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Prima di “Vuoi uscire con me, Felicity?” e “Non chiedermi di non armarti”
c’erano semplicemente
loro: Oliver e Felicity
- Letto -
Felicity in cima alle scale osservava il nuovo covo. Un moto di
orgoglio e soddisfazione le riempì l’animo. Erano state
settimane difficili ma alla fine tutto era tornato a scorrere sui propri
binari. Slade aveva messo a dura prova tutti quanti, nessuno escluso.
Ognuno di loro, però, era riuscito a rialzarsi e ricostruirsi una
vita.
Roy aveva preso consapevolezza del suo ruolo di spalla di Arrow. Aveva abbassato la testa, aperto le orecchie e
chiuso il cuore. La ferita dell’abbandono di Thea era ancora aperta e pulsante
ma tutta la rabbia l’aveva riversata nell’ascoltare gli insegnamenti di Oliver,
che giorno dopo giorno l’avevano portato a essere un
degno compagno di missione.
Felicity osservò il costume di Roy chiuso nella teca e il colore rosso
sgargiante che emanava sicurezza e forza. L’accarezzò con lo sguardo e la
consueta sensazione di orgoglio pervase il suo cuore.
Spostò l’attenzione sulla postazione di Diggle. Sarà papà, pensò
provando un’immensa tenerezza. Una nuova vita per un altro inizio era il
miglior modo per raccogliere i cocci della vecchia. Una speranza per un futuro
felice.
Non c’era persona migliore di Diggle per essere padre. Lui, che
l’aveva sempre protetta e accudita fin dal primo giorno che la sua strada si
era incrociata con quella di Oliver.
Osservò la divisa del negozio d’informatica dove lavorava da qualche
mese. Certo, non era come lavorare alla Queen Consolidated, ma almeno quell’impiego
le dava di che vivere e la possibilità di assistenza sanitaria. Inspirò a
fondo. Andrà meglio, si ripeté come un mantra.
E poi c’era lui a cui badare. Scese i pochi
scalini rimasti e si avvicinò al giaciglio che Oliver si era procurato per
passare la notte, dopo che aveva rifiutato la sua proposta di condividere il
suo appartamento. Dobbiamo fare qualcosa, si ripromise.
- Roy! – Aveva urlato Felicity quando aveva visto comparire
Oliver sostenendo il corpo privo di sensi del ragazzo.
- Sta bene. – L’aveva rassicurata Oliver. - Dobbiamo fare
presto!
Diggle gli era corso in aiuto e l’avevano appoggiato sul tavolo.
- Oliver! Che cosa hai fatto al braccio? – Felicity si era
avvicinata piano.
- Non è niente, la spalla si è lussata durante il salvataggio.
- Che stai facendo? – Felicity aveva sgranato gli occhi mentre
Oliver con un colpo secco si era sistemato la spalla.
- Spogliatelo, dobbiamo fargli una trasfusione.
Era stata una lunga attesa. Le condizioni di
Roy lentamente erano migliorate e i tre avevano ripreso a respirare
normalmente.
- Roy non è ancora pronto! – Oliver aveva stretto i pugni.
– Non dovevo permettergli di venire con me.
- Oliver! – Lo aveva ripreso Diggle. – Ti ha aiuto a
sconfiggere l’esercito di Slade.
- Diggle, lascia perdere, è una guerra persa
con lui. Incolpare se stesso è uno dei super poteri di Oliver. – Felicity
aveva scoccato un’occhiata ironica a Oliver che aveva replicato con una severa.
- Devo tornare a casa da Lyla. Il secondo semestre fa sembrare il primo una passeggiata.
Felicity si era avvicinata a Diggle e aveva sorriso tenera. –
Non ti preoccupare, posso rimanere io. Dai una carezza a quel pancino da parte
mia. – Lo aveva baciato sulla guancia.
- Rimango io. - La voce di Oliver, stanca e pesante, aveva interrotto
il silenzio che si era creato.
- Dobbiamo trovarti un posto adatto dove
vivere.
- Qui va benissimo.
- Invece no! Rimani a dormire da me stanotte, ho un letto grande e
comodo, si sta benissimo in due. – Oliver l'aveva guardata scettico.
– Nel senso che puoi dormirci tranquillamente,
tanto io non ci sarò, ho del lavoro da sbrigare e rientrerò a casa tardi e non
c’è nessun pericolo che venga a letto con te.
Felicity aveva chiuso brevemente le palpebre maledicendosi mentalmente.
- Ci penserò. – Aveva risposto Oliver
con un tono più sereno.
Felicity spazientita aveva allargato le braccia. - Non pensare,
facciamolo. – Si era bloccata un attimo. Si
erano guardati per un breve istante. – Volevo dire che dormi da troppo
tempo sul pavimento, è ora che lo fai nel mio letto. – Felicity si era
passata una mano sulla fronte per togliere una ciocca di capelli inesistente.
– A volte non so proprio perché apro bocca. – Aveva detto più a se
stessa battendo in ritirata.
