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Lista capitoli: Capitolo 1: *** La casa ha un'anima. *** Capitolo 2: *** La nobile guerra. *** Capitolo 3: *** Una notte sulla spiaggia. *** Capitolo 4: *** Adelaide è morta per colpa tua. *** Capitolo 5: *** L'Anticristo. *** Capitolo 6: *** L'inizio della guerra. ***
Non potevo credere che mia
madre mi aveva trascinata a vedere una nuova casa, ci eravamo trasferiti da
poco e già volevano cambiare casa.
La ragazza continuava a
blaterare su cose per l’Ipod ma l’unica cosa che
riuscivo a pensare era che non volevo lasciare quella casa. Ok erano morte
delle persone li dentro, e allora? Per me aveva un’anima. E poi qui non c’era
uno studio dove papà poteva lavorare, qui non sarebbe potuto venire Tate e io
non so dove abita, non ho il numero del suo cellulare, ci vediamo solo ed
esclusivamente quando viene a casa mia per le visite, si ok non lo conosco bene
ed è un ragazzo un po’ strano. Dopo quello che avevo visto quando aveva
spaventato Leah non volevo più vederlo, ma poi ci ha
aiutate , a me e alla mamma, a scappare dagli aggressori quella sera, quindi
forse non è un ragazzo cattivo.. E’ stupido che pensi queste cose per un
ragazzo conosciuto da poco ma in lui vedo qualcosa, qualcosa che non vedo in
nessun’altra persona e lui mi capisce a differenza del resto del mondo. Ed è
l’unico amico che ho qui ora.
<< Le dirò la cosa
che mi piace di più è la guardia giurata all’ingresso >> disse mia madre
sorridendo alla ragazza.
No dovevo fermarla, perché
non avevo intenzione di venire a vivere in questo posto.
<< Mi scusi, posso
parlare con mia madre? Da sola >> calcai bene la voce sulle ultime due
parole per farle capire che volevo che uscisse.
<< Certo >>
disse la ragazza avvicinandosi alla porta << Mi trovate in agenzia, ho un
altro appuntamento tra 20 minuti >> continuò, ma io non la stavo già più
ascoltando.
Appena la porta si chiuse
mi girai verso mia madre.
<< Ci siamo
trasferiti qui in California quando avremmo potuto andare ovunque.. >>
<< Beh ha un non so
che.. >> disse mia madre interrompendomi mentre si guardava intorno. Non
aveva capito a cosa mi riferivo, come al solito.
<< Tu e papà, voi
due non affrontate niente: la relazione, l’aborto. Per molti questa è la vita,
ma voi avete mollato tutto solo perché volevate ricominciare da capo. >>
dissi io interrompendola a mia volta alzando un po’ la voce.
<< Tesoro, non credo
tu abbia ancora elaborato quello che è successo in quella casa. >>disse
lei. Ecco che cominciava di nuovo a dire che avevamo avuto un trauma o cose
simili. << E’ stato sconvolgente, è stato un incubo. >> continuò.
<< Questo posto è un incubo! Io adoro la
nostra casa, ha un’anima! È dove io e te siamo state grandi, mamma. Tu dici che
siamo state vittime di qualcosa di orribile lì. Io dico che è dove siamo
sopravvissute. >> ancora non capiva che preferivo stare li dove per la
prima volta eravamo state unite che in questo posto vuoto e insignificante.
<< Sono felice che
tu la veda così! >> disse lei sorridendomi, come se fossi una stupida
<< Io sono incinta, non posso restare li! >> disse lei. Ecco che
gioca la carta dei sensi di colpa, beh questa volta non vincerà facilmente.
<< E’ una decisione che tuo padre e io abbiamo preso per la nostra
famiglia insieme.. >>
Si e come al solito
l’opinione di Violet non conta, non chiedetele mai
nulla.
<< Si come vuoi..
>> le dissi interrompendola e spostando lo sguardo da lei al pavimento.
No questa volta non mi sarei fatta mettere i piedi in testa, questa volta
dovevano ascoltare anche quello che IO avevo da dire << Ma ti avverto, se
insisti a voler cambiare casa io me ne vado, scappo, so come andarmene senza
farmi più trovare, credimi. >>
Usci dall’appartamento
sotto lo sguardo sbigottito di mia madre. Non volevo lasciare quella casa, per
qualche strano motivo ci ero legata e avrei lottato per rimanere li.
Salve!! E’ da un po’ che
non scrivo. Da qualche mese mi sono innamorata di American Horror Story e ho
pensato di scrivere qualche ffu.u
Avevo deciso di fare una raccolta di oneshot di scene che mi piacciono e di scriverle come le vedo
io. Se l’idea vi piace continuo! Grazie a quelli che leggeranno, lasceranno un
commento e tutto il resto ;)
<< Allora Tate, queste fantasie sono iniziate
due anni fa? Tre anni? Quando? >> mi chiede il dottor Harmon.
Quando sono iniziate? Non lo so esattamente.
<< Due anni fa>> credo << Sono sempre uguali >> questo è vero
<< Iniziano sempre allo stesso modo. >>
<< Cioè racconta >> mi invita a proseguire
il Dottor Harmon.
