Frost.

di Fanni
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** AVVISO IMPORTANTE. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***



Frost.
Capitolo1.


Quante volte il mondo ci è sembrato strano? Quante volte abbiamo immaginato qualcosa di diverso dalla solita monotona vita? Forse troppe.
Ci lamentiamo continuamente, ci lamentiamo, ma non ci diamo nessuna risposta, o meglio, non facciamo nulla per cambiare le cose.
Rimaniamo lì seduti, in attesa che qualcosa cambi, qualcosa che movimenti le nostre vite..
ma quel qualcosa non arriva mai, ed allora tu continui ad aspettare, aspetti, aspetti, ma aspettare risolverà le cose? No, io penso di no, aspettare non cambierà le cose.. bisogna reagire se vuoi dei cambiamenti.
L’unica cosa che vorrei è riuscire ad oltrepassare questa monotonia.. e l’unica domanda che riesco a farmi è “ci riuscirò?”
Picchiettai insistentemente le dita sulla scrivania, guardavo ogni due secondi l’orologio, il tempo era come bloccato.
Mio padre non era ancora arrivato, il che mi faceva spazientire ancora di più.
L’unica cosa importante per lui era il suo lavoro, e i suoi reperti.
-“Justin, scusami, ma ero impegnato.”- entrò freneticamente nella stanza sedendosi sulla poltrona più vicina.
Faceva scontrare le dita tra loro, i suoi occhi erano spalancati, simili a quelli di un drogato.
Si alzò di nuovo dalla poltrona e si avvicinò a me.-“Non ci crederai.”- quasi urlò, inarcai un sopracciglio e continuai a guardarlo facendo un cenno con la testa per incitarlo a parlare-“ Abbiamo trovato un corpo.”- saltellò portandosi le mani alla bocca.-“ E questo.. ti emoziona?”-corrugai la fronte scuotendo la testa, mi guardò male, ma poi tornò ai suoi urletti. -“Tu, non capisci, non è uno di quei corpi normali, risale a prima del neolitico.”- si avvicinò ad uno dei vari quadri che aveva posto nello studio.-“Questi, gli homo habilis.” Continuava a sorridere, delle gocce di sudore gli caddero sugli occhi, ma parve non farci caso. -“Ehm.. sono contento per te.”- mimai un ‘okai’ con le mani e feci spallucce. –“Devi vederla.”- annuì freneticamente. –“E’ davvero bellissima.”- continuò a camminare per la stanza –“Papà, è morta, sarà pure bellissima, ma.. non può essere rimorchiata, il che non m’interessa.”- lo liquidai con un gesto della mano, lo vidi sbuffare e mi prese per un braccio. –“Fa finta che per una volta t’interessi.”- mi trascinò fuori dalla stanza a passo svelto. -“Se ti fa stare tranquillo.”- alzai gli occhi al cielo, seguendolo.
Mi porto davanti ad una stanza con una porta blindata, inserì il codice di apertura ed entrò. -“E’ qui che mettiamo tutte le nostre scoperte, tutto ciò che troviamo, o che semplicemente ci piace.”- sorrise, sorrise come un bambino a cui è stato appena regalato un nuovo giocattolo. Il suo lavoro, per lui, era davvero importante, lo faceva davvero con piacere, non solo perché veniva pagato.
-“Rimarrai sbalordito, è rimasta intatta.”- continuò a sorridere avvicinandosi ad un’altra porta.-“Oh, ciao Deasy.”- sorrise ad una ragazza poco più piccola di me.
Era davvero carina, aveva i capelli color platino e gli occhi verdi, mi leccai il labbro, sentii mio padre ridere. -“Lui è Justin, mio figlio.”- sorrise e m’indicò.
La ragazza fece un cenno col capo e si morse il labbro.-“Piacere, Justin.”- le sorrise. -“Bene, presentazioni fatte, andiamo.”- fece un cenno alla ragazza che aprì la porta.
-“Eccoci, eccoci, eccoci.”- saltellò lasciandomi il braccio. -“Oh gioiellino mio.”- emise un gridolino, portai una mano alla fronte e mi avvicinai ai quella grande vasca.
All’interno c’era un grosso pezzo di ghiaccio, dentro era contenuta una ragazza, sembrava una bambina, i lineamenti così sottili.
L’avrei presa per una tredicenne, in altre situazioni.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


FROST
Capitolo1.

