Mass Effect N°4: Oltre il bordo

di Uptrand
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rompere il ghiaccio ***
Capitolo 2: *** Jotnar ***
Capitolo 3: *** Nuove tensioni ***
Capitolo 4: *** Sciopero ***
Capitolo 5: *** Sopravvivere alla Grissom ***
Capitolo 6: *** Squadra X ***
Capitolo 7: *** Isabella al massimo, il demone è libero. ***
Capitolo 8: *** Assalto alla Cittadella ***
Capitolo 9: *** Punto ALFA ***
Capitolo 10: *** Punto BETA ***
Capitolo 11: *** Assalto alla Jotnar ***
Capitolo 12: *** Aiuto imprevisto ***
Capitolo 13: *** Punto Charlie ***
Capitolo 14: *** Evacuazione ***
Capitolo 15: *** Decisioni e attesa ***
Capitolo 16: *** Preparativi ***
Capitolo 17: *** Meng Durand ***
Capitolo 18: *** Cristina Balestrieri ***
Capitolo 19: *** Il sogno ***
Capitolo 20: *** Il segreto di Cristina ***
Capitolo 21: *** Primo figlio ***
Capitolo 22: *** Il testamento Weaver ***
Capitolo 23: *** Liberate la regina 1° parte ***
Capitolo 24: *** Liberate la regina 2° parte ***
Capitolo 25: *** Battaglia per Noveria 1° parte ***
Capitolo 26: *** Battaglia per Noveria 2° parte ***
Capitolo 27: *** Jotnar all'attacco ***
Capitolo 28: *** Olivia & Dasha ***
Capitolo 29: *** Ritornare sulla Cittadella ***
Capitolo 30: *** Il Catalizzatore ***
Capitolo 31: *** Battaglia per la Cittadella 1° parte ***
Capitolo 32: *** Battaglia per la Cittadella 2° parte ***
Capitolo 33: *** Il nemico si mostra parte 1° ***
Capitolo 34: *** Il nemico si mostra parte 2° ***
Capitolo 35: *** Ultimi atti di guerra parte 1° ***
Capitolo 36: *** Ultimi atti di guerra parte 2° ***
Capitolo 37: *** Un anno infernale ***
Capitolo 38: *** Gran festa ad Armali parte 1° ***
Capitolo 39: *** Gran festa ad Armali parte 2° ***



Capitolo 1
*** Rompere il ghiaccio ***


-Ascolto era il sistema di rivelazioni dell'energia oscura. Costruito in segreto dal Consiglio,  utilizzando le reti di comunicazioni come sensori per il sistema, era in grado di “vedere” l'energia oscura, forza che copre l'intera galassia, come un oceano e rivelare qualsiasi “onda” prodotta da nave, portale o altro che la utilizzasse, incluse la Normandy SR2 e SR3 in occultamento. Non si può “nuotare senza fare onde in un oceano”. Inizialmente abbandonato dal Consiglio stesso quando il progetto risultò funzionare anche troppo bene, fu la chiave che permise di affrontare la minaccia dei “grigi”.
I Grigi, nomignolo dato ad un'antica razza aliena, ideatori della tecnologia alla base dei portali, le loro astronavi erano in grado di muoversi senza l'ausilio di essi. I loro motori sono in grado di proiettarle ovunque vogliano, avendo le stesse capacità di un portale. Tale spostamento avviene solo in linea retta, per altre manovre ricorrono a un tipo di navigazione convenzionale. Quando furono mietuti dai Razziatori nel loro ciclo, parte del loro popolo riuscì a salvarsi salendo a bordo di un enorme astronave che li portò oltre quello che viene definito il “bordo” della galassia, in una zona di spazio oscuro e fuori dalla portata dei razziatori. Estremamente intelligenti, sapevano che se fossero ritornati sarebbero stati sterminati, per questo rimasero in attesa lasciando dietro di se un progetto per le future civiltà che avrebbe dovuto portare alla distruzione dei razziatori.
Il progetto era conosciuto, dall'unico ciclo che lo completò, con nome in codice di “Crucibolo”. Quando venne attivato i razziatori furono distrutti, ma fu anche un enorme segnale per i “grigi” da innumerevoli cicli in attesa che il lungo progetto era completato e per loro era il momento di riprendersi ciò che avevano perso.
Nel 2214, lanciarono un attacco contro l'intera galassia ma non con un esercito, ma tramite un dispositivo che distorceva l'energia oscura, l'alterava, impedendo la formazione di campi FTL stabili quindi la navigazione delle navi e togliendo energia a qualsiasi cosa fosse alimentata dall'eezo. Vale a dire a tutto, le vittime più numerose furono causate quando all'attivazione del dispositivo ogni
astro-auto si spense precipitando al suolo.
Ma Olivia Williams Shepard, primo tenente di flotta dell'Alleanza e comandante della Normandy SR3 riuscì a sventare la minaccia, grazie anche all'aiuto di Dasha Weaver e Isabella due criminali senza scrupoli. Isabella era una biotica eccezionale, ma fu solo dopo alcuni test sulla Grissom che si scoprì che i suoi poteri erano dovuti alla presenza nel suo corpo di un raro isotopo dell'eezo, il numero 19. 

L'energia oscura prodotta da questo elemento ha proprietà uniche come il conferire ai biotici che ne erano dotati un'energia illimitata negli scontri, se un biotico normale ha bisogno di un certo intervallo di tempo nel lancio tra due poteri Isabella no, altra proprietà interessante conferita da questo elemento è il poter annullare, quando due poteri biotici si scontravano, l'altro attacco. Nel caso di Isabella il termine corretto era tagliare, indottrinata a essere un phantom combatteva usando fendenti biotici lanciati dalle sue spade che come una lama “tagliavano” qualunque potere colpendo il bersaglio.
Era risultata importante contro i grigi perché eezo 19 non risentiva dell'alterazione del resto dell'energia oscura e questa informazione permise di trovare una soluzione. Isabella era anche l'arma migliore che avessero contro delle unità meccanizzate messe in campo da quell'antica razza. Realizzati in materia oscura, la densità della loro corazza era tale da richiedere un cannone da corazzata per essere sfondata. Ma come l'energia dell'eezo 19 tagliava quella derivata dal normale eezo, così tagliava anche la corazza di materia oscura condividendo con l'energia oscura un origine in comune.
Al termine della minaccia Olivia Williams Shepard fu lo spettro di più recente acquisizione del Consiglio e Dasha Weaver scomparve per riapparire al grande pubblico come la presidente della Noveria Corps. Un'azienda e gigante economico capace di fare il bello e cattivo tempo a suo piacimento e dettare condizioni anche ai governi.”-


Olivia finì di leggere l'articolo dal datapad, in qualche modo c'era stata una fuga di notizia su extranet. Il problema era che venissero menzionate i Grigi, Dasha, Isabella e l'eezo 19, tutti argomenti su cui il Consiglio preferiva mantenere il riserbo. Per i grigi era riuscito a nascondere la loro minaccia prendendo la teoria più valida fornita da sedicenti esperti e l'aveva avvallata, fornendo al pubblico la risposta che essi stessi avevano suggerito, il fatto stesso che alcuni non ci credettero servì solo ad avvalorarla.
Riguardo a lei e alla sua squadra il Consiglio aveva pubblicamente riconosciuto i loro meriti nel risolvere la crisi, ottenendo nuovi eroi da dare in “pasto” al pubblico. Fortunatamente era apparso su un sito di teorie complottistiche e non dava nessuna prova, avrebbe provveduto subito e ringraziò che non ci fosse una vera emergenza come allora.
Sei anni erano passati da quei fatti, durante il quale il Consiglio conscio che i Grigi rimanevano una potenziale minaccia aveva proseguito nella costruzione di una rete di sensori oltre il”bordo” della galassia per Ascolto, sulla scia della rete realizzata da John Shepard per cercare di localizzare il nemico.
Nonostante le risorse messe ancora molto del “bordo” era scoperto, ma anche così un oggetto sconosciuto in avvicinamento da oltre la galassia venne segnalato. Gli operatori si misero in allarme per calcolarne la rotta. Il risultato fu Noveria, ma prima che potessero dare l'allarme l'oggetto fu nell'orbita del pianeta ghiacciato.


