UNA SPERANZA NEL CUORE

di LizDream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


45

Allora, ragazze questa è la mia prima long- fic, anche se in realtà non so quanto lunga sarà! Ditemi che ne pensate! 

UNA SPERANZA NEL CUORE

“Bene, le lezioni per oggi sono finite. Posso andarla a trovare “– si disse sollevato un ragazzo sui 18 anni, uscendo da quel liceo che ormai odiava tanto. Lo odiava perché lo teneva lontano da lei.

Percorse velocemente il giardinetto compreso dall’istituto, fino ad arrivare al cancello.

Lo passò e prese il primo autobus che conduceva al centro della città. Scese alla fermata più vicina all’ospedale  Albuquerque Medical Ospital e una volta arrivato vi entrò.

Raggiunse con trepidante emozione la ormai nota stanza bianca, numero 202.

Sorrise spontaneamente nel vederla addormentata lì, in quel letto privo dei colori genuini e vivaci che si addicevano alla vita.

In quel momento sembrava proprio un angelo.  Ed era vero. Lo era, dentro e fuori. La sua bellezza era tale alla dolcezza e alla bontà del suo carattere allegro nonostante quello che aveva dovuto e doveva  ancora passare. Con quei morbidi boccoli neri che le arrivavano poco più giù delle spalle, il volto rilassato e sereno, il corpo voltato sul fianco sinistro, verso di lui. Come se inconsciamente lo stesse aspettando.

Prese una sedia e vi si sedette. Ci volle mezz’oretta prima che la ragazza aprisse gli occhi. Quegli occhi dolci e profondi,  scuri come l’oceano di notte.

Nel vedere che lui era lì, davanti a lei, una strana felicità le scosse l’animo, e le sue labbra sottili e rosse come le fragole si tesero in un raggiante sorriso.

- Sei venuto … anche oggi –

- Non potevo mancare e non lo farò mai, almeno non fino a quando sarai ancora distesa lì – rispose di rimando indicando con il capo il letto su cui era sdraiata.

- Troy … sai che le possibilità che io non mi riprenda … sono parecchie – insistette lei e a quelle parole le tremò la voce –

- Non dire così …  io sono sicuro che riuscirai a camminare di nuovo. Una persona meravigliosa come te non si può sprecare in un letto d’ospedale quando fuori c’e tutta una vita pronta ad accoglierla con i suoi problemi certo, ma soprattutto con le sue gioie e soddisfazioni –

Gli rivolse un altro sorriso. Questa volta di rassegnazione. Sapeva che quando si metteva in testa qualcosa non se la toglieva tanto facilmente.

- Dai, aiutami a sedermi –

Troy l’aiutò prima a sedersi e poi , prendendola tra le sue braccia, la posò delicatamente sulla sedia a rotelle posizionata di fianco al letto.

Una volta che si fu sistemata bene, Troy le si inginocchiò di fronte e le prese il viso tra le mani.

Lo studiò attentamente come se ogni giorno vi portasse dei cambiamenti, sfiorò le guance pallide e le labbra secche, poi guardò quegli occhi che tanto lo facevano sperare. Sperare in un futuro in cui loro correvano insieme, tenendosi per mano,  per arrivare in tempo a scuola,  e ridevano felici e spensierati.

Le sfiorò le labbra con un delicato bacio e staccandosi sorrise nuovamente fissando il suo sguardo in quello di lei.

- Non sai quanto mi manchi, ogni giorno a scuola vedo il tuo banco vuoto e non desidero altro che lasciare vuoto anche il mio per correre da te, per guardarti in quegl’occhi scuri e sfiorare le tue labbra candide con le mie. I miei pensieri sono completamente rivolti a te, a noi. Al nostro futuro insieme –

La ragazza lo baciò dolcemente e con passione al contempo. Ma lui capì che c’era qualcosa di strano in quel  bacio. Sembrava quasi … d’addio.

- Troy … lo sai come la penso. Non possiamo avere un futuro insieme, perché le nostre vite sono troppo diverse per procedere sullo stesso cammino. Io probabilmente rimarrò su questa sedia a rotelle e vedrò il mondo attraverso i tuoi occhi, attraverso le tue parole, attraverso i tuoi pensieri. Ma tu quel mondo lo puoi ancora toccare con le tue mani, percorrere con le tue gambe, e assaporare ogni momento che la vita ti offre. Non posso tenerti legato a me per sempre, sarebbe come mandare a monte tutti i tuoi sogni. E per quanto io desideri stare con te in ogni istante, questo non è giusto. Non è giusto per te. Dovresti trovare una ragazza da amare con tutto il cuore, che ti faccia sentire libero. Si, libero, senza restrizioni, senza dover essere rinchiuso in una stanza d’ospedale ad osservarla nella sua impotenza. Devi cercare una ragazza che ti meriti e che ti possa offrire tutto quello che io non sono in grado di darti, ne adesso e probabilmente mai, perciò smetti adesso quello che stai facendo. Non venire più qui, smettila di sprecare il tuo tempo con me, smetti di passare intere giornate imprigionato da queste quattro mura che ti impediscono di annusare i profumi della vita. E soprattutto smetti … di amarmi. Amandomi distruggerai tutti i tuoi progetti, perché non potrai vivere la tua vita se dovrai occuparti di me. Perciò, basta ti prego. Vattene –

Lo sguardo dapprima confuso, poi addolorato di Troy, si trasformò in uno sguardo arrabbiato, anzi, furioso.

- Come puoi solo lontanamente immaginare che io possa fare una cosa del genere?Ma allora non capisci? Non capisci che la mia vita non esiste senza di te?Il profumo dei fiori, la brezza leggera del vento, il gusto dolce del cioccolato … saranno inesistenti senza di te. Il resto del mondo non mi interessa minimamente se tu non ci sei. Sarebbe come vivere in una realtà parallela, dove il tempo scorre ma per me tutto resta uguale, invariato, senza soddisfazioni, senza gioia, senza emozioni.

Io ho bisogno di te per vivere. Se stare su quella sedia a rotelle a vita sarà davvero il tuo destino, allora va bene. Non correremo insieme per arrivare a scuola, sarò io a portare te, ma saremo sempre NOI. Non IO e TE, ma NOI.  E poi la storia di trovare un’altra ragazza, quella si che è davvero la cavolata più grande che hai detto nel tuo discorso! Discorso che non ha raggiunto il suo scopo. Cioè farmi allontanare da te, mi dispiace dirtelo ma non ci riuscirà nessuno.

Io non smetterò mai, MAI, di amarti. Mettitelo bene in testa, perché è quello che ti ripeterò ogni volta che mi  dirai che non possiamo farcela e che in questo modo sto uccidendo il mio futuro.

Ho lottato per averti e non rinuncerò a te tanto facilmente.

Perché ti amo, Gabriella. E’ questa semplice motivazione che porterà avanti le mie speranze anche quando tutto e tutti cercheranno di abbatterle – il tono di voce si fece di nuovo addolorato e gli occhi del ragazzo si inumidirono – Ti prego, non chiedermi di lasciarti, non ce la faccio -

A quel fantastico discorso, Gabriella non poté che scoppiare a piangere. Lacrime di commozione, lacrime di gioia, ma anche lacrime di dolore. Le era costato enormemente dirgli quelle parole.  Era come se ad ogni sillaba il suo cuore perdesse un battito.

Non era riuscita a convincerlo ad andarsene, a lasciarla lì, a portarsi via una parte fondamentale di lei che non le avrebbe più restituito.

Ma questo più che dispiacere le provocava sollievo. Si sentiva un’egoista a incatenarlo in quella storia troppo complicata per la loro età, ma era felice che lui fosse rimasto lì con lei.

Lo abbracciò, mentre le lacrime diventavano sempre più veloci e numerose, dando libero sfogo a quel dolore che per troppo tempo aveva tenuto dentro di si. Non aveva ancora pianto da quel fatidico giorno dell’anno prima. Nemmeno di notte, quando era sola e nessuno poteva vederla. Voleva essere forte, DOVEVA essere forte, per  il ragazzo che amava, per sua madre,per i suoi amici e per se stessa.

Ma in quel momento non era proprio riuscita a trattenersi, la tentazione era stata troppo forte.

Troy la strinse forte a  sua volta, immergendo il volto tra i suoi capelli e rimanendo inebriato dal suo profumo.

- Sfogati, Gabriella. Era ora che tu liberassi queste lacrime, è da un anno che le trattieni – le disse dolcemente.

- Scu … scusami … no … non ce la … faccio … a trattenermi – rispose tra i singhiozzi la ragazza .

-  Non scusarti, piangi. Piangi quanto vuoi, io sono con te –

E così Gabriella si lasciò andare e per un tempo indefinito non si slegò da quell’abbraccio.

***

TA-DAAAN!Fine del primo capitolo, che ne pensate?Commentate!
Siate sincere e ditemi se fa schifo, così la tolgo!
In questo primo cappy non si è capito perchè Gabry è costretta su una sedia a rotelle, ma nel secondo vi spiegherò un po' di cose!
Kiss
by
LizDreamer

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


25

Allora, prima di cominciare ringrazio le persone che hanno commentato, sono contenta che vi sia piaciuto il primo capitolo!!!

Grazie 1000 a :  Herm90, Vivy93, romanticgirl, valepigia, *AqUa PrInCeSs* e kikka93.

Spero continuerete a seguirmi!!!

CAPITOLO 2

 - Allora, com’è andata ieri in ospedale? – chiese il coach Bolton al figlio la mattina dopo.

- Come al solito. Gabriella ha tentato di lasciarmi per il mio bene, ma da adesso in poi non credo che lo farà più –

- E come mai ne sei tanto sicuro?-

- Le ho fatto capire che non la lascerò mai perché la amo –

- Sei davvero cotto di lei, vero?-

Il ragazzo prese una sedia e si sedette di fronte al padre. Era presto, stavano facendo colazione.

- Papà, quando hai incontrato la mamma, hai mai avuto la sensazione guardandola, che lei era quella giusta? Che non avresti mai trovato nessun’altra che ti facesse sentire così?-

- Certo, figliolo, certo. E ce l’ho ancora quella sensazione quando la guardo –

- Allora significa che capisci come mi sento, giusto? –

- Si, lo capisco. E per questo ti dico che devi essere forte, per lei e per te stesso –

- Lo so, grazie papà –

- E di cosa?Di aver dato un consiglio a mio figlio?Quando vuoi, Troy –

Il ragazzo sorrise e poi si andò a preparare per un’altro interminabile giorno di scuola.

Più tardi, davanti alla East High …

-  Ehi, Troy –

- Chad – salutò l’amico che gli correva incontro.

- Come stai? –

- Bene, ieri sono andato a trovarla –

- Come sempre –

- Già-

- E come si sente? Insomma, ci sono dei miglioramenti? –

- Non mi ha detto niente al riguardo, ma lei è convinta di non farcela. Io, al contrario, sono sicurissimo che riuscirà a camminare ancora. Ma se lei non se lo mette in testa … -

- Capisco. L’importante è che tu le stia vicino –

- Si, hai ragione –

- Chad!Troy! –

Una ragazza di colore non molto alta e con gli occhi color cioccolato li raggiunse, abbracciando Chad.

- Ehi, come siamo belle stamattina -  sorrise lui indicando il suo abbigliamento.

Portava una gonna bianca al ginocchio con risvolti rosa e una camicetta a mezze maniche dello stesso colore.

Ai piedi aveva delle ballerine bianche.

- Grazie – ringraziò lei baciandolo.

- Ciao Taylor –

- Troy, come va?-

- Potrebbe andare meglio, ma me la cavo –

- Sai, ieri verso sera sono andata a trovare Gabry –

- Davvero?Io sono andato dopo la scuola –

- Si, me l’ha detto. Sembrava più serena del solito, cosa hai fatto per farla sorridere? –

- Niente,  è riuscita finalmente a sfogarsi con me e credo le sia servito per liberarsi un po’ della sofferenza che portava dentro –

La ragazza annuì semplicemente prima di avviarsi all’ingresso. Gli altri due la seguirono.

