Una semplice mortale

di Fonissa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il campo ***
Capitolo 2: *** Un oracolo come amica. ***
Capitolo 3: *** Presentazioni ***
Capitolo 4: *** 'Madre' ***
Capitolo 5: *** Sogni ***
Capitolo 6: *** Rivelazioni ***
Capitolo 7: *** Segreti rivelati ***
Capitolo 8: *** La fuga ***
Capitolo 9: *** Gli Dei si dividono. ***
Capitolo 10: *** Furti e armi. ***
Capitolo 11: *** Amici. ***
Capitolo 12: *** Julio ***



Capitolo 1
*** Il campo ***


Stavo faticosamente salendo la collina. Ormai lo zaino mi pesava sulle spalle e il mio corpo chiedeva pietà. Ma il mio cuore, quello batteva a mille al sol pensiero di quello che ci poteva essere dietro quella collina. Arrivata in cima, la prima cosa che vidi fu il pino al mio fianco sul cui ramo brillava il vello d’oro. Guardai davanti a me e lo vidi: il Campo Mezzosangue. Inizia a scendere verso il campo, lentamente, come per paura che fosse un sogno. Nel frattempo, ripensai a tutto quello che era successo nei giorni passati e a come fossi stata fortunata.
Io, Nayra Coopert, ero solo una semplice ragazza di 15 anni. I miei genitori erano morti. Mia madre morì per uno schifoso cancro al cervello quando avevo 13 anni. Dopo la sua morte, mio padre iniziò a ubriacarsi fino a morire per colpa dell’alcool qualche mese dopo. C’era solo mio fratello a occuparsi di me, ma lui era sempre fuori con gli amici. Per lui ero solo una seccatura. La mia passione era la lettura, la mia saga preferita, beh, ovviamente Percy Jackson. Esattamente tre giorni fa sentii una voce che mi chiamava. Mi dava le coordinate per un posto, dicendo che li avrei trovato quello che più desideravo. Cercai su internet queste coordinate, poi rilessi i primi libri. Sembrava un sogno, ma era vero. Il Campo Mezzosangue mi chiamava. Così presi un zaino e la prima cosa che ci misi dentro furono i libri di entrambe le serie. Ora che ci penso, magari era per questo che lo zaino era così pesante. Comunque, approfittai di uno dei tanti giorni di assenza di mio fratello per andare via. Mentre viaggiavo, mi accorsi di aver acquisito il dono della vista. Ma non ero una semidea, questo era certo. Leggevo benissimo e nessun mostro mi aveva attaccato. Il viaggio non durò molto, infondo abitavo a New York.
E dopo tre giorni eccomi li, nel mio più grande sogno. In questi giorni mi ero convinta dell’esistenza del Campo Mezzosangue, ma restai meravigliata lo stesso. Il falò, le cabine, la Casa Grande, era tutto come me lo ero sempre immaginato. Stavo per andare alla Casa Grande per avvertire Chirone della mia presenza, ma poi mi fermai a riflettere. Diamine, ero una fangirl, nel Campo Mezzosangue, nel bel mezzo della notte. Sarebbe stato un peccato sprecare un’occasione così. Inizia a girovagare per il campo. Notai che c’era una tenda vicino alla cabina di Atena, ma non mi servì sbirciare per capire chi fosse: Reyna. Ero stata fortunata, c’erano anche i semidei romani in quei giorni. Mi trattenni dal correre nella tenda per abbracciare la figlia di Bellona. Se volevo divertirmi, non dovevo farmi scoprire subito. Piuttosto, diedi un’occhiata attraverso le finestre della cabina di Atena. Così vidi Annabeth. Il cuore mi batteva in gola. Ero arrivata solo da poco è già avevo visto due ‘personaggi’. Dopo andrai dritta alla cabina di Zeus. Guardai dalla finestra e vidi Jason che dormiva abbracciato a Piper. In quel momento dovetti fermarmi per qualche istante e prendere dei respiri profondi. Se non mi fossi trattenuta, sarei già andata correndo per tutto il campo abbracciando ogni persona che riconoscevo con le lacrime agli occhi. Ma capivo che dovevo mantenere la calma. Mi avrebbero preso per pazza e mi avrebbero chiesto come facevo a conoscerli. Sarebbe stato imbarazzante mostrare loro i libri. Dopo qualche minuto passato a calmarmi, andai verso la cabina di Poseidone. Vidi Percy dormire beatamente, e sbavava. Presi un lembo nella mia felpa e me la misi in bocca per non urlare. Dei, era difficile essere una fangirl. Dovetti calmarmi per qualche altro minuto prima di andare alla cabina di Ade. E li pensai sul serio di non farcela. Infatti vidi Nico dormire in una stanza, e nell’altra c’erano Frank e Hazel. Pensai di svenire. Mi diedi alcuni pizzichi per assicurarmi che non stessi sognando, e quando la guancia mi diventò rossa, capii che no, non era un sogno. A quel punto mancava solo una persona, la più importante per me, il mio grande amore. Mi diressi spedita verso la cabina di Efesto. Notai che c’era ancora una luce accesa. Mi affacciai alla finestra e lo vidi: Leo Valdez. Stava lavorando a qualche progetto, col viso e i vestiti sporchi di olio. Davvero, non so cosa mi trattenne dal fiondarmi li, legarlo per bene e portarmelo via. Ma mi limitai semplicemente a guardarlo lavorare, con gli occhi a cuore. Eppure, non ero una tipa romantica. Capii di aver esagerato quando Leo all’improvviso si girò verso la finestra con sguardo incuriosito. A quel punto, senza fare rumore, mi misi lo zaino in spalla e corsi via. Arrivai all’arena dove si allenavano col fiatone. Poggiai le mani sulle ginocchia per calmarmi, poi cacciai un sacco a pelo e una sveglia. Stesi il sacco a pelo sulle gradinate e impostai la sveglia sulle cinque e mezza. Dovevo svegliarmi presto per non farmi notare da nessuno. Per fortuna il sacco a pelo era ben imbottito, quindi non ero proprio scomoda. Usai lo zaino come cuscino e chiusi gli occhi, sperando di non risvegliarmi il giorno dopo nella mia stanza.
 
*ANGOLO AUTRICE*
Se siete arrivati alla fine di questo orrore, complimenti, avete la mia stima!
Sul serio, come avete fatto a leggere questa cosa senza prima vomitare?
Lasciando perdere gli scherzi (non che scherzassi) questa FF è nata da una malsana domanda che mi sono posta: “Cosa succederebbe se una fangirl arrivasse al Campo Mezzosangue?” e così è uscito fuori questa cosa che avete letto. Questo è solo un prologo, ovviamente, giusto l’inizio, ma mi farebbe piacere se esprimesse un vostro giudizio :)

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Capitolo 2
*** Un oracolo come amica. ***


La sveglia suonò puntuale alle cinque del mattino. La buttai nello zaino insieme al sacco a pelo e estrassi uno specchietto. Mi sistemai i capelli neri a boccoli in una coda alta e traccia una linea nera con la matita sui miei occhi verdi. Il sole stava sorgendo, quindi mi avviai verso la spiaggia con lo zaino in spalla. Il Campo Mezzosangue era silenzioso, diversamente dal solito, e nell’aria c’era un odore di frutti e erba. Arrivai sulla spiaggia e mi stesi sulla sabbia osservando il sole che sembrava emergere dal mare. Avevo sempre desiderato vedere l’alba dalla spiaggia del Campo. In quel momento mio fratello stava tornando a casa da una gita di quattro giorni con gli amici. Probabilmente avrà avvertito la polizia della mia scomparsa e si starà fingendo preoccupato. Ma la mia fuga per lui è stata solo una liberazione. Chiusi gli occhi e sospirai. Ormai non ero più a casa.
Forse sarebbe stata ora di avvertire Chirone della mia presenza, ormai erano le cinque e mezza. Ma avevo un sonno incredibile. Ero andata a dormire tardi e mi ero svegliata alle cinque. Decisi che un riposino non mi avrebbe fatto male e chiusi gli occhi. Mi risvegliai ben riposata e piena di energie. Guardai l’orologio: erano già le sette. Subito scattai in piedi e corsi verso la Casa Grande senza nemmeno togliermi la sabbia di dosso. Avevo dormito troppo! Tra poco tutti sarebbero andati a fare colazione. E avevo portato anche una sveglia per evitare situazioni simili, stupida che sono! Arrivai alla Casa Grande con il fiatone e mi appoggiai alla parete per riprendere fiato. Dopo essermi ripresa, restai ferma davanti alla porta. Non so perché, ma avevo paura. Iniziai a farmi mille pensieri: E se mi avessero buttato fuori? E se non mi avessero accettata? Presi un bel respiro e entrai. Trovai Chirone seduto sulla sua sedia a rotelle che giocava a carte con il Signor D. Solo allora mi resi conto di trovarmi di fronte a una divinità. Certo, con quella camicia tigrata somigliava a tutto tranne che a una divinità, ma era pur sempre una potenza divina. Dopo circa tre minuti, finalmente si accorsero della mia presenza.
“Ehy, mai sentito, la parola ‘bussare’?” mi rimproverò il Signor D.
“Mi scusi…” dissi a bassa voce. Non avevo idea di cosa mi predesse, non ero mai stata così timida, anzi, ero molto schietta di solito.
Chirone mi osservò da capo a piedi con fare curioso.
“Non ti ho mai vista al Campo –disse con aria pensosa- sei venuta con qualche satiro? Eppure non mi sembra che qualcuno dei satiri fosse in missione…”
“No, infatti –risposi- sono arrivata da sola. Non sono una semidea, soo solo una semplice mortale”
Il centauro e Dionisio assunsero un’espressione stupita, quindi mi affrettai a spiegare la mia storia: la voce che avevo sentito di notte, il dono della vista, il mio viaggio. Naturalmente tralasciai la parte dei libri. Non so perché, ma non volevo che si sapesse una cosa del genere. Non sapevo neppure perché me li ero portati con me. Quando finii di raccontare, abbassai lo sguardo.
“Molto strano…” disse Chirone, per poi rivolgersi al Signor D.
“Credo che gli Dei debbano consultarsi su questa vicenda. Siete d’accordo?”
“Assolutamente si. Manderò subito loro un messaggio” rispose Dionisio sparendo in un’altra stanza. Addirittura, una riunione degli Dei?! Solo perché ero arrivata io?!
“Se volete, posso andarmene…” azzardai.
“No, assolutamente – rispose Chirone- solo, sono molto stupito che qualcuno sia riuscito a trovare il Campo e a entrarci senza l’aiuto di nessuno. Sicuramente è stato per volere di qualche Dio o Dea. Alloggerai qui per ora. Credo che farai amicizia col nostro oracolo… sai cosa è un oracolo?”
Annuii. Ovviamente lo sapevo. E sapevo anche chi era l’oracolo del campo Mezzosangue. Proprio in quel momento scese le scale una ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi, con il viso spruzzato di lentiggini. Aveva i vestiti sporchi di pittura.
“Chirone, ho sentito che parlavi con qualcuno. E’ arrivato qualche nuovo semidio?” chiese Rachel. In quel momento avrei voluto saltare addosso alla ragazza e abbracciarla. Rachel era sempre stato uno dei miei personaggi preferiti, e vederla davanti a me, in carne e ossa, era davvero una cosa stupenda.
“Oh, Rachel –esclamò il centauro- ti presento Nayra, una mortale col dono della vista. E’ una storia complicata, ci stiamo lavorando. Nayra, questo è il nostro oracolo, Rachel”
Rachel mi tese la mano in segno di saluto “Piacere, sono Rachel Elizabeth Dare”
“Io sono Nayra Coopert” risposi stringendole la mano.
“Nayra alloggerà qua per un po’. Spero non ti dispiaccia” disse Chirone.
“Oh, assolutamente no! Mi sentivo un po’ sola, in questa casa…” rispose felice la rossa. Mi fece segno di seguirla e salimmo di sopra. La stanza dell’oracolo era addobbata come una normale stanza di una ragazza, a parte per il fatto che c’erano molte tele e diverse pitture. L’oracolo mi fece spazio su una mensola.
“Qui puoi metterci le tue cose, se vuoi, e presto arriverà  un letto. Spero che non ti diano fastidio i miei quadri” Feci segno di no con la testa, ma non misi ancora le mie cose a posto. C’erano ben dieci libri nel mio zaino (ancora mi chiedevo come avevo fatto a farci entrare tutte quelle cose, nonostante lo zaino fosse molto largo) e non volevo rischiare. Mi sedetti sul letto e Rachel si mise vicino a me.
“Spero che diventeremo amiche…” mi disse sorridendomi. Conoscevo bene il carattere di Rachel, quindi ero più che sicura che saremmo diventate ottime amiche.
“Certo!” risposi entusiasta. Era il mio primo giorno al Campo Mezzosangue e già mi ero trovata un’amica. Poteva andare meglio di così?
 
