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Era un marzo freddo, di quelli in cui se non ti copri per bene rischi di
morire congelata
Salve a
tutti!
Nonostante
parecchie fanfiction in corso d’opera, ci tenevo a pubblicare anche questa, la
mia prima su Bleach, un manga che adoro con tutto il
cuore! Ho già iniziato a scriverla da parecchio, quindi
almeno 6/7 capitoli sono già belli che pronti! Preciso che i primi non
mi piacciono un gran che… ma forse perché il bello (dipende dai punti di vista!)
inizia verso il quarto! I primi sono semplicemente di introduzione
alla storia… spero che non facciano così schifo come sembrano a me! :-/
Ho messo un
rating arancione perché in futuro potranno esserci scene crude di sangue (non
tanto crude, ma vabbè!) e… boh, tra vedere e non
vedere, preferisco metterlo! xD
Altra
precisazione: tra i personaggi principali avrei dovuto metterli praticamente tutti… ma mi sono limitata a quello “più
importante”… eh eheh*_*
Un’ultima
cosa prima di iniziare: il titolo è preso da una canzone bellissima dei Darkness, Love isOnly a Feeling, appunto! E dato che non so mai che titoli dare alle mie fanfiction…
ripiego sempre su canzoni! XD
Non credo
ci sia altro da dirvi, ho scritto anche troppo! Vi
auguro una buona lettura, non addormentatevi nel mentre
;___;
Kenjina.
Capitolo I
Era un marzo freddo, di
quelli in cui se non ti copri per bene rischi di morire congelata. Forse un
marzo così freddo non l'avevo mai trovato. Di solito pioveva a dirotto in mesi
come gennaio e febbraio, e se si era fortunati, cadeva anche un po’ di neve. Il
cielo era terso, veramente scuro, e prometteva l'ennesimo temporale della
settimana. Erano quattro giorni di fila che pioveva. Ho sempre odiato i
temporali, con i tuoni che ogni volta mi fanno sobbalzare e perdere tre anni di
vita. Adoravo, invece, guardare la pioggia leggera d'estate, perchè era così
lieve e così delicata che ogni volta mi incantavo
nello seguire i suoi movimenti. Un po’ come guardare una ballerina di danza
classica che si muove con grazia e sicurezza sul suo palcoscenico.
Avevo appena aperto il
portone di casa, che una folata di vento mi fece
rabbrividire. Mi strinsi nelle spalle, avvolgendomi meglio la mia sciarpa
colorata, morbida e calda. Mi piaceva tanto il calore che mi dava. E poi era tutta colorata, e l'adoravo anche per quello. Mi
piacciono tanto i colori e non ho mai perso occasione per mostrarlo al mondo.
Sempre tinte sgargianti ed accese, proprio come il mio carattere. Non mi
arrabbiavo spesso e cercavo sempre di sopportare tutto. Parlo al passato perchè
ci sono state numerose circostanze in cui la mia pazienza ha superato il
limite, e come la maggior parte delle persone a questo mondo, sono diventata un po’ più suscettibile e orgogliosa. Molto.
Ma di questo ne parlerò più avanti.
Mi sistemai meglio la
borsa a tracolla che ormai conteneva pochi libri, dato che la fine della scuola
si stava avvicinando. Due settimane di vacanze non me le avrebbe tolte nessuno.
Fortunatamente gli insegnanti erano stati accorti e avevo preparato i test con
largo anticipo, così che non ce li trovassimo tutti
insieme.
Frequentavo la seconda liceo a Karakura, un piccolo pezzo di Tokyo. Era
una cittadina molto carina e tranquilla. Certo, il traffico non mancava, ma mi
piaceva vivere lì. Abitavo vicino ad un parco giochi, ogni pomeriggio vivo di
bambini e genitori che passavano il loro tempo libero lì. Anche
io da piccola giocavo sempre tra altalene e alberi vari. Ero anche arrivata ad
arrampicarmi sull'albero più alto, una bellissima quercia centenaria. I suoi
rami grossi e numerosi erano uno spasso per me. Quante sgridate mi sarò presa ogni qual volta avevo rischiato di cadere giù.
Mia madre rimaneva terrorizzata ogni volta! E io finivo sempre per ridere e rassicurarla che stavo bene.
Ci passai affianco, ricordandomi di tanti altri momenti della mia
infanzia, ma un brivido mi percosse il corpo. Mi fermai. Che strana e brutta
sensazione ebbi in quel momento. E' solo freddo, avevo pensato.
Del resto la divisa scolastica, seppur invernale, era una gonna svolazzante che
mi faceva prendere un bel po’ di aria tra le gambe!
Ripresi a camminare,
cercando di non pensare alla sensazione di prima. Per un attimo ebbi la
sgradevole impressione di non conoscere più quel parco giochi, che fosse diventato a me ostile.
Salutai la proprietaria
del negozio di frutta e verdura lì vicino, una donna
sulla sessantina e abbastanza robusta, ma con un cuore enorme. Era sempre così
gentile, la signora Musashi, con quel suo sorrisone schietto e gli occhi neri e
vispi.
Camminai velocemente per
le vie ancora poco affollate, stando attenta alle numerose pozzanghere che mi
ostacolavano la strada. Un'altra cosa che da piccola facevo:
saltarci sopra, con conseguente strillo di mia madre. Adoravo bagnarmi i
piedini nelle pozzanghere, e poco mi importava se
rovinavo le scarpe o mi bagnavo le calze! Mio padre, invece, si limitava a
sorridere, facendo imbestialire ancora di più la mamma. Che
poi alla fine si arrendeva sempre.
-
Tomoe-san!
Tomoe-san! - mi sentii chiamare da una voce femminile e che conoscevo.
- Orihime-chan! Quante
volte ti devo dire di non chiamarmi Tomoe-san? Mi sa di vecchietta! - la
rimproverai per l'ennesima volta.
Orihime Inoue era una bellissima ragazza quindicenne, dai lunghi capelli castani
chiari, quasi rosso-arancione. Era sempre sorridente e allegra. Un po’ tontolona a volte, ma veramente buona e simpatica.
Frequentava la prima liceo, e molto spesso andavamo a
scuola insieme.
- Scusa Narumi-chan! E'
che mi viene spontaneo... sei più grande di me! - disse lei innocentemente.
Sorrise imbarazzata, grattandosi la nuca.
La guardai bonariamente.
- Ok, ok, sono vecchia, ho capito... chiamami anche nonna, su. -
La feci scoppiare a ridere e,
tra battute e chiacchierate, arrivammo a destinazione.
- Buona giornata
Narumi-chan! - esclamò lei, salutandomi con una mano e andando per la sua
strada.
- Altrettanto a te,
Orihime! -
Scossi la testa, ridendo,
quando la vidi diventare rossissima nel vedere un
ragazzo che io conoscevo poco, ma che sapevo piacere tanto a lei. Un certo Kurosaki Ichigo, un ragazzotto alto e dai capelli dello
strano colore arancione. Avevo sentito qualche storiella su di lui, del
tipo che numerose volte si era cacciato nei guai proprio per via dei suoi
capelli. Non che lui lo volesse, ma evidentemente non
piacevano ai teppistelli di turno.
Entrai nell'edificio del
liceo, una costruzione moderna ma che non peccava di classe. Salutai qualche
viso conosciuto e mi diressi alla mia aula.
Non feci in tempo a
mettere piedi nella classe che, come una furia, Yumi mi prese
per il braccio e mi trascinò da una parte.
- Ti devo parlare, assolutamente! - esclamò, mentre metà
della scuola si girava incuriosita.
- Buongiorno anche a te,
Yumiko! - dissi, cercando di tenerle passo.
Ci fermammo in un
corridoio dove c'era poca gente. Ogni tanto (cioè
quelle cinque volte su sei) la mia migliore amica Yumi mi prendeva da parte e
mi faceva il resoconto dettagliato della serata precedente, o di qualcosa di
fantasmagorico. Yumi era una bella ragazza, un po’ stramba in effetti, con i
capelli neri e ciocche dai riflessi blu. Adorava la pelle e il nero e infatti molto spesso la scambiavano per una teppistella che
non aveva altro da fare che lanciare occhiate truci e ascoltare metal. Ma nonostante le apparenze da dura, Yumiko (o Yumi, come adoravo chiamarla)
era una persona buonissima come il pane, dolce come il miele. Era
sensibilissima e capitava che la trovassi in lacrime per fatti anche poco
importanti.
- Com'è andata ieri? - le
chiesi, anticipandola.
I suoi occhi
all'apparenza freddi e di un bellissimo colore blu, si illuminarono
tutto d'un tratto.
- Narumi, non puoi capire... Guarda! - disse con occhioni luccicanti e
alzando un poco la camicetta bianca della divisa. Come sempre la giacca la
lasciava in classe, giusto per sottolineare la sua
aria un po’ ribelle e contro le regole.
Il tatuaggio era piccolo
ma grazioso: un cavallo nero che si impennava e un
albero sullo sfondo, bianco e rigoglioso.
- Non è bellissimo? - mi
chiese, abbassandosi a guardarmi meglio, come se volesse aiutarmi a dare la
risposta.
Rimasi a contemplarlo e,
sebbene mai avrei fatto un tatuaggio, quello di Yumi mi piaceva troppo!
- Veramente bellissimo. -
dissi convinta. Si, era un gran bel disegno. - Ha un particolare significato? -
Yumi scosse la testa,
guardandoselo per un po’. - No, semplicemente mi piaceva. E
poi sai quanto amo i cavalli, no? -
Ammiccai e, al suono
della campana, ci avviammo in classe.
Non avrei mai pensato che
tutto sarebbe successo nelle ore successive, apparentemente tranquille.
* * *
Avevamo scoperto che
l'insegnante della seconda e terza ora non era
presente e, per la gioia di tutti, ci saltammo due noiosissime ore di storia.
Yumi si sedette sul banco
di fronte al mio, insieme ad altri nostri compagni di
classe. Avevamo intavolato un'interessante discussione sull'ambientalismo ed
entrambe, fermamente convinte che le balene non dovessero essere toccate
neanche con una piuma, cercammo di far valere le
nostre teorie sugli altri, dato che la maggior parte dei nostri compagni di
classe mangiava carne di balena e ne andava matta. Ma dopo una decina di minuti
decidemmo di lasciar perdere, dato che neanche una
pistola puntatagli sulla nuca avrebbe potuto fargli cambiare idea.
Guardai distrattamente fuori dalla finestra e notai, con una certa tristezza, che
le previsioni che avevo fatto quella mattinata erano vere. Stava nuovamente
piovendo.
- Dov'è
che volevi andare tu, stasera? - chiesi mogia mogia a Yumi. Anche lei si voltò a guardare il cielo
scuro e che non ne voleva sapere di lasciare spazio ad un timido sole, che comunque non faceva nulla per far valere la sua autorità nel
cielo.
Sbuffai mentalmente.
Avevamo deciso che saremmo andate al padiglione della musica, quella sera.
Avrebbero messo in vendita vinili degli anni '70-'80 e avremmo fatto numerose
compere. Ma con questo tempo era molto probabile che
non si sarebbe fatto nulla.
Poi entrò in classe una
bidella, con un foglio in mano. - La signorina Tomoe Narumi, è in classe? -
chiese.
Alzai lo sguardo verso di
lei, e mi avvicinai. - Sono io, mi dica. -
- Dovresti
avvicinarti alla palestra, la professoressa Odomo vorrebbe parlarti. -
Annuii e dissi
velocemente la cosa a Yumi, per poi dirigermi verso la palestra. La
professoressa Odomo era sia la mia professoressa di educazione
fisica, ma anche la mia allenatrice di basket. Ebbene
si, giocavo a basket e anche bene! L'altezza e l'agilità me lo consentivano, e poi era una delle mie più grandi passioni.
Evidentemente doveva dirmi qualcosa sulla prossima partita.
Attraversai velocemente
il giardino che separava il mio liceo dalle palestre e dai campetti. La trovai
nella palestra maggiore, che dava istruzioni alla classe di Orihime.
- Signorina Kuchiki, deve
correre, ha capito? Correre, su!! - gridò la
professoressa, rivolta ad una piccoletta che non ne voleva sapere di correre.
- E
perchè dovrei? - esclamò la ragazza.
Non seppi se rimanere
seria per rispetto alla professoressa, o ridere per la domanda della ragazza.
Sembrava scesa dalle nuvole. Come scese dalle nuvole anche la prof. Odomo.
Il ragazzo dai capelli
arancione prese la ragazza per la collottola e la fece correre per forza.
- Stupida, fai quello che
ti dice. Stiamo facendo lezione, Rukia! - le disse.
Scossi la testa,
allibita.
- Narumi-chan! - mi
salutò Orihime. Le sorrisi di rimando, poi la professoressa
si rivolse a me.
- Tomoe, dovrei parlarti
della squadra. - mi dice, guardandomi con i suoi occhi
castano-verdi. - L'anno prossimo sarai tu il capitano e io ripongo molta fiducia in te. Mi aspetto grandi cose. -
Annuii, interiormente
felice per quelle parole. La professoressa Odomo non era
certo una che elargiva complimenti a tutti.
- Ed
è per questo che voglio metterti ulteriormente alla prova. - continuò a dirmi,
con una strana luce negli occhi.
La osservai incuriosita.
Voleva mettermi alla prova?
La donna lanciò uno
sguardo verso la classe che stava facendo educazione fisica. - Questa settimana
io sarò molto impegnata con delle faccende scolastiche, e
molto spesso risulterò assente. Vorrei che tu mi sostituissi. Giusto per testare le tue capacità di saper tenere e controllare
una "squadra", per così dire. -
Sbarrai appena gli occhi,
assaporando le sue parole. Avrei dovuto fare da insegnante? Io?
- M-mi
scusi, ma... ecco... - cercai di dire qualcosa, ma non sapevo bene neanche io
cosa.
- Non preoccuparti della
scuola. Ho già parlato con il resto del consiglio di classe e son tutti
d'accordo. - concluse lei. Sicuramente era una
richiesta che non ammetteva repliche, e io non mi opposi.
- Ragazzi! Su, venite qui, un attimo. - gridò lei, richiamando l'attenzione dei
suoi studenti. I ragazzi si avvicinarono a lei, aspettando che parlasse. -
Ragazzi, lei è una studentessa del secondo anno, Tomoe Narumi. Oltre che essere
una mia allieva è anche il futuro capitano della
squadra di basket della nostra scuola. Come saprete, questa settimana io non ci
sarò, e l'ho incaricata di farvi lezione al mio posto.
-
Guardai gli occhi di
ognuno di loro, cercando di capire che sensazione aveva prodotto questa novità.
E mi sentii un po’ a disagio nel constatare che tutti
mi fissavano con curiosità. Alcuni ragazzi sorrisero tra di
loro, altri sbuffarono, probabilmente perchè speravano in un po’ di riposo.
Orihime mi guardò felice
e mi fece il segno della vittoria. Affianco a lei c'era Tatsuki, una bella
ragazza che conoscevo perchè faceva karate con Yumi.
Il rossino invece non sembrava molto interessato, intento a battibeccare con la
piccoletta di nome Rukia. Altri due ragazzi, invece, uno molto alto e grosso e
l'altro con gli occhialini da intellettuale, ascoltavano interessati.
Magari non sarebbe stato
neanche tanto male, in fondo.
* * *
La mia prima lezione si
tenne due giorni dopo la notizia. Yumi era felicissima per me e aveva
continuato a ripetermi l'in bocca al lupo per diverse decine di volte. Era
proprio un tesoro quella ragazza.
Arrivai in palestra in
orario. La classe era già arrivata e, come mi videro, si avvicinarono
a me.
Inizialmente mi sentii un
po’ ridicola. Indossavo una tuta da ginnastica, un po’ larga in effetti, e
tenevo al collo un fischietto e il cronometro. E anche
i ragazzi si accorsero del mio imbarazzo.
- Buongiorno Tomoe-san! -
esclamò Orihime, ammiccando. Sorrisi al suo solito modo di
chiamarmi. Forse per questa volta potevo perdonargliela.
- Allora, ragazzi. Come sapete già io sono provvisoriamente la vostra insegnante.
Chiamatemi anche Narumi, non c’è bisogno dei convenevoli! -
Annuirono, rilassandosi
un po’. Feci l'appello e diedi le prime istruzioni: correre per tutta la
palestra per dieci minuti e fare stretching per cinque. Dopo avrei intavolato
una bella partita di pallavolo.
Li osservai
mentre lavoravano. Sembrava una classe tranquilla, non di quelle scalmanate che non perdeva occasione per far uscire di testa
l'insegnante. Mentre li guardavo notai che improvvisamente la
piccoletta allungò il passo, avvicinandosi a Kurosaki. Lo prese per la
manica e, quando furono entrambi vicino a me, Rukia esclamò: - Scusi tanto
Tomoe-san, ci siamo dimenticati una cosa in classe, torniamo subito!! - e sparirono alla mia vista.
Era ovvio che era tutta una messa in scena! Iniziavo
bene, due studenti marinavano la mia ora di lezione!
- Ehi, voi due, fermi!! - gridai. Niente. Non tornarono indietro, come avevo
immaginato.
Una mano si appoggiò al
mio braccio. - Narumi-chan, non preoccuparti. Kurosaki-kun e Kuchiki-san sono brave persone, non lascerebbero
la classe senza un motivo preciso! -
- Ciò non toglie che se
ne siano andati senza prima avere una mia risposta. -
replicai contrariata. Continuai a guardare verso la direzione in cui erano
spariti, in pensiero.
Usai il fischietto per
far radunare la classe intorno a me. - Ragazzi, prendete un pallone e giocate a
pallavolo, basket... quello che volete. Basta che al
mio ritorno siate tutti interi e non rompiate nulla. Intesi? -
Loro annuirono, contenti
del fatto che avevo interrotto la corsa a metà e gli stavo dando carta bianca.
Mi incamminai velocemente
verso l'esterno della palestra e persi un battito. Kurosaki e Kuchiki erano all'ombra
di un albero, apparentemente addormentati. Mi diressi furente verso di loro,
pronta a fargli il lavaggio di cervello. Ma le parole mi morirono in gola quando nessuno dei due si mosse ai miei richiami.
Fermi. Immobili. Erano per caso svenuti?!
Non feci in tempo a
gridare aiuto che i miei occhi videro una cosa incredibile: c'erano due ragazzi
vestiti di nero che correvano per i campetti della scuola, e uno dei due aveva
capelli arancioni! Quanti ragazzi c'erano in giro con dei capelli così?
Presi a correre verso la
loro direzione. Ma un pensiero mi attraversò fulmineo
la mente: come poteva essere Kurosaki se era sotto quell'albero?
Continuai la mia corsa e,
svoltato l'angolo, vidi i due brandire quelle che sembravano spade. Quella del
ragazzo era molto grande e lunga, quella del suo compagno
(Rukia, forse?) era bianca e bellissima.
Guardai oltre le loro
figure e vidi un essere mostruoso, alto quanto una casa di due piani. Era
completamente nero, con un buco centrale. Non riuscii a capire cosa fosse.
Ichigo saltò abilmente,
puntando la sua spada verso il petto della creatura, proprio nella stessa
direzione del buco nel petto. Il ragazzo riuscì a squarciare il mostro e si
asciugò la fronte con una manica del kimono nero.
- E
anche questo è andato. Torniamo in palestra. - disse lui, voltandosi verso la
ragazza.
- V... voi... - cercai di
dire.
I due si voltarono di
scatto, e rimasero sorpresi nel vedermi.
- Tu... ci puoi vedere? -
mi chiese Rukia. La domanda mi lasciò senza parole.
- Certo che posso! Che
diavolo stavate facendo? E soprattutto chi siete? Kurosaki e Kuchiki li ho visti di là...! -
Ichigo sospirò,
volgendosi a Rukia. - Chikan della Memoria? -
Lei annuì e tolse da una
tasca del kimono un oggetto non ben identificato. Sembrava un giocattolo che
aveva una sorta di paperella in una molla che si muoveva ad ogni minimo
movimento.
- Prima restrizione:
ostruzione! - disse lei, puntando l'indice ed il medio della mano verso di me.
Mi sentii come legare da una fune immaginaria, e le
mie braccia di posizionarono dietro la schiena. I muscoli del mio corpo
implorarono pietà, dato che la posizione non era delle
migliori. Ma quello che più mi stupiva era il
come e il perchè mi stava succedendo tutto quello. Caddi a terra, gli occhi
sbarrati.
- Dovresti guardare qui,
Tomoe-san. Non sentirai nulla. - mi disse gentile Rukia.
Scossi violentemente la
testa. Non avrei guardato quella diavoleria. Mai e poi mai!
- Tomoe, non farle usare
la forza. - mi ammonì il ragazzo. Rukia si stava inchinando verso di me, quando
qualcosa la fermò.
- Ichigo... lo senti
anche tu? - disse la piccola ragazza, continuando a guardarmi.
Anche lui si fece attento e
sembrò concentrarsi. - Il suo reiatsu... è forte... -
- Quello che mi stupisce
è che anche lei abbia un reiatsu... e così potente poi... -
- Di...
di che cosa state parlando?! - cercai di dire. Reiatsu? Che cos'era? Perchè mi stavano guardando così?
- Aspetta, non usare il
Chikan. - disse istintivamente Ichigo, bloccandole il braccio. Rukia lo guardò
interrogativa, ma non fece in tempo a dire una sillaba che il ragazzo la prese
per la vita, mente una luce accecante si sprigionò da me. Mi ritrovai in piedi,
senza più quella strana sensazione di movimenti
legati.
- Ti sei liberata...? - mi chiese Rukia, senza parole.
- Sensazione di deja-vu.
- commentò lui.
- Ragazzi, mi volete
spiegare che sta succedendo!? - chiesi, al limite della pazienza. Volevo capirci qualcosa,
maledizione!
Mi guardarono senza dire
una parola, mentre cercavo di riprendere fiato. La situazione di prima mi aveva
scossa parecchio.
- Non è il luogo adatto,
questo. Seguici. - mi disse Ichigo, voltandomi le spalle.
Ehilà!
Torno dopo un paio di giorni, perché voglio velocizzare i primi capitoli (che
come ho già avuto modo di dire non mi piacciono tanto!).
Vedo con
sorpresa che Yumi è piaciuta molto, non le l’aspettavo! *_* Grazie a
Valeriana e Ino_chan per aver commentato! Spero di
non deludervi ç_ç
Buona
lettura,
Kenjina.
Capitolo II
Confusione. Tanta
confusione.
Ecco quello che sentivo.
Stavo seguendo quei due ragazzi, se così potevo definirli, verso un luogo
sconosciuto. E stavo in silenzio, proprio come mi aveva detto Ichigo. Ma le
domande nella mia mente si affollavano senza controllo. Che stava succedendo?
Chi erano in realtà Ichigo e Rukia? Che cos'era quell'essere così spaventoso
che prima hanno eliminato? E tante, tante altre. Speravo di ricevere una
risposta a tutti i miei dubbi.
Arrivammo in una parte
isolata della scuola. Forse non ne conoscevo neanche l'esistenza.
Ichigo si sedette per
terra, con la schiena poggiata contro il muro dell'edificio, le gambe larghe,
di uno stanco e che non aveva voglia di niente. Rukia, invece, rimase in piedi.
Mi venne da sorridere quando notai con simpatia che la ragazza raggiungeva
l'altezza di lui, che era seduto. Era proprio piccolina. Piccola, ma
agguerrita.
Mi sentii addosso lo
sguardo nocciola di Ichigo, che mi lanciava un'occhiata sbieca. - Hai mai
sentito parlare di Shinigami? - mi chiese, passandosi distrattamente una mano
sui capelli arancioni.
Scossi lentamente la
testa, mentre i punti interrogativi nella mia mente aumentavano ormai senza
freni.
- Uno Shinigami è un Dio
della Morte. E noi lo siamo. - mi spiegò semplicemente Rukia.
Non dissi nulla. Forse mi
stavano prendendo in giro. Forse stavo sognando. O forse era tutto vero, e
semplicemente ero troppo stupita per crederci.
- E... cosa sareste con
esattezza? - chiesi, con voce flebile.
- Abbiamo il compito di
purificare le anime degli Hollow, spiriti malvagi che si formano dalle anime
corrotte di un umano. Una volta fatto, li portiamo nella Soul Society, che
sarebbe una sorta di Paradiso. - continuò Rukia.
Continuai a non dire una
parola, cercando di riordinare le idee. La ragazza proseguì nel racconto. Mi
disse che Ichigo non era un vero e proprio Shinigami, poichè lei gli aveva
trasferito i suoi poteri in un momento di difficoltà. Da quel momento era diventato
uno Shinigami come gli altri, molto potente ma anche molto odiato. Per questo
motivo lei aveva anche rischiato la condanna a morte, se non fosse stato per
lui che l'aveva prontamente portata in salvo. I corpi che avevo visto all'ombra
di quell'albero erano i loro gigai, cioè dei corpi artificiali che servivano
agli Shinigami per stare sulla terra. La loro anima da Shinigami si trovava,
invece, davanti ai miei occhi.
Ascoltai la storia, via via rendendomi conto che quello che stavo vivendo non era pura
invenzione. Avevo visto un hollow, da quello che avevo capito, e avevo visto
anche loro due combattervi contro ed infine ucciderlo. Non poteva essere solo
frutto della mia immaginazione. Fatto sta che ero ancora molto confusa e
scettica.
Mi ricordai del motivo
per cui Rukia non aveva continuato nel suo lavoro di cancellarmi la memoria, e
le chiesi spiegazioni. I due si guardarono, velocemente.
- Abbiamo sentito il tuo
reiatsu esplodere. - mi disse Ichigo. Vide la mia espressione farsi
indagatoria, dato che non capivo quello che volesse dire. - In parole povere,
il reiatsu è il potere spirituale. E ci è sembrato strano che tu lo abbia così
forte. Prima non ci siamo accorti di nulla. -
- Forse è venuto fuori in
un momento di paura, come quello di prima. - ipotizzò Rukia.
Aggrottai la fronte,
facendo concorrenza al ragazzo. Anche lui, infatti, aveva le sopracciglia
perennemente aggrottate, dandogli l'aria di chi è sempre imbronciato.
- Quindi tutto questo che
vuol dire? - chiesi, sbattendo velocemente le palpebre. Era una sorta di tic
che mi veniva ogni volta fossi agitata o preoccupata.
- Ancora non lo sappiamo.
- disse il ragazzo. - E' per questo che non ti abbiamo voluto cancellare la
memoria. -
Annuii dubbiosa.
Passarono alcuni secondi di silenzio. Che fu lo Shinigami ad interrompere. -
Beh, le cose principali te le abbiamo spiegate. Forse è meglio tornare in
palestra dagli altri. -
Acconsentii e ci avviammo
verso la palestra. Ichigo e Rukia ripresero possesso dei loro corpi e
raggiungemmo il resto della loro classe, che stava giocando a pallavolo.
- Si può sapere
dov'eravate finiti? - chiese il ragazzo con gli occhiali, Ishida.
Un'occhiata eloquente da
parte di Ichigo gli fece capire tutto. Allora anche lui sapeva? E chi altro era
a conoscenza di questa situazione?
Sospirai profondamente.
Non avevo più voglia di pormi domande. Ero stanca e stupita, e cercai di
pensare ad altro. Mi aiutò in questo un ragazzotto impertinente, alto e dal
viso prepotente, che voleva sfidarmi in un uno contro uno a basket.
Sorrisi al ragazzo, che
sperava di mettermi in ridicolo davanti agli altri. Ma non avevo voglia di
farmi mettere i piedi in testa da un pivellino. Accettai la partitella. Alla
fine dello "scontro" il ragazzo se ne andò a testa bassa. Io, del resto,
l'avevo avvertito.
Subii mille complimenti
da parte di Orihime, anche se la mia testa tornò nuovamente all'episodio di
qualche decina di minuti prima. Le sorprese per quel giorno erano state anche
troppe. Ma ero sicurissima che non sarebbero finite così facilmente.
Non mi sbagliavo.
* * *
Stavo tornando a casa da
sola, dopo quella giornata estenuante. Per tutta la mattinata il pensiero degli
Shinigami non mi aveva abbandonata, ma si faceva strada sempre più in
profondità nella mia mente. Sospirai rumorosamente, mentre svoltavo l'angolo ed
entravo nella via di casa. Passai vicino al parco giochi. Strano, non c'era
nessuno. Eppure erano le quattro e mezza passate del pomeriggio. Mi fermai
all'ombra del mio albero preferito e mi sedetti, esausta fisicamente e mentalmente.
Chiusi gli occhi per riposarmi un po’. C'era un'insolita calma quel giorno al
parco. Strana, ma mi piaceva. Mi rilassava la mente e l'anima. Cercai di non
pensare a nient'altro se non alle vacanze che si stavano avvicinando sempre di
più, ma non potei farlo, perchè nuovamente la sensazione di oscurità mi
avvolse. Che mi succedeva? Era la seconda voltache questo parco mi dava una sensazione strana e sgradevole. Di solito
mi ispirava tranquillità e protezione. Ora era l'esatto contrario.
Aprii leggermente gli
occhi, cercando di trovare qualcosa che mi aiutasse a capire. Nulla. Il parco
era deserto. Forse era questo che faceva nascere in me quest'inquietudine? Non
feci in tempo a rispondermi che vidi un ombra veloce attraversare il parco. Mi
irrigidii nella mia posizione. Che cos'era? Un gioco di luci? Un animale che
non aveva fatto alcun rumore?
Mi alzai lentamente,
andando verso il punto in cui l'ombra era sparita. Volevo sparire anche io, ma
la curiosità e la tentazione di scoprire qualcosa in più era forte. Appoggiai
una mano sul tronco di un albero e feci capolino da esso, cercando qualcosa che
non conoscevo nemmeno io. Poi una sensazione di gelo mi fece rabbrividire.
Sentivo qualcuno alle mie spalle. E infatti un ombra oscurò la mia. Con gli
occhi sbarrati per la paura e il corpo che tremava, mi voltai lentamente e mi
trovai di fronte un... hollow?
Era spaventoso. Alto il
doppio di me, aveva le sembianze di un uomo deformato. Era grosso e scuro. Il
buco, tipico degli hollow, come mi avevano spiegato Ichigo e Rukia, era sulla
base del collo. E una maschera gli ricopriva l'intero viso, se così si poteva
chiamare.
- Finalmente un pasto
degno di essere tale. - sibilò l'essere, con voce spaventosamente bassa. - Il
tuo potere spirituale è elevato, ragazzina. Diventa parte di me! -
Feci un passo indietro,
poi un altro e un altro ancora, fino a che non iniziai a correre. L'hollow rise
malignamente.
