BEFORE

di Lights
(/viewuser.php?uid=34643)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** LETTO ***
Capitolo 2: *** No Porky. No Study ***



Capitolo 1
*** LETTO ***


Before

Prima di “Vuoi uscire con me, Felicity?” e “Non chiedermi di non armarti

c’erano semplicemente loro: Oliver e Felicity

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Letto -

 

 

 

 

 

Felicity in cima alle scale osservava il nuovo covo. Un moto di orgoglio e soddisfazione le riempì l’animo. Erano state settimane difficili ma alla fine tutto era tornato a scorrere sui propri binari. Slade aveva messo a dura prova tutti quanti, nessuno escluso.

Ognuno di loro, però, era riuscito a rialzarsi e ricostruirsi una vita.

Roy aveva preso consapevolezza del suo ruolo di spalla di Arrow. Aveva abbassato la testa, aperto le orecchie e chiuso il cuore. La ferita dell’abbandono di Thea era ancora aperta e pulsante ma tutta la rabbia l’aveva riversata nell’ascoltare gli insegnamenti di Oliver, che giorno dopo giorno l’avevano portato a essere un degno compagno di missione.

Felicity osservò il costume di Roy chiuso nella teca e il colore rosso sgargiante che emanava sicurezza e forza. L’accarezzò con lo sguardo e la consueta sensazione di orgoglio pervase il suo cuore.

Spostò l’attenzione sulla postazione di Diggle. Sarà papà, pensò provando un’immensa tenerezza. Una nuova vita per un altro inizio era il miglior modo per raccogliere i cocci della vecchia. Una speranza per un futuro felice.

Non c’era persona migliore di Diggle per essere padre. Lui, che l’aveva sempre protetta e accudita fin dal primo giorno che la sua strada si era incrociata con quella di Oliver.

Osservò la divisa del negozio d’informatica dove lavorava da qualche mese. Certo, non era come lavorare alla Queen Consolidated, ma almeno quell’impiego le dava di che vivere e la possibilità di assistenza sanitaria. Inspirò a fondo. Andrà meglio, si ripeté come un mantra.

E poi c’era lui a cui badare. Scese i pochi scalini rimasti e si avvicinò al giaciglio che Oliver si era procurato per passare la notte, dopo che aveva rifiutato la sua proposta di condividere il suo appartamento. Dobbiamo fare qualcosa, si ripromise.

 

 

 

- Roy! – Aveva urlato Felicity quando aveva visto comparire Oliver sostenendo il corpo privo di sensi del ragazzo.

- Sta bene. – L’aveva rassicurata Oliver. - Dobbiamo fare presto!

Diggle gli era corso in aiuto e l’avevano appoggiato sul tavolo.

- Oliver! Che cosa hai fatto al braccio? – Felicity si era avvicinata piano.

- Non è niente, la spalla si è lussata durante il salvataggio.

- Che stai facendo? – Felicity aveva sgranato gli occhi mentre Oliver con un colpo secco si era sistemato la spalla.

- Spogliatelo, dobbiamo fargli una trasfusione.

Era stata una lunga attesa. Le condizioni di Roy lentamente erano migliorate e i tre avevano ripreso a respirare normalmente.

- Roy non è ancora pronto! – Oliver aveva stretto i pugni. – Non dovevo permettergli di venire con me.

- Oliver! – Lo aveva ripreso Diggle. – Ti ha aiuto a sconfiggere l’esercito di Slade.

- Diggle, lascia perdere, è una guerra persa con lui. Incolpare se stesso è uno dei super poteri di Oliver. – Felicity aveva scoccato un’occhiata ironica a Oliver che aveva replicato con una severa.

- Devo tornare a casa da Lyla. Il secondo semestre fa sembrare il primo una passeggiata.

Felicity si era avvicinata a Diggle e aveva sorriso tenera. – Non ti preoccupare, posso rimanere io. Dai una carezza a quel pancino da parte mia. – Lo aveva baciato sulla guancia.

- Rimango io. - La voce di Oliver, stanca e pesante, aveva interrotto il silenzio che si era creato.

- Dobbiamo trovarti un posto adatto dove vivere.

- Qui va benissimo.

- Invece no! Rimani a dormire da me stanotte, ho un letto grande e comodo, si sta benissimo in due. – Oliver l'aveva guardata scettico. – Nel senso che puoi dormirci tranquillamente, tanto io non ci sarò, ho del lavoro da sbrigare e rientrerò a casa tardi e non c’è nessun pericolo che venga a letto con te.

Felicity aveva chiuso brevemente le palpebre maledicendosi mentalmente.

- Ci penserò. – Aveva risposto Oliver con un tono più sereno.

Felicity spazientita aveva allargato le braccia. - Non pensare, facciamolo. – Si era bloccata un attimo. Si erano guardati per un breve istante. – Volevo dire che dormi da troppo tempo sul pavimento, è ora che lo fai nel mio letto. – Felicity si era passata una mano sulla fronte per togliere una ciocca di capelli inesistente. – A volte non so proprio perché apro bocca. – Aveva detto più a se stessa battendo in ritirata.