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Mio padre si era avvicinato di più, aveva scavalcato le protezioni avvicinandosi al pezzo di ghiaccio -“Vieni Justin, non ti mangia.”- rise battendo le mani, roteai gli occhi scavalcando quella specie di balconcino. -“Sai che paura.”- la mia voce era risultata così acida che vidi mio padre perdere il sorriso per un minuto, ma lo riprese subito dopo. -“Guarda le sue mani, sono davvero umane.”- sorrise piegandosi sulle ginocchia, fece segno di avvicinarmi.-“Penso che i suoi capelli siano neri, però il ghiaccio avrebbe potuto compromettere delle cose, sai abbiamo paura di prenderla, potrebbe rompersi.”- mise una mano sul ghiaccio, accanto a quella della ragazza.-“Sarebbe una catastrofe, penso morirei.”- annuì frenetico.-“Jeremy, non mi sembra così importante, voglio dire, potreste trovarne tanti altri.”- mi guardò male. -“Non troveremmo altri in queste condizioni, così perfette.”- fissò intensamente il ghiaccio, quasi come se avesse potuto scioglierlo.-“Come vuoi, ma io tutto questo lo trovo stupido, e noioso.”- sorrise-“Anche io da ragazzo dicevo così, odiavo questo lavoro, lo odiavo con tutto me stesso, e guardami adesso.”- si indicò.-“Darei la vita per tutto questo.”- sbuffai appoggiandomi al ghiaccio, milioni di brividi percorsero la mia schiena-“Ma io non sono te, senti, sarà anche interessante, ma non m’importa.”- mi scostai e risalii.-“Torna a casa, Justin, è tardi.”- lo vidi serrare la mascella e prendere un piccolo scalpello.
Uscii fuori, senza nemmeno capire le ultime parole che mi aveva detto.
Odiavo quando mio padre era convinto di conoscermi, quando era convinto di sapere chi sono, come poteva?
Nemmeno io sapevo chi ero.
-“Già finito il tour, Justin?”- sorrise facendo schioccare la lingua, le sorrisi guardandola dalla testa ai piedi.-“Deasy, eh beh, sai queste cose mi annoiano.”- annuì e si grattò una mano-“Che ne dici, di andare a fare un giro?”- le porsi il braccio e risi leggermente -“Non ho altri appuntamenti, quindi.. perché no.”- sorrise afferrando il mio braccio-“A proposito, tu che ci fai qui?”- la guardai, era poco più bassa di me, era bellissima, davvero.-“Mirtlos è mio nonno.”- fece spallucce accarezzandomi con il pollice il braccio.
Senza nemmeno accorgermene eravamo già all’uscita-“Ti ha fatto vedere la scimmia?”- rise, aveva una risata quasi stridula, ma infondo nessuno è perfetto.
Arriccia il naso-“Non era una scimmia, ma una ragazza del paleolitico, se non sbaglio.”- mi guardò corrugando la fronte-“Oh dio, dimmi che non sei uno di quei fissati.”- si morse il labbro, scossi la testa-“No, ma per la prima volta ho prestato attenzione a mio padre, sembrava così contento di quella scoperta.”- guardai avanti, mi sentivo in colpa, riuscivo sempre a farlo deprimere, riuscivo sempre a fargli cambiare umore, ma mai, in modo positivo.
-“Oh menomale, non li sopporto, sono troppo”- fece dei versetti con la bocca simili a ‘cin-cin-cin’.
Scossi la testa-“Comunque sia.. non parliamo di questo, parlami di te.”- sorrise-“Ho diciannove anni, ho lasciato la scuola qualche anno fa, mi piace divertirmi e beh..”-rise, feci un cenno con la testa per incitarla a continuare, si avvicinò al mio orecchio e sussurrò ‘scopare’, mi morse piano il lobo.
-“Sono davvero contento per te, però sai, pensavo fossi più interessante.”- sbuffai.
Odiavo le ragazze così, ero uno stronzo, ci provavo con tutte, ma.. non così.
Mi piacevano le ragazze con carattere, le ragazze semplici, e ragazze capaci di pensare.-“Che intendi dire?”- la sua voce diventò acuta, misi un dito accanto all’orecchio-“Che sei una delle tante puttanelle.”-sorrisi.
Dopo poco sentii la guancia in fiamme, mi venne da ridere, ma trattenni le risate-“Questo mi fa solo capire che ho ragione, bello schiaffo comunque.”-risi-“Non sei nessuno per trattarmi così justin.”- sorrisi e mi allontanai da lei.-“Ripeto, pensavo fossi più interessante, ma in questo periodo sbaglio parecchio.”- sorrisi ancora e presi la strada di casa.
Mi aggiustai il ciuffo e camminai con le mani in tasca, le mani si erano gelate, quasi non riuscivo a muoverle.
Adoravo camminare verso quell’ora, non c’era nessuno in giro, o meglio, a causa del freddo le persone si rifugiavano nei bar, e per strada non c’era nessuno.
Mi rilassava quel silenzio, mi faceva pensare, riuscivo a pensare meglio.
Sentii lo stomaco contorcersi, mi sentivo in colpa, avrei dovuto trattare meglio mio padre, in fondo lui non aveva fatto niente, e tutta la rabbia che tenevo dentro, la sfogavo su di lui..
Arrivai a casa, dalla finestra vidi l’ombra di mia madre, correva dovunque.
Stava cucinando, ne ero sicuro, sorrisi al pensiero dei suoi capelli scombinati e della musica ad alto volume.
Mi risvegliai dai miei pensieri ed entrai in casa. -“Mamma, sono tornato a casa.”- sentii la musica ad alto volume, e sorrisi per aver indovinato, le mie parole si persero, non mi sentì.
Mi avvicinai a lei abbracciandola da dietro, la sentii sobbalzare e risi-“Oh tesoro mio, sei tu.”-sorrise-“Ho preparato gli spaghetti alla bolognese, su metti la tavola, tuo padre sta arrivando.”- le stampai un bacio sulla guancia e presi il necessario per apparecchiare-“Com’è andata la giornata, mammma?”-sorrise -“Davvero bene tesoro, ho venduto altre quattro case, un affare.”- saltellò correndo alla porta.
Aveva visto mio padre dalla finestra, ed era corsa ad aprirgli.
Si amavano, si amavano da morire.
Questo è l’amore che vorrei.
Quello dei miei genitori. -“Ciao papà.”- accennai un sorriso e mi avvicinai a lui.
Di scatto mi abbracciò. -“Lo so, non c’è bisogno dirlo.”-sorrise -“Scusa, lo stesso.”- mi diede un buffetto affettuoso sulla spalla.-“Dai, mangiamo che ho fame, che hai cucinato donna?”-rise.
Gli era tornato il buon’umore.
Passammo la serata a parlare del più e del meno-“C’è qualcosa che non mi convince però.”- posò i piatti nel lavandino.
-“Cosa?”- mia madre lo guardò-“Sai, vogliono esaminare il corpo della ragazza, vogliono vedere se è tutto uguale a noi, ma non mi convince questa cosa.”-scosse la testa.-“Dai papà che sarà mai, voglio esserci anch’io.”-sorrise.
Sapevo d’averlo fatto contento.










 
SPAZIO AUTRICE:
Saaaalve gente.
Allora, ammetto che questo capitolo non mi piace tanto..
però ho la testa fusa, e so che se non l'avrei scritto 
oggi.. probabilmente avrei dimenticato di farlo.
anyway.
Spero che vi piaccia.. 
ho passato mesi a pensare ad una storia"nuova."
non volevo scrivere le solite cose.. 
diciamo che la vera storia inizierà dal secondo, o terzo capitolo.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Baci, Fanny.


 


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


FROST
_____________________________________
Capitolo 2.


