Una notte di mezza estate

di panssj17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come tutto ebbe inizio ***
Capitolo 2: *** Il buio ***
Capitolo 4: *** Ritrovarsi ***



Capitolo 1
*** Come tutto ebbe inizio ***


Era una calda sera d’estate.  
La leggera brezza mi scompigliava i lunghi capelli corvini che avevo cercato di domare, senza molto successo, in una morbida treccia laterale.
Ero seduta, intenta ad assaporare una lucky strike in santa pace, sui gradini posti alla base del grande portico che circondava la villetta che i miei amici ed io avevamo deciso di affittare per quelle vacanze.  Avevo addosso una lunga ed enorme canotta da basket che avevo rubato mesi prima a quello che, fino allo scorso anno, era il mio ragazzo.
Anche quella sera sarei voluta rimanere a casa. Nella mia stanza. Distesa sul mio letto. Abbracciata al mio salvatore, a colui che, da qualche mese, era diventato la mia ancora di salvezza, il mio porto sicuro.
E invece no!
Quegli scapestrati dei miei amici avevano deciso che, quella sera, la casa doveva rimanere libera per lasciare un po’ di intimità alle due coppie che si erano unite a noi in mattinata.
La prima era formata da Bra e da mio zio Goten;  mentre l’altra da  Trunks, fratello gemello della prima, e Marron, una graziosa biondina dagli occhi celesti.
Ma andiamo con ordine.  
Bra era la mia migliore amica, ragazza fantastica, con la quale, nonostante fossimo così diverse, andavo molto d’accordo. Era la sorella che non avevo mai avuto. Ci conoscevamo praticamente da tutta la vita, da quando i nostri genitori avevano deciso di spedirci, alla tenera età di 6 anni, in uno dei collegi più rinomati di tutto il Giappone. Li avevo odiati; pensavo che non mi volessero più tra i piedi. Ora, invece, gliene ero immensamente grata. Grazie alla loro decisione avevo conosciuto persone fantastiche tra cui appunto Bra e Trunks.
Già.
Trunks.
Dio solo sa quanto lo avessi amato in quegli anni.
Inizialmente non ci sopportavamo, forse perché troppo uguali caratterialmente. Eravamo due demoni, non rispettavamo mai le regole, non che ora io lo facessi, ma all’epoca eravamo veramente ingestibili; gli insegnanti impazzivano dietro di noi. Poi con gli anni, crescendo, lui si era tranquillizzato, era diventato il classico bravo ragazzo che ogni mamma si augurerebbe di vedere accanto alla propria figlia. Educato, ottimi voti, rappresentante d’istituto e capitano della squadra di basket del collegio. E io, come molte ragazze nel collegio, complice anche la nostra profonda amicizia, me ne innamorai perdutamente.
Ricordo ancora la prima volta che dormimmo insieme. Era notte fonda e io continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto, così decisi di alzarmi. Vagai senza una meta precisa per diverso tempo fino a quando non mi ritrovai, inconsapevolmente (o forse no), davanti alla porta della camera che Trunks divideva con mio zio Goten.  Abbassai la maniglia ed entrai dentro. Goten dormiva come un sasso e così decisi di avvicinarmi al letto del mio amico. Era bellissimo mentre dormiva, in realtà lo era sempre. La luce della luna entrava dalla finestra e gli illuminava il viso.  Un ciuffo di capelli gli ricadeva disordinato sul viso e così, per ammirarlo meglio, glielo spostai delicatamente. Lui fece una smorfia e io sorrisi. Poi, facendomi coraggio, mi sfilai la lunga camicia che usavo per la notte e, con addosso solo degli slip, mi infilai con lui sotto le lenzuola. Lo sentii sorridere nel buio e immediatamente mi cinse i fianchi con un braccio attirandomi maggiormente a sé. – lo sai che non dovresti stare qui, vero? - Mi sussurrò ad un orecchio facendomi rabbrividire - se ti scoprisse qualcuno passeresti grossi guai…- Continuò – lo so - risposi io,- ma non mi importa. Fammi dormire qui con te stanotte e poi domani all’alba sarò fuori. Non se ne accorgerà nessuno…
Così, dopo avermi baciato il capo, ci addormentammo l’una stretta tra le braccia dell’altro.
Fu la notte più bella della mia vita, anche di più della prima volta che facemmo l’amore. 
All’epoca ritenevo che dormire con la persona che si amava fosse ancora più intimo che farci l’amore e, sicuramente, io e lui ci amavamo molto, anche se nessuno dei due l’aveva ancora confessato all’altro.
Da quella sera sgattaiolai ogni notte nella camera di Trunks e dopo poco decidemmo di provare a stare insieme. Passammo insieme dei momenti meravigliosi mentre altri un po’ più difficile. Litigavamo spesso a causa della stupida gelosia che provavo nei confronti di qualsiasi ragazza gli ronzasse intorno, ma lui, puntualmente, mi dimostrava di essere io l’unica che amava e tutto tornava al proprio posto.
Poi, un giorno, arrivò La notizia.


