Debt di katsu (/viewuser.php?uid=49262)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** crollo (angelo) ***
Capitolo 3: *** L'inizio (della fine) ***
Capitolo 4: *** Decisione (giuramento di sangue) ***
Capitolo 5: *** Contatto (ultimo legame) ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Allora partiamo dicendo che questa è la prima long-fic con cui mi cimento e che l' idea mi frulla in testa da un pò di tempo... E se takada avesse sbagliato a scrivere il nome di mello sul death note prima di morire? e se mello fosse supravvissuto a matt? E se.. ok basta non vi dico più niente se no poi che gusto c'è?
Questa comunque è solo una piccola introduzione che funge da cappello alla storia, della serie riassunto delle ultime puntate, con qualche mia piccola riflessione spero vi piaccia e spero di postyre presto il primo chappy vero e proprio,pc permettendo.
Ogni critica e beneaccetta per migliorare,lo so sono logorroica,comunque ringrazio in anticipo tutti quelli che commenteranno o che leggeranno soltanto XD
Prologo
La realtà, l' utopia,il confine che divide i sogni dagli incubi...tutto è relativo nella mente umana, anche la giustizia. Per quanto si tenti di crearne un idea universale essa è determinata in ogni suo aspetto dalla concezione che ne ha l'anima...
Un evanescente idea che può portare alla follia...
Il mondo è sconvolto da un uomo, considerato da molti un dio, è spaccato fra coloro che appoggiano la sua idea di giustizia, fatta di morte, di vendetta, di freddo raziocinio che non lascia scampo, e fra coloro che tentano disperatamente di far sopravvivere un briciolo di umanità nelle proprie coscienze che, inevitabilmente, sono portate ad odiare. Il mondo creato e anelato da Yagami Light... il mondo di Kira.
L, l'unico uomo che avrebbe potuto porre fine all'ascesa del dio,era ormai morto. Ucciso da colui che paradossalmente amava e odiava di più al mondo.
I sui successori erano decisi: Mello e Near. Insieme avrebbero potuto porre fine alla spasmodica agonia di una società crudele e indifesa che stava inevitabilmente caracollando.
Ma erano divisi. Ancora una volta l'egoismo umano si poneva davanti al bene comune.
Mello, l'eterno secondo, il numero due, avrebbe fatto qualunque cosa per emulare L, per portare la Sua giustizia, ma lo avrebbe fatto da solo. Per dimostrare di essere finalmente il migliore...Avrebbe messo a repentaglio la propria vita e quella di chi amava pur di raggiungere il suo obbiettivo.
Hai fatto la tua scelta Mello, per te e per lui, ma sarai in grado di affrontarne le conseguenze?
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Capitolo 2 *** crollo (angelo) ***
L'abitacolo
del camion era illuminato dalla luce flebile proveniente dal monitor,
due occhi azzurri si tenevano fissi su di esso, le pupille dilatate
nello spasmo della tensione,impazzite, seguivano freneticamente i
movimenti dell'auto rossa che sfrecciava barcollante sotto le mani
del suo conducente, che lottava disperatamente in una folle corsa
contro la morte.
D'improvviso
l'auto sbandò, stridettero i freni, si fermò,
circondata.
I
due occhi che fissavano il monitor lentamente si abbassarono,
impotenti, nascosti dalla fitta frangia bionda. Sapevano che era
finita ma volevano ancora aggrapparsi prepotentemente a quel briciolo
di speranza che restava. Tornarono a guardare il monitor, lucidi.
Il
conducente uscì dall'auto quando si trovò decine di
pistole puntate contro.
Un
sorriso sprezzante si dipinse sulle sue labbra,che tenevano strette
l'ultima sigaretta, le mani alzate:
“mi
arrendo... sono un complice del rapitore avete bisogno di me se
volete saper...”
Non
potè finire la frase che un nugolo di pallottole si abbattè
contro il suo corpo. Il suo volto, beffardo, rimase per un attimo a
guardare i suoi assassini, pareva suggerire “tanto non avrei
parlato comunque...” poi, martoriato e insanguinato, si
accasciò abbandonandosi sull'asfalto e si voltò in
direzione della telecamera che lo osservava impassibile. Rivolse in
quella direzione il suo
ultimo sorriso... che sembrava dolcemente sussurrare “ti amo”
.
Poi
la sigaretta gli scivolò dalle labbra per spegnersi al
suolo...
Nell'abitacolo
buio risuonò i rumore degli spari. Ma forse, semplicemente,
rimbombavano sordi solo nella sua mente.
“Non
volevo che tu morissi.. io ti ho ucciso.. Mi dispiace Matt.. ”
furono
le uniche parole che riuscì ad articolare fra i singhiozzi
silenziosi, senza lacrime. Solo.
Si
fermo a guardare il sorriso dolce che era rimasto impresso sul volto
di lui. Faceva male quel sorriso, vero Mello?
“Dovresti
odiarmi!” Quasi urlava dentro di se “ti ho ucciso, perché
cazzo mi sorridi? Perchè non mi hai fermato? Lo avevi detto
che sarebbe stato pericoloso! Perchè non mi hai fermato! Tutto
questo non sarebbe mai successo... E' solo cola mia...”.
Le
mani appoggiate sulle ginocchia stringevano così forte da
farle quasi sanguinare, le unghie conficcate nella carne viva, le
braccia tese in una dolorosa contrazione, a testa china.
Poi
alzò di nuovo la testa, di scatto, quasi con violenza.
