Portami con te di Anonimadaicapellibiondi (/viewuser.php?uid=595524)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vorrei tornare indietro nel tempo e cambiare tutto, ma non posso ***
Capitolo 2: *** Ricordo ogni tua parola e non riesco a smettere di pensarci. ***
Capitolo 3: *** Per una volta vorrei di nuovo parlare con te, proprio come ai vecchi tempi ***
Capitolo 4: *** Eravamo qualcosa di grande. ***
Capitolo 5: *** Anche se siamo lontani, io sarò sempre con te. ***
Capitolo 6: *** Ma è il momento di guardare in faccia la realtà. Lui non tornerà. ***
Capitolo 7: *** Rosso,bianco e blu nel cielo. ***
Capitolo 8: *** Penso a te tutto il tempo. ***
Capitolo 9: *** Ho scelto di essere felice. ***
Capitolo 10: *** Sei il mio sole in un giorno di pioggia. ***
Capitolo 11: *** Non sono più quella di prima. ***
Capitolo 12: *** Io penso troppo, è questo il mio problema. ***
Capitolo 13: *** Cosa diavolo ho nella mia testa? ***
Capitolo 14: *** Sarebbe bello essere importanti per qualcuno. ***
Capitolo 15: *** Io non ho mai voluto qualcuno tanto quanto voglio te. ***
Capitolo 16: *** Mai guardarsi indietro. ***
Capitolo 17: *** Non posso smettere di baciarti. ***
Capitolo 18: *** Sei tornata finalmente! ***
Capitolo 1 *** Vorrei tornare indietro nel tempo e cambiare tutto, ma non posso ***
cap1
Andy aveva una vita davanti. Un sogno. Degli amici, una famiglia.
Aveva me. Ma una macchina, una distrazione, un sabato sera in centro
ha messo fine a tutto. Adesso si trova sul letto di un ospedale, gli
occhi chiusi, il cuore batteva piano, aveva perso i sensi. Aveva
sbattuto la testa in quell’incidente e non sorride più, non parla
più, non mi saluta più. Sono ormai due settimane che non si
sveglia. I medici hanno parlato chiaro:il ragazzo è in condizioni
gravi, le speranze di tornare in vita sono poche. Ma in molti non
credevano alle loro parole, tutti si illudevano: Andy tu sei vivo,
Andy tu domani andrai a scuola e la tua vita sarà quella di
sempre,nulla cambierà.
E sua madre, Rosalie, le sue lacrime ormai non cessavano più,
appoggiata allo schienale della sedia restava sempre accanto a suo
figlio, gli parlava, gli raccontava cose che solo una mamma sa
raccontare, lo accarezzava e lo baciava, cercava di convincersi che
Andy un domani si sveglierà ma in cuor suo sapeva che aveva poche
possibilità di sopravvivere.
Ed io invece lo guardavo da fuori, da un vetro, non
avevo il coraggio di stargli vicina, avrei pianto, avrei urlato;
perché io dopo l’incidente sto bene,
cammino, parlo, scrivo, mentre lui, che era con me, non può far
niente? Dicono sia destino, dicono ci sia qualcuno che decida come
devono andare le cose con le persone, ma perché proprio lui e non
me? Lui era una persona splendida, un raggio di sole, lui era tutto.
Lui era il mio tutto.
“La
cosa più brutta mentre piangi é capire che l’unica
persona che puó consolarti é proprio quella per cui piangi”
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Capitolo 2 *** Ricordo ogni tua parola e non riesco a smettere di pensarci. ***
cap2
-Tra una settimana Miss Mandison
tornerà a casa – parlavano tra loro i dottori.
Non potevo pensare, non ero felice, non
me ne fregava assolutamente nulla di sapere che stavo bene, lui stava
male, lui non tornerà. Andy, quel ragazzo era speciale dio mio.
Tutte le sere, prima di addormentarmi
pensavo alle sue parole, leggevo i nostri messaggini, quelli che
salvavo, quelli pieni di frasi dolci, pensavo alle lettere che mi
scriveva, alle foto che ci facevamo, alle nostre stupidaggini, alle
nostre giornate al mare e pensavo pure a quella maledetta notte. Io
lo amavo davvero, lui era il mio ragazzo. 18 anni, capelli scuri e
occhi verdi. Non era alto né muscoloso ma era basso e nemmeno molto
magro, ma aveva qualcosa dentro che lo faceva essere il ragazzo più
bello del mondo. O almeno per me. I suoi modi di fare, la sua
semplicità, la sua timidezza e la sua tranquillità. Con lui stavo
bene davvero, mi faceva sentire felice, serena, unica. Stare con lui
era la cosa più bella che mi fosse capitata. Pensavo ai primi
tempi, due anni fa, quando ci piacevamo ma eravamo troppo timidi per
ammetterlo. Poi avevamo iniziato a mandarci sms, a salutarci per
strada, a chiacchierare e a fare passeggiate. Solo io e lui, solo noi
due. Il suo sorriso mi faceva morire, i suoi occhi esprimevano i suoi
sentimenti, ci capivamo al volo. Stavamo bene insieme, sembravamo
perfetti.
Ma forse qualcosa ha voluto dividerci,
qualcosa o qualcuno?
No, non può essere, lui è ancora
vivo, lui è ancora il mio ragazzo e mi ama ancora. Mi illudo e
questo so che è sbagliato, ma non posso farci nulla, non mi
piacciono le storie tristi, io ci spero. Io ci crederò fino alla
fine. E quando leggevo le nostre cose, guardavo le nostre foto
piangevo, piangevo tanto, ma di quei pianti silenziosi, quelli che
non vuoi mostrare alla gente, che vuoi tenere per te, come quei
messaggini.
Stavo preparando le valigie, tra poco
sarei tornata a casa. Lo guardai per l’ultima volta, lui steso su
quel letto, addormentato, la madre sempre vicina e suo fratello che
le stava accanto per consolarla. Rosalie e Alex erano la famiglia di
Andy. Non aveva un padre, dopo la nascita di Alex, suo fratello
minore, se ne andò stanco di quella vita che considerava monotona,
lasciando la sua famiglia con una donna con due figli di cui uno
molto piccolo, e un solo stipendio da donna delle pulizie. Alex non
piangeva ma i suoi occhi erano tristi e si capiva benissimo che si
tratteneva per dar forza alla madre. Vorrei tanto che qualcuno
facesse la stessa cosa con me tutte le sere che piango per lui,
un’amica, mia sorella, o la mamma, che mi consolasse, che mi
dicesse che tutto questo sarebbe passato, lui sarebbe tornato tra
noi, saremmo stati tutti felici e uniti.
Ero tornata a casa, era tutto così
strano. Volevo tornare all’ospedale, così sarei potuta stare
vicina ad Andy. Camera mia era piena di suoi ricordi. I pomeriggi
passati insieme a ridere, a guardare film, a baciarci. Si è rovinato
tutto e non ho ancora trovato un perché. Mi stesi sul letto, cercai
di non pensare. Mi addormentai con le lacrime agli occhi, poi due ore
dopo, una telefonata mi fece crollare.
“A volte i ricordi fanno mancar l’aria.”
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Capitolo 3 *** Per una volta vorrei di nuovo parlare con te, proprio come ai vecchi tempi ***
cap3
-
Casa Mandison? -
-
-Si, chi parla? -
-
- Sono il dottor Murrey del centro ospedaliero di
Maidstone,può venire da noi il prima possibile, le dobbiamo
parlare. -
-
– Ma che è successo? -
-
- Le spiegheremo tutto..-
-
- d’accordo.. -
No, non poteva essere come stavo pensando, no io
andrò là mi diranno che si è rianimato, che hanno buone notizie su
Andy e non ciò che al primo momento. Mia madre mi portò subito
all’ospedale. La notizia mi fece morire.
-Vede, purtroppo abbiamo provato a fare di tutto, ma
alle tre di oggi pomeriggio Andy Thou... – annunciò serio il
dottore.
Non riuscii a parlare, non emettevo suoni, non credevo
a ciò che avevo appena sentito, no sta scherzando, ho capito male
io. Mia madre mi abbracciò, non piansi, non urlai, non dissi
nulla, non pensai a niente. E questo fu spaventoso. Mi limitai a
rimanere lì ferma, come un sasso e mia madre mi abbracciò,e nemmeno
lei, con le lacrime agli occhi,sapeva cosa dire. Stavo vivendo un
incubo, mi avevano chiesto se volessi vederlo.
Era bellissimo, ma no non poteva essere morto. Non
riuscivo a dire nulla mi limitavo a guardarlo, gli toccai la mano,
gli sfiorai il viso, avevo i brividi. I suoi capelli erano
bellissimi, era una creatura perfetta.
Corsi fuori, non potevo rimanere in quella stanza. Mia
madre cercò di seguirmi ma Alex la fermò e mi inseguì. Stavo
correndo fuori, avevo bisogno di respirare, avevo bisogno di urlare
al mondo la mia rabbia. Alex mi prese la mano, era serio come me, non
aveva le lacrime, ma mostrava comunque una tristezza forte, si
sentiva solo contro il mondo pure lui.
-Alex!- urlai.
Mi abbracciò senza dirmi una parola, sentivo i suoi
sentimenti, sentivo quel profumo di Andy che amavo tanto. Era ormai
diventato il mio profumo
-Fa male anche a me, mi sento morire. Ma non possiamo
farci nulla, non te la devi prendere con te stessa, non è colpa tua.
Se c’è una cosa che non devi fare è darti la colpa di tutto–
Avevo bisogno di quelle parole e sapevo che erano dette
col cuore, col cuore di un ragazzo che stava vivendo come me una
situazione tragica. Mi limitai a rispondere con uno stupido e timido
– Grazie – e le mie lacrime, in quel momento, cominciarono a
scendere.
Rimanemmo li abbracciati sulla porta dell’ospedale.
Mi sentivo protetta ma comunque sola perchè nessuno poteva ridarmi
il mio Andy.
-adesso andiamo su, c’è qualcuno che ora è in
pensiero per te- Mi prese la mano.
