La ricetta perfetta

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambiamenti ***
Capitolo 2: *** Sonno ***
Capitolo 3: *** Castagne ***
Capitolo 4: *** Stella cadente ***
Capitolo 5: *** Equilibrio ***
Capitolo 6: *** Offerta di pace ***



Capitolo 1
*** Cambiamenti ***


Titolo: Cambiamenti
Autore: Piper_Parker  
Fandom:
One Piece
Personaggi: Sabo, Koala, Mocha
Paring: SaboxKoala
Genere: Fluff
Rating: Verde
Disclaimer: “Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Eiichiro Oda che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in One Piece, appartengono solo a me.” 
Tabella: Autunno 
Prompt:
 Cambiamenti
Note: Questa long mi è stata ispirata dalla raccolta Caldarroste di magicaemy, una storia che ho amato semplicemente alla follia. Voglio ringraziare Emy per avere scritto quella storia e per avermi permesso di inserire dei riferimenti nella mia. Ringrazio tutti coloro che avranno voglia di leggerla e vi auguro una buona e fluffosa lettura. Piper. 
 
 
 
 
 CAMBIAMENTI
 
 
Mi stringo addosso il cappotto, respirando a pieni polmoni la frizzante aria autunnale.
Anche per oggi la giornata lavorativa si è conclusa e, anche per oggi, sono riuscita a non far saltare in aria la pasticceria.
Anzi, Sanji mi ha anche fatto i complimenti, dicendo che miglioro a vista d’occhio.
C’è anche da dire che lui è un ottimo maestro e, quando ho iniziato a lavorare da lui ad agosto, ero un tale disastro che per migliorare mi sarebbe bastato non confondere il sale con lo zucchero.
Ma il punto è che i miei sforzi stanno venendo ripagati.
Mi guardo intorno, assorbendo la tipica atmosfera di metà ottobre, godendomi questo bagno di arancione, rosso e giallo, con ancora qualche residuo verde, in contrasto con il cielo azzurro e terso, che virerà al viola scuro tra un paio d’ore al massimo.
Sembra di trovarsi dentro a un quadro.
Adoro l’autunno.
In realtà adoro tutte le stagioni, perché in tutte c’è qualcosa di bello che me le fa apprezzare.
D’altronde, io amo i cambiamenti.
Non sono il tipo di persona che si arrocca nella propria monotonia e routine perché le da sicurezza.
Per questo quando ho visto quell’annuncio di lavoro per assistente pasticcere anche senza esperienza mi sono candidata senza pensarci due volte e, quando Sanji mi ha assunta, mi sono licenziata dal mio vecchio e noioso lavoro d’ufficio, nonostante fossi solo in prova per tutto il primo mese.
Per fortuna è andata bene, Sanji ha visto davvero del potenziale in me, altrimenti dubito che mi avrebbe tenuta con sé, soprattutto dopo quel pugno nello stomaco micidiale, che gli ho sferrato la prima e anche ultima volta che ha cercato di baciarmi, con gli occhi a cuoricino.
Un giro di chitarra che conosco bene raggiunge le mie orecchie facendomi voltare verso il parco, che si trova a pochi passi dalla pasticceria.
Le note riempiono l’aria grazie alla cassa portatile che ha con sé, rendendo l’atmosfera magica e suggestiva, complice anche il ritmo lento della canzone che ben si adatta alla piacevole malinconia che l’autunno mi trasmette da sempre.
Sistemando il mio capellino rosso sulla testa mi avvio verso di lui, raggiungendo la panchina sulla quale sempre mi siedo ad ascoltarlo.
Mi piace tutto della sua musica, dalle parole alle melodie, alla sua voce e a quello che mi trasmette.
Credo fermamente che, presto o tardi, riuscirà a farsi notare da qualche produttore discografico, deve solo capitare nel posto giusto al momento giusto, proprio come è successo quando è riuscito a farsi notare da me, circa un mese e mezzo fa.
Non lo avevo mai visto prima e ho pensato che fosse uno di quei girovaghi, che battono la città in lungo e in largo, quasi più per passatempo che per farsi realmente un nome e racimolare qualche spicciolo con la propria arte.
Mi sono gustata quella canzone fino in fondo, come se stessi mangiando una fetta di torta al limone di Sanji, convinta che non lo avrei più rivisto, che la sua presenza sarebbe stata il sale della mia giornata, trattandosi di un fugace cambiamento nella mia nuova routine.
Invece, contro ogni pronostico, lui era lì anche il giorno dopo e quello dopo ancora, facendomi capire alla fine che lo avrei trovato qui fuori ad accogliermi con la sua chitarra ancora per molti giorni.
Si è trasformato da cambiamento ad abitudine senza tuttavia diminuire il mio piacere nell’ascoltarlo suonare e cantare, con mia grande sorpresa devo ammetterlo.
Mi alzo in piedi riconoscendo gli ultimi accordi della canzone, preparandomi ad avvicinarmi a lui, come sempre.