 
 
Da ore cercavano di rompere il ghiaccio senza danneggiare il corpo della ragazza,  non avrebbero neppure potuta sfiorarla.
Mio padre era stato chiaro su questo.
Camminava avanti ed indietro, senza fermarsi un secondo, si mangiucchiava le unghia finché poteva, l’ansia lo stava mangiando a sua volta.
-“Papà, faranno un ottimo lavoro, su.”- provai a tranquillizzarlo, almeno avrei evitato che finisse per mangiarsi anche le dita.-“Non capisci quanto importante sia, se la danneggiano, anche solo di poco, siamo tutti fottuti, potrebbero farci causa.”- si scombinò i capelli e ricominciò a camminare.
-“Abbi più fiducia papà, fidati di me.”- annuì piano guardandomi -“Hai ragione, sono troppo nervoso, dovrei calmarmi, ed avere più fiducia.”- prese un bel respiro per poi guardarmi -“Comunque sia, che hai fatto a Deasy?”-mi grattai una tempia e feci spallucce -“Io di sicuro nulla, le ho detto che era una puttanella, non si è presentata  molto bene.”- mi guardò con un sorriso malizioso.-“Tutto tuo padre, tutto.”- rise -“E la mamma che credeva che tu, assomigliassi a lei.”- rise ancora per poi continuare -“Tu sei la mia fotocopia sputata.”- incrociò le braccia fiero di sé.
Risi nel guardarlo -“Solo che tuo figlio, è più figo di te.”- mi guardò stranito -“Ma io ho solo te come figlio.”- tornai serio e scossi la testa -“Non è divertente.”- imitai una risata, lui scoppiò a ridere -“Suvvia Drew, non prendertela.”- rise per poi avvicinarsi ad uno suo collega.
-“Un giorno?”- sentii la voce di mio padre alzarsi -“Signore, non sappiamo quanto la ragazza sia delicata, magari potremmo alzare le temperature, così il ghiaccio si scioglierà più facilmente.”-  vidi mio padre annuire e si avvicinò alla ragazza -“E’ strano, sai?”- corrugai la fronte avvicinandomi a lui -“Cosa è strano?”- mise due dita sotto il mento -“Di solito, le donne del paleolitico, presentavano tratti scimmieschi, sai, la fronte un po’ più sporgente, più peluria..”- fissai la ragazza.
Era vero, aveva un aspetto completamente umano, se non fosse ghiacciata, e morta, di sicuro l’avrebbero presa per una persona normale, una persona di quest’epoca.
-“Si, è vero.. non potresti aver sbagliato i calcoli?”- scosse la testa -“No, quelli sono giusti, ma forse si stavano già evolvendo, forse c’è qualcosa che ci sfugge ancora.”- sbuffò -“Cosa potrebbe sfuggirvi?”- lo guardai per poi posare le mani sul ghiaccio.-“Inizia a sciogliersi, e qui inizia a fare caldo.”- passai una mano sulla fronte -“Abbiamo fatto alzare le temperature, il ghiaccio per domani mattina sarà sciolto.”- fece un gesto con la mano. -“Faremo rimanere qualcuno di vedetta, nel caso volessero sabotare i nostri studi.”- arricciò le labbra guardandomi -“Quel qualcuno sarei io vero?”- rise.
Cercava sempre di fare il serio, ma poco dopo non ci riusciva, era più forte di lui.
Non ricordo l’ultima volta in cui si è davvero arrabbiato, erano così rari quei casi, non accadeva mai, non avevo mai visto un uomo così tranquillo.
Certe volte invidiavo la sua calma, avrei voluta averla, avrei voluto avere la sua passione, la passione che mette ovunque, anche solo nell’apparecchiare, mi dice di mettere passione in tutto, magari un giorno grazie a quella passione potrei riuscire a diventare qualcuno, ma solo, se metto quella passione di cui lui si vanta tanto.
-“Ma dai.. non ti chiederei mai una cosa del genere.”- rise ancora, risi anche io -“Va bene, lo faccio, ma porto anche Ryan, altrimenti mi annoio.”- annuì alzando i pollici
-“Va bene brò, sarà uno sballo yoyo.”- mosse le mani a tipo rapper.
Risi scuotendo la testa -“Chiamo Ryan papà, a dopo.”- mi allontanai per andare nello studio di mio padre.
Presi il telefono e iniziai a comporre il numero di Ryan.
Uno squillo, due squilli, tre squilli, quattro squilli -“Andiamo coglione, rispondi.”- sbuffai e sentii la voce di Ryan dall’altra parte -“Sempre mestruato eh amore mio.”- lo sentii ridere, risi con lui -“Si tesoro, muovi il culo e vieni allo studio di papà.”- lo sentii sbuffare -“Un’ora e arrivo.”- alzai gli occhi al cielo -“Dieci minuti.”- staccai senza ascoltare la sua risposta.
Mi sedetti sulla poltrona più vicina e chiusi gli occhi.