<< Mi preparo per la nobile guerra. >>
Ed ecco che inizio a rivederlo se mi concentro bene
riesco anche a sentire quella canzoncina che sembra quasi allegra. Ci sono io
che cammino nel corridoio della scuola, sono vestito interamente di nero, con i
capelli tirati indietro, ma il viso non è il mio, si cioè è il mio ma al posto
della mia faccia normale c’è la mia faccia versione scheletro, sono la morte <<
Sono calmo, conosco il segreto. So cosa sta per succedere e so che nessuno può
fermarmi, neanche me stesso. >>
<< Vuoi punire chi si è comportato male con te?
O è stato scortese? >>
NO!
<< Uccido chi mi
piace.>> sto ancora camminando nel corridoio, i ragazzi che mi incrociano
si scansano e mi fissano. Entro in una classe. Tutti mi guardano. “ Ti posso
aiutare? “ mi chieda l’insegnante.
Perché ho queste visioni?
<< C’è chi prega di
non essere ucciso, ma non mi fa pena. Non provo niente... Noi viviamo in un
mondo schifoso, è un mondo schifoso ed assolutamente inutile . Ad essere
sincero, mi sembra di aiutarli, visto che li tolgo dalla merda, e dal piscio e
dal vomito che riempie le strade. Li aiuto ad andare in un posto pulito,
ordinato. >>
Il dottore non risponde, mi fissa stando in silenzio.
Chissà cosa pensa, forse che sono pazzo..
<< C’è qualcosa in tutto quel sangue, che mi
risucchia. Gli indiani credevano che il sangue contenesse gli spiriti cattivi e
una volta al mese celebravano il rito di tagliarsi a posta per fargli uscire. Io
la trovo una pratica saggia. Molto saggia, mi piace. >> ecco perché ho
iniziato a tagliarmi già da quando ero solo un bambino, già avevo capito in che
merda vivevamo.
Il Dottore ancora non mi risponde, ma il mio sguardo
si sposta dietro di lui, dove ci sono io ricoperto di sangue, sposto subito lo
sguardo cercando di non farmi notare dal dottore che continua a fissarmi senza
dire nulla.
<< Pensa che io sia matto? >> non ce la
faccio devo sapere cosa pensa, questo silenzio non lo sopporto.
<< No! >> mi risponde lui, sono sorpreso
<< Hai molta fantasia ed hai del dolore che non riesci ad affrontare.
>>
Io ho solo dolore dentro me.
<< Mia madre sarà preoccupata per me giusto?
>> si certo come se Constance si preoccupasse
per me.
<< Si, credo di si >>
<< E’ una succhia cazzi! Una succhia cazzi in
senso letterale, glielo succhiava sempre al tizio della porta a canto, mio
padre l’ha scoperto e se ne è andato >> anche se io sono convinto che è
stata mia madre ad ucciderlo, ma non ho le prove quindi non posso fare nulla,
ma questo decido di non dirlo al dottore<<E mi ha lasciato solo
con quella succhia cazzi! Si rende conto? Sono malati! >>
<<Ho
sentito storie peggiori! >>
C’è qualcuno che sta peggio di me? Non ci credo!
<< Fico! Mi racconta qualcosa? Mi piacciono le
storie! >> gli dico sporgendomi verso di lui sinceramente interessato al
dolore delle altre persone.
<< No! Non posso! >>
<< Il mondo è un posto schifoso, è uno schifoso
e maledetto film dell’orrore >> ed io lo sapevo fin troppo bene. <<
C’è così tanto dolore qui, così tanto >> soprattutto in questa casa.
Il dottor Harmon mi prenota
un’altra visita e mi manda via, ma io non voglio andare via. Inizio a
gironzolare per la casa, attento che nessuno mi veda, sono bravo a restare
nascosto. C’è la porta del bagno aperta e la luce è accesa. Una ragazza. C’è
una ragazza d’avanti lo specchio, è vestita in modo strano, ha un maglione
largo e lungo, simile a quelli che metto io. Non mi ha visto. Mi avvicino e mi
accorgo del sangue, che gocciola dal suo braccio. Si stava tagliando. Ecco
perché indossa quel maglione, per nascondere i tagli, come faccio io. Ora si
accarezza i tagli con un dito. Qualcosa mi spinge a parlare con lei.
<< Stai sbagliando! >> lei alza lo sguardo
e mi vede riflesso nello specchio. << Se vuoi ucciderti taglia in
verticale, non si richiuderà più! >>
Lei si gira verso di me, non sembra spaventata, sembra
arrabbiata.
<< Come hai fatto a entrare? >> mi chiede.
E’ bella.
<< Se vuoi ucciderti davvero, ti consiglio di
chiudere a chiave la porta >> le dico avvicinandomi alla maniglia per poi
chiudere la porta.
Mi incuriosisce questa ragazza, sembra simile a me, ma
ha quel qualcosa che a me manca, ha quella luce che io non ho.
Salve! Ecco
un’altra oneshot! Ho visto
che molti hanno letto la prima, non so se è piaciuta a tutti (cosa che non
credo xD) ma volevo continuare! Questa è vista dal
punto di vista di Tate secondo me.Spero
vi piaccia, se volete potete anche suggerirmi delle scene che sono piaciute a
voi sennò continuo con le mie preferite. Ah non sono in ordine cronologico!!