Che serata lunga e la notte era stata un
completo caos. Tutti i pazzi avevano deciso di andare da lei a tormentarla con
le cose più assurde. Era stanchissima. Non vedeva l’ora di infilarsi nel suo
letto e riposare un po’.
Rientrata, non aveva neanche acceso la luce e si era diretta subito in
camera sua.
Si era spogliata lentamente, lasciando cadere i vestiti a terra. Così
com'era, aveva sollevato le coperte e si era infilata a letto. Stanca, era
stato l'ultimo pensiero prima di chiudere gli occhi.
Era rimasta in ascolto, non sapeva neanche lei perché, ma l’istinto le
stava dicendo che c’era qualcosa che non tornava.
- Felicity… - Quella voce calda aveva richiamato la sua attenzione.
Si era voltata di scatto incontrando il volto di Oliver che la
osservava serio. Aveva sgranato gli occhi ricordandosi della proposta.
- Non mi avevi assicurato che non saresti venuta a letto con me?
Felicity aveva aperto la bocca per dire qualcosa ma non era riuscita
ad articolare una motivazione valida.
Oliver aveva chiuso gli occhi. – Dormiamo, abbiamo bisogno
entrambi di riposare.
Felicity aveva sorriso, intenerita, grata per quel salvataggio in
extremis. Aveva osservato per un’ultima volta il viso rilassato di Oliver prima
di chiudere gli occhi.
Poi aveva allungato la mano, portandola vicino al cuscino, a pochi
millimetri da quella di Oliver.
I loro mignoli si erano sfiorati e qualche istante più tardi le loro
mani si erano intrecciate da sole.
Oliver! Felicity aveva aperto gli occhi di scatto al ricordo e lo
aveva trovato addormentato al suo fianco. Si era concessa
il lusso di osservarlo per un po', passando su ogni tratto del suo viso
totalmente rilassato, e poi era successo: Oliver aveva aperto gli occhi
all'improvviso. Si erano fissati per qualche secondo senza muoversi, incapaci
di reagire a quella strana situazione.
- Io, beh, in realtà... - Aveva farfugliato Felicity cercando di
trovare le parole. - … ciao.
Lui aveva abbozzato un sorriso e poi chiuso gli occhi.
Felicity aveva inspirato profondamente e si era infine alzata. Spalancata
la finestra, aveva respirato l'aria fresca del mattino e poi si era voltata
incontrando lo sguardo di Oliver.
- Dovresti indossare qualcosa o prenderai freddo.
Non capendo, Felicity si era osservata, riscontrando con orrore che
era di fronte a lui in slip e canottiera. Almeno non ho indosso quelli con i
panda! Aveva pensato per smorzare il momento imbarazzante.
Aveva afferrato la coperta lasciando lui scoperto. - Vado a preparare
il caffè. - Aveva decretato infine cercando di ignorare il corpo mezzo nudo che
era nel suo letto.
- Buongiorno, - Il tono caldo di Oliver l'aveva strappata dai suoi
pensieri facendole rovesciare il caffè sulla mano invece che nella tazza.
- Ahia!
- Siamo ancora nel mondo dei sogni? - Le aveva preso la mano e
fasciata con lo strofinaccio. - Faccio io, è più sicuro. Ora capisco perché non
mi volevi portare il caffè, per la mia incolumità, giusto?
Felicity aveva strabuzzato gli occhi. Da dove nasce tutta questa
ironia? Si era chiesta notando quanto Oliver fosse a suo agio nella sua cucina.
I due erano seduti attorno al tavolo e sorseggiavano in silenzio il
caffè.
- Bella casa. Piccola ma carina.
- Immagino, passare da una mega villa a mo'
di castello a un miniappartamento non deve essere facile, come si dice: dalle
stelle alle stalle. - Felicity si era morsa il labbro per quell’uscita poco
felice. - Intendevo che non hai più gli agi, beh in effetti
dopo l'isola non penso che tu badi più a queste cose e quindi... - Oliver
l'aveva bloccata con la mano.
- Va bene.
- Come va la spalla? - Aveva chiesto Felicity cambiando discorso.
- Un po' dolorante, ma ho sopportato di peggio.
- Aspetta... - Felicity si era alzata ed era corsa nell'altra stanza.
Poco dopo era tornata con una pomata. - Spogliati. - Aveva ordinato.
Oliver l'aveva guardata incerto per quella richiesta. - Vuoi che lo
faccia io? - Il suo subconscio era andato completamente in tilt quella mattina.
- Non voglio approfittare di te, voglio solo spalmarti
questa pomata che è miracolosa. Ne ho usata a chili dopo la lotta con Slade.
Avevo ematomi dappertutto. - Aveva sorriso divertita, ma subito dopo si era
morsa la lingua accorgendosi dell'espressione grave comparsa sul viso di
Oliver. Stamattina è meglio se sto zitta. - Oliver... - Aveva tentato.
- Devo andare. - Oliver si era alzato di scatto dirigendosi nell'altra
stanza.
- Aspetta! - L'aveva afferrato per il braccio. - Smettila di
incolparti sempre. È stata una mia scelta stare al tuo fianco, tu non c'entri
niente. Hai capito? Ora vai a sederti e togliti la maglia, altrimenti giuro che
te la strappo da dosso! - Felicity si era morsa il labbro. Perchè?
