Inizio o fine?

di Ciccy98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inaspettato ***
Capitolo 2: *** Passione ***
Capitolo 3: *** Verità ***
Capitolo 4: *** Rapimento ***
Capitolo 5: *** Incontro ***
Capitolo 6: *** Risveglio ***
Capitolo 7: *** Nei sotterranei della base ***
Capitolo 8: *** Inizio ***
Capitolo 9: *** Il racconto del Boss ***
Capitolo 10: *** Scontro ***
Capitolo 11: *** Cure e nuovi problemi. ***
Capitolo 12: *** Esplosione ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Inaspettato ***





Ero comodamente seduta nel divano di casa facendo pigramente zapping col telecomando, quando trovai un programma di Yoko Okino e, conoscendo l’ossessione di mio padre per lei, lo chiamai… insieme a lui però, stranamente non entrò anche Conan! Chiesi informazioni a papà, il quale mi spiegò che erano venuti i suoi genitori a prenderlo mentre io ancora dormivo… dispiaciuta, ho iniziato a preoccuparmi, mi avrebbbe salutata, no? Afflitta dai pensieri, quasi subito mi sono pentita di aver messo quel canale, le canzoni di Yoko non sono proprio del mio genere; le trovo fastidiose e banali! Così ho preso il cellulare e notai con mia grande sorpresa un nuovo messaggio di Shinichi… il cuore mi balzò in gola e in preda all’euforia lessi: “Ehy Ran! Ti va se pomeriggio ci vediamo? Ho qualche giorno libero e mi piacerebbe passarlo con te.” Finito di leggere mi sentii arrossire, ero eccitata all’idea di rivedere il mio Shinichi… risposi in fretta con un: “Certamente, ci vediamo alle 4 sotto casa mia”. Cacciai quindi i pensieri su Conan, dopo tutto se era con i suoi non avevo da preoccuparmi! Salutai papà dicendogli che pomeriggio sarei uscita ma credo che non mi abbia sentita: urlava a squarciagola le canzoni insieme alla ragazza! Salii in camera e iniziai a scegliere i vestiti da indossare di lì a poco… alla fine optai per un paio di leggins neri, una maglietta bianca con strass abbastanza scollata e a maniche corte, faceva molto caldo fuori, d’altronde eravamo nel bel mezzo di luglio! Inoltre vi abbinai un paio di ballerine bianche con brillantini e una borsetta di velluto nero. Spazzolai i miei folti capelli color nocciola e decisi di truccarmi appena appena, non volevo far sentire Shinichi troppo importante! Contornai gli occhi con matita nera e applicai ombretto viola pallido. Potevo ritenermi pronta e, guardando l’orologio, scoprii che erano già le 4 meno 5! Deglutii rumorosamente e sentii dentro di me una forte agitazione… ma dovevo calmarmi, e per farlo masticai una Big Babol. Fortunatamente ci riuscii e attesi intrepida l’ora x, l’ora in cui probabilmente sarei scoppiata e avrei rivelato a Shin ciò che provo per lui… alle 4 in punto sentii suonare il campanello, scesi le scale e aperta la porta, lo trovai con un pacchetto fra le mani. Era bello, vederlo mi procurava felicità mista a stupore: sembrava un dio greco;  forse è vero che la distanza aumenta l’amore! Indossava una camicia rossa con cravatta blu notte e jeans classici con le sue solite scarpe blu Adidas… emanava un odore meraviglioso che mi invogliava ad abbracciarlo per averne di più. E non resistetti! Mi lancia verso di lui, lo abbracciai forte e solo allora capii che lo facevo per nostalgia e non per il profumo! Lui ricambiò l’abbraccio con la stessa intensità, tanto che il pacchetto gli cadde dalle mani. Riportati alla vita reale dal rumore, ci staccammo ed eravamo entrambi rossi in viso. Impacciatamente raccolsi il regalo, lo aprii e vi trovai dentro una confezione di cioccoaltini al cioccolato bianco, i miei preferiti! Ringraziai il mio amico e li misi dentro la borsetta. Decidemmo di avviarci verso una gelateria in centro città e durante il tragitto parlavamo di scuola, casi, Sherlock Holmes… non era cambiato dopo tutto questo tempo. Però sembrava incupirsi quando parlavo di Conan, così decisi di evitare l’argomento. Arrivati in gelateria, io presi un cono al cioccolato e lui uno alla crema. Mentre mangiavamo, Shinichi si sporcò il controrno delle labbra di gelato, come quand’eravamo piccoli e io scoppiai a ridere. Lui per vendicarsi, mi toccò le guance con le mani sporche e lo obbligai a farmi pulire. Mentre mi puliva ne approfittai per spalmargli cioccoalto nelle labbra! Lui continuò a pulirmi dicendo che ora toccava a me rimediare a ciò che gli avevo fatto! Mentre Shin mi puliva, mi sentivo a disagio poiché si era avvicinato molto a me… anche lui sembrava d’un tratto timido e quando a mia volta gli pulii le labbra col tovagliolo, mi sentii avvolgere dalle sue braccia e pochi istanti dopo le sue labbra si poggiarono sulle mie… dentro me era il paradiso, mi sentivo felicissima e da un bacio casto si trasformò in un vero e proprio bacio romantico. Sentivo la sua tenerezza, mi veniva trasmessa come se fossero collegate pure le nostre menti, non solo le bocche. Per non parlare delle sue mani che mi carezzavano i capelli e il viso facendomi rabbrividire… era tutto perfetto, fino a quando qualcosa anzi, qualcuno ci interruppe. 

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Capitolo 2
*** Passione ***


Un gridolino ci fece sussultare, Sonoko era dietro di noi e ci puntava il suo indice accusatorio contro, urlando qualcosa come “Oh mio Dio Ran!” Sorrisi imbrazzata ed ella continuò: “Finalmente Shinichi, ma da quanto tempo me lo tenevate nascosto?!” “Ehm… veramente, Sonoko…” azzardò Shin ma la mia migliore amica non lo fece finire e si rivolse a me: ”Razza di screanzata, tu sai tutto di me e non ti preoccupi di dirmi una cosa simile??” “Sonoko, era questo il primo bacio che ci davamo, non stiamo neanche insieme…” riposi e lei perse la parola, il che da parte sua, è strano, ne converrete con me. Apparentemente imbarazzata, Sonoko si scusò per l’interruzione, prese il cellulare e lesse un messaggio. Frettolosamente cambiò espressione, si fece seria e disse che andava via. Infatti ci lasciò dopo avermi strappato la promessa che l’avrei chiamata la sera per raccontarle tutto. Girò così sui tacchi ed andò via. Io e Shinichi la guardammo allontanare, un po’ confusi dai suoi comportamenti. “Allora, dov’eravamo rimasti?” mi stuzzicò Shinichi. Arrossii violentemente e risposi: “Beh, ci stavamo baciando, ci siamo staccati e ora ti devo chiedere una cosa: questo cosa significa per te?” “Semplice, significa che ti amo, Ran. Era da molto tempo che volevo dichiararmi, ma una serie di circostanze me l’hanno impedito… ti dirò tutto un giorno, ma ora vorrei che tu mi accompagnassi a casa, devo rimettere in ordine e vorrei un aiuto femminile.” Mi limitai a sorridere e annuire ma due domande mi frullavano per la testa: saremmo diventati fidanzati? E cosa mi dovrà raccontare di così importante un giorno? Quando arrivammo a casa di Shin, erano circa le 6 e mezza; per non finire troppo tardi ci mettemmo subito all’opera: alle 8 e un quarto avevamo finito. Il ragazzo mi invitò a restare a casa sua per la notte. Io accettai, Shinichi non sa cucinare, sarebbe morto di fame quella sera… decisi di chiamare papà per dirgli che sarei rimasta a dormire dal dottor Agasa, (se gli avessi detto che rimanevo da Shinichi sarebbe venuto a prendermi per le orecchie) e lui acconsentì avvertendomi che avrebbe passato la serata con i suoi amici a giocare a Mahjong. Mi concesi una doccia calda e rilassante, durante la quale feci ordine nella mia mente. Era tutto reale, Shinichi era tornato, mi amava e avremmo passato la notte insieme! … aspetta, avremmo passato la notte insieme?! Questo fece tornare l’agitazione e le guance si imporporarono. Mi avvolsi in fretta nell’asciugamano cacciando dalla mente i pensieri erotici su Shin e me per quella sera. Uscii dal bagno e trovai Shinichi già in camera, si era sicuramente fatto una doccia nell’altro bagno perché aveva il pigiama indosso. Lo cacciai fuori dalla stanza, volevo vestirmi in pace, dovevo ancora digerire i flash di cinque minuti prima! Impiegai più tempo del previsto poiché mi cosparsi con creme di Yukiko che trovai in camera, dovevo distogliere la mente. Andai in cucina e con mio stupore trovai due pizze in tavola: Shin le aveva ordinate per via della mia lentezza… mi accomodai, ringraziai per la cena e quando finimmo, andai in bagno per lavare i denti. Avevo molto sonno, così chiesi a Shin dove avrei dovuto dormire per quella notte. Lui non rispose subito, venne prima a baciarmi ma mi staccai da lui quasi immediatamente, talmente in fretta che lui mi chiese un po’ triste: “Che c’è Ran? Ti sei pentita di quel bacio?” Scossi la testa per dire no e lui percepì anche il secondo messaggio, quello che mi bloccava: non amavo baciare ragazzi occasionalmente. Mi abbracciò stringendomi forte e disse: “Ran, vuoi essere la mia ragazza?” Rimasi spiazzata, non mi aspettavo la proposta, credevo che lui non avesse intenzioni serie! Chinai il capo, sorrisi e dissi: “Sì, Shinichi. Devi promettermi però che stavolta non mi abbandoni più.” Mi guardò, per un istante mi parse di cogliere dolore nel suo sguardo, ma velocemente disse: “Te lo prometto, Ran. Ci proverò per te.” Sorrisi, mostrai il miglior sorriso che so fare e lo baciai. Ricambiò con sorprendente intensità e mi portò nella sua camera. Ci sedemmo sul letto e ricominciammo a baciarci. Pian piano mi fece sdraiare e mi baciò il collo facendomi capire le sue intenzioni; voleva qualcosa che desideravamo entrambi, qualcosa che non sapevo se potevamo concederci così in fretta, qualcosa che mi fece tornare in mente i pensieri di qualche ora prima, qualcosa che alla fine ci concedemmo. Rimasimo abbracciati tutta la notte, mi sentivo gioiosa, amata e innamorata. E sono sicura che Shinichi provava le mie stesse emozioni. Anche in quell’occasione lo sentivo connesso a me, i suoi movimenti trasmettevano amore e incertezza, l’incertezza della prima volta, la nostra prima volta, insieme. Mi addormentai stringendomi a lui, il quale mi cullava dandomi baci in fronte.

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Capitolo 3
*** Verità ***


Per quella sera Sonoko non avrebbe ricevuto il messaggio in cui le spiegavo la situazione… beh, pazienza, l’avrei chiamata l’indomani raccontandole tutto.
 
#Shinichi#
 
Ran dormiva beata fra le mie braccia e cullandola mi sentivo estremamente felice, la mia piccola Ran… così dolce e ingenua… ma anche così forte e intelligente! Come potevo mantenere la promessa fattale e rimanere con lei per sempre? Quella mattina Ai e il dottore mi avevano somministrato l’ultimo prototipo di antidoto creato dalla scienziata, la quale mi aveva avvertito che sarebbe durato per circa 24 ore. E 24 ore scadevano alle 10 del mattino seguente. Che avrei detto a Ran? Non potevo fuggire e lasciarla sola, specialmente dopo ciò che era successo quella notte. Avrei fatto la figura dello stronzo. Rimuginavo, cercavo una soluzione ma non riuscivo a venirne a capo.  Dopo poco mi addormentai anch’io, sperando che la notte mi avesse portato consiglio. Purtroppo però dormii troppo a lungo, mi svegliai grazie ai dolori al petto,  brutto sintomo.  Stavo tornando Conan! E non sapevo cosa fare, Ran si svegliò preoccupata dalle mie urla e dai miei movimenti. Ero nel panico più totale, questione di minuti e Ran mi avrebbe odiato. Non riuscii a dire nulla se non: “Scusami Ran… ti… amo… davvero.” Caddi di colpo a terra, gridai  a squarciagola e tornai ad essere un marmocchio. Persi conoscenza, forse a causa delle forti emozioni, sentendo Ran dire: “Shinichi, no! Schinichi… Shinichi…?”
 
