Debt

di katsu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** crollo (angelo) ***
Capitolo 3: *** L'inizio (della fine) ***
Capitolo 4: *** Decisione (giuramento di sangue) ***
Capitolo 5: *** Contatto (ultimo legame) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Allora partiamo dicendo che questa è la prima long-fic con cui mi cimento e che l' idea mi frulla in testa da un pò di tempo... E se takada avesse sbagliato a scrivere il nome di mello sul death note prima di morire? e se mello fosse supravvissuto a matt? E se.. ok basta non vi dico più niente se no poi che gusto c'è?

Questa comunque è solo una piccola introduzione che funge da cappello alla storia, della serie riassunto delle ultime puntate, con qualche mia piccola riflessione spero vi piaccia e spero di postyre presto il primo chappy vero e proprio,pc permettendo.

Ogni critica e beneaccetta per migliorare,lo so sono logorroica,comunque ringrazio in anticipo tutti quelli che commenteranno o che leggeranno soltanto XD

 

Prologo

La realtà, l' utopia,il confine che divide i sogni dagli incubi...tutto è relativo nella mente umana, anche la giustizia. Per quanto si tenti di crearne un idea universale essa è determinata in ogni suo aspetto dalla concezione che ne ha l'anima... Un evanescente idea che può portare alla follia... Il mondo è sconvolto da un uomo, considerato da molti un dio, è spaccato fra coloro che appoggiano la sua idea di giustizia, fatta di morte, di vendetta, di freddo raziocinio che non lascia scampo, e fra coloro che tentano disperatamente di far sopravvivere un briciolo di umanità nelle proprie coscienze che, inevitabilmente, sono portate ad odiare. Il mondo creato e anelato da Yagami Light... il mondo di Kira. L, l'unico uomo che avrebbe potuto porre fine all'ascesa del dio,era ormai morto. Ucciso da colui che paradossalmente amava e odiava di più al mondo. I sui successori erano decisi: Mello e Near. Insieme avrebbero potuto porre fine alla spasmodica agonia di una società crudele e indifesa che stava inevitabilmente caracollando. Ma erano divisi. Ancora una volta l'egoismo umano si poneva davanti al bene comune. Mello, l'eterno secondo, il numero due, avrebbe fatto qualunque cosa per emulare L, per portare la Sua giustizia, ma lo avrebbe fatto da solo. Per dimostrare di essere finalmente il migliore...Avrebbe messo a repentaglio la propria vita e quella di chi amava pur di raggiungere il suo obbiettivo.

 

Hai fatto la tua scelta Mello, per te e per lui, ma sarai in grado di affrontarne le conseguenze?

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Capitolo 2
*** crollo (angelo) ***


L'abitacolo del camion era illuminato dalla luce flebile proveniente dal monitor, due occhi azzurri si tenevano fissi su di esso, le pupille dilatate nello spasmo della tensione,impazzite, seguivano freneticamente i movimenti dell'auto rossa che sfrecciava barcollante sotto le mani del suo conducente, che lottava disperatamente in una folle corsa contro la morte.

D'improvviso l'auto sbandò, stridettero i freni, si fermò, circondata.



I due occhi che fissavano il monitor lentamente si abbassarono, impotenti, nascosti dalla fitta frangia bionda. Sapevano che era finita ma volevano ancora aggrapparsi prepotentemente a quel briciolo di speranza che restava. Tornarono a guardare il monitor, lucidi.



Il conducente uscì dall'auto quando si trovò decine di pistole puntate contro.

Un sorriso sprezzante si dipinse sulle sue labbra,che tenevano strette l'ultima sigaretta, le mani alzate:

mi arrendo... sono un complice del rapitore avete bisogno di me se volete saper...”

Non potè finire la frase che un nugolo di pallottole si abbattè contro il suo corpo. Il suo volto, beffardo, rimase per un attimo a guardare i suoi assassini, pareva suggerire “tanto non avrei parlato comunque...” poi, martoriato e insanguinato, si accasciò abbandonandosi sull'asfalto e si voltò in direzione della telecamera che lo osservava impassibile. Rivolse in quella direzione il suo ultimo sorriso... che sembrava dolcemente sussurrare “ti amo” .


Poi la sigaretta gli scivolò dalle labbra per spegnersi al suolo...



Nell'abitacolo buio risuonò i rumore degli spari. Ma forse, semplicemente, rimbombavano sordi solo nella sua mente.

Non volevo che tu morissi.. io ti ho ucciso.. Mi dispiace Matt.. ”

furono le uniche parole che riuscì ad articolare fra i singhiozzi silenziosi, senza lacrime. Solo.

Si fermo a guardare il sorriso dolce che era rimasto impresso sul volto di lui. Faceva male quel sorriso, vero Mello?



Dovresti odiarmi!” Quasi urlava dentro di se “ti ho ucciso, perché cazzo mi sorridi? Perchè non mi hai fermato? Lo avevi detto che sarebbe stato pericoloso! Perchè non mi hai fermato! Tutto questo non sarebbe mai successo... E' solo cola mia...”.

Le mani appoggiate sulle ginocchia stringevano così forte da farle quasi sanguinare, le unghie conficcate nella carne viva, le braccia tese in una dolorosa contrazione, a testa china.



Poi alzò di nuovo la testa, di scatto, quasi con violenza.