 Intanto, all’ Alburquerque Medical Ospital, stanza n°202 …

 Gabriella si sentiva felice quella mattina, dopo essersi liberata di un po’ di quel dolore con troy, si sentiva meglio. Così cominciò a cantare, cosa che non faceva da tantissimo tempo …

- I never believed in
What I couldn't see
I never opened my heart
To all the possibilities  
I know that something has changed
Never felt this way
And right here tonight

This could be the start
Of something n … -

- Vedo che hai ancora voglia di cantare – la interruppe una voce.

Una voce che Gabriella riconobbe subito essere quella di …

- Samantha –

Quella ragazza era il suo peggiore incubo. Quando  la vide un sentimento di rabbia misto a paura si impossessò di lei.  Aveva i capelli biondi con dei ciuffi rosa davanti, gli occhi nocciola e  un fisico minuto. Quella mattina era vestita con dei jeans scuri e un top scollassimo bianco con su scritto davanti “ i'm a killer”in nero brillantinato. Era decisamente troppo truccata per la sua età e portava dei stivali bianchi con un tacco altissimo. Gabriella si chiese come facesse a camminare con quei trampoli, ma poi si rammentò che lei non riusciva nemmeno a stare in piedi e la tristezza l’avvolse di nuovo come prima era sparita.

- Eh già, in carne e ossa –

- Ma tu non dovresti essere in … -

- Prigione? No, sono ancora minorenne. Ma in punizione si, lo sono. Ho da scontare 500 ore di servizi sociali, tradotto in “ raccogliere tutte le cartacce per strada” e in più, sono  rinchiusa dalla mattina alla sera in casa dai miei genitori, se non per andare a scuola –

- Ma allora come …. sei …. –

- Scappata? Beh ecco, mia madre stamattina doveva andare a cercarsi un lavoro, visto che l’hanno appena licenziata. Mi ha lasciato un biglietto con scritto “ se vengo a casa a ora di pranzo e non ti trovo, saranno guai seri per te “. Di solito c’è sempre qualcuno che mi controlla, ma oggi ero libera e così ho deciso di venire a farti una visitina –

- Che cosa vuoi ancora da me? Non ti basta quello che mi hai già fatto?-

- Oh, no, cara mia. Vedi, tra le due, quella che sta peggio sono io -

- Ma che stai dicendo? Non sei tu quella costretta in un letto d’ospedale da un anno. Non mi hanno ancora dimesso, e sai perché?  Perché mia madre deve lavorare per mantenerci  entrambe e non può stare a casa ad occuparsi di me, così lo fanno le infermiere e i dottori . Non sai quanto darei per raccogliere cartacce e camminare su e giù per casa mia al posto di essere rinchiusa qui dentro –

- Certo,  certo, adesso fai pure la vittima. Ma lo sai che hai torto – Le disse avvicinandosi minacciosamente al letto e al suo viso.

- Tu hai tua madre che ti vuole bene, la tua amica che ci tiene a te e non solo, come se non bastasse, tu hai TROY che ti ama. Mentre io non ho nessuno …  mia madre … mio padre … mi odiano. Le mie amiche non mi guardano più in faccia e tutto per … per colpa tua –

- Mia? MIA? SEI TU QUELLA CHE MI HA INVESTITO! –

- IO TI AVEVO AVVERTITA –

-  Non avrei mai potuto fare una cosa del genere –

- ECCO, ECCO, LO VEDI? ANCHE ADESSO LO RIPETI. TI AVEVO DETTO DI LASCIARLO, MA TU NON L’HAI FATTO. E adesso devi subirne le conseguenze –

-Perché? Perché mi odi a tal punto? Che cosa ti ho fatto?-

- L’hai fatto innamorare di te. Invece lui doveva essere solo mio –

- Ma non capisci quanto questo sia infantile da parte tua? Investirmi solo perché ti piace il mio ragazzo!-

- IO LO AMO-

- SE LO AMASSI VERAMENTE VORRESTI CHE LUI FOSSE FELICE! Indipendentemente da chi gli è accanto, se vederlo sorridere ti scalda il cuore, allora non dovevi distruggere la sua vita, la MIA vita. E poi cosa ne hai ottenuto, eh? Il risultato è che io sono su una sedia a rotelle e tu hai 400 ore di servizi sociali da scontare.  Credi che ne sia valsa la pena?-

-  Certo, perché prima o poi lui ti lascerà, si renderà conto che non potrà occuparsi di te per tutta la vita, perché dovrà pensare al suo futuro e si cercherà un’altra donna. E sarà allora che rimarrai da sola –

- Sai una cosa? Ieri pomeriggio è venuto a trovarmi e gli ho ripetuto le tue stesse parole –

-  Cosa? –

- Si, gli ho detto che dovevamo lasciarci perché io avrei infranto tutti i suoi sogni se lo avessi legato a me per sempre e che questa era l’ultima cosa che volevo. Gli ho perfino detto che doveva trovarsi un’altra che lo meritava e che gli avrebbe dato tutto quello che io non sarei stata capace di offrirgli –

- Immagino che lui abbiamo accettato la proposta-

- No, è proprio qui che ti sbagli. Lui si è arrabbiato, mi ha detto che mi ama e che non gli interessa un tubo di quello che c’è là fuori, di quello che la vita gli può offrire se io non sono con lui. Mi ha detto che … non mi lascerà mai –

- Perché mi stai dicendo queste cose? Vuoi rendermi invidiosa di te? –

- No, affatto. Voglio solo farti capire che sarei anche disposta a lasciarlo pur di renderlo felice, se lui me lo permettesse.  Perché è questo che significa amare. Sacrificare tutto, anche la propria felicità per la persona a cui si tiene di più al mondo. E quando lo capirai anche tu, allora tornerai indietro sui tuoi passi, capirai di aver fatto un errore, cambierai mandando via il tuo egoismo e la tua prepotenza e troverai quel ragazzo che per te sarà disposto a tutto, che ti amerà per quello che sei e non per i tuoi sotterfugi e inganni. E allora conoscerai davvero, per la prima volta in vita tua, la felicità. Credimi,sarà così –

Con la rabbia che si impossessava di lei e uno strano ghigno a tenderle le labbra, Samantha le spostò le coperte da sopra il corpo, facendola rabbrividire dal freddo visto la leggera camicia da notte che indossava.

Si avvicinò ulteriormente fino a toccarle le gambe.

- Non senti niente, vero? Io posso fare così – e premette forte le dita – e premere ancora più forte ma tu non sentirai niente, perché non hai più sensibilità sulle gambe, ho ragione? Ma certo che ho ragione.  Tu non hai niente da offrirgli e lui se ne renderà conto prima o poi.

Sei tu quella che si sbaglia. Io non cambierò mai.

Ah, dimenticavo- aggiunse prima di andarsene - non parlarne con nessuno , sarà meglio per te. Adesso me ne vado ma non è finita qui, ricordalo. E comunque erano 500 ore di servizi sociali, non 400. A presto – E uscì dalla stanza.

Gabriella rimase di nuovo sola. Quella breve felicità era scomparsa del tutto con l’arrivo di Samantha. Perché si ostinava ancora a farle del male? Lei non aveva mai fatto nulla che potesse ferirla, forse la sua unica colpa era quella di amare Troy con tutta l’anima? Ma che doveva farci se senza di lui non riusciva a vivere?

Si toccò leggermente la gamba sinistra non sentendone il tocco e con un dolore ancora più forte del precedente, scoppiò in lacrime per la seconda volta.


***


Ecco finito anche il secondo capitolo, da questo avete capito che la colpa è di Samantha, ma nel prossimo probabilmente inserirò un flashback per spiegare meglio come sono andate le cose.
Beh che ne dite? Troppo noioso, deprimente?
Fate voi , accetto tutto ^^
kiss
by
LizDreamer

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


cap 3

Allora, prima di farvi leggere il capitolo ringrazio le persone che hanno commentato e che si sono accanite contro Samantha (quasi tutte)!!!

A questo proprosito molte di voi si sono chieste " se la prigione no, allora perchè non il riformatorio?" , volevo dirvi che quetso lo spiegherò più avanti.

Grazie 1000 a :  Herm90, Vivy93, romanticgirl, valepigia, *AqUa PrInCeSs*, kikka93 e Buffy86.

Ah dimenticavo: avevo detto che avrei inserito un flashback ma lo farò nel prossimo capitolo, che mi sembra più adatto!!!

Spero vi piaccia, ditemi che ne pensate!!!

CAPITOLO 3


Troy non aveva dormito per niente quella notte. Continuava a pensare allo sguardo di Gabriella quando era andato a trovarla quel pomeriggio. Era spaventato, addolorato. Lei aveva cercato di non fargli vedere quello che provava, di nascondere i suoi sentimenti negando con forza quando lui le aveva chiesto se era successo qualcosa. Ma si sa, le parole possono mentire ma gli occhi no.  Lui aveva sempre visto al verità in quegl’occhi e nemmeno in quel momento lo avevano tradito. Inizialmente non aveva insistito vedendola così scossa ma poi aveva deciso che l’indomani le avrebbe parlato.

Sentendo suonare la sveglia, si alzò e fece la doccia, poi si vestì e scese al piano di sotto.

Scrisse un bigliettino ai genitori dicendo che quel giorno non sarebbe andato a scuola, ma si sarebbe recato direttamente in ospedale. Aggiunse anche di non aspettarlo per pranzo.

Una volta finito si mise il giubbotto di jeans e si incamminò verso casa di Gabriella per prenderle dei vestiti  puliti da indossare. Prese la prima cosa adatta che trovò: un paio di jeans e una maglietta azzurra a maniche lunghe con uno scollo a V. Dopo di che aspettò l’autobus.

Quando giunse all’ospedale cercò il dottore che aveva operato Gabriella il giorno dell’incidente e che tutt’ora si occupava di lei.

Lo chiamò in disparte e gli chiese un favore. Il medico all’inizio ne fu molto contrariato ma vedendo come gli occhi di Troy si illuminavano quando parlava della ragazza, alla fine accettò.

Troy raggiunse raggiante la stanza n° 202 e aprì piano la porta per controllare se Gabriella ancora dormiva. Infondo ero solo le 7: 30 del mattino.

Infatti la ragazza stava ancora dormendo così lui si sedette sul bordo del letto attendendo che si svegliasse.

Le accarezzò i capelli e le baciò delicatamente la fronte, poi le prese una mano e la strinse forte notando quanto fosse piccola in confronto alle sue.

 Non ci volle molto prima che aprisse gli occhi, infatti si svegliò circa un quarto d’ora dopo, come se avesse sentito la presenza del ragazzo vicino a lei.

Quando se lo trovò davanti sussultò sorpresa ma poi le sue labbra si tesero in un dolce sorriso.

- Che ci fai qui? Sussurrò con la voce ancora impastata dal sonno.

- ho saltato la scuola e sono venuto a trovarti –

A quelle parole la ragazza si svegliò completamente e sbarrando gli occhi disse :

- Che cosa? Hai marinato la scuola? Ma perché –

- Shhh – venne interrotta da Troy.

- Non ho marinato, ho lasciato un biglietto ai miei, e riguardo al perché è un sorpresa. Adesso ti aiuto a sederti sulla sedia e poi andiamo a fare colazione –

-  Cosa? Ma io non posso muovermi di qui … il dottore si infurierà –

-  Tranquilla, ho parlato io con lui ed è d’accordo, basta che torniamo all’ora di pranzo –

- Ma dove vuoi andare?-

- ho detto che è una sorpresa e una sorpresa sarà. Forza, vieni –

La prese in braccio e la posò sulla sedia a rotelle, poi aprì la porta.

- esco, così puoi cambiarti – le passò i vestiti che aveva recuperato, poi aggiunse esibendo un sorrisetto malizioso – anche se ho già visto tutto quello che c’è da vedere – e uscì proprio mentre un cuscino frenava la sua corsa addosso alla porta.

