This is Dangerous.

di I_MissYou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Back to school. ***
Capitolo 3: *** Action. ***
Capitolo 4: *** Perfect Life doesn't exist ***
Capitolo 5: *** Secrets ***
Capitolo 6: *** I Miss You ***
Capitolo 7: *** Misunderstandings. ***
Capitolo 8: *** Monster. ***
Capitolo 9: *** Betrayals and new alliances. ***
Capitolo 10: *** The First Dance. ***
Capitolo 11: *** Safely ***
Capitolo 12: *** Please, come back home! ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


 
Salve ragazzi, questa è la mia fanfiction su Naruto quindi non ho idea se mi è riuscita bene o meno ma spero che la troviate molto insteressante perchè è diversa dalle altre :) Detto questo vi lascio alla lettura del prologo, un pò cortino xD ma i capitoli veri e propri saranno molto più lunghi di questo, buona lettura :3
 
 
 
Era seduta lì, in quella sedia, per giunta scomoda, da quasi tre quarti d'ora. E Jyraiya ancora non si era presentato. Quell'ufficio era inquietante, troppo. Le flebili luci bluastre si contrastavano con il nero della stanza. Il silenzio tombale invece le dava più che fastidio, non lo tollerava più. 
Stava guardando l'enorme scrivania, anch'essa nera, quando ad un tratto la porta si aprì bruscamente e Jyraiya entrò furente e preoccupato in quella grande camera buia.
- Bene - I suoi capelli si muovevano avanti e indietro per colpa dell'aria che proveniva dai condizionatori che erano situati in vari punti della stanza.
- Ci siamo accertati che tuo padre ti mandasse a Tokyo per un gemellaggio e per l'esattezza a Villa Uchiha - Hinata guardava stranita il suo superiore mentre lui le porgeva dei  fascicoli uno ad uno.
- Fugaku Uchiha - lo disse come se lo volesse sottolineare cento volte con lo stesso evidenziatore. Fece una pausa e riprese - Sta nascendo qualcosa di nuovo in Giappone e lui centra qualcosa. Per ora è tutto quello che sappiamo -.
La corvina notò che nel fascicolo, oltre alla foto dell'uomo, erano presenti solo i tratti fisici e genetici - E io dovrò scoprire tutto il possibile -
L'uomo fece un piccolo sorriso di fierezza alla ragazza, sapeva che avrebbe fatto del suo meglio per questo era uno degli agenti più in gamba - Lei invece è la moglie. Casalinga e donna con gran cuore. Ama i suoi figli più di qualsiasi altra cosa. Entrai facilmente nelle sue grazie - 
Le passò un altro fascicolo - Lui è il primo genito: Itachi Uchiha. Figlio e ragazzo modello. Frequenta giurispudenza perchè vorrebbe entrare nel corpo della polizia come suo padre e infatti è il familiare più vicino a quest'ultimo. Quindi non c'è bisogno che ti dica cosa fare con lui -
Jyraiya guardò Hinata e le passò l'ultimo fascicolo - Lui invece è il secondo genito: Sasuke Uchiha. Ragazzo impossibile. Lui non è importante come il resto della famiglia ma tienilo d'occhio lo stesso -.
La ragazza pensò alla nuova vita che l'attendeva. Chiuse gli occhi e sospirò contemporaneamente. Li riaprì - Farò del mio meglio-.
 
Uscendo dall'ufficio era come se tutto si fosse fermato. Le immagini agli occhi della ragazza andavano rallentando. Quante volte aveva percorso quel corridoio lugubre? Quante volte ci aveva camminato con così tanta sicurezza percorrendolo fino alla fine verso il Suv nero che l'attendeva fuori all'entrata? Fin troppe volte. E non aveva neanche la certezza che sarebbe rientrata in quell'edificio dicendo - Missione compiuta - come sempre. Questa volta sentiva una morsa allo stomaco.
Stava ritornando al suo paese natale.
 
Di solito quando si metteva le cuffie non riusciva a pensare a nient'altro che a tenere il ritmo con il piede destro e puntualmente l'autista la rimproverava. Stavolta pensava a come sopravvivere un anno intero senza suo padre. Non capiva ancora a come fosse arrivata a quel punto, quasi non ricorda com'è cominciato tutto. È la tipica figlia ribelle e per questo motivo aveva fatto a suo padre i capelli bianchi. Sono una famiglia con mezzi limitati ( il padre lavora in un supermarket ) ma grazie alle sue missioni potevano permettersi tutto. Ovviamente Hizashi non sapeva e non sa niente di tutto questo. Per il "viaggio studio" infatti gli ha detto che aveva messo da parte i suoi "risparmi" di una vita. Adesso doveva dare del suo meglio in questa missione, anche perchè non era una passeggiata.
Nel frattempo Hinata non si era accorta di essere arrivata all'aereoporto di Los Angales.
Adesso, tutto sarebbe cambiato.

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Capitolo 2
*** Back to school. ***


  • Back to School






    Scese la quello scomodo taxi mentre il tassista molto attentamente le porse le sue valige dopo aver ricevuto la sua generosa paga. Fissò quella casa enorme che si slanciava davanti a lei in quel buio che sapeva di disagio sgranando gli occhi chiari. Aveva girato il mondo e visto le case più impensabili ma quella villa aveva un non so che di spettrale. Il grande giardino circontava la casa e quattro vetture erano posteggiate ordinatamente nel vialetto davanti. Lo spicchio di luna illuminava quel poco che la luce dei lampioni non riusciva a raggiungere. Avanzò sicura diriggendosi verso la grande porta bianca ma prima dovette salire i tre gradini del grande portico. Suonò il campanello e aspettò qualche secondo prima che una donna in un grembiule da cucina color panna aprisse la porta - Sei arrivata finalmente -.
    - Buonasera - Hinata si accomodò dentro dopo che la donna le fece segno di entrare. Rimase letteralmente scioccata vedendo quel grandissimo atrio. Dopo aver contemplato l'ambiente, evidenziando mentalmente ogni piccolo angolo, si accorse subito dopo un uomo fissarla severamente - Quindi tu sei... - fece una pausa dandole la possibilità di presentarsi. - Hinata Hyuga - gli porse la mano e lui la strinse fermamente. Al contatto il suo corpo si ghiaccio come se fosse in piedi su una radura piena di neve senza l'indispensabile per tenersi al caldo. La mano di quell'uomo era fredda, ghiacciata - Piacere -.
    - Sono tornato! - trovando la porta aperta, Itachi, si preoccupò solo di chiuderla. Si accorse della presenza della giovane - Hey, tu devi essere Hinata. Piacere io sono Itachi - l'accolse con un grande sorriso facendo sciogliere tutto il ghiacci in quell'atrio e lei, gentilmente, ricambiò - Piacere mio -
    - Credevamo che saresti arrivata tre ore fà - disse Mikoto.
    - Il volo ha ritardato per un guasto tecnico e infatti abbiamo cenato lì, in aereoporto -
    La donna sorrise - Penso che tu sia stanca, Itachi ti porterà in camera tua. Per adesso stiamo strutturando la casa e siamo nel panico più totale con la sistemazione delle camere, spero sia di tuo gradimento-
    - Sicuramente, adesso voglio solo farmi una bella dormita, sono esausta - disse la corvina alzandosi e dirigendosi verso il figlio della donna pronto a portare i bagagli su per le scale - Spero che domani parleremo di più e ci conosceremo meglio, buonanotte a tutti -
    - Buonanotte cara - Mikoto sorrise di nuovo, ma Hinata leggeva chiaramente la tristezza nel suo volto. Ci avrebbe pensato domani, adesso voleva solo tuffarsi tra le morbide lenzuola e dormire fino all'indomani.

  •  
     
    Una voce che prima era lontana alle sue orecchie adesso si avvicinava ancora di più.
    - Hinata - chiamava la voce che si accorse era di Itachi non appena aprì lentamente gli occhi. Si mise in posizione eretta sul letto con i capelli arruffati stropicciandosi gli occhi. - Mmh - fu in grado solo di far uscire uno strano verso dalla bocca. Il moro sorrise - Dai su, svegliati che devi preparati per andare a scuola. La tua divisa è pronta, mamma l'ha lavata per bene e stirata - detto questo, uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. In fretta e furia Hinata si lavò velocemente e si cambiò. Non sicura del suo aspetto andò a specchiarsi e notò che la gonna per i suoi gusti era un pò troppo corta. Come minimo doveva arrivare a metà coscia che diamine! Prese lo zaino e si precipitò in cucina - Buongiorno gente! - esclamò con un sorriso sulle labbra. Tutti le diedero il buongiorno, tranne una una persona.
    "E questo sarebbe Sasuke Uchiha quindi...". La sera prima non l'aveva visto, chissà dov'era. Gli porse la mano per educazione, come aveva fatto con tutti d'altra parte - Piacere sono.. - Non fece in tempo di pronunciare il suo nome che levò il suo sguardo impassibile color pece dalla sua ciotola di latte e cereali e la fissò come per studiarla fisicamente e psicologicamente - Sò chi sei ragazzina e sicuramente non è un piacere - si alzò prendendo la cartella in spalla e si dileguò in due secondi. Rimase a boccaperta, perchè non le aveva dato neanche il tempo per rispondergli. Quel ragazzo già le dava sui nervi.
    - Devi scusarlo, Sasuke è fatto così. Lo so non è una scusa ma ci combattiamo anche noi 24 ore su 24 - cambiò subito discorso - Allora, in questi giorni ti accompagnerò io a scuola così imparerai la strada e in futuro potrai andarci da sola. Adesso forza, fai colazione e andiamo -
  •  

    Itachi era davvero carino ad accompagnarla a scuola, anche perchè teoricamente doveva andarci con suo fratello. Osservava il grande istituto con il suo ampio giardino quando una voce nel suo orecchio la riportò alla realtà - Agente H, tra tre minuti nella scala d'emergenza del liceo, piano terra - Sentendo il messaggio proveniente dall'auricolare minuscola situata nella cavità del suo orecchio destro, la ragazza si diresse nel posto prestabilito dopo averlo cercato disperatamente. - Sei in ritardo di venti secondi - davanti a lei un uomo vestito elegantemente sulla trentina di anni. - Maestro Asuma - Poi si accorse che era presente anche una donna - Signorina Kurenai - li abbracciò - Cosa ci fate quì? Voi non eravate presenti nella missione -.
    - Ascolta Hinata, devi stare molto attenta. Niente chiamate, soprattutto da un continente all'altro: potrebbero rintracciarci. Per questo Il Capo ci ha mandati quì. Noi faremo da tramite - le porse un foglio con dei nominativi e delle posizioni - Abbiamo solo trenta secondi, ascolta. Queste sono tutte le nostre spie in città, piazzate dovunque. Mostra loro il tuo documento e vai tranquilla. Buona fortuna - detto questo i due individui si dileguarono nel nulla. Rimase lì a studiare attentamente la lista per poi dirigersi verso la sua futura classe.


    - Hey ragazzi, guardate che bomba sexy - Kiba osservava da lontano la figura snella correre velocemente -.
    - È nuova? - chiese curioso.
    - A quanto pare è quì per una specie di gemellaggio. È americana - disse Shikamaru stendendosi nella panchina - Pare che sia nella nostra classe -
    - Hey Sasuke, allora...scommettiamo? - chiese il moro con quei tatuaggi strani sulle guance. - Non m'interessa - sbottò senza mostrare alcun interesse al riguardo guardando Hinata con la coda dell'occhio non facendolo notare ai suoi amici. Nel frattempo la campanella segnava l'inizio delle lezioni.


  • I bisbigli e i sussurri erano rivolti soprattutto contro la ragazza nuova, non vista con buoni occhi dalle ragazze, quando furono interrotti dai passi del professore che si avvicinava alla cattedra - Buongiorno a tutti - disse allegramente il prof Hatake alla classe che nello stesso tempo si alzò in piedi per salutarlo e per poi risedersi comodamente. Si accorse della presenza di Hinata - Tu devi essere la nuova alunna, Hinata Hyuga se non erro -
    A quel nome un ragazzo alzò gli occhi lentamente verso la corvina squadrandola. Gli occhi perlacei rimasero a fissarla per svariati minuti.
    - Esattamente, mi chiamo Hinata e vengo da New York - si presentò alla classe. Un brusio si levò in quella stanza, chi la guardava come fosse una minaccia e chi invece come una normale persona. Ma tutti si chiusero in un silenzio quando qualcuno aprì bruscamente la porta respirando a fatica - PRESEEENTEEEEEE!!! - un ragazzo. Occhi color del cielo e capelli color del sole.
    - Naruto, ancora non abbiamo chiamato l'appello, stai tranquillo. E poi sei già in ritardo sin dal primo giorno? - il professore fece una smorfia dicendo le ultime parole.
    - Scusi signor Hatake, ma ho perso la metro - si lasciò cadere come un sacco di patate sulla sedia.
    - Bella scusa biondino! - quasi gridò Suigetsu dall'altra parte della classe.
    - Stai zitto tu! -.
    - Basta così ragazzi. Cominciamo raccontando cosa avete fatto quest'estate -.
  •  
     
     

  • La corvina si era distratta da quando il prof aveva cominciato a spiegare le muffe e i funghi. Era troppo occupata a vagare con il pensiero guardandolo fuori dall'immensa finestra situata al lato sinistro della classe. Pensava come stesse suo padre, già le mancava tantissimo, e soprattutto, appena tornata a casa, doveva cercare dettagliatamente i membri della lista che le aveva dato precedentemente Asuma. Si accorse solo un minuto dopo che la campanella era appena suonata e che era iniziata la pausa-pranzo. Si trascinò faticosamente fino al corridoio portandosi il pranzo che le aveva preparato personalmente Mikoto quella mattina. Nel frattempo quei decelebrati dei suoi compagni correndo avevano colpito violentemente un ragazzo facendolo barcollare e facendogli cadere i libri sul pavimento. - Stai attento, perdente - lo minacciò Sasuke e Kiba lo fece cadere dandogli una forte spallata.
    La corvina si precipitò da lui, aiutandolo a raccogliere i suoi libri. - Ti sei fatto male? - chiese un pò allarmata.
    - Non ti preoccupare, ci sono abituato - si alzò lentamente e la ragazza si accorse che tra le sue mani c'era un disegno. E notò subito la sua bellezza - Posso vederlo?-
    - Scusa ma no, non vorrei altre umiliazioni -
    - Umiliazioni? - inarcò un sopracciglio.
    - Quì tutti pensano che è una perdita di tempo e che sono per di più brutti - era sia un pò seccato che dispiaciuto.
    - Beh... Vuol dire che quelle persone non sanno che vuol dire avere una passione - gli sorrise.
    Quello era il suo primo vero sorriso da quando aveva messo piede a Tokyo.














     
    Allora ragazzi, finalmente Hinata e Sasuke si sono conosciuti ma il bel corvino si è comportato un pò male eheheh però sicuramente la Hyuga non gliela farà passare liscia.
    Adesso è entrato un personaggio che farà incessantemente parte dei primi capitoli e ha una storia un pò triste, vi dico solo questo per ora.
    Spero vi sia piaciuto questo capitolo. Non ci sono molti colpi di scena perchè per ora voglio presentare un pò tutti i personaggi e le loro caratteristiche, andando avanti forse cambierò anche il rating in rosso u.u

    Comunque grazie Lita97 e Mitsukochan per aver recensito la mia fic e ovviamente un ringraziamento va a tutti quelli che l'hanno inserita nelle ricordate/preferite/seguite :3
    Alla prossima,
    I_MissYou

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Capitolo 3
*** Action. ***


Allora ragazzi, intanto scusate per il ritardo ma ho avuto da fare ç_ç
Questo capitolo è lunghetto eheh e spero che tutti gli altri saranno così, detto ciò buona lettura :3




 
Action.


 

- Pronto? - una voce maschile rispose al telefono e gli occhi di Hinata s'illuminarono sentendo quella che per lei era una dolce melodia. Erano passati giorni e ancora non aveva avuto il tempo di chiamarlo. - Papà! - il tono di voce della ragazza, già molto alto di suo, fece sorridere il padre e anche se era dall'altra parte della cornetta era come se lo vedesse lì accanto a leià quel sorriso spensierato che aveva anche nei momenti più difficili fu trasmesso alla figlia sin dalla prima volta che l'aveva tenuta in braccio. Anche se era cresciuta senza una figura femminile al suo fianco, suo padre le aveva insegnato tutto. "Soprattutto lotta per le cose che ami, amore mio" le ripeteva sempre.
Per loro vivere era stato difficile, ma lo facevano godendosi ogni momento, ogni attimo con il sorriso sulle labbra pur avendo problemi economici. Cresciuta solo dal padre, non poteva che avere il carattere da maschiaccio ma lei era contenta di come l'aveva tirata su. - Principessa! Come stai? - Principessa. Solo suo padre poteva chiamarla in quel modo. Sin da piccola odiava le principesse e odiava chiunque la chiamasse così. Tranne il suo adorato papà, quando quelle parole uscivano dalle sue labbra era come se la stesse abbracciando. - Bene papà, tu? - chiese intimorita. Qualcosa doveva andare storto, sempre. Ma ormai ci aveva fatto l'abitudine.
- Bene, adesso che sento la tua voce -
- Sicuro? - insistette. - Si, non ti preoccupare -
- Ascolta, al più presto cercherò di mandarti un pò di soldi... -
- No! Non ti azzardare a farlo. Ti sei portata quei pochi soldi con te e... - Lo interruppe - No, ho trovato dei lavoretti da fare e te ne manderò un pò - mentì spudoratamente ma non poteva certo dirgli " Sai papà, faccio la spia da quando avevo undici anni e mi pagano pure". - Adesso devo andare a fare i compiti, ti voglio bene -
- Anch'io principessa - Fece una smorfia guardando il telefono. - Hey, eccomi - Itachi si sedette sul divano accanto a lei.
- Allora cominciamo? - fece per prendere il quaderno di matematica quando notò la sua espressione preoccupata - Che succede? -
- Beh, ho chiamato New York - disse.
- Oh, i tuoi genitori. Come stanno? - le chise semplicemente, non sapendo che le sue parole avrebbero in qualche modo riaperto una ferita nel cuore di Hinata.
- Genitori? Oh no, io ho solo papà -
Itachi si pentì della domanda che aveva appena fatto. Un silenzio di tomba scese tra i due.
- Mia mamma... - deglutì - Mia mamma è morta mettendomi al mondo - abbassò lo sguardo per un attimo. - Mi ha cresciuta papà da solo - alzò gli occhi per guardare il ragazzo mostrando un sorriso a trentadue denti - E direi che ha fatto un bel lavoro! -
- Allora vuoi questo voto alto in matematica si o no? - chiese ricambiando il sorriso.
- Ovviamente! - rise.
Itachi l'aiutava con i compiti di matematica perchè lei era una schiappa in questa materia. Continuava ad accompagnarla a scuola nonostante avesse imparato la strada e poteva tranquillamente andare sola. Ma la cosa che più non capiva era come una persona tanto buona e carismatica voleva diventare un poliziotto così che suo padre potesse avere affari interni e soprattutto il via libera con il corpo della polizia, davvero non lo capiva. 

- Finito! Grazie mille Itachi - diede velocemente un bacio sulla guancia al ragazzo e, prendendo le sue cose, si diresse in camera per finire la lista delle spie. Sentì l'orecchio vibrare leggermente così scostò i capelli e premette il minuscolo pulsante - Agente H, codice 037. 2 minuti e 50 secondi di tempo -
Di fretta e furia si vestì dando un occhiata all'orologio che segnava '10.03'. Sgattaiolò furtivamente fuori nel grande terazzo della sua camera che condivideva con la camera di Sasuke.
- Cazzo. Credo che dovrò misurare l'altezza e sapere precisamente quanti metri sono - disse sporgendosi. Saltò atterrando sulle due gambe e su di una mano.
40 secondi.
Corse fino alla fine del vialetto verso il furgone nero bussando - Codice 037 - disse.
Salì. Asuma e Kurenai erano lì ad aspettarla - Agente H, tre macchine partite dalla dimora Hozuki hanno superato il limite di velocità. Li ha intercettati la polizia giapponese. Sono due macchine e un furgone blindato. Hanno messo fuori gioco quattro macchine della polizia. Dobbiamo fermarle. Il signor Hozuki è ricercato da tempo e dalle nostre fonti sappiamo che ha avuto a che fare con gli Uchiha. È la nostra occasione - Asuma fissava attentamente i vari monitor con l'auricolare nell'orecchio destro mentre Kurenai era al volante.
- E' rimasta solo un auto della polizia e si stanno dirigendo verso nord-ovest -
Hinata nel frattempo si era messa il giubottino anti-proiettile e due cinture nere con le due rispettive pistole e i vari lacrimogeni. Kurenai aveva parcheggiato in un angolo - Hanno fatto fuori anche l'ultima auto -
Qualcuno bussò - Codice 037 -
Hinata aprì e Gaara salì nel furgone sorridendole
- Come ai vecchi tempi? - chiese. La ragazza annuì abbracciandolo - Quanto tempo -
Asuma li riportò alla realtà - Palazzo di tre piani con rispettivi boxe al piano terra, ci sono guardie all'entrata, se li superate è fatta -
Hinata e Gaara presero le rispettive mitragliatrici e indossarono una specie di maschera nera che gli fasciava la testa fino alla punta del naso.
- Andate ragazzi, ci terremo in contatto - Scasero furtivamente dal veicolo e si diressero verso la base.
- Le guardie sono tre e a quanto pare c'è anche una telecamera di sorveglianza - la ragazza aveva visto bene e in due avrebbero potuta farcela, ci voleva un piano. - Gaara, tu vai all'angolo e li distrai mentre io entro dentro - Il ragazzo annuì e si diresse nel posto prestabilito. Le guardie sentirono uno sparo e due di olro andarono a controllare mentre Hinata con un colpo secco alla nuca fece cadere la terza guardia a terra esanime per poi infiltrarsi nel palazzo. Scattò l'allarme quando arrivò alla porta e quattro uomini dentro la stanza cominciarono a raccogliere immediatamente le centinaia di buste sparse sopra il tavolo infilandole in un borsone marronee pronti per svignarsela. La corvina fece irruzione nella stanza, sfondando la porta con un colpo di piede, seguita a ruota da Gaara, che avendo sentito l'allarme si era precipitato dentro.
- Fermi! Polizia! - gridò la ragazza puntando la pistola verso i quattro uomini. Si fecero avanti e cominciarono a sparare nascondendosi dietro ad un grande pilastro mentre uno dei uomini scappava con il borsone.
- Porca puttana! Sta scappando! Gaara ci pensi tu quì? -
- Vai tranquilla! - le coprì le spalle mentre si dirigeva fuori dalla sparatoria.
Si fermò a guardare da che parte del corridoio fosse scappato.
Desta o sinistra?
Notò una busta gialla alla sua sinistra, la raccolse frettolosamente e piegandola la mise nella tasca del pantalone nero. Prese la rincorsa verso l'uscita. Sentiva l'adrenalina percorrerle tutto il corpo. Le goccie di sudore in ogni cellula della sua pelle e i capelli bagnati.
Lo vide - Fermati! - gridò. Lui sparava colpi a caso sperando di centrarla ma non ci riuscì e finì presto tutte le palottole. Cercò di colpirla di nuovo tirandole l'arma in testa ma la schivò. Era senza speranze. Hinata accelerò sentendosi i polmoni esplodere dentro il torace e i battiti cardiaci alle stelle. Fece l'ultimo sforzo.
- O la và o la spacca - sussurrò ansimante. Si gettò a capofitto sul suo abiettivo schiacciandolo con il suo peso e facendolo girare verso di lei. Gli puntò la pistola sul pomo di adamo.
- Fatti vedere! - urlò.
L'uomo si tolse lentamente la maschera così gli mise la pistola sulla fronte. Sorrideva.
- Che cazzo ridi figlio di puttana?! - Prese velocemente le manette e gliele mise sui polsi.
- Buon la voro agente H - Gaara l'aveva raggiunta - Tutto apposto, possiamo andare -
- Codice 037 annullato. Missione 616 compiuta - Asuma, tramite l'auricolare, dimostrò il suo orgoglio ai suoi agenti - Ottimo lavoro ragazzi -
Uscirono fuori con l'uomo consegnandolo alle forze armate, che nel frattempo erano arrivate, e si diressero verso l'auto.
- Ti accompagno io, poi andrò da Asuma a fargli rapporto - disse il rosso sedendosi comodamente nel posto guida.
L'unica risposta di Hinata fu un "bene" affaticato.







Dopo essersi concessa una doccia rilassante, Hinata aveva bisogno di un bel bicchiere di latte per addormentarsi. Aveva notato che il corridoio era deserto e buioà tutti dormivano. Così, controllando per sicurezza che nessuno fosse in piedi a quell'ora, si avviò verso la cucina con passi lenti e incerti. Passò davanti la stanza del corvino accorgendosi che la sua porta era leggermente aperta. Un ghigno malefico le spuntò in quel viso apparentemente innocente e senza fare rumore entrò di soppiatto.
Ancora non gliela fece pagare per come l'aveva trattata male giorni fà ma adesso lei sapeva come rivendicarsi. Aveva deciso di non esagerare troppo ma era curiosa di come lui avrebbe reagito a questo scherzo per bambini di cinque anni. Fece scorrere le mani lentamente sulla scrivania non trovando quello che le serviva e, pensando a quanto in certe occasioni il ragazzo era maledettamente ordinato ( anche se non voleva farlo notare ), aprì lentamente la cartella ed estrasse il quaderno. Ripose tutto al suo posto e sgattaiolò fuori dalla stanza. 






Ancora la campanella non era suonata e tutti gli studenti si godevano gli ultimi minuti della pausa pranzo. Hinata era seduta comodamente a gambe incrociate su di una panchina ad ascoltare un pò di musica. In quelle ultime settimane aveva parlato morto e in un certo senso aveva anche legato con il ragazzo del disegno. Lo stava aspettando come sempre, ormai era un abitudine pranzare insieme a lui. Al ragazzo faceva piacere parlare con qualcuno senza essere preso in giro. Ancora non si era fatto vivo e a Hinata le venne il dubbio che quel giorno si fosse assentato da scuola.
- Hey bomba sexy, dovresti evitare di sederti in quel modo. Il mio amico laggiù potrebbe eccitarsi più del previsto -
- Kiba, una sola parola: sparisci - disse seccata.
Si fece avanti il corvino - Sei seduta sulla nostra panchina -
Lo guardò - Oh scusa, ma non ci ho visto il tuo nome scritto sopra così mi sono seduta lo stesso. E poi la pausa pranzo sta per finire, solo adesso ti ricordi che è la "vostra" panchina? -
Quella ragazza sapeva bene come irritarlo. Suigetsu si fece avanti - Sai per caso dov'è il tuo amico? - disse con ironia e la ragazza aveva capito tutto. Gli avevano fatto qualcosa, per questo non era venuto.
- Cosa gli avete fatto? - si alzò per andare a cercarlo, tanto lo avrebbe trovato senza il loro aiuto ma Sasuke si mise di fronte a lei con uno scatto - Tu hai qualcosa che mi appartiene - disse fissandola con odio.
- Ah davvero? E te ne accorgi dopo aver preso un bel due in matematica? - ghignò divertita - Hai visto? Tutti i tuoi esercizi erano giusti in fondo. Non ti preoccupare, recupererai la prossima volta -
- Non prenderti gioco di me Hyuga o potresti pentirtene - la fece indietreggiare facendo aderire la schiena della ragazza con un albero e mise il proprio avambraccio a contatto con le clavicole di lei premendo con forza.
- Sei troppo sicuro di te, Uchiha - sorrise falsamente.
Avvicinò il suo viso a quello della ragazza - Mh... Lo so ma non si direbbe il contrario di te - sentiva il respiro caldo di lei sul suo collo e qualcosa lo fece scattare indietro. La guardò - Dammi ciò che è mio -
Rovistò nello zaino e gli porse il quaderno con quella finta aria da innocente. Lo scostò facendosi strada per andare a recuperare Sai.
- Andiamo - fece il corvino cenno con la mano ai suoi amici.
Hinata era già lontana, doveva cercare il suo amico adesso e vedere in che condizioni fosse.
Ma quei tre l'avrebbero pagata.
















Allora ragazzi, spero vi sia piaciuto. Lo so, non ho scritto molto di Sai, ma nel prossimo capitolo credo che si scoprirà molto sulla vita di questo personaggio.
Detto questo vorrei ringraziare
  
Lita97 per aver recensito il capitolo precedente.
hinatayhea e MileyCyrus per averla inserita tra le preferite.
Demenzial Hachune e MileyCyrus invece nelle ricordate e infine  animaaminaastro_e_fiocchi, Dark_moon UchihaEvelyn Hope, fede95, FeverSkating, frisifraGround, Itachi66uchiha, KusHi_na, Lita97malefica89MileyCyrus, Sasuhina_95, Soly Dea e vampiretta_92 per averla inserite nelle seguite.
Grazie a tutti di cuore,
I_MissYou

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Capitolo 4
*** Perfect Life doesn't exist ***


Perfect life doesn't exist



- Sai!! - gridò il nome del ragazzo correndo a perdi fiato per i corridoi già deserti dopo che tutti gli studenti si ritirarono nelle proprie classi per continuare le loro lezioni.
Un lampo di genio: se gli avessero fatto qualcosa in pubblico sarebbe intervenuto qualcuno quindi tutti avrebbero saputo della rissa ma nessuno aveva detto niente; quindi non rimane che pensare che sia accaduto in posto dove nessuno se ne sarebbe accorto. Per adesso l'unico luogo che le veniva in mente era il bagno: durate la pausa pranzo gli studenti non giravano lì intorno, preferivano stare all'aperto dopo aver terminato di mangiare.
- Sai!! - gridò di nuovo fiondandosi  nel bagno dei maschi. Trovò il ragazzo appoggiato al lavandino intento a pulire via quel fiume rosso che usciva dalla sua narice destra.
- Che ti hanno fatto?? - era senza parole. Si avvicinò a lui - Dai, ti porto in infermeria -
Notò che l'occhio destro era cerchiato parzialmente da un colore bluastro - Ti hanno picchiato - strinse i pugni - Dai vieni, andiamo -
Perchè non reagiva? Perchè l'unica sua preoccupazione era togliersi le tracce del pestaggio? Perchè non si preoccupava di se stesso e non gli gridava in faccia quello che pensava di loro?
Mille pensieri tempestavano la testa di Hinata quando qualcuno entrò in bagno - Ragazzi, il pro... - il ragazzo non finì la frase che corse subito verso Sai preoccupato. Era lui, quello che ha fatto la figuraccia il primo giorno di scuola: occhi azzurri, capelli biondi, idiozia e allegria messe insieme.
- Sai ti hanno picchiato! - gridò furibondo quasi rosso in viso.
- Aiutami a portarlo in infermeria - 
Naruto si precipitò in soccorso dell'altro ragazzo e lo aiutò sorreggendolo per un braccio.
Si recarono in infermeria dove Sai venne accuratamente medicato. Naruto e Hinata seduti nelle sedie vicino il lettino.
- Questa me la pagheranno, lo giuro - fece la ragazza.
- Non pensavo che Sasuke potesse arrivare a tanto, davvero - c'era dispiacere e rabbia negli occhi celesti del ragazzo. Come se provasse odio e allo stesso momento senso di colpa.
- Sasuke è solo un ragazzino capriccioso che non ha niente da fare e se la prende con gli altri - Hinata non ci vide più dalla rabbia.
il ragazzo cambiò subito argomento, come se lo volesse evitare - Ah, tu sei la ragazza nuova! Piacere, io sono Naruto! - sorrise.
- Piacere mio, Hinata! - Si sentiva un pò a disagio, sapendo la situazione che sta vivendo Naruto e che lei era l'unica persona che poteva fargli da tramite con i suoi rispettivi genitori.
- Io vado a dire al prof cosa è successo - 
- Ti raggiungo tra 10 minuti - 
Il ragazzo uscì dalla stanza.
Sai si accorse che la ragazza lo fissava sorridendo - Perchè sorridi? -
- Perchè se regali un sorriso prima o poi ti ritornerà indietro -
Gli angoli della bocca del ragazzo salirono su lentamente e impacciatamente. Osservò l'occhio nero più gonfio di prima - Lo sai? Non riesco a capire una cosa - lo guardò seria, questa volta - Perchè lasci che ti trattino in quel modo? dovresti reagire, non farti mettere i piedi in testa da persone come quelle. anzi animali come quelli -
Il suo sorriso divenne piccolo, timide e triste - Io non sono come loro. Preferisco parlare civilmente che fare a pugni. Preferisco una tazza di cioccolata calda ad una birra. Preferisco stare a casa il sabato sera a leggere libri piuttosto che andare in discoteca. I ragazzi come me vengono considerati deboli e fragili e hanno raggione. Sono debole. Vengo considerato gay perchè avere una ragazza è l'ultimo dei miei pensieri - fece una pausa sospirando - Nessuno mi vuole essere amico perchè mi ritengono strano. Sono solo -
Gli prese la mano fra le sue e la strinse - Tu non sei solo e sei la persona più coraggiosa che abbia mai conosciuto. Hai il coraggio di gridare al mondo con il tuo silenzio che sei fatto così e che non vuoi cambiare. Alcuni ragazzi si perdono nell'odio proprio perchè soffrono. Ma tu non ti sei fatto condizionare da nessuno e questa è la più grande prova di coraggio che un essere umano possa superare. E poi tutti abbiamo punti deboli, anche le persone che riteniamo forti sotto tutti i punti di vista. Vivi la vita come ritieni sia giusto ma senza che gli altri ti mattino i piedi in testa. Sei così forte Sai, in questo momento t'invidio tanto - gli sorride debolmente rassicurandolo.
La guardava, anzi la osservava e voleva sapere cosa ci sia di tanto splendente in quella ragazza da farla sembrare un raggio di luce che squarciava l'oscurità della sua solitudine. Contemplava i suoi modi di fare nei suoi confronti: erano così diversi da come lo trattava Sasuke e gli altri. Era sincera, lo sentiva e forse quel raggio così abbagliante poteva essere la soluzione a tutto. A tutti i suoi pensieri, a tutti i suoi problemi.
Le sorrise mentre la sua mano strinse quella di lei, ricambiando.



