La voce della verità (the voice of truth)

di Agata W
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Assassinio tra le betulle ***
Capitolo 2: *** Tony ***
Capitolo 3: *** Giornata di lavoro ***



Capitolo 1
*** Assassinio tra le betulle ***


I CAPITOLO
 
 
- Pronto?- rispose Gibbs sbadigliando.
- Ehi capo, lo sapevi che i cammelli in calore vanno più veloci?-
-... Tony, cosa vuoi?- grugnì Gibbs di risposta.
- E' stato dimostrato dal... -
- TONY!-
- Scusa Capo, ma l’ho trovata una cosa molto interessante … comunque c’è bisogno del nostro aiuto, mezz’ora fa è stato trovato, non distante da qui, un ex-marine accoltellato alle spalle con ... pronto? Ehi capo?-
- Che dice?- domandò Ziva che era rimasta in ascolto.
- Nulla! Non dice nulla! Lo chiami tu la prossima volta alle cinque del mattino...!- sbottò Dinozzo.
Ziva rise e si rimise al lavoro.
Pochi minuti dopo …
- Tony il mio caffè?- domandò Gibbs entrando a passo svelto nell’ufficio.
- Ma...come...? Eri qui fuori vero?Ammettilo aspettavi che chiamassi per fare un’entrata ad effetto vero?-
- Tony, il caffè!- gli ordinò Leroy Jethro Gibbs sorridendo senza farsi notare.
- Si certo, vado … - obbedì Tony facendo il finto offeso.
- Bravo … - gli sussurrò Ziva sorridendo quando lui le passò accanto.
 
Erano solo le cinque del mattino, Ziva era rimasta in ufficio quella notte, aveva un sacco di scartoffie da mettere a posto e così anche Tony, erano stanchi, ma il nuovo caso risvegliò il loro interesse, anzi fu principalmente lo strano carattere di Gibbs quella mattina, troppo allegro rispetto al solito a fargli da caffè … doveva aver passato una bella serata, e loro avrebbero scoperto con chi.
 
