Only child

di NyxNyx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Sorridi e andrà tutto bene ***
Capitolo 2: *** 2. Ciao pulce ***
Capitolo 3: *** 3. Negoziazione ***
Capitolo 4: *** 4. Se mi vuoi bene... ***
Capitolo 6: *** 5. Dillo di nuovo ***
Capitolo 7: *** 6. Quello che sento ***
Capitolo 8: *** 7. Chiedere scusa... In qualche modo ***
Capitolo 9: *** 8. Fidati di me ***
Capitolo 10: *** 9. Pace? ***
Capitolo 11: *** 10. Ruoli ***
Capitolo 12: *** 11. Influenza ***
Capitolo 13: *** 12. Preoccupazioni ***
Capitolo 14: *** 13. Verità ***
Capitolo 15: *** 14. Cena in famiglia ***



Capitolo 1
*** 1. Sorridi e andrà tutto bene ***


Mamma” - mi chiamò una vocina dall'uscio della porta della mia camera.

Che succede Emma? Hai fatto un brutto sogno?” - chiesi accendendo la luce.

La bimba fece cenno di si tirando su col nasino.

Vieni qui” - le dissi battendo piano piano la mano sul materasso.

Em corse verso di me e si gettò fra le mie braccia.

La sollevai e la feci sdraiare vicina, coccolandola un po'.

Cerca di dormire” - le sussurrai - “Domani è il primo giorno nel nuovo asilo. Conoscerai tanti bimbi e avrai tantissimi amici”.

E se non vogliono giocare con me?” - domandò spalancando i suoi occhioni verdi.

Tutti vorranno giocare con te” - le risposi dolcemente - “Sei una bambina bella e simpatica, ricordati di sorridere e tutto andrà bene”.

Si” - disse annuendo.

Bravissima” - esclamai, poi le diedi il bacio della buona notte - “Adesso dormi piccola mia”.

 

Si addormentò quasi subito fortunatamente e io poco dopo feci altrettanto.

Il giorno dopo sarebbe stato il primo giorno anche per me, avrei iniziato la quinta liceo.

L'ultimo anno... La maturità...

Sarebbe stata dura all'inizio, ma per fortuna potevo contare sull'aiuto di mio padre.

 

Quando la sveglia suonò la spensi sbadigliando.

Una folta chioma di capelli rossi come i miei dormiva ancora beatamente contro di me.

Em svegliati” - le dissi piano piano - “E' ora di fare colazione”.

La bimba si stiracchiò sbadigliando rumorosamente.

Nel farlo aveva arricciato il naso, e le piccole lentiggini rosse le donavano un aspetto ancora più furbo.

Scendemmo in cucina ancora in pigiama e trovai mio padre ai fornelli, stava preparando delle deliziose frittelle.

Nonno!” - esclamò la piccola correndo verso di lui.

Ciao Emma” - disse l'uomo prendendola in braccio.

Giorno” - lo salutai andando a dargli un bacio sulla guancia.

Buongiorno a te Melissa” - rispose.

Ci sedemmo a tavola facendo colazione tutti insieme.

Emma aveva mangiato con gusto le frittelle con la marmellata di fragola che papà le aveva preparato.

Mio padre, era uno chef rinomato, perciò a casa non si mangiava mai male.

L'unico problema erano gli orari, lavorava tutti giorni senza sosta e tornava sempre a casa molto tardi.

Preparava i nostri pasti sempre il giorno prima, in modo che bastasse cuocerli. Del resto io sembravo negata per la cucina e l'unica cosa che ero in grado di preparare da sola erano i popcorn al microonde. Anzi, una volta ero riuscita a bruciare persino quelli.

 

Finita la colazione salii al piano superiore con Emma e la feci vestire per l'asilo.

Avevo preparato lo zainetto con la divisa e la merenda la sera prima, adesso bastava si spazzolasse per bene i denti.

Vieni qui” - le dissi sistemandogli i capelli ribelli - “Perfetto, così sei ancora più bella”.

La bimba mi ringraziò con un sorrisone da orecchio a orecchio.

Mio padre al piano di sotto ci chiamò dicendo che stavamo facendo tardi.

Presi la mia tracolla, avevo infilato un quaderno e un astuccio, non sapendo bene cosa mi sarei dovuta aspettare da quel primo giorno.

Fai la brava con il nonno e non fare capricci, mi raccomando” - dissi a Emma mentre uscivamo di casa.

Mamma perché non vieni anche tu?” - chiese la bimba.

Mi dispiace, ma anch'io devo andare a scuola oggi” - risposi - “Ma vengo a prenderti appena ho finito” - le assicurai.

Vaaa beneee” - esclamò sorridendo.

Vieni qui, dammi un bacino porta fortuna” - dissi piegandomi sulle ginocchia.

La bambina mi stampò un bacio sulla guancia e se ne andò stringendo la mano di mio padre.

 

Rimasi a guardarli fino a quando non furono troppo lontani per distinguerli chiaramente.

Sorridi e andrà tutto bene” - dissi ad alta voce per darmi un po' di coraggio.

Camminai verso quello che sarebbe diventato il mio nuovo liceo.

Quando entrai dal cancello, vidi chiaramente che tutti mi stavano fissando.

E' normale Mel” - pensai - “Sei quella nuova”.

 

Mi diressi verso la segreteria per consegnare gli ultimi moduli.

Quando entrai vi trovai un biondino preso da una pila di scartoffie.

Bussai con le nocche sulla porta per cercare di attirare la sua attenzione.

Buongiorno” - dissi timidamente.

Il ragazzo alzò il viso dai fogli che stava compilando e sorrise.

Buongiorno” - rispose - “Scusa non ti avevo sentita entrare, tu sei?”.

Melissa, piacere” - esclamai porgendogli la mano - “Sono qui per consegnare gli ultimi moduli d'iscrizione”.

Piacere mio, sono Nathaniel” - disse - “Sei la nuova arrivata, bene, ti stavamo aspettando”.

Sorrisi un po' imbarazzata.

Fai compilare questa ai tuoi genitori e riportamela domani, inoltre mi servirebbe una tua fototessera per completare l'iscrizione” - spiegò in maniera molto professionale.

Ti ringrazio, davvero molto gentile” - dissi - “Potresti indicarmi la mia nuova aula?”.

Archivio questi fogli e arrivo” - disse in tono gentile - “Se non ricordo male dovresti essere nella mia classe”.

Sei uno studente?” - chiesi stupita.

Si, sono solo il segretario delegato, così do una mano prima e dopo le lezioni” - disse arrossendo leggermente.

Bene, quindi se ho un problema posso chiedere a te?” - chiesi.

Naturalmente” - sorrise.

 

Mi accompagnò in classe annunciandomi al professore.

Benvenuta” - disse cordialmente l'uomo che mi stava di fronte.

La ringrazio” - risposi.

Prego, entri e si presenti” - esclamò.

Piacere” - iniziai - “Mi chiamo Melissa, Melissa Gualtieri. Mi sono appena trasferita, spero di fare presto la vostra conoscenza”.

Molto bene” - mi disse il professore - “Come se la cava in matematica?” - mi chiese.

Ha una domanda di riserva?” - risposi facendo ridere la classe.

Lo vidi chiaramente sorridere, anche se cercava di trattenersi - “Signorina Gualtieri prenda posto laggiù” - disse indicando l'unico banco vuoto presente.

Armin” - disse poi rivolto ad un ragazzo dai capelli neri - “Aiutala se ne avesse bisogno”.

Il ragazzo annuì con il capo e mi porse la mano una volta che mi fui seduta accanto a lui.

Piacere Armin” - disse sorridendo.

Melissa, piacere mio” - risposi cordialmente - “Spero di non crearti troppi problemi”.

Tranquilla, quando non capisci chiedimi pure” - esclamò.

Ti ringrazio”.

 

Mi guardai intorno e i miei nuovi compagni mi sembravano davvero interessanti.

Quando suonò la campanella della pausa mi stiracchiai timidamente.

Allora come ti sembra il liceo?” - mi chiese Armin.

Non saprei” - dissi - “Non ho ancora avuto il modo di fare un giro per i corridoi”.

La pausa dura un quarto d'ora” - mi spiegò - “Se vuoi te li mostro io”.

Davvero gentile da parte tua, grazie” - risposi.

Era davvero un ragazzo simpatico e disponibile, ero contenta di essere seduta vicino a lui.

 

Da questa parte c'è il cortile scolastico” - mi spiegò facendomi fare il tour della scuola - “Da quella parte c'è la serra del club di giardinaggio, quella costruzione laggiù è la palestra” - proseguì - “Se invece sali le scale ci sono i laboratori di scienze”.

Mi stava mostrando l'edificio quando un ragazzo che gli assomigliava molto sbucò da un'aula chiamandolo a gran voce.

Dove ti eri cacciato?” - gli chiese saltellando verso di noi.

Sto mostrando alla nuova arrivata il liceo” - disse - “Ti presento Melissa” - poi si rivolse a me - “Melissa, lui è il mio gemello Alexy”.

Piacere” - dissi allungando la mano, ma il giovane mi abbracciò senza farsi tanti problemi.

Scusalo” - esclamò Armin - “Mio fratello è fin troppo espansivo” - disse quasi rimproverandolo.

Ridacchiai davanti a quella scena.

Nessun problema” - dissi sorridendo - “Comunque potete chiamarmi Mel”.

 

Passai il resto della pausa insieme ai due ragazzi e poi rientrai in aula insieme ad Armin.

Quando varcai la soglia della classe Nathaniel mi venne incontro.

Scusa, volevo mostrarti il liceo ma non ti ho più trovata” - disse il segretario.

Grazie mille, ma non preoccuparti, ci ha già pensato lui” - risposi indicando il mio compagno di banco con un cenno del capo.

Ok, se non ricordi qualcosa chiedi pure” - esclamò.

Lo ringraziai nuovamente e tornai a sedermi al mio posto.

Le due ore successive passarono molto velocemente. Di certo lettere era più interessante di matematica per me, anche se avevo comunque provato a seguire gli strani geroglifici che il professore aveva scritto alla lavagna le ore precedenti. Lui la chiamava algebra, io non ero dello stesso avviso.

 

Al suono della campanella tutti si alzarono per tornare a casa.

Io feci lo stesso, infatti dovevo andare all'asilo a prendere Emma, ero più in agitazione per lei che per me, speravo si fosse trovata bene e sopratutto che non avesse fatto capricci.

Ero leggermente sovra pensiero, quando mi ritrovai davanti un Alexy super sorridente.

Allora che ne dici?” - mi chiese.

Scusa” - dissi arrossendo - “Ero distratta... Puoi ripetere?”.

Volevo chiederti se più tardi vieni a bere qualcosa con me mio fratello, così ti presentiamo agli altri” - disse sorridendo.

Cavolo, questi gemelli erano davvero fantastici. Sembrava quasi mi avessero preso sotto la loro ala protettrice da quando ero arrivata.

Mi dispiace ma devo lavorare, se possiamo fare un altro giorno cerco di organizzarmi” - risposi declinando il suo invito.

Certo nessun problema” - disse.

Ecco tieni” - dissi scarabocchiando su un pezzetto di carta - “Questo è il mio numero. E' stato un piacere conoscervi. Ora scusate ma devo proprio scappare. Buona giornata”.

Mi fiondai fuori dalla classe, ero già in ritardo, considerando che non ero sicura della strada da percorrere.

 

Passai davanti a un ragazzo con i capelli rossi, palesemente tinti.

Stava fumando una sigaretta appoggiato ad un muretto.

Avevo proprio voglia di un tiro, ma Em mi stava aspettando, perciò scacciai il pensiero e aumentai il passo.

 

Quando arrivai all'asilo Emma mi corse incontro abbracciandomi.

Mamma!” - aveva urlato mentre mi raggiungeva.

Ciao Em. Come è stato il primo giorno? Ti sei comportata bene?” - le chiesi scompigliandole i capelli.

Sono stata brava” - rispose annuendo con la testa.

La presi in braccio e subito si avvinghiò al mio collo.

Sono Melissa piacere” - dissi allungando la mano a una delle maestre - “E' andato tutto bene?” - chiesi - “Vi ha dato qualche problema?”.

Piacere Cinzia” - rispose la maestra - “Emma è una bambina fantastica” - esclamò - “E' un piacere avere nella mia classe una bimba così solare e sorridente. Ha già fatto amicizia con tutti praticamente”.

Sorrisi a quelle parole, ero proprio orgogliosa di Em.

Ciao Emma, ci vediamo domani” - l'aveva salutata la donna.

Ciao maestra 'Cinsia' ” - aveva risposto l'angioletto dai capelli rossi storpiandole il nome.

Io e la signora ridacchiammo complici, poi mi congedai e tornai verso casa.

 

Ti sei proprio meritata il dolce oggi” - dissi alla bimba che a quelle parole aveva spalancato gli occhioni.

Frittelle!” - aveva urlato contenta.

Vediamo cosa ha preparato il nonno a pranzo prima”.

Feci cambiare Emma e la sistemai a tavola.

Presi dal frigo il pasto preparato da mio padre e seguì le istruzioni che mi aveva lasciato su un fogliettino per cuocere il tutto.

Anche per questa volta me l'ero cavata.

 

Mi preparai per andare al parco con Em e la bimba fu molto felice della cosa.

Non lontano da casa infatti, c'era un bellissimo parco immerso nel verde.

Uno scivolo, delle altalene, una sabbiera e tanti altri giochi.

La piccola iniziò a saltellare sul posto per l'eccitazione.

Ricorda Emma” - le avevo detto - “Si gentile con tutti, non allontanarti, non litigare con gli altri bimbi”.

Poi le porsi il mignolo e lo circondò con il suo - “Sorridi e andrà tutto bene” - avevamo esclamato insieme, come fosse una formula magica.

 

Corse verso lo scivolo e ben presto stava giocando con gli altri bimbi.

Facciamo che li c'è un drago” - aveva spiegato ai suoi compagni di gioco.

Sorrisi a quelle parole, non che io avessi difficoltà a farmi nuovi amici, ma la semplicità dei bambini era disarmante.

Estrassi dalla borsa che mi ero portata gli appunti della giornata e cercai di sistemarli scrivendoli in bella copia.

Naturalmente non potevo distrarmi troppo, o la piccola peste rossa ne avrebbe combinata una delle sue.

 

Posso?” - chiese una voce avvicinandosi alla panchina dove ero seduta.

Mi voltai per guardare chi fosse e con mia grande sorpresa era Nathaniel, il mio compagno ci classe.

Accidenti.

Se Emma mi avesse chiamata mamma avrei avuto parecchi problemi a scuola.

Non che mi vergognassi della mia piccola Em, ma sono una persona piuttosto riservata e quello che è successo in passato sono solo affari miei. Non voglio dare spiegazioni a nessuno. Perciò in cuor mio speravo che la cosa si venisse a sapere il più tardi possibile, o magari mai.

Certo Nathaniel” - risposi per non farlo insospettire - “Che sorpresa vederti qui”.

Vengo spesso a leggere in questo parco” - disse mostrandomi un libro - “Tu cosa ci fai qui?”.

La baby-sitter” - esclamai. Speravo si bevesse la scusa e non chiedesse altro.

 

Iniziai a chiacchierare con il biondino del più e del meno, mi aveva spiegato alcune cose sul liceo, e il giorno seguente mi sarebbero sicuramente servite.

Sembra un manuale di sopravvivenza” - dissi ridendo mentre gli mostravo gli appunti che di tanto in tanto avevo preso.

Scrivi davvero bene” - esclamò il segretario facendomi arrossire.

Ti ringrazio” - risposi imbarazzata - “Ho seguito un corso di calligrafia dove abitavo prima”.

Potresti insegnarmi uno di questi giorni” - disse sorridendo.

Volentieri” - risposi sorridendogli a mia volta.

Sono contento di averti incontrato qui” - disse - “Questo è il mio numero” - aggiunse scribacchiando sul mio bloc-notes - “Chiamami se sei da queste parti”.

Certamente” - risposi facendogli uno squillo in modo che anche lui potesse avere il mio.

Ora scusa ma devo proprio andare” - gli dissi congedandomi - “E' l'ora del pisolino” - conclusi facendogli l'occhiolino.

 

Mi avviai verso Emma, lasciando Nathaniel a leggere sulla panchina.

Promisi alla bimba che saremmo tornate li anche il giorno seguente, perciò non fece molte storie per tornare a casa.

Appena arrivata sembrava un giocattolino con le pile scariche, si addormentò all'istante.

Ne approfittai per sistemare casa e infine mi riposai un po' sul divano.

 

Erano le cinque, quando sentì le chiavi girare nella toppa della porta.

Sono tornato” - esclamò mio padre avanzando.

Ciao papà” - lo salutai - “Come mai già a casa?

Sono passato a vedere se va tutto bene” - rispose.

Emma sta facendo il riposino pomeridiano di sopra” - dissi.

E il tuo primo giorno al liceo? Com'è stato?” - mi chiese.

Ho dei compagni davvero gentili e simpatici, e a parte matematica tutto bene” - risposi facendolo ridere - “Ma mi sto impegnando lo giuro”.

Sono fiero di te piccola mia” - esclamò abbracciandomi - “E non solo per la scuola” - disse dolcemente.

Grazie” - dissi semplicemente.

Dalla settimana prossima Emma può frequentare anche il tempo prolungato, quindi se devi studiare o uscire con i tuoi nuovi amici puoi andare a prenderla alle 16.00” - mi spiegò mio padre.

Va bene grazie mille” - risposi sorridendo.

Adesso torno al ristorante” - esclamò - “Vedo che la cucina è ancora integra quindi non ci sono stati problemi con il pranzo”.

Spiritoso” - sospirai.

Nel frigo trovi la cena, fai la brava” - disse dandomi un bacio sulla fronte.

Buon lavoro” - esclamai prima che uscisse dalla porta.

 

Guardai nuovamente l'orologio.

Sarà meglio che svegli Emma, altrimenti questa notte non mi lascerà dormire” - pensai.

 

 

______________________________

Angolino dell'autrice

Ciao a tutti ^^

Non ho mai fatto questo angolino prima, ma per questa fanfiction credo potrò fare un eccezione.

Ringrazio tutti quelli che stanno leggendo e spero che questa storia possa piacervi.

E' solo il primo capitolo, me ne rendo conto, ma vorrei sapere cosa ne pensate.

Vi prometto amore, romanticismo, incomprensioni e colpi di scena ^^

Se vi piacerà proseguirò con la stesura.

 

Un abbraccio e un bacio Nyx

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Capitolo 2
*** 2. Ciao pulce ***


Mi svegliai e trovai Emma dormire mentre mi abbracciava.

Spensi la sveglia mi stiracchiai come ero solita fare.

La bimba continuava a sonnecchiare, ma sembrava infastidita dai miei movimenti.

Em, tesoro, svegliati” - sussurrai dandole un bacio sulla fronte.

Mamma” - disse allungando le braccia verso di me.

Che c'è piccola?” - chiesi - “Un altro brutto sogno?”.

Emma scosse la testolina - “Coccole” - esclamò aspettando che la prendessi in braccio.

La strinsi forte a me, non so a chi delle due facesse più bene.

 

Scendemmo a fare colazione e mio padre ci accolse con un sorriso.

Sei il nonno più buono del mondo” - disse a mio padre mentre mangiava le sue frittelle preferite.

E ti voglio tanto bene” - esclamò l'uomo accarezzandole i capelli.

Sorrisi, erano davvero teneri.

Prima di uscire di casa diedi un bacio ad entrambi - “Buona giornata, fate i bravi”.

Ciao mamma!” - mi salutò la piccola con la manina.

 

 

Camminai verso scuola, quando una moto mi sfrecciò accanto, facendomi vacillare per lo spostamento d'aria.

Che modi” - pensai scocciata.

Raggiunsi poco dopo l'entrata della scuola e la vidi parcheggiata nel cortile.

Perfetto” - dissi tra me e me - “Rischio di essere investita tutte le mattine”.

 

Andai subito in segreteria per riconsegnare i moduli del giorno precedente e la fototessera a Nathaniel.

Buongiorno Melissa” - esclamò vedendomi entrare.

Buongiorno a te” - sorrisi - “Ti ho portato tutto” - conclusi porgendogli i moduli.

Lui li scorse velocemente e mi ringraziò.

Perfetto li archivio e arrivo” - disse - “Hai voglia di aspettarmi?”.

Certo” - risposi.

 

Il giovane segretario era davvero gentile. Così maturo, serio e diligente, lo ammiravo.

Insomma, anch'io ero diventata una ragazza matura, seria e responsabile, ma era stata una conseguenza al prendermi cura di Emma. Cosa che non mi dispiaceva affatto.

Quella bimba riusciva sempre a mettermi di buon umore.

Mi hai sentito?” - chiese il ragazzo.

Scusa Nathaniel ero sovrappensiero, dicevi?” - risposi imbarazzata.

Chiamami Nath” - disse sorridendo - “Comunque niente, ti stavo dicendo che ho finito. Possiamo andare”.

Ok” - mi limitai a dire seguendolo.

 

Arrivati in classe salutai i gemelli e mi sedetti vicino ad Armin.

Giorno” - disse il ragazzo dai capelli neri.

Buongiorno” - sorrisi.

Come stai?” - chiese - “Ti sei ambientata un po' ?

Si grazie, tutto bene, tu?” - domandai a mia volta.

Bene grazie” - rispose.

Che materie abbiamo oggi?” - provai a chiedere.

Vediamo” - rispose - “Sai la prima settimana c'è sempre un po' di anarchia, comunque le prime due ore storia e dopo l'intervallo inglese e storia dell'arte”.

Capito” - esclamai - “Grazie mille”.

 

Armin fu molto gentile e condivise con me il suo libro. Il professore mi assicurò che me li avrebbero consegnati presto.

Durante la pausa Alexy mi presentò due ragazze. Iris e Rosalya. Molto simpatiche, mi accolsero calorosamente.

La prima aveva capelli rossi, come me, anche se i suoi tendevano più all'arancione, mentre la seconda li aveva lunghi e bianchi. Era davvero una bellissima ragazza.

Ci scambiammo i numeri di telefono e Alexy riuscì a strapparmi la promessa che la settimana seguente sarei andata a bere qualcosa con loro dopo scuola.

Dai Mel, raccontaci qualcosa di te” - esclamò il ragazzo.

Non c'è molto da dire” - risposi arrossendo - “Mio padre è uno chef e qualche mese fa gli hanno fatto un'ottima proposta di lavoro. Così ci siamo trasferiti”.

Vivi da sola con lui?” - chiese Armin.

Annuì con un cenno del capo.

Tua madre?” - domandò Alexy - “Non si è trasferita con voi?”.

Sapevo che prima o poi me lo avrebbero chiesto.

Mia madre...” - deglutii - “Mia madre ha avuto un incidente due anni fa...”.

Vidi l'espressione sui loro volti mutare.

Scusa io...” - provò a dire il gemello di Armin.

Nessun problema tranquillo” - risposi abbozzando un sorriso - “L'ho superato da tempo. Ora scusate ma prima che riprenda la lezione vado a prendere qualcosa da bere”.

 

Mi alzai e uscii, per fortuna nessuno tentò di fermarmi.

Andai nel cortile e cercai un posto appartato.

Sfilai dalla tasca dei jeans un pacchetto di Malboro Light e con le mani ancora tremanti ne accesi una.

Feci un profondo respiro lasciandomi invadere i polmoni dal fumo.

Espirai lentamente, poi feci per prendere un altro tiro, quando qualcuno mi rubò la sigaretta di mano.

Hey ragazzina, guarda che ti fa male fumare” - disse facendo un tiro dalla mia cicca.

A te no invece” - risposi ironica.

Era il ragazzo dai capelli rossi che avevo visto mentre lasciavo la scuola il giorno prima.

Sei nuova?” - chiese.

Si perché?” -provai a domandare.

Questo è il mio posto, ti consiglio di non venirci più” - rispose secco.

Posso sapere come ti chiami?” - dissi riprendendomi la sigaretta.

Castiel” - esclamò.

Bene Castiel, io sono Melissa” - risposi facendo un tiro - “Ma non mi sembra di leggere il tuo nome qui intorno”.

Nemmeno il tuo” - ribatté.

Appunto” - esclamai - “Quindi non rompere”.

Odiavo i tipi come lui. Chi diavolo pensava di essere.

Solo perché ero una ragazza non voleva dire che poteva trattarmi come meglio credeva.

 

Che caratterino rossa” - disse divertito - “Mi piaci”.

Lo guardai sorpresa, ma non risposi e mi limitai a fare un altro tiro.

Potresti almeno ringraziarmi per il complimento” - provò a dire per provocarmi.

Sei carino, te lo concedo” - esclamai, mentre sul suo viso si dipingeva un sorrisino vittorioso - “Ma non sono interessata”.

Così dicendo feci l'ultimo tiro e gettai la cicca per tornarmene in classe.

 

Passai per il bagno e mi sistemai un attimo, poi rientrai in classe appena in tempo.

Armin era silenzioso, non sapeva cosa dire e vedevo che era piuttosto imbarazzato.

Odio la compassione” - gli scrissi su un bigliettino - “Non sono diversa dalla ragazza che hai conosciuto ieri, rilassati”.

Hai ragione, scusa” - rispose.

Lo guardai e mi sorrise e io feci altrettanto.

 

Quando la campanella segnò la fine della giornata afferrai la tracolla e salutando tutti corsi fuori per andare a prendere Emma all'asilo.

Castiel era appoggiato al muretto come il giorno precedente.

Ciao pulce” - mi salutò mentre uscivo.

Mi bloccai andando verso di lui.

Come mi hai chiamata scusa?” - dissi leggermente alterata.

Pulce” - ripeté - “Ma in modo affettuoso”.

Non credo esista una maniera affettuosa per chiamare pulce una persona” - ribattei.

Ecco il caratterino di fuoco che mi piace tanto” - rispose avvicinandosi.

Te l'ho già detto” - esclamai - “Non sono interessata”.

Prima o poi sarai mia” - disse sogghignando a pochi centimetri dal mio volto.

Si... Aspetta e spera” - dissi ridendo e lasciando il cortile.

Che razza di presuntuoso.

 

Continuavo a rimuginare sull'incontro con il rosso, ma bastò vedere il sorrisone di Emma per farmi dimenticare tutto.

Mamma” - urlò correndo verso di me.

Ciao tesoro” - dissi abbracciandola - “Com'è andata oggi?

Oggi sono una principessa!” - esclamò contenta.

Ma davvero?” - chiesi sorridendo.

Buongiorno” - mi salutò Cinzia.

Buongiorno” - risposi - “Si è comportata bene?

Un angioletto” - esclamò - “A domani Emma”.

Ciao ciao” - salutò la bambina dalle mie braccia.

 

Tornai a casa e preparai il pranzo.

Feci cambiare Em e la portai al parco come il giorno precedente.

Una volta tornate a casa le feci fare il solito pisolino e io mi dedicai a sistemare gli appunti e pulire casa.

Niente di nuovo, ormai stava diventando una routine.

 

Ben presto finì anche la prima settimana di scuola e a parte qualche piccolo battibecco con Castiel che sembrava avere un radar per individuarmi durante la pausa, il resto proseguiva normalmente.

Non capivo cosa ci trovasse in me quella testa calda.

Insomma, ci tenevo al mio aspetto, ma c'erano ragazze molto più belle e interessanti.

Mi convinsi che forse mi aveva preso di mira solo perché ero nuova.

Comunque passavo la maggior parte del mio tempo con i gemelli, che si erano rivelati dei validi amici.

Anche Iris e Rosalya mi tenevano compagnia e piano piano si stava instaurando davvero un bel rapporto.

Nessuno si era più azzardato a chiedermi niente riguardo il mio passato, perciò mi rilassai, iniziando a godermi seriamente l'ultimo anno di liceo.

 

 

Da oggi puoi giocare con i tuoi amici anche il pomeriggio” - disse mio padre ad Emma mentre facevamo colazione - “Sei contenta?”.

Si!” - rispose la bambina sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi.

Se sei brava per merenda ti porto a mangiare il gelato” - conclusi io per incentivarla a stare buona.

 

 

Mio padre uscì con Emma per portarla all'asilo e io mi avviai poco dopo.

Ero praticamente a scuola, quando la solita moto mi passò accanto a tutta velocità.

Vidi il ragazzo poggiare la moto sul cavalletto e scendere.

Si tolse il casco, e una cascata di capelli rossi fuoco ricadde sulle sue spalle.

Ciao pulce” - disse sorridendo.

Alzai gli occhi al cielo e sbuffando lo ignorai passando oltre.

 

Alla pausa uscii per fumare una sigaretta, algebra proprio non la reggevo.

Cercai un posto diverso dal solito, ma inevitabilmente, apparve Castiel a rubarmi la sigaretta.

Sei un dannato stalker” - sbuffai.

Lo faccio per il tuo bene” - disse iniziando a fumarsi la mia cicca.

Si certo, sei il ritratto dell'altruismo” - risposi, accendendomene un'altra.

Potresti provare ad essere un po' più carina con me?” - disse sogghignando.

Mi sto sforzando di non prenderti a sberle” - risposi - “Apprezza il tentativo”.

 

Scoppiò a ridere.

Una risata stupenda.

Lo guardai stupita e credo di essermi resa conto solo in quel momento di quanto fosse bello.

Che diavolo sai pensando Mel” - dissi tra me e me.

Abbassai lo sguardo cercando di cacciare quello stupido pensiero.

Hey pulce” - esclamò - “Potremmo almeno diventare amici no”.

Se la smetti di chiamarmi pulce forse si” - sbuffai.

Andata” - disse porgendomi la mano.

Sospirai e gliela strinsi, ma lui ne approfittò per tirarmi a se, stringendomi in un abbraccio.

Che diavolo stai facendo!?!” - risposi diventando rossa in viso.

Da Alexy ti lasci abbracciare” - esclamò sorridendo.

Alexy è gay” - risposi - “Stai cercando di dirmi qualcosa?”.

Finalmente si decise a lasciarmi andare e sbuffando fece per andarsene.

Ciao pulce” - lo salutai soddisfatta.

Ridacchiai e tornai in classe.

 

Quando misi piede in aula fui quasi travolta da una biondina.

Tu spostati” - disse in tono altezzoso.

Alzai le mani in segno di resa e spostandomi di lato la feci passare.

Mi mancava solo di mettermi contro la reginetta della scuola, o una presunta tale, ma non riuscii a non guardarla male.

Feci per entrare in classe quando mi afferrò un braccio.

Tu” - ripeté - “Tu sei quella che gironzola intorno a Castiel”.

Semmai è il contrario” - risposi non capendo che cosa volesse da me.

Certo ti piacerebbe” - esclamò - “Castiel è mio non ti avvicinare”.

Scrollai la testa e senza risponderle tornai al mio posto.

 

Che succede?” - chiese Armin - “Perché la sorella di Nath ce l'ha con te?”.

La sorella di chi scusa?” - domandai stupita.

Di Nath” - disse indicando il banco vuoto del segretario - “Si lo so... Sono l'opposto”.

Parecchio” - constatai ancora sconvolta dalla notizia.

Va beh... Che le hai fatto?” - chiese nuovamente.

Non lo so, ha reclamato il possesso di Castiel e se ne andata” - dissi distrattamente.

E tu che cosa c'entri con Castiel?” - chiese stupito.

Assolutamente niente” - risposi - “Siamo amici credo... Anche se amici è una parola grossa effettivamente...”.

Castiel non è esattamente uno di compagnia” - esclamò il ragazzo - “Come Cristo hai fatto a diventare sua amica?”.

Non è che siamo proprio amici” - cercai di ribadire - “Ma mi si incolla addosso ogni volta che non ci siete”.

Di cosa state parlando?” - chiese Alexy avvicinandosi.

Mel è diventata amica di Cas” - rispose Armin.

Cosa?” - squittì il ragazzo - “Quando lo scopre Nath avrai una bella ramanzina”.

Uffa” - sbuffai - “Non è colpa mia...

 

Il professore entrò interrompendoci e finalmente iniziò la lezione di letteratura.

Adoravo questa materia e dopo due ore di algebra non c'era niente di meglio.

Dopo qualche minuto mi arrivò un bigliettino da Alexy.

Vieni a pranzo con noi oggi. Niente scuse” - lessi dal biglietto.

Lo guardai e annuì sorridendo.

 

Quando suonò la campanella rimasi seduta aspettando che la classe si svuoti.

Dove andiamo?” - chiesi.

Che ne dite della paninoteca all'angolo?” - propose Rosalya.

Si!!!” - squittirono Iris e Alexy.

C'è un cameriere carino vero?” - domandai ad Armin.

Hai indovinato” - rispose sorridendo.

 

 

Ci sedemmo al tavolo e cominciammo a ordinare, anche se qualcuno era molto più interessato al cameriere che al menu.

Allora” - disse Alexy una volta che la fonte delle sue distrazioni si diresse verso la cucina - “Tu e il rosso... Parla”.

Sentii il mio volto avvampare.

Che cosa?” - chiese Rosalya - “Esci con Castiel?”.

No” - mi affrettai a dire - “Assolutamente no”.

Forse tu non lo sai” - disse Iris - “Ma Cas non ha una ragazza da anni, ci evita tutte come un cane fa con le pulci”.

Scoppiai a ridere e tutti mi guardarono confusi.

Scusa” - dissi a Iris mentre ancora ridevo - “Scusa, ma non potevi fare paragone più appropriato”.

Tu sei strana” - rispose Alexy.

Grazie, lo considero un complimento” - dissi sorridendo - “Va beh... Comunque a me, lui non interessa... Anche se non credo sia una cattiva persona”.

Se gli dicessi che sei amica di Nathaniel ti lascerebbe subito stare” - esclamò Rosalya.

Perché?” - chiesi ingenuamente.

Ci sono precedenti tra loro. Una volta erano molto amici, ma poi si è intromessa una ragazza e il loro rapporto non è più stato lo stesso. Non si parlano proprio a dire il vero” - mi spiegò Iris.

E' un peccato” - risposi - “Comunque io non c'entro in tutto questo. Il passato è passato per me non è un problema essere amici di entrambi. Se non gli va bene sono problemi loro”.

Mi guardarono tutti un po' perplessi.

La fai facile” - mi disse Armin - “Mi dispiace dirtelo ma non sarà così”.

Vedremo” - risposi sorridendo.

 

Finimmo di mangiare tranquillamente, mentre mi raccontavano di come ognuno di loro fosse sopravvissuto in quel liceo fino ad ora.

Scoprii che Armin era considerato un nerd, che Iris si innamorava di un nuovo ragazzo una volta in settimana e che Rosalya usciva con un ragazzo più grande di lei.

Ognuno aveva la sua storia, anche se quella che mi colpii di più fu quella di Alexy, che ci mise un bel po' prima di accettare la sua omosessualità. Ora sembrava felice e sereno della cosa e a me non serviva sapere altro.

Col tempo avevo imparato che la felicità aveva molte facce e io di certo ero l'ultima a poter giudicare qualcuno.

 

Verso le quattro mi congedai e andai all'asilo a prendere Emma.

Divertita Em?” - chiesi mentre la tenevo in braccio.

Tantissimo” - sorrise la bimba - “Marco mi ha detto che sono la sua amica del cuore”.

Wow” - dissi mentre la stavo portando verso la gelateria - “E' una cosa davvero importante! Devi essere contenta piccola”.

Si” - rispose - “Mi sono meritata la merenda?” - chiese con un faccino furbo.

Certo” - esclamai coccolandola un po' - “Vaniglia e cioccolato?”.

La bambina annuì sorridendo e una volta arrivate alla gelateria le comprai una coppetta di gelato.

Stai attenta a non sporcarti” - dissi mentre tornavamo a casa.

Em teneva stretta la coppetta con una mano, mentre con l'altra agitava la paletta mangiandosi il gelato, in realtà quella imbrattata delle due ero io.

Eravamo quasi arrivate, quando svoltai l'angolo mi ritrovai davanti Castiel.

 

Ciao Melissa” - mi salutò sorridendo e scandendo per bene il mio nome.

Sbiancai improvvisamente.

Ciao” - sussurrai.

Ciao bella bambina” - disse salutando Em - “Come ti chiami?”.

Emma” - rispose la bambina ancora intenta a mangiare il gelato.

E' un bellissimo nome” - rispose il rosso - “La tua sorellina è adorabile”.

 

La mia sorellina?

O certo, era normale che pensasse una cosa del genere.

Ripresi colore e i miei polmoni tornarono a funzionare.

 

Cas si avvicinò leccandomi una guancia.

Vaniglia e cioccolato” - rispose - “Proprio buono

Avvampai - “Scusa ma devo andare” - dissi sbrigativa.

Ciao pulce” - disse salutandomi.

Emma gli fece ciao sventolando la palettina.

Mamma è un tuo amico?” - chiese Em innocentemente.

I miei occhi incrociarono quelli di Castiel.

La sua faccia era più che stupita, ma la mia doveva essere altrettanto terrorizzata.

 

Melissa” - disse il ragazzo toccandomi il braccio.

Devo andare” - risposi dando uno strattone per liberarmi dalla sua presa.

Corsi a casa e chiusi la porta.

 

Mi lasciai cadere a terra, mentre tenevo ancora Emma in braccio.

Mamma stai bene?” - chiese la piccola.

Si tesoro” - risposi cercando di non farla preoccupare - “Adesso ci laviamo le mani, la faccia e facciamo un sonnellino”.

Vaa beneeee” - esclamò la piccola.

Quando finalmente si addormentò crollai sul mio letto e iniziai a piangere silenziosamente.

 

 

____________________________
Angolino dell'autrice:
Ciao a tutti ^_^
Grazie mille per essere ancora qui.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
 
Che cosa succederà secondo voi ora che Castiel ha scoperto il segreto di Melissa?
 
Un bacione Nyx

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Capitolo 3
*** 3. Negoziazione ***


Al mattino mi svegliai con gli occhi ancora gonfi per il pianto.

La testolina di Emma faceva capolino da sotto le coperte.

Sta diventando un vizio” - commentai.

La svegliai e scendemmo a fare colazione.

Melissa tutto bene?” - mi chiese mio padre preoccupato.

Ho avuto un incubo” - risposi.

Anche la mamma fa brutti sogni?” - domandò Em.

Si piccola” - dissi - “Tutti li fanno, ma basta sorridere e pensare alle cose belle per dimenticarli”.

La bambina mi ascoltò annuendo.

Poi la preparai per l'asilo e mio padre uscì con lei.

 

Tornai in bagno cercando di darmi una sistemata, ma ogni tentativo sembrava inutile.

Uscii di casa e avanzai verso la scuola non troppo sicura di volerci andare.

Aspettai il suono della campanella ed entrai in classe all'ultimo minuto.

Mi salutarono tutti normalmente.

Il che mi sorprese parecchio.

Mel stai bene?” - chiese Armin - “Sei davvero pallida”.

Tranquillo... Non preoccuparti” - risposi tenendo lo sguardo basso.

Quando suonò l'intervallo volevo uscire a fumare, ma decisi che restare in classe con gli altri fosse più sicuro.

 

Che diavolo ci fai qui?” - sentii tuonare Nath.

Alzai lo sguardo e Castiel era sulla porta della classe.

Il rosso lo ignorò completamente.

Melissa...” - disse guardandomi negli occhi.

Abbassai lo sguardo e senza dire niente lo raggiunsi sulla porta.

Lo afferrai per una manica e lo trascinai in cortile.

 

Restammo in silenzio per un po'.

Lo hai detto a qualcuno?” - chiesi sempre tenendo lo sguardo basso.

No”.

Alzai il viso stupita, non riuscivo a capire.

Sono uno che si fa gli affari propri” - rispose - “E di certo non sono qui per giudicarti”.

Allora che vuoi?” - domandai.

Sono l'unico a saperlo?” - chiese.

Io annuì senza dire niente.

Il padre di Emma?” - domandò.

Non ha un padre... Ma Castiel” - dissi - “E' complicato... Non puoi capire”.

Non mi serve sapere altro” - esclamò.

E dicendo così si avvicinò bloccandomi i polsi e mi baciò.

 

Mi sarei aspettata un bacio violento, invece fu incredibilmente dolce.

Non riuscì a ribellarmi, o dire niente.

Mi aveva completamente spiazzato.

Erano anni che non provavo una sensazione simile per qualcun altro.

 

Questo è il prezzo per il mio silenzio” - disse sorridendo.

Hai intenzione di ricattarmi?” - domandai spaventata.

Solo fino a quando non ti sarai innamorata di me” - rispose lasciandomi andare.

 

Ero ancora più confusa.

Perché proprio io?” - gli chiesi - “C'è gente molto meno incasinata di me”.

Ottengo sempre quello che voglio e ho capito che eri speciale dal primo giorno che hai messo piede in questa scuola” - rispose - “Mi divertirò parecchio con te”.

Così sono solo il giocattolino nuovo” - constatai.

No che non lo sei” - disse alzandomi il mento con una mano - “Sono serio. Estremamente serio”.

Cosa credi che ti dia il diritto di entrare così nella mia vita?” - chiesi esasperata - “Non sai niente di me. Non hai idea di...” - presi un respiro - “Ascolta, io non voglio problemi” - conclusi - “Devo occuparmi di Emma e non ho tempo per pensare ad altro, perciò, cercati qualcun'altra per favore”.

Voglio te” - rispose sovrastandomi.

Mi ascolti quando parlo?” - esclamai stizzita - “Non ho tempo per i tuoi giochetti”.

Non sto giocando” - disse - “Mi piaci e voglio conoscerti, veramente”.

Chiusi gli occhi e scrollai la testa.

Non mi farai cambiare idea” - esclamò - “Questo è il mio numero” - continuò estraendo un foglietto dalla tasca dei jeans - “Aspettami alla fine della scuola, ti porto fuori a pranzo”.

Io non ti capisco” - sussurrai - “Mi baci, mi ricatti e mi inviti a pranzo?

Sono fatto così” - rispose sorridendo - “Ciao pulce” - mi salutò tornando verso l'edificio scolastico.

 

 

Come sono finita in questo casino?” - pensai.

Tornai in classe rassegnata, dovevo stare alle sue regole almeno per un po'.

Melissa stai bene?” - mi chiese Alexy quando varcai la soglia dell'aula.

Si tutto ok” - mi limitai a dire.

Perché è venuto qui a cercarti?” - esclamò Nath con un espressione che mai avrei pensato di vedere sul suo volto.

Niente di importante” - risposi.

Ragazzi ai vostri posti” - disse l'insegnante entrano in aula, salvandomi dal terzo grado del biondino.

 

Mi sedetti vicino ad Armin, che dopo qualche secondo scarabocchio qualcosa sul suo quaderno per farmelo leggere.

Cos'è successo? Siamo tutti preoccupati... Cas ti ha fatto qualcosa?” - chiese.

No” - scrissi - “Tranquilli è tutto ok, dovevamo solo chiarire una cosa”.

Se hai bisogno di me ci sono” - rispose.

Lo guardai e sorrisi sinceramente.

Grazie” - bisbigliai.

 

 

Finite le lezioni cercai di defilarmi il più in fretta possibile, ma Nath mi trattenne per un polso.

Melissa che ti prende?” - chiese.

Niente, scusa ma devo andare” - risposi sciogliendo la sua stretta.

Non arrivai nemmeno a fare due passi lungo il corridoio che Nath mi abbracciò da dietro.

Mel non scappare” - sussurrò.

Lasciami per favore” - risposi fredda.

Mi piaci” - esclamò mentre mi lasciava andare.

Mi voltai a guardarlo, era piuttosto rosso in viso, ma sosteneva il mio sguardo.

 

La dichiarazione del biondino complicava ancora di più le cose.

Non sapevo cosa dire, ero ancora frastornata dalla faccenda di Castiel e di certo non volevo altri problemi.

A salvarmi, inaspettatamente arrivò Ambra.

Nathaniel andiamo” - disse a suo fratello in tono autoritario.

Lui continuava a guardarmi e io ero come paralizzata.

Ne parliamo domani” - esclamò prima di essere trascinato via dalla sorella.

La ragazza mi guardò con un sorrisino che non prometteva assolutamente niente di buono.

 

Hey pulce” - mi salutò Castiel una volta arrivata davanti alla sua moto - “Tieni” - disse lanciandomi un casco.

Non vorrai mica che salga su quell'attrezzo infernale spero?” - esclamai indicando la sua moto.

Esattamente” - rispose sorridendo.

 

Durante il tragitto dovetti stringermi a Castiel per non cadere, credo facesse apposta ad accelerare come un pazzo.

Quando tornai con i piedi a terra ringraziai i Santi e lo sgridai per la sua guida spericolata.

Smettila di brontolare” - esclamò - “E guarda dove ti ho portata”.

Iniziai a guardarmi intorno ed effettivamente il posto era piuttosto suggestivo.

Ci trovavamo su una specie di promontorio.

Potevo vedere il mare stagliarsi contro la scogliera sotto di noi.

