Si vede che hai avuto Saga come
maestro”
Kora, punta sul vivo, lo fissò sottecchi:”Cosa staresti
insinuando?”
“Io?Nulla…Mi stai solo rammentando quanto io detesti il
latino”
“Ahi-ahi…Brutti voti nelle versioni perché tuo fratello non ti
faceva copiare?”
“Kora…”
“Si?”
“Torna a tradurre e tieni quella dannata bocca sacrilega chiusa”
ribatté in sorda minaccia il Gold Saint, con la voce di Teotokris il precettore
che gli dava dell’ignorante indisciplinato gli risuonava nelle orecchie, mentre
gli sventolava sotto il naso una versione del ‘De bello Gallico’ così piena di
segni di correzione rossi da sembrare mutilata…ovviamente, quell’altro aveva
invece ricevuto la quotidiano dose di elogi ed
encomi.
Mu e Aldebaran si scambiarono uno sguardo
perplesso.
Finalmente
Kora posò la penna, e lesse trionfante la microversione:”Il segreto è custodito
nelle mani del…non mi ricordo che vuol dire ‘ultoris’, celato
nel cuore della città”
“Ultor-ultoris, della terza declinazione, vuol dire vendicatore”
affermò il cavaliere di Aries, confermando il sospetto di Aldebaran che vivesse
praticamente in biblioteca.
“Ergo…l’indizio dovrebbe essere affidato nelle mani di tal
vendicatore, nascosto nel cuore di codesta città innominata…Davvero una
spiegazione saliente…La traduzione è esatta?”
Il tono piatto di Kanon non riuscì a celare l’ironia
sprezzante.
Gli parve di udire il sibilo sommesso di Kora:”Se il tuo sarcasmo
servisse a qualcosa avremmo già trovato Xaria da un bel pezzo”, ma non vi diede
peso, avendo ben altro per la testa.
“Questa fantomatica città dove sarebbe?E chi è il vendicatore?
E…”Aldebaran sembrava non fermarsi.
“Non lo so Aldy, non lo so…però –aggiunse la biondina, dopo aver
riflettuto alcuni istanti- l’uso della lingua latina potrebbe ricollegarci a
quella civiltà”
“Questo semplifica di molto le cose, contando l’espansione
dell’Impero Romano al suo apogeo”
Kora chiuse gli occhi, contando sino a dieci prima di rispondere.
Possibilmente non con un Galaxian Explosion:”Hai ragione –assunse un tono
pacato- in effetti, avremmo di che cercare…Il segreto nelle mani di un
vendicatore…”
«A che divinità si è affidata stavolta
Demetra?”
Kanon sbuffò, dondolandosi sulla
sedia.
«Quanto durerà questa specie di caccia al tesoro?E dove ci
porterà?
Ci?Ovvero noi?Cos’è successo, di punto in bianco hai iniziato a
considerarti parte di una squadra?
No…
Kora davvero conta qualcosa per te…
È solo un dovere da portare a
termine.
Allora perché non le dici la verità?In fondo, non t’importa nulla
che lei ti disprezzi, ti odi, oppure…
BASTA!»
Il ventisettenne si riscosse, e per distrarsi concentrò le sue
attenzioni sul medaglione.
«Secreta in manibus ultoris continentur…celata in corde
Urbis…Urbis?!»
Possibile che avesse letto
male?Ricontrollò.
«No, la lettera greca è maiuscola, ed è la sola eccetto l’iniziale
del verso…quindi, quando traslittera in latino, diventa una ‘U’, restando
indifferentemente maiuscola…Vuoi vedere che non se ne erano
accorti?»
“Ehi, Kora”
La biondina sollevò a malapena lo sguardo dal proprio foglio:”Che
c’è, qualche altra battuta di spirito?”
Il gold saint sospirò, al limite dell’esasperazione:”Taci e
ascoltami un attimo…Quando hai trascritto l’enigma, Urbis l’hai scritto
minuscolo?”
“Che razza di domande fai, certo che l’ho scritto
min…”
“E infatti la U è maiuscola!” Kanon le dondolò il medaglione
davanti agli occhi.
Mu si sporse per vedere meglio, e confermò:”Ha
ragione”
“Scusate, ma cosa cambierebbe?”
Kanon, che a quanto pareva aveva deciso di fare eccezione, e di
interrompere la sua abituale serie di discorsi monosillabici, scosse il capo, un
ghigno di soddisfatta superiorità sulle labbra:”Errato. ‘Celata in corde Urbis’
con la U maiuscola, dovreste ricordare meglio di me che non significa più
‘nascosto nel cuore della città’, bensì ‘nascosto nel cuore di
Roma’”
L’ultima parola la disse in simultanea di Mu e
Kora.
“Quindi Roma è il prossimo indizio”
“Sì, ma dove…anche Roma è enorme!Ci manca un pezzo di enigma, ma
forse se…”
“Frena”
Aldebaran arrestò l’entusiasmo di Kora:”Direi che per oggi ci
siamo scervellati abbastanza. È tardi, e comunque Atena sarà lieta di sapere
almeno la locazione della vostra prossima missione.
Effettivamente, eravamo venuti qui per comunicarvi che domani
siete convocati alla XIIIesima casa per riferire direttamente a
milady”
Kanon si sorprese:”Ma non avevo ancora fatto richiesta di
udienza…”
“È stato Doko. Credo abbia avvertito lady Saori non appena è
giunto a conoscenza del vostro arrivo al Santuario. Domani dovreti riferire in
sua presenza, quale possibile futuro Grande Sacerdote” spiegò
Mu.
Il ventisettenne strinse i pugni:«Ecco dov’era la
fregatura»
“Doko? Non ho presente chi sia” fece Kora,
pensierosa.
“È il saint di Lybra, ed è l’unico superstite della penultima
guerra sacra…Ha 270 e passa anni…Lo so, è una storia complicata da spiegare”
concluse Aldebaran.
“Sì, ma avete detto che sarò il probabile nuovo Grande
Sacerdote…Avevo sentito che dopo la battaglia del Santuario era stata scatenata
a causa di un finto prescelto di Atena che ne aveva usurpato la carica, ma… che
fine ha fatto il sommo Shion?Purtroppo il mio continuo viaggiare mi ha impedito
di raccogliere costantemente notizie…E poi, mi ricordo che Shion aveva già
decretato quali possibili successori Aiolos e
Saga…”
I dubbi di Kora si persero nel silenzio gelideo che era calato sui
presenti.
Due sguardi incrociarono in contemporanea quello del gold saint di
gemini, impassibile; a tradire la sua inquietudine, il battito cardiaco
improvvisamente accelerato.
«Kanon, che diamine apetti a dirle la verita?!Vuoi che lo scopra
da sola?»
La voce di Mu gli risuonò nella mente, con la durezza di una
frana.
Che accidenti voleva, come si permetteva di violare la barriera
del suo pensiero con i suoi poteri?!Istintivamente si sforzò di chiudere i
propri pensieri.
«Kanon non ti sto attaccando, ma non puoi seguitare nello sperare
che lei non lo venga mai a sapere!Prima o poi lo
scoprirà!»
«E cosa dovrei dirle?Che il suo maestro è un traditore?Che è solo
per colpa di un bastardo che tutto ciò in cui riponeva fiducia non esiste più?
Devo forse dirle che quel bastardo sono io?!»
«Meglio che continuare a mentirle!Non ti dico di farlo ora…ma non
potrai ingannarla ancora per molto…Parlale, prima che accada
l’irreparabile»
Il cavaliere di Aries distolse finalmente lo sguardo dal viso
incupito di Kanon, e si rivolse a Kora, con calma apparente:”È una lunga storia,
e l’ora è tarda…Purtroppo, per le mire di un uomo bramoso di potere, molto
sangue è stato versato…”
Kora sospirò:”Sì, ma…”
“Buonanotte, Kora” si congedò il custode della Prima Casa, con un
sorriso gentile; anche Aldebaran s’affrettò a seguirlo:”Ci si vede…mi devi una
rivincita all’arena!”
La biondina restò per molto a fissare la porta che si era richiusa
alle spalle dei due amici; alla fine non le avevano affatto risposto…e non
riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione di essere all’oscuro di
qualcosa…
Che cos’era accaduto, in tutti i suoi anni di
assenza?
«Assenza involontaria»
Era mai possibile che Saga fosse stato ucciso, lui che era il più
valente tra i sacri guerrieri?
Solo in quel frangente si rammentò di non essere sola nella
piccola cucina; Kanon la guardò in rimando alla sua occhiata fugace, e vi lesse
un’infinita di dubbi.
Domande insolute.
«E sono l’unico responsabile…Atena, perché hai riportato indietro
me dal regno d’Oltretomba?Perché me, e non Saga?Io…non merito questa nuova
esistenza…”
“Kanon?”
Il sentirsi chiamare lo fece trasalire; riuscì a malapena a
rispondere con un cenno.
«Ma che mi prende?»
Perché non riusciva più a guardare Kora negli
occhi?
«Dille la verità prima che sia
tardi…»
Le parole gli risuonarono nella mente. No, non ci riusciva…per la
prima volta in vita sua, non aveva il coraggio di assumersi le sue
responsabilità…«Perché maledizione, perché?!»
“Senti, grande filosofo, non so te, ma io sto morendo di fame.
Ora, dubito che in questo posto abbiano aperto un ristorante, a parte il
‘Barbecue chez Aldebaran’…”
“Io non so cucinare” esordì Kanon, tagliando
corto.
“Non avevo dubbi, era una cosa che davo per
scontata”
“Cosa vorresti insinuare?!”
“Senti, grande eroe disonorato, apparecchia la tavola, io penso a
mettere su qualcosa di definibile come cena”
“Appunto, tu non sai cosa vuol dire ‘preparare una cena’!E questo
mi preoccupa”
La ragazza rise:”Be, puoi sempre
digiunare”
“Scordatelo…Ma non confondere il sale con lo
zucchero!”
Rise, alla reazione di Kora che aprì il rubinetto dell’acqua e
cerco di schizzarlo, finendo per colpirsi da sola, ma in realtà, in cuor suo si
sentì sprofondare:«Nulla è cambiato…ancora una volta, sto ingannando una persona
a cui invece dovrei la massima sincerità…ma stavolta è diverso…cos’è questo peso
che mi attanaglia il cuore?»
Fine capitolo
Urka, 2 capitoli in poco + di 1
giorno!!!Record!
Allora, prima di passare ai commenti, due piccole
precisazioni...
*Il titolo di questo chappy*
TIMEO è un verbo latino, significa temere, ed è
anche un’opera di Platone. L’ho scelto come titolo in riferimento alla paura di
Kanon…perché non dice la verità a Kora?
*La spada di Kora*
Qualcuno mi aveva chiesto che tipo di spada fosse quella che usa
Kora, non ricordo se in EFP o in manga.it, cmq...voy a
aclarar:P!
La spada di Kora è un tipo di katana giapponese che lei si è fatta
forgiare durante il periodo in cui si è allenata da sola in Giappone. La
spada non è quindi una componente della suit di Lynx.
Tecnicamente parlando, si tratta di una Masamune,
un tipo speciale di spada, la cui creazione ebbe inizio ad opera di Goro
Nyudo(detto anche Masamune), intorno al 1300. Ne esistono vari modelli, che si
differenziano per lo più nella lunghezza e nello spessore della
lama(Fudo Masamune, Kyogoku Masamune, Daikoku Masamune).
Il nome non dovrebbe esservi nuovo, se avete già avuto a che fare
con dei videogiochi della Square Enix, quali Final Fantasy series, Chrono
series, Castlevania: Symphony of the Night, Golden Sun, Shining Soul 2, Soul
Calibur and Onimusha Blade Warriors.
***In effetti, la scelta mia di utilizzare questo
nome è una sorta di tributo al personaggio cattivo per eccellenza, che è stato
un po' il motivo per cui ho iniziato a scrivere fiction!:P Mitico
Sephiroth di Final Fantasy
VII!***
Ok, passiamo ai commenti...
Synnovea>Grazie 1000 x l'aiuto!!!!!
Gufo_Tave> Ciao!Alla fine l'enigma è stato il dover
rammentare dove avessi imboscato il dizionario di latino!
Saintforever> Come promesso ho postato
presto...neanche 12 ore dopo!:P
Killkenny> Per fortuna non sono l'unica ad essere
convinta ke Seiya e co. dovrebbero andare in pensione...Ikki a parte!!Avevo
paura che qualcuno mi mettesse sulla lista nera:P
A presto
Mizar89
|
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Capitolo 16 *** 16*: AMBITIONS AND PRIDE ***
raga
Capitolo XVI: Ambitions and
Pride
Il sole estivo scottava alto nel cielo, e la caligine afosa rendeva
l’aria umida e pesante. Non pioveva da giorni ed il terreno riarso appariva
privo di qualsiasi forma di vegetazione rigogliosa. Sfortunatamente, niente di
ciò avrebbe mai potuto sospendere i quotidiani allenamenti massacranti all’ombra
degli antichi templi.
“KYAAAH!”
La piccola sfera di luce sfavillò un istante
nella sua mano, prima che andasse ad impattare sotto forma di pugno contro il
pilastro dorico che era stato innalzato secoli addietro in quell’arena ormai
caduta in disuso.
La superficie marmorea non mostrò alcun segno di
cedimento, nemmeno la benchè minima incrinatura; in compenso, l’esile corpo del
temerario che osava allenarsi con quel clima torrido fu scagliato diversi metri
più in là da un’onda d’urto decisamente
violenta.
“No, no, non ci siamo, Kora. Non riesci ad
esercitare alcun controllo sulla tecnica, anzi! È lei che controlla
te!”
La voce perentoria del maestro la scalfì appena
mentre si rialzava, scrollandosi la polvere di
dosso.
“La fai facile…–replicò- Tu hai secoli
di esperienza dalla tua, sei un gold saint e inoltre sei uno dei candidati al
titolo di Grande Sacerdote!Dimmi un po’ se non c’è un abisso che ci
separa!”
Un qualsiasi altro insegnante innanzi a quel tono
irriverente avrebbe perso le staffe, ma lui non ci prestò neanche attenzione, e
le fece cenno si sedersi accanto a seè sull’enorme capitello di una colonna
abbattuta. La ragazzina lo raggiunse riluttante: che fosse in arrivo una
ramanzina coi controfiocchi?
«Me ne ha già fatta una ieri per colpa di Milo e
Aiolia!Altre due ore di paternale non le
reggo!!!»
“Kora…”
«Dei del cielo, salvatemi!Prometto, non appenderò
più Aiolia a testa in giù dalla lanterna del Pantheon, non attacherò più briga
con Milo, a meno che in caso di legittima difesa da quel dongiovanni, ma vi
prego…»
“Kora, è tutta mattina che ti osservo allenarti,
e più ti guardo, meno mi piace il tuo modo di combattere” sentenziò il maestro,
dopo qualche istante di silenzio.
“Eh? Perché?! Guarda che sono molto più veloce di
Aiolia nei colpi, riesco a tener testa ad Aldy e Milo, e come studio sono alla
pari di Mu! Non mi pare di far così schifo…”
Il cavaliere scosse la testa:”Mu è allievo di
Shion, Sommo Sacerdote in carica, è un buon apprendista, uno studente modello e
passa molte più ore di te sui libri…”
“E allora?Guarda che c’è gente che è capace di
memorizzare dopo aver letto una sola volta, senza perdere interi pomeriggi in
biblioteca!” ribattè Kora.
“Milo e Aldebaran fra meno di un anno potrebbero
partire con i loro maestri per ultimare l’apprendistato, e Aiolia segue
diligentemente quello che gli dice suo fratello, e presto potrebbe anche
superarti”
“Sì, in un’altra vita…Negli studi sono meglio
messa di loro, e nelle arti marziali resto tuttora
imbattuta!”
Il maestro scosse la testa:”Ma loro quattro hanno
in comune una cosa, e in questo ti sono superiori: le loro tecniche sono
subordinate al loro volere, al contrario di
te”
Centro.
La ragazzina stavolta non riuscì a controbattere,
e tacque, rabbuiandosi di colpo.
Che ci poteva fare, se lei non aveva mai imparato
a combattere, eccetto che negli ultimi
anni?!
Il suo maestro ora stava davvero
esagerando.
“Se non ti aggrado come allieva, puoi sempre
rispedirmi dove mi hai trovato!Io mi impegno, faccio del mio meglio, ma come
faccio a controllare qualcosa che nemmeno vedo!L’ultima volta ho quasi ammazzato
Milo, lungi dal mio volere, e quello che mi vieni a dire è che la mia tecnica è
sbagliata?!” esclamò Kora, scattando in
piedi.
Saga rimase impassibile: era abituato a quei
testa-a-testa con la quattordicenne, e sapeva come gestirli; sapeva di esigere
molto da lei, ma questo perché era perfettamente a conoscenza del vero
potenziale della ragazzina. Voleva che anche lei se ne rendesse conto, che la
smettesse di dar peso unicamente alla conoscenza acquisibile con il
tempo.
«La forza che contraddistingue un saint è
qualcosa di innato, già deciso dalle stelle da cui è stato benedetto. Si può
migliorare, ma il cosmo di un individuo è stabilito dalla nascita…e non tutti
sanno di possederlo»
“Il cosmo non lo puoi vedere, Kora. Non è
qualcosa che conquisti nel tempo. Esso è…”
“già parte di me. Lo so. Ma non capisco lo
stesso” concluse lei, lasciandosi cadere a terra, fissando le rade nubi che
percorrevano il cielo.
Il ragazzo sorrise: gli sembrava impossibile che
quelle stesse frasi fossero uscite dalla sua bocca anni addietro, durante
l’apprendistato.
Un pensiero cupo oscurò un istante il suo viso
sereno: non voleva pensare più a quei tempi, né al suo passato, ma lasciarli
chiusi in un cassetto della memoria da non aprire più, rinchiudendovi insieme
l’altra metà di sé…
“Saga, che cos’è il
cosmo?”
La domanda di Kora lo colse quasi alla
sprovvista.
“Come?”
“Lo so, è una cosa che dovrei già sapere, ma non
me ne faccio nulla della definizione accademica di ‘Forza interiore che alberga
nelle stelle e che contraddstingue gli uomini comuni dai saints’” seguitò la
quattordicenne, rimettendosi a sedere e incrociando lo sguardo con il
suo.