*****

La bambina rise felice quando sua padre la sollevò in aria. Laudat era soddisfatto della propria vita mentre teneva la figlia tra le braccia. Aveva quasi quarant'anni, occhi e capelli neri inseriti in un viso comune ma era in buona salute, nonostante tutte le cicatrici che la vita gli aveva lasciato. Per anni era stato solo un mercenario, poi aveva lavorato per la Noveria Corps e improvvisamente tutto era andato per il meglio. La compagnia pagava meglio di chiunque e dava benefit non indifferenti.
Tenendo la figlia, una bambina di tre anni piuttosto paffuta, stretta a se guardò verso la casa che occupava. Era di proprietà dell'azienda, ma avrebbe potuto occuparla per tutto il tempo che voleva fintanto che avesse lavorato per loro.
Una piccola casa in legno a due piani con un giardino attorno, tutto molto semplice ma per lui un bene ineguagliabile. Da una delle finestre vide Libby, sua moglie, una donna con numerosi tatuaggi sulle braccia, con occhi e capelli come i suoi tranne che questi erano portati lunghi e raccolti in un treccia, intenta in alcune faccende domestiche, anche lei dipendente della Noveria Corps con un passato prima da prostituta, impiegata ora in un reparto spedizioni.
Come coppia avevano messo insieme i propri benefit e da quando, dopo la guerra di Omega, lui era l'ufficiale della propria squadra dopo la morte del suo predecessore questi erano anche aumentati, permettendo a loro di ottenere quella casa.
Addestrati dalla vita sapevano di non doversi fare illusioni, consci che avrebbero perso tutto se avessero abbandonato la compagnia o se fossero stati licenziati. Anche così, tornado a guardare davanti a se gli piaceva quello che vedeva, aveva visto molti dei posti peggiori della galassia e la Noveria di Dasha Weaver era un posto civile in cui vivere.
Sul pianeta non c'era un governo eletto o altro, ma un Consiglio di amministrazione e a capo di esso Dasha Weaver. Di fatto era una dittatura e i dipendenti potevano solo accettare quello che veniva deciso o licenziarsi e lasciare il pianeta. Esisteva un ufficio reclami per le piccole cose, ma se si faceva troppo rumore si veniva buttati fuori da Noveria senza problemi.
Anche così lo reputava un buon posto in cui stabilirsi. Tutti sul pianeta erano dipendenti della Noveria Corps requisito obbligatorio per non essere scacciato, ovviamente anche chi non era dipendente poteva scendere sulla superficie ma a patto che fosse per affari e che una volta terminati si partisse subito. Su questo la sicurezza interna era inflessibile. Il motivo era semplice, in un mondo di affari le spie abbondavano e le informazioni andavano protette, controllare il flusso delle persone in entrata e uscita dal pianeta era un buon modo di farlo.
Il risultato finale era che non esisteva disoccupazione e povertà, così come nessuno si sarebbe definito povero, lui stesso non si sentiva ricco ma agiato quello si. Ma anche un posto dove non c'era criminalità, non circolavano droghe e sapeva che se avesse lasciato la porta di casa aperta nessuno sarebbe entrato a rubare.
Altro modo era garantirsi la fedeltà dei propri dipendenti e in questo dovette ammettere che la società non lesinava. Non sapeva quanto quella spesa pesasse tra le voci della compagnia, ma di sicuro avevano ottenuto la sua, pensò andando con lo sguardo fino alla vetrata della grande cupola che copriva il loro modulo abitativo.
L'ultima impresa della Noveria Corps era stata proprio su Noveria. L'azienda aveva iniziato da mesi la costruzione di moduli abitativi destinati normalmente alla colonizzazione di corpi spaziali senza atmosfera.
Essendo la procedura più semplice su un pianeta abitabile e richiedendo minor numero di attrezzature, il risultato finale era stata la costruzione di un'area con molto più spazio a disposizione rispetto a quelle nello spazio cosmico, con la possibilità di ospitare duemila persone a cupola con in più il lusso di poter destinare parte dello spazio a uno scopo non funzionale come il giardino di casa di Laudat.
Il piccolo centro abitato era costruito come un piccolo paese della Terra, case come la sua percorrevano tutta la via in cui abitava, negozietti davano il modo di acquistare qualsiasi cosa ci fosse bisogno, in centro si trovavano l'ufficio dell'amministrazione che si occupava di tutte le pratiche della piccola comunità, uno o due edifici di culto.
Una perfetta ricostruzione di un paese terrestre in cui esponenti di ogni razza aliena vivevano assieme, lui aveva scoperto le gioie e i dolori di vivere in una piccola comunità e di avere dei vicini di casa.
Non gli era sfuggito che qualsiasi cosa volesse comprare era prodotta dalla Noveria Corps, avrebbe potuto richiedere un prodotto di una determinata ditta volendo ma su questo sarebbero stati applicati numerosi costi aggiuntivi. I dipendenti della Noveria Corps andavano a costituire un bacino di consumo personale dell'azienda, riversando in esso gli stipendi che l'azienda pagava a loro. Ne aveva parlato con alcuni conoscenti, ma nessuno ne era stato infastidito e neanche lui che reputò questa un'ottima idea della loro presidentessa.
La figlia gli si agitò in braccio, voleva ancora giocare. La alzò nuovamente in aria, salutando con un cenno del capo due agenti della sicurezza interna che passavano li nel loro solito giro di pattugliamento. Questi risposero allo stesso modo.
Laudat aveva pensato di chiedere un trasferimento dalle scorte dei cargo alla sicurezza interna, impiego sempre ben pagato ma se lo avesse fatto avrebbe perso parte dei benefit di cui godeva e la compagnia l'avrebbe trasferito dalla loro attuale residenza a un appartamento senza giardino, decisamente più piccolo. Aveva quindi rinunciato, rimanendo nelle scorte dei cargo con il compito di proteggere le navi mercantili della compagnia nei loro viaggi, costringendolo a stare diversi mesi lontano da casa. A lui non sarebbe importato avere o no un giardino, ma a sua figlia piaceva e questo gli sembrava la cosa più importante.
Alzò nuovamente la figlia sopra la testa che rise felice, quando un puntino rosso nel cielo, poco a sinistra dell'orecchio di lei, attirò la sua attenzione. L'allarme risuonò annunciando a tutto il personale di sicurezza di raggiungere le rispettive posizioni.
Sua moglie uscì di casa trafelata correndogli incontro, visibilmente preoccupata e con una pistola in mano. Aveva imparato a essere prudente. « Che succede? » Chiese
« Non lo so. » Disse passandole la bambina. « Resta in casa, prepara tutto il necessario nel caso che devi evacuare,  i complessi sotterranei sono un rifugio perfetto se qualcuno dovesse dirigersi qui. » Le disse e corse via salendo sul primo mezzo della sicurezza che passava di li.
Riuscì ancora a sentire sua moglie che diceva alla figlia che aveva incominciato a frignare « Tranquilla piccola, il tuo papà e lo zio Satrone uccideranno tutti i cattivi. Staremo tutti bene. »  Quella frase gli fece sentire uno strano calore in corpo, per una volta, per qualcuno non era lui il cattivo e la voglia di piantare un proiettile in corpo, a chiunque fosse venuto a disturbare la sua pace domestica.
Libby guardò il mezzo partire e il marito allontanarsi, non era dispiaciuta per il modo un po' freddo in cui si era allontanato, sapevano entrambi quando era il momento o no per il romanticismo. Entrò in casa e mise la bambina nel box, aprì un armadio estraendone uno zaino militare e controllandone il contenuto. Dentro c'era tutto il necessario nel caso avesse dovuto abbandonare di punto in bianco la propria casa, con soddisfazione notò che era tutto a posto.
Si chiese se non fosse il caso di recarsi subito ai complessi sotterranei, decise di no. Questi erano la parte interrata dei complessi industriali sparsi su tutto il pianeta, scavati nella dura roccia delle montagne di Noveria per una maggior protezione dal gelo, molti erano collegati fra loro da tunnel sotterranei a cui era possibile accedere anche dalle cupole abitative e usati tipicamente per andare al lavoro.
La raccomandazione del marito di recarvi, era dovuta al fatto che non erano certi di cosa la compagnia avrebbe scelto di proteggere tra i suoi impianti e le cupole abitative, perché queste non erano progettate per resistere al fuoco nemico. Gli impianti industriali possedevano invece una buona protezione contro qualsiasi attacco, erano facile da difendere anche con forze ridotte e l'intera popolazione del pianeta vi avrebbe trovato posto. D'altronde era quello che capitava quasi ogni giorno, quando il 95% degli abitanti di una cupola la abbandonava per recarsi al lavoro e passare quasi tutto il giorno in quegli stessi ambienti sotterranei.