Verso ora di cena tornammo a casa, ad aspettarci mio
padre, mia sorella e il mio fratellino. Lui era troppo piccolo per
capire perché eravamo tutti così tristi cercai di sorridergli il
più possibile ma non ne ero capace. Aveva cinque anni e i bambini a
cinque anni non voglio che sappiano le cose brutte della vita, cosa
sia la morte, perdere una persona. Mia sorella, due anni in più di
me, frequentava la stessa classe di Andy mi abbracciò forte, sentì
le sue emozioni, ciò che voleva dirmi col cuore.
-non sei sola, ci sono qui io, ti voglio bene Laure –.
Era un sacco di tempo che non mi parlava più così,
restai sorpresa e le dissi sottovoce – te ne voglio anche io. –
stavamo piangendo.
Mia madre era andata in cucina a preparare la da
mangiare, ma io a cena non mangiai nulla e per un bel po’ non
l’avrei più fatto. Mio padre mi guardò, avevamo sempre avuto un
rapporto distaccato, ma in quel momento sentii che papà era l’uomo
più importante della mia vita. A tavola c’era un silenzio che
metteva angoscia, si sentiva solo Richard parlare, i bambini sanno
sempre farti sorridere e anche se in quel momento non ne avevo voglia
lui mi strappò un sorriso.
Me ne andai in camera, mi buttai sul letto. Non avevo
voglia di nulla. Volevo solo tornare all’ospedale e guardare il
mio Andy ma ormai era troppo tardi l’avevano già
portato via. Credo che quel giorno sia stato uno dei più tristi
della mia vita, quello in cui ho sempre pianto, non posso smettere di
pensare a lui, cosa darei per parlarci anche solo un secondo, vedere
i suoi occhi specchiarsi nei miei. La sua vita era così importante
per me, rendeva la mia bellissima. Mi guardai allo specchio: ero
diversa ed ero bruttissima. Gli occhi rossi e gonfi, i capelli
spettinati, il naso rosso e lo sguardo spento. Non mi ero mai vista
così, fino a quel giorno non ero mai stata così triste. Mi misi sul
letto e mi addormentai.
“Alcuni addii sono solo degli ‘arrivederci’ un po più lunghi di altri.”
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Capitolo 4 *** Eravamo qualcosa di grande. ***
cap4
Due settimane dopo
ricominciai a frequentare la scuola. Per la prima volta dopo
l’incidente. Io con la stampella e con una tristezza unica. Non mi
andava di parlare con nessuno, stare attenta alle lezioni era
impossibile. Pensavo a Andy, a lui che ora non c’è più. Non
frequentava la mia scuola ma passava ogni tanto a prendermi, in
quella scuola avevamo comunque ricordi. Le scritte che gli facevo
durante le lezioni noiosissime di storia e matematica. Quando finivo
la scuola ogni tanto e mi passava a prendere in macchina e andavamo
al mare o al parco a chiacchierare, a ridere, a farci le coccole. I
suoi abbracci erano qualcosa di unico. Parlavamo di tutto, scuola,
desideri, amici, progetti. Pensavamo, come due bambini, al nostro
matrimonio, ai nomi da dare ai bambini, al nostro “lavoro da
grandi”. Beh, lui un lavoro già ce l’aveva, ormai lui
era grande. Lavorava in una libreria. Amava leggere, era un
ragazzo intelligente. Suonava la chitarra e insieme ci mettevamo a
far musica, io cantavo, lui suonava. Che
cosa forte eravamo noi due. Ora, di cantare non me la
sento più, la chitarra lui non la potrà più suonare, quella
bellissima chitarra, dove ci avevamo scritto le nostre iniziali.
Anna, la mia migliore
amica cercava di parlarmi e distrarmi da quei pensieri ma anche lei
sapeva che non avevo voglia di parlare con nessuno. Cercava di farmi
sorridere ma purtroppo non ne ero capace, ma apprezzavo il fatto che
cercasse di vedermi felice lo stesso, ma anche nei suoi occhi si
leggeva tristezza. Conosceva Andy, sapeva che tipo era, lo
considerava una persona speciale.
Tornata a casa,
impossibile ovviamente fu studiare. Mi buttai a letto e ascoltai la
nostra canzone, piansi. Non riuscivo ancora a rendermene conto, erano
passate due settimane dall’ultima volta che l’avevo visto vivo.
Due settimane che purtroppo non potevo più dirgli “Ti amo” , non
potevo più baciarlo, non poteva più farmi ridere.
Cosa
darei per un suo abbraccio, per star con lui anche solo un secondo.
Lui mi aveva cambiato la vita, era arrivato in un momento della mia
vita così, per caso.
La prima volta che lo
vidi fu ad una festa di compleanno di una mia amica. Era bellissimo
ma non sapevo ancora cosa sarebbe diventato per me. Non ci eravamo
nemmeno detti ciao, non ci eravamo presentati ma appena lo guardai mi
sembrò di conoscerlo da sempre, dicono sia “colpo di fulmine”
, lo chiamano “amore a prima vista” o “cotta
adolescenziale”, ecco la cosa che mi dava più fastidio: lui
per me era più che una cotta, per me era qualcosa di diverso che il
fidanzatino, lui per me era un amico, una spalla su cui piangere e
all’inizio non avrei mai immaginato di arrivare a tenerci così
tanto. Poi quell’amica ci fece conoscere, ci presentammo e da li
diventammo amici, migliori amici. Mi fidavo ciecamente di lui e senza
rendermene conto per me diventò qualcosa di più, il nostro rapporto
era diventato qualcosa di più. Ci eravamo messi insieme. Esattamente
un anno e mezzo fa. Quante cose avevamo fatto insieme, quante belle
cose. Non ci eravamo mai lasciati, non lo abbiamo ancora fatto. Lui
è ancora il mio ragazzo. Lui lo
sarà sempre, dentro il mio cuore. Pensando a noi, un
sorriso mi scappò. Non ero capace a pensare a lui come a un triste
ricordo perché di lui ho solo cose belle. Anche se litigavamo
qualche volta, fare pace era stupendo, perché ci dicevamo quanto ci
amavamo e mi dimostrava quanto teneva a me, più di un giorno da
arrabbiati non eravamo mai stati. Abbracciai l’orsacchiotto che mi
regalò a San Valentino e mi addormentai.
“Se c’è una cosa che posso assicurarti è che i miei
occhi non smetteranno mai, e dico, mai di guardarti ogni volta come se
fossi la cosa più bella di questo mondo.”
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Capitolo 5 *** Anche se siamo lontani, io sarò sempre con te. ***
cap5
5
“Ho paura che un giorno lo dimenticherò, mi innamorerò di
qualcun altro e pensarò a lui come ad un ragazzo come tanti”.
Dicevo tra me e me queste cose ma in realtà sapevo che prima o poi
qualcosa o qualcuno mi avrebbe fatto dimenticare Andy. O perlomeno
ricordarlo come un vecchio amore da adolescente e non una persona
unica. Ma so che succederà. Non posso farci niente, è la vita,
dicono che si deve andare avanti. Non è facile ma prima o poi
dovrò smettere di star male. Un giorno si, non ora, non domani, non
so quando.
I giorni stavano passando, era ottobre ormai. La pioggia sui
vetri dell’autobus mi ha fatto pensare ai vetri della sua macchina.
Quella sera al concerto dei Green Day, i baci sotto la pioggia sulle
note delle loro canzoni. Quella fu una serata fantastica.
Un altro mese era passato ed io iniziai a prendere l'abitudine di
andare spesso al cimitero, sulla tomba di Andy mettevo dei fiori con
una frase dolce, un ti amo. Una volta, portai pure il suo
orsacchiotto che mi aveva regalato, beh, uno dei tanti. Adoro gli
orsacchiotti, lui lo sapeva benissimo.
Ogni tanto Rosalie mi invitava a casa loro, chiacchieravo con
Alex, mi ricordava così tanto Andy. Gli stessi capelli corti e
castani, i suoi occhi verdi erano così belli, il modo di fare era lo
stesso. Di carattere però erano proprio diversi, Alex era
estroverso, buffo, amichevole. Era una persona da compagnia ecco, non
che non lo fosse Andy, ma Alex era proprio uno che non aveva bisogno
delle presentazioni, delle confidenze strette per aprirsi. Passavo
con lui tanto tempo. Facevamo delle passeggiate, proprio come me ed
Andy. Con lui era diverso però, con chiunque è diverso.
Qualche volta toccavamo “l'argomento” Andy ed era difficile e
imbarazzante, io lo amavo ancora e parlarne mi faceva ancora male. Ma
con suo fratello riuscivo a confidarmi, a liberare la mia rabbia, a
buttare fuori ciò che pensavo. Sotto quell’aspetto era come me,
anche lui dopo la morte di Andy aveva voglia di sfogarsi, di parlarne
con qualcuno. Ma si ha paura di parlarne con certe persone perché
magari non possono capire, mentre io e Alex eravamo sulla stessa
barca, entrambi stavamo male per Andy, entrambi avevamo perso una
persona importante.
-
come fai a consolare tua mamma, come fai a trattenere le
lacrime, ad essere forte al punto di sorreggere chi sta male? –
chiesi io,
-
- non lo so, so solo che mia mamma è una persona fragile, le
voglio bene, sono forte per lei -
-
- sei un figlio fantastico Alex, tuo fratello sarebbe fiero
di te – in quel momento me la sentii di abbracciarlo, non potevo
resistere.
Lui si strinse a me e insieme, davanti casa mia restammo seduti
sulla panchina del mio giardino, senza parlare.
-beh, ora è meglio che vado, si è fatto tardi -
-
giusto si, beh ci vediamo-.
-
- Grazie Alex, grazie di tutto –
mi sorrise, ricambiai. Era una spalla su cui piangere lui,
proprio come Andy. Eravamo amici.
Andai a casa e dopo tanto tempo ricominciai a mangiare un pasto
completo.
-
– oh finalmente! – disse mia mamma sorridendo, ricambiai.
