The light of armistice

di Alexiel Mihawk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Touch ***
Capitolo 2: *** Maybe, one day ***
Capitolo 3: *** Lies ***
Capitolo 4: *** Fight and run ***



Capitolo 1
*** Touch ***


Nuova pagina 1

 

the light of armistice

∙Nick Autore: Alexiel Mihawk
∙Titolo Capitolo: Touch
∙Personaggi: Neville Paciock, Pansy Parkinson
∙Pairing: nessuno, Neville/Pansy ma proprio appena appena accennato
∙Genere: avventur, generale
∙Rating: verde
∙Avvertimenti: flash!fic
∙Introduzione: Neville e Pansy nella foresta. Anche il gesto più piccolo può cambiare il futuro di qualcuno.
∙NdA: Io non penso che sia così facile per questi due finire insieme, però a volte basta qualcosa, qualcosa di piccolissimo per avvicinarsi un po’ di più, per non sentirsi più dei completi estranei. Pensate a come Ron, Hermione e Harry sono diventati amici, beh, questa che leggerete potrebbe essere, in parte, la causa prima che ha portato, che porterà, in futuro, Neville e Pansy a rivolgersi la parola. Questa è la prima di quattro brevi flashfic sul rapporto tra Pansy e Neville, che andrà dipanandosi nel corso dei sette anni.
Questa fic ha partecipato a non mi ricordo quale concorso su Pansy e Neville e si è classificata terza.

 

1.touch

 

Terzo Anno.  

Neville non era mai stato una cima, ma non avrebbe mai pensato di essere così tonto da cacciarsi in una situazione come quella. Ora sua nonna lo avrebbe davvero bollato come idiota e lo avrebbe rinchiuso in casa a meditare su quale caso disperato fosse.
Quando mai gli era venuto in mente di seguire gli Slytherin nella foresta! Lui odiava quel posto, era buio e umido e pieno di rumori strani che lo spaventavano. Era forse l’unico Gryffindor pavido della sua casa e Neville lo sapeva, forse era per questo che li aveva seguiti. O forse perché, come accadeva a tutti gli esseri umani, la curiosità lo divorava dall’interno – mai essere curiosi, Neville Paciock! Quante volte te lo devi ripetere? – e lui non era stato in grado di resistere.
Sapeva che c’erano dei ragni in quella foresta, ragni giganti, e centauri e piante velenose e forse anche i lupi; improvvisamente fu attraversato dal desiderio di lasciar perdere tutto e fuggire.
Si sedette sotto un grosso tronco, conscio di essersi perso. Come avrebbero riso di lui alla torre, incapace di inseguire persino un branco di grossi e stupidi Slytherin. No, forse Hermione non avrebbe riso, magari lei sarebbe stata sollevata di vederlo sano e salvo, ma era l’unica a non guardarlo come un idiota.
Fu in quel momento che udì una voce nota venire da dietro uno dei cespugli, era leggera e un po’ frivola, canzonatoria e, senza dubbio, si stava rivolgendo a lui.
«Bene, bene, bene. Guarda un po’ chi si è perso nel bosco…» Pansy si ergeva su di lui, il caschetto nero composto e perfetto le circondava il viso pallido che sembrava risplendere all’interno di quella foresta così scura. Che strano, dopotutto non era così simile a un carlino.
«Dimmi un po’ Paciock… mi stavi seguendo? Che cavolo fai fuori dal castello? Non lo sai che di notte qui ci sono i mostri?»
Neville nicchiò, non voleva mentirle, lui non mentiva mai, la nonna gli aveva insegnato che solo chi non si fida di sé stesso mente, però di certo non poteva dirle la verità, come minimo avrebbe ricevuto un cruciatus in risposta e anche se Pansy aveva solo 13 anni non dubitava che fosse in grado di lanciare un incantesimo complesso come quello – non era tonta, lei.
Balbettò piano, restio a dare una qualsiasi risposta, finché le fronde degli alberi e i rami degli arbusti dietro la ragazza non iniziarono a smuoversi in modo sinistro e il ragazzo non percepì un inquietante suono di zampe che si muovevano.
«Ra-ra-ragno» balbettò terrorizzato indicando qualcosa di imprecisato alle spalle di Pansy, la quale, più per reazione che per reale interesse, volse lentamente la testa nella direzione indicata, per poi cacciare un urlo e saltare di scatto verso Neville stesso.
Il giovane Gryffindor, nonostante si sentisse paralizzato dalla paura, era riuscito ad afferrare la ragazza e a trattenerla per una manica tirandosela dietro in una corsa contro il tempo e contro otto zampe pelose che sentivano seguirli. Non si voltarono indietro finché non giunsero al limitare della foresta e da lì, dopo essersi assicurati di non avere più li ragno alle calcagna corsero fino al portone di Hogwarts. Sempre vicini, sempre con la mano di Neville stretta attorno al polso di Pansy.
Non seppero mai che quel giorno erano stati salvati dai centauri – che se avessero saputo che le prede del ragno erano umani di sicuro non sarebbero intervenuti – e che per poco quel giorno non erano stati divorati da un’acromantula allevata dal guardiacaccia della scuola.
Quello che avrebbero ricordato in seguito era tutt’altro.
Quel giorno per la prima volta Neville Paciock aveva preso per mano – per il braccio – Pansy Parkinson.
Si erano toccati.

