American Horror Stories

di ShortyJD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La casa ha un'anima. ***
Capitolo 2: *** La nobile guerra. ***
Capitolo 3: *** Una notte sulla spiaggia. ***
Capitolo 4: *** Adelaide è morta per colpa tua. ***
Capitolo 5: *** L'Anticristo. ***
Capitolo 6: *** L'inizio della guerra. ***



Capitolo 1
*** La casa ha un'anima. ***


Non potevo credere che mia madre mi aveva trascinata a vedere una nuova casa, ci eravamo trasferiti da poco e già volevano cambiare casa.                          

La ragazza continuava a blaterare su cose per l’Ipod ma l’unica cosa che riuscivo a pensare era che non volevo lasciare quella casa. Ok erano morte delle persone li dentro, e allora? Per me aveva un’anima. E poi qui non c’era uno studio dove papà poteva lavorare, qui non sarebbe potuto venire Tate e io non so dove abita, non ho il numero del suo cellulare, ci vediamo solo ed esclusivamente quando viene a casa mia per le visite, si ok non lo conosco bene ed è un ragazzo un po’ strano. Dopo quello che avevo visto quando aveva spaventato Leah non volevo più vederlo, ma poi ci ha aiutate , a me e alla mamma, a scappare dagli aggressori quella sera, quindi forse non è un ragazzo cattivo.. E’ stupido che pensi queste cose per un ragazzo conosciuto da poco ma in lui vedo qualcosa, qualcosa che non vedo in nessun’altra persona e lui mi capisce a differenza del resto del mondo. Ed è l’unico amico che ho qui ora.

<< Le dirò la cosa che mi piace di più è la guardia giurata all’ingresso >> disse mia madre sorridendo alla ragazza.

No dovevo fermarla, perché non avevo intenzione di venire a vivere in questo posto.

<< Mi scusi, posso parlare con mia madre? Da sola >> calcai bene la voce sulle ultime due parole per farle capire che volevo che uscisse.

<< Certo >> disse la ragazza avvicinandosi alla porta << Mi trovate in agenzia, ho un altro appuntamento tra 20 minuti >> continuò, ma io non la stavo già più ascoltando.

Appena la porta si chiuse mi girai verso mia madre.

<< Ci siamo trasferiti qui in California quando avremmo potuto andare ovunque.. >>

<< Beh ha un non so che.. >> disse mia madre interrompendomi mentre si guardava intorno. Non aveva capito a cosa mi riferivo, come al solito.

<< Tu e papà, voi due non affrontate niente: la relazione, l’aborto. Per molti questa è la vita, ma voi avete mollato tutto solo perché volevate ricominciare da capo. >> dissi io interrompendola a mia volta alzando un po’ la voce.

<< Tesoro, non credo tu abbia ancora elaborato quello che è successo in quella casa. >>disse lei. Ecco che cominciava di nuovo a dire che avevamo avuto un trauma o cose simili. << E’ stato sconvolgente, è stato un incubo. >> continuò.

 << Questo posto è un incubo! Io adoro la nostra casa, ha un’anima! È dove io e te siamo state grandi, mamma. Tu dici che siamo state vittime di qualcosa di orribile lì. Io dico che è dove siamo sopravvissute. >> ancora non capiva che preferivo stare li dove per la prima volta eravamo state unite che in questo posto vuoto e insignificante.

<< Sono felice che tu la veda così! >> disse lei sorridendomi, come se fossi una stupida << Io sono incinta, non posso restare li! >> disse lei. Ecco che gioca la carta dei sensi di colpa, beh questa volta non vincerà facilmente. << E’ una decisione che tuo padre e io abbiamo preso per la nostra famiglia insieme.. >>

Si e come al solito l’opinione di Violet non conta, non chiedetele mai nulla.

<< Si come vuoi.. >> le dissi interrompendola e spostando lo sguardo da lei al pavimento. No questa volta non mi sarei fatta mettere i piedi in testa, questa volta dovevano ascoltare anche quello che IO avevo da dire << Ma ti avverto, se insisti a voler cambiare casa io me ne vado, scappo, so come andarmene senza farmi più trovare, credimi. >>

Usci dall’appartamento sotto lo sguardo sbigottito di mia madre. Non volevo lasciare quella casa, per qualche strano motivo ci ero legata e avrei lottato per rimanere li. 

 

 

 

Salve!! E’ da un po’ che non scrivo. Da qualche mese mi sono innamorata di American Horror Story e ho pensato di scrivere qualche ff u.u Avevo deciso di fare una raccolta di one shot di scene che mi piacciono e di scriverle come le vedo io. Se l’idea vi piace continuo! Grazie a quelli che leggeranno, lasceranno un commento e tutto il resto ;)

 

 

 

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Capitolo 2
*** La nobile guerra. ***


<< Allora Tate, queste fantasie sono iniziate due anni fa? Tre anni? Quando? >>  mi chiede il dottor Harmon.

Quando sono iniziate? Non lo so esattamente.

<< Due anni fa  >> credo << Sono sempre uguali >> questo è vero << Iniziano sempre allo stesso modo. >>

<< Cioè racconta >> mi invita a proseguire il Dottor Harmon.

