Under Pledge 520 ~ Wedding Planning

di My Pride
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo passo: negazione ***
Capitolo 2: *** Secondo passo: consapevolezza ***
Capitolo 3: *** Terzo passo: determinazione ***
Capitolo 4: *** Quarto passo: insolenza ***
Capitolo 5: *** Quinto passo: scissione ***
Capitolo 6: *** Sesto passo: incertezza ***



Capitolo 1
*** Primo passo: negazione ***


Step one Titolo: Primo passo: negazione
Autore: My Pride
Fandom: FullMetal Alchemist

Tipologia: One-shot [ 1048 parole ]
Personaggi: Roy Mustang, Edward Elric
Genere: Commedia, Slice of life, Sentimentale
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen ai, What if?

Tabella/Prompt: Matrimonio › 07. Cerimonia
Challenge in love: #5. Matrimonio


FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All Rights Reserved.


    Sbadigliando sonoramente e grattandomi distratto dietro al collo, firmai il rapporto riguardante l'ultima missione in cui avevo spedito Havoc, dovendo ammettere che anche lui, esattamente come un certo fagiolino biondo di mia conoscenza, aveva il dono della sintesi. Non che mi dispiacesse, se proprio dovevo essere sincero con me stesso. Poche pagine equivalevano a minor lavoro per me, però, quando si trattava di luoghi in cui le cose non erano come avrebbero dovuto essere, spendere due paroline in più per una dettagliata documentazione era quantomeno dovuto, in particolar modo per facilitarmi le cose e non essere dunque costretto a chiedere maggiori delucidazioni.
    Avevo appena afferrato un altro fascicolo quando, senza preavviso, la porta del mio ufficio venne aperta con un colpo secco e Acciaio fece il suo ingresso, senza nemmeno essersi preso prima la briga di bussare e attendere che io stesso gli dessi il permesso di farlo. Tipico, conoscendo quel ragazzo.
Nonostante tutto, però, sorrisi, poggiando i gomiti sul bordo della scrivania e intrecciando le dita sotto il mento. «Qual buon vento, mio caro Acciaio?» gli domandai divertito, ma lui digrignò i denti e attraversò il mio ufficio a passo di marcia, gettando un paio di fogli sgualciti proprio dinanzi a me.
    «Faccia poco lo spiritoso, non è aria», sbottò, fissandomi con aria più truce del solito. Och, davvero curioso. Avevo sempre pensato che avesse ormai raggiunto il massimo livello di irritazione, con me. «Perché diavolo mi ha fatto chiamare qui a quest'ora, comunque? Io e Alphonse dobbiamo partire per Reesembool il prima possibile e abbiamo da fare».
    «Quando deciderai di fermarti una volta per tutte?» gli chiesi di getto, accigliandomi. Avevano ormai riottenuto i loro corpi e avevo erroneamente creduto che quella tempesta bionda si desse una regolata e, aye, frenasse almeno in parte l'uragano che era sempre stata la sua vita. Trassi un lungo sospiro e mi portai una mano a massaggiarmi una tempia, osservando poi Edward con attenzione. «Comprendo che tu non sia un tipo sedentario, Acciaio, ma...»
    «Se potessi lo eviterei», mi fermò subito con un borbottio, incrociando le braccia al petto e guardando altrove. Io, dal canto mio, arcuai un sopracciglio, attendendo una spiegazione che tardò non poco ad arrivare. Dovetti difatti spronarlo con uno sguardo stralunato, e lui, scocciato come non l'avevo mai visto, roteò gli occhi e ricambiò la mia occhiata. «Alphonse. Devo fargli da testimone».
    Se prima ero scettico, adesso non sapevo più come reputare le mie stesse emozioni. «Lui e Winry...»
    «Già», tagliò corto, senza nessuna sfumatura nella voce. Non riuscivo a capire se fosse felice per il fratello e solo nervoso di dover presenziare al matrimonio, o se la cosa non gli andasse per niente giù.
    Comprendevo che forse il giovane Alphonse stava un tantinello bruciando le tappe - erano passati appena un paio di mesi da quando aveva potuto abbandonare quell'armatura che era stata il suo corpo per anni -, però non me la sentivo di metter bocca su questioni che non mi competevano. In particolar modo se pensavo che molto presto avrei avuto io stesso la mia bella gatta da pelare. Nemmeno a dirlo, la porta del mio ufficio si spalancò - avevano per caso dimenticato come bussare? -, rivelando la figura trafelata di Havoc.

    «Colonnello, ho qui i biglietti della cerimonia», annunciò nello sventolarli in aria come se fossero cartastraccia, e solo in seguito la sua attenzione cadde su Edward, spalancando la bocca; si tirò un po' il colletto della divisa e ridacchiò nervoso, accennando un saluto. «Oh, salve, Boss».
    «Salve, Sottotenente...» Acciaio fissò lui, i cartoncini rifiniti che aveva fra le mani e poi me, arcuando un sopracciglio. Non mi sembrava per nulla entusiasta della cosa, specialmente se sovrapponevamo quell'evento con l'imminente matrimonio del fratello. Davvero un tempismo perfetto, avrei osato dire. Cosa potevo saperne, però, che quel fagiolino avesse un diavolo per capello proprio per una situazione simile? «Cosa significa questo, Colonnello?»
    «Ti ho fatto venire qui proprio per questo motivo», confessai, sfoggiando uno dei miei più sfavillanti sorrisi. Non che mi aspettassi che con lui funzionassero, ma potevo almeno provare a rendere la situazione più confortante per entrambi. «Un po' di tempo fa discutemmo di una possibile convivenza, ricordi?» cominciai, attendendo di avere la sua completa attenzione prima di continuare. Non appariva convinto, ma come potevo anche solo credere che un guinzaglio del genere fosse accettato da uno come lui con un sorriso? «Questa potresti dunque considerarla come... un'unione alchemica, più che come un vero e proprio matrimonio, se vogliamo metterla su questo piano».
    «Cosa?» Lo disse con un tono così calmo e ponderato mentre mi fissava che, per un momento interminabile, mi sembrò di trovarmi nell'occhio del ciclone. Havoc aveva bellamente pensato di filarsela non appena l'aveva sentito - razza di traditore, si era portato via anche le mie partecipazioni! -, e adesso, solo con quella tigre pronta a sbranarmi, attendevo che la quiete prima della tempesta finisse e che quel ragazzo che avevo dinanzi scoppiasse come una bomba ad orologeria. «Roy». Mi aveva chiamato per nome. Pessimo segno. Non aveva usato alcuna formalità e, se fosse stato possibile, intorno a lui avrei anche visto un alone nero che avrebbe dovuto preoccuparmi non poco, data la sua espressione adirata. «Spero vivamente che tu stia scherzando».
    Scossi il capo. Ormai la frittata era fatta, tanto valeva continuare con stile. «Och, nay. Sono assolutamente serio».
    Gli attimi che susseguirono furono i più lunghi che avessi mai vissuto. Mi aspettavo che Acciaio sbottasse, mi urlasse contro come suo solito e che magari ribaltasse la scrivania mentre continuava a strepitare epiteti ben poco cordiali al mio indirizzo per la bizzarra trovata che avevo avuto; però, contro ogni mia aspettativa, lui non proferì parola, limitandosi solo ad alzarsi, girare sui tacchi e afferrare così forte la maniglia con l'arto d'acciaio che essa si piegò sotto la forza impiegata, prima che la porta venisse spalancata e letteralmente fatta volare via dai cardini che la sorreggevano.