Il gold saint di Gemini soppesò la risposta:”Non
esiste una spiegazione precisa ad esso. È la forza su cui si regge l’intero
universo: chiunque è sottoposto alle sue leggi, e allo stesso tempo può
controllarlo”
“Controllarlo?Ma allora se tutti possono fare
ciò, perché esistono i saints?”
“Perché non tutti possiedono delle motivazioni
salde che permettono di governare il cosmo”
Kora lo guardò perplessa:”Motivazioni, forza,
leggi…È troppo complicato. È un casino…Ma ci sarà pure un
modo…”
“Per che cosa combatti,
Kora?”
Il quesito improvviso di Saga la
spiazzò.
“In…in che
senso?”
Il giovane sorrise:”Quando lotti, a che cosa
pensi?Qual è il tuo fine in battaglia?Perché hai scelto di seguirmi qui al
Santuario, di seguire un addestramento così difficile, ben sapendo cosa
rischi?”
La ragazzina rispose prontamente:”Perché tu hai
creduto in me…Hai sfidato la volontà del consiglio dei sacerdoti e gli altri
tuoi pari per potermi prendere come allieva…E voglio ripagare questa fiducia
facendo del mio meglio: diventerò saint, non mi limiterò ad essere una misera
sacerdotessa guerriera!”
Saga sospirò:“E fondi su questa motivazione la
tua forza in combattimento?”
Non era una convinzione salda…Era vero, la
piccola aveva dimostrato di possedere una volontà ferrea, ma il cosmo non si
controlla solo a buone parole, e Kora comiciava ad essere grandicella, per poter
ultimare con buoni esiti l’apprendistato. I suoi stessi compagni d’armi, erano
anni che avevano guadagnato una discreta padronanza del
cosmo.
Era meglio disilluderla
subito…
“No…in realtà c’è un’altra cosa… -mormorò la
ragazzina, d’improvviso, prima ch’egli aprisse bocca- Quando combatto, spesso mi
dico che non posso permettermi alcuna debolezza…Perché ho fatto una promessa…Non
è una motivazione…nemmeno un sogno…Ma ho giurato che vendicherò mio fratello e
scoprirò chi sono veramente…”
Il cavaliere tacque, osservandola rialzarsi, con
una luce diversa negli occhi.
“Credo di aver capito cosa volessi dire,
maestro…”
Il ragazzo annuì, in silenzio. Forse, c’era
ancora una possibilità. Decise di lasciarla
fare.
Kora si voltò verso la colonna fungente da
bersaglio: non erano ammessi errori.
Al posto del pilastro, frappose l’immagine del
mostro alato coperto dal sangue di Spyros, metre ghignava malefico sul corpo
senza vita del fratello…
«Non sarò spergiura, fratello, avrai la tua
vendetta…A costo della mia vita!»
Concentrò ogni attenzione sul palmo della mano
sinistra, sentendo il cosmo ardere in lei; l’energia si condensò in una sfera di
luce vorticante. Iniziò a correre, mentre la forza stessa delle stelle diveniva
un tutt’uno con lei…
Sempre più veloce, l’obbiettivo dinanzi a
lei…
«Nessuna
pietà»
Tirò indietro il braccio, condensando la sfera
d’energia nel pugno serrato…
***
“GALAXIAN
EXPLOSION!!!”
I frammenti di roccia volarono ovunque, scagliati
in aria come i lapilli durante un’eruzione, mentre l’enorme masso di cui sino ad
un istante prima avevano fatto parte finiva polverizzato, lasciando solamente un
cratere di modeste dimensioni.
La ragazza balzò in quel nugolo di polvere,
espandendo nuovamente il suo cosmo: doveva essere un lavoro
pulito.
Focalizzò nella sua mente ogni singolo frammento
di roccia, mentre ogni energia di moto attorno a lei andava
annullandosi…
“ANOTHER
DIMENSION!”
Un vortice oscuro si generò fra le sue mani,
ampliandosi sino a sovrastare l’aria circostante; in meno di un respiro, la
polvere di detriti venne risucchiata da buco nero appena
creato.
«Perfetto»
Ora veniva la parte difficile: bruciare il
proprio cosmo per risigillare la dimensione oscura, prima che questa divenisse
autonoma, sfuggendo al suo controllo…
“Accidenti!”
Il braccio destro fu attraversato da una fitta
che nulla aveva da invidiare ad una scarica
elettrica…
Doveva resistere, non poteva concedersi alcun
margine d’errore, o si sarebbe fatta veramente molto
male.
Aprì gli occhi, puntando saldamente i piedi a
terra, lasciando che il suo cosmo contrastasse come barriera contro lo stesso
vortice.
Il tempo
stringeva…
Equilibrio…doveva bilanciare la sua forza con
quella dell’Another Dimension, o sarebbero stati guai
seri…
Ignorò il dolore lancinante che percorreva l’arto
destro dal polso alla spalla, richiuse gli occhi, avvertendo il vuoto assoluto
attorno a sé…
“RELEASE!”
Il buco nero fu annullato all’istante dal cosmo
di Kora, la quale tuttavia venne scagliata diversi metri più in là, prima che
questi si estinguesse del tutto.
Il silenzio ridiscese nell’arena, mentre la
sabbia sollevata tornava a posarsi placidamente al suolo, come se niente
fosse.
Restò a terra a riprendere fiato, incurante di
quanto il starsene buttata giù supina a quel modo fosse molto poco
cavalleresco.
Il braccio destro era intorpidito, e lo strano
marchio “regalatole” da Desdemona pareva essere appena stato inciso a
fuoco.
«Maledetta
ferita!»
L’amazzone si rialzò in piedi, dirigendosi verso
la sua spada, posata pochi metri più in là; l’afferrò con la mano sinistra,
sfoderandola con quella destra.
Le dita anchilosate faticarono a stringersi
attorno all’elsa della katana, e le ci volle qualche secondo per riuscire a
compiere una prima rotazione dell’arma con un colpo di polso, seguito da un
fendente dall’alto verso il basso tagliando lungo un’immaginaria diagonale, e da
un colpo in rotazione ad un ipotetico avversario alle
terga…
STONK!
Rumore di metallo che cozza contro altro
metallo.
E la katana che sfuggì alla presa debole, cadendo
con rumore sordo nella sabbia.
Occhi azzurri che la fissarono con sardonica
ironia:”Non siamo molto in forma, né?Dormito
male?”
Kora scrutò di rimando il gold saint di Gemini,
vestito di tutto punto con l’armatura splendente sotto il sole, senza riuscire a
replicare nell’immediato.
“Allora, che cosa avevamo detto a proposito delle
condizioni del tuo braccio?Niente allenamenti mi pare, fino a nuovo ordine”
seguitò Kanon, con tono eloquente.
“Scusa, ma non ho intenzione di poltrire a letto
tutto il giorno, in attesa di ripartire. E poi…non mi stavo allenando, non ho
fatto nulla di male” riuscì finalmente a ribattere la
ragazza.
“Sempre l’ultima parola, né?Di sicuro non stai
facendo un corso di cucito”
Kora scrollò le spalle: “Vedi qualche compagno
d’armi con cui possa allenarmi qui intorno?No, Aldy non c’è, e nemmeno Mu. Mi
sto rilassando, e nel contempo do una ripassatina al mio repertorio di tecniche,
e non infastidisco nessuno. Quindi, sei pregato di rispettare la mia
tranquillità…non è che devi starmi sempre appiccicato, anche perché me la so
cavare”
“Questo non lo metto in dubbio. Ma la tua tecnica
è debole: sprechi un mucchio di energie per dei risultati a malapena
accettabili, e perdi costantemente velocità” ribattè Kanon, come pura
constatazione.
La ragazza non si esimette dal rispondere
piccata:”Cosa staresti insinuando?!”
Il saint incrociò le braccia:”Ok, sarò più
conciso…Il tuo Galaxian Explosion ha la forza di un fuocherello da caminetto,
detto in maniera semplice”
Alla biondina ribollì il sangue:”Come
osi…”
“La verità fa male, vero? –la precedette il
ragazzo, con un sorrisetto di superiorità sulle labbra-Ti ho osservata
combattere più d’una volta, Kora, e ne ho constatato che la sola cosa che ti fa
forte è il tuo cosmo, di gran lunga maggiore rispetto alla normalità del
Santuario, ma il discorso si ferma qua. Hai un’eccellente abilità marziale,
eppure i tuoi colpi sono trattenuti e allo stesso tempo fuori controllo. E poi,
mi spieghi come pretendi di scagliare un Galaxian Explosion degno di nota con la
mano sinistra, quando non sei mancina?”
Nessuna
risposta.
“Te lo dico io il perché: non riesci a sforzare
oltre un certo limite il tuo braccio destro, così cerchi di rimediare puntando
tutto sull’altra mano, ma così facendo sei costretta a limitare la forza dei
tuoi colpi, perché così rischieresti di perdere il controllo.E quindi, finisci
solo col generare un ibrido ben lontano da quella che era la tecnica originaria
che ti fu insegnata da Saga. O forse, non è stato neppure capace di occuparsi di
un’allieva?” concluse Kanon.
Kora lo fissò torva:”E tu cosa ne sai di cosa
voglia dire essere maestro, eh?Sei bravo a parole, dammi una dimostrazione
allora!”
Il ragazzo sorrise:”Punta sul vivo, Koretta?E
sia…”
Si scostò il matello candido dalle spalle,
posandolo sul muretto che circondava l’antica arena, indi si diresse al centro
della stessa, innanzi ad una roccia ancora più grande di quella che la ragazza
aveva utilizzato come bersaglio.
“Guarda e impara, perché non mi
ripeterò…”
“Vedo, stai di nuovo parlando a vuoto,
cavaliere”
Kanon chiuse gli
occhi.
Avrebbe dato una bella lezione a quella piccola
saccente.
«E questo per dimostrarti, Saga, chi di noi è il
migliore»
“GALAXIAN
EXPLOSION!”
Kora non ebbe il tempo di dirigere lo sguardo
verso la colonna presa di mira, quando una luce abbacinante le ferì gli occhi,
mentre a fatica resisteva in piedi ad un’onda d’urto di proporzioni
catastrofiche. Quando tutta la polvere sollevata si diradò, non riuscì a
trattenere un’imprecazione: se il suo colpo aveva generato un modesto cratere,
ora vi era una vera e propria voragine.
La forza di un gold saint in paragone a quella di
un’amazzone.
«Merda»
Quanta divergenza vi era, fra le loro forze?
Possibile che lui fosse fresco come una rosa anche dopo una tecnica di simile
potenza, mentre a lei bastava un nulla perché il braccio destro andasse
completamente a farsi benedire?!
“La differenza che c’è fra me e te non è
l’esperienza, ma la motivazione che ci guida in combattimento” asserì
Kanon.
Da quando aveva abbandonato il cammino oscuro
intrapreso anni addietro, da quando si era redento, da quando aveva giurato di
difendere Atena, la sua forza era aumentata
notevolmente.
«Debole è il tuo colpo, Dragone del Mare, e
questo tu lo sai. Sei consapevole di essere inferiore a Saga di Gemini, tuo
fratello, e la dimostrazione è che io sono sopravvissuto al tuo Golden Triangle,
così come a tutti i tuoi altri colpi»
Le parole di Ikki risuonarono nella sua mente; il
saint di Phoenix aveva avuto ragione.
“Kanon, cosa stai dicendo?Credi forse che le mie
motivazioni non siano degne di quelle di un cavaliere?So per cosa combatto”
rispose Kora, i capelli biondi appena mossi dal vento che spirava dal mare,
rilucenti sotto il sole ardente alla pari della corazza del gold
saint.
“Non ne dubito, ma sei avventata, e la tua
tecnica non è impeccabile. Hai ancora molto da
imparare”
“È vero, il mio addestramento è incompleto, ma so
cavarmela. Ho dimostrato che anche una ragazza può rivaleggiare coi cavalieri.
Migliorerò, anche se dovrò contare sulle mie sole forze e non mi fermerò finchè
non avrò vendicato Spyros”
Il ventisettenne incrociò il suo sguardo con
quello di lei: “Esigi molto da te stessa e sei parecchio ambiziosa…ma l’ira e il
desiderio di vendetta non ti aiuteranno in
battaglia”
“Non mettermi in guardia con le solite frasette
stucchevoli che vanno di moda qui al Santuario, Kanon! Ho scelto già da tempo
per che cosa combattere, ho saputo dimostrare di non essere da meno a nessuno
dei prescelti di Atena, ma non ho ancora ultimato il mio
compito!”
Il ragazzo alzò le mani in segno di
resa:”Fa come credi…Basta che non ti metta nei guai che poi tocca a me tirartene
fuori…almeno finchè sarai sotto la mia
protezione”
Kora lo trapassò con un’occhiata inceneritrice, ma l’eventuale
risposta acida venne anticipata dall’improvvisa materializzazione di Mu al suo
fianco.
“Ehi!” la ragazza aveva fatto un balzo di due metri
indietro.
“Scusate, spero di non aver interrotto niente” disse con un
sorriso il saint della Prima Casa.
“Figurati -replicò Kanon scrollando le spalle- tanto con questa
qui non si riesce a fare un discorso logico per più di tre minuti” aggiunse,
ignorando l’ennesimo sguardo di fuoco da parte degli occhi smeraldini di
lei.
“Come mai qui, Mu? Non eri in missione?” domandò Kora, stabilendo
che avrebbe potuto uccidere quell’idiota del suo compagno di viaggio con
relativa calma in seguito…
“In effetti, così m’era stato ordinato, ma lady Saori ha preferito
che rimassi qui al Grande Tempio sino a nuovo ordine. Mi ha inoltre comunicato
d’avvertirvi che siete attesi al più presto alla
Tredicesima”
“Ma non eravamo stati convocati per il tardo meriggio di oggi?”
replicò la ragazza, rammentando ciò che le aveva detto Kanon la sera
prima.
“La dea ha anticipato il rientro dal Giappone, rassicurata dai
miglioramenti delle condizioni di Seiya di Pegasus…”
“E finalmente s’è ricordata che esisto…Che
magnanimità…”
“Non essere insolente come tuo solito, Kora. Porta il rispetto
dovuto ad una divinità” la redarguì duramente
Kanon.
L’amazzone sentì le guance avvampare:“Mi pare che tu non sia la
persona più adatta a fare certi discorsi sul
rispett…”
Mu le posò una mano sulla spalla, e scosse la testa:”Ragazzi, non
abbiamo tempo per perderci in quisquilie da
mercato”
Il saint di Gemini annuì:”Hai ragione. Mi sono lasciato
trascinare”
«Per colpa di questa piccola
intrigante attaccabrighe. Devo chiedere ad Atena se la mia condizione di
protettore m’impedisce di utilizzare il Genro Maô-ken per farla
tacere…»
Il cavaliere di Aries sorrise:“Bene, direi che
sia il caso che ci avviamo. Vi accompagnerò fino alla Tredicesima, tanto devo
comunque recarmi nella Biblioteca del Santuario per alcune ricerche”
“Come sempre, Mu. Non ti stanchi mai di
studiare?”
“Studiare?No!Quel verbo indica un’azione
deprimente che ci viene imposta da un docente, io imparo a
conoscere…”
Fu così che il trio si avviò lungo un sentiero
nascosto che risaliva la rocca del Santuario, un passaggio noto solo ai Gold
Saints, che evitava il dover passare tra una Casa e
l’altra.
Kora fissò le rade nubi in cielo, che tentavano
vanamente di nascondere il sole caldo.
Sospirò, cercando di tranquillizzare il
nervosismo provocato da Kanon.
Doveva calmarsi: presto sarebbe stata al cospetto
di Atena e, finalmente, avrebbe avuto l’occasione di metterla al corrente di
persona su quale pericolo Xaria costituisse
realmente.
Incrociò un’istante lo sguardo del saint di
Gemini, e non potè esimersi dal fargli una linguaccia che lasciò l’altro di
stucco.
“Come sei
infantile”
“Meglio infantile che vecchi di testa come
qualcuno di mia conoscenza”
«Touchè di
nuovo:P»
Kora sorrise, tornando ad ascoltare un ormai
lanciatissimo Mu, che tentava di convincerli su quando conoscenza e studio non
fossero per forza un sinolo indissolubile…
Fine Chappy
Eccomi qua!!!!!Raga, ci ho messo un po’ ad
aggiornare, ma è stato xke ero via on holiday già dalla 3’ week di
giugno!
Bene, bene, bene, che
dire…
Finalmente Kora incontrerà Saori, e già mi
preoccupo. (L’oca viola non avrà vita facile, Koretta-chan non è una persona
paziente!!)
Mu nel prossimo capitolo avrà un ruolo
fondamentale e…non vi preannuncio altro.
Kanon invece…bè, la calma apparente in cui sembra
vigere è ormai prossima alla fine, così come tutta la trama di segreti che lo
avvolge…Parlerà, prima che Kora sappia, o seguiterà a tenerla all’oscuro di
tutto?
Alla prossima, un bacione a tutti quelli che
commentano! Mizar89
PS: Grazie Synnovea x l’aiuto!
PPS: Ho anche incominciato a postare la mia original,
Shadows, un fantasy ambientato tra il nostro mondo e l'antico Giappone...evvai,
3 lavori in contemporanea!!!
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Capitolo 17 *** 17*: MORE THAN WORDS ***
raga
Capitolo XVII: More than
words
Le grandi porte del vestibolo che conduceva alla
Sala del Trono si richiusero alle sue spalle con un tonfo sordo ed alquanto
sinistro. La scarsa luce che filtrava attraverso le sottili trifore a sesto
acuto contribuivano ad accrescere l’alone di mistero e sacralità che permeava in
quel luogo.
Più che un templio classico pareva più una delle
cattedrali gotiche votate al culto cristiano che aveva avuto modo di visitare
durante i suoi viaggi attraverso l’Europa.
I pilastri e le colonne s’innalzavano per
parecchi metri sino al soffitto, aprendosi in imponenti arcate ogivali che
andavano a creare ampie campate a crociera, alternate a tratti di superficie
fatta a capriate lignee.
Architettura ellenistica mista a stile gotico,
romanico e persino barocco, come si poteva dedurre dai ricchi fregi dei
capitelli corinzi, stuccati in oro.
