Cuore Solitario

di _Gups_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Capitolo 1
 
 
 







“Allora hai capito o te lo devo scrivere da qualche parte?”
“No signora Brief è tutto chiaro, la ringrazio per il suo tempo.”
“Signorina. E adesso vattene, ho da fare.”
 
Il giovane si alzò dalla sedia e uscì dall’ufficio.
 


Eh si, da quando ho spodestato mio fratello e sono diventata il nuovo presidente della Capsule Corporation non ho mai un minuto di tregua.
Chi sono? Mi chiamo Bra Brief, ho 25 anni e una carriera che mi piace.
Volete sapere perché do di matto se mi chiamano signora? Beh, perché non sono una triste donna sposata. Non sono neanche fidanzata a dire la verità e non ho alcuna intenzione di diventarlo.
Odio gli uomini, sono la peggio specie. Non si meritano il rispetto di nessuno figuriamoci il mio.
L’unico uomo che rispetto è mio padre, e non certo perché è il principe dei Sayan, la razza guerriera più potente dell’universo. No, lo rispetto perché è come me.
Esatto. Mio padre Vegeta è esattamente come me.
È testardo e orgoglioso esattamente come me.
O meglio, sono io che sono esattamente uguale a lui.. In ogni caso è lui che mi ha cresciuto e viziato fin da piccola. 
E detto tra noi, credo che abbia sempre preferito me a mio fratello Trunks.
Certo, Trunks è quello intelligente, ed è quello più grande. Ma a differenza di ciò che si dice in giro, questo non gli ha mai portato chissà quali privilegi.
Mia madre Bulma, lo adora. Come lo adorano tutti ovviamente, grazie alla sua incommensurabile fama da bravo ragazzo.
Io l’ho sempre detestato perché si comportava un po’ da stronzo con me da piccola. 
Litigavamo e mia madre prendeva le sue difese, e mio padre le mie.
Col passare degli anni le cose sono cambiate completamente, non odio affatto mio fratello.
Non ne avrei motivo comunque, perché se c’è una cosa che abbiamo chiarito è che la stronza tra noi due, beh sono io.
 
Quando cinque anni fa, finiti gli studi ero in cerca di lavoro non è stato difficile trovarlo.
La Capsule Corporation era diventato un covo di patetici ometti da quattro soldi che giocavano a fare gli scienziati, e mio fratello non era più in grado di gestire la situazione. Diciamocelo, un tipo come lui non è adatto a fare il capo.
Così sono andata da mio padre e gli ho proposto di sostituirmi come presidente al posto di Trunks.
Il resto è stato facile, mio padre ha convinto mia madre e cinque giorni dopo ero il nuovo presidente.
Trunks non ne ha mai più parlato, tutti pensano che ce l’abbia a morte con me ma in realtà sono certa di avergli fatto un favore. Lui odiava quel lavoro, anche se non lo ammetterà mai.. Ma a me va bene così.
 
 Pochi mesi dopo, gli idioti erano stati tutti licenziati e avevo liberato posti per scienziati veri.
Molti di loro erano tirocinanti e il vantaggio è che essendo giovani avevano idee molto moderne ed innovative e si accontentavano di una paga modesta. Così loro sono felici di portare a casa la paga mensile e qualche nuova invenzione iper-tecnologica e io ci guadagno.
Una vittoria per tutti.
 
Il mio lavoro mi piace e mia madre e mio nonno sono felici che contribuisco positivamente nell’azienda di famiglia.
 
Comunque, oggi la giornata è piena.
Pochi minuti fa ho avuto l’incontro con un rappresentante che spera di entrare in affari con noi.
Ovviamente le sue speranze sono vane. Se pensa che metta mano ai fondi della MIA azienda per un suo capriccio si sbaglia di grosso, non avrà neanche un centesimo da me.
A casa tutti mi dicono di essere più accomodante e meno selettiva. Ma questo è quello che sono, questo mi definisce e non ho alcuna intenzione di cambiare niente.
 


Premo il tasto 8 del telefono che ho davanti, sulla mia scrivania.
Dopo due squilli, Emily, la segretaria,risponde con la sua voce irritante da divorziata esaurita.
 
“Bra, ti serve qualcosa?”
“Beh se mi chiama di nuovo per nome, sarà lei ad aver bisogno di un nuovo lavoro.”
“Scusami. Trunks ci faceva fare un po’ a modo nostro, i cognomi non gli piacevano granchè”
“Se mio fratello non si faceva rispettare non è un problema mio. Ho detto di darmi del “tu” perché altrimenti mi sentirei un’anziana complessata. Ma finchè lavori sotto di me io sono la signorina Brief.”
“Chiaro, di cosa hai bisogno?”
“di un pausa, e un pranzo. Rimanda l’appuntamento delle 2 a domani e scopri dov’è mio padre.”
“ci penso io”
“bene.”
 
Chiudo la comunicazione.
 


Credo che dovrei sostituire la segretaria in ogni caso. Ho avuto pazzi in abbondanza qui dentro ed Emily mi sembra sempre più tendente all’esaurimento. Penso che darò il suo posto ad uno di quei segretari gay che vanno in giro con un foulard legato al collo. Sono strani ma simpatici e molto più organizzati.
La settimana scorsa Emily ha fatto un casino con gli appuntamenti e mi sono ritrovata con 12 riunioni nello stesso giorno. Non credo che perdonerò facilmente la prossima cazzata, qualunque sia il suo problema.
 


Mi alzo e prendo la mia giacca e mi avvio per il corridoio.
Mentre cammino per raggiungere l’ascensore incontro mamma.
 
“Buongiorno tesoro!”
“Frena l’entusiasmo mamma, non è affatto un buon giorno”
“cosa c’è che non va?”
“Emily. È l’ora che vada in pensione o che qualcuno la faccia ricoverare in qualche istituto psichiatrico”
“dalle tempo, sta affrontando un divorzio difficile. E poi nessuno si è lamentato..”
“pff, come vuoi”
“stai uscendo?”
“Si, cercavo papà, tu sai dov’è?”
“Dovresti pensare più al lavoro e meno a quello che fa tuo padre. Comunque si sta allenando, a casa. Siete come un circolo chiuso voi due, da quando vi allenate insieme siete diventati l’uno la copia dell’altro!”
“sono perfettamente in grado di organizzare i miei impegni. E poi se stessi tutto il giorno rinchiusa qui dentro diventerei una rammollita, come Trunks.”
“Non dire così di tuo fratello, fa del suo meglio”
“Come no, ciao mamma”
 



Mi allontano velocemente, giusto in tempo per non sentire la replica di mia madre. 
Le voglio molto bene ma odio quando finge di non capire o non ammette che ho ragione.
 
Arrivata al piano terra passo per la reception, saluto gli impiegati ed esco.
Il grande orologio digitale, nuovo e bellissimo che ho deciso di far istallare all’esterno dell’edificio segna le 12.02 e 24 secondi.
Ho esattamente 3 ore per tornare a casa, trovare mio padre e tornare al lavoro in tempo per gli appuntamenti del pomeriggio.
La giornata non è particolarmente entusiasmante ma allenandomi con mio padre mi diverto. Sto bene con lui e mi piace passare il mio tempo libero nella Gravity room o nel giardino dietro casa se questo lo rende particolarmente fiero di me.
 
Una volta abitavamo alla Capsule Corporation ma dopo i lavori di ampliamento abbiamo deciso di trasferirci.
La casa è a 2 minuti da dove sono adesso e anche se ci siamo spostati di poco e l'abitazione è pressoché identica a quella vecchia, mi piace. Tutto quanto.
 
Mi alzo in volo e mi avvio verso casa.
 