Oliver non aveva detto nulla, si era sfilato
la maglia e si era seduto sullo sgabello in attesa dalla sua mossa.
In silenzio si era avvicinata, aveva messo un po' di crema sulla mano
e delicatamente gliela aveva spalmata sulla pelle.
A quel tocco Oliver aveva sussultato.
- Scusa, mani fredde. - Felicity stava per toglierla ma lui l'aveva
bloccata.
- Continua.
Un rumore alle sue spalle la fece voltare.
- Niente lavoro? – Chiese Oliver sorpreso di vederla lì.
- No, giornata libera. – Felicity si fermò a fissarlo. Sorrise
soddisfatta. – So anche come impegnare questa giornata. – Si
sedette sul giaciglio che faceva da letto a Oliver. – Perché non ne
approfittiamo? – Batté la mano sul materasso sgangherato.
Oliver aprì la bocca sorpreso più che mai. – Come, scusa?
- Sì, dai, è il momento giusto. Diggle è impegnato con Lyla, Roy chissà dov’è, tu ed io potremmo…
- Fissò maliziosa la brandina. – Che ne dici?
- Felicity…
Felicity si alzò e gli andò incontro. – Che succede, non ti va?
Non ti puoi tirare indietro proprio oggi che abbiamo l'occasione. – Si
avvicinò un altro po’. – Vedrai, sarà fantastico. –
Sorrise, a poca distanza dal suo viso.
- Felicty, - Oliver non riuscì a proseguire.
- Oliver, è ora, abbiamo aspettato fin troppo
. – Appoggiò la mano sulla sua guancia.
Oliver posò la mano sulla sua. - Felicity, - La guardò intensamente.
Lei rimase colpita dalla profondità di quello sguardo. - Io... - Oliver scivolò
con gli occhi sul giaciglio e poi ritornò su di lei.
- Non voglio più rimandare, Oliver.
- Felicity, - Oliver si staccò da lei senza lasciare la sua mano. -
Non credo che sia giusto, noi...
Felicity seguì lo sguardo di Oliver che si alternava dal letto a lei e
comprese l'errore.
- Oh. Mio. Dio. - Esclamò a bassa voce
lasciando di scatto la mano di Oliver. - No, no, no, - Sventolò le mani davanti
al suo viso. - Io non intendevo portarti a letto ma solo avere un letto a disposizione. Maledizione! - Esclamò imbarazzata.
Inspirò a fondo per connettere di nuovo cervello alla bocca. - Tre. Due. Uno. -
Aprì gli occhi e lo osservò seria. - Non puoi
continuare a dormire su quella specie di letto. Hai bisogno di riposare.
Neanche il divano di casa mia va bene. Con questo non voglio dire che mi
dispiace ospitarti, anzi, amo passare le notti con te. – Dannazione! Cado sempre lì. Stupida bocca senza filtri. La mano scivolò
dal viso al petto. – Hai bisogno di stabilità, perché non iniziare con un
letto nuovo?
Oliver sorrise. – Va bene, hai vinto. Come farò a pagarlo?
- Sapevo che ti avrei convinto. C’è proprio una svendita in un negozio
appena fuori città. Non ti preoccupare, te lo compro io. Hai fatto tanto per
me, è giusto che sia io a fare qualcosa per te. - Gli fece l'occhiolino
soddisfatta.
Il campanello di entrata del negozio li accolse al loro ingresso. Non
dovettero attendere molto che una signora di mezza età gli diede il benvenuto.
- Buongiorno, ragazzi. Posso esservi utile?
- Cercavamo un materasso. - Risposero all'unisono Oliver e Felicity.
Si guardarono sorpresi della sintonia e si sorrisero.
- Come lo volete? Una piazza, matrimoniale, alla francese? Tradizionali o a molle; di lana; in lattice, ad aria o ad aloe vera; anti-acaro e anallergico, naturaleed ecologico; in poliuretano espanso,
multi onda
o memoryfoam.
Felicity osservò Oliver che le rivolse un’occhiata.
- Mi sa che non avete idea di cosa sto parlando. - La signora sorrise
divertita. - Va bene, facciamo così. Proseguite per questo settore e provate
uno ad uno. Il materasso è importante e non solo per
dormire. - Rise divertita facendo l'occhiolino a Oliver. - Prendetevi tutto il
tempo che volete. Non passano molti clienti e quei pochi che vengono, mi piace coccolarli. Testate pure ogni materasso come meglio credete.
Felicity a quell'ultima insinuazione diventò di un bel rosso bordeaux.
Oliver le fece segno con la mano di avviarsi e si addentrarono nel
mondo materasso, come citava il cartello all'ingresso.
Si fermarono davanti a tre materassi di diversa misura: singolo, alla
francese e matrimoniale.
Felicity si picchiettò il mento indecisa. -
Come lo preferisci?
- Matrimoniale: è più comodo. - Rispose prontamente Oliver.