Basta
Mello; riprenditi! Ora l'unica cosa importante è incastrare
kira per non rendere vano il suo sacrificio!
Il
sacrificio della persona che amava e che l'amava tanto da essergli
fedele, fino alla morte.
Distolse
lo sguardo dal monitor e pose nuovamente le mani sul volante ma le
stacco immediatamente. In quel momento sentì il cuore
lacerarsi. Si trovò accasciato sul cruscotto.
Era
finita.
Non
aveva saputo portare a termine la sua missione
e aveva ucciso il suo migliore amico.
Era
sempre stato solo uno stupido....
e
nell'ultimo respiro si voltò verso lo schermo e fissando quel
sorriso disse piano “anche io... ti amo” e lentamente
chiuse gli occhi.
/\/\/\/\O/\/\/\/\
Improvvisamente
sentì un forte calore in uno stato di semi-coscienza riuscì
a mala pena ad aprire gli occhi. Non capiva.
Vedeva
solo fiamme introno a se, era forse quello l'inferno?
Eppure
tutto sembrava così nitido, reale. Le fiamme che lambivano il
suo corpo l'odore di pelle bruciata, il calore, i colori rossastri
che illuminavano l'abitacolo.
NO!
Era
ancora disteso sul cruscotto, qualcosa era andato storto! Quel
maledetto quaderno non aveva funzionato come avrebbe dovuto, ma
perchè?
Mello,non
è il momento delle domande!
Quando
cominciò a rendersi conto della situazione fu assalito dalla
paura... il camion era in fiamme e lui bloccato lì dentro.
Tentò, invano, di riprendere il controllo del proprio corpo,
senza potersi muovere di un millimetro.
Che
misera fine per uno come lui.. ma,pensò, in fondo la meritava.
Ormai tutto era perduto, per quanto fosse ancora vivo, gli restava
poco tempo ancora.
Arrenditi
all'evidenza! Arrenditi Mello! Sei un fallito,solo uno stupido
fallito.
I
suoi pensieri tornarono a rivolgersi verso quel ragazzo steso al
suolo, il suo corpo crivellato dai proiettili, verso il suo
sorriso... forse lo avrebbe rivisto, forse morire non era così
male, in fondo.
La
portiera si spalancò e fu pervaso da un brivido. Due mani
gelide e quasi irreali lo afferrarono con forza per portarlo fuori
dalla sua prigione di fuoco. Non vide nulla si sentì
semplicemente sollevare, il contatto con quel corpo innaturale gli
sembrava così distante, eppure familiare.
Si
lasciò trasportare finchè non fu adagiato lontano da
quel rogo, sull'erba umida. Il suo corpo cominciò a riprendere
sensibilità, i suoi arti, risvegliati dal torpore in cui erano
caduti da un freddo pungente, a sciogliersi e tentò di
muoversi, ma non potè riuscirvi, non ancora almeno.
Cercò
di parlare ma dalla sua gola non uscì altro che un mugolio
soffocato...
“Shh”lo
apostrofò l'ombra che ancora stava accanto a lui “ E'
tutto a posto adesso...”.
La
voce sembrava quasi provenire da lontano per giungere alle sue
orecchie roca e ovattata.
La
stessa mano gelida che lo aveva sollevato gli accarezzo dolcemente i
capelli e sorrise.
Non
seppe spiegarsi perchè vedesse solo il sorriso dell'intero
volto ma quel sorriso gli ricordava tanto quello del suo angelo
abbandonato sull'asfalto.
Una
lacrima gli rigò la guancia mentre lo guardava e quell'ombra
l'asciugo con la mano. Rimase a guardarlo annichilito per qualche
secondo, quando quello fece per andarsene. Avrebbe voluto urlargli di
restare, ma non riusci a far altro che piangere..
lo
vide allontanarsi nel riverbero delle fiamme, in lontananza, che lo
facevano sembrare iridescente e gli parve di scorgere il suo
profilo.
“aspetta..”
riuscì finalmente a mormorare. Quello si voltò indietro
e gli sorrise di nuovo.
Mello
sbattè le palpebre. Una frazione di secondo.. ma era già
sparito tra le fiamme...
angolino
autrice:
ragazzi
eccomiiii mi credevate morta???? e no, non mi sono dimenticata di
questa ff ma sono solo terribilmente occupata ( e lenta ND Mello)
allora solo qualche spiegazione veloceveloce: innanzitutto spero di
non degenerare in OOC ma vi avverto già che per i prossimi
capitoli vedrete una progressione di stati che non sono solitamente
attribuibili a mello ma che ho pensato possibili per uno come lui che
deve necessariamente inseguire uno scopo nel momento in cui questo
viene meno. Dalla debolezza, a una sorta di pazzia, a ancora la
rassegnazione e l'avvilimento che poi ritornano inevitabilmente a
diventare decisione e si risolvono nel suo carattere di
sempre......ora basta spoilerare e spero che vi piaccia commentate
plz!!!! anche le critiche costruttive sono ovviamente bene accette XD
katsu
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Capitolo 3 *** L'inizio (della fine) ***
A fatica si mise a sedere sull'erba
umida. Aveva inconsciamente teso la mano nel vuoto, verso il punto in
cui l'ombra era scomparsa. Le lacrime gli rigavano le guance senza
che lui potesse controllare le proprie reazioni.
Lanciò un grido disperato,
carico di angoscia e di dolore, lo chiamò urlando il suo nome
finchè ebbe fiato in gola, finchè le forze non lo
abbandonarono nuovamente e si accasciò al suolo.