Entrò in palestra correndo come una furia, rossa in viso per la rabbia. Il suo unico obbiettivo? Sasuke.
- Io giuro che ti ammazzo!! Bastardo!! - con una furia omicida si focalizzo solamente nella sagoma slanciata del ragazzo per buttarsi a capofitto su di lui. Lui, con il suo solito sguardo impassibile non si mosse dalla sua postazione. La guardò come se tutto quello che stava facendo era la normalità. I suoi occhi parlavano e le dicevano ' chi sei per rivolgerti a me così?'.
Due braccia possenti cerchiarono da dietro la vita della ragazza bloccandole le mani - Hinata! Calmati!! Stai solo facendo quello che vogliono!! - 
Lei voleva raggiungere quei occhi e cavarglieli con una mano ma Naruto continuava a bloccarla - Stai calma! - la fece girare verso di lui - Devi stare calma -
Entrambi con il fiatone si accorsero che gli occhi di tutti erano puntati su di loro.
La liberò dalla sua stretta e le cerchiò le spalle con un braccio - Dai, andiamo.. -
Si diressero verso gli spogliatoi - Non possono trattarlo così, questa storia deve finire -
- Hinata, qui funziona così: sei forte e bello? Comandi tue tutti ti sbavano dietro. Sei debole? Puoi marcire in un angolo mentre ti prendono a calci - 
- Beh significa che cambierò le cose -
- Non puoi.. -
- Si invece, se ammazzassi quei tre... -
La interruppe - Non puoi. Diciamo che anch'io vivo in una situazione del genere e credimi non puoi cambiare nulla - la guardò serio.
Una ragazza si avvicinò a loro - Avete idea del casino che avete combinato di là? - capelli rossi, occhiali da vista, orgoglio alle stelle.
- Non c'interessa per adesso cugina -
- Avete fatto bene! Se lo merita proprio! Hai visto la faccia di Suigetsu? Stava per pisciarsi sotto ahahahah - rise a crepapelle.
Hinata e Naruto, prima seri, guardarono Karin e si misero a ridere.
- Ho fatto una cazzata, vero? - chiese la mora.
- Eh già! Comunque piacere, io sono Karin. La cugina di questo essere inutile -
- Heeeeey - il ragazzo mise il broncio.
- Piacere mio, Hinata -



- Non so se ce la farò per molto - 
Hinata non avrebbe mai creduto che queste parole le sarebbero uscite di bocca, un giorno. Ogni sua missione era andata perfettamente bene grazie alla sua serietà e al suo sangue freddo. Ma adesso come poteva fare l'indifferente davanti a un ragazzo che aveva bisogno del suo aiuto? Forse era questo il problema: per tutta la durata della missione, sino ad adesso, non aveva mantenuto il suo comportamento standard da spia dello stato. Aveva superato i limiti e doveva rimediare in qualche modo ma non sapeva come. Continuare così o fingersi una malata mentale che ha un alter ego e fare la fredda? 
' Ma come ci riesce Sasuke a mantenere quella compostezza? Perchè non ci riesco?' 
Si tormentava la mente da ore e Gaara continuava a fissarla - Ormai hai svelato la tua vera natura e secondo me devi continuare così. Se cambi sicuramente dubiteranno di qualcosa. E poi scusa, tu non stai facendo la spia agli Uchiha? Gli altri non centrano niente -
Forse il rosso ha ragione, come sempre daltronde. O forse no?
- Dio mio che casino! La mia mente non ragiona più! - gridò esasperata alzandosi dalla panchina. Guardò l'orologio e gli occhi rimasero immobili fissando l'aggeggio per qualche secondo per focalizzare meglio. Forse si sbagliava?
Le 7.30.
- Oh Mio Dioooo!! E' tardi tardi!! Devo andare, stasera la cena con gli Uchiha!!  Ciao - si mise a correre come una pazza verso casa.
Gaara guardò la sua sagoma svanire piano piano e sussurrò - Non cambiare -



Aprì la porta piano, senza il minimo rumore e ritrovò Itachi davanti.
- Posso spiegare - le uniche parole che riusci a far uscire dalla bocca come un suono stridulo.
- Non importa, vieni con me - 
Salirono in camera del giovane.
- Che succede? - era decisamente preoccupata.
- La cena è saltata, papà è bloccato all'aereoporto di Detroit per mal tempo -
Itachi era turbato, si vedeva lontano un miglio. Lo guardò - Che hai? -
La osservò sorpreso - No, niente.. -
- Ripeto: cosa ti succede? - 
La prese per mano e la fece accomodare sul letto - Domani ho una tesi da presentare ma non ce la farò in tempo prima che arrivi mio padre - 
- Continuo a non capire -
- Non sto studiando legge... ma medicina. Domani mio padre sarà qui in tempo per sentire l'ultima parte e.. -
- Ci penso io a tuo padre, non ti preoccupare - sorrise.
- Davvero? -
Annuì con la testa sorridendo - Ma.. perchè nasconderglielo? -
- Papà crede che sto studiando per entrare a far parte delle forze dell'ordine ma io non posso anzi non voglio. So qual'è la mia vocazione, quello che desidero fare nella vita -
- E lo stai facendo di nascosto... ma prima o poi dovrai dirglielo -
- Si ma non adesso, mio padre è capace di fare tutto - fece una piccola pausa e la guardò - Allora... per domani niente matematica? -
- Noooo!! - si lamentò.
- Dai prendi i quaderni - rise.




Primo: questo non è un ritardo.
Secondo: non ho potuto avvertirvi per vari motivi che non sto quì ad elencare.
Terzo: scusate per l'assenza ma sono stata molto male a causa dell'anemia e sono stata ricoverata per qualche mese.
Ma adesso sono quiiiiiiiiii!!! E hinata e Sasuke ne combineranno di grosse. Questo capitolo l'ho scritto alla c**** ed è un pò striminsito, scusate di nuovo e.e
A domenica prossima con il quinto capitolo!!
Love you all <3 :3

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Capitolo 5
*** Secrets ***


Secrets


Camminava decisa tra quelle due pareti bianche logore. Il corridoio sembrava più lungo del previstocon quelle luci attaccate al soffitto: la maggior parte non funzionavano e stavano li solo per dare un effetto oscuro a quella vecchia stazione di polizia abbandonata.
I suoi anfibi neri emettevano uno stridolio fastidioso a contatto con le piastrelle sudice. Il loro colore era il bianco, ma adesso per quanto erano putride sono diventate un miscuglio tra nero e marrone scuro.
Camminava al suo fianco con un passo un po più lento del solito Asuma, con il borsone delle lettere stretto nella mano destra.
- Che ci facevi ieri a scuola? - chiese lei.
Si, lo aveva visto ieri. Con il suo solito giubbotto di pelle nero. Stava osservando qualcosa ma non pensava avesse a che fare con la missione.
- Io? Niente. Ero da quelle parti e.. -
La corvina sorrise e lo guardò - Credi che dopo tutto questo tempo non ti conoscessi abbastanza da sapere che facevi li? -
- Stavo dando un occhiata a dei miei vecchi allievi... uno in particolare -
Nel frattempo arrivarono davanti alla porta e due guardie in divisa, riconoscendoli, aprirono la porta che fece uno strano rumore stridulo come se strisciasse sul pavimento. 
Entrando Hinata notò subito le pareti spoglie di un color bianco opaco. 
' Probabilmente l'ultima volta che hanno dipinto dev'essere una vita fa ' pensò.
Era una stanza rettangolare con al centro un solo tavolo quadrato di ferro  e l'uomo sedeva li, ammanettato. La squadrò dalla testa ai piedi: un paio di anfibi, un paio di pantaloni neri, una canottiera bianca e due occhi cerulei in cerca di vendetta.
L'uomo sorrise mostrando il suo menefreghismo assoluto in confronto ai due - Mi hanno mandato una sciocca ragazzina per farmi parlare? -
Asuma buttò il borsone sopra il tavolo e Hinata ne prese una. Dopodichè si avvicinò all'uomo e prese i documenti per cominciare a sfogliargli - Vedremo se questa ragazzina ti farà parlare - disse passivamente.
- Bene abbiamo trovato la borsa con le lettere e in ogni lettera ci sono dei numeri. Adesso spero che tu sappia cosa significhino. Un codice forse? - chiese infine?
Rise - Potete fare quello che volete ma non parlo - 
La ragazza osservò la lettera presa precedentemente focalizzandosi sui numeri scritto sopra. Il suo cervello cercò qualche indizio in grado di poterle dare una mano ma niente. sono solo numeri accidenti! 
- Bene - una lampadina si accese in quel preciso momento. Guardò l'uomo - Sono coordinate - era sicura.


'42 19 53  83 02 45'


L'uomo alzò il capo spalancando gli occhi - No, non è vero - disse in preda al panico.
Hinata si avvicinò a lui e lo prese non molto delicatamente per i capelli - La tua espressione dice la verità mentre la tua bocca no - gli sussurrò all'orecchio - Adesso voglio sentirlo dalla tua bocca - 
- No -
Fece una piccola smorfia come per dire 'va bene, come vuoi' e tirandolo come più poteva  dai capelli indietro, gli fece sbattere la testa sul tavolo di ferro. Alzò in capo esausto e con il viso pieno di sangue.
La ragazza prese la borsa e il resto e uscì fuori dalla stanza. Asuma rimasto impietrito la seguì senza proferire parola. Poche volte aveva visto Hinata comportarsi così... come dire... da killer. Perchè forse era quello era: una killer. Lei uccideva anime, seppur cattive. Ma erano pur sempre anime e quella volta forse aveva superato i limiti.
- Sei impazzita? - le disse.
- Sono coordinate, dobbiamo dirlo agli altri - cambio argomento come se non avesse sentito quello che aveva detto.
Andarono in laboratorio e trovarono gli altri due agenti di punta.
- Eccoci - la ragazza guardò i due agenti - Kushina, Minato ... sono coordinate - disse prendendo la lettera che aveva usato prima e una penna.
La rossa sgranò gli occhi - Sicura? Non è un codice o qualcos'altro? - 
- Sono sicura, è l'unica risposta plausibile perchè... - aggiunse ai numeri qualche segnetto qui e là - indica una città di cui ho sentito parlare da un membro degli Uchiha - 


' 42°19′53″N 83°02′45″W '


- Detroit -

****

- Che cos'hai combinato ancora Demonio?! - gridò una signora sulla sessantina in preda a una crisi di panico - Che cos'hai fatto?! - 
Il bambino fuggi dalla stanza ridendo e schiamazzando. Bussando a tutte le porte, sia alla sua destra che alla sua sinistra, correva per il lungo corridoio. Dietro di lui, la signora isterica lo richiamava, ma lui non sentiva raggione.
- Ahahahahhahahhahaha tanto non mi prendiiii - rideva, perchè era l'unica cosa che non sapeva fare bene e doveva fare molta pratica.
Sbatte contro qualcosa e cadde a terra - Sempre tu - disse una voce grave.
Il suo sorriso svanì subito e prendendolo per il collo della  maglietta il grosso signore lo rimproverò buttandolo dentro la sua piccola stanza. Lui stava solo in camera, tutti gli altri bambini stavano a gruppi di quattro o cinque ma lui no, stava solo. Veniva considerato diverso.
- Figlio del Diavolo sei! Stasera niente cena!-
E poi solamente lo stridolio della porta che si stava chiudendo seguita da un tanfo che ormai le sue orecchie erano ben addestrate ad udire. Di nuovo solo. Quel poco di libertà che aveva vissuto quel giorno non se la scorderà per il resto della sua vita. Ma non rimarrà con le mani in mano, riuscirà a scappare la prossima volta... ne è assolutamente certo.



***


La palla che palleggiava con la mano sinistra, lo sguardo color del cielo che si alzava in direzione del canestro mentre saltava e segnava un altro punto.
Aveva passato tutta la pausa pranzo ad allenarsi da solo, solamente quello aveva la priorità su tutto.
- Sei bravo! Dovresti presentarti alle prove per entrare nella squadra della scuola! - 
Una ragazza si stava avvicinando con nella mano destra un piccolo pacco color beige.
La fissò - Ma dai! - rise come al suo solito.
- Non scherzo, sono seria. Devi farlo -
- Non credo mi prenderebbero... e poi con il prof Gai ci sarà anche il capitano della squadra a scegliere chi far entrare e chi no - 
- E chi sarebbe questo capitano? -
- Sasuke.. -
La corvina stette zitta per qualche secondo e poi si mise a ridere - E allora? Sai che me ne importa di quello stronzetto. Tu ci andrai e io verrò li con te. E poi scusa, dovresti credermi visto che sono un americana e di basket me ne intendo - gli fece l'occhiolino sorridendo - Dai adesso vieni a mangiare con noi - 
Le sorrise e la seguì, con il pallone da basket in mano, al tavolo dove c'erano seduti quasi tutti: Sai, Shikamaru, Choji, Ino e Karin.
- Ma dov'eri!!? Si può sapere?! - gridò quest'ultima.
- Karin, sono vivo e vegeto. Ancora non mi hanno ucciso per tua sfortuna! - disse il biondo sedendosi vicino Hinata.
- Non ho portato niente da mangiare comunque... - tutti lo guardarono per qualche secondo e volle specificare il perchè - Eeee mi sono svegliato tardi - 
Ci fu un  - Aaaahhh - di comprensione da parte di tutti.
Hinata prese uno dei due cheeseburger che si era preparata di mattina e glielo porse - Forza, mangia. Ho anche la cocacola - disse elettrizzata. 
Le arrivò un messaggio e lo lesse attentamente: era Asuma.
' Il Signorino e la sua mogliettina ritarderanno di tre ore! Spero che bastino per il tuo amico!'
Asuma ce l'aveva fatta: ha fatto ritardare gli Uchiha. Così Itachi avrà tutto il tempo per affrontare il suo esame in tranquillità.
'Fai con comodo! I tuoi arriveranno tra tre ore!'



- Grazie per avermi bastonato poco fà - Disse Naruto camminando finalmente verso casa.
- Ti eri di nuovo messo a fare ' O mio dio non ce la farò!'! E da quando ti tiri in dietro? Credevo fossi una persona capace di fare di tutto per avverare i tuoi sogni - disse Hinata gesticolando.
- Il problema non sono ne quello che sono e ne cosa voglio fare - 
Aprì la porta di casa: un mini appartamento con  un cucinotto e il soggiorno insieme, un bagno e una camera da letto. Era una tipica caga giapponese e in fatti Hinata fu costretta a togliersi le scarpe all'entrata. 
- Beh allora qual'è il problema? - chiese curiosa la ragazza seguendo Naruto in cucina.
- Il problema? Sasuke. Farà di tutto per non farmi entrare - prese un bicchiere e ci verso un pò di coca cola ( dopo oggi ha capito finalmente che è la sua bevanda preferita ) e dopodichè prese un barattolo di spastica di ramen istantaneo versandoci dell'acqua calda. Si sedettero a tavola.
- Ma io lo uccido! Prima Sai, adesso tu... -
Rise - Nooo dai!! - 
- Ma come fai a difenderlo?! - chiese ad occhi aperti.
- Semplice: io e Sasuke una volta eravamo amici.. -
Hinata rimase senza parole. Sasuke che stringeva amicizia con qualcuno? Voleva ridere ma non ci riusciva vedendo il biondo con la testa leggermente chinata sul tavolo.
- Eravamo amici.. e tutto ad un tratto, abbiamo perso tutto quello che abbiamo costruito. Lui non era così, era diverso. Cominciò a rifiutarmi, giorno dopo giorno... andai a parlare con Itachi e anche lui non sapeva che fare. Perfino con lui era cominciato ad essere freddo e ad allontanarsi sempre d più. E la cosa che mi fà stare male ogni giorno che passa è che io non posso passargli vicino senza guardarlo e ricordami di quello che eravamo un tempo. E' stata la prima persona ad accettarmi per quello che ero, la prima persona che mi ha salvato la vita. E non posso starmene qui con le mani in mano mentre lui peggiora ogni minuto che passa -
La ragazza posò il bicchiere che aveva in mano, si avvicinò e abbracciò Naruto. Il giovane la strinse a se. Era da tanto che non riceveva un abbraccio e non se l'aspettava minimamente da una ragazza come Hinata. 
- Sono sicura che piano piano, ritornerà tutto come prima. Chi lo sa? Forse non l'hai nemmeno perso come credevi -
Sciolse l'abbraccio e gli strinse le mani tra le sue - Ma promettimi che andrai in quella cazzo di palestra e spaccherai il culo a tutti la settimana prossima e io sarò lì a fare il tifo per te. Promettimelo, adesso - lo guardò seria.
- Te lo prometto solo se mi abbraccerai di nuovo - rise Naruto.
- Aaahh vieni quì - lo strinse a se e poi mise a fuoco l'appartamento. Si alzò - Ma dove vivi? - chiese con gli occhi sgranati.
- Adesso te ne sei accorta? - rise divertito - E' l'unico posto che mi posso permettere per adesso, appena compirò 18 anni avrò l'aiuto dello stato essendo orfano e me ne andrò in un posto più decente - 
- Sei ancora minorenne? Anch'io! Li compio a Dicembre! - urlò eccitata.
- Io ad ottobre, la settimana prossima: il 10 - 
Guardò l'orologio - E' tardi, è meglio che vada -
- Va bene - l'accompagnò fuori dalla porta.
- Non ti dimenticare domani la ricerca, se come sempre non ti prende la connessione, mandami un messaggio entro le otto e... - Non finì di parlare e dalla porta accanto a quella dell'appartamento del ragazzo uscì Itachi seguito da... Sai?
- Che ci fai tu qui? - 
- Hi- Hinata? - chiese Sai non credendo ai suoi occhi.
Notando che i due ragazzi erano preoccupati, chiese - Che succede quì? -
Itachi, visibilmente sotto pressione, cercò d'inventarsi una scusa ma non sapeva mentire e notò subito che la ragazza non c'era cascata-
- Dimmi che succede, ti prego - lo supplicò.



Ecco il capitolo! Spero vi sia piaciuto!
Che cosa nascondono Iachi e Sai? Chi lo sa... u.u

Lo scoprirete nel prossimo capitolo
 muahahhaahahahhaahhaha e.e

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Capitolo 6
*** I Miss You ***


I Miss You




Itachi, seduto in una sedia qualsiasi, si stava torturando le mani e sentiva il peso dello sguardo preoccupato della ragazza su di se. 
Perchè era andato da Sai proprio quel giorno? E perchè proprio quell'ora del giorno?
Si maledisse mentre notò che le sue mani erano calde e sudate.
Sai fece entrare a casa propria Naruto e Hinata dopo che quest'ultima si era accorta della presenza insolita di Itachi da quelle parti.
- E allora? Mi dite che succede? - chiese la corvina impaziente. Era una questione alquanto delicata ma lei non è poteva più di sentire solo il lento respirare dei tre ragazzi.
Fece un lungo respiro - Va bene, scusate se ho insistito. Non è successo niente, io non ho visto niente - 
- Che cosa? io voglio sapere - gridò il biondino.
Lo guardò con la coda dell'occhio - Sta zitto e andiamo -
- No dai, ormai siamo dentro -
Una piccola ruga fece capolino sulla fronte di Hinata - Ho detto andiamo - lo afferrò dall'orecchio sinistro e lo fece alzare.
- Ahia ahia ahia ok ok, andiamoooo. Io non ho visto nienteee - 
- Aspettami alla porta - gliela indicò e Naruto se ne andò.
La ragazza si avvicinò a Sai e lo guardò - Ci vediamo lunedì a scuola - gli scompiglio' i capelli e gli posò un bacio sulla fronte.
- Ci vediamo a casa Ita -
Raggiunse Naruto e insieme uscirono da quel vecchio appartamento.
- Se lunedì te la dai a gambe dopo la lezione di biologia.. vengo qui' e ti ammazzo - disse la ragazza.
-Va bene, a lunedì - degluti'.
Gli sorrise e se ne andò.
- Hinata!! - sentì qualcuno chiamarla e si voltò subito: era Itachi.
- Hey... ehm credevo che ci saremmo visti a casa - la raggiunse e s'incamminarono insieme verso casa.
- Il fatto è che.. ti devo spiegare perchè ero da Sai -
Si fermarono di colpo - Non è una cosa facile da dire a dir la verità... -
La ragazza continuava a guardarlo incuriosita.
- Quattro mesi fà io e Sasuke abbiamo scoperto di avere... un fratello - 
- Sai è vostro fratello? - sgranò gli occhi - Com'è possibile? -
- Papà credeva che fosse un figlio illegittimo e appena nato lo ha dato in affidamento -
- Scusa come sapeva che era illegittimo? Ha fatto il test? -
- Si ed era risultato negativo. Ma tempo fa, mia madre si è rimessa a cercarlo di nuovo e dopo anni e anni di fallimento lo ha trovato. Ha fatto il test ed è risultato positivo -
- Tuo padre come l'ha presa? -
- Non lo sà e non  lo deve sapere. Già per Sasuke è stato traumatico, lui farebbe una pazzia se lo scoprisse. Forse non lo riconoscerebbe come figlio figurati -
Rinnegare un figlio? Arriverebbe a questo punto? Hinata non credeva alle sue orecchie a quello che aveva appena sentito. Fugaku era un miserabile. Ma quella sera avrebbe scoperto che tipo di persona era studiandolo da vicino.




- Dove eravate? -
E' stata la prima cosa che Hinata e Itachi hanno sentito non appena hanno messo piede in casa. Davanti a loro un Fugaku non tanto socievole e una Mikoto imbarazzata.
Hinata non aveva ancora capito perchè la madre dei due fratelli non diceva niente per mostrare al marito ch la maggior parte delle volte era troppo duro. Lei sembrava una brava persona agli occhi della ragazza. 
'Proprio come Itachi' pensò.
A questo punto era palese che il più piccolo avesse preso il caratteraccio del padre. Non andava nemmeno d'accordo con suo fratello e sua madre, figuriamoci.
- Eravamo a casa di Naruto - mentì il più grande mentre guardò Hinata in tal modo da farle capire di reggergli il gioco. La corvina afferrò il messaggio.
- Non si sentiva bene, così ho pensato di accompagnarlo a casa. Itachi si è unito a noi perchè aveva paura che mi perdessi - in effetti la ragazza era ancora in divisa. La camicetta e la gonna striminsita lo provarono, ma Fugaku non si arrese.
- Ho detto esplicitamente a Sasuke di non seguire per nulla al mondo quel buonanulla dell Uzumaki e visto che adesso fai parte della famiglia lo consiglio anche a te. Frequentarlo non ti porterà a nulla - adesso tutto si collegava. Ecco perchè Sasuke aveva tagliato i ponti con il ragazzo.
- Naruto non è un buonanulla. E' un ragazzo normale come tutti noi con i suoi pregi e i suoi difetti - disse Hinata serrando i pugni.
- Non credo proprio. Andate a cambiarvi e scendete per la cena. Chiamate anche Sasuke -
Era rimasta lì con gli occhi puntati sulla figura del padre dei ragazzi mentre se ne andava finchè Itachi non la prese per il braccio e insieme salirono le scale di marmo nero. Mentre camminava ci si specchiava per quanto era lucido e pulito.
Arrivata in camera si cambiò di fretta e furia e come un fulmine scese in sala da pranzo.
La lunga tavola era preparata con piatti di porcellana e mille posate d'argento per ogni individuo. E mentre si sedeva al suo posto, a Hinata quasi le girò la testa per quante forchette, coltelli e cucchiai c'erano. E in quel momento l'unica domanda che le balenava per la testa era 'Ma mangiano così sempre quando sono presenti i loro genitori?'
Lei era abituata a sedersi in cucina e mangiare le schifezze più inimmaginabili di questo mondo. Anzi certe volte mangiava addirittura in salotto per guardarsi la tv. 
Ma figuriamoci, quì in cucina hanno un plasma gigantesco. Per non parlare del soggiorno che sembra una sala cinema privata.
Lei era seduta al fianco destro di Itachi con davanti Sasuke. Mentre Fugaku era a capotavola alla sua destra e Mikoto alla sua sinistra.
- Come và adesso l'università Itachi? - chiese il padre sorseggiando un pò di vino rosso.
- Bene anzi benissimo. Spero di continuare così, senza dubbio - rispose il maggiore.
-  E tu Sasuke? Come và la scuola? -
- Abbiamo fatto dei compiti di inizio anno per adesso - disse il minore con un tono molto interessato. E Hinata non capiva come cambiava il suo carattere d'indifferenza quando c'era suo padre.
- Come sono andati? - 
- Bene. Tranne forse quello di matematica - 
Alzò gli occhi su di lui - E quanto avresti preso? -
- Una B - disse con tono fermo.
Fugaku fece cadere le posate nel piatto - E lo dici così? come se fosse niente? -
- Cosa dovrei dirti di fare? Mentirti e dirti che ho preso una A padre? - lo guardò negli occhi.
- Alzati e vai in camera tua - riprese a mangiare.
Sasuke rimase immobile per qualche secondo e poi realizzò che doveva andarsene.
- Ho detto vai in camera tua - Disse accentuando le ultime quattro parole.
In quel momento Hinata ripensò a quando gli rubò il quaderno e quando il giorno dopo durante la pausa pranzo se lo riprese. Ma prima della pausa il professore aveva fatto fare agli alunni un compito di inizio anno e disse che potevano aiutarsi con il quaderno, dato che avevano appena cominciato a studiare cose nuove. E in quel momento  il suo quaderno, era nel suo zaino. 
Sasuke, senza proferire parola, si alzò da tavola. E Hinata senza ripensarci due volte si alzò talvolta anche lei - Non è colpa sua se ha preso B




Fugaku la guardò con uno sguardo gelido. Due occhi neri incavati nel viso severo.
- Gli avevo rubato il quaderno per ripicca - era sicura di se, come sempre d'altronde.
- Vai in camera tua anche tu -
- Anche io? Ho detto questo non per farmi mandare in camera mia ma per far capire che non è colpa di suo figlio. Non lo capisce? -
- Forse funziona così a casa tua, a New York. Non quì -
Sasuke guardava la scena con un senso simile ad un miscuglio tra rabbia e risentimento.
Non capiva perchè la ragazza aveva deciso di dire la verità e prendersi tutta la colpa. Anche se per suo padre non esisteva differenza tra il cacciatore e la preda. Per lui esisteva solo il giusto e il sbagliato. Non il bene e il male. Il cacciatore aveva tutte le ragioni di questo mondo per uccidere la vittima e berne il suo sangue, era il suo fabbisogno. Senza di esso non poteva rimanere in vita. Invece la vittima aveva tutte le sue ragioni per scappare dal cacciatore e cercare di salvarsi la vita.
- Si vede che tua madre non ha saputo educarti nel migliore dei modi - continuò imperterrito.
Hinata perse un battito. E' sempre così quando mettono in discussione o parlano di sua madre. La rabbia cominciò a farsi sentire e in quel momento il suo lato oscuro la spingeva ad avvicinarsi e a puntargli la pistola in una tempia. Solo per il gusto di vederlo tremare dal terrore e dalla paura. 
Itachi aveva notato i suoi occhi perdere vita e aveva capito tutto.
- Con permesso - disse la ragazza prima di dileguarsi in fretta e furia.
- Ma cosa fai? E' un ospite. Dovresti farla sentire a casa e non dirle che sua madre non l'ha educata per bene. E' il suo modo di essere - disse con calma anche se furibondo il fratello maggiore e nel frattempo anche Sasuke se n'era andato.
- E' quello che penso -
- Già. Solamente che dovresti informarti prima di aprire bocca, non credi? -
Il padre sgranò gli occhi - Itachi? Come ti permetti? Tu.. che mi parli così? -
- Invece a me non mi è nuova tu che parli così - si alzò buttando con forza il tovagliolo sul tavolo e se ne andò.
Rimasero in due: marito e moglie.




