Giochi intimi (e non)

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo gioco ***
Capitolo 2: *** Secondo gioco ***
Capitolo 3: *** Poker -I parte- ***
Capitolo 4: *** Tiro alla fune ***
Capitolo 5: *** Solitario ***
Capitolo 6: *** Sesto gioco ***
Capitolo 7: *** Settimo gioco ***



Capitolo 1
*** Primo gioco ***


PRIMO GIOCO




Non poteva credere che stesse davvero per farlo. E con il capitano per giunta!

Si era ambientata in fretta sulla Going Merry, era vero, e il suo rapporto con Rufy era diventato intimo in poco tempo.
Ma era pur sempre la principessa di Alabasta!
Si guardò intorno con fare apprensivo. Erano nella sala riunioni e non si sentiva volare una mosca sulla nave.
-Allora?!? Lo facciamo o no?- chiese impaziente il capitano.
-Ecco… io…-
-Se non te la senti non importa…- le disse, vedendola così titubante, ma senza riuscire a nascondere il suo dispiacere.
Bibi lo fissò per un attimo, lasciandosi intenerire dal suo broncio e dai suoi occhi da cucciolo che si illuminavano come il sole quando sorrideva.
Oh, al diavolo l’etichetta e tutto il resto! Sarà anche stata una futura regina ma in quel momento era ufficialmente un membro dei Mugiwara! E poi stava così bene con lui!
-D’accordo!- affermò decisa.
-Cos… Sicura?- la guardò preso alla sprovvista -Davvero te la senti di… si insomma… di farlo?-
-Sì! È solo che… qui non c’è molta… intimità ecco… e se ci scoprono?-
-Tranquilla, se arriva qualcuno ti copro io!- le disse convinto.
-O-okay allora…-
-Magnifico!- sorrise battendo insieme palmi e suole dei geta -Allora sei pronta?!-
Si guardò intorno ancora un attimo, la principessa, prima di annuire convinta, ricambiando il sorriso.
-Al mio tre okay?- aggiunse poi la ragazza -Uno… due…-
Rufy la fissò estasiato.
Bibi era davvero eccezionale.
Nami non giocava mai a “chi trattiene il fiato più a lungo” con lui.

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Capitolo 2
*** Secondo gioco ***


SECONDO GIOCO

 

 

Si maledisse mentalmente.
Ma di tutti i giochi al mondo, proprio quello doveva proporre?!
Quanto era stata stupida!
Era notte fonda e, come spesso accadeva, lei e il buzzurro si erano ritrovati in cucina vittime dell’insonnia. Mancavano ancora parecchi giorni di navigazione alla prossima isola e le scorte di liquori andavano centellinate, così avevano dovuto rinunciare alla loro gara di bevute. Senza l’aiuto dell’alcool a smussare i loro caratteri orgogliosi e a tenerli impegnati, avevano finito per litigare come al solito. Non ricordava più nemmeno esattamente quale fosse stato il pretesto.
Beh, a dire il vero, non ricordava poi molto in quel momento.
Non ricordava dove si trovasse, perché fosse lì, il suo nome…
Nel bel mezzo della litigata il samurai aveva pronunciato le parole magiche.
-Allora ti sfido!-
Senza aspettare una conferma dal suo cervello la mano della navigatrice era scattata a palmo aperto e quando lo spadaccino l’aveva stretta non si era più potuta tirare indietro.
L’emergenza liquori, però, non gli consentiva di sistemare la faccenda come al solito. Intanto se avessero finito le scorte Sanji avrebbe avuto un attacco isterico degno di una massaia oberata di lavoro e figli indisciplinati, e poi, considerata la loro resistenza, le poche bottiglie presenti sulla nave non sarebbero bastate a fare il solletico ai loro stomaci.
Così avevano dovuto trovare un’alternativa.
-Un gioco!-
-Un gioco?!- aveva chiesto con una smorfia il samurai.
-Sì, chi vince il gioco decide il da farsi sulla faccenda!- aveva affermato lei, annuendo convinta.
-D’accordo- si era stretto nelle spalle lo spadaccino.
E quale idea brillante l’aveva mai colta a quel punto?! Di giocare a “chi ride per primo”!!!
Brava, Nami, che colpo di genio! Davvero furba!
Ma una morra cinese no?! O un classico “pari e dispari”?!?
-Chi ride per primo?! E che roba è?!?-
-Ma non sai davvero niente buzzurro! Ci si fissa negli occhi cercando di restare seri, il primo che scoppia a ridere ha perso!- aveva spiegato, spazientita.
-Ah… Va bene!-
Ed ora eccola lì, nei guai fino al collo.
Sì, perché ci erano voluti solo pochi secondi per mettere in chiaro che nessuno dei due avrebbe vinto. Il buzzurro era troppo bravo ed allenato a restare impassibile e lei… Beh lei appena incrociate le iridi nere dello spadaccino era partita per un viaggio, che sembrava destinato a non avere ritorno, per Zorolandia. Ciao, ciao Nami!
E adesso era lì che sprofondava sempre più nel petrolio, senza riuscire a riprendere il controllo su se stessa. Sentiva che stava per cedere all’istinto di avventarsi su di lui e assaggiare le sue labbra. E non poteva, non doveva! Lui ne avrebbe approfittato per ricattarla, si sarebbe fatto annullare il debito. E a quel punto in che modo lo avrebbe tenuto legato a sé? Ma non ce la faceva più! Oltretutto lui non mollava i suoi occhi un secondo.
Fu l’espressione interrogativa nello sguardo di Zoro ad avvisarla che si era sporta verso di lui, facendo leva coi palmi sul tavolo. Era talmente vicina che poteva respirare il suo fiato, che sapeva di rhum ed era così invitante. Ormai mancavano pochi centimetri. Cominciò a socchiudere gli occhi già persa per metà nel bacio che stava per arrivare. Ancora un poco, ancora un poco, ancora un po…
-DANNATA FOGNA AMBULANTE!!! CHE COSA STAI FACENDO?!? IO TI UCCIDO!!! TI CI SOFFOCO CON QUELLE MELE HAI CAPITO?!?-  
L’urlo, proveniente dalla dispensa, la risvegliò bruscamente, riportandola alla realtà.
Si voltò verso la porta della cucina, non sapendo se maledire o ringraziare Rufy e Sanji per il loro immancabile show notturno.
-Ma Fanji!!! Ho fame io!!!-
-FAME?!?!? LA TUA NON È FAME!!! È UN DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO, MALEDETTO BAKA DALLO STOMACO DI GOMMA!!!-
-Adeffo ftai efagerando!!!- continuava a biascicare il capitano, senza smettere di ingurgitare tutto ciò che gli capitava a tiro -Ricordati… chomp chomp chomp… che fono io il… chomp chomp… capitano!-
-Ma davvero?!?-
Riusciva a immaginare perfettamente l’espressione psicopatica del cuoco, come se ce lo avesse avuto davanti.
Poi il rumore di una colluttazione, tonfi, strepiti e infine silenzio.
-Perfetto così!- la voce del biondo tornò a risuonare fuori dalla porta, mentre si allontanava per tornare in cabina -Domani porchetta di capitano per pranzo!-
Un rumore di sedia strusciata le disse che Zoro si stava alzando. Si girò verso di lui e lo trovò perfettamente calmo e impassibile, come sempre. Impossibile dire se avesse realizzato cosa stesse per fare la cartografa e, nel caso, se gli avesse causato piacere, imbarazzo o fastidio.
-Beh mocciosa, a quanto pare non ha vinto nessuno…- disse stiracchiandosi -…io vado a letto… Buonanotte!- aggiunse avviandosi verso la porta della cucina, passando alle spalle di Nami.
Stava già per rispondere con uno svogliato “buonanotte buzzurro” quando qualcosa la fece fremere lungo tutta la colonna vertebrale. Zoro le aveva sfiorato la base del collo con le dita, in una carezza rude proprio come lui. Lo guardò, sorpresa, ma lo spadaccino continuò a camminare imperterrito senza voltarsi. Non avrebbe mai saputo se era stato un caso o se lo avesse fatto di proposito.
-B-buonanotte…- riuscì a mormorare.
Rimasta sola si lasciò andare a un sospiro sconsolato, non sapeva nemmeno lei se per il suo scarso autocontrollo o per il bacio mancato. Inutile pensarci, meglio dormirci un po’ su.
Si avviò per uscire dalla cucina ma un mugugno e delle risate provenienti dal corridoio le fecero aggrottare le sopracciglia.
Che stava succedendo?!
Raggiunse rapidamente la porta e rimase interdetta qualche secondo di fronte alla scena che le si presentava prima di scoppiare a ridere a sua volta, unendosi a Zoro che si teneva la pancia e aveva le lacrime agli occhi, boccheggiando tra uno scroscio di risa e l’altro alla ricerca di aria.
La fonte di tanto divertimento era niente meno che il capitano della Going Merry, Rufy detto Cappello di Paglia, che giaceva nel bel mezzo del corridoio, legato come un salame dai suoi stessi arti allungabili e con una mela infilata in bocca, stile porchetta.
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Scusate so che lo aveva già postato, come anche il terzo capitolo ma, avevo pensato di cambiare l’ordine dei capitoli, invece poi è rimasto uguale. XD