Basta Mello; riprenditi! Ora l'unica cosa importante è incastrare kira per non rendere vano il suo sacrificio!

Il sacrificio della persona che amava e che l'amava tanto da essergli fedele, fino alla morte.

Distolse lo sguardo dal monitor e pose nuovamente le mani sul volante ma le stacco immediatamente. In quel momento sentì il cuore lacerarsi. Si trovò accasciato sul cruscotto.


Era finita.


Non aveva saputo portare a termine la sua missione e aveva ucciso il suo migliore amico.


Era sempre stato solo uno stupido....


e nell'ultimo respiro si voltò verso lo schermo e fissando quel sorriso disse piano “anche io... ti amo” e lentamente chiuse gli occhi.








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Improvvisamente sentì un forte calore in uno stato di semi-coscienza riuscì a mala pena ad aprire gli occhi. Non capiva.

Vedeva solo fiamme introno a se, era forse quello l'inferno?

Eppure tutto sembrava così nitido, reale. Le fiamme che lambivano il suo corpo l'odore di pelle bruciata, il calore, i colori rossastri che illuminavano l'abitacolo.


NO!


Era ancora disteso sul cruscotto, qualcosa era andato storto! Quel maledetto quaderno non aveva funzionato come avrebbe dovuto, ma perchè?

Mello,non è il momento delle domande!

Quando cominciò a rendersi conto della situazione fu assalito dalla paura... il camion era in fiamme e lui bloccato lì dentro. Tentò, invano, di riprendere il controllo del proprio corpo, senza potersi muovere di un millimetro.

Che misera fine per uno come lui.. ma,pensò, in fondo la meritava. Ormai tutto era perduto, per quanto fosse ancora vivo, gli restava poco tempo ancora.


Arrenditi all'evidenza! Arrenditi Mello! Sei un fallito,solo uno stupido fallito.


I suoi pensieri tornarono a rivolgersi verso quel ragazzo steso al suolo, il suo corpo crivellato dai proiettili, verso il suo sorriso... forse lo avrebbe rivisto, forse morire non era così male, in fondo.



La portiera si spalancò e fu pervaso da un brivido. Due mani gelide e quasi irreali lo afferrarono con forza per portarlo fuori dalla sua prigione di fuoco. Non vide nulla si sentì semplicemente sollevare, il contatto con quel corpo innaturale gli sembrava così distante, eppure familiare.

Si lasciò trasportare finchè non fu adagiato lontano da quel rogo, sull'erba umida. Il suo corpo cominciò a riprendere sensibilità, i suoi arti, risvegliati dal torpore in cui erano caduti da un freddo pungente, a sciogliersi e tentò di muoversi, ma non potè riuscirvi, non ancora almeno.

Cercò di parlare ma dalla sua gola non uscì altro che un mugolio soffocato...


Shh”lo apostrofò l'ombra che ancora stava accanto a lui “ E' tutto a posto adesso...”.

La voce sembrava quasi provenire da lontano per giungere alle sue orecchie roca e ovattata.

La stessa mano gelida che lo aveva sollevato gli accarezzo dolcemente i capelli e sorrise.

Non seppe spiegarsi perchè vedesse solo il sorriso dell'intero volto ma quel sorriso gli ricordava tanto quello del suo angelo abbandonato sull'asfalto.

Una lacrima gli rigò la guancia mentre lo guardava e quell'ombra l'asciugo con la mano. Rimase a guardarlo annichilito per qualche secondo, quando quello fece per andarsene. Avrebbe voluto urlargli di restare, ma non riusci a far altro che piangere..

lo vide allontanarsi nel riverbero delle fiamme, in lontananza, che lo facevano sembrare iridescente e gli parve di scorgere il suo profilo.


aspetta..” riuscì finalmente a mormorare. Quello si voltò indietro e gli sorrise di nuovo.

Mello sbattè le palpebre. Una frazione di secondo.. ma era già sparito tra le fiamme...
















angolino autrice:

ragazzi eccomiiii mi credevate morta???? e no, non mi sono dimenticata di questa ff ma sono solo terribilmente occupata ( e lenta ND Mello) allora solo qualche spiegazione veloceveloce: innanzitutto spero di non degenerare in OOC ma vi avverto già che per i prossimi capitoli vedrete una progressione di stati che non sono solitamente attribuibili a mello ma che ho pensato possibili per uno come lui che deve necessariamente inseguire uno scopo nel momento in cui questo viene meno. Dalla debolezza, a una sorta di pazzia, a ancora la rassegnazione e l'avvilimento che poi ritornano inevitabilmente a diventare decisione e si risolvono nel suo carattere di sempre......ora basta spoilerare e spero che vi piaccia commentate plz!!!! anche le critiche costruttive sono ovviamente bene accette XD


katsu






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Capitolo 3
*** L'inizio (della fine) ***


A fatica si mise a sedere sull'erba umida. Aveva inconsciamente teso la mano nel vuoto, verso il punto in cui l'ombra era scomparsa. Le lacrime gli rigavano le guance senza che lui potesse controllare le proprie reazioni.

Lanciò un grido disperato, carico di angoscia e di dolore, lo chiamò urlando il suo nome finchè ebbe fiato in gola, finchè le forze non lo abbandonarono nuovamente e si accasciò al suolo.