Finito di mangiare, parlai con mia sorella. – Ti manca, ti si
legge in faccia, ma ascoltami, la vita va avanti. Oggi ne è stata
la prova, hai ricominciato a mangiare. Non evitare la gente, non
stare con Alex solo perché è il fratello di Andy, solo per
ricordarlo. Lui non tornerà, Alex non è Andy. -
-
- credi che non lo sappia?! Ma solo lui mi capisce, Anna non
può farlo, per quanto lei si sforzi non riesco a starle vicina. Non
riesco a parlare con le altre persone! Tu non puoi capire. -
-
- io si che ti capisco, tu hai perso il fidanzato. Io ho
perso un amico importante, uno dei miei migliori amici. – le tremò
la voce.
Era vero, per lei Andy era uno dei suoi migliori amici, si
conoscevano bene ed è anche grazie a lei che io e lui diventammo
così amici. Ma Anna non poteva capirmi, mia sorella doveva
rendersene conto. Anna non aveva mai perso un suo coetaneo,una
persona che vedeva tutti i giorni, uno a cui voleva un bene immenso.
Anna stava bene, lo è sempre stata. Facevamo ormai fatica a
salutarci. Ma trovai il coraggio per scriverle un messaggio, sapeva
che stava male per me. – Hei, che dici se passiamo un giorno
insieme? Mi manchi –
subito lei rispose – Tesoro finalmente! Domani ci mettiamo
d’accordo! Un bacio! - .
Avevo litigato con mia sorella, lei dopo le mie parole, dopo quel
“Tu non puoi capirmi” se ne era andata in camera, passai in
corridoio diretta verso la sua stanza. Dalla porta si sentiva
singhiozzare.
Decisi di bussare, dovevo parlarle, chiederle scusa. – Mary.. -
-
– Che vuoi? - fece lei seccata
-
- scusami, lo sai che sto male e che mi è ancora difficile
capacitarmi di ciò che è successo. Sono una ragazzina che ha perso
il suo ragazzo. -
-
- dai entra.. – mi stesi accanto a lei, sul letto. Ci
abbracciammo, eravamo così simili eppure così diverse. Proprio
come Andy e Alex, proprio come due fratelli. Aveva gli occhi rossi,
aveva pianto anche lei.
-
– ti potrà sembrare strano ma... grazie per ciò che mi
dici, sai sempre essere diretta e ciò che mi hai detto,alla fin
fine lo pensavo anch’io... è solo che è difficile ammetterlo.
Lui non tornerà. -
-
- no invece ho sbagliato a parlare così perché se tu mi
avessi detto così, con quel tono da persona rassegnata e
arrabbiata, beh ti avrei urlato pure io che non mi potresti capire,
perché ognuno ha dei sentimenti diversi. -
-
- ti voglio bene scema – era riuscita a cambiarmi stato
d’animo. Ora mi sentivo più tranquilla. Ultimamente eravamo più
unite, non lo eravamo mai state, litigavamo sempre, ci parlavamo
poco, eravamo sempre fuori, avevamo cose diverse da fare.
Quest’estate poi, io ero rimasta a casa lei si era fatta tutta
l’estate al mare non ci eravamo nemmeno mandate un messaggino. Per
lei ero solo la sorellina minore da evitare. Per me invece era l’oca
della famiglia. Ma adesso lei ed Alex erano diventate le persone che
mi facevano stare bene.
-
– anche se non te l’ho mai dimostrato, ti voglio bene e
se ti perdessi beh, non saprei cosa fare.. – mi sussurrò
sorridendo.
Alle parole di mia sorella scoppiai in lacrime, mi aveva fatto
commuovere perchè ero d'accordo con lei. Avevo capito cosa
significava perdere una persona importante. Avevo capito che volevo
bene a mia sorella.
“Ci
sono persone che non finiscono mai di volersi bene semplicemente
perché ciò che le lega è più forte di
ciò che le divide.”
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Capitolo 6 *** Ma è il momento di guardare in faccia la realtà. Lui non tornerà. ***
cap6
Sabato pomeriggio. Io e Anna passammo una giornata
insieme. Siamo restate a casa a parlare, ad abbracciarci e qualche
sorriso me l’ ha strappato anche lei. Forse avevo voglia di
sorridere. Forse stavo riuscendo a convincermi: non starò mai più
con lui, se ne è andato. Basta. Devo essere forte. Ovviamente non
potei pensare però al suo viso bianco quel giorno all'ospedale e mi
sentii triste.
-
lui sarebbe contento se ora mi facessi un bel
sorriso,sai? L’ ha sempre detto che se sei felice tu, è felice
anche lui –
le sorrisi. Era un sorriso timido e pure un po’
sforzato. Ma aveva ragione, me lo ripeteva sempre Andy: “hai
un sorriso da favola e se sorridi tu lo farò anche io”
. Lui era la causa dei miei sorrisi, lui
era la mia felicità.
-
– Anna, ti voglio bene –
lei mi sorrise e mi baciò la guancia. Anna dormì a
casa mia, mi aveva rallegrata un pochettino. Ma la notte era
comunque la parte più difficile di me. La notte mi ricordava lui.
La notte mi ricordava che lo amavo, che in realtà non era cambiato
niente, era tutta un'illusione. Che per quanto ormai sia passato
tanto tempo per me era ancora vivo. Lo sentivo semplicemente
lontano. Terribilmente lontano. Mi mancava ancora. E per quanto
fossi cosciente della realtà dei fatti io fingevo fosse solo una
bugia. Stesa sul mio letto
ripensavo a quanto stavo bene con lui, le passeggiate, le
chiaccherate, le risate, i baci, gli scherzi, gli abbracci, e anche
quando litigavamo io ero comunque innamorata di lui, qualsiasi cosa
facessimo, per me era la persona più dolce che esistesse. E' sempre
stato un ragazzo forte, molto più di me. Lui sapeva sempre tirarmi
su di morale, sapeva dirmi sempre una buona parola,era sincero: mi
diceva sempre come stavano le cose, ma lo faceva in modo dolce. Ogni
brutta verità diventava comunque più leggera con lui. Ne abbiamo
passate tante insieme.
La mattina dopo io
e lei ci svegliammo. Anna lo sapeva: anche
stanotte avevo pianto e avevo avuto gli incubi.
Odiavo il fatto di far star male le persone perchè piangevo. Vedevo
che ci stava male anche lei ma mi abbracciò e questo mi fece
sentire molto meglio. Mi trasmise il suo calore, la nostra amicizia
era tornata forte.
Domenica mattina:
andammo in centro per un caffè e passammo per il parco a fare una
passeggiata. Faceva freddo eppure mi andava di uscire. Stare in casa
mi faceva sentire in prigione, avevo passato fin troppe giornate in
casa ultimamente, avevo bisogno d'aria. Camera mia mi ricordava le
lacrime spese per lui ma nello stesso tempo tutti quei pomeriggi
passati su quel letto, solo io e lui. Io tra le sue braccia. Adesso
odiavo il mio letto, mi ricordava che ora sarei stata sempre sola a
dormire.
Eravamo al parco,
il parco dove io e Andy stavamo insieme. Dove ci siamo dati il
nostro primo bacio. Ogni volta che ci pensavo mi scappava un
sorriso. La nostra timidezza e il nostro imbarazzo. Il nostro primo
appuntamento. Poche parole, restavamo a guardarci, senza fiatare.
Incrociavamo gli sguardi e sorridevamo. E poi ci eravamo baciati, un
primo bacio dato con timidezza, un bacio veloce, due labbra che si
sfiorano. E poi un bacio più forte legato ad un abbraccio che mi
fece capire che per me quel ragazzo, sarebbe diventato importante.
Pensandoci mi rattristai molto: non avrei più potuto riparlarne con
lui, dirgli
-
- Ma ti ricordi
quant' eravamo timidi all' inizio? - e iniziare a parlarne.
No, potrei solo
dirmi fra me e me: com'era dolce star con lui, vorrei lo sapesse,
vorrei fosse d'accordo con me. Ma comunque dovevo guardare avanti,
lui avrebbe voluto così.
Un giro in centro
quella mattina mi fece bene. Anna era una ragazza fantastica, mi
aveva cambiato l'umore. Avevamo riso, guardato le vetrine, state
bene. Sorrisi, avevo bisogno di farlo.
Poi tornai a casa
dove trovai mia mamma e insieme guardammo la tv. Stavamo in
silenzio, c'era pace in casa. C'eravamo solo noi due. Avevo bisogno
anche di quest'aria. Non solo i sorrisi di un'amica, ma anche di una
casa tranquilla, del “ti voglio bene” sentito dalle persone a
cui tenevo di più. “Col
tempo mi abituerò, lo sto già facendo”
dissi tra me e me. D'altronde ho sempre creduto in me stessa, Andy
lo faceva. Squillò il mio cellulare: Alex. Un sorriso spontaneo nel
mio viso, una voglia di sentirlo.. risposi immediatamente.
-Alex? Ciao!-
-Ehi, Laure.. come
stai?-
-Alex, che dirti..
sto bene! Anna mi ha messo di buon umore! E pure tu chiamandomi!-.
Si, era la verità.
La sua voce mi faceva sentire più sicura, non mi sentivo più così
persa o così sola con Alex. Lui mi capiva, era come me.
-Mi chiedevo se
stasera ti andava di vedere un film al cinema e poi ci facciamo una
pizza?-
-Volentieri!-
E così ci mettemmo
d'accordo, alle 8 passava lui a prendermi. Ero serena, lui mi
rendeva felice. Con lui mi divertivo, sorridevo, sempre.
-
-E' stata una
bella serata- dissi ad Alex uscendo dalla sua macchina.
Gli sorrisi, e lui
mi ricambiò. Cavolo, quanto assomigliava ad Andy. Gli occhi, i
capelli, era tutto così famigliare. E forse era questo che mi
rendeva sempre più serena, il fatto che comunque Andy c'èra, lo
sentivo ancora. Si è vero, non c'èra fisicamente qui accanto a me,
ma con il cuore lo sentivo e guardando Alex capisco che dentro di
lui c'è anche Andy. Mi addormentai col sorriso quella notte, un po'
come succedeva tutte le notti dopo essere uscita con Andy.
Puoi farcela, non importa a far cosa, tu lo sai.
Sei più forte di quello che credi. Passerà, e tu sarai felice.
Te lo giuro.”