#Ran#
 
Non potevo credere ai miei occhi, rimasi allibita, senza parole, mi chiedevo se era reale ciò che avevo appena visto… no, era tutto un sogno, non era possibile… io… io li ho visti insieme una volta, com’era possibile? Eppure, scostando la coperta che lo avvolgeva, vidi Conan con indosso il pigiama di Shinichi. Mi accertai che stesse bene e chiesi spiegazioni. D’un tratto lui si fece serio, mi guardò con quegli occhi blu in cui mi perdo facilmente ed esclamò: “Ran, è ora che tu sappia la verità. Conan e Shinichi sono la stessa persona. Non guardarmi così, lasciami spiegare. Ti farò una sintesi di ciò che è accaduto. E chiarirò tutti i tuoi dubbi. Ricordi quando eravamo al Tropical Land? Assistetti a uno scambio fra due loschi individui ed ero così concentrato che non mi accorsi di uno dei complici, questo mi colpì alle spalle e mi fece ingerire un veleno, l’APTX4869, che fortunatamente, invece di uccidermi mi rimpicciolì. Su consiglio del dottor Agasa, decisi di celarti la mia vera identità per non metterti nei guai. Oltre al professore, anche Ai conosce la mia vera identità poiché è una scienziata dell’Organizzazione degli uomini in nero, i ceffi che mi hanno ridotto così. Lei però era pentita e per sfuggirgli ingerì il veleno. Ora è nostra alleata, cerca di creare un antidoto in modo da poter tornare entrambi adulti. Questo dovrebbe essere l’ultimo prototipo e poi l’antidoto dovrebbe essere permanente. Ti chiedo solo di perdonarmi, ti ho detto bugie ma a fin di bene. Ormai lo scontro con l’organizzazione è imminente,  per questo sono tornato adulto anche se momentaneamente. Puoi perdonarmi? Sei importante per me, sul serio.” Ascoltai attentamente il racconto e sbiancai. Non sapevo cosa fare, era ovvio che dicesse la verità, d’altronde avevo assistito alla scena. In preda alle emozioni contrastanti, cominciai a piangere. Shinichi si rattristì e mi abbracciò. Lo respinsi, non avevo ancora detto che lo perdonavo. Mi guardò con quei suoi occhioni azzurri che iniziavano a riempirsi di goccioloni. Dopo pochissimo gli scesero lacrime solitarie che rigarono quel visino così bello ma contemporaneamente colpevole. Quando riacquistai la parola dissi: “Conan.. anzi, Shinichi. Sono delusa, arrabbiata e ancora incredula. Heiji sapeva tutto anche suppongo.” Annuì e il mio nervosismo crebbe. Erano tutti consapevoli di mentirmi e non si preoccupavano minimamente delle mie emozioni. “Per quanto tempo me lo avresti tenuto nascosto ancora? E sconfitta l’Organizzazione? Saresti tornato normalmente senza dirmi mai nulla su Conan?” Inarcò un sopracciglio e disse: “Non essere sciocca! Te l’avrei svelato quando saresti stata al sicuro. Se ora qualcuno dei MIB scoprisse che sono qui con te e che sai tutto, ti ucciderebbe. Sono persone senza scrupoli. Per proteggerti ti chiedo di non dire a NESSUNO ciò che hai scoperto, fai come se non sapessi nulla. Quasi sicuramente uno di loro si è infiltrato fra noi ultimamente per trovarmi. O si infiltrerà magari sotto mentite spoglie. Tutti sanno del mio ritorno. Non voglio che ti prendano, Ran. Ascoltami ti prego.” Queste parole mi diedero che pensare… aveva ragione, in fondo voleva proteggermi… ma io sono una karateka, so badare a me stessa. Doveva rendermi partecipe di questo segreto e combatterlo assieme. Mi venne quindi un lampo di genio. “Ormai è inutile piangere sul latte versato. Ti perdono Shinichi, ma solo se mi permetterai di aiutarvi nella sconfitta di quest’Organizzazione. Mi ha creato fin troppi problemi.” Un sorriso gli accese il volto, mi abbracciò e disse: “Ok, ma a patto che non interverrai nella lotta.” Non risposi, sapevo che non avrei mantenuto una promessa del genere, così cambiai argomento ed esclamai: “Dì alla tua amica scienziata che perfezioni l’antidoto, non potrai combattere così.” Come se avessi predetto il futuro, squillò il telefono di Shinichi. Era Ai.  

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Capitolo 4
*** Rapimento ***


“Pronto, Shinichi? Vieni a casa del professore, ho ultimato l’antidoto. Funziona.” Eccitato presi Ran per la mano, la portai con me dal professore. Ai aprì la porta, era visivamente stupita. Evidentemente non si aspettava la presenza di Ran. Ci fece accomodare e scusandosi con Ran, disse che dovevo seguirla in laboratorio. Lei doveva rimanere lì col professore. L’espressione di Ran era impassibile, ma credo di aver colto un barlume di gelosia. Seguii la scienziata chiedendomi cosa passasse per la testa della mia amica/fidanzata. Cos’eravamo? Questo era un punto da chiarire non appena fossi tornato me stesso. Giunti nel laboratorio, Ai mi somministrò la pillola e ne prese una anche lei. Arrivarono subito i dolori e sentii il mio corpo crescere, era una sensazione diversa dal solito, faceva più male alle articolazioni, ma nel petto nessun sintomo. Sorrisi nonostante il dolore: quella era la chiave per riavere la mia vita. Dopo circa 15 minuti era tutto finito, mi esaminai, ogni centimetro del mio corpo era quello di prima! Felice, mi vestii con pantaloni neri e maglietta verde. Abbracciai affettuosamente Ai... anzi, Shiho. Lei aveva indosso dei jeans stretti e una camicia bianca. Tornammo dagli altri, ero raggiante, ma quando entrai in salotto, Ran non c’era più. Agasa disse che Sonoko l’aveva chiamata e la ragazza sembrava preoccupata. Senza pensarci era corsa dall’amica: senza curarsi di me. Ero ferito ma allo stesso tempo preoccupato. Ran non sarebbe andata via così, per lei era pure importante il mio ritorno. Cosa le avrà mai detto Sonoko? Composi il numero della mia amica e le inviai un messaggio, messaggio che però non ottenne risposta. Eppure lei di solito rispondeva così velocemente… mi preoccupai ma cercai di rilassarmi chiamando Heiji per raccontargli la novità del mio ritorno. Il detective era entusiasta e mi annunciò che sarebbe venuto con Kazuha quel pomeriggio stesso. Mi avrebbero sicuramente aiutato a trovare Ran. Non avevo voluto raccontare niente per telefono; i MIB potevano intercettare la chiamata… Ma ormai ero davvero ansioso, il telefono di Ran risultava spento. Come promesso, verso le sei arrivarono i ragazzi di Osaka e con mio stupore, si tenevano per mano! Allora anche Heiji aveva coronato il suo sogno! Li salutai calorosamente e mi congratulai per la novità. Kazuha arrossì ed Heiji sorrise allegro. Raccontai ai due tutto nei dettagli e la ragazza, che non sapeva nulla, stentava a crederci. Esposi il problema di Ran ed entrambi si rattristirono. Heiji propose di andare da Sonoko. E così fecimo. Ma a casa non c’era nessuno. Entrammo, la porta era socchiusa. Era tutto a soqquadro, ma riuscii a trovare un lungo capello biondo, quasi bianco. Rabbrividii e mi inginocchiai. Heiji non capiva il mio comportamento, guardò il capello e disse che probabilmente era di Sonoko. Scossi la testa e svelai l’identità del possessore di quel dannato capello. L’amico si incupì. Mi diede una pacca sulla spalla, girò il suo cappellino e disse: “Sanno tutto Kudo. Le hanno prese usando l’oca come esca per Ran. Questa è una dichiarazione di guerra quindi a giorni ti contatteranno.” “No. Sono già a casa mia, ci scommetto. Saranno andati lì per cogliermi di sorpresa e magari uccidermi nel sonno. Ma non c’era nessuno, così… Mi recherò lì. Voi due non dovete essere coinvolti.” Risposi. “Ci siamo già dentro e resteremo con te.” Disse Heiji. Kazuha annuì ed esclamò: “Ran è la mia migliore amica, non permetterò che le torcano un capello senza che io provi a fermarli. No, Heiji, non mi convincerai. Mi sentirei un verme nel non aiutarla. Andiamo quindi.” Io e Hattori ci gurdammo stupiti per il coraggio della ragazza che di solito era paurosa tanto quanto Ran. Ci dirigemmo verso casa mia senza proferir parola. Eravamo tutti tesi ma determinati. Solo una persona conoscevo che aveva quel bizzarro colore di capelli. La stessa che mi aveva fatto ingerire l’APTX4869 quel maledetto giorno. Gin. E me l’avrebbe pagata.

