Giochi intimi (e non) di ___Page (/viewuser.php?uid=663813)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo gioco ***
Capitolo 2: *** Secondo gioco ***
Capitolo 3: *** Poker -I parte- ***
Capitolo 4: *** Tiro alla fune ***
Capitolo 5: *** Solitario ***
Capitolo 6: *** Sesto gioco ***
Capitolo 7: *** Settimo gioco ***
Capitolo 1 *** Primo gioco ***
PRIMO
GIOCO
Non poteva credere che stesse davvero per farlo. E con il capitano per
giunta!
Si era
ambientata in fretta sulla Going Merry, era vero, e il suo
rapporto con Rufy era diventato intimo in poco tempo.
Ma era pur
sempre la principessa di Alabasta!
Si
guardò intorno con fare apprensivo. Erano nella sala
riunioni e non
si sentiva volare una mosca sulla nave.
-Allora?!? Lo
facciamo o no?- chiese impaziente il capitano.
-Ecco…
io…-
-Se non te la
senti non importa…- le disse, vedendola così
titubante,
ma senza riuscire a nascondere il suo dispiacere.
Bibi lo
fissò per un attimo, lasciandosi intenerire dal suo broncio
e
dai suoi occhi da cucciolo che si illuminavano come il sole quando
sorrideva.
Oh, al diavolo
l’etichetta e tutto il resto! Sarà anche stata una
futura regina ma in quel momento era ufficialmente un membro dei
Mugiwara! E
poi stava così bene con lui!
-D’accordo!-
affermò decisa.
-Cos…
Sicura?- la guardò preso alla sprovvista -Davvero te la
senti
di… si insomma… di farlo?-
-Sì!
È solo che… qui non c’è
molta… intimità ecco… e se ci
scoprono?-
-Tranquilla, se
arriva qualcuno ti copro io!- le disse convinto.
-O-okay
allora…-
-Magnifico!-
sorrise battendo insieme palmi e suole dei geta -Allora
sei pronta?!-
Si
guardò intorno ancora un attimo, la principessa, prima di
annuire
convinta, ricambiando il sorriso.
-Al mio tre
okay?- aggiunse poi la ragazza -Uno… due…-
Rufy la
fissò estasiato.
Bibi era davvero
eccezionale.
Nami non giocava
mai a “chi trattiene il fiato più a
lungo” con lui.
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Capitolo 2 *** Secondo gioco ***
SECONDO GIOCO
Si maledisse
mentalmente.
Ma di tutti
i giochi al mondo, proprio quello doveva proporre?!
Quanto era
stata stupida!
Era notte
fonda e, come spesso accadeva, lei e il buzzurro si erano ritrovati in
cucina
vittime dell’insonnia. Mancavano ancora parecchi giorni di
navigazione alla
prossima isola e le scorte di liquori andavano centellinate,
così avevano
dovuto rinunciare alla loro gara di bevute. Senza l’aiuto
dell’alcool a
smussare i loro caratteri orgogliosi e a tenerli impegnati, avevano
finito per
litigare come al solito. Non ricordava più nemmeno
esattamente quale fosse
stato il pretesto.
Beh, a dire
il vero, non ricordava poi molto in quel momento.
Non
ricordava dove si trovasse, perché fosse lì, il
suo nome…
Nel bel
mezzo della litigata il samurai aveva pronunciato le parole magiche.
-Allora ti
sfido!-
Senza
aspettare una conferma dal suo cervello la mano della navigatrice era
scattata
a palmo aperto e quando lo spadaccino l’aveva stretta non si
era più potuta
tirare indietro.
L’emergenza
liquori, però, non gli consentiva di sistemare la faccenda
come al solito.
Intanto se avessero finito le scorte Sanji avrebbe avuto un attacco
isterico
degno di una massaia oberata di lavoro e figli indisciplinati, e poi,
considerata la loro resistenza, le poche bottiglie presenti sulla nave
non
sarebbero bastate a fare il solletico ai loro stomaci.
Così
avevano
dovuto trovare un’alternativa.
-Un gioco!-
-Un gioco?!-
aveva chiesto con una smorfia il samurai.
-Sì,
chi
vince il gioco decide il da farsi sulla faccenda!- aveva affermato lei,
annuendo convinta.
-D’accordo-
si era stretto nelle spalle lo spadaccino.
E quale idea
brillante l’aveva mai colta a quel punto?! Di giocare a
“chi ride per primo”!!!
Brava, Nami,
che colpo di genio! Davvero furba!
Ma una morra
cinese no?! O un classico “pari e dispari”?!?
-Chi ride
per primo?! E che roba è?!?-
-Ma non sai
davvero niente buzzurro! Ci si fissa negli occhi cercando di restare
seri, il
primo che scoppia a ridere ha perso!- aveva spiegato, spazientita.
-Ah…
Va
bene!-
Ed ora eccola
lì, nei guai fino al collo.
Sì,
perché
ci erano voluti solo pochi secondi per mettere in chiaro che nessuno
dei due
avrebbe vinto. Il buzzurro era troppo bravo ed allenato a restare
impassibile e
lei… Beh lei appena incrociate le iridi nere dello
spadaccino era partita per
un viaggio, che sembrava destinato a non avere ritorno, per Zorolandia.
Ciao,
ciao Nami!
E adesso era
lì che sprofondava sempre più nel petrolio, senza
riuscire a riprendere il
controllo su se stessa. Sentiva che stava per cedere
all’istinto di avventarsi
su di lui e assaggiare le sue labbra. E non poteva, non doveva! Lui ne
avrebbe
approfittato per ricattarla, si sarebbe fatto annullare il debito. E a
quel
punto in che modo lo avrebbe tenuto legato a sé? Ma non ce
la faceva più!
Oltretutto lui non mollava i suoi occhi un secondo.
Fu
l’espressione
interrogativa nello sguardo di Zoro ad avvisarla che si era sporta
verso di
lui, facendo leva coi palmi sul tavolo. Era talmente vicina che poteva
respirare il suo fiato, che sapeva di rhum ed era così
invitante. Ormai mancavano
pochi centimetri. Cominciò a socchiudere gli occhi
già persa per metà nel bacio
che stava per arrivare. Ancora un poco, ancora un poco, ancora un
po…
-DANNATA
FOGNA AMBULANTE!!! CHE COSA STAI FACENDO?!? IO TI UCCIDO!!! TI CI
SOFFOCO CON
QUELLE MELE HAI CAPITO?!?-
L’urlo,
proveniente dalla dispensa, la risvegliò bruscamente,
riportandola alla realtà.
Si
voltò
verso la porta della cucina, non sapendo se maledire o ringraziare Rufy
e Sanji
per il loro immancabile show notturno.
-Ma Fanji!!!
Ho fame io!!!-
-FAME?!?!?
LA TUA NON È FAME!!! È UN DISTURBO OSSESSIVO
COMPULSIVO, MALEDETTO BAKA DALLO
STOMACO DI GOMMA!!!-
-Adeffo ftai
efagerando!!!- continuava a biascicare il capitano, senza smettere di
ingurgitare tutto ciò che gli capitava a tiro
-Ricordati… chomp chomp chomp…
che fono io il… chomp chomp… capitano!-
-Ma
davvero?!?-
Riusciva a
immaginare perfettamente l’espressione psicopatica del cuoco,
come se ce lo
avesse avuto davanti.