 
 
__________
 
Ecco il primo capitolo, questa fanfiction sarà piuttosto lunga e con tanti colpi di scena. 
Spero che come inizio vi sia piaciuto.
Fatemi sapere cosa ne pensate
Un bacio: (:
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo II














A mio padre non piace ricevere visite, soprattutto mentre si allena.
Non vuole essere disturbato da nessuno.
Mia madre ha sempre raccontato con orgoglio a tutte le persone che conosce di essere sempre stata una disturbatrice accanita. Prima che noi nascessimo lei passava il tempo a spiare mio padre nella Gravity Room.
Può esistere una persona così stressante? Ci credo che lui la trovasse antipatica all’inizio.
Col tempo però, papà ci ha fatto l’abitudine e le ha permesso di raggiungerlo durante i suoi allenamenti.
Ognuno ha le sue fissazioni.
Io infatti, quando ero piccola, non riuscivo a capacitarmi di non essere in grado di volare o di sfruttare a pieno le mie capacità di Sayan che ho ereditato da mio padre. Così lo seguivo e lo pregavo di portarmi con lui e di insegnarmi e lui rifiutava. Io piangevo e alla fine, sbuffando, mi prendeva in braccio e mi portava in giardino con lui.
A 7 anni sapevo già volare e a 12 avevo imparato tutto quello che potevo imparare.
Mio padre mi ha insegnato tutto e col passare degli anni gli ho dato modo di essere orgoglioso di me. Perciò credo di essermi guadagnata in permesso di raggiungerlo per gli allenamenti, quando posso.
 
Atterro davanti all’enorme cancello. Chiuso a chiave.
Ovviamente mia madre ha chiuso tutto prima di uscire. Ma chi mai potrebbe anche solo pensare di rubare in casa nostra? Con me, mio padre e mio fratello nessun ladro oserebbe mai avvicinarsi. 
Decido di volare oltre, fino al vialetto.
Il “vialetto” in  realtà, non ha nulla di piccolo, perché anch’esso, come tutto il resto è esageratamente grande. Circondato da alberi alti quanto case di 3 piani. Io non avrei mai scelto una casa con alberi tanto alti, ma ai miei invece è piaciuta subito. 
Forse perché d’estate, con il caldo afoso, quel dannato viale è sempre all’ombra e le grandi chiome degli alberi ci regalano momenti di relax; a volte ci spostiamo il tavolo e pranziamo lì, insieme ai terribili insetti e alle odiose cicale che non smettono mai di cantare. Non so come quell’atmosfera pateticamente estiva riesca a rallegrare qualcuno, ma è anche vero che spesso succede. E capita di divertirsi.
Alla fine del viale alberato c’è il nostro giardino. 
Il giardino è qualcosa che non ti aspetti di vedere. Insomma, c’è tutto. 
Mia madre ha insistito per mettere una fontana al centro, mia nonna ha invece votato per i fiori e mio fratello per la piscina. E alla fine, abbiamo deciso di non rinunciare a nulla.
C’è la piscina, circondata da sdraie e da ombrelloni e la fontana tra centinaia di tipi diversi di fiori colorati.
Mia nonna li chiama con nomi strani, e li cura come fossero persone. Per me sono estremamente inutili. Ma ognuno ha la sua passione, giusto?
Attraversato il lussuoso giardino si arriva al patio, dove si trova la porta d’ingresso principale.
La casa ha due piani, di sotto ci sono due cucine, il salotto, due bagni, un ufficio e le stanze degli ospiti. Di sopra invece ci sono le nostre camere, provviste di una bagno privato ciascuna, una sala da pranzo e un altro salotto con il terrazzo.
 Più volte ho pensato di trasferirmi in una casa mia, avrei avuto la libertà che ho sempre voluto ma poi, pensandoci bene, ho capito che rimanere almeno per qualche altro anno mi avrebbe portato solo benefici. Ho il lavoro vicino e non devo fare praticamente nulla. Vivere a scrocco rende la vita così maledettamente facile, perché mai dovrei complicarla?
Abbandono immediatamente l’idea di entrare in casa, dato che la porta è sicuramente chiusa come il cancello e mio fratello non verrebbe di certo ad aprirmi.
Accidenti a me e a quando esco di casa senza prendere il mio mazzo di chiavi.
Scendo dal patio e giro intorno all’imponente casa per arrivare sul retro. 
Nel retro c’è un altro pezzo di giardino dove abbiamo messo la Gravity Room di mio padre che, dopo continue modifiche, occupava più spazio del previsto e non ci è stato possibile collocarla altrove.
 
 
Le luci all’interno sono accese, perciò qualcuno la sta usando.
Mi avvicino e premo il grande pulsante rosso che serve ad aprire la porta. In realtà, quando la nuova Gravity Room è in uso, la porta si può aprire solo dall’interno perciò diciamo che funge da campanello.
Lo premo un paio di volte, per essere sicura che mio padre se ne accorga.
Aspetto un paio di minuti e mentre comincio a spazientirmi  la porta si apre.
 
“ah bene, sei tu”
 
“Papà davvero, chi pensavi che fosse?”
 
“Tuo fratello”
 
“Sai benissimo che è impegnato a tenere incollato il culo al divano.”
 
“Tsk. Tu ancora non ti sei stancata di quel posto?”
 
“del divano?”
 
“Della Capsule Corporation”
 
“No. Ma  voglio allenarmi con te, se non ti dispiace.”
 
“in realtà mi dispiace”
 
“Perfetto allora resto.”
 
Sorridiamo entrambi. Non scambio mai discorsi filosofici con lui, ma entrambi ci conosciamo abbastanza da non averne bisogno. So bene che non mi pregherà mai di restare, e io non lo pregherei mai di farlo.
Trascorriamo una faticosa ma piacevole ora di allenamento e per una volta sono soddisfatta. Non tanto dei progressi che sto facendo ma piuttosto perché sono riuscita a portare la mente lontano dallo stress. A volte non sembra, ma stare seduta alla scrivania non è affatto un lavoro semplice, nemmeno quando si è il presidente.
Usciamo e ci avviamo verso l’ingresso.
 
“sprechi tempo, la porta è chiusa”
 
Papà si gira e mi guarda sorridendo, poi si fruga dentro la tasca dei pantaloni ed estrae un mazzo di chiavi. Il mio mazzo di chiavi.
 
“papà cazzo! Perché hai le mie chiavi?”
 
“perché tu non le usi”
 
“tsk”
 
Un punto per lui.
Si volta di nuovo e sale sul patio. Apre la porta ed entra lasciandomi perplessa.
Forse dovrei davvero prendere in considerazione l’idea di portarmi dietro le chiavi quando esco.
Entro a mia volta in casa e con mia grande sorpresa noto che il salotto è vuoto e tutte le luci sono spente. Trunks non c’è.
Raggiungo mio padre che nel frattempo era sgattaiolato in cucina a depredare il frigorifero o la dispensa. L’appetito Sayan non ha nulla a che vedere con quello umano, durante un solo pasto consumano quantità di cibo che potrebbe sfamare un villaggio intero per giorni. E non sto esagerando. 
Fortunatamente, non è una cosa che ho ereditato e a me bastano i tre pasti principali e non in grandi quantità.
Papà si siede a tavola e comincia a mordere pezzi di pollo avanzati, mi siedo accanto a lui e lo guardo mangiare. Ultimamente lo trovo diverso, sembra quasi invecchiato. Non fisicamente, in quanto Sayan, ma forse nel portamento e negli atteggiamenti. Sembra così stanco.
Scaccio via quei pensieri con un gesto della mano, anche se, riflettendoci bene, non sarebbe un male farglielo sapere. 
 
“lo so a cosa pensi.”
 
“davvero?”
 
“pensi che mi sia rammollito anche io”
 
“in realtà penso che ti manchi il combattimento vero e proprio. Insomma quanto tempo è passato? 10, forse 11 anni? Ormai siamo definitivamente in pace”
 
“continuo ad allenarmi Bra, e tu anche. Ma in un certo senso si, non c’è più la stessa necessità di una volta”
 
Sorrido.
 
“lo sanno tutti che la tua unica ‘necessità’ era quella di superare Goku! Diciamo che salvare il pianeta risultava secondario a volte”
 
“il tempo passa, le necessità cambiano notevolmente. Basta guardare dove sei finita”
 
Ecco, ci siamo di nuovo. 
È evidente che per mio padre non è il massimo essere a capo della Capsule Corporation e di certo non si è mai preoccupato di nasconderlo. ‘Non è un impiego all’altezza della principessa dei Sayan”.  Questo era lo slogan ufficiale della sua campagna.
Cosa avrei dovuto fare allora? Andare in giro a conquistare i pianeti? Per qualche strana ragione, l’idea non mi allettava neanche un po’.
 
“supera la cosa, sto bene dove sono”
 
“come vuoi”
 
Passano altri infiniti istanti di silenzio, poi mi viene un’idea.
 