«Caspita, ne sono cambiate di
cose!Aldebaran mi aveva accennato a proposito di un’ampio lavoro di restauro, ma
qui sembra che abbiano lavorato in contemporanea Fe?d?a? (Fidia), Policleto,
Lisippo, Prassitele e Mirone, ma anche Michelangelo, Bernini, Borromini, e
chissà chi altro ancora! O la persona che ha commissionato il lavoro ha voluto
dare un taglio netto all’austera classicità greca, oppure ha qualche problemino
a correlare storicamente le correnti artistiche ma, in compenso, ha un
portafoglio senza fondo che può permettersi di supportare una spesa del
genere!»
Così assorta nella contemplazione di quello
scenario anomalo, Kora finì con l’inciampare in un lastrone di marmo sconnesso,
andando addosso a Kanon, che camminava poco innanzi a
lei.
“E stai un po’ attenta!” esclamò con finto tono
spazientito il cavaliere.
“Mica lo faccio apposta!E poi ci fosse almeno un
po’ di luce!Sembra di essere in una cripta, diamine!Invece di sperperare
quattrini in aggiunte ridondanti all’architettura, Atena non poteva investire di
più sulle luminarie?!Siamo ancora all’età dei braceri!!!” protestò la ragazza in
difensiva.
Kanon le lanciò un occhiata sfuggente, mentre
seguitava a camminare:”Quando parli, cerchi di stabilire il record del maggior
numero di critiche inutili messe una in fila all’altra?E poi –aggiunse,
ignorando l’insulto pesante appena ricevuto da parte dell’amazzone, che lo
invitava a recarsi in un luogo non proprio facile da raggiungere- mi pare non
sia la prima volta che mi finisci addosso…Che attrice nata che
sei!”
“Ma che vai
insinuando…”
Kora impiegò alcuni istanti per recepire e
rielaborare il messaggio appena udito…
“Kanon, smettila di dire cose che non stanno né
in cielo, né in terra, perché giuro sull’onore delle mie antenate, fai una
brutta fine!”
“Tsk…Dovrai inventarti qualcosa di un po’ più
tetro e pericoloso dell’Erebo infernale, per farmi cominciare a
preoccupare”
La biondina fece scattare la mano sinistra al
fianco destro, dove teneva cinta la sua
Masamune…
Il saint le bloccò il braccio, anticipandola di
netto nell’azione:”Kora, ma tendi sempre a scattare per un nulla?Rilassati un
attimo, sembra che tu sia incapace di intrattenere una normalissima
conversazione entro toni civili!”
“Prova a vivere esiliato e fuori dal mondo per
metà vita, poi ne ridiscut…”
“Dover vivere con il mondo che ignora la tua
esistenza prima, poi finire con la nomea di traditore in una prigione, per circa
tre quarti di quella che pochi avrebbero il coraggio di definire vita…Ti è
sufficiente?” ribattè con calma serafica il ragazzo, osservando la reazione
della ragazza, che ammutolì all’istante.
“Bene, direi che ti possa bastare. Siamo
arrivati” concluse il saint, indicando l’enorme portale ligneo intarsiato
d’oro.
Le due guardie di custodia accennarono un inchino
marziale, mentre uno di essi domandò:”Chi devo annunciare alla Somma
Dea?”
“La custode del Sigillo di Xaria” rispose Kanon,
anticipando la ragazza.
“Io sola?” mormorò la giovane, una nota di lieve
inquietudine nella voce.
“Atena desidera conferire con te, per
ora”
L’uomo che aveva parlato poc’anzi si schiarì la
voce: “Come sentinella posta a custodia di questa sala, devo chiedere alla
Custode di lasciare qua fuori la spada…e mettersi la
maschera”
Kora sospirò:”Allora, per la spada mi sta bene.
Per la maschera, sono spiacente, ma non mi attengo a quella
regola”
Il soldato ringhiò, pronto a replicare, ma il
ventisettenne lo anticipò:”Non appartiene alle sacerdotesse guerriere, quindi è
esentata dalla regola”
“Come volete, nobile Kanon” rispose la guardia,
chinando il capo.
L’amazzone sciolse la cinta della Masamune, e la
porse al ragazzo, rifiutandosi di posarla della mano aperta dell’altra
sentinella.
“Mi fido di più a saperla nelle tue mani. E
grazie per la storia della maschera” sussurrò la giovane, guardandolo negli
occhi.
“Dovere. Adesso
vai”
La guerriera di Lynx si diresse verso le grandi
porte appena dischiuse perché potesse passare, preceduta da una delle due
guardie.
“Ehi, Kora…Un consiglio: cerca di essere più
diplomatica di quando parli con me”
Lei si voltò, regalandogli un sorriso che lo fece
vacillare.
Infine, le grandi porte si richiusero, annullando
il suono dei passi leggeri sul pavimento di
marmo.
La Sala del Trono parve inghiottirla
nell’immensità ombrosa appena rischiarata dai grandi braceri posti in due fila
parallele ai colonnati delle navate
laterali.
Alle pareti, schiere ordinate di specchi
generarono una miriade di riflessi infiniti non appena varcò la
soglia.
La guardia le fece cenno d’avanzare, seguendolo
di qualche passo.
Soltanto dopo aver percorso parecchi metri nella
navata Kora riuscì a scorgere la fine del salone, culminante in una tribuna
rialzata da tre scalini, su cui posava un trono marmoreo stuccato in
oro.
“Onnipotente Signora, conduco a voi in ambasceria
la Custode del Sigillo” declamò il soldato, inginocchiandosi; non vedendo
nessuno, Kora rimase in piedi.
Un colpo secco al polpaccio destro per poco non
le fece cedere il ginocchio.
“Inginocchiati, insolente!” la redarguì la
guardia.
“No, non ce n’è
bisogno”
Una voce femminile, remota e dolce come una
ninnananna, risuonò nell’ambiente austero.
“Mia Signora, questa piccola intrigante si
rifiuta di rispettare le vostre leggi…”
“Soldato, non ho bisogno di simili
formalità”
“Ma…”
“Puoi congedarti. Desidero parlare con la
Custode. Da sola”
Stavolta la voce assunse un tono di ferreo
comando.
La guardia, ancora sul punto di replicare, aprì
bocca, ma non proferì verbo; si rialzò sempre fissando il pavimento, e con un
ultimo inchino si allontanò.
L’amazzone inarcò un sopracciglio, perplessa:«Per
essere una divinità così beneamata, sa farsi intendere senza mezzi
termini…»
“E così, tu sei la
Custode”
La ragazza sobbalzò, udendo la voce proprio alle
sue spalle; si girò di scatto, celando a malapena la sorpresa al ritrovarsi
faccia a faccia con una ragazzina appena più giovane di
lei.
Aveva lunghi capelli color lavanda, occhi grandi,
un incarnato degno d’una bambola di porcellana e, a completare il tutto, un
vestito candido in stile impero.
Se non fosse stato per lo scettro di Nike, non
avrebbe mai pensato…
«Questa qui sarebbe Atena?!»
“Sembri sorpresa” asserì la divinità, girandole
intorno, quasi studiandola.
“Non sono solita giudicare dall’aspetto ma…vi
credevo più anziana”
La dea rise:”Non sei la prima che me lo dice. In
effetti, quando giunsi al Grande Tempio, tu già non c’eri
più”
Kora trasalì.
«Come accidenti fa a sapere
che…»
“So diverse cose di te, amazzone. Altre le ignoro
completamente, e gradirei esserne messa al
corrente”
“…”
Saori sospirò, cogliendo al volo la riluttanza
della ragazza:”So anche che non è facile per te, ma ti chiedo di fidarti. Sei
fedele a Demetra, ma sai meglio di me che d’ella non si sa più nulla dalla
penultima guerra sacra. Temo che la sua scomparsa abbia a che fare con
l’improvviso interesse del nemico per Xaria”
La biondina socchiuse gli occhi:”Mettiamo in
chiaro una cosa, mi sono rivolta a voi unicamente perché i fratelli della mia
Signora sono stati da voi sconfitti”
“Kora di Lynx, giochi di eccellente retorica, ma
non credo sia questo il vero motivo…Piuttosto, non hai forse sperato di
rientrare trionfalmente qui al Santuario, forte delle tue vestigia, e ricevere
le lodi del tuo maestro?”
“Milady, vi chiedo di non parlare in mia presenza
di ricordi che ho fatto fatica a dimenticare. Se questi devono divenire fonte di
domande, mi dispiace, ma il colloquio finisce ora e
subito”
Atena sorrise, salendo gli scalini e sedendosi
comodamente sul trono in uno svolazzare di pizzi e
merletti.
“Non era mia intenzione. È una questione che
spetta a te gestire e risolvere…Eppure, temo che tu possa lasciarti influenzare
dalle apparenze…”
Lo sguardo smeraldino di Kora dardeggiò cupo in
direzione di quello della divinità, ma quest’ultima levò una mano in un cenno di
pacificazione:”Discuteremo di ciò in seguito, se vorrai…Ora mi è urgente sapere
quanto ti è noto su Xaria, poiché persino la biblioteca del Santuario non cita
nulla in proposito”
La biondina sostenne lo sguardo ancora qualche
istante, prima d’iniziare a raccontare dal principio tutto ciò che era
accaduto…
«Basta, la situazione non può reggere oltre. Devo
parlarle»
Possibile che dire la verità per qualcuno fosse
così difficile?Eppure ne aveva affrontate di prove ben peggiori, e ne era uscito
vivo…o quasi!
«No» decise fermamente:le avrebbe rivelato tutto, ma non ora…non
lì al Santuario…Non dove tutti lo guardavano in modo diffidente nonostante
avesse già dato prova di essere pronto a donare la vita in nome dell'ideale di
giustizia che Saori Kido rappresentava.
No, lì non ce l'avrebbe fatta a contenere l'ondata di rabbia e
disperazione che la sua confessione avrebbe generato in Kora… Perchè l'odio
della ragazza avrebbe finito con il mischiarsi agli sguardi accusatori di
chiunque fosse a conoscenza della faccenda nella sua
totalità…
Udì il cigolio dei cardini delle porte, e poco dopo scorse la
biondina uscire; immediatamente i suoi occhi corsero a cercare quelli di lei,
per tentare di decifrarne l’espressione…
Guardava il pavimento…
«Che le abbia detto…»
“Ehilà…Mi hai aspettato fino ad
ora?”
L’udire la sua voce calma, persino gentile, per poco non lo fece
vacillare.
“Dovere, Kora” replicò lui, cercando di ricostruire le
distanze.
L’amazzone lo guardò con un sorrisetto:”Certo, non m’aspettavo una
tua gentilezza. Atena ti attende”
“Vuole parlarmi?”
“No, vuole bere un tè…Ma che domande mi fai!Mi ha chiesto della
missione, vorrà un tuo parere…Ci vediamo dopo” replicò lei, alzando le
spalle.
Kanon la guardò dirigersi verso l’uscita del
vestibolo.
“Non combinare casini” le disse a voce alta, perché potesse
udirlo.
«Dei del cielo, che non accada niente…Per
ora…»
Ormai aveva stabilito come comportarsi.
All’inferno Aldebaran, Mu e chiunque altro: loro non sapevano cosa
significasse portarsi un peso del genere sulla
coscienza!
Avrebbe aspettato, decise…e con la promessa di parlare a Kora non
appena uscito dal Santuario alla volta della successiva meta, si avviò con passo
sicuro verso la Sala del Trono.
La fredda pietra scivolò sotto le sue dita, liscia e gelida come
il ghiaccio, alla pari delle parole che recava scolpite, segni immortali delle
gesta di un nobile cavaliere.
Glaciali come il peggiore degli inverni, perché non rispecchiavano
la realtà…Ma giunta a quel punto, Kora non era più certa di cosa credere
veritiero…
Era come…come se quelle parole si divertissero a tenerle nascosto
chissà quale segreto, consapevoli che lei aveva bisogno più che mai di una
risposta.
«Basta, non attenderò oltre. Devo
sapere»
L’amazzone uscì di corsa dall’ampio tholos, e imboccando a passo
rapido il sentiero che conduceva alle dodici
case.
“Rimarrai a sua protezione finchè non avrete ultimato il
ritrovamento dei frammenti” sentenziò la voce di Saori, nella vastità della
sala.
«Fantastico, contando che del medaglione né abbiamo solo la metà,
e ci è già accaduto di tutto, ora che lo completiamo io impazzisco sul
serio»
“Qualche problema, Kanon?”
Il gold saint esitò:”No…no, milady…Pensavo soltanto che Kora non
ne sarà molto felice”
“Kanon, sei l’unico su cui posso fare
affidamento”
“Kora è stata compagna d’armi di Milo e Aiolia, per non parlare di
Mu e Aldebaran…”azzardò il ragazzo, cercando di essere
convincente.
Saori scosse il capo:”So cosa stai cercando di dirmi. Kanon,
quando ti lascerai per una buona volta il passato alle spalle?Non sei
Saga”
“No infatti…sono peggio… Ed il paragone fra me e lui è costante
nella mente di Kora. Forse è destino ch’io viva sempre all’ombra di mio
fratello, ma…”
“Come sai che ciò che hai detto è vero?Persino per me la mente di
quella ragazza è insondabile. Dovresti smetterla di angustiarti con turpi
ricordi, e tornare a vivere. Sei Kanon di Gemini, e Kora è stata affidata a te.
Poco importa che in passato è stata allieva di Saga, ora la sua vita è nelle tue
mani…Insieme al destino di questo mondo”
Kanon sospirò.
Evidentemente Atena non aveva afferrato l’entità del
problema:”Milady, Kora è una persona diffidente, non so se vi ha accennato al
fatto di possedere un cloth…”
“Una suit. Sì, mi ha detto che la sua armatura è l’ultima delle
suit donate alle amazzoni. Appartiene alla costellazione di Lynx, e ha
sottolineato come lei sia votata a Demetra. Non vedo dove stia il
problema”
“Milady, sono in una condizione tale che prima o poi dovrò dire a
Kora quello che ha fatto Saga…cioè quello che io ho
fatto…”
“Parlale, e capirà. Quella ragazza non è affatto
stupida”
Il ventisettenne alzò gli occhi al soffitto:«Capirà…certo, capirà
che il suo maestro era una un traditore e che il saint a cui è affidata la sua
vita è un reietto della peggior specie…»
Atena si alzò in piedi:”L’ora è tarda, e domani devo rientrare a
Nuova Luxor –il cavaliere annuì in sielnzio- Come consiglio, posso solo dirti di
parlarle…A te personalmente, suggerisco di non cadere più nel tormento per ciò
che sei stato. Ora non hai più alcuna colpa da
espiare”
Kanon chinò il capo, mentre la reincarnazione della dea gli passò
accanto, uscendo dalla Sala del Trono, accompagnata dal fedele Tatsumi che
l’attendeva sulla porta.
Forse Saori aveva ragione. Ma lui era anche certo che, per quanti
sforzi avesse fatto, non avrebbe mai cancellato del tutto ciò che un tempo era
stato.
Scosse la testa, mentre la luce del sole tornava ad illuminare i
suoi occhi:«Atena l’ha fatta troppo semplice…Ma ogni promessa è debito…Devo
schiarirmi le idee»
Kanon s’incamminò giù per la ripida scalinata, senza prestare
attenzione agli sguardi torvi dei soldati di
guardia.
Il passaggio da piena luce ad uno stato di penombra pressochè
totale lo costrinse a restare fermo qualche istante perché potesse tornare a
distinguere figure e dettagli, a stento illuminati dal grande oculo aperto sulla
sommità della cupola.
Il Pantheon era immerso in un silenzio assoluto, in cui il suono
delle calzature del suo cloth risuonava sinistramente, infrangendo la quiete di
quel tempio.
Non era mai stato in quel luogo prima d’allora; forse perché non
si sentiva particolarmente legato alle tradizioni, oppure perchè non si riteneva
degno della sacralità del Pantheon…
Forse, forse…
Nemmeno lui sapeva dire con certezza il perché sino a quel momento
non si fosse mai recato a rendere omaggio alle spoglie dei paladini della
Dea.
Sapeva invece cosa lo spingeva ora ad avanzare nell’oscurità tenue
del sacrario, circondato da nomi che lasciavano trasparire il ricordo delle loro
gesta immortali.
Gloria imperitura e grande valore in battaglia, onore ed orgoglio
di essere stati, fino all’ultimo, sacri guerrieri nel nome di
Atena.
«Con quale sfrontatezza oso porre piede in questo luogo, io che
sono stato rifiutato persino dall’Inferno…»
Kanon si sentì spaesato, debole e macchiato d’ignonimia, al
cospetto delle tombe ove riposavano i più potenti fra i Saints. Impresentabile,
anche innanzi all’ultima dimora terrena di
Saga.
Il ventisettenne distolse lo sguardo dalla fredda lastra di marmo
che custodiva le spoglie di colui che un tempo aveva avuto il suo medesimo
sangue.
«Un vincolo che nemmeno l’odio e la morte hanno saputo
infrangere…Neppure io stesso…»
Un rumore di passi affrettati e di voci concitate lo distolsero
dai propri pensieri. Senza un vero motivo, ma per il semplice timore(«o
fastidio?») d’essere veduto in quel luogo, lo spinsero a celarsi dietro un’ampia
colonna del doppio deambulatorio che circondava la zona centrale del Pantheon;
lì, celato dalle tenebre per una volta amiche, attese che tutto quel trambusto
finisse.
Chi mai poteva essere così screanzato dal mettersi ad urlare in un
templio consacrato ai defunti?
“Per gli dei, fermati un attimo e chetati!” esclamò una voce
maschile che il saint di Gemini riconobbe all’istante. Immediatamente dopo, Kora
irruppe nell’oscurità del Pantheon; i suoi capelli scintillarono dorati alla
luce proiettata dall’oculo sul soffitto ed al bagliore tremulo delle torce; a
seguirla subito dopo, il gold saint di
Aries.
Kanon, muto spettatore di quella scena, lesse preoccupazione sul
volto di Mu e scorse un’espressione di rabbia inquieta negli occhi della
ragazza.
«Che accidenti fanno qui?»
“Kora, per le stelle immortali vuoi dirmi che ti è preso?!”
esclamò il maestro di telecinesi, trattenendola per un
braccio.
“Che m’è preso?!Mu non prenderm in giro, non sono in vena di
scherzi!Sono due giorni che sono arrivata, e tutti voi vi comportate in modo
strano! E adesso ho capito perché!”
Kanon si passò una mano sugli
occhi:«Merda…»
Il saint di Aries si mostrò impassibile:”Non
comprendo”
“Ah, siamo duri di comprendonio?C’è poco da capire, è tutto
scritto!”