- Non mi puoi scappare!
Ormai ti ho trovata e sarai mia! - gridò, soddisfatto.
- No!! - esclamai, quando
sentii una delle sue grosse mani che mi stringevano il braccio. Mi buttò a
terra, facendomi sbattere violentemente la testa.
- Non sentirai nulla,
tranquilla! - continuò lui, mente una lingua enorme e lurida usciva dalla bocca
tremendamente grande.
- Vai via!! - gridai,
allungando le braccia verso di lui, come se volessi usarle da scudo. Una luce
si sprigionò dal palmo della mia mano destra e, in una nuvola di fumo, mi
ritrovai a brandire due spade lunghe e lucenti. L'hollow fece qualche metro
indietro, spaventato per questo improvviso colpo di scena. Io ero più stupita
di lui.
Sentivo una carica
fluirmi nelle vene, e l'adrenalina salire a mille. Come l'essere si avvicinò
nuovamente a me lo colpii con forza in pieno petto e si disintegrò sotto i miei
occhi.
- Tomoe!! - mi sentii
chiamare. - Che... -
Rukia smise di parlare,
sbigottita. Ichigo era con lei, e al loro seguito arrivarono anche Orihime,
Ishida e il ragazzo alto e grosso, che tutti chiamavano Chad.
- Sei diventata... uno
Shinigami? - si domandò Ichigo.
Sbarrai gli occhi e mi
guardai: indossavo un kimono molto simile a quello di Ichigo e Rukia, con la
differenza che questo era completamente bianco, tranne nei bordi, in cui era
nero.
- Non sembrerebbe. -
affermò Rukia. - E non lo dico solo per il colore del kimono. Il tuo reiatsu è
molto forte, si sente, ma è di un'intensità differente da quella degli
Shinigami. -
- Quindi? - chiese
Ishida, sistemandosi gli occhialini rettangolari.
- Quindi non saprei bene.
Dovremmo portarti nella Soul Society per chiedere l'intervento dei capitani e
del consiglio. - continuò la ragazza.
- La... Soul Society? -
chiesi. Sarei dovuta andare nella Soul Society? In quale situazione mi stavo
cacciando? Era successo tutto troppo in fretta, tutto troppo velocemente... che
dovevo fare? Dovevo seguirli?
Nuovamente mille domande
affollarono la mia mente.
- Il portale si aprirà
fra tre giorni. - disse Rukia, facendomi ritornare alla realtà.
- Bene. Allora dovremo
aspettare poco. - disse Ichigo.
Orihime si avvicinò a me,
quasi preoccupata. - Narumi-chan, sei ferita alla spalla! -
Non feci in tempo a
ribattere che non era nulla, di non preoccuparsi, che la vidi allungare le
braccia verso la parte lesa della spalla, disse qualcosa che in un primo momento
non capii e, dopo qualche secondo, la ferita provocata dall' hollow sparì. Non
rimase nulla: ne sangue (tranne quello che aveva sporcato la divisa
scolastica), ne cicatrici... sparita nel nulla...
La guardai incredula,
senza sapere che dire. Mi precedette lei, spiegandomi che aveva il potere di
guarire le ferite e di ricomporre i corpi. La ringraziai moltissimo e,
nonostante, tutto non rimasi tanto stupita. Stavano succedendo tante cose così
strane che ormai non mi stupivo più. Scoprii, poi, che Ishida era un Quincy, un
essere potente quasi quanto uno Shinigami, e che Chad aveva un braccio molto
energico che squarciava qualsiasi cosa con un piccolo sforzo.
Tutto ciò era così
strano, così incredibile. Tuttavia la cosa mi incuriosiva parecchio.
- Torniamo a casa. -
disse Ichigo, voltandoci le spalle. Sembrava sempre così arrabbiato con il
mondo...
Lo seguimmo, parlottando
tra di noi.
- Narumi-chan, guarda
cosa ha fatto per me Ishida-kun! - esclamò Orihime, prendendo qualcosa da una
busta. Mi mostrò un completino bianco e decorato con striscioline celesti e
blu, molto grazioso e ben rifinito.
- L'hai fatto tu? -
chiesi al ragazzo. - E' carino! -
- Si, in effetti me la
cavo... - disse, sistemandosi gli occhiali. Sembrava il saputello di turno
quando faceva quel gesto!
Orihime era felicissima
di elogiarlo, parlandomi di un pupazzetto che si era rotto e che lui, con
abilità, aveva aggiustato, facendolo tornare come nuovo. Per un attimo pensai
che quei due potessero formare una bella coppietta: lei così infantile come una
bambina; lui sempre serio e perfettino. Poteva venir fuori un mix letale!
Salutai i ragazzi,
entrando nella mia casetta. Richiusi la porta scorrevole del salotto alle mie
spalle e brancolai nella semi-ombra della casa, dato che la luce fuori stava
iniziando a venir meno. Non accesi luci. Conoscevo ogni angolo di
quell'abitazione. In casa non c'era nessuno: mio padre era a lavoro e mio
fratello minore era in giro con altri bambini da qualche parte.
Adoravo il silenzio di
quei momenti. Non che non sopportassi la voce squillante di Hiroaki o quella
burbera di mio padre, ma in determinate situazioni preferivo la tranquillità.
Entrai in camera mia,
gettando la borsa per terra e buttandomi a peso morto sul letto. Ero esausta.
Forse una giornata così carica di avvenimenti non l'avevo mai avuta. Ripensai a
quello che era successo... è incredibile come in pochi attimi la vita di una
persona possa cambiare.
Mi addormentai quasi
subito, sognando la giornata che stava per finire. Mi svegliò di soprassalto il
rumore della finestra aperta che sbatteva per il vento, che nel frattempo si
era alzato.
Socchiusi gli occhi,
contrariata dal rumore. Eppure la finestra era chiusa quando ero entrata in
camera... Mi alzai per chiuderla e vidi qualcosa fuori. L'ombra di qualcuno...
sembrava un ragazzo... Ma dopo poco sparì.
Scossi la testa. Forse
stavo ancora dormendo.
Scesi in cucina e presi
un bicchiere d'acqua, che sorseggiai lentamente.
Dopo un'oretta sentii la
porta principale aprirsi e la voce di mio padre e di Hiroaki, che stava
raccontando dei goal che aveva fatto giocando a calcetto.
Hiroaki aveva otto anni.
Era un bambino solare e sempre allegro, nonostante non avesse una figura
materna. Nostra madre, infatti, era morta qualche ora dopo averlo partorito e
lui non aveva mai potuto conoscerla, se non vederla da qualche fotografia. Io,
invece, ricordo mia madre... Era un po’ fredda, ma non mi aveva mai fatto
mancare l'affetto necessario per una figlia. Mi ricordo di tutte le volte che
ha cercato di consolarmi se era successo qualcosa di brutto... Mi mancava una
figura che mi ascoltasse ogni qual volta ne avessi avuto il bisogno... Avevo
Yumi, ma non era la stessa cosa... Mio padre era buono a scherzare e a ridere,
ma le volte in cui avevo avuto una discussione seria con lui potevo contarle
sulla punta delle dita.
Li accolsi con un sorriso
e Hiroaki mi saltò addosso, abbracciandomi calorosamente.
- Narumi-chan! Oggi ho
fatto quattro goal e parato sei palloni! - mi disse, entusiasta.
Gli scompigliai i capelli
bruni, complimentandomi con lui.
- Tutto bene, Narumi? -
mi chiese papà. Si era accorto che qualcosa era successa. Me lo si leggeva in
viso, anche se stavo provando a nasconderlo. Non volevo far preoccupare
nessuno. Sebbene non avessi avuto un dialogo strettissimo con mio padre, sia io
che lui riuscivamo ormai a capire cosa ci girava per la testa.
- Niente, pà. - dissi, sorridendogli e muovendo vagamente la mano. Mi
guardò poco convinto, ma decise di lasciar perdere. Sapeva che, se avessi avuto
il bisogno, sarei andata da lui senza problemi.
Andai a giocare con la Play con mio fratello,
felicissimo di avermi con lui. Mi raccontò che aveva visto una bambina molto
carina, quel giorno a scuola, e che ci aveva anche giocato. Mi fece una
tenerezza incredibile, e lo abbracciai forte forte.
Come avrei fatto anche senza di lui?
La serata passò
velocemente, senza che succedesse qualcosa di eclatante. Non sapevo perchè, ma
mi aspettavo che da un momento ad un altro spuntasse fuori qualche altro
essere. Non avrei permesso che anche la mia famiglia venisse messa in pericolo
per qualcosa che non avevo scelto.
Fortunatamente non
accadde nulla. Andai a dormire verso le undici di notte.
Guardai dalla finestra,
aspettandomi di rivedere l'ombra di prima. Ma non c'era nessuno, nessuna ombra.
Niente.
Tutto calmo, pensai. Mi
sdraiai sotto le coperte calde, ricoprendomi per bene, come a volermi sentire
più protetta. E mi addormentai pensando a che tipo di sorprese mi sarei dovuta
aspettare dall'indomani.
Rieccomi dopo
un paio di settimane! Non sono sparita, tranquilli! (come
se potesse importare a qualcuno xD). Do subito inizio al capitolo, finalmente
qualcosa di interessante succede! Uh uhuh!
Un grazie
a:
Valeriana: in effetti non avevo pensato ad un confronto con la famiglia
di Icchan… brava che me l’hai fatto notare! ^^ Grazie
mille, gentilissima come sempre! Bacione:*
Ino_chan: vero, Hiroaki è così pucchoso*_* Son felice
ti piaccia il mio stile, graccie!
Bacione:*
Grazie
anche a chi da un’occhiata e a xCaRolx per i preferiti! A presto,
Kenjina.
Capitolo III
La mattina seguente mi
svegliai con un tremendo mal di testa. Ne soffrivo da quando
ero piccola e, col passare del tempo, sembrava non voler diminuire d'intensità
e, soprattutto, non voleva diminuire le "visite". Mi faceva male
tutta la testa, a partire dalle tempie per arrivare
alla nuca. Forse avevo dormito troppo. E avevo una strana sensazione... avevo
fatto un sogno... un sogno strano e brutto... ma non ricordo esattamente
cosa... solo una figura alta, virile, vista di spalle... ricordo
il colore dei suoi capelli... di un particolare celeste, forse...
Mi stiracchiai per bene e
provai un sollievo immenso nel sentire i muscoli fermi tutta la notte esultare
per il benessere. Rimasi ancora un po’ sdraiata sul letto, fissando immobile il
soffitto. Ero sgombra da pensieri, che fossero cupi o belli, quando come un
flash mi tornarono alla mente gli avvenimenti del
giorno prima.
Allora non era un sogno.
Era tutto vero.
Sospirai, rassegnata,
alzandomi e mettendomi una felpa addosso. Era una mattina molto fresca, sebbene
preannunciasse sole. Finalmente aveva smesso di piovere, dopo settimane in cui
il cielo non finiva di bagnare la terra. Scesi verso la cucina e vi trovai papà, intento a preparare la colazione.
- 'giorno.
- dissi, nascondendo uno sbadiglio.
- Oh, Narumi, ben
svegliata! Dormito bene? - chiese mio padre, mentre si inchinava
per ricevere il mio bacino mattutino.
- Abbastanza. Tu? -
chiesi, sedendomi e rannicchiandomi, per cercare di riscaldarmi un po’.
- A dire il vero no. Ero
preoccupato. - mi confessò, continuando a preparare.
- Preoccupato? - gli
chiesi, studiandolo bene. - Per cosa? -
Non rispose subito,
intento a mettere il latte nel fornetto a microonde. Facevamo colazione
all'occidentale ormai da anni.
- Per te. - disse
semplicemente. Mi fissò con i suoi occhi castano-verdi, così
uguali ai miei, e si sedette davanti a me.
Sospirai, cercando le
parole giuste. Da dove avrei potuto iniziare? Non mi veniva in mente nulla.
- So che è successo
qualcosa... e tu sai benissimo che quando vuoi
parlarne io sono qui. Solo, fammi capire se devo stare tranquillo o meno. - Mi
sorrise.
Era così buffo e tenero
quando cercava di darmi tutto il suo aiuto, anche se non sapeva come prendere
bene le cose, come faceva mamma.
Sorrisi
anche io, avvicinandomi a lui e abbracciandolo forte.
- Ti voglio bene. - gli
mormorai. - Non preoccuparti per me, è tutto a posto. -
Non era vero, ma non
volevo vederlo triste per causa mia. Non sopportavo vedere una persona in pena
per me. Soprattutto se questa persona era mio padre.
- Anche
io ti voglio bene, Na-chan. - Mi chiamava così quando
ero piccolissima. Me lo ricordo ancora.
Nel frattempo scese anche
Hiroaki che, un po’ geloso, si avvicinò anche lui per essere abbracciato.
Scoppiai a ridere e gli schioccai un sonoro bacio sulla guancia, che lo fece
arrossire.
Facemmo colazione
insieme, parlando dei progetti per queste due settimane che stavano iniziando.
Era infatti domenica e le vacanze per la fine
dell'anno scolastico erano appena cominciate.
Andai a lavarmi e a
cambiarmi con calma, indossando un paio di jeans pesanti e una felpa rossa,
così morbida e calda che ricordava quasi un abbraccio.
Uscii di
casa per pulire il vialetto del giardino dalle foglie secche degli alberi,
ormai quasi completamente spogli. Per fortuna stava per arrivare la primavera e
sarebbe bastato poco tempo per vedere i primi germogli
spuntare. Era così incredibile la primavera. Tutto ciò che era morto nasceva
nuovamente, in un trionfo di colori e vivacità.
Sentii una presenza
dietro di me, che scodinzolava felice. Era il mio cagnolone! Kaii mi saltò
quasi addosso, coprendomi di feste e leccate varie. Era un Akita Inu, molto
grande, col pelo morbidissimo e lungo, che lo facevano
somigliare ad una palla di pelo color miele e bianca.
- Che c'è, Kaii?! Vuoi fare un giretto? - gli chiesi, giocando con il suo
faccione così simpatico.
Mi abbaiò come risposta
e, dopo aver finito di pulire il vialetto, lo portai al parco. C'erano alcuni
bambini con i propri genitori e un'aria completamente diversa dalla desolazione
della giornata prima. Subito i bambini accorsero verso il mio cane,
accarezzandolo e chiedendomi come si chiamasse, quanti anni avesse, se fosse
buono, ecc ecc! Ogni volta
il mio "cucciolo" faceva questo effetto!
Poi, improvvisamente, si
fece attento. Non scodinzolava più. Aveva le orecchie tese. E
poco dopo iniziò ad abbaiare, arrabbiato. I bambini si allontanarono impauriti,
tra i richiami delle madri che li incitavano ad andarsene.
Mi inchinai verso Kaii,
cercando di calmarlo. - Che hai? Calmati, su! Hai
visto un altro cane? -
Stupida ipotesi. Kaii quando vedeva un suo simile abbaiava poco e niente. Era
calmo e tranquillo e giocava con tutti. Potevo dire con certezza che le volte
che l'avevo visto arrabbiato erano state due o tre. Questa volta era strano,
veramente inusuale il suo comportamento. Iniziò a
tirarmi verso l'interno del parco, come se volesse dirmi di seguirlo.
E docilmente mi feci
condurre dove voleva lui, mentre continuava ad abbaiare senza sosta.
- Kaii, insomma! Che ti pren... - non finii la
frase, perchè alzai gli occhi e lo vidi. Appoggiato sul
tronco di un albero, mani in tasca, uno sguardo arrogante e strafottente.
I suoi occhi celesti fissarono senza interesse prima me, poi Kaii. Si mosse
leggermente, mentre un tono di sfida apparve nel suo viso. Kaii mugolò, spaventato
da quel... ragazzo. Era veramente particolare: capelli celesti, lisci e tenuti
all’indietro, in modo tale da avere qualche ciocca che gli ricadeva sulla
fronte. Sotto gli occhi aveva una sorta di striscia verde, e sulla guancia
destra quella che sembrava la parte di una maschera, in particolare di una
bocca con denti aguzzi. Indossava un abito strano, bianco nel complesso e nero
nel colletto e nelle risvolte delle maniche... in
effetti, assomigliava a quello che indossavo io nelle mie trasformazioni.
Teneva una spada sul fianco, retta da una fascia nera intorno alla vita; la
giacca era aperta, lasciando intravedere il torace scolpito, solcato da una
lunga cicatrice, e... un buco nella pancia?!
Lasciai
cadere il guinzaglio del mio cane, tanto fu grande lo stupore.
- Chi... chi sei? - chiesi, guardandolo ora con un po’ di timore.
Sentivo, sentivo che era potente... non era di certo
un umano, quello assolutamente.
Non rispose,
muovendosi verso di me. Feci un passo indietro, cercando il calore di
Kaii. Non lo sentii più. Mi voltai velocemente e lo vidi nascondersi dietro un
cespuglio. Per quanto mi fosse fedele, era anche molto
codardo.
Il ragazzo, intanto, mi
guardava quasi come se non ci fossi.
- Grimmjow! Che diavolo
ci fai qui?! - sentii una voce dietro di me. Mi girai
e vidi Ichigo sotto forma di Shinigami, insieme a Rukia, entrambi brandendo la
loro spada, o Zampakuto, come mi avevano detto.
- Ci si rivede,
Shinigami. - disse il ragazzo dai capelli celesti, Grimmjow, con un ghigno
soddisfatto.
- Non hai risposto alla
mia domanda. - esclamò Ichigo, furente. - Che diavolo ci fai
qui?! -
Grimmjow mi passò
accanto, senza degnarmi di uno sguardo, e andò verso i miei amici. - Girano
voci di un nuovo Shinigami, apparso dal nulla. Aizen mi ha mandato a controllare.
- fece finta di guardarsi intorno. - Io continuo a vedere solo due fecce che
dicono di essere Shinigami. -
Ichigo assunse
un'espressione di rabbia e, in una nuvola nera, lo vidi con una giacca
lunghissima e nera come la notte.
- Oh, vuoi usare nuovamente
quella sottospecie di Bankai? - domandò Grimmjow, sorridendo maligno. - Povero
illuso. -
Ichigo iniziò a correre,
e gridò: - Getsuga Ten Shou!! -
Vidi Grimmjow sorridere
beffardo, allungando un braccio e puntando il dito verso il ragazzo.
- Cero. - mormorò.
Una luce accecante
investì i due, tanto che mi dovetti coprire gli occhi con le braccia per non
rimanere accecata dalla sua intensità. E successivamente
un ombra nera cercò di contrastare il bianco del colpo di Grimmjow.
Quando il tutto si placò un
poco vidi Ichigo respirare velocemente, con uno sguardo di fuoco verso l'altro,
apparentemente calmo e rilassato.
- Vedo che sei migliorato
ancora, Shinigami. - disse Grimmjow, asciugandosi un po’ di sangue che gli
colava dalla fronte. - Ma purtroppo per te non sei
ancora alla mia altezza. -
Estrasse la sua spada e
parò con efficacia e prontezza di riflessi un fendente di Ichigo.
Lo vidi sorridere beffardo, mentre continuavano a combattere.
Chi era quel ragazzo? Che ruolo aveva in tutta questa storia?
Lanciò un altro di quei Cero, ma meno potente di quello precedente. Che volesse soltanto divertirsi un po’ e provocare Ichigo?
Beh, se così era, ci stava riuscendo. Il mio amico, infatti, era molto nervoso,
lanciava attacchi su attacchi, che però nulla potevano
contro il ragazzo dai capelli celesti.
Ma fu
quando ne Ichigo ne Rukia riuscirono a fermare il ragazzo, ormai
visibilmente divertito, che mi accorsi che qualcosa in me stava nuovamente
cambiando. E come il giorno precedente sentii
l'adrenalina a mille, il cuore battere più velocemente e un forte bisogno di
fermare quella situazione, in quel preciso istante.
E avvenne nuovamente.
Una luce bianca si
sprigionò dalla mia persona e di nuovo, per la seconda volta, mi ritrovai
vestita di quel kimono bianco e nero, un po’ simile all'abbigliamento di
Grimmjow a dir la verità, e due spade in mano, puntate
contro il ragazzo.
Ichigo e Rukia mi
guardarono sbalorditi, mentre Grimmjow si voltò lentamente, con una strana
espressione soddisfatta in viso.
- Dunque, sei tu la
persona di cui si parla tanto nell' Hueco Mundo. -
disse. Ricordo lo sguardo interessato e provocatorio che si
leggeva nei suoi occhi. Così come ricordo il brivido che mi attraversò
la schiena nel sentire quello stesso sguardo su di me. Voleva
combattere, era palese. E io avevo paura. Non sapevo
ancora cosa fossi, ne sapevo usare le capacità in mio
potere. Sapevo soltanto andare d'istinto. Quello lo sapevo
fare bene. Ma avevo imparato che giocare d'istinto a
volte non era proprio la scelta migliore.
- Non sembri uno
Shinigami, però. - continuò lui, avanzando di qualche passo. Quegli occhi
beffardi. Quel sorriso arrogante. Tutto di lui mi portava ad indietreggiare.
Ritirò la spada sul
fianco sinistro e infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, larghi e bianchi.
Un
teppista, ecco cosa mi ricordava. Uno di quelli incalliti, che non potrebbe far
altro nella vita, se non rovinare quella altrui.
- Chi... sei? - riuscii a chiedere. Conoscevo il suo nome del resto,
ma non cosa realmente fosse.
- Grimmjow Jaggerjack,
Sesto Espada. - notò la mia espressione interrogativa.
- Oh, bene. Vedo che non sai neanche cosa sia un Espada,
oltre che sembrare innocua. Beh, allora ti ucciderò subito. Non ho voglia di
perdere tempo con moscerini inutili come te. Aizen dev'essersi bevuto il cervello per avere timore di una così.
-
- Non ti azzardare a
toccarla, dannato bastardo! - gridò Ichigo, quando vide Grimmjow puntarmi una
mano contro. Lo vidi sorridere, cattivo, e contemporaneamente spostare il
braccio all'indietro, per colpire di sorpresa il ragazzo dai capelli arancioni.
- Ichigo!! - gridai,
spaventata. Rukia, a terra senza forze, non poteva nulla; Ichigo men che meno,
se non cercare di limitare i danni. Mancavo solo io... Che
avrei potuto fare con le mie due spade?
Agisci d'istinto....
Incrociai le spade e le
rivolsi verso Grimmjow, che sembrava non essersi accorto di me. Pensai a
qualcosa di non precisato, ad un attacco potente che non conoscevo ma che avrei
voluto lanciare. E improvvisamente dalle mie due lame fuoriuscirono due fasci
distinti di luce, uno verde acceso, l'altro blù scuro,
che confluirono in un unico campo spirituale. Si formò una sfera accecante, che
fluttuava in aria, davanti a me. Guardai Grimmjow che, accortosi della luce
alle sue spalle lasciò perdere Ichigo, e voltò di tre
quarti il viso, per vedere che accadeva dietro di lui. Mi bastò guardarlo negli
occhi e la sfera si diresse verso di lui a tutta velocità.
Cercò di ripararsi con le
braccia, ma non fu in grado fare più di tanto, perchè lo colpii in pieno. Si
alzò una nuvola di polvere e fumo, e notai qualcosa di scuro per terra, una
macchia che pian piano si allargava sempre di più... sangue. L'avevo per caso
ucciso?
Fu quello che vidi subito
dopo che rispose alla mia domanda: Grimmjow era ferito in più punti del corpo,
completamente sporco di sangue e gli abiti strappati, ma ancora stava in piedi,
con un'espressione che variava tra lo stupito e l'arrabbiato.
- Tu... come hai osato? -
chiese furente. Lo guardai incredula e un po’ intimorita. Faceva davvero paura.
Ma non dovevo scoraggiarmi, dovevo farcela...
E invece mi lasciai prendere alla sprovvista, proprio come una stupida. Mi tirò
un pugno in pieno addome, lasciandomi senza fiato. Le mie due lame volarono via
dalle mie mani e, mentre cercavo di far prendere aria
ai miei polmoni che imploravano pietà, lui mi prese per il collo e mi buttò
contro un albero, guardandomi con occhi di fuoco. Tossii sangue e lui strinse ancora di più la mano sul mio collo. Non avevo più forze, non riuscivo neanche ad alzare un dito. Era
un avversario estremamente forte, cento volte più
forte di me. E io non potevo nulla contro di lui.
Guardai quasi con pietà
in quei suoi occhi celesti, di quel colore così
vivace, ma tremendamente arrabbiati. Rabbrividii al pensiero di quello che
sarebbe potuto accadere. Un colpo secco e mi avrebbe potuto spezzare il collo.
Oppure mi avrebbe potuto continuare a tenere così, fino a che non fossi morta
per mancanza di ossigeno.
Sentii le sue dita
rafforzarsi sulla mia pelle, e cercai di allentare la presa con le poche e
flebili forze che mi rimanevano. Una sorta di formicolio mi lasciò interdetta quando le mie mani sfiorarono le sue.
Poi lo vidi
irrigidirsi, gli occhi si fecero stupiti per poi diventare due fessure.
- Ulquiorra. - mormorò.
Riuscii a vedere alle sue
spalle un ragazzo particolarmente strano, anche lui vestito come Grimmjow. Il
buco che quest'ultimo aveva nell'addome, lui lo aveva sulla base del collo.
Aveva due occhi di un colore verde smeraldo, bellissimi, ma particolarmente
tristi, accentuati ancora di più da due lacrime verdi scuro che gli
attraversavano le guance. Aveva un'aria incredibilmente malinconica, ma a tutto
mi faceva pensare fuorchè ad una persona triste. Era apparentemente calmo, mani in tasca, e fissava Grimmjow immobile. Una parte
di maschera gli copriva quasi tutto il capo. Era un Espada
anche lui?
- Grimmjow, che stai
facendo? - chiese il nuovo arrivato. Grimmjow mi lasciò cadere per terra senza
grazia, mentre si voltava verso Ulquiorra.
Tossii ancora e cercai di
prendere fiato dopo una lunga apnea. I polmoni mi bruciavano e a mala pena
riuscivo a trovare la forza per prendere aria. Alzai lo sguardo verso i due,
che ora si guardavano in silenzio.
Vidi Ichigo e Rukia che
cercavano di alzarsi, e velocemente corsero verso di me.
- Tomoe, tutto bene? - mi
chiese il ragazzo. Annuii piano, mentre mi appoggiavo al tronco dell'albero
alle mie spalle. Chiusi gli occhi, cercando di calmarmi un po’. Non solo avevo
bisogno d'aria, ma anche il mio cuore stava chiedendo pietà. Mi batteva
fortissimo, così tanto da farmi quasi venire capogiri
tremendi.
- Rukia, occupati di lei.
- disse Ichigo alla ragazza, che mi guardò e mi sorrise.
- Va tutto bene, Narumi-san. - mi tranquillizzò, scostandomi una ciocca di
capelli dal viso sudato.
Ichigo intanto si era
alzato e, incurante delle ferite, si diresse verso i
due.
- Fermo lì, Shinigami. -
sentii dire da Ulquiorra.
- Non mi farò certo dare ordini da te. - replicò Ichigo, con tono di sfida.
Aprii leggermente gli occhi, e vidi Ulquiorra che, lentamente alzò un braccio
in direzione di Ichigo, pronto per un Cero,
probabilmente. Poi si voltò verso di lui. - Non credi di dover controllare una
cosa, prima di attaccarmi? -
Ichigo lo guardò senza
capire, e anche Rukia alzò lo sguardo verso Ulquiorra.
- Dovresti badare meglio
alle persone a cui tieni. E alle persone che tengono a te.
- continuò Ulquiorra.
Vidi Ichigo sbarrare gli
occhi e iniziare a correre, verso quella che sembrava la direzione per la casa di Orihime.
- Se le hai fatto
qualcosa giuro che ti ammazzo!! - gridò il ragazzo dai
capelli arancioni, sparendo poi alla nostra vista.
Ulquiorra tornò a
guardare Grimmjow, che nel frattempo si era spostato un po’ dalla portata del
ragazzo.
- Devi seguire gli ordini
di Aizen-sama, Grimmjow. Si sta stancando delle tue
continue azioni senza permesso. -
L'Espada
dagli occhi azzurri gli lanciò un'occhiata di disprezzo, per poi guardare me.
Mi sentii sprofondare nel sentirmi il suo sguardo addosso.
- Quella è una nullità,
Ulquiorra. Non è di nessuna utilità. - disse Grimmjow.
- Non ammetto repliche.
Non sei stato autorizzato ad ucciderla. E se Aizen-sama dice
che quella donna è potente, allora lo è. -
Rukia, che stava come me ascoltando il discorso, mi guardò velocemente e mi
mormorò qualcosa. Annuii e, aiutata da lei, cercai di alzarmi. Recuperò le mie
lame, con l'intenzione di andarcene. Ma fummo bloccate dalla voce gelida e
piatta di Ulquiorra.
- Nessuno vi ha dato il permesso di andarvene. -
Rukia stava per
rispondere, quando un'ombra le si parò davanti. -
Urahara-san? -
Un uomo dai capelli
biondi e che uscivano senza un preciso ordine da un cappello da pescatore,
stava davanti a noi, con un bastone in mano e un ventaglio nell'altra. Si voltò
lentamente verso di me. - Tutto bene Narumi-chaaan? -
chiese con un tono allegro e per niente spaventato.
Annuii, più tranquilla.
Quel ragazzo mi mise uno strano senso di sicurezza addosso. Mi sentivo più
protetta con lui, e neanche lo conoscevo. Aveva un'aria allegra,
ma determinata. Sembrava innocuo.
Ulquiorra e Grimmjow lo
guardarono quasi allarmati.
- Andiamo. - disse il primo.
Entrambi si alzarono in aria, e sparirono velocemente
in un'apertura nel cielo.
- Che
maleducati. Non mi hanno neanche fatto parlare! - esclamò Urahara. Si voltò
completamente verso di noi, e coprì un sorriso con un ventaglio. - Deliziosa.
Sei decisamente deliziosa! Ora vieni
con me, voglio parlarti un po’. - cinguettò felice.
Mi fece sorridere
l'occhiata mesta che Rukia gli riservò. Ero meno tranquilla però per Ichigo e
per il motivo che l'aveva spinto ad andarsene così.
Finalmente si inizia a ragionare con i contenuti di questi capitoli… mi
stavo annoiando da sola o_o”
Ino_chan: eccome se ha il suo fascino,
Grimmjow! *Q* /me
innamorata persa :Q___ Eccoti accontentata con il
quarto capitolo! :D Un bacio :*
Valeriana:shiiii!