 

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Capitolo 2
*** Maybe, one day ***


Nick Autore: Alexiel Mihawk
Titolo Capitolo: Maybe, one day
Personaggi: Neville Paciock, Pansy Parkinson
Pairing: Neville/Pansy ma proprio appena appena accennato
Genere: fluff
Rating: verde
Avvertimenti: flash!fic
Note: non aggiornavo dal 2011, ma la verità è che avevo mentalmente messo on hiatus la storia, ora ho i capitoli pronti e sono pronta, finalmente a finire; vedremo dove ci condurranno questo e i due capitoli successivi, non aspettatevi grandi sconvolgimenti o improvvisi limoni, questa coppia rimarrà accennata per tutto il corso della storia, perché vorrei cercare di rimanere più IC possibile.


2.Maybe, one day

Quarto anno.

 
Pansy Parkinson era da sola, seduta su un divanetto guardava le punte delle sue scarpe, nere come la pece. Attorno a lei tutti sembravano occupati a ballare, ridere o divertirsi, troppo impegnati per degnarla anche solo di un briciolo di attenzione; era venuta al ballo del ceppo con Draco Malfoy, cosa che a molti era apparsa strana, poiché l’antipatia nutrita dal biondo nei confronti della ragazza era cosa nota a tutti, a tutti tranne che a Pansy stessa. Tuttavia, non appena avevano raggiunto la sala grande, decorata a festa, il suo cavaliere l’aveva lasciata da sola per rivolgere le sue attenzioni altrove, verso ragazze più piccole, più disponibili o più belle di lei. Le sorelle Greengrass erano state le prime a cui si era avvicinato, poi aveva danzato con quella sciocca civetta francese, Fleur Delacourt, la rappresentante di Beauxbatons al torneo tre maghi, e ora stava addirittura concedendo attenzioni alla Granger, che però sembrava non gradire per niente.
Pansy era affranta, si sentiva profondamente ferita nell’orgoglio e provava un’insolita fitta all’altezza dello sterno: Draco Malfoy le aveva appena spezzato il cuore, ma ancora non lo sapeva.
Quando capì che nessuno le si sarebbe avvicinato per chiederle di ballare, né tantomeno per offrirle da bere, la giovane Parkinson si sollevò dal divanetto in cui era sprofondata e si diresse verso il grande tavolo del rinfresco, con una mano pallida si versò un bicchiere di succo di zucca e si diresse verso il cortile interno, che era stato aperto appositamente per l’occasione.
Passeggiava sotto il portico, illuminato da una sfilza di candele che galleggiavano a mezz’aria, il suo sguardo era perso sulle coppiette che camminavano mano nella mano lungo il cortile, era così presa che non si accorse di Neville finché non andò a sbatterci addosso.
«Oh, scusami, io-» si bloccò immediatamente non appena si rese conto di chi fosse la persona che si trovava di fronte a lei «Ah, sei solo tu, l’impiastro cuore di struzzo».