*ANGOLO AUTRICE*
SAAAALVE! E bentornati a questa…cosa. Spero che questo aborto di FF non vi dia troppo il voltastomaco, altrimenti, il cesto con i pomodori è li nell’angolo.
Detto questo, io vi saluto, e alla prossima! :D
 

 

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Capitolo 3
*** Presentazioni ***


Rachel mi stava conducendo fuori. Era giunta l’ora. Avrei incontrato gli altri ragazzi. Avevo paura. Certo, avevo già incontrato Rachel, ma era da sola. Ora li avrei visti tutti insieme. E se non fossi stata simpatica a qualcuno? E se avessi litigato proprio con uno dei miei personaggi preferiti? Ero sicura di sapere tutto di loro. Nei tre giorni in cui ho viaggiato mi ero preparata ogni tipo di discorso per ognuno di loro. Ma ritrovarseli davanti, era tutta un’altra cosa.
Appena uscite dalla Casa Grande, vidi molti tavoli con altrettanti ragazzi seduti che facevano colazione. Certo, c’era qualche tavolo non molto affollato, come quelli dei Tre Pezzi Grossi, ma tutti gli altri erano stracolmi di ragazzi di diversa età.
“Allora, pronta ad incontrare i miei amici?” disse sorridendomi la rossa. Io annuii poco convinta e lei mi prese la mano trascinandomi verso un tavolo. In questo, i ragazzi parlavano tra di loro, ma la maggior parte leggeva o faceva difficili calcoli. Era di sicuro il tavolo di Atena. E infatti, Rachel picchiettò sulla spalla di una ragazza con lunghi capelli biondi e occhi di un bel grigio.
“Annabeth, ti presento Nayra!” esclamò l’oracolo. Annabeth Chase. Come personaggio mi era sempre stata indifferente, non la adoravo ne la odiavo, ma riconoscevo che aveva un’intelligenza straordinaria, e le sue doti da combattimento non erano da meno.
La bionda mi guardò per un paio di secondi, poi mi sorrise.
“Piacere, sono Annabeth Chase”
“Io sono Nayra Coopert” risposi sorridendo a mia volta
“Sei una semidea?”
“Ehm..no. Sono una mortale con il potere della vista” Annabeth sembrò voler dire qualcosa, ma Rachel la interruppe dicendo che se ne stava occupando Chirone. Poi continuò chiedendole di dire agli altri di ritrovarci tutti nella Casa Grande tra un’ora per darmi il benvenuto come si deve. A quanto pare, il mio incontro con gli altri era stato spostato. Annabeth accettò con piacere, per poi alzarsi e andare verso gli altri tavoli (nemmeno a dirlo, andò prima al tavolo di Poseidone).
Mentre ritornavamo alla Casa Grande, vidi alcuni ragazzi fissarmi curiosi. Sicuramente avevano sentito Rachel e Annabeth parlare. Li ignorai e proseguii. Una volta dentro, mi cambiai con i vestiti che mi ero portata. Notai che era arrivato un altro letto per me, così nascosi i libri sotto il materasso. Nessuno doveva vederli. Quando finii, dissi a Rachel che poteva entrare e ci sedemmo sul suo letto a parlare.
“Allora…-iniziò- come era la tua vita fuori dal Campo?”
“Uno schifo” risposi semplicemente.
“Oh..ehm…mi dispiace. Posso chiederti come mai?”
“I miei genitori non ci sono più e a mio fratello non importa nulla di me”
“Mi dispiace tanto” detto questo Rachel mi abbracciò. Io all’inizio rimasi stupita, poi ricambia l’abbraccio. Ci staccammo quando sentimmo delle voci provenire da sotto. Scendemmo le scale e li trovammo li, tutti quelli che avevo spia…ehm…visto la sera prima. Tutti, anche Leo. Sperai che non mi avesse vista mentre lo guardavo dalla finestra.
“Ciao Nayra!” esclamò Annabeth venendomi incontro. “Ragazzi, lei è Nayra, la ragazza di cui vi ho parlato poco fa!” Mi rivolsero tutti un segno di saluto, chi più allegramente (Leo), chi meno (Nico). Ora davvero, ci deve essere qualche Dio o Dea che mi ama lassù, perché non svenni ne saltai addosso a qualcuno, semplicemente ricambiai il saluto. Ci sedemmo tutti al tavolo, anche se un po’ stretti.
“Allora Nayra… -iniziò Percy- sei giunta qui senza l’aiuto di nessuno? Come hai fatto?”
“Oh…ehm…è stato semplice-risposi-  ho il dono della vista, ma nessun mostro mi ha attaccato… e poi c’era questa sorte di voce che mi guidava” Vidi tutti rimanere stupiti.
“Che forza! –disse Jason- e quando sei arrivata?”
“Ieri notte!” risposi.
“Cosa?! Ieri notte?!” disse Leo curioso.
Piper sbuffò “Oh no, ora ricomincia…” disse seccata.
“Hai mica visto qualcuno aggirarsi per le cabine?” mi chiese il figlio di Efesto.
“Ancora con questa storia Leo?! Te lo sarai immaginato!” esclamò Hazel.
“Ma no! Vi dico che non me lo sono immaginato! C’era qualcuno che mi guardava dalla finestra!”
A quel punto mi sentii avampare. Mi aveva vista. Non avevo lo avevo visto nemmeno da un’ora e avevo già fatto una figuraccia. Ma a quanto pare non sapeva che ero io. Decisi di giocarmela.
“No, io non ho visto niente” risposi.
“Vedi! Te lo sei immaginato” disse il figlio di Giove alzando gli occhi al cielo. Leo sembrò convincersi e dentro di me tirai un sospiro di sollievo. Per ora l’avevo scampata, ma da allora sarei stata più attenta, o avrei potuto dire addio alla mia reputazione, e di conseguenza, ai miei nuovi amici.
 
*ANGOLO AUTRICE*
Un piccolo capitolo di passaggio, giusto per introdurre Nayra nella vita dei semidei! Non c’è molto da dire, solo che fino a ora la nostra protagonista sta simpatica a tutti. E se ve lo state chiedendo, si, Nayra è innamorata di Leo. Insomma, era ovvio XD
Detto questo, alla prossima! :*

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Capitolo 4
*** 'Madre' ***


Quando mi svegliai la mattina dopo, trovai una maglietta del Campo Mezzosangue sul mio letto.
“Un regalo da parte di Chirone” mi disse sorridendo Rachel, che era già in piedi, per poi uscire e lasciarmi da sola per cambiarmi. Infilai la maglietta del campo e un pantaloncino viola per poi scendere a fare colazione.

“Sai, stavo pensando- iniziò l’oracolo, addentando un muffin- che ne dici di venire a fare un giro del campo con noi?”
“Certo! E insieme a chi altro?” chiesi a mia volta entusiasta.
“Io, Percy, Annabeth, Piper e Leo” Al nome di Leo il mio cuore fece un balzo.
“Ehy, è un mucchio di gente” risposi ridendo. Rachel rise a sua volta.
“Già, forse… allora che dici, accetti?”
“Certo che si!”
Ormai era ovvio, io e Rachel eravamo migliori amiche. Eppure ci conoscevamo da un paio di giorni. Beh, almeno lei mi conosceva da due giorni, io sapevo di lei da molto più tempo. Forse sarà stato perché eravamo le uniche non semidee al campo, chissà. Ormai mi balenava nella mente l’idea di dirle della mia cotta. Insomma, le migliori amiche si dicono tutto, no?

“Mmm, Rachel- iniziai- puoi venire un attimo nella nostra camera? Dovrei dirti una cosa”
Rachel mi guardò leggermente sorpresa “Va bene” disse.
Salimmo in camera e chiudemmo la porta.

“Cosa dovevi dirmi?”
“Ehm…vedi…penso di essermi presa una bella cotta” dissi abbassando lo sguardo. La rosse mi fissò con occhi brillanti.
“Davvero?! Per chi?!”
“Per Leo”
Rachel fece un piccolo salto mentre batteva le mani. Sembrava io mentre fangirlavo.
“Oddei oddei oddei! Che bello!” iniziò a dire emozionata.
“Rachel! Rachel, calmati. E promettimi che non lo dirai a nessuno”
L’oracolo si mise la mano destra sul cuore e alzò la sinistra.
“Giuro che non lo dirò a nessuno” scoppiammo a ridere insieme. In quel momento sentimmo bussare alla porta. Aprii e mi ritrovai Piper e Annabeth davanti.
“Ehy ciao! Pronta per il giro del campo?” disse sorridendo Piper.
“Oh si! Lei è prontissima!” disse Rachel mettendomi un braccio intorno alla spalle. Io ricambiai con un’occhiata torva. Vidi Annabeth che ci guardava curiosa, mentre Piper mi osservava come se mi studiasse. Sperai solo che non avesse capito nulla.
Scendemmo e trovammo Leo e Percy ad aspettarci. Ci salutammo e Annabeth e Percy si misero mano nella mano.
“Sai –disse Leo guardandomi- stai bene con la maglia del campo!”
“Grazie…” dissi sorridendo. Rachel mi diede un colpetto amichevole sulla schiena e mi fece l’occhiolino. Io ricambiai il colpetto e poi uscimmo.
Per prima cosa mi fecero vedere l’arena degli allenamenti (anche se io li ci avevo praticamente dormito).
“Qua è dove ci alleniamo!” esclamò Leo.
“Wow! Bellissimo!” esclamai fingendo di aver appena conosciuto quel luogo.
Poi mi portarono alla spiaggia. Il figlio di Poseidone sembrava aver voglia di tuffarsi, ma si trattenne. Dopo andammo alle stalle dei pegasi, dove Percy ingaggiò un bel discorso con Blackjack. O almeno penso che era un bel discorso, non ne capii la metà.
Annabeth dovette aver notato il mio sguardo confuso, visto che si pose tra Percy e il pegaso.
“Okay, basta così. Scommetto che state facendo un bellissimo e profondo discorso, ma abbiamo altro da fare. Non è vero, Testa D’Alghe?”
“Oh, ehm, si. Ci vediamo amico!” rispose Percy dando uno zuccherino a blackjack. Quest’ultimo lo mangiò per poi nitrire in risposta. Io immaginai che avesse detto qualcosa come ‘Grazie capo!’ e risi tra me e me. A quanto parve, dovetti aver riso anche fuori, visto che Piper mi lanciò un’occhiata confusa. Dovrei imparare a tenere a bada il mio lato da fangirl, lo aggiungerò alle cose impossibili che voglio fare.
Ci avviammo verso la spiaggia. Mi venne in mente quando vidi l’alba stesa sulla spiaggia, per poi addormentarmi. Era stato solo pochi giorni fa, eppure mi sembrava un secolo.
Alla fine mi fecero visitare anche una parte del bosco, per poi riaccompagnarmi alla Casa Grande.
“Sai Nayra, sei molto simpatica!” mi sorrise la figlia di Afrodite.
“Stasera ci sarai al falò?” Mi chiese Annabeth. All’improvviso un sonno pesnate mi piombò addosso. Mi costrinsi a non sbadigliare.
“Certo che ci sarò!” risposi costrigendomi a sorridere. Alla fine, finalmente, ci salutammo e io e Rachel salimmo in camera.
“Rachel, ti dispiace se mi riposo un pò? Sono leggermente stanca”
“Non ti preoccupare, riposati pure!” mi rispose l’altra. Così, appena mi stesi sul mio letto, mi addormentai.
 
