Memories of a broken past.

di fuoritema
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** • [Elise/Gea, madre/figlia, D10] Prompt: Pioggia ***
Capitolo 2: *** • [Cato/Silver, fratello/sorella, D2] Prompt: Nascita di Silver ***



Capitolo 1
*** • [Elise/Gea, madre/figlia, D10] Prompt: Pioggia ***


 
Memories of a broken past

[Elise/Gea, madre/figlia, D10]
Ringrazio Tinkerbell92 per il prompt: Pioggia.


 

«Mamma, quando si mangia?»
Gea era sull’ultimo gradino delle scale, un piede alzato in bilico, quasi il tempo si fosse congelato e lei fosse rimasta lì, immobile. Le persiane continuavano a sbattere al vento, creando chiaroscuri sul pavimento in legno, ma Elise era davanti alla finestra, incurante del loro movimento. Non era la prima volta: Gea sapeva che sua madre aveva bisogno di chiudersi in sé stessa, di tanto in tanto, aveva bisogno di lasciare che i ricordi scorressero nella sua mente come flashback, di ripensare all’Arena e a quello che era successo al suo interno. E lei non ci poteva fare niente, perché ogni sua intromissione sarebbe stata solo fuori luogo. Così le si avvicinò con calma, e  le si sedette abbastanza vicino da farle sentire che era lì, ma non da toccarla.
«La pioggia fa dimenticare, sai? Tutti i ricordi vanno via, se la guardi o te la fai scorrere addosso» mormorò Elise, distogliendo lo sguardo dal vetro. Le sue dita smisero di seguire una goccia che scendeva lungo la finestra e i suoi occhi – verdi con venature grigiastre – si posarono sulla figlia. Gea pensò che avessero rubato il colore alla tempesta che infuriava fuori. E pensò anche che era lo sguardo di chi ha sofferto e che non avrebbe mai voluto guardare una persona così.
«Non vuoi dimenticare?» le chiese. Non l’aveva stupita l’espressione di sua madre, ma il modo con cui aveva smesso di fissare l’ambiente fuori di casa.
«No. Solo con i ricordi puoi andare avanti, senza è come essere un guscio vuoto.»
La bambina capì, sentì che avrebbe dovuto dire qualcosa e avvicinò la bocca all’orecchio destro della donna, scostandole i capelli da davanti. Ora si toccavano, la sua mano e quella di sua mamma.
«Allora ricorderò anch’io, con te» affermò risoluta, scoccando un’occhiataccia alla pioggia fuori. Non avrebbe mai detto che fosse così potente da far dimenticare di tutto, pensò e strinse le dita tra quelle di Elise.

 
 


Angolino dell'autrice:

Premetto che ho scritto questa flash senza un'idea in testa, però credo che il suo conenuto verrà ripreso in una OS più avanti che già ho plottato tra due personaggi nuovi(o forse no?). Questa raccolta partecipa al Drabble Meme che ha indetto il Gruppo “The Capitol” [LINK] e il prompt me l'ha dato Tinkerbell. E che sto ripetendo sempre le stesse cose, aggiungerei.
Elise e Gea sono due pg di mia invenzione, anche se Lise è la Vincitrice del distretto 1o che viene estratta per partecipare ai 75esimi Giochi per colpa di una Babbea in fiamme random *fischietta* Gea invece è totalmente mia e compare in varie altre fiction tra cui “Uno strano incontro” e qualche capitolo della mia long (Torna con lo scudo o su di esso). Questa è la prima storia in cui compare senza la presenza del suo amicanzato Nat *lo cuora* e niente... Ringrazio tutti quelli che hanno letto ^^

Talking Cricket 

 
 

 

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Capitolo 2
*** • [Cato/Silver, fratello/sorella, D2] Prompt: Nascita di Silver ***


 
Memories of a broken past

[Cato/Silver, fratello/sorella, D2]
Ringrazio Giraffetta per il prompt: Nascita di Silver.
 
 