Poi il
rumore di una colluttazione, tonfi, strepiti e infine silenzio.
-Perfetto
così!- la voce del biondo tornò a risuonare fuori
dalla porta, mentre si
allontanava per tornare in cabina -Domani porchetta di capitano per
pranzo!-
Un rumore di
sedia strusciata le disse che Zoro si stava alzando. Si girò
verso di lui e lo
trovò perfettamente calmo e impassibile, come sempre.
Impossibile dire se
avesse realizzato cosa stesse per fare la cartografa e, nel caso, se
gli avesse
causato piacere, imbarazzo o fastidio.
-Beh
mocciosa, a quanto pare non ha vinto nessuno…- disse
stiracchiandosi -…io vado
a letto… Buonanotte!- aggiunse avviandosi verso la porta
della cucina, passando
alle spalle di Nami.
Stava
già
per rispondere con uno svogliato “buonanotte
buzzurro” quando qualcosa la fece
fremere lungo tutta la colonna vertebrale. Zoro le aveva sfiorato la
base del
collo con le dita, in una carezza rude proprio come lui. Lo
guardò, sorpresa,
ma lo spadaccino continuò a camminare imperterrito senza
voltarsi. Non avrebbe
mai saputo se era stato un caso o se lo avesse fatto di proposito.
-B-buonanotte…-
riuscì a mormorare.
Rimasta sola
si lasciò andare a un sospiro sconsolato, non sapeva nemmeno
lei se per il suo
scarso autocontrollo o per il bacio mancato. Inutile pensarci, meglio
dormirci
un po’ su.
Si
avviò per
uscire dalla cucina ma un mugugno e delle risate provenienti dal
corridoio le
fecero aggrottare le sopracciglia.
Che stava
succedendo?!
Raggiunse
rapidamente la porta e rimase interdetta qualche secondo di fronte alla
scena
che le si presentava prima di scoppiare a ridere a sua volta, unendosi
a Zoro
che si teneva la pancia e aveva le lacrime agli occhi, boccheggiando
tra uno
scroscio di risa e l’altro alla ricerca di aria.
La fonte di
tanto divertimento era niente meno che il capitano della Going Merry,
Rufy
detto Cappello di Paglia, che giaceva nel bel mezzo del corridoio,
legato come
un salame dai suoi stessi arti allungabili e con una mela infilata in
bocca,
stile porchetta.
Angolo
dell’autrice:
Scusate so
che lo aveva già postato, come anche il terzo capitolo ma,
avevo pensato di
cambiare l’ordine dei capitoli, invece poi è
rimasto uguale. XD
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Capitolo 3 *** Poker -I parte- ***
POKER (I PARTE)
-Uhm… Io
lascio fratello…-
-Okay! Rufy,
tu che fai? Vedi?-
-Eh ma non
capisco! Se almeno sapessi cosa devo vedere!-
L’ennesimo
sospiro di gruppo, accompagnato da una serie di imploranti occhiate al
cielo,
riempì la sala comune.
Come ogni
terzo giovedì del mese, i pirati si erano riuniti
lì, dopo cena, per giocare a
poker.
Come ogni
terzo giovedì del mese, Rufy aveva insistito per partecipare
anziché limitarsi
ad assistere insieme al piccolo Chopper, che proprio non riusciva a
comprendere
lo strano meccanismo di quel gioco.
E, come ogni
terzo giovedì del mese, a poche mani dall’inizio
della partita il capitano li
aveva già esasperati con le sue assurde considerazioni.
-Oh Kami!
Tutte le volte la stessa storia! Ma come fai a essere così
baka?!- chiese il
cecchino, guardandolo spazientito.
-Ma che
c’entro io adesso?! E’ dall’inizio della
partita che continuate tutti a dire
che vedete qualcosa e non mi avete ancora spiegato cosa!!!-
ribadì infastidito,
calandosi sulla testa il cappello di paglia.
-Fratello,
“vedo” è una terminologia del poker per
dire che partecipi al gioco puntando
gli stessi soldi che ha puntato fratello nasone. E’ chiaro
adesso?!-
-Ma noi non
giochiamo coi soldi!- fece quello, guardando il cyborg senza capire.
-Certo che
non giochiamo a soldi!!! I berry ci servono per le cose importanti, non
per
giocare a un ridicolo gioco di carte e rischiare di farli finire in
mano a voi
scialacquatori!!!- intervenne subito la cartografa, isterica ogni volta
che
quel tasto dolente veniva toccato.
All’inizio,
dopo che le saltuarie partite si erano trasformato in
un’abitudine mensile,
aveva acconsentito a usare una parte del loro tesoro per le puntate.
Complice
un intervento divino, non c’era altra spiegazione, Rufy una
sera aveva sbancato
ottenendo parecchi berry, che aveva poi gettato via il giorno seguente
nell’acquisto
di un enorme cosciotto di Re del Mare arrosto, facendosi truffare alla
grande
dal macellaio. All’idea di tutti quei soldi sprecati in modo
così idiota, la
cartografa aveva quasi avuto un crollo nervoso.
Da allora, avevano sostituito i berry coi biscotti.
-Cosa
importanti tipo?! Vestiti e scarpe?!- la provocò lo
spadaccino, nella sua
tipica posa rilassata sulla sedia, con le mani incrociate dietro la
nuca.
Nami lo
fulminò truce.
-E quindi?!-
insistette Rufy, ficcandosi un mignolo nella narice.
-E quindi
cosa?!- chiese esasperato Usop.
-E quindi
non ho capito!-
-Oh ma che
novità!!!-
-Rufy,
dannazione! Devi solo decidere se vuoi puntare lo stesso numero di
biscotti che
ha puntato Usop e giocare questa mano o se ritirarti!!!- anche Sanji
era al
limite della sopportazione per le innumerevoli interruzioni tra una
giocata e
l’altra.
Il capitano
lo fissò per un attimo prima di aprirsi in un radioso
sorriso.
-Okay!-
disse, contento.
-Okay?!
Sicuro?! Proseguiamo?!- domandò il cecchino, facendolo
annuire convinto. -Bene!
Allora, lasci o vedi?- chiese ancora.
-Uhm…
uhm
allora…- si prese il mento tra due dita mentre fissava
alternativamente le sue
carte e le facce dei suoi Nakama, scrutandoli come alla ricerca di una
risposta
al suo dilemma -… dunque… vedo!- disse poi,
voltandosi verso Usop e fissandolo
con un sorrisone a trentadue denti, in attesa.
-Molto bene!
Zoro tu cosa… Ma… Ma che vuoi?!-
domandò fissandolo di rimando, visibilmente
infastidito dallo sguardo insistente del capitano.
-Aspetto!- fece
lui stringendosi nelle spalle, come se fosse la cosa più
ovvia del mondo.
-Ma cosa?!-
-Che mi
mostri le tue carte! Ho detto vedo!!! Voglio vedere!!!-
Sgranò
gli
occhi allibito.