<< Mi preparo per la nobile guerra. >>

Ed ecco che inizio a rivederlo se mi concentro bene riesco anche a sentire quella canzoncina che sembra quasi allegra. Ci sono io che cammino nel corridoio della scuola, sono vestito interamente di nero, con i capelli tirati indietro, ma il viso non è il mio, si cioè è il mio ma al posto della mia faccia normale c’è la mia faccia versione scheletro, sono la morte << Sono calmo, conosco il segreto. So cosa sta per succedere e so che nessuno può fermarmi, neanche me stesso. >>

<< Vuoi punire chi si è comportato male con te? O è stato scortese? >>

NO!

<< Uccido chi mi piace.>> sto ancora camminando nel corridoio, i ragazzi che mi incrociano si scansano e mi fissano. Entro in una classe. Tutti mi guardano. “ Ti posso aiutare? “ mi chieda l’insegnante.

Perché ho queste visioni?

<< C’è chi prega di non essere ucciso, ma non mi fa pena. Non provo niente... Noi viviamo in un mondo schifoso, è un mondo schifoso ed assolutamente inutile . Ad essere sincero, mi sembra di aiutarli, visto che li tolgo dalla merda, e dal piscio e dal vomito che riempie le strade. Li aiuto ad andare in un posto pulito, ordinato. >>  

Il dottore non risponde, mi fissa stando in silenzio. Chissà cosa pensa, forse che sono pazzo..

<< C’è qualcosa in tutto quel sangue, che mi risucchia. Gli indiani credevano che il sangue contenesse gli spiriti cattivi e una volta al mese celebravano il rito di tagliarsi a posta per fargli uscire. Io la trovo una pratica saggia. Molto saggia, mi piace. >> ecco perché ho iniziato a tagliarmi già da quando ero solo un bambino, già avevo capito in che merda vivevamo.

Il Dottore ancora non mi risponde, ma il mio sguardo si sposta dietro di lui, dove ci sono io ricoperto di sangue, sposto subito lo sguardo cercando di non farmi notare dal dottore che continua a fissarmi senza dire nulla.

<< Pensa che io sia matto? >> non ce la faccio devo sapere cosa pensa, questo silenzio non lo sopporto.

<< No! >> mi risponde lui, sono sorpreso << Hai molta fantasia ed hai del dolore che non riesci ad affrontare. >>

Io ho solo dolore dentro me.

<< Mia madre sarà preoccupata per me giusto? >> si certo come se Constance si preoccupasse per me.

<< Si, credo di si >>

<< E’ una succhia cazzi! Una succhia cazzi in senso letterale, glielo succhiava sempre al tizio della porta a canto, mio padre l’ha scoperto e se ne è andato >> anche se io sono convinto che è stata mia madre ad ucciderlo, ma non ho le prove quindi non posso fare nulla, ma questo decido di non dirlo al dottore  <<  E mi ha lasciato solo con quella succhia cazzi! Si rende conto? Sono malati! >>

<<  Ho sentito storie peggiori! >>

C’è qualcuno che sta peggio di me? Non ci credo!

<< Fico! Mi racconta qualcosa? Mi piacciono le storie! >> gli dico sporgendomi verso di lui sinceramente interessato al dolore delle altre persone.

<< No! Non posso! >>

<< Il mondo è un posto schifoso, è uno schifoso e maledetto film dell’orrore >> ed io lo sapevo fin troppo bene. << C’è così tanto dolore qui, così tanto >> soprattutto in questa casa.

Il dottor Harmon mi prenota un’altra visita e mi manda via, ma io non voglio andare via. Inizio a gironzolare per la casa, attento che nessuno mi veda, sono bravo a restare nascosto. C’è la porta del bagno aperta e la luce è accesa. Una ragazza. C’è una ragazza d’avanti lo specchio, è vestita in modo strano, ha un maglione largo e lungo, simile a quelli che metto io. Non mi ha visto. Mi avvicino e mi accorgo del sangue, che gocciola dal suo braccio. Si stava tagliando. Ecco perché indossa quel maglione, per nascondere i tagli, come faccio io. Ora si accarezza i tagli con un dito. Qualcosa mi spinge a parlare con lei.

<< Stai sbagliando! >> lei alza lo sguardo e mi vede riflesso nello specchio. << Se vuoi ucciderti taglia in verticale, non si richiuderà più! >>

Lei si gira verso di me, non sembra spaventata, sembra arrabbiata.

<< Come hai fatto a entrare? >> mi chiede. E’ bella.

<< Se vuoi ucciderti davvero, ti consiglio di chiudere a chiave la porta >> le dico avvicinandomi alla maniglia per poi chiudere la porta.

Mi incuriosisce questa ragazza, sembra simile a me, ma ha quel qualcosa che a me manca, ha quella luce che io non ho.

