I am a nerd 2.0

di ciaomils
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -ritorno alle città dei matti ***
Capitolo 2: *** -chi non muore si rivede ***
Capitolo 3: *** -assisto ad una lotta per il dominio ***
Capitolo 4: *** -dichiarazione di guerra ***
Capitolo 5: *** -divento un sito d'incontri ***
Capitolo 6: *** -il quinto incomodo ***
Capitolo 7: *** 7- divento un'eroina ***
Capitolo 8: *** -Cervello in tilt ***
Capitolo 9: *** Il fantasma formaggino e i sette nani ***



Capitolo 1
*** -ritorno alle città dei matti ***


Nella stagione precendente

1.  Ritorno alla città dei pazzi

Scendo dall’auto di Mike, guardandomi attorno. Questa scuola non è cambiata per nulla in tre mesi.
Io si.
Sono abbronzata, ho i capelli sempre lunghi, ma ora hanno le punte azzurre, e credo di essere anche più alta. Oggi ho messo un vestito comprato in una boutique di Parigi, verde smeraldo e dei sandali di cuoio.
Ma il mio cambiamento non si ferma all’aspetto esteriore. Credo di essere diventata più forte, e forse sono guarita. La ferita si è rimarginata.
Mike mi è accanto in cinque secondi e mi mette il braccio attorno alle spalle. Questa avrebbe dovuto essere la nostra estate, invece lui è restato a Stratford ed è stato orrendo sentire la sua mancanza, considerando che era appena tornato da New York. Però anche lui è molto cambiato.
Ha i capelli più corti, molto più corti, e lo fanno sembrare meno nerd. Inoltre ora mette le lenti, quindi gli occhi verdi si vedono di più.
Ha smesso di vestirsi da nerd,  ora indossa una t-shirt di Hollister e un paio di jeans. È un vero figo.
-Tutto bene, LIz?- mi chiede, vedendo la mia espressione.
-Sì, certo.-
Non mentirò. Lo stavo cercando. Dopo tre mesi passati in un perenne stato di agonia sto meglio. Sono più forte, ma ho ancora paura.
-Bene. Andiamo e conquistiamo questa cazzo di scuola!-
Scoppio a ridere.
 
-Che hai ora?- chiedo a Mike mentre andiamo controcorrente. Lui aggrotta le sopracciglia e controlla il foglio –Matematica.-
-Francese.- sospiro alzando gli occhi al cielo.
Mike ride e scuote la testa. Non credo che mi abituerò molto in fretta al suo nuovo taglio. Mi mancano un po’ i suoi riccioli neri che rimbalzano. –è la tua maledizione, Liz. È il karma per avermi lasciato da solo.-
Sbruffo e alzo gli occhi al cielo –Io non parlerei, Mr ho-vinto-un-concorso-e-mi-trasferisco-a-New-York.-
-A dopo.- Mike ridacchia e segue la corrente, fino alla classe di matematica.
Io invece sbruffo, mi giro e continuo a camminare. Il mio piede urta uno zaino sul pavimento per sbaglio, e inizia il ricordo..
Il sole batteva sulla mia pelle e mi riscaldava. Vedevo la luce attraverso le palpebre e respiravo l’aria densa di salsedine. Sentivo anche la sabbia sotto di me, sotto ai miei piedi, e una brezza fresca che veniva dal mare.
Era sabato mattina, luglio. Ero sdraiata in spiaggia, su un telo da mare, da sola. La mamma era andata a prendere da bere, mentre io ero rimasta ad abbronzarmi. La mia pelle era già molto più scura, ma mi piaceva.
Avevo le cuffiette nelle orecchie e i brani messi a caso. Ricordo che la canzone che ascoltavo in quel momento era Begin Again, di Taylor Swift.
Qualcosa mi urtò il piede, e per un instante mi venne in mente lui e il nostro sei-mesi-anniversario. Ma io ero in Costa Azzurra, e lui, per quanto ne sapevo, a Stratford. Un oceano ci separava.
Aprii le palpebre. La luce del sole era forte, quindi dovetti coprirmi gli occhi per vedere. Accanto al mio telo c’era una palla, a spicchi tutti colorati, e più lontano vidi un’ombra corrermi incontro.
Il ragazzo si fece più vicino e sorrise.
 
Entro nell’aula e mi siedo al posto più vicino alla finestra. Oggi c’è un sole che spacca le pietre e si muore di caldo. La classe è ancora vuota, a parte me e un paio di ragazzine. Dopo un’estate intera a parlare francese, questa lezione potrebbe essere completamente inutile per me.
La campanella suona. Da quanto tempo non sentivo questo rumore? In Francia era tutto diverso. Le strade, l’aria, le persone. Sembrava un sogno, ora mi sembra di essere tornata alla realtà –e per quanto mi costi ammetterlo- un po’ mi è mancata.
Ripenso a Luke e a quello che mi ha detto al ballo di fine anno. Non lo vedrò mai più, ne sono cosciente, e mi dispiace. Gli voglio davvero bene, dopotutto. Ripenso anche a Meredith e non riesco a capire come farò senza di lei. È la mia migliore amica, anche se non lo dimostravo mai.
La classe è meno vuota ora. Alcuni banchi sono già occupati. Ricordo tutti i volti. Questa è una città piccola, e la scuola lo è ancora di più.
Una ragazza entra dalla porta. Ha i capelli di un rosso acceso e ricci, le lentiggini sulle guance e la carnagione molto chiara, sebbene abbia l’aria di una che ha passato l’estate al mare. Gli occhi sono di un verde smeraldo. Non l’ho mai vista prima.
Lei fa si dirige al banco accanto al mio, ma il piede s’impiglia nei lacci dello zaino di qualcuno e cade. La classe inizia a ridere, mentre io mi alzo e l’aiuto a rimettersi in piedi.
-Tutto bene?- le chiedo, ignorando le risate generali.
Lei annuisce guardandosi attorno. Ha paura e si vergogna, glielo leggo negli occhi.
-Lasciali stare, sono degli idioti.- la rassicuro, con un sorriso. -Io sono Liz, tu sei nuova?-
-Sì, mi chiamo Lauren.- sussurra, stringendomi la mano.
-Sei di qui?-
-No, vengo da Ottawa, ma i miei sono separati e io mi sono trasferita da mio padre.-
Aggrotto le sopracciglia –E perché scegliere Stratford?-
-Oh, lui si frequenta una donna.-
-E perché non sei rimasta con tua madre?- chiedo, poi mi rendo conto di starle facendo troppe domande –Cioè, scusa, non sono affari miei.-
-Perché mi mancava mio padre.-
-Oh. Be’, benvenuta a Stratford, Lauren.-
Lei posa la borsa al banco accanto a me e mi fa un sorriso. Mi siedo e guardo la professoressa entrare.
-Bonjour !-
La classe risponde in coro.
-Oh, vedo che abbiamo una nuova alunna. Comment tu t’appelles?-
Ed è così che ricordo…
 
Il ragazzo si fece più vicino. Era davvero bello. La vostra definizione di dio greco. I capelli erano biondi, schiariti dal sole, e gli occhi di un grigio scuro. Per non parlare del suo sorriso, e del suo corpo.
Levai le cuffiette dalle orecchie e mi alzai in piedi. Lui aveva smesso di correre, e mi veniva incontro.
Raccolsi la palla e gliela porsi.
-Comment tu t’appelles?- mi chiese, prendendo la palla. Sorrisi, benedicendo la mia conoscenza del francese.
-Liz, tu?-
-Je suis Jean Claude, mais mes amis m’appellent Jean.-
Gli sorrisi.
-Tu n’es pas française.-
-No, je suis canadienne.-
-Oh, Canada !- esclamò ridacchiando –Tu parles très bien le français.-
-Merci.-
-Però anche io conosco l’inglese.- mi disse con un accento francese.
-Sei di qui?- gli chiesi.
-Sì, abito qui dietro.- disse, indicando un punto imprecisato alle mie spalle. Qualcuno lo chiamò dalla spiaggia.
-Scusa, sono i miei amici.- mormorò ridendo.
-No, tranquillo. Torna a giocare.- gli sorrisi, ma lui scosse la testa.
-No, sanno stare senza di me.- rise -Posso offrirti qualcosa?-
 
La lezione di francese, come previsto, è stata noiosa. Ho passato la metà del tempo a scarabocchiare sul quaderno e l’altra metà a ricordare il viso di Jean.
Cavolo.
Ora mi trovo a vagabondare per i corridoi. Mi dico che sto cercando Mike, ma in realtà non so dove devo andare. Mi devo abituare alla realtà.
Mi accorgo troppo tardi di essere nel corridoio sbagliato. Nel momento sbagliato.
-Liz.- sussurra Justin dietro di me. C’è un sacco di gente qui, sembra di stare ad un concerto, ma in questo momento siamo tornati solo io e lui. Mi volto per guardarlo in faccia.
-Justin.- mormoro a mezza voce, combattendo l’istinto di mettermi a piangere.
-Mi stavi cercando?- mi chiede, guardandosi attorno. È bellissimo, come sempre. I capelli sono leggermente più lunghi, ma si nota appena. È un po’ più alto, più muscoloso e anche la sua pelle è più scura. È mozzafiato.
-No.- faccio una smorfia –perché dovrei cercarti?-
Lui non risponde.
–Stavo cercando Mike.- mento.
-Oh, sì, chiaro.- lui muove un passo esitante verso di me. All’inizio penso che voglia toccarmi, ma quando mi scosto lui continua a camminare fino al suo armadietto e lo apre.
Scuoto la testa e mi perdo nella gente.
Ci sono un sacco di matricole. Perché non sono in mensa ora?!
Cammino a lungo nei corridoi, cercando qualcosa da fare.
Mi ha scosso rivederlo? Certamente. Mi fa ancora male? Certamente. Lo amo ancora? Non ne ho la più pallida idea.
-Scusa, Liz, devo parlarti.- Justin ha il fiatone. Mi giro e lo trovo davanti a me. Deve aver corso per raggiungermi.
-Spara.-
Ma che razza di parola è? Brava Liz, sempre la solita!
-Non qui.- Justin si guarda attorno. Un gruppo di matricole si era già fermato per godersi la scena, ma Justin mi porta lontano e loro se ne tornano da dove sono venuti.
Mi trascina giù per le scale fino allo spogliatoio maschile e mi fa entrare. Poi chiude la porta e mi guarda.
C’è un silenzio imbarazzante. Mi appoggio al muro e lui si fa più vicino.
-Liz..-
Abbasso lo sguardo.
-Liz, guardami.-
Alzo la testa e lo fisso negli occhi color nocciola. Mi perdo. Sono la mia maledizione.
-Quest’estate è stata la più brutta della mia vita. Andavo alle feste, bevevo, andavo alle partite..-
-Oh, che sfortuna!- commento, alzando gli occhi al cielo.
-No, Liz, fammi parlare.- mi dice –Per favore.-
Gli faccio cenno con la testa di continuare.
-Sì, ecco…Alle feste, alle partite, non sono mai riuscito a divertirmi. Non potevo smettere di pensare a te, a Charlie e a quello che è successo. Mi dispiace un casino. Non mi sono mai sentito peggio. Non riuscivo ad andare avanti. Ma non per Charlie. Per te.
-Fin dalla prima volta in cui ti ho visto sono stato ossessionato dai tuoi occhi. E non mi ero mai preso una cotta così, in tutta la mia vita. So che quello che ho fatto è sbagliato, ma ne sono pentito. Quest’estate è stata un’agonia. Mi mancavi. Mi mancava il tuo modo di ridere, il modo in cui ti mordi il labbro, il modo in cui sorridi con gli occhi, la tua voce. Mi mancava ogni singola cosa di te, e sapere che tu eri lontana, non solo fisicamente, e che ero stato io la causa di tutto il tuo dolore mi faceva morire dentro.-
“È lo stesso anche per me.” vorrei dire, ma resto zitta.
-Poi mi ricordavo dei nostri baci, dei nostri appuntamenti, della nostra prima volta insieme e mi sentivo peggio. Perché un tempo avevo la mia vita al mio fianco e l’ho lasciata andare via.
-E il ricordo più bello è quello che fa più male. Mi ricordo della volta in cui mi dicesti quelle due parole, dopo il nostro ennesimo litigio. E ricordo che le tue guance erano ancora bagnate, e che tu sbarrasti gli occhi appena ti accorgesti di quello che avevi detto. E io sorrisi. Sorrisi e basta!
-C’erano così tante cose che volevo dirti. Mi chiedevo se mi avresti amato lo stesso, anche dopo aver saputo di ciò che nascondevo, e come potevi amarmi. Ma è un errore che ho fatto, ed ho imparato.-
Justin si fa più vicino, e i nostri nasi si sfiorano. Mette una mano poggiata al muro dietro di me, accanto alla mia testa e l’altra la poggia sul mio fianco.
-Ti amo.- sussurra.
La campanella suona.