“Sempre il solito!Cmq io continuo a non capire, dove vorrà andare? “ pensò sconcertata Gabriella.

Una volta pronta provò a chiedergli qualcosa ma l’unica risposta che ricevette in cambio fu: “ Non fare domande”.

Presero l’ascensore che li portò al piano terra e poi uscirono dall’ospedale .

Troy chiamò un taxi che li venne a prendere e con un po’ di fatica riuscirono a far entrare anche la sedia a rotelle.

Arrivarono a scuola e Gabriella lo guardò accigliata.

- Che ci facciamo qui? Io ormai ho un’ insegnante privato, che costa anche un occhio della testa, e non frequento più la East High –

- Sbaglio o avevo detto niente domande?- domandò troy ironicamente.

- Uff – sbuffò la ragazza facendolo sorridere divertito per la sua curiosità.

Aprì il cancello ( con la chiave che aveva “preso in prestito” dal padre) e la portò dentro.

- Da quanto non vedo questo giardino - sospirò la ragazza.

- Già, è vero. Senti, aspetta un secondo qui, ok? –

-Ho alternative? – rispose ironicamente la ragazza indicando la sedia a rotelle su cui era seduta.

Lui non rispose sparì per circa 10 minuti e poi ritornò da lei, intimandole di chiudere gli occhi e accompagnadola sotto ad un grande albero.

La prese in braccio facendola sedere sull’erba e le disse che poteva aprire gli occhi.

La ragazza guardò sorpresa e meravigliata quello che aveva davanti.

Una grande tovaglia rossa a quadrettini bianchi era distesa sull’erba, al centro vi era un piccolo cestino con dentro fette biscottate, marmellata, nutella, the e tutto quello che si mangiava a colazione.

Riuscì solo a sussurrare – Troy … -

- Si, lo so che il giardino della scuola non è il massimo per fare un pic-nic ma non avevo idea di un posto che fosse più vicino all’ospedale, e poi abbiamo tre orette prima che suoni la campanella dell’intervallo e … -

Balbettò imbarazzato il ragazzo sedendosi accanto a lei.

- Troy va benissimo così, non so come ringraziarti, sei stato così dolce a fare questo per me … -

- Un modo ci sarebbe – sorrise malizioso Troy e avvicinò le sue labbra a quelle di Gabriella, che accettò di buon grado il bacio –

Quando si staccarono, la guardò serio e le sussurrò a un centimetro dalle labbra:

- Dimmi che mi ami –

Lei gli sorrise dolcemente e rispose:

- Ti amo, Troy –

Il ragazzo sorrise di rimando e la baciò di nuovo.

La sdraiò sull’erba fresca continuando a baciarla.

Ad un certo punto il suo ginocchio premette sulla gamba destra di lei che esclamò:

- Ahi-

- Scusami, non volevo farti mal … -

Ma si bloccò, si sedettero di nuovo guardandosi con gli occhi sbarrati e Troy , dopo essersi ripreso, riuscì a balbettare:

-  hai … sentito … dolore?-

- io … oh mio dio … si ho sentito dolore  … TROY HO SENTITO QUALCOSA –

Gabriella lo abbracciò forte mentre una piccola scintilla di speranza si accendeva nel suo cuore.

Troy non ci pensò due volte a ricambiare l’abbraccio, e con lacrime di commozione che sfioravano gli occhi di entrambi, si scambiarono un bacio.

Un bacio che riportò loro la speranza che Gabriella riuscisse a camminare di nuovo.


***

Ok ok ok, Acqua princess non uccidermi se in questo cap non ci sono scene Chaylor ma prometto che nel prossimo ce ne sarà una dedicata a loro, ok?  Mi perdoni?

Ah mi sono accorta che hai recensito alla mia ff originale (anke le favole nascondono dolore), ti ringrazio tanto *_*, ma cmq l'ho inventata, per fortuna a me non è successo niente del genere!

Spero cmq che vi sia piaciuto e vi anticipo che non si risolverà tutto così, i guai devono ancora cominciare!!!

Commentate, mi raccomando!!!

by

LizDreamer

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


cap 3

CAPITOLO 4


Troy era appena ritornato a casa dopo il picnic con Gabriella. Era al settimo cielo, dagli avvenimenti accaduti sembrava proprio che ci fosse ancora una possibilità per lei.

Ma lui infondo l’aveva sempre saputo. Il suo destino non era quello di stare su una sedia a rotelle. Lei avrebbe fatto grandi cose. Ne era convinto.

Canticchiando salì le scale levandosi la maglietta nera. Era tornato per farsi una doccia e dopo aver pranzato sarebbe tornato subito in ospedale. La casa era ancora vuota, suo padre era a scuola e anche sua madre era uscita.

Arrivò fino alla porta della sua camera, che però trovò socchiusa. Perplesso entrò e quello che vide, o meglio la persona che vide, lo fece infuriare. Che ci faceva lì?

- Bentornato … Troy –

Lo salutò con un sorriso malizioso Samantha. Era distesa sul suo letto con una gonna cortissima e una canottiera che poco lasciava all’immaginazione.

Si alzò e gli andò incontro sfiorandogli il petto nudo con le dita.

- Ti aspettavo –

- Ma io no!- le rispose rabbiosamente lui scansandola.

- Come hai fatto ad entrare?-

- Ah Troy, Troy, Troy! Dovresti cambiare posto alle chiavi, metterle sotto lo zerbino non ti sembra un po’ banale?-

- Vattene –  le intimò eludendo la domanda.

- E perché? Sono sicura che insieme ci possiamo divertire … - si avvicinò di nuovo a lui, provocandolo.

- Cosa direbbe il tuo carissimo fidanzato se ti vedesse ora? – la scansò nuovamente.

- Ah quello stupido … mi ha mollata –

- E chissà perché … - esclamò con tono ironico Troy.

- Beh ma non parliamo di lui, Io sono venuta qui esclusivamente per te –

- Stammi lontana. Mi sto trattenendo dal prenderti a botte solo perché solitamente non picchio le donne –

- Pericoloso … mi piace –

-O te ne vai o me ne infischierò altamente di quella regola che mi sono prefissato sulle donne e ti farò molto male –

- Oh ma perché? PERCHE’ MI TRATTI COSI’? IO POSSO DARTI TUTTO QUELLO CHE VUOI! TUTTO CIO’ CHE QUELLA VERGINELLA DA DUE SOLDI  NON TI DARA’ MAI!-

Samantha si stava davvero arrabbiando. Non era mai stata umiliata così in vita sua. Certo in tanti la odiavano, ma i ragazzi di cui si era infatuata non l’avevano mai rifiutata. Insomma lei era una bella ragazza! C’è chi avrebbe fatto la fila per starci insieme! E invece lui no, il ragazzo di cui si era innamorata per la prima volta nemmeno la guardava. Anzi, faceva di peggio, la detestava!

- NON AZZARDARTI A PARLARE IN QUESTO MODO DI LEI-

Troy però era quello che stava peggio. Si stava davvero trattenendo dal picchiarla. Lui aveva sempre detto che le donne non si devono toccare e lo pensava davvero, ma con lei era diverso! Non ne poteva più di starla a sentire! E poi aveva parlato in quel modo di Gabriella … non poteva passarla liscia così.

-PERCHE’ LA DIFENDI? CHE COS’HA CHE IO NON HO?-

- LO VUOI PROPRIO SAPERE? TUTTO! A partire dall’onestà. Lei aiuta sempre il prossimo ancora prima di pensare a se stessa. E’ dolce, sensibile, gentile e quando sorride ti fa capire che la vita è bella e che la si deve vivere divertendosi e cercando di realizzare tutti i propri sogni. Quando qualcuno ha bisogno di lei, lei c’è e lo aiuta senza pretendere nulla in cambio. E’ bellissima sia dentro che fuori e ha una voce fantastica. Posso vedere tutto attraverso i suoi occhi. E’ unica nella sua semplicità. E io la amo per quello che è . Dubito che tu possa capire cos’è questo sentimento, ma questa è la verità. Quindi adesso ti conviene toglierti dai piedi o sarà peggio per te –

- Ohhhh me la pagherete! Tutti e due! Non vi libererete così facilmente di me!Puoi starne certo –

Furiosa come non mai fece velocemente le scale e Troy la seguì.

La guardò con un sorriso da angioletto e le disse

-E poi … chi ti ha detto che Gabriella è ancora vergine? –

E godendo della sua faccia scandalizzata le chiuse la porta in faccia.

Ritornò dentro e finalmente poté andare a farsi la doccia. Mentre l’acqua calda scendeva lentamente su di lui, ritornò con la mente al giorno dell’incidente …

 

- Ahahahah basta ti prego, non ce la faccio più ahahahah –

Rise Gabriella arrendendosi e sdraiandosi sul divano. Troy la stava rincorrendo da dieci minuti buoni e quando la prendeva le faceva il solletico.

- E va bene, la smetto – rise anche Troy sedendole vicino.

Stendendosi sopra di lei la baciò.

- Ummm …. Devo tornare a casa. E’ tardi, mia madre starà preparando la cena –

- Non puoi tardare un po’?- sorrise Troy accarezzandole dolcemente una guancia.

- No, non posso – rise lei – su andiamo di sopra che devo vestirmi -

La ragazza infatti indossava solo la camicia di Troy che le arrivava fin sopra il ginocchio.

- E perché? Stai bene così – le rispose lui sorridendole maliziosamente.

- Troy! – lo rimproverò scherzosamente lei.

Quel pomeriggio era stato fantastico. Era andata a casa sua verso le tre e lo aveva trovato da solo. Il coach Bolton era rimasto a scuola per una riunione pomeridiana e la madre era a far compere con un’amica. Lui ne aveva approfittato per preparare tutto. L’aveva lasciata a bocca aperta quando l’aveva portata in camera sua. Il letto e il pavimento erano ricoperti di petali di rosa che erano disposti in modo da formare la scritta “Ti Amo”, una piccola lampadina emanava una luce soffusa creando un’atmosfera romantica e i poster dei campioni di basket erano stati tolti per non guastare il tutto.

Lui le aveva sussurrato dolcemente “la nostra prima volta deve essere speciale” e poi l’aveva baciata. Erano stati insieme nel modo più bello e naturale che esista, senza fretta.

Lui era stato perfetto e non l’aveva messa in imbarazzo.

Una volta pronta lo salutò e uscì.

Stava camminando tutta contenta diretta alla sua bici che aveva lasciato dall’altra parte della strada.

Successe tutto in una frazione di secondo. Vide una macchina rosa, che poteva appartenere a una sola persona, venirle incontro e un attimo dopo l’impatto la vista le si era offuscata e aveva perso i sensi.

Prima però si era sentita sussurrare: “ te l’avevo detto di ascoltarmi”.

Troy sentendo il tonfo provenire da fuori era corso subito e l’aveva trovata lì, sanguinante. Si era spaventato moltissimo e aveva subito chiamato l’ambulanza. Si era girato per vedere chi era stato. Nell’automobile riconobbe Samantha che mettendo in moto si era dileguata in modo che non la potesse prendere.

Nel frattempo era arrivata l’ambulanza.

Avevano portato Gabriella in ospedale e l’avevano operata per 5 ore di fila riuscendo a salvarla. C’era però stata una complicazione: aveva perso l’uso delle gambe.

Ritornando al presente Troy uscì dalla doccia e si vestì. Non pranzò, gliene era passata la voglia dopo quell’incontro.

Quando fu pronto prese l’autobus e tornò in ospedale da Gabriella, decidendo di non dirle niente di quello che era successo. Almeno non quel giorno. Era così felice, e lui non voleva farla intristire di nuovo.

***

POMERIGGIO – ORE 15:30

Taylor era andata a casa di Chad quel giorno. Avevano deciso di vedere un film, per starsene un po’ da soli. Dopo circa quindici minuti dall’inizio del film la ragazza si era accorta che lui non lo stava seguendo.