Davvero bello” - risposi - “Te lo concedo”.

Merito un bacio?” - chiese avvicinandosi.

Scordatelo” - risposi.

Uno piccolo” - piagnucolò.

Dio... Mi sembri Emma” - esclamai ridacchiando.

Lo vidi sorridere.

Che hai adesso?” - domandai.

Niente” - rispose - “Stavo solo pensando che eri davvero carina ricoperta di gelato ieri”.

Ti ringrazio” - dissi ironica.

Dai” - mi esortò - “Andiamo a mangiare”.

 

Contro ogni pronostico mi trovai davvero bene con lui.

Finalmente aveva smesso di fare il cretino e cercava di avere una conversazione seria con me.

Perché non ti piaccio?” - mi chiese ad un tratto.

Che razza di domanda è?” - domandai stupita.

Semplificami le cose e rispondi” - disse.

Devo davvero farti la lista?” - risposi.

Mi bastano i punti principali” - affermò sorridendo.

Vediamo...” - iniziai - “Sei prepotente, ti credi un Dio in Terra, non hai nessuna considerazione dei miei sentimenti, stai cercando di incasinarmi la vita, mi hai baciato senza permesso e per finire sono pure stata minacciata da Ambra, affinché ti stessi lontana”.

Lo vidi pensare per un attimo.

Ok” - esclamò - “Ora ti spiego il mio punto di vista. Non sono prepotente, sono determinato. Non credo di essere chissà chi, sono gli altri a crederlo. Non sto cercando di incasinarti la vita, ma piuttosto sto cercando di farne parte. E se Ambra ti darà fastidio, ci sarò io a proteggerti. Ho dimenticato qualcosa?

Sentimenti e baci” - risposi.

Mi piaci e vorrei baciarti ancora” - esclamò.

Scemo” - dissi arrossendo - “Non era quello che intendevo”.

Fece un passo verso di me.

Sei bellissima e adoro il tuo carattere ribelle” - sussurrò.

Smettila” - dissi.

Hai degli occhi stupendi” - continuò.

Castiel...” - esclamai abbassando lo sguardo.

 

Era sempre più vicino.

Non capivo il perché ma mi era impossibile respingerlo.

Razionalmente volevo fermarlo, forse, ma il mio corpo si ribellava all'idea.

Nonostante i suoi modi, mi stava facendo sentire importante.

Il fatto che non mi avesse giudicato in nessun modo per Emma mi aveva colpito parecchio.

Mi aveva stupito in maniera positiva, anche se cercavo di convincermi del contrario.

 

Non ti bacerò se non sarai tu a chiedermi di farlo” - disse a pochi centimetri dal mio volto.

Non farlo” - risposi.

Hai detto fallo...” - disse.

No, lo hai detto tu” - ribattei

Detto cosa?” - chiese.

Fallo” - esclamai.

Hai tuoi ordini” - rispose posando le sue labbra sulle mie.

 

Sei un doppiogiochista” - sussurrai.

Ma ti è piaciuto” - sorrise.

Sta zitto” - sbuffai.

Ne vuoi ancora?” - chiese.

Smetterai di farmi discorsi da mal di testa se ti dico di si?” - risposi.

Si” - esclamò.

Afferrai la sua maglia e lo tirai delicatamente verso di me.

 

Fu un bacio intenso, potei percepire veramente i sentimenti di Castiel, il che mi sconvolse un po'.

Le nostre lingue si stavano rincorrendo ed era una cosa dannatamente piacevole.

Ci staccammo a fatica per riprendere fiato.

Spero ti basti per un po' ” - risposi allontanandomi.

Cas mi abbracciò trattenendomi al suo petto.

 

Ti ha fatto così male?” - chiese.

Che cosa?” - domandai.

Il padre di Emma... Che ti ha fatto per renderti così fredda?” - provò a chiedere.

Lo vedi” - dissi staccandomi da lui - “E' proprio questo il tuo problema. Mi conosci appena e pensi già di sapere tutto di me... E' una cosa che non sopporto”.

Allora parlamene” - disse calmo - “Sono qui, voglio aiutarti”.

Ma io non ho bisogno di aiuto” - risposi - “Me la cavo benissimo da sola”.

Mel guardami” - esclamò - “Perché continuiamo a litigare?”.

Perché sei arrivato dal nulla e mi stai sconvolgendo la vita” - dissi.

Non era mia intenzione” - affermò.

E' un po' tardi” - risposi.

 

Si sedette su una panchina e mi fece segno di avvicinarmi.

Sbuffai e gli andai vicino.

Mi porse le mani - “Fidati” - bisbigliò.

Allungai le mie mani e appena entrarono in contatto con le sue mi tirarono a se facendomi sedere sulle sue ginocchia.

Melissa lo sai tu e lo so io che è scattato qualcosa mentre ci baciavamo prima” - esclamò cingendomi le mani intorno alla vita per non farmi fuggire.

Castiel... Per favore” - sussurrai.

Diavolo, mi stava capendo fin troppo bene.

 

Sii sincera che cosa ti trattiene?” - domandò.

A parte il fatto che praticamente non ti conosco?” - chiesi ironica.

Si a parte quello” - sbuffò.

Emma” - risposi schietta - “Non posso permettermi distrazioni. Ha bisogno di me, a tempo pieno. Non voglio che si affezioni a qualcuno che potrebbe sparire dalla sua e dalla mia vita”.

Se ti promettessi di esserci? Sempre e comunque...” - disse.

No Castiel” - risposi - “Quanti anni hai? Diciassette? Forse diciotto... Non ci sono decisioni definitive a questa età. Domani ti sveglierai e ti accorgerai che sono solo una stupida infatuazione”.

Non lo sei” - disse convinto.

Dimostramelo” - esclamai - “Gioca con le mie regole. Conosciamoci, diventiamo amici. Se e quando ti riterrò all'altezza allora avrai la tua occasione. Non prima. Ti ho concesso fin troppo oggi”.

Mi scrutò riflettendo sulle mie parole.

Va bene” - esclamò - “Quello che è successo qui, rimarrà qui”.

Sorrisi - “Grazie” - dissi - “Ora portami a casa, devo andare a prendere Emma all'asilo”.

Posso accompagnarti?” - mi chiese.

Solo se ti comporti bene” - risposi.

Ok pulce”.

Non chiamarmi pulce” - esclamai.

Dai... Lo so che ti piace” - disse ridendo.

Non lo ammetterò mai” - risposi infilandomi il casco.

 

Tornammo in città e Cas mi portò a casa, io lasciai li la tracolla e lui la moto.

E insieme ci avviammo verso l'asilo.

Mamma” - urlò Emma correndomi incontro come il suo solito.

Ciao tesoro” - dissi sorridendo - “Hai fatto la brava?”.

La bimba accennò un si facendo ondeggiare la folta chioma rossa.

Ciao maestra 'Cinsia' ” - disse salutando mentre andavamo via.

Scrutò per un po' il ragazzo che camminava affianco a me.

Come ti chiami?” - chiese la piccola.

Castiel” - rispose sorridendole.

Sei un amico della mamma?” - gli chiese.

Si” - affermò Cas - “Andiamo a scuola insieme”.

La piccola si girò verso di me - “Come il mio amico Marco?” - chiese.

Si piccola” - esclamai sorridendo.

 

Tornammo a casa e le preparai la merenda, poi la misi a letto per il riposino.

Ok” - esclamai - “Si è addormentata”.

Sei davvero brava” - disse Cas sorridendomi.

Ho fatto esperienza col tempo” - constatai - “Bevi qualcosa? Coca, tè?

Una Coca andrà benissimo”.

Gliela portai e ci sedemmo sul divano a guardare la televisione e parlare del più e del meno.

Vivi da sola?” - chiese.

No... Con mio padre. Ma è uno chef, perciò non ci vediamo molto durante il giorno. Se stai per chiedermi dove sia mia madre ti dico subito che morta”.

Castiel mi guardò sorpreso dalla mia affermazione.

L'ho detto così tante volte in questi anni che ormai non fa differenza” - dissi - “Non posso cambiare le cose”.

 

Avevo un nodo in gola.

Non avevo mai pianto davanti a nessuno che non fosse parte della mia famiglia.

Esclusa Emma. Dovevo essere forte per lei, non volevo mi vedesse triste.

 

Cas mi cinse le spalle col braccio e mi tirò a se.

Non trattenerti” - disse allontanando una lacrima dalle mie ciglia con una carezza - “Sfogati pure”.

Provai... Tentai di resistere, ma le sue attenzioni e le sue premure fecero crollare totalmente le mie difese.

Gettai le braccia intorno al suo collo e piansi, piansi fino ad addormentarmi cullata dal suo profumo.

 

Quando mi svegliai sentii il rumore di padelle in cucina.

Pensai a mio padre, ma quando gettai uno sguardo al display del telefono mi accorsi che erano solo le sette e lui non poteva di certo essere a casa.

Mi alzai velocemente dal divano e vidi Castiel intento a cuocere la cena lasciata da mio padre.

Strofinai gli occhi incredula.

Quando entrai in cucina, trovai Emma intenta a colorare e chiacchierare con lui.

 

Ho fatto rumore?” - chiese - “Non volevo svegliarti, scusa”.

Li guardai ancora più perplessa.

Che cos'hai in faccia Cas?” - domandai strofinando il pollice sulla sua guancia.

Polvere magica della principessa Emma” - disse la bambina soddisfatta.

Vidi chiaramente Castiel arrossire e io non riuscì a trattenermi dal ridere.

Smettila ti prego” - sospirò - “E' già abbastanza umiliante”.

Ti ha riempito di brillantini rosa” - ridacchiai.

Si si... Non infierire pulce” - sbuffò.

Mamma” - mi chiamò Em - “ 'Catiel' può mangiare con noi?”.

Certo piccola” - risposi - “ 'Catiel' se vuole può restare”.

Ma quanto siamo spiritose sta sera” - esclamò imbronciandosi.

Tolse le padelle dal fuoco e servì in tavola.

 

Odio ammetterlo, ma anche seguendo le istruzioni di mio padre alla lettera non sarei riuscita a cucinare così bene.

Finimmo di cenare e lasciai Em in salotto a giocare con le sue bambole.

Ti do una mano” - disse mentre lavavo i piatti.

Non serve, hai già preparato cena, sei stato più che gentile” - esclamai.

A questo punto non credo che ci sia niente che possa compromettere ancora di più la mia reputazione da duro”.

Già” - dissi ridacchiando e provando a strofinargli la guancia - “Quei brillantini non vogliono proprio andare via”.

 

Ci ritrovammo a pochi centimetri di distanza... Ancora...

Sentivo il suo respiro sulle mie labbra, ma restò fermo, aspettando una mia mossa.

Lo guardai negli occhi e lui sostenne il mio sguardo.

La mia mano era ancora sulla sua guancia, così lo attirai a me baciandolo nuovamente.

Non fraintendere” - dissi una volta staccati - “Ma sei uno spettacolo così sbrilluccicoso

Devo ringraziare Emma e la polvere di fata allora” - rispose.

Non deve uscire da questa cucina” - esclamai.

Compra il mio silenzio con un altro bacio” - sussurrò.

Ricominciamo con i ricatti” - chiesi avvicinandomi.

Direi che è più una negoziazione” - affermò baciandomi.

 

Tornammo in soggiorno a parlare un po', mentre tenevo d'occhio la piccola peste dagli occhi verdi.

Posso farti una domanda?” - gli chiesi.

Dipende” - disse guardandomi.

Restai in silenzio a fissarlo.

Ok, ok... Va bene” - sbuffò.

Presi un respiro profondo.

Cos'è successo tra te e Nathaniel?” - domandai.

Vidi il suo sguardo stupito mutare, da triste ad arrabbiato.

Non sono affari che ti riguardano” - ringhiò.

Direi di si invece, visto che proprio come te oggi ha deciso di dichiararsi” - esclamai.

Che cosa?” - disse stupito.

Vorrei solo sapere in mezzo a quale faida millenaria sono capitata” - risposi.

Ti piace?” - chiese.

No... Te l'ho detto, non sono interessata all'amore in questo momento”.

Però prima mi hai...” - si trattenne guardando Emma vicino a noi.

Diciamo che sei stato piuttosto convincente oggi” - dissi - “Questo però non cambia quello che ti ho detto a pranzo. Se vuoi essere mio amico non c'è problema, ma non sono pronta per nient'altro adesso come adesso”.

Si estraniò per qualche minuto con lo sguardo perso nel vuoto.

Nath era il mio migliore amico” - iniziò a raccontare - “Siamo agli opposti, ma proprio per questo ci compensavamo. Lui teneva fuori dai casini me e io lo costringevo a seguirmi trascinandolo fuori casa” - continuò - “Io suonavo in un gruppo e la mia ex ragazza era la cantante. Era davvero brava e un talent scout ci notò durante un concerto. Non sapevo ancora che razza di persona fosse” - aggiunse tristemente - “Architettò un piano per convincere la casa discografica a prendere solo lei e Nath la scoprì. Debrah mi fece credere che il mio migliore amico ci aveva provato con lei, facendosi passare per la vittima. Il mio legame con Nathaniel si ruppe inesorabilmente, ero accecato dalla rabbia e dalla gelosia per rendermene conto. Non so cosa mi prese” - disse diventando rosso in viso per la vergogna - “Ma andai a letto con la sorella di Nath per ripicca” - bisbigliò per non farsi sentire da Emma - “Il giorno dopo fu un disastro, Debrah se ne andò per registrare il suo disco, confermando che quelle di Nathaniel non erano balle e Ambra andò a piangere da suo fratello perché l'avevo... Sedotta e abbandonata”.

Rimasi in silenzio ad ascoltarlo, vedevo quanto questa cosa lo facesse stare male.

Io passai dalla parte del torto e l'unico che mi rimase vicino fu Lys” - esclamò - “Frequenta la nostra scuola, uno di questi giorni te lo presenterò” - disse distrattamente - “Fatto sta che io e il segretario non abbiamo più parlato da allora, lui è ancora arrabbiato con me, e non so come dargli torto”.

Sono sicura che se proverai a spiegargli le tue ragioni potrete fare pace” - gli dissi.

Lui mi sorrise tristemente.

Anche mettendo da parte il mio orgoglio, non credo mi ascolterebbe” - rispose - “Mi sono comportato a stro...” - si bloccò per l'ennesima volta guardando la piccola giocare sul pavimento - “Beh... Hai capito” - concluse.

E' per questo che fai il bulletto a scuola?” - domandai.

Bulletto?” - disse guardandomi storto - “No” - sospirò - “Ma con il tempo ho imparato a comportarmi come gli altri si aspettavano fossi. Cinico, duro, insensibile...”.

Ma tu non sei così” - esclamai.

Lo so io... Lo sai tu... E lo sa lei” - disse sorridendo mentre guardava Emma - “Non mi importa di quello che pensano gli altri”.

 

Si era completamente aperto con me.

E il ragazzo che avevo di fronte, anzi no...

L'uomo che avevo di fronte era davvero stupendo.

 

Em sbadigliò rumorosamente, stropicciandosi gli occhi.

La metto a dormire” - dissi - “Aspettami un attimo”.

Lui annuì e mi seguì con lo sguardo fino a quando non sparimmo al piano di sopra.

 

Quando tornai in soggiorno, aveva lo sguardo perso nel vuoto.

Lo abbracciai di spalle e gli stampai un bacio delicato sulla guancia.

Grazie” - sussurrai.

Per cosa?” - chiese.

Per tutto” - risposi

Non c'è di che” - sorrise - “Ora è meglio che vada”.

Vieni con me a prendere Emma all'asilo domani?” - domandai abbassando lo sguardo un po' imbarazzata.

Tre e mezzo” - rispose.

Puntuale” - sorrisi.

Ci vediamo a scuola” - disse restituendomi il bacio sulla guancia - “Buona notte pulce”.

Buona notte”.

 

 

 

_____________________

Angolino dell'autrice:
Ciao a tutti ^_^ 
Un grazie enorme a tutti!!!!
Non so ancora come ho fatto, ma questa notte ho finito anche il terzo capitolo.
Spero vi sia piacciuto *.*
 
Che cosa succederà nel prossimo capitolo? Come si comporterà Mel nei confronti di Nath adesso...
E di Castiel? Riuscirà davvero a trattarlo come un semplice amico?
Scopriamolo insieme nel prossimo capitolo.
 
Un bacio e un abbraccio forte forte Nyx.

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Capitolo 4
*** 4. Se mi vuoi bene... ***


Ciao Mel” - mi salutò Alexy vicino al cancello d'entrata.

Hey ciao” - risposi avvicinandomi.

Come stai?” - chiese - “Ieri non ti ho vista molto bene”.

Tutto ok tranquillo”.

E con Castiel?” - domandò bisbigliando - “Che stai combinando?”.

Te l'ho detto, siamo amici” - esclamai tranquilla.

Lo sai che avrai problemi per questa cosa...” - rispose.

Perché scusa?” - chiesi stupita.

Beh... Nath non sarà molto contento nel sapere che sei sua amica... E sua sorella ancora meno” - mi spiegò.

Ma io non devo rendere conto a nessuno di questa cosa” - risposi - “Non è affar mio il passato delle persone, se hanno problemi è giusto che li risolvano tra loro, io non c'entro”.

Hai ragione, ma se sapessi cos'è successo tra quei due forse non diresti così” - esclamò.

So tutto Alexy e ti ripeto... Non è un problema mio”.

 

Entrammo in classe, vidi che il ragazzo non era molto tranquillo per la risposta che gli avevo dato.

Stavo per sedermi al mio posto, quando Nath mi fece segno di seguirlo fuori dalla classe.

Appoggiai la tracolla e alzando gli occhi al cielo lo seguii.

Non sapevo bene cosa aspettarmi e soprattutto non sapevo cosa dirgli.

Castiel non mi aveva dato il tempo di elaborare bene la situazione il giorno precedente.

Nathaniel mi portò in segreteria e chiuse la porta una volta che entrai.

Qui potremmo parlare con calma” - rispose con un tono di voce non troppo sicuro.

Di cosa dovremmo parlare?” - domandai.

Beh” - disse arrossendo leggermente - “Ieri ti ho detto che mi piaci... Quindi volevo... Sapere cosa ne pensi”.

Odiavo questo genere di discorsi.

Nath era davvero un bravo ragazzo, mi ha fatto una buonissima impressione fin da subito, sempre gentile e disponibile con tutti.

Non volevo perdere la sua amicizia o farlo star male, quindi dovevo far uscire la mia parte diplomatica.

 

Mi fa davvero piacere” - dissi - “Sono lusingata, ma... Ci conosciamo solo da una settimana, credo sia un po' presto per dire una cosa simile”.

Ci sono cose che si capiscono subito” - rispose - “Non mi serve aspettare un mese per dirti che mi piaci se l'ho già capito”.

La sua sincerità e il suo modo così diretto di dirmi tutto questo mi ha spiazzato parecchio.

Sei una persona fantastica, ma io in questo momento non sono interessata ad avere una relazione” - esclamai - “Mi sono appena trasferita e ci sono parecchie cose che devo ancora sistemare nella mia vita, perciò... Mi dispiace ma non posso offrirti niente di più che non sia amicizia”.

Mi guardò sorpreso e vidi che in qualunque caso, un po' ci rimase male.

Capisco” - disse andando verso la porta - “Un'ultima cosa...

Lo guardai aspettando la sua domanda.

Che vuole Castiel da te?” - chiese serio.

Siamo amici” - risposi.

Amici?” - domandò con un misto di disprezzo confusione - “Castiel non ha amici”.

No fino a quando gli farai terra bruciata intorno...” - risposi tranquilla.

Mi sovrastò mettendomi con le spalle al muro.

Non hai idea di che razza di persona sia...” - ringhiò.

Non mi interessano i vostri trascorsi” - esclamai - “Io giudico le persone in base al comportamento e al rispetto che hanno nei miei confronti”.

E' uno stronzo... Ti userà e ti getterà via... Non dire che non ti ho avvertita” - disse a pochi centimetri da me.

Come ha fatto con te? O con tua sorella?” - domandai.

Mi guardò stupito, non si aspettava fossi già a conoscenza della storia.

Se lo sai allora perché ti fidi di lui?” - chiese sconcertato.

Perché ci sono cose nella vita che ci sfuggono di mano” - sospirai - “Pensiamo sempre che quando succede qualcosa di simile siamo gli unici a soffrire. Ma non è così... Vittima o carnefice che sia ha sofferto e soffre ancora” - continuai - “Sia chiaro” - esclamai - “Non lo sto giustificando. Ha sbagliato ad incolpare te e a vendicarsi su tua sorella. Dico semplicemente che siete troppo orgogliosi e troppo feriti per sedervi ad un tavolino e discutere da persone adulte”.

Mel non puoi capire...” - disse voltandosi di schiena e scrollando la testa.

E non pretendo di farlo” - esclamai - “Ma fino a quando vi comporterete correttamente con me io non ho nessun problema ad essere amica di entrambi”.

Vorrei poterla pensare come te” - sospirò.

Mi dispiace” - sussurrai uscendo.

 

Tornai in classe e Armin mi accolse con un sorriso.

Buongiorno” - disse.

Buongiorno a te” - risposi.

Ecco finalmente qualcuno che non mi assillava.

Il carattere riservato del ragazzo si sposava perfettamente con il mio e con la mia poca voglia di parlare di me.

Era discreto, ma presente, un amico perfetto.

 

La giornata passò in fretta e Nath sebbene sorridesse cercava di evitare il mio sguardo.

E beh... Lo capivo, dovevo lasciargli il tempo per accettare tutto quello che gli avevo detto.

Vieni a pranzo con noi?” - chiese Alexy.

Non saprei” - dissi guardando Nath.

Non volevo metterlo a disagio con i suoi amici.

Vidi che mi sorrise e accennò un si con la testa, come a darmi la sua approvazione, così accettai l'invito.

Andammo alla solita paninoteca, ormai iniziavo a capire le loro abitudini e piano piano stavano diventando anche le mie.

Restammo a chiacchierare e a scambiarci gli appunti scolastici.

E' davvero un'ottima idea” - dissi mentre spiegavo brevemente a Rosalya e gli altri la lezione di letteratura - “Da quanto usate questo metodo per studiare?”.

E' stata un'idea di Nath” - esclamò Alexy sorridendo - “In questo modo tutti restiamo al pari con il programma e abbiamo il resto del pomeriggio libero”.

Sorrisi al biondino e continuai a spiegare.

Sei davvero brava in lettere” - disse Iris - “Perché il professore non spiega come fai tu... Caspita ho capito di più con te in un'ora che con lui in cinque anni”.

Ridacchiai e la ringraziai per il complimento.

Italiano, letteratura, storia e le materie artistiche mi piacciono molto” - risposi - “Il mio problema è la matematica”.

Non puoi pretendere di essere brava in tutto” - sorrise Alexy - “Ma sei fortunata, perché si da il caso che il tuo compagno di banco sia un asso in algebra”.

Grazie fratellino” - esclamò Armin - “Peccato che qualcuno si ostini a prendere un sei tirato per non accettare i miei bigliettini”.

Sei molto gentile” - risposi - “Ma se lasciassi che sia tu a fare i miei compiti o le mie verifiche non imparerei niente. Preferisco un sei meritato che un otto rubato”.

Quanta maturità” - disse Alexy ridendo - “Quanti anni hai quaranta? Ammettilo sei una vecchietta travestita da adolescente”.

Scoppiammo tutti a ridere.

Scommetto che dove andavi a scuola prima ti chiamavano secchiona” - esclamò Alexy ridendo.

Beh non esattamente” - mi limitai a dire.

 

Ripensai velocemente alla mia carriera scolastica, se non fosse stato per la mia professoressa di italiano probabilmente non avrei passato il terzo e quarto anno.

Dalla nascita di Emma a quel dannato incidente le cose erano cambiate parecchio nella mia vita.

Il mio sogno è sempre stato quello di diventare una scrittrice, ma non ora... Non più.

Avevo abbandonato la scrittura da tempo, evitavo accuratamente carta e penna se non a fini scolastici. Scrivere per me era diventato un tabù.

 

Mel tutto bene?” - bisbigliò Armin per non farsi sentire dagli altri.

Oh... Si scusa... Ero sovrappensiero” - risposi.

Ti capita spesso ultimamente” - constatò.

Hai ragione, ma va tutto bene” - dissi sorridendo.

Poi mi rivolsi a tutti alzandomi - “Scusate ora devo andare ci vediamo domani, buona giornata”.

Mi salutarono tutti in coro e uscii dal locale.

 

Erano le tre, avevo giusto il tempo di tornare a casa e dare una sistemata prima che arrivasse Castiel.

Non riuscivo a capire per quale assurdo motivo lo avevo invitato a prendere Emma con me.

Pensandoci razionalmente era una cosa abbastanza incoerente dopo tutto quello che gli avevo detto il pomeriggio.

Cercai di non pensarci, speravo che il mio istinto non mi abbandonasse proprio adesso.

Sentii il rombo di una moto fermarsi davanti a casa mia.

Non serviva suonasse il campanello, sapevo che era già arrivato.

Andai ad aprire la porta e lo feci sobbalzare anticipando il suo bussare.

Sei pazza!?!” - esclamò riprendendo fiato.

Scoppiai a ridere - “Non ti sarai mica spaventato per così poco” - dissi ridendo.

Mi hai fatto prendere un colpo...” - ammise.

Ti chiedo scusa” - risposi cercando di trattenermi dal continuare a ridere - “Entra ti offro qualcosa da bere”.

 

Lo feci accomodare sul divano e andai a prendere da bere per entrambi.

Ecco qua” - dissi porgendogli una lattina di Coca.

Come stai?” - chiese dolcemente.

Bene... Tu?” - risposi.

Adesso che ti vedo molto bene” - esclamò sorridendo.

Castiel” - sospirai.

Lo so... Lo so...” - disse - “Siamo solo amici”.

Grazie” - sussurrai.

Parlammo del più e del meno raccontandoci le reciproche giornate, mentre uscivamo per dirigerci verso l'asilo.

 

Da che parte stai andando?” - chiesi ad un tratto al rosso.

E' più veloce se passiamo per il centro” - rispose.

Capisco, ma preferirei tornare dall'altra strada con Emma”.

Hai paura che ti vedano con lei?” - chiese - “Sembrate sorelle, non dovresti preoccuparti”.

La fai facile” - sospirai - “So che l'impressione è quella, ma se qualcuno della scuola si avvicina come hai fatto tu non ci metterà molto a capire che le cose non stanno così”.

Hai paura del giudizio dei tuoi nuovi amici?” - domandò.

No... Ma odio che la gente inizi a fare domande sul mio passato” - esclamai.

E' una specie di suggerimento?” - chiese sorridendo.

Si” - risposi - “Meno chiedi più andremo d'accordo”.

Ricevuto” - disse - “Però se un giorno sentissi il bisogno di parlare con qualcuno io ci sono”.

Lo guardai addolcita da quell'ultima sua frase - “Me ne ricorderò”.

 

Continuavamo a chiacchierare e a camminare per le vie del centro, non mi ero ancora abituata alla nuova città.

Aspettami un attimo” - disse Castiel dirigendosi verso un negozio di dolciumi - “Emma ha qualche gusto in particolare?”.

Adora le fragole” - risposi divertita.

Lo vidi entrare e parlare con la commessa, mi stupiva ogni giorno di più.

Ma bene...” - esclamò una voce stridula alle mie spalle - “Quella nuova è ancora in mezzo ai piedi”.

Mi voltai, non l'avevo sentita parlare spesso, ma sapevo bene chi c'era dietro di me.

Ciao Ambra” - dissi non troppo contenta di vederla.

Quanta confidenza” - rispose con disprezzo - “Che ci fai qui? Pensavo che dopo ieri saresti uscita con quello stupido di mio fratello” - esclamò.

Non sono interessata a Nath” - dissi - “Rilassati non sono una minaccia per il tuo territorio, lasciami in pace e io me ne starò buona, non voglio problemi”.

Sarà meglio per te” - rispose fredda.

Era in procinto di andarsene, quando Castiel uscì dal negozio venendo verso di me. Si accorse troppo tardi della bionda malefica.

Che ci fai con lei?” - lo aggredì la vipera.

Non sono affari tuoi” - rispose secco.

Cas si avvicinò e mi bisbigliò di andare a prendere Emma da sola, mi avrebbe raggiungo a casa una volta liberatosi di Ambra.

E' maleducazione parlare all'orecchio” - esclamò la biondina impettita.

Non ho nessuna intenzione di litigare” - dissi girandole le spalle e proseguendo per la mia strada.

Che fai non la segui?” - le sentì chiedere al rosso.

No... Prima io e te dobbiamo chiarire un paio di cose” - esclamò serio.

 

Ero consapevole della difficoltà che stava affrontando il ragazzo per me, perciò andai velocemente a prendere Emma e tornai subito a casa percorrendo le vie secondarie.

Dopo una buona mezz'ora mi suonò il telefono.

Scommetto che la piccola dorme” - disse Castiel - “Non voglio svegliarla suonando il campanello... Quindi... Mi apriresti?”.

Sorrisi e andai ad aprire la porta.

Sei sopravvissuto” - constatai.

A quanto pare” - rispose.

 

Si sedette sul divano, ma notai che era parecchio strano anche se non voleva darlo a vedere.

Tutto bene?” - domandai sedendomi vicino a lui.

Accennò un si con il capo.

Non sembrerebbe” - constatai.

Quella è pazza” - disse scrollando la testa.

Siamo tutti un po' pazzi” - risposi sorridendogli.

C'è pazzia e pazzia” - esclamò.

Qual'è il problema?” - chiesi.

Insomma, dopo tutto quello che le ho fatto mi considera di sua proprietà” - disse sconsolato - “Quella sta male... Dovrebbe odiarmi... E invece mi ama... Proprio non la capisco...”.

L'amore è una cosa strana” - risposi - “Anche se a volte più che amore è una questione di possesso”.

Che cosa?” - domandò.

Non credo che ti ami... E' semplicemente ossessionata da te” - spiegai - “All'inizio forse era amore, ma adesso no di certo. Non importa che cosa tu le abbia fatto. Ha confuso i suoi sentimenti. Non importa quanto la respingerai, fino a quando non si innamorerà di qualcun altro ti considererà sempre e solo suo. Sempre e solo l'unico”.

Stiamo ancora parlando di Ambra?” - chiese preoccupato.

Si certo” - mi sbrigai a dire.

 

Restammo in silenzio per qualche minuto, quando vidi spuntare la testolina rossa di Em in cima alle scale.

Tesoro sei già sveglia?” - chiesi andandole incontro.

Ho sentito la vece di 'Catiel'” - rispose la bimba - “Voglio giocare con lui”.

La guardai stupita. Ero contemporaneamente divertita e spaventata dalla sua affermazione.

Castiel mi si affiancò prendendola in braccio - “Certo piccola” - disse sorridendole - “Ma prima mangiamo la merenda che ne dici?”.

” - strepitò Em avvinghiandosi al suo collo.

Ti ho portato un buonissimo budino alla fragola” - esclamò il ragazzo dirigendosi in cucina.

Budino!” - ripeté lei contenta.

 

Rimasi in piedi in cima alla scala come un ebete.

Che diavolo stava accadendo.

Emma sembrava aver già accettato il rosso nella sua vita.

Insomma, era stato fantastico sia con lei che con me, ma non riuscivo a pensare razionalmente.

Nel giro di un giorno si stavano già concretizzando le mie paure.

 

Hey pulce” - sussurrò Castiel accarezzandomi il viso - “Che ti prende? Stai male?”.

Non mi aspettavo fosse così vicino e per poco non caddi dalle scale.

Attenta” - esclamò tirandomi al suo petto - “Melissa che ti succede? Devo chiamare un medico?”.

No” - risposi allontanandomi da lui - “Sto bene”.

Non credo proprio” - disse - “Che ho fatto di sbagliato?”.

Niente” - constatai - “Sei perfetto... Troppo”.

Che cosa?” - domandò divertito.

Guardala” - risposi indicando la piccola intenta a gustarsi la merenda in cucina - “Lei già ti adora. Non va affatto bene”.

Mel che dici?” - chiese confuso.

Ti ho già spiegato come la penso” - esclamai - “Non voglio che si affezioni a qualcuno che sparirà dall'oggi al domani”.

Mi guardò serio, quasi deluso.

L'unica che mi può allontanare sei tu” - rispose - “E' questo che vuoi? Vuoi che me ne vada?”.

 

Restai in silenzio pensando alle sue parole.

Continuavo a chiedermi che cosa volessi davvero.

Si voltò scrollando la testa e si diresse verso la porta

Fu più forte di me, lo fermai trattenendolo per la maglia.

Il suo viso stupito stava cercando una risposta alla quale non sapevo dare voce.

 

Se te ne andrai non ci sarà una seconda possibilità” - bisbigliai.

Una mi basta e avanza” - rispose sorridendo.

 

Fu così che piano piano la mia routine quotidiana diventava studiare con Armin e gli altri fino a circa le tre del pomeriggio, per poi aspettare Castiel a casa mia e andare insieme a prendere Emma.

Mentre la piccola dormiva lo aiutavo a studiare, guardavamo qualche film o ascoltavamo musica.

Ci divertivamo molto assieme ed ero molto contenta di essere l'unica persona alla quale mostrava questo lato del suo carattere così dolce e apprensivo.

Era molto portato con i bambini ed Emma lo adorava, letteralmente.

Continuavo a dirgli che la stava viziando un po' troppo, ma mi rispondeva sempre con una sonora risata che coinvolgeva sia me che lei.

 

Melissa di chi è la moto parcheggiata qui fuori?” - esclamò mio padre un giorno rientrando prima a casa.

Papà che ci fai a casa?” - domandai stupita.

Ti ho fatto una domanda” - tuonò l'uomo.

E' mia signore” - disse Cas avanzando - “Piacere, sono Castiel, un compagno di scuola di Melissa, le sto dando una mano in matematica” - affermò porgendogli la mano e indicando con un cenno del capo il libro di algebra aperto sul tavolino del soggiorno.

Mio padre gli strinse la mano continuando a guardarmi in cerca di una qualche risposta - “Piacere, sono Emilio” - si limitò a dire.

Perché non mi hai detto niente?” - domandò l'uomo con fare severo.

Ho qualche problemino in matematica ultimamente” - risposi cercando di dare una risposta plausibile - “Castiel mi sta aiutando per la prossima verifica... Non volevo ti preoccupassi”.

Tesoro” - disse mio padre addolcendosi in viso - “Tu pensi troppo”.

Lo so” - risposi sorridendo.

Ammetto di essere sorpreso” - esclamò verso il rosso - “Mai avrei pensato che Melissa facesse entrare qualcuno in questa casa, state insieme?” - domandò diretto.

Vidi Cas imporporarsi e io sbottai in un lieve rimprovero - “Papà ti sembra il caso?”.

Rise divertito - “Va bene... Va bene... Non voglio sapere altro” - esclamò - “Dov'è Emma?

Sta facendo il riposino pomeridiano di sopra” - risposi.

Che cosa sa?” - mi chiese discretamente per capire che cosa poteva dire o cosa no.

Lo stretto necessario” - risposi.

Ovvero?” - domandò.

Che è mia figlia”.

Mio padre alzò un sopracciglio e accennò un sorrisino.

Buona fortuna ragazzo” - esclamò dandogli una leggera pacca sulla spalla.

Andò al piano di sopra a recuperare ciò che aveva dimenticato e salutando se ne tornò al lavoro.

 

La porta si chiuse e Castiel mi guardò con aria enigmatica.

Che altro dovrei sapere?” - domandò.

Se mi vuoi bene nient'altro” - esclamai.

Pulce, sei sleale a giocarti la carta dei sentimenti” - rispose sorridendo e avvicinandosi.

Indietreggiai fino a quando le mie spalle non incontrarono il muro.

Il fatto che non ti abbia più fatto pressioni non vuol dire che non sia ancora innamorato di te” - sussurrò a pochi centimetri dal mio viso.

I suoi occhi nei miei avevano un tale magnetismo che non riuscivo nemmeno a guardare altrove.

Hai ancora paura che possa andarmene?” - domandò.

Il suo respiro, il suo sguardo, il calore del suo corpo mi stavano mandando in totale confusione.

No...” - sussurrai.

Mi accarezzò una guancia portando la sua mano dietro il mio capo.

Se vuoi fermarmi fallo adesso” - bisbigliò.

Restai in silenzio, continuando a guardarlo, così si avvicinò.

Mi baciò lentamente, con dolcezza.

Assaporando le mie labbra e facendomi arrossire.

Mi strinse a se mentre le nostre lingue iniziavano a giocare e rincorrersi.

Quando si staccò sorrise dandomi un ultimo delicato bacio a stampo.

Fermati” - sussurrai.

Mi guardò divertito e scrollando la testa tornò a sedersi sul divano.

 

 

Erano passate alcune settimane, finalmente mi ero abituata all'ambiente e non c'erano stati grandi eventi.

Nath sebbene non approvasse la mia amicizia con Castiel e diffidasse ancora di lui, non aveva più detto niente a riguardo.

Perciò ero abbastanza tranquilla.

Emma si stava comportando bene come al solito e si ostinava a cospargere il rosso di brillantini coinvolgendolo nei suoi giochi.

Non potevo che ridere davanti a scene del genere, anche se sapevo che più tardi il gusto del perdono sarebbe stato piuttosto dolce.

 

Pulce quante volte hai riso di me oggi?” - chiese Castiel quando tornai in cucina, dopo che avevo messo Em a letto.

Vediamo” - dissi pensandoci - “Quattro”.

Sono fortunato allora” - esclamò avvicinandosi - “Me ne ero perso uno”.

Sta zitto...” - risposi imbarazzata.

Mi cinse i fianchi con le mani tirandomi dolcemente a se.

Uno” - sussurrò posando le sue labbra sulle mie.

Due” - continuò iniziando a mordicchiarmi il labbro inferiore.

Tre” - bisbigliò prima di baciarmi con passione.

 

Quando si allontanò dal mio viso, si passò velocemente la lingua sulle labbra, quasi a voler trattenere il mio sapore.

Arrossii iniziando a guardarmi la punta delle scarpe.

Non avevo ancora capito esattamente come fossi arrivata a quel punto con lui, ma mi piaceva, e non potevo più negarlo.

Avevo comunque delle responsabilità, verso Emma e verso me stessa, perciò continuavo a ripetergli che eravamo amici, ma era palese che non gli avrei mai permesso di baciarmi se non avessi provato qualcosa per lui.

Diciamo che aveva amabilmente accettato il compromesso che almeno a parole il nostro rapporto si limitava all'amicizia.

Quel ragazzino ostinato si era intrufolato nella mia vita e sembrava davvero che ci stesse bene.

Hai dimenticato il quarto” - dissi imbarazzata con un filo di voce.

Sorrise ridacchiando soddisfatto, mentre tornava a stringermi a se.

Ecco...

Questa era la sua vera ricompensa, sentirmi chiedere timidamente ancora un po' del suo amore.

 

 

 

Sembrava essere un venerdì mattina come tanti, ma non feci nemmeno in tempo a varcare l'ingresso del liceo che Ambra si piazzò sul mio cammino attirando l'attenzione di tutti i presenti.

I gemelli mi si avvicinarono, sebbene fosse la sorella di Nath, non avevano mai nascosto il fatto che non gli andasse a genio, quindi si pararono davanti quasi a farmi da scudo.

Iris e Rosalya che erano già arrivate da un pezzo si alzarono dalla panchina su cui sedevano per cercare di capire cosa stava succedendo.

Castiel, che era appena arrivato, si tolse il casco cercando il mio sguardo.

Io scossi leggermente il capo per fargli capire che non sapevo niente di tutta questa sceneggiata.

 

Allora Melissa” - disse sorridendo perfidamente una volta che tutti furono in silenzio - “Perché non ci hai detto che sei una giovane promessa della letteratura”.

Sbiancai alle sue parole.

Only child” - lesse ad alta voce tenendo tra le mani una delle mie pubblicazioni - “La storia di una ragazzina costretta a prostituirsi dal fidanzato” - riassunse brevemente.

Ambra...” - dissi flebilmente.

Sei tu quella in copertina giusto?” - domandò trionfante indicando la foto della mia schiena nuda, mentre stavo seduta su un letto sfatto, con la testa piega leggermente di lato - “Quanto di te hai scritto in questo libro?”.

Mi sentii mancare l'aria. Vacillai per un attimo. Lo sguardo dei presenti continuava a passare dal libro che teneva in mano Ambra, a me.

Si alzò un brusio e li non risposi più di me stessa.

Avanzai verso la ragazza strappandole il volume di mano, per poi stampargli un sonoro schiaffo lasciando tutti i presenti a bocca aperta.

“Non azzardarti mai più a mettere il naso nella mia vita privata” - ringhiai.

“E comunque” - dissi ad alta voce affinché tutti mi sentissero - “Sei completamente fuori strada”.

 

Castiel mi guardò spaesato...

Sapevo che cosa stava pensando.

Mi avvicinai a lui con gli occhi velati dalle lacrime.

Portami via di qui” - lo supplicai.

Era molto scosso, ma senza dire niente mi lanciò il casco e accese la moto.

Poco dopo ero stretta alla sua schiena, piangevo senza ritegno, lasciando che Cas mi portasse lontano.

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Capitolo 6
*** 5. Dillo di nuovo ***


Quando Castiel fermò la moto scesi il più in fretta possibile.

Tolsi il casco appoggiandolo sul veicolo e mi asciugai le lacrime cercando di riprendere fiato.

Mi aveva portato sul promontorio, lo stesso dove mi aveva invitato a pranzo settimane prima, dopo che aveva scoperto di Emma.

 

Non riuscivo a guardarlo, non volevo sapere che cosa stesse pensando di me in quel momento.

Melissa” - sussurrò alle mie spalle.

E' difficile da spiegare...” - dissi singhiozzando.

Guardami Mel” - esclamò - “Per favore”.

Mi voltai e cercai il suo sguardo, mentre le lacrime lasciavano il segno del loro passaggio sulle mie gote.

Si avvicinò. Avevo bisogno delle sue premure.

Delle sue carezze, della sua gentilezza.

Stava per accarezzarmi il viso, quando si bloccò.

La sua mano a pochi centimetri dal mio volto stava tremando.

Non riesci neanche più a toccarmi...” - singhiozzai amareggiata - “Ti faccio così schifo!?!”.

No!” - esclamò subito - “Ma ho paura di fare qualcosa di sbagliato... Di farti del male... Sei... Sei così fragile che ho paura di vederti cadere in mille pezzi”.

Non è la mia storia, se è questo che ti preoccupa” - risposi cercando di calmarmi.

Vidi il suo sguardo chiaramente stupito.

Grazie al cielo” - sospirò stringendomi a se - “Ma allora perché stai piangendo?” - domandò.

Speravo di potermi lasciare tutto alle spalle” - risposi affondando nel suo petto - “Ora tutti inizieranno a farmi domande... E se scopriranno Emma sarà ancora peggio...”.

Ti aiuterò affinché non lo vengano a sapere...” - rispose - “E per il resto non devi preoccuparti, basterà spiegare loro che non sei tu la protagonista”.

Scrollai la testa - “Ci sono troppe coincidenze...”.

Mel calmati” - sussurrò baciandomi il capo - “Risolveremo tutto insieme”.

 

Mi strinse per cercare di infondermi quanto più coraggio possibile.

Me la pagherà” - bisbigliò mentre ancora mi stava abbracciando.

Cosa?” - gli chiesi.

Ambra... Questa non la passerà liscia” - ringhiò il rosso.

Perdonami...” - sussurrai - “Ma non ti fermerò. Solo non fare niente di stupido non voglio che ti metta nei guai a causa mia”.

 

 

Ci sedemmo su una panchina e Castiel continuò a stringermi a se.

Non so che avrei fatto se non fossi stato li” - ammisi.

Lunedì chiariremo tutto” - mi rassicurò - “Vedrai che i più se ne saranno già dimenticati”.

Sorrisi apprezzando il tentativo che stava facendo per farmi stare meglio.

Ti va di parlarmi del libro?” - domandò incerto.

Non credo di riuscirci” - ammisi tristemente - “Ma puoi sempre leggerlo se te la senti” - risposi dandogli la copia che avevo strappato alla vipera.

Sei davvero tu nella foto in copertina?” - chiese stupito mentre la studiava attentamente.

Il mio editore credeva che avremmo venduto molto di più se avessimo dato alla storia un nome e un volto” - finii deglutendo.

E' per questo che hai paura che tutti fraintendano?” - domandò il ragazzo.

Già... Li per li non avevo capito le implicazioni” - spiegai - “Ero così presa da quello che stava accadendo e a pubblicizzarlo che avevo completamente trascurato il fatto che forse mi stavo esponendo troppo...”.

Almeno è servito per vendere?” - chiese.