AAAAAH
Buonaseraa bellezzeee
Vi sono mancata? *coro di 'No' e fischi*
no, vabbè, a parte gli scherzi, come va?
Il primo capitolo è iniziato con una bomba, eh!? Che ne pensate?
Allora, molte di voi mi hanno chiesto informazioni su questa nuova stagione. Ho detto come si sarebbe chiamata (avevo pensato a 'I am a nerd, problem!?' ma come potete vedere ho cambiato idea)
ringrazio tutte quelle che hanno mi hanno scritto su twitter (i miei profili: @milshug o anche @seguaquellauto)
ho scelto il trenta maggio per postare il primo capitolo perché mi serviva una pausa e poi perché oggi è uscito Insurgent(che ho comprato alle !2.30 subito dopo scuola). sì, sono molto emozionata per questo ahaha

Secondo voi cosa succederà più avanti nella storia? scrivetelo in una recensione, pls.

ps: -4 a 'We can't stop' asdfghjk

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Capitolo 2
*** -chi non muore si rivede ***


2. chi non muore si rivede
Dopo le lezioni mi catapulto a casa. Non voglio vedere nessuno. Nessuno.
Mi sento una merda, perché sono rimasta impalata a guardare quegli occhi color nocciola e non ho detto nulla. Come in quel famoso detto “occhio per occhio”, ma forse molto peggio.
E se fosse vero? Mi sento in colpa, perché io invece ho avuto un’estate fantastica. E se invece avesse detto tutto solo per divertirsi ancora? Be’, non credo di volerlo sapere. Perché farebbe davvero male.
Da: Mike.
Com’è Narnia? Perché, sinceramente, è l’unico posto in cui non ti ho ancora cercato.
Da: Mike.
Dove sei finita? Non mi hai lasciato nemmeno la scarpetta di cristallo. Sei una bad-girl, Cinderella.
 
Poso le chiavi all’ingresso e la borsa sul tavolo in cucina. Ho lasciato Mike a scuola. O meglio, non mi sono fatta dare un passaggio.
Accendo la tv e metto su mtv. C’è Teen Cribs. Guardo le immagini di una casa enorme e spettacolare, con una bellissima vista sul mare, e ricordo..
 
-Non credo sia una buona idea!- gli urlai dietro, ridendo.
Lui alzò le spalle –Fidati!-
Salii sulla piccola imbarcazione, mezza rotta. Da qualche parte entrava dell’acqua, e l’idea di allontanarmi così tanto dalla costa con una barchetta del genere mi metteva i brividi. ma Jean sorrideva radioso, e mi tranquillizzai un po’.
Iniziò a remare. Le onde ci rispingevano a riva, ma Jean remava abbastanza veloce e ci ritrovammo lontani dal bagnasciuga. Sotto di noi l’acqua era limpida, si vedeva il fondale. Qualche pesce nuotava e le alghe si agitavano sulla sabbia.
Era il tramonto. Il sole si vedeva a metà, coperto dall’orizzonte e il cielo era tinto di arancione, rosa e così via. Era uno spettacolo stupefacente.
-Ti piace?- mi chiese Jean, leggendo la mia espressione.
Annuii entusiasta –E’ bellissimo!-
-Te l’avevo detto, no!?- mi schizzò con l’acqua salata.
 
Mi risveglio dalla mia trance e mi guardo attorno. Il campanello non la smette di suonare, ma me ne sono accorta molto tardi. Dev’essere Mike. Mi precipito all’ingresso, quasi scivolando col tappeto, e apro la porta senza guardare dallo spioncino.
 
Mi alzai dal letto, dopo essermi rigirata a lungo, e guardai fuori dalla finestra. Davanti ai miei occhi, solo Parigi.
Era una città così bella.
Mi vestii in un batter d’occhio e mi catapultai fuori, senza nemmeno avvertire mia madre. Sarei tornata per pranzo, come il giorno prima.
Nella piccola stradina secondaria del centro non passavano auto. Iniziai a camminare.
L’aria della città mi sferzava il volto, e i capelli a volte mi si appicciavano al lucidalabbra rosa applicato sulle labbra. Mi fermai al semaforo e controllai il biglietto.
Tour Eiffel, mezzogiorno. Diceva.
Mi guardai attorno e vidi la Torre ergersi nel cielo. Andai in quella direzione.
Il vento mi solleticava le gambe nude e il sole batteva forte.
Mi ritrovai davanti alla torre. 12.00 diceva il mio cellulare.
Attraversai il prato e sostai sotto alla torre. Mi guardai attorno, c’era tantissima gente: bambini con i gelati, donne con i passeggini e turisti con i cappellini. Ma ero sicura di conoscere chiunque avesse lasciato quel biglietto.
All’inizio pensai a Justin. Desiderai fosse lui. Ma era in un altro continente, sotto un altro cielo e probabilmente aspettava un’altra ragazza.
Il mio sguardo si fermò su un ragazzo. Aveva i capelli biondi, era alto e abbastanza muscoloso. E anche se non riuscivo a vedere il colore degli occhi, ero sicura che fossero grigi.
 
Lui è qui.
Jean è qui.
È da Parigi che non lo vedo, e per un attimo mi fa strano. Proprio non mi abituo alla realtà.
-Che fai, non mi saluti?- mi chiede con un marcato accento francese. Gli salto al collo, come sotto alla Torre Eiffel, e lui mi stringe.
-Cosa ci fai qui?- domando con il fiatone.
Lui alza le spalle –Mio padre ha fatto qualche telefonata e alla fine mi ha dato il permesso di studiare qui, per questo anno.-
Ma certo! Il padre di Jean un tempo era l’ambasciatore francese, a Ottawa.
Mi stacco da lui, e sembra un po’ imbarazzato.
-Sei splendida, come l’ultima volta..-
-Ci siamo salutati solo una settimana fa!-
Fa spallucce.
Ed io che credevo di essere tornata alla normalità. Pff!
 
Saluto Jean dalla porta di casa e lo guardo salire sulla sua auto (guidata da un autista privato) e andare via.
È scesa la sera e anche se ho passato un’intera giornata con Jean, il ricordo della voce di Justin aleggia ancora nella mia mante. È un pensiero fisso, per me, ma credevo di aver passato quel periodo.
Mi sembra chiaro che non l’ho affatto passato.
Mi faccio una doccia veloce, e cerco di lavare via ogni residuo di Justin. Ma è stampato sulla mia pelle, così a fondo che quasi fa male. Il ricordo delle sue mani sui miei fianchi, delle sue labbra contro le mie mi distraggono, anche se l’ultimo ricordo di noi due, l’ultima volta che mi ha baciata, risale ad alcuni mesi fa.
L’acqua è diventata fredda. Me ne accorgo con un gridolino di sorpresa, ed esco all’istante dalla doccia.
Mi fermo davanti allo specchio, guardando il mio volto abbronzato. Levo via il lucidalabbra rosa dalle labbra  e ricordo..
 
Se Parigi mi affascinava con la luce del giorno, al chiaro di luna mi rubava direttamente il cuore.
Camminavo mano nella mano con Jean, nonostante lui non fosse il mio ragazzo. Be’, eravamo più che amici, ma non fidanzati. O almeno, non ancora.
I sandali di cuoio ticchettavano sull’asfalto, mentre passeggiavamo lungo le stradine secondarie e poco illuminate di Parigi. Nonostante l’aria frizzante e il buio, c’era molta gente.
-Ti va un gelato?- mi chiese Jean, indicando una porta minuscola dietro di se’. L’insegna non illuminata indicava che quella era una gelateria.
-Okay.-
Entrammo nel locale. Lì faceva decisamente freddo. Scendemmo delle scale e il ci fermammo davanti al bancone con tutti i gusti dei gelati.
Scelsi melone e limone, e Jean pagò entrambi i coni. Lui aveva optato per stracciatella e pistacchio.
Lo ringraziai, con un sorriso, e mi trascinò fuori di lì. Passeggiammo a lungo per le stradine di Parigi, e alla fine ci sedemmo su una panchina. La luna era alta nel cielo, ma si vedeva solo una metà. La metà mancante era coperta dalle nuvole.
Sbadigliai stanca, e mi appoggiai alla sua spalla. Avevo le mani appiccicose a causa del gelato, anche se lo avevo finito circa cinque minuti prima. Chiusi gli occhi.
-Sei stanca?- mi chiese con un sussurro.
Annuii e aprii le palpebre.
Jean mi prese per mano e mi riportò a casa. Il portone rosso dell’appartamento in affitto era in fondo alla strada, in cima ad un paio di gradini.
Salii sul primo e abbracciai Jean. Per la prima volta eravamo esattamente alla stessa altezza. E le nostre labbra si incontrarono.
Dapprima fu tutto strano. Il sapore della panna e del pistacchio, così diverso dal gusto fresco del melone e del limone. Le sue labbra si muovevano esitanti, e provai una sensazione diversa da quando le mie labbra avevano baciato quelle di Justin. Era tutto diverso.
Il modo in cui Jean mi trattava. Era più dolce, meno autoritario del modo in cui mi trattava Justin.
Il modo in cui Jean mi guardava. Come se fossi la persona più preziosa, e non una cosa.

Era il nostro primo bacio,  un’altra sensazione. E mi piaceva.


Ciaaaaao bellissimee
Allooora. Lo scorso capitolo ha ricevuto 10 recensioni, e per questo vi ringrazio maa... sono sicura che potete fare di meglio tesori.