Grazie a quelli che leggeranno, lasceranno un commento e tutto il resto ;)
Stavo aspettando Violet nel seminterrato. Le avevo appena buttato dei
sassolini alla finestra quindi sarebbe scesa a momenti.
<< Tate
>> la sentii chiamarmi.
Mi avvicinai subito a
lei << Ciao >> appena la vidi non riuscii a non sorridere.
Lei mi abbracciò,
aveva un profumo così buono.
<< Oggi è
successo di tutto. Prima i poliziotti, poi lo schizzato che batte alla porta
dicendo che vuole dei soldi >> disse Violet.
Era spaventata, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
Mi staccai
dall’abbraccio per guardarla negli occhi << Ehi, ehi, ehi succedono
sempre cose strane ad Halloween
>> le dissi cercando di tranquillizzarla << Sarà stato uno scherzo,
non preoccuparti, ci sono io. >>
Lei mi sorrise, quando sorrideva era
ancora più bella.
A quel punto mi ricordai della rosa e
gliela porsi facendo un passo indietro << L’ho dipinta di nero, so che
non ti piacciono le cose normali. >>
Lei rimase sorpresa << Sei il
primo ragazzo che mi regala un fiore >> mi disse.
Beh spero anche l’ultimo, pensai
sorridendo.
<< Grazie è bellissima >>
mi disse Violet.
<< Sei pronta per uscire con me?
>> ero stato fortunato, mi aveva detto di voler uscire con me proprio il
giorno di Halloween, l’unico giorno in cui potevo lasciare quella casa.
<< Si >> mi disse
sorridendo.
La portai nel mio posto preferito, la
spiaggia. Quando arrivammo mi disse che doveva fare una telefonata. Mi
allontanai un po’ lasciandole un po’ di spazio per parlare.
Andai sulla casetta del bagnino e
iniziai a fare un po’ l’idiota, sperando di farla sorridere.
<< In giro con degli amici
>> la sentii dire, feci finta di non sentire nulla, sapevo che suo padre
non voleva che uscisse con me.
<< Mi dispiace avrei dovuto
avvisarvi >> disse lei, magari non aveva detto nulla per stare con me,
aveva disobbedito per me.
Salii sulla ringhiera per sentire la
brezza accarezzarmi il viso, era tanto tempo che non uscivo da quella casa, mi
era mancato questo posto.
<< Non dirmi di tornare a casa..
>> disse Violet implorando.
No non volevo che andasse già via.
Scesi dalla ringhiera e andai verso di lei.
<< Erano dei ragazzini che mi
avevano fatto uno scherzo, sono scappati >> disse lei mentre le correvo
contro, mi sedetti vicino a lei e iniziai a baciarle il collo, magari così
avrebbe attaccato e sarebbe rimasta con me << Va bene d’accordo, ciao
>> disse lei attaccando il telefono e contemporaneamente smisi di
baciarle il collo.
<< Chi era? >> le chiesi.
<< Mia madre >> mi disse
lei, come se si vergognasse un po’.
<< Oooh
>> le dissi per prenderla in giro e subito dopo la baciai.
Era la serata più bella della mia vita
o non-vita, ero nel mio posto preferito con la ragazza che amavo, cioè credo di
amarla, non ho mai provato niente di simile per qualcuno.Iniziò a far freddo e allora le proposi di
accendere un fuoco. Non volevo andare via, volevo restare più tempo possibile
li con lei. Lei accettò e pensai che forse anche lei voleva stare ancora li con
me. Dopo acceso il fuoco non riuscii a resistere e la baciai ancora, mi stesi
su di lei e continuai a baciarla mentre lei mi accarezzava il viso, lei era la
cosa più bella che esistesse nel mondo e in quel momento era solo mia.
<< Lo voglio fare >> disse
lei staccandosi per un secondo per poi tornare a baciarmi e lentamente fece
scendere la sua mano.
<< No >> le dissi
sussurrando. Non potevo, non dopo quello che avevo fatto.
Le presi la mano e la guardai negli
occhi.
<< Scusa.. Credevo che..>>
mi disse lei.
Era rimasta male, non si aspettava un
rifiuto lo so, ma come potevo fare l’amore con lei se qualche giorno fa avevo
stuprato sua madre. Mi sentivo così terribilmente in colpa.
<< Te lo giuro >> le dissi
interrompendola << Violet, farlo con te è la
cosa che voglio di più al mondo, è la prima volta che mi succede con una ragazza
>> le dissi per consolarla.
<< Perché sei gay? >> mi
chiese lei.
Ok forse avevo usato le parole
sbagliate, ma lei non poteva sapere cosa avevo fatto.
<< NO! E’ che.. >> non
potevo dirglielo.
Mi alzai e mi sedetti accanto a lei.
<< Forse è colpa dei farmaci che
mi ha dato tuo padre >> le dissi. Era la prima scusa che avevo pensato
<< Hanno degli effetti collaterali. >>
Lei si alzò lentamente << Io me
ne vado. >>
No! No, no, no non voglio.
<< No, no! No Violet! >> le dissi prendendole una mano << Non
voglio andare via >> non voglio che tu vada via << Non ancora!
