Una ricerca per Celebrían di Lotiel (/viewuser.php?uid=15614)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 00 - Prologo ***
Capitolo 2: *** 01 - La verità ***
Capitolo 3: *** 02 - Addio! ***
Capitolo 4: *** 03 - La minaccia di Sauron ***
Capitolo 5: *** 04 - Un saluto ad Estel! ***
Capitolo 6: *** 00 - Epilogo ***
Capitolo 1 *** 00 - Prologo ***
Prologo
Disclaimer: Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da
cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di
proprietà di J.R.R. Tolkien che ne detiene tutti i diritti.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e,
viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Il signore
degli Anelli, appartengono solo a me.
00 - Prologo
2509,
Terza Era
Il
valico del Caradhras era tranquillo, il che era strano per il monte che
crudele si ergeva sulle teste dei viandanti. I loro passi sembravano
non avere
presa sulla neve perenne, leggeri e tranquilli avanzavano attraverso il
valico
che li avrebbe portati a LothLórien.
I
due figli di Elrond, Elladan ed Elrohir, e la loro madre
Celebrían,
percorrevano insieme con una scorta di alcuni elfi quel luogo per
raggiungere
al più presto il bosco della Dama Galadriel.
La
donna avrebbe voluto rivedere sua madre e suo padre ed era da molto che
non
vedeva i luoghi dove era cresciuta.
Avvolti
in mantelli grigi avanzavano, sembravano insensibili al freddo che
permeava nel luogo e osservavano i posti che, dopo tanto tempo,
attraversavano
nuovamente.
I
due gemelli, dagli occhi grigi e dai capelli corvini, tenevano in mano
l’arco
forgiato appositamente per loro come se ci fosse stato un attacco da un
momento
all’altro. Ormai non potevano stare al sicuro da nulla.
Improvvisamente
delle grida attraversarono l’aria, feroci e violente giunsero
alle orecchie dei viandanti che voltarono il capo nella direzione da
cui
provenivano.
Un
gruppo scomposto di orchi li raggiunsero e una battaglia
infuriò per alcuni
minuti in cui videro Celebrían catturata.
I
due gemelli gridarono il nome della madre, mentre la battaglia
infuriava,
costretti a non poter intervenire per salvarla.
Gli
orchi la portarono con loro verso Mordor, mentre i due gemelli finivano
degli orchetti tanto stupidi da averli sfidati. La madre era stata
rapita e il
loro pensiero era riuscire a salvarla. Se lei fosse morta, loro
sarebbero morti
con lei.
Riuscirono
a riprenderla dopo vari giorni di inseguimenti ed estenuanti marce.
La vita per loro fu spezzata nel momento in cui videro la madre riversa
a terra
moribonda. Aveva subito torture e ferite di vario genere, tra cui
quella con
una freccia avvelenata.
Un
solo orchetto sfuggì alla loro vendetta e, preoccupati per
la madre, non
badarono alla sua fuga. Tornarono indietro versando lacrime amare per
ciò che Celebrían
aveva subito.
2510,
Terza Era
Ritornati
ad Imladris, lasciarono la madre alle cure del padre che
riuscì a
guarirla, ma Celebrían aveva perso tutta la gioia e la
voglia di vivere in
quelle terre devastate. Raggiunse così la consapevolezza di
dover partire per
Aman, dove avrebbe potuto riavere la vita che le era stata rubata da
quegli
esseri immondi.
Invano
fu il tentativo dei gemelli di farla rimanere, ma giunti a Mithlond, la
madre volse loro parole che avrebbero guidato i loro passi negli anni
avvenire
contro la razza ignobile.
-Figli
miei, una cosa a me cara è stata sottratta quel giorno. Vi
chiedo solo
di recuperarla e custodirla finche il Fato non vorrà
nuovamente un nostro
incontro.
Detto
questo salì sulla barca che l’avrebbe condotta
oltre il mare, nelle Terre
Immortali, senza voltarsi indietro. Elladan pose una mano sul braccio
di
Elrohir che annuì, avrebbero rivisto la madre e riportato a
lei ciò che le era
caro.
Angolo
dell'Autrice
Vi
ripresento in una versione che pian piano aggiornerò, questa
storia che è stata una delle prime ad essere pubblicate.
Ambientata nella Terra di Mezzo, parlerò di coloro ai quali
non fu dato molto spazio nel libro. I gemelli, figli di
Elrond: Elladan ed Elrohir.
Sarei
felice
di sapere anche da voi gli errori che potrebbero esserci e che mi sono
sfuggiti. Intanto sono felice che ripartiamo da quest'avventura.
Ricordatevi che lasciare ad un'autrice il proprio commento la aiuta a
crescere, quindi vi chiedo solo di spendere due minuti del vostro tempo
per farmi sapere cosa ne pensate. Ho diviso in cinque parti il
racconto, altrimenti sarebbe risultato troppo pesante da leggere tutto
d'un fiato.
Questa invece
è la mia pagina FB dove scoprire
curiosità e altro su personaggi da me inventati e sulle mie
storie.
Lotiel
Scrittrice - Come pioggia sulla neve
|
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Capitolo 2 *** 01 - La verità ***
Prologo
Disclaimer: Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da
cui
ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di
proprietà di J.R.R. Tolkien che ne detiene tutti i diritti.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e,
viceversa,
gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Il signore degli
Anelli, appartengono solo a me.
01 - La
verità
Imladris,
2951 della Terza Era
Elrohir
teneva un libro in mano nell’intento di leggerlo
tranquillamente. Era
seduto su una sedia, sotto il gazebo appena fuori la sua dimora. Il
viso
rilassato e gli occhi attenti che scorrevano sulle pagine. Occhi grigi
e capelli
scuri, uguali al fratello. Avevano un viso ovale e delicato e, anche se
mezz’elfo, conservava tutta la bellezza degli elfi da cui
discendeva. Gli abiti
argentati risaltavano la carnagione chiara e i lunghi capelli erano
raccolti in
un particolare intreccio. Portava una coroncina sul capo, simbolo della
sua
regalità.
-Elrohir,
possibile che tu stia sempre qui a leggere?
Elladan
interruppe la lettura del fratello che alzò gli occhi per
osservarlo.
Pochi potevano riconoscere i tratti che li distinguevano, i loro
lineamenti
erano uguali e il viso non conosceva differenze; anche Elladan portava
una
coroncina sul capo come il fratello.
Si
avvicinò al gazebo e sorrise verso Elrohir che si era
alzato, riponendo il
libro sul tavolo poco distante.
-E
tu sei sempre qui a disturbarmi.
Disse
scherzando accostandosi ad Elladan e abbracciandolo calorosamente.
Erano
uniti da molti sentimenti fraterni che ben pochi potevano vantare e il
gemello
ricambiò l’abbraccio sorridendo.
Dopo
molti anni le loro ricerche erano state nulle e i loro animi erano
stati
temprati ancor di più dal sapere che cosa, l’orco,
avesse rubato alla madre.
Erano stati spinti dalla loro determinazione e dalla consapevolezza che
un
giorno avrebbero adempiuto a quel compito.
-Come
va fratello? Hai notizie nuove?
Elladan
scosse il capo in segno di diniego e chinò il capo.
-Purtroppo
le ricerche sono state vane e in questo modo non potremo mai
riportare nulla a nostra madre.