L’amazzone agguantò la mano dell’amico, e lo trascinò verso la
parete marmorea che correva in cerchio lungo la pianta del tholos; lì, disposte
con cadenza ritmica, si aprivano i sacrari dei più valorosi fra i prescelti di
Atena.
Aiolos di Sagitter…
Shura di
Capricorn…
Camus di
Aquarius…
“Ecco, ci siamo. Leggi” disse Kora, arrestandosi di
colpo.
Mu sollevò lo sguardo, già ben conscio di ciò che avrebbe
visto…
“A colui che fra le tenebre seppe ritrovar la
luce.
A colui che scelse altro per non sceglier sé
stesso.
A colui che rinnegò la gloria, per riconquistar
l’onore.
A colui che sacrificò la propria metà
splendente
per non esser più prigioniero del folle
demone.
Sconfinato il vigore, immensa la
forza,
inesauribile la fede, immutata la
memoria.
A te, nobile Saga, prescelto dalla
sventura,
amato dalla Dea, valoroso fra i tuoi
pari,
che la Pace del Perdono possa infine riportare Requie nel tuo
Cuore”
Kora smise di leggere l’epigrafe scolpita nel marmo, e tacque per
lunghi istanti, prima di voltarsi a cercare lo sguardo di
Mu.
Occhi verdi che in quel momento erano colmi d’un numero
incalcolabile di emozioni.
Domande che disperatamente cercavano
risposte…
“Che cosa significa tutto
ciò?”
Il saint di Aries faticò ad udire quella voce
flebile.
“Tenebre…Prigioniero del folle demone…Perdono…che cosa si nasconde
oltre queste parole?” domandò infine la ragazza, torcendosi le mani,
nervosa.
Lui non rispose.
“Mu, ti prego!Basta misteri, basta segreti!Cos’è accaduto a
Saga?”
“Kora, non è facile…”
“Non mentirmi anche tu!” sibilò lei, a denti
stretti.
Kanon si sentì tirato in causa in prima
persona.
Mu chiuse gli occhi:”D’accordo –disse infine- Ma ciò che udirai
non ti piacerà”
“Non sono più una bambina”
Kanon strinse forte il marmo della colonna con la mano con cui si
era appoggiato; la fredda pietra scricchiolò sotto le sue
dita.
“Saga si è macchiato di alto tradimento nei confonti di
Atena”
“COSA?!” Kora vacillò, come se fosse stata colpita in pieno da un
pugno.
Non era possibile, non ci avrebbe creduto, no, no
no…
“STAI MENTENDO!” esclamò, la voce scossa da un
tremito.
Mu le rispose immediatamente, con tono pacato:”Che motivo avrei di
farlo?Sette anni or sono il sommo Shion fu assassinato, e Saga ne usurpò il
titolo di Grande Sacerdote, all’insaputa di tutti. Non pago di ciò, accusò
Aiolos di Sagitter di congiura, soltanto perché questo aveva tentato di
difendere l’infante Saori, la notte prima ch’ella venisse presentata al mondo
come la dea Atena finalmente incarnata…”
“Non è vero!”
Il cavaliere seguitò:“Per anni ha cercato di uccidere lady Saori e
quei pochi dei saint a lei fedeli, ha ingannato l’intero Grande Tempio, e quando
si è visto sconfitto da Seiya, dopo la battaglia del Santuario, ha preferito
uccidersi, pur di non consegnarsi al giudizio di
Atena!”
“Smettila!Io…non…”
“Anche tu lo sai che è la verità!Perché mai dovrei mentirti?!Saga
bramava il potere, ed era uno dei due candidati a divenire Grande Sacerdote!” la
redarguì Mu, con tono severo; la biondina crollò sulle ginocchia, trattenendo a
stento le lacrime.
Mu non la stava ingannado. Era lei, che come al solito aveva
voluto vedere ciò che le era comodo…
«Finiscila di mentire a te
stessa…»
***
“SAGA!NON PUOI FARMI QUESTO!MALEDIZIONE, NON
PUO..AH!”
Un marinaio la trattenne bruscamente per i capelli:”Smettila di
urlare, mocciosa!”
Per tutta risposta lei si ribellò, colpendo l’uomo con un calcio
al basso ventre, scattando poi verso il parapetto della
nave.
“SAGA!” gridò, con tutto il fiato che aveva nei polmoni, chiamando
il suo maestro, già lontano sul molo del porticciolo del Santuario. Il cavaliere
si voltò a malapena a guardarla, mentre veniva riacciuffata da altri due
marinai, che dovettero faticar parecchio per tenere a bada la quindicenne, che
scalciava, si dimenava e tentava ogni sistema per
liberarsi.
Un colpo ben assestato alla nuca la
tramortì.
L’ultima cosa che vide, fu la figura di Saga scomparire
all’orizzonte, prima che la notte calasse sui suoi
occhi…
***
“Perché…”
Kora si sentì risollevare da terra, e poco più d’un secondo dopo
si ritrovò a singhiozzare nell’abbraccio fraterno di
Mu.
Dubbi e paure che lasciavano spazio a lacrime non versate da
troppo tempo…Rimasero così per diversi istanti, fin quando lei non riuscì a
scuotersi da dolore che le attanagliava il
cuore.
“Mi dispiace…” sussurrò lei
“Non è colpa tua”
“Sarei dovuta rimanere qui…quella è la mia
colpa”
Il ragazzo scosse la testa:”Non avresti potuto fare niente lo
stesso. Saresti stata in pericolo, lui non ti avrebbe più riconosciuta…”
Kora tacque, non sapendo che cosa replicare; Mu le sorrise:”Devi
anche sapere però che durante la guerra contro Hades, quando è tornato in vita
fingendo di servire il Nero Sovrano, Saga ha dato prova di lealtà nei confronti
di Atena, riacquistando dignità agli occhi di tutti noi. È morto da eroe, e il
suo ricordo resterà immortale nella memoria delle genti del Santuario…E poi, che
ti direbbe, se ti vedesse piangere così?”
L’amazzone guardò l’amico, accennando ad un debole sorriso:”Che un
guerriero non versa mai le sue lacrime…e che dovrei fare cento giri di corsa in
più, anziché disperarmi per questo…”
Mu rise:”Questo non lo
rammentavo…”
“Per forza!Tu eri il secchione del gruppo, Aldy era un angioletto,
mentre Milo, Aiolia ed io eravamo gli irrecuperabili indisciplinati!” replicò la
ragazza, ridendo anche lei.
Il saint di Aries alzò le spalle:”Studiavo, come diceva
Shion…”
“Eri pure cocco del maestro
allora!”
Mu arrossì, e a denti stretti, cercando di mantenersi serio, le
sibilò:”Usciamo fuori da qui, e ne
riparliamo”
“Uh-uh, mi sfidi?Vuoi farti male allora…Ma accolgo con piacere
l’offerta!”
La ragazza sorrise, ma prima di dirigersi verso l’uscita del
templio, si voltò verso la tomba di Saga, mormorando qualcosa che nessuno
comprese.
Mu sospirò, seguendola poco
dopo.
Nonostante tutto, le aveva raccontato solo una parte della verità,
e l’animo di Kora in quel momento era fragile come il cristallo. Cosa sarebbe
accaduto, se avesse saputo anche il resto?Come avrebbe
reagito?
Il saint di Aries girò appena la testa, incrociando per un istante
lo sguardo di Kanon, celato dall’oscurità del Pantheom, prima di uscire alla
luce del giorno.
Il ventisettenne trascorse gran parte del pomeriggio a vagare
senza meta per le stradine del Santuario, rimuginando su ciò ch’era
accaduto.
Mu era stato onesto, e non le aveva mentito sulle colpe di cui si
era macchiato Saga, ma aveva volutamente tralasciato tutto il
resto.
«La verità dovrai trovare il coraggio di dirgliela
tu»
Senza nemmeno rendersene conto, assorto com’era nei suoi pensieri,
era salito fino alla sua Casa; era tardi, ed era stufo d’intraprendere stradine
semi-sconosciute per evitare gli inservienti e le guardie di
pattuglia.
«Ho bisogno di restare da
solo»
Varcò l’ingresso del suo tempio, salendo la ripida scaletta che
conduceva al piano superiore: Kora non era ancora rientrata, a giudicare dal
silenzio che regnava.
Sospirò, pensando a come dovesse sentirsi la giovane…No, era un
dolore ch’egli non poteva comprendere sino in
fondo…
Entrò nella sua stanza, quando un’imprecazione proveniente dalla
cucina lo fece trasalire; immediatamente, corse dall’altra parte del corridoio,
ritrovandosi dinanzi Kora.
A giudicare dal fatto che fosse coperta di farina da capo a piedi,
doveva aver tentato di cucinare qualcosa…
“Accidenti, ma sei già qui!?” esclamò lei, senza nascondere il
disappunto.
Lui la fissò, perplesso:”Non eri ad allenarti con
Mu?”
L’amazzone lo guardò di rimando, inarcando un sopracciglio:”Tu
come lo sai?”
Kanon si diede mentalmente dell’idiota, prima di replicare, col
miglior tono seccato che riuscì a fare:”Se te ne vai in giro da sola per tutto
il giorno, permetti che mi preoccupi un
poco?!”
«Non era decisamente ciò che avevo in mente di
dire…»
La ragazza arrossì:”T-ti…sei preoccupato…per
me?”
Il ventisettenne finse di non udire:”Tu piuttosto, che diamine
stai combinando?”
Indicò i vestiti di lei, completamente imbiancati dalla
farina.
Kora lo fissò sbuffando:”Secondo te?Stavo cucinando!Volevo…volevo
farti una sorpresa, ma tu hai rovinato tutto!” escalmò lei, incrociando le
braccia.
Kanon la guardò, sorpreso:”Hai cucinato per
me?”
“Sì, e non provare a far battute, non è
giornata!”
“Se vuoi me ne vado!”
“Puoi anche restare, ho
finito!”
La vide scrollarsi la farina di dosso, per poi dirigersi verso il
piccolo frigorifero, e prendere due piccole scodelle; gliene porse una, insieme
ad un cucchiaino.
“Ho voglia di mangiar dolce, quindi non rompere se non è il tuo
abituale piatto di pasta…Però dovrebbe
piacerti…”
Kanon prese la tazzina della mani della ragazza, mentre questa era
già pronta a tirargli un calcio in caso di commenti
idioti…
“Come sai che mi piace il risogalo*?” domandò sorpreso lui.(*dolce
greco a base di riso, latte, vaniglia e
cannella)
La biondina sorrise:”Ho tirato ad
indovinare!”
Il ragazzo la fissò nei suoi occhi verdi, e s’accorse che, per
quanto fosse lì sorridente, il dolore era ancora
tangibile.
Con che coraggio osava parlarle così, come se niente fosse, quando
invece sapeva quanto lei stesse male?!
Il rumore della scodella di Kora nel lavello lo fece voltare:”Hai
già finito di mangiare?”
“Uh?Sì, avevo fame…Ma adesso che ho mangiato, vado a letto, strano
a dirsi, ma ho sonno…”
Kanon si accorse immediatamente che qualcosa non andava.
Le si avvicinò:”Che cos’hai?”
“N-niente” replicò lei.
Il cavaliere dovette fare uno sforzo per non arrabbiarsi dinanzi
all’abitudine della ragazza di dire di non avere mai
nulla.
“Kora…”
“Sono solo stanca, Kanon, tutto qui” mentì ancora la guerriera,
accennando ad un piccolo sorriso.
“Sicura?” insistette ancora.
«Che maledetto ipocrita sono, le chiedo se è tutto ok, quando
invece so benissimo che non è così!!»
Lei annuì un’ultima volta, poi fece una cosa inaspettata: si alzò
leggermente sulle punte dei piedi, e gli sfiorò la guancia con le
labbra.
“Buonanotte Kanon” sussurrò Kora, prima di fuggire in camera sua,
intimorita dalla sua stessa audacia; lui invece rimase lì per parecchio tempo,
mentre sentiva il fresco delle labbra della biondina perdersi nel caldo della
sua pelle.
Era stato solo un bacio velocissimo, che l’aveva sfiorato appena,
eppure ne era rimasto sconvolto.
Sconvolto, perché questo significava che Kora non gli portava
alcun rancore, che si fidava di lui, che…
Che comprendeva realmente quanto avrebbe perso al raccontarle
tutto.
Fine chappy!
Urka ke fatica!!!Tra il caldo e sti 2 disperati qua, non so più cm
sopravvivo!
Grande Mu che da vero signore le ha detto a Kora il giusto
indispensabile...
E Kanon è ufficialmente nei guai...Povera Koretta che gli si è
pure affezionata, come reagirà?
Siamo alla resa dei conti...E Saori cm al solito è utile quanto un
tappo di sughero!!
Al prossimo capitolo, che si preannuncia adrenalinico(ecco, lo
devo anche scrivere io...aiuto)!Grazie a tutti quelli che
commentano!
Mizar89
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Capitolo 18 *** 18* CAN'T STOP THE RAIN FROM FALLIN' ***
raga
Capitolo XVIII:
Can’t stop the rain from fallin’
“Che carino! Ehi, hai visto quant’è bella questa
stoffa?”
“Kora…”
“Ma è vero! Potresti farla sostituire alle tende consunte che ci
sono nelle camere! Niente di eccessivo, in compenso ci guadagni che la tua casa
non sembrerebbe più una catapecchia disabitata!” esclamò l’amazzone, additando
un taglio di lino blu oltremare, in vendita ad un prezzo
ragionevole.
“Ma non me ne faccio niente di un paio di tende nuove, per quello
che mi frega della casa…”
“Niente ma!Stelle immortali, sei un gold saint, e questo sarebbe
il rispetto per la casa che ti è stata affidata a difesa?! Nossignore!Ci saranno
anche state due guerre di mezzo, ma non per questo posso permettere che la Terza
cada a pezzi per colpa del tuo
disinteresse!”
Kora si rivolse risoluta al mercante, che aveva seguito con
attenzione la discussione fra i due possibili acquirenti, pregustando già il
tintinnio delle monete d’incasso.
“Bene, allora…Potrebbe ricavarmi delle tende da questo lino blu,
diciamo un due coppie di circa tre metri d’altezza
l’una?”
L’uomo annuì con un sorriso:”Certamente,
signorina”
“Benissimo!Ah, poi mi prepari anche due corredi per un letto
singolo, con quella seta color verde Nilo uno, e l’altro invece sempre in seta,
ma color blu notte”
“Già che ci sei perché non prendi anche una matrimoniale?”
borbottò sardonico Kanon, immediatamente fulminato da un occhiata truce della
guerrera.
“Gliele farò il prima possibile” disse il mercante, senza
nascondere un filo di perplessità.
“È tutto. Sarebbe così gentile da consegnarle ad uno degli
attendenti della Terza casa, parakalò?”
“Sicuro”
Kora riflettè un attimo, poi sorrise e si avvicinò al
commerciante, bisbigliando qualcosa che Kanon non
intese.
Poco dopo, i due si strinsero la mano, a suggello dell’affare
appena concluso.
“Che gli hai detto, per farlo così contento?E poi, come hai
intenzione di pagare tutto ciò che hai comprato?” le chiese il ragazzo,
incrociando le braccia.
“Della serie che tu non cacceresti nemmeno un quattrino, vero?Non
preoccuparti, il tuo patrimonio non ne sarà minimamente intaccato: offre la
Kido”
Il saint dovette ripetersi mentalmente le parole almeno due volte,
prima di comprendere:”Che cosa?!”
L’amazzone ridacchiò, con uno sguardo vagamente
pestifero:”Eheh…Aldy mi ha dato un’ottima idea: se Atena gli ha pagato tutti gli
interventi in surplus alla Seconda, vedi barbecue e frigoriferi vari, vuoi che
non sganci due palanche per qualche metro di
stoffa?”
Tutta compiaciuta, lo agguantò per un braccio, trascinandolo giù
per la viuzza del mercato del Tempio, incurante delle sue proteste del tipo:”Non
sono un bambino, so camminare, sono in armatura e ho una mia
dignità!!!”
“Guarda che bello quel
piatto!”
Inutile: portarla al mercato l’aveva
scatenata.
«Di questo passo, finisco per diventare pazzo...» pensò
sconsolato, me poi si ricredette all’istante, vedendo il sorriso radioso e
spensierato di Kora.
Dopo gli eventi del giorno prima, si era sentito in obbligo di
fare qualcosa, mentre cercava il coraggio per rivelarle la verità. Temeva quel
momento come mai probabilmente aveva paventato qualcosa negli ultimi anni;
perché, anche se non l’avrebbe mai ammesso con nessuno, nemmeno con sé stesso,
si era affezionato a quella ragazza più di quanto avrebbe mai potuto
immaginare.
Molte soste alle bancarelle, e molti acquisti dopo, Kanon si
arrischiò a domandare alla ragazza come stesse, rispetto alla notte
prima.
La domanda la colse alla sprovvista, tanto che il ventisettenne
per un attimo credette che si sarebbe arrabbiata; invece, Kora gli rivolse un
bellissimo sorriso, ed agitò un poco la testa, in un fluttuare dei ciuffi dorati
sfuggiti alla lunga treccia, con quel suo fare sbarazzino che a volte ritornava
in lei, nei suoi atteggiamenti, ultimo retaggio di quell’infanzia persa tanto
tempo addietro.
“Va tutto bene…Scusa per ieri sera, ero un po’ giù di morale e
t’ho abbandonato a cena da solo…” mormorò lei, mentre un lieve rossore le
sfumava le guance.
Parole che stavolta presero lui alla
sprovvista…
“EHILÀ RAGAZZI!!!”
La voce tonante di Aldebaran fece trasalire buona parte della
gente che affollava il mercato.
“Eccovi finalmente, ma dov’eravate andati a cacciarvi?!Vi ho
cercato ovunque!!”
Kora annuì imbarazzata, mentre un gruppo di vecchiette la scrutava
truce, commentando contrariate a bassa voce il suo essere senza maschera, in una
semplice tuta d’allenamento che nulla aveva a vedere con le spesse corazze poco
femminili imposte alle sacerdotesse
guerriere.
Ciliegina sulla torta, alle perpetue non andava decisamente a
genio che Kora fosse in compagnia di Kanon che, lungi dall’avere un carattere
irrispettoso ed insopportabile, dal punto di vista estetico non era certo da
buttar via…
«Donna senza maschera più cavaliere fusto niente male compresi nel
raggio di un metro equivale a ?questi stanno insieme’…Grazie Aldy, ora tutti
penseranno male…» pensò la biondina, salutando con un ciao-ciao imbarazzato
l’amico.