- Hinata dove vai? - chiese Itachi andando verso di lei.
- A fare un giro - rispose immediatamente non permettendo al ragazzo di completare la frase.
Nella sua voce c'era un misto di rabbia e disperazione. Se avrebbe potuto si sarebbe buttata nelle sue braccia e avrebbe pianto così forte e così tanto da consumarsi gli occhi e le palpebre, facendo scavare due linee che le partivano dagli occhi e arrivavano al mento proprio come i corsi d'acqua creano i canyon. Ma non poteva e non davanti a quasi un estraneo. Itachi era gentile e premuroso con lei ma ancora lo vedeva per metà estraneo. E lei non era il tipo di persona che si fida a tal punto di esprimere le sue emozioni davanti a qualcun'altro che non fosse suo padre. A stento lo faceva con Gaara, che conosceva da tanto tempo.
Si infilò un cardigan blu pronta ad uscire.
- Mi dispiace tanto per quello che è successo. Papà non lo sapeva e ... -
Con la voce impastata con le lacrime che avrebbe voluto versare disse - Lo avrebbe fatto anche sapendo di mia madre. Itachi, non so come tu faccia a vivere in questa gabbia di ritardati mentali ma... - lo guardò teneramente - Salvati. Non pensare a cazzate come l'eredità e cose simili perchè ci sono cose più importanti nella vita - il suo tono si fece aggressivo e a denti stretti disse le ultime parole - smerdare le persone per soldi e potere. Queste due cose non possono darti la felicità che ti danno le persone che ami - si voltò e sparì dietro la porta.
L'autunno aveva fatto il suo ingresso e Hinata lo sentiva dal fresco venticello che soffiava alle nove di sera. Non sapeva dove andare a quell'ora, anzi forse si. E sicuramente quel posto e dà suo padre. Le mancava così terribilmente ed aveva una grande premura di poterlo portare lì, a Tokyo ( nonchè la sua città natale ). Camminava in quella grande via dove a destra e a sinistra c'erano solo ville enormi. Sfarzo, lusso. Erano questi aggettivi che potevano descrivere quella strada. Girò alla prima traversa che si trovò alla sua destra e continuò a camminare, pur non sapendo dove andava. C'era una fila infinita di lampioni quasi accecanti: o quella luce non era normale oppure i suoi occhi si erano già abituati al buio. Ce ne era uno però che si spegneva e si accendeva a quasi undici metri di distanza da lei. Le ricordo subito la scena di Harry Potter e il prigioniero di azkaban dove il protagonista fuggiva da casa dopo aver gonfiato la zia involontariamente e andando a rifugiarsi in un parco si sedette sotto un lampione guasto e lì vide per la prima volta il suo patrigno in forma di cane. Pensava che forse se sarebbe andata vicino a quel lampione avrebbe visto sua madre oppure qualche parente sconosciuto che l'aveva cercata per anni senza risultati. Scosse la testa cacciando quelle idee assurde dalla testa mentre si avvicinava sempre di più. Per i suoi gusti aveva visto e letto un pò troppi fantasy. 
Due individui coperti delle felpe color grigio con il cappuccio in testa le si avvicinarono e la mano di Hinata corse al coltellino infilato in uno dei passanti dei suoi jeans. 
- Hinata, siamo noi - disse una voce maschile. Si tolsero i cappucci e la ragazza fece scivolare la mano che era attaccata al coltellino.
Erano Minato e Kushina. Lei capelli rossi lunghi, color del mare in inverno. Un miscuglio tra verde e blu. Sveglia, vivace. Lui invece biondo e occhi di un azzurro limpido. Anche lui sveglio ma più benevolo.
Hinata sospirò di sollievo - Credevo foste... -
- Ci dispiace averti spaventata - disse lui sorridendo.
- Ti và qualcosa da bere? - chiese Kushina.
- Certamente -
La condussero in un cafè non lontano dal famoso lampione di Harry Potter. Presero un posto a sedere vicino ad una grande finestra ad un tavolo di forma circolare ma non troppo piccolo.
- Vetri oscurati, non ti preoccupare - la rassicurò la donna.
Si sedettero e Minato chiamò il cameriere per farsi servire. Un ragazzo alto, con la pelle non troppo scura - Desiderate? -
Kushina ordinò due birre per lei e suo marito e Hinata una semplice limonata.
- Allora? vi manda il maestro Jiraiya? - chiese incuriosita.
- A dire il vero, no - disse l'uomo - volevamo aggiornarti sulle indagini. Avevi ragione, Uchiha è stato lì... a Detroit. Abbiamo studiato le coordinate e abbiamo scoperto che c'erano altri numeri, non visibili. Ci hanno indirizzato ad un vecchio cantiere abbandonato. Andando sul posto non c'era niente di anomalo ma nove metri sotto terra c'era un deposito -
Nel frattempo vennero le ordinazioni.
- Un deposito di armi, vero? - chiese di nuovo la ragazza.
- Stiamo cercando di far infiltrare una nostra spia per saperne di più - concluse.
- E voi due siete venuti fin quì per dirmi solo questo? - sorrise bevendo un pò della sua limonata.
- Beh si.. - balbettò la donna.
- Non me la bevo. Sparate, cosa volete che faccia? Avanti, vi conosco troppo bene ormai -
 I due si guardarono reciprocamente e Kushina cominciò col dire - Stai stringendo amicizia con Naruto, non è così? -
- Si, qual'è il problema? -
- Volevamo affidarti un  compito, ma non c'entra niente con tutto questo e nemmeno con la missione in generale -
La guardò e con lo sguardo le disse di si.
- Prenditi cura di lui. Sii sua amica, incoraggialo, fallo andare avanti e soprattutto non permettergli di arrendersi - disse Minato.
- Cosa? Siete venuti quì per dirmi di prendermi cura di lui? - Erano preoccupati. Non è quel genere di preoccupazione che dopo un pò svanisce ma che resta con il tempo e che se non hai la certezza che vada tutto bene prima o poi ti devasterà. I loro occhi parlavano chiaro e la stavano supplicando e anche la loro voce non mentiva. E lei, sveglia com'era lo aveva capito subito ma fece finta di niente per vedere come rispondevano alla sua domanda.
-Perchè questo interessamento verso Naruto? -
- Sapevamo che era tuo compagno di classe e che.. - Minato non fece in tempo a finire che lo interruppe bruscamente.
- Davvero credete che sia così scema? Vi rispondo io allora: Naruto e vostro figlio e come ogni madre e ogni padre siete preoccupati per lui. Le vostre parole mi possono mentire ma i vostri occhi e la vostra voce no -
Non seppero che dire. Si vergognarono e basta. Come potevano dei genitori abbandonare il loro bambino? Il sangue del loro sangue.
- Grazie per avermi aggiornata sulla missione - si alzò e fece cadere qualche spiccio sul tavolino rotondo. Fece per girarsi per andarsene ma si fermo un istante a guardarli - Mi prenderò cura di lui, lo prometto - se ne andò e sparì dietro la porta.
Minato abbracciò Kushina con il cuore in pace dopo aver messo a fuoco la promessa della ragazza.




Hinata si ricordò tutto il tragitto che avevano fatto per andare in quel cafè e ritornando a casa si ricordò il perchè di quella uscita. Fugaku l'aveva offesa e lei invece di rispondergli per le rime come faceva di solite, prese e se ne uscì di casa. Adesso sapeva solo che sarebbe stato un anno duro da superare. Ma adesso pensava anche al fatto che si era fatta degli amici e quindi un punto positivo c'era in tutto quello che stava passando.




Hinata si svegliò. Il rumore assordante che creava quella sveglia la rintontì per qualche secondo. erano le 5.30 del mattino. Si alzò e andò a sciacquarsi il viso e dopo essersi preparata scese in cucina a bere un pò di acqua. 
Da quando era arrivata a Tokyo non si era svegliata nemmeno un giorno per andare a correre, a New York invece era la regola. Era domenica e in cucina sentiva ancora l'odore di cibo e inevitabilmente le ricordò quello che era successo il giorno precedente. Solo a pensarci le veniva di prendere a pugni il frigorifero che in quel momento era l'unica cosa che si trovava davanti ma notò una cosa strana: non c'erano magneti. Come poteva un povero frigorifero non avere neanche un magnete? Era la cosa più triste. A casa sua, a New York, era pienissimo.
- Che ci fai sveglia a quest'ora? - una voce alquanto fastidiosa la risveglio dal pensiero sui magneti.
- Che ci fai tu sveglio a quest'ora? - 
- L'ho chiesto prima io -
- Rispondi prima tu - lo guardò con tono di sfida e notò che forse anche lui era pronto per andare a correre. Indossava i pantaloni di una tuta grigi e sopra una maglietta a maniche corte scura.
Anche lui la osservò e vide che indossava dei leggins che arrivavano fin sotto il ginocchio e un top da palestra nero che le copriva solo l'intero petto e lasciava scoperta la pancia piatta e gli addominali.
Cambiò argomento - Non ho mai visto una ragazza con gli addominali così -
- Perchè non avete i magneti nel frigorifero? - Fece una domanda fuori luogo come per imitarlo quando ha cambiato argomento.
- Mi prendi in giro? - chiese con un tono senza nessuna sfumatura di emozione.
Lo oltrepassò dirigendosi verso la porta d'ingresso - Non dire niente sui miei addominali -
Appena aprì la porta un venticello freddo la investì. Uscì fuori senza aspettarsi una risposta da parte del ragazzo credendo di averlo lasciato in cucina ma con grande sorpresa uscì subito dopo di lei tirandosi dietro la porta.
Erano quasi le sei del mattino e il cielo sembrava un miscuglio di colori grazie al sole non completamente sorto.
Cominciarono a correre lungo il marciapiede decorato dall'erba mattutina piena di rugiada.
La coda cavallo di Hinata si muoveva da destra verso sinistra a ogni passo che faceva.
- Complimenti per lo show di ieri davanti a mio padre comunque - disse guardando sempre avanti.
- Complimenti un corno, ha detto cose che non doveva dire. E anzi che mi sono stata zitta e non gli ho risposto come faccio di solito -
- Immagino -
Avevano fatto la stessa strada che aveva fatto Hinata fino al lampione guasto. Il sudore cominciava a colare e il vento leggero sembrava portarlo via dando sollievo ai due ragazzi.
La ragazza si fermò di scatto - Qual'è il tuo problema? -
- Cosa? -
- Non fare il finto ebete con me, non funziona. Che vuoi? - aveva le guance rosse per la fatica e contrastavano con la sua pelle bianca.
- Perchè hai detto la verità? Perchè ti sei messa in mezzo? -
- E' ingiusto che un padre tratti un figlio così solo perchè ha preso una B - non staccò neanche per un attimo gli occhi dal viso del ragazzo, neppure un battito di ciglia e lui fece lo stesso.
- Beh ma è la mia vita! Non ho bisogno di guardie del corpo! - sbottò ad un certo punto Sasuke.
- Oh scusami signor 'sono troppo uomo da essere aiutato da una ragazza' ma non volevo sentire in colpa dopo quello stupido scherzo! Dovevo farlo! - 
- Nessuno ha chiesto il tuo aiuto e adesso sei nella merda come me e ci hai fatto andare di mezzo anche Itachi! -
- Non sono stata io a dirgli di difendermi per l'Amor Del Cielo! -
- Forse mio padre ha ragione, dovresti farti educare meglio - disse esplicitamente senza accorgersi che a Hinata in quel momento un altro pezzo del suo cuore andò in frantumi. Notò solo come la ragazza si zittì di colpo senza controbattere. Gli occhi le si svuotarono di nuovo, senza lasciare traccia di vita. La bocca serrata a formare una linea retta. Lo guardò come in preda al panico più totale, un pò tremante - Sei solamente uno stronzo - quasi lo sussurrò.
Poi fece qualche passo indietro e cominciò a correre verso casa come una pazza in preda ad una crisi di nervi. E arrivata urtò per sbaglio Itachi, che vedendola di nuovo dopo quello che era successo il giorno prima la raggiunse in camera chiudendosi la porta alle spalle. 
La trovò che correva di quà e di là per la camera a cercare vestiti e robe varie per andare a farsi la doccia. Itachi capì subito che qualcosa non andava e non ci mise neanche un secondo a chiederglielo - Hinata, cosa è successo? -
Lei non si fermò, voleva tenersi occupata e non pensare più a quella faccenda. Il ragazzo le si avvicinò e delicatamente le immobilizzò il polso e chiuse il cassettone dove la ragazza stava cercando qualcosa che non esisteva pur cercando di avere qualcosa da fare. Perchè sapeva che durante la doccia calda non avrebbe potuto fare a meno di pensarci. 
- Dimmi che succede - il suo tono era dolce e rassicurante.
'Proprio come quello di papà' pensò subito.
Lo guardò - Perchè devono parlare sempre di lei? Perchè non si stanno semplicemente zitti? - chiese ingenuamente. Cercò a tastoni nel petto il ciondolo che aveva al collo e lo trovò. Lo strinse così forte che poi ebbe persino paura che si rompesse.
Itachi sapeva tutto, gliel'aveva raccontato un giorno mentre l'aiutava con matematica.
- Non credo di aver fatto del male a nessuno. Perchè non la smettono? - sembrava una bambina che imprecava la madre a comprarle il suo dolce preferito senza ottenere niente.
Il ragazzo senza dire una parola, ma pur capendo quello che sentiva, glielo fece capire solo con il silenzio. Ed era questo di cui veva bisogno: silenzio. Non voleva sentire nemmeno le ali delle zanzare, nemmeno il battito dei loro cuori. Uno che batteva regolarmente e l'altro che batteva come se avesse visto un fantasma.
L'unica cosa che poteva fare in quel momento era abbracciarla e lo fece. Un abbraccio sincero, forte. Così forte come se volesse dire 'non sei sola a questo mondo, ci sono io con te'. Un abbraccio da fratello a sorella.
Aveva sempre desiderato un fratello più grande, uno che le asciugasse le lacrime quando si metteva a piangere, uno che le baciasse il ginocchio sbucciato dopo aver fatto una brutta caduta, uno che si prendesse cura di lei quando aveva la febbre. E tutto questo lo aveva trovato in Itachi. Una persona così leale, pura e benevola. E' stata la prima persona a darle un benvenuto decente nella sua nuova casa e in quella città così disordinata e caotica, non troppo diversa dalla sua New York a dirla tutta.
Con le sue braccia possenti e forti si sentiva al sicuro, come se avesse trovato una vera e propria casa e sarebbe rimasta così per sempre se avesse voluto anche lui. 
Erano così sprofondati in quell' abbraccio che non sentirono che qualcuno entrò in camera.
- Oh ma che carini. Mi dispiace interrompervi ma tra qualche minuto papà ci vuole tutti in soggiorno per parlarci - la sua voce indifferente fece sciogliere l'abbraccio dei due.
Con un gesto delle mani disse - Continuate pure - sparì dietro l'uscio della porta.
La ragazza soltanto vedendo la sua faccia era diventata più rossa di prima dalla rabbia.
- Dai, fatti una doccia veloce che ci vediamo di sotto - disse Itachi andandosene.
Hinata si fece una doccia veloce e scese di fretta e furia in soggiorno. Trovò tutti là che l'aspettavano: mancava solo lei. Si sedette sul divano accanto ad Itachi e Fugaku cominciò a parlare - Come ben saprete, tra due settimane ci sarà la serata che diamo ogni anno a Villa Uchiha. Vi voglio dire solo che non sarò presente e voi dovrete rappresentare la famiglia meglio che potete, soprattutto tu Itachi -
- Tsk, e chi sennò - sbuffò Sasuke.
- Chi inviterai stavolta, fratellino? - chiese ridendo.
- Non inviterà nessuno. Nè per il ballo d'apertura, nè per quello di chiusura. Tu, Itachi, accoglierai Mikoto quando scenderà giù dalle scale e tu, Sasuke, accoglierai Hinata - disse fermamente.
- Cos'è sto coso? - disse la ragazza rozzamente non capendo di cosa parlavano. Il fratello maggiore si mise a spiegarle in cosa consisteva la serata a bassa voce.
- Che cosa? - disse il minore - Hai sempre lasciato che scegliessi io la ragazza con cui amdare al ballo -
- Ragazze molto intelligenti direi, complimenti per le tue scelte passate. La maggior parte non sapevano neanche a cosa partecipavano. E poi vorrei evitare che Hinata invitasse Naruto o Sai, rovinerebbero soltanto la serata. Niente obbiezioni -
La ragazza capendo poi di cosa si trattasse esclamò alzandosi in piedi un - Io non ballo con lui!! -
- Come se io fremessi dalla voglia di ballare con te - disse l'Uchiha.




La sera scese giù presto quel giorno, forse perchè era stata una giornata nuvolosa e il sole non salutò gran parte della città di Tokyo. Hinata non mangiò nè durante il pranzo nè durante la cena a casa Uchiha perchè era andata a cercare un locale per organizzare la festa a sorpresa per i diciotto di Naruto. Il locale lo trovò grazie alla lista che le diede tempo fà Asuma. 
Hinata appena entrata nel locale notò il grande bancone che brillava alle mille luci blu e verdi del posto. C'era anche un palco per le band e i cantanti che si esibivano ogni tanto in quel luogo.  Mentre si dirigeva al bancone osservò delle scale che portarono ad un piano superiore che dava su quello inferiore pieno di poltrone, sedie e tavolini così che le persone che si trovavano su potevano rilassarsi e allo stesso tempo potevano vedere cosa c'era giù. 
Si accomodò in una sedia, alta e di color argento, mentre un ragazzo piuttosto alto e con un fisico allenato si diresse da lei e le diede un "buonasera" seguito da un "Che cosa desidera?".
Hinata non disse niente, semplicemente lo fissò, prese la sua tessera personale e gliela porse. Il ragazzo la fissò senza prenderla - Oh sei tu quindi. Asuma mi ha detto tutto - disse dopo che Hinata rimise al suo posto la tessera.
- E' successo qualcosa? Hai bisogno del mio aiuto? - chiese abbassando la voce sull'ultima domanda.
- Si - disse sicura - Ho bisogno del tuo aiuto - notò la pelle non troppo scura del ragazzo e lo riconobbe subito - Ma tu non lavori anche al cafè? -
- Si. Ti ho visto ieri sera con Minato e Kushina se non sbaglio - 
- Non ti sbagli - sorrise - Ascolta.. voglio affittare il locale per giorno dieci per una festa di diciott'anni -
- Il dieci non possiamo, l'unica data disponibile è il nove - disse.
- Va bene lo stesso, ritornerò per dirti come organizzare le cose e per metterti al corrente su quando arriverà la torta. Ok? - Hinata si alzò per andare via.
- Va bene, è stato un piacere - le porse la mano e lei da brava ragazza la strinse  - Anche per me - e si dileguò.
Subito fuori dal locale chiamò Karin per raccontarle cosa aveva in mente e la ragazza si offrì per aiutarla con i preparativi. Ci avrebbero messo meno tempo a organizzare il tutto in due.
Ed eccola lì, seduta sul vano della finestra aperta leggermente e da dove entrava una fredda brezza che segnava l'arrivo dell'autunno. I suoi capelli si erano cullati dal dolce vento di quella sera e cominciava a sentire freddo in quella canottiera bianca e quei pantaloni da pigiama leggeri. Appoggiò delicatamente la testa sul freddo vetro osservando il cielo. Era scuro, nero. Tra le nuvole non c'era nemmeno uno spiraglio da dove si potesse vedere una stella. Il cielo era triste come lei. Quel giorno tutti non fecero altro che ricordarle che non aveva una madre, che era sola. 
Strinse il suo ciondolo e cominciò a parlare come se qualcuno potesse sentirla, si illudeva si ma era l'unico modo per scaricare la tensione e non mettersi a piangere.
- Sai mamma, oggi ho fatto molte cose. Ho ripreso ad andare a correre e ho deciso di organizzare una festa a sorpresa per Naruto. E' un ragazzo un pò goffo e impacciato ma lo fà solo per farsi notare dagli altri. E' molto solo e a quanto pare solo Sasuke era in grado di capirlo quando erano amici. Si, erano. Adesso non lo sono più e lui ci soffre moltissimo. E' straziante vederlo così. Adesso desidero soltanto che venga ammesso nella squadra della scuola, potrebbe essere un buon inizio per la sua futura carriera da giocatore di basket. E' bravissimo e sono certa che arriverà lontano...
In quanto a me..  Finalmente sono ritornata in Giappone dopo tanti anni, dopo tutto questa è mia nazione no? Ma manca terribilmente New York. Mi manca il caos anche alle tre di notte, mi manca quella puzza di gas di scarico e mi manca tanto papà.
E mi manchi anche tu mamma, mi manchi da morire - Strinse ancora più forte il suo ciondolo, quel ciondolo che era appartenuto prima a sua madre e poi a suo padre.
Chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Li riaprì.
Da dietro la porta leggermente socchiusa il secondo genito assistette a quasi tutto il discorso e per la prima volta si rese conto di quanto fosse fortunato ad avere una famiglia che faceva i salti mortali per farsi accettare da lui. Rimase un bel pò ad osservare quella ragazza, che lui stesso riteneva pazza e senza controllo, crollare senza alcuna pietà di se stessa. La vide crollare riducendosi in frantumi, in mille pezzi. E dopo un pò la vide rinascere sotto i suoi occhi: la vide alzarsi in piedi, respirare profondamente, sorridere al suo riflesso nel vetro e buttarsi sotto le coperte. E Sasuke non pensava esistessero persone così. Pensava fosse l'unico che di sera, che quando si stendeva sul letto a guardare il soffitto di camera sua, rimpiangeva tutto quello di cui è stato vittima sin dalla tenera età e l'indomani mattina alzarsi come se fosse niente e ricominciare una giornata. 
Ma adesso ha trovato una persona che faceva lo stesso. 
Una persona come lui.










Salve ragazzi, scusate il ritardo ma mi hanno tolto internet e me l'hanno rimesso soltanto ieri. La cosa positiva è che ho scritto molto e ho già molti capitoli pronti quindi continuerò a postare, come sepre, una volta alla settimana.
Baci
,
I_MissYou

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Capitolo 7
*** Misunderstandings. ***


Misunderstandings.






Hinata era seduta su una delle panchine situate nel giardino della scuola. Quella era una giornata soleggiata ma con un pò di venticello fresco che dava l'addio alla cara estate.
Estate.
Durante quell'estate Hinata non aveva mai pensato che si sarebbe ritrovata dall'altra parte del mondo. Era la prima volta che le assegnavano una missione di questo genere. Ovviamente Jirayia si fidava di lei in quanto l'avrebbe portata a termine ma non ha capito la sua ultima decisione di farla affiancare da Gaara.
Quel mattino, arrivando a scuola, si era ritrovata davanti il nuovo compagno di classe. Gaara è stato trattamento molto bene al contrario di lei che quando la videro il primo giorno di scuola, un brusio generale si levò nella classe.
Sakura si era letteralmente buttata tra le braccia del nuovo arrivato e lui con poca noncuranza le aveva detto di non rifarlo mai più. La rosa si era imbestialita diventando una pazza.
Gaara era una persona molto efficiente e minuziosa. Quando c'era lui doveva andare tutto liscio come l'olio, a patire dalle missioni. Non dava confidenza a ogni persona che gli passa sotto il naso ma doveva studiarla per bene prima di scambiarci una parola. Ma Hinata venne a conoscenza del suo lato dolce e protettivo solatanto dopo poco tempo, perchè lo fece sorridere dopo aver fatto una stupida battuta sui capelli di Asuma. E lui pur contrario a queste cose, che lui stesso definiva 'da bambini', si era messo a ridere. Lo aveva colpito e da quel giorno divennero amici. 
Dopo averci parlato quel giorno, collegò subito le idee sul perchè era lì: dopo essere uscita fuori di testa davanti a quel uomo e averlo picchiato, Gaara si era preoccupato per lei e su cosa stava combinando così Asuma chiese a Jyrayia di includerlo nella missione a tutti gli effetti.
Prima si era arrabbiata così tanto da diventare rossa in volta. Lo aveva spinto e gli aveva detto che non aveva bisogno di aiuto e che ce la poteva fare da sola. Ma lui con il suo tono fermo e gentile allo stesso tempo l'aveva fatta ragionare e calmare.
Avevano ragione tutti quanti. La missione non stava andando molto bene. Si è fatta controllare dalle emozioni e adesso stava anche organizzando una festa per Naruto. Lei era lì per una cosa e non era fare la consulente psicologica. Ma allo stesso tempo pensava a Sai e i suoi problemi nell'affrontare la vita. Pensava a Itachi, che era stato così gentile con lei e doveva aiutarlo a mandare avanti la messa in scena dell'università e alla fine Naruto che doveva aiutare con il basket; infatti durante la pausa pranzo lo aiutò ad allenarsi.
Aveva una confusione in testa tale da dimenticarsi subito dove stava andando o cosa stava facendo. Pensava a quello che doveva fare e a quello che non doveva assolutamente fare. E soprattutto pensava che era una bugiarda di prima categoria. Stava mentendo a tutti i suoi amici del perchè era lì, stava mentendo a tutte le persone che le vogliono bene. E questo è un fattore da aggiungere alla sua confusione.
Si era già fatta ora quando Karin la richiamava incessantemente al cellulare. Mosse il dito velocemente sul display e rispose - Si Karin, arrivo - infatti in fretta e furia si diresse verso la palestra. La tracolla quasi le volò dalle mani per accorgersi che stava correndo troppo forte.
Arrivò in palestra e la sua amica le fece segno di sedersi accanto a lei sugli spalti. La raggiunse attraversando il campo di basket e notando i vari ragazzi che si erano presentati allenandosi insieme. C'era un tavolo dove era seduto il Professore Gai e accanto ad egli, alzato, Sasuke che subito dopo richiamò l'attenzione dei ragazzi.
Hinata si sedette - Allora? -
- Ti dico solo che se Naruto non entra in squadra è solo colpa di Sasuke - disse avvicinandosi alla sua amica.
- Allora ragazzi - cominciò il corvino - Comincio col dire che avranno la possibilità di entrare solo due ragazzi, quindi adesso formeremo due squadre che si sfideranno. Sicuramente non entrerà chi vincerà la partita ma chiunque di voi sia davvero portato per questo sport perchè tra poco si aprirà la stagione e abbiamo davvero bisogno di ragazzi in grado di giocare anche sotto pressione, a 4 punti in meno dell'avversario e con solo un minuto e mezzo a disposizione alla fine della partita. Quindi buona fortuna a tutti -
Hinata osservava come Sasuke era rimasto fermo al suo posto, gesticolando al minimo che poteva per far capire la situazione ai ragazzi. Aveva detto che verranno scelti solo due ma aveva incoraggiato tutti a non mollare e combattere per quel posto fino alla fine.
La ragazza continuava ad osservarlo mentre lui e in prof dividevano i ragazzi in due squadre equilibrate. Non lo aveva mai visto così, concentrato su quello che faceva. Adesso notava le labbra a formare una linea retta, gli occhi che gridavano 'aiuto' a chi non potesse sentirli.
- Hey!! - la richiamò Karin afferrandola per una spalla e scuotendola - Ti sei sbloccata, che c'è? -
Si girò verso di lei non rispondendole e cambiando subito argomento - Ti piace il caffè? -
- Cosa? - chiese la ragazza ridendo - Cosa centra? -
Hinata si alzò in piedi, caricò i polmoni d'aria e gridò a squarcia gola - FORZA NARUTO! SIAMO TUTTI CON TE! PRENDILI A CALCI IN CULO E PRENDITI QUEL POSTO IN SQUADRAAA! -
La sua voce rimbombò nella palestra semi vuota mentre i giocatori cominciavano la partita. Naruto la guardò e le fece un sorriso di quelli che solo lui sà fare. Era davvero contento che erano lì ad appoggiarlo, ne aveva proprio bisogno.
La partita alla fine si era conclusa con un 47 a 30. E nella faccia di Naruto si leggeva la delusione. I suoi occhi color cielo si erano rattristati di colpo quando finì il tempo. 
Sasuke fece raggruppare i ragazzi dicendogli di andare a idratarsi e fare una pausa, notando che erano affaticati, e poi avrebbe dato i risultati.
Hinata afferrò la sua tracolla e insieme a Karin scesero dagli spalti e andarono in contro a Naruto. 
Hinata prese una bottiglia d'acqua e la porse al biondino - Tieni -
La prese - Come sai che ho dimenticato l'acqua? -
- Tu a poco ti scordi pure il cervello a casa. Secondo me tutto quel ramen che ti mangi giorno e notte ti brucia i neuroni - disse la cugina.
- Non è aria Karin, sul serio - sbottò lui bevendo un sorso - la mia squadra ha perso -
Hinata non lo aveva mai visto così afflitto, tranne quando le parlò di Sasuke e di com'erano amici.
Naruto si mise una mano sui capelli, era grondante di sudore.
- Oh andiamo! Sei stato bravvissimo durante tutta la partita - detto questo lo abbracciò. E a Hinata in quel momento non le importava che ogni suo centimetro di pelle grondava di sudore come se fosse appena uscito dalla doccia, a lei importava soltanto confortare il suo amico. 
Sciolse l'abbraccio e gli scompigliò i capelli - Ce la farai! -
- Ragazzi, avanti tutti quì - disse il prof ad un certo punto.
Si radunarono davanti a Sasuke e al professore Gai, così Hinata e Karin si avvicinarono altrettanto.
Hinata notò lo sguardo assassino di Sasuke che mosse le labbra per dire qualcosa in sottovoce - Puoi andartene adesso - era un affermazione e non una domanda.
Hinata cercò di muovere le labbra altrettanto bene e lentamente da far capire al corvino cosa disse - Voglio assistere a quando direte che Naruto è nella squadra - 
Il prof cominciò con dire - Bene siamo incerti sul secondo ragazzo quindi troverete alla fine di questa settimana in bacheca i due ammessi - 
Tutti rimasero in silenzio. Si sentiva solo il lento respirare di tutti i ragazzi e le gocce di sudore freddo che toccavano il pavimento di legno della palestra.
Erano un pò sotto pressione, avrebbero dovuto aspettare fino a sabato per il risultato e la settimana era appena cominciata.
Hinata notò che a Naruto gli si accese una scintilla negli occhi - E uno di loro sarò io - disse avvicinandosi alle ragazze.
- Dicevo io!! Eri troppo preoccupato e demoralizzato per questa partita e questa selezione. Questo sì che è il Naruto che conosco! Vieni quì!! - fece per abbracciarlo ma lui scappò in tempo.
- Ma che ti succede? Vuoi abbracciarmi? - disse correndo via e Karin che lo inseguiva disse - Siiii!! Bentornato cugino!! -
Si mise a gridare come una ragazzina alla vista di sua cugina che gli dava la caccia sotto le risate continue di Hinata che guardava la scena divertita.



- Bene ragazzi - disse il professore Hatake - Io e i miei colleghi abbiamo notato che ci sono dei problemi di comprensione tra di voi -
- E chi lo dice questo? Voi? Non sapete niente di niente allora - Suigetsu rise sotto i baffi.
- Forse qualcuno ha disturbato l'equilibrio che c'era. Visto che da quando sono arrivate persone nuove non siamo più d'accordo su niente - disse Sakura per provocazione perchè sapeva che non era così, o forse in parte.
- Le cose dille in faccia, rosa, e non fare la finta davanti al professore che quì sei la prima che crea casini - le rispose Hinata per le rime non degnandola nemmeno con uno sguardo. Sapeva che quello che aveva detto era riferito a lei e a nessun altro.
- Rimangiati quello che hai detto! - disse in preda alla pazzia.
- Nemmeno se fossero le mie ultime parole prima di morire - sorrise la corvina.
- Basta! - gridò il professore - e visto che vi comportate da bambini vi tratterò da tali! Tra quattro settimane voglio che creiate qualcosa di vostro. Voglio che collaboriate e che uniate le vostre forze per lo spettacolo di fine anno! Dopo quello che presenterete vi assegnerò le parti! - continuò distribuendo dei fogli spillati per ogni alunno.
Ritornò alla cattedra e guardandoli disse - Naruto, Sasuke, Hinata e Sakura. Shikamaru, Suigetsu, Karin e Jugo. Kiba, Ino, Choji e Rock Lee. Ten Ten, Neji,... - continuò osservando per bene la classe e facendo accoppiamenti a suo piacimento.
- Potete inventarvi quello che volete, questo è il compito: dare sfogo alla vostra immaginazione. La lezione è finita - disse infine.
La campana suonò e Sakura si avvicinò ad Hinata - Sappi che non lavorerò con te -
- Dobbiamo farlo, è un compito. Ma se vuoi due.. cazzi tuoi - disse la corvina raccogliendo le sue cose dal banco.
- La smettete per favore di litigare almeno per un minuto! Dobbiamo metterci d'accordo per quando vederci. Abbiamo due settimane - disse Naruto.
- A casa nostra, venerdì alle cinque e mezza primo incontro. Non fate tardi - detto questo Sasuke, presa la sua tracolla, uscì dalla classe seguito da Sakura e Naruto.
Hinata rimase lì ferma a pensare. 
'Aveva detto casa nostra o sbaglio?' si ripeteva da un minuto e mezzo nel cervello. Quasi non ci credeva e per la prima volta lui l'aveva fatta sentire come se avesse una casa lì.
Sorrise senza pensarci e uscì dalla classe anche lei.