- Immagino anche perché. - Si lasciò sfuggire Felicity, ironica, ed
evitando l'espressione contrariata di Oliver, proseguì nell'altro settore.
- Non credevo minimamente che esistessero così tanti tipi di
materassi. – Felicity, sorpresa, si guardava attorno leggendo le
didascalie di ogni letto. - Oliver! - Squittì divertita afferrandogli il
braccio. - Questo materasso è ad acqua! Non ho mai provato un materasso ad
acqua. Chissà com'è?
Oliver sorrise intenerito da quella reazione infantile. - Proviamolo!
- Si buttò sul materasso che prese a ondeggiare. - Dai, che aspetti?
Vieni!
Felicity lanciò un’occhiata alle sue spalle, prese
coraggio e si buttò anche lei sul materasso. La spinta
fu troppo energica: il materasso ondeggiò con più violenza e la spinse addosso
ad Oliver.
- Ehi, - Oliver prontamente l'abbracciò per tenerla ferma. La fissò
negli occhi. Erano tremendamente vicini e da quella distanza il profumo
delicato di Felicity gli solleticava le narici. Inspirò a fondo e si rilassò
all'istante.
Felicity rise divertita per quella novità. Appoggiò il capo sul petto
di Oliver. - Scusa, non credevo che la risposta sarebbe stata così burrascosa.
Fermate le risa si staccò da lui, cercando di non fare movimenti
bruschi per non agitare le acque. Si appoggiò con le spalle al materasso e
rimasero entrambi in silenzio a fissare il soffitto.
- Oliver, - Iniziò piano.
Lui si voltò a guardarla.
- Mi viene da vomitare, stupido
ondeggiamento. Oddio, il mio stomaco.
- Evita di pensarci, concentrati su altro. -
Le afferrò la mano e la fece alzare, ma in quel modo il materasso prese a
muoversi di nuovo.
- Oliver. - Felicity chiuse gli occhi. Si concentrò sulla mano stretta
in quella di Oliver. Sì sentì afferrare per il braccio e venire spinta fuori.
Di nuovo con i piedi per terra. Inspirò a fondo per cercare di calmare
la sensazione di nausea. Un leggero venticello soffiava sul suo viso. Aprì gli
occhi e incontrò Oliver che soffiava debolmente sul
suo viso.
- Meglio?
- Sì, grazie. Scartiamo il materasso ad acqua, altrimenti non potrò
mai venire a letto con te. - Strizzò gli occhi massaggiandosi la tempia con la
mano. - Lascia stare.
Senza aspettarlo Felicity proseguì nella ricerca.
Si fermò di fronte al cartello che diceva: novità.
Lesse ad alta voce. - Materasso naturale: si inquadra
perfettamente nell’ottica di una costante ricerca di un rapporto armonioso tra
uomo e natura. Essa dona i materiali migliori perché l’uomo possa riposare in
modo sano e corretto e recuperare giorno per giorno
energia e forza. - Osservò Oliver e poi il materasso, ancora Oliver e poi di
nuovo il materasso. - Questo è perfetto per te!
Si sedette, accarezzandolo con la mano, e poi si distese
completamente. Il suo corpo provò subito una delicata sensazione di protezione
e accoglienza. Proprio come accadeva con lui.
Oliver era rimasto a osservare la scena, seguendo attentamente le
mosse di Felicity e notando quanto lei fosse stata rapita da quel materasso.
- Vieni? - Lo incoraggiò Felicity. - Si sta
benissimo!
Oliver si distese anche lui. Respirò a fondo e lasciò che i muscoli si
rilassassero. Avvertì lo spostamento di Felicity che nel frattempo si era messa
sul fianco e lo osservava contenta.
- Che ne dici?
Oliver osservò i suoi occhi che sprizzavano gioia. Rimase a osservarla
per diverso tempo senza dire niente. Stava bene, non era mai stato così bene
come in quel periodo, e tutto questo era grazie alla sua Felicity. - Che ne
pensi?
- Si sta da Dio, è comodissimo. A dire il vero su questo materasso
farei di tutto, tranne che dormire… - Fissò Oliver. - Ho detto oltre che
dormire, vero?
Oliver scoppiò a ridere.
- Lo prendiamo? - Chiese Felicity eccitata e mettendosi a sedere.
- Sì. - Acconsentì Oliver sedendosi di fronte a lei.
- Piano A: approvato. Dammi un altro paio di giorni e poi partiamo con
il piano B.
- Come? Scusa? - Le afferrò il braccio. - Che cosa stai complottando?
- Riconquistare il tuo posto di Amministratore Delegato alla Queen
Consolidated!
Oliver la guardò strabiliato prima di
sprofondare sul materasso.
L'uragano Smoak aveva appena iniziato a stravolgergli la vita.
Angoletto di Lights
Ben trovati! Guardando il primo episodio della terza stagione, gli autori di Arrow
ci hanno lasciato con tanti punti di domanda. Con il primo episodio della terza
stagione ci hanno mostrato un mondo Olicity, senza darci il giusto sapore di quei
mesi che Oliver e Felicity hanno trascorso tra la fine della lotta con Slade e
l’inizio della terza stagione.