“che fine hanno fatto Goku e gli altri?”
 
“non lo so, non mi interessa.”
 
Fine della discussione.
Probabilmente sono proprio loro che gli mancano, i vecchi amici, se così possiamo definirli.
Mio padre non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura ma alla fine, i tempi migliori li ha passati insieme a tutti gli altri. E sono convinta che anche mia madre e mio fratello la pensino così.
Decido di non replicare, consapevole che non porterebbe a nulla.
 
Mi alzo e lo saluto, sarei tornata al lavoro e avrei concluso la mia giornata.
Papà mi risponde con un cenno della testa e io mi avvio verso la porta.
Allungo la mano sulla maniglia ma qualcuno da fuori mi precede.
Mia madre appare sulla soglia con una faccia che non promette niente di buono. È furiosa.
 
“si può sapere cosa ci fai qui? Ti cercano tutti e tu non ci sei mai, sono stufa di dovermi giustificare per te!”
 
“Stai tranquilla, stavo uscendo. Ah e una cosa, evita le occhiatacce, le rughe aumentano esponenzialmente.”
 
 
 
 
 
 
______________________________________________________________________________________
 
Eccomi qui con il secondo capitolo.
Sono un po’ in ritardo rispetto a quello che avevo deciso di fare ma sono stata molto impegnata con un concorso :p
 
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo e prometto solennemente che pubblicherò anche il terzo molto presto, a cui sto già lavorando.
 
Fatemi sapere la vostra opinione (:
 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Capitolo III















Sono seduta da qualche ora alla mia scrivania. Davanti a me ho mia madre e mio fratello che non accennano nemmeno a smettere di lamentarsi del mio comportamento.
Ormai da una settimana faccio i miei turni senza mai arrivare in ritardo e non ho più rimandato nessun appuntamento. 
Vi chiederete che cosa abbia fatto per vincere una ramanzina doppia, ebbene, ho rifiutato di partecipare agli eventi mondani. Da sempre gli scienziati, gli avvocati e le persone più “in” della città organizzano cene o serate galanti a cui mia madre, o chi prima di lei, hanno sempre partecipato.
Molti pensano che eventi di questo tipo siano la miglior opportunità per cominciare a fare carriera. Si inizia facendo conoscenze di alto livello e si finisce ad avere un nome noto in tutta la città.
In realtà credo che sia solo un ritrovo di avvoltoi che aspettano soltanto il momento in cui abbassi la guardia per saltarti addosso e mangiarti. Tra stampa e invitati non puoi permetterti mai di sbagliare, una risposta data male o un semplice saluto mancato può trasformarsi nella peggiore diceria sul tuo conto. Sciacalli invidiosi, ecco cosa sono i nuovi ricchi.
Con la mia nuova politica alla Capsule Corporation sono riuscita a rifiutare tutti gli inviti, che venivano rispediti al mittente con le sincere scuse di mia madre, mai le mie. Ho la certezza che aspettino con ansia la mia presenza per studiarmi come una maledetta cavia di laboratorio.
Sebbene sia fermamente convinta a riguardo, non credo che stavolta riuscirò a scamparla.
 
Comincio a giocherellare con una matita mentre la mia pazienza comincia a scarseggiare.
 
“Hai sentito ciò che ti ho detto?”
 
“Mamma, qui quelli duri d’orecchie siete voi, io non parteciperò a nessuna serata galante.”
 
Alzo lo sguardo e vedo mia madre con le mani tra i capelli: sta trattenendo la rabbia. 
A me non importa fino a che punto può arrivare né cosa mi dirà per cercare di convincermi, se stavolta mi arrabbio sul serio dovrebbe essere lei a preoccuparsi.
 
“Mamma lascia perdere, sapevi che avrebbe rifiutato, la conosci. Se vuoi che qualcuno di famiglia sia presente devi andarci tu, o al massimo io”
 
“Trunks per l’amor del cielo! Sai bene che questo è impossibile, l’invito è per la proprietaria della Capsule Corporation. E siccome la proprietaria è lei deve andarci lei. Non ci sono scuse.”
 
Trunks sospira irritato e incrocia le braccia sul petto. Sono felice di notare che anche lui preferirebbe essere altrove. L’unica che invece sembra provare gusto nel rinchiuderci nel mio ufficio a discutere per ore è mia madre.
 
“Te lo dirò soltanto un’altra volta e poi non mi ripeterò più: non ho intenzione di partecipare, non ho intenzione di mettermi in ridicolo davanti a tutti e soprattutto non ho intenzione poi di provvedere alle stronzate che diranno in tv dopo questa tua brillante trovata. Mamma, loro sono a caccia di stolti e tu stai uscendo dal nascondiglio con un bersaglio disegnato addosso.”
 
“Tu non capisci!”
 
Bene, sta urlando e io ho ufficialmente perso la pazienza.
 
“Illuminami”
 
“Sarà presente il governatore e tutti i maggiori esponenti dei migliori partiti, alcuni di loro hanno chiesto espressamente di te. Se sono interessati ai nostri progetti la Capsule Corporation potrebbe diventare la più grande azienda di fama mondiale. È quello che sogniamo da una vita”
 
“Cioè volete che mi venda al governo?”
 
“Pensa ai fondi di cui potresti usufruire, sarebbero quasi illimitati.”
 
“Molto bene, Trunks ci andrà per me”
 
“Bra! Lui non può!”
 
“Allora temo proprio che il governatore rimarrà senza pollo da spennare. Ringrazia per l’invito, sono davvero lusingata ma No. I miei affari vanno già a gonfie vele”
 
Mi alzo finalmente, convinta di aver chiarito il concetto.
 
“Parlerò con tuo padre.”
 
“Fa pure,  lui la pensa come me.”
 
 
 
 
Ad essere sinceri, messa su questo piano, la proposta non era niente male.
Si trattava solo di evitare fotografi e giornalisti e parlare con il governatore in privato. Un compito semplice e veloce, poi gli avrei dato appuntamento in azienda se fosse stato necessario discutere in termini più pratici.
Volevo davvero fama e fondi illimitati? Beh non è qualcosa a cui direi di no, se ne avessi la possibilità.
Perciò si, probabilmente stavolta ci sarei andata davvero a quella maledetta serata, giusto per capire se le intenzioni che dicono di avere sono davvero quelle che mi ha riferito mia madre. Avrei sfruttato tutto a mio vantaggio.
 
Mentre percorro il corridoio verso la caffetteria sento la porta del mio ufficio che si apre e poi dei passi svelti nella mia direzione. Mi fermo e mio fratello mi appare accanto.
 
Gli sorrido beffarda e lui mi guarda fissa negli occhi con uno dei suoi sguardi seri o preoccupati.
 
“non fare l’idiota. Tu ci sei stato e lo so che in fondo sei della mia parte.”
 
“Tu sei l’idiota se rifiuti. Mamma ti ha lasciato tutto, si fida di te. Per una volta potresti sforzarti di fare qualcosa per gli altri oltre che per te stessa. Ti sarebbe molto grata, davvero.
So che credi di fare la figura della stupida, ma non succederà. Quando mai tu passi da stupida? Tu hai qualcosa che gli altri non hanno, sei brillante, carismatica e questo evento potrebbe andare completamente a tuo vantaggio. Oltretutto, no, non sei sola, hai ragione sono dalla tua parte. Perciò se mi farai il favore di andarci verrò con te.”
 
Che fratellino perspicace che ho!
 
“Beh a dire la verità mi ero già convinta prima, comunque è stato un bel discorso. Vieni, ti offro il caffè”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Bra, dici che entro domani mattina ce la fai a finire di cambiarti?”
 
“ Trunks se hai fretta ci puoi anche andare da solo”
 
“ti aspetto in macchina.”
 
Ebbene si, dopo la discussione di qualche giorno fa che mia madre ha palesemente vinto, mi ritrovo con un lungo abito rosso e un paio di vertiginose Steve Madden.
Avrei preferito scegliere da sola il vestito e il trucco, e avrei fatto in modo di apparire meno sfarzosa possibile ma mia madre ha insistito per pagare una professionista che pensasse a me e a mio fratello. 
Come avevo previsto, mio padre era ancora fisso sulla mia idea originale, ovvero che questa serata non sarebbe stata affatto una buona idea. Come dargli torto? In ogni caso ho deciso di concedere a tutti il beneficio del dubbio e vedere cosa sarebbe successo. Avrei sempre potuto andarmene in ogni momento.
 