Sai era seduto da solo a mensa e ovviamente Hinata, senza pensarci due volte, si avvicinò a lui.
- Hey, non ci vediamo da molto noi eh? - disse sedendosi di fronte a lui.
Sorrise debolmente e i suoi occhi dolci e gentili erano un pò turbati. 
La ragazza lo notò subito  - C'è qualcosa che non và? - chiese.
- No no, tutto bene - disse avendo paura di dire quello che pensava.
- Sai quando c'è qualcosa che non và devi dirmelo. Non essere timido - lo fissò dritto negli occhi.
- Era troppo bello per essere vero - disse tutto d'un fiato e Hinata ancora non capiva.
- Che cosa? Scusa ma non capisco -
- Che avessi trovato un amica - abbassò lo sguardo.
- Ma che cosa dici? - Hinata capì tutto quanto. In quei giorni non l'aveva nemmeno chiamato. Dopo che per sbaglio scoprì tutta la verità, non gli era rimasta vicina a confortarlo. Non lo aveva degnato nemmeno di una parola in quei giorni e adesso Hinata si sentiva un pugno allo stomaco. Si era concentrata così tanto su quello che succedeva a Naruto che aveva dimenticato che un altro suo amico aveva bisogno di lei.
- Sai, io sono tua amica. Scusami tanto, ti ho trascurato. Sono venuta a sapere la verità da Itachi e nemmeno mi sono scomodata a venirti a trovare e.. - non terminò la frase che Sai si alzò prendendo il suo zaino - Non ti preoccupare, sono cose che succedono - disse.
- Sai ti prego... - sussurrò ma lui era già lontano.
Che cosa ho fatto? Si ripeteva. 
Sentì che il pugno allo stomaco si diresse alla gola e piano piano le era diventato difficile anche deglutire. 
Lo aveva ferito e questo la  faceva sentire come un sassolino, che dopo aver volato sopra il lago per qualche kilometro, cadde increspando l'acqua e andando sempre più a fondo.
E' come se lo avesse illuso. Non ci credeva quando gli aveva detto che lo era ma dopo un poco di tempo si era convinto. E adesso era come se tutto quello che aveva fatto fosse niente in confronto a come lo aveva trattato negli ultimi giorni.
Dopo le altre ore di lezione, andò dritta a casa senza concedersi quel caffè era solita prendere in un bar vicino la sua scuola. Solo lì lo facevano simile a quello di New York.
Arrivando a casa, si diresse dritto in camera sua. Non salutò nemmeno Itachi, che stranito del suo atteggiamento, la seguì sopra.
La trovò distesa sopra il letto a pancia in giù con la testa che sprofondava nel cuscino.
- Hina, che succede? - le accarezzò dolcemente la schiena.
Senza pensarci due volte, si buttò tra le braccia del ragazzo con il viso contro il suo petto e le braccia intorno alla sua vita. Lui la strinse a sè - Faccio schifo come amica. Sai adesso mi odierà a morte, ne sono sicura -
- Sai? Cosa è successo? -
Sciolse l'abbraccio e guardò Itachi - In questi giorni l'ho trascurato. Troppo impegnata ad organizzare feste e ad allenare ragazzi per farli entrare nella squadra della scuola - disse infine sarcastica - Sono venuta a sapere della situazione e non mi sono scomodata a stargli accanto. Sta passando un periodo difficile e io sono quì in camera mia a raccontarti tutto invece che stare con lui -
- Sono sicuro che non l'hai fatto apposta. Certe volte ci facciamo prendere da una cosa e ne dimentichiamo mille. Prova a parlargli e a chiarire. Sai non è un ragazzo che porta rancore quindi scommetto che ti perdonerà - disse sicuro il ragazzo alzandosi in piedi.
Lo guardò sorridendo - Grazie -
- E per cosa? - fece lui.
- Per essere il fratello maggiore che ho sempre desiderato - disse.
Hinata non aveva pensato alla frase che aveva appena detto. Le era uscita così, spontaneamente. In quella nuova vita aveva bisogno di una figura che le dicesse cos'era giusto e cosa sbagliato, cosa andava bene e cosa no. E magari anche qualcuno che si preoccupasse se ritornava dieci minuti più tardi a casa del dovuto senza avere neanche avvisato che avrebbe fatto tardi. E tutto quello Hinata lo aveva trovato in quel ragazzo, che combatteva giorno dopo giorno per farsi accettare in qualche modo da suo fratello minore. 
Anche Itachi aveva trovato in Hinata una persona da proteggere e di cui prendersi cura. Ed era sicuro che in un mondo parallelo lei sarebbe stata la sua sorellina. 
E dopo aver sentito quelle parole, qualcosa fece ribaltare il suo stomaco. Ma non era una sensazione sgradevole, il contrario anzi. Era qualcosa di piacevole.
- Hinataaaaaaaaaaaaaaaaaa!! Scendiiii!! -
Sentirono all'improvviso una voce chiamarla dal piano di sotto e riconobbero subito di chi era. Si guardarono e nello stesso istante dissero - Naruto -
- Scendo subito! - gridò lei - Grazie per tutto Itachi, davvero. Parlerò con Sai come mi hai suggerito - gli stampò un bacio nella guancia e corse di sotto.
Lui rise.
Hinata arrivò al piano di sotto e vide all'improvviso Naruto saltarle addosso abbracciandola.
Lei rise ricambiando - Ma che fai? L'ultima volta che siamo visti è stato un ora fà -
- Mi sei mancata ma se non vuoi che ti abbracci dillo - si allontanò facendo il broncio.
Lei capì al volo che scherzava così lo spintonò da parte - Ma smettila! -
- Se avete finito possiamo iniziare - disse Sasuke chiaramente scocciato del tempo che stavano perdendo.
- E allora in cucinaaaa!! - disse la corvina dirigendosi.
- Naruto ho scordato i fogli sopra, puoi andare a prenderli? Sono nella tracolla - disse mentre preparava un caffè.
- Ok! - corse di sopra come un fulmine e nel lungo corridoio del secondo piano incontrò Itachi - Hey Uchiha, quanto tempo! -
Itachi chiaramente sorpreso di trovarlo a casa propria lo salutò con un abbraccio - Ma che ci fai quì? L'ultima volta che sei stato quì avevi.. -
- Dieci anni, si. E' strano ritornarci ma non è cambiato niente da allora -
In effetti, appena aveva messo piede in quella casa aveva riconosciuto subito tutto e si era ricordato dei bei tempi passati tra quelle mura. Lui e Sasuke ne avevano combinate di grosse.
Affacciandosi dalla finestra della cucina che dava nel grande giardino sul retro, notò subito la casa sull'albero che avevano costruito  a cinque anni insieme a Itachi. E adesso era lì, abbandonata e sentiva nelle proprie narici l'odore della polvere.
Non scorderà mai i tempi passati lì dentro.
La voce di Itachi lo riportò alla realtà - Ma è stato Sasuke a invitarti? -
- Si, è strano lo so. Il professore ci ha messo in gruppo insieme e ci dovevamo vedere con Hinata e Sakura per questo compito - spiegò di fretta.
- Quindi.. non è cambiato niente?  -
Sorrise debolmente - No, adesso devo andare. E' stato bello rivederti - disse andando a prendere i fogli.
- Anche per me - 
Già che c'era, Naruto ha pensato di prendere qualche penna così, preso tutto l'occorrente, scese giù. Arrivò in cucina e sentì subito l'odore nel caffè.
- Non mi piace il caffè - disse sedendosi sulla sedia.
- A me sì - replicò Hinata prendendo e mettendo i fogli da parte e versando del caffè nella tazza.
- Caffè - disse Sasuke.
- Come scusa? - lo guardò accigliata - Un per favore sarebbe gradito -
La fissò - Vogliamo cominciare? -
Prese lo stesso una tazza e ci verso un pò di caffè. Gliela porse e lui la prese. Le loro mani si sfiorarono e presero una scossa.
- Ahia! Mi hai dato la scossa - disse a tono alto la ragazza e quasi la tazza cadde.
- Sei stata tu a darmi la scossa, veramente - disse deciso.
- Non è vero! Tu .. -
Non finì di parlare che Naruto gridò - La smettete di litigare per ogni minima sciocchezza?! Avete preso la scossa, e allora? Sembrate una di quelle coppiette sposate da cinquant'anni che litigano anche per chi deve dormire nella parte destra del letto! - parlò così velocemente che anche lui si meravigliò.
- Se ti facciamo questo effetto dovremmo litigare mentre ti interrogano Naruto - disse secco il corvino.
- Oh Sasuke tu sai sempre cosa dire - rise avvicinandosi al ragazzo.
Hinata e Naruto si guardarono reciprocamente ridendo. La rosa faceva da lecca piedi tutto il tempo e nessuno se la filava. E meno male che si credeva chissà chi.
- Ok, iniziamo - disse Hinata leggendo per la prima volta il foglio - Che cosa?! - gridò.
- Io non recito Romeo e Giulietta - disse il biondo.
- Nemmeno io - disse la ragazza.
- Beh, se volete io faccio la protagonista di qualsiasi cosa e Sauke farà il co-protagonista - disse Sakura.
- Dovete farlo se non volete prendere due  - disse secco.
- Va bene, ma come facciamo? Sicuramente tutti noi vogliamo fare la parte del protagonista - disse Naruto.
- Io no. Voglio fare la scopa della cameriera messa in un angolo della stanza e che nemmeno usa per pulire. E poi.. non so recitare cose drammatiche. Non ho nemmeno visto Romeo e Giulietta - disse Hinata.
Tutti la guardarono senza parole.
Vedendo le loro facce, la ragazza si giustificò - Non m'interessano i film romantici strappa lacrime che raccontano dell'amore perduto, mi fanno schifo -
- Lo devi vedere, almeno per capire la storia - Sasuke guardava i fogli come se fosse un uomo d'affari, seduto ordinatamente mentre in un altro foglio bianco appuntava delle cose. E in quel momento ad Hinata parve la copia sputata di suo padre.
- Io pensavo di aggiungere qualcos'altro, oltre a recitare quelle stupide battute - disse Naruto.
- Anch'io ci avevo pensato, ma adesso concentriamoci nel scegliere i ruoli - disse il corvino.
- Io dico che Sasuke dovrebbe fare Romeo - la Sakura guardò con occhi di sfida Hinata.
Quest'ultima rassicurò Sasuke - Non ti preoccupare Uchiha, dovremo solo tingerti i capelli di biondo - rise sotto i baffi - Oppure - guardò il moro - potrebbe farlo Naruto... -
- Io avevo intenzione di occupare il ruolo della protagonista, veramente e pensavo... - cominciò la rosa.
- E che differenza c'è se lo fà Naruto invece di Sasuke. E' un compito e dobbiamo lavorare tutti insieme. Se non ti piace come stanno le cose - indicò con il dito - quella è la porta. E buon proseguimento di serata. Decidiamo per votazione... Naruto come protagonista -
- Me stesso, ovvio -
Sasuke alzò la mano - Naruto -
Sakura lì guardò tutti, uno per uno - E suppongo che adesso Giulietta la farai tu - disse secca.
- Veramente non ci tengo a fare la protagonista -
- Basta! Naruto farà Romeo, Sakura sarà Giulietta e io e Hinata c'inventeremo qualcosa! - Non ce la faceva più a sentire le frecciatine che si tiravano le due ragazze e soprattutto non sopportava Sakura quando si comportava in quel modo - Adesso fuori da casa mia. Vi farò sapere quando sarà il prossimo incontro - sorseggiò un pò del suo caffè.
Si alzarono tutti - Vieni ti accompagno - disse Hinata uscendo fuori dalla cucina con Naruto.
- Credo che sappia qual'è la porta di casa, se la ricorda ancora dopo tutto questo tempo - disse secco l' Uchiha.
Naruto si fermo di colpo e Hinata vide il biondo avvicinarsi a Sasuke come un lampo e mettersi faccia a faccia con lui - Sai, hai ragione! Mi ricordo tutto di questa casa, mi ricordo ogni minimo particolare e soprattutto ricordo che il vaso che c'è all'entrata non era quello che c'era 9 anni fà - subito dopo sparì dietro la porta ma i due ragazzi rimasti là sentirono perfettamente quello che disse - Quello lo avevamo rotto noi due giocando insieme ai pirati -
Sentirono la porta d'ingresso sbattere. Si guardarono reciprocamente. Lei con un'occhiata accusatoria e lui con degli occhi persi.
- Non l'ho mai visto così incazzato - disse Hinata.
Si sedette di nuovo e lo guardò - Ascoltami - cominciò con il dire - so che non siete più amici e tutto il resto ma... sto organizzando i diciotto anni di Naruto ( Lui ovviamente non sà niente ) e vorrei che venissi. Anche se ha reagito così cinque minuti fà era per la rabbia che prova quando ti vede e non può dirti una parola. Era uno sfogo e credo che se tu venissi, insomma... le cose potrebbero sistemarsi -
La guardò per tutto il tempo come se non parlasse, come se le parole che diceva fossero il rumore del vento quando sta per piovere. Si alzò - Non me ne frega niente del suo compleanno, non me ne frega niente di nessuno -
Fece per andarsene ma lo afferrò saldamente per il polso - Non ho finito - alzò un pò di più la voce come per soffocare un grido - Smettila di fare così, ti sto chiedendo un favore e direi che me lo devi dopo averti parato il culo in presenza di tuo padre -
- Beh nessuno ti ha detto di pararmelo -
- E che dovevo fare? Fare finta di niente mentre sapevo che tutta la colpa fosse mia? Al contrario tuo io non sono una codarda -
Non rispose e Hinata mollò la presa su di lui - Non importa, intanto io ci ho provato -
Se ne andò. 
E Sasuke rimase lì da solo, come sempre dopo tutto.



Dopo aver parlato con Itachi, Hinata si era decisa di andare a chiarire le cose con Sai. Aveva sbagliato e doveva rimediare al casino che aveva fatto. Voleva dimostrargli che gli voleva davvero bene e quindi si presentò alla porta di casa sua. Aprendo, il ragazzo, si accorse che Hinata aveva in mano una chitarra.
La prima parola che uscì dalla bocca della ragazza fù un 'Scusa'.
- Che ci fai quì? - le domandò.
- Rimedio ai casini che combino -
La fece entrare in casa e accomodare sul divano.
- Sai, so che probabilmente non mi crederai ma ti giuro non volevo trascurarti. Mi sono concentrata su altro e ti ho messo da parte. Naruto aveva bisogno del mio aiuto e io... ho pensato solo e solamente a quello. L'ho incoraggiato ad entrare nella squadra di basket della scuola e gli sto anche organizzando il suo diciottesimo. E ti giuro che l'unica cosa che voglio sentire da te... -
Sai si buttò tra le braccia della ragazza, senza pensarci due volte. Le era mancata così tanto in quei giorni e aveva bisogno di lei. L'importante per lui erano le sue scuse perchè significava che ci teneva veramente. E da una parte la capiva anche.
Per la prima volta non aveva avuto paura di quello che faceva, anzi quell'azione avventata lo fece sentire bene. Non pensò bene a quello che stava per fare e colse Hinata all'improvviso. Tanto che la ragazza prima rimase di stucco e poi si sciolse in quell'abbraccio. 
L'aveva perdonata.
Lo strinse a se più forte - Era questo quello che volevo sentire... - disse la ragazza.



Salve ragazzi! Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Se notate errori di qualsiasi genere ditemelo per favore. A furia di leggerlo e rileggerlo mi sembra perfetto e invece c'è sempre quel minuscolo dettaglio che mi scappa. Tengo molto nel sapere cosa ne pensate quindi le recensioni sono sempre favorite, che siano positive o negative.
Grazie mille e alla prossima.

I_MissYou

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Capitolo 8
*** Monster. ***


Monster





Naruto camminava per il lungo corridoio della scuola. Finalmente avrebbe saputo che cosa lo aspettava, se c'era ancora una piccola speranza per il suo grande sogno.
Il corridoio gli sembrava sempre più lungo come in quei film horror dove il protagonista scappa dal serial killer ma lo raggiunge lo stesso perchè non è riuscito ad arrivare all'ultima porta del corridoio per salvarsi.
Gli occhi fissi sulla bacheca che si intravedeva a mala pena dalla lunga distanza.
Poi sentì una mano sfiorare la sua e stringerla sempre più forte per dargli ancora più sicurezza. Guardò la ragazza alla sua destra e la sentì deglutire. 
Tutto intorno a lui rallentò. Cominciò a sentire i passi degli altri studenti rimbombargli nelle orecchie e le loro voci diventare un sottofondo quasi insopportabile.
Guardò Hinata per cercare conforto, come per dirle che se non lo avrebbero ammesso poteva tranquillamente piangere sulla sua spalla. Come se lo avesse letto negli occhi, mosse le labbra piano per dirgli che andrà tutto bene.
Giunsero alla bacheca e si fermarono ad osservare il foglio con su scritto 'New Entry per la squadra di basket'.
'Jugo e Naruto Uzumaki'
Hinata saltò in aria e si avvinghiò a Naruto quasi strozzandolo - Ce l'hai fatta! Ce l'hai fatta! - continuava a gridare.
Lui l'abbracciò e affondo il suo viso tra la spalla e il collo della ragazza - Non ci credo! -
- Credici - rise - Sapevo che ce l'avresti fatta! -
Naruto non si sentì così felice da tanto tempo. Ultimamente le cose erano andate male in tutti i sensi e per una volta si era ritrovato lì a soffocare lacrime di gioia e non di tristezza.
- Ed io - continuò Hinata - Ho una bellissima sorpresa per te stasera -



Hinata si guardò allo specchio cercando di capire cosa non andasse su come si era vestita. Indossava degli shorts chiari, un paio di converse alte nere e una maglietta un pò corta che lasciava scoperta una spalla e allo stesso tempo lasciava intravedere il piercing all'ombelico. 
I capelli erano al proprio posto, un pò ondulati del solito.
Finì di chiudere il borsone con dentro le sue cose e uscì dalla camera. Itachi l'aspettava di sotto per accompagnarla con Naruto, Sai e Karin alla festa a sorpresa del biondino.
Si fermò davanti alla porta della stanza di Sasuke, voleva convincerlo ad andare alla festa. Naruto lo avrebbe davvero apprezzato. Ma per farlo, non doveva rispondergli male e trattarlo con tatto.
Poggiò il borsone a terra e bussò alla porta. Non sentendo alcuna risposta, entrò.
La camera era vuota.
'Che strano' pensò 'di sotto non c'era... o forse è uscito?'
Si avvicinò alla scrivania e notò una fila di cd messi in ordine. Ne prese uno a caso e l'osservò.
- Che ci fai quì? -
Si girò di scatto, ancora il cd tra le mani. Per la prima volta non trovò le parole per rispondere e prima che lo facesse uscirono solo degli 'Eee..' dalla sua bocca, come per trovare i giusti vocaboli da usare.
- Ee... ho bussato ma non rispondevi così sono entrata - disse tutto d'un fiato e solo dopo si accorse che il corvino aveva addosso solo un asciugamano.
- Mi stavo facendo la doccia -
Hinata voleva rispondere ma le parole le morirono in bocca così cercò di focalizzarsi sul suo viso - Quindi... verrai alla festa? -
- No - disse secco ancora davanti alla porta del bagno. 
Hinata cercò di ignorare quella strana sensazione che aveva cominciato a percepire infondo alla gola - Perchè no? Dai, almeno fatti vedere da lui. Non ti chiedo di restare, solo di fargli gli auguri visto che oggi a scuola non l'hai calcolato minimamente -
- Ma che fà dici sul serio? Hai visto come mi ha trattato l'altro giorno? - si avvicinò a lei, con la rabbia negli occhi.
- Tu lo tratti ogni giorno così - si girò dandogli le spalle, non sentendosi a suo agio nel guardarlo fisso negli occhi. Appoggiò le mani sulla scrivania buttandoci tutto il suo peso - Naruto farebbe di tutto per te, morirebbe se è necessario. E tu non te ne accorgi, non ti accorgi di niente - disse a bassa voce.
Era la prima volta che la sentì parlare con tono basso di voce e si accorse che aveva una bella voce, quando voleva. Notò il tatuaggio che aveva sulla scapola sinistra e che arrivava fino alla spalla: un acchiappa sogni con due rose, una chiusa e l'altra già sbocciata.
Mise di nuovo il cd al proprio posto e si girò verso di lui - Ero venuta quì, perchè credevo che avrei potuto farti cambiare idea - deglutì e distolse lo sguardo - Fa niente, mi dispiace solo per Naruto - Lo oltrepassò sfiorardogli a malapena il braccio e sparì dietro la porta.
Sasuke si mise una mano tra i capelli chiudendo gli occhi e sospirò.
Hinata nel frattempo scese di sotto e trovò Itachi ad aspettarla - Andiamo? -
Non gli rispose, semplicemente fece cenno di si con il capo mentre apriva la porta.
Si diressero verso l'auto di Itachi. Era un fuoristrada nero con i vetri oscurati. 
La ragazza salì e buttò di getto il borsone dietro di se.  Il corvino salì in macchina e si mise la cintura.
- Che cosa c'è? - le chiese mettendo in moto.
- Sai come sono fatta, se qualcuno mi sta sulle palle lo massacro senza pensarci due volte. Ma questa volta, ho trattenuto la rabbia e ho usato un tono di voce accettabile. Però lui se n'è fottuto altamente - Hinata voleva spaccare il vetro del finestrino per tutta la rabbia che si era accumulata in quei dieci minuti.
- Fà sempre così. Anche se non lo dà a vedere ci tiene a Naruto e secondo me verrà alla festa -
Nel frattempo erano arrivati vicino casa di Sai che li aspettava. Salì in macchina.
- Ciao Sai! - Hinata si girò dietro per guardarlo e gli accarezzò la mano - Come siamo eleganti -
Lui sorrise imbarazzato.
- Dicevo... e poi non puoi capire com'è stato imbarazzante! Avevo bussato e nessuno rispondeva così sono entrata ma lui non c'era! Così mi sono messa a frugare tra la sua roba e poi spunta dal nulla e mi fà 'Che cosa ci fai quì?'. Ma figurati! Che cosa potevo farci lì? Ballare la conga? Ovvio che volevo parlargli della festa! - riprese a parlare velocemente tanto che Itachi non capì molto di quello che disse.
La macchina si fermò e entrò Karin - Sera a tutti! -
Tutti la salutarono e Hinata riprese a raccontare cosa le era successo - E adesso ti spiego la cosa più imbarazzante! Non ci avevo fatto caso prima, ho focalizzato tutto dopo: era coperto solo da una cazzo di asciugamano e per di più striminsita! Esistono gli accappatoi no?! -
- Hai visto Sasuke SOLAMENTE in un asciugamano? - quasi gridò Karin - E non gli hai fatto nessuna foto? -
- Ma che foto e foto. Avrò gli incubi tutta la notte! - disse Hinata mentre Itachi rideva sotto i baffi. Trovava divertente come le ragazze parlassero di lui in quel modo.
- Non per conservarla! - disse la rossa - Sai quanti soldi avremmo potuto guadagnare rifilando una foto di quelle a quelle ragazze che gli sbavano dietro? -
- Stai scherzando? - la guardò Hinata.
Per la terza volta l'autovettura si fermò e salì a bordo Naruto - Mi dite perchè mi avete detto di vederci quì? -
- Oooh sta zitto eh! - lo rimproverò Karin mettendogli una benda sugli occhi.
- Stiamo quasi arrivando, ancora un pò di pazienza! - disse Hinata.
Naruto era così eccitato che da un momento all'altro poteva dare di matto dalla felicità ma Hinata e Sai stettero attenti tutto il tempo: avevano paura che potesse fare qualcosa di stupido. Prima di arrivare a destinazione gli misero una benda e quando scesero dall'auto tutti i suoi compagni di classe stettero in silenzio davanti all'entrata del locale. Quando Hinata gli tolse la benda la prima cosa che senti fu un 'Tanti Auguri'. Rimase senza parole davanti a quella scena, non avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe festeggiato il suo compleanno. Per lui ogni anno era la stessa routine: andava a scuola e qualcuno gli faceva gli auguri e poi, tornando a casa, passava sempre dalla pasticceria che si trovava davanti alla sua abitazione e comprava un piccolo dolcetto. Il proprietario del negozio ogni anno che passava gli faceva gli faceva anche lui gli auguri e gli regalava a una candelina. Dopodiché, tornato a casa, si sedeva per terra, accendeva la candelina, esprimeva un desiderio e la spegneva. Si ricordava dei suoi genitori, che avevano dato la vita per lui, e pensava a Sasuke che ancora una volta non gli faceva i regali. Puntualmente però riceveva una lettera anonima con i più sentiti auguri. Non poteva neanche tirare a indovinare chi fosse perché era scritta al computer.
Ma adesso stava per compiere 18 anni e davanti a se c'erano tutti i suoi compagni e tutti,i suoi amici e quello era il regalo più bello che potesse mai ricevere.
- Voi siete pazzi ragazzi! - si avvicinò a loro.
- L'unica pazza è lei - Shikamaru indicò con un dito Hinata - Per me è stata la solita seccatura - disse infine sbadigliando come sempre.
Naruto si girò verso Hinata che non si era accorta che la guardava sorridente.
- Allora vogliano festeggiare?! - gridò la corvina.
Tutti all'uniscono risposero con un 'Siii' caloroso e entrarono nel locale.



Hinata finì di cambiarsi in bagno per andare in scena.
Era da tanto che non si esibiva in pubblico. Da piccola sembrava nata per stare sul palco ma il destino ha voluto prenderla in giro e l'ha indirizzata su un'altra via. E adesso in quel percorso stava avendo dei seri problemi dal controllarsi da una furia assassina che l'assaliva ogni volta che si trovava un criminale davanti.
Erano cambiate così tante cose da quando era soltanto una bambina che cantava ogni  Natale 'All you need is love' a suo padre.
Si guardò sullo specchio sporco, scorgendo solo una figura sbiadita. Forse era davvero così... stava sbiadendo. Stava scomparendo piano piano senza accorgersene.
Indossava una specie di body nero in similpelle che le fasciava un pò di cosce come degli shorts. Di sopra aveva una cerniera aperta sino sotto in seno in cui si intravedeva un altro tessuto rigido di color bianco perla brillantinato. Ai piedi degli stivaletti corti con delle borchie sui lati, sempre neri. Era total black e si rispecchiava molto in questo tipo di stile: pensava che aveva un anima nera. Era come la morte, veniva senza preavviso e strappava via la vita alle persone.
Si sistemò i capelli con entrambe le mani facendo un movimento dal basso verso l'alto. 
Mise tutti i vestiti che aveva appena tolto nel borsone e lo nascose per bene dietro la porta così che nessuno l'avrebbe notato.
Il bagno era situato quasi dietro il palco, così non le venne difficile fiondarsi lì correndo.
Aveva praticamente lavorato a questa 'esibizione' da quando si era informata per affittare il locale per quella sera e le ragazze si erano offerte di aiutarla.
Salì sul palco mettendosi dietro il microfono cominciando a sistemarlo. Nel frattempo il dj fermò la musica.
- Buonasera - disse.
Tutti si voltarono verso Hinata e lei si sentì con i riflettori puntati addosso... e in effetti era così.
- Naruto - attirò l'attenzione del ragazzo che si fece spazio tra la folla mettendosi davanti a lei.
- Volevo dedicarti una canzone. Sò che non è un regalo a tutti gli effetti, ma per quello vero e proprio dovrai aspettare domani - sorrise - Sei un ragazzo fantastico e come tutti dovevi avere la tua festa per i tuoi diciott'anni ed eccola quì. Sò che non è perfetta ma noi abbiamo fatto il possibile per farti ricordare quanto ti vogliamo bene e ci teniamo a te. Quindi... ti faccio gli auguri con tutto il mio cuore - 
Adesso il tabellone dietro il palco segnava '00.00'. La mezzanotte era scattata e Naruto aveva ufficialmente compiuto diciott'anni.
La musica iniziò e Hinata, prima incertamente e poi sempre più sicura cominciò a cantare.
Quanto le mancava aprire la bocca e emettere solo suoni che facevano sorridere la gente o anche farla rimanere senza parole. Piano piano, si ricordò come si faceva e andò avanti così.
Finalmente non poteva più mentire a nessuno, quello che cantava era tutta la verità.

Do you ever feel like a plastic bag,
drifting through the wind
wanting to start again?
Do you ever feel, feel so paper thin
like a house of card,
one blow from caving in?

Do you ever feel already buried deep?
Six feet under the screas but no one seems to hear a thing
Do you know  that there's still a chance for you
'Cause there's a spark in you

You just gotta ignite, the light, and let it shine
Just own the night like the fourth of july

'Cause baby you're a firework
Come on, show'em what you're worth
Make'em go "Oh!Oh!oh!"
As you shoot across the sky-y-y

'Cause baby you're a firework
Come on, let your colors burst

Make'em go "Oh!Oh!oh!"
You're gonna leave'em falling down-own-own

You don't have to feel like a waste of spae
You're original, cannot be replaced
If you only knew what the future holds
After the hurricane comes a rainbow

Maybe your reason why all the doors are closed
So you could open one that leads you to the perfect road
Like a lightnight bolt, your will blow
And when it's time, you'll know

You just gotta ignite, the light, and let it shine
Just own the night like the fourth of july

'Cause baby you're a firework
Come on, show'em what you're worth
Make'em go "Oh!Oh!oh!"
As you shoot across the sky-y-y

'Cause baby you're a firework
Come on, let your colors burst
Make'em go "Oh!Oh!oh!"
You're gonna leave'em falling down-own-own

Boom, boom, boom
Even brighter than the moon, moon, moon
Boom, boom, boom
It's awlays been inside of you, you, you
and now it's time to let it through-ought-ought

'Cause baby you're a firework
Come on, show'em what you're worth
Make'em go "Oh!Oh!oh!"
As you shoot across the sky-y-y

'Cause baby you're a firework
Come on, let your colors burst
Make'em go "Oh!Oh!oh!"
You're gonna leave'em falling down-own-own

Boom, boom, boom
Even brighter than the moon, moon, moon
Boom, boom, boom
Even brighter than the moon, moon, moon


Aveva il fiatone e subito i suoi occhi corsero a Naruto e a Sai che stavano applaudendo.
Gli mimò un 'vi voglio bene' e subito dopo Ino, Karin e TenTen salirono sul palco a si appostarono alla sinistra di Hinata e partì la musica.