“Ti pare il modo di salutare?!” esclamò il saint del Toro
indignato, strattonandola in un abbraccio che sicuramente derivava dalla fusione
fra una mossa di sumo e una di lotta
greco-romana…
«Ecco adesso queste adorabili vecchiette hanno proprio tutti gli
elementi per spettegolare…»
L’amazzone riuscì a liberarsi dall’abbraccio pseudo tentativo di
strangolamento, e a rispondere con finta disinvoltura:”Aehm…Eravamo qui a fare
un po’ d’acquisti, sai, la Terza è un po’ messa
male…”
“Ha fatto tutto lei. La mia presenza qui è forzatamente casuale”
tagliò corto Kanon, sottolineando le ultime
parole.
Aldebaran rise:”Quando si tratta di organizzare una casa, è
fondamentale che vi sia una donna per gestire il tutto. Beh, direi che ti sei
sistemato a dovere…”
“Aldebaran”
Le occhiate torve dei due in questione fecero desistere il gold
saint del Toro, che preferì salvaguardare la propria incolumità non ultimando la
frase; con un sorrisone furbo da chi la sa lunga, sviò abilmente il discorso
tornando al motivo della sua estenuante
ricerca.
Anche se sapeva perfettamente che Kanon non l’avrebbe presa
bene.
“Ti ho cercato perché Doko ci attende alla Tredicesima, il prima
possibile”
“CHE COSA?”
Fin troppo prevedibile: il ragazzo era immediatamente scattato
sulla difensiva.
“Lady Saori è ripartita per Tokyo e, nel frattempo, è il vecchio
Maestro che si occupa della reggenza del Santuario. Ed è al corrente di tutto”
aggiunse Aldebaran, additando Kora.
«Figurati se a quella vecchia cariatide sfugge
qualcosa…»
“Dunque è un Chrisos Synagein?” domandò il cavaliere dei Gemelli,
gelido.
“Non lo so, ultimamente anche per un semplice ritrova fra si parla
di Chrisos Synagein…è un termine ampiamente abusato” rispose
l’altro.
«Sarà forse che quando si riuniscono i Gold è perché ce n’è sempre
una…»
“Morale della favola, chi c’è e soprattutto, è
obbligatorio?”
Kora si stupì dell’atteggiamento provocatorio del ragazzo: era
quello il modo di comportarsi?
Ma, a quanto sembrava, Aldebaran doveva esserci abituato, perché
alzò le spalle, limitandosi ad un:”Vedi tu”.
Kanon sbuffò:”Ricevuto il messaggio. Andiamo Kora, ci attende un
bel meeting con ?la gente che conta?…”
Aldebaran trattenne però
l’amazzone.
“La convocazione vale solo per te,
Kanon”
La biondina abbozzò una protesta:”Ma
perch…”
“Mi dispiace Koretta, ma per quanto tu sia forte come uno di
noi,non fai parte dei Gold Saints, e lo sai che qui sono tradizionalisti fino
alla morte…”
La ragazza fece per controbattere nuovamente, ma Kanon la redarguì
severamente:”Sei una guerriera o una bambina capricciosa a cui bisogna sempre
ripetere tutto?Non sei stata convocata, ergo non protestare e
chetati”
Kora tacque all’istante, e il giovane si sorprese di non aver
ricevuto un pugno per la schiettezza arguta. Aldebaran sorrise tra sé e sé: se
c’era una persona capace di calmare quella testa calda, era Saga; certo non
volutamente, Kanon le si era rivolto con franchezza, senza il suo abituale
sarcasmo: niente di meglio per rievocare nella mente della biondina il ricordo
di talune lavate di capo passate agli
annali.
“Detesto quando Saga mi parla così. Perchè nel mio ottuso orgoglio
capisco d’aver fatto un’idiozia e di averlo deluso. E questo non me lo posso
permettere” aveva confessato una volta la ragazzina, ancora ai tempi
dell’apprendistato. In quell’aspetto non era cambiata
affatto.
“Non prendertela, sarà per un’altra volta. Ti risparmi una gran
seccatura… –guardò il ragazzo- Conviene sbrigarci,lo sai che Doko non tollera i
ritardatari.
“Si, si, arrivo” rispose l’altro, laconico; si avvicinò alla
ragazza, guardandone l’espressione appena
rabbuiata.
«Pugno in arrivo?Oppure calcio?Spada alla
gola?»
Niente.
“Al ha ragione, non ci perdi niente. Potessi, ti cederei il
posto”
Nessuna risposta.
“Ok… Eddai, sarò sincero, sono contento che ti stai occupando
della Terza…”
Gli occhi verdi s’illuminarono a quelle parole:”Davvero?Non…non lo
dici per farmi star buona?”
“Coda di paglia, perché metti sempre tutto in
dubbio?”
Kora rise allegra:”Presuntuosino, sto scherzando!Vai, non finire
nei guai perché tiri tardi, sennò poi la colpa è mia!”
Kanon scosse il capo:”Non esaurire la carta di credito della
Kido”
“Una sola? Contavo di usarle
tutte!”
“Kora…”
“Ci vediamo dopo” lo salutò radiosa lei, rituffandosi nello
shopping.
Un sorriso affiorò sulle labbra del ragazzo, prima che questi
scomparisse in un bagliore dorato, seguito a ruota da
Aldebaran.
“Ehi, Nachios!”
Una voce maschile risuonò in uno dei vicoli laterali alla strada
del mercato. L’interpellato, addossato a dei sacchi di farina fuori da una
bottega, rispose con un grugnito sordo:”Che
vuoi?”
Una guardia semplice si avvicinò al compagno
d’armi.
“Quella sventola bionda laggiù, ti dice
niente?”
Nachios alzò le spalle:”No, non è del mio giro…Me la ricorderei
una così, stanne certo” aggiunse, con un ghigno da
depravato.
“Coglione, sei il solito porco! Ovvio che non c’è stata con uno
come te,ne mai ci starà! È arrivata da poco, ed è sotto la tutela del Saint
della Terza Casa”
“Bah, che spreco. Persino gli scarti dell’Inferno hanno un miglior
trattamento rispetto a noi…Altro che luogo di
giustizia…”
“Bada a come parli, Nachios, quello sarà anche un bastardo, ma
t’ammazza senza tante remore!”
La guardia rise sprezzante:”Se ha le palle di farlo. Io non credo.
Comunque, perché ti interessi a quella,
Costas?”
“Voi due, razza di sfaticati, ecco dove vi eravate imboscati!
Bella merda, mollare la pattuglia a me, e starvene qui a far niente!” esclamò un
terzo soldato uscendo da quell’intrico di vicoli che era il quartiere mercantile
del Santuario; pressappoco coetaneo degli altri due soldati, quindi sui
venticinque anni, né più, né meno, un’espressione furibonda dipinta sul volto
cotto dal sole.
“Calmati Andros, hai pagato pegno per la bisca di ieri sera,
quindi sii uomo d’onore e non lamentarti” rispose
Costas.
“Che l’Averno t’inghiotta, canaglia! V’ho sentito parlar di
donne”
Nachios rise:”Però, la tua collera muore in fretta, eh? Basta la
parolina magica, ed è quello che comanda là sotto a farti riacquistare il
senno”
Andros lo fissò torvo, finchè Costas non gli indicò Kora, ferma
una ventina di metri più in là, intenta a contrattare con un mercante di
tappeti.
“Quella?Uh, sicuramente un bel bocconcino…Peccato che abbia già
steso a suon di botte il vecchio Statis, giù ai Cancelli. Vi fa a pezzi, tu e il
tuo ?amichetto?, prima che tu possa anche solo slacciare la fibbia della
cintura” sentenziò caustico l’ultimo
arrivato.
“Bè, io con quella ho un conto in sospeso da anni. Ci ho messo due
giorni per accertarmene, ma quella stronzetta è la causa principale per cui io
non sono un saint!” ribattè Costas, facendo schioccare le nocche della
mano.
“Vuoi forse dire che quella…”
“Esatto, amico. Quella puttanella era l’allieva di Saga di
Gemini”
Il nartece della Tredicesima casa era probabilmente il luogo meno
adatto ad una riunione, quanto a livelli di privacy, costantemente attraversato
da inservienti, ambasciatori, guardie e questuanti d’ogni
sorta.
A quanto pareva, Doko aveva agito apposta per dimostrare al mondo
intero quanto lui, Kanon, fosse irrispettoso ed indegno d’essere un gold saint.
Di sicuro, perché Kanon non poteva così permettersi d’atteggiarsi al suo solito,
se non a scapito di una reputazione già
precaria.
«Dannato vecchio» pensò il cavaliere, guardando torto il saint di
Lybra, che ancora celava dietro spoglie giovanili la venerande età
ultra-bicentenaria.
«Peccato che non esista l’opzione pensionamento per un saint di
Atena…»
“Sei in ritardo, Kanon, ma sono felice che tu abbia accettato di
prendere parte a questa riunione…” lo salutò l’anziano maestro, con tono
solenne.
“Risparmiamo i convenevoli, Maestro. Immagino di non essere stato
chiamato per una partita a poker” tagliò corto Kanon. Unici presenti erano Mu ed
Aldebaran:all’appello ancora mancavano Shaka, Milo e Aiolia, in missione
all’estero, e naturalmente, quelle femminucce dei Bronze a cui erano state
affidate delle vestigia dorate.
Doko assunse immediatamente un tono sbrigativo:”Ho conferito con
Athena, prima che ripartisse, e sono stato messo al corrente riguardo
l’amazzone”
“Bene”
“Sarò schietto, Kanon, non vedo di buon occhio la vostra
cooperazione”
“Ed è lecito saperne il motivo?” controbattè il saint della Terza
Casa, guardingo.
«Chetati» s’impose a sé
stesso.
“Kora discende dalla casata di Pentesilea, è l’ultima amazzone
sopravvissuta ed ha poteri che io stesso fatico ad
immaginare…”
“Non me n’ero accorto, Maestro” commentò ironico l’ex generale
degli abissi.
“È stata allieva di tuo fratello, hai idea di come
reagirebbe?”
Allora era quello il succo della questione!Un’altra
volta!
“Credete che io sia un bambino, che non sappia ciò che devo
fare?!”
Mu intervenne pacato:”Non è questo, e tu lo sai. Non hai tenuto
conto della sua reazione…”
Kanon sbattè un pugno contro una delle colonne:”Non sono affari
che vi competono”
“A quanto sembra l’hai presa troppo sul personale anche tu
–sentenziò Doko- Fino ad ordine contrario, resterete qui. La missione è sospesa,
e l’amazzone è sotto la tutela del
Santuario”
Gli occhi di Kanon dardeggiarono scarlatti, ma prima che potesse
fare anche un solo gesto, i saints percepirono l’esplosione di un cosmo di
notevoli proporzioni, come una tempesta che scoppia improvvisa a ciel
sereno.
“Che diamine sta succedendo?”
Ma la domanda era inutile. L’identità di quel cosmo aveva già
risposta.
«Vediamo, tende e tappeti sono a posto…Mancherebbero solo un
tavolo e delle sedie nuove…No, poi Kanon veramente s’arrabbia se gli stravolgo
la Casa…Perlomeno la Terza non sembrerà più uno squallido appartamento
disabitato»
Kora guardò le nuvole bianche che correvano rapide nel cielo
azzurro: tutto era cambiato, e niente avrebbe riportato il tempo
indietro…
“Ehi, bella bionda”
Kora trasalì, voltandosi di scatto. Tre soldati appna più grandi
di lei la guardavano sfacciatamente, poco
distanti.
“Che volete?” domandò.
In risposta, uno di essi fischiò:”Certo che non è affatto male,
Costas!”
«Che cosa?!»
“Non fa per me. Devo solo mettere in chiaro un paio di cosette con
questa puttanella, e riprendermi la mia
reputazione”
Kora socchiuse gli occhi in due fessure:”Come mi hai
chiamato?”
“Hai anche il coraggio di far la finta tonta, sventola?Già forse
dovrei rinfrescarti la memoria…Per colpa tua, io non sono diventato
cavaliere”
“Stai dicendo un mucchio di
fesserie”
Costas continuò:”Forza, fai uno sforzo col cervellino che ti
ritrovi: ci siamo affrontati al torneo per divenire apprendisti saints, e tu mi
hai sconfitto…scorrettamente s’intende. Eri già allieva di Saga di Gemini, era
dunque superflua la tua partecipazione!”
Ricordi lontani che tornano…L’arena, i futuri gold saints della
nuova generazione che lanciavano i primi colpi, iniziando a distinguersi come i
migliori…Shion, il Sommo Sacerdote, seduto sul suo scranno d’avorio che parlava
ai nuovi candidati…E poi i combattimenti, e una vittoria conquistata insieme a
quelli che sarebbero poi divenuti compagni d’armi e amici per la vita…I
complimenti lodevoli di Saga…
Kora non riuscì a non commentare, ironica:”Vorresti forse le mie
scuse, soldato? Fu il mio maestro a farmi partecipare, non vedo perché avrei
dovuto fare apposta a perdere contro di te”
“Sei solo una sgualdrinella che non è nessuno!” ruggì
Costas.
L’amazzone di Lynx gli si avventò contro nell’arco di un respiro,
ghermendogli la gola ed immobilizzandolo al muro di una delle case bianche che
costituivano il piccolo villaggio ai piedi del
Santuario.
Andros e Nachios scattarono per correre in aiuto del compagno, ma
ne rimediarono soltanto due dolorosi calci al
bassoventre.
Kora rialzò bruscamente Costas, accasciato dolorante a terra,
ringhiandogli a denti stretti:”Sarò anche nessuno, ma tu ti sei lasciato battere
da questa sgualdrinella che consideri una nullità,
rammentatelo!”
L’uomo tossì, raspando l’aria in un rantolo che divenne una risata
strozzata.
“Sei solo un mostro, come il tuo maestro…i mostri come
voi…meritano solo la morte…”
Un lampo passò negli occhi verdi:”Cosa vai farneticando, razza
di…”
“Sei stata allieva di un mostro sanguinario, e ora te ne vai in
giro con il fratello, traditore del suo sangue, un bastardo che persino
l’inferno ha risputato fuori” proseguì Costas, tornando a respirare normalmente,
mentre la stretta della ragazza si allentava poco alla
volta.
Mentiva…quel sfottuto bastardo
mentiva…
“Che c’è, puttanella, sembri sorpresa…Non sei altro che una
bugiarda, traditrice…Non sei diversa da loro…Sei stata addestrata da un
bastardo, e ora che l’altro l’ha ammazzato, ti sei schierata con lui…sei proprio
una…”
“FA’ SILENZIO!!!”gridò Kora, con tutto il fiato che aveva nei
polmoni.
Sferrò un pugno allo stomaco della guardia, e Costas si piegò su
sé stesso con un gemito; Andros e Nachios, che nel frattempo si erano ripresi,
si lanciarono nuovamente contro l’amazzone.
“State indietro!” esclamò lei, schivando i loro colpi come se
niente fosse; balzò alle spalle dei due soldati, li agguantò per il collo e li
spinse l’uno contro l’altro, facendo cozzare le loro
teste.
“Lo dicevo…sei solo un mostro come gli
altri…”
Kora concentrò il proprio cosmo nella mano sinistra. L’avrebbero
pagata cara.
“GALAX…”
“FERMATI KORA!”
Le braccia di Aldebaran la immobilizzarono,mentre uno dopo l’altro
comparvero Doko, Mu e Kanon.
“Lasciami andare Al!” gridò la giovane, lottando per
liberarsi.
“Calmati Kora!”
Il braccio destro della ragazza sanguinava copiosamente,
macchiando persino lo spesso bendaggio.
Mu e Doko si sincerarono delle condizioni delle tre guardie,
mentre Kanon si avvicinò alla ragazza.
“Che diamine è successo, Kora?!Ti rendi conto che li potevi
ammazzare?!”
La sua voce era un misto di rabbia e
preoccupazione.
“Che ne sai tu, che ne sai?!E se davvero l’avessi voluto fare?!A
te che importa, non eri qui a sentire!” gridò la biondina, riuscendo a liberarsi
dalla stretta del cavaliere del Toro, ma venendo immediatamente bloccata dal
saint dei Gemelli.
“Per gli dei, calmati!”
Doko si avvicinò loro con la sua solita calma snervante:”Ora dimmi
che cos’è accaduto”
“Quel bastardo! Ha osato…ha osato…Io…io non lo so che cos’è
successo…” la ragazza trattenne a stento le
lacrime.
Aveva reagito d’impulso, come se il sangue le avesse dato alla
testa; improvvisamente, aveva voluto che quei tre morissero sotto le sue
mani…
“Io…che mi sta succedendo…” mormorò, lasciandosi cadere sulle
ginocchia, tremante.
Costas rise, nonostante fosse davvero malconcio:”Sei pazza,
proprio come quel bastardo del tuo maestro”
“OSA RIPETERLO!” ruggì Kora, pronta ad avventarsi di nuovo contro
il soldato, se non vi fossero stati ben tre gold saints a
fermarla.
“Adesso taci” intimò Mu a Costas, il quale però proseguì:”Non è
forse la verità?”
“Portalo via” ordinò il custode di Lybra al
telecineta.
“Perché non glielo chiedi...chiediglielo a quel rinnegato,
domandagli che cosa ha fatto a suo fratello!Indovina, di chi è la colpa della
guerra del Santuario?”
L’amazzone trasalì, voltandosi a guardare
Kanon.
“Mu, portalo via, ora!”
Il saint di Aries si smaterializzò insieme ai tre
soldati.
Doko le parlò poggiandole una mano sulla spalla:”È tutto a posto,
è finita…”
“Non è finito un bel niente!” ribattè Kora, la rabbia dipinta sul
viso.
“Dimmi che è una menzogna –proseguì a bassa voce, guardando Kanon
negli occhi- Dimmi che è una menzogna…”
Una supplica che non poteva essere
esaudita.
“Kanon ti prego, dimmi che quel bastardo si è inventato tutto,
che…”
“Non mentiva”
Il ragazzo non riuscì a sostenere oltre gli occhi spaventati di
Kora, ed abbassò lo sguardo.
Non vide l’incredulità dipingersi sul suo
volto.
A stento la udì mormorare:”Non…non è possibile…non ci
credo…”
Incredulità. Quasi fosse uno
scherzo.