 


ANGOLO DELL’AUTRICE: Eccomi qua cari amici di efp! Questa è la mia prima fan fiction. L’idea mi balenava in testa già da un po’ di tempo e  così ho deciso di mettere tutto nero su bianco. Avevo in mente di scrivere una one shot ma poi, temendo che risultasse troppo lunga e noiosa (?) ho deciso di suddividerla in capitolo. Non so ancora da quanti capitoli sarà composta, forse 2 o 3, non di più comunque, non voglio strafare alla prima storia. Detto ciò quale sarà questa notizia?? Chi è il ragazzo misterioso a cui allude la nostra Pan all’inizio del testo?? E cosa è successo tra lei e Trunks?? Fatemi sapere cosa ne pensate, se valgo anche solo quattro soldi come “autrice” o se è meglio che torni zitta zitta a leggere i lavori degli altri :P
un bacio a tutti!

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Capitolo 2
*** Il buio ***


Trunks e Bra sarebbero partiti per l’Europa.
Avrebbero passato un anno intero in un collegio in Francia per uno scambio culturale.
Quando Trunks me lo disse mi si gelò il sangue nelle vene.
Come avrei fatto un intero anno senza di lui?
Senza i suoi sorrisi, i suoi baci, le sue rassicurazioni quando qualcosa andava storto.
Io non ero nessuno senza di lui.
Pan Son non era nessuno senza Trunks Brief.
Lui era tutto il mio mondo.
Per non parlare poi di Bra. Avrei passato un anno infernale. Il peggiore della mia vita da quando ero stata rinchiusa lì dentro. In un colpo solo avrei perso la mia migliore amica e il mio ragazzo. Non sarei sopravvissuta, ne ero certa.
Trunks immediatamente mi rassicurò, mi disse che non dovevo preoccuparmi, che tra noi non sarebbe cambiato niente, che si sarebbe fatto sentire ogni giorno e che sarebbe tornato comunque per le vacanze di Natale.
Per i primi tempi fu così. Nei limiti dei miei orari delle lezioni e dei suoi riuscivamo a sentirci. Certo, il fuso orario non aiutava, ma riuscivamo ugualmente a ritagliarci del tempo per noi due. Con il passare delle settimane però le chiamate e gli sms si fecero sempre più radi, fino a quando smettemmo di sentirci, anche se i miei rapporti con Bra rimasero sempre gli stessi. 


