False Identità

di Miss Simple
(/viewuser.php?uid=403734)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X ***
Capitolo 11: *** XI ***



Capitolo 1
*** I ***


NA: Questa sarà l'unica nota che metterò.
Voglio dirvi che questa FF come la chiamo io è un esperimento, un esperimento che è stato richiesto molte volte da una mia amica quindi questa la dedico a lei. Si, Simona questa è per te!!
E' giusto che vi spieghi per quale motivo la chiamo esperimento, chi ha già letto le mie storie sa che fino ad oggi ho scritto solo Het quindi come potete ben capire questa è la mia prima Slash, quindi spero che sia andata bene e mi scuso se non sarà degna delle vostre aspettative, ma vi assicuro che ce l'ho messa tutta per scriverla.
Inoltre voglio ringraziare la mia President che mi ha supportato e sopportato durante la stesura, la ringrazio per averla letta, averla rivisionata e per aver creato la cover sotto. Grazie mille Angelaproffi.
Bhè non ho altro da aggiungere se non buona lettura.

 
 
Image and video hosting by TinyPic


Era un giorno come un altro nel quel di Seul, fuori il tempo era uggioso, un po’ come la sua anima. Neanche un filo di luce entrava dentro la sua camera, qualcosa che potesse suggerirgli che era già ora di iniziare la sua solita routine.
Ma non era un problema, era già ben che sveglio. Non perché fosse mattiniero o era fan del motto “chi non dorme non piglia pesci”, niente di tutto ciò, era solo che da un paio di mesi il suo sonno veniva interrotto nel bel mezzo della notte. Era come se ad un certo punto gli mancasse qualcosa, che quel letto fosse troppo grande, vuoto per lui e questa sensazione veniva accompagnata da piccoli brividi di freddo.
Cosa gli mancava? Non lo sapeva neanche lui.
Alzandosi dal suo letto si diresse in bagno, sciacquò e si guardò allo specchio.
“Aish, come sono ridotto!?!” contemplò ancora il suo viso, dove i segni del suo sonno perduto erano abbastanza evidenti.
Si sporse per vedere che ora segnasse il suo orologio e si precipitò a preparasi, anche se era sveglio da un po’ la sua indole da ritardatario non poteva svanire.
Arrivò all’università appena in tempo, appena varcò il cancello principale venne accolto da i suoi tre amici: Leeteuk, Siwon e Kyuhyun.
“Wow amico, uno zombie ha più colorito di te!”
“Sì, buongiorno anche a te Kyuhyun.” Kyuhyun sbuffò come se ci fosse bisogno di tutte queste formalità, soprattutto di prima mattina.
“Un’altra nottata?” Leeteuk gli disse avvicinandosi e mettendo una mano sulla sua spalla.
“Già…” disse buttando fuori uno sbuffo d’aria, era davvero annoiato di questa storia che per i suoi gusti andava avanti già da molto.
“Devi scopare amico, devi scaricare tutto lo stress perché è questo di cui si tratta: è solo stress, trovati qualcuna e fatti una sana scopata e ritornerai a dormire sonni tranquilli.”
“Siwon per favore…” non fece in tempo a concludere che la voce angelica di Leeteuk si fece strada.
“O forse ha bisogno di qualcosa di più di una semplice scopata con qualcuno…” Leeteuk notò gli sguardi confusi dei tre e continuò “E dai ragazzi, qualcosa di più…”
“Cosa stiamo aspettando? Un invito dal presidente della Corea per andare ognuno nelle vostri classi?” il professor Byun spuntò dal nulla interrompendo ciò che Leeteuk stava per dire. Non finì mai la sua frase nonostante il professor Byun si fosse già allontanato e si dileguò con un semplice “A più tardi”.
I fantastici quattro si diressero ognuno nelle loro classi e purtroppo Leeteuk e Siwon non avevano le stesse lezioni di lui e Kyuhyun. Avevano scelto indirizzi diversi: Letteratura, che si trovava nell’ala est dell’edificio, invece di Psicologia.
Lui e Kyuhyun si diressero nella loro classe senza dire una parola, o per lo meno lui non disse nulla, ma, invece, Kyuhyun quella mattina era un po’ troppo loquace, lo era da un po’ di tempo ormai.
Il professor Kim iniziò la sua lezione sulla psicologia dello sviluppo e del suo maggior esponente, Jean Piaget. Una lezione molto interessante dove tutti gli studenti lì presenti erano attenti a non perdersi neanche una singola parola del professore.
Quasi tutti, perché Dongahe era lì con lo sguardo perso nel vuoto come se fosse caduto in catalessi,  pensando a ciò che Leeteuk voleva dire prima che venisse interrotto dal professor Byun.
Nel bel mezzo della lezione e dei suoi pensieri qualcosa vibrò dentro le tasche dei suoi pantaloni. Con cautela tirò fuori il telefono e notò un nuovo messaggio, lo aprì e scoprì che era da parte di Leeteuk.
 
From: Teukie Hyung
A fine lezione incontriamoci alla caffetteria che c’è fuori all’università, da soli.

 
Non fece in tempo a rispondere al messaggio che un tossire attirò la sua attenzione: era il professor Kim che lo stava fissando.
“Il disegno correlazionale.”
“C-come mi scusi?”
“Mi parli del disegno correlazionale. Credo che ne sappia già abbastanza visto che è da quando ha messo piede in aula non degna neanche un minimo di attenzione alla mia lezione. Sono noioso?”
“N-no certo che no… Solo… mi scusi professor Kim.” Si sentiva così colpevole ed imbarazzato mentre tutti gli occhi erano puntati su di lui.
“Che non si ripeta più o…” non riuscì a finire la sua sentenza che qualcuno entrò in aula per parlare col professore. Ben due volte in quel giorno due persone erano state interrotte da ciò che gli stavano per dire e che, più o meno, avrebbero potuto rivelargli qualcosa che poteva suscitargli disgusto.
La lezione era ormai finita.
“Credo che stavolta si sia arrabbiato sul serio.”
“Gia…”
“Ah! Amico… smettila di essere così. Stai per caso impazzendo? Hai bisogno tu di uno psicologo o cosa?”
“Grazie, sempre così diretto. Mi raccomando.”
“Non sto dicendo nulla di male…però non è normale ciò che stai passando. Dovresti farti vedere da uno bravo, il disturbo del sonno potrebbe causare dei problemi.”
“Senti Kyuhyun! Sto bene, non ho nulla che non vada. È… è solo un periodo di stress dovuto allo studio. Riuscirò a dormire di nuovo.” disse le ultime parole come se cercasse di convincere più se stesso che l’altro.
“Va bene, va bene, fai come vuoi. Adesso andiamo a prendere qualcosa alla caffetteria dell’università prima che inizia la prossima lezione-”
“No, Kyu, vai avanti…io ho da fare”
“Ma…”
“Ci vediamo nell’aula di sociologia, a dopo.” disse mentre si allontanava per raggiungere il posto che Leeteuk gli aveva indicato.
Quando arrivò, Leeteuk non era lì, quindi decise di sedersi ad uno dei tavolini vuoti ed aspettare il suo hyung. Pensò a cosa aveva da dirgli di così importante da farlo venire qui e, soprattutto, da solo.
Era immerso dai suoi pensieri quando una voce famigliare lo riportò sulla terra.
“Scusami per il ritardo.”
“Oh… no, non ti preoccupare, hyung.” gli rivolse un sorriso, subito ricambiato da Leeteuk.
“Ordiniamo qualcosa, che ne dici?” non rispose ma acconsentì con un cenno di capo.
Ordinarono e chiacchierarono un po’ mentre aspettavano le loro consumazioni. Nel bel mezzo della consumazione, Leeteuk iniziò uno di quei discorsi che non si sarebbe mai aspettato.
“Sai…questa situazione non va.” lo guardò confuso, come per dirgli che non aveva la minima idea di cosa stava dicendo. “Lo sai… tutta questa storia del non dormire, sai che deve finire vero?”
“Non saprei come. Non è una cosa che controllo” sbuffò.
“Beh, sarebbe facile se ti lasciassi andare.”
“Cosa vuoi dire?”
“Senti, sono l’unico di noi quattro, a parte te ovviamente, a sapere come ti senti realmente. Alle sensazioni che provi. Dovesti…”
“No, non dirmi che sposi l’idea di Siwon! Non ho bisogno di scoparmi nessuno per riuscire a dormire come si deve.”
“Non stavo dicendo questo, anche se ti farebbe bene. Sembri una zitella mestruata 365 giorni l’anno. Seriamente da quand’è che non fai sesso?”
“Non lo so, hyung. Non lo so… ma perché vi interessa questa cosa?
“Ti sbagli a me non interessa quella, ma bensì qualcosa di più profondo. Quel qualcosa che tieni chiuso lì, dentro di te, e che ti ostini a non far uscire fuori.”
“Cosa? Ma di cosa stai parlando?”
“Hai bisogno di uscire più spesso, incontrare nuova gente e fare ciò che ti pare. L’importante è interagire con gli altri: hai bisogno di una persona e non intendo una tipa da una notte e via. Sai cosa voglio dire, vero?”
“No, scordatelo non sono una di quelle persone.”
“Sì che lo sei. Sei come tutti noi. Anche tu sei un essere umano che ha bisogno della sua metà di mela. Lee Donghae, hai bisogno di innamorati… hai bisogno di vivere l’amore.”

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II ***



Image and video hosting by TinyPic

“Ragazzi, oggi parleremo dell’amore. Cos’è l’amore secondo voi?”
“Un sentimento di affetto profondo.”
“Un impulso.”
“Perdizione.”
“L’amore porta alla pazzia.”
“Bhè sì, signorina Cho, l’amore porta alla pazzia se si trasforma in qualcosa di poco sano, se esso è guidato dalla gelosia, allora assume degli aspetti patologici. Adesso vorrei sapere cosa ne pensa il signor Lee”
“Come? Io?”
“Sì, signor Lee. Cosa ne pensa lei?”
“Non saprei, professoressa Park. Credo che ci siano diversi tipi d’amore, ma non saprei dirle cos’è esattamente.”
“E’ mai stato innamorato?”
“No.” non disse altro. Realmente non sapeva cosa fosse l’amore, credeva che neanche esistesse e che fosse solo uno stupido impulso.
“Mmh… bene, se a fine trimestre scopre cosa sia l’amore, me lo faccia sapere. Allora torniamo alla nostra lezione. Esistono bene tre stadi: L’infatuazione, l’attrazione e l’attaccamento.”
Mentre la professoressa Park continuava la sua lezione , lui pensava che purtroppo non conosceva nulla di questo sentimento. Non ricordava neanche l’amore che i suoi genitori provavano per lui. Troppo tempo era passato dall’ultima volta che li vide.
Quando i suoi cari genitori morirono in un incidente stradale,  lui aveva solo 6 anni. Fu adottato da sua zia che pur non tenerselo in casa, lo mandò a studiare in un collegio. Lì non c’era nulla che poteva solo lontanamente assomigliare o scaturirgli quel sentimento. Era cresciuto privo d’amore.
Quando conobbe Leeteuk e gli altri era un po’ ostile a creare un qualsiasi tipo di rapporto, ma col passare del tempo si abituò alla loro presenza. A dire il vero provava qualcosa per i suoi amici, erano le uniche persone che si preoccupano per lui, soprattutto Leeteuk.
Leeteuk era più di un semplice amico, quasi come un fratello, non l’aveva mai abbandonato. Aveva sempre cercato di far uscire il vero Donghae, facendolo lottare contro le sue paure e adesso si era prefissato un nuovo obbiettivo: quello di far uscire qualcosa che non si sarebbe mai mostrato.
Solo perché, semplicemente, non esisteva.
Donghae nei suoi 24  anni di vita aveva avuto delle avventure, ma mai nulla di importate. Era  gente che gli regalava solo ed esclusivamente piacere. Magari teneva la stessa persona per un determinato periodo ma non c'era da illudersi: era solo compatibilità sessuale.
Avrebbe mai sentito le famose farfalle allo stomaco? Avrebbe mai provato l’ansia di vedere la persona amata il più presto possibile dopo intera giornata? Avrebbe mai provato quell’affetto profondo che va ben oltre ad una semplice amicizia? Avrebbe mai detto 'Ti Amo'? E cosa più importante: esisteva una persona adatta a lui?
Tutte queste erano domande che non si era mai posto, forse perché non ci credeva davvero o per paura di scoprire la risposta o forse perché stava bene così, dopo tutto.
Gli stava, però, davvero bene così? E allora cos’era quella sensazione di vuoto che provava nel bel mezzo della notte?
Al solo pensiero gli veniva il mal di testa, riflettendo che forse Kyuhyun aveva ragione: stava per perdere il senno e doveva farsi vedere da uno bravo.
Quando la lezione finì, lui e Kyuhyun raggiunsero Siwon e Leeteuk nel cortile dell’università.
“Dovremmo uscire stasera.” esordì Leeteuk
“Sì, non sarebbe male. Stiamo sempre buttati in casa a studiare!”
“Siwon, tu hai una vita sociale più attiva di tutti noi messi insieme.”
“”Invidiosi? E poi, Donghae, dovresti prendere il mio esempio. Magari risolvi il problema!”
“Sì, sì. Certo...”
“Sentite: che ne dite di andare al locale dove lavora Sungmin?” disse Kyuhyun con occhi speranzosi.
“Kyuhyun?!?”
“Sì?”
“Non per sapere i fatti tuoi, o forse sì, ma dobbiamo sapere qualcosa?”
“Cosa?”
“Tu e Sungmin?”
“Già, ora che ci penso è vero... Ultimamente parli molto di lui.”
“E questo cosa vuol dire Donghae? E tu, Siwon, cosa stai insinuando? Siamo solo amici… degli ottimi amici.”
“Ah certo…” dissero Siwon e Donghae all’unisono, per poi scoppiare subito dopo in una risata.
“Comunque, credo che abbia ragione Kyuhyun.” disse Leeteuk che fino a quel momento era stato in silenzio “Dovremmo andare al Roxy. Stasera c’è un mio amico che si esibisce con la sua crew , sarà divertente.” Tutti acconsentirono tranne Donghae: non era sicuro di voler perdere anche quelle poche ore di sonno che gli rimanevano, ma non ebbe altra scelta: lo sguardo di Leeteuk indugiava su di lui e non poteva dire di no al suo hyung.
Quando le lezioni del giorno furono finite, i quattro si diressero nelle loro abitazioni: Kyuhyun Siwon e Leeteuk vivevano nel dormitorio dell’università invece Donghae risiedeva in un modesto appartamento non tanto lontano, di cui sua zia, stranamente, pagava l’affitto. Forse mostrava il suo amore al nipote così?
Era esausto quando mise piede nel suo appartamento. Avrebbe preferito farsi una doccia calda e rilassante e starsene in casa nella speranza di recuperare un po’ di sonno. Stava quasi per inviare un messaggio a Leeteuk per disdire la sua presenza quando il cellulare gli vibrò in mano.
 
From: Teukie Hyung
Non provarci neanche a darmi buca! So cosa stai pensando, ti conosco meglio di quanto tu creda.
Sbrigati e vediamoci fuori al locale alle 20:00… chi lo sa, forse è la sera giusta.

 
Non poteva crederci! Il suo hyung aveva attaccato un sensore su di lui o che cosa? E poi, ancora insisteva sul trovare una persona adatta a lui… era ridicolo.
Erano le 19:00 quando uscì di casa per dirigersi al locale. Era venerdì sera e le strade erano affollate, ma nonostante ciò riuscì ad arrivare puntuale al posto prestabilito, in realtà con cinque minuti di anticipo. Aspettò ali altri tre davanti all’entra e a un tratto, sentì un braccio avvolgergli le spalle e un respiro caldo sul suo collo.
“Hai bisogno di compagnia?” Senza pensarci due volte si girò con occhi sgranati per ritrovarsi quel sorriso idiota di Siwon.
“Paura, eh!”
“Guarda me la sono fatta sotto, idiota.” disse dandogli una piccola spinta.
“Quanta acidità! Dovresti…”
“Siwon! Lascia stare in pace Donghae.” Siwon alzò le mani in segno di arresa e si allontanò da Donghae.
“Che facciamo? Entriamo?” chiese Kyuhyun con un velo di eccitazione nella sua voce.
Entrando si diressero direttamente al bancone dove Sungmin stava cominciando a servire i primi clienti.
“Hey, hyung!”
“Hey Kyu…sei venuto.” Sungmin gli rivolse un sorriso abbagliante che procurò dei leggeri brividi a Kyuhyun.
Kyuhyun conobbe Sungmin nei primi anni di università in biblioteca, anche lui ai tempi era uno studente universitario ma poi decise, dopo qualche mese, che lo studio non era il suo forte. Abbandonò l'università e, con tanti sacrifici, riuscì ad aprire il Roxy. Il suo sogno, magari stupido per qualcuno, era quello di diventare uno dei barman più acclamati, uno di quelli che riusciva a mettere su uno spettacolo mentre realizzava cocktail gustosi.
“Già… ci sono anche Siwon, Leeteuk e Donghae.” Sungmin spostò il suo sguardo da Kyuhyun agli altri tre ragazzi.
“Oh, ragazzi! E' da un po’ che non ci si vede. Vi siete dimenticati di me ormai...”  disse mentre faceva un finto broncio.
“No, non dire così! E' solo che lo studio porta via più tempo del dovuto.”
“Disse colui che esce quattro sere su sette… sempre se gli va bene!”
“Yah! Donghae!”
“E’ vero Siwon, a volte mi chiedo se sono io a lavorare qui o tu.”
“Ah ah ah! Molto divertente… che diamine avete stasera?” il tono indispettito di Siwon li fece ridere.
La serata trascorse tra chiacchiere e qualche drink, finchè lo spettacolo organizzato ebbe inizio. C’erano un paio di crew che si esibirono, erano davvero bravi ma non tanto da catturare l’attenzione di Donghae, finchè ad un tratto, la musica cambiò e sulla pista una nuova crew dal nome “New Generation” si era fatta avanti e cominciando a ballare: da quel momento gli occhi di Donghae si posarono su uno dei componenti.
Quel ragazzo aveva un corpo quasi statuario ma non era quello che attirava l’attenzione. Ogni singolo movimento che faceva col suo corpo, se era possibile, lo rendeva ancora più bello di quanto fosse.
Su quella pista non era l’unico ad esibirsi ma era l’unico che senza volerlo risaltava agli occhi.
“È  bravo, vero?” La sua attenzione venne richiamata dalla voce di Leeteuk.
“Eh… chi?”
“Il biondino.”
“Già.” disse senza staccare gli occhi da quella figura. Donghae era quasi invidioso della sua bravura. Gli era sempre piaciuto ballare ma mai una volta aveva provato a mollare tutto per fare ciò che gli più piaceva. Purtroppo non era Sungmin.
Quando l’esibizione finì, il biondino salutò i suoi compagni e si avviò nella direzione di Donghae e gli altri, questo attirò ancora di più l’attenzione di Donghae e si chiese per quale motivo stava venendo verso di loro.
“Hey hyung!” disse il ragazzo stringendo un abbraccio Leeteuk.
“Hyuk, sei stato fantastico come sempre del resto.”
“Non esagerare dai…”
“No, non esagero… Diglielo anche tu Donghae”
“Eh? Ah si… sei stato bravo.”
“Grazie.” rispose il biondino mentre portava la sua mano dietro la sua nuca strofinandola con lieve imbarazzo.
“Oddio, scusate! Eunhyuk loro sono Donghae, Kyuhyun e Siwon. E quello dietro il bancone è Sungmin… ragazzi lui è Eunhyuk.”
“Piacere di conoscerti.” dissero tutti tranne Donghae, che si limitò a chinare leggermente il capo in segno di saluto.
“Piacere mio.” disse senza spostare lo sguardo su Donghae.
La serata passo più o meno piacevole: l’attenzione di Kyuhyun era rivoltà a Sungmin e alle sue abilità con le bottiglie e Siwon aveva abbandonato il gruppo per andare a rimorchiare.
Invece, Donghae Leeteuk e il suo amico Eunhyuk rimasero lì a parlare. A dire il vero Donghae non fu un gran oratore quella sera rispetto agli altri due amici: c’era qualcosa che gli dava fastidio ma diede la colpa di quella strana sensazione alla stanchezza.
Non voleva dare una cattiva impressione,diventare il guasta feste della situazione, ma ne aveva abbastanza e voleva solo ritornare nel suo appartamento.
“Hyung, io torno a casa… ci vediamo.”
“Ma come?”
“Sì, Leeteuk vado… Oh è stato un piacere conoscerti E…Eun…”
“Eunhyuk.”
“Beh sì.” detto ciò, diede l’ultimo saluto a tutti e uscì rapidamente.
Impiego un’ora ad arrivare al suo appartamento, erano già 01:30 e ringraziò il cielo che domani era sabato e non avrebbe avuto alcuna lezione. Buttò la sua giacca sul divano e si diresse nella sua camera dove accese il computer: doveva controllare se gli fosse arrivata la traccia della sua ricerca per antropologia culturale dal professor Byun. Aprì la propria email e la trovò lì, rimandando all’indomani la sua lettura e l'inizio del lavoro.
Mentre era in bagno a rinfrescarsi e a mettersi in qualcosa di comodo per la notte, ci fu un suono che riempì il silenzio della casa mezza vuota. Tornò in camera e notò sul monitor del suo laptop un'icona lampeggiante: era quella della sua posta elettronica. Aprì curiosa e trovò un nuovo messaggio da un certo MONKEY86.