Ansimava e guarava il cielo che andava
pian piano schiarendosi nella tenue luce dell'alba.
Pensava. Era stato stupido a urlare,
avrebbero potuto sentirlo e se lo avessero trovato per lui sarebbe
stata la fine, era pur sempre un criminale. Si, era stato stupido,
conciato com'era non avrebbe potuto opporre alcuna resitenza.
Ma in realtà non glie ne
importava nulla.
Era morto nel momento in cui aveva
visto salire in macchina l'amore della sua vita conscio del fatto che non
l'avrebbe più rivisto, era morto nell'attimo stesso in cui si
erano salutati con un bacio.
Era morto senza neppure accorgersene.
Riuscì a rimettersi seduto,
teneva la testa tra le mani. L'espressione sconvolta dipinta sul suo
volto lo rendeva soltanto una pallida ombra di ciò che era
stato...
la piega distorta che avevano preso le
sue labbra si rilassò lentamente, il suo volto si incupì.
Restò ancora qualche secondo a fissare il vuoto, poi abbassò
gli occhi sbarrati.
Gli passarono davanti tutti gli
avvenimenti della giornata precedente, in figure così nitide
da sembrare quasi reali... sperò che fosse stato solo un
incubo, dal quale si stava lentamente svegliando..
Ma il dolore lancinate delle ferite
riportate nell'incendio, di cui solo ora si accorgeva , lo riscossero
da quell'illusione facendolo tornare alla realtà, senza però,
riuscire a cancellare quelle immagini che, dolorosamente si
conficcavano nel suo cuore straziato, come spine, che non
avrebbero mai permessao alla ferita, apertasi quel giorno, di
rimarginarsi...
Nel suo delirio gli apparve una stanza
buia, abbastanaza ampia, alle pareti scalciante ma solide. I contorni
degli oggetti andavano delineandosi a poco a poco e riconobbe in quei
tratti familiari, l'appartamento che lui e Matt dividevano.
Era un monolocale spoglio,e nemmeno
toppo grande ma a loro era sempre bastato. Trovandosi a guardare la
scena dalla prospettiva di chi entra, riconobbe nell'angolo a
sinistra, addossati alla parete, una vecchia cucina a gas e un
frigorifero dal colore grigio sbiadito.
Dalla parte opposta della stanza vi era
un vecchio letto con la struttura in ferro battuto verniciato di nero
ma a tratti scrostato dalla ruggine, subito a i piedi del letto veniva
la porta del piccolo bagno.
Di fronte a lui l'unica finestra, che
dava su uno squallido sobborgo di città, con accanto un mobile
di legno a cassettoni.
Dapprima la stanza parve vuota poi,
dalla finestra, cominciò ad irradiarsi la calda luce del
tramonto e vide diasegnarsi nella sua mente i contorni di due
poltrone di un verde pallido e freddo che creava uno strano contrasto
con i colori caldi e tenui che vi si proiettavano sopra. Tra le due
poltrone notò anche un tavolino piccolo, di quelli da salotto,
con il ripiano di legno lucido e scuro, sul quale era posato un pc
portatile acceso.
Sedute sulle poltrone, due ombre.
Parlavano sommessamente fra loro,
discutevano certamente di qualcosa di importante e riservato.
La prima, verso sinistra, aveva delle
cuffie collegate al computer e una tavoletta di cioccolato in mano,
la seconda, esattamente di fronte alla prima, aveva tra le mani un
videogame portatile. Avevano smesso di parlare ora.
Un raggio del sole morente colpì
i loro volti così da illuminarli debolmente.
Quello con le cuffie era un biondino
dai capelli liscissimi che andavano a coprirgli la parte sinistra del
volto, deturpata da una vistosa cicatrice. L'altro un rosso con i
capelli scompigliati e un grosso paio di occhialoni arancioni posati
sulla fronte.
Il biondo stava per addentare il
cioccolato, mentre l'altro se ne stava a fissare la console che aveva
in mano, quando cambiò idea e la posò sul
tavolo protendendosi leggermente in avanti. Nel fare questo, aveva
distrattamente incontrato lo sguardo del rosso. I due si squadrarono
per un attimo senza osare fiatare.
Dopo alcuni, interminabili istanti,
essendosi fatta tesa l'atmosfera, uno dei due parlò.
“Mello..”
“Si?”
“E' pericoloso tutto questo, lo
sai vero?”
“Si ma è l'unico modo
per..”
“L'unico che ti è venuto
in mente vorrai dire?”
“Già”
“Io... non credere che abbia
paura, ma cosa dovremmo ricavarne? E cosa potremo risolvere se
moriamo? Voglio dire, a cosa potrebbe
giovare la nostra morte?”
“Cazzo, NON LO SO!” sbotto
il biondo,
“....scusami.... e che davvero
non lo so” disse raddolcendo la voce e chinando la testa.
“Capisco, ma allora perchè
lo facciamo?” accese una sigaretta tenendola stretta tra le
labbra.
L'altro tornò a guardarlo e
rispose “perchè è così che devona andare
le cose..” sicuro.
“va bhe lasciamo stare.. torniamo
al lavoro..”
Il rosso cominciò ad armeggiare
con la tastiera del portatile, tirandolo verso di se e facendo cadere
le cuffie dalle mani del biondo, che le aveva appena sfilate. Le
raccolse posandole poi sul tavolino.
Aveva gli occhi lucidi.
“Mello..”parlò
ancora.
“Si?”rispose di nuovo
nascondendo il viso tra i capelli.