Before raggrupperà questi “buchi” in OneShot autoconclusive che pubblicherò ogni volta che l’ispirazione
mi coglierà.
Come sempre, un doveroso grazie a vannagio e jaybree che mi seguono passo-passo in ogni mia impresa!
Felicity scende le scale con passo incerto. Blocco
gli esercizi a corpo libero che sto eseguendo e osservo la miriade di libri,
grossi libri, che porta in braccio.
Mi avvicino, senza dire niente, le tolgo il peso e
mi blocco davanti a lei con uno sguardo interrogativo.
I suoi occhi scivolano su di me. Sono accaldato o è
il suo sguardo che mi fa accaldare? Inclino il capo in attesa di una
spiegazione.
- Te l'avevo detto che ti avrei sottomesso.
Come?
- Non in senso sadomaso, - Ridacchia. E tu che ne
sai del sadomaso? L'immagine di Felicity con indosso una tutina nera di pelle
lucida si fa strada nella mia mente. - Lascia perdere. - Inspira profondamente per ritrovare la
concentrazione. Amo quando la sua bocca non ha freno.
Un sorriso spontaneo mi solleva le labbra.
- Cosa ci devi fare con tutti questi libri?
- Non sono mica per me!
Non ci capisco nulla. Fisso lo sguardo nel suo,
innervosito.
- Sono per te. - Termina seria. – Piano B,
ricordi?
Osservo i libri. - Cosa ci dovrei fare con
questi... - Non è possibile.
- Secondo te? Studiare. Vuoi o no riconquistare la
Queen Consolidated?
- Sì... - Ma ora non lo so più. Appoggio i libri
sul tavolo e poi mi rivolto verso di lei.
Felicity si avvicina a me con passo calmo. Non
lascia il mio sguardo. Si ferma a breve distanza. Cos'è questo buon odore? È
così particolare, l'ho già sentito. Frutti rossi, di bosco. È il suo profumo!
Istintivamente mi sporgo verso di lei per annusare
meglio.
Felicity mi afferra il viso con entrambe le mani. -
Vedrai, ti trasformerò nel migliore Amministratore
Delegato che esista al mondo. Ti fidi di me?
Resto immobile. Quella domanda, detta con quel tono
ricolmo di totale fiducia nelle mie capacità, mi lascia sorpreso. - Sì, - Cedo,
ormai ho imparato a farlo con lei.
Felicity libera il tavolo e si siede sopra.
- Ti va bene qui o vuoi che lo facciamo sul letto
per cominciare?
Mi blocco, ancora. Felicity, dammi tregua. La
fisso, non mi resta altro da fare per interpretare seriamente il suo pensiero.
- Intendevo… vuoi studiare qui sul tavolo o
preferisci stare più comodo a letto. - Mordicchia una penna.
- Non voglio farlo qui. - La blocco. La vedo
deglutire e la penna le scivola dalla bocca.
Chiudo gli occhi. Non posso iniziare anch’io con i
doppi sensi. Inspiro profondamente.
- Dove vuoi farlo... Dannaz! Studiare. STUDIARE, dove vuoi studiare?
Le sue gote si tingono leggermente di rosso. Che
carina. E se la stuzzicassi? Oliver, concentrati, è Felicity, sai che non puoi
varcare quel confine con lei.
- Non qui. - Ripeto severo e deciso, non voglio
ammettere di fronte a lei la mia debolezza.
- O-ok. - Felicity si
picchietta il mento con l'indice. - Oh! - Deve aver capito. - Non credevo che t’interessasse,
ma rispetto la tua decisione. - Si avvicina e mi appoggia la mano sulla spalla.
- Oliver Queen e lo studio: due rette parallele che non s’incontrano mai,
giusto? Non vuoi che Diggle e Roy ti prendano in giro. Lo sai, vero, che è
infantile?
- Felicity,
- Scusa. Sarà un segreto tra me e te. - Si volta
verso il tavolo, afferra la borsa ed estrae un biglietto sul quale scrive
qualcosa. - Vediamoci qui. Territorio neutrale, promesso. Beh, è casa mia, ma
in ogni caso non verranno certo a cercarci lì. - Mi fa l'occhiolino. - Ah,
Oliver, non serve che mi porti la mela, al limite della
cioccolata.
Raccoglie la pila di libri e se ne va.
Sorrido, perché ancora una volta Tornado Smoak ha
scosso la mia vita.
- Roy, resta di guardia tu questa sera. - Ordino. -
Devo andare.
- Perché? Hai un appuntamento? - Roy mi chiede
sornione.
Lo fisso con lo sguardo più severo del mio
repertorio e subito il sorrisetto canzonatorio che ha sulle labbra svanisce. -
Vai pure, ci penso io.
Salto giù dal tetto e atterro poco distante dalla
mia moto. Sfreccio lungo le strade della città. Sono in ritardo ma questo lei
già lo sa. Mi cambio velocemente, infilo i jeans e il maglione. Sto per
andarmene, quando mi ricordo di prendere quello che le ho comprato.
Sono davanti alla porta del suo appartamento. Prima
di bussare ascolto i rumori che provengono da dentro. La voce della televisione
copre la sua mentre parla al telefono.