*****

Dalla sala di comando del massiccio roccioso di Caninea, all'interno di una sala riunioni Dasha Weaver osservò l'oggetto sullo schermo entrare nell'atmosfera del pianeta senza rallentare circondato da un alone rosso dovuto all'attrito con questa. Dentro di se sperò che andasse in pezzi. Le ricordava un punteruolo, aveva un'estremità lunga, sottile e appuntita che poi si allargava terminando infine in una superficie liscia  e concava.
« Abbiamo il luogo d'atterraggio. » - Affermò Tetrius vicino a lei, dopo che ebbe letto l'ultimo rapporto. - « Il ghiacciaio di Barbin, proprio sopra al sito alpha. »
Dasha avrebbe voluto essere sorpresa, ma non lo era « Forse è proprio un punteruolo per il ghiaccio. »
« Come? »
« Niente generale. Ha carta bianca ma il sito alpha non deve cadere e speriamo che il Consiglio mandi rinforzi. Lo stile di quella “cosa”...ho una mezza idea di chi siano e lei?»
« I Grigi indubbiamente, questo spiegherebbe anche il loro interesse per il sito alpha. Se posso permettermi, Isabella e le ragazze sarebbero utili in questo momento. »
 « Sono alla Grissom generale, in ogni caso troppo distanti per poter essere d'aiuto. Spero che i milioni che ho speso in sicurezza valgano di più di quattro phantom? »
Tetrius non rispose, fece il saluto militare tipico del suo popolo e usci dalla saletta privata raggiungendo Naomi Takara, sua vice per la sicurezza, che lo aggiornò sulla situazione.
Dasha rimase seduta, odiando il fatto di dover rimanere in attesa e il Consiglio, che l'aveva costretta ad accettare la loro richiesta per evitare ulteriori problemi per aver messo insieme un esercito privato con cui aveva invaso Omega.
Quando l'astronave atterrò o per meglio dire si schiantò, la parte acuminata penetrò di diverse decine di metri nel ghiaccio. La parte che affiorava più larga, arrotondata e liscia incominciò ad aprirsi in quattro sezioni che si inclinarono verso l'esterno fino a stendersi completamente.
Un'intensa luce blu scuro percosse la parte inferiore conficcata nel ghiaccio che per la prima volta da millenni incominciò a sciogliersi e ad evaporar in pochi istanti, anche se la temperatura del pianeta non superava i meno dieci gradi. La nave, lentamente, prese ad affondare.