Per la prima volta da quando ero giunta al campo sognai di nuovo quella voce. Però questa volta era diverso. Ero in una stanza buia, da sola. Per qualche secondo mi guardai intorno, poi sentii la voce che mi chiamava.
“Nayra. Finalmente ti sei addormentata! Devi ringraziare Hypno per quella sonnolenza di prima, mi ha fatto un piccolo favore…”
“Quale favore? Cosa succede?” chiesi.
“Oh, non ti preoccupare, volevo solo parlare con te. Come vanno le cose al campo?” Solo ora riuscii a notare il tono della voce. Era affettuoso. Mi vennero in mente tutte le volte in cui mi aveva parlato, da quando avevo iniziato a sognarla a quando mi aveva guidato attraverso il mio viaggio. Era sempre stata dolce, cauta, come se la proprietaria della voce mi volesse bene e mi conoscesse da sempre.
“Ehm…bene. E a te come vanno le cose, ovunque tu sia?”
La voce si lasciò scappare una breve risata.
“Oh, mi va come al solito. Comando di qua, comando di la…ma mio marito è un tale idiota!”
“Oh, mi dispiace. Comunque, visto che stiamo facendo una conversazione, ehm, personale, potrei almeno sapere chi sei?”
“Lo scoprirai presto piccola mia, lo scoprirai presto”  E dopo questo, mi svegliai. Mi guardai intorno, per poi ricordarmi che ero al sicuro nella Casa Grande.
“Ehy Nayra, finalmente si sveglia! Tra poco dobbiamo cenare!”  mi disse rachel ridendo.
“COSA?! Ho dormito tutto questo tempo?!” chiesi stupita.
“Già… Chirone aveva detto che probabilmente eri crollata perché durante il tuo viaggio non avevi dormito molto e non avevi ancora recuperato sonno. In più mi sembrava che stessi sognando,, e quindi non ho voluto svegliarti”
“Oh..okay. Ma ora andiamo a cenare ho fame!” risposi mantenendomi lo stomaco.
“Hai appena saputo che hai dormito per circa sei ore e tu pensi a mangiare… sei da ricovero” Scoppiammo a ridere insieme, continuando così per molti minuti. Adoravo la mia migliore amica.
 
Avevamo finito di cenare da un po’ e stavamo tutti intorno al falò. Alcuni giocavano tra di loro ridendo, altri cantavano. Amavo quell’atmosfera così accogliente e amichevole. Purtroppo fu interrotta da una luce dorata che iniziò a brillare proprio di fronte a me che mi costrinse a chiudere gli occhi. Quando li riaprii, vidi davanti a me una donna bellissima, che sembrava brillare. Aveva lunghi capelli castani e occhi dello stesso colore. Non so perché, ma ero molto attirata da quella donna. Ormai davo per scontato che fosse una dea, e mi girai a guardare gli altri. MA non tutti la guardavano ammiorati, anzi, alcuni la fissavano con ira.
“Era” disse Percy acido.
Era. Una delle dee più odiate dal fandom. Anche se…a me non dispiaceva. E poi, mentre la guardavo, non mi sembrava che potesse farmi arrabbiare.
“Divina Era, a cosa dobbiamo la sua visita?” chiese Chirone avvicinandosi.
“Sono qui per fare una visita a una persona” Appena parlò, mi bloccai. Quella voce… si, era la stessa voce che avevo sentito nel mio sogno, la stesa che mi aveva guidato fino al campo.
“Tu…eri tu!” esclamai alzandomi in piedi.
“Nayra, finalmente ci incontriamo di persona” mi disse sorridendo Era mentre tutti ci guardavano curiosi.
“Come mai sei qui?” le chiesi. Sentii qualcuno borbottare qualcosa come ‘è davanti a una dea! Come si permette?!’ Forse ero stata troppo sfacciata, ma ripensando al mio sogno di prima, nel quale avevo avuto una conversazione quasi personale con la dea, non mi sembrò di essere stata troppi diretta. E poi, era mi stava sorridendo dolcemente.
“Beh, vedi –iniziò Era- Io non posso avere figli semidivini, e di questa cosa mi rattristo molto, ma posso avere una mortale preferita…”
“Che intendi dire?” chiesi molto confusa.
“Nayra, piccola, ti osservo da quando sei nata. Ho sempre saputo che eri destinata a grandi cose. Ormai mi sono molto affezionata a te, e quando i tuoi genitori… beh, quando ho visto in che situazione eri, mi sono rattristita molto. E quindi voglio proporti una specie di patto!”
“Un patto? Cosa?”
“Beh, te non hai più una madre, io non ho una figlia…”
“Mi stai proponendo di far finta di essere tua figlia?!”
Era non rispose, mi rivolse solo un enorme sorriso. Io rimasi li, a pensare. Avere Era come ‘madre’… ma soprattutto, avere una dea come madre…
“Ci sto!” risposi.
 
*ANGOLO AUTRICE*
Dico solo una cosa: lo so, lo so. Sono stata molto azzardata con la faccenda di Era… spero non vi dispiaccia. (Naturalmente Nayra non avrà poteri speciali o simili, la sua particolarità è proprio quella di essere una mortale ;) )

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Capitolo 5
*** Sogni ***


“Magnifico! Strepitoso! - urlò gioiosa Era- Voglio che la mia cabina sia ristrutturata in modo da accogliere Nayra!” aggiunse poi, rivolta verso Chirone.
“Ci vorrà un po’ di tempo…” disse il satiro.
“Basta che sia accogliente, non importa quanto tempo ci vorrà” replicò la dea, per poi sorridermi e scomparire.
Anche se non potevo vedermi, sapevo che avevo ancora gli occhi luccicanti e il sorriso stampato sul volto. Non avrei mai pensato che potesse succedermi qualcosa di simile. Solo qualche giorno fa, pensavo che la cosa migliore che potesse accadermi era che la mia OTP diventasse canon… accidenti, dovrei smetterla seriamente con questo linguaggio da fangirl.
Mi guardai intorno. Quasi tutti i semidei mi guardavano curiosi.
“Si è fatto tardi, ritornate nelle vostre case” annunciò Chirone. I ragazzi, borbottando tra di loro, se ne andarono, mentre io ritornai con Rachel alla casa grande, nella nostra stanza. Ci mettemmo in pigiama e ci sedemmo sul mio letto. All’inizio avevo un po’ paura quando ci mettevamo sopra il mio materasso. Avevo paura che potesse accorgersi di qualcosa di strano e trovare i libri, ma per fortuna non è mai successo.
“Ti rendi conto di essere la prima figlia di Era esistente?”
“Si!- risposi- chissà come sarà come madre…”
“Ehm… non per scoraggiarti, ma noi non abbiamo avuto una bella esperienza con lei”
‘Lo so, io ho letto’ pensai.
“Davvero?” dissi però. Dovevo sembrare credibile.
“Già, è una lunga storia. Una lunga storia con una nave volante” rise Rachel.
‘Così lunga da essere narrata in ben cinque libri’
“Un giorno mi piacerebbe sentirla!” esclamai. Ed ero davvero incuriosita. Chissà che effetto faceva farsi raccontare la storia dai personaggi stessi…
Sbadigliai.
“Forse è ora di andare a dormire” suggerì la rossa. Io annuii e ci infilammo entrambe sotto le coperte, nei nostri letti, addormentandoci subito.
 
Nel sogno ero nel mio soggiorno, in piedi al centro. Un paio di poliziotti parlottavano tra di loro. All’improvviso furono interrotti da mio fratello, Julio,  che sbucò dalla cucina. A quanto pare, era ritornato dal suo viaggio con gli amici. In mano reggeva una foto.
“Quindi è lei?” chiese uno dei poliziotti prendendo la foto.
“Si” rispose mio fratello seccamente.
“Quindi lei è stato qualche ora con i suoi amici e quando è rientrato sua sorella era scomparsa?” chiese il secondo poliziotto.
“Esatto” rispose Julio.
Ogni cellula del mio corpo urlava ‘bugiardo!’. Lui non se ne era andato per qualche ora, ma per qualche giorno! Ero così arrabbiata che cercai di dargli uno schiaffo in faccia, ma la mia mano l’attraversò.
Il sogno cambiò. Ora mi trovavo in una camera con tre letti, due a castello sulla parete sinistra con le lenzuola rosse e azzurre e uno sulla parete destra con le lenzuola viola. Di fronte all’entrata, c’era una scrivania con tre sedie e sopra a essa tre mensole. Sul letto viola c’era una lettera, una lettera che conoscevo benissimo. All’improvviso la porta si aprì. Un ragazzo di diciotto anni dai capelli biondi e gli occhi castani contornati da sottili occhiali neri entrò, sedendosi alla scrivania. Lo seguirono due ragazzi di sedici anni, identici, anche loro con capelli biondi e occhi castani.
Mi rattristai in un secondo. Quei tre ragazzi erano i miei migliori amici, e io me ne ero andata via senza salutarli di persona, ma solo con una lettera.
“Mi manca Nayra…” disseTayler, il più grande.
“A chi lo dici…” concordò Daniel, il gemello più ‘acido’, come lo definivo io.
“Dai, sorridete!  A fine estate torna!” replicò Drake, l’altro gemello, con il suo solito sorriso sulla faccia.
 I tre erano identici,tranne per una cosa, la cosa che adoravo: alla luce, i loro occhi prendevano sfumature diverse. Quelli di Drake sembravano quasi dorati, quelli di Daniel tipo caramello e quelli di Drake quasi rossastri.
Ci eravamo conosciuti quasi per caso. Drake e Daniel venivano in classe con me, e ci eravamo ritrovati seduti vicini. Poi, grazie a loro, ho conosciuto Tayler.
“Almeno così non ci tartassa con quei libri... aspettate, qual’era il suo preferito?” chiese Daniel.
“Come fai a non ricordatelo? Lo nominava almeno mille volte al giorno! Si chiamava ‘Percy Jackson e gli dei dell’olimpo’” rispose Daniel.
“Non era ‘Eroi dell’Olimpo’?” domandò Tyler, confuso.
Perfetto, qualche giorno che mancavo e già non si ricordavano niente delle mie spiegazioni.
Il sogno finì, e io mi svegliai nel mio letto al Campo Mezzosangue. Guardai l’orario, erano le sette. Mi misi a sedere, pensando a quei sogni. Sicuramente era stata Era a mandarmi quelle visioni.
“Grazie” sussurrai, guardando verso l’alto. Rachel si svegliò proprio allora.
“Dormito bene?” le chiesi.
“Mmh… si” rispose solo dopo qualche secondo, girando la testa dall’altra parte. La guardai stranita, ma non ci feci molto caso.
“Penso che Era mi abbia mandato delle visioni di quel che sta succedendo da me…” dissi, spezzando il silenzio che si era creato.
“Davvero?” mi chiese Rachel, e io iniziai a raccontarle dei miei sogni, tralasciando la parte in cui i tre fratelli parlavano dei libri.
“Perché li hai dovuti avvisare con una lettera?” mi chiese l’oracolo, una volta che ebbi finito di raccontare.
“Mi è dispiaciuto farlo, ma la notte in cui partii Era me lo disse senza preavviso… non ho potuto fare altro” dissi.
“Oh… capisco. Comunque sta tranquilla, la polizia non ti troverà mai qui” mi disse, facendomi l’occhiolino. Poi finalmente ci vestimmo e scendemmo a colazione.
 
POV. RACHEL
Mentre facevo colazione, osservavo Nayra. Non era stata l’unica a sognare, quella notte. Nel mio sogno, io ero furiosa con lei, tanto da non volerla vedere mai più. Era possibile? Nayra era la mia migliore amica. Ma quello che più mi spaventava era che i miei sogni prevedevano davvero il futuro, quando non lo facevano le profezie.
“Ehy! Terra chiama Rachel, Rachel ci sei?” Nayra mi stava sventolando una mano davanti agli occhi.
“Si, ci sono” risposi sorridendo.
“Sembravi assorta nei tuoi pensieri… hai sentito cosa ti ho detto?”
“Mh… magari qualcosa su Leo?” dissi ridendo.
“La prossima volta urla di più, credo che i pegasi nelle scuderie non ti abbiano sentito bene” mi rimproverò Nayra, fingendosi arrabbiata.
Io risi. No, era impossibile per me arrabbiarmi con lei.
 