In un primo momento non disse niente ma poi, notando che la sua espressione si era intristita ancora di più, gli chiese che cosa avesse.

- Chad … cosa c’è che non va? Perché sei così giù? –

- Niente di importante, non preoccuparti –

-  Chad … non mentirmi. Capisco sempre quando non sei sincero,e tu lo sai. Perciò dimmi quello che ti succede –

- Uff … tu osservi troppo! – sbuffò scherzosamente Chad – Troy mi preoccupa –

- Che cos’ha? –

- Non è più lo stesso. Da quando Gabriella ha avuto l’incidente è cambiato. Del basket non gliene importa più di tanto, appena esce da scuola va in ospedale a trovarla. Non passa un minuto libero, a divertirsi. Non dico che non gliene dovrebbe importare, ma quello che intendo è che gli farebbe bene svagarsi un po’ –

- Capisco- La ragazza lo abbracciò, come per tranquillizzarlo.

- E poi tra poco è anche il suo compleanno – continuò lui stringendola a sua volta –  almeno quel giorno dovrebbe passarlo in modo un po’ più leggero –

- Aspetta … mi è venuta un’idea – la ragazza sorrise allegramente staccandosi di poco per guardarlo negli occhi, trionfante per aver trovato una soluzione.

- Che cos’hai in mente? – le chiese sorridendo Chad. Quando aveva quello sguardo significava solo una cosa: aveva un piano.

- Saprai tutto a tempo debito. Ma vedrai … Troy si divertirà un mondo quel giorno. Te lo prometto –

- E va bene, mia piccola genietta, ti credo –

Lei sorrise e lui la baciò. Non avrebbero più parlato di troy e dei problemi, quel giorno lo avrebbero dedicato solo a loro due.

***

TA – DAAAN Finto anche questo capitolo. Con un po’ di ritardo, ma sapete la causa è sempre quella: scuola. Sono piena di compiti e interrogazioni ç_ç!

Allora, pensavate che Samantha se ne fosse andata? Eh no, ritornerà ancora, ve lo assicuro.

Piaciuta la scenetta Chaylor, com’è venuta?

Recensite, mi raccomando.

Come sempre ringrazio chi ha commentato.

Grazie 1000 a :  Herm90, Vivy93, romanticgirl, valepigia, *AqUa PrInCeSs*, ciokina 14 e Anonimo 123 (niente nick?).

Spero vi piaccia!!!

Kiss
By
Lizdreamer

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


cap4

Dopo secoli sono tornata!Ho avuto dei problemi con il computer, ho cambiato internet, quindi per un mese e mezzo circa sono stata senza conessione, e tra la mancanza d'ispirazione altro, non sono riuscita ad aggionare prima. Scusatemi, spero di non aver perso chi mi seguiva!!!! 

Ah, le canzoni presenti nel testo sono "Start of something new" di HSM e "Grazie perchè" di morandi.

CAPITOLO 5

Era tutto pronto per il compleanno di Troy, la cui casa, precisamente il salotto, era stata adornata con grandi striscioni e palloncini con su scritto “ Buon compleanno WildCat ”, fatti fare apposta per quell’occasione. I mobili e il divano erano stati spostati per improvvisare una pista da ballo e con l’aiuto di Sharpay avevano potuto installare un palchetto con due microfoni alla destra della stanza. Il karaoke non poteva mica mancare! Della musica si sarebbero occupati Ryan e Kelsi, i due DJ della serata. Beh più che altro Ryan si sarebbe occupato della musica da ballo e Kelsi avrebbe suonato il pianoforte per il karaoke.

La grande tavola al centro della cucina presentava ogni tipo di snack possibile, vi erano infatti ciotole con patatine di ogni tipo e gusto, tramezzini vari, pizzette e numerose bibite analcoliche dovute alla presenza dei genitori del festeggiato in casa, che Zeke e Jason avevano portato ad una partita di basket per non fargli sospettare niente.

Taylor stava ammirando con un sorriso il suo operato. Aveva promesso a Chad che Troy si sarebbe divertito e così sarebbe stato. Mancava ancora un’ora alla festa, con grande sorpresa erano riusciti a preparato tutto in anticipo.

Ora però mancava la cosa più importante, o meglio la persona. Sospirando uscì dall’abitazione e si diresse alla macchina grigio metallizzata che stava poco distante da lì. Era di sua madre, che le aveva permesso di prenderla in prestito.

Dopo circa un quarto d’ora arrivò all’ Albuquerque Medical Ospital, e raggiunse la ormai nota stanza n°202.

Entrò e vide Gabriella seduta come sempre sul letto che cercava di allacciarsi un vestito.

- Hai bisogno d’aiuto?-

- Tay!Appena in tempo, non riesco ad allacciarlo – Taylor le si avvicinò e intrecciò i lembi dell’abito rosa chiaro che l’amica aveva deciso di indossare.

- Ecco fatto! Ma chi te l’ha portato? Stanno tutti lavorando per la festa –

- Sharpay è passata questa mattina presto, dicendomi che non importava se non potevo camminare, dovevo essere perfetta!Credo che la mia idea di “perfezione” sia vagamente diversa dalla sua!-

- Già, lo penso anch’io- rispose Tay per poi scoppiare in una sonora risata. Poco dopo le chiese se Troy era passato a trovarla quel giorno.

- Si, è venuto come ogni mattina. Ho fatto finta di non ricordarmi che era il suo compleanno, lui non l’ho dava a vedere ma si vedeva che ne era dispiaciuto. Dovevi vedere la sua faccia! – ora fu la volta di Gabriella di scoppiare a ridere.

- Poverinooo, eheh ma la sorpresa così sarà ancora più bella –

- A proposito hai parlato con il dottor Warner? Ti ha dato il suo consenso?-

-Mi ci è voluto un po’ per convincerlo, ma alla fine ha accettato ad una condizione –

-Quale?-

- Devi tornare qui alle 17:30 –

- Uff, peggio delle bambine di otto anni!-

- Beh almeno puoi venire, è già qualcosa, no?- Taylor le sorrise incoraggiante.

- Hai ragione …. Su, ora andiamo –

Una volta sistemato tutto, le due uscirono con Taylor che spingeva Gabriella nella sedia a rotelle.

***

Troy era appena ritornato con Zeke e Jason dalla partita dei Red Haws contro i Sixters. Doveva ammetterlo, si era divertito, però ora voleva solo tornare in ospedale. Era rimasto un po’ sconcertato quando lei non si era ricordata che oggi compiva 18 anni, ma poi si era detto che con tutti i problemi che aveva era più che comprensibile.

- Ragazzi, io vi ringrazio per la partita, ma adesso dovrei andare, sapete … -

- Troy, non sperare di fregarci, tu non andrai in ospedale adesso. La giornata non è ancora finita, amico! –

- Ma io …  –

- Niente ma. Ora vieni con noi –

Lo portarono un po’ in giro per la città, si fermarono a pranzare in un piccolo locale e poi, una volta fatte le 15:00, lo accompagnarono a casa.

- Ma io non devo andare a casa, davvero, Gabriella mi sta aspettando e … -

- E non vuoi nemmeno cambiarti? Su, vatti a mettere qualcos’altro e poi potrai andare dove vuoi –

Lui annuì confuso, insomma quei due lo avevano sequestrato! Poi si decise ad aprire la porta, mentre Zeke e Jason si scambiavano uno sguardo complice.

Infilò le chiavi, girò la maniglia e …

- BUON COMPLEANNO WILDCAT!-

Sgranò gli occhi meravigliato al massimo quando si trovò l’intera East High davanti. Ecco perché quello strano comportamento, lo avevano fregato!

Ringraziò tutti degli auguri e della festa che gli avevano organizzato e poi, finalmente, la vide.

Gabriella stava seduta in una sedia, a causa delle sue condizioni, sopra ad un palchetto che i suoi amici avevano allestito alla destra del salotto, sorridente e con la mano lo invitava ad unirsi a lei, per cantare ancora una volta insieme. Era vestita con un abito rosa chiaro dalle spalline sottili, il busto era stretto e la gonna si apriva ampia fino alle ginocchia. Era bellissima ma quello che lo attirò fu il suo sguardo. I suoi occhi erano pieni d’amore e anche un po’ colpevoli per aver finto di non ricordarsi niente.

Troy si riscosse e la raggiunse prendendo l’altro microfono disponibile. Tutti gli invitati urlarono contenti e applaudirono, mentre le note di una melodia ben conosciuta dai nostri due protagonisti si diffondevano nell’aria. Entrambi sorrisero guardando Kelsi suonare al pianoforte leggermente più in basso di loro.

Poi Troy riportò lo sguardo su di lei e prendendole la mano libera con la sua, cominciò a cantare.

 

Living in my own world

Didn't understand

That anything can happen

When you take a chance

 
Lei sorrise e gli rispose.

 I never believed in

What I couldn't see

I never opened my heart (ooh)

To all the possibilities (ooh)

 

Con gli occhi legati e un sorriso sincero sulle labbra, strinsero più forte la mano dell’altro, unendo le loro voci.

I know that something has changed

Never felt this way

And right here tonight

 This could be the start

Of something new

It feels so right

To be here with you (ooh)

And now looking in your eyes

I feel in my heart (feel in my heart)

The start of something new

 

Fu di nuovo il turno di Troy, che prese fiato e cantò il primo verso della seconda strofa.

Now who'd of ever thought that (ooh)

 

Gabriella lo seguì quasi subito, e le due voci presero ad alternarsi, creando un armonia che coinvolse chiunque li stesse ascoltando..

 
We'd both be here tonight

Ooh yeah

And the world looks so much brighter

 brighter brighter

With you by my side

 I know that something has changed

Never felt this way

I know it for real

This could be the start

Of something new

It feels so right

To be here with you (ooh)

And now looking in your eyes

I feel in my heart

The start of something new

 

Ancora fu il turno di Troy, che con una leggera ironia nello sguardo, prese la stecca del microfono e si abbassò a terra, mentre intonava un’altra strofa. (proprio come nel primo film ^^ nda Liz).

I never knew that it could happen
Till it happened to me

Ooh yeah

 

Gabriella rise ricordando quella magica sera in cui si erano conosciuti e poi riprese a cantare.

I didn't know it before

But now it's easy to see

 

Troy le si avvicinò di più, abbracciandola, e insieme cantarono gli ultimi ritornelli.

It's the start

Of something new

It feels so right

To be here with you (ooh)

And now looking in your eyes

I feel in my heart

 

That it's the start

Of something new

It feels so right (so right)

To be here with you (ooh)

And now looking in your eyes

I feel in my heart

The start of something new

Start of something new

The start of something new

 

Quando la canzone finì, tra gli applausi di tutti troy la baciò e lei gli sussurrò:

- Buon compleanno, Troy –

Lui le sorrise dolcemente e le rispose :

- Lo è sicuramente. Averti qui è il regalo più bello che mi potessi fare-

- Ah allora quello che ti ho preso  non lo vuoi?-

Troy la guardò interrogativo e sorridendo gli porse un pacchettino rettangolare argentato con un fiocco azzurro. Lui lo scartò, e si trovò tra le mani una scatola nera. L’aprì e sgranò gli occhi quando vide cosa c’era dentro.

Gabriella gli aveva regalato un braccialetto molto fine d’argento con le loro iniziali e una scritta:

- T&G 4EVER -

E sul retro c’era la scritta:

x non dimenticarmi mai

 

Troy la guardò per un lungo istante e poi la ringraziò.

-  Grazie, è bellissimo –

A quelle parole gli occhi di Gabriella si illuminarono.

- Davvero ti piace?Meno male!-

Troy le prese dolcemente una mano posandola sul suo petto, vicino al cuore,e le disse.

- Ma … non mi serve un braccialetto per ricordarmi di te, tu sei sempre qui, dentro di me –

Gabriella lo guardò con gli occhi lucidi. Lui le diceva cose bellissime ogni giorno, ma questa era ancora più speciale. Sapere che i suoi sentimenti per lei erano così forti la rassicurava e la rendeva felice.