Faccio per bussare ma in quel momento Felicity apre
la porta.
Resto immobile con il braccio alzato e lei fa un passo indietro spaventata.
- Che infarto! - Si porta una mano al petto. - Non
mi aspettavo di trovarti così… - Il suo sguardo scivola su di me. Deglutisce e
velocemente riporta gli occhi sui miei. Si morde il labbro con i denti. -
Casual.
Avvertiamo entrambi il chiavistello del vicino
aprirsi.
- Presto, entra! - Mi dice in fretta e mi strattona
per il maglione cogliendomi alla sprovvista.
Due passi indietro, incespichiamo tra i nostri
piedi e finiamo con il cadere sul tappeto.
- Ahia! - Esclama Felicity, dolorante, con il mio
gomito conficcato nel suo costato.
Ci ritroviamo in un incastro perfetto: il mio capo nell’incavo
del suo collo, le sue mani su di me e le nostre gambe intrecciate.
Ci alziamo contemporaneamente ma non facciamo che
peggiorare la situazione. I nostri capi cozzano l'un
con l'altro.
- Quando ti ho invitato a casa mia, non avevo
l'intenzione di affrontare un combattimento a corpo libero con te. - Si
massaggia la fronte, mentre cerco di ignorare il dolore che provo al mento.
- Scusa, ma se Wanda, la mia vicina di casa, ci
beccava insieme, avrebbe sicuramente iniziato le sue congetture da telenovelas argentina! E poi... - Mi fissa seria. - è
risaputo, tu sei Oliver Queen e tutte le donne di Starling
City hanno un debole per te.
La fisso dritto negli occhi, con una sola domanda che
mi frulla nel cervello: anche tu?
- O meglio... quasi tutte, anch’io sono una donna
di Starling City, non è che
non ti trovi attraente, anzi, direi più che attraente, e il tuo corpo... -
sospira ricordando chissà cosa su di me. - ... e credimi, io lo so molto
bene... - Felicity sgrana gli occhi per quella rivelazione spontanea che si è
lasciata sfuggire.
Le appoggio la mano sulla spalla per toglierla
dall'imbarazzo. Ho capito. - Vogliamo iniziare?
- Sarà meglio.
Bussano alla porta. Meno male che non doveva venire
nessuno.
- Oh no, mi sono dimenticata della signora Rosa.
Vai, presto! - Mi spinge dentro ad una stanza. - Resta qui e non fare rumore. -
Mi minaccia. Non so perché ma mi sento quasi offeso, cavolo, sono sempre Oliver
Queen, non una persona da nascondere.
Scuoto la testa per quello stupido pensiero.
La sento parlare in spagnolo con la signora. Da
quando Felicity conosce lo spagnolo?
Lascio scivolare gli occhi sulla stanza. Sulla
scrivania ricoperta da aggeggi computerizzati, sulla libreria ricolma di libri,
sui vestiti sparsi ovunque, probabilmente da stirare… e poi la mia attenzione è
attirata da un peluche. È un porcellino giallo sul cui petto è stato ricamato il
nome Porky.
Istintivamente lo afferro tra le mani. Morbido. Che
strano profumo. Buono! Fruttato e intenso, mi ricorda l'essenza di Felicity.
Chiudo gli occhi e mi strofino il porcellino sulla
guancia. Bello.
- Noto che hai fatto amicizia con Porky. - Il tono
canzonatorio di Felicity blocca le mie azioni. Mi volto verso di lei e il
sorrisetto compiaciuto e ilare che ha stampato sulle labbra per un attimo mi fa
vergognare di quello che stavo facendo.
- Questo, - Mi afferra il peluche dalle mani. - È
mio e non lo devi importunare.
Alzo le mani in alto in segno di resa e scuse.
- Non farti incantare dalle sue carezze, anche se
sono così calde e piacevoli... - Si è tradita un'altra volta, questi incontri
mi stanno rivelando delle cose su Felicity davvero divertenti. - A studiare! -
Mi ordina con l'indice.
Siamo seduti sul divano. Lei è in poltrona, a gambe
conserte con in mezzo Porky. È vestita da casa. Mi fa
un effetto strano essere nel suo habitat, lo trovo... piacevole. Faccio scivolare lo sguardo su di lei, sui pantaloni larghi
a vita bassa, sulla canottiera che le fascia il busto mettendo in evidenza il
seno. Ha lasciato i capelli sciolti sulle spalle in modo disordinato. Mi
appoggio allo schienale e incrocio le braccia. Ora posso farlo anch’io. Sospiro
rilassato.
- Iniziamo, - La sua voce mi distoglie dalle mie
segrete osservazioni. - Il primo passo per diventare CEO è quello
di sgobbare sui libri. - Picchietta amorevolmente la mano sui libri che
ha appoggiato al suo fianco. Mi osserva e forse riesco anche a intravedere uno
scintillio di divertimento. Senz'altro si sta godendo il momento. - Visto che hai frequentato tutti i college del pianeta, -
Sorride sorniona. Brava, prendimi pure in giro. - Dovresti essere...