Salirono in macchina dopo aver aspettato Mcgee e percorsi diversi chilometri e una stradina sterrata raggiunsero una grande casa circondata da un ampio boschetto di betulle. Un bel posto, tranquillo, non somigliava affatto al luogo di una tragedia, ma nonostante ciò, lì, quella notte era stato commesso un omicidio e la miglior squadra investigativa dell’NCIS era già pronta all’azione.
- Fermo, siamo arrivati- disse Gibbs a Tony.
- C’è già la polizia … -
- Buona osservazione Tony! - si complimentò Ziva.
- Anche tu così spiritosa di prima mattina eh? Vi siete messi d’accordo per rovinarmi la giornata? Dai Pivello manchi solo tu … o hai un po’ di rispetto per il tuo maestro di vita?-.
- Hai una scarpa slacciata- osservò Mcgee
- Ah. Ah. Ah; lo sai che io questo scherzo lo facevo all’asilo?-.
- Non sapevo che avessi già frequentato l’asilo- sussurrò Ziva fra sé.
- Veramente io dicevo sul serio- rispose Mcgee a Tony.
- La smettete?- ordinò Gibbs – Tony hai chiamato Ducky?-
- Sta arrivando; c’è una villetta non poco distante da qui, vado a parlare con i proprietari?-
- Si … e Tony … allacciati le stringhe- disse Gibbs sorridendo ancora una volta in quella buia mattina.
La polizia aveva già circondato la zona e alcuni agenti stavano fotografando la casa, dentro e fuori. Nel giardino una poliziotta interrogava una ragazza e nel frattempo cercava goffamente di consolarla rendendosi piuttosto ridicola.
Ziva, Mcgee, Ducky e Gibbs entrarono nel salotto, al centro del pavimento, accasciato in una posizione innaturale, stava il corpo; era un uomo sui sessant’anni, rivolto verso il basso con un taglio stretto e profondo nella spalla destra, il sangue era già secco e gli copriva buona parte della schiena. La stanza sembrava in ordine, c’era una porta che dava alla cucina, anch’essa in ordine, mentre una scala di legno chiaro portava al piano superiore dove vi erano due camere da letto, il bagno e una stanza per gli ospiti.
- Che mi dici Ducky?- domandò Gibbs tornando in salotto.
- Pugnalato alle spalle, da un mancino, dalla ferita parrebbe si stato usato un normale coltello da cucina, ma l’assassino sapeva bene dove colpire, è stata  una morte molto veloce. Sai, una volta nell’Ohio esaminai il corpo di un uomo accoltellato in maniera molto simile; una pugnalata proprio qui tra la scapola e questo tendine, dà una morte istantanea.  Il rapporto con cui fu chiuso il caso diceva che l’uomo in questione giocava al lancio dei coltelli insieme ad alcuni amici dopo una serata passata in un bar e per sbaglio … ZAC! Colpito. Non ci ho mai creduto veramente, ma al Capo andava bene così … - disse Ducky.
- Ora del decesso?- domando Gibbs.
-Mmm … direi tra le tre e le quattro di questa mattina, ma saprò dirti certamente di più in laboratorio … anche perché c’è qualcosa che non mi quadra; sembra quasi che sia stato accoltellato dopo la sua morte, ma mi sembra molto strano.
- Grazie Ducky, tu che mi dici di quest’uomo Mcgee?-
- Justin Bryson, cinquantasette anni, marine in pensione da tre anni, niente moglie e niente figli, da diverso tempo accudiva la nipote, figli del fratello morto dieci anni prima in guerra. Non ho trovato molto- disse Mcgee leggendo dal suo nuovo cellulare distribuito a buona parte degli agenti della marina.
- In ufficio saprai trovare di più?- chiese il Capo.
- Bè si penso di si- rispose incerto Mcgee.
- Bene, vai, quando arrivo voglio il resoconto- ordinò Gibbs.
- Capo?!- chiamò Ziva dalla cucina- manca un coltello da questo servizio di posta, la lama degli altri coincide con la ferita, guardo nei dintorni e chiedo un aiuto alla polizia per la ricerca?- seguitò.
- No, vai a parlare con la ragazza.-
- Ma Gibbs … lo sai che non sono la persona più adatta per questi compiti- cercò di controbattere Ziva.
- Appunto, è una buona occasione per imparare – rispose lui pensando ad altro.
- Ho capito, non ho scelta, ma promettimi che la prossima volta manderai Tony, anche lui deve imparare … -
- Vedrò – sospirò Gibbs.
Ziva uscì e Jethro risvegliandosi dai suoi pensieri domandò allegramente a Ducky :
- Chi era quell’intelligentone a capo in quel caso del lancio dei coltelli?-
- Dustin Gleeson - rispose sorridendo il dottore.
- Ah bè, allora è tutto chiaro, ho lavorato con lui un paio di volte, è stato molto divertente leggere i suoi rapporti, finivano con: “… e così la di lui moglie lucidando la pistola del marito inciampa nel cane e cadendo fa partire un colpo che uccide il consorte … “ Spero si sia suicidato- disse Gibbs ricordando le sue prime indagini. Poi uscì dalla casa e andò a parlare con la polizia.
Ziva si guardò intorno, Marylin, la ragazza, era seduta su una panchina, con le gambe al petto e il volto appoggiato sulle ginocchia. Fece un respiro profondo e si diresse verso di lei.
- Ciao, sei Marylin vero?- domandò Ziva incerta.
- Si-
- Mi dispiace molto per tuo zio … meglio se ne parliamo più tardi vero? -Disse Ziva rimandando il difficile momento delle domande.
- Già- rispose Marylin a fatica.
“Povera ragazza, ogni volta che qualcuno muore è una cosa molto triste, ma quando ci vanno di mezzo i giovani … non è giusto che debbano soffrire così tanto, loro così piccoli e il dolore così grande” pensò Ziva tristemente.
Marylin era una ragazza di sedici anni con gli occhi scuri segnati dal pianto e una folta chioma di ondulati capelli neri. Stava ferma e piangeva, a volte silenziosamente, lasciando che le lacrime le rigassero il volto, altre volte più intensamente e con foga. In alcuni momenti la tristezza si trasformava in rabbia e in odio che sfociavano poi in un senso d’impotenza e così di nuovo in un malinconico pianto.
Ziva sedeva vicino a lei, silenziosa e pensierosa, come se cercasse cosa dire, senza però trovare neanche una parola valida, capace di risollevare il morale di Marylin. Ma d'altronde forse di parole valide non ce n’erano.
 
