Under Pledge 520 ~ Wedding Planning di My Pride (/viewuser.php?uid=39068)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo passo: negazione ***
Capitolo 2: *** Secondo passo: consapevolezza ***
Capitolo 3: *** Terzo passo: determinazione ***
Capitolo 4: *** Quarto passo: insolenza ***
Capitolo 5: *** Quinto passo: scissione ***
Capitolo 6: *** Sesto passo: incertezza ***
Capitolo 1 *** Primo passo: negazione ***
Step one
Titolo: Primo passo:
negazione
Autore: My
Pride
Fandom: FullMetal
Alchemist
Tipologia: One-shot
[ 1048 parole ]
Personaggi: Roy
Mustang, Edward Elric
Genere: Commedia,
Slice of life, Sentimentale
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, What if?
Tabella/Prompt: Matrimonio
› 07. Cerimonia
Challenge in love: #5.
Matrimonio
FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All
Rights Reserved.
Sbadigliando
sonoramente e grattandomi distratto dietro al collo, firmai il rapporto
riguardante l'ultima missione in cui avevo spedito Havoc, dovendo
ammettere che anche lui, esattamente come un certo fagiolino biondo di
mia conoscenza, aveva il dono della sintesi. Non che mi dispiacesse, se
proprio dovevo essere sincero con me stesso. Poche pagine equivalevano
a minor lavoro per me, però, quando si trattava di luoghi in
cui
le cose non erano come avrebbero dovuto essere, spendere due paroline
in più per una dettagliata documentazione era quantomeno
dovuto,
in particolar modo per facilitarmi le cose e non essere dunque
costretto a chiedere maggiori delucidazioni.
Avevo appena afferrato un altro
fascicolo quando, senza
preavviso, la porta del mio ufficio venne aperta con un colpo secco e
Acciaio fece il suo ingresso, senza nemmeno essersi preso
prima la
briga di bussare e attendere che io stesso gli dessi il permesso di
farlo. Tipico, conoscendo quel ragazzo.
Nonostante tutto, però, sorrisi, poggiando i gomiti sul
bordo della scrivania e intrecciando le
dita sotto il mento. «Qual buon vento, mio caro
Acciaio?»
gli domandai divertito, ma lui digrignò i denti e
attraversò il mio ufficio a passo di marcia, gettando un
paio di
fogli sgualciti proprio dinanzi a me.
«Faccia poco lo spiritoso, non è aria»,
sbottò, fissandomi con aria più truce del solito.
Och,
davvero curioso. Avevo sempre pensato che avesse ormai raggiunto il
massimo livello di irritazione, con me. «Perché
diavolo mi ha fatto chiamare qui a quest'ora, comunque? Io e Alphonse
dobbiamo partire per Reesembool il prima possibile e abbiamo da
fare».
«Quando deciderai di fermarti una volta per tutte?»
gli
chiesi di getto, accigliandomi. Avevano ormai riottenuto i loro corpi e
avevo erroneamente creduto che quella tempesta bionda si desse una
regolata e, aye, frenasse almeno in parte l'uragano che era sempre
stata la sua vita. Trassi un lungo sospiro e mi portai una mano a
massaggiarmi una tempia, osservando poi Edward con attenzione.
«Comprendo che tu non sia un tipo sedentario, Acciaio,
ma...»
«Se
potessi lo eviterei», mi fermò subito con un
borbottio,
incrociando le braccia al petto e guardando altrove. Io, dal canto mio,
arcuai un sopracciglio, attendendo una spiegazione che tardò
non
poco ad arrivare. Dovetti difatti spronarlo con uno sguardo stralunato,
e lui, scocciato come non l'avevo mai visto, roteò gli occhi
e
ricambiò la mia occhiata. «Alphonse.
Devo fargli da testimone».
Se prima ero scettico, adesso non sapevo più come reputare
le
mie stesse emozioni. «Lui e Winry...»
«Già», tagliò corto, senza
nessuna sfumatura
nella voce. Non riuscivo a capire se fosse felice per il fratello e
solo nervoso di dover presenziare al matrimonio, o se la cosa non gli
andasse per niente giù.
Comprendevo che forse il giovane
Alphonse stava un tantinello
bruciando le tappe - erano passati appena un paio di mesi da quando
aveva potuto abbandonare quell'armatura che era stata il suo corpo per
anni -, però non me la sentivo di metter bocca su questioni
che
non mi competevano. In particolar modo se pensavo che molto presto
avrei avuto io stesso la mia bella gatta da pelare. Nemmeno a dirlo, la
porta del mio ufficio si spalancò - avevano per caso
dimenticato
come bussare? -, rivelando la figura trafelata di Havoc.
«Colonnello, ho qui i biglietti della cerimonia»,
annunciò nello sventolarli in aria come se fossero
cartastraccia, e solo in seguito la sua attenzione cadde su Edward,
spalancando la bocca; si tirò un po' il colletto della
divisa e
ridacchiò nervoso, accennando un saluto. «Oh,
salve, Boss».
«Salve, Sottotenente...» Acciaio fissò
lui, i
cartoncini rifiniti che aveva fra le mani e poi me, arcuando un
sopracciglio. Non mi sembrava per nulla entusiasta della cosa,
specialmente se sovrapponevamo quell'evento con l'imminente matrimonio
del fratello. Davvero un tempismo perfetto, avrei osato dire. Cosa
potevo saperne, però, che quel fagiolino avesse un diavolo
per
capello proprio per una situazione simile? «Cosa
significa questo,
Colonnello?»
«Ti
ho fatto venire qui proprio per questo motivo», confessai,
sfoggiando uno dei miei più sfavillanti sorrisi. Non che mi
aspettassi che con lui funzionassero, ma potevo almeno provare a
rendere la situazione più confortante per entrambi. «Un
po' di tempo fa discutemmo di una possibile convivenza,
ricordi?»
cominciai, attendendo di avere la sua completa attenzione prima di
continuare. Non appariva convinto, ma come potevo anche solo credere
che un guinzaglio del
genere fosse accettato da uno come lui con un sorriso?
«Questa potresti dunque considerarla come... un'unione alchemica,
più che come un vero e proprio matrimonio, se vogliamo
metterla su questo piano».
«Cosa?»
Lo disse con un tono così calmo e ponderato mentre mi
fissava
che, per un momento interminabile, mi sembrò di trovarmi
nell'occhio del ciclone. Havoc aveva bellamente pensato di filarsela
non appena l'aveva sentito - razza di traditore, si era portato via
anche le mie partecipazioni! -, e adesso, solo con quella tigre pronta
a sbranarmi, attendevo che la quiete prima della tempesta finisse e che
quel ragazzo che avevo dinanzi scoppiasse come una bomba ad orologeria.
«Roy». Mi
aveva chiamato per nome. Pessimo
segno. Non aveva usato alcuna
formalità e, se fosse stato possibile, intorno a lui avrei
anche visto un
alone nero che avrebbe dovuto preoccuparmi non poco, data la sua
espressione adirata. «Spero vivamente che tu
stia scherzando».
Scossi il capo. Ormai la frittata era fatta, tanto valeva continuare
con stile. «Och, nay. Sono assolutamente
serio».
Gli attimi che susseguirono furono i
più lunghi che
avessi mai vissuto. Mi aspettavo che Acciaio sbottasse, mi urlasse
contro come suo solito e che magari ribaltasse la scrivania mentre
continuava a strepitare epiteti ben poco cordiali al mio indirizzo per
la bizzarra trovata che avevo avuto; però, contro ogni mia
aspettativa, lui non proferì parola, limitandosi solo ad
alzarsi, girare sui tacchi e afferrare così forte la
maniglia
con l'arto d'acciaio che essa si piegò sotto la forza
impiegata,
prima che la porta venisse spalancata e letteralmente fatta volare via
dai cardini che la sorreggevano.