Elrohir
pose una mano sulla spalla di Elladan e fletté il capo verso
sinistra,
mostrando un sorriso rassicurante. Non disse nulla, ma
rincuorò il fratello.
Il
loro atteggiamento a volte poteva sembrare contraddittorio, ma era
quella
causa che l’animava fino allo sfinimento. Avevano a cuore
tutto quel che
circondava il loro regno e in particolar modo la Terra di Mezzo, ecco
perché
non riuscivano a stare tranquilli quando un nuovo attacco di quelle
ignobili
creature arrivava alle loro orecchie.
Elrohir
prese sottobraccio il fratello che accondiscese a quel gesto e mossero
qualche passo verso il giardino che gli stava di fronte. Dietro di loro
il
rumore della cascata che caratterizzava Imladris scrosciava come
sempre,
imperterrita ed eterna.
Elladan
sbuffò, quando furono disturbati da un elfo dai capelli
chiari, giunto
nella loro casa per informarli della decisione del padre, una decisione
a cui
loro non avevano mai preso posizione per non condizionare il destino di
colui
che ne faceva parte.
I
due fratelli si guardarono per interminabili secondi prima di
rispondere
affermativamente all’elfo che se ne andò di gran
fretta. Elladan prese il
fratello per le spalle e sgranò gli occhi.
-Pensi
davvero che nostro padre dirà ad Estel la verità?
Elrohir
rimase interdetto e i suoi occhi si velarono di preoccupazione a quella
domanda che oramai stava assumendo riscontri reali.
-Aveva
affermato che presto avrebbe comunicato tutto il passato ad Estel, e
poi
è cresciuto, deve sapere delle sue origini.
-Ma
questo lo turberà sicuramente.
Disse
Elladan scuotendo appena le spalle del fratello. Era turbato
più di lui e
non dava modo di nasconderlo, eppure solo con lui dava vita a quelle
preoccupazioni che lo attanagliavano.
-Estel
molto probabilmente partirà.
-Allora
cosa decidi, fratello mio? Tenteremo ancora e ancora?
Disse
ripensando alla promessa che non riuscivano a mantenere verso la madre
che attendeva nelle Terre Immortali. Non erano ancora riusciti a darsi
pace per
quella mancanza che aveva caratterizzato l’abbandono di
Celebrían e leggere
lacrime percorsero il viso di Elladan, che sembrava il più
fragile tra i due.
Rimaneva distante e freddo davanti agli altri, ma davanti al fratello
non
sapeva mentire, una maschera che sopportavano entrambi nello strano
silenzio
ovattato che percorreva le loro vite.
Sapevano
bene cosa avrebbe significato la verità su Estel.
-Andiamo
adesso.
Elrohir
abbracciò forte il fratello che tentava di reprimere la
tristezza e la
malinconia, riuscendo in pochi istanti a sorridere ad Elrohir.
Estel
era stato il loro piccolo allievo nell’arte della guerra come
nello
studio. Mostrava una predilezione per la spada, lo studio in fondo non
gli era
mai piaciuto. Ascoltava con interesse le storie antiche narrate nelle
notti
serene, quando gli elfi cantavano le loro odi di persone che ormai
dimoravano
solo nei loro cuori e nelle aule di Mandos.
I
due fratelli si avviarono consapevoli di ciò che quella
scelta avrebbe
portato al cuore di Estel, infine erano stati loro a vedere suo padre
morire a
causa di quelle creature.
Giunti
nella sala dove il padre li aveva chiamati si fermarono ricordando
l’episodio che si era consumato dentro di esso, quando
Celebrían aveva detto
addio alle terre che le avevano portato dolore. Elrohir
sospirò ed Elladan pose
una mano sulla sua spalla come per infondergli coraggio, un coraggio
che per un
momento gli era parso lontano. Entrarono senza esitazione che prima
sembrava
così palese, assumendo un’aria
tutt’altro che preoccupata. Una maschera che
riuscivano a portare benissimo.
Chinarono
il capo di fronte al padre che ora appariva solo come il loro
sovrano. Negli occhi di Elladan si poteva scorgere però un
piccolo barlume di
esitazione a cui fortunatamente solo il fratello parve farci caso.
Estel era
lì, di fronte ad Elrond con il capo chino e la spada
assicurata alla vita. Era
appena entrato nell’età matura, ma il suo viso
già dimostrava una saggezza
inconsueta. I capelli castani erano arruffati, come se non avesse avuto
il
tempo di pettinarsi e il viso stanco e provato dimostrava una notte
passata
insonne. Come sentitosi osservato dai due gemelli si voltò e
gli sorrise come
faceva sempre.
Elrond
stava di fronte a loro in piedi e sul viso severo erano segnati gli
anni
passati. La fronte era leggermente corrucciata e gli occhi puntati sul
giovane
Estel, lo sguardo era impassibile e le mani, tenute compostamente
incrociate
tra loro, non dimostravano nessun segno di nervosismo.
Elladan
ed Elrohir somigliavano molto al padre di cui avevano preso la fermezza
e il colore dei capelli. Anche loro stavano ritti, ma Elladan era
attraversato
da una strana scossa di nervosismo, impercettibile per gli altri, ma
che per il
padre fu lampante. Elladan sentì gli occhi del padre puntati
su di sé il che
gli fece abbassare lo sguardo. Neanche il gesto di conforto di Elrohir
riuscì a
calmarlo. Si sentiva nervoso, ma il perché non riusciva a
spiegarlo, dopo tutto
quello che avevano fatto per nascondere il futuro re degli uomini, ora
veniva
rivelata a lui tutta la sua storia e la sua discendenza. Forse era per
questo,
non volevano perdere il loro allievo più caro.
Elladan
rimase lì fermo fin quando non lesse lo stupore del momento
sul viso di
Estel. Aveva saputo ed ora Elrond gli stava consegnando ciò
che rivelava la sua
appartenenza alla casa reale. Elrohir pensava che fosse ancora troppo
piccolo
per scoprire tutto questo, ma dopotutto aveva raggiunto
l’età matura già da
tempo e quindi era plausibile che prima o poi Elrond gli avrebbe
rivelato
tutto.
-Tu
sei Aragorn, figlio di Arathorn e legittimo erede al trono di Gondor.
Così
aveva tuonato il re di Imladris di fronte a quel ragazzo ora
consapevole
del suo destino. I due gemelli lo osservarono andarsene e non
riuscivano a
capire bene il sentimento che lo animava stringendo le reliquie dei
suoi avi,
ma erano sicuri che una strana luce brillasse nei suoi occhi. Non si
sentivano
però di parlargli ancora e forse quelli più
scossi erano loro.
Presero
per andarsene, chinando prima il capo verso il padre e la sua voce li
fermò.
-Rimanete
qui.
Aveva
mosso qualche passo verso di loro, lo sguardo immoto perdurava sul
figlio
Elladan che con rispetto chinò il capo in segno di saluto
verso, non suo padre,
ma verso il re quale era.
Elrond
si manteneva con lo sguardo su Elladan, avrebbe voluto che lui avesse
avuto la stessa capacità di mascherare i sentimenti, proprio
come faceva
Elrohir.
-
Padre - intervenne Elrohir, vedendo il fratello già in
pesante difficoltà –vi
chiedo il permesso di partire.