I hear you heart beat to the beat of the drums
Oh what a shame that you came here with someone
So while you're here in my arms
Let's make the most of the night like we're gonna die young

We're gonna die young
We're gonna die young

Let's make the most of the night like we're gonna die young


A quel punto, nessuno poteva imporle regole e si scatenò come non mai. 
Scese dal palco per poi salire in tavolino, dove c'era seduta comodamente Sakura che cercava di ignorarla ma le si fiondò davanti e cantando cominciò a farle dei gesti un pò sgradevoli che la rosa non gradiva affatto. Ma Hinata in quel momento voleva farle notare che non aveva paura e che anzi poteva essere in grado di fare quello che voleva senza porsi alcun limite.


Let's make the most of the night like we're gonna die young
Young hearts, out our minds
Runnin' like we autta time
Wild childs, lookin' good
Livin' heard just like we should
Don't care whose watching when we tearing it up (You know)
That magic that we got nobady can touch (For sure)

Looking for some trouble tonight
Take my hand, I'll show you the wild side
Like it's the last night of our lives
We'll keep dancing till we die

 I hear you heart beat to the beat of the drums
Oh what a shame that you came here with someone
So while you're here in my arms
Let's make the most of the night like we're gonna die young

We're gonna die young
We're gonna die young

Let's make the most of the night like we're gonna die young


Adesso stava in piedi sopra il tavolo e cantava a squarcia gola. La rosa si allontanò e sul viso della corvina si disegno un sorrisino malefico.
Fece salire Naruto e iniziò a cantare in un modo sempre più sensuale girandogli attorno.
Let's make the most of the night like we're gonna die young

Young hunks, taking shots
Stripping down to dirty socks
Music up, gettin' hot
Kiss me, give me all you've got
It's pretty obvious that you've got a crush ( You know)
That magic in your pants, it's making me blush (For sure)

Looking for some trouble tonight
Take my hand, I'll show you the wild side
Like it's the last night of our lives
We'll keep dancing till we die

 I hear you heart beat to the beat of the drums
Oh what a shame that you came here with someone
So while you're here in my arms
Let's make the most of the night like we're gonna die young

I hear you heart beat to the beat of the drums
Oh what a shame that you came here with someone
So while you're here in my arms
Let's make the most of the night like we're gonna die young

We're gonna die young
We're gonna die young

Let's make the most of the night like we're gonna die young


Ritornò sul palco e l'ultima strofa la finì lì sopra con gli occhi di tutti puntati addosso.
Tutti applaudirono e Hinata si sentiva morire, era senza fiato e sudata. 
Alla fine con un debole grazie scese dal palco.
Non ebbe neanche il tempo di focalizzare che Naruto le saltò addosso - Sei stata fantastica, non sapevo che sapessi cantare così bene -
- Ci sono molte cose che preferirebbe tenere per se di solito, ma per te ha fatto un eccezione - disse Gaara avvicinandosi.
- Ah... - rimase a fissarlo come se avesse detto qualcosa che non andava - Grazie ancora Hinata - si girò e spari.
- Sei stata bravissima - le sorrise.
- Lo so - rise dandosi delle arie.
Le ragazze le si fiondarono addosso e lei con il fiato che le rimaneva ebbe soltanto il tempo di dire - Siete state fantastiche, grazie di tutto! -
- Hai visto la faccia di mio cugino? Era così contento! - disse Karin tirandola a sè e abbracciandola forte come farebbe una vera amica.
E in quel punto Hinata pensò subito che non aveva mai avuto un amica, una vera amica. Aveva passato la sua infanzia e la sua adolescenza giocando solo con i ragazzi. Con loro si trovava meglio. Forse perchè era stata cresciuta solo dal padre?
In ogni caso non aveva la femminilità che avevano tutte le ragazze della sua età. Non le importava di cosa pensavano gli altri. Non le era mai importato.
Si ricorda che quando era al primo anno di liceo una ragazza ( la solita popolare nel gruppo delle cheerleader ) le aveva fatto notare come si comportava in maniera rozza e le aveva anche dato della maleducata. Il giorno dopo la ragazza si era ritrovata il suo armadietto pieno di maionese e ketchup. Dio solo sà che cosa aveva passato per ripulire tutte le sue cose tra cui libri, quaderni e la sua uniforme di riserva.
Sciolse l'abbraccio e disse - Vado a prendere una boccata d'aria, scusate -
Non ce la faceva più. Dopo essersi scatenata aveva bisogno di una ventata d'aria fresca e di respirarla a pieni polmoni.
Tutti le erano saltati addosso e aveva sentito sempre più caldo, era ora di staccare un pò. Aveva pensato a tutto durante l'intera serata.
Prese il suo borsone dal bagno e si avviò verso la porta sul retro. Era fatta di ferro pesante e si poteva aprire solo dall'interno. Quando l'aprì il vento le colpi prima il viso e poi tutto il resto del corpo procurandole un brivido. Poi prese un mattone e bloccò la porta per non farla chiudere. 
Fece cadere di peso il borsone e inspirò forte.
Il retro del locale dava in un vicolo buio e con un odore sgradevole anche se nei paraggi non aveva visto spazzatura. Il pavimento era appiccicaticcio e anch'esso maleodorante.
Si accorse solo dopo di una sagoma scura che la stava fissando nel buio. Era appoggiato con le spalle al muro.
Aveva una sigaretta in mano e dalla sua bocca usciva del fumo.
- Bella performance - disse e Hinata riconobbe subito quella voce.
- Era un complimento o sbaglio? -
- Non c'è bisogno di mentire su queste cose. Hai cantato bene - 
- Dimmi che è un sogno ti prego - disse sarcastica.
Il ragazzo si fece avanti, sempre con la sigaretta in mano. La luce del lampione più vicino arrivava fioca ma bastava a sottolineare i suoi lineamenti e far quasi brillare la sua pelle bianca come il latte. Se si trovava in un libro avrebbe sicuramente pensato che fosse un vampiro.
- Smettila - le disse secco - non sto scherzando - quel suo tono arrogante le faceva saltare i nervi e anche questa volta fu così.
- Non credevo che fumassi - cambiò argomento lei.
- Beh adesso lo sai - fece un tirò lungo e si avvicinò a Hinata.
- Il fumo fà male. Secondo me dovrebbero illegalizarlo nella maggior parte dei paesi -
- Anche l'amore fà male. Eppure è sempre legale - le buttò una nuvola di fumo in faccia.
- Mh, su questo non ti dò torto. Ma almeno potresti spostarti? Sto morendo asfissiata -
Non le rispose, semplicemente la fissò e buttò la sigaretta a terra che produsse un suono simile al ferro incandescente che si raffredda nell'acqua fredda.
Neanche lei gli tolse gli occhi di dosso. Lo affrontò, come sapeva fare.
Se ci fosse stata un altra ragazza al posto suo sicuramente avrebbe abbassato gli occhi timidamente e sarebbe arrossita. Ma lei no.
- Perchè sei venuto? - gli chiese con decisione.
- Sai non avevo niente da fare... ero nei paraggi... -
- Smettila - sbottò - Sei venuto per lui. Ti è così difficile ammetterlo? -
- Io non sono venuto per nessuno. Ti ho già detto che ero nei paraggi e volevo fare un salto, tutto quì - si girò dandole le spalle ma lei insistette e gli si mise davanti. Adesso la luce fioca lo illuminava meglio di prima. Indossava una camicia bianca e dei jeans neri.
- Ti ho detto di smetterla Uchiha. Basta fare il duro a cui non importa niente di nessuno -
I suoi occhi rimasero come paralizzati, a fissare sempre lo stesso punto: gli occhi di lei.
Era in contrasto tra di loro: lei occhi chiari come uno specchio d'acqua, lui occhi neri come la pece, come le profondità dell'oceano.
- MANI IN ALTO! - una voce gridò a squarcia gola interrompendo la loro discussione.
- HO DETTO MANI IN ALTO! - gridò l'uomo insieme a altri due suoi colleghi.
Hinata e Sasuke non seppero che fare in quel momento. Erano stati presi alla sprovvista.
In meno di un secondo i due ragazzi si ritrovarono spalle al muro e tre pistole puntate contro. Le mani in alto ma sembrava che non fossero spaventati, solo sorpresi. A Hinata le serviva tempo di pensare a qualcosa: se scappare o vedere cosa volevano. Guardò Sasuke, che fino a quel momento non aveva proferito parola, e lui la capì al volo.
Presero tutti e due la rincorsa verso la loro destra. Percorsero una lunga stradina buia con soltanto muri sia a destra che a sinistra. Alla fine arrivarono ad un vicolo cieco putrido e puzolento.
Ecco da dove veniva quel odore pensò Hinata.
Sasuke si fermò ma Hinata lo strattonò per il polso - Dobbiamo scavalcare il muro, non è molto alto -
In effetti non era molto alto, non arrivava nemmeno a due metri.
Hinata fece due passi indietro e prendendo la ricorsa, appoggiò saldamente il piede sul muro e con l'altro si dette la spinta necessaria per aggrapparsi in esso. E ci riuscì.
Salì sopra e sentì le voci degli uomini che stavano arrivando. Stava per dire a Sasuke di sbrigarsi ma se lo ritrovò accanto. La prese per mano - Andiamo! -
Corsero per qualche metro e poi saltarono giù da quel muro che avevano scoperto era il tetto di un qualcosa. 
Si ritrovarono in mezzo ad una strada ampia. Un semaforo che diceva alle vetture quando fermarsi e quando ripartire, delle normali strisce pedonali che la attraversavano e nessun altro per strada che loro due e le grida degli uomini al di là del muretto. 
- Che cosa vogliono da noi? - chiese Hinata guardandosi intorno per orientarsi. Al di là della strada c'era una grande inferriata che divideva il marciapiede da uno di quei giardini pubblici.
- Ho un idea, ma spero vivamente che mi sto sbagliando - rispose il corvino.
- Vieni - la ragazza attraversò la strada e si arrampicò nell'infferiata e Sasuke la seguì. Si ritrovarono nel parco e alle loro spalle sentirono gli uomini seguirli. 
- Andiamo! - Hinata ricominciò a correre dopo aver adocchiato un punto strategico dove potevano nascondersi... o attaccare.
Era un punto del parco pieno di alberi alti e fitti.
- Dobbiamo arrampicarci per nasconderci - di guardò intorno. Era buio e non si vedeva niente ma gli occhi di Hinata erano così allenati che potevano vedere anche nel buio più pesto. E oltre alla vista si aiutava con gli altri sensi. Tastava le cortecce dei tronchi per capire se la pianta era in grado di sorreggere il loro peso. Sentiva l'odore degli uomini farsi sempre più vicino e le sue orecchie sentivano ogni fruscio, ogni spostamento d'aria che non fossero il loro.
- Quì - sussurrò così piano che neanche lei si sentì. Saltò e si sorresse al ramo robusto sopra la sua testa e lanciò tutto il suo peso in avanti per poi ritrovarsi sopra di esso. Tese una mano a Sasuke e lo aiutò a salire. 
Si ritrovarono a quattro metri da terra ad attendere il nemico. Sasuke voleva farla finita con questa storia e dopo essersi nascosto, voleva solo scappare di nuovo. Ma Hinata aveva in mente qualcos'altro e non era la fuga. 
Il sangue le ribolliva nelle vene che sentiva le pulsazioni del cuore nelle orecchie. L'adrenalina si stava impossessando di lei e da quì a un minuto dopo non avrebbe capito più niente, solo distruzione e sangue.
Attraverso il fogliame secco e arido i ragazzi notarono che c'erano solo due uomini. E a quel punto a Hinata non importava più niente, sentiva il battito che accelerava secondo dopo secondo e, in preda alla follia, saltò giù dall'albero atterrando in una posa felina prendendo lla sprovvista il primo uomo, che si girò e la vide a pochi centimetri di distanza dal proprio volto.
- Hey ciao - disse la ragazza con finta sorpresa e con una mossa fulminea gli spezzò il collo prima che lui connettesse tutto quello che stava succedendo.
- Brutta bastarda! - disse l'altro uomo puntandole addosso di nuovo la pistola - Ferma dove sei o sparo! -
Lei alzò le mani in segno di arresa ma allo stesso tempo sorrideva e lo guardava come una bambina che faceva i capricci.
- Che cosa vuoi? - le chiese.
- Che cosa voglio io? Non sei molto adatto a fare questo lavoro, vero? - rise per un attimo e poi tornò seria in un solo colpo - Io dovrei chiedervi cosa volete da me. E non il contrario -
- Sei tu... - l'uomo era rimasto senza parole. Per via del buio non si era accorto che la ragazza davanti a lui era Hinata.
- Dov'è il ragazzo? - chiese quest'ultimo.
- Mmm... - Hinata si mosse solo per accarezzare la corteccia di un albero alla sua destra - Non è quì. Mi dispiace -
- Menti -
- Risponderò alla tua domanda dopo che tu risponderai alla mia - disse senza esitazione.
- Sta ferma - una voce parlò dietro di lei e senti qualcosa di duro contro le sue scapole - Ferma o ti ammazzo quì, all'istante -
Hinata s'irrigidì e poi il sorriso di prima fece capolino nel suo volto. Era evidente che ormai era fuori controllo.
Il secondo uomo la fermò in modo tale che non potesse muoversi: un braccio intorno al collo e la pistola puntata nella tempia della ragazza. 
- Dov'è il ragazzo? - chiese.
- Non lo so, davvero - la sua voce era passiva come se stesse ripetendo la lezione del giorno al suo professore.
- Dov'è il ragazzo? O ti giuro che ti faccio saltare la testa come hai fatto con il nostro collega -
La ragazza non emise suoni ma qualcosa si mosse nel buio - Lasciatela stare - disse Sasuke.
- Ah eccolo il piccolo principe - disse sarcastico il primo.
- Che cosa volete? - gli chiese il ragazzo.
- O forse chi vogliamo. Ma sembra che la tua amica non voglia collaborare. Dille di stare calma -
- Sono l'ultima persona a cui darebbe retta - disse il corvino. Lui si trovava in mezzo, tra il primo uomo e Hinata che scalciava e si divincolava.
- Volete me allora eh... poco male, almeno non potete uccidermi - sferrò una gomitata all'uomo che la teneva stretta e lui quasi cadde all'indietro. Con un solo scatto gli prese la pistola e la buttò tra i cespugli spogli per poi spezzargli il collo come aveva fatto con il primo. Ma non le bastò così si accovacciò sopra di lui e con un masso grande quanto la sua mano, cominciò a colpirgli la testa. Diversi rivoli di sangue fecero capolino dalla testa dell'uomo ormai morto. Ma Hinata continuava imperterrita, come se avesse visto uno scarafaggio e volesse ucciderlo a suon di scopa. Si sentiva il petto esplodere come se fosse stata rinchiusa in una teca di vetro piena di acqua e stesse guardando se stessa fare quelle cose orribili, e per di più sotto gli occhi del ragazzo. Si guardò le mani sporche del sangue fresco e color rubino. Si alzò e andò in contro all'altro uomo.
- Ferma o uccido il ragazzo. Poco male per me, lui non ci serve - l'uomo fece inginocchiare Sasuke davanti a se e gli puntò l'arma sopra il cranio.
Hinata si sentiva il cuore scoppiare per l'eccitazione ma appena vide Sasuke in quella situazione qualcosa nella sua mente si liberò dandole sollievo come un palloncino che vieni liberato in aria. Sentiva il sudore imperlargli la fronte e scendere come gocce di pioggia per il viso. Con il dorso della mano si liberò del sudore nella guancia destra lasciando un pò di sangue nel tratto dove si era pulita.
Il suo battito tornò regolare e con lui, anche il respiro. Si guardò intorno come persa tra se e se. E poi vide l'uomo e Sasuke - Lascialo stare - le venne d'istinto dire quelle parole.
L'uomo si accorse che si era svegliata dal suo stato di "trans" - Guardati intorno piccola Hyuga, hai fatto una carneficina e non mi sorprenderei se io sarò il prossimo -
- Lascia stare il ragazzo - ripetette per la seconda volta.
- Ti piacerebbe se gli sparassi, proprio adesso? - Sasuke sentì la pressione sulla sua testa e gli mancò il fiato.
- Lui non centra niente, lascialo andare! - ringhiò.
- Sei un mostro - disse semplicemente e Hinata rimase a fissarlo sconcertata - Sei una belva - La ragazza cominciò a sentire niente, solo il rumore del suo sangue che scorre nelle vene. Il cuore che ricominciava a battere all'impazzata.
- Non sentirlo! Non starlo ad ascoltare! - gridò Sasuke.
L'uomo rise chiudendo gli occhi e godendo della sua vittoria temporaneamente. Perchè quasi riaprì sentì una voce dietro di lui - E tu allora cosa sei? - e non vide più niente.
Sasuke si rialzò e si girò di scatto verso la ragazza. Tra di loro il corpo dell'uomo morto. Respirava freneticamente e non riusciva a credere a quello che era appena successo.
Hinata si guardava le mani impaurita e disgustata e sapeva bene, che se non fosse stata per la presenza di Sasuke, si sarebbe lasciata divorare da un pianto senza fine. Ma Sasuke la vedeva tremare e questo bastò per preoccuparlo. Lui che non si preoccupava mai di nessuno. Sentiva il suo corpo trafitto da mille spilli ma si fece coraggio come aveva sempre fatto e parlò - Dai, andiamo -
Sasuke fece per incamminarsi quando sentì la voce tremante della ragazza - Sono un mostro -
Si girò di colpo - Non lo sei, non potresti mai esserlo - le appoggiò una mano sulla spalla come per confortarla - Andiamo  -
Non sapeva cosa fare in situazioni del genere, non aveva mai avuto modo di provare le sue doti da perfetto amico consolatore. Ma a Hinata bastò quel semplice toccò a risvegliarla dai suoi pensieri oscuri.
Andarono alla fontanella del parco e Hinata si inginocchiò vicino ad essa. Sasuke fece lo stesso e dopo che il piccolo getto d'acqua le colpì le mani piene di sangue sporco e raggrumato, il ragazzo prese le mani della corvina e cominciò a lavare via la sporcizia. Mentre le toccava le mani si accorse di quanto, in confronto alle sue, erano piccole e delicate. Gliele massaggiava delicatamente sotto l'acqua finchè la pelle risultò diafana e pulita come quella di sempre. Lei lo guardò con gli occhi persi, lui sapeva che stava ancora pensando a quello che successe. Glielo leggeva negli occhi.
Si accorse che la guancia destra di Hinata era un pò sporca, così con la mano umida, le passò il pollice sopra togliendo via quello che rimaneva del sangue.
- Grazie - sussurrò.
La fece rialzare prendendola per le mani bagnate - Andiamo a casa - 
Uscirono dal parco scavalcando il cancello come avevano fatto prima. Sasuke controllò l'orario - Sono quasi le tre. E' tardi -
Hinata per tutto il tragitto non proferì parola. Sasuke, conoscendola, scommise che non lo avrebbe lasciato in pace facendogli domande assurde come 'qual'è il tuo colore preferito?' e cazzate varie. Ma non questa volta.
Notò che aveva delle mezze lune scure sotto gli occhi e che quelli gridavano senza che nessuno li sentisse. Aveva lo sguardo di qualcuno che si era appena svegliato e aveva ancora bisogno di dormire.
Poi parlò, dalla prima volta che avevano cominciato a camminare verso casa - Perchè hai detto a quelli di lasciarmi? Perchè non sei scappato invece di farti scoprire? Potevi benissimo andartene via senza che sospettassero di niente - 
Lui non rispose. Semplicemente le fece la stessa domanda - Perchè quando hai visto che quell'uomo mi aveva puntato la pistola addosso ti sei fermata? Perchè non te la sei data a gambe anche tu? -
Tutti e due con lo sguardo fisso sulla strada che percorrevano.
- Rispondimi e non fare altre domande - sbottò lei.
- E' il modo in cui rispondo - le disse Sasuke.






Salve ragazzi! Ecco il nuovo capitolo e spero vivamente che vi sia piaciuto!
Quì per la prima volta succede qualcosa di strano ai nostri protagonisti principali. 
L'incapacità di Hinata di resistere alla distruzione in seguito creerà molti problemi che, man mano, scoprirete con il tempo.
Fatemi sapere che ne pensate!
Il prossimo capitolo sarà pronto giorno 31! 
Un bacio, 
I_MissYou

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Capitolo 9
*** Betrayals and new alliances. ***


Betrayals and new alliances


Il vero e proprio autunno si faceva sentire. Grandi folate di vento ricoprivano ogni centimetro di terra con foglie color bronzo, oro e verde scuro. Quel giorno la città venne invasa da una piogerellina persistente e quel punto il freddo si faceva sentire sempre di più giorno dopo giorno. 
Hinata si era svegliata di mal umore quel giorno e non ne voleva sapere di andare a scuola. Dopo essersi lavata per bene scese di sotto e trovò Mikoto che preparava la colazione in cucina e insieme a lei Itachi.
Entrò a passi cosi impercettibili che nessuna si accorse della sua presenza così esordì con un 'buongiorno' pieno di stanchezza.
- Buongiorno. Che brutta cera - Itachi le fece notare che non aveva un aspetto incredibile.
- Mi sento male. Ho vomitato tutta la notte - disse sedendosi in uno degli sgabelli - Voglio un caffè -
Mikoto le si avvicinò con una tazza piena di caffè fumante appena fatto - Buongiorno - le sorrise.
Hinata cercò di ricambiare ma proprio non ce la faceva e disse solo un flebile 'grazie'. 
Sasuke entrò con la sua solita aria 'sono io che comando il mondo' senza salutare nessuno.
- Un buongiorno sarebbe gradito, grazie. Non per cosa... ma è semplicemente pura educazione e rispetto verso gli altri - disse Hinata irritata.
La fulminò con lo sguardo e si prese un caffè.
Itachi si alzò finendo a malapena il suo latte di fretta - Devo andare. Ho una lezione importante - si avvicinò a Hinata e le stampò un bacio sulla guancia - Se non te la senti a scuola non andarci. Si vede che stai male - le accarezzò i capelli e se ne andò di fretta dopo aver salutato sua madre e Sasuke.
- E' tutta colpa di quel film idiota che mi hai fatto vedere ieri - disse a Sasuke.
- Quel film idiota ha vinto non so quanti oscar - le rispose per le rime.
In effetti Hinata la sera prima si era annoiata così tanto che disse a Sasuke - E' il solito polpettone rosa! Me lo potevi dire prima! Ti prego raccontami la trama e facciamola finita oppure andiamo alla parte che dobbiamo recitare! -
Beh non era andata come voleva Hinata e Sasuke glielo fece guardare tutto fino alla fine.
- Pft. Solo perchè c'è quel figo della madonna di Leonardo Di Caprio - sbottò lei.
- Ma dici sul serio? - le chiese incredulo.
- Al piccolo Uchiha piacciono i polpettoni rosaaa!! - si mise a ridere.
- Ho capito, me ne vado - posò la tazza e si diresse verso la porta d'ingresso. Lei come una bambina lo seguì fino a quando non uscì di casa gridandogli che gli piacevano i polpettoni rosa.
- Sai Mikoto? Hai un figlio impossibile - disse rientrando in cucina - Come hai fatto a crescerlo? No, sul serio. Fossi stata in te lo avrei abandonato in un orfanotrofio - si risedette e aggiunse altro caffè a quello di prima.
Alla donna diedero fastidio le ultime parole di Hinata, ma dal suo tono dedusse che non stava dicendo sul serio - E' l'amore per un figlio. Quando sarai madre lo capirai - disse la signora sorridendo.
Si sedette anche lei, davanti a Hinata e cominciò a parlare - Sasuke non era così. Da piccolo era adorabile. Un bambino solare. Amava suo fratello Itachi più di ogni altra cosa, forse più di me e suo padre. Per lui era l'esempio da seguire e quando gli chiedevi che cosa voleva fare da grande ti rispondeva che voleva diventare come prima cosa come suo fratello: un ragazzo capace in tutto. 
Poi successe qualcosa e lui è cambiato. Diceva continuamente di voler diventare l'erede di suo padre, voler ereditare tutte le aziende di sua proprietà. E lì io perdetti mio figlio: non era più lo stesso. Continuava a mettere la sua istruzione prima di tutto ( e infondo aveva ragione, è molto importante per un ragazzo andare a scuola ) ma lo faceva in modo sbagliato. Era come se avesse i paraocchi. Per lui esisteva soltanto suo padre e il suo futuro.
Cominciò a mettere da parte me e Itachi e solo Dio sà quanto abbiamo sofferto e quanto soffriamo tutt'ora -
Mikoto non ce la fece a trattenere le lacrime e quelle cominciarono a rigarle il volto come fiumi che scavano la terra creando dei canyon.
Hinata parlò per la prima volta in quel istante dopo aver trattenuto il fiato per diversi secondi, forse minuti - Hai detto che prima del cambiamento successe qualcosa. Tu sai cosa? -
La donna si asciugò le lacrime - Ero e sono convinta che centri qualcosa suo zio. Il fulcro della famiglia Uchiha: Madara. Ne sono sicura -
- M- Madara? Ho già sentito questo nome... - disse Hinata quasi balbettando.
- E come non conoscerlo? E' uno degli uomini più spregevoli del mondo. E' conosciuto per la sua fama da dittatore. E quel uomo mi ha portato via mio figlio. Il mio bambino - cominciò a piangere a dirotto, più di prima.
Hinata la guardò per svariati minuti singhiozzare nelle lacrime poi si alzò e si avvicinò a lei. L'abbracciò delicatamente per rassicurarla e lei, disperatamente, affondò in quel abbraccio.



Dopo aver ricevuto le informazioni necessarie Hinata salì in camera e mandò un messaggio ad Asuma per un incontro.
Incontriamoci al terzo lampione della prima traversa tra quindici minuti. A dopo.
Mandato il messaggio, si preparò di fretta e furia e uscì di casa inventandosi la scusa di andare dal medico. Hinata si sentiva male, ma il suo lavoro veniva prima di tutto.
E ovviamente, il senso di colpa non tardò ad arrivare prima che lo facesse Asuma.
Cosa le importava? Perchè sentiva quel peso che le gravava sulle spalle come mille macigni?
Arrivò sul posto e trovò Asuma che l'aspettava con Gaara e la prima cosa che disse fu - Che cosa ci fai tu quì? -
- Sono con Asuma oggi. Indagini extra - disse il ragazzo.
- Quali indagini extra? Perchè non mi avete detto niente? -
Gaara la prese per il polso e la fece entrare e sedere nel sedile posteriore di un taxi fermo vicino al marciapiede e si chiuse la portiera alle spalle.
Asuma si sedette avanti. Hinata dopo un pò focalizzò per bene la scena e notò che il conducente era Kurenai.
- Oh ciao Kurenai, da quanto tempo - disse sorridente.
Gaara le schioccò le dita davanti al viso per svegliarla - Ma ci sei o ci fai? -
- Non cambiare argomento! Vi ho chiesto quali indagini extra stavate portando avanti? - chiese.
- Hinata - disse il rosso con un tono di voce calmo - non stai portando avanti la tua missione come dovresti -
- Che cosa? - chiese incredula.
- Praticamente mezza scuola ti conosce. Aiuti gli altri come se fossero cuccioli abbandonati, fai amicizia con il fratello maggiore e per concludere cosa fai? Ti metti a cantare ad un compleanno e a provocare una ragazza che prova odio nei tuoi confronti - disse Gaara perdendo la ragione - Ti stai facendo coinvolgere sentimentalmente e questo lo sai, non và bene -
- Ha parlato quello che siè portato una ballerina di bourlesque a letto quando eravamo in missione a Parigi! - disse sarcastica - E' la mia copertura! Devo farlo! Se faccio la nerd che non ha nessun amico potrei mai ricavare informazioni? -
- Non lo stai facendo bene - disse secco Asuma.
- Non ci credo... ma dite sul serio? - chiese di nuovo.
- E in più quel tuo problemino... - disse Kurenai.
- Quale problemino? -
- Ha visto Asuma come hai trattato quell'uomo in centrale - continuò la donna.
- Non... voi non vi fidate di me - disse infine sfinita.
Scese un silenzio tombale tra i quattro. Hinata lì fisso uno per uno per cercare un pò di conforto: prima Asuma, poi Kurenai e infine Gaara. Colui che l'aveva sempre protetta, colui che aveva rischiato la sua vita per lei, colui che quando aveva bisogno c'era sempre.
Hinata cominciarono a bruciarle gli occhi - Asuma, Kurenai... si, fate il vostro lavoro e volete assicurarvi che tutto vada liscio - spostò il suo sguardo una seconda volta su Gaara - Ma tu... perchè? Credevo mi appoggiassi in qualsiasi decisione io prendessi... forse dopo anni mi sono sbagliata su tutto - aveva il tono calmo. Troppo calmo notò Gaara e capì che stava veramente male.
Hinata a quel punto aprì la portiera. Ma prima di scendere disse le sue ultime parole - Finirò questa missione a modo mio fanculo - scese e sbattè la portiera dietro di se.
Mandò un messaggio a Minato chiedendogli subito se potevano vedersi. Rispose subito con un sì e lei si diresse al cafè dell'altra volta.
Raggiunse subito il cafè. Non distava molto dal punto in cui si trovava e notò che Minato ancora non c'era.
Decise di entrare e sedersi ad un tavolo ordinando qualcosa in sua attesa e così fece.
L'uomo si presentò subito - Scusa del ritardo, ma stavo finendo di aggiornare Jirayia sugli ultimi eventi - si sedette - perchè hai chiesto di vedermi? -
- Perchè la squadra di Asuma non si fida più di me dicendo che mi faccio trasportare dalle mie emozioni e bla bla bla - disse velocemente senza guardarlo.
Si accomodò di fronte alla ragazza - Ah... in effetti ho sentito qualcuno lamentarsi di questo. Ma che cosa centro io? -
- Adesso sarai tu la mia 'squadra'. Riferirò tutto quanto a te, ok? - disse tutto senza vergogna e senza chiederlo. Era un ordine.
Minato divenne bianco - Ma come... - non finì di parlare che subito Hinata lo guardò fulminandolo.
- E' in cambio del favore che mi avete chiesto. Naruto è uno dei problemi principali del perchè non si fidano di me. Quindi o accetti o non lo sorveglio più -
Minato si sentiva le mani sudate. Avrebbe fatto di tutto per Naruto quindi accettò.
- Ascoltami ho scoperto una cosa importante oggi. Il fiore all'occhiello degli Uchiha non è Itachi - lo guardò.
- E allora chi è? - chiese Minato quasi incredulo.
- Quello più improbabile: Sasuke. Oggi la madre mi ha raccontato un pò del passato della famiglia e dice che hanno cambiato letteralmente il modo di essere del più piccolo per i loro scopi che noi sappiamo che non sono così puri come fanno credere a tutti. E' solo una delle tante pedine sotto il controllo di Madara... mi ha fatto il suo nome -
Il biondo era rimasto a boccaperta però poi parlò riprendendosi un pò - Madara. Finalmente qualcosa su di lui, ci sarà molto utile questo. E comunque sei venuta a conoscenza di che cosa ci sarà sabato spero? -
- Ma certo il ballo annuale e io sarà presente. Ma come già sai il padre sarà a Detroit -
- Devi stare attenta. Ci saranno molti pezzi grossi, e sicuramente guardie del corpo, agenti e così via - disse.
Continuò - Ancora non abbiamo scoperto niente a Detroit. Appena Fugaku sarà lì, lo verremo a sapere e ci daremo da fare -
- E' bello fare affari con te - gli sorrise.