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Capitolo 5
*** Incontro ***


Eravamo quasi arrivati a casa mia, la tensione cresceva così come la rabbia. Concentrato nei miei pensieri, cercavo di ideare un piano per il salvataggio di Ran e Sonoko. Oh, quanto mi mancava la mia karateka! Mi sentivo in colpa e mi distruggeva il pensiero che quei balordi l’avessero rapita e maltrattata. Questo mi faceva impazzire, la lucidità della mia mente andava a farsi benedire. Ed eccoci giunti alla villa. Io ed Heiji ci guardammo intorno, sembrava tutto tranquillo, il cancello non sembrava esser stato forzato… decidemmo di entrare seguiti da una tremante ma determinata Kazuha. Esplorammo l’abitazione con cautela, nella speranza di trovare un indizio ma niente. Sconfortato, mi sedetti su una poltrona, proprio in quell'istante Kazuha entrò con una busta in mano. La aprii e lessi ad alta voce il contenuto: “Vediamoci al parco Proiettile d’Argento, so io dove si trova Angel. Vi aiuterò.” Felice e stupito abbracciai calorosamente la ragazza di Osaka beccandomi uno sguardo fulminante di Heiji, palesemente geloso. Spiegai ai due che il mittente di quella lettera è Vermouth, un membro dei MIB che per qualche strano motivo voleva aiutarmi nella distruzione dell’Organizzazione. I ragazzi sorrisero, io mi lasciai sfuggire un gridolino d’esultanza. Mi diressi da solo al parco e incontrai la donna che in sella alla sua moto si guardava attorno sospettosa. Dopo essersi assicurata che fossimo soli, mi disse che tenevano Ran prigioniera nella loro base ma non le avrebbero torto un capello. Il boss l’aveva affidata a lei e Chianti, ma Vermouth mi giurò che l’avrebbe protetta e trattata come meglio poteva. Chiesi notizie di Sonoko e la donna in nero mi guardò con aria interrogativa. Non sapeva avessero preso anche un’altra ragazza. Rimasi impietrito. Ran le vuole bene e, in fondo, pure io. Vermouth notò il mio sguardo duro e mi assicurò che avrebbe indagato e scoperto dove fosse l’altra. Le diedi così una foto, in modo che la potesse riconoscere. La donna mi diede una mappa che portava alla base dell’Organizzazione, l’avrei dovuta usare per trovare il luogo e salvare le ragazze distruggendo una volta per tutte l’Organizzazione. Ci congedammo e io tornai a casa dai miei amici. Venni accolto dall'odore di pizza calda, i due avevano ordinato in qualche pizzeria. Mi sedetti con loro, li aggiornai raccontando l’incontro del pomeriggio e cenammo. In seguito, proposi ai due di fermarsi a dormire da me ed essi accettarono. Kazuha salì presto a farsi una doccia e dopo aver indossato un pigiama azzurro di mia mamma, diede un bacio ad Heiji e andò a dormire. Io e lui invece restammo per parlare e organizzare l’assalto. Il ragazzo di Osaka voleva evitare a Kazuha di entrare troppo dentro la faccenda, temeva non sarebbe sopravvissuta… “Sono troppo pericolosi, se le succedesse qualcosa ne morirei.” Sorrisi ma annuii deciso. “La faremo ospitare dal dottor Agasa. Domani mattina la porteremo lì e in cambio prenderemo con noi Haibara… ehm Shiho Myano, lei è già stata alla base anche se non ricorda come ci si arriva. Saprà guidarci all'interno.” Heiji era d’accordo. Così ci cambiammo, indossammo ciascuno uno dei miei pigiami rossi preferiti e ci recammo in camere differenti per dormire, anche se io personalmente dormii poco. Molti pensieri mi frullavano per la testa, primo fra tutti la sorte di Ran. Qualcosa però mi tranquillizzava, ovvero che Vermouth fosse dalla nostra parte. Mi lasciai quindi andare nelle braccia di Morfeo. 
Erano appena le sette del mattino quando Hattori entrò in camera e mi svegliò. Controvoglia mi alzai, feci colazione e mi vestii con pantaloni blu scuro e camicia bianca. Heiji aveva già indosso i miei jeans preferiti e la maglietta verde che aveva comprato qualche settimana prima mia mamma. Kazuha era in bagno, si stava truccando. Il mio amico aveva lo sguardo un po’ triste, d’altronde stava per lasciare la sua fidanzata e non sapeva se si sarebbero più rivisti… la ragazza uscì dal bagno con indosso dei pantaloncini chiari in jeans e una magliettina rosa aderente. I capelli erano legati nella sua caratteristica coda con fiocchetto rosa. Eccezionale il fatto che ci fossero vestiti di mia mamma da giovane ancora conservati qui… la mia casa mi stupisce ogni giorno di più! Hattori osservava Kazuha con gli occhi dell’amore e pareva perfino arrossato. Le cinse la vita con un braccio e ci dirigemmo nella casa accanto per prendere “Ai” e lasciare Kazuha. Bussammo, il professore aprì dopo poco ma si intuiva perfettamente che l’avevamo svegliato. La ragazza dell’Ovest chiese incuriosita il motivo di quella visita fuori orario al dottore ma né io né Hattori le rispondemmo. Questo la abbracciò, le diede un bacio e disse: “Scusa, Kazuzu. Tornerò presto.” Contemporaneamente io la anestetizzai col famoso orologio, quello che usavo con Kogoro. Kazuha cadde in un sonno profondo e il mio amico la adagiò sul divano del professore che intanto era andato a chiamare Shiho. La donna non tardò ad arrivare, scese immediatamente. Indossava pantaloni di tuta neri aderenti e una maglietta sportiva viola. Era probabilmente già pronta poiché avrà letto il messaggio che le avevo inviato la sera prima dove le spiegavo la situazione; beh avrebbe potuto rispondermi invece di ignorarmi! Guardò velocemente Kazuha nel divano e sorrise ad Hattori, il quale girò il capo dall'altro lato e disse: “Andiamo, prima che ci ripensi e mi porti Kazuha.” Io e Shiho sghignazzammo ma dietro una spinta di Heiji uscimmo dalla casa. Mostrai alla donna la mappa consegnatami da Vermouth e questa chiese dubbiosa: “Possiamo fidarci di quella? E se fosse una trappola? Una rondine non fa primavera… se ci avesse aiutato in questi anni solo per raggiungere uno scopo e diventare nostra “amica”?” Ci riflettei su qualche secondo ed esclamai: ”Non abbiamo niente da perdere. Io direi di provare, se voi non ve la sentite andrò da solo.” Heiji sbuffò: “Ma la smetti di fare l’eroe? Qui abbiamo tutti qualcosa da perdere: la nostra vita! Tu Shinichi, potresti perdere anche Ran! E tu, Myano, perderesti il professore e quel bel faccino di Bourbon…” Shiho arrossì violentemente e disse: “Fra noi non c’è e non ci sarà nulla.” Hattori sorrise malizioso: “Come se non vi ho notati il primo giorno che sono venuto qui con Kazuha: eravate al bar e vi dicevate parole dolci!”. Guardai sbalordito la ragazza che mi rispose: “Ebbene sì, da quando è uscito dall'Organizzazione stiamo insieme. Problemi? Ovviamente ho dovuto testare al sua fedeltà prima, poteva farmi la doppia faccia ma invece si è dimostrato sincero… ed è anche disposto ad aiutarci se sarà necessario. Ora basta curiosare nella mia vita e andiamo.” Detto ciò, girò sui tacchi e iniziò a seguire la cartina, bisticciando con Heiji per decifrarla. Li seguivo in silenzio cercando di assimilare le informazioni appena ricevute. E quindi lei stava con Amuro… Con aria di sfida le dissi: “Allora anche tu hai un cuore, credevo saresti rimasta per sempre zitella!” Mi fulminò con lo sguardo e ridemmo tutti e tre come i matti per le scene che seguirono. Un po’ di riso ci voleva per alleviare la tensione accumulata in quel periodo.  

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Capitolo 6
*** Risveglio ***


#Ran#
Mi svegliai di soprassalto, avevo male alla testa… che fossi caduta? “No aspetta… facciamo mente locale…ero andata da Sonoko in seguito a una sua chiamata. Era preoccupata… mi diressi a casa sua ma appena entrata, venni tramortita e caddi al suolo. Chi mi aveva colpita? La mia amica era accanto a me quando venni aggredita, ho visto le sue scarpe… ma accanto a lei chi c’era? Aveva le scarpe nere e i pantaloni in tinta ma non lo vidi in faccia, e… …? Ma… ma dove sono? Sembra una cantina. Mi hanno rapita. Accidenti. E Sonoko? Dov’è la mia migliore amica? Oddio, sto andando nel panico! Come dice Shinichi, devo mantenere la mente lucida se voglio uscire da qui. Non ho più il cellulare. Beh, ovvio. Ma chi mi ha rapita? Che siano i membri dell’Organizzazione di cui parlava quello stacanovista? Probabile. Ora basta con i conflitti interni, sembro pazza. Devo andare a cercare Sonoko.” pensai. Così mi alzai, barcollante, strizzai gli occhi e cercai di scrutare lo spazio attorno a me. Sembravo sola. Mi permisi di chiamare la mia amica per nome, in modo da individuarla nell’oscurità ma non ottenni risposta. Qualcosa dentro il mio stomaco sussultò. Mi sedetti, mi girava ancora la testa… sono sicura che dopo la botta avrò ingerito anche droga o qualche superalcolico. Pregai in silenzio per tutti i coinvolti: Shinichi, Sonoko, Ai, anzi, Shiho… e tutti quelli che sarebbero stati inseriti nella guerra in seguito. Avrei giurato che anche Heiji e Kazuha sarebbero venuti in soccorso una volta appresa la notizia della mia sparizione. Al pensiero di tutta quella gente che rischiava per me, iniziai a piangere silenziosamente e a sperare che non accadesse niente a nessuno. I miei tristi pensieri furono però interrotti dal rumore di una porta che si apriva. Terrorizzata, non riuscii a pensare ad altro se non far finta di dormire ancora. Infatti mi distesi e chiusi gli occhi appena i passi di tacco si avvicinavano. Una donna si chinò e disse dolcemente, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle: “Ehy Angel… non aver paura, sono io. Mi riconosci?” Nonostante le tenebre mi avvolgessero e non riuscivo a vedere nulla, riconobbi quella voce: era Sharon, Sharon Vineyard! L’amica della mamma di Shinichi. Alzai il viso e le chiesi come mai si trovasse lì. La donna rispose: “My dear, io sono un membro di questa Organizzazione. Non te l’ha detto Shinichi?” Sussultai sentendo quel nome. Anche lei sapeva? Sharon si accorse della mia aria sorpresa, si alzò e accese le luci. I miei occhi si abituarono subito a quel nuovo ambiente. Ero in una cantina, con una sola finestra sudicia. Il pavimento verde era molto sporco ma perlomeno non vi erano ragnatele. “Io sapevo tutto del tuo amichetto, ma nonostante ciò vi ho protetti. Se gli altri scoprissero questo mio doppio-gioco per me sarebbe la fine.” Spiegò la donna. Stavo per chiederle il perché di questo aiuto, ma mi zittì con lo sguardo. Poco dopo infatti entrò un’altra ragazza dai capelli a caschetto e gli occhi freddi e duri. Rivolgendosi alla compagna, chiese cosa dovevano farne di me. Sharon disse che al momento dovevano solo tenermi viva per far cadere i pesci nella rete. Detto ciò, ordinò alla compagna di andare a prendermi del cibo. Questa, visivamente contrariata dagli ordini, sbuffò ma andò. Evidentemente Sharon aveva un ruolo fondamentale lì. “Ah, Angel, please, can you call me Vermouth here?” “S-sì. Ma perché come un liquore?” Vermouth sorrise e mi spiegò che il capo amava i liquori e, i membri importanti avevano nomi di alcolici. “Il tuo rapitore è Gin, la ragazza che è appena andata è Chianti.” Appresi le notizie ma la mia curiosità non era soddisfatta, avrei avuto mille domande da porle, ma una mi affliggeva di più: “Dov’è la mia amica?” Chris mi squadrò e alla fine disse in un sussurro: “Nella stanza accanto, la vuoi con te?” Annuii e lei sorrise. “Ok, appena Chianti torna col cibo, la porto qui. Intanto chiamo il Capo per avvertirlo, sono la sua preferita non mi dirà di no.” Un’altra domanda mi balenò in mente: “Chi è il Capo?”
Vermouth alzò un sopracciglio e disse: “Vuoi sapere troppo, sweet Angel!”
Qualche istante dopo, Chianti rientrò portandomi un piatto di carne e del pane. La guardai allibita, mi aspettavo pane duro e acqua, ma invece… mangiai con appetito, mentre Sharon, ehm Vermouth, annunciò di andare a prendere l’altra prigioniera per portarla con me, in modo da poterci controllare meglio.
“Eeeeh?! Ma sei matta?! Appena quella persona lo scopre siamo fritte! E non ci tengo a finire nei guai per                               te. Chiaro?” urlò.
“Ahahah fidati, Lui sa tutto. L’ho chiamato poco fa e OVVIAMENTE era d’accordo con me.” Disse Vermouth enfatizzando sulla parola ‘’ovviamente’’. Chiuse la porta alle sue spalle e andò via. Chianti era furibonda, forse si sentiva inferiore? Io mi feci piccola piccola, di sicuro quella non era cordiale come Sharon, probabilmente mi avrebbe uccisa o sbraitato contro. E non volevo che ciò accadesse. Lei mi guardò prese una sedia e si sedette di fronte a me. Sentivo quegli occhi spietati addosso e mi mettevano a disagio, ma cercai di concentrarmi sul cibo e di apparire forte e temeraria. Ad un certo punto, mi rivolse la parola: “Come ti chiami? Sei la figlia di quel Kogoro il dormiente, no?”
“Sì. Sono Ran Mouri.” Risposi cercando di apparire indifferente. La donna mi osservò curvando le labbra in un sorriso inquietante. Stava per dirmi qualcosa quando entrarono Sonoko e Vermouth. Quest’ultima mandò nuovamente via Chianti con la scusa di portare la cena alla mia compagna. Alzando gli occhi al cielo questa obbedì. Sonoko era tesa, terrorizzata e infreddolita. La abbracciai e le dissi parole confortanti mentre Vermouth le spiegava la situazione con le stesse parole usate per me. Notai però che chiamava la mia amica per nome, non usava soprannomi come per me. Forse, Sonoko si trovava con me solo perché lo volevo io; a Sharon non importava nulla. Mentre eravamo sole, le chiesi se aveva notizie di Shinichi. “Sappi solo che ha i mezzi per venire qui a salvarvi e, anche se odio ammetterlo, Sherry gli sarà utile.” Nonostante la situazione riuscii a sorridere, Shin sarebbe venuto a salvarmi! Non dovevo far altro che aspettarlo e resistere. “Chi sarebbe Sherry?” domandai. “Quella che tu chiami Shiho Myano. Era una di noi prima che decidesse di abbandonare l’Organizzazione.” spiegò Vermouth.
“Lo so, me l’ha detto Shinichi qualche giorno fa.” risposi. Intanto era tornata Chianti con un piatto di carne e del pane; lo stesso pasto era stato riservato ad entrambe. Sonoko, dubbiosa, mi chiese sottovoce se poteva fidarsi. Con un sorriso di incoraggiamento confermai. Lei mi diede ascolto e mangiò. Era già notte inoltrata, così non appena Sonoko terminò la sua cena, le due donne ci diedero delle coperte e dei teli su cui dormire. “Un po’ squallido come trattamento per le vostre esche” pensai. Ma alla fine, mi strinsi alla mia amica e questa si addormentò. Io ero sicura che avrei dormito sonni tranquilli, forse perché mi fidavo di quella donna, Vermouth proteggeva me e il mio Shinichi per qualche strano motivo. Avrei scoperto quale, la curiosità era troppa. Avevo deciso. L’indomani l’avrei fatta parlare. Dopo tutto, doveva sorvegliarmi finché il detective non mi trovava. Chianti non ci avrebbe disturbati, Sharon mi aveva già detto che era un abile cecchino, quindi non sarebbe stata con noi molto tempo. Con questi pensieri per la mente, decisi di lasciarmi andare fra le braccia di Morfeo.
 