Una
rivelazione che ad Elrond suscitò gran tormento, i suoi
figli erano stati
impegnati molto con Estel che pensava avessero desistito
dall’intendo di
ricercare quell’oggetto per Celebrían. Le mani del
re si mossero impercettibilmente,
nessun all’infuori di lui se ne era accorto, ma sapeva i
tempi bui che
precorrevano e allontanare i figli, dargli il permesso di partire
nuovamente,
avrebbe fatto si che il suo cuore ne fosse stato scosso ancora una
volta.
Elladan
alzò il capo sfiorando con lo sguardo Elrond, non ne
riusciva a
sostenere quella fermezza che vedeva nei suoi occhi, ma la sua voce
risultò
ferma e tranquilla.
-Un
ultimo tentativo per guadagnare la gioia di nostra madre, non ti
chiediamo
altro.
Elrond
si voltò verso il trono e fece qualche passo, proprio il
tempo di pensare
ad una possibile risposta. Sapeva che i due fratelli non avrebbero
desistito da
quell’intendo perché abili guerrieri e dediti alla
loro terra, ma sentiva il
peso di quel che sarebbe successo ad uno dei due se solo li avesse
fatti
partire.
Li
fissò negli occhi e un'ombra calò nei suoi,
scomparve subito ma se ne sentì
il peso troppo forte, un peso schiacciante che non gli fece, ancora una
volta,
rifiutare la richiesta che tanto speravano fosse avverata.
-Ebbene
figli miei, andate.
Disse
soltanto per poi voltarsi verso l’uscita posta alla destra
del trono.
Elladan sconvolto da ciò che aveva visto negli occhi del
padre mosse qualche
passo in sua direzione, ma Elrohir lo fermò prendendolo da
braccio che strinse
appena. Scosse il capo in segno di diniego e desisté, sapeva
che quando il
padre si comportava così, nulla e nessuno avrebbe potuto
consolarlo.
Angolo
dell'Autrice
Ed
ecco il primo capitolo di questa breve storia. Nno ne saranno molti.
Sono quattro capitoli e Prologo+Epilogo. Visto che è finita,
la aggiornerò ogni cinque giorni. Ambientata nella
Terra di Mezzo, parlerò di coloro ai quali non fu dato molto
spazio nel libro. I gemelli, figli di Elrond: Elladan ed
Elrohir.
Sarei
felice
di sapere anche da voi gli errori che potrebbero esserci e che mi sono
sfuggiti. Intanto sono felice che ripartiamo da quest'avventura.
Naturalmente ringrazio sempre chi ha mezzo la storia tra le
seguite/preferite/ricordate.
Ricordatevi che lasciare ad un'autrice il proprio commento la aiuta a
crescere, quindi vi chiedo solo di spendere due minuti del vostro tempo
per farmi sapere cosa ne pensate.
Questa invece
è la mia pagina FB dove scoprire
curiosità e altro su personaggi da me inventati e sulle mie
storie.
Lotiel
Scrittrice - Come pioggia sulla neve
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Capitolo 3 *** 02 - Addio! ***
Prologo
Disclaimer: Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da
cui
ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di
proprietà di J.R.R. Tolkien che ne detiene tutti i diritti.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e,
viceversa,
gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Il signore degli
Anelli, appartengono solo a me.
02 - Addio!
Continuava
a rigirarsi nel letto, non sapeva bene cosa il destino gli aveva
riservato.
Estel era rimasto fermo e immobile, gli occhi che guardavano dritti di
fronte a sé nel
momento in cui Elrond gli aveva rivelato tutta la sua vita. Sua madre
Gilraen
aveva abbandonato le terre di Imladris solo da poco tempo, ma
già lui ne
sentiva la tremenda mancanza. Si chiedeva perché mai sua
madre gli aveva tenuto
nascosto per tutto quel tempo la sua vera identità.
Forse con il tempo
l’avrebbe capito.
Si alzò di scatto e si mise a sedere. Teneva una mano
premuta contro la testa,
gli doleva ogni qual volta pensava a sua madre, non sapeva spiegarselo.
Forse
lei si era stancata di aspettarlo, dopotutto Estel partiva sempre per
strane
avventure e Gilraen era partita con la sola consapevolezza che ormai
non
avrebbe potuto più far nulla per il figlio.
Scese dal letto, infilò i calzoni e la camicia leggera ed
uscì nella notte,
seguito solo dal pallido fulgore lunare. I passi risuonavano nel
palazzo
elfico, ma sembrava non farci caso. Estel sapeva bene di essere un uomo
e come tutti
sembrava che i pensieri gravassero molto di più che sugli
elfi. Teneva il capo
chino.
Passava davanti alle guardie, incurante dei loro occhi puntati addosso.
Si stava dirigendo verso il giardino e, inconsapevolmente, verso le
stanze di
Elladan.
Per lui, Elladan, rappresentava una sorta di confidente a differenza di
ciò che
pensava del gemello. Con lui aveva instaurato una certa sicurezza e lo
faceva
sentire tranquillo.Dopotutto era l’unico che riusciva a
capirlo.
Inconsapevolmente urtò contro qualcuno, fece qualche passo
indietro prima di
alzare il capo cercando di abbozzare delle parole per scusarsi.
-Estel?! Cosa ci fai in giro?
La voce di Elrohir risuonò lieve, sembrava non volersi far
sentire da qualcuno. Erano vicini alle stanze di Elladan e
ciò lo sorprese, anche se tentava di
evitarlo giungeva sempre dall’unico in grado di capirlo.
Alzò il capo in direzione dell’elfo e un sorriso
di circostanza comparve sul
viso scuro.
-Non riuscivo a dormire.
Elrohir chinò il capo di lato e alcune ciocche di
capelli scivolarono sulla
spalla. Portò le mani sui fianchi e si chinò
appena, dato che Estel era di
poco più basso di lui.
-Capisco, ti consiglierei comunque di salutare Elladan.
Sorrise facendogli capire che forse sarebbe stata l’ultima
occasione per vedere
l’amico. Elrohir riprese l’incedere verso il
corridoio di fronte a lui lasciando un Estel
turbato e sorpreso. L’uomo di voltò verso Elrohir
capendo ciò che voleva
dirgli.
-Buon viaggio, amico mio.
Elrohir non si voltò continuando il suo cammino, ma
ciò che Estel non vide
erano le lacrime che gli rigavano il volto. Stava abbandonando una
persona a
cui era molto legata, ma sapeva bene che, anche se non fossero stati
loro a
partire, presto sarebbe stato l’uomo ad andarsene, lasciando
che loro
continuassero in quella ricerca che sembrava non avere fine.
l'elfo scomparve nel buio del corridoio. Estel sapeva bene che
l’elfo era diffidente
verso di lui ma che gli voleva bene, eppure non si arrabbiò
per il fatto che
non sentì da lui alcun saluto perché Elrohir era
come il padre, tentava di
mascherare i sentimenti che lo facevano somigliare più ad
uomo che ad un elfo.
Si voltò verso la porta di Elladan e sospirò,
doveva dirgli addio e forse il
destino non gli avrebbe permesso un altro incontro, strinse le dita
prima di
giungere alla porta e alzare una mano per bussare.