Hinata era distesa sul divano con addosso solo una canottiera e i pantaloni del pigiama.
Appena arrivata a casa si era sentita di nuovo male e aveva vomitato circa sei volte nell'arco di tutta la giornata. Non sapeva che cosa le succedeva e continuava a ripetersi che starà meglio. Ma non era così.
Sentì la porta d'ingresso aprirsi e qualcuno entrare.
Hinata gridò con tutta la voce che aveva per farsi sentire - Se sei un ladro per favore porta tutto quello che vuoi tranne il divano e la tv, quelli mi servono! -
Si ritrovò Sasuke davanti nella sua divisa scolastica - Certe volte mi preoccupi. Non so se dici sul serio o scherzi - 
- Non lo so nemmeno io. Ma ci tengo al divano e alla tv - disse sforzandosi di farsi sentire.
- Hai un aspetto orribile - le disse.
- Anche tu sei bello come una rosa, grazie - 
- Dico sul serio. Ti senti ancora male? - chiese con disinvoltura sedendosi nell'altro divano di pelle color nero.
- Mh si - disse a malapena.
Il corvino appoggiò i propri gomiti sulle ginocchia e cominciò a parlare seriamente - A proposito di quella notte... -
Hinata trasalì come un gatto cui si rizzano i peli della pelle. Si alzò di colpo - Ma quale notte? - rise sarcastica dirigendosi in cucina.
Hinata non aveva proferito parola sull'accaduto dalla stessa notte in cui erano rientrati in casa di soppiatto senza destare sospetti al resto della famiglia. Voleva indagare da sola e vedere chi le aveva dato la caccia quella sera e come sapeva che era alla festa di Naruto.
Non voleva parlare con Sasuke perchè aveva paura di sembrare troppo 'portata' a fare le ricerche e a scovare i colpevoli. Da quel giorno aveva fatto finta di niente e appena Sasuke voleva parlarne s'inventava una scusa, anche banale, e se ne andava a fare tutt'altro.
La seguì - Lo sai di che parlo. E' da quel giorno che eviti l'argomento ma per tua informazione ci stavano quasi per ammazzare. Non vorresti sapere chi c'è dietro tutto questo? -
Hinata aprì il frigo e cercò qualcosa da bere. Non mangiava niente da due giorni - Ci dev'essere un motivo se lo evito. Non voglio parlare e soprattutto non voglio ricordare. E di nuovo no, non voglio sapere chi c'è dietro tutto questo - prese un succo d'arancia e ne bevve un sorso.
- Lo so che non è stata l'esperienza più bella di tutta la tua vita ma hai idea di quello che ci stava per succedere? Volevano praticamente ucciderci -
Guardò Sasuke con gli occhi di chi non dormiva da giorni - Grazie per avermelo fatto notare - disse sarcastica.
- La smetti di scherzare? O ti sei scordata che hai ucciso degli uomini quel giorno? - disse secco.
Hinata sentiva un conato di vomito salirle sù per la gola e corse dritta in bagno per liberarsi da quello schifo.
Le aveva ricordato di nuovo quello che aveva fatto. Durante quei giorni si era convinta a non pensarci più e così fece. Voleva dirlo a Gaara, l'unico che l'avrebbe capita e aiutata se avesse potuto. Ma si ricordò subito quello che successe ore prima.
Aveva ucciso, di nuovo.
Ingiustamente.



Era notte, quasi le dodici. E Hinata fu svegliata dalla suoneria del suo telefono, impostata a tutto volume. Cercò a tastoni l'aggeggio sul comodino e lo trovò. Appena vide il nome sul dispaly trasalì ma rispose lo stesso.
- Oh che vuoi adesso? Sono quasi le dodici - rispose come sapeva fare solo lei.
- Voglio parlare. Faccia a faccia - disse il ragazzo dall'altro capo del telefono.
- Adesso vuoi parlare quindi? - cercò di imitare una risata ma non ci riuscì bene - non farmi ridere Gaara - disse infine seria.
Il suo viso era ancora stanco, ma si sentiva già meglio. La nausea le era già passata, aveva solo riposare per riprendere le forze. Ma il ragazzo non aveva voglia di lasciarla in pace finchè non avrebbero parlato a quattrocchi.
- Affacciati - le disse semplicemente.
Si alzò con fatica aprì la porta fatta di vetro del terrazzo e uscì. Si era scordata d'indossare qualcosa così il freddo la colpì come mille lame di ghiaccio. Agganciò coprendosi come poteva con le mani.
Gaara era lì, in piedi.
- Che cosa ci fai quì? - gli chiese con voce bassa ma facendosi sentire da lui e poi gli ordinò  - Vattene - 
- Giulietta dovrebbe dire ' O Romeo Romeo, perchè sei tu Romeo?'. E non mandarlo via - parlò facendo un gesto ampio con le mani e le braccia.
- Infatti: ' Perchè sei tu Romeo?'. Non credeva ai suoi occhi. Si era presentato da lei senza dire niente volendo affrontare l'ira delle loro famiglie! Era un pazzo! - gli disse mentre la sua mente cominciava a traboccare d'ira.
Che cosa ci faceva lì? Che cosa voleva? Magari farle un'altra ramanzina su come ha quasi quell'uomo in centrale? O forse che si era affezionata troppo a quel posto?
Gaara vide Hinata rientrare dentro e chiudersi la porta alle spalle.
Se n'era andata. E lo aveva lasciato lì.
Non voleva più parlargli dopo che l'aveva tradita, era ovvio no? Con sole due parole aveva rovinato tutto quello che avevano costruito come un castello di sabbia possente che veniva portato via da un leggero soffio di vento.
E poi la rivide, in piedi accanto allo stipite della porta d'ingresso. Lo fissava e non capiva se quello sguardo era rancore o felicità.
Gli si avvicinò - Basta cazzate su Romeo e Giulietta. Dimmi che vuoi - gli disse.
Notò subito che tremava dal freddo anche se addosso aveva un cardigan.
- Voglio solo una cosa e adesso non so se la riavrò indietro - aveva le mani lungo i fianchi, sembrava che lui non sentisse il freddo malgrado avesse solo una maglietta a maniche lunghe leggera.
- E cosa vorresti sentiamo -
- Di nuovo la tua fiducia - la guardò negli occhi ma lei non ricambiò lo sguardo e si ritrasse.
- Sai che cosa mi dà più fastidio? La scena del taxi dove d'un tratto mi dici 'Ti stai facendo coinvolgere sentimentalmente e questo lo sai, non va bene' - fece un imitazione di Gaara perfetta e al rosso spuntò un piccolo sorrisetto che più in avanti sparì - Prima credevo di non aver sentito bene, invece dopo ho focalizzato tutto. TU, il mio migliore amico, che mi dice queste stronzate. Si, perchè sono stronzate. E poi anche se fosse, qual'è il problema?
Davvero, non ti capisco. Dopo quello che abbiamo passato insieme, dopo questi anni - il suo tono si affievolì - Volevo anche raccontarti di una cosa che mi era successa e poi prima che potessi farlo mi hai dato uno schiaffo. Si, esatto, quelle parole sono state uno schiaffo in piena faccia. E non puoi capire quanto mi sono trattenuta, perchè, credimi, volevo picchiarti a sangue quando lo hai detto - fece un altro passo indietro avvicinandosi sempre di più alla porta per poi girarsi, fermasi qualche secondo tenendo il pomello e poi rigirarsi in sua direzione come una furia.
- Ah, e sai la cosa che mi fà più incazzare? Che non smetto di pensare a te come il mio migliore amico. Anche dopo quello che hai fatto, ti vorrò sempre bene e per me sarai sempre il mio migliore amico.
Si rigirò ed entrò in casa.
Gaara rivide la porta aprirsi e chiudersi di nuovo ma questa volta Hinata non era più vicino lo stipite... era sparita dentro.
E lui si maledisse infinite volte per essere rimasto a boccaperta durante quello che gli diceva invece di prenderla e abbracciarla forte. Voleva farlo almeno un'ultima volta, perchè sapeva che non avrebbe riconquistato la sua fiducia subito.



Salve ragazzi! 
Forse questo capitolo non è stato il massimo ma il prossimo sarà molto bello a parere mio. Di tutti quelli che ho scritto forse è il migliore! Quindi non perdetevelo!
Alla prossima,

I_MissYou.
P.S: fatemi sapere che ne pensate.

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Capitolo 10
*** The First Dance. ***


The First Dance


 


- Ciao principessa... mi manchi così tanto che sto contando i giorni alla fine dell'anno. Spero che a Natale ci vedremo perchè non ce la faccio più. Ma sono anche orgoglioso, molto orgoglioso di te. Finalmente sei nella tua città natale, spero che tu ti stia divertendo e che ti sia fatta tanti amici. Ti voglio tanto bene, il tuo papà.

- Oh papà, ho così voglia di tornare a casa e abbracciare la mia New York. Vorrei essere lì con te per andare tutte le domeniche come al nostro solito a fare colazione da Starbucks. Quì c'è ma non è la stessa cosa.
Mi sono fatta tanti amici e vorrei tanto che li conoscessi. A Natale tornerò sicuramente a casa per passare le feste insieme, ok?
Mi manchi da morire, la tua principessa.


Hinata finì di digitare le ultime lettere sentendo un pugno in gola. Si stava trattenendo dalle lacrime.
Le mancava così tanto suo padre e non lo avrebbe visto per un bel pò. Le mancava anche New York e il suo caos che non finiva neanche di sera.
Quella mattina si era svegliata in perfetta salute dopo aver preso quel virus intestinale. 
- Hinata! - sentì Itachi chiamarla - C'è qualcuno per te! -
Hinata prese il suo borsone e scese di sotto correndo. Arrivata si trovò davanti Gaara.
- Ma tu non lo capisci il mio alfabeto? A significa A, B significa B,... - stava per continuare imperterrita quando la zittì - Non sono quì per litigare. Volevo solo dirti che tuo padre mi ha chiamato preoccupato per te perchè non rispondevi al telefono -
- Ah... - rimase senza parole. Credeva fosse lì per scusarsi di nuovo.
Buttò il borsone per terra che fino a quel momento era nelle sue mani - Gli ho risposto a un mail. Tutto apposto e grazie per avermi avvertito -  non lo guardava direttamente negli occhi ma li fece girare di quà e di là tutto il tempo e notò Sasuke sulla soglia della porta della cucina che faceva finta di mesaggiare.
- Perdonami - una parola le disse, una parola semplice ma con un grande significato - Sono e sarò sempre dalla tua parte. Fino alla fine -
Hinata incrociò le braccia e sistemandosi i capelli nervosamente, lo guardò - Sei l'unico che non posso guardare negli occhi quando è dispiaciuto o cose del genere. Smettila -
Gli diede le spalle - La prossima volta ci penserai prima di fare una cazzata -
Non riusciva a guardarlo quando faceva così, era l'unico che con quello sguardo le faceva venire voglia di abbracciarlo e riempirlo di baci. Così optò per il 'parla con le mie spalle se proprio vuoi'.
- Va bene - disse - Allora... io vado - 
Hinata non fece il tempo di rigirarsi che sparì subito, non vide neanche la sua ombra allontanarsi. Niente.
Sentì una mano sulla sua spalla - Sicura di quello che hai fatto? - 
- Si - rispose senza troppo barcollare.
- Forse il tuo corpo dice una cosa e il tuo animo un' altra. Pensaci, ok? - la prese saldamente per le spalle e la dirisse in cucina - E' da molto che non mangi e mamma ha preparato tanto cose stamattina. Su forza -
Si sedettero sugli sgabelli e cominciarono a mangiare. 
Hinata sentì lo sguardo di Sasuke su di lei e lo affrontò - Che c'è? - alzò le mani all'aria.
- Ti stai ingozzando - rispose.
- Senti non mangio da quanto Dio sa, ho tutto il diritto d'ingozzarmi - si giustificò e guardò Mikoto - Davvero, complimenti. Sei un ottima cuoca -
La donna le sorrise semplicemente.
- Ah dimenticavo - Sasuke si alzò prendendo la giacca e finendo il suo caffè - Ho parlato con Naruto e abbiamo deciso che canterai a quella specie di compito inutile che ci ha dato il professore - uscì.
- AVETE deciso? - quasi sputò il sorso di caffè che aveva appena cominciato a  bere. Si asciugò con una mano la bocca lasciando residui della bevanda sul mento. Seguì Sasuke in soggiorno - AVETE deciso? - disse di nuovo la stessa frase per essere sicura che il ragazzo l'aveva sentita.
- Io non canto, signor 'fate quello che v'impongo io e sarò clemente' - lo raggiunse e lui si girò per vederla.
- Beh, per colpa tua Naruto e Sakura faranno i protagonisti e quindi in mente c'è venuta l'idea di cantare un pezzo - disse.
- Ma perchè? Avremmo potuto fare qualsiasi cosa! -
- Ah davvero? E cosa? - chiese.
- Per esempio... eh... - si schiarì la gola non sapendo cosa dire - per esempio non lo so! Ma ci sono tante cose che potremmo fare! - 
Si fermò a guardarla per qualche secondo, poi le prese il mento delicatamente e con il pollice tolse il resto del caffè - Ti dò il permesso di decidere la canzone ma deve avere a che fare con la storia - se ne andò.
- Ti do il permesso ... - rise nervosamente mentre la porta si chiudeva - TI DO' IL PERMESSO? E CHI SEI MIO PADRE? CAZZONE! - gridò a più non posso sentendosi il cervello in fiamme per la rabbia e il nervosismo. Ritornò in cucina - Ti dò il permesso. Ma dice sul serio? - chiese a Itachi.
Prima esitò e poi le rispose - Si... - 
- Incredibile - e poi riprese a mangiare.



- Mi sento gonfia - disse Hinata massaggiandosi la pancia.
- Dopo che ti sei ingurgitata tutto quello che aveva preparato mamma. E ci credo - Sasuke stava leggendo il libro con molta attenzione ma aveva risposto all'affermazione della ragazza.
- Se non fosse perchè sono seduta in questa cazzo di macchina e che c'è poco spazio, credimi ti ammazzerei. Tanto canto bene anche da sola - si mise comoda appoggiando la testa al finestrino chiuso.
- Ci vorrà molto? - chiese a Itachi.
- Non molto ma non è neanche così vicino - rispose mentre faceva uscire l'abitacolo per strada e girava alla sua destra.
- Sentite, appena arriviamo ditemelo. Ho sonno - sbadigliò e chiuse gli occhi.
- Le visite dei tuoi amici alle dodici di notte ti fanno perdere sonno eh? -
Aprì gli occhi di scatto - Fatelo stare zitto o lo strozzo, vi prego -
Quindi aveva origliato la conversazione con Gaara fatta la notte precedente? A Hinata le venne l'impulso di dargli un calcio ma si trattenne.
- La smettete di litigare come due bambini? Tu dormi e tu continua a leggere senza disturbare - disse Itachi.
Hinata sprofondò in un sonno tranquillo e senza incubi, finalmente. Da tempo ormai non dormiva bene e faceva sogni strani e molto brutti. Ma adesso per la prima volta dopo tanto tempo dormì per davvero.
Quando riaprì gli occhi non aveva idea di che ore fossero così prese il cellulare e illuminò il display. Erano le dodici passate. Solo dopo un pò si rese contò di non percepire il rumore del motore della macchina. Si alzò dalla posizione scomoda in cui era e si mise seduta. Non c'era nessuno in macchina tranne lei e Sasuke che dormiva dall'altro lato del sedile con la guancia appoggiata al vetro del finestrino freddo.
Hinata lo guardò per bene e vide la sua espressione innocua, come quella di un bambino. Sembrava più giovane e notava come i capelli neri gli ricadevano sulla fronte. Sembrava un principe triste.
Notò i muscoli rilassati che s'intravedevano da sotto la maglietta a maniche lunghe nera e poi il libro aperto nella pagina che stava leggendo appoggiato sopra la pancia. Il sole che illuminava la parte dove era seduta Hinata arrivava a strati illuminandogli i capelli e gran parte della parte destra del corpo.
Con le mani tremanti prese il libro piano per non svegliarlo e vide che era arrivato a pagina 46, probabilmente lo aveva appena cominciato. Aveva una copertina di colore rosso per non far notare che libro era. La tolse delicatamente e sgranò gli occhi.
Peter Pan.
Era il suo libro preferito insieme ad Alice nel paese delle meraviglie e cominciò a ricordare come ogni notte, da quando era piccola, lei e suo padre ne leggevano una paginetta prima che andasse a dormire.
Ma non capiva come un tipo come Sasuke potesse essere interessato a cose come quelle.
Si strofinò gli occhi prima di sbattere le palpebre due volte per capire bene dove erano: probabilmente erano arrivati alla villa dove si terrà il ballo. 
Che strano però, lei vedeva solo alberi dapertutto.
Scese dalla macchina e con la portiera ancora aperta guardò davanti a sè e vedeva che da quel lato cominciava un grande costeggiato da alberi. Si sforzò, ma malgrado la sua buona vista, non ne vide la fine. Poi si accorse che la macchina si trovava in un piazzale, si girò e davanti a se vide una grossa fontana, con al centro il simbolo della famiglia Uchiha.
Megalomani.
E dietro la fontana notò un palazzo bellissimo con centinaia di finestre lunghe e strette. C'erano tre porte in tutto sulla facciata principale: quella al centro, la più grande di tutte, e due ai lati un pò più piccole. Era formato da almeno tre piani e aveva un aria potente e infatti le ricordò la corte di Versailles. Ma ovviamente questo palazzo è niente in confronto ma lo stile era quello.
Rientrò in macchina e rimise il libro di Sasuke dove lo aveva trovato e cominciò a svegliarlo strattonandolo per la spalla - Svegliati! Dai che voglio andare a vedere quel coso dentro -
Lui fece una smorfia - Ma di cosa stai parlando? - disse sbadigliando.
- Di quello! - indicò il palazzo - Non sapevo foste così ricconi - 
- Ah, adesso capisco - guardò il libro con uno sguardo strano. Hinata le ricordò lo sguardo di un detective alle prese con un caso molto difficile - Hai preso il mio libro? -
Ma questo sa sempre tutto?
Hinata scese frettolosamente dall'auto - Ah non lo so, forse lo hai spostato senza volerlo mentre dormivi - chiuse la portiera - Dai Forza! Andiamo! - non stava più nella pelle, doveva per forza vederlo.
Così si diressero verso l'entrata. Era stupefatta, non aveva mai visto niente del genere che non fosse un opera storica, ovvio. Eppure era stata in tutto il mondo, aveva visitato tantissimi paesi. Ma mai niente di questo genere l'aveva colpita così tanto.
- Ciao Sasuke! - un uomo vestito di verde e con delle forbici gigantesche da giardiniere aveva salutato il ragazzo che, ovviamente, non lo degnò di uno sguardo.
Hinata irritata disse - Potresti ricambiare invece di fare finta di niente - 
- Non sono affari tuoi - disse soltanto.
La ragazza a quel punto guardò il giardiniere, che ci era rimasto un poco male per non aver avuto risposta dall'Uchiha, e sventolando la mano in aria gridò - Salve signore!! -
Il signore, un anziano con i capelli bianchi striati di grigio e un pò di barba anch'essa dello stesso colore, sorrise guardandola per poi tornare al suo lavoro.
Le aveva fatto così tenerezza che andò da lui - Bei cespugli - gli fece, notando come armeggiava le forbici da giardino sulle foglie sempre verdi - Li ha fatti lei? -
Il vecchio rispose fiero - Vedi, mia cara ragazza, io mi sono preso cura di questo posto da oltre cinquant'anni - aprì le braccia per indicarle la vastità del posto ancora di più. 
Hinata sgranò gli occhi - Dice davvero? -
- Eh si - rispose chiudendo gli occhi e annuendo in segno di orgoglio.
Sasuke guardava la scena senza parole. Non capiva come quella ragazza potesse creare subito un legame con qualsiasi persone, che sia grande o piccola.
Hinata fece un grande sospiro guardandosi attorno e poi lo guardò di nuovo. Il vecchio era più basso di lei di 3 centimetri ed era buffissimo in quella salopette in jeans e con quel capello di paglia - Sono queste le persone che devono andare fiere di quello che fanno! Bravo signore! - gli diede una leggera pacca sulla spalla.
- Michael! Che ci fai impalato lì? Forza, voglio questo posto immacolato entro stasera! - una voce maschile interruppe la conversazione.
Hinata gli sussurrò un ci vediamo mentre ritornava da Sasuke, a cui si era avvicinato il signore che aveva rimproverato Micheal.
- Lui - fece per introdurlo Sasuke - è stato il mio professore dall'età di dieci anni fino all'anno scorso: Orochimaru -
- Senti Orochiock, c'era bisogno di riprenderlo così? Stava facendo il suo lavoro bene - disse Hinata.
Sasuke quasi la infuocò con lo sguardo.
- I tuoi genitori non ti hanno insegnato le buone maniere? - disse semplicemente l'uomo.
Notò il vestito color grigio scuro che indossava e anche le scarpe che avevano l'aria di costare milioni di yen.
- Mi hanno insegnato a rispettare le persone che se lo meritano - gli sorrise.
- Ok, basta così. Andiamo - Sasuke la trascinò via lasciando Orochimaru senza parole.
- La smetti di farmi fare figure di merda ogni cinque minuti? Prima il giardiniere e adesso il mio ex professore - le disse mentre salivano la scalinata per entrare dentro.
- Non è colpa mia se non sai come comportarti. E comunque si chiama Michael - lo guardò storto.
Notò che le porte erano già aperte, così entrarono.
- Finlamente - disse Itachi andandogli in contro ansimante - stavo per venire a svegliarvi -
Hinata rimase stupita dalla bellezza di quel palazzo. Ogni minimo dettaglio, ogni minimo particolare la fece rimanere estasiata. L'ingresso dava in una sala maggiore rettangolare con delle scale di marmo che salivano su al secondo piano. Alla destra e alla sinistra della stanza c'erano due porte che davano su altrettante sale, più piccole di quella ma sempre imponenti.
I camerieri, vestiti in bianco e nero, saettavano di quà e di là dandosi da fare per le preparazioni della grande festa.
Hinata fece qualche passo più avanti lasciandosi i ragazzi alle spalle. E notò che oltre ai camerieri c'erano altre persone, ognuna che si occupava di qualcosa. C'erano delle casse e qualcuno stava provando a mettere della musica di vario genere.
C'era un totale caos che a Hinata cominciava a girarle la testa.
Guardò Itachi - E adesso che si fà? -
- Il parrucchiere, lo stilista e i vari truccatori vogliono vederti. Insomma per decidere cosa indosserai stasera e cose varie - disse Itachi.
Hinata aveva ancora la bocca aperta - Dovrò ballare il valzer vero? Io non ho idea di come si balli il valzer - 
- Rimedieremo subito - la prese per la mano e la porto al centro della sala - E' facilissimo. Devi solo farti guidare dal tuo partner se proprio non sai fare un passo -
Le fece appoggiare la mano destra sulla sua e la sinistra sul suo braccio - Io comincio a muovermi e tu seguimi, fatti trascinare da me - 
Itachi fece qualche passo - Schiena dritta e non guardare altrove. Guardami negli occhi sennò qualsiasi cosa può risultarti una distrazione - 
Hinata, prima goffamente, lo seguì e più in avanti ogni passo le venne meglio - Hai ragione, è facile - gli sorrise.
- Oh Mon Dieu! Itachi ti avevo detto di portarmi la ragazza non di portarla a ballare! - si avvicinò un uomo vestito di tutto punto, alto e magro. Tanto magro che Hinata poteva spezzarlo in due solamente dandogli un pugno nella cassa toracica. Hinata e Itachi si fermarono e si staccarono l'uno dall'altra - Suppongo sia lei la ragazza, no? - chiese ad Itachi.
- Si, Michele -
- Piacere mio signorina - fece il baciamano come qualsiasi gentiluomo francese. Hinata lo riconobbe subito dalla pronuncia della erre moscia.
- Piacere mio - gli sorrise.
Si racchiuse il mento tra due dita come se stesse pensando ad una cosa importantissima - Tesoro hai un corpo da sballo. Sarà più difficile del previsto trovarti un vestito - la prese per il polso di scatto e la trascinò via - Vieni! Cominciamo adesso, prima che sia troppo tardi -
- Sasuke credi che... - Itachi si girò e non trovò suo fratello dove lo aveva lasciato.
Dopo un pò Hinata si ritrovò in una stanza del secondo piano piena di trucchi, vestiti e cose di quel genere che a lei non interessava gran che. Vedeva dalla grande finestra il sole che stava ormai tramontando. Dipingeva il cielo con un rosa tenue in quella giornata fredda di ottobre.
Hinata si trovava come un manichino, dritta dalla testa alla punta dei piedi e con le braccia large come un crocifisso.
Le avevano già acconciato i capelli e li aveva pregati di metterle solo un pò di trucco. Non le piaceva camminare tra la gente con una maschera di terracotta formata da fondotinta e cose varie sul viso. Così il truccatore aveva optato per un pò di mascara e del lucidalabbra rosa chiaro. Semplice, come piaceva a lei.
- Abbiamo finito? - disse esausta. Lo aveva ripetuto qualche cinquanta volte da quando era entrata in quella stanza.
- Ecco quì, questo il tuo vestito. Vai a cambiarti così sei pronta - le disse Michele dandole un fagotto nero con delle decollete dello stesso colore. Lo aprì leggermente e vide che il colore del vestito era bianco.
Alla fine Michele ce l'ha fatta pensò.
- Allora sei pronta? - chiese Mikoto che era sempre stata nella stessa stanza con Hinata ma si stava preparando con altri parrucchieri e truccatori.
- Si, devo solo cambiarmi. Anzi vado che è meglio - uscì da qual manicomio e si sentì quasi libera. Era stata chiusa lì tutto quel tempo.
Era nel corridoio e per cambiarsi optò per la stanza di fronte a quella di prima.
Chiuse la porta e, sentendo caldo, andò ad aprire la finestra. Si affacciò sul grande piazzale, da dove poteva vedere la gente che entrava in sala e le macchine che, una dopo l'altra, si fermavano vicino la grande scalinata per far scendere gli ospiti e poi andare via. Ormai si era fatto buio ma se guardavi il cielo scorgevi ancora un pò di indaco. 
Scorse il giardiniere in un vestito elegante e sorrise tra se e se.
Era tardi, doveva sbrigarsi. 
Si cambiò frettolosamente e uscì fuori dalla stanza.
- Hinata! - qualcuno la chiamò e girando la testa vide che alla fine del corridoio c'era Mikoto. La raggiunse cercando di non inciampare con le scarpe e scoprendosi dal vestito quasi fino alle ginocchia.
- Ascoltami, adesso faranno il mio nome e scenderò. Dopo, appena diranno il tuo di nome dovrai scendere anche tu le scale ok? Sasuke sarà lì ad aspettarti - le spiegò.
- Ok, va bene -
Uchiha Mikoto e il suo primogenito Uchiha Itachi.
 La donna sparì dietro l'angolo e Hinata era così terrorizzata di sentire pronunciare il suo nome.
E' un ballo del cazzo, di cosa ho paura?
Sentì la musica partire e nient'altro raggiunse i suoi timpani. Conosceva bene quella canzone. Ma oltre a quello nessuna voce, nessun brusio da parte degli invitati. Ma come funzionavano le feste lì? Non ci dovrebbe essere casino?
Hyuga Hinata e Uchiha Sasuke.
Sentendo il suo nome svoltò l'angolo e alla sua destra si ritrovò tutti gli invitati che la fissavano. Alla sua sinistra soltanto il muro, che sfiorandolo, la fece rabbrividire per quanto era freddo.
Deglutì come se dovesse mandare giù un boccone troppo grande e quando il suo piede toccò il primo gradino e lei cominciò a scendere, tolse lo sguardo dagli invitati e di sotto ad aspettarla vide Sasuke. Era diverso, lo smoking gli dava un aria da uomo e non da semplice ragazzo. Aveva una mano dietro la schiena e una abbandonata a se stessa, come aspettavano i veri gentiluomini le loro damigelle.
Il cuore cominciò a martellarle all'impazzata quasi da avere paura che potesse romperle delle costole da un momento all'altro.
Sperava che cominciando a guardare Sasuke, si sarebbe distratta così da non pensare a tutte quelle persone che la stavano fissando insistentemente ed era proprio così. Ma in quel caso lo sguardo del ragazzo le fece andare il cervello in tilt più degli altri invitati.
Gli occhi di lui saettavano dall'alto al basso continuamente, quasi non credesse a quello che vedeva. Le labbra leggermente dischiuse per la sorpresa: non l'aveva mai vista così e non si era lasciato sfuggire nessun particolare. I capelli raccolti in alto con una piccola ciocca che le ricadeva arrivando a metà petto. Era quasi al naturale, solo un pò di mascara che le allungava le ciglia e un pò di lucidalabbra che metteva in risalto le sue labbra carnose. E infine un semplice vestito senza spalline che le fasciava il seno di un tessuto fatto di pizzo bianco e alcuni rifinimenti in nero quà e là, con sotto una fascia nera fatta di perline dello stesso colore che divideva il pizzo soprastante dal morbido bianco tessuto che le ricadeva sul corpo fin ad arrivare a terra.
Le porse una mano e lei la strinse e così, dopo qualche passo, si ritrovarono al centro della sala. 
- Aiutami, non so cosa fare - disse sinceramente. Era vero, per la prima volta non sapeva cosa fare. Lei non faceva quelle cose da reali: lei lavorava da starbuck's dopo le ore di scuola, faceva la baby sitter e disinnescava bombe. Quello non era niente di quello che faceva di solito.
- Tu fidati di me. Adesso cominciamo a ballare ok? Devi solo seguirmi. E non guardare altrove, guarda me e basta. Te la caverai - le rispose con un tono sempre basso così che nessuno poteva sentirli.
La musica era cominciata da un pezzo ma adesso si sentì la voce del cantante. 
Le mise le mani proprio come aveva fatto Itachi quel pomeriggio e appena le appoggiò la mano destra sulla scapola sentì un brivido che le fece fremere non soltanto la schiena, ma che arrivò al suo midollo osseo. 
E si cominciarono a muovere. 

Give me love, like her.

Hinata, come ore prima, fu incerta sui passi. Così Sasuke le ricordò di stare tranquilla e passo dopo passo si sciolse. Si fece guidare da lui ma il panico non le era ancora passato del tutto.

'Cause lately I've been waking up alone.

- Adoro questa canzone - gli sussurrò facendo un sorriso forzato.

The pain splatter tear drops on my shirt.

- Allora concentrati sulla canzone - le disse piano - Concentrati su quella e con la mente annulla tutto quello che hai intorno. Ci siamo solo io e te -
Hinata sentiva il contatto della pelle di Sasuke contro la propria e questo le faceva uno strano effetto che la distraeva da tutto il resto.

I told you I'd let them go.

Lo sguardo del ragazzo era fisso sul suo e in quel momento Hinata si perse. Si perse in quegli occhi così scuri che le sembravano gli abissi di un oceano magnifico, senza fine.
Le era piaciuto il nero ma non tanto quanto le piaceva quando guardava quello sguardo magnetico, quasi surreale.
Gli altri sottovalutavano quel colore dicendo che era un colore triste e cattivo ma lei lo adorava. Perchè era proprio come lei.