Poi si ricordarono di essere ancora sul palco, e guardarono verso “ il pubblico ” sorridendo imbarazzati. Videro i loro amici che li guardavano tutti con un ampio sorriso, felici per loro, e poi Troy notò che anche suo padre e suo madre li stavano guardando  e , cosa più importante, erano felici per loro.

Poi improvvisamente si ricordò di  una cosa. Guardò Kelsi e le chiese di suonare un’altra canzone, una canzone per loro due molto importante.

Quando Gabriella capì qual’era lo guardò con occhi luminosi. In quel momento era perfetta per descrivere cosa provavano.

Quest’ultima prese di nuovo il microfono e disse rivolta a tutti gli invitati:

- Innanzitutto grazie a tutti per essere presenti a questa festa, credo che la ricorderemo a lungo. Tempo fa io e Troy abbiamo scritto una canzone, una canzone che solo noi e Kelsi che ne ha creato la melodia,conosciamo. Ora vogliamo condividerla con voi, proprio per dirvi grazie. In particolare ai nostri amici. Grazie a Taylor, Chad, Sharpay, Zeke, Jason, Kelsi, Ryan, Martha. Grazie perchè senza di voi oggi non saremmo qui. Siete stati degli amici, dei genitori, dei confidenti, quello di cui avevamo più bisogno. E infine grazie a te Troy. Grazie di essere semplicemente come sei, grazie di rendermi felice solo con uno sguardo, grazie di essermi sempre accanto, grazie di non abbandonarmi, ma soprattutto grazie di amarmi. Mi hai fatto capire cosa significa vivere. Vivere davvero. Grazie –

Troy la guardò, e in quello sguardo racchiuse tutto quello che c’era da dire. Le disse che anche per lui era così, e che le cose tra di loro non sarebbero mai cambiate.

Kelsi cominciò a suonare e lui cantò la sua parte.

Grazie perché
mi eri vicina
ancora prima di essere mia
e perché vuoi un uomo amico
non uno scudo
vicino a te
grazie che vai
per la tua strada
piena di sassi
come la mia

grazie perché
anche lontano
tendo la mano
e trovo la tua

 

Gabriella prese fiato e cominciò a cantare anche lei.

 

Io come te
vivo confusa
favole rosa
non chiedo più
grazie perché
mi hai fatto sentire
che posso anch’io volare
senza di te

 

Era proprio così. Lui le aveva fatto capire che non aveva bisogno per forza di qualcuno, lei era forte e poteva farcela anche da sola. Le aveva fatto scoprire una parte di sé stessa che prima ignorava. Quella forte e determinata.

Io mi riposo
dentro i tuoi occhi

Io coi tuoi occhi
vedo di più


Grazie perché
anche lontano
tendo la mano
e trovo la tua


Con te ogni volta
è la prima volta
non ho paura vicino a te

 

Grazie perché

non siamo soli

non siamo soli

Gabriella lo strinse forte mentre iniziava la nuova strofa.


Grazie perché
Vivere ancora
Non fa paura
Solo con te

Grazie perché
anche lontano

tendo la mano

e trovo la tua

tendo la mano

e tu ci sei

 

Mano nella mano scesero dal palco, con Troy che aiutava Gabriella a sedersi sulla sedia a rotelle, mentre di nuovo un applauso scoppiava tra i presenti.

Sorridenti si recarono insieme ai loro amici in cucina a sgranocchiare qualcosa.

Il resto degli invitati si mosse sulla pista da ballo con la musica da discoteca scelta da Ryan.

Taylor si avvicinò a Chad e sorridente gli disse:

- Visto? Che ti avevo detto, troy si è divertito!Io mantengo sempre le mie promesse!-

- Brava Tay, non avevo dubbi sul fatto che la tua idea funzionasse-

Ringraziandola la baciò, sapendo che era riuscita a farlo sentire meglio.

Insieme a tutta quella felicità però c’era anche molta rabbia da parte di qualcuno che non era stato invitato e che li guardava dalla finestra fuori dall’abitazione.

Due occhi nocciola fissavano l’intera scena promettendo che quella serenità non sarebbe durata a lungo.

***

Ecco qua!Più lungo rispetto agli altri, e con una piccola scenetta Chaylor alla fine, cosa ne pensate? Spero vi piaccia!!!Ora non ho tempo per citarvi tutti quanti ma ringrazio x le recensioni!Lo farò nel prossimo capitolo, promesso!!!

Commentate, vi prego!!!


kiss

by
LizDreamer

 

 

 

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


cap 3

Ciao a tutte, ragazze!!!Si, lo so, lo so, sono imperdonabile per questo grandissimo ritardo, ma tra tutte le solite cose, e cioè scuola, danza e per di più febbre e mal di stomaco (tra l’altro non sto ancora bene,ho qualche linea), non ce l’ho fatta a pubblicare prima.

Non voglio giustificarmi, assolutamente, ma purtroppo c’è sempre qualche problema di troppo in mezzo!

Spero non me ne vogliate, e che continuerete a seguirmi (sempre se ci siete ancora!)!

Detto questo, buona lettura!!!

 

CAPITOLO 6

 

Una volta che la festa fu finita, Chad, Taylor e il resto del gruppo aiutarono Troy e i suoi genitori a pulire e a mettere a posto. Dopo di che Troy andò in camera sua e prendendo il cellulare nuovo, comprato da pochi mesi, chiamò Gabriella.

Lei rispose al secondo squillo, desiderosa di sentire la sua voce nonostante si fossero visti meno di due ore fa.

- Ciao Gabriella. Come ti senti? –

- Tutto ok, non preoccuparti! Tu, invece? Sei soddisfatto? –

- Certo, mi avete fatto una bellissima sorpresa, soprattutto perché c’eri presente anche tu! Loro sapevano che io non avrei mai festeggiato senza di te, nemmeno se la festa in questione riguardava il mio compleanno. A proposito, ma come hai fatto a venire?- le chiese lui confuso. Ci aveva pensato per tutto il pomeriggio.

- E’ stata Taylor. Ha convinto il dottore che mi ha operata a lasciarmi uscire dall’ospedale a patto che ci tornassi entro le 17:30. Uff, mi sarebbe piaciuto rimanere lì fino alla fine della festa –

- La festa è finita quando tu te ne sei andata – le disse Troy dolcemente.

- Troy!-

- E’ la verità –

- Sei dolce a dirlo –  sussurrò felice Gabriella.

- Sai, una volta non era così. Ero presuntuoso, irresponsabile, anche menefreghista se devo dire le cose come stanno. Insomma, ero … diverso. Ma poi ti ho incontrato ed è come se tutto fosse stato più chiaro, più bello, più vero –

- Troy?-

- Si?-

- So che ne abbiamo già parlato tante volte ma … sei sicuro di star facendo la cosa giusta?Insomma, voglio dire … io non so se riuscirò a camminare ancora e … non voglio distruggere i tuoi sogni. Sei un ragazzo d’oro e non me lo permetterei mai se stare con me ti penalizzasse. Nella vita ho imparato che a volte bisogna saper rinunciare alle persone che fanno parte del tuo mondo, che sono il tuo mondo, se questo significa renderle felici. Tu me lo ripeti sempre che non è un peso, che la nostra è una storia importante, impegnativa. Ma a volte mi chiedo se davvero non è da egoisti pretendere di averti e di farti restare con me, anche se … - la voce le tremava leggermente mentre gli esprimeva le sue paure e troy intuì che a momenti sarebbe scoppiata a piangere, ma capì anche la sua determinazione ad essere forte e a cercare di trattenersi.

- Gabriella … dimmi una cosa – la interrupe il ragazzo, con un tono di voce più serio del solito.

- Certo, tutto quello che vuoi –

- Mi ami?-

- Troy, ma che domande fai?Si, certo, io … -

- Allora basta, non dovresti nemmeno farli certi discorsi. Tu non devi sentirti neanche minimamente in debito con me. Non sto insieme a te per pietà, ma per amore. Mi sembrava di avertelo fatto capire già qualche tempo fa, ma se questo ti fa sentire più sicura, te lo ripeterò tutte le volte che vuoi. Quindi non dire più certe cose, ok? Me lo prometti?-

- Te lo prometto, Troy – rispose Gabriella sorridendo.

Un sorriso fra le lacrime.

***********

Una nota ragazza bionda quella sera, come le altre del resto, non era decisamente soddisfatta di come stavano andando le cose.

Samantha prese un portafoto, capitato lì per sbaglio e lo scaraventò sul muro, dove andò a fare compagnia al resto degli oggetti che avevano fatto la sua fine.

Non era possibile, aveva fallito ancora una volta e quella vipera che le aveva rovinato la vita continuava ad essere felice e spensierata come sempre.

Ma cosa diavolo poteva fare per cambiare la situazione?

Stufa di lanciare tutto quello che le capitava a tiro, si sedette sul letto, vicino alla finestra.

Vi si affacciò, guardando le strade quasi deserte visto che si stava facendo sera, e fece una promessa a se stessa.

- Presto saprai la verità, saprai tutto quanto, compreso chi sono veramente e questo comporterà la tua rovina. Aspettami, Gabriella Montez. La tua felicità durerà ancora poco –

E con un sorriso che non prometteva nulla di buono, si stese e si addormentò.

***********

Troy stava girovagando per la sua stanza da venti minuti buoni e Chad se ne stava seduto sul letto appena rifatto, guardandolo curioso e anche un po’ spazientito.

Quel pomeriggio aveva deciso di portare Taylor all’inaugurazione del nuovo e super attrezzato campo da basket vicino alla scuola. Certo, non era un’uscita romantica, ma per era pur sempre un’occasione per stare un po’ insieme e poi per lui era importante!

Comunque, tornando al nocciolo della questione, troy l’aveva chiamato di punto in bianco dicendogli che doveva parlargli di una cosa per lui fondamentale. L’aveva sentito nervoso, e per questo una volta salutata quella che ormai da un paio di mesi era la sua ragazza, era corso da lui.

Ma invece di parlare, Troy stava facendo su e giù per la camera, senza fiatare.

Dopo essersi alzato in piedi e aver sbuffato per l’ennesima volta, si decise a chiedergli spiegazioni.

- Allora?-

Troy si girò finalmente verso di lui guardandolo interrogativo.

- Allora cosa?-

- Cosa?COSA?Mi hai fatto venire qui mentre ero fuori con Tay e poi ti sei messo a gironzolare senza proferire parola!Ti sembra normale?-

- E’ … è che sono nervoso –

- Questo l’avevo capito. Ma vorrei sapere il perché – vedendo il suo sguardo capì subito di cosa si trattava, o meglio di chi.

- Aspetta, si tratta di Gabriella vero?-

L’altro annuì.

- Tu sai come lei sia stufa di questa situazione, di starsene in ospedale e non poter fare nient’altro che stare su di un letto tutto il giorno e … io voglio aiutarla. E’ più che comprensibile quello  che prova e per questo sento che devo fare qualcosa per cambiare le cose –

- E come pensi di fare?- gli chiese Chad confuso.

- Voglio chiederle di venire a vivere con me – rispose Troy tutto d’un fiato.

Chad ci impiegò qualche secondo a capire cosa intendeva l’amico, o meglio il fratello.

Eh già, il loro era sempre stato un rapporto forte, che superava i limiti dell’amicizia fino a sfiorare quelli della fratellanza. Anche se non avevano legami di sangue, si sentivano come i membri della stessa famiglia.

E per questo, proprio perché non se l’aspettava, una volta afferrato il concetto, sbarrò gli occhi castani e lo guardò incredulo.

E non ci mise poi molto per dirgli come la pensava.

- Vi … vivere in … insieme ??????Tu e Gabriella  A CONVIVERE? E sentiamo, come farai a mantenere entrambi, eh?Lei non può di certo lavorare nelle sue condizioni!E non solo, devi pensare anche alla casa e a tutte le bollette, l’affitto … insomma, non è una passeggiata!Fratello, io non voglio essere quello che rovina tutto, ma tu ti devi rendere conto della situazione, cavolo hai solo 18 anni!!!E poi i tuoi genitori che diranno? E sua madre? E con …. –

Troy lo interruppe.