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Capitolo 7 *** Rosso,bianco e blu nel cielo. ***
cap7
Il
mattino dopo mi alzai felice. Ma un “felice”
pieno. Un “felice” come pochi. E ne avevo bisogno. Andai a scuola
con una voglia matta di parlare con Anna, con i miei compagni di
classe, con i professori e perchè no, pure col bidello rompipalle.
Avevo voglia di dire a tutti che avevo rincontrato Andy, che Alex me
l'aveva fatto rincontrare.
Ma
poi c'era quel dubbio. Ero
felice per il ricordo di Alex o per la presenza di Andy?
Non riuscivo a trovare risposta. Entrambe erano possibili. Entrambe
erano corrette. Cosa difficile la felicità!
La aspetti di continuo e quando arriva non capisci più niente. Un
po' come l'amore. E spesso amore e felicità vanno a braccetto. Un
po' come me e Alex quando di sera ci piaceva passeggiare insieme. La
felicità e l'amore: strettamente collegati. Se uno si innamora è
felice, se uno è felice si innamora. E non mi riferisco sempre alle
persone. Se sei felice tutto ti appare più bello e interessante.
Anche le nuvole o i fiori.
Al
pomeriggio mi incontrai con Alex. Ogni tanto mi dava qualche
ripetizione di matematica. Ero ancora insufficente e l'anno stava per
finire.
Oh
vedi che stai cominciando a capire, stai migliorando! -
-Guarda
che passare da 4 a 5 non significa nulla! E' sempre insufficente! -
risposi io fingendomi arrabbiata.
-
Vabbè ma è già qualcosa! - mi fece l'occhiolino.
Adoravo
quando faceva così. Andammo poi a mangiare un gelato e scherzando
gli sporcai il naso di amarena. E lui fece lo stesso con me. E poi
diventammo improvvisamente seri. I suoi occhi incrociarono i miei.
No cavolo, ditemi che non sta succedendo.
Ditemi che non mi sto innamorando.
Non puo' succedere ancora.
Gli
sorrisi e mi alzai. Mi pagò il gelato e mi riaccompagnò a casa. Ma
mentre stavo scendendo dalla sua auto mi prese la mano. Ci
guardammo intensamente e i suoi occhi azzurri penetrarono i miei.
Avrei voluto tuffarmi in quell'oceano. Forse per cercare Andy o
forse per stare dentro Alex.
-
Aspetta – dissi stringendomi il polso.
Non
sapevo cosa fare. Non sapevo se ascoltarlo e decidermi a tuffarmi o
andarmene cercando una scusa per rientrare a casa. L'oceano era
tremendamente bello per ignorarlo.
- Si?
- che stupida. Solo questo sapevo dire.
- Ti
devo dire una cosa... non è facile, ma devo dirtelo. Ci conosciamo
da poco, prima di quella notte in ospedale non avrei mai pensato di
arrivare a questo punto e non avrei mai pensato che una ragazza
diventasse talmente importante da farmi sorridere anche solo a
pensarla. So che magari stai ancora male per Andy e che io potrei
passare addirittura per un traditore nei suoi confronti e non hai
nemmeno tutti i torti ma vedi.. -
Mi
guardò negli occhi. Si avvicinò e il mio cuore iniziò a battere
troppo forte da aver paura che lui sentisse il rumore che faceva il
mio petto. Mi prese le mani tremanti.
-
Laure, tu mi piaci. - chiuse gli occhi un attimo. Un attimo che fu
tremendamente lungo. Allora mi decisi: lo baciai. Non se lo
aspettava.
-
Anche tu mi piaci. - ci abbracciammo.
Ero
felice come a scuola quella mattina stessa e forse un po' di più.
Ecco l'avevo detto, amore e felicità vanno a braccetto. E lui era
l'amore e io la felicità. Lui era intenso, forte, essenziale,
rosso. Io allegra, viva, desiderata, bianca. E il cielo si tinse di
rosso, bianco e blu. L'amore, la felicità e l'oceano dove quella
sera mi buttai e dove trovai Alex. Dove però abbracciai anche Andy.
Ci baciammo ancora, e ancora.
-
Credo sia ora di andare, ci sentiamo... - lo baciai per un'ultima
volta e sorridendogli chiusi la porta.
“L’amore ti salva. Ti fa perdere la ragione, ti fa impazzire, ti da un motivo per cui svegliarti ogni singola mattina.
L’amore ti fa vivere.
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Capitolo 8 *** Penso a te tutto il tempo. ***
cap8
I
nostri baci quella sera mi mandarono in estasi. Era come se l'avessi
già baciato altre volte prima di quella sera. E dopo averlo baciato
capii che avevo bisogno di lui più di chiunque altro. Capii che lo
volevo veramente e che di baciarlo non me ne sarei mai pentita. Era
la cosa giusta. Mi ero innamorata? O
semplicemente avevo bisogno di dare e ricevere affetto? Entrambe le
possibilità erano buone. Da quella sera non smisi un secondo di
pensarlo. Di pensare ai suoi baci, alla delicatezza che ci metteva. E
quando sorrideva, cavolo io sognavo ad occhi aperti. Aveva una luce
negli occhi che nessuno possedeva,nessuno tranne il fratello. “Oh
Alex, che cosa mi fai?”.
Da
quella sera iniziammo a frequentarci ancora più spesso e il nostro
rapporto, come immaginavo, cambiò. Ma non
eravamo fidanzati, nemmeno semplici amici. Non eravamo estranei,
nemmeno migliori amici. Eravamo “qualcosa” e quel “qualcosa”
mi piaceva. Non saprei definirlo: ci piaceva baciarci,
abbracciarci, parlare di tutto, raccontarci le giornate, le paure, le
persone che incontravamo, i problemi ma anche le cose belle perchè
parlare di cose belle rende tutto un po' meno pesante. E con lui
c'era sempre qualcosa di bello. Lui era bello. Ero cambiata, me ne
ero resa conto. Non ero più depressa. Certo, Andy mi mancava ancora,
come si puo' dimenticare un amore come il
nostro? No, non si puo', ma si deve andare avanti. Io e Alex
ne eravamo la dimostrazione. Condividevamo uno stesso dolore e
insieme ci eravamo supportati. Insieme ci eravamo innamorati.
“Innamorarsi”, oh che cosa
bella. Tanti dicono che fa schifo l'amore, che è solo uno
sbattimento ma non sono d'accordo. L'amore è tutt'altro. L'amore
è felicità allo stato puro, è vita, dolcezza e umanità.
L'amore è Alex. L'amore è quando la mattina lui è la forza che
rende tutto più bello. Perchè l'amore ti trasforma.
Alex mi
ha fatto conoscere la felicità poco a poco. - Sei bellissima oggi..
-
Com'è
dolce quando mi saluta e mi dice che sono bella. Con i suoi occhi
luminosi e pieni di vita ,di amore...e di Andy,
- E tu
sei bugiardo – ribattevo io. Mi sentivo una stella cadente, una di
quelle che quando le guardi esprimi un desiderio. Una di quelle che
portano speranza, che regalano un bacio agli innamorati, che regalano
un sorriso ai bambini. Prima o poi mi metterò a studiare astronomia.
“innamorarmi di te è stato come trovare il tesoro alla fine dell’arcobaleno”
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Capitolo 9 *** Ho scelto di essere felice. ***
cap9
Passai,
qualche giorno dopo, in cimitero. Avevo voglia di dire a Andy ciò
che mi stava capitando. Portai dei fiori, dei bei fiori bianchi e
azzurri. I suoi colori preferiti. I colori dello scooter con cui
andavamo al mare durante le vacanze estive. Stavamo lì, sdraiati
sulla sabbia. Eravamo felici con poco. Eravamo felici insieme.
Bianco
e azzurro, il pavimento di quel maledetto ospedale. Io con i vestiti
sporchi di sangue e qualche frattura, lui in coma.
Mi misi
accanto alla sua tomba e gli raccontai i problemi a scuola, le
emozioni che provavo in quei giorni, le stupidate con Anna e quanto
mi mancava.
Forse
per qualcuno poteva sembrare stupido ciò che stavo facendo, ma io
sapevo dentro di me che Andy mi stava ascoltando. Lo sentivo
veramente,lo sentivo nel mio cuore.
Faceva
abbastanza caldo e il cielo era chiaro. Toccai la foto di quel
ragazzo sempre sorridente,proprio come in quella foto. “Ti
voglio ricordare così Andy, con i colori dello scooter e il tuo
sorriso splendido”.
Tornando
a casa pensai di andare dalla nonna. Non sapevo perchè, ma lei mi
faceva sempre sentire bene. Sapeva cos'era successo ad Andy ma non
sapeva di Alex, così le raccontai tutto.
-Hai
scelto di essere felice, nipotina mia..- mi accarezzò la guancia.
- Non
l'ho scelto io.. è successo e basta – sorrisi.
- Eh
no, sembra così ma hai voluto, hai cercato di trovate la forza per
andare avanti, Andy te l'ha data. I tuoi amici te l'hanno data,
Alex, la mamma e pure io! Adesso ti vedo sorridere e so che chi ti
vuole bene ha fatto il suo dovere. Ma sei tu che, per prima, l' hai
voluto, sei tu che l'hai scelto. Perchè anche se spesso hai pensato
che non saresti mai tornata ad essere serena, ora lo sei e.. l'hai
sempre sperato. -
Abbracciai
mia nonna. Che donna meravigliosa era. La invitai a cena, le cene in
famiglia erano sempre le più belle. Il
calore che ti esprime chi ti vuole bene è straordinario.
Ti riempie e non ti lascia più. La
famiglia ti ama sempre e comunque, c'è sempre, per qualsiasi cosa.
Non la scambierei con niente e nessuno! Quella sera fu piena di
sorrisi, di risate e di felicità. Splendeva una luce speciale in
ogni componente della famiglia Madison. Che spettacolo la vita.
Squillò il telefono. Corsi in camera: era Alex. Non mi piaceva che
gli altri sentissero i nostri discorsi. L'amore è qualcosa di
personale, ciò che facevamo insieme era solo “roba” nostra.
-Hey -
- Ciao
Laure, possiamo vederci? -
- Ora?
No non posso.. c'è la famiglia riunita e stasera ho promesso di
stare con loro.. domani? -
- Dai
non farti pregare – disse in tono sorprendentemente serio.