Muovo solo pochi passi, mentre la gente intorno a noi applaude e lui sfila la chitarra dalla testa ringraziando, e subito mi blocco, quando un piccolo fulmine mi saetta accanto correndogli incontro e chiamandolo per nome.
-Sabo!!!-
Si gira verso la bimba mora che sfreccia verso di lui, scartando tra la gente, e lo vedo aprirsi in un sorriso, mentre si prepara a prenderla in braccio.
-Ciao Mocha- la saluta, dandole un bacio sulla testa quando gli getta le braccia al collo.
Intuisco che deve trattarsi di uno dei bimbi a cui da lezioni di chitarra e sorrido intenerita nel vederlo così paterno e affezionato.
Le preme l’indice sul naso, simulando il trillo di un campanello e poi le lascia fare altrettanto con il proprio, emettendo questa volta un suono nasale, molto più simile a un citofono.
La guarda ridere divertita, con gli occhi blu che gli brillano, e io mi preparo un paio di battutine per dopo mentre riprendo ad avanzare verso di loro.
-Ehi!- mi saluta quando mi vede, allargando un po’ gli occhi e facendo girare Mocha verso di me.
-Ciao!- lo saluto sorridendo e portando una mano ad accarezzare una guancia della piccola.
-Ciao!- mi saluta entusiasta.
-Lei è Koala, Mocha!- le dice Sabo, dando un colpetto con l’anca per caricarsela meglio in braccio, sentendola scivolare un po’.
-È la tua fidanzata?!- domanda con il capino piegato di lato, incuriosita.
-È una mia amica- le spiega Sabo, spostando poi gli occhi su di me e sorridendomi.
Io piego un po’ di più le labbra verso l’alto, ricambiando radiosa.
È davvero tenero con in braccio questa bambina!
Quasi non lo riconosco!
-Mocha! Andiamo tesoro!-
-Arrivo mamma!-
Ci giriamo verso la donna che l’ha chiamata e che sta salutando Sabo con un braccio.
Ricambia con un cenno della mano mentre Mocha si gira un attimo senza smettere di correre, per urlare un ultimo saluto.
-Ci vediamo a lezione Sabo!-
-A presto, piccola!-
Si volta verso di me, trovandomi a fissarlo con le braccia incrociate al petto e un sopracciglio alzato in un’espressione eloquente.
-Che c’è?!- mi domanda, perplesso.
-Ma quanto istinto paterno!- gli dico, facendolo arrossire appena.
-Ma… ma cosa dici?!- protesta, imbarazzato, portando una mano ad accarezzarsi la nuca ed evitando il mio sguardo.
Io scoppio a ridere, mentre mi piego per recuperare il suo capello a cilindro blu posato a terra, buttandoci dentro un occhio.
Non ha tirato su granché ma, d’altra parte, non lo fa per i soldi.
Raccolgo le monetine nel palmo della mano, trasferendole nella tasca del suo cappotto e posandogli poi il cappello in testa, mentre è accosciato a mettere via la chitarra e staccare i cavi con cui l’aveva collegata alla cassa.
Passo a occuparmi dell’asta del microfono, mentre lui chiude la custodia e si leva in piedi con la chitarra sulla schiena e la maniglia della cassa portatile nella mano sinistra.
Io afferrò l’asta del microfono e mi carico meglio la borsa in spalla, pronta ad andare.
È routine sì, ma è la nostra routine e mi piace.
-Cosa mi hai portato stasera?!-
-È avanzata la sacher!- rispondo con un ghigno soddisfatto, sapendo che è la sua torta preferita.
Infatti si illumina a quelle parole, ma subito assume un’espressione indagatrice.
-Ma l’hai fatta tu o l’ha fatta Sanji?!- domanda, lievemente in apprensione.
-Sanji!- rispondo, un po’ perplessa.
-Ah ok! Allora la mangio!- mormora, non riuscendo a contenere una mezza risata mentre si scansa per evitare un mio calcio.
-Che infame!- esclamo, ma non riesco a non ridere con lui.
Ecco, nella nostra strana amicizia tutto quello che cambia ogni giorno è che dolce gli porterò a fine giornata.
Il cambiamento è tutto per lui, eppure non mi pesa.
-Ti va di andare al cinema?!- mi propone quando arriviamo alla sua macchina.
Io lo guardo presa alla sprovvista.
Avevo altri programmi per la serata ma, in fondo, un piccolo e inaspettato cambiamento non può che migliorarla no?!
-Perché no?!- rispondo, facendolo sorridere.
Apre la portiera per caricare tutta l’attrezzatura e toglie anche il cappello, prima di riemergere e porgermi il braccio con fare galante.
-Madame!- mi invita con un inchino appena accennato, facendomi ridere.
Afferro il suo braccio e ci avviamo a piedi mentre il cielo sfuma dal turchese al blu oltremare all’indaco in pochi minuti, discutendo su dove andare a mangiare e su quale film vedere.
In fondo lo so perché questa routine mi piace così tanto.
Perché la nostra amicizia è un rapporto in costante cambiamento.
 