 

- Ehi, Chad!Frena, frena, frena!Non hai capito!O forse sono io che mi sono espresso male. Non ho … intenzione … di convivere. Insomma, si, forse un giorno!Ma non ora … è presto e non è il momento adatto!

Quello che voglio dire, che poi spiega perché oggi sono tanto nervoso, è che non so come chiedere ai miei se Gabriella può restare da noi per un po’. Non è un rifiuto che mi spaventa ma non riesco ad iniziare il discorso!- finì sbuffando.

 

- Allora, vediamo se adesso ho capito. Come tutti sappiamo Gabriella è in ospedale da quasi un anno e ovviamente è stufa della situazione. Tu vuoi aiutarla e hai pensato che potrebbe restare da te per un po’ ma il problema è parlare con i tuoi genitori. Giusto?-

 

Troy annuì.

- Giusto –

- Ma per quanto tempo sarebbe?-

- Ecco, a dire il vero non lo so di preciso. Fino a quando ci saranno dei miglioramenti, suppongo. E per quando riguarda la signora Montez, lei dovrebbe essere d’accordo. Sempre meglio che farla stare ancora lì dov’è, e poi non saremo soli –

Chad si risedette sul letto, passandosi una mano sui capelli ricci ribelli. Sospirò, era difficile ma doveva essere sincero con Troy, come lo era sempre stato.

- Troy? Io … davvero … non voglio smorzare il tuo entusiasmo e sono convinto del fatto che tu lo voglia davvero, ma … se lei non migliorasse mai? Se … non guarisse? Ci hai pensato, vero? Nel caso in cui le cose non si dovessero risolvere … ce la farai? Voglio solo essere sicuro che tu non ci soffra troppo se questo dovesse accadere -

Troy alzò lo sguardo e lo fissò in quello di Chad. I suoi occhi azzurri, sempre dolci, sempre limpidi, ora erano attraversati da determinazione. Tanta, tanta determinazione e fermezza in quelle che erano le sue speranze.

- Chad, io so che lei ce la farà. Ho bisogno di crederlo per andare avanti. Ci ho pensato, ma non riesco a  prendere realmente in considerazione la possibilità xhe non cammini più. Perciò … non togliermi questa speranza, ok?-

Chad lo guardò, questa volta sorridente.

. Va bene, amico. Hai ragione, scusami –

Troy scosse la testa come per dire “non importa”.

L’altro si avvicinò alla porta e l’aprì ma prima di uscire, si voltò nuovamente verso di lui.

- Sai una cosa? Quella ragazza ti ha proprio cambiato – e dopo averlo salutato con un cenno della mano, uscì.

Troy ricambiò e si distese sul letto.

Aprì il comodino in legno chiaro che stava alla sua destra e vi tirò fuori una foto. Poi lo richiuse.

La foto incorniciata ritraeva lui e Gabriella abbracciati che ridevano. Era stata scattata di nascosto da Sharpay, poco prima dell’incidente.

Con una mano ne sfiorò la superficie, posando le dita sulle labbra della ragazza, tese in un dolce e solare sorriso.

E in cuor suo sperò di vedere ancora quell’espressione radiosa.

*****

Finto anche questo cap, un po’ corto!E’ stato un po’ faticoso da scrivere, perché non volevo far intendere troppo cos’ha in mente Samantha.In sostanza non succede molto, ma mi serviva per introdurre il prossimo. Ah, vi anticipo che tra un capitolo o due ci sarà un grande colpo di scena!!!

Perciò continuate a leggere!

Infine ringrazio chi ha commentato gli ultimi due capitoli.

X IL CAPITOLO 4 GRAZIE 1000 A :

ciokina14, romanticgirl, valepigia, Vivy93 e kikka93.

X IL CAPITOLO 5 GRAZIE 1000 A :

Vivy93, ciokina14, Brauccia, Tay_,romanticgirl,

 

Vi ringrazio, e spero continuerete a leggere e commentare!!!

Alla prossima,

kiss
by
LizDreamer

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


cap4

Allora,so che praticamente ad ogni capitolo devo scusarmi della mia lunga assenza. Ma purtroppo anche questa volta mi hanno staccato internet per due mesi e mezzo, e per mancanza d’ispirazione e numerosi impegni non ce l’ho fatta a pubblicare prima.

Per farmi perdonare, pubblicherò due capitoli , dedicati a tutte le persone che hanno seguito e spero continueranno a seguire la mia storia.

Detto questo, via lascio alla lettura!!!

 


CAPITOLO 7

 

- Mamma, papà … devo parlarvi –

Era giunto il momento. Troy doveva parlare ai suoi genitori di quella richiesta per lui tanto importante.

- Si tratta di Gabriella e … di me. Beh … in realtà riguarda anche voi –

I signori Bolton guardarono il figlio con un’ espressione interrogativa. Che cosa c’era di così urgente da fermarli prima di andare a lavoro?

- Voi sapete bene la situazione in cui lei si trova. Io pensavo che avremmo potuto … ecco, insomma, potremmo ospitarla qui per un po’ –

Jack e Serena (non sapendo come si chiama la mamma di Troy, le ho dato un nome io nda Liz) Bolton stettero in silenzio, senza dire niente.

In compenso però fissarono Troy dritto negli occhi.

Il ragazzo pensò che sicuramente, dalle loro facce, la risposta doveva essere negativa.

Poi il padre parlò.

- Tu sei maggiorenne, lei  non ancora, state insieme da due anni e state frequentando l’ultimo del liceo. A quest’età … -

- … i ragazzi sono in piena fase ormonale – continuò per lui la moglie.

- E considerando che dovreste vivere insieme, nella stessa casa … -

- … sempre a contatto, rimanendo da soli quando noi mancheremo per il lavoro –

“Adesso sì che si mette male” pensò Troy.

- Potreste avere un comportamento … irresponsabile, ecco –

Prima che potessero continuare, lui lì fermò.

- Aspettate! Infondo non siamo mai stati degli irresponsabili … non vi abbiamo mai dato modo di dubitare di noi! E poi non saremmo soli, è vero che lavorate, ma non per tutto il giorno!E se aggiungete il fatto che io sarò a scuola, cosa ci sarebbe da temere? Se riesco a convincere il dottore, la farò venire con me, così si toglierebbe anche il peso di dover pagare un’ insegnante privato e … -

Serena lo interruppe.

- Troy, non ci hai lasciati finire. Noi eravamo … -

- Già d’accordo all’inizio. Volevamo solo vedere come avresti reagito se ti avessimo detto di no!- finì Jack ridendo alla vista della faccia di Troy, che imbarazzato si passò una mano tra i capelli.

- Oh beh, se è così, allora … ma, aspetta un attimo! Questo vuol dire che mi dite di si?-

I genitori gli sorrisero e Troy li abbracciò, ringraziandoli.

- Ma … - la madre lo guardò seria.

- Si, lo so … staremo attenti e non faremo niente di sconveniente! – finì Troy per lei.

Al settimo cielo, li salutò e si diresse alla fermata del pullman che lo avrebbe portato all’ Albuquerque Medical Hospital.

***

Gabriella si sentiva di buon umore quella mattina, la telefonata della sera prima l’aveva rassicurata molto.

Non sapeva ancora che le cose sarebbero migliorate, e infatti …

TOC TOC

- Avanti –

Troy entrò, nascondendo dietro la schiena un mazzo di rose bianche, le preferite della ragazza.

- Troy! Ciao –

Il ragazzo le andò incontro, la baciò e poi le porse i fiori.

Gabriella lo guardò felice e sorridente annusò le rose.

Il loro profumo era delicato e candido e le dava un senso di tranquillità.

- Sono bellissime e adoro il loro profumo. Come mai questo gesto così romantico, stamattina? –

- Perché … io sono romantico e poi devo darti una notizia –

- Che notizia?- la ragazza mora lo guardò curiosa.

- Da oggi non dovrai più stare qui, se non per i soliti controlli. Ho già parlato con il medico e dopo mezz’ora buona sono riuscito a convincerlo. Perciò adesso ti vesti, prendiamo le tue cose e ce ne andiamo da questo posto. Dovrai solo firmare alcune carte e ci sarà bisogno anche della firma dei miei genitori – Troy le rispose cominciando a radunare in un'unica borsa gli oggetti sparsi per il comodino.

- Aspetta un secondo Troy, che significa che ce ne andiamo?-

- Significa che ho convinto mia madre e mio padre a farti stare da noi per un po’ –

Gabriella lo guardò spalancando gli occhi scuri. Dopo qualche secondo di smarrimento, lo abbracciò forte, non riuscendo a credere a quello che aveva sentito.

- Stai dicendo sul serio?Non stai scherzando?-

- No, è tutto vero. Starai da me –

-Non posso crederci!Ti rendi conto Troy?Uscirò finalmente da qui!-

Le lacrime le pizzicavano gli occhi, ma lei tenne duro. Questa volta sarebbe stata forte.

***

I genitori di Troy arrivarono un’ora dopo, firmarono dei documenti che attestavano la loro decisione di ospitare Gabriella, e se ne andarono insieme a lei e al figlio, diretti verso la loro abitazione.

Quando arrivarono, Gabriella si fermò ad ammirare quella che da allora in poi sarebbe stata la sua casa.

Per i primi tempi, ci fu del disagio insieme a delle situazioni imbarazzanti, ma poi la cantante riuscì ad ambientarsi bene alla nuova famiglia. La signora Montez era contenta della nuova situazione e non si preoccupava del fatto che lei vivesse con Troy, sapendo che comunque c’erano sempre i suoi genitori a sorvegliarli.

Gabriella tornò anche a frequentare la scuola, mancavano pochi mesi alla fine del liceo e gli esami di maturità si avvicinavano.

Le materie da studiare erano tante, ma grazie al suo insegnante privato non era rimasta indietro con il programma.

E poi, intelligente com’era, avrebbe potuto farcela sicuramente.

E così passarono le prime quattro settimane a casa Bolton, tra studio, tv e … non da ultimo qualche bacio!

La ragazza mora pensava di aver ormai ripreso in mano la propria vita, e di poter finalmente ricominciare, ma il destino, o forse solo la sfortuna, volle che non fosse così.

C’era ancora una cosa importante che Gabriella doveva sapere. Una cosa che riguardava la sua famiglia. Una cosa che e avrebbe sconvolto la vita.

***


- Oliver?Si, sono io Sam. Devo parlarti. Raggiungimi a casa, sai che non posso muovermi. I miei rompono ancora per la storia dell’incidente. Si, ok, va bene. Ti aspetto. Un quarto d’ora, si. Ciao –

Come stabilito, quindici minuti dopo, Oliver aveva raggiunto Samantha.

- Vieni entra- la ragazza bionda lo fece accomodare nella sua stanza.

- Cosa c’è di tanto importante?- chiese Oliver. Moro, occhi scuri, fisico asciutto.

Samantha prese un grosso respiro, poi parlò.

- Ho deciso di dirle tutta la verità-

- Di dirle? Ma di chi stai …. aspetta, adesso ho capito. Intendi a Montez?-

- Si, per anni l’ho odiata e ancora adesso continuo a farlo e tu sai il perché. Ma ho capito che non posso più vivere così, sono distrutta. La mia vita fa schifo, e io non ho nessuno-

-Hai ancora me-

Samantha lo guardò e sorrise. Un sorriso vero, un sorriso sincero, non come i soliti sorrisi provocatori che si addicevano alla sua personalità.

Si avvicinò di più e lo abbracciò. Poco dopo sentì ricambiare la stretta.

Tutti erano convinti  che lei non avesse un cuore, che la sua fosse solo cattiveria. Che se agiva così, era perché non le importava niente degli altri.

Anche tutte le brevi storie d’amore che aveva avuto, erano finite sempre per lo stesso, identico motivo.