Alcuni minuti dopo arrivarono due amiche di Lin che l’abbracciarono e le parlarono a lungo, intanto la mamma di una di esse andò da Gibbs e dall’assistente sociale; decisero che Marylin sarebbe andata all’NCIS e che appena possibile avrebbe detto quello che sapeva, e che poi sarebbe stata ospitata dall’amica, la madre era una donna molto disponibile e cordiale, che addolorata da quello che era successo si era offerta per prendere con se la ragazza.
Quando Ziva vide l’affetto delle amiche nei confronti di Marylin, si ricordò di quanto l’avessero sostenuta e di quanto le fossero stati vicini, dopo l’omicidio del padre, i suoi colleghi, o meglio, i suoi amici, quello che occupavano buona parte della sua vita, con cui spesso litigava e ancor più spesso rideva; una piccola lacrima le rotolò su una guancia e Ziva sorridendo la asciugò con la mano. Loro per lei erano veramente importanti e per sempre lo sarebbero stati.
 
Tony tornò dalla villa, ma non andò subito da Gibbs, stava parlando al telefono, e non sembrava una telefonata piacevole, il suo volto mostrava preoccupazione e allo stesso tempo rabbia.
- Senti devo andare- disse Dinozzo cercando di chiudere la telefonata.
- Ah si? Devi sempre andare! È che tu hai paura di affrontare i problemi, vorresti che si risolvessero da soli vero? Bè mi dispiace ma non è così, avrei bisogno di più di quello che mi dai … - gridò piangendo la donna all’altro capo del telefono.
- Sto lavorando ad un indagine, c’è un uomo morto, e devo trovare il colpevole, capisci che ora non posso parlare? Ti richiamo più tardi Jane va bene?- disse Tony cercando di mantenere un tono calmo e controllato.
- Oh certo! Sentiamoci più tardi, io sono sempre a disposizione- disse Jane sarcasticamente- Dimmi la verità non mi vuoi più vero? Ti sei innamorato di un’altra? Perché non me lo dici? Così mi fai solo soffrire … - continuò urlando e singhiozzando.
- No, non è così, io … dopo ne parliamo- disse Tony incerto.
- Ok, ciao- disse con un fil di voce Jane e mise giù.
Tony cercò di prendere un aspetto composto e salì in macchina con Ziva, insieme a loro andò anche Marylin mentre Gibbs andò con Ducky utilizzando in prestito un auto della polizia.

Dinozzo diede un’occhiata allo specchietto e vide Marylin che guardava fuori dal finestrino con uno sguardo perso, i suoi grandi occhi blu riflettevano un grande senso di paura mista a malinconia e a tristezza … era pallida  e aveva bisogno di una buona colazione, avrebbe voluto fermarsi al bar per offrirle qualcosa, ma non poteva, la responsabilità della ragazza era sua e doveva portarla subito all’NCIS. Nemmeno lui era di buon umore dopo la telefonata di Jane e così non riuscì a pensare a nulla di simpatico da dire che potesse spezzare la tensione che c’era nell’aria. Di conseguenza il viaggio fu silenzioso, Marylin pensava allo zio e alla sua vita così ingiusta, Ziva ricordò i bei momenti passati con suo padre che non avrebbe mai più potuto rivivere e Tony pensò a Jane e cercò di capire se voleva veramente risolvere o se forse preferiva di no, Era confuso e non sapeva perché.