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Capitolo 2
*** Sonno ***


Titolo: Sonno
Autore: Piper_Parker
Fandom: One Piece
Personaggi: Sabo, Koala
Paring: SaboxKoala
Genere: Fluff
Rating: Verde
Disclaimer: “Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Eiichiro Oda che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in One Piece, appartengono solo a me.” 
Tabella: Autunno
Prompt: Sonno
Note: Eccomi a pubblicare. Buon Halloween! Buon Lucca Comix! Buonanotte! Ah no, scusate! Va beh comunque a me capita davvero spesso di non riuscire a prendere sonno, una vera tragedia. Quindi dedico il capitolo a tutti i sofferenti di insonnia e ne approfitto per ringraziare LuNa exist per aver messo la storia tra le seguite e AlexiaLil ed Emy per le recensioni. Buona lettura. Piper.
 


 

SONNO



Mi rigiro ancora nel letto, alla disperata ricerca di una posizione comoda.
Odio, odio, ODIO non riuscire a prendere sonno!
Avessi almeno un valido motivo!
Sono le due di notte e io sono qui che mi rigiro tra le coperte sveglia come un grillo e nervosa come non mai.
So che la cosa giusta da fare quando ho visto che non mi veniva sonno a stare qui sdraiata sarebbe stata alzarmi e guardare un po’ di tivù o leggere un libro, sorseggiando della camomilla, ma ormai è quasi dicembre e sotto il piumone stavo troppo bene per trovare la voglia necessaria ad alzarmi.
Stupida io, lo so.
Perché adesso, tesa come sono, è ovvio che non chiuderò occhio.
Con riluttanza estraggo un braccio, nudo fino al gomito, rabbrividendo istantaneamente, per accedere la lampada sul mio comodino.
Devo trovare il modo di rilassarmi o è la fine.
Non posso mica addormentarmi con la faccia nella bilancia domani al lavoro!
Mi passo una mano sul volto, guardandomi attorno e lo sguardo mi cade sul cellulare, posato sul comodino davanti alla sveglia.
Un’idea mi colpisce e lo afferro, spegnendo la luce con una mano mentre con l’altra accendo il telefonino.
Mi rinfilo completamente sotto le coperte, permettendo al variopinto schermo di illuminarmi il volto, facendomi socchiudere gli occhi per il momentaneo fastidio.
Digito il pin e aspetto con quanta pazienza mi resta che finisca di accendersi del tutto, caricando anche il contenuto della scheda SD, proprio ciò che mi interessa.
Lo sento vibrare nella mia mano mentre scorro il dito sulle schermo, pigiando qua e là alla ricerca dei file vocali.
Sorrido soddisfatta quando trovo ciò che cerco, sorridendo appena al ricordo di quando l’ho ascoltato per la prima volta poco più di quattro settimane fa.
Mi giro sul fianco, riemergendo con la testa e poso il cellulare sul guanciale accanto al mio volto, facendo poi partire, con una leggera pressione del polpastrello, il messaggio vocale.
 
“Buonasera signorina Koala!
Spero di non disturbarla, ci tenevo solo a farle ancora tanti auguri di buon compleanno.
So che mi ha dovuto sopportare già per tutta la sera e spero vorrà perdonare questa mia insistente intrusione ma prima alla festa non potevo fargliela sentire, con tutte quelle orecchie indiscrete in giro!
Quindi… beh, ecco il mio vero regalo per il tuo compleanno.
Spero ti piaccia.
Tanti auguri.”
 
Chiudo gli occhi facendo un profondo respiro quando le prime note della canzone che Sabo ha scritto per il mio compleanno, riempiono l’aria e le mie orecchie.
La adoro.
È bella e dolce e mi mette i brividi pensare che sono stata io a ispirargliela.
Incastro una mano sotto al cuscino e poso l’altra tra il mio volto e il cellulare, che continua a suonare anche a schermo spento.
La voce calda e vibrante del mio amico mi rilassa irresistibilmente.
È come se fosse qui e stesse sussurrando direttamente nel mio orecchio, avvolgendomi con la sua musica e facendomi sentire al sicuro.
So che quella sera l’ha suonata direttamente per registrarla e mandarmela e, ogni volta che la sento, perché sì lo faccio spesso, è come se stesse cantando e suonando dal vivo ma solo per me.
Sento finalmente il corpo rilassarsi e la mente svuotarsi mentre il sonno prende a scorrermi nelle vene.
Un pensiero si forma nella mia testa, qualcosa che ha a che fare con il fatto che il timbro di Sabo quando canta ha un che di avvolgente e c’entrano anche le sue braccia, ma non faccio in tempo a codificarlo perché la sensazione che qualcuno mi abbia appena posato una carezza sul volto mi distrae, facendomi addormentare del tutto.
 

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Capitolo 3
*** Castagne ***


Titolo: Castagne
Autore: Piper_Parker
Fandom: One Piece
Personaggi: Sabo, Koala, Sanji 
Paring: SaboxKoala
Genere: Fluff
Rating: Verde
Disclaimer: “Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Eiichiro Oda che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in One Piece, appartengono solo a me.” 
Tabella: Autunno 
Prompt:
 Castagne
Note: Oggi sono depressa e un po' di fluff aiuta l'umore, quindi dedico questo capitolo a tutti coloro che oggi sono di un umore che tende dal grigio al nero e a tutti gli amanti delle castagne. Ne approfitto per ringraziare Amx89Star, RollyChwan e Zomi per aver messo la storia tra le seguite e Emy per la recensione. Baci e foglie secche a tutti. Piper. 




 
CASTAGNE



Guardo la ricetta con una mezza smorfia che mi storta la bocca, le braccia incrociate sotto al seno.
So di sembrare una bambina imbronciata che fa i capricci ma è più forte di me.
Sanji dice sempre che per cucinare bisogna amare il cibo, dal primo all’ultimo ingrediente.
Ed è quello che faccio, perché niente mi piace come sentirmi sulle mani il profumo del lievito vanigliato mischiato alla farina, del cioccolato, dello zenzero e del cardamomo.
C’è solo un piccolo problema.
Oggi Sanji mi ha messo a fare i biscotti alla crema di castagne.
E il problema è che io odio la crema di castagne.
Quindi come faccio a metterci amore e affetto nelle preparazione di un dolce che non mi piace?! 
Non che poi lo debba mangiare io ma non capisco proprio la gente che ne va matta.
Eppure sembrano essere in tanti ed essendo il periodo delle castagne è un dolce che va per la maggiore in autunno.
Sbuffo rileggendo la procedura.
 