*ANGOLO AUTRICE*
Saaalve gente! Eccomi di nuovo qui :D allora, in questo capitolo iniziamo a scoprire un po’ di cose su Nayra. In più ho provato un cambio di POV, spero vi piaccia!
Sciao sciao
-Animalia

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Capitolo 6
*** Rivelazioni ***


POV. NAYRA
Quella mattina Rachel mi era sembrata distante, come se stesse pensando ad altro. Anche se dopo colazione era ridiventata la stessa di sempre, ero un po’ preoccupata.
“Rachel, c’è qualcosa che non va?” le chiesi, quando fummo di nuovo in camera.
“Eh? No, niente…” mi rispose, guardando fuori dalla finestra.
“Guarda che me ne accorgo quando menti” le dissi, sedendomi vicino a lei sul suo letto.
“Ma non ti ho mai mentito!”
“Beh, comunque l’ho capito lo stesso!”  Sospirai. Non volevo forzarla a dirmi tutto se non voleva.
“Se non vuoi dirmelo, fa niente. Ma ricordati che vivrai a vita col rimorso di aver mentito alla tua migliore amica, e la tua anima si tormenterà per sempre!” dissi, con fare melodrammatico, facendo finta di svenire.
Rachel mi guardò stranita, per poi scoppiare a ridere.
“Senti un po’ –iniziò, quando ebbe smesso- che ne dici di uscire un pò?”
“Per andare dove?”
“Da Leo, ovviamente” disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Sbattei le palpebre un paio di volte. Probabilmente ero arrossita.
“Cosa…” dissi, ma la rossa mi interruppe.
“Dobbiamo passare all’azione, no?”
“Ma non credo…beh ecco, sai…” Da quando ero diventata così timida?
La ragazza mi guardò per qualche secondo, per poi sorridere e poggiarmi una mano sulla spalla.
“Ho capito. Ma Nayra, devi stare tranquilla, okay? Non sarai sola”
Era la prima volta che vedevo Rachel parlare così seriamente. Sorrisi, abbracciandola.
“Grazie” sussurai. Poco dopo ci staccammo, e Rachel prese una strana moneta da uno dei suoi cassetti. Una dracma.
“Quella è una dracma, giusto? Come fai ad verla?” chiesi.
“Chirone ne tiene sempre un po’, mi è bastato chiedere”
Andammo in bagno e riempimmo il lavandino d’acqua. Rachel recitò la solita forma e qualche secondo dopo ci apparve il viso di Piper.
“Rachel? Nayra?” domandò, leggermente stupita.
“Ehy Piper. Potresti farmi un favore?” esclamò l’oracolo.
“Certo, dimmi”
“Leo sta lavorando da molto a quel misterioso progetto senza interruzioni… potresti chiedergli di fare una pausa?”
“Oh, va bene… ma perché?” chiese la figlia di Afrodite, con sguardo curioso.
“Ti spiegherò tutto più tardi. Dopo che gli hai parlato, aspetta lì, così sapremo se ti ha ascoltato oppure no”
“Va bene… a dopo!
“A dopo!” e con questo, il collegamento si chiuse. Io guardai Rachel. Da quando era così amica di tutti al campo? Possibile che non tutto fosse raccontato nei libri?
“Non ti dispiace se dico della tua cotta a Piper, vero?” mi disse, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita.
“E me lo chiedi solo ora?”
“Ehm, già… scusa” rispose, stringendosi nelle spalle. Io ridacchiai.
“Sta tranquilla, non fa niente. Basta solo che non si venga a sapere per tutto il campo!” esclamai.
 
Qualche minuto dopo, eravamo già fuori dalla Casa Grande. Notai che una delle case sembrava in fase di lavori.
“Quella è la casa di Era. Penso che la stiano ristrutturando per te” mi spiegò Rachel.
“Wow” esclamai. Un’intera cabina tutta per me… non potevo crederci.
Dopo un po’ arrivammo in uno strano posto nel bosco. Gli alberi lasciavano il posto a una specie di capannone su cui campeggiava un nove.
‘Il bunker 9’ pensai.
Piper era li, e non appena ci vide ci corse incontro.
“Ehy Piper! Allora, lo hai convinto?” chiese la ragazza con le lentiggini.
“Si… ma ora puoi spiegarmi cosa succede?” chiese Piper.
“Nayra… ha una cotta per Leo” rispose l’altra, sussurrando. Piper mi guardò per qualche secondo, per poi sorridermi.
“Allora approfittane. Non credo che la sua pausa durerà molto” mi disse, per poi salutarci e andarsene.
Io e Rachel arrivammo di fronte alla porta del bunker e bussammo, per poi entrare quando sentimmo una voce dire ‘avanti!’
Il bunker non era proprio ordinato. Vari fogli, viti, bulloni e altri attrezzi erano sparsi un po’ ovunque, mentre una scrivania era piena di cartine. Leo stava seduto su una sedia,con i piedi appoggiati a quella scrivania.
“Salve ragazze, a cosa devo questa visita?” disse, con sorriso furbo.
“Mh, niente di che… ci annoiavamo e Piper ci ha detto che finalmente ti sei preso una pausa” rispose Rachel. Aveva una voce un po’ troppo morbida e un paio di volte mi rivolse uno sguardo. Ma forse ero io che, abituata a mentire a Julio, scoprivo subito una bugia.
“Questo posto è fantastico..” dissi, guardandomi intorno. E lo era davvero.
“Ovviamente! E’ o non è il rifugio di Leo Valdez?” disse il figlio di Efesto.
“Ops! Mi ero dimenticata di avere un impegno…” esclamò Rachel. Non potei far a meno di pensare che quel ‘ops’ era palesemente finto, e la scusa dell’impegno era banale.
No, devo smetterla di pensare così. Quella era la vecchia me.
“Ritorno tra pochissimo, giuro” e detto questo, Rachel se ne andò sotto lo sguardo confuso di Leo. Io mi avvicinai a lui, buttando un occhio alle cartine sulla scrivania.
“Ho sentito che ti stai impegnando tanto per un progetto… di che si tratta?” chiesi.
“Niente di importante” rispose lui, distogliendo lo sguardo.
“Tu non lo sai, ma io so riconoscere le bugie” dissi, prendendo una sedia e sedendomi affianco a lui. Forse un po’ troppo vicino.
Leo arrossì, guardando la scrivania.
“Beh, ecco… c’è questa persone che,forse non ci crederai, abita su un’isola sconosciuta. Non chiedermi come ci sono finito, è una lunga storia. Comunque, sto cercando di ritrovarla, gliel’ho promesso. Anche se non sembra facile come credevo… anche perché c’è anche una maledizione in mezzo”
“…Calypso?” la domanda mi sorse spontanea. Subito dopo mi diedi della stupida. Non dovevo farmi scoprire!
Leo mi guardò, stupito.
“Come lo sai? Te lo ha detto qualcuno?” chiese.
“No ma ecco… beh, è stato semplice. Mitologia greca, isola sconosciuta, maledizione… era anche uno dei miei miti preferiti” dissi. Non avevo proprio mentito completamente. Insomma, la storia di Calypso era una delle mie parti preferite.
“Oh ecco…” disse Leo, con un filo di tristezza nella voce.
Sentii una morsa al cuore. Io sapevo benissimo come stavano le cose, sapevo che Leo era innamorato di Calypso. Cosa mi aspettavo di fare? Piombare al Campo Mezzosangue e realizzare i miei filmini mentali?
La verità è che non farò mai completamente parte di questo mondo.
 
 
POV. TAYLER
Stavo passeggiando per le strade di New York. Drake quasi correva davanti a me, sorridendo come sempre. Daniel invece ci seguiva con sguardo annoiato e sbuffando ogni tanto. Spesso mi chiedevo come facevano quei due a essere gemelli.
In mezzo alla folla, notai un poliziotto che chiedeva ai passanti se per caso avevano visto una ragazza, mostrando una foto. La cosa non mi sorprese. In una grande città come questa, non era raro che si avessero notizie di ragazzi scappati di casa.
“Avete visto questa ragazza?” ci chiese, quando ci fummo avvicinati. Guardai bene la foto. La ragazza in questione aveva i capelli a boccoli neri e brillanti occhi verdi. Indossava una felpa nera e un jeans semplice, ed era intenta a leggere un libro.
“Nayra…” sussurrammo io e i miei fratelli insieme.
“Voi la conoscete?” ci chiese il poliziotto, entusiasta.
“Si.. ma perché la cercate? Non era a un campo estivo?” domandai, preoccupato.
“Un campo estivo? Oh, certo che no. Suo fratello ha denunciato ieri la sua scomparsa”
 
 
 
*ANGOLO AUTRICE*
Questo capitolo fa più schifo degli altri, lo so. Spero che vi piaccia comunque…
Allora, iniziamo a scoprire degli accenni sulla vista passata di Nayra. E a quanto pare la nostra protagonista ha ricevuto una bella batosta.
In quanto ai tre fratelli… beh, diciamo che non ci rimarranno proprio benissimo.
Alla prossima!
Sciao sciao
-Animalia

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Capitolo 7
*** Segreti rivelati ***


POV: Tayler

Bussai ripetutamente alla porta della casa di nayra. Ci venne ad aprire un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi azzurro chiaro. Mi ci volle un po' a capire che era Julio, il frtaello maggiore di Nayra. I due non si somigliavano per niente.

“Dov'è Nayra'” chiesi, mentre Drake e Daniel fissavano Julio. Questo, per tutta risposta, si appoggiò alla porta con fare indifferente.

“Non lo so, se ne sta occupando la polizia”

Sentii la rabbia salirmi. Nayra ci aveva confessato, una settimana fa, che suo fratello l'avrebbe lasciata sola per cinque giorni per andare a divertirsi con gli amici.

“Ha approfittato della tua assenza per andarsene” dissi tra i denti.

“Io sono stato assente solo qualche ora, chiaro?” ci disse, minacciandoci, poi rientò dentro chiudendosi la porta alle spalle.

“Ma perchè se n'è andata?” chiese Drake, quasi piangendo, mentre Daniel gli metteve una mano sulla spalla.

“Non lo so...” In un lampo, mi passarono davanti agli occhi diverse immagini: Nayra che si lamentava del fratello, che ci parlava dei suoi genitori. Lei che camminava a testa bassa ricoperta dal cappuccio della felpa. Lei che mentiva alla perfezione, come se ne valesse della sua vita. Lei che leggeva, seduta in disparte, mentre tutta la classe giocava a basket.


POV: Nayra

Rimasi nel bunker ancora per un po'. Leo mi raccontò del suo incontro con Calypso, mentre io ascoltavo fingendo un sorriso (come se non sapessi già quella storia).

Nella mia mente mi stavo dando della stupida da sola. Io conoscevo perfettamente tutta la storia. Non potevo piombare li all'improvviso e far diventare reali tutti i miei sogni. Era già tanto se ero riuscita a diventare la migliore amica di Rachel.

Propio mentre pensavo alla rossa, questa ritornò ed entrambe salutammo Leo per poi andarcene.

“Allora, com'è andata?” chiese l'oracolo, facendo un grosso sorriso.

“Non molto bene...” risposi, abbassando la testa. Il sorriso di Rachel si spense.

“Oh...” disse soltanto.

Camminammo per un po' in silenzio, senza una meta precisa.

“Nayra... stasera c'è la caccia alla bandiera. Chirone mi ha detto di riferirti che potresti partecipare come rappresentante della casa di Era” mi propose Rachel, accenando un breve sorriso e rompendo il silenzio.

“Per questa volta volta passo...” risposi, leggermente insicura. Sapevo le regole ed ero anche molto agile e veloce, ma non ero proprio dell'umore adatto per la mia prima partita.

“Va bene, sarà per la prossima volta...”

In quel momento, vidi Chirone galopparci incontro.

“Nayra -disse- sono lieto di annunciarti che la casa di Era è pronta per darti il benvenuto”

“Di già?!” esclamai, sorpresa che i lavori fossero già finiti.