*****

Botho Roy, un omaccione con la testa rasata, era orgoglioso dei propri uomini e di essere il comandante della 2° compagnia corazzata del pianeta, solo altre sei persone potevano vantare lo stesso grado, una per ognuna delle sette compagnie di mezzi blindati a guardia di Noveria. Studiato per il clima freddo e il terreno nevoso il carro Huscky dotato di due cannoni ad accelerazione di massa, di cingoli larghi il doppio del normale per diminuire il peso sul terreno e di nano deflettori sulla corazza che ne aumentavano la resistenza al pari di una più spessa senza aumentarne il peso, si muoveva con la velocità di un carro veloce, la corazza di uno medio e la potenza di fuoco di uno pesante.
Non era stato contento quando i suoi superiori gli avevano ordinato di non uscire da Caninea, prima che gli ingegneri terminassero di modificare l'armamento dei suoi carri, 80 blindati per compagnia. Due ore erano state necessarie a completare l'operazione, durante le quali, lui e il resto dei suoi uomini, erano stati istruiti sul loro nuovo armamento.
Normalmente non avrebbe prestato attenzione, ma quando a spiegare era il vice-capo Takara c'era poco da scherzare.
Quando finalmente le possenti porte del QG della Noveria Corps, sotto il massiccio roccioso Caninea, si aprirono otto navi militari per il trasporto truppe partirono dirette verso il polo nord del pianeta, in direzione del ghiacciaio di Barbin, scaricandoli al limite di un'area ritenuta sicura.
Roy, fuori dalla torretta, al centro della formazione guardava dal suo carro comando valutando la situazione. Volendo avrebbe potuto fare lo stesso dall'interno grazie ai sensori esterni tridimensionali, ma sapeva che una visuale diretta era sempre la cosa migliore, con piacere vide che anche gli altri comandanti di carro esporsi fuori dai mezzi facendo lo stesso. Dietro di loro venivano i mezzi di trasporto della fanteria.
Osservò il cielo notando come il clima di Noveria sembrasse collaborare, non c'erano tempeste di neve in arrivo. Per la prima volta il trasporto aereo gli era sembrato decente.
Parlò nel comunicatore rivolgendosi ai propri uomini « Qui carro comando Icerberg, raggiungeremo il nemico tra quarantacinque minuti, manterremo questa formazione fino a quando la nave nemica non sarà a portata dei nostri cannoni. Se necessario ci apriremo a formazione aperta, in caso di cannoni pesanti un singolo colpo potrà colpire solo un mezzo. In alto l'orgoglio e potenza nei cingoli. » disse concludendo con il motto della 2° brigata. Rientrò felice nel carro, il freddo di Noveria si faceva sentire anche attraverso la corazza che indossava.
« Luciana che mi dici del nostro nuovo cannone? » Chiese all'artigliere del carro, una donna dai capelli bruni e corti, con occhi castani scuri e di carattere coraggioso e ottimista. Con lui erano tre le persone come equipaggio, normalmente sarebbero servite cinque persone ma la tecnologia aveva permesso di ridurre il personale necessario.
« Mi sembra di essere in un libro di storia. Ho visto munizioni dotate di innesco e bossolo solo nei musei, hanno un aspetto strano, occupano spazio, hanno un peso maggiore da trasportare e possiamo portarne di meno visto il volume maggiore. »
« Secondo i nostri capi funzioneranno meglio di quelle classiche. »
« Peccato che saremo noi a testarle e non loro. Io dico che se nessun arma usa proiettili di questo tipo da più di due secoli un motivo c'è. È ridicolo questo salto indietro e non mi piace scendere in battaglia se prima non le l'ho testate personalmente. »
« Abbiamo solo questo, quindi cerca di usarle al meglio. Del sistema di caricamento che mi dici? »
« Semplice, non mi aspetto problemi se qualcosa non si rompe. Non si preoccupi signore, se questa anticaglia che ci hanno dato farà il suo dovere io farò il mio. »
« Bene. » Rispose Roy
« Ehi Luciana! Se sei così preoccupata per il peso che trasportiamo, forse non dovevi mangiare due fette di dolce a mensa. » Disse ridendo Jaron, il pilota dal carro. Un uomo di colore con capelli molto crespi. I tratti del viso lo facevano assomigliare a un furetto, ma anche il corpo era piuttosto esile. Un tipo più svelto di lingua che di cervello. La sua postazione era quella più in basso, dietro di lui più in alto vi era quella del comandante del carro e spostata alla sua destra in una posizione più bassa rispetto a quella del comandante quella dell'artigliere.
Aiutata dalla posizione Luciana non ebbe problemi a colpirlo in testa con la suola dei pesanti stivali militari che indossava.

*****

Laudat sul trasporto truppe, con la propria squadra, studiava l'arma che gli avevano consegnato. Aveva il classico fucile d'assalto ma oltre a quella ogni soldato aveva ricevuto un arma che a lui sembrava del ventesimo secolo, niente clip termiche ma munizioni con bossoli. Le avevano ricevute con l'unica spiegazione che se una non funzionava contro il nemico di usare l'altra, passando il resto del tempo studiandole.
Si chiedeva chi diavolo fosse il nemico? La sua prima idea era stata quella di un gruppo di pirati, ma gli sembrava impossibile ora, aveva pensato a qualche scherzo dei salarian vicini di casa non troppo entusiasti ma ne dubitava. In entrambi i casi armi standard sarebbero bastate. Di una cosa però era sicuro, questa volta odiava veramente il nemico e per una semplice ragione, aveva disturbato la sua pace domestica.
« Preoccupato? » Chiese Sartrone, un batarian suo amico e in squadra con lui fin da quando lavorava per la Noveria Corps.
« Perché? Non saremo noi a prenderlo nel culo. » Disse divertito. I suoi uomini ridacchiarono a quella semplice battuta. Non ne era del tutto convinto, ma il morale doveva rimanere alto.

*****

Sulla strada per la nave nemica Roy prese un datapad deciso a sfruttare il tempo rimasto per valutare l'andamento dell'operazione.