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Capitolo 2
*** Tony ***


II CAPITOLO
 
 
 
 
Arrivarono in ufficio alcuni minuti dopo Gibbs e lo trovarono che ascoltava quel poco che Mcgee era riuscito a trovare sul Marine.
Era andato in pensione per problemi visivi, e avendo avuto una lunga e brillante carriera, era stato dispensato dagli ultimi anni lavorativi.
Aveva buoni rapporti con i suoi superiori, di cui uno in particolare con cui aveva stretto una buona amicizia e con il quale si vedeva spesso per una partitina o per una chiacchierata al bar. L’uomo era Christopher Banton, soprannominato “l’ufficiale d’acciaio” per l’impeccabilità e l’inflessibilità con cui addestrava i suoi uomini, rispettava e si faceva rispettare da tutti, non dava voce ai pregiudizi e affrontava ogni situazione con cura e ragionamento. Insomma una di quelle persone che conquistano la fiducia di tutti per il semplice motivo che hanno fiducia in se stessi.
- Conosci quest’uomo Capo?- domandò Mcgee cosciente del fatto che Gibbs aveva legami con buona parte dei più rispettabili uomini della Marina.
- No, ma lo conosceremo presto- disse Gibbs - cerca il suo indirizzo.
- Già fatto. Via T. Roosevelt 51D- rispose prontamente Mcgee
- Bene andiamo, Tony scendi da Ducky e vedi cos’ha trovato-
- Si … Capo … - disse Tony distaccato mentre leggeva un messaggio di Jane.
- Subito Capo- sottolineò Gibbs facendogli capire che sarebbe stato meglio muoversi.
Così Gibbs e il Pivello andarono a trovare l’ufficiale Banton e Tony scese da Ducky.
- Andiamo a prendere una cioccolata calda ti va?- domandò Ziva sorridendo.
- Si grazie- rispose Marylin che sembrava esseri rasserenata un pochino.
- Sai, anche io ho perso mio padre … - disse Ziva aspettando che le loro calde cioccolate scendessero nei bicchierini bianchi – era come un padre per te vero?- seguitò portando il discorso sul marine.
- Si … il mio vero papà l’ho visto pochissime volte, era sempre via, poi bè sai com’è andata … - disse Marylin – mi trovavo molto bene con Just, era … era una persona eccezionale e ora mi dispiace così tanto per tutte le volte che non gli ho dato retta, vorrei tanto potergli chiedere scusa- continuò malinconicamente.
- E’ vero, ma scommetto che lui ha sempre saputo quanto gli volessi bene e quanto gli fossi affezionata-  la rassicurò Ziva. – Ti va di parlarmi un po’ di lui?- chiese porgendole un bicchierino  di calda e profumata cioccolata, sapeva che dopo un trauma così è molto importante parlarne e lasciar uscire tutta la tristezza che ci si crea dentro … e così avrebbe saputo anche qualcosa di più sulla vittima.
- Grazie- disse Lin prendendo la cioccolata.
Tornarono alla scrivania di Ziva e Marylin iniziò a raccontare
- Ecco Just era una di quelle persone tanto buone ma che sanno sempre cos’è giusto, per questo motivo molto spesso litigavamo … E’ stato lui ad insegnarmi come affrontare il mondo, mi aiutava a risolvere i problemi e mi ha sempre detto quello che era sbagliato e quando ce n’era bisogno mi imponeva i suoi divieti. E per questo devo ringraziarlo. Mi diceva sempre tutto, non mi nascondeva mai niente, o almeno credevo fino a poco fa- disse.
- Da quello che so non avrebbe dovuto avere nessun nemico- aggiunse asciugandosi una lacrima e sorseggiando la sua cioccolata.
Poi di scatto si alzò e disse - Io però vorrei dare una mano, credo che sia molto più utile che stare qui a piangere; non vi serve per esempio sapere chi erano le persone che venivano più spesso a casa nostra? Magari vedendo delle foto riconoscerei qualcuno, ultimamente c’era gente che non avevo mai visto a casa … perché non mi è venuto in mente di chiedere qual’cosa allo zio? Magari tutto questo si sarebbe potuto evitare …
Il telefono di Tony squillò ma Ziva decise che non era il momento di rispondere, non voleva interrompere il discorso con Marylin pensando che magari poi non avrebbe più voluto parlare.
- Certo che puoi darci una mano, dimmi cosa sai dell’ufficiale Banton - domandò Ziva.
- Christopher?   
- Si
- Era un grande amico dello zio, ho parlato con lui solo un paio di volte, mi è sembrato un uomo molto simpatico e cordiale, talvolta anche un po’ noioso, mi ha raccontato di sua nipote che è una ragazza della mia età per un pomeriggio intero! In quel caso la scusa dello studio mi è stata molto utile … Spesso andava con Just a passeggiare o al bar. - disse.
Squillò ancora il telefono sull’altra scrivania e Ziva andò a rispondere.
- Si?- domando
- L’agente Dinozzo? Non c’è?- domandò una donna dall’altro capo del telefono.
- Al momento no, mi spiace, ma appena torna gli dico che ha chiamato …
- Jane.
- Va bene, arrivederci.
- Arrivederci- chiuse secca Jane
 