>>
Lei si sedette di nuovo accanto a me,
non sembrava molto convita ma ci stava provando.Io l’abbracciai forte e lei appoggiò la sua
testa sulla mia spalla. Restammo in silenzio per pochi secondi a fissare il
mare.
<< Venivo
sempre qui. Quando il mondo mi stava stretto, così stretto da togliermi il
fiato. Me ne stavo a guardare l'oceano, e pensavo "Andate tutti a fanculo". >> accennai una risata ripensando a
quando ero ancora vivo e venivo qui per sfogarmi << La scuola non conta
proprio un cazzo.Kurt Cobain,Quentin Tarantino,Marlon Brando,De Niro,Al Pacino, tutti hanno smesso
di andare a scuola. >> spostammo lo sguardo contemporaneamente. Lei
guardava me, io guardavo lei. Restammo guardarci per pochi secondi poi lei
appoggiò di nuovo la testa sulla mia spalla ed io la strinsi a me << Io..
odiavo.. quella scuola. Così venivo qui e guardavo questa infinita distesa di
acqua e mi dicevo "È questa la tua vita, tu puoi fare qualsiasi cosa, puoi
essere chi vuoi, chi se ne frega della scuola. È solo un puntino insignificante
della tua vita. Non farci caso.” >>
Sentivo il suo
sguardo su di me. Mi girai, mi stava fissando. Ma non come facevano tutti,
tutti quelli che pensavano che ero un tipo strano. Nel suo sguardo leggevo
comprensione, lei mi capiva, perché lei provava lo stesso. Non c’era bisogno
che dicesse nulla, quello sguardo aveva già detto tutto.
Salve!! Eccone
un’altra!! Io amo troppo Tate e Violet, e secondo me
Tate pensava queste cose durante questa scena. Spero che vi piaccia, perché
scrivere secondo il punto di vista di Tate per me è difficilissimo perché ha un
carattere complesso e credo che ognuno lo interpreti in modo diverso, ma
comunque spero che vi piaccia! Scusate se ci sono errori! E grazie a quelli che
leggono, commentano ecc ;) Un bacio :*
Capitolo 4 *** Adelaide è morta per colpa tua. ***
<< Pronto? Il mio ragazzo è nei guai, ci
sono dei ragazzi che lo inseguono e lo ammazzeranno >> .
Non potevo credere che quella stupida ragazzina
stesse chiamando davvero la polizia. Tate non poteva essere in pericolo, era
già morto, rischiava di rovinare tutto. Ed io non potevo sopportare altro
quella sera.
Mi avvicinai a Violet velocemente prima che potesse
dire qualche altra stupidaggine. La girai verso di me, sembrava spaventata.
<< Vieni subito a casa mia! >>
<< Lasciami stare brutta strega! >>
mi disse Violet cercando di sfuggire dalla mia
stretta.
<< Adelaide è morta per colpa tua!
>> notai una piccola espressione di dispiacere sul suo volto, ma non mi
ci soffermai, la presi per un braccio e la tirai verso casa. Dopo poco non fece
neanche più molta resistenza.
Entrammo in casa, nella cucina.
Sul lavello c’era ancora la maschera che avevo
comprato per Adelaide.
<< Voleva essere una bella ragazza
>> non riuscivo a smettere di pensare a come avevo trattato Adelaide. Violet era seduta con lo sguardo basso << Ovviamente
non era tanto bella >> dissi prendendo la teiera e portandola al tavolo.
<< Stesa sul quel tavolo. >> ecco
che rivedevo l’obitorio, il medico che tira fuori il letto di Adelaide <<
Con quella luce squallida delle lampadine a basso consumo >> e che
lentamente le toglie il lenzuolo dal viso.
E lei era li ferma e immobile. “ Posso.. Posso
stare un momento da sola? ” avevo chiesto al medico che a sguardo basso
acconsentì. Con gli occhi pieni di lacrime mi avvicinai a lei. Aprii la mia
borsa, tirai fuori l’ombretto e iniziai a truccare Adelaide, le mani mi
tramavano.. ma dovevo farlo, le lacrime mi appannavano la vista ma io andavo
avanti.
<< Una delle cose più confortanti
nell’avere figli è sapere che la propria bellezza, non
solo quella fisica, verrà tramandata alle future generazioni. Questa è l’immortalità.
>> dissi a Violet, ma io mi rivedevo mentre
davo un po’ di colore alle guance di Adelaide..
<< Si dice che quando muore un genitori il
figlio percepisca il senso della propria mortalità. Ma quando muore un figlio è
l’immortalità che il genitore perde. >> continuai rivendo me che con mano
tremante mettevo il rossetto sulle labbra di Adelaide con ormai le lacrime che
non smettevano.
“ Guarda come sei bella tesoro! ” avevo detto ad
Adelaide una volta finito “ La mia bella, bellissima bambina! ” continuai guardandola
sorridendo le diedi un ultimo bacio ed andai via. Sentivo di aver fatto una
cosa buona, anche se troppo tardi ormai..
<< Constance… Mi
dispiace tanto.. >> disse Violet riportandomi
alla realtà, sembrava realmente dispiaciuta.
<< Questo è vero >> dissi versando
il thè << Ma volevi solo essere gentile non è
così? >> la guardai.