Gli ordini impartiti ai reparti corazzati relativi alle prime fasi dell'avanzata prevedevano, allo scopo di renderla il più veloce possibile, che in nessun caso si sarebbe dovuto prestare soccorso ai carri armati colpiti od in avaria, e che i carri avrebbero dovuto avanzare verso l'obiettivo finché fossero stati in condizione di muoversi e, in caso fossero stati danneggiati e impossibilitati a muoversi ma ancora in condizioni di sparare, avrebbero dovuto continuare ad effettuare "tiri di appoggio" da fermi e lo schema d'attacco delle divisioni corazzate prevedeva l'utilizzo di semicingolati con a bordo le truppe di fanteria.
Prime di giungere a quello però un attacco missilistico avrebbe preceduto l'intervento delle divisioni corazzate, se tutto fosse andato bene loro sarebbero stati lo “scalpello” che avrebbe terminato il lavoro.
Roy sorrise tra se, il bello di lavorare per un'industria che aveva nelle armi una buona fetta del mercato di queste era che non poteva rimanerne senza.
I carri della Noveria Corps si prepararono al contatto col nemico disponendosi in formazione a cuneo rovesciato: due compagnie ad aprire la strada, la compagnia comprendente il carro di Roy a dirigere l'azione dietro di esse, e una quarta compagnia di fanti di riserva nella retroguardia. Avevano raggiunto rapidamente il ghiacciaio di Barbin dopo lo sbarco, e stavano attraversando una zona limitata  da crepacci sulla sinistra e creste ghiacciate a destra.
All'improvviso una striscia di luce bluastra attraversò l'aria verso uno dei mezzi di testa. Il blindato esplose in una vampata, l'equipaggio non poteva essere sopravvissuto. Frasi confuse e irritate riempirono le comunicazioni. Roy prese il comunicatore e gridò qualche ordine. Il carro più vicino a quello distrutto fece fuoco, da oltre quattrocento metri più indietro Roy vide qualcosa emergere da sotto dei mucchi di neve. Gli sembrarono due mech.
Due figure sui tre metri d'altezza, la loro corazza totalmente liscia rifletteva come specchio la luce del sole e il riverbero della neve. Si distingueva una forma umanoide con una testa, due gambe e braccia. Roy non aveva mai visto un mech come quello, sempre fosse un mech. Gambe e braccia di forma umana, ma davano l'impressione di poter distruggere qualsiasi cosa tanto erano grosse e quello che doveva essere il volto, aveva solo due fessure paragonabili a degli occhi. Non erano visibili armi o altro.
« Là, unità nemiche!» - gridò Roy - « Usate il cannone! »
Il blindato fece ruotare la torretta e sparò verso il bersaglio. L'unità nemica non aveva subito danni. Vide uno di quei mech puntare quello che poteva essere definito il palmo della “mano” verso uno dei carri, di nuovo una luce blu illuminò l'ambiente e  il mezzo esplose in una palla di fuoco. Era come se l'armatura dei blindati non ci fosse.
I carri non desistettero continuando ad attaccare le due unità, ma queste ad ogni attacco distruggevano un paio di carri, risultando invece indifferenti a quelli che subivano. Poi un razzo quasi accecò Roy, che si ergeva a mezzo busto fuori dal blindato per valutare meglio la situazione, tanto passo vicino alla sua torretta, colpendo un mech nemico che ne uscì nuovamente salvo.
La fanteria coperta dai carri era entrata in azione e armata di armi leggere e lanciarazzi affrontava il nemico.
Roy vide nuovamente la strana luce blu, ma questa volta era diversa, se prima era un raggio concentrato adesso era diffusa. Per un attimo fu sollevato nel notare che nessun carro era andato perso ma solo dopo si accorse, di una decina di fanti rimasti sul terreno.
La loro armatura sembrava essersi fusa e ciò che rimaneva dei loro copri era orribile da vedersi, un odore di carne bruciata lo fece tossire. La neve e il ghiaccio intorno a loro si erano sciolti lasciando una vasta pozzanghera.
« Cazzo! » Urlò qualcuno. Lui si voltò e vide un fante accovacciato dietro al suo carro, un batarian e altri soldati che gli erano affianco.
Il soldato lo vide, aveva i gradi da caposquadra, « Pare che quando si concentrano su noi fanti, le loro armi non funzionino su voi carristi. »
Roy aveva pensato la stessa cosa « Anche così non risolviamo il problema.»
« Ho intenzione di farlo, ho una figlia e una moglie a cui tornare. » fece un cenno col capo e corse via seguito dalla sua squadra. Roy gli augurò buona fortuna e rientrò nel mezzo chiudendo lo sportello.
Dalla mappa tattica poteva vedere che lo scontro non stava andando bene a anche se era appena incominciato. L'intero attacco era stato fermato da sole due unità nemiche, i carri sparavano senza fermarsi per non costituire un bersaglio facile ma anche così una decina di mezzi erano già in fiamme. Crepacci e creste limitavano lo spazio a loro disposizione.
Roy si rivolse a Jaron « Sulla destra c'è uno spazio,  fra quelle due creste di ghiaccio. Infilati in mezzo, se  passiamo prenderemo quei “cosi” alle spalle! »
Jaron diede la massima velocità ai cingoli, sfruttando alcuni mezzi in fiamme come copertura
«  Accelera! » - Lo esortò Roy - « Il resto della squadra ci segue e anche dei semicingolati della fanteria, se riusciamo a portaci dietro di loro possiamo farcela. »
Il blindato rombò avanti. Appena fuori dallo stretto corridoio di ghiaccio « Gira a destra! » Ordinò Roy.
Jaron ubbidì, intravedendo  uno dei mech nemici. Gli dava le spalle, dedicandosi solo ai carri che aveva davanti.
« Fuoco!» Gridò Roy.
« Fuoco.» Gli fece eco Luciana. L'arma sparò, il blindato oscillò per il rinculo.  Il mech umanoide, colpito, fece mezzo giro su se stesso ma non si fermò.
Ma prima che potesse reagire razzi della fanteria lo colpirono ripetutamente. Fu allora che il braccio sinistro del mech si crepò come fosse di cristallo ed esplose, seguirono altri colpi e il fenomeno si ripeté. Crepe si formarono su tutto il “corpo” metallico che detonò.
L'altra unità cadde poco dopo nello stesso modo. Roy uscì dalla torretta urlando come un indiano, ma il grido gli si spense in gola quando tre blindati esplosero in sequenza.