Sbattei più volte le palpebre e la fissai con aria alquanto
scettica, sbuffando divertito qualche istante dopo prima di reclinare
la schiena contro la poltrona, tranquillo come non mai. Quelle che mi
avrebbero
separato dal fatidico evento sarebbero
state settimane decisamente interessanti, ne ero certo.
_Note inconcludenti dell'autrice
Beh,
io non... non so proprio come esprimere la mia emozione nell'essere
tornata a bazzicare fra questi lidi dopo anni e anni di assenza per
motivi che chi mi conosce sa già a memoria, ormai.
Questa raccolta, che cercherò di aggiornare almeno una volta
o
due volte a settimana - ho fatto un piccolo conto e devo far coincidere
le date -, è nata per un vecchissimo evento che
più di
quattro anni fa si è tenuto ad una convention in Giappone il
dieci ottobre, e sto
parlando in linea più ristretta del Roy/Ed Mariage.
Va quindi da sé il perché del titolo di questa
raccolta e
gli argomenti che verranno trattati in essa, e vi posso assicurare che
in questo momento mi sento come un bambino in un negozio di giocattoli
a cui è stato detto di poter prendere qualunque cosa lui
voglia.
Sono elettrizzata, confusa, con un groppo in gola e persino un po'
fuori dal mondo, e tutto per un motivo che non riesco nemmeno a
spiegare.
La dedico a Red
Robin, Setsuka,
RMSG,
Nemesi06,
Liris,
elyxyz, Serendipity e
a tante altre persone che mi hanno fatta compagnia durante questi
lunghi anni in cui tutte noi abbiamo tenuto vivo l'amore per il Roy/Ed,
ai lettori vecchi e nuovi e a chi si affaccerà anche solo
per
curiosare.
Direi di chiuderla direttamente qui, nella speranza che questo primo
capitolo vi abbia strappato almeno un mezzo sorriso.
A presto, si spera ♥
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Capitolo 2 *** Secondo passo: consapevolezza ***
Step two
Titolo: Secondo
passo: consapevolezza
Autore: My
Pride
Fandom: FullMetal
Alchemist
Tipologia: One-shot
[ 1077 parole ]
Personaggi: Roy
Mustang, Edward Elric
Genere: Commedia,
Slice of life, Sentimentale
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, What if?
Tabella/Prompt: Matrimonio
› 02. Tight
Piscina di prompt:
FullMetal Alchemist, Roy/Ed, Acciaio
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Prudenza,
precauzione, pronto a scappare. Erano queste le tre pi che avrei dovuto
ricordare quando mi trovavo in presenza di Edward Elric, l'alchimista
d'acciaio.
A quel pensiero, spuntato fuori dal
nulla mentre preparavo il
caffè, sorrisi amaramente. Non che avessi realmente il
terrore
di una possibile vendetta da
parte di quel fagiolo alto un metro e un tappo - beh,
rettificò
nell'immediato la mia mente, un pochino
era cresciuto e io stesso faticavo a crederlo, anche se ormai non mi
arrivava più all'altezza dello stomaco come quando era un
sedicenne -, però, e con gli anni l'avevo imparato fin toppo
bene, bisognava andarci con i piedi di piombo,
con lui. In qualunque situazione ci si trovasse e qualunque persona tu
fossi.
Per tutto il tragitto di ritorno verso
il mio appartamento,
l'abitacolo dell'auto era rimasto nel più completo silenzio,
cosa alquanto inusuale se si teneva conto di chi aveva occupato il
posto del passeggero e che quel qualcuno avrebbe potuto trapanarmi i
timpani con i suoi soliti epiteti se solo ne avesse avuto voglia;
invece, con mio sommo stupore, Acciaio se n'era rimasto zitto e,
incrociate le braccia al petto, non aveva fatto altro che guardare
fuori dal finestrino con aria vagamente annoiata, tamburellando di
tanto in tanto con lo stivale sul fondo della vettura. Non avevo
nemmeno dovuto faticare nel convincerlo a passare da me - altro
avvenimento alquanto inusuale, conoscendo le continue rimostranze,
spesso anche fasulle, a cui dava vita per evitare di farlo -, e adesso
se ne stava seduto sul divano in salotto, con un libro abbandonato
sulle cosce e la fronte corrugata da astrusi pensieri che non
riguardavano sicuramente nulla di ciò che non stava leggendo.
Era da una buona decina di minuti che lo
osservavo dalla
finestrella della cucina, e in tutto quel lasso di tempo non aveva
minimamente voltato pagina, simbolo che quel grosso tomo polveroso -
scovato in chissà quali meandri della mia biblioteca, dato
il
sottile strato di umidità che scorgevo persino in lontananza
-
gli serviva solo ed unicamente come scusa per non doversi guardare
intorno e fare i conti con una realtà che solo lui
conosceva.
Dal canto mio, non avevo idea se
imputare il tutto alla notizia delle nozze del fratello o a quella
delle nostre stesse
nozze, visto che la cosa era capitata così improvvisamente
che
aveva stravolto completamente i miei piani iniziali. Avevo difatti
pensato di far uso di tutto il mio charme e, una volta invitato Acciaio
in ufficio, avrei accidentalmente
accennato ad una riunione di alchimisti di stato e che era a sua volta
richiesto, conducendolo al ristorante dove ci attendevano; una volta
lì, il resto sarebbe stato assolutamente facile. Acciaio
avrebbe
capito che in realtà era tutta una scusa per portarlo a cena
fuori, io avrei potuto prenderlo per la gola dicendogli che poteva
ordinare qualunque cosa e lui, dopo un po' di tentennamenti vari,
avrebbe accettato per amore del proprio stomaco, tessendo le basi per
la notizia che gli avrei dato dopo un buon dolce e un bel goccio di
champagne. Peccato, però, che la realtà delle
cose fosse
stata talmente rozza da far storcere il naso persino a me.
Sospirai e scossi il capo per scacciare
quei pensieri, tornando
svelto dal mio ospite con le tazzine fumanti di caffè. «Tieni»,
gli dissi nell'offrirgliene una, ricevendo appena una sua occhiata
dorata. Non
si sforzò nemmeno di fingersi educato e di ringraziare,
prendendo la tazza bollente con l'arto d'acciaio per limitarsi ad
osservarne la bevanda scura all'interno con un'espressione
così
cupa che, e mi costò molto ammetterlo, mi ricordò
il
periodo buio in cui era continuamente alla ricerca della Pietra
Filosofale. Mi accomodai dinanzi a lui, posando il mio caffè
sul
tavolino di vetro nel mezzo prima di fissare con attenzione il volto
corrucciato di Acciaio. «Allora»,
cominciai serio. «Credo
proprio che io e te dovremmo parlare».
Lo sguardo che mi lanciò fu
indecifrabile. Non riuscii a
capire se avesse realmente compreso le mie parole o se fosse immerso in
un mondo tutto suo pur fissandomi, però, come risvegliatosi
da
un lungo sonno, si riscosse e sbatté le palpebre, soffiando
sul
proprio caffè. «E
di cosa? Non c'è niente
di
cui parlare», asserì, e dovetti sforzarmi per
trattenere
una sottospecie di lamento. La fase di negazione non era ancora
passata, a quanto sembrava.
«Non
me la dai a bere, Acciaio. Credevo fossi abbastanza cresciuto da poter
affrontare con sufficiente maturità una discussione come
questa».
«E io credevo che avessimo messo bene in chiaro che certe decisioni
vanno prese insieme, Colonnello».
Sputò quel grado militare come se si fosse trattato di una
pietanza disgustosa, e, storcendo il naso, sembrò aver
ingoiato
letteralmente un rospo grasso, viscido e bitorzoluto. «Puoi
chiamarlo come ti pare, resta sempre uno stupido matrimonio».