Non lo saprò mai” - risposi socchiudendo gli occhi per ricacciare le lacrime - “L'ho fatto ritirare alla casa editrice”.

Perché scusa?” - chiese stupito.

Mi voltai di scatto verso di lui rubandogli un bacio.

All'inizio ne fu sorpreso, ma poi lo ricambiò dolcemente.

E' un modo carino per chiedermi di non farti più domande a tal proposito?” - chiese accarezzandomi i capelli.

Se ha funzionato si” - risposi - “Forse te ne parlerò un giorno o l'altro... Ma comunque non oggi... Scusami ma sono piuttosto stanca”.

Ti porto a casa” - esclamò aiutandomi ad alzarmi.

 

 

Una volta arrivati a casa mia entrammo.

Mio padre non era ancora andato al lavoro, perciò potevo parlare subito con lui.

Che ci fate qui?” - domandò con fare interrogativo - “Dovreste essere a scuola”.

Lo so...” - risposi - “Ma c'è stato un piccolo problema sta mattina” - dissi cercando di minimizzare.

Devo preoccuparmi?” - chiese guardando Castiel.

No lui non c'entra” - risposi velocemente.

Allora che è successo?” - tornò a chiedere.

Rimasi in silenzio per un po', non sarebbe stato un discorso facile.

Hanno scoperto del libro” - mi decisi a dire.

Che cosa?” - tuonò l'uomo - “Melissa... Cristo!!!”.

Non è stata colpa mia!” - urlai.

Quindi che vuoi fare?” - chiese severo - “Vuoi andartene di nuovo?”.

Tornai a rinchiudermi nel mio silenzio, alla ricerca di una soluzione.

 

Non... Non puoi andartene...” - disse Cas toccandomi un braccio - “Pensa ad Emma”.

Castiel aveva ragione, si era appena ambientata e portarla via dalla sua nuova casa e dai suoi affetti sarebbe stato crudele.

Se il problema è che ora a scuola sono tutti a conoscenza del tuo libro” - iniziò mio padre - “Non puoi farci niente. Ovunque deciderai di andare, dovrai convivere con questa cosa. Sai bene che sono il primo a non condividere appieno le tue scelte. Hai sempre deciso di prendere la strada più difficile. E questa, questa è solo una delle tante conseguenze” - continuò - “So che stai facendo tutto solo ed esclusivamente per il bene di Emma, ma devi pensare un po' anche a te stessa. Se tu sei triste lo diventerà anche lei”.

Ha ragione Mel. Vuoi davvero andare via e ricominciare tutto da capo con il terrore che la storia si ripeta?” - chiese Cas - “Quante volte te l'ho detto...” - bisbigliò - “Io ci sono... E sono qui...”.

Andate troppo d'accordo voi due” - sospirai concedendogli un sorriso non troppo convinto.

Mio padre si lasciò sfuggire una risatina, mentre Castiel continuava a guardarmi attendendo una risposta.

Va bene, va bene...” - dissi infine - “Basta scappare. Ho un fine settimana per riflettere su come posso affrontare la faccenda lunedì”.

Brava piccola” - sorrise mio padre accarezzandomi la testa.

Poi si rivolse a Cas. - “Non so che ruolo hai nella sua vita. Ma non perderla d'occhio”.

Papà!” - esclamai a denti stretti.

O avanti... Conosco bene la tua misantropia... Ma smettila di pensare che siano tutti come Filippo” - mi rimproverò.

Emma ha la priorità nella mia vita” - risposi - “Siamo solo amici”.

Che lui è cotto si vede lontano un miglio... E anche tu signorina... Smettila di fare tanto la dura e accetta il suo aiuto... E' un bravo ragazzo” - esclamò mio padre.

Incrociai lo sguardo di Castiel e avvampai dall'imbarazzo, lui invece sembrava quasi divertito dalla cosa.

A cosa devo tutta questa fiducia?” - gli chiese timidamente il rosso.

Mio padre lo guardò con la faccia di chi sa già tutto dalla vita.

Melissa si fida ti te, nonostante tutto quello che ha passato e io mi fido di mia figlia. Era da tanto che non la vedevo così felice e questo mi basta” - rispose semplicemente - “E poi Emma ti adora” - bofonchiò.

Em ti ha parlato di lui?” - chiesi stupita.

Diciamo che l'ho aiutata un po' ” - disse ridendo - “I bambini sono sempre molto sinceri”.

Non la deluderò” - rispose Castiel.

Dammi del tu” - esclamò mio padre sorridendo soddisfatto - “Melissa esco a fare la spesa vi serve qualcosa?” - chiese infilando in tasca il portafoglio e prendendo dal mobile alcune borse di stoffa.

No tranquillo. A dopo” - risposi sconsolata.

 

Quando la porta si chiuse Cas mi abbracciò di spalle.

Ho avuto l'approvazione di tuo padre” - disse gongolando.

Si ma non la mia” - risposi fredda sciogliendo l'abbraccio.

 

Mi voltai e vidi il suo sguardo triste, anzi, ferito.

La sua espressione fu come una pugnalata, forse mio padre aveva ragione...

Dovevo smetterla di lottare contro un sentimento che ormai non potevo più reprimere.

Infondo mi aveva dimostrato in più di un'occasione la sua “fedeltà”, se così posso chiamarla.

Non aveva detto a nessuno di Emma, cercava in tutti i modi di farmi sorridere e mi aiutava persino con la piccola, giocando con lei quando dovevo studiare o sistemare casa.

Il mio cuore palpitava ogni volta che li vedevo sorridersi complici, mentre mi organizzavano qualche scherzetto innocente o mi preparavano strane coroncine fatta di carta.

Si... Stavo bene con lui.

 

...Comunque potrei cambiare idea...” - sussurrai arrossendo.

Si avvicinò alzandomi delicatamente il mento con l'indice.

Sei seria?” - chiese incerto.

Non potrei mai scherzare su una cosa del genere” - brontolai.

Sorrise, era così bello quando lo faceva.

Posso?” - domandò teneramente a pochi centimetri dal mio viso.

Da quando in qua chiedi il mio permesso?” - risposi sarcastica.

Mise una mano dietro la mia schiena per non lasciarmi scappare.

Non farei mai qualcosa che possa ferirti” - sussurrò sulle mie labbra.

Era così dolce... Diventai ancora più rossa se possibile.

Ridacchiò vedendo il mio ulteriore imbarazzo.

Sbrigati a baciarmi prima che cambi di nuovo idea...” - dissi aspettando che le nostre bocche finalmente si congiungessero.

 

 

Andammo in soggiorno e rimasi accoccolata al suo petto, mentre cercavo possibili soluzioni ai miei problemi.

Posso aiutarti in qualche modo?” - chiese.

Non so... Hai qualche idea per vendicarti di Ambra?” - domandai leggermente scocciata.

Secondo te perché l'ha fatto?” - rispose Castiel.

Beh... Non ha assolutamente nessun motivo per avercela con me” - dissi ironica - “Ho solo accidentalmente attirato le attenzioni di suo fratello, per poi respingerlo malamente e infine come ciliegina sulla torta le ho portato via l'amore della sua vita... No... Davvero... Non so perché ce l'abbia con me”.

Cas mi strinse a se ridendo - “Il sarcasmo non ti aiuterà a risolvere la situazione”.

Peccato, altrimenti le avrei già fatto rimpiangere la decisione di aver riesumato il mio libro” - sospirai.

Il rosso rimase per un attimo assorto in chissà quali pensieri.

Ottima idea” - esclamò sicuro - “Lei si aspetta che tu sia distrutta da questa cosa, ma... Se fosse il contrario?”.

Che intendi?” - domandai preoccupata.

Pubblicizziamo il libro” - rispose - “Continuiamo da dove avevi lasciato. Se diventerai più popolare di lei a scuola avrai la tua dolce e innocente vendetta”.

Non credo di farcela” - dissi tristemente - “E' troppo doloroso per me”.

Quante cose non mi hai ancora detto del tuo passato?” - chiese accarezzandomi i capelli.

Tante” - sospirai - “Troppe... Ma non è perché non mi fidi di te” - precisai - “E' solo che mi stai chiedendo di aprire il Vaso di Pandora... E ora come ora non credo di essere abbastanza forte per affrontare tutto quanto”.

Va bene” - disse dolcemente - “Ma per quanto possano essere dolorose queste tue verità, non cambieranno il fatto che ti amo”.

Le sue parole furono come un morbido balsamo sulla mia anima, che sembrò sciogliersi completamente.

Mi voltai a guardarlo e rimasi imbambolata per qualche minuto.

Hey pulce” - bisbigliò accarezzandomi il viso - “Che ti prende?

Dillo di nuovo” - lo pregai.

Hey pulce...” - rispose sorridendo.

No...” - dissi scrollando la testa - “Quello che hai detto prima”.

Che ti amo!?!” - esclamò.

 

Lo guardai annuendo e senza rendermene conto dai miei occhi iniziavano a scendere calde lacrime.

No Mel ti prego” - sussurrò stringendomi al suo petto - “Basta piangere”.

Iniziai a ridacchiare - “Sei proprio scemo” - affermai.

Cosa?” - domandò stupito allontanandomi quel tanto da potermi guardare negli occhi.

Sorrisi gustandomi la sua espressione confusa, prima di sporgermi in avanti per baciarlo.

 

E ora cosa siamo?” - domandò - “Credo che amici non valga più come definizione”.

E' troppo chiederti che rimanga tra noi per un po'?” - chiesi mordendomi un labbro - “Devo metabolizzare un sacco di cose ancora”.

Ogni giorno di silenzio ti costerà un bacio” - disse sorridendo.

Mmmm...” - sospirai fingendo di doverci pensare - “Affare fatto... Lo sai... Sei proprio un bravo negoziatore”.

Verrò puntualmente a reclamare il mio compenso” - ridacchiò.

Come se ti servisse una scusa per fare quello che ti pare” - esclamai ridendo.

Determinazione, ricordi?” - disse - “Ottengo sempre quello che voglio”.

Hai ragione” - concordai - “E io in questo momento voglio risolvere i miei problemi”.

Pensai per un po' a tutto quello che mi aveva detto.

Forse con il suo aiuto sarei finalmente riuscita a voltare pagina.

Ok proviamoci” - dissi ancora un po' titubante - “Vendiamo il libro, con un po' di fortuna tutti ascolteranno la mia versione della storia, dimenticando presto la sceneggiata di Ambra”.

Sorrise soddisfatto - “Tranquilla” - disse - “Ci sarò sempre io con te”.

Grazie” - risposi - “Appena rientra mio padre vediamo se è d'accordo”.

 

 

Quando mio padre rientrò ci sedemmo in cucina a parlare, mentre Castiel rimase in soggiorno, per lasciarci da soli.

Gli spiegai per bene cosa era successo a scuola e accennai a grandi linee il perché del comportamento di Ambra.

Quella ragazza è un mostro!” - esclamò mio padre.

Sorrisi di fronte al quella affermazione, non potevo dargli torto.

Continuai spiegandogli l'idea di Cas di pubblicizzare il libro.

Parlare con lui della faccenda era abbastanza difficile, perché riaprivamo inesorabilmente vecchie ferite che non si erano ancora rimarginate.

Piccola mia” - domandò - “Sei sicura di quello che vuoi fare?”.

Sicura è una parola grossa” - risposi - “Ma non credo ci siano altre soluzioni. Anche se continuassi a sostenere che non è la mia storia in tanti non mi crederebbero senza una prova”.

Quindi dovrai spiegare il perché non hai iniziato il tour di promozione” - esclamò.

A parte Castiel nessuno sa di Emma” - risposi - “Racconterò lo stretto necessario, come ho fatto con lui”.

Sono sicuro che saprai raccontare la storia come più ti conviene” - disse accarezzandomi una mano.

Ero... Sono una scrittrice” - sospirai - “Deformazione professionale”.

Lo vidi ridacchiare fra se e se.

Chiamo la casa editrice e dico che sei di nuovo all'opera” - disse - “Ora torna dal tuo ragazzo, si sentirà escluso la fuori da solo”.

Non è il mio ragazzo” - esclamai.

Si si” - rispose alzando gli occhi al cielo - “Di quello che vuoi... Ma sono tuo padre... Ti conosco e raramente sbaglio”.

Ti piace davvero?” - chiesi.

Credo sia una brava persona” - esclamò - “Si vede che ci tiene tanto a te e a Emma”.

Rifletté un po' prima di aggiungere un'ultima frase - “Hai quasi diciotto anni... Imparare ad amare ti farà bene”.

Lo abbracciai stampandogli un bacio sulla guancia.

Grazie papà” - sapevo bene che anche lui stava soffrendo parecchio per questa storia.

Fisserò un incontro con la Preside” - disse aprendo la porta della cucina - “Credo che potremmo proporle di adottare il libro come testo di narrativa”.

Addirittura?” - chiesi.

Hey... Io penso sempre in grande non te lo dimenticare” - rispose soddisfatto.

 

 

Mio padre chiamò la casa editrice mentre usciva di casa per recarsi al lavoro, e io e Cas restammo a parlare fino a poco prima di mezzogiorno.

Andammo a prendere Emma per pranzo, preferivo portarla a casa prima che gli altri studenti del liceo si riversassero nelle strade.

Guardai il telefono durante il tragitto, e trovai un messaggio da parte dei gemelli, erano molto preoccupati per me e mi dissero che se volevo parlare bastava li chiamassi.

Gli risposi che lunedì avrei chiarito la situazione, ma che non dovevano preoccuparsi - “Ambra ha una fervida immaginazione” - conclusi per dissipare i possibili dubbi.

 

'Catiel'” - urlò Emma saltandogli in braccio.

Perfetto” - esclamai un po' contrariata - “Adesso vuoi più bene a lui che a me?”.

La piccola mi guardò seria, poi sfoggiò uno dei suoi più bei sorrisi e allungò le manine verso di me.

La presi in braccio e subito mi stampò un bacio sulla guancia - “Ti voglio bene mamma!!!” - esclamò angelica.

Anch'io piccola peste” - risposi ridacchiando.

Castiel sorrise teneramente ad entrambe e diede una carezza sulla testolina rossa di Em.

 

Lasciai che fosse lui a preparare il pranzo, così ne approfittai per giocare con Emma e svagarmi un po'.

Iniziammo a creare alcuni braccialetti con le perline.

Fortunatamente la creatività non mancava a nessuna delle due.

Quando Cas ci chiamò a tavola la bimba gli portò una delle sue creazioni.

Per te” - esclamò soddisfatta.

Per me davvero?” - chiese porgendole la mano.

Emma annuì sorridendo e lui contraccambiò ringraziandola.

Lo infilò e io ridacchiai di gusto, mai avrei pensato nella mia vita di vederlo con un braccialetto rosa al polso, anche se dopo i brillantini mi potevo aspettare di tutto.

Uno” - esclamò facendo segno di annotarselo sul palmo della mano.

Sapevamo già quale sarebbe stata la penitenza.

Finito di pranzare, lavai i piatti e sistemai la cucina, mentre questa volta era Cas ad aiutare Em con le perline.

Hai sete?” - gli sentii chiedere alla piccola in soggiorno - “Vado a prenderti un succo”.

Un attimo dopo era davanti a me con un sorrisino che ormai conoscevo piuttosto bene.

Uno” - dissi ridacchiando ancora mentre guardando il bracciale.

Cosa non si fa per amore” - rispose avvicinandosi.

Mi baciò dolcemente, mentre la mia mente viaggiava in territori ancora inesplorati.

Quando aprii gli occhi Cas teneva la mia mano e mi stava infilando qualcosa all'anulare.

Fino a quando non sarà ufficiale...” - bisbigliò imbarazzato.

Guardai le mie dita e vidi un piccolo anello fatto di perline verdi.

Ti stai cacciando in guai che nemmeno immagini” - sussurrai sorridendogli.

Ci sono abituato” - rispose prima di baciarmi nuovamente.

 

 

Tornammo insieme da Emma e restammo a giocare con lei.

La bimba era molto felice di essere al centro delle nostre attenzioni.

In questo modo mi ero un po' distratta da tutti i problemi, e anche quello che era successo al mattino iniziò a sembrarmi meno tragico di quello che pensassi.

Quando mio padre tornò, mi spiegò che la casa editrice era ben contenta di poter finalmente vendere i miei libri. Il giorno avrebbero mandato un corriere con quanti più libri possibili da distribuire nelle varie librerie della città per la vendita.

Inoltre disse che aveva telefonato a scuola e che la Preside era ben lieta di ascoltarci, anche perché non riusciva a capacitarsi come mai avessi deciso di lasciare lo stampo delle mie cinque dita sul faccino della bionda.

Castiel ti dispiace stare con Emma mentre andiamo a scuola” - chiese mio padre al rosso.

No nessun problema” - rispose - “Ti va di giocare con me Emma?” - chiese alla piccola.

Lei annuì contenta portandogli del pongo da modellare.

Fai la brava, mi raccomando” - dissi aspettando un suo cenno.

Gli stampai un bacio sulla guancia facendole il solletico.

La bambina scoppiò a ridere e così, uscii di casa confortata dal suo sorriso.

 

 

Quando arrivammo in presidenza, fortunatamente la scuola aveva già chiuso e i miei compagni non era più in giro.

La preside, ci accolse cordialmente, ma potevamo percepire chiaramente che non fosse molto contenta dello scalpore che avevo scatenato a scuola.

Prima di farmi un'idea sbagliata” - iniziò a dire la donna - “Mi piacerebbe avere una sua versione signorina Melissa”.

Non sapevo bene da dove cominciare, così mio padre prese la parola e le spiegò come nella scuola dove stavo precedentemente avessi coltivato il mio talento per la scrittura, citando i numerosi premi di cui ero stata insignita.

Altro che chef... Doveva fare il manager secondo me.

Le raccontò inoltre tutta la nostra triste storia, cosa che io avrei preferito non facesse, ma la Preside ne rimase colpita e disse che non dovevo preoccuparmi e che sarebbe rimasta una confidenza privata.

Ora posso sapere perché ha schiaffeggiato un'altra alunna” - mi chiese ammorbidita da tutto quello che aveva appena saputo.

Signora Preside” - esclamai - “Con tutto il rispetto, ma credo che anche lei, nella mia situazione, se Ambra le avesse dato della prostituta, non sarebbe rimasta zitta e buona”.

La donna ci pensò un attimo, e nonostante non avesse proferito parola a tal proposito, il suo sguardo mi fece capire che, per questa volta, non mi sarebbe successo niente.

Mio padre continuò a spiegargli a quali problemi potevo andare incontro e di quanto il liceo potesse diventare un posto pesante per me se non fossi riuscita a spiegare ai miei compagni la situazione.

Con tutta la diplomazia che sfoggiò, l'uomo riuscì a convincere l'anziana ad organizzare un incontro di alcune ore in palestra con tutti gli studenti, durante il quale avrei presentato il libro, dando modo ai professori di farci riflettere sulle tematiche contenute.

 

Quando tornammo a casa trovai Emma che dormiva in braccio a Castiel.

Che stai combinando?” - chiesi sorridendo.

Le stavo leggendo un libro di fiabe, ma si è addormentata e non volevo svegliarla” - rispose.

Facendo piano la presi e la portai al piano di sopra mettendola a letto.

Mio padre si preparò per andare al ristorante.

Se per i tuoi non è un problema puoi fermarti a cena, preferirei non lasciare Melissa da sola” - disse a Cas mentre scendevo dalle scale.

Mi fermai di scatto.

Ecco... Papà stava cercando di nuovo di mettere il suo zampino nella mia vita.

Mamma gli mancava davvero tanto e aveva paura che anch'io restassi sola.

Feci per entrare in cucina quando rimasi sorpresa dalla risposta del giovane.

Vivo da solo...” - esclamò - “I miei non avranno niente da ridire sulla mia assenza”.

Posso chiederti come mai?” - domandò mio padre.

Niente di speciale” - rispose - “Papà è un pilota di linea e mamma fa la hostess sugli stessi voli.

Raramente tornano a casa, perciò è come se vivessi solo”.

Capisco” - concluse l'uomo sorridendo - “Allora vieni da noi quando vuoi”.

Certo papà” - dissi ironica entrando in cucina - “Vuoi anche adottarlo per caso? Non so, dagli una mano a traslocare qui direttamente”.

Ti piacerebbe” - ridacchiò - “No tesoro una nipotina mi basta e avanza per ora” - rispose lanciandomi una frecciatina.

Papà!” - esclamai imbarazzata.

Fate i bravi” - disse baciandomi il capo prima di uscire per recarsi al lavoro.

 

Guardai Castiel e vidi che in quel momento era imbarazzato almeno quanto me.

Scusalo” - dissi per cercare di sciogliere la situazione - “E' sempre molto diretto”.

Tranquilla” - rispose sorridendo - “Un po' mi mancavano queste situazioni familiari”.

Sei stato davvero gentile a badare ad Emma” - continuai - “Eravate proprio carini prima”.

Prese le mie mani e mi tirò a se dolcemente.

Così sono carino?” - chiese sorridendo.

Un po' ” - gli concessi.

Solo un po'?” - domandò stupito.

Iniziai a ridere.

Stai ridendo di me?” - esclamò con aria furba.

Si pulce!” - risposi complice - “Sto ridendo di te”.

Tolse subito le distanze tra noi, facendo aderire le mie labbra alle sue.

Avevo bisogno del suo amore e finalmente riuscì a lasciarmi andare, ricambiando con trasporto i suoi sentimenti.


 

___________________________________________________
Angolino dell'autrice

Ciao a tutti ^^
Per iniziare un gigantesco grazie!!!
Grazie a chi ha letto o sta leggendo.
E super grazie a chi ha commentato o commenterà ^^
Leggere le recensioni e vedere che la storia è così seguita mi fa davvero piacere.
Spero continuerà a piacervi **

Secondo voi Mel riuscirà facilmente a parlare del suo libro?

P.S. non capisco come mai ma il capitolo 4 nella ff non viene contemplato, comunque in realtà non manca, solo che la numerazione è sbagliata, quindi questo sarebbe il capitolo 5. Boh... Mistero...

A presto!!!
Un bacione Nyx

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Capitolo 7
*** 6. Quello che sento ***


Castiel

Restai con Melissa ed Emma tutta la sera.

Avevamo cenato insieme e poi ci eravamo trasferiti sul divano a guardare un po' di cartoni animati alla televisione mentre Em si faceva coccolare dalle dolci carezze di Mel.

L'amore incondizionato che vedevo nei suoi occhi mentre guardava la piccola mi scaldava il cuore.

La ragazza appoggiò la testa alla mia spalla e io la circondai con il braccio cercando di non farmi vedere dalla bambina.

Il mio rapporto con Melissa era piuttosto complicato, meraviglioso... Ma complicato.

 

Non ho ancora capito con precisione che cosa mi avesse spinto a seguirla quel martedì mattina, ma forse il suo viso pallido mi aveva messo in allarme.

La fortuna era stata che si fosse nascosta per fumare, cosa che mai avrei pensato di vederle fare.

Non so perché, ma nel mio immaginario una ragazza alta circa un metro e settanta, esile, con la pelle diafana, i capelli rossi e dei meravigliosi occhi verdi, non doveva avere alcun vizio.

Invece era li, appoggiata al tronco di un grosso albero a respirare il fumo di una Malboro.

Sapere che si era appena trasferita significava che non mi conosceva, o meglio, che nessuno le aveva ancora parlato di me, almeno credo.

Probabilmente il mio atteggiamento sfrontato non la convinceva molto, infatti mi rispondeva a tono, ma almeno non era scappata e non cercava di tenermi lontano come facevano tutti gli altri.

La sua amicizia, se così potevo chiamare il rapporto che ci legava all'inizio era qualcosa di molto semplice e naturale. Io la provocavo e lei mi rispondeva a dovere... E Dio solo sa quanto questa cosa mi piaceva.

Mi ritrovavo inconsciamente a seguirla con lo sguardo mentre si muoveva in cortile, spesso scortata da Armin e Alexy, i due gemelli che stavano in classe con lei.

Era sempre gentile e affabile con tutti e il fatto che la vedessi spesso anche con Nathaniel, mi faceva preoccupare un po'.

Dopo averla incontrata per caso e aver così scoperto di Emma, mi si era presentata davanti un'occasione più unica che rara.

Il suo volto terrorizzato mi aveva fatto capire che dovevo essere l'unico a saperlo ed effettivamente me ne diede conferma lei stessa l'indomani, quando, affrontando ogni mia paura mi presentai nella sua classe.

Cercai di evitare le ire di Nath e aspettai semplicemente che lei mi seguisse sommessamente.

Andammo nel posto in cui ci trovavamo solitamente a fumare e le domandai qualche breve delucidazione.

Il padre di Emma?” - le chiesi. Una parte di me sperava che chiunque fosse non facesse più parte della sua vita. Anche se mi vergognai subito al pensiero, infondo la piccola aveva il diritto di avere due genitori che si prendessero cura di lei.

Non ha un padre, ma Castiel, è complicato... Non puoi capire” - a quelle sue parole scattò qualcosa dentro di me. E' vero, forse non potevo capire, forse non potevo sapere, ma la fragilità che le stavo leggendo negli occhi smeraldini mi convinse all'istante che la volevo. Inconsciamente, mi resi conto che era quello che stavo cercando da tempo.

Una ragazza, speciale, alla quale potevo dedicare anima e corpo.

Forse era solo un pensiero egoistico, non sarebbe di certo servito per la redenzione dal mio passato, ma era da tanto che non amavo e non mi servivano ragazze superficiali come Ambra o frivole come Debrah, per non dire altro.

Io volevo Mel. Avevo bisogno di lei. E quando mi metto in testa qualcosa, difficilmente mi arrendo.

 

Non saprei ancora spiegare come alla fine sia riuscito a conquistarla, ma essere a conoscenza del piccolo segreto dai capelli rossi che si stava addormentando fra le sue braccia, credo mi abbia dato qualche vantaggio sulla concorrenza.

Del resto passare i miei pomeriggi con loro era diventata ormai una bellissima routine.

Giocare con Emma mi faceva sentire davvero bene. Assecondare le fantasie di una bambina di quasi quattro anni era più divertente di quanto potessi pensare.

Mi sentivo meno solo e più compreso dato che Melissa non mi aveva mai giudicato per il mio passato, nonostante ormai ne fosse a conoscenza.

Per quanto riguardava il suo di passato... Beh, come tutto il resto era complicato.

Sapevo che aveva una figlia, che probabilmente il padre della bimba si chiamava Filippo e che sua madre era morta in un incidente stradale.

Un po' poco forse, anche perché le mie domande erano davvero tante, ma qualcosa nei suoi occhi mi faceva desistere dal chiedergliele ogni volta che si entrava nel discorso.

Vedevo sofferenza, rabbia, paura, orrore, rammarico e vergogna, ma non sapevo ancora come gestire questa cosa.

Il colpo di grazia glielo aveva dato Ambra la mattina.

Quella stupida oca bionda stava cercando di mettere in cattiva luce Mel e io non potevo fare a meno di pensare che fosse tutta colpa mia.

Fortunatamente suo padre mi aveva aiutato a convincerla a restare. Non so come mai, ma quell'uomo mi aveva decisamente preso in simpatia e sinceramente non capivo ancora bene il perché. Era una persona fantastica e in qualche modo credo che facesse il tifo per me. Questa cosa mi sconvolgeva parecchio...

Insomma, di solito non ero molto amato dai genitori delle mie ex ragazze.

 

Emma finalmente si addormentò e Melissa la portò a dormire al piano di sopra.

Quando tornò stavo facendo zapping da un canale all'altro della televisione, senza guardare con attenzione, ero piuttosto perso nei miei pensieri.

Hey” - disse la ragazza rannicchiandosi fra le mie braccia e appoggiando la sua testa contro la mia - “Che c'è che non va?”.

Sospirai, non sapevo bene da che parte iniziare.

Improvvisamente accarezzò il mio volto con le mani e lo tirò delicatamente a se per darmi un bacio.

Non è colpa tua” - sussurrò sulle mie labbra prima di ricominciare a baciarmi.

Io...” - iniziai a dire appena la sua bocca si staccò dalla mia.

La colpa è mia e di Ambra” - disse stupendomi - “Smettila di pensarci”.

Ero davvero colpito dalla sua affermazione.

Come hai fatto a capire che era per questo, ma soprattutto... Colpa tua? Che diavolo stai dicendo?” - le chiesi.

La ragazza sorrise amaramente e infilò una mano tra i miei capelli iniziando ad accarezzarmi la nuca.

Non so...” - rispose - “Ma hai la tipica espressione di chi si sente colpevole e no... Fidati non lo sei. Non è colpa tua se Ambra ha deciso di cercare un modo per isolarmi dagli altri. Spera che tutti inizino ad evitarmi e... Beh, se lunedì non riuscissi a gestire la presentazione potrebbe accadere, anche se ho già una mezza idea su cosa dire”.

Ammettiamo che sia vero” - esclamai - “Non riesco ancora a capire perché debba essere colpa tua”.

Questa volta fu lei a sospirare.

Cominciò a mordersi un labbro in maniera nervosa e vedevo che stava pensano a qualcosa di molto più grande di lei.

 

Mi ami?” - chiese all'improvviso.

Mai avuto dubbi a riguardo” - risposi accarezzandole una guancia.

Mel prese la mia mano e la premette contro il viso quasi a voler catturare la carezza.

Mi posso fidare di te” - disse, pensavo fosse una domanda ma mi resi subito conto che era più una constatazione che altro.

Cosa devo fare per dimostrartelo?” - chiesi sorridendole.

Niente” - rispose - “Hai fatto e stai facendo molto più di quanto avrei mai potuto immaginare”.

 

Presi un profondo respiro e iniziai quello che sarebbe diventato un lungo discorso.

Non so niente del tuo passato e forse non riesco a capire tante cose di te in questo momento. Ci sono un sacco di domande che vorrei farti, ma ho capito che la riservatezza fa parte del tuo carattere e lo rispetto. Ti assicuro che non volevo entrare così prepotentemente nella tua vita, ma ora vivo nella paura di vederti allontanare da me per qualcosa che potrei accidentalmente fare o dire e che inesorabilmente ti farà male, perché ti riporterà alla mente ricordi o momenti che non vuoi rivivere. Vorrei evitare di essere una fonte di dolore, ma capisco il tuo silenzio, perciò, spero che qualunque cosa accada, tu possa prendermi per mano e farmi capire dove sto sbagliando. Ho vissuto solo per così tanto tempo e... Avere te e Emma nella mia vita, ora, non mi sembra neanche vero. So che posso sembrare patetico nel dire tutto questo, ma... Questo è quello che sono. Un normalissimo ragazzo di diciassette anni che cerca un suo posto nel mondo. Ho paura almeno quanto te, per tante ragioni, le più svariate, ma la più grande credo sia quella di perdervi e di restare nuovamente solo”.

Presi fiato accarezzandole il dorso della mano con il pollice - “Anche se in realtà mi basta guardarti negli occhi per avere tutte le risposte che cerco, anzi la risposta, l'unica. Ovvero che ti amo. Che grazie a te credo ancora che possa esserci qualcosa di buono persino in me” - conclusi arrossendo un po'.

 

Melissa restò in silenzio, ma qualcosa nel suo sguardo era cambiato. Credo mi stesse guardando esattamente come poco prima guardava Emma e... Non credevo sarebbe mai stato possibile... Non credevo di meritare così tanto amore.

Con una dolcezza infinita cominciò a disegnare il profilo del mio volto con le sue esili dita. Si avvicinò lentamente, potevo percepire ogni sfumatura del suo respiro contro le mie labbra.

Intrecciò una mano con i miei capelli e mi baciò delicatamente.

Un breve contatto, seguito da uno più prolungato e così via sempre più in crescendo.

Era una sensazione che non avevo mai provato prima, erano baci pieni d'amore, di affetto e speranza.

Dischiuse leggermente le labbra e lasciò che la mia lingua iniziasse ad assaggiare la sua, fino a quando si staccò appoggiando la fronte contro mia.

Potrei raccontarti tutto ma...” - iniziò a dire tremando leggermente - “Ma non so comunque se mi capirai”.

Non voglio obbligarti a rivivere un passato che, mi sembra palese tu voglia al più presto dimenticare, ma sono qui” - risposi stringendola a me - “Se vuoi, se te la senti... Sono qui”.

 

Melissa iniziò a raccontarmi la sua storia, singhiozzando di tanto in tanto. Ero incantato nello starla ad ascoltare, ma al tempo stesso ero scioccato per tutto quello che aveva passato.

Qualche volta era costretta a fermarsi, e aggrappandosi alla mia maglia, abbassava lo sguardo e riprendendo fiato ingoiava il retrogusto amaro che le sue parole le lasciavano in bocca.

Io non potevo far altro che accarezzarle la schiena e stringerla per cercare di rassicurarla.

Scegliere di tenere Emma fu la decisione più difficile” - spiegò - “Ma non me ne sono mai pentita” - continuò sorridendo.

E' una bambina fantastica... La stai crescendo benissimo” - sussurrai baciandole la fronte.

La ragazza proseguì il suo racconto e io restai attonito davanti alle sue parole.

...per questo” - concluse - “Per questo è colpa mia”.

Non dirlo nemmeno per scherzo” - esclamai deciso - “Non è assolutamente colpa tua”.

Se non avessi scritto quello stupido libro non sarebbe mai successo niente” - affermò tra le lacrime.

Mel non potevi prevedere una cosa simile” - risposi - “Le decisioni che hai preso, per quanto difficile da accettare, sono sempre state la cosa migliore. Ora smettila di darti la colpa per tutto”.

 

Castiel ha ragione piccola” - esclamò suo padre appoggiato allo stipite della porta.

Stavamo parlando da più di un'ora, e eravamo così presi che non lo avevamo nemmeno sentito rientrare.

Sono anni che te lo dico, pensavo che fosse una cosa superata ormai” - disse quasi severo.

La ragazza abbassò lo sguardo cercando di ricacciare le lacrime.

E' difficile convincersene” - rispose flebilmente.

L'uomo scrollò la testa.

Controlla Emma e vai a dormire” - la esortò il padre - “E' stata una dura giornata, ne riparliamo domani tesoro”.

Mel mi stampò un bacio sulla guancia, si alzò incerta verso suo padre e andò ad abbracciarlo.

Buona notte” - disse rivolta ad entrambi e sparì a velocemente al piano superiore.

 

Rimasi da solo con Emilio, non sapevo bene che dire, ero ancora stordito da quello che avevo appena saputo.

Mel mi ha... Raccontato tutto” - sospirai - “Mi dispiace davvero tanto” - affermai sinceramente.

L'uomo rilassò il viso in una specie di sorriso malinconico.

Annuì con il capo e poi aggiunse - “Ti ringrazio, sei l'unico che sia riuscito a farla parlare”.

Non volevo immischiarmi” - risposi - “Ma sono certo che ora saprò aiutarla al meglio delle mie possibilità”.

Non aspettarti che racconti al mondo quello che oggi ha concesso a te” - mi disse suo padre - “Conoscendola lunedì racconterà una versione del tutto edulcorata della faccenda. Odia la compassione o qualunque cosa vi si avvicini, per questo è così restia a parlarne, tra le altre cose. Ha sempre cercato di dimostrare una sicurezza che di base non ha. E più che per se, lo fa per Emma, per questo sono contento che abbia qualcuno come te vicino”.

Grazie, ma non sono poi così speciale” - esclamai.

Non voglio sconvolgerti o metterti ansia con quello che sto per dirti, prendi le mie parole con le pinze” - affermò - “Ma sei la figura che più si avvicina ad un padre per Emma in questo momento e non me ne sono accorto solo io... Se non ti ha allontanato fino ad ora non lo farà più, perciò... Come dire... Sei giovane e so quanto le cose possano cambiare nel giro di un niente. Non so esattamente quale sia il vostro rapporto, ma ti prego... Ti scongiuro... Se le cose dovessero andare male, abbi la maturità di avere un distacco molto graduale, per Melissa ma soprattuto per Emma”.

Capisco le tue preoccupazioni” - esclamai - “Ma adesso che Mel si è decisa a fidarsi completamente di me, deve accadere davvero una catastrofe per potermi separare da lei”.

Lo spero ragazzo” - sospirò - “In ogni modo ti chiedo di ricordare bene questa conversazione. Detto questo, grazie” - sorrise - “Grazie davvero

Sorrisi a mia volta e abbassai lo sguardo.

E' meglio che vada” - dissi - “Ho un libro da leggere entro lunedì mattina”.

L'uomo cercò di soffocare una risata - “E' davvero stupendo” - esclamò - “Ma essendo suo padre rischio di essere di parte”.

Già” - risposi sorridendo - “Credo di avere lo stesso problema”.

 

 

 

Melissa

Continuavo a girarmi e rigirarmi nel mio letto, guardai la sveglia e erano praticamente le due.

Parlare con Castiel mi aveva decisamente stravolto, ma purtroppo non riuscivo più a prendere sonno.

Capiamoci, ero contenta di essere riuscita a parlarne con lui e dopo quello che mi aveva detto beh... Forse ho capito di essermi davvero innamorata di qualcuno, per la prima volta nella mia vita.

Era una sensazione così strana, ma decisamente piacevole.

 

Emma comparve all'improvviso nella mia stanza.

Hey piccola” - dissi - “Che succede?”.

Mamma” - rispose piagnucolando un po'.

La presi in braccio e cominciai ad accarezzarle dolcemente la schiena.

Lo vuoi un po' latte caldo?” - chiesi.

La bimba annuì stringendosi al mio collo.

Scesi in cucina e preparai due tazze di latte e miele. Continuavo a coccolarla e forse era proprio quello di cui anch'io avevo bisogno visto che mi sentii subito meglio.

Em mi stava manipolando il lobo dell'orecchio, con le sue piccole dita, fino a quando non si addormentò esausta, mentre ancora la cullavo tra le mie braccia.

Restai seduta nella penombra della cucina ascoltando il suo cuoricino battere sul mio petto.

Poi tornai al piano di sopra e mi rimisi a letto, lasciando che la piccola dormisse con me.

 

Quella domenica fu particolare. Mio padre doveva lavorare come al solito, ma Castiel non si fece sentire. Il che era strano, solitamente mi mandava sempre il buongiorno.

Cercai di non pensarci e portai Emma al parco. Controllai per bene che non ci fosse nessuno che conoscevo e poi la lasciai andare a giocare.

La piccola trovò subito compagnia e io mi rilassai prendendo un po' di sole seduta su una panchina, era metà ottobre e non si poteva non approfittare del bel tempo.

Il mio telefono cominciò a suonare, era Castiel.

Buongiorno” - dissi rispondendo.

Dove sei?” - chiese estremamente agitato.

Al parco con Emma, perché?” - domandai.

Sono davanti a casa tua, ma non hai risposto al campanello e mi stavo preoccupando” - sospirò.

Stai tranquillo... Hai presente il parco dietro il centro commerciale? Ci trovi qui” - dissi sorridendo.

Arrivo subito” - rispose attaccando.

 

Mi era sembrato un po' strano, ma poco dopo lo vidi arrivare di corsa.

Aveva profonde occhiaie e sembrava che non avesse dormito per niente.

Castiel stai bene?” - gli chiesi. Questa volta ero decisamente io quella preoccupata.

Il ragazzo si guardò intorno velocemente, vide Emma intenta a giocare e prima che io potessi dire qualcos'altro mi tirò a se baciandomi.

Quando si staccò appoggiò la fronte contro la mia e riprese fiato.

Vuoi dirmi che è successo?” - domandai accarezzandogli una guancia.

Cas si sedette vicino a me.

Se te lo dico ora ti sembrerò un completo idiota” - disse scrollando la testa.

Che sei un'idiota non è una novità... Ti sei innamorato di me, che altro potresti essere altrimenti?” - domandai ironica.

Grazie Miss. Simpatia” - rispose addolcito dalla mia esclamazione.

Dai racconta” - lo spronai.

Questa mattina ho finito di leggere il tuo libro, che tra parentesi è stupendo, dico davvero... Stavo venendo a casa tua per dirtelo, quando ho visto un camion per i traslochi andarsene infondo alla strada. Li per li non ci ho fatto troppo caso, ma quando ho suonato a vuoto per cinque minuti ho avuto il terrore che ve ne foste andati”.

 

Rimasi immobile a guardarlo.

E' per questo che eri così agitato prima?” - chiesi incredula.

Te l'ho detto che sono un'idiota...” - rispose.

Gli diedi un bacio sulla guancia per attirare la sua attenzione.

Non me ne vado Castiel” - sussurrai sorridendo e prendendogli la mano.

Il ragazzo fece intrecciare le nostre dita stringendola e sembrò sollevato dalla mia dichiarazione.

 

Poco dopo Emma vide che era arrivato e corse nella nostra direzione.

Il rosso fece per lasciarmi la mano, ma decisi di non lasciare la presa.

Mi guardò spaesato per un'attimo e io sinceramente non sapevo bene cosa dire, così mi limitai a sorridergli.

Catiel” - urlò contenta la bimba prima di fermarsi davanti a lui allungando le manine e il ragazzo con il braccio libero la tirò a se facendola sedere sulle sue ginocchia.

Ciao piccolina” - disse il ragazzo sorridendole.

Emma guardò prima me e poi lui, lasciò posare per qualche secondo il suo sguardo sulle nostre mani e poi tornò a guardarlo.

'Catiel' vuole bene alla mamma?” - chiese la bambina sorridendo.

Si proprio tanto” - rispose lui facendomi attraversare da brividi.

E vuoi bene anche a me?” - domandò spalancando gli occhioni.

Lo vidi annuire - “Tantissimo” - esclamò.

La bimba fece un sorrisone ridacchiando - “Vuoi più bene a me o alla mamma?” - chiese con sguardo furbo.

Castiel si avvicinò alla piccola e gli sussurrò - “A te! Ma non dirlo alla mamma o diventa gelosa”.

Emma rise e gli stampò un bacio sulla guancia, io feci finta di non aver sentito e la piccola peste se ne tornò saltellando a giocare con i suoi amichetti.

Sei davvero dolce” - esclamai guardandolo negli occhi.

Siete la mia vita” - sussurrò a fior di labbra prima di baciarmi nuovamente.

 

 

 

 

Il fatidico lunedì mattina arrivò.

Portai Emma all'asilo insieme a mio padre e poco dopo mi accompagnò al liceo.

Tranquilla, me ne starò in disparte” - mi rassicurò - “Ma ci tengo ad esserci”.

Grazie papà” - dissi stringendomi al suo braccio.

Con la preside ci eravamo accordati che la presentazione sarebbe iniziata alle nove, così avevo il tempo per allestire in qualche modo la palestra.

Niente di particolare in realtà, avevo sistemato qualche libro sul tavolo al centro del campo,

Per quanto avessi preparato il discorso da fare il giorno precedente, mi sentivo agitata, non sapevo quali domande mi sarebbero state poste e avevo il terrore di incasinarmi con le mie stesse mani.

Sorridi e andrà tutto bene” - esclamò mio padre facendomi l'occhiolino.

Presi un lungo respiro e annuii.

Poco dopo il nostro arrivo, fece il suo ingresso la professoressa Colucci, la mia insegnante di lettere.

Melissa” - esordì venendomi incontro e incastrandomi in un abbraccio di saluto - “Non mi avevi detto di essere una giovane scrittrice”.

Le chiedo scusa” - dissi sentendo di dovermi giustificare in qualche modo con lei - “Ma non scrivo più da tempo e non so se posso ancora essere definita come tale”.

Ho letto la copia che hai lasciato alla preside, la quale mi ha incaricato di aiutarti questa mattina. Devo ammettere che sei un talento letterario, avevo notato un livello superiore a quello dei tuoi compagni di classe nel tema che vi ho fatto scrivere la settimana scorsa, ma mai avrei pensato di avere nella mia classe una piccola Jane Austen”.

La prego sta esagerando” - risposi arrossendo sinceramente.

Melissa dico sul serio” - esclamò la donna - “E' un peccato che tu abbia smesso di scrivere, hai ancora tanto da dare al mondo a mio parere. Perché hai fatto ritirare il libro?”.

Deglutii cercando di mantenere la concentrazione.

Se sarà necessario lo spiegherò a lei e agli altri studenti, ma preferirei non doverlo fare” - esclamai - “Riguarda la mia vita privata e vorrei che restasse così”.

La professoressa annuì e mi spiegò come più o meno si sarebbe svolto l'incontro.

Poco prima che gli studenti cominciassero ad entrare mi sedetti su una sedia e ben presto arrivarono le altre classi e alcuni professori si posizionarono sparsi sulle gradinate, mentre altri vennero al centro sedendosi sulle sedie vicino a me.

 

Buongiorno” - esclamò la Colucci a gran voce per attirare l'attenzione dei ragazzi - “Questa mattina abbiamo voluto raccogliervi in palestra per poter parlare tutti insieme in una grave piaga sociale che di questi tempi si sta facendo sempre più largo nella vostra generazione”.