 

 

 

 

 

 

 

Salve! Ecco un’altra one shot! Ho visto che molti hanno letto la prima, non so se è piaciuta a tutti (cosa che non credo xD) ma volevo continuare! Questa è vista dal punto di vista di Tate secondo me.  Spero vi piaccia, se volete potete anche suggerirmi delle scene che sono piaciute a voi sennò continuo con le mie preferite. Ah non sono in ordine cronologico!! Grazie a quelli che leggeranno, lasceranno un commento e tutto il resto ;)

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Capitolo 3
*** Una notte sulla spiaggia. ***


Stavo aspettando Violet nel seminterrato. Le avevo appena buttato dei sassolini alla finestra quindi sarebbe scesa a momenti.

<< Tate >> la sentii chiamarmi.

Mi avvicinai subito a lei << Ciao >> appena la vidi non riuscii a non sorridere.

Lei mi abbracciò, aveva un profumo così buono.

<< Oggi è successo di tutto. Prima i poliziotti, poi lo schizzato che batte alla porta dicendo che vuole dei soldi >> disse Violet. Era spaventata, anche se non l’avrebbe mai ammesso.  

Mi staccai dall’abbraccio per guardarla negli occhi << Ehi, ehi, ehi succedono sempre cose strane ad Halloween >> le dissi cercando di tranquillizzarla << Sarà stato uno scherzo, non preoccuparti, ci sono io. >>

Lei mi sorrise, quando sorrideva era ancora più bella.

A quel punto mi ricordai della rosa e gliela porsi facendo un passo indietro << L’ho dipinta di nero, so che non ti piacciono le cose normali. >>

Lei rimase sorpresa << Sei il primo ragazzo che mi regala un fiore >> mi disse.

Beh spero anche l’ultimo, pensai sorridendo.

<< Grazie è bellissima >> mi disse Violet.

<< Sei pronta per uscire con me? >> ero stato fortunato, mi aveva detto di voler uscire con me proprio il giorno di Halloween, l’unico giorno in cui potevo lasciare quella casa.

<< Si >> mi disse sorridendo.

La portai nel mio posto preferito, la spiaggia. Quando arrivammo mi disse che doveva fare una telefonata. Mi allontanai un po’ lasciandole un po’ di spazio per parlare.

Andai sulla casetta del bagnino e iniziai a fare un po’ l’idiota, sperando di farla sorridere.

<< In giro con degli amici >> la sentii dire, feci finta di non sentire nulla, sapevo che suo padre non voleva che uscisse con me.

<< Mi dispiace avrei dovuto avvisarvi >> disse lei, magari non aveva detto nulla per stare con me, aveva disobbedito per me.

Salii sulla ringhiera per sentire la brezza accarezzarmi il viso, era tanto tempo che non uscivo da quella casa, mi era mancato questo posto.

<< Non dirmi di tornare a casa.. >> disse Violet implorando.

No non volevo che andasse già via. Scesi dalla ringhiera e andai verso di lei.

<< Erano dei ragazzini che mi avevano fatto uno scherzo, sono scappati >> disse lei mentre le correvo contro, mi sedetti vicino a lei e iniziai a baciarle il collo, magari così avrebbe attaccato e sarebbe rimasta con me << Va bene d’accordo, ciao >> disse lei attaccando il telefono e contemporaneamente smisi di baciarle il collo.

<< Chi era? >> le chiesi.

<< Mia madre >> mi disse lei, come se si vergognasse un po’.

<< Oooh >> le dissi per prenderla in giro e subito dopo la baciai.

Era la serata più bella della mia vita o non-vita, ero nel mio posto preferito con la ragazza che amavo, cioè credo di amarla, non ho mai provato niente di simile per qualcuno.  Iniziò a far freddo e allora le proposi di accendere un fuoco. Non volevo andare via, volevo restare più tempo possibile li con lei. Lei accettò e pensai che forse anche lei voleva stare ancora li con me. Dopo acceso il fuoco non riuscii a resistere e la baciai ancora, mi stesi su di lei e continuai a baciarla mentre lei mi accarezzava il viso, lei era la cosa più bella che esistesse nel mondo e in quel momento era solo mia.

<< Lo voglio fare >> disse lei staccandosi per un secondo per poi tornare a baciarmi e lentamente fece scendere la sua mano.

<< No >> le dissi sussurrando. Non potevo, non dopo quello che avevo fatto.

Le presi la mano e la guardai negli occhi.

<< Scusa.. Credevo che..>> mi disse lei.

Era rimasta male, non si aspettava un rifiuto lo so, ma come potevo fare l’amore con lei se qualche giorno fa avevo stuprato sua madre. Mi sentivo così terribilmente in colpa.

<< Te lo giuro >> le dissi interrompendola << Violet, farlo con te è la cosa che voglio di più al mondo, è la prima volta che mi succede con una ragazza >> le dissi per consolarla.

<< Perché sei gay? >> mi chiese lei.

Ok forse avevo usato le parole sbagliate, ma lei non poteva sapere cosa avevo fatto.

<< NO! E’ che.. >> non potevo dirglielo.

Mi alzai e mi sedetti accanto a lei.

<< Forse è colpa dei farmaci che mi ha dato tuo padre >> le dissi. Era la prima scusa che avevo pensato << Hanno degli effetti collaterali. >>

Lei si alzò lentamente << Io me ne vado. >>

No! No, no, no non voglio.

