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Autore: Agata W    09/03/2014    4 recensioni
"Salirono in macchina dopo aver aspettato Mcgee e percorsi diversi chilometri e una stradina sterrata raggiunsero una grande casa circondata da un ampio boschetto di betulle. Un bel posto, tranquillo, non somigliava affatto al luogo di una tragedia, ma nonostante ciò, lì, quella notte era stato commesso un omicidio e la miglior squadra investigativa dell’NCIS era già pronta all’azione." (...) "- Senti devo andare- disse Dinozzo cercando di chiudere la telefonata.
- Ah si? Devi sempre andare! È che tu hai paura di affrontare i problemi, vorresti che si risolvessero da soli vero? Bè mi dispiace ma non è così, avrei bisogno di più di quello che mi dai … - gridò piangendo la donna all’altro capo del telefono."
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs, Timothy McGee, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I CAPITOLO
 
 
- Pronto?- rispose Gibbs sbadigliando.
- Ehi capo, lo sapevi che i cammelli in calore vanno più veloci?-
-... Tony, cosa vuoi?- grugnì Gibbs di risposta.
- E' stato dimostrato dal... -
- TONY!-
- Scusa Capo, ma l’ho trovata una cosa molto interessante … comunque c’è bisogno del nostro aiuto, mezz’ora fa è stato trovato, non distante da qui, un ex-marine accoltellato alle spalle con ... pronto? Ehi capo?-
- Che dice?- domandò Ziva che era rimasta in ascolto.
- Nulla! Non dice nulla! Lo chiami tu la prossima volta alle cinque del mattino...!- sbottò Dinozzo.
Ziva rise e si rimise al lavoro.
Pochi minuti dopo …
- Tony il mio caffè?- domandò Gibbs entrando a passo svelto nell’ufficio.
- Ma...come...? Eri qui fuori vero?Ammettilo aspettavi che chiamassi per fare un’entrata ad effetto vero?-
- Tony, il caffè!- gli ordinò Leroy Jethro Gibbs sorridendo senza farsi notare.
- Si certo, vado … - obbedì Tony facendo il finto offeso.
- Bravo … - gli sussurrò Ziva sorridendo quando lui le passò accanto.
 
Erano solo le cinque del mattino, Ziva era rimasta in ufficio quella notte, aveva un sacco di scartoffie da mettere a posto e così anche Tony, erano stanchi, ma il nuovo caso risvegliò il loro interesse, anzi fu principalmente lo strano carattere di Gibbs quella mattina, troppo allegro rispetto al solito a fargli da caffè … doveva aver passato una bella serata, e loro avrebbero scoperto con chi.
 