La notte precedente non avevo chiuso occhio, non ero riuscito a dormire, facevo sempre lo stesso sogno, sempre lo stesso posto, sempre la stessa persona, il problema è che non conoscevo né il posto, né la ragazza.
La porta si spalancò di colpo facendomi sobbalzare -“Ciao mestruato.”- vidi la testa di Ryan avvicinarsi -“Ciao troia.”- sorrisi -“Stasera si dorme qua.”- mi guardò sbuffando -“L’avevo previsto, l’avevo intuito.”- si sedette nell’altra poltrona. -“Qual è il motivo questa volta?”- scartò una di quelle caramelle poste sulla scrivania, e la mangiò. -“Ragazza del paleolitico, dobbiamo controllare che nessuno venga qui stanotte.”- feci spallucce e pressai le labbra tra di loro.
-“Eh beh, è carina almeno?”- rise -“Genio, è morta.”- scossi la testa. –“Lo so, ma era almeno carina?”- fece una smorfia -“Beh, immagino di si, era stranamente uguale a noi.”- sorrisi grattandomi la fronte -“Uh figo.”- prese un’altra caramella per poi mangiarla. -“Fratello, se devo rimanere qui, voglio almeno le caramelle gommose, come minimo.”- fece un’altra smorfia. -“L’unica cosa che avrai sarà una sberla, fratello.”- risi alzandomi.
Mi fece il verso e lo colpii con dei fascicoli posti sulla scrivani. -“Quanto sei cretino, Bieber.”- mi diede una pacca sulla schiena e si alzò.
La porta si aprì ancora una volta, solo che questa volta entrò mio padre con delle rose in mano -“Ho dimenticato l’anniversario con tua madre, sono fritto, mi ammazzerà, devo correre, volare, ci vediamo dopo.”- corse di nuovo alla porta per poi tornare da noi-“Qui ci sono le chiavi, state attenti, non toccate nulla, non fiatate, non toccate la ragazza, il ghiaccio è quasi sciolto, manca poco.. e state attenti.”- corse di nuovo fuori.
Scoppiai a ridere-“Mamma lo ammazzerà.”- mi guardò-“Voglio vedere la ragazza, bieber.”- sorrisi e gli feci un cenno col capo.-“Dai andiamo, è una cosa davvero strana.”-
Guardai alla finestra-“Si è già fatto buio, uhm.”- feci spallucce ed uscii dallo studio. -“Questo posto è immenso, davvero.”- annuì guardandosi intorno.
Aprii la camera e camminai in avanti -“E’ lei, lei è la ragazza del passato.”- questa volta non risi, rimasi serio a guardarla.
-“Tutto okai?”- scavalcai e andai accanto al tavolo. -“Su vieni.”- fece una smorfia per poi avvicinarsi a me, le presi una mano sfiorandole piano le dita. -“E’ ghiacciata.”- rabbrividii al solo tocco.
-“E’ morta.”- gesticolò con le mani. -“Siete sicuri?”- sentimmo una  voce provenire dal nulla, Ryan alzò un sopracciglio. -“Ovvio, che cretini, è da milioni di anni chiusa in un blocco di ghiaccio.”- mi morsi le labbra e guardai le sue.
Erano gonfie, forse a causa del freddo, o forse erano proprio così, dalle palpebre si vedevano delle piccole vene, era grigia, per davvero.
Sentii delle piccole goccioline cadermi sulla fronte, guardai Ryan stranito ed alzai lo sguardo, non c’era nulla ma le goccioline continuavano a colpirmi.-“Questo si che è strano.”-presi la prima cosa che mi era capitata tra le mani. Mi guardai intorno e mi allontanai dalla ragazza seguito da Ryan.
Un urlo riempì la stanza, sentii il sangue gelarsi nelle vene, corsi via, seguito da Ryan, ci nascondemmo.
Misi una mano sul petto, sentii i battiti del cuore velocizzarsi sempre di più, cercai di regolare il respiro, ma ero terrorizzato.
Vidi apparire delle ombre intorno a me. “Ancora una volta si compirà, ancora una volta il sangue colerà per le strade, ancora una volta finirà.” Le voci urlavano nelle nostre teste, erano acute, fastidiose, come mille aghi infilati d’un botto, guardai Ryan che aveva gli occhi spalancati e mi guardava. -“Stiamo dormendo vero?”- si morse le labbra -“Si, adesso arriva il principe azzurro a risvegliarti con un dolce bacio d’amore.”- sbuffò -“Anche in momenti come questi la tua vena sarcastica è sempre pronta, eh?”- sorrisi-“Sempre.”-
Notai un’ombra muoversi per la stanza, si guardava intorno, quasi spaventata, voleva trovare una via di scampo, ma non sapeva come fare, uscii dal mio nascondiglio, sentii Ryan chiamarmi, mi diceva di tornare indietro, ma continuai a camminare verso di lei.
Mi girai verso il tavolo, vuoto, e poi ancora un’altra volta, verso l’ombra. -“Non è possibile.”- inclinò la testa e si avvicinò a me, mi toccò il viso e mi strinse il naso tirandolo.-“Dio mio.”- continuai a guardarla impressionato.
-“Tu sei viva.”- per poco non svenni.