<< No, no! No Violet! >> le dissi prendendole una mano << Non voglio andare via >> non voglio che tu vada via << Non ancora! >>

Lei si sedette di nuovo accanto a me, non sembrava molto convita ma ci stava provando.  Io l’abbracciai forte e lei appoggiò la sua testa sulla mia spalla. Restammo in silenzio per pochi secondi a fissare il mare.

<< Venivo sempre qui. Quando il mondo mi stava stretto, così stretto da togliermi il fiato. Me ne stavo a guardare l'oceano, e pensavo "Andate tutti a fanculo". >> accennai una risata ripensando a quando ero ancora vivo e venivo qui per sfogarmi << La scuola non conta proprio un cazzo. Kurt Cobain, Quentin Tarantino, Marlon Brando,De Niro, Al Pacino, tutti hanno smesso di andare a scuola. >> spostammo lo sguardo contemporaneamente. Lei guardava me, io guardavo lei. Restammo guardarci per pochi secondi poi lei appoggiò di nuovo la testa sulla mia spalla ed io la strinsi a me << Io.. odiavo.. quella scuola. Così venivo qui e guardavo questa infinita distesa di acqua e mi dicevo "È questa la tua vita, tu puoi fare qualsiasi cosa, puoi essere chi vuoi, chi se ne frega della scuola. È solo un puntino insignificante della tua vita. Non farci caso.” >>

Sentivo il suo sguardo su di me. Mi girai, mi stava fissando. Ma non come facevano tutti, tutti quelli che pensavano che ero un tipo strano. Nel suo sguardo leggevo comprensione, lei mi capiva, perché lei provava lo stesso. Non c’era bisogno che dicesse nulla, quello sguardo aveva già detto tutto.

 

 

 

Salve!! Eccone un’altra!! Io amo troppo Tate e Violet, e secondo me Tate pensava queste cose durante questa scena. Spero che vi piaccia, perché scrivere secondo il punto di vista di Tate per me è difficilissimo perché ha un carattere complesso e credo che ognuno lo interpreti in modo diverso, ma comunque spero che vi piaccia! Scusate se ci sono errori! E grazie a quelli che leggono, commentano ecc ;) Un bacio :*

 

 

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Capitolo 4
*** Adelaide è morta per colpa tua. ***


<< Pronto? Il mio ragazzo è nei guai, ci sono dei ragazzi che lo inseguono e lo ammazzeranno >> .

Non potevo credere che quella stupida ragazzina stesse chiamando davvero la polizia. Tate non poteva essere in pericolo, era già morto, rischiava di rovinare tutto. Ed io non potevo sopportare altro quella sera.

Mi avvicinai a Violet velocemente prima che potesse dire qualche altra stupidaggine. La girai verso di me, sembrava spaventata.

<< Vieni subito a casa mia! >>

<< Lasciami stare brutta strega! >> mi disse Violet cercando di sfuggire dalla mia stretta.

<< Adelaide è morta per colpa tua! >> notai una piccola espressione di dispiacere sul suo volto, ma non mi ci soffermai, la presi per un braccio e la tirai verso casa. Dopo poco non fece neanche più molta resistenza.

 

Entrammo in casa, nella cucina.

Sul lavello c’era ancora la maschera che avevo comprato per Adelaide.

<< Voleva essere una bella ragazza >> non riuscivo a smettere di pensare a come avevo trattato Adelaide. Violet era seduta con lo sguardo basso << Ovviamente non era tanto bella >> dissi prendendo la teiera e portandola al tavolo.

<< Stesa sul quel tavolo. >> ecco che rivedevo l’obitorio, il medico che tira fuori il letto di Adelaide << Con quella luce squallida delle lampadine a basso consumo >> e che lentamente le toglie il lenzuolo dal viso.

E lei era li ferma e immobile. “ Posso.. Posso stare un momento da sola? ” avevo chiesto al medico che a sguardo basso acconsentì. Con gli occhi pieni di lacrime mi avvicinai a lei. Aprii la mia borsa, tirai fuori l’ombretto e iniziai a truccare Adelaide, le mani mi tramavano.. ma dovevo farlo, le lacrime mi appannavano la vista ma io andavo avanti.

<< Una delle cose più confortanti nell’avere figli è sapere che la propria bellezza, non solo quella fisica, verrà tramandata alle future generazioni. Questa è l’immortalità. >> dissi a Violet, ma io mi rivedevo mentre davo un po’ di colore alle guance di Adelaide..

<< Si dice che quando muore un genitori il figlio percepisca il senso della propria mortalità. Ma quando muore un figlio è l’immortalità che il genitore perde. >> continuai rivendo me che con mano tremante mettevo il rossetto sulle labbra di Adelaide con ormai le lacrime che non smettevano.

“ Guarda come sei bella tesoro! ” avevo detto ad Adelaide una volta finito “ La mia bella, bellissima bambina! ” continuai guardandola sorridendo le diedi un ultimo bacio ed andai via. Sentivo di aver fatto una cosa buona, anche se troppo tardi ormai..

 

<< Constance… Mi dispiace tanto.. >> disse Violet riportandomi alla realtà, sembrava realmente dispiaciuta.