Poi, veniamo alle cose importanti. Dico solo 'Heartbreaker' e sono sicura che mi capite ahahah
Inoltre, chi di voi ha sentito We Can't Stop della Cyrus? asdfghj ci sto andando in fissa (cosa ovvia essendo Smiler)
Aaah ho letto Insurgent in un giorno. Non so se vi interessa sapero, ma è il secondo libro della mia saga preferita asdfghj
e oggi abbiamo fatto una festa a sorpresa ad una mia amica sdfghjk

ee niente. vi ricordo che su twitter sono @seguaquellauto e @milshug c: se mi chiedete il follow back ricambio subito
 ps: cliccate  qui  per leggere la mia nuova ff su Justin asdfgh

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Capitolo 3
*** -assisto ad una lotta per il dominio ***


3. assisto ad una lotta per il dominio
-Lizz! Liz!- Mike scuote la mano davanti ai miei occhi e mi sveglio. La scuola è in un caos pazzesco, come ogni anno, quando arrivavano le matricole.
-Sì, scusa.-
-Stavo dicendo, ieri ho incontrato il professore di matematica al supermercato. Credo che se la faccia con quella di biologia, erano praticamente appiccicati.-
Cerco Justin con lo sguardo, ma non c’è. Almeno non devo nascondermi.
-Ah, e mia madre si è trasformata in drago-sputa-fuoco rosso, con tanto di Ciuchino.-
-Eh?-
-Volevo vedere se mi stavi ascoltando.- fa spallucce.
Annuisco.
-Che ti è successo? Sembri strana..-
-Jean..-
-Chi è Jean?- mi chiede Mike. Poi allarga gli occhi –Oh, c’è qualcosa che non mi hai detto, Elizabeth, sulla tua focosa estate in Francia?-
-Sì, cioè no.- sbruffo e scuoto la testa mentre apro l’anta del mio armadietto –è un ragazzo che ho conosciuto in Costa Azzurra..-
-E a quanto mi sembra l’hai conosciuto piuttosto bene…-
-Mike!- esclamo e gli copro la bocca –Non è come pensi.-
-Calma Liz, scherzavo!- Mike mi scrolla di dosso e ride –E ti manca?-
-No, è proprio questo il problema.- prendo i libri e chiuso l’anta. Ci incamminiamo verso il cortile e passano diversi minuti prima inizi a parlare –Il fatto è che non sono sicura di essere innamorata di lui. Quando ci siamo lasciati in Francia ero convinta che non lo avrei più rivisto, perché… insomma, la distanza e tutto i problemi e quindi non mi sono preoccupata troppo. Ma..-
-Ma?- Mike si siede sulla panchina e io mi accomodo vicino a lui.
-Ieri pomeriggio è venuto a casa mia e mi ha detto che frequenterà il suo ultimo anno qui.-
-E quindi non sai che fare.-
-E quindi non so che fare- confermo.
-E questo potrebbe aver a che fare con Justin?- Mike mi accarezza la mano, cerca di darmi conforto.
Aggrotto le sopracciglia –Cosa c’entra Justin?-
-Forse è per lui che non sei sicura dei tuoi sentimenti verso Jorge…-
-Jean-
-Jean- si corregge –Forse questa confusione è dovuta a Justin e al fatto che tu potresti amarlo ancora?-
Guardo Mike e mi accorgo che forse è così. Forse non sono guarita, non del tutto almeno. Forse sono come uno di quei giocattoli rotti che non si possono aggiustare –Non lo so.-
Mike mi abbraccia e io mi lascio cullare dalla sua stretta familiare –Bè, puoi contare su di me per qualunque cosa.- Mi sorride e mi da una pacca leggera sulla spalla –E comunque hai ancora un anno di liceo, davanti a te. Hai tutto il tempo che ti serve. Prenditela con calma e fai la scelta giusta.-
Sì, facile dirlo a parole. –Ci proverò-
-E se mai dovesse finire tutto in un disastro internazionale, potremmo scappare in Finlandia e farci una casa in montagna.-
-Certo, con i lama.-
-Con i lama, affare fatto.-
 
Vagare nei corridoi vuoti della scuola è sempre stato un mio passatempo. Più che altro lo facevo per arrivare in ritardo alle lezioni, o perché a volte i miei stupidi pensieri erano talmente tanti e talmente forti da farmi dimenticare le lezioni.
Oggi è uno di quei giorni. Anche se i corridoi non sono perfettamente deserti, mi ritrovo in quello dove un tempo c’era l’armadietto di Meredith, ovvero dall’altra parte della scuola rispetto all’aula di francese, che è dove dovrei stare.
Non so se Jean è già arrivato, ma non perdo tempo a cercarlo. Voglio stare un attimo sola.
Gli striscioni dell’ultima partita di hockey su ghiaccio scendono ancora dai soffitti. Anche se è passato più di un mese.
Mi fermo davanti al vecchio armadietto di Meredith e cerco di ricordare il codice. Una volta me l’aveva detto, ma proprio non riesco a richiamarlo alla memoria. E anche se riuscissi a ricordarlo, non credo che dovrei usarlo. La curiosità mi pizzica le punte delle dita. Vorrei vedere chi ha preso il posto della mia migliore amica, e magari andarci a parlare.
Senza pensarci afferro il cellulare e scorro sul registro. Quando trovo il suo nome premo l’icona di chiamata e attendo in silenzio.
Uno squillo. Due. Tre.
La voce squillante di Meredith risponde al terzo squillo –Liiiz!-
-Ehi, Mer! Non credevo che saresti stata tanto entusiasta!-
-Scherzi? Ho passato tutta l’estate senza tue notizie perché eri troppo impegnata con i ragazzi francesi, e poi le chiamate internazionali costano un occhio della testa!- Meredith scoppia a ridere, e io la seguo a ruota –Allora? Come procede la vita lì a Stratford?-
-Potrebbe andare meglio.- sì, potrebbe decisamente andare meglio –Com’è il college?-
-Fantastico! La mia compagna di stanza è una fan di Lady Gaga, quindi credo che andremo d’accordo, e poi ho già adocchiato un paio di tipi della squadra di baseball.-
-Sei incorreggibile.-
-Grazie, tesoro.- sento Meredith sorridere dall’altra parte della cornetta –Ma non dovresti essere a lezione?-
-Ora di francese. Ormai credo di saperlo parlare meglio anche della professoressa, e poi dopo un’estate sulla Costa Azzurra credo di poter saltare qualche lezione.-
-Mi sembra giusto. Quindi che fai, ti trascini per i corridoi?-
-Mi conosci bene, Mer.- scendo nell’atrio e sto attenta a non farmi beccare dalla segretaria – tu che fai?-
-Oh, mi hai chiamata nel bel mezzo di una verifica in classe, ma fortunatamente ho finito prima e quindi ora sto tornando in camera.-
La campanella suona. Ricordo che questa è l’ora di biologia, e non posso mancare.
-Mer, scusa, devo andare. Biologia, conosci la Norris meglio di me.-
-Non farla aspettare.- Meredith ride –Ci sentiamo appena puoi?-
-Certo, Mer. Mi manchi tanto.-
-Aw, anche tu tesoro.-
-Ciao Mer.-
-Ciao Liz.-
Attacco.
Corro nell’aula di biologia e arrivo appena in tempo. La Norris fa il suo ingresso appena dopo di me mentre mi lascio cadere su una sedia in fondo all’aula. Fuori c’è un sole che spacca le pietre e io inizio a sentire caldo, nonostante il mio abito senza maniche lungo quasi fino al ginocchio.
Non so se la telefonata a Mer mi ha fatto bene, ma in ogni caso mi ha distratta. Mi manca tantissimo e pagherei oro per essere al college con lei, ma sono bloccata in questa scuola per il mio ultimo anno, e con ex che vagano nei corridoi.
Non so qual è la mia situazione sentimentale, e come ho detto a Mike, non so se sono innamorata di Jean. Non so se amo ancora Justin. Non so in quale college andrò e non so cosa voglio fare nella vita. In pratica non so nulla, e voglio il mio tempo per pensare.
 
Alla fine dell’ora di biologia mi catapulto in corridoio e cerco Mike, per andare a mensa insieme. Ma Mike non si vede da nessuna parte.
Passo vicino allo sgabuzzino in cui durante la festa di Halloween io e Justin…ehm...abbiamo fatto pace, e quel ricordo mi fa arrossire. Non vedo Buddy da un sacco di tempo. Simpatico quell’uomo.
-Liz posso parlarti?
Justin. Mi giro e mi avvicino a lui, evitando di guardarlo dritto negli occhi. –Dimmi tutto.-
-Ehm…non qui, magari.- mi prende per mano e quel tocco mi provoca un brivido che sale lungo il mio braccio. Sono messa peggio si quanto credessi.
Mi porta nel cortile della scuola, al riparo da occhi indiscreti e dalle matricole impiccione. Ci accostiamo al muro e noto che lui si sta scrocchiando le dita. Nervoso?
-Okay…ehm…- Justin inizia a camminare avanti e indietro. È tenero, perché non  l’avevo mai visto così insicuro –Io non so cosa avrei dovuto aspettarmi ieri, venendo a parlarti e devo essere sincero- si ferma di botto e mi guarda –ci sono rimasto male quando non mi hai risposto.-
-Cosa avrei dovuto fare? Inchinarmi ai tuoi piedi perché ti interesso ancora? Mettermi a saltare dalla gioia? Non so se lo vedi, Justin, ma non è stata un’estate facile nemmeno per me.- oh merda. Perché non posso chiudere la bocca ogni tanto?
-No, cioè…Io credevo che tu mi amassi ancora- non ho mai visto Justin così. Ferito, così debole –o forse ci speravo…-
-Justin perché mi stai dicendo tutte queste cose? Perché ora?- sento la bocca secca e non riesco a smettere di tremare. Fa davvero caldo, e io sento freddo. Ironico.
-Te l’ho detto, Liz. Io ti amo, e mi dispiace se ci ho messo tanto a capirlo. E mi dispiace se ora è troppo tardi. Mi dispiace se ho lasciato che te ne andassi via.- Justin mi guarda dritto negli occhi. Con il suo sguardo puntato addosso, quello sguardo che mi fa sciogliere e che mi ricorda il caramello. Quei suoi occhi che sono la mia maledizione e la mia salvezza, allo stesso tempo –Quello che ora voglio sapere è chiaro ed è importante che tu mi risponda sinceramente.- Justin si fa più vicino, così vicino che riesco a vedere davvero cosa c’è nel suo sguardo.
Paura. Paura di un rifiuto? Non lo so.
-Liz, tu mi ami ancora?-
Eccola, la domanda da un milione di dollari. Una parte di me non vede l’ora di mettersi a saltare e urlare di sì. Sì che lo amo ancora e sono stata una stupida a cercare di superare qualcosa di così forte. L’altra parte invece resta seduta a gambe incrociate e braccia conserte, e scuote la testa. No, non lo amo più e sono stata una stupida a credere che questo fosse amore.
Invece io resto impalata, con il mio sguardo perso nel suo, il suo fiato che sa di menta e il caos nella testa. Dovrei dire di no e il mio cervello approverebbe. Sa che mi farebbe male di nuovo e cerca di limitare i danni. Il mio cuore però mi suggerisce una via del tutto priva di logica e di ogni sicurezza.
-Liz!- una voce. Stacco i miei occhi da quelli di Justin, che ora sembra ferito e deluso e guardo un altro ragazzo biondo che si fa spazio tra le piante. Jean è bello. Ho già detto che sembra un dio greco?
Quando mi giro per vedere l’espressione di Justin mi accorgo che è cambiato. Ora i suoi occhi sono ancora colmi di delusione e ansia, ma si sforza di assumere la sua solita maschera ironica e studia Jean dall’alto al basso –Chi è questo, ora?-
Jean mi raggiunge e cerca di baciarmi sulle labbra, ma mi scosto velocemente e il suo bacio finisce sulle mie guance –Ti cercavo.-
Imbarazzante –Jean lui è Justin, e Justin lui è Jean.-
Jean allunga la mano ma Justin la fissa con freddezza senza stringerla. Allora Jean la ritira e sorride –Liz mi ha parlato tanto di te.-
Okay, grazie Jean.
È vero, ho parlato di Justin con Jean, ma era l’unica persona con cui potessi fare un discorso serio e sincero perché non conosceva i fatti e non poteva che essere imparziale.
-Oh, davvero?- vedo un breve lampo negli occhi di Justin, mentre lui cerca di sorridere –Io invece non ho mai sentito parlare di te.-
Campanella. Jean mi prende per mano e mi trascina lentamente via.
Mi giro per vedere Justin un’ultima volta e lui mormora, indicando Jean con un cenno –Davvero, Liz?-
Poi mi rigiro e penso che questa situazione è ironica. Se il mio presente mi sta portando via, perché continuo a girarmi indietro, verso il mio passato?