    Sbattei più volte le palpebre e la fissai con aria alquanto scettica, sbuffando divertito qualche istante dopo prima di reclinare la schiena contro la poltrona, tranquillo come non mai. Quelle che mi avrebbero separato dal fatidico evento sarebbero state settimane decisamente interessanti, ne ero certo.




_Note inconcludenti dell'autrice
Beh, io non... non so proprio come esprimere la mia emozione nell'essere tornata a bazzicare fra questi lidi dopo anni e anni di assenza per motivi che chi mi conosce sa già a memoria, ormai.
Questa raccolta, che cercherò di aggiornare almeno una volta o due volte a settimana - ho fatto un piccolo conto e devo far coincidere le date -, è nata per un vecchissimo evento che più di quattro anni fa si è tenuto ad una convention in Giappone il dieci ottobre, e
sto parlando in linea più ristretta del Roy/Ed Mariage.
Va quindi da sé il perché del titolo di questa raccolta e gli argomenti che verranno trattati in essa, e vi posso assicurare che in questo momento mi sento come un bambino in un negozio di giocattoli a cui è stato detto di poter prendere qualunque cosa lui voglia. Sono elettrizzata, confusa, con un groppo in gola e persino un po' fuori dal mondo, e tutto per un motivo che non riesco nemmeno a spiegare.
La dedico a Red Robin, Setsuka, RMSG, Nemesi06, Liris, elyxyzSerendipity
e a tante altre persone che mi hanno fatta compagnia durante questi lunghi anni in cui tutte noi abbiamo tenuto vivo l'amore per il Roy/Ed, ai lettori vecchi e nuovi e a chi si affaccerà anche solo per curiosare.
Direi di chiuderla direttamente qui, nella speranza che questo primo capitolo vi abbia strappato almeno un mezzo sorriso.

A presto, si spera ♥




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Capitolo 2
*** Secondo passo: consapevolezza ***


Step two Titolo: Secondo passo: consapevolezza
Autore: My Pride
Fandom: FullMetal Alchemist

Tipologia: One-shot [ 1077 parole ]
Personaggi: Roy Mustang, Edward Elric
Genere: Commedia, Slice of life, Sentimentale
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen ai, What if?

Tabella/Prompt: Matrimonio › 02. Tight
Piscina di prompt: FullMetal Alchemist, Roy/Ed, Acciaio



FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All Rights Reserved.


    Prudenza, precauzione, pronto a scappare. Erano queste le tre pi che avrei dovuto ricordare quando mi trovavo in presenza di Edward Elric, l'alchimista d'acciaio.
    A quel pensiero, spuntato fuori dal nulla mentre preparavo il caffè, sorrisi amaramente. Non che avessi realmente il terrore di una possibile vendetta da parte di quel fagiolo alto un metro e un tappo - beh, rettificò nell'immediato la mia mente, un pochino era cresciuto e io stesso faticavo a crederlo, anche se ormai non mi arrivava più all'altezza dello stomaco come quando era un sedicenne -, però, e con gli anni l'avevo imparato fin toppo bene, bisognava andarci con i piedi di piombo, con lui. In qualunque situazione ci si trovasse e qualunque persona tu fossi.
    Per tutto il tragitto di ritorno verso il mio appartamento, l'abitacolo dell'auto era rimasto nel più completo silenzio, cosa alquanto inusuale se si teneva conto di chi aveva occupato il posto del passeggero e che quel qualcuno avrebbe potuto trapanarmi i timpani con i suoi soliti epiteti se solo ne avesse avuto voglia; invece, con mio sommo stupore, Acciaio se n'era rimasto zitto e, incrociate le braccia al petto, non aveva fatto altro che guardare fuori dal finestrino con aria vagamente annoiata, tamburellando di tanto in tanto con lo stivale sul fondo della vettura. Non avevo nemmeno dovuto faticare nel convincerlo a passare da me - altro avvenimento alquanto inusuale, conoscendo le continue rimostranze, spesso anche fasulle, a cui dava vita per evitare di farlo -, e adesso se ne stava seduto sul divano in salotto, con un libro abbandonato sulle cosce e la fronte corrugata da astrusi pensieri che non riguardavano sicuramente nulla di ciò che non stava leggendo.
    Era da una buona decina di minuti che lo osservavo dalla finestrella della cucina, e in tutto quel lasso di tempo non aveva minimamente voltato pagina, simbolo che quel grosso tomo polveroso - scovato in chissà quali meandri della mia biblioteca, dato il sottile strato di umidità che scorgevo persino in lontananza - gli serviva solo ed unicamente come scusa per non doversi guardare intorno e fare i conti con una realtà che solo lui conosceva.
    Dal canto mio, non avevo idea se imputare il tutto alla notizia delle nozze del fratello o a quella delle nostre stesse nozze, visto che la cosa era capitata così improvvisamente che aveva stravolto completamente i miei piani iniziali. Avevo difatti pensato di far uso di tutto il mio charme e, una volta invitato Acciaio in ufficio, avrei accidentalmente accennato ad una riunione di alchimisti di stato e che era a sua volta richiesto, conducendolo al ristorante dove ci attendevano; una volta lì, il resto sarebbe stato assolutamente facile. Acciaio avrebbe capito che in realtà era tutta una scusa per portarlo a cena fuori, io avrei potuto prenderlo per la gola dicendogli che poteva ordinare qualunque cosa e lui, dopo un po' di tentennamenti vari, avrebbe accettato per amore del proprio stomaco, tessendo le basi per la notizia che gli avrei dato dopo un buon dolce e un bel goccio di champagne. Peccato, però, che la realtà delle cose fosse stata talmente rozza da far storcere il naso persino a me.
    Sospirai e scossi il capo per scacciare quei pensieri, tornando svelto dal mio ospite con le tazzine fumanti di caffè.
«Tieni», gli dissi nell'offrirgliene una, ricevendo appena una sua occhiata dorata. Non si sforzò nemmeno di fingersi educato e di ringraziare, prendendo la tazza bollente con l'arto d'acciaio per limitarsi ad osservarne la bevanda scura all'interno con un'espressione così cupa che, e mi costò molto ammetterlo, mi ricordò il periodo buio in cui era continuamente alla ricerca della Pietra Filosofale. Mi accomodai dinanzi a lui, posando il mio caffè sul tavolino di vetro nel mezzo prima di fissare con attenzione il volto corrucciato di Acciaio. «Allora», cominciai serio. «Credo proprio che io e te dovremmo parlare».
    Lo sguardo che mi lanciò fu indecifrabile. Non riuscii a capire se avesse realmente compreso le mie parole o se fosse immerso in un mondo tutto suo pur fissandomi, però, come risvegliatosi da un lungo sonno, si riscosse e sbatté le palpebre, soffiando sul proprio caffè.
«E di cosa? Non c'è niente di cui parlare», asserì, e dovetti sforzarmi per trattenere una sottospecie di lamento. La fase di negazione non era ancora passata, a quanto sembrava.
    «Non me la dai a bere, Acciaio. Credevo fossi abbastanza cresciuto da poter affrontare con sufficiente maturità una discussione come questa».
    «E io credevo che avessimo messo bene in chiaro che certe decisioni vanno prese insieme, Colonnello». Sputò quel grado militare come se si fosse trattato di una pietanza disgustosa, e, storcendo il naso, sembrò aver ingoiato letteralmente un rospo grasso, viscido e bitorzoluto. «Puoi chiamarlo come ti pare, resta sempre uno stupido matrimonio».
    «Cos'hai contro i matrimoni, esattamente?» gli domandai ironico, accavallando disinvolto una gamba e incrociando le braccia al petto. Lui non rispose e si limitò semplicemente a masticare qualche parola tra i denti, bevendo un sorso di caffè tutto d'un fiato prima ancora che potessi ricordargli che scottava; com'era prevedibile, si bruciò la lingua e se la prese con me, biascicando insulti al mio indirizzo con fare talmente comico che, se ci fossimo trovati in un'altra situazione, non avrei esitato a ridergli in faccia. Peccato, però, che quella sua disattenzione mi fece comprendere troppe cose. «Rettifico: cos'hai contro il matrimonio di tuo fratello?» arrivai dritto al punto, e capii di aver decisamente colto nel segno quando quei suoi occhi dorati mi fissarono come quelli di un cervo improvvisamente abbaiato dai fari di un'auto. 
    Acciaio non parlò per una buona manciata di minuti, assumendo infine un'aria scettica. «Buon per lui, che devo dirgli?» sbottò, ma si capiva fin troppo bene che la cosa non finiva lì, anche se sembrava ben lungi dal parlarne apertamente. Che fosse geloso del giovane Alphonse? In fin dei conti avevano passato praticamente tutta la vita insieme, sostenendosi a vicenda nei momenti di bisogno, quindi era un po' comprensibile il suo modo di porsi, ma... era meglio non mettere bocca, o almeno non ancora.
    «Quindi... è tutto a posto?»
    «Certo, perché non dovrebbe?» Incrociò le braccia al petto, guardando ostinatamente altrove. «Ah, si scordi che indossi il tight o addirittura la divisa. Se solo prova a costringermi, la mollo all'altare», replicò con finta formalità, e, con quella semplice nota diplomatica, capii che la conversazione era chiusa.