From: MONKEY86
CIAO… TI STARAI CHIEDENDO CHI, SONO MA NON IMPORTA.
SPERO CHE NON TI FAI UNA BRUTTA IDEA DI  ME, QUINDI NO, NON SONO UNO STALKER XD
PRENDILA COME UN’OPPORTUNITA’ PER FARE UNA NUOVA AMICIZIA. SO CHE NON MI CONOSCI E, FONDAMENTALMENTE, NEANCHE IO, MA PERCHE’ PREVENIRE UN EVENTUALE AMICIZIA?
NON VOGLIO FORZARTI, PERO', QUINDI SE NON RISPONDERAI, CAPIRO’. MA SAPPI CHE MI FAREBBE DAVVERO PIACERE CHIACCHIERARE CON TE.
QUINDI COME IMMAGINI, SPERO IN UNA RISPOSTA.
DATO L’ORARIO DOVREI DIRTI SOGNI D’ORO, MA VISTO CHE NON SO QUANDO LEGGERAI L’EMAIL, TI DIRO’ BUONGIORNO!!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** III ***


Image and video hosting by TinyPic
Quando si alzò dal letto erano le 6:30, certamente un ottimo orario per chi avesse avuto degli impegni da svolgere, ma per lui no: era sabato mattino e non aveva nessuna lezione. Era andato alle 02:00 del mattino a letto e, come per copione, si era svegliato intorno alle 05:00.
Non aveva la più pallida idea di cosa fare. Certo, aveva una ricerca da dover consegnare lunedì mattina, ma, in fondo, erano ancora le prime ore dell’alba: chi sano di mente si sarebbe mai messo a studiare.
Fece colazione, si lavò e, mentre si vestiva, pensò che aveva bisogno di scaricare lo stress prima di mettersi su i libri. E in quale modo se non facendo un po’ di jogging nel parco vicino a casa sua?
Il parco non era affollato e tutta la gente presente era lì per il suo stesso motivo. Durante i suoi giri di corsa gli balenò in mente l’ultimo evento della notte precedente: l’email. Ricordava di non averla eliminata ma di averla inserita nelle indesiderate, non riesce a capire come qualcuno avesse avuto il suo contatto email, soprattutto perché era un indirizzo che usava per l’università e, ogni tanto, con i suoi amici.
E, cosa più importante, quale idiota al mondo si sarebbe chiamato MONKEY86?! A quel pensiero sorrise, anche perché, pur se idiota come indirizzo, in fondo le scimmia era il suo animale preferito.
E se qualcuno del pianete delle scimmie lo avesse contattato? Non poteva perdersi questa opportunità, no? E invece sì, l’avrebbe persa, vi sto che non aveva nessuna intenzione di rispondere a quell’email.
Continuò il suo giro per il parco e quando rientrò in casa erano già le 11:00, aveva perso del tempo in una delle caffetterie lì vicino solo per recuperare le energie che aveva perso facendo un’altra colazione rigenerante. Fece una doccia veloce e, quando fu pronto, decise che era ora di mettersi a lavoro.
Ricontrollò l’email del professor Byun per il suo compito settimanale:  la sua parte di ricerca riguardava le differenze delle organizzazioni sociali della vita politica degli Stati Uniti e della Corea del Sud.
Non aveva la più pallida idea di come cominciare, ma non si perse d’animo iniziando ad informasi e fare ricerche sulla struttura politica statunitense.
Mentre leggeva, la sua mente, senza volerlo, ritornava a quell’email: lo stava distraendo e questo lo innervosiva a dir poco. Si dice che per risolvere un problema bisogna estirpare il male dalla radice, in questo caso, allora, l’unica cosa da fare era eliminare quell’email e non averla più tra i piedi.
Stava per premere “ELIMINA” quando un il suono del suo telefono lo distrasse: qualcuno gli aveva mandato un messaggio.
 
From: Evil Kyu
Vieni al dormitorio stasera, birra tra amici. Magari dormi qui da me…se sempre riesci lol
To:Evil Kyu
Sempre stronzo eh!!! Comunque ho una ricerca da fare per lunedì e anche tu.
Quindi non mi sembra il caso!
 
From:Evil Kyu
Visto che sei così invece di stasera porta il tuo culo qui ADESSO!!


“Dannazione a te, Kyuhyun!!”
Non aveva altra scelta, sicuramente poteva rimanere a casa e continuare il suo dovere, ma ormai era del tutto distratto e non sarebbe stato neanche capace di capire cosa stesse leggendo. Preparò il suo borsone con un paio di indumenti che gli sarebbero serviti per la notte, portò con se il suo laptop e uscì.
Il giorno passò in modo tranquillo: qualche chiacchiera sulle ricerche che dovevano fare, un giro qua e là nel cortile del dormitorio, prima di occupare la stanza di Kyuhyun, il quale stava giocando a qualche gioco online mentre Donghae era sdraiato sul suo letto.
“Sai che mi hai fatto perdere una giornata inutilmente, vero?!”
“Sì, sì, come ti pare.”
“Ti odio.”
“Sì, sì, come ti pare.”
“Kyuuuu!!” Kyuhyun si lasciava sempre trasportare da quei dannatissimi giochi: erano peggio di una droga. Donghae stava per alzarsi e dirigersi verso Kyuhyun, magari picchiarlo con piacere sadico, quando qualcuno bussò alla porta e, senza aspettare l’invito per entrare, si rivelò: il glorioso Siwon.
“Ma salve gente! E' qui la festa!?!”
“Aaah finalmente, non ne potevo più di stare solo con lui.” disse Kyuhyun alzandosi dalla sua postazione lasciando sbalordito Donghae.
“Yah Kyuhyun!!! Sei stato tu a dirmi di venire prima!”
“Sì, sì, come ti pare.” Donghae avvolse un braccio intorno al collo di Kyuhyun come se volesse strozzarlo.
“Siete sempre i soliti voi due.” una risata si propagò nell’aria accompagnata dalla meravigliosa presenza di Leeteuk.
“Oh… hyung!” dissero all’unisono Donghae e Kyuhyun che rimasero in quella posizione di presunto strozzamento finchè si guardarono in faccia prima di scoppiare a ridere.
Tra i due c’era sempre stato un buon rapporto fin dai i primi tempi, scherzavano a volte anche in modo pesante ma vi era comunque una forte forma di rispetto, soprattutto da parte di Kyuhyu,n che aveva un modo tutto suo di “venerare” il proprio hyung e, prenderlo in giro, era uno di quelli.
La serata passò in modo tranquillo, una di quelle serata tra uomini: birra, play station e chiacchiere fatte sulle varie conquiste, dove Siwon conquistava un posto da guinness. Stava procedendo tutto tranquillamente, mentre lì qualcuno aveva la testa tra le nuvole. Ultimamente non c'era più il vecchio Donghae spensierato, giocherellone e chiacchierone, sostituito da qualcuno perso nei suoi pensieri, a detta sua senza senso, caduto in una sorta di catalessi mentre cercava di auto-analizzarsi.
“Donghae…” Leeteuk si era seduto al suo fianco dandogli una piccola gomitata per farlo rinvenire nel mondo reale.
“Eh… oh Teuk.” gli sorrise distrattamente.
“Come ti senti?”
“ B-bene.” disse poco convinto cercando di mettere su un sorriso.
“Sicuro? Non mi sembrava che stessi bene ieri.”
“No, è solo stanchezza hyung.”
“Sai Eunhyuk… ti ricordi del mio amico, vero?”
“Sì… certo!”
“Bhè, credeva che fosse lui la causa della tua fuga di ieri. Crede di aver rubato del tempo che tu avresti potuto trascorrere con me…”
“Cosa?”
“Già… sei geloso del tuo hyung, piccolo Donghae?”
“No, certo che no. Non sono un moccioso che vuole il suo migliore amico tutto per sé.”
“Quanto sei idiota.” gli diete una piccola spinta “Comunque meglio così. Sai, si sentiva quasi in colpa che, di punto in bianco, te ne sei andato.”
“Oh... povero ragazzo!” disse Donghae con un tono ironico.
“Donghae!!”
“Che c’è? Sto scherzando… Pensa potrebbe anche essermi simpatico.”
“Oh, allora dovresti conoscerlo meglio.”
“Eh hyung! Non esageriamo.”
Il mattino dopo venne presto, troppo presto per Donghae. Era Domenica e aveva circa 12 ore di tempo per portare a termine il suo lavoro universitario.
Era un bene che si trovasse al dormitorio dell’università, così poteva benissimo usufruire della biblioteca invece di rimanere in camera di Kyuhyun. Quando vi si diresse non trovò quasi nessuno se non un paio di studenti che avevano la sfortuna, come lui, di dover svolgere una ricerca o qualcosa di simile.
Scelse un paio di libri che potevano aiutarlo, prese posto in uno dei tavoli liberi e accese il suo laptop. Controllò la sua posta elettronica per verificare la presenza di qualche eventuale email dal professor Byun, sperando che quest'ultimo avesse deciso di spostare la consegna della ricerca di un altro giorno, ma non ebbe questa fortuna.
Aprì un libro cominciò a leggere qualcosa sull'organizzazione politica della Corea e i suoi studi continuarono senza problemi: era deciso a non avere nessuna distrazione spegnendo persino il cellulare. Doveva esistere solo lui, i libri e il suo laptop.
Ma non sempre i piani vanno come devono andare e, durante la lettura, il suo sguardo  istintivamente si spostò sulla barra in basso del desktop, notando che la pagina della posta era ancora aperta e illuminata da una notifica della posta indesiderata, riportandogli alla mente l’email della notte precedente e quelle strane parole.
Non sapeva in quale mondo si stava addentrando, ma aveva compreso che non avrebbe mai cancellato quell’email e…
 
To: MONKEY86
Non so perché io mi stia incasinando così, ma ti risponderò.
Non sei uno stalker? Chi mi assicura questo? In fondo hai il mio indirizzo email.

 
From:MONKEY86
Nessuno. Devi solo rischiare.
Mettiti in gioco. Sei libero di continuare a rispondere o lasciar perdere…

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** IV ***


Image and video hosting by TinyPic

Il mattino dopo Donghae era davvero irritato: non solo il suo “disturbo” del sonno gli aveva fatto visita anche quella notte, aveva pure dovuto finire quella ricerca e ricontrollarla per eventuali errori. Quello, però, che lo innervosiva di più era la risposta che quel MONKEY86 gli aveva dato.
Cosa voleva insinuare? Che aveva paura di iniziare una conversazione virtuale con uno sconosciuto? Che non ne sarebbe in grado? Cos’era? Una sfida?
“E sfida sia!” disse dando voce ai suoi pensieri.
“Come, signor Lee?”
“N-niente, professor Byun. Mi scusi.” il professor Byun diete un’occhiataccia a Donghae prima di riprendere la sua lezione.
“Yah, che diamine ti prende?” gli chiese Kyuhyun cercando di non farsi sentire dal professore.
“Niente, Kyu.”
“Amico, tu hai davvero delle valvole fuori posto.” gli disse facendo girare l’indice vicino alla testa come per enfatizzare il suo concetto.
“Signor Cho e signor Lee, volete renderci partecipi della vostra discussione o mi date il pemesso di andare avanti con la mia lezione? Se non è nel vostro interesse lì c’è la porta, siete liberi di andare.” il professor Byun aveva la capacità di far gelare il sangue nelle neve, nonostante che le sue parole venivano pronunciate con calma, con molta calma.
Con la conclusione di quella lezione, finalmente erano liberi: avendo solo tre corsi nell’arco della mattinata e potevano, quindi, andarsi a rilassare senza avere nessun pensiero riguardante lo studio.
I due compagni, nonché amici, di corso avevano deciso di andare a pranzo in un ristorante di noodles e quando arrivarono presero posto prima di ordinare. Mentre aspettavano a Kyuhyun squillò il telefono e, da quello che aveva capito Donghae, l’interlocutore dall’altra parte era Sungmin.
Kyuhyun si scusò un attimo e andò a parlare fuori. Donghae, mentre lo attendeva, si stava un po’ annoiando finchè non gli balenò in mente la sfida, anche se non era una vera sfida e nessuno l’aveva indetta ufficialmente, Donghae ormai la vedeva in questo modo. Prese il suo telefono e  mandò un’email.
 
To:MONKEY86
Non so a che gioco stai giocando, ma sappi che non ho paura.
Vuoi sfidarmi? Bene, non ho intenzione di tirarmi indietro. Ecco!!

 
Inviò e posò il telefono sul tavolo mentre Kyuhyun era rientrato e le ordinazioni erano già sul tavolo.
“Kyu…”
“Mmmh?”
“Sai, non vorrei insistere e se non ne vuoi parlare non te lo chiederò più, ma…”
“Cosa sta succedendo tra me e Sungmin?”
“Già, voglio dire non sei obbligato a raccontarmi ma... l’abbiamo notato, sai? Ultimamente parli molto di lui, gli sguardi al locale e adesso questa chiamata che, a quanto pare, hai avuto l’esigenza di uscire fuori per parlargli.”
“Non c’è nulla da dire, Donghae: siamo due amici che si vogliono bene e che stanno bene insieme anche senza aprire bocca.”
“E gli sguardi?”
“Cosa?”
“Sai cosa anch’io sto bene con Leeteuk anche senza proferire parola, ma io non guardo Leeteuk come tu guardi Sungmin. Ne sei innamorato?”
“Cosa? Certo che… ma tu che ne sai dell’amore, Donghae?”
“Nulla e proprio per questo che ti sto chiedendo. Però so una cosa: il vostro modo di fare va ben oltre una semplice amicizia.”
Kyuhyun non rispose, continuò a mangiare il suo piatto di noodles e Donghae non disse altro: sapeva che prima o poi Kyuhyun gli avrebbe detto ciò che stava accadendo, ma fino ad allora non avrebbe più aperto il discorso.
Prese il suo telefono e in modo quasi automatico controllò l’email.
 
 
From:MONKEY86
Cosa? Sfida? Di cosa stai parlando?
Sto solo dicendo di lasciarti andare, so che puoi farlo Donghae.
 
To:MONKEY86
Aspetta come sai il mio nome?? Non te l’ho mai detto.
Quanto sai di me?