Il centauro mi fece l'occhilino, facendoci segno di seguirlo. Quando arrivai di fronte alla casa di Era, rimasi senza parole. Se prima sembrava fredda solo a guardarla da fuori, ora trasmetteva un senso di accoglienza. Una siepe di fiori color viola circondava l'intera struttura, e altri fiori erano piantati su alcuni vasi fuori alle finestre, che erano rivestite da tende bainca. Un tappetino grigio e bianco con sopra scritto 'welcome' era vicino alla porta.

Appena entrai, il mio stupore aumentò. Un corridoio con parque e mura grigio chiaro aveva tre diverse porte, una a destra, una a sinistra e una in fondo. Entrai in quella a destra. Era un bagno con una grande vasca, un lavandino di ceramica e un enorme specchio. Il tutto aveva decorazioni color argento.

Poi aprii la porta che si trovava in fondo al corridoio. Era un piccolo terrazzo di legno bianco, con un giardino non molto grande. Rientrai dento e aprii l'ultima porta.

Era la mia camera. Un armadio lilla chiaro era vicino a una finestra, che lasciava intravedere un po' di tutto. Alla parete opposta, c'erano due comodini dello stesso colore dell'armadio, che lasciavano uno spazio al centro. Un tappeto argentato ricopriva la maggior parte del pavimento. Un lampadario di vetro pendeva dal soffitto.

“Ti piace?” mi chiese Chirone, sorridendomu.

“E' fantastica “ esclamai, mentre Rachel annuiva al mio fianco.

“Manca solo il letto, tra poco lo trasferiremo dalla Casa Grande...” Chirone continuò a parlare, ma io non gli davo più ascolto a causa della gioia che era dentro di me.

Passa il pomeriggio con Rachel sul piccolo terrazzo, finchè non si fece ora di cena. Mangiammo fantasticando sulla mia nuova casa e su cosa avremmo fatto i giorni successivi, poi arrivò il momento della caccia alla bandiera. Io mi misi da parte, mentre le case si preparavano. Mentre osservavo i preparativi, vidi un ragazzo guardare gli altri non molto distante da me. Mi avvicinai curiosa, sorridendo quando vidi che era Nico.

“Ciao...” gli dissi piano. Lui girò la testa verso di me, leggermente sorpreso.

“Ciao” mormorò in risposta.

“Tu non giochi?” gli chiesi, avvicinandomi un po' di più.

“Diciamo che non sono il tipo da fare queste cose” mi rispose, sospirando.

“Ti capisco” dissi, ripensando alla mia vecchia classe del liceo e alle loro solite partite di basket.

“Tu se il figlio di Ade, giusto?” gli chiesi, facendo finta di non saperlo.

Lui serrò le labbra, annuendo leggermente.

“...secondo me è una gran figata”

Nico mi guardò meravigliato, con gli occhi spalancati. Io ghignai leggermente per la sua espressione. Sapevo che molti lo escludevano per il suo essere figlio di Ade e di sicuro non si sarebbe aspettato la mia reazione.

“Non sai quel che dici...” mi rispose, abbassando lo sguardo.

“Davvero?” dissi, facendo finta di niente.

“Tu vorresti essere amica di uno il cui padre è il dio dei morti?”

“Ovviamente!”

Nico mi guardò alzando un sopracciglio, poi sorrise leggermente. Aspettate...aveva sorriso?

Avrei voluto parlare ancora con lui, ma non mi fu possibile. Infatti Rachel uscì all'improvviso dalla Casa Grande, sbattendo la porta, correndo verso di noi a grandi passi. Era completamente rossa in viso e si poteva vedere lontano un miglio che era furiosa.

“Guardate! Guardate cosa ho trovato!” urlò. Tutti si giravano verso di lei. Alzò in aria, in bella vista, un oggetto. Un libro. Un libro che conoscevo troppo bene.


*Angolo autrice*
Mi dispace lasciarvi con la suspense... no, in realtà no MUAHHAHAHAHA. Allora, rachel ha scoperto i libri proprio mentre Nayra aveva finalmente ricevuto il suo posto nella casa di Era... poverina :'(
Chissà come la prenderanno i nostri semidei, eheheheh
Ma anche Tayler, Drake e Daniel non scherzano. Cosa succederà?
Sciao sciao
-Animalia

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Capitolo 8
*** La fuga ***


ANGOLO PRE-CAPITOLO

Volevo solo informarvi che 'Il Sangue Dell'Olimpo' sarà nominato nella storia, ma saranno detti solo alcuni piccoli avvenimenti e altri non esisteranno proprio, poiché ho iniziato a scrivere questa storia dopo aver letto 'La Casa di Ade'. E ora vi lascio a uno dei capitoli più tristi di questa storia :D

 

P.O.V. Nayra

Tutto era ovattato intorno a me. Non riuscivo a sentire la voce di Rachel. Non vedevo nemmeno bene, mi sembrava tutto sfocato. L'unica cosa che risaltava davanti ai miei occhi era quel libro che la rossa aveva tra le mani.

'Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo: la maledizione del Titano'

Aveva cercato il primo posto dove appariva il suo nome o ne aveva preso uno a caso? Non lo sapevo, non riuscivo a pensare. Vidi distintamente delle figure correre verso la Casa Grande. Io rimasi li, immobile, le guance ormai bagnate. Dopo qualche minuto sentii una mano accarezzarmi la schiena. Mi girai, e vidi Chirone guardarmi con compassione, incoraggiandomi. Mi staccai, e corsi verso la Casa Grande. Io non avevo bisogno di quei sguardi tristi che mi rivolgevano le persone fin da quando era morta mia madre. In quel momento avevo solo bisogno di scappare via senza essere sentita da niente e da nessuno. Ma sapevo che non aveva senso, che prima o poi avrei dovuto affrontare la realtà. Spalancai la porta e salii le scale fino alla mia ormai ex-camera. La porta era già aperta, e potei vedere tutto: Percy leggeva dei pezzi del 'Ladro di Fulmini', Annabeth non staccava il naso da 'L'ultimo scontro', Rachel sfogliava le pagine de 'La maledizione del Titano', Leo e Jason osservavano le pagine de 'L'eroe perduto', Reyna era molto attenta ad 'Il sangue dell'Olimpo', Piper leggeva le sue parti nel 'Marchio di Atena', Nico leggeva pezzi de 'La battaglia del labirinto' e Hazel e Frank leggevano insieme 'Il figlio di Nettuno'.

In un'altra circostanza quella scena sarebbe stata anche carina, ma non in quel momento. Raccolsi i due libri che erano vicino alla porta, non letti da nessuno: 'Il mare dei mostri' e 'La casa di Ade'. Ironia della sorte, i miei due libri preferiti. Li osservai per un po', con un sorriso amaro. Quando alzai lo sguardo, vidi tutti i ragazzi intenti a fissarmi.

“Dove hai preso questi libri?” mi chiese dura Annabeth.

Non sapevo cosa rispondere. La risposta era ovvia, 'in libreria', ma in quel momento non sapevo cosa dire. Quando succede qualcosa di troppo triste, non riesco a ragionare.

“Da quanto tempo sai tutto su di noi?” disse Percy arrabbiato. Cercai di riflettere. Quanto tempo era passato da quando avevo letto il primo libro? Non ricordavo nemmeno quello. L'unica cosa certa era che il mio sogno si stava infrangendo davanti ai miei occhi.

“Se qualcuno prendesse questi libri potrebbe scoprire tutto sul Campo, su di noi...” iniziò Piper.

C'era qualcosa in quella frase che non mi suonava bene, ma non sapevo cosa.

“Cosa sei tu, un altro giochetto di Era?” irruppe di nuovo Percy.

Rimasi a bocca aperta. Io? Un giochetto di Era? Io ero solo una ragazza che aveva realizzato il suo sogno impossibile.

“Io...” cercai di dire. Niente, le parole mi morirono in bocca.

“Nayra, va via -disse Rachel- e porta questi cosi con te” raccolse i libri e me li diede. Io mi guardai un po' intorno, annuii e velocemente mi diressi verso la casa di Era.

Appena entrai mi diressi in camera mia, buttandomi sul letto. Non piansi però. Presi i libri e li misi nello zainetto, giocherellando con le spille attaccate a esso: i doni della morte, la ghiandaia imitatrice, le fiamme degli intrepidi e la runa angelica. Solo allora mi resi conto che prima il letto non c'era. In quel momento, una parte di quel che era successo mi fu chiaro: prendendo il letto dalla Casa Grande, hanno visto i libri. E Rachel era li. Sospirai, stendendomi sul letto e immaginano cosa fosse successo se invece di scoprire il Campo Mezzosangue avessi scoperto Hogwarts o Panem. Alla fine mi addormenta ancora vestita.

Fui svegliata da una luce. Mi stropicciai gli occhi e diedi uno sguardo alla sveglia: erano le quattro del mattino. Poi guardai al mio fianco. Era stava seduta sul mio letto, guardandomi con preoccupazione. Io l'abbracciai.

“Scusami, è stat tutta colpa mia” mi disse.

“Cosa?! No. Tu hai realizzato il mio sogno e te ne sono grata... mamma”

“Oh Nayra...” mi abbracciò ancor più forte, e io ricambiai.

“Cosa vuoi fare ora?” mi chiese, qualche minuto dopo.

“Penso che me ne andrò. Non sono più voluta qui, tanto vale che ritorni a casa mia, almeno li ho Drake, Daniel e Tyler” disse, pensando ai tre ragazzi. Mi mancavano.

“Capisco... per ritornare posso darti una mano, così non dovrai di nuovo farti tre giorni di cammino”

“Grazie mamma... ti voglio bene”

 

P.O.V. Leo

La mattina dopo, venni svegliato da Piper che mi scuoteva con gran foga.

“Ehy! Cos'è successo?!” dissi, ancora assonnato.

“Devi venire subito!” mi disse, prendendomi per il polso e trascinandomi verso la Casa Grande. Fortunatamente, ero andato a dormire vestito. Quando trovammo, trovai tutti i mie amici e Chirone a parlare. Sembravano scossi.

“Cos'è successo di tanto grave?” chiesi, anche se avevo leggermente paura della risposta.

“Stamattina sono andato a chiamare Nayra per parlarle, ma ho trovato solo la sua maglia del Campo sul letto. E' scappata”

Restai shoccato. Nayra era scappata... ed era tutta colpa nostra. Avevamo trovato quei stupidi libri e le eravamo andati contro senza nemmeno darle il tempo di spiegare.

“E' colpa nostra...” sussurrai. Gli altri abbassarono lo sguardo tristemente.

“Sentite, io ci ho riflettuto stanotte -iniziò Annabeth- su quei libri c'era scritto 'best seller'. Se li avesse avuti solo lei, quella scritta non ci sarebbe potuta essere. Qui c'è sotto qualcosa”

Annabeth non finì nemmeno di dire la frase che Rachel si alzò all'improvviso, i suoi occhi erano fatti di luce verde.

La figlia di Era andarsene dovrà

perchè i suoi dieci segreti nascondere non saprà

gli eroi narrati la dovranno cercare

e dai tre fratelli farsi aiutare

gli Dei li ostacoleranno

e alla fine non tutti ce la faranno.

La mortale ritornerà a casa

solo se troverà quel che da sempre cercava

 

 

 

Angolo autrice

I nostri semidei si sono davvero arrabbiati. Ma infondo, un po' hanno ragione a sospettare di Nayra, dopo quello che hanno passato con Era. Ma ora ne pagano le colpe u.u

Non mi uccidete, per piacere.

Sciao sciao

-Animalia

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Capitolo 9
*** Gli Dei si dividono. ***


P.O.V. Leo

Rachel svenne e Hazel e Piper l'aiutarono a stendersi sul divano. Gli occhi grigi di Annabeth si offuscarono, come succedeva ogni volta che pensava.

“Stai pensando alla profezia?” le chiese Percy.

“Già. La figlia di Era è sicuramente Nayra. I dieci segreti... i libri. Quei libri che aveva lei, erano dieci no? Non li ha saputi nascondere perchè li abbiamo trovati”

“Si, penso che sia giusto. Ma 'gli eroi narrati'? A chi si riferisce?” pensò Piper.