_Note inconcludenti dell'autrice
Posso fare un po' la sentimentale? A questo punto citerei una casa dove la famiglia ti aspetta, perché nel rivedere nomi vecchi e nuovi e nel leggere le vostre recensioni mi son sentita un po' come Edward che, dopo anni di lontananza, torna alla sua Reesembool e vede che dopotutto non è cambiata come pensava. Perché, aye, come dice la nee-san, dopotutto, questo fandom è stato la mia casa e l'ho abbandonato per davvero troppo, troppo tempo...
Chiusa questa parentesi, perché altrimenti potrebbero davvero venirmi i lacrimoni - e io ho una posizione da Colonnello da rispet... ah, nay, sbagliato -, passiamo ai dovuti ringraziamenti. Mi ha fatto sorridere come una scema leggere le parole che avete scritto e che sgorgavano direttamente dal vostro cuore, e ammetto che avevo un po' il timore di tornare fra questi lidi proprio per la troppa assenza fatta; ma fa sempre piacere vedere vecchie conoscenze.
In questo capitolo, vediamo Edward che comincia a prendere un po' alla larga la situazione e a capirla - e a fare i conti con la realtà dei fatti: Al si sposerà e andrà avanti con la sua vita, fine -, però si sa bene quant'è testardo questo bisbetico fagiolino e quanto darà filo da torcere al povero Roy, il quale in fin dei conti voleva solo cercare di fare una cosa carina... stupida, aye, ma carina.
Commenti e critiche, come sempre, sono bene accetti.
A presto ♥




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Capitolo 3
*** Terzo passo: determinazione ***


Step three Titolo: Terzo passo: determinazione
Autore: My Pride
Fandom: FullMetal Alchemist

Tipologia: Flash fiction [ 854 parole ]
Personaggi: Roy Mustang, Brigata al completo
Genere: Commedia, Slice of life, Sentimentale
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen ai, What if?

Tabella/Prompt: Matrimonio › 03. Abito bianco
Piscina di prompt: FullMetal Alchemist, Roy/Ed, Fagioli


FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All Rights Reserved.


    «Assicurati di avere più di una persona pronta a sostenere le tue idee e che possa esserti di aiuto, quindi... comincia a cercarti una moglie!»
    Da quando mi ero svegliato, quella frase non aveva fatto altro che martellare contro le pareti del mio cervello, senza lasciarmi nemmeno quando avevo cominciato a lavorare - och, beh, nel senso lato della parola, giacché quel giorno era talmente fiacco che persino i documenti scarseggiavano; e avrei anche reso grazie ad un qualunque Dio, se solo ci avessi creduto - sotto l'occhio vigile di Hawkeye. Ero certo che Hughes avrebbe riso se avesse saputo che Roy Mustang, il donnaiolo incallito d'Amestris, colui che aveva fatto palpitare i cuori di tutte le donne di qualunque età, aveva finalmente deciso di mettere la testa sulle spalle e di sposarsi, per di più con un uomo come Edward Elric. Aveva sempre saputo quanto avessi avuto a cuore l'incolumità di quei due ragazzi - quante cose mi aveva tenuto nascoste, prima di morire? -, ma ero quasi del tutto certo
che quello scemo di Maes, se fosse stato ancora in vita, non avrebbe perso occasione per fare una battutina delle sue.
    A quel pensiero non potei evitare di sorridere distratto, abbandonando la stilografica sulle scartoffie. L'ultima volta che avevo indossato l'abito bianco era stato proprio al matrimonio di Hughes. Impeccabile nella mia divisa da cerimonia, ma con un diavolo per capello, avevo passato le tre ore che ci avevano separati dal ricevimento in sua compagnia, forse persino più nervoso di lui; non aveva fatto altro che camminare avanti e indietro per la stanza a borbottare frasi sconnesse - come sarebbe stata Glacier, come non sarebbe stata, se avesse deciso di tirarsi indietro e non volesse più sposarsi -, torcendosi le mani e sgualcendo il proprio abito. E non si era calmato fino a quando non ero stato costretto a dargli un paio di buffetti in viso per riportarlo alla realtà, afferrandogli il colletto della divisa per sistemarglielo io stesso e spingerlo poi fuori da quella camera per andare incontro al suo bellissimo futuro, proprio come lui l'aveva sempre chiamato.
    «Colonnello?» La voce di Havoc mi richiamò alla realtà e, sbattendo le palpebre, alzai il capo, vedendo l'intero brigata fissarmi con fare altamente incuriosito. Persino Falman si era sporto un po' dalla sua scrivania per adocchiarmi come si conveniva, forse perché, e me ne rendevo conto solo adesso, ero rimasto talmente tanto tempo assorto nei miei pensieri che avevo macchiato di inchiostro l'angolo di foglio su cui avevo lasciato la penna. Dovetti fare un colpetto di tosse per riportarli all'ordine, imprecando tra me e me per il casino che avevo combinato; ignorai anche la mezza risata soffocata che sentii, ma non per benevolenza, bensì per pura e semplice pigrizia.
    Il foglio che stavo inutilmente cercando di pulire mi venne letteralmente sfilato da sotto il naso, incontrando qualche istante dopo lo sguardo severo di Riza. «Capisco che abbia un mucchio di cose per la testa, Colonnello, ma la pregherei di non fare danni irreparabili su documenti ufficiali», mi sgridò, come una madre che aveva appena beccato il proprio figlio a fare una marachella. «Non credo le piacerebbe sottrarre altro tempo alla preparazione della cerimonia per restare fino a notte fonda qui in ufficio».
    Rabbrividii al solo pensiero.
«Ho già la mia bella gatta da pelare senza dover lavorare il doppio, Tenente», replicai con un velo di sarcasmo, e la vidi distintamente abbozzare un sorrisino che camuffò alla svelta sotto la sua solita scorza austera. Quella storia stava divertendo un po' tutti - persino Riza, accidenti... Riza! - o era soltanto una mia impressione? A quel punto volevo sapere anch'io come facessero a trovarci un lato comico, almeno anche quel fagiolo di Acciaio avrebbe smesso di fulminarmi con lo sguardo e avrebbe accantonato per un attimo l'idea di uccidermi nel sonno. Perché, aye, ero sicuro che ogni tanto quel pensierino lo facesse, quando si fermava a dormire a casa mia dopo una chiacchierata veloce con Alphonse su quello stesso argomento. Per quale motivo dovessi andarci di mezzo io, poi, era un completo mistero.
    «Sono certa che riuscirà a risolvere diligentemente la cosa come suo solito, Colonnello», mi rassicurò, e potei sentire distintamente la nota ilare che aleggiò nelle sue parole prima che, raccattando le scartoffie, se ne tornasse tranquilla alla propria scrivania per rimettersi a propria volta a lavoro, come se non avesse detto praticamente nulla; a rigirare il coltello nella piaga ci si mise anche Breda, insinuando che avrei lasciato orde e orde di donne in lacrime non appena si fosse saputo che i miei giorni da farfallone amoroso erano finiti e che il mio cuore sarebbe appartenuto ad una sola e unica fortunata che era riuscita làddove molte avevano fallito.
    Bel supporto morale che ricevevo dai miei subordinati. Davvero un bel supporto morale, accidenti a loro.
Oh, ma sarebbe stato tutto perfetto, dalla prima all'ultima rosa avalanche che avrei fatto recapitare e con cui avrei fatto innalzare - anche con un piccolo aiuto dell'alchimia, ma quella era una cosa che avrei tenuto per me - le più belle decorazioni che occhio umano avrebbe mai potuto ammirare. Parola di Roy Mustang.