 

Restai in silenzio limitandomi a far scorrere il mio sguardo tra la folla.

Il primo con cui incrociai lo sguardo fu Castiel, il quale si era sistemato vicino a mio padre. Successivamente i gemelli, Iris e Rosalya, che mi guardavano confusi, non capendo che cosa ci facessi tra i professori. Infine Ambra, che con il suo solito sorriso beffardo in faccia non aveva ancora capito che cosa stava per accadere.

L'idea di ottenere su di lei una piccola vendetta mi aiutò ad essere più determinata, certo, per colpa sua mi stavo esponendo tantissimo, ma se tutto questo non fosse successo, forse non mi sarei mai convinta di amare Cas e avrei continuato a mentirgli sulla mia vita e sul mio passato.

 

Sto parlando della prostituzione minorile” - disse la professoressa continuando il suo discorso - “Quante volte sentiamo questo termine al telegiornale, tante, troppe, per questo la preside ha ritenuto opportuno organizzare questo incontro di prevenzione. Inoltre, abbiamo chiesto a Melissa di parlarci del suo libro, nel quale tratta l'argomento in maniera rispettosa e delicata, ma senza farsi problemi nel dire verità scomode, verità che nessuno di noi vorrebbe sentire”.

La donna proseguì con il suo monologo parlando degli ultimi fatti di cronaca e di come le ragazzine si stessero svendendo per qualche vestito o ricarica telefonica.

Devo dire che parlava molto bene, era piacevole ascoltarla, inoltre sapeva catturare l'attenzione degli altri alunni, il che per la sua professione era indispensabile.

Bene” - concluse - “Infine lascerò che sia Melissa a presentare il suo lavoro. Dovete sapere che la vostra compagna di classe ha ricevuto numerosi premi letterari e il fatto che abbia scritto un libro di questo tipo a soli quindici anni è davvero notevole, consiglio vivamente a tutti di leggerlo per aprirvi un po' la mente”.

La ringrazio professoressa” - dissi prendendo la parola - “Ma sta esagerando, non ho fatto niente di speciale”.

Presi un profondo respiro guardai la copertina del libro che avevo tra le mani e lo strinsi forte.

Book cover - Only child

Prima di cominciare voglio chiedere scusa ad una persona per il mio comportamento” - dissi rivolgendomi verso Ambra - “Sono sicura che non era tua intenzione darmi della prostituta” - iniziai scatenando l'ilarità della sala - “Ma capisco che leggendo solamente la quarta di copertina l'impressione che si possa avere è che si tratti della mia vita, fortunatamente per me non è così”.

La biondina mi fulminò con lo sguardo e io ignorandola proseguii parlando alla sala.

 

 


Angolino dell'autrice
Ciao a tutti ^^ come state?
Grazie per aver letto anche questo capitolo, spero che leggere il punto di vista di Castiel vi abbia fatto piacere.
Cosa ne pensate? Riuscirà Mel concludere la presentazione?
Al prossimo capitolo|

Un bacione Nyx

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Capitolo 8
*** 7. Chiedere scusa... In qualche modo ***


Only child, è il primo libro che ho pubblicato, nato come tema di italiano durante la terza superiore, nel liceo che frequentavo precedentemente, e sviluppato poi su consiglio della mia professoressa del tempo” - spiegai - “Questo libro è tratto da una storia vera, una storia che conosco molto bene, nonostante non sia la mia. Nel libro parlo di Melanie, una giovane ragazza di quindici anni che incontra un ragazzo più grande di lei e se ne innamora perdutamente. Anche se all'inizio può sembrare una bella storia d'amore, ben presto il racconto darà sfogo ad un sentimento malato. Il fidanzato di Melanie, la convincerà infatti a prostituirsi, illudendola e usando violenza e coercizione, quando lei finalmente capirà, che non ci si può svendere nemmeno per amore. Non voglio raccontare altro riguardo alla trama, nel caso in cui qualcuno di voi volesse leggerlo” - conclusi cercando di apparire calma e sicura di me.

La professoressa intervenne facendomi delle domande.

Ho letto il libro questo fine settimana e l'ho trovato davvero interessante e ben scritto” - esclamò la donna rubandomi un sorriso - “Puoi dirci qualcosa di più? Da dove hai preso ispirazione”.

Feci un profondo respiro e cercai di essere chiara e diretta.

Non è stato assolutamente facile, decidere di affrontare l'argomento. La cosa che aveva sconvolto all'inizio era proprio che l'intera vicenda fosse stata scritta da una ragazza così giovane. Come dicevo prima è ispirato da una storia vera, e si sa che le persone vengono attirate morbosamente dai particolari in questi casi” - risposi - “Era la mia migliore amica” - sospirai - “Ho scritto questo libro più per lei, che per me. Io ho semplicemente avuto l'opportunità di riportare la sua vita a testimonianza degli scempi che ha subito, nella speranza che una storia simile non si ripeta mai più”.

Melissa ti ringrazio per la tua testimonianza, e mi auguro che i tuoi compagni leggano il libro, in maniera tale da rendersi conto che il mondo, non è così semplice come appare” - poi si rivolse alla platea - “Dovete stare attenti a chi vi circonda. E non lasciarvi intimidire. Davanti ad abusi e violenze, il silenzio non è mai la scelta giusta. Parlatene con qualcuno” - fece un breve sospiro - “Bene qualcuno vuole fare qualche domanda?”.

 

Se fino ad ora era stata una passeggiata, sapevo che adesso sarebbero potuti iniziare i problemi.

Vidi infatti Ambra alzare la mano con il suo solito sorrisino e io mi preparai psicologicamente a doverle rispondere senza prenderla a schiaffi nuovamente.

Non riesco a capire come mai, se il libro è così bello e apprezzato, tu l'abbia fatto ritirare dalla casa editrice appena prima della presentazione ufficiale” - disse la bionda che evidentemente si era in parte informata.

Motivi familiari in realtà” - risposi provando ad eludere la sua domanda. Dentro di me speravo ancora in qualche modo di cavarmela così semplicemente.

Di che tipo?” - chiese Ambra con fare innocente - “I tuoi genitori si vergognavano di quanto hai scritto?”.

La sua esclamazione mi fece trapassare da una scarica di adrenalina. Vidi con la coda dell'occhio mio padre irrigidirsi e Castiel cercare di calmarlo, facendogli segno di aspettare.

A questo punto ero in ballo, dovevo spiegare, ma almeno l'oca bionda ci avrebbe fatto una pessima figura... Proprio come aveva detto Cas.

Volevo evitare di tediarvi con la storia della mia vita” - risposi alla ragazza seria - “Ma se non puoi proprio fare a meno di saperlo questo è il motivo” - dissi stringendo leggermente i pugni.

Il 31 agosto di due anni fa, avevamo programmato con la casa editrice il rilascio del libro e io sarei dovuta presenziare all'uscita in una delle librerie della capitale” - spiegai cercando di non farmi prendere troppo dall'emozione - “Partii in macchina con mia madre verso le nove del mattino per raggiungere la città. Purtroppo a metà strada, la nostra auto entrò in collisione con una jeep in un frontale” - continuai facendo profondi respiri - “L'automobilista al volante dichiarò di essersi distratto, ma una volta in ospedale accertarono che il suo grado alcolemico era di molto superiore ai limiti consentiti. Mia madre perse la vita in quell'incidente e io...” - deglutii sbattendo le palpebre velocemente per ricacciare una lacrima - “me la cavai con una spalla lussata e un ginocchio rotto”.

Questo non spiega perché hai fatto ritirare il libro” - disse Ambra sprezzante - “Potevi semplicemente rimandare”.

 

Tutto l'odio che stavo reprimendo mi fece rabbrividire.

Se non avessi scritto questo libro” - ringhiai - “A quest'ora mia madre sarebbe ancora viva e non dovrei spiegare ad una decerebrata come te una cosa tanto ovvia”.

 

Silenzio.

 

Nella palestra calò il più totale silenzio.

Non che mi aspettassi chissà cosa, ma fu estremamente imbarazzante. Forse il mio sfogo era stato eccessivo, ma se si fossero messi nei miei panni anche solo per un attimo, credo che tutti mi avrebbero capita.

Stavo per voltarmi e andarmene, avevo già gli occhi appannati, quando un battito, prima flebile e poi sempre più sicuro si levò nella sala.

Un battito di mani, seguito da un altro, un altro e un altro ancora. Ben presto diventò un boato che scosse le pareti nella palestra e anche se piuttosto stupita mi ritrovai ad essere applaudita dalle persone presenti.

Guardai verso Castiel esterrefatta e il ragazzo mi fece l'occhiolino sorridendo. Mio padre sfoderava un sorriso orgoglioso e allo stesso tempo malinconico. Mi voltai e non potei non notare Ambra che stizzita e brontolante stava uscendo a gran velocità seguita dalle sue due tirapiedi.

Mi voltai verso la preside chiedendo perdono con lo sguardo, ma la vecchina fece benevolmente finta di niente alzando gli occhi al cielo e invitandomi a sedere.

La professoressa Colucci, una volta che l'applauso finì, riprese la parola chiedendo se ci fossero altre domande. Nessuno si azzardò a chiedere altro, così in breve tempo sciolsero l'assemblea e fummo tutti mandati in cortile per la pausa.

 

I professori si avvicinarono per farmi sentire la loro vicinanza e ringraziando mi congedai andando verso mio padre.

Brava piccola mia” - disse abbracciandomi - “Ce l'hai fatta anche questa volta”.

Sospirai cercando di sprofondare in quell'abbraccio. Ero terribilmente stanca.

La tensione nervosa che si era accumulata ormai era svanita e il mio corpo fece seriamente fatica a reggersi in piedi.

Mel” - sentii chiamare alle mie spalle.

Mi voltai lasciando andare mio padre e vidi Iris, Rosalya e i gemelli fermi davanti a me.

Fu Armin a prendere la parola. In realtà non parlò molto semplicemente fece un passo avanti abbracciandomi.

Scusa” - bisbigliò - “Se lo avessimo saputo venerdì mattino, non le avremmo permesso di dire quelle cose”.

Nessun problema” - risposi sorridendo - “Siete qui adesso”.

Il ragazzo si fece da parte e fu la volta del fratello.

Mel” - piagnucolò - “Mi dispiace tanto”.

Hey tranquillo” - sussurrai.

Mi diede un bacio sulla fronte e lasciò che Iris e Rosalya si avventassero su di me.

Iris cercò di farmi ridere e io ero troppo contenta di averli al mio fianco per non farlo.

 

Dov'è Nath?” - mi limitai a chiedere.

I ragazzi si guardarono. Armin sospirò e poi mi rispose - “E' da venerdì che non si fa vedere... E' rimasto abbastanza colpito dalle accuse di sua sorella” - prese un respiro - “Comunque a quest'ora avrà capito... Come tutti noi del resto”.

Annuii, poi mi voltai e indicando l'uomo dietro di me, lo presentai ai miei amici.

Ragazzi lui è Emilio, mio padre” - dissi sorridendo.

Si presentarono tutti e infine papà si congedò per andare al lavoro.

Lo abbracciai e ne approfittai per chiedergli dove fosse andato Castiel, senza farmi sentire dagli altri.

Ha detto che non voleva darti altri problemi e che viene direttamente a prendere Emma”.

Annuii nuovamente e lo lasciai andare.

 

Infine tornai verso la classe con i miei amici.

Melissa” - disse Alexy - “Non hai raccontato tutta la storia vero?”.

Mi bloccai guardandolo, credo di essere impallidita alla sua esclamazione.

Lasciala in pace” - esclamò Armin - “Penso che sia già stato abbastanza difficile per lei oggi... Non assillarla”.

Grazie, ma non preoccupatevi” - risposi cercando di riprendermi un po' - “Alexy ha ragione. Non è tutta la storia, ma sinceramente non ho molto voglia di parlarne”.

Li vidi accennare un sì con la testa.

Mi fido di voi, credetemi” - dissi infine - “Ma è tutto così complicato... E doloroso per me”.

Tranquilla” - esclamò Rosalya cingendomi le spalle con un braccio - “Se non te la senti non devi parlarcene, ma se vuoi noi siamo qui”.

Sorrisi e li ringraziai di cuore e infine entrammo in classe.
 

||
 

Le cose durante la settimana erano cambiate. Molte ragazze venivano a cercarmi in classe per farmi autografare il libro e io ero imbarazzata ogni volta. Non ero abituata a così tante attenzioni e mi sentivo piuttosto a disagio.

 

Era giovedì e dopo due ore di inglese, una di storia e una di scienze, finalmente eravamo a pranzo tutti insieme... Tutti insieme tranne Nath.

Fisico niente male” - disse malizioso Alexy guardando la copertina del libro - “Non è vero Armin?”.

Il mio compagno di banco cambiò colore e tossendo per l'imbarazzo si voltò concentrandosi sulla sua amata psp.

Sei proprio perfido” - rise Iris - “Però hai ragione, Mel è davvero una bellissima ragazza”.

Smettete di parlare di me come se non ci fossi!” - sbottai ancora più imbarazzata - “E cambiamo discorso per favore...

Rosalya intervenne - “Si appunto” - esclamò - “Cambiamo discorso... Parlaci un po' del rosso... Com'è che sgattaioli sempre da lui alla ricreazione?”.

Rò!” - la fulminai.

Ahhh” - strepitò - “Lo sapevo” - ridacchiò eccitata - “Racconta”.

 

Non sapevo che dire...

Avrebbero accettato la mia relazione con lui?

In ogni caso prima dovevo sentire il parere di Castiel.

Per non parlare di Nath, che stava facendo di tutto per evitarmi.

E non riuscivo a capire il perché sinceramente, visto che la storia si era chiarita.

Non solo non veniva più con me e gli altri a pranzo e a studiare, ma in classe era presente il minimo indispensabile e appena finiva correva in segreteria.

Mi faceva male questa situazione, anche perché era fin troppo chiaro che l'unica che evitasse apertamente, ero io.

 

Beh” - dissi cercando di prendere tempo - “Non ve l'ho mai detto prima ma... Fumo... Per questo esco sempre in cortile alla pausa”.

Mi guardarono tutti sorpresi.

Tu fumi?” - chiese Armin dando voce ai pensieri di tutti.

Si... E' un problema?” - domandai estraendo il pacchetto delle Malboro a conferma delle mie parole.

No” - rispose tranquillo - “Ma immagino sia inutile dirti che fa male”.

Scrollai la testa ridacchiando - “Me lo dice sempre anche Castiel”.

Incoerente” - esclamò Alexy ridendo - “Non credi?”.

Un po', ma è simpatico” - dissi cercando di aprire un piccolo dialogo a suo favore.

Molto” - rispose Rosalya - “Orgoglioso e testardo, ma infondo è un bravo ragazzo”.

Mi stupii della sua affermazione.

Tu sei l'unica che lo frequenta fuori da scuola” - disse Iris verso la ragazza - “Suona ancora con Lys?

Si, dopo scuola si trovano sempre a provare, ma ultimamente frequenta poco la casa. Anche se nemmeno a Lysandre ha voluto dire dove sparisce” - spiegò Rò.

Non mi avevi detto che lo conoscevi così bene” - dissi cercando di non attirare troppo l'attenzione.

Rosalya sta con Leigh, il fratello di Lys” - spiegò Iris - “E Lysandre è il migliore amico di Castiel, l'unico che gli sia rimasto vicino dopo la partenza di Debrah e dei casini con Nath”.

Capito” - risposi - “Ma voi che ne pensate di tutta quella storia?

 

Armin mi squadrò per bene - “Tu sai cos'è successo?” - chiese.

Sono nuova è vero, ma Castiel mi ha spiegato perché Nathaniel non vuole che mi avvicini a lui” - risposi con una leggera alzata di spalle.

Mi guardarono tutti piuttosto stupefatti.

E che ti ha detto?” - chiese Iris con fare inquisitorio.

Che lui e Nath erano amici per la pelle e che quando la sua ex ha avuto l'opportunità di incidere un disco non si è fatta problemi a liquidare lui e gli altri. Mi ha spiegato inoltre che Nathaniel ha provato a metterlo in guardia ma lei li ha raggirati e li ha messi contro” - spiegai - “Ho capito male?” - domandai.

E' esattamente quello che è successo” - esclamò Rosalya - “Ma mi stupisce che te ne abbia parlato...”.

La pausa è lunga e fumare aiuta a fare conversazione” - mi limitai a rispondere.

Beh” - disse Alexy - “Comunque è una ricostruzione piuttosto obiettiva della faccenda. Immagino che hai parlato anche con Nath per avere il quadro completo”.

Scossi la testa - “In realtà no... Cas mi ha spiegato anche di Ambra e del perché di conseguenza il loro rapporto si sia definitivamente rotto. Ma credetemi quando vi dico che è dispiaciuto per tutto quello che è successo. Inoltre, averlo fatto emarginare dall'intera scuola non lo ha di certo aiutato. Qui tutti hanno le proprie colpe”.

 

Restarono tutti ad ascoltarmi a bocca aperta.

Sono troppo testardi per fare pace” - continuai - “Ma entrambi hanno sbagliato... Devono solo ammetterlo e cercare di metterci una pietra sopra. L'odio e il risentimento non portano da nessuna parte”.

Sei un'illusa se credi di farli riappacificare” - esclamò Alexy senza il suo solito ottimismo.

Non voglio costringere nessuno” - spiegai - “Ma continuare ad emarginare Castiel non mi sembra una soluzione matura”.

Non siamo noi ad emarginarlo” - sbottò Armin sulla difensiva - “E' lui che si comporta da... Stronzo... Scusa la parola” - concluse.

Avete mai pensato che si comporti così perché ormai non ha altro modo per sopravvivere a questo ambiente?” - domandai.

 

Ero completamente di parte lo ammetto, ma volevo far capire agli altri le mie ragioni.

 

Voi non avete idea di che cosa significhi essere additati dalle persone che ti stanno intorno” - iniziai a dire - “Quelle che fino al giorno prima parlavano con te senza problemi, ti evitano e parlano alle tue spalle. E non importa cosa fai o cosa dici. Continueranno a giudicarti per un singolo evento o momento. A nessuno importa chi sei veramente, vieni stereotipato e di conseguenza inizi a comportarti esattamente come tutti si aspettano” - continuai sospirando - “E questa recita continua... E non sei più in grado di gestire la situazione... Fino a quando ti accorgi che la maschera che piano piano hai costruito è un macigno troppo pesante per essere indossata ancora. Ma nonostante tutto, quando la togli a nessuno interessa. Perché ti hanno affibbiato un'etichetta che non ti scollerai mai di dosso”.

Non stiamo più parlando di Castiel” - mi fece notare Rò.

Abbassai lo sguardo - “No... Non proprio, ma comunque è così che si sente anche lui” - esclamai sicura - “E se io lunedì non avessi messo subito in chiaro la situazione, a quest'ora non sarei più quella nuova, ma sarei quella che fa la prostituta” - dissi schietta - “Capisco che non sia una situazione facile per nessuno, ma vorrei chiedervi il favore di passare un po' di tempo con lui e rivalutarlo senza preconcetti. So cosa vuol dire sentirsi esclusi... E non è affatto piacevole”.

Melissa lo sai che Nath non accetterà mai questa cosa” - disse Alexy.

Lo so... E so che mi sta evitando” - gli feci notare - “Perciò per quanto mi riguarda può pensarla come vuole... Anche se pensavo fosse più maturo”.

 

Ci fu un attimo di silenzio nel quale i miei amici si scambiarono qualche occhiata.

Armin sospirò - “Invita Castiel a pranzo domani”.

Sorrisi soddisfatta - “Grazie ragazzi”.

Non capisco perché ti agiti tanto per lui” - esclamò Alexy malizioso.

Odio le ingiustizie” - affermai sicura - “Sono fatta così. Comunque domani voglio anche risolvere i miei problemi con Nathaniel. A voi non ha detto perché mi sta evitando?” - chiesi senza però ottenere una risposta soddisfacente.

 

 

Quando lasciai la paninoteca ero leggermente in ritardo. Erano le tre e mezzo passate, quindi corsi a casa a portare la tracolla per poi andare a prendere Emma.

Trovai Castiel appoggiato alla sua moto ad aspettarmi.

Sei in ritardo” - esclamò sbuffando.

Lo so” - risposi dandogli un bacio sulla punta del naso - “Chiedo perdono”.

Dai sbrigati” - ridacchiò.

 

Lungo il tragitto iniziai a parlargli della discussione avuta a pranzo con gli altri.

So che forse non mi sarei dovuta intromettere... Ma hai fatto così tanto per me fino ad ora che... Cercare di riabilitare il tuo nome a scuola mi sembra il minimo” - spiegai.

E' più difficile di quanto credi” - sospirò - “Ma apprezzo il tentativo”.

Comunque devi presentarmi questo fantomatico Lys” - risposi - “E poi voglio sentirti suonare”.

Castiel sorrise sinceramente - “Beh di solito proviamo a casa di Lysandre e non so quando Rosalya c'è o meno, per questo non ti ho mai invitata. Sarebbe stato strano giustificare la tua presenza all'improvviso”.

Annuii capendo ciò che mi voleva dire.

Stavo pensando che...” - provai a dire, indecisa se continuare o no - “Si... Insomma... Magari potremmo dire a Rò e al tuo amico di noi...” - conclusi arrossendo leggermente.

 

Mi guardò in maniera strana.

Deglutii a fatica pensando di aver detto un'immensa cavolata.

 

Mi stai dicendo che, 'noi' , siamo qualcosa di ufficiale?” - chiese stupito.

Rosalya ha detto che non passi più molto tempo con loro e, beh... Non poteva sapere che il motivo ero io... Ma non voglio che rinunci al tuo amico per causa mia. Pensavo ti avrebbe fatto piacere, ma se non vuoi non è un problema. Io... Io lo capisco” - dissi tutto d'un fiato.

 

Da quando ero diventata così logorroica nel parlare?

Ammetto che ero dispiaciuta della sua reazione, anche se non sapevo bene come interpretare quella domanda.

Pensavo ne sarebbe stato contento, ma non ne ero più così sicura.

Accidenti.

Mi stavo decisamente innervosendo.

Con il passare dei giorni mi ero resa conto di quanto la presenza di Castiel nella mia vita fosse a poco a poco diventata fondamentale.

E per una persona indipendente come me, non era una cosa facile da accettare.

Quindi mi ero detta che evidentemente, questo non poteva essere altro che amore... Vero amore.

Ma ora mi stavo chiaramente chiedendo se non stessi pretendendo troppo.

 

Castiel mi lanciò un'ultima occhiata e sembrò leggere i miei pensieri.

Mi bloccai e restai ferma ad aspettare una sua reazione.

 

Abbassò lo sguardo e io a malincuore sentii le lacrime pizzicarmi gli angoli degli occhi.

Li chiusi cercando di trattenerle, ma qualche secondo dopo fui costretta a spalancarli incredula.

Castiel mi stava abbracciando.

Le sue braccia mi avvolgevano dandomi un senso di sicurezza e calore inimmaginabile.

Si raddrizzò leggermente portando il suo viso di fronte al mio.

Ti amo” - sussurrò sulla mia bocca prima di baciarmi dolcemente.

In un attimo tutte le mie insicurezze furono spazzate via.

Schiusi leggermente le labbra per permettergli di entrare.

Le nostre lingue iniziarono a rincorrersi e mi sembrò che il tempo si fosse fermato.

Quando si staccò già mi mancava.

Sistemò dolcemente una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio e mi diede un altro delicato bacio a stampo.

Finalmente ti ho conquistata pulce” - esclamò sorridendo.

Non chiamarmi pulce” - ribattei inutilmente.

 

Mi prese per mano e così raggiungemmo l'asilo.

Castiel appena vide la piccola si abbassò quasi in ginocchio e la prese al volo quando gli si gettò addosso.

Anch'io sono contento di vederti” - esclamò il rosso tenendola in braccio.

Ciao piccola” - dissi accarezzandogli la schiena - “Ti sei divertita oggi?

La bimba annuì cominciando a giocare con un ciuffo dei capelli di Cas e io iniziai a ridacchiare.

 

Vi va un buon gelato?” - domandò il ragazzo sulla strada di casa.

Emma esultò stampandogli un bacio sulla guancia.

Non so se siete stati bravi abbastanza” - dissi ridendo.

I due si guardarono complici e poi voltandosi verso di me esibirono un faccino da cucciolo.

Ok ok” - esclamai alzando le mani in segno di resa - “Avete vinto...”.

Castiel alzò la mano e diede il cinque ad Emma che sorrise soddisfatta.

Ci fermammo a mangiare nella gelateria in modo che la piccola non potesse sporcarsi troppo.

Poi tornammo a casa chiacchierando come al solito, mentre la bambina ci raccontava che giochi aveva fatto quella mattina.

 

Voltammo l'angolo, eravamo quasi a casa mia, quando bloccai bruscamente Castiel facendolo subito indietreggiare fino a nasconderci.

Che succede?” - chiese preoccupato.

Non lo so... Ma c'è Nathaniel davanti a casa” - esclamai entrando nel panico.

Come diavolo fa a sapere dove abiti?” - domandò il rosso con un pizzico di gelosia nel tono di voce.

E io che ne so...” - dissi - “A parte te non ho detto a nessuno dove abito... Nemmeno a Iris e Rosalya”.

Che facciamo?” - chiese.

Emma mi stava guardando preoccupata non capendo la situazione.

Em” - provai a dire sorridendo alla bambina - “Ti va andare al parco giochi con Castiel?”.

Siiii” - esultò la piccola avvinghiandosi al collo di Cas.

Mi libero di lui il prima possibile” - esclamai.

Fai la brava mi raccomando” - dissi alla bambina - “Ubbidisci a Castiel o il nonno domani non ti prepara la frittelle”.

Tu non vieni mamma?” - chiese innocentemente.

Si, ma devo fare una cosa prima” - risposi - “Ora andate”.

 

Presi un profondo respiro e una volta che Castiel fu abbastanza lontano mi avvicinai a casa.

Quando arrivai davanti al portoncino Nath si accorse della mia presenza.

Ciao” - esclamò tenendo lo sguardo in basso.

Che ci fai qui?” - domandai più bruscamente di quanto avrei voluto.

Ti chiedo scusa” - disse tutto d'un fiato - “Sono un'idiota”.

Restai piuttosto stupita dalla sua affermazione, in realtà del tutto spiazzata.

Cosa?” - chiesi infatti incredula.

Ambra ha combinato un casino” - esclamò imbarazzato - “E io non so neanche da che parte iniziare per scusarmi”.

Pensavo mi stessi evitando” - dissi perplessa.

No” - affermò guardandomi negli occhi per la prima volta da quando ero arrivata - “Ma sono così... Dispiaciuto” - iniziò a dire - “Non so davvero come posso fare a chiederti perdono”.

Non sei tu quello che si dovrebbe scusare” - gli feci notare.

Lo so... Ma mi sento in colpa... Insomma” - continuò grattandosi nervosamente la testa - “E' colpa mia se ha saputo del tuo libro e...”.

Cosa?” - domandai stupita - “Sei stato tu a dirle del libro?”.

No” - esclamò - “Cioè si... O meglio... Ho scoperto dal tuo fascicolo che avevi vinto dei premi letterari e mi sono incuriosito, perciò ho fatto una piccola ricerca e ho scoperto che hai scritto un libro... Mio padre conosce un tizio che lavora in quella casa editrice, così me ne sono fatto mandare una copia, ma poi lo ha trovato mia sorella e ha combinato quel disastro e io... Davvero non so come chiederti scusa”.

 

Ero scioccata.

Come diavolo ti sei permesso di guardare il mio fascicolo?” - domandai piuttosto alterata - “Se volevi sapere qualcosa dovevi chiedermelo direttamente”.

Lo so” - provò a giustificarsi - “E' proprio per questo che mi dispiace così tanto”.

Immagino che anche il mio indirizzo di casa sia stato preso dal fascicolo” - sbottai.

Inchiodò lo sguardo all'asfalto e annuì leggermente.

Nath si può sapere che diavolo ti è preso?” - gli chiesi furente in viso - “Hai una vaga idea di che cosa abbia passato per colpa di Ambra?”.

Scusami... Scusami davvero... Ma non parli mai del tuo passato... E io volevo sapere qualcosa di più per potermi avvicinare almeno un po' a te. Così ho pensato di dare un'occhiata tra i tuoi documenti scolastici, ma ho capito che è stato un terribile errore” - disse provando a scusarsi nuovamente.

Lo guardai spostando poi lo sguardo di lato e scrollando la testa.

Mel ascolta” - provò a dire toccandomi un braccio.

Scacciai con un movimento brusco il suo tocco e feci un passo indietro - “Mi hai davvero delusa” - dissi amareggiata.

No” - si lasciò sfuggire come fosse un lamento - “Chiedimi quello che vuoi... Ma perdonami ti prego”.

 

Restai in silenzio per un po', fino a quando un lampo attraversò le mie sinapsi.

Ti perdono” - esclamai tornando lucida - “Ma ad una condizione”.

Tutto quello che vuoi” - sibilò attendendo la mia richiesta.

Voglio che tu ti sieda e discuta civilmente con Castiel” - dissi con voce ferma e sicura.

Cosa?” - domandò stupito.

Non ho detto che devi perdonarlo o tornare suo amico” - precisai - “Ti ho chiesto solo di sederti e parlare con lui. O anche solo ascoltarlo... Come preferisci”.

Melissa io non...” - provò a replicare.

Hai detto qualsiasi cosa” - affermai decisa.

Si ma perché tra tutte le cose proprio questa?” - mi domandò nervoso.

Perché per colpa dei vostri precedenti tua sorella mi sta rendendo la vita impossibile” - conclusi.

 

Non credo che sia riuscito a capire in pieno il significato delle mie parole, ma alla fine accettò la condizione sommessamente.

Quando?” - chiese con un filo di voce.

Domani a pranzo” - dissi - “Tu fallo e io dimenticherò tutta questa faccenda”.

Ok” - rispose non troppo convinto - “Meglio che vada. Scusa se ti ho disturbata. Scusa per tutto... Ci vediamo domani”.

A domani” - lo salutai.

 


Ciao a tutti ^^
Eccomi qui con un nuovo capitolo **
Spero vi sia piaciuto.
Sono proprio curiosa di vedere cosa si diranno quei due.

Un bacione Nyx ^^

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Capitolo 9
*** 8. Fidati di me ***


Castiel

Avevo portato Emma al parco come mi aveva detto Melissa, ma non ero molto tranquillo.

Il solo pensiero che ci fosse Nathaniel con lei mi faceva dare di matto.

Catiel” - mi chiamò la bambina strattonandomi per i jeans - “Mi spingi sull'altalena?”.

Certo tesoro” - dissi prendendola per mano e andando con lei verso il gioco.

La piccola saltellava contenta fino a quando non si sedette.

Tieniti forte” - mi premurai di dirle - “Altrimenti ti fai male”.

Va beneee” - esclamò contenta mentre con le manine stringeva le catene.

Iniziai a spingerla piano piano e poi con un po' più di energia.

Diciamo che per ora occuparmi di lei riusciva a distrarmi da tutto il resto.

Catiel” - chiese la piccola - “Tu e la mamma vi volete bene?

Sorrisi davanti alla semplicità con cui mi pose quella domanda.

Si” - risposi facendo rallentare l'altalena.

La bimba puntellò i piedi per terra fino a fermarsi.

E a me volete bene?” - domandò ancora.

La guardai dolcemente e la presi in braccio.

Certo che te ne vogliamo! Tantissimo” - esclamai sorridendo.

 

Capivo che sentiva la necessità di continue conferme e il fatto che le avessi in minima parte tolto le attenzioni di Melissa mi dispiaceva. Comunque per la ragazza, Emma veniva prima di qualunque altra cosa, io non facevo eccezione e comprendevo pienamente la situazione, era normale.

 

Vidi che sorrise felice e si avvinghiò al mio collo sbadigliando pigramente.

Sei stanca?” - chiesi accarezzandogli la schiena.

Si” - disse con un altro sbadiglio.

Ti porto a casa” - sussurrai mentre la cullavo dolcemente.

Mi avviai e dopo pochi minuti sentii che si era addormentata sulla mia spalla.

Se anni fa mi avessero raccontato che mi sarei trovato in questa situazione, credo avrei riso per qualche settimana.

Ma con lei e con Mel mi sentivo finalmente in pace con me stesso. Poterle aiutare, poterle sostenere e soprattutto poterle amare mi riempiva il cuore di emozioni sempre nuove.

Inoltre, dopo quello che mi aveva detto Melissa quel pomeriggio, ovvero che finalmente aveva accettato che fossimo una coppia, ero davvero troppo contento.

Non pensavo si preoccupasse tanto per me e questo mi faceva ancora più piacere.

 

Controllai il telefono per vedere se c'erano aggiornamenti dalla ragazza, ma purtroppo niente.

Decisi di portare la piccola a casa mia, così scrissi a Mel di raggiungermi li una volta finito.

Era già stata a casa mia un paio di volte, ma per via di Emma preferiva comunque che stessimo da lei.

Il bello è che non abitavamo poi così distanti, quindi anche a piedi, in pochi minuti, avrebbe potuto raggiungermi senza problemi.

Quando arrivai davanti a casa, Demon iniziò ad abbaiare.

Sta buono bello” - gli intimai per non far svegliare Emma.

Il pastore del Beauceron si zittì e mi portò la sua pallina preferita.

Gliela lanciai nel giardino e lui corse tutto contento a riprenderla.

Adoravo Demon, sembrava un Dobermann cresciuto più del necessario, del resto la sua razza era così.

Vivendo da solo, era la mia unica compagnia, inoltre era un ottimo cane da guardia, perciò mi sentivo piuttosto sicuro.

I miei, me lo avevano lasciato prendere dopo che, una banda di ladri erano entrati a rubare in casa.

Avevo sempre voluto un cane, ma mio padre aveva paura che mi stufassi e non me ne prendessi più cura. Invece, contro ogni pronostico, gli dimostrai che si sbagliava, non solo lo avevo addestrato per bene, ma ormai stava con me da due anni e non mi vergogno a dire che fosse il mio migliore amico.

 

Aprii la porta di casa cercando di non svegliare la piccola e la portai a dormire in camera dei miei.

Sistemai due cuscini ai lati del letto matrimoniale, in modo che non potesse cadere nemmeno per sbaglio, e lasciai la porta aperta per poterla controllare.

Andai in cucina e guardai nuovamente il telefono.

Melissa mi aveva scritto che stava arrivando, così mi tranquillizzai e preparai una moca di caffè.

Dopo qualche minuto il campanello suonò e io aprii istintivamente il cancelletto d'entrata.

Sapevo che Mel non era del tutto tranquilla per la presenza di Demon, perciò mi affrettai ad andarle incontro.

Quando uscii dalla porta spalancai gli occhi.

 

Lys che ci fai qui?” - chiesi al mio amico.

Sorpresa!” - esclamò contento, sventolandomi sotto il naso un pacchetto di corde nuove per la mia chitarra - “Non sapevo se fossi in casa, ma sono appena arrivate al negozio di musica in centro e ho pensato che fossero quelle giuste per la tua Fender, perciò te le ho portate subito”.

Ohh... Grazie” - dissi iniziando ad agitarmi.

Che c'è?” - domandò preoccupato - “Sei strano, stai bene?”.

Tutto bene davvero” - risposi - “Solo... Non è il momento giusto” - cercai di dire ostentando tranquillità - “Sto aspettando una ragazza... Non fraintendermi sono contentissimo e ti ringrazio per il pensiero ma...”.

Lys sorrise - “Tranquillo non devi dire altro fratello. Me ne vado”.

Domani mi faccio perdonare” - esclamai ancora un po' in ansia.

Stavo per rientrare in casa, quando Emma fece capolino dalla porta d'entrata sbadigliando e strofinandosi gli occhi.

Gettò un urlo nel vedere Demon e io corsi a prenderla in braccio.

Tranquilla è un cane buono” - la rassicurai.

Emma si strinse ancora di più a me, ma annuì timidamente.

Il cane ci portò la palla e io dimostrai alla bimba che non le avrebbe fatto niente.

 

Castiel” - mi chiamò Lys titubante.

Cristo... Mi ero completamente dimenticato di lui.

Lo guardai e vidi chiaramente che stava fissando la bambina, che si stringeva al mio collo.

Posso spiegare” - dissi cercando di farlo stare calmo.

Il ragazzo continuava a guardarci con un espressione confusa, così lo feci entrare in casa.

Sto facendo il baby sitter” - esclamai, il che in realtà era vero.

Il casino era dovergli spiegare, eventualmente, tutto quello che ci stava intorno.

Tu fai il baby sitter?” - chiese scettico il mio migliore amico.

E' una lunga storia” - risposi - “Non farmi domande ti prego, perché non posso dirti niente di più”.

Catiel” - richiamò la mia attenzione la piccola - “Ho sete”.

Ti va un succo di frutta?” - chiesi sistemandogli un ciuffo ribelle.

La bambina annuì contenta.

Pera, pesca, mela?” - domandai.

Succo alla pesca” - sorrise prima di stamparmi un bacio sulla guancia.

Va bene piccola peste” - dissi facendole il solletico. La piccola scoppiò a ridere di gusto e intanto mi avviai verso il frigo a prenderle da bere.

 

Infilai la cannuccia nel brick e lo diedi ad Emma che iniziò a berlo felice.

Lys continuava a guardarmi per cercare di capire meglio cosa stava accadendo.

In quel momento il mio telefono cominciò a suonare.

Sono qui fuori” - esclamò Mel.

Dissi che arrivavo e chiesi a Lysandre di aspettarmi un attimo.

Uscii verso la ragazza e le spiegai velocemente che cos'era successo, mentre tenevo a bada Demon che l'annusava curioso.

Ti fidi di lui?” - mi chiese un po' preoccupata.

E' come un fratello per me” - risposi - “Si. Mi fido completamente. C'è sempre stato, anche quando gli altri mi hanno voltato le spalle. E' l'unico ad essere rimasto sempre e comunque”.

Melissa mi accarezzò una guancia - “Ok... Lascia parlare me. Tu metti a dormire Emma intanto”.

Ma io non ho sonno” - protestò la bambina intenta ad accarezzare il cagnolone - “Voglio che Catiel mi faccia le coccole”.

Anch'io” - rispose Mel - “Ma non puoi fare sempre come vuoi, lo sai che non mi piacciono i capricci”.

Va bene” - disse la bimba un po' imbronciata - “Scusa mamma”.

Arrossii di colpo per quell'esclamazione.

Melissa mi guardò strano, non capendo che cosa mi sia preso. Quando se ne rese conto avvampò abbassando lo sguardo.

Io...” - tentò di dire - “Cioè... Entriamo che è meglio”.

 

 

Melissa

Entrai seguendo Castiel, mi presentò velocemente a Lys e riportò Emma a dormire.

Piacere Melissa” - esclamai porgendogli la mano.

Era un bel ragazzo devo dire, un po' particolare forse, ma tutto sommato sembrava uno a posto.

Non c'è qualcosa di lui che non mi colpii a prima vista. Vestiva in maniera vittoriana, aveva i capelli bianchi con le punte tinte di nero e i suoi occhi erano eterocromatici.

Avevo visto questa caratteristica solo negli husky... Ma lui evidentemente non era un cane.

 

Lysandre piacere mio” - rispose con tono tranquillo, stringendo la presa - “Sei la scrittrice giusto?

Oh” - dissi sorridendo - “Esatto”.

Complimenti per la grinta” - esclamò - “Finalmente qualcuno che rimette al suo posto Ambra”.

Il suo modo di parlare era rassicurante e mai fuori luogo, mi trasmetteva sicurezza.

Merito di Castiel in realtà” - risposi.

Voi vi conoscevate già?” - chiese scrutandomi un po'.

Sono il motivo per cui il rosso ultimamente sparisce” - confessai - “Stiamo uscendo insieme”.

Mel” - esclamò Cas sorpreso, tornando in soggiorno.

Hai detto che ti fidi di lui no!?!” - risposi tranquilla - “Quindi mi fido anch'io... E poi mi sembra simpatico”.

Grazie” - disse Lys divertito - “Quindi... State insieme?”.

Castiel si avvicinò dandomi un leggero bacio sulla guancia.

Sedetevi” - esclamò - “Che vi porto da bere?

 

Sono sorpreso” - esordì Lys, una volta che Castiel fu tornato da noi con le bibite - “Non me ne avevi parlato”.

Colpa mia” - risposi - “Ho... Qualche casino al momento e gli ho esplicitamente chiesto di non dire niente”.

Sai” - disse il ragazzo sorridendo - “Sono proprio curioso di sapere come hai fatto, a far fare a Castiel la balia alla tua sorellina”.

Ci fu un breve scambio di sguardi tra me e Cas.

Non è esattamente mia sorella” - mi azzardai rispondere.

Lysandre mi guardò confuso. Poi i suoi occhi si spalancarono per lo stupore e per poco non si strozzò con il sorso di tè che stava bevendo.

Guardò Castiel, il quale alzò le mani e ridacchiando aggiunse - “Io non centro, credimi”.

 

Gli spiegammo a grandi linee come ci eravamo conosciuti, naturalmente tralasciando determinati particolari. Non mi andava infatti di raccontargli tutta la mia vita. Gli feci anche capire, che fosse l'unico a parte noi a sapere dell'esistenza di Emma per ora, e lui promise di non dire niente.

Lys capisci anche tu che è una situazione un po' complicata” - continuò Castiel.

Tranquilli” - sorrise il ragazzo - “Sarò più che felice di aiutarvi”.

Grazie” - dissi contenta - “Soprattutto sono contenta di averti conosciuto, Cas mi ha parlato molto di te”.

Vorrei poterti dire la stessa cosa” - ridacchiò Lysandre - “Ma anch'io sono contento di averti conosciuto. Finalmente qualcuno che mi libera da questo dittatore”.

Hey” - sbuffò Castiel - “Questa me la paghi”.

Scoppiammo a ridere tutti quanti. Ero felice di aver trovato un nuovo alleato e il rosso aveva ragione, Lys era davvero una persona fantastica.

 

Bene” - esclamai - “Ora che questa faccenda è risolta passiamo al secondo problema”.

Cazzo” - imprecò Castiel - “Mi ero completamente scordato di Nath”.

Che centra il biondino?” - domandò Lys confuso.

Prima stavamo andando a casa di Mel” - spiegò Cas al suo amico - “Solo che c'era Nathaniel ad aspettarla davanti al portoncino e capisci anche tu, che non poteva rientrare con me e con Emma, come se niente fosse. Così io sono andato al parco con la piccola e ho lasciato Melissa a parlare con lui. A proposito... Che ti ha detto?” - mi chiese.

Che domani tu e lui, vi sedete ad un tavolo alla paninoteca vicino alla scuola, con me, Rosalya. Iris, i gemelli e anche Lys se vuole...” - dissi cercando una conferma da parte del ragazzo, che annuì prontamente con la testa - “E parlate... Possibilmente risolvendo i vostri problemi”.

Cosa?” - sbottò il rosso di colpo - “Tu sei pazza”.

A volte” - confermai annuendo - “Ma è arrivato il momento di chiudere con il passato... Non credi?”.

Scusa ma sono piuttosto confuso... Come siete arrivati a questa decisione?” - mi chiese.

 

Ecco...” - iniziai non sapendo bene cosa dire.

Sicuramente Castiel si sarebbe arrabbiato, ma decisi che era meglio dirglielo subito.

Inoltre la presenza del suo amico, era utile in un momento come questo.

Presi un profondo respiro.

 

Non dare in escandescenza” - lo pregai prima di continuare - “Nath ha cercato informazioni su di me e ha guardato nel mio fascicolo scolastico. Da li ha scoperto il libro e tramite alcune conoscenze del padre è riuscito ad ottenerne una copia. Ambra l'ha trovato e ha organizzato lo show di venerdì mattina”.

Ero stata chiara, diretta e sincera.

Io lo ammazzo” - sibilò Cas furente.

Calmati” - lo rimproverò Lys - “Stai calmo o passerai di nuovo dalla parte del torto”.

Ascolta Lysandre” - dissi anch'io - “Credimi era mortificato, ma gli ho promesso che l'avrei perdonato, se avesse accettato di parlare con te domani”.

Lui fa le cazzate e quello che deve pagarne le conseguenze sono io?” - sbottò il rosso - “Come diavolo fai ad essere così calma?”.

Non lo sono” - risposi - “Sono più incazzata di te al momento, ma è l'occasione giusta per poter risolvere i tuoi problemi”.

 

Il rosso sospirò alzandosi e iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza.

Credo che sia meglio se vi lascio soli” - esclamò Lys - “Parlatene con calma e fatemi sapere per domani”.

Grazie mille” - mi alzai e andai ad abbracciarlo istintivamente.

Non mi sentivo per niente a disagio con lui. Ero contenta che fosse un amico di Castiel. Iniziavo a capire quanto l'uno fosse importante per l'altro.