-Ma hai
sentito una parola di quello che hanno detto Franky e Sanji o cosa?!?!-
sbraitò
il nasone, perdendo definitivamente la pazienza.
-Certo che
ho sentito! Per chi mi hai preso?! Non sono mica uno stupido!!!-
ribatté,
guadagnandosi più di un’occhiata scettica.
I Nakama si
guardarono eloquenti tra loro.
-Senti io ci
rinuncio!!! Giocare con te è improponibile!!! Non capisci un
tubo!!! Ma come
fai a essere così scemo?! E a voi come vi è
venuto in mente di diventare
sottoposti di un simile idiota?!-
Il cecchino
era fuori di sé.
-Guarda che
anche tu hai accettato di entrare nella sua ciurma…- gli
fece notare lo
spadaccino, perennemente svaccato sulla sedia, ghignando divertito
dall’esplosione del Nakama.
-Oh ma va al
diavolo Zoro!- sbottò lanciando in aria le carte e uscendo
dalla stanza a passo
di carica.
-Yohohohohohoho!
Usop-san sembra un po’ agitato stasera!-
-E come
dargli torto?!- intervenne Sanji alzandosi dal tavolo, la sigaretta
già pronta
tra le labbra per essere accesa. -Me ne vado anche io…-
disse in segno di
saluto, mentre si cacciava le mani in tasca e usciva dalla sala comune.
-Aspettami
fratello!- non perse tempo a seguirlo il carpentiere.
-Dai Zoro,
andiamo anche noi…- lo chiamò la navigatrice
mentre anche lei si alzava per
lasciare la stanza.
-Uh?!- fece
quello, interdetto. -No io dormo qui, grazie… Non ho voglia
di andare fino in
cabina…- disse, sbadigliando e smuovendo le spalle per
accomodarsi meglio sulla
sedia.
-Ma quale
cabina?! Ho il turno di guardia e tu mi farai compagnia!-
ordinò la rossa
posando le mani sui fianchi e fissandolo con uno sguardo che non
ammetteva
repliche.
Lo
spadaccino socchiuse l’occhio e la fissò qualche
secondo prima di mettersi a
ghignare divertito.
-E va bene!-
acconsentì mettendosi in piedi e avviandosi verso
l’uscio, seguito dalla Nakama
-Non vorrei mai che ti venisse un attacco di panico mentre sei al buio
da sola
in coffa, da brava mocciosa quale sei!- aggiunse una volta nel
corridoio, un
attimo prima di venire appiattito al suolo da un pugno.
-Chopper-san
vieni con me! Voglio farti
sentire la mia ultima ninna-nanna! Yohohohohoho!-
-Davvero?!
Che bello!!!- urlò entusiasta la piccola renna, seguendo lo
scheletro con occhi
luccicanti.
Rufy aveva
guardato i suoi compagni lasciare la stanza uno dopo l’altro,
sempre più
sconsolato. Normalmente, quando arrivava quel momento, nelle loro
serate del
poker, lui era ben felice di sbafarsi
impunemente i biscotti abbandonati sul tavolo dai compagni. Ma la
sfuriata di Usop lo aveva depresso, non si era mai reso conto che il
motivo per
cui non riuscivano mai a finire uno straccio di partita fosse lui.
-Io
l’ho
sempre detto che è un gioco stupido e noioso!!!-
gridò in un vano gesto di
protesta, non credendo nemmeno lui a ciò che diceva, prima
di abbandonare il
capo sul tavolo, poggiando la guancia contro la superficie di legno e
lasciandosi andare in un sospiro triste.
-Capitano!-
Sollevò
la
testa di scatto. Robin era ancora nella stanza e non accennava a
volersene
andare. Lo fissava, eterea come sempre, un sorrisino divertito sul
volto e il
capo appoggiato al palmo di una mano.
-Non ti
abbattere! Ti rispiego le regole se vuoi!-
-Tanto non
credo farebbe molta differenza…- mugugnò
infossando lo sguardo nelle assi del
tavolo.
-Fidati! Ho
un metodo infallibile per memorizzarle!-
Rufy
tornò a
guardarla, un po’ di speranza negli occhi. La
fissò per qualche istante, mentre
lei continuava a sorridere serafica.
-D’accordo!-
disse poi tornando a sorridere.
-Bene!
Però
non qui…-
-Ah no?!-
chiese grattandosi la testa e guardandosi intorno perplesso.
L’archeologa
negò con il capo.
-No! Vieni,
andiamo in camera… Tanto Nami stasera è di
vedetta…-
Si
alzò,
elegante come sempre, e camminando leggiadra raggiunse la porta, sulla
quale si
bloccò per tornare a voltarsi verso il moro e invitarlo
nuovamente a seguirla
con un cenno del capo, prima di sparire nel corridoio, sottraendosi
alla sua
vista.
Rufy
s’alzò
e fece svelto il giro del tavolo, affrettandosi per raggiungerla. Ma
era ormai
alla porta che un pensiero lo colpì facendogli fare dietro
front. Rimanendo
sull’uscio, allungò le braccia verso il tavolo e
arraffò quanti più biscotti
riusciva a trattenere tra le mani.
In fondo, se
doveva studiare tutta la notte, avrebbe avuto bisogno di energie!
Angolo
dell’autrice:
Okay, dal
prossimo
capitolo saranno nuovi! Promesso! Scusate ancora! XD
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Capitolo 4 *** Tiro alla fune ***
TIRO ALLA FUNE
Non
ricordavano nemmeno loro di chi fosse stata l’idea di
iniziare quelle stupide
gare.
Fatto sta
che, quando avevano sentito un cittadino di Water 7 affermare che
quella ciurma
di pirati da strapazzo non avrebbe mai potuto battere i carpentieri
della
Galley L. A. al tiro alla fune, poco importava che avessero sfidato e
battuto
il Governo Mondiale, Usop, Zoro e Nami non ci avevano visto
più e avevano
deciso di fargliela vedere.
Presi dalla
foga del momento e accecati dal loro smisurato orgoglio non si erano
resi conto
che, considerate le abilità di Paulie, a quel gioco
partivano più che
svantaggiati. Anche perché in realtà non avevano
molte opzioni per formare la
loro squadra di quattro partecipanti.
Rufy aveva
mangiato troppo e non era nemmeno in grado di stare in piedi.
Usop celava
ancora la propria identità dietro la maschera di Sogeking e
sosteneva che un
grande cecchino come lui non poteva certo abbassarsi a partecipare a un
gioco
così stupido. E poi doveva intrattenere i suoi fan con le
sue doti canore. In
realtà aveva solo paura di farsi male, visti i nerboruti
carpentieri della
ditta di Iceburg e se la cavò con un’occhiataccia
della navigatrice e un
ringhio furibondo dello spadaccino.
Franky non
faceva ancora ufficialmente parte dei Mugiwara anche se i pirati, in
cuor loro,
lo consideravano già un Nakama.
Sanji,
infine, avrebbe anche potuto giocare se solo fosse riuscito a mantenere
per più
di venti secondi la concentrazione su qualcosa che non fossero le
numerose
ragazze in bikini che passeggiavano sul bordo vasca della piscina della
Galley
Company.