«Cos'hai contro i matrimoni, esattamente?» gli
domandai
ironico, accavallando disinvolto una gamba e incrociando le braccia al
petto. Lui non rispose e si limitò semplicemente a masticare
qualche parola tra i denti, bevendo un sorso di caffè tutto
d'un
fiato prima ancora che potessi ricordargli che scottava; com'era
prevedibile, si bruciò la lingua e se la prese con me,
biascicando insulti al mio indirizzo con fare talmente comico che, se
ci fossimo trovati in un'altra situazione, non avrei esitato a ridergli
in faccia. Peccato, però, che quella sua disattenzione mi
fece
comprendere troppe cose. «Rettifico:
cos'hai contro il
matrimonio di tuo fratello?»
arrivai dritto al punto, e capii di aver decisamente colto nel segno
quando quei suoi occhi dorati mi fissarono come quelli di un cervo
improvvisamente abbaiato dai fari di un'auto.
Acciaio non parlò per una buona manciata di minuti,
assumendo
infine un'aria scettica. «Buon per lui, che devo
dirgli?»
sbottò, ma si capiva fin troppo bene che la cosa non finiva
lì, anche se sembrava ben lungi dal parlarne apertamente.
Che
fosse geloso del giovane Alphonse? In fin dei conti avevano passato
praticamente tutta la vita insieme, sostenendosi a vicenda nei momenti
di bisogno, quindi era un po' comprensibile il suo modo di porsi, ma...
era meglio non mettere bocca, o almeno non ancora.
«Quindi... è tutto a posto?»
«Certo, perché non dovrebbe?»
Incrociò le braccia al petto, guardando ostinatamente
altrove.
«Ah, si scordi che indossi il tight o addirittura la divisa.
Se
solo prova a costringermi, la mollo all'altare»,
replicò con finta formalità, e, con
quella semplice nota diplomatica, capii che la conversazione era chiusa.
_Note inconcludenti dell'autrice
Posso fare
un po' la sentimentale? A questo punto citerei una casa dove la famiglia ti
aspetta,
perché nel rivedere nomi vecchi e nuovi e nel leggere le
vostre
recensioni mi son sentita un po' come Edward che, dopo anni di
lontananza, torna alla sua Reesembool e vede che dopotutto non
è
cambiata come pensava. Perché, aye, come dice la nee-san,
dopotutto, questo fandom è stato la mia casa e l'ho
abbandonato
per davvero troppo, troppo tempo...
Chiusa questa parentesi, perché altrimenti potrebbero
davvero
venirmi i lacrimoni - e io ho una posizione da Colonnello da rispet...
ah, nay, sbagliato -, passiamo ai dovuti ringraziamenti. Mi ha fatto
sorridere come una scema leggere le parole che avete scritto e che
sgorgavano direttamente dal vostro cuore, e ammetto che avevo un po' il
timore di tornare fra questi lidi proprio per la troppa assenza fatta;
ma fa sempre piacere vedere vecchie conoscenze.
In questo capitolo, vediamo Edward che comincia a prendere un po' alla
larga la situazione e a capirla - e a fare i conti con la
realtà
dei fatti: Al si sposerà e andrà avanti con la
sua vita,
fine -, però si sa bene quant'è
testardo questo bisbetico fagiolino e quanto darà filo da
torcere al povero Roy, il quale in fin dei conti voleva solo cercare di
fare una cosa carina... stupida, aye, ma carina.
Commenti
e critiche, come sempre, sono bene accetti.
A presto ♥
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Capitolo 3 *** Terzo passo: determinazione ***
Step three
Titolo: Terzo passo:
determinazione
Autore: My
Pride
Fandom: FullMetal
Alchemist
Tipologia: Flash
fiction
[ 854 parole ]
Personaggi: Roy
Mustang, Brigata al completo
Genere: Commedia,
Slice of life, Sentimentale
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, What if?
Tabella/Prompt: Matrimonio
› 03. Abito bianco
Piscina di prompt:
FullMetal Alchemist, Roy/Ed, Fagioli
FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All
Rights Reserved.
«Assicurati
di avere più di una persona pronta a sostenere le tue idee e
che
possa esserti di aiuto, quindi... comincia a cercarti una
moglie!»
Da quando mi ero svegliato, quella frase
non aveva fatto altro
che martellare contro le pareti del mio cervello, senza lasciarmi
nemmeno quando avevo cominciato a lavorare - och, beh, nel
senso
lato della
parola, giacché quel giorno era talmente fiacco che persino
i
documenti scarseggiavano; e avrei anche reso grazie ad un qualunque
Dio, se solo ci avessi creduto - sotto l'occhio vigile di Hawkeye. Ero
certo che Hughes avrebbe riso se avesse saputo che Roy Mustang, il
donnaiolo incallito d'Amestris, colui che aveva fatto palpitare i cuori
di tutte le donne di qualunque età, aveva finalmente deciso
di
mettere la
testa sulle spalle e di sposarsi, per di più con un uomo
come
Edward Elric. Aveva sempre saputo quanto avessi avuto a cuore
l'incolumità di quei due ragazzi - quante cose mi aveva
tenuto
nascoste, prima di morire? -, ma ero quasi del tutto certo che quello
scemo di Maes, se fosse stato ancora in vita, non avrebbe perso
occasione per fare una battutina delle sue.
A quel
pensiero non potei evitare di sorridere distratto, abbandonando la
stilografica sulle scartoffie. L'ultima volta che avevo indossato
l'abito bianco era stato proprio al matrimonio di Hughes. Impeccabile
nella mia divisa da cerimonia, ma con un diavolo per capello, avevo
passato le tre ore che ci avevano separati dal ricevimento in sua
compagnia, forse persino più nervoso di lui; non aveva fatto
altro che camminare avanti e indietro per la stanza a borbottare frasi
sconnesse - come sarebbe stata Glacier, come non sarebbe stata, se
avesse deciso di tirarsi indietro e non volesse più sposarsi
-,
torcendosi le mani e sgualcendo il proprio abito. E non si era calmato
fino a quando non ero stato costretto a dargli un paio di buffetti in
viso per riportarlo alla realtà, afferrandogli il colletto
della
divisa per sistemarglielo io stesso e spingerlo poi fuori da quella
camera per andare incontro al suo bellissimo
futuro, proprio come lui l'aveva sempre chiamato.
«Colonnello?» La voce di Havoc mi
richiamò alla
realtà e, sbattendo le palpebre, alzai il capo, vedendo
l'intero
brigata fissarmi con fare altamente incuriosito. Persino Falman si era
sporto un po' dalla sua scrivania per adocchiarmi come si conveniva,
forse perché, e me ne rendevo conto solo adesso, ero rimasto
talmente tanto tempo assorto nei miei pensieri che avevo macchiato di
inchiostro l'angolo di foglio su cui avevo lasciato la penna. Dovetti
fare un colpetto di tosse per riportarli all'ordine, imprecando tra me
e me per il casino che avevo combinato; ignorai anche la mezza risata
soffocata che sentii, ma non per benevolenza, bensì per pura
e
semplice pigrizia.
Il
foglio che stavo inutilmente cercando di pulire mi venne letteralmente
sfilato da sotto il naso, incontrando qualche istante dopo lo sguardo
severo di Riza. «Capisco che abbia un mucchio di cose per la
testa, Colonnello, ma la pregherei di non fare danni irreparabili su
documenti ufficiali», mi sgridò, come una madre
che aveva
appena beccato il proprio figlio a fare una marachella. «Non
credo le piacerebbe sottrarre altro tempo alla preparazione della
cerimonia per restare fino a notte fonda qui in ufficio».
Rabbrividii al solo pensiero. «Ho
già la mia bella gatta da pelare senza dover lavorare il
doppio,
Tenente», replicai con un velo di sarcasmo, e la vidi
distintamente abbozzare un sorrisino che camuffò alla svelta
sotto la sua solita scorza austera. Quella storia stava divertendo un
po' tutti - persino Riza, accidenti... Riza!
- o era soltanto una mia impressione? A quel punto volevo sapere
anch'io come facessero a trovarci un lato comico, almeno anche quel
fagiolo di Acciaio avrebbe smesso di fulminarmi con lo sguardo e
avrebbe accantonato per un attimo l'idea di uccidermi nel sonno.