Un tocco sulla sua spalla la scostò dal ragazzo, allontanandola di
qualche metro.
“È stato tanti anni fa”
La voce atona di Doko, un sussurro del passato che arreca soltanto
dolore.
Sentire narrare la propria storia, e chiedersi, con infinito
ribrezzo per sé stessi:«Davvero ho fatto questo?Sono stato capace di compiere un
gesto simile senza provare vergogna?»
“…Costretto a vivere all’ombra di Saga, relegato ad essere nulla
più che il fratello minore di un Saint…”
Ascoltare ogni singola parola e rinnegarla allo steso tempo: per
Kora, quella era la peggiore delle torture.
“L’ambizione e la bramosia di un potere sempre maggiore oscurano
tutto, e spezzano anche i legami di sangue”
Realizzare che quella persona di cui ti fidavi, che stimavi, che
iniziavi a considerare quasi un amico, altri non è che il bastardo che ti ha
portato via tutto in passato.
Quanto vale, la vita di un fratello, in confronto al potere sul
mondo?Quanto si può essere empi, da giungere a maledire e condannare alla
perdizione quella persona con cui condividi il medesimo
sangue?
“Non potendo tollerare oltre la condotta di Kanon, non dopo la
minaccia di una congiura ai danni di lady Saori ed Aiolos di Sagitter, Saga
condannò all’esilio perpetuo il fratello, relegandolo nella prigione di Capo
Sunio, lontano dal Grande Tempio…”
La ragazza trasalì, al ricordo della loro prima missione in quel
luogo…sembravano essere passati anni.
«Non può essere…»
Fratello contro fratello. Due guerre erano state causate da
quell’uomo…Uomo dal cuore di demone…
Ambizioni per cui aveva addirittura sfidato gli dei, incurante
della loro ira.
Macchiarsi d’infamia, per poi
redimersi.
Ma certe colpe non si lavano; e una morte innocente non può essere
ripagata con un semplice ‘mea culpa’.
Kora s’accorse solo dopo molti istanti che Doko aveva finito di
parlare; il cielo era divenuto plumbeo, foriero di
tempesta.
Una tempesta che aveva già colpito e stravolto
tutto.
Aveva scelto di fidarsi…E, ancora una volta, era stata ripagata
nel peggiore dei modi.
Kanon attendeva, in silenzio, il capo chino a
terra.
Poteva solo attendere.
Invece, non accadde nulla.
Un rumore sordo, accompagnato dal bubbolio lontano di un tuono. Un
altro, immediatamente dopo.
Passi, mentro l’ombra disegnata sul pavimento di marmo si
avvicina.
“Kora…” la chiamò Aldebaran, che però non potè fare a meno di
scansarsi al passare della ragazza. L’amazzone non diede segno d’aver
udito.
Gocce di pioggia caddero dal cielo nero, tingendo il mondo di
grigio.
I passi risuonavano sul pavimento, sempre più vicini, e Kanon non
osava alzare lo sguardo. Improvvisamente, aveva
paura.
Anche la voce di Doko si perse nell’aria tempestosa, mentre lei si
allontanava in silenzio, con la testa reclina, gli occhi celati dietro ai ciuffi
dorati della frangia.
E lui, con quale coraggio osava lasciarla andar via
così?
Kanon alzò la testa deciso, parandosi davanti alla ragazza:”Kora,
ti prego, aspetta…”
Un fulmine rischiarò a giorno l’improvvisa
notte.
“Taci”
La voce della giovane gli fece più male di una
pugnalata.
Gli occhi glaciali di lei lo trapassarono da parte a
parte.
“Non osare rivolgermi la parola, non osare
sfiorarmi”
“Kora…”
“Non ti voglio sentire, né vedere. Mi fai
schifo”
Kora superò Kanon con un balzo, poi iniziò a
correre.
Via, sempre più veloce, il più possibile lontano, incurante del
diluvio.
Lacrime amare si mescolarono alla pioggia che ora cadeva
fitta.
Fine capitolo
Ciao!! Quanto tempo!
Scusat il ritardo, ma ho avuto non pochi problemi (familiari e
personali)
che mi hanno impedito di concentrarmi sulla conclusione del
capitolo,
che era già pronto da un mese a questa parte.
SORRY.
Spero che ora i casini siano passati! :P
Volevo lanciare una proposta: a qualcuna andrebbe di collaborare
nella stesura della
storia? Ho visto che bellissimo lavoro sta diventando l'ultima
fiction di War, e magari, se
a qualcuno va, si potrebbe fare un tentativo e trasformare Devil's
Heart in una round robin(spero sia il termine corretto).
Naturalmente, a chi è favorevole, basta lasciarmi un mex che poi
gli passo il mio contatto msn.
La storia l'ho già "pensata" sino alla fine (Synno ne sa
qualcosa!), ma mi piacerebbe che ne nascesse una
collaborazione!
Fatemi sapere!
A presto!
Mizar
PS: Kanon nel prossimo capitolo lo vedo MOLTO
MALE...
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Capitolo 19 *** 19*: FROM THE TRUTH OF A THOUSAND LIES ***
raga
Capitolo XIX: From the Truth of a Thousand Lies
«Un saint si distingue da un comune
mortale per la sua forza, per la consapevolezza di avere un cosmo dentro di sé,
da cui poterne trarre il proprio potere, e per la capacità di resistere a
fatiche sovrumane.
Al suo pari, un’amazzone non ha eguali per l’ardore in battaglia:
erede degli antichi numi, prescelta dalle divinità della terra, non teme alcun
confronto.
Entrambi dediti alla guerra, al fragore delle battaglie, temprati
al combattimento sin dalla più tenera infanzia, più simili a fiere che ad
uomini, pronti ad uccidere in nome degli ideali a cui sono stati
votati.
Ma il loro cuore è pur sempre
umano.
E ci sono ferite da cui nemmeno il loro immenso potere è capace di
difenderli».
Il mare.
Il rumore della risacca, e le strida dei gabbiani, allarmati dal
maltempo che aveva funestato l’intera giornata.
Era tardo pomeriggio, quando il diluvio accennò a smettere, senza
che le nubi si diradassero nel cielo plumbeo: bubbolii lontani annunciavano
l’arrivo di una nuova tempesta.
Ruggiva il mare burrascoso, con le onde che si abbattevano
violente sulle pietre della rocca di Urano, in una delle spiagge nascoste del
Santuario.
Un luogo remoto, poco frequentato dagli apprendisti e dai saints,
specie se con un tempo del genere. La vecchia torre diroccata, che un tempo era
stata una delle prigioni per i traditori del Santuario, si ergeva spettrale su
di una bassa scogliera investita dalle
mareggiate.
I lampi che squarciavano le nuvole balenavano negli occhi verdi di
Kora, assisa su di una roccia, incurante della
tempesta.
La furia del tempo inclemente non scalfiva l’espressione gelida
suo viso: soltanto lo sguardo tradiva quell’apatia apparente, inquieto e volto
ad un orizzonte che andava oltre la linea scura delle acque agitate. Uno sguardo
triste, naufragato nei ricordi.
Non avrebbe saputo dire per quanto tempo fosse rimasto ad errare
senza meta sotto la pioggia, incurante delle persone che incrociavano il suo
cammino.
Aveva vagato per il Santuario, perso nei propri pensieri,
maledicendo il proprio essere, il proprio
destino.
Si era forse illuso che la sua vita fosse cambiata? Che potesse
considerarsi un uomo degno di vivere?
Aveva potuto espiare le proprie colpe, si era redento con il
sacrificio: questa era stata la concessione degli dei. Ma nessun nume gli aveva
mai promesso in cambio di ciò una vita
migliore.
Come l’antico marinaio della poesia, era stato condannato a
portare sempre su di sé i segni delle sue ree azioni, ed in eterno avrebbe
dovuto pagarne il fio.
«Life in Death», la vita nella morte. La condanna ad un’esistenza
maledetta, peggiore del più cupo degli Inferi.
Kanon levò gli occhi al cielo grigio: aveva sperato davvero che
Kora potesse essere quel raggio di sole che avrebbe rischiarato le tenebre della
sua anima?
Scosse la testa, scacciando il pensiero con amarezza:«Non esistono
tali sentimenti, per uno come me…»
Mu, Aldebaran, Doko…In quel momento, li odiava, dal primo
all’ultimo, tutti con la loro coscienza pulita, in pace con sé stessi per aver
mostrato a Kora e al mondo quanto lui fosse un bastardo immeritevole di
calpestare questa terra.
«Ma a che serve tanta rabbia, quando sai perfettamente che hanno
ragione?»
Maledetta voce, maledetta coscienza, maledetti sensi di
colpa.
Da quando si metteva a dar peso ai pensieri degli altri?Da quando
aveva cominciato a considerarsi un uomo come tutti gli altri? Da quando lui
provava emozioni? Interrogativi futili, quando si conosce la risposta, ma non
la si vuole rivelare, per orgoglio o per
timore.
...Need
to understand No need to forgive No truth, no sense left to be
followed...
Si ritrovò a camminare lungo il sentiero sabbioso che portava alla
vecchia torre, un posto poco frequentato dai servitori del Grande Tempio, quasi
sconosciuto ai più. Lui era una delle poche
eccezioni.
Se Sunio era il ricordo della prigionia, quelle rovine antiche
rappresentavano l’inizio di tutto; perché la sua caduta nell’oblio aveva avuto
la genesi in quel luogo.
Parole da lui stesso pronunciate sembravano ancora risuonare tra
le roccie e le colonne miliari, nell’aria uggiosa e fra gli arbusti spinosi di
ginestra selvatica e cardo.
Parole che erano pura empietà e
condanna.
Parole che nemmeno il tempo era riuscito a lavare
via.
Poi, improvvisamente, si fermò.
Occhi azzurri, gelide lame di ghiaccio, lo trapassarono
nell’intensità di uno sguardo.
«Kora…»
Innanzi a lui, con un’espressione che tradiva tante, troppe
emozioni. Non era lo sguardo di una fiera guerriera ferita nell’orgoglio, ma
quello di una persona che ha appena ricevuto una pugnalata nella schiena: gli
occhi di chi ha appena veduto la propria fiducia tradita ed ingannata, un’altra
volta.
“Che cosa fai qui?”
Una domanda diretta e aperta alla quale Kanon vacillò: s’era
aspettato di trovarla, se mai l’avesse trovata, in lacrime, arrabbiata,
disperata, pronta a gridargli contro quanto lo
odiasse…
Ma l’atteggiamento di Kora era totalmente diverso: quello di chi
ha già superato la soglia del dolore, ed ha lasciato spazio solo a rabbia e
rancore.
Non sapeva cosa dirle. In fondo, niente che non potesse avvalorare
ed aggravare le idee nei suoi riguardi…
“T’ho fatto una domanda”
“Ho sentito” replicò lui.
Lo sguardo di Kora dardeggiò al balenare di un lampo
lontano.
“Perché sei venuto qui?” ripetè con durezza
l’amazzone.
Kanon non rispose.
“Se sei qui per dirmi di tornare alle dodici Case, puoi anche
andartene. Non ci torno. Mi sono fidata di voi, ho scelto di crederci ancora una
volta…Adesso basta, me ne tiro fuori. Me ne vado, d’ora in poi conterò solo su
me stessa. Al diavolo Atena, il Santuario, i Saints…Al diavolo
tutti”
“Non dire idiozie! La questione riguarda me, non puoi mettere a
rischio una situazione ben più grande di te solo per…” ”Solo per cosa,
Kanon? Una quisquilia? Una banalissima menzogna? Una verità fatta di mille
bugie? Taci, ti sei già sputtanato abbastanza, per quanto mi riguarda!” lo
interruppe l’amazzone, caustica.
Il ragazzo strinse i pugni:”Parli come se sapessi tutto!Credevi di
conoscere Saga, sei rimasta sconvolta da ciò che ha fatto mio fratello quando ti
è stato detto, ma ti ostini a volerlo difendere!”
“La colpa è solo TUA!”
“Smettila di parlare come una bambina, e cresci, per una dannata
volta!Tu non sei nessuno per poter giudicare, non ne hai alcun diritto!Hai
cercato in Saga qualcuno che potesse alleviare il dolore della tua solitudine,
ma lo sai meglio di me, quel legame per lui non aveva alcun
valore!”
La diga che improvvisamente s’infrange, liberando la furia del
torrente in piena.
Kora si scagliò contro Kanon con un grido di rabbia, incurante del
fatto che lui fosse molto più forte, che fosse un gold saint; in quel momento,
desiderava solo ucciderlo, sentirlo morire sotto i suoi colpi, vendicare il solo
essere vivente che l’avesse considerata come una persona e non come un oggetto
da tenere nascosto.
Uccidere, per nascondere una verità scomoda, che annientava quelle
poche, mere illusioni che l’avevano aiutata a sopravvivere in quegli anni di
abbandono.
Il ragazzo venne totalmente colto alla sprovvista: s’era aspettato
qualsiasi reazione, tranne quella. In condizioni normali, lei non l’avrebbe mai
colpito, non con quella furia omicida. Aveva perduto ogni
controllo.
“Kora, fermati!”
Evitò un calcio, balzando di lato, ma la guerriera gli fu subito
addosso, e lui fu costretto a riparare sopra di uno scoglio con un
salto.
L’amazzone concentrò il proprio cosmo nella mano sinistra, e con
il Galaxian Explosion disintegrò la roccia come se fosse di
gesso.
«Merda»
Kanon atterrò nella sabbia bagnata e di riflesso recuperò
distanza. Non poteva attaccare Kora senza farle male, ma non poteva nemmeno
continuare a difendersi e sperare di prenderla per stanchezza: quello era tutto
fuorchè un allenamento.
La ragazza tornò ad incalzarlo, con colpi mirati e potenti: in
quella furia cieca vi era una lucidità disumana e
terribile.
Doveva fermarla, quello scontro futile non poteva andare
oltre.
“Che cosa ti prende?!Kora!”
La ragazza fu lenta nel ritirare una tecnica, ed il saint ne
approfittò per afferrarla ed immobilizzarla.
“Fermati adesso!”
La guerriera si divincolò come un gatto, graffiando e colpendolo
al viso con un pugno.
«Come fa ad essere così forte?!»
Kanon si asciugò il rivoletto di sangue che gli colò dalla bocca,
e soltanto allora se ne avvide: sotto gli stretti bendaggi, ormai logori dal
combattimento, lo strano tatuaggio sul braccio destro brillava vivido, come
marchiato a fuoco. E gli occhi della ragazza, parevano aver perso ogni traccia
d’umanità, accesi da bagliori scarlatti. Quelle iridi di sangue trasmettevano
tutto l’odio che la giovane provava nei suoi
confronti…
Nei confronti di chi aveva osato distruggere la sola certezza
rimastale.
Ma non aveva il tempo di porsi troppi quesiti, anche perché lei
era fermamente convinta nel non concedergliene
affatto.
I colpi si susseguirono serrati, con il cavaliere che da un lato
si imponeva di non reagire, mentre dall’altro tentava di trovare una soluzione
per porre fine a quella pazzia.
Stavano lottando sul bagnasciuga, tra le onde e la schiuma del
mare burrascoso, incuranti del tempo. Kanon non poteva abbassare la guardia un
istante: per quanto fosse sopraffatta dall’ira, gli attacchi dell’amazzone erano
perfetti e letali, come se vi fosse una ferrea volontà celata dietro quella
collera irrefrenabile.
Un’onda più violenta delle altre li colpì, ponendo momentaneamente
tregua alla lotta. Il saint di Gemini balzò agile su una roccia della scogliera,
deciso a non attendere oltre: era pronto a sopportare il rancore della ragazza
per il resto della vita, ma non poteva permettere che quella rabbia cieca la
distruggesse, non senza prima averle dato una
spiegazione…
Vide Kora scattare verso di lui, il cosmo attivo nella mano
sinistra. Chiuse gli occhi, richiamando ogni briciolo di concentrazione a sé.
E, senza alcuna incertezza, agì.
Il Galaxian Explosion s’infranse nella mano di Kanon, che avvertì
un dolore sordo percorrergli tutto l’arto sino alla spalla, i tendini e i
legamenti che ressero a stento quello sforzo enorme, mentre con l’altro braccio
l’agguantò, scagliandola contro la parete di roccia ed intrappolandola in una
morsa d’acciaio. Non le diede il tempo di reagire, s’impose di non udire il
gemito sfuggitole, di non vedere il suo sguardo. S’impose di non provare
nulla.
“GENRO MAO KEN!”
Un grido lacerante le rimbombò nelle orecchie. O forse, era stata
lei ad urlare…
Freddo, un gelo assoluto che le trapassava la pelle, giungendo a
ghermirle l’anima, ed il sentirsi annaspare in acque oscure, alla ricerca di
aria che le era stata negata. Lottò con ogni forza contro quella morsa tenace
che inesorabilmente la trascinava verso il
nulla.
Improvvisamente, il caldo rovente di una giornata estiva, con il
sole che le bruciava la pelle e la luce abbacinante che le feriva gli occhi. La
caligine opprimente che riempiva l’aria, mentre parole di morte risuonavano come
una funesta litania.
«Uccidili…Uccidili tutti…Uccidi Atena, Aiolos…Gioisci alla vista
della loro morte…»
Era lei che parlava, voleva tacere, ma non aveva alcun controllo
del suo corpo…
«Uccidili…UCCIDILI»
«Basta, sta’ zitta, sta’ zitta!»
Di nuovo il freddo e l’oscurità, l’ombra della morte che la
cingeva, cullandola con parole suadenti, invitandola ad abbandonarsi a quella
quiete maledetta…
Bagliori di fuoco che lambivano le sue carni coperte di cinabro
sangue, mentre le urla strazianti di migliaia di voci coprivano la sua, mentre
precipitava nell’oblio della dannazione.
«Basta…Voglio andarmene…Voglio morire…Non voglio più
esistere…»
Lacrime calde scendevano lungo il suo viso, mischiandosi al sangue
di ferite recenti. Piangeva, rannicchiata in un angolo di quella stanza gelida e
buia, il corpo distrutto dal dolore.
«Non sei nessuno, non meriti di esistere!Tua madre è morta per
causa tua!»
«Io non ho fatto nulla, non è vero!»
La voce che moriva, prima ancora di poter
uscire.
Colpi, violenti e devastanti. Voleva
morire.