 
“Donghae, andiamo?”
“Cosa? Aspetta che pago.”
“Non preoccuparti è tutto fatto.”
“Ma Kyu!”
“Niente 'ma'. Oggi offro io. Su andiamo.”
“Allora ti offro qualcosa di dolce.”
“Lascia stare.”
“No, insisto.”
“Come vuoi.” Kyuhyun non insistette, anche perché come poteva mai rinunciare qualcosa di dolce e poi per giunta offerto?
Mentre facevano strada per andare nella pasticceria dove lavorava Ryeowook, un vecchio amico di Donghae, due figure si facevano strada davanti ai loro occhi. Una di quelle figure era fin troppo famigliare agli occhi di Donghae e l’avrebbe riconosciuta a chilometri di lontananza.
Leeteuk si parò davanti a lui con quel suo classico sorriso angelico ed era insieme al ragazzo dell’altra sera, Eunhyuk. Il biondino sembrava un'altra persona in quel momento, ma Donghae era certo che si trattasse proprio di lui.
“H-hyung!!”
“Oh, ragazzi che ci fate in giro? Niente lezioni oggi?
“Già finite… e tu?”
“Oggi libero come una libellula… Ah! Vi ricordate il mio amico Eunhyuk, vero?“
“Certo.” rispose Kyuhyun chinando il capo in segno di saluto che Eunhyuk ricambiò con un sorriso, poi spostò il suo sguardo su Donghae che lo stava fissando senza una ragione. Questo sguardo non passò in osservato a Leeteuk che, per smorzare un eventuale momento di imbarazzo, cinse la spalla di Donghae e lo avvicinò a se.
“Quindi, dove stavate andando?”
“Da Ryeowook… devo un dolce a Kyu.”
“Perché non vi unite a noi? Non potete dire di no ai dolci di Ryeowook.”
“Non saprei… Hyuk, farai in tempo ad andare agli allenamenti?”
“Si hyung. E poi stiamo parlando di dolci, no?”
“Bene! Deciso andiamo, offre Donghae.” dichiarò Kyuhyun.
“Yah!!!”
La pasticceria “Chocolate Kiss” di Ryeowook era tra le più “in” di Seoul, per mangiare le miglior torte dovevi andare lì. La caratteristica fondamentale della pasticceria era che tutti i dolci erano a base di cioccolato. Il luogo era ben arredato e al centro della sala c’era una scultura dove colava una cascata di cioccolato che faceva venire l’acquolina in bocca.
Quando i ragazzi entrarono, vennero accolti da un meraviglio sorriso che contornava il viso quasi bambinesco del padrone di casa.
“Benvenuti a Chocolate Kiss.” il suo volto si illuminò ancora di più quando vide il volto del suo vecchio amico Donghae. “Oddio, hyung! Da quanto tempo.” oltrepassò il bancone e andò ad abbracciare il suo hyung.
“Ryeo, come va?”
“Guardati in giro: sto bene fisicamente, sono felice e soddisfatto del mio lavoro e della mia vita… si va tutto bene. Tu, hyung?”
“Sto benissimo. Ti ricordi di Kyuhyun e Leeteuk vero?”
“Certo, come potrei dimenticarli dopo quella volta… ma di lui non mi ricordo.” disse indicando il ragazzo biondo.
“Ah lui… lui è un amico di Leeteuk.”
“Oh… piacere di conoscerti, Ryeowook.” disse porgendo una mano al ragazzo.
“Piacere mio, Eunhyuk.”
“Bhè, bellezze scegliete cosa più vi garba ” disse indicando il bancone dove erano esposti tutte le delizie “Offre la casa.”
“Cosa? No, Wookie ci penso io.”
“Stai scherzando? Dopo non so più neanche quanto tempo che non vedo il mio hyung, pensi che ti faccia pagare? Suvvia Donghae!” e con ciò tornò dietro il bancone e prese le loro ordinazioni.
Passarono minuti divertenti e rilassanti, Ryeowook si era seduto lì con loro raccontando degli aneddoti un po’ imbarazzanti che accadevano in cucina: farina ovunque, cioccolato sui volti, dolci che scoppiavano. Gli disse che a volte più che una cucina di una delle pasticcerie più rinomate di Seoul, diventava un laboratorio del piccolo chimico.
In quelle ore, Donghae si rese conto che Eunhyuk era davvero simpatico, abbastanza umile e che ciò che amava di più nella sua vita era il ballo. Purtroppo fu il primo a lasciare la pasticceria perchè quasi in ritardo per gli allenamenti.
Solo più tardi gli altri tre decisero di andare, dopo aver salutato Ryeowook, si separarono a metà strada: Kyuhyun e Leeteuk proseguirono per il dormitorio insieme mentre Donghae si diresse per il suo appartamento.
La prima cosa che fece a casa, fu quello di accendere il suo laptop e controllare la posta.
 
From:MONKEY86
Oltre al tuo nome e il tuo indirizzo email nient’altro.
Ma ad essere sinceri vorrei sapere altro di te. Voglio conoscere Donghae!
Quindi che ne dici di abbassare le difese e cominciare a conoscerci...?
Se ti preoccupa che io sia un manico o altro…
l’unica cosa che posso fare è darti la mia parola che non lo sono, potrebbe non valere molto ma è quello che posso offriti.
Imparerai a conoscermi.
 
To:MONKEY86
Imparare a conoscerti… Beh inizia a dirmi cosa sei… Voglio dire uomo, donna, un cyber…
Anni?? Nome?
Non voglio essere un inquisitore, ma voglio almeno avere un'idea.

 
Donghae non si aspettava una risposta quasi immediata a quell'email. Quindi si alzò lentamente e andò a mettersi dei vestiti più comodi, quando, sorprendentemente, sentì il suono della sua posta elettronica.
 
From:MONKEY86
Mmh… sarò ciò che vuoi uomo, donna, cyber... mi va bene tutto.
Anni? Credo proprio la tua stessa età… Ah! ecco un’altra cosa che conosco di te, avevo dimenticato scusa xD
E per quanto riguarda il mio nome… chiamami semplicemente Monkey.
 
To:MONKEY86
Come? Dovrei chiamarti Monkey? Scimmia?
Se hai la mia stessa età… Quel '86', allora? Pensavo fosse il tuo anno di nascita.
Sai che tutto ciò non ha senso, vero? Tu conosci la mia identità e io non so nulla di te a parte l’età… qui c’è qualche squilibrio.

 
From:MONKEY86
Il mondo è pieno di squilibri… che ti importa Donghae?!?
E’ così importante sapere il mio nome? Io credo di no.
“Che cos’è un nome? Quella che chiamiamo “rosa” anche con un altro nome avrebbe il suo profumo”.
 
PS: 86 è solo il mio numero fortunato.
 

Quando Donghae lesse quel messaggio, le sue labbra si tirarono verso l'alto in un sorriso involontario.Quella situazione lo faceva ridere per quanto fosse tutto così ridicolo.
Gli aveva citato Shakespeare solo per sostenere la sua tesi.
E fu così che si arrese: chi era lui per opporsi a tale citazione shakespeariana? Nessuno.
Da quel momento in poi non gli chiese mai più il suo vero nome.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** V ***


 
Image and video hosting by TinyPic
Ciò che non si aspettava quella mattina era la chiamata imprevista di sua zia. Non era un’abitudine chiamarsi, lo si faceva solo quando qualcosa non andava. In realtà, Donghae ha sempre cercato di costruire un rapporto con lei, era l’unica familiare biologica in vita: ma nulla, lei era sempre ostile nei suoi confronti.
Come vedeva suo nipote? Solo una fastidiosa bocca in più da sfamare. Non aveva mai cercato di avere un atteggiamento materno nei suoi confronti, mai una parole dolce, ma neanche cattiva. C’era solo indifferenza.
Per la donna, lui era stato un imprevisto che non aveva mai voluto, ma non poteva tirarsi indietro e abbandonarlo. Forse per coscienza o forse temeva che l’anima del defunto fratello, nonché padre di Donghae, le venisse in sonno e le avrebbe fatto passare le pene dell’inferno. Ma quella mattina qualcosa cambiò e decise di lavarsene le mani del tutto.
“Pronto?”
“Donghae, sono io.”
“Zia Soyun?”
“Sì, sono io.”
“Oh… qualcosa non va?”
“Si, cioè no… senti mio caro, ormai sei abbastanza grande quindi è ora che io non mi occupi più di te. Non pagherò più l’affitto e non avrai più un soldo da parte mia, l’unica cosa che posso fare è continuare a pagare gli studi universitari, perché… perché glielo devo. Questo è tutto!
Ah sì! Dimenticavo: io e tuo zio andremo a vivere in America. Buona fortuna mio caro.”
“C-cosa? Mi stai dicendo che… sai cosa Soyun?! Non sentirti in dovere di fare nulla! Non pagare i miei studi! Non devi niente né a me né a mio padre.” E con ciò Donghae riattaccò in preda all’ira. Ira che non riusciva a controllare, finendo per distruggre tutto ciò che avesse davanti.
“Perchè tutto a me? Perché non posso essere amato come tutte le persone di questo mondo?” era un grido disperato, forse un grido di aiuto. Non gli importava nulla dei soldi, con quelli non si comprava ciò che a lui era sempre mancato. E per la seconda volta era stato abbandonato.
Se questo era il “buongiorno” non osava immaginare come sarebbe stata il resto della giornata.
Cercò di ripulire tutto il casino che aveva fatto, ma quando si ritrovò davanti al suo laptop, in salone, per istinto mandò un email a chi non si sarebbe mai aspettato. Aveva bisogno di parlare, poteva benissimo farlo con Leeteuk, ma decise che, forse, parlare con un estranio sarebbe stato la cosa giusta.
 
To:MONKEY86
Monkey!! Appena puoi scrivimi!

 
Non passò molto che il suonò della sua email catturò subito la sua attenzione… era la persona di cui aveva bisogno in quel momento.
 
From:MONKEY86
Oh, il signorino Donghae…A cosa devo l’onore?
Pensavo che sarei stato io a disturbarti per primo, di nuovo.

To: MONKEY86
No niente, lascia stare…
Non hai nulla da fare che stare su internet?

 
From:MONKEY86
Chi ti dice che io non sia occupato e che tu non mi stia disturbando? Eh?
E tu? Niente università o cos’altro?
 
To:MONKEY86
No, non mi va di andare all’università… Aspetta! Ma tu come… Vabbè lasciamo stare.
Comunque scusa se ti ho disturbato… Non volevo. Ciao!!

 
From:MONKEY86
Non essere stupido non mi disturbi, anzi.
Mmmh cosa c’è che non va? Qualcosa ti turba? Se vuoi puoi parlarmene, sono qui.
 
Non sapeva darsi una valida ragione ma si lasciò andare, raccontò un po’ di quello che era successo. Non pensava che ne sarebbe stato in grado, ma gli venne più facile di quando doveva raccontare le cose a Leeteuk.
Monkey non lo giudicò -non che Leeteuk lo facesse- e cercò di confortarlo e di dargli forza.
 
From:MONKEY86
Bene, adesso mio caro è ora di alzare il culo dalla sedia e uscire.
Vai a cercare un lavoro!!
Non hai bisogno di nessuno, sei abbastanza forte per farcela da solo. 
Adesso vai e ritorna a casa con un lavoro. Quando tornerai sarò qui per festeggiare insieme a te.

 
Quelle parole, le sue parole, erano quello che gli serviva in quel momento. Prese il suo giubbino di pelle e uscì. Durante il tragitto mandò un messaggio a Kyu per informarlo che quella mattina non sarebbe andato a lezione. Kyuhyun era la scelta giusta, lui non gli avrebbe mai chiesto delle spiegazioni.
Per tutta la mattinata cercò qualsiasi tipo di lavoro in ristoranti, minimarket, caffetterie, ma ancora nulla. Era più facile che a dirsi che a farsi, ma si era ripromesso -anzi aveva promesso a Monkey- che  avrebbe trovato lavoro prima della fine della giornata.
Girando per le strade di Seoul, si ritrovò vicino alla pasticceria di Ryeowook. Ormai erano ore che gironzolava così decise di fermarsi un po’ e prendere qualcosa di rigenerante.
Ryeowook quel giorno non era presente, prese comunque posto e ordinò un pezzo di Devil Cake che gustò con molta calma, pensando in quale parte di Seoul potesse andare per trovare un lavoro. Era perso nei suoi pensieri quando una mano si appoggiò sulla sua spalla.
“Donghae?”
“Eunhyuk?”
“Già…” sorrise con un leggero imbarazzo
“Che ci fai qui?”
“Niente, stavo solo andando ad allenarmi e visto che la pasticceria è sulla strada ho pensato di prendere qualcosa per dopo.”
“Capito…” Il silenzio calò tra i due. Eunhyuk controllò il suo orologio da polso e notò che doveva andare.
“Senti, se non hai nulla da fare che ne dici di farmi compagnia?”
“Bhè, non saprei.”
“Dai, ci divertiremo. Non farti pregare!” Eunhyuk sfoggiò uno dei suoi sorrisi, quelli ai quali nessuno avrebbe potuto dire di no. E a quanto pare neanche Donghae visto che adesso si trovava in una scuola di ballo, apparentemente chiusa, insieme a lui.
“Come facciamo ad entrare?”
“Ho queste.” Eunhyuk uscì dalla sua tasca un mazzo di chiavi che fece girare sul suo indice. Donghae, in risposta, gli rivolse uno sguardo interrogativo.
“La scuola appartiene ai genitori di uno dei miei amici di crew.” disse mentre entravano. Il luogo era imponente, metteva suggestione. Nelle pareti erano appese delle foto di ballerini , nei corridoi c’erano delle cristalliere dove erano esposti i vari trofei e riconoscimenti. “Ed io ho l’opportunità di venire anche quando la scuola è chiusa.” concluse Eunhyuk mentre entrarono in una delle sale.
“Credevo che le crew facessero pratica per le strade”
“Bhè si, ma noi abbiamo l’opportunità di farlo dentro una sala… Senti ho sentito che anche a te piace ballare, che ne dici...” disse facendogli intendere di allenarsi insieme a lui.
“Oh no! Non sono così bravo… non voglio farti perdere tempo.”
“Ma che dici! Dai balla con me.” detto ciò, Eunhyuk accese lo stereo e cominciò a riscaldare i muscoli invitando un incerto Donghae a fare lo stesso finchè non accettò. Eunhyuk mise su una coreografia per loro e passo dopo passo riuscirono a trovare un’armonia. I loro corpi si muovevano contemporaneamente, sembravano un’unica persone in quel momento. Provarono fino allo sfinimento: erano ormai passate ore da quando avevano iniziato.
Si lasciarono cadere sul parquet cercando di riprender fiato.
“Allora, cosa ci facevi in giro oggi? Non avevi università?”
“Si avevo lezione ma…” ad un tratto si fermò e ricordò il motivo per cui non era andato a lezione: un lavoro. E invece era chiuso in una sala a ballare “Dannazione, scusami ma ora devo proprio andare.”
“Cosa? Che ti prende?”
“Niente, dovevo cercare un lavoro e invece sono qui.”
“Oh, è per questo.” disse Eunhyuk pensando a qualcosa “Senti, se vuoi io ho la soluzione: potresti lavorare qui. I proprietari stanno cercando qualcuno che stia alla reception e che si occupi delle iscrizioni e di tutto quello che riguarda la segreteria… So che non è molto ma…”
“Oh, sarebbe magnifico! Solo che…”
“Aspetta solo un attimo. faccio una telefonata. Non te ne andare.” Con ciò Eunhyuk prese il telefono e si allontanò.
Certo gli sarebbe piaciuto lavorare in una scuola di ballo.
Quando Eunhyuk ritornò, aveva un sorriso soddisfatto stampato sul suo viso.
“Amami.”
“C-come scusa?”
“Oddio scherzo, ma dovresti farlo davvero visto che ti ho trovato il lavoro. Puoi iniziare direttamente domani. Alle 16:00 devi essere qui.”
“Sei serio? Non mi stai prendendo in giro, vero?”
“Ti sembra che stia scherzando?”
“Oddio, non so come ringraziarti!” Eunhyuk alzò le spalle come se non avesse fatto nulla di così importante.
Dopo averlo salutato e ringraziato, Donghae ritornò nel suo appartamento, stanco ma felice.
 
To:MONKEY86
Trovato!! Da domani lavorerò in una scuola di ballo.
Grazie per avermi spronato… non so se senza di te ce l’avrei mai fatta.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** VI ***


Image and video hosting by TinyPic
Da quando iniziò a lavorare in quella scuola di ballo passò all’incirca un mese. Gli piaceva lavorare lì, si sentiva a suo agio. I proprietari erano delle brave persone che lo trattavano quasi come uno di famiglia; si fidavano così tanto di lui che a volte, quando avevano degli impegni, lasciavano la scuola nelle sue mani.
In un primo momento nessuno seppe che, oltre Eunhyuk e Monkey, stava lavorando, finché un mattino qualcuno bussò alla sua porta con tanta insistenza. Donghae andò ad aprire con un “Arrivo” gridato e si trovò davanti un Leeteuk con un espressione seria: nessun sorriso contornava il suo bel viso e questo accadeva solo quando Leeteuk era davvero tanto arrabbiato. Donghae lo fece accomodare senza convenevoli. Stava per dirigersi in cucina per preparare un caffè quando la voce di Leeteuk riecheggiò nella stanza.
“Quando avevi intenzione di dirmelo?”
“C-cosa?” disse Donghae voltandosi verso il divano dove Leeteuk era seduto.
“Non fare come se stessi cadendo dalle nuvole. Il lavoro. Perché hai bisogno di lavorare?”
“Tu come lo sai? Oh aspetta, Eunhyuk. Giusto?”
“Non ha importanza chi me l’abbia detto…”
“Solo lui lo sapeva, quindi.”
“Donghae non è questo il punto! Ho dovuto scoprire che il MIO migliore amico sta lavorando, quando io so che non ne ha di bisogno, da qualcun altro. Quindi mi sono chiesto per quale motivo non mi abbia detto nulla e che diamine stia succedendo!” disse Leeteuk alzando il tono della sua voce. Donghae non sapeva cosa dire in quel momento, troppo sconvolto: non aveva mai visto Leeteuk così e tanto meno alzare la voce contro di lui.
“Allora?!” lo incitò.
“Allora niente! Non lo so perché non te l’abbia detto subito. È successo tutto troppo in fretta: la chiamata di mia zia, la mia sfuriata, il panico più totale…”
“Aspetta, aspetta un attimo. Tua zia?”
“Si, mia zia… Ha telefonato dicendomi che non avrebbe più sostenuto le mie spese, tranne quelle universitarie, e che se ne sarebbe andata in America, ma…”
“Ma tu hai rifiutato anche le spese universitarie”
“Esatto, non voglio la sua compassione.” disse quasi in lacrime. In quello stesso momento Leeteuk si addolcì e si avvicinò all’amico stringendolo a sé in un caloroso abbraccio. Era davvero raro vedere Donghae in un momento di debolezza: il ragazzo teneva tutto dentro di sé senza mai far trapelare alcuna emozione. L’unico davvero a capirlo era stato sempre lui, Leeteuk.
Gli raccontò tutto quello che successe quella mattina: di come era finito a lavorare nella scuola di ballo e di come fosse davvero grato ad Eunhyuk, ma quando alla fine Leeteuk disse “Bene, c’è altro che devo sapere?” Donghae negò.
C'era altro che Leeteuk dovesse sapere dal suo migliore amico? Certo che sì, ma Donghae si rifiutò di raccontargli di MONKEY86. Non era pronto, non voleva essere giudicato per aver riposto fiducia in una persona sconosciuta che si nascondeva dietro ad un monitor.
Donghae in quel mese aveva imparato a conoscere e a porre piena fiducia su MONKEY. Gli raccontava tutto ciò che gli succedeva durante la giornata, ogni minima cosa. Gli disse persino del disturbo di sonno che aveva negli ultimi mesi. Dall’altro canto anche MONKEY faceva lo stesso.
Era tutto molto strano. Era strano come due persone sconosciute erano in grado di condividere in così poco tempo tutti i momenti della giornata. Era strano come due persone sconosciute non potevano fare a meno di sentirsi tutti i giorni. Era strano come due sconosciuti non vedevano l’ora di scriversi a vicenda. Era strano come due sconosciuti stavano provando delle emozioni uno per l’altro di cui non se ne rendevano conto, finchè un giorno Donghae non gli scrisse un’email.
 
To:MONKEY86
Non so cosa mi stia succedendo, sarò davvero diventato matto e avrò bisogno di un grande aiuto da uno specialista ma… Avevi detto che avrei imparato a conoscerti e a fidarmi di te.
Ne ero scettico all’inizio ma i giorni passano ed è successo: mi fido di te.
Forse, no, sicuramente mi hai indotto a fidarmi di te con le tue parole. Sai, sei un bravo oratore. Ho cercato di  capire cosa stesse succedendo dentro di me, ma nonostante io studi psicologia, non ne ho la più pallida idea. Posso dirti che mi sono davvero affezionato a te e che magari un giorno potremmo anche smetterla di parlare tramite email.
Voglio vederti.
From: MONKEY86
Mi hai sorpreso con quest’email. Giuro. Ne sono davvero felice.
Anch’io provo le stesse cose che provi tu, ma mentre tu non sai cosa sia, io, invece, l’ho capito. Non ti dirò nulla, però. Devi scoprirlo da solo.
Voglio vederti anch’io ma non è il momento, ti prometto, però, che succederà.
Dai tempo al tempo.
 