- Appena torna Gibbs ti facciamo vedere tutte le foto dei marines che hanno avuto a che fare con tuo zio e ci dici se ne conosci qualcuno, va bene?- propose Ziva.
- Certo, vorrei potervi assolutamente essere d’aiuto, vorrei poter assolutamente aiutare lo zio … gli farebbe piacere sapere che sto aiutando l’NCIS a risolvere un crimine … anche se sarebbe meglio che non fosse il suo.
L’agente Dinozzo tornò dalla sala autopsie e si sedette alla sua scrivania.
- Ducky mi ha detto che è stato accoltellato dopo … alzò gli occhi e si bloccò accorgendosi della presenza di Marylin.
- Parla pure – disse lei – in fondo l’ho visto con i miei occhi che è sicuramente peggio di sentirne solo parlare.
- … è stato accoltellato dopo la sua morte e sta ancora cercando di capire la vera causa. – riprese con più accuratezza e più attentamente Tony.
- Ti ha chiamato due volte Jane – lo informò Ziva.
Tony abbassò lo sguardo e spostò qualche foglio da un lato all’altro della scrivania.
- Okay, grazie – sussurrò. Alzò la cornetta, tentennò un attimo giocando con il filo del telefono e poi compose un numero, appoggiò i piedi sul mobiletto accanto, si mise comodo e si passò una mano tra i capelli. Sembrava stanco e affaticato.
Ziva lo osservò un poco mentre parlava al telefono; aveva una voce insicura, e non era da lui essere insicuro con le donne. Lei sapeva solo che Jane era la sua fidanzata da alcuni mesi, non l’aveva mai vista e non aveva mai domandato nulla a Tony. Forse non voleva sapere niente perché la feriva un po’ il fatto che lui fosse fidanzato. “ Perché poi?” si chiedeva, ma lo sapeva perché, il suo inconscio più nascosto lo sapeva, ma a Ziva non piaceva scavare troppo  dentro di sé. Le faceva paura il fatto che ci fossero mille emozioni che non conosceva e così le teneva lì schiacciate fino a che non le facevano male.
- Ti piace Tony, vero? – chiese sottovoce Lin.
- Come scusa? – disse Ziva sorpresa come se fosse stata colta in flagrante.
- Scusa, certe volte parlo troppo – si scusò frettolosamente Marylin arrossendo e voltando la testa dall’altra parte. Ziva emise una risatina isterica.
 - Oh no, tranquilla … ero immersa nei miei pensieri e mi sono spaventata – disse l’israeliana cercando di giustificare lo sgomento di prima. Poi sorrise ancora un po’ imbarazzata e cercò di concentrarsi su quello che stava scrivendo, ma riuscì solo a pensare a ciò che aveva detto Marylin. Tony non le piaceva affatto. Andava dietro a tutte le donne con un po’ di tette e i capelli biondi, non era certo un buon esempio di uomo. Si, talvolta si dimostrava coraggioso ed era sempre capace nel suo lavoro, ma ciò non bastava; prendeva sempre in giro Mcgee e non pensava mai che magari potesse fargli del male, diceva di essere superiore, ma il fatto che lo ripetesse continuamente faceva capire che non ci credeva veramente. Nonostante pensasse ciò, c’era qualcosa in Tony che la attraeva, qualcosa che glielo rendeva una persona affascinante e misteriosa … quel carattere così intricato, quei comportamenti frivoli che mascheravano una personalità schiacciata dalla società e dall’ambizioni, una personalità che doveva sentirsi importante e che per farlo scherzava sugli altri. Una personalità così complicata e difficile da capire e allo stesso tempo certe volte così dolce e sincera. Forse un pochino le piaceva … più che altro le interessava, sentì salire dal profondo uno strano senso di mancanza che velocemente ricacciò giù, arrabbiata dei suoi pensieri e delle sue sensazioni  e senza più pensarci si rimise a scrive sul suo pc.
 