Ansimava e guarava il cielo che andava pian piano schiarendosi nella tenue luce dell'alba.

Pensava. Era stato stupido a urlare, avrebbero potuto sentirlo e se lo avessero trovato per lui sarebbe stata la fine, era pur sempre un criminale. Si, era stato stupido, conciato com'era non avrebbe potuto opporre alcuna resitenza.

Ma in realtà non glie ne importava nulla.

Era morto nel momento in cui aveva visto salire in macchina l'amore della sua vita conscio del fatto che non l'avrebbe più rivisto, era morto nell'attimo stesso in cui si erano salutati con un bacio.

Era morto senza neppure accorgersene.



Riuscì a rimettersi seduto, teneva la testa tra le mani. L'espressione sconvolta dipinta sul suo volto lo rendeva soltanto una pallida ombra di ciò che era stato...

la piega distorta che avevano preso le sue labbra si rilassò lentamente, il suo volto si incupì. Restò ancora qualche secondo a fissare il vuoto, poi abbassò gli occhi sbarrati.

Gli passarono davanti tutti gli avvenimenti della giornata precedente, in figure così nitide da sembrare quasi reali... sperò che fosse stato solo un incubo, dal quale si stava lentamente svegliando..

Ma il dolore lancinate delle ferite riportate nell'incendio, di cui solo ora si accorgeva , lo riscossero da quell'illusione facendolo tornare alla realtà, senza però, riuscire a cancellare quelle immagini che, dolorosamente si conficcavano nel suo cuore straziato, come spine, che non avrebbero mai permessao alla ferita, apertasi quel giorno, di rimarginarsi...





Nel suo delirio gli apparve una stanza buia, abbastanaza ampia, alle pareti scalciante ma solide. I contorni degli oggetti andavano delineandosi a poco a poco e riconobbe in quei tratti familiari, l'appartamento che lui e Matt dividevano.

Era un monolocale spoglio,e nemmeno toppo grande ma a loro era sempre bastato. Trovandosi a guardare la scena dalla prospettiva di chi entra, riconobbe nell'angolo a sinistra, addossati alla parete, una vecchia cucina a gas e un frigorifero dal colore grigio sbiadito.

Dalla parte opposta della stanza vi era un vecchio letto con la struttura in ferro battuto verniciato di nero ma a tratti scrostato dalla ruggine, subito a i piedi del letto veniva la porta del piccolo bagno.

Di fronte a lui l'unica finestra, che dava su uno squallido sobborgo di città, con accanto un mobile di legno a cassettoni.



Dapprima la stanza parve vuota poi, dalla finestra, cominciò ad irradiarsi la calda luce del tramonto e vide diasegnarsi nella sua mente i contorni di due poltrone di un verde pallido e freddo che creava uno strano contrasto con i colori caldi e tenui che vi si proiettavano sopra. Tra le due poltrone notò anche un tavolino piccolo, di quelli da salotto, con il ripiano di legno lucido e scuro, sul quale era posato un pc portatile acceso.

Sedute sulle poltrone, due ombre.

Parlavano sommessamente fra loro, discutevano certamente di qualcosa di importante e riservato.

La prima, verso sinistra, aveva delle cuffie collegate al computer e una tavoletta di cioccolato in mano, la seconda, esattamente di fronte alla prima, aveva tra le mani un videogame portatile. Avevano smesso di parlare ora.

Un raggio del sole morente colpì i loro volti così da illuminarli debolmente.

Quello con le cuffie era un biondino dai capelli liscissimi che andavano a coprirgli la parte sinistra del volto, deturpata da una vistosa cicatrice. L'altro un rosso con i capelli scompigliati e un grosso paio di occhialoni arancioni posati sulla fronte.


Il biondo stava per addentare il cioccolato, mentre l'altro se ne stava a fissare la console che aveva in mano, quando cambiò idea e la posò sul tavolo protendendosi leggermente in avanti. Nel fare questo, aveva distrattamente incontrato lo sguardo del rosso. I due si squadrarono per un attimo senza osare fiatare.

Dopo alcuni, interminabili istanti, essendosi fatta tesa l'atmosfera, uno dei due parlò.

“Mello..”

“Si?”

“E' pericoloso tutto questo, lo sai vero?”

“Si ma è l'unico modo per..”

“L'unico che ti è venuto in mente vorrai dire?”

“Già”

“Io... non credere che abbia paura, ma cosa dovremmo ricavarne? E cosa potremo risolvere se

moriamo? Voglio dire, a cosa potrebbe giovare la nostra morte?”

“Cazzo, NON LO SO!” sbotto il biondo,

“....scusami.... e che davvero non lo so” disse raddolcendo la voce e chinando la testa.

“Capisco, ma allora perchè lo facciamo?” accese una sigaretta tenendola stretta tra le labbra.

L'altro tornò a guardarlo e rispose “perchè è così che devona andare le cose..” sicuro.

“va bhe lasciamo stare.. torniamo al lavoro..”

Il rosso cominciò ad armeggiare con la tastiera del portatile, tirandolo verso di se e facendo cadere le cuffie dalle mani del biondo, che le aveva appena sfilate. Le raccolse posandole poi sul tavolino.

Aveva gli occhi lucidi.

“Mello..”parlò ancora.