Era tempo che voleva? Allora Donghae avrebbe dato tempo a questa persona, non voleva in nessun modo forzare le cose. Voleva che tutto proseguisse in modo naturale.
Quello, però, non era l’unico rapporto che si era rafforzato. Nella sua vita c’era qualcun altro: Eunhyuk.
Da quando aveva iniziato a lavorare in quel posto, Eunhyuk era una delle persone che vedeva più spesso, oltre i suoi amici. Era solito venire lì ad allenarsi insieme ai suoi amici per le varie competizioni a cui prendevano parte. A volte faceva delle lezioni speciali ai ragazzini  che volevano apprendere l’arte dell’hip hop e della break dance.
In tutto ciò che faceva metteva l’anima sia quando ballava per sé, sia quando insegnava: il ballo era la sua anima. Magari un domani Donghae quando avrebbe cercato la parola “danza” nei vocabolari, accanto come significato avrebbe trovato il nome di Eunhyuk.
Donghae sarebbe stato per sempre grato ad Eunhyuk: non tutti avrebbero fatto quello che ha fatto lui. Quale estraneo avrebbe trovato un lavoro ad un altro sconosciuto? Nessuno. Eunhyuk, però, era diverso. Si era sempre dimostrato una persona altruista nei suoi confronti, aveva speso il suo tempo libero cercando di aiutarlo a lavoro quando i signori Kim non erano presenti.
Un giorno gli disse che avrebbe iniziato delle lezioni speciali e che lui sarebbe stato il suo unico allievo, ma Donghae non era convinto e non voleva di certo approfittarsi del tempo libero di Eunhyuk.
Erano diventati così vicini che a volte capitava di uscire insieme e andarsi a divertire.
E così quella sera era una di quelle sere che i signori Kim avevano lasciato Donghae a chiudere la scuola. Aveva gli ultimi documenti da controllare, le iscrizioni erano cresciute rispetto l’anno scorso. Quando tutto fu sistemato negli archivi e stava per andarsene, in lontananza sentì della musica. Pensò in un primo momento che qualche insegnante avesse dimenticato lo stereo acceso. Si diresse, quindi, verso la musica che suonava nell’ultima aula. La porta era aperta e l'immagine che lo colpì era quella di un corpo che trapelava sensualità: perle di sudore correvano lungo il collo e si fermavano sulle clavicole dove venivano assorbite dalla stoffa della maglietta.
Conosceva bene di chi era quel corpo, l’aveva visto ormai centinaia di volte ballare, ogni passo era fatto con precisione, naturalezza e passione.
Quando alzò lo sguardo verso il viso del ballerino non aveva dubbi sull'identità: Eunhyuk, tutto concentrato come se non ci fosse niente e nessuno a circondarlo, come se stesse ballando nel vuoto. Donghae si appoggiò allo stipite della porta e osservò il ballerino senza fiatare.
Quando la musica finì, Eunhyuk si trovava davanti allo specchio ad osservare la sua posa finale con tanto di fiatone, ma i suoi occhi catturarono il riflesso di qualcuno. Quel qualcuno lo conosceva bene.
“È da tanto che sei qui?”
“Eh? Quanto basta.”
“Ti piace?”
“Molto… è sempre un piacere vederti ballare.” gli disse Donghae rivolgendogli un sorriso.
“Già…”mormorò Eunhyuk mentre si dirigeva nel suo borsone per prendere un asciugamano per tamponare quel sudore che ancora scivolava dal suo viso.
“Senti Donghae, hai da fare stasera?”
“Mmh… No, nulla di particolare. Perché?”
“Che ne dici di venire con me ad un party da un mio amico?”
“Non saprei....”
“Oh, dai! Non farmi andare da solo. Non conosco nessuno lì, mi farebbe davvero piacere avere qualcuno con me che conosco!” Donghae ci pensò un po’, in fondo non aveva nulla da fare a casa e sicuramente non avrebbe dormito un granché neanche stanotte. 
“V-va bene ma devo andarmi a cambiare.”
“Oh, non c’è di bisogno! Sei perfetto così come sei, non è nulla di ufficioso.” gli sorrise “Però devi aspettarmi qui un attimo, faccio una doccia e andiamo.” detto ciò Eunhyuk si diresse verso le docce e Donghae decise di aspettarlo all’ingresso della scuola.
 
To:MONKEY86
Ehy, ho appena finito di lavorare… so che ti avevo detto che stasera avremmo parlato fino al mattino ma… Eunhyuk mi sta trascinando ad una festa.
Ti ricordi di Eunhyuk? Il mio nuovo amico? Bhè, si lui.
Comunque questo non vuol dire che non potremmo sentirci lo stesso. Sai che mi manca parlare con te.

 
Quando Eunhyuk fu pronto si diressero in casa di un certo Kim Jongwoon che aveva messo su un party alla “American Pie” dove alcool e musica assordante regnavano. Eunhyuk tirò con sé Donghae all’interno del party e si diressero verso un ragazzo dai capelli corvini, occhi contornati da un filo di matita nera e un aurea enigmatica.
“Ehy Jongwoon!”
“Il signorino Lee ci ha degnati della sua presenza.” gridò il padrone di casa attirando l’attenzione di tutti per un attimo, li guardarono in silenzio per qualche secondo e prima di gridare un “URRA’” generale alzando i loro bicchieri pieni di birra.
“Oh, cosa abbiamo qui?” continuò il ragazzo indicando Donghae.
“Lui è un mio amico, Donghae. Lui è Jongwoon, Jongwoon. Lui è…”
“Lui è Donghae.” finì Jongwoon per lui “Bhè visto che sei amico di Hyuk, puoi chiamarmi Yesung. Adesso scusatemi ma devo andare a vedere cosa sta combinando quel matto di Heechul con i fusti di birra.”
“Heechul è qui?”
“Si, è tornato dal suo viaggio.”
“Oh, bene! Devo farmi raccontare tutto.”
“Sì, ma non stasera. Avrete tempo per parlare. Adesso vado.” stava quasi per lasciare quando si girò verso i due ragazzi e li guardò quasi con aria di sfida “Ah, prepara psicologicamente Donghae: il B.O.A.T quest’anno ha qualche variante” cosi dicendo ritornò sulla sua strada.
“B.O.A.T?”
“Sì un gioco, vedrai!”
Donghae non sapeva se voleva davvero partecipare ad un gioco dove sicuramente l’alcool ne era parte integrante (se non del tutto il protagonista). La serata continuò tranquillamente, si stava divertendo. Eunhyuk, come a solito, si era dimostrato di ottima compagnia. Aveva conosciuto un po’ di gente, comprendendo che essi a loro volta conoscevano Hyuk.
“E tu non conoscevi nessuno qui, eh?”
“Bhè, non conosco i tre quarti dei presenti quindi… e poi volevo che venissi, tutto qui.” disse con un’alzata di spalle.
Donghae non rispose, prese il suo telefono e vide se MONKEY avesse risposto ad una delle sue email, ma nulla.
 
To:MONKEY86
Non so perché non rispondi, ma in ogni caso mi sto preoccupando.
Non vuoi parlarmi perché non ho mantenuto la promessa?
Appena puoi mi rispondi, per favore?
 

“Bene! Diamo inizio alla vera festa!” la voce di Yesung si propagò per tutta la stanza catturando l’attenzione di tutti i presenti “Anche quest’anno avremmo il nostro B.O.A.T” I presenti gridarono in segno di approvazione “Quindi dividetevi in due squadre e che il gioco abbia inizio”.
Il gioco prevedeva bicchieri di birra posizionati sul tavolo che i giocatori non potevano toccare fino all’inizio del gioco. Quando il gioco iniziava i giocatori di ogni squadra dovevano bere tutto il contenuto del proprio bicchiere fino all’ultima goccia. Terminato dovevano porre il bicchiere sulla testa in modo da dimostrare di non aver barato. Ma quest’anno Yesung aveva aggiunto a ciò un’altra parte di un altro gioco: appena il bicchiere avesse subito la sua verifica si posizionava all’estremità del tavolo e con un colpo secco sotto il bicchiere i partecipanti dovevano far capovolgere il bicchiere in modo che arrivasse sul tavolo a testa in giù, chi non riusciva doveva rifare tutto daccapo.
Quindi nuovo bicchiere, nuova birra, nuova prova e in tutto ciò Donghae era davvero negato: furono più i bicchieri di birra ingurgitati che quelli capovolti.
A fine serata non era in grado di ritornare a casa da solo, ma per fortuna con lui c’era Eunhyuk che lo accompagnò nel suo appartamento, dove lo fece stendere sul suo letto.
“Donghae ti preparo qualcosa per il dopo sbornia, credo che ne avrai di bisogno.”
“G-graz-ich-ie, in cucina dov-ich-vreb-ich-be esserci qualcosa.” Eunhyuk si diresse in cucina e cominciò a preparare un infuso che gli aveva insegnato suo nonno, vecchio lupo di mare. Quando ritornò nella stanza di Donghae, il ragazzo stava già dormendo. Eunhyuk si avvicinò cautamente posando la tazza sul comodino e si sedette vicino a lui. Lo guardò per un istante, la sua mano spostò un ciuffo di capelli dalla fronte di Donghae e lentamente si avvicinò al suo viso fino a poggiare le sue labbra delicatamente sulla estremità di quelle del ragazzo. A quel contatto il viso di Donghae  fece una piccola smorfia e Eunhyuk ebbe paura di averlo svegliato.
MONKEY” disse un Donghae ancora privo di sensi.
Eunhyuk a quella parola lo guardò confuso prima che le sue labbra si tirarono in un sorriso scuotendo la testa.
“Spero che almeno oggi potrai dormire.” si alzò dal letto e se ne andò.
Non passò molto tempo quando Donghae fu devastato da un senso di nausea nel sonno e da quei brividi di freddo. Si svegliò e, senza capire la ragione, automaticamente portò le sue dita all’estremità delle sue labbra e rimase a fissare il vuoto accompagnato da tutti gli effetti collaterali dell’alcool.

Quella fu una lunga e interminabile nottata.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** VII ***


 
Image and video hosting by TinyPic
From:MONKEY86
… Perché non dovresti...?
 
To: MONKEY86
Lascia che ti racconti una storia.
C’era una volta un bambino che viveva con i suoi adorati genitori. Quel periodo della sua vita era davvero stupendo.
Ancora oggi ricorda frammenti di quei giorni felici trascorsi con loro, lui era l’unico vero tesoro che avevano.
Un venerdì di diciotto anni fa accadde qualcosa che cambiò le loro vite radicalmente.
Quel venerdì era il suo compleanno, compiva 6 anni. Era andato dai suoi nonni per un paio di giorni da solo, ma in quel giorno di festa voleva a tutti i costi che i suoi genitori fossero lì con lui. Aveva insistito così tanto che i suoi genitori decisero di lasciare prima il lavoro per raggiungere il proprio figliolo... ma non arrivarono mai a destinazione.
I fari di un’altra auto accecarono il padre che, per evitare una collisione con l'auto, sterzò d'istinto. Andarono a schiantarsi sul guardrail che divideva la strada da un dirupo, ma il pezzo di metallo non resse il colpo, piegandosi su se stesso, lasciando che l'auto precipitasse nel vuoto.
In casa dei nonni era tutto pronto per festeggiare, quando qualcuno bussò alla porta. La nonna andò ad aprire seguita dal piccolo nipotino ansioso di rivedere i suoi genitori, ma quello che trovò dietro alla porta era uno sconosciuto con una divisa da poliziotto.
Il piccolo non capì cosa il poliziotto stesse dicendo alla nonna, ma udì benissimo un “Mi dispiace signora. Non ce l’hanno fatta”, un urlo straziante dalla vecchia donna e i passi veloci del nonno che raggiunse sua moglie.
Il giorno del funerale dei suoi genitori, il piccolo non volle uscire dalla sua stanza continuando a piangere e chiedersi se la colpa era sua.
I nonni si ammalarono in pochi mesi e lui venne adottato da sua zia, una bellissima donna avida e vuota,  il cui unico obiettivo e fine era la bella vita che conduceva grazie al denaro di suo marito. Fredda e glaciale, non aveva mai regalato né una carezza, né un sorriso, né una parola materna al nipote.
Il piccolo era per lei solo un inutile peso.
Passò i suoi anni in collegio, sei giorni su sette. Nessuno in quel luogo voleva avvicinarsi a lui: i maestri erano molto severi e i compagni lo guardavano da lontano come se fosse un lebbroso.
Dopo un anno di isolamento, dei bambini si avvicinarono a lui: proprio il 15 Ottobre, il giorno del suo compleanno.
“Sei il figlio di quelle persone che sono morte in un incidente?” gli chiese un bimbo. Lui non rispose e abbassò la testa, ricordare gli faceva davvero male.
“Sì, certo che è lui… tu porti sfiga. E’ tutta colpa tua se i tuoi genitori sono morti.” Quelle parole gli provocarono una dolorosa fitta al petto: non poteva essere colpa sua, i suoi nonni gli avevano sempre detto che non era così, ma quelle parole fecero ritornare fantasmi del passato.
“N-non è vero… non è colpa mia.” cercò di difendersi.
“Sì, lo è… ragazzi lasciamolo da solo prima che ci porti sfiga.” così lo lasciarono lì da solo in mezzo al cortile.
Quando sua zia lo venne a prendere, dato che era l’ultimo giorno di collegio settimanale, lo trovò con le lacrime agli occhi ma non gli chiese nulla finché non rientrarono in casa. Stanca di sentire i suoi tirar su col naso, gli chiese cosa fosse successo e il bambino le disse di come lo accusassero di essere il motivo della morte dei suoi genitori.
“Mio caro, in un certo senso lo è… Se non avessi insistito magari…” da quel giorno odiò del tutto il suo compleanno e non lo festeggiò mai più.
From: MONKEY86
Povero piccolo. La vita è stata crudele con lui ma deve capire che non è per niente colpa sua.
La colpa è del destino, di chi si trovava sulla stessa corsia dei suoi genitori. Lui voleva solo che le persone che più lo amavano erano lì presenti per lui, chiunque avrebbe voluto i proprio genitori.
Quindi non deve per nessuno motivo sentirsi in colpa!
La gente parla e i bambini possono essere davvero cattivi a quell’età, ma lo fanno solo perché non tengono alla persona che hanno davanti, quindi… Ti prego, è il suo compleanno oggi, non deve commiserarsi, dovrebbe uscire con i suoi amici. Sii felice.
Il passato non si può cancellare, lo so, e neanche il dolore, ma la vita va avanti e credo che i suoi genitori non vorrebbero vederlo triste e tormentato da sensi di colpa.
 
To:MONKEY86
Quel bambino non sa se può farcela… ma ti ringrazia per le belle parole che hai detto.
Se solo potesse averti accanto… nella realta’.
From: MONKEY86
Dì al piccolo che arriverà quel giorno, tutto dipende da lui, dal tempo e poi potrà festeggiare tutti i compleanni con MONKEY.
Deve solo promettermi che oggi festeggerà.
 
Non promise nulla,  perché Donghae era certo che non avrebbe mantenuto quella promessa. Non voleva festeggiare il suo ventiquattresimo compleanno, non c’era nulla di cui festeggiare. Non avrebbe chiamato nessuno dei suoi amici per andare a fare baldoria in qualche locale.
Uscì di casa e si diresse in quel luogo pieno di sentimenti nascosti. Odiava quel posto pieno di lapidi contornate da fiori dai colori vivaci, nel vano tentativo di smorzare l’aria tetra e angosciosa. Odiava la sensazione di nausea che gli dava. Odiava sentire quel peso sul suo petto come se avesse un grosso macigno situato sullo sterno che gli impediva di respirare. Odiava il senso di colpa che si portava da diciotto anni. Odiava che i suoi genitori erano lì e per quanto gli mancassero non riusciva mai a fargli visita durante l’anno. C'era solo un eccezione, solo una volta in quei 365 giorni gli faceva visita ed era proprio quel giorno: il suo compleanno e l’anniversario di morte dei suoi genitori.
Era lì seduto sulla lapide osservando la loro foto con un sorriso amaro che gli contornava il viso.
“Mamma, papà, eccomi di nuovo qui dopo un anno. Mi mancate… se solo non fossi stato così egoista, voi… voi eravate ancora qui accanto a me.” Lasciò andare un sospiro quasi di sconfitta “Avrei tante cose da dirvi… i ragazzi stanno bene, Leeteuk è prossimo alla laurea e Siwon… beh Siwon è Siwon, lo avreste adorato. Kyuhyun, invece, è sempre il solito rompiscatole e impertinente che, detto tra noi, mi sa tanto che si è legato un po’ troppo a Sungmin.
Io.. io, nulla, ho solo fatto nuove amicizie. Eunhyuk è un amico di Leeteuk, adesso è anche il mio. Sapete è un ballerino davvero bravo e mi sta aiutando molto, ha deciso che sono il suo allievo speciale e poi mi ha aiutato quando avevo davvero bisogno.
Poi ho un amico speciale, molto speciale, si chiama MONKEY, e no, non è una scimmia, in realtà non conosco il suo vero nome. E' un amico virtuale a cui sono molto affezionato, non posso farne a meno. Un giorno sono sicuro che vi farò conoscere questa persona.”
Quando ritornò in casa era ormai pomeriggio inoltrato ed era davvero stanco, si lasciò andare sul suo letto cercando di riposare un po’ ma non ci riuscì. Si girava e rigirava come se avesse un demone in corpo. Esausto e nervoso, si diresse in salone e prese un libro per poi distendersi sul divano, cominciando a leggere con la speranza di cadere tra le braccia di Morfeo.
Sembrava che la lettura stesse dando l’effetto desiderato, quando il suo stato di dormiveglia su disturbato dalla suoneria del suo cellulare.
“Pronto?”
”Buon compleanno mio caro amico!”
“Leeteuk?!?”
“Chi altro se no? Senti, neanche quest’anno ti va di fare qualcosa?” Esitò prima di rispondere, ripensò a ciò che gli aveva detto MONKEY, ma lui, in fin dei conti, non aveva promesso nulla.
“No, Leeteuk, non mi va.”
“Aish, quando la finirai con questa storia?”
“Forse mai.”
“Beh, senti apri che sto congelando qui fuori e mi sono un po’ rotto di parlare a telefono.”
“C-come?” si alzò dal divano e si diresse alla porta trovando un Leeteuk vestito in modo un po’ formale per far visita ad un amico.
“Wow, abbiamo un appuntamento?”
“Non proprio…”
“Accomodati.” gli fece spazio per entrare “Allora, perché sei vestito di tutto punto?”
“In realtà  è il motivo per cui sono venuto qui.”
“Leeteuk no!!”
“Ma cosa? Non sai neanche di cosa io stia parlando… senti, devo andare a trovare un amico nel suo nuovo locale.”
“E cosa c'entro io?”
“Se mi lasciassi finire… Oh ma da quando sei diventato così? Stavo dicendo, c’è questo mio amico che domani inaugura il suo nuovo locale e voleva che io lo vedessi per primo. Solo che mi secca andarci da solo e visto che Siwon è a spassarsela, Kyuhyun è… è sui libri credo… Eunhyuk ha da fare…”
“Eunhyuk ha da fare? Sapevo che sarebbe stato a casa oggi.”
“Ehm… non è questo il punto: senti poche cerimonie, mettiti qualcosa di decente e fammi compagnia tanto non hai nulla da fare, no?”
“Cosa te lo fa pensare?”
“Il buco sul divano e quel libro fuori posto. Ora vai a cambiarti!”
“Ma…”
“Niente ma! Non festeggiando il tuo compleanno, dannazione fammi solo compagnia.”
“Aish, va bene ma se…”
“Oh, che palle!”
“Leeteuk!!”
“Donghae, a volte proprio sei esasperante. Ora vai o ti trascino fuori così come ti trovi.” Non poteva fare altro se non dirigersi in camera e cambiarsi: non era un ottima idea farsi trascinare fuori in mutante in pieno autunno.
Scelse degli abiti semplici con un tocco di eleganza: una camicia bianca un jeans blu scuro e una giacca nera, tanto non era nulla di ufficioso visto che l’inaugurazione sarebbe stata la sera successiva.
“Vado bene così?”
 Leeteuk lo scrutò dalla testa ai piedi e sentenziò un “Potevi fare di meglio ma va bene, andiamo.
Uscirono di casa e si diressero nell’auto di Leeteuk. La corsa in auto fu molto tranquilla, ogni tanto qualche parola, ma Donghae aveva un senso di vuoto nello stomaco e non era fame, c’era qualcosa che lo preoccupava.
 