Passarono ancora alcuni minuti, poi Marylin e Ziva alzarono lo sguardo spaventate sentendo un forte colpo proveniente dalla scrivania di Tony. Aveva finito la telefonata sbattendo giù la cornetta del telefono;  loro riabbassarono velocemente gli occhi ma continuarono entrambe ad osservarlo di sottecchi. Tony non ci fece caso, si alzò  e andò verso la finestra, mise le mani in tasca e scrutò l’orizzonte perdendosi nei suoi pensieri. – Momento difficile … - disse Marylin a bassa voce. Ziva si limitò ad annuire. Passarono alcuni minuti e poi Tony si  girò sorridendo e andando verso la scrivania dell’agente David disse:
-Trovato qualcosa? – “Come al solito nasconde le sue emozioni dietro ad un sorriso” pensò Ziva.
- No, stiamo aspettando Gibbs per farle vedere alcune foto dei marines che Bryson conosceva -  disse
- C’è qualche problema?- chiese poi con un tono un po’ disinteressato con il quale voleva mascherare il suo vero interesse. DiNozzo sorrise ancora.
- Ahahahah oh no! Tutto bene … - disse con tono convincente, ma che le convinse assai poco.
La sera stava calando e Gibbs ancora non si vedeva, DiNozzo, Ziva e Lin rimasero a chiacchierare. Ogni tanto Marylin si perdeva nei suoi pensieri e le luccicavano gli occhi, ma Tony subito diceva una delle sue solite stupide battute e subito l’umore migliorava.
La stanza si tinse di un’offuscata luce arancione mentre le loro risate risuonavano nell’aria, quasi tutti gli agenti erano andati a casa …
- Ho bisogno di parlare con l’agente Gibbs, dov’è?- chiese una voce femminile da in cima alle scale.
- Salve Direttore- disse Tony
- In questo momento non c’è, è andato a parlare con un ufficiale … - la informò Ziva.
- Bene, quando torna ditegli che lo aspetto- disse la donna tornando nel suo ufficio.

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Capitolo 3
*** Giornata di lavoro ***


III CAPITOLO
 
 
Finalmente Gibbs e Mcgee tornarono, era ormai sera inoltrata e decisero che Marylin avrebbe visto le foto il giorno dopo.
- La accompagno a casa- disse Ziva infilandosi la giacca.
- No, vado io- fece Gibbs –Mcgee aggiorna Tony e Ziva su quello che ci ha detto l’ufficiale, poi scendi da Abby e vedi cos’ha sul sangue; io sarò di ritorno fra poco tempo.
- Ma Gibbs ti vuole il Direttore … - lo informò Ziva.
- Ora non posso, andrò più tardi. Mi spiace se avevate programmi, ma stanotte si lavora- finì andando verso l’ascensore.
- Ma Capo … io dovrei … - provò a dire Tony.
- Mi spiace Dinozzo, l’ufficiale ci ha detto cose molto interessanti e dobbiamo evitare altri omicidi. Mettetevi al lavoro. Prima finiremo prima sarete liberi- disse mentre le porte dell’ascensore si chiudevano.
- Accidenti! – imprecò Tony quando fu sicuro che Gibbs non avrebbe più potuto sentirlo – Non posso non tornare a casa stasera … Jane mi ammazzerà.- disse preoccupato.
- Se vuoi ti copriamo noi- dissero Ziva e Mcgee all’unisone.
- Grazie, ma Gibbs tornerà fra venti minuti … - mugugnò mezzo sorridendo pensando allo stupido piano di Ziva e Mcgee.
- Ah già- disse Ziva delusa che si era già esaltata all’idea di coprire Tony.
- Puoi andare Agente DiNozzo, dirò io all’Agente Gibbs che ti ho dato l’autorizzazione.- disse il Direttore dell’NCIS – per questa sera lavorerò io al posto tuo così Gibbs non potrà lamentarsi della mancanza di agenti.
- Ma … è sicura che … - iniziò incerto Tony
- Se sono sicura che non mi sgriderà? Si, sono sicura, non può- Disse Jenny sorridendo – Su sbrigati prima che cambi idea.
-  Grazie, grazie mille- farfugliò DiNozzo mettendosi la giacca e prendendo le sue cose. – Grazie!- disse ancora correndo verso l’ascensore.
- Così domani ti avremo ancora vivo- disse Jenny sorridendo – Bene Mcgee … cosa c’è di tanto particolare che vi ha detto l’ufficiale Banton?- continuò ruotando la sedia di Gibbs verso lo schermo e sedendocisi comodamente.
 