- Mi
dispiace dai.. - dissi io ridendo.
Sbuffò.
Immaginai la sua faccia scocciata.
- Dai
ci vediamo domani Alex! -
-Mmm.. Ricordami che ti devo parlare.. -
Mi
preoccupai ma quella era la sera con la
Famiglia .Nemmeno
la chiamata del ragazzo più bello di sto mondo avrebbe potuto
rovinarmela. Ma purtroppo non fu così. Avevo sempre quel pensiero
in mente: che cavolo avevo fatto? Boh, avevo scelto di essere
felice. Era così sbagliato?
“Alcuni la felicità non se la godono nemmeno, appena
ne sentono il sapore sono subito li a chiedersi quanto durerà, e allora
è già finita…”
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Capitolo 10 *** Sei il mio sole in un giorno di pioggia. ***
cap10
Ci
incontrammo il pomeriggio dopo.
Mi
baciò. - Ciao bellissima! - mi sorrise. Il
paradiso davanti a me.
-Cosa
dovevi dirmi? - ero preoccupata e ansiosa.
-
Vieni con me. - mi prese la mano e mi portò in macchina.
- Dove
stiamo andando? - ero curiosa. Non ero solita alle sorprese negli
ultimi tempi. Perlomeno a quelle belle.
- Ora
vedrai, è una sorpresa! -
Per
circa mezz'ora restammo silenziosi in macchina. Lui sembrava
tranquillo, a differenza mia, ma probabilmente era ansioso della mia
prossima reazione.
Mi
aveva portato al mare. Mi aveva portato nella stessa spiaggia dove
avevamo passato estati bellissime io e Andy.
- Lo
conosco bene questo posto Alex.. - dissi in tono triste, non mi
sarei mai aspettata la spiaggia.
C'era
il sole, c'era caldo, la sabbia era dorata e bruciava, il cielo di
un azzurro splendido che si mescolava al mare tranquillo. Era una
giornata stupenda, due ragazzi innamorati al mare. Cosa c'è di più
dolce? E invece no. Mi sentii strana, quasi in colpa ad andare in
quel posto con un altro ragazzo.
-
Anche io sai, è lo stesso posto dove io e mio fratello da piccoli
giocavamo, da quando non c'è più mi sembra l'unico posto in cui
sento la sua presenza, sento che con lui posso parlare, lo sento
vicino a me. Ricordo che avevo 5 anni, lui 7, spesso ci raccontavamo
storie fantastiche, sognavamo di essere pirati, re, giocavamo a
calcio e nuotavamo immaginando di essere dei potenti squali.. - vidi
una lacrima solcare il suo viso, io non dissi nulla e lui continuò
- .. sai, non ho mai portato nessuna ragazza al mare, sentivo che
questa spiaggia fosse un posto solo mio e di Andy, anche quando era
vivo andavamo solo io e lui qui, mi parlava di te, dei problemi a
scuola, giocavamo a calcio.. e ho pensato che nessuno sarebbe in
grado di condividere questa spiaggia con me.. poi ho incontrato te –
mi sorrise e io lo baciai.
Gli
parlai stringendogli le mani – sai, Andy e io andavamo qui quando
stavamo insieme poi non sono più tornata. Questo posto è
dannatamente stupendo e orribile allo stesso tempo. Questo posto mi
fa sia piangere sia sorridere. Mi ricorda Andy che è morto, mi
ricorda Andy che era vivo. Alex, andiamo via. Non ce la faccio. -
gli presi la mano e tornammo in macchina.
Per
quanto amassi Alex, Andy mi faceva sempre un certo effetto, lo terrò
sempre nel mio cuore.
- Ti
amo – gli sussurrai
– Ti
amo – ripetè lui.
Silenziosi
tornammo a casa, fuori c'era il sole, c'era caldo ma dentro me
c'era il temporale e sentivo freddo. Alex era l'estate. Io ero
l'inverno. Ma insieme, estate e inverno erano fondamentali.
-Scusa..-
dissi io arrivata a casa.
-Tranquilla..- disse lui, chiusi la portiera e capii che Andy era
ancora un 'enorme ferita aperta nel mio cuore che forse nemmeno una
persona così speciale come Alex, un Sole così splendente, avrebbe
potuto curare. L'avevo probabilmente deluso e non me lo sarei mai
perdonata.
“Perché a volte succedono cose che non si è preparati ad affrontare.”
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Capitolo 11 *** Non sono più quella di prima. ***
cap11
Tornata
a casa,mi buttai a letto e telefonai alla mia migliore amica
-Anna
ti devo parlare-
-dimmi
tutto! Ti sento triste.. -
- Sto
male, ho appena rivisto la spiaggia dove andavo con Andy tutte le
estati, Alex me ne ha parlato, non ce l'ho fatta, gli ho chiesto di
riportarmi a casa. - -Laure, non piangere.. che ti ha detto? -
- Mi
ha raccontato che quella spiaggia rappresenta per lui Andy, ci
stavano sempre da piccoli a giocare.. - mi fermai chiusi gli occhi
per evitare ancora lacrime poi continuai – dopo quel maledetto
incidente Alex non aveva mai portato nessun altro , tranne me. -
-
Questo ti dimostra che ci tiene veramente a te stella..-
- Mi
manca da morire Andy, per quanto io possa amare Alex, nessuno sarà
mai come lui, nessuno amerò quanto Andy o per lo meno non allo
stesso modo.. e questo mi distrugge -
- A te
sembra sia così, puo' capitare sai.. ma devi farti forza e
ricordarlo in modo positivo e devi sorridere perchè lui ti vuole
bene, la vita va avanti Laure.. anche se spesso è difficile.. -
Le sue
parole mi tranquillizzarono: è proprio la migliore amica del mondo
– Ti
voglio bene Anna, sul serio -
- Te
ne voglio anche io tesoro, non scordarlo mai.. - .
Qui
chiusi la chiamata, mi feci una doccia e mi addormentai.
Quanto
è bello avere una migliore amica. A lei puoi dire tutto,
puoi piangere e ti tirerà fuori sempre un sorriso. Ti
dirà che va tutto bene, perchè sul serio, se c'è lei va tutto
bene. Finchè ci sarà lei io sarò al sicuro e felice e
tutto andrà bene ma non sono più quella di prima. Ero così
maledettamente fragile, anche se sapevo di dover guardare avanti.
Andy
non sarebbe più tornato. Non sarebbe stato facile abituarsene, per
quanto sia passato del tempo a me mancava come sempre. A volte mi
pareva quasi di dimenticarlo, in compagnia di Alex. Ma poi ci
ricascavo, la sera prima di addormentarmi. Pensavo ai momenti
passati insieme. Mi capitava anche di odiare la mia stanza ogni
tanto, mi ricordava tutte le notti che avevamo dormito insieme.
Tutti i pomeriggi passati a studiare e a baciarci. C'erano ancora
tante fotografie di noi due insieme che non avevo il coraggio di
mettere in uno scatolone. E poi nel mio armadio c'era ancora appesa
la sua felpa grigia, quella che aveva dimenticato il giorno prima
dell'incidente. Ogni tanto la guardavo e piangevo, urlavo e mi
nascondevo sotto le coperte. Al buio, dove nessuno poteva vedere
quanto io fossi così debole.
Ero
cambiata, il mio cuore era cambiato. Prima ero sempre felice, ero
sempre io a convincere gli altri che la vita andava avanti, che
bisognava essere felici. Ma poi furono gli altri a consolarmi e
capii quanto era difficile provare a ricominciare. Capii però
quanto fossero importanti le parole che mi dicevano le persone: un
“ti voglio bene” cambiava.
Mentivo
spesso a me stessa, non riuscivo più a guardare la realtà. Mi
illudevo, mi perdevo. Avevo paura di dimenticare Andy se ero troppo
felice. E mi sarei odiata se così fosse capitato. Le persone
importanti non si dimenticavano mai. L'amore non si lasciava
perdere, l'affetto non andava mai messo da parte.
Se non
avessi rivisto quella spiaggia non ci avrei così intensamente
pensato.
Sarei
stata d'accordo con Anna: andava tutto bene. Ma mi illudevo. Anche
se c' era lei con me. No, non ero affatto la stessa Laure che rideva
sempre, che era sempre di buon umore, che consolava tutti, quella
che aveva una soluzione per ogni problema. Ai problemi degli altri
certo, ai miei non trovavo mai la giusta soluzione. Combinavo sempre
pasticci. Forse innamorarmi di Andy era uno di questi, o innamorarmi
di Alex. O entrambe le cose. Sta di fatto che quella notte dormii
con la felpa di Andy addosso.
“Avete presente il rumore assordante delle persone che se ne vanno?”
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Capitolo 12 *** Io penso troppo, è questo il mio problema. ***
cap12
Il
giorno dopo, a scuola parlai con anna. Ero un po' più tranquilla,
non sapevo perchè ma quella notte mi aveva fatto passare la
tristezza della sera precedente. Non mi ero di certo dimenticata
della spiaggia e dei ricordi che riafforarono nella mia mente, ma
iniziai a riflettere.
Anna
aveva ragione e lei sapeva cos'era giusto fare. Lo sapeva sempre.
Così mi ero decisa ad ascoltarla: volevo andare avanti. Andy faceva
parte del mio passato, era la cosa più bella del mio passato, non lo
avrei dimenticato mai ma era comunque “il mio passato”. Sarà
il mio angelo custode. Sarà la
mia stella.
Alex
dopo quel pomeriggio aveva provato a chiamarmi spesso ma io non gli
avevo mai risposto. Non controllavo nemmeno i suoi messaggi. Non
sapevo cosa dirgli, ero troppo triste per farmi sentire. Ma grazie ad
Anna capii che il modo migliore per andare avanti era stare con Alex.
Era circondarsi di persone che mi amavano. Avevo pensato troppo,
avevo sofferto troppo, avevo avuto troppa paura ma grazie a chi mi
voleva bene ce l' avrei fatta. Ero insicura, questo era il mio
problema. Ma Alex era speciale anche perchè mi faceva sentire forte
ed amata.