 

 

Che serata lunga e la notte era stata un completo caos. Tutti i pazzi avevano deciso di andare da lei a tormentarla con le cose più assurde. Era stanchissima. Non vedeva l’ora di infilarsi nel suo letto e riposare un po’.

Rientrata, non aveva neanche acceso la luce e si era diretta subito in camera sua.

Si era spogliata lentamente, lasciando cadere i vestiti a terra. Così com'era, aveva sollevato le coperte e si era infilata a letto. Stanca, era stato l'ultimo pensiero prima di chiudere gli occhi.

Era rimasta in ascolto, non sapeva neanche lei perché, ma l’istinto le stava dicendo che c’era qualcosa che non tornava.

- Felicity… - Quella voce calda aveva richiamato la sua attenzione.

Si era voltata di scatto incontrando il volto di Oliver che la osservava serio. Aveva sgranato gli occhi ricordandosi della proposta.

- Non mi avevi assicurato che non saresti venuta a letto con me?

Felicity aveva aperto la bocca per dire qualcosa ma non era riuscita ad articolare una motivazione valida.

Oliver aveva chiuso gli occhi. – Dormiamo, abbiamo bisogno entrambi di riposare.

Felicity aveva sorriso, intenerita, grata per quel salvataggio in extremis. Aveva osservato per un’ultima volta il viso rilassato di Oliver prima di chiudere gli occhi.

Poi aveva allungato la mano, portandola vicino al cuscino, a pochi millimetri da quella di Oliver.

I loro mignoli si erano sfiorati e qualche istante più tardi le loro mani si erano intrecciate da sole.

 

 

Oliver! Felicity aveva aperto gli occhi di scatto al ricordo e lo aveva trovato addormentato al suo fianco. Si era concessa il lusso di osservarlo per un po', passando su ogni tratto del suo viso totalmente rilassato, e poi era successo: Oliver aveva aperto gli occhi all'improvviso. Si erano fissati per qualche secondo senza muoversi, incapaci di reagire a quella strana situazione.

- Io, beh, in realtà... - Aveva farfugliato Felicity cercando di trovare le parole. - … ciao.

Lui aveva abbozzato un sorriso e poi chiuso gli occhi.

Felicity aveva inspirato profondamente e si era infine alzata. Spalancata la finestra, aveva respirato l'aria fresca del mattino e poi si era voltata incontrando lo sguardo di Oliver.

- Dovresti indossare qualcosa o prenderai freddo.

Non capendo, Felicity si era osservata, riscontrando con orrore che era di fronte a lui in slip e canottiera. Almeno non ho indosso quelli con i panda! Aveva pensato per smorzare il momento imbarazzante.

Aveva afferrato la coperta lasciando lui scoperto. - Vado a preparare il caffè. - Aveva decretato infine cercando di ignorare il corpo mezzo nudo che era nel suo letto.

- Buongiorno, - Il tono caldo di Oliver l'aveva strappata dai suoi pensieri facendole rovesciare il caffè sulla mano invece che nella tazza.

- Ahia!

- Siamo ancora nel mondo dei sogni? - Le aveva preso la mano e fasciata con lo strofinaccio. - Faccio io, è più sicuro. Ora capisco perché non mi volevi portare il caffè, per la mia incolumità, giusto?

Felicity aveva strabuzzato gli occhi. Da dove nasce tutta questa ironia? Si era chiesta notando quanto Oliver fosse a suo agio nella sua cucina.

I due erano seduti attorno al tavolo e sorseggiavano in silenzio il caffè.

- Bella casa. Piccola ma carina.

- Immagino, passare da una mega villa a mo' di castello a un miniappartamento non deve essere facile, come si dice: dalle stelle alle stalle. - Felicity si era morsa il labbro per quell’uscita poco felice. - Intendevo che non hai più gli agi, beh in effetti dopo l'isola non penso che tu badi più a queste cose e quindi... - Oliver l'aveva bloccata con la mano.

- Va bene.

- Come va la spalla? - Aveva chiesto Felicity cambiando discorso.

- Un po' dolorante, ma ho sopportato di peggio.

- Aspetta... - Felicity si era alzata ed era corsa nell'altra stanza. Poco dopo era tornata con una pomata. - Spogliati. - Aveva ordinato.

Oliver l'aveva guardata incerto per quella richiesta. - Vuoi che lo faccia io? - Il suo subconscio era andato completamente in tilt quella mattina. - Non voglio approfittare di te, voglio solo spalmarti questa pomata che è miracolosa. Ne ho usata a chili dopo la lotta con Slade. Avevo ematomi dappertutto. - Aveva sorriso divertita, ma subito dopo si era morsa la lingua accorgendosi dell'espressione grave comparsa sul viso di Oliver. Stamattina è meglio se sto zitta. - Oliver... - Aveva tentato.

- Devo andare. - Oliver si era alzato di scatto dirigendosi nell'altra stanza.