“Si?”rispose di nuovo nascondendo il viso tra i capelli.

“andrà tutto bene, non pensare a ciò che ho detto, dimentica tutto...”disse con tono fermo “ e ricorda che io...” esitò “non ti abbandono” concluse trattenendo il fiato per poi espirare profondamente.

“lo so Matt” disse l'altro dolcemente “ lo so e .. te ne sono grato”.






Una ventata di aria gelida riportò alla luce il dolore delle ferite, dissolvendo quella visione. Il rimorso lo attangliava in una morsa gelida, piangeva ancora.

Se si fosse guardato allo specchio ora, non avrebbe mai potuto riconoscere il ragazzo forte e beffardo che era sempre stato. Avrebbe visto solo un Mello debole e inerme, che piangeva seduto su un prato illuminato dal riverbero delle fiamme che, in lontananza, ancora ardevano.


Non gli importava nulla del dolore fisico, anzi in quel momento rappresentava l'unico sollievo alle dolorose visioni, alle quali la sua mente sconvolta e frustrata facilmente si prestava... Ma non bastava a sopprimere definitivamente quei moti della sua immaginazione.



Vide nuovamente davanti ai propri occhi quella stanza, ora ancora più buia, era notte fonda.

Le uniche cose che distinse furono un divano scuro addossato alla parete, sotto la finestra e il letto che, poco più in là, rasentava la parete adiacente.

Sul divano era disteso scompostamente il rosso, con la testa reclinata all'indietro poggiata sulle braccia piegate, che fissava il soffitto.

Silenzio.

Dal letto poi, soggiunse una voce “Matt..” esitò e l'altro lo interruppe “cosa c'è Mello?” chiese.

“ho paura..”

sbigottito il rosso ribattè “di morire?”

“no”

“e allora di cosa?”

“di non rivederti più”


A quelle parole il rosso si rabbuiò, poi si alzò dal divano e si diresse verso il letto.

Si guardarono negli occhi e lui sorrise. Era lo stesso sorriso malinconico e infinitamente dolce che lo avrebbe accompagnato fra le braccai della Morte...


“ti ho fatto una promessa, no?”

Il biondo lo guardò torvo, poi si immalinconì e infine, tirandolo per un braccio lo fece sedere sul letto.

“ ti prego, resta vicino a me.. non mi abbandonare..” Sembrava così fragile da essere quasi un altra persona.

“te l'ho promesso” e si chinò per posargli un dolce bacio sulle labbra, un bacio leggero, appena una pressione, e poi fece per alzarsi ma l'altro lo trattenne. “non andare via” e lo tirò a se.

Si distese e rimasero abbracciati per tutta la notte...




I ricordi e le immagini cominciarono ad essere confusi e sfumati e ridotti a dei flash e nient'altro.


Matt che saliva sull'auto dopo un ultimo dolcissimo bacio d'addio.La sua moto. Takada. L'asfalto. L'auto rossa che sfrecciava. Matt che scendeva. Gli spari...

Piangeva e stringeva il vecchio rosario che portava al collo, era qualcosa di importante e anche se non ricordava perchè, lo ricollegava a Matt, seppure tutto in quel momento gli parlava di lui.



Ma avrebbe dovuto farsi forza, asciugò le lacrime e tentò di alzarsi barcollando, per dirigersi nell'unico posto in cui avrebebbe potto trovare una risposta a tutti gli interrogativi che adesso cominciavano a frullargli in testa.

Ma, fatti pochi passi, svenne sfinito.































Angolino autrice degenere:

salvesalve .. rullo di tamburi... ce l'ho fatta a mettere il 2, attesissimo ( ma da chi, scusa nd Matt ç.ç nd me) chap!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

ok sono una frana e un caso perso mi disp per il ritardo ma sn stata molto impegnata...


ora due paroline sul chap e poi le risposte alle recensioni

allora avevo accennato a una follia di mello e vi serate immaginati au putiferio dove spara a tutto e a tutti e invece no! (quello è mello normaleXD)

comunque tornando a fare la persona seria ( e quando mai ND Mello) ho cercato di trasmettere la sua disperazione ma nn credo di esserci riuscita comunque giudicate voiXD



pEaCh: sn contenta che ti piaccia e grazie dei complimenti ti assicuro, anzi spero che il prosieguo nn sarà banale


Enne01: lieta di averto fatto interessare a una ficcy cn solo mello mi lusinghi XD


Miyu: tutto si spiegerà più avanti ma sappi che nella mia mente malata è possibile ogni cosa ^^


Soleya: sono dispiaciutissima di averci messo tanto ma adesso ha già su carta i prossimi due chap e devo solo trovare il tempoper batterli al pc quindi nn ti preoccupare proseguirà di certo XP


Martina: grazie dei complienti e nn dubitare sctriverò!




In oltre un grazie ha chi ha commentato o anche solo letto “Sai” e “Pur” grazie infinite ^^
















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Capitolo 4
*** Decisione (giuramento di sangue) ***


…..Una figura iridescente si allontanava sempre più tra le fiamme....

….correva, correva, ma non poteva raggiungerla....

...quella, di rimando, sorrideva...

..Buio..





“MATT!” Urlando si svegliò di soprassalto.