<< Questo è vero >> dissi versando il thè << Ma volevi solo essere gentile non è così? >> la guardai.

<< Sono io che l’ho lasciata sola in balia del mondo sta sera.. >> per quanto all’inizio pensavo che fosse stata colpa di Violet per averle messo in testa quelle stupide idea mi rendevo conto che era stata colpa mia e non potevo perdonarmelo.

<< Ed è andata proprio come doveva andare >> continuai. << Ecco qui bevi il tuo thè >> dissi velocemente passando il thè a Violet << Tesoro.. >> aggiunsi poi quasi in un sussurro.

<< Posso prenderne una? >> mi chiese Violet indicando le sigarette.

<< Oh.. Una sigaretta? >> risi << Ma certo! >> le porsi le sigarette e lei ne prese una. << Basta che.. poi non dici a tua madre che sono io che incoraggio i tuoi vizzi. >> dissi prendendo l’accendino mentre lei si accendeva la sigaretta tirandosi i capelli in dietro.

<< Adelaide è sempre stata una ragazza molto ostinata, se ha preso qualcosa è la forza di volontà. >> le dissi, avevo il bisogno di far conoscere mia figlia. Iniziai a zuccherare il thè e continua << Anzi credo che il mio piccolo mostriciattolo mi assomigliasse più di tutti gli altri. >>

<< Credevo fosse figlia unica >> mi disse Violet, sembrava molto sorpresa.

Credo sia arrivato il momento di dirgli di Tate, prima o poi lo verrà a sapere ed è meglio che sia io a dirglielo. Anche perché glielo avrebbe detto subito di Adelaide e questo non doveva succedere.

<< Tate è mio figlio.. >> la guardai.

<< Che cosa? >> ecco un’altra volta quell’espressione sorpresa sopra il viso, questa volta sembrava quasi sconvolta.

<< Tate non deve venirlo a sapere Violet.. >> le dissi scuotendo la testa e restando fissa su i suoi occhi. << Non possiamo dirgli che… sua sorella è morta..  Non ora.. Lui non.. Non reagisce.. Bene.. A certe cose quindi non.. >> non riuscivo quasi a parlare pensando a quello che Tate avrebbe potuto fare ma più che altro a quello che avrebbe potuto pensare di lei, già la odiava.. <> le disse prendendola per un braccio.

<< Io non capisco.. >> mi disse lei. Ora aveva paura.

<< E’ un ragazzo molto sensibile. Tu ormai lo conosci. E’ un giovane con sentimenti molto profondi, con l’animo di un poeta ma certo, non ha la nostra forza e il cinismo necessario a proteggerlo.. dagli orrori >> dissi marcando l’ultima parola e alzandomi e andando verso la foto di Tate e Adelaide. Restai a guardarla mentre continua dicendo << di questo mondo. Quella forza che ha protetto me e che anche Adelaide aveva e che hai anche tu >> ora invece guardavo Violet, con la foto tra le mani, la scrutavo cercando di capire cosa pensasse e in quel momento capii che non avrebbe detto nulla a Tate. Spostai di nuovo lo sguardo sulla foto, tutti i miei figli erano morti, sentivo che stavo per scoppiare di nuovo << Io… Io.. Credo che sia per questo che è così legato a te >> le dissi abbracciando la foto e asciugandomi le lacrime che avevano iniziato a scendere. << Si nutre della tua forza. Guarda… Forse gli manda sua sorella. >> passai la foto a Violet così che potesse vede i volti sorridenti di Tate e Adelaide. << Ma noi dobbiamo proteggerlo Violet. >>

 

 

 

Scusate il ritardo, ma non ho avuto un attimo libero. Spero vi piaccia, ho provato a scrivere quello che secondo me provava Constance, spero di esserci riuscita bene, fatemi sapere! Grazie a tutti quelli che commentano, seguono, leggono e ecc..

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Capitolo 5
*** L'Anticristo. ***


Ero corsa in casa Harmon dopo la litigata con Travis. Ero convinta che se la facesse con lui, era strano ultimamente e aveva un profumo di donna ogni volta che tornava a casa. A quella puttanella non bastava mio figlio, doveva prendersi anche il mio compagno.

Girai per la casa fino a che non incontrai Moira che puliva i vetri.

<< Dov’è? Dov’è la troietta? >> dissi arrabbiata andando verso Moira.

Lei si girò verso di me confusa, forse non sapeva niente, o forse la stava coprendo.

<< Chi? >> mi rispose lei.

<< Violet! Sta cercando di rimorchiarsi il mio dog-sitter >> dissi avvicinandomi.

<< Che sciocchezze! Quella ragazza ha gusti strani in fatto di uomini ma non scenderebbe mai così in basso >> disse lei ironicamente facendo riferimento a mio figlio.

<< Quando Travis è tornato dalla passeggiata, che anzi che durare 15 minuti ne è durata 45, aveva un odore addosso, che non era quello dei cani >> le spiegai, ero convinta che lei sapesse qualcosa.

<< Sta delirando! Quella ragazza non degnerebbe di uno sguardo al suo giocattolino sessuale, crede di essere innamorata del suo piccolo angioletto, ma una volta che verrà fuori la verità cambierà idea! >> disse lei facendosi seria.