Sono pronta.
Mi sistemo leggermente i capelli raccolti e prendo la pochette.
Decisamente troppo vistosa, odio profondo verso chi l’ha scelta.
Mi guardo allo specchio e decido che posso affrontare tutto, ce la farò sicuramente e tornerò a casa con l’accordo.
 
“Stai.. Bene”
 
Perfetto, ma non avevo chiuso la porta?
 
“Papà. No. Ti prego”
 
“Vedi di non farti troppa pubblicità. E ricordati di non dare confidenza alle persone sbagliate, non divulgare nessuna informazione sulla società e tutto andrà bene.”
 
“lo so”
 
“..ah e.. non farti abbindolare da qualche giovane ricco idiota”
 
“tsk. Ma per chi mi hai preso? Hai mai visto anche solo l’ombra di un uomo nella mia vita? Tu e Trunks siete già abbastanza.”
 
Mi sorride e io sorrido a lui.
Vorrei che ci fosse mio padre con me stasera, ma so già che sarebbe chiedere troppo.
 
Lo saluto e scendo le scale velocemente, Trunks mi stava aspettando nell’ingresso.
A lui è toccato uno smoking molto elegante, e sicuramente anche molto costoso.
 
“Ehi, Trunks sei quasi carino così”
 
“Quasi. Adesso muoviti”
 
“Ma non aspettavi in macchina?”
 
“Credevo ci avresti messo di più.”
 
 
 
Il grande evento stavolta è stato organizzato da un certo John Freimok, un avvocato in pensione vecchio amico del governatore. Il luogo stabilito infatti è la sua villa di campagna, un classico.
L’organizzazione della serata è molto semplice: aperitivo per accogliere gli ospiti e poi cena seguita da un’asta. Tipico passatempo dei ricchi. 
Trunks parcheggia nel posto che ci era stato assegnato, nel grande parcheggio dentro l’enorme giardino. 
Casa nostra in confronto è un monolocale.
 
“I giornalisti hanno trovato pane per i loro denti. Un posto come questo…”
 
“Già.. Trunks, andiamo prima che cambi idea.”
 
Ci avviamo verso il portico e quindi verso l’entrata. Come temevo, la villa brulicava di giornalisti e fotografi.
Trunks mi prende il braccio.
 
“Tranquilla, e mi raccomando, sorridi”
 
Faccio per replicare, ma vengo accecata da decine di flash e centinaia di richiami di giornalisti che ci hanno riconosciuti.
 
 
 
 
Il resto della serata è stato piuttosto monotono. Per nulla come mi aspettavo che fosse.
Fortunatamente il nostro tavolo si trova piuttosto in fondo alla sala, quindi è poco visibile.
Io mi sono limitata a mangiare quello che mi hanno portato e ad applaudire quando gli altri applaudivano mentre mio fratello, a quanto pare, si è divertito molto a fare giochi di sguardi con la cameriera che ogni 10 minuti si presentava al nostro tavolo senza che nessuno l’avesse chiamata.
Comunque la serata era giunta quasi al termine e ancora nessun governatore si era presentato.
 
Mi alzo dal tavolo stufa e stanca. 
Tutto è stato inutile e le lusinghe rivolte a mia madre per costringermi ad essere presente a cosa sono servite?
Mi avvicino al tavolo con lo champagne e chiedo al cameriere di versarmene un bicchiere.
Mi volto verso il mio tavolo e vedo che Trunks è di nuovo in compagnia della cameriera troppo allegra, così mentre tutti sono impegnati con gli ultimi oggetti dell’asta prendo il bicchiere ed esco dalla sala.
Non sapendo dove andare, seguo un gruppo di ragazzi che si avvicina all’uscita per fumare una sigaretta.
 
“Signorina Brief?”
 
Un uomo sulla sessantina mi si avvicina.
Come ho fatto a non accorgermene? 
Deve essere lui, il governatore. Ma dove diamine si è nascosto per tutta la sera?
 
“Salve sono il governatore Simuns.” dice offrendomi la mano.
Gliela stringo brevemente
 
“Cominciavo a domandarmi se l’avrei incontrata stasera, signore”
 
“Lo so, l’ho osservata prima di venire da lei, non si sta divertendo?”
 
Mi ha osservata?
 
“Non è proprio il genere di serate che preferisco”
 
“Non ne dubito, secondo i miei informatori questo è il primo invito che lei accetta”
 
“Se lo dicono i suoi informatori allora sarà vero.”
 
Mi sorride
 
“Deve sapere, che anche per me è il primo invito accettato. E credo che l’abbiano già informata del motivo”
 
“E’ davvero interessato alla mia azienda?”
Chiedo schietta. 
 
“beh.. Direi di si”
 
Molto bene.
 
“In quali termini?”
 
“Questo non gliel’hanno detto?”
 
“Quello che mi hanno detto è che lei è interessato, che potrebbe finanziare le nostre ricerche e pubblicizzare il nostro marchio.”
 
“Non è esatto, non del tutto.
Mi spiego, certo sono interessato alla Capsule Corporation, ma intendo comprarla”
 
Quell’affermazione mi coglie impreparata.
Una doccia fredda.
 
È ovvio, non vuole un’azienda potente come alleata.
Vuole l’azienda.
Vuole il mio posto.
 
“Beh, adesso è chiaro. Mi spiace signore, ma la Capsule Corporation non è in vendita”
 
“Posso offrirle qualunque somma”
 
“Non è per denaro.”
 
È mia, non l’avrà
 
“Mi trovo molto in disappunto signorina Brief, credevo che sarebbe stata più..ragionevole. Ma sappia che non mi arrenderò. La CC è una meta troppo ambiziosa per rinunciarvi.”
 
“Che dire, è stato un piacere conoscerla. Ma se ne scordi, davvero”
 
Non sarei mai dovuta venire, avevo ragione.
 
“Mi creda, sentirà parlare di me molto presto”
 
“Non ne dubito”
 
 
 
 
 
 
 
“Cazzo Trunks! Vuole comprare tutto, tutta l’azienda e diventarne il presidente! Sai cosa significa questo?”
 
“Che abbiamo un bel problema?”
 
“10 e lode”
 
“Dai gongola, avevi ragione. Ma non credo che la vostra conversazione diventerà di dominio pubblico.”
 
“Voi non capite, anche mamma che mi ha costretto a venire. È il governatore maledizione! Troverà il modo di mettermi in cattiva luce davanti all’opinione pubblica e il fatto che stasera sia venuto a questa inutile festicciola di corrotti mi da motivo di pensare che faccia sul serio. Maledizione! Maledizione!”
 
Trunks mi guarda con aria confusa, ma non riesco a interpretare bene la sua espressione perché l’abitacolo dell’auto è ormai piuttosto buio. 
Ormai siamo fermi davanti al nostro cancello da quasi mezzora e credo che sia il momento di rientrare in casa, nonostante questo significhi che avrei dovuto affrontare mia madre.
 
“Trunks dai scendi, vai in casa e dillo alla mamma”
 
“Tu non vieni?”
 
“Magari passo a bere qualcosa prima, ho bisogno di pensare. Dì che torno presto”
 
 
 
 
Entro nel bar all’angolo, consapevole che la serata non sarebbe potuta andare peggio di così.
Devo assolutamente trovare una soluzione e alla svelta. Ma giuro su Dio che quel bastardo non avrà mai la mia azienda.
 
“Un California Dream”
“Tequila eh? Brutta serata”
 
“Mhm, non una delle migliori”
 
Un gruppo di ragazzi alle mie spalle comincia a parlare sottovoce e sono sicura di sentire il mio nome più volte tra un bisbiglio e l’altro.
Perfetto, adesso vengo riconosciuta anche dal gruppo di ubriaconi sfigati al bar.
 
 
Bevo in fretta il mio drink e sono già pronta per il successivo.
Me ne pentirò domattina.
 
“Facciamo un altro giro, quant’è?”
 