And then I find my corner,
Maybe tonight I'll call ya,
After my blood, turns into alcohol,
No, I just wanna hold ya.


Sasuke da quando l'ha vista scendere indecisa da quelle scale, non le aveva tolto gli occhi di dosso. Sembrava legato da qualche filo invisibile a quella ragazza, così maledettamente testarda, vendicativa, forte ma anche fragile. Aveva notato come si comportava quando cercava di parlarle di quello che era successo alla festa di Naruto e l'aveva vista quando suo padre, e successivamente anche lui, avevano parlato male della sua educazione e soprattutto di sua madre. Aveva sbirciato dalla porta quando parlava con sua madre quella notte e si era sentito come se gli mancasse la terra sotto i piedi. Ma dopo quel momento l'aveva guardata risvegliarsi, prendere in mano la sua vita e andare avanti. 

Give a little time to me,
We'll burn this out,
We'll play hide and seek
To turn this around,
And all I want is the taste 
That your lips allow
My my my my give me love


E adesso la guardava, i loro sguardi incatenati l'uno all'altra come qualcuno che vede il sole sorgere dalla linea dell orizzonte inondando di luce l'intero cielo e che allo stesso tempo lo accecava per la sua infinita bellezza.
Lui si sentiva così, guardava gli occhi di lei come se erano la fine del mondo e allo stesso tempo l'inizio di qualcosa di nuovo che non si può spiegare a parole.

Give me love like never did before,
'Cause lately I've been craving more,
And it's been a while but I still feel the same,
Maybe I should let you go.


Sasuke? Ma stiamo scherzando? L'essere umano più inutile di questo mondo.
Eppure l'aveva salvata quella notte apparendo dall'oscurità e facendosi avanti quando quegli uomini avevano chiesto di lui, seppur Hinata cercava di salvarlo a sua volta. E quello stesso giorno l'aveva visto addormentato in macchina con un espressione del viso totalmente nuova, un espressione che lei non conosceva. E aveva visto che stava leggendo Peter Pan e non credeva ai suoi occhi. E quando si svegliò lo guardò come se fosse un alieno venuto da un altra galassia a fare accordi di pace con il nostro pianeta.
Ma chi era veramente quel ragazzo? Questa era la domanda più importante.

And you know I'll find my corner,
Maybe tonight I'll call ya,
After my blood, is drowning in alcohol,
I just wanna hold ya.


Qualcuno stava invadendo il suo angolo e così non va bene. Ma come c'era riuscita? 
Mille domande e nessuna risposta.

Give a little time to me,
We'll burn this out,
We'll play hide and seek
To turn this around,
And all I want is the taste 
That your lips allow.
My my my my give me love.


Hinata cominciava a sentire le guance andarle in fiamme e il suo cuore batteva così forte che il suo petto andava su e giù ad una velocità pazzesca.
Non vedeva l'ora che la canzone finisse e allo stesso tempo voleva rimanere così per ore.
Non capiva più niente. 
E anche Sasuke non riusciva più a far combaciare le cose. Le sue gote si erano tinte di un rosa chiaro e cominciava a sentire caldo anche se una corrente d'aria rinfrescava la grande sala.

My my my my give me love,
My my my my give me love,
My my my my give me love,
My my my my give me love.


Non appena la musica smise di uscire fuori dalle casse, si staccarono di colpo senza dirsi niente così lei corse fuori a prendersi una boccata d'aria e lui invece andò velocemente a prendersi qualcosa da bere.
Hinata corse fuori e non appena mise piede fuori dalla sala si riempì i polmoni con una grande boccata d'aria. Con una mano si appoggiò al muro e con l'altra, mettendola sul petto, fece un pò di pressione come per calmarlo.
Si staccò dal muro e scese la scalinata - Mio Dio - disse stra se e se.
Vide in lontananza il giardiniere con il suo vestito elegante che accarezzava un qualcosa di verde, Hinata non capì esattamente che cosa per via della debole luce.
- Signor Mike - disse inclinando un pò la testa per capire cosa faceva esattamente.
Lui si girò - ah sei tu - le sorrise.
- La festa è dentro. Cosa ci fà quì da solo? -
- Le mie piante hanno sempre bisogno di me - disse tornando a fare quello che stava facendo prima che arrivasse lei.
Quel vecchio le faceva così tenerezza. Era come se vivesse in mondo tutto suo e nessuno era lì a mostrargli la realtà quando serviva.
Secondo Hinata aveva bisogno di qualcuno che lo ascoltasse.
Gli appoggiò una mano sulla spalla e lo fece girare delicatamente - Dai su, venga con me -
La seguì senza fiatare e andarono a sedersi su uno degli ultimi scalini - Le piacciono così tanto le piante? - gli chiese.
- Questa è la mia vita, il mio lavoro. Lo faccio da tanto tempo, ormai so fare solo quello. Ma aspetta un attimo, è già la seconda volta che ci vediamo. Come ti chiami? -
Gli sorrise - Hinata -
La guardò - Davvero un bel nome. Volevo chiamare mia figlia così ma ahimè mia moglie ha avuto la meglio -
Hinata rise - E dov'è sua moglie? E sua figlia? -
Il suo sguardo divenne confuso - Io... io non mi ricordo -
Gli occhi di Hinata divennero seri e curiosi - Come non si ricorda? -
- Sul serio. Non so dove siano - disse.
Come poteva un uomo non ricordarsi che fine hanno fatto sua moglie e sua figlia? 
C'è lo zampino degli Uchiha in questa faccenda pensò.
- Forza, andiamo dentro - si alzò - prendiamo qualcosa da bere - disse Hinata.
- Oh io non posso, devo restare quà - disse.
- Su dai, è con me. Non le possono dire niente - gli prese la mano e lo aiutò ad alzarsi - Andiamo - entrarono dentro.
Un cameriere si presentò con un vassoio pieno di calici di champagne e Hinata ne prese due.
Uno lo porse a Mike e l'altro lo tenne lei. Erano vicino alla porta ad un tavolo: uno di quelli alti, piccoli e rotondi. Era coperto da una tovaglia color rosa antico e al centro c'erano dei fiori e qualche bicchiere quà e là, sia vuoti che mezzi pieni. Hinata cominciò a parlare - Mike non è un nome giapponese. Da dove viene lei? -
- Io ho origini americane, sono venuto quì per chè ho sposato la donna che amo che era di questo paese. Così sono rimasto - spiegò lui con un gesto della mano.
Hinata bevve un sorso di champagne mentre la centesima canzone iniziava.
- Oh! Mi piace questa canzone. Venga, andiamo - gli disse prendendo i calici e poggiandoli sopra al tavolino. Lo prese per la mano e lo trascinò in pista, lui prima si oppose ma dopo si arrese scoprendo che quella ragazza non accettava i NO.
Mise le mani come le aveva fatto imparare Itachi e cominciarono a ballare. Non era un valzer ma un ballo normale, come quelli che si vedono in tv.
Mike le fece fare un giro e lei si mise a ridere - Sai ballare bene eh -
- Ho fatto le mie esperienze - le sorrise.
Vide Sasuke vicino a suo fratello da lontano che la guardava, ma fece finta di niente.
Dopo essere andato via in quel modo brusco dalla pista, si diresse verso il tavolo delle bibite e si prese un bicchiere d'acqua. Voleva togliersi quel maledetto papillon nero che non lo faceva respirare e sbottonarsi i prima tre bottoni della camicia bianca.
Respirava a fatica e mettendosi una mano fredda sulla fronte, con l'altra si appoggiò al tavolo.
Si ritrovò Itachi che lo fissava sbalordito a cinque centimetri di distanza, come se volesse accertarsi che tutto andasse bene - Sei rosso in viso - gli disse semplicemente e lui ricambiò con un occhiata di fuoco.
- Mi devo preoccupare? - chiese Itachi.
- Itachi, non rompere - detto questo la cercò con lo sguardo ma di lei nessuna traccia nella sala.
Poi la vide. Stava ballando con il giardiniere. Lo guardò di sfuggita, ma lui rimase a fissarla per tutto il tempo.
Dopo aver ballato con Mike, vide il ragazzo rosso che la tirava a sè e cominciavano a ballare insieme.
- Perchè la gente non capisce cosa vuol dire accompagnare qualcuno al ballo? - chiese a suo fratello.
Itachi inarcò le sopracciglia, e notando su cosa ero fisso lo sguardo di Sasuke, gli rispose - Forse dovresti farlo capire agli altri - prese un calice di champagne e se ne andò.
Hinata si ritrovò tra le braccia di Gaara tutto d'un tratto - Ancora tu - disse seccata.
- Ancora io - ripetè lui.
Gli mise le mani su entrambe le spalle mentre lui la prese per i fianchi.
Lo abbracciò senza dire una parola e lui la strinse a sè - Mi sei mancata -
- Anche tu - lo guardò successivamente - Ma questo non basta e lo sai - gli disse chiaramente negandogli il suo stesso perdono.
Gaara sentì all'improvviso un braccio staccarlo da Hinata e spingerlo via - Avrei bisogno della mia dama -
La mano di Sasuke scivolò su quella di Hinata che strinse. La ragazza era rimasta senza parole e non ebbe modo di rispondere o dire qualcosa in difesa del suo amico.
Gaara invece lo guardò in cagnesco come se lo volesse disintegrare.
Il corvino si fece spazio tra gli invitati con Hinata che lo seguiva, per andare vicino sua madre e suo fratello che erano sotto la scala. Arrivarono lì e Mikoto cominciò a parlare dopo che la musica si era fermata - Siamo davvero onorati di avervi quì, a casa nostra, questa sera. E siamo davvero grati per le donazioni che avete fatto per il nostro orfanotrofio di Tokio... - la donna continuò a parlare ma Hinata non la stava più ascoltando. Aveva visto gli occhi, quegli occhi. Quelli di suo padre. Ma come poteva essere? Suo padre era a Tokio e lei non lo sapeva? 
Forse ha voluto farmi una sorpresa.
Si buttò tra gli invitati all'inseguimento di suo padre - Papà! - aveva gridato.
Sasuke la seguì senza pensarci due volte. Si fecero spazio tra gli ospiti a spintoni con quest'ultimi che si lamentavano.
Hinata uscì dalla sala e scese la grande la scalinata con Sasuke che la inseguiva da dietro gridandole di tornare dentro e chiedendole dove stava andando.
Correndo fece il giro del grande palazzo e poi si fermò, nel buio.
Vedeva le sagome di quattro uomini, la luce non arrivava ancora a illuminare i loro volti.
Riconosceva la postura di quello al centro - Papà -
Si avvicinarono di più e riconobbe un uomo. Alto, capelli più lunghi di quelli di suo padre ma stesso colore, stessi occhi, stessi tratti del viso ma quelli di quest'uomo erano più severi.
Le ricordava suo padre quando la rimproverava per aver scavalcato ed essere andata nel cortile dei vicini per andare a prendere la palla senza permesso.
Sentì i passi lenti di Sasuke dietro di se - Sapevo che eri quì da qualche parte ma non ti avevo ancora visto, Hiashi - 
Si fermò al fianco di Hinata e lei lo guardò - Lo conosci? -
- Piccola Hinata, vedo che tuo padre non ti ha raccontato niente - disse l'uomo.
- Che succede quì? - disse piano.
- Vedi, tuo padre, quando gentilmente ti ha portato via da quì non appena eri nata, si è trasferito a New York dove abitate anche adesso suppongo. Tu hai una famiglia Hinata, hai uno zio e hai un fratello. Tuo padre ha cercato per anni di tenerti lontana da tutto questo, però senza successo. Come ha voluto il destino sei tornata e lo hai fatto per riunirti a noi - le spiegò Hiashi.
Sgranò gli occhi, pieni di tristezza e anche di orrore - Cosa? - sussurrò.
Perchè suo padre l'aveva tenuta all'oscuro di tutto? Perchè l'aveva portata via? Perchè Jirayia non mi ha detto niente? Scommise che anche tutti gli agenti sapevano la verità.
Si fece avanti un ragazzo e Hinata lo riconobbe: Neji - Hinata, il tuo posto è con noi. La tua famiglia siamo noi. Lascia perdere questo gemellaggio e torna alle tue origini. Tuo padre te le ha negate per anni -
Sasuke si avvicinò superando Hinata di un passo - Lei fà parte della mia famiglia. Lei ha già un fratello e una madre. E anche dopo questo anno, se vorrà, sarà la benvenuta. Quando vorrà - 
Il tono di Hiashi divenne più brusco - Vedi Hinata, abbiamo saltato una parte. Tra Uchiha e Hyuga non scorre buon sangue. E dopo aver visto come avete ballato, credetemi non volevo credere a quello che hanno visto i miei occhi -
Hinata, che era rimasta tutto quel tempo solo ad ascoltare e a piangere dentro - Sei stato tu, allora. Non è vero? -
Sasuke la guardò di scatto. La vedeva di lato: la linea perfetta del naso, delle labbra e successivamente l'incavo del collo. Notava che solo la parte che non vedeva era illuminata dalla luce ma dell'altra notava solo l'occhio, come se stesse per piangere.
- Tu hai mandato quegli uomini a darci la caccia - disse.
- Il sangue degli Hyuga non mente mai. E come sempre, sei arrivata alla soluzione giusta. Brava, sei molto promettente ragazza. Sarai un ottima ereditiera, Hinata. Ovviamente tutte queste informazioni saranno difficili da assimilare per te quindi ti lascerò del tempo per pensarci e poi mi darai la risposta - le sorrise. Un sorriso freddo, non vero.
Ci fù un silenzio e poi Hinata parlò di nuovo - Cosa gli avete fatto al signor Mike? Dopo tutto quello che mi avete detto non mi sorprenderebbe che gli avete fatto dimenticare la sua vita passata per qualche vostro losco scopo -
- Ah quello è stato soltanto un favore. Dopo che erano morte prima sua moglie e successivamente sua figlia, ha voluto dimenticare tutto -
- Sua figlia? - chiese la ragazza.
- Ah si scusa, tua madre - lo disse con un tono di chi stava ordinando da mangiare.
- E glielo dici così? Come se fosse la cosa più normale di questo mondo?- Sasuke gridò.
- Bastardo - digrignò i denti. Si girò per  vedere l'espressione di Hinata ma non la trovò.
Fece girare lo sguardo e la vide correre alla cieca, non sapendo dove andava. Le decollete in mano e i lembi del vestito sorretti ad entrambi i lati per correre più veloce.
Sasuke vide in lontananza le ultime macchine andare via e si era ricordato che avevano dovuto fare l'ultimo ballo. 
E poi la vide cadere sotto l'ombra di un albero e il suo cuore si fermò di un battito credendo che stava per rompersi, come se fosse fatta di cristallo. 
Arrivato vicino a lei, la vide meglio. Il vestito alzato fino a scoprire le ginocchia e impiastricciato di verde quà e là per l'erba. Tremava e Sasuke sapeva che si stava trattenendo dalle lacrime ma gli venne d'istinto togliersi la giacca e appoggiargliela sulle spalle tremanti.
Lei non si era accorta della sua presenza finchè sentì il suo tocco così lo guardò - Che ci fai quì? - aveva la voce rotta dalle lacrime che non riuscivano ad uscire.
Non rispose, spiegò solamente qualcosa - Hiashi è un uomo crudele, lo sono tutti quanti. Ha cercato di metterti contro tuo padre e credeva che farti scoprire la verità così, lo avresti odiato e ti saresti unita a lui -
- Ma perchè? - chiese guardando a terra.
- Perchè lui ha bisogno di te ma sà che tu sei una delle poche che può declinare quell'offerta. Hanno sempre bisogno di noi, della nuova generazione - fece una pausa e le si avvicinò di più - Ascoltami, che tu accetti o no l'offerta, stai per entrare nella fossa dei serpenti. Ricordati se entri, non potrai più scappare via. Mai più -
La guardò e notò il mascara un pò sbavato e le labbra umide ma senza lucidalabbra. I capelli scompigliati con qualche ricciolo che spuntava quà e là. Il vestito ridotto ad un colore sul verde - marroncino.
Si alzò e le porse le mani per aiutarla ad alzarsi. Incontrò di nuovo i suoi occhi, stanchi e tristi,  e sentì un 'grazie' sussurrato da parte della ragazza.





Ed ecco il capitolo del ballo! Spero vi sia piaciuto :)
L'ho scritto ascoltanto Give me love di Ed Sheeran, andate ad ascoltarla mi raccomando. E' davvero bella!
Alla prossima settimana con il prossimo capitolo! Le cose si metteranno male per i nostri personaggi!
Un abbraccio, 
I_MissYou


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Capitolo 11
*** Safely ***


Safely.






Il freddo cominciava a farsi sentire sempre di più. Le foglie, sotto gli occhi di Hinata, venivano portate via dal vento con leggerezza e coloravano quel marciapiede color grigio pallido di bronzo, giallo e rosso. 
Hinata indossava una felpa verde scuro con il cappuccio che le ricadeva sulla testa e non faceva vedere le sue forme tranne le gambe esili e muscolose fasciate dal jeans scuro.
Sedeva ad un tavolo davanti a un piccolo bar a sorseggiare il suo caffè.
- Com'è andato il ballo? - Naruto aveva evitato l'argomento per giorni vedendo che la ragazza non voleva ricordare quella brutta serata ma adesso che era lì con lei e Sai, aveva fatto la domanda di getto senza pensarci.
Alzò lo sguardo verso Naruto e poi lo abbassò - Non molto bene per me, ma suppongo che per gli altri sia andata alla grande -
- Sasuke si è divertito? - chiese Sai. 
Hinata lo guardò teneramente - Credo di si - Aveva subito notato il suo occhio gonfio e violaceo - Perchè non sei venuto da me? Se lo avessi saputo avrei potuto fare qualcosa - disse.
- Non è stato lui... - lasciò la frase incompleta.
- Beh ma potevi venire da me! Gliele avrei suonate a qualsiasi persona che ti metterebbe le mani addosso! - esclamò Naruto.
Hinata gli accarezzò la guancia - Ti fà male? -
- Un pochino - arrossì.
Lo guardò bene, qualcosa non quadrava - Chi è stato? - 
Era più seria di prima - Chi ti ha fatto questo? -
- Io... non lo so - rispose abbassando gli occhi sul suo pezzo di torta.
- Sai se cerchi di - non le fece finire la frase che subito parlò - No, sul serio. Non ne è ho idea. E' stato ieri sera, mentre tornavo a casa e uno degli uomini ha fatto il tuo nome -
Hinata si alzò in piedi con uno scatto così veloce che a Naruto quasi gli girarono gli occhi e la ritrovò sopra Sai con le mani che stringevano il suo colletto nero. Aveva gli occhi chiari che quasi le uscivano dalle orbite - Chi è stato Sai? Hai sentito qualcos'altro? - il tono della sua voce era allarmato.
- Uno dei due lo conosci. E' un vostro compagno di classe. Non mi ricordo come si chiama - rispose.
- Cerca di ricordare Sai, ti prego - gli lasciò il colletto e lo prese per le spalle.
- Mi dite cosa succede? - Naruto era alquanto confuso.
- Quello con i capelli lunghi... è magro,... -
Naruto lo interruppe - Neji. E' lui -
Hinata si allontanò da Sai e digrignò i denti - Lo sapevo, lo sapevo - continuò a ripetere a bassa voce.
- Che succede Hinata? - 
- Ascoltami, adesso non c'è tempo. Accompagna Sai a casa sua e non lasciarlo solo, ok? Io ho una cosa da fare - disse lasciando dei soldi sul tavolino.
Naruto le si avvicinò e cercò di parlare in modo che l'altro ragazzo non li sentisse - Che succede? mi vuoi spiegare? -
- Ti posso dire che Sai non è al sicuro e forse nemmeno tu. Quindi andate a casa tua e chiudetevi lì e soprattutto non uscite per nessun motivo. Vi farò sapere tramite messaggi - Lo guardò dritto negli occhi - Fidatevi di me -
Il biondo annuì e lei si riavvicinò a Sai - Ascolta vai con Naruto, ti spiegherà tutto lui ok? - gli accarezzò i capelli - A dopo! - e corse via.
Mentre correva mandò un messaggio a Minato.
Vediamoci adesso. Stesso posto.
Non era molto distante dal famoso cafè dove ebbe l'incontro con Minato e Kushina, così si mise a correre a perdifiato.
Giunta sul posto, entrò bruscamente nel locale e trovò Minato seduto a uno dei tavolini. 
Che velocità.
Si sedette - Ho bisogno del tuo aiuto - aveva il fiatone.
- Calmati, spiegami cos'è successo - le disse.
- Ti ho messo al corrente su quello che era successo al ballo no? - cominciò poi a spiegare la situazione a Minato dicendogli che nel 'Puoi scegliere' di Hiashi era sottinteso che avrebbe fatto di tutto per farla accettare. E adesso stava prendendo di mira le persone a lei care.
Minato trasalì - Quindi anche Naruto è in pericolo? -
- Si, gli ho detto di andare a chiudersi in casa con Sai per stare al sicuro ma so che non lo sono per davvero. Era solo per tranquillizzarli -
- Dico subito a Kushina di tenerli d'occhio e dopo le spiegherò il resto - disse maneggiando il cellulare.
- E quindi adesso cos'hai intenzione di fare? - le chiese.
Lo guardò a lungo senza battere ciglio - Farò il mio dovere: andrò da Hiashi -


Sasuke aprì gli occhi lentamente e sentiva il freddo del pavimento a contatto con la sua guancia destra. La testa gli faceva così male da sembrare che fosse trafitta da mille asce.
Si mise a sedere lentamente e si guardò intorno ancora non del tutto cosciente mentre con la mano dalla guancia risaliva alla testa come se toccandola il dolore sparisse. Era circondato da quattro mura arredate lussuosamente. Una grande finestra era ritagliata sul muro davanti a lui e vedeva a distanza di quattro passi una sagoma. Non sapeva dire se era un uomo o una donna, era troppo accecato dalla luce del sole per capirlo. Ma non appena l'ombra parlò, non solo capì se era maschio o femmina ma addirittura chi.
- Ti sei svegliato finalmente - era una voce maschile.
- Non dirmi che mi hai portato nell'isola che non c'è questa volta, Neji -
Il ragazzo fece qualche passo avanti e una parte del viso s'illuminò - Mi ha sempre colpito il modo in cui alterni la tua passività al sarcasmo, Sasuke -
Si alzò in piedi barcollando - E a me ha sempre colpito il modo in cui mi colpisci alle spalle. La prossima volta sii uomo e fallo davanti ai miei occhi -
Neji rise - Non sono stato io, anche se mi piacerebbe molto visto che ho saputo che ci stai provando con mia sorella -
- E' questo che ti hanno detto? Che ci sto provando con lei? - l'Uchiha rise proprio come aveva fatto l'altro ragazzo - E scommetto che l'hai sentito a scuola -
- Non fare il bastardo con me. Ho visto come la guardavi a quel ballo - lo fissava e a quanto pare non aveva intenzione di levargli gli occhi di dosso. Sasuke indossava una semplice maglietta grigia e i pantaloni neri della tuta.
- No davvero amico, non so di cosa stai parlando - non parlava mai così con nessuno, solo Neji riusciva fa farlo arrivare all'esasperazione come in quel caso - Lasciami andare, che ci faccio quì? - 
- Lo scoprirai tra poco - gli disse mentre nel frattempo la porta si aprì di scatto e un uomo, buttando dentro due ragazzi, disse - Eccoli, sono stati abbastanza testardi -
- Grazie ragazzi - disse Neji e la porta si chiuse dopo le sue parole. Quando le aveva pronunciate aveva tenuto lo sguardo su Sasuke senza alcuna esitazione. Le mani dietro la schiena perfettamente dritta.
- Cazzo!! - Sasuke sgranò gli occhi sentendo quella voce, non fece molto caso ai due ragazzi che avevano buttato dentro Perchè teneva lo sguardo su Neji.
- Ma fate sul serio? State facendo tutto questo per convincere Hinata ad accettare l'offerta? - gridò Sasuke.
- Allora lo sai il motivo. Bene, avevo ragione quindi - disse Neji.
- Ragione su cosa? - chiese il corvino quasi in paranoia.
Gli altri due ragazzi intanto si erano alzati e stavano assistendo alla discussione fra i due. Naruto sussultò quando vide Neji e collegò tutto al racconto di Sai. Stava succedendo qualcosa lì e non c'era da scherzare.
- Che t'interessa mia sorella - sorrise.
- C-che succede quì? - chiese Sai in preda al panico.
- Sta zitto tu - sbottò Sasuke.
- Non parlargli così! - gli fece Naruto.
- Non dirmi quello che devo o non devo fare, biondo -
- Continua a fare lo scontroso, bravo - fece un specie di applauso - Tanto siamo tutti nella merda adesso. Chissà cosa vogliono da noi - 
Tre uomini rientrarono nella stanza - Su, forza. Andiamo - dissero prendendoli non con molta delicatezza.
Con Neji davanti a loro vennero scortati in un altra stanza, molto più grande di quella prima.
Appena entrati Naruto notò subito una grande porta di vetro che dava su un terrazzo da dove filtrava la luce del tardo pomeriggio. Davanti ad essa una maestosa scrivania di legno lucida con sopra vari oggetti e pile di fogli quì e là. Alla loro destra c'era una grande libreria piena di libri dall'aria costosa e per la maggior parte dei casi rivestiti di un materiale che Naruto non seppe bene identificare. Gli uomini lasciarono la presa sui ragazzi e si misero da parte. 
Seduto, dietro la scrivania, c'era un uomo. Alto e imponente con un vestito elegante scuro e un fazzoletto color grigio nel taschino, che, per il biondo, stonava con tutto.
Prima guardò Sai e Naruto con aria disgustata e successivamente Sasuke. Cambiò espressione davanti al corvino. Sospirò vedendolo - Se fosti nato Hyuga, ragazzo mio - disse.
Neji, che nel frattempo si sistemò alla destra di Hiashi, serrò la mandibola e alzò il mento in segno di fierezza ma Sasuke sapeva che le parole di suo zio gli avevano lasciato il segno come un marchio di fuoco sulla pelle nuda.
La porta da dove sono entrati si spalancò di nuovo all'improvviso, ma questa volta in modo brusco - Ok, dimmi cosa vuoi Hiashi e facciamola finita - disse Hinata andando a passi lunghi e decisi. Si fermò proprio davanti alla scrivania dove si poggio con una mano buttando tutto il peso del suo corpo su di essa.
Hiashi la guardò sorridente - E' incredibile la somiglia tra te e tua madre. Andate subito al sodo e non vi rendete conto di quello che avete davanti. Come se... aveste i paraocchi - fece un cenno con il capo verso i tre ragazzi.
Hinata si girò di scatto e poi vedendoli lì, la sua bocca si aprì leggermente per la sorpresa.
Sai, Naruto e... Sasuke?
- Ma cosa cazzo hai fatto?! - si girò e cominciò a gridargli in faccia - Hai detto che potevo scegliere! - 
- La parola "scegliere" dalle nostre parti ha un significato diverso - disse semplicemente e poi continuò - Tra poco meno di un mese ci sarà il ballo delle debuttanti. Adesso è la vera scelta: accetta e li lascio liberi, non accetti e... - si fermò a riflettere e Neji andò verso Sasuke sferrandogli un pugno nel volto.
- Sai come funziona, no? - concluse l'uomo.
Non appena vide Neji picchiare Sasuke, ebbe la sensazione come se quel pugno fosse stato sferrato da lei e sentì allo stomaco una fitta di dolore.
Guardò i ragazzi e si fermò su Sasuke, notando la ferita sullo zigomo arrossata.
Chiuse gli occhi e deglutì - Ci sarò -
Li riaprì per guardare Hiashi - Verrò a quello stupido coso delle debuttanti - disse infine.
- Ma... - aggiunse - Non ti avvicinare a loro mai più, capito? -
Dopo la risposta della ragazza li lasciarono andare, anzi quasi li cacciarono dalla villa di Hiashi.
- Ragazzi ce la fate a tornare a casa da soli? - chiese Hinata preoccupata. Ormai era calato il solee cominciava a fare buio.
- Si si, andiamo insieme - disse Naruto.
- Mi dispiace tanto, è solo colpa mia - li guardò.
Non dissero una parola e se andarono.
- Dio Mio, è tutta colpa mia. Adesso ce l'hanno con me - disse a Sasuke.
- Non possono avercela con te. E' successo tutto di fretta, devi capirli - rispose il ragazzo mentre si girava dalla parte opposta e cominciava a camminare. Hinata lo seguì dopo essere rimasta qualche secondo a fissare le sagome di Naruto e Sai sparire dietro gli alberi del parco.
Si accorse che Sasuke zoppicava un poco - Ma che ti hanno fatto? - chiese preoccupata.
- Mi fà male la caviglia, credo che mi abbiamo fatto qualcosa quando mi avevano aggredito alle spalle - rispose con tutta sincerità.
Hinata digrignò i denti - Bastardi - si erano allontanati abbastanza dalla villa.
- Vieni ti aiuto - fece per avvicinarsi ma la respinse - No, ce la faccio da solo - disse.
- Smettila di fare il bambino - il prese il braccio e se lo passò sulle spalle - Tieniti - suonava più come un comando che come cortesia. Così le strinse la spalla abbastanza per ritrovare il giusto equilibrio. Lei gli circondò la schiena prendendolo per la vita.
- Chiamiamo un taxi appena arriviamo in piazzetta? Forse è meglio - chiese la ragazza.
- Direi di si - disse. Cercava di non buttare tutto il suo peso su Hinata e di trattenersi.
- La smetti? Credi che non ti possa prendere in braccio o fare tutta la strada fino a casa con te sulle spalle? - era visibilmente irritata.
- Oh si, mi fido molto dei tuoi addominali - Sasuke notò che Hinata ce l'aveva ancora con lui anche dopo che lui fece quella squallida battuta - Quanto sei permalosa -
- Sicuramente meno di te - sbottò. 
Arrivarono alla piazzetta ma non c'era nemmeno l'ombra dei taxi - Ho capito, andiamo a piedi. Tanto manca poco - 
Sasuke era molto affaticato e Hinata lo notò subito - Vieni, sediamoci un pò. Visto che ti è difficile fidarti di me e lasciare che ti aiuti - disse mentre lo aiutava a sedersi in una di quelle panchine di ferro color grigio che si trovano nei marciapiedi. Alla fine si sedette anche lei.
- Io mi fido di te solo che non voglio che ti affatichi. Già questa storia dell'offerta ti ha spossata, per non parlare di tuo nonno... - 
Hinata di tutto quello che ha detto il ragazzo sembrò captare solo la parte del 'Io mi fido di te' così lo guardò incredula - Tu ti fidi di me? -
Aveva l'aria di una bambina che non crede che suo padre le aveva comprato il giocattolo che tanto desiderava. E infatti quasi non ci credeva a quello che disse l'Uchiha.
Sasuke notò subito gli occhi più grandi del solito, segno della sua incredulità, che guizzavano da una parte all'altra del suo viso. Le labbra dischiuse leggermente che, se non le guardavi bene, non lo notavi. Gli venne l'impulso di accarezzarle le guance arrossate ma si trattenne. La guardò soltanto, ricambiando e incatenando lo sguardo al suo. Adesso anche lui stava facendo muovere gli occhi su e giù per sul volto di lei, cogliendo ogni imperfezione e rendendola una perfezione. 
- Si, mi fido di te - sussurrò così piano per non farsi sentire ma lei aveva ascoltato chiaramente la sua risposta.
Sasuke si sentì le guance in fiamme e distolse lo sguardo - Ok, ehm... andiamo? -
- Si... certo... - disse lei impacciata aiutandolo ad alzarsi.
S'incamminarono di nuovo verso casa.
- Non hai... detto niente di quello che è successo al ballo a Itachi, vero? - chiese Hinata.
- Perchè dovrei farlo? - rispose con un'altra domanda.
- E' tuo fratello - disse lei come se fosse una cosa ovvia.
- Senti, ci sono cose che sono impossibili da spiegare e... - non finì di parlare e Hinata, con voce ferma, gli disse - Mi ha raccontato tua madre -
Lo sentì che trasaliva - Cosa ti ha raccontato? -
Nessuno dei due osava guardare l'altro dopo quello che era successo prima. Sapevano che sarebbe successo un altra volta se l'avessero fatto di nuovo.
- Tutto. Mi ha raccontato di come eri da bambino e che crescendo sei cambiato. Di come ammiravi Itachi, di come avevi dei sogni e poi... Si è messa a piangere e tutto quello che ho potuto fare è stata abbracciarla. Le volevo dire che avrebbe riavuto suo figlio ma non ne ero certa, non volevo illuderla. Loro ti vogliono bene, anzi ti amano. Perchè fai così? -
Sasuke stava in silenzio. Hinata quasi non lo sentiva respirare e poi parlò - Ci sono altre cose che non sai e che nemmeno mia madre sà. Non pensare che la mia vita è facile e ce sia solo un ragazzo che fà i capricci perchè ha tutto. Non è così -
- E allora cosa sono le altre cose? Se continui così... -
- Li perderò tutti. Lo so - disse secco.
Hinata si fermò di colpo ( erano a pochi metri da casa ) e prendendo coraggio lo guardò - Poco fà mi hai detto che ti fidavi di me. Dimostramelo dicendomi che cosa c'è che non và, forse posso ... -
- Oh e smettila! Non puoi pretendere di essere l'eroina dei fumetti perchè gli eroi non esistono! Non puoi fare niente di niente per aiutarmi ok? - Sasuke gridò con tutto il fiato che aveva in corpo e Hinata fu investita da quelle parole come una cascata di veleno. E di certo lei non era una ragazza che se ne stava zitta facilmente - Bene! Tanto non volevo aiutarti ok?! Và al diavolo! - dicendo così di mise a correre verso casa e fece sbattere la porta dietro le sue spalle. Sasuke la seguì zoppicando e arrivando qualche minuto dopo di lei a casa, la vide salire nervosamente le scale. 
- Ma che succede? Anzi, che ti è successo? - disse Itachi andandogli contro e poi aiutandolo a sedersi sul divano.
- Niente, sono caduto - mentì.
Videro un borsone e vari vestiti volare giù per le scale. Hinata non sapeva controllare la rabbia come anche la sua furia omicida.
Infine scese lei, con la sua felpa verde che indossò per tutto quel giorno. Si accasciò a terra e cominciò a mettere nervosamente tutti i vestiti nel borsone.
Sasuke si alzò all'improvviso, pur avendo la caviglia che gli faceva male, e le avvicinò sehuito dal fratello - Che cosa stai facendo? - le chiese con il suo solito tono sgradevole.
Fece finta di non sentirlo e finì di raccogliere le sue cose.
- Hina, dove stai andando? - le chiese Itachi.
- Da n... - guardò il minore e poi spostò lo sguardo sul maggiore - da Micheal. Mi ha chiamato e ha bisogno del mio aiuto - mentì - Mi presti la macchina? - 
Sasuke sapeva perchè ci andava da una parte è tutta colpa sua così cercò di addolcire il suo tono - Senti... - cercò di avvicinarsi ma lei fece finta di niente.
- Va bene... - Itachi era chiaramente confuso.
Si diresse verso l'uscita di casa e aprì la porta. Prima uscì Itachi per andare a prendere la macchina e lei rimase sulla soglia della porta.
- Quando tornerai? - le chiese Sasuke.
- E a te che importa? E comunque non te lo direi mai perchè al contrario tuo, io non mi fido di te - Uscì e si diresse verso la macchina.
Il corvino camminò versò la porta e ci si appoggiò. Vide Hinata entrare nell'abitacolo, già messo in moto da Itachi, e partire.
Il suo cuore perse un battito vedendola andare così. 
Forse voleva dirglielo? Forse voleva parlarne con lui?
Che stupido.