Così
alla
fine gli unici rimasti erano navigatrice, samurai, archeologa e medico,
che non
poteva usare la Rumble Ball, dato che si stava ancora riprendendo
dall’effetto
devastante che aveva avuto l’assunzione di una dose esagerata
di quelle
pillole.
Bisognava
giocare d’astuzia e Nami non perse tempo.
Contrattò
subito perché, vista la bravura di Paulie con le corde,
Robin potesse usare il
suo potere. I carpentieri accettarono ponendo però il limite
di massimo due
braccia in più per ciascun partecipante.
Ma la
cartografa non aveva ancora giocato tutte le sue carte e la fortuna era
dalla
sua.
La squadra
della Galley L. A. si era già piazzata lungo la fune. Il
più lontano dal mezzo
era Tilestone, poi veniva Lulu, il signor Iceburg e infine Paulie.
I suoi compagni
invece si stavano posizionando in quel momento. Chopper, in forma
umana, era il
più lontano, davanti a lui Robin, uno spazio vuoto per lei e
infine Zoro era il
più vicino al centro della corda, proprio di fronte al
biondo.
Si
sfilò la
maglietta restando solo in calzoncini e pezzo sopra del bikini per poi
avvicinarsi, sorridendo furbescamente.
-Ehi Zoro!
Fa mettere me qui!- affermò autoritaria.
Zoro si
voltò a guardarla stralunato.
-Io sono
più
forte!-
-Lo so
infatti! Fidati è una strategia migliore se fai stare me al
centro!-
-Io non
credo!- rispose, imperterrito.
Una vena
cominciò a pulsare sulla fronte della cartografa e un
po’ di fumo cominciò a
levarsi nell’aria dal suo pugno chiuso.
Non poteva
fare come diceva e basta, una buona volta?!?!
Strinse
spasmodicamente la mano, cercando di trattenersi. Non doveva colpirlo,
se anche
Zoro fosse andato k.o. avrebbero perso a tavolino.
-Zoro, fa
come…-
-Bushido-san,
la navigatrice ha ragione! Lasciale il posto!-
Si girarono
tutti e due a guardarla sorpresi.
Non
c’era un
motivo valido o fisico per cui la sua postazione al centro potesse
migliorare
la forza della squadra, la strategia di Nami era un’altra.
Ma, come sempre, la
sua sorellona era due passi avanti a tutti e probabilmente aveva
intuito dove
volesse arrivare la cartografa.
Zoro si
decise a spostarsi non senza soffiare infastidito dal naso.
Era fatta!
Nami si
posizionò davanti al bel carpentiere, sorridendogli
maliziosa. Vedendola così
ammiccante e decisamente più nuda che vestita, Paulie
divenne paonazzo in un
secondo, cominciando a sudare freddo.
-Magrolina!-
la richiamò, infastidito -Ti sembra il modo di andare in
giro?! Mettiti addosso
qualcosa!-
-Perché?!-
chiese, fingendo di non capire -Sono vestita!-
-Sai, non ha
tutti i torti!- sentì borbottare Zoro alle sue spalle,
mentre digrignava i
denti.
Girò
il viso
per fissarlo a occhi sgranati.
Per caso
era… geloso?!?
Difficile
dirlo, aveva un’espressione omicida, era vero, ma
sarebbe benissimo potuta essere
la determinazione di vincere la gara. Tornò a concentrarsi
sul carpentiere,
portando avanti la sua strategia.
-Ma fa
così
caldo…- disse con voce strascicata e lussuriosa mentre con
una mano si
accarezzava a palmo aperto la gola e il decolleté per
asciugare le gocce di
sudore che le imperlavano la pelle.
Lo vide
deglutire a vuoto di fronte a quel suo fare così provocante
mentre,
contemporaneamente, un ringhio sommesso si alzava alle sue spalle. Zoro
era
davvero furibondo.
Ma non ebbe
il tempo di fare altre considerazioni o cercare di capire la ragione
del
comportamento del samurai perché Franky aveva iniziato la
conta per dare il via
alla gara.
-Pronti…-
urlò, mettendosi dritto come un fuso e unendo i palmi delle
mani sopra la testa
coi gomiti piegati, a formare una specie di triangolo con le braccia.
-…Partenza…-
portò indietro la gamba destra, piegando il ginocchio della
sinistra mentre
tendeva il braccio sinistro in avanti col pungo chiuso e piegava il
destro
verso di sé, come un pugile che si stesse allenando a tirare
cazzotti
alternando le braccia.
-…Via!!!-
concluse con la sua posa preferita, inclinato di lato con gli
avambracci uniti
sopra la testa.
In un attimo
due paia di braccia in più spuntarono all’altezza
dei gomiti dei Mugiwara
impegnati nella gara, tirando con foga.
Ma, anche se
Paulie non riusciva a concentrarsi completamente sulla sfida, i
carpentieri
erano piuttosto piazzati e decisamente forti e anche il signor Iceburg
non
scherzava, nonostante fosse convalescente.
Considerato
che, su quattro membri, due erano donne il fatto che i pirati stessero
riuscendo a non farsi trascinare era già un risultato
notevole.
-Oooooh
Nami-swaaaan!!!
Robin-chwaaaaaan!!! Siete stupende!!! Il vostro Mr Prince è
qui per
voi!!! Fatemi sognareeeeee!!!- si mise a gridare Sanji, facendo
ringhiare
ancora di più lo spadaccino.
-Coraggio!!!
Vai vai vai!!! Continuate così!!!-
-Forza
Chopper!!! Dai Zoro!!! Continuate così!!! Yuuuuuuhuuuuuu!!!-
Ma Zoro non
sentiva una sola parola d’incitamento. Tirava come un
dannato, sudando a più
non posso.
Fortuna che
indossava solo i bermuda ed era a petto nudo!
Il suo unico
obbiettivo in quel momento era porre fine a quella maledetta sfida il
prima
possibile.
Da
dov’era
lo vedeva bene lo sguardo di quel dannato carpentiere. Se la stava
mangiando
con gli occhi, la sua mocciosa, nonostante si fosse mostrato
infastidito per il
suo abbigliamento succinto.
Stringeva
con tutte le sue forze, rischiando di sbucciarsi le mani, ringhiando e
soffiando dal naso.
Non sapeva
esattamente cosa ci fosse tra quei due. Sapeva solo che erano stati
soli
parecchio la notte che avevano cercato Robin per tutta Water 7. E gli
sembrava
che, nonostante la reazione del carpentiere fosse bene o male la stessa
per
qualsiasi donna che gli si mostrasse con troppa pelle esposta, nei
confronti di
Nami ci fosse qualcosa di più.
Ma, si sa,
gli occhi di un uomo geloso vedono ciò che vogliono vedere e
in fondo Zoro non
faceva altro che proiettare il fastidio che provava lui stesso nel
vederla così
svestita quando altri uomini l’ammiravano. Era nel suo di
comportamento che
c’era qualcosa in più quando si trattava di Nami
solo che, baka com’era, non se
ne rendeva conto.
Un movimento
in avanti, per quanto impercettibile, lo avvisò che la
squadra della Galley L.