I mesi trascorsero veloci e, senza quasi che me ne accorgessi, arrivò il giorno di Natale. I miei genitori ed io, come ormai succedeva da anni, eravamo stati invitati a casa della famiglia Brief. Non stavo più nella pelle, finalmente avrei riabbracciato Bra e avrei potuto chiarire con il mio Trunks. Perché aveva smesso di scrivermi? Cosa era successo in Francia? Che avesse conosciuto un’altra e mi avesse dimenticata? Ci si può dimenticare di una persona tanto importante nella tua vita in così poco tempo? Mentre mi ponevo tutte queste domande il campanello cominciò a suonare e senza che Bulma, la padrona di casa, dicesse niente mi fiondai verso la porta per aprire. Appena la spalancai però davanti a me non trovai chi mi aspettavo, o meglio, c’era solo Bra. Rimasi un po’ delusa ma non lo diedi a vedere alla mia amica e l’abbracciai fortissimo, quasi avessi paura che potesse sparire da un momento all’altro.
- Mi sei mancata da morire- le sussurrai all’orecchio.
- Anche tu, non immagini quanto- rispose ricambiando la stretta con altrettanto entusiasmo.
La cena di Natale proseguì nel migliore dei modi, la mia amica però si accorse che non stavo bene e così, alzandosi da tavola, mi prese per mano e mi portò in camera sua. Capii immediatamente che era arrivato il momento, il momento della verità.
- Perché non è qua? – chiesi subito dopo essermi seduta sul grande letto della turchina.
- Credimi, sarebbe tanto voluto tornare. Ma aveva paura che avreste sofferto troppo separandovi un’altra volta. E così ha preferito rimanere in Francia.
A quel punto mi prese la mano e capii che c’era dell’altro, che non era solo per il fatto che ci saremmo dovuti lasciare di nuovo che aveva preferito non tornare proprio e aspettare così la fine dell’anno scolastico, a giugno, per rivedermi.
- C’è dell’altro, vero? C’è UN’ALTRA, non è così? – gli occhi mi si riempirono subito di lacrime mentre la mano di Bra mi strinse ancora più forte, come per infondermi coraggio. – Bra ti prego parla! Sei la mia migliore amica, se non posso fidarmi di me di chi posso farlo? – Urlai ormai in preda al panico.
- Sì P-chan. C’è un’altra. Si chiama Marron…- disse abbassando lo sguardo, come se si sentisse colpevole per qualcosa. Poi continuò - è la ragazza che si occupa dell’accoglienza dei ragazzi che, come noi, si trovano all’estero per lo scambio culturale.
Fu un attimo, mi alzai dal letto e mi precipitai al piano di sotto, dopo aver afferrato il cappotto, avvisai i miei che quella notte avrei dormito fuori ed uscii all’istante da quella casa.
Fuori nevicava e faceva freddo. Tirai fuori dalla tasca del cappotto il cellulare e cominciai a scorrere la rubrica: S… T… U… V… Z! Finalmente arrivai alla lettera “Z”. Decisi di chiamarlo. Era l’unica persona da cui avevo voglia di andare in quel momento, l’unica che mi sarebbe stata accanto senza farmi troppe domande: Zoro. Roronoa Zoro. 

Quasi non feci in tempo a sentire il telefono squillare che subito mi rispose.
- Mocciosa? – sì, era così che mi chiamava, simpatico vero? -.-
Non riuscii a parlare, la voce rotta dal pianto e dai singhiozzi.
- Pan, va tutto bene? Dove sei? – cominciò ad essere preoccupato, lo percepii dal suono della sua voce.
- Po – Posso venire da te? -  riuscii a balbettare.
- Stai scherzando, vero? Certo che puoi venire! Ti mando via sms l’indirizzo. Sono a casa di Law ora, ma tra un attimo sono a casa. Ti aspetto lì – rispose in fretta. Interrupe la telefonata e immediatamente mi arrivò l’indirizzo di casa sua. Presi un taxi al volo e mi avviai verso casa sua.