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Capitolo 7
*** Nei sotterranei della base ***


#A casa Mouri#
Kogoro si svegliò presto quella mattina, era in pensiero per Ran che non si era più fatta né vedere né sentire. Aveva detto che sarebbe rimasta dalla sua amica, Sonoko Suzuki, ma erano già passati due giorni. Voleva prenderlo in giro? Prese quindi il telefono e compose il numero di casa Suzuki. Uno squillo, due, tre… al quarto squillo si inserì la segreteria telefonica la quale annunciava che i proprietari erano in viaggio fuori dal Giappone e sarebbero rientrati la settimana successiva. Infuriato, l’uomo chiamò al cellulare della figlia risultante però spento. Sospettoso, decise di contattare il detective moccioso, era finalmente tornato, in città non si parlava d’altro. Al primo squillo Shinichi rispose dicendo che lui, Ran e la Suzuki erano andati ad Osaka per trovare Heiji Hattori e Kazuha Toyama. Il cellulare della ragazza si era scaricato. Kogoro sbuffò ma si rassegnò. “Dì alla signorina, che io questo fine settimana, quindi da domani mattina, sono con i miei amici a pesca. Falla rimanere a casa Suzuki fino a domenica sera.” disse il detective dormiente con un tono minaccioso.
“Ok, conti pure su di me, Kogoro. Mi prenderò cura di sua figlia personalmente.” rispose Kudo.
“Ok ok grazie. Ciao, divertitevi.” detto ciò, staccò la chiamata contrariato e geloso. Sospirò. Si vedeva che a Ran gli piaceva. Probabilmente lui ricambiava, sua figlia era molto carina e simpatica. Il detective iniziò a rassegnarsi: Ran non sarebbe rimasta con lui per sempre, doveva accettarlo. Il suono del campanello lo distolse dai pensieri; l’ispettore Megure era già arrivato per discutere dell’ultimo caso risolto insieme. Kogoro si ricompose, aprì la porta e si concentrò sul lavoro.
 
#Shinichi#
Riposi il telefono in tasca e sospirai. Mentire a Kogoro non mi aveva mai fatto nessun effetto, ma in quel momento sentii una fitta al cuore. E se fosse successo qualcosa a Ran? Come l’avrei comunicato al detective? Afflitto da questi cattivi pensieri, non mi accorsi che Hattori e Myano si erano fermati. Mi scontrai bruscamente contro il mio amico che mi guardò contrariato. “Ehm scusa” abbozzai. “Siamo arrivati. La riconosco. La base è questa.” lo sguardo di Shiho era un misto tra paura e rabbia. Senza pensarci, aprii il cancello di ferro grigio e stavo per mettere un piede dentro l’area di quell'enorme palazzo bianco, apparentemente un innocuo ufficio a più piani, quando Heiji mi trattenne tirandomi per il braccio. “Tieni! Ne potremmo avere bisogno. Non chiedermi come le ho avute, sono di mio padre.” lo fissai sbalordito. Non avevo intenzione di usare quella pistola, ma capivo perfettamente che sarebbe stata utile per ferire qualche mascalzone. Ognuno di noi nascose la propria arma sotto i vestiti e ci addentrammo nell’edificio. “Solitamente durante il giorno non c’è quasi nessuno, solo il Capo e alcuni dei più importanti. Dovremmo riuscire a imbucarci senza problemi, in ogni caso, se dovessimo dividerci, usiamo queste spillette per comunicare.” sia io che il detective dell’Ovest ne prendemmo una. Non mi stupii nel constatare che fossero quelle dei Detective Boys. Entrammo nel palazzo e l’adrenalina crebbe, era quasi palpabile. L’interno era diverso da come me l’aspettavo, non vi erano ragnatele, ambienti lugubri o puzza. Era tutto normalissimo, c’era perfino odore di pulito! Sentii Shiho sghignazzare davanti alla mia espressione stupita. La guardai storto e questa disse: “In fondo sono persone normali, che studiano e lavorano… ehm, diciamo “onestamente”… in fondo, per quel che mi hanno detto, il capo è dell’idea ‘’il fine giustifica i mezzi’’. Comunque sia, per trovare la tua Ran dobbiamo scendere nei sotterranei, lì tengono i prigionieri.” sospettoso, le si avvicinò Heiji e le chiese: “Ma com'è che sai tutte queste cose? E perché sei entrata qui senza nemmeno una copertura? Hai indosso solo il mio cappello, non ti sei resa irriconoscibile. Devo dedurre che non ci vuoi aiutare ma bensì, far cadere in trappola?” la donna, infuriata esclamò: “Ok, se la metti così me ne vado. Mi ero conciata così perché loro grazie ad Amuro sanno che sono una bambina. Ma ormai la guerra è iniziata, presumo sia irrilevante la mia presenza qui. Forse serve a salvare il dottor Agasa. Ma se non ti fidi dimmelo e vado via.” cercai di mettere pace fra i due, dicendo ad Hattori che ci potevamo fidare di lei. Questi bofonchiò uno “Scusa” e iniziammo a scendere le scale per andare alla ricerca delle due ragazze. Controllammo ben due piani ma delle amiche nessuna traccia. Triste, guardai interrogativo Myano che sorridendo mi disse: “Tranquillo Kudo. C’è ancora un altro piano, la cantina. Scendiamo.” rincuorato, mi alzai e la seguii accompagnato da un Heiji determinato e all'erta. Nella cantina c’erano due stanze. Dalla prima proveniva un odore forte di vini, quindi il mio amico aprì la porta e scorgemmo all'interno solo una gran quantità di bottiglie di vini, più o meno pregiati. L’altra porta era socchiusa e non emanava particolari profumi. Io ed Hattori ci accostammo: sentivamo qualcuno parlare. Riconobbi subito la voce di Vermouth e Sonoko. Un sorriso balenò sul viso di Shiho. Mi concentrai per capire se provenivano altre voci. Dopo qualche secondo che mi sembrò un tempo lunghissimo, sentii la voce della mia amata. Bingo. Senza pensarci, aprii leggermente la porta e le vidi. Parlavano come fossero tutte amiche: i loro visi erano sereni e allegri. Non sembravano per niente impaurite o affamate. Ringraziai mentalmente la donna in nero e chiesi a bassa voce se potevo aprire. Shiho mi squadrò confusa. Era evidentemente impaurita. “Avanti! Entra pure, Shinichi.” Indeciso, mi voltai verso Heiji che con fare incoraggiante, la spalancò.
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Ciao a tutti! Intanto vorrei ringraziare: Shinichi e ran amore perché mi segue e recensisce sempre, Pippi99 per i suoi preziosissimi consigli, cercherò di seguirli!
I ringraziamenti vanno anche a tutti voi che solamente leggete e mi seguite, essendo questa la mia prima fanfiction devo dire che sta andando egregiamente.
Ah, la parte su Kogoro è abbastanza banale, lo riconosco, ma dovevo far in modo che uscisse di scena. Un padre che non si sarebbe preoccupato dell’assenza della figlia per più giorni sarebbe stato ridicolo secondo me. Quindi… beh, spero non sia uscito proprio male male questo capitolo! Arigatou!
Cercherò di pubblicare il prossimo presto, con affetto Ciccy98                                                                                                                                                                                                                                                                                  

 