Nei
giorni successivi, Alex iniziò ad essere davvero insistente, così
un mattino decisi finalmente di rispondere. Risposi dicendogli tutto
d'un fiato ciò che avevo bisogno di dire -scusa amore, scusa!
Scusami se non mi sono fatta sentire ma quella spiaggia mi aveva
fatto ricordare i momenti con Andy e non potevo sopportare quel
dolore. Non ce la facevo. Non volevo mi vedessi così. Ma adesso ho
capito che devo dimenticare e voglio andare avanti!- dissi tutto
urlando. Lui piano rispose -Laure.. dobbiamo parlare- era molto
pacato nel parlare.
Mi
stavo preoccupando, che cosa doveva dirmi? -si, Alex.. dimmi!-
-no,
dobbiamo vederci..-
-Alex..
quando vuoi.. ma devo preoccuparmi?-
-non
lo so, so solo che ci dobbiamo vedere-
-ok,
oggi pomeriggio? A casa mia?-
-preferirei al bar vicino al parco.. alle tre-
-ok, a
dopo..- balbettai decisamente in ansia e turbata.
Iniziai
ad immaginarmi cosa dovesse dirmi, pensai a tutti i possibili sbagli
che avessi fatto e pensai troppo, come al solito. Telefonai ad Anna
per raccontarle tutto compresi tutti i miei pensieri
-come
al solito Laure ti fai mille viaggi mentali, stai tranquilla magari è
una cavolata o addirittura una cosa bella.. non essere sempre così
pessimista..-
sentivo
anche dalla sua voce che mentiva, che sapeva anche lei che non era
una cosa positiva ma finsi di ascoltarla e fidarmi, finsi che andava
tutto bene. Era più comodo fingere che vada
andasse alla grande.
Arrivarono
le tre e mi diressi al bar. Lui ancora non c'era. Strano, di solito
non era mai in ritardo. Arrivò dieci minuti più tardi, i dieci
minuti più lunghi della mia vita.
-ciao-
mi salutò e io feci lo stesso.
Ma mi
salutò in modo freddo, distaccato, io andai per baciarlo sulla bocca
ma lui si spostò tanto da dirigere le mie labbra sulla sua guancia.
Era serio come poche volte. Mi preoccupai, e facevo bene. -alex.. che
succede?-
-Laure, quel pomeriggio in spiaggia, la tua reazione, il posto, i
ricordi.. mi hanno fatto capire alcune cose..-
-alex..-
-fammi
finire. Ecco vedi, ho cercato di chiamarti ieri sera per parlare ma
tu non rispondevi mai, da li ho capito che non hai ancora superato la
fine della tua storia. Laure lui non tornerà ed è inutile che
fingiamo, lui è morto e basta. E tu non sei pronta per stare con me.
A me manca mio fratello e sto male. Ma non ce la faccio a stare con
te. Hai ancora troppa tristezza dentro il tuo cuore. Io non posso
essere sempre la tua ancora di salvezza. Se noi stiamo insieme è
perchè ci amiamo, non perchè ci facciamo pena a vicenda e non posso
darti ciò che tu cerchi-
-alex,
è stata solo una sbandata..-
-no
Laure non è così. Non mi ami veramente. Forse, fra qualche tempo,
ma per ora credo sia meglio stare lontani. Sai, sei solo una codarda
e immatura. Forse non è colpa tua, ma mi hai deluso e illuso. Non
riuscirai mai ad amare nessun altro, ad affezzionarti.. se continui
così-
Da li,
non riuscì nemmeno a replicare, non me ne diede il tempo, se ne
ando'. Aveva completamente ragione e questo mi scioccò. Avevo voglia
di piangere ma non me la sentii, c'era troppa gente. Decisi di
correre, di andare via. Ma non a casa mia. Decisi di andare da Anna.
Lei saprà certo cosa fare. Suonai alla porta, e aprendomi,
l'abbracciai.
“La verità è che nel mio tunnel degli orrori non c’è nessuna risata”
|
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Capitolo 13 *** Cosa diavolo ho nella mia testa? ***
cap13
Mi misi
a piangere. Avevo bisogno di sfogarmi e Anna me ne avrebbe dato la
possibilità.
-ehi,
che succede? -
-Anna..ci
siamo lasciati. Mi ha lasciata!-
-p..p..perchè?-
balbettò Anna
ed io
singhiozzando risposi -mi ha lasciata perchè per lui la nostra
storia si basa solo sulla compassione.. sul fatto che entrambi stiamo
male e ci vogliamo far forza a vicenda.. non sul fatto che ci
amiamo..-
-ed è
così Laure?-
io
annuii. Bisognava guardare in faccia la realtà: io non provavo amore
per Alex, stavo con lui perchè mi ricordava Andy. Anna mi abbracciò,
fu un abbraccio rassicurante, mi diede forza.
-Laure
forse non sei pronta, è ancora troppo presto..-
-mi
faccio schifo! Che cosa diavolo ho in testa?! Perchè mi comporto
così?!-
-Laure
calmati.. ti manca Andy è ovvio e lo hai cercato in Alex..è la
verità! Hai sbagliato lo sai, ma è normale cercare l'amore perso in
qualcun altro-
-Andy
per me era tutto! Non voglio perdere Alex, gli voglio bene ed è
l'unico che mi capisce veramente.. solo noi due sappiamo come stanno
veramente le cose!-
-hai
ragione Laure e allora se ci tieni davvero dimostraglielo! Ok magari
non siete fatti per stare insieme ma se senti di aver bisogno di lui
devi solo dirglielo! Vai da lui e sii sincera! Digli ciò che provi,
digli che hai sbagliato ma digli che hai bisogno di lui! -
-grazie
Anna, sei favolosa. Ma come fai?!-
-come
faccio a far cosa?!-
-a
sapere sempre cos' è giusto fare! -
-sono
la tua migliore amica.. è mio dovere no?! Adesso vai dai! -
Così
presi le mie cose, andai a casa, mi feci una doccia e dopo aver
cenato decisi di andare da Alex. Non volevo avvertirlo, volevo solo
fargli una sorpresa e per l'occasione gli preparai anche una torta.
Andai a piedi, non abitava molto lontano da me. Camminai
velocemente, non vedevo l'ora di vederlo, di dirgli tutto ciò che
sentivo e di sistemare la faccenda.
Arrivata
a casa sua suonai al campanello: mi aprì Rosalie -oh tesoro! Come
stai?-
Sembrava
davvero che fossi l'unica a non essersi ripresa ancora del tutto
dalla morte di Andy. Rosalie sembrava già più forte, era già più
sorridente e aveva ripreso quei chili che aveva perso dopo la morte
del figlio. Anche per lei era stato un vero trauma, non aveva
mangiato per giorni e giorni e più di una volta finì all'ospedale
per degli svenimenti e cali di zucchero.
-bene
Rosalie.. - solita stupida risposta.
-entra
dai..- mi fece entrare.
La
casa sapeva ancora di Andy e sui muri c'erano molte sue foto. Alcune
foto di quando era piccolo, poi con il fratello e con la madre.
Sembrava non fosse morto, non era cambiato proprio niente. Noi si
però.
-Rosalie,
come stai? - feci una domanda alla quale subito mi pentii.
-come
vuoi che stia.. vado avanti!- sospirò guardando una foto di suo
figlio in una cornice.
Io
annuìi seria e l'abbracciai. -Rosalie.. cercavo Alex.. gli vorrei
parlare-
-Alex?
Credo sia con degli amici..-
-Ah
sapresti dirmi a che ora torna? -
-beh
lui mi aveva detto di non aspettarlo alzata.. probabilmente è
meglio che passi domani cara..-
-va
bene.. grazie Rosalie-
-Laure..
-
-si,
Rosalie?-
-ti
manca?-
Quella
domanda ormai l'avevo sentita molte volte ma detta dalla madre di
Andy mi fece un effetto strano. Mi guardò seria, con uno sguardo
speranzoso come se si aspettasse e volesse sentirsi dire un no. Era
come se lei volesse che gli altri dimenticassero Andy e fosse
l'unica a soffrirne la sua mancanza. Io sincera risposi con gli
occhi già umidi
-si-
-Laure..mi dispiace,scusa-
All'inizio
non mi fu molto chiaro perchè si scusò con me poi capii: a lei era
dispiaciuto il fatto di avermi fatto una domanda così delicata.
-tranquilla..
è solo che non riesco ad abituarmici..-
-nemmeno
io, non ti ci abitui mai alla morte di chi ami, solo impari a
conviverci con questa mancanza e questo dolore- abbassai lo sguardo,
sapevo che Rosalie voleva piangere e sinceramente volevo farlo
anch'io. Ma non volevo mostrarglielo.
-Forse
è meglio che tu vada..- disse sorridendomi.
presi
la mia borsa e camminando lenta andai a prendere una birra ad un pub
non molto lontano da casa. Volevo stare sola, ma volevo stare sola
in mezzo agli altri. Non so perchè, ma mi piaceva stare sola in
mezzo agli altri, nella speranza di conoscere qualcuno. E
qualcuno,quella sera, lo conobbi davvero.
“Complimenti a chi aspetta e non crolla, ce ne vuole di coraggio ad aspettare chi non torna.”
—
Cit.
|
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Capitolo 14 *** Sarebbe bello essere importanti per qualcuno. ***
cap14
-Ciao-
un ragazzo si sedette vicino a me.
Mi
aveva sorriso e non riuscivo a spiegarmi perchè il ritmo del mio
cuore si era fatto più veloce. Io non sapevo cosa dire,
mi limitai ad abbozzare un sorriso. -ok, ehm.. mi chiamo James- mi
strinse la mano e io risposi piano –piacere.. io.. io sono Laure-
-Laure..credo
di averti già vista a scuola-
-io
no..-
-sei
qui da sola?- stavamo iniziando a parlare.
Era
quello che in fondo volevo ma non ce la facevo. Era più forte di me
così presi la mia giacca e gli dissi quasi in tono spazientito
-scusa ma devo andare- -non hai nemmeno finito la birra..aspetta-
-bevila tu...ciao James-
lui
rimase sorpreso dal mio comportamento e forse un po' deluso. Io mi
sentii uno schifo. Un ragazzo mi aveva notata e avevo perso
l'occasione. Ero davvero una codarda. Aveva proprio ragione Alex.