Neville indietreggiò di un passo, di tutte le persone sgradevoli che poteva incontrare doveva proprio capitargli la Parkinson.
«G-guarda che sei stata tu a venirmi a sbattere addosso…» azzardò timidamente.
«Ma se tu avessi guardato dove stavi andando non sarebbe successo, pezzente!»
Paciock fece una smorfia, indispettito.
«Stavo andando a prendere da bere a Ginny».
«Alla piccola piattola Weasley?» rise con cattiveria, anche se la sua risata risultò meno stridula e meschina di quanto avrebbe voluto «Ma se sta ballando con Potter! Tanto valeva venissi da solo».
Neville radunò tutto il suo coraggio e, prima di rispondere, riuscì addirittura a fissarla negli occhi: «Non mi sembra proprio che tu possa venirmi a dire una cosa simile, visto che anche il tuo accompagnatore ti ha mollata in asso. E mi sembra che la Greengrass stia riuscendo a intrattenerlo molto bene».
Pansy voltò il viso e si fermò a fissare Draco Malfoy che teneva per mano la giovane Astoria, il ragazzo la vide e le lanciò un’occhiata glaciale, come a dirle “Sei ancora qui?”. Represse un singhiozzo, umiliata e ferita, e senza degnare più il Grifondoro di uno sguardo lasciò cadere il suo calice per terra e si diresse a passo lesto verso l’uscita e, quindi, verso i sotterranei.
Era già arrivata alla scala grande quando sentì una voce richiamarla.
«Aspetta!»
Neville era alle sue spalle, ansimante, come se le fosse corso dietro; si sentiva in colpa per averle fatto notare di proposito una scena che l’aveva ferita, si sentiva in colpa per essere stato meschino, perché il suo era stato un comportamento da Serpeverde e in quel momento se ne vergognava.
«Che vuoi?» ringhiò Pansy col viso arrossato, trattenendo le lacrime. Non avrebbe lasciato che nessuno la vedesse piangere, né Draco, né le sue compagne di dormitorio, né tantomeno quello stupido ragazzo grassottello.
«Ecco, mi dispiace».
La ragazza ridacchiò sarcastica, come no, e gli diede le spalle, riprendendo a camminare.
«Per quello che vale» le urlò Neville dal punto in cui si era fermato «Penso che stasera tu sia davvero carina».
Pansy non si voltò indietro, ma sentì la bocca piegarsi in un sottile sorriso.
Forse, un giorno, lo avrebbe ringraziato.





 

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Capitolo 3
*** Lies ***


Autore: Alexiel Mihawk
Titolo capitolo: Lies
Personaggi: Pansy Parkinson, Neville Paciock
Genere: generale, azione, fluff
Rating: verde
Avvertimenti: flashfic
Note: mi ero stufata di aspettare una settimana, in realtà anche la prossima è già scritta; in ogni caso qui l'ambientazione è agli inizi del settimo anno quando Neville non è ancora fuggito nella stanza delle necessità per sottrarsi alle lezioni di Magia Oscura di Carrow.


3. Lies


Settimo anno.