 

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Capitolo 3
*** Poker -I parte- ***


POKER (I PARTE)

 

 

 

-Uhm… Io lascio fratello…-
-Okay! Rufy, tu che fai? Vedi?-
-Eh ma non capisco! Se almeno sapessi cosa devo vedere!-
L’ennesimo sospiro di gruppo, accompagnato da una serie di imploranti occhiate al cielo, riempì la sala comune.
Come ogni terzo giovedì del mese, i pirati si erano riuniti lì, dopo cena, per giocare a poker.
Come ogni terzo giovedì del mese, Rufy aveva insistito per partecipare anziché limitarsi ad assistere insieme al piccolo Chopper, che proprio non riusciva a comprendere lo strano meccanismo di quel gioco.
E, come ogni terzo giovedì del mese, a poche mani dall’inizio della partita il capitano li aveva già esasperati con le sue assurde considerazioni.
-Oh Kami! Tutte le volte la stessa storia! Ma come fai a essere così baka?!- chiese il cecchino, guardandolo spazientito.
-Ma che c’entro io adesso?! E’ dall’inizio della partita che continuate tutti a dire che vedete qualcosa e non mi avete ancora spiegato cosa!!!- ribadì infastidito, calandosi sulla testa il cappello di paglia.
-Fratello, “vedo” è una terminologia del poker per dire che partecipi al gioco puntando gli stessi soldi che ha puntato fratello nasone. E’ chiaro adesso?!-
-Ma noi non giochiamo coi soldi!- fece quello, guardando il cyborg senza capire.
-Certo che non giochiamo a soldi!!! I berry ci servono per le cose importanti, non per giocare a un ridicolo gioco di carte e rischiare di farli finire in mano a voi scialacquatori!!!- intervenne subito la cartografa, isterica ogni volta che quel tasto dolente veniva toccato.
All’inizio, dopo che le saltuarie partite si erano trasformato in un’abitudine mensile, aveva acconsentito a usare una parte del loro tesoro per le puntate. Complice un intervento divino, non c’era altra spiegazione, Rufy una sera aveva sbancato ottenendo parecchi berry, che aveva poi gettato via il giorno seguente nell’acquisto di un enorme cosciotto di Re del Mare arrosto, facendosi truffare alla grande dal macellaio. All’idea di tutti quei soldi sprecati in modo così idiota, la cartografa aveva quasi avuto un crollo nervoso.  Da allora, avevano sostituito i berry coi biscotti.
-Cosa importanti tipo?! Vestiti e scarpe?!- la provocò lo spadaccino, nella sua tipica posa rilassata sulla sedia, con le mani incrociate dietro la nuca.
Nami lo fulminò truce.
-E quindi?!- insistette Rufy, ficcandosi un mignolo nella narice.
-E quindi cosa?!- chiese esasperato Usop.
-E quindi non ho capito!-
-Oh ma che novità!!!-
-Rufy, dannazione! Devi solo decidere se vuoi puntare lo stesso numero di biscotti che ha puntato Usop e giocare questa mano o se ritirarti!!!- anche Sanji era al limite della sopportazione per le innumerevoli interruzioni tra una giocata e l’altra.
Il capitano lo fissò per un attimo prima di aprirsi in un radioso sorriso.
-Okay!- disse, contento.
-Okay?! Sicuro?! Proseguiamo?!- domandò il cecchino, facendolo annuire convinto. -Bene! Allora, lasci o vedi?- chiese ancora.
-Uhm… uhm allora…- si prese il mento tra due dita mentre fissava alternativamente le sue carte e le facce dei suoi Nakama, scrutandoli come alla ricerca di una risposta al suo dilemma -… dunque… vedo!- disse poi, voltandosi verso Usop e fissandolo con un sorrisone a trentadue denti, in attesa.
-Molto bene! Zoro tu cosa… Ma… Ma che vuoi?!- domandò fissandolo di rimando, visibilmente infastidito dallo sguardo insistente del capitano. 
-Aspetto!- fece lui stringendosi nelle spalle, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Ma cosa?!-
-Che mi mostri le tue carte! Ho detto vedo!!! Voglio vedere!!!-
Sgranò gli occhi allibito.
-Ma hai sentito una parola di quello che hanno detto Franky e Sanji o cosa?!?!- sbraitò il nasone, perdendo definitivamente la pazienza.  
-Certo che ho sentito! Per chi mi hai preso?! Non sono mica uno stupido!!!- ribatté, guadagnandosi più di un’occhiata scettica.
I Nakama si guardarono eloquenti tra loro.
-Senti io ci rinuncio!!! Giocare con te è improponibile!!! Non capisci un tubo!!! Ma come fai a essere così scemo?! E a voi come vi è venuto in mente di diventare sottoposti di un simile idiota?!-
Il cecchino era fuori di sé.
-Guarda che anche tu hai accettato di entrare nella sua ciurma…- gli fece notare lo spadaccino, perennemente svaccato sulla sedia, ghignando divertito dall’esplosione del Nakama.
-Oh ma va al diavolo Zoro!- sbottò lanciando in aria le carte e uscendo dalla stanza a passo di carica.
-Yohohohohohoho! Usop-san sembra un po’ agitato stasera!-
-E come dargli torto?!- intervenne Sanji alzandosi dal tavolo, la sigaretta già pronta tra le labbra per essere accesa. -Me ne vado anche io…- disse in segno di saluto, mentre si cacciava le mani in tasca e usciva dalla sala comune.
-Aspettami fratello!- non perse tempo a seguirlo il carpentiere.
-Dai Zoro, andiamo anche noi…- lo chiamò la navigatrice mentre anche lei si alzava per lasciare la stanza.
-Uh?!- fece quello, interdetto. -No io dormo qui, grazie… Non ho voglia di andare fino in cabina…- disse, sbadigliando e smuovendo le spalle per accomodarsi meglio sulla sedia.
-Ma quale cabina?! Ho il turno di guardia e tu mi farai compagnia!- ordinò la rossa posando le mani sui fianchi e fissandolo con uno sguardo che non ammetteva repliche.
Lo spadaccino socchiuse l’occhio e la fissò qualche secondo prima di mettersi a ghignare divertito.
-E va bene!- acconsentì mettendosi in piedi e avviandosi verso l’uscio, seguito dalla Nakama -Non vorrei mai che ti venisse un attacco di panico mentre sei al buio da sola in coffa, da brava mocciosa quale sei!- aggiunse una volta nel corridoio, un attimo prima di venire appiattito al suolo da un pugno.
 -Chopper-san vieni con me! Voglio farti sentire la mia ultima ninna-nanna! Yohohohohoho!-
-Davvero?! Che bello!!!- urlò entusiasta la piccola renna, seguendo lo scheletro con occhi luccicanti.
Rufy aveva guardato i suoi compagni lasciare la stanza uno dopo l’altro, sempre più sconsolato. Normalmente, quando arrivava quel momento, nelle loro serate del poker, lui era ben felice di sbafarsi  impunemente i biscotti abbandonati sul tavolo dai compagni. Ma la sfuriata di Usop lo aveva depresso, non si era mai reso conto che il motivo per cui non riuscivano mai a finire uno straccio di partita fosse lui.
-Io l’ho sempre detto che è un gioco stupido e noioso!!!- gridò in un vano gesto di protesta, non credendo nemmeno lui a ciò che diceva, prima di abbandonare il capo sul tavolo, poggiando la guancia contro la superficie di legno e lasciandosi andare in un sospiro triste.
-Capitano!-
Sollevò la testa di scatto. Robin era ancora nella stanza e non accennava a volersene andare. Lo fissava, eterea come sempre, un sorrisino divertito sul volto e il capo appoggiato al palmo di una mano.
-Non ti abbattere! Ti rispiego le regole se vuoi!-
-Tanto non credo farebbe molta differenza…- mugugnò infossando lo sguardo nelle assi del tavolo.
-Fidati! Ho un metodo infallibile per memorizzarle!-
Rufy tornò a guardarla, un po’ di speranza negli occhi. La fissò per qualche istante, mentre lei continuava a sorridere serafica.
-D’accordo!- disse poi tornando a sorridere.
-Bene! Però non qui…-
-Ah no?!- chiese grattandosi la testa e guardandosi intorno perplesso.
L’archeologa negò con il capo.
-No! Vieni, andiamo in camera… Tanto Nami stasera è di vedetta…-
Si alzò, elegante come sempre, e camminando leggiadra raggiunse la porta, sulla quale si bloccò per tornare a voltarsi verso il moro e invitarlo nuovamente a seguirla con un cenno del capo, prima di sparire nel corridoio, sottraendosi alla sua vista.
Rufy s’alzò e fece svelto il giro del tavolo, affrettandosi per raggiungerla. Ma era ormai alla porta che un pensiero lo colpì facendogli fare dietro front. Rimanendo sull’uscio, allungò le braccia verso il tavolo e arraffò quanti più biscotti riusciva a trattenere tra le mani.
In fondo, se doveva studiare tutta la notte, avrebbe avuto bisogno di energie!




Angolo dell’autrice:
Okay, dal prossimo capitolo saranno nuovi! Promesso! Scusate ancora! XD

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Capitolo 4
*** Tiro alla fune ***


TIRO ALLA FUNE

 

 

 