Uscendo
dal locale mi vennero in mente proprio le sue parole. “Non
riuscirai mai ad affezzionarti se continui così” ,sei
un 'immatura” e in quel momento sentii qualcosa in gola e nello
stomaco. Allora decisi di dimostrare a Alex che si sbagliava. Io
sapevo dimenticare,io sapevo andare avanti.
Così
tornai da James che era ancora seduto sullo sgabello a guardarsi in
giro.
Mi
sedetti vicino a lui e cercai di sorridergli -scusa..-
-tranquilla,
ma perchè sei scappata?-
-lascia
stare..- iniziammo a parlare, a conoscerci.
Era un
ragazzo intelligente e simpatico. Bevemmo abbastanza da sentirci
brilli. Nel locale c'era davvero tanta gente e per lo più nostri
coetanei. Due ragazzi suonavano e cantavano delle canzoni rock e
tutti avevano almeno un bicchiere in mano. Era tardi e diverse
persone erano ubriache. Era mezzanotte passata e all'una avevo
promesso ai miei di essere a casa. Io e James stavamo chiaccherando
felici tra una birra e una vodka. Si forse ero brilla ma non
abbastanza da notare subito Alex.
Era
appena entrato con degli amici. Mi rattristai immediatamente, non
avevo voglia di parlargli. Con James mi ero quasi dimenticata perchè
ero uscita quella sera. Così finsi di non vederlo per non salutarlo,
per non parlargli. Però volevo mi vedesse. Volevo dimostrargli che
non ero un'immatura come credeva lui, sapevo andare avanti e
affezzionarmi alle persone senza usarle. Ma se ci pensavo anche James
era solo. Perchè infondo ho voluto attaccare bottone con James solo
per dimostrare qualcosa a Alex. Mi sentii giù di morale e James se
ne accorse.
-ehi,
che succede?-
-niente James, sono..sono solo stanca è mezzanotte passata e all'una
devo essere a casa!-
-ok,
beh ti accompagno-
-ok!-
mi prese la mano e uscimmo fuori.
Non
sapevo se Alex quella sera mi avesse visto, ma mi importava e ciò mi
faceva rabbia. Andammo a piedi verso casa mia, non era molto lontana.
-Fa
freddo stasera eh? -
-parecchio..-
risposi io sorridendo. Avevo degli sbalzi d'umore incredibili: con
lui in quel momento mi sentii tranquilla e serena. Ci tenemmo per
mano e provai una strana senzazione. Mi sentivo sicura.
Davanti
a casa non sapevo perchè ma avrei voluto baciare James. Forse era
colpa dell'alcool o forse perchè mi aveva fatto star bene e volevo
“ringraziarlo”. Aveva uno sguardo bellissimo, due occhi stupendi
e un sorriso meraviglioso. -
senti
James.. sono stata bene con te- dissi timida osservando le mie
ballerine nere
-anche
io..- avrei sperato aggiungesse altro.
Qualcosa
del tipo “posso avere il tuo numero?” “possiamo vederci
ancora?” ma niente. Magari era troppo timido o magari non gli
piacevo. Ma decisi di buttarmi, non potevo
sempre vivere di ricordi e di cose tristi. Dovevo imparare
ad andare avanti e quella sera mi si era presentata davanti
l'occasione perfetta. Mentre James già se ne stava andando io gli
urlai -James,aspetta!-
mi
guardò incuriosito -si?!-
corsi
da lui, corsi a baciarlo. Non riuscivo a credere a ciò che avevo
appena fatto. Non me ne rendevo conto. Avevo baciato un ragazzo
conosciuto qualche ora fa, così ..perchè me lo sentivo.
-scusa-
dissi io abbassando gli occhi e allontanandomi
-Laure..-
sorrise
-si?-
-perchè
mi hai baciato?-
-non lo
so- mi misi a ridere non sapevo fare altro in quel momento.
-posso
avere il tuo numero?-
-si!-
dissi io super felice.
Dettai
il mio numero di telefono a James
-scrivimi
appena puoi così mi salvo il tuo numero-
-ok- mi
sorrise.
Ero
felice. Forse certe persone ti salvano davvero, forse certe persone
ti fanno guarire in fretta davvero. Mi arrivò un sms “Sono James!”
mi scappò un sorriso. Gli risposi “ciao James.. io adesso dormo mi
sono appena salvata il tuo numero! Buonanotte!”. Quella
notte mi addormentai col sorriso.
“Perché a volte la fine improvvisa di un amore perfetto può essere il perfetto inizio di un altro.”
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Capitolo 15 *** Io non ho mai voluto qualcuno tanto quanto voglio te. ***
cap15
Era
passata circa una settimana dalla sera al pub e io e James ci
sentivamo davvero molto spesso.
La
mattina mi dava il buongiorno, ci salutavamo nei corridoi della
scuola, ci chiamavamo al pomeriggio e poi mi dava la buonanotte.
Alex
non si faceva sentire e non volevo lo facesse.
Stavo cercando di andare avanti,stavo cercando di innamorarmi, non
volevo rovinare tutto. Ormai James mi piaceva, non potevo
negarlo.
-Ti va
di vederci? -
-Buon'idea!
-
-andiamo
da qualche parte o vuoi venire da me?-
-mmm..
andiamo al pub..stasera-
-
perfetto! - esclamai felice.
Non
vedevo l'ora arrivasse sera per stare insieme.
Anna
si accorse della mia felicità -Ehi, che ti succede? Tu hai degli
sbalzi d'umore incredibili! Fino a una settimana fa eri depressa e
oggi guardati.. sei un raggio di sole!-
Scoppiai a ridere, aveva ragione. James in poco tempo mi aveva
cambiata... o semplicemente avevo voglia di farlo e fu lui ad
aiutarmi.
Passammo
una serata stupenda. Parlammo di tante cose e spesso mi capitò
letteralmente di perdermi nei suoi occhi. Mi imbambolavo a
guardarlo, a osservare il modo in cui sorseggiava la birra, il modo
in cui mi sorrideva. Era tutto perfetto, fino a che, come
Cenerentola, dovetti tornare a casa a mezzanotte.
-Mi
accompagni a casa?-
-certo- mi prese per mano e insieme andammo a casa mia.
Ci
fermammo alla porta dell'entrata e avrei voluto baciarlo. Ma volevo
lo facesse lui. E fu così. Si avvicinò a me. Ci guardammo a lungo,
intensamente. Sentivo il suo profumo, il mio cuore batteva forte.
Talmente forte che temevo scoppiasse. Scoppiasse di
gioia, scoppiasse di amore, scoppiasse di eccitazione. Quando mi
baciò io chiusi gli occhi. Chiusi gli occhi perchè mi sembrava di
vivere un sogno. Ero felice perchè in quel bacio non rivedevo Andy,
ma vedevo proprio James. Non desideravo fosse un bacio di Andy, ero
felice fosse di James. Gli sorrisi.
-James..sei..sei importante per me-
-anche
tu lo sei e mi sento così fortunato ora che ti ho qui con me-.
Quelle parole furono come i fuochi d'artificio a capodanno. Il mio
cuore batteva forte, era importante per me quel ragazzo e ci eravamo
appena baciati. Ci baciammo ancora.
-James..ora beh..devo entrare..- dissi mostrando le chiavi di casa e
lui mi sorrise.
Il suo
sorriso mi scioglieva. Aveva un sorriso che mi faceva morire, solo
una persona era riuscita a fare altrettanto. E quella persona però
non poteva più farlo. -Buonanotte Laure- mi baciò la fronte.
Entrai
in casa, mi buttai a letto e anche quella volta mi addormentai col
sorriso.
Il
giorno dopo, sabato, poiché non avevo lezione, decisi di andare a
fare un po' di shopping con Anna
-ma mi
vuoi spiegare che hai?! Voglio proprio sapere la ragione di tutta
questa gioia!-
-Anna..ho
conosciuto un ragazzo..- dissi io con aria sognante.
-davvero?!
Ma è magnifico! E come si chiama?-
-James, James Hammond per essere precisi! Frequenta la nostra
scuola, è quel ragazzo con cui mi hai vista parlare ieri!-
-quello?
Wow è un bellissimo ragazzo! Dai raccontami!-
-ecco
ricordi la sera che sono andata da Alex per parlargli?!-
-si..-
-ecco..siccome
lui non era a casa sono allora andata al nostro solito pub e beh
ecco..io e James ci siamo messi a chiaccherare..-
-mamma
mia è fantastico Laure!-
-devo
essere sincera... mi piace davvero tanto, Anna!-
-eh si
vede sai tesoro?!-
-da
cosa?- dissi io ridendo.
-da
come ti brillano gli occhi quando hai parlato di lui..-
-sai
Anna, credo di non aver mai desiderato così tanto qualcuno quanto
James.. so che puo' sembrar prematuro dire così ma boh..-
-è
una cosa positiva, non posso che dirti di crederci fino in fondo.
Non fare come hai fatto con Alex-
-sarò
sempre sincera, Andy sarà sempre nel mio cuore e sto cercando di
andare avanti-
Le
raccontai di quando io e James ci baciammo, le cose che ci dicemmo e
le ripetei mille volte quanto bello fosse il suo sorriso. Mi stavo
innamorando e sentivo che era Andy che mi spingeva a farlo. Perchè
Andy mi ripeteva spesso che la cosa più importante per lui è
rendermi felice e anche questa volta ci riusciva benissimo.
“Io non posso prometterti che ti salverò ma giuro,
puoi scommetterci, che ci proverò. Sono un perdente e tu sei tutto
quello che ho, comunque vada non avere paura, io ci sarò.”
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Capitolo 16 *** Mai guardarsi indietro. ***
cap16
-Questi
compiti mi stanno divorando- si lamentò James uscendo da casa.
Ero
passata da lui, avevamo deciso di fare una passeggiata. -Esagerato!-
-Esagerato?! Mi ci sono volute due ore solo per fare matematica! E
stasera mi tocca studiare metà libro di storia! Dimmi te se questa è
vita!-
-Povero
James.. la dura vita di un liceale, eh?!- dissi io ridendo.