“gli eroi narrati... gli eroi narrati...” continuò a sussurrare Annabeth tra se e se.

“Forse ci sono” esordì Reyna. Tutti iniziamo a fissarla.

“I libri non erano tutti uguali. Ricordate?”

“Cinque erano narrati dal mio punto di vista” ricordò Percy.

“Esatto. Mentre altri cinque comprendevano i punti di vista di noi nove. Siamo noi gli eroi narrati”

Ci pensai. In effetti, la cosa aveva senso. Ma questo voleva anche dire che Nayra sapeva tutto su noi nove, dal nostro passato fino alla sconfitta di Gea.

“Come avrà fatto ad avere quei libri?” dissi pensando ad alta voce.

“Questo lo chiederemo a lei quando la troveremo -disse Annabeth, per poi girarsi verso il centauro- Chirone, abbiamo un'impresa da compiere”

Chirone ci guardò uno a uno, prima di sospirare.

“Non so se sia il caso, visto che Dionisio manca da ieri”

“Dove si è cacciato?” chiese Percy alzando gli occhi al cielo.

“E' stato convocato da Zeus. Senza volerlo, Nayra ha scatenato un litigio tra gli Dei, da quando avete trovato quei libri”

“Aspetta... questo vuol dire che Nayra potrebbe essere in pericolo! Dobbiamo partire subito” esclamai preoccupato.

In quel momento, Rachel aprì gli occhi, guardandosi intorno.

“Una profezia... su Nayra” sospirò.

“Tranquilla, l'andremo a recuperare” le disse Hazel.

Tutti noi guardammo Chirone.

“Le profezie devono essere rispettate. Andate, ma dovete sbrigarvi. Gli Dei sono imprevedibili”

“Penso che Nayra sia ritornata a casa sua, a New York. La casa è di suo fratello, Julio. Se non la trovate. Cercate i suoi migliori amici: sono tre fratelli. Tyler, Drake e Daniel, gli ultimi due sono gemelli. Se non ricordo male, di cognome fanno Myer” ci informò Rachel. Nayra era la sua migliore amica, ci teneva molto a lei nonostante ciò che era successo.

Assimilate tutte le informazioni, ci fiondammo fuori, iniziando a prepararci per il recupero di Nayra.

 

 

 

P.O.V. Nayra

Bussai alla porta di casa per qualche minuto, ma nessuno mi venne ad aprire. Sospirando per il sollievo, presi il mazzo di chiavi di riserva che si trovava nascosto sotto un vaso ed aprii. Lanciai lo zaino sul divano, per poi buttarmici anche io.

Era stato un viaggio abbastanza lungo, anche se Era... volevo dire, mia madre, aveva fatto arrivare una macchina con autista solo per me. Prima di andarsene per ritornare sull' Olimpo, mi aveva detto che in caso di bisogno bastava che io la chiamassi.

Mi alzai dal divano e andai a posare lo zaino in camera mia. Lo svuotai e nascosi tutto sotto il letto, rimettendo i libri al loro posto. Non sapevo quando sarebbe ritornato Julio ma almeno per ora non era in casa. Presi il cellulare che avevo nascosto dietro la libreria e lo accesi per mandare un messaggio a Tyler dicendogli che ero tornata. Mi cambiai i vestiti che avevo dal giorno prima. Guardandoli, sembravano solo una semplice maglietta viola e dei pantaloncini di jeans, ma quelli erano i vestiti che avevo quando il mio sogno si era infranto davanti ai miei occhi. Buttai anche quelli sotto il letto indossando Jeans e una larga felpa. Quel giorno faceva leggermente freddo. Mi stesi sul letto iniziando a pensare a cosa fare, ma finii per addormentarmi a causa della stanchezza.

Quello fu il sogno più strano di sempre.

Gli dei erano tutti in piedi, divisi in due schieramenti. Nel sogno io ero in mezzo a loro. Alla mia destra c'era mia madre con Apollo, Artemide, Efesto, Ade, Afrodite e Dionisio, alla mia sinistra Zeus, Poseidone, Atena, Demetra, Ares e Ermes.

“Quella ragazza è un pericolo, lo vuoi capire? Guarda cosa è successo!” stava urlando Zeus.

“E' stata tua l'idea dei libri, in modo che i semidei non ancora riconosciuti potessero trovare più facilmente il campo! Io lo sapevo che non era una buona idea rivelare tutto a uno scrittore mortale!” disse Era.

“L'idea era buona! E' stata quella mortale a essere stupida e a portarsi tutti e dieci i libri dietro!” esordì Atena.

Stavano parlando di me. Gli Dei stavano litigando per colpa mia. Io non volevo tutto questo, io volevo solo andare al Campo e vivere li con quelli che avevo sempre considerato dei personaggi immaginari.

“Devo ammettere che la ragazza si è comportata bene al campo. Non so come abbia fatto, ma è riuscita a diventare amica di tutti” disse Dionisio.

“Già, peccato che ora siano tutti arrabbiati con lei” se la rise Ares.

Apollo ghignò.

Peccato, che in questo momento quelli che 'dovrebbero essere arrabbiati con lei', ora la stiano cercando. Tutti e nove”

Sgranai gli occhi. Veramente mi stavano cercando? Non era possibile. Erano talmente arrabbiati con me. Mi avevano perfino cacciato via...

“Faremo in modo che non la trovino” disse Poseidone.

“Non vi permetterò di ostacolare l'amore di Nayra. Quella ragazza è innamorata di Leo Valdez dalla prima volta che ha letto di lui” disse Afrodite battendo le mani stile fangirl. Efesto, anche se leggermente seccato, annuì.

Anche se apprezzai il sostegno di Afrodite, non potei fare a meno di essere imbarazzata.

“Quella ragazza è un pericolo, bisogna eliminarla” disse Zeus duramente.

“E' MIA FIGLIA!” urlò Era.

“NON LO E' DAVVERO!”

 

Mi svegliai a causa di qualcuno che mi chiamava. Sobbalzai, stropicciandomi gli occhi. Affianco a me c'erano Tyler, Drake e Daniel.

“Voi” sussurrai.

Loro mi guardarono sollevati per un po', per poi assumere un'espressione leggermente arrabbiata.

“Avevi detto che andavi a un campo estivo. Perchè la polizia ti stava cercando?” chiese Tyler.

Io sospirai.

“Ve lo racconterò, ma non ci crederete”

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ed eccomi di nuovo qui! :D

A quanto pare i semidei sono davvero preoccupati per Nayra. Beh, anche io sarei preoccupata se metà degli dei minacciassero di uccidere una mia amica...

Secondo voi Tyler, Drake e Daniel crederanno a Nayra?

Sciao sciao

-Animalia

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Capitolo 10
*** Furti e armi. ***


P. O. V. Nayra

 

“Non ci credo.” esclamò Daniel, a occhi stupiti. Io sospirai, abbassando lo sguardo sulle mie mani intrecciate sulle gambe. Avevo raccontato a loro tutto, ogni singolo dettaglio. Beh, a parte la mia cotta per Leo.

“Ve lo avevo detto.”

“Scusa Nayra, non voglio considerarti una bugiarda...” iniziò Tyler, che fu interrotto da Daniel.

“E' una bugiarda, ci ha mentito.”

Il più grande gli lanciò un'occhiataccia, per poi ritornare a me.

“Ma il tuo racconto mi sembra molto poco credibile. Sei sicura di non aver sognato tutto?”

“Stai dicendo che sono pazza?!” esclamai, stupita.

“Non! Non sto dicendo questo...”

“Io le credo.” Drake, che fino a quel momento si era limitato ad ascoltare il racconto in silenzio, si era alzato di scatto. Non aveva il suo solito sorriso, ma anzi guardava i due fratelli con fare serio. Non l'avevo mai visto così.

“Io credo a Nayra. Lo leggo nei suoi occhi che sta dicendo la verità.”

“Drake...” mi alzai, abbracciando il ragazzo con gli occhi umidi. Tyler si aggiunse subito dopo.

“Si, hai ragione. Se Nayra ci ha mentito è per una buona causa.”

L'unico che ancora un po' dubitava del mio racconto era Daniel, ma da lui me lo aspettavo. Solo dopo qualche minuto Drake trascinò anche lui nell'abbraccio. Ci sciogliemmo solo quando fummo completamente sicuri l'uno dell'altro.

 

“Da quel che ci hai raccontato, sei in pericolo.” disse Tyler, guardandomi serio. Eravamo seduti al tavolo della cucina. Anche se ero tornata, non potevamo far finta di niente. C'era qualcosa di molto più grande di noi la fuori e non intendevamo stare con le mani in mano.

“Si. Metà degli Dei vuole impedirmi di incontrare i miei amici del Campo Mezzosangue e usaranno ogni mezzo a loro disposizione, anche se l'altra metà vuole proteggermi.”

“Potresti venire ad abitare a casa nostra.” propose Drake.

Io sorrisi amaramente.

“Sono divinità, mi rintraccerebbero lo stesso. Non voglio mettere in pericolo voi e la vostra famiglia. Non voglio che partecipiate a questa specie di guerra.

“Nayra, noi ci siamo dentro da quando hai deciso di raccontarcelo. Non fartene una colpa. Saremo sempre al tuo fianco, che tu lo voglia o no.” rispose Daniel. Aveva sempre avuto uno strano modo di esternare i suoi sentimenti. Sospirai rassegnata. Avrei potuto insistere per ore, ma loro vi avrebbero seguita ovunque.

“Abbiamo bisogno di armi. -spiegai- non di armi normali, ma di quelle che usano i semidei.”

“Cosa hanno di diverso?” chiese Tyler, sistemandosi gli occhiali.

“Possono ferire i mostri e rimandarli al Tartaro, il posto dal quale vengono. Non possono essere uccisi, ma di solito si rigenerano dopo centinaia di anni. A parte varie eccezione, come quando...”

“Nayra, abbiamo capito. Ora dobbiamo pensare a come procurarcele.”

Annuii imbarazzata. Stavo di nuovo per lanciarmi nei racconti presi dai libri, che in quel momento erano poco utili.

“Ho un'idea! -disse Drake- ricordate Chris Edwards, quell'idiota tutto muscoli della nostra classe? So che il padre è appassionato di armi antiche. Potremmo trovare qualcosa di utile.”

“Bravo fratellino, qualche volta sei utile -esclamò Daniel. Lo chiamava fratellino per prenderlo in giro, essendo Drake il secondo a essere nato.- ma di certo non possiamo bussare a casa sua e chiedere se ci può prestare le preziose armi di suo padre. Dobbiamo rubargliele.”

“Rubare...rubare delle armi?! Sei pazzo?!” esclmaò il fratello più grande.

“Non voglio che vi immischiate in questi guai. Andrò solo io.” dissi.

“No, ormai abbiamo deciso, siamo con te!” disse Tyler.

 

Erano le quattro di notte e le luci di casa Edwards erano spente. Io e i tre fratelli, muniti di pssamontagna e guanti, abbigliamento scuro, torce e vari attrezzi recuperati da casa dei tre messi nello zainetto di Drake, scrutavamo i dintorni. Sembrava di essere in un film poliziesco, solo che quella era la dura realtà.

“Andiamo.” sussurai e iniziammo ad avvicinarci alla casa facendo il meno rumore possibile. Io un po' mi ero allenata al campo, ma gli altri tre non avevano mai fatto una cosa del genere e ce la stavano mettendo tutta perchè tutto filasse liscio. Arrivati al retro dell'abitazione, illuminai la rete che circondava la casa con la torcia. Era una semplice rete metallica che scavalcammo senza problemi. Appena fummo dentro ci nascondemmo dentro a dei cespugli.

“Gli Edwards non hanno fatto installare nessun antifurto convinti che nessuno li deruberebbe con la brutta fama che hanno.” spiegò Daniel a bassa voce.

“Si sbagliano di grosso.” risposi sempre sussurrando, prendendo lo zainetto dalle spalle di Drake. Lo aprii, prendendo un cacciavite e avvicinandomi a passo felpato, con la torcia che amanava luce davanti a me.