Verrai a sentirci suonare uno di questi giorni?” - chiese sorridendo - “Certo! Molto volentieri”.

Ciao Castiel” - lo salutò Lysandre con una leggera pacca sulla spalla - “Vedo che hai trovato pane per i tuoi denti”.

Sbuffai alzando gli occhi al cielo, ma non potei fare a meno di lasciarmi sfuggire una risata.

Non immagini quanto” - ribatté il rosso - “Ti chiamo dopo”.

 

Lys se ne andò, così mi avvicinai a Cas e gli misi le braccia intorno al collo, appoggiando la fronte contro la sua.

So che è difficile” - gli dissi mentre lo guardavo negli occhi - “Ma è un'ottima occasione, per dimostrare a tutti che si sbagliavano su di te. Che sei cambiato e sei una persona fantastica”.

Lo vidi chiaramente sorridere, anche se non voleva darmi questa soddisfazione.

Hey” - lo richiamai passando una mano tra i suoi capelli - “Ci sono io con te. Puoi farcela”.

Si stanno invertendo i ruoli” - constatò sarcastico.

Tu hai aiutato me... E io aiuto te” - sorrisi - “Mi sembra equo come scambio”.

 

Mi sorrise benevolo e stampò un leggero bacio sulle mie labbra, dal quale capii che non era del tutto convinto.

Potevo immaginare che cosa volesse dire per lui quell'incontro, ed era normale che avesse paura di esporsi così tanto, ma volevo davvero aiutarlo.

 

Non ho ancora il potere di leggere nella mente” - esclamai - “Che cosa non riesci ad accettare?”.

Castiel sospirò profondamente.

Ha letto il tuo fascicolo Mel. Non ne aveva il diritto” - iniziò - “Ha mobilitato persino suo padre per farsi procurare quel libro, e io sono uno dei pochi a sapere che non si parlano da anni. Ha trovato il tuo indirizzo e si è presentato a casa tua. Questo non è il Nath che conoscevo...” - disse scrollando la testa e abbassando lo sguardo - “Non è il mio amico”.

Sono passati anni” - risposi cercando di rassicurarlo un po' - “Anche tu sei cambiato da allora. Tutti cambiamo. Se mi avessi conosciuta tre anni fa ti stupiresti di vedere come sono diventata”.

Sinceramente ho paura che non cambierà niente” - concluse sconsolato.

Forse sarà così, ma almeno potrai dire di averci provato” - esclamai - “E poi... Se le cose dovessero andare bene potremmo dire loro che stiamo insieme. Sia chiaro” - mi affrettai a dire - “Se dovessi scegliere fra te e loro sceglierei te naturalmente, ma potendo cercare di andare d'accordo con tutti, perché sprecare questa opportunità”.

Sei un'eterna ottimista nonostante tutto... E so quanto tieni a Rosalya e gli altri” - rispose dopo un po'.

Quindi?” - provai a chiedere.

Quindi... Per che ora devo essere li?” - disse arrendendosi all'idea.

 

Sorrisi e lo baciai lasciandomi trasportare dal momento. Cas non sembrò per niente dispiaciuto dalla cosa e un attimo dopo, mi cinse i fianchi con le mani stringendomi a se.

Ti fermi a cena da noi?” - chiesi tra un bacio e l'altro.

Potremmo cenare qui...” - suggerì.

Hai la moto a casa mia” - gli ricordai - “E poi scommetto che mio padre ha preparato anche per te”.

Sorrise per la mia esclamazione, ma subito dopo il suo viso si corrucciò - “Per fortuna che l'ho parcheggiata nel tuo garage... Se l'avesse vista Nath, non avrebbe impiegato molto, a fare uno più uno”.

Che importa di Nathaniel... Insomma, magari non domani, ma pensavo comunque di dirlo agli altri ” - dissi tranquilla.

Sono il primo, che vorrebbe urlare al mondo, che sei solo mia” - esclamò il ragazzo - “Ma prima forse è meglio vedere come andrà domani. Se i tuoi amici non mi accettassero, o se le cose con Nathaniel si mettessero male, credo sia meglio continuare a frequentarci come abbiamo fatto fino ad ora. E poi non vorrei che scoprissero di Emma”.

Mi scaldò il cuore sentirlo così protettivo nei miei confronti e in quelli di Em.

Dovrò dire anche di lei, prima o poi” - constatai seriamente, mentre giocherellavo con una ciocca dei suoi capelli..

Che cosa?” - chiese stupito.

Non intendo tutto...” - risposi - “Ma sono cambiate così tante cose da quanto ti ho conosciuto che... Ora l'idea non mi fa più così paura... E se lo scoprissero per caso, come per il libro... Credo che il fraintendimento sarebbe inevitabile. Quindi preferisco parlargliene io”.

Restammo abbracciati per un tempo che non saprei definire e infine Castiel andò a prendere Emma che dormendo ancora beatamente, non si accorse nemmeno del cambio di casa.

 

||

 

Arrivai a scuola un po' prima del solito il giorno dopo. Ero nervosa lo ammetto. Entrai in classe e richiamai l'attenzione dei miei amici, che subito si avvicinarono al mio banco.

Buongiorno Mel” - esclamò Iris sorridente - “Che succede?”.

Buongiorno a tutti” - risposi - “Oggi sarà una giornata un po' particolare... Ho bisogno di tutta la vostra calma e positività”.

Ti stai preoccupando per il pranzo?” - chiese Alexy divertito.

Un po' ” - affermai.

Mi guardarono tutti confusi, così proseguii il discorso.

Ho convinto Nathaniel a parlare con Castiel durante il pranzo” - affermai - “Quindi... Beh spero che vada tutto bene”.

Scoppiarono tutti a ridere. Questa volta ero io quella confusa.

Bella battuta” - esclamò Rosalya.

Non sto scherzando” - affermai seria, una volta che smisero di ridere.

Mi fissarono tutti increduli.

Come diavolo hai fatto?” - domandò Armin, mettendo in pausa il gioco sulla sua psp, per capirci qualcosa.

Preferirei non entrare nei dettagli” - risposi - “Diciamo che Nath era in debito con me”.

Deve averla fatta grossa, per accettare un simile compromesso” - constatò Alexy, che probabilmente aveva intuito l'accaduto.

E a Castiel lo hai detto?” - domandò Iris - “Non credo accetterà, sapendo della presenza di Nathaniel”.

Ha detto che va bene. Certo... Non era entusiasta della cosa, ma non si tirerà indietro” - spiegai.

Credo sia meglio far riservare il tavolo allora. Vediamo... Siamo in... Sette” - disse Alexy iniziando a contare mentalmente sulle dita. Sapevamo tutti che la sua, era solo una scusa per poter sentire la voce suadente del cameriere di cui ormai si era invaghito insieme a Iris.

Otto” - lo corressi - “C'è anche Lysandre”.

Viene anche Lys?” - domandò Rò stupita - “Ma se fino a ieri non sapevi nemmeno chi fosse”.

Fino a ieri appunto” - sorrisi.

La ragazza stava per chiedermi qualcos'altro, ma la campanella annunciò l'inizio delle lezioni e il professore puntuale come un orologio svizzero, fece ingresso nell'aula richiamando l'ordine.

 

Alla pausa cercai di evitare ulteriori domande dei miei amici, dicendo che ne avremmo parlato direttamente a pranzo e uscii in cortile da Castiel.

Sei qui per me o per la sigaretta” - domandò sarcastico.

Entrambi” - sorrisi accarezzandogli una guancia - “So che sei preoccupato... Ma fidati di me”.

Si avvicinò pericolosamente alle mie labbra - “Di te mi fido... Di me un po' meno”.

Restai con lui durante tutto l'intervallo, per poi tornare di corsa in classe ed entrare esattamente al suono della campanella.

Presi posto vicino ad Armin. Il ragazzo mi sorrise, per poi tornare alla sua amata psp e con un po' di ansia aspettai l'arrivo dell'ora di pranzo.

 

Una volta che tutti fummo arrivati alla paninoteca iniziammo a ordinare.

La tensione era palpabile. E dagli occhi di Nath e Cas sembravano sprizzare scintille.

Per quanto riguarda gli altri, si erano ripromessi di essere il più imparziali possibili.

Beh...” - esclamai rompendo il silenzio - “Chi inizia?



 


Ciao a tutti ^^
Questo capitolo è uscito abbastanza presto rispetto al solito,
ma come avrete capito era più un capitolo di passaggio che serve per spiegare meglio alcune cose.
Spero vi sia piaciuto comunque ^^
Ora Mel ha conosciuto Lys e finalmente si è decisa a dare una sistemata alla sua vita,
cosa che senza Castiel non sarebbe mai riuscita a fare.

Il prossimo capitolo vedrà il confronto diretto tra Nath e Cas... Speriamo bene ;)

Un bacione a presto Nyx

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Capitolo 10
*** 9. Pace? ***


Armin

Non sto scherzando” - esclamò Melissa dopo un po' - “Uno dei due si decida a parlare”.

Ero allibito. Beh, non solo io in realtà.

L'atmosfera era pesantissima e continuavo a lanciare sguardi a mio fratello per capire se fossi l'unico dell'idea che, uno dei due non sarebbe uscito in buone condizioni dalla paninoteca.

Mel era l'ultima arrivata nel nostro gruppo e non riuscivo a capacitarmi di come fosse riuscita, ad imporsi così facilmente su di loro. Ne avevo parlato con Alexy mentre stavamo andando a scuola quella mattina, ma non eravamo ancora arrivati ad una conclusione sicura.

Che a Castiel piacesse Melissa era limpido come il sole, e il fatto che anche a Nathaniel non fosse indifferente, complicava ulteriormente le cose.

Un altro punto a cui non eravamo riusciti a dare risposta, è come avesse fatto concretamente a convincerli. Alexy aveva un'idea a riguardo, ma preferiva non parlarne. Il che era preoccupante... Lui non si sarebbe mai lasciato sfuggire un'opportunità di gossip.

 

Se non parlate voi lo faccio io” - disse la rossa un po' stizzita - “Affari vostri se poi dico qualcosa che preferivate non far sapere”.

 

Altro silenzio glaciale, ma ora tutti gli sguardi erano puntati su di lei.

Intorno al grande tavolo rotondo, io le ero seduto vicino. Alla sua destra Castiel e subito dopo Lys, Rosalya e Iris. Alla mia sinistra invece, c'erano Alexy e Nathaniel. I due erano seduti esattamente di fronte, e quindi abbastanza lontani da non correre rischi.

Sentii Cas sbuffare un - “Fa come ti pare” - e Melissa non se lo fece ripetere due volte.

 

Sono arrivata da meno di due mesi e a causa dei vostri, pregressi, siete riusciti a incasinarmi la vita. Ora che vi vada o meno, cercate di risolvere questa cosa, in modo che possa tornare alla mia routine senza ulteriori complicazioni” - esclamò la ragazza sicura.

Non è colpa mia se...” - provò a dire Nath, ma fu subito interrotto da Mel che, con un'occhiataccia, lo rimise al suo posto.

La colpa qui è di tutti e di nessuno” - sentenziò - “Apparentemente continuate a scaricare la colpa l'uno sull'altro, ma entrambi, singolarmente, davanti a me, avete ammesso le vostre colpe. Ora so che siete due persone orgogliose, ma sono certa che non siete bambini dell'asilo, perciò adesso ricostruiamo razionalmente i fatti e dite a tutti quello che avete detto a me”.

Che senso ha dover ricordare il motivo per cui abbiamo litigato? Farai solo danni così” - disse stancamente Castiel.

Ti sbagli” - esclamò la ragazza - “Io ho ascoltato entrambe le versioni, e non solo le vostre... Ho una visione molto più distaccata e razionale dell'accaduto rispetto a voi, perché sono partita senza pregiudizi nei vostri confronti. E mi dispiace dirvelo, ma alla fine di questa chiacchierata, oltre a capire che siete stati due idioti, per non aver affrontato questa cosa prima, capirete anche che c'è qualcuno che vi ha preso per il culo fino adesso... Scusate il francesismo” - concluse alzando un sopracciglio.

Restammo tutti piuttosto stupiti dalla sua affermazione, ma iniziavamo anche ad essere davvero curiosi, vidi infatti gli occhi di Alexy brillare a quelle parole.

Sentiamo” - sbuffò Nath, mentre il rosso si limitò a fargli un cenno con il capo per permetterle di proseguire.

 

Bene” - disse Melissa con un sorriso furbo in viso - “Cominciamo con te Nathaniel. Conferma quello che dico e se dimentico qualcosa aggiungi pure”.

Perché sei tu a raccontare, se la storia è loro?” - domandò innocentemente Iris.

Mel ridacchiò - “Come ho già detto, io ho una visione razionale dell'intera faccenda, e poi ho scritto un libro...” - sospirò - “Credo di aver dimostrato di saper raccontare in maniera completa una storia, a prescindere dalla delicatezza dell'argomento”.

Voglio rientrare nei crediti del prossimo libro, se deciderai di scrivere questa storia” - ridacchiò il mio gemello.

Avrei parecchio su cui scrivere” - commentò benevola.

 

Nel giro di pochi minuti eravamo tutti incantati ad ascoltarla. Non solo sembrava conoscere perfettamente la vicenda, ma ci aveva fatto riflettere su particolari che, sinceramente, non avevamo mai considerato.

Con la coda dell'occhio, vidi mio fratello trangugiare patatine fritte alla stregua dei pop corn, era decisamente preso.

 

Quindi, quando hai scoperto le intenzioni di Debrah, hai cercato subito di avvertire Castiel” - continuò a spiegare Mel, sempre rivolta verso Nath.

Esatto, ma quando l'ho chiamato dall'aula di scienze chiedendogli di raggiungermi, la ragazza mi ha sentito” - confermò lui.

A quel punto” - continuò Melissa - “Si è vista con le spalle al muro e sapendo che Cas stava arrivando ha fatto l'unica cosa che in quel momento le avrebbe salvato la faccia. Ti si è gettata addosso facendogli credere che ci stavi provano con lei”.

Nathaniel annuì e la lasciò proseguire.

Castiel è arrivato, ha pensato che ci avessi provato con lei, e di conseguenza non ti ha creduto quando hai provato a spiegargli cosa voleva fare Debrah” - disse Mel.

Se né andato senza permettermi di aprire bocca” - annuì nuovamente il biondino.

Ed è qui che iniziano i veri casini” - annunciò Melissa guardando Castiel, che abbassò immediatamente lo sguardo, quasi ne fosse scottato.

Si è portato a letto mia sorella per ripicca, e io Debrah non l'avevo nemmeno sfiorata... Non c'è niente da dire” - sbottò Nath tremando dalla rabbia che cercava di reprimere.

La rossa si voltò di scatto verso di lui - “No Nathaniel... Cas, Ambra non l'ha nemmeno toccata” - annunciò lasciandoci tutti di sasso.

Che cosa?” - domandò il biondino esterrefatto - “Ma lei mi ha...”.

Ti ha mentito... E adesso te lo dimostro” - disse rivolgendosi poi a Castiel.

Mel io...” - sibilò il rosso.

Non è successo niente quella sera, giusto?” - gli chiese lei in maniera tranquilla.

Io... Io non lo so” - ammise.

Come puoi non saperlo?” - domandò stizzito Nath.

Era ubriaco” - si intromise Lys - “Quando sono andato a casa sua per vedere come stava quella sera, ho visto tua sorella uscire, ma quando sono entrato l'ho trovato riverso sul divano e ci ho impiegato due ore per svegliarlo”.

Nathaniel, capirai anche tu che in quelle condizioni, nemmeno volendo, le avrebbe potuto fare qualcosa” - continuò a spiegare Melissa.

Ammesso che le cose siano davvero andate così... Perché Ambra avrebbe dovuto mentirmi? Lo sapeva benissimo che avrei litigato con Castiel dopo una cosa simile” - disse Nathaniel dubbioso.

E' esattamente questo il punto. Ma prima devo farvi capire un'altra cosa” - esclamò voltandosi verso il rosso - “Perché se non eri sicuro, hai lasciato che tutti pensassero ti fossi approfittato di lei?”.

Non ha importanza” - cercò di minimizzare.

No invece, è fondamentale” - ribatté la ragazza.

Ero ubriaco...” - iniziò dopo un attimo di esitazione - “Sconvolto dall'aver visto il mio migliore amico abbracciato alla mia ragazza. Mi sono sentito tradito... Non solo da lei, ma anche da Nath. Ambra è arrivata verso le sei del pomeriggio per convincermi che suo fratello non aveva fatto niente e che Debrah fosse una poco di buono. Mentre parlavamo si è avvicinata e ha tentato di baciarmi, ma l'ho respinta. Non ero lucido... E da quel momento non ricordo altro. Avevo decisamente bevuto troppo” - disse sconsolato - “Ma quando Nathaniel si è avventato come una furia contro di me, accusandomi di essere andato a letto con sua sorella, non avevo modo di difendermi. Io davvero non ricordo cos'è successo” - ammise il ragazzo.

Perché hai respinto quel bacio?” - lo incalzò Melissa.

Il rosso fece una breve pausa - “Perché era la sorella del mio migliore amico. Non l'avrei mai fatto”.

E' esattamente questo, quello a cui volevo arrivare” - disse lei soddisfatta e con uno strano sorrisino in viso - “A te Ambra piaceva non è vero? Prima che stessi con Debrah però”.

 

Altro momento di stupore generale. Ma come diavolo faceva a sapere certe cose. Insomma, bastava guardare in faccia Castiel per vedere che Mel ci avesse preso in pieno.

Feci scorrere velocemente lo sguardo sui presenti. Iris e Rosalya erano totalmente assorbite dalla storia, al pari di una commedia argentina. Lys aveva uno strano sorriso dipinto in viso. Cas teneva lo sguardo basso, evidentemente si vergognava di essere così esposto dalle parole della ragazza.

Nath invece diventava sempre più pallido. Sapevamo tutti che Ambra non fosse una santa, bastava vedere come aveva trattato Melissa, cercando di metterla in difficoltà con il libro e tutto il resto. Probabilmente anche lui se ne stava rendendo conto.

L'ultimo che guardai fu mio fratello, che ricambiò l'occhiata ghignando, per poi addentare un'altra patatina.

 

Avanti rispondi” - disse Mel per incitare il rosso a parlare - “Prima lo ammetti, prima chiudiamo questa storia”.

Si” - fu l'unica parola che si lasciò sfuggire lui.

E perché non hai accettato di stare con lei quando te lo ha chiesto?” - domandò ancora.

Vidi Castiel spazientirsi - “Si può sapere come diavolo fai a sapere tutte queste cose. Ricordo bene di non avertene parlato” - ringhiò.

Sei un cretino” - lo riprese lei - “Pensavi davvero che mi bevessi la tua versione edulcorata della storia? Ho capito quello che è successo dai tuoi sensi di colpa. Se fosse stato come dicevi tu, ovvero che semplicemente stavi cercando vendetta, non avrei visto nei tuoi occhi tanta disperazione. Per questa storia ti sei fatto mettere i piedi in testa da tutti. Hai accettato di interpretare la parte del bastardo e ti sei fatto emarginare da tutti perché pensavi fosse la giusta punizione”.

 

Erano parole dure le sue, ma sembravano aver centrato perfettamente il punto.

 

Hai detto di no ad Ambra, per lo stesso motivo di prima. Era la sorella del tuo migliore amico, e proprio per questo, anche se ti piaceva, non l'avresti mai toccata. E scommetto che è stata quella la spiegazione quando l'hai respinta” - continuò Melissa sicura - “Ma poi è arrivata Debrah nella tua vita, perciò lei si è vista costretta a rinunciare. Quando quel giorno ha capito che ormai tra te e Debrah era finita, è venuta a casa tua per consolarti. Il fatto che tu l'abbia di nuovo allontanata, l'ha sicuramente fatta infuriare, anche perché il motivo era sempre lo stesso. Nath era il tuo migliore amico e perciò tra voi non ci sarebbe potuto essere niente”.

Ma quindi...” - esalò Nath.

Esatto Nathaniel...” - sospirò lei - “Vi ha volutamente fatto litigare. Sperava che una volta finita la vostra amicizia, avrebbe finalmente avuto la possibilità di stare con Castiel. Inoltre, ti ha detto che erano andati a letto insieme per cercare di fare leva sui sensi di colpa di Cas, consapevole che era troppo ubriaco per poter negare la vicenda. Anche se non è riuscita a raggiungere il suo scopo, non vi ha mai detto niente a riguardo, perché infondo ci spera ancora di poter stare con lui. E scommetto che adesso che l'ho smascherata di certo finirò in cima alla sua 'black list'”.

Come se non ci fossi già” - mi lasciai sfuggire sovrappensiero.

 

Ci fu un lungo silenzio, ma era chiaro a tutti che la versione di Melissa era del tutto possibile. Anzi, per quanto mi riguardava, penso proprio che le cose siano andate esattamente così.

 

Parla con Ambra” - concluse Mel rivolta al biondino - “Se la metti alle strette non potrà negare”.

Finalmente è stata fatta giustizia” - esclamò Lys vittorioso - “Sapevo che eri innocente amico mio” - disse rivolto a Castiel.

Siamo davvero stati degli idioti” - sbuffò il biondino - “Anni di odio e di rancore per nulla... Ma questa volta Ambra non la passa liscia”.

Addio alla mia reputazione da duro” - sospirò Cas facendoci ridere.

Anche se non voleva darlo a vedere era decisamente più rilassato e sollevato in qualche modo.

Melissa ridacchiò e come se tutte le forze le venissero a mancare all'improvviso, si lasciò cadere contro lo schienale della sedia, con un volto soddisfatto, mentre si godeva il profumo inebriante della vittoria.

Beh Castiel” - mi azzardai - “Credo che qui ti dobbiamo tutti delle scuse”.

Vidi mio fratello e le ragazze annuire.

Non serve” - si limitò a dire - “Fossi stato al vostro posto avrei fatto la stessa cosa”.

 

Nathaniel si alzò dalla sua sedia e porse la mano al rosso.

Non posso prometterti che le cose torneranno come un tempo, ma direi che possiamo seppellire l'ascia di guerra” - disse aggiungendo delle plateali scuse con lo sguardo.

Cas si alzò. Guardò la mando del biondino e poi la strinse deciso - “Va bene Nate mettiamoci una pietra sopra”.

Nate... Da quanto nessuno mi chiamava più così” - disse quasi malinconico.

Ti da fastidio?” - domandò subito il rosso.

Certo che no... Cassy” - rispose l'altro trattenendo una risata.

Per l'amor del cielo” - esclamò Alexy - “Non ricominciate”.

Scoppiammo tutti a ridere. Tutti tranne Melissa, lei non poteva sapere che solo loro potevano chiamarsi con quei vezzeggiativi. Ma probabilmente lo intuì e poco dopo si unì a noi con la sua risata cristallina.

 

Ringraziate Melissa” - disse ad un tratto Rosalya - “Senza di lei sareste ancora qui a guardarvi in cagnesco”.

Non è necessario Rò. Sono contenta che abbiano risolto, ma no ho fatto niente di speciale. Gli ho solo aperto gli occhi” - disse ridacchiando.

Rosalya ha ragione” - rispose Nathaniel - “Grazie Mel e scusa per tutti i problemi che ti ho causato”.

Nessun problema” - esclamò sorridendo - “L'importante è che da oggi mi fate stare tranquilla”.

Promesso pulce” - sghignazzò Castiel beccandosi un'occhiataccia dalla ragazza.

Scemo” - lo riprese subito - “Hai visto che avevo ragione... Se ti fossi deciso a parlarne subito, ti saresti risparmiato tanti bruciori di stomaco”.

Sei l'ultima persona che mi può rimproverare per i sensi di colpa” - disse lui senza pensarci troppo.

 

Era evidente che Cas conoscesse Melissa meglio di noi, ma da come si irrigidì la ragazza, non le piaceva molto quello che aveva appena sentito. E infatti...

Fanculo Castiel” - sbottò alzandosi e prendendo la tracolla per andarsene.

Restammo tutti gelati dalla scena. Non ce lo aspettavamo di certo.

Anche il rosso si rese conto di averle detto una cazzata, perciò la seguì immediatamente fuori dal locale.

Non preoccupatevi, sono certo che chiariranno subito” - esclamò Lysandre impedendoci velatamente di uscire e ascoltare la loro piccola discussione.

 

 

Melissa

Cretino!

Io lo aiuto e questo è il ringraziamento? Bene... Molto bene...

Melissa fermati per favore” - esclamò Castiel trattenendomi per un polso.

Lo strattonai con forza per liberarmi.

Vorrei evitare di dare spettacolo” - dissi fredda - “Ci stanno guardando”.

Scusa” - continuò lui senza preoccuparsi di quello che avevo appena detto - “Mel perdonami... Io non intendevo...”.

Lascia stare” - sospirai - “Tra una cosa e l'altra abbiamo fatto tardi... Torno a casa e poi vado a prendere Emma. Ci vediamo a casa mia... Ma sappi che dovrai pagare ammenda”.

Per venire qui ho saltato le prove con Lys...” - mi rispose leggermente sollevato dal fatto che non fossi arrabbiata. Insomma, un po' si, ma era più una scusa per defilarmi in fretta ed andare a prendere la mia piccolina - “Perciò pensavamo di provare a casa mia, vuoi raggiungerci li?”.

Ci pensai un attimo - “Ok va bene. Ora simuliamo una riappacificazione. Direi che è il momento buono, dobbiamo preparare il terreno per quando diremo loro che stiamo insieme”.

Cosa avevi in mente?” - chiese.

Non so... Per ora prendimi le mani... Io farò finta di arrossire un po' e poi me ne vado” - spiegai.

Ok, ok... Non era un signor piano, ma al momento non avevo nient'altro in mente.

 

Castiel fece un passo verso di me, e alzò le mani verso le mie braccia, le posò all'altezza dei gomiti, per poi scendere delicatamente con una carezza, fino ad arrivare ai polsi, per stringerli gentilmente.

Fu un contatto improvviso, insomma, gli avevo detto io di prendermi le mani, ma non avrei pensato lo facesse in questo modo. E soprattutto, non pensavo che potesse farmi attraversare da brividi simili soltanto sfiorandomi.

Inutile dire che non dovetti fingere poi molto per arrossire.

Mi staccai lentamente dopo qualche secondo. Abbassai lo sguardo osservando le nostre mani. Vidi di sfuggita che ci stavano ancora osservando, così ritirai piano le braccia, lo salutai e mi diressi subito verso casa.

 

 

Castiel

Rientrai nella paninoteca, mi stavano tutti guardando.

Risolto tranquilli” - mi limitai a spiegare.

Andiamo?” - chiese Lys sorridendo.

Certo” - annuii subito - “Grazie di tutto. Ci vediamo domani a scuola” - dissi rivolto agli altri.

 

Mentre camminavamo Lysandre mi sembrava piuttosto contento, il che era strano, solitamente era sempre posato e molto tranquillo.

La smetti di sorridere come un ebete?” - lo rimproverai.

Scusa” - ridacchiò - “E' che sono davvero contento per te. Sei stato molto fortunato ad incontrare Melissa. E' incredibile come riesca a capirti quella ragazza”.

Mi spaventa” - farfugliai.

Che intendi?” - domandò stupito.

Beh, ha capito così tante cose di me, senza che le abbia mai detto niente, sembra possa leggermi come un libro aperto... Insomma, non avevo mai detto nessuno che mi piaceva Ambra. E lei è riuscita a capirlo comunque. Abbiamo passato così tanto tempo assieme, che mi spaventa il fatto di non essere in grado di fare lo stesso con lei. C'è molto di più di quello che mostra al mondo e sebbene gliel'abbia promesso, ho paura che non riuscirò davvero ad essere un appoggio solido. Lei è così matura, intelligente... Ha bisogno di sicurezze e io non sono più così certo di essere forte abbastanza per entrambi... Anzi, per tutti e tre” - confessai.

Lo vidi distogliere lo sguardo e camminare per una decina di metri, senza proferire parola, stava evidentemente cercando la cosa giusta da dire.

Ti sei sentito parlare?” - domandò ad un tratto - “Fino a qualche mese fa, non ti saresti mai messo in discussione in questa maniera. Il fatto che tu abbia capito di non essere, invincibile, dimostra una maturità che, scusa, non pensavo avessi. Credimi, sei la cosa migliore che potesse accadere a quella ragazza. E poi... Quando ieri ti ho visto con la bambina, credimi, mi hai spiazzato”.

Perché?” - chiesi perplesso.

Tralasciamo il fatto che abbia pensato fosse tua figlia... Capelli rossi... Avvinghiata al tuo collo... E' stato facile fraintendere. Comunque, quello che mi ha colpito di più è stato il tuo comportamento. Appena l'hai vista, è sparito il resto del mondo, c'era solo lei. Sembrava avessi fra le braccia un tesoro inestimabile. Eri davvero dolce” - concluse.

Sorrisi pensando all'immagine che mi aveva appena descritto il mio amico. Anche se Emma non era mia figlia, mi sarebbe piaciuto molto lo fosse. E' una bambina adorabile, non si può non volerle bene.

Ecco” - esclamò Lys richiamando la mia attenzione - “Il fatto che tu non mi abbia ancora picchiato per averti detto che eri dolce, ne è la riprova”.

Scoppiai a ridere - “Hai ragione... Mi sa proprio che ormai, io ho bisogno di loro, tanto quanto loro hanno bisogno di me”.

Lo vedi” - sorrise - “Non lo stai facendo per dovere. Lo stai facendo semplicemente per amore”.

 

Arrivati a casa mia passammo un'oretta a chiacchierare e provare qualche pezzo. Eravamo in due, era difficile definirci un gruppo, ma la nostra passione per la musica era troppo forte, per essere abbandonata per un dettaglio simile.

Io, modestamente ero un asso con la chitarra, mentre Lysandre aveva una voce pazzesca. E come se non bastasse scriveva dei pezzi favolosi. Se la cavava discretamente anche con le tastiere, il che era comodo quando dovevamo armonizzare i pezzi.

Senza musica, eravamo due anime disperse nel caos del mondo.

All'improvviso sentii un tuono.

Accidenti” - esclamò il mio amico guardando fuori dalla finestra - “Mi sa proprio che questo temporale non finirà molto presto”.

Temporale?” - chiesi alzando un sopracciglio - “Sta già piovendo?”.

Da un quarto d'ora se è per questo... Non te ne sei accorto?” - chiese.

No...” - risposi. Guardai l'ora, Melissa ed Emma dovevano essere qui a momenti.

Avrà preso un ombrello prima di uscire di casa?” - pensai.

Aspettami qui” - esclamai verso Lysandre.

Afferrai la giacca e un ombrello, poi le chiavi e mi affrettai ad uscire di casa.

 

Dopo qualche minuto, vidi una figura avvicinarsi velocemente verso di me.

Come immaginavo era Melissa, zuppa dalla testa ai piedi. Aveva coperto Emma con la sua felpa per non farla bagnare e prendere freddo.

Mi affrettai a coprirla con l'ombrello e le posai la mia giacca sulle spalle.

Un ombrello no?” - domandai sarcastico, cercando di non far trasparire la mia preoccupazione.

Lo avevo” - si giustificò - “Ma una raffica di vento lo ha rotto”.

Sbrighiamoci a rientrare o prenderai un malanno” - dissi un po' più duro di quanto avrei voluto sembrare.

Emma” - chiamai la piccola - “Non ti piacciono i temporali?” - le chiesi mentre la sfilavo delicatamente dalle braccia di Melissa.

La bambina scrollò la testa. Era terrorizzata dai fulmini. Così la strinsi forte a me, per cercare di darle un po' di sicurezza.

Appena arrivammo a casa mia, Lys ci aprì la porta.

Altro che alluvione” - esclamò il ragazzo guardando Mel.

Ciao Lysandre” - lo salutò lei.

Em” - dissi piano richiamando l'attenzione della piccola - “Stai un attimo con lo zio Lys” - continuai sorridendo e allungandola verso il mio amico.

Che cosa?” - chiese lui - “Io non so neanche da che parte si deve tenere un bambino” - disse imbarazzato.

Tranquillo” - lo rassicurai - “Cinque minuti, trovo qualcosa di asciutto per Melissa e torno. C'è del succo di frutta in frigo”.

Lo vidi prendere Emma dalle mie braccia, ma era estremamente impacciato. Volevo ridere, ma non mi sembrava il caso.

Mentre lui si dirigeva in cucina, io accompagnai la ragazza verso il bagno.

Fai una doccia calda o domani avrai l'influenza” - dissi mentre le sistemavo una ciocca di capelli umida, dietro l'orecchio sinistro.

Va bene, grazie” - sorrise - “Adesso però smettila di preoccuparti per me”.

Quando sarai asciutta lo farò” - risposi sorridendo a mia volta.

Si avvicinò piano, allungando le mani verso il mio petto e stringendo dolcemente la felpa.

Mi tirò a se con delicatezza, poi si alzò leggermente sulle punte, verso il mio viso.

Non sei arrabbiata con me vero?” - chiesi mentre il suo respiro mi solleticava le labbra - “Credimi... Prima io... Non volevo...”.

Te l'ho già detto... Più tardi dovrai fare ammenda” - esclamò divertita - “Ma per adesso...” - le nostre labbra si sfiorarono, la circondai con le braccia e sentii la sua maglia bagnata appiccicarsi alla mia. Ma non mi importava poi tanto. La baciai piano. Dolcemente. Accarezzandole la schiena.

Volevo davvero ringraziarla per tutto quello che aveva fatto per me.

E infatti, appena la lasciai andare, si voltò e sussurrò un - “Non c'è di che”.

 

Andai in camera mia e presi una maglietta nera e un paio di pantaloni della tuta.

Tornai verso il bagno, sentii l'acqua della doccia scorrere, così bussai piano contro la porta - “Mel, ti lascio qui fuori un cambio asciutto”.

La porta si aprì improvvisamente e la vidi avvolta solo in un asciugamano - “Grazie” - sorrise mentre prendeva dalle mie mani gli indumenti.

Inutile descrivere la mia faccia in quel momento. Dovevo sembrare davvero un idiota... O un maniaco... Non saprei.

Melissa sorrise sogghignando appena e richiuse la porta lasciandomi li impalato come un ebete.

Se quello era l'inizio della mia 'penitenza', credo proprio che sarebbe stata una lunga serata.

Mai far incazzare una donna.

La vendetta è un'arte. E credo proprio che la ragazza sapesse il fatto suo.

 

Mi cambiai a mia volta e andai in cucina per vedere come se la stava cavando il mio amico con la piccola.

Meglio di quanto pensassi, in realtà.

Ma appena Emma mi vide, allungò le manine verso di me.

Le diedi un bacio delicato sulla fronte e iniziai ad asciugarle i capelli con un piccolo asciugamano.

Restammo in silenzio.

Lysandre seguiva ogni mia mossa e continuava a sorridere.

Sapevo cosa stava pensando e un po', mi faceva piacere.

Emma non sei stanca?” - chiesi alla piccola - “Che ne dici di fare un riposino?”.

No” - rispose - “Voglio la mamma”.

Arriva subito non ti preoccupare” - la rassicurai cullandola un po'.

 

Poco dopo infatti, arrivò Melissa. I miei vestiti le stavano decisamente larghi, ma ammetto che mi faceva uno strano effetto vederglieli addosso. Aveva raccolto i capelli in uno chignon alto.

Prese subito Emma fra le sue braccia e coccolandola un po', iniziò a passeggiare per la cucina cercando di farla addormentare.

 

Emma - Melissa
 

Mentre ci dava le spalle intravidi un piccolo tatuaggio sul suo collo.

Teneva sempre i capelli sciolti di solito, perciò non lo avevo mai notato.

Doveva averlo fatto dopo l'incidente, perché ricordo bene di non averlo visto sulla foto della copertina del libro.

Ragazzi io devo proprio andare” - disse Lys distogliendomi dai miei pensieri.

Resta, tranquillo” - disse sottovoce Melissa - “Ho quasi fatto”.

Mi dispiace, ma mi ha appena scritto mio fratello, gli serve una mano” - si giustificò.

Va bene” - risposi - “Allora ci vediamo domani” - lo salutai accompagnandolo alla porta.

Appena tornai in cucina vidi che Em stava finalmente dormendo. Aiutai Mel a sistemarla nella camera dei miei e poi ci sistemammo sul divano.

 

Hai freddo?” - le chiesi.

No tranquillo. Sto bene così” - rispose sincera.

Ci fu un attimo di silenzio.

Dai...” - la incitai - “So che sai già quale sarà la mia penitenza”.

In fin dei conti ero più, curioso, che spaventato, all'idea.

Ridacchiò - “In effetti...”.

Che devo fare?” - domandai rassegnato.

Assolutamente niente” - esclamò dipingendosi un sorrisino sghembo in viso.

Poi si alzò e lentamente si sedette sulle mie ginocchia.

Percorse con le dita affusolate le mie braccia, partendo dai bicipiti, applicando una leggera pressione.

Sarai in grado di resistere senza fare assolutamente nulla?” - disse con una punta di malizia.

Deglutii sonoramente.

Se questa era la sua vendetta, dovevo decisamente farla arrabbiare più spesso.


 


Ciao a tutti ^^
Chiedo perdono per il ritardo, spero che il capitolo ne sia valsa l'attesa.
Ho deciso di raccontare gli avvenimenti nella paninoteca con il pow di Armin, perché credo che un parere esterno, avrebbe fatto maggiore chiarezza sulla vicenda.
Le cose sembrano essersi sistemate, ma tranquilli, ci saranno presto delle novità ;)
Chissà se Castiel riuscirà a resistere alle provocazioni di Melissa :)
Spero di riuscire ad aggiornare presto.
Grazie infinite a chi recensisce e a chi ha aggiunto la storia tra le seguite, ricordate o preferite.
E grazie di cuore anche a chi legge e basta (anch'io sono piuttosto pigra nel lasciare recensioni... vi capisco ;) )
Buon fine settimana a tutti.

Un bacione Nyx

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Capitolo 11
*** 10. Ruoli ***


Castiel

Inumidii e dischiusi leggermente le bocca, in attesa di un bacio che non arrivò.

Melissa infatti, deviò la sue labbra all'ultimo secondo, posandole delicate sul mio naso.

Teneva le sue mani ferme sui miei polsi, non che riuscisse ad immobilizzarmi, ma il tentativo diciamo, era quello.

Poi posò un altro bacio sulla mia fronte, sulla tempia, sulla guancia e iniziò a disegnare il contorno della mandibola, con tanti piccoli, umidi baci.

Quando però, arrivò vicino alla mia bocca, si allontanò nuovamente.

Mi sfuggii un sospiro frustrato, e la vidi sorridere soddisfatta.

 

Così e questo il tuo gioco?” - chiesi riducendo gli occhi ad una fessura.

Quale gioco?” - domandò candidamente, mentre si avvicinava nuovamente a me - “Ti ricordo che questa è una punizione” - soffiò sulle mie labbra.

Scese lungo il collo, mentre lo baciava e mordicchiava.

 

Se continua così, non so quanto potrò resistere.

 

Cercai di muovere le braccia, per stringerla a me, ma rafforzò la presa sui polsi impedendomelo, e poco dopo, gemetti appena per il succhiotto che mi stava lasciando sullo sterno.

Non giocare col fuoco” - sibilai.

Sei tu, che lo hai fatto” - mi ricordò - “E se osi lamentarti, me ne vado subito”.

Non mi sto lamentando” - sorrisi malizioso - “Dico solo che stai mettendo a dura prova il mio autocontrollo”.

Non me ne ero accorta” - celiò.

 

Con un colpo di reni, ribaltai le posizioni, schienandola contro il divano.

Hai perso” - esclamò sorridendo soddisfatta.

Mai stato più felice di ciò” - ribattei baciandole il collo.

Ero sopra di lei, ma cercavo di sostenere il peso del mio corpo, con un braccio, per non schiacciarla.

Le sue mani stavano tastando le mie spalle, massaggiandole leggermente.

Intrufolai una mano sotto la maglietta nera, e lei mi lasciò fare, iniziando a intrecciare le sue dita ai miei capelli.

Mi tirò a se, baciandomi finalmente, e mai, avevo desiderato così tanto un contatto simile.

Le accarezzai dolcemente il fianco, facendole venire la pelle d'oca, e lei in tutta risposta approfondì il bacio, facendo aderire ancora di più i nostri corpi.

 

Ancora un attimo, e sono sicuro, che non sarei riuscito a trattenermi.

E... Beh, non è che non fossi pronto a stare con lei...

Ma volevo che fosse indimenticabile e c'erano ancora un sacco di cose, di cui dovevamo parlare prima.

Emma potrebbe svegliarsi” - dissi a malincuore, stampandogli un altro leggero bacio a fior di labbra.

Sembro una madre degenere, se ti dico che non mi importa?” - sospirò appena.

Un po' ” - celiai sorridendole nuovamente.

Quindi per oggi finisce qui?” - domandò ancora.

A quanto pare” - risposi aiutandola ad alzarsi dal divano.

Perché riesci a mandare in stand-by il mio cervello? Non è possibile che, appena mi sfiori, mi fai perdere ogni parvenza di razionalità... E poi... Come diavolo fai tu a trattenerti” - sbuffò contrariata.

Sorrisi.

Sorrisi sinceramente.

Si chiama amore” - risposi facendola accoccolare contro il mio petto - “Tu sei troppo innamorata per resistermi” - spiegai dolcemente, piuttosto soddisfatto dalla cosa - “E io ti amo troppo per rischiare di perderti. Anzi, perdervi”.

Mi baciò di nuovo, appoggiando la testa sulla mia spalla.

Il suo respiro mi solleticava il collo, e il suo profumo mi stava rilassando.

Restammo così, in silenzio, abbracciati per un'infinità di tempo.

 

Era quasi ora di cena, stavo per proporle di mangiare qualcosa, ma mi accorsi che si era addormentata.

Cercai di farla accomodare sul divano, senza svegliarla, e le posai un bacio sulla fronte.

Catiel” - sentii chiamarmi la vocina di Emma.

Shh” - le feci segno con il dito davanti alla bocca, mentre sorridevo andandola a prendere in braccio - “Ciao piccolina. Hai dormito bene?” - le chiesi sottovoce.

La vidi annuire, mentre si stringeva più forte al mio collo.

Mi aiuti a preparare la cena?” - le chiesi posando un bacio anche sulla sua fronte.

” - disse convinta.

 

 

Melissa

Mi svegliai con un profumo inebriante nell'aria.

Accidenti, mi sono addormentata sul divano di Castiel.

Lo ammetto, la scorsa nottata, non era stata delle più tranquille, ma fortunatamente il pranzo era andato bene, e sono sicura che da domani, anche Cas sarà molto più sereno a scuola.

Un po' temevo la reazione di Ambra, decisamente, non avevo fatto molto per farmi amare da lei, ma ero sicura che Castiel, mi avrebbe difeso.

A proposito... Dov'è ora?

 

Mi alzai e, dal profumo, intuii che fosse in cucina.

Quando arrivai sulla soglia, non potei fare a meno di fermarmi e guardarlo incantata.

Stava cucinando, e Emma era stretta contro di lui, rilassata completamente sulla sua spalla.

Se la stavano chiacchierando allegramente, mentre la bambina gli raccontava cosa aveva imparato all'asilo quel giorno.


Castiel e Emma
 

Castiel si, che sarebbe stato un padre perfetto, altro che Filippo.

Ricordo ancora la discussione con mio padre, dopo l'incidente.

Eravamo tutti in ospedale, io avevo il braccio in trazione, per via della spalla slogata e un ginocchio completamente immobilizzato.

Mi avevano imbottita di morfina, per questo non potevo sentire male, ma le parole di Filippo furono peggio delle lame.

Non voglio saperne niente” - aveva esclamato la sua voce - “Io... Io... Non l'ho riconosciuta quando è nata, che cosa ti fa pensare che me ne prenda cura ora!?!”.

Per l'amor del cielo” - rispose mio padre - “Hai vent'anni... Non sei un bambino. Sei un uomo e dovresti prenderti le tue responsabilità. Emma ha bisogno di te!”.

E' stata tua figlia a decidere di tenerla” - ringhiò il ragazzo - “Gliel'ho detto subito che per me era uno sbaglio, e ora non puoi pretendere di affidarmela. E poi... Dopo quello che è successo oggi, ho deciso... Me ne vado. Fai di quella bambina ciò che vuoi. Dalla in adozione se per te è un peso. Non mi interessa. E non guardarmi così. Di quello che è successo oggi, la colpa è di Melissa... Non mia”.

Non c'erano parole, per rispondere a quello stronzo.

Ed è quello che pensò anche mio padre, che infatti lo stese con un destro in pieno volto.

Trauma cranico e setto nasale fratturato, fu il responso del medico, ed è inutile dire che questo non portò a nulla di buono.

Ci fu una causa, ma fortunatamente, il giudice diede ragione a mio padre, viste le condizioni psicologiche in cui versava e le parole di quell'idiota, il giudice gli diede persino una diffida.