A. stava riuscendo a trascinarli.
Vide Nami
staccare la mano dalla fune e posizionarla più avanti, per
tenersi più
saldamente e tirare più forte. Senza volerlo,
intrecciò le dita con quelle del
carpentiere e sollevò lo sguardo di colpo, diventando
bordeaux anche lei quando
i loro occhi si incrociarono.
Zoro non ci
vide più.
Accadde
tutto molto in fretta.
Lo
spadaccino staccò le mani dalla fune, obbligando Robin a far
scomparire le
proprie appendici dai suoi gomiti, si portò rapido in avanti
e fece per riprendere la corda, con
l’intenzione di posare le mani grandi e bronzee su quelle
piccole e chiare della
cartografa, avvolgendole saldamente nei suoi palmi. Contemporaneamente
Usop si
mise a gridare -Vai Chopper!!!- provocando nel medico una reazione
incontrollata. Sentendosi sostenere così dal suo idolo,
Chopper si girò con gli
occhi luccicanti verso di lui e perse totalmente la concentrazione,
mantenendo
le mani sulla fune ma senza né trattenerla né
tirare dalla sua parte, mentre
con voce incrinata dall’emozione esclamava –Oh
Sogeking!!!-.
Zoro fece
appena in tempo a prendere tra i suoi palmi le mani della navigatrice,
provocandole un tremito e fremendo a sua volta a quel contatto, che un
urlo
dalla squadra opposta lo mise in allarme facendogli alzare la testa di
scatto.
-ORA
PAULIE!!!-
Afferrò
saldamente la corda, schiacciandosi con tutto il corpo sulla schiena di
Nami
che deglutì a vuoto, incapace di contenersi, improvvisamente
in debito di
ossigeno. Fece per tirare o almeno trattenere la fune ma era troppo
tardi.
-ROPE
ACTION!!!-
Robin ebbe
la prontezza di mollare la corda appena in tempo e scansarsi prima di
venire
travolta dal medico, facendo scomparire le braccia in più
che ancora spuntavano
dai gomiti di due dei suoi tre compagni.
Chopper,
Nami e Zoro invece vennero scaraventati in avanti con violenza
inaudita. Furono
trascinati dalla fune per un metro poi la loro presa venne meno e
precipitarono
in avanti e per terra ancora per un tratto. La renna rovinò
a faccia in giù.
Lo
spadaccino, invece, afferrò prontamente la compagna per la
vita e riuscì a
girarsi mentre erano ancora a mezz’aria in modo da colpire il
suolo con la
schiena, portando Nami sopra di sé per proteggerla dalla
caduta.
Un boato
esplose dai sostenitori della squadra della Galley Company, ovvero
quasi tutta
Water 7, eccezion fatta per la Franky House che tifava Mugiwara.
I
carpentieri si misero a saltare ed esultare e Tilestone si
caricò sulla spalla
il signor Iceburg facendolo volteggiare in aria.
-Ehi ehi!!!
Fratello mettilo giù!!! È ancora
convalescente!!!- intervenne subito il cyborg,
in ansia per la salute dell’amico.
Paulie, dopo
aver ricevuto le meritate pacche sulle spalle, si mise a cercare con
gli occhi
la bella cartografa per lanciargli un’occhiata di trionfo e
fargliela pagare
per il suo subdolo gioco ma, quando la individuò, non
poté fare a meno di
sorridere divertito.
La
navigatrice si era girata appoggiando le mani ai lati del viso del
samurai, che
la teneva ancora per i fianchi sopra di lui, e ora erano
così vicini che i loro
nasi si toccavano. Non riuscivano a muoversi, un po’ per
l’imbarazzo, che li
aveva fatti arrossire entrambi fino alla punta dei capelli, un
po’ per
l’effetto magnetico che i loro occhi avevano l’uno
sull’altra quando si
incrociavano.
-Nami-swaaan!!!
Mia sirena!!! Ti sei fatta male?!?!-
La voce di
Sanji che si avvicinava a passo di carica, nella sua miglior
interpretazione di
cavaliere senza macchia e senza paura, li fece riscuotere.
Dannato
torciglio guastafeste! pensò Zoro mentre, ringhiante,
già assottigliava lo
sguardo in un’espressione minacciosa da rivolgere al
cuocastro.
Ma prima che
potesse girare il volto nella sua direzione, incenerendolo con gli
occhi, una
sensazione umida a fior di labbra lo fece bloccare, lasciandolo
interdetto.
Nami gli aveva sfiorato la bocca con le sue labbra carnose in un bacio
appena
accennato.
-Grazie
buzzurro…- mormorò, regalandogli un alito del suo
profumo di mandarino, prima
di alzarsi svelta e avvicinarsi al resto dei compagni, rassicurando il
cuoco
sulle sue condizioni.
Zoro rimase
ancora un attimo sdraiato. Poi, ghignando di sghembo si alzò
e si spazzolò un
po’ dalla polvere con un mano, mentre si avviava verso i suoi
compagni con
un’espressione soddisfatta sul volto.
Aveva vinto
tutto quello che gli interessava.
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Capitolo 5 *** Solitario ***
SOLITARIO
Nonostante
fosse notte inoltrata, si aggirava per la nave cantando. Lo faceva da
sempre quando
si trovava da solo, e a maggior ragione dopo la forzata permanenza nel
Triangolo Florian. Non aveva avuto altro che quello per tenersi
compagnia.
Inizialmente
i Mugiwara non avevano preso bene quella sua abitudine. Era inquietante
sentire
quella voce riecheggiare per tutta la nave a notte fonda e, in
più di
un’occasione, Chopper si era svegliato in preda al panico
obbligando Nami a
sdraiarsi nell’amaca con lui finché non si fosse
addormentato mentre , al
contempo, teneva a bada Sanji. Con il tempo però, si erano
abituati a quella
strana consuetudine del musicista e, anzi, le notti in cui Brook li
intratteneva con la sua melodiosa voce erano ormai quelle in cui
prendevano
tutti sonno più facilmente.
Passò
davanti alla sala comune a ritmo di musica, diretto verso la cabina che
condivideva con i suoi Nakama, per poi bloccarsi e tornare indietro, in
silenzio. La porta era aperta e all’interno del locale,
seduta al tavolo,
voltata per tre quarti verso il muro, la dolce Nico Robin giocava a
solitario.
Lo scheletro
la fissò, sconsolato. Nonostante sapesse che
l’archeologa non soffriva la
solitudine, vederla giocare da sola lo rattristava sempre.
Entrambi si
erano visti costretti a vivere, per un periodo più o meno
lungo, isolati dal
mondo, lui fisicamente e lei spiritualmente, occultando la sua
identità per
molti anni. Per questo entrambi erano in grado di apprezzare la
solitudine senza
farsi spaventare da essa, come accadeva al loro capitano.
A Robin
piaceva leggere e spesso condivideva quel piacere con il resto della
ciurma,
narrando ad alta voce per i suo Nakama. Ma si vedeva che il massimo del
godimento, in quell’attività, lo traeva quando era
sola. E anche questo Brook
poteva comprenderlo bene. Era lo stesso per lui, quando componeva.
Suonare per
i suoi compagni era sempre una gioia ma il momento della creazione di
una
melodia raggiungeva il suo apice quando avveniva in solitudine. Un
incontro tra
se stessi e la propria anima. Per questo componeva di notte, stando
alzato fino
a tardi, come quella sera, pur di non lasciare un pentagramma
incompleto.