_Note inconcludenti dell'autrice
Che dire... non avrei dovuto cominciare questa one-shot con la frase di Hughes, non avrei dovuto proprio. Adesso son qui a piagnucolare come una scema perché, inutile negarlo, la sua morte mi ha segnata - e ha segnato parecchi di noi... non mentite, io vi osservo! - in modo talmente drastico da non riuscire a parlarne senza essere sommersa dai feels. Sono scema, lo so.
Anyway! Qui il nostro caro fagiolino non compare, eppure la sua presenza aleggia comunque nelle parole di Roy, anche quando parla con Riza. Dopotutto ha un matrimonio da organizzare e, adesso che anche Edward ha abbassato un po' la guardia, forse gli conviene approfittare, ah ah ah. Storia più introspettiva delle due precedenti, però era un punto clue e ci voleva, così come i pensieri che si affacciano nella mente di Roy. Essendo una raccolta non devo seguire esattamente un filo logico nello svolgimento delle shot, ma aspettatevi bizzarre sorprese perché... beh, in fin dei conti parliamo di Edward e Roy, e si sa quanto possono essere casinisti da soli questi due alchimisti, figurarsi in coppia!
Oh, dimenticavo di spendere due parole sul 
«farfallone amoroso». E' una piccola e capricciosa citazione personale al libretto delle Nozze di Figaro, in linea più ristretta a Non più andrai musicato da Mozart e cantato da Figaro al primo atto. Per quel che riguarda le rose avalanche, sono le più belle rose bianche che si possono trovare e vengono spesso usate nelle decorazioni dei matrimoni per la loro eleganza sfarzosa, il loro stile e la loro raffinata accuratezza. Qual rosa migliore per un uomo come il Colonnello Mustang?
Detto ciò, commenti e critiche, come sempre, sono bene accetti.
A presto ♥




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Capitolo 4
*** Quarto passo: insolenza ***


Insolenza Titolo: Quarto passo: insolenza
Autore: My Pride
Fandom: FullMetal Alchemist
Tipologia: One-shot [ 1696 parole ]
Personaggi: Roy Mustang, Edward Elric, Special guest: Christina Mustang
Genere: Commedia, Slice of life, Sentimentale
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen ai, What if?

Setting. Romance: #01. Alba
Tabella/Prompt: Matrimonio › 08. Parenti
Piscina di prompt: FullMetal Alchemist, Roy/Ed, Appuntamento
Sette colori per un fandom: Pacchetto bianco › 01. Appuntamento



FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All Rights Reserved.