- Aspetta! - L'aveva afferrato per il braccio. - Smettila di incolparti sempre. È stata una mia scelta stare al tuo fianco, tu non c'entri niente. Hai capito? Ora vai a sederti e togliti la maglia, altrimenti giuro che te la strappo da dosso! - Felicity si era morsa il labbro. Perchè?

Oliver non aveva detto nulla, si era sfilato la maglia e si era seduto sullo sgabello in attesa dalla sua mossa.

In silenzio si era avvicinata, aveva messo un po' di crema sulla mano e delicatamente gliela aveva spalmata sulla pelle.

A quel tocco Oliver aveva sussultato.

- Scusa, mani fredde. - Felicity stava per toglierla ma lui l'aveva bloccata.

- Continua.

 

 

Un rumore alle sue spalle la fece voltare.

- Niente lavoro? – Chiese Oliver sorpreso di vederla lì.

- No, giornata libera. – Felicity si fermò a fissarlo. Sorrise soddisfatta. – So anche come impegnare questa giornata. – Si sedette sul giaciglio che faceva da letto a Oliver. – Perché non ne approfittiamo? – Batté la mano sul materasso sgangherato.

Oliver aprì la bocca sorpreso più che mai. – Come, scusa?

- Sì, dai, è il momento giusto. Diggle è impegnato con Lyla, Roy chissà dov’è, tu ed io potremmo… - Fissò maliziosa la brandina. – Che ne dici?

- Felicity…

Felicity si alzò e gli andò incontro. – Che succede, non ti va? Non ti puoi tirare indietro proprio oggi che abbiamo l'occasione. – Si avvicinò un altro po’. – Vedrai, sarà fantastico. – Sorrise, a poca distanza dal suo viso.

- Felicty, - Oliver non riuscì a proseguire.

- Oliver, è ora, abbiamo aspettato fin troppo . – Appoggiò la mano sulla sua guancia.

Oliver posò la mano sulla sua. - Felicity, - La guardò intensamente. Lei rimase colpita dalla profondità di quello sguardo. - Io... - Oliver scivolò con gli occhi sul giaciglio e poi ritornò su di lei.

- Non voglio più rimandare, Oliver.

- Felicity, - Oliver si staccò da lei senza lasciare la sua mano. - Non credo che sia giusto, noi...

Felicity seguì lo sguardo di Oliver che si alternava dal letto a lei e comprese l'errore.

- Oh. Mio. Dio. - Esclamò a bassa voce lasciando di scatto la mano di Oliver. - No, no, no, - Sventolò le mani davanti al suo viso. - Io non intendevo portarti a letto ma solo avere un letto a disposizione. Maledizione! - Esclamò imbarazzata. Inspirò a fondo per connettere di nuovo cervello alla bocca. - Tre. Due. Uno. - Aprì gli occhi e lo osservò seria. - Non puoi continuare a dormire su quella specie di letto. Hai bisogno di riposare. Neanche il divano di casa mia va bene. Con questo non voglio dire che mi dispiace ospitarti, anzi, amo passare le notti con te. – Dannazione! Cado sempre lì. Stupida bocca senza filtri. La mano scivolò dal viso al petto. – Hai bisogno di stabilità, perché non iniziare con un letto nuovo?

Oliver sorrise. – Va bene, hai vinto. Come farò a pagarlo?

- Sapevo che ti avrei convinto. C’è proprio una svendita in un negozio appena fuori città. Non ti preoccupare, te lo compro io. Hai fatto tanto per me, è giusto che sia io a fare qualcosa per te. - Gli fece l'occhiolino soddisfatta.

 

 

Il campanello di entrata del negozio li accolse al loro ingresso. Non dovettero attendere molto che una signora di mezza età gli diede il benvenuto.

- Buongiorno, ragazzi. Posso esservi utile?

- Cercavamo un materasso. - Risposero all'unisono Oliver e Felicity. Si guardarono sorpresi della sintonia e si sorrisero.

- Come lo volete? Una piazza, matrimoniale, alla francese? Tradizionali o a molle; di lana; in lattice, ad aria o ad aloe vera; anti-acaro e anallergico, naturale ed ecologico; in poliuretano espanso, multi onda o memory foam.

Felicity osservò Oliver che le rivolse un’occhiata.

- Mi sa che non avete idea di cosa sto parlando. - La signora sorrise divertita. - Va bene, facciamo così. Proseguite per questo settore e provate uno ad uno. Il materasso è importante e non solo per dormire. - Rise divertita facendo l'occhiolino a Oliver. - Prendetevi tutto il tempo che volete. Non passano molti clienti e quei pochi che vengono, mi piace coccolarli. Testate pure ogni materasso come meglio credete.

Felicity a quell'ultima insinuazione diventò di un bel rosso bordeaux.

Oliver le fece segno con la mano di avviarsi e si addentrarono nel mondo materasso, come citava il cartello all'ingresso.

Si fermarono davanti a tre materassi di diversa misura: singolo, alla francese e matrimoniale.

Felicity si picchiettò il mento indecisa. - Come lo preferisci?

- Matrimoniale: è più comodo. - Rispose prontamente Oliver.

- Immagino anche perché. - Si lasciò sfuggire Felicity, ironica, ed evitando l'espressione contrariata di Oliver, proseguì nell'altro settore.