Ciaao bellezzee
allora, prima di tutto vi ringrazio per le 8 recensioni al secondo capitolo. Speravo in qualche recensione in più, ma otto è un numero abbastanza alto per me.
Poi, vi chiedo un graaande favore. Se avete amiche belieber, pagine su Justin o account twitter seguiti da molte persone vi prego di suggerire la mia ff. Più gente la segue, più sono contenta lol
Inoltre, vi ricordo che ho una nuova ff su Justin. se volete leggerla andate al mio profilo e cliccate su   
psyco 
 ultima cosa, e poi mi dileguo.Mi sono accorta di non aver mai detto niente su di me lol Mi chiamo Francesca, e sono nata l'otto luglio. Frequento il liceo linguistico di Roma, che è la mia città sdfghjk  Mi piace leggere, scrivere e guardare le puntate delle serie televisive. I miei libri preferiti sono tutti distopie, o comunque libri fantasy (amo Harry Potter, Divergent, Shadowhunters, The Hunger Games, Percy Jackson, Fallen, Delirium e tanti altri.) I miei idoli sono Justin e Miley sdfg. Il mio sogno è quello di diventare scrittrice. Mi piacciono i film apocalittici o comunque quelli con squali che sbranano uomini ahahah
okay, mi dileguo, adios bellezze c:

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Capitolo 4
*** -dichiarazione di guerra ***


4. dichiarazione di guerra
Il giorno dopo mi sveglio con un gran mal di testa. Per tutta la notte non ho fatto altro che entrare e uscire da sogni e incubi, sudata e con fiato corto. Non ho dormito un granché, e alla fine mi sono addormentata solo grazie ad una buona dose di musica di Ed Sheeran. Quel ragazzo mi calma.
Mi trascino giù dal letto e mi stiracchio. Il braccio destro è mezzo addormentato per aver passato l’ultima ora piegato in una strana posizione. Appena ne riacquisto l’uso completo, mi butto sotto la doccia e lavo via lo strato di sudore. Il vapore mi annebbia la vista, ma l’acqua calda mi rischiara la mente.
Sento le farfalle nello stomaco al pensiero che oggi lo rivedrò. Non so a quale dei due ragazzi mi riferisco.
Esco dalla cabina sbadigliando e mi avvolgo in un grande asciugamano. Le punte dei capelli sono di un azzurro elettrico, che mi risveglia e mi calma, allo stesso tempo. Oggi la voglia di andare a scuola manca del tutto, ma non posso assentarmi. Non è passata neppure una settimana.
Indosso una gonna rosa confetto a vita alta e una camicetta senza maniche bianca. Poi infilo i piedi in un paio di ballerine bianche e pettino i capelli, sistemando un cerchietto(bianco). Dopo di che lavo i denti, afferro il cellulare e la borsa e scendo le scale. In cucina trovo la mamma, che prepara due uova e qualche fetta di bacon. Ha i capelli umidi e indossa un accappatoio viola.
-Ehi ma’- le do un bacio veloce sulla guancia e afferro una fetta biscottata –Non ho tempo per la colazione..-
-Non è per te, comunque.- borbotta lei. Mi fermo a metà fra il bancone e la porta, facendo oscillare lo sguardo dal secondo uovo nella padella al soffitto. Solo ora riesco a distinguere un rumore di sottofondo, lo scrocio costante dell’acqua.
Spalanco la bocca -Robert è…-
-Sì, è di sopra.- la mamma mi fa un mezzo sorriso e spegne il fuoco. Fa scivolare le uova in due piatti e poi aggiunge le fette di bacon. –Non eri in ritardo, signorina?-
Mi riscuoto dal pensiero di loro due che fanno la doccia insieme(blah) e mi catapulto fuori di casa.
Mike è qui, con due bicchieri di caffelatte e un sorriso che va da un orecchio all’altro. Mi offre un bicchiere e lo accetto. Dopo di che ci sediamo a bordo del suo pick up e mette in moto. Stranamente il motore si accende in un battito di ciglia.
-Mio cugino mi ha aiutato a ripararla, quest’estate.- mormora, prendendo un sorso della sua bevanda –Mica abbiamo tutti un patrigno con un villa in Francia, eh.-
-Non era una villa, era un appartamento- mento. Era una villa, più o meno grande quanto il doppio della mia casa, ma non voglio scendere in particolari con Mike, altrimenti me lo rinfaccerebbe a vita –E comunque non mi far pensare a Rob.-
-Che ha fatto di male, ora?-
-Ha dormito con mia madre, e probabilmente hanno fatto la doccia insieme-
-E chissà se hanno dormito veramente..-
-MIKE!-
-Che c’è?-
-Non mi aiuti così. Mi fa venire da vomitare.- borbotto e porto il bicchiere alle labbra. Il caffelatte è freddo. -Si è raffreddato.-
-Be’, se magari ti sbrigassi a portare quel culo in macchina, la mattina, berresti un caffelatte bollente, con tanto di croissant.-
-Dove sono i miei croissant?- chiedo, e mando un’occhiata ai sedili posteriori.
-Non ci sono più.- mormora, massaggiandosi la pancia -Ora hai capito a che mi riferisco?-
Alzo gli occhi al cielo –Sì, cercherò di sbrigarmi prima la mattina.-
-Bene.- Entriamo nel parcheggio della scuola e troviamo subito posto.
Scendo dalla macchina e lo cerco con lo sguardo. Non sono neppure sicura di chi sto cercando, e alla fine Mike mi raggiunge e mi strappa via dai miei pensieri.
-Forza su, dobbiamo entrare..-
-Liz!- Jean.
Il dio greco mi raggiunge con un paio di passi e mi abbraccia.
Mike borbotta qualcosa sottovoce, prima di schiarirsi la gola e far staccare Jean da me.
-Jean, lui è Mike.-
Gli occhi di Jean si illuminano, come se si fosse accesa una lampadina –Oui, oui, Mike, il migliore amico.- l’accento francese è così forte da darmi quasi fastidio. Quasi.
Mike sorride, scettico –Sì, ma io non sono così sicuro di sapere chi sei.-
-Mike, ti ho parlato di Jean, no?-
-Oh, sì, Jeoge..-
-Jean..-
-Jean.- si corregge Mike,  anche se dubito del fatto che si sia realmente sbagliato. Jean però sembra non essersi accorto dell’errore, e ci guarda come se fossimo due cavalli al circo. È inquietante e tenero allo stesso tempo. 
-Beh, noi andiamo.- riesco a farfugliare alla fine, mentre prendo Mike per la manica e mi allontano. Jean sorride e dopo qualche passo lo perdo di vista.
-Lui era Jean?- chiede Mike. Non sembra seccato, solo curioso.
-Sì- gli sorrido.
-Eh...Non mi piace.- faccio per obbiettare, ma lui va avanti –Non lo so, ha qualcosa di strano, ti guarda come se fossi l’esemplare più bello di pappagallo..-
-L’hai visto anche tu?- gli chiedo, prima di riuscire a fermarmi.
-Sì, è una cosa strana..-
-Io la trovo tenera.- borbotto, rigirando un filo sfilato della borsa.
-Lo trovi inquietante anche tu, ma non vuoi ammetterlo.-
-Sei un deficiente!- sbotto alla fine e mi allontano.
Mike ride e mi urla dietro –Ti conosco come il palmo della mia mano, Liz, non puoi mentirmi.-
-Vaffanculo!- gli grido voltandomi, e lo sento ridere mentre mi allontano.
 
Dopo le lezioni devo tornare a casa a piedi, perché Mike è impegnato in un corso pomeridiano di fotografia, o qualcosa del genere. Quindi spingo la porta dell’atrio e sento il sole sul viso. Passo per il parcheggio e quando sto per uscire dal cancello, sento una voce che mi chiama.
Justin mi raggiunge senza correre e sorride –Ti posso accompagnare a casa?-
-Preferisco andare a piedi, ma grazie-
-Oh, ma anche io andrò a piedi- Justin ride e scuote la testa –Non ho più una macchina, diciamo.-
-Guasto?-
-Oh, no, mia madre-
Rido e mi giro per guardarlo –Ah, mi spiace. Che hai combinato?-
-Ha scoperto la storia del…ehm…triangolo.- Justin si gratta la nuca, e mi guarda, come se dovessi scoppiare da un punto all’altro.
-Be’, vorrei dire che ha torto…ma te lo sei meritato, diciamo.-
-Già.-
Senza accorgercene, abbiamo iniziato a camminare verso casa. Il silenzio diventa imbarazzante e inizio a notare i primi segni di nervosismo da parte sua. E un po’ ne sono felice, dato che mi sento allo stesso modo.
-Ehm…allora, come ha conosciuto Jeorge?-
-Jean- lo correggo scuotendo la testa. Mike e Justin fanno lo stesso errore…Che si siano messi d’accordo? –In spiaggia. Lui era lì con degli amici e io mi rilassavo, poi mi ha colpito con un pallone e mi ha chiesto di uscire.-
Justin fischia –Che classe.-
Gli do uno schiaffo sul braccio e lui ride. E per un po’ mi convinco che potremmo restare amici, e che potremmo fare gite al mare o al Cinecar, o uscite di coppia con la prossima vittima del suo affascinante ciuffo e Jean. Ma poi mi rendo conto che no, non potremmo essere amici. Non se sono ancora innamorata di lui.
-E com’è lui?- mi chiede dopo un attimo.
Mi riscuoto dai miei pensieri e gli sorrido –E’ fantastico.-
-Quanto me?- domanda sarcasticamente e ridacchia.
Rido e non rispondo. È una battuta un po’ pessima, ma non posso evitare di ridacchiare. Imbocchiamo la strada di casa mia. Justin diventa subito più serio e si guarda attorno.
-Non so cosa ti aspettavi presentandomi Jean. Forse che non mi facessi più vedere, o che la smettessi di darti noie, ma il fatto è che non è così. Non mi farò indietro.-
Tiro fuori le chiavi di casa dalla borsa e le infilo nella serratura –Nemmeno se ti dicessi che è inutile?-
-No.-
La serratura scatta e la porta di schiude con un debole cigolio.
-Nemmeno se iniziassi ad insultarti?-
-No, nemmeno.- Justin si avvicina e sorride –Liz, non mi faccio indietro.- Mi da’ un bacio sulla guancia e poi si allontana.
Quando ormai non riesco a vederlo più, mi accarezzo la guancia, che ora mi brucia, e lascio sfuggire un sorriso –Speravo che dicessi così.- sussurro, anche se non mi può sentire.
Poi entro in casa e chiudo la porta, senza cancellare quello stupido sorriso ebete che ho in faccia.