Perché, aye, ero sicuro che ogni tanto quel pensierino lo
facesse, quando si fermava a dormire a casa mia dopo una chiacchierata
veloce con Alphonse su quello stesso argomento. Per quale motivo
dovessi andarci di mezzo io, poi, era un completo mistero.
«Sono certa che riuscirà a risolvere
diligentemente la
cosa come suo solito, Colonnello», mi rassicurò, e
potei
sentire distintamente la nota ilare che aleggiò nelle sue
parole
prima che, raccattando le scartoffie, se ne tornasse tranquilla alla
propria scrivania per rimettersi a propria volta a lavoro, come se non
avesse detto praticamente nulla; a rigirare il coltello nella piaga ci
si mise anche Breda, insinuando che avrei lasciato orde e orde di donne
in lacrime non appena si fosse saputo che i miei giorni da farfallone
amoroso erano finiti e che il mio cuore sarebbe appartenuto ad una sola e unica fortunata
che era riuscita làddove molte avevano fallito.
Bel supporto morale che ricevevo dai
miei subordinati. Davvero un bel supporto morale, accidenti a loro.
Oh, ma sarebbe stato tutto perfetto, dalla prima all'ultima rosa
avalanche che avrei fatto recapitare e con cui avrei fatto innalzare -
anche con un piccolo
aiuto
dell'alchimia, ma quella era una cosa che avrei tenuto per me - le
più belle decorazioni che occhio umano avrebbe mai potuto
ammirare. Parola di Roy Mustang.
_Note inconcludenti dell'autrice
Che
dire... non avrei dovuto cominciare questa one-shot con la frase di
Hughes, non avrei dovuto proprio. Adesso son qui a piagnucolare come
una scema perché, inutile negarlo, la sua morte mi
ha
segnata - e ha segnato parecchi di noi... non mentite, io vi osservo! -
in modo talmente drastico da
non riuscire a parlarne senza essere sommersa dai feels. Sono scema, lo
so.
Anyway! Qui il nostro caro fagiolino non compare, eppure la sua
presenza aleggia comunque nelle parole di Roy, anche quando parla con
Riza. Dopotutto ha un matrimonio da organizzare e, adesso che anche
Edward ha abbassato un po' la guardia, forse gli conviene approfittare,
ah ah ah. Storia più introspettiva delle due precedenti,
però era un punto clue e ci voleva, così come i
pensieri
che si affacciano nella mente di Roy. Essendo una raccolta non devo
seguire esattamente un filo logico nello svolgimento
delle shot,
ma aspettatevi bizzarre sorprese perché... beh, in fin dei
conti
parliamo di Edward e Roy, e si sa quanto possono essere casinisti da
soli questi due alchimisti, figurarsi in coppia!
Oh, dimenticavo di spendere due parole sul «farfallone
amoroso». E' una piccola e capricciosa citazione personale al
libretto delle Nozze di Figaro, in linea più ristretta a Non più andrai
musicato da Mozart e cantato da Figaro al primo atto. Per quel che
riguarda le rose avalanche, sono le più belle rose bianche
che
si possono trovare e vengono spesso usate nelle decorazioni dei
matrimoni per la loro eleganza sfarzosa, il loro stile e la loro
raffinata accuratezza. Qual rosa migliore per un uomo come il
Colonnello Mustang?
Detto
ciò, commenti e critiche, come sempre, sono bene accetti.
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Capitolo 4 *** Quarto passo: insolenza ***
Insolenza
Titolo: Quarto
passo: insolenza
Autore: My
Pride
Fandom: FullMetal
Alchemist
Tipologia: One-shot
[ 1696 parole ]
Personaggi:
Roy
Mustang, Edward Elric, Special guest: Christina Mustang
Genere: Commedia,
Slice of life, Sentimentale
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, What if?
Setting.
Romance: #01. Alba
Tabella/Prompt: Matrimonio
› 08. Parenti
Piscina di prompt:
FullMetal Alchemist, Roy/Ed, Appuntamento
Sette colori per un
fandom: Pacchetto
bianco › 01. Appuntamento
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Arrivava
sempre
il momento in cui, in una coppia, bisognava presentare il partner ai
propri genitori. Si poteva ritardare con sotterfugi, inventare continuamente
scuse
banali e far finta di essersi dimenticato di farlo a
causa del troppo lavoro, ma alla fine si veniva irrimediabilmente
incastrati e
ci si ritrovava tutti seduti a tavola durante una sicura e imbarazzante
cena di famiglia, tra vecchi aneddoti che sarebbe stato meglio
seppellire nel passato e discorsi da sotterrare la testa sotto
tonnellate di sabbia. A me era successa quasi la stessa
cosa.
Per quanto né io
né tantomeno Acciaio
avessimo
genitori ancora in vita, un certo uccellino - e io scommettevo tutta la
mia paga di Colonnello che era stato sicuramente Havoc, quell'idiota
non vedeva
l'ora di appendere striscioni di gioia per l'essersi tolto di mezzo un
rivale pericoloso come me - aveva bellamente cantato quando si era
ritrovato al Christmas e, tra un bicchierino e l'altro, ne aveva
parlato con una delle ragazze che gli aveva fatto compagnia per quella
sera, facendo sì che la notizia arrivasse fino alle orecchie
vigili della proprietaria del bar. Cos'era successo, in seguito? Oh, mi
sarebbe tanto piaciuto dire che la vita era trascorsa in modo monotono
come al solito, ma per mia grande sfortuna non era stato per niente
così: Chris Mustang, meglio conosciuta come Madame
Christmas,
aveva preteso di vedere il suo unico nipote - nonché parente ancora in vita,
aveva specificato al telefono con il suo solito tono autoritario che
pareva non ammettere repliche - e sentire con le sue stesse orecchie
che cosa stava succedendo in realtà. Ed era proprio per quel
motivo che me ne stavo stravaccato sul divano, la fronte aggrottata da
mille pensieri.
Pur non avendolo ancora toccato, non
avevo fatto altro che
sorreggere il bicchiere di whisky che mi ero riempito non
più di
una mezz'oretta addietro, e in cui il ghiaccio ormai sciolto aveva
creato una piccola patina vagamente oleosa tutt'altro che rassicurante;
avevo lo sguardo fisso sulla porta d'ingresso, che da quella posizione
riuscivo a vedere appena a metà, e rimuginavo sempre
più
se fosse il caso di chiamare Acciaio e imporgli di starsene a casa,
quella sera. Certo, mi avrebbe chiesto spiegazioni e magari avrebbe
anche sospettato chissà cosa - ormai quel fagiolino pensava
che
tramassi ogni giorno contro di lui, cosa non
esattamente vera -, ma avrei in quel modo evitato di doverlo accogliere
con una falsa sviolinata per fargli andar giù la notizia. Mi
vedevo già la scena e non sapevo se ridere o sbattere la
testa
contro il muro: «Mia zia vuole conoscere la mia
futura sposa». Con che coraggio sarei riuscito a
dirgli una cosa del genere?
Perso com'ero in quei miei catastrofici
pensieri contornati da
scenari apocalittici in cui io ero il povero malcapitato di turno che
non sopravviveva, ci misi un po' a rendermi conto del rumore delle
chiavi nella toppa, rabbrividendo. Il suono pesante dell'auto-mail
rimbombò nell'ingresso ad ogni passo, e qualche attimo dopo
riuscii a scorgere anche la figura di Edward che, sbadigliando, si
sfilava il solito cappotto rosso e lo appendeva distrattamente,
riattraversando il disimpegno; quando i nostri sguardo si incrociarono,
lui sbatté le palpebre, arcuando poi un sopracciglio. «Beh?
Che cosa ci fai lì impalato come uno stoccafisso,
Colonnello?» Le
formalità erano state messe da parte e anche il
tono era più calmo rispetto ai giorni
precedenti, ma avevo come la netta sensazione che sarebbe ben presto
cambiato di nuovo.
«Siediti qui, Acciaio», lo invitai, picchiettando
il lato
vuoto del divano prima di sporgermi per posare il bicchiere di liquore
sul tavolinetto. L'ora
della verità era giunta, rimandare ancora sarebbe stato
stupido e da vigliacchi.
Scoccandomi un'occhiata che avrebbe
potuto significare qualunque
cosa, Edward attraversò il salotto e, dopo essersi liberato
degli scarponi, si gettò a peso morto sul divano,
stiracchiandosi con le movenze di un gatto piuttosto pigro. Si era
persino lasciato sfuggire uno sbadiglio e si era sgranchito il collo,
grattandosi la cute come se nulla fosse. «Quella
faccia la dice lunga», asserì infine, con tono
indifferente e abbastanza incolore; poi
si rallegrò per un motivo che sulle prima non compresi, ma,
quando proruppe in un divertito «Hai deciso di annullare le
nozze?», fui io a fulminarlo con lo sguardo.
«Speraci quanto vuoi, Acciaio, ma... nay»,
precisai, scuotendo la testa. «Stavo
pensando... ti andrebbe di uscire?»
«E perché dovrei?»
«Un... appuntamento?» la buttai lì,
cercando di
essere il più credibile possibile. Peccato, però,
che
quelle mie parole sortirono l'effetto contrario, allorché
Edward
divenne più scettico di quanto non fosse apparso qualche
istante
prima. Avevo forse peggiorato le cose? Chi poteva dirlo.
«Un appuntamento», ripeté, come se il
solo pensiero
lo lasciasse basito, e di certo non potevo dargli torto. Mi ci volle
una buona dose di pazienza e ben due bicchieri di whisky per riuscire a
convincerlo ad uscire, puntando sul fatto che in una coppia bisognava
condividere qualunque momento e che in fin dei conti non avevamo mai
avuto un vero e proprio appuntamento, e, anche se all'inizio Acciaio
era sembrato ancor più scettico, alla fine aveva ceduto
semplicemente perché il suo stomaco aveva avuto la meglio,
visto
che non aveva mangiato tutto il giorno per l'esser stato a spasso per
Central a causa di piccoli disordini. Le cose si erano nuovamente
complicate non appena l'insegna del Christmas si era parata dinanzi a
noi, tant'è che Edward mi aveva guardato con uno sguardo che
sembrava promettere cose che a me non sarebbero piaciute per niente.
Scesi dall'auto e aperta la porta, ci accolse un forte odore di profumo
femminile e il sentore di liquore che caratterizzava quel posto,
nonché un vago chiacchiericcio proveniente dai pochi uomini
che
quella sera avevano ben pensato di passare una serata in dolce
compagnia; molte delle ragazze erano sedute ai tavoli o al bancone del
bar insieme agli ospiti, e, a gambe accavallate o con le braccia
incrociate abilmente sotto al seno per metterlo in mostra, li
intrattenevano o portavano loro da bere, sorridendo sfavillanti. Fu
Vanessa ad accoglierci, e probabilmente non notò minimamente
la
presenza di Acciaio dietro di me, giacché la sua attenzione
si
concentrò unicamente sulla mia persona. «Oh,
signor
Roy!» mi salutò, buttandosi letteralmente addosso
per un
abbraccio; dal canto mio mi comportai come sempre - in quel posto ci
ero praticamente cresciuto, quindi per me veniva naturale come
respirare -, ricambiando con gioia.
«Vanessa! Sei splendida come al so-» Avrei anche
continuato
se solo non avessi avvertito uno strano brivido dietro alla schiena, e
se in un primo momento avevo quasi pensato di essere in pericolo, la
furia dei cieli, per mia fortuna o semplicemente per la presenza di
decisamente troppi testimoni, non arrivò. Feci comunque un
colpetto di tosse, senza avere il coraggio di guardare indietro. «Uhm...
Madame?»
«Nel retro, se vuole la accompagno».
«Non ce ne sarà bisogno, grazie» le
dissi, e
Vanessa, dopo un cenno e un sorriso ammiccante, si concentrò
sul
nuovo arrivato che aveva appena fatto il suo ingresso, lasciandomi
nuovamente solo e in balia di Edward. Una mano d'acciaio si
assestò prepotente sulla mia spalla, e non ci volle un genio
per
capire che mi stava letteralmente fulminando con lo sguardo.
«Un appuntamento...
eh?» ripeté ancora una volta, stringendo le dita
dell'auto-mail sin dentro la carne. «Non
è che voleva semplicemente venire a spassarsela, mio caro
Colonnello?» mi chiese con una nota tutt'altro che tranquilla
nella voce, senza darmi del tu e senza darmi il tempo di spiegare che
mi afferrò per il bavero della camicia; probabilmente
avrebbe
anche detto altro - e forse mi avrebbe anche pestato, incurante delle
possibili ripercussioni per aver aggredito un superiore - se solo una
voce burbera non avesse richiamato l'attenzione di entrambi e la figura
possente di Madame non si fosse parata dinanzi a noi come un'ombra.
«Non ti si vedeva da un po', Roy-boy», mi accolse
così, con aria strafottente e una sigaretta fra le labbra
rosse
e piene. Se qualcuno avesse avuto dubbi sulla nostra parentela ben
nascosta, in quel momento non c'era nulla che la facesse pensare
così. «Ho
sentito un po' di storie, ultimamente...»
Sollevai un angolo della bocca in un
sorriso tremulo, sedendoci
al bancone quando fu lei stessa a farci cenno di seguirla e di
accomodarci. Se in un primo momento avevo provato in tutti i modi di
glissare l'argomento che sarebbe stato il fulcro della nostra
conversazione, era stata mia zia stessa a metterlo in mezzo e a
chiedermi che cosa fosse successo, domandandomi perché ero
andato fin lì senza portarmi dietro la mia futura consorte
per
far sì che anche lei la conoscesse; io avevo tergiversato
ancora
un po', adocchiando di tanto Acciaio, ma avevo poi deciso di essere del
tutto sincero e di spiegarle per filo e per segno come stavano le cose,
pur rischiando di essere strozzato dal mio futuro sposo per l'inganno a
cui era stato sottoposto. Madame era rimasta sì incredula,
forse
pensando che la stessi prendendo in giro - io che sposavo un uomo? Lo
scetticismo era piuttosto comprensibile, specialmente da parte della
donna che mi aveva cresciuto da quando avevo quattro anni -,
lasciandosi andare infine ad una grossa risata con nostro enorme
stupore. Ci aveva persino offerto da bere - caso alquanto eccezionale,
conoscendola -, chiedendoci di più su quella storia e
domandandoci persino com'era cominciato tutto.
Ci congedammo solo quando l'orologio
segnò ormai le
quattro e mezza del mattino, entrambi un po' brilli e con il sonno che
sembrava ormai farla da padrone. Madame aveva insistito
affinché
chiamassi un taxi e non avevo avuto assolutamente nulla da ridire su
quella decisione - l'auto avrei anche potuto farla prendere il giorno
dopo, meglio tenerla lì che andare a sbattere contro un palo
e
rischiare la pelle -, così io e Acciaio, che tra uno
sbadiglio e
l'altro si sgranchiva il collo, attendemmo che il nostro passaggio si
facesse vedere in fretta fra le strade in cui i lampioni cominciavano a
spegnersi.
Incrociando le braccia al petto, guardai distrattamente il cielo sopra
di noi che diveniva mano a mano perlaceo e sollevai un angolo della
bocca in un mezzo sorriso. Polemiche, epiteti poco cordiali e bicchieri
di liquore a parte, quella serata in famiglia si era risolta meglio di
quanto io stesso avessi creduto.
_Note inconcludenti dell'autrice
Bene,
signori... guest star della serata, la nostra carissima Chris Mustang,
che vuole giustamente conoscere la donna che ha rapito il cuore al suo
Roy-boy! Come, sono la sola ad amarla? Pazienza.