Ma Robin non
stava leggendo, stava giocando.
Giocare a
carte era un passatempo a cui i Mugiwara si dedicavano più
spesso di quanto si
potesse immaginare da una ciurma di pirati. Giocare, in generale, era
sempre
stato qualcosa da fare in gruppo o almeno in coppia, secondo lo
scheletro, una
scusa per stare in compagnia e divertirsi. Per questo vedere la sua
compagna
impegnata in quel gioco lo rendeva così triste. Era
fermamente convinto che il
solitario fosse espressione di un certo disagio esistenziale, anche se,
nel
caso di Robin, temporaneo e saltuario.
Sapeva che
con loro aveva trovato il suo posto nel mondo ma temeva che a volte la
solitudine ancora l’attanagliasse provocandole quei momenti
di depressione e
tristezza.
Nonostante
la scarsa illuminazione, ottenuta da una semplice candela posta sul
tavolo di
fronte a lei, riusciva a vedere le sue mani mischiare le carte e girare
il
mazzo, sistemandone poi alcune sul tavolo nella giusta sequenza. Si
rese conto
che doveva essere ben concentrata sul suo gioco per non essersi accorta
del suo
canterino passaggio e riportò l’attenzione sul suo
viso alla ricerca di una
conferma.
Effettivamente,
l’archeologa aveva un’espressione presa ma
ciò che lo colpì fu il fatto che non
sembrava prestare molta attenzione al gioco. Anzi, ora che guardava
meglio, il
mazzo veniva mischiato da due braccia che spuntavano direttamente dalla
superficie di legno e Robin lanciava solo di tanto in tanto occhiate
distratte
alle carte per poi riportare i suoi occhi trasognati su qualcosa che si
trovava
chiaramente alla sua destra.
Incuriosito
di scoprire cosa stesse realmente facendo la Nakama, Brook
scivolò
silenziosamente nella stanza, portandosi subito alle sue spalle e fuori
dal suo
campo visivo e rimanendo a debita distanza.
Da quella
nuova angolazione riusciva a vedere cosa stesse facendo
l’archeologa con il suo
vero braccio. Muovendolo solo dal gomito in giù, lo spostava
avanti e indietro
in un gesto meccanico, allargando le dita della mano per farle
scivolare meglio
tra i capelli del compagno a cui stava amorevolmente accarezzando la
testa.
Trovandosi fuori dall’alone di luce, era impossibile
identificarlo. La sola
certezza era che stava con il capo appoggiato sul tavolo, probabilmente
addormentato, a giudicare dall’altezza a cui Robin teneva la
mano.
Stava
già
valutando se osare avvicinarsi per scoprire
l’identità del fortunato pirata che
un rumore improvviso, profondo e baritonale, lo levò
dall’impiccio. Non aveva
dubbi, conosceva bene quel russare roco e cavernoso e aveva un orecchio
troppo
allenato a riconoscere e distinguere i
suoni per sbagliarsi. Anche se lui le orecchie non le aveva
più!
Non poteva
crederci! Zoro! Pazzesco!
Aveva notato
fin da subito quanto quei due si assomigliassero. Entrambi solitari e
di poche
parole, entrambi integerrimi, entrambi capaci di valutare chi avevano
di fronte
solo guardandolo. Probabilmente era così che era iniziato
tutto, con uno
sguardo, con cui si erano rivoltati l’anima a vicenda. In
effetti, chiunque li
avrebbe definiti una coppia perfetta.
Ma anche se
lui aveva notato una certa intimità tra i due, il loro
rapporto gli era sempre
parso più simile a quello che intercorre tra un fratello
minore e una sorella
maggiore. Anzi, viste tutte quelle caratteristiche che li accomunavano,
se non
fossero provenuti da luoghi così distanti tra loro avrebbe
sospettato che fra i
due ci fosse realmente un legame di sangue.
Nonostante
la recente scoperta gli avesse lasciato un po’ di amaro in
bocca – anche se lui
la lingua non l’aveva più, ben inteso –,
perché lui era sempre stato convinto
che lo spadaccino fosse perfetto per la navigatrice e viceversa, si
ritrovò a
sorridere.
Aveva
sbagliato tutto. Robin stava giocando a solitario, sì, ma
non era sola. Insieme
al samurai aveva trasformato quel triste passatempo in un momento di
grande
intimità e profonda tenerezza, insegnando anche allo
scheletro una nuova
sfaccettatura del verbo “Giocare”.
Non aveva
più ragioni per trattenersi nella stanza e non voleva certo
rischiare di
spezzare quel magico momento così si avviò per
uscire ma, una volta sull’uscio
si immobilizzò per poi voltarsi nuovamente verso
l’interno del locale. Alle sue
spalle un improvviso mugolio biascicato si era levato
nell’aria,
sovrapponendosi al russare incessante.
Possibile
che, oltre a Robin e Zoro, ci fosse qualcun altro addormentato nella
sala
comune?!
Si
concentrò
meglio sui due rumori e solo allora si rese conto che si era fatto
ingannare
dalla strana acustica di quella stanza. Aveva già avuto modo
di appurare che,
lì dentro, se ci si trovava in una determinata posizione, i
suoni proveniente
dal corridoio sembravano avere la loro fonte all’interno
della sala, più
precisamente nella zona in cui si trovava il tavolo.
Focalizzandosi
sui due suoni ebbe la conferma che il pirata accanto a Robin non era
quello che
russava, il quale si trovava nel corridoio, ma quello che biascicava.
Strabuzzò
gli occhi quando riuscì a cogliere le sue parole. Anche se
lui gli occhi non li
aveva più!
-mgpf…
San-ji… io… fame…- mormorava il suo
capitano, profondamente addormentato e
rilassato dalle delicate mani dell’archeologa. Aguzzando
meglio la vista –si fa
per dire, ovviamente– notò il cappello di paglia
appoggiato sul tavolo,
anch’esso al di fuori del cerchio di luce della candela.
Si
ritrovò a
sorridere ancor più soddisfatto.
Hai capito
Rufy?!
Tornò
a voltarsi
verso l’uscio per uscire, stavolta senza esitazioni e quasi
saltellando.
Se
c’era una
cosa che lo metteva di buon umore era vedere un giovane amore che
sbocciava.
Inutile
perciò dire che la considerò una serata
praticamente perfetta quando, a metà
del corridoio, incappò nella fonte del cavernoso rumore che
lo aveva ingannato.
Zoro, sfinito dai suoi allenamenti notturni, si era addormentato con la
schiena
appoggiata alla paratia, senza riuscire a raggiungere la sua amaca e,
proprio
in quel momento, la bella cartografa gli stava posando una coperta
addosso e un
bacio sulla fronte, mentre lui biascicava il suo nome, facendola
sorridere
dolcemente.
Angolo dell’autrice:
Ecco un
nuovo aggiornamento, un po’ più introspettivo e
meno divertente.
Ma vi
assicuro che arriveranno altri capitoli a doppi sensi e che, spero, vi
faranno
ridere!