Non ricordavano nemmeno loro di chi fosse stata l’idea di iniziare quelle stupide gare.
Fatto sta che, quando avevano sentito un cittadino di Water 7 affermare che quella ciurma di pirati da strapazzo non avrebbe mai potuto battere i carpentieri della Galley L. A. al tiro alla fune, poco importava che avessero sfidato e battuto il Governo Mondiale, Usop, Zoro e Nami non ci avevano visto più e avevano deciso di fargliela vedere.
Presi dalla foga del momento e accecati dal loro smisurato orgoglio non si erano resi conto che, considerate le abilità di Paulie, a quel gioco partivano più che svantaggiati. Anche perché in realtà non avevano molte opzioni per formare la loro squadra di quattro partecipanti.
Rufy aveva mangiato troppo e non era nemmeno in grado di stare in piedi.
Usop celava ancora la propria identità dietro la maschera di Sogeking e sosteneva che un grande cecchino come lui non poteva certo abbassarsi a partecipare a un gioco così stupido. E poi doveva intrattenere i suoi fan con le sue doti canore. In realtà aveva solo paura di farsi male, visti i nerboruti carpentieri della ditta di Iceburg e se la cavò con un’occhiataccia della navigatrice e un ringhio furibondo dello spadaccino.
Franky non faceva ancora ufficialmente parte dei Mugiwara anche se i pirati, in cuor loro, lo consideravano già un Nakama.
Sanji, infine, avrebbe anche potuto giocare se solo fosse riuscito a mantenere per più di venti secondi la concentrazione su qualcosa che non fossero le numerose ragazze in bikini che passeggiavano sul bordo vasca della piscina della Galley Company.
Così alla fine gli unici rimasti erano navigatrice, samurai, archeologa e medico, che non poteva usare la Rumble Ball, dato che si stava ancora riprendendo dall’effetto devastante che aveva avuto l’assunzione di una dose esagerata di quelle pillole.
Bisognava giocare d’astuzia e Nami non perse tempo.
Contrattò subito perché, vista la bravura di Paulie con le corde, Robin potesse usare il suo potere. I carpentieri accettarono ponendo però il limite di massimo due braccia in più per ciascun partecipante.
Ma la cartografa non aveva ancora giocato tutte le sue carte e la fortuna era dalla sua.
La squadra della Galley L. A. si era già piazzata lungo la fune. Il più lontano dal mezzo era Tilestone, poi veniva Lulu, il signor Iceburg e infine Paulie.
I suoi compagni invece si stavano posizionando in quel momento. Chopper, in forma umana, era il più lontano, davanti a lui Robin, uno spazio vuoto per lei e infine Zoro era il più vicino al centro della corda, proprio di fronte al biondo.
Si sfilò la maglietta restando solo in calzoncini e pezzo sopra del bikini per poi avvicinarsi, sorridendo furbescamente.
-Ehi Zoro! Fa mettere me qui!- affermò autoritaria.
Zoro si voltò a guardarla stralunato.
-Io sono più forte!-
-Lo so infatti! Fidati è una strategia migliore se fai stare me al centro!-
-Io non credo!- rispose, imperterrito.
Una vena cominciò a pulsare sulla fronte della cartografa e un po’ di fumo cominciò a levarsi nell’aria dal suo pugno chiuso.
Non poteva fare come diceva e basta, una buona volta?!?!
Strinse spasmodicamente la mano, cercando di trattenersi. Non doveva colpirlo, se anche Zoro fosse andato k.o. avrebbero perso a tavolino.
-Zoro, fa come…-
-Bushido-san, la navigatrice ha ragione! Lasciale il posto!-
Si girarono tutti e due a guardarla sorpresi.
Non c’era un motivo valido o fisico per cui la sua postazione al centro potesse migliorare la forza della squadra, la strategia di Nami era un’altra. Ma, come sempre, la sua sorellona era due passi avanti a tutti e probabilmente aveva intuito dove volesse arrivare la cartografa.
Zoro si decise a spostarsi non senza soffiare infastidito dal naso.
Era fatta!
Nami si posizionò davanti al bel carpentiere, sorridendogli maliziosa. Vedendola così ammiccante e decisamente più nuda che vestita, Paulie divenne paonazzo in un secondo, cominciando a sudare freddo.
-Magrolina!- la richiamò, infastidito -Ti sembra il modo di andare in giro?! Mettiti addosso qualcosa!-
-Perché?!- chiese, fingendo di non capire -Sono vestita!-
-Sai, non ha tutti i torti!- sentì borbottare Zoro alle sue spalle, mentre digrignava i denti.
Girò il viso per fissarlo a occhi sgranati.
Per caso era… geloso?!?
Difficile dirlo, aveva un’espressione omicida, era vero, ma sarebbe benissimo potuta essere la determinazione di vincere la gara. Tornò a concentrarsi sul carpentiere, portando avanti la sua strategia.
-Ma fa così caldo…- disse con voce strascicata e lussuriosa mentre con una mano si accarezzava a palmo aperto la gola e il decolleté per asciugare le gocce di sudore che le imperlavano la pelle.
Lo vide deglutire a vuoto di fronte a quel suo fare così provocante mentre, contemporaneamente, un ringhio sommesso si alzava alle sue spalle. Zoro era davvero furibondo.
Ma non ebbe il tempo di fare altre considerazioni o cercare di capire la ragione del comportamento del samurai perché Franky aveva iniziato la conta per dare il via alla gara.
-Pronti…- urlò, mettendosi dritto come un fuso e unendo i palmi delle mani sopra la testa coi gomiti piegati, a formare una specie di triangolo con le braccia.
-…Partenza…- portò indietro la gamba destra, piegando il ginocchio della sinistra mentre tendeva il braccio sinistro in avanti col pungo chiuso e piegava il destro verso di sé, come un pugile che si stesse allenando a tirare cazzotti alternando le braccia.
-…Via!!!- concluse con la sua posa preferita, inclinato di lato con gli avambracci uniti sopra la testa.
In un attimo due paia di braccia in più spuntarono all’altezza dei gomiti dei Mugiwara impegnati nella gara, tirando con foga.
Ma, anche se Paulie non riusciva a concentrarsi completamente sulla sfida, i carpentieri erano piuttosto piazzati e decisamente forti e anche il signor Iceburg non scherzava, nonostante fosse convalescente.