“10 per entrambi”
 
“lascia Joe, questo l’offro io”
 
Uno dei ragazzi chiacchieroni
Alzo lo sguardo infastidita e preparo la mia risposta a tono.  Ma non esce nessuna parola.
Mi guarda e mi sorride
“principessa, ti trovo bene”
 
Inconfondibile, non ci sono dubbi: è lui.
Egocentrissimamente Goten Son.
 
 
 
 
 
_______________________________________________________________________________________________
 
Ecco il terzo capitolo.
Goten ha fatto la sua prima apparizione e diciamo che dal prossimo capitolo inizia la storia vera e propria.
Spero che vi piaccia, fatemi sapere 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Premessa:
Purtroppo ho abbandonato il mio account per un lungo periodo di tempo.
Potrei dire di non aver avuto tempo ma in realtà non è andata così.
Il fatto è che avevo poche idee per il capitolo IV e alla fine, rimandando, ho smesso completamente di pensarci e non sono più tornata nemmeno nel mio account.
Questo mi dispiace, soprattutto perché ho visto che comunque c’erano alcune persone a cui la storia sarebbe interessata.
Detto questo, eccomi di ritorno con il quarto e il quinto capitolo (che ho già scritto e che pubblicherò a breve)
Vi invito comunque a leggere anche i capitoli precedenti, ovviamente chi non li ha già letti.
Spero di essere comunque all’altezza dell’idea che avevo di questa storia, devo fare alcune modifiche riguardo ai tempi verbali perché utilizzare sempre il presente e mai un passato rende meno scorrevole la narrazione.
Ringrazio tutti in anticipo 
-Gups
 
 
 
 
 
 
CAPITOLO IV
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
...Inoltre, durante la conferenza di questa mattina, il governatore Simuns ha dichiarato di essere in trattativa con la proprietaria della Capsule Corporation, la signorina Bra Brief che la notte scorsa si è resa disponibile a partecipare alla serata di gala organizzata dal signor Freimok. 
“Sono senz’altro interessato a comprare l’azienda e la proprietaria è stata più che felice di accogliere la mia richiesta.” -ha esordito Simuns-“la signorina Brief ed io siamo d’accordo di discutere i termini dell’acquisto quanto prima. Si può considerare affare fatto”.
 
Ero seduta al tavolo di cucina ascoltando incredula le parole del giornalista e, soprattutto, quelle del governatore.
La conferenza stampa a quanto pare, era avvenuta qualche ora prima e il servizio è stato mandato in onda davvero in un tempo record.
 
Affare fatto. Cosi aveva descritto il mio categorico rifiuto.
Certo, non aveva ancora detto né fatto nulla di grave come invece mi aspettavo, però ero stramaledettamente sicura che questo fosse solo l’inizio.
 
“Non è andata poi così male”
Mia madre era apparsa sulla soglia 
 
“No, mamma, infatti. Ed è proprio questo il punto”
 
“Suvvia, lo sai come vanno queste cose, hai rifiutato e lui non può farci niente. Presto lascerà perdere ogni cosa, vedrai. Anzi, dovresti ringraziarlo ti ha fatto una marea di pubblicità!”
 
“Che animo gentile! Ricordami di dire ad Emily di spedirgli dei fiori.”
 
Stava per ribattere ma le lanciai un’occhiataccia. A quanto pare non aveva colto il significato del mio sarcasmo: non volevo parlarne, non con lei almeno.
 
“Trunks ha detto che la serata non è stata poi così male…”
 
“Magari per lui non lo è stata. “
 
“Neanche per te, alla fine…”
 
Dove voleva arrivare?
 
“Non sei tornata a casa ieri sera, o sbaglio? Allora, chi è?”
 
“Veramente sono tornata,  ma stavate già dormendo. Sono passata da Joe a bere qualcosa.”
 
“Stamattina presto il letto era rifatto e tu non c’eri.”
 
“Devi sapere che io di mattina lavoro, e ciò presuppone che mi debba alzare presto.”
 
“Come vuoi…”
Mi fece l’occhiolino e uscì dalla stanza.
Appoggiai le mani sulla faccia e sospirai.
Possibile che nessuno riuscisse a prendere in considerazione l’idea che la nostra azienda potrebbe avere un gran bel problema? 
Mi sforzai di riflettere. Dovevo avere un piano.
Qualsiasi cosa, sarebbe bastato essere pronta per ogni eventuale attacco. 
Non mi era mai capitato di dover pensare così a lungo per farmi venire in mente un’idea decente. Sono sempre stata una ragazza brillante. Perfino da bambina, quando si trattava di fare uno scherzo a mio fratello o a mio padre. Allora si che ne avevo di idee. Eppure..
Niente.
Testa completamente vuota.
Non avrei dovuto buttarmi sull’alcool in quel modo, ieri sera.
Gia, ieri sera… 
 
 

Inizio flashback________________________________________________________

 
 
Prima la festa e adesso Goten Son.
Non riesco ancora a crederci. Cosa diamine ci fa LUI qui?
Lo guardo con la testa che mi gira, maledicendo me stessa per essere li a bere, invece che a casa a dormire.
Non è cambiato molto, a parte l’accenno di barba che si è lasciato crescere, è decisamente lo stesso Goten che ho conosciuto io.
Sono passati anni, persino mio fratello non ha più notizie di lui da tempo. 
Nemmeno mio padre.
Già mio padre, che cosa direbbe lui adesso?
Mi stava dicendo qualcosa, ma mi sono persa. 
 
 
“che c’è non mi riconosci forse?”
 
“Ho i soldi per pagare, non ho bisogno dei tuoi.”
 
“Non ne dubito… bel vestito.”
 
Già il vestito, perché non sono passata a cambiarmi? 
Mi sorride, spudoratamente divertito nel vedermi in queste condizioni. Cosa non darei per togliergli quel sorriso dalla faccia!
 
“Mi stavo giusto maledicendo per non essermelo tolto. Bene, è stato… bello rivederti. Adesso se vuoi scusarmi me ne torno a casa.”
 
“Per quanto vederti guidare ubriaca sia un’idea allettante, non posso permettertelo”
 
“Oh e così tu saresti il bravo cittadino e io la pazza spericolata.”
 
“Può darsi…”
 
Mi offre il braccio.
 
“Ma non sono venuto fin qui per niente”
 
 

____Fine Flashback___________________________________________________

 
 
 
 
Sfilai il cellulare dalla tasca e composi il numero di Trunks.
Rispose al terzo squillo.
 
“Hey, scommetto che hai visto il servizio in televisione”
 
“Ovviamente. Io, e tutti i gli abitanti di questa gran bella città, governata da persone altrettanto belle, gentili e soprattutto che non si intromettono negli affari altrui.”
 
“Uhm, mi sembra di averla già sentita la storia. 
Sai cos’altro ho sentito, stamattina prima di uscire? Mamma che ti cercava e tu che non c’eri…”
 
“Sono uscita presto, Trunks”
 
“Certo, e sei rientrata tardi, allora come si chiama? Lo conosco?”
 
“Beh si, si chiama Joe, lavora nel bar all’angolo e sai cosa? Come primo appuntamento non è stato granché, ha voluto anche i soldi delle bevute.”
 
“Sai se non ti conoscessi bene potrei anche credere che sei andata a bere qualcosa e sei tornata subito a casa ma…”
 
“…ma mi conosci bene. Credi di sapere tutto, ma in realtà non sai niente.”
 
“Eddai tutti questi anni non puoi non aver avuto nessuno!”
 
“Perché tu e mamma vi divertite così tanto a fare i guardiani delle mie mutande? Mi spiace contraddire il vostro desiderio così bramoso di vedermi con un uomo, ma al momento ho problemi più seri a cui pensare.”
 
“Sai Bra sono convinto di una cosa. Ieri sera quando mi hai parlato della conversazione con il governatore devo ammettere che mi sono spaventato; credevo davvero che con la conferenza ti avrebbe messo, anzi, ci avrebbe messo in cattiva luce, e allora per lui sarebbe stato tutto più semplice. Questo però non è successo e, pensandoci bene, anche se Simuns è governatore non può semplicemente comprare una proprietà altrui. Per un’azienda così grande come la Capsule Corporation soprattutto, la cosa è ancora più complicata.”
 
“Vorrei che potesse essere così davvero, ma ho un brutto presentimento.”
 
“Andiamo per gradi okay? Per il momento non possiamo fare nulla, perché effettivamente non c’è ancora nulla di cui preoccuparsi.”
 