Disponibilità. Lei era una ragazza disponibile, nel senso fisico della parola. E i ragazzi che aveva frequentato, erano soltanto interessati a spassarsela.

Anche loro erano convinti che comunque lei non desiderasse nient’altro. Non era certo un tipo sentimentale!

Ma si sbagliavano, come si sbagliavano tutti.

Lei un cuore ce l’aveva, ed era stato ferito troppe volte. Per questo si era chiuso, e nessuno era riuscito ad aprirlo di nuovo. Beh a dirla tutta, nessuno ci aveva mai provato seriamente.

Così Samantha aveva pensato che se lei si dimostrava davvero come la gente pensava che fosse, se ne sarebbe convinta lei stessa, e non avrebbe più sofferto.

Ma la verità era un’altra. Lei soffriva, soffriva da morire. Perché non si sentiva amata, non si sentiva voluta.

Solo con Oliver, la situazione sembrava essere meno grave.

Lui era l’unica persona che le voleva veramente bene, che le era sempre stato vicino.

L’aveva conosciuto poco prima di iniziare il primo anno alla East High School.

Già allora, lei era una ragazza fredda, e questo era dovuto sempre a quel segreto troppo grande che aveva scoperto quando stava per finire le elementari. Era stato uno shock per lei, e non riusciva a capire la situazione. Ma crescendo aveva capito eccome. Aveva giocato con il fuoco e alla fine si era bruciata. Quella ferita non era ancora stata rimarginata e non lo sarebbe stata fino a quando anche Gabriella non avesse saputo tutto.

Oliver era un ragazzino sveglio, intelligente, sempre allegro e molto dolce. Una persona perbene, insomma.

Aveva saputo vedere al di là del ghiaccio di quegl’occhi nocciola. Era riuscito a vedere la sofferenza, il dolore. E aveva fatto di tutto per diventare suo amico, nonostante lei lo respingesse in qualunque modo possibile. E alla fine, con forza e tenacia ce l’aveva fatta. Era riuscito ad entrare nel suo cuore e a darle un po’ di quel calore che tanto le mancava.

****

Grazie a tutte le persone che hanno commentato lo scorso capitolo e cioè:

Tay, romanticgirl, armony93, ciokina14 e Vivi93.

Grazie 1000 a tutte, e continuate a seguirmi e a commentare!!!


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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


cap4

CAPITOLO 8

- Ti senti pronta?-  il sussurro di Oliver la fece distogliere dai suoi pensieri.

Gli sorrise. Un sorriso triste.

- No, ma devo farlo. Ormai non posso più aspettare. Non voglio più aspettare. Faccio un giro per schiarirmi un po’ le idee e poi vado da lei. -

- Vuoi che ti accompagni?- le chiese dolcemente.

-No, grazie. E’ una cosa che devo fare da sola-

Detto questo si alzò, prese la giacca di jeans, uscì e chiuse la porta.

Oliver l’avrebbe aspettata lì a casa sua.

Quando fu certo che lei se ne fosse andata, il ragazzo moro sospirò triste e ormai rassegnato, chiedendosi quando quella ragazza così diversa dalle altre si sarebbe accorta dei suoi sentimenti per lei.

***

Troy infilò le chiavi nella serratura e aprì la porta.

- Sono a casa!-

Non udì risposta, probabilmente i suoi erano a lavoro e Taylor e Sharpay era passate a prendere Gabriella,così salì le scale e andò in camera sua.

Aprì la porta e per poco non gli venne un colpo.

Gabriella c’era, eccome se c’era!!!

Era distesa sul letto, con i capelli lisci sparpagliati sul cuscino, e una leggera sottoveste bianca che le arrivava fin sopra alle ginocchia. Con l’indice puntato verso di lui, lo invitava ad unirsi a lei, con fare sensuale.

Le lenzuola di lino azzurre erano state tolte, e a sostituirle vi erano delle lenzuola rosse di seta.

- Bentornato, Troy –

- Gab- briella … ma cosa … insomma … cosa – balbetto il ragazzo dagl’occhi azzurri avvicinandosi e sedendosi sul letto accanto a lei.

- Ho voluto farti una sorpresa- Gabriella gli diede un bacio veloce.

- Mi hanno aiutato Taylor e Sharpay, che mi ha regalato questa – indicò la sottoveste bianca.

- In realtà, me l’aveva regalata già un po’ di tempo fa, ma l’ho conservata per il momento giusto. E oggi lo è!-

Troy le sorrise malizioso.

- Beh, sai io sono una persona molto altruista e sensibile, perciò non vorrei mai che le tue amiche si dispiacessero se noi non usassimo quello che hanno preparato … -

- Ah, certo lo fai per loro, vero?- gli rispose lei ridendo.

- Assolutamente sì!-

Troy chiuse lì il discorso e la baciò con passione, dedicando quel pomeriggio solo a loro due.

***

Troy e Gabriella erano distesi sul letto, lei era voltata sul fianco sinistro,mentre lui le cingeva dolcemente la schiena.

Dopo tanto tempo, erano stati insieme. Certo, era iniziato tutto scherzosamente, come un gioco tra di loro, ma entrambi sapevano che era un passo importante.

Per un anno si erano limitati a semplici baci e carezze, non potendo fare di più viste le circostanze. Lei doveva stare in ospedale e già lì non si sentivano troppo a loro agio quando stavano da soli. Era un posto troppo freddo, e loro avevano bisogno della loro intimità. Inoltre, era un luogo che non permetteva a Gabriella di staccarsi dal pensiero di non poter più camminare, non sapendo  ancora per quanto.

- Come ti senti?- le chiese Troy sussurrando vicino al suo orecchio.

- Benissimo!E tu? – sorrise voltandosi verso di lui.

- Anch’io. Avevo bisogno di sentirti –

Gabriella si accoccolò vicino al suo petto forte e caldo, chiudendo nuovamente gli occhi, ma proprio in quel momento un cellulare suonò.

Get my, get my head in the game
You gotta
Get'cha, get'cha, get'cha, get'cha head in the game

 

- E’ il tuo!-

Troy allungò una mano sul comodino e prese il cellulare.

- Pronto?-

- TROY, MA DOVE SEI FINITO?Dovevamo giocare oggi, te ne sei dimenticato?-

- Chad,calmati!Sono stato … ecco, come dire … impegnato!- guardò Gabriella che si mise una mano davanti alla bocca per nascondere le risate a Chad.

- Impegnato?Impegnato a fare cosa?-

- Beh, ecco … io … –

- No, aspetta non mi dire … adesso ho capito!Ci credo che non sei venuto a giocare!!!-

- Si, ok, senti ci sentiamo, eh?-

- Come ci sentiamo? Non vieni?-

- ma non avevi detto di aver capito?-

- Si, ma non significa che non devi venire!Dai, lo sai che avevamo lanciato la sfida a quei quattro buffoni che abitano vicino a casa mia!Non mi puoi abbandonare, sei il capitano!-

- Mah, non lo so … aspetta un attimo- Troy allontanò il cellulare per parlare con Gabriella.

- Devi andare?- gli chiese lei.

- Si, Chad mi sta stressando per andare a giocare con quelli che stanno dove di casa sua!Ma posso dirgli che resto qui, se vuoi, non è un problema!Se ne farà una ragione!-

- No, no, vai pure. Tra poco saranno qui anche i tuoi genitori e se ci trovano così sono guai seri!-

- E tu cosa fai?-

- Sistemo il letto e poi guarderò un po’ di televisione, davvero, non preoccuparti per me!!!-

- Va bene, se ne sei sicura -

- si, lo sono –

Gabriella lo baciò velocemente, ma Troy la trattenne e approfondì il bacio. Lei ricambio ma poco dopo si staccò.

- Se mi baci così non andiamo da nessuna parte!!!Su, vestiamoci che poi mi aiuti a scendere!-

Detto questo, i due si rivestirono, misero a posto il letto togliendo le lenzuola di seta e rimettendo quelle di lino, per non far sospettare niente ai coniugi Bolton.

Una volta finito, Troy prese la ragazza in braccio e scese le scale, per poi posarla delicatamente sulla sedia a rotelle.

Le diede un bacio veloce e poi la salutò.

Dopo neanche dieci minuti, qualcuno bussò alla porta.

Gabriella era ancora raggiante per le ore che aveva trascorso con troy, in cui era stata benissimo, così quando andò ad aprire aveva ancora il sorriso sulle labbra.

- Ciao. Devo parlarti –

Gabriella nemmeno considerò la persona che aveva davanti e richiuse la porta. La sua serenità era svanita in un attimo.

- Aspetta!Apri, riguarda tua madre!-

Sua madre? Che centrava adesso sua madre con lei?

Voleva saperne di più, così riaprì la porta e questa volta fece entrare Samantha in casa.

- Allora, vuoi spiegarmi cosa centra mia madre con te?-

- in realtà non riguarda solo lei. Riguarda anche te. Riguarda la tua famiglia. O meglio la nostra-

- Nostra? Ma che stai dicendo?- Gabriella sbarrò gli occhi stupida.

-  Bene, è arrivato il momento di vuotare il sacco. Il mio vero nome non è Samantha. Mi chiamo Cassidy –

Cassidy si portò una mano sull’attaccatura dei capelli, e sfilò la parrucca bionda che portava da quando aveva iniziato le superiori.

Una cascata di lunghi capelli neri lisci le scivolò fino a metà schiena.

Guardò Gabriella dritto negl’occhi e pronunciò la frase che avrebbe cambiato per sempre le loro vite.

- Sono tua sorella –

***

Che ne pensate? sono riuscita a stupirvi?Commentate, mi raccomando!

Spero a presto!!

Ciao a tutti!!!
by
LizDreamer


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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


cap9

Capitolo dedicato a Titty90, perchè secondo me è una delle migliori scrittrici di Efp!!!Titty sei grande, spero di diventare brava come te un giorno!!!!Kiss!

Buona lettura!!!

CAPITOLO 9

- Sono tua sorella –

- Sono tua sorella –

- Sono tua sorella –

Sempre la stessa frase rimbombava continuamente nella testa di Gabriella.

Samantha …. o Cassidy … o come diavolo si chiamava, la ragazza che le aveva rovinato la vita, la ragazza che l’aveva investita, la ragazza che diceva di amare Troy, la ragazza che la odiava profondamente …. era sua sorella?

No,  non poteva essere vero. Probabilmente era solo un’altra delle sue tecniche per sconvolgerla e mandarla in confusione.

Non doveva cascarci, no, non ci doveva credere.

Fece un respiro profondo e cercò di calmarsi, ripetendosi che era tutta una farsa.

- Senti, io non ho ancora capito perché tu ce l’abbia così con me, al punto di investirmi, di rovinarmi la vita, di arrivare a mentire così spudoratamente per cercare di confondermi, ma ti chiedo di finirla. Non riesco più a sopportare questa situazione. Sto cercando di andare avanti nonostante tutto quello che ho passato, sto cercando di rifarmi una vita, ripetendomi ogni giorno che anche se non posso camminare, ho tante altre cose belle intorno a me per le quali combattere. Come la mia famiglia, come Troy, come cantare. Ma ogni volta che la mia felicità arriva al massimo compari tu e butti giù tutte le mie speranze. Ho sopportato tutto, ma questa volta l’hai combinata grossa. Finché la questione riguardava me e te mi stava anche bene, perché quella a soffrire sarei solo stata io,ma ora osi parlare di mia madre,e questo non posso perdonartelo. Assolutamente-

Cassidy la guardò per la prima volta con uno sguardo diverso. Uno sguardo deciso, uno sguardo sicuro, non provocatorio.

- Ti ho sempre odiata, e probabilmente continuerò a farlo, perché tu mi hai portato via tutto,ma se non fosse stato vero, non sarei mai venuta da te a raccontarti una cosa simile. Tu pensi sempre di essere dalla parte della ragione. Tu combatti, tu soffri, tu sei la vittima. E io? Io sono la strega cattiva che si mette in mezzo tra la principessa e il principe e che fa di tutto perché non ci sia un lieto fine.