Considerato che, su quattro membri, due erano donne il fatto che i pirati stessero riuscendo a non farsi trascinare era già un risultato notevole. -Oooooh Nami-swaaaan!!! Robin-chwaaaaaan!!! Siete stupende!!! Il vostro Mr Prince è qui per voi!!! Fatemi sognareeeeee!!!- si mise a gridare Sanji, facendo ringhiare ancora di più lo spadaccino.
-Coraggio!!! Vai vai vai!!! Continuate così!!!-
-Forza Chopper!!! Dai Zoro!!! Continuate così!!! Yuuuuuuhuuuuuu!!!-
Ma Zoro non sentiva una sola parola d’incitamento. Tirava come un dannato, sudando a più non posso.
Fortuna che indossava solo i bermuda ed era a petto nudo!
Il suo unico obbiettivo in quel momento era porre fine a quella maledetta sfida il prima possibile.
Da dov’era lo vedeva bene lo sguardo di quel dannato carpentiere. Se la stava mangiando con gli occhi, la sua mocciosa, nonostante si fosse mostrato infastidito per il suo abbigliamento succinto.
Stringeva con tutte le sue forze, rischiando di sbucciarsi le mani, ringhiando e soffiando dal naso.
Non sapeva esattamente cosa ci fosse tra quei due. Sapeva solo che erano stati soli parecchio la notte che avevano cercato Robin per tutta Water 7. E gli sembrava che, nonostante la reazione del carpentiere fosse bene o male la stessa per qualsiasi donna che gli si mostrasse con troppa pelle esposta, nei confronti di Nami ci fosse qualcosa di più.
Ma, si sa, gli occhi di un uomo geloso vedono ciò che vogliono vedere e in fondo Zoro non faceva altro che proiettare il fastidio che provava lui stesso nel vederla così svestita quando altri uomini l’ammiravano. Era nel suo di comportamento che c’era qualcosa in più quando si trattava di Nami solo che, baka com’era, non se ne rendeva conto. 
Un movimento in avanti, per quanto impercettibile, lo avvisò che la squadra della Galley L. A. stava riuscendo a trascinarli.
Vide Nami staccare la mano dalla fune e posizionarla più avanti, per tenersi più saldamente e tirare più forte. Senza volerlo, intrecciò le dita con quelle del carpentiere e sollevò lo sguardo di colpo, diventando bordeaux anche lei quando i loro occhi si incrociarono.
Zoro non ci vide più.
Accadde tutto molto in fretta.
Lo spadaccino staccò le mani dalla fune, obbligando Robin a far scomparire le proprie appendici dai suoi gomiti, si portò rapido in avanti  e fece per riprendere la corda, con l’intenzione di posare le mani grandi e bronzee su quelle piccole e chiare della cartografa, avvolgendole saldamente nei suoi palmi. Contemporaneamente Usop si mise a gridare -Vai Chopper!!!- provocando nel medico una reazione incontrollata. Sentendosi sostenere così dal suo idolo, Chopper si girò con gli occhi luccicanti verso di lui e perse totalmente la concentrazione, mantenendo le mani sulla fune ma senza né trattenerla né tirare dalla sua parte, mentre con voce incrinata dall’emozione esclamava –Oh Sogeking!!!-.
Zoro fece appena in tempo a prendere tra i suoi palmi le mani della navigatrice, provocandole un tremito e fremendo a sua volta a quel contatto, che un urlo dalla squadra opposta lo mise in allarme facendogli alzare la testa di scatto.
-ORA PAULIE!!!-
Afferrò saldamente la corda, schiacciandosi con tutto il corpo sulla schiena di Nami che deglutì a vuoto, incapace di contenersi, improvvisamente in debito di ossigeno. Fece per tirare o almeno trattenere la fune ma era troppo tardi.
-ROPE ACTION!!!-
Robin ebbe la prontezza di mollare la corda appena in tempo e scansarsi prima di venire travolta dal medico, facendo scomparire le braccia in più che ancora spuntavano dai gomiti di due dei suoi tre compagni.
Chopper, Nami e Zoro invece vennero scaraventati in avanti con violenza inaudita. Furono trascinati dalla fune per un metro poi la loro presa venne meno e precipitarono in avanti e per terra ancora per un tratto. La renna rovinò a faccia in giù.
Lo spadaccino, invece, afferrò prontamente la compagna per la vita e riuscì a girarsi mentre erano ancora a mezz’aria in modo da colpire il suolo con la schiena, portando Nami sopra di sé per proteggerla dalla caduta.
Un boato esplose dai sostenitori della squadra della Galley Company, ovvero quasi tutta Water 7, eccezion fatta per la Franky House che tifava Mugiwara.
I carpentieri si misero a saltare ed esultare e Tilestone si caricò sulla spalla il signor Iceburg facendolo volteggiare in aria.
-Ehi ehi!!! Fratello mettilo giù!!! È ancora convalescente!!!- intervenne subito il cyborg, in ansia per la salute dell’amico.
Paulie, dopo aver ricevuto le meritate pacche sulle spalle, si mise a cercare con gli occhi la bella cartografa per lanciargli un’occhiata di trionfo e fargliela pagare per il suo subdolo gioco ma, quando la individuò, non poté fare a meno di sorridere divertito.
La navigatrice si era girata appoggiando le mani ai lati del viso del samurai, che la teneva ancora per i fianchi sopra di lui, e ora erano così vicini che i loro nasi si toccavano. Non riuscivano a muoversi, un po’ per l’imbarazzo, che li aveva fatti arrossire entrambi fino alla punta dei capelli, un po’ per l’effetto magnetico che i loro occhi avevano l’uno sull’altra quando si incrociavano.
-Nami-swaaan!!! Mia sirena!!! Ti sei fatta male?!?!-
La voce di Sanji che si avvicinava a passo di carica, nella sua miglior interpretazione di cavaliere senza macchia e senza paura, li fece riscuotere.
Dannato torciglio guastafeste! pensò Zoro mentre, ringhiante, già assottigliava lo sguardo in un’espressione minacciosa da rivolgere al cuocastro. Ma prima che potesse girare il volto nella sua direzione, incenerendolo con gli occhi, una sensazione umida a fior di labbra lo fece bloccare, lasciandolo interdetto. Nami gli aveva sfiorato la bocca con le sue labbra carnose in un bacio appena accennato.
-Grazie buzzurro…- mormorò, regalandogli un alito del suo profumo di mandarino, prima di alzarsi svelta e avvicinarsi al resto dei compagni, rassicurando il cuoco sulle sue condizioni.
Zoro rimase ancora un attimo sdraiato. Poi, ghignando di sghembo si alzò e si spazzolò un po’ dalla polvere con un mano, mentre si avviava verso i suoi compagni con un’espressione soddisfatta sul volto.
Aveva vinto tutto quello che gli interessava.