    Arrivava sempre il momento in cui, in una coppia, bisognava presentare il partner ai propri genitori. Si poteva ritardare con sotterfugi, inventare continuamente scuse banali e far finta di essersi dimenticato di farlo a causa del troppo lavoro, ma alla fine si veniva irrimediabilmente incastrati e ci si ritrovava tutti seduti a tavola durante una sicura e imbarazzante cena di famiglia, tra vecchi aneddoti che sarebbe stato meglio seppellire nel passato e discorsi da sotterrare la testa sotto tonnellate di sabbia. A me era successa quasi la stessa cosa. 
    Per quanto né io né tantomeno Acciaio avessimo genitori ancora in vita, un certo uccellino - e io scommettevo tutta la mia paga di Colonnello che era stato sicuramente Havoc, quell'idiota non vedeva l'ora di appendere striscioni di gioia per l'essersi tolto di mezzo un rivale pericoloso come me - aveva bellamente cantato quando si era ritrovato al Christmas e, tra un bicchierino e l'altro, ne aveva parlato con una delle ragazze che gli aveva fatto compagnia per quella sera, facendo sì che la notizia arrivasse fino alle orecchie vigili della proprietaria del bar. Cos'era successo, in seguito? Oh, mi sarebbe tanto piaciuto dire che la vita era trascorsa in modo monotono come al solito, ma per mia grande sfortuna non era stato per niente così: Chris Mustang, meglio conosciuta come Madame Christmas, aveva preteso di vedere il suo unico nipote - nonché parente ancora in vita, aveva specificato al telefono con il suo solito tono autoritario che pareva non ammettere repliche - e sentire con le sue stesse orecchie che cosa stava succedendo in realtà. Ed era proprio per quel motivo che me ne stavo stravaccato sul divano, la fronte aggrottata da mille pensieri.
    Pur non avendolo ancora toccato, non avevo fatto altro che sorreggere il bicchiere di whisky che mi ero riempito non più di una mezz'oretta addietro, e in cui il ghiaccio ormai sciolto aveva creato una piccola patina vagamente oleosa tutt'altro che rassicurante; avevo lo sguardo fisso sulla porta d'ingresso, che da quella posizione riuscivo a vedere appena a metà, e rimuginavo sempre più se fosse il caso di chiamare Acciaio e imporgli di starsene a casa, quella sera. Certo, mi avrebbe chiesto spiegazioni e magari avrebbe anche sospettato chissà cosa - ormai quel fagiolino pensava che tramassi ogni giorno contro di lui, cosa non esattamente vera -, ma avrei in quel modo evitato di doverlo accogliere con una falsa sviolinata per fargli andar giù la notizia. Mi vedevo già la scena e non sapevo se ridere o sbattere la testa contro il muro:
«Mia zia vuole conoscere la mia futura sposa». Con che coraggio sarei riuscito a dirgli una cosa del genere? 
    Perso com'ero in quei miei catastrofici pensieri contornati da scenari apocalittici in cui io ero il povero malcapitato di turno che non sopravviveva, ci misi un po' a rendermi conto del rumore delle chiavi nella toppa, rabbrividendo. Il suono pesante dell'auto-mail rimbombò nell'ingresso ad ogni passo, e qualche attimo dopo riuscii a scorgere anche la figura di Edward che, sbadigliando, si sfilava il solito cappotto rosso e lo appendeva distrattamente, riattraversando il disimpegno; quando i nostri sguardo si incrociarono, lui sbatté le palpebre, arcuando poi un sopracciglio.
«Beh? Che cosa ci fai lì impalato come uno stoccafisso, Colonnello?» Le formalità erano state messe da parte e anche il tono era più calmo rispetto ai giorni precedenti, ma avevo come la netta sensazione che sarebbe ben presto cambiato di nuovo. 
    «Siediti qui, Acciaio», lo invitai, picchiettando il lato vuoto del divano prima di sporgermi per posare il bicchiere di liquore sul tavolinetto. L'ora della verità era giunta, rimandare ancora sarebbe stato stupido e da vigliacchi.
    Scoccandomi un'occhiata che avrebbe potuto significare qualunque cosa, Edward attraversò il salotto e, dopo essersi liberato degli scarponi, si gettò a peso morto sul divano, stiracchiandosi con le movenze di un gatto piuttosto pigro. Si era persino lasciato sfuggire uno sbadiglio e si era sgranchito il collo, grattandosi la cute come se nulla fosse.
«Quella faccia la dice lunga», asserì infine, con tono indifferente e abbastanza incolore; poi si rallegrò per un motivo che sulle prima non compresi, ma, quando proruppe in un divertito «Hai deciso di annullare le nozze?», fui io a fulminarlo con lo sguardo.
    «Speraci quanto vuoi, Acciaio, ma... nay», precisai, scuotendo la testa. «Stavo pensando... ti andrebbe di uscire?»
    «E perché dovrei?»
    «Un... appuntamento?» la buttai lì, cercando di essere il più credibile possibile. Peccato, però, che quelle mie parole sortirono l'effetto contrario, allorché Edward divenne più scettico di quanto non fosse apparso qualche istante prima. Avevo forse peggiorato le cose? Chi poteva dirlo.
    «Un appuntamento», ripeté, come se il solo pensiero lo lasciasse basito, e di certo non potevo dargli torto. Mi ci volle una buona dose di pazienza e ben due bicchieri di whisky per riuscire a convincerlo ad uscire, puntando sul fatto che in una coppia bisognava condividere qualunque momento e che in fin dei conti non avevamo mai avuto un vero e proprio appuntamento, e, anche se all'inizio Acciaio era sembrato ancor più scettico, alla fine aveva ceduto semplicemente perché il suo stomaco aveva avuto la meglio, visto che non aveva mangiato tutto il giorno per l'esser stato a spasso per Central a causa di piccoli disordini. Le cose si erano nuovamente complicate non appena l'insegna del Christmas si era parata dinanzi a noi, tant'è che Edward mi aveva guardato con uno sguardo che sembrava promettere cose che a me non sarebbero piaciute per niente.
    Scesi dall'auto e aperta la porta, ci accolse un forte odore di profumo femminile e il sentore di liquore che caratterizzava quel posto, nonché un vago chiacchiericcio proveniente dai pochi uomini che quella sera avevano ben pensato di passare una serata in dolce compagnia; molte delle ragazze erano sedute ai tavoli o al bancone del bar insieme agli ospiti, e, a gambe accavallate o con le braccia incrociate abilmente sotto al seno per metterlo in mostra, li intrattenevano o portavano loro da bere, sorridendo sfavillanti. Fu Vanessa ad accoglierci, e probabilmente non notò minimamente la presenza di Acciaio dietro di me, giacché la sua attenzione si concentrò unicamente sulla mia persona. «Oh, signor Roy!» mi salutò, buttandosi letteralmente addosso per un abbraccio; dal canto mio mi comportai come sempre - in quel posto ci ero praticamente cresciuto, quindi per me veniva naturale come respirare -, ricambiando con gioia.
    «Vanessa! Sei splendida come al so-» Avrei anche continuato se solo non avessi avvertito uno strano brivido dietro alla schiena, e se in un primo momento avevo quasi pensato di essere in pericolo, la furia dei cieli, per mia fortuna o semplicemente per la presenza di decisamente troppi testimoni, non arrivò. Feci comunque un colpetto di tosse, senza avere il coraggio di guardare indietro. «Uhm... Madame?»
    «Nel retro, se vuole la accompagno».
    «Non ce ne sarà bisogno, grazie» le dissi, e Vanessa, dopo un cenno e un sorriso ammiccante, si concentrò sul nuovo arrivato che aveva appena fatto il suo ingresso, lasciandomi nuovamente solo e in balia di Edward. Una mano d'acciaio si assestò prepotente sulla mia spalla, e non ci volle un genio per capire che mi stava letteralmente fulminando con lo sguardo.
    «Un appuntamento... eh?» ripeté ancora una volta, stringendo le dita dell'auto-mail sin dentro la carne. «Non è che voleva semplicemente venire a spassarsela, mio caro Colonnello?» mi chiese con una nota tutt'altro che tranquilla nella voce, senza darmi del tu e senza darmi il tempo di spiegare che mi afferrò per il bavero della camicia; probabilmente avrebbe anche detto altro - e forse mi avrebbe anche pestato, incurante delle possibili ripercussioni per aver aggredito un superiore - se solo una voce burbera non avesse richiamato l'attenzione di entrambi e la figura possente di Madame non si fosse parata dinanzi a noi come un'ombra.
    «Non ti si vedeva da un po', Roy-boy», mi accolse così, con aria strafottente e una sigaretta fra le labbra rosse e piene. Se qualcuno avesse avuto dubbi sulla nostra parentela ben nascosta, in quel momento non c'era nulla che la facesse pensare così. «Ho sentito un po' di storie, ultimamente...»
    Sollevai un angolo della bocca in un sorriso tremulo, sedendoci al bancone quando fu lei stessa a farci cenno di seguirla e di accomodarci. Se in un primo momento avevo provato in tutti i modi di glissare l'argomento che sarebbe stato il fulcro della nostra conversazione, era stata mia zia stessa a metterlo in mezzo e a chiedermi che cosa fosse successo, domandandomi perché ero andato fin lì senza portarmi dietro la mia futura consorte per far sì che anche lei la conoscesse; io avevo tergiversato ancora un po', adocchiando di tanto Acciaio, ma avevo poi deciso di essere del tutto sincero e di spiegarle per filo e per segno come stavano le cose, pur rischiando di essere strozzato dal mio futuro sposo per l'inganno a cui era stato sottoposto. Madame era rimasta sì incredula, forse pensando che la stessi prendendo in giro - io che sposavo un uomo? Lo scetticismo era piuttosto comprensibile, specialmente da parte della donna che mi aveva cresciuto da quando avevo quattro anni -, lasciandosi andare infine ad una grossa risata con nostro enorme stupore. Ci aveva persino offerto da bere - caso alquanto eccezionale, conoscendola -, chiedendoci di più su quella storia e domandandoci persino com'era cominciato tutto.

    Ci congedammo solo quando l'orologio segnò ormai le quattro e mezza del mattino, entrambi un po' brilli e con il sonno che sembrava ormai farla da padrone. Madame aveva insistito affinché chiamassi un taxi e non avevo avuto assolutamente nulla da ridire su quella decisione - l'auto avrei anche potuto farla prendere il giorno dopo, meglio tenerla lì che andare a sbattere contro un palo e rischiare la pelle -, così io e Acciaio, che tra uno sbadiglio e l'altro si sgranchiva il collo, attendemmo che il nostro passaggio si facesse vedere in fretta fra le strade in cui i lampioni cominciavano a spegnersi.  
    Incrociando le braccia al petto, guardai distrattamente il cielo sopra di noi che diveniva mano a mano perlaceo e sollevai un angolo della bocca in un mezzo sorriso. Polemiche, epiteti poco cordiali e bicchieri di liquore a parte, quella serata in famiglia si era risolta meglio di quanto io stesso avessi creduto.




