Ho scritto per te
note già stonate sulla carta,
un "la" cancellato
dal pentagramma.

Io penso che tu sia vuoto.

Vuoto come una scogliera
troppo più alta del mare
per potersi tuffare.

E tu sei il vuoto tra me il mare.
E ti attraversa il vento
e l'odore delle onde.
Il vento deforma
quelle note troppo corrette.

Un violino abbandonato,
una chiave abbandonata
ed io sono una nota troppo acuta
e dovrei saltare oltre queste righe
per poter conoscere il tuo suono.

Nota così grave
da essere sepolta.

Non sei il suono, sei il passaggio,
la transizione, il salto.

E il suono sarà orrendo,
ma sarà corretto.
Per te queste note le ho già
scritte stonate.

Addormentati,
mentre ti racconto una storia
e lascia entrare la mia voce
nei tuoi sogni.

Il resto del racconto
sarà un dialogo tra le mie parole
e il tuo inconscio
ed io non l'avrò udito.

Sono un sasso trascinato a riva
e tu hai deciso di tenermi
perchè su quella sabbia fine
non ne hai trovati altri.

Odio stare tra le tue mani.
Cerchi di modellarmi
in modo diverso da come
ha fatto il mare.

Così ho pregato qualcuno
di lanciarmi in modo che
non potessi più tornare.

Sto bene nella solitudine
di questo fondale,
qualcuno mi ha raccolto,
ma nessuno mi ha tenuto.

Non sono triste,
ma vorrei che qualcuno
disegnasse un sorriso
sulla mia superficie liscia.

Dopo averlo fatto vorrei
che pensasse: questa pietra
è bellissima
e scegliesse me.

Vorrei che mi scegliesse
perchè nessun'altra pietra
era così adatta alla sua mano
e che non prendesse mai
uno scalpello per modellarmi,
ma solo un pennello per colorarmi.

Mi manca un abbraccio sincero,
non credo di averlo mai avuto,
di certo non l'ho mai cercato,
ma una volta soltanto anche questa
pietra fredda vorrebbe essere
cullata da un palmo caldo.