CCiao bellezze
So che non è il capitolo più bello che abbia postato, ma per l'ultima parte mi sono dovuta spremere il cervello. L'importante, però, è il contenuto(?)
Mi lasciate recensioni? pls pls pls
Ho un annuncio importante. Nella scorsa stagione c'erano quei capitoli un po' hot(?) (lol) ma in questa non ce ne saranno. Primo motivo, non sono affatto brava a scrivere cose così. Mi mettono in imbarazzo e i risultati fanno schifo lol. Secondo motivo, non posso inserirle nella storia.
Vabbè, ora vado a vedere Pretty Little Liars(omg, quarta stagione sdfghjk). Sono segretamente innamorata di Jason(e si Jaria ahaha)
renesite, preferite e pubblicizzate pls
Bye xx

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Capitolo 5
*** -divento un sito d'incontri ***


-divento un sito d'incontri
La settimana che segue è decisamente più tranquilla. Punto uno: Jean e Justin non si rincontrano. Punto due: Robert non si fa più beccare a casa. Punto tre: il prof d educazione fisica manca, quindi non solo evitiamo di correre in cerchio, come cani che si rincorrono la coda, ma abbiamo anche due ore di buco.
Dopo l’ora di educazione fisica(che ho trascorso in biblioteca, naturalmente) è ora di pranzo. Quindi mi siedo in mensa ad aspettare che Mike faccia la fila per il pranzo, e nel frattempo mangio una mela. Non so cosa è successo alla cucina della scuola, ma il cibo è decisamente peggiorato(come se potesse essere possibile).
-Ehi, ciao, posso sedermi?- è Lauren, la ragazza di Ottawa che ho incontrato il primo giorno di scuola.
Le sorrido e scosto una sedia per farla accomodare accanto a me. Lauren posa il vassoio pieno sul tavolo e si siede.
-Scusa, è che ancora non conosco nessuno in questa scuola.- si giustifica, con aria mortificata.
-Oh, be’, conosci me. Sta tranquilla.-
Lei fa spallucce e prende le posate.
-Comunque io non lo mangerei, fossi in te.- le suggerisco. Nel vassoio ha una porzione di pasta e pesto, e anche se non vedo capelli, sono sicura che ce n’è almeno nel piatto.
-No?-
-No, la cuoca Bridget non indossa la cuffietta, a lavoro. Praticamente tutto il cibo della stanza sa del suo shampoo per capelli.-
Lauren posa subito le posate, e si getta sul pane.
-E questo?- mi chiede, con in mano la confezione del pane.
-Con quello vai tranquilla, arriva già confezionato.- do un morso alla mela e faccio segno a Mike, che ha appena finito di pagare e si aggira fra i tavoli come un bambino che ha perso la mamma al centro commerciale.
Ci raggiunge con il solito piatto di insalata e un budino rosso trasparente. –Pensavo fossi scappata.- mormora sedendosi accanto a me. Si butta subito sull’insalata.
-Lauren, lui è il mio migliore amico Mike.-
Mike fa cadere le posate e mi guarda stranito. Poi sposta lo sguardo su Lauren e i suoi occhi sembrano illuminarsi.
-Lauren? S-sei nuova?- non ho mai visto Mike così…così…sveglio!? O imbranato?
-Sì, vengo da Ottawa.- Lauren è arrossita e si guarda attorno come se avesse appena incontrato un vip.
-Siamo nella stessa classe di  francese.- mormoro, anche se Mike sembra non sentirmi.
La campanella suona e Lauren scappa via, farfugliando un ‘Ci vediamo dopo’ prima di mettersi a correre.
Mike la segue con lo sguardo fino  quando non scompare nella folla e poi si gira a fissarmi. E lo fa per circa tre minuti.
-Okay, che hai ora?- sbotto all’improvviso.
-Niente.- Mike è arrossito. Mike non arrossisce mai.
-Ti piace Lauren.-
-NO, ma che domande fai!?-
-Era un affermazione, grande capo.- un altro morso alla mela e fingo nonchalance, anche se in realtà sono troppo felice per Mike –Sai, non si sarebbe nulla di male…Se ti piacesse. Insomma, è una bella ragazza ed è anche simpatica. Magari posso organizzarvi un’uscita…Così…giusto per..-
-Cosa sei ora? Un sito di incontri?-
-Sì, dovrei aprirne uno e lo chiamerei…-
-Liz!-
-Che c’è?-
-Stavo scherzando.-
-Io no, posso davvero organizzare un’uscita, se tu volessi. Mike, sono la tua fan numero uno in questa storia. Bè, sono la tua fan numero uno in tutto, suppongo.-
-Okay, ma non voglio uscirci da solo. Facciamo un’uscita di gruppo.-
-Non se ne parla! Non voglio essere il terzo incomodo!-
-Allora invita Justin o Jean..- Sono sicura che Mike sta ancora scherzando, perché…cioè, insomma farebbe mai sul serio, no? –Andiamo al cinema, o da qualche parte tipo centro commerciale..-
-Okay, okay, ci sto. E ricorda che faccio questa cosa solo per te.-
-Sei il mio angelo!-
-Però prima voglio sentirtelo dire.-
-Sentirmi dire cosa?-
Ridacchio –Che Lauren ti piace.-
Mike sbruffa, si gratta la nuca e fa una smorfia –E’ una cosa da femminucce!-
-DILLO! Altrimenti niente appuntamento!-
-Okay, okay, potrebbe piacermi. Contenta ora?-
Annuisco e gli sorrido. Il mio Mike ha una cotta. Adorabile.


Ciaao bellezze
Allora, iniziamo col fatto che sono un po' delusa dalle ultime recensioni. Solo due? Potreste fare questo sforzo per me e dirmi quanto trovate adorabile un Mike innamorato? Pls.
Poi, sto pensando ad una nuova ff, genere azione-sentimentale-mistero-suspence. Se volete saperne di più chiedetemelo in un messaggio privato c:
Poi, un'altra cosa.Mi sono fatta da poco un profilo ask. Che ne dite di tenermi compagnia? Rispondo a tutto(o quasi lol)
Ultima cosa: penso che metterò un banner(non quelli photoshoppati con Justin e tizia-sconosciuta ritagliati e incollati su uno sfondo improbabile). credo che ve lo mostrerò dal prossimo capitolo c:

E' successo un casino con una tizia di classe mia e abbiamo litigato su ask(ancora non l'avevo il profilo quindi ero in anonimo, ma mi firmavo sempre quando le facevo una domanda) e poi ha preso ad insultarmi e a sputtanarmi e ora sono famosa ahahah

anyway, vi aspetto qui
http://ask.fm/heronscar
(mi trovate su Twitter come @seguaquellauto e anche come @milshug c:)

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Capitolo 6
*** -il quinto incomodo ***


6. il quinto incomodo

Quando chiedo a Lauren di uscire, lei accetta con entusiasmo, ed è così facile capire che anche a lei piace Mike che quasi quasi non c’è divertimento.
Come avevo previsto, però, il punto più difficile non era convincere Lauren a venire al cinema con noi, bensì decidere chi invitare. Se invitassi Justin mi sentirei in colpa, perché Jean ha attraversato un oceano intero per stare con me, ma se invitassi Jean non credo che riuscirei a divertirmi. Quindi alla fine invio il messaggio e decido che indossare.
Opto per un gonna a rosso sangue e una maglia a fiori del medesimo colore. Metto le ballerine nere e infilo una giacchetta nella borsa, nel caso sentissi freddo. Esco di casa che il sole sta tramontando e Mike mi passa a prendere. Destinazione cinema.
Non è stato difficile nemmeno scegliere che film vedere. Mike, naturalmente, va pazzo per ogni film targato Marvel, e anche io li adoro, quindi Iron Man 3 è perfetto per noi. E se poi agli altri non dovesse piacere…che si arrangino, tanto non credo che Mike e Lauren lo guarderanno sul serio(almeno me lo auguro).
Arriviamo con cinque minuti d’anticipo, ma Lauren è già lì. Scendo dal pick-up di Mike e la saluto, mentre lui parcheggia.
-Che film vediamo allora?- mi chiede Lauren dopo un po’. Non so di cosa abbiamo parlato fino ad ora, perché ero sovrappensiero, ma sono abbastanza sicura di non aver detto nulla di stupido.
-Iron Man 3. Mike ed io andiamo pazzi per quei tipi di film.-
-Meno male. Aspettavo questo film dall’istante stesso in cui ho finito di guardare Iron Man 2, ed ero sicura che l’avrei visto con mio padre, perché non è facile trovare gente come te e Mike.-
-Oh mio Dio, siete anime gemelle.- sussurro.
-Cosa?-
-No, nulla- le sorrido e sento i passi di Mike dietro di me.
-Ehi ciao.- lui fa una smorfia/sorriso a Lauren e lei arrossisce. Poi fanno un mezzo passo, per salutarsi con un abbraccio, ma la cosa diventa buffa e imbarazzante.
Distolgo lo sguardo giusto in tempo per vedere Jean scendere dall’auto. Alza una mano e mi saluta, e a questo punto anche io arrossisco, perché metà della gente sul marciapiede si è girata per vedere chi stesse salutando quel ragazzo troppo bello per essere mortale. Quindi abbasso gli occhi sui miei piedi e aspetto che la gente abbia smesso di fissarmi con quello sguardo da quella-ragazza-è-decisamente-troppo-sfigata-per-uno-così.
Jean mi raggiunge con pochi passi(perché sì, ha anche delle gambe maledettamente lunghe) e mormora, col suo strano accento –Siamo tutti?-
Sì, ho scelto Jean.
-Sì, eccomi.-
Sì, ho scelto anche Justin.
 
Per tutto il tempo, Jean e Justin non fanno altro che lanciarsi occhiatacce. Cioè, Justin lancia occhiatacce a Jean mentre quest’ultimo si guarda in giro, con in suo solito sguardo affascinato. Come se non avesse mai visto un cinema in vita sua.
-Che film hai detto che vediamo?- chiede Jean. Il suo accento è talmente forte che fa girare la signora davanti a noi, che prima guarda il dio greco, poi il ragazzo dagli occhi caramellati, e poi me. Sì, anche io mi chiedo ancora come abbia fatto a rimorchiare due ragazzi così.
-Iron Man 3-
Jean sorride, e Justin rimane impassibile. Sono quasi sicura che non abbia ascoltato nulla di ciò che abbiamo detto, infatti poi mormora –Come hai detto di chiamarti?-
-Jean Claude- il dio greco non fa altro che sorridere.
-Oh, ma è lunghissimo, amico. Ti chiamerò JC. Ti piace JC?-
Jean alza le spalle, evidentemente confuso, e ridacchio. Justin si illumina e mi guarda per la prima volta da quando ci siamo messi in fila. Ma nonostante tutto, non dice nulla, anche se le sue labbra sono piegate in un enorme sorriso.
Quando arriviamo allo sportello, Mike farfuglia qualcosa alla tipa dietro al vetro e paga. Siccome la sala è quasi del tutto piena, siamo divisi. I posti che ci hanno assegnato sono in gruppi di tre e due. Prevedo una serata molto difficile, per me.
 