“andrà tutto bene, non
pensare a ciò che ho detto, dimentica tutto...”disse con
tono fermo “ e ricorda che io...” esitò “non
ti abbandono” concluse trattenendo il fiato per poi espirare
profondamente.
“lo so Matt” disse l'altro
dolcemente “ lo so e .. te ne sono grato”.
Una ventata di aria gelida riportò
alla luce il dolore delle ferite, dissolvendo quella visione. Il
rimorso lo attangliava in una morsa gelida, piangeva ancora.
Se si fosse guardato allo specchio ora,
non avrebbe mai potuto riconoscere il ragazzo forte e beffardo che
era sempre stato. Avrebbe visto solo un Mello debole e inerme, che
piangeva seduto su un prato illuminato dal riverbero delle fiamme
che, in lontananza, ancora ardevano.
Non gli importava nulla del dolore
fisico, anzi in quel momento rappresentava l'unico sollievo alle
dolorose visioni, alle quali la sua mente sconvolta e frustrata
facilmente si prestava... Ma non bastava a sopprimere definitivamente
quei moti della sua immaginazione.
Vide nuovamente davanti ai propri occhi
quella stanza, ora ancora più buia, era notte fonda.
Le uniche cose che distinse furono un
divano scuro addossato alla parete, sotto la finestra e il letto che,
poco più in là, rasentava la parete adiacente.
Sul divano era disteso scompostamente
il rosso, con la testa reclinata all'indietro poggiata sulle braccia
piegate, che fissava il soffitto.
Silenzio.
Dal letto poi, soggiunse una voce
“Matt..” esitò e l'altro lo interruppe “cosa
c'è Mello?” chiese.
“ho paura..”
sbigottito il rosso ribattè “di
morire?”
“no”
“e allora di cosa?”
“di non rivederti più”
A quelle parole il rosso si rabbuiò,
poi si alzò dal divano e si diresse verso il letto.
Si guardarono negli occhi e lui sorrise.
Era lo stesso sorriso malinconico e infinitamente dolce che lo
avrebbe accompagnato fra le braccai della Morte...
“ti ho fatto una promessa, no?”
Il biondo lo guardò torvo, poi
si immalinconì e infine, tirandolo per un braccio lo fece
sedere sul letto.
“ ti prego, resta vicino a me..
non mi abbandonare..” Sembrava così fragile da essere
quasi un altra persona.
“te l'ho promesso” e si
chinò per posargli un dolce bacio sulle labbra, un bacio
leggero, appena una pressione, e poi fece per alzarsi ma l'altro lo
trattenne. “non andare via” e lo tirò a se.
Si distese e rimasero abbracciati per
tutta la notte...
I ricordi e le immagini cominciarono ad
essere confusi e sfumati e ridotti a dei flash e nient'altro.
Matt che saliva sull'auto dopo un
ultimo dolcissimo bacio d'addio.La sua moto. Takada. L'asfalto.
L'auto rossa che sfrecciava. Matt che scendeva. Gli spari...
Piangeva e stringeva il vecchio rosario
che portava al collo, era qualcosa di importante e anche se non
ricordava perchè, lo ricollegava a Matt, seppure tutto in quel
momento gli parlava di lui.
Ma avrebbe dovuto farsi forza, asciugò
le lacrime e tentò di alzarsi barcollando, per dirigersi
nell'unico posto in cui avrebebbe potto trovare una risposta a tutti
gli interrogativi che adesso cominciavano a frullargli in testa.
Ma, fatti pochi passi, svenne sfinito.
Angolino autrice degenere:
salvesalve .. rullo di tamburi... ce l'ho fatta a mettere il 2,
attesissimo ( ma da chi, scusa nd Matt ç.ç nd me)
chap!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ok sono una frana e un caso perso mi disp per il ritardo ma sn stata
molto impegnata...
ora due paroline sul chap e poi le risposte alle recensioni
allora avevo accennato a una follia di mello e vi serate immaginati
au putiferio dove spara a tutto e a tutti e invece no! (quello è
mello normaleXD)
comunque tornando a fare la persona seria ( e quando mai ND Mello) ho
cercato di trasmettere la sua disperazione ma nn credo di esserci
riuscita comunque giudicate voiXD
pEaCh: sn contenta che ti piaccia e grazie dei
complimenti ti assicuro, anzi spero che il prosieguo nn sarà
banale
Enne01:
lieta di averto fatto interessare a una ficcy cn solo mello mi
lusinghi XD
Miyu: tutto
si spiegerà più avanti ma sappi che nella mia mente
malata è possibile ogni cosa ^^
Soleya:
sono dispiaciutissima di averci messo tanto ma adesso ha già
su carta i prossimi due chap e devo solo trovare il tempoper batterli
al pc quindi nn ti preoccupare proseguirà di certo XP
Martina: grazie
dei complienti e nn dubitare sctriverò!
In
oltre un grazie ha chi ha commentato o anche solo letto “Sai”
e “Pur” grazie infinite ^^
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Capitolo 4 *** Decisione (giuramento di sangue) ***
…..Una figura iridescente si
allontanava sempre più tra le fiamme....
….correva, correva, ma non
poteva raggiungerla....
...quella, di rimando, sorrideva...
..Buio..
“MATT!” Urlando si svegliò
di soprassalto.