I loro combattimenti sono trooooppo da sangue dal
naso! *_* Per
adottare Hiroaki va bene, tanto con quel padre degenero che si ritrova… XD Bacione! :*
Bobichan: benvenuta
in questa gabbia di matti *_____* XD Se c’è una cosa che pretendo dalle mie
fanfiction è che i personaggi siano IC… se tu mi dici così allora *_* Grazie,
grazie!
E grazie anche a Rin Uchiha per il
preferito! :D
Un saluto a
tutti!
Kenjina.
Capitolo IV
Il negozio di Urahara è un luogo parecchio strano. Mi è sempre piaciuto
andarci e perdermi tra le mille cose che ci sono. Mi ricordo della prima volta
che vi entrai. Lui, per tutto il tragitto, non aveva smesso di parlare,
raccontandomi storie assurde e che lo facevano ridere come non mai. Parecchie
volte Rukia mi aveva fatto cenno con la mano che quell'uomo aveva qualche
problema, battendo un ditino sulla tempia. Ma Urahara
era proprio una persona eccezionale e incredibile. Riusciva a stupirti sempre e
comunque.
- Urahara-san. - lo
salutò un uomo alto e muscoloso, con occhiali e baffi, che stava
spostando una serie di casse da un punto ad un altro. Sembrava molto burbero.
- Oh, Tessai. Che abbiamo oggi? - chiese Urahara, mentre si avvicinava ad
un bambino dai capelli rossi e particolarmente vivace, e ad una bambina che
aveva un'espressione triste e che spazzava.
- Le solite cose. Sono
arrivate le ultime dall'aldilà. - rispose l'uomo. Mi guardò velocemente e
disse: - Vado a prendere il necessario. -
Urahara, che accarezzava
amorevolmente la testa della bambina annuì, poi mi
guardò e mi fece cenno di seguirlo.
Mi portò sul retro del
negozio, un giardinetto curato e grazioso. Mi fece sedere e chiese a Rukia di
unirsi a noi. Da come parlava sembrava un banchetto!
Tessai tornò poco dopo
con una scatola contenente numerosi oggetti, che sembravano
medicine. Cercai di leggere qualche nome nell'etichette,
ma non ci riuscii. L'uomo mi medicò per bene e mi fece bere una bevanda fresca
e gradevole.
- Cos'era? - chiesi,
quando ebbi finito.
- Un semplice misto di erbe mediche e un ingrediente segreto dell'Urahara Shop.
- mi spiegò Tessai, mentre sistemava le cose.
Guardai prima Rukia poi Urahara,
che in quel momento sembrava pensieroso.
Rukia mi guardò
rassicurante, sorridendomi.
- Ti sentirai meglio, con
quella. - mi disse la bambina, apparsa in quel momento. Era veramente carina,
con due codette alte e simpatiche; e mi ispirava tanta dolcezza, per via di quella sua
espressione malinconica. Ovviamente non sapevo che quella bambina
era tutto tranne che piccola e indifesa. Subito dopo fece la sua
comparsa anche il bambino che, tirato un colpetto sulla spalla della bambina,
esclamò: - Tessai è un mago nelle cure. Al massimo ti verrà da vomitare. -
Per poco non caddi dalla
sedia, mentre Rukia non sapeva se sorridere o meno.
Quel ragazzino mancava di tatto, decisamente!
Mi sembrò strano il
comportamento di Urahara in quel momento. Era
silenzioso e, da quello che mi era parso di capire in quei pochi momenti che
avevo trascorso in sua compagnia, non lo era mai. Era esuberante e simpatico, e
stonava quel silenzio e quella serietà nel suo viso.
Poi, sentendosi
osservato, si voltò verso di me con un'aria nuovamente allegra, e mi fisso con
i suoi occhi chiari, di un verde sbiadito, che brillavano
sotto l'ombra del cappello.
- Allora, Narumi-chan.
Dobbiamo fare un discorsetto noi due. Con la presenza di Miss
Kuchiki, se lei vuole. -
Rukia annuì, mentre rientrava
nel suo gigai, che aveva preso vita autonoma e l'aveva raggiunta da noi. Io ero
tornata normale.
- Ho esaminato la tua
forma, prima. Non mi avete visto, perchè ero abilmente
nascosto. - disse, contento di se stesso. - Tu non puoi certo considerarti uno
Shinigami. Quello che hai dentro non è un potere del genere. Le supposizioni
possono essere molteplici. Potresti essere un Vizard, dato che possiedi una
Zampakuto, anche se si mostra divisa in due spade, e hai
un potere simile a quello degli Shinigami, forse un po' più potente. Ma se fossi Vizard avresti anche una parte Hollow da
gestire, e per ora non mi sembra il tuo caso. La cosa è molto più difficile di
quanto sembri. - mi spiegò Urahara. Rimase per un po' in silenzio, un silenzio
che mi pesava, dato che ero desiderosa di sapere. - Ho
notato un'altra cosa. L'abito che indossi quando ti
"trasformi" è simile, se non uguale, a quello degli Espada. Ma non
puoi essere una di loro dato che non hai buchi nel corpo ne
maschere in viso. -
Sospirò, cercando di
ricordare qualcos'altro. Io e Rukia ci lanciammo
un'occhiata. Entrambe eravamo in silenzio, cercando di
capire qualcosa che però non arrivava.
- Voglio testare le tue
capacità, Narumi-chan! - esclamò, poi, l'uomo. - Immagino
dovrete portarla nella Soul Society, no? - chiese a Rukia, che annuì.
- Si, abbiamo bisogno del
consiglio degli Anziani e del resto dei capitani e vice. -
- Immaginavo. Fra due
giorni, giusto? -
Rukia annuì, mentre
guardavo con crescente curiosità l'uomo. Sembrava sapere numerose cose della
Soul Society. E soprattutto
doveva avere anche lui una qualche dote, dato che Grimmjow e Ulquiorra se
n'erano andati subito dopo averlo visto.
- Bene, allora per due
giorni ti dovrai dare da fare. Iniziamo oggi! - esclamò, alzandosi.
Lo guardai dapprima
incredula, poi leggermente interdetta. Aveva detto oggi?!
- Ma,
io dovrei... -
- Niente ma, Narumi-chan!
- esclamò lui, alzandosi e porgendomi gentilmente una mano. - La tua
allenatrice ti sta aspettando! - continuò, quasi eccitato all'idea.
Ricordo
come se fosse ieri quel giorno. Conobbi l'aitante e sensuale Yoruichi, un po'
stramba come Urahara-san, ma terribilmente capace sia nelle spiegazioni che nel combattimento. Mai avrei pensato a quello che so
ora! Sono due persone fortissime, che si nascondono dietro un'apparente
maschera innocua... quale fortuna è stata averli incontrati!
In quei due giorni
Yoruichi mi allenò allo sfinimento, incitandomi a rialzarmi
quando cadevo per terra esausta e complimentandosi quando riuscivo nei
miei intenti. Il tempo fu necessario, però, solo a farmi imparare per bene a
controllare il mio reiatsu.
* * *
Il giorno in cui sarei
dovuta andare alla Soul Society con Rukia-san e
Ichigo, Urahara era eccitatissimo all'idea che presto avrebbe scoperto cosa in
realtà fossi veramente. Io, d'altro canto, avevo paura. Cavolo, se ero
intimorita! Ricordo come se fosse oggi quel giorno, avevo lo stomaco chiuso da
quanto ero tesa.
Prima di raggiungere gli
altri, andai da papà, per dirgli che per qualche
giorno avrei dormito a casa di Yumiko. Non potevo certo raccontargli la verità.
Non fece molte domande, dato che era nostra abitudine dormire a casa
dell'altra.
La giornata era parecchio
fredda quel giorno, ma almeno luminosa. La sola vista
del sole mi faceva sentire meglio. Ripensai a tutto quello che era accaduto in
quei giorni... e più ci pensavo più mi sembrava impossibile! Credevo stessi
sognando, credevo che mi sarei svegliata, prima o poi.
Invece ero lì, a scoprire una parte di me stessa che
ignoravo e che dovevo ancora conoscere.
Decisi
di tagliare la strada passando per i giardini, lo stesso posto in cui era
accaduto il fattaccio. Ichigo, il giorno, era scappato via, asoccorrere Orihime. Fortunatamente
l'aveva trovata solo svenuta, in camera sua. Quando
l'avevo rivisto era semplicemente furente.
Dei passi dietro di me
bloccarono i miei pensieri, così come anche io mi gelai. C'era
qualcuno dietro di me, lo sentivo. Ma non avevo ilcoraggio di voltarmi per vedere di chi
si trattasse. Poi mi sentii prendere per la vita, sbattere contro il tronco di
un albero e una mano che mi tappava forte la bocca, impedendomi di urlare,
mentre un corpo ben piazzato mi premeva contro la schiena.
- Non provare a
ribellarti, o ti taglio la gola. -, mi mormorò Grimmjow all'orecchio. Iniziai a
respirare affannosamente per lo spavento e per la presenza di quel ragazzo. Mi
faceva paura l'idea di essere da sola con lui, in completa balia delle sue mani.
Annuii debolmente,
cercando di non tremare.
- Ora tu vieni con me. -
Mi afferrò con violenza
per un fianco e, compiendo un salto altissimo, mi ritrovai in aria, a guardare
il giardino dall'alto. Mi trovai costretta ad aggrapparmi a lui, per il panico.
Odiavo l'altezza, odiavo le vertigini!
- Che
c'è, mocciosa? Hai paura di cadere? -, mi chiese, sarcastico. Fece per
allentare la presa al mio fianco, ma mi riacchiappò prima ancora che io
scivolassi giù. Sorrise cinico, mentre cercavo di riprendere
a respirare, dopo il blocco per il panico.
Fortunatamente
finì tutto in pochi istanti. Ci ritrovammo in un luogo desertico, senza anima
viva ne vegetazione, di notte. Solo un'imponente
costruzione, completamente bianca, si ergeva davanti a noi, in completo contrasto
con una notte scura.
- Do-dove
siamo? -, chiesi, intimorita.
Grimmjow mi prese per un
polso, strattonandomi verso l'entrata dell'edificio. - Benvenuta nell'Hueco
Mundo. -
Hueco Mundo aveva detto?
Dire che ero spaventata era
poco. Non solo Grimmjow mi aveva rapita, ma come se
non bastasse mi aveva portata nel mondo degli Arrancar, come mi avevano
spiegato Ichigo e Rukia. Le possibilità di fuggire erano praticamente
nulle, per me. A meno che non avessi ricevuto aiuto dall'esterno. Peccato che
nessuno sapeva cosa stesse succedendo.
L’imponente costruzione
in cui mi aveva portata era labirintica. Due corridoi e mi ero
già persa. L’atmosfera che aleggiava era fredda e piatta, tra pareti bianche
candide e l’assenza di altri colori. Solo i bizzarri
capelli celesti di Grimmjow ravvivavano un po’ l’atmosfera. Lo
stesso Grimmjow che, tenendomi ancora saldamente per il polso, mi trascinava
verso una meta ancora ignota, senza dire una parola. Arrivammo di fronte
ad una porta anch’essa bianca, talmente simile alle pareti che quasi stentai a
capire che ci fosse. Il sesto espada l’aprì senza troppi complimenti e mi ci
fece entrare sgraziatamente, facendomi quasi cadere per la perdita di equilibrio.
- Non muoverti da qui,
fin quando non torno. -, mi ordinò, uscendo dalla stanza.
Mi guardai intorno,
spaesata e ancora parecchio shockata per quello che mi stava capitando. Come il
resto dell’edificio, anche quella camera era fredda e vuota, tranne
per un letto all’angolo, attaccato alla parete. In un momento critico
come quello l’unica cosa che mi venne da pensare era: come fanno a vivere in un
posto dove non c’è un colore che sia uno? Evidentemente ero troppo stupita per
capire bene che ero stata rapita e che ero nei guai fino al collo. Ma l’assenza di tonalità in quel posto era per me
inconcepibile. Per me che adoravo il colore, poi, risultava
peggio di una gabbia.
Mi sedetti
sul bordo del letto basso, duro il tanto giusto. Con gli occhi fissi per
terra pensai a quello che era appena successo, senza riuscire a capacitarmene. Cosa avrei fatto, ora? I ragazzi evidentemente mi stavano
ancora aspettando, chiedendosi che fine avessi fatto…
e poi, che volevano da me gli Arrancar?
Dopo dieci minuti, che mi
parvero un’ora, Grimmjow tornò, con un’espressione seccata in viso e le mani in
tasca.
- Alzati e seguimi. -
Si, decisamente
mi ricordava un teppistello incallito, con quel suo modo di fare. Mi alzai,
docilmente senza oppormi, e lo seguii, tenuta sempre per il polso in caso di
fuga. Non che potessi fare molta strada, in quel labirinto di
posto. Per me quei corridoi erano tutti uguali. Non potevo certo sapere
che, in un futuro non molto remoto, li avrei percorsi
come se li avessi conosciuti da sempre.
Arrivammo
ad una sala veramente grande, dal soffitto altissimo e… completamente bianca
anch’essa.
Questo posto stava già dandomi sui nervi. Voltai lo sguardo verso i capelli di
Grimmjow, come se fossero la mia unica ancora di salvezza. Quel celeste così
allegro e luminoso sembrava l’unico rimedio.
Davanti ai miei occhi
vidi un trono altissimo, sulla cui sommità stava seduto un uomo. Aveva un
sorriso quasi rassicurante, in viso, e un ciuffo dei capelli castani tirati
all’indietro gli ricadeva sulla fronte. Alla destra del trono, in basso, stava
Ulquiorra, che eretto e fiero guardava malinconico (anche se
quell’uomo era tutto, fuorchè malinconico) la nostra entrata in scena. Alla sua
sinistra, invece, c’era un altro uomo, dai capelli corti e quasi bianchi e un
sorriso stampato in faccia, che era tutto fuorchè rassicurante.
- Benvenuta a Las Noches,
Narumi Tomoe. E’ veramente un piacere averti come ospite. -, mi disse,
educatamente.
Feci
per dire qualcosa, ma lui mi precedette. - Buon lavoro, Grimmjow. Vedo che non
hai dovuto usare la forza. -
Il ragazzo interpellato
inarcò un sopracciglio, seccato, e voltò lo sguardo altrove. Pareva che non gli
importasse nulla di quello che l’uomo gli stava dicendo, nonostante avessi
capito che proprio quell’uomo era Aizen Sousuke, il motivo della guerra alle
porte della Soul Society.
- Bene, Narumi Tomoe. Ti
starai chiedendo perché sei qui. -
Annuii lievemente. - In effetti si… -, dissi flebilmente.
- Intanto perdonami se
ancora non mi sono presentato… Io sono Aizen Sousuke, immagino abbia già sentito parlare di me. -
Per un solo istante fui
tentata di rispondergli negativamente. Ma, pensando
alle possibili conseguenze, e alla situazione in cui mi trovavo, forse era
meglio evitare di scherzare.
- Certamente, ho sentito
parlare di voi. Avete alzato un bel polverone, da quanto ho capito. -
Aizen non sembrò
meravigliato del mio tono deciso e per niente impaurito. In realtà ero quasi
pietrificata dal timore di quella situazione, ma una cosa che mi è sempre
riuscita nella vita è ingannare gli altri sul mio
reale stato d’animo. Sentii lo sguardo celeste di Grimmjow su di me e mi
sforzai per evitare di arrossire dalla vergogna di essere scoperta. Perché ne ero sicura, lui invece aveva capito che stavo solo
bluffando.
Aizen sorrise, quasi
compiaciuto. - Ho le mie buone ragioni per alzare un
polverone così grande, credimi. -, disse, guardandomi intensamente. -
Arriviamo al punto: sapevo che in giro a Karakura c’era una persona con un grande reiatsu, molto simile a quello degli Arrancar e degli
Shinigami. La cosa mi ha incuriosito parecchio, come
puoi ben immaginare. E, dato che il Grimmjow qui
presente doveva trovare un buon modo per farsi perdonare della sua cattiva
condotta, l’ho incaricato di studiarti un po’ e di portarti qui, se necessario.
Come puoi vedere… evidentemente mi servi a qualcosa,
Narumi Tomoe. -
La cosa non mi stupì
parecchio, in effetti: del resto, se mi avevano rapita
a qualcosa sarei dovuta servire. La parte sulla condotta di Grimmjow mi fece
sorridere mentalmente, sebbene quello non fosse il momento più opportuno:
sembrava il solito teppistello che, dopo averne combinata una delle sue a
scuola, veniva messo in punizione dal preside per una
settimana.
- Per ora non so bene
come potrai essermi utile -, disse Aizen, facendomi tornare con i piedi per
terra, - …ma presto lo sapremo. Buona permanenza a Las Noches. -
Aprii leggermente le
labbra, per ribattere, ma la mano di Grimmjow mi afferrò per il braccio,
trascinandomi nuovamente via. Ripercorremmo ancora il corridoio precedente,
mentre a stento riuscivo a stare al suo passo.
- Che
cosa volete da me? -, gli chiesi, guardando il suo profilo mascherato.
- Sei
sorda o cosa, donna? Hai un potere e Aizen vuole usarlo. Quale parte non
ti è chiara? -
Non notai inizialmente il
disprezzo con cui pronunciava quel nome. Ne lo
ricollegai con il fatto che Ulquiorra, quando l’aveva nominato, aveva usato il
–sama di cortesia. Quello che mi lasciò sconvolta fu il tono con cui mi parlò e
l’arroganza che ostentò.
- Ehi, non mi sembra di
essere stata così maleducata con te! -
Subito dopo mi sentii
scaraventata contro la parete, fredda e bianca, mentre lui mi sovrastava con il
suo corpo. Lo sguardo che mi riservò bastò per farmi morire le parole in gola,
talmente era duro e minaccioso.
- Io mi rivolgo come mi
pare a chi mi pare. Non do il mio rispetto ad Aizen,
figuriamoci ad una mocciosa come te che non sa neanche usare il suo reiatsu. -,
mi strinse la mano sulla spalla, con l’intento di farmi male. - Ficcatelo bene
in testa, donna: qui comando io. Perché io sono il Re. -
* * *
Il tempo sembrava
fermarsi, una volta che entravo in quella camera vuota e silenziosa. Non c’era
niente da fare, non un paesaggio da vedere alla finestra, non una voce con cui
parlare. Mi sentivo tremendamente sola.
Ormai avevo perso ogni
cognizione… quanto tempo ero lì? Un’ora? Un giorno?
Probabilmente era passato parecchio tempo, perché la pancia stava iniziando a
brontolare per la fame. Dannazione, a chi potevo rivolgermi?
Mi alzai lentamente,
avvicinandomi alla porta. L’aprii con calma, senza fare rumore, e feci capolino con la testa, per vedere se c’era qualcuno
nelle vicinanze. Mi guardai prima a destra, poi a sinistra… nessuno. Il
corridoio era deserto, come sospettavo.
- Che
stai facendo? -
Sobbalzai per lo stupore,
voltandomi verso Grimmjow, poggiato sul muro, poco distante da me.
- Ma…
da dove sei saltato fuori? Non c’eri due secondi fa!
-, esclamai, portandomi una mano al cuore, impazzito per lo spavento.
- Tsk…
- Si avvicinò a me, guardandomi freddamente. - Che intenzioni avevi? -
Quegli occhi… perché mi
facevano sentire tremendamente a disagio?
- Ho un po’ di fame…
pensavo di trovare qualcuno… -
- Non è ancora ora di
cena. Rientra nella tua stanza. -
Abbassai lo sguardo,
abbattuta. Quanto diavolo di tempo era passato, allora?
- Quando…
-
- Passerò a prelevarti
io. - Si voltò, arrogante come sempre, per andarsene. - Ah… che non ti trovi
nuovamente a mettere il naso fuori da quella porta,
donna. Ti ho avvertita. -
Ultimo
aggiornamento prima che sparisca per le mie due settimane di vacanze! Si parteeee! ^_^/
Iniziamo
subito, non prima di aver ringraziato:
Ino_chan: mah, con Grimmjow nei
paraggi tutto è possibile! Io personalmente mi farei rapire da lui *faccina-che-fa-sisi* XD Spero che ti piaccia
anche questo capitolo! E’ pieno zeppo di cose!
GacktLove: una new
entry! *_____*
Ma
grazie mille! Son felice che ti piaccia! ^^
Un saluto a
tutti!
Kenjina.
Capitolo V
Grimmjow era venuto a
prendermi dopo quella che mi sembrò un’eternità. Mi
aveva portata in un altro salone, dove era stato imbandito un tavolo
apparecchiato e dove un’altra decina di Arrancar erano
seduti. A capo tavola stava ovviamente Aizen, che
cortesemente, mi aveva invitato a sedermi accanto a lui. Avevano parlato
di un piano a me ancora oscuro, con progetti e idee, discutendo animatamente a
volte, quando non si trovavano d’accordo su qualche punto. Grimmjow era quello
più polemico tra tutti: se qualcosa non gli andava a genio non ci pensava due
volte a farlo notare, senza un minimo di grazia. Ci mancò poco che, ad un certo
punto, alzasse le mani su un Arrancar, chiamato Yammi.
- Silenzio. -
Tutti ci voltammo verso Aizen, che aveva sibilato quell’ordine con
tono autoritario e che non permetteva repliche.
- State facendo troppa
confusione, voi altri. Grimmjow, calmati. -, disse l’uomo.
Il sesto espada, in risposta, voltò il viso da un’altra parte, punto
nell’orgoglio.
- Allora, paliamo un po’
della nostra ospite. -, proseguì Aizen. Arrossii visibilmente
quando sentii decine di occhi puntati su di me. - Dato che ancora non ho
capito bene che cosa tu sia in realtà ho deciso di allenarti per vedere fino a
che punto arrivi.Qualcosa in contrario?
-
Che domanda stupida... avrei per caso potuto rifiutare? - No, niente in contrario.
-
Aizen sorrise. - Bene, credo che il nostro Grimmjow qui presente sarà un ottimo
maestro. Sempre per scontare la tua cattiva condotta, s’intende. -
Il ragazzo sbuffò
impercettibilmente. - D’accordo. -
Perfetto: non solo mi
detestava, non solo era un arrogante, non solo era un
violento… ora doveva anche allenarmi! Dalla padella alla brace, decisamente.
Finita la cena, in cui mi
rimpinzai educatamente di tutto il ben di dio che mi si presentò sotto gli
occhi, Grimmjow mi riaccompagnò in camera.
- Così sarai il mio
insegnante. -, buttai lì, giusto per scambiarci due parole.
- La prossima volta che
mangi vedi di diminuire le dosi. Non voglio allenare una balena. -
Aprii e chiusi la bocca
un paio di volte, fermandomi nel mezzo del corridoio. Ma
come si permetteva? Dirmi una cosa del genere!
- Ma come ti permetti?! -, esclamai, non trovando altre parole.
Si voltò di tre quarti
verso di me, sorridendo perfido. - Muoviti. -
Proseguimmo il resto del
cammino in silenzio, fin che non si fermò di fronte alla mia camera, per
indicarmi l’arrivo. Con le mani perennemente in tasca e il viso rivolto dalla
parte opposta a me, aspettò che entrassi, per poi andarsene.
Quando rimasi sola in camera,
mi appoggiai alla porta, sospirando stancamente. Stavano succedendo troppe
cose, veramente tante per me. Una giovane liceale non doveva sopportare traumi
del genere, perché diciamocelo: quello è stato un
trauma bello e buono! Io sarei dovuta essere una studentessa modello, un bravo
capitano per la mia squadra di basket, una buona insegnante
di educazione fisica e pensare al mio futuro come architetto.
E invece no, niente di tutto
questo. Dio, quanto mi mancava il mio Hiroaki, mio
padre… il mio cagnolone! Chissà come stavano… l’idea di non poterli rivedere
per parecchio tempo mi stringeva il cuore in una morsa
decisamente troppo pesante.
Mi guardai distrattamente
intorno, alla ricerca di un qualcosa che però non
trovavo. Mi stupii non poco quando mi accorsi di una
porta quasi nascosta, completamente bianca anch’essa, davanti ai miei occhi.
L’aprii curiosa e mi accorsi che c’era un bagno, ampio e rifornito solo delle
cose strettamente necessarie.
Decisi
di farmi un bagno caldo, almeno un po’ mi sarei rilassata.
L’acqua bollente aiutò i
miei muscoli tesi a sciogliersi, mentre sprofondavo fino a ricoprirmi dal mento
in giù. Soffiai dentro l’acqua, creando tante simpatiche bollicine ipnotiche.
Rimasi così, a rilassarmi, per un tempo indeterminato. Come sempre non riuscivo
a calcolare quanti minuti od ore passavano. Ma in quel momento non mi importava. Volevo solo sgombrare la mente da qualsiasi
pensiero.
Appena finito, mi rivestii con calma,
asciugandomi distrattamente i capelli con l’asciugamano. Chissà che bella scopa
avrei avuto in testa, lasciandoli asciugare senza
dargli una piega!
Rientrai in camera e per
poco non lanciai un urlo spaventato, nel vedere Grimmjow seduto sul bordo della
finestra, ad osservare il paesaggio desertico e notturno dell’esterno.
- Che… che cosa ci fai in
camera mia?! - esclamai, scioccata e rossa per
l’imbarazzo. Sarei anche potuta uscire completamente nuda e l’avrei trovato lì,
come se niente fosse!
Senza scomporsi lui si
voltò a guardarmi, inarcando perplesso un sopracciglio celeste. - Ti faccio
presente che questa è camera mia, anche se ora ci dormi tu. -
La notizia mi lasciò un
po’ stupita. E arrossii ancora di più. - Tua? -
- Si, mia. Azzardati a
rompere qualcosa e ti rompo le ossa. -
Aggrottai la fronte,
perplessa. - E di grazia… cosa dovrei rompere se non c’è niente qui dentro?! -
Strinse gli occhi ad una
fessura, facendomi pentire delle mie parole.
- Sono venuto solo per
sapere se ti serviva qualcosa. -, disse, scostante.
Per un attimo pensai che
forse non era così cattivo come appariva. Ma le parole che pronunciò poco dopo, vedendomi sorpresa, mi
fecero completamente cambiare idea.
- Ne avrei
fatto volentieri a meno, se Aizen non me lo avesse ordinato. -
- Ah… E’ stato lui. -
- Cosa
credi, che perdo tempo così, io? -
- Beh, quella è la porta!
-, esclamai, indicandogliela.
Forse si trattenne dal
reagire, ma non potei fare a meno di accorgermi del lampo di
rabbia che gli attraversò lo sguardo. Maledizione a lui… non avevo
mai perso la calma, con nessuno, in nessuna situazione! Eppure
lui riusciva a farmi saltare i nervi in un nano secondo. La cosa mi infastidiva, e anche parecchio.
Si alzò, avvicinandosi
pericolosamente a me. D’istinto feci qualche passo indietro, per poi bloccarmi
nel sentire la parete contro la schiena.
Non solo quel ragazzo
riusciva a farmi arrabbiare come pochi, ma la sua vicinanza era una tortura. Avevo paura di una sua possibile reazione negativa, avevo
paura di quegli occhi azzurri, di quelle mani letali. Ed
avevo paura di quel corpo sconvolgente, deturpato solo dalla lunga cicatrice e
scoperto dalla giacca perennemente aperta. Perché non
potevo negarlo, Grimmjow era veramente un bel ragazzo. Bello e terribile,
certo.
- Dovrò insegnarti anche
a tenere a freno la lingua, mocciosa. -
Mi squadrò ancora qualche
secondo, penetrandomi con quello sguardo arrogante, fino a che non si voltò,
per andarsene.
- Narumi Tomoe. -
Mi guardò interrogativo,
non capendo.
- Io mi chiamo Narumi
Tomoe, non “mocciosa”, o “donna” o come vuoi chiamarmi. -
Se ne andò
senza dire una parola, richiudendosi la porta alle spalle, in silenzio.
* * *
- Allora, almeno sai
trasformarti? - mi chiese sarcastico, incrociando le braccia.
Eravamo all’esterno del
palazzo, nel deserto. Non c’era vento, non c’era caldo
ne freddo. Non c’era niente di niente.
- Certo che so
trasformarmi! - replicai, stizzita.
- Allora muoviti, non ho voglia di perdere tempo con te. -
Strinsi i pugni, cercando
la calma. Non dovevo perderla, dovevo respirare
tranquillamente e non pensare a lui… semplice, no?
- Sei ancora così? -
- Oh, insomma, finiscila!
Mi stai facendo innervosire! -
- E’ proprio quello che
voglio. -
Oh, così stavano le cose?
Si divertiva a farmi arrabbiare? Bene, allora avrei dato tutta me stessa in
quell’allenamento per sfogare il nervoso che mi stava
facendo accumulare.
Peccato
che quella sorta di lezione fu totalmente diversa da quella con Yoruichi. Mentre lei mi spronava,
decisa ma gentile, mi dava consigli su cosa fare e non
fare, mi attaccava debolmente per permettermi una difesa adeguata, lui era
l’esatto opposto. In ogni movimento metteva gran parte della sua forza,
facendomi stancare, ferendomi a volte. Non era gentile, non
era disponibile, anzi, era del tutto impaziente, violento e più
arrogante del solito. Il che non era un bene per il fine dell’allenamento e per
i miei poveri nervi, che ad uno ad uno mi stavano velocemente abbandonando.
- Ne hai di strada da
fare, mocciosa. -
Strinsi le mie spade con
foga, sibilandogli: - Non. Chiamarmi. Mocciosa! -
Gli saltai contro,
cercando di colpirlo più forte che potevo, ma parò nuovamente con una
semplicità elementare.
- Non hai ancora capito,
mocciosa. Io sono il Re e tutto mi è lecito. -
Sorrisi,
sarcastica.
- Tutto ti è lecito, tanto che Aizen ti ha messo ai ferri corti, eh? -
Strinse gli occhi, punto
nel vivo dell’orgoglio. Mi colpì di striscio al viso con la spada, procurandomi
l’ennesimo graffio dell’allenamento.
Mi portai una mano alla
guancia dolorante, guardandolo spaventata e stupita. - Ehi, vuoi per caso
ammazzarmi? Ti ricordo che questo è un allenamento! E
non mi stai insegnando nulla, facendo così! -
- Non è un mio problema.
-, mi disse, sorridendo maligno. - Ah, l’avevo detto io. Dovevi mangiare di meno… sei lenta come una lumaca… solo più grossa. -
Diventai paonazza per
l’affronto. Mi aveva dato di nuovo della grassa? Lo fossi stata, poi!