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Capitolo 5
*** Solitario ***


SOLITARIO

 

 

 

Nonostante fosse notte inoltrata, si aggirava per la nave cantando. Lo faceva da sempre quando si trovava da solo, e a maggior ragione dopo la forzata permanenza nel Triangolo Florian. Non aveva avuto altro che quello per tenersi compagnia.
Inizialmente i Mugiwara non avevano preso bene quella sua abitudine. Era inquietante sentire quella voce riecheggiare per tutta la nave a notte fonda e, in più di un’occasione, Chopper si era svegliato in preda al panico obbligando Nami a sdraiarsi nell’amaca con lui finché non si fosse addormentato mentre , al contempo, teneva a bada Sanji. Con il tempo però, si erano abituati a quella strana consuetudine del musicista e, anzi, le notti in cui Brook li intratteneva con la sua melodiosa voce erano ormai quelle in cui prendevano tutti sonno più facilmente.
Passò davanti alla sala comune a ritmo di musica, diretto verso la cabina che condivideva con i suoi Nakama, per poi bloccarsi e tornare indietro, in silenzio. La porta era aperta e all’interno del locale, seduta al tavolo, voltata per tre quarti verso il muro, la dolce Nico Robin giocava a solitario.
Lo scheletro la fissò, sconsolato. Nonostante sapesse che l’archeologa non soffriva la solitudine, vederla giocare da sola lo rattristava sempre.
Entrambi si erano visti costretti a vivere, per un periodo più o meno lungo, isolati dal mondo, lui fisicamente e lei spiritualmente, occultando la sua identità per molti anni. Per questo entrambi erano in grado di apprezzare la solitudine senza farsi spaventare da essa, come accadeva al loro capitano.
A Robin piaceva leggere e spesso condivideva quel piacere con il resto della ciurma, narrando ad alta voce per i suo Nakama. Ma si vedeva che il massimo del godimento, in quell’attività, lo traeva quando era sola. E anche questo Brook poteva comprenderlo bene. Era lo stesso per lui, quando componeva. Suonare per i suoi compagni era sempre una gioia ma il momento della creazione di una melodia raggiungeva il suo apice quando avveniva in solitudine. Un incontro tra se stessi e la propria anima. Per questo componeva di notte, stando alzato fino a tardi, come quella sera, pur di non lasciare un pentagramma incompleto.
Ma Robin non stava leggendo, stava giocando.
Giocare a carte era un passatempo a cui i Mugiwara si dedicavano più spesso di quanto si potesse immaginare da una ciurma di pirati. Giocare, in generale, era sempre stato qualcosa da fare in gruppo o almeno in coppia, secondo lo scheletro, una scusa per stare in compagnia e divertirsi. Per questo vedere la sua compagna impegnata in quel gioco lo rendeva così triste. Era fermamente convinto che il solitario fosse espressione di un certo disagio esistenziale, anche se, nel caso di Robin, temporaneo e saltuario.
Sapeva che con loro aveva trovato il suo posto nel mondo ma temeva che a volte la solitudine ancora l’attanagliasse provocandole quei momenti di depressione e tristezza.
Nonostante la scarsa illuminazione, ottenuta da una semplice candela posta sul tavolo di fronte a lei, riusciva a vedere le sue mani mischiare le carte e girare il mazzo, sistemandone poi alcune sul tavolo nella giusta sequenza. Si rese conto che doveva essere ben concentrata sul suo gioco per non essersi accorta del suo canterino passaggio e riportò l’attenzione sul suo viso alla ricerca di una conferma.
Effettivamente, l’archeologa aveva un’espressione presa ma ciò che lo colpì fu il fatto che non sembrava prestare molta attenzione al gioco. Anzi, ora che guardava meglio, il mazzo veniva mischiato da due braccia che spuntavano direttamente dalla superficie di legno e Robin lanciava solo di tanto in tanto occhiate distratte alle carte per poi riportare i suoi occhi trasognati su qualcosa che si trovava chiaramente alla sua destra.
Incuriosito di scoprire cosa stesse realmente facendo la Nakama, Brook scivolò silenziosamente nella stanza, portandosi subito alle sue spalle e fuori dal suo campo visivo e rimanendo a debita distanza.
Da quella nuova angolazione riusciva a vedere cosa stesse facendo l’archeologa con il suo vero braccio. Muovendolo solo dal gomito in giù, lo spostava avanti e indietro in un gesto meccanico, allargando le dita della mano per farle scivolare meglio tra i capelli del compagno a cui stava amorevolmente accarezzando la testa. Trovandosi fuori dall’alone di luce, era impossibile identificarlo. La sola certezza era che stava con il capo appoggiato sul tavolo, probabilmente addormentato, a giudicare dall’altezza a cui Robin teneva la mano. 
Stava già valutando se osare avvicinarsi per scoprire l’identità del fortunato pirata che un rumore improvviso, profondo e baritonale, lo levò dall’impiccio. Non aveva dubbi, conosceva bene quel russare roco e cavernoso e aveva un orecchio troppo allenato  a riconoscere e distinguere i suoni per sbagliarsi. Anche se lui le orecchie non le aveva più!
Non poteva crederci! Zoro! Pazzesco!
Aveva notato fin da subito quanto quei due si assomigliassero. Entrambi solitari e di poche parole, entrambi integerrimi, entrambi capaci di valutare chi avevano di fronte solo guardandolo. Probabilmente era così che era iniziato tutto, con uno sguardo, con cui si erano rivoltati l’anima a vicenda. In effetti, chiunque li avrebbe definiti una coppia perfetta.
Ma anche se lui aveva notato una certa intimità tra i due, il loro rapporto gli era sempre parso più simile a quello che intercorre tra un fratello minore e una sorella maggiore. Anzi, viste tutte quelle caratteristiche che li accomunavano, se non fossero provenuti da luoghi così distanti tra loro avrebbe sospettato che fra i due ci fosse realmente un legame di sangue.
Nonostante la recente scoperta gli avesse lasciato un po’ di amaro in bocca – anche se lui la lingua non l’aveva più, ben inteso –, perché lui era sempre stato convinto che lo spadaccino fosse perfetto per la navigatrice e viceversa, si ritrovò a sorridere.
Aveva sbagliato tutto. Robin stava giocando a solitario, sì, ma non era sola. Insieme al samurai aveva trasformato quel triste passatempo in un momento di grande intimità e profonda tenerezza, insegnando anche allo scheletro una nuova sfaccettatura del verbo “Giocare”.
Non aveva più ragioni per trattenersi nella stanza e non voleva certo rischiare di spezzare quel magico momento così si avviò per uscire ma, una volta sull’uscio si immobilizzò per poi voltarsi nuovamente verso l’interno del locale. Alle sue spalle un improvviso mugolio biascicato si era levato nell’aria, sovrapponendosi al russare incessante.
Possibile che, oltre a Robin e Zoro, ci fosse qualcun altro addormentato nella sala comune?!
Si concentrò meglio sui due rumori e solo allora si rese conto che si era fatto ingannare dalla strana acustica di quella stanza. Aveva già avuto modo di appurare che, lì dentro, se ci si trovava in una determinata posizione, i suoni proveniente dal corridoio sembravano avere la loro fonte all’interno della sala, più precisamente nella zona in cui si trovava il tavolo.
Focalizzandosi sui due suoni ebbe la conferma che il pirata accanto a Robin non era quello che russava, il quale si trovava nel corridoio, ma quello che biascicava. Strabuzzò gli occhi quando riuscì a cogliere le sue parole. Anche se lui gli occhi non li aveva più!
-mgpf… San-ji… io… fame…- mormorava il suo capitano, profondamente addormentato e rilassato dalle delicate mani dell’archeologa. Aguzzando meglio la vista –si fa per dire, ovviamente– notò il cappello di paglia appoggiato sul tavolo, anch’esso al di fuori del cerchio di luce della candela.
Si ritrovò a sorridere ancor più soddisfatto.
Hai capito Rufy?!
Tornò a voltarsi verso l’uscio per uscire, stavolta senza esitazioni e quasi saltellando.
Se c’era una cosa che lo metteva di buon umore era vedere un giovane amore che sbocciava.
Inutile perciò dire che la considerò una serata praticamente perfetta quando, a metà del corridoio, incappò nella fonte del cavernoso rumore che lo aveva ingannato. Zoro, sfinito dai suoi allenamenti notturni, si era addormentato con la schiena appoggiata alla paratia, senza riuscire a raggiungere la sua amaca e, proprio in quel momento, la bella cartografa gli stava posando una coperta addosso e un bacio sulla fronte, mentre lui biascicava il suo nome, facendola sorridere dolcemente.

 

 

 

 

Angolo dell’autrice:

Ecco un nuovo aggiornamento, un po’ più introspettivo e meno divertente.
Ma vi assicuro che arriveranno altri capitoli a doppi sensi e che, spero, vi faranno ridere!
Ci tenevo a sottolineare che a me il solitario piace! Ci gioco anche!
Però dal punto di vista di Brook, vista la sua esperienza nel Triangolo Florian, ho supposto non fosse esattamente il suo passatempo preferito!
A presto.