 


SPAZIO AUTRICE:
Salve piccole creature.
Volevo pubblicare prima.. ma non ho avuto tempo.
Spero che il capitolo vi piaccia, mi farebbe piacere
avere un vostro parere.
Per qualsiasi cosa scrivetemi qui " @drewvojce" il mio 
account twitter.

Bacioni, fanny.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


Frost

Capitolo 3.

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Guardavo la ragazza con mani e gambe tremanti, non riuscivo a credere a quel che vedevo.
Forse stavo solo dormendo, forse mi sarei svegliato fra poco.
Mi pizzicai più volte il braccio, con la speranza che tutto svanisse, con la speranza che tutto quello fosse un sogno.
Mi ritrovai ancora il suo sguardo, sembrava quasi scocciata, come se si annoiasse-“Puoi parlare?Ci riesci?”- allungai una mano verso di lei che si ritrasse subito dopo, scosse la testa.
Non aveva niene del paleolitico, non aveva le sembianze di una scimmia, sembrava una ragazza normale, una ragazza del nostro tempo.-“Come hai fatto ad uscire?Eri morta.”- mi morsi il labbro stringendo la giacca tra le mani.
Alzò un sopracciglio ed andò verso la porta, cercando il modo di aprirla, incrociò le braccia quando non ci riuscì, poggiò il suo sguardo su di me.
Vidi Ryan con occhi spalancati, ancora lì, nascosto, non aveva detto una parola, sembrava essersi pietrificato.
Sentii prendermi per un braccio e tirarmi, guardai la mano che mi teneva stretto, e poi guardai lei-“Non posso farti uscire, mio padre mi ucciderebbe.”-assunse un’aria quasi sofferente, poi mi lasciò il braccio-“Non riesci proprio a parlare?”- le toccai la gola, lei si scostò e l’unica cosa che uscì dalla sua bocca fu un verso, un piccolo verso che non avrei saputo spiegare.-“Ryan, dobbiamo portarla a casa, devo mostrargliela.”- uscì dal suo nascondiglio, e per la prima volta dopo tutto quel tempo, parlò.-“Sono d’accordo.”- andò verso la porta e l’aprì.-“Andiamo.”- uscì prendendo la sua giacca e s’incamminò.
-“Vieni con me, non ti faremo del male, te lo prometto.”- corrugò la fronte ed uscì dalla porta, la presi per un braccio, per impedirle di scappare, cercò di liberarsi dalla mia presa, ma la tenni stretta, abbastanza da farle un segno rosso sul braccio.
Dopo poco arrivammo a casa-“Ryan, non farla scappare, io sveglio mio padre.”-corsi di sopra, in camera da letto, strattonai più volte mio padre, cercai di svegliarlo.-“Papà, è viva, lei è viva.”- i suoi occhi si spalancarono di botto, saltò giù dal letto e corse di sotto.
Aveva i capelli arruffati, e gli occhi da pazzo.-“Justin, non prendermi in giro.”- mi guardò avvicinandosi alla ragazza.-“Se è uno scherzo, dimmelo subito, prima che io impazzisca.”- Ryan liberò la ragazza dalla sua presa avvicinandola ancora di più a mio padre.-“Papà, lei è davvero viva.”- annuii avvicinandomi a lei.-“Sai parlare?”- scandì bene le parole facendo gesti con le mani, la ragazza inclinò la testa portando una mano alla gola, fece pressione ai lati del collo, quasi come se volesse strangolarsi, vidi mio padre afferrarle subito le mani, e Ryan indietreggiare.-“Non ti faremo del male, puoi stare tranquilla.”- le mani della ragazza tremavano, erano piccole, deboli, mentre quelle di mio padre erano forti, grandi e ferme.-“Ha freddo?”- Ryan prese parola dopo tanto tempo, lo guardai-“Forse, vado a prenderle una felpa.”-corsi di sopra ed aprii l’armadio, presi subito una felpa e ritornai giù.-“Ecco, tieni, sai metterla?”-diedi la felpa a mio padre che provò a mettergliela, ma lei si ritrasse subito al suo tocco.
-“Non voglio farti del male, piccola, voglio solo aiutarti.”- provò ancora una volta a mettergliela, e questa volta non si allontanò.
Sembrava spaventata, ma aveva gli occhi ardenti di rabbia, erano diversi, erano di un color grigio chiaro, e le sue labbra erano di un rosso chiaro.-“Qual è il tuo nome?”-Ryan la guardò e provò a farle capire come avrebbe potuto parlare-“Muovi semplicemente le labbra, provaci.”- continuò a muovere la bocca-“S..”- sibilò la s, sembrava quasi un sussurro, corrugò la fronte guardando i nostri volti, le eravamo completamente vicini, forse troppo, e seguivamo ogni suo movimento, provò ancora-“Saihra.”-le sue parole rimanevano ancora un sussurro, ma riuscire comunque a capire.-“Saihra.”- ripetei-“Bel nome eh?”- guardai mio padre, sembrava essersi tramutato in una statua, aveva gli occhi spalancati, così come la bocca.
Corse sul divano ed iniziò a saltarci sopra-“Parla, lo sapevo, lo sapevo, la scoperta del secolo, aiuto.”- urlava così tanto che svegliò quasi tutto il vicinato.-“Papà, zitto, non urlare.”-cercai di tirarlo giù dal divano, ma mi fu quasi impossibile.


Ero sveglia, tutto il mio corpo si muoveva, le mie dita erano calde, il sangue circolava ancora, sentivo la gola stringersi sempre di più tutte le volte che provavo a parlare.
E quelle voci, quelle voci così acute e stridule che erano nella mia testa, tremavo all’idea che fossero ancora lì, non riuscivo a sopportarle, urlavano, urlavano finchè potevano.
-“Saihra, hai fame, vuoi qualcosa?”-cercai di ricordare cosa volesse dire ‘avere fame.’ma io non lo sapevo, non riuscivo a capirlo, scossi la testa, loro facevano così, scuotevano la testa.
Ormai era mattina, si gelava, odiavo così tanto il freddo.
-“Vieni dentro, o ti prenderai un malanno.-“ la voce della donna era dolce, si chiamava pattie, ed era la madre di Justin, la dolcezza di quella donna mi sorprendeva.
All’inzio stava per avere un attacco di cuore, ma poi è riuscita a calmarsi, nonostante tutto.-“Adesso ti presto dei miei vestiti, ed oggi andremo a comprarne altri, la taglia è la stessa.”- sorrise porgendomi una maglia ed un pantalone, mi aiutò a cambiarmi.
Era strano, tutto era così strano, io ero morta, ora sono viva, con degli abiti addosso e la capacità di parlare, io dovevo essere morta, io ricordo la mia morte, io ricordo come sono morta, ma quel ricordo.. è così lontano. 

















 
SPAZIO AUTRICE:
salve bellissime.
Allora, inizio col dire che..
so che il capitolo non è scritto nel 
migliore dei modi, ma vado davvero 
di fretta, e so che se non l'avrei scritto oggi,
nonl'avrei scritto più.
Sto studiando moltissimo, e non ho molto tempo.
Mi scuso per l'enorme ritardo, spero mi seguirete 
lo stesso.

Bacioni, fanny.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***


Frost.
Capitolo 4.
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Amavo il rumore del vento, mi ricordava casa mia, così lontana da me, così lontana da tutti, come me, così lontana da una vita.
Avevo così tante cose da dire, così tante cose da chiedere, così tanto da urlare, ma non potevo,  non potevo farlo, senza un perché, senza un motivo ben preciso.
Tutti si esprimevano con parole, se dovevano dire qualcosa usavano suoni provenienti dalle loro labbra, ma io.. cosa potevo usare? Come potevo esprimermi?
-“Saihra, che ne dici di andare a comprare qualche vestito?”- aveva un sorriso così dolce, così come la sua voce, la guardai accennando un movimento della testa, la vidi sorridere ancora.-“E’ un si tesoro?”- feci un altro cenno con la testa, allungò la sua mano verso di me e mi prese il braccio, stringendolo con poca forza-“Mamma, se devi comprarle dei vestiti, vengo anch’io.”-pattie si girò verso di lui mettendo le mani sui fianchi.-“Scordatelo, è una cosa tra donne.”- annuì e Justin si appoggiò allo stipite della porta-“Mamma, mia dolce cara mamma, ti ricordo che, l’ultima volta che hai comprato un abito ad una ragazza, sembrava una vecchia decrepita.”- alzò gli occhi al cielo e posò il suo sguardo su di me, provai ad aprire la bocca per far uscire dei suoni, ma l’unica cosa che riuscii a fare, furono dei versi-“Visto?Anche lei pensa sia una cosa tra donne.”- sbuffò-“Vuoi che venga anche io?”- anche lui mi guardò, ed ancora una volta aprii bocca, senza risultati.-“ Visto? Vuole che venga, vi aspetto in macchina.”- fece spallucce allontanandosi dalla porta.
-“E’ testardo, come suo padre.”- annuì conducendomi fuori dalla stanza, scendemmo le scale raggiungendo il salotto e poi la porta-“Ma tranquilla, alla fine è un bravo ragazzo.”- mi sorrise aprendo la porta.
Il cielo era diverso, era azzurro, un azzurro in cui potresti perderti, un colore non troppo scuro, ne troppo chiaro, il colore perfetto.
Raggiungemmo la macchina ed vi entrammo, justin era già al volante e picchiettava le dita su di esso. -“Troppo lente, dovete essere più veloci.”- fece un sorriso divertito guardandomi dallo specchietto, alzai le spalle portando il mio sguardo fuori dal finestrino.
Guardavo i palazzi diventare man mano delle sfumature, ognuna di un colore diverso, non avevo mai visto così tanti colori, non così.