To:MONKEY86
Il mio amico Leeteuk mi sta portando a visitare un locale che aprirà domani...
Ma ho una strana sensazione.

 
“Ultimamente sei sempre attaccato a tutto ciò che ha una connessione internet.”
“Come?”
“Sì, ultimamente sei sempre li a scrivere a non so chi… dovrei sapere qualcosa?”
“No, certo che no. Non è niente, non farti idee strane, non è come pensi.”
“Ok ok. Non stavo pensando a nulla, perché sei così? Ricorda, però, che non sono stupido.”
“Leeteuk, io…”
“Eccoci arrivati!” Leeteuk bloccò Donghae prima che continuasse a parlare, parcheggiò e sceesero dall’auto. Prima di entrare nel locale, Donghae controllò la sua email: sentiva il bisogno di MONKEY, delle sue parole, della sua forza.
FROM:MONKEY86
Non essere idiota. Andrà tutto bene!!
Smettila di farti paranoie, è una semplice visita ad un locale e anche se non fosse, divertiti lo stesso e non prendertela con Leeteuk per qualsiasi.
Ti vuole bene.
Fammi sapere com’è il locale, magari un giorno potremmo andarci insieme.
 
Leeteuk e Donghae entrarono nella hall dove c’era un piccolo botteghino alla sinistra della stanza e a destra un guardaroba. Nella stanza c’erano anche dei divanetti rosso cardinale con al centro dei tavolinetti in legno, una hall bella e accongliente. Donghae notò che non c’era nessuno ad attenderli all’entrata: l’apertura ufficiale era domani ma si aspettava che almeno l’amico di Leeteuk fosse pronti ad accoglierli.
Attraversarono l'hall per poi scendere verso il locale vero e proprio situato al piano inferiore. Quando arrivarono alla fine della scalinata, la stanza che si presentò ai loro occhi era qualcosa di davvero straordinario. Anche qui l’arredamento era sul rosso e  legno, il bancone degli alcolici era ben assortito dove si poteva trovare della semplice birra o del whisky più rinomato come del Jack Daniel’s o del Jameson. Il locale era composto anche da un piccolo soppalco dove le band della città potevano suonare della buona musica.
Ma anche qui non c’era nessuno, come se qualsiasi essere vivente si fosse estinto.
“Sei sicuro che è questo il posto? Non c’è nessuno.”
“Certo, aspetta e vedrei.”
In quel esatto momento, gli occhi di Donghae andarono sulla casella della posta ancora aperta del suo cellulare che lampeggiava: era MONKEY.
FROM:MONKEY86
Buon compleanno!!!

 
E la stanza si riempì di gente spuntata da ogni angolo più nascosto che gridava “Buon Compleanno Donghae!!”
Donghae era interdetto: guardò tutte le persone con sguardo perso e i suoi occhi che pizzicavano, non sapeva se era arrabbiato o felice che qualcuno avesse avuto il pensiero di organizzare qualcosa di simile per lui.
Si rese conto che le sue paranoie non erano campate in aria, ritornò in sé e si girò verso Leeteuk guardandolo.
“Ti avevo detto…” Non riuscì a finire perché qualcuno si avvicinò a Donghae da dietro e poggiò le sue mani sulle sue spalle dandogli una stretta vigorosa e amichevole.
“Non arrabbiarti con lui… è stata tutta un idea mia.” E a quelle parole Donghae si girò.
“Eunhyuk?!”
“Diamo via alla festa e dopo ti spiegherò tutto, non rovinare questo momento.”
Donghae stava per ribatte ma Leeteuk aggiunse “Donghae, molti di loro non sanno… risulteresti solo un folle.” E dopo ciò Donghae abbassò la testa e sospirò in segno di resa.
“Bene, gente è ora di iniziare la festa!” Eunhyuk diede il via e in pochi istanti tutti i presenti, compagni di università, conoscenti alla scuola di ballo e vecchi amici, cominciarono a divertirsi. Sul soppalco una band suonava con gli strumenti che già erano allestiti mentre tutti gli facevano gli auguri.
“Buon compleanno!!” Siwon, Kyuhyun, Sungmin e Ryeowook si avvicinarono a lui.
“G-grazie.” disse in evidente imbarazzo che i suoi amici coprirono con un enorme abbraccio di gruppo. Cercò di farsene una ragione: ormai il gioco era fatto, non poteva fare una scenata quindi cercò di rilassarsi e di godersi, per quel che poteva, la festa con i suoi amici.
“Ragazzi, scusate posso rubarvelo per un po’?” Eunhyuk era ritornato da lui portandoselo in un luogo più appartato.
“Scusa, scusa per aver organizzato tutto ciò… è tutta colpa mia. Leeteuk non centra nulla.”
“Non dovevi.”
“Perché no?”
“Non puoi capire, tu non sai…”
“So più di quanto tu possa immaginare, solo…”
“Cosa vuoi dire?”
“Niente, non voglio dire nulla… solo rilassati: è il tuo compleanno, è il giorno dove tutto ti è concesso. Passalo con le persone che ti vogliono bene, tutto ciò che vogliono è vederti felice.”
“Perché?”
“Perché te lo meriti Donghae. Ti meriti tutta la felicità di questo mondo.”
“Sai che qui più della metà non me ne vuole di bene, vero?”
“Cosa importa? Il voler bene non si quantifica per il numero delle persone. Ti importa sapere che Leeteuk, Kyuhyun, Siwon, Sungmin , Ryeowook ed io te ne vogliamo.”
“Mi vuoi bene?” chiese Donghae mentre il suo cuore, inspiegabilmente,batteva più forte del dovuto.
“Certo che te ne voglio, idiota.” e per istinto Eunhyuk abbracciò l’amico che sgranò gli occhi dalla sorpresa. Eppure si sentì bene in quell’abbraccio che gli riscaldò il cuore.
“Piccioncini, la vogliamo smettere?” la voce di Siwon spezzò quel momento speciale che si era creato tra i due.
“Siwon, quanto sei idiota!?!” dissero all’unisono Donghae e Eunhyuk guardandosi e arrossendo un po’.
“Mai quanto voi… Comunque ci servirebbe il festeggiato per il primo brindisi della serata.”
“Primo?? Che intenzioni avete?”
“Shhh… zitto tu e vieni.” con questo Siwon tirò Donghae portandolo al centro del locale, dove Kyuhyun e Ryeowook lo stavano aspettando con delle bottiglie di champagne.
La serata prosegui nei migliori dei modi, tutti si stavano divertendo. Leeteuk chiese scusa a Donghae per averlo ingannato, ma non se ne pentiva affatto dicendogli “La vita va avanti, mio caro amico”. Kyuhyun e Sungmin erano stati per tutta la sera incollati, dove andava uno andava l’altro, e Kyuhyun ancora continuava a negare l’evidenza. Ryeowook era un po’ brillo ma ancora abbastanza lucido da trattenersi con un ragazzo che Donghae riconobbe come Yesung, il festaiolo. Per Siwon... il suo stato andava ben oltre l’essere brillo ma era abituato, lui sì che era il signore delle feste.
Eunhyuk parlava con un po’ di gente senza mai staccare i suoi occhi da Donghae.
Infine Donghae si stava godendo nei migliori dei modi la festa, nel suo animo ancora regnava quel velo di tristezza, gli mancavano i suoi genitori e non solo, avrebbe tanto voluto che li presente ci fosse MONKEY.
To:MONKEY86
Alla fine era una festa che ho accettato per il mio e per il loro bene.
Ma avrei tanto voluto che ci fossi anche tu qui con me.
From: MONKEY86
Ci sono, anche se tu non mi vedi…sono lì con te.

To:MONKEY86
Non parlo col cuore o con la mente, ti voglio qui fisicamente.
Sono stanco voglio vederti… non credi che sia arrivato il tempo?
Leeteuk mi ha detto “La vita va avanti.” Bene, se questo che ho fatto stasera è un passo avanti, voglio che tu ci sia nei miei passi successivi.

***

“Credo che sia arrivato il momento, non credi?” una voce arrivò al suo orecchio.
“Diamine mi hai spaventato. Hai letto?”
“Sì, ho dato una sbirciatina dalle tue spalle… quindi?”
“Quindi niente. Lo so che questa storia deve finire… e finirà. Ho solo bisogno di tempo.”
“Non aspettare oltre, potrebbe rovinarsi tutto.”
“E se rovinerò tutto comunque?”
“Lo sapevi benissimo che non era una cosa facile, ma hai voluto così e io ti ho lasciato fare…pensaci meglio ora che dopo.”
“Lo so, lo so. Solo un altro po’ di tempo, non chiedo altro.”

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** VIII ***


 
Image and video hosting by TinyPic
 



Dal suo compleanno erano passati già ben dodici giorni e Donghae sembrava un relitto.
In quei mesi aveva pensato che tutto stava tornando alla normalità, anche se ancora aveva delle notti insonni, situazione sembrava star migliorando.
Dopo il suo compleanno, però, qualcosa cambiò, qualcuno cambiò.
Nei due giorni successivi alla festa tutto sembrava andar bene, MONKEY era sempre lì per lui, condividevano i pensieri e i sentimenti più profondi come avevano sempre fatto. Poi, MONKEY iniziò a rispondere sempre più di rado in modo sempre più freddo e Donghae percepiva una sorta di disagio che non era mai esistito tra di loro, neanche nei primi tempi, neppure quando erano sconosciuti.
Si interrogava sul motivo di quel comportamento ma non trovava mai una risposta nella sua mente. Iniziò a farsi mille paranoie, chiedendosi se avesse fatto qualcosa di sbagliato, se in qualche modo avesse mancato di rispetto a quella persona che aveva imparato a voler davvero bene.
Aveva chiesto delle spiegazioni, pronto a riparare per qualsiasi errore commesso, ma le risposte erano sempre le solite, fredde e crude.
“Non c’è niente che non vada.”
“Ti stai immaginando tutto.”
“Non sei tu, ma io!”
“È un periodo di stress, non preoccuparti.”
Anche queste risposte ad un certo punto cessarono. Terminò ogni contatto. MONKEY smise di rispondere alle sue email.
Da quel momento Donghae passò dalla fase della repressione a quella della negazione, si ripeteva che andava tutto bene e che non era la fine del mondo, che non gli importava cosa stesse succedendo e che doveva già essere abituato all'abbandono.
Poi passò alla fase di rabbia contro il mondo, contro l’essere superiore che aveva già scritto il suo destino, chiedendosi che male avesse fatto per meritarsi tutto questo. Si arrabbiò con se stesso dandosi la colpa di tutto. Si diede dell’idiota per essersi fidato di qualcuno che non conosceva, si diede dello stupido quando realizzò che quella persona gli mancava profondamente, gli mancava sentirla, gli mancavano le sue parole dolci, gli mancava il suo essere presente nella sua vita.
Si dice che solo nel momento in cui perdi qualcosa ti rendi conto del suo reale valore.
E quello è stato il momento in cui Donghae realizzò che quello che provava per MONKEY andava ben oltre il semplice 'voler bene'.
Era amore? In quel momento non lo sapeva per certo, ma sapeva che era qualcosa di ben più grande.
 
To:MONKEY86
Hey… ciao. Lo so che non risponderai e ti prometto che questa è l’ultima volta che ti scrivo.
Devo farlo, ho bisogno di dirti questo.
Non so cosa stia succedendo, ma sto impazzendo. Sì, hai capito bene, sto impazzendo perché non so cosa fare. Mi manchi e tu non ci sei.
Mi hai detto che dovevo dare tempo al tempo… beh, mi sono stancato. Il tempo è scaduto. Ho bisogno di vederti. Ho bisogno di sapere. Parliamo.
Con questo non voglio obbligarti, ma se lo desideri anche tu fammi sapere il luogo e l’ora
.
 
Da quell’email erano già passati ben tre giorni e Donghae era davvero stanco e distrutto.
Le notti insonni erano aumentate, il suo stato d’animo era peggiorato a tal punto che nessuno osava avvicinarsi.
Inoltre lo stress per lo studio era aumentato con gli esami imminenti e a lavoro la situazione non era da meno. I signori Kim avevano lasciato la scuola nelle sue mani per l’intera settimana, quindi tutto gravava sulle sue spalle.
Inoltre anche qualcun altro a lavoro aveva qualche problema: Eunhyun era molto strano. Lui che era sempre sorridente, chiacchierone, diligente e spensierato adesso sembrava l’esatto opposto. Aveva l’anima tormentata, solo Dio sa da cosa, ma lo stava distruggendo all’interno.
Era cambiato anche nei confronti con Donghae, evitava sempre di guardarlo negli occhi, evitava qualsiasi approccio con lui. Le loro chiacchiere erano state dimezzate a “Buongiorno”,, “Buonasera” e “Come va?” ma nulla di più. L’aria si era fatta davvero pesante.:
Eunhyuk entrava in sala, iniziava ad allenarsi o ad insegnare ai suoi allievi. Era distratto, lui che non faceva mai degli errori, adesso ad ogni due sequenze c’era sempre qualcosa che non andava.
Donghae non riusciva a capire quale fosse il suo problema e in qualche modo voleva aiutarlo, nonostante avesse già le sue difficoltà, ma era impossibile perchè Eunhyuk era sfuggente.
“Che diamine hanno tutti!” disse a se stesso.
Ed era così che erano passati dodici giorni di stranezze, malumore e di notti, se possibile, ancora più insonni.
A causa delle scarsissime ore di sonno, quella mattina Donghae era davvero fuori forma: il suo viso era pallido e la sua testa doleva così forte che sembrava sul punto di scoppiare.
Quando arrivò all’università, i suoi amici già parlavano tra di loro. Siwon stuzzicava Kyuhyun prendendolo in giro e Leeteuk se la rideva mentre i suoi occhi localizzarono subito la figura moribonda di Donghae.
“Hey Donghae!” tuonò Leeteuk chiamando l’attenzione non solo dell'interessato, ma anche di Siwon e Kyuhyun che avevano smesso d punzecchiarsi per guardare il loro amico.
“Donghae, c’è qualcosa che non va? Sei… sei pallido...” disse Kyuhyun avvicinandosi.
“Solo un leggero mal di testa.” mentì Donghae minimizzando il problema. Da quando era uscito di casa, i sintomi erano aumentati insieme a una gran stanchezza e la vista sfocata.
“Ne sei certo?”
“Certo… vuoi che non sappia se ho mal di testa o altro?!?” sputò fuori Donghae con tono acido.
“No… non intendevo questo. E' solo…”
“Allora, Kyuhyun, non fare domande stupide grazie!”
“Senti, Donghae, non solo mi preoccupo per te… Sai che ti dico: vai a fanculo” E con ciò Kyuhyun prese la sua borsa e se ne andò.
“K-Kyuhyun, aspetta!” chiamò Siwon che era rimasto lì senza dire una parola fin a quel momento “Ragazzi, vado insieme a lui.”
“Donghae…” Letteuk chiamò il suo amico con un filo di voce, avendo quasi paura della sua reazione.
“Hyung, cosa ho fatto? Non volevo rispondergli male.” disse Donghae con voce incrinata.
“Va bene, Donghae, gli passerà. Sai che non può avercela con te per molto tempo.” Leeteuk gli rivolse uno sguardo di preoccupazione “Ne vuoi parlare?”
“N-no…è complicato. Te ne parlerò ma non oggi, ok?”
“Se è ciò che vuoi… Sappi che sono sempre qui per te e per favore cerca di riposare. Tutto si risolverà, ne sono convinto.”
“E tu che ne sai?”
“Fidati di me, tutto andrà per il verso giusto e qualsiasi cosa succeda, non prendere decisioni avventate… ascolta questo.” disse posando il suo dito indice alla sinistra del petto di Donghae.
“I-il cuore? Hyung, ma…”
“Shh… andiamo a lezione su.” disse Leeteuk facendosi strada tra la folla di studenti senza aspettare il suo amico.
Donghae non riusciva a capire come Leeteuk, non sapendo nulla di ciò che stava accadendo, potesse dire quelle parole così tranquillamente. E poi come poteva andare tutto nei migliore dei modi se MONKEY non gli aveva dato neppure un’opportunità di dirgli ciò che sentiva!
Mentre si dirigeva verso la sua aula di Metodologia pensò a come si era comportato con Kyuhyun e si sentì uno stronzo. Quando entrò, lo trovò nel suo banco a scrivere qualcosa sul suo quaderno di appunti.
“Kyuhyun.” Donghae provò ad attirare la sua attenzione, ma Kyuhyun non aveva dato nessun segno di cedimento “Kyuhyun!!” richiamò
“Cosa non ti è chiaro nel… VAFFANCULO Donghae!?!”
“Volevo solo…”
“Non me ne frega e ora, per piacere, lasciami lavorare.” Donghae non ebbe la forza di controbattere. Era stato uno stronzo poco prima e Kyuhyun aveva tutte le ragioni del mondo per avercela con lui. Fece un lungo sospiro e si lasciò cadere sulla sua sedia.
Prima che la lezione iniziasse, sentì il suo telefono vibrare mentre il cuore  saliva in gola e non riusciva a muovere nemmeno un dito. Inconsciamente pensò che quella vibrazione fosse  la risposta così agogniate che stava aspettando, ma realizzò poco dopo che MONKEY non aveva il suo numero di telefono e non poteva inviargli un SMS.
Tirò un profondo respiro e prese il suo telefono, leggendo il contenuto del nuovo messaggio.