“Ti ringrazio”
 
“Figurati sorellina. E adesso,  ecco un’altra teoria.
Ieri sei andata da Joe, hai bevuto qualcosa e poi è arrivato tizio x. Tizio x è qualcuno che conoscevi altrimenti non saresti andata a casa sua e non ci avresti passato la notte. Inoltre x è qualcuno per cui vale la pena negare l’evidenza. Perciò deve andare avanti da parecchio la cosa.”
 
“Trunks non hai proprio nulla da fare?”
 
“Proprio no”
 
“Già. Non c’è nessun tizio x, né nessun’altra incognita, ci sono solo io”
 
“Non costringermi a chiederlo a Joe, voglio saperlo da te.”
 
 
 
 
 

Flashback___________________________________________________________

 
 
 
Che significa che non è venuto qui per niente? 
Mi stava pedinando forse? Adesso che ci penso, non è mai venuto in città, mai. Non in questa almeno. E adesso invece lo trovo nel bar dietro l’angolo.
 
“Che cosa vuoi?”
 
“Accompagnarti a casa, senza che nessuno si faccia male”
 
“Troppo semplice.”
 
“E’ così strano da parte mia, voler passare del tempo con una vecchia amica?” 
 
Si lo è.
 
“Se il tuo scopo era una bella rimpatriata, perché non hai cercato mio fratello? Non credo che abbia passato un bel periodo, senza il suo migliore amico, a suo tempo.”
 
“Non è così semplice. Magari un giorno te lo racconto.”
 
Cioè? Cosa è successo veramente? 
Avevano litigato? Per questo non ci siamo mai più rivisti?
 
“Comunque, vi guardo in televisione. Non è facile essere a capo di tutta la baracca eh?”
 
“Cosa sei? Una specie di stalker?”
 
Mi sorride di nuovo.
Basta questo è troppo.
Mi alzo e mi avvio verso la porta ma le scarpe con il tacco vertiginoso mi fanno inciampare.
Aspetto un impatto che non arriva, e sento le sue mani che senza il minimo sforzo mi rimettono in equilibrio.
Mi arrendo, forse davvero non sono in grado di tornare a casa.
 
“Come sapevi che sarei venuta qui?”
 
“In realtà non lo sapevo, ho degli amici che vengono qui spesso e mi hanno detto che abiti dietro l’angolo.  Comunque non ti facevo un tipo da bar. Credevo mentissero sul fatto che spesso la direttrice della Capsule  Corporation viene qui a bere qualcosa. Quando ti ho vista entrare sono rimasto del tutto sorpreso.”
 
Wow.
 
“Avevo una festa a casa di un riccone, mia madre credeva potesse servire a farci buona pubblicità. In realtà ho scoperto che il governatore vuole tentare di fregarmi. Esatto, vuole la MIA azienda.”
 
Okay, sto blaterando.
 Perché sto dicendo queste cose proprio a lui? Non erano di certo affari suoi, eppure eccomi qui a raccontare i particolari della mia vita.
 
“Sembra complicato.”
 
“Lo è”
 
“E questo spiega perché ti sei buttata su quei drink, non certo un atteggiamento da principessa.”
 
“Questi non sono affari tuoi, e in ogni caso, smettila di chiamarmi così. Sai quanto mi da fastidio.”
 
“Come vuoi. Vogliamo andare?”
 
 
 

Fine Flashback _____________________________________________________

 
 
 
 
 
“Questi non sono affari tuoi Trunks”
 
“Va bene, ho capito. Non vuoi dirmelo. Sto tornando a casa, ne parliamo a quattrocchi?”
 
“Fidati, non c’è nulla di cui parlare. Credi a tua sorella una buona volta, Cristo Santo!”
 
 
 

 

Flashback____________________________________________________________

 
“Bene, sono alla macchina, adesso posso andare anche da sola.”
 
“Sicura?”
 
“Assolutamente, buona serata e arrivederci.”
 
“Ehi, che fretta c’è? Non ci vediamo da una vita. Come sta Trunks?”
 
“Sarà felicissimo di risponderti lui stesso, se adesso mi lasci andare e magari gli fai una telefonata. Tipo -Ciao Trunks, dopo 10 anni ho deciso di telefonarti, meglio tardi che mai eh?- Se non ti prende a pugni, potrebbe anche  funzionare.”
 
“Vedo che non hai perso il tuo dolce sarcasmo.”
 
“Neanche un po’.”
 
Stavolta sono io a sorridere per prima, lui sembra… non so come definirlo.
Nervoso forse? Nah, non lui.
Però adesso è strano. Che col tempo abbia perso tutta la sua innata sicurezza?
 
“Fai guidare me, ti porto a casa.”
 
Okay, adesso sta esagerando. 
Non voglio offrirgli il pretesto per entrare di nuovo nelle nostre vite. Soprattutto non nella mia.
Sono stata sempre così bene senza un uomo, nessuna distrazione. 
Ma senza dubbio Son Goten ne rappresenta una bella grossa di distrazione, di quelle con la D maiuscola. E io di certo non posso permettermela.
 
“No, grazie. Il nostro incontro finisce qui. Mi dispiace di averti fatto perdere tempo.”
 
“Non ti lascio andare da sola, ficcatelo bene in testa.”
 
Guardo l’ora, scocciata. Le 4.
Accidenti, quanto tempo siamo rimasti alla festa? E quanto tempo avevo trascorso al bar?
Devo assolutamente rientrare, La stanchezza combinata all’alcool comincia a farsi sentire e le mie gambe sono sempre più pesanti.
 
“Facciamo che mi lascio accompagnare a casa se mi racconti cosa è successo con mio fratello.”
 
“Non vuoi saperlo.”
 
“Invece voglio, te lo sto chiedendo.”
 
“Avanti sali.”
 
Detto questo apre lo sportello ed entra dentro l’abitacolo dalla parte del conducente.
Sono indecisa sul da farsi.
Non voglio per nessuna ragione farmi vedere in sua compagnia. Figuriamoci nella mia auto, davanti a casa mia.
 
“Non costringermi a scendere di nuovo!”
 
Okay Son, mi hai convinta.
Entro a mia volta, dal lato del passeggero e prima ancora che me le chieda, gli porgo le chiavi.
 
“Veloce e indolore.”
 
“Agli ordini, principessa”
 
Gli lancio un’occhiataccia che però, a causa del buio, non arriva a destinazione.
 
Con un rumore sordo, la macchina va in moto e partiamo lentamente. 
Troppo lentamente.
 
“Avanti parla.”
 
“Abbiamo…litigato. Di brutto. E  da allora non ci siamo più visti. È stato molto tempo fa. A volte ci ripenso, ma credo che non siano cose che si dimenticano facilmente, almeno per lui.”
 
“Cos’è successo?”
 
“I particolari non erano nel nostro accordo.”
 
“Stai scherzando, vero?”
 
Non risponde. 
Volto la testa e sbircio fuori dal finestrino: siamo nella strada di casa mia.
Goten rallenta e si ferma davanti al mio cancello.
Come diamine fa a sapere che questa è casa mia?
Voglio davvero saperlo? Direi proprio di no.
 
“Va bene, Son, grazie per il passaggio con la mia macchina.”
 
“Quando vuoi, principessa.”
 
Apro lo sportello e scendo. Comincia a fare freddo. 
L’effetto dell’alcool ormai sta quasi scomparendo, lasciando però al suo posto uno sgradevole mal di testa.
Giro intorno alla macchina, incredibilmente senza inciampare nei miei stessi piedi a causa dei tacchi vertiginosi.
Improvvisamente mi sento nuda.
Solo adesso realizzo di avere troppi pochi indumenti addosso per stare in presenza di Goten Son.
Non mi piace che la gente mi veda con i vestitini, figuriamoci se si tratta di lui.
 
“Potrei riavere le mie chiavi?”
 
Mi porge le chiavi con un sorriso.
Non c’è che dire, è davvero… bello. Come lo era anni fa, del resto.
 
Scaccio via questi pensieri, ma cosa mi salta in mente?
 
“Che c’è?”
 
“Cosa?”
 
“Mi stavi fissando.”
 
“Oh certo, tutto deve riguardare te? Figuriamoci se ti fissavo.”
 