-Le castagne però ti piacciono no?!-
-Beh più o meno!-
-E allora trova il modo di apprezzare anche questo dolce! E non cominciare a cucinarlo finché non l’hai trovato!-

La nostra conversazione di poco fa mi risuona nella testa.
Sarà anche un casanova ma quando si tratta di insegnare riesce a essere un maestro molto serio e anche troppo autoritario a volte.
Accidenti!
Dai Koala, pensa!
Castagne, castagne, castagne…
Riapro gli occhi mentre un ricordo, anche piuttosto recente, prende forma nella mia mente.
Mi do della stupida da sola per non averci pensato subito.
Risale a quasi due mesi fa ormai ma trattandosi del giorno in cui io e Sabo abbiamo parlato per la prima volta…
Ora che mi è venuto in mente, mi basta chiudere gli occhi per rivedere tutta la scena.
Erano ormai due settimane che mi ero abituata alla sua presenza al parco quando uscivo dal lavoro e quel giorno, non trovandolo, ero rimasta più delusa di quanto volessi ammettere con me stessa.
Tanto che mi ero comunque seduta sulla solita panchina.
Avevo chiuso gli occhi, godendomi il tepore del sole di metà settembre, strascico di quello estivo.
Un fruscio accanto a me mi aveva obbligato a riaprirli e mi ero ritrovata a sgranarli poi, nel riconoscerlo seduto al mio fianco.
-Ciao- mi aveva salutato, con un dei suoi sorrisi da mozzare il fiato.
-C-ciao- avevo risposto colta alla sprovvista, portando una ciocca di capelli dietro all’orecchio -Oggi niente musica?!- gli avevo poi domandato.
Lui si era girato posando entrambi gli avambracci sullo schienale della panchina, perdendo lo sguardo sul parco.
-No oggi no, ho un impegno- aveva mormorato, facendomi aggrottare appena le sopracciglia.
Avevo riportato anche io lo sguardo di fronte a me ed eravamo rimasti in silenzio per un po’, finché non lo avevo sentito trafficare con qualcosa e lo avevo visto tirare fuori un sacchettino bianco dalla tasca del cappotto.
Lo aveva aperto, tendendolo poi verso di me, avvolgendomi in un aroma noto, che sapeva tutto d’infanzia.
Profumo di caldarroste.
-Ne vuoi una?!-
Lo avevo guardato un attimo perplessa, per poi sorridere e annuire, pescandone una con due dita e soffiandoci un po’ sopra prima di metterla in bocca e masticare piano per gustarmela.
Non sono mai stata un’amante delle castagne ma non ho mai disdegnato le caldarroste, mangiandone volentieri un paio, fosse solo perché mi ricordano mio nonno.
-Piace?!- aveva domandato, facendomi annuire mentre portavo una mano davanti alla bocca per celare un po’ il movimento ruminante della mia mandibola -Le prendo al chiosco di una ragazza bionda che le vende di fronte all’ospedale-
Ne avevo mangiata giusto un’altra, mentre Sabo aveva spazzolato a breve il pacchetto, posato sulla panchina in mezzo a noi.
-Che impegno hai?!- avevo domandato dopo un attimo, vedendo che non accennava a muoversi.
Per una qualche ragione mi sentivo incapace di andarmene finché lui fosse stato lì.
-Una cena con un’amica-
Con un cenno del capo gli avevo comunicato che avevo capito.
-Dove?!-
-Non so…- aveva mormorato, prima di voltarsi a guardarmi -…dove ti piacerebbe andare?!- mi aveva chiesto, facendomi sgranare gli occhi per la sorpresa.
Ero rimasta interdetta qualche secondo, rendendomi conto che non era una cosa improvvisata.
In fondo erano due settimane che mi fermavo ogni giorno ad ascoltarlo fino alla fine della sua esibizione, probabilmente mi aveva notata.
Mi è sempre stato insegnato a non fidarmi degli sconosciuti ma in quegli occhi ci vedevo solo tanta sicurezza e tanto calore e un mondo che volevo scoprire.
E poi a ben guardare avevo già violato la regola più importante, accettando da lui le castagne, ragion per cui avevo sorriso, proponendo un paio di ristoranti.
Riapro gli occhi sorridendo.
A Sabo piacciono le castagne, ne va matto, quindi gli piaceranno anche i biscotti con la crema di castagne.
Sarebbe la prima volta che gli porto qualcosa di cucinato da me e non da Sanji.
Sorrido soddisfatta, mentre comincio a dosare la farina.
Affetto e amore sono fondamentali per cucinare.
Nessuno però ha mai detto che il dolce che cucino debba piacere per forza a me perché vi siano questi due ingredienti.
 

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Capitolo 4
*** Stella cadente ***


Titolo: Stella cadente
Autore: Piper_Parker
Fandom: One Piece
Personaggi: Sabo, Koala
Paring: SaboxKoala
Genere: Fluff
Rating: Verde
Disclaimer: “Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Eiichiro Oda che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in One Piece, appartengono solo a me.” 
Tabella: Autunno
Prompt: Stella cadente
Note: Ahhhhhh! Non so da quanti anni non vedo una stella cadente! L'ultima volta ho visto solo satelliti spaziali, me triste. Ma via la depressione e facciamo un bel sorriso al pensiero che Natale è vicino e con questo capitolo entro ufficialmente nell'atmosfera festosa (sono peggio dei negozi che addobbano a metà novembre). Dedico questo capitolo a tutti gli appassionati di astronomia e a coloro che amano anche solo guardare le stelle. Ringrazio tutti i lettori che mi seguono e AlexiaLil per aver aggiunto la storia tra le seguite. Buona lettura. Piper. 