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Capitolo 8
*** Inizio ***


“Ciao, Silver Bullet. Come promesso mi sono presa cura di Angel e della sua amica. Puoi constatare tu stesso che stanno bene.” mi disse Vermouth in tono cordiale e sorrise ad Heiji che la squadrava sospettoso. Ma, qualche secondo dopo, l’espressione sul viso della donna cambiò: aveva visto Shiho che si nascondeva alle mie spalle poiché impaurita. Con un’occhiata provai a comunicare alla donna in nero che Shiho stava con me e non avrebbe dovuto torcerle un capello. Quella parve capire al volo il mio messaggio mentale, infatti disse: “Stai tranquilla Sherry, non ti tocco se sei con Kudo… non per ora almeno. Li aiuterai se io dovessi abbandonarvi. A proposito, tengo d’occhio le ragazze con l’aiuto di Chianti, che fra una mezzora dovrebbe venire per darmi il cambio. Iniziamo ad allontanarci per portare al sicuro Angel e la sua amica.”
Io ed Hattori ci scambiammo uno sguardo di intesa e spronammo le ragazze a seguirci. Raggiungemmo il piano terra, quello degli uffici da cui eravamo entrati, in circa 10 minuti. Lì, comunicammo alle due che dovevano recarsi dal dottor Agasa e non uscire da quella casa per nessuna ragione finché noi non saremmo tornati. Sonoko non si fece ripetere le istruzioni due volte. Nonostante si fosse abituata a Vermouth, era palese che non voleva rimanere in quel posto un minuto di più. D'altronde una come lei non poteva rimanere con gli stessi abiti per più di un giorno, specie se questi erano sporchi di polvere. Shiho si offrì volontaria per riportare le ragazze a casa, conosceva la base e con le spille ci saremmo potuti rincontrare al suo ritorno. Ran però serrò la stretta alla manica della mia camicia. “Piccola, vai con lei, devi metterti al sicuro. Non voglio che ti accada qualcosa!” le dissi mettendo nello sguardo tutto l’amore che potevo. Lei mi osservò con quegli occhioni blu-lilla e implorante chiese: “Shinichi, per favore… fammi rimanere con te. Ho il terrore di perderti nuovamente... mi so difendere e ti prometto che non mi allontanerò da te per nulla al mondo; non mandarmi via!” quelle parole mi colpirono talmente tanto che la baciai davanti a tutti. Un bacio casto, ma lungo e pieno d’intensità. Myano si schiarì rumorosamente la voce mettendo fine alle nostre effusioni. Ran mi sorrise, sapeva di tenere la vittoria in pugno. Inoltre, aveva le guance arrossate. Non resistetti a tale bellezza, pensai “Quando scopriranno che sono fuggite le cercheranno, quindi tanto vale che possa proteggerla IO personalmente una volta tanto che posso.” sospirando le diedi il mio consenso per rimanere. Lei sorrise radiosa e mi abbracciò forte. Con quell'abbraccio sentii anche il suo profumo; nonostante non si fosse lavata aveva un dolce odore di vaniglia che mi inebriava. Hattori si portò una mano alla testa ed esclamò: “Ci avrei scommesso che quello stupido si sarebbe lasciato convincere da un paio di occhi dolci… Kudo, sei un imbecille!” da dietro la testa di Ran lo guardai in cagnesco, scostai la ragazza che si aggrappò al mio braccio, e, stavo per controbattere quando Vermouth disse: ”Dieci minuti.” Myano prese Sonoko per mano e si diresse verso casa del professore. Noi tornammo dentro l’edificio, ma invece di scendere nuovamente nei sotterranei, salimmo al piano superiore. Guardai interrogativo prima Heiji il quale aveva un’espressione incuriosita e investigativa, poi la nostra guida che sorridendo esclamò: “Tranquilli, questo è semplicemente il mio ufficio… e quello di Gin.” mi irrigidii nel sentire quel nome. La donna se ne accorse e con aria soddisfatta mi comunicò che quello al momento non era alla base; il Capo gli aveva affidato una missione. Rilassato entrai nella stanza e rimasi scioccato dalla bellezza di questa: vi erano mobili in legno pregiato, computer di ultimo modello e quadri di artisti contemporanei rinomati. Era ben illuminata, gli impianti funzionavano alla perfezione, infatti il clima all'interno era perfetto. Vermouth si sedette dietro la scrivania e consultò il computer, Hattori sprofondò in una poltrona nera di pelle… io e Ran lo copiammo (dividendo l’altra poltrona) e conversammo, ideando piani per come sorprendere i membri di quel luogo. La donna, interessata, interveniva di tanto in tanto correggendo i nostri lavori dove secondo lei facevano pecca. Dopo poco, Shiho era già di ritorno: chiedeva tramite le spille come raggiungerci. Hattori le spiegò il percorso e questa venne. Non appena aprì la porta, esordii: “Come hai fatto ad essere così veloce?” la scienziata per tutta risposta, spalancò totalmente la porta. Una figura alta e abbronzata la seguiva… “Bourbon!” esclamò Vermouth meravigliata “A cosa devo l’onore di una tua visita? Sbaglio o volevi cambiare vita?” il biondo per tutta risposta cinse la vita di Myano con un braccio. “Ah, quindi stai con lei… beh, non mi aspettavo che avessi gusti così…” quello la fissò male e ignorandola chiese: “Chianti è nel sotterraneo, l’abbiamo vista mentre parcheggiavamo che si dirigeva qui. Abbiamo poco tempo prima che informi gli altri… ah, piuttosto, Gin e Vodka sono in colloquio col Capo. Andiamo a fargli una visitina?” Shiho lo sosteneva annuendo decisa ad ogni affermazione del suo detective biondo. Heiji si alzò di scatto dalla poltrona e si avvicinò alla coppia con uno sguardo pieno di adrenalina. Strinsi la mano di Ran e lo seguimmo. La donna in nero annunciò che ci avrebbe raggiunti dopo, direttamente nella stanza del Capo. Si avvicinò a Shiho e  le sussurrò all'orecchio le istruzioni per raggiungere la stanza. Così andammo eccitati e determinati verso la fine o forse il vero inizio di quest’avventura. Giunti dietro la porta di quell'uomo, sentii l’adrenalina aumentare. Amuro bussò sulla porta dorata e una voce maschile forte disse: “Avanti.” Quindi entrammo, mi trovai di fronte a Gin e Vodka, seduti in poltrone davanti una scrivania e dietro questa, vi era un uomo sulla cinquantina, dai capelli brizzolati e dei folti baffi. Aveva qualcosa di familiare, somigliava lontanamente a qualcuno. Forse per via dello sguardo di quegli occhi, dello stesso colore di quelli della mia amica scienziata…  Alla vista di quello, qualcuno alle mie spalle emise un verso di paura mista a stupore. Shiho mi sorpassò e deglutendo rumorosamente esclamò: “Pa-pa… papà?” Tutti ci zittimmo e l’atmosfera nella stanza cambiò. Fissai intensamente prima Shiho poi quell'uomo e notai che anche l’incurvatura della bocca era la stessa. Consultai con lo sguardo i miei compagni, notandoli più sconvolti di me. Hattori e Amuro avevano il tipico sguardo dei detective: come avevo appena fatto io, scrutavano i due per decidere se fossero davvero imparentati. Ran invece sembrava triste. Perfino i due MIB sembravano sorpresi… possibile che non sapessero chi fosse quella donna così simile alla loro Sherry? O più probabilmente, non sapevano che la ragazza era la figlia del Boss? L’uomo si alzò di scatto e, rivolgendosi alla scienziata, disse: “Chi sei?”
“Shiho Myano, papà. Non fare finta di non riconoscermi. Piuttosto, perché mi hai mentito? Perché hai fatto finta di morire!” sbottò la giovane.
“Era necessario. Dovevo sparire dalla circolazione per potermi dedicare anima e corpo in questa mia passione.” rispose quello con un sorriso maligno.
“E la mamma?” ormai gli occhi della scienziata erano colmi di lacrime. Dietro di me, un indeciso Bourbon non sapeva se agire o meno.
“Morta.” Comunicò quello quasi con noncuranza.
“Me lo dici così? Come puoi essere insensibile… e di Akemi? L’hanno uccisa loro!” e indicò i due MIB, che sorrisero con aria di sfida. 
“Lo so. Era necessario. Era solo una pedina nel mio gioco. Comunque, stai tranquilla. Se i miei progetti andranno a buon fine, Akemi e tua madre torneranno in vita.” Sul viso della scienziata perplessa e triste, due lacrime solitarie scesero. Con un filo di voce disse: “Io non ti ho conosciuto molto perché da piccola hai finto la vostra morte e mi avete abbandonata; anzi ci avete abbandonate! E come se non bastasse, siamo state inserite nell'Organizzazione. Dove io stavo con Gin e Akemi con quell’Akai!” a quel punto, il fidanzato la abbracciò con un’espressione dispiaciuta e le intimò di fare silenzio. Shiho si calmò apparentemente ma fissava il padre con uno sguardo deluso e contemporaneamente omicida. Devo ammettere che mi faceva paura. Atsushi Myano, assunse un’espressione severa: “Shiho. Tua madre è morta davvero in quell'incidente. Ed è per quello se ho continuato il nostro progetto. Non miravamo solo alla giovinezza eterna, ma anche al far tornare in vita i defunti. Sapete troppo, mi spiace. Non posso lasciarvi liberi. Gin, Vodka… portateli nei sotterranei.” I due obbedirono e, puntandoci contro la pistola, ci fecero uscire dallo studio. Prima di chiudere la porta, ebbi addosso lo sguardo gelido di Gin: “Sei ancora vivo, Kudo. Questa volta mi accerterò che la tua morte sia effettiva.” A quelle parole, Ran si strinse forte al mio braccio e gli altri guardarono con rabbia verso il basso. “E tu, Sherry, sei proprio scesa di livello… preferire quella mezza calzetta a me. Ma tornerai ad essere mia; in fondo ci amavamo.” riprese il MIB non curandosi né dei nostri sguardi, né di Amuro. “Preferisco morire ora stesso!” esclamò indignata la scienziata, ancora in lacrime. “Perfetto. Dì le tue ultime preghiere, piccola Sherry!” ma, non ebbe il tempo di finire la frase che qualcuno gli diede un pugno. Il detective biondo si era ribellato. Vodka cercò di ristabilire la pace convincendo il suo compagno ad eseguire gli ordini del Capo. Quello, visivamente contrariato, accettò ma durante tutto il percorso, tenne distanti i due innamorati.
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Bene, questo capitolo è abbastanza lungo, per farmi perdonare del ritardo nell'aggiornare!
Comunque, che ne pensate? L’idea di Atsushi come capo mi è sempre piaciuta, ho fatto delle ricerche su internet e… beh, non faccio spoiler sennò il prossimo capitolo perde di valore… posso solo dire che ho trovato un’interessantissima teoria da cui ho preso spunto per questa fan-fiction…
Spero vi stia piacendo la mia prima “opera”! A presto, Ciccy98. 

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Capitolo 9
*** Il racconto del Boss ***


Eravamo nelle celle già da qualche ora, sorvegliati da Vodka e Gin che annoiati chiacchieravano fra loro. Ran parlava, con voce calma e rassicurante, in un angolino con Shiho, ancora scossa per le forti emozioni contrastanti che aveva appena vissuto. Amuro, stringeva i pugni e digrignava i denti guardando in cagnesco le nostre guardie. Hattori sedeva con le spalle a muro; il viso cupo di chi si sente in trappola. Io, mi limitavo ad osservare i miei compagni, sentendomi un po’ in colpa per il loro coinvolgimento. Immersi ognuno nei propri pensieri, non sembravamo affatto una squadra determinata come lo eravamo invece qualche ora prima. Il silenzio creatosi, venne interrotto dallo squillo del telefono del bastardo dai capelli biondi/bianchi. Si allontanò e rispose. Da lontano riuscivo a scorgere in lui un vago sorriso: cattivo segno. Infatti, non appena chiuse la chiamata, venne davanti la nostra cella e con un ghigno esclamò: “Sherry, smetti di frignare e alzati. Devi venire con me.” la ragazza asciugò, con la manica della maglietta, quelle lacrime che le rigavano il viso. Con lei si alzarono anche Ran e Amuro. Mossa inutile, poiché Gin esclamò: “Da sola. Il Capo desidera conversare con la figlia. Privatamente.” Prevedendo la mossa del detective biondo, lo afferrai per un braccio e lo feci accomodare vicino a me. Con uno sbuffo, il giovane si lasciò cadere e affondò il viso fra le mani. Triste, mi sedetti e gli parlai, rassicurandolo e incoraggiandolo. Hattori sembrò uscire dai suoi pensieri, per qualche minuto si unì alle nostre chiacchiere, coinvolgendo anche una sconvolta Ran. Però, quando Vodka ci intimò il silenzio, ognuno tornò ad immergersi nei propri pensieri. La karateka si sdraiò sulle mie gambe, poggiando la testa sul mio petto. La coccolai dolcemente e cominciai a pensare incuriosito, a cosa mai si stavano dicendo padre e figlia.
 
#Shiho#
“Cammina, dolce Sherry… vai davanti a me, così potrò ammirarti! Quanto tempo è passato dal nostro ultimo incontro…” mi disse quel pervertito di Gin.
“Sei un porco. Mi chiedo in che razza di periodo buio mi trovavo quando stavo con  te!” sbraitai soddisfatta. Quello scoppiò a ridere. Mi dava sui nervi la sua beffardaggine. Fortunatamente non ci volle molto per arrivare da mio padre: non sopportavo più le provocazioni di quell'uomo. Entrando, sbattei la porta in faccia a Gin. Il Capo mi sorrise e incominciò: “Mettiti pure comoda, Shiho. Devo spiegarti alcune cose. Scusa, prima ho dovuto far rinchiudere anche te ma capirai che dovevo; non posso confidare a chiunque fatti di vitale importanza.” leggermente incuriosita, ma con lo sguardo più duro che riuscivo a mostrare, mi accomodai su una poltrona e lo invitai a proseguire. Lui si fece serio e raccontò: “Devi sapere che in gioventù, io e Sharon Vineyard avevamo una relazione” a quell'affermazione persi la mia compostezza e spalancai la bocca esterrefatta. “Incontrai in seguito tua madre a lavoro: era anche lei una scienziata. Eravamo semplici amici inizialmente ma, col tempo, scoprii di essermene innamorato. Non avevo il coraggio di dirlo a Sharon, erano anni che eravamo fidanzati e inoltre lei aveva assunto un farmaco in fase di sperimentazione a cui stavo lavorando. L’aveva trovato per sbaglio fra le mie cose e credendolo un medicinale per il mal di gola, lo ingerì. Da quel momento, non invecchiò più. Nemmeno una ruga. Io mi sentii in colpa, non avevo idea di come ricreare quella sostanza, volevo perfezionarla e magari assumerla insieme ad Elena, tua mamma, che intanto era diventata ufficialmente la mia amante. Non avendo abbastanza fondi, decisi di creare quest’Organizzazione che, con metodi alle volte violenti, mi procurava tutto il necessario. Purtroppo, Sharon scoprì il mio tradimento e infuriata minacciò di mandare a monte tutto il mio operato. Con una serie di accordi che non sto qui a spiegarti, si calmò e parve accettare la relazione con Elena. Il resto, beh, lo sai. Siete nate tu ed Akemi; tutto era perfetto, finché mia moglie non morì in quell'incidente. Mi sentii distruggere dentro.” quelle parole mi provocarono una nuova ondata di lacrime. Ero troppo sensibile quel giorno. “Da quel giorno, lo scopo dell’Organizzazione non era più solo quello di riprodurre la sostanza che aveva donato l’eterna giovinezza a Sharon, ma anche quello di creare un qualcosa che porti indietro la mia adorata Elena. Sono quasi sicuro che quella serpe della mia ex c’entri qualcosa con l’incidente dove tua madre perse la vita; lei cova un odio profondo verso i Myano, ma sa che non può apertamente sfidarci: Gin la ucciderebbe. La odia. Lui ti ama, Shiho. Quindi, Sharon non può far altro che accontentarsi del fatto di essere la mia preferita per via delle ricerche che faccio sul suo corpo.” le ultime frasi mi fecero scuotere la testa schifata.
“Ancora non capisco come mai hai lasciato morire Akemi.” fu tutto ciò che riuscii a dire.
“Ero come impazzito per via della sua relazione con quell’Akai. Molto infantile, lo so; ma lui era il figlio di Vermouth e sapere che la mia bambina lo frequentava non mi andava a genio! Mi riferirono poi il suo errore, si era fatta scoprire. Così, Gin e Chianti mi consigliarono di eliminarla. Mi faceva male, una parte di me era d’accordo, dopotutto era una pedina nel mio gioco… avrei comunque potuto riportarla indietro una volta finite le ricerche che ti accennavo prima…” disgustata, girai il capo dell’altro lato e dissi: “Non voglio sapere altro. Basta. Mi fai schifo. Questo è il motivo per cui con Gin è finita. Un uomo senza cuore non merita di avere qualcuno accanto. Con questo ho finito. Posso tornare dai miei amici? Ho la nausea.” Atsushi mi guardò perplesso. Rassegnato però mi confidò: “Mi sarebbe piaciuto non vedere morire pure te, ma se non ti allei con noi, dubito che vivrai ancora a lungo.” spiazzata da quelle parole, chiusi la porta alle mie spalle e comunicai a Gin: “Fammi tornare da loro. Ora.” sghignazzando mi fece strada. Ebbe il buon senso di non aprire il becco, almeno. Arrivati alle celle, erano tutte stranamente vuote mentre Vodka dormiva beato. “Quell'idiota si è fatto imbrogliare da dei marmocchi! Beh, fra loro c’era Kudo Shinichi, ma non è una valida motivazione!” fuori di sé prese la pistola e la puntò alla testa dell’amico. Questi rinvenne appena in tempo per esclamare: “Ehy! Ma sei pazzo?! Prima Vermouth, ora tu… che avete tutti contro me oggi?!” a quelle parole, gli occhi di Gin brillarono e si accesero. Ripose l’arma e dichiarò: “Ho la scusa perfetta per far fuori quella traditrice di Sharon Vineyard.” Il babbeo del suo compare lo guardò interrogativo, mentre io deglutii e sperai in cuor mio che gli altri fossero già fuggiti dall'edificio. Era un’ipotesi abbastanza improbabile, lo sapevo, dovevano essere nei paraggi, tornando avevo sentito il profumo di Ran che invadeva il corridoio del primo piano e… oh. Gin, fuori di sé dalla rabbia, mi afferrò per un braccio e seguito da un fremente Vodka iniziammo la caccia all'uomo.  