Tirò alcuni colpi leggeri sulla porta di legno finemente
decorata, attese
qualche istante prima di vedere un barlume di luce mentre la porta si
apriva
piano e la figura di Elladan comparve nel riquadro. Un sorriso gli
illuminò il volto, quando vide Estel, ma un peso gravava su
di lui, non
consapevole che l’uomo sapesse già della sua
partenza.
Si spostò dalla porta invitandolo ad entrare. Estel vide che
la stanza era
illuminata da una luce appena accennata dalle fiaccole che erano
presenti, un arredamento sobrio diverso dal resto del palazzo. Elladan
si
avvicinò ad un tavolinetto e prese due calici con una
bottiglia di buon vino
elfico.
-Dobbiamo festeggiare.
Sorrise appena porgendo il calice ad Estel che serio in volto lo
guardava, non
riuscendo, però a mantenere quell’espressione e
infatti si rasserenò mostrandogli un
sorriso benevolo.
-So che devi partire, Elladan.
L’elfo chinò il capo sorseggiando un po’
il vino, roteò poi leggermente il
bicchiere con la mano e si sedette sulla sedia posta a pochi passi dal
letto.
-Hai incontrato Elrohir a quanto vedo.
Una risata fuoriuscì dalla sua bocca, anche se
nell’animo nutriva un profondo
sconforto. Elladan rise per non dare a vedere la sua tristezza. Il viso
però si rabbuiò
all’improvviso, come se un pensiero triste gli fosse
scivolato nella mente
inconsapevolmente.
-Purtroppo le tenebre avanzano troppo velocemente e il mio tempo,
così come il
vostro, sta per scadere. Dovrò dare modo di potervi fidare
ancora una volta di
me.
Disse Estel bevendo un po’ di vino.
-Quindi anche tu hai deciso di partire. Credo che presto ci
rincontreremo mio
caro amico. I Valar ci permetteranno un prossimo incontro, ne sono
certo.
Così dicendo si alzò posando il calice sul
tavolinetto e si avvicinò ad Estel
che sorrideva appena. In cuor suo Elladan non era sicuro di
ciò che aveva
detto, ma lo sperava con tutto il cuore.
Allungò le mani verso l’uomo, Estel
chinò per un attimo il capo e poi abbracciò
l’amico, trattenendo le lacrime che gli martellavano gli
occhi. Era un addio
questo.
Elladan lo strinse a sé lasciando che una sola lacrima
rigasse il viso
perfetto. Lo tenne stretto fin quando non fu Estel ad allontanarsi dal
suo
corpo. Voleva bene all’uomo come un fratello e una profonda
amicizia, maturata
con gli anni, nutriva verso di lui e a cui ora doveva dire addio.
Estel si voltò ritornando sui suoi passi, lasciando che
Elladan ritornasse ai
preparativi per la partenza del giorno dopo. Non l’avrebbe
più rivisto, né lui
e né ad Elrohir, ma un giorno avrebbe potuto rincontrarli
entrambi, anche se in
circostanze diverse da quelle che stava lasciando.
Il giorno dopo Estel partì in cerca di avventure e
soprattutto in cerca del suo
passato. Non se l’era sentito di parlare ai due gemelli di
colei di cui si era
innamorato, Arwen Undómiel, loro sorella.
L'aveva incontrata a
LothLórien per caso, ma
Elrond era stato chiaro, sua figlia sarebbe andata in sposa solo ad un
re. Non
sapeva come rivelargli tutto questo ai gemelli ma forse in cuor suo
sapeva che
loro conoscevano già tutto.
Si mise in viaggio lasciando quel regno magico dove aveva passato la
sua
infanzia e dove aveva conosciuto tutto quello che ora sapeva. Si
promise che un
giorno sarebbe ritornato ma in vesti tutt’altro diverse da
queste.
Dalla finestra del palazzo qualcuno osservò i suoi
preparativi per la partenza. Occhi grigi immortali che piangevano senza
che le lacrime intaccassero
la loro
innata bellezza. La mano di Elrohir si posò sulla spalla di
Elladan e
quest’ultimo lascio la tenda della finestra voltandosi verso
di lui.
-Non serve a nulla piangere adesso.
Elrohir asciugò le lacrime del fratello con un fazzoletto e
sorrise appena vide
l’espressione felice di Elladan.
-Hai ragione, prima o poi lo incontreremo. Ora dobbiamo concentrarci
sulla
ricerca.
Elladan abbracciò il fratello amorevolmente, come non gli
capitava ormai da
anni, erano sempre stati restii a farlo a causa di
quell’orgoglio elfico che
ere insito in tutti e due, ma alcune volte lasciarsi andare alle
emozioni umane
li aiutava a distendere le loro menti e rilassare la morsa stretta al
cuore.
Rimasero per altri istanti a guardare Estel allontanarsi, uno sguardo
pieno di
rancore che delineava lo stato d’animo di Elladan, roso dal
pensiero che non
avrebbe più potuto rivederlo; un pensiero che si era
insinuato nella sua mente
dopo che Elrohir si era allontanato di poco.
-Lascia che il fato si compia, Elladan. Dopotutto è Re e
questa è la strada che deve
percorrere.
Elladan chinò il capo avvicinandosi al fratello che vide
accomodato su una
delle sedie presenti nella sua stanza. Teneva la gamba destra posata su
quella
sinistra in una chiara posizione maschile, la mano sul mento e il
gomito
poggiato sul bracciolo della sedia.
Chinò il capo nel vedere lo sguardo del fratello farsi
spazio nei suoi
pensieri, quasi come se non fosse in grado di contrastarli. Sapeva bene
di non
poter reggere la fermezza che guidava il fratello, consapevole che
per la
reggenza di un regno servivano alcune qualità che egli al
momento credeva di
non possedere.
-Nostra sorella sarà dispiaciuta per la sua partenza.
Il viso di Elrohir si alzò di scatto come se venisse a
conoscenza solo ora di
alcuni particolari che gli erano sfuggiti.
-Nostra sorella deve anche sapere che siamo sull’orlo di una
guerra.
Con la solita fermezza che lo caratterizzava pronunciò la
frase, lasciando che
il fratello si perdesse in pensieri tristi, non sopportava vederlo
così, ma
doveva dargli prova della tenacia che doveva mostrare anche in
occasioni come
quella.
Elladan non disse più nulla e si allontanò dalla
stanza del fratello
pronunciando solo un semplice saluto. Elrohir invece rimase
lì, senza che la
tristezza del fratello ne intaccasse l’orgoglio che provava
al momento. Non
voleva fermarlo e doveva capire da solo dopotutto.
Tutti i
preparativi erano stati organizzati per la partenza e il popolo tutto
era
riunito nel dare un saluto ai figli del re. Era presente anche Arwen,
tornata
da poco dalle terre di LothLórien, dove aveva incontrato per
la prima volta
l’uomo che le aveva cambiato totalmente la vita.
Guardava i
fratelli prepararsi per l’imminente partenza. Le
mani giunte al
seno, speranzosa di poterli rivedere presto.
Elladan
voltò il capo verso la sorella e un sorriso candido
gli comparve in
volto cercando di rassicurarla per il loro viaggio. Sembrava dirle di
non
preoccuparsi, che sarebbero tornati presto. Le iridi furono rapide
dalla
figura del padre che rimaneva lì, immobile e lo sguardo ne
sembrava svuotato,
come se una colpa gravasse sul suo capo.