«La tua esistenza è inutile, sei solo un ostacolo per tuo
fratello, sei solo un errore da dover nascondere, sei solo una vergogna per
questa casata che onora il Santuario da
secoli!»
Parole come pugnali roventi nella
carne.
«Che questa tortura finisca…Voglio
morire…»
L’acqua che attanagliava di nuovo il suo corpo, strappandole ogni
vana resistenza, levandole l’ultimo respiro, trascinandola nell’abisso. Vide una
luce fioca in quella gelida oscurità…
Poi più nulla…
Kora riaprì gli occhi, umidi di
lacrime.
Si sentiva distrutta, accasciata terra, coperta di sabbia e
polvere.
E le sembrò che il suo cuore si lacerasse, quando incontrò lo
sguardo di Kanon, in piedi, a qualche passo da
lei.
Come in un incubo, rammentò ogni singolo istante di ciò che aveva
fatto, e desiderò di morire.
Perché?
Kanon non parlava, si limitava a fissarla
impassibile.
La ragazza si coprì gli occhi: era stata lei?Perché aveva fatto
così?
Il saint la guardò, incapace di agire: temeva che il solo parlarle
avrebbe fatto precipitare di nuovo la situazione. Dentro di sé, comprendeva Kora
più di quanto non avrebbe mai ammesso.
E non poteva tollerare di vederla in quello
stato…
Si mosse verso di lei, chiamandola lentamente, ma la giovane si
ritrasse impaurita, scattando in piedi. Prima Kanon che potesse fermarla, Kora
corse via, piangendo.
Che cosa aveva fatto, che cosa aveva
fatto?!
Lo aveva attaccato! Era impazzita completamente, aveva perso ogni
contatto con la realtà. E passato ogni limite.
«Kanon…»
Stavolta era davvero arrivata al punto di non
ritorno.
Non poteva chiudere gli occhi, perché quelle immagini, quei
ricordi non suoi erano pronti a ghermirla ed a trascinarla nuovamente nel
nulla.
Avrebbe voluto urlare, ma ormai non le restava che la forza di
piangere.
E non aveva il coraggio di rientrare alle dodici
Case.
Non poteva, non dopo ciò che aveva
fatto.
Ora come ora, perire per mano di uno di quei dannati angeli neri,
non le pareva una prospettiva così orrenda…Avrebbe dato qualsiasi cosa, pur di
smettere di pensare.
Qualsiasi. Anche la vita.
Udì una voce che la chiamava, ma non voleva parlare con
nessuno.
«Lasciatemi in pace…Non voglio vedere nessuno…Non lo
merito…Dimenticatemi…»
Fu solo quando l’abbraccio fraterno di Mu la strinse a sé, quasi
volesse proteggerla da tutta la sofferenza che l’avvolgeva, che Kora sentì
finalmente un po’ di requie.
...When you're down and troubled and you need a helping hand
and nothing, whoa, nothing is going right... Close your eyes, and think
of me and soon I will be there to brighten up even your darkest nights.
You just call out my name, and you know where ever I am I'll come
running to see you again. Winter, spring, summer, or fall, all you have to
do is call and I'll be there, you've got a friend...
Riecccomi
qua! Insomma, un po' sorpresa del poter dire, forza Marty, che ci sei ancora!
Uff, ho avuto davvero bisogni di prendere una pausa, solo per me, anche per
poter recuperare le ultime energie e finire questa dannatissima scuola. La
maturità non è un problema, ma sono i professori che sono da bruciare tutti
quanti, perchè alla fine anche i migliori, visto che sono una manica di
frustrati per lo più falliti, si sfogano con le classi che avrebbero più
bisogno. Al diavolo!
E la pausa mi è servita anche per ritrovare un po' l'essenza
"testacalda incurante e sprezzante dei pericoli" che è poi la cara Koretta.
Insomma, l'autrice confessa, si era addolcita un po' troppo...Perchè per colpa
di quel ********* dell'ex, aveva cominciato a leggere troppi Shojo Manga...Che
potrebbe essere la rovina, per una che ha la mentalità degli Shonen...Vabbè
quisquilie simili a parte, qualche anima pia che legge tale papiro, è per caso
di Roma o dintorni?O cmunque conosce bene l'Urbe(insomma, meglio di questa
milanès qua?).
Perchè se è così avrei bisogno di qualche info su locali, hotel e
ristoranti...
Eh si, qua ci son da organizzare le "Vacanze (??) Romane" di
Koretta & Kanon!
Fatemi sapere, e alla prossima!
Grazie a tutti!
Mizar89
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Capitolo 20 *** 20*: A NEW DAY HAS COME ***
raga
Capitolo XX: A New Day Has
Come
Luce.
Violenta,
fastidiosissima luce, un sottile raggio che fendeva l’oscurità, ferendole gli
occhi stanchi.
Maledetta
luce che squarciava il buio confortante che
l’abbracciava.
Kora
si stiracchiò, le membra doloranti e una vaga reminescenza di vertigini che si
fondevano con la confusione che aleggiava come nebbia nella sua
mente.
Era
distesa su di un letto, in una camera dai contorni irriconoscibili ma che
sicuramente non era la sua, con la netta sensazione di avere il braccio destro
fasciato, insieme ad almeno un’altra decina di bende strette qua e là sul corpo.
In nome degli Dei, che cos’era successo, ancora?
«Sembra
un déjà-vu, io che mi risveglio in un letto piena di botte e mummificata come
Tutankhamon…»
Non
ricordava niente, di quello che era accaduto prima…Poteva essere passata un’ora,
un giorno, od anche un anno, non riusciva a fare chiarezza in quell’agitazione
caotica che le offuscava i pensieri.
Sapeva
solo di essere stanca, troppo stanca. E con un enorme peso sulla coscienza, a
cui non riusciva a dare un perché.
Qualunque
cosa fosse accaduta, a giudicare dalla sua fortuna nel mettersi nei guai e farsi
male, non doveva certo essere stato un incidente da
poco…
«Torno
al Santuario con la promessa di non dare troppo nell’occhio, e invece eccomi qua
più malconcia di un novellino al primo giorno di addestramento…E chi lo sente
adesso, Kanon…AH!»
Una
fitta di dolore, al braccio destro ed alla testa.
Kanon…Nell’ultima,
sfocata immagine che conservava la sua mente martoriata, il saint stava
combattendo contro qualcuno, con un’espressione improbabile per un guerriero del
suo rango: un misto di preoccupazione e paura che ben poco s’addicevano ad un
cavaliere d’oro.
Cos’era
successo, maledetta emicrania…
…Se sei qui per dirmi di tornare alle dodici
Case, puoi anche andartene. Non ci torno. Mi sono fidata di voi, ho scelto di
crederci ancora una volta…Adesso basta, me ne tiro fuori. Me ne vado, d’ora in
poi conterò solo su me stessa. Al diavolo Atena, il Santuario, i Saints…Al
diavolo tutti…
Perché?
…Non dire idiozie! La questione riguarda me,
non puoi mettere a rischio una situazione ben più grande di te solo
per…
La
sua voce, il tono arrabbiato di chi vuol disperatamente far ragionare una
persona. …Solo per cosa, Kanon? Una quisquilia? Una banalissima
menzogna? Una verità fatta di mille bugie? Taci, ti sei già sputtanato
abbastanza, per quanto mi riguarda!…
Ricordi, voci e suoni che riacquistano un tragico, doloroso
ordine nella memoria.
…Dimmi che è una menzogna, dimmi che non sei stato tu…
La pioggia di quel giorno ancora sulla pelle, il ghiaccio
nell’anima.
…Smettila di parlare come una bambina, e cresci, per una
dannata volta! Tu non sei nessuno per poter giudicare, non ne hai alcun diritto!
Hai cercato in Saga qualcuno che potesse alleviare il dolore della tua
solitudine, ma lo sai meglio di me, quel legame per lui non aveva alcun
valore…
Una verità
che fa male, troppo dura per essere accettata anche dalla personalità più
stoica. E il sapere di aver commesso l’irreparabile, senza nemmeno essersi
curata di conoscere il perché, l’altro punto di vista di una storia di cui lei
era stata soltanto una mera ed insignificante comparsa.
Ma non poteva
perdonare.
«Perché l’hai
fatto, Kanon?» pensò Kora, serrando le lenzuola fra le mani e trattenendo a
stento i sighiozzi.
Domande senza
soluzione.
“Kora, sei
sveglia?”
Una voce
dolce e rassicurante. Un richiamo alla vita. Ma lei, non era poi così sicura di
voler essere salvata, e non rispose.
“Kora”
La figura di
Mu apparve nell’oscurità tenue della stanza, accanto al letto su cui giaceva la
ragazza.
“Mu…Ti prego,
lasciami sola…”
Non voleva
che uno dei suoi più cari amici la vedesse ridotta in quello stato; non voleva
che vedesse cos’era diventata…
Sussultò,
quando sentì un braccio attorno alle spalle e, dopo un istante, il suo viso
rigato dalle lacrime contro il tepore del petto del cavaliere.
“Lo so che
detesti che ti si veda se piangi. Ma hai bisogno di sfogarti. Non vergognartene,
Kora…Io così non ti vedo…” le sussurrò il saint all’orecchio.
E solo così
lei si permise veramente di piangere.
Lui la
ascoltò in silenzio, senza interromperla, e capì molto più di quanto lei non
rivelò con le parole rotte dai singhiozzi.
Piano piano,
l’esile figura dell’amazzone smise di tremare, e il respirò si acquietò,
riportando il silenzio nella stanza.
“Va meglio,
adesso?”
Kora annuì
con un lieve cenno della testa.
“Sai Mu
–disse improvvisamente la giovane, schiarendosi la voce per riuscire a parlare
con un tono normale- mi sono appena ricordata…Ah, quanti anni saranno passati…Di
quella volta in cui abbiamo fatto la lotta sulla cupola del pantheon…”
Un sorriso
affiorò sulle labbra del guerriero.
“Quando tu ed
io abbiamo appeso Aiolia a testa in giù dall’oculo e abbiamo buttato Milo nella
vasca sacrale…”
“Sento ancora
le urla di Aiolia che strillava come una ragazzina mentre chiamava Aiolos…E le
vecchie sacerdotesse quando si sono ritrovate Milo bagnato fradicio in mezzo
alla fontana… Soprattutto –aggiunse dopo aver riflettuto un istante- rammento
anche la sfuriata di Shion e fosti tu a prenderti tutta la colpa”
Kora
ridacchiò, tirando su col naso:”Non so perché l’ho fatto…Forse perché ero fiera
di me stessa, avevo rifilato una sacrosanta lezione al prezioso pargolo “futuro
cavaliere”, e volevo che anche Saga fosse contento…Ovviamente, non lo fu per
niente”
“Ti ho
trovata alle due del mattino fuori dalla Terza, diluviava e tu piangevi in
silenzio…E mi hai anche quasi preso a pugni quando ti ho passato un
fazzoletto!”
Risero
entrambi, persi in quel ricordo della loro lunga amicizia.
“Eh, se non
ci fossi tu Mu, non so che ne sarebbe di me…” mormorò lei.
“INSOMMA,
STATE FACENDO UN PIGIAMA PARTY AL BUIO, E NON MI INVITATE?!” tuonò improvvisa la
voce di Aldebaran.
Kora sentì il
rumore di tende che venivano scostate, e la luce improvvisa inondò la stanza
che, nella momentanea cecità dovuta a quel bianco cangiante riuscì a riconoscere
come la camera di Mu alla Prima.
“Mu, sono
venti minuti che ti chiamo, sei per caso diventato sordo? –protestò il cavaliere
del Toro, posando un vassoio carico di cibarie d’ogni sorta sul comodino- Kora,
mi fa piacere vedere che stai meglio, mi hai fatto preoccupare! Mangia qualcosa,
ne hai bisogno!”
“Grazie,
Aldy” rispose la biondina, prendendo un croissant alla nutella.
“Al, hai per
caso avuto occasione di parlare con Doko?” domandò d’un tratto Mu.
Il saint
della seconda Casa si fece pensieroso:”No, non l’ho visto. Però un paio d’ore fa
è tornatao di nuovo qui Ka…ehm, nessuno. Volevo dire, non era niente
d’importante…”
L’occhiataccia dell’altro cavaliere lo zittì all’istante:
non era il momento migliore per parlarne, non con Kora che aveva appena iniziato
a riprendersi.
«Mu, non puoi
continuare a trattarla come una bambina!»
“Piccola, ti
ho portato dei vestiti puliti” aggiunse poi, parlando normalmente.
«So quello
che faccio. Non è il caso di discuterne ora»
Aldebaran
incrociò le braccia:«Per me sbagli. Non posso tollerare di vederla così, per
colpa di quel cretino…L’avevamo avvertito, di non nasconderle la verità!»
«Lo so. E
credimi, quanto vorrei poterla aiutare, ma è una questione che solo lei può
affrontare e sistemare»
Kora si alzò
in piedi e si scrollò le briciole dalla lunga maglietta che le arrivava fino
alle ginocchia, il cui probabile proprietario era Aldebaran.
“Ragazzi, vi
ringrazio per quello che avete fatto…Ora, potreste uscire, che mi cambio?”
domandò gentilmente la ragazza.
“Non avrai
intenzione di uscire, vero? Ti sei appena ripresa, hai dormito per
ventiquattr’ore e hai avuto la febbre per quasi tutta la notte! Non mi pare
proprio il caso” replicò Aldebaran.
“Sto bene,
non preoccuparti…Ho solo…bisogno di schiarirmi un po’ le idee, tutto qua. E lo
sai che non mi piace stare a letto, specie se non è più nemmeno mattina”
Il guerriero
scrutò a fondo lo sguardo della ragazza: stava male, non aveva dubbi; ma era
davvero brava a fingere il contrario, con quel sorriso apparentemente naturale
che le illuminava il viso.
«Mu forse non ha tutti i torti, dopotutto. Ma se
quell’idiota ne ricombina un’altra delle sue, giuro che stavolta non ci
vado giù così leggero come prima»
“Kora, penso
che dopo avremo un’altra riunione fra noi Gold Saints, ma se…se stasera
preferisci, puoi pure restare qui a dormire. Io non ho problemi ad usare la
stanza di mio fratello Kiki, ora che lui si è trasferito nel padiglione degli
allievi” disse Mu, con un sorriso.
“Grazie.
Siete davvero i migliori amici che una persona potrebbe desiderare” mormorò la
ragazza, guardandoli uscire, senza aggiungere altro.
“GALAXIAN
EXPLOSION!”
La piccola
arena sulla spiaggia fu inondata dalla luce improvvisa e il fragore del mare
venne sommerso dal rimbombo cupo della detonazione, mentre un’enorme colonna di
marmo finiva sgretolata all’istante, insieme al terreno circostante l’area di
una decina di metri.
«Siano
dannati gli Inferi!»
Era
l’ennesimo colpo impreciso, l’ultimo di una lunga serie di tecniche scagliate
con il pensiero rivolto altrove, e i risultati si vedevano: la sua disattenzione
si rifletteva direttamente sulla scarsa potenza, nonché sul suo cosmo che si
agitava inquieto.
«Siano
dannati gli Inferi, l’Olimpo, e sia dannato io, se mai riuscirò a fare qualcosa
di giusto, in questa maledettissima esistenza!»
Kanon si
lasciò cadere a terra, il fiato corto e la stanchezza che iniziava a pesare sul
suo fisico allenato, dopo un allenamento estremo durato ore.
Una fatica
completamente inutile, considerato che si era massacrato di lavoro, colpo dietro
colpo, per niente. Lo aveva fatto per distrarsi, ed era finito col ripensare al
giorno prima in continuazione, alle parole di Kora, alla sua furia cieca ed ai
suoi occhi terrorizzati quando era finalmente riuscito a fermarla, con il Genro
Mao Ken. Un colpo scorretto, una vigliaccata bella e buona, ma l’unica soluzione
per far sì che lei lo ascoltasse, in qualche modo.
Sentiva
ancora su di sé quello sguardo smeraldino colmo di paura, reso lucido dalle
lacrime che scintillavano sul volto pallido della ragazza. Sapeva cosa aveva
visto, lui che era costretto a rivivere quei momenti ogni notte, in ciascun
istante in cui il sonno prendeva il sopravvento su di lui.
Aveva voluto
giustificarsi? Forse.
Chiederle
scusa? Lei era un’estranea in quella vicenda.
Allora,
perché spiegarle tutto? Se era un’estranea, a lui cosa avrebbe importato della
sua pietà o del suo perdono?
Kanon si
passò una mano sul viso sudato e chiuse gli occhi stanchi, il baluginio del sole
rovente immediatamente offuscato dall’oscurità gelida in cui risuonava la sua
voce, persa nel rumore della pioggia fitta…
Non ti voglio sentire, né vedere. Mi fai schifo.
L’aveva guardata correre via senza poter far niente,
all’inizio intenzionato a non far niente: lui non aveva legami con quella
ragazzina, se non fosse stato per il vincolo di protezione che lui
aveva giurato innanzi ad Atena. I suoi doveri non implicavano altro.
Questo era quello che avrebbe potuto dire quel sé stesso di neanche tanto tempo prima, con un gelido sorrisetto di
circostanza.
Di sicuro, lui non si sarebbe mai recato per due volte alla Casa
dell’Ariete, correndo il rischio di essere massacrato dalla rabbia motivata di
Aldebaran, solo per sincerarsi delle condizioni di salute di quella mocciosetta
intrigante.
Qualcosa era
cambiato.
Ma forse era
un cambiamento che non avrebbe mai potuto accettare, da solo.
I giardini
del Santuario risplendevano meravigliosi nella chiara luce del meriggio. Situati
nella parte bassa del Grande Tempio, secondo la leggenda erano stati realizzati
dalla medesima mente ingegnosa che, molti millenni addietro, aveva creato i
Giardini Pensili di Babilonia, una delle meraviglie del mondo antico andate
perdute nella memoria degli uomini.
Adorni di
ulivi, sacri ad Atena, e di altre nobili piante, erano un diletto anche per il
cuore più triste, con le miriadi di fontane che proiettavano un’infinità di
giochi d’acqua.
Luogo di
tranquillità e riposo per i cavalieri, in quel momento i giardini erano
pressochè deserti e solo a quella condizione Kora si convinse ad entrarci.
Cercava la compagnia della solitudine per riflettere, e l’ultima cosa che
desiderava era lo schiamazzare di qualche giovane saint magari troppo impegnato
a corteggiare qualche ancella o, i più audaci, qualche sacerdotessa.