- Esperto di feste, birra e sport?
L'ho scioccata? Felicity
rimane in silenzio e mi osserva. - È peggio di quello
che pensavo. - Sospira rassegnata. - Qui, - batte ancora una volta la mano sui
libri. - Ci sono tutte le informazioni basilari che ti servono per prendere
coscienza di cosa significa essere un amministratore delegato di un'importante
società come la Queen Consolidated.
Mi porge il primo libro. Lo afferro riluttante.
- Stai tranquillo, sono i miei libri del college.
Un esperto informatico ha bisogno anche di nozioni economiche oltre che di
programmazione. - Mi fa l'occhiolino. - All'interno, su qualche pagina,
dovresti trovare anche dei miei appunti. In questo volume sono scritte le
nozioni base da conoscere: che cosa significa società, quali sono i diversi
tipi di società, la quotazione in borsa, la scala gerarchica e i ruoli che
richiede una società, cose utili, insomma.
Felicity mi osserva. Si mordicchia il labbro
inferiore, riesco a intravedere la punta del suo canino che si conficca nella
carne. Sbaglio o si sta trattenendo dal ridere, devo aver assunto una strana
espressione sul viso.
- È meglio che vada a preparare abbondante caffè,
sarà una serata molto lunga.
Si alza e appoggia accanto a me Porky. Lo guardo con
la coda degli occhi. Dai, Oliver! È un peluche da
femmina.
Mi sfilo le scarpe, mi tolgo il maglione e mi
distendo sul divano. Comodo.
Sfoglio quell'enorme libro di economia aziendale
con riluttanza.
Non sono neanche alla terza pagina che mi è venuto
già sonno.
Appoggio il libro sulle gambe, afferro il
porcellino di peluche tra i piedi e inizio a fare delle flessioni, toccando
ogni volta con le mani il capo di Porky.
- Non penso che imparerai i concetti per osmosi,
sai?
Mi blocco afferrando il porcellino tra le mani. Mi
volto verso di lei. Felicity è in piedi vicino alla poltrona con le tazze di
caffè in mano.
Il suo tono inflessibile non è di buon auspicio.
Si piega sul tavolino e appoggia le tazze. Lo
sguardo scivola su di lei fino alla scollatura. Ma che
faccio! Deglutisco rumorosamente. Felicity se ne accorge e mi osserva in quella
posizione.
D'istinto restituisco Porky alla sua proprietaria.
Felicity lo afferra e lo stringe tra le braccia. -
Che cosa ti ha fatto, quel cattivone?
Distolgo lo sguardo e lo rivolgo ai libri. Mi
accorgo di un biglietto che sporge da un tomo. È una foto di un tizio: stringe
una ragazza dai lunghi capelli neri che nasconde il viso nel suo abbraccio,
mentre lui scatta la foto.
Felicity cerca di rubarmela ma io sono più svelto
di lei e prevedo la sua mossa. Allontano il braccio spingendomi all'indietro
sul divano. Lei perde l'equilibro e mi atterra addosso
appoggiandosi con le mani al mio petto.
I nostri visi sono vicini. Una labile distanza
separa i nostri nasi. Sento il suo respiro sfiorarmi le labbra. Il suo fiato è
caldo, sa di caffè. Deve averne bevuto un sorso prima in cucina. I suoi occhi
sono fissi nei miei. Il tempo sembra quasi fermarsi.
- Chi sono? - Chiedo in un sussurro.
Felicity si struscia su di me, si allunga fino a
raggiungere il mio braccio ed io cedo, le consegno la foto.
- Nessuno.
Ho quasi l'impressione che la sua risposta sia
intrisa di rimpianto. S’infila la foto nella tasca e si allontana velocemente
da me. Ho capito, è meglio rimettersi a studiare.
Felicity va un attimo nell'altra stanza e ritorna
subito dopo con in mano una serie di cartelloni.
- Prevedendo la tua indole - Piego il capo
scocciato, - poco incline allo studio, ho preparato degli schemi per aiutarti a
memorizzare.
Iniziamo la lezione: primo passo per diventare un
eroe di CEO.
Dopo le interminabili spiegazioni, Felicity mi
presenta un test.
- È il modo miglior per capire se hai appreso le
nozioni. - Risponde alla mia muta domanda. Sono proprio sicuro di voler
riprendermi la Queen Consolitaded? Non lo so più. È
più facile andare a catturare i cattivi che affrontare tutto questo. Sospiro
sconsolato.
- Vado a preparare la cena, a te matita e fogli!
Stranamente le risposte mi vengono spontanee, a
ogni domanda segno con quasi totale sicurezza la risposta che credo corretta.
Quando finisco, consegno il foglio a Felicity e lei
si rifugia in cucina.
- Tieni, gioca con Porky nell'attesa.
Afferro il peluche e di nuovo il suo profumo forte
mi solletica le narici. Prendo a lanciarlo in aria come se fosse una palla da
basket camminando per la stanza, in attesa del suo ritorno.