*****

Laudat si tuffò nella neve evitando la figura che lo sorpassò di slancio ma senza smettere di spararle contro. Questa atterrò sulla neve con le quattro zampe, una raffica di colpi sparata da Satrone la colpì sul muso che esplose con scintille e fiamme.
Laudat ringraziò l'amico e fisso la figura metallica così simile a una tigre e che a lui ricordava un grosso gatto metallico. Dopo aver perso una dozzina di carri e una sessantina di fanti erano riusciti ad avere la meglio contro due unità nemiche, ancora non sapeva chi fossero, non aveva mai visto niente di simile.
Ma prima che l'avanzata potesse riprendere alcune unità che assomigliavano a dei enormi gorilla meccanici con un cranio decisamente sproporzionato li avevano attaccati. Alcuni aggredendo i blindati a “mani nude”, riuscirono con solo la forza delle loro braccia meccaniche a stritolare i mezzi su cui si avventarono.
Laudat aveva visto la gente morire in molti, ma non avrebbe augurato quel tipo di morte a nessuno. Altri portavano in spalla dei lanciamissili e bombardarono ripetutamente la loro posizione.
Inizialmente in una brutta posizione le truppe della Noveria Corps scoprirono che quei mech erano  più facili da distruggere, ma anche così ci furono perdite.
Per i fanti e Laudat il momento peggiore fu quando quei “ gatti metallici” irruppero nel campo correndo armati con una mitragliatrice, montata sulla schiena, che lanciava gli stessi misteriosi raggi blu facendo scempio dei fanti nemici.
Scudi e corazza erano inutili, così come le armi. A Laudat sembrava che niente servisse, poi sentì un ordine nel comunicatore, lasciò perdere il suo fucile d'assalto e impugnò quello che gli avevano consegnato. Concentrò il fuoco della sua squadra contro singoli bersagli e finalmente i “gatti” metallici cominciarono a cadere. Le munizioni in vecchio stile funzionavano.
Anche i carri si erano tirati fuori d'impiccio grazie a un aiuto esterno. La squadra d'assalto “Grandine” formata da 21 cannoniere era entrata in azione.
Prima di risalire sul trasporto Laudat si guardò attorno e non gli piacque quello che vide, troppi rottami e corpi erano rimasti sul terreno.
Si chiese se potevano farcela considerando che la Noveria Corps aveva messo in campo quattro compagnie, tre delle sette di mezzi corazzate di cui disponeva e una di fanteria. 80 carri per compagnia per un totale di 240 blindati e 500 fanti.
Tuttavia contro le due unità umanoide avevano perso 24 carri e 90 fanti a cui andavano aggiunti i 48 carri persi contro i gorilla, 50 fanti e 4 cannoniere. Era un veterano, era sicuro che non ci fossero stati sbagli eppure le perdite erano insolitamente alte, vista la superiorità numerica dei mezzi della Noveria.
Sul trasporto in movimento, « Guardate!» Disse un suo soldato con  la faccia appiccicata a uno dei finestrini. Laudat si sporse a guardare e subito dopo corse ad aprire il portellone superiore del mezzo e batté un pugno sulla corazza per la soddisfazione di quello che vide.
Il cielo sopra di loro era solcato da centinaia di missili e in lontananza poteva ancora udire un suono simile a quello dei tuoni, ma prolungato. L'artiglieria era entrata in azione e non aveva ancora finito.
Guardò nella direzione in cui erano diretti i razzi e finalmente vide l'astronave nemica conficcata nel ghiaccio, gli ricordò un fiore con quelle quattro braccia che si estendevano dal centro. Molto presto sarebbe dovuto ritornare in azione. Stava per rientrare, quando vide di nuovo quella luce blu scuro. Un singolo raggio partì dalla nave nemica solcando e descrivendo un cerchio in cielo che si riempì di esplosioni. Un solo colpo aveva fatto fallire l'attacco missilistico.
Quella luce tornò a brillare subito dopo e Laudat la fissò scoprendo che le stava venendo incontro.
*****
Luciana si lasciò cadere dalla carcassa  in fiamme del carro, crollando su neve e ghiaccio sotto di lei. Non vide nessuno, solo i ruderi dei blindati della sua e della altre compagnie. Un solo colpo aveva distrutto qualunque possibilità di vittoria, attorno a lei sembrava che un gigante si fosse divertito a schiacciarli con un dito, lasciando un profondo solco nel ghiaccio.
Si accovacciò nella neve, sapeva che non doveva farlo, avrebbe dovuto camminare e cercare di rimanere al caldo e cosciente, ma su tutto il corpo aveva bruciature, con qualsiasi cosa fossero stati colpiti era talmente calda da arroventare in pochi secondi un carro e fonderne la corazza.
Nell'immergere le mani nella neve incominciò a piangere, sapeva che stava per morire, non era sopravvissuta a un bel niente. La sue armatura era distrutta, presto il freddo del pianeta l'avrebbe uccisa e anche se fosse stata capace di muoversi per andare dove? Sul ghiacciaio di Barbin non c'erano stabilimenti e quello più vicino era il QG da dove erano partiti, impossibile da raggiungere in quelle condizioni.
Si sdraiò nella neve e chiuse gli occhi.
Un dolore bruciante a una guancia le fece aprire gli occhi, un batarian era chino su di lei.
« Un altro colpo così e la uccidi Sartrone. » Disse un umano alle spalle del batarian
« Chi siete? » Chiese Luciana, sembravano essere nella sua stessa situazione
« Io sono Laudat.» disse l'umano presentandosi «Lui è Sartrone.» - dichiarò indicando il batarian - «Fanteria della Noveria Corps. Tu?»
« Sono...ero il cannoniere del carro comando della seconda compagnia. »
« Dobbiamo andare. Riesci a camminare? » Chiese Laudat.
« Andare dove? Non c'è niente, anche con le armature integre il freddo ci ucciderebbe o avete un mezzo? » Per un attimo la sua voce si fece speranzosa.
« No.» Rispose seccamente il batarian.
« Però ho un piano, un mio amico mi ha detto che nelle vicinanze la compagnia dovrebbe avere un impianto segreto. Venendo qui dal trasporto mi è sembrato di vedere un condotto energetico, voglio trovarlo e vedere dove conduce. Scusa se lo dico, ma se non sei in condizione di camminare rimarrai qui, noi non ti porteremmo, non ne abbiamo le forze. Sartrone andiamo.»
Il batarian la appoggiò delicatamente contro un rottame e si alzò raggiungendo l'amico.
« Aspettate…voglio provarci...almeno...» Disse Luciana e a tentoni cercò di rimettersi in piedi
Sartrone tornò indietro e con gentilezza la aiutò.
« Ci sono altri superstiti? »
« Non lo so, non lo so veramente. » Mormorò guardandosi attorno.