Era già giorno inoltrato quando
Mello si svegliò, disteso sull'erba ancora nei pressi della
chiesa che avrebbe potuto essere il suo rogo... D'un primo impatto
non capì perche si trovasse lì disteso pieno di
abrasioni e ustinoni, i vestiti bruciati, il petto dolorante e gli
occhi ancora gonfi. Scosse la testa e si svegliò
definitivamente.
Ora ricordava tutto. Strinse il rosario
nei pressi del cuore e respirò fore, quasi per accertarsi che
non fosse tutto un stupidissimo sogno, quasi per accertarsi di essere
ancora vivo.
Doveva esser forte, doveva. Rimarcava
queste parole nel suo pensiero incessantemente, come una cantilena
lenta e costante, dipingendole nella sua mente con tratti sempre più
marcati e più duri.
Poi le parole cambiarono. Doveva fare
qualcosa, doveva
accertarsi che non fosse morto invano.
Ora aveva in mente un unica meta: il
quartier generale dell' SPK. Aveva bisogno di informazioni.
Quando si rese conto di non avere la
minima idea di dove si trovasse era già rientrato nei confini
dell'abitato e camminava ormai da due ore buone. Si teneva rasente ai
muri per evitare di essere notato, non che andarsene in giro
barcollate e ferito fosse il massimo della discrezione, ma non poteva
fare altro. Alzò lo sguardo verso un maxischermo che
trasmetteva il TG, lesse la data in sovraimpressione... 30 Gennaio.
“Merda” imprecò a
denti stretti “sono rimasto svenuto per più di quattro
giorni!” .
Decise che forse era meglio tornare
indietro e tentare di seguire la strada che aveva percorso con il
furgoncino.
Camminò per qualche altra ora,
immerso nei propri pensieri, finchè se ne riscosse solo
successivamente all'impatto con un cancello nero, in ferro battuto..
Senaza neanche domandarsi come ci fosse
arrivato, lo stpinse piano verso l'interno e quello cigolò
sinistramente. Ebbe un sussulto quando si rese conto di aver varcato
la soglia di un cimitero..
Non seppe ben spiegarsi il perchè
vi era entrato, né perchè si trovava a puntar diritto
verso due lapidi spoglie ed adiacenti, seminascoste dietro un grande
albero. Tutto aveva un chè di tetro e secco e nell'aria
aleggiava l'odore dei crisantemi posti sopra le tombe.
Era fermo a pochi passi dal grande
albero, quando vide qualcosa di estremamente candido dirigersi, con
passo lento e lugubre, verso le lapidi.
“Non può essere lui..”
sussurrò a mezza voce, più che altro a se stesso.
La figura bianca intanto si era
avvicinata alle tombe. Piangeva. Portava in mano un piccolo vaso con
dei fiori, anch'essi di un colore latteo e scialbo, che pose tra le
due tombe. Si sedette su terreno appena smosso, una gamba puntata a
terra e piegata contro il torace, l'altra abbandonata dietro.
Singhiozzava piano. Il pccolo petto si alzava e si abbassava
ritimicamente all'unisono con quei singhiozzi, spezzati soltanto da
brevi sussurri “Ho vinto...ho vinto Mello, Matt anche per
voi... ma mi avete lasciato solo... prima L e poi...perchè ve
ne siete andati tutti....” poi i suoi gemiti si intesificarono
e parlare diveniva sempre più difficile “ che... senso
ha.... aver vinto...se...ho perso....anche le uniche persone.....che
mi abbiano mai considerato...un essere...umano?”
E piangeva, piangeva il piccolo Near,
abbassava la maschera dell'indifferenza e piangeva, abbatteva il muro
che aveva creato attorno a se e piangeva disperato, era solo,
maledettamente solo. A che serviva difendersi da qualcosa che non
esiste? Non più, almeno..
Un cellulare squillò, una
maschera veniva di nuovo indossata, un muro eretto verso il mondo.
Asciugò le lacrime con la
manica, parlo con voce calma e piatta, atona e distante
“Pronto?...Si....Arrivo Jevanni...”
Si alzò lentamente, senza un
rumore. Adesso era il tramonto e la figura bianca scivolava
avvilupata nella sua calda luce, a passo svelto, dirigendose verso il
cancello del cimitero, dove un auto nera lo attendeva.
Mello aveva osservato tutta la scena da
dietro l'albero, la mano che teneva appoggiata alla corteccia secca e
dura si strinse attorna ad essa.
“ E' così allora?”
Forse lo aveva giudicato male, forse
non era poi quell'essere freddo e insensibile che aveva sempre
pensato, forse... Ma non era quello il momento di pensarci.
“Aspetta un attimo!”
esclamò piano “ha detto di aver vinto, quindi..”
non terminò la frase che già la sua mente lavorava
frenetica per ampliarne il significato.
Voleva dire che Kira era morto o,
quantomeno, era stato preso, che forse non era stato tutto inutile, e
che L era stato vendicato e che...aveva perso ogni ragione di vita..
Mello, non è il momento di
pensare nemmeno a questo.
Assorto com'era si mosse quasi
involontariamente verso il punto in cui Near si trovava pochi istanti
prima. Si chinò sulle lapidi grigiastre osservando perplesso
le sinistre sfumature di colore che la luce del tramonto dipingeva su
di esse. Erano davvero molto semplici, di pietra grigia e lucida,
nessuna foto né ritratti, solo un nome per ciascuna “Mail
Jeevas” “Mihael Keel”, i loro veri nomi.
Quegli stupidi pseudonimi avrebbero
dovuto servire a proteggeli e invece com'era finita?