Mike e Lauren prendono posto davanti a noi, mentre io, Justin e Jean(o JC?) ci accomodiamo dietro. Naturalmente io finisco per stare in mezzo a loro due.
Guardo Mike fare battute e Lauren ridere, con i suoi riccioli rossi che svolazzano ogni volta che butta indietro la testa. È una cosa strana vedere Mike così sciolto, vista l’enorme quantità di caffè che ha bevuto prima di venirmi a prendere. Ma mi fa piacere che non stia facendo la figura dell’idiota.
Nella fila dietro, invece, è tutt’altra cosa. Justin fissa Jean con odio e Jean si guarda intorno con curiosità. Non riesco a pensare a nulla di intelligente da dire, o anche solo vagamente non-stupido. Alla fine decido di stare zitta e fortunatamente le luci si spengono.
La pubblicità prima dell’inizio del film dura poco, poi si vedono le prime scene. La sala è caduta nel silenzio più totale, anche se sono disturbata da un rumore  che sento solo io. Mi accorgo dopo poco che sono i miei pensieri, che mi vorticano nella mente come foglie durante un ciclone. È così difficile separare un pensiero da un altro. E’ così difficile cercare di fare silenzio lì dentro. È così stupido pensare che potrei riuscire a godermi il film come una persona normale.
Le immagini di Tony e della sua meravigliosa casa che va a farsi fottere si mescolano in un modo strano ai ricordi di quest’estate e dell’anno precedente, e alla fine non so più se sono Elizabeth Anne Smith o Pepper, la fidanzata biondissima dell’eroe. Infine chiudo gli occhi e li riapro solo quando vedo le luci riaccendersi attraverso le palpebre e la scritta ‘Intervallo’ sullo schermo nerissimo.
-Liz!- mi accorgo troppo tardi che Mike mi sta chiamando. Lauren è andata al bagno, credo, e lui sembra disperato. Mi sporgo in avanti.
-Come sto andando?- mi chiede.
Gli mostro il pollice e sorrido –Sei stato un grande, ora vedi di noi rovinare tutto.-
-Quindi…La bacio?-
-Assolutamente no! Meno male che ti avevo avvertito eh!-
-Perché no?- Mike sembra confuso. Non l’ho mai visto così confuso in vita mia, nemmeno quando alle medie ci hanno detto il significato di ‘Sesso’ e hanno infilato una banana in un bracciale rigido.
-Perché no. Niente effusioni al primo appuntamento, no, no e poi no!-
-Okay, ricevuto.-
-Però oggi accompagnala a casa tu, e dalle un bacio della buonanotte.-
-Hai detto niente effusioni..-
-Un bacio sulla guancia è perfetto per il primo appuntamento, okay?-
Vedo Lauren ai bordi del mio campo visivo, quindi mi allontano da Mike e gli faccio un occhiolino per incoraggiarlo.
Dopo un po’ le luci si spengono di nuovo e cerco di seguire almeno la seconda parte del film.
Quando finalmente riesco a ricollegare tutto (il mio inconscio ha seguito tutte le vicende di Tony, fortunatamente) sento qualcosa di caldo sulla mia mano. Le dita di Justin si stringono sulle mie e sono abbastanza sicura che nemmeno se ne sia accorto. Lancio un’occhiata a Jean, ma lui è troppo preso dal film per badare alle mie vicende, quindi sposto lo sguardo su Justin. Lui si gira, mi sorride, e poi torna a guardare lo schermo.
E non riesco più a sentire ciò che dice Tony, e nemmeno i colpi di pistola e o le esplosioni delle armature, perché il tutto è coperto da costanti e ripetitivi colpi nelle mie orecchie, il dolce battere del mio cuore.
 
Quando, dopo la fine del film, mi ritrovo nel pick-up di Mike, a fare il terzo incomodo, mi rendo conto che avrei potuto scroccare un passaggio a Justin, o all’autista di Jean. Invece sono bloccata qui, con Mike che lancia occhiate imbarazzate a Lauren, e lei che arrossisce ogni volta che ne ha l’occasione. Mi viene il diabete.
Ad un certo punto Lauren sembra illuminarsi e inizia a rovistare nella sua borsa a tracolla. –Oh, cavoli, non ho le chiavi. Mio padre è andato dalla sua fidanzata…Oh, cavoli.-
Mike fa per offrirsi di ospitarla, mentre aspetta suo padre, ma lo fulmino con gli occhi e lui si zittisce. Quindi mi offro al posto suo –Se vuoi puoi venire a casa mia, e poi ti fai venire a prendere da tuo padre.-
-Ehm..’kay.- farfuglia imbarazzata. Arrossisce subito e mi viene da pensare che forse si vergogna per la sua goffaggine.
Mike parcheggia il pick-up davanti a casa mia scendiamo dall’auto. Mi affretto, per lasciarli un po’ indietro, e intanto suono il campanello.
-Vai tu?- sento mia madre urlare. Poi una dozzina di passi e la porta si apre. Rob guarda me, poi Mike e poi Lauren.
Mi viene subito da chiedermi perché è qui a quest’ora, ma la cosa che mi sorprende di più è che dopo un po’ Lauren si sblocca e mormora –Papà?-
Mi giro per guardarla, e Mike fa lo stesso, facendo oscillare lo sguardo tra Rob e Lauren.
Poi sento i passi di mia madre e dopo un po’ si compare dietro a Rob –Liz…Mike…e..-
-Lauren.- Rob esce sul portico e si gira verso la mamma –Melissa, ti presento mia figlia Lauren.-
-Aspetta…lei è la tua fidanzata?- chiede Lauren, stupita.
-Ehm sì..tesoro. Scusate se non vi ho fatte incontrare prima, ma Lauren è ancora molto spaesata qui, dopo il trasloco e tutto il resto. Volevo aspettare che si fosse abituata al cambiamento prima.-
-Be’, questa è un enorme coincidenza allora.- commenta Mike, al mio fianco.
-Oh, sì, ho appena scoperto che la mia nuova amica dai capelli rossi è anche la mia sorellastra.- sorrido e dopo un po’ tutti si sciolgono dallo shock e sorridono anche loro.
Alla mia sorellastra piacciono i film Marvel. Assolutamente fantastico.


Perdonooooo
Okay, lo so che ci ho messo un sacco prima di pubblicare questo capitolo. Non ho avuto abbastanza ispirazione per prendere questo computer e scrivere. L'attesa è durata troppo, ma, ehi, un Mike innamorato ne vale la pena, no?
Comunque, che ne pensate della questione la mia nuova amica aka la mia sorellastra? è un colpo di scena abbastanza succulento, per voi?
Anyway, stavo pensando ad una nuova ff tutta azione, drammi e malavita, quindi ho anche iniziato a scriverla. Se vi interessa contattatemi privatamente, vi prego, vi giuro che ne vale la pena.
Poi, guardando i video di PewDiePie(sì, amo quell'uomo ahah), in particolar modo quelli su The Last Of Us, mi è venuta in mente un'altra storia, con un tema post-apocalittico. Se vi piace il genere, che ne dite di contattarmi e farmelo sapere? Magari inizio anche a scriverla, uno di questi giorni.
Ultim cosa, poi giuro che mi dissolvo. Ci metterò più di una settimana a pubblicare il capitolo sette, perché in questi giorni mi sarà impossibile scrivere e collegarmi ad internet tramite computer. Quindi vuol dire che dovrete aspettare, di nuovo. Ma prometto che ne varrà la pena, perché mi farò venire un'idea geniale. Un'idea che ancora non ho, ma che arriverà, prima o poi. Iniziate a controllare dal 14 luglio in poi, okay? Vi farò aspettare il meno possibile.
Anyway, stay tuned and ship Mauren(Mike-Lauren)(?)

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Capitolo 7
*** 7- divento un'eroina ***


7. divento un’eroina
Mancano pochi minuti e Mike si presenterà a casa mia, armato di fumetti. Lo so perché oggi è un giorno importante per lui. Gli hanno inviato la prima copia del suo fumetto direttamente da New York e ora vuole che io legga la sua opera. Inutile dire che anche io son piuttosto emozionata per lui. Sono così fiera.
Scendo di sotto di corsa appena sento il campanello. Indosso ancora il pigiama e la mia chioma sembra un nido di rondini, ma credo che Mike mi abbia vista in condizioni peggiori.
-Ehi grande capo.-
-Elizabeth…Ahi!- urla, dopo che gli do un calcio. Elizabeth proprio no.
Chiude la porta con il piede e ci spostiamo in cucina, dove posa il pacco del fumetto. La gioia nei suoi occhi lo illumina. Non ho mai visto Mike così felice. So che si trattiene dal sorridere. Scommetto che se si lasciasse andare gli si spaccherebbe la faccia a forza di sorrisi.
-Sto morendo dalla fame.- mormoro per farlo rilassare.
-Uhm…non c’è niente in frigo?-
-No. La mamma mi aveva chiesto di fare la spesa e me ne sono dimenticata.-
-Okay, dopo ti accompagno io. Ora aprilo.-
I suoi occhi stanno scartando il pacchetto, e sono sicura che si sta pregustando il momento in cui leggerò il suo fumetto.
-Sicuro di non volerlo aprire tu?-
-No, già lo conosco. Devi farlo tu e anche in fretta, Elizabeth.-
Lo fulmino con lo sguardo e mi avvicino al tavolo, dove Mike ha posato il pacco. Mi tremano le mani dall’ansia, e sento che lui sta trattenendo il fiato.
Levo la carta e apro la scatola di cartone. Il fumetto è piccolo e spesso quasi quanto un mignolo. So quanta passione ci mette Mike nei suoi lavori e riconosco subito il suo modo di disegnare.
La copertina è coperta da figure in bianco e in nero. Figure sfocate, come se avessi fatto una foto e fosse venuta male. Vedo una donna che corre, un uomo che fuma e dei bambini che giocano con le corde per saltare. E poi, più grandi e più definite, altre due persone. Una ragazza e un ragazzo. Lui ha i capelli neri, gli occhiali spessi e una postura da bradipo. Lei invece ha i capelli castani, grandi occhi azzurri e indossa un vestitino tema marinaresco, con tanto di fiocco. Entrambi spiccano sulla copertina, essendo le uniche figure a colori.
Il titolo è scritto a caratteri di media grandezza infondo alla pagina Nerd. E, più sotto a caratteri più piccoli il nome del mio migliore amico.
-Mike è…è fantastico!- mormoro a voce bassa. Sono troppo scioccata per dire altro. Rigiro il fumetto fra le mani.
-Aprilo, dai.-
Non aspettavo altro. Inizio a sfogliarlo, e guardo le immagini di quei due ragazzi sulla copertina. Lei indossa sempre un medaglione e lui non gira con un pick up. Sono i protagonisti della storia, e anche loro sono migliori amici. Lei si chiama Lina e lui Matt.
Noto subito le somiglianze fra Mike e Matt e fra me e Lina. Non solo i nomi sono abbastanza simili, ma anche il modo di parlare e le vicende. Be’, tranne forse che entrambi hanno superpoteri e che alla fine riescono a salvare la loro città chiamata Stratwood dalla distruzione totale.
Torno subito alla prima pagina e trovo, in lettere piccole ed eleganti su una pagina completamente bianca, una scritta. Alla mia migliore amica che mi sostiene e mi ispira.
Mi salgono le lacrime agli occhi e le braccia mi prudono per la voglia che ho di abbracciare Mike. Ed è quello che faccio.
Inizio a piangere e a singhiozzargli sulla felpa, mentre lui mi accarezza i capelli e sorride. E so che sorride, perché è come un sesto senso.
-Shh, Liz, non fare così dai.- mormora lui, cullandomi.
-E’ solo che sono così fiera di te Mike. Ho sempre saputo che avresti fatto carriera e che avresti avverato i tuoi sogni. Sono felice per te e non riesco a smettere di piangere.-
-Bè, anche io ho fiducia in te. Lo sai che ti appoggio sempre.-
-Non posso credere che tu abbia davvero pubblicato quel fumetto e che la storia parli di noi due. E poi tutti quei dettagli…è un colpo basso Mike. Volevi farmi commuovere, e cavolo se ci sei riuscito!- mi stacco da lui e asciugo le lacrime con la manica del pigiama.
-Ovvio. Il mio diabolico piano aveva come unico obbiettivo il tuo pianto. E tutto quello che ho fatto è solo ed esclusivamente per quello. Andare a New York per farti piangere. Scrivere un fumetto per farti piangere. Drogarsi di caffè amaro e donut scadute per farti piangere. Mi sembra così ovvio.-
Ridacchio e asciugo altre lacrime. –Be’, hai fatto progressi. Da baby rapinatore di bambole a giovane uomo in carriera la strada è lunga.-
-Sta zitta!- Mike scoppia a ridere e mi stringe fra le braccia mentre io continuo a singhiozzare.   