Si udiva solo
il cinguettio di qualche uccellino nascosto tra le fronde e lo zampillare
dell’acqua: per il resto, la pace assoluta.
Si sedette
nell’erba con un sospiro, sotto le fronde di un maestoso salice piangente i cui
rami si protendevano sino a terra, creando una sorta di ombrello
verdeggiante.
Chiuse gli
occhi, abbandonandosi contro il solido tronco.
Che diamine
ci faceva là? Cercare conforto nella natura era roba da poeti nullafacenti che
avevano capito poco o niente della vita. Soltanto lei poteva capire sé
stessa…
«Anzi,
nemmeno io»
Avrebbe
potuto trascorrere un’eternita a porsi questioni irrisolvibili sul proprio
agire, senza trovare una risposta. Non aveva scusanti per il suo comportamento:
era venuta meno a tutti i principi che le erano stati insegnati, non aveva
concesso diritto di replica o difesa.
In un attimo,
aveva avuto la presunzione di poter giudicare una persona che nemmeno conosceva,
di poterla condannare ed eseguire la punizione.
Solo le
divinità possono essere così meschine.
«E io non
servo quei Numi»
Aveva
dimenticato che Kanon era già stato punito e probabilmente, non avrebbe mai
smesso di scontare la pena per i suoi peccati.
“Tale spirito
d’animo è una qualità lodevole in una ragazza giovane come te, specie ora che le
nuove generazioni sembrano aver perduto la capagità di fermarsi a riflettere e
fare giudizio. Tuttavia, la troppa autocritica e l’addossarsi ogni colpa finisce
col distorcere la realtà ed indebolire lo spirito, non credi anche tu, Kora di
Lynx?”
L’amazzone
trasalì, percependo un cosmo di enorme portata avvolgere il suo, come il mare
che improvvisamente s’acquieta attorno ad un naufrago che fino ad un attimo
prima ha lottato contro la burrasca.
I suoi occhi
verdi scrutarono l’esile e delicata figura femminile che le sostava innanzi, nel
suo immancabile abito bianco dal colletto di pizzo inamidato ed i lunghi capelli
fluttuanti nel vento.
“Saori, a
cosa devo l’onore della tua visita? Non eri partita per Tokyo?”
Ci mancava
solo quella riccona viziata che avrebbe dovuto rappresentare Atena sulla terra.
L’ennesimo gabbo partorito dalla mente degli Olimpii.
La donna
ignorò il tono irriverente della guerriera, che di proposito le si era rivolta
senza alcun suffisso adeguato al rango.
“Le stelle mi
hanno detto che la mia presenza era maggiormente richiesta quaggiù, nel
Santuario posto sotto mia tutela. E sento che tu, Kora di Lynx, hai bisogno di
me”
La bionda non
trattenne una risatina sprezzante:”Cosa te lo fa credere? Il tuo mistico potere
divino? Non mi serve l’aiuto di nessuno. Però, già che ci sei, rendimi più
semplici le cose: voglio lasciare il Santuario”
L’espressione
sorridente di Saori non fece una piega.
“Sei così
vicina alla meta, Kora. Perché vuoi abbandonare tutto proprio ora, che sei a
metà del cammino per trovare Xaria?” domandò pacata la dea.
“Già…È facile
parlare, quando si ha la propria vita tranquilla e si è difesi da un centinaio
di bei ragazzotti pronti a dare la vita in nome di Atena. Lo sai già da te, che
dici di conoscere la mia esistenza, che io e il Santuario non siamo…come
dire…due entità compatibili. Ogni volta che metto piede qui, provoco solo guai.
Non sono fatta per questo posto” commetò Kora caustica.
«Prima Saga,
ora Kanon…Ovunque vado, porto solo dolore e sofferenza»
“Sbagli a
ritenerti così…Il cavaliere di Gemini ha ritenuto opportuno comportarsi in dato
modo, forse ha esitato per timore…In ogni caso, la tua reazione non è poi da
biasimare…E credo che anche Kanon lo sappia…”
“E TU CHE NE
SAI?! ERI FORSE PRESENTE, IERI? NO! E NEMMENO TU, LA DEA DELLA VERITÀ, DELLA
GIUSTIZIA, TI SEI PRESA LA BRIGA DI DIRMI COME STAVANO I FATTI!”
Saori alzò
una mano per calmarla:”Non te l’ho detto perché non mi è concesso rivelare i
sentimenti ed i pensieri altrui…”
“COSÍ NON L’AVREI MAI SAPUTO, VERO? E la povera, ingenua
custode del sigillo se ne sarebbe stata buona e tranquilla a collaborare
con ed in favore del Santuario! No grazie! E adesso che voglio andarmene, me
lo impedisci. Xaria fa proprio gola a tutti”
L’amazzone si
alzò in piedi, decisa a mettere quanta più distanza possibile fra sé e quella
donna.
Non aveva
capito niente. Cosa voleva saperne quella di lei e Kanon? Che ne sapeva di Saga?
Nulla!
E ora si
permetteva anche di fare la moralista da quattro soldi? Alla malora!
“Non sono
venuta qui solo per per parlare di te, Kora di Lynx, ma anche della tua prossima
partenza” disse improvvisamente Saori. Kora si fermò, voltandosi appena.
“Come?”
“È a Roma,
giusto? Il terzo fremmento, voglio dire”
La biondina
annuì in silenzio, senza riuscire a comprendere.
“Parti quando
vuoi, hai carta bianca. È vero, Xaria è troppo importante per me, ma non nella
maniera che pensi tu. Ho un dovere, nei confronti dell’umanità: non posso
permettere che la lancia, nelle mani sbagliate, torni a macchiarsi di sangue
innocente”
“Hai scordato
un piccolo dettaglio, milady: come metto piede fuori di qui, gli angeli neri mi
saranno di nuovo addosso”
“Non eri
disposta a correre questo rischio, quando già volevi andartene?”
Kora alzò le
spalle:”Lo ero. Il ciondolo è responsabilità mia, ma direi che con la tua
entrata in scena la posta in tavola sia cambiata, Saori. Tu non giochi mai a
Poker, vero? Probabilmente sarai abituata a giochi più altolocati…Bridge,
Burraco, Macchiavelli, Canasta…”
Saori sembrò
valutare attentamente la risposta:”Roulette. Divertente ed imprevedibile. Io
sono negata con le carte… In ogni caso, mi sembra sciocco giocarci un’oggetto
così importante…Che cosa proponi?”
L’amazzone annuì con un sorriso:”Facciamo così. Io ritrovo
Xaria, ammesso che ci sia davvero. La porto qui al Santuario, anche perché non
saprei cosa farmene e Demetra…Lei da troppo tempo non si cura degli affari dei
mortali. Quanto a te, Atena, dovrai assumerti la responsabilità di sigillarla
ab aeternam. Che venga dimenticata per sempre, che nessuno la nomini
più, che non venga più cercata. La mia proposta, nei termini del Poker, si
chiama all-in, mi gioco tutto. E, in questo caso, io sono la vostra unica
e dannatissima scala reale necessaria per vincere. Ma alle mie condizioni”
concluse la ragazza, tendendo la mano con uno slancio,a suggello del patto.
Vi fu un
lungo silenzio. Poi, con lentezza, quasi volesse metterci tutta la grazia
possibile anche in quel gesto, Saori strinse la propria mano guantata in quella
di Kora.
“A Roma
troverai due cavalieri d’oro che ti prenderanno in consegna e a cui verrà
affidata la tua incolumità, per tutta la durata della tua missione…”
“Atena, ho
già un saint che mi protegge”
«Ammesso che
mi voglia ancora»
La dea inarcò
un sopracciglio:”La posta sul tavolo è cambiata, anche per questo?”
“No, milady.
Semplicemente, dubito che un altro chiunque dei tuoi cavalieri sarebbe disposto
a tirarmi fuori dai guai”
La ragazza
scostò le fronde del salice e, con un breve cenno di saluto, si allontanò.
Aveva messo
in chiaro i fatti con il Santuario e Saori.
Ora, doveva
solo trovare il coraggio di chiarirsi con Kanon. E la questione, non era
risolvibile con le banali regole del poker…
Le onde calme
s’infrangevano sul bagnasciuga, accompagnate dal monotono mormorio della
risacca.
Il sole
rosseggiava infuocato, infiammando il filo dell’orizzonte, tingendo di riflessi
scarlatti le mura della vecchia torre diroccata sul promontorio.
Il mare,
insieme alla pioggia e al vento, aveva già cancellato i segni dello scontro
titanico del giorno prima.
Seduto su una
roccia che spuntava dalla sabbia dorata, Kanon scrutava l’acqua scura che si
agitava placida poco distante. Odiava il mare, per tutto quello che gli aveva
causato, ma allo stesso tempo non poteva fare a meno di fissare i riflessi della
luce sull’acqua, ascoltarne in respiro. Due antichi nemici che si studiano in
rispettoso silenzio.
Si era
rifugiato lì dopo essersi recato di nuovo alla Prima. Aveva incontrato Mu, e
avevano parlato, quasi come due amici…Per quanto lui fosse ancora restio a
considerare amici propri gli altri saints.
Avevano
parlato, o meglio, Mu l’aveva fatto. Aveva parlato di Kora, e solo così era
riuscito a capire, a malapena in parte, quanto fosse stato importante suo
fratello per lei.
«Kora…»
“Guarda chi
si vede! Credevo che ti avessero rispedito a calci a Sunion, dopo lo spettacolo
di ieri”
“Già, ma
probabilmente nemmeno là lo vogliono!”
Un sospiro
stanco uscì dalle sue labbra: non aveva voglia di arrabbiarsi con quei
dementi.
Una
combriccola di soldati semplici, una decina in tutto, degni compagni di quei tre
idioti che il giorno prima avevano scatenato tutto il putiferio.
«Bastardi»
“Fai finta di
non sentire, infame?”
“Ammettilo,
ci ammazzeresti tutti…Ma è più comodo nascondersi dietro alle gonne della
Kido…”
«Dei del
cielo, ma questa feccia da dov’è che la ripescano, e perché se la tengono qui al
Santuario?» pensò il ragazzo, esercitando un supremo sforzo per
controllarsi.
Li avrebbe
uccisi tutti, uno ad uno, certo. Spezzando loro il collo. O magari, tutti
direttamente, con un Galaxian Explosion. O perché no, un Golden Triangle…
«Ma a cosa
servirebbe? Ne varrebbe la pena?»
“Vedo che sei
sordo…Quando qualcuno ti parla, è cortesia ascoltare e rispondere!” esclamò un
soldato, colpendo la sabbia con un calcio e scagliandogliela in faccia.
Kanon si
ripulì il viso. “Tutto qui? Che gran discorso, le mie congratulazioni”
“Fottuto
bastardo, adesso vedi!” gridò furente lo stesso soldato, estraendo una daga,
trattenuto all’ultimo da un suo compagno.
“Che fai,
vuoi morire?! È un Gold Saint!”
“Lasciami
idiota! Questo qui non attaccherà, non si difenderà nemmeno. Possiamo divertirci
senza problemi! Non parlerà. Tanto nessuno gli crederebbe! Quindi…AARGH!”
La guardia si
porto immediatamente una mano alla tempia, dov’era apparso un enorme ematoma
rosso, in corrispondenza di dove un sasso l’aveva appena colpito. Iniziò a
strepitare come un ossesso.
“CHI HA
OSATO, CHI HA OSATO!”
“Quanto
casino. I tuoi strilli sgraziati deturpano la quiete di questo luogo”
Una voce.
Quella voce. La sua.
Kanon si
voltò di scatto.
In piedi
sulla scala intagliata nella roccia che discendeva dal sentiero sino alla
spiaggia, c’era Kora, i capelli d’oro fluttuanti nella brezza, un sorrisetto
sulle labbra e due pietre che faceva saltellare in mano. Senza la solita
masamune a cingerle il fianco, od i pugnali sai nei gambali.
“Maledetta
mocciosa, di che t’impicci?! Avrai anche la tua razione, dopo!” esclamò il
soldato, fra le risate lascive dei compari.
Errore.
Una folata di
vento e l’amazzone, con felina destrezza, apparve in mezzo a loro. Con un
braccio cinse il collo della guardia dalle spalle, mentre la mano agguantò i
capelli sulla nuca. Una trazione dolorosa.
“Offerta
allettante, ma non mi è gradita la compagnia. Ora, vi dispiacerebbe levarvi dai
piedi di vostra spontanea volontà, o avete bisogno che vi prenda a calci fino
alla strada?” sussurrò con voce melliflua, intesa da tutti. Aumentò la stretta
sui capelli del soldato, che gemette forte.
Alcune
guardie mossero qualche passo incerto.
“D’accordo,
forse non sono stata sufficientemente chiara. Se lui –ed indicò con un cenno
Kanon- non vi ha preso a calci in culo, beh, ritenetevi fortunati, è più gentile
del solito. Io però non ho la sua pazienza. O sgombrate, e la smettete una volta
per tutte di rompere, o vi vengo a prendere uno per uno. E a quel punto
desidererete di non essere mai nati, potete contarci”
Un mormorio
proccupato.
“ALLORA?!”
E di colpo,
corsero via tutti in preda al panico, compreso il soldato che teneva bloccato.
Lo lasciò andare con uno spintone che lo mandò a ruzzolare nella sabbia
polverosa, prima di rialzarsi e fuggire con la coda fra le gambe.
“Sempre detto
io, che un po’ di savoir-faire non guasta mai” commentò Kora, sistemandosi la
maglietta. “Certo che non demordono mai…sono proprio rompicoglioni fino
all’osso” aggiunse, lasciandosi cadere nella sabbia soffice. A meno di un metro
era seduto Kanon.
Non vi fu una
parola, da parte del ragazzo.
La biondina
sospirò, restando in silenzio, lo sguardo sui riflessi infuocati del sole
nell’acqua.
Cosa l’avesse
spinta a cercarlo lì, nemmeno lei lo sapeva e, ora che l’aveva trovato, non
sapeva come comportarsi.
Altro
sospiro, per prendere coraggio, come un paracadutista che si prepara al salto
nel vuoto.
“Io…io…io
avevo pensato ad un discorso da fare adesso…Ma non me lo ricordo. Perché ci sono
momenti in cui ti rendi conto quanto le parole siano superficiali ed inutili,
quando hai da esprimere la confusione che senti dentro. Lo so, sto dicendo un
mucchio d’idiozie, e tu magari nemmeno hai l’intenzione di ascoltarmi, e ne
avresti ogni sacrosanta ragione…”
Kora tacque,
incapace di proseguire oltre. Non un segno di variazione del suo cosmo, ma era
sicura di avere lo sguardo di Kanon su di sé, la sua attenzione concentrara su
ogni suo più lieve respiro.
E lei non
aveva il coraggio di guardarlo in faccia.
“Parla” disse
d’improvviso la sua voce, facendola trasalire. “Per favore” aggiunse poi, in un
sussurro.
Lentamente,
la ragazza riprese. Le parole venivano da sé, come se nemmeno fosse la sua bocca
a pronunciarle, ma direttamente il suo cuore.
“Ieri…Sono
stata una vera idiota. Mi sono comportata da egoista, ho pensato solo a me
stessa, e ho sragionato completamente, ho rischiato di farti male… Me ne sono
fregata di tutto e di tutti, non mi sono nemmeno curata di…ascoltarti…E adesso
con quale pretesa oso parlarti, per chiederti di venire a Roma con me, per la
missione…Come posso biasimarti se ora tu non voglia più nemmeno avere tra i
piedi na cretina egoista come me…Come…”
Ammutolì,
quando sentì un braccio passarle attorno alle spalle e, un attimo dopo, il suo
fianco contro il torace di Kanon e la testa appoggiata alla sua spalla, stretta
dalle sue braccia.
“Non serve
che tu dica altro, non ce n’è bisogno. Mi dispiace Kora…Se ti avessi detto tutto
prima…Se ne avessi avuto il coraggio…Ci sono cose del mio passato che non posso
cancellare. Colpe, macchie indelebili. Perdonami, se puoi” mormorò Kanon,
posando una guancia sui capelli dorati, passando le dita fra quelle ciocche di
seta.
Stettero a
lungo in silenzio, senza muoversi, ascoltando l’uno il respiro dell’altra.
“Dove hai
detto che si va?” chiese d’improvviso Kanon.
“A Roma”
“Doko ti ha
permesso di uscire dal Santuario e continuare la ricerca?” domandò stupito il
saint.
Kora scosse
lievemente la testa:”Ma che Doko…Io quando ho una questione da risolvere vado
alla sorgente, non dallo zerbinetto di turno” disse, con un sorrisino
eloquente.
“Hai
parlato…con Atena?”
“Oserei dire sì, madama aveva tutto l’interesse di starmi a
sentire. Rispondo direttamente a lei, ora. Anzi, rispondiamo entrambi a lei, perché ci sei dentro anche tu in questa
faccenda”
Kanon le
prese il delicatamente il mento con una mano, costringendola a voltare la testa
ed a guardarlo negli occhi. Occhi che riflettevano il mare.
“Sei sicura
di ciò che dici? Sei certa di potere…di voler fidarti ancora di me, Kora? Io non
mi fido di me stesso” mormorò in un sussurro.
La ragazza lo
guardò a lungo, prima che un sorriso si disegnasse sulle sue labbra.
“Dove lo
trovo un altro fuori di testa disposto a sopportate i miei problemi
esistenziali? O meglio…Sarei capace di volere qualcun altro?”
Kanon rise, e
con una mano le scompigliò i capelli:”Sono onorato di riassumermi l’incarico…È
sempre stato il mio sogno, fare il babysitter”
Kora gli
assestò una gomitata nelle costole.
“La solita
manesca! Stai ferma che ne ho già prese a sufficienza ieri!”
“Hai ragione
–disse lei divertita- Ma, sai come si dice. Ieri era ieri. Oggi, è un altro
giorno”
Kanon la
guardò ridere, negli occhi la luce danzante del tramonto. L’aveva perdonato.
“Torniamo
al Santuario, amazzone. Ci aspetta un viaggio da riprendere”
E Mizar c’è! È tornata, in direttura d’arrivo con gli esami
di Maturità, di cui ora manca solo l’orale. È stata assente per un po’, ha
ritrovato l’ispirazione. E ringrazia tutte le persone che l’hanno aspettata.
Grazie mille, dal cuore.
Mizar*89
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