 
Li ha visti solo con la coda dell’occhio, ma li ha visti, di questo è certa.
Un gruppo di Grifondoro ha avuto il coraggio di avventurarsi in mezzo ai corridoi durante il suo turno e lei non vede l’ora di dirlo alla professoressa Carrow per vedere quale punizione escogiterà questa volta.
Certo, prima deve assicurarsi di non essersi sbagliata e, soprattutto, vuole vedere bene di chi si tratta; quando gira l’angolo il corridoio è vuoto, ma una delle porte delle aule è rimasta accostata e da dentro filtra una debole luce di candela.
«Bene, bene, bene» ridacchia entrando nella stanza «Chi abbiamo qui?»
Una figura avvolta in un lungo mantello scuro si irrigidisce, meno male che gli altri sono già andati oltre, pensa Neville girandosi verso la ragazza con una smorfia di disgusto, ci mancava giusto lei.
«Oh, Parkinson, sotto tutto quel cerone non ti avevo riconosciuta».
Con gli anni Paciock è cambiato, si è fatto più alto, più imponente, il suo fastidioso balbettio è scomparso e, da quando Harry Potter è scomparso, si è fatto anche più intraprendente.
«Sfigato, cosa ci fai qui? Cerchi di nuovo di farti mettere in punizione?» dice puntandogli contro la bacchetta «Ti mancava il sapore del sangue in bocca dopo una bella dose di cruciatus? Immagino sia un hobby di famiglia».
Neville si deve trattenere dal tirarle in pugno, consapevole che ultimamente il suo fisico è già stato notevolmente provato dalle maledizioni senza perdono e dalle percosse, perché nella nuova Hogwarts non è permesso sgarrare, certo a meno di essere Serpeverde e sanguepuro dediti alla causa.
«Quando sarà l’ordine a mandare tuo padre in ospedale forse non troverai più la cosa così divertente, Parkinson» replica seccato e la ragazza si domanda se, in fondo, non abbia un po’ esagerato.
«Di sicuro non piangerò per lui, Paciock, e ora dimmi, cosa stavi facendo?»
Si guarda attorno, realizzando solo in quel momento di essere nell’aula di Arti Oscure, l’aula dove Amycus Carrow si diverte a insegnare la magia nera agli studenti, e a torturare quelli che si rifiutan di apprenderla: come, per l’appunto, Neville.
«Dimmi che non hai messo nulla dentro quella scrivania» alita a mezza voce.
«Se vuoi che menta…»
«Dannazione».
In quel momento sente dei passi lungo il corridoio e prima che il Grifondoro possa fare una mossa esce dalla porta, chiudendosela silenziosamente alle spalle; Neville impreca, sapendosi preso in trappola.
«Parkinson, cosa ci fai qui?» sente la voce di Amycus domandarle da oltre l’uscio serrato.
«Temo, professore, che Pix abbia fatto un pasticcio nella sua aula e che non si riesca proprio ad entrare, converrebbe andare a chiamare Gazza» risponde Pansy con aria affranta, osservando, poi, con un sorriso a mezza bocca, l’uomo mentre se ne va imprecando verso l’ufficio del custode.
La porta si riapre e la ragazza si trova faccia a faccia con un Neville con gli occhi spalancati e la mandibola a terra.
«Chiudi la bocca, Paciock, o ci entreranno le mosche. E aiutami a fare un incantesimo che faccia sembrare che Pix abbia davvero messo a soqquadro tutto!»
«Lascia perdere, ho una palude portatile Weasley con me» risponde il ragazzo estraendo un sottile cilindro metallico e appoggiandolo sul pavimento «Ora andiamocene prima di diventare parte del nuovo ecosistema»
La prende per il polso e la trascina fuori, giusto in tempo prima che nella stanza esploda una valanga di melma verdastra e puzzolente; la lascia andare e si guarda attorno, non riuscendo ancora a credere di essersela cavata.
Si avvia di corsa verso la torre di Grifondoro, ma si ferma dopo pochi metri e si rigira verso la ragazza.
«Grazie».






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Capitolo 4
*** Fight and run ***


Autore: Alexiel Mihawk
Titolo: Fight and run
Personaggi: Pansy Parkinson, Neville Paciock
Genere: generale, azione, missing moment
Rating: verde, sfw
Avvertimenti: flashfic, what if?
Note: e ci siamo. Ecco la fine e sì, si conclude proprio così, perché non voglio aggiungere scene plateali tra Neville e Pansy, perché vorrei rimanere il più possibile IC e sono convinta che già un cambiamento di questo genere sia enorme per Pansy, perché lei è la ragazza che suggerisce di consegnare Harry, non dimentichiamolo mai. Inoltre questa storia non ha mai voluto essere sentimentale, ma solo uno studio di personaggi e personalmente sono davvero soddisfatta di quello che è uscito, perché non mi ero mai trovata in una situazione simile prima. Quindi sì, io la chiusura la immagino così, con una scelta e una corsa per salvarsi la vita e noi sappiamo che sia Neville che Pansy sopravviveranno e personalmente questo mi basta, spero sia sufficiente anche a voi.



Fight and Run


Settimo anno.
 