Salirono in macchina dopo aver aspettato Mcgee e percorsi diversi chilometri e una stradina sterrata raggiunsero una grande casa circondata da un ampio boschetto di betulle. Un bel posto, tranquillo, non somigliava affatto al luogo di una tragedia, ma nonostante ciò, lì, quella notte era stato commesso un omicidio e la miglior squadra investigativa dell’NCIS era già pronta all’azione.
- Fermo, siamo arrivati- disse Gibbs a Tony.
- C’è già la polizia … -
- Buona osservazione Tony! - si complimentò Ziva.
- Anche tu così spiritosa di prima mattina eh? Vi siete messi d’accordo per rovinarmi la giornata? Dai Pivello manchi solo tu … o hai un po’ di rispetto per il tuo maestro di vita?-.
- Hai una scarpa slacciata- osservò Mcgee
- Ah. Ah. Ah; lo sai che io questo scherzo lo facevo all’asilo?-.
- Non sapevo che avessi già frequentato l’asilo- sussurrò Ziva fra sé.
- Veramente io dicevo sul serio- rispose Mcgee a Tony.
- La smettete?- ordinò Gibbs – Tony hai chiamato Ducky?-
- Sta arrivando; c’è una villetta non poco distante da qui, vado a parlare con i proprietari?-
- Si … e Tony … allacciati le stringhe- disse Gibbs sorridendo ancora una volta in quella buia mattina.
La polizia aveva già circondato la zona e alcuni agenti stavano fotografando la casa, dentro e fuori. Nel giardino una poliziotta interrogava una ragazza e nel frattempo cercava goffamente di consolarla rendendosi piuttosto ridicola.
Ziva, Mcgee, Ducky e Gibbs entrarono nel salotto, al centro del pavimento, accasciato in una posizione innaturale, stava il corpo; era un uomo sui sessant’anni, rivolto verso il basso con un taglio stretto e profondo nella spalla destra, il sangue era già secco e gli copriva buona parte della schiena. La stanza sembrava in ordine, c’era una porta che dava alla cucina, anch’essa in ordine, mentre una scala di legno chiaro portava al piano superiore dove vi erano due camere da letto, il bagno e una stanza per gli ospiti.
- Che mi dici Ducky?- domandò Gibbs tornando in salotto.
- Pugnalato alle spalle, da un mancino, dalla ferita parrebbe si stato usato un normale coltello da cucina, ma l’assassino sapeva bene dove colpire, è stata  una morte molto veloce. Sai, una volta nell’Ohio esaminai il corpo di un uomo accoltellato in maniera molto simile; una pugnalata proprio qui tra la scapola e questo tendine, dà una morte istantanea.  Il rapporto con cui fu chiuso il caso diceva che l’uomo in questione giocava al lancio dei coltelli insieme ad alcuni amici dopo una serata passata in un bar e per sbaglio … ZAC! Colpito. Non ci ho mai creduto veramente, ma al Capo andava bene così … - disse Ducky.
- Ora del decesso?- domando Gibbs.
-Mmm … direi tra le tre e le quattro di questa mattina, ma saprò dirti certamente di più in laboratorio … anche perché c’è qualcosa che non mi quadra; sembra quasi che sia stato accoltellato dopo la sua morte, ma mi sembra molto strano.
- Grazie Ducky, tu che mi dici di quest’uomo Mcgee?-
- Justin Bryson, cinquantasette anni, marine in pensione da tre anni, niente moglie e niente figli, da diverso tempo accudiva la nipote, figli del fratello morto dieci anni prima in guerra. Non ho trovato molto- disse Mcgee leggendo dal suo nuovo cellulare distribuito a buona parte degli agenti della marina.
- In ufficio saprai trovare di più?- chiese il Capo.
- Bè si penso di si- rispose incerto Mcgee.
- Bene, vai, quando arrivo voglio il resoconto- ordinò Gibbs.
- Capo?!- chiamò Ziva dalla cucina- manca un coltello da questo servizio di posta, la lama degli altri coincide con la ferita, guardo nei dintorni e chiedo un aiuto alla polizia per la ricerca?- seguitò.
- No, vai a parlare con la ragazza.-
- Ma Gibbs … lo sai che non sono la persona più adatta per questi compiti- cercò di controbattere Ziva.
- Appunto, è una buona occasione per imparare – rispose lui pensando ad altro.
- Ho capito, non ho scelta, ma promettimi che la prossima volta manderai Tony, anche lui deve imparare … -
- Vedrò – sospirò Gibbs.
Ziva uscì e Jethro risvegliandosi dai suoi pensieri domandò allegramente a Ducky :
- Chi era quell’intelligentone a capo in quel caso del lancio dei coltelli?-
- Dustin Gleeson - rispose sorridendo il dottore.
- Ah bè, allora è tutto chiaro, ho lavorato con lui un paio di volte, è stato molto divertente leggere i suoi rapporti, finivano con: “… e così la di lui moglie lucidando la pistola del marito inciampa nel cane e cadendo fa partire un colpo che uccide il consorte … “ Spero si sia suicidato- disse Gibbs ricordando le sue prime indagini. Poi uscì dalla casa e andò a parlare con la polizia.
Ziva si guardò intorno, Marylin, la ragazza, era seduta su una panchina, con le gambe al petto e il volto appoggiato sulle ginocchia. Fece un respiro profondo e si diresse verso di lei.
- Ciao, sei Marylin vero?- domandò Ziva incerta.
- Si-
- Mi dispiace molto per tuo zio … meglio se ne parliamo più tardi vero? -Disse Ziva rimandando il difficile momento delle domande.
- Già- rispose Marylin a fatica.
“Povera ragazza, ogni volta che qualcuno muore è una cosa molto triste, ma quando ci vanno di mezzo i giovani … non è giusto che debbano soffrire così tanto, loro così piccoli e il dolore così grande” pensò Ziva tristemente.
Marylin era una ragazza di sedici anni con gli occhi scuri segnati dal pianto e una folta chioma di ondulati capelli neri. Stava ferma e piangeva, a volte silenziosamente, lasciando che le lacrime le rigassero il volto, altre volte più intensamente e con foga. In alcuni momenti la tristezza si trasformava in rabbia e in odio che sfociavano poi in un senso d’impotenza e così di nuovo in un malinconico pianto.
Ziva sedeva vicino a lei, silenziosa e pensierosa, come se cercasse cosa dire, senza però trovare neanche una parola valida, capace di risollevare il morale di Marylin. Ma d'altronde forse di parole valide non ce n’erano.
 