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Capitolo 10
*** Scontro ***


#Shinichi#
Avevo sentito ogni parola del discorso di Gin e un brivido mi percorse la colonna vertebrale. Strinsi a me come d’istinto la dolce Ran, immersa in chissà quali pensieri. Cautamente la spinsi verso le scale, dovevamo avvertire Vermouth delle intuizioni del bastardo. Purtroppo però, giunti nel nascondiglio che avevamo deciso poco prima, non trovammo nessuno. Nemmeno una traccia. Eppure, ero certo di aver visto Gin e il suo complice dirigersi verso l’altra rampa di scale… ci avrebbero messo più tempo di noi a trovare i miei amici… D’un tratto mi sentii afferrare alle spalle da almeno quattro mani, spaventato mi voltai verso Ran, ancora assorta nei suoi pensieri per percepire cosa stesse accadendo. Certe volte mi preoccupa la sensibilità di quella ragazza all’apparenza così forte. Non appena fummo trascinati dentro la stanza, si accesero delle torce che con la loro debole luce illuminavano i volti dei miei alleati. Tirai un sospiro di sollievo e mi rivolsi alla karateka: “Ran, tesoro, cosa ti turba? Mi si stringe il cuore a vederti così; non avrei dovuto permettere che rimanessi con me, sono stato uno sciocco…” con gli occhi colmi di dolcezza, la ragazza mi posò un caldo dito sulle labbra, per zittirmi. “Niente, pensavo a Shiho e a come debba sentirsi… ha ricevuto parecchi duri colpi in così poco tempo… e per giunta si ritrova a darci la caccia con il suo ex… io ne morirei!” spiegò la mia amata. Lo sguardo di Vermouth sembrò intenerirsi un istante, ma si ricompose subito. “Beh, Angel, non sempre la vita è semplice e giusta… prendi me ad esempio, imprigionata in eterno nel corpo di una giovane nonostante la mia anima sia invecchiata; per di più l’uomo che amavo davvero mi usa come cavia!” tutti spalancarono gli occhi: la bionda aveva appena esternato i suoi sentimenti per la prima volta. Ran non ribatté, o almeno non a parole, preferì gettarsi fra le braccia della donna. Il potere di un abbraccio dato a chi soffre dentro è miracoloso. Le due si sorrisero e parvero leggermente più calme. “Per quanto riguarda Sherry, non vi assicuro che rimarrà in vita, ma non la ucciderò davanti a voi.” decretò Vermouth. Contrariato, alzai gli occhi al soffitto, in fondo era pur sempre un inizio! In quel momento la porta si spalancò e gli occhi freddi di Gin incontrarono i miei, sembrava quasi che stessimo lottando col pensiero. La mano dell’uomo si alzò e puntò la pistola alle tempie della sua ex collega. Con un sorriso beffardo e maligno, esclamò: “Bene bene, la preferita del Boss ha peccato… se ti uccido adesso, il Capo farà in modo che io ti possa seguire abbastanza in fretta… quindi decido di portarti da Lui per una confessione.” concluse la frase con un ghigno. Ciò che successe dopo fu così veloce, che stentai a vederne le varie fasi. Dietro Gin, Shiho stringeva i pugni e non appena quello finì di parlare, la scienziata gli gettò le braccia al collo, stampandogli un delicato bacio sulla guancia. Ciò non passò inosservato ad Amuro, che avanzò inesorabile verso il suo rivale, assestandogli un pugno sul naso, per cancellare quel sorriso irritante. Nel frattempo, Hattori aveva immobilizzato Vodka con un calcio alla testa, datogli mentre il babbeo osservava Shiho con lo sguardo incredulo. Dopo il cazzotto, Gin asciugò con la manica quel poco sangue che gli colava dal naso e sparò al detective biondo, il quale prima di cadere, sussurrò: “Vermouth… Shiho… scappate…” mi precipitai al suo fianco, mi inginocchiai e con orrore mi accorsi che era stato ferito nel ventre. Sarebbe morto dissanguato se non si fosse intervenuti subito. Con gli occhi gonfi di tristezza, cercai lo sguardo della Myano, l’infelice scoppiò a piangere e si lasciò cadere in ginocchio accanto all'amato. Lui le prese la mano, la strinse forte e se la porto al petto, pregando la fidanzata di non disperarsi, che sarebbe andato tutto bene e lei doveva scappare mentre era in tempo. Intanto, la pozza di sangue scarlatto si espandeva sul pavimento, provocando nuovi singhiozzi alla nostra amica. Davanti a tutto ciò, Vermouth aveva preso in braccio una svenuta Ran ed era corsa via, seguita da Heiji. Potrei giurare di aver visto una lacrima rigare il volto della bionda. Io, cercavo in tutti i modi di fermare l’emorragia di Amuro, ma senza risultati degni di nota. Accanto a me, sentii all'improvviso Shiho alzarsi. Si diresse verso Gin, rimasto inerme in un angolo poiché steso da un colpo di Hattori. Per la prima volta, l’espressione della donna mi fece paura. Nei suoi occhi si leggevano dolore, angoscia, disperazione, rabbia e un pizzico di omicidio. Lentamente si avvicinò al killer, estrasse la sua pistola e la puntò nella fronte di Gin che sorrideva. “Shiho…” azzardai, ma ricevetti solo un ghigno in risposta. Faceva sul serio, voleva ucciderlo. Di certo non era la prima volta per lei, era già stata membro di quell'Organizzazione, ma vederla così letale mi fece davvero impressione. Amuro continuava a sanguinare…
 
#Shiho#
I miei occhi si pietrificarono alla vista di Amuro sanguinante. Il mio Amuro… mi affrettai a raggiungerlo, accorgendomi appena di Hattori che stendeva Gin. Mi sporcai le mani del suo sangue e delle calde lacrime salate mi sgorgarono dagli occhi. Lo avrei perso, come avrei fatto a curarlo?  Ero in preda al panico, lui mi chiedeva dolcemente di non disperare e andare via, sarebbe andato tutto bene, dovevo semplicemente andare. Andare… no, non potevo, Kudo non sarebbe riuscito a fermare l’emorragia, solo con i medicinali che aveva mio padre forse… ma non potevo illudermi, avrei sofferto di più dopo che quegli occhi che emanavano così tanto amore si sarebbero chiusi… mi aveva fatta tornare a credere nell'amore, e se non fosse stato per quel bastardo dagli occhi di ghiaccio…! Gin. Tutte le mie emozioni si riversarono su di lui. Il bacio era per distrarlo, in modo che gli altri potessero intervenire, non avrei mai creduto...  Doveva morire, non potevo sopportare di vivere in un mondo dove Amuro non c’era più ma quell'uomo continuava ad esistere incurante di ciò che aveva fatto. Raccolsi quindi quel poco di forza e coraggio rimasti, lasciai andare la mano del mio biondo e, lentamente, mi diressi verso la mia vittima. Estrassi la pistola che aveva portato Hattori e la puntai alla fronte del bastardo, il quale mutò d’espressione per un istante, il suo sorriso provocatorio diventò curiosità e un briciolo di paura e incredulità. Ignorai Kudo che mi chiamava, sarei andata in carcere se necessario, ma Gin non avrebbe dovuto più vedere il Sole sorgere. “Coraggiosa, Shiho. Per questo mi sei sempre piaciuta! Ma… avrai la forza di premere il grilletto? O hai dimenticato come si uccide stando con quei mollaccioni?” la sua voce non lasciava trapelare emozioni. Innervosita urlai: “Le tue provocazioni non mi influenzano, Gin. Devi pagarla, pagarla cara! Ti odio, rimpiango di essere stata con te, mi viene la nausea ripensandoci! Ritieniti fortunato, andrai all'inferno per mano mia, la tua adorata Sherry!” e tirai fuori il mio miglior sorriso stronzo. Ma un sussurro mi bloccò: “Shiho… non lo uccidere… non… abbassarti ai… suoi… livelli… tu non… sei un’assassina…” Amuro, con una frase, mi aveva salvata dall'infangare ulteriormente la mia anima con l'omicidio. Decisi di ascoltarlo, così puntai la pistola verso la gamba di Gin e sparai. Un urlo di dolore gli squarciò la gola e lo sentii maledirmi e insultarmi. Non potei fare a meno di sorridere. Mi voltai dicendo: “Bene, ringrazia Amuro se sei ancora fra noi e sparisci, potrei cambiare idea nuovamente. Shinichi, aiutami a farlo sollevare, lo porteremo da mio padre, lì ci sono medicinali di ogni tipo! Guarirai, amore.” era la prima volta che lo chiamavo così, ormai ero sicura dei miei sentimenti. Il biondo sorrise debolmente, Kudo obbedì e ci dirigemmo verso lo studio di mio padre. Mi avrebbe aiutata, sono pur sempre sua figlia! Lasciammo Gin e prima di uscire gli strizzai l’occhio. L’odio di lui trapelava da tutti i pori. “Sono felice che l’abbia risparmiato, Shiho.” disse Shinichi sorridendo appena. “Anch'io.” risposi ad una voce con il mio detective biondo. 