 
STELLA CADENTE



-Sabo andiamo! È impossibile!- protesto, girandomi a guardarlo.
Non ci credo!
Non ci credo nemmeno se la vedo coi miei occhi, una stella cadente al dodici di dicembre, dai!
-Ti dico che l’ho vista!- insiste lui, tenendo gli occhi puntati alla volta celeste.
È una serata splendida, di quelle con il cielo terso all’inverosimile, complice l’aria fredda dell’inverno ormai imminente e noi ci troviamo sulla collina della città, completamente deserta, a goderci le stelle grazie al poco inquinamento luminoso di questa zona.
-Ma per favore! Lo so che mi prendi in giro!- lo provoco, riuscendo finalmente a farlo voltare verso di me.
Per un qualche strano motivo, il mio stomaco fa una capriola quando i suoi occhi incrociano i miei.
Che mi prende?!
Ah lo so cos’è.
Era sicuramente un morso della fame che mi ha preso precisamente quando si è girato a guardarmi.
Che coincidenza!
-Scommettiamo?!- sussurra, dandomi la pelle d’oca.
Aggrotto le sopracciglia a quelle parole.
Cos’ha in mente?!
-Se il mio desiderio si realizza allora è vero- sussurra ancora, sollevandosi sull’avambraccio e sporgendosi verso di me.
Si avvicina pericolosamente e io mi ritrovo a trattenere il fiato.
Sta per… baciarmi?!
Quando lo realizzo è troppo tardi, il suo odore mi avvolge, facendo defluire tutto il sangue al cervello e mandandomi in tilt.
Deglutisco a fatica quando sento il suo respiro fresco sulle labbra e, mio malgrado, le schiudo, socchiudendo contemporaneamente gli occhi.
-Allora- soffia a pochi centimetri dalla mia bocca, vibrante e ipnotico -Scommettiamo?!-
Non so come faccio a sentirlo, vista la potenza con cui mi risuonano nelle orecchie i battiti del mio cuore impazzito.
-O-okay…- riesco ad articolare appena, ormai in disperata attesa.
Lo intravedo ghignare, prima di allungarsi oltre il mio viso e tendere un braccio per aprire la scatola bianca proveniente dalla pasticceria che ho portato con me, casomai ci andasse uno spuntino di mezzanotte.
-Cupcake allo zenzero e ananas candito con la nutella?!- domanda riscuotendomi.
È come venire svegliata bruscamente e mi ritrovo a fare uno di quei respironi tipici della fase del risveglio, ma molto più agitato.
Reclino la testa all’indietro, ringraziando mentalmente il buio, perché sono consapevole di essere paonazza.
-Sì, sono quelli!- rispondo, riprendendo controllo su me stessa.
Ne prende uno e si sposta, smettendo di sovrastarmi e permettendomi di mettermi seduta.
Non so perché, nonostante il maglione pesante mi abbia tenuto caldo finora, improvvisamente sento freddo.
Sfrego le mani tra loro, cercando di non pensare a quanto è appena successo, e tirando il cappuccio con le orecchie sulla testa.
Un braccio mi avvolge e mi ritrovo addossata al suo torace, rischiando di andare a fuoco un’altra volta.
Stasera con l’escursione termica non ci siamo proprio!
-Ti è venuto freddo?!- mi chiede, premuroso, sfregando una palmo contro il mio braccio.
-Un po’- mormoro a corto di fiato.
Il profumo di nutella raggiunge le mie narici, facendomi venire l’acquolina in bocca  e stringendomi lo stomaco.
Cerco di ignorare il fatto che è una sensazione piuttosto diversa da quello che ho provato quando gli occhi di Sabo hanno incrociato i miei, a dimostrazione che la spiegazione che mi sono data poco fa non regge.
Cerco di ignorare anche il fatto che mi sto domandando che sapore abbiano le labbra di Sabo dopo avere mangiato una di queste delizie, il cavallo di battaglia di Sanji nel periodo natalizio.
Un po’ per gola, un po’ per tenermi impegnata afferro anche io un cupcake, tornando ad accoccolarmi sul torace del mio amico mentre me lo gusto a piccoli morsi.
-Mi sa che hai ragione tu, non era una stella cadente!- mi dice dopo un attimo, facendomi sollevare la testa a cercarlo con gli occhi -Avevo sperato che fossero i Rocky Road!- si spiega con un guizzo divertito.
Io lo fisso incredula.
Ma fa sul serio?!
I Rocky Road?!
Quelli al cioccolato, con i marshmallows e le noci pecan?!
Razza di marmocchio troppo cresciuto!
Scuoto la testa sbuffando una risata, mentre torno ad addentare il mio cupcake. 

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Capitolo 5
*** Equilibrio ***


Titolo: Equilibrio
Autore: Piper_Parker
Fandom: One Piece
Personaggi: Sabo, Koala
Paring: SaboxKoala
Genere: Fluff
Rating: Verde
Disclaimer: “Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Eiichiro Oda che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in One Piece, appartengono solo a me.” 
Tabella: Autunno
Prompt: Equilibrio
Note: La vellutata di carote!!! Non ho idea di che sapore abbia, in realtà volevo metterci quella di zucca ma essendo ormai dicembre nella storia mi pareva fuori stagione! Non posso credere di essere già al penultimo capitolo! Quanto adoro questi due?! Quanto?! Troppo! Dedico il capitolo a tutti gli amanti della vellutata di carote e di quella di zucca e a tutti coloro che stanno attraversando un periodo di insicurezza in se stessi. Credete sempre nelle vostre capacità! Buona fluffosa lettura! Piper. 