- Non credevo minimamente che esistessero così tanti tipi di materassi. – Felicity, sorpresa, si guardava attorno leggendo le didascalie di ogni letto. - Oliver! - Squittì divertita afferrandogli il braccio. - Questo materasso è ad acqua! Non ho mai provato un materasso ad acqua. Chissà com'è?

Oliver sorrise intenerito da quella reazione infantile. - Proviamolo! - Si buttò sul materasso che prese a ondeggiare. - Dai, che aspetti? Vieni! 

Felicity lanciò un’occhiata alle sue spalle, prese coraggio e si buttò anche lei sul materasso. La spinta fu troppo energica: il materasso ondeggiò con più violenza e la spinse addosso ad Oliver.

- Ehi, - Oliver prontamente l'abbracciò per tenerla ferma. La fissò negli occhi. Erano tremendamente vicini e da quella distanza il profumo delicato di Felicity gli solleticava le narici. Inspirò a fondo e si rilassò all'istante.

Felicity rise divertita per quella novità. Appoggiò il capo sul petto di Oliver. - Scusa, non credevo che la risposta sarebbe stata così burrascosa.

Fermate le risa si staccò da lui, cercando di non fare movimenti bruschi per non agitare le acque. Si appoggiò con le spalle al materasso e rimasero entrambi in silenzio a fissare il soffitto.

- Oliver, - Iniziò piano.

Lui si voltò a guardarla.

- Mi viene da vomitare, stupido ondeggiamento. Oddio, il mio stomaco.

- Evita di pensarci, concentrati su altro. - Le afferrò la mano e la fece alzare, ma in quel modo il materasso prese a muoversi di nuovo.

- Oliver. - Felicity chiuse gli occhi. Si concentrò sulla mano stretta in quella di Oliver. Sì sentì afferrare per il braccio e venire spinta fuori.

Di nuovo con i piedi per terra. Inspirò a fondo per cercare di calmare la sensazione di nausea. Un leggero venticello soffiava sul suo viso. Aprì gli occhi e incontrò Oliver che soffiava debolmente sul suo viso.

- Meglio?

- Sì, grazie. Scartiamo il materasso ad acqua, altrimenti non potrò mai venire a letto con te. - Strizzò gli occhi massaggiandosi la tempia con la mano. - Lascia stare.

Senza aspettarlo Felicity proseguì nella ricerca.

Si fermò di fronte al cartello che diceva: novità.

Lesse ad alta voce. - Materasso naturale: si inquadra perfettamente nell’ottica di una costante ricerca di un rapporto armonioso tra uomo e natura. Essa dona i materiali migliori perché l’uomo possa riposare in modo sano e corretto e recuperare giorno per giorno energia e forza. - Osservò Oliver e poi il materasso, ancora Oliver e poi di nuovo il materasso. - Questo è perfetto per te!

Si sedette, accarezzandolo con la mano, e poi si distese completamente. Il suo corpo provò subito una delicata sensazione di protezione e accoglienza. Proprio come accadeva con lui.

Oliver era rimasto a osservare la scena, seguendo attentamente le mosse di Felicity e notando quanto lei fosse stata rapita da quel materasso.

- Vieni? - Lo incoraggiò Felicity. - Si sta benissimo!

Oliver si distese anche lui. Respirò a fondo e lasciò che i muscoli si rilassassero. Avvertì lo spostamento di Felicity che nel frattempo si era messa sul fianco e lo osservava contenta.

- Che ne dici?

Oliver osservò i suoi occhi che sprizzavano gioia. Rimase a osservarla per diverso tempo senza dire niente. Stava bene, non era mai stato così bene come in quel periodo, e tutto questo era grazie alla sua Felicity. - Che ne pensi?

- Si sta da Dio, è comodissimo. A dire il vero su questo materasso farei di tutto, tranne che dormire… - Fissò Oliver. - Ho detto oltre che dormire, vero?

Oliver scoppiò a ridere.

- Lo prendiamo? - Chiese Felicity eccitata e mettendosi a sedere.

- Sì. - Acconsentì Oliver sedendosi di fronte a lei.

- Piano A: approvato. Dammi un altro paio di giorni e poi partiamo con il piano B.

- Come? Scusa? - Le afferrò il braccio. - Che cosa stai complottando?

- Riconquistare il tuo posto di Amministratore Delegato alla Queen Consolidated!

Oliver la guardò strabiliato prima di sprofondare sul materasso.

L'uragano Smoak aveva appena iniziato a stravolgergli la vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angoletto di Lights

 

Ben trovati! Guardando il primo episodio della terza stagione, gli autori di Arrow ci hanno lasciato con tanti punti di domanda. Con il primo episodio della terza stagione ci hanno mostrato un mondo Olicity, senza darci il giusto sapore di quei mesi che Oliver e Felicity hanno trascorso tra la fine della lotta con Slade e l’inizio della terza stagione.

Before raggrupperà questi “buchi” in One Shot autoconclusive che pubblicherò ogni volta che l’ispirazione mi coglierà.