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Capitolo 11
*** Cure e nuovi problemi. ***


#Shiho#
Eravamo quasi arrivati nella stanza di mio padre, che con un gemito Amuro si strinse forte al mio braccio e sputò sangue. Rabbrividii. Non potevo perdere pure lui; avevo sofferto molto dopo la morte di Akemi e non mi sentivo pronta per ricevere altro dolore. Con un’occhiata comunicai a Kudo che doveva sorreggere da solo il ragazzo, mentre io aprivo la porta e convincevo mio padre ad aiutarci. Non fu però necessario; la stanza era vuota. Un senso di sollievo mi attraversò, mentre Amuro si sdraiava sul divano, aiutato da un incerto Shinichi. Rovistai tutti gli armadietti e finalmente trovai ciò che mi serviva: delle garze, disinfettante e una pomata creata dal mio team di scienziati dell’Organizzazione. In fondo, qualcosa di buono era stato prodotto da quegli individui. Mi chinai di fianco al ferito e lo medicai sotto gli occhi vigili di Shinichi che osservava ogni mia mossa per apprendere cosa fare in situazioni del genere. Probabilmente temeva che di lì a poco si sarebbe ritrovato nei panni, accanto al corpo sanguinante della sua Ran. Ebbi un piccolo tuffo al cuore, mentre la figura del corpo ferito della karateka mi baluginava in mente. Mi ero affezionata tanto a quella ragazza dolce che fino a qualche ora prima mi consolava nonostante io la avessi tenuta sempre alla larga… Amuro riprese colorito, segno che le cure lo stavano rinvigorendo. Sorrisi e alzai lo sguardo verso Shinichi che pareva invece cupo… seguii i suoi occhi e notai che dalla porta rimasta socchiusa, qualcuno ci spiava. Mio padre, il Boss. “Entra.” gli ordinai con voce ferma. Egli sospirò ed entrò, si avvicinò a me e controllò Amuro. Mi irrigidii. Qualcosa mi suggeriva che volesse dare il colpo di grazia al ragazzo, ma l’uomo mi guardò e disse: “Andate a cercare i vostri amici, vigilerò io su Bourbon. Con me è più al sicuro che in qualsiasi altro posto.” Inchiodai i miei occhi in quelli del Boss e scettica chiesi: “Chi mi assicura che non lo ucciderai?”
“Bambina mia, andiamo! Fidati di tuo padre, le parole che hai pronunciato durante il nostro incontro sono state illuminanti. Voglio smetterla con questa pagliacciata, desidero trascorrere quel che mi rimane da vivere con te.” rispose. Qualcosa mi suggeriva di dargli un’ultima chance, dopotutto il detective biondo aveva bisogno di riposo, non sarebbe sopravvissuto se fosse venuto con noi.
“Io… ok. Ci provo, mi fido di te, papà. Non deludermi.” Ti prego aggiunse una vocina nella mia testa. Ma non espressi ad alta voce questo pensiero, sarebbe significato ammettere che alla fin fine ancora speravo di avere una famiglia. E non avevo intenzione di rivelare certe cose davanti a Kudo. Abbracciai appena mio padre, lui mi cinse la vita con un braccio e mi sussurrò all’orecchio: “Ti voglio ancora bene, Shiho.” Sorrsi debolmente e tirai per la manica Shinichi, che imbarazzato, era già davanti la porta e osservava il corridoio. Era il suo modo di darmi un po’ di privacy. Ed io gli ero grata. Andammo preoccupati a cercare il resto del gruppo: c’erano parecchie macchie di sangue sul pavimento (oltre a quelle lasciate da Amuro) che si dirigevano nel corridoio opposto a quello percorso da noi. “Non c’è tempo da perdere” sussurrai a Shinichi quando vidi un corpo sul pavimento. Era Chianti. Vermouth ha avuto ciò che desiderava da una vita.
 
 
#Shinichi#
La scia di corpi continuava, dopo quello di Chianti ne incontrammo parecchi altri, e il mio cuore perdeva un battito ogni volta che uno di questi era minuto come quello di Ran o la cui forma mi ricordasse Heiji. Fortunatamente, li trovammo tutti e tre poco dopo. Erano ai piedi delle scale che portano all’uscita. “Perfetto” pensai, loro potevano fuggire subito, io e Shiho avremmo salvato Amuro e Atsushi Myano. Guardai radioso la scienziata che ricambiò il mio sguardo e sorrise allegra. Mi affrettai a raggiungere Ran che tremava. Hattori fu il primo a parlare: “Shinichi, la tua ragazza ha appena sparato a un uomo che l’aveva bloccata. Era legittima difesa, credo che non sia nemmeno morto, l’ha colpito alla spalla. Ma il sangue di quello le ha macchiato i vestiti e lei è come scossa.” Non so definire come mi sentissi in quel momento, troppe emozioni mi invasero; sentivo paura per il rischio corso da Ran, incredulità per il delitto di cui si era quasi macchiata, tristezza per come dovesse sentirsi lei, lei che aveva sempre odiato le uccisioni… ma alla fine su tutte queste emozioni prevalse il sollievo. Il sollievo che fosse viva e non un’assassina. La abbracciai ed ella non pianse come mi aspettavo, una lacrima solitaria le rigò il viso. La asciugai con l’indice e l’aiutai ad alzarsi. Spostai il mio sguardo su Heiji, che appoggiato al muro, cercava di guardare fuori dalla piccola finestra. Infine mi accertai delle condizioni di Vermouth. Era ferita, come se un proiettile le avesse sfiorato la coscia ma per il resto sembrava stare bene. “Tutto ok?” le domandai.
“Mai stata meglio.” rispose con una nota di ironia nella voce. Shiho prese la parola e comunicò loro che avrebbero dovuto lasciare l’edificio mentre noi ci occupavamo del resto. Aggiunse che suo padre sarebbe venuto con noi e sarebbe stato processato dalla polizia. Tutti sembrarono d’accordo, tranne una persona, una persona che, ancora sanguinante, ci disse: “Sempre che facciate in tempo a fuggire tutti da qui, Sherry cara!” La scienziata, allarmata, si voltò di scatto e vide Gin proprio dietro di lei. “E cosa dovresti farci, senza nemmeno un’arma?” lo schernì. Quello ghignò ed estrasse un coltellino dalla tasca. “Non sono uno spovveduto. Non vi affronterò mica con un misero coltello! Sappiate solo che questo edificio è dotato di bombe pronte ad esplodere nel caso in cui la polizia ci avesse scoperto. Bene, io potrei erroneamente averle attivate e il conto alla rovescia è partito. Ah, non ve l’ho detto? Avevate mezz’ora ma… credo rimangano solo 10 minuti.” detto ciò, si accoltellò. “No! Non può essere vero! Lo sapevo! Lo sapevo, dovevo ucciderlo mentre potevo. Non avrei dovuto risparmiarlo, uno come lui non meritava pietà.” sbraitò Shiho e, rivolgendosi a Vermouth disse: “Portali in salvo. Io e Kudo ci occupiamo di mio padre e Amuro.” La donna annuì e non appena Heiji sollevò obiezioni lo colpì e lo trascinò con se. Le fui grato per il gesto e per dimostrarglielo le sorrisi. Prima di avviarsi all’uscita, si girò e ci raccomandò: “Sopravvivete, entrambi.”
“Vuoi avere tu l’onore di uccidermi?” chiese la Myano.
“Ora come ora preferirei che tu vivessi, Sherry. Bourbon needs you… e tuo padre pure. Da madre, la prima cosa che farò è andare ad abbracciare il mio Akai.” spiegò la bionda. Poi, notando il mio stupore, mi spiegò: “Non sono stupida, Silver Bullet. So che quell’ Okiya è mio figlio.” Le feci l’occhiolino e mi diressi con Shiho verso l’ufficio di suo padre. Era trascorso altro tempo, mancavano poco più di cinque minuti all’esplosione. 

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Capitolo 12
*** Esplosione ***


#Shinichi#
Ero stato assalito da troppe emozioni durante il corso di quella giornata, ma il mio cervello da detective rimaneva lucido e lavorava freneticamente. Avevamo circa 5 minuti per disinnescare le bombe. Troppo poco tempo per trovarle tutte. La fuga sembrava la scelta migliore. Shiho era ovviamente d’accordo così senza sprecare tempo prezioso, risalimmo le scale che portavano all'ufficio del Boss. Non appena aprii la porta, lo trovai seduto accanto all'ex membro dell’Organizzazione, Amuro Tooru. Stavano chiacchierando con un tono abbastanza confidenziale.
“Gin ha attivato le bombe d’emergenza, abbiamo pochissimo tempo per fuggire.” esordì la scienziata. L’uomo spalancò gli occhi per un secondo e disse: “Cosa?! Quanto tempo abbiamo? E lui ora dov'è?”
La ragazza sbuffò, consultò l’orologio da polso e aggiunse: “Abbiamo appena quattro minuti. Gin è morto. Si è suicidato, Amuro, non ti preoccupare.” Atsushi Myano mutò la sua espressione e per un istante, mi parse di cogliere… dispiacere? “Non c’è un minuto da perdere allora. Kudo aiutami a sollevare il ragazzo, non è ancora in grado di muoversi autonomamente.” annuii e avvertii Shiho gemere. Se Amuro non era veloce ci avrebbe rallentati e… no, non dovevo pensare nemmeno che saremmo morti nell'esplosione. Saremmo sopravvissuti. Tutti. Uscimmo dalla stanza e con voce atona Shiho annunciò: “Mancano due minuti all'esplosione.” deglutii e spronai gli altri ad accelerare il passo. Purtroppo però, il detective biondo si lamentava dal dolore ad ogni movimento più avventato. “Lasciatemi qui, sono spacciato ormai, ci vorrebbero mesi di cure per rinvigorirmi. Non morite con me! Lasciatemi qui!” mormorò il detective biondo. Shiho lo fulminò con lo sguardo: “Non ci penso neanche! Deceleriamo, Kudo.” Rallentammo un po’, ma devo ammettere che camminare di fianco a cadaveri puzzolenti mi dava alla testa. Il Boss, appena scendemmo le scale, ordinò alla figlia di sostituirlo per sorreggere il ragazzo. “Portatelo fuori da qui, io vado in una stanza al piano di sotto per posticipare l’esplosione. Ci vediamo dopo!” esclamò l’uomo. Shiho provò a obiettare, non ottenendo risultati. Così la spronai a proseguire: mancava un minuto allo scoppio e dovevamo uscire da lì, suo padre ce l’avrebbe fatta. Amuro doveva assolutamente lasciare l’edificio: aveva bisogno urgente di cambiare le bende e nuove medicazioni. Resisti, Bourbon! Ancora cinque passi… quattro… tre… due… uno…  ed eccoci finalmente fuori. Raggiungemmo il resto del gruppo fuori dal cancello e dopo aver sdraiato l’ex membro dell’Organizzazione per terra, mi affrettai ad abbracciare Ran. Le sue labbra si erano appena aperte per dire qualcosa. Sicuramente aveva detto qualcosa ma non sentii nulla, perché il rumore di un boato ci travolse. Mi girai di scatto verso l’edificio e lo vidi in fiamme. I vari settori esplodevano, a cominciare dai piani più bassi a quelli più alti. Spostai lo sguardo in basso, verso Amuro la cui testa era poggiata sulle gambe di Shiho. Lei urlava qualcosa e dalle labiali capii che gridava: “Papà!” Delle lacrime le rigarono il viso e si abbandonò a un pianto sfrenato, pieno del dolore represso per anni. Sentii Ran staccarsi da me e inginocchiarsi vicino alla scienziata. La imitai e abbracciai la mia amica, ormai orfana. Heiji e Vermouth parevano imbarazzati e si avvicinarono a noi. La bionda provò a consolare la Myano, Hattori invece si limitò a dire: “Ehy, non adesso. Avrai modo di farlo tutto il tempo che vuoi ma lontano da qui. E se non ci sbrighiamo avrai due persone da piangere. Andiamo subito dal dottor Agasa così il tuo fidanzato si salva. Non c’è più molto da fare qui, mi dispiace per tuo padre ma a momenti arriverà la polizia e farci trovare in questo stato significherebbe dire che siamo stati noi a uccidere tutta quella gente. Siamo ricoperti da sangue, nessuno ci scagionerebbe in queste condizioni. Propongo invece di andare domani in centrale per raccontare tutto.” Shiho parve tornare in sé, si liberò dai nostri abbracci, si alzò e annuì ad Heiji.
“Però in centrale ci andiamo dopo che ci cambiamo. Se passa troppo tempo finiremo tra i sospettati! E non ho intenzione di parlare a lungo di questa storia.” lo corresse. Si asciugò le guance e aiutò Amuro a rialzarsi. Questi le mormorò: “Scusa, dovrei esserci io là dentro morto, non tuo padre. Meritavi una famiglia e per salvare me non ne hai più. Dovevate lasciarmi morire quando ve l’ho detto!” La scienziata lo guardò severamente prima di dire: “Avrei sofferto anche perdendo te. Anzi, forse di più, perché… perché io… perché ti amo!” e arrossì violentemente. Lui era raggiante ed entusiasta, così euforico da baciarla davanti a tutti con uno slancio che gli avrà sicuramente causato un dolore allucinante. Dopo questa scena, a tutti tornò un briciolo di buon umore. Ci incamminammo verso casa del professore stanchi, feriti ma vincitori.
 