“Sono consapevole dell’effetto che ho sempre avuto su di te.”
 
“Tu sei un idiota. Ed è questo che ho sempre pensato di te!”
 
Faccio per andarmene, palesemente indignata. Ma lui mi afferra per un braccio.
 
“Lasciami.”
 
“Certo, se mi prometti che ci rivedremo.”
 
“Sicuro, anche fra qualche ora. Tanto non sono mica l’amministratrice dell’azienda più potente della città. Non ho niente da fare io!”
 
“Sono sicuro che potresti trovare del tempo per me.”
 
“Che strano, io sono sicura di no.”
 
“Magari puoi lasciarmi il tuo numero.”
 
“Scordatelo.”
 
“Ehi, non sei corretta!”
 
“Non sono di certo io quella che non rispetta i patti!”
 
“Magari posso rispettare il patto, in occasione del nostro prossimo incontro. Se proprio sei ansiosa di conoscere tutta la storia.”
 
“Allora penso proprio che ne farò a meno. Lo chiederò a mio fratello se ne avrò l’occasione. Addio Son”
 
Mi libero dalla sua presa e mi avvio verso il cancello.
Sento il suo sguardo addosso ma non ho la minima intenzione di voltarmi.
Per me può starsene lì anche tutta la notte.
 
“Arrivederci principessa.”
 
Noto la particolare enfasi con cui pronuncia la parola “arrivederci”.
A rivederci. 
Certo, di sicuro si sarebbe fatto rivedere.
Su questo non ho nessun dubbio.
 
 

 Fine Flashback___________________________________________________________________________________

 
 
“Allora sorellina?”
 
“Cazzo Trunks, non ti ho sentito arrivare!”
 
“Perché hai la testa altrove. Allora cosa mi devi raccontare?”
 
Stavo per rispondere di nuovo a tono, scocciata dalla sua insistenza. Poi però mi venne un’idea.
 
“Magari potresti avere tu qualcosa da raccontare.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Eccomi qui, con il quarto capitolo.

Sarò breve, perché ho già fatto una  cospicua  premessa.

Che dire, spero che vi sia piaciuto questo capitolo e vi invito a lasciare una recensione per farmi sapere cosa ne pensate. 

Un bacio grande

_Gups

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Premessa: Questo capitolo è interamente narrato dal punto di vista di Trunks.
Siccome la protagonista della mia storia è Bra, sarà l'unico, ma ho dovuto inserirlo a questo punto perchè è un collegamento essenziale per andare avanti con la trama.
Detto questo, vi lascio alla lettura. 
_Gups













CAPITOLO V
















‘Magari potresti avere tu qualcosa da raccontarmi’

Io? Cosa mai potrei raccontare a mia sorella? Non abbiamo mai veramente parlato della mia vita privata. Di solito è lei a parlare di se. 
A lodarsi a dire il vero.
Un tipo auto celebrativo, esattamente come nostro padre. In effetti è proprio grazie a questo suo ego smisurato se è riuscita a soffiarmi il posto di direttore da sotto il naso. 
Niente da rimproverarle ovvio, è in gamba. E se devo essere sincero mi ha fatto un favore enorme.
Non sono mai stato realmente interessato a quel lavoro, credevo di doverlo a mia madre ma… che diamine era una tortura stare chiuso in quell’ufficio tutto il santo giorno.

‘C’è qualcosa che non va, Bra?’

A questo punto lo credevo davvero, non sembrava la solita persona.
Cosa diamine era successo?
Mi sorrise. 

‘Va tutto bene, sono semplicemente curiosa.’

‘Di cosa esattamente?’

Esitò nel rispondere, come se si stesse chiedendo se fosse la cosa giusta da fare. Incredibilmente, mi trovavo di fronte a mia sorella in un momento di insicurezza. È come se il mondo stesse girando al contrario.

‘Mi stavo chiedendo… insomma, perché abbiamo chiuso i rapporti con i Son? Insomma mamma e papà erano in buoni rapporti con loro, no?’

Cosa? Che cosa c’entra questo adesso?
Possibile che il suo problema adesso riguardasse una storia conclusa diversi anni prima? I Son… Beh si, sono sempre stati amici di famiglia ma si sa, con il tempo le persone cambiano, ne frequentano altre e ci si perde di vista. È così che va no?
O almeno, questa è la versione ufficiale.
Quello che successe realmente è più complicato. 
La mia famiglia non c’entrava niente e nemmeno loro in effetti. Il mio problema era lui. 
Goten Son.
Lui doveva essere lontano anni luce dalle nostre vite. Dalla mia e soprattutto da quella di mia sorella.
Guardai Bra con aria interrogativa, palesemente confuso. 
Lei non ne ha mai saputo niente. 
Insomma, nessuno ha mai saputo cosa successe quel giorno. 
Beh si, mi aveva colto alla sprovvista.

‘Trunks non guardarmi così, insomma è buffo no? Stavo lavorando e ho pensato “Hey, chissà che fine hanno fatto”’

‘No Bra tu non pensi a che fine fa la gente, a te non importa. Che ti prende?’

‘Importa invece, quando c’è la curiosità’

‘Nulla è successo, è semplicemente la vita. Abbiamo altri amici e mamma e papà hanno altre frequentazioni. Tutto qui.’

Sentivo un accenno di rabbia nella mia voce. 
A Bra non sarebbe di certo sfuggito. Perciò con tutta la calma che possedevo lasciai perdere il discorso e mi avviai verso l’uscita della cucina.
Adesso ero io quello che non aveva niente da dire.
Non avrei aggiunto altro. 

Parlare di quella storia mi rende nervoso. Non so perché ma avevo come l’impressione che il tutto sarebbe degenerato e non era proprio il caso.

Non feci in tempo ad arrivare alla porta che Bra mi si parò davanti.

‘Mettiamola in questo modo, perché tu e Goten avete litigato?’

‘Non credo di aver mai accennato ad un litigio.’

‘Chiamalo sesto senso.’

‘Oh certo, sicuramente…’

Mi fermai di colpo. 
Oramai c’ero dentro fino al collo e a dire la verità volevo vederci chiaro. Perciò, tirai un respiro profondo e glielo chiesi.

‘Tu come lo sai? Del litigio intendo.’

‘Non ne so niente…’

Notai una certa incertezza nella sua voce.
Come me ne accorsi? Beh diciamo che mia sorella era davvero brava a mentire, in caso di necessità. 
Stavolta invece era stata una pessima bugiarda e ciò poteva significare soltanto due cose: o aveva subito una completa trasformazione in tempi record o era successo qualcosa di cui non ero stato messo al corrente.
Optai decisamente per la seconda ipotesi ma prima che potessi partire in quarta, con una serie di domande mirate mi venne in mente una possibile spiegazione.

Una spiegazione logica a dire il vero, ma giuro su Dio, pregai che non fosse la verità.

‘Bra… L’hai incontrato vero?’

Girò la testa per impedirmi di guardarla in faccia.

‘Non so di che cosa tu stia parlando Trunks.’

Merda.
Lo sapeva eccome.

‘Bra, ti prego dimmi che non è come penso, dimmelo.’

‘Non è assolutamente come pensi.’

Che cosa aveva fatto quel bastardo? Cercai disperatamente di non pensare a quello che poteva essere accaduto la notte precedente, ma il nervosismo che provavo qualche minuto prima tornò, accompagnato dalla rabbia e stavolta non mi lasciò via di scampo.
Certo, mia sorella è adulta ma non si è mai abbastanza grandi per commettere errori. E se veramente ci avesse passato la notte, qui qualcuno era nei guai fino al collo.

‘Cazzo Bra! Che cosa è successo? Dimmi la verità!’

Mi guardò sogghignando.
Evidentemente la mia scenata era proprio quello che stava aspettando.

‘Partiamo dal presupposto che questi non sarebbero, nel modo più assoluto, affari tuoi. E in ogni caso puoi dormire sogni tranquilli. Non è successo nulla e sicuro come l’inferno, non ho alcuna intenzione di rivederlo. Tuttavia, la tua reazione non mi lascia affatto indifferente.’

‘Non è… una brava persona. Ti prego fidati, fa che non ti baleni nel cervello l’idea di cercarlo.’