Era già giorno inoltrato quando Mello si svegliò, disteso sull'erba ancora nei pressi della chiesa che avrebbe potuto essere il suo rogo... D'un primo impatto non capì perche si trovasse lì disteso pieno di abrasioni e ustinoni, i vestiti bruciati, il petto dolorante e gli occhi ancora gonfi. Scosse la testa e si svegliò definitivamente.

Ora ricordava tutto. Strinse il rosario nei pressi del cuore e respirò fore, quasi per accertarsi che non fosse tutto un stupidissimo sogno, quasi per accertarsi di essere ancora vivo.


Doveva esser forte, doveva. Rimarcava queste parole nel suo pensiero incessantemente, come una cantilena lenta e costante, dipingendole nella sua mente con tratti sempre più marcati e più duri.

Poi le parole cambiarono. Doveva fare qualcosa, doveva accertarsi che non fosse morto invano.

Ora aveva in mente un unica meta: il quartier generale dell' SPK. Aveva bisogno di informazioni.


Quando si rese conto di non avere la minima idea di dove si trovasse era già rientrato nei confini dell'abitato e camminava ormai da due ore buone. Si teneva rasente ai muri per evitare di essere notato, non che andarsene in giro barcollate e ferito fosse il massimo della discrezione, ma non poteva fare altro. Alzò lo sguardo verso un maxischermo che trasmetteva il TG, lesse la data in sovraimpressione... 30 Gennaio.



“Merda” imprecò a denti stretti “sono rimasto svenuto per più di quattro giorni!” .

Decise che forse era meglio tornare indietro e tentare di seguire la strada che aveva percorso con il furgoncino.

Camminò per qualche altra ora, immerso nei propri pensieri, finchè se ne riscosse solo successivamente all'impatto con un cancello nero, in ferro battuto..


Senaza neanche domandarsi come ci fosse arrivato, lo stpinse piano verso l'interno e quello cigolò sinistramente. Ebbe un sussulto quando si rese conto di aver varcato la soglia di un cimitero..

Non seppe ben spiegarsi il perchè vi era entrato, né perchè si trovava a puntar diritto verso due lapidi spoglie ed adiacenti, seminascoste dietro un grande albero. Tutto aveva un chè di tetro e secco e nell'aria aleggiava l'odore dei crisantemi posti sopra le tombe.

Era fermo a pochi passi dal grande albero, quando vide qualcosa di estremamente candido dirigersi, con passo lento e lugubre, verso le lapidi.

“Non può essere lui..” sussurrò a mezza voce, più che altro a se stesso.

La figura bianca intanto si era avvicinata alle tombe. Piangeva. Portava in mano un piccolo vaso con dei fiori, anch'essi di un colore latteo e scialbo, che pose tra le due tombe. Si sedette su terreno appena smosso, una gamba puntata a terra e piegata contro il torace, l'altra abbandonata dietro. Singhiozzava piano. Il pccolo petto si alzava e si abbassava ritimicamente all'unisono con quei singhiozzi, spezzati soltanto da brevi sussurri “Ho vinto...ho vinto Mello, Matt anche per voi... ma mi avete lasciato solo... prima L e poi...perchè ve ne siete andati tutti....” poi i suoi gemiti si intesificarono e parlare diveniva sempre più difficile “ che... senso ha.... aver vinto...se...ho perso....anche le uniche persone.....che mi abbiano mai considerato...un essere...umano?”

E piangeva, piangeva il piccolo Near, abbassava la maschera dell'indifferenza e piangeva, abbatteva il muro che aveva creato attorno a se e piangeva disperato, era solo, maledettamente solo. A che serviva difendersi da qualcosa che non esiste? Non più, almeno..

Un cellulare squillò, una maschera veniva di nuovo indossata, un muro eretto verso il mondo.

Asciugò le lacrime con la manica, parlo con voce calma e piatta, atona e distante “Pronto?...Si....Arrivo Jevanni...”

Si alzò lentamente, senza un rumore. Adesso era il tramonto e la figura bianca scivolava avvilupata nella sua calda luce, a passo svelto, dirigendose verso il cancello del cimitero, dove un auto nera lo attendeva.












Mello aveva osservato tutta la scena da dietro l'albero, la mano che teneva appoggiata alla corteccia secca e dura si strinse attorna ad essa.

“ E' così allora?”

Forse lo aveva giudicato male, forse non era poi quell'essere freddo e insensibile che aveva sempre pensato, forse... Ma non era quello il momento di pensarci.

“Aspetta un attimo!” esclamò piano “ha detto di aver vinto, quindi..” non terminò la frase che già la sua mente lavorava frenetica per ampliarne il significato.

Voleva dire che Kira era morto o, quantomeno, era stato preso, che forse non era stato tutto inutile, e che L era stato vendicato e che...aveva perso ogni ragione di vita..

Mello, non è il momento di pensare nemmeno a questo.

Assorto com'era si mosse quasi involontariamente verso il punto in cui Near si trovava pochi istanti prima. Si chinò sulle lapidi grigiastre osservando perplesso le sinistre sfumature di colore che la luce del tramonto dipingeva su di esse. Erano davvero molto semplici, di pietra grigia e lucida, nessuna foto né ritratti, solo un nome per ciascuna “Mail Jeevas” “Mihael Keel”, i loro veri nomi.