Più tardi usciamo per fare la spesa. Ho ancora gli occhi gonfi e l’ultima cosa che mi va di fare è andare al supermercato il sabato pomeriggio, ma ho promesso a Mike che avrei cucinato io per festeggiare(e poi perché non posso permettermi un ristorante, data la scarsa quantità di soldi che mia madre mi dà ogni settimana) quindi prendo i soldi che mi ha lasciato la mamma per la spesa e salgo sul pick-up di Mike.
-Non sono sicuro di voler mangiare qualcosa cucinato da te.- mormora Mike mentre spinge il carrello per il negozio. La mamma non mi ha lasciato la lista della spesa, quindi prendo ciò che penso che serva e lascio stare il resto.
-Stai zitto tu. Non dovresti nemmeno parlare. L’ultima volta che hai toccato una padella hai rischiato di far esplodere casa tua, e volevi fare solo un uovo strapazzato.-
Mike fa spallucce, palesemente divertito da ciò che gli ho detto. –Alla fine era buono, in ogni caso.-
-Disse quello che mangia insalata di capelli alla mensa della scuola..-
Lui alza gli occhi al cielo, ridacchiando –Eh va bene, per questa volta hai vinto.-
-Io vinco sempre- mormoro ironica, mentre mi alzo in punta di piedi per prendere tavolette di cioccolata dal ripiano più alto.
Alla fine Mike si affianca a me, e senza nessuno sforzo allunga una mano afferra qualche tavoletta.
-Sei troppo alto per i miei gusti, dovrò sostituirti con un puffo. Mi fai sembrare bassa.- butto tutto nel carrello e faccio scorrere le sguardo sul resto del corridoio. C’è una quantità spaventosa di cioccolato e altro cibo spazzatura, e non sono convinta che ciò mi dispiaccia. Amo il cibo spazzatura.
-Ma tu sei bassa.- Mike spinge il carrello fino a quando non ci ritroviamo nel corridoio della frutta e della verdura. Lui, che è sempre stato vegetariano convinto, inizia a mettere l’insalata e altre cose nei sacchetti e a pesarli sulla bilancia. Io lo guardo divertita, ridacchiando sotto ai baffi. Potrà essere cambiato il suo aspetto, ma in momenti come questo si nota ancora il suo essere tonto.
-LIz?- mormora qualcuno alle mie spalle. Mi giro, cadendo dalle nuvole e mi ritrovo davanti a Pattie che mi sorride –Mi sembravi tu, solo che non ne ero sicura. Ti sei alzata un po’ dall’ultima volta.-
-Salve signora..- inizio a dire.
-Oh, lo sai che puoi chiamarmi Pattie.- mi interrompe subito. –Allora, come va? A scuola tutto bene?-
-Sì, assolutamente, anche se preferirei evitare educazione fisica, ma non posso lamentarmi.- Essendo abbastanza vicini al reparto surgelati, ho la pelle d’oca a causa del freddo nonostante la giacchetta che indosso. –E lei?-
-Nemmeno io posso lamentarmi.- risponde mentre si guarda attorno. Fa un cenno di saluto ad una donna a pochi passi da noi, e mi rivolge di nuovo la parola –senti, so che sono inopportuna e so anche che se mi sentisse mio figlio ora mi fulminerebbe con lo sguardo, ma mi dispiace molto per quello che è successo fra di voi. Non sapevo nulla di Charlotte, e se l’avessi saputo prima probabilmente non sarebbe accaduto nulla di tutto questo. E poi volevo farti sapere che anche a Justin dispiac…-
Questa volta sono io ad interromperla –Sì, lo so, abbiamo parlato e si è scusato.-
Pattie fa subito una faccia sorpresa. Forse non se l’aspettava, ma sembra anche piuttosto compiaciuta. Sapevo che non aveva restituito del tutto l’auto a Justin e sono convinta che questa sera stessa probabilmente gli toglierà completamente la punizione. –Avete parlato?-
-Sì, si è scusato e poi qualche giorno fa siamo andati anche al cinema…In gruppo.- mi affretto a precisare.
-Mi aveva detto che sarebbe andato a studiare da un amico…- nonostante tutto non sembrava arrabbiata. Anzi.
-Oh, mi fa piacere che avete chiarito- mormora sorridendo. –Ora comunque devo andare. In bocca al lupo con la scuola.-
-Arrivederci signora.-
Mike mi raggiunge dopo che Pattie se n’è andata.
-Era la madre di Justin?-
-Esatto.-
-E’ solo un’impressione mia o sembra che voglia che tu torni da lui?-
-Sta’ zitto!- ridacchio dandogli una botta in testa.
Comunque no, non è solo una sua impressione.



La prima cosa che devo dire è: scusatemi. E' passato più di un mese dall'ultimo aggiornamento, e vorrei poter dire che è stata tutta colpa delle vacanze se non ho postato prima in in realtà è solo colpa della mia mente contorta che aveva esaurito le idee. Quindi scusate, da parte del mio cervello.
Il capitolo è stato finito solo ieri sera e come al solito mi manca la voglia di controllare eventuali errori, quindi sappiate che se ne vedete uno è solo un errore di battitura.
Io ho trascorso un'estate molto bella. Sono stata in crociera la settimana del mio compleanno, ho fatto il giro del mediterraneo occidentale. In pratica ho trascorso  il compleanno a Barcellona. Sappiate che sono stata anche a Marsiglia e posso confermare che le spiagge francesi sono davvero belle.E poi ho conosciuto un sacco di gente simpatica durante il resto dell'estate.
Non so più che dire. Quindi buona lettura, scusate ancora e buon anno scolastico c:

ps: non so chi di voi conosce shadowhunters (chi ha LETTO i libri, dettaglio particolare dato che sono una macchina da spoiler) ma ci tengo a dirvi che sto pensando e ho già iniziato a scrivere una ff, e che la posterò quando finisco questa di Justin. Quindi bho, vedete di leggerla(?)

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Capitolo 8
*** -Cervello in tilt ***


-cervello in tilt

L'autunno arriva in fretta e semina per la città i suoi colori. Mi piace questa stagione, perché non fa nè freddo nè caldo, e gli alberi si tingono di oro e bronzo. Quando ero piccola mia madre mi portava sempre al parco, alla fine di Ottobre. Giocavamo con le foglie cadute e pi ci fermavamo sempre a prendere una cioccolata calda. Più che altro perché ci piaceva la cioccolata, e non perché facesse poi tanto freddo.
Vagando per Stratford in auto con Mike mi vengono alla mente tutti i ricordi di quando ero bambina. E poi c'è l'ansia. L'ansia perché so che prima o poi dovrò scegliere un college, che probabilmente mi porterà via dalla mia città, e da Mike. E da Justin. 
Ricordare quel particolare mi fa male, anche se cerco di impormi di non provare nulla. Dopotutto non c'è più niente tra noi.
E' passato parecchio tempo da quando siamo usciti insieme. Allora ero confusa e disorientata, sia perché non sapevo cosa provavo per lui, e poi anche perché non avevo idea di cosa stavo facendo con Jean. Io e lui siamo arrivati ad un punto morto, ma mi sembra ingiusto metter fine a quello strano e indefinito rapporto dopo che lui ha fatto così tanto per me e per starmi vicino. 
D'altro canto, non voglio nemmeno che pensi che vada tutto bene. Non è solito a notare i miei cambiamenti d'umore. Temo sempre che si accorga che, ogni volta che mi tocca o che mi bacia, mi irrigidisco. Ma lui non sembra essersene reso conto, e se da una parte la cosa mi rassicura, dall'altra mi innervosisce. 
Pensavo che fosse perfetto, e che mi guardasse come se fossi una persona preziosa. Ma mi sono accorta presto che lui non mi guarda affatto. Non guarda me, ma la mia maschera. Se, con gli occhi lucidi e tristi, fingessi un sorriso, lui non mi consolerebbe. Mi sorriderebbe a sua volta, senza notare le lacrime. 
Passati i giorni e le settimane, mi sarei aspettata un po' più di chiarezza. Lasciare o no Jean? Sempre che la nostra sia una relazione. Come dovrei definirmi per lui? E, domanda più importante, questa crisi esiste perché non riesco a lasciarmi andare? Perché, dopo tante lacrime, e delusioni e giorni passati a piangere, c'è ancora una persona nella mia testa?
-A cosa pensi?- mi chiede Mike. Mi rendo conto solo ora che siamo arrivati a scuola. E' presto e il parcheggio è quasi vuoto. Resto ancora un po' in silenzio, cercando di evitare di rispondere alla domanda. Se non lo dico ad alta voce forse non è vero, giusto?
-Lizzie, so che sei preoccupata per qualcosa. Te lo leggo in faccia e non mi va di tirarti fuori la verità, quindi falla finita e sputa il rospo.-
Esito un po', ma alla fine gli spiego che non sono sicura della mia relazione con Jean e soprattutto dei miei sentimenti. 
Lui mi guarda, assorto nei suoi pensieri e alla fine risponde -E' per via di Justin, vero? E' perché senti ancora qualcosa per lui.-
-Sì, ma non è giusto.- borbotto irritata. Non ce l'ho con Mike, e anche se potrebbe sembrare così lui lo sa -Insomma, ho trascorso la mia estate in Francia, con il ragazzo dei miei sogni. Mi sembrava finalmente di aver dimenticato Justin e tutto quello che è successo, di essermi liberata del mio fardello una volta per tutte, ma torno a Stratford e bastano pochi giorni a far scattare di nuovo la scintilla. Non è giusto.-
-Se l'amore fosse giusto, noi saremmo perfetti.- dice Mike con tranquillità. -Noi non siamo perfetti, e l'amore non è giusto. E' matematico.-
-Da quando sei così saggio?-
-Da quando ho una relazione stabile con la ragazza dei miei sogni.- Mike è fiero. Lui e Lauren si sono baciati al secondo appuntamento, avvenuto solo quattordici ore dopo il secondo. Da allora è stato chiaro a tutti che era amore, e quindi hanno intrapreso quella faticosa strada in salita chiamata relazione amorosa. Ma Mike sembra più felice che mai. Con il suo fumetto (che ha riscosso molto successo), una relazione felice e una borsa di studio per il college più prestigioso del Canada, è molto soddisfatto. E anche se sono fiera di lui e felice per lui, sento una punta di invidia stuzzicarmi come un sassolino sotto la scarpa. Non che desideri pubblicare fumetti, ma il fatto è che sarebbe molto meglio se almeno sapessi cosa vorrei fare della vita. 
L'anno scorso ho detto a Pattie di voler fare la psicologa, ma era solo una fissa momentanea. Non voglio avere troppa fretta nel prendere questo tipo di decisioni, perché alla fine si tratta della mia vita e di ciò che farò in futuro fino alla pensione, ma non voglio nemmeno prendermela con comoda, perché alla fine chi dorme non piglia pesci. 
Con tutti questi problemi riguardanti il college, però, non faccio che dedicare le mie attenzioni alla mi sfera amorosa. E con tutti questi problemi generali, sento che il mio cervello andrà presto in tilt.
-Magari per ora dovresti limitarti a scegliere il costume, piuttosto che il ragazzo.- Mike continua a parlarmi, bevendo il suo caffè da asporto.
-Di cosa stai parlando?-
Mike mi guarda come se fossi tornata dopo anni di assenza per via di un rapimento alieno e alla fine dice -Il costume per la festa.-
Sono più confusa che mai -Quale festa?-
Mike è incredulo -Dev'essere davvero difficile per te, questa scelta, visto che diciotto anni non hai mai scordato una festa di Halloween.-
Mi sento una stupida. -Ma certo! Domani è Halloween!-
-Buongiorno principessa.- mi dice scherzando Mike, e poi scende dal pick-up. 



