Proiettili di Ghiaccio
- 1 -
L’uomo scese dalla
macchina. Si aggiustò meglio il bavero del cappotto per proteggersi dalla
folata di vento. Chiuse lentamente la portiera dell’auto e rimase a fissare il
suo interno sovrappensiero. Coraggio, si disse tra sé, quello che era andato a
fare non sarebbe stato facile. Per niente.
Fissò lo sguardo sulla
gigantesca villa che imponente regnava sull’ambiente circostante: dimora Queen.
Erano cambiate
parecchie cose in quegli ultimi mesi. Le loro vite erano state stravolte da una serie di eventi che ne avevano
modificato il percorso.
Oliver Queen,
pronunciò quel nome in tono solenne nella sua mente. Non gli piaceva quello che
stava per fare ma le circostanze l’avevano costretto.
Bussò il campanello e
attese. Lo accolse la cameriera, impettita nella sua divisa.
- Andrew Wolfar, ho bisogno di vedere il signor Queen. - Lo fece
attendere all’ingresso mentre andava ad annunciare il suo arrivo.
Come lo avrebbe
accolto? Si chiese titubante. Si tolse l’impermeabile
e osservò attentamente gli interni: la casa gli sembrò
così vuota e priva di vita.
Inspirò a fondo,
chiuse brevemente gli occhi per ritrovare la concentrazione. Il ticchettio
della camminata della cameriera l’avvisò del suo
arrivo.
- Il signor Queen… - Fece una lunga pausa e l’osservò attentamente.
- Gli dica che è
importante. – Intervenne prima che la cameriera lo mandasse via. –
Deve ricevermi!
La cameriera gli
scoccò un’occhiataccia severa azzittendolo. – La riceverà a breve. La
faccio accomodare nel suo studio. Mi segua.
Andrew non dovette
attendere molto l’arrivo di Oliver. Era vicino alla grande vetrata con lo
sguardo perso nel vuoto, quando lui entrò.
I due si osservarono
attentamente prima di fare o dire qualcosa.
- Io… - Tentò Andrew
cercando di trovare le parole più adatte.
Quella semplice
sillaba bastò a Oliver per far scattare la rabbia repressa che portava dentro
di sé. Si avventò su Andrew afferrandolo per il colletto della camicia e lo
sospinse con ira contro il muro.
- Dimmi dove cazzo è
Felicity! Dove l’hai portata?
Andrew, dopo lo
smarrimento iniziale, lo guardò severo. – È
stata una sua scelta, Oliver. Le ho dato una possibilità e lei ha accettato di
afferrarla. Dovresti ringraziarla, come sempre ha messo il tuo destino davanti
al suo. Ha preferito infrangere il suo cuore per il tuo bene.
Oliver a quelle parole
allentò la presa fino a lasciarlo andare. Serrò i pugni, conficcandosi le unghie
nel palmo delle mani. Chiuse gli occhi per gestire la rabbia.
- Dov’è Felicity?
– Chiese con più calma, anche se il tono grave delle sue parole lo tradì.
Andrew si voltò,
afferrò la tenda nella mano e la strinse forte.
- Felicity… - Il
groppo in gola non gli permise di continuare. - È morta, Oliver. Se n’è andata
nel dolore e nella sofferenza. Nella morte ha trovato la liberazione dal suo
male e la pace interiore che meritava.
Oliver indietreggiò di
qualche passo incredulo. In quei mesi non aveva fatto altro che cercarla,
aggrappandosi alla speranza che un giorno l’avrebbe avuta ancora tra le sue
braccia.
- Non può essere… non
può essere morta. Non è vero!
- Mi dispiace, Oliver.
Felicity ha lottato con tutte le sue forze. Voleva tornare da te guarita, ma il male che portava dentro di sé era troppo e alla fine ha dovuto arrendersi.
Oliver si portò le
mani al capo. Le dita affondarono nei capelli. Chiuse gli occhi ricolmi di
lacrime. – Felicity, - Spezzò il silenzio che si era creato. – Non
può essere vero.
Andrew si avvicinò
piano. Gli appoggiò la mano sulla spalla, un gesto che sorprese anche lui e non
solo Oliver.
- Mi dispiace, credimi
è stato meglio così. Tu potrai conservare per sempre
il ricordo del suo viso felice, radioso e colorito. A differenza di me, che la ricorderò sofferente,
pallida e magra. Tu…
Oliver si avventò su
di lui colpendolo in pieno viso con un pugno.
- È tutta colpa tua.
Sei tu che me l’hai portata via. Io. Dovevo. Essere. Al. Suo. Fianco!
Andrew incassò il
colpo. Si passò il dorso della mano sulla bocca per togliere il rivolo di
sangue dal labbro.
- Accusami pure, se
questo ti fa sentire meglio, ma non incolpare me se tu non hai avuto la forza
necessaria per sopportare la lenta
agonia di
Felicity. Se Felicity ha scelto di lasciarti andare è perché sapeva che prima o poi avresti mollato da solo!
Le parole dure di
Andrew colpirono Oliver in faccia con la stessa irruenza del pugno che lui gli
aveva sferrato.
- Ancora oggi non mi
spiego che cosa Felicity vedesse in te. Sei e sarai sempre…
- L’occhiata gelida di Oliver lo fece desistere dal proseguire.
- Ora, te ne puoi
andare.
Il tono severo di
Oliver non ammetteva repliche. Andrew si mosse lentamente. Si fermò al suo
fianco, indeciso. – Questa è per te. – Gli porse la busta. –
Qui troverai le risposte che cerchi. Felicity mi ha fatto promettere che te
l’avrei consegnata quando se ne sarebbe andata. Come puoi vedere il suo ultimo
pensiero sei sempre stato tu.