Quegli stupidi pseudonimi avrebbero dovuto servire a proteggeli e invece com'era finita?








Pose nuovamente gli occhi sulla propria tomba con uno sguardo quasi allucinato, facevano uno strano effetto quelle lettere. Le sue labbra tremavano. Guardava la pietra fredda e pensava alla bara vuota che doveva essere sepolta sotto i suoi piedi, il suo corpo avrebbe dovuto essere là. Ma forse un dio diverso da uno shinigami lo stava assistando* o, più semplicemente si divertiva a torurarlo, a vederlo annaspare per restare a galla quel tanto che bastasse a tenerlo in vita, per poi affondare nuovamente.



Cosa sei ora Mello? Hai vagato come un fantasma da quando ti sei risvegliato , hai perso la tua essenza, sei vuoto. Hai perso ogni speranza e ogni scopo...

Sei un debole, debole, DEBOLE! E soprattutto sei ancora vivo. Si, tu sei vivo e lui è morto per un tuo errore, tuo e non suo, il suo unico errore è stato quello di amarti, stupido.




Le sue dita tremanti cominciarono ad accarezzare la lapide fredda di Matt, lì dove era incisa una piccola croce, proprio sopra il suo nome. Tocchi leggeri e veloci, la accarezzava seguendo i contorni delle lettere, chiuse gli occhi.




Vorresti fosse il suo volto, vero?

Sussurri il suo nome... che senso ha vivere ormai? Ogni cosa in cui hai creduto, per cui hai combattuto è somparsa trascinata dalla corrente..



Mentre con una mano accarezzava ancora la lapide e quelle lettere, portò l'altra isitntivamente al cavallo dei pantaloni, dove era solito tenere la pistola.

Sarebbe finita presto tutta quell'angoscia...

Ma notò poi, con disappunto, che la pistola non era al suo posto. Pazienza! Non gli ci sarebbe voluto molto a trovare un alternativa e poi, finalmente.....


Si ridestò poi dai propri pensieri quando sentì qualcosa di caldo scorrergli lungo la mano che ancora accarezzava la tomba. Sangue.

Un piccolo taglio netto aveva lacerato la punta delle sue dita affusolate. Guardò il proprio sangue scorrere e improvvisamente si sentì di nuovo padrone della propria mente. Non si sentì più solo un ombra.

Quel sangue scorreva ancora nelle sue vene, lo stesso sangue che tante volte aveva sentito ribollire per la rabbia, raggelarsi per la paura.

Era vivo, ancora, in tutti i sensi.

Cercò di capire come si fosse ferito e vide che la pietra era scheggiata appena sopra la lettera “M” di “Mail”

Lo interpretò come un segno. Quel sangue scorreva ancora sospinto da un cuore pulsante per merito suo e lui non voleva assolutamente che andasse perduto. Se lo immaginò mentre lo fissava con uno sguardo duro “Cazzo Mel, riprenditi! Reagisci!” gli stava dicendo per farlo svegliare dallo stato di trance in cui si trovava. E quando avrebbe alzato la testa per guardarlo negli occhi avrebbe sorriso.


Alzò meccanicamente lo sguardo animato da una nuova forza. “hai ragione..” mormorò.

Prese a ripercorrere i contorni della croce incisa con il dito insanguinato, la scia scarlatta ad accentuarne il rilievo.

Te lo giuro, Matt, te lo giuro su questo sangue... Li ucciderò tutti... LI UCCIDERO' QUEI BASTARDI CHE TI HANNO PORTATO VIA DA ME!”.

La sua voce squarciò il silenzio del cimitero, tutto sembrava essere stato in attesa solo di quello. Allontanando le mani dalla lapide guardò il cielo.

Aveva di nuovo uno scopo e nessuno avrebbe potuto impedirgli di raggiungerlo, questa volta.

Si era alzato lentamente nel silenzio e che era nuovamente calato, le mani strette a pugno, lo sguardo deciso.

Si voltò per allontanarsi ma, raggiunto il grande albero che sovrastava le due tombe, lanciò un ultimo sguardo a quelle pietre grige .

pagherò il mio debito con te, puoi contarci... Matt...”


Si voltò per dirigersi verso il cancello nero che cigolò quando la mano di lui lo sfiorò. Non ci fece caso, non gli metteva più paura, adesso...

E, varcatane la soglia, cominciò a correre nella luce del tramonto che andava spegnedosi per lasciar spazio alle tenebre e alla luna...























angolino autrice solerte ^^:


eccomi!!! e che è successo ? Non pensavo di aggiornare così presto ma passiamo adue paroline velociveloci sul capitolo e non rompo più XD



bhe diciamo che questo doveva essere un capitolo particolare, che chiudeva una parte della storia che riguardava più che altro la psicologia del personaggio per cominciarne un' altra più movimentata in cui si svolgeva la trama vera e propria ma la mia incapacità ha rovinato tutto come al solito. Non sono molto convinta di questo chap perciò è molto importante per me che commentiate e che mi facciate sapere che ne pensate anche per poter vedere se proseguire la storia o meno.

So che l'ultima parte che nella mia testa doeva essere particolarmente bella è riuscita solo particolarmente patetica comunque un grazie speciale a ENNE e a CAT GIRL ( ma a te che lo dico ha fare tanto lo sai XD) che hanno commentato il precedente capitolo


*nel 2 volume all'incontro con misora, qualcosa di simile è detto da light anche se con tutt'altro senso.