 
EQUILIBRIO



Rigiro la vellutata di carote con fare svogliato.
Non so nemmeno perché sto perdendo tempo a cucinare, tanto non ho fame.
Ma devo sforzarmi di mangiare, se avessi dato retta al mio appetito non metterei niente nello stomaco da due settimane.
So che è tutta colpa di quello sciocco litigio, se poi si può definire così visto che una discussione vera e propria non c’è nemmeno stata.
Quando l’ho visto flirtare con quella ragazza al parco non so cosa diavolo mi sia preso, ho sentito l’impulso di andarmene e non sarebbe stato neanche un così grande problema se solo non mi fossi messa a correre anziché voltarmi quando lui mi ha richiamata.
O se non avessi smesso di andare al parco dopo il lavoro.
O se avessi risposto a uno dei suoi messaggi o delle sue telefonate.
La verità è che mi manca ma l’idea di vederlo mi provoca una sensazione di nausea e mi sega le gambe.
Non capisco cosa mi prenda.
Non è colpa sua, perché mai dovrebbe farmi questo effetto?!
Sto bene con lui, come non sono mai stata con nessuno dei miei amici.
Mi sembra di sentire la sua voce che canta a ogni angolo di strada e il suo odore ovunque.
Sospiro, ripensando a quello che mi ha detto mia sorella Robin al telefono.
Secondo lei ci sono solo due possibilità.
O sto impazzendo.
O sono innamorata di lui e la mia è solo sana e normale gelosia. 
Sospiro, spegnendo il fuoco sotto la pentola e ripensando all’episodio di alcuni giorni fa.
È inutile girarci intorno, quando l’ho visto con quella ragazza ciò che ho provato è stata prima delusione poi fastidio e infine panico.
In una parola, gelosia.
Il che implica una sola plausibile conclusione.
Ma se davvero è così, se davvero sono innamorata di lui, forse è meglio davvero non vederlo più.
Ci penserà il tempo a farmelo dimenticare e a rimarginare le ferite.
Insomma, l’ho visto bene lo sguardo che ha rivolto a quella ragazza, era così intenso, luminoso, quasi rapito.
Lo conosco bene, è lo stesso sguardo che mi ha rivolto la prima volta che ha capito che ero lì per ascoltare la sua canzone.
Sgrano gli occhi, colpita da una rivelazione.
Kami!
Ma…
Vuoi vedere che…
Okay, okay!
Calmiamoci!
L’opzione più plausibile è ancora quella del flirt, non voglio illudermi, però, forse, quella ragazza si è solo avvicinata per complimentarsi.
Insomma, in fondo non riceve spesso di queste soddisfazioni!
Io sarò anche la sua fan numero uno e assidua sostenitrice però è normale che anche altre opinioni, e anzi soprattutto quelle, soprattutto quelle di gente sconosciuta, gli facciano tanto piacere.
Mi giro verso il tavolo della cucina e un ricordo mi colpisce.
Risale a circa tre settimane fa, quel sabato pomeriggio che mi sono impuntata a fare i soufflé per stupire Sanji e lui mi ha fatto un’improvvisata proprio mentre sfornavo il mio quarto fallimento, in preda allo sconforto.
 
-È inutile! Non sono tagliata per fare la pasticcera! Lunedì mi licenzio!- esclamo furibonda, scaraventando la teglia sul tavolo.
-Koala, calmati!- mi dice seguendo i miei movimenti a occhi sgranati –Andiamo, a tutti può capitare di non riuscire a…-
-È la quarta volta che ci provo Sabo! La quarta volta!- dico, fuori di me, sottolineando anche il numero con le dita.
Mi appoggio con le mani al tavolo, fissando con sguardo sconsolato i miei aborti al cioccolato, collassati su se stessi.
-I soufflé non sono facili da cucinare, che io sappia- mi fa notare con calma.
-No infatti…- mormoro, senza più nemmeno un briciolo di verve ora che l’arrabbiatura è sparita, lasciando il posto alla depressione -… Sanji dice che bisogna sentirselo quando sono pronti. Che con il timer non si fanno i soufflé ma con l’istinto sì e io quell’istinto non ce l’ho! Ergo, non sarò mai una pasticcera!-
-Sei migliorata molto in questi mesi!-
-Ma non sarò mai una pasticcera!- ribadisco, ancora di spalle alla porta.
Non mi accorgo che si avvicina finché non sento il suo respiro sul collo.
-Ferma lì- mormora, posando le mani sulle mie spalle e facendomi rabbrividire -Chiudi gli occhi-
Ubbidisco, cercando di mantenere il respiro regolare.
-Devi avere pazienza, Koala. Sei brava coi dolci, davvero. Si vede che ti appassiona questo lavoro ma non puoi imparare tutto in sei mesi- la sua voce è come un balsamo che mi cura e rilassa al tempo stesso -Lo sai cucinare è un po’ come fare musica. La cosa più importante di tutte è trovare il giusto equilibrio-
Mentre parla sposta lentamente i palmi lungo le mie braccia, accarezzandomi piano e io mi sento in paradiso.
Non voglio riaprire gli occhi o allontanarmi da lui.
-Ci vuole il giusto equilibrio fra tutti gli ingredienti per ottenere il dolce perfetto, proprio come ci vuole equilibrio tra le note e tra gli strumenti che le suonano per trovare la melodia perfetta. È come camminare su una corda tesa rischiando di cadere per una vibrazione sbagliato o un granello di zucchero di troppo. Ma anche quando si raggiunge l’equilibrio c’è ancora una cosa importante da considerare-
-Q-quale?!- domando a corto di fiato.
Si avvicina al mio orecchio, sfiorandomi il lobo.
-Il ritmo. Uno dei miei primi spartiti era una splendida musica ma io ho sbagliato completamente il ritmo. Di recente l’ho riadattata e ne è venuto fuori un pezzo che conosci molto bene e che è mille volte meglio dell’originale-
Non parlo, mentre lui continua a fare su e giù lungo le mie braccia e io mi lascio andare con la schiena contro il suo torace.
-La canzone per il tuo compleanno. Il punto è che non avrei mai potuto riadattarla come ho fatto senza conoscerti perché in questo caso il metronomo che ho usato è stato il ritmo del tuo cuore-
Sto per riaprire gli occhi a quelle parole ma lui intreccia le sue mani con le mie e io decido di restare in paradiso ancora un po’.
-Queste sono le mani di un’artista e tu devi semplicemente cucinare così come vivi, seguendo il ritmo del tuo cuore e vedrai che i soufflé diventeranno il tuo cavallo di battaglia. E un giorno creerai la tua ricetta, lasciando tutti a bocca aperta e quello sarà il tuo spartito più bello. Ma devi crederci. Io credo in te Koala, perché non cominci anche tu a credere in te stessa?!-
 