Nel giro di 10 minuti mi ritrovai all’indirizzo fornitomi. Dopo un breve momento di esitazione bussai alla porta. Attesi qualche attimo, poi la porta si aprii e sulla soglia comparve lui. Colui il quale, da quel momento, diventò Il mio salvatore, la mia ancora di salvezza, il mio porto sicuro.
Non ci vollero parole, Zoro mi capii al volo. Anche se ci conoscevamo da pochissimo era così tra noi. Lui, insieme ad altri 3 ragazzi, Law, Nami e Nico Robin, fu mandato nel nostro collegio per qualche mese. In quel momento pensai che era stato mandato apposta per me, per quel momento. Mi fiondai subito tra le sue forti braccia. Senza dire niente ricambiò la stretta e mi portò in casa. Dopo avermi tolto il berretto e il cappotto mi prese il viso tra le mani e mi asciugò con i pollici le lacrime che imperterrite continuavano a scorrermi sulle guance.
- Ssshhh… va tutto bene adesso… ci sono io… stai tranquilla… - mi sussurrò appoggiando la fronte alla mia.
Si allontanò quel tanto che bastava per guardarmi negli occhi… Ricambiai lo sguardo e capii subito quello che sarebbe successo da lì a poco, ma, in quell’istante, a differenza delle altre volte, non mi importò di niente. Trunks era lontano. Stava con un’altra. Era stato così vigliacco da non avere neanche avuto il coraggio di farsi vivo. Aveva mandato sua sorella a fare le sue veci.
Mi alzai sulle punte (Dio se era alto quel ragazzo!) e chiusi gli occhi. Zoro fece lo stesso e un attimo dopo le nostre labbra, prima, e i nostri corpi, più tardi, si unirono.  

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Capitolo 4
*** Ritrovarsi ***