 

 

Come sempre, un doveroso grazie a vannagio e jaybree che mi seguono passo-passo in ogni mia impresa!

 

 

Momento pubblicità!

Entrate nel nuovo gruppo di FB [OLICITY] Oscure Lotte Illecite Creano Incontri Troppo Yeah per parlare di tutto e di più!

 

 

Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** No Porky. No Study ***


Questa storia si ispira a Just wanna make you smiledi jaybree e si colloca prima dei suoi avvenimenti.

 

 

Tanti auguri, jaybree!

Happy BDay!

 

 

 

 

No Porky. No Study

 

 

 

 

 

Felicity scende le scale con passo incerto. Blocco gli esercizi a corpo libero che sto eseguendo e osservo la miriade di libri, grossi libri, che porta in braccio.

Mi avvicino, senza dire niente, le tolgo il peso e mi blocco davanti a lei con uno sguardo interrogativo.

I suoi occhi scivolano su di me. Sono accaldato o è il suo sguardo che mi fa accaldare? Inclino il capo in attesa di una spiegazione.

- Te l'avevo detto che ti avrei sottomesso.

Come?

- Non in senso sadomaso, - Ridacchia. E tu che ne sai del sadomaso? L'immagine di Felicity con indosso una tutina nera di pelle lucida si fa strada nella mia mente. - Lascia perdere. - Inspira profondamente per ritrovare la concentrazione. Amo quando la sua bocca non ha freno. Un sorriso spontaneo mi solleva le labbra.

- Cosa ci devi fare con tutti questi libri?

- Non sono mica per me!

Non ci capisco nulla. Fisso lo sguardo nel suo, innervosito.

- Sono per te. - Termina seria. – Piano B, ricordi?

Osservo i libri. - Cosa ci dovrei fare con questi... - Non è possibile.

- Secondo te? Studiare. Vuoi o no riconquistare la Queen Consolidated?

- Sì... - Ma ora non lo so più. Appoggio i libri sul tavolo e poi mi rivolto verso di lei.

Felicity si avvicina a me con passo calmo. Non lascia il mio sguardo. Si ferma a breve distanza. Cos'è questo buon odore? È così particolare, l'ho già sentito. Frutti rossi, di bosco. È il suo profumo!

Istintivamente mi sporgo verso di lei per annusare meglio.

Felicity mi afferra il viso con entrambe le mani. - Vedrai, ti trasformerò nel migliore Amministratore Delegato che esista al mondo. Ti fidi di me?

Resto immobile. Quella domanda, detta con quel tono ricolmo di totale fiducia nelle mie capacità, mi lascia sorpreso. - Sì, - Cedo, ormai ho imparato a farlo con lei.

Felicity libera il tavolo e si siede sopra.

- Ti va bene qui o vuoi che lo facciamo sul letto per cominciare?

Mi blocco, ancora. Felicity, dammi tregua. La fisso, non mi resta altro da fare per interpretare seriamente il suo pensiero.

- Intendevo… vuoi studiare qui sul tavolo o preferisci stare più comodo a letto. - Mordicchia una penna.

- Non voglio farlo qui. - La blocco. La vedo deglutire e la penna le scivola dalla bocca.

Chiudo gli occhi. Non posso iniziare anch’io con i doppi sensi. Inspiro profondamente.

- Dove vuoi farlo... Dannaz! Studiare. STUDIARE, dove vuoi studiare?

Le sue gote si tingono leggermente di rosso. Che carina. E se la stuzzicassi? Oliver, concentrati, è Felicity, sai che non puoi varcare quel confine con lei.

- Non qui. - Ripeto severo e deciso, non voglio ammettere di fronte a lei la mia debolezza.

- O-ok. - Felicity si picchietta il mento con l'indice. - Oh! - Deve aver capito. - Non credevo che t’interessasse, ma rispetto la tua decisione. - Si avvicina e mi appoggia la mano sulla spalla. - Oliver Queen e lo studio: due rette parallele che non s’incontrano mai, giusto? Non vuoi che Diggle e Roy ti prendano in giro. Lo sai, vero, che è infantile?

- Felicity,

- Scusa. Sarà un segreto tra me e te. - Si volta verso il tavolo, afferra la borsa ed estrae un biglietto sul quale scrive qualcosa. - Vediamoci qui. Territorio neutrale, promesso. Beh, è casa mia, ma in ogni caso non verranno certo a cercarci lì. - Mi fa l'occhiolino. - Ah, Oliver, non serve che mi porti la mela, al limite della cioccolata.

Raccoglie la pila di libri e se ne va.

Sorrido, perché ancora una volta Tornado Smoak ha scosso la mia vita.

 

 

 

- Roy, resta di guardia tu questa sera. - Ordino. - Devo andare.

- Perché? Hai un appuntamento? - Roy mi chiede sornione.

Lo fisso con lo sguardo più severo del mio repertorio e subito il sorrisetto canzonatorio che ha sulle labbra svanisce. - Vai pure, ci penso io.