Elrohir non
disse nulla, attese la mossa del fratello prima di partire
mentre
anch’egli salutava Arwen con un cenno della mano e il padre
con un rapido gesto
della testa.
Insieme si
avviarono fuori i cancelli di Imladris, lasciando la loro
caso
un’altra volta ancora, consapevoli che forse sarebbe stato il
loro ultimo
viaggio.
Il cuore in
gola e l’arco in spalla, attraverso le foreste
che contornavano la
loro casa i due gemelli si avviarono, fin quando i loro passi non
sarebbero
stati stanchi avrebbero continuato nel loro cammino.
Angolo
dell'Autrice
Ed
ecco il secondo capitolo di questa breve storia. Visto che è
finita,
la aggiornerò ogni cinque giorni.
Sarei
felice
di sapere anche da voi gli errori che potrebbero esserci e che mi sono
sfuggiti. Intanto sono felice che ripartiamo da quest'avventura.
Naturalmente ringrazio sempre chi ha mezzo la storia tra le
seguite/preferite/ricordate.
Ricordatevi che lasciare ad un'autrice il proprio commento la aiuta a
crescere, quindi vi chiedo solo di spendere due minuti del vostro tempo
per farmi sapere cosa ne pensate.
Questa invece
è la mia pagina FB dove scoprire
curiosità e altro su personaggi da me inventati e sulle mie
storie.
Lotiel
Scrittrice - Come pioggia sulla neve
|
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Capitolo 4 *** 03 - La minaccia di Sauron ***
Prologo
Disclaimer: Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da
cui
ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di
proprietà di J.R.R. Tolkien che ne detiene tutti i diritti.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e,
viceversa,
gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Il signore degli
Anelli, appartengono solo a me.
03 - La
minaccia di Sauron
Imladris,
3018 della Terza Era
Passarono anni da quella partenza e il ritorno ad Imladris non fu dei
più
trionfali, nuovamente avevano fallito la loro missione. Erano tornati
debilitati e stanchi, provati da quel lungo viaggio in cui avevano
davvero
rischiato di morire se non fosse stato per il capitano dei
Dúnedain arrivato in
loro soccorso.
Tutto era stato inutile e ne aveva provato ancora il più il
loro stato d’animo,
una nuova sconfitta che li avrebbe portati a servire solo il loro re e
padre
nella salvaguardia di ciò che li circondava.
Elrohir posò l’arco e la faretra accanto alla
sedia, i passi risultavano
pesanti dovuti al ritorno dall’ultima missione con i
Dúnedain. Si accasciò
sulla sedia e portò una mano alla testa, sembrava triste e
spossato mentre con
la mente rievocava gli ultimi momenti prima di lasciare il padre. La
notizia
del consiglio che era avvenuto solo qualche giorno prima lo rese
nervoso e
irascibile, poteva parteciparvi e rivedere finalmente Estel ma il
destino non
volle che tra loro ci fosse l’incontro, forse ne reputava
ancora prematura la
visita.
Sapeva che lui ne aveva partecipato e che era stata formata la
compagnia che
avrebbe portato a termine una missione ben più importante
del loro incontro.
Sauron era tornato e con lui l’anello del potere, nulla
avrebbe potuto
ridestare l’antico signore se non il potere del richiamo di
quell’anello che
comandava sia i Nove che i Sette.
Dalla sua parte e nove re antichi a cui gli anelli erano stati donati,
spettri
con il timore del loro Signore, gli Ulairi o più comunemente
chiamati Spettri
dell'Anello. I sette invece, donati ai nani, scomparvero.
Simili pensieri gli avevano affollato la mente durante il viaggio di
ritorno e
conoscere del destino che ormai stava segnando la sua terra non faceva
altro
che accrescere l’ira che nutriva verso i servi di Sauron.
Sentì poi bussare alla porta, Elrohir rivolse il capo verso
la finestra e
lasciò entrare colui che si era palesato davanti ad egli.
Elladan era stato
richiamato dal padre per spiegargli ciò che avevano appreso
durante il viaggio.
Le genti dell’Ovest erano ancora ignare della minaccia e non
avevano avuto il
coraggio di avvertirle e i mostrarsi. Gli elfi in quelle terre
sembravano più
figure mitiche che reali genti che popolavano la terra di mezzo.
All’entrata di Elladan era rimasto immobile, Elrohir non
aveva pronunciato una
sola parola e rimaneva a fissare il vuoto fuori dalla stanza.
-Posso chiederti cosa hai adesso?
Elladan si avvicinò al fratello posando poi la mano sulla
spalliera della
sedia, le dita l’afferrarono per bene stringendo la stoffa,
il corpo
leggermente proteso verso Elrohir di cui ne osserva il viso.
-Nulla, nulla.
Sulle labbra di Elladan comparve un leggero sorriso alla risposta del
fratello,
forse non si rendeva conto ma stava via via somigliando di
più al padre.
-Ti stai chiudendo, fratello. Sai che con me non serve.
Elladan improvvisamente scoppia in una sana risata che lascia perplesso
Elrohir
che lo osserva dubbioso, compie un giro con il busto mettendosi poi di
fronte
al fratello. Elladan si chinò di fronte a lui e gli
posò le sue braccia sulle
ginocchia, un rapido gesto nel far posare il viso nelle mani aperte.
-So bene. Sto diventando proprio come nostro padre.
Elrohir sorrise prendendosi in giro per quello che aveva appena detto,
scosse
il capo appena volgendosi poi verso il fratello. Nient’altro
aggiunse
prendendogli le mani tra le sue e stringendole poi. Il sorriso
scomparve dalle
labbra di Elrohir, il che lasciò perplesso Elladan.
-È solo che aver saputo che Estel è stato qui
fino a soli pochi giorni fa, mi
rende nervoso.
Elladan posò lo sguardo in quello del fratello, Elrohir
aveva assunto
un’espressione corrucciata più simile a quella
degli uomini e ne dimostrava per
la metà appartenenza.
Nei suoi occhi e nella mente pensieri tristi scorrevano imperturbabili
lasciando che ogni cosa al di fuori di essi ne fosse estraniata,
Elladan aveva
percepito tutto quello che turbava il fratello e lentamente si
discostò
lasciando la presa dalle mani. Non riusciva a capire del
perché il destino così
beffardo con loro aveva protratto nel tempo ancora l’incontro
che li lasciò,
quel giorno, con l’amaro in bocca.
-È ora di andare.
Esclamò Elladan alzandosi in piedi, si avviò
verso la porta lasciando che il
fratello uscisse da quello stato a cui da troppo tempo ormai era
soggetto.
Sicuramente si interrogava del perché non riusciva mai ad
accondiscendere al
desiderio della madre e al fatto dovuto alla presenza di Estel nella
loro casa
fino al giorno prima.
-Il capitano dei Dúnedain vorrà conoscere i
nostri spostamenti nei prossimi
mesi.
Elrohir chinò impercettibilmente il capo in segno di assenso
e sorridente si
voltò verso Elladan, come se nulla avesse potuto intaccare
il suo stato
d’animo.
-Gliene parlerò io, vai a riposare adesso.