Interrompo il ricordo.
Non so per quale motivo non gli sono saltata al collo baciandolo ovunque.
Preferisco non pensarci a dirla tutta, perché finirei per darmi della stupida più di quanto non stia già facendo.
Lui è stato così comprensivo con me, sopportando i miei sbalzi di umore e i miei momenti di sfiducia con pazienza.
E lo ha fatto perché ha capito anche prima di me che questa piccola avventura culinaria, cominciata per noia, è diventata il mio sogno.
Quando Sanji mi ha lasciato intendere che potrebbe volere un socio entro un anno con cui dividere la quota della pasticceria, ho capito che questo è quello che voglio davvero fare.
E lui mi ha sostenuta come un vero amico e forse, lo spero dentro di me, come anche qualcosa di più.
Mentre io mi sono legata al dito una sua reazione assolutamente normale e comprensibile a un complimento.
Sempre che di quello si sia trattato.
Ma non posso starmene qui con il dubbio di averci messo molto più di quello che effettivamente c’era nello sguardo che ha rivolto a quella ragazza.
E comunque è meglio se mi abituo.
Perché, quando avrà finalmente successo, le ragazzine urlanti e innamorate che lo circonderanno saranno sempre di più e, se è vero che voglio stare con lui e i Kami sanno quanto sia vero, sarà bene che cominci a farci i conti.
Devo trovare il giusto equilibrio.
Nella vita come in cucina.
Per lui come per i dolci.
Sono stata sciocca, sono un soufflé che è voluto uscire dal forno troppo presto ma ora sono pronta.
Ora so che ciò che voglio essere è una pasticcera e la donna di Sabo.
E non rinuncerò a nessuna delle due cose senza lottare. 

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Capitolo 6
*** Offerta di pace ***


Titolo: Offerta di pace
Autore: Piper_Parker
Fandom: One Piece
Personaggi: Sabo, Koala
Paring: SaboxKoala
Genere: Fluff
Rating: Verde
Disclaimer: “Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Eiichiro Oda che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in One Piece, appartengono solo a me.” 
Tabella: Autunno
Prompt: Offerta di pace
Note: Fuori piove e io piango per la sopraggiunta fine di questa raccolta che consacra Sabo e Koala come mia OTP (** ** **). Voglio ringraziare davvero tanto AceDPortogas, Amx89, bubbles, Star, LuNA exist, RollyChwan, Zomi, ZoRobin_2000 e infine AlexiaLil ed Emy a cui dedico questo capitolo. Ammaziamoci di romanticismo! Ringrazio naturalmente anche i lettori silenziosi e spero di rivedervi alla prossima raccolta di questa challenge. Altrimenti che il fluff sia con voi e grazie davvero per avermi supportato! Alla prossima e buona lettura! Piper. 


 