Pose nuovamente gli occhi sulla propria
tomba con uno sguardo quasi allucinato, facevano uno strano effetto
quelle lettere. Le sue labbra tremavano. Guardava la pietra fredda e
pensava alla bara vuota che doveva essere sepolta sotto i suoi piedi,
il suo corpo avrebbe dovuto essere là. Ma forse un dio diverso
da uno shinigami lo stava assistando* o, più semplicemente si
divertiva a torurarlo, a vederlo annaspare per restare a galla quel
tanto che bastasse a tenerlo in vita, per poi affondare nuovamente.
Cosa sei ora Mello? Hai vagato come un
fantasma da quando ti sei risvegliato , hai perso la tua essenza, sei
vuoto. Hai perso ogni speranza e ogni scopo...
Sei un debole, debole, DEBOLE! E
soprattutto sei ancora vivo. Si, tu sei vivo e lui
è morto per un tuo
errore, tuo e non suo, il suo
unico errore è stato quello di amarti, stupido.
Le sue
dita tremanti cominciarono ad accarezzare la lapide fredda di Matt,
lì dove era incisa una piccola croce, proprio sopra il suo
nome. Tocchi leggeri e veloci, la accarezzava seguendo i contorni
delle lettere, chiuse gli occhi.
Vorresti
fosse il suo volto, vero?
Sussurri
il suo nome... che senso ha vivere ormai? Ogni cosa in cui hai
creduto, per cui hai combattuto è somparsa trascinata dalla
corrente..
Mentre
con una mano accarezzava ancora la lapide e quelle lettere, portò
l'altra isitntivamente al cavallo dei pantaloni, dove era solito
tenere la pistola.
Sarebbe
finita presto tutta quell'angoscia...
Ma
notò poi, con disappunto, che la pistola non era al suo posto.
Pazienza! Non gli ci sarebbe voluto molto a trovare un alternativa e
poi, finalmente.....
Si
ridestò poi dai propri pensieri quando sentì qualcosa
di caldo scorrergli lungo la mano che ancora accarezzava la tomba.
Sangue.
Un
piccolo taglio netto aveva lacerato la punta delle sue dita
affusolate. Guardò il proprio sangue scorrere e
improvvisamente si sentì di nuovo padrone della propria mente.
Non si sentì più solo un ombra.
Quel
sangue scorreva ancora nelle sue vene, lo stesso sangue che tante
volte aveva sentito ribollire per la rabbia, raggelarsi per la paura.
Era
vivo, ancora, in tutti i sensi.
Cercò
di capire come si fosse ferito e vide che la pietra era scheggiata
appena sopra la lettera “M” di “Mail”
Lo
interpretò come un segno. Quel sangue scorreva ancora sospinto
da un cuore pulsante per merito suo
e lui non
voleva assolutamente che andasse perduto. Se lo immaginò
mentre lo fissava con uno sguardo duro “Cazzo
Mel, riprenditi! Reagisci!” gli
stava dicendo per farlo svegliare dallo stato di trance in cui si
trovava. E quando avrebbe alzato la testa per guardarlo negli occhi
avrebbe sorriso.
Alzò
meccanicamente lo sguardo animato da una nuova forza. “hai
ragione..” mormorò.
Prese
a ripercorrere i contorni della croce incisa con il dito
insanguinato, la scia scarlatta ad accentuarne il rilievo.
“Te
lo giuro, Matt, te lo giuro su questo sangue... Li ucciderò
tutti... LI UCCIDERO' QUEI BASTARDI CHE TI HANNO PORTATO VIA DA ME!”.
La
sua voce squarciò il silenzio del cimitero, tutto sembrava
essere stato in attesa solo di quello. Allontanando le mani dalla
lapide guardò il cielo.
Aveva
di nuovo uno scopo e nessuno avrebbe potuto impedirgli di
raggiungerlo, questa volta.
Si
era alzato lentamente nel silenzio e che era nuovamente calato, le
mani strette a pugno, lo sguardo deciso.
Si
voltò per allontanarsi ma, raggiunto il grande albero che
sovrastava le due tombe, lanciò un ultimo sguardo a quelle
pietre grige .
“pagherò
il mio debito con te, puoi contarci... Matt...”
Si
voltò per dirigersi verso il cancello nero che cigolò
quando la mano di lui lo sfiorò. Non ci fece caso, non gli
metteva più paura, adesso...
E,
varcatane la soglia, cominciò a correre nella luce del
tramonto che andava spegnedosi per lasciar spazio alle tenebre e alla
luna...
angolino
autrice solerte ^^:
eccomi!!!
e che è successo ? Non pensavo di aggiornare così
presto ma passiamo adue paroline velociveloci sul capitolo e non
rompo più XD
bhe
diciamo che questo doveva essere un capitolo particolare, che
chiudeva una parte della storia che riguardava più che altro
la psicologia del personaggio per cominciarne un' altra più
movimentata in cui si svolgeva la trama vera e propria ma la mia
incapacità ha rovinato tutto come al solito. Non sono molto
convinta di questo chap perciò è molto importante per
me che commentiate e che mi facciate sapere che ne pensate anche per
poter vedere se proseguire la storia o meno.
So
che l'ultima parte che nella mia testa doeva essere particolarmente
bella è riuscita solo particolarmente patetica comunque un
grazie speciale a ENNE e a CAT GIRL ( ma a te che lo dico ha fare
tanto lo sai XD) che hanno commentato il precedente capitolo
*nel
2 volume all'incontro con misora, qualcosa di simile è detto
da light anche se con tutt'altro senso.