Due secondi più tardi si
ritrovò il segno rosso di cinque dita sulla guancia scoperta dal frammento di
maschera.
- Sei un idiota senza
tatto. -
Rimase immobile per un
po’, come per capacitarsi di quello che avevo appena fatto.
A lui.
Al Re.
L’avevo schiaffeggiato!
L’occhiata che mi riservò
dopo fu qualcosa di tremendamente sconvolgente. Una lotta psicologica, la sua. Niente a che vedere con Zampakuto o pugni. L’avevo ferito
nell’orgoglio e lui mi stava restituendo il colpo con quello sguardo freddo e
minaccioso.
- L’allenamento finisce
qui. -
In quel momento non capii
se intendesse solo per quel giorno o anche per il resto della mia permanenza.
Forse quest’ultima ipotesi sarebbe stata la più plausibile, dato che avevo
capito che gli sarebbe bastata la prima scusa pur di finire lì quella
buffonata.
So solo che guardai le
sue spalle larghe e formate allontanarsi verso il palazzo, e io docilmente lo seguii.
Un po’ mi dispiaceva
quello che avevo fatto. Non amavo un comportamento del genere, ed infatti subito dopo venivo sempre ricoperta dai rimorsi. Ma lui era riuscito a far venir fuori una parte di me non
più paziente, non più buona.
Prima che arrivassi alla mia stanza, lui tirò un calcio alla porta per
idicarmela, facendone tremare i cardini per la
violenza del colpo, e proseguì dritto, senza aspettarmi come ormai era
consuetudine. Era arrabbiato nero, su quello non ci pioveva.
E mi dispiaceva,
tremendamente ora.
- Scusami. -, mormorai
alla sua figura, che subito dopo sparì nel corridoio.
* * *
Per tutto il resto della
giornata non vidi nessun altro. Era così deprimente
passare il tempo senza fare nulla, senza vedere un viso familiare, senza
scambiare due chiacchiere. Perché in quei momenti mi perdevo
nei miei pensieri, nella mia mente che in quei giorni ribolliva di novità e riflessioni.
Credevo che sarei potuta impazzire, continuando così.
Grimmjow non venne a
prendermi per il pranzo, così come per la cena. Mi fece
strada una ragazza minuta, anch’essa un Arrancar, data la maschera che le
copriva metà del volto. Almeno con lei riuscii a scambiare due chiacchiere,
sebbene non fosse molto socievole.
Mi accorsi, appena
entrata nella sala, che lui mancava all’appello. C’erano tutti gli Arrancar
della cena precedente, tranne che lui. Aizen chiese spiegazioni e Luppi, un
Arrancar piccolo di stazza e con un viso birichino, esclamò: - Credo che la
ragazzina l’abbia fatto arrabbiare. -
Aizen rivolse il suo
sguardo verso di me e arrossii. - Non… non volevo, mi ha costretta.
-
L’uomo mi sorrise,
sereno. - Tranquilla, non devi giustificarti. Grimmjow è uno spirito ribelle ed
una testa calda, devi capirlo. Gli passerà. -
Finito di mangiare, la
ragazza di prima si offrì nuovamente di accompagnarmi.
- Senti,
prima di tornare in camera… potrei chiederti un favore? - le chiesi,
gentilmente. Lei annuì, disponibile. - Potresti portarmi da Grimmjow? -
Sembrò quasi stupita
della richiesta, ma non fece domande. Mi portò in un ala
del palazzo che non avevo ancora visto, sebbene fosse del tutto uguale a quella
che avevo percorso dal momento del mio arrivo.
- Questa è la sua camera,
ora. Dovrebbe essere dentro. Starò nei dintorni ad aspettarti. -
La ringraziai con un bel
sorriso che sembrò metterla a disagio, ma si limitò ad andarsene.
Mi voltai verso la porta,
fissandola indecisa, con una mano in aria pronta a bussare. Accidenti,
quando mi sentivo in imbarazzo. Non so cosa avevo intenzione di dirgli
una volta faccia a faccia con lui… ma almeno bussare
ed entrare era già un primo passo!
Presi un bel respiro
profondo e bussai due volte, attendendo. Non udii risposta per parecchi secondi
e stavo per bussare di nuovo, quando lui stesso aprì la porta. Trovarmelo di
fronte, così, senza preavviso, mi fece mancare un battito.
Non feci in tempo a dire
“a” che lui, dopo aver capito di chi si trattava, stava già chiudendo la porta.
La bloccai con una mano, inchinando il viso. - A-aspetta.
-
- Che
vuoi? -
Quanto
era freddo il suo tono. Così freddo da farmi rabbrividire.
Mi decisi a guardarlo
negli occhi, sostenendo quelle pozze azzurre che mi guardavano alterati. - Non
lo so che voglio, so solo che… che mi dispiace. -
- Non me ne faccio nulla
delle tue patetiche scuse. Tornatene in camera. -
Bloccai
nuovamente la porta che stava repentinamente chiudendo.Sospirò infastidito e, dopo qualche
indecisione, gli dissi: - Domani… domani tornerai ad allenarmi, vero? -
Dio, sembravo una
ragazzina! Patetica, si… come aveva appena detto lui.
- E
perché dovrei? -
Mi
morsi un labbro, timorosa.Perché glielo stavo chiedendo?
Non mi aveva per caso ferita più volte? Non mi aveva insultata? Non mi aveva fatto stancare, senza insegnarmi
niente?
-
Perché… voglio imparare da te. -
Inarcò un sopracciglio,
perplesso. - Sei strana, donna. Sei per caso masochista? -
Sorrisi debolmente a
quella che mi parve una battuta. - Può darsi. -
Continuò a fissarmi,
indeciso sul da farsi. - Tornatene in camera. Domani si vedrà. -
Questa volta la porta si chiuse veramente, e io non feci nulla per impedirlo. Mi
aveva lasciata in sospeso, con quella frase. Ma forse, una piccola speranza ancora c’era.
Rieccomi
tornata alla vita di sempre dopo delle vacanze stupenderrime!
Spero vi siate divertiti anche voi come me! ^^
Angolino
ringraziamenti:
Valeriana: ma ciao,
carissima! Eggià, chi non lo vorrebbe il caro
e buon (???) Grimmjow come maestro? Ma
anche come soprammobile mi andrebbe bene! *O*Diciamo
che entrambi si faranno dannare a vicenda… mi divertirò tanto alle loro spalle!
Uh uhuh! *_*
Ino_chan: aaawwn!!Ma grazie al cubo! Il bello (o
brutto?) sta solo iniziando! Eh eh! Qualcosa tra
Narumi e la panterona? Mah… io la vedo dura e in
salita *faccina
convinta che fa sisi* Chi lo sa? :P
Ah, dato che non ho fatto in tempo ad augurarti buone vacanze anche a te… vale
ugualmente se lo faccio ora? ^^”” No, eh? Ahaha! XD
Divertita? :*
Un grazie
anche ai lettori/alle lettrici di passaggio!
Spero
apprezzerete anche questo capitolo!
Capitolo VI
Quella notte l’avevo
passata insonne, gira e rigira tra le lenzuola. Sarà
stato per i troppi pensieri, per le troppe
preoccupazioni, per l’ansia che avevo accumulato. Mi addormentai veramente
tardi. Se fuori ci fosse stato il sole e non l'eterna
notte sarebbe stata l'alba.
Il risveglio, poi, non fu dei migliori. O per lo meno, lo si
deve capire dai punti di vista.
Mi sentii letteralmente
trascinare dal lenzuolo, come se qualcuno lo tirasse via. E
il bello era che ero completamente avvolta come un salame! Sentirsi rigirare
mentre stai cercando di dormire non è il massimo.
Mugolai contrariata,
cercando debolmente nel vuoto la stoffa del lenzuolo con le mani, senza
riuscirci. Socchiusi un occhio, guardando davanti a me.
Nonostante la vista offuscata dal sonno, notai una figura vicino al letto…
- Ma
cosa… -
- Alzati, scansafatiche.
Non è ora di dormire. C’è un allenamento che ti aspetta. -
No, non poteva essere la
sua voce. Quella voce, non da mattina presto!
Lo guardai assonnata,
stropicciandomi gli occhi come una bambina. - Ma che
ti salta in mente…? -, sbuffai, reprimendo uno sbadiglio.
- Alzati, ti ho detto. -
Borbottai qualcosa di incomprensibile, mentre lui, gettando le lenzuola per
terra, usciva dalla camera. Feci una smorfia e una linguaccia in direzione
della porta che si richiudeva e andai in bagno per rinfrescarmi velocemente.
Beh, scorbutico come
sempre, però almeno sembrava non avercela con me.
Grimmjow è uno spirito ribelle ed una testa calda, devi
capirlo. Gli passerà.
Mai parole furono più corrette!
Lo trovai fuori,
appoggiato al muro, solo e pensoso (i più deserti campi… XD), serio e
perennemente imbronciato. Chissà com’era il suo viso quando
sorrideva… sempre che l’avesse mai fatto e che fosse diverso da un sorriso di
scherno dei suoi. Avevo notato che quando lo faceva gli si formava una fossetta
ai lati delle labbra... era così... sensuale, accidenti a lui!
Prima dell’inizio
dell’addestramento, ci tenne ad avvisarmi che non ci sarebbe andato alla
leggera, sia per l’affronto del giorno prima, sia
perché “altrimenti non si poteva ritenere un allenamento”.
Neanche io ci andai
leggera. Ero molto più motivata del giorno prima, a dirla tutta. Non volevo
pensasse che fossi una buona a nulla, che valessi meno
di niente. E se ne accorse. Non mi lamentai se cadevo e mi ferivo (preferivo maledirlo a mente, anche se
sputarglielo in faccia era decisamente più liberatorio!), non mi limitai a
parare i suoi colpi, anzi: attaccai con tutta la forza di cui disponevo. E, a dirla tutta, non era neanche poca. Ormai avevo capito
che riuscivo a combattere bene solo se mi trovavo davanti a determinate
situazioni, davanti a determinati stati d’animo. La
rabbia e la determinazione in primo luogo.
Grimmjow sembrò
soddisfatto dall’esito dell’allenamento, sebbene non si espresse
in alcun modo.
Tra i soliti “mocciosa”
di qua e “donna” di la mi congedò, avvisandomi che
avremo continuato quel pomeriggio.
Mi sedetti per terra,
esausta, respirando profondamente per riprendere il ritmo.
- Non mi dire che sei stanca. -, disse piatto lui, inarcando un
sopracciglio. Maledizione a lui e a quell’espressione che si ritrovava in
faccia! Perché doveva guardarmi così… così… ah, al
diavolo!
- No… no, no… sono…
attivissima! - cercai di dire, tra un respiro e l’altro. Kami, ero distrutta!
- Patetica. Sei una
mocciosa patetica. -
Eh no, eh.
Non poteva darmi di nuovo della mocciosa! Non dopo averlo sentito per un
centinaio di volte nell’arco di una mattinata! E non
doveva chiamarmi neanche patetica! Si, d’accordo, a volte lo ero… ma anche no!
- Ehi… sentimi bene… tu…
-, iniziai, scandendo bene ogni parola, per il fiatone.
- Io. -
- Tu. -
Ci guardammo per un po’,
studiandoci.
- Sei
un… idiota, lo sai? -
Fece un sorrisino
compiaciuto. - E’ una delle mie migliori qualità, mocciosa. -
- Non oso... immaginare
quelle... quelle peggiori, allora! -
Mi lanciò un’occhiata
sarcastica, dandomi le spalle ed allontanandosi chissà dove.
Bene, dai. Almeno avevo
avuto una discussione, se non del tutto, quasi pacifica.
A parte il mocciosa.
E il
patetica.
E il mio idiota.
- Si, sei proprio uno
scemotto, Grimmjow. - mormorai, divertita.
- Chi è scemo? -, mi
chiese una voce femminile.
Mi voltai per guardare
negli occhi la stessa ragazza che era stata così gentile proprio ieri.
- Pensavo a voce alta. -
- Perché
ti permette tutte queste libertà? -
La guardai parecchio
perplessa, chiedendole tacitamente spiegazioni.
- Non solo Aizen-sama ti considera la sua cocca, ormai… Grimmjow-sama è il Sesto
Espada. Dovresti portargli un po’ più di rispetto, ragazzina. Prima di dire o
fare determinate cose, ci penso cento volte! -
In quel momento non seppi
veramente cosa risponderle. Dire che mi coglieva
impreparata era poco. Io lo rispettavo, Grimmjow. Esattamente come lui “rispettava”
me.
- Rispettare una persona
non vuol dire essere la sua servetta e fare quello che lui vuole, senza
opporsi. -
Mi guardò furente per la
mia affermazione, niente a che vedere con la ragazza di ieri.
- Ti farò pagare la tua
lingua, ragazzina! - esclamò, scagliandosi contro di me.
Oh porca paletta. Questa
non l’avevo messa in conto! E
infatti mi beccai un bel pugno in pieno stomaco, che mi fece
letteralmente mancare il fiato (che scarseggiava già di per se). Ricaddi a
terra sulle ginocchia, esausta per il colpo. Non feci in tempo a riprendermi
che mi arrivò un calcio sul fianco. Un dolore lancinante mi bloccò ogni
movimento e mi morsi il labbro per evitare di gridare. Dovevo fare qualcosa per
difendermi, subito!
La ragazza si stava
preparando per sferrarmi un altro colpo, quando la vidi sollevata da terra da
un Grimmjow fuori di sé.
- Che diavolo stavi facendo? -
- Grim-Grimmjow-sama… io… -
Lui assottigliò gli
occhi, lanciandomi distrattamente un’occhiata. Poi, con un movimento fulmineo,
lanciò la ragazza qualche decina di metri più in la, facendola
cadere a terra senza grazia.
- Toccala di nuovo e ti
ammazzo. -
La vidi annuire
lentamente, tremante, e corse via, probabilmente ad
avvisare qualcuno dall’alto.
Sentii il suo sguardo
nuovamente su di me. - Grazie. -
- Sto sprecando il mio
tempo con te. - Mi prese per un polso e mi fece alzare, sempre molto “gentilmente”.
- Sbaglio o avevamo appena finito un allenamento?
Questo è quello che hai imparato? -
Scossi la testa. - Mi ha colta impreparata, e… -
- Si, si. Ora zitta. -
Ma che razza di carattere
si ritrovava, quel ragazzo?! Possibile che non potesse
evitare di essere così rozzo? Almeno per due secondi, cosa gli costava?!
Mi prese per la vita,
caricandomi in spalla stile sacco di patate molto pesante, lasciandomi
parecchio interdetta.
- Ehi… -, mugolai,
imbarazzata, battendogli un dito sulla spalla.
- Zitta. -, cantilenò
lui.
Decisi,
allora, di lasciarmi andare a peso morto, stanca e spossata, cullata dalla sua
camminata lenta.
* * *
Mi ritrovai nella mia
(sua) stanza, sdraiata sul letto, dopo una ronfata durata ore, secondo me. Beh,
almeno un po’ mi ero riposata, sia dalla notte insonne
che dallo scontro.
Mi voltai sul fianco,
ancora dolorante, per cambiare posizione, ma ogni
movimento mi si bloccò nello stesso istante in cui vidi Grimmjow seduto per
terra, dall’altra parte della stanza. Aveva gli occhi chiusi, il capo inclinato
all’indietro, contro il muro, le gambe piegate e le braccia penzolanti sopra le
ginocchia.
Non so per quanto tempo
rimasi ad osservarlo, a studiare ogni singolo centimetro di lui; so solo che mi
piacque rimanere così, a bearmi della sua vista, a guardarlo così indifeso in
quel momento.
- Che
hai da guardare? -, sbottò dopo qualche tempo, facendomi
saltare sul letto per lo stupore.
- Io… non ti stavo
guardando! - mi giustificai, colta in fallo.
Aprì gli occhi azzurri,
per puntarli nei miei. Credo che arrossii parecchio
quel momento, perché ricordo ancora il calore che sentii sulle gote.
- Grazie per… -
Voltò lo sguardo verso la
finestra a sbarre, infastidito. - Mi hai già ringraziato prima. Basta una
volta, se proprio devi. -
Sembrava irritato dalla
mia gentilezza. E la cosa mi divertiva parecchio! Se lui riusciva a farmi innervosire con la sua arroganza…
beh, io ci riuscivo con il comportamento opposto!
Mi misi a sedere,
massaggiandomi le tempie indolenzite. Maledizione, mal di testa in arrivo!
Accidenti!
- Ti devo un favore! -,
esclamai all’improvviso, facendolo girare di scatto.
- Come? -
- Un favore… per avermi
aiutata nel momento del bisogno! -
Aggrottò la fronte,
impensierito. - Sarebbero due. -
- Eh? -
- I favori sarebbero due.
-
- Perché?
-
- Ti ricordo che ieri mi
hai dato uno schiaffo. Te lo sei dimenticata, forse? -
No che
non me lo ero dimenticata, Grimmjow. Anzi, forse è stato il pensiero che più mi
aveva portato ansia in quei due giorni!
Ma non potevo certo
dirglielo, no!
- Dai,
non te la sarai presa veramente? -, gli chiesi, facendo finta di nulla.
- Ricordati una cosa,
mocciosa: sono vendicativo. -
Non avevo dubbi, davvero!
- Ma
il Re dovrebbe anche concedere la grazia ai suoi sudditi. -
Un’espressione di
divertito stupore gli si delineò in viso. - Si vedrà,
suddita. -
Ci stavamo capendo,
forse? Stavamo raggiungendo un punto di stallo, io e lui? Ancora non so ben definire quel periodo, più mi sforzo di capire meno
ci riesco. So solo che il nostro particolare rapporto iniziò così, tra prese in
giro varie e punzecchi più o meno pesanti.
Mi allenò per le due
settimane successive, sfinendomi in un modo allucinante. Però,
nonostante tutto, si rivelò un buon maestro. Un po’ troppo rude, in effetti, ma
pur sempre capace. Non si sbilanciò mai in frasi d’apprezzamento per il mio
lavoro, se non utilizzando il suo solito tono sarcastico e saccente che tanto
adorava. Solo una volta, ricordo, mi disse: "Almeno hai seguito il mio
consiglio di mangiare poco". Che a prima vista potrebbe
sembrare l’ennesimo insulto… in realtà doveva essere un complimento per la mia
velocità di reazione che stava migliorando di giorno in giorno. Certo, ancora ne avrei dovuto mangiare di panini imbottiti per arrivare al
suo livello… ma era già qualcosa, no? Ma una cosa che
mi preoccupava era la mia resistenza: nonostante gli allenamenti giorno e notte
il mio corpo non sembrava volersi abituare a quei ritmi... e ovviamente lui non
evitò di farmelo notare.
Aizen, da bravo capo, si informava ogni giorno sui miei progressi, pretendendo un
resoconto dettagliato da Grimmjow. Lui, come ovvio che
fosse, gli rispondeva di malavoglia, scocciato e menefreghista; cosa che mi faceva
divertire un mondo. Parecchie volte Ulquiorra l’aveva minacciato di smetterla
con quel comportamento insolente, ma lui continuava imperterrito, ancora di
più. Odiava Aizen, con tutto se stesso. Odiava la sua condizione di Espada relegato al servizio di qualcuno… lui voleva
essere indipendente, libero da qualsiasi vincolo.
Una sera ne avevamo parlato… o per lo meno, ci avevamo provato.
- Ma
perché non te ne vai da qui? -, gli avevo chiesto, perplessa.
- Credi per caso che se ne avessi la possibilità sarei ancora in mezzo a questi
bastardi? -, aveva esclamato, irritato. - Un tempo ero
un hollow… ero il Re indiscusso. Poi è arrivato lui, Aizen… e mi ha rovinato
tutto. Se potessi lo ucciderei adesso stesso. -
Piegai il labbro
inferiore all’infuori, in un gesto di dispiacere; poi, un po’ per consolarlo
(anche se non so quanto questo termine gli si addica!) gli dissi, convinta: -
Ma tu sei ancora il Re. -
Mi aveva guardata, enigmatico; io gli avevo sorriso, tra
l’imbarazzato e l’allegro.
- Sarai anche una mocciosa,
ma quando hai ragione hai ragione. -
- Ma
cosa ti costa chiamarmi per nome? Almeno una volta! -
- Mocciosa. -
Sbuffai, contrariata,
mentre lo sentii emettere un suono simile ad una risata. O
almeno, così sembrava!
- Ehi, scema. -
Ecco, questo nomignolo
ancora non l’aveva usato. Bravo Grimmjow, facevi progressi!
- Che c’è? -
- Hai un essere a sei
zampe sulla testa. -
Ricordo che mi irrigidii all’istante, temendo ogni minimo movimento. - C-che cosa… cosa ho in testa?! -
- Un essere a sei zampe. Oltre che una mocciosa, sei anche sorda. -
- To-toglilo.
-
Lui si alzò, non curante.
- Non credo di averne voglia. -
Allungai una mano verso
di lui, per bloccarlo, ma si era già allontanato
troppo per riuscirci. Maledetto!
- G-Grimmjow… -
- Uhn. -, mugolò. Poi,
con un sorrisino di scherno, aggiunse: - Sei proprio una scema. Non hai niente
in quella testa bacata che ti ritrovi. -
Probabilmente
la mia mascella quel giorno se n’era andata a quel paese, dato che avevo
spalancato la bocca al limite del verosimile. - Sei. Un. Idiota!! -
Mi alzai per corrergli
incontro e riempirlo di botte, ma ovviamente mi bloccò per i polsi con un
movimento veloce ed annoiato.
- Scherzetto. -, disse,
semplicemente.
Quella sola parola mi
bloccò immediatamente, lasciandomi basita. Si stava prendendo gioco di me!
- Baka! -
Mi
sorrise nuovamente, ironico e sarcastico al massimo. E
io, come da copione, mi ritrovai con due gambe di gelatina e le guance a fuoco.
Perché la sua vicinanza, la sua sola presenza mi metteva a
disagio, nonostante non ne potessi fare a meno.
- Oh oh.
Che abbiamo qui? -, chiese, poi, una voce cantilenante. Ci girammo entrambi per
guardare Ichimaru Gin, un personaggio strano, decisamente
sinistro ed inquietante.
- Niente che possa
interessarti. -, rispose Grimmjow, lasciando repentinamente la presa sui miei
polsi.
Storsi il naso, nel
sentir pronunciare il mio nome da quell’uomo, in quella
maniera. Con quale confidenza si permetteva di farlo?
- Arrivo subito, Gin-san.
-
Lui se ne
andò, con quel suo solito sorriso sornione e pauroso in viso.
- Scusami,
devo andare ora… -
Grimmjow si voltò,
cominciando a camminare verso una direzione non precisata. - Buona
chiacchierata. -
C’ero
rimasta un po’ male per quello scatto di nervosismo che aveva avuto; si
era infastidito parecchio per quella comparsa. Ma era
fatto così, dovevo solo farci l’abitudine.
Mi incamminai nella
direzione opposta, pensando a cosa Aizen volesse dirmi.
Ma salve a tutti! Credevate fossi
sparita? E invece, per vostra disgrazia sono ancora qui! XD Ho avuto molto da
fare ultimamente (leggasi: preparazione di un bell'esame!), per non parlare dei
problemi che mi ha dato Word con il file di questa storia (praticamente mi dava
errore ogni due secondi e ho dovuto ripiegare con il caro Open Office) e,
dulcis in fundo, il fatto che questo capitolo non mi soddisfacesse dalla notte
dei tempi... E' da quando l'ho scritto (quindi da parecchi mesi!) che lo leggo
e rileggo e ancora non mi convince é.é! Però non posso continuare così
all'infinito, quindi dopo qualche modifica e revisione, questo è quello che ho
sfornato... ora l'ultima parola sta a voi! XD Spero di non deludervi troppo
ò_ò!
Angolino dei ringraziamenti:
Valeriana: un altare
in onore del magnifico (rettore XD) Grimmjow? Ma mi candido come tua
collaboratrice *o*! Grimmjow e Narumi vanno d'amore e d'accordo? Uhm...
prova a chiederlo a loro, poi ne riparliamo! XD Ci sarò da ridere comunque! XD
Grazie mille, come sempre gentilissima! :*
Ale_9038: grazie
mille! ^^
Ci_chan: Oddèi, in
tutte le lingue me l'hai detto! Grazie! <3 E' confortante sapere che è una
lettura piacevole e senza errori! (questo è perchè prima di pubblicare mi
rileggo i capitoli almeno dieci volte! XD). E poi... shi, Grimmjow è moooolto
sexy! *o*
Ino_chan: ma ciao
carissima! Grazie, grazie mille! Io credo che invece prima o poi si scanneranno
vivi, altro che! é.é XD
Aribo: brava,
brava! Un'altra Grimmjow-fan! *o* Grazie delle critiche, mi rendo
conto che Grimmjow è un personaggio un pochino particolare e ogni tanto mi
sfugge di mano... se dovesse capitare di nuovo fammelo notare! Per me è
importante tenere i personaggi IC! :) Per quanto riguarda l'essere mia
discepola... le iscrizioni si possono fare in quello stanzino sulla
sinistra! *faccina-che-fa-sisi* XD Grazie mille!
Ary_tan: Oddèi,
grazie mille! Mi commuovo, eh ;___;!
Mies: Awww!
Amante di Grimmjow e Renji! *___________________* Grazie
davvero, è un piacere enorme per me! E pardon se era da Agosto che non
aggiornavo, spero di essermi fatta perdonare! ^^" E grazie per avermi
fatto notare la svista dei capitoli, evidentemente mi è partito il mouse su
quelle dannatissime freccette! >_< Per quanto riguarda la "mia
visione dei fatti", beh, chi vive nell'Hueco Mundo, secondo me, è spinto
da una grande voglia di superare gli altri, di essere sempre in competizione
con gli altri "compagni", se così si possono definire; quindi io vedo
questo rapporto conflittuale tra alcuni personaggi che, ahimè per loro, devono
convivere insieme... Mi fa piacere sapere che la desolazione dell'Hueco Mundo
risalti parecchio, è una caratteristica che non ha niente a che vedere con il
mio personaggio Narumi, cioè l'esatto opposto. Ah, un'ultima cosa... studio
anche io Architettura! *o*
Grazie mille a tutti, ragazzi e
ragazze! Questa volta siete stati numerosissimi con i commenti! Mi riempite il
cuore di gioia! <3 E un grazie enorme anche a chi ha aggiunto questa storia
tra i preferiti, siete sempre più numerosi!
- Volevate parlarmi, Aizen-sama? -
Avevo imparato, ormai, che utilizzare un tono educato e cortese poteva solo
giovarmi. Dovevo solamente far finta di portargli rispetto, sebbene non ne
avessi per niente per quell’uomo egoista e guerrafondaio.
- Si, Narumi. -, disse, sorridendomi pacatamente.
Odiavo quell’espressione di chi sa di aver in mano la situazione sotto ogni
punto di vista. Era tremendamente sicuro di se e questo mi spaventava,
parecchio. Perché evidentemente aveva le sue buoni ragioni per stare così calmo
e rilassato.
- Vedo che gli allenamenti con Grimmjow ti stanno servendo parecchio. Son fiero
di te. -
- Il merito è anche dell’insegnante, Aizen-sama. -
- Ah, l’insegnante… lo stesso che mi vorrebbe morto anche adesso, eh? -, rise,
quasi divertito.
Io, invece, mi gelai sul posto. Aveva per caso sentito la nostra discussione?
L’avrebbe punito?
- Stai pure tranquilla, Narumi. So che non mi rispetta come dovrebbe. Non
gliene faccio una colpa. -
Nonostante le sue parole di conforto, non mi rilassai per niente. Non mi fidavo
di lui, di quello che diceva, anche se sembrava la persona più sincera sulla
faccia della Terra.
- Comunque, ormai ho capito in cosa potresti essermi utile. Ancora non te lo
dirò... Sarà una sorpresa. -, mi dice, quasi divertito. - Sappi che tra due
settimane al massimo sarai libera di tornare nel mondo umano… sotto stretta
sorveglianza, s’intende. -
Strabuzzai gli occhi, stupita e felice per la notizia. Avrei potuto finalmente
rivedere la mia famiglia, i miei amici, la mia città! Avrei visto nuovamente il
colore, l’allegria nelle voci delle persone… non mi sembrava vero!
Anche se quel sotto stretta sorveglianza non mi piaceva per niente.
- Dovrai fare una piccola cosa per me, Narumi. Mi aspetto la massima
collaborazione, sai? Anche perché, in caso contrario, ti ho preparato una bella
sorpresa… e mi rincrescerebbe doverla usare come ultima carta. -
In quel momento provai paura pura. Mi stava facendo capire che non mi sarei
potuta ribellare, che ero in completa balia del suo potere. Se mi avesse
ordinato di uccidere qualcuno l’avrei dovuto fare, per caso?
Mi sentivo stretta in una morsa, mi sentivo soffocare dall’angoscia di quella
nuova situazione. Non poteva semplicemente lasciarmi andare e farmi vivere la
mia vita?
- Tutto bene, Narumi-chan? Sembri pallida. -
Di nuovo quella voce irritante di Gin. Di nuovo quella sensazione di disgusto
nel sentire il mio nome pronunciato da lui, con quel tono cantilenante, con quel
vezzeggiativo che odiavo, se era lui a dirlo.
- Sono solo un po’ stanca, Gin-san. -
- Allora vai e riposati. - disse Aizen, indicandomi la direzione verso la mia
camera. - D’ora in poi non dovrai più allenarti. Quindi rilassati. -
Nessun altro allenamento? Voleva dire che… che non avrei passato mattina e sera
in compagnia di Grimmjow? Che l’avrei visto soltanto ai pasti, direttamente in
sala? Si, perché ormai, per quanto fossi un’ospite, conoscevo bene i corridoi
dalla mia camera in poi, tanto che non veniva più ad accompagnarmi per evitare
che mi perdessi. La notizia un po’ mi dispiacque. Mi stavo veramente abituando
a lui, ai suoi modi distaccati e rudi, alla sua voce arrogante, ai suoi occhi
azzurri e strafottenti… Accidenti a me! E accidenti a lui!
- Puoi andare, ora. Per i dettagli ti convocherò i prossimi giorni. -
Finalmente, finalmente quella tortura era finita. Ogni volta che parlavo con
Aizen mi sentivo scrutata nell’anima, come se potesse capire i miei pensieri,
come se potesse leggermi la mente. Mi sentivo svestita davanti a quell’uomo, e
l’odiavo anche per questo.