Salto giù dal tetto e atterro poco distante dalla mia moto. Sfreccio lungo le strade della città. Sono in ritardo ma questo lei già lo sa. Mi cambio velocemente, infilo i jeans e il maglione. Sto per andarmene, quando mi ricordo di prendere quello che le ho comprato.

Sono davanti alla porta del suo appartamento. Prima di bussare ascolto i rumori che provengono da dentro. La voce della televisione copre la sua mentre parla al telefono.

Faccio per bussare ma in quel momento Felicity apre la porta.

Resto immobile con il braccio alzato e lei fa un passo indietro spaventata.

- Che infarto! - Si porta una mano al petto. - Non mi aspettavo di trovarti così… - Il suo sguardo scivola su di me. Deglutisce e velocemente riporta gli occhi sui miei. Si morde il labbro con i denti. - Casual.

Avvertiamo entrambi il chiavistello del vicino aprirsi.

- Presto, entra! - Mi dice in fretta e mi strattona per il maglione cogliendomi alla sprovvista.

Due passi indietro, incespichiamo tra i nostri piedi e finiamo con il cadere sul tappeto.

- Ahia! - Esclama Felicity, dolorante, con il mio gomito conficcato nel suo costato.

Ci ritroviamo in un incastro perfetto: il mio capo nell’incavo del suo collo, le sue mani su di me e le nostre gambe intrecciate.

Ci alziamo contemporaneamente ma non facciamo che peggiorare la situazione. I nostri capi cozzano l'un con l'altro.

- Quando ti ho invitato a casa mia, non avevo l'intenzione di affrontare un combattimento a corpo libero con te. - Si massaggia la fronte, mentre cerco di ignorare il dolore che provo al mento.

- Scusa, ma se Wanda, la mia vicina di casa, ci beccava insieme, avrebbe sicuramente iniziato le sue congetture da telenovelas argentina! E poi... - Mi fissa seria. - è risaputo, tu sei Oliver Queen e tutte le donne di Starling City hanno un debole per te.

La fisso dritto negli occhi, con una sola domanda che mi frulla nel cervello: anche tu?

- O meglio... quasi tutte, anch’io sono una donna di Starling City, non è che non ti trovi attraente, anzi, direi più che attraente, e il tuo corpo... - sospira ricordando chissà cosa su di me. - ... e credimi, io lo so molto bene... - Felicity sgrana gli occhi per quella rivelazione spontanea che si è lasciata sfuggire.

Le appoggio la mano sulla spalla per toglierla dall'imbarazzo. Ho capito. - Vogliamo iniziare?

- Sarà meglio.

Bussano alla porta. Meno male che non doveva venire nessuno.

- Oh no, mi sono dimenticata della signora Rosa. Vai, presto! - Mi spinge dentro ad una stanza. - Resta qui e non fare rumore. - Mi minaccia. Non so perché ma mi sento quasi offeso, cavolo, sono sempre Oliver Queen, non una persona da nascondere.

Scuoto la testa per quello stupido pensiero.

La sento parlare in spagnolo con la signora. Da quando Felicity conosce lo spagnolo?

Lascio scivolare gli occhi sulla stanza. Sulla scrivania ricoperta da aggeggi computerizzati, sulla libreria ricolma di libri, sui vestiti sparsi ovunque, probabilmente da stirare… e poi la mia attenzione è attirata da un peluche. È un porcellino giallo sul cui petto è stato ricamato il nome Porky.

Istintivamente lo afferro tra le mani. Morbido. Che strano profumo. Buono! Fruttato e intenso, mi ricorda l'essenza di Felicity.

Chiudo gli occhi e mi strofino il porcellino sulla guancia. Bello.

- Noto che hai fatto amicizia con Porky. - Il tono canzonatorio di Felicity blocca le mie azioni. Mi volto verso di lei e il sorrisetto compiaciuto e ilare che ha stampato sulle labbra per un attimo mi fa vergognare di quello che stavo facendo.

- Questo, - Mi afferra il peluche dalle mani. - È mio e non lo devi importunare.

Alzo le mani in alto in segno di resa e scuse.

- Non farti incantare dalle sue carezze, anche se sono così calde e piacevoli... - Si è tradita un'altra volta, questi incontri mi stanno rivelando delle cose su Felicity davvero divertenti. - A studiare! - Mi ordina con l'indice.

 

 

 

Siamo seduti sul divano. Lei è in poltrona, a gambe conserte con in mezzo Porky. È vestita da casa. Mi fa un effetto strano essere nel suo habitat, lo trovo... piacevole. Faccio scivolare lo sguardo su di lei, sui pantaloni larghi a vita bassa, sulla canottiera che le fascia il busto mettendo in evidenza il seno. Ha lasciato i capelli sciolti sulle spalle in modo disordinato. Mi appoggio allo schienale e incrocio le braccia. Ora posso farlo anch’io. Sospiro rilassato.

- Iniziamo, - La sua voce mi distoglie dalle mie segrete osservazioni. - Il primo passo per diventare CEO è quello di sgobbare sui libri. - Picchietta amorevolmente la mano sui libri che ha appoggiato al suo fianco. Mi osserva e forse riesco anche a intravedere uno scintillio di divertimento. Senz'altro si sta godendo il momento. - Visto che hai frequentato tutti i college del pianeta, - Sorride sorniona. Brava, prendimi pure in giro. - Dovresti essere...