Le parole di Filippo, mi segnarono molto di più, di quello che voglio ammettere. I miei sensi di colpa, derivano anche da quell'episodio.

 

Mi ridestai dai miei pensieri, e vidi Castiel che mi fissava, mentre impediva ad Emma di guardarmi.

Che succede?” - mi chiese preoccupato.

Niente” - risposi abbozzando un sorriso.

Si avvicinò e passò delicatamente la mano sulle mie guance, prima la destra e poi la sinistra. Solo in quel momento mi resi conto che stavo piangendo.

Strofinai in fretta gli occhi, e presi Emma in braccio coccolandola un po'.

Che cosa avete cucinato di buono?” - chiesi cercando di sembrare il più tranquilla possibile.

Riso panna, piselli e prosciutto” - rispose Cas continuando a guardarmi spaesato.

Lo hai aiutato anche tu Em?” - domandai alla piccola, accarezzandole la testa.

Si” - esclamò contenta - “Ho messo la panna”.

Davvero?” - chiesi dandole un piccolo bacio sulla guancia - “Ma sei stata bravissima”.

La bambina gongolò e la sistemai sulla sedia.

 

Iniziammo a cenare tutti insieme, ma vedevo che Castiel era piuttosto preoccupato, non riusciva a capire il perché stessi piangendo, e di certo non potevo spiegarglielo davanti alla piccola.

Così con un leggero labiale, cercai di dirgli che più tardi gli avrei spiegato tutto.

Lo vidi annuire, e posò la sua mano sopra la mia, accarezzandone dolcemente il dorso con il pollice.

Sorrisi e lo ringraziai in silenzio.

Potrà sembrare una sciocchezza, ma nei miei confronti e in quelli di Emma, aveva sempre una dolcezza che spiazzava.

Riusciva a togliermi il fiato, anche solo sfiorandomi. Era una cosa destabilizzante per me, ma non ci avrei rinunciato per niente al mondo.

 

Quando finimmo di mangiare, lo aiutai a sparecchiare la tavola, mentre Em era intenta a colorare ancora seduta al tavolo.

Diventerai una piccola artista” - le disse Castiel accarezzandole i capelli.

La piccola sorrise soddisfatta e gli porse il disegno, ormai completo.

Per me?” - chiese il rosso.

Em annuì energicamente.

Vidi Cas prendere il disegno e arrossire leggermente mentre sorrideva.

Un sorriso puro, genuino, felice, e poi si asciugò una lacrima solitaria.

Ora ero io quella preoccupata.

Lo affiancai sfiorandogli la schiena con una mano, e guardai il disegno.

Emma aveva disegnato tutti e tre, lei in centro, mentre ci teneva per mano. Alla mia destra c'era anche mio padre, mentre alla sinistra di Cas, c'era Demon.

Ma quello che aveva colpito il rosso, era probabilmente quello che la bambina aveva cercato di scrivere, con una scrittura stentata e tremolante.

Nonno, sopra a Emilio, mamma, sopra di me, io, sopra di lei, cane, sopra Demon, e papà sopra Castiel.

Non sapevo bene come comportarmi, quando vidi Cas accucciarsi verso di lei.

E' bellissimo” - disse - “Posso tenerlo?”.

” - rispose Emma contenta.

Piccola” - aggiunse poi, prendendo un profondo respiro - “Lo sai, che non sono il tuo papà vero?”.

La bambina lo guardò seria - “Non vuoi essere il mio papà?” - domandò.

Mi piacerebbe molto” - rispose lui accarezzandole una guancia - “Sei una bimba stupenda, ma perché vorresti che sia il tuo papà?” - provò a chiedere, per capire a cosa stesse pensando.

All'asilo tutti i miei amici hanno una mamma e un papà. Anch'io voglio un papà. Mi vieni a prendere a scuola, mi prepari la merenda, giochi con me, mi coccoli e fai sorridere la mamma. Sono le stesse cose che fanno i papà dei miei amici. Anzi tu ne fai anche di più” - rispose candidamente.

 

Era disarmante, ascoltare la semplicità logica, che quella bambina aveva messo in atto.

Ed era difficile contraddirla, in parte infatti, aveva ragione, Castiel si stava comportando come un perfetto papà, probabilmente faceva davvero molto di più, di quanto un normale genitore avrebbe fatto, infondo io e lui dovevamo pensare solo alla scuola, e non lavorando, avevamo parecchio tempo da dedicarle.

 

Cas mi guardò. Io non sapevo davvero cosa dire, non riuscivo ancora a formulare un pensiero logico. Mi limitai a sorridere alzando le spalle.

Qualunque cosa avessimo detto ad Emma, sapevo che difficilmente saremmo stati in grado di farle cambiare idea, ma dalla reazione di Castiel, non mi sembrò contrariato alla cosa, anzi.

Speravo solo che si rendesse conto, di cosa significasse una cosa simile.

 

Emma sei davvero sicura di volere me come papà?” - chiese guardandola negli occhi.

” - rispose sincera lei.

Quindi farai la brava, mi ubbidirai e non farai capricci?” - domandò il rosso serio.

La bambina ci pensò un attimo, e poi annuì convinta.

Promesso?” - chiese Cas porgendogli il mignolo.

Promesso” - esclamò Emma stringendolo con il suo.

 

Castiel la prese in braccio, e se la strapazzò per bene, facendole il solletico, scatenando così, una sonora risata della piccola.

Catiel” - richiamò la sua attenzione la bimba - “Posso chiamarti papà?”.

Può?” - chiese lui rivolto a me, che ero rimasta in silenzio fino a quel momento.

Che potevo dire?

Solo quando siamo a casa, o quando siamo da soli” - risposi, continuando a chiedermi se fosse la cosa giusta.

La bambina sorrise contentissima, e si accoccolò ancora di più contro Castiel.

Appendiamo il tuo disegno sul frigo?” - chiese il ragazzo prendendo il foglio in mano.

La piccola annuì, e insieme lo appesero grazie a dei magneti.

 

Cercai di rilassarmi, ma fu piuttosto difficile, e Cas ne era pienamente consapevole purtroppo.

Quando finalmente Emma si addormentò fra le mie braccia, Castiel mi guardò prendendo un profondo respiro.

Lo interruppi, ancora prima che potesse iniziare a dire, o pensare qualcosa.

Va bene così” - dissi piano, per non svegliare la piccola - “Non sono arrabbiata, un po' spaventata forse... Ma Em ti vuole davvero bene, e ha ragione quando dice, che ti stai comportando come se fossi suo padre”.

Davvero ti sta bene?” - mi chiese dubbioso.

Sorrisi, accarezzando la testolina della piccola.

Di solito non si scelgono i genitori... Lei è un eccezione” - risposi - “A te sta bene?”.

So che non è una cosa facile. Nessuno ti insegna ad essere padre, e di sicuro a diciassette anni, era l'ultima cosa che avrei pensato. Ma... Sono sicuro che se tu mi aiuterai, io a mio modo, riuscirò ad aiutare te. Sono davvero felice, onorato e orgoglioso, che sia diventato così importante per lei, e so quanto questo ti spaventi... Però ci sono, e voglio esserci”.

 

Come sempre, le sue parole erano ciò che volevo, e avevo bisogno di sentire.

Gli feci segno di avvicinarsi, e gli stampai un tenero bacio sulle labbra.

Mi tirò piano a se, e appoggiò la sua testa contro la mia, poi mi cinse le spalle con un braccio.

Si... In questo momento potevamo davvero sembrare una famiglia.

Ora mi dici perché prima stavi piangendo?” - sussurrò accarezzandomi dolcemente.

Quando vi ho visti, così teneri e complici, non sono riuscita a trattenermi” - risposi.

Mi baciò il capo sorridendo - “Non c'è altro?” - chiese ancora.

Niente di cui tu debba preoccuparti” - dissi tranquilla, rilassandomi contro di lui.

 

||

 

Armin

Le lezioni del sabato mattina, non erano mai entusiasmanti.

E oggi sembrava tutto ancora più noioso.

Era già la seconda ora, e di Melissa nemmeno l'ombra.

Mel è silenziosa, e non chiacchiera praticamente mai durante le lezioni, ma nonostante questo, si sentiva la sua mancanza.

Chiesi a Rosalya e gli altri, se qualcuno l'avesse sentita, ma non ebbi nessuna risposta.

Decisi di scriverle un messaggio - “Ciao Mel =) Tutto ok?”.

Ciao Armin ^_^” - lessi in risposta poco dopo - “Sono a letto con l'influenza, mi dispiace ma per qualche giorno non potrò venire a scuola. Cercate di non combinare troppi casini in mia assenza u.u”.

Sorrisi. Altruista come sempre.

Li tengo d'occhio io, promesso. Rimettiti presto =)” - risposi.

Grazie :3

 

Durante la pausa, lo comunicai agli altri.

Accidenti” - esclamò Iris - “L'influenza è proprio una seccatura”.

Già” - rispose Alexy - “Prendete per bene gli appunti, così possiamo darglieli quando torna”.

Annuimmo tutti convinti, quando verso la fine della ricreazione, vedemmo spuntare la testa di Castiel dalla porta.

Ciao ragazzi. Avete visto Mel?” - chiese.

E' a casa con l'influenza” - risposi io - “L'ho sentita poco fa”.

Lo vidi sgranare leggermente gli occhi dalla sorpresa, mi ringraziò e sparì subito dopo.

Tra quei due c'è qualcosa” - esclamò mio fratello.

Decisamente” - annuì Iris.

Lasciateli in pace” - dissi sbuffando - “Sapete che quando la gente si intromette, combina solo disastri. Se avete ragione, lo sapremo presto”.

 

 

Castiel

Sta male e non mi ha nemmeno scritto.

Brava Melissa... Mi farai prendere un colpo così.

Mi rinchiusi nei bagni.

Avanti... Rispondi” - bisbigliai mentre sentivo il telefono squillare.

Ciao cucciolo” - rispose tranquilla.

Hey pulce... Mi ha detto Armin che hai l'influenza” - esclamai un po' contrariato - “Potevi dirmelo”.

Non io... Ma ad Emma è salita la febbre” - rispose sconsolata - “Quando ho chiamato l'asilo, mi hanno risposto che oggi sono rimasti a casa in tanti”.

Povera piccola, mi dispiace” - dissi - “Posso fare qualcosa? Ti serve una mano?”.

No, tranquillo. L'ho già fatta visitare dal pediatra e ha detto che ha solo bisogno di riposo. Vista la stagione è normale. Mio padre è andato in farmacia a prendere quello che ha prescritto il medico, perciò... Tutto ok” - rispose.

Appena finisco scuola vengo a da te” - le dissi.

Grazie” - esclamò, e potevo immaginare il suo sorriso mentre pronunciava quelle parole - “Ti aspetto per pranzo”.

Oddio, cucini tu?” - chiesi per prenderla un po' in giro - “Non vorrei che mi avvelenassi”.

Idiota” - sbottò ridendo - “Questa me la paghi”.

Oh sì” - dissi soddisfatto - “Mi piacciono le tue punizioni”.

Ok smettila di fare il cretino, che non posso nemmeno prenderti a sberle per telefono” - ridacchiò.

Bene, a dopo allora, scrivimi se hai bisogno” - mi premurai di ricordarle.

Va bene. A dopo” - rispose.

Ti amo” - sussurrai piano prima di attaccare.

Anch'io” - la sentii dire timidamente - “Anche noi”.

 

Restai per un attimo nel bagno, a sorridere come un ebete, ma quando suonò la campanella, uscii per tornare nella mia classe.

Quando aprii la porta, trovai Alexy appoggiato alla porta d'uscita, con un espressione sorridente, da chi ha capito tutto.

Credo di essere sbiancato sul momento, ma non potevo di certo mettere Mel nei casini per così poco, e poi sono quasi sicuro, che dalla conversazione non si potesse capire niente di Emma.

Lo sai che è maleducazione origliare” - dissi cercando di informarmi, su che cosa aveva capito.

Nasconditi meglio la prossima volta” - ridacchiò - “Sei stato fortunato, perché questa volta c'ero io... Ma non so, se Nathaniel, la prenderebbe bene come me”.

Che cosa vuoi Alexy? Perché sei qui?” - chiesi diretto.

Il giovane rise - “Niente rilassati. Sono contento per te e Melissa... Tutto qui”.

Avanzai verso di lui, per uscire dai bagni, ma quando lo affiancai, tendette un braccio davanti al mio volto, impedendomi di proseguire.

Tu prova a farla soffrire, e Nath e Ambra saranno l'ultimo dei tuoi problemi” - ringhiò.

Carino da parte sua...

Sono contento che abbia trovato un amico come te” - esclamai sincero.

Probabilmente, quella era l'ultima frase che avrebbe pensato di sentirmi dire, in quel contesto.

Ma lui, non poteva sapere, tutto quello che c'era dietro a un nostro sorriso, o a un nostro silenzio.

Ti pregherei di tenerlo per te, per un po' però” - continuai prima di uscire - “Stiamo cercando un modo carino e non troppo traumatico per dirvelo” - spiegai.

Ti semplifico troppo le cose, se ti dico che lo abbiamo praticamente capito tutti, che tra voi c'è qualcosa?” - disse trattenendo una risata.

Immaginavo” - sospirai - “Ma Mel ha le sue idee... Se però vuoi prepararci il terreno, con discrezione, non abbiamo niente da ridire”.

Alexy sorrise divertito, e mi diede due leggeri colpi sulla spalla.

Sei davvero cambiato, Castiel” - disse.

Melissa è un uragano. E' difficile conoscerla, e non farsi stravolgere la vita” - risposi con una leggera alzata di spalle.

Sorrise ancora e mi lasciò tornare in classe.

Spero solo che non ci creerà problemi.

 

||

 

Lys” - dissi al mio migliore amico, mentre uscivamo in cortile - “Mi dispiace, ma oggi non credo che avrò tempo per provare. La piccola si è presa l'influenza, perciò vado da lei”.

Mi dispiace” - rispose sincero - “Ha preso freddo dopo il temporale di ieri?”.

Non credo... Mel mi ha detto che all'asilo mancano in molti, probabilmente è un virus” - spiegai.

Allora salutami Mel e prenditi cura della piccola, e fammi sapere come va” - disse piano, per non farsi sentire dagli altri.

Certo, ci sentiamo dopo” - sorrisi.

 

Presi la moto, infilai il casco, e poi andai dritto a casa. Lasciai li i libri, diedi da mangiare a Demon, e poi mi diressi di corsa verso casa della ragazza.

Inutile dire, che quando passai davanti al frigorifero, il mio stomaco fu attanagliato in una morsa di piacevole tepore, alla vista del disegno di Em.

I bambini sono davvero una cosa meravigliosa, e quella bambina era ancora più speciale per me.

 

Quando fui davanti a casa sua, le scrissi un breve messaggio, non volevo svegliare Emma, nel caso stesse dormendo, con il suono del campanello.

Ben arrivato” - sorrise Mel, baciandomi mentre ero ancora sulla soglia di casa.

Decisamente una bella accoglienza.

Come stai?” - chiesi - “Come sta?”.

“Io bene grazie, un po' stanca forse, ma è più la preoccupazione per Em, che per altro. Lei ha ancora un po' di febbre, trentasette e otto. Sta riposando sul divano, se non ti dispiace mangiamo in soggiorno, così la tengo d'occhio”.

Certo” - risposi abbracciandola e cullandola tra le mie braccia - “Sei davvero una mamma stupenda”.

La vidi arrossire leggermente e sprofondare contro il mio petto.

E' imbarazzante” - pigolò.

E' la verità” - ribattei io.

Beh, smettila o prenderò fuoco per autocombustione” - celiò.

Posso aiutarti a fare qualcosa?” - chiesi cambiando discorso.

No, siediti. Arrivo subito” - disse sciogliendo l'abbraccio e dirigendosi in cucina.

 

Andai verso Emma, che dormiva avvolta in una coperta morbida morbida.

La testolina appoggiata su cuscino, e la pelle madida di sudore, per via della febbre.

Povera la mia piccolina” - sussurrai, asciugandole la fronte con una carezza.

Si mosse appena nel sonno, e afferrò l'indice della mia mano, tenendolo stretto.

Sorrisi, riscaldato da quel contatto.

Vidi Melissa tornare dalla cucina con i piatti del pranzo, e una minestrina in brodo per Emma.

Devo svegliarla?” - chiesi.

Il dottore ha detto che deve mangiare, per ristabilirsi. E poi sarà contenta di vederti” - mi sorrise.

Posai un leggero bacio sulla fronte della piccola, e la chiamai piano per nome.

Emma” - sussurrai - “Svegliati” - continuai accarezzandole la testa.

Il risultato fu uno sbuffo quasi contrariato.

Emma” - la chiamò Melissa guardandomi negli occhi - “E' arrivato papà”.

La piccola aprì immediatamente gli occhi e mi si gettò praticamente al collo, per quelle che erano le sue possibilità.

Papà” - esclamò ancora assonnata, stringendosi a me.

 

Fui travolto da una moltitudine di emozioni, anche se le principali erano amore e tenerezza.

Amore, che sentivo scorrere nel abbraccio della piccola, e che vedevo negli occhi di Melissa, che ci guardava intenerita, fino quasi alle lacrime.

Hai deciso di farmi piangere oggi?” - le chiesi mimando un labiale.

Scrollò la testa, ridendo appena, e allo stesso modo mi disse - “Ti amo”.

 


Ciao a tutti ^^
Come state?
Vi è piaciuto questo capitolo? Spero proprio di si :D
Papà Castiel è adorabile... Ho rischiato di commuovermi seriamente mentre scrivevo :')
Vi auguro una buona domenica ^^

Qui, continua la mia raccolta di one-shot originali ;)

Un bacione Nyx

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Capitolo 12
*** 11. Influenza ***


Emilio

Appena finii il lavoro al ristorante, mi avviai verso casa.

Volevo controllare come stesse Emma, prima di tornare al lavoro.

Quando ci siamo trasferiti, pensavo di avere molto più tempo da dedicare alle mie piccoline, ma poi Carlo, il proprietario del ristorante, mi ha proposto di diventare suo socio. Questo implicò una montagna di lavoro extra, e non essere quasi mai a casa, però la paga è decisamente più alta, e di questi tempi non fa mai male. Voglio che a Melissa ed Emma non manchi mai nulla.

Avevo quasi tutta la mattinata libera, ma Mel era a scuola e perciò non riuscivo a vederla. Mi restava comunque qualche ora il pomeriggio, prima che andasse a prendere Em all'asilo. Sempre che non restasse fuori a studiare con i suoi amici.

Inoltre, da quando aveva conosciuto Castiel, preferivo lasciarle più spazio.

Mi sentivo tranquillo, a non saperla sola.

Non lo dico con leggerezza. So cosa possa passare per la testa di due adolescenti, con gli ormoni in subbuglio... Ma infondo, Melissa non era mai stata una ragazza normale.

Aveva dovuto superare tante prove, più di qualunque sua coetanea. Sapevo che stava male, e trasferirsi in parte, doveva servire a distrarla, almeno un po'.

 

Infilai le chiavi nella toppa della serratura, e girai il mazzo di chiavi.

Quando entrai, feci per chiamare Melissa ad alta voce, ma la mia attenzione fu decisamente attirata dal soggiorno.

Mi avvicinai di soppiatto, appoggiandomi allo stipite della porta.

Incrociai le braccia e restai in silenzio.

 

Castiel si era addormentato sulla poltrona, vicino alla finestra. Teneva in braccio Emma, che a sua volta, dormiva comodamente abbracciata al ragazzo.

Guardarli, mi scaldò letteralmente il cuore.


Castiel ed Emma
 

Non so quanto tempo restai incantato a guardarli, ma ad un tratto, sentii la porta aprirsi alle mie spalle.

Melissa provò a spingerla con una spalla, mentre cercava di portare in casa, delle buste della spesa.

Papà” - esclamò sorpresa nel vedermi.

Le feci segno di parlare piano - “Ciao piccola mia” - sorrisi dandole un bacio sulla fronte, e prendendo le borse.

Castiel sta badando ad Emma, così sono andata in farmacia a prendere il farmaco che le ha prescritto il pediatra. E già che c'ero, ho fatto un po' di spesa” - mi spiegò, ancora sulla porta.

Bravissima” - risposi - “Io sono passato per vedere come ve la stavate cavando, ma...” - continuai facendole segno di seguirmi, fino alla porta del soggiorno - “Direi che qui, non c'è bisogno di me”.

Mel sorrise guardandoli. Un sorriso felice e pieno di tenerezza, come quelli che era solita rivolgere alla piccola.

Papà...” - sibilò dopo un po' - “Possiamo parlare?”.

Corrucciai la fronte, leggermente preoccupato - “Devo sedermi?”.

No... No...” - sorrise scrollando la testa - “Ma se andiamo in cucina, preparo un tè caldo”.

 

Mi sedetti sulla panca ad angolo, mentre la guardavo cercar negli armadietti l'infuso.

Mise a bollire l'acqua, e fece leva sulle braccia, per sedersi sul marmo.

Le lanciai un'occhiataccia. Sapeva benissimo che non volevo si sedesse in quel modo.

Melissa sorrise facendomi una linguaccia, e poi tornò alla sua solita espressione pensierosa.

 

Che c'è?” - chiesi, un po' curioso.

Emma” - disse - “Si è affezionata molto a Castiel”.

Mmm” - mugolai, non capendo se era qualcosa di positivo o negativo per lei - “Beh, anche lui a quanto ho potuto vedere”.

Oh si” - rispose - “Non fraintendermi, sono dolcissimi insieme, e Cas fa di tutto, per aiutarmi ma...”.

Ma?” - chiesi.

Ha iniziato a chiamarlo papà...” - mi confessò, tra l'intenerito e il preoccupato, spiegandomi del disegno, e di come la bambina, avesse deciso autonomamente la cosa.

 

Restai in silenzio per un attimo.

 

E qual'è il problema tesoro?” - le domandai tranquillo.

La vidi spalancare gli occhi sorpresa.

Beh... Insomma... Non è normale...” - balbettò.

Da quando la nostra famiglia è normale?” - scherzai.

Papà... Sono seria” - disse sconsolata - “Non so come comportami. Sono felice che veda in Castiel una figura paterna, si merita un po' di serenità, e lui è fantastico... Ma... Insomma... Siamo giovani, io non vorrei imporgli qualcosa per cui non è pronto”.

 

Capivo le sue preoccupazioni, e come sempre dimostrava una maturità maggiore, rispetto a una ragazza della sua età. Ma aveva bisogno di rassicurazioni, ed ero contento che ne avesse voluto parlare con me.

 

Lo sai che io ho conosciuto tua madre quando avevo quattordici anni?” - dissi sorridendo.

Si... Ma sei riuscito a conquistarla solo dopo il liceo” - rispose.

Questo perché aveva un caratterino tutto suo” - celiai - “E mi ricorda tanto qualcuno...”.

Mi lanciò un'occhiata divertiva, facendo penzolare i piedi.

Comunque... Questo è per dirti che... Si, siete giovani. Ma non è poi così strano, se avessi trovato qualcuno con cui stare... Per sempre felice e contenta”.

Già... Peccato che non siamo in un film della Disney...” - rispose - “E poi la famiglia Gualtieri non è predisposta al lieto fine...”.

 

Come darle torto...

 

Melissa... Da quello che mi hai detto, Castiel era contento della cosa giusto?” - chiesi aspettando che annuisca - “Per come la vedo io” - le spiegai - “Non lo stai obbligando a fare niente, che lui non voglia. Insomma... Ha deciso, di 'fare da papà' ad Em. Non è obbligato. Ma lo fa, perché se lo sente. Non sta con te, perché avete avuto una figlia. Sta con te, perché ti ama e nel farlo, ha accettato anche Emma”.

Non avrei saputo dirlo in maniera migliore” - esclamò contenta una voce alle mie spalle.

 

Melissa rivolse lo sguardo verso la porta, e così feci anch'io.

Castiel teneva la bambina in braccio, che dormiva ancora beatamente contro di lui.

 

Scusate” - disse - “Non volevo origliare o interrompervi. Ma tuo padre ha ragione Mel. Lo faccio perché ti amo, perché adoro Emma e perché ora come ora, non riesco proprio ad immaginare un futuro in cui non ci siete”.

 

Ooooh si... Adoro avere ragione.
 


 

Melissa

Il bollitore cominciò a fischiare, così lo spensi subito, prima che possa svegliare Emma.

Scesi dal marmo, dando le spalle ad entrambi.

Ero rimasta piuttosto colpita dalle loro parole. E sinceramente era proprio ciò di cui avevo bisogno.

Vi va un tè al limone?” - chiesi per spezzare il silenzio, mentre ero ancora girata.

Grazie tesoro” - esclamò mio padre.

Volentieri” - rispose Cas semplicemente.

 

Preparai le tazze e le portai al tavolo, poi, mi feci dare Emma da Castiel, sentivo il bisogno di coccolarla un po'.

Il ragazzo me la porse, cercando di non svegliarla, e io la presi, cercando di fare altrettanto.

 

Credo che la febbre sia scesa del tutto” - disse lui piano.

Per fortuna” - risposi, accarezzando lievemente i capelli della bambina, per cercare di sistemarglieli.

Castiel” - esclamò mio padre - “Ti ringrazio per quello che stai facendo”.

Emilio, non dirlo nemmeno” - rispose il rosso - “Grazie a te, per avermi accettato, così... Semplicemente”.

Immagino che sia dura vivere da solo” - si informò mio padre.

Ormai è un po' un'abitudine...” - sorrise - “Ma non mi lamento. Come in tutte le cose ci sono aspetti positivi e negativi”.

Mi piacerebbe conoscere i tuoi genitori” - rispose mio padre.

Farà molto piacere anche a loro. Non so di preciso quando, ma dovrebbero tornare per un paio di giorni. Possiamo organizzare una cena, magari” - disse Cas cercando anche la mia approvazione.

 

Mi limitai a sorridere e annuire.

Ammetto, che pensare di conoscere i genitori di Castiel mi metteva un po' in agitazione.

Che cosa avrebbero pensato di me? E della mia famiglia?

Se non gli fossi piaciuta?

O se non approvassero quello che stava accadendo con Emma?

 

Hey” - mi richiamò dolcemente Cas, sfiorandomi un braccio - “Non ti starai preoccupando spero”.

Chi io?” - sbuffai - “Nooo.. Figurati”.

Se conosco bene mia figlia” - intervenne mio padre - “Non è preoccupata... E' terrorizzata” - sorrise al rosso.

Lo vedo” - ridacchiò guardandomi di nuovo - “Di cosa hai paura?”.

Beh...” - sospirai - “E se... Non accettassero tutto questo?” - dissi restando un po' vaga.

Stai scherzando?” - rispose Castiel divertito - “I miei vi adoreranno. Mia madre mi fa il terzo grado tutte le sere, per sapere se ti sto trattando come si deve. Non vede l'ora di spupazzarsi Emma. E mio padre vuole conoscere chi è riuscita a – testuali parole – farmi mettere la testa a posto”.

 

Papà ridacchiò divertito, nascondendosi dietro la tazza della tisana.

Io, in tutta risposta, non riuscii ad evitare di arrossire, e la piccolina, si svegliò sbadigliando rumorosamente e stropicciandosi gli occhi con le manine.

Nonno” - esclamò, appena lo vide.

Ben svegliata principessa” - sorrise, allungando le mani verso di lei, per prenderla in braccio - “Stai meglio?

” - rispose stringendosi intorno al suo collo.

Ero decisamente più sollevata, nel vederla così allegra.

Nonninooo” - disse la bimba sbattendo ripetutamente le ciglia.

Che cosa vuoi piccola peste?” - domandò divertito.

Sapevamo tutti che quando faceva la ruffiana così, voleva qualcosa.

Ho fame” - esclamò.

Mmmm” - disse mio padre - “Cosa potrei cucinare... Pancake?”.

La bambina annuì energicamente con il capo.

Marmellata di fragole?” - le chiese ancora.

” - rispose stringendolo ancora più forte e strofinando la testa contro la sua guancia.

Stai buona con Castiel mentre cucino” - esclamò l'uomo, allungando la bimba al rosso, che la prese subito fra le sue braccia.

 

Emilio si alzò e prese gli ingredienti dalla dispensa e dal frigo.

Per voi come le preparo ragazzi?” - chiese a me e a Cas.

Nutella e pistacchi?” - tentai. I pancake di papà sono sublimi.

Va bene” - disse divertito - “Per te Castiel?”.

A dire il vero non li ho mai mangiati” - ammise - “Ma credo che mi unirò a Melissa”.

Ottima scelta” - gli sorrisi.

 

Mentre mio padre cucinava, mi sedetti vicino a Cas ed Emma.

Appoggiai la testa contro la sua spalla, e lui mi avvolse con il braccio la vita, tirandomi più vicino, mentre con l'altro teneva la bimba.

Stranamente, la presenza di papà non mi imbarazzava.

Avevo solo bisogno di affetto in quel momento.

 

Così hai parlato ai tuoi, di noi?” - chiesi piano, dopo qualche minuto.

Mi sembra naturale” - sorrise, come se quella fosse, davvero, la cosa più naturale del mondo.

Gli hai detto tutto?” - domandai.

Ho detto loro che è un po' complicato” - rispose dolcemente - “Ho pensato che, una volta conosciuti, deciderai tu, se e cosa dirgli”.

Cas sono i tuoi genitori” - esclamai - “Devi spiegargli tutto prima che arrivino, se non vuoi che gli prenda un colpo”.

Sei sicura?” - domandò, continuando a coccolare sia me che Emma - “Ricordo che eri piuttosto restia a raccontare tutto”.

Ho avuto modo di pensare molto ultimamente” - risposi accoccolandomi meglio contro di lui - “Ed ho capito che scappare dal passato non serve a niente. Avere segreti non aiuta la mia insonnia, e non mi fa sentire tranquilla di fronte ad Alexy, Rosalya e tutti gli altri”.

 

Hai ancora problemi a dormire?” - domandò mio padre lanciandomi uno sguardo preoccupato.

Qualche volta” - pigolai - “Ma tranquillo, è tutto sotto controllo”.

Lo hai detto anche l'ultima volta” - rispose severo, prima di girare un pancake appena in tempo, salvandolo dalla bruciatura.

Lo so. Lo so... Ma non devi preoccuparti, sul serio” - esclamai tranquilla - “Comunque” - dissi parlando di nuovo a Castiel - “Ti ho già detto, che almeno ai nostri amici voglio dire tutto. Non possiamo vivere relegati in questa casa. Voglio poter portare al parco Emma, senza dover prima ispezionare l'intero isolato”.

E vuoi davvero raccontare ogni cosa?” - mi domandò preoccupato.

Sono passati anni” - sospirai - “Ho sempre pensato che, tenermi tutto dentro, fosse la cosa migliore. Però da quando ne ho parlato con te, ho capito che, anche se altri sanno, non è poi così terribile, come ho sempre pensato”.

E ci voleva lui per fartelo capire?” - domandò mio padre - “Sono anni che cerco di fartelo capire”.

Mi servivano le giuste motivazioni” - constatai.

 

Poco dopo, papà ci servì i piatti con i pancake.

Erano davvero uno spettacolo da vedere.

Sul piatto, erano disposti due dolci, ricoperti di Nutella leggermente sciolta a bagnomaria, e sopra c'erano i pistacchi sbriciolati. Sulla destra del piatto, un grande ciuffo di panna montata, su cui erano stati fatti dei disegni concentrici, con il cioccolato filante.

Si vede che c'è il tocco di uno chef” - esclamò Castiel a bocca aperta.

Ti conviene impedire a Melissa di avvicinarsi alla cucina” - celiò mio padre - “Perché rischia di intossicarti, se prova a fare una cosa del genere”.

Uffa” - sbuffai - “Ancora con questa storia... La mia è cucina creativa”.

Certo tesoro” - disse ridendo - “Ma sono io, quello a cui hai rifilato i muffin, speciali”.

Ero piccola... Avrò avuto sei anni...” - cercai di giustificarmi.

Perché erano speciali?” - domandò Cas divertito e curioso.

Oh è molto semplice” - continuò mio padre ridendo - “Mel aveva finito le decorazioni, così ha gratinato dei pastelli a cera, cercando di spacciarli per codette di zucchero colorate”.

L'ho sempre detto che sei pericolosa in cucina” - esclamò il rosso scoppiando a ridere.
 


 

Castiel

Andiamocene Emma” - sbuffò Melissa, una volta che la bambina finì di mangiare il suo pancake, con la marmellata di fragola - “E' ora del bagnetto”.

Nooo” - si lamentò la bambina.

Niente storie” - rispose la ragazza cercando di mantenere il broncio, ma era palese che se fosse rimasta, sarebbe scoppiata a ridere anche lei.

Lasciò la stanza, mentre Emma mi faceva, ciao, con la manina.

Io guardai Emilio, e in un attimo scoppiammo a ridere di nuovo.

 

||

 

L'uomo dopo una decina di minuti, che avevamo passato chiacchierando, e riordinando la cucina, mi disse che doveva tornare al ristorante.

Uscì di casa, così mi sistemai in soggiorno, aspettando il ritorno delle ragazze.

 

Ha ancora qualche linea di febbre” - esclamò sconsolata Melissa, quando mise piede nella stanza.

Posso fare qualcosa?” - le chiesi.

No... Le ho dato il farmaco, deve solo riposare adesso” - disse stampandole un bacio sulla fronte, mentre le sistemava i capelli.

Papà” - mi chiamò la piccola sorridendo.

Inutile, per quanto mi sforzassi di darmi un contegno, quando mi chiamava così, mi si apriva il cuore.

Che c'è piccola mia?” - domandai facendola sedere sulle mie ginocchia.

Giochi?” - chiese speranzosa.

Certo tesoro” - esclamai.

Niente di troppo stancante” - sorrise Melissa.

Puzzle?” - propose la bambina.

Io annuii e Mel, andò in camera della bambina, a prenderne alcuni.

 

Stendemmo alcune coperte in pile per terra, e ci sdraiammo in mezzo al soggiorno. Dopodiché sparpagliammo tutti i pezzi e iniziammo a cercare di ricomporre l'immagine.

Era puzzle per bambini da un centinaio di componenti, e raffigurava il Re Leone, mentre Simba veniva presentato al regno dalla rupe.

Sono passati secoli da quando ho visto quel film, l'ultima volta.

Giocammo con Emma praticamente tutto il pomeriggio, cercando anche di ricreare i personaggi del cartone con il pongo.

Ma le mie doti artistiche, si limitavano alla chitarra. E questo fu motivo di divertimento per le ragazze.

Ci sono pecore nella savana?” - domandò ad un tratto Melissa, indicando la creatura che stavo plasmando.

Sarebbe Timon” - risposi serio.

Mel guardò la bambina e scoppiarono a ridere. Per i primi cinque minuti restai in silenzio, aspettando che la smettessero, ma quando capii che sarebbe andata ancora per le lunghe, decisi di unirmi a loro.

 

||

 

La rossa tornò stremata, abbandonandosi sul divano, accanto a me.

Si è addormentata” - esclamò facendo roteare la spalla destra, come per scioglierla.

Sei stanca?” - chiesi.

Un po' ” - rispose sincera - “E' tutto il giorno che sono in pensiero per Emma. Insomma è una semplice influenza stagionale, lo so. Però preferirei essere malata io, al suo posto”.

Spirito materno” - constatai sorridendo e posandole un leggero bacio sulla tempia.

Già” - sospirò - “Spero che domani stia meglio. Comunque non verrò a scuola, preferisco essere sicura che sia guarita prima di mandarla all'asilo”.

Non può stare tuo padre con lei?” - chiesi.

In realtà si...” - ammise - “Ma non sarei tranquilla a scuola. E poi, è da tanto che non passo un po' di tempo con papà... E questo mi sembra un ottimo pretesto”.

Non ti stai affaticando troppo vero?” - domandai accarezzandole un fianco.

Direi di no” - celiò - “Perché ho un fidanzato stupendo, che mi aiuta in tutto quello che faccio”.

 

Ridacchiai baciandola, finalmente. Ero in astinenza, e anche durante la cena, per via della presenza della piccola, non mi ero permesso di sfiorarla.

Melissa si aggrappò alla mia maglia, tirandomi dolcemente verso di lei, fino a quando non si ritrovò completamente distesa sul divano. Ed io sopra di lei, che cercavo di puntellarmi sui gomiti, per non schiacciarla.

La sua mano destra era completamente abbandonata tra i miei capelli, che accarezzava e strattonava di tanto in tanto. Mentre, con la sinistra percorreva il profilo del mio fianco.

Continuavamo a baciarci, ma non c'era fretta.

Passione si, ma ci stavamo assaggiando con calma, e da come usava la lingua, vorrei aggiungere anche tanta malizia, da parte sua.

Quanto avremmo resistito prima di finire a letto insieme?

 

Mi piaceva accarezzare il profilo del suo volto, e mordicchiare quelle labbra carnose.

Il suo profumo poi... Era qualcosa di indescrivibile. Fresco, dolce, che sapeva tremendamente di lei.

Nonostante tutto, l'avrei riconosciuta fra mille.

Mi persi, nel baciare, mordere e succhiare il suo collo. Era così invitante.

Quella pelle così candida, sulla quale lasciare il segno del mio passaggio.

Scesi infatti verso lo sterno, ed aumentai leggermente la pressione, su quell'ultimo bacio.

Rise divertita, allontanandomi poco dopo e scrollando la testa.

Da oggi dovrò girare per casa, con maglie a collo alto per colpa tua” - esclamò.

Non mi sembri contrariata” - risposi baciandole il contorno della mandibola, fino ad arrivare alle sue labbra.

Non lo sono” - sorrise - “Ma non spererai che sia l'unica a doverlo fare!?!”.

E detto questo, con una leggera spinta, mi atterrò sul divano, iniziando a riservarmi lo stesso trattamento.

 

||

 

Il giorno dopo, a scuola dovetti presentarmi persino, con una specie di foulard nero con dei teschi sopra, per coprire i segni che mi aveva lasciato Melissa.

Il mio collo, le spalle e le zone limitrofe, sembravano un campo di battaglia.

Io a in confronto, ero stato molto più delicato.

Ma Mel infondo, mi piaceva anche per questa sua passionalità, voglia e istinto represso.

 

Lysandre capì al volo, il motivo del mio cambio di look, ed è inutile dire, che si trattenne a fatica dal ridere.

Lui, che solitamente era sempre posato e distaccato, di fronte a me, non riusciva a stare serio.

Accidenti” - esclamò scostando leggermente la stoffa - “E' una sanguisuga la ragazza”.

Vorrei dirti che ha avuto la peggio, ma non è così” - risposi sconsolato.

Beh” - sorrise - “Sono contento per te”.

Ohh anch'io” - ridacchiai a mia volta.

 

||

 

Nel giro di due, tre giorni, Emma si era completamente ristabilita, e aveva ripreso ad andare regolarmente all'asilo.

Quella che stava male, adesso, era Melissa.

Influenza, anche lei, ma molto più forte rispetto alla piccolina. Febbre a trentanove, quasi quaranta, praticamente senza voce e con la testa che le scoppiava.

Suo padre, prese una settimana di ferie, per starle accanto, e io li aiutai come potevo, andando a prendere Emma all'asilo, e restando con la piccola, mentre Mel, non riusciva nemmeno ad alzarsi dal letto.

 

Il sabato, appena finite le lezioni, uscii in cortile per dirigermi verso la casa della ragazza.

Avevo avuto modo di parlare tanto con Emilio, in quella settimana, ed era davvero una persona e un padre fantastico.

Leggevo la preoccupazione sul suo volto, ma si rasserenava e addolciva, ogni volta che Emma entrava nel suo campo visivo. Era un nonno meraviglioso, ed io iniziavo a sentire sempre di più la nostalgia della mia famiglia, sebbene ormai, mi avessero praticamente adottato i Gualtieri.

 

Mentre camminavo a passo svelto, verso il cancello d'entrata, arrivai alle spalle del gruppetto composto da Alexy, Armin, Nath, Iris e Rosalya.

Allora andiamo a trovarla per le tre?” - sentii dire a Iris.

Non pensate che sia meglio chiamarla prima?” - domandò Armin - “Magari disturbiamo”.

Sono quasi dieci giorni che non la vediamo, sarà contenta se le facciamo una sorpresa” - esclamò Alexy - “Nath tu sai dove abita no?”.

Si ma... Dovremmo avvertire, ha ragione Armin” - rispose il ragazzo - “Non sono certo che le sorprese le piacciano Alexy”.

Ooh avanti... Tutti adorano le sorprese” - ribatté quest'ultimo.

Ma Melissa non è 'tutti' ” - esclamò il gemello, quasi a rimprovero.

 

Ciao ragazzi” - mi decisi ad interromperli, salutandoli.

Ciao Castiel” - sorrise Rosalya - “Pensavamo di andare a trovare Mel più tardi... Vieni con noi?”.

Accidenti, avevo capito bene le loro intenzioni.

Non volevo che andassero a casa sua. Uno perché, conoscendola, non li avrebbe mandati via, rischiando di affaticarsi ancora di più, e due, perché dovevo andare a prendere Emma, e se le cose si fossero protratte troppo a lungo poteva essere un problema.

E' vero che Melissa voleva raccontargli tutto, ma era meglio farlo un passo alla volta.

Per iniziare, l'ufficializzazione della nostra relazione, poi Emma, e di conseguenza il passato di Mel.

E sono certo, che in questo stato, non ne sarebbe stata in grado.

 

Non potete andare a trovarla” - mi lascia sfuggire troppo frettolosamente.

Si fermarono tutti, restando a fissarmi per un po'.

Per quale motivo scusa?” - chiese Iris.

E' in condizioni disastrose. Ha ancora la febbre alta, ed è estremamente acida” - risposi cercando di buttarla sul ridere - “Credimi, se ti dico che persino il mio ego ne ha risentito”.

Quindi tu sei andato a trovarla?” - domandò Nath alzando un sopracciglio.

 

Sgamato.

Cazzo!

Devo smetterla, rilassarmi e pensare razionalmente.

 

Incrociai lo sguardo di Alexy, che sorrideva, senza lasciarmi scampo.

Sospirai, abbassando il volto e trovai enormemente interessante, il lastricato del cortile scolastico.

Castiel” - richiamò la mia attenzione Rosalya, mentre tutti aspettavano che dicessi qualcosa.

 

Presi un profondo respiro, incerto sul da farsi.

Qualunque scusa avessi provato a propinargli, sarebbe stata una bugia, e di certo non l'avrebbero presa bene, quando la verità sarebbe venuta a galla.

 

Stiamo insieme” - mormorai, sperando che nessuno mi sentisse.

 



Ciao a tutti ^^
Ecco qui arrivati alla fine di questo capitolo.
La bomba è stata sganciata... Come la prenderanno gli altri?

— chiedo scusa per il volto di Castiel nel disegno, ma proprio non mi veniva —
Proverò a fare meglio la prossima volta >.<

Spero che nel complesso vi sia piaciuto ^_^

A presto, un bacione Nyx :3


P.S. da qualche giorno potete trovarmi anche su
FB, aggiungetemi se vi va ;)


 

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Capitolo 13
*** 12. Preoccupazioni ***


Nathaniel

Stiamo insieme” - sentii a malapena bisbigliare Castiel.

Stanno insieme...

Stanno...

Insieme...

Lo sapevo.

Inconsciamente l'ho sempre saputo ma... Ora era decisamente tutto più reale.

Guardai i miei amici e l'unico su cui trovai un'espressione sorpresa, era Armin. Troppo preso dalla vita nei suoi videogiochi, per accorgersi veramente di cosa lo circonda.

Beato lui.

Le ragazze si guardavano con un sorrisino complice e Alexy... Alexy invece, guardava Castiel con fare molto compiaciuto. Evidentemente ne era già al corrente, e finalmente non doveva più farsi riguardi, nel parlare apertamente della cosa.

Per quanto mi riguarda, ero tranquillo.

Incredibile a dirsi, ma è così. Avevo già il sospetto, e quello che aveva appena detto il rosso, ne era solo la conferma.

 

Nath...” - esclamò Cas alzando appena gli occhi.

Sì?” - chiesi atono.

Io... Non voglio che ci siano problemi tra noi” - disse avvicinandosi - “Non dopo quello che è successo”.

 

Ingenuo.

 

Non ci sono, ne ci saranno problemi” - risposi tranquillo.

Lo vidi tentennare per un attimo. Era confuso. Probabilmente si aspettava chissà quale scenata da parte mia. Forse una sfida. Una sfuriata. Persino una lite che magari sarebbe finita a cazzotti.

Ma no. Non avrebbe ottenuto niente di tutto questo.

Dopo la chiacchierata in paninoteca, avevo capito molte cose.

È tutto ok” - continuai - “Tu sei felice, lei è felice, e noi lo siamo per voi” - esclamai evocando degli assensi, da parte dei nostri amici.