Si alzò poi dalla sedia avvicinandosi al fratello e gli
diede un abbraccio
caloroso stringendolo appena a sé. Elladan ebbe
così le conferme dello stato
d’animo di Elrohir, aveva capito ciò che
attanagliava il fratello e quando lui
era più esposto a rischi toccava a lui esporsi come forte
tra i due. Dopotutto
erano gli stessi pensieri che portavano ogni notte anche ad Elladan a
rinchiudersi in un mondo tutto suo. Rispose all’abbraccio
prontamente,
lasciando pochi secondi dopo la stanza.
Imladris,
3019 della Terza Era
Elrond stava affacciato dalla finestra, le mani intrecciate dietro la
schiena e
un moto nervoso che non riusciva a fermare. Aveva visto un futuro
possibile e
ciò che c’era stato non gli era piaciuto affatto,
martoriava la sua mente alla
ricerca di una soluzione ma se i Valar avevano deciso ciò,
lui non poteva
opporsi.
Elrohir giunse nella sala del trono dove il padre lo aveva convocato.
Nel viso
si leggeva orgoglio, tipico degli elfi ma erano gli occhi che non
seguivano ciò
che la mente gli dettava. Doveva dimostrarsi degno di essere chiamato
figlio
del re.
-Ditemi, padre.
Disse chinando il capo seguito dal busto, la mano sul cuore e gli occhi
puntati
su Elrond. Il padre non si voltò e rimase silente per alcuni
istanti che
all’elfo sembrarono lunghi minuti, sentiva fremere in lui in
desiderio di
chiedergli cosa volesse, voleva saperlo subito.
-giorni bui ci attendono, figlio mio. Il tempo degli elfi sta per
giungere al
termine.
Disse Elrond, il tono sembrava stanco, deluso quasi da quella sua
visione in
cui vedeva gli elfi andare e lasciare al suo destino la terra di mezzo.
Sapeva
bene che alla fine gli uomini avrebbero distrutto quella terra, ma
l’unica
soluzione era andare via. Avrebbero ritrovato un barlume di
tranquillità nelle
terre di Aman e soprattutto avrebbe rivisto sua moglie.
Al sol pensiero di lei il viso di Elrond si illuminò e
sorrise verso il figlio
in cui vedeva lo stesso sguardo dell’elda che aveva sposato.
-Una visione, figlio mio. Tu ed Elladan dovrete unirvi alla schiera dei
Dúnedain
e portare un messaggio ad Estel, il suo tempo è infine
giunto. Siete la Grigia
Compagnia, non dimenticarlo.
Il capo chinò in segno di assenso al padre e
l’osservò per alcuni brevissimi
istanti prima di voltare le spalle a lui e proseguire verso la porta.
-State attenti, figli miei.
Elrohir sospiro appena mentre si voltava infine verso il padre, un
sorriso gli
donò e poi lasciò la stanza felice di
ciò che il padre aveva dimostrato. Non
era solo un elfo ma bensì di esternare i propri sentimenti
verso color a cui
voleva bene.
Elladan
preparò il tutto, poco dopo sentì dei battiti
sulla porta, un leggero
fruscio di vesti a terra. Si avvicinò alla porta e
l’aprì lentamente, era in
pensiero per ciò che Elrohir gli aveva comunicato e sulle
visioni del padre,
sul viso si leggeva un certo turbamento.
La figura della sorella, Arwen, si mostrò davanti alla porta
vestita da una
lunga tunica bianca, al petto teneva stretto un fagotto rilegato in una
stoffa
nera.
-Sorella mia.
Il viso di Elladan si illuminò prima di spostarsi dalla
porta per farla
entrare. Arwen sembrava aver il viso segnato da un ombra di malinconia
e lenta
entrò nella stanza. Gli occhi si velarono di tristezza,
quando vide il mantello
della grigia Compagnia sulla sedia, pronto per essere indossato
perché sapeva
bene cosa voleva dire.
-Prima lui e poi voi. Quando finirà tutto questo?
Chiese ad Elladan guardandolo in volto. Elladan sorrise conoscendo bene
a chi
si riferisse la sorella, nella voce sentiva solo malinconia, il suo
amore per
Estel non si era spento con la lontananza ma si era rafforzato ancora
di più.
-Consegna questo da parte mia, Elladan. Ad egli dovrai donarlo
direttamente.
Arwen tese le mani allungandogli il fagotto che stringeva delicatamente
nelle
dita. Quel gesto simboleggiava quanto lei ci tenesse nel vederlo in
mano al suo
amato, lei fece qualche passo verso Elladan e sorrise.
-Farò quanto mi chiedi sorella, non temere.
Elladan prese il fagotto e lo poso sulla sedia, dopo si
avvicinò alla sorella
abbracciandola lasciando che negli occhi di lei si disegnasse dapprima
lo
stupore per quel gesto e poi la tenerezza insita nei fratelli. Pose le
mani su
quelle del fratello e pose il capo sulla sua spalla.
-Tornerete presto, vero?
Chiese poi riferendosi anche ad Elrohir a cui era attaccata in egual
modo.
Elladan non rispose, ma chinò il capo impercettibilmente,
lasciando che
seguisse un movimento di assenso.
Arwen sciolse dall’abbraccio il fratello e fece qualche passo
a ritroso
portando le mani al petto, un sorriso prima di uscire dalla stanza
lasciando ad
Elladan il compito cui lei aveva adempito per metà.
Elladan prese il mantello attaccando la spilla a forma di stella sulla
spalla
sinistra. Il viaggio cominciava adesso.
Nessuno nel salutarli nell’ennesimo viaggio, al seguito del
Capitano dei
Dúnedain, Halbarad, e ei suoi fedeli compagni.
-Raggiungeremo le Terre di Rohan presto, cavalcheremo fin quando noi e
le
nostre cavalcature non saranno stanche.
Un’esultanza che accompagnò le parole di Halbarad
si levò nella foresta che
costeggiava l’Ultima Casa Accogliente, Elladan ed Elrohir si
guardarono per
lunghi istanti, forse quel viaggio sarebbe servito a trovare
ciò che ormai da
anni cercavano. Elladan aveva consegnato il fagotto al Capitolo che
l’aveva
legato ad un’asta rivelandone uno stendardo ma ancora legato
secondo il volere
della Stella del Vespro.
Il viaggio ebbe inizio.
Angolo
dell'Autrice
Siamo
arrivati al terzo capitolo che non ho ancora revisionato e che lo
farò al più presto. Almeno godetevi questa
storia.
Sono quattro capitoli e Prologo+Epilogo. Visto che è finita,
la aggiornerò ogni cinque giorni. Ambientata nella
Terra di Mezzo, parlerò di coloro ai quali non fu dato molto
spazio nel libro. I gemelli, figli di Elrond: Elladan ed
Elrohir.
Sarei
felice
di sapere anche da voi gli errori che potrebbero esserci e che mi sono
sfuggiti. Intanto sono felice che ripartiamo da quest'avventura.
Naturalmente ringrazio sempre chi ha mezzo la storia tra le
seguite/preferite/ricordate.
Ricordatevi che lasciare ad un'autrice il proprio commento la aiuta a
crescere, quindi vi chiedo solo di spendere due minuti del vostro tempo
per farmi sapere cosa ne pensate.