- Esperto di feste, birra e sport?

L'ho scioccata? Felicity rimane in silenzio e mi osserva. - È peggio di quello che pensavo. - Sospira rassegnata. - Qui, - batte ancora una volta la mano sui libri. - Ci sono tutte le informazioni basilari che ti servono per prendere coscienza di cosa significa essere un amministratore delegato di un'importante società come la Queen Consolidated.

Mi porge il primo libro. Lo afferro riluttante.

- Stai tranquillo, sono i miei libri del college. Un esperto informatico ha bisogno anche di nozioni economiche oltre che di programmazione. - Mi fa l'occhiolino. - All'interno, su qualche pagina, dovresti trovare anche dei miei appunti. In questo volume sono scritte le nozioni base da conoscere: che cosa significa società, quali sono i diversi tipi di società, la quotazione in borsa, la scala gerarchica e i ruoli che richiede una società, cose utili, insomma.

Felicity mi osserva. Si mordicchia il labbro inferiore, riesco a intravedere la punta del suo canino che si conficca nella carne. Sbaglio o si sta trattenendo dal ridere, devo aver assunto una strana espressione sul viso.

- È meglio che vada a preparare abbondante caffè, sarà una serata molto lunga.

Si alza e appoggia accanto a me Porky. Lo guardo con la coda degli occhi. Dai, Oliver! È un peluche da femmina.

Mi sfilo le scarpe, mi tolgo il maglione e mi distendo sul divano. Comodo.

Sfoglio quell'enorme libro di economia aziendale con riluttanza.

Non sono neanche alla terza pagina che mi è venuto già sonno.

Appoggio il libro sulle gambe, afferro il porcellino di peluche tra i piedi e inizio a fare delle flessioni, toccando ogni volta con le mani il capo di Porky.

- Non penso che imparerai i concetti per osmosi, sai?

Mi blocco afferrando il porcellino tra le mani. Mi volto verso di lei. Felicity è in piedi vicino alla poltrona con le tazze di caffè in mano.

Il suo tono inflessibile non è di buon auspicio.

Si piega sul tavolino e appoggia le tazze. Lo sguardo scivola su di lei fino alla scollatura. Ma che faccio! Deglutisco rumorosamente. Felicity se ne accorge e mi osserva in quella posizione.

D'istinto restituisco Porky alla sua proprietaria.

Felicity lo afferra e lo stringe tra le braccia. - Che cosa ti ha fatto, quel cattivone?

Distolgo lo sguardo e lo rivolgo ai libri. Mi accorgo di un biglietto che sporge da un tomo. È una foto di un tizio: stringe una ragazza dai lunghi capelli neri che nasconde il viso nel suo abbraccio, mentre lui scatta la foto.

Felicity cerca di rubarmela ma io sono più svelto di lei e prevedo la sua mossa. Allontano il braccio spingendomi all'indietro sul divano. Lei perde l'equilibro e mi atterra addosso appoggiandosi con le mani al mio petto.

I nostri visi sono vicini. Una labile distanza separa i nostri nasi. Sento il suo respiro sfiorarmi le labbra. Il suo fiato è caldo, sa di caffè. Deve averne bevuto un sorso prima in cucina. I suoi occhi sono fissi nei miei. Il tempo sembra quasi fermarsi.

- Chi sono? - Chiedo in un sussurro.

Felicity si struscia su di me, si allunga fino a raggiungere il mio braccio ed io cedo, le consegno la foto.

- Nessuno.

Ho quasi l'impressione che la sua risposta sia intrisa di rimpianto. S’infila la foto nella tasca e si allontana velocemente da me. Ho capito, è meglio rimettersi a studiare.

Felicity va un attimo nell'altra stanza e ritorna subito dopo con in mano una serie di cartelloni.

- Prevedendo la tua indole - Piego il capo scocciato, - poco incline allo studio, ho preparato degli schemi per aiutarti a memorizzare.

Iniziamo la lezione: primo passo per diventare un eroe di CEO.

Dopo le interminabili spiegazioni, Felicity mi presenta un test.

- È il modo miglior per capire se hai appreso le nozioni. - Risponde alla mia muta domanda. Sono proprio sicuro di voler riprendermi la Queen Consolitaded? Non lo so più. È più facile andare a catturare i cattivi che affrontare tutto questo. Sospiro sconsolato.

- Vado a preparare la cena, a te matita e fogli!

Stranamente le risposte mi vengono spontanee, a ogni domanda segno con quasi totale sicurezza la risposta che credo corretta.

Quando finisco, consegno il foglio a Felicity e lei si rifugia in cucina.

- Tieni, gioca con Porky nell'attesa.

Afferro il peluche e di nuovo il suo profumo forte mi solletica le narici. Prendo a lanciarlo in aria come se fosse una palla da basket camminando per la stanza, in attesa del suo ritorno.