From: Eunhyuk
Donghae, appena finisci le lezioni possiamo incontrarci?
Devo parlarti di qualcosa di importante.
Non mancare!
To: Eunhyuk
Certo… spero che non sia nulla di grave.
Ho solo metodologia oggi, vediamoci nel cortile dell’università.
 

Donghae posò il suo cellulare e pensò a cosa Eunhyuk avesse da dirgli di così importante. Erano giorni che non parlavano come prima quindi questo lo allarmò un po’.
Per tutta la lezione cercò di rimanere il più attento possibile ma la sua mente viaggiava tra MONKEY e Eunhyuk, finchè, nel bel mezzo della lezione, Donghae non fu colpito da una fitta dolorosa alla testa, mentre si lasciava sfuggire un mugolio di dolore stringendo la sua testa tra le mani. Il dolore continuò per qualche secondo, poi sentì una mano che si appoggiò sulla sua spalla, voltò il viso e trovò il volto preoccupato di Kyuhyun.
“Tutto a posto?” domandò Kyuhyun in un bisbiglio pieno di preoccupazione e Donghae mosse il capo per annuire con poca convinzione.
Quando la lezione finì, recuperò le sue cose con un po’ di fretta, lasciò l’aula e si diresse verso il cortile dell’università dove Eunhyuk lo stava aspettando.
In cortile, notò la figura del suo amico che teneva qualcosa tra le mani e istintivamente sorrise. Gli era mancato non averlo tra i piedi, parlargli e adesso finalmente, almeno lui, era tornato.
Mentre si avvicinava, venne colpito da un’altra fitta dolorosa e la sua vista si annebbiò, si accasciò sulle sue ginocchia per il malessere finchè il suo corpo perse ogni forza e si lasciò cadere a terra. L’ultima cosa che sentì fu solo una voce gridare il suo nome.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** IX ***


Image and video hosting by TinyPic
 
Erano passate 48 ore da quando Donghae aveva perso i sensi e si trovava su un letto d’ospedale. Non aveva dato nessun segno di ripresa, sembrava come se fosse morto. L’unico rumore della stanza era prodotto dal cardiografo che segnava la frequenza costante dei suoi battiti cardiaci.
Il dottor Kwon aveva spiegato a Leeteuk e Eunhyuk che il paziente era entrato in coma e a quella parola i due ragazzi tremarono e i loro volti  presero un colorito pallido quasi invidiabile alla carta velina.
“Ragazzi non allarmatevi. E' entrato in coma ma le sue condizioni non sono critiche. La gravità dello stato di coma del signor Lee, secondo la scala GCS* grava su un punteggio di 1-5. Questo vuol dire che il paziente è in grado di rispondere agli stimoli verbali. Quindi ci sono molte probabilità che potrebbe svegliarsi nei giorni a venire.”
I due amici tirarono un respiro di sollievo, finchè non videro il volto del medico cambiare.
“Cos’altro c’è dottore?”
“Vedete, il vostro amico sta soffrendo di disturbi del sonno. Questo negli stadi più avanzati può portare dei problemi neurologici. E ciò mi preoccupa, anche se si dovesse svegliare non è detto che riscontreremo questo tipo di problem.a”
“Ma dottore…”
“Ragazzi lo so che siete preoccupati, lo sono anch’io, ma dobbiamo essere positivi le mie sono solo supposizioni. Di solito questi accertamenti vengono fatti quando il paziente è cosciente, ma date le circostanze e dato che io sono il primario, mi prendo tutte le responsabilità e farò tutti gli esami possibili anche nel suo caso di incoscienza.”
Con queste parole il dottor Kwon si allontanò dai i due ragazzi che tirarono un breve sospiro di sollievo sperando che il loro amico si sarebbe risvegliato al più presto.
Erano passate 62 ore e in quella stanza dove giaceva il corpo dormiente di Donghae, Eunhyuk era seduto su una sedia vicino al letto del suo amico. Osservava il dolce viso di Donghae sperando in qualche accenno di risveglio. Era rimasto tutto il tempo nonostante Leeteuk gli avesse detto di andare a riposare per un po’ e che Donghae al suo ritorno sarebbe stato lì, ma lui si rifiutò: non aveva nessuna intenzione di andarsene e rischiare di non essere presente quando Donghae avrebbe aperto gli occhi.
Si sentiva in colpa, sapeva del tipo di disturbo che Donghae stava attraversando in quel periodo ma questo non lo aveva fermato dal comportarsi come un idiota e in quel momento la paura era tanta.
Era certo che Donghae in quei giorni avesse fatto di tutto tranne che prendersi cura di se stesso: a lavoro che non era il Donghae che conosceva, in quei giorni le sue occhiaie avevano fatto la loro ricomparsa ed era da un bel pezzo che non le vedeva.
Voleva risolve questa situazione al più presto , voleva togliersi quel grande peso che si portava addosso e aveva bisogno che lui sapesse rischiando anche di essere odiato per l’eternità. E aveva deciso di farlo: era pronto a dirgli tutto, ma purtroppo le cose non andavano mai come dovevano andare.
Nulla era cambiato, Donghae aveva perso i sensi davanti ai suoi occhi e adesso era su quel letto d’ospedale.
Il dottor Kwon aveva chiaramente detto che la cosa migliore per aiutarlo era quello di parlargli, di dirgli qualsiasi cosa per stimolarlo a tornare dal suo “viaggio”. Anche Leeteuk gli disse di farlo e che magari la sua voce lo avrebbe aiutato, ma, nonostante tutto, Eunhyuk in quei giorni non proferì parola.
Lo guardava e si prendeva cura di lui, ma mai una parola.
Ciò che passava nella sua testa era che, forse, era stato il destino a causare tutto quello, che non era ancora il momento adatto per parlare, o forse era, ancora una volta, solo un codardo.
Cinque giorni passarono e ancora tutto sembrava invariato. Quella mattina si respirava un aria strana, Eunhyuk si svegliò sul piccolo divano della stanza e il suo sguardo andò subito a Donghae. Si avvicinò a quel letto con attenzione, si sedette sul bordo di esso e si sporse verso il volto di Donghae, contemplandolo con tanto amore. Portò la sua mano sul quel viso e lo accarezzò spostando qualche ciuffo ribelle dalla sua fronte. I suoi capelli, nonostante tutti quei giorni in ospedale, erano ancora morbidi come la seta e questo lo fece sorride.
Lasciò scivolare via la sua mano da quei capelli e i suoi occhi furono catturati da quell’esserino morbido sul piccolo tavolino e si lasciò sfuggire un sospiro di frustrazione. Lo prese tra le mani e lo osservò con le lacrime agli occhi.
“Che stupido che sono. Devo sempre incasinare tutto. Se solo non avessi fatto di testa mia e avessi ascoltato le parole di Leeteuk adesso non sarei qui a cercare le parole adatte per dirti ciò che sento… e, soprattutto, tu non staresti qui.
Pensavo che questo affare qui mi avrebbe aiutato a trovare le giuste parole e magari ad alleggerire la tensione…. E invece, guarda te, non mi hai dato neanche l’opportunità di dire nulla che sei svenuto.
Sul serio? Perché sei così idiota da non prenderti cura di te stesso. Eh, Donghae?
Cos’è una vendetta da parte tua? Vuoi che aspetti come io ho fatto aspettare te?
Beh smettila, dannazione! Apri gli occhi! Devo dirtelo!
Donghae io…”
Ad un tratto la porta si aprì facendo sobbalzare Eunhyuk che in fretta asciugò le lacrime che stavano cadendo copiose sul suo volto. Le figure del dottor Kwon e quella di Leeteuk si fecero strada all’interno della stanza.
“Buongiorno signor Lee, riposato bene?”
“Buongiorno dottore, sì grazie,” rispose con un lieve sorriso. Leeteuk lo guardò preoccupato mentre scompariva il suo sorriso, ma Eunhyuk gli lanciò uno sguardo rassicurandolo che andava tutto bene.
“Allora signor Lee, mi sembra giusto dirlo anche a lei. Dopo aver fatto accurati esami, siamo arrivati alla conclusione che il signor Lee Donghae non riscontrerà nessun problema di tipo neurologico. Quindi aspettiamo solo che si svegli dal suo coma.”
“Questa è una meravigliosa notizia!” Eunhyuk sorrise e i suoi occhi brillarono di gioia.
Quando il  dottore uscì, Eunhyuk si voltò verso Donghae e fece cadere quelle lacrime che aveva trattenuto davanti al medico mentre stringeva a sé il morbido peluche che aveva ancora tra le mani.
“Ti prego svegliati, non fammi più aspettare. Donghae ti supplico… io… io.” continuò a piangere e Leeteuk si diresse verso di lui e lo strinse in un abbraccio.
“Andrà tutto bene!”
“Leeteuk ho bisogno di lui… ho bisogno che lui si svegli.”
“Vieni, posa quel peluche e usciamo un po’ da qui.”
“Ma...”
“Niente ma, ritorneremo presto. Solo cambia un po’ d’aria.” così dicendo  Eunhyuk posò il peluche e seguì Leeteuk fuori, ma prima di uscire si voltò di nuovo verso quel letto sospirando.
“Ti prego… dammi solo un’opportunità Donghae.”
Quando la porta si chiuse, su quel letto che ha visto “dormire” Donghae per giorni, delle soffici dita si mossero lievemente e gli occhi svolazzarono nel tentativo di aprirsi. Nella sua mente passarono gli ultimi fotogrammi di ciò che ricordava: se stesso lasciarsi cadere e qualcuno gridare il suo nome. Era la stessa voce che aveva appena sentito e ricordò che quel tono di voce apparteneva solo ad una persona: Eunhyuk.
Quando finalmente aprì gli occhi, si guardò intorno e tutto ciò che vide era una stanza bianca e sterile. Si sentì come se fosse paralizzato su quel letto e non riusciva a capire per quanto tempo fosse stato lì.
Quando riuscì a prendere coscienza di sé e del suo corpo, cercò di mettersi seduto sul letto. Sentiva la gola secca e cercò con lo sguardo dell’acqua, trovando un bicchiere sul tavolino al suo fianco.
Lo prese nelle sue mani e al suo fianco vide qualcosa che non si sarebbe mai aspettato: era una scimmietta di peluche color caramello che indossava una magliettina rossa con scritto sopra 86.
Non riusciva a capire quello che aveva tra le mani chiedendosi cosa significasse.
MONKEY era stato lì? Se così fosse stato, si maledì per non essersi svegliato prima.
La sua attenzione venne richiamata da voci al di fuori dalla porta, riconoscendo le voci di Leeteuk e Eunhyuk. Era così felice di risentire i suoi amici che cercò di alzarsi dal letto e avvicinarsi alla porta, non preoccupandosi dei piccoli capogiri dovuti dalla troppa permanenza sul letto visto che voleva sorprenderli.
Quando, però, arrivò dietro alla porta le parole che udì lo immobilizzarono.
“Lo devi fare al più presto, hai visto come si è ridotto?”
“Sì, lo so Leeteuk e me ne pento. Senza volerlo gli ho fatto del male. Ho solo paura che…”
“Eunhyuk, non lo sapremo mai come la prenderà se porti avanti questa farsa! Lui deve sapere, è un suo diretto sapere che tu sei MONKEY!”
Gli si gelò il sangue nelle vene e sperava solo di aver sentito male, che era frutto della sua immaginazione.
“Glielo dirò quando si sarà ripreso.”
“Non disturbarti, ho già sentito tutto.” La porta si aprì di scatto e la voce dura di Donghae fece eco nella loro direzione.
Leeteuk ed Eunhyuk si girarono nella sua direzione guardandolo come se fossero stati colti nel compiere un reato disumano. Un reato in realtà l’avevano fatto, avevano “giocato” con i suoi sentimenti ed era l'unica cosa che tormentava la mente di Donghae.
“Mi fate schifo.”
“Donghae, possiamo spiegarti.”
“No, Leeteuk non c’è niente da spiegare.” Donghae gridò e fece per chiudere la porta, ma Leeteuk fu più veloce tendendola aperta con la mano e riuscendo ad entrare nella stanza insieme a Eunhyuk.
“Uscite da questa stanza!”
“Donghae, ascolta un attimo...”
“Cosa dovrei ascoltare, eh? Tu! Leeteuk! Il mio migliore amico, la mia famiglia… Come hai potuto farmi questo?”
“Donghae non prendertela con lui… E’ tutta colpa mia.”
“Non voglio parlare con te.”
“Donghae, ti prego...”
“Ti prego, cosa? Ora capisco molte cose... le non risposte di MONKEY quando ero con te, la festa, il lavoro e il tuo atteggiamento nell’ultimo periodo.”
“Se mi lasci spiegare poi sei libero anche di odiarmi.”
“Non ho bisogno di ascoltare per odiarti. Ti odio già! Vi odio tutti e due! Adesso fuori da qui non voglio più sentirvi!”
“Amico mio…”
“Fuori!!” gridò con tutta la rabbia che aveva in corpo.
Leeteuk rimase immobile, non voleva lasciare il suo migliore amico in quelle condizioni. Eunhyuk trovò la forza, nonostante i suoi occhi minacciavano di far uscire di lì a poco le lacrime più amare che avrebbe mai pianto in vita sua e trascinò l’amico verso l’uscita.
“Aspettate.” disse Donghae accendendo un barlume di speranza nel cuore di Eunhyuk.
Appena i due si girarono, Donghae lanciò con tutta la frustrazione il piccolo peluche che colpì dritto nel petto di Eunhyuk.
“Questo puoi anche tenertelo, MONKEY86!” sputò quella frase con tanto odio e rabbia.
In quel momento le lacrime di Eunhyuk si fecero strada, abbassò lo sguardo guardando per qualche secondo quel peluche che giaceva ai suoi piedi e subito dopo si voltò lasciando la stanza di corsa.
Leeteuk rimase a guardare l’amico con tristezza e rammarico. Si abbassò per prendere il peluche, lo spolverò con delicatezza come se fosse la cosa più preziosa al mondo.
“Non fare lo sbaglio più grande della tua vita.”
“Vattene!”
Quando rimase solo, Donghae si lasciò cadere sul letto con un dolore atroce alla testa e un fastidioso peso sul petto e senza accorgersene i suoi occhi cominciarono a lacrimare in un sommosso silenzio.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** X ***


Image and video hosting by TinyPic

I pensieri echeggiava nella sua testa, il corpo era sprofondato sulla poltrona di casa sua, il suo sguardo era fisso nel vuoto che veniva tappezzato dalla sua mente di diapositive degli ultimi avvenimenti.
Adesso riusciva a dormire la notte ma era sempre un sonno disturbato. La sensazione che mancava qualcosa nella sua vita si faceva strada in lui con persistenza e si ritrovava  a rannicchiarsi su se stesso sotto le coperte, cullandosi come se in quel modo quel peso svanisse.
Ricordando quei giorni in ospedale prima che fosse dimesso, qualcosa era ritornato al posto solo per metà. Dopo la clamorosa scoperta e una notte passata in lacrime, il giorno dopo qualcuno bussò alla porta e il suo cuore perse un colpo. Poteva essere chiunque: il medico per la visita di routine o le infermiere oppure…
“Posso?” Una testa fece capolinea in stanza.
“Kyuhyun!!” Donghae, nonostante tutto, sfoggiò un meraviglioso e sincero sorriso: gli era mancato il suo amico. Prima che perdesse i sensi avevano litigato e in realtà era stato solo per il suo brutto carattere.
“hey… ciao.” Quando Kyuhyun entrò e chiuse la porta, Donghae si alzò dal letto e si aggrappò a lui in un abbraccio disperato.
“Hey hey, calma!”
“Scusa… scusa… scusa.”
“Donghae, vuoi calmarti? Cosa c’è da scusarsi?”
“Io… sono un pessimo amico. Non dovevo rivolgermi a te a quel modo. Non volevo…” Kyuhyun passò un mano rassicurante sulla sua schiena e sorrise dolcemente.
“Lo so… Non preoccuparti, è tutto apposto. Adesso calmati. Non ti fa bene agitarti, ti sei svegliato da un coma…”
“Tanto ormai…”
Kyuhyun lasciò andare un sospiro, delicatamente posò le mani sulle spalle di Donghae e lo condusse verso il letto dove lo fece sedere.
“Donghae…”
“Kyuhyun, lo sapevi anche tu?”
“No… non sapevo nulla e in realtà ancora d’oggi non ho capito molto. So solo che tu e Leeteuk avete litigato…”
“Come fai a saperlo?”
“L’ho visto ieri sera al dormitorio. Era uno strazio…”
“Qui la vittima sono io.”
“So anche questo, mi ha accennato qualcosa. Ma lui è tuo amico, il tuo migliore amico non puoi…”
“Ha tradito la mia fiducia… Mi fidavo di lui.”
“Devi ancora fidarti. Lo so: sei arrabbiato lo vorresti prendere a pugni. Sai che ti dico? Fallo se ti rende felice!”
“Non è lui che voglio prendere a pugni!”
“Qui alzo le mai… fai ciò che vuoi.” disse lasciandosi sfuggire un sorriso diabolico.
“Non sei di aiuto.”
“Donghae… risolvi con Leeteuk e poi fai chiarezza nella tua mente e nel tuo cuore.”
“Ma che…” Donghae fu interrotto dalla suonerei del telefonino di Kyuhyun che quando vide il nome i suoi occhi cambiarono e si illuminarono.
“Devo rispondere.”
Donghae semplicemente annuì, guardandolo con espressione curiosa.
“Pronto?”
-Sono qui
“Oh, sei arrivato?!?! Bene, vieni ti aspetto.” E con questo chiuse la chiamata e notò lo sguardo incuriosito del suo amico.
“Donghae, so che non è il luogo adatto ma devo presentarti qualcuno.”
“Qualcuno?”
“Già… sta venendo qui e voglio che sia tu il primo a saperlo.”
“A sapere cosa?”
Qualcuno bussò alla porta della stanza e Donghae guardò Kyuhyun che aveva su un sorriso alquanto raccapricciante: era troppo felice per i suoi gusti.
“Avanti...”
Quando la porta si aprì, ciò che si parò davanti ai suoi occhi non era ciò che si aspettava, credeva che stesse per entrare qualche sconosciuto e invece...
“Sungmin!?!”
“Già… ciao.”
“Che ci fai qui? Cioè, non è questo che voglio dire. Mi fa piacere che sei venuto a farmi visita.”
“Donghae... in realtà è lui che volevo presentarti.”
“Kyuhyun ma che… lo conosco già e da tanto anche.”
“Ma non in veste ufficiale.”
“In veste ufficiale di cosa?” Donghae era così confuso che rischiava di avere un altro mal di testa tremendo ma poi guardò l’espressione del suo amico: aveva ancora gli occhi che brillavano e Sungmin guardava un punto fisso del pavimento mordicchiandosi il labbro inferiore.
“Oh!! No, non posso crederci!” Donghae guardava i due con faccia esterrefatta e poi sorrise “ Waaaaa!!! Da quando!?!? Oddio perché non me l’hai detto? Lo sapevo io che sarebbe successo!!”
“Shhhh!! Donghae calmati! Ti ho detto che non ti devi agitare!”
“Bastardo e quando ti dicevo se c’era qualcosa che volevi dirmi...” e con la testa indicò Sungmin “Tu eri sempre vago e negavi!”
“In realtà...” fu Sungmin a parlare “è successo dopo che ti sei sentito male. Kyuhyun si sentiva in qualche modo in colpa e io ero li al suo fianco…”
“Come sempre.”
“Donghae!”
“Che c’è?” si rivolse al suo amico con una linguaccia “E quindi?”
“E quindi niente…”
“Kyuhyun!!”
“Tesoro, sai che non dobbiamo raccontare i particolari, no?!?”
“No infatti, Sungmin non voglio sapere i particolari… non voglio avere nessun immagine compromettente di voi nella mia mente. In ogni modo sono felice per voi, era anche ora!!”
“Grazie.” risposero i due a l’unisono
“Adesso dobbiamo andare.” Kyuhyun si alzò dal letto e intrecciò la sua mano con quella di Sungmin “Ci sentiamo... Ah si, Donghae: parla con Leeteuk”.
Quel giorno ci fu davvero un via vai in quella stanza tra visite dei suoi colleghi, gli infermieri e infine Siwon. Quella di Siwon fu una visita davvero molto veloce: era venuto in uno orario fuori visite ma come sempre aveva giocato sul suo fascino e aveva convinto l’infermiera di turno a farlo entrare promettendogli un appuntamento. Avevano parlato un po’, era bello stare con Siwon: tutto sembrava semplice, nessuna preoccupazione, c’erano solo risate e divertimento anche nei momenti meno opportuni. In ogni occasione era sempre pronto a risollevare l’umore senza che gli venisse mai chiesto.
“Donghae... non so cosa sia successo, ma parla con Leeteuk: non sta per niente bene.”
Quella fu l’ultima frase che disse quando se ne andò. Sia Kyuhyun che Siwon avevano fatto capire che Leeteuk stava da schifo, ma la vera vittima era Donghae. Anche lui stava da schifo: in un unico colpo aveva perso il suo migliore amico e la persona che l’aveva fatto stare bene in quei mesi.
Si sentiva tradito, preso in giro.
Poi ricordò che Leeteuk era l’unica persona che si avvicinava alla parola famiglia per lui. E forse proprio per questo faceva più male di quanto si aspettasse.
La famiglia, però, si perdona, no?
 