<< Sono io che l’ho lasciata sola in balia
del mondo sta sera.. >> per quanto all’inizio pensavo che fosse stata
colpa di Violet per averle messo in testa quelle
stupide idea mi rendevo conto che era stata colpa mia e non potevo
perdonarmelo.
<< Ed è andata proprio come doveva andare
>> continuai. << Ecco qui bevi il tuo thè
>> dissi velocemente passando il thè a Violet << Tesoro.. >> aggiunsi poi quasi in un
sussurro.
<< Posso prenderne una? >> mi chiese
Violet indicando le sigarette.
<< Oh.. Una sigaretta? >> risi
<< Ma certo! >> le porsi le sigarette e lei ne prese una. <<
Basta che.. poi non dici a tua madre che sono io che incoraggio i tuoi vizzi.
>> dissi prendendo l’accendino mentre lei si accendeva la sigaretta
tirandosi i capelli in dietro.
<< Adelaide è sempre stata una ragazza
molto ostinata, se ha preso qualcosa è la forza di volontà. >> le dissi,
avevo il bisogno di far conoscere mia figlia. Iniziai a zuccherare il thè e continua << Anzi credo che il mio piccolo
mostriciattolo mi assomigliasse più di tutti gli altri. >>
<< Credevo fosse figlia unica >> mi
disse Violet, sembrava molto sorpresa.
Credo sia arrivato il momento di dirgli di Tate,
prima o poi lo verrà a sapere ed è meglio che sia io a dirglielo. Anche perché
glielo avrebbe detto subito di Adelaide e questo non doveva succedere.
<< Tate è mio figlio.. >> la
guardai.
<< Che cosa? >> ecco un’altra volta
quell’espressione sorpresa sopra il viso, questa volta sembrava quasi
sconvolta.
<< Tate non deve venirlo a sapere Violet.. >> le dissi scuotendo la testa e restando
fissa su i suoi occhi. << Non possiamo dirgli che…
sua sorella è morta..Non ora.. Lui
non.. Non reagisce.. Bene.. A certe cose quindi non.. >> non riuscivo
quasi a parlare pensando a quello che Tate avrebbe potuto fare ma più che altro
a quello che avrebbe potuto pensare di lei, già la odiava.. <> le disse prendendola per un braccio.
<< Io non capisco.. >> mi disse lei.
Ora aveva paura.
<< E’ un ragazzo molto sensibile. Tu ormai
lo conosci. E’ un giovane con sentimenti molto profondi, con l’animo di un
poeta ma certo, non ha la nostra forza e il cinismo necessario a proteggerlo..
dagli orrori >> dissi marcando l’ultima parola e alzandomi e andando
verso la foto di Tate e Adelaide. Restai a guardarla mentre continua dicendo
<< di questo mondo. Quella forza che ha protetto me e che anche Adelaide
aveva e che hai anche tu >> ora invece guardavo Violet,
con la foto tra le mani, la scrutavo cercando di capire cosa pensasse e in quel
momento capii che non avrebbe detto nulla a Tate. Spostai di nuovo lo sguardo
sulla foto, tutti i miei figli erano morti, sentivo che stavo per scoppiare di
nuovo << Io… Io.. Credo che sia per questo che
è così legato a te >> le dissi abbracciando la foto e asciugandomi le
lacrime che avevano iniziato a scendere. << Si nutre della tua forza. Guarda… Forse gli manda sua sorella. >> passai la
foto a Violet così che potesse vede i volti
sorridenti di Tate e Adelaide. << Ma noi dobbiamo proteggerlo Violet. >>
Scusate il ritardo, ma non ho avuto un attimo
libero. Spero vi piaccia, ho provato a scrivere quello che secondo me provava Constance, spero di esserci riuscita bene, fatemi sapere!
Grazie a tutti quelli che commentano, seguono, leggono e ecc..
Ero corsa in casa Harmon dopo la litigata con Travis.
Ero convinta che se la facesse con lui, era strano ultimamente e aveva un
profumo di donna ogni volta che tornava a casa. A quella puttanella non bastava
mio figlio, doveva prendersi anche il mio compagno.
Girai per la casa fino
a che non incontrai Moira che puliva i vetri.
<< Dov’è? Dov’è
la troietta? >> dissi arrabbiata andando verso
Moira.
Lei si girò verso di
me confusa, forse non sapeva niente, o forse la stava coprendo.
<< Chi? >>
mi rispose lei.
<< Violet! Sta cercando di rimorchiarsi il mio dog-sitter >> dissi avvicinandomi.
<< Che
sciocchezze! Quella ragazza ha gusti strani in fatto di uomini ma non
scenderebbe mai così in basso >> disse lei ironicamente facendo
riferimento a mio figlio.
<< Quando Travis è tornato dalla passeggiata, che anzi che durare 15
minuti ne è durata 45, aveva un odore addosso, che non era quello dei cani
>> le spiegai, ero convinta che lei sapesse qualcosa.
<< Sta
delirando! Quella ragazza non degnerebbe di uno sguardo al suo giocattolino sessuale, crede di essere innamorata del suo
piccolo angioletto, ma una volta che verrà fuori la verità cambierà idea!
>> disse lei facendosi seria.
Che verità? Cosa stava
succedendo adesso?