Ancora due settimane nell’Hueco Mundo… ce l’avrei fatta e poi avrei trovato una
soluzione al mio problema, con l’aiuto di Ichigo, Rukia-san, Urahara-san e
tutti gli altri. Ne ero sicura.
* * *
- E così, finalmente, te ne andrai. -
Lo fulminai con lo sguardo, sinceramente offesa. E io che mi preoccupavo anche
di non rivederlo più come in quelle settimane!
- Sei proprio insensibile, sai? -
Grimmjow s’infilò le mani in tasca, poggiandosi alla parete bianca. Era passato
in camera, per distruggermi psicologicamente, come diceva lui. E, porca
paletta, se ci riusciva!
- Insensibile e bastardo son due cose diverse, ti ricordo. -
- Beh, tu sei tutti e due! -
Alzò un sopracciglio, interessato. - Ah, si? -. Si avvicinò a me, che ero
seduta a gambe incrociate sul bordo del letto. - Ripetimelo. -
Che intenzioni aveva? Voleva farmela pagare per averlo insultato
indirettamente? Voleva strangolarmi? Tirarmi un manrovescio?
Lo guardai negli occhi, cercando di non arrossire alla sua vicinanza. Perché,
accidenti, mi faceva arrossire in tutti i modi possibili ed immaginabili!
- Sei un insensibile! E… -
- E? -
- Ma ci tieni tanto a sentirti dire bastardo? -
- Non so tu, ma io lo ritengo un complimento. -
Il solito sorrisino di scherno.
Il solito sguardo saccente.
Il solito idiota, ecco.
- Non era mia intenzione farti un complimento. -
- Zitta, piccola mocciosa. -
Oh bene, ora ero anche piccola (ergo: insignificante!). Il che andava a
contraddirsi con il concetto di balena. Il che mi faceva andare in bestia
perché ancora non sapeva pronunciare solo ed esclusivamente il mio nome.
- Non sei triste, se me ne vado? Non ci vedremo più! - esclamai,
melodrammatica.
- Sinceramente non vedo l’ora. Mi hai spodestato dalla mia camera, ti ricordo.
-
Ma non l’avevo scelto io, eh. Aveva fatto tutto lui!
- Neanche un po’? -
- Meno di niente. -
Grazie, eh…
- Tu invece si… -
Mi tappai immediatamente la bocca con la mano, conscia del fatto che non
l’avevo solo pensato… ma l’avevo detto a voce alta, e lui mi aveva sentita!
- Ah, si? -
- Gu-guarda che scherzavo! -, cercai di salvarmi in corner. - Sarei proprio una
scema se sentissi la mancanza di un maleducato come te! -
Le sue labbra si piegarono in un sorrisino compiaciuto. - Tu lo sei, scema.
Quante volte te l’avrò detto? -
Aprii e richiusi la bocca un paio di volte, colta in fallo e tremendamente
imbarazzata. Lui, invece, continuando a sorridere sornione, si voltò,
fermandosi davanti alla porta e girando il viso di tre quarti. - In effetti,
farti innervosire stava diventando uno dei miei passatempi preferiti. -
Se ne andò così, senza aggiungere altro e lasciandomi letteralmente senza
parole. Quella frase mi risuonò in testa per molti, troppi giorni, direi. Mi
aveva spiazzata, come solo lui sapeva fare. Era capace di lasciarmi basita in
mille modi diversi. E, quello che più non sopportavo di lui, era che non
riuscivo a capirlo: ne i suoi atteggiamenti, ne le sue parole... Grimmjow era
decisamente un rebus con le gambe. A volte mi chiedevo se lui stesso riuscisse
a capirsi!
* * *
I giorni seguenti lo vidi poco e niente. Riuscii solo a capire che era in
missione sulla Terra e che passasse metà mattina a controllare qualcosa, che
però non mi era concesso conoscere, e l'altra metà nel laboratorio di Aizen, a
fare chissà cosa. Immagino con quanta allegria stesse nella sua stessa stanza!
Intanto io, nei momenti di pura solitudine, pensavo e ripensavo a tutti i
possibili compiti che Aizen mi avrebbe affidato e, soprattutto, a tutti i modi
che riuscivo ad inventare per evitarli e per sfuggire al suo controllo. A tal
proposito, mi incuriosiva parecchio sapere come mi avrebbe controllata.
Il giorno della mia liberazione, ossia otto giorni dopo l'avviso di Aizen,
Grimmjow mi riaccompagnò sulla Terra. Fu una sensazione così piacevole
risentire la brezza di aprile sul viso, rivedere tutti i colori della mia
cittadina, risentire le voci gioiose dei suoi abitanti... che per poco non mi
misi a piangere dalla commozione. Mi era mancato talmente tanto tutto quello...
- Ci si vede, mocciosa. -
Guardai Grimmjow che si preparava per tornare nell'Hueco Mundo, ma lo bloccai
prima per una manica. Mi osservò curioso, sebbene apparentemente dal suo
sguardo trasparisse solo indifferenza. - Non ti riporto indietro, mocciosa. Ci
tengo alla mia salute mentale. -
Gli sorrisi, divertita nonostante tutto. - No, volevo solo ringraziarti,
Grimmjow. -
Lo vidi irrigidirsi un poco alle mie parole, ma non si scompose più di tanto. -
E no, non ti chiamo per nome. Scordatelo. -
Quello che accadde dopo ancora oggi non me lo so spiegare. So solo che mi
ritrovai tra le sue braccia, spinta da un desiderio che avevo frenato per
troppo tempo in quelle settimane e che, quel giorno, avevo lasciato libero di
sgusciare via. Essere a contatto con il suo corpo era per me un'esperienza
indicibile... e tremendamente pericolosa per la mia povera mente.
Lui, invece, si era sorpreso così tanto da rimanere immobile come una statua.
Non mi aspettavo certo che ricambiasse il mio abbraccio, quello no.
- Ehi... ragazzina... -
Sorrisi tra me e me, divertita dal suo "imbarazzo", se così lo si
poteva definire.
- Comportati bene dall'altra parte, Re. -
Lo guardai un'ultima volta, sorridendogli debolmente, sull'orlo delle lacrime.
Perchè sapevo che il nostro prossimo incontro sarebbe stato sul campo di
battaglia. Se Ichigo e gli altri mi avessero aiutata come speravo... lo scontro
sarebbe stato inevitabile, e di questo ne ero pienamente cosciente.
- Mi comporterò malissimo, mocciosa. Contaci. -
Mi sorrise arrogantello, divertito da qualche sua malsana idea. E, non
resistendo oltre, corsi via, verso casa, verso la mia famiglia, verso i miei
amici. Soprattutto, per evitare che si accorgesse delle mie lacrime.
Ma salve a
tutti! Dopo parecchio tempo rieccomi qui, con un nuovo capitolo tutto per voi!
Chiedo venia per la lunga assenza, ma l’università mi succhia tutte le energie! Avviso subito che questo capitolo contiene un piccolissimo spoiler! :D
Passo subito all’ Angolino dei ringraziamenti:
Ci chan: n-nona
meraviglia del mondo? O-oddèi, potrei commuovermi! ;___; Ma grazie cara!! Perdonami se ti ho fatta aspettare così tanto, ma l’università mi uccideh!
Narumi sì, si è presa una bella cotta… ma non so
Grimmjow quanto possa ricambiare, conoscendolo. é.é Aizen è cattivo, sì, ma io
lo adoro così come adoro Gin! *_* /me ha una fervida passione per i cattivi e dannati XD Spero
ti piaccia anche questo capitolo! A presto:*
Mies:awww! Grazie!! Oddèi, mi son resa
conto anche io che son apparsi pochissimo gli altri arrancar… provvederò
subito, perché mi piacciono tutti, indistintamente *-* [A parte
Nnoitora, per ovvie ragioni, vedi
volume 32 ç_ç!] Comunque vedo che mi leggi nella men… aaaargh!
Non farmi spoilerare, porcapaletta!!Zitta, Marta, zitta! XD Un beso:*
Getcopy: eccoti
accontentata! Nuovo capitolo, non fresco fresco
perché è finito da mesi, ormai, ma vabbè… fa nulla! XD Sarà un po’ difficile
che Narumi si tolga di mente di abbracciare Grimmjow, è un po’ testarda… al
massimo la lego al letto! [sperando
che a Grimmjow non vengano idee strane! ò_ò”]:*
Valeriana: ahaha!
Fuori croccante, dentro morbido e dolce! Sembra un Tronky!
XD Nuu povero Aizen [oca ingellata?! Ahaha! :°D] e i suoi capelli… Anche se preferisco quelli celesti
della panterona! X°D E… dèi, non puoi scrivermi che Grimmjow potrebbe consolarsi con l’emo-espada… poi mi vengono strane idee!! *o*Ciau carissima! :**
Ary_tan: grazie,
grazie! *_* Spero che
l’attesa ne valga la pena, anche se non sono totalmente soddisfatta del
risultato! ^^” A presto, si spera! :*
Kurai04:awww! Una new entry! <333 Ma
grazie mille! Quanto son felice che ti sia piaciuta! *_*E il bello deve ancora arrivare! *me si
strofina le mani, sadica* Che bello, un’altra amante di Renji-san!
*_* Eh sì,
entrambi se la giocano alla pari! *Q* Noto
con piacere che Narumi suscita una certa gelosia… uh uhuh, come vi capisco! Anche
io sto iniziando a ingelosirmi parecchio! .___. Ok,
basta cazzate! XD Grazie mille anche per il preferito! *-*
Grazie mille a
tutti, ragazze! Spero possiate perdonarmi per il ritardo, ma non temete [?!?!], anche se aggiornerò una volta ogni morte di
Papa questa fanfiction vedrà una fine! XD
Un ringraziamento va anche a tutti coloro che hanno aggiunto LIOAF [titolo troppo lungo per
scriverlo tutto :° ], aumentate a vista d’occhio e non sapete quanto felice mi
facciate! *_*
Il rientro alla vita
normale fu parecchio movimentato. Mio padre, vedendomi rientrare trafelata
dalla lunga corsa e dal pianto liberatorio, mi abbracciò talmente forte che
temetti di rimanerci secca. Fu uno dei momenti più commoventi della mia vita, dopo
ovviamente la morte di mia madre. Tra l'altro, non avevo mai visto mio padre
piangere. E la cosa mi lasciò completamente senza
parole. Mi spiegò che Ichigo e gli altri erano venuti a cercarmi a casa, dopo
che si erano accorti della mia improvvisa assenza. Così gli avevano dovuto
spiegare tutta la complicata situazione, un po' bizzarra, a detta sua. I
ragazzi, come avevo sperato, si stavano movimentando per trovare un modo per
venire a prendermi, dato che la notizia che ero stata
rapita da Aizen era arrivata in ritardo. Non sapevano dove cercarmi, mi aveva
detto Ichigo, parecchio infastidito dal brutto colpo che Aizen gli aveva
tirato. Inoltre nessun altro Arrancar o Espada si era
fatto vivo in quelle settimane. Eppure, Grimmjow era
sceso sulla Terra... o no?
Rivedere la mia adorata
Yumi, poi, fu indicibile. Era rimasta senza lacrime dai pianti che si era
fatta. E anche lei aveva saputo tutto, da una brava insegnante quale Orihime
Inoue che, pazientemente, le aveva raccontato per filo e per segno l'intera
vicenda, cercando di contrastare con gentilezza ogni irruente interruzione
della mia migliore amica.
Il rientro, comunque, non fu completamente indolore. Avevo perso i primi
giorni di scuola, tra cui due allenamenti da capitano con la mia squadra. Inutile
dire che la professoressa Odomo non era per niente
felice della mia condotta iniziale. A niente servì una giustificazione madornale
inventata sul momento e parecchio veritiera. Per punizione mi fece fare cinquanta giri di campo, mentre il resto della squadra
si allenava.
Inoltre, la sgradevole
sensazione di essere spiata in ogni momento, in ogni
posto, aumentava di giorno in giorno. Che fosse la
stretta sorveglianza di cui mi aveva parlato Aizen? Non gli bastava lo strano
braccialetto che mi avevano legato al polso?
Due giorni dopo il mio
rientro, conobbi un ragazzo dai bizzarri capelli rossi e lunghi, tenuti in una
coda alta e sbarazzina. Era uno Shinigami, Renji Abarai.
A prima vista mi parve la fotocopia di Ichigo: era
scorbutico come lui, saccente ma anche simpatico e timido, delle volte. Fare la
sua conoscenza mi mise parecchia allegria, ma non quanta quella che provò Yumi,
quel giorno insieme a me. Era rimasta letteralmente
incantata e, mi scenda un fulmine se così non fosse, nemmeno lui parve tanto
indifferente. Ma quei due erano due teste calde, e tenere a bada i loro battibecchi
fu una faticaccia.
- Quindi
non sai nulla di quello che Aizen vuole da te? - mi chiese per l'ennesima volta
Ichigo.
- Ma
allora sei proprio deficiente! Ti ha già detto di no! - ringhiò Rukia,
spedendogli un pugno in testa. Secondo lei dovevano
smetterla di sommergermi di domande, dopo quello che avevo passato. Avevo
bisogno di riposo e loro certo non mi aiutavano a riprendermi, continuava a ripetermi
a braccia conserte e fulminandoli con lo sguardo. Adoravo il modo di porsi di
Rukia: era piccolina, ma indemoniata. Dura, ma anche debole.
- Il portale per la Soul Society
si aprirà tra due settimane. - disse Renji, ignorando i due e guardando me. -
Ce la fai a resistere fino a quel giorno? O i tuoi
"amici" verranno a riprenderti prima? -
Feci spallucce. - Non so
veramente. E la cosa è paradossale, dato che mi
riguarda in prima persona. Mi ha dato questo bracciale per segnalare la mia
presenza e per richiamarmi quando sarà il momento. Per il resto non so nulla. -
- Certo che se Aizen ha
trovato un modo preciso per uccidere il Re della Soul Society non va a dirlo a
te, ne a nessun altro. - esclamò Ichigo, con la sua
solita aria imbronciata. - Al massimo può dirti di fare una determinata cosa,
ma non credo che sia così stupido da rivelarti parte del suo piano. Non se sa
che potresti dircelo. -
- Oppure
potrebbe manipolarla, facendoci credere una cosa per poter agire poi
indisturbato. - aggiunse Ishida, sistemandosi gli occhiali.
Orihime annuì entusiasta
a quest'ultima ipotesi. - Ishida-kun ha ragione. Aizen è proprio il tipo che
distrae da una parte e poi agisce dall'altra. Bisogna stare molto attenti. -
Notai, con un certo
interesse, che il Quincy arrossì vistosamente,
sentendo la ragazza dargli man forte. Sorrisi, divertita, mentre Renji mi guardava perplesso. - Che hai da
sorridere? Non mi sembra che ce ne sia il motivo. -
Agitai una mano, con fare
annoiato. - Niente di che, mi è venuta in mente una cosa che mi fa fatto
sorridere. -
- Beata te che ne hai
ancora la forza. Io sinceramente mi sto stancando di tutto questo. - sbottò
Ichigo, facendomi arrossire per la goffaggine. - Comunque,
domani andremo da Urahara, così chiariamo alcune cose, Tomoe. -
La notizia mi rassicurò
non poco. Quell'uomo aveva la capacità di rilassarmi con la sola presenza, e in
quel momento ne avevo immensamente bisogno.
* * *
Quando mi vide, Urahara mi
accolse più sorridente che mai. Con lui c'era anche Yoruichi, sempre
bellissima. Adoravo stare in loro compagnia... erano
simpaticissimi! E soprattutto intelligenti e scaltri. Ho speso serate intere con loro a parlare della mia situazione, a
scherzare, a raccontarci aneddoti... quei due erano incredibili. E non
mi sbagliavo quando pensavo che erano anche parecchio
pericolosi, in battaglia. Urahara stesso mi raccontò che era stato il capitano
della Dodicesima Compagnia, cento anni prima. Lei, invece, fu
capitano della forza speciale degli Shinigami, lasciandomi senza parole,
a capo di una delle quattro nobili famiglie di tutta la Soul Society.
Come al nostro primo incontro,
Urahara mi fece accomodare nel retro del negozio, in quel pezzo di giardino
rilassante e riparato, accompagnati da una buona tazza di the caldo. Yumi mi
aveva accompagnata, insistendo duramente.
- Allora, Narumi-chan,
tutto bene? - mi chiese, sventagliandosi il viso, sebbene non ci fosse per
niente caldo.
Annuii. - Diciamo di si. -
Yoruichi, mani sui
fianchi, mi guardò curiosa, con i suoi occhioni ambrati. - Non ti hanno fatto
niente di che dall'altra parte? -
- No, niente. Mi hanno trattata come un'ospite, a dir la verità. -
Urahara si grattò il
mento ispido, pensando. - Era da immaginare. E' tipico di Aizen.
Riesce ad ingannare tutti con i suoi modi di fare affabili e premurosi... -,
poi aggiunse, ammiccando: - Ma noi siamo più furbi di lui, vero Narumi-chan? -
Ridacchiai alla vista di
Yoruichi che scuoteva mesta il capo.
Gli raccontai bene o male
cosa accadde durante l'intero soggiorno, mentre loro mi ascoltavano attenti.
- Quindi
sei stata allenata da Grimmjow. - mormorò Ichigo. Annuii, arrossendo lievemente
nel ripensare a quei giorni.
- Ehi, Mister
Zoccoli e Cappello, che ci dici allora? - chiese Ichigo, facendomi ridere per
quell'appellativo.
Urahara sorrise,
allegramente. - Dunque, Narumi-chan, mi hai detto che
il signor Aizen ha già capito le tue potenzialità e, suppongo, anche che cosa
sia il tuo potere. -
Annuii, aspettando che
continuasse. - Mi hai anche fatto notare che il tuo reiatsu esplode in
determinati momenti, come la rabbia o la paura... o la determinazione. -
Fece qualche passo,
guardando distrattamente il volo di una rondine. Nessuno osò mettergli fretta,
perchè tutti sapevamo che quell'uomo stava mescolando
le notizie che gli avevo dato e che sicuramente presto di avrebbe dato una
risposta esauriente.
Pochi secondi dopo sentii i suoi occhi verdi sui miei. - E' curioso quello che
ho appena capito, Narumi-chan. Avevo già pensato a questa ipotesi,
ma non la credevo possibile. -
- Che
ipotesi? - chiese impaziente Rukia.
- Miss Kuchiki, ha mai
sentito parlare dei cosiddetti "Spiriti Ribelli"? -
Rukia sembrò pensarci un
po', mentre Renji, anch'esso presente, non diede segni di interesse.
- Si, gli Spiriti Ribelli sono quelle anime che nonostante siano salite alla
Soul Society sono riuscite a sfuggire ai controlli
degli Shinigami e, sulla Terra, si sono impossessati del corpo di un umano. -
Urahara
sorrise, compiaciuto dalla spiegazione della ragazza. - Esattamente, Miss
Kuchiki. Questi spiriti sono in realtà pochissimi,
dato l'alto controllo degli Shinigami. Eppure qualcuno
ogni tanto elude la sorveglianza. -
Un'occhiata eloquente mi
fece capire tutto.
- Aspetta, Kisuke, stai dicendo che il suo
reiatsu deriva da uno Spirito Ribelle? - chiese Yoruichi, guardandolo quasi allarmata.
- Si! E
la cosa è parecchio entusiasmante, non trovi? -
La donna si alzò, andando
verso di lui. Mi guardò un attimo, poi disse, seriamente: - Kisuke, quegli spiriti sono potenzialmente pericolosi.
-
- Anche
gli Shinigami sono pericolosi, Yoruichi. Eppure non ci
preoccupiamo. -
Ci guardammo perplessi,
cercando di capire.
- In pratica... - disse
Ichigo, appoggiandosi allo schienale della sedia e allargando le gambe,
svogliato. - Questi spiriti, se riescono a lasciare la Soul Society
senza problemi o sono parecchio scaltri e potenti, o gli Shinigami di guardia
sono degli incapaci. -
- Ehi, un po' di
rispetto! - sbottò Renji, lanciandogli un'occhiataccia truce.
- Supponendo che siano
scaltri e potenti e che uno di questi sia quello che ha dato il potere a
Tomoe... - continuò Ichigo, ignorandolo. - ...Che conseguenze
ci possono essere? -
Urahara sorseggiò un po'
del suo the, prima di rispondere. - Beh, se lo spirito in questione è
tranquillo non ci sono problemi... anzi, può giovare e
basta. Altrimenti... sorge un problema. -
- Che...
problema? - chiesi, titubante.
- Vedete, le anime che
giungono alla Soul Society sono in parte Hollow
purificati, in parte spiriti di defunti che ancora non si sono trasformati in Hollow.
Gli Spiriti Ribelli, è risaputo, sono per la maggior parte
Hollow purificati. Ora, il fatto che Narumi-chan abbia un reiatsu simile a
quello di uno Shinigami e di un Arrancar, che vi ricordo, hanno una parte
Hollow, mi fa pensare che lo Spirito Ribelle presente all'interno del suo corpo
sia proprio quello di un Hollow purificato, che nonostante tutto, mantiene
parte del suo stato iniziale. Narumi-chan, tu hai accennato al fatto che alla fine
di ogni allenamento eri completamente esausta, giusto?
-
- Si, Grimmjow è
ovviamente più potente di me e non si risparmiava
certo durante gli allenamenti. -
- Sul fatto che sia più
potente di te avrei qualche dubbio, se è vera la mia
ipotesi. - disse Urahara, sorridendomi. - Comunque, è
bene che sappia una cosa, Narumi-chan: l'enorme stanchezza che tu sentivi alla
fine di ogni combattimento in parte era dovuta alla fatica fisica, in parte a
quella interiore. Mi spiego meglio. - aggiunse, vedendomi e vedendoci
perplessi. - Tu non hai mai avuto un reiatsu, su questo ci
posso mettere la mano sul fuoco. Tu hai acquisito il potere di cui
disponi ora. E proprio per questo il tuo corpo non può
sopportarlo per troppo tempo. Il fatto che sia rimasta nel tuo stato di
Shinigami/Arrancar per parecchio tempo, ha determinato questa stanchezza. E questo è il tuo problema: non puoi combattere per troppo.
Già dopo una decina di minuti inizi ad essere stanca, anche se il tuo
avversario è poco meno di niente. Affinché il tuo corpo si abitui a questa nuova condizione dovrà passare qualche mese... anche anni,
delle volte. -
- Ma
non ci sono conseguenze pericolose, vero? - chiese Yumi, preoccupata.
Questa volta fu Yoruichi
a parlare. - Sarò schietta con te, Narumi: il prolungamento del periodo di
quello stato può provocarti seri danni. Potresti svenire se ti affatichi
troppo. E nella peggiore delle ipotesi potresti anche
morire. -
Svenire.
Morire.
Svenire.
Morire.
Morire...
Mi sembrava di essere
entrata in una stanza buia, piccola e opprimente. Mi sentivo pesante, spaesata.
E soprattutto impaurita.
Yoruichi era stata
decisa. Niente giri di parole, niente scherzi. E forse aveva fatto bene così. Mi aveva aperto gli occhi. Mi
aveva sbattuto la verità in faccia, nuda e cruda.
Quelle parole mi
risuonavano nella mente ogni istante, lacerandomi, appesantendomi sempre più.
Avevo paura, cavolo se ne avevo. Quella situazione stava degenerando, decisamente. E io non sapevo, non
potevo fermarla. Sarei voluta scendere da quel treno folle in corsa, ma non potevo.
Per tutti i giorni seguenti
Yumi mi era rimasta accanto. Cercava di farmi pensare ad altro, raccontandomi
di quello che era successo in mia assenza. Mi aveva detto
che neanche dopo un giorno dall'inizio del nuovo anno scolastico e già era
finita in presidenza per non aver indossato, come da consuetudine, la giacca e
per l'uso scorretto delle calze lunghe fino al ginocchio, che lei puntualmente
teneva ripiegate su se stesse, per apparire più corte. Nonostante
i miei pensieri, lei riuscì davvero a farmi pensare ad altro, per qualche
tempo. Non pensai alla scoperta di quel pomeriggio. Non pensai ad Aizen. Non
pensai al disgusto nel sentir pronunciare Narumi-chan da Ichimaru Gin e
all'allegria, invece, nel sentirlo da Urahara. E non
pensai a Grimmjow. O per lo meno, almeno per dieci
minuti buoni. Quel ragazzo stava diventando la mia peggiore ossessione, e quello
era un male. Forse anche peggio della situazione in cui mi
trovavo. Non lo vedevo da circa una settimana e già mi mancavano i suoi
capelli celesti, i suoi occhi azzurri, i suoi modi
arroganti, la sua voce... dio, la sua voce mi mancava da impazzire.
Sola, nel buio di quel
sabato notte, fissando il soffitto giallino della mia cameretta, mi sentivo
così stupida, così infantile a pensare ancora a lui. A lui. Un Arrancar. Peggio
ancora: un Espada. Il Sesto Espada.
Il più arrogante, il più rozzo, il più ribelle... proprio di lui dovevo sentire la mancanza?
Un timido bussare alla
porta mi destò dai miei pensieri.
- Avanti. -
Dietro di essa fece capolino la testolina bruna di Hiroaki, che mi
guardava innocente e un po' preoccupato.
Mi misi a sedere,
inclinando di lato la testa. - C'è qualcosa che non va, Hiro-chan?
-
Annuì
lentamente, mentre richiuse la porta dietro di se e mi corse letteralmente
incontro.
- Mi sei mancata, sorellina. -
Sorrisi
nella penombra, stringendo quel corpicino fragile
contro di me. - Anche tu, piccolo mio. Tantissimo. -
Come avevo
fatto a trascorrere tre settimane lontano dalla mia famiglia? Lontano dal mio
fratellino?
Una lacrima mi sfuggì,
lasciando libero sfogo alla confusione che sentivo, alla disperazione, alla
malinconia, alla felicità per aver ritrovato (quasi) la mia vita.
Quella notte io e Hiroaki
dormimmo insieme. Come mi disse il giorno dopo,
"avevo sostituito momentaneamente il suo peluche".
Mi fece ridere per cinque minuti buoni, quella volta. Mi aveva relegata ad un pupazzo!
Quel giorno papà scese in
cucina quasi saltellando e fischiettando una canzoncina probabilmente inventata
sul momento, ed esordì dicendo: - Oggi si va al ristorante, a pranzo! -
Io e Hiroaki ci guardammo inizialmente perplessi. Poi gli occhi del mio
fratellino si fecero grandi grandi
per la meraviglia. - Tanti auguri, Nee-chan! -
- Auguri...? -
Poi un lampo mi
attraversò la mente. Era il mio compleanno e me n'ero scordata! Diciotto anni,
stavo invecchiando!
Inutile dire che neanche quell'anno papà mi risparmiò le sue
"doti canore", con un bel Happy Birthday a
tutto fiato. Risi, e risi tantissimo quella mattina.
Mi ci voleva, in effetti!
Restammo in giro tutta la mattinata, tra negozi e parchi giochi.
- Guarda, Nee-chan! I
palloncini di BugsBunny! -
Guardai papà, ridendomela
sotto i baffi. Quando Hiroaki desiderava qualcosa
partiva sempre da lontano, facendo quasi l'indifferente. Un po' come facevo io
da piccola per avere lo zucchero filato!
- Hai visto, che belli? -
continuò Hiro-chan, facendomi ridere. Papà annuì,
continuando a camminare. Non mi sfuggì un sorrisino
divertito.
Hiroaki mi guardò,
cercando aiuto dalla mia parte. - Nee-chan... -
Papà scoppiò nella sua
fragorosa risata, che fece voltare verso di noi parecchie persone. - Hiroaki,
oggi è il compleanno di tua sorella, non il tuo! -
Il mio fratellino
arrossì, un po' deluso e un po' in imbarazzo. - Ma...
volevo comprarlo per lei! -
Oddio, quella era
veramente eclatante! Gli scompigliai i capelli, prendendolo
per mano e portandolo verso il chioschetto dei
palloncini. Non prima di aver fatto una linguaccia a papà.
Tra l'entusiasmo di
Hiroaki e le occhiate divertite della ragazza al chiosco, per un attimo mi
sembrò di vedere una sagoma dai capelli... celesti?, sparire
dietro un albero.
Il cuore sembrò fermarsi,
in quel momento. L'avevo visto veramente o era solo frutto della mia fervida
immaginazione?
Non mi accorsi
inizialmente della mano di Hiroaki che mi tirava per il polso, incitandomi a
svegliarmi dalla mia trance. Continuai a guardare
verso quell'albero, aspettando che accadesse qualcosa.
No, non poteva essere lui.
Ne lui ne qualcun'altro di loro. Avrei sicuramente
sentito il suo reiatsu.
Tornai a guardare il mio
fratellino con un sorriso solare e riprendemmo la nostra divertente giornata.
* * *
La serata, invece, la
passai con Yumi e il gruppetto di Ichigo. Quei ragazzi
erano divertenti, non c'è che dire. Cenammo in
pizzeria, tra risate e battute, senza mai parlare di cose spiacevoli.
- Quando
è la prima partita? - mi chiese Ichigo, dopo aver ingoiato una buona porzione
di pizza.
- Venerdì. Sto temendo
che la Odomo
mi tenga in panchina. -
- In panchina? Narumi,
sei il capitano, ti ricordo! - mi sgridò Yumi, puntandomi le bacchette contro.
- Il capitano di cosa? -
domandò Renji, incuriosito.
- Di una squadra di
basket. Sai cos'è il basket? -
Renji aggrottò la fronte.
- Ce-certo che so cos'è il barket! -
La frecciatina
di Yumi non tardò ad arrivare. - Si dice basket, per la cronaca! -
- E
cosa ne so io di come si dice! -
- Non hai appena detto di
sapere cosa sia? -
- Certo che lo so! -
Oddio, quei due avevano
ripreso a battibeccare. Erano tremendi quando
iniziavano!
Io ed Ichigo ci guardammo mesti e subito ci capimmo. Mentre
lui ficcava in bocca un pezzo di pizza a Renji, io la tappavo a Yumi.
- La volete finire? -
chiese svogliato Ichigo, rivolgendosi poi al rosso. - Non si trattano così le
ragazze. -
Lo guardammo un po'
perplessi e sorpresi, mentre Orihime annuiva contenta. - Bravo, Kurosaki-kun! -
Poi il ragazzo, lanciando
un'occhiata a Rukia, aggiunse: - Al massimo solo a Rukia. -
Inutile dire che si ritrovò con un pugno nel naso in men che non si
dica, tra le risate di tutti.