_Note inconcludenti dell'autrice
Bene, signori... guest star della serata, la nostra carissima Chris Mustang, che vuole giustamente conoscere la donna che ha rapito il cuore al suo Roy-boy! Come, sono la sola ad amarla? Pazienza.
Questa raccolta è diventata un agglomerato di challenge, comunque. Prima quella indetta da think_fluff e da cui praticamente è partito tutto - non a caso il tema è il matrimonio e la raccolta si apre per l'appunto con l'organizzazione di un matrimonio da parte del nostro ambizioso Colonnello -, poi diecielode con a seguito piscinadiprompt e adesso questa indetta da DoctorChi sul forum di EFP. Insomma, se qualcuno alla fine di tutto questo riesce a capirci qualcosa, lo faccia capire pure a me *rotola via*
Anyway, una flash che non racconta nulla di che se non il fantomatico incontro dei parenti, e credo che con la famiglia che si ritrovano questi due sia veramente tutto dire... spero comunque che sia piaciuta almeno un pochino.

Commenti e critiche, come sempre, sono bene accetti.
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Capitolo 5
*** Quinto passo: scissione ***


Quinto passo Titolo: Quinto passo: scissione
Autore: My Pride
Fandom: FullMetal Alchemist
Tipologia: One-shot [ 1421 parole ]
Personaggi: Roy Mustang, Edward Elric
Genere: Commedia, Slice of life, Sentimentale
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen ai, What if?

Setting. Romance: #02. Coppia
Tabella/Prompt: Matrimonio › 09 Fede nuziale
Piscina di prompt: FullMetal Alchemist, Roy/Ed, Fagioli
500 prompt per una challenge: Prompt n.131 › Anello
Sette colori per un fandom: Pacchetto bianco › 02. Freddo
Challenge in love: #17. Anello



FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All Rights Reserved.


    Rabbrividendo, ficcai in tasca la scatoletta che avevo appena comprato e mi strinsi meglio nel giaccone che indossavo, cercando il più in fretta possibile le chiavi della mia macchina.
    Da un po' di tempo a quella parte, un tutt'altro che piacevole gelo autunnale aveva completamente investito Central City, e la pioggia torrenziale, unita a forti raffiche di vento che erano riuscite a sdradicare un paio di alberi, aveva fatto saltare la luce per una settimana buona, tagliandoci fuori dalle comunicazioni con le altre sedi del Quartier Generale. Avevamo dovuto lavorare letteralmente al lume di candela durante i turni serali e più volte avevamo rischiato di mandare a fuoco l'ufficio - il che mi faceva tuttora ridere, visto che l'alchimista di fuoco ero io - a causa della cera che colava per sbaglio sulla montagna di pile presenti sulle scrivanie, ma quella settimana era passata fortunatamente senza troppi intoppi e avevamo tenuto duro per tutto il tempo. Per scacciare la noia, i miei uomini avevano persino trovato un piacevole passatempo che avevano ironicamente chiamato Millecinquecentotrenta gradi. E io mi ero trattenuto non so come dallo schioccare le dita e farglielo vedere bene, quel
millecinquecentotrenta. Ma alla fine li avevo semplicemente lasciati fare e, poggiandomi con un gomito sulla scrivania, così da potermi tenere il viso nel palmo della mano, mi ero a mia volta gettato nel discorso che avevano messo su, forse persino più esagitato di quanto non fossero sembrati loro sul momento.
    Sorrisi e scossi il capo, aprendo la portiera per mettermi al volante. Non avrei mai creduto che il mio matrimonio avesse fatto tanto scalpore, fra loro. Avevano fatto domande su domande, spesso anche con non troppo velato sarcasmo, chiedendomi addirittura dettagli come il luogo in cui si sarebbe svolta la cerimonia e il rito stesso, visto che né io né tantomeno Acciaio credevamo in un qualunque Dio. Con una scrollata di spalle, avevo troncato sul nascere la questione sbrogliandomela con un'unione civile rapida e indolore, e loro non avevano insistito oltre.
Però, quando avevo ironicamente detto ad Havoc che avrei anche ordinato una torta di fagioli, avevo letteralmente segnato la mia condanna a morte. Non accorgendomi difatti che era entrato Acciaio - e quell'idiota di un Sottotenente si era ben guardato dal rivelarmi quel piccolissimo particolare, per restare in tema -, l'avevo detto senza pensarci, prendendola semplicemente per quella che era, una battuta. Peccato che il mio futuro sposo avesse un senso dell'umorismo che rasentava lo zero, quando si trattava della sua discutibile altezza. E cosa ci avevo guadagnato, io? Un bel diretto d'acciaio in pieno viso e una sfuriata con i fiocchi che, ne ero certo, era stata sentita probabilmente in tutto il Quartier Generale.
    Al pensiero sbuffai ilare. Se fossero stati altri tempi e, soprattutto, altre situazioni, quel gesto di insubordinazione gli sarebbe costato come minimo la corte marziale per l'aver alzato le mani su un superiore. Facevo favoritismi per non avercelo spedito comunque? Och, nay, semplicemente sapevo come separare il lavoro dalla mia vita privata. Già il semplice fatto che fossimo due militari avrebbe potuto creare una sorta di conflitto di interessi, dato che lavoravamo nello stesso edificio e lui era praticamente sotto le mie dipendenze - ecco spiegato perché, in passato, avevo sempre evitato di impegnarmi sentimentalmente con qualcuno a cui passavo lo stipendio, ma che potevo farci se ero caduto negli occhi tentatori di quel fagiolino? -, se ad ogni minima lite l'avessi minacciato con il suo presenziare davanti ad una corte... tanto sarebbe valso mettere direttamente un freno a quel matrimonio e chiudere lì la questione senza un nulla di fatto. Il lavoro era il lavoro. La vita coniugale era vita coniugale. Il discorso non faceva una grinza. Quindi, aye, quel pugno me l'ero meritato in pieno, se la questione veniva vista in un'ottica di coppia.
    Inseguendo quelle elucubrazioni mentali, guidai ininterrottamente fino al mio appartamento con il riscaldamento a palla, senza però scaldarmi come avrei tanto desiderato. Odiavo il freddo e ancor più la pioggia, e mi venne quasi da chiedermi stupidamente chi me l'avesse fatto fare di scegliere il mese di ottobre come data per un matrimonio. Nay, beh, era risaputo che ottobre fosse il mese dell'amore e che fosse perfetto per questioni di un certo tipo, ma... se avesse piovuto mi sarei davvero mangiato le mani con tutti i guanti. Afferrai le chiavi di casa e aprii la porta, gettando un'occhiata all'interno: le luci erano spente e non si sentiva volare una mosca, così sospirai e scossi la testa, entrando; mi liberai del giaccone con fare un po' mogio, premendo l'interruttore del soggiorno solo per illuminarlo fiocamente e scoprire così che avrei pure dovuto cambiare la lampadina. Perfetto. Peccato che non ne avessi minimamente voglia, ora come ora.
    Mi lasciai cadere pesantemente sul divano, gettando un braccio oltre lo schienale per frugare con l'altra mano nella tasca interna e afferrare la scatolina che avevo comprato prima di aprirla con uno scatto. Nonostante la penombra, mi sembrava che quel semplicissimo cerchietto d'oro brillasse di luce propria, e il solo pensiero mi fece sorridere come un vero e proprio scemo. Ero stato così impegnato ad organizzare quel matrimonio che non avevo nemmeno pensato a comprare un anello per renderlo ufficiale e, per quanto sapessi che a Edward romanticherie del genere stavano letteralmente sullo stomaco, non avevo proprio potuto evitare di farlo non appena mi era stata concessa l'occasione. Forse era stato solo un caso fortuito che mi fossi trovato a passare davanti a quella gioielleria proprio quel giorno, chi poteva saperlo; ma appena ero entrato, guidato più dal cuore che dalla mente, mi ero subito innamorato di quell'anello che stavo adesso osservando quasi con devozione. Semplice, forse persino un po' troppo, con un cuore rivestito dall'oro più puro dopo ore ed ore di lavorazione per forgiarlo con cura. Esattamente come Acciaio.
    Avvertii d'improvviso un rumore alle mie spalle e, prima che potessi girarmi e prendere qualcosa per dare il mio personale benvenuto a quello che catalogai immediatamente come ladro, sentii una voce impastata dal sonno chiedermi «Quando sei tornato?», tranquillizzandomi. Beh, ovvio che si trattasse di lui. Chi altri avrebbe mai potuto essere, dopotutto? Anche se quel fagiolino avrebbe almeno potuto lasciare un biglietto con su scritto, non so, un semplice “Non farti prendere dalla paranoia se senti rumori, sto dormendo in camera tua”? Och, certo. Volevo troppo da un ragazzo che prima agiva e poi pensava alle conseguenze.
    «Che ci fai qui, Acciaio?» gli chiesi di getto. «Credevo fossi da tuo fratel-»
    «Cos'è quello?» mi interruppe immediatamente, e sbiancai quando mi resi conto di dov'era puntato il suo sguardo. Oh, merda. Non era esattamente così che mi aspettavo andassero le cose, maledizione... ed era già la seconda volta! Era una congiura contro la mia vena romatica o cosa, quella? Nascondere la prova del delitto sarebbe stato letteralmente inutile, così sospirai e mi alzai in piedi, mostrandogli la scatola che non avevo nemmeno avuto il tempo di metter via, visto il modo in cui ero stato sorpreso dalla sua presenza. E ne approfittai subito per rigirare la situazione a mio favore, chiedendogli di getto di sposarmi. Gesto alquanto stupido e per nulla nelle mie corde, aye, ma arrivati a quel punto era stata la prima cosa sensata che mi era passata per l'anticamera del cervello.
    Per tutto il tempo in cui ci osservammo, né io né tantomeno Acciaio ci azzardammo ad aprire bocca. Mi limitavo a fissare ogni minimo cambiamento che riuscivo a scorgere sul suo viso, per quanto fosse abbastanza difficile; non faceva altro che sbattere le palpebre e far scorrere lo sguardo dal mio volto alla scatola che tenevo in mano, soffermandosi forse più del dovuto sull'anello che faceva bella mostra di sé nella soffice imbottitura che lo teneva al sicuro.
    Alla fine ridacchiò - una risata che non mi sembrava di avergli mai sentito fare, nel corso degli anni -, e allungò la mano sinistra per prendere l'anello, rigirandoselo distrattamente fra le dita; mi appioppò poi un'amichevole pugno sulla spalla, e non mi sarei lagnato se solo non avesse utilizzato proprio l'auto-mail per farlo. «Sei un idiota, Colonnello. Ma questo lo sapevamo già tutti e due», asserì semplicemente e, dopo essersi lasciato sfuggire un lungo sbadiglio, si stiracchiò bellamente e mi mollò solo la scatolina vuota, lasciandomi con un palmo di naso a fissarla stralunato.
    Senza farci caso più di tanto, Acciaio agitò una mano e m
i regalò un «Buonanotte» sbiascicato prima di tornarsene in camera in compagnia dell'anello, lasciandomi però col dubbio di aver visto o meno il sorriso imbarazzato che mi era sembrato di scorgere sulle sue labbra.