- Via Washington 17 vero? – domandò Gibbs
- Si, è lì che abitano la signora Sharrow e sua figlia- rispose Marylin.
- Vi conoscete da molto?
- Si, era un’amica di mia mamma quando erano giovani e poi hanno continuato a frequentarsi. Così quando sono nata io ho conosciuto sua figlia che ha un anno in più di me e siamo diventate amiche.
- Conosceva anche tuo zio?
- Certo, quando sono rimasta sola con lui veniva spesso a trovarci…
- Devi essere molto stanca, mi dispiace per averti fatto passare questa giornata così pesante in questo modo e senza aver concluso molto … dimmi tu quando vuoi che veniamo a prenderti domani.
- No, non fa niente, è stato meglio così, mi sono distratta e non ho pensato troppo a Just … quando volete venire potete, sono simpatici i suoi agenti sa..mi hanno fatto stare bene … - disse sorridendo. Anche Gibbs sorrise con quel suo modo un po’enigmatico, sapeva quanto erano simpatici i suoi agenti … già, i suoi agenti … che erano poi la sua famiglia in fondo. E non aveva ancora conosciuto Abby! Pensò ridendo tra sé.
- Bene, allora domattina verrò a prenderti e poi ti farò conoscere Abby … - disse parcheggiano l’auto vicino ad una tranquilla casetta con un piccolo giardino.
Bussarono e la donna con cui aveva parlato quel pomeriggio Jethro venne ad aprire.
- Ciao Marylin, salve Agente Gibbs.
- Buonasera- rispose lui.
- Ciao Lin! –disse arrivando di corsa la figlia della signora Sharrow.
- Ciao Niki! – disse Marylin e l’abbracciò – arrivederci Gibbs- disse poi entrando in casa e salutandolo con un sorriso.
- Bene, verrò domattina verso le dieci a prenderla, è meglio che riposi un po’ … è una ragazza forte comunque.
- Già, è sempre stata così … non sa quanto mi dispiace per quello che è successo … comunque va bene per domani- disse la donna, era alta e aveva i capelli castani e mossi che le scivolavano sciolti sulle spalle, due occhi verdi luccicavano illuminati dalla luce di un lampione e le donavano un aspetto affascinante.
- Allora buona serata- salutò Gibbs congedandosi.
- Anche a lei- disse lei mentre si accingeva a chiudere la porta.
- Le dispiacerebbe venire anche le domani all’NCIS? So che conosceva Bryson e vorrei chiederle alcune cose … - disse Gibbs tornando sui suoi passi.
- Certo … va bene- rispose lei sorpresa.
- Arrivederci- disse Jethro e tornò in macchina.
La signora Sharrow chiuse la porta.
 
 
- Ciao- disse Tony alla donna che gli aveva appena aperto la porta. Aveva gli occhi azzurri che si intonavano con la vestaglia chiara e i capelli biondi che le ornavano il volto.
- Ciao Tony – disse dolcemente – Vieni … -
 
 
 

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