Alcuni minuti dopo arrivarono due amiche di Lin che l’abbracciarono e le parlarono a lungo, intanto la mamma di una di esse andò da Gibbs e dall’assistente sociale; decisero che Marylin sarebbe andata all’NCIS e che appena possibile avrebbe detto quello che sapeva, e che poi sarebbe stata ospitata dall’amica, la madre era una donna molto disponibile e cordiale, che addolorata da quello che era successo si era offerta per prendere con se la ragazza.
Quando Ziva vide l’affetto delle amiche nei confronti di Marylin, si ricordò di quanto l’avessero sostenuta e di quanto le fossero stati vicini, dopo l’omicidio del padre, i suoi colleghi, o meglio, i suoi amici, quello che occupavano buona parte della sua vita, con cui spesso litigava e ancor più spesso rideva; una piccola lacrima le rotolò su una guancia e Ziva sorridendo la asciugò con la mano. Loro per lei erano veramente importanti e per sempre lo sarebbero stati.
 
Tony tornò dalla villa, ma non andò subito da Gibbs, stava parlando al telefono, e non sembrava una telefonata piacevole, il suo volto mostrava preoccupazione e allo stesso tempo rabbia.
- Senti devo andare- disse Dinozzo cercando di chiudere la telefonata.
- Ah si? Devi sempre andare! È che tu hai paura di affrontare i problemi, vorresti che si risolvessero da soli vero? Bè mi dispiace ma non è così, avrei bisogno di più di quello che mi dai … - gridò piangendo la donna all’altro capo del telefono.
- Sto lavorando ad un indagine, c’è un uomo morto, e devo trovare il colpevole, capisci che ora non posso parlare? Ti richiamo più tardi Jane va bene?- disse Tony cercando di mantenere un tono calmo e controllato.
- Oh certo! Sentiamoci più tardi, io sono sempre a disposizione- disse Jane sarcasticamente- Dimmi la verità non mi vuoi più vero? Ti sei innamorato di un’altra? Perché non me lo dici? Così mi fai solo soffrire … - continuò urlando e singhiozzando.
- No, non è così, io … dopo ne parliamo- disse Tony incerto.
- Ok, ciao- disse con un fil di voce Jane e mise giù.
Tony cercò di prendere un aspetto composto e salì in macchina con Ziva, insieme a loro andò anche Marylin mentre Gibbs andò con Ducky utilizzando in prestito un auto della polizia.

Dinozzo diede un’occhiata allo specchietto e vide Marylin che guardava fuori dal finestrino con uno sguardo perso, i suoi grandi occhi blu riflettevano un grande senso di paura mista a malinconia e a tristezza … era pallida  e aveva bisogno di una buona colazione, avrebbe voluto fermarsi al bar per offrirle qualcosa, ma non poteva, la responsabilità della ragazza era sua e doveva portarla subito all’NCIS. Nemmeno lui era di buon umore dopo la telefonata di Jane e così non riuscì a pensare a nulla di simpatico da dire che potesse spezzare la tensione che c’era nell’aria. Di conseguenza il viaggio fu silenzioso, Marylin pensava allo zio e alla sua vita così ingiusta, Ziva ricordò i bei momenti passati con suo padre che non avrebbe mai più potuto rivivere e Tony pensò a Jane e cercò di capire se voleva veramente risolvere o se forse preferiva di no, Era confuso e non sapeva perché.
  
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