 
#Shiho#
L’avevo detto. Avevo finalmente rivelato i miei sentimenti ad Amuro e questo mi rendeva allegra… per quanto allegra può essere una ragazza che ha appena ritrovato e perso il padre. Il tutto in un giorno. Fantastico, direi… comunque, appena arrivammo a casa del dottore, ci accolse un gridolino eccitato: Kazuha. Agasa ci raccontò che la Suzuki era tornata a casa e aveva informato la polizia già da un quarto d’ora… per riprendersi ci sono volute ore! Infastidita dall'esagerazione dell’oca, borbottai: “Sta benissimo, perfetto. Ora facciamo stendere il ragazzo che è ferito. Lo devo medicare. Professore, intanto lei si occupi degli altri ragazzi. Hanno ferite superficiali e necessitano una doccia. Quando saremo tutti pronti, ci recheremo in centrale.” Il mio coinquilino obbedì e nel giro di un’ora erano tutti pronti… eccetto me! Me la presi comoda, feci una lunga doccia rigenerante che mi aiutò a rilassare i nervi. Poi, scelsi con cura i vestiti optando per dei semplici jeans stretti e una maglia bianca. Raggiunsi il resto del gruppo e ci recammo a fare la deposizione. L’ispettore Megure pareva non voler credere alla nostra storia che, finalmente, era tutta la verità. Raccontammo perfino dell’APTX, chiedendo però di non diffondere la notizia ai giornali. Con l’intervento di Sato e Takagi e le prove di ciò che affermavamo, l’ispettore si convinse della nostra versione dei fatti, ancora un po’ scioccato. Vermouth, dopo aver incontrato Akai e Sera, venne processata ma se la cavò con il pagamento di una salata cifra per favoreggiamento. Secondo me, non ha confessato tutti i suoi crimini ma chi sono io per giudicare? Kudo ed Hattori che sono ficcanaso di mestiere, non sembravano preoccuparsene quindi probabilmente il giudice ha voluto essere clemente con lei apprezzando i buoni propositi o non so cos'altro… Beh, fatto sta che la famigliola decise di tornare in America per rifarsi una vita. Kazuha ed Heiji si fidanzarono circa due ore dopo essere stati alla centrale di polizia. Ran e Kudo sono felicemente fidanzati. Ora che Kogoro ed Eri sanno tutta la vicenda di Shinichi\Conan sono curiosa di vedere come reagiranno al loro ritorno a casa mano nella mano… ahahah quanto vorrei assistere alle batoste che subirà Shinichi…! Ma scelgo di rimanere accanto ad Amuro per curarlo. Infatti, quando lui mi ha chiesto: “Rimarrai insieme a me, per sempre?” io gli ho risposto: “Sempre.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Ciao a tutti! Eccoci arrivati (finalmente direte voi) alla fine di questa mia prima fanfiction. Spero che vi sia piaciuta! Voglio ringraziare chi l’ha inserita fra le seguite\preferite, chi l’ha commentata aiutandomi a migliorare e anche a chi solamente ha letto. Mi scuso inoltre col ritardo ma essendo chiusura d’anno scolastico sono strapiena di verifiche! *si nasconde la testa sottoterra come gli struzzi*  beh, spero di pubblicare l’epilogo, ambientato qualche anno dopo la fine, entro la prossima settimana. A presto, vi ringrazio nuovamente!
Ciccy98 

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Capitolo 13
*** Epilogo ***


 

Undici anni dopo…
 

#Shinichi#
Sono le sei del mattino e il mio corpo rifiuta di lasciarsi andare nuovamente fra le braccia di Morfeo. Mi volto e osservo la mia compagna, Ran, che dorme ancora beatamente… anche nel sonno è bellissima, le labbra leggermente socchiuse e un’espressione serena dipinta sul viso. Sono passati cinque anni dalla disfatta dell’Organizzazione e da quel giorno le cose sono cambiate radicalmente. Il pomeriggio successivo alla deposizione fatta alla centrale di polizia, ci recammo a casa Mouri per annunciare il nostro fidanzamento al detective dormiente. Inizialmente, lui sembrava stesse valutando l’idea di uccidermi, ma si rassegnò qualche ora dopo, forse perché aveva notato il nostro amore… o più probabilmente, convinto da Eri. Infatti, quel pomeriggio c’era anche lei. Ran era un po’ sorpresa ma io avevo intuito dalle pieghe dei suoi vestiti che non era lì solo per parlare con Kogoro, quasi certamente si erano riconciliati. E probabilmente il divano dell’ufficio aveva i cuscini scomposti e i copridivani stropicciati a causa del rappacificamento. La mia infallibile perspicacia non mi tradisce mai ed infatti, qualche mese dopo, la mia karateka riebbe una famiglia unita. Sono molto felice anch’io, nel tempo trascorso come Conan in quella casa mi ero affezionato al buon vecchio Kogoro più di quanto ammetterei ad alta voce. Sì, voglio bene a mio suocero. Eh… sì avete letto bene, suocero. Cinque anni fa, mi sono recato sotto casa Mouri, ho bussato al campanello, e quando Ran ha aperto la porta mi ha trovato inginocchiato con un mazzo da cento profumatissime rose rosse fra le mani. Leggermente emozionato, ho detto: “Ran, ti amo come non ho mai amato nessuno e mai nessun’altra avrà il tuo stesso posto nel mio cuore. Mi vuoi concedere l’onore di diventare mia moglie?” Lei si portò le mani alla bocca, delle lacrime di felicità le colarono dagli occhi rigando quel bellissimo viso e colorando il bordo degli occhi violetti di nero. L’eyeliner che aveva applicato si era sciolto. Con la voce rotta dalla commozione, mi ha risposto: “Sì, Shinichi, lo voglio!”. Si avvicinò e poggiò delicatamente le sue labbra sulle mie. Mi tolse i fiori dalle mani, entrai in casa e, mentre lei cercava un vaso al piano superiore, Kogoro si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio: “Trattala bene, Kudo. Rimarrà la mia bambina anche se ormai è donna… non ti azzardare a farla soffrire partendo nuovamente per risolvere casi in Paesi esteri!” Sorrisi e lo rassicurai: “Non me ne andrò più, ci può giurare.” Ed era vero. Il detective non sapeva (e mai saprà) della vera identità di Conan, quindi era normale che non si fidasse pienamente, ma il piccolo me non sarebbe più tornato. Arrivò il gran giorno, Ran nel suo bellissimo abito bianco, e io nel mio smocking tradizionale. Ero geloso dello sguardo che il mio testimone, Heiji, rivolse alla mia ragazza. Nonostante lui e Kazuha fossero sposati già da mezzo anno mi dava fastidio. Sono paranoico, figo! La cerimonia e la festa andarono magnificamente ma la parte più bella venne durante la luna di miele in Egitto. Ci siamo divertiti molto e non solo durante il giorno! In una di quelle notti concepimmo il nostro primo bambino che Ran volle chiamare Conan. Conan Kudo. A me andava più che bene. Adesso il piccolo ha quattro anni. È un bambino molto vivace, sveglio come il padre ma dolce come la madre. I suoi occhi violetti sono incredibilmente simili a Ran, ma i capelli ribelli sono tipicamente miei. Ama giocare a pallone e nuotare. A me sembra una paperella che sta a galla ma lui si sente un atleta. Non ha un migliore amico, bensì una migliore amica… la figlia di Heiji: Momoko Hattori. Lei ha compiuto da poco cinque anni, è graziosa, ha gli occhi verdi della madre ma la carnagione del padre. Il faccino contornato da capelli a caschetto neri e lisci. Immerso nei pensieri, non mi accorgo che passa un’ora, così sussulto nel sentire Ran alzarsi. “Fra un’ora Conan dev’essere a scuola. Vai a svegliarlo e io preparo la colazione.” mi dice dolcemente. Obbediente, mi dirigo nella camera del bambino e con una carezza lo sveglio. Lui spalanca gli occhi violetti e mi osserva qualche secondo, ancora assonnato. “Papà, buongiorno! Oggi vado a scuola! E… e… e ci sarà Momoko?” domanda. Sorrido e rispondo: “Buongiorno Conan! Sì, tesoro. Non è che ti piace la Hattori?!” e faccio una smorfia falsamente disgustata. Mi guarda male e borbotta: “No, siamo solo amici. Io sposerò la mamma da grande!” Scoppiamo entrambi a ridere e scendiamo al piano inferiore della nuova villa Kudo dove un odore di croissant ci inebria. Dopo aver terminato la colazione, andiamo a prepararci. Alle 7.50 siamo tutti pronti e Conan freme dall’eccitazione. Arriviamo davanti la scuola e rimango stupito nel vedere che fra la gente spicca una testa ramata molto simile a quella di Shiho, ma lei non può essere qui, non la vedo dal mio matrimonio poiché voleva trasferirsi in Europa con Amuro e i gemelli, allora di un anno, Percy e Akemy. Eppure quella donna… notai che anche Ran la osservava così le proposi di avvicinarci per constatare l’identità della giovane. Non appena la raggiungemmo, lei si voltò e un enorme sorriso le accese il volto. Era proprio lei. Com’erano cresciuti i bambini! Percy aveva i capelli della madre ma gli occhi di Amuro, mentre al contrario, Akemy aveva i capelli biondi e gli occhi della Myano. Shiho ci salutò con un abbraccio affettuoso e le presentammo Conan. Lui strinse subito amicizia con i gemellini, mentre Amuro ci raggiungeva: aveva appena parcheggiato l’auto. Poco dopo arriva la famiglia di Osaka ed Heiji inizia a lamentarsi: “Vi abbiamo cercato per dieci minuti Kudo, sei sempre il solito!” ma non lo ascolto perchè noto con piacere che Kazuha è nuovamente incinta. Io e mia moglie ci congratuliamo mentre i nostri figli si tengono per mano e tutti felici ci informano che sta per suonare la campanella. Nemmeno un minuto dopo, ciò accade. I quattro entrano insieme, non prima di aver dato un bacio ai rispettivi genitori e salutato con un cenno allegro della mano gli altri. Appena i bambini scompaiono dalla nostra vista tiro un sospiro di sollievo e rivolto ai miei amici dico: “Beh, anche questa è fatta.” Hattori alza gli occhi al cielo e sbuffando aggiunge: “Spero che Momoko non si metta con il tuo Conan! Brrr averti come consuocero mi mette i brividi!” Kazuha lo fulmina con lo sguardo e Ran ridendo esclama: ”Beh, facci l’abitudine, a lui piace già! Si vede come ne parla a casa…” La ragazza di Osaka annuisce e conclude la frase di Ran: “Mi sa che saremo un’unica famiglia!” io guardo Hattori e ghigno dicendo: “Piacere, nonnino!” Shiho si schiarisce la gola un po’ troppo rumorosamente e afferma con tono arrogante: “Non vi sentite degli idioti a parlare di matrimoni se i bambini hanno cinque anni?” Suo marito ride e anche noi ci lasciamo coinvolgere.
“Quanto tempo resterete in Giappone? Solo quest’anno scolastico?” domando al detective biondo.
“No, ormai ci siamo trasferiti qui. Abbiamo acquistato casa perché ho deciso di accettare il posto offertomi come investigatore alla polizia. Spererei però di aprire un’agenzia tutta mia, un giorno.”
“Bene, saremo colleghi in un certo senso allora. Io sono un investigatore privato affermato ormai!”
“Sì, il tuo nome lo sentivo anche in Europa, Kudo. Non sai lasciarmi in pace nemmeno se vado in un altro continente!” si intromette Shiho.
“Ah ah ah. Vedo che non hai perso il tuo spiccato senso dell’umorismo, Shiho.” ribatto. Mi offendo della fragorosa risata che mi regalano i miei amici, ma non posso fare a meno di unirmi a loro. La vita è finalmente perfetta adesso. Perfino Vermouth e la sua famiglia si sono sistemati: Akai e Sera lavorano al FBI mentre lei è tornata sotto i riflettori insieme a mia mamma; spesso vengono in Giappone con lei.
“Che ne dite se oggi si mangia tutti da noi?” la voce di Ran mi riporta alla realtà. Mi avvicino a lei mentre gli altri annuiscono. Questo è l’inizio di una nuova vita insieme, dove ad accomunarci non è più la paura dell’Organizzazione, ma l’amicizia formatasi grazie a questa.
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autrice:
Ciao a tutti\e ragazzi, sono commossa all’idea che questa storia giunga già al termine, devo dire che ha riscosso più successo di quel che mi aspettavo… non progettavo nemmeno di arrivare fin qui, il vostro sostegno mi ha fatta crescere! Ringrazio nuovamente chi l’ha supportata anche semplicemente leggendola. Ad essere sincera mi aspettavo più recensioni ma… va bene lo stesso! Continuerò a scrivere e spero mi seguirete numerosi come ora. Vi voglio bene, a presto! :*
Ciccy98  

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