To: Teuk hyung
Domani sarò dimesso. Ti aspetto!
 
Era felice di uscire a breve da quel posto che puzzava di disinfettante 24 ore su 24, che quasi riusciva a bruciare i neuroni.
Quel mattino, quando si svegliò, la prima cosa che fece fu quella di controllare sul cellulare aspettandosi una risposta dal suo hyung ma non c’era nulla, solo telefonate da parte di Kyuhyun. Il medico gli aveva detto che a breve gli avrebbe portato i documenti della dimissione e che era meglio che cominciasse a sistemare la sua roba.
Ormai erano le 11:00 e lui era quasi pronto ad andare. Si avvicinò alla finestra e guardò fuori ammirando le ultime foglie che cadevano dagli alberi: gli era sempre piaciuto l’autunno, nella sua tristezza trova qualcosa di piacevole. Le foglie morivano per dar vita, tra qualche mese, a qualcosa di nuovo e di forte. In ogni foglia lui racchiudeva la speranza.
La speranza di una nuova vita senza dolori, una vita fresca da passare con la persona più importante e Donghae si chiedeva se lui quella persona l’aveva.
MONKEY.” si lasciò sfuggire con un sospiro.
Ad un tratto il bussare sulla porta lo destò dai suoi pensieri.
“Avanti dottore.” disse senza distogliere lo sguardo dal panorama. La porta si aprì ma nessuno chiamò la sua attenzione.
“Dottore…” quando si girò davanti a sé non c’era nessun dottore “L-Leeteuk”
“Donghae.” si guardarono negli occhi per una frazione di secondo e subito dopo si strinsero in un abbraccio che non aveva bisogno di parole.
In quel momento Donghae dimenticò i risentimenti che aveva verso il suo migliore amico, non gli importava di nulla voleva solo stare tra le sue braccia e sentire quel calore quasi paterno. E dall’altro canto Leeteuk si sentiva ancora in colpa, gli era mancato tanto il suo amico, ma il suo silenzio in quei giorni e le parole pesanti che aveva ricevuto quel giorno, se li meritava tutte.
“Scusa.” dissero all’unisono.
“No, non devi scusarti di nulla. Donghae non hai fatto nulla di male.”
“Sì invece. Ti ho detto di odiarti ma… ma non è vero.”
“Non ti biasimerei se lo facessi.”
“No… io non ti odio.” continuando a piangere senza sosta.
“Sssh va bene… devi scusare me. Non era mia intenzione farti soffrire. Lo so dovevo dirtelo ma non potevo, non era mio diritto dirtelo, doveva farlo lui. Gliel'ho detto ma lui voleva tempo, aveva paura.”
“Paura di cosa?”
“Che non fossi interessato a lui, era pieno di paranoie. Sai, tu sei un uomo e anche lui lo è, non sapeva come comportarsi e…”
“E ha creato tutto questo… è proprio idiota.”
“Lo sa bene e si odia per questo. Odia il fatto che tu lo odi.”
“Mi ha fatto male… ma in realtà non lo odio, non posso odiarlo.”
“Perché non puoi? In fondo ti ha fatto del male.”
“Leeteuk lo so, ma non riesco ad odiarlo. Sono arrabbiato, lo prenderei a pugni ma…”
“Lo ami?”
“Cosa?”
“Lo ami?? Cosa provi per lui?”
“No… Non lo so, sono solo confuso. Credo di amare la persona con cui ho parlato negli ultimi mesi.”
“Ma quella persona è Eunhyuk!”
“Leeteuk, io non so neanche cosa sia l’amore e tutta questa storia mi ha creato ancora più confusione.”
“Tu sai cos’è… devi solo guardare dentro il tuo cuore e li avrai tutte le risposte.”
Donghae sospirò lasciandosi trasportare dal silenzio che era sceso su di loro, doveva trovare le risposte nel suo cuore ma non sapeva come fare. Doveva sezionarlo per capire che diamine sentisse? Cosa doveva fare?
I suoi pensieri vennero distolti da qualcosa vicino a Leeteuk e quando capì cos’era lo fissò per qualche minuto.
“Che ci fa quel coso qui?”
“Mmh? Ah, ti riferisci a questo?” prese il piccolo peluche tra le mani “Beh, non potevo tenermelo, è tuo.”
“Non lo è.”
“Sì che lo è… l’ha comprato per te e dovresti tenerlo.”
“Leeteuk io…”
“Donghae non privarti di ciò che può renderti felice solo per orgoglio.”
 
Ed era sulla poltrona di casa sua che guardava quel peluche. Era passata una settimana da quando era stato dimesso dall’ospedale, con Leeteuk, da quel giorno, era ritornato tutto alla normalità ma c’era ancora una tassello della sua vita, nel bene o nel male, che mancava.
Non sapeva cosa fare, era così dannatamente orgoglioso che non voleva per nessuna ragione al mondo fare il primo passo. Infondo non era lui che doveva chiedere scusa o dare delle spiegazioni.
 
From: Teuk hyung
Non uscire da casa sto arrivando: serata tra uomini.
E mettiti qualcosa di appropriato, non voglio trovarti in mutante. Bleah!!
To:Teuk hyung
Perché non usciamo? Mi sono stancato a rimanere a casa.

From:Teuk hyung
No!!
 
Quei due punti esclamativi fecero capire a Donghae che era inutile ribattere. Cominciò a mettere un po’ di ordine per rendere la casa  per lo meno accettabile. Preparò dei sandwich che avrebbero mangiato con eventuale birra e andò a mettersi il sotto di una tuta.
Mentre guardava nei suoi scaffali la sua collezione di DVD per sceglierne uno, sentì suonare alla porta.
“Arrivo!” posò il DVD che aveva in mano e si precipitò ad aprire.
“Leet…” il cuore perse dei colpi, il suo stomaco sentì un vuoto e le sue ginocchia minacciavano di cedere.
“Che ci fai qui?” Eunhyuk era davanti ai suoi occhi e lo guardava spaesato.
“Leeteuk mi ha detto che… Donghae dobbiamo..."
A quella dichiarazione, Donghae scosse la testa e scoppiò in una fragorosa risata.
“Non posso crederci… lo ammazzo.” disse mentre si dirigeva in salone lasciando un Eunhyuk davanti alla sua porta esterrefatto.
“Se… se vuoi vado.”
“Se voglio vai? No, non voglio che te ne vada. Siamo in ballo balliamo, no? Quindi facciamola finita ed entra.” Eunhyuk entrò timorosamente e seguì Donghae in salone. Aveva tanta paura, non aveva la più pallida idea di come sarebbe finita.
“Donghae, io…” qualsiasi cosa Eunhyuk stava per dirgli venne interrotta da un gancio destro sul suo viso.
“No, niente 'Donghae! Stammi a sentire tu invece. Sei uno stupido idiota! Non so qual’era il tuo obbiettivo ma a quanto pare ti si è rigirato contro. Sei stato così bravo a creare confusione alla mia testa che neanche Freud riuscirebbe a capirci qualcosa! Che diamine ti è passato in testa, eh?!”
“Non lo so, dalla prima volta che ti ho visto al locale volevo avvicinarmi a te, ma tu eri nel tuo mondo e non sapevo come fare…”
“Quindi la via più facile è stata quella di mandarmi dell’email sotto il nome di MONKEY?!”
“Sì ed è stato stupido, lo so…”
“Ti rendi conto che io non so chi diavolo tu sia!?! Sei MONKEY, la persona in cui ho riposto fiducia, a cui mi ero affezionato a tal punto da provare qualcosa o Eunhyuk, l’amico fidato che mi ha aiutato nei momenti di bisogno, con cui ho passato delle serate fantastiche?! Chi diavolo sei?!”
MONKEY e Eunhyuk sono la stessa persona… Sono io e mi dispiace tanto per aver creato un casino del genere. Ma io… Donghae… io…”
“No, non voglio saperlo, stai zitto. Ti voglio fuori da qui entro cinque minuti. Non voglio più vederti né sentire… E non ti preoccupare, lascerò io il lavoro.”
“Donghae, ti prego…”
“Eunhyuk, per favore sono stanco.”
Eunhyuk non disse altro, abbassò lo sguardo e, lentamente, fece per andarsene.
In quella frazione di secondi, la mente di Donghae cominciò a riproporgli tutto ciò che aveva passato con Eunhyuk, tutte le parole che gli aveva scritto MONKEY. Se Eunhyuk sarebbe uscito da quella porta, tutto sarebbe finito. Non avrebbe avuto né MONKEY né Eunhyuk nella sua vita. Ripensò alle parole di Leeteuk: doveva guardare all’interno del suo cuore e avrebbe avuto le risposte giuste, non doveva privarsi della felicità. Poi la famosa citazione che MONKEY, anzi Eunhyun, fece nelle prime email “Che cos’è un nome? Quella che chiamiamo “rosa” anche con un altro nome avrebbe il suo profumo” e chi era lui per opporsi a Shakespeare? Nessuno.
E le risposte che voleva erano tutte davanti ai suoi occhi.
E la risposta più importante stava per varcare la porta di casa sua per uscire definitivamente dalla sua vita e non voleva che questo succedesse.
Con grande falcate si diresse verso Eunhyuk, tirò la sua mano e subito dopo fece schiantare le sue labbra su quelle di Eunhyuk, in un semplice e dolce bacio.
“D-Donghae...”
“Sei un fottuto coglione.”
“Lo so.”
E le loro labbra si riunirono in un bacio era più bisognoso, passionale con le mani di Eunhyuk si muovevano tra i capelli di Donghae, mentre lui lo spingeva verso la porta fino a che la sua schiena non si scontrò con essa.
“Ho detto a Leeteuk che non riuscivo ad odiarti, ma invece ti odio… ti odio per aver causato tale casino nella mia testa, ti odio per aver messo sottosopra il mio cuore, ti odio perché ti sei impossessato dei miei pensieri, ti odio per avermi fatto capire che io ho bisogno di te.”
“Hai bisogno di me?”
“Sì stupido!” E il bacio che ne seguì fu rovente, pieno di passione come se le loro vite dipendessero da questo.
Si staccarono guardandosi negli occhi. Era ora di finirla coi giochetti, erano entrambi stanchi di quel turbinio di emozioni e sensazioni. Avevano detto basta, lo avevano urlato in silenzio con quel bacio.
Fu proprio quello a dare il via al tutto.
Eunhyuk si spinse verso di lui staccandosi dalla porta. Donghae approfittò del momento. Riallacciandosi alle sue labbra, stringendolo forte a sé e trascinandolo sul divano. Quella notte le loro mani esplorarono le vie più segrete dei loro corpi, le loro labbra si cercarono fameliche  imprimendo nelle proprie menti il sapore dell’altro. Avevano trovato il puzzle mancate che da tempo cercavano.
Da quella sera Donghae riuscì a trovare la serenità che da tempo desiderava e la sensazione di essere incompleto era stata colmata da quel corpo che stringeva tra le braccia.

La risposta a tutte le sue domande era solo una.

Eunhyuk.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** XI ***



Image and video hosting by TinyPic
BONUS
 
POV EUNHYUK
“Complimenti Park Jungsoo!”
Un forte applauso e fischi di congratulazione si propagarono nella grande aula, io sorrisi per l’emozione e mi voltai alla mia destra guardando ciò che avevo desiderato per tutta la mia vita.
Gli dedicai un sorriso che contraccambiò e mi strinse la mano.


Ricordo ancora l’adrenalina in corpo di quella sera, salire sul palco e fare vedere alla gente di che pasta erano fatti i “New Generation”. Ero davvero emozionato, ma lo nascondevo cercando di dar forza al resto del gruppo. Quella sera sarebbe venuto un mio caro amico, Jungsoo, per gli amici Leeteuk. Era da molto che non lo vedevo e, quando la sera prima mi chiamò e mi disse che sarebbe venuto al locale, ero davvero felice. 
Allungai il collo per vedere se era già arrivato. Lo cercai con gli occhi fino a quando notai una chioma biondo cenere: era appena arrivato e si dirigeva verso al bancone salutando il barman. Con lui, notai, c’erano altri tre ragazzi.
Quando arrivò il momento di salire sul palco tirai un sospiro e mi fiondai lì, guardai subito nella direzione di Leeteuk per assicurami  della sua presenza e per qualche istante i miei occhi si posarono sulla figura vicino a lui che era impegnato a scambiare quattro chiacchiere con il mio amico.
La performance si svolse a meraviglia, senza intoppi, in fondo c’eravamo allenati per giorni per avere un ottimo risultato e, dato gli applausi, dedussi che era andata molto bene. Scesi dal palco e mi precipitai subito al bancone dove abbracciai Leeteuk che mi presentò i suoi amici. Sembravano molto eloquenti, o per lo meno due di loro lo erano, l’altro, invece, era un po’ taciturno. Leeteuk l’aveva presentato col nome di Donghae, mi accorsi che era la stessa persona che aveva catturato la mia attenzione sul palco: era davvero un bel ragazzo. 
Fui affascinato da quella persona dal primo momento che la vidi, non si era degnato neanche di salutarmi come avevano fatto i suoi amici; era strano, i suoi occhi erano strani. Erano privi di luce, quella luce che ognuno di noi dovrebbe avere, del tutto assente in lui ed  era un vero peccato. 
Per tutta la sera parlai con Leeteuk ma i miei occhi viaggiavano sull’altra figura. Cercavo di non farlo notare e credevo di avercela fatta, poi ad un tratto Donghae decise di andarsene e Leeteuk mi fissò divertito.
“Cosa...?”
“Mmh... ti piace?”
“Cosa? No! Cioè è un bel ragazzo, ma... no!”
“Certo, quindi non lo stavi guardando per tutta la serata, vero?” I miei occhi si spalancarono sbalorditi: dannazione credevo di essere stato in grado di nasconderlo bene!  Quindi se lo  aveva notato Leeteuk allora… per fortuna i miei pensieri vennero prontamente interrotti dalla voce del mio amico.
“No, non l’ha notato… ad ogni modo se ti piace dovresti provarci. ”
“No, grazie… Non mi ha degnato neanche di uno sguardo! Se n’è perfino andato… credo  di non essergli simpatico.”
“Io non direi così… Donghae è particolare, soprattutto in questo periodo… non è per te, fidati.”
“Non importa tanto non lo rivedrò più…”
“Chi l’ha detto, tu sei mio amico e anche lui lo è quindi… Hai me come intermediario, no?! E poi credo che a Donghae farebbe bene conoscere qualcuno.”
Ci pensai un po'. Certo non avevo nulla da perdere, non eravamo né amici, né niente quindi se mi avrebbe rifiutato non ci sarei stato così male, no?! Beh, in effetti, non era proprio così. Se sul palco ero sfacciato e sicuro di me, nella vita reale ero un'idiota che si vergognava come un ladro quando si trattava di vita sentimentale, lo stupido che pur di non beccarsi un 'NO' reprimeva i propri sentimenti. 
Eppure in quel momento le domande che mi frullavano in testa erano due:
-Eunhyuk, ti piace quel ragazzo?
-Rischieresti di prendere un no?
Sì, Donghae mi piaceva, era un bel ragazzo e  sembrava interessante.
No, non avrei rischiato di beccarmi un rifiuto e passare anche per l’idiota di turno che aveva mostrato interesse per un totale sconosciuto.
“Quindi vuoi il suo numero, Hyuk?”
“Eh… n-no. Lasciamo stare.”
“Hyukjae, ancora con sta storia?! Quando la smetterai?! Devi buttarti nella vita altrimenti non concludi nulla, sai?!”
“Leeteuk, per favore, non farmi questo… Se posso evitare una delusione perché dovrei forzare la mano su di essa?”
“Come devo fare con te… Senti a te piace, ok? Lui ha bisogno di capire cosa sia questo tanto agognante sentimento chiamato amore… se son fiori fioriranno, no?!?”
“No.”
“Hyukjae!!”
“Ti odio, sappilo.”
“Allora ti dò il numero e gli mandi un messaggio.”
“No, nessun numero…” mi morsi il labbro. Non sapevo neanche io cosa stessi pensando in quel momento ma le parole uscirono da sé “Dammi la sua email!”
“Ok… no, aspetta… cosa?!”
“L’email… la sua email!”
“Sei matto?! Cosa devi farci con la sua email?”
“Non voglio che sappia che sia io… almeno per il momento. Mi piace, voglio conoscerlo ma voglio farlo a modo mio.”
“Questo è folle.” Leeteuk mi guardava come se stesse cercando un qualcosa sul mio viso che gli dicesse che stessi scherzando e quando non la trovò, sospirò “Ok, se è ciò che vuoi va bene. Ma Eunhyuk, sappi che è rischioso… e inoltre non fargli male perché giuro che ti spezzo quelle gambe che ti ritrovi e puoi dire addio al ballo.”
“Non è ho intenzione.”
E fu proprio quella sera che gli mandai la prima email, la prima di tante altre. In quei mesi avevo imparato molto di Donghae, all’inizio era davvero diffidente ma poi con i passare dei giorni si lasciò andare. Dannazione, era così diffidente che ho dovuto persino citare Shakespeare… non avrei mai creduto in vita mia che sarebbe successo.
Credo che conobbi più io Donghae in pochi mesi che Leeteuk in una vita. Ebbi la fortuna di avere la possibilità di conoscere Donghae a 360°: non solo parlavamo tramite email, il fato volle che diventassi suo amico. Ricordo quel giorno quando fu lui a cercarmi per primo e ne fui rincuorato: aveva cercato me perché aveva bisogno di me. Certo, sì, aveva bisogno di MONKEY ma in fondo ero sempre io!
E quando me lo ritrovai alla pasticceria di Ryeowook non potevo credere ai miei occhi: gli avevo dato il consiglio di uscire e trovarsi un lavoro ma non avevo di certo immaginato di trovarmelo davanti agli occhi. Non sapevo come comportarmi: sentì il  cuore alla gola e un tonfo allo stomaco, avevo paura. Nonostante tutto mi avvicinai a lui. Ricordo ancora l’imbarazzo che ci circondò, ma presi coraggio e lo invitai a venire con me alla scuola di ballo. Il momento più bello è stato quando ballò con me: vedevo il suo corpo muoversi dallo specchio ed mi provocò dei brividi lungo la schiena. Quella magia durò finchè non ricordò che doveva trovarsi un lavoro e non volevo che andasse via in quel modo, volevo che passasse altro tempo con me e, soprattutto, non volevo che andasse in giro per la città snervandosi  ancora. Grazie a Dio i signori Kim cercavano qualcuno e mi bastò solo una semplice chiamata e il posto diventò suo. Da quel giorno diventammo amici.
Ad ogni occasione cercavo di coinvolgere Donghae: qualsiasi cosa i miei amici mi proponevano io portavo con me lui. Volevo creare un buon rapporto così magari, quando sarebbe arrivato il giorno della verità, non mi avrebbe odiato. Perché in fondo era il suo amico, la persona a cui teneva.
A dire il vero a volte odiavo averlo vicino, odiavo il fatto che i miei sentimenti si fossero evoluti e i suoi no perchè semplicemente legati a un altro me. Odiavo la sensazione di disaggio che sentivo dentro di me, odiavo mentirgli, odiavo stargli vicino perché non potevo andare oltre la linea dell’amicizia.
Solo una volta mi permisi di oltrepassare quella linea duramente tracciata, ma lui era stordito dall’alcool (era stato una frana a quel gioco) ma non ne potei fare a meno: era su quel letto con le labbra leggermente socchiuse, il suo bel viso ricoperto dai suoi morbidi cappelli che spostai delicatamente. Ed io ero lì ad osservarlo, a imprimere nella mia mente ogni lineamento del suo volto e con una paura immane mi avvicinai per appoggiare le mia labbra all’estremità delle sue.
Quello fu il primo contatto che ebbi con lui e volevo morire all’istante. Sapevo benissimo che sarebbe andata a finire male, che stavo rovinando tutto con le mie stesse mani ma ormai il gioco era  in corso ed io ero dentro fino al collo. I miei sentimenti lo erano e lo erano anche quelli di Donghae.
Quando mi scrisse la sua triste storia mi sentii davvero male: lui non meritava nulla di quello che gli era successo, meritava la felicità. Decisi di organizzargli una festa e forse fu qualcosa di davvero avventato conoscendo i suoi sentimenti ma doveva andare avanti, non poteva rimanere legato al passato.
Quella sera, nonostante gli intoppi iniziali, andò bene, gli dissi che gli volevo bene quando in realtà io lo amavo. Era quello che gli avrei voluto dire, ma non potevo e anche quella volta repressi i miei sentimenti.
Mentre i suoi di sentimenti  erano rivolti a qualcun altro che conoscevo molto bene… MONKEY.