‘Non è una brava persona? Wow, ecco. Adesso sono apposto, grazie per l’informazione. Ora ci vedo più chiaro.’

‘Fregatene okay? Come hai detto tu, questi sono affari miei e non ti riguardano nel modo più assoluto.’

Mi stavo decisamente arrampicando sugli specchi. 
Non sapevo come uscire dalla situazione in cui mi ero cacciato. 
Si è vero, avevo esagerato, ma non mi sarei mai aspettato una cosa del genere. Che senso avrebbe avuto la sua ricomparsa? Che cosa voleva da lei?

‘Bra qualunque cosa ti abbia detto, ti prego, non credere ad una parola.’

‘Non mi ha detto niente. Solo che avete litigato. Nient’altro.’

‘Che cosa voleva?’

‘Solo chiacchierare, a quanto pare ha degli amici che frequentano il bar di Joe e mi hanno visto un paio di volte. Niente di strano a dire il vero. Mi sembra lo stesso di sempre.’

Oh, sorellina, augurati solo che non lo sia davvero.

‘Temo che si farà rivedere.’
 La mia voce uscì aspra e priva di qualsiasi emozione.
A questo punto non sapevo più cosa dire. 
Di una cosa ero sicuro però, se mai si fosse presentato lì, a casa nostra allora avrebbe dovuto vedersela con me.

‘Cristo Santo Trunks. Cosa mai può averti fatto per fare uscire a distanza di anni tutta questa rabbia repressa? Credevo fosse una ragazzata, ma a questo punto non ne sono più tanto sicura…’

Ne seguì un silenzio imbarazzante che fu interrotto dalla suoneria del telefono di Bra.

‘Si, pronto?… Cosa?…Ho capito… No, va bene…Arrivo.’
Chiuse la comunicazione e sbuffò, irritata.

‘Problemi?’

‘C’è uno per me in ufficio. Pensano che sia un giornalista ma non ne sono sicuri. Temo che sia per la conferenza stampa, si è sparsa la voce.’

Mise il telefono in tasca e si uscì dalla porta. Poi si voltò 

‘Io e te non abbiamo finito.’

‘Suppongo di no. Aspetta, vengo con te. Se è un giornalista ti servirà una mano.’

Fece per replicare ma poi si fermò.
A quanto pare, almeno per il momento, discutere con me era passato in secondo piano.


                                                     ***



Arrivammo nel suo ufficio pochi minuti più tardi e trovammo un tizio sulla quarantina, in giacca e cravatta che quando ci vide, ci sorrise e strinse la mano ad entrambi. Si presentò come Mike Grusson ma non aggiunse altro.
Non sembrava affatto un giornalista però.

Mentre entravamo in ufficio, gli dicemmo di accomodarsi, ma lui chiese di avere un colloquio privato con mia sorella. In veste ufficiale, come proprietaria della Capsule Corporation.
Bra accettò e io aspettai fuori.
Ripensai a quello che era successo poco prima e mi misi le mani tra i capelli, incapace di pensare. 
Fortunatamente Bra era piuttosto occupata con il lavoro e forse questo avrebbe impedito almeno per un po’ che lui si ripresentasse.
La mia mente divagò e per un attimo tornai a quando io e Goten eravamo bambini, quando giocavamo nel giardino di casa o sui monti Paoz.
Pensai al primo torneo di arti marziali a cui avevamo partecipato insieme, alla prima volta che riuscimmo a fare una fusione decente e agli allenamenti a cui mio padre ci sottoponeva con la forza, anche in momenti di pace.

Poi improvvisamente, queste immagini scomparirono e lasciarono spazio ad altre.
E lo rividi in quella sera di dieci anni prima.






Erano le due passate.
Vagavo per il pub in cerca del mio migliore amico, che sicuramente ne aveva combinata un’altra delle sue.
Gli avevo già salvato il culo due volte con la polizia. Purtroppo tende ad alzare un po’ il gomito e si sa, un sayan ubriaco non porta mai niente di buono.
Lo trovai dopo circa dieci minuti, seduto su uno dei divanetti con una ragazza che non conoscevo.
Stava parlando, ma il suo sguardo era vuoto. Segno che probabilmente, anche quella sera aveva esagerato.
‘Mi dispiace interrompervi, ma dobbiamo andare. Goten..’

‘Trunks sta’ calmo, beviti qualcosa e resta a farci compagnia.’

‘Col cazzo che ti paro il culo anche stasera, muoviti ti porto a casa prima che tu faccia danno. Di nuovo.’

La ragazza guardò me poi lui. 
Evidentemente era la prima volta che si incontravano, altrimenti avrebbe saputo dei suoi ‘precedenti’.

‘Non farci caso, Julia. È solo un po’ fuori…’
Non volevo litigare, ma stavo cominciando a perdere la pazienza.
Lo presi per un braccio e lo feci alzare dal divano, ma quando lo lasciai perse l’equilibrio.

‘Ma guardati, non ti reggi nemmeno in piedi.’

‘Trunks, ma che cazzo ti prende? Lasciami stare.’

Si alzò barcollando e tese la mano alla ragazza che fece per prendergliela ma io fui più veloce e tenendolo per il colletto della camicia, lo trascinai fino all’uscita.

Una volta fuori, a contatto con l’aria fredda, riuscì a schiarirsi la mente quel tanto che bastava per ricordarsi come stare in piedi, così mollai la presa.

‘Ma che ti prende eh? Mi stavo divertendo!’

‘Si lo vedo, sei messo male amico.’

‘Ma vaffanculo, io torno dentro. Vai a casa se vuoi.’

Fece per tornare verso la porta, ma lo fermai afferrandolo per un braccio.

‘Tu vieni a casa. Non farai casino anche stasera Goten, devi darti una regolata.’

‘Lasciami, cazzo!’

Lo lasciai. Stavolta ne avevo abbastanza.
Non ci sarei stato quando la polizia avrebbe chiamato, di nuovo per dirmi che lo avevano portato dentro, di nuovo.

Mi voltai e feci per andarmene.

‘Sei patetico Trunks. Sei peggio di tua sorella e ce ne vuole! Almeno lei è una gran scopata.’

Mi fermai di colpo.

‘Che cazzo hai detto?’

‘Quello che ho detto, anzi, la prossima volta porta anche lei. Così mentre tu rompi i coglioni, io posso farmela nel bagno del pub.’

A quel punto non ce la feci più. Aveva superato il limite.
Mi scagliai contro di lui e gli assestai un pugno in pieno volto. 
Lo colsi completamente di sorpresa e quando si voltò verso di me aveva il naso che sanguinava.
Rispose con un altro pugno che evitai, ma poi un calcio mi colpì sulla schiena.

‘Non osare parlare così di mia sorella, bastardo!’

Mi rispose con un ghigno e io gli tirai un altro pugno, poi un altro e un altro ancora.
Mi fece pena, era ridotto talmente male che non riusciva nemmeno ad evitare questi colpi così banali.
Nonostante questo però, si rialzava e rispondeva, così nonostante la tarda ora, in pochi minuti avevamo attirato un piccolo gruppo di curiosi che però non osava avvicinarsi più di tanto.

Qualcuno urlò di farla finita, ma ormai non sentivo più nessuno. 
Volevo solo fargli del male.
Così, mentre riprendeva fiato, gli tirai un calcio che lo colpì al collo e cadde di nuovo per terra, stavolta sfinito.

Lo afferrai per la camicia e dissi.

‘Se ti avvicini a di nuovo a noi, sei morto.’

Me ne andai volando, lasciandolo li, in mezzo alla folla che guardava la scena allibita. 
Quando rientrai, tutti erano già andati a dormire.
Mi chiusi in camera, e mi infilai a letto, senza togliermi i vestiti.

Nei giorni successivi silenzio, nessuno fece domande.








La porta dell’ufficio si spalancò e mi riporto alla realtà.
Bra salutò l’uomo col sorriso più falso che ebbi mai visto e poi venne verso di me.

‘Non era un giornalista, vero?’

‘No. 
E forse abbiamo un bel problema.’







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Eccomi con il quinto capitolo.
Spero innanzitutto che vi sia piaciuto e vi sarei grata se lasciaste una recensione per farmi sapere cosa ne pensate.
Ringrazio chi segue la mia storia e mi auguro di non deludervi!
Alla prossima.
_Gups





 




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