Sicuro? Io non...” - provò ancora a dire.

Cassy” - dissi sorridendo, e prendendolo un po' in giro, usando quel nomignolo che odiava - “Ha scelto te. Lo ha sempre fatto. Ti ha capito più di quanto abbiamo mai fatto noi. Più di quanto sia mai riuscito a fare io” - celiai, con una vena di amarezza - “Ho parlato con Ambra... E anche se non lo ha ancora ammesso, so, che è andata come ha detto Melissa. Non ho più alcun dubbio su di te. So che hai agito a fin di bene, per quanto sciocco fosse. Ti sei preso colpe che non avevi, e mi dispiace per questo. Vorrei essere stato meno stupido. Meno cieco. Non posso cambiare il passato ma... Posso decidere come far andare il futuro. Ti ho portato rancore per così tanti anni che, sinceramente sono stufo” - spiegai, sapendo di espormi forse fin troppo - “Immagino che sai tutto, riguardo a me e Mel. Ti avrà già detto quello che è successo”.

 

Lo vidi annuire piano, mentre i miei amici si guardarono perplessi. Loro di certo non potevano capire. Sapevo, che la ragazza, non ne avrebbe parlato con nessuno all'infuori di lui.

Non è arrabbiata con te” - mi rassicurò - “L'ha solo usato come pretesto per...”.

Chiuse gli occhi, maledicendosi probabilmente. Mi aveva praticamente confessato, che la loro relazione era antecedente alla nostra riappacificazione.

Per farci fare pace” - conclusi per lui sorridendo - “Già... Dovremmo ringraziarla come si deve per questo. Non credi?” - chiesi piegando leggermente la testa di lato.

Pensavo ti piacesse...” - disse esitando appena - “Sei sicuro che sia tutto a posto?”.

Mi piace ancora” - precisai - “Ma dopo la vicenda del libro, anche se non ci fossi stato tu di mezzo, non credo avrei avuto molte possibilità” - constatai - “Anzi, se non fosse stato per il nostro pranzo, probabilmente mi avrebbe scuoiato direttamente davanti a casa. No Castiel. Non ho più voglia di essere arrabbiato con te” - conclusi ancora più tranquillo.

Non so che dire...” - esclamò contento.

Ci sono parecchie cose che potresti dirci” - celiai - “Come fa a sopportarti per esempio”.

Scoppiarono tutti a ridere, e Castiel mi guardò sorpreso.

Accidenti” - rise - “Non mi ricordavo fossi anche divertente, Nate”.

Touché” - risposi - “Ma non credere... Sappiamo tutti che c'è qualcos'altro” - dissi tornando serio - “Qualcosa che non volete o non potete dirci. Non siamo stupidi”.

Cas sembrò congelarsi per un attimo. Mi guardò seriamente preoccupato, e poi fece scorrere il suo sguardo su tutti i presenti.

Era indeciso, ma dopo qualche secondo si convinse.

Lei vuole dirvelo” - iniziò - “Se non l'ha fatto fino ad ora è perché... Beh, non è facile”.

Sta male?” - chiese Armin preoccupato.

” - disse il rosso - “No. Sì, cioè... Diciamo che, sta male per via dell'influenza, e stava male, per quello che non vi ha ancora detto. Ma non posso farlo io. Non è niente di grave, non preoccupatevi. Ma è una questione delicata. Riguarda il suo passato, la sua famiglia, la sua vita e io non ho il diritto di dirvi niente. Lo deve fare lei” - ci spiegò - “E lo farà” - precisò - “Lo avrebbe già fatto in questi giorni, se non fosse stata a casa malata, perciò... Lasciatele un po' di tempo”.

Deve volerti davvero bene, se a te ha già raccontato tutto” - esclamò Rosalya, guardandolo con dolcezza.

Non che avesse molta scelta” - sospirò il rosso.

In che senso?” - chiese Iris.

Dalla faccia, si diede nuovamente dell'idiota.

Nel senso, che ho scoperto parte della cosa per caso, e ne ho approfittato per conoscerla meglio” - spiegò - “Non si è confidata con me, perché lo volesse fare, o perché sia più importante di voi. L'ho costretta” - disse giocherellando con un sassolino per terra - “Non ne vado fiero... Ma parlare le ha fatto bene, e so che concorderete con me, quando vi spiegherà tutto. Ma fino ad allora, questa conversazione non è avvenuta”.

Sei cambiato” - bisbigliai mentre mi avviavo.

Tu no” - sibilò sorridendo in risposta.
 


 

Castiel

Mi aveva stupito il discorso di Nathaniel. Pensavo davvero che mi avrebbe preso a schiaffi, quando avevo confessato di stare con Melissa.

E invece...

Mi aveva piacevolmente stupito.

Pensavo che fosse cambiato. Che non fosse più il mio amico, il mio compagno di giochi. Ma, alla fine era sempre lo stesso. Non ero il solo ad anteporre il bene degli altri al mio. Solo che Nath, a differenza mia, ne era sempre stato consapevole. Io avevo avuto il bisogno di incontrare Mel ed Emma, per rendermene conto.

 

Bene, quindi ora possiamo andare tutti a trovare Melissa?” - chiese Rosalya contenta.

Sarebbe meglio di no” - risposi cercando di risultare tranquillo - “Sta ancora male e suo padre non lascia avvicinare nemmeno me”.

Non ti lascia avvicinare per ben altri motivi” - scherzò Alexy maliziosamente.

Davvero spiritoso” - esclamai alzando un sopracciglio - “Comunque no, dico davvero. Provate a chiamarla se volete, ma dubito vi risponderà”.

Accidenti, deve essere proprio una brutta influenza” - rispose Iris.

Già” - asserii incupendomi un po'. Ero piuttosto preoccupato, e rimanere qui con loro, non mi aiutava a tranquillizzarmi.

Insomma, l'ultima volta che le ho chiesto come stava, e mi aveva risposto che andava un po' meglio, Emilio mi aveva detto che era rimasta tutta la mattina chiusa in bagno, con la nausea e a dare di stomaco.

No, decisamente non mi sarei rilassato, fino a quando non l'avessi vista di persona.

Ok, ragazzi” - esclamò Alexy attirando la mia attenzione - “Ora andiamo a pranzo e dopo chiamiamo Mel, per vedere cosa fare” - continuò.

Ci fu un assenso generale, e ognuno andò per la sua strada. Io diritto a casa della mia ragazza.

 

 

Arrivai da Mel e suonai il campanello. Evento raro.

Suo padre arrivò ad aprirmi poco dopo, accogliendomi con un sorriso, ma si vedeva che era decisamente stanco.

Ciao figliolo, entra pure” - esclamò l'uomo battendomi piano su una spalla.

Emilio” - lo salutai - “Come stai? Tutto bene?”.

Un po' stanco effettivamente” - ammise - “Ma sto bene. Melissa sta dormendo, Em è all'asilo... Ti va un caffè?”.

Certo molto volentieri” - risposi mentre andavamo in cucina.

Tu ragazzo? Stai bene?” - mi chiese, pulendo il filtro della moca.

Oh sì” - esclamai sollevato - “Sono... Molto più tranquillo a dire il vero. Volevo aspettare Mel, ma i nostri amici, hanno capito che ci stiamo frequentando”.

Si voltò di scatto, guardandomi.

Un brivido mi percorse la spina dorsale, e per un attimo, avrei voluto tornare indietro e mordermi la lingua.

Ma è meraviglioso!” - esclamò dopo qualche minuto di silenzio.

Accidenti” - dissi tornando a respirare - “Pensavo ti fossi arrabbiato”.

No, no...” - ridacchiò - “È la vostra vita. Io non intendo intromettermi. So quanto la presenza di terzi possa rovinare le cose. È già tutto abbastanza complicato, non avete bisogno di qualcun altro a rompervi le scatole. Fin tanto che amerai e soprattutto rispetterai mia figlia, non ho assolutamente niente da rimproverarti” - disse tranquillo - “Naturalmente se avessi bisogno di un consiglio, sono qui. Non farti problemi”.

 

Lo ringraziai sinceramente.

Pochi, mi avrebbero parlato in quel modo.

Sembra stupido, ma mi stava trattando da uomo, non da ragazzino. Non mi ha mai messo in soggezione, e non ha mai provato a impormi un'idea.

Era un rapporto alla pari, ed ero fiero di questo.

Parlammo per un po' e gli raccontai di come fosse andata la chiacchierata all'uscita di scuola.

Mentre stavamo ridendo, il suo telefono iniziò a suonare e dall'espressione che fece poco dopo, capii che qualcosa non andava.

Che succede?” - chiesi allarmato.

È Melissa” - esclamò.

Ci volle meno di un secondo. Scattammo in piedi e corremmo verso il piano superiore.

Arrivai per primo in camera sua, e guardandomi intorno restai sorpreso di non trovarla. Mi diressi immediatamente dentro il bagno, e la trovai raggomitolata in un angolo, mentre si teneva una borsa con del ghiaccio sulla testa.

Non ce la faccio più” - piagnucolò mentre la prendevo in braccio.

Shhh” - la zittii dandole un bacio sulla fronte - “Sta buona”.

La porto al pronto soccorso” - esclamò Emilio precedendomi alla macchina.

Annuii, mentre la sentivo tremare contro il mio petto. Era davvero destabilizzante vederla così. Avrei preferito cento volte, essere al suo posto, piuttosto che vederla star male a quelle condizioni.

Castiel pensi tu ad Emma? Non voglio che la veda così” - disse suo padre, mentre le allacciava la cintura di sicurezza.

Avrei voluto andare con loro. Assicurarmi che stesse bene, ma capivo la sua preoccupazione, e di certo non volevo angosciare Em.

Sì tranquillo” - risposi chiudendo la portiera - “Ci penso io”.

Castiel” - mi fermò, prima che rientrassi in casa.

Lo guardai in attesa, e mi lanciò un mazzo di chiavi.

Chiudi la porta quando esci” - sorrise, mal celando la preoccupazione per Melissa.

 

 

Tornai in casa e presi la giacca, poi chiudendo la porta con le chiavi che mi aveva dato Emilio, mi diressi verso l'asilo.

Ero agitato, e avevo bisogno di calmarmi, di parlare.

Presi il telefono e premetti verde in corrispondenza del numero di Lysandre.

Ciao Cas” - rispose con la sua solita calma.

Hey” - esclamai - “Ti disturbo?

No, figurati” - mi rassicurò - “Tutto bene? Mi sembri strano”.

Ti... Ti dispiacerebbe venire con me all'asilo, a prendere Emma?” - gli chiesi.

Va bene. Dove sei?” - domandò.

A cinque minuti da casa tua, ti aspetto davanti al solito negozio di dischi” - risposi cercando di mantenere sotto controllo i nervi.

Arrivo” - esclamò, chiudendo la conversazione.

 

Mi sedetti sulla panchina di fronte al negozio. E feci scivolare il telefono da una mano all'altra, per passare il tempo. Quando arrivò, Lys, si sedette affianco a me.

Hai una faccia orribile” - disse senza tanti giri di parole - “Penserei ad un litigio con Melissa, ma non ti permetterebbe mai di andare a prendere sua figlia, se fosse così”.

Emilio l'ha portata in ospedale” - cercai di dire, ma la mia voce si era ridotta ad un sussurro.

Che cosa?” - chiese stupito - “Sta male e non mi dici niente?”.

Niente di grave” - risposi continuando a stringere il telefono - “Almeno spero... Sto aspettando notizie”.

Posso fare qualcosa?” - chiese il mio amico.

Tienimi calmo” - sorrisi sghembo - “Tienimi calmo”.


 

Melissa

La testa mi stava scoppiando.

Non bastava solo l'influenza, la nausea e le vertigini. Mi sono svegliata dovendo correre in bagno, per dare di stomaco. Oddio... Correre, era una parola grossa. Ho praticamente gattonato, per quanto mi era possibile.

Dopo una decina di minuti, erano apparse le prime auree*. Era da tanto che non mi accadeva di avere allucinazioni visive e uditive, prima di un emicrania.

E non lo auguro davvero a nessuno.

Non solo perché mi destabilizzavano, ma perché sapevo benissimo, cosa ne sarebbe venuto dopo. Non era la prima volta, che battevo la testa contro il muro, per la disperazione.

Fortunatamente, avevo infilato il telefono nella tasca della tuta. Così mi decisi a chiamare mio padre, visto che di urlare, non se ne parlava proprio.

Non riuscii nemmeno a stupirmi, quando vidi entrare Castiel, al posto di papà. Stavo male, davvero male. E se chiedevo aiuto, orgogliosa come sono, voleva proprio dire che ero al limite della sopportazione.

Quando siamo arrivati al pronto soccorso, mi hanno dato la priorità. Un po' perché fortunatamente non c'era gente, e un po' perché pensavano avessi una meningite.

Almeno questo è quello che capii, quando finalmente mi svegliai verso sera. Non ricordo nemmeno di essermi addormentata, dovevo proprio essere distrutta.

Cercai di capire dove fossi, leggermente spaesata dall'ambiente, che però riconobbi praticamente subito.

Pareti bianche, odore di disinfettante, una flebo infilata nel braccio destro... Dove altro potevo essere?

Una flebo poi... A me, che non sopporto gli aghi.

Avrebbero avuto vita davvero dura, a bucarmi, se fossi stata cosciente. Questo è certo.

Non so che ora fosse, ma dall'assenza di luce, credo fosse ormai notte inoltrata.

Cercai di tirarmi a sedere, ma un capogiro, mi convinse a restare sdraiata.

Così cercai il pulsante per chiamare l'infermiera. Avevo passato così tanto tempo in ospedale dopo l'incidente, che qualcosa me lo ricordavo ancora.

Certo, essere di nuovo in questi orribili ambienti asettici, non migliorava il mio umore.

Dopo massimo due minuti, da quanto avevo chiamato, una donna sulla quarantina entrò nella mia stanza.

Ciao Melissa, sono la dottoressa Borgo. Come ti senti?” - disse piano, regalandomi uno splendido sorriso.

Spaesata, confusa, stanca e... stanca” - sorrisi di rimando - “Piacere mio”.

La vidi ridacchiare appena, cercando di mantenere un tono professionale.

Ti abbiamo somministrato Plasil per la nausea, Paracetamolo per la febbre e il mal di testa e sei davvero fortunata, perché pensavamo fosse meningite, e invece è solo... Influenza e stress”.

Fortunata certo” - dissi sarcastica.

Come ti senti ora?” - chiese sedendosi affianco al mio letto - “I valori delle tue analisi, sono quasi tutti fuori parametro. Niente di grave, per lo più è colpa dell'influenza, ma le tracce di nicotina, mi fanno pensare che ci sia qualche problema” - disse spiazzandomi un po'.

Dovrei smettere lo so” - esclamai appena più docile - “È un periodo intenso”.

Tuo padre è qui fuori” - mi informò - “Vuoi vederlo?”.

Certo” - risposi annuendo.

 

La dottoressa uscì e rientrò subito accompagnata da papà.

Mel, piccola mia” - disse procurandomi una stretta allo stomaco - “Come stai?”.

Si sedette sul bordo del mio letto, passandomi una mano tra i capelli.

Lo vidi stanco. Distrutto. Anche per lui, il ricordo degli ospedali, non doveva essere semplice da affrontare.

Sto bene” - lo rassicurai - “Molto meglio grazie”.

Posò un bacio sulla mia fronte e mi sorrise più sereno.

Emma?” - chiesi preoccupata vedendo che non era con lui.

Tranquilla è con Castiel” - disse stringendomi al mano - “Credimi, ha fatto un ottimo lavoro con Em, oggi. È riuscito a tenerla calma, anche se non c'eri. A quest'ora la starà mettendo a dormire”.

Scusate” - ci interruppe la donna - “Non vorrei disturbare, ma Melissa ha bisogno di riposo”.

Posso tornare a casa?” - domandai speranzosa.

No” - mi rispose comprensiva - “Preferisco tenerti in osservazione uno o due giorni”.

Ma io sto bene” - replicai.

Fino a quando la febbre non sarà scesa del tutto, sei una mia paziente” - disse sicura - “Perciò ti conviene stare tranquilla e riposare. Così guarirai prima”.

Ok” - esclamai rassegnata - “Papà torna a casa. Anche tu hai bisogno di riposare”.

Ma...” - provò a dire.

Sua figlia ha ragione” - lo zittì la dottoressa Borgo - “Queste occhiaie non sono rassicuranti. Mi prenderò cura io di Melissa, può stare tranquillo”.

Con un po' di titubanza, Emilio mi lasciò andare la mano. Mi diede un altro bacio sulla fronte e raggiunse la porta.

Una cosa ho imparato negli anni...” - sospirò - “Mai discutere con una donna... Con due poi” - alzò gli occhi al cielo - “Chiamami se hai bisogno” - disse rivolto a me.

Annuii e lo salutai, guardando la sua ombra, allontanarsi lungo il corridoio.

Ti vuole bene” - sorrise la dottoressa.

Anch'io” - affermai orgogliosa - “Tanto”.

 

Quando mi risvegliai era mattino presto, e stavo urlando.

Toccai le guance, con i polpastrelli, e le trovai bagnate dalle lacrime.

L'ho detto che eri stressata” - pronunciò una voce dolcemente, mentre mi passava un panno sul viso, per asciugarlo.

Cercai di riprendere il controllo sul respiro, socchiudendo gli occhi e concentrandomi.

Incubi?” - chiese la dottoressa, guardandomi quasi materna.

Scrollai il capo, cercando di non farmi bloccare dal nodo alla gola - “Ricordi” - sussurrai appena.

Vuoi parlarne?” - domandò gentilmente.

Dirà tutto a mio padre” - constatai.

Può darsi...” - confermò muovendo appena la testa verso destra, guardando verso l'alto.

Apprezzo la sincerità” - risposi. Poi feci un profondo respiro e iniziai a parlare.


* auree
Il 15-20% circa di coloro che soffrono di emicrania presenta l’aura, cioè un insieme di sintomi neurologici che si verifica prima dell’attacco di mal di testa. Durante l’aura è possibile: vedere linee ondulate o frastagliate, puntini o luci che lampeggiano, oppure avere una visione a tunnel o punti ciechi in uno o in entrambi gli occhi. L’aura può provocare allucinazioni visive o uditive, oppure disturbi dell’odorato, del gusto o del tatto (è possibile avvertire strani odori). Tra gli altri sintomi ricordiamo l’intorpidimento, la sensazione di formicolio oppure la difficoltà a ricordare o a pronunciare le parole giuste. Questi eventi neurologici possono durare fino a un’ora e si affievoliscono quando l’attacco di mal di testa ha inizio.


 

Emilio

Quando ero arrivato a casa, Castiel aveva già messo a dormire Emma.

Siete già a casa?” - mi chiese speranzoso, cercando Melissa alle mie spalle.

Sono” - risposi appoggiando una mano sulla sua spalla - “Hanno preferito tenerla in osservazione, fino a quando non le passerà la febbre. Ha bisogno di riposo, e io purtroppo non posso fare niente” - spiegai - “Ed ho assolutamente bisogno di dormire, se voglio andare da lei domani”.

Certo” - annuì comprensivo - “Naturale. Sta un po' meglio?”.

Si non ti preoccupare” - lo rassicurai - “Vai a dormire anche tu ora, deve essere stata dura tenere Emma senza Melissa ad aiutarti”.

Ammetto che non sono abituato” - sorrise - “Ma è una bambina fantastica. Mel l'ha cresciuta davvero bene. Certo, ha piagnucolato un po' prima di andare a dormire, ma è stata davvero un angioletto per tutto il resto”.

Sorrisi a mia volta, di fronte alle sue parole - “Al piano di sopra, la seconda stanza a destra”.

Prego?” - chiese confuso.

La stanza degli ospiti” - risposi - “È tardi... E non vorrai lasciarmi da solo, con una bambina piccola spero?” - celiai divertito - “Ho una certa età... Non sono più abituato a certe cose. Ci pensa Melissa solitamente a coccolarla, quando si intrufola nel suo letto. E poi...” - lo guardai appena più serio - “Un po' di allenamento non ti farà male, prima che vi decidiate a farmi un'altro nipotino”.

Restò in silenzio. Senza parole.

Fece per aprire bocca, ma poi scrollò la testa a metà tra il divertito e l'imbarazzato, e si diresse al piano di sopra.

La colazione è alle sette e mezzo” - dissi trattenendo una risata.

Buona notte Emilio” - rispose in cima alle scale.

Buona notte Castiel” - dissi a mia volta.

Sì, era decisamente divertente metterlo in imbarazzo, e per lo meno gli avevo allentato un po' la tensione, dandogli ben altro a cui pensare prima di addormentarsi. Si era già preoccupato fin troppo oggi.

 

Quando mi svegliai al mattino, trovai Emma in camera di Castiel.

Era seduta sulla sua pancia, appoggiata con la schiena alle gambe del ragazzo, mentre rideva e raccontava al rosso, chissà quale mirabolante storia.

Erano davvero teneri insieme.

Buongiorno principessa” - esclamai bussando appena sulla porta.

Nonno!!!” - strillò la piccola, scendendo di corsa, e venendo ad aggrapparsi alla mia gamba.

Hai svegliato Castiel?” - le chiesi prendendola in braccio e lasciandole un bacio tra i capelli.

Nuuu” - esclamò furbamente, scrollando la testolina.

Ma davvero?” - domandai guardandola serio, alzando un sopracciglio.

Solo un pochino” - ammise ridendo.

Il giovane scoppiò a ridere alzandosi.

Sei proprio una piccola peste” - esclamò facendole il solletico.

Forza” - esclamai mettendola a terra - “Corri a preparati, i tuoi amichetti all'asilo ti aspettano”.

Non voglio andare all'asilo” - disse imbronciandosi - “Voglio andare dalla mamma”.

Scambiai uno sguardo veloce con Castiel, e mi piegai sulle ginocchia.

Se fai la brava, quando torni ti preparo la crostata alle fragole” - provai a convincerla con il cibo.

No” - esclamò testarda.

Em...” - disse il rosso prendendola in braccio e guardandola negli occhi - “Come sarebbe la mamma, se sapesse che fai i capricci?”.

Triste” - pigolò.

E noi non vogliamo che la mamma sia triste giusto?” - chiese scrollando la testa, e facendole fare lo stesso movimento - “Brava la mia piccolina” - sorrise - “Adesso ci prepariamo e poi ti accompagno all'asilo”.

La bambina annuì e corse verso la sua cameretta.

Grazie” - sospirai - “Hai scongiurato una crisi”.

Nessun problema. Emma ha la priorità” - rispose raggiante.

Come posso ringraziarti?” - domandai.

Pancake?” - chiese speranzoso.

Nutella e pistacchi?” - ridacchiai.

Oh sì!” - affermò soddisfatto.

 

Mentre preparavo la colazione, il telefono di Castiel iniziò a suonare.

Non sono una persona curiosa, ma era li, in cucina. Solo e abbandonato. Mi venne spontaneo dare una rapida sbirciata al display, e vi lessi - “Mamma”.

Castiel” - dissi alzando la voce - “Tua madre. Al telefono”.

Dopo un attimo il ragazzo arrivò in cucina - “Grazie mille” - sorrise.

” - rispose - “Ciao come stai? Mmm... Papà? Bene grazie. Sono leggermente impegnato, posso chiamarti dopo? No... Sono rimasto a dormire a casa di Mel e... No! No! Che vai a pensare!” - esclamò imbarazzato, facendomi ridere - “No, Mà... Lei non c'è... L'hanno ricoverata per colpa dell'influenza e sono rimasto con Emma. No, sto finendo di preparare la piccola per l'asilo, per questo sono impegnato. Sì... È qui con me” - disse corrucciando la fronte - “Va bene...” - sospirò, poi si rivolse a me - “È mia madre... Vorrebbe... Parlarti, credo”.

Tranquillo passamela pure” - dissi strizzando l'occhio - “Qui ci penso io. La colazione è quasi pronta”.

Il ragazzo annuì e sparì velocemente al piano di spora, dalla bambina.

Pronto?” - dissi rispondendo al telefono del giovane.

Emilio giusto?” - domandò la donna dall'altra parte della cornetta - “Sono Isabella, la mamma di Castiel”.

Emilio, esatto. È un piacere Isabella” - risposi, appoggiando il telefono alla spalla, per girare il pancake.

Spero che mio figlio non le stia dando problemi” - esclamò - “È un bravo ragazzo, ma a volte è così testardo...”.

Nessun disturbo. Sono felice che esca con Melissa. Ha aiutato davvero tanto mia figlia, da quando si sono conosciuti, e in quanto a testardaggine, fanno decisamente a gara” - ridacchiai.

Sono proprio contenta di sapere che le cose stanno andando bene” - esclamò - “Ma mi ha detto Castiel che hanno ricoverato sua figlia”.

Mi dia del tu, la prego, e purtroppo sì, ieri si è sentita poco bene. Fortunatamente suo figlio, mi ha dato una mano con mia nipote. È davvero un ragazzo maturo, mi fido molto di lui”.

Tutto merito di Melissa” - sospirò contenta - “Cosa non si fa per amore”.

Risi divertito. La madre del ragazzo doveva proprio essere una donna gioviale.

 

Parlammo per un po' in attesa che tornasse Castiel, e mi rivelò che sarebbero tornati tra due settimane, e si sarebbero fermati per altrettante.

Organizzammo la cena, infondo era quello che volevano fare anche i ragazzi, e mi limitai a passarla nuovamente al figlio, quando si presentò con Emma in braccio.

Sistemai la bambina a tavola, per farle mangiare la colazione, e osservai, con quanta cura e dolcezza, le avesse intrecciato i capelli ribelli.

Il rosso salutò sua madre, con la promessa di richiamarla più tardi, e si sedette a tavola con noi.

 

Farai tardi a scuola” - dissi al giovane, quando mancavano meno di dieci minuti alle otto.

Mia madre ha acconsentito la marina” - sorrise tranquillo - “Ho promesso di portare Emma all'asilo” - disse prendendo in braccio la piccola - “E le promesse si mantengono sempre” - affermò battendo piano l'indice sul nasino della bimba.

Em rise di gusto, e gli si allacciò ancora più stretta al collo.

La porto all'asilo, mi cambio e ti raggiungo” - bisbigliò cercando di distrarre mia nipote.

Va bene ragazzo” - sospirai concedendogli un sorriso - “Hai vinto tu”.

 

 

Quando arrivai in ospedale, feci per entrare nella camera di Melissa, ma la dottoressa, che avevo visto la sera precedente mi fermò.

Signor Gualtieri” - esclamò, prima che potessi aprire la porta.

Sì?” - domandai.

Devo parlarle” - disse risoluta - “È davvero importante”.



Angolino dell'autrice

Chiedo immensamente perdono per il ritardo.
Ho decisamente troppe storie avviate e partecipare ai contest sul forum, non mi aiuta a mantenere la regolarità di pubblicazione.
Cercherò di non metterci più così tanto promesso!!!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto ^_^

Grazie di cuore a tutti!!!
Un bacione, Nyx

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Capitolo 14
*** 13. Verità ***


Emilio

«Melissa sta male?» - chiesi preoccupato alla donna che avevo di fronte.

«Fisicamente no» - mi rispose - «La febbre è passata ed oramai è in via di guarigione, ma questa mattina abbiamo parlato e mi preoccupa un po' quello che mi ha detto».

La guardai in attesa che continuasse ma disse che non era appropriato parlarne in corridoio, perciò mi condusse nel suo studio.

Ci sedemmo l'uno di fronte all'altra e provò a spiegarmi la situazione.

«Sua figlia mi ha raccontato quello che è successo qualche anno fa. Mi dispiace per la sua perdita, condoglianze» - iniziò, stringendomi la mano.

«La ringrazio» - sospirai stupito che Mel si fosse aperta così tanto con un'estranea.

«Melissa soffre di DPTS» - mi informò - «Cioè di Di...».

«Disturbo Post Traumatico da Stress» - l'anticipai - «Lo so, è stato causato dall'incidente. Soffre dei complessi della “colpa del sopravvissuto”» - virgolettai con le dita - «È stata in terapia due anni, prima che ci trasferissimo».

«Oh» - disse stupita - «Bene, allora non dovrò dilungarmi in inutili spiegazioni. Perché ha smesso di frequentare uno psicologo?».

«Il dottor Sena affermò che mia figlia stava bene e così ci siamo trasferiti» - risposi - «Quando siamo arrivati qui, le chiesi se volesse proseguire con le sedute, ma era tranquilla e felice di ricominciare tutto da capo, così disse che non era necessario, che andava tutto bene, e voleva tornare a vivere normalmente».

«Lo capisco, ma tra l'ultimo anno di liceo e una bambina piccola da crescere, Melissa è sottoposta a un forte stress. Parlando con lei, ho riscontrato una ricaduta nella DPTS. Ha di nuovo incubi, insonnia e ansia, non passerà molto tempo prima che ricompaiano i flashback e si senta confusa. Deve assolutamente eliminare le fonti di stress, e con il suo permesso, vorrei cercare di capire che cosa abbia provocato il risveglio del trauma» - disse.

«Il libro...» - sospirai serrando gli occhi.

 

Che stupido. Come avevo fatto a non accorgermene prima!?!

 

La dottoressa mi guardò interrogativa, così provai a spiegarle.

«Poche settimane dopo l'inizio della scuola, una ragazza ha scoperto che Melissa ha scritto un libro, e lo ha fatto sapere all'intera scuola» - le spiegai - «Come le avrà raccontato mia figlia, l'incidente è avvenuto mentre stava andando a presentarlo, perciò crede sia colpa sua. Mi ha sempre detto che se non avesse scritto “Only child” non sarebbe successo niente, e la nostra famiglia sarebbe ancora unita ma non è colpa sua. Io lo so. Ho cercato di farglielo capire in tutti i modi ma fatica ad accettarlo. Se quella ragazza non avesse scoperto il libro, probabilmente Melissa non avrebbe avuto una ricaduta».

«Capisco» - disse la donna comprensiva - «Mio...».

Vidi che stava pensando se dirmi qualcosa ma alla fine si convinse.

«Mio padre ha sofferto di DTPS. Quando è tornato dal Vietnam non era più lo stesso ma... è guarito. Io ho iniziato a studiare medicina proprio per questo. Certo, poi ho preso una strada diversa specializzandomi in medicina d'urgenza, ma ho capito subito quale fosse il problema di Melissa» - mi raccontò - «Ho parlato poco con sua figlia ma vorrei davvero aiutarla in qualche modo. Mi ha colpito la vostra storia, e credo di poter fare qualcosa se me lo permetterà».

«Che cosa aveva in mente?» - chiesi subito. Se poteva aiutare la mia piccolina, ogni proposta era ben accetta.

«Vorrei venire a trovarvi almeno una volta in settimana» - rispose - «Si è già aperta molto con me, e sono sicura che parlare ancora un po' le farà bene».

«Certo, questo è il mio numero» - dissi scrivendolo su un post-it - «Mi chiami, così potremo metterci d'accordo».

«Perfetto» - sorrise - «Ora vada da Melissa, sono sicura che la stia aspettando».

 

Annuii e la ringraziai ancora, poi uscii dalla stanza e mi diressi verso quella di Mel.

Quando fui a pochi passi, vidi che Castiel le stava già facendo compagnia.

Era seduto affianco a lei, e le stava sistemando una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mentre stavano ridendo per qualcosa.

 

«Emilio» - sentii chiamarmi, così mi voltai di scatto.

«Sì dottoressa Borgo?» - chiesi alla donna.

«Sara» - esclamò sorridendo - «Ho dimenticato di dirle un'altra cosa».

«Sì?» - domandai.

«Entriamo» - rispose - «Sono sicura che interesserà anche a loro».

Non sapevo se essere preoccupato o meno da questa esclamazione, ma aprendole la porta, la feci passare precedendomi.

 

«Papà» - esclamò Mel.

«Scusa, mi sono attardato a parlare con la dottoressa» - dissi restando sul vago.

«Ho una buona e una cattiva notizia» - intervenne quest'ultima - «La buona è che Melissa può tornare a casa».

Vidi i due ragazzi illuminarsi in volto, e anch'io ero decisamente sollevato dalla cosa.

«E la cattiva?» - chiese Castiel precedendomi.

La dottoressa lanciò un'occhiata alla ragazza, sorridendo quasi perfida - «Melissa deve smettere di fumare».


 

Castiel

Che stronza!

Insomma, ok... lo diceva per il suo bene, ma c'è modo e modo.

Vidi Emilio guardare sua figlia con severità.

«Mai in presenza di Emma» - fu l'unica cosa che disse Mel.

«Lo so, ne riparliamo a casa» - rispose l'uomo - «Prendi le tue cose».

 

Quando arrivammo a casa non sapevo se lasciarli soli o restare.

Dalla tacita supplica di Melissa era il secondo caso.

Quando Emilio chiuse la porta alle sue spalle, si limitò a voltarsi e guardarla.

«Lo so...» - esclamò la ragazza sospirando - «Ti ho deluso».

L'uomo continuò a guardarla in silenzio senza dire una parola.

«È stato un periodo complicato» - continuò alzando gli occhi al cielo - «Ma posso smettere quando voglio, non è un vizio».

 

Sì certo, diciamo tutti così...

 

Suo padre continuò a fissarla senza far trasparire alcuna emozione.

«Di qualcosa...» - la sentii quasi supplicare - «Arrabbiati, sgridami, me lo merito».

 

Oggi avevo capito qualcosa in più della famiglia Gualtieri. Emilio non aveva bisogno di urlare o imporsi con sua figlia. Era bastato uno sguardo e il suo silenzio, per mettere Melissa in condizione di capire il suo sbaglio.

Ed era la stessa cosa che faceva lei con Emma, probabilmente senza rendersene conto.

Credere di aver deluso una persona a cui si vuole bene, è la sofferenza peggiore a mio avviso.

 

«Le sigarette» - disse suo padre, aprendo il palmo della mano.

«Vado a prenderle» - rispose lei a testa bassa avviandosi verso la sua camera.

Quando tornò gli consegnò un pacchetto mezzo vuoto, e un paio di accendini.

«Non voglio più discuterne» - concluse - «E tu ragazzo, sarai il suo supervisore».

Annuii ed estrassi le mie, di sigarette, le consegnai anch'io e sorrisi leggermente imbarazzato - «Insieme sarà più facile».

Emilio per non mostrarci il mezzo sorriso che vidi chiaramente stava per comparire sul suo volto, si voltò e ci informò che si preparava per uscire a fare la spesa.

Quando mi girai verso Melissa mi si gettò al collo, fu un gesto improvviso dettato dall'istinto e non poté che farmi piacere.

«Grazie» - sussurrò.

Le baciai la fronte e sorrisi, non c'era niente da dire in realtà.

 

«Mentre faccio la spesa» - disse suo padre prendendo alcune borse di pezza da un mobiletto - «Organizzati per domani. Voglio che inviti tutti i tuoi nuovi amici e che risolvi questa storia. Niente più segreti, niente più mezze verità. Stress è una parola che deve essere cancellata dal tuo vocabolario, o mi arrabbierò molto seriamente».

«Va bene papà» - pigolò lei - «Te lo prometto».

 

Quando la porta si chiuse la vidi sospirare e socchiudere gli occhi.

«Non sopporto questa situazione» - sbottò tremando leggermente.

Capii subito a cosa si riferisse, così provai a distrarla un po'. Mi accovacciai leggermente e la caricai in spalla, come fosse un sacco di patate.

«Castiel!!!» - strepitò lasciandosi sfuggire una risata - «Mettimi giù».

«Mi dispiace, ma la dottoressa ha detto che devi stare a riposo» - esclamai serio, mentre la portavo in soggiorno.

«Ti prego mettimi giù» - supplicò - «Soffro di vertigini».

Feci un piccolo balzo e lei si aggrappò istintivamente alla mia schiena come fosse un koala.

«Eccoci arrivati a destinazione» - scherzai, facendola cadere con delicatezza sul divano.

«Sei terribile!» - disse colpendo leggermente la mia schiena.

«Ti sei calmata un po'?» - chiesi sistemandole i capelli dietro all'orecchio destro.

«Sì» - sorrise - «Che farei senza di te?» - chiese retorica.

Ridacchiai mentre iniziavo ad accarezzarle una mano, poi la ruotai fino a far intrecciare le nostre dita.

«Mi sei mancata in questi giorni» - confessai sistemandomi meglio accanto a lei.

«Anche a me» - esclamò sorridendo - «Ti ho trascurato, ma mi farò perdonare».

«Non vedo l'ora» - sogghignai prima di baciarla.

 

La coccolai per un po' stringendola fra le mie braccia, mentre ce ne stavamo rannicchiati in un angolo del divano a guardare distrattamente la televisione, visto che eravamo molto più concentrati sulle carezze, sui baci, sui sospiri che riuscivo a rubarle.

«Sono preoccupata per domani» - sussurrò ad un tratto - «Chissà come la prenderanno per Emma, per noi, per tutto insomma».

Deglutii restando in silenzio per qualche secondo.

«Pulce che succede?» - mi domandò aggrottando la fronte.

Sorrisi sentendo quel nomignolo, era da tanto che non lo usavamo. Poi radunai le idee e mi decisi a parlare.

«Ti consola se ti dico che sanno già di noi?» - provai a chiederle innocentemente.

Si staccò velocemente per guardarmi negli occhi, e rimase impalata a fissarmi sbattendo le ciglia di tanto in tanto.

Non sapevo che pensare, o meglio, non sapevo che cosa stesse pensando lei.

«Com'è possibile?» - mi chiese.

«Gliel'ho detto ieri» - dissi, ma vedendo che stava per aggredirmi verbalmente, la interruppi subito - «Lasciami spiegare» - esclamai mettendo le mani in avanti con i palmi ben aperti verso di lei.

«Ero preoccupato per te. Stavo per venire a casa tua, quando ho sentito Alexy e gli altri dire che volevano farti una sorpresa venendoti a trovare. Ho pensato che potesse essere un problema, non solo perché stavi male, ma perché sarebbe stato un casino andare a prendere Emma. Così ho cercato di dissuaderli e convincerli che non era il caso, date le tue condizioni. Mi hanno messo alle strette chiedendomi come mai tra tutti, fossi l'unico che ti aveva vista nella settimana in cui era assente, e Alexy aveva già scoperto tutto giorni fa, perciò non potevo mentire e tu avevi detto che presto o tardi gliene avresti parlato, così ho pensato che era inutile temporeggiare e... gliel'ho detto».

 

Silenzio.

 

Un lungo e imbarazzante silenzio, almeno per me.

«Lo so. Avrei dovuto dirtelo prima, ma quando sono arrivato ne ho parlato con tuo padre, e poi sei stata male e io non sapevo più che fare. Insomma, eri in ospedale, questa cosa è passata in secondo piano e sinceramente, se non ne avessi parlato tu ora, me ne sarei completamente dimenticato. Scusami».

 

Silenzio.

 

Ancora...

 

«Mel. Parlami ti prego» - la supplicai - «Davvero, se ho sbagliato ti chiedo scusa, ma l'hanno presa bene credimi. Insomma, Iris e Rosalya saltellavano come due adolescenti impazzite, Alexy già lo sapeva, Armin è caduto dalle nuvole, ma era contento per noi e Nath... beh, Nathaniel è quello che mi ha stupito più di tutti in realtà, ha detto che se noi eravamo felici anche loro lo erano per noi, e che gli piaci ancora, ma dopo quello che è successo con il libro e con Ambra, sa di non avere alcuna possibilità, così non si intrometterà più tra noi».

 

«Nessuna scenata?» - chiese.

«No» - risposi sollevato dal fatto che stesse parlando.

«Non vi siete presi a pugni?» - domandò ancora.

«No» - sorrisi.

«Quindi è tutto ok» - disse, ma era più un pensiero che stava facendo ad alta voce, che una domanda o un esclamazione.

«Melissa» - richiamai la sua attenzione - «Questo punto ormai è chiarito, risolto e superato, perciò non devi preoccuparti, domani gli racconterai di Emma, e vedrai che non ci saranno problemi».

«Lo credi davvero?» - mi chiese un po' titubante.

«Hanno accettato me che non sono carino e coccoloso come Em, vedrai che l'adoreranno» - celiai divertito.

La vidi rilassarsi e sorridere a sua volta - «Ti stai sottovalutando mio caro» - esclamò prima di sporgersi verso di me e baciarmi con dolcezza.

 

La trascinai piano su di me, fino a farla praticamente sdraiare sul mio corpo. Non sapevo quanto ci avrebbe impiegato Emilio nel tornare dalla spesa, e di certo non volevo ci trovasse così, sarebbe stato piuttosto equivoco, anche se di fatto, non avevamo ancora fatto niente.

Il problema è che se in un qualsiasi giorno, ce la saremmo cavata con una battuta, qualcosa mi faceva pensare che oggi, farsi trovare a “pomiciare” sul divano avrebbe avuto parecchie controindicazioni.

Così, nonostante Melissa si stesse impegnando parecchio, a farmi perdere il controllo, cercavo di ascoltare qualsiasi rumore esterno.

«Non tornerà prima delle undici» - mi sussurrò Mel, quasi avesse capito i miei pensieri.

«Sei sicura?» - chiesi un po' sconcertato dalla cosa.

«E' mio padre, lo conosco. Passa ore al mercato in centro, alla ricerca della frutta e della verdura migliore. E' una deformazione professionale credo».

«Se lo dici tu» - dissi facendo morire la mia esclamazione contro le sue labbra.

La sentii sorridere e poco dopo, stava intrecciando le mani nei miei capelli.

 

Ogni volta che ci trovavamo in queste situazioni, scoprivamo un po' più dell'altro. Nel tempo trascorso insieme, avevamo capito che il collo era una zona estremamente sensibile per entrambi. Inoltre, lei resisteva al solletico, molto meno di me, e per questo a volte iniziavamo battaglie fino all'ultima risata. La complicità che stavamo costruendo, era una cosa che adoravo, e tornare a casa con il suo profumo addosso, mi faceva fantasticare ben più del dovuto.

Ammetto di non essermi spinto molto oltre con lei, per paura, forse. Non ho mai voluto affrettare le cose, dopo tutto quello che mi aveva raccontato, la cosa migliore era lasciarle il suo tempo, ma ogni volta che si spingeva un po' più in la, ogni volta che mi faceva capire di essere pronta per qualcosa di più, non mi tiravo certo indietro.

Mi sollevò piano la maglia, facendo scorrere le mani dagli addominali fino alle spalle.

«Qualcuno fa palestra» - sorrise maliziosa.

«Già» - risposi compiaciuto - «E' merito dell'abbonamento annuale che mi hanno regolato i miei... oh cazzo...».

«Che c'è?» - domandò bloccandosi all'istante.

«Tuo padre...» - iniziai a dire, ma venni subito travolto da Melissa che con una forza che non credevo le appartenesse, mi aveva già rimesso la t-shirt - «Che diavolo...».

Mel mi trascinò a sedere e poi si sistemò in maniera fin troppo composta al mio fianco.

«Che stai facendo?» - chiesi perplesso?

«Hai detto che è arrivato mio padre» - disse come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo.

«No...» - sospirai - «Io ho detto... Tuo padre... Ma non mi hai lasciato finire».

Restò a guardarmi in silenzio per qualche secondo, poi sbottò - «Beh?».

«Tra le tante cose che sono successe» - conclusi - «Mi sono dimenticato di dirti, che questa mattina, tuo padre ha parlato con mia madre al telefono».

«Quando scusa?» - chiese perplessa.

«Oh giusto... Vediamo di riassumerti le ultime ventiquattro ore. Sei stata male, Emilio ti ha portato al pronto soccorso, io ho chiamato Lys per avere supporto morale e sono andato a prendere Emma all'asilo. Tuo padre mi ha chiamato per dirmi che ti ricoveravano, ma che non sembrava essere niente di grave. Io ho portato Em al parco, l'ho coccolata e viziata un po'» - sorrisi - «Credimi, ne avevo più bisogno io di lei. Poi sono tornato qui» - sogghignai compiaciuto - «Visto che Emilio mi ha dato le chiavi, e le ho fatto fare il riposino. Ho preparato cena, poi ho mangiato con Emma, abbiamo guardato un po' di cartoni animati, le ho fatto il bagnetto e messa a dormire. Sono rimasto a qui fino a quando tuo padre non è tornato, sperando che ci fossi anche tu, stavo per andarmene, ma mi ha chiesto di rimanere a dormire nel caso gli fosse servito aiuto con la piccola, visto che di solito te ne occupi t...».

Mi baciò interrompendomi e non mi lamentai affatto della cosa.

«Questo era per?» - chiesi quando si staccò da me.

«Per essere un uomo di parola» - sorrise stampandomi un altro bacio - «Hai promesso che saresti rimasto al mio fianco, che mi avresti aiutato e l'hai fatto. Lo hai fatto davvero».