To:MONKEY86
Alla fine era una festa che ho accettato per il mio e per il loro bene.
Ma avrei tanto voluto che ci fossi anche tu qui con me.
From: MONKEY86
Ci sono, anche se tu non mi vedi… sono lì con te.

 
To:MONKEY86
Non parlo col cuore o con la mente, ti voglio qui fisicamente.
Sono stanco voglio vederti… non credi che sia arrivato il tempo?
Leeteuk mi ha detto “La vita va avanti.” Bene, se questo che ho fatto stasera è un passo avanti, voglio che tu ci sia nei miei passi successivi.
 
Giuro su Dio che avrei voluto scrivergli di girasi e di guardare davanti a sé perché io ero lì e sarei stato presente nella sua vita. Era diventato straziante nascondermi sotto una falsa identità. Credevo che sarebbe stato un gioco da ragazzi  e invece no, mi ero sbagliato di grosso e non sapevo più come uscirne. 
“Credo che sia arrivato il momento, no?” una voce arrivò al mio orecchio.
“Diamine, mi hai spaventato. Hai letto?”
“Sì, ho dato una sbirciatina dalle tue spalle… quindi?”
“Quindi niente. Lo so che questa storia deve finire… e finirà. Ho solo bisogno di tempo.”
“Non aspettare oltre, potrebbe rovinarsi tutto.”
“E se rovinerò tutto comunque?”
“Lo sapevi benissimo che non era una cosa facile, ma hai voluto così e io ti ho lasciato fare… pensaci meglio ora che dopo.”
“Lo so, lo so. Solo un altro po’ di tempo, non chiedo altro.”
Ancora tempo. Quanto cazzo di tempo avevo bisogno non lo sapevo più neanche io. Nei giorni successivi cercai di allentare la presa, di allontanarmi, credevo che sarebbe stato più facile poi rivelare la verità a Donghae. Realizzai che ne aveva passate davvero tante e io non potevo ancora portare avanti la farsa, mi sarei fatto del male io e soprattutto avrei ferito lui.
Quando non rimasse nessuna traccia di MONKEY e di Eunhyuk, Leeteuk rimase al mio fianco spronandomi a fare il grande passo, che tutto sarebbe finito nel verso giusto. Il tempo stava finendo, rimanevano gli ultimi granelli di sabbia quando trovai la forza e mandai un messaggio a Donghae. Davanti a me lui sembrava felice di vedermi, ma non ebbi tempo di dirgli nulla che perse i sensi davanti a me, forse era una punizione per tutto ciò che avevo creato con le mie mani. 
Il dottor Kwon ci disse che Donghae era entrato in un leggero coma e che non c’era nulla di cui preoccuparsi, ma quello fu l’esatto momento in cui pensavo di morire: tutto questo era colpa mia, lo sapevo bene, lui non si era preso cura di sé perché la persona a cui teneva era scomparsa nel nulla, tormentando se stesso per capire dove avesse sbagliato. Lui non aveva fatto nulla di male, qui l’unico che aveva fatto qualcosa ero io.  Mi odiai e mi odio ancora oggi per avergli causato tale dolore.
Passai le notti e i giorni li in ospedale con lui: volevo essere lì quando si sarebbe svegliato, volevo vedere di nuovo i suoi bellissimi occhi, volevo vederlo sorridere, volevo sentire la sua voce per primo. 
Avevo bisogno di dirgli la verità e se mi avrebbe odiato lo avrei accettato. Lo supplicai di svegliarsi ma nulla non c’era verso. Quel giorno Leeteuk venne a fargli visita e mi portò fuori da quella stanza per un po’, parlammo soprattutto della situazione che avevo creato.
“Lo devi fare al più presto, hai visto come si è ridotto?”
“Sì lo so Leeteuk e me ne pento, senza volerlo gli ho fatto del male. Ho solo paura che…”
“Eunhyuk, non lo sapremo mai come la prenderà se porti avanti questa farsa. Lui deve sapere, è un suo diretto sapere che tu sei MONKEY!”
Quelle parole riecheggiavano come se avessero sbattuto all’interno di una campana, rimbombarono così forte che non mi resi conto che la porta alle mie spalle si aprì rivelando la figura di Donghae. Aveva sentito tutto e non era questo il modo in cui l’avevo immaginato.
Il suo viso era pieno di sofferenza, delusione,  rabbia, sembrava persino schifato. Cominciò ad inveire contro Leeteuk come se la colpa fosse sua, non mi rivolgeva neanche uno sguardo e faceva male. Volevo che si arrabbiasse con me invece di ignorare la mia presenza.
“Donghae non prendertela con lui… E’ tutta colpa mia.”
“Non voglio parlare con te.”
E li sentì il mio cuore cominciare a spezzarsi. Non voleva parlare con me, io per lui non esistevo.
“Se mi lasci spiegare poi sei libero anche di odiarmi.”
“Non ho bisogno di ascoltare per odiarti! Ti odio già! Vi odio tutti e due! Adesso fuori da qui non voglio più sentirvi!”
Faceva male, quelle parole facevano più male di un pugno in pieno stomaco. Mi odiava, avevo detto che avrei accettato ogni sua risposta, ma no... dannazione non lo accettavo. 
Il colpo finale arrivò quando, prima di uscire, richiamò la nostra attenzione e lanciò il pupazzo che avevo acquistato per lui, una scimmietta. Per un attimo avevo sperato in un ripensamento e, invece, quel pupazzo colpì dritto il mio petto, spezzandomi del tutto.
Io avevo rotto Donghae e Donghae aveva rotto me o, forse, sono stato io a rompere me stesso. 
Il giusto equilibrio.
I giorni a venire furono terrificanti: non la smettevo di piangere, ritornava in mente il suo viso, il suo sguardo ferito e le sue parole. In quei giorni caddi in una sorta di depressione, non uscì di casa perdendo gli allenamenti insieme all’appetito. In fondo mi meritavo quel comportamento mi dispiaceva che in tutto ciò anche Leeteuk avesse subito le conseguenze del suo odio per me. Poi sentii bussare alla porta e quando l’aprì mi ritrovai proprio lui davanti a me, il mio caro e vecchio amico.
“Oh, Hyukjae,” entrò avvolgendomi in un abbraccio e le mie lacrime si fecero strada lungo le mie guance. Senza volerlo quelle lacrime si trasformarono in un pianto disperato accompagnato da singhiozzi.
“Sssh, andrà tutto bene,” mi disse mentre mi passava una mano sulla schiena per rassicurarmi e portandomi a sedere sul divano.
“Mi… mi dispiace,” continuai a piangere.
“E per cosa?”
“Per tutto questo… per aver messo te in mezzo… per avergli fatto male.”
“Oh non preoccuparti per me. Noi a dire il vero abbiamo risolto… ora calmati.” cercai di calmarmi trovando la forza di regolarizzare il mio respiro e di smetterla di piangere.
“Come ti senti?”
“Male… mi manca.” sussurrai le ultime parole più a me stesso, ma Leeteuk le sentì bene.
“Bene, lui è ritornato a casa… e io sono qui per risolvere questa situazione.”
“Leeteuk, mi odia.”
“Lui non ti odia, manchi anche a lui credimi… E’ solo confuso.”
“Gli manca MONKEY.”
“Gli manchi tu, MONKEY sei tu, e lui lo sa… dovete solo parlare e risolverete tutto.”
“Non saprei come fare.”
“Fidati di me.” mi disse mentre estraeva il suo cellulare dalla tasca e digitò un messaggio.
 
To: Baby Hae
Non uscire da casa! Sto arrivando serata tra uomini.
E mettiti qualcosa di appropriato, non voglio trovarti in mutante. Bleah!!

 
From: Baby Hae
Perché non usciamo? Mi sono stancato a rimanere a casa.

To: Baby Hae
No!! 

“Ecco fatto… vai a farti una doccia vestiti e poi ti accompagno da lui.”
“C-cosa? No no, Leeteuk, per favore.”
“Niente no! Adesso si fa a modo mio, quindi niente lamentale e sbrigati.”
E feci come mi aveva detto, per tutto il tempo pensai a cosa dirgli, come avrebbe reagito alla mia visita improvvisa. Non l’avrei saputo finchè non fossi arrivato li.
“Bene. Siamo arrivati, adesso sali e risolvete la cosa. Domani mi aspetto che tutto sia risolto.”
“Sali con me?”
“No… vai. Ci vediamo domani… e se non va come credo, basta che chiami e ti vengo a prendere.”
Lo guardai per un istante, presi un grosso respiro e uscii da quella macchina. Non potevo fuggire per sempre. Mi ritrovai davanti alla porta di casa sua con l’ansia che mi stava uccidendo e con incertezza suonai alla porta. Sentii la sua voce gridare un “Arrivo” e il mio cuore cominciò a battere forte. Ero incerto se fammi trovare lì davanti oppure scappare e non affrontarlo mai più. Ma non ebbi tempo di riflettere che la porta si aprì e me lo trovai davanti in tutta la sua bellezza.
Era ancora scosso da ciò che gli era successo e fui felice di rivederlo.
“Che ci fai qui?” 
“Leeteuk mi ha detto che… Donghae dobbiamo...” a quella dichiarazione il suo viso fece una smorfia di disappunto.
Dalla conversazione era chiaro che non voleva vedermi mai più, che non mi avrebbe perdonato e non potevo dargli torto. Mi aveva detto di uscire dalla sua vita e io a malincuore lo accettai. Mi voltai per dirigermi verso la porta e lasciarmi tutta questa faccenda alle spalle. Eppure mi ritrovai con le spalle alla porta e le sue labbra sulle mie. Cosa stava accadendo? Non lo sapevo neppure io.
“D-Donghae.”
“Sei un fottuto coglione.”
“Lo so.”
Sì, ero un coglione, forse il più grande coglione sul pianeta, ma non potevo farci nulla. Risentii le sue labbra sulle mie e questa volte il bacio era più bisognoso. Sentii il corpo di Donghae spingersi verso il mio, intrappolandomi tra lui e la porta.
“Ho detto a Leeteuk che non riuscivo ad odiarti ma invece ti odio… ti odio per aver causato tale casino nella mia testa, ti odio per aver messo sottosopra il mio cuore, ti odio perché ti sei impossessato dei miei pensieri, ti odio per avermi fatto capire che io ho bisogno di te.”
Quelle parole mi riempirono di gioia, il cuore scalpitava a più non posso. Lui aveva bisogno di me… io ero importante per lui.
Quella sera le sue mani si impossessarono del mio corpo. Le sue labbra diventarono mie. Ogni tocco, ogni bacio erano come fiamme che ardevano. Quella notte diventammo una cosa sola.


Adesso dopo due mesi siamo ancora insieme a festeggiare il traguardo del nostro più grande amico.
“Congratulazione hyung!” Donghae andò ad abbracciare Leeteuk che indossava la sua toga da laurea.
“Grazie Donghae… Ehy Hyuk!”
“Congratulazione Leeteuk!” lo strinsi in un forte abbraccio che ricambiò con tanto fervore
“Tutti noi abbiamo raggiunto i nostri obbiettivi, finalmente siamo felici.” mi sussurrò all’orecchio e io annui sorridendo per ciò che aveva detto.
“Ehm, scusate io sono ancora qui.”
“Oh, non fare il gelosone, Donghae!”
“Io non sono geloso!”
“Sì, ok… ad ogni modo vado a salutare un paio di amici, ci vediamo dopo!”
Ancora sorridenti, Donghae avvolse la sua mano nella mia e mi trascinò lungo il cortile dell’università.
“Dove stiamo andando?”
“Devo dare una risposta a una persona.” Non capivo ma lo segui senza obbiettare.
Ci ritrovammo danti un gruppo di persone che parlavano tra di loro: dalla loro aria distinta e dotta capii che erano dei professori.
“Professoressa Park?!” la donna si voltò e dedicò un sorriso a Donghae.
“Oh ,signor Lee, come posso aiutarla?”
“In realtà, dovevo rispondere ad una sua domanda.” La donna lo guardò un po’ intontita non avendo compreso subito di cosa parlava Donghae, ma poi la sua espressione cambiò, diventando divertita e consapevole.
“Quindi, che cos’è?”
“E’ la più alta forma di venerazione… vanno bene tutti quei discorsi in campo psicologico… ma la vede questa persona accanto a me?!”
L’insegnate fece cenno di continuare.
“Beh l’amore è lui… è tutto racchiuso in lui. Quando lo vedo sento il cuore che mi esce dal petto, ogni suo gesto emana quel calore che è impossibile spiegare. E quando dico che l’amore è la più alta forma di venerazione lo è davvero… L’uomo ama Dio e lo venera come io venero lui.”
La professoressa lo guardò con un sorriso e poi appoggiò la sua mano sulla sua testa scompigliandogli i capelli.
“Sono contenta che abbia trovato ciò che cercava, signor Lee.”
“Come scusi?”
“Sono un insegnate di psicologia. Conosco io miei alunni meglio di chiunque altro.” gli sorrise “Ci vediamo in aula lunedì signorino Lee… Ah sì, congratulazioni!” La donna se ne andò lasciandoci da soli li in mezzo a quell’enorme cortile. Io ero stordito, non riuscivo a capacitarmi di ciò che avevo sentito.
“Eunhyuk?!” chiamò la mia attenzione
“E-eh?”
“Che ti succede?”
“Cos’era quello?”
“Ehm... la mia professoressa…”
“No, no lei, quello che hai detto!”
“Una… una… niente” cercò di sviare il discorso ma lo guardai facendogli capire che non era il momenti di fare il cretino.
“Va bene, va bene… è quello che sento. Voleva una definizione e io gli ho detto quello che sento per te. E sì, se ti stai chiedendo se era una confessione... beh lo era. E se ancora ti stai chiedendo se ti… ti… ti. Sì, Lee Hyukjae, ti amo.”
A quell’ultima affermazione lo tirai a me e gli stampai un bacio a fior di labbra. Ne avevamo passate tante e finalmente il tutto era nella giusta posizione.
Il puzzle della mia vita era completato.
“Ti amo anch’io”.





NA: E questo viaggio, sperimento, si chiude qui per la sottoscritta.
Avevo detto che non avrei messo nessun nota ma questa è d'obbligo...
Ringrazio a tutti coloro che hanno letto questo "obbrobrio", grazie a tutti coloro che l'hanno messa tra le seguite e preferite.
Ringrazio a tutti coloro che hanno recensito e chi mi ha "minacciato" nelle sue recensioni xP.
A si, voglio anche ringraziare il programma di MTV "Catfish" per avermi dato l'idea, l'idea dell'email nasce dal mio amore sproporzionato per quel programma.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2624124