-“Il vestito a fiori.”- pattie indicò il vestito che aveva tra le mani.-“Il vestito nero.”- Justin indicò quello tra le mani della commessa.
Li guardai sconcentrata portando lo sguardo su l’uno e poi l’altro.-“Lei è davvero graziosa, le consigliere il vestito nero.”- la commessa prese parola, quasi sussurrò.
Entrambi spostarono lo sguardo su di lei che arrossì di colpo, justin sorrise soddisfatto-“Vestito nero.”- sorrise alla commessa ed iniziò a muoversi in modo strano. -“Li prendiamo entrambi.”- pattie sbuffò prendendo tutti i vestiti che avevamo preso e si diresse alla cassa.
-“E’ un po’ permalosa.”- mi sorrise mettendo una mano dietro la schiena e conducendomi verso la cassa.
Avevamo preso tantissimi vestiti, non mancava nulla.
Era tutto così strano, nessuno si era mai comportato in quel modo con me, nessuno era mai stato gentile con me.
Quelle persone mi stupivano sempre di più, ma alla fine non era niente di nuovo, sembrava un libro letto e riletto, un libro che oramai conosci a memoria, parola per parola.
Tutti questi vestiti, erano così diversi, niente li accumunava a quelli di un tempo, assolutamente niente.
‘si compirà, accadrà.’
Quelle voci stridule e penetranti ricomparirono nella mia testa, la scossi piano cercando di far svanire il dolore, ma man mano aumentava sempre di più, e le voci urlavano ancora di più.
Strinsi le mani a pugno, e sentii le gambe tremarmi, strizzai gli occhi scuotendo più forte la testa.
Sentii lo sguardo di Pattie e di Justin addosso-“Saihra, tutto okai?”- mi guardarono dolcemente, cercando di afferrarmi per il braccio, ma nulla, ero già accasciata a terra.
Tenni la testa tra le mani, il dolore lancinante che non spariva. -“no, no, no.”- continuai ad urlare con la gola che mi si stringeva, ed i battiti del cuore che acceleravano sempre di più.

-“Ti farai del male.”- l’uomo mi strinse forte il polso tirandomi verso di lui-“Che vuoi che succeda?”- sorrisi lanciandomi nel vuoto.









 
SPAZIO AUTRICE:
salve piccole.
Allora, so che il capitolo è corto, 
volevo farlo più lungo però..
non mi è stato possibile, sono riuscita a trovare
un po' di tempo e quindi ho deciso di 
cogliere l'attimo, così da pubblicare prima
il capitolo e non farvi aspettare molto.
Detto questo.. spero che vi piaccia,
qualsiasi cosa, bella o brutta,
che pensiate ditela pure, è sempre
un piacere leggere i vostri pareri.
E poi.. uhmm per qualsiasi cosa, domande o per sapere 
quando posterò il capitolo scrivetemi qui twitter: https://twitter.com/drewvojce
oppure sul mio ask http://ask.fm/drewvojce
bacioni, fanny.

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Capitolo 6
*** AVVISO IMPORTANTE. ***


Salve ragazze..
allora, prima di tutto volevo scusarmi per aver interrotto, così di punto in bianco,
la storia.
Non avrei dovuto farlo.
In questi mesi il tempo mi è completamente mancato, tra la scuola la mattina, gli studi 
il pomeriggio, le ultime interrogazioni.. uh niente da fare.
Mi piacerebbe ricominciare a scrivere, comunque..
e volevo sapere se c'era ancora qualcuno che avrebbe seguito
la storia.
Ora il tempo c'è in abbondanza, direi quindi posterei prima
e scriverei meglio, visto che c'è più calma.
Fatemi sapere cosa ne pensate. bacioni, fanni.

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Capitolo 7
*** Capitolo 5. ***


FROST

Capitolo 5.

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Ancora una volta mi ritrovai nel buio più totale, la gola mi si stringeva sempre di più come se una mano stesse facendo pressione su quest’ultima e non avesse intenzione di lasciarmi andare.
La testa mi doleva, era un martellare continuo, cercai di aprire gli occhi, ma la cosa mi era quasi impossibile, sentivo le palpebre pesanti e le labbra secche, feci un altro tentativo e riuscii solo a ridurre gli occhi in due fessure, ma non vedevo la luce, continuavo a vedere nero, soltanto il nero.
Sentii i battiti del cuore accelerare, e portai una mano al petto che mi si strinse sulla maglia che portavo, la maglia che precedentemente mi era stata data da Pattie.
Provai ancora una volta ad aprire gli occhi, questa volta con un risultato migliori, ero circondata da fiamme, emisi un mugolio, di paura, di ansia..
Strofinai una mano sulla fronte impregnata di sudore, ed il mio corpo iniziò ad irrigidirsi, qualcosa mi costrinse a tenere le mani lungo i fianchi, ferme, immobili, così immobili che non sarei riuscita a muoverle neanche se lo volessi.
“stupida ragazzina, stupida una volta, stupida per sempre, hai infranto il giuramento, hai tradito il tuo mondo, e pagherai con la morte.”
Le voci mi erano penetrate nella testa come milioni di aghi, mi trafiggevano di continuo e sentii la presa sulla gola allentarsi.
Serrai la mascella tenendo lo sguardo su quelle ombre scure che mi si erano presentate davanti, cercai di fare un sorriso, uno di quei sorrisi che un tempo riuscivo a fare benissimo.
-“Non era un giuramento, no ho tradito nessuno, non ho mai giurato.”- sputai quelle parole come se fossero veleno e cercai di chiudere le mani a pugno, ma l’unica cosa che ricevetti fu una scossa.
“non muoverti, hai giocato con la vita troppe volte, e troppe volte sei riuscita a farla franca, ora devi pagare.”
Inumidii più volte le labbra alla ricerca di una risposta che mi avrebbe liberata da quell’incubo, ma niente mi veniva in mente, niente poteva liberarmi.
-“Ho fatto solo il mio lavoro, ho eseguito i vostri ordini per tanto tempo.”- le parole mi morirono in gola, sentii nuovamente la presa ferrea sulla mia gola ed alzai istintivamente il viso mostrando ancora di più le vene che ricoprivano il mio collo.
“morirai, ancora una volta, ancora una volta scatenerai la guerra, ancora una volta vivrai.”
Sentii una fitta al cuore e caddi ancora una volta.