Okaaay, okay, okay.
Finalmente l'ottavo capitolo. Non è successo poi niente di che, ne sono consapevole, ma ci voleva un capitolo così. Adesso sapete quanto è ansiosa e nervosa e confusa e disorientata e impaurita e imbranata e distratta è LIzzie. E sapete anche che Mike è finalmente riuscito a fare breccia nel cuore di qualcuno che non sia sua madre o Lizzie. Aww, tenero timido nerd.
Comunque mi dispiace per non aver postato nulla per un anno. Come ho cercato di farvi sapere, il mio computer è stato tipo in coma per molto tempo. Succedono molte cose in un anno comunque, ma non a me. 
Il capitolo l'ho appena finito, quindi se ci sono errori incolpate la mia pigrizia e la mia disattenzione nello scrivere e nel correggere gli errori piuttosto che la mia intelligenza.

I'm back, bitches

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Capitolo 9
*** Il fantasma formaggino e i sette nani ***


Il fantasma formaggino e i sette nani
Mi è sempre piaciuto Halloween. Forse perché era raro che mia madre mi lasciasse mangiare caramelle e schifezze varie, o forse perché quando ero piccola la mamma di Mike addobbava la casa in tema per il divertimento del quartiere. Mi piaceva indossare la mia maschera e girare per le case mano nella mano con Mike.
Quest'anno è tutto diverso. Siamo all'ultimo anno di liceo, i migliori anni della nostra vita, eppure tutto ciò che riesco a fare è guardare la casa buia di Mike mentre guido verso scuola. Provo una grande nostaglia nel vedere che il giardino è sgombro, senza scheletri finti e lapidi di cartone.
Quando arrivo a scuola la trovo buia e silenziosa. La festa è in palestra, ma anche da lì non arrivano rumori. Questa volta è toccato a Sammy Stewart organizzare tutto.
Parcheggio senza problemi e mi avvio verso l'entrata. Sammy ha vietato ogni tipo di travestimento, e ha raccolto le partecipazioni per qualche strana ragione. Non ho idea di cosa abbia combinato, ma una sua amica mi ha detto che sarà roba di classe.
Fuori dall'entrata sono disposti due tavolini davanti ai quali c'è una piccola coda. Maschi e femmine sono divisi. A ognuno vengono consegnate delle piccole scatole e ci viene esplicitamente richiesto di non aprire le scatoline fin quando Sammy non darà il via libera. Qualcuno protesta, qualcun'altro cerca di sbirciare, ma resta comunque difficile capire cosa abbia in mente.
Entro nella palestra che ora sembra quasi una sala da ballo di quelle che si vedono nei film, con grandi scalinate, tende rosse e oro ovunque. Non è difficile capire che i gradini su cui ci sedevamo durante le partite sono diventate scale raffinate, e che le grandi finestre da cui e che l'oro è solo un effetto delle bombolette ma il risultato toglie quasi il fiato.
Individuo Mike e Lauren dall'altra parte della sala. Lauren indossa un vestito verde smeraldo, che risalta il colore dei suoi occhi e dei suoi capelli, mentre Mike è elegantissimo in smoking e cravatta. Non voglio fare il terzo incomodo, ma non voglio nemmeno stare tutta sola. Mi avvicino a loro due e Lauren vedendomi sorride.
-Ehi Liz! Come stai bene!- mi dice a occhi spalancati. Ho un vecchio vestito rosso della mamma, aderente ed elegante, con scarpe nere molto alte. Non ho messo molto trucco, a parte eyeliner, mascara e rossetto e non ho stravolto la mia pettinatura abituale, anche se adesso ho i capelli mossi. Tuttavia mi piace come sto. Sembro più grande e più raffinata.
-Grazie Elle! Anche tu sei molto bella.-
Lauren arrossisce e abbassa lo sguardo. Mike invece mi guarda sorridente per un po', prima che il suo sguardo venga catturato da qualcosa alle mie spalle. Allora la sua espressione si fa seria e minacciosa.
Ci vuole poco a capire chi stia guardando, e il mio cuore inizia a battere più forte prima ancora che riesca a pensare il suo nome. Justin.
Mi giro con uno scatto, e mentre lo faccio già me ne pento. Justin indossa uno smoking, ma la sua camicia ha i primi bottoni aperti. E' elegante e sexy. E mi guarda.
Gli faccio un cenno, per buona educazione e mi allontano in fretta.
La sala si è riempita in fretta e adesso siamo circa cento o di più. Cammino in fretta verso il buffet, anche se ho lo stomaco chiuso. Pensare che un anno fa ero chiusa in uno sgabuzzino con Justin mi mette ansia e nostalgia, e ora non posso permettermelo.
-Lizzie…- dice una voce affannata alle mie spalle. Justin. Non so se scappare di nuovo o girarmi verso di lui, e nell’incertezza aspetto che sia lui a fare il primo passo. Mi prende un polso, e la sua mano calda sulla mia pelle sprigiona mille piccole scariche elettriche.
Mi volto con un sorriso molto falso –Ehi Justin.-
Lui mi lascia andare il braccio, forse un po’ imbarazzato –Perché mi eviti?-
La domanda mi prende alla sprovvista e non so che rispondere. Non è che lo stia evitando davvero, è solo che ultimamente ho avuto molto da fare e…bè, questa sembra una bugia perfino alle mie orecchie. –Non ti sto evitando. È che ho fame…-
-Non dico adesso, Liz. È da qualche settimana che non mi parli. Se ci incontriamo in corridoio mi fai un cenno e scappi, e non rispondi alle mie chiamate e ai miei messaggi. Io a te ci tengo, Lizzie, come amica, ora come ora.-
-È che non ho nulla da dirti.-
-Ma io sì, solo che non vuoi che te lo dica perché sai benissimo di cosa si tratta.-
-Non è il momento giusto, Justin. Lasciami in pace prima di rovinarmi la serata.- gli dico secca e faccio per allontanarmi, ma Justin mi blocca di nuovo afferrando il mio braccio.
-Dov’è Jean?-
-Non viene. Sai da lui non festeggiano Halloween.-
Justin mi guarda fisso negli occhi e mormora, probabilmente più a sé stesso che a me –Bè, io l’avrei fatto questo piccolo sacrificio per te.-
-Finiscila.- gli ripeto secca e vado via. Mi metto quasi a correre cercando di seminarlo, anche se so che questa volta non mi seguirà. Ho parlato con rabbia e cattiveria, e ho letto delusione nei suoi occhi.
Mi fermo al centro della palestra e faccio qualche respiro. Per quanto mi sforzi non riesco a tenere a bada le emozioni, soprattutto quando lui è vicino. Mi viene da piangere per la  frustrazione e mentre soffoco le lacrime mi guardo le mani. Sto tremando.
-Elizabeth Smith, giusto?- chiede una voce femminile. Ci metto un po’ a rendermi conto che chiunque sia ce l’ha con me e quando riporto gli occhi davanti a me mi rendo conto che è Sammy. Mi sorride. –Io sono Samantha Jones, del comitato dei balli studenteschi.-
-Sì- mormoro confusa –So chi sei. Eri l’aiutante di Meredith.-
-Sì, giusto. Da quando se n’è andata è stato difficile avere idee su tutto e soprattutto trovarne una per stasera. Halloween l’anno scorso è stato bellissimo. La palestra era stata decorata davvero bene, e questo lo dobbiamo anche a te a quanto ho capito.-
Le sorrido ma sono troppo curiosa per aspettare oltre e alla fine chiedo –E quest’anno invece? In cosa consiste tutto questo?-
Sammy ridacchia –Fidati di me, Elizabeth.-. Indossa una maschera di pizzo nera coordinata al suo vestito e se ne va.
Ora mi ritrovo sola di nuovo. Non mi va di tornare da Mike e Lauren, quindi aspetto ascoltando la musica. Sono tutte canzoni lente, e mi rilassano.
-Ho esagerato anche stavolta, vero?-
Justin è comparso alle mie spalle con uno sguardo dispiaciuto.
-No, è solo che non mi piace che tu mi dica certe cose ora.-
-E perché?- Justin mi si avvicina. Profuma di menta e sapone. Mi prende per i fianchi e prima che me ne accorga gli metto le braccia al collo e balliamo. Una piccola parte del mio cervello mi urla di allontanarmi, ma non lo faccio. Non ne sono in grado.
-Perché mi piace ciò che dici, e questo non è giusto nei confronti di Jean.-
Lui sorride e mi stringe di più. Perdo un battito.
-Sei bellissima.-
-Bè, stasera mi sono impegnata.-
Lo sento ridere e scuotere la testa –No, non intendo solo stasera. Sei bellissima sempre e sotto ogni punto di vista.-
Sento che le lacrime si fanno strada sulle mie guance, ma sorrido.
-Perché piangi?-
-È una cosa dolcissima.-
-Già. Peccato che sia riuscito a dirtela solo adesso che ti ho persa, no?-
Mi agito fra le sue braccia, cercando di allontanarmi –Justin..-
-Scusa.- mi dice, ma non molla la presa. Mi stringe di più e restiamo in silenzio finché non c’è più musica, né luce. A questo punto mi lascia andare, anche se vorrei restare fra le sue braccia un altro po’. Si sentono delle urla e uno sparo. Poi è caos. 



Ciao gente
dopo questa lunga e pallosissima attesa, il nuovo capitolo è qui.
Beh, quello originale è tipo stralungo e devo ancora finirlo ahimè, quindi ci ho messo tantissimo a scriverlo e questa è la ragione per cui ora mi trovo alle 23.20 col computer sul mio letto, mangiando biscotti e bevendo vino rosso (no scherzo, niente vino rosso. Ho avuto una brutta esperienza ad una festa, ahimè).
Quiiindi spero che vi piaccia il capitolo, e spero soprattutto di ricevere più di una recensione, così, tanto per sapere se vale la pena continuare, oppure se ormai mi cagano solo quattro gatti.
EEEEEEE bho.

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