Neville non riesce a credere di essere l’unico ad avere notato il gruppetto di Serpeverde che sono riusciti a sgattaiolare fuori dai sotterranei. Certo, la situazione in quel momento è un po’ impegnativa, pensa schivando una Bombarda, e lui non poteva mica pretendere che la McGranitt mettesse qualcuno di guardia davanti a Serpeverde per impedire agli studenti di uscire.
Si tuffa dietro a un muro crollato, evitando per un pelo un’Avada Kedavra, sporgendovisi poi prontamente per lanciare una serie di incantesimi che spera andranno a colpire il nemico, quindi infila la porta e scompare dietro al gruppetto che ha tutta intenzione di fermare.
Quando li raggiunge si accorge che sono solo in quattro e per qualche secondo si chiede se non sarebbe più veloce attaccarli tutti alle spalle e vendicarsi di sette anni di angherie, ma poi si ricorda che no, i Grifondoro quel genere di azioni meschine non le perpetrano, così sbuffa e intima loro di fermarsi.
Pansy Parkinson si gira sfoderando la bacchetta e urla a Draco, Tiger e Goyle di proseguire senza di lei.
«Rimani fermo dove sei Paciock, o giuro che ti crucio».
«Sì, come no. Vengo adesso dalla battaglia nella sala grande e tra i due quello più allenato al combattimento sono io».
«Per quel che mi importa puoi tornarci e potete ammazzarvi tutti tra di voi».
Neville ride sarcastico, ride di lei e Pansy sente il sangue fluirle sul viso, non capisce bene il perché, ma si sta vergognando.
«E nel frattempo tu cosa farai? Cercherai Harry per consegnarlo ai tuoi amichetti con il mantello?»
«Io non sono-»
«Risparmiami le belle parole, Parkinson, eri disposta a vendere il mio amico per salvarti la pelle, l’ha visto tutta la scuola»
A questo punto la ragazza è color prugna e quando gli risponde la sua voce è carica di risentimento, oltre che di imbarazzo.
«Appunto! Non siamo tutti combattenti nati, Paciock, ci sono battaglie che non si possono vincere e io, se permetti, vorrei vivere. E ti assicuro che comunque si concluderà questa battaglia per me, per noi studenti di Serpeverde, sarà comunque una sconfitta».
Il Grifondoro si accorge per la prima di non avere mai visto la situazione sotto quel punto di vista: se Voldemort dovesse vincere il loro destino, come pedine in una guerra non hanno scelto di combattere, sarebbe segnato, ma se, invece, dovesse perdere? Cosa succederebbe ai figli di quelle famiglie che hanno seguito il Signore Oscuro? Non ti dovrebbe nemmeno importare visto cosa loro hanno fatto alla tua di famiglia, ma Neville scopre che non è così, scopre che, in realtà, gli interessa. E alla fine capisce che le loro vite saranno distrutte, smembrate e ridotte in pezzi: i loro genitori verranno gettati in una prigione da cui non c’è ritorno e i beni delle loro famiglie espropriati da un ministero a cui non interessa nulla del loro futuro.
Non sa cosa lo spinga a farlo, ma il suo braccio si muove da solo e lo vede allungarsi e protendersi davanti ai suoi occhi, finché non è completamente teso, come parte di un ponte, tra lui e Pansy.
«Combatti» le dice «Combatti per il tuo futuro».
La ragazza sgrana gli occhi e apre la bocca, ma non ne esce alcun suono.
«Se combatti con me, con noi, avrai una possibilità, e una possibilità di cambiare le cose è sempre meglio di un futuro già deciso».
La vede mordersi il labbro inferiore e abbassare lo sguardo, sa anche lui che non deve essere una decisione facile, ma quando mai le cose sono state facili per loro? La loro generazione è dovuta crescere fin troppo in fretta e, in parte, Neville se ne dispiace, pur rimanendo orgoglioso dell’uomo che è riuscito a diventare.
Quando Pansy alza la bacchetta e la tende contro di lui il Grifondoro ha a malapena il tempo di buttarsi a terra mentre un «Incarceramus» rimbomba per il corridoio; gli corre incontro e lui pensa che voglia aggredirlo, ma sta solo cercando di aiutarlo a rialzarsi.
«Paciock, muoviti!»
Neville obbedisce, fa appena in tempo a girarsi e a intravedere, con la coda dell’occhio, Yaxley intrappolato in un fitto nodo di corde che, purtroppo per loro, già iniziano a sfaldarsi.
«E ora?» domanda Pansy trascinandolo per una manica.
«Ora corri».








 

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