Kiss
Katsu
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Capitolo 5 *** Contatto (ultimo legame) ***
O mamma!!! finalmente ce l' ho fatta a finire questo capitolo!
Devo ammettere che mi ha dato un sacco di problemi! Sia per lo stile
che ho scelto di adottare sia per il personaggio che ho trattato,
comunque ora davvero la stori incomincerà a entare nel vivo!!!
un grazie grandissimo a Enne che continua imperterrita a leggere e
commentare questo scempio!! bhe non dico più niente lasci a
chiuque abbia lo stomaco di legger l'ardua sentenza XD
Contatto (
ultimo legame)
La porta della sala
di controllo dell' SPK si aprì, cigolando. La stanza era
immersa nell'oscurità.
I monitor che
erano, per così tanto tempo rimasti attivi, erano spenti e un
sottile strato di polvere cominciava già a ricoprire le
delicate apparecchiature, dopo due soli giorni di abbandono.
Era solo venuto a
prendere e sue cose...
Era incredibilmente
infastidito. Aveva dovuto pertecipare, anche se indirettamente, ad
una stupidissima conferenza stampa, aveva dovuto annunciare al mondo
che kira era morto, che il caso era chiuso, non gli aveva dato alcuna
soddisfazione farlo. Aveva perso un sacco di tempo, e lui odiava
perdere tempo.. Si! Era decisamente infastidito.
Fece per muovere
qualche passo incerto verso la porta dall'altra parte della stanza,
ma se c'era una cosa che odiasse più del perdere tempo, quella
era il buio.
Era inutile cercare
l'interruttore perchè sapeva benissimo che dopo aver
dichiarato risolto il caso, la polizia statunitense aveva chiuso la
sede dell'SPK e ritirato tutti i fondi stanziati per essa. Quindi si
risolse a pensare che fosse improbabile l'effettivo funzionamento
della corrente elettrica.
Si chinò a
raccogliere un robot dimenticato sul pavimento, quando uno dei due
monitor alla sua destra si illuminò e, alzando lo sguardo,
notò una figura scura appoggiata ad esso. Sgranò gli
occhi.
Quegli stivali di
pelle lucida, le gambe incrociate strette in pantaloni neri, prima
sempre impeccabili, ora bruciati in più punti, la schiena
appoggiata dolcemente all'enorme schermo, le braccia chiare macchiate
di rosso laddove la pelle bruciata lasciava il posto alla carne viva,
un ghigno sarcastico dipinto sulle labbra e i capelli biondi sporchi
e scompigliati che andavano a coprire la cicatrice che segnava quel
volto angelico.
Tutto questo era
incredibilmente, indiscutibilmente impensabile, al di fuori di ogni
logica. IM.POS.SI.BI.LE.
Chinò la
testa fissando il giocattolo che aveva in mano, per non mostrarsi
sorpreso al suo inatteso ospite e per riprendere, almeno in parte, il
controllo.
Che c'è,
piccolo Near? Hai paura dei fantasmi? La tua mente superiore ti
impone di non credere alla loro esistenza eppure ne hai uno davanti a
te... forse hai solo sbegliato i tuoi calcoli?
No.
Il ragazzo prese a
torturare una ciocca di capelli candidi e velocemente decise di
reindossare la sua maschera preferita... questa volta però la
tua indifferenza non era impentrabile come al solito vero? Altrimenti
come spiegare la domanda che venne dopo?
Mello sinuosamente
si staccò dalla parete e si raddrizzò portando alla
bocca la tavoletta di cioccolato che aveva in una mano.
“ ciao Near”
e, colto il disagio del suo interlocutore, ghignò ancora
divertito.
“ sorpreso di
vedermi?”
“ buona sera
Mello... a che devo la tua visita?” i suoi occhi spenti di un
nero opaco, lasciavno solo minimamente intravedere lo stupore misto a
gioia che gli aveva provocato l'udire la sua voce.
“su avanti
Near.. un po' di entusiasmo! È così che si saluta un
vecchio amico che credevi passato a miglior vita?”
Pronunciò queste parole
lentamente,con fare ironico e quasi malizioso, fermandosi a
sottolineare con il tono della voce la parola “amico”.
“ non vedo perchè dovrei
mostrarmi entusiasta, sei vivo, meglio per te, ma ti assicuro che per
me non fa alcuna differenza...”
“ vedo che non ti sciogli mai un
po' eh, Coniglietto! Sai mi
ricordi prorio un piccolo, morbido coniglietto bianco...” il
ghigno sparì dal suo volto “ … che se ne stà
rintanato in questo buco ad aspettare che altri facciano il lavoro
sporco là fuori” disse indicando con il pollice la porta
alle sue spalle.
“ non
capisco dove tu voglia arrivare, se sei qui per altre informazioni
sul caso, sono spiacente di comunicarti che Kira è morto da
ormai 2 giorni”
“ questo
lo so, ma per chi mi hai preso?”
“ se
allora vuoi sapre come è stato risolto, non sono affari che ti
riguardano. Penso che la tua “ missione”, se così
si può definire l'obbiettivo che ti eri prefissato, sia
conclusa.”
Scandì
le parole lentamente, con voce atona.
Lo
stai provocando? Cosa c'è Near, ti mancavano forse i suoi
scatti d'ira? Hai nostalgia del vecchio Mello? Del tuo Mello...
Si,
Near per questo lo istighi, perchè quella sua morbosa
ossessione per te ti faceva sentire vivo.