Hinata arrivò al palazzo circa dopo mezz'ora di macchina e riconobbe la lunga strada alberata.
Parcheggiò nel piazzale e per prima cosa andò a cercare Micheal. Fece il giro del palazzo e notò che era così diverso dalla sera in cui ci fu il ballo. Adesso dentro notava delle deboli luci al primo piano e poi tutto il resto era al buio. C'erano soltanto alcuni camerieri che andavano avanti e indietro  per le stanze. Loro rimanevano lì per tenere pulito il palazzo e prepararlo per ogni evenienza.
Hinata vide da lontano la depandance e vide dal numero di finestre che c'erano più camere. Solo in una di quelle la luce era accesa così andò alla porta e bussò. Le sue mani stavano sudando sia per la vergogna di farsi trovare lì e sia per il fatto di presentarsi così all'improvviso. Da quando aveva scoperto che Michael era suo nonno era ritornata a trovarlo due volte da quella sera ma ancora non si era abituata all'idea che quello era uno dei suoi pochi parenti.
La porta si aprì e Michael rimase senza parole nel vedere Hinata davanti a lui. 
Lei aveva notato la solita salopette di jeans sporca di terra e la maglietta nera a maniche corte sotto. La pancia rotonda si faceva notare e anche i capelli scompigliati.
- Ciao Hinata - le disse - Che ci fai quì? -
Hinata abbassò lo sguardo per un istante - Non ho dove stare signor Michael - si guardava le scarpe e accanto ad esse il borsone nero. Poi lo rialzò e l'uomo notò la tristezza nei suoi occhi.
- Vieni, entra pure - andò dentro a cercare qualcosa e Hinata lo seguì chiudendosi la porta alle spalle. Era preoccupata di avergli dato fastidio perchè non aveva ancora colto la sua reazione. Sicuramente si era sorpreso ma non vide l'espressione che si era creata nel suo viso dopo.
- Mi scusi se mi sono presentata così, il fatto è che non posso più stare a Tokio. Almeno per questo momento... - spiegò.
Il vecchio tirò fuori un materasso da sotto il letto e lo posizionò accanto a quest'ultimo.
- Non ti scusare ragazza mia. Anzi sono contento che sei venuta proprio da me. Era da tanto che qualcuno non mi chiedeva un favore. Sono tanto contento - le sorrise - Bene, dormirei io sul materasso ma come ben sai a quest'età la mia schiena ne risentirebbe e... -
- No! No, va bene. Davvero, ha fatto abbastanza lei - gli disse Hinata gesticolando.
- Smettila di darmi del lei - rise - Chiamami pure Mike -
- Bene - disse Hinata - Mike - lo disse come se lo volesse sottolineare.
Michael si sedette sopra il suo letto comodamente - Bene, mi vuoi dire che cosa è successo? -
Hinata si tolse la tracolla e la felpa rimanendo in una maglietta a maniche corte gialla con uno smile - Praticamente tutto - disse stancamente. Si sedette a gambe incrociate sopra il materasso davanti a Mike e cominciò a parlare - Sono un disastro! Ho praticamente messo in pericolo la vita delle persone a cui tengo di più! Ovunque io vada porto solo guai e ho pensato che allontanandomi siano almeno un pò più al sicuro. Ecco tutto -
Il vecchio si mise le mani sulle ginocchia - Sai, Hinata? Non tutti hanno il privilegio di avere persone da amare e da proteggere e, se posso darti il mio parere, non allontanarti da loro per troppo tempo perchè sentiranno la tua mancanza - le si avvicinò e le dette un buffetto.
Hinata sorrise come una bambina - Grazie -
- Di niente ma adesso andiamo a dormire che domani mi devo svegliare molto presto - disse mentre le dava un cuscino e le varie coperte.
Entrarono a turno in bagno per cambiarsi e poi si coricarono.
- Buonanotte - le disse.
- Notte - rispose Hinata.




Era una bellissima giornata e sicuramente niente poteva rovinarla. Ma questo Hinata non lo pensava. 
Fuori c'era un bel sole autunnale ma dentro di lei pioveva come in una giornata di novembre.
Era seduta su quella che era una delle poche sedie scomode della classe. Appena arrivata a scuola con la macchina non aveva rivolto parola a nessuno e si era subito andata a piantare in uno degli ultimi banchi.
La lezione di chimica era più noiosa del solito e l'unica cosa che l'attirava a stare seduta su quella sedia era il sonno. Non aveva dormito granchè la notte prima così si ritrovò con il viso poggiato fermamente sulla mano destra e con gli occhi chiusi. Adesso si che stava dormendo e nessuno se n'era accorto. 
Nessuno tranne, ovviamente, il professore - Hyuga invece di dormire che ne dice di spiegare alla classe com'è formato un atomo? -
Saltò il aria grazie alla voce squillante del prof ma non disse nulla. Rimase a fissarlo a lungo senza capire niente e poi assottigliò gli occhi - Che cosa? - chiese.
Nella classe si levò una risata generale e il professore, facendo lo sforzo di non aver sentito niente, continuò la sua lezione.
Qualcosa colpì la faccia di Hinata: un bigliettino.

Cosa stai combinando? Che ti succede?

Nessuna firma sotto così alzò lo sguardo e vide Sasuke, a qualche metro da lei, che la guardava. Ma il biglietto non lo aveva spedito lui. Figuriamoci.
Accanto al corvino c'era Gaara che le mimava di parlare dopo la lezione. Lei annuì e appoggiò di nuovo la testa sul banco per prendere ancora sonno.
Dopo la lezione toccò al rosso andarla a svegliare. La ragazza sentì la propria spalla quasi vibrare sotto il tocco di Gaara per quanto la squoteva.
- Ma che stai facendo? Non hai dormito ieri? - le chiese preoccupato - Ho sentito che te ne sei andata per un pò da casa Uchiha. Che sta succedendo? -
- Niente d'importante - rispose alla sua domanda raccogliendo le sue cose dal banco e prendendo la tracolla mentre si stava alzando in piedi un pò barcollante.
- "Niente d'importante"? E' questa la tua risposta? - rise nervosamente.
- E' tutto apposto. Tu, stai attento a Naruto e Sai. Va bene? - disse dandogli due pacche sul petto. E dopo di ciò se ne andò e lui rimase lì, senza una parola da dire.




Ecco il capitolo! Hiashi è davvero crudele eh? -___- Ma che ci possiamo fare? E' il cattivo della situazione e... non sarà l'unico. Ma non aggiungo altro ragazzi miei u.u Sasuke si sta addolcendo pian piano ma il suo brutto caratteraccio si fà sempre presente! 
Il nonno di Hinata nasconde molti segreti che scopriremo più avanti e chissà che fine avranno fatto Kurenai e Asuma u.u
Al prossimo capitolo minna!!
Un abbraccio, 
I_MissYou.

 

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Capitolo 12
*** Please, come back home! ***


Please, come back home!


- Abbiamo fatto le prove tante volte e tu non sei venuta... che hai? - chiese Naruto preoccupato al telefono, come tutti del resto.
- Ho avuto... da fare - mentì senza alcun pudore.
- Manca solo la canzone, dovevi sceglierla tu - disse.
- E l'ho fatto. Ho scelto
A Thousand Years. Dà l'idea del "ti amerò per sempre", è perfetta - ci ragionò solo in quell'istante.
- Va bene, lo dirò io a Sasuke. E non ti scordare che è oggi pomeriggio! -
- Ok, ciao - chiuse la chiamata subito.
Rimase a fissare il dispaly del telefono per qualche secondo quando sentì la voce di Mike chiamarla da lontano - Hinata! Vieni! -
Lo vide dalla finestra della depandance che le faceva segno di venire così si mise il cellulare in tasca, prese il libro che stava leggendo prima della chiamata di Naruto e lo raggiunse - Che cosa c'è? -
- Vieni con me, ti faccio vedere una cosa - disse e lo seguì senza fare altre domande.
Era una giornata soleggiata e da quelle parti, immersa nella natura, Hinata lo sentiva di più. In città ci sono sempre i palazzi e i grattaceli che ti fanno vedere solo un pezzo di cielo e ultimamente è sempre pieno di fumo grigio per lo smog. Ma lì era un altra storia, quando guardava il cielo quasi ci si perdeva a furia di cercare di vedere dove finiva e infatti non ci riusciva mai, il sole era più accecante. Riusciva a vedere però la linea dell'orizzonte dove, ogni giorno da quando era arrivata, si sedeva con Mike in mezzo a l'erba a vedere il tramonto. Le piacevano quei momenti, quando erano soli o quando le faceva da professore-giardiniere. Molte erbe le conosceva per i loro principi curativi perchè aveva imparato tanto durante le sue missioni ma Mike le faceva imparare a riconoscere i fiori dai colori e dalla loro forma, i tipi di erbe commestibili e i vari insetti velenosi a cui non doveva avvicinarsi per paura che le saltassero addosso.
Arrivarono a un campo di girasoli immenso e il viso di Hinata s'illuminò di felicità - Sono bellissimi! -
C'era vento e i suoi lunghi capelli le svolazzavano da una parte all'altra.
- Pensa un pò, è il mio fiore preferito - le disse e cominciò a spiegarle la storia sui girasoli.
La ragazza sentì il cellulare che squillava così lo prese e guardò il display: anonimo.
Rispose - Pronto? -
Nessuna risposta.
Ormai quella storia andava da quando qualche giorno prima era andata a stare da Mike. Durante il giorno riceveva chiamate anonime a cui rispondeva e nessuno si faceva sentire dall'altra parte del telefono. Però sentiva che c'era qualcuno, qualcuno che l'ascoltava. Sentiva il suo respiro.
Poi aveva cominciato a dubitare. Se fossero stati alcuni agenti che volevano rintracciarla? Oppure quel pazzo di suo zio?
- Pronto? - ripetè ancora una volta. 
Ancora nessuna risposta.
Riattaccò. 
Mille domande le tempestavano la testa in quel momento. Certe volte pensava di non farcela più ad andare avanti così, con quella vita tanto confusa quanto pericolosa. Voleva scappare, andarsene via da tutto e da tutti. Ma poi pensava ai suoi amici e ancora di più si rendeva conto di quanto sia un pericolo per loro.
Sospirò lentamente, cercando di riordinare le idee e ricordarsi cosa doveva fare.



- Si può sapere dov'è la tua amica? Tra poco tocca a noi! - Sakura era impazzita quando Naruto le disse che Hinata era in ritardo.
- Non lo so. Non mi risponde ai messaggi! Come faccio a saperlo? - anche lui era arrabbiato e confuso in quel momento. Non sapeva cosa fare.
Si avvicinò Sasuke - Allora? Dov'è? - chiese.
Sakura lo guardò e come se fosse la cosa più normale disse - Oh, non risponde ai messaggi. Avrà qualcos'altro di più importante da fare -
- Ok, tocca prima a voi. Quindi andate, recitate e vedrete che lei arriverà - disse il corvino più sicuro che mai.
- Come sai che arriverà? - chiese la rosa mentre i nervi si facevo sentire, sia per la gelosia che per la rabbia.
La guardò - Mi fido di lei - semplicemente quattro parole. 'Mi fido di lei'.
Sakura diventò rossa in volto per il nervosismo che si faceva sentire sempre di più. Così giro le spalle e andò via.
Naruto rimase a fissarlo - Ti fidi di... lei? - era decisamente confuso.
Sasuke non ricambiò lo sguardo - Tocca a noi e tu dovresti essere il primo. Vai -
Senza fiatare il biondo se ne andò e il corvino guardò l'orologio per la millesima volta.
Si, si fidava di lei ed era certo che sarebbe venuta, anche se in ritardo. Sarebbe venuta, avrebbe cantato e avrebbe fatto la pazza facendosi notare. 
Intanto Naruto e Sakura salirono sul parco dell'auditorium della scuola e cominciarono la loro recita.
Intanto Sasuke si stava preparando per fare la sua entrata e quando il biondo e la rosa ebbero finito di recitare restarono esattamente dov'erano come due statue e Sasuke salì sul palco e si sedette davanti al pianoforte nero situato esattamente nella parte destra del palco, poco lontano dai due protagonisti.
Inspirò e cominciò a suonare facendo scivolare le dita lungo i tasti neri e bianchi. Aveva deciso che avrebbe suonato anche tutta la sera aspettando l'entrata di Hinata ma i suoi piani andarono in fumo quando sentì la sua voce. La sua voce dolce, come sempre.


The day we met
Frozen, I held my breath
Right from the start
Knew that I found a home
For my heart, 
Beats fast
Colors and promises
How to be brave
How can I love when I'm afraid 
To fall
Watching you stand alone
All of my dubts 
Suddenly goes away somehow.


Era lei, sapeva che sarebbe venuta. Lo sentiva e non l'ha deluso. Tutti pensavano che non ci sarebbe stata e anche il professore si era lamentato, ma adesso era lì.
Sentiva la sua voce ma non la vedeva. La cercava con gli occhi mentre continuava a suonare perfettamente.


One step closer.

Eccola lì, adesso la vedeva. E si stava avvicinando a lui passo dopo passo. Con una mano toccò delicatamente il piano e con l'altra teneva il microfono saldo davanti alla sua bocca.
Un occhiata a lei e poi un'altra occhiata alle sue dite sopra la tastiera dello strumento. E poi avendo preso bene il ritmo, la guardò per bene e colse ogni minimo dettaglio.
Aveva il viso più rilassato da quando lo aveva lasciato davanti allo stipiet della porta d'ingresso di casa sua con la caviglia dolorante. Le lunghe ciglia si alzavano e si abbassano mentre apriva e chiudeva gli occhi. Notò che la mano che era prima poggiata sul piano, adesso correva a prendere una ciocca di capelli e a infilarsela dietro l'orecchio.
Indossava un maglioncino rosso leggero che le scopriva di molto la spalla e leggermente la pancia. Mentre le lunghe gambe erano faciate da un jeans nero.


I have died everyday
Waiting for you
Darlin' don't be afraid
I have loved you for a 
Thousand Years,
Love you for a 
Thousand more.


Lo sguardo di lei corse subito a cercare gli occhi di lui e alla fine li trovarono. E s'incatenarono l'uno all'altra. Il microfono le scivolò via dalla bocca ma rimase lo stesso a guardarlo, vide le guance leggermente arrosate, colorate di un rosa così chiaro che solo lei poteva notarlo. E lui in quel momento cominciò a cantare. E anche se quello che faceva non gli piaceva, lei pensò che aveva una voce bellissima, delicata. Come quando le aveva detto che si fidava di lei.

Time stands still
Beauty in all she is
I will be brave
I will not let anything
Take away
Standing in front of me
Every breath,
Every hour has come to this.
One step closer.


E dopo le loro voci si toccarono e un leggero brivido percorse tutti i nervi di Hinata, ricordandole quando le aveva appoggiato la mano sulla pelle nuda e lei quasi sussultò. Adesso cantavano insieme ed era così bello che non avrebbe mai potuto smettere se credeva che fosse la cosa giusta. Ma sapeva che non lo era e che prima o poi quei pochi minuti sarebbero finiti. E che infine lei sarebbe scappata via, non facendosi notare da nessuno.

I have died everyday
Waiting for you
Darlin' don't be afraid
I have loved you for a 
Thousand Years,
Love you for a 
Thousand more.


La vide superarlo di poco per avvinarsi di più al limite che dava il palco e cantare in direzione del professore e dei suoi compagni. Quando prima vide com'era vestita elegante non pensava che ai piedi avesse delle sneakers e gli venne quasi da ridere.

All long I believe
I would find you
Time has brought
You heart to me
I have loved you for a
Thousand years,
Love you for a 
Thousand more,
Love you for a 
Thousand more.


Adesso era ritornata qualche passo in dietro giusto per guardarlo ancora, per avere ancora un pò di quei momenti. Lui alzò lo sguardo e la vide, la vide lì in tutta la sua potenza e in tutta la sua fragilità. E adesso tutto il mondo era sparito, non c'era nessuno tranne che loro due. 
Hinata si sentiva come se era in pace con il mondo, era quello che ha sempre cercato e voluto: la pace. Si mise una mano sul petto e sentì il suo cuore come cercare di farsi spazio tra le costole per uscirle fuori del tutto per quanto batteva forte e fu come se lui lo avesse sentito.


One step closer.
I have died everyday
Waiting for you
Darlin' don't be afraid
I have loved you for a 
Thousand Years,
Love you for a 
Thousand more.

And all long I believe
I would find you
Time has brought
You heart to me
I have loved you for a
Thousand years,
I Love you for a 
Thousand more.


Il dito del ragazzo toccò l'ultimo tasto e si alzò in piedi lentamente. Sentì i suoi compagni applaudire, ma lei era sparita. Si era distratto solo per un momento e non la trovò più nel suo campo visivo. Corse subito fuori dall'auditorium non sentendo Sakura che lo chiamava. Si ritrovò nel lungo corridoio semi buio della scuola e vide un ombra svoltare a destra verso l'uscita. Si rimise a correre e lei sentendo i passi veloci si voltò, e vedendo che era Sasuke si mise a correre verso l'uscita mentre con le mani cercava di mettersi velocemente il giubbotto di pelle nero. Solo avvicinandosi alla porta cominciò a sentire lo scrosciare della pioggia insistente sul cemento, che si era già bagnato completamente.
Aprì la porta per uscire ma sentì subito la mano di lui che le stringeva il polso.
- Lasciami - disse cercando di liberarsi.
- Aspetta, ti devo parlare - non lasciò la presa e la costrinse a guardarlo - Guardami, ti prego -
Hinata si arrese e alzò il suo sguardo incontrando di nuovo quello di Sasuke - Che cosa vuoi? -
I corridoi erano deserti ed era quasi buio fuori, ma le nuvole facevano sembrare che dentro l'edificio fosse scesa la notte. 
- Perdonami - le lasciò il polso.
La ragazza abbassò lo sguardo come se le avesse detto una cosa qualunque ma poi, realizzando le parole che uscirono di bocca al corvino, lo guardò di nuovo ma questa volta con gli occhi increduli - Che cosa? - quasi lo sussurrò, come se stesse parlando con la sua mente.
- Perdonami. Per quello che è successo quella sera, non avevo il diritto di risponderti in quel modo - disse - Adesso però torna a casa, Itachi sente la tua mancanza... - 
- Solo Itachi? - chiese lei, voleva metterlo alla prova ma sapeva bene che non avrebbe ceduto.
- Credo di si... - 
Gli studiò il viso attentamente il viso - Menti - la sua bocca fece una smorfia.
Sasuke sapeva che stava cercando di provocarlo anche se in modo diverso dal solito. Sospirò - Ascolta, scusami. Per tutto, ma... -
- Non scusarti - era ferma, immobile davanti a lui con i pugni serrati - La verità è... che non mi sono del tutto arrabbiata per quello che mi hai detto, ormai mi sono abituata al tuo brutto caratteraccio. Era tutta una scusa... una scusa per allontanarmi da voi - disse la verità come se fosse la cosa più normale del mondo.
Il corvino continuava a guardarla da sotto le ciglia nere - Lo avevo intuito -
Hinata non lo guardava più in faccia, aveva allontanato lo sguardo verso un punto indistinto sopra la spalla di Sasuke - Ho pensato che allontanandomi sareste stati più al sicuro ... -
- Ma non puoi andartene così come se niente fosse! Hai idea di quante volte Karin mi ha fermato per i corridoi chiedendomi di te? Di quante volte Itachi è tornato a casa dicendomi che Sai chiedeva di te? E poi vogliamo parlare di Naruto? - 
Hinata indietreggiò di qualche passo fino ad avere la schiena completamente appoggiata sul muro bianco freddo e poi scivolò sotto fino a sedersi per terra. Adesso aveva le gambe piegate e divaricate con i gomiti che ai appoggiavano sui ginocchi - Credo che tu sappia qual'è l'altra ragione - non lo degnò di uno sguardo come se scappasse dalla vista dei suoi occhi.
Si sedette a terra accanto a lei nella sua stessa posizione - Volevi passare del tempo con tuo nonno -
Tutti e due fissavano la parete di fronte a loro, bianca e pallida.
- Non puoi scappare per sempre e lo sai meglio di me - le disse.
- E' quello che mi riesce meglio - aveva la voce piatta, non faceva trapelare nessun sentimento. Come quando uccideva.
- Direi che la mia conclusione è una: ti preoccupi di proteggere gli altri perchè non ti sai prendere cura di te stessa -
Hinata aggrottò la fronte, Sasuke non sapeva se per rabbia o per disperazione. Ma forse erano tutte e due le cose.
- Non è colpa tua tutto questo. E' colpa loro: di tuo zio e i suoi scagnozzi. E non puoi fare niente per tenerci al sicuro perchè anche se ti allontani, loro ci staranno sempre alle calcagna. Credimi, sono nato e vivo ancora in questa merda -
Nessuna risposta, solo il rumore della pioggia fuori.
- Torna a casa - la guardò - Ti prego -
Sasuke si era meravigliato di se stesso per quante volte aveva chiesto perdono e 'ti prego' in una sola giornata. Non lo faceva mai con nessuno.
- C'è Leonardo Di Caprio che ti aspetta a casa, ma se non vuoi venire... - 
Hinata sorrise e gli diede una pacca sulla spalla - Smettila -
Qualcuno entrò dalla porta. Era Itachi, in un impermeabile nero che grondava d'acqua. Hinata quasi saltò in aria per la felicità di rivederlo e gli saltò addosso. Lui, preso alla sprovvista, non seppe cosa fare ma quando si rese conto di tutto l'abbracciò - Sono tutto bagnato - rise
- Non importa - Lo strinse forte bagnandosi tutti i vestiti - Mi sei mancato. E scusa se me ne sono andata così -
- Ah non ti preoccupare - le posò un bacio sui capelli e si allontanarono l'uno dall'altra.
- Allora andiamo a casa? Mamma ha raggiunto papà a Detroit questa mattina quindi siamo soli -
- Pizza? - chiese Hinata guardando i due fratelli.
- Vada per la pizza. Aspettate che vado a prendere il giubbotto - e si dileguò.
- Lo aspettiamo in macchina - disse Itachi facendo strada a Hinata.



I cartoni della pizza erano gettati sopra il bancone alla rinfusa e in alcuni c'erano varie croste. 
- La cucina è uno schifo - disse Hinata ai fratelli che erano in soggiorno a guardarsi la televisione.
- Ci pensiamo domani mattina - Gridò Itachi dall'altra parte della casa.
Hinata li raggiunse e si sedette al fianco di Itachi.
Si erano divertiti tutti insieme quella sera: avevano mangiato, bevuto e scherzato.
Sasuke si alzò dal divano per andare in camera sua.
- Esci? - gli chiese Itachi voltandosi verso di lui.
- E' sabato sera - rispose secco come al suo solito mentre prendeva le scale e saliva di sopra.
Hinata e Itachi sentirono suonare il campanello di casa e si guardarono a vicenda - Per me chiunque sia può rimanere là fuori. Io non mi muovo - Hinata si massaggiò la pancia per quanto aveva mangiato.
Il corvino andò ad aprire e non ebbe il modo di parlare che le ragazze entrarono salutandolo e andando verso Hinata.
La ragazza si alzò - Ragazze! - era felice di rivederle dopo tutto quel tempo, soprattutto Karin e infatti non aspettò molto per saltarle addosso e abbracciarla - Mi sei mancata! -
- Anche tu - disse la rossa ricambiando l'abbraccio - E infatti oggi devi uscire con noi! -
- E non accettiamo un no come risposta! - disse Ino - Anche a costo di trascinarti fuori da questa casa tirandoti per i capelli -
- I miei capelli non si toccano! - rispose Hinata ridendo.
- Stavo casualmente passeggiando in centro questo pomeriggio - cominciò con il dire una bionda - e ho trovato un vestitino bellissimo e mi sono detta ' wow questo starebbe d'incanto a Hinata'. Così l'ho preso! -
Tenten le porse un sacchettino con il nome di un negozio e Hinata ne vide il contenuto. Guardò Ino - Tu sei pazza! Grazie per il pensiero ma no. Non me lo metterò mai -
- Siamo noi che decidiamo quì! - disse la bionda.
- Provalo e se non ti sta bene, mettiti qualcos'altro - disse Karin - Andiamo di sopra su! -
E in tutto quel casino Itachi si era rimesso la tv che nemmeno riuscì a seguire per via della conversazione delle ragazze.
Salirono tutte in camera di Hinata che nel frattempo entrò in bagno per provarsi il vestito.
- No! Io con questo non ci esco! - gridò dal bagno.
- Esci che vogliamo prima vederti! - disse Ino frugando tra le scarpe della ragazza per trovare quelle adatte. E infatti trovò un paio di decollette nere tacco quindici.
La corvina uscì dal bagno del tutto svogliata - A me non piace - disse guardandosi allo specchio situato vicino la porta del bagno.
- Ti sta benissimo! - disse Karin entusiasta - Ino, sei una Dea -
- Grazie lo so - la bionda si avvicinò a Hinata e le diede le scarpe - Mettiti queste -
La ragazza obbedì e le indossò. Si fissò di nuovo e non cambiò opinione - Sembro una prostituta -
- Ma che dici? Stai d'incanto! E poi è una serata tra ragazze quindi è molto probabile che ci rimorchieranno - disse Tenten.
- Come scusa? - si girò per guardarle - Beh, non voglio che ci provino con me -
- Non fare la rompi palle, Hinata! Dai! Esci, divertiti! Goditi la tua vita! - disse Karin mentre cercava qualcosa nella sua trusse con cui truccarla.
Aveva ragione Karin. Da quanto non usciva e si divertiva come una ragazza normale? Da quanto una serata non finiva con lei che rientrava a casa senza aver passato le pene dell'inferno? Quella era la sua occasione, doveva uscire e divertirsi con le sue amiche. Doveva dedicare pò di tempo per se stessa.
- Sapete? Avete ragione - disse mentre Ino le metteva un pò di mascara e un pò di matita nera.
Ino si allontanò da lei e la guardò per bene - Sei una meraviglia! - 
Hinata scosse un pò la testa per sistemarsi i capelli e ci riuscì. Adesso le ricadevano lisci lungo la schiena con la sua solita frangetta un pò ribelle. 
Fuori faceva un pò freddo e di sicuro la temperatura sarebbe scesa ancora di più di notte così prese un giubbottino color argento e se lo infilò - Andiamo -





Ecco a voi il capitolo! Non niente di che ma il prossimo sarà molto più interessante! 
Ho deciso di rimandare la parte di quello che stanno combinando Asuma e Kurenai sorry :(
Ovviamente le parti in rosso della canzone sono cantate da Hinata, quelle blu da Sasuke ( Sasuke che canta?! o__o ) e quelle viole da tutti e due! Volevo mettere la parte di Romeo e Giulietta ma non ho fatto in tempo perchè sono già in ritardo di un giorno per la pubblicazione! 
Un grande abbraccio,

I_MissYou



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