<< Di che
diavolo stai parlando? >> le chiesi curiosa. Avevo tipo una piccola
ossessione per quella casa, volevo sapere qualsiasi cosa avvenisse li dentro,
soprattutto se riguardava mio figlio.
<< I due bambini
che porta in grembo sua madre, soltanto uno è figlio del Dottor Harmon >> disse lei sorridendo.
In quel momento non
capii più niente, corsi nella cantina lasciando Moira ai suoi lavori, dovevo
vedere Tate, ora.
Una volta li mi
guardai intorno, doveva essere qui, era quasi sempre qui.
<< Tate!
>> mi guardavo in torno ma ancora niente << Tate tesoro, sono la
mamma, devo parlarti! >> giravo per la stanza ma niente, dove si era
cacciato << Tate! >> alzai un po’ la voce << Tate! >>
urlai più forte.
<< Che vuoi?
>> la voce mi arrivò alle spalle. Urlai dallo spavento e mi girai subito
verso di lui toccandolo per verificare che fosse lui e che non stavo
immaginando tutto. Una volta realizzato tutto gli presi il viso tra le mani per
poterlo guardare negli occhi senza permettergli di allontanarsi come faceva
sempre.
<< Oddio. Dimmi
che non è vero, quello che ho sentito dire su di te! >>
<< Che sarebbe?
>> era calmo, come sempre quando combinava qualcosa.
<< Quello che
hai fatto! >> il suo viso iniziò a cambiare espressione, ora sembrava
preoccupato << Dopo tutto quello che abbiamo passato finalmente era
arrivato qualcuno in questa casa che forse riusciva a curarti! Tate dimmi che
non ti sei fatto anche la moglie del dottore ti prego! >> lo guardai
fisso negli occhi per tutto il tempo, già sapevo che l’aveva fatto
semplicemente perché lo conoscevo e sapevo leggere nei suoi occhi scuri che
stavano iniziando a riempirsi di lacrime, ma speravo con tutto il cuore di
sbagliare questa volta.
Lui non rispose e
questo mi confermò quello che già sapevo << No.. >> dissi
lasciandolo.
<< Mamma! Mamma
non puoi dirglielo a Violet, mamma ti pre.. >>
non lo lasciai finire, iniziai a colpirlo, ero arrabbiata, non volevo tutto
questo, volevo essere felice, volevo poter avere un buon rapporto con i miei
figli ma non ci ero mai riuscita, con nessuno di loro e se ora lui è così è
colpa mia, lo so, ma non l’avrei mai ammesso.
<<
Cos’hai che non va in quella testa? >> dissi continuando a colpirlo
mentre lui cercava di pararsi il viso mentre piangeva << Cristo Santo cos’hai
di sbagliato >> continuavo, non riuscivo a fermarmi.
<<
Basta! >> gridò lui ormai seduto per terra mentre piangeva.
<<
Ti rendi conto di quello che hai fatto? >> gli chiesi, anche se sapevo
che non avrebbe mai risposto.
<<
Mamma basta! >> mi disse guardandomi con il viso pieno di lacrime, mi
coprii la bocca con una mano piangendo anche io. Ma che cosa stavo facendo?
Lasciai
mio figlio li e tornai a casa, ormai sconvolta. Ma già sapevo cosa volevo, già
stavo pianificando tutto. Quel bambino sarebbe stato mio. Quel bambino sarebbe
stato il figlio perfetto che non avevo mai avuto. Con quel bambino non avrei
mai sbagliato nulla.
Appena
tornata a casa litigai con Travis, perché come al
solito era un idiota. Subito dopo andai da Vivien, dovevo riconquistare la sua
fiducia, altrimenti non mi sarei mai potuta avvicinare a quel bambino. Una
volta tornata feci venire Billie a casa, si accomodò
e iniziò a mangiare una fetta di torta. Blaterando del suo nuovo show, ma francamente
non la stava ascoltando.
Billie disse qualcosa riguardo questo suo nuovo lavoro ma
io non la stavo ascoltando << Non riesco a concentrarmi sulla tua
carriera in questo momento.. >> le dissi << Mi sono ritrovata in
una situazione così difficile >>
<<
Stai pensando di avere figli in menopausa? >> mi chiese. Si volevo un
figlio, ma non era proprio giusto quello che diceva questa volta. << Perché
continuò ad avere visioni di bambini? >> mi chiese ancora lei.
Durante
la giornata mi era sorto un dubbio. Tate era morto, come poteva avere figli?
Non sarebbe stato del tutto umano questo bambino me lo sentivo, ma dovevo
averne la certezza.
Mi
avvicinai a lei <<
Dimmi.. Che cosa succede se un umano copula con chi appartiene al mondo degli
spiriti? >> le chiesi.
Lei mi sorrise quasi divertita dalla domanda
<< Gli spiriti non hanno una grande potenza sessuale... >>
Mi sedetti per stare faccia a faccia con lei
<< Sì, ma cosa succederebbe nel caso di un effettivo concepimento?
>>
Ora era seria << Conosci la storia della
scrigno? Dello scrigno del Papa? >> mi chiese.
<< No, io non so di che stai parlando.
>> le dissi.