«Aspetta a ringraziarmi, non ho finito di raccontare» - celiai accarezzandole i capelli - «Mi sono svegliato con Emma che mi strattonava la maglietta e mi chiamava papà» - dissi intenerito e un po' imbarazzato per il sorriso ebete che ero sicuro di avere in quel momento - «Poi tuo padre ci ha chiamato per la colazione, e mentre preparavo la bimba per l'asilo, mi ha chiamato mia madre. Avevo dimenticato il telefono di sotto, perciò sono sceso, ho risposto e visto che eravamo leggermente in ritardo le ho chiesto di richiamarmi più tardi, ma Emilio mi ha chiesto di passargliela e così io sono tornato di sopra da Emma. Non so che cosa si siano detti di preciso, ma tornano tra due settimane e da quello che ho capito, si sono già organizzati per incontrarsi a cena».

«Cioè...» - esclamò Mel perplessa - «Sto male, un giorno, e tu e mio padre rivoluzionate tutto?».

«Come puoi vedere» - sorrisi tranquillo - «Va tutto bene. Io fossi in te non mi farei troppe domande. I ragazzi hanno accettato il nostro rapporto, i nostri genitori presto si conosceranno, l'ultima cosa che ti resta da fare domani è raccontare di Emma. Pensi di farcela?».

«Devo farcela... Non ho molte alternative. Però non voglio che Em sia presente. Insomma, sa già tutto, con mio padre abbiamo deciso da subito, di non nasconderle niente, però vorrei evitare di coinvolgerla».

 

La tirai piano contro di me e iniziai ad accarezzarle la schiena. Non c'era molto da dire, potevo capire come stava, ma in questo momento non avrei potuto dire niente che non risultasse banale o inutile. Così mi limitai a stringerla per fargli sentire la mia presenza, e continuai a coccolarla e vezzeggiarla.

Dopo una decina di minuti si addormentò contro la mia spalla. Immagino fosse stanca per tutto quello che le era successo in questi giorni. Fortunatamente quando Emilio tornò, sembrava fosse tranquillo, così mi alzai cercando di non svegliare Melissa, e andai a dargli una mano.

 

Quando la ragazza si riprese dal suo sonnellino, mi chiese di lasciarli soli un attimo perché voleva parlare con suo padre.

Io acconsentii subito e mi spostai in soggiorno, così dopo un quarto d'ora l'atmosfera tra i due era decisamente migliorata e potemmo pranzare in completa tranquillità.

Passammo il resto del pomeriggio sul divano ad ascoltare musica, mentre suo padre gironzolava per casa a fare qualche lavoretto di manutenzione.

«E' quasi ora di andare a prendere Emma» - mi disse Melissa - «Vado a cambiarmi».

«Sbaglio o la dottoressa ti ha detto di restare a riposo fino a lunedì?» - chiese suo padre interrompendoci.

«Sto meglio» - esclamò - «E poi non ci metteremo molto».

«Resta qui» - le suggerii - «Vado a prenderla io».

«Ma...» - provò a ribattere.

«Niente ma» - dissi lasciandole un bacio sulla fronte - «Riposa».

 

Quando tornai a casa, Em mi teneva la mano e una volta aperta la porta corse tra le braccia di Melissa che quasi commossa se la “spupazzò” per bene. Essendo malata infatti, Mel aveva passato poco tempo con la piccola nei giorni precedenti, per paura di contagiarla di nuovo. Perciò dire che sentivano nostalgia l'una per l'altra era riduttivo.

Emilio preparò la merenda per tutti e insieme giocammo con la bambina.

Dopo essersi rovesciata della marmellata alla fragola sulla maglia, Em fu portata da Melissa al piano di sopra. Quando scesero Mel si appoggiò allo stipite della porta della cucina, per chiedere qualcosa a suo padre, e lo spettacolo che mi stava offrendo era decisamente interessante.

Devo essere rimasto imbambolato per qualche minuto, visto che Emma mi guardava perplessa, ma certe cose non le poteva ancora capire.

Melissa aveva un paio di short neri a point bianchi e una maglietta a righe, sempre bianca e nera, che si era leggermente alzata a contatto con il legno, lasciando in bella mostra il fianco nudo della ragazza.. La bambina invece indossava dei pantaloncini neri, con calze a righe e una maglia con la stessa fantasia a point di Mel.

Oggettivamente erano davvero carine da vedere vestite così, ma quello che attirava prepotentemente la mia attenzione era il fondoschiena della mia ragazza. Sodo, tonico, irresistibile...

Per cercare di non pensarci, presi Emma per mano e la portai a giocare in soggiorno, stando ben attento a dare le spalle a quella visione celestiale.

Emma e Melissa


 

Melissa

Dal ritorno dall'ospedale c'erano stati alti e bassi.

Castiel mi era stato molto vicino, e il suo aiuto era davvero indispensabile nelle mie condizioni.

Io che odiavo dipendere dagli altri, avevo sommessamente accettato che se fosse stato Cas il soggetto in questione, mi sarei arresa all'idea. Era stato perfetto con Emma, ed aveva legato tantissimo con mio padre nelle ultime settimane. Non riuscivo ancora a rendermi conto di come il nostro rapporto fosse diventato così essenziale nella mia vita di tutti i giorni. Solitamente sarei scappata a gambe levate davanti a una constatazione simile, e invece ogni volta finivo tra le sue braccia a fare le fusa.

Comunque, il cocktail di farmaci che mi avevano somministrato durante il mio ricovero, era stato portentoso. Stavo bene e se solo lo avessi saputo prima, ci sarei andata molto prima di arrivare alle condizioni pietose in cui versavo due giorni fa.

Ma sbagliando si impara, e questa lezione ormai era assodata.

 

Gironzolavo avanti e indietro per il soggiorno, aspettando l'arrivo dei miei amici alle quattro. Castiel, che al mattino era andato a scuola, aveva fatto da portavoce, invitandoli a casa mia nel pomeriggio, dicendo che stavo meglio, e avevo voglia di vederli. E per quanto fossi agitata, ammetto che era vero. I gemelli soprattutto, mi erano mancati molto, anche se Alexy mi scriveva regolarmente per sapere come stavo.

Mio padre aveva preparato degli stuzzichini e sul tavolo del soggiorno, avevo già posizionato bicchieri, piatti e quant'altro. Le bibite erano ancora in frigo, ma non sarebbe passato molto tempo prima che suonassero.

Cas sarebbe arrivato con Lys, e prima sarebbero passati a prendere Emma. L'accordo con papà era che una volta presentata Em ai ragazzi, lui l'avrebbe portata al parco, in modo da lasciarmi libera di parlare.

Rimpiangevo amaramente le mie sigarette in questo momento, ma avevo dato la mia parola e non volevo deluderlo ancora.

 

Il suono del campanello mi distolse dai miei pensieri.

Quando andai ad aprire, fui letteralmente presa d'assalto da Alexy, Iris e Rosalya, che con i loro abbracci, mi stavano praticamente stritolando.

«Non respiro» - rantolai divertita, così mi lasciarono finalmente andare.

«Melly come stai?» - domandò subito Alexy sorridendomi.

«Molto meglio grazie» - risposi sincera - «Entrate, accomodatevi».

I tre passarono subito, lasciandomi il tempo di salutare come si deve anche Armin e Nathaniel.

«Dov'è Cassy?» - chiese sogghignando il biondino, mentre mi stampava un bacio sulla guancia.

«Arriverà tra poco con Lysandro e una persona che vorrei presentarvi» - spiegai - «Sedetevi pure, fate come se foste a casa vostra».

 

Pochi minuti dopo essersi sistemati in salotto, mio padre arrivò con le bibite fresche, presentandosi a Nath, l'unico che non aveva ancora conosciuto dal giorno del mio comizio in palestra.

Dopo aver parlato del più e del meno, e averli calorosamente ringraziati per tutti gli appunti presi durante la mia assenza, decisi che era il momento di iniziare a trattare le cose serie, anche perché Cas doveva quasi essere arrivato.

«Se vi ho invitato oggi, c'è anche un altro motivo» - accennai - «Spero mi capirete».

«Che succede Mel?» - chiese Armin spalancando i suoi occhioni azzurri.

«Vi ricordate quando Alexy mi chiese che cosa stavo nascondendo, dopo la riunione in palestra?» - chiesi, vedendoli annuire con la testa - «Beh, se non vi dispiace vorrei raccontarvi tutto. Sono successe alcune cose in questi giorni, e per svariati motivi ho bisogno di parlarvene, sperando che possiate capire e comprendermi».

«Se dici così ci fai preoccupare» - esclamò Rosalya.

Spiegai loro brevemente, che a causa dell'emicrania ero finita in pronto soccorso e si stupirono tutti dell'accaduto. Precisai subito che ormai era tutto passato, ma che il tutto era dovuto dallo stress, motivo per cui avevo richiesto la loro presenza.

«Saremo anche molto simpatici» - celiò Iris - «Ma da qui, a dire che siamo la cura contro il tuo mal di testa, mi sembra eccessivo».

Risi divertita da questa sua esclamazione, e mi affrettai a spiegare.

«Diciamo, che avevo sperato di lasciarmi il passato alle spalle, fingere che non fosse mai successo nulla, e vivere cercando di ricominciare da zero» - iniziai - «Purtroppo per svariati motivi, non posso ignorare che cosa sia successo perciò voglio raccontarvi tutto. Questo perché mi fido di voi, e so... Che mi capirete».

 

Annuirono tutti in silenzio e si prepararono ad ascoltare la mia storia. Fui come catapultata in un orrendo flashback, durante il quale raccontai la mia vita ad un inaspettato pubblico.

 

«Mamma sbrigati o faremo tardi» - dissi sistemandomi per l'ennesima volta i capelli davanti allo specchio del corridoio d'entrata.

«Melissa calmati» - sorrise la donna, poi con fare materno, mi sistemò una rossa ciocca ribelle dietro l'orecchio sinistro - «Abbiamo tutto il tempo, non ti farò tardare alla tua prima presentazione» - continuò orgogliosa - «Non posso ancora crederci... La mia piccolina ha già pubblicato il suo primo libro».

Sorrisi contenta della soddisfazione che le leggevo negli occhi, e poi mi decisi a raggiungere l'auto posteggiata nel vialetto.

«Era ora» - celiò Stefania che era già seduta sul sedile anteriore.

«Mamma sta arrivando» - la informai torturandomi appena le mani.

«Sei nervosa sorellina?» - mi chiese Ste guardandomi dallo specchietto retrovisore.

 

«Aspetta» - mi interruppe Alexy - «Hai una sorella?».

«Avevo» - constatai amaramente.

Li vidi restare leggermente sorpresi dalla notizia, ma prima che potessi continuare, arrivò un messaggio da parte di Castiel - «Siamo qui fuori».

 

Mi alzai in piedi, e mi guardarono tutti stupiti. Emilio capì che era arrivato il momento, così con un cenno del capo mi fece capire che sarebbe andato lui ad aprire.

«Non fate domande, vi spiegherò tutto più tardi» - dissi sorridendo nervosamente.

Il primo ad entrare nel soggiorno fu Lys, che salutò tutti e si sedette vicino a Rosalya. Subito dietro di lui, fece capolino Castiel, che mi guardò cercando di capire come stessero andando le cose.

«Gliel'hai già detto?» - mi bisbigliò mentre posava un bacio sulla mia tempia, tenero e accorato.

«Lo stavo per fare ora» - risposi avanzando verso mio padre.

Presi Emma in braccio e la baciai sulla fronte.

«Ragazzi» - dissi voltandomi e cercando di sembrare il più tranquilla possibile - «Vi presento Emma».

La bambina sollevò la manina salutando tutti i presenti, aggiungendo un solare - «Ciao».

Vidi chiaramente le loro facce sconcertate, ma nessuno osò chiedere o dire nulla.

Mio padre la prese dalle mie braccia e salutando tutti, annunciò che l'avrebbe portata al parco.

Quando richiuse la porta alle sue spalle, mi voltai lentamente verso tutti i presenti.

 

«Lei è...» - sospirai - «Lei, sarebbe mia nipote» - dissi per dissipare gli evidenti dubbi. Poi continuai da dove mi ero interrotta.

 

Mia madre stava guidando sulla statale. Eravamo appena usciti dall'autostrada, e la strada da percorrere non era poi molta. Per alleviare la tensione stavo sistemando il vestitino di Emma, che si trovava nel seggiolone affianco a me. Aveva appena un anno, ma i suoi sorrisi già mi illuminavano le giornate.

Mia sorella Stefania l'aveva partorita a ventitré anni, ma il padre della bambina, Filippo, non aveva voluto riconoscerla. Non voleva proprio niente in realtà, niente che lo legasse a noi.

Quando mia sorella gli disse di essere incinta, lui cercò di convincerla ad abortire. Non riuscivo a capire come un uomo, seppur giovane – lui all'epoca aveva venticinque anni – non volesse assumersi le sue responsabilità. Inoltre, bastava guardare Em negli occhi per innamorarsi subito di lei. Come... Come poteva averle abbandonate?

 

Quel giorno però, non arrivai mai a alla presentazione di “Only child”. Era grottesco pensare, che il titolo del libro, da quel momento rispecchiava anche la mia situazione. Nel giro di pochi minuti, ero diventata figlia unica.

Non saprei dire con esattezza che cosa accadde, ricordo solo che mentre intrattenevo la mia nipotina, ricevemmo un urto potentissimo. Istintivamente cercai di difendere con il mio corpo la piccola, ma quando mi resi conto di che cosa era successo, non potevo fare più nulla.

I vetri del parabrezza era ormai un lontano ricordo. Schegge di vetro avevano invaso l'abitacolo confondendosi con quelle dei finestrini. Le mie braccia sembravano un campo di battaglia, e il colore che regnava incontrastato, nonostante la tappezzeria fino a poco prima fosse color crema, era il rosso del sangue.

Un fischio assordante mi stava torturando le orecchie, e tutto intorno potevo sentire soltanto rumori ovattati.

«...ssa» - credo che qualcuno mi stesse chiamando - «Mel..sa».

Cercai di riprendere coscienza di ciò che mi circondava, e finalmente capii che era Ste l'artefice di quel suono.

«Mel ascoltami» - stava dicendo con voce roca e spenta - «Come sta Emma?» - continuava a chiedermi.

Guardai la bambina, che dallo spavento continuava a piangere - «Sta bene credo» - dissi esaminando il suo esile corpicino - «Non vedo tagli, forse ha solo qualche botta».

«Mel guardami» - aggiunse allora, e quando mi voltai nella sua direzione, il mio cuore perse un battito.

«Sorellina devi promettermi che ti prenderai cura di Emma» - sussurrò cercando di trattenere le lacrime.

«Ste che dici» - risposi scrollando la testa - «Scommetto che hanno già chiamato i soccorsi, cerca di stare sveglia» - esclamai - «Mamma diglielo anche tu».

Guardai la figura che stava al posto di guida, ma quando mi resi conto che non respirava più, scoppiai a piangere come una bambina.

«Mamma...» - dissi con voce tremante, provando a scrollarla, ma non ricevetti alcuna risposta.

«Melissa» - mi chiamò nuovamente mia sorella - «Ti prego, bada ad Emma, non far mai mancare niente alla mia piccolina».

«Non te ne andare anche tu...» - la implorai - «Resisti ti prego».

«Salutami papà» - continuò sempre più stanca, sforzandosi di sorridere, nonostante i numerosi tagli che le attraversavano il volto - «Digli che è stato un padre fantastico e che gli voglio un mondo di bene».

«Ste smettila» - piansi - «Ce la farai, sento le sirene dell'ambulanza. Resta con me».

«Mel ti voglio bene» - sorrise lasciandosi sfuggire una lacrima - «Comportati bene, non far disperare papà... E ti prego... Ti scongiuro... Cresci Emma e amala esattamente come avrei fatto io... Sono sicura che diventerà una splendida donna un giorno».

«Stefania smettila, per favore» - dissi con un filo di voce.

«Promettimelo» - ripeté - «Promettimelo».

«Sì» - annuii con la testa - «Adesso però cerca di restare sveglia, stanno arrivando. Andrà tutto bene».

 

«Purtroppo non fu così» - conclusi, vedendo che non ero l'unica a trattenere a stento le lacrime -

«Stefania morì poche ore dopo, mentre i medici la stavano operando per cercare di salvarla. Io svenni poco dopo l'arrivo dei soccorsi. Appena vidi che Emma era al sicuro tra le braccia di un paramedico, l'adrenalina scemò ed io con lei» - continuai - «Inutile che vi racconti cos'è successo dopo. Mio padre era disperato, fortunatamente Em non si era fatta niente di grave, ma io dovetti restare in ospedale un mese. Non sono nemmeno potuta andare al funerale di mia madre e mia sorella» - dissi amaramente.

«Mel» - esclamò Nathaniel - «Mi dispiace...».

Dal suo sguardo capii quante cose erano contenute in quelle poche parole.

Mi sforzai di sorridere, facendogli capire che andava tutto bene, mentre la mano di Castiel era serrata sul mio fianco e mi stringeva contro di se, per farmi sentire la sua vicinanza. Lui del resto conosceva già la storia, era il primo con cui mi ero confidata, e le lacrime che avevo versato erano state un'ottima valvola di sfogo.

«Tecnicamente Emma è mia nipote» - aggiunsi, cercando di riportare la conversazione ad argomenti meno tragici - «E mio padre è il suo tutore legale, ma siamo già d'accordo, che appena avrò compiuto i diciotto anni a dicembre, avvierò le pratiche per l'adozione» - esclamai sorridendo - «Ho fatto una promessa e la manterrò fino infondo, perciò la sto crescendo come se fosse davvero mia figlia. Non voglio che si senta discriminata rispetto agli altri bambini e se non vi ho detto nulla fino ad ora è perché è abituata a chiamarmi mamma» - sospirai - «Se lo aveste scoperto, senza che io prima, vi avessi raccontato tutta la storia, sarebbero sorti grossi malintesi, soprattutto dopo la faccenda del libro. E io non ero pronta per affrontare tutto questo. Perciò vi chiedo scusa, spero sinceramente che non cambi nulla tra di noi, se ho deciso di confidarmi con voi, è perché sento che mi posso fidare, quindi... Beh grazie di essere diventati miei amici».

 

Le ragazze mi saltarono addosso piangendo copiosamente, Alexy aspettò che avessero finito per fare altrettanto. Nath e Lys si limitarono a sorridere dietro ad un filo di tristezza e Armin...

Armin si alzò, e venne ad abbracciarmi. Mi strinse così forte contro di se che pensai mi avrebbe soffocata, e dopo qualche secondo così, mi diede un bacio sui capelli, vicino all'orecchio. Non serviva dire niente, così mi limitai a ringraziarlo con lo sguardo, una volta che fummo abbastanza distanti.

«Giù le mani!» - esclamò giocoso Castiel probabilmente per stemperare l'atmosfera che si era creata - «Vi ricordo che lei è MIA ora» - sorrise, ed io non avrei voluto essere di nessun altro, se non del ragazzo che mi stava stringendo contro il suo petto, protettivo e tenero, come solo Cas sapeva essere.

 


Ciao a tutti ^_^

Come state?

 

Scrivere questo capitolo è stato un piccolo parto...

Non so voi, ma io ho pianto... >.<

Come cambieranno le vite dei nostri amici, ora che tutti sono a conoscenza del segreto di Melissa?

 

A presto!

Un bacione, Nyx

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Capitolo 15
*** 14. Cena in famiglia ***


Cena in famiglia

 

Armin

Il cambiamento di Melissa, nei giorni successivi alle rivelazioni del suo passato, erano evidenti: era visibilmente più tranquilla, rilassata ed inoltre aveva iniziato a scarabocchiare i suoi quaderni con faccine, cuoricini e di tanto in tanto qualche breve riflessione.

Io ero stato il primo ad accorgermene in quanto, come suo compagno di banco, passavo molto tempo con lei e devo ammettere che ero felice di vederla così contenta.

Ma in breve tempo anche tutti gli altri divennero della mia stessa opinione e più di una volta andammo a casa della ragazza per giocare con Emma e passare un po’ di tempo con la nostra amica.

In questo modo ci eravamo riavvicinati molto anche a Castiel, che avevamo ormai capito essere molto diverso da come pensavamo e così qualche volta io e mio fratello seguivamo Rosalya per andare ad ascoltare le prove di Lys e il rosso.

Erano bravi, io di certo non mi esaltavo più di tanto, ma ad Alexy piacevano e io potevo giocare con la mia PSP senza sentire l’estenuante borbottio di rimprovero di mia madre per le troppe ore passate davanti ai videogames.

Sinceramente non capivo che cosa ci fosse di male.

Io non avevo grande dimestichezza con i bambini e non avevo nemmeno avuto grandi interazioni con la piccola, ma Iris e Rò si divertivano sempre un mondo coccolandola e viziandola probabilmente più del dovuto.

Tutto questo per dire che ritrovandomi da solo con Emma nel soggiorno in casa di Mel ero completamente spiazzato.

Da solo, perché lei e mio fratello dopo aver rovistato l’intero armadio di Melissa e non aver trovato niente di “adatto” alla cena che avrebbe avuto quella stessa sera con i genitori di Castiel, erano usciti per delle fugaci compere.

Così mi ero ritrovato in una situazione inaspettata e senza sapere minimamente che cosa dovessi fare.

Ero terrorizzato all’idea, perché gli unici bambini che avevo cresciuto e allevato erano quelli di The Sims… tranne quando piangevano troppo e veniva l’assistente sociale a portarmeli via.

Ecco, questo pensiero non era del tutto infondato viste le mie scarse competenze.

Fortunatamente era una bambina piuttosto tranquilla, si era messa a disegnare e canticchiava un motivetto allegro.

Speravo che quei due tornassero in fretta ed intanto la tenevo d’occhio tra una partita di Super Mario Kart e l’altra.

«Cosa stai facendo?» mi chiese all’improvviso sbucando sopra la console.

«Sto giocando ai videogames» spiegai appena ripreso dal piccolo spavento.

La bambina rimase in silenzio sorridendo e guardando alternativamente me e la mia PSP.

Lo ammetto era davvero adorabile.

«Vuoi provare?» chiesi sorridendole a mia volta.

«Sì!» pigolò saltellando.

La feci sedere sul divano affianco a me e le mostrai i comandi principali, Emma si sporse sempre più verso il gioco, fino a sedermisi in grembo. Ora potevo tenere la consolle davanti a me assicurandomi che non cadesse e aiutare la piccola a giocare.

Infondo non era male, avevamo fatto alcune pause di tanto in tanto ed avevamo brindato con il succo di frutta le sue vittorie.

Dopo una mezz’oretta da quando se ne erano andati, mio fratello e Melissa tornarono con qualche busta di acquisti.

«Ciao» salutammo in coro io ed Em ormai all’ultima curva del circuito.

Restarono tutti e due a guardarci per qualche minuto, poi corsero al piano superiore a finire i loro preparativi ridendo.

Quando scesero devo ammettere che Alexy aveva fatto davvero un buon lavoro con lei, era carina vestita così.

Indossava dei jeans rosso scuro e una maglia nera con del pizzo ricamato sulle maniche e sui bordi, sopra un cardigan carminio e ai piedi delle All Star sempre sulle tonalità del rosso.

«Bella!!!» strepitò la bimba correndo verso di lei.

«Ti piace piccola peste?» chiese lei raggiante.

«Anch’io voglio essere bella come te mamma» esclamò saltandole in braccio.

«A questo ha pensato lo zio Alexy» sorrise raggiante mio fratello tirando fuori da dietro la schiena un completino molto simile a quello di Melissa, ma in formato mignon.

Mentre la nostra amica portava al piano di sopra la bambina per cambiarla lui si sedette affianco a me.

«Allora ti sei divertito?» mi chiese stiracchiandosi e incrociando le braccia dietro la testa.

«Sì certo, e tu?» domandai a mia volta.

«Shopping e pettegolezzi» celiò «Devo davvero risponderti?»

«No» risi scrollando la testa.

«Sono sorpreso» disse infine «Ti rendi conto che non lasci toccare la tua PSP a nessuno… nemmeno a me».

Lo guardai ridacchiando e alzando leggermente le spalle «Geloso?»

«Sì!» rise «Sono stato battuto da uno scricciolo di quattro anni».

«È molto più brava di te a giocare se devo essere sincero» lo presi in giro.

«Sei cattivo!» sbuffò infine imbronciandosi fintamente.

«Vedo che qui vi state divertendo» sorrise Melissa aiutando Emma a scendere gli ultimi scalini.

«Wow! Siete stupende!» esclamò mio fratello «Vero Armin?»

«Sì!» confermai «Davvero bellissime».

«Grazie!!!» esclamarono in coro sorridenti.

«Bene direi che ora noi possiamo andare» disse Alexy «Castiel sarà qui a momenti».

«Vi ringrazio davvero tanto» ci abbracciò Mel mentre eravamo ancora seduti sul divano «senza di voi avrei avuto una crisi di nervi prima di sera».

Emma ci schioccò due baci e salutando ci avviammo verso casa.

«Mc?» chiese mio fratello a metà strada.

«Sì, ho decisamente voglia di patatine!» affermai contento «Chiami tu mamma per dire che non torniamo a cena?»

«Perché devo sempre farlo io?» domandò sconsolato.

«Sei il suo preferito» risposi tranquillo «assumiti le tue responsabilità».
 


 

Castiel

Ero in macchina con i miei genitori e ci stavamo dirigendo verso la casa di Melissa.

«Ok, ultime raccomandazioni» dissi respirando profondamente «niente accenni a sua madre o sua sorella se non sarà lei a parlarvene, non chiamatemi Cassy e non mettetemi in imbarazzo in alcun modo, ve lo chiedo per favore».

«Ma sentitelo» mi prese in giro mia madre «il nostro piccolino è proprio cresciuto».

«Ecco» sbuffai «è proprio a questo che mi riferivo».

«Va bene, va bene» affermò papà «stai tranquillo ci comporteremo bene».

«Davvero, non sto scherzando» affermai serio mentre mi guardavano dallo specchietto retrovisore «Melissa è davvero importante per me ed anche Emma. Emilio mi ha accolto in casa come un figlio e visto com’era andata con il padre di Em, sono sicuro che non debba essere stato semplice per lui».

«Tranquillo Castiel» disse mamma sorridendo materna «Sono sicura che andrà tutto bene».

La macchina di papà si fermò nel vialetto d’ingresso della casa di Mel. Suonai il campanello e subito la porta si aprì.

«Ciao» la salutai molto più impacciato del solito, poi restai fermo sulla porta incerto se baciarla o meno. Dopodiché optai per un molto più casto bacio sulla guancia. «Melissa ti presento i miei genitori, Isabella» affermai indicando mia madre «e André» poi mi rivolsi a loro «mamma, papà, lei è Melissa».

«È un vero piacere» sorrise affabile mio mio padre stringendole la mano.

«Piacere mio» ricambio Mel.

Mamma invece, decisamente più affettuosa, abbracciò la ragazza bisbigliandole qualcosa che la fece ridere di cuore.

«Prego entrate pure» disse infine la rossa lasciandoli passare.

«Dov’è la piccola?» chiesi guardandomi in giro.

«Di sopra, quando avete suonato il campanello ha detto di dover salire a prendere qualcosa» mi rispose perplessa «La recuperi tu?»

Annuii e salii piano le scale cercando di non fare troppo rumore.

«Emma» la chiamai «Dove sei?»

«Papà» urlò sbucando dalla sua camera per salutarmi. Mi chinai per prenderla in braccio e le feci fare il giro tondo prima di sistemarla in braccio, poi le schioccai un bacio sulla guancia facendola ridere.

«Guarda» esclamò facendomi vedere un fiore di cartapesta.

«È bellissimo» risposi sorridendo «per chi è?».

«Segreto» disse furbamente.

Scrollai la testa divertito e la portai al piano di sotto.

Melissa aveva fatto accomodare i miei in soggiorno e gli aveva già offerto da bere facendo gli onori da perfetta padrona di casa.

«Emma questi sono i miei genitori» dissi alla piccola posandola per terra. In un primo momento si strinse contro la mia gamba intimidita dalla loro presenza, poi si fece coraggio ed avanzò verso mia madre porgendole il fiorellino che era andata a recuperare nella sua stanza.

«È per me?» chiese visibilmente intenerita da questo gesto inaspettato.

La bambina annuì energicamente con il capo e mia madre poté finalmente prenderla in braccio e coccolarsela come aveva sognato dal momento in cui le avevo parlato del piccolo scricciolo dai capelli rossi.

«È un amore» commentò mio padre divertito dalla scena e vidi Melissa decisamente più rilassata.

Mamma estrasse dalla sua borsa un peluche a forma di panda e lo porse alla bambina «Questo è per la piccola Emma» sorrise gustandosi gli occhi luccicanti di stupore e meraviglia della bambina «e questo per la sua bellissima mamma» concluse porgendo un piccolo pacchettino alla ragazza.

«La ringrazio» disse sinceramente Mel «non dovevate disturbarvi tanto».

«Dacci del tu ti prego» affermò mia madre «Spero ti piaccia».

La rossa scartò incuriosita il pacchetto e vi trovò un braccialetto di fattura semplice, ma con un anello piccolo e piuttosto largo di colore verde smeraldo. Evidentemente non le era sfuggita la minuziosa descrizione degli occhi della mia nuova ragazza mentre parlavamo al telefono.

Le due ragazze ringraziarono grate per il pensiero e iniziammo a chiacchierare del più e del meno, ci raccontarono del loro viaggio di ritorno dall’aeroporto e di come mio padre avesse “inavvertitamente” rischiato di dimenticare mia madre in autogrill.

«Certo ora ridete» spiegò papà «ma voi non avete idea del terrore che avevo nel tornare indietro. Già potevo immaginare la ramanzina che mi sarei beccato».

«La tua fortuna è stata che il viaggio da lì a casa era breve» sorrise mamma pizzicandogli il braccio.

Devo ammettere che questi erano i momenti che più mi mancavano quando restavo da solo.

Per quanto taciturno e solitario fossi di natura, questi amabili battibecchi portavano sempre un po’ di felicità. Certo da quando era entrata Melissa nella mia vita tutto era cambiato, in meglio vorrei aggiungere, però i miei genitori rimanevano sempre tali e la nostalgia nei loro confronti riemergeva di tanto in tanto.

Potevo quindi immaginare almeno in parte che cosa provasse Mel nei confronti di sua madre e sua sorella. Sebbene gli incidenti aerei non fossero proprio inesistenti, io avevo qualche sicurezza in più per il fatto che presto o tardi li avrei rivisti, Melissa no. Melissa non poteva né sperare, né pregare perché ciò avvenisse.

Dopo un quarto d’ora circa decidemmo di avviarci verso il ristorante dove lavorava Emilio, in modo da cenare tranquilli e far permettere finalmente ai nostri genitori di incontrarsi.

Mia madre ormai completamente persa per la sua “nipotina acquisita” si sedette nei sedili posteriori con Emma e Melissa, lasciano me davanti con mio padre.

Le due donne chiacchieravano per lo più della bambina ed io e mio padre ci scambiavamo le nostre occhiatine d’intesa. Quando mamma iniziava a parlare, difficilmente si riusciva a starle dietro, ma grazie alla dialettica di Melissa entrambi capimmo di essere fregati.

Stavo già rabbrividendo all’idea di trovarle a fare fronte comune contro di me. La mia unica speranza? Emma.

Arrivati al ristorante trovammo il padre di Melissa ad aspettarci, tranquillo e sorridente come il suo solito.

Devo ammettere che dopo tutto quello che era successo nelle settimane precedenti, anche il nostro rapporto si era consolidato molto e aiutare Mel a smettere di fumare si era rivelato più difficile di quanto credessi, nonostante questo ero fermamente convinto a portare avanti la promessa che avevo fatto ad Emilio. Sentivo che se avessi tradito la sua fiducia le cose sarebbero inevitabilmente cambiate.

Mi ripresi dai miei pensieri alla fine delle presentazioni e tutti insieme ci accomodammo in una sala piuttosto appartata dove potevamo stare davvero comodi e tranquilli.

«Mi dispiace davvero tanto di non poter cenare con voi in questa occasione» affermò l’uomo dispiaciuto «Ma prometto di raggiungervi appena mi sarà possibile e intanto spero apprezzerete la mia cucina».

Detto questo lo chef si ritirò nelle cucine e il cameriere portò un cuscino alto per permettere alla piccola Emma di stare comoda al tavolo.

«Tesoro dimmi» sentii pigolare mia madre e già imprecavo nella mia testa per quell’appellativo «Castiel ti tratta bene?»

Ok, tesoro era riferito a Melissa, ma comunque la domanda mi fece imporporare vergognandomi. Non c’era proprio altro da dire?

«Sì signora…» iniziò Mel che venne prontamente interrotta da mia madre.

«Chiamami Isabella o Isa se preferisci» disse sporgendosi verso di lei come se fossero vecchie amiche «scusa continua pure cara».

«Bene Isa» sorrise Melissa «Castiel è davvero fantastico» continuando imporporandosi appena lanciandomi un breve sguardo «da quando l’ho conosciuto mi ha praticamente stravolto la vita, ma senza di lui non credo che sarei così felice ora».

Ci fu un versetto molto soddisfatto da parte di mia madre e l’occhiata seguente fu una supplica per farla continuare.

«Capirete anche voi che con una bambina piccola da crescere durante l’ultimo anno di liceo, le cose non siano molto semplici. Mi capita di fare qualche assenza, ma Cas mi aiuta sempre a recuperare in fretta e se fino ad ora ho il sei in matematica, credetemi è tutto merito suo».

«Da quando sei bravo in matematica?» bisbigliò mio padre nella mia direzione, mentre mamma proseguiva con il suo interrogatorio.

«Da quando devo spiegare a lei come risolvere i problemi» ridacchiai alzando le spalle.

André scrollò la testa affondando nel menù per non ridere ed io feci altrettanto.

«Sono rimasta davvero colpita quando Castiel mi ha detto che sei una scrittrice» affermò mia madre e di colpo guardai Melissa per vedere la sua reazione.

«Scrittrice è una parola grossa» sorrise lei «Ho avuto solo una pubblicazione e onestamente gli editori erano più interessati alla mia giovane età ed ai contenuti trattati piuttosto che alla mia presunta bravura».

«Mel» dissi prendendole la mano sotto al tavolo «ti ricordo che l’ho letto, è stupendo e non pubblicano i principianti» l’ammonii.

«Hanno pubblicato la trilogia di E. L. James» disse sconsolata «Non mi stupisco più di niente».

«Cinquanta sfumature di grigio?» chiese mia madre.

«Esatto» affermò perplessa Mel «Lo ha letto? Le piace?»

«Ne ho letto metà» ammise mia madre «ed ho maledetto l’amica che me l’ha regalato cercando di propinarmelo come “Best seller”».

La mia ragazza si lasciò sfuggire una risata e da quel momento le perdemmo ufficialmente. Parlarono per tutta la sera di libri ed altre cose “da donne” trovando un’affinità incredibile su molti temi ed anche quando erano in disaccordo l’una cercava di spiegare all’altra il proprio punto di vista arrivando spesso ad un compromesso.

Io e papà continuammo a parlare di musica e scuola fino a quando non arrivò Emilio. Avevamo mangiato molto e bene, perciò i complimenti che gli rivolsero i miei genitori furono più che meritati.

Con l’arrivo di suo padre Melissa ritrovò un po’ di pace dalle chiacchiere e si dedicò nuovamente a me. Non che fossi geloso delle attenzioni che rivolgeva a mia madre, ero felicissimo che andassero così d’accordo, ma era pur sempre la mia ragazza.

Così con la scusa di fare posto ad Emilio mi strinsi di più a lei, cingendole il fianco ed attirandola verso di me fino a farle poggiare la testa contro la mia spalla.

Emma nel frattempo colorava dei fogli bianchi dando i primi segni di cedimento per l’ora tarda.


 

Melissa

La mia piccolina non riusciva più a tenere gli occhi aperti, così la presi in braccio per farla dormire un po’.

Appena la tirai verso di me Castiel mi fece segno di passargliela alleviandomi dal suo peso. Emma infatti cresceva ogni giorno di più, ma io purtroppo non ero fortissima fisicamente e devo ammettere che non riuscivo più a tenerla in braccio per tanto tempo senza farmi venire i crampi.

Evidentemente non mi ero ancora ripresa del tutto dall’influenza di qualche settimana prima.

Questo però mi aveva dimostrato ancora una volta di quanto Cas fosse attento e premuroso nei nostri confronti, sebbene fossi fermamente convinta che non mi sarei mai sposata, non avrei avuto alcuna difficoltà a definirlo “un uomo da sposare”.

Con questo non intendo dire che l’avrei lasciato… semplicemente ero più propensa per una quieta e pacifica convivenza -non subito naturalmente-.

Vidi la piccola stringersi più forte a Castiel nel sonno ed io inconsciamente feci lo stesso accomodandomi meglio nella sua stretta rassicurante.

Il tepore ormai così famigliare del suo corpo e il suo profumo misto menta e spezie esotiche, lo rendevano ancora più attraente per i miei sensi che ero sicura, non avrebbero retto ancora per molto.

I nostri genitori continuarono a chiacchierare per il resto della serata ed Isabella di tanto in tanto ci rivolgeva un sorriso tenero e complice.

Mi ero trovata davvero bene con lei, era una persona cordiale, socievole e molto ragionevole, parlare con lei durante la cena era stato molto piacevole e ormai mi ero rilassata.

«Direi che è andato tutto bene» bisbigliò Cas baciandomi il capo.

«È esattamente quello che stavo pensando anch’io» sorrisi serena.

«Siete davvero carine vestite così» aggiunse poi con uno sguardo furbo «Scommetto che c’è lo zampino di Alexy».

«Hai indovinato… ma stai insinuando che io non ho gusto nello scegliere i vestiti?» chiesi fintamente imbronciata.

«Assolutamente no» precisò subito «non mi permetterei mai, anzi mai avuto dubbi riguardo ai tuoi gusti in fatto di vestiario, solo che…»

«Che?» lo invitai a proseguire.

«Sembri la versione femminile di Armin» ridacchiò divertito «e visto che è risaputo che sia suo fratello a vestirlo ho solo fatto uno più uno».

«Due» affermai convinta cercando di non ridere.

«Vedo che stai migliorando molto in matematica» rispose sarcastico.

«Ho un professore molto bravo» ammisi sincera.

«Grazie» rispose contento.

«Che cosa?» chiesi «No, non stavo parlando di te».

Ci scrutammo per i dieci secondi successivi e quando finalmente capii che stavo scherzando iniziò a farmi il solletico con la mano che già teneva sul mio fianco.

«No! No!» lo supplicai cercando di non svegliare Emma «È merito tuo! Lo ammetto!»

Vidi dal suo portamento e dallo sguardo che era fiero del risultato ottenuto.

«Se sono bravo in matematica è solo perché sono un ottimo chitarrista» affermò infine.

«Qual’è la correlazione?» chiesi dubbiosa.

«Sì figliolo…» si aggiunse André «questa la voglio proprio sentire».

Castiel si schiarì la voce ed iniziò la sua arringa.

«È risaputo che suonare uno strumento ha molti effetti positivi: rende intelligenti, aiuta a socializzare, crea autodisciplina, autostima» sogghignò leggermente per poi continuare «aumenta la creatività, migliora il sistema immunitario e riduce lo stress».

«Hai sentito tesoro» esclamò mio padre «riduce-lo-stress» articolò per bene «da piccola ti piaceva il flauto traverso… potresti iniziare».

«Cas» dissi rivolta al rosso «potresti proseguire con l’esposizione della tua tesi!?!»

«Ebbene» esclamò lui in maniera solenne «suonare aiuta a riconoscere schemi e strutture: variazioni su uno stesso tema, elementi nuovi che si sovrappongono e si aggiungono a quelli vecchi e passaggi che si ripetono. Per questo viene stimolato il punto di vista neurologico che si trova nella stessa area del cervello che ospita il pensiero logico-matematico. Ecco perché chi è bravo in matematica suona senza difficoltà uno strumento musicale».

«Ed ecco perché io non riuscirò mai a suonare il flauto traverso» conclusi con un’occhiata molto eloquente.

Risero tutti mentre scrollavo sconsolata la testa e Cas mi accarezzava piano la schiena.

«Mio figlio è un genio» esclamò Isabella orgogliosa.

«Non è genio» ribatté André «è ostinato. Ha voluto vivere da solo e sta rispettando i patti che avevamo stabilito».

«Non ho capito se è un complimento o un’offesa» disse Castiel dubbioso.

«Un complimento» intervenne Emilio «fidati».

Continuammo a chiacchierare tutti insieme e passata la mezzanotte decidemmo di concludere la serata.

Il rosso sistemò la piccola nel seggiolino all’interno della macchina di mio padre, io salutai calorosamente i suoi genitori e poi mi sedetti in macchina ad aspettare l’arrivo di papà.

Mentre quest’ultimo scambiava gli ultimi convenevoli, Cas sbucò davanti alla mia portiera, così abbassai il finestrino pensando si fosse dimenticato di dirmi qualcosa.

«Buona notte» esclamò guardando di sottecchi in direzione dei nostri genitori, poi mi baciò di slancio lasciandomi piacevolmente stupita, ma anche abbastanza interdetta.

«Buona notte» ridacchiai mentre lo vedevo allontanarsi a passo svelto.

Chiusi il finestrino e cercai di trattenere il più possibile il sapore di quel bacio mordicchiandomi il labbro inferiore.

Quando infine mio padre salì in auto mi trovò persa trasognante nei miei pensieri, ma sorrise in silenzio e senza aggiungere altro ci riportò a casa.

«Stanca?» chiese una volta arrivati.

«Un po’… ma sono molto più tranquilla ora» ammisi mentre prendeva Emma dal seggiolino per portarla al piano di sopra.

«Speravo proprio di sentirtelo dire piccola mia» commentò tranquillo.

«Papà» lo chiamai con un filo di voce «tra un po’ è il mio compleanno» dissi aspettando un suo segno «mi piacerebbe andare a trovare Stefania e la mamma…»

Sembrò stupito da questa mia affermazione, ma acconsentì con un breve cenno del capo senza fare domande.

Era un lungo viaggio è vero, ma credo che mi avrebbe fatto bene e ora che il libro era uscito dovevo assolutamente vedere Diana.

La storia infondo era la sua, sebbene l’avessi chiamata ed avessi chiesto il suo parere prima di chiamare la casa editrice e dire che eravamo pronti per la pubblicazione, volevo parlarle.

L’accordo che prese mio padre dopo l’incidente fu infatti di rimandare l’uscita del libro a data da destinarsi, avevano compreso la situazione e ci erano stati molto vicini.

Quando però mio padre capì che non ero più in grado di gestire questa situazione e che la mia vita verteva solo ed esclusivamente attorno ad Emma e non volevo nemmeno più sentir parlare del libro, fece un accordo con il mio editore, permettendogli la pubblicazione ad una distanza di dieci anni da quel giorno. Gli affari erano affari, loro avevano già stampato il libro e perciò avevano già investito del capitale in questo progetto. Quello che li convinse fu la proposta di un trenta per cento in più su tutti i ricavi del libro, pensarono quindi che anche a lungo termine, se avessero sfruttato bene e in maniera mediatica la storia avrebbero venduto tantissimo.

Io del resto avevo già deciso di destinare la metà all’associazione che aprirono i genitori di Diana per aiutare altre ragazze in difficoltà come la figlia.

Mi stupii molto quando chiamandoli e spiegando loro che volevo anticipare l’uscita del libro di qualche anno, li trovai entusiasti.

Dicevano che erano molto contenti per me e che avessi superato il trauma dell’incidente -le cose non stavano esattamente così- e che avrei aiutato un sacco di ragazze a riappropriarsi della loro vita.

Non sapevo se stessero esagerando o meno, ma di certo lo scopo originario del libro era quello: aiutare chi non aveva la forza di ammettere abusi o scambiava l’amore per qualcosa che non gli assomigliava nemmeno lontanamente.

«Chiederai a Castiel di venire con noi?» chiese papà distogliendomi dai miei pensieri.

«Non saprei…» sorrisi non troppo convinta.

«Tua madre l’avrebbe adorato e tua sorella troverebbe i commenti più stupidi per metterti in imbarazzo» commentò malinconico.

«Mi hai convinta» esclamai abbracciandolo «Gliene parlerò domani».

«Brava bambina mia» disse mio padre accarezzandomi la testa.



Ciao a tutti ^^
Spero stiate bene... Io sono piuttosto presa dagli esami e dal lavoro...
Ma finalmente sono riuscita a concludere il capitolo :)
Spero vi sia piaciuto ^^

Come andrà seconod voi il viaggio per il compleanno di Mel?

Al prossimo capitolo!

P.S. ho pubblicato una nuova storia intitolata Tutti nodi vengono al pettine ed è dedicata a Nathaniel visto che in questa non fa una bella figura xD
Fatemi sapere se vi piace ;)

Un bacione, Nyx

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