Ci tenevo a
sottolineare che a me il solitario piace! Ci gioco anche!
Però
dal
punto di vista di Brook, vista la sua esperienza nel Triangolo Florian,
ho
supposto non fosse esattamente il suo passatempo preferito!
A presto.
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Capitolo 6 *** Sesto gioco ***
SESTO GIOCO
Fissava sconvolto la porta, non riuscendo a capacitarsi di quello che stava succedendo.
Avrebbe preferito di gran lunga non scoprirlo. Si maledisse per essere passato di lì al momento sbagliato e per il fatto di non riuscire a scollare i piedi dal pavimento e gli occhi dalla porta.
Neppure quando sentì la voce di Nami, appena uscita dal suo studio, chiamarlo per nome.
-Zoro?! Tutto bene?!- domandò corrugando, le sopracciglia e avvicinandosi.
-Io… io… Ecco… io…- boccheggiava, indicando la porta e il corridoio con le dita, cercando di comunicare qualcosa, con scarso successo.
Non era da lui un simile comportamento, niente riusciva mai a scioccarlo, ragion per cui la navigatrice si preoccupò non poco.
Gli si avvicinò rapida, posandogli una mano sulla spalla.
-Zoro cosa…-
Si bloccò sentendo dei tonfi all’interno della sala comune, la cui porta chiusa il samurai fissava a occhi sgranati.
Socchiuse gli occhi, le labbra modellate a formulare la prima parola della domanda che le risuonava in testa.
Che stava succedendo?!
-Rufy!!! Vuoi stare un po’ attento?!- la voce di Usop, spazientita, li raggiunse attraverso la superficie di legno.
-Scusa Usop! Non l’ho fatto apposta!-
-E non lo farai apposta ma se continui a toccarmi così dappertutto non resisterò a lungo!-
Nami si voltò a guardare Zoro, leggermente sconvolta anche lei da quel breve scambio di battute, trovando finalmente lo sguardo dello spadaccino su di sé.
-Ma cosa… cosa stanno facendo?!- domandò piano, deglutendo a fatica.
Ancora tonfi giunsero dall’interno della stanza.
-Io… io non sono sicuro di volerlo sapere…- riuscì ad articolare il verde con voce malferma.
-Tu e il tuo dannato corpo allungabile!-
-Ti ricordo che se non fosse allungabile non potremmo nemmeno farlo!-
Se fosse stato fisicamente possibile, la mandibola della cartografa avrebbe toccato terra.
Okay, okay… Non poteva essere che loro… che Rufy e Usop… No, dai, era impossibile!
-Fratelli che state facendo?!-
Si girarono tutti e due verso Franky, diretto verso il suo laboratorio e anche lui colpito dall’espressione scioccata dei compagni.
-Ecco… noi… loro… R-Rufy e… e…- fu il turno di Nami di balbettare, mentre Zoro non era ormai più nemmeno in grado di parlare e all’interno della stanza i tonfi continuavano.
-Ma non è possibile!!! Ancora!!! Quante altre volte vuoi farmelo rimettere dentro!!!-
-Era… era la voce di Usop quella?!- domandò il cyborg, sgranando gli occhi e indicando la porta con una sua enorme manona.
Zoro e Nami si limitarono ad annuire. Era evidente dall’espressione del Nakama che non era necessario aggiungere altro.
-Ma che… che… è… quello che penso io?!- chiese attonito il carpentiere.
-Nami-san, Zoro-san e anche tu Franky-san! Qualcuno di voi ha visto Sanji-san?!-
La voce dello scheletro, affacciato all’ingresso che portava sottocoperta, li fece voltare tutti e tre catturando l’attenzione del musicista di fronte alle loro facce basite.
-Qualcosa non va?!- chiese stranito Brook, avvicinandosi ai compagni.
Si girò perplesso verso la porta quando una nuova serie di tonfi, fuoriuscì dalla sala comune.
-Che cosa succede?!- domandò ancora ai Nakama, senza ottenere risposta.
-Usop puoi allargare meglio le gambe che non riesco a infilarmi?!-
I bulbi oculari dello scheletro tornarono rotondi mentre anche la sua mandibola si spalancava all’inverosimile.
-Non riesco! Sanji mi sta così addosso che non riesco neppure a muovermi!- commentò la voce contrariata del cecchino.
-S-S-S-Sanji?!?!?!- domandarono all’unisono scheletro e cartografa.
-Sono dentro in tre?!?!- chiese il cyborg, incapace di credere alle proprie orecchie.
-Oh Kami! Qualcuno deve controllare che non arrivi Chopper!-
-Era in biblioteca con Robin-san!-
-Sì ma noi perché siamo ancora qui?!- chiese sottovoce Franky, sconvolto ma immobile.
-Non lo so!- mormorò con voce acuta Nami.
Un rumore li fece voltare verso la porta aperta del dormitorio maschile. A occhi costantemente sgranati fissarono una pila di vestiti, costituita per lo più da pantaloni neri, magliette bianche, un paio di yukata e qualche camicia, accumularsi nel corridoio mentre Zoro lanciava gli indumenti direttamente dall'interno della cabina.
-Yohohoho! Zoro-san cosa stai facendo?!- chiese lo scheletro senza tuttavia riuscire a metterci il solito entusiasmo, ancora troppo sconvolto.
-Cosa sto facendo?! Mi traferisco in palestra! Io in camera con quelli non ci dormo una notte di più! Va bene l’amore libero ma addirittura in tre!!!- vomitò fuori lo spadaccino, visibilmente sull’orlo di una crisi isterica.
-Zoro, calmati! Non… non possiamo sapere se è davvero quello che… che sembra…- provò a calmarlo la navigatrice, faticando a trovare le parole.
-Perché, cos’altro potrebbe mai essere?!-
-Non lo so! Io…-
-Nasone! Vuoi stare attento?!-
-Senti, Sanji, non è mica colpa mia se ce l’ho così lungo okay?!-
Cartografa e samurai si fissarono per un lungo istante, ammutoliti, mentre Franky e Brook tornavano a voltarsi lentamente verso la porta, senza sbiancare solo perché nessuno dei due era in grado di farlo.
-Arrivederci!- esclamò lo spadaccino avviandosi poi verso la coffa con le braccia cariche dei suoi vestiti.
-Rufy! Cosa stai facendo maledetto baka?! Guarda che ti lascio senza cena!-
-Ma perché?! Che ho fatto?!-
-Si era detto niente poteri dei frutti, imbroglione!- sbraitò Sanji prima di fare un profondo respiro -Io direi che per oggi la possiamo anche finire qui-
Dei rumori non meglio definiti si susseguirono nella stanza, seguiti da dei passi in avvicinamento.
I tre Nakama erano ancora immobili e scioccati fuori dalla porta, quando questa si aprì per far uscire un Rufy, Usop e Sanji sudati e poco composti.
Usop aveva la salopette tutta storta, la camicia di Sanji era sgualcita e le maniche arrotolate fino ai gomiti, i capelli di Rufy completamente sconvolti.
-Ehi ragazzi!!!- li salutò entusiasta il capitano -Tutto bene?!- domandò con un sorrisone, che si spense per lasciare il posto a un’espressione perplessa quando si rese conto delle facce dei compagni. -È successo qualcosa?!- domandò grattandosi la nuca.