Billie posò il
cucchiaio e incrociò le mani, era pronta a raccontarmi questa storia,
sicuramente in modo teatrale come faceva sempre <<Quando viene eletto un Papa e le campane di San Pietro iniziano
a suonare, il Papa viene portato in una stanza vicina alla Cappella
Sistina. La chiamano "La stanza delle lacrime" in nome
della sublime unione tra gioia e dolore che il Papa prova in quel momento. Poi
gli viene consegnata la chiave dello scrigno. Si dice che lo scrigno contenga
il segreto più grande di tutti: il segreto della fine del
mondo. >> fece una piccola pausa.
<< Cristo santo Billie
Dean, non sei di fronte alle telecamere! Non recitare! Vieni al dunque!
>> le dissi, curiosa di sapere.
<< Nello
scrigno c'è un foglio in cui è stata scritta la vera natura dell'Anticristo.
>> altra pausa << Un bambino nato dall'unione tra un uomo e uno
spirito. Colui che causerà la fine del mondo. >> mentre parlavo accesi
una sigarette, sapevo che neanche questa volta sarebbe andato tutto bene, ma
non credevo che sarebbe successo questo. << È l'essenza del male. Una perversione
dell'Immacolata Concezione. >>
<< Di cosa stai parlando? >> le
chiesi non riuscendo a capire quello che intendeva.
<< Oh, dai,
tesoro. Lo Spirito Santo ha solamente sussurrato
all'orecchio della vergine Maria e lei ha partorito il figlio di Dio. Se il diavolo decidesse
di usare un ventre umano per riprodursi, sicuramente punterà ad ottenere molto
di più in cambio. >> mi disse lei. Ero sconvolta, da quello che aveva
fatto mio figlio. Ma ormai avevo deciso, avrei avuto quel bambino ad ogni costo
e avrei fatto di tutto per non sbagliare sta volta.
Ho voluto continuare con Constance,
anche perché io credo che anche se sembra una grande stronza è una donna che ha
sofferto molto ma resta comunque forte e mi piace molto come personaggio. Spero
vi piaccia, fatemi sapere! Grazie a tutti quelli che stanno leggendo,
commentando ecc.. Un bacio!!!
Era un’altra stupidissima cena di famiglia. Se così si poteva
chiamare poi la mia di “famiglia”. Mia madre stava con quel coglione solo per
stare in questa stupida casa, l’unica che considero parte della mia famiglia
era Addy.
<< Signori e signore l’arrosto di maiale >> disse
mia madre mentre portava la pietanza a tavola.
Erano tutti felici, tranne io, ma non lo mostravo, fingevo un sorriso, come
sempre, ma stavolta avevo un piano in mente, sta volta sarebbe finito tutto.
<< Allora, chi vuole dire la preghiera? >>
continuò mia madre guardando tutti.
<< Mamma, posso dirla io? >> chiesi calmo.
Eccolo li, lo sguardo preoccupato. Lei già sapeva che avevo in
mente qualcosa, non facevo mai nulla di carino se non avevo in mente qualcosa,
ma non poteva immaginare cosa, almeno non tutto.
<< Ma certo figliolo. >>disse Larry<< Speravo che prima o poi ti decidessi a far parte di questa
famiglia. >>
Lo guardai accennando un sorriso, uno di quelli più falsi che
potessi fare. Non sapeva che per me questa non era una famiglia, avrei
preferito stare da solo che con loro. Allungai le mani, una verso mia madre e
una verso Larry e loro fecero lo stesso con me. Stavo pensando alle parole da
usare, a tutto quello che avevo dentro ma che non dicevo mai. Dopo qualche
secondo iniziai.
<< Signore, grazie per la carne di porco che stiamo per
mangiare >> con la coda dell’occhio vidi già mia madre fare smorfie
<< E anche per gli altri vomitevoli intrugli. E grazie per questa
ridicola famiglia. Mio padre scappò via quando avevo sei anni. Se avessi saputo
cosa mi aspettava, sarei andato con lui. >> A quel punto mia madre mi
lasciò la mano per poi schiaffeggiarla ma io non mi fermai, avevo altro da
dire. << E visto che mia madre non
vedeva l’ora di tornare in questa casa da quando ne era uscita, Signore, un bel
grazie per aver fatto in modo che il coglione che al momento se la scopa, sia
così cieco da non vedere quello che è sotto gli occhi di tutti. >> Ora
anche Larry mi aveva lasciato la mano e probabilmente si stava rimproverando di
avermi lasciato parlare. << Lei in realtà non lo ama. >> Mi voltai
verso di lui e lo fissai e lui fece lo stesso con me.
<< Amen. >> disse mia sorella. La pensava come me
ma lei non poteva esprimersi liberamente a causa di mia madre.
Contemporaneamente mia madre si accese una sigaretta evidentemente arrabbiata,
ma io la ignorai, guardai mia sorella sorridendole complice.
<< Ah, Tate >> disse Larry per richiamare la mia attenzione e ci
riuscì. << So che è stata dura per te abituarti a tutti questi
cambiamenti, tornare qui dopo la tragedia >> disse indicando l’alto
<< che ha colpito mia moglie. >> ma io oltre a loro pensai anche a
mio fratello Bou. Sapevo che lui lo aveva ucciso
perché glielo aveva chiesto mia madre.