Salve a
tutti, gente! E’ passato parecchio tempo dall’ultima volta, come ormai
sembra essere diventata mia abitudine XD, ma eccovi il nono capitolo! Non è fresco fresco perché la metà era pronta da mesi, ma ho avuto
un calo d’ispirazione per questa fanfiction, che ho magicamente ripreso (per
ora) girovagando su deviantArt e guardando tutte le belle immagini di Grimmjow che
ci sono! *-*
Ringrazio velocemente tutti coloro che hanno aggiunto questa storia tra i preferiti e le
seguite, siete adorabili! *.*E un grazie a chi commenta, è un
piacere leggervi! : *
Ino_Chan: ma vai
tranquilla, non mi offendo mica! (: Eh sì, ora la
storia entra nel vivo, e la cosa mi spaventa, con tutto quello che potrebbe
succedere! xD A presto cara : *
Valeriana: aww ma
grazie! <3 Son contenta di averti fatto sorridere! Ogni tanto un po’ di
comicità ci vuole, eccheccavolo! Guarda, personalmente adoro
il padre di Narumi… E’ uno dei miei personaggi preferiti di questa storia! :’D Solo che no, non è cugino di quinto grado di
Kurosaki-san, ma sto pensando di farli incontrare un giorno… chissà che
combinerebbero quei due pazzi insieme! XD Grazie ancora : *
Mies: ma brava
lei! Credo che l’hai proprio azzeccata… ma non farmi
dire altro, altrimenti rovino la sorpresa! :D Grazie
millissime! : *
Ari_tan: grazie grazie grazie! Sei gentilissima! <333 Spero che
anche questo capitolo sia di tuo gradimento, anche se arrivato in ritardo! Baci : *
Ci_chan:
carissimaaah! Hai visto? Prima o poi ritorno! XD
Grazie per le belle parole che mi hai scritto, sia qui che
per mail… spero di non deluderti! ;) Yumi e Renji sono
due teste caldissime, non calde… l’idea di vederli insieme un po’ mi
incuriosisce, ma non so se quei due riuscirebbero a non scannarsi dopo due
minuti! :D Un beso ;*
Perdonatemi se son stata
sbrigativa con le risposte ai commenti, ma son di
fretta! Un bacione a tutti, alla prossima! E lo so, lo
dico sempre, spero presto! : *
Capitolo IX
- Narumi, dove vai? -
Guardai mio padre, mentre
mi stringevo il capotto sulle spalle. - A trovare
Urahara-san. Vorrei chiedergli una cosa! -
Mi sorrise allegro,
annuendo. - Prendi questo, il cielo non è dei migliori oggi.
-
Accettai volentieri
l'ombrellino colorato che mi porgeva, mentre gli schioccai un bel bacio sulla
guancia barbuta.
- Stai attenta, Na-chan!
-
Risi, divertita dalla sua
preoccupazione. Era così tenero quando diventava iper
protettivo!
Quel lunedì pomeriggio
era veramente frizzante e, come aveva previsto papà, cinque minuti dopo aver lasciato
casa iniziò a piovere. Fortunatamente non così tanto
da farmi dannare e affogare nelle pozzanghere, che altrimenti si sarebbero
formate in men che non si dica. Era la tipica pioggerellina leggera ma fitta ed
insistente, che tanto adoravo guardare dalla finestra di camera o di classe.
Guardai
distrattamente il parco giochi che mi passava accanto, ovviamente deserto. Ma
sì, perchè non tagliare da lì? Ci avrei messo meno tempo, e detto in tutta
franchezza, ormai mi erano successe così tante cose che non mi sarei più meravigliata di niente. E
poi... sentivo che dovevo passare per il parco, quel giorno. Come richiamata da
qualcosa, da qualcuno.
Il miagolio di un gatto
nero che mi passò davanti mi fece sobbalzare un po', ma proseguii spedita. Nonostante tutto, quel posto riusciva a mettermi soggezione.
Poi un fruscio di foglie
e un cespuglio che si muoveva apparentemente da solo
mi fece fermare definitivamente. Strano, pioveva ma non
c'era vento quel giorno... che fosse un altro gatto?
Così come mi ero fermata
io anche il movimento dei ramoscelli bagnati dalla pioggia cessò.
C'era qualcuno, lì dietro. Ne sentivo il potere latente. Si, perchè era forte,
su questo non c'erano dubbi. Ma era come se fosse
compresso, quasi nascosto.
Preparandomi
psicologicamente all'inevitabile, mi avvicinai cautamente, aggirandolo.
Quando lo vidi poggiato
al tronco dell'albero affianco, cercando di sistemarsi
la camicia in stile hawaiano che indossava, mi scese un colpo.
Davvero, forse non fui
mai così stupita come quel momento.
- G-Grimmjow? -
Bofonchiò qualcosa
d'incomprensibile, incrociando le braccia al petto e guardandomi indifferente.
Lo osservai meglio, e notai, sempre più stupita, che le gambe toniche erano
fasciate da dei jeans sbiaditi e un po' strappati.
Sembrava stranamente... umano. Si, non aveva neanche il pezzo di maschera sulla
guancia destra! E neanche la striscia verde/azzurra
sotto gli occhi! Ma che gli era successo?
- Sei tu? -
Mi lanciò un'occhiata
sbieca. - E chi altro, se no? -
Aprii la bocca per
parlare, ma non riuscii a dire niente. Era così... così dannatamente bello,
accidenti!
- Vuoi chiuderla quella
boccaccia? Non capisco cosa ci sia di così tanto
interessante da guardare. -
- Co-come cosa ho da guardare? Ma ti sei visto?
Sembri quasi normale! -
Alzò un sopracciglio,
perplesso. - Perchè, prima com'ero? -
Arrossii all'evidente
gaffe. - Non fraintendermi, è... che non hai l'aspetto di un Espada! Tranne per i capelli... Dico... guardati! La maschera, i
vestiti... -
- Vai e dillo ad
Aizen"-sama". L'idea è stata sua, non mia. Ne avrei
fatto volentieri a meno di conciarmi in questo modo ridicolo e di sembrare un
umano. -
Allora, era davvero
diventato umano? Ma il suo spirito di Arrancar che
fine aveva fatto?
- E
i capelli non si toccano. -, aggiunse, voltando lo sguardo sempre imbronciato e
strafottente.
Sorrisi a quelle parole.
Quanto mi era mancato il suo sarcasmo pungente, la sua voce,
i suoi occhi... tutto di lui mi era mancato enormemente. E mi spaventava quello che mi stava accadendo, più della mia
stessa situazione. Non potevo innamorarmi di uno come lui,
ma neanche dovevo pensarlo!
- Che...
ci fai qui? -, gli chiesi, cercando di concentrarmi su altro. Quei pensieri
dovevo eliminarli assolutamente dalla mia testa. O mi sarei
fatta male, molto male.
- Ti spio. -
- Aizen non si fida di
me? -
- Se
per questo non si fida neanche di me. -, ghignò, quasi divertito. - E fa anche bene. -
Non sapevo cosa gli stesse passando per la mente, ma potevo solo
immaginarlo. E Aizen non ne sarebbe stato contento, sicuramente.
- Comunque...
bella camicia! -, esclamai, nascondendo una risata.
- Ah... vai e ammazzati, donna. -, sbottò, allontanandosi e dandomi le
spalle.
Oddio, era comicissimo!
Sicuramente, uno che se lo trovava davanti conciato così
l'avrebbe scambiato per un punk in crisi d'identità!
Trotterellai
al suo fianco, con un'espressione fin troppo contenta in viso. Non sapevo
perchè, ma averlo al mio fianco in veste umana mi faceva sentire un po' più al
suo "livello"... Non che non lo temessi come
prima, ma in un certo senso saperlo in qualche modo vulnerabile mi consolava
parecchio. - Allora, signor Re! Quali notizie dall'Hueco Mundo? -
- Se
speri che parli puoi anche morire nell'attesa. -
Sorrisi leggermente,
fermandomi a guardarlo. Quanto mi era mancato...
- Piuttosto, tu, dove
stai andando? -
Mi scoccò un'occhiata sbieca quando gli risposi: - Cercati un altro lavoro, perchè
non lo saprai mai! -
Ed era anche vero. Il negozio
di Urahara-san era protetto da una barriera che solo
persone come me ed Ichigo erano in grado di sentire ed attraversare senza
ostacoli.
Grimmjow si ficcò le mani
in tasca, guardandomi superbo e cercando di scrutarmi l'animo. - Sei fin troppo
euforica, per i miei gusti. Si può sapere che hai? -
Mi misi a ridere,
sinceramente divertita. Aveva ragione, ero felice, felice
come non lo ero da qualche giorno. Ma potevo dirgli
che era per colpa sua se mi era comparso un sorriso ebete in viso? No, certo
che no! E non potevo neanche dirgli che era buffissimo
conciato in quel modo! - Niente, oggi mi son svegliata di buon umore. -
- Male, per la mia testa.
-
Gli scoccai un'occhiata
truce, poi mi accorsi solo allora che era completamente fradicio per la pioggia.
E arrossii senza ritegno quando pensai che con quei
capelli, abbassati per non aver retto all'acqua, fosse ancor più sconvolgente.
- Sai che è pericoloso starsene sotto un albero mentre
piove? Potrebbe scendere un fulmine. -, buttai lì, tanto per pensare ad altro.
Mi guardò come se fossi una povera scema, il che equivaleva a dire: "E secondo te io mi faccio ammazzare da
un fulmine?"
Gli porsi il mio
ombrello, anche se non so quanto avrebbe potuto coprirci dato che non era
grandissimo e io stentavo a tenerlo in aria, data la sua altezza spropositata.
- Non
sono io ad essere spropositatamente alto, sei tu spropositatamente bassa. -, frecciò come il suo solito,
prendendomi l'ombrello di mano. - Dammi qui. -
Rimasi sinceramente e
piacevolmente stupita di quel suo scatto di gentilezza (beh, forse parlare di gentilezza con lui potrebbe sembrare azzardato) e sorrisi
ancora di più, appendendomi al suo braccio muscoloso. Sussultò un poco, ma si
riprese subito con la sua consueta faccia da schiaffi, perplesso e quasi
infastidito.
- Che
stai facendo, mocciosa? -
Ah, ancora con quel
nomignolo demente! Quanto lo detestavo quando mi
chiamava così! ...E quanto mi era mancato sentirlo nuovamente.
- Mi avvicino, no? O
quello che si riparerà dall'acqua sarai solo tu e io mi ammalerò
per colpa tua! Mi avrai sulla coscienza per sempre, così! -
- Quanto sei petulante. -, sbuffò. - Dov'è hai detto
che stai andando? -
- Oh, ma io non te l'ho
detto. -
- Se continuiamo a
camminare insieme, e io sto seguendo te, credo che lo scoprirò
presto, intelligentona. -
Gli feci una linguaccia in risposta e rimanemmo in silenzio per un po'. In quel
momento non avevo bisogno d'altro: tutto ciò che volevo era affianco a me.
- Sai, pensavo una
cosa... -, esordii.
- Addirittura pensavi? -
Roteai gli occhi, e
dovetti morsicarmi la lingua per non rispondergli a tono e farlo arrabbiare. -
Sì, sai, ogni tanto capita anche a me... -
- La cosa ha
dell'incredibile. -
- La vuoi smettere?! -, m'inalberai, fermando i miei passi. E
tutta la rabbia svanì nello stesso istante in cui il suo sorrisino arrogante mi
mandò in tilt in cervello.
- Allora? Che pensavi? -
- Tu odi Aizen, vero? -
Grimmjow alzò un
sopracciglio, come se la risposta fosse scontata. - Che domande mi fai, scema? Lo sai benissimo come la penso. -
Mi guardai intorno,
sperando di accorgermi di qualcuno di spiacevole nei dintorni, ma non vidi ne
sentii alcuna aura. - E
faresti di tutto per ribellarti, vero? -
- Che
ti frulla per quella testa matta, mocciosa? -, mi chiese, vagamente
interessato.
Sorrisi,
felice
di aver avuto un'idea a dir poco "geniale". Il problema stava tutto
nel metterla in atto. Particolare non troppo trascurabile, in effetti.
- Oh, vedrai, vedrai. -, dissi con fare misterioso. - Verrai con me, ora.
-
Forse era la prima volta,
da quando era iniziata tutta quella strana storia, che
mi sentivo sicura di quello che stavo facendo. Speravo solo di non sbagliare
tutto, come sempre.
E dopo neanche così
tanto tempo, rieccomi qui con un capitolo fresco fresco
di giornata! Credo che mi picchierete dopo quello che
leggerete, ma… Ok, mi tappo la bocca o spoilerizzo tutto! XD
Ci_chan: grazie mille,
cara! All’università va tutto benissimo, ho praticamente
concluso l’anno accademico in gloria! Yeah! :) L’idea geniale, o presunta tale, come pensa Grimmjow, la
si scoprirà in questo capitolo… Chissà se si metterà mai in atto!
Ahaha son contenta
che la coppia Renji/Yumi ti piaccia così tanto! Ci
sarebbe da scrivere una storia solo per quei due, tanto
son casinisti! :D Eh… no, no, no, no, no! Non dicevo
sul serio! Oddio, ora mi tocca scriverla davvero, questa storia! xD Grazie, grazie mille ancora, sei gentilissima! *o*
Smemo92: grazie! <3 E’ un piacere sapere che
Narumi abbia fatto colpo! *_* Anche io ci sono tanto affezionata, è una sorta
di mio alterego scrittorio, indi per
cui certi tratti del suo carattere (come l’amore per i colori, e la
volontà di studiare architettura dopo il liceo, per dirne alcuni) sono identici
ai miei. :) Eh oh, non parliamo di Grimmjow e Narumi
insieme che al primo viene un embolo al solo pensarci e l’altra mi sviene sul
pavimento! Quei due sono come Renji e Yumi, bombe ad orologeria xD
Mia cara, però, tu
fai troppe domande! E io rischio di spoilerare tutto se
non sto attenta! Fammi sapere se l’idea di Narumi coincide con quella che ti
eri fatta tu, eh! Son curiosa ;)
Ah, sul fatto che
Aizen sia subdolo e meschino concordo, ma… Beh, come ho avuto già modo di dire ho un amore viscerale per i cattivi e credo che Aizen sia
uno dei migliori sulla piazza! *o*
Grazie, grazie
davvero tanto! A presto, se vuoi! :*
Glo91: sì, lo so, mea
culpa… ho trattato male Grimmjow per come l’ho
vestito, lo ammetto! Ma l’idea di vederlo con una camicia hawaiana mi premeva
da mesi, ormai, e con quella brutta faccia (?!) che si
ritrova ho pensato: è comicissimo, devo
vestirlo così! Il problema ora è che mi sta dando la caccia per squartarmi viva, il che è un guaio. ò_ò” Grazie grazie
mille anche a te! <3
Aribo: ahaha! Grimmjow, a
pensarci, potrebbe fare la pubblicità del gel per capelli e dire: “Perché io
valgo!” Sarebbe bellissimo! XD Ammetto che l’immagine a cui ti riferisci ce l’ho ben stampata in mente (e in camera XD), ma
era un abbigliamento troppo serioso per la prima apparizione da umano, vedi
sopra le spiegazioni. :) Non escludo che quella giacca
color panna e la camicia viola potrebbero spuntare da un capitolo
all’altro… *o* Grazie, vedrò di continuare sulla stessa lunghezza d’onda, ora
che ho in mente esattamente come andranno le cose. ;)
A presto! :*
Ino_Chan: ghghgh <3 ragazze, tutti questi complimenti mi
monteranno la testa, lo so! Graziegraziegrazie! *o*
/boom!/ Ecco, l’avevo detto io: Narumi mi è svenuta sul pavimento con sangue
che cola dal naso… argh, maledetto capelluto celeste, cosa non fai alle donne?!
Spero di non
deluderti neanche con questo capitolo! A presto! :)
Un enorme grazie anche a tutti coloro
che hanno aggiunto questa storia ai preferiti (siete tanti *o*) e alle seguite!
Ci leggiamo presto! :*
Capitolo X
Prima di arrivare a quello che
aveva tutta l'aria di un vecchio garage-magazzino, mi fermai
davanti a Grimmjow, che nel frattempo guardava vagamente incuriosito oltre le
mie spalle.
- Sai dirmi se ci sia qualcun
altro a seguirci? -, gli chiesi, osservandomi attentamente intorno nella
speranza di accorgermene.
Lui fece una smorfia. - No, c'è
solo lo Shinigami dai capelli arancioni che si avvicina
verso di noi. -
Con gli occhi sbarrati, gli tirai
una spinta, nascondendolo velocemente nel primo luogo
possibile, e mi misi in mezzo al cammino di Ichigo con uno sorrisone innocente,
o da perfetta idiota, come avrebbe detto qualcuno di mia conoscenza se mi
avesse visto bene.
- Tomoe! Tutto bene? - Ichigo mi
salutò con il suo solito cipiglio e notai subito il suo palese stato di
allerta. - C'è qualcuno, qui. -
- Qualcuno? Qualcuno chi? -,
domandai nervosamente. - Non c'è proprio nessuno, Kuros---!
Ehi! -
Ichigo mi passò avanti e scoprì
subito Grimmjow, nascosto dietro l'angolo. Alzò lo sguardo
azzurro sullo Shinigami con fare strafottente, poi si rivolse a me, con
tutta la calma del mondo. - Gran bel nascondiglio, mocciosa. -
Sorrisi e arrossii
contemporaneamente. Ma la reazione di Ichigo fu la
cosa che più mi premeva sedare in quel momento.
- Che sta succedendo qui?! - esclamò, pronto a trasformarsi per combattere. - Che
diavolo ci fai qui, Grimmjow! ...E
conciato in quel modo, poi! -
- Ehi, cos'hai
contro quel nuovo look? - pensai. No, ok, lo gridai al mondo intero, ma come
sempre avrei fatto meglio a tacere e ad impormi un po' di autocontrollo
per evitare che fiumi di parole uscissero dalla mia bocca senza che me ne
accorgessi.
- Che hai
detto, Tomoe? -
Grimmjow si limitò ad alzare un
sopracciglio, sempre più perplesso per il mio comportamento. Anche
se ormai avrebbe dovuto capirlo che tanto a posto non ero, soprattutto se in
mezzo c'era lui.
- Io? Che...
ho detto? -
- Ichigo! -, esclamò Rukia, già
tornata nella sua reale forma per dare man forte all'amico e collega.
- No, no! Fermi tutti un attimo!
-, gridai, mettendomi in mezzo.
- Mocciosa, mi prudono le mani.
Levati. -
Guardai Grimmjow, cercando
collaborazione almeno da parte sua. - Guarda che tutto questo ha a che fare con
il mio piano. -
- Cioè
farti ammazzare mentre combatto? -
- No, baka! Il mio intento è
proprio non farvi combattere! -
- Che
stai dicendo, Narumi? -, mi domandò Rukia, anch'essa perplessa.
Presi un bel respiro per calmarmi,
ma nonostante tutto tremavo. - Prima di spiegarvi
tutto ho bisogno di due cose: vedere subito
Urahara-san e chiedervi di allontanarvi da Grimmjow... per ragioni di
sicurezza. -
Ichigo spalancò gli occhi,
incredulo alle mie parole. - Ah! E secondo te dovrei
scappare da lui come un codardo? -
- E' quello che dovresti fare
appena mi vedi, Shinigami. -
- Grimmjow, per favore! -, lo
supplicai, congiungendo le mani a mo' di preghiera e facendogli
gli occhioni dolci nella remota speranza di commuoverlo. Poi rivolta ad Ichigo:
- Non ti sto dicendo di scappare, ma di allontanarvi un attimo per non farvi
vedere in sua compagnia senza combattere. Oh, è complicato ora da spiegare,
fidatevi di me! -
Ichigo e Rukia mi studiarono un
po', mentre Grimmjow, dietro di me, sbuffava annoiato. - D'accordo. Ma dopo ci spiegherai tutto nei minimi dettagli, perchè mi
devo essere perso qualcosa. -
Quando Urahara-san mi vide mi
venne incontro più allegro che mai e mi invitò subito
una tazza di thè. - Allora, Narumi-chan, va tutto bene? -
Ponderai la sua domanda e risposi
il più sinceramente possibile. - In effetti per ora
sì, va tutto bene. -
Il suo sorriso si allargò dietro
il ventaglio, ma capì che stava per arrivare una richiesta importante. - Si
tratta del tuo amico la fuori, eh? -
- Lei se ne è
accorto? - chiesi incredula, mentre lui ammiccava.
- Non potevo non accorgermene. Per
quanto stia tentando di nasconderlo, il suo reiatsu è
troppo potente. -, mi spiegò, ora serio. - Piuttosto,
non capisco, mia cara. Che succede? -
- Ho in mente qualcosa,
Urahara-san. Qualcosa da fare contro Aizen. Non so se questo potrebbe funzionare,
ma per scoprirlo ho bisogno anche del suo aiuto e di tutti voi. - I presenti, per il momento solo Rukia, Ichigo e Yoruichi, mi
guardarono attentamente, aspettando che continuassi a spiegare. - Aizen
ha mandato Grimmjow sotto veste di umano per passare più
inosservato e spiarmi. Ma lo conosco, e son sicura che
non direbbe una parola che possa compromettere qualsiasi nostra azione contro
il suo capo. -
- Come puoi esserne certa? -, mi
chiese Yoruichi.
- Perchè lui odia Aizen. Lo odia.
Ho visto come si è comportato per tutto il tempo a Las Noches, e me l'ha
confidato più volte. Lo odia, e Aizen lo sa. Per questo c'è qualche altro
arrancar in giro, mimetizzato da umano, per controllare sia me che lui. -
- Quindi che intenzioni hai? - Ichigo non sembrava molto convinto del mio racconto,
ma speravo che prima o poi avrebbe capito.
- Vorrei che Grimmjow si
ribellasse con noi. Lui è un membro interno vicino ad Aizen e potrebbe aiutarci. Inoltre è potente, e potrebbe anche dirci
i punti deboli di ogni altro Espada. -
- No. - disse lapidario Ichigo,
facendomi tramare. - Non possiamo esporci così e mettere a repentaglio tutto e
tutti. -
- Ma... -
- Aspetta Narumi-chan, e anche tu
Ichigo. -, ci interruppe Urahara, pensando un po'. - Se quello che ci ha detto la signorina Narumi è vero, l'idea
non sarebbe neanche tanto male. Ma mi sorgono tanti
dubbi a proposito. Per esempio, se c'è davvero un terzo che controlla te e
Grimmjow è molto probabile che prima o poi venga a
sapere del complotto. -
Mi strinsi nelle spalle. - Speravo
che avesse lei una risposta a questa domanda. -
Urahara spostò il ventaglio dalle
labbra e mi mostrò un sorriso ancora più gioviale. - In
effetti sì, ce l'ho. Dagli questa, funzionerà
un po' come il gigai degli Shinigami. -
Quasi mi
commossi nel vedere che quello che avevo sperato pian piano si stava avverando. Una remota possibilità di
sconfiggere Aizen c'era, allora!
Tornai allegra e pimpante da
Grimmjow, ma non lo trovai. Non sentivo più neanche il suo reiatsu compresso. Che fine aveva fatto?
Mi guardai intorno, chiamandolo di
tanto in tanto, ma non ottenni alcuna risposta. Sparito nel nulla.
Poi sentii un fruscio dietro di me
e mi voltai contenta sperando che fosse lui. Ma il sorriso cinico e irritante di Ichimaru Gin mi gelò il sangue nelle vene.
- Tu ora verrai con me, Na-chan! -
- No... - soffiai, stentando a
crederci. Non potevano aver visto... no!
- Sei ancora troppo ingenua,
piccola Na-chan. O secondo te perché Aizen-sama ti ha
dato quel braccialetto? Non era un semplice vezzo, sai? -
Maledissi Aizen e tutti i suoi seguaci, e
ancor di più la mia stoltezza per aver pensato che quel maledetto bracciale
segnalasse solo la mia presenza, ma non anche audio o immagini.
Scoppiai in lacrime
quando Karakura sparì dalla mia vista e feci solo in tempo a vedere Ichigo
che correva verso di me, accortosi di quello che stava succedendo. Poi tutto
tornò buio, come sempre a Las Noches.
Mi ritrovai subito dopo nella sala
del trono, o così l'avevo ribattezzata io, sotto gli
occhi di un Aizen come sempre calmo e tranquillo, ma che lasciava trapelare
amarezza da suo sguardo affilato. Grimmjow, dall'altra parte della sala, era
tornato normale, ma non sembrava scortato da nessuno per timore che scappasse.
Sembrava solo molto scocciato.
- Bentornata, Narumi. Ti mancava così tanto questo posto? -, mi domandò Aizen, seduto
comodamente e con la testa poggiata su una mano.
Non risposi, incapace di pensare a
qualche cosa di non troppo maleducato da sputargli in faccia, e troppo scossa
dalle lacrime. Non era possibile, tutto in fumo, tutto in frantumi nel giro di
pochi istanti. Perchè a me? Perchè non potevo semplicemente vivere come ogni
ragazza della mia età?
- Non sai quanto mi desoli vederti in questo stati, Narumi. -, disse Aizen,
alzandosi e scendendo verso di me. - Ma vedi, mi costringi a comportarmi male
con te. E dire che sono stato così ospitale e
soprattutto chiaro. -
Guardai il pavimento sotto di me e
strinsi i pugni, continuando a singhiozzare.
- Sei stata cattiva, Na-chan. -
Poi improvvisamente caddi a terra,
sulle ginocchia, colpita da una tremendissima fitta
alla testa. La vista mi si annebbiò e per un attimo vidi tutto nero intorno a
me. Era una sensazione sgradevole, come se stessi galleggiando nel vuoto
totale. Mi portai una mano alle tempie, per limitare il dolore, ma non servì a
niente. La fitta proseguiva sempre più intensa, così tanto
che mi sembrò quasi che qualcuno mi fischiasse nel cervello.
- Dimmi, Narumi, cosa vedi? - La
voce di Aizen mi risuonò forte e chiara in testa ed
improvvisamente alcune immagini sbiadite apparvero in tutto quel nero.
Ciò che vidi subito dopo mi fece
così paura che persi i sensi, cadendo come un sacco di patate sul pavimento
candido e privo di ombre.
Aizen rimase a guardarmi qualche
secondo, poi ordinò a Grimmjow di portarmi in quella che ormai era la mia
stanza.
Salve a tutti, gente! Lo sapevo io
che mi avreste picchiata per il precedente capitolo! Ma la mia vena sadica, in
questa fanfiction, sta prendendo il sopravvento, quindi… beh, preparatevi ad
altri colpi di scena :P
Ci_chan: eh eh, quando si arrabbia Aizen son cavoli amari per tutti! Cosa
ha visto Narumi? Mistero! Lo scoprirai in questo capitolo, ne faccio un lieve
cenno… Per quanto riguarda al bracciale dovrai aspettare il prossimo capitolo
(che ho già scritto, ma che per farvi soffrire posterò la settimana dopo
Ferragosto! XD). OddèiRob
(posso chiamarti così? *o*), non so più che dire per ringraziarti di tutti
questi complimenti! *o* /me ti stritola in un abbraccio/ Grazie, grazie,
grazie!
Smemo92:
Cosa
ha visto? Perché l’ha visto? E Grimmjow? E Narumi? Chi sono? Perché sono qui? Questo
ed altro su Rieduchescional Channel! …
Ok, perdona il momento di sclero, non so perché ma ho letto il tuo commento con
il tono di Vulvia, il personaggio di Guzzanti! XD Grazie mille anche a te, son
veramente contenta che lo svolgimento della storia ti stia piacendo! Spero di
non essere troppo cattiva in futuro… *fischietta* Un abbraccio! :*
GexeTheNemesi: Benvenuto su questi
lidi, allora! E grazie per il preferito! Spero solo che quel “demenziale” sia
una cosa buona, io volevo sfiorare solo la comicità in una storia che di comico
ha poco e niente! XD Spero che il nuovo capitolo sia di tuo gradimento… Grazie
mille, a presto!
Glo91: Ahaha! Vi ho
proprio colto alla sprovvista! *me soddisfatta* XD Tranquilla, Grimmjow avrà lo
spazio che si merita, ehrr… beh, dopo che leggerà
questo capitolo forse mi ammazzerà per certo, ma vabbè XD Grazie cara! *o*
Aribo: Eccoti
accontentata! :D L’idea della ribellione di Grimmjow è quasi scontata, certo
(spero che si faccia vivo ora, nel manga, perché è assente da trooooppi capitoli… leggo le scans,
ovviamente XD), o per lo meno, lo spero! Dai, con quel faccione perennemente
incazzato non può non ribellarsi! Addirittura geniale? Ragazza mia, ora piango sul serio! ;O; Grazie, grazie
veramente!
Un enorme ringraziamento anche a tutti coloro che hanno
aggiunto questa storia ai preferiti e alle seguite! Ci leggiamo presto! :*
Capitolo XI
Quando mi svegliai mi parve di
essere in un incubo. Non c'erano le tende arancioni alle finestre, ne le pareti
gialline della mia cameretta; non sentivo la voce squillante di Hiroaki che
rideva e papà che lo prendeva in giro; non c'erano ne foto ne poster ai muri,
ma solo un desolante bianco.
Bianco ovunque, bianco, bianco.
Sarei impazzita veramente quella
volta con tutto quel bianco.
O forse lo ero già?
Perchè?
Perchè a me?
Poi li vidi, brillanti in
quell'assenza di colore: i capelli celesti di Grimmjow, come sempre la mia
psicologica ancora di salvezza in momenti come quelli. Ma perchè quando
abbassai lo sguardo sui suoi occhi quello che vidi fu solo il più totale e
sincero disprezzo?
- Grimmjow... -, mugugnai,
provando a mettermi a sedere. Ma qualcosa mi bloccò ogni movimento: una catena.
Ero incatenata!
Lo guardai spaventata, ma lui non
sembrò curarsi del mio stato d'animo, ne di quello fisico. Non sembrava
importargli niente di me.
- Grimmjow... -, ripetei,
flebilmente, con le lacrime agli occhi.