Che verità? Cosa stava succedendo adesso?

<< Di che diavolo stai parlando? >> le chiesi curiosa. Avevo tipo una piccola ossessione per quella casa, volevo sapere qualsiasi cosa avvenisse li dentro, soprattutto se riguardava mio figlio.

<< I due bambini che porta in grembo sua madre, soltanto uno è figlio del Dottor Harmon >> disse lei sorridendo.

In quel momento non capii più niente, corsi nella cantina lasciando Moira ai suoi lavori, dovevo vedere Tate, ora.

Una volta li mi guardai intorno, doveva essere qui, era quasi sempre qui.

<< Tate! >> mi guardavo in torno ma ancora niente << Tate tesoro, sono la mamma, devo parlarti! >> giravo per la stanza ma niente, dove si era cacciato << Tate! >> alzai un po’ la voce << Tate! >> urlai più forte.

<< Che vuoi? >> la voce mi arrivò alle spalle. Urlai dallo spavento e mi girai subito verso di lui toccandolo per verificare che fosse lui e che non stavo immaginando tutto. Una volta realizzato tutto gli presi il viso tra le mani per poterlo guardare negli occhi senza permettergli di allontanarsi come faceva sempre.

<< Oddio. Dimmi che non è vero, quello che ho sentito dire su di te! >>

<< Che sarebbe? >> era calmo, come sempre quando combinava qualcosa.

<< Quello che hai fatto! >> il suo viso iniziò a cambiare espressione, ora sembrava preoccupato << Dopo tutto quello che abbiamo passato finalmente era arrivato qualcuno in questa casa che forse riusciva a curarti! Tate dimmi che non ti sei fatto anche la moglie del dottore ti prego! >> lo guardai fisso negli occhi per tutto il tempo, già sapevo che l’aveva fatto semplicemente perché lo conoscevo e sapevo leggere nei suoi occhi scuri che stavano iniziando a riempirsi di lacrime, ma speravo con tutto il cuore di sbagliare questa volta.

Lui non rispose e questo mi confermò quello che già sapevo << No.. >> dissi lasciandolo.

<< Mamma! Mamma non puoi dirglielo a Violet, mamma ti pre.. >> non lo lasciai finire, iniziai a colpirlo, ero arrabbiata, non volevo tutto questo, volevo essere felice, volevo poter avere un buon rapporto con i miei figli ma non ci ero mai riuscita, con nessuno di loro e se ora lui è così è colpa mia, lo so, ma non l’avrei mai ammesso.

<< Cos’hai che non va in quella testa? >> dissi continuando a colpirlo mentre lui cercava di pararsi il viso mentre piangeva << Cristo Santo cos’hai di sbagliato >> continuavo, non riuscivo a fermarmi.

<< Basta! >> gridò lui ormai seduto per terra mentre piangeva.

<< Ti rendi conto di quello che hai fatto? >> gli chiesi, anche se sapevo che non avrebbe mai risposto.

<< Mamma basta! >> mi disse guardandomi con il viso pieno di lacrime, mi coprii la bocca con una mano piangendo anche io. Ma che cosa stavo facendo?

Lasciai mio figlio li e tornai a casa, ormai sconvolta. Ma già sapevo cosa volevo, già stavo pianificando tutto. Quel bambino sarebbe stato mio. Quel bambino sarebbe stato il figlio perfetto che non avevo mai avuto. Con quel bambino non avrei mai sbagliato nulla.

Appena tornata a casa litigai con Travis, perché come al solito era un idiota. Subito dopo andai da Vivien, dovevo riconquistare la sua fiducia, altrimenti non mi sarei mai potuta avvicinare a quel bambino. Una volta tornata feci venire Billie a casa, si accomodò e iniziò a mangiare una fetta di torta. Blaterando del suo nuovo show, ma francamente non la stava ascoltando.

Billie disse qualcosa riguardo questo suo nuovo lavoro ma io non la stavo ascoltando << Non riesco a concentrarmi sulla tua carriera in questo momento.. >> le dissi << Mi sono ritrovata in una situazione così difficile >>

<< Stai pensando di avere figli in menopausa? >> mi chiese. Si volevo un figlio, ma non era proprio giusto quello che diceva questa volta. << Perché continuò ad avere visioni di bambini? >> mi chiese ancora lei.

Durante la giornata mi era sorto un dubbio. Tate era morto, come poteva avere figli? Non sarebbe stato del tutto umano questo bambino me lo sentivo, ma dovevo averne la certezza.

Mi avvicinai a lei  << Dimmi.. Che cosa succede se un umano copula con chi appartiene al mondo degli spiriti? >> le chiesi.

Lei mi sorrise quasi divertita dalla domanda << Gli spiriti non hanno una grande potenza sessuale... >>

Mi sedetti per stare faccia a faccia con lei << Sì, ma cosa succederebbe nel caso di un effettivo concepimento? >>

Ora era seria << Conosci la storia della scrigno? Dello scrigno del Papa? >> mi chiese.

<< No, io non so di che stai parlando. >> le dissi.

Billie posò il cucchiaio e incrociò le mani, era pronta a raccontarmi questa storia, sicuramente in modo teatrale come faceva sempre << Quando viene eletto un Papa e le campane di San Pietro iniziano a suonare, il Papa viene portato in una stanza vicina alla Cappella Sistina. La chiamano "La stanza delle lacrime" in nome della sublime unione tra gioia e dolore che il Papa prova in quel momento. Poi gli viene consegnata la chiave dello scrigno. Si dice che lo scrigno contenga il segreto più grande di tutti: il segreto della fine del mondo. >> fece una piccola pausa.

<< Cristo santo Billie Dean, non sei di fronte alle telecamere! Non recitare! Vieni al dunque! >> le dissi, curiosa di sapere.

<< Nello scrigno c'è un foglio in cui è stata scritta la vera natura dell'Anticristo. >> altra pausa << Un bambino nato dall'unione tra un uomo e uno spirito. Colui che causerà la fine del mondo. >> mentre parlavo accesi una sigarette, sapevo che neanche questa volta sarebbe andato tutto bene, ma non credevo che sarebbe successo questo. << È l'essenza del male. Una perversione dell'Immacolata Concezione. >>

<< Di cosa stai parlando? >> le chiesi non riuscendo a capire quello che intendeva.

<< Oh, dai, tesoro. Lo Spirito Santo ha solamente sussurrato all'orecchio della vergine Maria e lei ha partorito il figlio di Dio. Se il diavolo decidesse di usare un ventre umano per riprodursi, sicuramente punterà ad ottenere molto di più in cambio. >> mi disse lei. Ero sconvolta, da quello che aveva fatto mio figlio. Ma ormai avevo deciso, avrei avuto quel bambino ad ogni costo e avrei fatto di tutto per non sbagliare sta volta.

 

 

 

Ho voluto continuare con Constance, anche perché io credo che anche se sembra una grande stronza è una donna che ha sofferto molto ma resta comunque forte e mi piace molto come personaggio. Spero vi piaccia, fatemi sapere! Grazie a tutti quelli che stanno leggendo, commentando ecc.. Un bacio!!!

 

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Capitolo 6
*** L'inizio della guerra. ***


Era un’altra stupidissima cena di famiglia. Se così si poteva chiamare poi la mia di “famiglia”. Mia madre stava con quel coglione solo per stare in questa stupida casa, l’unica che considero parte della mia famiglia era Addy.

<< Signori e signore l’arrosto di maiale >> disse mia madre mentre portava la pietanza a tavola.
Erano tutti felici, tranne io, ma non lo mostravo, fingevo un sorriso, come sempre, ma stavolta avevo un piano in mente, sta volta sarebbe finito tutto.

<< Allora, chi vuole dire la preghiera? >> continuò mia madre guardando tutti.

<< Mamma, posso dirla io? >> chiesi calmo.

Eccolo li, lo sguardo preoccupato. Lei già sapeva che avevo in mente qualcosa, non facevo mai nulla di carino se non avevo in mente qualcosa, ma non poteva immaginare cosa, almeno non tutto.

<< Ma certo figliolo. >>  disse Larry  << Speravo che prima o poi ti decidessi a far parte di questa famiglia. >>

Lo guardai accennando un sorriso, uno di quelli più falsi che potessi fare. Non sapeva che per me questa non era una famiglia, avrei preferito stare da solo che con loro. Allungai le mani, una verso mia madre e una verso Larry e loro fecero lo stesso con me. Stavo pensando alle parole da usare, a tutto quello che avevo dentro ma che non dicevo mai. Dopo qualche secondo iniziai.

<< Signore, grazie per la carne di porco che stiamo per mangiare >> con la coda dell’occhio vidi già mia madre fare smorfie << E anche per gli altri vomitevoli intrugli. E grazie per questa ridicola famiglia. Mio padre scappò via quando avevo sei anni. Se avessi saputo cosa mi aspettava, sarei andato con lui. >> A quel punto mia madre mi lasciò la mano per poi schiaffeggiarla ma io non mi fermai, avevo altro da dire. <<  E visto che mia madre non vedeva l’ora di tornare in questa casa da quando ne era uscita, Signore, un bel grazie per aver fatto in modo che il coglione che al momento se la scopa, sia così cieco da non vedere quello che è sotto gli occhi di tutti. >> Ora anche Larry mi aveva lasciato la mano e probabilmente si stava rimproverando di avermi lasciato parlare. << Lei in realtà non lo ama. >> Mi voltai verso di lui e lo fissai e lui fece lo stesso con me.

<< Amen. >> disse mia sorella. La pensava come me ma lei non poteva esprimersi liberamente a causa di mia madre. Contemporaneamente mia madre si accese una sigaretta evidentemente arrabbiata, ma io la ignorai, guardai mia sorella sorridendole complice.

<< Ah, Tate >> disse Larry per richiamare la mia attenzione e ci riuscì. << So che è stata dura per te abituarti a tutti questi cambiamenti, tornare qui dopo la tragedia >> disse indicando l’alto << che ha colpito mia moglie. >> ma io oltre a loro pensai anche a mio fratello Bou. Sapevo che lui lo aveva ucciso perché glielo aveva chiesto mia madre.

<< Loro si sono bruciate vive per colpa tua, perché tu tradivi tua moglie con Constance, Lawrence >> gli dissi sinceramente. Mi faceva incazzare il fatto che lo considerasse un incidente, come se non sapessi nulla, il problema qui era proprio che sapevo troppo.

<< Non è stata colpa di nessuno >> insistette lui << La passione ha spinto Lorain a quel gesto, un giorno capirai che ci sono dei sacrifici che bisogna fare in nome dell’amore >> Inizialmente lo guardai con tutti la rabbia che provavo, ma poi la rabbia divenne stupore, non potevo credere che quell’uomo fosse così tanto coglione da negare a se stesso di essere la causa della morte della moglie e delle figlie.

<< Ma passando ad argomenti più leggeri vi informo che ho dei biglietti per tutti noi perché questo sabato c’è ne andremo al nostro teatro di quartiere >> non posso neanche credere che abbia scartato così l’argomento, come se un fottuto teatro fosse più importante. << E assisteremmo alla prima di Rigadun e sono felice di annunciarvi che debutterò nel coro >>

In questo momento l’avrei preso volentieri a calci.

<< Per quanto mi riguarda >> disse mia madre alzando il bicchiere pieno di vino bianco << Sarò in prima fila ad applaudirti >> disse per poi bere.

<< Ti ringrazio tesoro, perché mi sostieni e m’incoraggi, tu mi hai permesso di conoscere un’altra faccia di me stesso >> la mia rabbia aveva raggiunto quasi il limite ormai.

<< Io adoro il teatro >> disse felice mia sorella.

No. Questo non lo potevo accettare, non potevano trascinare Addy nella merda insieme a loro.

<< NO ADELAIDE! >> colpì il tavolo con un pugno << Sei una ragazza sveglia, lo sai che lui ha ucciso nostro fratello >>.

<< Smettila! >> rivolsi lo sguardo verso mia madre << Bou è deceduto nel sonno per cause naturali >> Ora che ci penso sono uguali, entrambi non vogliono accettare di essere la causa della morte di qualcuno << Lo sai benissimo che aveva delle difficoltà respiratorie, tuo fratello è in un posto migliore. Ha sofferto per ogni respiro che ha fatto >>

<< Ha sofferto solo a causa tua >> stavo per piangere, me lo sentivo, non riuscivo a sopportare tutto questo.

<< Sai Tate, a differenza dei tuoi potevi fratelli, tu dovresti ringraziare per i doni stupendi che hai ricevuto, come è possibile che ancora non ti decida ad usarli. >> Ecco che ricominciava la storia dei doni, non capiva che non avevo ricevuto nulla, che la bellezza non è niente. << Un semplice sorriso o una parola gentile potrebbero aprirti le porte del paradiso >>

Mi asciugai una lacrima ed accennai un sorriso per farle credere che mi fossi calmato, ma in realtà era il contrario.

<< Non importa quanto tu lo voglia, io non sarò mai il tuo figlio perfetto >> dissi marcando le ultime parole con tutto l’odio che provavo nei suoi confronti.

Mi alzai da tavola, non avevo più nulla da condividere con loro. Ormai non avevo più nulla da condividere con nessuno. Salì in camera e rimasi sveglio tutta la notte. Ero fuori di me. Alle sette suono la sveglia, tremavo, ma era giunto il momento. Mi vesti interamente di nero. Sniffai della droga, da una parte non volevo essere cosciente, ma dovevo farlo, doveva finire tutto. Presi le armi da sotto il letto. Le caricai tutte, una ad una, ora ero calmo, sapevo cosa dovevo fare e come lo dovevo fare. Prima di uscire mi guardai allo specchio, non sembravo neanche io.  Velocemente uscii di casa ed andai nell’ufficio di Larry. E’ ironico che un ragazzo di 17 anni entri in un ufficio con una tanica di benzina e nessuno gli dica niente vero? Entrai nello studio di Larry, mi guardò sorpreso.

<< Tate, che cosa ci fai qui? Non hai la scuola? >>

<< Ci andrò subito dopo. >> Ed era vero.

<< Dopo cosa? >> mi chiese confuso.

Lo fissai, lui inizio a lavorare di nuovo e io velocemente gli buttai tutta la benzina addosso. Accesi un fiammifero, lo fissai per qualche secondo. Doveva provare tutto il dolore che avevano provato la moglie e le figlie, doveva capire cosa era successo a causa sua, doveva fare questo sacrificio per amore di una donna che aveva un figlio pazzo. Lanciai il fiammifero su di lui e prese fuoco, la sua vista non mi fece provare nulla, mi girai ed uscii velocemente dall’ufficio anche sta volta indisturbato, nessuno cerco di fermarmi, nessuno chiamò la polizia. Ma il mio compito non era ancora finito. Avevo ancora una guerra da continuare.





Scusate l’assenza ma non ho avuto proprio tempo. Spero vi piaccia comunque, sono ritornato su Tate sta volta, ma comunque credo che andrò anche sulle altre stagioni tra poco. Grazie a chi commenta ed anche a chi la legge soltanto. Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio!

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