<< Loro si sono bruciate vive per colpa tua, perché tu
tradivi tua moglie con Constance, Lawrence >> gli dissi
sinceramente. Mi faceva incazzare il fatto che lo considerasse un incidente,
come se non sapessi nulla, il problema qui era proprio che sapevo troppo.
<< Non è stata colpa di nessuno >> insistette lui
<< La passione ha spinto Lorain a quel gesto,
un giorno capirai che ci sono dei sacrifici che bisogna fare in nome dell’amore
>> Inizialmente lo guardai con tutti la rabbia che provavo, ma poi la
rabbia divenne stupore, non potevo credere che quell’uomo fosse così tanto
coglione da negare a se stesso di essere la causa della morte della moglie e
delle figlie.
<< Ma passando ad argomenti più leggeri vi informo che
ho dei biglietti per tutti noi perché questo sabato c’è ne andremo al nostro
teatro di quartiere >> non posso neanche credere che abbia scartato così
l’argomento, come se un fottuto teatro fosse più importante. << E
assisteremmo alla prima di Rigadun e sono felice di
annunciarvi che debutterò nel coro >>
In questo momento l’avrei preso volentieri a calci.
<< Per quanto mi riguarda >> disse mia madre
alzando il bicchiere pieno di vino bianco << Sarò in prima fila ad applaudirti
>> disse per poi bere.
<< Ti ringrazio tesoro, perché mi sostieni e m’incoraggi,
tu mi hai permesso di conoscere un’altra faccia di me stesso >> la mia
rabbia aveva raggiunto quasi il limite ormai.
<< Io adoro il teatro >> disse felice mia sorella.
No. Questo non lo potevo accettare, non potevano trascinare Addy nella merda insieme a loro.
<< NO ADELAIDE! >> colpì il tavolo con un pugno
<< Sei una ragazza sveglia, lo sai che lui ha ucciso nostro fratello
>>.
<< Smettila! >> rivolsi lo sguardo verso mia madre
<< Bou è deceduto nel sonno per cause naturali
>> Ora che ci penso sono uguali, entrambi non vogliono accettare di
essere la causa della morte di qualcuno << Lo sai benissimo che aveva
delle difficoltà respiratorie, tuo fratello è in un posto migliore. Ha sofferto
per ogni respiro che ha fatto >>
<< Ha sofferto solo a causa tua >> stavo per
piangere, me lo sentivo, non riuscivo a sopportare tutto questo.
<< Sai Tate, a differenza dei tuoi potevi fratelli, tu
dovresti ringraziare per i doni stupendi che hai ricevuto, come è possibile che
ancora non ti decida ad usarli. >> Ecco che ricominciava la storia dei
doni, non capiva che non avevo ricevuto nulla, che la bellezza non è niente.
<< Un semplice sorriso o una parola gentile potrebbero aprirti le porte
del paradiso >>
Mi asciugai una lacrima ed accennai un sorriso per farle
credere che mi fossi calmato, ma in realtà era il contrario.
<< Non importa quanto tu lo voglia, io non sarò mai il
tuo figlio perfetto >> dissi marcando le ultime parole con tutto l’odio
che provavo nei suoi confronti.
Mi alzai da tavola, non avevo più nulla da condividere con
loro. Ormai non avevo più nulla da condividere con nessuno. Salì in camera e
rimasi sveglio tutta la notte. Ero fuori di me. Alle sette suono la sveglia,
tremavo, ma era giunto il momento. Mi vesti interamente di nero. Sniffai della
droga, da una parte non volevo essere cosciente, ma dovevo farlo, doveva finire
tutto. Presi le armi da sotto il letto. Le caricai tutte, una ad una, ora ero
calmo, sapevo cosa dovevo fare e come lo dovevo fare. Prima di uscire mi
guardai allo specchio, non sembravo neanche io.Velocemente uscii di casa ed andai nell’ufficio di Larry. E’ ironico che
un ragazzo di 17 anni entri in un ufficio con una tanica di benzina e nessuno
gli dica niente vero? Entrai nello studio di Larry, mi guardò sorpreso.
<< Tate, che cosa ci fai qui? Non hai la scuola?
>>
<< Ci andrò subito dopo. >> Ed era vero.
<< Dopo cosa? >> mi chiese confuso.
Lo fissai, lui inizio a lavorare di nuovo e io velocemente gli
buttai tutta la benzina addosso. Accesi un fiammifero, lo fissai per qualche
secondo. Doveva provare tutto il dolore che avevano provato la moglie e le
figlie, doveva capire cosa era successo a causa sua, doveva fare questo
sacrificio per amore di una donna che aveva un figlio pazzo. Lanciai il
fiammifero su di lui e prese fuoco, la sua vista non mi fece provare nulla, mi
girai ed uscii velocemente dall’ufficio anche sta volta indisturbato, nessuno
cerco di fermarmi, nessuno chiamò la polizia. Ma il mio compito non era ancora
finito. Avevo ancora una guerra da continuare.
Scusate l’assenza ma non ho avuto proprio tempo. Spero vi piaccia comunque,
sono ritornato su Tate sta volta, ma comunque credo che andrò anche sulle altre
stagioni tra poco. Grazie a chi commenta ed anche a chi la legge soltanto.
Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio!