Gli Agenti del Mossad Non Piangono

di eLiSeTtA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Addio ***
Capitolo 2: *** 02. Il Vicedirettore David ***
Capitolo 3: *** 03. Ad ogni costo ***
Capitolo 4: *** 04. Una domanda senza risposta ***
Capitolo 5: *** 05. L'imboscata ***
Capitolo 6: *** 06. Disperso ***
Capitolo 7: *** 07. Bugie ***
Capitolo 8: *** 08. Afek e Hazif ***
Capitolo 9: *** 09. Errori ***
Capitolo 10: *** 10. L'Operazione Messiada ***
Capitolo 11: *** 11. Lasciarsi il passato alle spalle ***
Capitolo 12: *** 12. Scelte ***
Capitolo 13: *** 13. Un inizio e una fine ***
Capitolo 14: *** 14. Tra vita e morte ***
Capitolo 15: *** 15. Gli agenti del Mossad non piangono ***
Capitolo 16: *** 16. Una promessa è una promessa ***
Capitolo 17: *** 17. Bianco o nero ***
Capitolo 18: *** 18. Non mollare! ***
Capitolo 19: *** 19. Un incontro inaspettato ***
Capitolo 20: *** 20. Hapanterim Levanim ***
Capitolo 21: *** 21. Mal'ach ***
Capitolo 22: *** 22. Nulla è come sembra (parte 1) ***
Capitolo 23: *** 23. Nulla è come sembra (parte 2) ***
Capitolo 24: *** 24. Niente e nessuno ***
Capitolo 25: *** 25. Gerusalemme! Gerusalemme! ***
Capitolo 26: *** 26. Ani ohevet otcha ***



Capitolo 1
*** 01. Addio ***


Di nuovo qui con una fan fiction... so di essere mancata tutta l’estate ma è stata questione di “mancanza di Internet”... comunque... questa idea mi è venuta in mente in un’afosa giornata di Maggio (precisamente il 30) e da allora mi tormenta! Non riesco a trovare degli sviluppi decenti! Quindi i consigli sono graditi!

Spero vi piaccia...

 

 

 

 

1. Addio

 

 

 

 

 

Washington DC 4:00 ora locale

Appartamento dell’agente Ziva David

 

- Perché mi avete chiamata?- chiese Ziva.

L’avevano convocata all’ambasciata israeliana dicendole che era per una cosa importante.

Quindi era SICURAMENTE per una cosa importante...

Si sedette di fronte alla scrivania dell’uomo che l’aveva convocata e lo guardò negli occhi...

- E’ accaduto un imprevisto... signorina David...- le rispose il tipo.

Non lo aveva mai visto...

Anche se era seduto pareva piuttosto alto, era abbastanza robusto e aveva un viso rubicondo contornato da capelli biondi lunghi sino alle spalle...

Doveva avere una quarantina d’anni...

- Ma non si allarmi...- aggiunse lui facendo un sorriso.

- Lei chi è?- domandò la ragazza prima che potesse continuare.

Lui si gonfiò il petto orgoglioso...

- Sono il nuovo rappresentante dell’Israele in questo paese...-

Ziva lo guardò storto.

- Va bene... cosa volete stavolta?- chiese fingendosi annoiata e poggiando i piedi sulla scrivania dell’uomo.

- Come le ho già detto... è successo un imprevisto...- rispose quello guadando storto le gambe della donna comodamente poggiate sul tavolo.

Ziva si fece sospettosa.

Ritirò le gambe dal tavolo e si mise seduta bene...

- Che genere d’imprevisto?-

 

Ziva si svegliò di soprassalto.

Era nel suo letto, naturalmente.

Si stiracchiò pigramente tra le lenzuola, si girò su un fianco e guardò la sveglia che stava poggiata sul comodino di fianco al letto: le quattro e mezzo.

Doveva aver dormito si e no un’ora...

Si sdraiò nuovamente e fissò il soffitto...

Era stanchissima...

Ma nonostante la stanchezza aveva bisogno di qualcosa per scaricare i nervi...

Aspetto che gli occhi si abituassero alla penombra, poi si alzò, indossò i vestiti per correre che aveva preparato la sera precedente, afferrò il cappello arancione dall’attaccapanni di Roy e uscì di casa.

Fuori l’aria era sferzata da una pioggia battente e violenta.

Non c’era nessuno in giro...

Sia a causa dell’ora, sia a causa del mal tempo...

Cominciò a correre e in breve si ritrovò completamente zuppa...

La strada era tutta sua...

Il mondo era tutto suo...

Ma sapeva che quella sensazione sarebbe presto finita e che sarebbe dovuta presto tornare alla realtà...

Dopo aver percorso qualche chilometro al massimo della velocità che le sue gambe permettevano, assaporò la sensazione di quelle gocce sulla pelle...

Nel suo paese era raro che piovesse e ogni volta che succedeva era un evento di cui gioire...

Ricordava che da bambina passava ore intere in quel modo...

Sotto la pioggia per sentire le gocce che le cadevano sulle guance...

Fino a che sua madre non le ordinava di rientrare in casa...

Rimase là per un tempo indefinito nella vana speranza di lasciarsi alle spalle i suoi pensieri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Washington DC 9:30 ora locale

Quartier generale dell’NCIS

 

Le porte dell’ascensore si aprirono con il consueto “din”...

Un rumore ormai ben noto a tutti gli agenti della squadra di Gibbs...

- Buongiorno Pivello!- disse Tony uscendo dall’ascensore.

Stava cercando invano di asciugare la sua cravatta strizzandola...

McGee alzò il capo dal computer e lo fissò in modo strano.

Ma lui non se ne preoccupò...

Probabilmente aveva passato anche lui una cattiva serata...

O forse odiava la pioggia che da quella mattina tempestava sulla città...

Lui la odiava...

Non appena che aveva messo il muso fuori dalla porta di casa si era messo a piovere più forte facendolo bagnare dalla testa ai piedi...

Poi però, non appena era entrato i macchina, la pioggia era stata magicamente sostituita da un sole accecante...

Decise che per quel momento era meglio lasciarlo in pace...

In fondo... MOLTO in fondo... non era poi così cattivo...

E poi... dopo la sera precedente non si sentiva in vena di fare il deficiente...

Non era riuscito ad addormentarsi...

Un brutto presentimento lo aveva accompagnato per tutta la notte sino a quella mattina...

Decise di non pensarci...

Posò le proprie cose sulla scrivania e, sperando di ricevere un’accoglienza più calorosa, volse lo sguardo verso quella di Ziva, posta proprio di fronte alla sua...

- Buongiorno Ziv... che stai facendo?!?- disse allarmato notando che stava raccogliendo le proprie cose e che le stava mettendo in uno scatolone in tutta fretta.

Lei non rispose.

E nemmeno si girò...

Lui si avvicinò un po’.

- Pulizie di primavera? Oppure vogliamo fare un bel viaggetto?- le domandò sornione.

Ancora una volta non ricevette una risposta, così le si avvicinò di più e le chiese sottovoce e con preoccupazione:

- Ehi... è successo qualcosa?-

Lei si fermò un attimo, si girò verso di lui e lo guardò con gli occhi gonfi a causa del pianto della sera prima e del poco riposo.

- Va tutto bene... stai tranquillo...-

- Non mi pare proprio...- commentò il ragazzo.

Si fissarono per un lungo istante.

Tutti e due decisi a non abbassare lo sguardo per primo...

Di solito riuscivano a capirsi con una semplice occhiata...

Ma questa volta Tony non riuscì a capire cosa turbasse gli occhi profondi e scuri della collega...

Stava per insistere, ma in quel momento arrivò Gibbs che, naturalmente, gli rifilò uno scappellotto...

- Alla buonora DiNozzo...- disse arrabbiato poi si rivolse a Ziva cambiando tono e diventando più dolce - il Direttore mi ha riferito tutto... mi dispiace...-

Lei gli sorrise e poi riprese a trafficare con lo scatolone.

Tony fissò arrabbiato prima Gibbs poi Ziva...

- Com’è questa storia?!? Tutti sanno cosa sta succedendo tranne me?!?- si voltò infuriato verso McGee - Pivello! Dimmi subito che cosa sta succedendo!-

- Beh... credo di non essere la persona adatta per dirtelo...- fece lui mortificato.

Era per quello che gli aveva rivolto quello sguardo quando era arrivato...

- Siamo una squadra o no? Dovremmo dirci tutto...- ringhiò ancora più arrabbiato.

Ma non potè continuare perché Ziva si girò esasperata e gli gridò:

- Me ne torno al Mossad! L’ho detto! Sei contento ora?!?-

Il ragazzo rimase piuttosto spiazzato.

- E’... è uno scherzo vero?- chiese incredulo.

Ci fu un silenzio imbarazzante.

Poi Tony riprese a rivolgersi a Ziva.

- Ma poi torni vero? E’ solo per poco... vero?-

Lei lo guardò con aria supplichevole.

- Per favore non farmi domande a causa delle quali sarei obbligata a mentirti...-

E così dicendo si avvicinò a Gibbs, lo abbracciò...

- Sei sicura della tua scelta?- le chiese il capo.

Lei fece un mezzo sorriso.

- Non è una mia scelta Gibbs... credimi...-

Poi andò verso McGee e abbracciò anche lui.

Arrivata davanti a Tony lo fissò e negli occhi...

La maggior parte delle volte loro si capivano con uno sguardo... ma questa volta Tony non riuscì a decifrare i sentimenti che si combattevano tra di loro in quelli di Ziva...

Lei si alzò sulle punte e lo baciò sulla guancia.

Poi prese lo scatolone e senza un’altra parola salì sull’ascensore.

DiNozzo rimase immobile per circa tre minuti, cercando di far sbollire la rabbia...

Ma non ci riuscì...

Così andò di corsa nell’ufficio del Direttore.

Non si curò neanche di Cinthya che gli gridava che non poteva entrare senza permesso.

- Ciao Tony...- fece calma il direttore vedendolo entrare come una furia.

- Cos’è questa storia Jenny?!?- gridò lui senza perdere tempo.

- Non lo so...-

- Che significa che “non lo sai”?!?-

- Non lo so DiNozzo! Il Mossad ieri mi ha chiamata dicendomi che l’agente David sarebbe dovuta tornare in patria per motivi top secret... so solo questo! Ziva si è rifiutata di parlare con me...-

Tony non seppe ribattere, si passò nervosamente una mano tra i capelli.

- Se ti può interessare l’aereo di Ziva parte da qui tra due ore...- lo informò la donna.

- Grazie Direttore...- rispose DiNozzo digrignando i denti e così dicendo uscì dalla stanza sbattendo la porta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Washington DC 11:30 ora locale

Quartier generale dell’NCIS

 

Ziva era dentro quella che il Direttore aveva definito la “sala d’aspetto”.

Mancavano pochi minuti alla partenza.

Aveva fatto tutto: preparato le valigie, salutato tutti, detto addio a Tony...

La rabbia che aveva visto nei suoi occhi l’avrebbe tormenta per parecchie notti... ne era sicura...

Non gli aveva mai visto perdere il controllo così tanto...

Ma ormai non doveva più preoccuparsi di lui...

Non l’avrebbe più rivisto...

- Ziva!!!- gridò qualcuno catturando la sua attenzione.

Si girò verso il punto da cui proveniva la voce.

Era Tony.

Beh... forse si sbagliava...

- Pensavo proprio a te sai... parli dell’angelo...- fece con estrema calma come se non stesse succedendo nulla.

- Del diavolo... perché te ne stai andando?-

Lei ebbe la tentazione di svelargli tutto ma abbassò il capo per evitare il suo sguardo indagatore, raccolse la forza necessaria per fare quello che stava per fare e quando tornò a fissarlo...

Il volto della ragazza si fece duro e rispose:

- Queste sono notizie top secret del Mossad...-

Tony la guardò stranito.

- Non ti vedevo più così da più di due anni... che diavolo è successo Ziva?-

- Non posso dirtelo Tony! Vorrei ma non posso!- disse tornando per un momento a essere se stessa.

- E così per scusarti te ne vai senza dare spiegazioni... ricordi cosa mi avevi promesso quella volta a casa tua?-

Lei annuì e abbassò lo sguardo mortificata...

Gli aveva promesso che non lo avrebbe mai abbandonato...

Calò il silenzio tra di loro e in quel momento il pilota si affacciò dalla porta e disse a Ziva che potevano partire.

- Ti capisco se non mi perdoni...-

- Tu mi capisci?!? Ho vissuto degli interi mesi della mia vita sotto copertura, non potendo dire a Jeanne chi ero in realtà... ho visto la donna che amavo morire sotto i miei occhi per colpa di quel bastardo di Ari... e mia madre lasciarmi da solo quando avevo solo dodici anni! E ora per completare l’opera te ne vai pure tu! Come puoi capirmi?!?-

Ziva sorrise.

- Che hai da sorridere ora?!?-

- Mi fai ridere... sei un imbecille... io capisco benissimo cosa provi e cosa hai provato... anche io ho avuto una vita difficile, anche io sono stata tradita, anche io ho visto morire davanti ai miei occhi le persone care! Credi sia facile o bello essere la figlia di un Vicedirettore del Mossad? Non c’è nessun privilegio a parte quello di partecipare alle missioni militari più pericolose... essere sempre messi alla prova... stare per anni sotto copertura per il proprio Paese...- fece una pausa e lo fissò intensamente negli occhi -  e di non potersi innamorare di chi si vuole...-

- E nonostante questo vuoi tornare da loro?!? Io non ti capisco! Non ti capirò mai!-

- Non pretendo che tu mi capisca...- e dicendo così gli voltò le spalle.

Non poteva finire così...

Tony raccolse tutto il coraggio e il poco buon senso che aveva e le disse:

- Ti prego... non andartene anche tu...-

Quello era troppo...

Ziva si voltò e gli buttò le braccia la collo stringendolo forte...

Non doveva andare così...

Non doveva assolutamente andare così!

Non era nei suoi piani...

Sentire che finalmente qualcuno si preoccupava per lei la rendeva felice ma triste allo stesso tempo...

Sapeva che non si sarebbero più rivisti e quella era la cosa che faceva più male...

Dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per staccarsi dall’abbraccio di Tony...

Un po’ per il proprio orgoglio...

Un po’ perché se fosse rimasta con lui un minuto in più era sicura che non sarebbe riuscita ad abbandonarlo...

Mettendo però a rischio la sua vita...

E questo lei non poteva permetterlo assolutamente...

Così si incamminò verso la porta.

Arrivata alla soglia mise una mano sullo stipite e si girò verso di lui.

- Addio Tony...-

E, dopo averlo guardato negli occhi per l’ultima volta, sparì.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo so... è un po’ strana come fan fiction... nei prossimi capitoli forse svelerò il motivo dell’improvvisa partenza della nostra Ziva...

(lo so che ti mancherà Tony... ma è per finta... nd elisa93)(non è vero! infatti... skfksdkjtgks nd Tony) *elisa93 prende suo marito e gli tappa la bocca* (stava per dire cose che non doveva questo imbecille... spoiler incredibili... come devo fare con lui? Nd elisa93)(dallo a me no? Nd eLiSeTtA)(ah ciao... scusa ma tu non hai già due mariti e un numero indefinito di amanti? Nd elisa93)(uno in più uno in meno... dammi Tony così risolvo i tuoi problemi... nd  eLiSeTtA)(aiuto... nd Tony) * eLiSeTtA tira per un braccio Tony e lo stesso fa elisa93, alla fine elisa93 lo molla e eLiSeTtA cade a terra con un trauma cranico*

(ho vinto! Nd elisa93)(no! nd Vera02)(che significa “no”? e tu che ci fai qui?!? Nd elisa93)(anche io mi voglio divertire... ciao! Nd Vera02 che si porta via Tony)(noooooooooooooooooooo!!! Nd elisa93)

E ora vi saluto! Ciao!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un bacio la vostra

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

elisa93

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Capitolo 2
*** 02. Il Vicedirettore David ***


Ciao! Ci rincontriamo... i miei fedeli lettori... mi siete mancati sapete?

Sono contenta che la fic sia piaciuta a così tante persone!!

 

alexis_92, Emily Doyle, piccoligiganti: grazie! Mi fa piacere che vi piaccia e che l’abbiate messa tra i preferiti!!

 

Ligths: allora… gibbs dice mi dispiace perché ha provato a farla rimanere con tutte le sue forze ma non ci è riuscito, e ziva abbraccia tutti perché sa di non poterli più rivedere e perché è estremamente sconvolta (il perché lo scoprirai in questo capitolo)… comunque a parte questo sono contenta che  abbia la tua approvazione

 

eLiSeTtA e Vera02: no comment…

 

 

 

 

 

 

2. Il Vicedirettore David

 

 

 

 

Tel Aviv 20:30 ora locale

Aeroporto “Ben Gurion”

 

- Che genere di imprevisto?-

L’uomo cercò di non fissarla negli occhi...

- Beh... c’è stato un attentato...-

- Questo non mi sconvolge più di tanto... succede tutti i giorni in Israele...- disse lei scettica.

- Era un attentato per un importante membro del Mossad...-

Ziva parve capire quello che l’uomo stava cercando di dirle...

E se era quello che pensava lei non andava bene per niente...

- Mio padre è morto?- chiese temendo la risposta.

- No... signorina David...- la informò quello cercando di rassicurala.

Lei tirò un sospiro di sollievo...

- Ma è in coma da un mese...- aggiunse il biondo.

La ragazza si abbandonò completamente sulla sedia... le mancavano le energie...

- Signorina David... lei prima di partire per l’America era un importante ufficiale del Mossad e il Consiglio è giunto alla conclusione che tocchi a lei prendere il posto di suo padre come Vicedirettore, e se non permanentemente, almeno il tempo che si riprenda...-

- E se non accettassi di andare?- chiese la ragazza.

In effetti era quello che aveva intenzione di fare...

- Dovremmo prendere dei provvedimenti... e lei sa fin troppo bene che genere di provvedimenti prende il Mossad... potrebbero persino essere coinvolti dei civili...-

Il pensiero di Ziva andò subito a Tony...

- Io non vado a letto con Anthony DiNozzo... che sia chiaro! Ne mai ci sono stata! L’ho già chiarito al suo predecessore! Quindi non lo dovete ne toccare ne immischiare negli affari del Mossad!!!-

Quello sorrise sornione...

- A giudicare dalla sua reazione giurerei il contrario... comunque... vi prometto che se lei parte di sua spontanea volontà non gli torceremo nemmeno un capello!-

- E lo dovete proteggere! Se qualche nemico del Mossad scoprisse che è il migliore amico del Vicedirettore Ziva David...- non riuscì a completare la frase.

Se qualcuno lo avesse scoperto la pena migliore per lui sarebbe stata la morte...

Non voleva pensare a cosa gli avrebbero potuto fare...

- Ve lo prometto... Anthony DiNozzo da stasera è sotto la protezione del Mossad!-

Passarono ancora un paio di minuti di silenzio...

- Ora posso andare? O devo sapere qualcos’altro?- chiese Ziva con voce tremante.

- Certo... può andare... veda di partire il prima possibile Vicedirettore David!-

Il viaggio verso casa somigliò ad un sogno...

Da cui si svegliò una volta arrivata a casa...

Era il nuovo Vicedirettore del Mossad...

Stava per abbandonare i suoi compagni e amici...

Stava per abbandonare Tony...

 

- Agente David...- la svegliò il pilota.

- Cosa c’è?- chiese lei con la bocca impastata.

- Siamo arrivati...-

Lei sorrise, poi si alzò e andò verso l’uscita dell’aereo.

Immediatamente davanti a lei si materializzò il consulente di suo padre: Yossi Begin.

- Shalom Ziva!- la salutò.

- Shalom Yossi...- rispose con poco calore la ragazza: non le era mai piaciuto quell’uomo.

Era un tipo poco più alto di lei con dei ridicoli baffetti rossicci, i capelli castani, e due occhi grigi che trasmettevano un innata furbizia...

No, non le piaceva quel tipo...

- Mi dispiace molto per tuo padre...- le disse mentre si avvicinavano a un auto, che, probabilmente, la doveva scortare da qualche parte.

- Anche a me... portatemi da lui per favore...-

- Va bene... Hai sentito tu? Forza! Portaci alla clinica dove è ricoverato il Vicedirettore David!- gridò l’uomo all’autista.

Quello annuì e mise in moto.

- Ti sei divertita in America?- le domandò Yossi.

- Si, molto... almeno finché non mi avete obbligata a tornare qui minacciando di fare del male al mio amico!-

- Sai che tuo padre non approverebbe se lo sapesse...-

- Sapesse cosa?!? Io e Tony siamo solo amici! Hai capito Yossi?!? Amici!-

- Hai ordinato di farlo proteggere e di tenerlo fuori dagli affari del Mossad in cambio di venire qui... se non è successo nulla tra di voi è comunque chiaro che tu sei innamorata di lui...-

- Non è vero...- si affrettò a ribattere, ma poi aggiunse:

- E poi? Se anche fosse?-

- Sai che io ti voglio bene come a una figlia, che voglio solo il tuo bene e che ti capisco...- Ziva ebbe una fitta al cuore come poteva capirla lui se non la capiva neanche Tony? - Ma gli altri potrebbero prendere male il fatto che tu ti sia innamorata di un uomo che non è ebreo, e soprattutto che è americano... comunque sia lo proteggeremo Ziva... te lo prometto!-

- Lo spero per te...- disse lei lanciandogli un sguardo assassino, poi aggiunse ridendo sotto i baffi:

- E comunque da oggi voglio essere chiamata Vicedirettore David o Signora David! Hai capito?-

- Certo signora...- fece Yossi digrignando i denti.

Ziva sorrise compiaciuta.

- Così va decisamente meglio...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Washington 13:30 ora locale

Quartier generale NCIS

 

- Tony non ti sembra di aver esagerato?- gli chiese McGee.

Lui non rispose.

Era seduto alla sua scrivania e tentava annoiato di fare canestro nel cestino della spazzatura...

Non aveva fatto altro per tutto il giorno...

- Non l’aveva detto a nessuno che voleva partire, no?- continuò McGee - Quindi non riesco a capire perché te la stia prendendo tanto a cuore... come se ti avesse nascosto qualcosa... l’ha fatto con tutti! Eppure io non sono arrabbiato con lei! Perché do che avrà sicuramente avuto le sue buone ragioni!-

Tony smise di lanciare palline e lo fissò serio.

- Pivello?-

- Si?-

- Vuoi stare zitto?!? Tu non puoi capire...-

Tim rimase sconvolto da questa affermazione di Tony.

Pareva veramente turbato dalla partenza della collega...

Non era se stesso...

- Sono due le spiegazioni per il tuo comportamento Tony...- cominciò il Pivello.

- McGee! Dacci un taglio e lascialo in pace!- lo interruppe Gibbs arrivando all’improvviso come sempre - Abbiamo un caso! Un marinaio è stato trovato morto a Baltimora... Tony e Ziv...- si bloccò un attimo rendendosi conto del madornale errore che era costato una fitta al cuore di tutti - Tony tu prendi il furgone... McGee tu rimani qui e attendi istruzioni...-

Poi Gibbs seguì Tony nell’ascensore.

Non appena furono entrambi dentro lo bloccò.

Gibbs rimase in silenzio non disse una parola...

Si limitò a fissare Tony intensamente...

- Sto bene capo...- disse lui.

- So quanto eri legato a Ziva... e il direttore mi ha riferito che nel periodo del mio ritiro vi eravate molto uniti...-

- Non abbiamo infranto la regola numero dodici se volevi arrivare a questo...- ribattè secco il ragazzo.

Jethro sorrise.

- Ma LEI ha infranto una delle tue regole...- continuò Tony fissandolo negli occhi azzurri.

- Davvero?-

- Si... “Mai abbandonare il proprio patner”...- e così dicendo Tony rimise in moto l’apparecchio.

Gibbs lo bloccò di nuovo.

- Ti sto per fare una domanda DiNozzo, ma non da capo, da amico, e tu mi dovrai rispondere da tale... ti sei innamorato di lei?-

Tony non rispose e abbassò lo sguardo.

- Va bene... ho capito...- e così dicendo, Jethro, riavviò l’ascensore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 20:50 ora locale

Autostrada

 

- Manca ancora molto?- chiese Ziva.

Erano da circa mezz’ora in auto e sebbene fosse passato poco tempo lei si stava già annoiando...

Si era imposta di non comunicare con Yossi per tutto il tragitto...

Non sapeva ancora se si poteva fidare di lui...

E quindi preferiva dargli il minor numero possibile d’informazioni su di se...

- No signora... siamo quasi arrivati... è una clinica vicino Gannot...-

- Si, ne ho sentito parlare... e se è questa allora mancano cinque minuti per arrivare giusto?-

- Certo Vicedirettore... mi stupisce come sempre con le sue sorprendenti abilità...- rispose Yossi con un sorriso viscido.

“Che lecca culo...” pensò Ziva guardando fuori dal finestrino.

Le era mancato tantissimo quel panorama...

Niente a che vedere con i grattacieli a cui si era dovuta abituare...

Sebbene fosse un paese straziato dalla guerra era lo stesso bellissimo e selvaggio...

A distoglierla dai suoi pensieri fu Yossi.

- Vicedirettore... siamo arrivati...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 20:57 ora locale

Clinica “Meyudim”

 

Suo padre si trovava nella camera più grande e lussuosa della clinica naturalmente.

A guardia della sua camera c’erano due guardie che si davano il cambio ogni due ore...

Se qualcuno non autorizzato avesse provato a entrare nella camera senza permesso avrebbe sicuramente fatto una orribile fine.

D’altronde era l’unico modo per proteggerlo visto che lui aveva la parte destra del corpo quasi completamente bruciata, ed erano le macchine alle quali era attaccato che lo mantenevano in vita.

Anche se non avevano mai avuto un buon rapporto, a Ziva mise tristezza vederlo in quelle condizioni...

- Sono morte delle persone nell’attentato?-

- Si i cinque uomini che gli facevano da scorta e l’autista... nessun sopravvissuto a parte lui...-

- Tu dove eri nel frattempo?- domandò la ragazza sospettosa.

- A sbrigare delle cose in ufficio... appena ho sentito la notizia mi sono subito catapultato qua...-

Sentiva che c’era qualcosa che le aveva tenuto nascosto...

Ma forse era solo paranoia... in fondo Yossi e suo padre si conoscevano praticamente da sempre... perché mai avrebbe dovuto tradirlo?

Decise di mettere da parte i suoi sospetti...

Almeno per quel momento...

- E’ così da un mese?- chiese a Yossi.

- Si... non ha accennato a un risveglio...-

- I medici cosa dicono?-

- Non dicono...-

- Che significa “non dicono”?!?-

- Significa che loro non sanno se tuo padre si riprenderà!-

Il mondo parve crollare sulle spalle di Ziva...

Se non si fosse ripreso sarebbe stata costretta a rimanere Vicedirettore a vita...

La situazione era peggiore di quanto pensasse...

- Vuoi che ti lasci sola con lui?- le domandò il segretario.

- Si... no... va bene...-

L’uomo uscì dalla stanza e lei si sedette senza fiato sulla sedia accanto al letto...

Pareva che suo padre dormisse...

Si avvicinò di più a lui e gli strinse la mano buona...

Poi si sedette accanto a lui osservando la stanza...

Era davvero grande...

E poi le poltroncine erano davvero comode...

Osservò anche che qualcuno aveva lasciato dei fiori sul comodino...

Immaginò fosse stato Yossi...

Poi la porta si aprì e davanti a lei comparve una ragazza di circa sedici anni con un bicchiere d’acqua in mano...

A prima vista le era sembrata Tali...

Si diede della stupida...

Tali era morta tanti anni prima... non poteva essere lei...

Eppure in quella ragazza c’era qualcosa di familiare...

- Ciao... ehm... tu chi sei?- le domandò la ragazzina imbarazzata e osservando insistentemente la mano di Ziva poggiata su quella dell’uomo.

Lei si affrettò a ritirarla...

- Sono Ziva David... sua figlia...- rispose accennando al padre - Tu chi sei invece?-

- Mi chiamo Sara David... e anche sono io sua figlia...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

O_o

Si... stavolta ho superato me stessa in quanto a sorprese...

Ziva ha una sorella e non lo sapeva... se suo padre non crepa da solo credo che lo ucciderà lei... non pare un tipo molto propenso alle riunioni di famiglia a sorpresa...

E cosa farà il nostro Tony ora che la sua “patner” se ne è andata?

Ok ragazzi vi saluto... hola!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un bacio la vostra

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

elisa93

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Capitolo 3
*** 03. Ad ogni costo ***


Ciao!! ecco un altro capitolo della mia stupenda fic... * pernacchie * ma fatemi essere un po' gongolante no?!?

 

23jo: sono contenta che ti piaccia!!!

 

piccoligiganti: i colpi di scena sono appena iniziati!!! Tony non so come se la passerà… eheh

 

Emily Doyle: bella la tensione vero?? Già Tony pucciosissimo!!! (grazie ad elisetta di avermi spiegato cosa vuol dire XD…)

 

Kiky_DiNozzo: tesoro mio tu sei l’unica che ha calcolato il fattore “padre in coma e lei Vicedirettore bloccata in Israele”!!! grazie!!! Solo tu MI capisci XD!!!

 

eLiSeTtA e Vera02: no comment a ely perché fa spoiler… vera… tesoro di zio paolo… manco tu calcoli quel fattore descritto prima??? Mi sento delusa!!!

 

 

 

 

3. Ad ogni costo

 

 

 

 

Washington DC 13:58 ora locale

Quartier generale dell’NCIS

 

- Ancora non ci credo che Ziva se ne è andata...- fece Abby andando avanti e indietro per il suo laboratorio e facendo girare vorticosamente intorno alla testa i suoi codini.

- Già...- rispose McGee osservando il vuoto.

Erano seduti davanti al computer in attesa dei risultati per risolvere il caso...

- Non era poi così male in fondo, no? Chissà perché è partita... forse gli alieni hanno invaso il suo paese e lei è andata lì a dare una mano... oppure... Bin Laden  ha fatto un patto con il diavolo e ora i kamikaze non muoiono per quante volte si facciano esplodere e lei invece è diventata una ammazza zombie e quindi l’unica speranza del mondo...-

- Già...-

- McGee... ma mi stai ascoltando?- chiese avvicinandosi al ragazzo che pareva in trance.

- Già... eh cosa?- disse Tim tornando in se.

- A cosa stavi pensando?-

- Pensavo al comportamento di Tony...- fece il Pivello sospettoso.

- Già povero piccolo... l’ha presa davvero male... secondo te gli dovremmo fare un regalo? Che so... lo portiamo in un bel locale dove ci sono tante donnine nude che gli strusciano contro... credo che lui lo gradirebbe molto...-

McGee la ignorò e tornò a fissare il vuoto...

- L’ah presa troppo male... ci sono solo due spiegazioni per il suo comportamento...-

- Ci sei arrivato anche tu allora! Non sei poi tanto Pivello come pensavo...- gridò Abby entusiasta.

McGee la ignorò profondamente irritato e continuò con le sue due “brillanti” teorie.

- La prima è che Tony si fosse alzato con il piede sbagliato... e la seconda...-

- La seconda...- fece la scienziata in fibrillazione e ignorando la prima.

- La seconda è che Tony abbia riversato la sua rabbia per la partenza di Jeanne su Ziva!-

Abby gli diede uno scappellotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 20:58 ora locale

Clinica “Meyudim”

 

- Cosa?!? Quindi tu saresti mia sorella?!?-

- Si...- rispose la ragazza arrossendo e bevendo tutto d’un fiato il bicchiere d’acqua.

La donna ci rifletté su un attimo...

Era risaputo che suo padre avesse avuto tante storie... ma lei conosceva tutti i suoi fratelli...

- Perché “nostro” padre non mi ha mai parlato di te?- chiese Ziva con fare accusatorio.

- Perché mi sono fatta viva solamente due anni fa...-

- Quando io sono partita... guarda caso...- fece Ziva sarcastica.

- Mia madre era morta e ma prima di lasciarmi mi aveva detto chi era mio padre... quello che credevo morto in un attentato terroristico...-

- Così sei andata da lui immagino...-

- Si... avevo solo quattordici anni... che potevo fare?-

- Avrei fatto anche io così... continua...-

- Dopo avermi fatto fare l’esame del DNA, tutto in gran segreto naturalmente, mi ha voluta riconoscere a patto che...-

- A patto di cosa?-

- A patto che io diventassi un agente del Mossad... proprio come te...-

La ragazza rimase di stucco.

Che intenzioni aveva suo padre?

- Perché non mi ha detto niente di tutto questo?-

- All’inizio era troppo preso dalla storia di quella talpa del Mossad che si era schierata con Hamas...-

“Ari...” pensò Ziva con una punta di rimorso.

- Poi tu hai smesso di fare rapporto e lui ha creduto che avessi tradito anche tu il nostro paese...-

- Come gli può essere venuta in mente una cosa del genere?!?-

- Yossi gli ha messo la pulce nell’orecchio...-

Una rabbia cieca le riempì il petto.

A quanto pareva non si poteva fidare di Yossi...

Ci aveva visto giusto un’altra volta...

- Dovevo immaginarlo... ricordami di licenziarlo...-

Sara sorrise e si sedette accanto a Ziva.

Scoppiò un silenzio imbarazzante tra le due donne.

- Com’è l’America?- domandò la più piccola per rompere il ghiaccio.

- Bella, molto bella... ti consiglio di visitarla un giorno...-

- E com’era lavorare all’NCIS?-

Ziva sorrise.

- Mmm... bello...-

- Perché?-

- Beh... non sei costretto a uccidere per forza... puoi anche arrestare i criminali... e le poltrone sono comodissime!-

- E i tuoi colleghi? Come erano?- domandò Sara sempre più curiosa.

- Beh... erano... SONO persone normali...-

- Parlami di loro!-

- Un’altra volta... sta arrivando il nostro caro amico Yossi...- la interruppe Ziva osservando l’uomo venire a grandi passi verso di loro.

- Ziva... Sara!- esclamò quest’ ultimo visibilmente sorpreso - Così... vi siete conosciute... ma che splendida cosa!-

- Già... chissà perché mio padre non mi ha mai detto nulla su di lei in questi due anni...- disse Ziva con voce vaga.

- Già chissà perché...- disse anche Yossi fissando a terra e cominciando a sudare.

- Forse pensava che non avrei accettato l’idea di avere un’altra sorella...-

- Può essere...-

- Oppure pensava che la cosa non mi interessasse...-

- Probabile...- concordò l’uomo sempre più tranquillo.

Si era preoccupato per niente...

Sara non aveva detto niente...

- O forse credeva che l’avessi tradito...-

“Lei sa...” pensò Yossi  in difficoltà, sudando sempre di più e maledicendo Sara.

- Posso spiegarti...- cominciò.

- Sei licenziato!- lo interruppe Ziva.

- Non puoi licenziarmi...-

- Oh... si che posso! L’ho appena fatto! Sono il nuovo Vicedirettore no?!? Mi avete costretto a prendere una carica che non volevo... vorrà dire che ne pagherete le conseguenze!-

- Ziva... stai scherzando col fuoco...-

- Vicedirettore David per te, verme schifoso... e ora sparisci dalla mia vista prima che ti faccia “scortare” fuori dalle guardie...-

- Te ne pentirai... ne puoi stare sicura...- e dicendo così Yossi uscì dalla stanza sbattendo la porta.

In altri tempi Ziva l’avrebbe fatto “scortare” ma stare all’NCIS l’aveva... come dire... RAMMOLLITA...

Soddisfatta si stiracchiò come un gatto sulla poltroncina e mise le mani dietro la testa...

- Bene... ora devo eleggere il mio nuovo consigliere... mmm... chi mi consigli Sara? A me non viene in mente nessuno valido per questo ruolo...-

- Io? Non lo so... forse... Chaim Dayan! È sempre stato gentile con me...-

- Non lo conosco ma voglio fidarmi del tuo giudizio... Chaim Dayan sarà il mio nuovo consigliere!- e così dicendo Ziva si alzò dalla poltroncina e andò verso l’uscita.

- Senta io vorrei darmi una rinfrescata potreste portarmi a casa mia? Sa torno da un viaggio abbastanza lungo...- comunicò a uno dei due agenti che stavano facendo la guardia alla porta.

- Forse dovrai aspettare un po’ prima di poterci tornare...- la interruppe Sara raggiungendola.

- Perché?-

- Papà mi aveva dato la tua casa...-

Ziva la fissò accigliata...

- E allora?-

- Come allora?!? Prima devo portare via le mie cose...-

- In quella casa c’è abbastanza posto per entrambe se non ricordo male... quindi non vedo il problema...-

- Grazie Ziva...-

- Prego...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Washington DC 02:30 ora locale.

Appartamento dell’agente speciale Anthony “Tony” DiNozzo

 

Perché se ne era andata?

Quella domanda lo tormentava da ore... non era neanche riuscito a prendere sonno...

Si rigirava in continuazione nel letto nel tentativo di togliersi dalla mente quei pensieri...

Ma la domanda glielo impediva...

E lui per quanto provasse e riprovasse non riusciva a trovare delle spiegazioni concrete...

Forse si era semplicemente stancata di stare all’NCIS... forse aveva deciso di tornare alla sua vecchia vita del Mossad perché le mancava fare la spia e l’assassina...

Erano tante le supposizioni...

Però c’era qualcosa di diverso in lei quando gli aveva detto quell’addio... pareva triste... e non pareva stesse fingendo...

 

- Mi fai ridere... sei un imbecille... io capisco benissimo cosa provi e cosa hai provato... anche io ho avuto una vita difficile, anche io sono stata tradita, anche io ho visto morire davanti ai miei occhi le persone care! Credi sia facile o bello essere la figlia di un Vicedirettore del Mossad? Non c’è nessun privilegio a parte quello di partecipare alle missioni militari più pericolose... essere sempre messi alla prova... stare per anni sotto copertura per il proprio Paese... e di non potersi innamorare di chi si vuole...-

 

Quelle parole l’avevano colpito nel profondo facendogli comprendere quanto lui e Ziva fossero distanti ma allo stesso tempo tremendamente vicini e simili, ma soprattutto quanto lei avesse dovuto soffrire in passato...

Non potersi innamorare di chi si vuole...

Quella frase lo aveva colpito particolarmente...

Non riusciva a immaginarsi una vita in cui ti veniva impedito persino di innamorarti...

Era una cosa disumana...

Eppure lei tornava là...

Ci doveva essere sotto qualcosa di losco... di sicuro...

Solo un pazzo sarebbe tornato in un posto del genere senza una spiegazione plausibile...

Capendo che non sarebbe riuscito a dormire si alzò dal letto e andò verso la finestra...

Scostò la tenda e guardò Washington...

Nonostante l’ora tarda era ancora illuminata...

Sorrise tra se e se e poggiò la fronte contro il vetro fresco della finestra...

C’era qualcosa di strano e spaventoso in quella faccenda...

E lui l’avrebbe scoperto di cosa si trattava ad ogni costo!

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Capitolo 4
*** 04. Una domanda senza risposta ***


Sono tornata!

 

leilas: non è eLiSeTtA che scrive, lei è solo sfruttata, la vera autrice sono io, elisa_93! Comunque grazie per i complimenti!

 

Emily Doyle: già, e non hai visto niente!

 

Kiky_DiNozzo: ooooh, ora lo scopri ora lo scopri…

 

piccoligiganti: Yossi penso sia il personaggio più crudele che abbia mai fatto… sei della stessa idea vero?

 

Vera02: mi hai deluso vera, mi hai deluso… ù___ù

 

eLiSeTtA: no comment…

 

 

 

 

4. Una domanda senza risposta

 

 

 

 

 

Washington DC 11:35 ora locale

Quartier generale dell’NCIS

 

- Ciao capo!- disse Tony uscendo dall’ascensore e salutandolo.

Indossava gli occhiali da sole per nascondere le occhiaie e ed evitare così domande indiscrete...

- DiNozzo... sei in ritardo...- notò Gibbs alzandosi dalla sua scrivania e andandogli incontro pronto per lo scappellotto.

Aveva un aria strana...

- Avevo delle cose da sbrigare...- rispose Tony vago sorridendo.

- Che genere di cose da sbrigare?-

- DiNozzo! Gibbs!- gridò, mentre scendeva le scale, il direttore Shepard interrompendoli.

- Cosa vuoi Jenny?- domandò irritato Jethro voltandosi verso la donna.

Doveva ancora dare a Tony lo scappellotto...

- Beh... nel pomeriggio dovrebbe arrivare l’agente che sostituirà Ziva... vorrei che lo accoglieste bene...-

- Tutto qui?- rispose ancora più irritato.

- Per te si...- disse la donna reggendo lo sguardo indagatore di Gibbs, poi si rivolse a Tony - DiNozzo sappi che l’aereo ti aspetta...-

- Grazie direttore...- la ringraziò il ragazzo e così dicendo andò verso l’ascensore, dove aveva lasciato il suo trolley, e con un cenno di mano salutò i due che l’osservavano.

Poi entrò e premette il pulsante per andare all’ultimo piano.

Gibbs fissò il direttore stranito.

- Cosa sta succedendo Jenny?-

- Non sono affari tuoi Jethro...-

- Jenny dimmi cosa sta succedendo...-

- Jethro io...-

- Dimmi cosa cazzo sta succedendo!!!- gridò Gibbs perdendo la calma.

Il direttore lo fissò spaventata e parlò...

- DiNozzo parte per l’Israele...-

Gibbs non volle credere alle proprie orecchie...

DiNozzo era deficiente... ma non così tanto!

Sicuramente era uno scherzo...

Ma negli occhi della donna non riusciva a scorgere nulla... erano impenetrabili...

Capì che quello non era uno stupido scherzo...

Ma la stupida verità...

- E tu glielo permetti?!? Lo sai che è un’idea assurda!- sbottò l’uomo allargando le braccia in un impeto di rabbia.

- Lo so... lo so meglio di te... ma non glielo posso impedire... e poi sarebbe partito lo stesso... lo sai anche tu... e in ogni caso non sono mica sua madre... e, nonostante tu sia molto affezionato a lui, non sei suo padre...-

Gibbs sospirò sconfitto.

Fece altri tre profondi respiri per riacquistare la calma poi aprì gli occhi azzurri fissando un punto indefinito davanti a lui...

- E’ proprio per evitare questo genere di cose che ho inventato la regola numero dodici...- sussurrò sconsolato.

Jenny gli sorrise dolcemente.

- Non puoi impedir loro di innamorarsi Jethro...-

Gibbs guardò intensamente l’ascensore.

- Hai ragione... ma posso sempre impedire che facciano stupidaggini...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Washington DC 11:45 ora locale

Quartier generale dell’NCIS

 

- Ciao capo! Sei venuto a darmi una mano col trolley?- disse DiNozzo notando Gibbs che stava venendo verso di lui a passo spedito.

Gli avevano appena comunicato che stava per partire e ormai non sperava più nel loro faccia a faccia...

Vederlo arrivare gli riempì il cuore di gioia...

- Che intenzioni hai Tony?- fece Gibbs ignorando le parole le parole di DiNozzo.

Quel tono fece passare la voglia di scherzare al ragazzo...

Era il tono di un uomo preoccupato...

E lui raramente aveva visto Gibbs così preoccupato...

Si sentì improvvisamente importante...

- Capo devo farlo...- disse serio.

- Ti rendi conto che stai partendo verso un paese dove gli attentati terroristici sono normale routine giornaliera?!? Dove gli americani sono visti con estrema diffidenza?!? E dove non si parla la nostra lingua?!? Te ne rendi conto?!?-

- Si, lo so... ma io...-

- Giusto! Dimentico che tu sei un imbecille che per pensare usa qualcos’altro a posto della testa!-

Gibbs era davvero infuriato...

Tony non l’aveva mai visto così arrabbiato... o almeno non con lui...

Fece un sospiro e cercò di ignorare il senso di inferiorità che gli occhi azzurri dell’uomo gli trasmettevano...

- E’ una mia scelta... penso che anche tu abbia fatto cose del genere quando eri giovane...-

Gibbs lo fissò accigliato.

- Non che tu sia vecchio...- si affrettò ad aggiungere.

Jethro lo scrutò per qualche secondo...

Poi sospirò e fissò il cielo incerto sul da farsi.

- Sei veramente sicuro della tua scelta DiNozzo?- chiese con un sospiro di resa.

Tony annuì.

- Allora cerca di tornare tutto intero... perché quando torni ti devo dare la punizione per aver infranto la regola numero dodici!-

- Ma non l’ho infranta!- gridò Tony allontanandosi e andando a grandi passi verso l’aereo.

Ma Gibbs ormai gli aveva voltato le spalle e stava uscendo dalla “sala d’aspetto”.

- Non ancora vorrai dire...- disse tra se e se Jethro sorridendo.

Come aprì la porta gli arrivò addosso una trafelata Jenny.

Questa diede una rapida occhiata oltre le spalle di Gibbs poi tornò a fissarlo...

- L’hai lasciato andare?- osservò la donna allarmata e sorpresa - Non è da te...-

Gibbs si voltò e lo guardò mentre saliva sul veicolo salutandoli con la mano...

- Non l’ho mai visto così sicuro di una cosa... di solito se io gli dico che qualcosa è sbagliato lui mi ascolta... stavolta invece... nei suoi occhi c’era qualcosa di diverso...-

- Beh... prima o poi doveva crescere... no?- lo consolò Jenny mentre osservavano l’aereo spiccare il volo.

- Già... anche se avrei preferito che crescesse senza il bisogno di un viaggio in Israele...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Washington DC 11:57 ora locale

Da qualche parte sopra l’Atlantico

 

Dall’aereo Tony riusciva a vedere la città farsi rapidamente sempre più piccola... e l’oceano farsi sempre più vasto...

Stava per andare in Israele...

Sorrise... lui e Ziva si erano ripromessi di andarci insieme un giorno... se l’erano ripromessi davanti al più bel tramonto che avesse mai visto...

Posò stancamente la schiena contro il sedile comodissimo e ripensò alla sua conversazione col direttore di quella mattina.

 

- Tu cosa vorresti fare?!?- gridò Jenny sconvolta.

- So che sembra una cosa assurda... ma io devo andare... sento che Ziva è in pericolo...-

- E’ più che al sicuro là al Mossad...-

- Direttore... sta succedendo qualcosa di strano in Israele... non le pare sospetto che un agente che non ha contatti con il Mossad da un anno venga richiamato in patria così improvvisamente e segretamente? C’è qualcosa di strano sotto...-

- In effetti ci ho pensato anche io... hai detto che non ha contatti con suo padre da un anno?-

- Si...-

- Come fai a saperlo?-

Tony arrossì.

- Beh... me lo ha detto lei...-

- Va bene... e cosa proponi di fare?- disse Jenny poggiandosi di nuovo allo schienale della poltrona.

- Io vado là, scopro che c’è sotto e poi torno!-

- Con lei?-

- Se vorrà venire con me non la rifiuterò certo... ma se decide di rimare là... beh...-

- Rimarrai con lei?-

Tony abbassò gli occhi imbarazzato e disse.

- Dipenderà dalla situazione... e da tante altre cose...-

- La ami vero?-

Continuò a tenere gli occhi bassi e ancora una volta non rispose a quella domanda.

- Va bene DiNozzo... torna a casa e fa i bagagli... parti tra poco...-

- Grazie direttore...-

 

Per la seconda volta non aveva risposto a quella domanda...

“Tu la ami?”

Neanche lui era sicuro di conoscere la risposta...

Lo faceva sentire come nessuna prima di allora... neanche con Jeanne si era mai sentito così...

Già Jeanne...

A quanto pare tutte le donne a cui teneva avevano la brutta abitudine di lasciarlo...

Sua madre... Kate... Jeanne... e ora Ziva...

NO...

Non avrebbe permesso che anche Ziva lo lasciasse infrangendo quella famosa promessa... era stanco di restare solo...

Si sorprese di quel pensiero...

Forse la risposta alla sua domanda era più vicina di quanto non credesse...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 19:15 ora locale

Abitazione del Vicedirettore del Mossad Ziva David

 

- E’ uguale a quando l’ho lasciata...- notò con stupore Ziva entrando in casa sua.

- Già... non ho toccato niente...- disse Sara accanto a lei.

- Grazie... tu dove dormi?-

- Nella stanza vicino al bagno...-

- Ma è più piccola della mia... perché non l’hai usata?-

La ragazza arrossì.

- Perché era la tua... mi pareva brutto prendermi la tua stanza...-

 

Ziva sorrise ripensando a quel momento...

Quella Sara era davvero una brava ragazza... peccato dovesse diventare un agente del Mossad...

Era stesa nel letto di casa propria... o almeno nel letto della casa che aveva a Tel Aviv...

Senza accorgersene aveva dormito tutto il giorno...

Un po’ per colpa del viaggio... un po’ per la stanchezza di quei giorni...

Si stiracchiò pigramente.

Non dormiva così bene da tanto tempo...

- Ehi, Ziva! Sei sveglia?- disse una voce oltre la porta.

- Si... entra pure!-

- Ciao... senti... ho preparato la cena...-

- Cosa?!? No! Non dovevi!-

- Ah... allora scusa...-

- No! Mi hai fraintesa! E’ stato un gesto molto carino... però non ce ne era bisogno...-

La ragazzina parve rattristarsi.

- Anche se l’ho molto gradito... forza! Vediamo come cucini! Mi vesto e arrivo subito!- aggiunse Ziva sorridendole.

La sorellina rispose al sorriso e tornò in cucina tutta contenta.

Una volta cambiata la donna la raggiunse.

Quello che aveva preparato aveva davvero un bell’aspetto e Ziva presa dai morsi della fame cominciò subito a mangiare.

- Sei brava!- disse tra un boccone e l’altro - Dove hai imparato?-

- Mia madre... lei... mi dava lezioni prima di...-

- Ho capito...-

Per il resto del pasto regnò un profondo silenzio.

Come finì Ziva tornò in camera sua con l’intenzione di disfare le valigie.

La sera prima non ne aveva avuto la forza... e la voglia!

Era così stanca e provata che si era subito buttata sul letto e addormentata.

“Non mi ero resa conto di avere tutte queste cose...” pensò non riuscendo a trovare lo spazio nell’armadio per alcuni vestiti.

- Ehi Ziva!- la chiamò Sara distraendola dal suo faticoso lavoro.

Felice di poter fare una pausa la raggiunse.

- Mi sono sempre chiesta di chi fossero...-

Stava fissando alcune foto su un mobile.

I ricordi la assalirono.

- Beh... loro sono Tali e Ari-

- Dei tuoi amici?-

- No, i miei fratelli...- fece con una nota di tristezza nella voce osservando la foto di lei sulle spalle di Ari e Tali accanto a loro che li fissava divertita.

Erano così spensierati... perché si era dovuto complicare tutto?

- Sembravi molto felice con loro nelle foto... dove sono?-

- Sono morti... Tali aveva soltanto la tua età...-

- E Ari?-

A salvarla fu il suono del campanello.

Non poteva mica dire a Sara che aveva ucciso suo fratello...

- Chi è?- chiese.

- Sono Chaim signor Vicedirettore...-

Ziva aprì la porta.

Chaim era un bel ragazzo sui 25, anno più anno meno, tipicamente mediterraneo, come stavano a testimoniare i suoi corti capelli castani, gli occhi neri e la pelle scura.

La cosa che più lo caratterizzava era il suo sorriso: era raro vederglielo in faccia ma quando succedeva riusciva trasmettere sicurezza e calma.

- Mi hanno detto che voleva vedermi...-

- Si...- disse la donna squadrandolo da capo a piedi - Congratulazioni... sei il mio nuovo consigliere...-

- Oh... ne sono felice signora...- gli sorse un dubbio - Ma Yossi?-

- E’ stato licenziato...-

- Va bene...- fece poco convinto, ma appena notò la persona oltre le spalle della donna il suo viso si illuminò e ogni dubbio sparì - Ciao Sara...-

- Ciao Chaim...-

- Beh... io... vado a prendere una cosa in camera mia!- disse Ziva per dar loro un po’ di privacy.

Non appena si fu allontanata i due si guardarono intensamente sorridendo...

Ma non sapevano che lei li stava osservando di nascosto.

- Glielo hai suggerito tu il mio nome vero?- fece Chaim interrompendo il silenzio.

- Si...- rispose Sara - Non ti dispiace vero?-

- No! Altrochè! Ti rendi conto? Sono diventato il consigliere del Vicedirettore del Mossad!- e così dicendo la prese in braccio facendola girare.

- Sono il consigliere più giovane della storia! Grazie grazie grazie! -

E dicendo così la posò a terra.

Poi le scoccò un rapido bacio sulle labbra facendola diventare color porpora.

“E brava la sorellina!” pensò Ziva.

Decise che era il momento di uscire fuori.

- Eccomi... possiamo andare Chaim...-

- Si... signora... prendo la macchina...- rispose anche lui imbarazzato uscendo di casa.

Ziva guardò divertita la sorella.

- Quindi... tu e Chaim...- le sussurrò maliziosa. 

- No!- si affrettò a negare lei - E’ troppo grande! E poi non mi piace...-

La donna sospirò.

- Non ti hanno ancora insegnato a mentire...-

- Sei arrabbiata perché ti ho detto di scegliere lui?-

- No... sembra un bravo ragazzo... sembra avere un grande senso del dovere e ha una cosa che Yossi non aveva...-

- Cioè?-

- La sorella del Vicedirettore come ragazza!-

- Dai smettila!-

- Eccomi signora l’auto è parcheggiata qui...- le interruppe Chaim scoccando un’occhiata preoccupata verso Sara.

- Ok... andiamo... e voi due cercate di non farvi scoprire!-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 21:30 ora locale

Aeroporto “Ben Gurion”

 

- Signor DiNozzo siamo arrivati può scendere...- gli comunicò il pilota.

- Grazie...- rispose il ragazzo alzandosi dal divanetto e andando verso l’uscita.

- E’ la seconda volta in due giorni che faccio questo tragitto sa?- gli disse il pilota.

- Già... ultimamente tra gli agenti dell’NCIS va di moda fare un viaggio in Israele...- rispose Tony accennando a un sorriso.

L’uomo non parve apprezzare la sua battuta.

- La sua scorta la aspetta...- aggiunse secco tornando in cabina.

Tony lo ignorò e scese dal velivolo.

Anche se non erano già le nove e mezzo di sera il sole non era ancora tramontato fortunatamente, permettendo al ragazzo di osservare il territorio circostante.

L’aeroporto Ben Gurion era il più importante e grande del paese.

Nonostante la pista d’atterraggio fosse immensa riuscì a scorgere in lontananza il profilo di alcune piante tipicamente mediterranee.

Stranamente non vedeva nessuno all’interno dell’aeroporto...

Era tutto deserto... tranne che per gli aerei disposti per la pista...

Si chiese per quale motivo.

A distoglierlo dai suoi pensieri fu il rumore di un piccolo gruppo di uomini che venivano verso l’aereo.

Lui, che si era allontanato per osservare meglio il paesaggio circostante, si diresse stanco verso di loro.

Finalmente avrebbe potuto farsi una doccia... la barba... avrebbe fatto una bella dormita... di quelle che durano anche tutto i giorno... e poi sarebbe finalmente andato alla ricerca di Ziva...

Solo nel momento in cui quegli uomini tirarono fuori dalle giacche le mitragliette Uzi  a canna corta e uccisero il pilota si ricordò che non era stata richiesta nessuna scorta.

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Capitolo 5
*** 05. L'imboscata ***


Ciao sono tornata anche se un po’ in ritardo…

Scusate se non posso rispondere alle recensioni ma sono di fretta vi ringrazio tutti tranne elisetta XD

 

 

 

5. L’imboscata

 

 

 

 

Washington DC 14:37 ora locale

Quartier generale dell’NCIS

 

- McGee dai calmati...- disse Abby mettendogli una mano sulla spalla.

Lui si divincolò.

Erano ancora una volta nel laboratorio della scienziata e il ragazzo era fuori di se per la rabbia.

- Come faccio a calmarmi?!? Se ne è andato senza dirmi niente! Non mi ha neanche salutato...- fece alludendo a Tony.

- Dai Timmy... lo sai che ti vuole bene! Se non avesse avuto intenzione di tornare pensi che non ti avrebbe salutato?-

- Può essere...-

Abby arrabbiata gli rifilò uno scappellotto.

- Tony, anche se non lo ammetterà mai, ti vuole bene!-

McGee la fissò preoccupato...

- Ti vuole bene come si può voler bene ad un fratello minore... non sei mica il suo tipo... quindi non potrebbe mai fare una cosa del genere! Usala la testa qualche volta McGee! Ciao Gibbs!-

- Che sta succedendo?- chiese questo consegnando il caffè ad Abby e guardando McGee di sottecchi.

- Tim è triste perché Tony non l’ha salutato...-

- Non è vero! E’ che...-

- Tranquillo McGee... tornerà... piuttosto di pensare a queste cose perché non pensate a lavorare?!?-

I due eseguirono immediatamente gli ordini.

Gibbs sorrise sotto i baffi e uscì dal laboratorio lasciandoli di nuovo soli soletti.

- Ma perché è partito?- chiese all’improvviso McGee colto da ispirazione.

Abby gli diede l’ennesimo scappellotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 21:38 ora locale

Aeroporto “Ben Gurion”

 

Tony si nascose dietro le ruote di un aereo là vicino.

I proiettili delle mitraglie esplodevano sull’asfalto accanto a lui.

“Sono in trappola...” pensò cercando una via di fuga.

C’erano tanti aerei sulla pista...

Forse poteva usarli per ripararsi...

No... i suoi assalitori erano in cinque... l’avrebbero preso di sicuro...

Cosa poteva fare?

Cercò qualcosa di utile tra gli oggetti che aveva addosso.

Purtroppo trovò solo il distintivo dell’NCIS e alcune banconote.

La mano continuava a sanguinare la dove era stata colpita di striscio dal proiettile.

La sua pistola invece giaceva a circa undici metri da lui...

Ma era sicuro che se fosse uscito per afferrarla allo scoperto l’avrebbero colpito...

E non poteva correre il rischio di essere ferito di nuovo...

“Merda...” pensò esasperato.

Frugò meglio nelle tasche...

E poi lo trovò!

Un palloncino!

“Ma che ci fa un palloncino nelle mie tasche?” si chiese.

Poi si ricordò!

Quelli che indossava erano gli stessi pantaloni che aveva indossato per il compleanno di Ziva!

Li aveva comprati nuovi per l’occasione e poi non li aveva più usati, almeno fino a quella mattina, quando si era ricordato della loro esistenza.

“Come faccio a battere cinque cattivoni con un palloncino?” si domandò scoraggiato.

Poi gli venne l’illuminazione.

“Sono un genio!” pensò con modestia.

Nel frattempo i “cattivoni” si osservavano intorno in cerca di ogni piccolo indizio.

Tutto pareva tranquillo...

Fino quando sentirono un sparo provenire dalla destra di un aereo.

Istintivamente si girarono verso quel lato con le armi puntate.

Proprio in quel momento Tony sbucò fuori e recuperò la sua pistola.

Ancora in saltò colpì un di loro in testa, e un altro al fianco.

Capendo la trappola gli altri tre si voltarono verso di lui e fecero fuoco colpendolo di striscio a una spalla.

Per fortuna non erano del Mossad... se lo fossero stati non sarebbero cascati nel trucco del palloncino... era bastato farlo scoppiare per far abbassare loro la guardia... e soprattutto non avrebbero sbagliato il colpo...

Dovevano essere dei mercenari... e scarsi per giunta...

Ma perché volevano proprio lui?

Un sparo pericolosamente vicino a lui lo riportò alla realtà.

Ci avrebbe pensato più tardi al perchè gli stessero dando la caccia...

Ora doveva occuparsi di quei tre...

Forse lo volevano vivo... se fosse uscito con le mani in alto...

Proprio in quel momento uno degli uomini gridò qualcosa in ebraico.

Tony stando a contatto con Ziva era riuscito a imparare il significato delle parole che la donna usava più spesso... come le imprecazioni e gli insulti... e quello che sentì non gli piacque affatto:

- Uccidete quel bastardo!-

A quanto pare non lo volevano vivo...

Sentì un rumore poco lontano da lui... due dei tre stavano cercando di prenderlo dai lati in modo da intrappolarlo...

Tony pensò rapidamente...

Si abbassò e coperto dalla gomma dell’aereo sparò alle gambe di quello che veniva da destra facendolo stramazzare al suolo.

Il compagno sentendo gli spari si precipitò verso DiNozzo ma fu colpito in pieno petto prima che avesse il tempo di reagire.

L’italiano tornò in posizione dietro la ruota.

“Due proiettili... e c’è ne è ancora uno...”

Non poteva tentare di sparargli alle gambe come aveva fatto con l’altro...

Quello era di sicuro il loro capo... quello che aveva detto agli altri di ucciderlo... non sarebbe caduto nello stesso trucco...

Indeciso su cosa fare uscì di scatto dal nascondiglio e stando attento che non lo colpisse alle gambe gli sparò contro.

Ma i colpi andarono a vuoto.

Disperato raggiunse un altro aereo là vicino e si nascose...

Solo quando il suo nemico scoppiò in una fragorosa risata si rese conto di aver scelto l’aereo sbagliato: era piccolo e pericolosamente vicino a colui che lo voleva morto.

“Merda...” pensò disperato e lasciandosi cadere per terra “La mia fine è arrivata... oramai sono un uomo morto... aspetta... è quello che penso io?”

Alla sua sinistra giaceva la mitraglia dell’uomo al quale aveva sparato alle gambe.

Era ad appena due metri e mezzo di distanza.

Ma il “cattivone” si stava avvicinando...

“Mmm... l’arma è a quasi tre metri da me... quello mi vuole ammazzare... due più due fa quattro... ok! Ci provo!”

Con un innaturale coraggio rotolò verso la mitraglietta cogliendo di sorpresa il nemico.

Ma non appena provò a sparare non successe nulla.

Era scarica.

- Ho lasciato io arma scarica là... sapevo che tu prendere lei come la vedi...- lo derise l’uomo in inglese, aveva un accento tipicamente orientale, ma non era sicuramente israeliano.

Tony buttò quell’inutile aggeggio per terra e alzò le mani.

- E’ inutile... miei ordini sono di ammazzare te... abbassa mani e muori da uomo!-

- Ok...- fece Tony abbassandole e puntandogli addosso la sua pistola.

- Io sapere che è scarica... pensi me scem...- non potè continuare perché lui gli lanciò l’arma in testa.

“Aver giocato a football quando andavo all’università si è rivelato utile alla fine...”

Con dei movimenti fulminei, Tony, lo raggiunse e gli fece cadere la mitraglia per terra.

Poi gli assestò un paio di cazzotti in volto e uno nel punto x sotto l’ascella come gli aveva insegnato Ziva.

L’uomo cadde immediatamente ai suoi piedi privo di sensi.

- Ora non fai più tanto lo sbruffone eh?!?-

Stanco morto si inginocchiò accanto a lui e cominciò a cercare un qualcosa che gli facesse conoscere l’identità del mandante...

“Niente... forse non era lui il capo...”

Non ebbe il tempo di controllare se fosse vero... sentì in lontananza le sirene della polizia...

Erano ancora nell’autostrada, ma sarebbero arrivate da lì a 5 minuti.

DiNozzo si alzò e si mise a correre verso l’uscita dell’aeroporto...

Era in Israele da un quarto d’ora ed era già nei guai con le autorità locali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 23:03 ora locale

Abitazione del Vicedirettore del Mossad Ziva David

 

Ziva era stanca morta.

Il lavoro di Vicedirettore non le si addiceva per niente.

Aveva passato tutta la serata a stringere le mani di alti funzionari del Mossad e a fare sorrisi forzati...

Odiava fare quelle cose... era il mondo di suo padre... non il suo!

Lei amava l’azione!

Non aveva certo pensato che un giorno si sarebbe ridotta a stare chiusa in una stanza quasi tutto il giorno a controllare carte e cartuzze!

L’unica cosa che aveva reso più sopportabile era stato poter vedere l’espressione stupita e contrariata sui volti degli altri membri del consiglio quando aveva comunicato loro che Chaim era il suo nuovo consigliere.

Naturalmente non erano d’accordo ma in quanto lei Vicedirettore non potevano contrariarla e così si erano complimentati a denti stretti per la sua scelta.

Sorrise ancora una volta a quel pensiero, poi si alzò dal divano, decisa a terminare le valigie quella sera stessa.

- Vuoi che ti dia una mano con le valigie?- chiese Sara quasi le leggesse nel pensiero.

- Si... mi faresti un grande favore...-

Tra le cose della sorella, Sara, trovò parecchie armi, e si stupì di come avesse fatto a portarsele tutte dietro senza che le valigie oltrepassassero il peso limite stabilito dalle compagnie aeree...

Sepolta in fondo alla valigia però trovò qualcosa di gran lunga più interessante delle armi.

- E questa cos’è?- esclamò attirando l’attenzione di Ziva che la raggiunse immediatamente allarmata.

Per fortuna quello che aveva in mano la sorella non era un arma mortale, ma solamente una foto...

- Chi sono?- chiese Sara curiosa come sempre.

- Sono i membri della mia vecchia squadra... sai... hanno organizzato una festa a sorpresa per il mio compleanno...-

- Che gesto carino!-

- Già! Allora... questo è McGee...-

- Chi? Questo accanto alla dark?-

- Si, lei si chiama Abby invece...-

- Mmm... questo McGee non mi piace... non è proprio il mio tipo... Abby invece sembra simpatica...-

- Lo è infatti... anche se ha usanze un po’... STRANE...-

- Questo tipo anziano chi è?-

- E’ Gibbs... il mio capo... è un bravo uomo...-

- Non lui! Dico QUESTO tipo anziano!-

- Ah! Lui è Ducky, il medico legale...- 

- E questo con cui sei avvinghiata chi è? Il tuo ragazzo?-

- NO! E’ Tony! Il mio migliore amico! Non stiamo insieme!- fece Ziva sotto lo sguardo malizioso della sorella.

- Sei sicura? A me pare il contrario... guarda come vi abbracciate...-

- Ti ho detto che è solo un amico...- ripetè la donna, rossa in volto.

- Comunque sia è molto carino...-

- Altrochè...-

Poi Sara, perso l’interessamento per l’oggetto, riprese a sistemare le cose.

Ziva con la foto ancora in mano, invece, fu assalita dai ricordi.

 

Era arrivata tardi quella mattina a causa del traffico.

Lei ODIAVA il lunedì mattina...

Non appena mise piede fuori dall’ascensore si aspettò di ricevere una lavata di capo o il consueto scappellotto, ma stranamente non arrivò ne l’una ne l’altro.

“Strano...” pensò andando verso le scrivanie e posando le sue cose.

- Il direttore ti aspetta!- disse l’agente Lee dietro di lei facendola sobbalzare.

- Dove sono gli altri?- le chiese ignorando quello che le aveva detto prima.

Quella fece le spallucce.

Ziva la sorpassò e salì le scale di corsa, curiosa di sapere cosa stesse succedendo, e poi, quando entrò nella sala del direttore fu accolta da un sonoro:

- Auguri Ziva!-

Presa com’era dal lavoro si era scordata che era il suo compleanno.

Sulla scrivania c’era persino una torta con su scritto:

“Buon compleanno Ziva! Ti mantieni bene per essere un’ottantenne!”

Tutto intorno c’erano palloncini colorati.

- Ragazzi non dovevate!- esclamò lei.

- Oh... si invece!- le disse Tony spuntando da dietro di lei - Non si fanno tutti i giorni ottanta anni!-

Ziva lo colpì divertita sul braccio.

- Ok! Ora i regali!- gridò Abby.

- Ma prima non dovremmo mangiare la torta?- protestò McGee.

- Ho detto: ora i regali!-

Tim si rassegnò.

- Ecco il mio!- le disse ignorando il ragazzo e porgendole una minigonna a quadri.

- Ehm... grazie Abby... mi serviva proprio una di queste...-

- Lo sapevo! Per questo l’ho comprata!-

Ziva sorrise imbarazzata e posò la minigonna su una sedia libera.

Gibbs le porse un coltellino nuovo.

Lei guardò il capo dolcemente e lo abbracciò sussurrandogli:

- Grazie... ma sappi che ne ho già tre di questi...-

- Beh... uno in più fa sempre comodo... non trovi?- le rispose l’uomo sorridendo.

Quando si staccò si rivolse a Ducky.

- Siccome so quanto ti piace prendere il tè, mia cara, ti regalo questo servizio nuovo di zecca!-

- Grazie Ducky!-

- McGee?- chiese Tony incalzante con il suo solito sguardo sornione rivolto verso di lui..

Il Pivello arrossì fino alla punta delle orecchie.

- Ehm... è... in... macchina! Si è in macchina! Lo vado a prendere!- disse uscendo dalla stanza di corsa.

- Credo che non lo vedremo più per un po’... non credi Miss Mossad?-

Lei gli sorrise.

- Bene... e ora mangiamo questa torta... sto morendo di fame!-

Dopo aver mangiato la torta e chiacchierato un altro po’, uscirono tutti dalla stanza.

Quando anche Tony si allontanò lei lo raggiunse.

- Ehi!- lo chiamò.

- Ciao...-

- Grazie per la festa!- gli disse con estrema gratitudine.

- Chi ti dice che l’ho organizzata io?-

Ziva gli fece la sua famosa occhiata.

- Ok... ok... mi hai scoperto! Mi sembrava un gesto carino...-

- Grazie...- e dopo avergli sorriso di nuovo fece per scendere le scale.

- Ehi! Non puoi andare via senza il mio regalo!- le gridò dietro Tony e le lanciò un cofanetto nero.

Lei lo prese al volo e lo guardò stupita.

Non credeva che Tony le avesse fatto un regalo... la festa bastava e avanzava...

Curiosa aprì il cofanetto.

Al suo interno c’era un ciondolo delle dimensioni e dell’aspetto di un proiettile.

Era in oro bianco, decorato con ghirigori in oro giallo, ma la cosa che lo rendeva unico era che ci fosse inciso il nome di Ziva sopra.

Lei lo tirò fuori tramite la catenella al quale era attaccato, anche questa rigorosamente in oro.

DiNozzo si avvicinò per aiutarla a metterselo e lei scostò i capelli dal collo.

- Tony... non dovevi... è bellissimo...- fece la ragazza senza parole una volta indossato.

- E’ costato tutto il mio stipendio... quindi il minimo che tu possa fare per sdebitarti è tenerlo sempre con te!-

Lei annuì debolmente ancora incredula.

Rimasero a fissarsi negli occhi per alcuni secondi..

I loro visi a pochissima distanza...

I loro sguardi persi uno negli occhi dell’altra...

Ziva si alzò in punta di piedi e lo baciò sulla guancia.

- Grazie...- gli sussurrò ancora una volta prima di andarsene.

 

- Ehi... Ziva?- disse Sara richiamandola al presente.

Ziva si voltò a fissarla con aria interrogativa...

- Uhm? Che c’è?-

- Stai bene? Avevi lo sguardo perso nel vuoto...-

- Tranquilla sto bene...- rispose Ziva sorridendo e stringendo nella mano il ciondolo che le aveva regalato Tony che da allora, come da promessa, teneva sempre con se - Mai stata meglio...-

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Capitolo 6
*** 06. Disperso ***


Rieccomi con un capitolo forse un po’ corto... sono contentissima di avere lettrici così affezionate!!

Il ciondolo di Ziva ha riscosso parecchio successo... potrei mettermi in affari con la Breil e diventare ricca... uhm...

Ma questa è un'altra storia... eh... eh... eh...

Ora vi lascio al capitolo!!!

 

 

 

 

 

6. Disperso

 

 

 

 

Washington DC 18:33 ora locale

Quartier generale dell’NCIS

 

Gibbs stava per tornare a casa...

Erano in punto morto nel caso... ma lui era stanco...

Era stata una giornata difficile per tutti... ma soprattutto per lui...

Vedere andare via un altro dei suoi ragazzi era stato più doloroso del previsto...

Si passò una mano tra i capelli grigi, poi si alzò dalla scrivania, prese il suo zaino e si diresse verso l’ascensore...

- Jethro!- gridò il direttore correndo verso di lui che ormai era quasi entrato nell’apparecchio

- Che c’è Jenny?- domandò esasperato tornando ad assumere quel suo cipiglio severo.

- E’ arrivato un messaggio dalle autorità di Tel Aviv... precisamente dallo Shin Beth...-

- L’agenzia di sicurezza interna israeliana... giusto?-

- Si...-

- Cosa vogliono da noi?- chiese scocciato.

Ci mancava solo lo Shin Beth a rendere quella giornata da cancellare dal calendario...

Jenny fissò intensamente le scarpe dell’uomo.

- Cosa è successo?- domandò Gibbs profondamente turbato.

Che poteva essere successo di così grave da coinvolgere persino lo Sherut Bitahon o Shin Beth?

- C’è stata un’imboscata all’aeroporto... erano in quattro... hanno ucciso un pilota...-

- Mi dispiace molto per lui... però non vedo cosa...-

Fu interrotto da Jenny che lo fissò seria.

- Era il pilota del jet dell’NCIS...-

Ecco la giornata completamente rovinata...

Poteva andare peggio di così?

- E Tony?- chiese allarmato Gibbs.

Il direttore lo guardò con gli occhi lucidi...

- Non lo hanno ancora trovato...-

Beh... a quanto pare si...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 01:35 ora locale

Da qualche parte

 

Tony si trascinava ormai da tre snervanti ore lungo l’autostrada.

La città sembrava lontana chilometri...

Aveva visto ogni tanto qualche piccola abitazione... sembravano delle piccole fattorie...

Forse erano le mosheva di cui gli aveva parlato Ziva...

Ma sarebbe stato inutile cercare aiuto là...

Se non riusciva a comunicare con loro era inutile disturbarli nel cuore della notte.

Perché quando Ziva gli aveva proposto di insegnargli la sua lingua natale lui non aveva accettato?

Dopo aver percorso un’altra ventina di metri reggendosi il braccio ferito decise di sedersi contro un albero e riposare un po’.

Ma non appena lo fece provò un fitta a tutto il braccio destro...

La ferita alla spalla era più grave di quanto non immaginasse...

Forse non l’avevano ferito solo di striscio come aveva ingenuamente sperato tutta la sera...

Dovevano aver toccato qualche fottutissimo nervo...

Maledisse quei mercenari, perché gli stavano facendo passare delle ore struggenti...

Maledisse il loro mandante, perché glieli aveva mandati contro, e promise che quando l’avesse trovato (perché lui l’AVREBBE trovato) gliela avrebbe fatta pagare per tutto quello che stava passando... ...

Maledisse la polizia israeliana, perché probabilmente gli stava dando la caccia credendolo qualche spia americana che aveva litigato con Hamas, non un povero ragazzo aggredito senza motivo, ferito e disperso per un paese sconosciuto...

Maledisse se stesso, perché si era fatto cogliere di sorpresa come un pivello incompetente...

Maledisse Ziva, perché era per colpa sua se si era cacciato in quel guaio...

Quando e se l’avesse trovata le avrebbe fatto un bel discorsetto...

Desideroso di scaricare la rabbia e il nervosismo afferrò un pietra con il braccio buono e la lanciò con tutta la forza che gli rimaneva...

Ma non arrivò neanche a un metro e mezzo di distanza...

Immediatamente provò un senso di vertigine e vide tutto nero a macchie luminose...

Non si sentiva bene per niente...

Aveva sete, gli veniva da vomitare, la testa gli girava e le ferite gli bruciavano da matti... soprattutto quella alla spalla che produceva anche un calore incredibile...

A poco a poco cominciò sentire freddo e cominciò a rabbrividire febbricitante...

“Magnifico...” pensò in un attimo di lucidità “ora mi tocca combattere anche con la febbre e le infezioni...”

Una delle ultime cose che vide fu una luce sfocata venire verso di lui...

Poi sentì qualcuno mormorare qualcosa...

Poi più nulla...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 10:17 ora locale

Quartier generale del Mossad

 

Ziva era in ufficio da più di due ore.

E si annoiava da matti.

Non aveva fatto altro che firmare carte per tutto il santo giorno...

Certo l’ufficio era enorme e comodissimo...

Ma era anche vero che era una palla dover stare là dentro per la maggior parte del suo tempo...

Si domandò come facesse suo padre ad ingannare il tempo...

E soprattutto come avesse fatto a non impazzire stando là dentro chiuso quasi tutto il giorno...

L’unica cosa che poteva fare oltre a dormire era lavorare e quello lo aveva già fatto per tutto il giorno...

Per passare un po’ di tempo decise di frugare nei cassetti...

Adorava farlo...

Sin da piccola...

E aveva sempre dovuto subirne le conseguenze...

Una volta suo padre l’aveva trovata a frugare nel suo cassetto e le aveva bacchettato le mani fino a che non le avevano sanguinato...

E Tony dopo aver scoperto che lei aveva frugato tra le sue cose non le aveva più rivolto la parola per una intera settimana e lei per fare pace era stata costretta a chiedergli scusa...

Fece un sorriso amaro a quel pensiero...

Beh... ora ne suo padre ne Tony erano lì e soprattutto non erano condizioni punirla...

Così sorridendo sorniona aprì il cassetto e cominciò la sua accurata ispezione...

Ma quello che trovò non stuzzicò il suo interesse...

Riviste porno, video porno, foto porno...

Si... suo padre era proprio un depravato...

Continuò a cercare...

Ci doveva essere qualcosa di più interessante là dentro!

Trovò un mazzetto di foto...

Le prese...

E con sua enorme sorpresa non si ritrovò davanti foto porno...

Erano sue le foto!

Non pensava che suo padre fosse così sentimentale...

Ziva le guardò sorridendo e ricordando ogni momento immortalato sulla carta...

Quando era andata alle elementari... le medie... poi le superiori... il suo primo giorno al Mossad... lei e Ari abbracciati... il momento in cui si era laureata... quando era stata nominata alto ufficiale del Mossad... e infine trovò una foto che non era sua...

Erano suo padre e Sara...

Lui sorrideva... cosa molto strana e rara...

Si sentì quasi gelosa...

- Vicedirettore...- la interruppe Chaim entrando nella stanza con una pila enorme di fogli.

Lei rimise velocemente le foto nel cassetto e lo richiuse.

- Non mi dire che li devo firmare tutti?!?- esclamò la ragazza sentendo già i crampi alla mano che avrebbe avuto quella sera.

- Non è colpa mia Vicedirettore...-

- Non chiamarmi Vicedirettore... chiamami Ziva... ok?-

- Certo Viced... Ziva!-

Lei gli sorrise.

Fece un giro con la poltrona girevole e sbuffò.

- Non ce la faccio più Chaim... odio stare al chiuso...-

- So cosa prova...-

- Beh... se non ti piace ti rimando a fare il soldato... e magari ti potrei aiutare a fare carriera... non dovevi mica accettare il lavoro per forza se non lo volevi!-

- Grazie per l’offerta... ma questo lavoro è stato una benedizione... facendo il soldato non potrei garantire un futuro ai miei figli e a mia moglie... quando li avrò...-

- Secondo me è una cosa molto matura... però non devi rinunciare per forza ai tuoi sogni e a quello che ami per la garanzia di un futuro... spesso non è la scelta giusta...-

- Lei lo ha fatto... anche se non le piace ha preso le redini del lavoro di suo padre... perché ha rinunciato alla sua libertà per la garanzia di un futuro agiato?-

- Non è stato per quello che ho accettato...-

- Se non è stato per la garanzia di un futuro... perché l’ha fatto?-

Ziva rimase pensierosa per un minuto poi disse:

- Hanno minacciato di fare del male al mio migliore amico...-

- Tipico del Mossad fare questi colpi bassi...- fece Chaim schifato - E come l’ha presa lui?-

- Non l’ha presa...-

- Che significa?-

- Significa che non sa perché me ne sono andata...-

- Perché non glielo ha detto?!?- esclamò Chaim visibilmente scandalizzato dal comportamento della ragazza.

- Non volevo si cacciasse nei guai... se avesse saputo di questa storia sarebbe voluto venire con me... lui è fatto così...-

Sorrise al suo ricordo.

- Dovete essere molto uniti...- fece Chaim notando la sua espressione stranamente dolce.

- Si, lo siamo...-

Chaim rimase in silenzio per una manciata di secondi poi alzò la testa con gli occhi che gli brillavano.

- Perché non gli chiama? Così gli fa sentire che sta bene...- suggerì il ragazzo - Credo che farebbe molto piacere al suo “migliore amico” ricevere vostre notizie...-

- Sai Chaim... sei un ottimo consigliere!-

- Grazie signorina Ziva... e ora vado via in modo che lei possa fare la sua chiamata in privacy...-

Lei non perse tempo: prese il telefono e compose il numero di cellulare di Tony.

Stava per risentire la sua voce... ascoltare le sue stupide battute... la sua risata...

Era entusiasta...

Si portò all’orecchio il telefono e attese pazientemente...

Ma con suo immenso disappunto non rispose nessuno... 

 

 

 

* Lo Sherut Bitahon o Shin Beth esiste veramente, ed è il servizio si sicurezza interna dello stato di Israele, istituito soprattutto allo scopo di controllare la popolazione araba nei territori occupati con la guerra dei Sei giorni. Particolarmente attivo dopo l'inizio dell'Intifada (dicembre 1987), fu al centro di molte polemiche in seguito alla morte di due guerriglieri arabi, catturati nel 1984 dopo un attentato terroristico, durante l'interrogatorio cui vennero sottoposti. Collabora spesso con il Mossad e altre agenzie governative.

 

* Le moshava come ha detto anche Tony sono delle piccole fattorie molto diffuse in Israele gestite da imprenditori privati.

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Capitolo 7
*** 07. Bugie ***


 

 Scusate per il ritardo, ma le vacanze mi hanno fatto perdere la cognizione del tempo! ecco un altro capitolo!

 

 

 

7. Bugie

 

 

 

 

Washington DC 9:46 ora locale

Quartier generale dell’NCIS

 

- Stai scherzando vero Gibbs?- esclamò Abby.

Lei, McGee, Ducky e Palmer erano tutti riuniti intorno alla scrivania di Jethro, che li aveva appena informati della scomparsa di DiNozzo.

- Ora Tony salterà fuori dicendo che era tutto uno scherzo... lo sapete che lui è fatto così...- ripeté la scienziata per darsi coraggio.

Ma Gibbs rimase impassibile.

- E da quando è disperso?- chiese Ducky mettendo una mano sulla spalla di Abby per farla calmare.

- Da quando è sceso dall’aereo...- rispose il capo.

- Avete provato a rintracciarlo tramite il segnale GPS del suo cellulare?-domandò McGee.

- Bravo! Non ci avevamo pensato!!- gridò il capo arrabbiato.

- Jethro cerca di calmarti Timothy voleva solo dare una mano...- lo rimproverò Ducky.

Gibbs si passò una mano sul volto.

- Si... ci abbiamo provato... ma il cellulare era sull’aereo... e hanno trovato il suo distintivo per terra...-

- Va bene... e allora che facciamo?- chiese Jimmy Palmer.

- Noi? Niente Palmer... ci pensa il governo israeliano a cercare DiNozzo...- sospirò - McGee! Tu intanto pensa ai nuovi pivelli!-

- Ma capo! Sono più incompetenti di...- si lamentò il ragazzo.

- Di te?- domandò Abby interrompendolo.

- Grazie Abby...- sbottò lui offeso.

- Occupati dei pivelli e guai a te se non lo fai...- e così dicendo Jethro si alzò dalla scrivania - Voi continuate pure a fare quello che stavate facendo...- continuò rivolto alla scienziata, Ducky e Palmer.

I tre annuirono e fecero per tornare nei loro rispettivi luoghi di lavoro un po’ sconsolati.

- Tu che fai Gibbs?- gli domandò Abby prima di andare e vedendolo piuttosto nervoso.

Era come un leone in gabbia... non sapeva cosa fare...

Alla fine si decise...

Si alzò di scatto dalla propria scrivania e iniziò a salire le scale...

Sapeva che non sarebbe servito a nulla però lui decise di andare lo stesso...

- Vado dal direttore...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Washington DC 10:51 ora locale

Quartier generale dell’NCIS

 

- Hai nuove notizie Jenny?- domandò Gibbs chiudendosi la porte dell’ufficio della donna dietro le spalle.

- No... non mi hanno ancora contattata...-

Gibbs era andato nella stanza del direttore circa ogni dieci minuti da quando lei gli aveva comunicato che Tony era letteralmente scomparso dalla faccia della terra.

Improvvisamente i suoi peggiori incubi si erano realizzati...

Aveva perso due agenti in due giorni...

Decise di concentrarsi sulle informazioni che aveva e di lasciare perdere il suo senso di colpa e di impotenza...

Avevano scoperto che le persone che avevano attaccato DiNozzo erano tutti dei giovani estremisti palestinesi con un età compresa tra i diciotto e i ventitre anni...

Era chiaro che non fossero stati mandati là da soli...

Oltre ai loro corpi e al sangue di Tony era stato trovato un altro campione di sangue:

Apparteneva al mercenario iraniano Abdal Tudeh, trentatre anni, ricercato in parecchi stati per gli omicidi commessi...

Era uno di quelli che si vendevano al miglior offerente: non gli interessavano le storie di religione o di razzismo, a lui interessavano solo i soldi...

Rabbrividì al pensiero che al mondo esistessero persone del genere...

Se avesse potuto li avrebbe fatti tutti fuori...

Se poi quello aveva avuto il coraggio di fare del male a Tony...

- Jethro...- fece il direttore raggiungendolo e mettendogli una mano sulla spalla per fargli capire che gli era vicino - Stai tranquillo... DiNozzo sta bene...-

- Hanno trovato il suo sangue...- notò cercando di divincolarsi.

La stretta sulla spalla si strinse fino quasi a fargli male costringendolo a prestare attenzione a Jenny.

- Sta bene...- ripetè la donna.

- Come fai ad esserne così sicura?- domandò l’uomo guardandola negli occhi.

- Me lo dice il mio istinto...- rispose lei sostenendo il suo sguardo come pochi riuscivano a fare - Il tuo cosa dice Jethro?-

- Mi dice che DiNozzo è un imbecille...-

Tolse in malo modo la mano del direttore dalla sua spalla e fece per andare verso la porta.

Ma Jenny lo riacciuffò e lo costrinse a fissarla di nuovo negli occhi.

- Cosa ti dice il tuo istinto?!?-

L’uomo sospirò.

- Che è morto... e lo sai il mio istinto non sbaglia mai...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 16:57 ora locale

Appartamento del Vicedirettore del Mossad Ziva David

 

Perché non rispondeva al telefono?

Ora come non mai aveva bisogno di lui...

Delle sue battutine fuori luogo... del suo sorriso sornione... dei suoi occhi... della sua voce...

Insomma in quel momento gli mancava tutto di lui...

Eppure lui non rispondeva al telefono...

Ne al cellulare... ne a casa... aveva persino chiamato al telefono della sua scrivania all’NCIS...

Pareva sparito...

Ziva si passò preoccupata una mano tra i capelli neri riavviandoli...

Forse gli era successo qualcosa...

Forse ora aveva bisogno di lei... e lei purtroppo non poteva fare niente per aiutarlo...

Scacciò dalla mente quel pensiero scemo...

Tony stava benissimo!

Anzi era pronta a scommettere che si era già scordato di lei... e lei come una deficiente si preoccupava per lui!

Riusciva benissimo a immaginarselo tra le braccia di una stupida ragazzina qualunque mentre sparlava di lei...

Ma poteva averla già scordata?

Ripensò all’abbraccio che si erano dati prima di partire...

E alle parole che lui le aveva gridato:

 

- Ti prego... non andartene anche tu...-

 

No... non poteva averla dimenticata...

Non dopo tutto quello che avevano passato insieme...

Se Tony non rispondeva al telefono era un altro il motivo...

E sapeva benissimo chi le avrebbe dato le informazioni che voleva al riguardo...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Washington DC 11:02 ora locale

Quartier generale dell’NCIS

 

Il telefono del direttore squillò interrompendo l’imbarazzante silenzio che si era frapposto tra lei e Jethro.

- Pronto?- chiese sperando che fossero notizie su Tony.

Sperando che l’avessero ritrovato e che quell’incubo terribile finalmente potesse finire...

- Pronto... ciao Jenny...-

Non era la voce che aveva sperato che la contattasse...

Anzi... era l’ultima persona che voleva sentire in quel momento...

- Ah... ciao Ziva!- disse la donna attirando l’attenzione di Gibbs.

Perché Ziva aveva chiamato?

Aveva saputo di Tony?

- Come va?-

- Oh bene... e tu? E’ tutto a posto? Il viaggio è andato bene?-

- Si... sono un po’ stanca ma qui è tutto ok...-

Calò il silenzio.

- Senti Jenny io ho chiamato perché...- trasse un respiro profondo - Non riesco a rintracciare Tony...-

- Non riesci a rintracciare Tony?-

Il direttore guardò Gibbs supplicante... sapeva già cosa le stava per chiedere Ziva e lei non era sicura di voler scoprire quale fosse la sua reazione se avesse scoperto che il ragazzo era perso chissà dove in Israele... e soprattutto che non si sapeva se fosse ancora vivo!

No... non poteva dirglielo...

Cercò ancora aiuto in Jethro...

Ma quello fece le spallucce.

Jenny lo guardò in cagnesco e pensò ad una scusa...

- Beh... lui... è... in missione sotto copertura!-

- Di nuovo?!?- domandò Ziva allarmata.

- Si... è già da un po’ ormai...-

- Perché non me lo ha detto?-

- Glielo ho chiesto io di mantenere segreta anche questa operazione...-

- Non sarà una cosa come quella con Jeanne vero?-

Dentro la ragazza il ricordo della macchina di Tony che esplodeva era ancora vivo...

Erano stati terribili i momenti in cui aveva creduto che fosse morto e che lei non lo avrebbe mai più rivisto...

Quella volta ci era andato veramente vicino...

Ziva scosse la testa e scacciò quei pensieri oscuri dalla mente, aspettando con impazienza la risposta di Jenny...

- No... certo che no... deve solo fingersi un criminale e infiltrarsi tra una banda si spacciatori che si crede abbiano fatto fuori un marine per questioni di soldi...-

“ Solo?!?” pensò Ziva scettica.

- Perché non risponde al telefono?-

- Perché... è partito per un incontro con quel gruppo... se riesce a farsi accettare avremo delle importanti informazioni sul traffico di droga internazionale e risolveremo il caso del marine morto...-

- Ah... va bene... se è tutto qui... mi dispiace di aver disturbato... shalom Jenny...-

- Shalom Ziva...- fece la donna riattaccando.

Sospirò guardando ancora il telefono...

Poi alzò lo sguardo verso Jethro...

- Perché non le hai detto la verità?- domandò lui nervoso.

- Se tutto va bene lei non verrà mai a saperlo...-

- Ma se lo scopre prima che lo troviamo? Si trova anche lei in Israele... anzi mi pare miracoloso che lei non sia venuta a sapere nulla di questa storia maledetta! -

- Sono sicura che riusciranno a ritrovare Tony e a riportalo a casa...- prima che lei lo scopra.

- E se fosse morto?-

Non voleva sapere cosa le sarebbe successo se Ziva avesse scoperto che le aveva mentito spudoratamente su un fatto delicato come quello...

- Beh... confido sul fatto che lo troveranno...- si limitò a rispondere la donna.

Dopo un minuto di silenzio decise di cambiare discorso...

- Glielo hai già detto a McGee, Abby e agli altri?-

Gibbs annuì.

- Poco prima di venire da te...-

- Come l’hanno presa?-

- Un loro caro amico è disperso in Israele... secondo te come l’hanno presa?-

- Hai ragione... dove stai andando?- chiese il direttore notando che l’uomo stava uscendo a grandi passi dal suo ufficio...

Aveva paura che potesse commettere qualche pazzia anche lui, quindi era meglio controllarlo...

Ce lo vedeva benissimo a prendere anche lui una aereo per Israele, andando per le strade in cerca di Tony...

Quello si fermò sulla soglia fissandola stranito...

- A prendermi un caffè... e tu dovresti prendere una camomilla invece... sei piuttosto nervosa...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 17:13 ora locale

Appartamento del Vicedirettore del Mossad Ziva David

 

Ziva ora era ancora più confusa di prima...

Perché il direttore le aveva mentito?

Si conoscevano da anni... possibile che non avesse ancora imparato che nessuno poteva mentirle?

Doveva essere successo proprio qualcosa di grave per spingerla a dirle delle bugie...

Ma cosa?

Ancora tormentata dalle domande accese la TV e cominciò a cambiare distrattamente i canali...

Una sit com stupida e che non la faceva ridere...

Una soap opera che doveva avere almeno il doppio della sua età...

Un film che aveva già visto con Tony...

Il telegiornale...

Lasciò su quel canale...

Almeno avrebbe visto qualcosa di intelligente...

- Le autorità hanno classificato come possibile attentato terroristico quello successo all’aeroporto Ben Gurion ieri sera, dove sono stati trovati morti quattro giovani palestinesi armati che avevano appena ucciso il pilota di un aereo privato americano da poco atterrato...-

Ricordava quella notizia...

Ne aveva letto qualcosa su una delle carte che le aveva portato Chaim quella mattina... ma l’aveva firmata e rimessa nel mucchio immediatamente credendo che fosse uno dei soliti attentati che c’erano quasi ogni giorno in quel paese...

- E’ stato trovato anche il sangue di altre due persone insieme a quello dei terroristi e del pilota... cioè quello del passeggero dell’aereo forse coinvolto in affari con Hamas e di un altro terrorista, probabilmente capo del gruppo...-

Annoiata cambiò canale proprio mentre sullo schermo apparivano le foto di Tony e di Abdal.

 

 

 

 

 

  

 

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Capitolo 8
*** 08. Afek e Hazif ***


Questo è uno dei miei capitoli preferiti...

Comunque sono felice che nessuno di voi abbia intuito cosa succederà veramente a Tony significa che non sono prevedibile come dice un certo scemo di mia conoscenza e soprattutto che con questo capitolo vi coglierò di sorpresa! Buona lettura!!!

 

 

 

 

8. Afek e Hazif

 

 

 

 

 

Tel Aviv 8:37 ora locale

Da qualche parte

 

Tony si svegliò di soprassalto.

Era in un normalissimo letto... in una normalissima casa... e non sul ciglio della strada moribondo come ricordava...

Era stato solo un sogno... un brutto orribile e maledetto sogno!

L’imboscata... il suo vagare lungo l’autostrada... il suo rapimento da parte degli alieni... tutto un incubo... niente era successo veramente...

Ridendo della sua stupidità, si mise seduto sul letto e si prese la testa tra le mani...

Ma nel farlo provò una fitta alla spalla...

Era fasciata...

Così come la sua mano...

Solo in quel momento si rese conto di non trovarsi in casa propria...

Era in una stanza piuttosto piccola ma accogliente...

Forse non era stato solo un sogno...

Si alzò lentamente... cercando di reggersi in piedi...

Ebbe un capogiro ma si mantenne in equilibrio tenendosi aggrappato al davanzale di una finestra...

Osservando fuori notò che c’erano alberi d’arancio tutto intorno alla casa...

No... non era stato un sogno...

Era veramente in Israele...

E non sapeva cosa gli era successo...

Ma soprattutto non sapeva dove si trovava in quel momento...

Sconsolato scosse la testa e si spettinò i capelli...

Che bel guaio...

Improvvisamente però sentì un fruscio e percepì di essere osservato, così si voltò...

E quello che si ritrovò davanti non gli piacque per niente...

Era un lupo...

E non aveva un’aria tanto amichevole...

Anzi... per niente...

Scopriva le zanne bianchissime e aveva il pelo scuro ritto...

Sembrava pronto a balzargli addosso da un momento all’altro...

Gli occhi ambra fissavano i suoi con diffidenza...

- Badir!- gridò qualcuno vicino alla porta.

Tony notò con stupore che l’animale al sentire il rimprovero si calmò e si mise seduto.

Senza le zanne scoperte e il pelo ritto faceva molto meno paura e Tony notò che non doveva avere più di due anni...

Era ancora un cucciolo... per fortuna...

Alzò la testa verso la persona che aveva parlato e si ritrovò davanti un uomo sui cinquantacinque anni...

Lo sconosciuto era poco più alto di lui... aveva la pelle scura che metteva in risalto i corti capelli brizzolati che una volta dovevano essere stati castani, il volto aveva un dito di barba grigia e la corporatura era massiccia...

Aveva l’aspetto inconfondibile di un uomo che ha visto troppo e ha sofferto di privazioni e dolori...

Aveva l’aria stanca... non che fosse provato fisicamente, ma emotivamente logorato, come se ormai si curasse ben poco della vita...

Eppure negli occhi di un verde opalino c’era un inquietante miscuglio di allegria, intelligenza e saggezza, insieme a un oscuro senso di orgoglio... 

Tony non potè fare a meno che sentirsi a disagio al cospetto di quell’uomo...

Un po’ come gli succedeva con Gibbs...

- Ti sei svegliato finalmente...- notò l’uomo avvicinandosi.

Parlava perfettamente in inglese, sebbene avesse un accento tipicamente orientale.

- Si...- rispose Tony guardando con diffidenza il lupo.

- Non ti preoccupare! Badir è buonissimo! Non farebbe male una mosca...- poi fece un sorriso enigmatico - A meno che non glielo ordini io...-

DiNozzo deglutì nervosamente e appuntò mentalmente di non far arrabbiare quell’uomo se non voleva lasciarci le penne...

- Quanto ho dormito?- chiese osservando il sole che penetrava dalla finestra.

Doveva già essersi fatto giorno...

Aveva perso del tempo prezioso...

- Un bel po’...-

- Quanto esattamente?-

- Tutto ieri...-

- Come “tutto ieri”?!?- fece sbalordito DiNozzo.

- Avevi la febbre e le ferite infettate... cosa ti aspettavi? Che ti saresti ripreso in cinque minuti?!?-

Tony si passò la mano sinistra tra i capelli ancora più nervoso e confuso...

Lo sconosciuto lo fissava incuriosito.

- Comunque sia... io sono Yanir Afek... ma puoi chiamarmi anche solo Afek... tu chi sei?- fece porgendogli la mano.

Tony ci pensò un attimo su mentre la stringeva...

Non perché non ricordasse chi fosse... quello se lo ricordava fin troppo bene...

Era indeciso se dire o no a quell’uomo il suo vero nome...

- Sono Anthony DiNozzo...- disse con un sospiro.

In fondo gli aveva salvato la vita... se avesse voluto farlo fuori l’avrebbe già fatto no?

- Bene... Anthony... posso sapere che ci facevi sul ciglio della strada ferito e trasandato?-

- Mi hanno attaccato... il mio aereo era appena atterrato... c’è stata un imboscata... hanno ucciso il mio pilota... e poi hanno tentato di fare fuori anche me...-

- Come hai fatto a fuggire?- domandò l’uomo incuriosito.

- Ho avuto fortuna...-

Afek lo fissò con diffidenza.

- Devi averne veramente molta... va bene... ora rimettiti a letto...-

Tony obbedì.

Nel farlo notò un bisturi e altri attrezzi tipicamente medici poggiati sul comodino... e che lui non aveva notato prima...

- Lei è un dottore?- azzardò.

L’uomo sospirò come se quel ricordo gli facesse male e si abbassò per accarezzare il suo lupo.

- Lo ero...- disse con una nota di amarezza nella voce - Ma poi ho rovinato tutto...-

Afek si rialzò e gli voltò le spalle.

- Io ora vado a caccia con Badir... dovrei essere di ritorno per stasera... tu sta a letto!-

- Certo...- assentì Tony sebbene non avesse sonno e lo osservò andare via dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle.

Aveva bisogno di stare da solo per riordinare un po’ le idee...

E quella era un ottima occasione per farlo...

Ma non appena posò la testa sul cuscino si addormentò immediatamente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 9:29 ora locale

Quartier generale del Mossad

 

- Ziva!- gridò Chaim entrando nel suo ufficio di corsa.

- Che cosa c’è?- domandò lei felice di avere una motivazione per poter distogliere lo sguardo da quelle stupide carte.

- Beh... anf anf... ecco... anf anf...- ansimò il ragazzo piegandosi in due senza fiato.

- Riprendi fiato prima... non vorrei che mi morissi sul pavimento... poi se no cosa racconto a mia sorella?- scherzò la donna.

Il ragazzo arrossì.

- Ziva... ti... anf... ti vuole parlare il Direttore...-

- Che cosa?!? Perché?-

- Ha detto solo che vuole incontrare il nuovo Vicedirettore...- disse Chaim rialzandosi.

- Te lo ha detto il perché?-

Lui fece le spallucce.

Ziva fece un paio di giri con la poltrona girevole...

Non era molto convinta...

- Credo che dovresti andare...-

- Già...- decise lei alzandosi dalla poltrona - penso che ci vorrà poco... tu nel frattempo pensa a tutte quelle scartoffie...-

Chaim Dayan annuì e uscì dalla stanza.

E anche Ziva fece lo stesso poco dopo...  

Perché il Direttore la voleva incontrare?

Era tornata al Mossad da pochissimo...

Possibile che avesse già commesso qualche errore?

Piena di dubbi percorse i corridoi sino ad arrivare davanti alla porta del Direttore del Mossad...

Era aperta... così entrò...

Ma quello che vi trovò al suo interno non era Meir Dagan, l’anziano Direttore del Mossad e grande amico di suo padre...

Non doveva avere più di trenta anni, era molto alto, con il tipico fisico asciutto e muscoloso di un palestrato, viso abbronzato di chi preferisce il sole alle luci fluorescenti di un ufficio...

I capelli biondi gli ricadevano sulla fronte nascondendo in parte i suoi magnetici occhi di un blu intenso...

E naturalmente aveva il suo ormai famoso sorriso enigmatico stampato in volto...

No... quello non era decisamente Meir Dagan...

Ed era l’ultima persona che si sarebbe aspettata di incontrare...

Ma soprattutto l’ultima persona che in quel momento avrebbe voluto rivedere...

- Oh! Ciao Ziva!- esclamò il ragazzo vedendola sull’uscio della porta con gli occhi fuori dalle orbite per lo stupore - Prego accomodati! Fa come se fossi nel tuo ufficio!-

- TU... cosa... cosa ci fai qui?!?-

- Non ci vediamo da tanto tempo... è questo il modo di salutare un vecchio amico?!?- rispose lui non smettendo di sorridere e calcando la voce sulla parola “amico”.

- Tu non sei mai stato mio amico Hazif!- ribattè lei seccata.

- Beh... non dicevi così in Cile... quando noi due...- fece Hazif con fare piuttosto allusivo.

Ziva arrossì leggermente a quel pensiero...

- Era un'altra vita... ora sono cambiata... dov’è il Direttore?!? Aveva detto che voleva vedermi!-

- Ce l’hai davanti...-

La donna lo osservò... non era possibile...

Eppure non sembrava che stesse mentendo...

- Tu sei il Direttore del Mossad?!? Ma fammi il piacere... dov’è Meir Dagan?!?-

- Mio nonno è morto più o meno un anno e mezzo fa... da allora sono diventato io il Direttore del Mossad...-

Ziva si zittì.

Ok... Hazif forse non stava mentendo...

- Mi dispiace...- si scusò lei abbassando lo sguardo.

- Anche a me...-

Improvvisamente però Ziva divenne sospettosa...

Hazif aveva sempre voluto prendere il posto del nonno...

Ma poteva essere giunto a tanto?

- Come è morto tuo nonno?- chiese fissandolo intensamente negli occhi.

Lui sostenne lo sguardo e rispose con sfacciataggine:

- Ha avuto un attacco cardiaco...-

In fondo Meir era un uomo anziano...

L’attacco cardiaco ci poteva anche stare...

Però non era del tutto convinta...

Decise che ci avrebbe pensato in seguito... era inutile riempirsi il cervello di inutili teorie.

Si sedette di fronte ad Hazif cercando di non fissarlo negli occhi.

- Da quando nominano Direttori così giovani?- domandò provocatoria.

- Più o meno da quando nominano Vicedirettori ancora più giovani...- rispose a lui sorridendo languido.

Allora non era stato un caso che tra tante persone avessero scelto proprio lei come nuovo Vicedirettore del Mossad...

- Sei stato tu... TU hai suggerito il mio nome in consiglio...-

- Beh... ma chérie... devo dire che non ho resistito alla tentazione di poterti riavere qua con me...-

Aveva dovuto abbandonare i suoi amici per colpa di uno stupido capriccio di quell’uomo!

- Tu sei un bastardo...- disse la ragazza con disgusto.

- Su... non fare l’offesa... sarà un po’ come in Cile...- fece l’uomo avvicinandosi  a lei - Solo tu e io...-

I loro visi erano a poca distanza l’uno d’altro, poteva sentire il respiro dell’uomo sulla propria faccia...

Ma Ziva lo scacciò e si alzò in piedi furibonda.

- No! Tra noi è finita nel momento in cui mi hai consegnato a quei contrabbandieri in cambio di aver salva quella tua pellaccia!-

- Ma poi ti sei salvata no? Non capisco proprio perché devi fare l’offesa...-

- E io non capisco perché mi ostino a comunicare con te come se stessi parlando con una persona normale...- sbottò lei dandogli le spalle.

- Perché io ti piaccio in fondo... ma sei troppo cocciuta per ammetterlo...- disse il ragazzo avvicinandosi di nuovo.

- No...-

- Dai ma chérie... lo sai che noi siamo predestinati a stare insieme...- le sussurrò all’orecchio.

Ziva si voltò a guardarlo negli occhi...

- Solo perché mio padre e tuo nonno si erano messi d’accordo per farci sposare non significa nulla Hazif... tu non mi piaci... anzi mi fai schifo...- disse lei sprezzante.

- Certo che quel tipo... Anthony DiNozzo... ti ha proprio cambiata... due anni fa non mi avresti mai rifiutato... anzi!-

 

- Mio nonno è morto più o meno un anno e mezzo fa... da allora sono diventato io il Direttore del Mossad...-

 

- TU... mi hai fatta spiare! Sei stato tu! Non mio padre!-

Hazif rise.

- Lo ammetto... e ho trovato disgustosa la tua storia con quello stupido americano...-

- Non è stupido... e poi non andavo a letto con lui!-

Ma quante volte l’aveva ripetuto ormai? 

L’uomo la fissò di sottecchi.

- Se lo dici tu.... ma chérie...-

Ziva si diresse furiosa verso la porta ma poi si bloccò sull’uscio.

Si girò e gli chiese con voce tagliente:

- Avevi altro da dirmi oppure mi hai fatto venire qui solo per farmi smuovere i nervi?-

Per tutta risposta lui la afferrò e la baciò con passione.

 

 

 

 

* Meir Dagan non è morto ed è tuttora il direttore del Mossad e Hazif è un personaggio della mia fantasia... lo so ho una bella fantasia XP...

* Yanir Afek esiste veramente, è così come l’ho descritto... e ho avuto il suo consenso per farlo diventare un personaggio di questa fic... anzi lo ringrazio per gli utili consigli sui fusi orari e sul territorio che mi ha dato!!!

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Capitolo 9
*** 09. Errori ***


Eccomi qua con l’ultimo capitolo dell’anno!!! Su su! Non piangete!!! Le lacrime arriveranno alla fine del capitolo...

Vedo che Afek e Hazif hanno riscosso molto successo... ne sono ultra felice!!

Elisetta e Vera02: avete creato un fan club per Hazif non  ci credo!!! Io lo avevo creato per essere odiato e invece... capisco che è bono però... bah! Non vi capisco! * elisa93 mentre parla confeziona spille con su scritto: Hazif for president!* Buon Natale!

Rufy: Ti adoro! Ti adoro! Ti adoro! Ti adoro! Ti sei letta la mia fic pur non avendo mai visto NCIS e ti sei iscritta solo per poterla commentare!!! Ti adoro! Ti adoro! Ti adoro! Riguardo a quelle due domandine spero che il piccolo schema dei nomi e soprannomi che ti ho fatto ti aiuti a capire meglio! Ti adoro! Ti adoro! Ti adoro! Buon Natale!

Emily Doyle: Afek non è un mio parente per sfortuna... mi sarebbe piaciuto averlo come zio o nonno... e perché no anche come papà... è solo una persona che ho conosciuto in uno strano e curioso contesto... XD Buon Natale!

Grazie e auguri anche agli altri che recensiscono e che hanno messo la fic tra i preferiti o anche che la leggono soltanto... in particolare a piccoligiganti sostenitrice di questa pazza fic sin dall’inizio e che ha recensito ogni capitolo!

Quindi godetevi il capitolo e tanti auguri!!

 

 

 

 

9. Errori

 

 

 

 

Tel Aviv 20:40 ora locale

Abitazione di Yanir Afek

 

- Anthony!- gridò Afek.

Tony si girò stancamente verso di lui.

Erano passati tre giorni da quando si era risvegliato.

Tre giorni passati a riordinare le idee...

Certo, non era giunto a grandi conclusioni...

Ma quei tre giorni erano stati un toccasana per il suo equilibrio psichico... che nei giorni precedenti era stato messo a dura prova...

- Dovresti stare a letto deficiente!- continuò a rimproverarlo Afek.

Durante quel periodo di riposo avevano avuto modo di legare molto e di intraprendere appassionate discussioni sulla cinematografia.

Anche il vecchio infatti era un appassionato di film come lui...

- Avevo voglia di sgranchirmi un po’ le gambe...- si giustificò Tony sorridendo e tornando a fissare il tramonto.

Raramente ne aveva visto uno così bello a Washington...

Una di quelle rare volte era stato quando Gibbs se ne era andato per quei tre mesi e lo aveva lasciato con una squadra a cui badare...

Ricordava perfettamente la rabbia che aveva provato nei suoi confronti in quel momento...

Alla fine però osservando il sole che spariva dietro i palazzi lasciando posto alla notte aveva capito il perché di quell’abbandono prematuro del suo capo...

Quella sera aveva visto il tramonto con Ziva...

Scacciò dalla testa il suo dolce pensiero che già cominciava a farsi strada nella propria mente...

Era colpa sua se si era cacciato in quel guaio...

Se ne era andata e lo aveva lasciato solo senza neanche dargli una spiegazione...

Aveva infranto la promessa...

Lui la odiava...

- Oggi siamo malinconici eh?-

- Cosa? No... è che stavo pensando ad una cosa...- balbettò il ragazzo non smettendo di guardare fuori dalla finestra.

- Perché sei venuto qua in Israele?- gli chiese Afek interrompendo i suoi pensieri.

Era una domanda che non aveva osato fargli per tutto il tempo della sua permanenza in casa sua...

Lo aveva salvato...

Erano diventati amici...

Ma Tony non si sentiva ancora pronto a dirgli il motivo della sua presenza lì a Tel Aviv...

Il ragazzo lo fissò con intensità negli occhi verde opalino poi non riuscendo a sostenere lo sguardo abbassò gli occhi...

- Non vuoi dirmelo?- fece il vecchio un po’ deluso - Tov... a ognuno i propri segreti...-

Passarono altri cinque minuti in silenzio a fissare il tramonto, alla fine il primo a parlare fu Afek.

- Sai come mai non sono più un medico?- domandò a DiNozzo.

Lui scosse la testa.

- Bevevo... bevevo tanto... una volta per colpa di quello stupido vizio ho quasi ucciso un paziente... così mi hanno cacciato... è successo circa dieci anni fa... era un brutto periodo... avevo perso sia mio figlio che mia moglie...-

- Mi dispiace...-

- Anche tu sembri un uomo che ha sofferto tanto nella sua vita... non commettere i miei stessi errori... il dolore e la rabbia portano a fare cose stupide... cerca di non farti mai sopraffare da loro ok?-

Afek fece per andare ma poi si girò.

- Ah! Penso che entro dopodomani tu possa tornare a girovagare per Tel Aviv come un straccione...-

Tony annuì.

Afek aveva capito tutto senza che lui dicesse qualcosa...

Il dolore e la rabbia lo avevano già portato a fare pazzie, come volare a Tel Aviv a cercare la donna che aveva persino definito la sua migliore amica che lo aveva abbandonato senza pensarci due volte...

No... non avrebbe commesso di nuovo lo stesso errore... non si sarebbe più fatto coinvolgere dai suoi sentimenti... avrebbe chiuso quella storia, quella pagina della sua vita, una volta per tutte e poi avrebbe ricominciato a vivere da dove aveva lasciato...

Non avrebbe commesso lo stesso errore...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Washington DC 13:46 ora locale

Quartier generale dell’NCIS

 

- ... siete imbecilli?!? E’ un agente federale... non lo farebbe mai... che significa che non ve ne frega niente?!? Ehi! Ehi!- il direttore posò il telefono con rabbia - Mi hanno riattaccato in faccia...-

- Cosa dicono?- chiese Gibbs che aveva assistito a tutto il teatrino.

Erano tre giorni che il direttore dello Shin Beth, Amin Azzam, non si faceva sentire...

Erano stati tre giorni di tensione per la squadra di Jethro...

Ma soprattutto per lui...

- Dicono che Anthony è un possibile sospettato... e che forse è uno di quei terroristi...-

Come temevano...

Quello stupido direttore dello Shin Beth non aveva nessun indizio riguardo a quello che era successo all’aeroporto e così si era trovato un colpevole...

- Di male in peggio...- constatò Gibbs passandosi una mano sul volto e sedendosi sul divanetto.

Jenny lo raggiunse e si sedette accanto a lui.

Aveva un’espressione stanca stampata in volto e gli occhi velati dalle lacrime... pareva almeno dieci anni più vecchia...

- Jethro che posso fare?- disse con voce roca.

Lui la abbracciò con dolcezza.

Il direttore Shepard poggiò la testa sul petto dell’uomo.

- E’ solo in giro per Israele... lo Shin Beth lo sta cercando per poterlo uccidere e salvarsi la faccia... e per giunta quel maledetto paese è appena entrato in guerra con gli stati vicini...-

- Capisco benissimo quello che provi... ma noi non possiamo fare niente purtroppo... e tu non puoi immaginare quanto mi dia fastidio questa condizione di impotenza Jenny...-

La donna lo fissò stranita... questo era uno dei pochi casi in cui aveva visto Gibbs abbassare le sue difese...

Sapeva che era affezionato a quel testardo di Tony...

Ma non credeva che lo fosse così tanto!

Quella era una parte di lui che le era sconosciuta...

Era quella di un padre premuroso...

Le piaceva questo Gibbs a lei sconosciuto...

- Che c’è?- domandò Gibbs notando che la donna lo fissava con estrema curiosità negli occhi.

- Niente...- rispose lei sorridendo e stringendolo più forte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 20:57 ora locale

Quartier generale del Mossad

 

- Ti dico che non è colpevole!- affermò per l’ennesima volta Tony.

- Anche l’altra volta avevi detto così e poi...- ribatté Ziva.

Stavano camminando fianco a fianco lungo il vialetto che li doveva portare a casa di un possibile sospettato...

Tranquilli ma allo stesso tempo vigili e come solo loro sapevano stare...

- Lo so! Lo so! Tutti possono sbagliare... non siamo tutti infallibili come te occhioni belli...- commentò il ragazzo sorridendole.

- Lo so... per questo ti assicuro che non è il colpevole! Perché so che non sbaglio mai!-

- C’è sempre una prima volta Miss Perfezione...- fece DiNozzo con tono canzonatorio.

- Ti assicurò che se ci sarà non sarà questa...-

Furono interrotti da un rumore di vaso rotto all’interno della casa...

Il sospettato li aveva visti dalla finestra e nella foga di allontanarsi da lì lo aveva fatto cadere...

Dopo un cenno di intesa con Ziva, Tony sfondò la porta, ma non appena fu dentro fu colpito da un proiettile.

- Tony!!!- gridò Ziva vedendolo accasciarsi a terra.

Immediatamente prese la mira e sparò al sospettato che teneva ancora minacciosamente la pistola fumante in mano.

Non appena quello si afflosciò lei andò a vedere se era ancora vivo, ma non era così...

Allora tornò dal suo collega....

- Tony...- sussurrò preoccupata.

Aveva gli occhi chiusi e il respiro era debole...

Controllo il polso... il battito si sentiva appena...

- Avevi ragione tu alla fine...- disse, tentando di mettersi seduto, il ragazzo.

Ma non appena lo fece uno spruzzo di sangue uscì dalla sua ferita alla coscia...

- Oh mio Dio...- sussurrò Ziva.

- A quanto pare non hai sbagliato neanche stavolta...- continuò a blaterale Tony.

- Zitto...-

- Tranquilla è solo un graffio...- fece lui con una smorfia di dolore stampata in volto.

- Non è solo un graffio...- disse lei prendendo una tenda e usandola come fasciatura.

Mentre stringeva bene per impedire al sangue di uscire chiamò il pronto soccorso e Gibbs.

- Sai che sei sexy quando fai la crocerossina?- commentò Tony.

Sembrava avesse ripreso un po’ di colore.

Lei strinse più forte la benda.

- Ahi ahi!-

- Ups... non volevo...- fece fingendosi mortificata e sorridendo.

- Ho capito... niente battute...-

- Bravo...- fece Ziva sorridendo e tornando a stringere - Tutto si sta oscurando... è normale?- domandò Dinozzo con la voce tremante.

- Tony...- sussurrò Ziva notando che era di nuovo impallidito.

- Ziva non mi sento tanto bene...- e dopo aver detto questo crollò.

La ferita riprese a sanguinare tingendo di rosso il pavimento...

- Tony! Tony apri gli occhi... tu non morirai! Hai capito?!? L’ambulanza sta per arrivare e anche Gibbs... tu non morirai! Hai capito?!? Tu non morirai... te lo prometto...-

I soccorsi arrivarono pochi minuti più tardi.

E Tony fu portato in sala operatoria con urgenza aveva perso molto sangue e la ferita era più grave di quanto pensassero.

Ma quando il dottore uscì, rassicurò tutti dicendo che se l’era cavata e che  stava bene.

Ziva decise di rimanere con lui per il resto della giornata nel caso si fosse svegliato...

Cosa che successe verso mezzanotte.

- Ehilà...- la salutò lui sorridendo.

- Ciao... come ti senti?- domandò lei rispondendo al sorriso.

- Come uno a cui hanno sparato a una gamba... tu stai bene?-

- Si... tranquillo... sono un’agente del Mossad no?- rispose poi il sorriso si disperse e abbassò gli occhi - Eravamo tutti preoccupati sai?-

- Anche tu?-

- Certo! Mi sei svenuto praticamente tra le braccia! Mi sono spaventata!-

- Uh! Allora anche la tremenda Ziva David ha dei sentimenti!!- scherzò lui.

Ma la ragazza parve prenderla male...

- Ehi...- disse alzandole il mento con due dita - sto scherzando...-

Lei sorrise appena...

- Alla fine hai mantenuto la tua promessa...-

La mano si spostò sulla sua guancia.

- Cioè?- domandò Ziva.

- Non sono morto... mi hai salvato la vita... grazie...- fece Tony fissandola negli occhi e avvicinandola a se a poco a poco.

- Non c’è di che...- sussurrò la ragazza.

Ormai i loro visi si sfiorarono i loro occhi erano incollati e non riuscivano staccarsi...

Tony si avvicinò di più e le diede un tenero bacio a fior di labbra.

Durò solo un paio di secondi... rendendosi conto di quello che stava accadendo i due si staccarono imbarazzati.

- Ehm... credo sia meglio che io vada...- disse Ziva cercando di non guardarlo in faccia.

- Si... hai perfettamente ragione... è tardi...- concordò Tony altrettanto imbarazzato e confuso.

- ... Gibbs se no si arrabbia...-

- ...e io devo riposare...-

Annuendo Ziva arrivò sino alla porta, poi si voltò e sussurrò...

- Buonanotte Tony...-

- Buonanotte Ziva...- rispose lui sorridendo.

Poi la ragazza uscì dalla stanza ancora imbarazzata da quel bacio che aveva in entrambi una nuova e strana sensazione.

 

Ziva si svegliò di soprassalto...

Si trovava sola nel suo ufficio.

Si sistemò un po’ e ripensò al sogno...

A quel ricordo tanto dolce quanto strano...

A quel bacio a fior di labbra del tutto inaspettato...

Sorrise...

Poi guardò l’orologio...

Da lì a poco sarebbe cominciata una delle riunioni settimanali che si svolgevano tra le maggiori cariche del Mossad.

Sarebbe anche stata la sua prima riunione ufficiale da Vicedirettore dell’organizzazione...

Certo non era proprio il massimo...

Ma non poteva affermare di non sentirsi emozionata...

Alla riunione avrebbero partecipato tutti!

E naturalmente anche Hazif Shamir ovvero il nuovo Direttore del Mossad.

Già... Hazif...

Ci sarebbe stato anche lui alla riunione...

In quei tre giorni non erano riusciti a vedersi...

E per Ziva andava benissimo...

L’altro giorno lei ci era stata solamente perché aveva bisogno di qualcosa che la distogliesse dai suoi pensieri... non per altro... non provava nulla per lui...

Ma temeva che non fosse così per Hazif... anzi, ne era sicura...

Da come la guardava, da come le aveva parlato...

Quell’uomo era ancora innamorato di lei...

Ed era anche il Direttore del Mossad...

E Ziva sapeva fin troppo bene che è meglio non dire di “no” a un Direttore del Mossad come Hazif Shamir...

Perché era stata con lui l’altra sera? Perché?

Ora era nei guai fino al collo...

- Ziva... sta per iniziare...- le comunicò Chaim dall’interfono.

La donna sospirò e si avviò lungo il corridoio che l’avrebbe portata nella stanza della riunione.

Quando vi entro c’erano già tutti:

Moses Kishon, cioè il capo del Dipartimento per la raccolta delle informazioni, Levi Negev, del Dipartimento di azione politica e relazioni diplomatiche, Menahem Collins, colui che stava a capo del Metsada, cioè la Divisione Operazioni Speciali (nonché suo vecchio capo), Ester Etzion, a capo del Dipartimento LAP (Lohama Psicologhit), Kfar Shaltiel, del Dipartimento ricerche e Charles Coker del Dipartimento tecnologico.

Mancava una sola persona...

Hazif!

“Sarà in ritardo... non cantare vittoria troppo presto... e poi tanto prima o poi dovrai affrontarlo no?” si disse sedendosi a una delle due estremità del tavolo.

- Il Direttore Shamir non può partecipare alla riunione per motivi personali...- le comunicò Kishon.

Lei esultò silenziosamente e diede inizio alla riunione.

Come finì si sentì infinitamente sollevata, e dopo aver salutato si incamminò verso il suo ufficio...

Era tardissimo...

Sara era sicuramente preoccupata...

Quella ragazza si preoccupava troppo...

Percorse il corridoio con passo affrettato, ma quando passò davanti alla porta del Direttore notò che era aperta.

Presa dalla curiosità entrò nella stanza buia... l’unica fonte di luce era una lampada da tavolo, posta sulla scrivania, che Hazif aveva dovuto dimenticare accesa mentre lavorava.

Si avvicinò per spegnerla ma notò dei fogli sparsi sul tavolo e gli diede un occhiata...

Uno in particolare attirò la sua attenzione: diceva che se le cose fossero andate bene dopo la “seconda guerra del Kippur” avrebbero messo in atto l’Operazione Messiada.

“Operazione Messiada?”

Ziva non ne aveva mai sentito parlare...

Incuriosita cercò altri documenti che potessero chiarirle cosa fosse, ma fu interrotta da una voce sinistra alle sue spalle.

- Ciao Ziva...-

 

 

 

* Tov significa “va bene”

* Il vero Direttore dello Shin Beth non si chiama Amin Azzam e così anche i “capi” dei vari dipartimenti del Mossad, i nomi li ho creati io.

* “La guerra del Kippur” fu la quarta guerra arabo-israeliana, così denominata poiché ebbe inizio il giorno di Yom Kippur, festività ebraica. Il 6 ottobre 1973 Egitto e Siria, in seguito all'ennesimo rifiuto di Israele di ottemperare alle risoluzioni dell'ONU che gli imponevano di restituire i territori arabi occupati durante la guerra dei Sei giorni (5-10 giugno 1967), sferrarono un duplice attacco a sorpresa: la Siria cercò di riprendere possesso del Golan e l'Egitto del Sinai. Sulle alture del Golan, dopo un successo iniziale, le forze siriane furono costrette a ripiegare dalla controffensiva israeliana (11 ottobre). A sud l'esercito egiziano attraversò il canale di Suez e si spinse per circa 10 km nel Sinai, ma anche qui le forze israeliane riuscirono a contenere l'attacco e a rispondere con un'efficace controffensiva (16 ottobre). Il 22 ottobre, il Consiglio di sicurezza dell'ONU chiese e ottenne il cessate il fuoco.

 

So che vi lascio un po’ in sospeso... però spero mi perdoniate... ricordate è Natale... quindi prima di saltarmi al collo pensateci due volte!! XD

Ancora tanti auguri e spero che passiate delle buone feste!

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Capitolo 10
*** 10. L'Operazione Messiada ***


Ciao! Eccomi di ritorno dalle vacanze di Natale... spero che le abbiate passate bene!

Devo confessarvi che dopo aver letto la biografia di una ex-agente del Mossad e aver visto i recenti bombardamenti sulla striscia di Gaza ho pensato di interrompere la fic... tutte le crudeltà di cui ho letto e che ho visto mi hanno colpito davvero nel profondo...

Ma poi mi sono resa conto che la vita deve andare avanti nonostante tutto e che avevo un debito con voi lettori che siete così affezionati a questa storia e con la stessa fic che mi ha fatto maturare incredibilmente sia come scrittrice che come persona e così ho deciso di continuare fino alla fine!

Quindi vi lascio al capitolo di oggi!

Divertitevi!

 

 

 

 

 

10. L’Operazione Messiada

 

 

 

 

Washington DC 19:04 ora locale

Quartier generale dell’NCIS

 

- Dove mi nasconderei se io fossi Tony, McGee?- domandò Abby.

- Sotto la gonna di una bella ragazza?- suggerì il ragazzo sorridendo malizioso.

Come al solito si trovavano nel laboratorio della ragazza...

Per la prima volta senza lavorare...

- Tim! Io sto parlando seriamente!- lo rimproverò la scienziata dandogli uno scappellotto - Per riuscire a trovare Tony dobbiamo pensare come lui... dobbiamo diventare lui!- cominciò a fare su e giù per stanza reggendosi il mento con due dita - Potremmo vedere tutti i film che ha visto lui... no... ci metteremmo troppi secoli... idea! McGee, va in quel negozio in fondo alla strada e compra tutti i film porno che riesci a trovare! Ciao Gibbs!-

L’uomo, appena entrato nella stanza, la guardò curioso.

- Ciao Abby... a cosa ti servono i film porno?-

- A trovare Tony!-

Vedendo che il capo la fissava stranito lei aggiunse:

- Dobbiamo pensare come lui se vogliamo trovarlo... quindi...-

- Hai trovato qualcosa sul caso Collins?- la interruppe Jethro.

- Si... McGee e il suo fido gruppo di pivelli lo ha risolto!-

- Davvero?- chiese ammirato.

- Ehm... si capo...- rispose il giovane imbarazzato.

- Bravo... se avete finito allora perché siete ancora qua?-

- Perché cercavamo di immaginare dove si può essere cacciato Tony... te l’ho già detto... tu perché sei ancora qui Gibbs? Gibbs?- si voltò e notò che nella stanza non c’era nessuno a parte lei, Timothy e Bert.

- Perché se ne deve andare sempre sul più bello?-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Washington DC 19:30 ora locale

Quartier generale dell’NCIS

 

- C’è una taglia sulla sua testa Jethro! Ti rendi conto?!? C’è una taglia su quella sua testa di c...- gridò il direttore esasperata, aveva appena finito di parlare con il direttore dello Shin Beth.

Quell’uomo le aveva educatamente comunicato che DiNozzo ora era sulla lista dei ricercati in quanto possibile terrorista.

- Calmati Jenny...- le intimò l’uomo con calma.

- No...- disse lei ancora più nervosa di prima - no che non mi calmo! Quelli hanno messo una taglia sulla testa di Tony!- si lasciò cadere stanca sul divanetto e lui si sedette accanto a lei.

- Dovevamo avvertire Ziva... lei avrebbe impedito che accadesse...-

- No, non lo avrebbe impedito...-

- E come fai a saperlo eh? Sai leggere anche nei suoi pensieri? No... non credo proprio... visto che non ci riesce nessuno... nemmeno quell’imbecille di Tony...-

- Non sarebbe riuscita ad impedirlo perché è innamorata di “quell’imbecille di Tony”... e questo, lo sai bene anche tu, purtroppo l’ha resa più debole... non è più l’agente di ghiaccio del Mossad che era una volta... e che avrebbe risolto questo problema in un batter d’occhio...-

- Non è vero... dobbiamo avvertirla... lei...-

Jenny non potè continuare a parlare perché le labbra di Gibbs premute sulle sue la interruppero.

Immediatamente si ritrovarono coinvolti in un bacio appassionato.

- Ti sei calmata ora?- le chiese Gibbs a fior di labbra.

- Beh... si... mi sono calmata... in fondo... tu hai argomentazioni molto convincenti...- rispose lei sorridendo.

- Capo! C’è un problem... oh...- esclamò McGee entrando nell’ufficio e vedendoli in quella posizione che lasciava correre ben poca fantasia.

I due si separano lentamente, senza mai smettere di guardarsi negli occhi.

- McGee che diavolo vuoi?- domandò Gibbs visibilmente alterato.

- Gli avvocati del colpevole dicono che Abby ha sbagliato e vogliono che si rifacciano i test... e serve anche la tua presenza... ma se volete ripasso dopo...-

- No... arrivo...- disse l’uomo alzandosi dal divanetto e raggiungendo il Pivello per dargli uno scappellotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 2:07 ora locale

Abitazione di Yanir Afek

 

- Shalom Anthony... ancora sveglio?- chiese Afek.

Nonostante l’ora tarda Tony era ancora in piedi a fissare il paesaggio fuori dalla finestra come faceva di solito.

- Si... non ho mai visto una luna così bella e splendente...- rispose il ragazzo perdendosi nei suoi più segreti e sconfinati pensieri.

- A cosa pensi? Ti vedo parecchio assorto...- domandò l’israeliano avvicinandosi a lui - Si... è proprio bella la luna questa sera...-

- Niente... è che...- si voltò a guardarlo, e Afek giurò di vedere della paura nel suo volto, e se non era paura era irrequietezza, e lui non aveva mai visto quell’espressione sulla faccia del ragazzo, nemmeno quando era ferito.

- Ho come l’impressione che stia per succedere qualcosa di grave...-

- Dio... speriamo di no...- disse Yanir sorridendogli.

- Va beh... è solo un impressione...-

- E di solito le tue impressioni si avverano?-

Tony stette in silenzio una decina di secondi.

- A volte si a volte no...-

- Sarà meglio cacciarti di casa allora...- disse il vecchio cercando si tiragli su il morale con quella battuta.

- A parte gli scherzi... domani potrai andare dal “tuo motivo segreto per cui sei in Israele” se vuoi...-

- Davvero?- domandò DiNozzo illuminandosi.

- Certo!-

In un istante le ombre che gli danzavano in volto furono sostituite da una strana luce.

Doveva tenerci davvero molto al “suo motivo segreto per cui era in Israele”...

- Non avevi detto che dovevo aspettare ancora due giorni?-

- Ho cambiato idea...- rispose Afek ammiccando e dirigendosi verso la porta - Buonanotte...-

- ‘notte...- rispose Tony.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 2:13 ora locale

Quartier generale del Mossad

 

- Ciao Ziva...-

Lei si girò.

- Hazif! Mi hai spaventata...-

- Credevo che nulla ti spaventasse... neanche la morte...- disse lui con il fare di uno che la sa lunga.

Lei lo fissò con odio.

Nella penombra i suoi occhi blu risplendevano con una strana e inquietante luce.

- Beh... te l’ho detto che sono cambiata... no?-

- In peggio aggiungerei... ti sei fatta plasmare alla maniera di quegli imbecilli american...-

La ragazza decise di non perdere tempo con quei discorsi.

- Parlami dell’ Operazione Messiada...-

Hazif parve incupirsi, voltò le spalle e il suo tono da beffardo divenne sommesso.

- Non mi pare ne il  momento ne il posto adatto...-

- Invece lo è... parlamene!-

- Ora?-

- Si... ora... parlo arabo per caso? Aspetta... è vero... io so palare in arabo però in questo momento no!-

- Va bene... siediti...- fece lui sconfitto facendole segno di mettersi accanto a lui nei divanetti.

Lei scelse accuratamente il punto il più distante possibile da lui.

- Allora... da dove comincio?- domandò il ragazzo puntandole di nuovo gli occhi addosso.

- Dimmi cosa è e basta!- sbuffò lei - Non è tanto difficile, no?-

- Mi piaci quando sei aggressiva...-

- Parlami di questa missione o ti taglio la gola!-

- Ma così non potresti mai sapere cosa...-

Ziva lo fulminò con lo sguardo.

- Va bene... la smetto... dimenticavo che sei uno dei migliori agenti della storia del Mossad... oltre ad essere un’ottima amante...-

- Parlamene... ORA!-

Hazif le rivolse un ultimo sguardo malizioso, poi cominciò a parlare con un sospiro.

- Allora... l’Operazione Messiada è un’operazione concepita dalla mia mente geniale... per mettere in ginocchio lo zio Sam...-

A Ziva quasi scappò da ridere.

- Sei pazzo? Nessuno riuscirà mai a piagare in ginocchio gli Stati Uniti! Forse la Cina tra qualche decennio... ma noi? Come potremmo? Un paese grande come una nocciolina e continuamente in guerra?-

Hazif sorrise.

- Penso tu saprai che in questi giorni si sta volgendo “la seconda guerra del Kippur”... che nome stupido che le hanno dato i media...-

- Si, ma che c’entra con...-

- Fammi parlare ma cherié... sei sempre così impaziente! Allora... noi stiamo vincendo lo sai, no? E il nostro premier sta già firmando gli accordi per ottenere il possesso della Giordania, del Libano, della Siria, e dell’Iraq fino al lago Tharthar... questo incrementerà enormemente il nostro piccolo territorio e noi potremo finalmente tenere a bada i musulmani con la minaccia di un genocidio... e questa volta non sarà solo una minaccia... se ci costringeranno a farlo li faremo tutti fuori quei fottutissimo islamici... poi ci dedicheremo agli Stati Uniti...-

- E come?- domandò lei ancora scettica e non del tutto d’accordo con la storia del genocidio.

A parte il fatto che era una cosa orribile e che lei essendo vissuta per molto tempo tra le file palestinesi non riusciva neanche a concepire... ma tutti gli altri paesi del mondo si sarebbero ribellati davanti a questa crudeltà... o almeno così sperava.... certo alcuni erano schierati dalla loro parte però...

Hazif sorrise malizioso.

- Useremo l’atomica...-

Ziva quasi ebbe un attacco cardiaco.

- Sei impazzito?!? Questo causerà un enorme numero di morti innocenti! E poi lo sai già che gli USA ti risponderanno con la stessa moneta... ci spazzeranno via dalla faccia della terra in un soffio!-

- Non se noi colpiamo le loro basi nucleari... e noi grazie a “chi so io” sappiamo dove si trovano... dopo basterà minacciare di colpire anche qualche città importante come New York, Los Angeles o Washington DC e  guarda come si arrenderanno...-

Ziva avvampò quando l’uomo disse “chi so io”...

Ma in fondo quella un’altra parte della sua vita...

Si concentrò sul piano del direttore...

Era un piano assurdo... quasi delirante...

- Tu sei pazzo... e gli altri paesi del mondo?-

- Se proveranno a fermarci subiranno anche loro la stessa cosa... sarà Israele contro tutti... tanto è sempre stato così... ci hanno sempre voluto sottomettere... e io sono stanco... saremo noi a sottomettere gli altri paesi!-

- No... non funzionerà mai... e poi è un piano crudele... no... io non ci sto!-

Hazif Shamir rimase in silenzio un paio di minuti.

- Sai? Sei la degna figlia di tuo padre... anche lui non era d’accordo per questo piano...-

La verità le passò davanti come un fulmine a ciel sereno.

- Tu c’entri qualcosa con l’incidente di mio padre?-

Il direttore non rispose.

- Dimmelo!- urlò lei in preda ad una rabbia omicida afferrandolo per il bavero del colletto.

- Dovevo Ziva... era per i miei ideali... era per il bene del nostro paese...-

Non ascoltò altro: lo sbattè con forza contro il divano e poi si diresse a passo spedito verso la porta.

- Tu non puoi andare via da me! Te l’ho dimostrato l’altra sera! Tu mi appartieni!-

Lei tornò indietro e poco ci volle che non gli desse un pugno in faccia.

- Io non appartengo a nessuno tranne che a me stessa...- soffiò a denti stretti, poi andò di nuovo verso la porta.

- E ora dove andrai? E’ già tutto deciso... non puoi fare niente per fermarmi...-

- Io non voglio fermarti... o meglio non posso fermarti... so benissimo che non ci riuscirò mai... purtroppo... devo solo andare a scusarmi con una persona...-

 

 

 

 

* L’Operazione Messiada non esiste (o almeno lo spero), ed è frutto della mia contorta mente maligna (sperate che nessun capo di governo mi ingaggi come suo consigliere).

* La “Seconda Guerra del Kippur” non è quella che si sta svolgendo nella realtà tra Hamas e Israele, ma una di mia immaginazione.

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Capitolo 11
*** 11. Lasciarsi il passato alle spalle ***


Ciao! Sono tornata con il nuovo capitolo!! Ringrazio tutti i pazzi che leggono questa fanfiction e gli auguro una buona lettura!

 

 

 

 

11. Lasciarsi il passato alle spalle

 

 

 

 

 

Tel Aviv 2:45 ora locale

Appartamento del vicedirettore del Mossad Ziva David

 

Ziva si chiuse la porta alle spalle e vi appoggiò contro la schiena presa dalla stanchezza.

Si sentiva tradita, imbrogliata e soprattutto non aveva la minima idea di cosa fare.

Raramente si era sentita così confusa...

Di solito sapeva sempre come tirarsi fuori dai guai... tutto si manteneva chiaro davanti ai suoi occhi... ma stavolta...

Ma stavolta non le veniva in mente niente!

E per giunta non era solo la sua vita ad essere in pericolo ma anche quella di altri milioni di persone!

Strinse forte il ciondolo a forma di proiettile, e desiderò tanto che Tony fosse accanto a lei in quel momento...

Hazif aveva attentato alla vita di suo padre... e solo perché non condivideva la sua pazza idea...

Suo padre...

Aveva sbagliato a considerarlo un essere senza cuore...

In fondo era un bravo uomo... anche se aveva fatto molte cose sbagliate...

Beh... molto in fondo...

Ma lei non lo aveva mai capito...

Doveva scusarsi assolutamente con lui...

Con un sospiro si staccò dalla porta e prese velocemente il telefono, compose il numero di Chaim: 00972-3-7869119...

- Ciao Chaim... si lo so è tardi... però ho bisogno di te...-

Qualche dopo minuto aveva organizzato un’uscita per andare a trovare suo padre alla clinica...

Se lei avesse accettato avrebbe portato con se anche Sara...

Aveva bisogno di qualcuno a cui aggrapparsi e lei, sebbene si conoscessero da pochissimo, sentiva un eccezionale affetto per quella ragazza solare e che tanto le somigliava.

Però non le avrebbe rivelato nulla sull’operazione Messiada e sul motivo dell’incidente di loro padre...

Non voleva che lei venisse coinvolta in quegli sporchi affari...

Stanca, si sdraiò sopra il divano...

Il tetto le dava un senso d’infinito... pareva così vicino eppure lontano...

 

Jeb... Diretto...

Jeb... Jeb... Diretto...

Il sacco emise un suono simile allo stridio di mille uccelli...

Jeb... Diretto... Gancio...

Ziva cercava di concentrarsi solo su quello che stava facendo...

Jeb... Gancio... Gancio...

Eppure il pensiero di quello che aveva vissuto quel giorno tornava a tormentarla...

Roy...

Diretto con tutta la sua forza...

Il sacco volò via facendo ancora più rumore di prima, ma non abbastanza da coprire il rumore della porta della palestra che si apriva.

Il suono di alcuni passi veloci e sicuri si diffuse per tutta la stanza.

- Sapevo di trovarti qui...- disse Tony fermandosi a poca distanza da lei.

Lei lo ignorò e riprese a prendere a pugni il sacco.

Gancio... Gancio... Jeb... Diretto...

Schivata... Diretto...

Il sacco volo di nuovo via...

- Non avevi un appuntamento con lei?- soffiò afferrando l’oggetto per farlo stare fermo e lanciando una breve occhiata al collega.

- Beh... si... però...- balbettò lui in chiara difficoltà.

Jeb... Diretto... Jeb...

- Cosa c’è? L’ha annullato? E quindi tu sei venuto a cercarmi per non star da solo? Sei venuto dalla tua gomma di scorta? Se è così mi dispiace ma...-

- Le ho dato buca...- confessò Tony.

Ziva si fermò di colpo e lo fissò attentamente.

I suoi occhi chiari la scrutavano preoccupati e stanchi a causa della lunga e difficile giornata appena trascorsa.

- Dici sul serio?-

- Si... e poi si dice “ruota di scorta” non gomma...-

- Scusa allora...- fece lei mortificata per aver frainteso quell’inusuale gesto di affetto.

Il silenzio si impossessò di nuovo di loro.

- Perché?- chiese Ziva all’improvviso.

- Perché si dice “ruota di scorta” invece di “gomma”? Beh... perché... perché... non c’è un perché! Si dice così e basta!-

Lei lo fissò eloquentemente e Tony abbassò lo sguardo e alzò le spalle.

- Perché tu hai più bisogno di me in questo momento che lei...-

Ziva abbozzò ad un sorriso e riprese a dare pugni.

- Cosa te lo fa pensare?-

- Il fatto che sei chiusa in questa palestra di sera a posto di stare a casa tua oppure in giro a ubriacarti... cioè quello che fai di solito!-

- Non potrei semplicemente aver voglia di tirare un po’ di pugni in modo da mantenermi in forma e non...-

Tony bloccò il sacco e si parò di fronte a lei.

- No, Ziva! Non oggi almeno! Non stasera! Non dopo quello che hai passato!-

Lei abbassò lo sguardo incapace di reggere il suo.

- Parlami... dimmi come ti senti... fammi capire quello che stai provando... io ti voglio aiutare!- fece lui mettendole un mano sul braccio.

Lei si liberò della sua gentile stretta con uno strattone e gli urlò contro arrabbiata.

- Che cosa dovrei dire? Allora Tony? Cosa dovrei dire? Roy è morto giusto? Parlare con te non lo riporterà in vita... niente lo riporterà in vita! Quindi a che serve parlare?!?-

- Non lo riporterà certo in vita però...- fece un mezzo sorriso - però aiuterà te...-

Ziva gli si avvicinò.

- Io non ho bisogno dell’aiuto di nessuno...- soffiò a pochi centimetri dal suo viso.

- Non è vero! Non mentire...- rispose lui per niente intimidito sempre con quel sorriso stampato in faccia.

- Non ho bisogno del tuo aiuto, Tony...-

- Non è vero...-

- Non ho bisogno del tuo aiuto!- gridò.

Fece per colpirlo al viso, ma lui non mosse un muscolo e rimase a fissarla senza mai distogliere lo sguardo.

- Si invece...- ribattè lui secco.

Ziva scosse la testa, si allontanò dal sacco e si andò a sedere contro il muro, Tony la seguì e fece la stessa cosa...

- Non voglio parlare... non serve a niente...- fece Ziva più calma poggiando a testa contro il muro e chiudendo gli occhi.

- Piangi allora... sfogati... dicono che funziona a volte...-

- Gli agenti del Mossad non piangono...- ribattè lei sempre con gli occhi chiusi e un sorriso amaro stampato in volto.

Era la prima cosa che le aveva inculcato suo padre quando era entrata a far parte dell’organizzazione.

 

“Gli agenti del Mossad non piangono”

 

In quella semplice frase era racchiusa la disumana condizione delle persone che lavoravano per l’Ha-Mossad le-Modi'in ule-Tafkidim Meyuhadim, più comunemente chiamato solo Mossad, ridotti a esseri privi di ogni sentimento che non fosse l’odio e la totale indifferenza che gli permetteva di uccidere delle persone che non avevano mai visto e con cui non avevano mai parlato.

“Gli esseri umani piangono! Non gli agenti del Mossad!” le parole dell’uomo che l’aveva allenata, Shlomo, le risuonavano continuamente in testa...

Strinse i pugni sperando che Tony non se ne accorgesse...

Lui rimase a fissarla per un paio di minuti...

Odiava vederla ridotta in quello stato... sembrava un’altra persona...

Una persona che lui non conosceva e che lo allontanava...

- Allora vorrà dire che passerò qui la mia serata... e se non vuoi parlare tu vorrà dire che parlerò io...- disse sistemandosi meglio contro il muro.

- Non c’è bisogno... io...- provò a ribattere lei.

- Si... lo so... lo so... non hai bisogno dell’aiuto di nessuno... gli agenti del Mossad non piangono e cavolate simili... ma come hai detto tu non ho niente da fare questa sera no? Quindi da adulto che pensa con la propria testa ho deciso di rimanere qui con te ok?-

Lei aprì gli occhi e lo fissò.

Le stava sorridendo con quel suo sorriso dolce che raramente si disegnava sul suo volto.

Lei rispose al sorriso e poggiò la testa sulla spalla del ragazzo chiudendo di nuovo gli occhi.

E in breve Tony cominciò a parlare di tutto...

Dei suoi film, delle sue avventure al liceo e all’università, del periodo passato in polizia, dei politici...

Rimasero così fino all’alba: lui che parlava e lei che lo ascoltava, seduti a pochi millimetri l’uno dall’altra.

Ziva dovette ammettere che in effetti ora si sentiva meglio... la mente svuotata quasi del tutto da quel senso di oppressione e di inutilità che provava prima...

- Credo sia meglio se torniamo a casa, sai?- disse Tony facendo un enorme sbadiglio - te lo immagini se ci trova Gibbs? Tu mezza nuda e io tutto scompigliato... chiusi da soli in palestra...-

Ziva sorrise e si alzò da terra.

- Grazie...- sussurrò prima di andare verso l’uscita.

Tony la guardò, mentre andava via, sorridente...

- Ricordati Ziva: se mai avessi bisogno del mio aiuto io sarò sempre qui... hai capito? Ti aiuterò sempre... anche se non me lo chiedi... hai capito?-

 

Hai capito...

Ziva si svegliò di soprassalto...

Ormai era l’alba e i raggi di sole illuminavano la stanza intorno a lei...

 

- Ricordati Ziva: se mai avessi bisogno del mio aiuto io sarò sempre qui... hai capito? Ti aiuterò sempre... anche se non me lo chiedi... hai capito?-

 

Quelle parole le rimbalzavano in testa con la forza di mille cannoni...

Non poteva continuare così...

Non poteva continuare a vivere nell’ombra di un ricordo... per quanto bello potesse essere...

Doveva lasciarsi il passato alle spalle... una volta per tutte... altrimenti l’avrebbe indebolita...

E in questo mondo di sciacalli sempre pronti a saltarti al collo alla tua minima incertezza nessuno si può permettere d’essere più debole degli altri...

Si mise a sedere e si prese la testa tra le mani...

Il ciondolo dondolava avanti e indietro davanti ai suoi occhi...

Lo afferrò e se lo tolse...

Rimase a fissarlo per un tempo che le parve infinito... passò le dita delicatamente su tutti i ghirigori e sulle lettere che componevano il suo nome...

Doveva lasciasi il passato alle spalle...

Il ciondolo ricadde delicatamente sul tavolino di fronte a lei...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 6:17 ora locale

Casa di Yanir Afek

 

Hai capito...

Tony si svegliò di soprassalto...

Dopo tutta la notte insonne era finalmente riuscito a prendere sonno...

Aveva sognato di quella notte passata con lei... la notte in cui era morto Roy...

Una delle notti più belle della sua vita se proprio doveva essere sincero... Passata solamente a parlare mentre Ziva poggiata alla sua spalla e in religioso silenzio lo ascoltava...

Scacciò quel ricordo e fissò il tetto bianco...

Era leggermente illuminato dalla calda luce del sole del mattino...

Dalla finestra aperta entro una lieve brezza mattutina che portò con se i profumi di quella terra...

Era tutto così diverso da Washington...

Così estraneo...

Pareva quasi di essere in un altro mondo...

Il suo mondo...

L’indomani avrebbe finalmente potuto iniziare le ricerche di Ziva.

Ma cosa le avrebbe detto una volta che ce la avesse avuta davanti?

Per tutti quei giorni non aveva fatto che pensare a quel momento... e ora era insicuro come mai prima di allora...

Cosa le avrebbe detto?

Cosa avrebbe fatto?

Lei come avrebbe preso questa sua improvvisa apparizione?

Forse aveva sbagliato a partire...

Forse lei non voleva più vederlo...

Forse lei voleva semplicemente tornare alla sua vecchia vita...

Lontano da lui...

Forse la stava solamente venendo a disturbarla...

Che ci faceva lui in Israele?

Che diavolo aveva pensato di fare?

Quello non era il suo posto...

Venne scosso da un brivido che gli percorse tutta la schiena...

Per la seconda volta in una sera aveva la brutta sensazione che stesse per accadere qualcosa di grave...

Non poteva essere una coincidenza...

Come dicevano anche uno dei motti del Mossad e Gibbs: “Non esistono le coincidenze”

No... non era una coincidenza...

Stava davvero per succedere qualcosa di grave...

Però lui non sapeva ne dove ne quando...

Che c’entrasse Ziva?

Che fosse nei guai?

Si mise a sedere sul letto e fissò i raggi che dalla finestra illuminavano la sedia accanto a lui...

Beh... a quanto pare stava per scoprirlo...

Decise che le parole che le avrebbe detto le avrebbe scelte nel momento in cui l’avrebbe rivista...

Sempre se l’avesse rivista...

 

 

 

 

* Non so se il numero “00972-3-7869119” esista veramente, è di mia invenzione, però il prefisso (00972-3-) è quello vero di Tel Aviv se interessa a qualcuno.

* L’Ha-Mossad le-Modi'in ule-Tafkidim Meyuhadim, è il nome completo del Mossad che significa: Istituto per l'intelligence e servizi speciali, e solo Mossad vuol dire: Istituto.

* Ci stiamo avvicinando al capitolo 13... stiamo a -1...

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Capitolo 12
*** 12. Scelte ***


Eccomi! Non avrei mai creduto che lo scorso capitolo sarebbe piaciuto... non ci avrei mai scommesso e invece alcuni di voi dicono che è il più bello... il mio consulente marketing (mio fratello) l’aveva detto... e io non gli ho creduto... lo promuoverò mio manager!

Comunque ora godetevi questo capitolo che ha una triste sorpresa finale...

 

 

 

 

12. Scelte

 

 

 

 

Washington DC 12: 03 ora locale

Quartier generale dell’NCIS

 

- Ducky! Ducky!- gridò Abby entrando di corsa nel laboratorio di quest’ultimo con McGee sotto braccio.

Pareva parecchio agitata...

- Che c’è Abby?- domandò il vecchio dottore togliendosi i guanti e buttandoli nel cestino.

- Mi devi dare una mano! Guarda McGee... è in questo stato da ieri...- gridò la ragazza facendo vorticare i codini intorno a lei.

- Sembra che sia stato scioccato...- notò Palmer avvicinandosi e osservando l’espressione dell’agente.

- Ma da cosa?- disse Abby reggendosi il mento con due dita con aria pensosa.

- Dovremmo fare degli esami per vedere se è in questo stato a causa di una tossina o altro... oppure dovremmo fare delle ricerche sugli ultimi due giorni della vita di Tim...- cominciò a dire Ducky camminando su e giù per il laboratorio - oppure...-

- Oppure potremmo chiederlo a lui...- suggerì Palmer.

- Potremmo in effetti...- disse il dottor Mallard guardandolo storto come faceva quando il giovane arrivava ad una conclusione prima di lui.

- Giusto... non ci avevo pensato...- esclamò Abby battendosi il palmo della mano sulla fronte.

I tre volsero la loro attenzione verso McGee.

- Allora... Timothy... che cosa è successo ieri?- domandarono tutti in contemporanea.

Il ragazzo li guardò con uno sguardo vuoto.

- Loro... hanno... e io...- balbettò.

- Loro chi?- chiese Abby.

- Loro...- continuò McGee sempre balbettando.

- Devi dirmi chi sono loro!- gridò l’eccentrica scienziata afferrando Tim per il colletto e cominciando a scuoterlo.

- Ferma Abby! Così gli fai male!- la bloccò Ducky.

- Il direttore... e Gibbs... hanno... si sono...- farfuglio ancora più confuso e spaventato diventando rosso.

- Oh mio Gibbs! Solo una cosa potrebbe essere...- esclamò Abby.

- E cioè?- domandò Palmer.

- Jenny e Gibbs hanno... nascosto un alieno nell’ufficio del direttore!- disse con il fare di chi la sa lunga la ragazza.

- Non credo sia questo Abby...- le fece notare il dottore anziano.

- Perché non potrebbe essere? Se Tony riesce a prendere una malattia estinta da secoli il direttore e Gibbs possono nascondere un alieno in ufficio!-

I due medici decisero di ignorarla e di tornare a dedicarsi a Timothy.

- Loro si sono...-

- Si sono...- fecero i tre incoraggiandolo a parlare.

- Baciati...- sussurrò il ragazzo.

Tutti fecero un sospiro di sollievo.

- Tutto qui? E noi che credevamo chissà quale disgrazia!- gridarono insieme facendo per tornarsene ognuno al proprio lavoro.

McGee rimase sconvolto.

- Ma forse non avete capito! Il direttore e Gibbs si sono baciati!!!-

Abby gli mise una mano sulla spalla.

- E tu ti sconvolgi per così poco?-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 18: 04 ora locale

Abitazione di Yanir Afek

 

- Hai preso tutto Anthony?- domandò Afek.

Era sul ciglio della porta e Tony era fuori, ormai guarito quasi del tutto.

L’uomo aveva deciso di lasciarlo partire perché sapeva che tanto se non glielo avesse permesso, quello sarebbe andato via lo stesso...

Tanto valeva non fargli perdere tempo per organizzare una fuga e mandarlo subito via...

- Si...- disse Tony sorridendo sornione - avevo solo i vestiti...-

- Ancora non riesco a capire come hai fatto a sopravvivere a quell’imboscata... senza armi...- e dicendo così gli porse una pistola.

- Cosa?!? Tu hai una pistola?!?- domandò DiNozzo incredulo.

- Certo...  vivo solo con questo lupo...-

Badir gli si strusciò contro.

- ... mi devo pur difendere no? Forza prendila!- continuò l’israeliano.

- No! Non posso! Non la so usare!-

- Non mi mentire... hai dei calli nella mano che dimostrano il contrario... e poi la ferita da proiettile relativamente recente che hai nella coscia dimostra che sei già stato coinvolto in una sparatoria... dimentichi che ero un medico?-

Tony sorrise... lo aveva sottovalutato...

- Ok... mi hai scoperto... la so usare... ma non la posso prendere... tu come farai a difenderti?-

- Ne vado a comprare un’altra... semplice no?-

DiNozzo non era ancora convinto.

Yanir Afek gli mise in mano la pistola.

- Servirà di più a te...-

Il ragazzo lo ringraziò con lo sguardo e la infilò nei pantaloni.

- Ok... credo sia giunto il momento di separaci...-

- Si...- disse Afek accarezzando Badir che piagnucolava quasi sapesse che Tony stava per andarsene.

Lui si abbassò e gli fece il solletico sotto il collo.

- Sei sicuro di non voler partire domani mattina?- gli domandò dall’alto il vecchio.

- Se viaggio di notte arriverò di mattina...- rispose l’agente dell’NCIS senza alzare lo sguardo.

- Sei sicuro di non volere un passaggio?- continuò speranzoso l’ex medico.

DiNozzo si alzò e lo guardò sorridendo.

- No... voglio fare la strada a piedi...-

- Contento te...-

- Allora arrivederci...- disse Tony stringendogli la mano.

Poi si voltò e cominciò a percorrere il sentiero tra gli aranci.

- Sento che ci rincontreremo! L’hitraot !- gli gridò dietro l’uomo.

Badir ululò.

Tony fece un cenno con la mano e continuò a camminare.

“Anche io... amico...”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 19:05 ora locale

Autostrada

 

- Ancora non ci credo che se ne è andato...- sussurrò Tony ancora incredulo rivolto a Ziva.

Erano seduti sulla sua macchina e stavano guardando il tramonto bevendo una cioccolata calda...

Avevano posteggiato sul molo...

- Neanche io...-

- Mi ha lasciato il comando senza dire una parola... senza dirmi cosa si aspetta che io faccia...-

Erano appena usciti dall’NCIS e Gibbs aveva appena comunicato a tutti che sarebbe andato in pensione...

Aveva lasciato le sue cose in mano a DiNozzo e poi era scomparso in Messico...

Sorseggiarono la cioccolata.

- Forse sa che sai già cosa fare...- disse Ziva

- Non è vero! Io sono confuso... non so cosa devo fare e quello che invece devo fare... in questo momento so solo che ho una voglia matta di prenderlo a cazzotti...- fece il ragazzo stringendo il pugno fino a far sbiancare le nocche...

Ziva notò il suo nervosismo...

- Calmati DiNozzo... e concentrati su cose positive come il tramonto... penserai domani a cosa fare... penserai domani a cosa non fare... ma oggi c’è solo il tramonto...-

Tony lo osservo per un lungo minuto, rapito dalla sua bellezza e dai suoi colori...

- E’ bello vero?-

- Già... ma dovresti vedere quello che c’è in Israele... è ancora più bello...-

Lui la guardò curioso.

- Dici sul serio?-

Lei si voltò e i loro sguardi si incontrarono...

- Si... è il più bel tramonto del mondo...- rispose lei sorridendo dolcemente al ricordo.

Lui tornò a fissare il sole che ormai era quasi scomparso...

- Un giorno voglio visitare il tuo paese...- disse, ma dopo un paio di secondi aggiunse - con te magari...-

Lei sorrise.

- Mi piace come idea...-

- Allora è deciso...- disse Tony felice buttando il bicchiere di cioccolata calda in una secchio della spazzatura là vicino con un canestro quasi perfetto.

- E magari visto che ci siamo andiamo anche in Messico a fare una visitina a Gibbs...- fece Ziva ridendo.

Tony si unì alla risata della ragazza....

- Così magari mi spiega cosa vuole che io faccia!-

 

- Ziva...- la chiamò Sara.

Erano dentro una macchina nera che il Mossad aveva messo a sua disposizione.

Lei non la ascoltò neanche...

Era troppo arrabbiata e confusa...

Cercò istintivamente il ciondolo di Tony... ma non lo trovò.

Lo aveva lasciato a casa...

Faceva parte del passato ormai!

E lei, seppur a malincuore, doveva abituarsi all’idea che non lo avrebbe più rivisto...

- Ziva...- la chiamò di nuovo Sara.

- Uhm?-

- Che hai? Non ti senti bene?- le domandò notando le sue occhiaie e la sua espressione infelice.

Tentò di fare un sorriso per rassicurarla.

- No... non ho niente... tranquilla...-

- Beh... stiamo andando a trovare nostro padre in segreto... e tu sembri appena uscita dalla tomba... penso che ci sia qualcosa che non va...-

Ziva si raddrizzò e le passò una mano tra i capelli.

- Senti... non ti preoccupare! Va tutto bene...-

Proprio in quel momento si senti il rumore del motore di una grossa auto scura che stava andando incontro alla loro.

C’era un uomo in cima...

E aveva un lancia granate...

- Sicura che vada tutto bene?!?- le domandò spaventata Sara.

- Salta fuori dalla macchina!- gridò Ziva.

La ragazza non se lo fece ripetere due volte...

Aprirono gli sportelli con foga e si gettarono fuori, rotolando sul duro asfalto...

Non appena furono fuori dalla macchina quest’ultima esplose con un enorme boato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 19:09 ora locale

Autostrada

 

Tony era a un centinaio di metri da lì quando sentì il boato.

Immediatamente si precipitò verso il luogo da cui proveniva l’esplosione...

E fu così che vide Ziva e una ragazza di circa sedici anni rotolare sull’asfalto fino a raggiungere il ciglio della strada, mentre la macchina a dieci metri da loro era avvolta dalle fiamme e un fuoristrada nero con sopra un uomo incombeva su di loro...

“Ziva...” pensò.

Poi fece tutto automaticamente, si avvicinò anche lui al ciglio della strada, mentre Ziva e la sua compagna cercavano di rialzarsi, e tirò fuori la pistola di Afek.

Non perse tempo: sparò subito all’uomo sopra il tetto.

Poi, neanche lui sapeva come, riuscì a colpire anche il guidatore facendo sbandare il fuoristrada che andò a sbattere contro la macchina di Ziva in fiamme.

Continuò a correre verso le ragazze più forte che poteva.

Ma scorse con la coda dell’occhio una cosa che non gli piacque...

All’ultimo minuto due passeggeri del fuoristrada erano riusciti a uscire, ed erano pericolosamente armati anche loro.

Tony guardò preoccupato verso Ziva, stava aiutando l’altra ragazza a rimettersi in piedi...

E i due malviventi miravano verso di lei...

Gli pareva persino di riconoscerne uno...

Dove l’aveva già visto?

Decise che non era quello il momento di pensarci...

Corse disperato in quella direzione con la pistola ben stretta in mano...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 19:10 ora locale

Autostrada

 

- Forza alzati! Non c’è tempo!-

Ziva stava aiutando Sara ad alzarsi quando il proiettile le sfiorò la guancia...

Un altro le sfiorò il braccio, stavolta penetrando più in profondità...

Non pensò neanche...

Il suo istinto da agente del Mossad lo fece al posto suo...

Scattò immediatamente verso il sentiero scosceso, ripido e roccioso che c’era su un lato della strada e si nascose dietro un masso abbastanza grande da coprirla.

- Ziva...-

- Sara forza vieni anche tu al riparo... muoviti!-

La sorella tentò di farlo...

Ma non fu abbastanza veloce...

Fu colpita in pieno e si afflosciò per terra...

- Sara!- gridò Ziva sconvolta e con gli occhi pieni di lacrime...

Nella sua mente ripercorse i ricordi di Tali che esplodeva e di Ari che moriva per mano sua...

Fece per correre verso di lei ma due braccia forti la afferrarono e la strinsero, impedendole di andare incontro ad una morte certa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 19:11 ora locale

Autostrada

 

Tony aveva assistito alla scena con il cuore in gola, e non appena quei due avevano sparato alla ragazza che Ziva aveva chiamato Sara, e cercarono di uccidere anche lei, lui non esitò ad afferrarla rimetterla al sicuro nel suo nascondiglio facendole scudo col suo corpo...

Continuò a sparare a sparare verso quei due beccandosi però un colpo di striscio al fianco...

Ignorò il dolore e continuò a sparare con i pochi colpi che gli rimanevano fino a quando non sentì più nulla...

Il silenzio regnava incontrastato in quel luogo di morte e dolore...

Tony si girò verso Ziva...

Erano giorni che cercava disperatamente di rivederla, per poter parlare... per poter chiarire... per poter chiudere quella pagina... o magari di riaprirla...

Ma non aveva certo immaginato che si sarebbero rivisti in una situazione del genere...

Vederla così indifesa e ferita... lo faceva rendere conto che lei aveva bisogno di lui e che lui non poteva abbandonarla... non in quel momento almeno...

Non doveva andare così...

- Ziva... stai bene?-

Tutto quello che rispose Ziva con il viso rigato dalle lacrime e abbracciandolo forte fu:

- Sara...-

 

 

 

 

* L’hitraot vuol dire addio

* Povera Sara... non picchiatemi!

* Ragazzi il prossimo è il famoso capitolo 13...

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Capitolo 13
*** 13. Un inizio e una fine ***


Eccoci finalmente al capitolo 13... il fatidico capitolo dell’incontro... purtroppo per colpa di qualcuno... non farò nomi... (eLiSeTtA) sapete già che è un capitolo “speciale” e quindi ringraziate CHI ha fatto spoiler e che vi ha quindi rovinato la sorpresa... (perché doveva essere una sorpresa per voi uffi!) non la uccidete però... quel compito spetta a me... muahahahahah...

A parte gli scherzi... ora vi lascio al capitolo! Buona lettura!

 

 

 

 

 

13. Un inizio e una fine

 

 

 

 

Tel Aviv 20:40 ora locale

Abitazione di Yanir Afek

 

Tony non riusciva a capacitarsi di essere appena riuscito a trascinare Ziva in un luogo apparentemente sicuro, una casa disabitata nel mezzo di un aranceto, ferito e confuso.

Lei aveva pronunciato frasi come: “Non può essere morta... non lei... è un incubo...” per tutto il tragitto e lui era rimasto stupito di fronte a quel lato di Ziva di cui ignorava l’esistenza.

Appena entrato nell’abitazione si era chiuso la porta alle spalle e aveva osservato la sua compagna mentre si sedeva sul letto.

Preso come era dalla fuga non si era nemmeno reso conto di essere ritornato nell’abitazione di Afek.

Stranamente il vecchio non era in casa...

Si concesse un secondo per pensare cosa stesse facendo quell’uomo con il suo lupo...

Poi Tony tornò a dedicarsi a Ziva.

Pareva in trance.

Fissava il vuoto con una intensità che lo spaventava.

Si sentiva lontano da lei... incapace di raggiungerla...

L’aveva cercata per giorni...

E ora che l’aveva trovata...

Le cose non dovevano andare così...

Le si avvicinò con cautela e abbassandosi verso di lei le chiese dolcemente come stava.

Ziva non rispose.

Lui sospirando si tirò su e andò verso il bagno, dove trovò tutto l’occorrente per ripulire, disinfettare e fasciare le loro ferite.

Prima si occupò di lei.

Per fortuna era solo stata colpita di striscio all’avambraccio e aveva qualche escoriazione...

La ragazza per tutto il tempo della medicazione non si era mossa e non aveva dato segno di capire cosa stesse succedendo intorno a lei.

Poi DiNozzo con quello che rimaneva pensò a sé.

Era stato colpito al fianco, per fortuna superficialmente, ma sanguinava parecchio...

Alla fine, stremato, Tony si sedette accanto a lei e iniziò a sussurrarle parole di incoraggiamento.

- Ziva svegliati... sono Tony... sei al sicuro ora... dai...-

- Tony?- chiese lei girandosi a fissarlo ma i suoi occhi non avevano nessuna un’espressione e lei pareva non riconoscerlo.

- Si... sono Tony...-

- Tony...- ripeté lei come se cercasse di ricordare dove avesse già sentito quel nome.

- Brava, Tony! Ti prego torna in te...-

- Tony...- disse ancora una volta la donna e in quel momento si ricordò tutto.

L’imboscata, il suo incontro con lui, la morte di Sara...

- Tony... è stata colpa tua!!! E’ stata colpa tua!!!- fece alzandosi in piedi e gridandogli addosso.

Anche lui si alzò e la guardò confuso negli occhi.

- Se tu non mi avessi trattenuta l’avrei salvata e lei sarebbe ancora viva!!! E’ stata tutta colpa tua!!!-

E dicendo così cominciò a prenderlo a pugni.

- E’ colpa tua!!! Tua!!! Sei un bastardo!!! Sara è morta per colpa tua!!!-

“Se io non ti avessi trattenuta avresti fatto la fine di quella poveretta probabilmente...” pensò Tony un poco sorpreso da quella reazione improvvisa.

Ma Ziva in quel momento non aveva bisogno di qualcuno che la contraddicesse...

Per questo, lui nonostante quei colpi gli facessero male, non reagì e li subì tutti con estrema serenità.

Lei continuò a prenderlo a pugni innumerevoli volte, finché, stanca, si accasciò contro il suo corpo.

Tony prontamente la sorresse.

Quando alzò gli occhi verso di lui, e notò che il suo viso era pieno di contusioni, parve riacquistare il senno.

Gli occhi non erano più inespressivi, anzi sembravano mortificati per quello che gli aveva appena fatto.

- Tony... che ti ho fatto... scusami...- disse la ragazza abbracciandolo forte.

- “Mai chiedere scusa è un segno di debolezza”!- citò Tony abbozzando a un sorriso, poi tornò serio - Non è niente comunque... tranquilla... non è successo niente... va tutto bene...- e prese a carezzarle i capelli.

- Che ci fai qui in Israele?- chiese ancora appoggiata a lui.

Tony non rispose e rimase in silenzio.

Ziva allora scostò lentamente la faccia dalla sua spalla e lo fissò intensamente negli occhi.

Quanto le era mancato quello sguardo...

Beffardo ma allo stesso tempo dolce...

Semplice ma complesso...

L’unico sguardo capace di farla sentire al sicuro...

Quello sguardo valeva più di mille parole...

Con estrema cautela avvicinò le proprie labbra alle sue toccandole appena.

Poi ripeté il gesto approfondendo quel magico contatto.

Il solido muro che aveva intorno al cuore cedette.

Ricominciò a piangere e questa volta si abbandonò ai singhiozzi.

- Ziva...- disse Tony staccandosi un momento e ansimando.

Non doveva assolutamente andare così!

- Stai zitto...- mormorò lei tirandolo nuovamente a sé.

Si sdraiarono, lei percepì il sapore ferroso del sangue sulle labbra del ragazzo, là dove l’aveva colpito con violenza poco prima.

Dapprima fu il bisogno di sopravvivere a tutto quello che avevano passato a guidarli, poi fu qualcosa di più profondo e antico che fece scordare loro il dolore, sia fisico che morale, che li stava tormentando.

Infine persero la consapevolezza di tutto.

Inconsapevoli del mondo, inconsapevoli della guerra, inconsapevoli della morte che li circondavano rendendo le loro vite impossibili, ma non inconsapevoli di loro stessi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 7:05 ora locale

Abitazione di Yanir Afek

 

Quando si svegliò Tony si accorse di essere da solo nel letto.

Lentamente si mise a sedere, e quando lo fece provò un fitto dolore al fianco, ma non vi badò.

- Buongiorno...- lo salutò Ziva tornando dal bagno.

- Ciao...- le disse con dolcezza - Perché non mi hai svegliato?-

- Pensavo volessi dormire ancora un po’...- rispose facendo le spallucce.

Lui si allungò verso di lei, cercando di afferrarla, ma Ziva si sottrasse alla sua presa e s’allontanò un poco.

- Ci aspetta una lunga giornata...-

Con un grugnito di disapprovazione Tony si alzò e prese i boxer dai suoi abiti ammucchiati vicino al letto, mentre Ziva raccoglieva le sue cose.

Dalla finestra, il ragazzo studiò il paesaggio.

Il cielo mattutino era azzurro e limpido. Il sole era caldo e brillante e faceva risplendere le gocce di rugiada sugli alberi come gioielli.

- Vieni a vedere!- gridò.

Con indosso i pantaloni di tela e la camicia abbottonata a metà, Ziva lo raggiunse.

Lui la guardò stordito dalla sua bellezza.

La donna spalancò gli occhi di fronte a quello spettacolo che tanto le era mancato.

- Che meraviglia... queste cose non si vedono a Washington...- mormorò, poi si appoggiò a Tony che istintivamente la abbracciò.

- Beh... a Washington ci sono altre meraviglie... prendi me come esempi... ahi! Va bene ho capito... la smetto...-

Restarono immobili e in silenzio per qualche minuto.

Poi Ziva si divincolò dall’abbraccio.

- Dobbiamo andare... abbiamo molte cose da fare...-

- Più di quelle che abbiamo fatto ieri sera?- chiese DiNozzo sornione.

Ziva non potè trattenere un sorriso, ma poi torno seria e lo fissò con la sua occhiataccia.

- Forza! Smuovi quel sederino peloso e preparati!-

Tony annuì e sospirò.

Come ebbe finito di vestirsi raggiunse Ziva che stava cercando qualcosa di utile nei cassetti della cucina.

La vide prendere in mano una forchetta e osservarla in tutte le sue angolazioni, poi, delusa, la buttò dietro di se...

Fece per esaminare un coltello ma Tony la baciò con passione sorprendendo entrambi...

Soprattutto Ziva... che però alla fine ricambiò il bacio.

Nessuno dei due aveva fatto parola sui possibili sviluppi di quella storia.

La notte prima avevano parlato a lungo di padri, fratelli, amici...

Vivi e morti.

C’erano state altre lacrime.

Poi si erano amati di nuovo e infine erano sprofondati nel letto per godere di qualche ora di sonno prima dell’alba.

Tony sapeva benissimo che quello che era successo la notte precedente era la conseguenza di tutti quegli eventi nefasti che erano accaduti ad entrambi nel corso della loro vita e che li avevano uniti a poco a poco...

Non era amore...

Non ancora almeno...

Però era un inizio.

E se quel bacio poteva essere un inizio per lui, poteva esserlo anche per lei, o almeno così sperava.

- Cosa facciamo ora?- chiese Ziva staccandosi leggermente da lui - Ce ne andiamo... prima che il proprietario ritorni?-

- Con la fortuna che abbiamo mi stupisce che Afek non sia spuntato fuori proprio mentre noi...-

- Già...- lo interruppe Ziva imbarazzata - Chi è Afek?-

- Il proprietario...- rispose Tony come se fosse ovvio.

- Tu conosci il proprietario di questa casa?- fece lei spingendolo via piuttosto accigliata.

- Si... è quello che si è occupato di me quando sono stato aggredito da quei mercenari... bravo uomo...-

- E ora dov’è?-

- Non lo so...-

- Che significa che non lo sai?-

- Mica sono il suo segretario!- ribattè il ragazzo - Comunque dovrebbe essere a caccia con Badir...-

- E chi è?-

- Il suo lupo...-

- Ah... certo che le persone strane le conosci tutte tu...-

- Non so se prenderlo come un complimento o come un insulto...-

- Lascia perdere... hai preso tutto piuttosto?-

- Si... avevo solo i vestiti...-

- Bene... non ci sono armi qua... neanche un coltello un po’ più grosso del normale in cucina o di un bisturi... ho cercato ovunque... anche in bagno...-

- Chi nasconderebbe le armi in bagno?-

- Io... comunque sono disarmata come te... quindi come facciamo?-

- Beh... io non ho mai detto di essere disarmato...-

- E me lo dici ora?!?-

- Si...- e le lanciò la pistola che gli aveva dato Afek.

- Se non hai altre bollenti rivelazioni da farmi possiamo partire...- fece Ziva incamminandosi verso la porta con passo deciso.

- Scottanti rivelazioni... non bollenti... comunque... non potremmo rimanere qua e aspettare che il vecchio torni?- le fece notare DiNozzo cingendola da dietro con le braccia.

- No... Tony io devo tornare al quartier generale del Mossad e denunciare l’incidente... devo fare “arrestare” Hazif per tutto quello che mi ha fatto... la deve pagare...- rispose lei divincolandosi.

- Va bene... allora partiamo subito...- borbottò Tony.

Poi andò verso la porta e la aprì galantemente per far passare la ragazza.

- Grazie...- disse questa sorridendogli.

Appena misero piede fuori di casa l’aria fresca del mattino li investì, portando con se profumi quasi sconosciuti a Tony.

Percorsero insieme la stretta stradina che si apriva tra gli alberi.

Era grande appena per far passare il furgoncino di Afek.

- Ma non finisce mai?!?- commentò Ziva dopo un paio di minuti di cammino.

- Dovrebbe mancare poco alla fine... ah! Ecco il cancello!-

Una volta oltrepassato davanti a loro si estesero circa  cento metri di manto erboso che poi con una discesa rocciosa arrivava in autostrada.

Ziva cominciò a chiedersi come avesse fatto Tony a portare entrambi sino a quella casa...

Doveva essere stato estenuante oltre che pericoloso... eppure lui non si era tirato indietro...

Le aveva salvato la vita... 

E lei invece lo aveva picchiato...

- Ehi, occhioni belli... torna tra noi invece di fissarmi come se non avessi mai visto un uomo... capisco d’essere irresistibile... però non ti pare di esagerare?-

Lei gli rivolse l’occhiataccia.

- Allora... da che parte andiamo?- disse Tony osservando confuso la grande distesa d’erba che si trovava davanti a loro.

- Afek ti ha detto dove si trova la sua casa più o meno?-

- Ha detto che è poco lontano da Gannot mi pare...-

- Ottimo... là ci sono agenti del Mossad a volontà...- fece aumentando il passo e cominciando a camminare verso la discesa che portava all’autostrada.

- Come mai?- chiese Anthony incuriosito e seguendola.

- Mio padre è stato ricoverato in una clinica privata proprio a Gannot...-

- Capito...-

Quando ormai erano quasi arrivati alla discesa udirono un rumore appena percettibile alle loro spalle.

- Hai sentito anche tu?- chiese Tony preoccupato.

Ziva annuì.

Lentamente si voltarono e andarono a controllare.

Ma purtroppo per loro si ritrovarono davanti una granata stordente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 10:07 ora locale

Proprietà di Yanir Afek

 

Quando si svegliò Tony si accorse di avere mani e piedi legati.

Dove si trovava?

Non ricordava nulla di quello che era successo...

Era steso su un prato ed era legato come un salame...

Perché?

I ricordi lo assalirono improvvisamente...

La partenza improvvisa di Ziva... l’imboscata... Afek... Ziva che piange sul suo petto... Ziva che lo bacia con passione... la granata stordente...

Ziva!

In qualche modo riuscì a mettersi in ginocchio e ancora con la vista offuscata la cercò utilizzando gli altri sensi.

Riusciva a sentire il suo respiro il suo respiro...

Era accanto a lui... viva...

“Ma per quanto?” pensò cercando di mettere a fuoco l’uomo davanti a lui.

- Tu sveglio... miracolo...- commentò il mercenario che li aveva catturati con un sorriso odioso stampato in faccia.

Avrebbe riconosciuto quella voce e quella faccia ovunque...

Era Abdal...

Era ferito ad una spalla... e doveva anche essere uno dei mercenari che avevano ucciso Sara...

Ecco chi era quel tipo che gli pareva di aver già visto da qualche parte!

Si diede dello stupido per non essere riuscito a identificarlo prima...

- Ha ragione il nostro amico, Tony... hai dormito un sacco...- disse Ziva alla sua sinistra per sdrammatizzare.

- Beh... se avevo del sonno da recuperare non era colpa mia... o sbaglio?-

- Voi smettere di parlare!-

- Stiamo discutendo mio caro amico sgrammaticato! Quindi lasciaci in pace!-

Abdal colpì Tony al viso con una violenza tale da farlo traballare.

- Voi smettere di parlare...- ripeté sorridendo.

- Va bene... non scaldarti tanto amico...-

- Dopo tempo ora io posso ammazzare te americano! Il capo voleva fare fuori me perché tu scappato!-

- E’ colpa mia se io sono intelligente e tu no?-

Un altro, e stavolta anche più violento del primo.

- Ora io uccidere tua amica... perché per lei capo pagare meglio... e perché io volere vedere te soffrire...-

E così dicendo puntò la pistola verso la testa di Ziva.

- Ehm... ma tu lo sai chi è lei?!?- chiese Tony per guadagnare tempo: ci doveva essere una soluzione... per forza!

- Si... fonte di soldi e tua ragazza...- rispose Abdal senza abbassare la pistola.

- No amico! Lei è il Vicedirettore del Mossad!-

Tentò di sciogliere le corde...

- Davvero?-

- Si! Se la ammazzi ti saranno tutti addosso...-

Abdal le aveva strette per bene... era inutile continuare a provarci...

- No affare mio... dopo avere ammazzato voi, io andare via da questo paese di ebrei e andare in mio paese d’origine!-

Aveva fatto in modo che stessero in ginocchio... poteva provare ad alzarsi di scatto e colpirlo con una testata...

No... aveva sospettato che l’avrebbero pensato... così si era messo a distanza di sicurezza...

- Ma...- stava per ribattere ma fu interrotto da Ziva.

- Tony smettila... non cambierà mai idea... lo sai che sono così i terroristi... incuranti della morte e dei pericoli...-

Non avrebbe mai detto così se non fosse stata sicura che non ci fosse nessuna via d’uscita... oppure aveva un piano?

- Mi stai dicendo che devo guardarti morire senza fare niente?!?- gridò il ragazzo per scaricare la tensione.

- Voi zitti!-

- E stai zitto tu!-

Ricevette un altro pugno.

- Giuro che te la farò pagare amico...- rispose tra i denti DiNozzo.

- Certo certo... ora tu guardare bene: io uccidere tua ragazza!- e così dicendo puntò tutto sorridente la pistola verso la sua testa.

- Ziva... ti prego... devi avere un piano di riserva! Tu hai sempre un piano di riserva... riesci sempre a cavartela...- fece il ragazzo quasi balbettando e cercando conforto nella sua voce.

- Chiudi gli occhi... - rispose Ziva con un tono di voce che non riuscì a decifrare.

- No! Ci deve essere un modo... lo troveremo! Ci salveremo!-

- Non c’è...- gli fece un mezzo sorriso - chiudi gli occhi...-

Ma lui la fissava ancora con quei suoi occhi magnetici...

Non voleva lasciarla andare...

Non poteva lasciarla andare!

Non dopo tutto quello che avevano passato!

Non proprio ora che si erano finalmente ritrovati!

La ragazza lo fissò con una dolcezza che non credeva di possedere e sussurrò:

- Chiudi gli occhi... per favore...-

Ziva osservò un riluttante Tony chiudere gli occhi e poi fece lo stesso anche lei aspettando il proiettile.

Non c’era un modo per uscirne... aveva analizzato anche lei tutte le possibilità...

E tranne che arrivasse loro un aiuto esterno non avevano speranze...

L’unica cosa buona era che non avrebbe dovuto veder morire Tony...

Doveva ammettere a se stessa che forse si era innamorata di lui...

Era incredibile...

Lei... Ziva David... che si era innamorata di DiNozzo!

Se si fosse trovata un altro contesto avrebbe persino riso...

Non credeva che avrebbe mai provato qualcosa del genere per un uomo... soprattutto per quell’uomo...

Un sentimento così forte da farle desiderare la propria morte piuttosto che la sua...

Il rumore improvviso dello sparo riempì l’aria intorno a loro...

Per un secondo non si sentì nulla, solo l’eco del rumore improvviso che aleggiava ancora in aria...

Con suo immenso stupore Ziva si rese conto che il proiettile non l’aveva colpita... e che lei era stata spinta di lato da una spallata...

Intuendo riluttante quello che era appena successo aprì gli occhi e fissò orripilata il corpo di Tony, che giaceva alla sua destra, immobile e con la faccia ricoperta di sangue.

 

 

 

 

 

* Non picchiatemi!!! Mi sono già punita da sola...

* luxu2: beh creare un McGee imbambolato mi sono ispirata ad una scena dell’ottava puntata della terza stagione (Assassini/Undercovers, quella in cui Tony e Ziva erano sotto copertura), in quella scena McGee rimaneva imbambolato e balbettava solamente perché i due agenti dell’FBI gli avevano detto che Tony e Ziva erano stati a letto insieme e per giunta non ne era sicuro... o non li aveva visti con i suoi occhi... tutto qui...

 

 

 

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Capitolo 14
*** 14. Tra vita e morte ***


Ciao a tutti!!! Eccomi tornata!!! Scusatemi se vi ho fatto aspettare così tanto... ma la scorsa settimana qui a Catania era festa e ne ho voluto approfittare...  scusate il mio egoismo... XP

Che sarà successo a Tony?!? Scopritelo leggendo!!!

 

 

 

 

14. Tra vita e morte

 

 

 

 

Tel Aviv 10:10 ora locale

Proprietà di Yanir Afek

 

- No! Che gli hai fatto bastardo!- gridò Ziva con gli occhi offuscati dalle lacrime rimettendosi dritta e cercando di avvicinarsi di più a Tony...

Abdal rise di gusto vedendo quella scena.

- Lui avuto quello che meritava! Lui volere fare eroe... lui morto! E ora tu morire...- e puntò la pistola verso la testa della ragazza senza mai smettere di sorridere - Shalom!-

Ziva non se ne curò e continuò a fissare il corpo inerme di DiNozzo come se non potesse più distogliere lo sguardo...

Che quel bastardo la uccidesse pure...

Tanto ormai non aveva più nessuno al mondo...

Lentamente poggiò la sua fronte sulla spalla del ragazzo e cominciò a piangere...

Perché tutte le persone a cui teneva erano destinate a morire?

Perché la vita era così ingiusta con lei?

Aspettò con impazienza il proiettile...

Almeno così avrebbe raggiunto tutte le persone che amava...

Sarebbe finalmente stata felice...

E più nessuno sarebbe morto a causa sua...

La morte era la soluzione migliore...

Un urlo però la costrinse al alzare lo sguardo e ad abbandonare i suoi pensieri.

- Vai Badir!-

Il lupo si avventò sul mercenario proprio mentre stava per sparare a Ziva...

Afferrò tra i denti il polso dell’uomo spezzandolo come fosse un rametto secco.

Poi gli si gettò addosso facendolo cadere di spalle per terra...

L’uomo non potè fare niente mentre l’animale lo graffiava e lo riempiva di morsi...

Alla fine, Badir, stanco di giocare gli spezzò il collo con un sonoro e inquietante crack, ponendo finalmente fine alla vita di quell’uomo orribile e senza scrupoli.

- Stai bene?- chiese Afek a Ziva mentre la liberava dalle corde, che nel frattempo aveva osservato la scena compiaciuta.

Finalmente quel bastardo era morto...

Aveva avuto quello che si meritava...

Anche se avrebbe preferito farlo fuori con le proprie mani...

Conosceva una cinquantina di modi piuttosto crudeli e dolorosi...

- Ehi! Stai bene?- ripetè il vecchio, mentre pensava a liberare anche DiNozzo.

Lei trasalì e ritornò alla realtà...

La dura realtà...

- E’ morto...- rispose lei posando lo sguardo su Tony.

Stavolta fu Afek a trasalire...

Mentre guardava DiNozzo i suoi occhi verde opalino si oscurarono diventando verde scuro come le più segrete profondità del mare...

Non di nuovo...

Non proprio ora che era riuscito a riprendersi...

L’ ex medico controllò il polso del ragazzo preoccupato.

- No... è ancora vivo... ma il battito è debole... anzi debolissimo... dobbiamo sbrigarci altrimenti ci muore...-

Si strappò un pezzo di maglietta e ordinò alla ragazza di premerlo contro la ferita per far fermare un po’ il flusso del sangue, poi si passò una mano tra i capelli nervoso e indeciso sul da farsi...

- Va bene... aiutami a portare Anthony sul furgone!- fece prendendo il ragazzo per un braccio, poi si rivolse al lupo che era ancora chinò sul mercenario - Vieni Badir! Non devi cibarti di quel coso schifoso...-

Quello alzò la testa dal corpo martoriato di Abdal e trotterellò verso il padrone leccandosi il muso sporco di sangue.

Ziva prese Tony per l’altro braccio e insieme ad Afek lo caricò sul retro del furgone.

- Io resto con lui...- disse la donna.

L’uomo annuì e si andò a mettere nella cabina del guidatore insieme a Badir.

La ragazza ebbe appena il tempo di stringere a se Tony che il furgone partì a tutta birra verso la casa.

- Che sta facendo?!? Dobbiamo andare in ospedale!- gridò allarmata.

- Avete preso la via sbagliata! Di qui non si scende con la macchina! Dovevate usare la via sul retro della casa! Quella porta direttamente a livello della strada! Reggiti forte! Non abbiamo molto tempo!-

Si diede della stupida...

Prima avrebbero dovuto cercare tutte le vie di uscita possibili...

Aveva commesso l’ennesimo errore...

E forse questo sarebbe costato la vita di Tony...

Premete leggermente il pezzo di stoffa che le aveva dato Afek sulla parte sinistra del viso del ragazzo tentando di fermare l’emorragia facendogli però emettere qualche gemito di dolore...

- Stai tranquillo... ci sono io con te...- gli sussurrò.

Lui sentendo la sua voce parve calmarsi...

Era conciato davvero male...

Nel giro di un paio di giorni Ziva aveva perso Sara e stava per perdere anche Tony...

Ed entrambe le cose erano successe per colpa sua...

Neanche le parole di incoraggiamento che Afek le diceva dalla cabina del guidatore la rincuoravano...

DiNozzo diventava sempre più freddo e il sangue che fuoriusciva dalla ferita non accennava nemmeno a fermarsi...

- Stai tranquilla... io abito a dieci minuti dalla clinica “Meyudim”... stiamo per arrivare... Anthony si salverà...- le comunicò l’uomo.

Perché la voleva illudere?

Sapeva benissimo come sarebbe finita...

Anche se non l’avrebbe mai accettato...

Anche se non poteva neanche sopportare l’idea che Tony la lasciasse da sola...

Lei lo sapeva...

L’avrebbe lasciata esattamente come avevano fatto anche gli altri che aveva amato...

- Ti prego resisti... non puoi abbandonarmi pure tu... ti prego...-

E così dicendo lo strinse forte a se...

Ora capiva quello che aveva provato Tony vedendola andare via da lui...

Lo stava perdendo e non poteva fare nulla per evitarlo...

Quel senso di impotenza le era del tutto estraneo e la rendeva molto confusa e spaventata...

Non poteva perdere anche Tony...

Le sarebbe stato impossibile continuare a vivere...

Non riusciva più nemmeno a immaginarsi la sua vita senza di lui!

Sentì una mano tremante e fredda poggiarsi sul suo viso e alzarlo...

- Tony...- sussurrò Ziva con la voce rotta dai singhiozzi.

La guardava con dolcezza mentre cercava di tenere a bada il dolore per almeno un momento...

Ma poi la mano di Tony gli ricadde stancamente sul petto e lui si abbandonò tra le braccia della ragazza...

- Muoviti! Abbiamo pochissimo tempo!- gridò la donna disperata rivolta ad Afek.

Lui non se lo fece ripetere due volte e andò a tavoletta mentre il povero Badir di nascondeva la testa tra le zampe e guaiva spaventato...

Dopo circa due minuti di viaggio straziante raggiunsero la clinica “Meyudim”.

Afek mandò Badir verso le porte per richiamare l’attenzione e fare così arrivare i soccorsi e nel frattempo raggiunse i ragazzi che stavano sul retro...

Anthony era pallidissimo...

Non c’era tempo da perdere...

Salì sul retro del furgone e controllò il battito...

Ancora più debole di prima...

Nel frattempo arrivarono anche i medici, presero il ragazzo e lo portarono all’interno dell’edificio su una barella.

- Dobbiamo portarlo immediatamente in sala operatoria! Veloci!- gridò un uomo sulla quarantina che aveva tutta l’aria di essere il primario.

- Cosa gli è successo?- chiese avvicinandosi a Afek e alla ragazza.

- Gli hanno sparato...- rispose Ziva ancora scossa e con il viso rigato dalle lacrime.

- Voi state bene?-

- Si...- fece l’ex medico mettendo un braccio sulle spalle della donna per darle forza.

- Va bene... faremo di tutto per salvarlo signorina...- e così dicendo il dottore andò verso la sala operatoria.

Stancamente la ragazza si accasciò su una sedia e si mise le mani sul volto.

Sentì Afek litigare con una infermiera a causa di Badir...

Cercava in tutti i modi di convincerla che era buonissimo e che era solo un cucciolo ma lei non voleva sentire storie...

Alla fine l’uomo la mandò a quel paese e si sedette accanto a Ziva.

- Come stai?-

- Sto bene... sono solo un po’ scossa... non si preoccupi...- fece lei alzando il viso e cercando di fare un sorriso.

- Scusa se non mi sono presentato prima... sono Yanir Afek... e lui è Badir...-

- Io sono Ziva David... -

- E devi essere anche il motivo segreto per cui Anthony è venuto in questo paese disgraziato...-

Lei non rispose e fece un sorriso amaro.

Nel frattempo il lupo aveva preso ad annusarle la mano e a leccargliela con insistenza.

Forse Ziva gli stava simpatica...

Con un gesto incondizionato prese a fargli il solletico tra le orecchie.

- Ed anche colpa mia se Tony ora è in queste condizioni...-

- Non è vero... è colpa di quel mercenario...-

Lei scosse la testa.

- Se l’avessi protetto...-

- Non potevi fare niente... eri legata come un salame...- le mise nuovamente un braccio intorno alle spalle - Non è stata colpa tua... hai capito?-

- Ma io...-

- Guarda che se non rispondi che non è stata colpa tua Badir ti mangia la mano...- scherzò l’uomo osservando il lupo mentre si strusciava contro la ragazza.

- Va bene... non è stata colpa mia!- fece lei cercando di sorridere.

Dopo non parlarono più.

“Giuro che se riesce a sopravvivere lo terrò il più possibile lontano da me... non posso permettere che gli succeda qualcosa per causa mia...” pensò Ziva passandosi una mano tra i capelli neri.

Sapeva che quella sarebbe stata una delle cose più difficili che aveva mai fatto...

Ma doveva farlo...

Per il bene suo e soprattutto per il bene di Tony...

Le ore passarono lente... pareva che il tempo si fosse fermato...

I dottori non accennavano neanche ad uscire dalla sala operatoria...

Ziva era sempre più nervosa...

Il presentimento che l’operazione non stesse andando bene era vivo dentro di lei...

Il presentimento che non avrebbe mai più potuto incontrare gli occhi di Tony...

Il presentimento che avrebbe dovuto vivere con un'altra morte innocente sulla coscienza...

E il presentimento, anche se pareva più una certezza, che non sarebbe riuscita a trovare un’altra persona disposta a fare per lei quello che aveva fatto Tony...

Ancora una volta si chiese come avrebbe fatto senza di lui se fosse morto...

Ziva tentò di alzarsi e andare a vedere se l’operazione stesse andando bene...

Ma Afek, come del resto aveva fatto ogni altra volta che lei ci aveva provato, le mise prontamente una mano sul ginocchio per fermarla, e le rivolse una occhiata di ammonimento.

Il suo avvertimento era chiaro...

“Stai a cuccia!”

Lei sorrise e appoggiò la testa al muro cercando di non pensare a nulla e in breve si lasciò trasportare nel mondo dei sogni...

Anche se l’immagine del viso ricoperto di sangue di Tony e la risata sadica di Abdal continuava a tornarle in mente...

A quanto pare questa volta non poteva scappare dalla realtà neanche rifugiandosi nei sogni...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 16:31 ora locale

Clinica “Meyudim”

 

- Non abbandonarmi anche tu...-

Tony la fissa deluso perché lei non ha mantenuto la promessa...

Tony sorride perché è quello il suo modo per mascherare il dolore...

Tony che gioca...

Tony che ride...

Tony che la bacia...

Tony con il viso sporco di sangue che lotta tra la vita e la morte...

- Non abbandonarmi anche tu...-

 

Ziva si svegliò di soprassalto...

- Hai dormito bene?- le chiese Afek avvicinandosi a lei e porgendole un caffè.

Lei lo prese e mormorò qualcosa come un grazie.

Calò il silenzio.

- Perché lo ha fatto?-

- Che cosa?- domandò confuso il vecchio - Il caffè? Beh... mi sembrava che ne avessi bisogno...-

Ziva abbassò la testa e sorrise per la prima volta quel giorno...

Ora capiva perché Tony si era trovato tanto bene con lui...

Erano praticamente identici...

Avevano persino la stessa tecnica per sviare le domande alle quali preferivano non rispondere...

Alzò e lo fissò con l’occhiata che di solito riservava a DiNozzo...

Lui sospirò...

- Non ti si può nascondere nulla vero?- fece grattandosi la testa nervosamente.

Sospirò di nuovo e vuotò il sacco...

- Anthony mi ricorda mio figlio... sono entrambi due adorabili teste di legno... cocciuti come un mulo... superficiali... irritanti a volte... ma in fondo sono dei bravissimi ragazzi...-

Ziva annuì e sorrise di nuovo...

Una descrizione migliore di Tony non si poteva fare...

- Dov’è suo figlio ora?-

Afek si incupì...

- E’ morto pochi anni fa a causa dell’attentato di un kamikaze... e con lui poco tempo dopo mi ha lasciato anche mia moglie...-

Il sorriso morì sulle labbra di ziva che tornò a fissare il pavimento...

- Mi dispiace... capisco fin troppo bene cosa vuol dire perdere delle persone care...-

Afek fece un mezzo sorriso e accarezzò dolcemente la testa grigia di Badir.

Ziva continuò a sorseggiare il suo caffè fissando quegli occhi ambra che parevano tanto umani...

Nemmeno due minuti dopo il dottore uscì dalla sala operatoria.

La donna non perse tempo: si alzò di scatto e corse verso di lui...

- Dottore... come sta Tony?- chiese tutto di colpo.

 

 

 

 

 

 

* Ragazzi ribadisco di nuovo che non so se questa clinica benedetta esista veramente... ma visto che si sta intrecciando così tanto con la vita dei protagonisti farò delle ricerche...

* Spero di aver reso bene i pensieri di Ziva che negli scorsi capitoli avevo un po’ trascurato per rendere i capitoli più scorrevoli e dinamici... aspetto le vostre recensioni eh!

 

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Capitolo 15
*** 15. Gli agenti del Mossad non piangono ***


Ciao ragazzi di nuovo in mezzo alle scatole col nuovo capitolo! Scusate se vi ho lasciato per la seconda volta col fiato sospeso... ma che volete farci... io sono cattiva e mi piace farvi stare sulle spine!! Muahahahah!

Siamo già arrivati al capitolo 15... wow!!

Beh... vi lascio con lui... e trattatelo bene perché è uno dei miei preferiti! XD

 

 

 

 

15. Gli agenti del Mossad non piangono

 

 

 

Tel Aviv 16:31 ora locale

Clinica privata “Meyudim”

 

- Dottore, come sta Tony?- chiese Ziva col cuore in gola.

L’uomo si passò nervosamente una mano tra i capelli.

- Beh... era una brutta ferita... il proiettile l’ha colpito nell’occhio sinistro... l’intervento era difficile... siamo riusciti a salvare il bulbo oculare e la cornea... ma il nervo ottico era troppo danneggiato... il cristallino bruciato...-

- Quindi?- chiese Ziva con il cuore in gola.

Sapeva già la risposta...

Ma non ci voleva credere...

Il medico fece un sospiro e abbassò la testa.

- Quindi... non potrà più vederci con l’occhio sinistro...-

Il mondo parve crollare sulle spalle della ragazza.

Tony aveva perso un occhio per colpa sua...

Afek le cinse le spalle con un braccio per darle coraggio.

Tremava come se avesse la febbre...

La donna abbassò gli occhi velati dalle lacrime un attimo, poi chiese con voce roca al dottore:

- Ma per il resto sta bene?-

Quello cercò di fare un sorriso rassicurante che però gli riuscì male...

- Si... è stato molto fortunato... il proiettile poteva anche arrivare al cervello... ma se supera la notte è fuori pericolo!-

“ Se passa la notte...”

Con l’enorme sfortuna che avevano probabilmente non l’avrebbe passata... Anzi!

SICURAMENTE!

- Possiamo vederlo?- domandò Afek.

- Penso di si... ma lui per adesso sta dormendo...-

Ziva ignorò le ultime parole pronunciate dall’uomo e gli disse:

- Grazie dottore...-

Lui le sorrise e indicò la camera dove era stato portato Tony e con estrema sorpresa, Ziva notò che era quella accanto alla stanza di suo padre...

Il padre che prima che succedesse tutto quel casino aveva deciso di perdonare...

- Vicedirettore David!- la chiamò una delle guardie.

Afek ebbe un sussulto udendo quelle parole...

Vicedirettore?!?

Quella ragazza era un Vicedirettore?!?

Lei si staccò da lui e raggiunse l’agente.

- Shalom Adam...-

- Shalom Vicedirettore...- fece il ragazzo confuso - Dove si era cacciata? Vi hanno cercata per tutto il giorno... e poi come abbiamo saputo dell’esplosione che c’è stata sull’autostrada qua vicino... il ritrovamento del corpo della signorina David... a proposito... condoglianze... abbiamo temuto il peggio per lei...-

- Beh... ora sono qui no?-

Si... era lì... ma quante persone avevano dovuto soffrire per farla arrivare, là?

E quante altre lo avrebbero fatto?

- Si sente bene?- le domandò preoccupato l’uomo notando che il suo pallore e gli occhi incavati.

- Si... sono solo molto stanca...-

Guardo la porta alle spalle dell’uomo e guardò per terra...

Poi fece la domanda che più le stava a cuore in quel momento...

- Come sta mio padre?-

- Bene... diciamo... beh... è stazionario! Lei è sicura di stare bene?-

Lei non rispose e si diresse verso la camera accanto, cioè quella di Tony...

Non era ancora pronta per affrontare suo padre dopo gli eventi degli ultimi giorni...

Aveva bisogno di una persona per potercela fare...

E quella persona ora dormiva beatamente sul suo lettino ospedaliero, con l’occhio sinistro fasciato e con la mascherina per l’ossigeno...

Ziva non ricordava di averlo mai visto conciato così male...

Certo quella volta che l’avevano colpito a una gamba era stato terribile...

Ma niente in confronto a quello...

Ed era stata colpa sua...

La donna si sedette nella sedia accanto al letto e lo osservò...

Pareva così tranquillo...

Mentre lei si disperava...

- Hai visto? Avevo ragione io...- disse Afek entrando nella stanza.

- Su cosa?- gli chiese alzando la testa.

- Sul fatto che si sarebbe salvato! Guarda come dorme tranquillo questo disgraziato mentre noi ci peniamo per lui!-

Ziva fece un mezzo sorriso.

Afek si sedette accanto a lei.

- Quindi tu sei un Vicedirettore...-

- Si...-

- Di che ente se mi è consentito saperlo?-

La ragazza sospirò.

- Mossad...-

L’ex medico rimase un po’ sorpreso...

- Wow... quindi ora sto parlando con il Vicedirettore del Mossad... wow...- Lei sorrise incontrando gli occhi del vecchio.

- Da quanto è che nominano alte cariche così giovani? Mi sono perso qualcosa negli ultimi dieci anni?-

Lei smise di sorridere e in breve gli raccontò tutta la storia...

Che lei era stata costretta a diventare il Vicedirettore contro la sua volontà... di come Hazif avesse fatto attentare alla vita di suo padre... della delirante “Operazione Messiada”... di come Tony l’avesse protetta e le avesse salvato la vita...

- Tu lo ami vero?- la interruppe l’uomo.

Lei si lasciò scappare un sorriso e abbassò la testa...

- Non fartelo scappare... Anthony è uno dei pochi bravi ragazzi rimasti sulla faccia della terra...- e dicendo così si stiracchio e si alzò dalla sedia imprecando sottovoce.

- Credo che andrò a vedere come sta Badir... l’ho lasciato tutto solo in furgone...-

Lei annuì e lo guardò andare via.

Non appena uscito dalla stanza Afek osservò i due ragazzi attraverso il vetro...

Lei gli stringeva la mano come se in quel modo Tony non la potesse abbandonare...

Capiva perfettamente cosa stava provando la ragazza...

Lo stesso senso di colpa e impotenza che aveva provato lui quando era venuto a sapere  della morte di suo figlio da uno stupido agente dello Shin Beth...

Sua moglie si era suicidata per il dolore...

Lui aveva cominciato a bere per lenire il dolore di quelle due perdite...

Lo avevano licenziato e lui si era ritrovato disoccupato, senza amici e senza famiglia...

Finché non aveva incontrato Badir...

Era solo un cucciolo appena nato quando lo aveva salvato da due ragazzini palestinesi che gli lanciavano contro delle pietre...

Grazie a lui la sua vita era migliorata...

Aveva avuto di nuovo qualcuno da amare...

Aveva venduto la sua vecchia casa e si era stabilito nel vecchio aranceto di suo padre...

E da allora viveva in pace e armonia con se stesso e con il mondo...

Sorridendo, sperò che le cose si risolvessero per il meglio...

Il sentimento che percepiva ci fosse tra i due giovani era troppo bello e tormentato per poter finire in quel modo...

Scrollò le spalle e si diresse verso il parcheggio dove aveva posteggiato il suo furgone, e dove Badir lo aspettava affamato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 9:07 ora locale

Stanza di Anthony DiNozzo

 

Quando Tony si svegliò la prima cosa che vide fu Ziva accucciata su una poltrona che lo teneva per mano...

Stava dormendo...

Aveva un sorriso sulle labbra... forse stava sognando qualcosa di bello...

Con l’altra mano si tolse la mascherina per l’ossigeno, cosa che risultò più difficile del previsto a causa dei farmaci che gli avevano somministrato e dal fatto che ci vedeva poco bene...

Perché non ci vedeva bene?

Si passò una mano sulla garza che gli ricopriva l’occhio sinistro...

Ecco perché...

Per il resto sembrava essere tutto a posto...

Gli avevano dato i punti alla ferita al fianco, avevano fasciato meglio quella alla spalla e quella alla mano era guarita del tutto...

Dopo essersi accertato di essere tutto intero tornò a guardare Ziva...

Gli piaceva guardarla dormire...

Era uno dei pochi momenti in cui non aveva difese e si abbandonava completamente...

Sorrise e strinse di più la sua mano...

- Ciao...- le sussurrò infine.

La ragazza sebbene DiNozzo avesse parlato pianissimo aprì gli occhi di scatto e gli lasciò la mano mettendosi in piedi e puntandogli addosso una pistola...

Il ragazzo vide gioia nei suoi occhi quando si rese conto che a parlare era stato lui...

- Tony...- sussurrò abbassando la pistola e facendo ricadere le braccia lungo il corpo.

I loro sguardi si incontrarono felici...

Si fissarono solo pochi secondi ma a loro parvero lunghi una vita...

A loro bastava uno sguardo per capirsi...

E spesso uno sguardo valeva più di mille parole...

Poi lei non resistette più e gli si lanciò addosso circondandogli la testa con le braccia...

Al diavolo il mondo... al diavolo il folle piano di Hazif... al diavolo il dolore... al diavolo la morte... al diavolo tutto e tutti!

Ora era finalmente con lui e nulla li avrebbe più separati...

- Wow... che accoglienza...- sussurrò lui accarezzandole i capelli e sorridendo.

Lei si staccò dall’abbraccio imbarazzata a causa della propria inaspettata reazione...

- Come ti senti?- gli chiese lei ancora imbarazzata avvicinandosi abbastanza da poterlo guardare bene in viso.

Aveva davvero un bellissimo sorriso...

Il più bello che avesse mai visto...

- Mi fa male la testa e mi sento una mummia a causa di tutte queste bende... ma niente di più... e tu?-

- Io non ho niente... sto benissimo...- disse rispondendo al sorriso.

- Sei sicura? Devi aver dovuto passare dei momenti terribili... a giudicare dall’accoglienza che mi hai dato eri davvero preoccupata per me...- fece lui allusivo.

Lei si sentì colpita in pieno...

Cavolo... questa volta che si sarebbe inventata?

- Non ero preoccupata per te...-

- Certo... certo... quell’ abbraccio per cosa era?-

Lei fece ruotare gli occhi infastidita dalle domande del ragazzo...

- Beh... forse ero un po’ preoccupata...-

- Un po’?- chiese Tony malizioso facendola imbestialire.

Perché stava cercando di farle dire cose che era meglio che non sapesse?

- E va bene... MOLTO...- ammise sconfitta.

Un sorrisino sornione si dipinse sul volto di DiNozzo.

- Lo avevo immaginato...-

- Beh... sai non succede tutti i giorni che ti sparano...- fece lei cercando di minimizzare la cosa - e poi io sono viva solo grazie a te... e quindi...-

I ruoli si invertirono e lei giurò di vedere arrossire Tony...

Il grande “Casanova” Anthony DiNozzo che arrossiva?

Si sbagliava di sicuro!

- Dai non esagerare... non ho fatto niente di speciale...- si schiarì rumorosamente la voce - piuttosto... come ho fatto ad arrivare qui?-

No... non si sbagliava...

DiNozzo era veramente imbarazzato...

Un piccolo sorrisino compiaciuto le si disegnò in volto...

- Afek ci ha dato un passaggio...- rispose tranquillamente.

- L’hai conosciuto quindi...- fece lui un po’ sorpreso - E come ti sembra?-

- Vecchio... un po’ strano... anche se da giovane non doveva essere stato male...- fece finta di pensarci su - Anzi... ne sono sicura!-

- Ti piace Afek?!?-

- Perché non mi dovrebbe piacere?-

- Potrebbe essere tuo padre!- esclamò Tony.

- Beh... forse è anche questo che lo rende attraente... e poi ha un fascino tutto suo... misterioso... un po’ scontroso... non ti ricorda nessuno?-

- Non mi dire che ti piace pure Gibbs!- disse DiNozzo visibilmente sconvolto.

- Si... non c’è nulla di male in fondo...-

- Credo che vomiterò...-

- Oh! Ma come fai l’esagerato! E comunque stavo scherzando... Afek è un bravo uomo... proprio come dicevi tu... ma non è il mio tipo...-

Lui tirò un sospiro di sollievo...

Ziva decise di farlo penare ancora un po’...

- Però Gibbs lo è... -

- Mi sfotti vero?- fece lui sgranando gli occhi orripilato.

- Si... ma solo un po’...- rispose lei ridendo e abbassando lo sguardo.

Non riusciva a guardarlo in faccia...

Non dopo quello che era successo...

Tony in quel momento parve cogliere qualcosa negli occhi scuri della donna...

Come un ombra... di dolore e tristezza...

E senso di colpa...

Sentimenti che lei nel corso degli anni aveva imparato a nascondere per evitare di sembrare debole...

Ma che lui aveva pazientemente imparato ad individuare... sebbene con qualche sforzo...

- Sei sicura di stare bene?- le domandò passandole una mano sulla guancia e accarezzando delicatamente il taglio provocato dal proiettile che l’aveva sfiorata.

- Si...- continuò a mentire lei.

Lui rimase impassibile.

Perché lei continuava a mentirgli?

Non era bastato beccarsi un proiettile al posto suo per guadagnarsi la sua fiducia?

Lei affondò di nuovo faccia nella sua spalla, aspirando quel profumo che tanto le era mancato...

“ No...” avrebbe voluto dirgli “ no... non sto bene... è stato terribile... tu non ti muovevi e io... io non sapevo che fare! Credevo di averti perso... proprio come Sara...”

Ma non lo fece...

Avrebbe voluto sfogarsi... lasciarsi andare tra le sue braccia...

Ma il suo orgoglio e lo stare troppo tempo lontana dai propri sentimenti glielo impedirono...

Lui la strinse di più tra le braccia per rassicurarla.

- E’ stata tutta colpa mia...- disse infine Ziva tra i singhiozzi lasciandosi travolgere dai sentimenti.

Non le capitava di piangere in quel modo disperato per qualcuno da quando sua madre e Tali erano morte...

- No... non è vero... smettila di accusare te stessa... e poi io sto bene...- fece lui sorridendo tranquillo.

Ziva staccò di nuovo la faccia dalla spalla e riprese a guardarlo con gli occhi lucidi...

Un solo occhio rispondeva al suo sguardo...

- Il... il tuo occhio però...-

- Cosa ha il mio occhio che non va?- domandò preoccupato.

Con il cuore in mano, Ziva, raccontò a Tony quello che le aveva riferito il dottore.

Lui rimase impassibile... assorto nei suoi pensieri e dopo una manciata di secondi di silenzio disse sorridendo:

- Avrei dovuto capirlo dal fatto che era fasciato... va beh!-

Ziva rimase estremamente sconvolta...

Aveva detto davvero “va beh”?!?

Aveva perso un occhio e tutto quello che sapeva dire era “va beh”?!?

- Che significa “va beh”?!?-

- Ho sempre l’altro no?- continuò scostandole dal viso una ciocca di capelli neri - E lui ti vede piuttosto stanca... da quanto è che non ti riposi?-

Tutto quello che lei seppe fare fu rimanere a guardare un punto indefinito dietro di lui con gli occhi lucidi...

- Su dai! Non piangere! Gli agenti del Mossad non piangono! Me lo hai detto tu, ricordi?-

Era vero... glielo aveva detto...

Una volta...

Quella sera...

Quella sera in cui lui aveva dato buca alla sua adorata Jeanne per rimanere con lei...

La cosa più sorprendente era che lui se lo ricordava!

Ricordava quella frase così semplice... così profonda... ma che riusciva a colpire lo stesso...

Quella frase che le era uscita spontaneamente mentre un sorriso amaro le si era disegnato sul volto...

Quella frase che suo padre le aveva detto con tanta durezza e che lei odiava... ma che ora, pronunciata da quell’uomo... dall’uomo che ama... sembrava essere la frase più bella del mondo...

Distolse lo sguardo dal vuoto e lo fissò...

Stava sorridendo dolcemente...

Decise di fare la domanda a cui non era riuscita a dare una risposta e che la stava tormentando in quel momento...

- Come fai a non essere arrabbiato con me?-

Lui la guardò confuso.

- Perché dovrei esserlo?-

- Per colpa mia hai perso il tuo occhio sinistro!-

- Non è stato per colpa tua! Sei stata tu a sparare?-

- Ma...-

- Sei stata tu a sparare?- la interruppe lui.

- No... però...-

- Hai visto? Non è colpa tua! E’ colpa di quel bastardo... non tua! E poi per dirla tutta non me ne frega niente del mio occhio! A me basta sapere che sono vivo... e che tu sei viva...-

La strinse più forte a se...

- Lo sai che sei un imbecille incosciente?- gli sussurrò Ziva all’orecchio.

- Si, ma sono anche un imbecille sexy ed estremamente affascinante... ahi! Guarda che sono ancora convalescente...-

Lei per tutta risposta posò le proprie labbra su quelle di lui sorridendo...

Un bacio dolce e tranquillo...

Il pericolo di non poterlo mai più vedere... di non poterlo più abbracciare... di non poterlo più fissare negli occhi...

Tutto questo le aveva fatto capire che senza di Tony non sarebbe riuscita ad andare avanti...

Era innamorata di lui...

Anche se era troppo orgogliosa e la loro storia era troppo complicata per ammetterlo...

E aveva bisogno di Tony in quel momento quasi quanto lui aveva bisogno di lei...

- Ciao Anthony...- disse una voce dal ciglio della porta riportandoli alla realtà.

I due si affrettarono a separarsi e a fare come se non fosse successo nulla.

Lei di nuovo seduta sulla poltrona e lui tranquillamente sdraiato nel suo letto...

Quanto erano infantili quei due...

- Ciao Afek! Come stai? Ziva mi ha raccontato del tuo eroico salvataggio...-

- E a quanto pare non ha fatto solo questo...- ribattè malizioso l’uomo facendo arrossire entrambi.

- Ma cosa vai a pensare! Siamo solo amici...- fece Tony guardando in direzione di Ziva e chiedendole aiuto.

- Già! Vero! Siamo solo ottimi amici...-

Afek li guardò sorridendo furbo.

- In senso biblico?-

- Ok! Stendiamo un velo pietoso...- fece Tony cercando disperatamente di uscire fuori da quella spiacevole situazione - Quindi... dicevamo del tuo eroico salvataggio...-

- Veramente dicevamo che voi...- cercò di contraddirlo il vecchio.

- DICEVAMO DEL TUO EROICO SALVATAGGIO!- disse Tony con un tono a cui non si poteva ribattere.

- Beh... io non ho fatto nessun eroico salvataggio... devi ringraziare Badir... l’ha mangiucchiato per bene quel bastardo...-

Tony sospirò deluso e con aria sognante.

- Peccato... mi sarebbe piaciuto vedere quella scena... quel tipo mangiucchiato da Badir...-

- Era uguale al “documentario su mamma orsa”...- lo informò Ziva.

- Quello in cui mamma orsa...-

- Già... proprio quello...-

Lui fece un faccia triste da bambino viziato.

- Non è giusto! Volevo vederlo!-

Tutti e tre si misero a ridere scaricando la tensione accumulata...

Tony e Ziva fissandosi complici e Afek guardandoli divertito e contento per loro...

Sebbene fosse la prima volta che li vedeva insieme poteva tranquillamente affermare che erano fatti l’uno per l’altra...

Quel magico momento però fu interrotto da una fastidiosa voce sull’uscio della porta...

- Buongiorno signori...  scusate il disturbo... ma sono qui per una questione estremamente delicata...-

- E cioè?- chiese Afek minaccioso girandosi verso il nuovo arrivato.

Quello sorrise furbo...

- Beh... sono qua per arrestare un terrorista...-

- Bene... e noi che c’entriamo?- stavolta a fare la domanda fu Ziva, che nel frattempo si era alzata e messa accanto a Afek con le braccia incrociate sul petto.

La ragazza aveva un aria per niente amichevole...

Tony sperò per il bene del nuovo arrivato che non la facesse arrabbiare...

Altrimenti...

Rabbrividì e preferì non pensare a quello che avrebbe potuto fargli Ziva...

Il sorriso dello sconosciuto si allargò...

- Il terrorista è quest’uomo...- disse indicando il letto - Anthony DiNozzo!-

Bene... era condannato a morte...

Lei lo avrebbe SICURAMENTE fatto fuori dopo una affermazione del genere...

- Io non sono un terrorista!- ribattè il ragazzo cercandola con lo sguardo per controllare la sua reazione - E poi lei chi è?-

Pareva tranquilla...

L’uomo si gonfiò il petto e disse orgoglioso:

- Sono Amin Azzam... il Direttore dello Shin Beth...-

- Ah! Lei è il famoso Azzam...- disse Ziva girandogli intorno e squadrandolo da capo a piedi...

Era quello che le mandava tutti quegli interminabili rapporti da firmare... Era davvero paranoico... qualsiasi cosa succedesse si trasformava in un attentato terroristico ai suoi occhi...

Azzam era più basso di lei, magrissimo, ormai doveva aver superato la cinquantina come stavano a testimoniare le sue rughe e i radi capelli grigi...

Sicuramente in campo non sarebbe stato un buon agente... sia per la conformazione fisica... sia per il fatto che era un tipo nervoso...

Però per essere il Direttore dello Shin Beth doveva essere molto intelligente quantomeno...

Ricordando quello che l’uomo aveva appena affermato riguardo a Tony, però, cambiò idea...

Non riusciva a capire come quell’uomo fosse diventato il capo dell’organizzazione di sicurezza interna israeliana!

- Mi dispiace... ma non lo può arrestare...- disse lei sorridendo.

Era ora di usare la sua arma segreta...

- E perché, signorina?- fece lui con tono di sfida.

- Perché io sono il Vicedirettore del Mossad, Ziva David, e Anthony DiNozzo è sotto la mia protezione!-

- Lei?!? Vicedirettore del Mossad... ma mi faccia il piacere!- disse Azzam quasi ridendo.

- Chi è che urla?!?- gridò un soldato entrando nella stanza - C’è un paziente grave nella stanza accanto e...- l’uomo si bloccò e guardò Ziva - Oh! Vicedirettore David! Mi scusi per il disturbo! Non sapevo ci fosse lei qui...-

“Oh! Che tempismo... devo fargli avere un aumento...” pensò gongolante.

- Ciao Adam... non ti preoccupare!- rispose la ragazza fissando con aria di sfida Azzam - Il signore se ne stava andando... vero Amin?-

Il sorriso sulla faccia di quest’ultimo scomparve.

Sapeva benissimo che in gerarchia Ziva veniva sicuramente prima di lui... molto prima di lui... probabilmente anche prima del Primo Ministro stesso: era risaputo che era il Mossad a tenere le redini del paese...

Arrabbiato girò sui tacchi e si diresse a grandi passi fuori dalla stanza, insieme ad un estremamente confuso Adam.

- Allora... cosa stavamo dicendo?- fece Ziva tranquilla.

Tony la fissò raggiante e disse:

- E’ anche per questo che adoro questa donna...-

 

 

 

 

 

* Ecco che il mio lato più oscuro e nascosto ha preso il sopravvento: il mio lato ROMANTICO! Si! Avete indovinato anche io ne ho uno!  Sarà uscito fuori a causa di San Valentino... diciamo che non succede spesso quindi scusatemi se il capitolo è noioso/monotono/sdolcinato/patetico/da tagliarsi le vene è che non sono molto pratica di... QUESTE COSE...

* Scusatemi se ho fatto perdere un occhio al nostro povero Tony (se le informazioni mediche sono sbagliate vi pregherei di comunicarmelo, anche se non dovrebbero esserlo secondo le mie ricerche)... ma era in programma che lui perdesse ben più di questo... dovete ringraziare una certa persona se è ancora vivo, la stessa che ha riempito di spoiler su questa fic internet che poi in fondo non è così stupida... certo un po’ lo è...  però... ora sto divagando... alla prossima settimana... forse.

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Capitolo 16
*** 16. Una promessa è una promessa ***


Prima di tutto scusatemi per il mio imperdonabile ritardo, ma il computer era andato in fiamme...

State bene???

Sono contentissima che lo scorso capitolo abbia riscosso tutto questo successo... non credevo di essere brava anche in quelle cose...

Comunque... ora vi lascio al capitolo di oggi che, perdonatemi, sarà di transizione, per cui senza colpi di scena e con azione a livello zero...

Spero di farvi perdonare col prossimo...

 

 

 

 

16. Una promessa è una promessa

 

 

 

 

Washington DC 9:03 ora locale

Quartier generale dell’NCIS

 

- McGee... hai ricevuto aggiornamenti da Ziva?- domandò Gibbs spuntando all’improvviso.

Il caffè in mano, il solito sguardo serio stampato in faccia, lo stesso atteggiamento scorbutico di sempre...

- No capo...- rispose Tim timidamente dalla propria scrivania - Dopo quel contatto di un paio di giorni fa non ci ha più chiamato...-

- Sicuro?-

- Sicurissimo capo...-

- Forse vuol dire che Tony sta bene... e che sta migliorando!- commentò Abby, allegramente seduta alla scrivania di quest’ultimo.

- Già... speriamo sia così...- sussurrò Timothy.

- Non vi ha detto niente sul perché è stato ricoverato?- domandò il dottor Mallard.

- No, Ducky! Per la centesima volta! No! Non ce lo ha detto!- riabbatté Gibbs spazientito.

- Non essere nervoso Jethro... starà sicuramente benissimo...-

Lui non rispose e si passò una mano sul volto, poi fece per salire le scale che portavano all’ufficio di Jenny.

- Capo che fai? Vai dal direttore?-

- Si Abby... hai qualcosa in contrario?- domandò cercando di darsi una calmata.

- No no... va pure...- rispose lei sorridendo maliziosa - e divertiti...-

- Abby...-

- Preferisci che ti dica: va li e annoiati?-

Gibbs sorrise e continuò a salire gli scalini...

Abby riusciva sempre a metterlo di buon umore...

- Devi smetterla di stuzzicarlo...- consigliò Ducky alla scienziata.

- Non ce la faccio... è più forte di me... e poi se non lo faccio io, ora che Tony ci ha lasciato, chi lo fa?-

- Hai ragione Abby! È un tuo compito...-

- Grazie Tim... sapevo che mi avresti capito...-

E così dicendo lo abbracciò.

- Prego...- fece lui tutto contento.

Abby gli diede uno scappellotto.

- Ahi! Che ho fatto?!?-

- Dovresti chiedere “che ho pensato”?-

- Sono confuso...-

- E’ inutile che fai il finto tonto McGee... so cosa hai pensato quando mi hai abbracciato... e non era un pensiero alla McGee... era più alla Tony... e questo strano miscuglio mi spaventa...-

Quello arrossì sino alla punta delle orecchie, e cercò di non guardarla negli occhi, mentre lei continuava a parlare di cose tipo “incrocio”, “fusione” e “unione”, Ducky li guardava ridendo di gusto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Washington DC 9:07 ora locale

Quartier generale dell’NCIS

 

- Nessuna novità Jenny?- domandò Gibbs entrando nell’ufficio senza bussare come al solito.

- No... come immagino ti avrà già comunicato l’agente McGee...-

- Forse me lo ha accennato...- rispose lui sorridendo sotto i baffi.

- Jethro sei troppo nervoso... ti devi calmare... ormai lo hanno trovato... è al sicuro...-

- Finché non sarà qui non sarà al sicuro...- riabbatté l’uomo.

- E’ protetto da una squadra del Mossad 24 ore su 24...- insistette il direttore.

- Non mi interessa se...-

Non potè continuare perché lei parlò di nuovo.

- E poi c’è Ziva con lui... ed è la migliore protezione che si potrebbe mai desiderare...-

Gibbs storse la bocca e bevve un sorso di caffè amaro...

- Forse un tempo... ma Tony l’ha rammollita...-

- Ti sbagli... lei non permetterà mai che gli accada di nuovo qualcosa... a qualsiasi costo... è innamorata...-

- L’amore rende deboli...- commentò l’uomo.

- Ti sbagli... l’amore rende più forti...-

Si guardarono per una manciata di secondi negli occhi senza dire nulla...

Alla fine sul volto di Gibbs si dipinse un sorriso divertito...

- Mi contraddici? E da quando?-

Jenny rispose al sorriso...

E in breve si ritrovarono a ridere di gusto...

- Perché Jethro... noi siamo mai stati d’accordo su qualcosa?-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 16: 09 ora locale

Clinica “Meyudim”

 

 

- Come fai a dire che “Troy” è il miglior film storico uscito negli ultimi anni?!?- gridò Tony sconvolto dopo aver ascoltato le parole di Afek.

Era passata più di una settimana dal giorno in cui si era risvegliato... e da allora non aveva fatto che continuare a migliorare...

Scherzava e parlava continuamente di film insieme ad Afek... giocava con Badir... e parlava con Ziva...

Passavano ore intere a parlare...

A raccontarsi quello che era successo in quel periodo buio durante il quale erano dovuti restare lontani...

A immaginare come se la stessero cavando a Washington senza di loro...

Certo... Ziva li aveva informati della situazione (tralasciando però il piccolo particolare delle condizioni dell’occhio di Tony) restando sul vago e quindi sapevano che stavano tutti bene ed erano tranquilli...

Però era più divertente immaginarsi: McGee disperato per la loro partenza che tentava di impiccarsi... Abby che lo incitava a sbrigarsi perché dopo sarebbe toccato a lei usarlo (il cappio)... Gibbs che piangeva sulle loro scrivanie gridando cose tipo: “DiNozzo  se torni e giuro che non ti darò mai più scappellotti!”... Jenny che si chiudeva nel suo ufficio per un’intera settimana... Ducky che giocava a scacchi da solo...

Erano tutte cose estremamente improbabili, ma che loro adoravano ipotizzare...

Era un modo per parlare della loro vita all’NCIS senza toccare il delicato argomento del “ma ci torneremo all’NCIS?”...

- Secondo me lo è... ottimi costumi... il cast è stellare... la musica bellissima...- ribattè Afek imbronciato.

- Come puoi dire queste cose?!?- chiese sconvolto DiNozzo guardando Ziva, che era seduta accanto a lui e leggeva un libro, in cerca di aiuto.

Lei guardò da sopra le pagine e fece le spallucce come per dire “ehi! io non ci capisco un tubo di film... è inutile che chiedi il mio aiuto!”

Tony sospirò e cominciò la sua critica con aria da maestrino...

- I costumi praticamente non c’erano... la maggior parte del tempo usavano solo tuniche poco originali e le armature erano orribili...-

- Ma...-

- Fammi parlare! Il cast sarà anche stellare... soprattutto Diane Kruger...- lo scappellotto di Ziva arrivò puntuale sulla nuca di DiNozzo - Ahi! Sto solo dicendo che è una bella donna rosh katan! Comunque... dicevo... cast stellare però... che dialoghi monotoni! E poi è stata una delle peggiori interpretazioni di Brad Pitt e Orlando Bloom pareva un ebete e poi la trama non somigliava quasi per niente alla vera storia...-

- Perché? Tu conosci la vera storia? Non ti facevo così colto...- commentò Ziva.

- Mi sento estremamente sottovalutato... e la musica... la musica era a dir poco mostruosa...-

- Ho capito...- fece Afek incrociando le braccia sul petto - Questo film non ti piace... e quale film storico trovi interessante invece?-

Tony sorrise... aveva aspettato questa domanda con ansia e finalmente vi poteva rispondere...

- “Il Gladiatore” e “King Arthur” naturalmente... mio caro amico con poco gusto in quanto a film storici! Costumi ottimi... i dialoghi... beh i dialoghi sono pochi... però a volte è meglio il silenzio che mille parole dette invano...-

- Ma come sei profondo...- commentò ancora Ziva.

- Grazie, ragazza che adora sfottermi... ma sappi che non sono solo profondo ho anche altre qualità interessanti... e che potrebbero piacerti...- un altro scappellotto lo colpì in pieno - Ahi! Fai male! Dunque... dicevo... Russel Crowe ne “Il Gladiatore” è a dir poco strepitoso e Clive Owen, anche se era il su primo film, nei panni di Artù se l’è cavata abbastanza bene devo dire... ma la cosa migliore è la musica... questi due film hanno due colonne sonore fantastiche...- (come si vede che all’autrice non piacciono questi due film... vero? XD ndme)

- Io non sono di questo parere...- cominciò Afek, ma poi cambiò idea...

Era stanco di battibeccare sui film... tanto Tony la voleva sempre avere vinta!

- Però con te è inutile discutere...-

Tony sorrise.

- Bravo! Hai capito chi è il capo! Uno per DiNozzo zero per Afek!-

- Anthony la tua fortuna è che sei malato... perché se no ti avevo già fatto dare una lezioncina da Badir...- sussurrò il vecchio.

Non c’era niente di buono nel suo guardo...

Tony osservò il lupo acciambellato ai propri piedi che lo fissava con gli occhi ambra pieni di curiosità e intelligenza...

Pareva così calmo...

- Non credo che lui...-

- Dopo avergli visto spolpare vivo quel mercenario io credo proprio di si... e credo anche che ti convenga dargli ragione la prossima volta se non vuoi fare una brutta fine...- disse Ziva mettendogli una mano sulla spalla.

Lo sentì rabbrividire...

- Tranquilla Ziva... se le cose sono messe così... neanche ci sarà una prossima volta!-

- Buongiorno...- li interruppe la voce ormai familiare del dottore di Tony.

- Buongiorno dottore! Qual buon vento la porta qui?- lo salutò calorosamente il ragazzo.

Quello lo fissò confuso...

- Che cosa ha detto?- domandò in ebraico a Ziva.

Lei gli tradusse la frase...

Era felice di non essere l’unica a non capire quegli stupidi detti americani...

- Beh... oggi signor DiNozzo... togliamo le fasciature!- esclamò l’uomo sorridendo.

- Oh... finalmente una buona notizia...- commentò il ragazzo sorridendo più di prima e mettendosi in posizione per potersele fare togliere...

- Faccia piano mi raccomando... ho la pelle delicata...-

Non appena Tony fu libero dalle bende la prima cosa che chiese fu di avere uno specchio.

Invano Ziva e Afek tentarono di dissuaderlo...

- Voglio vedere la faccia che avrò per il resto dei miei giorni, il viso che mi restituirà lo sguardo ogni volta che mi guarderò ad uno specchio...-

Non appena si guardò Tony ebbe come la sensazione di guardare un’altra persona...

Quello non era lui...

Un cicatrice partiva da poco sopra il sopracciglio sinistro e finiva sullo zigomo... l’occhio era arrossato, e pareva ci fosse un velo che coprisse l’iride, tanto era diventata chiara... quasi non si distingueva dalla cornea...

- Mm... mi aspettavo di peggio...- commentò rivolto a Ziva - Non trovi che queste cicatrici mi donino?-

La ragazza abbassò la testa e fece un sorriso amaro...

Tony era sempre lo stesso...

Non voleva accettare i problemi, o almeno non voleva farlo davanti a lei e Afek...

- Allora, rosh katan?!? Si o no?!?- fece impaziente il ragazzo.

Rosh katan...

Aveva sentito quel nomignolo una volta da Afek mentre la rimproverava di essere troppo testarda e da allora aveva deciso di utilizzarlo come suo nuovo personalissimo soprannome per Ziva...

Non sapeva cosa voleva dire... per lui poteva anche voler dire che era una poco di buono... ma gli pareva che le parole rosh katan si adattassero perfettamente a Ziva...

Quasi come se fossero il suo vero nome...

- Si...- rispose lei rassegnandosi all’idea che lui non avrebbe mai preso sul serio quella storia o almeno non lo avrebbe mai dato a vedere - Con una benda da pirata saresti perfetto come nuovo personaggio in “Bucanieri dei Caraibi”.... -

- “Pirati dei Caraibi” Ziva... non Bucanieri...- la corresse, poi gli occhi gli si illuminarono - pensi davvero che potrei sostituire Johnny Depp?-

- Non esageriamo! Io non ho detto che saresti stato il protagonista...-

- Potrei sostituire Orlando Bloom allora...-

- Ti sopravvaluti sederino peloso...-

- Perché? Orlando Bloom è meglio me?-

- Beh... è giovane... bello... ricco... ha uno sguardo che ti fa sciogliere come burro...- disse Ziva contando i pregi dell’attore sulle punte delle dita.

- Ho capito... non c’è bisogno che aggiungi altro...- sbuffò il ragazzo.

- Non mi dire che sei geloso...- fece lei incredula.

- Non sono geloso... e poi perché dovrei esserlo?-

- Appunto... perchè sei geloso?-

- Aria di burrasca... è meglio andarsene Badir...- sussurrò Afek all’orecchio del suo lupo, poi fece per andare via - Ragazzi vado a prendere qualcosa da bere... voi cosa volete?-

- Niente...- risposero in coro non degnandolo di uno sguardo.

- Bene...- borbottò tra se e se uscendo dalla stanza insieme al cucciolo di lupo.

- Io non sono geloso perché non ho un motivo per essere geloso!-

- Tonyyy...- disse lei con voce suadente e avvicinandosi al suo orecchio.

- Siiii?- chiese lui con il suo sorriso da play boy stampato in faccia.

- Sei un bugiardo...- aggiunse secca lei.

- Non è vero...-

Tony stava cominciando ad arrossire...

Ziva ringraziò mentalmente Orlando Bloom...

Adorava vedere DiNozzo in difficoltà...

- Tu sei gelosissimo...-

- Eh va bene! Sono geloso! Contenta?!?- sbuffò lui incrociando scocciato le braccia sul petto.

- Molto...- fece lei sorridendogli dolcemente e accarezzandogli la guancia...

Lui rispose al sorriso imbarazzato...

Doveva assaporare il più possibile ogni momento che passava insieme a lui... ogni istante... perchè sapeva che presto avrebbe dovuto mantenere la promessa che si era fatta quando Tony era tra le sue braccia più morto che vivo...

 

 

 

* Rosh katan significa letteralmente testolina inteso come ragazza testarda come un mulo e che nulla le può far cambiare idea... insomma... Ziva!

 

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Capitolo 17
*** 17. Bianco o nero ***


Ciao! Ecco il nuovo capitolo... dopo la monotonia dello scorso ecco una bella svolta... penso che a voi non piacerà granché... anzi!

Ma a me piace... forse perché sono cattiva... chissà...

Ora, dopo aver catturato la vostra attenzione... vi lascio al capitolo!

 

 

 

 

17. Bianco o nero

 

 

 

Tel Aviv 15:25 ora locale

Clinica “Meyudim”

 

Tony stava sistemando le sue cose, non che fossero poi molte, nello zainetto nero.

Finalmente dopo un’altra settimana di strazio e riabilitazione poteva tornare a casa sua...

Beh... proprio strazio non era stato...

Si era divertito con Afek, Badir e Ziva...

Soprattutto con Ziva...

Sorrise al suo pensiero...

Non aveva ancora pensato a cosa sarebbe stato di loro una volta tornati in America...

Lui avrebbe dovuto continuare a seguire corsi di riabilitazione per abituarsi all’uso del solo occhio destro...

Di questo era sicuro...

Ma lei?

Sarebbero tornati all’NCIS come se nulla fosse successo e avrebbero continuato a vedersi di nascosto?

Avrebbero dimenticato quelle ultime due settimane e continuato a fare i bambini ignorando i loro sentimenti?

Avrebbero intrapreso strade diverse?

Poi soprattutto negli ultimi giorni le sue fantasie su tornare a fare la vita di prima si stavano lentamente affievolendo...

Ziva era diventata sempre più fredda e distaccata...

Nemmeno la prima volta che si erano visti lo era stata così tanto...

E Tony era seriamente preoccupato per lei...

Si infilò la maglietta pulita che gli aveva portato Ziva e si sedette sul letto con uno specchio in mano...

Non riusciva a smettere di pensare che non ci avrebbe mai più visto da un occhio... dentro di se provava una paura e un dolore sordi... però non l’aveva detto a nessuno...

Ma la cosa che più lo spaventava e preoccupava era il fatto che per un momento aveva desiderato di morire...

Era stata una esperienza che l’avrebbe segnato per il resto della vita e non solo fisicamente...

Ma anche questa era una cosa che avrebbe sempre tenuta per se...

Si sarebbe nascosto dietro la sua maschera da uomo immaturo ancora una volta per celare il dolore che provava dentro...

Non era certo una novità visto che lui indossava in continuazione quella maschera...

L’unico momento in cui se la toglieva era quando cominciava ad amare una persona...

Per questo le sue storie duravano pochissimo...

Lui non voleva che vedessero come era in realtà... aveva paura di aprire di aprire il suo cuore a qualcuno e poi di essere tradito...

Era già successo... e aveva paura che si potesse ripetere...

Kate... Jeanne...

Si passò una mano tra i capelli, posò lo specchio sul suo comodino, si alzò e cominciò a percorrere a grandi passi la stanza, impaziente e parecchio nervoso...

Questo stuzzicò l’interesse di Badir che era accucciato sul fondo letto come al solito e che cominciò a seguirlo con lo sguardo, ma dopo un paio di minuti, quando si accorse che non stava accadendo niente, tornò a dormire beatamente...

Tony lo osservò con un po’ d’invidia...

Sarebbe voluto essere come lui... libero... senza pensieri per la testa... vivendo solo di quello che ti si presenta davanti... e non preoccupandosi per le conseguenze delle proprie azioni...

Vedere tutto o bianco o nero insomma...

Sorridendo si avvicinò a lui e cominciò a grattagli la testa, cosa che il lupo adorava...

Non si era accorto che qualcuno lo stava osservando...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 15:30 ora locale

Clinica “Meyudim”

 

Ziva sorrise davanti a quella scena...

Stava osservando Tony e Badir da dietro il vetro da circa mezz’ora...

Aveva visto la paura impadronirsi del ragazzo quando si era guardato allo specchio... non l’aveva mai visto così indifeso...

Non poteva lasciarlo da solo... non ora!

Non poteva fare quello che stava per fare... Tony non se lo meritava!

Però era anche l’unico modo per garantire la sua incolumità...

Anche se ora c’era di mezzo quella nuova “complicazione”... lei doveva farlo comunque...

Lo osservò divertita mentre giocava alla lotta con Badir come se fosse ancora un bambino spensierato...

Adorava quella parte dolce e nascosta di Tony...

Non capiva perché si doveva ostinare a celarla dietro il suo comportamento immaturo e menefreghista...

Forse aveva solo paura di essere giudicato per quello che era in realtà...

No... non poteva farlo... non ora... non poteva spezzargli il cuore...

Eppure doveva...

Tutti i quotidiani di Tel Aviv, l’Haaretz, il Ma’arachot, il Ma’ariv, l’Yediot Achronot, annunciavano l’imminente vittoria della “seconda guerra del Kippur” da parte dell’Israele...

E questo significava che mancava davvero pochissimo all’Operazione Messiada...

E lei aveva perso due settimane preziose curandosi di Tony...

Beh... tempo perso non era stato...

Però non c’era più tempo...

Non erano più stati attaccati... e questo era un bene...

Però sarebbe potuto essercene uno da un momento all’altro...

Doveva farlo... ora!

Finché era ancora in tempo...

Fece un respiro profondo ed entrò nella stanza...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 15:37 ora locale

Clinica “Meyudim”

 

- Ehi! Ciao Ziva...- esclamò DiNozzo, non appena la vide entrare, facendole uno dei suoi migliori sorrisi.

Si trovava sotto Badir che gli teneva le zampe sul petto per costringerlo a stare fermo...

Lei rispose con un semplice cenno del capo e si andò a sedere sul letto che una volta era stato del ragazzo...

Tony si scrollò di dosso Badir e si sedette accanto a lei...

Il lupo trotterellò verso la ragazza e lei cominciò ad accarezzarlo sorridendogli...

- Oh oh! La spietata e fredda Ziva David che si scioglie come burro davanti a un lupacchiotto?-

Non ricevette nessuna risposta...

Cosa strana... a quel punto sarebbe dovuta arrivare o la solita occhiata o una minaccia di morte o un pugno...

Qualcosa non andava...

- Stai bene?- le domandò fissandola negli occhi, ma lei distolse subito lo sguardo.

- Mai stata meglio...- rispose freddamente - E poi non sono affari tuoi...-

Non sono affari tuoi?

Che diavolo le era preso?!?

Era impazzita?!?

- Mi vuoi spiegare che ti ho fatto?!? Perché all’improvviso sei diventata così fredda e distaccata?!?-

Ziva si girò vero di lui.

Aveva davvero un’aria stravolta...

- Tony senti...-

- Cosa ho fatto? Cosa ho detto?-

- Non sei tu...-

- Non sono io?!? E allora chi è? Cosa c’è?-

- Sono io... io non...-

Non riuscì a completare la frase...

Le era impossibile dirlo...

- ...non mi ami?- completò, sprezzante, Tony per lei - Grazie! Questo l’avevo già capito... neanche io, se è per questo... ma è possibile che l’altra notte non abbia significato nulla per te? E questi giorni?- disse alzandosi in piedi.

Non riusciva a stare seduto...

Lei continuò a cercare di non incontrare il suo sguardo...

Così il ragazzo la fece alzare e, afferrando con entrambe le mani il suo viso, la costrinse a fissarlo in faccia...

- Dimmelo...-

- E’ stato un errore!- soffiò lei liberandosi dalla stretta in malo modo.

Tony rimase alquanto sorpreso...

Beh... questa non se l’aspettava...

- Non dicevi così quando mi hai sbattuto sul letto...- commentò velenoso voltandole le spalle.

- Avevo appena visto morire mia sorella... è stato un caso... se ci fosse stato qualcun altro al tuo posto sarebbe successa la stessa identica cosa... quindi...-

- Quindi hai finto per tutto il tempo... hai conquistato la mia fiducia e poi...- lasciò la frase in sospeso mentre la rabbia si impadroniva di lui.

Si concesse una decina di secondi per calmarsi, poi tornò a guardarla.

- Vattene...- disse lei fissandolo con occhi glaciali.

Erano gli occhi di un’agente del Mossad... non di Ziva...

Non della sua Ziva...

- Tu non puoi cacciarmi...- disse sicuro.

- Tu devi andartene!- continuò Ziva, ormai disperata per la cocciutaggine di quell’uomo sperando di non darlo a vedere.

- Non senza di te! Ho fatto una promessa! Sarei tornato con te o non sarei tornato affatto....-

Quella frase le procurò una fitta al cuore...

Davvero aveva detto quelle parole?

Davvero Tony avrebbe fatto quello per lei?

Scosse la testa... non era quello il momento di cedere...

- Non mi interessa della tua stupida promessa! Qui sei in pericolo!-

- Già... dimenticavo che per te le promesse sono spazzatura... comunque mi pare di essere riuscito a sopravvivere...-

- Si, ma con che conseguenze?- disse lei accennando al suo occhio.

Tony le voltò di nuovo le spalle e si allontanò da lei, colpito nel segno...

- Possibile che tu non ti renda conto?- Ziva gli si avvicinò, ormai ogni sua speranza di apparire glaciale e insensibile era andata in fumo - hai idea di come mi sarei sentita se tu fossi morto? Ne hai almeno una vaga idea?-

Gli mise una mano sulla spalla...

Poi cominciò a parlare più dolcemente...

- Torna a casa... ti prego fallo per me... e se non vuoi farlo per me fallo per te stesso! Per il tuo bene!-

Tony non rispose e nemmeno si girò...

Era assorto nei suoi pensieri... nei suoi sentimenti contrastanti...

E Ziva lo capiva... lo capiva benissimo...

Passarono così quelle che parvero ore...

Infine lui si girò e la fissò negli occhi...

Stavolta lei non fuggì da quello sguardo...

- Vuoi davvero che io me ne vada?- le chiese deciso.

Esigeva una risposta da lei... non doveva più girarci intorno... voleva una risposta decisa...

Voleva la verità...

Si o no...

Bianco o nero...

Ziva ripensò a tutti i momenti belli e brutti passati con lui... la prima volta che si erano visti... le missioni sotto copertura... persino i semplici momenti di vita quotidiana... o anche solo un sorriso...

Le sembrava impossibile dover rinunciare a tutto questo...

Poi però a questi ricordi si sovrappose l’immagine del volto di Tony ricoperto di sangue inerme per terra... della freddezza del suo corpo... di quanto aveva sofferto in quei momenti che credeva di averlo perso per sempre...

Non poteva permettere che accadesse di nuovo...

- Si...- rispose semplicemente.

Era la scelta giusta sebbene fosse la più dolorosa...

Tony la fissò con freddezza per qualche secondo...

Non poteva credere che lei l’avesse fatto sul serio...

Ziva non poteva aver detto di si...

E invece l’aveva fatto...

Era stato imbrogliato...

Lei gli aveva fatto credere che il loro legame fosse indissolubile... di tenerci veramente a lui... e invece...

Nulla era vero... aveva vissuto in una bugia negli ultimi due anni...

Prese il suo zaino e uscì dalla stanza sbattendo la porta...

Ziva invece si lasciò cadere sul letto...

Priva di energie...

Ecco... l’aveva finalmente fatto...

Era stato più doloroso del previsto...

Però almeno così Tony sarebbe stato al sicuro...

Le scappò un risolino...

Se l’Operazione Messiada fosse cominciata nessuno più sarebbe stato al sicuro...

 

 

 

 

* L’Haaretz, il Ma’arachot, il Ma’ariv, l’Yediot Achronot sono tutti quanti quotidiani veri e non una mia invenzione.

* Spero ci penserete due volte prima di uccidere me e Ziva “rosh katan David... ma se qualcuno volesse picchiarci siamo scappate in Canada!

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Capitolo 18
*** 18. Non mollare! ***


Salve… rieccomi qui! Ammetto che dirvi dove scappavo non sia stata una buona idea… (tu dici? ndZiva) beh… dico solo che io e rosh katan ci dobbiamo ancora riprendere dai colpi di Emily Doyle XD…

Comunque… prima di lasciarvi al capitolo, anche questo di transizione, volevo fare gli auguri alla mia editor che oggi fa il compleanno… senza di lei non avrei mai potuto pubblicare questa storia!

Ed ora, buona lettura!

 

 

 

 

18. Non mollare!

 

 

 

 

Tel Aviv 15:51 ora locale

Clinica “Meyudim”

 

Afek non capiva quello che stava accadendo...

Era semplicemente andato a prendere gli  occhiali a casa propria...

E fin qui tutto ok...

Aveva lasciato Anthony contento come un ragazzo al suo Bar Mitzvah...

E anche questo era ok...

E Ziva che lo osservava da dietro il vetro come faceva sempre quando era assorta nei suoi pensieri...

In quei momenti la ragazza riusciva a farlo spaventare, riusciva a stare intere ore solo guardando dal vetro, solamente guardando quel ragazzo che le aveva rubato il cuore...

E anche questo diciamo che era ok...

Però quando era tornato li aveva sentiti gridare e alla fine Tony era uscito dalla stanza sbattendo la porta.

Aveva provato a chiedere spiegazioni...

Ma lui non lo aveva neanche calcolato ed era andato dritto per la sua strada.

E Ziva era rimasta in camera del ragazzo con un’espressione stravolta in volto...

Quello no che non era ok...

Così dopo aver sbuffato e maledetto qualunque cosa portasse quei due a comportarsi come imbecilli, si diresse verso la camera.

- Ehi...- disse entrando.

- Ciao Yanir...- rispose Ziva, riscuotendosi, e indossando di nuovo la sua maschera da ragazza forte e senza cuore.

- Tutto bene?- le domandò lui sedendosi accanto a lei.

- Si... si... sta tranquillo!- fece sorridendo.

Ma i suoi occhi esprimevano un sentimento ben diverso dalla felicità o dalla tranquillità.

Stati d’animo che lui in quei giorni le aveva colto nello sguardo praticamente sempre.

- E Anthony?- chiese il vecchio fissandola con i suoi sbaraglianti occhi verde opalino.

Ziva reggette pochi secondi il confronto con quello sguardo e fu costretta ad abbassare il suo.

Impossibile mentirgli...

- Lui... se ne è andato...- disse alzando le spalle con fare menefreghista e torcendosi le mani.

Afek rimase un paio di minuti in silenzio... assorto nei suoi pensieri...

- Perché?- chiese spezzando quell’atmosfera che si era creata.

Perché mai, Tony, quella giovane testa di legno se ne era andato?

Cioè… tra lui e Ziva sembrava andare tutto bene, il suo occhio beh… stava imparando a conviverci senza e poi pareva che ai loro capi in America, perché alla fine avevano dovuto dirglielo che lavoravano per una agenzia federale, non desse fastidio quella strana situazione…

Allora perché…

- Glielo ho detto io...- rispose Ziva per lui.

- Più che altro glielo hai urlato... vi sentivate fino all’ingresso... sembrava che fossimo al mercato…-

Lei arrossì impercettibilmente.

Questa non se l’aspettava… beh… credeva che fosse una delle loro tante e ormai consuete litigate su qualsiasi cosa, importante o inutile che fosse…

Che diavolo si erano detto per portare Tony ad andarsene?!?

- Scusa e perché l’hai fatto?- le domandò Afek confuso.

- Non puoi capire...- rispose lei duramente distogliendo lo sguardo e andando a guardare fuori dalla finestra.

- Tu avevi detto di amarlo!- gridò Yanir facendo saltare in aria il povero Badir che brontolando si nascose sotto il letto di Tony ormai vuoto.

Era quel atteggiamento di totale menefreghismo e insensibilità che lo faceva imbestialire, lei si stava comportando come se non gliene importasse un fico secco della partenza di Tony, anche se Afek sapeva che era tutto il contrario.

- Non è vero! Io non l’ho mai detto!- ribatté lei secca girandosi di scatto e facendosi finire ciuffi neri sul viso.

Afek si passò una mano tra i corti capelli grigi e tentò di calmarsi...

Alzare la voce non serviva a nulla...

Soprattutto con quella donna...

- Va bene Ziva... spero per te che tu l’abbia fatto per una giusta motivazione... perché hai appena perso uno degli ultimi uomini degni di questo nome che sono rimasti sulla faccia dell’intero pianeta Terra...-

- Lo so...- rispose semplicemente lei accennando a un sorriso amaro.

Lo sapeva benissimo...

- Signorina David...- la chiamò il dottore entrando nella stanza con un aria mortificata, si guardò un attimo intorno e poi la fissò di nuovo.

- Il signor DiNozzo se ne è già andato?-

- Si...- rispose lei senza entusiasmo e studiando l’uomo.

Quel espressione non le piaceva per niente...

- Che è successo ora?!?- domandò sedendosi sul letto di Tony.

- Vostro padre è morto...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 16:15 ora locale

Aeroporto “Ben Gurion”

 

DiNozzo era in piedi nel bel mezzo dell’aeroporto “Ben Gurion”, la folla intorno a lui e la confusione.

Ma nonostante fosse molto diverso da allora non poteva fare a meno di pensare a quello che era successo l’ultima volta che era stato lì...

Lui che corre mentre tentano di sparargli... le dure e sgrammaticate parole di Abdal che incitano gli altri a farlo fuori... il dolore alla spalla e alla mano...

Scacciò dalla mente quei pensieri e si sedette su uno dei sedili osservando i biglietti che aveva in mano...

Stava per tornare in America...

Finalmente dopo tante disavventure poteva tornare a casa!

Al suo lavoro, da i suoi amici, alla cara e vecchia Washington!

Però nonostante questo mancava ancora qualcosa...

Come se si sentisse incompleto… non totalmente soddisfatto…

Forse era dovuto alla sua precedente litigata con Ziva, forse alla consapevolezza che forse non l’avrebbe più rivista o semplicemente ai farmaci che gli avevano fatto ingurgitare…

Fatto sta che uscì in tutta fretta dall’aeroporto e si appoggiò ad un muretto là fuori... posò i biglietti là sopra e prese il cellulare nuovo, che gli aveva regalato Ziva, dai pantaloni che sempre lei gli aveva fornito...

Tutto gliela ricordava...

Sospirando compose un numero ben conosciuto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Washington DC 9:17 ora locale

Quartier generale dell’NCIS

 

Erano tutti riuniti davanti al telefono di Gibbs...

Ziva aveva detto che avrebbe chiamato a quell’ora per aggiornarli sulla situazione...

- Sicuri che chiamerà?- domandò McGee.

- Certo che chiamerà Tim!- lo rimproverò Abby poi si rivolse a Gibbs - perché chiamerà, vero?-

Proprio in quel momento il telefono cominciò a squillare.

- Allora è vero che sono un’indovina!- esclamò la ragazza prendendo il telefono.

Ma Jethro glielo tolse di mano con un’occhiataccia e se lo portò all’orecchio.

- Gibbs...-

- Pronto... capo?- disse, dall’altra parte dell’apparecchio, Tony.

- DiNozzo?!?- esclamò l’agente sorpreso.

- Ciao capo...-

- Tu! Stupido...- cominciò a ringhiargli contro l’uomo.

Ma Tony lo interruppe ridendo tra se e se.

- Lo so capo... lo so... anche io ti voglio bene...-

Il Direttore tolse il telefono dalle mani di Gibbs e cominciò a parlare lei con DiNozzo...

- Tony?-

- Jenny? E’ un piacere risentirti...-

- Stai bene?-

- Si tranquilla... sono solo un po’ ammaccato...-

- Devi essere parecchio ammaccato allora... perché sei stato ricoverato due settimane!-

- Già...- commentò il ragazzo sfiorandosi con la mano libera la cicatrice sul volto.

- Tony! Tony! Tony!- gridò Abby che intanto aveva rubato il telefono dalle mani di Jenny.

- Ciao Abby...-

- Come va? Stai bene? Non sei stato rapito da un gruppo di palestinesi vero?-

- No tranquilla... diciamo che ci sono andato vicino...-

- Ci manchi Tony! Torna subito qui e non fare più scherzi del genere... se non la prossima volta ci rimango secca...-

Abby percepì che lui stava sorridendo...

- Tranquilla... lì va tutto bene?-

- Si... a McGee manchi un sacco..-

Quest’ultimo tentò di rubarle il telefono urlando cose tipo:

- Non è vero... Tony! Sta mentendo!-

- E’ timido poverino...- commentò Abby una volta ripreso il possesso dell’apparecchio e aver dato uno scappellotto a Tim.

- Senti Abby... puoi ripassami Gibbs?-

- Certo Tony! Ti voglio bene!- e così dicendo diede il telefono all’uomo.

- DiNozzo dov’è Ziva?- domandò il capo non tono grave.

Seguì una lunga pausa a quella domanda.

- Capo... io... mi dispiace... lei… ho fallito...-

- “Mai dire mi dispiace” DiNozzo...-

- Giusto capo...- rispose lui vagamente deluso da quelle parole di rimprovero - ora devo andare...-

- Tony...- cominciò Gibbs.

Ripensò a come aveva perso Shannon e Kelly, al dolore che aveva provato e che ancora oggi provava...

Non poteva permettere che anche DiNozzo soffrisse così...

Così prima di chiudere il telefono disse due semplicissime parole.

- Non mollare...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 16:30 ora locale

Clinica “Meyudim”

 

Ziva osservò il corpo senza vita del padre ancora steso sul letto d’ospedale...

Che strano vederlo così rilassato e tranquillo, per lei abituata a osservarlo sempre composto e glaciale...

- Quando si svolgerà il funerale?- domandò Afek distogliendola dai suoi pensieri e poggiandole un braccio sulle spalle.

- Aveva detto niente funerale...- rispose lei non distogliendo gli occhi dal suo corpo - voleva essere seppellito subito dopo la sua morte, senza un funerale… non credeva in Dio...-

- Capito...- rispose Yanir rispettando il religioso silenzio che si era creato nella stanza.

Così Ziva poteva definitivamente scordarsi di tornare in America...

Il suo unico possibile alleato tra le alte cariche del Mossad era morto...

Tony se ne era andato via per sempre... ed era stata lei a cacciarlo...

L’Operazione Messiada stava per cominciare...

E come se non bastasse c’era anche quel piccolo “inconveniente” da risolvere...

La sua vita era diventata un incubo...

E senza il suo fulcro centrale come avrebbe fatto?!?

Come avrebbe fatto ad andare avanti senza Tony?

Non poteva farcela da sola...

Forse aveva commesso un errore a cacciarlo via...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 16:31 ora locale

Aeroporto “Ben Gurion”

 

Ziva non aveva mantenuto la sua promessa...

Se ne era andata senza dargli spiegazioni e lasciandolo solo...

E ora lo stava costringendo ad abbandonarla di nuovo...

L’aeroporto era ancora affollato... ma parlare con Gibbs l’aveva aiutato a chiarirsi le idee...

Si rigirò i biglietti tra le mani...

Gli aveva detto di non mollare...

Insomma... Gibbs! Gibbs gli aveva detto di non mollare!!!

Non gli aveva mai dato quel genere di consigli...

Tony rientrò dentro l’aeroporto e proprio in quel momento chiamarono il suo volo...

Si addentrò tra la folla, con lo zaino in spalla e si fissò intorno...

Era l’unico a essere solo...

Solo...

Come se gli mancasse qualcosa...

Come se lui fosse la metà di un qualcosa...

E quel qualcosa fosse la sua metà...

E solo in quel momento lo capì...

Lontano da tutte le persone che amava e che aveva amato...

E stando per la prima volta in vita sua veramente da solo lo capì...

Lui l’amava...

Lui amava Ziva…

Lei era la sua metà... e senza di lei, lui non era nulla!

La amava!

Tony si avvicinò ad un mendicante vicino all’entrata e gli mollò in mano i biglietti, poi si diresse di nuovo verso l’uscita.

Aveva finalmente trovato una risposta alla sua domanda...

 

 

 

 

 

 

* Il Bar Mitzvah, per chi non lo sapesse, è la cerimonia con cui si celebra il raggiungimento della maggiore età nella tradizione ebraica.

 

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Capitolo 19
*** 19. Un incontro inaspettato ***


Ciao! Avete passato una buona settimana? Con lo scorso capitolo io e Ziva siamo state perdonate, o meglio io si e quindi sono tornata a casa... lei è ancora in Canada che si nasconde dentro un iglu...

Allora... riguardo al nuovo capitolo c’è da premettere che è molto di transizione, e che è stato aggiunto alla storia all’ultimo momento, per chiarire un punto buio della trama visto che... oh! Insomma! Leggendo ve ne renderete conto da soli! XD

Buona lettura!

 

 

 

 

19. Un incontro inaspettato

 

 

 

 

Washington DC 9:32 ora locale

Quartier generale dell’NCIS

 

Gibbs si stiracchiò sulla poltrona...

- Allora Gibbs? Che ti ha detto Tony?- domandò Abby super curiosa.

Lui non rispose e fece un mezzo sorriso.

- Credo che stia finalmente crescendo...- sussurrò tra se e se.

- Ti abbiamo chiesto cosa ha detto! Dai! Diccelo!- continuò la ragazza sperando di convincerlo.

- No...- rispose semplicemente l’uomo.

- E perché poi gli hai detto di non mollare? Cosa non doveva mollare??? Ti prego Gibbs!!! Non mi lasciare incuriosita!!! Ti prego!!!-

- No... quando torna ve lo fate raccontare da lui...-

Abby lo afferrò per il bavero del colletto.

- Perché dobbiamo aspettare tutto questo tempo?!? Dillo Gibbs! Ti prego!!!!-

Lui la guardò eloquentemente.

Abby si affrettò a mollare la presa.

- Scusa... mi sono fatta prendere la mano...-

- E’ inutile...- annunciò il direttore Shepard agli altri presenti - non ce lo dirà mai... vero Jethro?-

Concluse la frase con un sorriso rivolto a quest’ultimo.

Gibbs corrispose al sorriso.

- A quanto pare il direttore mi conosce davvero bene...-

Abby si accigliò.

- La smettete con queste smancerie?!? Io voglio sapere che fine ha fatto Tony!!! E Ziva? Dov’è Ziva? Capo non puoi andare via come se nulla fosse... diccelo!-

Ma Gibbs ormai si era incamminato con Jenny verso la scala.

Non appena fu in cima si affacciò dalla ringhiera e li salutò con la mano.

- Ciao...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 16:45 ora locale

Da qualche parte

 

Tony stava correndo il più veloce possibile lungo il ciglio della strada da circa dieci minuti...

Si asciugò il sudore dalla fronte con un braccio e continuò ad andare avanti...

Ogni tanto si voltava indietro per vedere a che punto era, ma riusciva ancora a scorgere in lontananza l’aeroporto Ben Gurion... era ancora troppo lento e appesantito...

Abbandonò lo zaino lungo la strada e scattò avanti...

Le macchine correvano di fianco a lui alzando grandi polveroni...

Le maledisse cercando di non respirare la terra rossa dentro la quale doveva correre per riuscire ad andare avanti.

Osservò una decappottabile superarlo con estrema facilità e sporcarlo più del solito...

Sempre correndo si scrollò la sabbia di dosso e si rese conto che continuando a correre a quella velocità non sarebbe mai arrivato in città...

Lui non aveva tempo...

E la distanza era troppa se pensava a lei...

Quel pensiero gli diede la forza di andare avanti con il sorriso sulle labbra come un ebete.

- Ehi!- disse una voce distraendolo.

La decappottabile nera che lo aveva superato prima ora era posteggiata due metri davanti a lui.

- Vuoi un passaggio?- chiese la guidatrice dell’auto, una ragazza sulla ventina, con corti capelli ricci e un paio di occhiali da sole.

- Chi io?- domandò Tony stupidamente, mentre si fermava a pochi centimetri dal cofano della macchina per riprendere fiato.

- No! Mia sorella!- fece lei ridendo - Forza, sali!-

- Sei sicura?-

- Certo! Forza!-

Un po’ dubitante DiNozzo salì in auto.

La ragazza non gli diede neanche il tempo di allacciarsi la cintura: ripartì immediatamente sgommando.

- Grazie...- sussurrò l’uomo.

- Non ce di che! Dove devi andare?-

- Ehm... una clinica presso Gannot...-

- La “Meyudim” vero?-

Lui annuì.

- Sei fortunato! Devo andare anche io da quelle parti... ah! Non ci siamo presentati! Io sono Elisa... tu?-

- Tony... italiana?- rispose distrattamente vedendo nello specchietto retrovisore l’aeroporto allontanarsi sempre di più, forse grazie a quel passaggio ce l’avrebbe fatta.

Doveva essere una benedizione divina...

- Si... americano?-

- Si, e un po’ italiano...-

- Davvero?-

- Già... che ci fa un giovane e affascinante italiana qui a Tel Aviv?- le domandò mettendosi più comodo sul sedile.

- Studio all’università...- rispose lei con semplicità togliendosi un ciuffo di capelli davanti agli occhi - tu che ci fai qua?-

Tony si allacciò la cintura frettolosamente: la ragazza stava pericolosamente aumentando l’andatura dell’auto.

- Beh... io devo... devo sbrigare alcune questioni...- disse vago cambiando poi argomento - perché hai scelto proprio Tel Aviv?-

- Mm... perché ho scelto Tel Aviv? Perché... beh... è difficile da spiegare così su due piedi...-

- Provaci...-

- Beh... ti sembrerà stupido... ma sento che questo paese è la mia vera casa!-

- Non è stupido...- notò Tony sorpreso dalla motivazione così profonda di una ragazza così giovane.

Lei arrossì impercettibilmente e borbottò qualcosa come un “grazie”.

Poi calò il silenzio tra loro, era interrotto solo dal rumore delle gomme sull’asfalto polveroso e da quello del motore...

Lui pensava a Ziva e a cosa le avrebbe detto...

Mentre Elisa era persa in chissà quali oscuri e sconosciuti pensieri...

- Ti sta vibrando il cellulare...- le fece notare Tony interrompendo l’armonia di quel momento.

L’apparecchio si trovava in bilico sul cruscotto di fronte a lui e come per miracolo non cadeva...

- Lo puoi prendere tu?- gli chiese la ragazza non distogliendo lo sguardo dall’asfalto.

- Certo...- fece lui sorridendo e afferrandolo - è un certo David... chi è?-

- Davìd non David... dammi...- disse brusca la ragazza togliendolo dalle mani.

Seguì un breve discorso in ebraico e parecchie risate...

Poi lei chiuse il cellulare e lo infilò in tasca.

- Era il tuo ragazzo?- domandò Tony con un sorriso malizioso stampato in volto, quella situazione lo stava divertendo, era quasi come tornare a parlare con Ziva ai primi tempi.

- Si...- rispose Elisa cercando di fare l’indifferente, ma tornò ad arrossire.

- Non è che ti sei trasferita qui per lui, vero?- fece il ragazzo sornione stuzzicandola di nuovo.

- No... l’ho conosciuto dopo un mese che stavo qui...-

- Stai qui da tanto?-

- Beh... due anni e mezzo... dipende dai punti di vista...-

- Per me sono tanti...- notò Tony sorridendo poi aggiunse - Amore a prima vista?-

- Chissà perché ma sospettavo che me l’avresti chiesto...- fece la ragazza sorridendo – Comunque... si! Ho capito subito che era quello giusto... probabilmente l’uomo della mia vita... ci capiamo con gli sguardi... non ci servono parole... è la mia anima gemella!- continuò lei sognante, poi resasi conto di quello che aveva appena detto si affrettò a concentrarsi di nuovo sulla strada che scorreva di fronte a lei.

- Lo ami tanto...- notò Tony correndo col pensiero a Ziva.

Lei avrebbe mai detto quelle stesse cose di lui?

O almeno le pensava?

Anime gemelle...

Gli ricordava vagamente qualcosa... gli sapeva di già sentito... ma dove? E soprattutto... chi o cosa?

- Già... tu invece?- domandò a tradimento Elisa.

Tony si riscosse dal suo momentaneo torpore.

- Chi io? No... non lo amo...-

- Non fare lo scemo!-

Lui rimase un attimo in silenzio.

- Beh... diciamo che sono single...-

- “Diciamo”?-

- Beh... “diciamo” perché fino a poche ore fa non lo ero..-

- Ti ha mollato lei? Oppure sei stato tu?- domandò Elisa incuriosita mentre si apprestava a curvare.

Tony si dovette reggere alla maniglia e rimpianse amaramente la giuda di Ziva, spericolata si, ma non fino a quel punto!

- A dire il vero non l’ho capito neanche io...-

- La ami?- chiese la ragazza a bruciapelo fissandolo negli occhi.

- Guarda la strada per piacere!- le gridò lui.

- Sta tranquillo! So quello che faccio! Rispondi alla mia domanda piuttosto...-

- Beh... io... si... forse... non lo so!- fece lui abbassando la testa sul petto.

- E lei?-

- Non so neanche questo... mi ha cacciato via...-

- Ah, bene! Beh... immagino avrà avuto un buon motivo o almeno lo spero per lei... mi sembri un bravo ragazzo, Tony...- fece lei sorridendo.

“Guarda la strada maledizione!” pensò il ragazzo sudando freddo stringendo ancora di più la maniglia.

- Più di David?- le domandò trattenendo il fiato mentre si apprestavano ad uscire di strada.

Lei però con un’abile quanto spericolata sterzata riportò l’auto in pista.

- Mm... forse!- rispose come se nulla fosse accaduto tornando a fissarlo sorridente.

Lo guardava in faccia.

Negli occhi... o meglio nell’occhio...

Era la prima persona che lo faceva... per i primi tempi persino Ziva era stata turbata da quel suo nuovo aspetto che tanto lo spaventava...

Come mai a lei no?

Come mai a lei non faceva nessun effetto un uomo con un occhio solo e con una cicatrice non del tutto rimarginata?

- Come faccio a guardarti in faccia?- fece la ragazza sorprendendolo, sembrava quasi che gli avesse letto nel pensiero - Ho visto cose peggiori... uno sparo vero?-

- Già...- rispose lui tristemente ripercorrendo con la memoria quegli interminabili istanti in cui aveva persino invocato la morte, preferendola alla dura, difficile e dolorosa, molto dolorosa, vita.

- Perché ti volevano uccidere?-

- Beh... in realtà lo sparo non era per me...-

- Molto eroico da parte tua sacrificare un occhio... devi amarla tanto questa persona...  aspetta! Non sarà la stessa persona con cui ti sei lasciato poche ore fa!-

- Beh... in realtà si... e detto in tutta franchezza tu me la ricordi abbastanza, sai?-

- Davvero? E’ anche lei una stronza, spavalda e sexy ragazza mediterranea? E poi come fai a dirlo? Ci siamo appena conosciuti... non potrei essere un’assassina stupratrice?-

- Quindi tu saresti una stronza, spavalda e sexy assassina stupratrice mediterranea?- chiese Tony alzando un sopracciglio.

Sul volto della ragazza si dipinse un sorriso.

- Beh... stupratrice non mi dispiacerebbe...- notò Tony con una punta di malizia, tornando a fissare la strada, per un attimo, poi la guardò per vedere la sua reazione.

- Neanche a me...- rispose la ragazza guardandolo da sopra gli occhiali da sole.

Nei suoi occhi scuri si riusciva a distinguere uno strano brillio che mise i brividi a Tony.

- E David?-

- Beh... lui non lo verrebbe mai a sapere... e neanche la tua pseudo-ragazza...- fece Elisa sorniona.

Lui le sorrise e riprese a guardare la strada.

Rimasero in silenzio tutto il resto del viaggio mentre alla radio trasmettevano canzoni che Tony non capiva.

 

Eretz ba naladnu

Eretz ba nikhye

Yihié ma shé yihié

 

Elisa parve notare la sua difficoltà.

- Paese in cui siamo nati, paese in cui viviamo, qualunque cosa accada...- tradusse per lui – le canzoni patriottiche vanno molto in voga in Israele, soprattutto in questo periodo di guerra...- gli spiegò.

Lui annuì e si stupì dell’amore di quelle persone per il loro paese, la loro casa, la loro patria, per la quale avevano faticato tanto.

In America non era così... non c’era tutto questo orgoglio e coraggio, e ancora una volta ripensò a Ziva.

Anche lei era così, come tutti i suoi compaesani, del resto.

Una donna pronta a difendere a tutti i costi quello che aveva di più prezioso.

E in quel momento Tony non si rese conto di aver compreso Ziva più di quanto avesse mai fatto in vita sua e in più di due anni che la conosceva.

Alla fine Elisa fermò l’auto a un centinaio di metri dalla clinica.

- Beh... questa è la tua fermata... più vicino non posso andare perché se no poi dovrei fare il giro...-

- Va bene lo stesso! Anzi hai fatto troppo!- rispose Tony facendo per scendere dalla macchina - Ci vediamo...-

- Aspetta!- lo fermò lei afferrandolo per una manica.

Lui la fissò confuso.

- Prometti che dirai a quella ragazza che la ami...-

Tony sorrise con dolcezza...

- Ok... solo se tu mi prometti che lo dirai a David...-

- Chi ti dice che io non l’abbia...-

- ...già fatto? Non lo so... istinto?-

Lei sorrise di nuovo e si tolse gli occhiali da sole...

- Addio sexy autostoppista...-

DiNozzo uscì dalla macchina e prese a correre sotto lo sguardo compiaciuto di Elisa.

- Addio stronza, spavalda e sexy assassina stupratrice mediterranea!-

Avrebbe mantenuto la promessa... avrebbe detto a Ziva che la amava!

 

 

 

 

 

 

* So che è deprimente però... è l’unica cosa che mi è venuta in mente! E poi ammettetelo: il mio personaggio non è estremamente intrigante?!? XP

* Ho inserito il testo della canzone appunto per puntualizzare questo aspetto di sacrificio, orgoglio e coraggio che hanno il personaggio di Ziva e gli altri israeliani, cosa che mi ha sempre affascinato molto, e che come ho detto secondo me racchiude in breve tutta l’essenza della nostra rosh katan preferita, spero voi siate delle stesse vedute.

* Riguardo a quello che ha detto la mia compare eLiSeTtA, che la informo se continua a dire quelle cose verrà uccisa da me e Ziva, sul Tibbs che c’è in questa fic... io in realtà non ce ne vedo poi molto e non era mia intenzione mettercelo... poi... boh!

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Capitolo 20
*** 20. Hapanterim Levanim ***


Rieccomi!!! Wow... siamo già al capitolo 20... wow... e io che credevo che saremmo arracanti solo fino al capitolo 14 o 15...

Comunque... qualcuno mi ha chiesto se il personaggio nello scorso capitolo fossi io e qualcun altro lo ha capito e basta... ebbene si! La stronza spavalda sexy stupratrice assassina mediterranea (o semplicemente SSSSam) sono io! E sono contenta che abbiate trovato il capitolo divertente e molto utile perché ha fatto capire meglio a Tony i propri sentimenti (visto che per lui le sorprese non sono finite qui), visto che era quello l’intento, oltre spiegare il viaggio... poi capirete...

Intanto leggete questo capitolo che probabilmente è il mio preferito insieme ad altri due... buona lettura!

 

 

 

 

20. Hapanterim Levanim

 

 

 

 

Tel Aviv 16:33 ora locale

Appartamento del Vicedirettore del Mossad Ziva David

 

Ziva chiuse la porta alle sue spalle.

La casa era deserta...

Non c’era nessuno...

Non c’era più nessuno...

Era sola...

Per sempre...

Tutti quelli a cui teneva se ne erano andati definitivamente...

Per sempre...

Per la prima volta da più di due settimane cedette alla stanchezza e al nervosismo che aveva accumulato...

Si accasciò sul pavimento e si ritrovò a fissare il soffitto come era successo l’ultima volta che aveva messo piede in quella casa...

Per tutto quel tempo aveva praticamente vissuto in clinica, incapace di rimettere piede in quella casa...

In quella casa così piena di ricordi dolorosi...

Si rialzò e cercò di ignorare il mobile con sopra le foto dei suoi cari... ma non ci riuscì...

Le fissò tutte una ad una...

La foto di Ari e Tali... quella di lei e Sara abbracciate... persino una di lei e suo padre quando era piccola... e poi la foto del suo compleanno...

Sara aveva insistito così tanto a metterla lì che alla fine aveva dovuto cedere...

Distolse lo sguardo da quei ricordi immortalati su carta e si andò a sedere sul divano, dove si accasciò stancamente...

Il ciondolo di Tony era ancora lì, messo in bella mostra sul tavolino di fronte lei...

Lo afferrò e se lo rigirò tra le mani per un po’ di tempo...

Poi si decise e se lo rimise al collo.

Aveva fatto una promessa dopotutto, no?

Tanto valeva mantenerla...

E poi quello era l’ultimo ricordo di lui... della migliore parte della sua vita...

Il momento in cui era finalmente potuta essere “Ziva” e non l’agente del Mossad, David...

Il momento in cui si era finalmente abbandonata all’istinto...

Il momento in cui si era innamorata veramente...

Tutto grazie a lui...

Riavere quel dolce peso che le era mancato tanto al collo la fece rincuorare un po’...

Ora era veramente sola...

Nessun padre... nessun fratello... nessun amico... nessun Tony pronto a proteggerla a costo di rischiare la vita...

Tutti morti o comunque scomparsi dalla sua vita...

Perché? Perché proprio lei?

Perché?

 

Era la prima volta che metteva piede nell’ufficio di suo padre da quando si era trasferita in America.

Fu molto sorpresa di scoprire che non era cambiato affatto.

I mobili erano tutti nello stesso posto, e persino i quadri erano gli stessi di prima...

Dietro di lei sentiva Chaim emettere piccole esclamazioni di stupore davanti a quei quadri tanto famosi che stavano appesi alle pareti... e per le targhe onorifiche di lei e suo padre!

Sorrise tra se e se continuò a costeggiare il muro osservando i quadri tanto cari al padre.

Improvvisamente si fermò davanti ad una targa che non aveva mai visto...

“Unità 7. Per il loro coraggio e la loro determinazione”

- Ehi! Chaim! Che significa questa?- domandò al suo fedele consigliere.

Lui si affrettò ad affiancarla.

- Beh... è in onore dei caduti dell’Unità 7 del Metsada...- rispose con fare ovvio.

- Caduti?!?- esclamò Ziva visibilmente sorpresa - Quando è successo?!? Chi è morto?!?-

- E’ successo circa un anno fa... sono morti tutti... si trovavano in missione al confine con la Siria... c’è stato un raid aereo... e poi...- il ragazzo non completò la frase e abbassò il volto.

- Sono morti tutti... anche il Tenente Colonnello Dov Ben Amos?!?-

Chaim annuì mortificato.

- Non si è salvato nessuno...-

Dov...

Si sedette sulla poltrona senza forze e fece segno a Chaim di lasciarla sola.

Lui annuì gravemente e sparì dalla stanza in un attimo.

Khalida... Uzi... Ezra... Azeb... Noam... Tsvika...

Dov...

Erano tutti morti...

Chiuse gli occhi e tentò di scacciare il loro pensiero dalla mente...

Ma era troppo doloroso...

 

- Panterim Shhorim?- chiese Ziva fissando suo padre.

Aveva ventuno anni, era fresca di laurea, un giovane Capitano del Metsada ed era piena d’entusiasmo.

- Si... ti hanno affibbiato questo soprannome... sei agile, scattante, sensuale e letale come una Pantera Nera... testuali parole...- rispose lui lisciandosi i baffetti bianchi, molto di moda in quel periodo.

Panterim Shhorim...

Le piaceva quel soprannome...

- Mi hai convocata solo per questo?- chiese cercando di nascondere il suo compiacimento e restando fredda e glaciale.

- No...- cominciò a dire suo padre abbassando gli occhi sulle carte di fronte a lui - volevo informarti di persona che sei stata promossa a Tenente Colonnello del Metsada e che da ora in poi avrai una tua squadra...-

Ziva strabuzzò gli occhi...

Non credeva alle sue orecchie...

Era stata promossa a Tenente Colonnello e finalmente aveva una squadra tutta sua!

Nonostante la sua brillante carriera tra le file del Metsada si erano sempre rifiutati di assegnarle una squadra perché era troppo “immatura e impulsiva”...

Spesso durante le missioni che svolgeva da sola o col suo patner non seguiva il piano e gli ordini dei suoi superiori mettendo a rischio la propria vita...

Per questo non le avevano mai dato una squadra: pensavano che non avrebbe saputo gestirla e che per fare di testa sua avrebbe messo a rischio anche le loro di vite...

Se le assegnavano una squadra significava che la ritenevano finalmente cresciuta!

Quell’improvviso sprizzo di fiducia doveva essere dovuto al recente attacco alle Torri Gemelle, avvenuto solo un mese e mezzo prima...

Ziva infatti aveva avvertito i suoi Capi che durante le sue missioni sotto copertura nei paesi arabi aveva sentito parlare di un attacco organizzato da una nuova organizzazione, ribattezzata poi dagli americani Al Qaeda (la base), che intendeva ricreare il “fenomeno Pearl Harbor” con l’aiuto dei russi...

I suoi adorati superiori, compreso suo padre, non avevano ritenuto importante quest’informazione...

Ma poi era successo quello che era successo...

E così, un paio di giorni prima, grazie ad un’altra delle sue soffiate, che stavolta erano state debitamente ascoltate, erano riusciti a salvare il ministro israeliano del turismo, Rehavam Zeevi...

Doveva essere per quello che l’avevano promossa...

L’entusiasmo però fu presto sostituito dalla tristezza...

Dov...

Il padre dovette accorgersene.

- Il tuo patner, il Maggiore Dov Ben Amos, ora è nella tua squadra... l’Unità 7...- disse sempre non alzando lo sguardo.

Ziva gioì internamente.

- E’ tutto?-

- E’ tutto, Panterim Shhorim... puoi andare...- confermò Eli David alzando lo sguardo dai fogli e abbozzando un sorriso, era finalmente fiero di sua figlia.

- Ken hamfaked!–

Lei si diresse a grandi falcate verso la porta.

Dov era in piedi, fuori, che la aspettava.

Dopo aver atteso che si fosse chiusa la porta alle spalle, parlò.

- Tutto ok?- le domandò non riuscendo a decifrare l’espressione sul suo volto.

Lei per tutta risposta si lanciò al suo collo e lo baciò con passione.

- Lo prendo per un si...- commentò Dov sorridendo.

- Sono Tenente Colonnello!-

- Wow! Sei salita di due gradi!- fece lui chiaramente stupito – e in così poco tempo! Finalmente hanno capito quanto vali e che sei il miglior agente che il Mossad abbia mai avuto! Brava!-

- Non esagerare! E poi non è finita... mi hanno assegnato una squadra!-

Il ragazzo si rabbuiò e la lasciò andare.

- Beh... allora congratulazioni...- mormorò adombrandosi ma cercando di non darlo a vedere.

- E tu ne fai parte Maggiore Dov Ben Amos!- completò Ziva facendo un enorme sorriso.

Lui la strinse forte e risero dalla felicità.

Ziva amava Dov come non aveva mai amato nessun altro.

Adorava i suoi ribelli ricci neri, la sua pelle olivastra, i suoi occhi grigi, la sua voce, la sua compagnia...

Era pazza di lui e se ne fidava ciecamente.

Erano patner da ormai due anni...

Lui era subentrato al vecchio compagno di Ziva che era stato ucciso brutalmente e da allora non si erano mai lasciati...

E quanto pare non sarebbe successo neanche questa volta!

La squadra era senza dubbio la migliore che lei potesse desiderare.

Erano tutti quanti professionali, affidabili e simpatici.

Quello fu periodo più bello della sua vita...

Certo... il loro lavoro consisteva nell’uccidere...

Però aveva finalmente trovato un equilibrio interiore che desiderava con tutto il cuore mantenere... uccidere quando condividevi dei momenti con qualcuno diventava meno faticoso... meno opprimente... le pessime condizioni psichiche e mentali alle quali erano sottoposti quasi ogni momento della loro vita diventavano meno gravose...

Sembrava quasi di vivere una vita vera, e non quella di un’agente del Mossad.

Oltre a Dov, Ziva aveva stretto amicizia anche con Khalida, unica donna del gruppo oltre lei...

All’inizio c’era stata un po’ di diffidenza, ma alla fine erano diventate grandi amiche...

Erano entrambe testarde, letali e distruttive... uguali insomma!

Dov e Khalida erano i suoi primi amici dai tempi in cui era ancora una bambina...

Da quando aveva deciso di arruolarsi nel Mossad, cioè dopo la morte del suo migliore amico quando aveva solo dodici anni, aveva deciso di concentrarsi solo su quello...

Era uno degli agenti del Mossad che avevano fatto carriera in meno tempo...

Da quando aveva sedici anni sino ad allora aveva condotto una carriera impeccabile che l’avevano portata ad essere Tenente Colonnello a ventuno anni e a soli cinque anni dall’inizio del suo addestramento... non aveva mai avuto amici e non si era mai legata a nessuno, tranne che  a sua sorella Tali, fulcro centrale della sua ormai misera esistenza.

Si era più volte detta che senza sua sorella non sarebbe riuscita a resistere in tutti quegli anni...

Ora invece sentiva di far parte di Dov e Khalida come loro facevano parte di lei...

Erano i suoi migliori amici...

- Ehi! Lo sapete che l’Unità 7 ha un nuovo soprannome?- disse un giorno Noam, il più giovane del gruppo, entrando di corsa nella sala degli allenamenti di Krav Maga.

- Davvero?- domandò Ziva incuriosita e interrompendo il suo allenamento con Tsvika.

Ultimamente i loro nemici si erano divertiti a dare i nomi più strani e improbabili alla letale Unità 7.

Angeli della Morte... Diavoli Bianchi... Squali di Sabbia... Ombre di Luce... Cobra del Deserto...

Era proprio curiosa di sapere cosa si sarebbero inventati quella volta!

- Hapanterim Levanim!- disse Noam facendo un enorme sorriso - “Hapanterim” in onore del nostro grande capo, il Tenente Colonnello Ziva David ben Eli, la Panterim Shhorim d’Israele e “Levanim” per il colore della nostra ormai famosa divisa che agli arabi mette più terrore del non morire per la jihad!-

Ziva rispose al sorriso.

Dov le si avvicinò e le cinse la vita con un braccio.

- Beh... finalmente ci hanno affibbiato un soprannome adatto!- commentò ridendo e coinvolgendo tutti nella sua risata.

Tutto trascorse bene e rimase invariato fino a quel giorno...

Quel giorno maledetto che non avrebbe mai più scordato e che le avrebbe segnato la vita per sempre...

- Tenente Colonnello David... dobbiamo parlarle...- disse un soldato con tono grave interrompendo gli addestramenti di Krav Maga e facendole segno di seguirla.

È così che venne a sapere della morte di Tali.

Un attentato suicida ad opera di Hamas...

Da allora Ziva non fu più la stessa...

Desiderava solo la vendetta... avrebbe distrutto Hamas... avrebbe vendicato sua sorella e soprattutto non avrebbe più permesso a qualcuno di farle del male e questo significava anche non aprire mai più il suo cuore a qualcuno...

Ormai aveva sofferto abbastanza...

Invano Dov, Khalida e gli altri tentarono di parlare con lei...

Si allontanò da tutti... anche da se stessa...

Un mese dopo la morte di Tali e a poco più di un anno dalla sua promozione, Ziva fu nominata Colonnello, per la sua eccezionale bravura.

Le incursioni sue e delle Pantere Bianche divennero presto leggendarie, ma non c’era più il vecchio affiatamento che li univa.

Ormai era una perfetta macchina da combattimento, in lei non c’era più spazio per i sentimenti inutili come l’amicizia e l’amore che erano solo causa di sofferenza, la sostenevano solo l’odio e la vendetta.

In quel periodo condusse anche molte missioni all’estero da sola e fu allora che conobbe Hazif Shamir.

Era bello, giovane, simpatico ed era il nipote del Direttore Dagan...

Divenne suo amante occasionale e patner in parecchie delle proprie missioni...

Tanto che suo padre e il Direttore pensarono di poter unificare le loro potenti famiglie combinando loro in matrimonio...

A Ziva andava bene...

Certo... non amava Hazif...

Non avrebbe mai potuto amarlo.

Ma le avrebbe fatto comodo essere la moglie del nipote del Direttore oltre ad essere la figlia del suo Vice...

Sembrava tutto perfetto sino al giorno in cui Hazif la vendette a quei mercenari cileni in cambio della propria libertà...

Da allora si rifiutò di rivederlo e i piani matrimoniali saltarono...

Poi, a poco più di quattro anni dalla morte di Tali, Ziva fu inviata in America per difendere un agente infiltrato in Hamas accusato di terrorismo e di aver ucciso una loro agente da un’agenzia governativa che aveva sentito nominare raramente: l’NCIS.

L’agente del Mossad infiltrato in Hamas era Ari Haswari.

 

Ziva aprì gli occhi...

Così aveva conosciuto Tony ed era entrata a far parte dell’NCIS come “agente di collegamento col Mossad”...

Anche se non era stata mandata lì proprio per quello... ma era meglio non pensarci.

Poco prima di trasferirsi definitivamente a Washington era venuta a sapere che le Hapanterim Levanim erano passate sotto il comando di Dov...

Poi, da quando aveva smesso di aver contatti con suo padre, non ne aveva saputo più nulla e ora...

Erano morti tutti...

Anche Dov che lei aveva amato tanto...

Era sola...

Dov...

Tony...

 

Strinse il ciondolo che aveva al collo...

Destinata a stare sola?

Probabilmente...

Gli occhi le si offuscarono di nuovo... si sentiva una pappamolle... piangere per qualsiasi stupidaggine!

 

Gli agenti del Mossad non piangono... ricordatelo! Gli esseri umani piangono! Non gli agenti del Mossad! Noi non possiamo permettercelo! ”  

 

Le parole del maestro Shlomo risuonarono ancora una volta nella sua testa... aveva ragione!

Non doveva piangere! Doveva essere forte e poi...

Aspetta...

Il maestro Shlomo!

Prese il telefono e compose con foga il numero, sperando che avesse ancora quello...

Quando sentì la sua voce fu musica per le proprie orecchie.

Come finì la telefonata si alzò dal divano e si asciugò gli occhi, basta piangere sul passato...

Non sarebbe più successo...

Andò con passo deciso verso la porta...

Sapeva benissimo cosa fare...

E così almeno uno dei suoi fantasmi l’avrebbe affrontato e sarebbe potuta tornare a pensare al presente.

 

 

 

 

* Ecco il dramma di questi capitoli con le parole in ebraico... allora...

Panterim Shhorim: Pantera nera

Hapanterim Levanim: Pantere Bianche

Ken hamfaked!: Si, capo! (Questa la adoro!)

E poi utilizzo per Ziva l’appellativo “Ziva David ben Eli” perché ben significa figlio di.

* Nel capitolo faccio leggermente riferimento al coinvolgimento della Russia nell’attacco alle Torri Gemelle del 2001... questa è una teoria mia e di alcuni altri studiosi, potrebbe anche non essere così, ma gli indizi ci sono purtroppo anche se non posso stare qui ad elencarli tutti.

E poi faccio riferimento ad un certo ministro del turismo israeliano Rehavam Zeevi, lui purtroppo è morto a causa di due colpi di pistola alla testa in un albergo di Gerusalemme il 17 Ottobre 2001, e non è stato salvato dal Mossad come ho detto io. L’azione è stata rivendicata dal FPLP (Fronte popolare di liberazione della Palestina)

* Ho voluto fare questo capitolo perché era da un sacco che sognavo di scrivere a monomio la storia di uno dei personaggi più interessanti che io abbia mai analizzato, Ziva. Spero vi sia piaciuta la mia versione che ho cercato di rendere più veritiera possibile, tenendo conto delle poche cose che sappiamo su di lei.

* (Quanti appunti oggi!) Emily Doyle... mi lascia davvero stupita il fatto che io e te ci somigliamo così tanto, sia caratterialmente che, a quanto pare, fisicamente! Forse siamo delle gemelle separate alla nascita??? Un po’ come me e la mia nanetta editor preferita... XP Tu che ne pensi???

* Benvenuta nel club, 69Monica69! Bel nick! XP

* Cara la mia editor e nanetta preferita... sorvolo sul tuo sclero sulla foca investita da me con il traghetto della Messina - Reggio Calabria e del grasso che vola e che tu raccogli perché non va sprecato... per parlarti di cose più serie... Tony non scrive la notte il Tibbs che (tu dici) c’è nella fanfic! Hai capito?!? Ah! Ziva dice che vuole fare i conti con te per tutte le affermazioni cattive su di lei e inoltre... vorrei indietro Hazif! Se no la storia non può continuare! Lui è il cattivo... ricordi?!? Lo scorso capitolo... si che era un sogno... un sogno che devo ammettere come hai detto anche tu... non del tutto casto... comunque spero che commenterai anche questo capitolo (ma che lo dico a fare?) con un tuo sclero...  

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Capitolo 21
*** 21. Mal'ach ***


Ragazzi sono tornata con l’ultimo capitolo prima della vacanze di Pasqua! Lunedì prossimo non posso aggiornare... vedrò se potrò da mercoledì in poi ma non assicuro niente!

Grazie per i complimenti che mi avete fatto riguardo allo scorso capitolo! Sono felice che vi sia piaciuto anche se ero un po’ scettica all’inizio, in quanto non c’entrava molto con il resto della storia... comunque non preoccupatevi da questo in poi si torna alla normalità!!!

 

 

 

 

21. Mal’ach

 

 

 

Tel Aviv 17:11 ora locale

Clinica “Meyudim”

 

Afek lo vide entrare di corsa dalla porta, dopo tanta preoccupazione lui era di nuovo lì come se nulla fosse successo.

Gli si avvicinò pronto a dirgliene quattro... o anche cinque...

Gli avrebbe fatto una bella lavata di capo!

Ma Tony era strano... aveva un aspetto provato, non pareva neanche lui... il suo solito sorriso malizioso era scomparso...

Nel suo unico occhio riusciva a scorgere qualcosa di nuovo che non aveva mai visto in lui prima.

Gli si avvicinò di più... ecco! Cautamente e lo osservò mentre si piagava in due dalla stanchezza e boccheggiava.

- Ehi... Anthony stai bene?- gli domandò preoccupato mettendogli una mano sulla spalla.

Lui alzò la testa di scatto, e lo fissò con quel suo nuovo sguardo.

- Lei dov’è?- domandò ignorando la domanda del vecchio.

- Chi... Ziva?-

- Secondo te?-

- Beh... lei...-

- Dimmi dov’è, Afek... ti prego...-

Il vecchio fece un sospiro e lo guardò mortificato.

- Non lo so... l’ultima volta che l’ho vista era in camera con suo padre... pover uomo...-

Calò di nuovo il silenzio tra loro, spezzato solo dai rumori della clinica e dal respiro grosso di Tony.

- Tu non dovevi partire oggi?- gli domandò Yanir.

DiNozzo si raddrizzò.

- Beh... c’è stato un piccolo cambio di programma... diciamo che finalmente ho capito quello che mi stava sotto gli occhi da tempo...-

- Baruk hashem!  Hai capito che la ami, vero? Finalmente!-

Tony lo guardò confuso.

- Come...-

- Come faccio a saperlo? Beh... lo sanno tutti... dai... si vede! Credo che voi due siate gli unici a non saperlo... e per giunta siete i diretti interessati...-

- Lei non mi ama...- affermò sicuro Tony rabbuiandosi.

- Io non sono d’accordo... ma se lo dici tu...-

In quel momento passò il dottore.

Tony lasciò Afek da solo e si fiondò verso di lui.

- Buongiorno dottore...-

- Signor DiNozzo che bella sorpresa! Non era partito? Aspetti ma lei... che stupido! Le devo fare le mie congratulazioni!- disse il medico afferrandogli la mano e stringendola con vigore.

Tony lo guardò piuttosto confuso...

Congratulazioni per cosa?

Che diavolo stava succedendo?!?

- Per cosa, scusi?-

- Beh... lei sta per diventare padre! La signorina David è incinta!-

Incinta?!?

Doveva aver sentito male...

Lei non poteva... lei... no!

Non avrebbe mai potuto farlo!

Eppure...

Eppure... lei gli aveva tenuta nascosta una cosa del genere...

Tony si sentì in qualche modo preso in giro...

Cioè... stava per diventare padre!  

Perché Ziva non glielo aveva detto?

Perché?

L’avrebbe aiutata... avrebbero affrontato quella novità... insieme!

Perché non glielo aveva detto?

Perché non si era fidata di lui?!?

Perché?

- Dov’è lei ora?- domandò con un filo di voce il ragazzo cercando di non far trasparire la sua rabbia.

L’espressione del dottore si fece triste.

- E’ al cimitero... sa suo padre è morto... purtroppo...-

Suo padre era morto?!?

Come se non bastasse!

Come se non avessero già abbastanza problemi!

Era vero che lei e suo padre non erano mai andati d’accordo, però...

Però era pur sempre l’uomo che l’aveva messa al mondo!

Tutte quelle novità... in così breve tempo...

No...

Ziva non doveva stare affatto bene...

Doveva trovarla assolutamente... dovevano parlare... dovevano chiarire... voleva capire perché l’aveva fatto!

- Grazie dottore...- disse, poi si voltò e cominciò a correre verso l’uscita dove incontrò Afek, fermo là, impalato dove lo aveva lasciato.

- Vuoi un passaggio? L’infermiera mi ha detto che Ziva è al cimitero...- gli disse con quel suo fare pratico e veloce.

- Grazie, però... non credo... non c’è bisogno...-

- Forse non hai capito... TU ora sali sul mio furgone e ti fai dare un passaggio!-

Tony sorrise e lo seguì arrendevole all’interno del veicolo.

Si sedette sul sedile del passeggero, con Badir acciambellato ai suoi piedi, mentre Afek metteva in modo e partiva a tutta birra.

Rimasero in silenzio per parecchi minuti.

- Si può sapere che è successo? Hai una faccia...- si decise a chiedere Afek per spazzare via il silenzio.

Tony si voltò a fissarlo con viso inespressivo e poi guadò di nuovo di fronte a se.

- Ziva è incinta...-

- Oh... congratulazioni allora... dovresti esserne felice stai per diventare Ab!-

- Lei... lo sapeva... e non me lo ha detto...- disse pensando ad alta voce, poi si voltò verso Afek e lo guardò negli occhi - perché non me lo ha detto?-

Yanir fece un sospiro e accelerò un altro po’, cercando di ignorare quello sguardo di Tony.

- Non so... le donne incinte spesso fanno delle pazzie... credo sia per colpa di ormoni e cose varie se non ricordo male...-

- Quindi secondo te non ce l’ha con me?-

- No... penso che ce l’abbia con se stessa invece...-

- Cose tipo “non sono riuscita a tenere a freno i miei sentimenti e questo è il risultato”...- si stupì delle sue stesse parole e si diede dello stupido.

Perché non lo aveva capito prima?

- Davvero pensa così?- chiese Afek curioso e un po’ triste per lei e per i suoi pensieri altamente pessimistici.

- Si, anche quando non è incinta...- commentò Tony sarcastico abbozzando ad un sorriso, ora che forse aveva capito cosa aveva spinto Ziva a farlo si sentiva meglio, più rilassato e capiva che forse avrebbe potuto chiarire le cose con lei.

- Povera ragazza... per dire cose del genere deve aver passato una vita di inferno...-

- Già...- rispose Tony poggiando la testa al finestrino e chiudendo gli occhi.

Si fece travolgere da mille pensieri... mentre la macchina lo cullava...

Pensava a quello che le avrebbe detto, come quando non l’aveva ancora incontrata e sua sorella e suo padre non erano morti, e lei non aspettava un bambino...

Anche stavolta non riusciva a pensare niente... e si sarebbe di nuovo affidato all’istinto.

Passò il resto del viaggio in silenzio.

Alla fine Afek si fermò.

- Siamo arrivati Anthony...- annunciò.

Tony aprì lo sportello e fece per scendere senza pensarci due volte.

Yanir lo afferrò per un braccio.

- Aiutala... tu sei il suo mal’ach e in questo momento lei ha bisogno del suo mal’ach...-

DiNozzo annuì anche se non aveva capito nulla e corse via.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 17:57 ora locale

Cimitero

 

Il campanello della casa di Ziva suonò improvvisamente...

Era tardi e lei non riusciva a capire chi potesse essere...

Stringendosi addosso una vestaglia guardò nell’occhiello...

- Tony?- esclamò tra se e se aprendo la porta.

- Ciao...- la salutò lui reggendosi a mala pena sulle stampelle.

Erano passati tre mesi dal giorno in cui era uscito dall’ospedale...

- Che ci fai qui? Entra! Fa freddo...- gli disse aiutandolo ad entrare.

Lo fece sedere sul divano mentre lei gli andò a prendere un bicchiere d’acqua...

Come tornò glielo porse e avvicinandosi a lui percepì che puzzava di alcol...

Doveva essere ubriaco...

- Grazie...- rispose lui.

Ziva gli si sedette accanto...

- Che c’è Tony? Perché sei qui?-

Lui cercò di tirarsi su...

Ma ebbe qualche difficoltà a causa della gamba...

Alla fine riuscì a mettersi seduto e guardarla negli occhi...

- Avevo bisogno di parlare...-

- Sei ubriaco vero?-

- Un po’... ma questo non è importante in questo momento...-

- Già...- commentò lei sarcastica.

- Sono qui perché sono solo come un cane... perché non ho nessuno con cui stare in un momento come questo tranne te...- fece una pausa e come Ziva tentò di parlare la zittì mettendole un dito tremante sulle labbra.

- Sono qui perché sono un perdente... voglio sembrare forte ma sono solo uno stupido che crede nell’amore e che si fa beccare da un proiettile come un pivello!- continuò lui alzando un po’ la voce.

- Non sei stupido... e soprattutto non sei un perdente...- gli disse lei mettendogli la propria mano sulla sua per rassicurarlo.

- Non potrò più essere agente operativo a causa di questa gamba...- sussurrò lui dandosi un colpo sul ginocchio e causandosi così una fitta di dolore.

Lei gli prese anche l’altra mano, per assicurarsi che non si facesse più del male...

- Non è vero... solo perché ci sta mettendo più del previsto a guarire non significa che non potrai più essere un agente operativo...- lo rassicurò lei.

Vide Tony illuminarsi...

- Sicura?-

- Certo... guarirà entro massimo altre due settimane.!-

Il ragazzo sorrise felice...

- E a dirla tutta sarebbe un vero peccato se tu non potessi più fare l’agente operativo perchè sei il migliore del mondo...- aggiunse la ragazza ammiccando.

- Dici sul serio?-

- Mai stata così seria...-

Gli occhi di Tony si riempirono di lacrime e la abbracciò...

Ziva rimase piuttosto spiazzata da quel gesto...

Ma poi lo abbracciò anche lei... seppur insicura...

- Promettimi che non mi abbandonerai mai... ho solo te...- le chiese improvvisamente Tony fissandola negli occhi.

Lei distolse lo sguardo.

- Non posso prometterti niente... sei ubriaco e poi...-

Lui le mise una mano sulla guancia e la costrinse a fissarlo in viso...

In quella faccia rigata dal pianto...

- Sono più lucido di quanto immagini... ho solo bisogno di sentirmi dire da te che non mi lascerai mai... ti prego...-

Tony in quel momento le pareva vulnerabile quanto un bambino...

Sorrise posando la mano sulla sua...

- Te lo prometto... non ti abbandonerò mai...-

- Grazie...- sussurrò lui premendo di nuovo il viso contro la spalla della ragazza.

Lei gli accarezzò i capelli.

- E poi non sei uno stupido se credi nell’amore...- disse, ma non ottenne una risposta.

- Tony? Ehi...-

Il ragazzo stava già dormendo beatamente...

Lei sorrise dolcemente ancora una volta e si addormentò abbracciata a lui...

 

Alla fine Tony era davvero riuscito a guarire in due settimane, e ora camminava di nuovo benissimo anche se ogni tanto quando pioveva il dolore alla coscia gli ricordava quell’orribile momento della sua vita e Ziva glielo leggeva negli occhi...

Mentre lei invece non era riuscita a mantenere la sua promessa infrangendola addirittura due volte...

Strinse forte il ciondolo a forma di proiettile che era tornato al suo collo, l’ultimo ricordo che aveva di lui.

Ziva era davanti alla croce di pietra sotto la quale avevano appena sepolto suo padre...

Mille pensieri le vorticavano per la mente...

Ma solo uno superava tutti gli altri...

Il suo piccolo “inconveniente”...

Non era nei suoi piani rimanere incinta...

Serviva solo a complicare ancora di più le cose...

E la sua vita era già parecchio incasinata... anche senza un figlio...

Non sapeva badare a se stessa figuriamoci anche ad un bambino, e da sola poi!

Chissà come l’avrebbe presa suo padre se l’avesse saputo...

Ne sarebbe stato felice?

Sorrise a quel pensiero...

No probabilmente no... era pur sempre un bambino nato fuori dal matrimonio e soprattutto era figlio di un americano non ebreo... forse...

Già... forse... non era neanche tanto sicura...

No... non voleva sapere come l’avrebbe presa...

Continuò a fissare la pietra per un tempo che le parve infinito, quando poi sentì una mano calda posarsi sulla sua spalla.

Sorrise all’uomo che le si presentava davanti sorridente e dolce come sempre...

- Shalom Ziva...-

- Shalom maestro Shlomo...- rispose lei abbracciandolo.

Shlomo Levy era stato il suo maestro di Krav Maga da quando si era arruolata nel Mossad, erano quasi tre anni che non lo incontrava e si stupì di vederlo così appesantito e più vecchio.

Il tempo scorreva davvero per tutti.

Anche se non doveva avere più di trentacinque anni sembrava averne almeno cinque in più.

Era il così detto “effetto Mossad”, invecchi prima e spesso non riesci più a vivere la vita di prima anche se lo mollavi, come aveva fatto lui coraggiosamente.

- Quanto tempo Ziva! Mi sei mancata! Mi dispiace per tuo padre... per Dov... per tutto!-

- Lo so...- fece lei amaramente staccandosi dall’abbraccio ed evitando di guardarlo negli occhi.

Shlomo aveva insistito tanto per incontrarla... ma lei avrebbe preferito fermarsi a quella telefonata disperata... odiava dover ricordare il passato...

- Cos’altro ti turba mia piccola Panterim?- capendola subito come un tempo.

Da piccola, appena entrata nel Mossad, si era persino presa una cotta per lui, gentile forte, bello e con pochi anni più di lei...

Come faceva allora si abbandonò a lui... si fidò ciecamente e gli raccontò di tutto.

Di essere incinta, dell’uomo che amava e che aveva abbandonato per il suo bene, dei suoi anni felici all’NCIS e anche dell’Operazione Messiada.

Lui la fissò senza battere ciglio e senza mai interromperla, era sempre stato un grande ascoltatore.

Infine disse solo:

- Mm...-

- Che significa “Mm”, scusa?!?-

- E’ davvero complicata la tua situazione... hai detto di aspettare un bambino vero?-

Lei annuì.

- Beh allora sto per diventare nonno!- scherzò l’uomo facendole l’occhiolino.

- Casomai zio!- rispose lei ridendo, ma poi il suo volto tornò triste – Io non credo... io non...-

- Non starai pensando di abortire, vero?!?- esclamò Shlomo sconvolto.

- Beh io...-

- Come puoi anche pensarlo?!? Non eri tu quella che diceva che tutti erano colpevoli tranne i bambini e che loro si dovevano lasciare fuori dalle guerre? Non eri tu quella ragazza?-

- Shlomo io non posso! Io non ce la faccio già da sola! Figuriamoci dovendomi occupare di qualcun altro!-

- E così fuggi come una codarda, vero?!? Non ti ho insegnato nulla in questi anni?!? Mm? Non ti è rimasto nulla di quello che ti ho insegnato? Allora Ziva?!? L’America ti ha resa una stupida ragazzina piagnona che si arrende alla prima difficoltà?!? Allora?!? Rispondimi Ziva!- 

- Io non sono una ragazzina piagnona!- gridò lei in preda alla rabbia – e non sono debole!-

Tentò di colpirlo con un pugno come era successo quando Tony l’aveva accusata di aver bisogno di aiuto, ma Shlomo non era Tony.

Le afferrò il polso con una abile e veloce morsa e la costrinse a buttarsi per terra per non farselo rompere.

Ziva si ritrovò a fissarlo sdraiata per terra mentre lui faceva un piccolo sorriso e le porgeva una mano per rialzarsi.

- Qualcuno ha rammollito i propri riflessi in questi anni...- la canzonò aiutandola a scollarsi la terra di dosso.

- Riguardo a quel uomo... credo che tu ne sia davvero innamorata... non ti avevo mai vista così... nemmeno con Dov e so che lo hai amato molto... e secondo me hai fatto male ad allontanare questo Toby...-

- Tony...-

- Toby, Tony! Fa lo steso! I nomi di questi stranieri sembrano tutti gli stessi! Comunque... l’averlo allontanato ti renderà più debole...-

- Non è l’amore che rende deboli?- chiese lei confusa.

- No! Chi te lo ha insegnato scusa? Io non di certo!-

- Ehm... una persona...- mormorò lei andando col pensiero a Gibbs e al perché aveva istituito la regola numero dodici.

- No, è il contrario mia piccola Panterim! L’amore ti rende più forte! Questo Tony sa che aspetti un figlio?-

- No...-

- Non credi che sia una scelta che dovete fare insieme? Che ne pensi Ziva?-

- Si... io vorrei stare con lui e con mio figlio... però ho paura... ho paura per l’Operazione Messiada... penso che Tony senza di me sarà più al sicuro e nel frattempo io tenterò di fare qualcosa...-

- Non si può fare nulla!- disse Shlomo diventando serio.

- Cosa stai dicendo?!?-

- Ho dato le dimissioni per questo un anno fa... sulla carte risulta come “pensione anticipata”...-

- Non c’è nulla da fare quindi? Non si può fare nulla?!?-

- Io ho provato a far ragionare Hazif, però non mi ha voluto dare retta...- mormorò osservando nervosamente l’orologio - Ora devo andare a casa... ho una festa di compleanno che mi aspetta!- aggiunse tornando sorridente come sempre.

- Di chi? Di Dunia?- domandò curiosa riflettendo sul significato delle sue precedenti parole.

Dunia era la sua ragazza storica, stavano insieme da più di dieci anni, a Ziva pareva di ricordare anche la notizia di un matrimonio.

- No dei miei bambini...-

- Bambini?!?- esclamò sorpresa.

- Si... sono diventato padre... oggi fanno un anno... due gemellini... il maschietto si chiama Uri mentre le femmina l’ho chiamata Ziva...-

Ziva arrossì.

Shlomo le voleva davvero bene, ma per non metterlo in imbarazzo non disse nulla, si limitò a sorridere.

- Ora devo proprio andare... addio mia piccola Panterim...-

- Addio maestro Shlomo...- mormorò osservandolo correre giù per la collina del cimitero.

Tornò a fissare la tomba e rifletté di nuovo sulle parole del suo maestro.

Doveva smettere di essere debole e di aver paura di affrontare le difficoltà causate dai sentimenti!

Sarebbe cambiata!

“A cominciare da ora!” si disse sfiorandosi il ventre sorridendo.

Sentì di nuovo una mano appoggiarsi sulla sua spalla e immaginò si trattasse ancora di Shlomo.

Si girò per dirgli grazie ma si ritrovò davanti la faccia seria dell’uomo che amava.

- Tony?!?- esclamò piena di stupore.

Era un’illusione! No  poteva essere davvero lì davanti a lei!

- Che... che ci fai qui?!? Tu non dovresti essere qui... ti avevo detto di andartene! Come facciamo se... e poi con il tuo lavoro! Torna a casa e...- provò a dire ignorando la promessa fatta pochi secondi prima per codardia e sorpresa.

Non potette continuare perché lui la baciò con dolcezza.

Dapprima cercò di sottrarsi ma alla fine i sentimenti che tanto aveva cercato di reprimere uscirono fuori...

Non voleva più perderlo...

E Tony dal canto suo era stanco di quel loro continuo giocare con i loro sentimenti, era ora che guardassero in faccia la realtà e si rendessero conto che anche se era difficile loro dovevano stare insieme, si amavano e non dovevano più nasconderlo.

Che fosse per orgoglio o per paura non dovevano più nascondersi i sentimenti a vicenda.

- Ti amo...- le sussurrò lui a fior di labbra.

Lei lo fissò stupita.

Aveva davvero detto che la amava?

Così all’improvviso?

Cioè... lei era entusiasta della cosa però... era troppo inaspettata, era sicuro di quello che stava dicendo?

- Cosa?-

- Ti amo rosh katan... amo te e il nostro bambino...- fece lui sorridendo.

Lei si stacco delicatamente da lui e girò.

- Allora lo sai...- disse imbarazzata.

- Che mi hai cacciato via nonostante fossi incinta? Si, lo so...-

- L’ho fatto per il tuo bene... e per il SUO bene... ma a  quanto pare è stato inutile... tu ora sei qui e...-

- Come puoi dire che è per il SUO bene?- la rimproverò lui cercando di non alzare la voce - farlo crescere senza un padre?!?-

- Beh... almeno suo padre sarebbe stato vivo... se rimani con me sei in pericolo... lo sai... tutti sono in pericolo...- disse facendo bene attenzione a non rivelargli che lei in realtà non voleva neanche farlo nascere quel bambino.

Tony le afferrò con dolcezza il viso tra le mani.

- Non mi interessa se rischio di morire... tutto quello che voglio è stare con voi e niente potrà impedirmelo... non stavolta... ti amo...-

La baciò di nuovo.

- Non sono Jeanne, Tony...- sussurrò lei fissandolo negli occhi, era tanto che voleva dirglielo.

Lui appoggiò la fronte sulla sua e sorrise sornione.

- Lo so...-

 

 

 

 

 

* E come sempre ormai...

Baruk hashem: Grazie al cielo!

Ab: Papà, padre

Mal’ach: angelo, inteso come “angelo custode”

* Il Krav Maga, nato alla metà del Novecento per addestrare le forze speciali israeliane, è un originale “metodo” di autodifesa che ha riunito le tecniche di moltissime discipline (Kung Fu, Karate, Judo, Ju Jitsu, Boxe, Lotta ecc.) eliminando però i ritualismi o regole di competizione sportiva  che non sono necessari a chi si deve difendere da un pericolo reale. La parola Krav Maga in ebraico moderno significa letteralmente “combattimento con contatto”, ma la traduzione più utilizzata è “combattimento corpo a corpo”. Poiché si tratta di un sistema di autodifesa semplice e rapido da apprendere si adatta a tutti: uomini, donne e ragazzi di qualsiasi corporatura e peso. Il Krav Maga infatti è fondato su pochi principi: la semplicità dei movimenti; la conoscenza del funzionamento del corpo umano; lo sviluppo di un atteggiamento mentale adeguato alle situazioni di pericolo; l’acquisizione di capacità tecniche che consentono di lottare in piedi e a terra, a mani nude e con armi (anche improvvisate) contro uno o più avversari, e di mettersi in salvo prima che di combattere. Nelle tecniche del Krav Maga non vi è nulla di superfluo o estetico, ma solo estrema efficacia, istintività, velocità d’esecuzione.

* Stavo aspettando questo capitolo con ansia per chiarire una cosa che mi avete subito fatto notare: non è da Tony partire alla ricerca di Ziva.

Ebbene, spero che questo capitolo, che chiude la collana dei flashback all’interno di questa fic, abbia fatto capire il perché di quella sua preoccupazione e del suo gesto avventato e surreale, che tutti quanti i ricordi di quello che era successo prima tra di loro, su cui si potrebbe scrivere un’altra fic, lo spiegassero abbastanza. Insomma è la mia scusa o giustificazione, chiamatela come volete!

* Emily Doyle, sorella mia... il più bello? Davvero? Non ci avrei mai contato a dir la verità... ma se lo dici tu... XP

Ely tu e i tuoi scleri mi farete impazzire... comunque pretendo che tu mi ridia Hazif altrimenti dico a tutti che ti ho regalato con Giuly e Rufy per il compleanno!

Benvenuta tra le fan pazze della fic bulma!!!

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Capitolo 22
*** 22. Nulla è come sembra (parte 1) ***


Eccomi! Avete visto! Ce l’ho fatta! Spero che abbiate passato delle buone vacanze e una buona Pasqua!

Contenta che il capitolo scorso piaciuto vi sia sono, che non pensiate troppo positivo su quella coppietta per voi spero... eheh! Ancora finita non è! Eheh! Ora troppo spoiler facendo sto! E alle vostre colorite minacce ripensando, la fossa da sola scavata mi sono! Meglio che al seguente capitolo vi lascio!(Adoro parlare come il maestro Yoda!!!)

 

 

 

 

22. Nulla è come sembra (parte 1)

 

 

 

 

Tel Aviv 18:06 ora locale

Cimitero

 

Tony e Ziva erano ancora abbracciati...

Avevano finalmente raggiunto la loro pace interiore...

Finalmente dopo anni avevano messo a nudo i loro sentimenti...

Beh... Tony l’aveva fatto... e da Ziva non ci si poteva aspettare altro...

Gli aveva aperto il suo cuore il più possibile...

Ma per una ragazza abituata fin da bambina a reprimere i propri sentimenti e che aveva avuto un passato come il suo quello era già un enorme passo avanti...

E Tony la capiva...

E la amava così come era!

La mano si spostò verso il suo collo da dove pendeva il ciondolo a forma di proiettile...

Il ragazzo fece quello che sembrava un sorriso.

- Si... c’è l’ho ancora... lo tengo sempre con me... come ti avevo promesso...- disse anche lei sorridendo - Cosa hai tanto da sorridere, DiNozzo?- aggiunse poi – È cosa così divertente?-

- Non! Non è per quello! È che... stavo pensando che... Insomma! Se mi avessero detto che sarei volato in Israele, avrei perso un occhio e tutto il resto non ci avrei mai creduto... soprattutto non avrei creduto al fatto che l’ho fatto per una donna!- fece un lungo sospiro - Jeanne mi hai proprio cambiato...- scherzò il ragazzo.

- Solo lei?- domandò Ziva facendo finta di essere offesa e gelosa.

- Si... grazie a lei ora sono un uomo maturo, serio e soprattutto con la testa sulle spalle!-

Ziva scoppiò a ridere.

Lui?

Anthony Dinozzo?

Maturo?!? Serio?!? Con la testa sulle spalle?!?

Quelli erano tutti aggettivi che non gli si addicevano per nulla!

- Guarda che così mi offendi!!- si lamentò ridendo anche lui.

- Scusami... però hai detto una cosa troppo potente!!!-

- Potente? Vorrai dire forte... una cosa troppo forte!-

- Si quello...-

- Allora... ora che facciamo?- domandò Tony.

- Non lo so...-

- Beh... siamo davanti alla tomba di tuo padre... e la cosa... come dire... mi mette un po’ a disagio... non potremmo spostarci vero? Andare a parlare o a fare qualunque altra cosa vogliamo da un’altra parte?-

- Hai paura dei fantasmi Tony?- gli domandò lei maliziosa.

- No... lo sai! Quella che ha paura dei fantasmi sei tu!- ribattè guadagnandosi una sua occhiataccia – Però... a te non fa uno strano effetto?- disse tornando serio.

- E che effetto dovrebbe farmi? È morto no? Sepolto per sempre...- fece lei con un tono che non le aveva mai sentito.

Sembrava rimorso...

Tony sorrise dolcemente.

- Ti manca già vero?-

- No! Si! Non so! Dopo queste tre settimane non so più cosa pensare o provare... nulla è come sembra...- disse distogliendo accuratamente lo sguardo - credevo che mio padre fosse l’essere più perfido sulla faccia della terra... e invece vengo a sapere che lo hanno ucciso perché non voleva scatenare una guerra nucleare e salvare innocenti vite umane...-  gli si avvicinò di più - Non credevo che tu tenessi così tanto a me da partire per Israele... dare il tuo occhio in cambio della mia vita... e soprattutto non credevo che tu saresti rimasto qui anche dopo quelle cose che ti ho detto e che non ti ho detto...- lo fissò intensamente - e invece sei qui con me... davanti alla tomba di mio padre morto e sepolto... nulla è come sembra...-

Tony la abbracciò.

- E se no qual è il bello della vita?- le sussurrò all’orecchio.

Sarebbero rimasti lì ancora per parecchio tempo ma si dovettero voltare verso Afek.

- Ehi voi due!!!- gridò l’uomo correndo incontro ai due con al suo fianco Badir.

- Che c’è?- chiese DiNozzo leggermente scocciato da quella sua interruzione.

- Ascoltate...- disse porgendo loro una piccola radio portatile.

- Finalmente finita la “Seconda guerra del Kippur” il primo ministro Israeliano informa che sarà tra poco messa in atto la così detta Operazione Messiada, ideata dall’attuale giovane Direttore del Mossad, Hazif Shamir, della quale però non si sa ancora nulla... a detta del premier questa operazione “risolleverà le condizioni d’Israele a livello mondiale”... ora passiamo a un’altra notizia... un autobus...-

Tony spense la radio e fissò Ziva incuriosito...

- Tu ne sai qualcosa su questa misteriosa Operazione Messiada, Vicedirettore del Mossad?-

Ziva non rispose e guardò il vuoto davanti a lei...

Aveva meno tempo del previsto e soprattutto non aveva un piano per impedire che l’Operazione Messiada iniziasse...

- Dobbiamo assolutamente impedirlo...- disse pensando ad alta voce.

- Che cosa, rosh katan?-

- Che l’Operazione Messiada venga messa in atto...-

- Perché? Che ha di così terribile questa operazione?- domandò DiNozzo curioso ma allo stesso tempo preoccupato.

- Potrebbe essere l’inizio della fine...- rispose lei seria.

In breve racconto loro del piano di Hazif.

Lo sguardo di Tony durante il racconto non era cambiato... era sempre stato serio e spaventato... fissato sul vuoto.

- C’è un qualche modo per impedirlo?- disse dopo parecchio silenzio.

- Non me ne vengono in mente ora...- fece lei mortificata.

- Cavolo tu sei il Vicedirettore del Mossad! Devi fare qualcosa!-

- Non posso fare niente! Ho già provato a convincerlo! Ma lui non mi ascolta... è impazzito!-

Tony si passò una mano tra i capelli...

Dovevano fare qualcosa...

- Quindi ti sei già arresa? Rischiano di morire miliardi di persone e tu sei così tranquilla?!? Dobbiamo fare qualcosa...-

- Se potessi lo farei non trovi?-

Tony rifletté chiudendo gli occhi...

- E se provassimo con la forza?-

- Tipo “tortura finché non ci ripensa e ci supplica di smettere”?- domandò Ziva.

- Già... e tu sei una maga in quest’arte...-

Afek guardò Ziva preoccupato per le parole di Tony...

- Ma è immorale Tony! Torturare un uomo!-

Afek tirò un sospiro di sollievo...

Per fortuna almeno Ziva era ragionevole...

- Ok DiNozzo ci sto...- continuò la ragazza sorridendo maligna.

Afek deglutì nervosamente...

A quanto pareva neanche Ziva era ragionevole...

- C’è solo un problema...- continuò la ragazza - come facciamo ad entrare? Dimentichi forse che ha tentato di farci fuori? E ci lascerebbe entrare al Mossad come se nulla fosse? Io avevo già pensato a questa cosa della tortura, ma non possiamo entrare per attuarla... quindi...-

- Oh rosh katan... per una volta pensa positivo... ci faranno entrare vedrai...- disse Tony sempre guardando nel vuoto.

- E cosa te lo fa pensare?-

Lo sguardo di Tony si poggiò su di lei.

E dopo aver fatto un sorrisetto enigmatico tipico di Gibbs rispose:

- Me lo dice il mio istinto...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 19:45 ora locale

Quartier generale del Mossad

 

- Allora... io... vi lascio qui! Shalom! Mazel tov!-

Erano state queste le ultime parole di Afek prima di partire a tutto gas per andare il più lontano possibile dal quartier generale del Mossad.

Tony e Ziva ora si trovavano al suo interno e camminavano nervosi...

- Siamo sicuri che cederà?- domandò la ragazza.

Lui la fissò negli occhi indeciso se mentire o no...

Optò per la seconda.

- No... non è sicuro... ma è meglio fare un tentativo almeno no?-

Ziva si fermò e fissò il pavimento.

- Ehi... che c’è?- le chiese Tony avvicinandosi.

- È che... credo di aver paura, Tony...- disse lei alzando gli occhi - se falliamo tutte quelle persone moriranno... per colpa mia... ho paura per gli altri...-

Che intendeva dire?

Mica era colpa sua se quel pazzo del Direttore del Mossad aveva ideato quel folle piano!

Nei suoi occhi scuri riusciva a distinguere chiaramente un senso di smarrimento e un terrore così vivido che non avrebbe mai creduto di vedere in quella ragazza così forte e indipendente...

Le mise un mano sulla guancia.

- Non hai coraggio se non hai paura...-

Ziva sorrise e lo abbracciò.

- E questa cosa è? Una frase di uno dei tuoi film?- scherzò lei sorridendo.

Lui invece rimase piuttosto spiazzato...

- Come fai a saperlo? L’hai visto anche tu?-

Lei si staccò dall’abbraccio e lo fissò un po’ divertita e un po’ offesa, poi gli diede un pugno sul braccio.

- Ahi! E questo per cosa era?!?-

- Per aver copiato la frase da un film anche in un momento “delicato” come questo!-

- Ma è un bel film... “Bounce”... con Ben Affleck e Gwyneth Paltrow... regia e sceneggiatura di Don Roos... musiche di Mychael Dann...-

In breve Tony cominciò a raccontare la trama...

Ma Ziva era troppo preoccupata per ascoltarlo...

Erano riusciti a entrare senza problemi...

Quasi come se lei e Sara non fossero mai state attaccate... come se Hazif non avesse tentato di uccidere lei e Tony... come se in quel momento al resto del mondo non gliene fregasse nulla di loro...

E ora stavano girando per i corridoi del Mossad indisturbati...

C’era qualcosa che non quadrava...

Se Hazif la riteneva un pericolo per il suo piano tanto da tentare di ucciderla perché ora non la faceva buttare fuori?!? 

Oppure non la faceva direttamente fuori?!?

E soprattutto perché era riuscita ad entrare tranquillamente senza che facessero qualcosa in più delle solite domande e perquisizioni?

Qualcosa non andava...

E lei doveva scoprire che cos’era prima che fosse troppo tardi...

- Ehi... Ziva... Zivaaaa...- la chiamò Tony.

- Si... che c’è?- domandò tornando alla realtà.

- Dovrebbe essere questo l’ufficio di questo Hazif...-

- Si... è questo...- confermò lei osservando spaventata la targa scritta in ebraico.

A quanto pare era già troppo tardi...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 19:59 ora locale

Quartier generale del Mossad

 

Ziva prese un bel respiro e aprì la porta.

- Si bussa prima di entrare!- tuonò Hazif.

Era seduto alla sua scrivania e stava controllando delle carte...

I cappelli biondi erano tenuti indietro da minimo un quintale di gel, sul naso aveva degli occhiali da lettura con la montatura nera, dietro i quali gli occhi blu risplendevano come sempre...

Era tutta la notte che trafficava cercando di rendere la rivincita di Israele perfetta, di rendere l’Operazione Messiada perfetta e a prova di manomissione. Era molto stanco e non vedeva l’ora di andare a letto per riposarsi o magari anche per conoscere un po’ più a fondo la sua nuova segretaria...

Come vide entrare Ziva, però, mollò tutto e si diresse a grandi passi verso di lei...

Era più abbronzato del solito e indossava un completo blu notte su una camicia candida.

- Ciao Ziva, ma cherié!- la salutò con il suo miglior sorriso.

Che però scomparì non appena vide entrare anche Tony.

- Ah... vedo che non sei sola...- borbottò seccato e nervoso.

Squadrò Tony da capo a piedi e fece una smorfia disgustata...

Era così schifosamente banale...

Non aveva nulla di speciale... era un normalissimo americano medio...

Non troppo bello... non troppo intelligente... non troppo sexy...

Insomma, Tony DiNozzo non era niente di che...

Eppure era riuscito a catturare il cuore di Ziva...

Perché???

Cosa aveva lui in meno di quello???

DiNozzo gli fece un cenno del capo e gli rivolse uno sguardo minaccioso e per niente intelligente...

Era anche un tipo rozzo quindi...

Come diavolo aveva fatto allora a conquistare Ziva?

- Non puoi attuare l’Operazione Messiada!- gridò la ragazza senza perdere tempo.

Questo distolse Hazif dai suoi pensieri.

L’uomo sorrise, poi si allontanò e si andò a sedere sul divanetto...

- Si invece... e tu non potrai impedirmelo... nessuno potrà impedirmelo...-

 

 

 

 

 

* Stranamente solo una nota sulla lingua...

Mazel tov!: Buona fortuna!

* Ecco il tanto richiesto e sospirato ritorno di Hazif... che la mia editor mi ha gentilmente ritornato (con te faccio i conti dopo e non ti dedico una nota a piè di pagina!)

* Spero che la citazione del film vi sia piaciuta, non è molto famoso, anzi per niente, ma a me piaceva, quindi...

* Mi dissocio completamente dalle affermazioni sul nostro Tony da parte di Hazif, anzi, io e Roshy ci stiamo occupando della sua punizione muahahahah! Chi vuole unirsi a noi?

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Capitolo 23
*** 23. Nulla è come sembra (parte 2) ***


Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo, forse l’ultimo del mese, visto che il prossimo lunedì vado a fare una piccola escursione alle Eolie...

Allora... dovrei tornare Mercoledì sera... quindi spero di riuscire ad aggiornare Giovedì, ma molto probabilmente no...

Vi lascio al capitolo!

 

 

 

 

23. Nulla è come sembra (parte 2)

 

 

 

 

Tel Aviv 20:05 ora locale

Quartier generale del Mossad

 

Ziva lo seguì con lo sguardo mentre si sedeva comodamente sul suo divanetto.

- Ti prego ragiona! Pensa a tutte le vite che andranno perse...- cercò ancora di convincerlo.

Hazif fece un sorriso folle.

- Ma moriranno per una giusta causa... anzi giustissima... cherié!- rispose il Direttore in inglese, chiaramente voleva che anche DiNozzo sentisse quello che si dicevano.

A Tony però venne solo una gran voglia di spaccare quel bel visino che si ritrovava, ad Hazif

Ziva si accorse che fremeva di rabbia e così lo intimò con lo sguardo a stare calmo.

Lui sbuffò e incrociò le braccia sul petto.

Perché sembravano avere tutta quella confidenza?!?

Cosa c’era stato tra quei due?!?

Ziva chiuse gli occhi cercando di darsi una calmata...

Anche lei aveva gli stessi impulsi omicida di Dinozzo...

Quando li riaprì però era riuscita a riprendere il controllo.

- Ti prego...- sussurrò.

Hazif scoppiò in una risata isterica e piuttosto irritante.

- E da quando mi preghi... Ziva David?!?-

Continuò a tenersi la pancia per le risate, poi ad un certo punto si calmò e cercò di tornare serio.

- Sei incredibilmente cambiata...- disse sorridendo e ciondolando i piedi, poi si rivolse a Tony.

- L’hai cambiata tu... Come hai fatto? Come hai fatto brutto bastardo americano?-

A quel punto il ragazzo non ci vide più dalla rabbia e tentò di lanciarsi addosso ad Hazif, ma due mani piccole ma forti lo trattennero.

Si girò e notò che era Ziva che lo teneva stretto per un braccio...

Non aveva un aspetto molto amichevole...

- Fermo Tony... non ne vale la pena...- gli suggerì a denti stretti.

Hazif si alzò dal divanetto di scattò, era nervoso.

- Ah! Adesso non ne vale la pena? Non dicevi così prima...- disse con un sorriso malizioso.

Tony li fissò alternativamente piuttosto confuso...

E se non fosse solo una sua impressione... e se c’era stato davvero qualcosa tra quei due?

- Che intende dire?- domandò a Ziva piuttosto curioso e nervoso allo stesso tempo.

- Non lo ascoltare...- disse lei non degnandolo di uno sguardo e fulminando il Direttore del Mossad.

- Non glielo hai detto vero? Ziva... Ziva... ma quante altre cose gli hai tenuto nascoste?- fece quello con tono canzonatorio.

Stava riuscendo a farli litigare...

E gli stava riuscendo più facile del previsto...

Hazif sorrise compiaciuto di se stesso...

- Che sta dicendo?!?- stavolta Tony era davvero preoccupato.

Ziva gli stava veramente nascondendo qualcosa?

- Lascialo perdere è pazzo!- insistette lei un po’ in difficoltà.

Hazif stava tentando di separarli...

E odiava ammetterlo ma se avesse continuato a parlare ci sarebbe riuscito...

Ancora una volta gli errori del suo passato si stavano per ripercuotere sulla sua vita...

- Beh...- cominciò Hazif dirigendosi verso il mobile dove teneva tutti i liquori - sarò anche pazzo... ma tu sei venuta lo stesso a letto con me l’altra sera...- completò tranquillamente prendendo una bottiglia di Tequila, quella che in America Latina aveva comprato con Ziva.

Il cuore di Tony smise di battere...

Non era possibile...

- Sta mentendo vero?- chiese con un filo di voce rivolto a Ziva.

Lei rimase in silenzio e fissò per terra.

- Dimmi che non è vero...- la pregò disperato.

Ne aveva sopportate troppe...

- Scusami... io...- disse lei.

- Il bambino quindi... è...-

- Non lo so Tony... non lo so...- rispose lei fissandolo dispiaciuta.

Non sapeva se questa volta Tony sarebbe stato disposto a passarci sopra...

In fondo gli aveva tenuto nascosta una cosa del genere...

- Quale bambino cherié? Non mi dire che sei incinta!- esclamò Hazif facendo quasi cadere il bicchiere di tequila che si era appena versato.

- Fatti i cazzi tuoi Hazif!- gridò la ragazza con rabbia.

Era tutta colpa sua... era colpa di Hazif!

- Volevo solo sapere se sto per diventare ab o no... ma visto che osi anche mancarmi di rispetto cherié, nonostante tutto quello che ho fatto per te, racconterò al tuo amichetto anche del vero motivo per cui sei stata mandata all’NCIS...-

Ziva si gelò...

Se fosse venuto a saperlo DiNozzo non avrebbe più potuto fissarla negli occhi... tanto sarebbe stato arrabbiato e deluso da lei.

- Stai zitto! Stai zitto!- gridò quasi isterica, poi si rivolse a Tony - Ti prego non lo ascoltare...-

Ma lui le fece cenno di stare zitta e ad Hazif di continuare.

E quest’ultimo ne fu particolarmente entusiasta...

- Sai... quando Ziva è venuta la prima volta da voi all’NCIS era per quella questione di Ari Haswari... penso la ricorderai visto che era morta una tua collega se non sbaglio...-

Tony strinse più forte i pugni...

Non bastava solo il dolore che stava provando ora...

Gli toccava fare i conti anche con vecchie ferite...

- Si... me lo ricordo...- rispose a denti stretti.

- Beh... quando Ziva è tornata in Israele a suo padre è venuta la brillante idea di rimandarla da voi visto che aveva conquistato la vostra fiducia e di usarla come spia che ci passava le informazioni top secret sul vostro paese... solo grazie alle sue informazioni sulle basi nucleari americane e sul loro livello di sviluppo l’Operazione Messiada potrà cominciare! Grazie Ziva a nome d’Israele! Lechaym!- disse l’uomo alzando il bicchiere a mò di brindisi, poi lo buttò giù tutto in un sorso.

Stavolta il ragazzo era veramente furioso...

- E’ vero?- domandò cercando di mantenere la calma.

Ziva abbassò di nuovo gli occhi in difficoltà...

- Beh... io...-

- E’ vero?- gridò Tony.

Lei alzò la testa e lo fissò intensamente.

- Si...-

Quella era la goccia che faceva traboccare il vaso...

Tony la fissò deluso...

Mise in quello sguardo tutto il suo dolore...

L’aveva tradito ancora una volta...

Per l’ultima volta!

Si voltò e si diresse verso la porta.

- Non andare ti prego... io ho parlato con mio padre solo il primo anno... te l’ho detto!-

Lui si voltò di scatto e lei si accorse con grande stupore che stava piangendo...

- Perchè ti dovrei credere? Mi hai mentito per tutto il tempo! Ho vissuto due anni di bugie! E pensare che mi sono fidato di te come un pivello!!- fece per andare, poi si voltò di nuovo - Ah! Un’ultima cosa...-

- Cosa?- domandò lei ormai impotente.

- Venire a letto con me faceva pare del tuo piano, vero?-

- No! Non è vero! Io...- non riuscì a dirlo.

Lo stava perdendo e non riusciva a dirglielo...

Non riusciva a fargli capire quanto lo amava...  quanto avrebbe desiderato stare con lui fregandosene di tutto e di tutti... persino di quella stupida regola di Gibbs!

- E pensare che mi sono innamorato di te...- disse infine Tony.

Poi si voltò e si diresse a passi inesorabili verso la porta.

- Tony!- lo chiamò di nuovo Ziva.

Ma lui non si voltò...

Poi uscì dalla stanza lasciando Ziva sola con un gongolante Hazif.

Lei trattenne le lacrime a stento e cercò di trasformare il dolore in rabbia... rabbia che avrebbe riversato sull’uomo che le aveva appena rovinato la vita.

- Hazif tu ora morirai...- disse lei con un tono calmo ma per niente amichevole.

Poi con un movimento fulmineo lo afferrò e gli sbatte la testa contro il mobile, facendo presa sul braccio destro e sulla nuca...

- Ho solo detto la verità!! Cosa che a quanto vedo tu non fai molto spesso...- si lamentò lui.

Questo fece solo imbestialire di più Ziva che spinse di più il braccio.

- Come hai potuto farmi questo?- gridò fuori di sé.

- Io ti amo Ziva! Farei di tutto per averti...- disse lui cogliendola di sorpresa.

- Tu sei pazzo...- fece mollando un po’ la presa.

- Lo so... pazzo di te...- rispose Hazif accennando ad un sorriso nonostante avesse la testa spiaccicata contro il mobile – Non ti ho mai dimenticata dopo il Cile ti ho cercato ovunque ma eri già in America... io ti amo!-

- Per questo hai tentato di uccidere prima Tony e dopo me?- disse lei velenosa – Se non potevi avermi non mi avrebbe avuto nessuno?!?-

- Di cosa stai parlando?- domandò lui confuso.

- Non sei stato tu a ordinare quegli attentati?-

- Io? No... perché avrei dovuto? Ti amo, non potrei mai farti del male cherié!-

Lei lo lasciò andare sconvolta...

Che significava tutto quello?!?

Se non era stato Hazif chi era stato?!?

Il telefono dell’uomo cominciò a squillare distraendola dai suoi pensieri...

- Rispondi...- gli ordinò.

Lui annuì e si affrettò ad obbedire.

- Hazif Shamir... ma pitom?!? Ma ze habdi’ ha ha zo?!?- allontanò il cellulare dall’orecchio e fissò il vuoto...

Pareva parecchio sconvolto...

Si passò una mano sui capelli poi riportò il telefono all’orecchio.

- Az ma?- seguì una lunga pausa - Tov... shalom...-

Hazif posò il telefono pallidissimo.

- L’Operazione Messiada è fallita... c’è una talpa di Hamas nel Mossad... il piano con tutti i particolari è arrivato nelle mani delle maggiori cariche mondiali...- si sedette privo di energie in un divanetto.

- Ana ad hoshiya!- urlò quasi piangendo.

Anche Ziva impallidì.

- Un’altra talpa?- chiese dubitante.

- Si... è...-

Hazif non potè mai dirle chi era la talpa perché fu crivellato di pallottole e si accasciò a terra senza vita.

Ziva volse lo sguardo verso il punto da cui erano arrivate i colpi mortali: c’erano alcuni uomini sulla soglia e non avevano l’aria per niente amichevole...

Avevano in mano delle mitragliette Uzi russe, e avevano il volto coperto ma Ziva capì subito di chi si trattava: erano membri di Hamas.

Si nascose dietro il divano appena in tempo per evitare una nuvola di colpi...

Tirò fuori la sua pistola, una Sig Sauer P228, in quanto Vicedirettore la poteva portare all’interno del palazzo, e sparò qualche colpo...

Da dove erano spuntati? E soprattutto: come avevano fatto ad entrare?

I suoi spari fecero allarmare gli aggressori che si allontanarono dalla porta e si andarono a nascondere dietro qualcosa, chi di un mobile, chi di una scrivania, cosa che le diede modo di fuggire verso l’uscita sparandosi dietro come copertura.

E una volta in corridoio con sua enorme sorpresa si accorse che Tony le stava venendo incontro correndo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 20:17 ora locale

Quartier generale del Mossad

 

Non appena sentì gli spari DiNozzo corse immediatamente in quella direzione...

Con orrore capì che provenivano dall’ufficio di Hazif...

Cosa stava succedendo?

Ziva stava bene?

Scacciò dalla mente quelle domande e tirò fuori la pistola che, in quanto accompagnatore del Vicedirettore, gli avevano fatto tenere...

Doveva essere pronto ad ogni evenienza...

Ma non era pronto a vedere Ziva che gli veniva incontro urlando disperatamente il suo nome...

- Tonyyy!-

Non appena gli fu vicino lo afferrò e lo spinse con forza verso un corridoio laterale in modo che il muro li potesse proteggere...

Poi entrambi si misero in ginocchio con le pistole pronte all’utilizzo...

Ziva guardò dietro l’angolo e sparò un paio di colpi...

Poi si voltò verso Tony...

- Scusami! Non volevo mentirti! Mi dispiace per quello che ho fatto!-

Non si accorse che dietro di lei era spuntato un tipo che teneva una pistola minacciosamente puntata alla sua testa...

Il ragazzo non perse tempo: fece per alzare la propria pistola ma...

Ma lei guardando appena all’indietro lo uccise... sotto l’enorme stupore di Tony.

- Ma ti pare il momento?!?- domandò arrabbiato a Ziva, una volta ripresosi dal trauma.

Lei non fece una piega...

- Si... Tony... è il momento!-

Sparò di nuovo oltre l’angolo e poi tornò a fissarlo.

- Non ti mentirò mai più! Ma ti prego... TI PREGO... perdonami!-

Tony la bloccò...

- Va bene! Va bene! Ora pensiamo a salvarci la pelle!!-

Insieme spararono i consueti due colpi oltre l’angolo circa ogni trenta secondi...

- Mi sono rimasti pochi proiettili... cazzo...- imprecò DiNozzo poi si rivolse di nuovo a Ziva - come diavolo hanno fatto a entrare con tutte quelle armi?!? Cioè io li ho visti passare prima... però se girovagavano per il Mossad ho pensato che fossero a posto... che fossero dei vostri agenti... ma non li hanno controllati o cose del genere?!?-

- C’è una talpa di Hamas nel Mossad! Ecco perché sono riusciti ad entrare... e poi... avranno semplicemente ucciso le guardie che incrociavano sul loro cammino...-

- C’è un’altra talpa nel Mossad?- domandò il ragazzo stupito.

- Si... e stavolta non è un mio fratello...- commentò Ziva sparando di nuovo oltre l’angolo, ma stavolta ai suoi colpi si unirono quelli di altre persone.

La ragazza si alzò improvvisamente e voltò l’angolo...

DiNozzo allarmato la seguì...

Che stava facendo?

Si voleva fare ammazzare?!?

Ma quando voltò anche lui l’ormai famoso angolo si accorse che tutti i cattivoni erano stati fatti fuori da dei tipi vestiti con uniformi militari blu...

E Ziva si era lanciata addosso ad un ragazzo alto e piuttosto attraente che pareva il capo...

- Chaim!- gridò Ziva stringendolo forte.

- Ciao Ziva...- fece lui rispondendo alla stretta felice di rivederla, ma nella sua voce si distingueva chiaramente una nota di tristezza.

- Ziva... Sara... lei...-

Ziva si staccò dall’abbraccio e lo fissò negli occhi.

- So quanto ci tenevi a lei, Chaim... lo so... non c’è bisogno che tu dica nulla...-

Calò un breve silenzio tra loro...

- Cosa ci fai qui?- gli domandò la ragazza.

- Ho dato le mie dimissioni e ora sono tornato a essere capo delle guardie...-

- L’ho notato... grazie per il tuo aiuto a proposito...- gli disse lei cercando di sorridere.

- Ci pensiamo noi qui... non vi preoccupate... andate pure via... qui ci penso io...- li incitò Chaim.

Lei lo abbracciò di nuovo.

- E’ lui il tuo “amico speciale”, Direttore del Mossad?- le sussurrò il ragazzo all’orecchio facendola sorridere.

- Si... è lui...-

- Mm... sembra un tipo a posto...-

- Lo è... stai tranquillo...- e dicendo così si staccò dall’abbraccio poi fece per andare via con Tony al fianco.

Poi si ricordo di una cosa...

- Ma la talpa? Chi era?- domandò.

Forse finalmente ci avrebbero capito qualcosa in quella storia contorta fatta di morte e crudeltà...

L’espressione di Chaim si fece mortificata...

- Non era tra questi... erano “solo” agenti di Hamas di medio rango...-

Ziva fece una smorfia poi delusa si diresse verso l’uscita... facendo prima cadere un biglietto per terra...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 21:17 ora locale

Da qualche parte

 

Stavano camminando fianco a fianco da un’ora per l’autostrada...

Intorno a loro non c’era anima viva...

Il sole era appena tramontato e una luce rosata li circondava completamente...

E loro non si erano scambiati una parola...

Certo... a volte era meglio non parlare...

Però a Ziva la situazione pesava...

Perché se non parlavano significava che non si chiarivano...

E lei voleva con tutto il suo cuore chiarirsi con Tony!

Lo voleva più di qualunque altra cosa al mondo...

- Allora mi vuoi spiegare che c’è? Ti ho chiesto scusa... ti ho supplicato di scusarmi! Perché non mi parli?- domandò al ragazzo fermandolo.

Lui la fissò serio, con lo sguardo di un uomo ferito e stanco di essere ingannato...

- Guarda che io non ti ho ancora perdonata... mi hai mentito due volte e su delle cose estremamente importanti...-

Ziva odiava mettersi a supplicare e dargliela vinta, in particolare in quel modo deprimente, però non poteva permettersi di perderlo di nuovo, quindi per una volta mise da parte il suo orgoglio per dare ragione al suo, ormai stanco, cuore.

- Scusami...- gli disse ancora una volta con aria supplichevole - ti prego!!!-

- Quando avevi intenzione di dirmi che il bambino non è mio?!? Quando fosse nato un modello con gli occhi azzurri e i capelli biondi? E quando mi avresti detto che sei una spia? Anzi! Me lo avresti mai detto?!?-

- Io ERO una spia... e mi dispiace per quello che ho fatto... te l’ho già detto... e poi non ti ho detto che sono stata con Hazif perché  sapevo che ti saresti arrabbiato e ingelosito... ma io non provo e non provavo niente per lui... niente! E poi quando è successo non ti avevo ancora rincontrato... credevo di averti perso per sempre, sai?- lo rassicurò lei accarezzandogli la guancia ruvida a causa della barba di due giorni.

Lui scostò il volto.

- Cosa ti costava dirmelo? Eh?!? Cosa ti costava?!? Mi spieghi come posso tornare a fidarmi di te?!? Cazzo Ziva! Come non fai a capirlo?!? Io ho dato il mio occhio per te! Ma darei anche la mia vita pur di sapere che sei viva e al sicuro! Perché ti amo! Mi spieghi però ora come posso tornare a fidarmi di te?!?-

- Hai ragione non puoi...- disse lei voltandosi.

Per colpa di due stupide bugie ora stava perdendo l’uomo che amava...

Perché non si era fidata di lui?!?

Perché era stata così stupida?!?

Tony la osservò mentre si girava...

- Io volevo solo proteggerti Ziva... ma non me lo hai mai permesso...-

- Lo so...- rispose lei, asciugandosi le guance bagnate a causa delle lacrime, rimanendo però sempre girata.

- Potevi morire... ricordi che fine ha fatto Jonathan Polar?!? Eh?? Te lo ricordi?!?-

- Si... me lo ricordo...-

- Volevi fare la sua stessa fine?!? E questa volta c’erano in gioco anche le vite di milioni di persone! Volevi che l’Operazione Messiada fosse messa in atto?!?-

- No...-

- E allora perché...-

Lei si girò fulminea.

- Non era per me stessa che lo facevo Tony! Ti sembro così stupida?!? Lo facevo perché mi era stato ordinato! Come hai fatto anche tu quando eri con Jeanne! Mi pare che neanche tu mi avessi detto nulla in proposito... sono venuta a saperlo solo poco prima di vedere esplodere la tua macchina... non è stato piacevole sai?-

- Jeanne ora non c’entra!-

- Oh! C’entra eccome! Non ho sbagliato solo io! Anche tu! Anche tu mi hai mentito! E non solo su di lei...- abbassò un attimo gli occhi sul cemento dell’asfalto, poi li alzò di nuovo per incontrare i suoi di occhi: uno cieco e uno verde che, ciascuno in modo diverso, tentavano di trasmetterle il loro amore per lei.

Resse lo sguardo e completò il discorso.

- Hai rischiato di morire! Eppure io sono stata comprensiva... ho capito che se l’avevi fatto era per una buona ragione! Ora tocca a te essere comprensivo!-

Lui la fissò severo, poi a poco a poco il suo sguardo si addolcì di nuovo.

- Il bambino?- domandò lui un po’ titubante facendola sorridere.

L’uomo sicuro e rigoroso di prima aveva lasciato il posto a uno insicuro e impaurito da quella novità.

- Il bambino è tuo...- lo rassicurò.

- E come fai a saperlo?-

Vero... come faceva a saperlo?

Non aveva una risposta a quella domanda però dentro sapeva che il bambino era di Tony...

Era dell’uomo che amava...

Lo sentiva...

Lo sapeva...

- Lo so e basta DiNozzo... non fare domande...- affermò lei girandosi e riprendendo a camminare...

- Sei stata a letto pure con quel tipo... Chaim... per caso?- le domandò improvvisamente Tony.

- No!- rispose lei sconvolta per la domanda.

- E con Gibbs? Dai ormai siamo in tema di confessioni no? Mi puoi dire tutto!-

- Zitto!-

- E con Afek? Ammettilo che ci hai fatto un pensierino!-

Lei si voltò e lo minacciò ridendo...

- Ora ti do un pungo  e ti faccio saltare sino in Australia...-

- Volare... non saltare...- la corresse lui.

- L’importante è che si capisce cosa voglio dire! Voi americani e i vostri stupidi modi di dire...-

Camminarono un altro po’ poi Tony pose un interrogativo.

- Come faremo a raggiungere un centro abitato?-

- Ci riusciremo tranquillo...- lo rassicurò lei sempre camminandogli al fianco le mani si sfioravano ma nessuno dei due aveva il coraggio di fare la prima mossa.

- E quando raggiungeremo un centro abitato che faremo?-

Ziva si fermò e lo guardò confusa...

- Io non ne ho idea... poi ci penseremo no?-

Fece per girarsi ma Tony la trattenne di nuovo per un braccio, e le cinse i fianchi in un abbraccio.

- Beh... io ho pensato... che... insomma! Ti va di tornare a casa con me rosh katan? A me si...- le domandò sicuro.

L’insicurezza di prima era stata spazzata via del tutto... lasciando il posto al solito vecchio DiNozzo!

Ziva fu felice di quella domanda...

Anche a lei come Tony aveva una voglia matta di tornare a casa... dalla propria famiglia...

Lo fissò per un lungo minuto poi rispose sorridendo e stringendo la sua mano...

- Quando vuoi Tony...-

 

 

 

 

 

* Wow oggi intere frasi in ebraico... ho superato me stessa!!!

Lechaym!: Alla salute!(brindisi)

- Hazif Shamir... ma pitom?!? Ma ze habdi’ ha ha zo?!?- : - Hazif Shamir... come sarebbe?!? Che scherzo è?!?-

- Az ma?- : - E allora?-

- Tov... shalom...- : - Va bene... ciao...-

- Ana ad hoshiya!- : - Signore salvaci!-

* Jonathan Pollard è un ebreo che lavorava nella CIA che il 21 Novembre 1985 fu accusato di essere una spia di Israele e così fu condannato all’ergastolo.

* Per quella cosa degli agenti di Hamas che hanno le mitragliette Uzi russe... vale lo stesso discorso che ho fatto qualche capitolo fa con Al Qaeda. È una mia teoria e di altri studiosi che i russi supportino queste organizzazioni (ci sono gli indizi) potete crederci come no!

* Hazif ha avuto finalmente quello che si meritava, è inutile che piangete e che me lo chiedete in ginocchio membri del suo fan club! Non risuscita! Capito?!? Anche perché se lo facessi Roshy mi farebbe fuori senza pensarci due volte... XD

* Ragazzi la storia non è ancora finita!!! Chi sarà la talpa? Riusciranno Tony e Ziva a comportarsi da persone normali e a restare insieme???

 

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Capitolo 24
*** 24. Niente e nessuno ***


Ciao sono tornata! La vacanza alle Eolie è stata orribile, se avessi saputo come sarebbe andata a finire sarei rimasta a casa senza pensarci due volte, sono stati tra i giorni peggiori della mia vita. Per fortuna poi è arrivato il ponte dell’uno Maggio per farmi riprendere un poco... comunque sia ecco il nuovo capitolo che dovrebbe essere o il penultimo o il terzultimo, dipenderà da voi e dal mio umore! XD Buona lettura!

 

 

 

 

24. Niente e nessuno

 

 

 

 

Washington DC 10:31 ora locale

Quartier generale NCIS

 

- Come sto?- domandò Tony a Ziva.

Erano appena rientrati in America dopo quasi un intero mese passato in Israele e ora erano dentro l’ascensore che li doveva riportare dai loro compagni e amici.

- Sei perfetto...- rispose Ziva sorridendo e sistemandogli meglio il nodo della cravatta.

- Sicura?-

- Si... tranquillo!- rispose lei dandogli un buffetto sulla spalla.

Rimasero qualche secondo in silenzio...

- Ricordi cosa dobbiamo fare vero?- le domandò DiNozzo incrociando il suo sguardo.

Era preoccupato... e si vedeva...

- Non una parola sul fatto che stiamo insieme...-

- ... e non fornire troppi dettagli sulle ultime settimane... lo so... il problema però sarà spiegare la mia improvvisa gravidanza... quando sarà il momento...- completò Ziva.

Lui rimase pensieroso per qualche secondo...

- Per adesso non pensiamoci ok? Godiamoci il momento...-

Calò di nuovo un silenzio carico di tensione...

Poi si sentì il familiare tintinnio che annunciava l’arrivo dell’ascensore alla sua destinazione...

- Ti amo...- disse Tony proprio mentre e porte si aprivano.

Ziva sorrise...

- Lo so...-

Non appena misero un piede fuori dall’ascensore furono subito assaliti da Abby.

- Tony! Tony! Tony! Ziva! Ziva! Ziva!- gridò la scienziata quasi soffocandoli.

- Ciao Abby…- sussurrò senza fiato il povero DiNozzo.

Abby si staccò dai due, che poterono finalmente riprendere a respirare, e cominciò a saltellare eccitata...

- Ragazzi mi siete mancati un sacco!!! E non solo a me!!! Quante cose ho da dirvi!!! E voi da dire a me!!!- ma non appena guardò Tony in faccia il sorriso le scomparve dalle labbra e smise di saltellare.

 - Ma Tony... tu... cosa... oh Tony!- disse riprendendo ad abbracciarlo in lacrime.

- DiNozzo che hai fatto all’occhio?!?- domandò, con la sua solita delicatezza, Gibbs spuntando all’improvviso.

- Ciao anche a te capo... anche tu mi sei mancato un sacco...- fece il ragazzo sarcastico.

Gibbs gli rivolse un’occhiataccia.

- Beh... un piccolo incidente...-

- E’ per quello che ti hanno ricoverato?- domandò Ducky raggiungendoli.

- Si... ma sto bene... non vi preoccupate!- disse Tony sorridendo felice agli amici.

- Ti dona lo sai???- commentò Abby staccandosi da lui e asciugandosi gli occhi, cercando di tornare solare come prima.

- Hai visto Ziva?!? Almeno lei ha buon gusto!- disse DiNozzo rivolto alla ragazza, che, come al solito, si era un po’ isolata.

- Già... contento te...- furono le sue uniche parole disinteressate.

- Avete fatto un buon viaggio?- domandò Ducky.

- Si... il viaggio di ritorno è stato di gran lunga migliore dell’andata...-

- Ma se hai dormito tutto il tempo!- obbiettò Ziva.

- Appunto!-

- Mi avete portato un ricordino???- chiese Abby tornando a saltellare.

- Ehm... noi... veramente...-

La dark si rattristò...

- Come siete cattivi...- disse mettendo il broncio e girandosi dall’altra parte.

Gibbs era ancora sconvolto per quello che era successo a Tony.

Sapeva che gli era successo qualcosa di grave in Israele... ma non pensava così grave!

Aveva perso un occhio...

Non sarebbe più stato l’agente di prima...

Però sembrava felice e non preoccuparsene...

“Meglio così...” pensò.

Certo che Ziva faceva miracoli!

- Capo perché sei così silenzioso? Non vuoi proprio sapere nulla sul viaggio???- domandò DiNozzo notando lo strano comportamento dell’uomo.

Gibbs fece un mezzo sorriso...

- Vuoi davvero che io inizi a farti delle domande, DiNozzo?- fece allontanandosi e andando verso la propria scrivania.

- No no... continua pure a non fare e chiedere niente... a me va benissimo così!- gli urlò dietro il ragazzo.

- Scusatelo se è così silenzioso e strano... cioè lui è sempre silenzioso e strano... ma oggi di più! Ma sapete... l’amore...- fece Abby scuotendo la testa.

Tony e Ziva si fissarono complici.

- Credo di aver capito cosa intendi Abby...- mormorò DiNozzo.

- Aspetta cosa era quello?!?- gridò la ragazza sconvolta.

Ziva e Tony si guardano in giro preoccupati.

- Qui non c’è niente...-

- Non intendevo questo... intendevo quello sguardo!-

- Quale sguardo?- chiede Tony lanciando a Ziva “quello sguardo”.

- Ecco! L’hai visto McGee?!? Questo sguardo... McGee?- accanto a lei non c’era nessuno - Dove diavolo si è cacciato?!? Comunque... allora?-

- Allora cosa Abby?!?-

- Cosa significa quello sguardo?-

- Santo cielo! È solo uno sguardo... ora non lo posso neanche guardare?!?-

- Chi è questa volta la “fortunata”? La donna che ha fatto breccia nel cuore di Gibbs per la ehm... ho perso il conto delle volte!- esordì Tony cambiando discorso.

- Jenny...-

Tony e Ziva si fissarono di nuovo, ma stavolta stupiti!

Finalmente si erano decisi anche quei due...

Stavano per chiedere altre informazioni ma in quel momento arrivò anche Timothy.

- Scusate ma ero in bagno sono già arrivati DiNozzo e Ziv... ciao ragazzi!!!- li salutò calorosamente poi il suo volto si fece triste.

- Tony... ma tu...-

- Si... il mio occhio... fa impressione vero Pivello?-

- Ma come te lo sei fatto?!?-

- Vieni... ti racconto!!!-

Abby, Ducky e McGee lo seguirono alla sua scrivania.

- Allora... ero io... solo contro dieci... anzi... venti mercenari! Ad un certo punto...-

Ziva sorrise e incrociò lo sguardo del suo capo che intanto era tornato davanti all’ascensore...

C’era qualcosa di diverso nello sguardo della ragazza...

Qualcosa di nuovo, ma che lui conosceva fin troppo bene...

- Ciao Gibbs...- disse finalmente la donna abbracciandolo.

- Ciao Ziva...- sussurrò lui felice di rivedere sia lei che DiNozzo sani e salvi.

Beh... più salvi che sani...

Passarono parecchi secondi poi Gibbs si staccò da lei e la fissò di nuovo negli occhi...

- Ziva... devi dirmi qualcosa?-

La ragazza i sentì colta in flagrante...

Lanciò una rapida occhiata a Tony...

- No!- mentì.

- Sicura? Tipo... non so... che sei incinta?-

Lei alzò un sopracciglio stupita...

- No capo! Che dici! Io non sono...- cercò di difendersi.

Ma lo sguardo di Gibbs la trapassava...

- Come fai a saperlo??- chiese abbassando la testa sconfitta.

Gibbs abbozzò ad un sorriso...

- I tuoi occhi brillano... sei diversa... hai gli stessi occhi di...- si bloccò a metà frase, non riuscendo come sempre a citare il suo passato.

- Di Shannon?- domandò Ziva.

Lui annuì distrattamente.

- Beh... comunque... mi hai scoperta!- rispose la ragazza ridendo.

- Il bambino è di...- fece Gibbs accennando con il capo a Tony che intanto ignaro raccontava balle a Ducky, Abby e Tim.

- Si...- rispose Ziva cercando di reprimere un sorriso.

Aspettò la punizione per parecchi secondi, ma non arrivò...

- Niente scappellotto?- domandò poco convinta a Gibbs.

- No... non colpisco le donne incinte... anche se sono estremamente irresponsabili, incoscienti e idiote!- e così dicendo Gibbs si diresse verso Tony e gli rifilò uno scappellotto così forte che non se lo sarebbe più scordato per il resto dei suoi giorni.

- Ahi... capo!!! Mi hai fatto malissimo...- si lamentò il ragazzo massaggiandosi la nuca.

- Era quello l’obbiettivo... DiNozzo...-

- E per che cos’era?-

- Per aver infranto una delle mie regole...-

- Si, ma quale? Sono tante sai?-

Gibbs di diresse verso l’ascensore...

- Tu lo sai quale DiNozzo...- gli disse prima di entrarvi e scomparire dalla loro vista.

- Quale regola hai infranto Tony?- domandò ingenuamente Tim.

Abby gli rifilò uno scappellotto.

- Ahi! Che ho fatto?!?-

- Mi sa che tu non hai ancora capito nulla della vita...- commentò sconsolata Abby.

- Almeno non sono l’unico a pensarlo...- concordò Tony alzandosi.

- Ehi!-

Una volta arrivato davanti a Ziva non perse tempo...

- Lui sa?- domandò preoccupato.

- Si... LUI lo sa...-

- Avevamo deciso di non dirglielo sino a quando fosse stato... “evidente”...-

- A quanto pare è già “evidente”... gli è bastato guardarmi negli occhi per capirlo!-

- E tu naturalmente gli hai detto che è mio... cioè... nostro...-

- E che gli dovevo dire?!? Che era di Brad Pitt?!? Tanto lo hai detto anche tu... prima o poi la verità sarebbe uscita fuori... no?- si giustificò Ziva.

Tony si passò una mano tra i capelli facendo attenzione a non toccarsi la nuca ancora dolorante e cercò di sorridere...

- Avrei preferito il “poi” al “prima”... -

- Non si può possedere tutto nella vita...- disse la ragazza sorridendo.

- Avere tutto dalla vita... non possedere...- la corresse.

- Uffa... è lo stesso!-

- Quindi è per questo che mi ha dato lo scappellotto...- pensò lui ad alta voce ignorando il suo ultimo commento.

- Già... e ora che facciamo?-

- Che ne dici di fare finta di nulla?- domandò Tony.

- In che senso?- fece lei confusa.

- Faremo finta di non sapere che lui sa...-

- Ma è una cosa inutile!!! Perché sappiamo benissimo tutti e tre la verità...-

- Però in questo modo almeno sarebbe divertente...- commentò lui sornione.

- Tu sei tutto scemo...- disse Ziva senza parole dandogli una piccola pacca sulla spalla.

- Perché è scemo?- domandò Abby che intanto si era avvicinata con McGee per origliare.

Purtroppo non aveva sentito nulla...

- Perché vuole mentire a Gibbs...- fece Ziva tranquilla.

A DiNozzo venne voglia di strozzarla...

Stava spifferando tutto a quei due...

- E perché? Su cosa hai il coraggio di mentirgli?- chiese Abby al ragazzo.

Lui provò a ribattere, ma Ziva lo precedette...

- Vuole fare finta che non lo ama però Gibbs lo sa benissimo!!! Ormai non puoi più mentirgli!!!-

Lui tirò un piccolo sospiro di sollievo, poi un ghigno spaventoso gli si dipinse in volto...

- Comincia a scappare, rosh katan... ti do 5 secondi di vantaggio...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Washington DC 19:44 ora locale

Abitazione dell’agente speciale Leroy Jethro Gibbs

 

- Ciao Jethro...- disse Jenny facendo le scale per scendere in cantina.

- Ciao Jenny... qual buon vento ti porta qui?- fece lui non distogliendo lo sguardo dal suo lavoro.

- Come stai?- gli chiese il direttore facendolo girare verso di lei.

Gibbs posò l’attrezzo che stava usando per terra e la fissò infastidito...

- Bene... perché come dovrei stare?!?-

- Beh...-

- DiNozzo sta bene... no?-

- Si... però... il suo occhio...-

- Anche se non ci vedrà più dall’occhio destro non significa che è morto o che non può più fare il mio agente... certo, sarà meno efficiente di prima... però se prima era il più bravo ora sarà tra i migliori...- fece sorridendo e riprendendo l’attrezzo da terra.

- Sicuro?-

- Se lui è tranquillo lo sono anche io...- commentò riprendendo a lavorare.

- Se lo dici tu...-  si rassegnò Jenny.

Dopo un po’ di tempo Jethro parlò di nuovo.

- Ziva ti ha detto di essere incinta?-

- Cosa?!?- esclamò la donna sconvolta - no... non me lo ha detto... tu come lo sai?-

- Diciamo che l’ho convinta a dirmelo...-

 - E il padre del bambino? Lo sai chi è?-

- Secondo te chi può essere?- domandò Gibbs con fare ovvio.

- DiNozzo?-

- Bingo...-

- E sei così tranquillo?!?-

- Si... perché?- domandò Jethro girandosi verso di lei accigliato.

- Hanno infranto la regola numero dodici!!!-

- Guarda che non l’hanno infranta...- disse sorridendo sornione.

- Perché?-

- La regola dice di non uscire con i colleghi... e loro non sono mai usciti insieme!-

Lui e Jenny scoppiarono a ridere...

- Jethro... sei incorreggibile!-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Washington DC 19: 50 ora locale

Abitazione dell’agente Anthony DiNozzo

 

- Che giornatina leggera... vero?- disse Tony buttandosi sul divano di casa propria stanco morto.

- Già... sono a pezzi...- commentò anche Ziva mettendosi accanto a lui.

- Gibbs ha proprio esagerato...- dissero in coro.

- Non ha provato neanche un po’ di pietà per il mio occhio!-

- E neanche per la mia “condizione”!-

- E’ crudele...- disse ancora Tony sistemandosi meglio sul divano - però a te almeno ha permesso di mangiare qualcosa all’ora di pranzo e tu per ringraziarlo ti sei mangiata anche il mio!-

Lei si accoccolò meglio contro di lui e chiuse gli occhi...

- Che vuoi... avevo fame!- si lamentò.

- A proposito di mangiare... io non me la sento di cenare Gibbs e i suoi modi bruschi mi hanno fatto passare la fame...-

- Neanche io... sono stanchissima...-

- E piena di cibo fino al midollo!-

- Smettila...- fece ridendo e dandogli un colpo al fianco.

- Ok ok... ma non fare l’offesa!-

Calò un lungo e rilassante silenzio tra di loro...

Improvvisamente però Tony lo spezzò...

- Sai mi piacerebbe tanto che questo momento non finisse mai... di poter stare così per sempre... e tu Ziva?-

Ma non ottenne nessuna risposta...

- Ziva?- chiamò di nuovo.

La guardò e si accorse che si era addormentata...

Sorrise dolcemente e le spostò una ciocca di capelli dal viso...

Finalmente era a casa...

Ed era con la sua famiglia...

Gibbs, Abby, il Pivello, Ducky, Jenny, Palmer... insomma... tutti...

Ma soprattutto... era con Ziva...

E stavolta sentiva che stavolta nulla più avrebbe potuto separarli...

Niente e nessuno ci sarebbe riuscito...

Niente e nessuno...

A poco a poco i suoi occhi si chiusero e si addormentò anche lui.

 

 

 

 

 

 

* Stavolta non ho appunti sulla lingua... wow! È strano anche per me figuratevi! In compenso vi chiedo una cosa... secondo voi i personaggi sono OOC? Se lo pensate vi prego... ditemelo! In particolare di Ziva! 

* Mi dispiace il fatto che dopo avervi fatto aspettare così tanto ho pubblicato solamente questo capitolo di transizione ma vi prometto che col prossimo mi farò perdonare!

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Capitolo 25
*** 25. Gerusalemme! Gerusalemme! ***


Rieccomi! Scusate l’attesa ma ho avuto un po’ di problemi in questi giorni! Comunque... dopo il capitolo di transizione (che stranamente ha avuto più successo di quanto mi aspettassi) ecco finalmente un po’ di azione... seguite bene e non perdetevi nessun passaggio!

 

 

 

 

25. Gerusalemme! Gerusalemme!

 

 

 

 

Gerusalemme 17:17 ora locale

Via Dolorosa

 

Il cielo di Gerusalemme era azzurro e non si riusciva a scorgere neanche una nuvola.

Era davvero una bella giornata...

Di quelle adatte per fare un bagno nelle fresche acque del mediterraneo dove si affacciava il paese, di fare un giro per le campagne o anche per una passeggiata in centro.

E infatti la Via Dolorosa era stracolma si persone.

Abitanti del luogo... turisti... giornalisti.

Erano tutti lì a godersi un momento di pace per le strade della via...

Tony e Ziva erano tra queste persone...

- E’ proprio un posto meraviglioso... avevi ragione...- disse il ragazzo sistemandosi il colletto della sua camicia hawaiana.

Se non lo avesse saputo non avrebbe mai creduto che in quel luogo tanto ricco di vita duemila anni prima il Cristo avesse portato la croce sulla quale sarebbe stato crocifisso sulle proprie spalle.

Ziva sorrise e si strinse di più al suo braccio.

- Lo so... dimentichi che io ho sempre ragione?-

Ogni tanto qualcuno si voltava e osservava DiNozzo a causa della sua cicatrice, che si intravedeva nonostante portasse gli occhiali da sole quasi notte e giorno ormai, ma lui non ci faceva caso.

E poi in quel momento lui e Ziva pensavano a ben altro...

- Ma come sei modesta!- commentò sarcastico.

Ziva gli rivolse un’occhiata divertita e lo tirò verso il banco di un venditore di armi bianche...

- Guarda Tony... secondo te questo a Gibbs piacerebbe?- gli domandò indicando un grande coltello dentellato a lama nera.

- Questo?-

- Si... oppure questo...- fece lei indicandone un altro molto simile al primo, solo che non era dentellato ed era a lama bianca.

- Penso di si... perché?-

- Beh... l’altra volta si sono lamentati tutti perchè non gli abbiamo portato un ricordino...-

- A parte il fatto che si è lamentata solo Abby... beh... per farci “perdonare” potremmo organizzare una bella gita sulle rive del Mar Rosso per farci scusare...- disse lui sarcastico tirandola via dal banco.

Gli occhi dell’israeliana si illuminarono.

- Sai che è un ottima idea?-

- Davvero?-

- Si!-

- Beh... lo so! Sono un genio!-

- Ora però sei tu ad essere la modestia in persona...-

- Mai quanto te...- riabbatté DiNozzo.

Improvvisamente però smisero di scherzare e tornarono seri.

- Lo vedi?- domandò Ziva allungando il collo.

- Si... si è allontanato di più... ma riesco a vederlo lo stesso... sarai costretta a benedire il mio metro e ottantanove...- rispose lui sorridendole.

Ma non perdendo di vista quell’uomo basso e infido che stavano seguendo da ore...

- Si, ma c’è anche un lato negativo... nel tuo metro e ottantasette...-

- E ottantanove... sono alto un metro e ottantanove!-

- E per due centimetri cosa cambia?-

- Cambia tanto invece...- sbuffò lui.

- Comunque... grazie al tuo metro e ottantanove e alla tua cicatrice dai nell’occhio... e penso che tra poco si renderà conto che lo stiamo seguendo...-

- Non è colpa mia se sono alto...- borbottò tra se e se.

- Tony... l’ho perso di vista...- fece allarmata Ziva interrompendolo.

- Io pure... ha girato l’angolo a destra... e ora non lo vedo più!-

- Seguiamolo...- ordinò la ragazza.

Affrettarono il passo e dopo aver spinto un paio di turisti troppo lenti ed essersi guadagnati insulti in lingue sconosciute, almeno a Tony, Ziva probabilmente capiva benissimo, riuscirono a voltare anche loro l’angolo.

- Lo vedi ora?- domandò Ziva preoccupata.

- Si... ora si...-

- Bene...-

La ragazza fece per affrettare il passo per non rischiare di perderlo di nuovo, ma Tony la bloccò...

- Aspetta... si è fermato...-

- Cosa sta guardando?-

- Un vestito da uomo... non il mio genere...- disse il ragazzo allungando il collo per vederlo meglio.

- Sembra voglia provarlo... che facciamo?-

- Ci avviciniamo anche noi ad una bancarella per non dare troppo nell’occhio...- suggerì Ziva.

E così dicendo lo tirò verso un angolo dove una donna vendeva quadri fatti col carboncino...

Era riuscita a rappresentare con abilità straordinaria tutti i posti più belli e famosi della città...

Il Monte degli Ulivi, il Muro del Pianto, la Città di Davide, la Porta dei Leoni e la stessa Via Dolorosa.

- Che belli...- commentò Tony senza fiato.

La donna parve capire il complimento e rivolse ai due giovani un enorme sorriso.

- Ti piace la mia Gerusalemme?- gli domandò Ziva sorridendo.

- Si... è bellissima...- mormorò lui chiedendo alla venditrice il permesso di prendere uno dei suoi lavori in mano per osservarlo meglio.

Ziva chiuse gli occhi e cominciò a recitare una specie di poesia... una preghiera che aveva imparato da bambina, gliela aveva insegnata sua madre e la faceva recitare a lei e Tali ogni sera prima di andare a dormire.

- Se ti dimentico, Gerusalemme,

 che la mia mano destra si secchi!

 Che la lingua mi si attacchi al palato

 se io mi dimentico di te,

 se non metto Gerusalemme

 al sommo della mia gioia!-

- E questo cosa era rosh katan? Un invocazione al suicidio?- disse Tony sarcastico.

- No... è il canto dei fanciulli esiliati da Israele, Salmi 137...-

- Non pensavo fossi così religiosa da ricordare pezzi di Bibbia a memoria...- fece il ragazzo piuttosto sorpreso.

Ziva sorrise.

- Non sono poi così tanto religiosa... però questo canto mi è sempre piaciuto molto... lo vedi ancora?-

- Si... con quel vestito è ancora più brutto di prima... ecco... sta di nuovo andando dietro la tenda per cambiarsi... credo lo voglia acquistare... che cattivo gusto!-

- Voi comprare qualcosa?- chiese la pittrice.

- No... guardavamo soltanto...- disse Tony ma poi, vedendola delusa, aggiunse - I suoi quadri però sono davvero belli... ha provato a venderli ad un museo...-

- Grazie... pensi davvero che io vendere ai musei?-

- Certo! Sono bellissimi! Si fidi!- e così dicendo Tony si allontanò con Ziva sottobraccio.

- Ha di nuovo ripreso a camminare... vieni...-

- Hai fatto una buona azione...-

- Chi io? Ah si! E’ bravissima... ha solo bisogno di un po’ di incoraggiamento...-

- Comunque sia... hai fatto una buona azione!-

- Grazie...-

Poi la trascinò verso un banco dove vendevano fiori...

Comprò una rosa e poi la porse a Ziva...

- Ecco a te...- disse sorridendo ma non perdendo d’ occhio l’uomo che stavano seguendo.

- E’ bellissima Tony... grazie!- fece lei scoccandogli un bacio sulla guancia.

- Beh... mi aspettavo di più... qualcosa di più... per questa altra buona azione...-

- Tu pensa a non perderlo d’occhio... quando lo prendiamo possiamo parlare di una ricompensa...-

Tony le sorrise...

- Saprò aspettare allora...-

Continuarono a camminare per altri dieci minuti fino a quando l’uomo scomparì di nuovo dalla loro vista...

- Cazzo... l’ho perso...- imprecò Dinozzo guardandosi intorno freneticamente.

- No! Non è possibile che l’hai perso... eravamo finalmente ad un passo da lui! Dopo tutti questi mesi di ricerche!-

- Aspetta...- la interruppe Tony indicando un punto alla propria destra - è là! Sta correndo...-

Si scambiarono una rapida occhiata poi cominciare a correre in quella direzione.

- Ci ha scoperto...- disse Ziva faticando un po’.

- Ehi! Va tutto bene? Riposati! Non sforzarti troppo...-

- Tranquillo io e lui stiamo bene...- disse lei anche se rallentò un po’ - da che parte è andato?-

- A destra...-

- Bene...- commentò lei sorridendo maligna e mettendosi a camminare.

- Perchè?- chiese DiNozzo affiancandola.

- Perché di lì c’è solo un vicolo cieco... come si vede che non conosce Gerusalemme... questo gli scosterà la libertà!-

Così si diressero a passo veloce verso il vicolo.

E quando arrivarono si ritrovarono davanti uno spaventato e in cerca di una via di fuga Yossi Begin.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gerusalemme 17:50 ora locale

Vicolo cieco

 

- Zi... Ziva... sha... shalom...- disse nervoso.

- Ciao Yossi...- fece lei sorridendo maligna.

- Che ci fai qui con il tuo amico Dinozzo?-

- Beh… sai Yossi... avevo voglia di fare una passeggiata a Gerusalemme… con Tony... poi ti ho visto è ho pensato: “Sono mesi che non lo sento! Perché non fargli una bella sorpresa?”... tu perché scappavi?-

Yossi fece per parlare, ma poi con uno scatto felino tentò di scappare.

- Prendilo!- ordinò Ziva a Tony.

Lui lo placcò con facilità, poi lo costrinse ad alzarsi e gli spinse la faccia contro il muro, bloccandolo col suo corpo...

- Yossi... Yossi... perché vuoi fuggire da me?- domandò Ziva con tono canzonatorio avvicinandosi a lenti passi.

- Lasciatemi andare! Non sono io la Talpa! Io sono innocente!-

- A giudicare da come tenti di scappare sembra il contrario...-

- Ti darò tutto quello che vuoi! Tutto! Ma ti prego! Risparmiami!-

- Mi dispiace... ma io non sono come te...- fece Ziva sprezzante – Non puoi corrompermi!-

- Ti darò tutte le informazioni su Hamas che vuoi! Te lo prometto!!! Ma tu lasciami vivere!!-

Ziva fece la sua risatina sadica.

- Oh Yossi... tu quelle informazioni me le darai comunque... te lo assicuro...-

- Chi te lo dice?- domandò l’uomo raccogliendo un po’ di coraggio.

- Sai... Tony da quando ha perso l’occhio per colpa tua e del tuo attentato è diventato piuttosto manesco... non vorrei che potesse fare male al tuo brutto faccino...-

Yossi cominciò a piagnucolare...

- Mi dispiace! Mi dispiace! Ma dovevo fartela pagare! Per colpa tua Hamas non ha più una talpa all’interno del Mossad!-

- E ci volevi uccidere solo per questo?-

- Non io! Sono stati gli Altri... dicevano che avrei fatto una brutta fine se non mi liberavo di te... per questo prima ho tentato di metterti contro tuo padre, visto che mentre eri là rifugiata in America non potevo farti del male, ma poi lui per colpa di hazif ha avuto l’incidente e tu sei tornata qui in Israele a rovinare tutto! Ho tentato di ucciderti ma tu e il tuo amico Tony avete la pelle più dura di non so cosa...  per questo sono scappato e mi sono nascosto in questi mesi! Mi dispiace! Non volevo!-

- Raccontala a qualcun altro Yossi...-

- Non era programmato che Sara morisse... mi dispiace! Era una brava ragazza!-

- Non pronunciare più il suo nome!- gridò Ziva isterica.

- Ziva...- disse Tony preoccupato.

Yossi cercò di approfittare di quel piccolo momento di distrazione per fuggire, ma Tony non si fece sorprendere e lo spinse più forte contro il muro.

- Tu stai fermo... è inutile che provi a fuggire...- ma questa volta Yossi lo colse di sorpresa.

Lo colpì con violenza a basso ventre e sgusciò via dalla sua presa, poi come Tony si accasciò a terra dolorante gli rifilò un calcio in testa che gli fece perdere i sensi.

Poi afferrò la pistola dell’agente e gliela puntò alla testa.

Questo accadde così velocemente e inaspettatamente che Ziva non ebbe il tempo di reagire...

- Tony...- disse tentando di raggiungerlo.

- Ferma altrimenti lo faccio fuori!- le gridò Yossi.

- Va bene... però non fargli del male...- disse Ziva posando la pistola per terra.

Ora che la poteva guardare meglio si accorse che c’era qualcosa di diverso in lei...

- Sei incinta per caso?-

- Non sono affari tuoi...- ribatté lei velenosa.

- Ah! Se tuo padre lo sapesse... un figlio al di fuori del matrimonio e per giunta con un americano non ebreo... se non fosse già morto morirebbe di crepacuore!-

Lei non rispose e si morse il labbro...

- Allora mia cara... ora io mi allontano e... ahhhhhhhh!- gridò Yossi.

Tony si era ripreso e mentre quello era distratto gli aveva conficcato il proprio coltello nella coscia facendolo accasciare a terra per il dolore...

Si rialzò si scrollò la polvere di dosso, poi, con uno strano sorriso in volto, prese a prenderlo a calci...

- Tony fermo! Anche io lo voglio morto... però lui per adesso ci serve vivo...- fece Ziva mettendogli una mano sulla spalla per farlo calmare.

- Regola numero nove: avere sempre un coltello con se...- citò DiNozzo sputando sul corpo senza sensi di Begin.

- Tony...- ripetè la ragazza abbracciandolo ancora spaventata per quello che era successo poco prima.

- Tranquilla va tutto bene... credo che il bastardo non si risveglierà prima di un paio di ore... voi state bene?-

- Si... stiamo bene...- rispose lei sorridendo.

- Tra quanto arriveranno gli agenti del Mossad?- chiese DiNozzo dopo una manciata  di secondi di silenzio.

- Tra un paio di minuti... grazie a questo microchip...- e indicò un bottone nella camicia del ragazzo - hanno sentito tutto e verranno qui a prendere Yossi...-

- Come sono efficienti...-

- Già... da quando Chaim è diventato il direttore del Mossad sono migliorate molte cose...-

- E’ stata una mossa molto astuta da parte tua lasciare quel biglietto di dimissioni dal Mossad per terra prima di andarcene quando hanno ucciso Hazif... e ancora di più lasciare scritto che Chaim doveva essere accettato come tuo successore... non mi stancherò mai di dirtelo!-

- Lo so... sono troppo brava e furba!-

- Ecco che torna la modestia... senti... hai ancora la mia rosa?-

- Si... certo... è dentro la borsa... perché?-

- Così tanto per sapere se era ancora in vita...-

- E’ stato un gesto molto carino da parte tua... grazie ancora...- disse lei dandogli un altro bacio sulla guancia.

- Ti ricordi che giorno è oggi?- le chiese fissandola negli occhi.

- Beh... fammi pensare un attimo... Venerdì! Che c’è di strano?-

- Beh... oggi sono cinque mesi che stiamo insieme... e quindi io...- disse lui arrossendo sino alle orecchie come un’adolescente alla sua prima cotta.

- ... mi hai regalato la rosa...-

- Ehm... si...-

Ziva si diede della stupida...

Aveva dimenticato una data così importante...

Mentre lui invece se l’era ricordato e le aveva persino fatto un regalo...

- Lo so... è un gesto patetico da parte mia però...- Tony, non potè continuare perché Ziva lo attirò a se e lo baciò.

Erano a Gerusalemme...

La persona che aveva causato loro tanti dolori era a terra più morta che viva...

E lei era con le due persone che di più amava al mondo...

Tony e loro figlio...

Cosa poteva volere di più dalla vita?

 

 

 

 

 

 

* Allora... penso di aver chiarito tutto durante il capitolo no? Sia sulla via Dolorosa, sia sulla citazione della Bibbia ma ricapitolo qui in basso per sicurezza:

Il Monte degli Ulivi, il Muro del Pianto, la Città di Davide, la Porta dei Leoni e la Via Dolorosa: sono tutti luoghi famosi e belli della città di Gerusalemme

Quella specie di preghiera di Ziva è il canto dei fanciulli esiliati da Israele, Salmi 137.

* Allora ditemi... ve lo immaginavate che fosse Yossi la talpa??? Eh? Oppure vi ho colto di sorpresa??? Spero di si!

* Emily Doyle, come faccio a definire una vacanza alle Eolie orribile? Beh... non abbiamo visitato quasi nulla di quello che c’era scritto nel programma, abbiamo saltato quasi tutti i pasti e poi... ricordi che giorni 27 e 28 Aprile faceva brutto tempo e che i collegamenti con le isole Eolie erano addirittura interrotti? Bene, io in quel momento ero sopra una motonave in balia del mare tra forza 7 e 8 a vomitare anche l’anima, mentre il mio ragazzo dormiva accanto a me e la mia editor di fronte a me mi fissava senza fare niente (hanno una sensibilità questi due...). Ecco perché l’ho definita orribile.

* Certo che sono stata al concerto di Nek, Kiky! Sarei stata una pazza a non andarci! È stato stupendo, lui è gentilissimo, bellissimo e sono riuscita anche a farmi la foto con lui! Tu ci sei stata a quello di Modena?

* Ragazzi questo era il penultimo capitolo, manca davvero poco a finire questa fic!!!

 

 

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Capitolo 26
*** 26. Ani ohevet otcha ***


Ragazzi siamo arrivati alla fine di questo viaggio nella mia fantasia...

A esattamente un anno da quando ho scritto la prima pagina di questa storia, la concludo.

Sono successe tante cose in un anno, ma non posso certo stare qui a riassumerle tutte!

Quindi vi lascio alla lettura dell’ultimo capitolo de “Gli agenti del Mossad non piangono”

Buona lettura!

 

 

 

 

26. Ani ohevet otcha

 

 

 

Eilat  20:37 ora locale

Riva del Mar Rosso

 

Il sole stava tramontando sulle bianche spiagge del Mar Rosso...

Piccole onde lambivano la costa...

Secondo la tradizione era quello il mare che gli ebrei avevano attraversato fuggendo dall’Egitto per arrivare alla loro terra promessa guidati da Mosè...

Israele…

Il silenzio regnava sovrano di quel luogo, quasi come volesse porgere omaggio a quella storia tanto antica bella e ricca di mistero...

Una leggera brezza scompigliava i capelli di Ziva facendoglieli finire sul viso e facendola esasperare...

Tony sorrise...

Adorava quel posto così bello e tranquillo...

Era seduto sulla sabbia con Ziva al suo fianco e osservava incantato l’orizzonte...

Dietro di loro, una ventina di metri più in là stavano seduti Gibbs, Afek e Jenny...

Mentre sulla bagnasciuga due puntini vicini si intravedevano...

Erano Abby e McGee...

- Non pensavo dicessi sul serio...- fece Tony sdraiandosi e guardando il cielo rosato.

- Beh... ti sbagliavi...- rispose Ziva sbuffando e mettendo per l’ennesima volta la ciocca di capelli che le cadeva davanti agli occhi dietro l’orecchio.

- Hai avuto una grande idea lo sai?-

- Si...- disse guardandolo dall’alto e sorridendo.

Lui chiuse gli occhi...

- Qui è bellissimo... e poi questo è il più bel tramonto che io abbia mai visto... più bello persino di quello che abbiamo visto la sera in cui Gibbs se ne era andato...-

- Tutto nel mio paese è bellissimo DiNozzo... tranne la guerra e il Mossad...- aggiunse la ragazza voltandosi verso i tre che stavano dietro di loro.

Gibbs e Afek fissavano il vuoto con la loro solita espressione indecifrabile e Jenny sedeva annoiata accanto a loro, facendo cerchietti di sabbia con un dito.

Il loro primo incontro era stato fantastico.

Si erano guardati in cagnesco per un po’ senza dirsi nulla, poi alla fine avevano scoperto di aver combattuto insieme in Kuwait!

Dopo questa rimpatriata erano tornati a fissarsi... e basta!

Jenny aveva riso come una matta davanti a quella scena...

- Guarda Afek e Gibbs... sono uguali! Stessa espressione! - commentò Ziva divertita.

Tony aprì gli occhi e si girò a guardarli anche lui...

- Hai ragione... povera Jenny... stare con due musoni come quelli...- disse poi li osservò meglio strizzando gli occhi - Non mi stupirei se fossero fratelli...-

- Non far andar troppo in là la tua immaginazione Tony...-

- Possibilmente uno è il clone dell’altro... si somigliano anche... immaginati Afek: più basso, con gli occhi celesti, i capelli più lunghi, senza barbetta incolta, la pelle più chiara, con quale chilo in meno, con i lineamenti più fini, con meno occhiaie, con le orecchie più grandi, con testa meno rotonda, e con un paio di anni di più... non sono uguali?-

- Già… identici…- fece Ziva sarcastica.

- Mi sembra di essere in “The Island” con Ewan McGregor e Scarlett Johansoon...-

- Ecco! Io intendevo questo per “non far andare troppo in la tua immaginazione”...-

Lui sbuffò e tornò a sdraiarsi...

- Non mi permetti nemmeno di sognare? Dittatrice...-

Lei rise...

- Non credo che mi vorresti vedere in versione dittatrice, DiNozzo...-

Il ragazzo accusò il colpo e rimase zitto.

Il silenzio si impossessò di nuovo di loro...

Era spezzato solo dal rumore delle onde che si infrangevano sulla bagnasciuga...

Ziva si sdraiò accanto a lui...

Tony voltò la testa verso di lei e aprì gli occhi incrociando i suoi...

- Ora che faremo?- domandò.

Era una domanda che si poneva da parecchi giorni oramai...

Cosa avrebbero fatto ora?

Non potevano continuare a fingere...

Dovevano fare un passo avanti...

- Un bel bagno...- rispose invece la ragazza.

Bel passo avanti...

- Ziva io non sto scherzando... che faremo?-

- “Ciò che il domani ci riserba non ci è dato sapere”...- rispose lei fissando il cielo.

- Ora ti metti pure a citare “King Arthur”? Sei la donna perfetta allora!- fece lui sorridendole, poi tornò serio..

- Comunque... io non intendevo questo... insomma... tu aspetti un bambino... e il papà sono io... almeno da quello che dici tu...-

Lei riprese a guardare il cielo...

- Che genio... e l’hai capito tutto da solo?- commentò.

- Ti credi spiritosa per caso?-

- Si... io SONO spiritosa...-

Tony la fissò intensamente...

- Comunque... visto che ora siamo uniti da LUI... ho pensato...-

Ziva si voltò a guardarlo sospettosa...

- Hai pensato...-

- Beh... io ho pensato...-

- Ho capito che hai pensato Tony! Lo so che è una cosa che ti accade raramente... però...-

- Ho pensato che potremmo sposarci...- completò lui ignorando il commento irritante della ragazza.

Ziva lo fissò stupita...

Non si aspettava una proposta così a bruciapelo...

Anzi... non se l’aspettava e basta!

E la cosa più sconvolgente era che gliela aveva fatta Tony...

Notando l’espressione di stupore che si era dipinta sulla faccia della donna e sospettando che l’idea non le garbasse, Tony, immediatamente cercò di rimediare...

- Si... lo so! È un’idea assurda! Stiamo insieme da pochi mesi...- si fermò e prese fiato - tu non ami... è una cosa troppo improvvisa... insomma... scusa per avertelo proposto!-

Si maledisse di averle fatto quella proposta...

Probabilmente ora era spaventata e...

- Hai fatto tutto da te...- commentò lei, poi si alzò su un gomito e lo fissò negli occhi, poi aggiunse, con una espressione furba stampata in viso - chi ti dice che io non ti voglia sposare Anthony DiNozzo?-

Il ragazzo si illuminò e si mise anche lui sul fianco...

A quanto pare non era poi così spaventata...

- Quindi mi vuoi sposare?-

- Non ho detto questo...- rispose Ziva fissando il mare.

Lui ci rimase piuttosto male...

Però si affrettò a mascherare la sua delusione con un falso disinteresse come aveva fatto molte altre volte...

Ma stavolta non gli riuscì particolarmente bene...

- Lo sapevo... scusa ancora per la domanda stupida! Allora... parlavamo di cloni...-

Ziva si voltò a fissarlo...

- Però quasi quasi un tentativo si potrebbe fare...-

- Cosa? Clonare? Non so se Abby ne è capace... certo è una brava scienziata però...-

- Io non parlavo di quello...- disse Ziva sorridendo.

Il morale di Tony salì alle stelle...

Un enorme sorriso gli si dipinse involontariamente sul volto...

- Quindi tu vuoi?-

La donna lo fece penare per qualche secondo...

Ma alla fine non riuscendo a non aspettare anche lei gli rispose sorridendo dolcemente...

- E perché no?-

Tony le afferrò il viso tra le mani e la baciò.

Ma neanche due secondi dopo qualcosa di duro colpì con violenza la testa del ragazzo...

Lui guardò nella direzione da cui veniva il colpo e si accorse che era stato Gibbs e che ora teneva minacciosamente un’altra pietra in mano...

Afek rideva di gusto davanti a quella scena e Jenny rivolgeva ai due ragazzi un’espressione mortificata...

Ziva si allontanò da DiNozzo ridendo piano mentre lui si massaggiava la testa dolorante...

- Ahi! Stavolta ha esagerato... poteva farmi male seriamente!-

- Però non è successo... no?-

- Poteva colpire te...-

- Ma non è successo...- ripetè Ziva.

- Si... però...-

- Non è successo...- riabbatté dura - sono stanca di pensare negativo... non è successo punto e basta... hai imparato la lezione... la prossima volta terrai a freno i tuoi ormoni se c’è Gibbs nei dintorni...-

- Ma sentila! Ora fa tutta la santarellina... guarda che sei tu che non riesci a tenere a freno i tuoi ormoni!-

Ziva gli rivolse un’occhiataccia...

- Sarà anche vero... però io almeno non mi faccio scoprire da Gibbs quando questo accade!-

Lui mise il broncio...

- Secondo te... se ti abbraccio Gibbs lapida pure me?- domandò lei maliziosa al suo orecchio.

Il broncio sulla faccia di Tony scomparve... sostituito da una espressione preoccupata...

- No... non penso... credo che lapiderebbe me al tuo posto... lo sai che il capo è femminista...-

- Allora posso rischiare...- commentò Ziva stringendosi al ragazzo.

Lui aspettò la punizione...

Ma non arrivò...

- Secondo te è perché si è distratto oppure perché ha capito che con un altro colpo come quello la mia testa potrebbe implodere?-

- Credo sia la seconda Tony...- disse Ziva ridendo.

- Fossi nei tuoi panni lo spererei... se la mia testa dovesse implodere tu ti ritroveresti a dover crescere LUI da sola...-

- Non dire più LUI... è una LEI...- lo corresse la donna.

- E tu come fai a saperlo?-

- Sesto senso femminile...-

- Allora...- fece lui sarcastico poggiandole una mano sul ventre - no... lui sarà un maschietto e si chiamerà Anthony junior...-

- Certo che hai una fantasia...-

- Beh... in America si usa così!-

Lei lo ignorò e riprese a parlare...

- Comunque non sarà un maschietto... sarà una femminuccia... e si chiamerà Sara!-

- Non ti chiedo neanche come fai a sapere che sarà una femmina perché tanto so che mi risponderai con frasi enigmatiche...- fece lui grattandosi la testa - ma... perché non chiamarla non Ziva junior? Sara non è troppo nostalgico?-

Sul viso di Ziva si dipinse un’espressione di estremo disappunto...

- No... non Ziva junior... non voglio rovinarle la vita... si chiamerà Sara... punto e basta!-

- Uffa... Ziva junior è carino...- sbuffò lui poi un sorriso sornione si dipinse sul suo volto.

- Comunque non mi devo preoccupare... tanto sarà un maschio!-

- L’importante è che ci credi tu...- commentò Ziva tornando a fissare l’orizzonte.

Infinito ed eterno...

Quelle erano le uniche parole per descriverlo...

Ma non tutte le cose lo sono...

Si voltò verso Tony e lo guardò mentre come lei fissava il Mar Rosso...

- Ani ohevet otcha...- sussurrò.

Lui si voltò verso di lei e la fissò con aria interrogativa...

- Cosa hai detto?-

- Niente...- si affrettò ad aggiungere lei arrossendo impercettibilmente.

- Non è vero hai detto qualcosa!-

- Ti sarai confuso... forse era il rumore del mare...-

- Non è vero! Dimmi cosa hai detto! Era in ebraico vero?!? Ti prego! Dimmelo!!!- la scongiurò facendo gli occhi da cucciolo.

Lei sorrise compiaciuta...

- No... e comunque lo dovresti sapere già il significato di quello che ti ho detto...- disse prendendolo per mano e facendolo alzare.

- Ah! L’hai ammesso che hai detto qualcosa!- fece lui trionfante.

- Si... ma non ti dirò mai cosa!!-

Tony sorrise e cominciò a rincorrerla...

- Si invece!-

- Neanche sotto tortura!- rispose lei correndo.

Lui con una balzo la afferrò e si ritrovarono stesi per terra uno sopra l’altra...

I loro occhi si scrutarono...

Lui si rese conto che avrebbe affrontato qualunque pericolo piuttosto che perderla... piuttosto che perdere quegli occhi tanto scuri e tanto misteriosi...

Non sapeva se Ziva sarebbe mai stata capace di amarlo, ma a lui non importava...

Lei era quello che non aveva mai avuto...

Se fossero stati lontani a chi avrebbe detto roba che senso non aveva se non per loro?

A chi avrebbe dato nomignoli che tanto la divertivano?

Chi avrebbe amato così tanto?

Ziva cambiò all’improvviso espressione del volto e disse...

- Non lasciarmi mai...- disse - promettimi che non mi lascerai mai!-

Tony sorrise...

Sembrava gli avesse letto nel pensiero...

- Mi copi le promesse per caso? Comunque... te lo prometto Ziva! E io la rispetterò finchè potrò!- disse Tony accarezzandole il viso.

Sembrava fosse passata una vita da allora... da quando si erano giurati la prima volta di non lasciarsi mai...

Una vita meravigliosa...

La ragazza sorrise e avvicinò ancora di più il volto a quello di Tony...

E poi non ci fu più niente...

Solo il fruscio delle onde e gli occhi di Ziva che escludevano il resto del mondo da loro...

Niente era garantito se non erano insieme...

Tutto sembrava finto... anche il tempo...

Ma almeno loro erano veri...

Chi lo sapeva come sarebbe andata a finire?

Ma non gli importava...

A loro interessava solo rimanere insieme...

E vivere la loro vita, insieme!

Condividerla finalmente con qualcun altro, non fuggendo dall’amore come avevano sempre fatto...

Aprire il loro assopito cuore alla persona che amavano...

Il sole tramontava definitivamente sul Mar Rosso...

E qualcosa di nuovo sorgeva... qualcosa di bello e straordinario...

Mentre quelle parole rubate sussurrate da Ziva vagavano ancora per la spiaggia...

Ani ohevet otcha...

Ti amo...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao! Spero vi sia piaciuto questo ultimo capitolo ispiratomi da una canzone di Nek (come al solito d’altronde!)

Iniziamo con le solite note:

* Ani ohevet otcha: (penso sia chiaro cosa vuol dire, ma io lo metto lo stesso per I lettori meno attenti) Ti amo

Eilat (anche Elath, e Elat),  è una città della punta meridionale di Israele. Centro portuale situato all'estremità settentrionale del golfo di Aqaba (chiamato dagli israeliani golfo di Eilat), si trova nella sezione meridionale del deserto del Negev. Principale porto che collega Israele con il Mar Rosso e l'oceano Indiano, Eilat è inoltre sede di un aeroporto internazionale e base navale israeliana sul Mar Rosso.

* Allora… devo dirvi che sono molto contenta della risposta che ha avuto tra di voi! Non avrei mai creduto che avrei ricevuto così tanti complimenti e commenti! Soprattutto i primi!

Sono felice che abbiate apprezzato i miei sforzi nel rendere la fic più realistica possibile, sia dal lato dei personaggi, sia da quello che è stato il contorno, cioè le informazioni su Israele e su tutto quello che lo riguarda.

Siete tutti gentilissimi e fantastici!

 

Ringraziamenti speciali:

 

Ely: mi sei stata accanto sempre e comunque, hai letto ogni capitolo prima di chiunque altro e mi hai sempre incoraggiata anche quando volevo mollare! Mi hai riempita di complimenti e sei stata la mia editor! Hai fatto delle recensioni che mi hanno fatto pisciare dalle risate (tipo quella della foca o della processione per Hazif, erano fantastiche!)! e anche se hai tentato di fare spoiler ti perdono! Ti voglio bene!

 

Vera02: beh... sei insieme a Ely sei la mia migliore amica, e nonostante tu odi leggere hai fatto questo enorme sforzo solo per me! Mi hai divertito un sacco con i tuoi commenti e mi dispiace di averti fatto morire Hazif, ma era necessario per salvare il mondo XD! Il tuo “ELISAAAAAAA!” al telefono mi ha aiutato ad andare avanti anche nei momenti bui, ma proprio bui di questo annuccio che è passato più velocemente del previsto! Ti aspetto a mare! Ti voglio bene!

 

piccoligiganti: Amanda tu sei stata senza dubbio una delle persona più importanti per questa fic! Sei sempre stata la prima a commentare e lo hai fatto per ogni capitolo, mi hai sostenuta e aiutata... grazie di cuore!

 

Emily Doyle: Mia anima gemella! Grazie per i tuoi commenti sempre divertenti e per i suggerimenti, e soprattutto per avermi fatto tutti quei complimenti fantastici! Grazie!

 

Rufy: Grazie Fede per i tuoi commenti anche se un po’ in ritardo e per essermi stata vicina! 

 

Afek: Yanir grazie a te, quest’uomo/leggenda non sarebbe mai nato! E soprattutto non sarei riuscita a capire come e cosa pensano esattamente quelli che stanno in un posto critico come il vostro! Baruk!

 

 

Ma poi naturalmente anche tutti gli altri: bulma83, Kiky_DiNozzo e 69Monica69(adoro i vostri nick!), _matthew_, Lights, alexis_92, 23jo, leilas, thia, tinta87, luxu2, Lilith90, tiva95, mada02, Francymime, brave soul, gemelle1987, madllin, asheptus.

 

 

 

Ora... so che sembra pazzo ma voglio ringraziare anche loro:

 

Ringrazio il personaggio di Ziva, perché grazie a lei ho intrapreso un viaggio in me stessa, che certe volte mi ha anche spaventata, ma che alla fine mi ha fatto diventare una scrittrice e una persona migliore! Grazie per essermi così maledettamente simile!

 

Come non ringraziare poi il caro DiNozzo! Grazie al quale ho potuto analizzare l’amore da un punto di vista maschile e allargare così i miei orizzonti!

 

Ringrazio Filippo (Nek), perché senza le sue canzoni non avrei trovato un ispirazione abbastanza forte per andare avanti e non sarei riuscita a spiegare i sentimenti di due persone così complicate come i due signorini sopra citati!

 

Ringrazio poi Paul Walker per avermi prestato il volto e il resto del corpo per creare quel gran bel pezzo di figliolo di Hazif XP

 

Ringrazio anche tutti quelli che hanno anche solo semplicemente letto e vi prego di commentarmi almeno stavolta, per dimostrarmi la vostra stima e il vostro affetto... non è un consiglio... È UN ORDINE! XD XP

Ok... ora credo sia il momento di salutarci...

Beh... ciao a tutti e alla prossima storia!

 

Un bacio, elisa93

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