_Note inconcludenti dell'autrice
Partiamo immediatamente dal fatto che sono in ritardo. In ritardo pazzesco, aye, però alla fine ecco qui il quinto capitolo in cui Roy fa le cose come si deve. Più o meno. Già che ci sono, ne approfitto per segnalare il tributo che ho fatto per il Roy/Ed Mariage, ovvero il finale alternativo del capitolo 108. Una cosetta da nulla, ma mi sono molto divertita a farla.
Piccola cosa veloce: Roy è l'unico militare della sua brigata a possedere una propria macchina, infatti quella che si vede nel manga/anime non fa parte dell'equipaggiamento militare a differenza di quelle altrui; in questa raccolta si fa poi riferimento all'appartamento che ha in affitto a Central pure nel manga - quello in cui non ha nulla se non un divano in salotto e poche altre cianfrusaglie, ahaha -, quindi nulla è lasciato al caso. Per quel che riguarda il passatempo della brigata Mustang, ovvero il Millecinquecentotrenta gradi in cui chiacchierano del matrimonio, si tratta semplicemente del punto di fusione dell'Acciaio, ovvero 1530°C. Viva la fantasia! *seh, come no*
Un'altra rapida spiegazione va alla nota che si fa presente nella one-shot stessa, comunque, ovvero questa «Già il semplice fatto che fossimo due militari avrebbe potuto creare una sorta di conflitto di interessi»: a causa di determinate regole presenti nel campo militare, non è possibile che due soldati si sposino tra loro, poiché ciò comporterebbe che uno dei due debba lasciare la propria posizione poiché non potrebbero più essere superiore e sottoposto. Ecco dunque spiegato perché Roy ci tiene così tanto a far capire che, nonostante il fatto di essere due militari, divide vita privata e lavoro per quanto possa apparire comunque come una cosa un po' strana, se vogliamo metterla in termini pratici.
Detta questa cosa e dato modestamente sfoggio alla mia conoscenza in ambito militare - pardon, quando si tratta di certe cose le prendo seriamente, e chi mi conosce da tempo sa che volevo pure entrare all'accademia proprio per tale motivo, pur non avendo poi potuto per svariati motivi -, spero che la one-shot vi sia piaciuta abbastanza e non sia apparsa in qualche modo ridicola. Ho cercato di lasciarli il più IC possibile nonostante la situazione.
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Capitolo 6
*** Sesto passo: incertezza ***


6. Incertezza Titolo: Sesto passo: Incertezza
Autore: My Pride
Fandom: FullMetal Alchemist
Tipologia: One-shot [ 1108 parole ]
Personaggi: Roy Mustang, Edward Elric
Genere: Commedia, Slice of life, Sentimentale
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen ai, What if?

Tabella/Prompt: Matrimonio › 05. Riso
500 prompt per una challenge: Prompt n.17 › Sera
100% prompt to write about them: Prompt n.09 › Proposta di matrimonio
Slice of life challenge: Prompt n.11 › Torta
Challenge in love: #14. Gelosia


FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All Rights Reserved.