Aprii gli occhi di scatto, mi bruciavano.
Ero distesa su qualcosa di morbido e socchiusi gli occhi con l’impatto della luce bianca che era posta su di me.
-“Segui la luce tesoro.”- una voce profonda continuava a muovere quella luce davanti ai miei occhi, feci come richiesto e segui i movimenti della luce combattendo l’istinto di richiudere gli occhi.
-“Sta bene, ha avuto solo un piccolo calo della pressione, capita molte volte, non c’è niente di cui preoccuparsi.”- spense la luce, proveniva da un piccolo tubetto d’acciaio, una torcia.

“Spegni quella cosa, Raphael, ci farai scoprire.” Sbuffai e lo guardai divertita mentre in modo impacciato spegneva la torcia che aveva tra le mani. “Mi sto chiedendo perché ho accettato di venire con te, ci farai ammazzare tutti, un giorno.” vidi il sorriso sulle sue labbra che diventava sempre più ampio, conosceva già la risposta. “Perché mi ami.” risi avvicinandomi con passo svelto alla casa che si era presentata di fronte, corse dietro di me ed una volta raggiunta mi poggiò una mano sul fianco e mi strinse a sé.
“Mi piace questo lavoro.” mi inumidii le labbra più velocemente e afferrai l’oggetto di metallo posto nella cintura, una pistola. “pronta?” mi guardò stampandomi un bacio sulle labbra. “pronta.”


Scuotevo la testa in modo impercettibile mentre sentivo in lontananza le voci del medico e di Pattie, qualcuno mi poggiò una mano sulla spalla-“Ci hai fatto prendere un bello spavento, eh saihra?”- lo sentii accennare una risata e si sedette sulla sedia di fronte a me. -“Scusami, non volevo.”- strizzai gli occhi portando lo sguardo su di lui che si mise dritto sulla sedia.-“Hai appena parlato?”- mi morsi le labbra dandomi automaticamente della stupida da sola.
-“A quanto pare.”- poggia una mano sugli occhi e buttai le mie gambe di lato poggiando piano i piedi a terra, ora privi di scarpe.
-“Oh dio, come.. come hai fatto?”- gli si formò un sorriso da ebete sulle labbra mentre si alzò e corse verso di me, guardandomi negli occhi.-“Ho mosso le labbra.”- alzai gli occhi al cielo scuotendo la testa, mentre schiudevo leggermente le labbra per far passare la lingua tra di esse, per così inumdirle.
-“Scusa.”- dissi subito dopo, la risposta mi era sembrata troppo acida, e lui di certo non la meritava.
Ero arrabbiata con me stessa, ero arrabbiata per la  mia stupidità che a quanto pare non pareva avere limiti.
-“Sta tranquilla, ti sei solo svegliata con la luna storta, capita.”- lo vidi ridere per la sua battuta e mentre rideva batteva le mani, ma non riuscivo a capire cosa ci fosse di divertente, e per evitare che si offendesse, risi anch’io.

Tornammo a casa con delle enormi buste, ogni busta conteneva minimo tre vestiti, Pattie aveva lasciato che Justin le portasse tutte, e non potevo far altro che ridere, era così buffo.
Jeremy era corso subito in suo aiuto prendendo, di tanto in tanto, in giro.-“Saihra, avrei bisogno di parlarti.”- dopo aver aiutato Justin, Jeremy si era avvicinato a me.
Aveva una mano dietro la nuca e continuava a muoverla in modo orizzontale spettinandosi così i capelli, annui flebilmente e portai una mano sul braccio mordendomi le labbra.
-“Avrei bisogno di un campione di sangue, Saihra, ovviamente lo vedrò solo io.”- pressai le labbra in modo abbastanza forte da far diventare i bordi delle labbra, bianchi. -“Io.. non penso sia una buona idea.”- incurvai le labbra verso il basso, mentre distrattamente percorrevo con la punta delle dita il contorno delle vene poste sul braccio.
-“E’ per i miei studi, ne avrei davvero bisogni, mi saresti di grande aiuto, ti prego.”- sporse il labbro di fuori, ed io non potei trattenere una risata, annui subito dopo.
-“ Va bene, ma voglio sapere ciò che scopri, ciò voglio esserne al corrente.”- lui annuì prontamente, in accordo con le mie parole.
-“Certamente, sarai la prima a saperlo, è una promessa.”- in certi versi lui e Justin si assomigliavano così tanto, ma poi guardavo pattie, e notavo che Justin, era la sua fotocopia.
Ero spaventata, era una cosa che dovevo ammettere.
Non sapevo ciò che Jeremy avrebbe potuto trovare nel mio sangue, c’erano così tanti segreti che dovevano rimanere tali.
Mi guardai intorno, alla ricerca di uno specchio, lo trovai.
Mi avvicinai ad esso tenendo lo sguardo fisso nei miei occhi, non ero cambiata, ero sempre la stessa, ed ogni giorno la voglia di combattere tornava in me.
Ed ero spaventata, avevo paura di questo.
In ogni epoca portavo devastazione, paura, morte.
In ogni epoca portavo salvezza, serenità, vita.






 
SPAZIO AUTRICE:
Salve belle mie.
Allora.. ho aggiornato dopo tipo.. uhm due mesi? 
mi dispiace davvero tanto, spero che il capitolo vi piaccia 
e che continuiate a seguirmi.
La storia mi piace particolarmente, non avevo mai scritto qualcosa
di così diverso e.. mi piacerebbe avere un "chicco" di 
soddisfazione.

Bacioni, fanni.

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Capitolo 8
*** Capitolo 6. ***


Frost

capitolo 6.
trailer: http://www.youtube.com/watch?v=WKALt2lf1t8
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Il braccio mi doleva, l’ago continuava a perforarmi la pelle alla ricerca di una vena visibile che a quanto pare, quel giorno, non aveva intenzione di mostrarsi.
Tirai fuori l’ago dal mio braccio posizionandolo subito dopo sull’altro.
Lo tastai più volte alla ricerca della vena, ne trovai una poco visibile, ma infilai comunque l’ago facendo uno smorfia quando quest’ultimo mi perforò la pelle e vidi il sangue scorrere nel tubicino che veniva poi raccolto in una boccetta.
Arricciai le labbra guardando il viso di Jeremy attento ad osservare come il sangue si riversasse nella boccetta di vetro.
-“Non ho ancora capito a cosa serve il mio sangue.”- corrugai la fronte tamponando con un pezzetto di cotone il punto perforato dall’ago che ormai era stato riposto sul tavolo.
Jeremy prese una medicazione dal tavolino dietro di lui e l’adagiò sul mio braccio, anche se ormai non sanguinava più. -“E’ strano.”- cominciò a dire-“Il tuo sangue intendo, è più denso, e scuro.”- corrugò la fronte bagnando un dito nel liquido denso, feci una smorfia disgustata ed incrocia le braccia al petto.-“Quindi.. il sangue nel paleolitico era più denso e scuro, che scoperta.”- gli brillavano gli occhi, poggiò il sangue che si era appena procurato su un piccolo pezzo di vetro che poi poggiò al microscopio.
Chiuse l’occhio destro avvicinando avvicinando quello sinistro a quell’aggeggio e muoveva di tanto in tanto la manovella.-“Il tuo sangue è pulito.”- quasi sussurrò quelle parole e vidi le sue labbra chiudersi e riparirsi poco dopo, quasi come se volesse dire qualcosa.-“Nessuna traccia di Dna.”-si allontanò dal microscopio appoggiandosi con la schiena al tavolo.-“Questo è impossibile, Saihra, è davvero impossibile.”-pressai le labbra tra di loro sospirando.-“Beh, la storia è un pochino complicata, Jeremy, io ho il Dna, ma non vogliono mostrartelo.”- serrai la mascella facendo ricadere le braccia lungo i fianchi mentre osservavo attentamente il suo viso che si corrugava, e mi fissava perplesso.
-“Chi non vuole mostrarmelo?”- sembrava quasi sorpreso, ed infastidito.-“Ci sono tanti segreti Jeremy, e non tutti saranno rivelati, ti prego di aspettare.”- abbassai lo sguardo facendo un piccolo cenno col capo..

-“Posso prendermi la tua anima?”- Raphael si avvicinò a me con la pistola tra le mani, mentre rideva.
Alzai un sopracciglio trattenendo le risate e l’afferrai per la caviglia facendolo cadere su di me-“Oh mio caro, ma lei ha già ,la mia anima.”- risi sfilandogli la pistola dalle manie stampandogli un bacio sulle labbra.


Jeremy era stato in silenzio per tutto il viaggio di ritorno a casa, ed io avevo fatto lo stesso.
Pattie mi guardava con sguardo interrogativo da quando io e Jeremy eravamo tornati, era salito in camera e non era ancora uscito da lì.
Mi sentivo tremendamente in colpa, ma questa volta, non avrei potuto fare nulla.
Justin e Ryan erano in salotto, intenti a giocare alla Xbox, e di tanto in tanto gridavano “ti ho battuto, idiota, paga pegno.”
Pattie si era avvicinata con passo silenzioso a me, poggiandomi una mano sulla spalla, voltai lentamente il viso verso di lei.-“Allora tesoro, mi dici cos’è successo?”- annui alzando di poco lo spalle-“Il mio Dna non si è mostrato, ed ho detto che ci sono tanti segreti che non possono essere svelati.”- assottigliai lo sguardo poggiandomi allo stipite della porta, guardai pattie annuire, per poi accennare un piccolo sorriso.-“Pattie, mi dispiace davvero, ma vi darò delle risposte, a tempo debito.”-


Sfilai velocemente la pistola dalla cintura, puntandola in direzione dell’uomo che mi si avvicinava pian piano.-“Un giorno finirà questa storia?”- strinsi i denti continuando a puntare la pistola al petto dell’uomo che si avvicinava sempre di più.-“Le loro anime sono mie.”- la sua voce stridula echeggiò nell’intera casa e strinsi di scatto gli occhi, come se quel gesto avrebbe portato via il dolore.
La gamba continuava a dolermi,  e il sangue fuoriusciva dalla ferita, strinsi ancor di più le labbra, premendo il grilletto, il proiettile sfrecciò via, colpendo in pieno volto l’uomo, cadde inerme a terra, mi avvicinai a lui zoppicando estraendo subito dopo il proiettile dalla fronte, il punto colpito iniziò a rimarginarsi e poggiai di corsa le mie mani sporche di sangue sulle sue tempie.
Pronunciai il rito nell’antico latino, il rito per liberare gli uomini dalle ombre.-“Le loro anime non saranno mai tue.”- chiusi gli occhi, ma li riaprii subito dopo, una figura scura si presentò davanti a me, e con un solo gesto mi lanciò contro il muro, e sentii un dolore lancinante alla schiena ed alla testa.











 
Spazio autrice:
Salve bellissime anime.
Allora, finalmente mi hanno lasciato 
il computer. yee.
quindi ho potuto pubblicare il capitolo, mi dispiace che sia 
corto, ma devo davvero andare.. 
il computer me lo lasciando per poco.
Fatemi sapere ciò che pensate. è sempre un piacere.
Bacioni, fanni.

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