Guardavo distrattamente le onde del mare mentre aspiravo un altro po’ di nicotina. Ero talmente concentrata sui miei pensieri che non mi ero neanche accorta che qualcuno mi aveva raggiunta e si era seduto proprio accanto a me.
- Da quando hai ricominciato a fumare? –
Era Trunks.
Erano le prime parole che ci rivolgevamo da quando, quella mattina, aveva deciso, senza nessun preavviso, di ricomparire nella mia vita. Aveva avuto anche il coraggio di portarsi dietro quella francesina, che per quanto volessi, non riuscivo ad odiare.
- Non credo siano affari che ti riguardino – la voce mi era uscita più acida e fredda di quanto avessi voluto, segno che non mi era affatto indifferente la sua vicinanza.
- Certo che è affar mio! Tu sei affar mio. -  Aveva abbassato il tono della voce mentre avvicinava le labbra al mio orecchio. Dio, era così sensuale… da quando Trunks Brief era diventato così sensuale? Ero sempre stata io la sensuale nella coppia, l’intraprendente. Lui invece era l’impacciato, l’imbranato ed era anche per questo che mi ero innamorata di lui.
- Che c’è, Son? Hai perso la lingua?-
- No! Non ho perso la lingua! E comunque ti sbagli, Brief! Non sono più affar tuo. Non lo sono ormai più da tanto tempo… - con la scusa di buttare fuori dai miei polmoni il fumo, sapendo che a lui dava fastidio, mi  allontanai leggermente.  Averlo così vicino mi procurava come una sorta di fastidio. Mi faceva male, ecco.
- Ed è per questo che indossi ancora la mia maglia per dormire? Scommetto che non ti sei neanche tolta la cravatta della mia divisa in collegio…giusto?- Nel dirlo mi si era avvicinato di nuovo.
- E’ l’abitudine. E poi lo sai che devo distinguermi dalla massa!
- Oh lo so bene, formica. Non sei mai stata per l’omologazione. Ed è uno degli aspetti che più mi piace di te...
- Non chiamarmi formica!- ero stata un po’ troppo brusca, forse.  Si era allontanato. - Per favore, Trunks.- avevo addolcito e abbassato contemporaneamente il tono.
- Non sei ancora pronta per parlare con me, vero? – Era bastato un attimo. Qualche tono più acuto della mia voce ed era tornato il Trunks di sempre. Aveva abbassato lo sguardo, proprio come aveva fatto mesi prima sua sorella. Che si sentisse in colpa per quello che mi aveva fatto? E allora perché mi aveva dimenticata così facilmente? Io non lo avevo fatto. Perchè non mi aveva richiamata per spiegarmi? Perché si era portato a casa quella biondina da quattro soldi?
- Trunks cosa vuoi che ti dica? Penso che tu possa immaginare come mi sia sentita nell’ultimo anno… - gli dissi senza guardarlo negli occhi
- Cosa c’è tra te e quello lì? – si stava riferendo a Zoro.
- Tanto per cominciare “quello lì” ha un nome. Si chiama Zoro… -
- Si, fa lo stesso. Allora? Cosa c’è tra te e…. Zoro? –
- Assolutamente niente. Siamo solo amici. INTIMI, ma siamo solo amici – avevo scandito bene la parola “intimi” in modo tale che capisse.
- Ci sei andata a letto quindi? – domandò così, a bruciapelo.
- Zoro mi è stato molto vicino negli ultimi mesi. È comparso nella mia vita quando più avevo bisogno di un amico. Non mi ha mai costretta a fare niente che non volessi. È sempre stato rispettoso nei miei confronti. Se avevo bisogno di una spalla su cui piangere la sua era sempre disponibile, se avevo bisogno di uscire a fare due passi, lui era sempre pronto ad accompagnarmi. E sì, scusa ma sono fatta anche io di carne. E  quando ho avuto bisogno di un paio di ore di svago lui non si è mai tirato indietro. Stiamo insieme dalla notte di Natale -  avevo chiuso un attimo gli occhi per gustarmi meglio l’ultimo tiro di sigaretta – Ho messo subito le cose in chiaro però. Solo conforto fisico. Io non avevo, né ho tuttora, la forza e la voglia di innamorarmi di qualcun altro. Lui ha capito ed ha accettato la cosa.
In quel momento il mio cellulare aveva iniziato a suonare, segno che avevo ricevuto un sms.
Era lui: *hai intenzione di rimanere tutta la notte di sotto a parlare con quel damerino o vieni a letto??*
Non era da Roronoa fare il geloso. Sapevo però che lo faceva per il mio bene a volermi allontanare da Trunks. Avevo ancora bisogno di tempo per riabituarmi all’idea che fosse tornato. Abituarmi all’idea che presto la dolce Marron sarebbe tornata in Francia e che io, finalmente, dopo un lunghissimo anno, sarei tornata alla mia vita di sempre. Ma ancora non ero pronta. Non ero pronta a perdonarlo. A perdonargli il fatto di avermi dimenticata così facilmente. Di aver permesso ad una qualsiasi biondina da strapazzo di mettersi tra noi due.
 - È lui, vero? Ti sta reclamando?
- Dovresti tornare dalla tua amata. -  la voce fredda e distaccata, mentre mi alzavo dagli scalini.
Non aprì bocca, si limitò ad alzarsi. Ora eravamo uno di fronte all’altra. Mi prese il viso tra le mani.
Dio, le sue mani.
Quanto mi erano mancate le sue mani in quei lunghi mesi. 
Mi specchiai dentro i suoi occhi cerulei.  Ad un certo punto, non capii neanche io come, ma sentii una sua mano intrufolarsi sotto la canotta. Si fermò all’altezza delle scapole e in un attimo mi ritrovai stretta  al suo petto.
Mi strinse forte e dopo avermi baciato il capo, proprio come fece la prima notte che dormimmo insieme, avvicinò poi le labbra al mio orecchio. Sentivo il suo respiro caldo sul collo. Un brivido scappò al mio controllo.  Aveva sorriso, lo stronzo.
- Formica, mi conosci troppo bene per sapere che è solo una la mia amata. E di certo non è Marron. Le voglio bene sì, è vero. Ma c’è solo una persona nel mio cuore. Mi sono comportato come uno stronzo e lo so. Non avrei dovuto permettere che si mettesse tra di noi, né tanto meno portarla qui e farvi conoscere. – mi stava stringendo più forte, come se avesse paura che potessi scappare – Ho sbagliato. Ho sbagliato tutto. E ti chiedo scusa. Tra qualche giorno Marron tornerà in Francia, non la rivedrò  più. Avrò tutto il tempo per farmi perdonare.  Te lo prometto.
Finalmente. Il mio Trunks era tornato. Senza dire niente mi staccai leggermente da lui. Gli sorrisi. Sorrisi come solo una ragazza innamorata del ragazzo che ha di fronte può fare.
- Dovrai impegnarti molto, lo sai vero?? -  scherzai.
 - Lo so, formica. Lo so. -  era serio.
A quel punto mi riprese il viso tra le mani e appoggiò le sue labbra morbide alle mie.
Ci scambiammo un bacio.  
Dolce.
Profondo.
Pieno d’amore.
 

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