Mi avvicinai alla grata che dava sulla cantina di casa, provando ad aprirla, senza successo. Nessuno l'aveva mai aperta e le viti sembravano non voler uscire fuori. Ritornai indietro, prendendo un paio di grosse pinze. Decisi di tagliere i fili metallici. Finii in un paio di minuti e feci segno agli altri di avvicinarsi. Entrammo uno alla volta con non poche difficoltà. Fortunatamente subito i nostri piedi c'era una pila di vestiti sporchi su cui atterrammo comodamente, anche se Tyler si lasciò sfuggire un verso di disgusto.

“Chris si vanta esageratamente della collezione del padre, l'ho sentito parlare molte volte. Le armi devono essere qui da qualche parte.” ma appena sussurai questo, sentimmo dei passi provenire da sopra. Corsi a nascondermi dietro una montagna di vecchi scatoloni proprio mentre la porta della cantina si apriva. Il padre di Chris entrò, scendendo le scale rumorosamente.

“C'è qualcuno qui?” disse. Non mi mossi. Avevo paura perfino di respirare. Lo sentii venire proprio nella mia parte e già immaginavo il signor Edwards che mi scopriva e mi denunciava alla polizia. Potevo già vedermi in prigione. Erana a pochi passi da me, quando sentii altri passi e una voce femminile.

“Caro, non preoccuparti. Ti sarai immaginato tutto, quale persona sana di mente verrebbe a rubare qui?”

Era la mamma di Chris.

“Hai ragione, sono uno stupido a preoccuparmi.” Entrambi risalirono, chiudendosi la porta alle spalle.

Uscii dal mio nascondiglio e vidi i gemelli sbusare fuori da una libreria e Tyler uscire da sotto le scale. Ci guardammo e annuimmo, per poi iniziare a cercare le armi. Con la luce della torcia, Tyler attirò la nostra attenzione verso una porta che sembrava pulita, a differenza di tutte le altre cose che c'erano li sotto. Drake la prì smanettando un po' con un filo di ferro nella serratura. Vedendo quella scena, mi venne in mente Leo. Scacciai quel pensiero, dovevo concentrarmi sul momento.

“Trovate.” dissi, quando entrammo. Era un'ampia stanza bianca e su tutte e quattro le pareti eranno appese armi tenute in ottimo stato. Mi diressi verso la parete di fronte a me, dove sembrava esserci la parte più antica della collezione.

“Prendi qualcosa e andiamocene, ho paura che ci scoprano.” sussurrò Drake.

“Non posso prenderle a caso.” risposi, senza scendere troppo nei particolari.

Iniziai a illuminarle una per una con la torcia, cercando qualcosa che andasse bene contro i mostri. La prima cosa che trovai fu un coltello di bronzo. Ricordai che i coltelli potevano essere manegiati da chi aveva una grande intelligenza e pensai che fosse perfetto per Tyler. Lo presi, mettendolo nello zaino. Cercai per qualche minuto, quando due falcetti attirarono la mia attenzione. La targhetta diceva che erano due falcetti identici. Erano d'oro,lunghi un metro e ancora scintillanti. Sembravano perfetti per i gemelli. Presi anche quelli, incastrandoli nello zaino. Ma nonostante i miei sforzi, le impegnature uscivano fuori. Mi arresi, cercando l'arma per me. Poi la vidi. Una spada di bronzo celeste brillava sotto i miei occhi. Mi ricordava Vortice per certi aspetti. La presi senza nemmeno pensarci, poi feci segno agli altri che potevamo andare. Chiudemmo la porta della sala delle armi e Tyler ci spinse fuori per la grata, poi lo aiutammo a uscire. Riscavalcammo il cancello e appena fummo fuori ci prendemmo un attimo per realizzare quello che avevamo appena fatto. Poi fu solo adrenalina pura mentre correvamo verso casa mia, con la consapevolezza che quello era solo l'inizio.

 

Il mattino seguente, mi svegliai verso mezzogiorno. Andai in cucina, dove trovai, Drake, Daniel e Tyler già a fare colazione.

“Buongiorno.” esclamarono insieme. La sera prima avevano rifilato ai genitori la scusa che avrebbero dormito a casa mia. Beh, non era del tutto una bugia in fondo.

Mangiai un cornetto vuoto e bevvi del succo d'arancia, poi, senza dire niente, recuperai le armi che avevo nascosto nella mia stanza.

“Questo è per te.” dissi, dando il coltello a Tyler. Lui lo prese insicuro, iniziandolo a studiare.

“Questi per voi.”

Drake e Daniel presero di fretta i falcetti, guardandoli con occhi luccicanti.

“E questa per me.”

Alla luce, la spada sembrava ancora più lucente. C'era una scritta in greco antico sul manico, che stranamente riuscii a leggere.

Coraggio.” Si chiamava così la mia spada. Beh, in effetti di coraggio ne avevo acquistato molto.

“Anche qui c'è scritto qualcosa... -disse Tyler strizzando gli occhi.- protettore.

Luce.”

Buio.”

Dissero i gemelli insieme, per poi guardarsi.

“Come facciamo a leggerle? Noi non siamo semidei.” disse Daniel confuso.

“Nemmeno io lo sono...” dissi.

“Ma tu sei diversa. Tu appartieni a entrambi i mondi.”

“Anche voi sapete la verità, quindi anche voi appartenente a entrambi. E poi ormai sono le vostre armi.” dico sorridendo. La scena viene interrotta da Tyler che da uno sguardo all'orologio per poi accendere la TV con uno scatto. Non faccio in tempo a chiedergli nulla, perchè la mia attenzione viene attirata dal telegiornale locale.

“Ieri notte, nella casa di Jefferson e Isabbelle Edwards si è verificato un furto d'armi. I ladri hanno portato via una spada, un coltello e due falcetti. L'unico segno del loro passaggio è la grata rotta da cui probabilmente hanno avuto accesso. Non c'è nessun indizio su chi possano essere i responsabili.”

“Ora siamo ricercati.” dice Drake con la voce spezzata.
“Solo teoricamente. Non hanno nessuna prova su di noi.” dice Tyler. Il telegiornale continua e un'immagine mi fa tremare le gambe.

“Ieri, a pochi chilometri da New York, uno stormo di uccelli infuriati ha improvvisamente colto un gruppo di ragazzi che passeggiavano fuori città. Il video è stato fatto da un passante e dei nove ragazzi non si sa nulla.”

Questo era quello che aveva detto la giornalista, ma il video rappresentava ben altro. Quattro ragazze e cinque ragazzi armati combattevano contro uno stormo di arpie agguerrite.

“Riuscite a vederli?” chiesi.

“Non chiaramente, ma c'è qualcosa di strano.” disse Drake.

“Quelli non sono uccelli, sono arpie. Mostri metà uccello e metà donna. E quelli non sono nove ragazzi qualunque. Sono semidei, sono i miei amici. Stanno venendo, stanno venendo per me.”

 

 

ANGOLO AUTRICE

Su, ringraziate Drake che altrimenti gli altri due avrebero rinchiuso Nayra in un ospedale psichiatrico.

Tutti insieme: GRAZIEEE DRAKE.

Bene, detta la solita cazzata dell'angolo autrice, eccomi qui! :D Allora, che ne pensate? Nayra e i tre fratelli stanno iniziando a prepararsi e a quanto pare sono parecchio determinati... ma riusciranno a sopportare tutto? E i nove, che fine hanno fatto? Lo scoprirete presto (forse)

Sciao sciao

-Animalia

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Capitolo 11
*** Amici. ***


P.O.V. LEO

Quando finalmente arrivammo a New York, avevamo gli abiti bagnati e strappati ed eravamo pieni di fango. Anche se aveva smesso di piovere, il cielo era ancora nuvoloso. Mentre eravamo appoggiati a un muro per riposare e riprendere fiato, i passanti ci guardavano disgustati e ci lanciavano occhiatacce. Non potevo dargli torto, sembrava che non vedessimo una doccia da almeno dieci anni. Annabeth cacciò una cartina di New York iniziando a osservarla:

"Perfetto, come dovremmo capire dove abita Nayra? Non l'ha mai detto."

"Non credo che rintracciare i suoi amici sia più semplice che trovare lei..." disse Hazel guardando la mappa.

"O forse si...guardate qui! -esclamò Frank indicando un punto sulla cartina- Caffè Myer. E' un bar."

"Myer... il cognome dei tre fratelli! -constatò Reyna- e non è nemmeno molto lontano."

"Cosa ci facciamo ancora qui? In marcia!" urlai.

Per fortuna al Caffè Myer non c'erano molti cliente a quell'ora, poichè quelle poche persone che c'erano ci guardarono male appena entrammo. Noi cercammo di non farci caso e di comportarci normalmente.

"Non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo capire dov'è Nayra." sussurrò Piper.

"Proviamo a rivolgerci ai titolari, probabilmente la conoscono." suggerì Jason, mentre noi altri annuivamo. Insieme a Annabeth andai verso il bancone, dove una signora sulla quarantina con i capelli ricci e castani legati con una coda alta stava pulendo dei bicchieri.

"Ehm, mi scusi signora, potremmo chiederle una cosa?"

La donna alzò lo sguardo. Gli occhi ambrati ci guardarono da cima a piedi, poi si spostarono sugli altri dietro di noi. Per qualche istante credetti che ci avrebbe cacciato fuori senza troppe gentilezze, invece ci rivolse un sorriso affettuoso.

"Ditemi pure! Nel frattempo posso portarvi un pò d'acqua? Non mi sembrate molto in forma. Tranquilli, offre la casa."

Non attese nemmeno la risposta e in un batter d'occhio nove bicchieri d'acqua stavano sul bancone. La donna fece segno agli altri di avvicinarsi mente si sedeva su uno sgabello.

"Allora, cosa posso fare per voi?"

"Stiamo cercando i fratelli Myer." disse la figlia di Atena per poi bere tutto d'un fiato.

"Beh, si da il caso che io sia la loro madre. Piacere di conoscervi, mi chiamo Melissa Jaket, ma chiamatemi Melissa. E non azzardatevi a darmi del voi!"

Ci guardammo tra di noi, stupiti e allo stesso tempo felici di trovare tanta gentilezza.

"Allora, hanno combinato qualcosa i miei figli?"

"In realtà stiamo cercando di risalire a Nayra Coopert. Sappiamo che è amica dei suoi figli, per caso sa dove abita?" chiesi. La mia voce doveva aver lasciato trapelare tutta la mia speranza perchè la donna allargò il suo sorriso a dismisura e mi guardò comprensiva.

"Ovvio che so dove abita, per me Nayra è come una figlia. Io e mio marito abbiamo pianto di gioia quando abbiamo saputo del suo ritorno." rispose. I suoi occhi allegri contagiarono i ragazzi che si ritrovarono a sorridere inconsapevolmente.

"Ma non oserete andare in giro in questo modo! Aspettate un attimo."

Melissa aprì una porta bordeux alle sue spalle da dove si intravedevano delle scale. Urlò qualcosa -nonostante il corpo esile aveva una voce potente- e un paio di minuti dopo un uomo alto, con i capelli biondi a spazzola e gli occhi castano chiaro incorniciati da occhiali apparve, guardando confuso prima Melissa e poi noi.

"Mike, questi sono amici di Nayra. Fagli dare una ripulita, poi magari prestaci qualche vestito."

Mike ci guardò con la stessa gioia di Melissa.

"Davvero siete amici di Nayra? Prego, seguitemi su!"

Salimmo le scale quasi di corsa, ansiosi di darci una rinfresvata, ma quando Mike aprì la pota di casa tre grossi cani gli piombarono addosso, seguiti da uno molto piccolo che saltellava.

"Su, state buoni, abbiamo ospiti."

L'uomo calmo i cani, poi salutò con una carezza due gatti che sonnecchiavano sul divano e salutò anche un pappagallo che osservava la scena con la testa piegata verso destra.

"Diciamo che a mia moglie piace raccogliere cuccioli abbandonati." disse ridacchiando, poi sparì in un corridoio e tornò dieci minuti dopo con le braccia piene di vestiti e ce li porse.

"Mi dispiace solo che dovrete fare a turno per usare il bagno, ma nel frattempo vi posso portare qualcosa da mangiare." e detto questo svanì di nuovo in un'altra stanza.