Cato non aveva mai visto una bambina, prima di allora. E anche in quel momento avrebbe benissimo potuto farne a meno, ma sua madre si sarebbe irrimediabilmente offesa e le donne che la seguivano come cagnolini avrebbero avuto da ridire persino sul suo comportamento. Non che gli importasse troppo, ma suo padre se n’era andato da casa a sfogare la sua rabbia su qualche tronco fuori e adesso lui era l’uomo, perché doveva esserci almeno un maschio in casa. Ecco, Igor voleva un maschio, non una femmina. A dirla tutta non avrebbe voluto nessuno dei due, traducendo l’espressione tirata che aveva assunto in quei giorni e la forza con cui aveva stretto il legno quando Eve gli aveva comunicato che era incinta. Di nuovo. Suo papà era tanto coraggioso, ma in quel momento aveva vacillato e i suoi occhi avevano cercato dappertutto nella stanza se ci fosse stato qualcun altro. Inizialmente era arrabbiato, poi forse gli era passata in mente l’idea che il nascituro potesse essere maschio e si era tranquillizzato. Silver era stata una sorpresa per tutti.
Cato l’aveva sentito dire al rettore dell’Accademia dove sarebbe andato – per fare il campione – l’anno seguente, dall’amica di mamma, quella con i capelli rossi, e perfino dal vecchio che abitava vicino casa. Igor non la voleva e neppure Cato, soprattutto lui.
Eppure i suoi piedi si mossero in automatico quando la folla si fu dileguata, mentre sua madre parlava a telefono con qualcuno e le sue amiche mangiavano biscotti cucinati da lei in salotto. Il bambino avrebbe voluto dire: “No, non voglio. Piedi, fermatevi!” e quelle parole gli rimasero in bocca per un po’. Gli raschiarono la gola e crearono un groppo che gli fece diventare difficile persino inghiottire. Pensò che sarebbe morto, per un attimo. Poi un altro pensiero si fece posto nella sua testa e continuò a ronzare per tutto il corridoio, rimbombando sulle pareti bianche e finendo nella camera in fondo, quella dell’essere che gli aveva fregato le attenzioni. La stavano tappezzando di rosa e rosso e bianco, con una culla in legno chiaro.
E lì, tra i cuscini, infagottata in vestiti da neonato che quasi la strozzavano, c’era lei. Cato non capì allora, né avrebbe capito in futuro, cosa ci fosse di tanto eclatante in quella marmocchia. Era solo un essere grassoccio dalla pelle rosa, con dei sottili capelli biondi e la faccia congestionata e violacea come una prugna secca. Avevano fatto a gara a chi urlava di più, quella mattina, quando suo padre se n’era andato sbattendo la porta. Eve aveva risposto con forza e la cosa aveva iniziato a strepitare anche lei. Per imitazione, pensò Cato. Poi aveva visto che nessuno l’avrebbe mai ascoltata e aveva smesso – non prima di avere messo fuori uso i suoi timpani. E tutto quello si vedeva. Le sue piccole mani grassocce stringevano un lembo della coperta e un piede, comicamente piccolo, si agitava sul cuscino.
«In che bella famiglia sei capitata, pulce. Con una madre stupida e un padre mostro ruggente[1]» esclamò, appoggiando un gomito alla culla. Si dovette alzare un po’ sulle punte, per arrivare a quell’altezza, e nel farlo sbuffò con forza. La pulce gli rispose con un verso simile ad una risata.

Allora era lei a non voler andare d’accordo con suo fratello!
«Stupida pulce…» borbottò Cato. Non era uno degli insulti più cattivi che aveva sentito, ma era abbastanza per stabilire il suo posto di comando. Era lui quello vecchio, quello forte ed importante. Se Silver lo avesse capito, forse sarebbero potuti andare d’accordo, si disse.
La bambina – no: la pulce – lo fissò con i suoi occhi azzurri spalancati e tese le manine verso di lui, alzando appena la schiena dai cuscini. Cato la allontanò con un gesto brusco della mano e fece per correre via a tirare due pugni al materasso del suo letto e cercare – come l’aveva sfidato a fare Igor – se riusciva a lasciare il segno nella gommapiuma, eppure i versi dell’affarina lo richiamarono. Agitando il piede calzato di bianco, Silver aveva iniziato ad emettere degli urletti felici ed era riuscita ad afferrare la mano del fratello che la ritirò prontamente. Era forte, la pulce, e testarda. Dopo il primo tentativo fallito, riprovò la mossa e non smise di farlo finché non mise la sua mano in quella del bambino. E Cato si sforzò di odiarla, ma non ci riuscì – dopotutto anche lei era una guerriera. Negli anni seguenti continuò a tentarci invano, cercando di dimenticarsi di quel piccolo, insulso particolare, ma quell'esserino sapeva essere più tenace di quanto non dimostrasse.
Però l'idea di venderla ai vicini, di tanto in tanto, gli ritornava alla mente comunque.
 
 
[1] È una semi-citazione da “Mille splendidi soli”, anche se la frase è un po' cambiata.
 



Angolino dell'autrice:

Non so come sia riuscita a trasformare questa OS, che inizialmente era partita come una storia seria, in una sciocchezza di questo tipo, però mi ha fatto sorridere immaginare questa scena. Già da tempo volevo scrivere qualcosa di nuovo su Cato e la sua sorellina *Silver le lancia un coltello* ma non mi veniva nessuna idea. Il Prompt di giraffetta, che ringrazio tanto tanto, è stato ciò che mi ha spinta a farlo ^^ E niente, la prossima OS ad essere pubblicata dovrebbe essere quella su Raika e Mahinete e, invece, quella su Hito e Neth l'ho pubblicata a parte perché... perché boh... Mi piaceva pubblicata a parte u-u
Detto ciò, ringrazio tutti quelli che hanno letto :D

Talking Cricket 

 
 

 

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