*****

Due astronavi entrarono nell'orbita del pianeta, la Normandy SR2 e la Normandy SR3.
John Shepard guardò preoccupato l'immagine sul video, era sicuro che la telemetria fosse esatta.
Lo schermo mostrava un enorme palla di fuoco che si stava dissipando, ma non la gigantesca nuvola di fumo che s'era alzata dal suolo.
Questa torreggiava nel cielo e aveva la forma di un fungo. Secondo i dati si innalzava per almeno per venticinquemila chilometri.
In comunicazione con la SR3 « Olivia confermi il sito dell'esplosione? » Non che nutrisse dubbi sulla strumentazione di bordo, ma sua figlia una volta si era recata a Caninea e sperava in una risposta negativa.
« Si...il sito è...era...Caninea.»

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Capitolo 2
*** Jotnar ***


Steve Williams Shepard, capo e responsabile della sicurezza dell'accademia Grissom, sospirò mentre cercava di mettere a posto il collo della divisa che non lo lasciava respirare.
L'anno accademico si stava chiudendo e come da tradizione si teneva un ricevimento a cui partecipavano le famiglie degli studenti che avevano terminato il ciclo di studi, rappresentanti dell'Alleanza desiderosi di spingere il meglio che la gioventù umana aveva da offrire a servire tra i ranghi di questa e numerosi finanziatori privati desiderosi di usare il proprio denaro per migliorare la loro immagine pubblica.
Questo era parte del problema che lo stava preoccupando, ma il vero nocciolo della questione era un altro e aveva un nome: Isabella.
Il phantom, assassina spietata, biotica potente, vicepresidente della Noveria Corps e infine assistente al corpo insegnante della Grissom le era seduta accanto. Per l'esattezza era lui ad essere in piedi vicino a lei, avesse voluto andarsene Isabella non avrebbe battuto ciglio ma non poteva. Si perché questa terribile persona era un vero splendore, occhi di un celeste senza uguali, incastonati in un visto perfetto incoronato da una capigliatura colore dell'oro e con un corpo all'altezza del viso. Questo splendore le sedeva accanto, “impacchettata” in un elegante vestito che serviva solo ad esaltarla ulteriormente.
Il vestito, in chiffon azzurro fluente, si incrociava sul suo seno e ricadeva a terra perfettamente dritto coprendole i piedi, lasciando esposte le spalle. I capelli raccolti all'indietro e pochi riccioli dorati erano liberi.
Lui doveva rimanerle vicina per evitare che qualche ospite avesse la brillante idea di provarci, il poveraccio si sarebbe potuto trovare morto o gravemente ferito prima di accorgersene. Fatto che tutti preferivano evitare in un evento pubblico, e non diverso da quello di cui lui si occupava di solito.
Proteggere coloro che stavano sulla stazione da Isabella nel caso perdesse il controllo e dai suoi tre cloni, perché lei non era sola ma assieme a tre ragazze di quindici anni clonate dal suo DNA da una asari estremistica per sfruttare le proprietà dell'eezo 19 e indottrinate a essere phantom  per  renderle più simili all'originale. Non altrettanto abili ma sulla buona strada per diventarlo, con i poteri non ancora del tutto sviluppati perché isotopo 19 impiegava parecchi decenni per arrivare al massimo della sua potenza, oltre ad uccidere per intossicazione da radiazione la maggior parte delle persone, le tre ragazze rispondevano ai nomi di Alexya, Trish e Diana.
Condividevano però con Isabella la passione delle spade e la gioia di uccidere, la nota positiva era che per la maggior parte del tempo erano troppo incuriosite da qualcosa per dedicarsi ad altro. Trattate non diversamente da un mech loki dall'asari che le aveva create, scoprirono un'infinità di cose una volta liberate dall'indottrinamento e affidate a Dasha Weaver e Isabella. Per ragioni che solo lei conosceva il phantom aveva voluto con se le proprie copie.
Le tre ragazze erano intente a divertirsi con Henry e William, i figli di Miranda Lawson e Martin Coats, e Taiga la figlia di Jack e Vega. Due geni incontrollabili i primi, una ragazza decisa la seconda andavano stranamente d'accordo con quel trio di assassine.
– Per la verità anch'io.-- Pensò tra se Steve, rimuginando su quella osservazione. Questo era parte del problema che avrebbe dovuto affrontare in futuro, i gemelli avevano terminato gli studi e si chiese come avrebbero accolto la notizia le ragazze. Se la notizia non gli fosse piaciuta avrebbero cercato di sfogare su di lui il loro disappunto.
Si massaggiò le spalle, aveva ancora male. Avevano dovuto convincere Isabella a non indossare le sue spade per l'occasione, lei non fu d'accordo. Il risultato fu una palestra demolita da loro due, ma che almeno permise a lei di sfogare la sua frustrazione. Decisamente i tentativi di Kelly Chambers , lavorava sulla stazione come psicologa, di aiutare i quattro phantom a comportarsi come persone normali davano risultati migliori con i cloni che con l'originale, che ostinatamente continuava a dar retta a solo una persona: Dasha Weaver.
Indirizzò un'occhiata a Isabella non sapendo se preoccuparsi o meno. Sul volto di lei un'espressione sognante che non gli aveva mai visto. Probabilmente stava immaginando qualcosa mentre osservava la  grande sala, davanti a loro dove gli ospiti conversavano e una piccola parte ballando al ritmo di un'orchestra hannar dal vivo. Il problema era che in quella fantasia potevano essere tutti morti e a lui sarebbe toccato evitare che lei la realizzasse.
Fissò la sala cercando di indovinare il pensiero di Isabella, non che avesse altro da fare tranne annoiarsi. Non notò niente di particolare, la direttrice Jack che parlava con alcuni finanziatori,  Miranda che con la solita sicurezza nel trattare scambiava poche parole calcolate.
Poi una figura irruppe nel suo campo visivo assestandogli una vigorosa manata su quelle spalle ancora doloranti.
« Steve non dovresti trascurare un'amica, Ilary non ne sarebbe contenta. Se vuoi puoi rimediare facendomi ballare o vuoi farmi ubriacare per cedere alle tue lusinghe? »
« Ciao “Corvo”» disse lui.
 Alexandra Redgrave 1.60 di altezza per 50 chili, occhi scuri e i capelli neri a bob, un viso minuto e il naso a punta, campionessa di Taekwondo e un concentrato di vitalità difficile da non trovare simpatica. Detta “Corvo” per via di una splendida spilla che portava sotto la spalla sinistra e raffigurante un corvo con le ali spiegate nel volo, era un pilota dell'Alleanza e l'unica che Ilary Moreau, pilota della Normandy SR3, amica di Alex e ragazza di Steve, ritenesse una degna rivale come pilota e con un debole nello sfruttare quell'amicizia per stuzzicare la gelosia di Ilary. Anche se sapeva benissimo Alex non era il tipo di persona da provarci con un ragazzo impegnato e Steve era semplicemente troppo fedele. Si trovava li come semplice pilota che aveva portato le persone importanti.
« Nessuna delle due, sono in servizio. » Rispose Steve.
« Esattamente cosa staresti facendo? Tranne stare in piedi. »
Lui indicò Isabella.
Alexandra gettò uno sguardo sulla persona indicata seguito da uno più torvo su Steve « Ti ricordi della mia amica Ilary e tua ragazza? » Chiese in tono gelido al soldato.
« Frena la fantasia “Corvo”, sto facendo la guardia. »
Lei lo osservò un attimo, alla fine parve convinta « Ah,ah,ah…per un momento mi sono preoccupata... dimenticavo che la furbizia non è il tuo forte. »
« Come? »
« Niente. In ogni caso stai facendo esattamente insieme a questa bellezza a cui vorrei sfilare le mutande ?... o magari ad entrambi. »
« Faccio in modo che persone con strane idee non  importunino Isabella, questo include anche a te. »
« Salve Isabella, mi concedi un ballo? » Chiese Corvo al phantom
« Ehi!...ma hai ascoltato? » Fece lui
Isabella si voltò appena, diede un'occhiata a Alexandra e la ignorò. Un'espressione di disappunto apparve sul volto del pilota.
« Visto... ora non complicarmi la vita...e poi siete entrambe ragazze. » Commentò lui
« Retrogrado. » Gli rispose Alexandra che si voltò prendendo al volo due bicchieri portanti da un cameriere che passava di li. Lei ne finì uno in un fiato e porse l'altro a Steve « Vuoi? »
« Si, grazie. »
Lei aprì la mano facendo cadere il bicchiere, distinto Steve cercò di prenderlo al volo. Nel medesimo tempo Alexandra afferrò Isabella per una mano trascinandola a ballare l'equivalente hanar di un lento terrestre.
Isabella apprezzava la musica, rilasciata dall'atmosfera e dall'ambiente familiare fu colta di sorpresa. Si ritrovò sulla pista di ballo con questa sconosciuta che le cingeva la vita, non capiva cosa voleva e non le piaceva, un alone blu incominciò ad avvolgerla.
Steve non osava muoversi o distogliere lo sguardo, aveva una pistola, ma era senza armatura e trattenne un gemito quando vide quell'alone attorno a Isabella. Distrattamente cercò un modo convincente per spiegare a Ilary la morte dell'amica.