OFFERTA DI PACE



Ringrazio di cuore quei quattro gatti che si sono fermati a sentirmi nonostante siano le sette di sera del 31 dicembre.
Non so cosa ci faccio ancora qui a quest’ora.
Con le giornate che si accorciano a vista d’occhio, una persona normale smonterebbe alle cinque, cinque e mezza al massimo.
Io invece sono ancora qui, in questo maledetto parco, ad aspettare chissà che.
Un miracolo probabilmente.
Mi passo una mano tra le ciocche bionde, mentre i miei pochi ma comunque apprezzati spettatori si disperdono, e osservò qualche istante la condensa formata dal mio respiro, nell’aria fredda dell’ultimo giorno del 2014, prima di raccogliere tutta la mia attrezzatura e avviarmi a casa di Ace e Perona per il cenone.
Senza più Koala ad aiutarmi con l’asta del microfono sono in difficoltà e ammetto di non riuscire a ricordare come facevo prima di incontrare lei.
Sono uno stupido idiota, lo so.
Ancora qui a sperare, dopo due settimane di totale e assoluto mutismo.
Fortuna che la mia barba ha tempi di crescita pari a quelli del decadimento del Carbonio 14 perché altrimenti a quest’ora sembrerei un barbone.
Perché sì, sarò patetico, ma sono così svogliato e depresso che sono due settimane che non mi rado, vivo di cereali e pizze d’asporto ed è già tanto se mi sono fatto la doccia.
Che poi vorrei capire dove ho sbagliato.
So che c’è un collegamento con quella ragazza che mi si è accostata per dirmi che le era piaciuta la canzone, l’ho capito, ma mi domando cos’avrei dovuto fare allora!
È per questo che suono!
Per far piacere alla gente!
Ed è per questo che vengo sempre qui, per farmi conoscere e diventare una faccia nota almeno in un quartiere!
No okay.
Qui ci venivo per lei, lo ammetto.
E sempre per lei continuo a venirci.
Avanzo insensibile al freddo che mi sferza la faccia e lancio una malinconica occhiata alla sua panchina.
E mi blocco, aggrottando le sopracciglia.
L’alone di luce del lampione lì vicino illumina parzialmente la seduta di pietra e io noto che c’è qualcosa appoggiato.
Mi avvicino incuriosito e sgrano gli occhi riconoscendo un pacchetto di caldarroste e un cupcake Rocky Road lì affianco.
Li studio lievemente interdetto.
Non possono mica esserci arrivati da soli, proprio sulla sua panchina.
È evidente che è opera sua, sono un ramoscello di ulivo.
Un’offerta di pace.
Mi ritrovo ad abbozzare un ghigno e proprio in quel momento un rumore di ramo spezzato mi fa voltare.
Lei è lì, davanti a me, che mi osserva con gli occhi lucidi per il vento e il naso rosso di freddo.
Sento l’impulso di abbracciarla e stringerla a me tanto mi è mancata ma, a parte che con tutto quello che ho in mano finirei per scaraventarla a terra, e poi non è che io non sia proprio per niente arrabbiato con lei.
Insomma è lei che è sparita senza una parola, ignorando tutti i miei messaggi e le mie telefonate!
Certo però se penso a quanto mi è mancato il suo profumo…
Oh dannazione, Sabo, datti un contegno!
-Ciao…- mormora incerta, avanzando di un altro passo e capisco subito che è tesa e a disagio.
Teme un mio rifiuto e io mi sento un bastardo.
-Ciao- rispondo asciutto.
D’altra parte non voglio nemmeno lasciarmi troppo andare.
Ho sofferto come una cane questi quindici giorni, capendo molte cose, e ora non voglio permettere al sollievo di travolgermi senza essere certo al cento per cento di quello che rappresento per lei.
-Con… con i soufflé ho ancora qualche problema e così ti ho fatto un Rocky Road…- comincia, deglutendo a fatica, agitata e nervosa -… le caldarroste non so nemmeno come ho fatto a trovarle, in realtà sono immangiabili ma una ragazza mi ha detto che a lei hanno portato fortuna così…-
La osservo in silenzio, cercando di mettere a sopire l’istinto che mi sta suggerendo di mandare a farsi benedire l’orgoglio e prenderla tra le braccia.
La voglio disperatamente e, soprattutto, odio vederla così.
Attende ancora qualche istante e gli occhi le si riempiono di lacrime quando vede che non rispondo.
-Okay… senti io… so che è all’ultimo e sicuramente hai già da fare ma mi chiedevo se ti andasse di… non so… una pizza e un cinema, un… un capodanno un po’ alternativo?!- propone con un sorriso triste, dondolando il braccio, battendo il pugno contro la coscia.
È il mio turno di mandare giù a fatica, deciso a lasciare che sia lei a scoprirsi per prima.
Io so cosa provo, ho bisogno di capire cosa prova lei.
Ma forse un piccolo aiuto me lo posso anche dare.
-Mi spiace Koala, ho già un impegno. Oltretutto ho promesso che avrei portato la mia ragazza e tutti non vedono l’ora di conoscerla quindi non posso proprio mancare- le spiego, senza interrompere il contatto visivo, attento e teso per analizzare la sua reazione.
La vedo sgranare gli occhi e assumere un’espressione tra il deluso e lo sconvolto.
E poi lo riconosco, quel lampo disperato che le attraversa le iridi indaco.
Lo stesso lampo disperato che ha attraversato le mie quando ho capito di amarla e ho pensato di averla persa.
In un attimo il cuore si mette a scalpitare contro le costole, minacciando di spezzarmele.
Sta… sta succedendo veramente?!
-Oh…- riesce ad articolare a fatica, imponendosi un sorriso tirato che mi stringe il cuore -… io… certo è ovvio, la tua… la tua ragazza…- tortura la visiera del cappellino rosso, ricacciando indietro le lacrime e parlando più a se stessa che a me -Okay, allora io… vado- dice, cominciando ad allontanarsi ma ancora girata verso di me -Spero… spero che il cupcake ti piaccia e… buon anno nuovo Sabo- mormora a fatica il mio nome, quasi come se le facesse male pronunciarlo e poi si gira e si avvia, con un passo lento che non le appartiene.
Un’idea mi colpisce.
-Ehi! Dove vai?!- la richiamo e lei si volta a guardarmi, sorpresa -La festa è di là!- dico indicando la direzione opposta a quella verso cui si è avviata.
Corruga le sopracciglia, non capendo e io riesco a stento a trattenere un ghigno, assumendo un’espressione quasi supplice.
-Oh ti prego! Non dirmi che hai cambiato idea! L’ho promesso! Mi tocca il terzo grado poi!-
-Sabo ma cosa…- comincia al colmo della perplessità.
-Ho detto che avrei portato la mia ragazza ma la vedo difficile se la mia ragazza si ostina a camminare nella direzione opposta rispetto a dov’è la festa- mormoro, lasciandomi finalmente andare a un sorriso.
Ci mette qualche secondo a metabolizzare quello che ho appena detto e poi sgrana gli occhi incredula.
Io lascio cadere cassa e asta del microfono e allargo le braccia, in un invito a correrci dentro che lei non si fa ripetere.
Sorride, finalmente, con quel sorriso che tanto amo, e tutta la tristezza sparisce dal suo viso mentre mi corre incontro e mi getta le braccia al collo, baciandomi senza esitazione.
Non so per quale miracolo riesco restare in piedi, nonostante il peso della chitarra che mi sbilancia all’indietro, e, non appena sento di essere stabile, la stringo a me e smetto di pensare, rispondendo al bacio.
Ci stacchiamo dopo un tempo indefinito, sorridendoci senza riserve, gli occhi che brillano e i respiri che si mischiano in un’unica condensa.
Sento il suo cuore che batte impazzito contro il mio pettorale e penso che sia il suono più bello del mondo.
Mi sposto con la bocca, accostandola al suo orecchio.
-Sei tu il mio miglior spartito- le sussurro, facendola rabbrividire.
Si aggrappa a me, cercando le mie labbra per un altro breve ma intenso bacio.
Mi circonda il viso con le mani e mi fissa intensamente.
-E tu sei l’ingrediente segreto per rendere perfetta la mia vita-
Perdo un paio di battiti e poi torno a sorriderle.
Perché sì, è vero, stasera, qui, in questo parco, io e lei e i nostri cuori che battono all’unisono siamo semplicemente la ricetta perfetta.

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