Questa raccolta è diventata un
agglomerato di challenge, comunque. Prima quella indetta da think_fluff
e
da cui praticamente è partito tutto - non a caso il tema
è il matrimonio e la raccolta si apre per l'appunto con
l'organizzazione di un matrimonio da parte del nostro ambizioso
Colonnello -, poi diecielode
con a seguito piscinadiprompt
e adesso questa
indetta da DoctorChi
sul forum di EFP. Insomma, se qualcuno alla fine di tutto questo riesce
a capirci qualcosa, lo faccia capire pure a me *rotola via*
Anyway, una flash che non racconta nulla di che se non il fantomatico
incontro dei parenti, e credo che con la famiglia che si ritrovano
questi due sia veramente tutto dire... spero comunque che sia piaciuta
almeno un pochino.
Commenti
e critiche, come sempre, sono bene accetti.
A presto ♥
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Capitolo 5 *** Quinto passo: scissione ***
Quinto passo
Titolo: Quinto
passo: scissione
Autore: My
Pride
Fandom: FullMetal
Alchemist
Tipologia: One-shot
[ 1421 parole ]
Personaggi:
Roy
Mustang, Edward Elric
Genere: Commedia,
Slice of life, Sentimentale
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, What if?
Setting.
Romance: #02. Coppia
Tabella/Prompt: Matrimonio
› 09 Fede nuziale
Piscina di prompt:
FullMetal Alchemist, Roy/Ed, Fagioli
500 prompt per una challenge: Prompt
n.131 ›
Anello
Sette colori per un
fandom: Pacchetto
bianco › 02. Freddo
Challenge in love: #17.
Anello
FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All
Rights Reserved.
Rabbrividendo,
ficcai in tasca la scatoletta che avevo appena comprato e mi strinsi
meglio nel giaccone che indossavo, cercando il più in fretta
possibile le chiavi della mia macchina.
Da un po' di tempo a quella parte, un
tutt'altro che piacevole
gelo autunnale aveva completamente investito Central City, e la pioggia
torrenziale, unita a forti raffiche di vento che erano riuscite a
sdradicare un paio di alberi,
aveva fatto saltare la luce per una settimana buona, tagliandoci fuori
dalle comunicazioni con le altre sedi del Quartier Generale. Avevamo
dovuto lavorare letteralmente al lume di candela durante i turni serali
e più volte avevamo rischiato di mandare a fuoco l'ufficio -
il
che mi faceva tuttora ridere, visto che l'alchimista di fuoco ero io -
a
causa della cera che colava per sbaglio sulla montagna di pile presenti
sulle
scrivanie, ma quella settimana era passata fortunatamente senza troppi
intoppi e avevamo tenuto duro per tutto il tempo. Per scacciare la
noia, i miei uomini avevano persino trovato un piacevole
passatempo che avevano ironicamente chiamato Millecinquecentotrenta gradi.
E io mi ero trattenuto non so come dallo schioccare le dita e farglielo
vedere bene, quel millecinquecentotrenta.
Ma alla fine li avevo semplicemente lasciati fare e, poggiandomi con un
gomito sulla scrivania, così da potermi tenere il viso nel
palmo
della mano, mi ero a mia volta gettato nel discorso che avevano messo
su, forse persino più esagitato di quanto non fossero
sembrati
loro sul momento.
Sorrisi e scossi il capo, aprendo la
portiera per mettermi al
volante. Non avrei mai creduto che il mio matrimonio avesse fatto tanto
scalpore, fra loro. Avevano fatto domande su domande, spesso anche con
non troppo velato sarcasmo, chiedendomi addirittura dettagli come il
luogo in cui si sarebbe svolta la cerimonia e il rito stesso, visto che
né io né tantomeno Acciaio credevamo in un
qualunque Dio.
Con una scrollata di spalle, avevo troncato sul nascere la questione
sbrogliandomela con un'unione civile rapida e indolore, e loro non
avevano insistito oltre. Però,
quando avevo ironicamente detto ad Havoc che avrei anche ordinato una
torta di fagioli, avevo letteralmente segnato la mia condanna a morte.
Non accorgendomi difatti che era entrato Acciaio - e quell'idiota di un
Sottotenente si era ben guardato dal rivelarmi quel piccolissimo particolare,
per restare in tema -, l'avevo detto senza pensarci,
prendendola semplicemente per quella che era, una battuta. Peccato che
il mio futuro sposo avesse un senso dell'umorismo che rasentava lo
zero, quando si trattava della sua discutibile
altezza. E cosa ci avevo
guadagnato, io? Un bel diretto d'acciaio in pieno viso e una sfuriata
con i fiocchi che, ne ero certo, era stata sentita probabilmente in
tutto il Quartier Generale.
Al pensiero sbuffai ilare. Se fossero
stati altri tempi e, soprattutto,
altre situazioni, quel gesto di insubordinazione gli sarebbe costato
come minimo la corte marziale per l'aver alzato le mani su un
superiore. Facevo favoritismi per non avercelo spedito comunque? Och,
nay, semplicemente sapevo come separare il lavoro dalla mia vita
privata.
Già il semplice fatto che fossimo due militari avrebbe
potuto
creare una sorta di conflitto di interessi, dato che lavoravamo nello
stesso edificio e lui era praticamente sotto le mie dipendenze - ecco
spiegato perché, in passato, avevo sempre evitato di
impegnarmi
sentimentalmente con qualcuno a cui passavo lo stipendio, ma che potevo
farci se ero caduto negli occhi tentatori di quel fagiolino?
-, se ad
ogni minima lite l'avessi minacciato con il suo presenziare davanti ad
una corte... tanto sarebbe valso mettere direttamente un freno a quel
matrimonio e chiudere lì la questione senza un nulla di
fatto. Il lavoro era il lavoro.
La vita coniugale era vita coniugale. Il discorso non faceva una
grinza. Quindi, aye, quel pugno me l'ero meritato in pieno, se la
questione veniva vista in un'ottica di coppia.
Inseguendo quelle elucubrazioni mentali,
guidai
ininterrottamente fino al mio appartamento con il riscaldamento a
palla, senza però scaldarmi come avrei tanto desiderato.
Odiavo
il freddo e ancor più la pioggia, e mi venne quasi da
chiedermi
stupidamente chi me l'avesse fatto fare di scegliere il mese di ottobre
come data per un matrimonio. Nay, beh, era risaputo che ottobre fosse
il mese dell'amore e che fosse perfetto per questioni di un certo tipo,
ma... se avesse piovuto mi sarei davvero
mangiato
le mani con tutti i guanti. Afferrai le chiavi di casa e
aprii la porta, gettando un'occhiata all'interno: le luci erano spente
e non si sentiva volare una mosca, così sospirai e scossi la
testa, entrando; mi liberai del giaccone con fare un po' mogio,
premendo l'interruttore del soggiorno solo per illuminarlo fiocamente e
scoprire così che avrei pure dovuto cambiare la lampadina.
Perfetto. Peccato che non ne avessi minimamente voglia, ora come ora.
Mi lasciai cadere pesantemente sul
divano, gettando un braccio
oltre lo schienale per frugare con l'altra mano nella tasca interna e
afferrare la scatolina che avevo comprato prima di aprirla con uno
scatto. Nonostante la penombra, mi sembrava che quel semplicissimo
cerchietto d'oro brillasse di luce propria, e il solo pensiero mi fece
sorridere come un vero e proprio scemo. Ero stato così
impegnato
ad organizzare quel matrimonio che non avevo nemmeno pensato a comprare
un anello per renderlo ufficiale e, per quanto sapessi che a Edward
romanticherie del genere stavano letteralmente sullo stomaco, non avevo
proprio potuto evitare di farlo non appena mi era stata concessa
l'occasione. Forse era stato solo un caso fortuito che mi fossi trovato
a passare davanti a quella gioielleria proprio quel giorno, chi poteva
saperlo; ma appena ero entrato, guidato più dal cuore che
dalla
mente, mi ero subito innamorato di quell'anello che stavo adesso
osservando quasi con devozione. Semplice, forse persino un po' troppo,
con un cuore rivestito dall'oro più puro dopo ore ed ore di
lavorazione per forgiarlo con cura. Esattamente come Acciaio.