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Capitolo 6
*** Sesto gioco ***


SESTO GIOCO
 
 

Fissava sconvolto la porta, non riuscendo a capacitarsi di quello che stava succedendo.
Avrebbe preferito di gran lunga non scoprirlo. Si maledisse per essere passato di lì al momento sbagliato e per il fatto di non riuscire a scollare i piedi dal pavimento e gli occhi dalla porta.
Neppure quando sentì la voce di Nami, appena uscita dal suo studio, chiamarlo per nome.
-Zoro?! Tutto bene?!- domandò corrugando, le sopracciglia e avvicinandosi. 
-Io… io… Ecco… io…- boccheggiava, indicando la porta e il corridoio con le dita, cercando di comunicare qualcosa, con scarso successo.
Non era da lui un simile comportamento, niente riusciva mai a scioccarlo, ragion per cui la navigatrice si preoccupò non poco.
Gli si avvicinò rapida, posandogli una mano sulla spalla.
-Zoro cosa…-
Si bloccò sentendo dei tonfi all’interno della sala comune, la cui porta chiusa il samurai fissava a occhi sgranati.
Socchiuse gli occhi, le labbra modellate a formulare la prima parola della domanda che le risuonava in testa.
Che stava succedendo?!
-Rufy!!! Vuoi stare un po’ attento?!- la voce di Usop, spazientita, li raggiunse attraverso la superficie di legno.
-Scusa Usop! Non l’ho fatto apposta!-
-E non lo farai apposta ma se continui a toccarmi così dappertutto non resisterò a lungo!-
Nami si voltò a guardare Zoro, leggermente sconvolta anche lei da quel breve scambio di battute, trovando finalmente lo sguardo dello spadaccino su di sé.
-Ma cosa… cosa stanno facendo?!- domandò piano, deglutendo a fatica.
Ancora tonfi giunsero dall’interno della stanza.
-Io… io non sono sicuro di volerlo sapere…- riuscì ad articolare il verde con voce malferma.
-Tu e il tuo dannato corpo allungabile!-
-Ti ricordo che se non fosse allungabile non potremmo nemmeno farlo!-
Se fosse stato fisicamente possibile, la mandibola della cartografa avrebbe toccato terra.
Okay, okay… Non poteva essere che loro… che Rufy e Usop… No, dai, era impossibile!
-Fratelli che state facendo?!-
Si girarono tutti e due verso Franky, diretto verso il suo laboratorio e anche lui colpito dall’espressione scioccata dei compagni.
-Ecco… noi… loro… R-Rufy e… e…- fu il turno di Nami di balbettare, mentre Zoro non era ormai più nemmeno in grado di parlare e all’interno della stanza i tonfi continuavano.
-Ma non è possibile!!! Ancora!!! Quante altre volte vuoi farmelo rimettere dentro!!!-
-Era… era la voce di Usop quella?!- domandò il cyborg, sgranando gli occhi e indicando la porta con una sua enorme manona.
Zoro e Nami si limitarono ad annuire. Era evidente dall’espressione del Nakama che non era necessario aggiungere altro.
-Ma che… che… è… quello che penso io?!- chiese attonito il carpentiere.
-Nami-san, Zoro-san e anche tu Franky-san! Qualcuno di voi ha visto Sanji-san?!-
La voce dello scheletro, affacciato all’ingresso che portava sottocoperta, li fece voltare tutti e tre catturando l’attenzione del musicista di fronte alle loro facce basite.
-Qualcosa non va?!- chiese stranito Brook, avvicinandosi ai compagni.
Si girò perplesso verso la porta quando una nuova serie di tonfi, fuoriuscì dalla sala comune.
-Che cosa succede?!- domandò ancora ai Nakama, senza ottenere risposta.
-Usop puoi allargare meglio le gambe che non riesco a infilarmi?!-
I bulbi oculari dello scheletro tornarono rotondi mentre anche la sua mandibola si spalancava all’inverosimile.
-Non riesco! Sanji mi sta così addosso che non riesco neppure a muovermi!- commentò la voce contrariata del cecchino.
-S-S-S-Sanji?!?!?!- domandarono all’unisono scheletro e cartografa.
-Sono dentro in tre?!?!- chiese il cyborg, incapace di credere alle proprie orecchie.
-Oh Kami! Qualcuno deve controllare che non arrivi Chopper!-
-Era in biblioteca con Robin-san!-
-Sì ma noi perché siamo ancora qui?!- chiese sottovoce Franky, sconvolto ma immobile.
-Non lo so!- mormorò con voce acuta Nami.
Un rumore li fece voltare verso la porta aperta del dormitorio maschile. A occhi costantemente sgranati fissarono una pila di vestiti, costituita per lo più da pantaloni neri, magliette bianche, un paio di yukata e qualche camicia, accumularsi nel corridoio mentre Zoro lanciava gli indumenti direttamente dall'interno della cabina.
-Yohohoho! Zoro-san cosa stai facendo?!- chiese lo scheletro senza tuttavia riuscire a metterci il solito entusiasmo, ancora troppo sconvolto.