I tre deglutirono rumorosamente.
-N-no… No! Assolutamente!- si riscosse Nami per prima, riguadagnando un po’ di autocontrollo –È tutto a posto! Abbiamo la situazione in man… sotto controllo! Tutto sotto controllo, capitano! Però io… io... devo andare a… a controllare la rotta! A più tardi!- disse dileguandosi sul ponte in una frazione di secondo.
-A-aspettami Nami-san! Vengo con te! Yohohohoho!- la rincorse subito Brook.
Franky, invece, rimase ancora a fissarli, sbattendo ripetutamente le palpebre mentre il suo cervello elaborava febbrile qualcosa da dire.
-Ehi… Fratelli!- cominciò, poco convinto -Avete visto che bella giornata oggi! Davvero super!-
-Franky sei sicuro di stare bene?- chiese preoccupato il cecchino, facendo un passo verso di lui e corrugando le sopracciglia quando lo vide indietreggiare, suo malgrado.
-M-ma certo! Sto super-bene io! Stavo giusto andando al laboratorio per tirarlo fuo… tirare fuori degli attrezzi che mi servono per… calibrare il cannone… un cannone! Volevo dire uno dei cannoni… della… ecco… io vado!-
Lo guardarono allontanarsi basiti e perplessi.
-Ma che gli prende?!- domandò Usop, aggrottando la fronte.
-Boh!- si strinse Rufy nelle spalle mentre un suono cavernoso, proveniente dal suo stomaco, riempiva il corridoio -Accidenti! Tutta quell’attività mi ha messo fame! Sanji…- cominciò il moro ma venne subito interrotto.
-Ho capito, ho capito! Dai andiamo in cucina che preparo qualcosa- mormorò avviandosi e accendendosi una sigaretta.
-Oh ragazzi però è stato divertente!- affermò Rufy, portando le mani dietro la nuca e sorridendo a trentadue denti mentre camminava accanto a loro verso l’uscita del sottocoperta -Domani ancora?!-
-Sì, però ci facciamo aiutare da qualcuno eh!- intervenne subito Usop.
-E perché?!- chiese perplesso il capitano.
-Perché se ti continui ad allungare per girare la freccia ci fai perdere l’equilibrio! E poi continuavi a smontarla, avrò dovuto rinfilare il chiodino un milione di volte!-
-Usop ha ragione, senza contare che ci vuole un arbitro visto che qualcuno ha tentato di barare!- fece notare Sanji, aspirando una boccata di fumo.
-Ma uffa!!! A che serve essere allungabili se poi non puoi approfittarne giocando a Twister?!- piagnucolò Rufy, guadagnandosi un’occhiataccia dal cuoco e dal suo migliore amico.
-Comunque, avrei vinto io se Usop non mi avesse accecato a ripetizione con il naso!- precisò il biondo, infilando le mani in tasca.
-Se, se, ti piacerebbe…-
-Domani facciamo la rivincita e ti faccio vedere!-
-Guarda che io sono un campione a Twister! Se Rufy non mi avesse fatto cadere! Vi ho mai raccontato di quella volta che…-
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Capitolo 7 *** Settimo gioco ***
SETTIMO GIOCO
Attraversò il ponte a passo di carica, diretto verso il sottocoperta.
Riusciva a malapena a contenere il ringhio che gli scuoteva il torace, masticando insulti e imprecazioni che si rigiravano sulla sua lingua.
Non gli piaceva quello che aveva sentito, proprio per niente.
Non gli piaceva perché era uscito dalla bocca del capitano e al novantanove virgola nove per cento Rufy era incapace di cogliere le sfumature di ciò che gli veniva detto.
Rufy.
Non lui.
Lui le sfumature le coglieva benissimo, o almeno le sfumature di quella situazione.
Perché forse era un baka ma se gli toccavano la SUA roba diventava improvvisamente intuitivo e pieno di risorse.
E qui si trattava decisamente di roba sua.
Sì, perché anche se lei ancora non lo sapeva, Nami era solo sua.
E gli dispiaceva davvero di doverlo affettare, perché gli stava simpatico, molto simpatico davvero, avrebbe potuto considerarlo quasi un amico.
Ma non c’era amicizia che tenesse in quel frangente.
Dormiva sereno sul ponte, con la schiena appoggiata alla paratia, nella sua solita posa.
Seduti sulla balaustra, Usopp e Rufy pescavano, o almeno tentavano di pescare i pochi pesci che non erano fuggiti dopo che Franky aveva cercato di procurare loro la cena usando il radical beam.
-Robin, cosa ci fai con l’Eternal Pose?!-
Si era limitato a socchiudere l’occhio, ostentando calma mentre tutto il suo corpo si tendeva, in allarme e pronto a scattare.
Che Nami stesse male?!
-La navigatrice mi ha chiesto di controllare la rotta per lei, è impegnata!-
-Ah sì!- intervenne Rufy, con il suo solito tono gioviale -Mi ha detto che doveva giocare all’Allegro Chirurgo!- affermò, facendo calare il silenzio attorno a sé.
Zoro spalancò l’occhio buono, guardandosi intorno e notando un’assenza che non gli piaceva per niente.
Non ci aveva fatto molto caso quando era uscito dal sottocoperta, ma ora il fatto che Law non fosse lì assumeva tutto un altro significato.
Rischiò di scardinare la porta mentre l’apriva con violenza, la katana già mezza sguainata, direzione cabina delle ragazze.
Perché sarebbe stato davvero troppo se Torao avesse osato persino utilizzare il dormitorio maschile.
Uno strano suono usciva di tanto in tanto attraverso la porta aperta della biblioteca, riecheggiando nel corridoio ma non ci fece molto caso, era troppo impegnato a captare ben altri rumori provenienti da un’altra stanza.
Lanciò un’occhiata all’interno della stanza, passando davanti all’uscio spalancato, registrando vagamente ciò che i suoi occhi avevano visto, mentre proseguiva lungo il corridoio di gran carriera.
Si bloccò di colpo, allertato.
Cos’aveva visto?!
Camminando all’indietro ritornò sui propri passi, fino a trovarsi ad occupare con la sua imponente mole lo spazio vuoto tra gli stipiti della porta della biblioteca.
Si concentrò meglio sulla scena che gli si presentava davanti mentre i muscoli si rilassavano e la lama tornava a trovare alloggio nel suo fodero.
***
Scosse la testa, domandandosi perché ancora si ostinava a stupirsi delle stranezze di quella ciurma.
Gli erano bastate poche ore per capire di essere finito in un covo di pazzi ma la sua curiosità non conosceva limiti.
Per questo mentre si dirigeva dalla cabina verso il ponte e aveva notato lo spadaccino addossato allo stipite della porta della biblioteca, si era soffermato ad esaminare la situazione, non riuscendo a non accigliarsi.
Perché sì, i Mugiwara erano strani ma perché mai il loro vicecomandante dovesse starsene lì, con un sorriso ebete sulla faccia, a guardare Nami-ya e Tony-ya che giocavano all’”Allegro Chirurgo”, questo sarebbe rimasto sempre un mistero.
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