Avvertii d'improvviso un rumore alle mie spalle e, prima che potessi
girarmi e prendere qualcosa per dare il mio personale benvenuto
a quello che catalogai immediatamente come ladro, sentii una voce
impastata dal sonno chiedermi «Quando sei
tornato?»,
tranquillizzandomi. Beh,
ovvio che
si trattasse di lui. Chi altri avrebbe mai potuto essere,
dopotutto? Anche se quel fagiolino avrebbe almeno potuto lasciare un
biglietto con su scritto, non so, un semplice “Non
farti prendere dalla paranoia se senti rumori, sto dormendo in
camera tua”? Och,
certo. Volevo troppo da un ragazzo che prima agiva e poi pensava alle
conseguenze.
«Che ci fai qui, Acciaio?»
gli chiesi
di getto. «Credevo
fossi da tuo fratel-»
«Cos'è quello?» mi interruppe
immediatamente, e
sbiancai quando mi resi conto di dov'era puntato il suo sguardo. Oh,
merda. Non era esattamente così che mi aspettavo andassero
le
cose, maledizione... ed era già la seconda volta! Era una
congiura contro la mia vena romatica o cosa, quella? Nascondere la prova del delitto sarebbe
stato letteralmente inutile, così sospirai e mi alzai in
piedi,
mostrandogli la scatola che non avevo nemmeno avuto il tempo di metter
via, visto il modo in cui ero stato sorpreso dalla sua presenza. E ne
approfittai subito per rigirare la situazione a mio favore,
chiedendogli di getto di sposarmi. Gesto alquanto stupido e per nulla
nelle mie corde, aye, ma arrivati a quel punto era stata la prima cosa
sensata che mi era passata per l'anticamera del cervello.
Per tutto il tempo in cui ci osservammo,
né io né
tantomeno Acciaio ci azzardammo ad aprire bocca. Mi limitavo a fissare
ogni minimo cambiamento che riuscivo a scorgere sul suo viso, per
quanto fosse abbastanza difficile; non faceva altro che sbattere le
palpebre e far scorrere lo sguardo dal mio volto alla scatola che
tenevo in mano, soffermandosi forse più del dovuto
sull'anello
che faceva bella mostra di sé nella soffice imbottitura che
lo
teneva al sicuro.
Alla fine ridacchiò - una risata che non mi sembrava di
avergli
mai sentito fare, nel corso degli anni -, e allungò la mano
sinistra per prendere l'anello, rigirandoselo distrattamente fra le
dita; mi
appioppò poi un'amichevole pugno sulla spalla, e non mi
sarei
lagnato se solo non avesse utilizzato proprio l'auto-mail per farlo.
«Sei un idiota, Colonnello. Ma questo lo sapevamo
già
tutti e due», asserì semplicemente e, dopo essersi
lasciato sfuggire un lungo sbadiglio, si stiracchiò
bellamente e
mi mollò solo la scatolina vuota, lasciandomi con un palmo
di
naso a fissarla stralunato.
Senza farci caso più di
tanto, Acciaio agitò una mano e mi
regalò un «Buonanotte»
sbiascicato prima di tornarsene in camera in compagnia dell'anello,
lasciandomi però col dubbio di aver visto o meno il sorriso
imbarazzato che mi era sembrato di scorgere sulle sue labbra.
_Note inconcludenti dell'autrice
Partiamo
immediatamente dal fatto che sono in ritardo. In ritardo pazzesco, aye,
però alla fine ecco qui il quinto capitolo in cui Roy fa le
cose
come si deve. Più o meno. Già
che ci sono, ne approfitto per segnalare il tributo che ho fatto per il
Roy/Ed Mariage, ovvero il finale
alternativo del capitolo 108. Una cosetta da nulla, ma mi
sono molto divertita a farla.
Piccola
cosa veloce: Roy è l'unico militare della sua brigata a
possedere una propria macchina, infatti quella che si vede nel
manga/anime non fa parte dell'equipaggiamento militare a differenza di
quelle altrui; in questa raccolta si fa poi riferimento
all'appartamento che ha in affitto a Central pure nel manga - quello in
cui non ha nulla se non un divano in salotto e poche altre
cianfrusaglie, ahaha -, quindi nulla è lasciato al caso. Per
quel che riguarda il passatempo della brigata Mustang, ovvero il Millecinquecentotrenta gradi
in cui chiacchierano del matrimonio, si tratta semplicemente del punto
di fusione dell'Acciaio, ovvero 1530°C. Viva la fantasia! *seh,
come no*
Un'altra rapida spiegazione va alla nota che si fa presente nella
one-shot stessa, comunque, ovvero questa «Già
il semplice fatto che fossimo due militari avrebbe potuto
creare una sorta di conflitto di interessi»:
a causa di determinate regole presenti nel campo militare, non
è
possibile che due soldati si sposino tra loro, poiché
ciò
comporterebbe che uno dei due debba lasciare la propria posizione
poiché non potrebbero più essere superiore e
sottoposto.
Ecco dunque spiegato perché Roy ci tiene così
tanto a far
capire che, nonostante il fatto di essere due militari, divide vita
privata e lavoro per quanto possa apparire comunque come una cosa un
po' strana, se vogliamo metterla in termini pratici.
Detta questa cosa e dato modestamente sfoggio alla mia conoscenza in
ambito militare - pardon, quando si tratta di certe cose le prendo
seriamente, e chi mi conosce da tempo sa che volevo pure entrare
all'accademia proprio per tale motivo, pur non avendo poi potuto per
svariati motivi -, spero che la one-shot vi sia piaciuta abbastanza e
non sia apparsa in qualche modo ridicola. Ho cercato di lasciarli il
più IC possibile nonostante la situazione.
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre ben accetti.
A presto ♥
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Capitolo 6 *** Sesto passo: incertezza ***
6. Incertezza
Titolo: Sesto
passo: Incertezza
Autore: My
Pride
Fandom: FullMetal
Alchemist
Tipologia: One-shot
[ 1108 parole ]
Personaggi:
Roy
Mustang, Edward Elric
Genere: Commedia,
Slice of life, Sentimentale
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, What if?
Tabella/Prompt: Matrimonio
› 05. Riso
500 prompt per una challenge: Prompt
n.17 ›
Sera
100% prompt to write about them: Prompt n.09
› Proposta di matrimonio
Slice of life challenge:
Prompt n.11 › Torta
Challenge in love: #14.
Gelosia
FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All
Rights Reserved.
Erano
passate appena un paio d'ore da quando mi ero finalmente deciso ad
alzarmi dal caldo bozzolo del mio letto, ma non mi sembrava tuttora una
buona idea, nonostante mi trovassi davanti al camino con una bella
coperta sulle spalle e una tazza di the caldo che fumava ancora sul
tavolino.
Il freddo aveva investito Central City
e, per quanto fossimo appena ai primi di settembre, le piogge
torrenziali avevano reso invalicabili alcune zone, impedendo il normale
corso del traffico e riuscendo persino a far scoperchiare un paio di
tombini che avevano allagato le strade; potevo dunque starmene
bellamente a casa senza far nulla - con tanto di ferie pagate e, cosa
più importante di tutte, senza scartoffie arretrate che la
Hawkeye si sarebbe subito affrettata a spedirmi -, se non organizzare
gli ultimi preparativi. Mancava effettivamente
meno di quanto pensassi alla fatidica data del matrimonio e, come se
non bastasse, certe volte ci si mettevano anche i ragazzi
giù al Quartier Generale, mettendomi più ansia
del dovuto. Come se dovessi andare in guerra, poi! A parte Havoc che
continuava a far salti di gioia - dovevo anche mettermi a spiegare il
perché? -, gli altri sembravano divertirsi un mondo a
chiedermi, appena possibile, se Edward alla fine aveva accettato di
indossare l'abito bianco e se si era calmato per la storia della torta
di fagioli, rigettandola nel discorso proprio quando il caro biondino
si presentava sulla soglia del mio ufficio, lasciandomi il sospetto che
lo facessero apposta per vedere la vena che gli scoppiava ogni qual
volta in fronte; qualcuno si era persino offerto di suonare la marcia
nuziale e di occuparsi di riso e colombe, dato che c'erano rimasti male
per non aver assistito alla favolosa
proposta di matrimonio rivelatasi poi un fiasco.