Kiss Katsu


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Capitolo 5
*** Contatto (ultimo legame) ***


O mamma!!! finalmente ce l' ho fatta a finire questo capitolo! Devo ammettere che mi ha dato un sacco di problemi! Sia per lo stile che ho scelto di adottare sia per il personaggio che ho trattato, comunque ora davvero la stori incomincerà a entare nel vivo!!! un grazie grandissimo a Enne che continua imperterrita a leggere e commentare questo scempio!! bhe non dico più niente lasci a chiuque abbia lo stomaco di legger l'ardua sentenza XD



Contatto ( ultimo legame)


La porta della sala di controllo dell' SPK si aprì, cigolando. La stanza era immersa nell'oscurità.

I monitor che erano, per così tanto tempo rimasti attivi, erano spenti e un sottile strato di polvere cominciava già a ricoprire le delicate apparecchiature, dopo due soli giorni di abbandono.


Era solo venuto a prendere e sue cose...


Era incredibilmente infastidito. Aveva dovuto pertecipare, anche se indirettamente, ad una stupidissima conferenza stampa, aveva dovuto annunciare al mondo che kira era morto, che il caso era chiuso, non gli aveva dato alcuna soddisfazione farlo. Aveva perso un sacco di tempo, e lui odiava perdere tempo.. Si! Era decisamente infastidito.


Fece per muovere qualche passo incerto verso la porta dall'altra parte della stanza, ma se c'era una cosa che odiasse più del perdere tempo, quella era il buio.

Era inutile cercare l'interruttore perchè sapeva benissimo che dopo aver dichiarato risolto il caso, la polizia statunitense aveva chiuso la sede dell'SPK e ritirato tutti i fondi stanziati per essa. Quindi si risolse a pensare che fosse improbabile l'effettivo funzionamento della corrente elettrica.

Si chinò a raccogliere un robot dimenticato sul pavimento, quando uno dei due monitor alla sua destra si illuminò e, alzando lo sguardo, notò una figura scura appoggiata ad esso. Sgranò gli occhi.


Quegli stivali di pelle lucida, le gambe incrociate strette in pantaloni neri, prima sempre impeccabili, ora bruciati in più punti, la schiena appoggiata dolcemente all'enorme schermo, le braccia chiare macchiate di rosso laddove la pelle bruciata lasciava il posto alla carne viva, un ghigno sarcastico dipinto sulle labbra e i capelli biondi sporchi e scompigliati che andavano a coprire la cicatrice che segnava quel volto angelico.

Tutto questo era incredibilmente, indiscutibilmente impensabile, al di fuori di ogni logica. IM.POS.SI.BI.LE.

Chinò la testa fissando il giocattolo che aveva in mano, per non mostrarsi sorpreso al suo inatteso ospite e per riprendere, almeno in parte, il controllo.


Che c'è, piccolo Near? Hai paura dei fantasmi? La tua mente superiore ti impone di non credere alla loro esistenza eppure ne hai uno davanti a te... forse hai solo sbegliato i tuoi calcoli?

No.

Il ragazzo prese a torturare una ciocca di capelli candidi e velocemente decise di reindossare la sua maschera preferita... questa volta però la tua indifferenza non era impentrabile come al solito vero? Altrimenti come spiegare la domanda che venne dopo?

Mello sinuosamente si staccò dalla parete e si raddrizzò portando alla bocca la tavoletta di cioccolato che aveva in una mano.

“ ciao Near” e, colto il disagio del suo interlocutore, ghignò ancora divertito.

“ sorpreso di vedermi?”











“ buona sera Mello... a che devo la tua visita?” i suoi occhi spenti di un nero opaco, lasciavno solo minimamente intravedere lo stupore misto a gioia che gli aveva provocato l'udire la sua voce.

“su avanti Near.. un po' di entusiasmo! È così che si saluta un vecchio amico che credevi passato a miglior vita?”


Pronunciò queste parole lentamente,con fare ironico e quasi malizioso, fermandosi a sottolineare con il tono della voce la parola “amico”.


“ non vedo perchè dovrei mostrarmi entusiasta, sei vivo, meglio per te, ma ti assicuro che per me non fa alcuna differenza...”

“ vedo che non ti sciogli mai un po' eh, Coniglietto! Sai mi ricordi prorio un piccolo, morbido coniglietto bianco...” il ghigno sparì dal suo volto “ … che se ne stà rintanato in questo buco ad aspettare che altri facciano il lavoro sporco là fuori” disse indicando con il pollice la porta alle sue spalle.

non capisco dove tu voglia arrivare, se sei qui per altre informazioni sul caso, sono spiacente di comunicarti che Kira è morto da ormai 2 giorni”

questo lo so, ma per chi mi hai preso?”

se allora vuoi sapre come è stato risolto, non sono affari che ti riguardano. Penso che la tua “ missione”, se così si può definire l'obbiettivo che ti eri prefissato, sia conclusa.”

Scandì le parole lentamente, con voce atona.


Lo stai provocando? Cosa c'è Near, ti mancavano forse i suoi scatti d'ira? Hai nostalgia del vecchio Mello? Del tuo Mello...