"Secondo voi sono mostri?" chiese Percy non appena Mike si fu allontanato.

"Nah, sono solo persone gentili che ci tengono a noi perchè siamo amici di Nayra. Goditi il momento per ora." risposi, buttandomi sul divano e facendo saltare giù i due gatti per lo spavento.

 

P.O.V. Nayra

Era da almeno un'ora che saltavo su e giù per tutta la casa, mettendo a posto oggetti e scombinandoli, cambiando vestiti e pettinatura, decindendo se mettere i libri in bella mostra come loro solito o no. Nel frattempo i tre fratelli mi guardavano confusi.

"Nayra, non pensi che dovresti calmarti?" mi chiese Tayler mordendosi il labbro.

"Stanno per arrivare qui i miei amici, capisci?!" dico esaltata slatando sul posto.

"Sei continui così giuro che non li faccio entrare." rispose Daniel acidamente e io mi bloccai all'improvviso, scatenando le risate di Drake. In quel momento sentii bussare e tutti il mio entusiasmo sembrò svanire. Erano loro, me lo sentivo. I miei amici dietro la porta di casa mia. Finalmente li avrei rivisti, ma non riuscivo a cancellare dalla mente le loro facce arrabbiate. Ero talmente entusiasta per il fatto che stavano venendo a cercarmi che non avevo pensato al nostro litigio. Drake si mise alla mia destra, Daniel alla mia sinistra e Tyler dietro di me. Ques'ultimo mi spinse con le mani verso la porta. Percorsi il salone a passo grandi e aprii con gli occhi chiusi. Sentii delle braccia stringermi e una sensazione strana nel petto, come se avessi potuto stare in quel luogo per sempre.

Non è possibile.

Leo mi stava abbracciando. Ricambiai la stretta, appoggiando la testa sulla sua spalla e godendomi il momento. Momento che durò pochi secondi, perchè tutti gli altri si aggregarono all'abbracio, perfino Nico.

"Ci sei mancata un casino." dissee Leo staccandosi leggermente da me. Credo che arrossii, poichè Annabeth e Piper mi guardarono ghignando.

"Anche voi mi siete mancati... non siete arrabbiati con me?"

"Arrabbiati? Stai scherzando?" esclamò Frank strabuzzando gli occhi.

"Anzi, dovremmo scusarci." aggiunse Hazel.

"No, no, io devo scusarmi. Dovevo spiegarvi tutto prima."

"Beh, puoi recuperare adesso. Non è che ci abbiamo capito molto.." disse Annabeth.

"Oh si, certo. Ma prima voglio presentarvi delle persone. Ragazzi, loro sono Tyler, Drake e Daniel."

Le presentazioni tolsero meno tempo del previsto. A quanto pare avevo parlato così tanto di loro a  Drake, Daniel e Tyler che ormai sapevano riconoscerli.

"Quindi avete conosciuto i nostri genitori?" chiese Drake sorridendo quando tutti si furono seduti, chi sul divano chi a terra. Nayra era capitata proprio in mezzo a Tyler e Leo sul tappeto.

"Sono stati gentilissimi!" esclamò Piper.

"Immagino..." sussurrò Daniel alzando gli occhi al cielo mentre Drake gli dava una gomitata.

"I nostri genitori sono molto particolari." rise poi quest'ultimo.

"Okay, io direi che possono iniziare le spiegazioni."

Per mazz'ora parlai solo, stando attenta a non guardare Leo al mio fianco per paura di fare figuaracce. Parlai di tutto, anche se tralasciai le ship, impresa non facile, ma non volevo scandalizzare gli altri più di quel che stavo già facendo.

Alla fine nessuno sapeva cosa dire. Io che parlavo ai miei amici, a quei personaggi che per anni ho creduto reali solo nella mia mente, di quando ho iniziato a leggere di loro. Confessare di sapere tutto su di loro, che il giro turistico al campo e tutti i loro racconti e frecciatine io le comoscevo già. Come sempre in questo genere di situazioni, mi salvò Drake.

"Ah, c'è troppo silenzio. Che noia!"

Scoppiai a ridere, seguita dagli altri.

"Beh, almeno ora è tutto più chiaro." disse Percy sorridendomi.

Avrei voluto congelare quel momento. Ero con le persone più importanti della mia vita, anche se mi mancava da morire Rachel, ma sapevo che l'avrei rivista presto. Fuori stava per scoppiare una guerra a causa mia, ma in quel momento contavano solo le risate di tutti. E poi suonò il campanello. Confusa guardai gli altri, poi mi alzai e andai ad aprire. Quasi caddi a terra vedendo la figura di fronte a me che mi sorrideva maligno.

"Ciao Nayra."

"Julio."

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Capitolo 12
*** Julio ***


P.O.V. Nayra
“Quindi alla fine sei tornata. Sapevo che non potevi resistere per troppo tempo in mezzo alla strada. -esclamò Julio, per poi guardare oltre la mia spalla- chi sono quelli? Hai anche portato gente nuova a casa?”
Julio mi oltrepassò, dandomi una spallata che mi fece barcollare, per poi avvicinarsi ai miei amici, squadrarli pe qualche secondo e riportare lo sguardo su di me.
“Ti avevo già avvertito di non portare più quei tre idioti che ti vengono sempre dietro, e tu fai venire tutte queste persone?” disse, e riuscii a cogliere le sue intenzioni.
“La mamma diceva sempre che potevo portare chiunque volessi se mi faceva felice.” risposi, incrociando le braccia al petto e guardandolo fisso negli occhi. Ero scappata di casa seguendo solo una voce nella mia testa, avevo raggiunto il luogo dei miei sogni, che credevo essere solo fantasia, mi ero fatta nuovi amici, li avevo persi per poi ritrovarli, e dopo tutto ciò non mi sarei fatta affondare da mio fratello.
“Nayra, i nostri genitori sono morti, mettitelo in testa.”
“Scusami se a differenza tua io ci tenevo. Cosa vuoi saperne tu? Non eri a fianco a nostra madre quando stava morendo. Sai quali furono le sue ultime parole? Ricordatevi che vi voglio bene, a tutti e tre. Aveva incluso anche te, Julio, nonostante tu non ci fossi. E quando nostro padre cadde in depressione? Gli hai solo vomitato addosso insulti, e di nuovo, non eri presente. Sai chi l’ha trovato, ormai senza vita in mezzo a bottiglie di Vodka e liquore? Io, mentre tu eri fuori a fare chissà cosa.”
Non mi accorsi di star piangendo fino a quando non smisi di parlare. Le lacrime mi avevano riempito gli occhi, vedevo tutto sfocato. Le mani e le gambe mi tremavano, ma non volevo sedermi, volevo continuare a stare dritta davanti a lui, a guardarlo negli occhi e a vomitargli addosso tutto quello che avevo passato mentre lui diventava man mano come uno sconosciuto.
“Fai schifo, Julio. Sei una persona schifosa.” dissi alla fine a denti stretti, nonostante sapessi cosa stava per succedere. Ero preparata quando mi arrivò uno schiaffo dritto in faccia, ma non quando fu seguito da un pugno. Stavo per cadere all’indietro, ma Nico, che si trovava proprio dietro di me, mi sorresse.
“Nayra! Ti senti bene?” chiese, preoccupato. Mi aiutò a sedermi, visto che la testa mi girava, mentre il sapore amaro del sangue mi riempiva la bocca. Avevo il labbro spaccato e anche il naso stava sanguinando. Tayler corse verso il corridoio, probabilmente in bagno per prendere qualcosa dall’armadietto dei medicinali.
“Si, tutto bene.” risposi duramente.
“Che cazzo ti prende?”
Girai la testa di scatto sentendo Leo rivolgersi con rabbia a mio fratello.
“Leo, lascia stare, è inutile.” dissi non appena incrociai lo sguardo di Julio. Non aveva alcun rimorso, solo irritazione. Tayler tornò in quel momento, sedendosi al mio fianco.
“Cavolo, non posso medicarti con tutto questo sangue… ce la fai ad andare in cucina per pulirti?”
Provai ad alzarmi, ma le gambe prima mi tremarono, poi cedettero facendomi ritornare seduta sul divano, che ormai di stava macchiando di rosso. Dopo pochi secondi, Annabeth si avvicinò, prendendomi il braccio sinistro e mettendoselo intorno alle spalle, mentre Piper fece lo stesso con il destro. Insieme, riuscirono a farmi arrivare alla cucina, proprio a fianco al salotto, e mi mantennero ancora mentre Hazel mi aiutava a pulirmi. Mi sentivo inutile, un completo fallimento.
“Non ci pensare nemmeno, Nayra. Non sei inutile, ogni tanto bisogna farsi aiutare.” disse Tayler, come se potesse leggermi nel pensiero. Tanto che ero stordita, non mi accorsi nemmeno dei rumori che provenivano dal salotto.
P.O.V. LEO
“E tu cosa vorresti?” disse Julio ridacchiando. Ero più basso di lui e anche meno muscoloso, era ovvio che non mi considerasse un gran pericolo.
“Come fai a far del male così a tua sorella?”
“Leo, hai sentito Nayra -intervenne Percy, gli occhi che gli bruciavano di uno strano ardore che non avevo mai visto- questo tizio è una persona schifosa.”
“Nayra aveva tutte le ragioni del mondo per dire una cosa simile.” Esclamò Daniel, mentre teneva un braccio davanti a Drake, come per proteggerlo. Mi venne il dubbio che qualche volta Julio avesse alzato le mani anche sopra i Myer.
“Siete le ultime persone di cui mi interessa il parere. Andatevene da casa mia.”
“Ce ne andremo con Nayra.” Dissi deciso. Julio aggrottò la fronte.
“Non ve lo lascerò fare.”
“Perché? Non mi sembra ti interesse molto di lei.” Dichiarò Jason.
“Non sono cazzi vostri del perché.”
“Basta, ho perso la pazienza.” Esclamai. Ero stanco di ascoltare quell’idiota che diceva stronzate. Non mi importava se là fuori metà degli dei ci dava la caccia, ce ne saremmo andati tutti insieme e avremmo raggiunto il campo sani e salvi.
“Noi veniamo con voi. -Disse deciso Drake- non mi importa di quanti pericoli ci siano là fuori, non lasceremo né voi né Nayra da soli.”
“Allora è deciso. Ti consiglio di toglierti dai piedi.”  sussurrò Nico, la voce calma ma lo sguardo fermo.
“Come vorreste fare a batterm-“
Ormai ero arrivato al limite. Non lo feci nemmeno finire di parlare, gli afferrai velocemente il polso riscaldando le mani. Julio urlò, probabilmente gli avrei lasciato il segno. Frank e Percy gli tennero le braccia, impedendogli di reagire, poi fu questione di qualche secondo. Julio si ritrovò contrò il muro, Daniel e Drake che gli puntavano alla gola delle specie di spade ricurve, identiche. Daniel sembrava più deciso rispetto a Drake, che tremava ma non abbassava lo sguardo.
“Voi due, come…”
“Abbiamo sopportato abbastanza.” Disse i gemelli in coro.
“Lasciaci andare, è meglio per te.” Intervenne Piper, uscendo dalla cucina. Nayra aveva il labbro rotto e il naso gonfio, ma sembrava stare meglio. Si guardò intorno, poi i suoi occhi si fermarono sui due fratelli. Prima sembrò sorpresa, poi sorrise.
“Te lo ripeto, lasciaci andare insieme a Nayra, poi non ti daremo più fastidio.” Continuò la figlia di Afrodite, usando la lingua ammaliatrice. Julio sembrò rifletterci qualche secondo, poi annuì a occhi spalancati osservando le armi che Drake e Daniel ancora gli stavano puntando alla gola. Probabilmente non sarebbe servita nemmeno la lingua ammaliatrice per convincerlo.
“Abbiamo qualche minuto?” chiese Annabeth.
“Non penso, sarà meglio muoverci. Perché?” chiese Piper.
“Volevo dire a Nayra di prendere i libri, e magari qualcosa che le servisse.”
“Non ti preoccupare, Annabeth -esclamò Nayra con un sorriso furbo- ho la sensazione che troveremo tutto al campo.”
E così, pochi secondi dopo, fummo fuori casa Coopert.

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