    Erano passate appena un paio d'ore da quando mi ero finalmente deciso ad alzarmi dal caldo bozzolo del mio letto, ma non mi sembrava tuttora una buona idea, nonostante mi trovassi davanti al camino con una bella coperta sulle spalle e una tazza di the caldo che fumava ancora sul tavolino.
    Il freddo aveva investito Central City e, per quanto fossimo appena ai primi di settembre, le piogge torrenziali avevano reso invalicabili alcune zone, impedendo il normale corso del traffico e riuscendo persino a far scoperchiare un paio di tombini che avevano allagato le strade; potevo dunque starmene bellamente a casa senza far nulla - con tanto di ferie pagate e, cosa più importante di tutte, senza scartoffie arretrate che la Hawkeye si sarebbe subito affrettata a spedirmi -, se non organizzare gli ultimi preparativi. Mancava effettivamente meno di quanto pensassi alla fatidica data del matrimonio e, come se non bastasse, certe volte ci si mettevano anche i ragazzi giù al Quartier Generale, mettendomi più ansia del dovuto. Come se dovessi andare in guerra, poi! A parte Havoc che continuava a far salti di gioia - dovevo anche mettermi a spiegare il perché? -, gli altri sembravano divertirsi un mondo a chiedermi, appena possibile, se Edward alla fine aveva accettato di indossare l'abito bianco e se si era calmato per la storia della torta di fagioli, rigettandola nel discorso proprio quando il caro biondino si presentava sulla soglia del mio ufficio, lasciandomi il sospetto che lo facessero apposta per vedere la vena che gli scoppiava ogni qual volta in fronte; qualcuno si era persino offerto di suonare la marcia nuziale e di occuparsi di riso e colombe, dato che c'erano rimasti male per non aver assistito alla favolosa proposta di matrimonio rivelatasi poi un fiasco.
    La cosa che mi metteva di buon umore, però, era il piccolo particolare che non avrei passato quei giorni da solo. Acciaio era stato letteralmente abbandonato dal fratello minore che, scusatosi per telefono dall'appartamento di Fury, aveva fatto sapere che non era riuscito a tornare indietro a causa della pioggia battente che aveva allagato tutto il quartiere residenziale sul lato ovest di Central, e che non avrebbe dovuto preoccuparsi perché il buon Sergente gli aveva offerto un letto per tutta la durata di quell'improvvisa emergenza; aveva anche aggiunto - dopo essersi distratto con quello che, a detta di Acciaio, gli era sembrato il miagolio di un gattino - che avrebbe potuto tranquillamente rilassarsi e godersi quella calma prima del ritorno a Reesembool, dove non avrebbe potuto avere la compagnia del suo futuro sposo per parecchi giorni.
    Quando Edward aveva riattaccato, non prima di averne cantate quattro anche al fratellino, era letteralmente scoppiato il finimondo. Dopo avermi sciorinato per filo e per segno tutta la conversazione avuta, con gran dovizia di particolari e piegando anche una delle mie lampade preferite - un regalo di una vecchia fiamma, ma avevo ovviamente evitato di tenerlo presente - per il nervosismo che aveva cominciato ad animarlo, aveva anche fatto ironia sulle parole rivoltegli dal fratello stesso e mi aveva guardato come a chiedermi
«Riesci a crederci?», al che io avevo provato a calmarlo con il mio charme e i miei sottili metodi di persuasione, invitandolo ad accomodarsi sul divano dopo avergli offerto un bel caffè e avergli accennato a libri d'alchimia freschi di stampa. E aveva anche funzionato. La prospettiva di leggere nuovi tomi gli aveva fatto parzialmente dimenticare tutta quell'assurda storia, peccato, però, che io non avessi poi fatto i conti con un paio di difficoltà tecniche: la spropositata sete di conoscenza di Acciaio. Aveva passato gli ultimi due giorni a leggere vecchi libri trovati chissà dove e a dormire saporitamente, lasciando me letteralmente a bocca asciutta nonostante avessi pensato di gettare le basi per quella che sarebbe presto divenuta la nostra vita di coppia. Dopo il danno, anche la beffa.
    Scossi la testa per scacciare quei pensieri e mi allungai a prendere la tazza di the, soffiando piano per bere qualche sorso e posarlo nuovamente sul tavolino. Stavo cominciando a pensare che avrei dovuto cominciare a buttar giù una lista su cosa avevamo di pronto e cosa no per quel benedetto matrimonio, quando d'un tratto vidi Acciaio, che era sparito in biblioteca ben più di tre ore addietro, apparire davanti a me con un'espressione abbastanza contrariata. «Qual buon vento», lo presi in giro, arcuando un sopracciglio.
    Per tutta risposta, lui mi sbatté letteralmente in faccia quella che aveva tutta l'aria di essere una vecchia agenda; mi sembrava di averla già vista da qualche parte, e non ci misi molto a capire di che cosa si trattasse, prima ancora che fosse Edward stesso a dirmelo. «Quando mi avresti detto che scrivi ancora i numeri delle donne con cui esci?»
    «Veramente...» provai ad aprire bocca e spiegare, ma lui alzò la mano d'acciaio, e, dal modo in cui fece scroccare le dita metalliche, ero certo che non ci avrebbe pensato due volte a piegarle e a trasformarle in un bel diretto.
    «Se proprio devi fare stronzate da ragazzino, cerca almeno di non farti scoprire, Colonnello di merda».
    «Ma quelli sono...»
    «Non provare ad inventare scuse», rimbeccò, guardandomi storto prima di cominciare una tiritera infinita sul tenermi presente cosa gli importava e cosa no, sul fatto che il lupo perdesse il pelo ma non il vizio, sul perché gli avessi chiesto di sposarmi se poi dovevo fare il farfallone, sulla nostra presunta relazione e bla bla bla, prima che sollevassi una mano e frenassi il discorso in cui si era gettato, discorso che, a dirla tutta, non sembrava nemmeno avere una vera e propria fine. E poi, ehi, da quando quel fagiolino si metteva a fare il geloso? Che fosse uno di quei nuovi lati di lui che non avevo ancora conosciuto?
    «Quelli sono i miei appunti d'alchimia», gli tenni presente, e lui dapprima sbatté le palpebre, con un dito d'acciaio a mezz'aria, e poi borbottò qualcosa fra sé e sé, sentendosi evidentemente in torto ma non volendolo per niente ammettere. Dopotutto era Edward Elric, quello... e non avrebbe mai ammesso apertamente che io avevo ragione. Non funzionava mica così, per lui.
    «Tra tutte le scuse che potevi inventarti, questa è sicuramente la più penosa», rimbrottò, scomparendo in biblioteca nel momento stesso in cui cercai ancora una volta di aprire la bocca per ribattere ancora che, nay, aveva travisato tutto e il mio parlare di alchimia non era di certo un modo per indorare la pillola. Cosa diavolo era successo? Chi lo capiva era bravo.
    Mi accasciai con la schiena contro il divano e mi lasciai scappare un lamento, oltremodo sconsolato. Quelle ultime settimane sarebbero state decisamente lunghe
.




_Note inconcludenti dell'autrice
Sono in un imbarazzante fuori tempo massimo. Avevo detto che avrei cercato di finire questa raccolta entro il dieci ottobre, proprio per l'evento del Roy/Ed Marriage, invece non è stato così. Tra un allenamento e l'altro, piscina, fiere del fumetto e valutazioni di contest da portare a termine, non ho più messo mano a questa raccolta e non sono dunque andata avanti.
Due parole su Edward, comunque. Magari il suo comportamento finale può apparire un po' strano, ma, andiamo, Roy gli ha fatto una proposta di matrimonio e poi lui trova un'agendina sospetta con nomi di donne, numeri di telefono e appuntamenti freschi freschi, è ovvio che un po' gli scatti la pulce nell'orecchio e si faccia prendere da un sentimento come la gelosia, sentimento che, a voler proprio esser sinceri, il caro Ed non ha mai provato realmente. Quindi, vista su quest'ottica, direi che la sua reazione è parzialmente giustificata e anche il suo non credere alle parole di Roy come oro colato può perfettamente essere in linea con il suo personaggio. Per quanto sia un genio, gli appunti di alchimia di ciascun alchimista sono privati e scritti in codice, per cui è ovvio che ad una rapida lettura non capisca che si tratti davvero di alchimia. Persino per gli scritti di Marcoh ci mise effettivamente un sacco, e lì, almeno, sapeva che qualcosa c'era sicuro.
Spiegata questa piccola nota, spero che, per quanto in ritardo, questa leggera storiella vi sia piaciuta. Siamo quasi in dirittura di arrivo, mancano soltanto quattro capitoli ed è fatta.
Comunque sia, se poi qualcuno fosse interessato, ho postato una nuova originale intitolata Tra i bagliori dell'antica Shambhala, un piccolo esperimento dopo un mucchio di tempo in cui non mi sono cimentata su cose del genere.
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre ben accetti.
A presto ♥



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