La cosa che mi metteva di buon umore,
però, era il piccolo particolare che non avrei passato quei
giorni da solo. Acciaio era stato letteralmente abbandonato
dal
fratello minore che, scusatosi per telefono dall'appartamento di Fury,
aveva
fatto sapere che non era riuscito a tornare indietro a causa della
pioggia battente che aveva allagato tutto il quartiere residenziale sul
lato ovest di Central, e che non avrebbe dovuto preoccuparsi
perché il
buon Sergente gli aveva offerto un letto per tutta la durata di
quell'improvvisa emergenza; aveva anche aggiunto - dopo essersi
distratto con quello che, a detta di Acciaio, gli era sembrato il
miagolio di un gattino - che avrebbe potuto tranquillamente rilassarsi
e godersi quella calma
prima del ritorno a Reesembool, dove non avrebbe potuto avere la
compagnia del suo futuro
sposo per parecchi giorni.
Quando Edward aveva riattaccato, non
prima di averne
cantate quattro anche al fratellino, era letteralmente scoppiato il
finimondo. Dopo avermi sciorinato per filo e per segno tutta la
conversazione avuta, con gran dovizia di particolari e piegando anche
una delle mie lampade preferite - un regalo di una vecchia fiamma, ma
avevo ovviamente evitato di tenerlo presente - per il nervosismo che
aveva cominciato ad animarlo, aveva anche fatto ironia sulle parole
rivoltegli dal fratello stesso e mi aveva guardato come a chiedermi «Riesci a crederci?»,
al che io avevo provato a calmarlo con il mio charme e i miei sottili
metodi di persuasione, invitandolo ad accomodarsi sul divano dopo
avergli offerto un bel caffè e avergli accennato a libri
d'alchimia freschi di stampa. E aveva anche funzionato. La prospettiva
di leggere nuovi tomi gli aveva fatto parzialmente dimenticare tutta
quell'assurda storia, peccato,
però,
che io non avessi poi fatto i conti con un paio di
difficoltà tecniche: la spropositata sete di conoscenza
di Acciaio. Aveva passato gli ultimi due giorni a leggere vecchi libri
trovati chissà dove e a dormire saporitamente, lasciando me
letteralmente a bocca asciutta nonostante avessi pensato di gettare le
basi per quella che sarebbe presto divenuta la nostra vita di coppia.
Dopo il danno, anche la beffa.
Scossi la testa per scacciare quei
pensieri e mi
allungai a prendere la tazza di the,
soffiando piano per bere qualche sorso e posarlo nuovamente
sul
tavolino. Stavo cominciando a pensare che avrei dovuto cominciare a
buttar giù una lista su cosa avevamo di pronto e cosa no per
quel benedetto matrimonio, quando d'un tratto vidi Acciaio, che era
sparito in biblioteca ben più di tre ore addietro, apparire
davanti a me con un'espressione abbastanza contrariata.
«Qual buon vento», lo presi in giro,
arcuando un sopracciglio.
Per tutta risposta, lui mi
sbatté
letteralmente in faccia
quella che aveva tutta l'aria di essere una vecchia agenda; mi sembrava
di averla già vista da qualche parte, e non ci misi molto a
capire di che cosa si trattasse, prima ancora che fosse Edward
stesso a dirmelo. «Quando mi avresti detto che scrivi ancora
i
numeri delle donne con cui esci?»
«Veramente...» provai
ad aprire bocca e
spiegare, ma lui alzò la mano d'acciaio, e, dal modo in cui
fece
scroccare le dita metalliche, ero certo che non ci avrebbe pensato due
volte a piegarle e a trasformarle in un bel diretto.
«Se proprio devi fare
stronzate da ragazzino, cerca
almeno di non farti scoprire, Colonnello di merda».
«Ma quelli sono...»
«Non provare ad inventare
scuse»,
rimbeccò, guardandomi storto prima di cominciare una
tiritera infinita sul tenermi presente cosa gli importava e cosa
no, sul fatto che il
lupo perdesse il pelo ma non il vizio, sul perché gli avessi
chiesto di sposarmi se poi dovevo fare il farfallone, sulla nostra
presunta relazione e bla
bla
bla,
prima che sollevassi una mano e frenassi il discorso in cui si
era gettato, discorso che, a dirla tutta, non sembrava nemmeno avere
una vera e propria fine. E poi, ehi, da quando quel fagiolino si
metteva a fare il geloso? Che fosse uno di quei nuovi lati di lui che
non avevo ancora conosciuto?
«Quelli sono i miei appunti
d'alchimia», gli tenni
presente, e lui dapprima sbatté le palpebre, con un dito
d'acciaio a mezz'aria, e poi borbottò qualcosa fra
sé e sé, sentendosi evidentemente in torto ma non
volendolo per niente ammettere. Dopotutto era Edward Elric, quello... e
non avrebbe mai ammesso apertamente che io avevo ragione. Non
funzionava mica così, per lui.
«Tra tutte le scuse che potevi
inventarti,
questa è sicuramente la più penosa»,
rimbrottò, scomparendo in
biblioteca nel momento stesso in cui cercai ancora una volta di aprire
la bocca per ribattere ancora che, nay, aveva travisato tutto e il mio
parlare di alchimia non era di certo un modo per indorare la pillola.
Cosa diavolo era successo? Chi lo capiva era bravo.
Mi accasciai con la schiena contro il
divano e mi
lasciai scappare un lamento, oltremodo sconsolato. Quelle ultime
settimane sarebbero state
decisamente lunghe.
_Note inconcludenti dell'autrice
Sono
in un imbarazzante fuori
tempo massimo. Avevo detto che avrei cercato
di finire questa raccolta entro il dieci ottobre, proprio per l'evento
del Roy/Ed Marriage, invece non è stato così. Tra
un
allenamento e l'altro, piscina, fiere del fumetto e valutazioni di
contest da portare a termine, non ho più messo mano a questa
raccolta e non sono dunque andata avanti.
Due parole su Edward, comunque. Magari il suo comportamento finale
può apparire un po' strano, ma, andiamo, Roy gli ha fatto
una
proposta di matrimonio e poi lui trova un'agendina sospetta con nomi di
donne, numeri di telefono e appuntamenti freschi freschi, è
ovvio che un po' gli scatti la pulce nell'orecchio e si faccia prendere
da un sentimento come la gelosia, sentimento che, a voler proprio esser
sinceri, il caro Ed non ha mai provato realmente. Quindi, vista su
quest'ottica, direi che la sua reazione è parzialmente
giustificata e anche il suo non credere alle parole di Roy come oro
colato può perfettamente essere in linea con il suo
personaggio.
Per quanto sia un genio, gli appunti di alchimia di ciascun alchimista
sono privati e scritti in codice, per cui è ovvio che ad una
rapida lettura non capisca che si tratti davvero di alchimia. Persino
per gli scritti di Marcoh ci mise effettivamente un sacco, e
lì,
almeno, sapeva che qualcosa c'era sicuro.
Spiegata questa piccola nota, spero che, per quanto in ritardo, questa
leggera storiella vi sia piaciuta. Siamo quasi in dirittura di arrivo,
mancano soltanto quattro capitoli ed è fatta.
Comunque sia, se poi qualcuno fosse interessato, ho postato una nuova
originale intitolata Tra i bagliori dell'antica Shambhala,
un piccolo esperimento dopo un mucchio di tempo in cui non mi sono
cimentata su cose del genere.
Commenti e
critiche, ovviamente, son sempre ben accetti.
A presto ♥
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