Da quello che dici sembri una persona profonda, ma le apparenze hanno ingannato perfino te stessa. In realtà sei incredibilmente superficiale, perché non hai saputo guardare al di là. Non hai saputo vedere la verità. Io sono tua sorella, e tu devi accettarlo!!Che tu lo voglia o no!-

La mora si guardò intorno e poi si rivolse nuovamente a Gabriella.

- Comunque non è un discorso che si può affrontare in cinque minuti. Devo parlarti in privato, in un posto dove si può stare tranquilli-

Gabriella la guardò scettica, poi le rispose.

- Sono da sola in casa, non c’è nessuno. Quindi se vuoi continuare questa farsa, fallo pure –

- Non riesci proprio a credermi, eh?Comunque visto che adesso vivi a casa del tuo caro fidanzatino, ci saranno i suoi genitori-

- Arrivano tra poco-

- Appunto, quindi andiamocene-

Senza ascoltare le sue imprecazioni, Cassidy si avvicinò, le si posizionò dietro e prese a spingere la sedia a rotelle, dopo aver aperto nuovamente la porta.

Ormai arresa, Gabriella la fece fermare un attimo, scrisse un bigliettino a Troy e ai signori Bolton per avvisare che era da Taylor e che avrebbe mangiato da lei quella sera. Poi prese il cellulare azzurro cielo e mandò un messaggio anche a lei, chiedendole di coprirla.

- Possiamo andare – disse a Cassidy, che senza proferire parola, cominciò a condurla al parco.

Una volta arrivate, Gabriella parlò.

-  Il parco è la tua idea di posto tranquillo e soprattutto riservato?- le chiese ironica.

- Nei weekend resta aperto fino alle nove e mezza della sera, ora sono le otto, e come vedi a quest’ora è deserto, la gente sta cenando-

- Ok, va bene … lasciamo perdere e arriva al punto. Naturalmente non ti credo, ma sono disposta ad ascoltare la tua versione dei fatti-

Cassidy si accomodò su una panchina proprio di fronte a Gabriella, e cominciò a parlare.

- Durante le vacanze estive, prima di cominciare la prima media, tornata a casa dopo uno dei miei soliti pomeriggi in bicicletta, trovai in camera di mia “madre” una lettera. Non era in vista, era ben nascosta, infatti la trovai dentro una scatola riposta sull’ultimo cassetto del comodino-

- E come mai hai aperto quella scatola?- la interruppe Gabriella.

- Stavo cercando un braccialetto, non lo trovavo da nessuna parte e così cominciai a cercarlo dappertutto. Quando vidi la scatola rossa mi incuriosii e pensai che magari era lì dentro,ma quando la aprii, trovai una busta bianca, contenente una lettera che risaliva a una settimana dopo il parto. L’aveva scritta tua madre, ed era indirizzata a me-

Gabriella man mano che ascoltava si interessava sempre di più a quella storia e inconsapevolmente cominciava a pensare che forse non erano tutte menzogne quelle di Cassidy …

- E cosa diceva questa lettera?-

- Scoprilo tu stessa –

Cassidy tirò fuori un foglio piegato in quattro dalla tasca posteriore dei jeans e glielo porse.

Gabriella l’afferro e l’aprì, spalancando gli occhi. Quella era proprio la calligrafia di sua madre, per niente cambiata sebbene fosse passato tutto quel tempo, l’aveva riconosciuta subito.

 

 

Cara Cassidy,
non so con chi sei adesso o che nome ti abbiano dato,ma questo era quello che avevo scelto per te.
Ti scrivo questa lettera per quando sarai grande. Si lo so, sei appena nata e già comincio a parlare del futuro.
Ma questo è l’unico modo che ho per farti capire la mia scelta.
E’ vero a te sembrerà che io ti abbia abbandonata, ma non è così.
O meglio si è così, ma a tutto c’è un perché.
Ed ora io proverò a spiegarti il mio.
Solo un anno fa è nata Gabriella , la mia prima bambina.
Io e Dave avevamo appena festeggiato il nostro terzo anniversario di matrimonio. Infondo non era poi molto tempo, ma a me sembrava tutta una vita. Eravamo molto giovani, ma io lo amavo profondamente.
Lui era l’unico uomo che esisteva per me, l’unico che avrebbe potuto darmi quello che avevo sempre voluto. Una famiglia.
E quando lei nacque noi eravamo così felici. O almeno questo era quello che credevo io.
In realtà, lui non aveva mai desiderato avere un bambino, non con me e non in quel momento comunque.
Dopo che Gabriella compì il suo secondo anno di vita, lui ci lasciò.
Se ne andò, abbandonandoci per andare a vivere con un’altra donna. Il nostro rapporto si era incrinato, è vero ma non credevo fino a quel punto. Ero sconvolta, e non sapevo cosa fare, così pensai di rifugiarmi a casa di amici di vecchia data.
Era il mio gruppo del liceo. Io andai principalmente da Katia e John, ma in appartamenti vicini al loro vivevano tutti gli altri. Maria, Jessica, Nick, Mike.
Passai la notte da loro. E fu proprio quella notte a cambiare tutto.
Ai tempi della scuola, io frequentavo proprio John. Lui era stato il mio primo amore.
E  un po’ per l’alcol, un po’ perché John provava ancora qualcosa per me, un po’ perché io non volevo più sentirmi sola, finimmo per fare l’amore.
Il giorno dopo, parlammo subito dell’accaduto e decidemmo di comune accordo di dimenticare quello che era successo.
Però, dopo quattro settimane da quel giorno, scoprii di essere rimasta nuovamente incinta.
Non avevo le forze per crescere un altro bambino, e nemmeno la disponibilità economica visto che ero diventata una ragazza madre. Non cercai nemmeno di contattare John, non volevo distruggere anche la sua di famiglia.
Non riuscivo nemmeno a pensare all’aborto, così ho deciso di darti in adozione.
Ma voglio che ti resti almeno qualcosa di me, della tua vera madre.
Non odiarmi, se puoi, ti prego.
Non vorrei mai ferirti, perché anche se non posso tenerti, ti amo.
Spero che tu ti trova bene nella nuova famiglia e che possa trovare quel calore che io non posso darti.
Con amore,
Amy Montez.

 

Gabriella era rimasta sconvolta da quello che aveva appena letto.

Stava in silenzio e piangeva. Ormai non c’era più tempo per dubitare, Cassidy era sua sorella. O meglio, sorellastra.

Ancora una volta il destino le aveva giocato un brutto scherzo. Tutto quello che sua madre le aveva raccontato, non era vero. Tutt’altro, era stata proprio lei a mentirle.

Cassidy la osservò senza dire niente, e poi decise di intervenire.

 

- Ehi, è tutto a posto?Ti senti bene?-

- Da quando ti preoccupi per me?- le rispose ironicamente lei, alzando lo sguardo sui suoi occhi nocciola, così simili ai suoi. Non tentò nemmeno di asciugare le lacrime, lasciandole libere di scendere e di rigarle le guance delicate.

- Perché stai piangendo?- Cassidy ignorò la sua domanda, rivolgendogliene un’altra.

- Mia mad … nostra … madre mi ha sempre detto che mio padre è morto quando io ero piccola, in un incidente stradale –

Cassidy rimase senza parole. Per un po’ stettero in silenzio, lanciandosi un’occhiata ogni tanto.

Poi fu proprio lei a riprendere.

- Vuoi sapere perché ti ho sempre odiata?- le chiese all’improvviso.

Gabriella la guardò dritta negli occhi, annuendo.

Cassidy si alzò in piedi, e confessò tutto quello che per anni si era tenuta dentro.

- Nostra madre aveva scelto te. Aveva deciso di crescere te, e di abbandonare me. Si, probabilmente adesso mi dirai che è solo perché io sono nata dopo e che se le cose fossero state al contrario, i ruoli si sarebbero invertiti. E saresti stata tu quella abbandonata. Ma non è così. Io sono la bambina non voluta, io sono quella cresciuta in una famiglia adottiva che ha solamente sprecato i suoi soldi, io sono quella costretta a soffrire ogni giorno per quello che sono diventata. Ti ho reso la vita impossibile perché volevo che anche tu provassi almeno un minimo di quel dolore che io mi sono sempre portata dietro.

Ti ho sempre invidiato anche per il fatto che tu stai con Troy, e che lui ti ama. L’unico ragazzo di cui mi ero mai veramente innamorata, aveva scelto te. Anche lui. Perché eri sempre tu quella voluta?Perché per una volta non potevo essere io quella amata?

Ma come sempre, ho sbagliato. Ho sbagliato i miei calcoli. Tu hai sempre creduto di non avere un padre, perché era morto. Ma non era vero. Hai vissuto nella menzogna per quasi diciotto anni. E per colpa mia adesso sei su una sedia a rotelle.

Ti confesso di aver anche indagato su di te. E così ho scoperto di essermi sbagliata anche su Troy. Non è stata una passeggiata per te, hai dovuto lottare per averlo. Contro Sharpay, contro l’intera scuola.

Quindi la persona che per sei anni della mia vita ho odiato non esiste. Ormai non ho più un motivo per odiarti. Perché tu sei completamente diversa da come ti immaginavo.

E per la prima volta, chiedo scusa a qualcuno. Scusami, per tutto quanto. Probabilmente non servirà scusarmi adesso, ma sento che devo farlo.

Dovrei essere dietro le sbarre per quello che ti ho fatto, ma sai i miei genitori adottivi non potevano mettersi di infangare così il nome della loro famiglia. Anche perché adesso siamo in banca rotta, gli affari vanno male e un altro scandalo avrebbe significato la fine di tutto. Così mio padre ha pensato bene di corrompere i poliziotti, facendomi solamente assegnare 500 ore di servizio per la città -

 

Cassidy si fermò, riprendendo fiato dopo quella lunga e dolorosa riflessione.

 Poi si rivolse di nuovo a Gabriella, confusa da tutte quelle rivelazioni in una giornata sola.

- Chi sono io? Cosa ne ho fatto della mia vita?-

Si buttò in ginocchio, cominciando a singhiozzare. Solo un’altra persona l’aveva vista così debole. Oliver.

Gabriella mosse la sedia a rotelle, in modo da avvicinarsi a lei.

Le posò una mano sulla spalla.

Cassidy alzò lo sguardo sorpresa. Che intenzioni aveva?

- Non poso certo dire di non provare rancore verso di te. Ma non avrei nemmeno mai immaginato che tu avessi un passato del genere. Non posso prometterti che riuscirò a perdonarti, ma giuro che farò uno sforzo per cercare di comprenderti. Infondo siamo sorelle. E’ un inizio, no?-

Spostò la mano dalla sua spalla e gliela tese davanti.

Cassidy allungò la sua e strinse quella della neo- sorella.

Sorrise.

- Si. Questo è un inizio. L’inizio della nostra nuova vita –

***

TA- DAAAAN!!!

Allora, che ne pensate? Ho cercato di aggiornare prima stavolta, e spero di esserci riuscita!!!

Chiedo immensamente scusa per non aver ringraziato le persona che hanno commentato gli ultimi capitoli, ma non ho avuto tempo!

Comunque mi rifaccio adesso ^-^!

X IL CAPITOLO N°6 GRAZIE 1000 A:

Tay_,romanticgirl,armony_93,ciokina 14 e Vivy93.

X IL CAPITOLO N°7 E 8 GRAZIE 1000 A:

Tay_, romanticgirl, ciokina14 e Titty90(hai recensito al primo capitolo,ma fortunatamente sono riuscita a trovare la recensione ^-^!!!)

Inoltre volevo chiedervi una cosa: qualche parere o suggerimento sul mio modo di scrivere. Anche le critiche sono ben accette, purchè siano costruttive!!!

Forse come stile è troppo semplice, non saprei, a voi l'ardua sentenza!!!

Conto molto su un vostro consiglio!!!

Allora, alla prossina!!!

Ciao a tutti!
kiss
by
LizDreamer

 

 

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