- A causa tua Aizen stava per
farmi le scarpe, lo sai? -, mi disse sprezzante, facendomi rabbrividire. - L'ho
sempre detto che voi umani siete troppo stupidi per fare qualcosa e pensare
alle conseguenze. -
- Io... -
- Tu cosa? -, sibilò, prendendomi
per il colletto ed alzandomi di qualche centimetro da terra. - Tu cosa? -
Fu in quel momento che non riuscii
più a trattenere il pianto e scoppiai in lacrime, davanti a lui. Non mi aveva
mai vista così debole, avevo sempre provato a nascondere tutto, nella speranza
di apparire forte quando invece non lo ero. Probabilmente pensò che fossi vergognosamente
insignificante. Una mocciosa.
- Sì, frigna! Frigna quanto vuoi!
-, esclamò ridendo come un esaltato, mollando la presa e facendomi cadere senza
grazia.
Non ebbi il coraggio di guardarlo
negli occhi. Proprio non ce la facevo. Sentivo che se l’avessi fatto sarei
caduta nello sconforto totale, più di quanto già non fossi sul bordo del
precipizio.
- Frigna, tanto non verrà nessuno
Shinigami a difenderti. -
Mi accasciai sul pavimento, ormai
in preda ad un pianto isterico che difficilmente sarei riuscita a fermare
subito.
- E ricordati, mocciosa. La
prossima volta escludimi dai tuoi geniali piani. -
Uscì sbattendo la porta e con lui
se ne andò via anche il mio cuore.
* * *
Passarono ore, giorni, mesi, non
saprei. Il tempo non trascorreva mai a Las Noches, ne potevo regolarmi con gli
istinti fisici. Non avevo fame ne sete, non avevo sonno ne avevo voglia di
alzarmi. Ero praticamente un cadavere che respirava ancora, per un bruttissimo
scherzo della vita. Non potevo sperare di liberarmi di Aizen, non potevo
sognare una vita con i miei amici senza pensieri di sorta, non potevo neanche
più confidare nel rapporto con Grimmjow, che ora mi odiava a morte...
Mi strinsi le gambe al petto,
lasciando che le ultime lacrime mi bagnassero quelle ormai secche sulle guance.
Le terribili immagini che Aizen mi aveva mostrato mi avevano scossa fin nel
profondo, terrorizzandomi. Non potevo permettere che accadesse davvero, no...
Avrei preferito morire prima di vedere la mia famiglia torturata e poi uccisa,
un milione di volte l'avrei preferito!
La porta si aprì improvvisamente,
ed Ulquiorra fece pochi silenziosi passi verso di me. - Alzati, Aizen-sama vuole
vederti. -
La catena che mi teneva legata per
un polso si sciolse e finalmente fui libera di muovermi. Alzai lo sguardo sulla
Quarta Espada, che però mi aveva già rivolto le spalle, per farmi da guida. Lo
seguii senza fiatare, come un bamboccio comandato dall'alto. Intravidi il suo
viso pallido, segnato da quelle false lacrime verdi che gli donavano un'aria di
incredibile malinconia, e pensai che se fosse stato lui ad allenarmi, a passare
la maggior parte del tempo con me, se non avessi avuto la sua complicità, forse
a quest'ora sarei ancora libera di girare per Karakura, sperando in qualche
altro modo che le cose potessero andare diversamente.
Ci ritrovammo nuovamente alla Sala
del Trono, dove Grimmjow, inchinato davanti ad Aizen, stringeva i pugni in un
moto represso di rabbia. Che stava succedendo?
- Oh, ecco lo Spirito Ribelle.
Come stai? Sono due giorni che non mangi ne bevi, non vorrei che ti
indebolissi. -, mi disse l'uomo moro, avvicinandosi a me con calma. - Sarei ben
lieto di averti a cena, oggi. -
Voltai lo sguardo ovunque, tranne
che sui suoi occhi. - Non ho fame. -
Allungò la mano verso il mio viso
e mi costrinse a guardarlo. - Narumi, qui comando io. E tu cenerai, quest'oggi.
O vuoi per caso farti morire di fame, pur di non assecondarmi? -
Farmi morire di fame? Già, poteva
essere un'idea...
- Avanti, non fare quella faccia
triste e preoccupata, non ti si addice. In fondo non è successo niente, no? Ti
ho fermata prima che potessi compiere una sciocchezza, quindi non ci sono
problemi. -, continuò, con quello che doveva essere un sorriso rassicurante. -
Sai, dicevo a Grimmjow qui presente che sono un po' deluso dalla sua condotta.
Ma mi sento anche molto clemente, in questo ultimo periodo, e quindi ho deciso
che non lo ucciderò, non ancora. Ho in mente qualcos'altro che gli farà capire
come comportarsi in futuro, vero Grimmjow? -
Guardai il ragazzo con un misto di
preoccupazione e rimorso. Era colpa mia, solo colpa mia!
- Per questo ho deciso che ti
sollevo dall'incarico di Sesta Espada. - Aizen si voltò a guardarmi
intensamente. - Che prenderai tu, Narumi. -
In un primo momento non capii
quello che stava succedendo. Vidi solo Grimmjow alzare lo sguardo sbarrato
verso il suo padrone, digrignando i denti. Sbatté un pugno sul pavimento e,
come un fulmine, mi si parò davanti, tirandomi un colpo in pieno addome, che mi
tranciò il respiro per qualche secondo. Caddi a terra, le mani portate alla
pancia per il dolore, ed un rivolo di sangue che mi bagnava le labbra ed il
mento.
- Basta così, Grimmjow. - Tousen,
l'uomo privo di vista, gli bloccò un secondo pugno pronto a colpirmi
nuovamente, ma lui si liberò facilmente dalla sua presa e si allontanò di
qualche passo.
Aizen mi si avvicinò, porgendomi
gentilmente una mano per rialzarmi. Lo guardai furente, decisa a non accettare
il suo aiuto, ma lui mi sollevò ugualmente afferrandomi per un braccio. Mi
passò una mano sulle labbra sporche di sangue e mi guardò con dispiacere. -
Perdonalo, sai come sia rude. -
Sì, lo sapevo... Lo sapevo,
accidenti!
Vedendo che riuscivo a rimanere in
equilibrio senza il suo sostegno, Aizen mi voltò le spalle, diretto verso il
suo braccio destro Gin. - Dicevo, Narumi, tu ora sei la Sesta Espada e farai
esattamente quello che ti dico. Non potrai più tornare indietro, ora. Mai più.
L'unica tua via di salvezza, ora, è... la morte. -
Il numero 6 tatuato sulla schiena
di Grimmjow sparì velocemente, per comparire sulla mia nuca, o così vidi quando
ebbi l'opportunità di specchiarmi.
- Ora ascoltami bene. Non sarò
sempre così clemente, d'ora in poi. Questo vuol dire che non esiterò a punirti
a dovere, se dovessi fare qualcosa fuori dai miei piani. E tu sai bene cosa
potrei fare. - Aizen mi fece rabbrividire, mentre continuava a parlare. - La
tua volontà ora è la mia volontà,
quindi ogni volta che combatterai lo farai per me. Io non sono il tuo
avversario, e mai lo sarò. Capirai presto le mie parole, vedrai. - Mi sorrise,
e questa volta mi piacque meno delle altre. - Ora vai a cambiarti, ti aspetto
per la cena. -
La strada verso la mia camera la
feci da sola, lentamente, come se il fatto di fare pochi passi per volta
potesse ritardare ogni cosa. Sentii dei passi dietro di me e mi fermai, guardandomi
alle spalle. Persi più di un battito appena lo vidi, il viso contratto in una
smorfia di arroganza e rabbia che mai gli avevo visto prima d'ora.
Per la prima volta mi fece paura.
Ma paura sul serio.
E per quanto tentai di non farla
apparire lui se ne accorse.
Si fece vicino, vicinissimo a me.
Troppo, per i miei gusti. E tremai. Il suo sguardo detestabile,
quell'espressione di superiorità e presunzione mi fecero rabbrividire.
Perchè nonostante il suo odio non
riuscivo a pensare ad altro se non al fatto che mi piacesse ogni istante di
più? E quell'idea e la consapevolezza che non sarei mai stata ricambiata mi
terrorizzava e mi stringeva il respiro.
Aprii la bocca per pronunciare
flebilmente il suo nome, ma mi accorsi troppo tardi di non averne la forza.
Anche perchè con una mano stretta intorno al collo non ce l'avrei fatta
ugualmente.
Grimmjow, che mi aveva fatta
indietreggiare fino a mettermi spalle al muro, mi sovrastava con la sua
corporatura e la sua altezza, e come a volermelo fare apposta mi strinse con il
suo corpo contro la parete bianca, facendomi gemere. Lentamente avvicinò le sue
labbra al mio orecchio sinistro e pensai di svenire sentendo il suo respiro
sulla pelle.
- Tu hai paura di me. - mormorò,
spedendomi brividi lungo la schiena. - Lo sento. Anche se provi a mascherarlo
con me non hai scampo. Io riconosco sempre gli stati d'animo delle mie prede. -
Prede. Prede. Prede. Continuava a risuonarmi nella mente. Io ero una sua preda?
- Ficcatelo bene in testa, donna.
Tu devi aver paura di me. Anche se
ora qui dietro hai quel numero, non significa che io sia diventato un debole. -
Le sue dita mi sfiorarono il 6 sulla nuca e rabbrividii ancora. - Per me tu sei
morta oggi. -
Mi lasciò andare senza dirmi altro
e si allontanò, calmo così come era arrivato. Scivolai contro la parete,
cercando di placare il battito impazzito del mio cuore, ma senza successo.
In quel momento capii. Capii
tutto.
Non avrei più rivisto i suoi occhi
che guardavano i miei, non avrei più sentito la sua voce che mi sminuiva per
qualsiasi cosa, non avrei più potuto sognare di... stare con lui.
Ero morta, aveva detto così. Ma
per me non c'era via di salvezza, ormai.
Salve a tutti, gente! Chiedo
anticipatamente venia per questo capitolo, dato che non mi convince più di
tanto… ma oltre che a spiegare alcune piccole cose, mi serviva per il prossimo,
che beh… Sarà scoppiettante! :D Come in tutta la storia, anche in questo capitolo
c’è un piccolissimo spoiler, anche se ho pensato bene di coprirlo in qualche
modo… Date il benvenuto ad uno dei personaggi che più amo in tutto Bleach! *_*
/applausi/ Spero di averlo caratterizzato se non bene, almeno benino, perché è
un po’ complesso et ambiguo, rispetto agli altri Espada… Speriamo bene!
Ok, passiamo ai ringraziamenti, è
meglio! XD
Ci_chan: carissima, non
volevo deprimerti così! Ora mi sento in colpa! ;_; Il problema che Grimmjow,
come ben sai, è mooolto suscettibile… Una parolina
sbagliata e s’incazza come una iena! (o meglio, pantera), figurati se gli
tolgono il suo adorato numero 6 cosa fa! Tranquilla, stai tranquilla che le
cose si sistemeranno a tempo debito… credo. Eh eh!
Non smetterò mai di ringraziarti, è un piacere delizioso leggerti! *_* A presto
con il prossimo capitolo! :*
Aribo:
è
stato terribile anche per me immaginarlo in quel momento, per uno orgoglioso e
iroso come lui è veramente il massimo del peggio. Soprattutto se accade per la
seconda volta, in via totalmente definitiva, e il suo posto viene preso da una
mocciosa come Narumi. Lo ammetto, sono stata veramente cattiva nel capitolo
precedente, ma credimi… E’ meglio così. :) Preparati, perché le sorprese non
sono finite, non ancora! (e non saprei se in bene o in peggio XD) Grazie, grazie
davvero con il cuore!
Mies: Ma ciaooo! Finalmente ti rileggo! *_* Ahaha devi essere
rimasta di cacca con tutti questi capitoli, uno peggio dell’altro! :D Ora
arriva il bello, uh uhuh! Bentornata,
cara! :*
crazy_for_hidan: oh, una new-entry, giusto? *.* (siete talmente tanti che può capitare qualche
dimenticanza XD) Grazie, grazie! *_*
IkariNoKuroshi: Un’altra new-entry! Ma quante siete? *me balla contenta* Graaazie! Lo so, lo so, un altro mio enorme difetto è
quello di concludere i capitoli nel momento peggiore… ma almeno così c’è
attesa! :D Allora per questo mi sparerai, ahaha! Grazie mille! :*
E ora un ringraziamento a chi ha aggiunto questa
fanfiction tra i preferiti (aumentate ad ogni capitolo *_*):
Aizen non mi aveva tolto solo la
libertà, con una facilità disarmante, ma mi privò anche del famoso braccialetto
che aveva rovinato tutto, spiegandomi che ormai non ce n'era più bisogno.
- Sai, Narumi. -, mi stava dicendo
durante la cena, in cui sedevo come sempre al suo fianco. - L'occhio destro di
Ulquiorra funziona esattamente come questo bracciale. Sai dell'occhio di
Ulquiorra, vero? -
Scossi la testa, non troppo
interessata della cosa. Ormai era tutto perduto, cosa poteva importarmi?
- Ecco, l'occhio di Ulquiorra può
generarsi all'infinito, una volta che lo si usa per rivedere ciò che ha
memorizzato. E quel bracciale è stato creato proprio secondo questo meccanismo.
E' grazie a lui, infatti, che oltre che segnalare la tua presenza, io potevo
anche vedere cosa facevi, dicevi o con chi eri. -
Abbassai lo sguardo sul mio piatto
ed annuii, come se la cosa avrebbe anche dovuto interessarmi.
- Tuo fratello è davvero un
bambino simpatico. -, aggiunse, facendomi rabbrividire.
- Sì, lo è... -, mormorai,
perdendomi un attimo nei miei ricordi di quando eravamo ancora insieme. Una
famiglia, nonostante tutto, felice.
- Potrai andare a trovarlo, se
vuoi. Sei libera di andare ovunque tu voglia, ora. - Lo guardai sorpresa,
mentre si ripuliva elegantemente le labbra con un tovagliolo, guarda caso
anch'esso bianco. - Confido nel tuo buon senso. -
L'idea di rivedere le persone a me
più care mi fece sorridere dopo giorni di pianti e silenzi, e Aizen ne fu
lieto, o così mi disse.
“Sorridi, sorridi sempre, Narumi. Sei il raggio di luce che illumina
questa eterna notte.”
Come prevedibile Grimmjow non
partecipò alla cena, dato che ormai io avevo preso il suo posto e non aveva
diritto a stare nella stessa tavola degli Espada. Doveva essere terribile per
lui quella situazione, ma per me lo era doppiamente. Era a causa mia, solo
causa mia se ora non era più l'Espada numero Sei. Mi odiavo, lui mi odiava. Cosa avrei potuto fare
per rimediare?
Era incredibile quanto mi mancasse
quel disgraziato. Era passata più di una settimana dall'ultima volta che mi
aveva rivolto rabbiosamente la parola, poi più nulla. Non ero riuscita a
scorgerlo da nessuna parte. Chissà cosa stava facendo... Mi pensava, ogni
tanto? Anche solo per maledirmi, ma qualche volta levava il suo pensiero verso
di me? Io non riuscivo a non fare altro. Continuavo a vedermi davanti agli
occhi il suo sguardo terribile, a sentirmi sulla pelle il lieve tocco delle sue
mani sulla nuca, il suo respiro sul collo... Perché oltre che non avere più la
libertà di vivere in pace la mia vita, dovevo anche essere maledettamente
innamorata di lui?
Lilinet, una delle poche creature
simpatiche e apparentemente docili degli Espada presenti, e l'ombra
personificata dell'unico uomo che godeva della mia stima lì dentro (tale
Starrk), mi risvegliò dai pensieri e mi chiese se mi andava, dopo cena, di
restare a chiacchierare con lei; un'abitudine, ormai, che aveva preso da
qualche giorno, dato che la incuriosivo e a differenza delle altre Espada ed Arrancar
donne sembravo quella più socievole ed interessante.
Accettai, con un lieve sorriso;
del resto, alla sola idea di passare l'ennesimo fine serata da sola in quella
maledettissima stanza bianca mi sentivo opprimere. Almeno per un po' mi sarei distratta.
- Ehi, Starrk! Non dormire, razza
di zoticone! -, esclamò la ragazza, tirandogli un bel calcione nel di dietro e
spodestandolo dal divano a due posti che aveva occupato sdraiandocisi sopra.
- Uhn... Lilinet, che c'è? Ora non
posso neanche riposare in pace? -, si lamentò l'Espada, un bell'uomo dai
capelli scuri lunghi fino alle spalle e un pizzetto curato sul mento.
- Ma tu dormi sempre! -
- Particolari che non vale la pena
sottolineare. -, rispose, mettendosi a sedere e stropicciandosi gli occhi con
le mani guantate. - Oh, ci sei anche tu, vedo. -
Sorrisi, insicura sul da farsi.
Erano due persone piacevoli, nonostante tutto, ma erano anche due Espada, due
potentissimi Espada. L'idea di "socializzare" con loro mi inquietava
un po', in realtà.
E Grimmjow, non era un Espada, anche lui?
Già, era...
Scacciai con forza quei pensieri,
imponendomi di concentrarmi sui due che, visto il rapporto che avevano,
sembravano fratelli.
- Aizen-sama dice che sei molto
forte. -, fece Starrk, curioso. - Mi piacerebbe verificare di persona, un
giorno o l'altro. Che ne dici? -
Ci pensai su un po', ma visto che
l'unica valvola di sfogo che mi era rimasta era combattere, cosa che non mi
sarei mai sognata di fare in tutta la mia vita!, accettai, conscia di avere
come avversario il più forte, o così mi sembrava di aver capito. Speravo solo
che la storia dello Spirito Ribelle fosse sparita, o almeno diminuita, con il
mio essere diventata Espada.
- Lilinet, la finisci di giocare
con i miei capelli? -, sbuffò, mentre l'altra gli metteva il broncio. - Sei
peggio di una palla al piede. Se continui mi trovo costretto ad appenderti per
i piedi alla prima cosa che trovo. -
Lilinet batté le mani, entusiasta.
- Oh, sembra divertente! -
Starrk mi guardò con una vena di
rassegnazione, cosa che mi fece sinceramente ridacchiare. Mi piaceva
quell'uomo, oltre ispirare simpatia e tranquillità, dava anche la vaga
impressione di essere una persona fidata. In altre circostanze avrei usato il
termine amico, ma era ovvio che con
lui, ne con nessun altro a Las Noches, potevo prendermi il lusso di
utilizzarlo. Non esistevano amici, lì dentro. Solo servitori e collaboratori,
nient'altro.
- Narumi, lascia che ti chieda una
cosa. -
Lo guardai incuriosita, non
sapendo bene cosa aspettarmi. - Ditemi pure, Starrk-san.
-
- Prima di tutto evita di darmi
del voi, mi sento vecchio. E sono giovane come un ragazzino, io. -
Abbassai lo sguardo, per
nascondere un altro sorriso.
Poi lui continuò. - Mi è sembrato
di notare uno strano rapporto tra te e Capelli Azzurri. -
Sbarrai gli occhi e arrossii
contemporaneamente, come se mio padre mi avesse colta con le mani nella
marmellata. - Un... rapporto? -
Mi lanciò uno sguardo eloquente,
che mi bastò per evaporare direttamente. - Guarda che non sto sempre dormendo.
-
- Anche se non si direbbe. -,
aggiunse Lilinet, che si beccò uno scappellotto sul collo.
- Come li chiamate, voi umani?
Sentimenti, eh? -
Sapevo dove stava arrivando,
accidenti! Che razza di discorsi si metteva a fare? Scossi veementemente la
testa, rossa come un pomodoro.
Mi sorrise, stravaccandosi contro
lo schienale del divano, apparentemente stanco. - Lo immaginavo. Ma lascia che
ti dia un consiglio: noi non... amiamo.
Anche se ti parla uno che non ha mai voglia di fare niente, beh noi
combattiamo, e basta. L'unico nostro amore è la nostra spada, è il sangue che
scorre. Non c'è spazio per i sentimentalismi negli Espada. Specialmente in
quelli come Grimmjow. -
Mi morsicai le labbra, conscia che
tra non molto avrei sentito gli occhi pizzicare per le lacrime. - E'...
orribile. -
- Cosa? Non amare? -
- Io amo ogni giorno, ogni cosa.
-, gli dissi, stringendo convulsamente i pugni. - Amo il cielo azzurro la
mattina quando mi sveglio, amo camminare per Karakura in mezzo alla gente, amo
cantare a squarciagola anche se sono stonata, amo giocare a basket, amo andare
a scuola ed incontrare i miei amici, amo mio fratello e mio padre più di me
stessa! E odio, odio con la stessa
intensità combattere e uccidere! Mi sento un mostro, ora che sono qui, tra di
voi, come voi! Un mostro! E voi amate
questa vita? -
Mi ritrovai a piangere come
un'isterica, davanti ad altri Espada che erano nella nostra stessa sala. Non
m'importò cosa avrebbero pensato, se si sarebbero messi a ridere per prendersi
gioco di me, ma quello era ciò che sentivo veramente, un turbinio di sensazioni
che dovevo far fluire fuori, per non rischiare veramente la pazzia.
Lilinet mi guardava sbalordita per
il mio sfogo inaspettato, mentre Starrk si era solo limitato a corrugare la
fronte. - Siamo due mondi diversi, Narumi. Tu non capisci me e io non capisco
te, è normale. Prima o poi ti abituerai. -
Mi nascosi il viso tra le mani,
piangendo senza una spalla di sostegno, circondata dalle persone che più
detestavo al mondo. Mi sentivo sola, tremendamente sola. Una preda in mezzo a
decine di predatori.
Una preda.
La sua preda.
Corsi via in lacrime, scusandomi
velocemente con Starrk e Lilinet, e mi diressi velocemente nella mia stanza. O
meglio, pensai di andare lì. Ma sapevo bene che la porta che avevo di fronte
non era quella della mia camera, ma quella di qualcun altro che avrebbe
preferito morire piuttosto che dovermi vedere.
Aprii la porta con forza, senza
neanche bussare per educazione, e lo trovai seduto sulla finestra, intento a
guardare il vuoto. Si girò di scatto appena si accorse di me, per poi
assottigliare lo sguardo a due fessure, riconoscendomi.
Io rimasi lì, una mano ancora
sulla maniglia, gli occhi rossi e gonfi per le lacrime, le guance imporporate
per lo sfogo e la vergogna. Ero lì, immobile senza dire una parola.
Improvvisamente tutto quello che avevo pensato di dirgli l'avevo totalmente
rimosso dalla testa.
- Vattene. -
Mi morsicai il labbro inferiore
per reprimere un singhiozzo, anche se ormai c'era poco da nascondere.
- Non farmi alzare. Non sono in
vena di giocare. Vattene. -
Voltò lo sguardo per continuare a
contemplare il nulla, fuori dalla finestra. E io tremai al pensiero di quello
che stavo per dire.
- Grimmjow... -, mormorai, senza
forze. - Tu... ami combattere? -
Lui mi guardò, ancora una volta, e
non potei fare a meno di sentire caldo con quegli occhi su di me, nonostante
trasmettessero solo arroganza e rancore.
- Vattene. Non lo ripeterò. -
- Io non amo combattere. -,
proseguii senza ascoltarlo, imponendomi un po' di calma per completare il
discorso. - Io odio combattere. Odio le guerre, odio i conflitti. Ma da quando
sono qui... io combatto tutti i giorni. E non parlo della spada. Io... ho
combattuto per avere la tua stima, arduamente. Ho combattuto contro me stessa e
tutt'ora lo faccio. Combatto perchè quel poco che avevo vinto l'ho perso... e
combatto perchè devo riuscire a non pensare... a non pensare a quanto tu sia
importante per me. Ho bisogno di te,
Grimmjow. -
Abbassai lo sguardo, ora più
sollevata per essermi tolta quel peso di dosso. Non m'importava come mi avrebbe
giudicata. Non m'interessava più niente, ormai. Non c'era nulla da perdere, ma
tutto da guadagnare.
Rimase in silenzio, assorto nei
suoi pensieri, senza far trapelare ne stupore ne disgusto per le mie parole. E
io me ne andai, senza aggiungere altro.
Hi guys!
Torno con un aggiornamento dopo nemmeno una settimana (ok, la scadenza era
domani, ma vabbè XD) anche se avevo programmato di pubblicare il nuovo capitolo
quella prossima… Il fatto è che non mi sarei mai aspettata che questa
fanfiction potesse avere un successo del genere (la cosa mi lascia ancora
basita, più guardo il numero di preferiti, seguite e recensioni più mi metto a
piangere dalla gioia ;_; ) e anche se faccio finta di essere sadica a livelli
stratosferici, beh… Ho voluto farvi un regalino! ;) Ma non state sugli allori,
dal prossimo capitolo si ricomincia con l’azione! Ho una bella sorpresina per
voi, in futuro! Uh uhuh!
Ehm, ok, prima di passare ai
ringraziamenti ci tengo a precisare che questo capitolo sarà diviso in due
parti (la seconda la sto ancora scrivendo, ma è fortemente legata a questo) e
che potrebbe nuocere gravemente alla salute, quindi… Lettore avvisato mezzo
salvato! ;D
Ci_chan: Rooob! Povera piccola, ti sei fatta molto male? Io non
volevo .___. Dai, per questo capitolo ho messo le controindicazioni, quindi
sei avvisata! X’D Ora, rispondiamo alle tue domande [poi mi spiegherò da sola
perché ho usato il plurale, mah!]: 1. beh,
non c’è proprio una fregatura in mezzo, cioè sì, ma… ok, a questa domanda ti
risponderai leggendo il capitolo! XD E comunque no, non è nei miei piani che Sousuke-capelligellati-Aizen seduca Narumi… E’ il mio
personalissimo modo di vederlo nella fase “gentile”, non so se mi son spiegata!
^^” 2. Gli espada ci sono ancora tutti, ma quando Na-chan ha fatto la sua
scenata isterica, alcuni mancavano perché erano per i fatti loro. Aizen, però,
non era lì, era troppo occupato ad affilare il piano che sta per attuare. Per
quanto riguarda il rapimento di Orihime non avverrà mai. Diciamo che la
situazione di Narumi sostituisce quella di Hime, quindi Ichigo alla riscossa
deve ancora arrivare! XD 3. A questa, mi dispiace, ma non posso risponderti. Segreto
professionale! :P E non posso neanche dirti che questo capitolo rivelerà
qualcosa in più perché… beh, vedrai, vedrai! Ih ihih! Sono contenta, anzi, stra-iper-felice
che tutto sia di tuo gradimento… E’ un piacere immenso saperlo! Grazie! *o*
Mies: hai visto che brava?
Ho aggiornato quasi subito! [il che per me è un record, dato che è risaputo che
dopo una decina di capitoli inizia la lenta inesorabile agonia dello sfornare
capitoli nuovi XD] In effetti il finale ha sconvolto anche me, questi qui fanno
tutto quello che vogliono e io, che li dovrei manipolare a mio piacimento, non
ho più voce in capitolo, disgraziati personaggi! ;_; Spero che la tua curiosità
venga soddisfatta, ora! ;) Grazie mille come sempre! *_*
IkariNoKuroshi: Ma… ma… spero che la
corda sia resistente, altrimenti se ci cado dentro chi aggiornerà più? :°
Grazie mille per i preferiti, son così entusiasta che anche tu lo sia! *o* Però
non minacciarmi più che mi impressiono facilmente .__. XD
crazy_for_hidan: Ahaha io non
volevo che sembrasse che Aizen si stesse trasformando in un playboy! X’D [anche
se l’idea mi alletta *o* ok, basta pensieri sconci! è_é] E nu,
non piangere per Na-chan, che altrimenti qui succede un casino con tutti che
singhiozziamo! T_T Quanto mi fai felice, e io che ero
convinta di aver scritto una porcata! XD Grazie, grazie! *-*
Smemo92: Eggià, Na-chan è
di uno sfigato incredibile… *me fischietta innocentemente* Però se ha il vostro
sostegno (cosa per cui vi spupazza amorevolmente!) magari le cose potrebbero
anche volgere al meglio, chi lo sa! ;) Grazie, grazie davvero!
Ino_Chan: Déi, e dire che
all’inizio della storia neanche sapevo dove sarebbe andata a parare! X’D In
realtà io scrivo, poi quello che succede vien da se! :D Rileggi, rileggi quanto
vuoi che mi fai solo felice! *____* Grazie bella!
E ora un ringraziamento a chi ha aggiunto questa
fanfiction tra i preferiti (aumentate ad ogni capitolo *_*):
Karakura non mi era mai sembrata
così bella, così splendente, così viva. Il cielo azzurro di Maggio fu un vero
toccasana dopo il buio e le notti infinite nell'Hueco Mundo, e mi ritrovai a
sorridere come un'ebete in mezzo alla strada. Il venticello che mi arrivò sul
viso portò l'odore dei ciliegi in fiore e respirai a pieni polmoni il profumo
della primavera. Finalmente era arrivato il giorno in cui avrei potuto
riabbracciare i miei familiari, i miei amici, tutti! Gli avrei spiegato come
stavano le cose, che non dovevano preoccuparsi, che avrei sistemato tutto,
prima o poi... L'ottimismo che provai in quel momento mi diede una forza
inimmaginabile.
Prima di entrare in casa mi diedi
una lisciata alla gonna e al maglioncino in cotone che avevo indossato,
lasciando nella mia camera quegli abiti tristi che ero costretta ad indossare.
Presi un bel respiro e aprii la porta con la copia di chiavi che papà lasciava
sempre sotto un vaso in giardino.
- Papà! Hiro-chan! Sono io, son
tornata! -, esclamai con le lacrime agli occhi dalla gioia. Sentivo le loro
voci provenire dalla cucina e mi diressi velocemente da loro, incapace di
aspettare oltre.
- Papà! Hiroaki! -, ripetei,
allargando le braccia appena li vidi. Ma c'era qualcosa che non andava. Perché
non mi guardavano? Perché... continuavano a parlare tristemente di me, come se
io non ci fossi stata?
- Vedrai, Hiro-chan, tornerà
presto. L'ha detto anche quel suo amico, Kurosaki. -
- Papà sono qui... -
Improvvisamente capii e lasciai
cadere le braccia lungo i fianchi. Non potevano vedermi, come non potevano
vedere gli Shinigami.
Tutta quella situazione stava
diventando ridicola quanto insostenibile. Mi venne voglia di prendere qualcosa
e buttarlo in terra, così da attirare la loro attenzione e fargli capire in
qualche modo che io ero lì, ancora viva, se così potevo definirmi. Ma decisi di
lasciar perdere, li avrei solo fatti spaventare e non volevo che si
preoccupassero più di quanto già non fossero.