Felicity ricompare dalla cucina proprio nel momento in cui sto afferrando Porky. Lo tengo stretto tra le mani e lo nascondo dietro la schiena, lasciandolo poi cadere sul divano con nonchalance.

- Non male, signor Queen. Ottantasette su cento. Si è meritato la cena.

Agisco d'istinto e senza pensarci afferro Felicity per la vita e la sollevo in aria, contento.

- Oliver! - Strilla divertita per quel gesto spontaneo.

- Scusa, - Sorrido.

- Oddio, la cena! - Felicity sgrana gli occhi ricordandosi di aver lasciato la pentola sul fuoco. - Oh no, - la sento dalla cucina e la raggiungo.

- Che succede?

- Ehm... - mi guarda sconsolata mentre appoggia la padella con la nostra cena bruciacchiata nel lavandino. - Pizza?

 

 

Siamo seduti sul divano a gustarci la pizza calda appena consegnataci. Sorrido, ricordando l'espressione sorpresa del fattorino alla vista di Felicity che lo accoglie per ricevere la sua pizza maxi per uno.

Addento un altro pezzo di pizza ma il nostro silenzio è interrotto dallo squillo del suo cellulare.

- Pronto? Buonasera signora Memory, stavamo giusto aspettando la sua chiamata per la consegna dal mater... - Si interrompe a metà, sconsolata. - Come ci sono stati dei ritardi? Oh no, abbiamo già buttato il vecchio, e ora? Va bene, la ringrazio. Sette giorni, solo sette giorni, non di più, sì, grazie.

Termina la telefonata ed evita il mio sguardo.

- Problemi?

Si contorce le mani. - Scusa, Oliver, è tutta colpa mia. Non dovevo insistere per buttare via il materasso vecchio. Ora dove dormirai? Non puoi dormire sul pavimento, oh no. È così freddo, duro.

Mi alzo e mi inginocchio di fronte a lei. - Ehi, - Le sollevo il mento con la mano. - Non ti preoccupare. Ho dormito in posti peggiori.

- C'è stato un ritardo nella consegna e ci porteranno il materasso che abbiamo acquistato l'altro ieri fra sette giorni.

- Non. C'è. Problema. - La rassicuro.

- Ho fatto tanto per farti riposare comodamente e ora questo pasticcio. No, assolutamente no. Non puoi dormire per terra, dormirai con me. - Afferma risoluta.

Felicity. Io. Casa. Per un attimo mi lascio stordire da tutte queste sensazioni contrastanti.

- Non con me, me. Non nello stesso letto, figuriamoci. - Sghignazza imbarazzata. - Lo studio diventerà per sette giorni la tua dimora o per quanto vorrai, – aggiunge sottovoce - piccola ma pur sempre più confortevole del pavimento del nostro covo. Che ne dici?

Non so veramente cosa dire. L'unica cosa che so e che mi sto avvicinando troppo a lei.

Mi alzo e mi affaccio alla finestra, pensieroso, valutando la proposta. Tutto quello che è successo con Slade ha modificato ulteriormente il nostro rapporto, ora questo... vivere insieme come...

La mano di Felicity si appoggia sul mio braccio interrompendo i miei pensieri veloci.

- Se accetti, ti prometto che ti lascio tenere Porky, così potrete studiare insieme!

Mi sorride. I suoi occhi brillano di speranza. Fiducia che tutto possa andare bene.

Questo mi basta.

- Ok.

Felicity sorride soddisfatta. Afferra il peluche e me lo sbatte dolcemente contro il petto.

- Gioca con lui mentre vado a prepararti il letto. – Mi fa l’occhiolino divertita.

La osservo andare nell'altra stanza e poi rivolgo la mia attenzione al porcellino.

- Porky, tu che ne dici? Andrà bene?

Lo avvicino alla fronte, tuffando il naso nel suo pelo morbido. Il profumo fruttato mi inebria le narici.

- Sì. - La cioccolata! Mi ricordo all'improvviso.

Felicity canticchia nell'altra stanza. Prendo dalla borsa le barrette di cioccolata che ho acquistato prima di venire qui.

Porky sembra quasi sorridermi per quel gesto e d'istinto gli faccio l'occhiolino.

- Non voglio mica sedurre la mia insegnante!

Rido divertito e la raggiungo in camera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angoletto di Lights

 

 

Ringrazio prima di tutto jaybree per avermi dato il permesso di utilizzare Porky – il porcellino giallo di peluche – e ispirarmi alla sua storia, senza conoscere il fine e lo scopo. Passate da Just wanna make you smilese volete leggere un altro scorcio di convivenza Olicity.

 

Grazie a vannagio per la preziosa consulenza e il betaggio.

 

Al prossimo attacco di Before_ispirazione!

 

 

 

 

Pubblicità!

 

Vi segnalo che ho iniziato a pubblicare il seguito di Metodo Scientifico: Proiettili di ghiaccio.

Questa storia concluderà il percorso iniziato da Undercover, seguito da Metodo Scientifico.

Anche Proiettili di ghiaccio può essere seguita senza aver letto le altre storie perché seguo un suo percorso.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2886183