Aspetti
la sua risposta e godi nel vedere i suoi occhi accendersi di rabbia.
Aspetti ancora, impaziente.
Quanto
ti era mancata questa bttaglia psicologica, questa sottile tortura
alla quale lo avevi sempre sottoposto! Già, anche se ti secca
ammetterlo sei decisamente felice di rivederlo...
Smetti
di ingannarti! Non cercare scuse, gli vuoi davvero bene e lo sai,
altrimenti perchè andare a piangere sulla sua lapide?
Che
importa perchè tu sia felice? Ormai è tornato e con lui
la normalità, per quanto si possa definire normale la tua
esistenza precaria , fatta di castelli di carte...
Poi
osservi il suo sguardo divenire di nuovo freddo, si sta sforzando di
non perdere il controllo. È strano, vero Near? Come? Non ti
chiedi perchè lo sta facendo? Non mentire ancora a te stesso,
muori dalla voglia di saperlo, di sapere come mai abbia deciso di
aggiungere questa irritante variante al solito copione.
“ non
sono qui per questo” rispose secco il biondo con un espressione
stranamente calma, così inusuale da cogliere sul suo viso.
“non
sono qui per questo” ripetè
“ allora
vuoi gentilmente spiegarmi perchè diavolo sei qui?”
diavolo? Ma che
risposta è, Near?
Sei
forse tu che stai perdendo il controllo questa volta? Ma no, no! Il
copione non può essersi modificato fino a questo punto...
“allora,
perchè sei venuto?” ripeti, ecco, così va meglio,
sei tornato in te.
“ho
bisogno di alcune registrazioni” lo liquidò lui “il
nostro incontro è puramente casuale, sono certo che qui c'è
tutto quello che mi serve” sorrise sarcastico e lanciò
un occhiata in tralice ai monitor che lo circondavano correndo lungo
le pareti.
“cos'
hai in mente?” replicò l'albino arricciandosi una ciocca
di capelli intorno all'indice
“che
ti importa?” sbottò lui, si stava innervosendo senza
alcun motivo valido.
Sei
contento Near? Gli eventi riprendono il solito corso..
“ che
ti importa? Ti è forse passato per l'anticamera del cervello
di fare qualcosa mentre noi andavamo a morire per questo fottutissimo
caso ? Che ti importa adesso se non ti importava allora?”
Lo
sussurrò tra i denti , in modo che l'altro non potesse
cogliere una sola parola.
“ cos'
hai detto, prego?”
“ nulla,
ora torniamo a noi, ho bisogno di quelle registrazioni”
“ di
quali registrazioni stai parlando?”
“ quelle
di tutte le enti che hanno trasmesso … la morte di Matt..”
i suoi occhi si fecero lucidi a quelle parole e chinò un poco
la testa, per rialzarla un attimo dopo.
“...”
“ e
di nomi, ho bisogno di nomi”
“ quelli
di tutti i sostenitori di Kira che recitavano la parte delle guardie
del corpo di Takada Kyomi, e devo scoprire dove sono, tutti.”
“ Mello
te lo chiedo ancora una volta, cosa stai cercando di fare?”
“...
giustizia.”
“ Capisco,
ti aiuterò allora, in fondo qualche fanatico omicida in meno
non può che essere un bene..”
Bugiardo!
Non cercare di fare il superiore, la verità è che ti
senti in colpa anche tu, li hai lasciati fare per tua convenienza, ma
ora hai la possibilità di fare ammenda...
“ aiutarmi?
Io, agisco da solo. Prendo quello che mi serve e me ne vado. Questa
conversazione è già durata troppo a lungo... oppure
vuoi metterti anche tu sulle loro tracce? Vuoi battermi anche questa
volta? Ma sappi che non te lo permettero, ora questa soria riguarda
me, e me soltanto...”
“ non
ho alcuna intenzione di alimentare i tuoi complessi di inferiorità.
Mi limiterò a fornirti luogo e identità, il resto lo
lascio a te. Non è una cosa che mi interessa più di
tanto”
“ allora
perchè lo fai?”
“neanche
questi sono affari che ti riguardano”
“...”
“...”
“ va
bene, ma sia chiaro, adesso il capo sono io”
“ come
preferisci”
“ adesso
ho degli affari da
sbrigare , teniamoci in contatto”
“ sai
come trovarmi”
Rimasero
per alcuni secondi ritti l'uno di fronte all'altro a fissarsi, in una
lotta di sgurdi.
Poi
Mello si diresse ad ampie falcate verso la porta alle spalle di Near
senza degnarlo più di un'occhiata.
Ma,
quando si ritrovarono di fianco si squadrarono di nuovo per un
attimo, Mello afferrò la maniglia e fece per tirarla.
“ Mello...
“
il
ragazzo si voltò appena, notando che l'altro gli stava
porgendo qualcosa. Allungò la mano verso quella del più
piccolo e afferrò il pacchetto che stringeva.
Aprì
la porta e la sbattè alle sue spalle.
Sul
volto dell'albino si allargò il sorriso che aveva, fino a quel
momento, trattenuto.
“ bentornato...”
sussurrò.
Si
diresse poi verso la parte opposta della stanza ricordando il motivo
per cui si trovava lì, doveva solo prendere le sue cose...
Dall'altra
parte della porta Mello se ne stava con le spalle appoggiate al muro
intento a da aprire il pacchetto che near gli aveva dato, scoprendo
così un paio di occhialoni arancioni..
Quando
li vide, una lacrima sola scivolo lungo la sua guancia.
“ grazie....”
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