Avevo un tremendo desiderio di
andare da Urahara-san per farmi dare una di quelle pastigliette che usavano
Rukia e Renji per passare inosservati come semplici umani, ma sapevo che non mi
sarei potuta avvicinare. L'unica possibilità che avevo era chiedere ad Aizen di
farmi diventare come Grimmjow quando mi spiava... Chissà se per una volta tanto
sarebbe stato gentile da aiutarmi? Quel maledetto... Perché non mi aveva detto
niente? Perché come sempre tutta la felicità che per un attimo credevo di aver
ritrovato doveva volare via in un soffio? Voleva prendersi gioco di me!
Scivolai contro la parete,
sedendomi triste con loro, completamente persa nel guardarli, per imprimermi al
meglio i lineamenti dei loro visi. Del resto non sapevo quanto tempo sarebbe
passato prima di rivederli; sentivo solo che c'era tensione nell'aria, che
qualcosa stava per accadere. Qualcosa che sicuramente mi avrebbe tenuta lontana
da loro, i miei tesori.
Fu il reiatsu di Ichigo che si
avvicinava a gran velocità a destarmi bruscamente dai miei pensieri. Una forza
magnetica mi spingeva ad andargli incontro, ma non per salutarlo e rassicurarlo
che andava tutto bene, no. Non capivo cosa mi stesse capitando, ma decisi di
sparire il più velocemente possibile, opponendomi con forza a quella strana
sensazione di... combattere. Quando
mi ritrovai nell'Hueco Mundo, con Las Noches che imponente stava alle mie
spalle, dovetti asciugarmi il sudore in fronte con la manica del maglioncino.
Sembrava avessi corso per ore senza mai fermarmi. Ed ero terrorizzata, perché
ora le parole che Aizen mi aveva detto solo qualche giorno prima mi apparivano
chiare e limpide. Io avrei combattuto, fino alla morte, ogni volta che il nemico si facesse avanti, anche se non aveva
alcuna intenzione di uccidermi. E il nemico in questione non era lui ne le sue
fila, ma era la Soul Society e i suoi abitanti. Era così che Aizen voleva
preservare ogni pericolo di ribellione?
Mi ritrovai a sorridere
amaramente, nel rendermi conto che quell'uomo era tanto crudele quanto furbo e
subdolo.
Rientrai nel palazzo, non sapendo
bene neanche io dove stessi andando. Quei corridoi mi sembravano tutti uguali e
tutti infiniti!
- Oh, ciao ragazzina. -
Szayel Aporro Grantz era strano. Sì, era l'aggettivo che più gli
si addiceva. E non solo per il colore dei suoi capelli, di un rosa acceso che
faceva concorrenza anche ai confetti, ma per i suoi modi di atteggiarsi, di
parlare, di gesticolare. Non potevo negare che avesse un non so che di femmineo
e perverso.
- Aporro-san. -
Incrociò le braccia, guardandomi
con un'espressione indecifrabile. - Ragazzina, te l'ha mai detto nessuno che i
tuoi abiti non sono questi stracci che hai addosso ora? -
- Lo so, Aporro-san, ma ho dovuto
cambiarmi per... -
- Sì, sì, va bene, ma ora vai a rimetterti
la tua uniforme. Non vorrei che Aizen-sama si arrabbiasse. -
Strinsi gli occhi, sorridendo
sarcasticamente. - E' proprio Aizen-sama che mi ha dato il permesso,
Aporro-san. -
Colpito ed affondato.
- Oh, allora fai come vuoi. -,
disse sprezzante e infastidito. - Piuttosto, cerca di levarti quel faccino
triste che hai. Mi metti depressione peggio di Ulquiorra. -
Per poco non scoppiai a ridere
quando niente meno che Ulquiorra in persona gli comparve alle spalle,
fissandolo con il suo sguardo enigmatico e freddo. - Hai qualcosa da dirmi,
Grantz? -
L'Espada numero otto borbottò
qualcosa con un ghigno, defilandosi immediatamente. Del resto, non gli
conveniva molto far arrabbiare il pupillo del suo capo.
- Starrk ti aspetta per
l'allenamento. -, m'informò Ulquiorra, sorpassandomi e sparendo poco dopo.
- Grazie! -, gli gridai dietro, ma
se n'era già andato. Che gente strana c'era lì dentro.
Mi incamminai in uno dei tanti
corridoi, sperando che avessi imboccato quello giusto. Non volevo arrivare in
ritardo, odiavo quando accadeva. Ho sempre preferito aspettare io che far
aspettare gli altri. Che puntualmente arrivano mezzora dopo, ovvio.
Stavo pensando a come sarebbe
stato allenarmi con uno del calibro di Starrk, quando sentii una mano
afferrarmi per il polso e trascinarmi via. Persi più di un battito nel rendermi
conto di chi si trattava.
- Grimmjow... -
- Muoviti e zitta. -
Non capendo cosa stesse succedendo
e totalmente incapace di reagire o aggiungere altro, lo seguii docilmente,
cercando nel frattempo di calmarmi un attimo. Ma come potevo solo sperare di
regolarizzare il battito impazzito del mio cuore se sentivo la sua mano contro
la mia pelle? Come potevo stare tranquilla se il suo profumo forte m'inebriava
dopo giorni e giorni di assenza?
Capii ancora di meno quando aprì
una porta nascosta nel muro e mi fece entrare in una stanzina anonima, mai
vista.
- Ma dove... -
Non riuscii a completare la
domanda che mi ritrovai contro il muro, le braccia bloccate sopra la testa
dalle sue mani grandi, il suo corpo ad un palmo dal mio.
- Dimmelo. - mi ordinò perentorio,
a bassa voce. - Dimmelo di nuovo. -
Aprii la bocca per parlare, ma le
mie corde vocali si rifiutarono di funzionare. L'unica cosa che riuscii a fare
fu guardarlo sempre più confusa.
- Ripetimelo! - mi gridò folle, facendomi tremare. - Dimmelo che hai bisogno di me! -
I suoi occhi mi guardavano
furenti, ribollendo come un mare in tempesta; le sue mani, sempre più strette
intorno ai polsi, quasi mi fecero male, ma non vi badai troppo. Non riuscivo a
credere in quello che avevo appena sentito.
- Grimmjow... -
Deglutii a fatica quando avvicinò
il viso al mio collo e chiusi gli occhi per evitare di vedere la stanza girarmi
intorno.
- Dimmelo. - mormorò, con più
calma. Ormai il predatore aveva vinto e io, la sua preda, ero in sua completa
balia.
- Io... ho bisogno di te,
Grimmjow. -, gli sussurrai. Avevo una tremendissima
voglia di stringerlo contro di me talmente forte da fondermi con lui, ma le
braccia erano ancora bloccate sopra la mia testa, accidenti a lui!
Sospirò, come se si fosse appena
tolto un peso che gravava da troppo sulla sua schiena, e sentii la pelle del
collo bruciare quando le sue labbra vi si appoggiarono.
- Oh Dio... -, mi sfuggì, mentre
mi morsicava la spalla senza farmi male. Lasciò finalmente liberi i miei polsi
e non ci misi molto a circondargli il collo con le braccia, stringendolo a me
come avevo sempre sognato. Sentire a stretto contatto i nostri corpi fu per me
il colpo di grazia e fortuna che mi reggevo a lui e le sue mani erano
saldamente poggiate sulla mia schiena, altrimenti mi sarei afflosciata
veramente per terra come un foglio di carta che non rimane in piedi.
Mi sollevò in braccio, incatenando
i miei occhi ai suoi, così belli, così ammalianti, e ci guardammo per secondi
interminabili. Dio, com'era bello e terribile, ora, con quell'espressione
maliziosa ma sempre strafottente e non più rabbiosa, che tanto mi aveva fatta
soffrire. Gli accarezzai i capelli, affondandovi le mani per godere della loro
morbidezza (e io che pensavo sarebbero stati duri per tutto il gel che ci
metteva!) e sorrisi quando chiuse gli occhi.
Fu in quel momento che lo baciai.
Fu in quel momento che temetti che
il cuore mi sarebbe schizzato via dal petto per l'emozione.
Quello che seguì subito dopo fu
indescrivibile: le sue labbra sembravano mangiare le mie, bramose e assetate,
la sua lingua dominava la mia, in un bacio quasi violento e rude, disperato
anche. Le sue braccia che mi stringevano possessivamente mi diedero un
caldissimo senso di protezione che avevo agoniato da mesi. E' così bello stare
stretta all'uomo che si ama con tutto il cuore!
Mi sentii per un attimo persa
quando mi ritrovai sdraiata sul pavimento freddo, lui che gravava sopra di me,
mordendomi le labbra, succhiandole avidamente, mentre le sue mani mi
accarezzavano le curve dei fianchi.
Era quello l'Inferno o era quello
il Paradiso?
- Grim...
Grimmjow... -
Mi strappò letteralmente via il
maglione, così come la camicia che indossavo sotto e la gonna, che volarono via
in qualche angolo della stanza.
- Ti voglio. -, mi disse,
imperativo, con una nota di impazienza nella voce. - E non credo di potermi
fermare ora che ti ho trovata. -
Gli sorrisi, baciando quelle
labbra arrossate e togliendogli la giacca bianca, perennemente aperta. - Non
voglio che ti fermi. -
Prese prepotentemente possesso
della mia bocca, per poi baciarmi il collo ed il petto. Dovetti mordermi la
lingua per non gemere vergognosamente quando mi tolse anche gli ultimi
indumenti, mentre le sue roventi labbra continuavano a baciarmi.
Non avrei resistito oltre, il
doloroso piacere che mi aveva impossessata era diventato insostenibile, ormai.
Volevo che mi amasse almeno la metà di quanto lo amavo io, volevo sentirmi sua
e di nessun altro.
Arrossii a livelli inimmaginabili
appena anche lui si denudò completamente, mostrandomi un corpo sconvolgentemente scolpito, deturpato solo dalla lunga
cicatrice sul torace.
Riuscii a sussurrare il suo nome
prima che mi prendesse con una spinta decisa e che mi fece lacrimare dal
dolore. Mi strinsi al suo corpo, cercando di concentrarmi solo su di lui, sui
suoi occhi azzurri completamente accecati dalla lussuria, sui suoi baci, sul
fatto che a modo suo mi stava amando, nonostante mi facesse piangere, dal
dolore e dalla gioia. Non pensavo certo che sarebbe stato il più dolce degli
amanti!
- Dimmi... Dimmi che sei reale...
-, mormorai, affondando ancora una volta le dita tra i suoi capelli celesti.
Mi guardò intensamente, mordendosi
le labbra per il piacere. Nascose il viso nell'incavo del mio collo e mi baciò
la pelle per reprimere un ansimo più forte. - Sono qui... -
Mi abbandonai completamente a lui
e ormai avevo già scordato che Starrk mi aspettava da minuti interi per il
nostro allenamento.
Salve a tutte/i! Pensavate che mi
fossi dimenticata della fanfiction? (si, vi vedo che state fremendo, con l’ultimo
capitolo che ha molte più letture del penultimo XD) Stavo solo cercando di
scrivere al meglio questo, è un po’ strano… Boh, io lo trovo così! XD E’ un po’
di transizione, ma serve, eccome se serve… A mettervi tanti altri puntini di
domanda in testa, ecco a cosa serve! :D Il prossimo ancora non è scritto, ma ho
già la bozza buttata giù, quindi non dovrebbero esserci problemi d’ispirazione!
:D
Per rispondere anticipatamente a Ci
Chan vi avverto già da ora che ho delle mini bozze fino al capitolo 17, ma
ancora la storia non è finita… presumo che, se tutto va bene, si fermerà
intorno al ventesimo capitolo.
Davvero, non so come ringraziarvi per
il vostro seguito… E’ commovente! *_*
Mies: carissima! Grimmjow non è certo l’amante tutto
zucchero e tanto diabete, voglio dire… basta guardarlo in faccia per capirlo! XD
Credo che ti accontenterò presto, anche se non è che mi soddisfi molto quello
che ho scritto, vabbè… ormai è fatta! X’D Spero sia di tuo gradimento! *-* E
grazie, grazie tantissime! <3
Ci Chan:
Rob,
io l’avevo detto che il precedente capitolo avrebbe fatto maaaale male per la
sanità mentale altrui… ha fatto male anche a me, pensa un po’! Ripresa? Sì? Bbbbene
[detto alla Giovanni Mucciaccia], posso continuare! Il ragazzo è un tipino che
non va a sbandierare al mondo i suoi sentimenti (sempre che ne abbia), a parte
la rabbia, ma quello è un altro discorso. XD Quindi credo che la povera Narumi
sarà costretta ad aspettare la mano dal cielo che lo illumini e gli faccia
capire come gira il mondo, povero ingenuo. :D La frase “ora che ti ho trovata”
è, diciamo così, un piccolo modo di farle capire che ha trovato qualcosa, o
meglio qualcuno, che gli ha fatto scoprire le gioie immense della vita, ecco! XD
Seriamente parlando, ho voluto interpretare il suo gesto come una sorta di
gratitudine nei confronti di Narumi, nel senso che è forse la prima volta che
qualcuno esprime senza mezzi termini il desiderio di averlo affianco e per lui
è una cosa nuova. E comunque calma, calma, alla fine ne manca ancora… e deve
succedere di tutto, tranquilla. :P Grazie come sempre, è un piacere leggerti,
anche se non sei la prima! ;)
glo91:
eh,
chi non vorrebbe esserci al posto suo? XD Grazie del commento!
Ica: S-sublime? *_* Aaaaaaaaah ma
grazie! *_______* Son tutta rossa, grazie grazie! <3
Spero che non ti deluda nemmeno questo capitolo, allora! ;)
Smemo92: devo dire che mi
son sentita un po’ cattiva quando ho deciso di rendere anche lei “invisibile”
ai suoi cari… e ancora di più per il fatto che lei provi l’istinto di
combattere proprio contro i suoi amici. Ma l’Aizen che c’è in me ha preso il
sopravvento, io non ho fatto niente! .___. XD Come ho già spiegato, Grimmjow non sa bene
cosa sia significato e cosa significherà quella cosa… forse per lui il fatto che qualcuno abbia urgente bisogno della
sua presenza e che la ragazza non si sia fatta problemi nel dirglielo l’ha
fatto pensare… ed è arrivato ad una conclusione, che ancora non ci è nota,
vabbè. :D E no, non credo che Starrk andrà a cercarli… spero, per lo meno, che
stia dormendo come sempre! XD Anche se l’idea mi fa morire dal ridere! XD Grazie
mille, è un piacere sapere che l’ultima parte, quella più faticooosa,
sia piaciuta… Sai, non avevo mai scritto di… fikifiki, ecco. XD
crazy_for_hidan: lol ma questa è
perversione! X’D Come detto prima, Starrk spero che stia ronfando e che Lilinet
non rompa i suddetti per andare a cercarla… sarebbe veramente troppo tragi-comico!
XD [e io sarei troppo cattiva xD] No,
no, non automangiarti le mani, se no come fai a
commentare questo capitolo? ;____; Grazie, grazissime
[?!] per tutti i complimenti! *_*
Aribo: già, Grimmjow da proprio quell’impressione… accidenti a Kubo-sensei
e ai suoi personaggi da sbavo! *Q* Grazie, veramente, non ho parole per
ringraziarti. :)
Grazie come sempre a chi la segue e a chi l’ha aggiunta
ai preferiti… GRAZIE! :*
Capitolo XIII - Parte II
Era indescrivibile il senso di
appagamento che sentivo in quel momento. Stretta tra le sue braccia, a
respirare a fondo il forte profumo della sua pelle, sorrisi contro il suo
petto, stringendomi ancora un po’ a lui. Non aveva aperto bocca, se non per
baciarmi con rovente passione, ma immobile fissava il soffitto, mentre un dito
saliva e scendeva distrattamente lungo la linea della mia schiena. Alzai lo
sguardo verso di lui e mi chiesi come fosse possibile che un uomo così
sconvolgentemente affascinante potesse esistere... Ed era con me, addirittura!
Non sapevo cosa aveva voluto dire
per lui quello scatto di passione, ma per me aveva significato tutto.
E non me ne pentivo.
Gli passai una mano tra i capelli
celesti, ormai completamente arruffati, sperando che la prendesse bene nel
rendersi conto che la sua pettinatura non aveva retto. Fu solo allora che
sembrò accorgersi di me e sospirò pesantemente.
- Devi andare, ora. -
Mi stiracchiai, accarezzando le
sue lunghe gambe con le mie, e scossi la testa. - Ancora cinque minuti... -,
mormorai, accoccolandomi meglio contro di lui e passando distrattamente un dito
lungo la lunga cicatrice sul petto.
- Devi andare. O ti daranno per
dispersa. -, mi ripeté, con il chiaro intento di non voler sentire repliche.
- E va bene, mamma. -, sbuffai, staccandomi da lui e cercando i miei indumenti,
sparsi un po’ ovunque.
Lui si mise a sedere, puntando
insistentemente il suo sguardo su di me. - Mamma? Le madri sono autorizzati a
fare quello che abbiamo fatto prima? -
Inutile dire che diventai viola
dall’imbarazzo e gli tirai in pieno viso la sua giacca. Se la tolse con una
mano, mostrandomi un ghigno per niente rassicurante e iniziò ad avvicinarsi a
me a gattoni, lento e letale come una pantera quando ha avvistato la sua
ennesima preda.
Quando fu a due passi da me mi
bloccò al pavimento con il suo corpo e prese a baciarmi ancora, come se non ne
avesse mai abbastanza. E come potevo biasimarlo?
- Non dovevo andarmene? -, chiesi,
chiudendo gli occhi mentre le sue labbra mi morsicavano il lobo dell’orecchio.
- Ho cambiato idea. -, sussurrò
famelico, facendomi rabbrividire.
Ma sì, Starrk poteva aspettare
ancora un po’, no?
* * *
Quando Lilinet mi vide trafelata
per la corsa si grattò il capo, pensierosa. - Sei in ritardo! -
- Lo so, perdonatemi! E’ che ho
avuto un... contrattempo. -, mi
scusai, chinando il capo nella speranza di nascondere il mio evidente
imbarazzo.
- Un contrattempo. -, ripeté
Starrk, sdraiato poco più in la, con gli occhi chiusi. - Chiamiamolo così. -
- C-come?! -
Starrk aprì gli occhi e si mise a
sedere, passandosi una mano tra i capelli scuri. - Beh, ragazza mia, non avrai
pensato che non ci saremmo accorti di nulla, vero? -
Sbarrai gli occhi, letteralmente
paralizzata sul posto. Come... come avevano fatto... a... a...?!
Lui sospirò, quasi divertito. - Il
vostro reiatsu. E’... esploso. Due volte. E mi ha svegliato. -
Socchiusi la bocca per dire
qualcosa, ma l’unica cosa che riuscii a bofonchiare fu un “Oh” neanche troppo
udibile. Quello fu decisamente il momento più imbarazzante della mia vita. Era
indescrivibile la vergogna che provavo, anche se mi rendevo conto che non c’era
niente per cui sentirsi in colpa. Avevo amato l’uomo di cui ero innamorata e
non potevo chiedere di meglio. Solo sperare che le cose potessero sistemarsi,
prima o poi.
- Tranquilla, non sono arrabbiato
per il ritardo. Ne ho approfittato per riposarmi un po’. -
Lilinet alzò gli occhi al cielo,
guardandomi poi mestamente. - Iniziamo il riscaldamento io e te, Narumi-chan.
Quel poltrone arriverà tra poco. -
L’allenamento con la ragazza fu
interessante. Non usò il massimo della forza, e per me andò benissimo, dato che
ero parecchio tempo senza combattere, oltre al fatto che ero esausta. E no, non
per lo “Spirito Ribelle” dentro di me, pensai arrossendo.
Quando fu il turno di Starrk, che
sembrava più addormentato che mai, ebbi un fremito che era un misto tra timore
ed entusiasmo. Quell’uomo aveva il volto di una brava persona, ma sentivo e
sapevo perfettamente quanto potere avesse.
- Sia ben chiaro, Narumi. Anche se
non sembra che ne abbia voglia, non ci andrò leggero. - mi avvisò, tirando
fuori la sua spada e puntandomela contro come una pistola. - Sarò anche
assonnato, ma son troppo curioso. -
Sorrisi, stringendo l’else delle
mie con forza. - Neanche io lo farò. -
Quello che seguì dopo fu un vero
problema. Starrk mi aveva avvisata, ma non pensavo che sarebbe arrivato a
ferirmi più volte, facendomi gemere dal dolore.
- Sei lenta, troppo lenta. E per
un Espada questo non è possibile. - mi spiegò, con calma. Rinfoderò la spada, e
si avvicinò in mezzo secondo verso di me, per tirarmi un pugno. Fortuna mia che
gli allenamenti con Grimmjow mi avevano preparato bene a tenere i riflessi
sempre pronti, quindi mi colpì solo di striscio.
- Prova a deviare i miei colpi,
ora. Niente spade. -
Annuii e tra calci e pugni, iniziai
a stancarmi veramente. Avevo il fiato corto, la vista mi si annebbiava sempre
più di frequente e non erano neanche tanto simpatici i cali di pressione che
avevo, rischiando di collassare a terra da un momento all’altro.
Ero inginocchiata, un pugno chiuso
sulla terra per tenermi in equilibrio, l’altra mano sul viso sudato. Stavo per
crollare, me lo sentivo.
- Già stanca? - mi chiese Starrk,
avvicinandosi con le mani dietro ai fianchi.
Presi un bel respiro, per darmi la
forza per rimettermi in piedi e barcollai un poco. - Credo di non stare troppo
bene... -
- Me ne sono accorto. - Mi guardò
con attenzione, passandosi una mano sul pizzetto. - Aizen-sama me ne aveva
parlato, ma non pensavo che potevi ridurti così per uno Spirito Ribelle. -
Scossi la testa, chiudendo gli
occhi per riprendermi un po’. - Non c’è niente che possa fare per rimediare? -
Fece spallucce, pensoso. - Se ti
stanchi per un semplice allenamento, non oso pensare quando dovrai tirar fuori
la Resurrection. -
- La che cosa?! - chiesi perplessa, mentre corrugava la fronte.
- Pensandoci bene non so se tu
possa averla. - continuò, senza rispondermi. - Sei solo una semplice umana, da
questo punto di vista. -
Deglutii a fatica e presi un altro
respiro profondo. Avevo bisogno di bere, e subito! - Non so di cosa tu stia
parlando, ma so solo che sto male. -
- La Resurrection è la forma
originaria di noi Espada. Quella di Grimmjow, per esempio, è una pantera.
Perché lui era una pantera prima di diventare quello che è ora. -
Non gli chiesi nemmeno perché mi
avesse voluto fare proprio l’esempio di Grimmjow e non quello di qualche altro
Espada, come lui per esempio. Mi limitai a nascondere il rossore dell’imbarazzo
con quello della stanchezza.
- Comunque, seguimi, ti accompagno
da Aporro, magari quello scienziato pazzo sa cosa fare con te. -
Gli andai dietro barcollando,
respirando velocemente per non collassare. Incredibilmente Lilinet mi aiutò a
reggermi in piedi, e le sorrisi, grata.
Quando Aporro mi vide aggrottò la
fronte, incuriosito. - Ma guarda, la cocca di Aizen-sama... e di qualcun altro,
a quanto pare. - mi sorrise malizioso e io pregai mentalmente tutti i Kami del
mondo affinché mi facesse sparire dalla faccia della terra prima di subito. Che
vergogna, cavolo!
- Che abbiamo qua? - chiese, mani
sui fianchi e la schiena piegata per inchinarsi e guardarmi con più attenzione.
- Lo Spirito Ribelle che le ha
trasmesso la forza la sta logorando. Se continua così ci rimane secca. -
rispose senza troppi problemi Starrk, facendomi rabbrividire al solo pensieri.
Sarei potuta morire veramente?
Aporro sospirò, passandosi pollice
e indice sul mento, pensieroso. Poi, in uno scatto repentino, estrasse la sua
spada dal fodero, facendomi sobbalzare. Che intenzioni aveva quel matto?
- Dammi la mano, ragazza. - mi
disse svogliato, tendendomi la sua libera.
- Come? - Voleva per caso
tagliarmi il mio adorato arto?
Chiuse gli occhi, scocciato. - Ho
detto di darmi la mano, ragazza sorda. -
Lanciai una breve occhiata a
Starrk e a Lilinet a pochi passi da me e annuirono per rassicurarmi. Riluttante
feci ciò che Aporro mi aveva chiesto e mi morsicai con forza il labbro quando
la lama della spada mi ferì il palmo aperto.
- Ora stringi il pugno e scola il
sangue qui. - continuò l’Espada dai capelli rosa, porgendomi una fialetta di
vetro vuota.
Ok, quell’uomo non aveva per
niente un minimo di tatto.
Feci una smorfia di dolore e di
fastidio quando vidi il mio sangue, rosso e brillante, gocciolare via dalla mia
mano.
- Dovrò fare qualche controllo per
vedere se c’è un modo per ovviare al tuo piccolo problema, ragazza sorda. Puoi
andare a divertirti con il tuo amichetto, ora. - mi congedò infine, spedendomi
direttamente sotto venti metri di terra dall’imbarazzo.
Starrk e Lilinet mi salutarono e
sparirono subito dopo, lasciandomi sola e spossata. Che gente era mai quella?
Mi strinsi la mano ferita contro
quella sana, tamponandola con la manica bianca della mia divisa, e raggiunsi
velocemente la mia stanza.
Con decisamente una bella sorpresa
al suo interno.
Grimmjow si voltò a guardarmi e
subito si accorse dei miei tagli alle braccia e al viso, per non parlare di
quella sul palmo della mano. Mi si avvicinò lentamente, senza togliere lo
sguardo dal sangue che imbrattava la mia divisa candida. Prese la mia mano
ferita e la osservò quasi con crudele curiosità, mentre un lieve ghigno si
formava sulle sue splendide labbra. - Starrk ci è andato pesante a quanto pare.
-
Strinsi gli occhi, birichina. -
Almeno non mi ha insultata come faceva qualcuno di mia conosc...!
-
Non finii di parlare che le sue
labbra avevano catturato le mie in un bacio bramoso, disperato come quelli che
ci eravamo scambiati solo poche ore prima. Era come se avesse paura, come se
avesse poco tempo prima che io sparissi, prima che lui sparisse. Ma io ero lì,
completamente soggiogata dai suoi baci, stordita dal suo profumo, intrappolata
tra le sue carezze. Dove sarei potuta andare se non nel rifugio sicuro delle
sue braccia?
La sua bocca si spostò famelica
sulla mia guancia, leggermente graffiata e l’accarezzò lentamente con la
lingua, gustando il sapore ferroso del mio sangue. - Sei buona. -
Rabbrividii, mentre si portava
alle labbra anche la mano ferita, prendendosi sapiente cura di lei.
Era un predatore.
Ed io la sua preda.
E gli piacevo.
Sorrisi quando mi portò senza
troppi cerimoniali sul duro materasso a pochi passi da noi, sovrastandomi con
il suo sconvolgente corpo.
- Grimmjow... -
Sollevò i suoi splendidi occhi
azzurri su di me, lasciando perdere per un attimo il mio collo che fino a poco
prima stava riempiendo di morsi e baci.
- Mi dispiace. -
Il suo sguardo s’incupì il tanto
giusto per farmi pentire di aver portato a galla un discorso così pericoloso
per il labile rapporto che avevamo.
- Io volevo che le cose andassero
diversamente. - continuai, deglutendo a fatica.
Non riuscivo a capire cosa gli
stesse passando per la testa in quei minuti, il suo sguardo rimase duro ed
impassibile come una statua di marmo.
Una bellissima statua di marmo.
- Mi perdoni? -
- Scordatelo. -
La sua risposta arrivò secca,
subito, come una pugnalata al cuore. Mi mancò il respiro nel vederlo così teso
nei miei confronti e sapere che fosse ancora arrabbiato mi faceva star
malissimo.
Mi odiava ancora? Forse... forse l’aver
fatto l’amore insieme era solo un modo per prendersi gioco di me?
La consapevolezza di una
possibilità del genere mi annebbiò la vista per qualche secondo, troppo presa
dal panico per poter rimanere tranquilla. Sentii gli occhi pizzicare per le
lacrime, ma provai a ricacciarle indietro con forza.
Abbassò il viso ancora di più, i
nostri nasi si sfioravano, così come il suo respiro caldo mi solleticava la
pelle. Mi morsicò con cattiveria il labbro inferiore, facendomi gemere dal
dolore e dal disappunto, ma subito dopo iniziò a succhiarlo, per lenire il
bruciore.
A che gioco stava giocando?
- Io non perdono facilmente,
mocciosa. Dovresti saperlo. - soffiò contro le mie labbra, baciandole ancora
con ardore e desiderio. Sollevai una gamba nel sentire il grande palmo della
sua mano che l’accarezzava languido e sospirai quando riprese la lenta tortura
del mio collo. - Ricordati, sono vendicativo. -
Lo scostai con decisione, sebbene
non ne avessi la minima intenzione, e lo guardai duramente. - E’ questa la tua
vendetta, Grimmjow? Usarmi sapendo che cederei comunque? -
La mia voce tremava, a dispetto
dei tentativi di apparire più fredda e scostante che potessi. Peccato che non
ci riuscivo, non con lui per lo meno.
- Credi quello che vuoi. A me non
cambia niente. -
- A me sì, però. -
Alzò perplesso un sopracciglio,
guardandomi come se stessi dicendo chissà cosa. - Allora facciamo così... -
sussurra, chinandosi sul mio orecchio, che iniziò a mordicchiare. - Diciamo che
la mia punizione sarà un’altra. -
Chiusi gli occhi, stringendolo
forte a me, affondando le mani tra quei capelli accesi che si trovava e
sorrisi, sorrisi perché avevo avuto la mia risposta.
Il problema, ora, era la sua
vendetta. Il che mi spaventava, e non poco.
- E cosa... cosa sarà? -
Mi lasciai spogliare come una
bambola nelle mani di un bambino audace e s’impossessò di me con una spinta
decisa che mi fece sospirare di piacere.
I suoi movimenti erano incredibilmente
lenti, tanto che iniziai ad assecondarlo per chiedere di più. Non aveva più l’impeto
della prima volta, sebbene i suoi affondi fossero decisi e profondi, ma
sembrava quasi che volesse... torturarmi.
- Questa notte sarà la tua
punizione. E quelle a venire. E quelle ancora. -
Gemetti all’ennesima spinta e
strinsi le gambe dietro la sua schiena mentre quasi usciva da me, lascivo e
lento. Bloccò ogni mia richiesta con un bacio, mentre continuava a muoversi
senza fretta.