Questa invece
è la mia pagina FB dove scoprire
curiosità e altro su personaggi da me inventati e sulle mie
storie.
Lotiel
Scrittrice - Come pioggia sulla neve
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Capitolo 5 *** 04 - Un saluto ad Estel! ***
Prologo
Disclaimer: Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da
cui
ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di
proprietà di J.R.R. Tolkien che ne detiene tutti i diritti.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e,
viceversa,
gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Il signore degli
Anelli, appartengono solo a me.
04 - Un
saluto ad Estel!
Terre
di Rohan, 3019 della Terza Era
Cavalcarono
per ben tre giorni prima di giungere fino alle terre di Rohan, un
viaggio spossante che portò le cavalcature allo stremo delle
forze. Cavalcava
come il vento la Grigia Compagnia segnata dai lunghi mantelli grigi che
portavano.
Elladan
ed Elrohir cavalcavano fianco a fianco, felici in quel frangente
perché
avrebbero potuto rivedere finalmente Estel, l’amico ormai
diventato uomo.
Erano
passati anni dall’ultima volta, ma sembrava che solo ieri
aveva lasciato
Imladris per dedicarsi alla sua vita e alla sua storia.
All’alba
raggiunsero un gruppo ben assortito di uomini armati e da lontano i
due fratelli poterono intravedere cavalli e gli stessi uomini.
Gli
uomini sembrarono turbati da quel gruppo di uomini in avvicinamento e
dalla
loro distanza si sentì Èomer gridare verso di
loro un ammonimento, una voce
tonante e autoritaria.
-Chi
siete voi che vi avvicinate?
Halbarad,
a pochi metri da loro, si fermò facendo un cenno della mano
affinché
la sua compagnia facesse lo stesso.
-Non
abbiamo cattive intenzioni, cerchiamo solo Aragorn. Io sono Halbarad,
Capitano dei Dúnedain.
Estel
si rivelò lasciando le redini a Merry di fianco a lui e gli
sorrise prima
di avvicinarsi a loro non temendoli affatto, aveva riconosciuto nel
tono
dell’uomo ammantato un timbro di voce familiare.
-Ed
infine lo avete trovato.
Tuonò
egli in direzione del Capitano, egli scese dalla cavalcatura e si
avvicinò ad egli.
-Una
bella sorpresa incontrare i nostri destini in questi giorni infausti.
Halbarad
diede un abbraccio forte e deciso ad Estel che ricambiò
prontamente.
Lasciò che il suo sguardo vagasse sui compagni di Estel
prima di riposarsi su
di lui.
-Siamo
venuti in tuo aiuto portandoti messaggi da Imladris. Da parte di Elrond.
Marcò
l’ultima frase come a voler significare che cose naturalmente
importanti
aveva egli da riferire.
Il
suo sguardo vagò nella compagnia di Halbarad e il viso gli
si illuminò nel
vedere i due fratelli, Elladan ed Elrohir, amici che aveva lasciato un
tempo e
che ora ritrovava nel momento in cui aveva più bisogno di
loro.
Non
fece nulla però, consapevole che loro due non
l’avrebbero mai salutato con
un caloroso abbraccio, ma come la loro razza gi imponeva. Erano messi
elfi
dopotutto e non sapevano dar mostra dei sentimenti in pubblico, forse
anche
perché frenati dalla presenza di così tanti umani.
Estel
si voltò verso Théoden, chiedendogli infine
consenso di far viaggiare la
Grigia Compagnia con loro, dato anche l’importanza del
messaggio che avevano da
comunicargli.
Elrohir
si avvicinò trottando verso Estel, sul viso un sorriso
sereno gli si
era dipinto in volto.
-Che
gioia rivederti, amico mio.
Ma
egli vide che Estel era cambiato, molti anni erano passati e il tempo
aveva
intaccato sia lo spirito che il corpo. Vedeva nei suoi occhi,
però la stessa
saggezza che aveva lasciato quel lontano giorno.
Estel
voltò il capo verso l’amico e una mano
posò sul cuore in segno di saluto.
-Una
gioia per me avervi qui.
Il
viso di Elrohir si rabbuiò per un piccolo istante, il tempo
di comunicargli
il messaggio del padre.
-I
giorni sono brevi. Se hai premura, rimembra il Sentiero dei Morti.
Questo
gli riferì Elrohir e nel viso di Estel intravide un moto di
tristezza
che solo quelle parole avrebbero potuto scaturire, sorgente di un male
antico
ai danni di Isildur, suo antenato.
Gli
rispose con un semplice sorriso, poi Elrohir si allontanò
verso Elladan a
cui donò un fugace sguardo poi Estel si avvicinò
ad Halbarad.
Cavalcavano
fianco a fianco Estel e Halbarad, egli teneva nella mano destra non
una lancia ma bensì uno stendardo raccolto. Ciò
incuriosì Estel lasciando che
le parole si formassero da sole.
-Cosa
porti con te?
Lo
sguardo dell’uomo si posò prima sullo stendardo
raccolto, poi infine rispose
alle curiosità dell’uomo.
-Questo
è il dono della Stella del Vespro per te.
Questo
gli avevano detto i due gemelli, comunicando a lui cosa ella aveva
riferito nel momento della consegna ad Elladan.
-Dopo
un estenuante lavoro in segreto, ha confezionato tale dono. Questo
è il
suo messaggio: Brevi ormai sono i giorni. Giunta è
l’ora della nostra speme,
o della fine di ogni speranza. Invio dunque a te ciò che per
te ho fatto.
Addio, Gemma Elfica!
Estel
parve riflettere per alcuni istanti, una mano aveva portato sotto il
mento per accentuare quello stato in cui i pensieri fluivano
più
insistentemente.
-So
allora cosa porti e ti chiedo di conservarlo ancora per un
po’.
Poi
il silenzio, uno sguardo di complicità sfiorò i
due uomini che proseguirono
insieme fino a raggiungere il Dunclivo.
Lì
gli uomini di Théoden avevano costruito un accampamento,
l’ultimo giorno
tranquillo prima della battaglia nei Campi del Pelennor. Tende e uomini
erano
posizionati per tutto il perimetro, un lungo sentiero che si inerpicava
verso
il forte che gli uomini avevano innalzato molti anni addietro, negli
Anni
Oscuri.
Lungo
il sentiero Elladan ed Elrohir rimasero impressionati dalla lunga fila
di
statue che rappresentavano gli uomini di quei tempi, poi un rapido
sguardo nel
vedere Legolas e Gimli poco lontano da loro.
-Dunque
anche il principe di Bosco Atro è salvo, così
come il nano. Ciò mi
riempie di gioia.
Esclamò
Elladan verso il fratello a cui fece un sorriso. Elrohir fece un cenno
di assenso verso di lui prima di invitarlo a spronare il cavallo ad
inerpicarsi
ancora lungo il sentiero, mancava ormai poco per raggiungere la cima.
I
due fratelli si sentivano strani, dopo gli anni che erano passati
Aragorn
sembrava quasi non rimembrare la loro vecchia amicizia, oppure
sentivano che
egli voleva solo non sbilanciarsi davanti a loro, ora che Elrond aveva
anche
citato a lui nuovamente il proprio destino.