Lui
annuì ridendo a sua volta
-puoi
dirlo forte!-. Mise poi il suo braccio sopra le mie spalle e il mio
cuore iniziò a battere fortissimo.
Sentirlo
così vicino mi faceva stare benissimo. James era davvero bellissimo:
capelli scuri, molto più alto e magro di me. Portava gli occhiali da
sole quel pomeriggio
-ma sai
che sei proprio un figo con quei Ray Ban?-
-mmm..tu
dici?!- ridendo mi baciò.
Ero
tremendamente felice quando mi baciava. Sentire le sue labbra sulle
mie mi faceva venire i brividi, era un' emozione troppo forte.
-Andiamo
a prendere un gelato dai!- disse poi James e io annuii.
-Laure.. non so se te l'ho ancora detto ma... sei speciale- disse
James prendendomi le mani.
-Lo
sei anche tu..per me.. sei importante..- non riuscivo più a
sostenere il suo sguardo ,troppo bello per rimanere indifferenti a
occhi stupendi come i suoi così guardai in basso.
-Ci
tengo a dirti che con te sto benissimo e anche se ci conosciamo da
davvero poco..mi sembra di conoscerti da una vita.. - sorrise poi
continuò -si...so che sembra una frase banale che dicono tutti ma è
proprio la verità.. -
presi
il suo viso tra le mie mani e lo baciai -ehi..per me è la stessa
cosa- dissi io sottovoce.
Ci
abbracciammo. Quell abbraccio mi fece
sentire protetta. Protetta da qualsiasi male, qualsiasi
dolore, da chiunque mi volesse triste. Protetta e difesa dalle cose
brutte della vita. Non c' era bisogno di altre parole in quel
momento: un abbraccio valeva davvero molto di più e rendeva anche
meglio l'idea dei sentimenti che provavo per James. Ora sapevo che
era James ciò che volevo. La persona giusta per me e con lui ogni
problema veniva dimenticato. Tutto questo
mi fece capire che davvero non bisogna mai guardare indietro, mai
arrendersi perchè prima o poi si torna a sorridere. Con
James ce la stavo facendo, stavo dimenticando il dolore e tornavo ad
essere serena. Non avrei dimenticato di certo Andy, non volevo
nemmeno farlo, ma il dolore che provai in tutti quei mesi, stavo
riuscendo a metterlo da parte. Alcune
ferite si stanno riemarginando. Tutto grazie a James
perchè con lui non potevo che essere felice. Presi un cono con
fragola e limone mentre lui cioccolato e crema.
-Certo
che siamo proprio diversi in fatto di gelato!- scoppiai a ridere
-hai
proprio ragione!-.
Fu un
pomeriggio fantastico.
-Cavolo,
sono già le sette, devo tornare a casa!-
-Ti
accompagno se vuoi!- mi propose James e io ovviamente, non potei che
accettare.
Prima
di rientrare a casa ci baciammo a lungo.
-Non
voglio entrare, voglio stare qua con te!- dissi io
-ci
possiamo vedere domani sera se ti va!-
-mmm..fantastico!-
-perfetto!
Ma adesso è meglio che rientri sennò i tuoi poi pensano che ti ho
rapita!-
-posso
confessarti una cosa?-
-spara!-
-i
miei non sanno di “noi”- dissi io ridendo.
-Ah
si?! Allora forse non dovrei nemmeno essere qui!- disse lui ridendo.
Gli
diedi un ultimo bacio sulla guancia ed entrai in casa. Ero troppo
felice. Troppo,troppo,troppo. E in casa qualcuno se ne era accorto.
-Allora
chi è?- disse mia sorella vedendomi entrare in camera.
-Di
chi stai parlando?-
-conosco
quel sorriso! Su sputa il rospo!-
-Elena..non
ti si puo' proprio nascondere nulla!- ridemmo poi lei si avvicinò e
io continuai -ok, si chiama James. L ho incontrato dieci giorni fa
in un pub e..ecco.. mi piace!-
-e
brava la mia sorellina!-.
“Mi dici sempre che io non mi devo arrendere, che arriverà anche il mio momento di splendere”.
— Gemitaiz
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Capitolo 17 *** Non posso smettere di baciarti. ***
cap17
Venerdì
sera, come d'accordo, io e James avevamo un appuntamento. Eravamo
d'accordo che passasse lui da me per le nove ma io già alle otto ero
vestita,truccata e portavo una super acconciatura.
Ero anche agitata e non riuscii a spiegarmelo.
Mia
sorella mi aiutò a prepararmi e i miei ovviamente si insospettirono
del motivo per cui dovessi essere così paranoica e perfetta per una
semplice uscita. Così decisi di raccontare tutto ai miei.
-Come
immaginavo, non ti facevi così bella per uscire da quando..- mia
madre preferì non finire la frase ma in quella stanza tutti sapevamo
a cosa alludeva.
Si
riferiva ad Andy, a quando il venerdì sera uscivamo e io passavo
anche ore e ore a decidere quale vestito indossare e spesso rubandone
alcuni a mia madre o a mia sorella.
Ma la
sua frase non mi fece star male a differenza, forse, di diversi mesi
fa, quando qualsiasi riferimento a Andy mi avrebbe portata a ricordi
e pensieri dolorosi. No, stavolta non dissi nulla, non provai dolore
o pentimento per ciò che stavo facendo. Andy fa parte del mio cuore,
come lo è anche James. Entrambi sono perfetti e importanti per me
solo che James fa parte del mio presente e non posso che essere
felice con lui.
Dopo
aver cenato, James passò a prendermi per portarmi al cinema.
Guardammo un film horror, James ne andava pazzo. Io non ero proprio
una patita di quel genere, ma la cosa bella dei film horror è
ovviamente che nelle scene paurose puoi stringerti al tuo ragazzo. “E
che ragazzo!” aggiungerei. Non eravamo fidanzati, ma per me era un
po' come se lo fossimo.
Dopo il
cinema, andammo a fare una lunga passeggiata al chiaro di luna: una
cosa davvero romantica. Ci baciammo a lungo
e se fosse per me, non mi sarei mai staccata dalle sue labbra, dalle
sue braccia, i miei vestiti ormai avevano il suo profumo.
Mi sembrava di vivere in un sogno. Un sogno
da cui non avrei voluto più
svegliarmi.
-James..-
-si?-
-Ti
amo- gli sussurrai piano e lui mi sorrise e baciandomi disse -Ti amo
anch'io Laure-.
Ero
troppo felice, avrei toccato il cielo con un dito, quasi quasi
piangevo per la gioia. Ero seduta su una panchina, accanto al ragazzo
più bello che abbia mai conosciuto e che amavo alla follia e pensai
che se la gioia si potesse definire in un'immagine, quella scena di
noi due quella sera, la rappresentava perfettamente: due ragazzi
innamorati sotto il chiarore della luna. Cosa
potrebbe esserci di più bello del puro amore?
“Mi piace quando mi parla, a prescindere da cosa mi voglia dire.
Mi piace il semplice fatto che voglia dirmi delle cose.”
—
Ethan Hawke
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Capitolo 18 *** Sei tornata finalmente! ***
cap18
Andammo
poi al pub dove bevemmo forse troppe birre senza nemmeno
accorgercene. Eravamo ormai decisamente ubriachi.
-La sai
una cosa? Sei proprio bellissima- disse James ridendo
-Anche
tu mio caro dolce amour!- risposi io baciandolo.
-Ehi,
dovremmo festeggiare!-
-Festeggiare?
Festeggiare cosa?- dissi io dubbiosa
-Il
nostro amore! Se ti va, possiamo metterci insieme! E poi ti sposo!-
“Cavolo,
l aveva detto veramente?!” pensai tra me e me incredula. “E'
ubriaco è ovvio. Però spesso da ubriachi si dicono e si fanno cose
che da sobri non ci passerebbero nemmeno per la testa!”.
-Ma
certo!- risposi io ridendo.
Ordinammo
due bicchiedi di vodka. Erano le due passate e, cercando di tornare
lucida, spiegai a James che doveva portarmi a casa. James sembrava
più tranquillo anche lui apparte l odore di alcool che entrambi
avevamo e che lo si sentiva da chilometri. Era davvero tardi, dovevo
essere a casa per l'una e guardando il cellulare notai almeno 15
chiamate perse da mia madre e 20 sms da mia sorella che mi implorava
di tornare a casa, mi chiedeva dov' era e che i nostri genitori
stavano dando i numeri. Ero nei guai e dovevo affrettarmi a tornare.
-Ti
prego James, fai veloce o i miei mi ammazzano!- James annuii e
accelerando (anche troppo) prese la strada del ritorno.
Ero un
po' impaurita e ansiosa per la reazione e per la sgridata che mi
sarei presa appena tornata a casa. Ma la velocità dell'automobile e
alcool che avevo in corpo mi avevano provocato un'adrenalina pazzesca
che mi rendeva comunque felice ed eccitata.
-Corri!
Vai più veloce!-
La
macchina andava molto sopra il limite di velocità. Ma in quel
momento non mi interessava affatto. Dovevo tornare a casa. E dovevo
tornare il prima possibile, al diavolo le regole della strada.
Ma
quella notte qualcosa andò storto. Quella notte non
tornai più a casa. Di quella notte in realtà ricordai gran poco: un
camion, un'ambulanza, sangue, molto sangue. Grida, lacrime. Ricordai
che le grida e le lacrime non erano né mie né di James. Erano di
mia madre, di Elena. Il sangue invece era il mio. Poi
buio.
Ora mi
ritrovo su un lettino e tutto è confuso attorno a me. Chiudo gli
occhi e sento una voce sussurrare il mio nome
-Laure..
-. E' la voce di Andy, la riconoscerei tra mille e mi sento strana,
più leggera, non sento più niente.
-Andy,
portami con te..- inizio a dirgli senza nemmeno rendermene
conto.
Continuo
a ripetergli queste parole “Portami con te”. Non so perchè ma è
come se fossero l'unica cosa che riesco a dire in questo momento.
E ad un
certo punto, sentendomi sempre più leggera, sento la mano di Andy
prendere la mia e lui che baciandomi mi dice -Laure..sei tornata
finalmente!-
Fine
“Perchè il nostro amore era più grande del mare e più fragile di una foglia .”
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