Si, Near per questo lo istighi, perchè quella sua morbosa ossessione per te ti faceva sentire vivo.

Aspetti la sua risposta e godi nel vedere i suoi occhi accendersi di rabbia. Aspetti ancora, impaziente.

Quanto ti era mancata questa bttaglia psicologica, questa sottile tortura alla quale lo avevi sempre sottoposto! Già, anche se ti secca ammetterlo sei decisamente felice di rivederlo...


Smetti di ingannarti! Non cercare scuse, gli vuoi davvero bene e lo sai, altrimenti perchè andare a piangere sulla sua lapide?

Che importa perchè tu sia felice? Ormai è tornato e con lui la normalità, per quanto si possa definire normale la tua esistenza precaria , fatta di castelli di carte...


Poi osservi il suo sguardo divenire di nuovo freddo, si sta sforzando di non perdere il controllo. È strano, vero Near? Come? Non ti chiedi perchè lo sta facendo? Non mentire ancora a te stesso, muori dalla voglia di saperlo, di sapere come mai abbia deciso di aggiungere questa irritante variante al solito copione.


non sono qui per questo” rispose secco il biondo con un espressione stranamente calma, così inusuale da cogliere sul suo viso.

non sono qui per questo” ripetè


allora vuoi gentilmente spiegarmi perchè diavolo sei qui?” diavolo? Ma che risposta è, Near?

Sei forse tu che stai perdendo il controllo questa volta? Ma no, no! Il copione non può essersi modificato fino a questo punto...

allora, perchè sei venuto?” ripeti, ecco, così va meglio, sei tornato in te.


ho bisogno di alcune registrazioni” lo liquidò lui “il nostro incontro è puramente casuale, sono certo che qui c'è tutto quello che mi serve” sorrise sarcastico e lanciò un occhiata in tralice ai monitor che lo circondavano correndo lungo le pareti.

cos' hai in mente?” replicò l'albino arricciandosi una ciocca di capelli intorno all'indice

che ti importa?” sbottò lui, si stava innervosendo senza alcun motivo valido.


Sei contento Near? Gli eventi riprendono il solito corso..


che ti importa? Ti è forse passato per l'anticamera del cervello di fare qualcosa mentre noi andavamo a morire per questo fottutissimo caso ? Che ti importa adesso se non ti importava allora?”

Lo sussurrò tra i denti , in modo che l'altro non potesse cogliere una sola parola.

cos' hai detto, prego?”

nulla, ora torniamo a noi, ho bisogno di quelle registrazioni”

di quali registrazioni stai parlando?”

quelle di tutte le enti che hanno trasmesso … la morte di Matt..” i suoi occhi si fecero lucidi a quelle parole e chinò un poco la testa, per rialzarla un attimo dopo.

...”

e di nomi, ho bisogno di nomi”

quelli di tutti i sostenitori di Kira che recitavano la parte delle guardie del corpo di Takada Kyomi, e devo scoprire dove sono, tutti.”

Mello te lo chiedo ancora una volta, cosa stai cercando di fare?”

... giustizia.”

Capisco, ti aiuterò allora, in fondo qualche fanatico omicida in meno non può che essere un bene..”


Bugiardo! Non cercare di fare il superiore, la verità è che ti senti in colpa anche tu, li hai lasciati fare per tua convenienza, ma ora hai la possibilità di fare ammenda...


aiutarmi? Io, agisco da solo. Prendo quello che mi serve e me ne vado. Questa conversazione è già durata troppo a lungo... oppure vuoi metterti anche tu sulle loro tracce? Vuoi battermi anche questa volta? Ma sappi che non te lo permettero, ora questa soria riguarda me, e me soltanto...”

non ho alcuna intenzione di alimentare i tuoi complessi di inferiorità. Mi limiterò a fornirti luogo e identità, il resto lo lascio a te. Non è una cosa che mi interessa più di tanto”

allora perchè lo fai?”

neanche questi sono affari che ti riguardano”

...”

...”

va bene, ma sia chiaro, adesso il capo sono io”

come preferisci”



adesso ho degli affari da sbrigare , teniamoci in contatto”

sai come trovarmi”



Rimasero per alcuni secondi ritti l'uno di fronte all'altro a fissarsi, in una lotta di sgurdi.

Poi Mello si diresse ad ampie falcate verso la porta alle spalle di Near senza degnarlo più di un'occhiata.

Ma, quando si ritrovarono di fianco si squadrarono di nuovo per un attimo, Mello afferrò la maniglia e fece per tirarla.

Mello... “

il ragazzo si voltò appena, notando che l'altro gli stava porgendo qualcosa. Allungò la mano verso quella del più piccolo e afferrò il pacchetto che stringeva.

Aprì la porta e la sbattè alle sue spalle.


Sul volto dell'albino si allargò il sorriso che aveva, fino a quel momento, trattenuto.

bentornato...” sussurrò.

Si diresse poi verso la parte opposta della stanza ricordando il motivo per cui si trovava lì, doveva solo prendere le sue cose...


Dall'altra parte della porta Mello se ne stava con le spalle appoggiate al muro intento a da aprire il pacchetto che near gli aveva dato, scoprendo così un paio di occhialoni arancioni..

Quando li vide, una lacrima sola scivolo lungo la sua guancia.


grazie....”


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