-Cosa sto facendo?! Mi traferisco in palestra! Io in camera con quelli non ci dormo una notte di più! Va bene l’amore libero ma addirittura in tre!!!- vomitò fuori lo spadaccino, visibilmente sull’orlo di una crisi isterica.
-Zoro, calmati! Non… non possiamo sapere se è davvero quello che… che sembra…- provò a calmarlo la navigatrice, faticando a trovare le parole.
-Perché, cos’altro potrebbe mai essere?!-
-Non lo so! Io…-
-Nasone! Vuoi stare attento?!-
-Senti, Sanji, non è mica colpa mia se ce l’ho così lungo okay?!-
Cartografa e samurai si fissarono per un lungo istante, ammutoliti, mentre Franky e Brook tornavano a voltarsi lentamente verso la porta, senza sbiancare solo perché nessuno dei due era in grado di farlo.
-Arrivederci!- esclamò lo spadaccino avviandosi poi verso la coffa con le braccia cariche dei suoi vestiti.
-Rufy! Cosa stai facendo maledetto baka?! Guarda che ti lascio senza cena!-
-Ma perché?! Che ho fatto?!-
-Si era detto niente poteri dei frutti, imbroglione!- sbraitò Sanji prima di fare un profondo respiro -Io direi che per oggi la possiamo anche finire qui- 
Dei rumori non meglio definiti si susseguirono nella stanza, seguiti da dei passi in avvicinamento.
I tre Nakama erano ancora immobili e scioccati fuori dalla porta, quando questa si aprì per far uscire un Rufy, Usop e Sanji sudati e poco composti.
Usop aveva la salopette tutta storta, la camicia di Sanji era sgualcita e le maniche arrotolate fino ai gomiti, i capelli di Rufy completamente sconvolti.
-Ehi ragazzi!!!- li salutò entusiasta il capitano -Tutto bene?!- domandò con un sorrisone, che si spense per lasciare il posto a un’espressione perplessa quando si rese conto delle facce dei compagni. -È successo qualcosa?!- domandò grattandosi la nuca.
I tre deglutirono rumorosamente.
-N-no… No! Assolutamente!- si riscosse Nami per prima, riguadagnando un po’ di autocontrollo –È tutto a posto! Abbiamo la situazione in man… sotto controllo! Tutto sotto controllo, capitano! Però io… io... devo andare a… a controllare la rotta! A più tardi!- disse dileguandosi sul ponte in una frazione di secondo.
-A-aspettami Nami-san! Vengo con te! Yohohohoho!- la rincorse subito Brook.
Franky, invece, rimase ancora a fissarli, sbattendo ripetutamente le palpebre mentre il suo cervello elaborava febbrile qualcosa da dire.
-Ehi… Fratelli!- cominciò, poco convinto -Avete visto che bella giornata oggi! Davvero super!-
-Franky sei sicuro di stare bene?- chiese preoccupato il cecchino, facendo un passo verso di lui e corrugando le sopracciglia quando lo vide indietreggiare, suo malgrado.
-M-ma certo! Sto super-bene io! Stavo giusto andando al laboratorio per tirarlo fuo… tirare fuori degli attrezzi che mi servono per… calibrare il cannone… un cannone! Volevo dire uno dei cannoni… della… ecco… io vado!-
Lo guardarono allontanarsi basiti e perplessi.
-Ma che gli prende?!- domandò Usop, aggrottando la fronte.
-Boh!- si strinse Rufy nelle spalle mentre un suono cavernoso, proveniente dal suo stomaco, riempiva il corridoio -Accidenti! Tutta quell’attività mi ha messo fame! Sanji…- cominciò il moro ma venne subito interrotto.
-Ho capito, ho capito! Dai andiamo in cucina che preparo qualcosa- mormorò avviandosi e accendendosi una sigaretta.
-Oh ragazzi però è stato divertente!- affermò Rufy, portando le mani dietro la nuca e sorridendo a trentadue denti mentre camminava accanto a loro verso l’uscita del sottocoperta -Domani ancora?!-
-Sì, però ci facciamo aiutare da qualcuno eh!- intervenne subito Usop.
-E perché?!- chiese perplesso il capitano.
-Perché se ti continui ad allungare per girare la freccia ci fai perdere l’equilibrio! E poi continuavi a smontarla, avrò dovuto rinfilare il chiodino un milione di volte!-
-Usop ha ragione, senza contare che ci vuole un arbitro visto che qualcuno ha tentato di barare!- fece notare Sanji, aspirando una boccata di fumo.
-Ma uffa!!! A che serve essere allungabili se poi non puoi approfittarne giocando a Twister?!- piagnucolò Rufy, guadagnandosi un’occhiataccia dal cuoco e dal suo migliore amico.
-Comunque, avrei vinto io se Usop non mi avesse accecato a ripetizione con il naso!- precisò il biondo, infilando le mani in tasca.
-Se, se, ti piacerebbe…-
-Domani facciamo la rivincita e ti faccio vedere!-
-Guarda che io sono un campione a Twister! Se Rufy non mi avesse fatto cadere! Vi ho mai raccontato di quella volta che…-   
 