Felicity ricompare dalla cucina proprio nel momento
in cui sto afferrando Porky. Lo tengo stretto tra le mani e lo nascondo dietro
la schiena, lasciandolo poi cadere sul divano con nonchalance.
- Non male, signor Queen. Ottantasette su cento. Si
è meritato la cena.
Agisco d'istinto e senza pensarci afferro Felicity
per la vita e la sollevo in aria, contento.
- Oliver! - Strilla divertita per quel gesto
spontaneo.
- Scusa, - Sorrido.
- Oddio, la cena! - Felicity sgrana gli occhi
ricordandosi di aver lasciato la pentola sul fuoco. - Oh no, - la sento dalla
cucina e la raggiungo.
- Che succede?
- Ehm... - mi guarda sconsolata mentre appoggia la
padella con la nostra cena bruciacchiata nel lavandino. - Pizza?
Siamo seduti sul divano a gustarci la pizza calda
appena consegnataci. Sorrido, ricordando l'espressione sorpresa del fattorino
alla vista di Felicity che lo accoglie per ricevere la sua pizza maxi per uno.
Addento un altro pezzo di pizza ma il nostro
silenzio è interrotto dallo squillo del suo cellulare.
- Pronto? Buonasera signora Memory, stavamo giusto
aspettando la sua chiamata per la consegna dal
mater... - Si interrompe a metà, sconsolata. - Come ci sono stati dei ritardi?
Oh no, abbiamo già buttato il vecchio, e ora? Va bene, la ringrazio. Sette
giorni, solo sette giorni, non di più, sì, grazie.
Termina la telefonata ed evita il mio sguardo.
- Problemi?
Si contorce le mani. -
Scusa, Oliver, è tutta colpa mia. Non dovevo insistere per buttare via il
materasso vecchio. Ora dove dormirai? Non puoi dormire sul pavimento, oh no. È
così freddo, duro.
Mi alzo e mi inginocchio
di fronte a lei. - Ehi, - Le sollevo il mento con la mano. - Non ti
preoccupare. Ho dormito in posti peggiori.
- C'è stato un ritardo nella consegna e ci porteranno
il materasso che abbiamo acquistato l'altro ieri fra sette giorni.
- Non. C'è. Problema. - La
rassicuro.
- Ho fatto tanto per farti
riposare comodamente e ora questo pasticcio. No, assolutamente no. Non puoi
dormire per terra, dormirai con me. - Afferma
risoluta.
Felicity. Io. Casa. Per un attimo mi lascio
stordire da tutte queste sensazioni contrastanti.
- Non con me, me. Non nello stesso letto,
figuriamoci. - Sghignazza imbarazzata. - Lo studio diventerà per sette giorni
la tua dimora o per quanto vorrai, – aggiunge sottovoce - piccola ma pur
sempre più confortevole del pavimento del nostro covo. Che ne dici?
Non so veramente cosa dire. L'unica cosa che so e
che mi sto avvicinando troppo a lei.
Mi alzo e mi affaccio alla finestra, pensieroso,
valutando la proposta. Tutto quello che è successo con Slade
ha modificato ulteriormente il nostro rapporto, ora questo... vivere insieme
come...
La mano di Felicity si appoggia sul mio braccio
interrompendo i miei pensieri veloci.
- Se accetti, ti prometto che ti lascio tenere
Porky, così potrete studiare insieme!
Mi sorride. I suoi occhi brillano di speranza.
Fiducia che tutto possa andare bene.
Questo mi basta.
- Ok.
Felicity sorride soddisfatta. Afferra il peluche e
me lo sbatte dolcemente contro il petto.
- Gioca con lui mentre vado a prepararti il letto.
– Mi fa l’occhiolino divertita.
La osservo andare nell'altra stanza e poi rivolgo
la mia attenzione al porcellino.
- Porky, tu che ne dici? Andrà bene?
Lo avvicino alla fronte, tuffando il naso nel suo
pelo morbido. Il profumo fruttato mi inebria le
narici.
- Sì. - La cioccolata! Mi ricordo all'improvviso.
Felicity canticchia nell'altra stanza. Prendo dalla
borsa le barrette di cioccolata che ho acquistato
prima di venire qui.
Porky sembra quasi sorridermi per quel gesto e
d'istinto gli faccio l'occhiolino.
- Non voglio mica sedurre la mia insegnante!
Rido divertito e la raggiungo in camera.
Angoletto di Lights
Ringrazio prima di tutto jaybree
per avermi dato il permesso di utilizzare Porky – il porcellino giallo di peluche – e
ispirarmi alla sua storia, senza conoscere il fine e lo scopo. Passate da “Just wannamakeyou
smile” se volete leggere
un altro scorcio di convivenza Olicity.
Grazie a vannagio per la preziosa consulenza e il betaggio.
Al prossimo attacco di Before_ispirazione!
Pubblicità!
Vi segnalo che ho iniziato
a pubblicare il seguito di Metodo Scientifico: Proiettili
di ghiaccio.
Questa storia concluderà il percorso iniziato da Undercover, seguito da
Metodo Scientifico.
Anche Proiettili di ghiaccio
può essere seguita senza aver letto le altre storie perché seguo
un suo percorso.