Arrivò
la sera ed Elladan ed Elrohir si misero davanti al fuoco lasciando che
lo
sguardo vagasse sui volti degli uomini, erano stanchi e sfiduciati,
come se la
guerra in quel frangente non avrebbe avuto un risvolto positivo nelle
loro
vite. Avevano perso molti dei loro cari, così come ne
avrebbero persi nei
giorni seguenti.
Un
velo di tristezza segnò improvvisamente il volto di Elladan,
si rivelò
inconsapevolmente il suo lato umano e lo sguardo perso portò
sul fratello
stesso che gli fece forza lasciando che posasse la mano sulla spalla.
Non
riusciva a capire bene quella tristezza, dopotutto loro avevano scelto
la
strada dell’immortalità non approvando comunque in
pieno la scelta della
sorella, Arwen. Per amore lei aveva scelto di essere mortale e vivere
la vita
da umano.
Il
viso imperturbabile dei due mezzi elfi scacciò quel velo che
si era calato
su di loro e che non potevano permettersi di avere, solo la lunga
conoscenza
negli anni gli avrebbe fatto scoprire il vero senso di quella angoscia,
dopo
aver perso i loro cari avrebbero capito cosa significava.
L’elfo
dai capelli d’oro, il principe di Bosco Atro, gli si
avvicinò sedendosi
proprio di fronte a loro, un sorriso freddo quasi rivelò la
quasi indisponenza
degli elfi verso anche i propri simili.
-Aragorn
vuole intraprendere la strada indicatagli da vostro padre.
Sol
questo disse prima di alzarsi nuovamente e avvicinarsi ad egli, un
lieve
cenno del capo verso Legolas prima di sparire dalla luce del fuoco. I
cuori
erano turbati e decisero di andare a donargli un ultimo saluto come
amici,
prima di essere e trasformarsi in semplici viaggiatori.
Si
avvicinarono alla tenda dove avevano visto Estel dirigersi, scostarono
il
lembo del tessuto che ne chiudeva l’entrata ed Estel si
voltò nel vedere chi
potesse essere.
Si
diresse verso di loro lasciando che le braccia si avvolgessero intorno
ai
loro colli stringendo appena i due fratelli. Rimasero sorpresi da quel
gesto
che egli aveva concesso così tante volte nei tempi passati.
-Mi
seguirete, amici miei?
Elladan
posò la mano sulle spalle d’egli e sorrise,
lasciando che Elrohir rispondesse
anche da parte sua. Avevano riacquistato la gioia
dell’amicizia verso l’uomo
che pensavano di aver perso. Un uomo ormai cresciuto e utile a se
stesso,
consapevoli ora del perché Arwen se ne fosse innamorata.
-Verremo
con te.
Un
rapido sorriso nascosto si disegnò sulle labbra di Estel.
Uno dei loro
desideri era stato esaudito, ritrovare un amico, anche se nel secondo
credevano
ancor meno. Trovare il tesoro che Celebrían aveva perso
sembrava così
irraggiungibile, ma dopotutto ance quel primo desiderio era sembrato
strambo e
difficile nel realizzarsi, eppure erano lì abbracciati come
vecchi amici.
Angolo
dell'Autrice
Siamo
arrivati
al quarto capitolo che non ho ancora revisionato e che lo
farò al
più presto. Almeno godetevi questa storia.
Sono quattro capitoli e Prologo+Epilogo. Visto che è finita,
la aggiornerò ogni cinque giorni. Ambientata nella
Terra di Mezzo, parlerò di coloro ai quali non fu dato molto
spazio nel libro. I gemelli, figli di Elrond: Elladan ed
Elrohir.
Sarei
felice
di sapere anche da voi gli errori che potrebbero esserci e che mi sono
sfuggiti. Intanto sono felice che ripartiamo da quest'avventura.
Naturalmente ringrazio sempre chi ha mezzo la storia tra le
seguite/preferite/ricordate.
Le parti in corsivo si riferiscono a vere battute del libro.
Ricordatevi che lasciare ad un'autrice il proprio commento la aiuta a
crescere, quindi vi chiedo solo di spendere due minuti del vostro tempo
per farmi sapere cosa ne pensate.
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storie.
Lotiel
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Capitolo 6 *** 00 - Epilogo ***
Prologo
Disclaimer: Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da
cui
ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di
proprietà di J.R.R. Tolkien che ne detiene tutti i diritti.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e,
viceversa,
gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Il signore degli
Anelli, appartengono solo a me.
00 - Epilogo
Epilogo
Sentiero dei Morti, 3019 della Terza Era
Attraversarono la gola del monte Erech, raggiunsero la porta che li
avrebbe
portati alla distruzione o alla vittoria. I presenti tranne, Legolas
l’elfo,
ebbero timore di quel luogo lasciando che anche Gimli, nano, li temesse
adirandosi anche con se stesso.
I morti li seguivano e all’antica pietra dove Isildur aveva
segnato la sua
maledizione, Estel aveva chiesto di unirsi a loro ed onorare
l’antico patto per
cui erano stati condannati.
Campi
del Pelennor, 3020 della Terza Era
Combatterono i due giovani fratelli nella battaglia finale al fianco di
Estel,
negli schieramenti alleati. Gondor vinse grazie all’avvento
dei Morti che
onorarono infine il loro patto con il re dei Regni Alleati. Riuscirono
a
sconfiggere anche lo Stregone di Angmar per mano di una donna chiamata
Eowin.
Imladris,
1 della Quarta Era
Fastosa era stata la festa del matrimonio della sorella. Erano
tornati
infine ad Imladris dove, nella stessa sala dove la madre gli aveva
detto addio,
Elrond fece lo stesso. Ma loro decisero di rimanere lì,
spiegando al padre di
non poter partire per Valinor prima di aver trovato ciò che
Celebrían gli aveva
chiesto.
Sapevano che ciò che cercavano, anche se gli orchi erano
stati cacciati
completamente dalla Terra di Mezzo, era da qualche parte nascosto. In
qualche
grotta oppure in sepolto da qualche parte ma loro non sarebbero
partiti.
Avrebbero seguito il loro scopo e poi avrebbero raggiunto il padre e la
madre
in quelle terre in cui gli elfi conoscevano la parola pace.
La loro amicizia con Estel non morì, anche quando lui
lasciò la sua sposa,
Arwen che morì poco dopo. Loro invece permasero nella Terra
di Mezzo, ma non si
conosce se realmente il loro scopo fu raggiunto.
Agli Annali or consegno la loro storia.
Angolo
dell'Autrice
Siamo
arrivati
alla fine di questa storia e vorrei farmi perdonare. Non mi ero resa
davvero conto che non avevo pubblicato il capitolo finale. Spero che vi
sia piaciuta e che restiate con me in altre storie.
Sarei
felice
di sapere anche da voi gli errori che potrebbero esserci e che mi sono
sfuggiti. Intanto sono felice che ripartiamo da quest'avventura.
Naturalmente ringrazio sempre chi ha mezzo la storia tra le
seguite/preferite/ricordate.
Le parti in corsivo si riferiscono a vere battute del libro.
Ricordatevi che lasciare ad un'autrice il proprio commento la aiuta a
crescere, quindi vi chiedo solo di spendere due minuti del vostro tempo
per farmi sapere cosa ne pensate.
Questa invece
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Lotiel
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