Andrew gli afferrò la
mano e gli lasciò la busta. Indossò l’impermeabile e
senza voltarsi uscì dalla vita di Oliver Queen.
Oliver osservò la
piccola busta. L’aprì lentamente e all’interno trovò una microsim.
Si accomodò alla
scrivania. Osservò attentamente quel piccolo oggetto. Gli venne da sorridere.
Lasciare una lettera scritta non sarebbe stato da Felicity.
Raccolse la microsim tra l’indice e il pollice e l’osservò
attentamente. E ora?
Estrasse dalla tasca
il cellulare. Lo guardò per diversi minuti, poi si
accorse che era dotato di uno spazio per una sim
integrativa. Infilò la microsim facendo attenzione a
non spezzarla.
Non accadde nulla.
Passarono i secondi e lo schermo del cellulare rimase spento.
Oliver respirò a
fondo. Aggrapparsi alla possibilità di vederla ancora è stata una stupida
speranza. Felicity è… Bloccò il flusso dei suoi pensieri, non era pronto ad ammettere a se stesso che lei non c’era più.
Stava per andarsene
quando all’improvviso il cellulare si attivò da solo. Un fascio di luce si alzò
proiettando la figura di Felicity davanti a lui.
Ciao, Felicity! Oliver scattò in piedi fronteggiando l’ologramma. Allungò
la mano verso di lei. Oh mio dio, Felicity!
Oliver, mi manchi. Anche tu, da morire. Strinse le labbra l’una con
l’altra per non cedere.
Mi dispiace, Oliver, ho cercato in tutti i modi di evitare tutto
questo.
Oliver osservò la
figura in piedi davanti a lui: magra, esile, che si reggeva in piedi solo con
la forza di volontà. Il viso, anche se truccato con cura e i capelli raccolti
in uno chignon elegante, non potevano celare la
sofferenza del suo corpo. Il vestito rosso che indossava accoglieva ampiamente
il suo esile fisico.
Felicity, chiuse gli occhi e nella sua mente comparve il viso tondo e sano di un tempo.
Quella mattina, quando ho preso la decisione di lasciarti andare, ho
esitato, non era pronta ad allontanarti da me, ma il dolore al cuore mi ha
fatto capire che non dovevo essere egoista. Tu avevi… hai un’intera vita
davanti a te, io… non più.
L’immagine olografica
fece un passo in avanti verso Oliver. Felicity allungò la mano come a toccargli
la guancia.
Avevo un unico modo per esserti d’aiuto: donarti la libertà. Il tuo
destino è quello di essere un eroe e con me al tuo
fianco non potrebbe compiersi. Io ti stavo
bloccando e l’ho capito quando hai scelto di restare al mio fianco invece di
andare ad aiutare McKenna. Io non potevo chiederti di scegliere: me o il mondo, così ho scelto io di lasciarti andare.
- NON E’ ASSOLUTAMENTE
VERO! – Urlò Oliver all’immagine di Felicity. – Io senza di te non
sono nulla. – Disse più piano vicino al suo viso. Allungò la mano per sfiorarle la guancia ma accarezzò
solo l’aria. – Ti prego, torna da me, non lasciarmi.
Oliver, devi essere forte, non farti distruggere dal dolore. Lascia il
cuore libero di amare ancora, non cancellare quello che siamo stati, quello che
sei diventato.
- Come puoi chiedermi
questo? Io non ce la faccio senza di te. Nulla ha più senso. Ti prego, torna da
me.
Concediti del tempo ma non rinnegare te stesso. Il destino ha voluto
separarci fisicamente ma io… - Felicity appoggiò la mano al petto di Oliver.
– Resterò per sempre nel tuo cuore.
Oliver accostò la mano
sulla sua. – Non te ne andare, non mi lasciare.
Sii coraggioso, trai forza dal nostro amore e come sempre abbiamo
fatto, continua a combattere per un mondo migliore.
Felicity rimase in
silenzio. La sua immagine guardava fissa negli occhi Oliver.
Ti amo, con quelle ultime parole la sua immagine scomparve nell’aria. Il
cellulare estrasse automaticamente la microsim che si
spezzò.
- No! – Oliver
tentò di afferrarla ma cadde a terra. – Non mi lasciare, ti prego… -
Ripeté mentre soccombeva al suo dolore.
Era realmente finita.
Le sue speranze erano state infrante. La sua Felicity non c’era più, lui ora
era davvero solo contro quel destino crudele che gliela aveva strappata dalle mani.
Continua…
Angoletto di Lights
Ehm… che dire dopo
questo capitolo ç_ç *passa scatola di kleenex*
Ben ritrovati!
L’avventura è iniziata, resterete con me?
È solo il primo passo,
a ogni capitolo ci ritroveremo immersi in tante emozioni diverse e contrastanti.
La storia è in fase di
stesura, al momento sto scrivendo il settimo capitolo ma c’è ancora tanto da
raccontare.
La pubblicazione sarà
ogni lunedì salvo imprevisti.
Proiettili di ghiaccio
chiude il cerchio della mia “triologia” (preceduta da
Metodo
Scientifico e Undercover)
ma può essere seguita senza aver letto le storie precedenti, comunque, a ogni
riferimento, sarà mia premura informarvi in questo spazio ^_^
Lo stile di
“Proiettili di ghiaccio” è differente dalle precedenti storie, prima tra tutto
la narrazione è in terza persona perché incontreremo tanta gente e ognuno di
loro avrà il suo spazio. Ci
saranno sempre Oliver e Felicity ma non solo.
Infine, ma non per
questo meno importante, un grazie infinite a loro che
mi seguono passo passo: vannagio
e jaybree, non so che cosa farei senza di voi <3
Detto questo, ci si
rilegge al prossimo lunedì. Baci-baci.