 
 

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Capitolo 7
*** Settimo gioco ***


 
SETTIMO GIOCO






Attraversò il ponte a passo di carica, diretto verso il sottocoperta.
Riusciva a malapena a contenere il ringhio che gli scuoteva il torace, masticando insulti e imprecazioni che si rigiravano sulla sua lingua.
Non gli piaceva quello che aveva sentito, proprio per niente.
Non gli piaceva perché era uscito dalla bocca del capitano e al novantanove virgola nove per cento Rufy era incapace di cogliere le sfumature di ciò che gli veniva detto.
Rufy.
Non lui.
Lui le sfumature le coglieva benissimo, o almeno le sfumature di quella situazione.
Perché forse era un baka ma se gli toccavano la SUA roba diventava improvvisamente intuitivo e pieno di risorse.
E qui si trattava decisamente di roba sua.
Sì, perché anche se lei ancora non lo sapeva, Nami era solo sua.
E gli dispiaceva davvero di doverlo affettare, perché gli stava simpatico, molto simpatico davvero, avrebbe potuto considerarlo quasi un amico.
Ma non c’era amicizia che tenesse in quel frangente.
 
Dormiva sereno sul ponte, con la schiena appoggiata alla paratia, nella sua solita posa.
Seduti sulla balaustra, Usopp e Rufy pescavano, o almeno tentavano di pescare i pochi pesci che non erano fuggiti dopo che Franky aveva cercato di procurare loro la cena usando il radical beam.
-Robin, cosa ci fai con l’Eternal Pose?!-
Si era limitato a socchiudere l’occhio, ostentando calma mentre tutto il suo corpo si tendeva, in allarme e pronto a scattare.
Che Nami stesse male?!
-La navigatrice mi ha chiesto di controllare la rotta per lei, è impegnata!-
-Ah sì!- intervenne Rufy, con il suo solito tono gioviale -Mi ha detto che doveva giocare all’Allegro Chirurgo!- affermò, facendo calare il silenzio attorno a sé.
Zoro spalancò l’occhio buono, guardandosi intorno e notando un’assenza che non gli piaceva per niente.
Non ci aveva fatto molto caso quando era uscito dal sottocoperta, ma ora il fatto che Law non fosse lì assumeva tutto un altro significato.
 

Rischiò di scardinare la porta mentre l’apriva con violenza, la katana già mezza sguainata, direzione cabina delle ragazze.
Perché sarebbe stato davvero troppo se Torao avesse osato persino utilizzare il dormitorio maschile.
Uno strano suono usciva di tanto in tanto attraverso la porta aperta della biblioteca, riecheggiando nel corridoio ma non ci fece molto caso, era troppo impegnato a captare ben altri rumori provenienti da un’altra stanza.
Lanciò un’occhiata all’interno della stanza, passando davanti all’uscio spalancato, registrando vagamente ciò che i suoi occhi avevano visto, mentre proseguiva lungo il corridoio di gran carriera.
Si bloccò di colpo, allertato.
Cos’aveva visto?!
Camminando all’indietro ritornò sui propri passi, fino a trovarsi ad occupare con la sua imponente mole lo spazio vuoto tra gli stipiti della porta della biblioteca.
Si concentrò meglio sulla scena che gli si presentava davanti mentre i muscoli si rilassavano e la lama tornava a trovare alloggio nel suo fodero.
 
***

Scosse la testa, domandandosi perché ancora si ostinava a stupirsi delle stranezze di quella ciurma.
Gli erano bastate poche ore per capire di essere finito in un covo di pazzi ma la sua curiosità non conosceva limiti.
Per questo mentre si dirigeva dalla cabina verso il ponte e aveva notato lo spadaccino addossato allo stipite della porta della biblioteca, si era soffermato ad esaminare la situazione, non riuscendo a non accigliarsi.
Perché sì, i Mugiwara erano strani ma perché mai il loro vicecomandante dovesse starsene lì, con un sorriso ebete sulla faccia, a guardare Nami-ya e Tony-ya che giocavano all’”Allegro Chirurgo”, questo sarebbe rimasto sempre un mistero.
 
 

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