« Woow...sei biotica! » Disse Corvo e un attimo dopo Isabella vide il mondo sottosopra per essere riportata nella giusta posizione al termine del caschè.
Senza smettere di ballare « Mi presento:Alexandra Redgrave detta “Corvo” e non mi piace essere ignorata. »
L'alone su Isabella si stava intensificando « Mi sembri arrabbiata, se mi dai l'occasione potrei farti divertire. »
Con una mossa audace la strinse ancora più a se, i loro visi a pochi centimetri. « Per arrabbiarti e rimanere offesa avrai tempo, che ne dici di godertela e divertirti? Non dirmi che ti divertivi a stare seduta? » e le strizzò l'occhio.
Incredulo Steve vide l'alone sparire e ammise tra se che erano una bella coppia.“Corvo” con la divisa dell'Alleanza poteva essere scambiato per un ragazzo a una certa distanza, altezza a parte.
Quando Alexandra riaccompagnò Isabella al suo posto, non poté non notare un lievissimo sorriso sulla faccia di lei.
Avrebbe voluto scambiare due parole con Corvo, ma non ce ne fu il tempo.
Un'astronave sconosciuta apparve vicina alla Grissom, di forma discoidale non lanciò nessun segnale. Una violenta raffica di colpi investì l'accademia abbattendone in pochi minuti gli scudi. Un ultimo colpo, più potente, squarciò lo scafo del lato colpito in tutta la sua lunghezza. La Grissom affondò nel vuoto dello spazio, mentre com'era apparsa la nave sparì.
*****
Caninea era una catena montuosa situata nella parte settentrionale di Noveria e che si estendeva per una superficie di circa 3.500 km². In 150 di questi Dasha Weaver aveva costruito il QG della Noveria Corps, unico punto di attracco consentito per le navi in atterraggio, poteva ospitare fino a 120 navi.
Il traffico locale proveniente dalle diverse parti del pianeta avveniva attraverso l'entrata principale del complesso, chiamata dal  personale “Le porte”.  Due porte scorrevoli, di dimensioni colossali, della lega più resistente su cui campeggiava il logo della compagnia, una C e una N inclusi in una montagna con due cime che richiamava il picco più alto della catena montuosa. Attraverso di esse passava un traffico continuo di navette, mezzi pesanti e uomini in entrata e uscita diretti in ogni direzione.
Questa separazione era stata voluta da Dasha, per evitare che personale in transito potesse vedere qualcosa che non doveva.
Le due navette dell'Alleanza scesero poco distanti. John Shepard con Ashley e Grunt uscirono dalla prima, Olivia con Areno e Asiria dalla seconda. Grunt si era unito al gruppo per un caso fortuito, era sulla Cittadella per consegnare dei rapporti, quando il Consiglio aveva ordinato alle due Normandy di recarsi su Noveria appena avuto notizia che “Ascolto” aveva rilevato qualcosa diretto sul pianeta.
La scena che si trovarono di fronte era oltre a ogni loro commento, sembrava che l'intera montagna fosse esplosa. Macerie e fiamme ricoprivano ciò che rimaneva, le porte della struttura erano divelte a terra e deformante dall'esplosione, un foro di dieci metri di diametro le attraversava, i bordi erano fusi.  Le ceneri, ancora in aria, conferivano all'ambiente un aspetto ancora più tetro, bloccando la luce e facendo rimanere tutto nella penombra.
« Per la Dea! È impossibile. » Commentò Asiria, esprimendo il parere di tutti quando si furono avvicinati.
« Che cosa è successo? » Chiese Ashley senza rivolgersi a nessuno in particolare.
Uno schianto di metallo alle loro spalle, si girarono in tempo solo per vedere qualcosa che schiacciava una navetta. L'esplosione li gettò a terra e solo il fatto di essere distanti li salvò.
Soldati addestrati si rialzarono prontamente, armi in mano, ma capirono di non poter vincere, nel momento stesso in cui posarono gli occhi sul loro nemico.
Olivia dovette alzare lo sguardo per vedere in pieno l'enorme figura davanti a se. Il cuore le balzò in petto.
Un gigantesco mech dell'altezza di un palazzo di cinque piani si ergeva contro di loro, in qualche modo quella montagna di metallo era giunta alle loro spalle senza farsi sentire.
Quella cosa li ignorò volgendosi verso la seconda navetta che stava volando via. Un rumore elettrico nell'aria, due raggi blu uscirono da quello che potevano essere definiti occhi e la navetta esplose.
Ma c'era un particolare che colpì Olivia più delle dimensioni, quello che poteva essere definito il “volto” del mech possedeva un paio di corna aguzze, due grosse zanne sporgevano ai lati della bocca e due occhi rossi che scrutavano verso di loro. Una corazza di colore nero con segni rossi attorno gli occhi e in alcune parti dell'armatura. Se i normali “mech” umanoidi dei grigi erano privi di dettagli particolari, questo secondo lei ne aveva pure troppi. Le ricordava un demone.
« Ritirata, ritiriamoci nelle macerie! » Urlò John.
A lei sembrava una follia, ma quell'inferno di acciaio e roccia ancora fumanti e la coltre spessa di fumo e polvere che ancora aleggiava, erano la cosa migliore che ci fosse nei dintorni per avere un minimo di protezione. Corse senza voltarsi, lo stesso facevano gli altri. Sotto di lei sentiva il terreno tremare ai pesanti passi del mech.
Udì ancora quel suono e due raggi blu scavarono solchi nel terreno in mezzo a loro senza colpire nessuno, bersagli troppo piccoli potevano schivare il potente ma lento e impreciso attacco.
Passarono sulle porte al suolo, Olivia vide un numero imprecisato di corpi bruciati, ma anche mech e armi distrutte e deformate, gocce di metallo fuso cadevano da esse, alla loro postazioni. Davano l'idea di essere pronti ma che il nemico li avesse lo stesso sorpresi.
Dietro di lei uno stridore di metallo. Il mech “demone” li aveva seguiti all'interno delle macerie facendosi largo a forza tra di esse. Un enorme sagome scura si intravedeva attraverso la polvere.
« Più in profondità! Sbrighiamoci! » Urlò John.
« Da questa parte! » Gridò Ashley, Grunt vicino a lei stava spostando un pilone di metallo. Lo sollevò di qualche centimetro,  i muscoli del krogan si gonfiarono che sembravano scoppiare, facendolo poi ricadere. Trainato dal suo stesso peso il pilone cade al suolo spostando il resto della macerie, rivelando un condotto d'emergenza.
« Bell'intuizione Ash. Ma come sapevi che c'era? » Domandò il marito
Lei indicò una parete li vicina, un cartello con la scritta “uscita d'emergenza” era appeso in bella vista. « Ho pensato valesse la pena tentare. Olivia porta tutti di sotto. »
Suo padre fu l'ultimo e corsero via nella galleria, alle loro spalle l'ingresso venne sfondato da un pugno del mech, ma ormai erano all'interno dei corridoi sotterranei di Caninea o di ciò che ne rimaneva.
Olivia si sentiva un topo in un labirinto mentre superava postazioni di lavoro e scrivanie abbandonate, sperava di trovare qualcuno che potesse fare da guida, ma finora non avevano avuto fortuna nonostante in quel complesso dovessero lavorare cinquemila persone.
Poi la prima buona notizia della giornata, due soldati con la divisa grigio roccia delle truppe di sicurezza della Noveria Corps facevano la guardia a un desolato corridoio.
« Non sappiamo cosa sia successo, mi piacerebbe saperne di più prima di svelare la nostra presenza. » Commentò John spiandoli da dietro un angolo.
« Ci penso io. » Propose il krogan
« No Grunt, li voglio vivi. Se non sono loro il nemico, non voglio mettermi contro anche la sicurezza della Noveria Corps, abbiamo già abbastanza problemi. »
« Vado io, alcuni di loro mi hanno già vista...e conosco Dasha, possiamo dire... sperando sia ancora viva in questo casino. » disse Olivia.
« Tesoro se pensi che ti mandi avanti da sola, dovrai passare sul mio cadavere. » Sentenziò Ashley
« Non da sola, Asiria mi dai una mano? »
« Certamente. » Rispose la figlia di Liara e Javik
« EHI! » Gridò una voce. I due soldati puntarono le armi davanti a loro, tesi come corde di violino.
« Olivia Williams Shepard, s.p.e.t.t.r.o del Consiglio. Ho bisogno di parlare con il vostro capo, sempre se Dasha è ancora viva. » Spiegò in piedi davanti a loro, con le mani alzate a far vedere che non aveva armi.
« Sei veramente uno s.p.e.t.t.r.o.? Hai portato rinforzi? » Chiese il soldato sulla sinistra
« Silenzio idiota! » - Fece quello sulla destra - « Potrebbe esserci lei dietro a tutto questo. »
« No, vi sbagliate…siamo stati attaccati da un mech gigante...»
« Siamo?!» - Rispose il soldato - « Chi c'è? Con chi sei venuta? » Il soldato stava perdendo la calma
« Asiria! » Gridò Olivia. Una piccola anomalia comparve tra i due soldati che si videro sfuggire le proprie armi.
Olivia colpì il primo al volto con un pugno e il secondo con una ginocchiata al ventre. « Possiamo parlare? » Chiese gentilmente finita la lotta.
Dieci minuti dopo una squadra di rinforzo arrivò sul posto, a comandarla Naomi Takara. « Olivia quando mi hanno detto che eri tu non volevo crederci...dimmi che hai portato aiuti? » Le disse dirigendosi a grandi passi verso di lei appena la vide.
« Qualcuno. » Indico le figure alle sue spalle. Naomi scatto sull'attenti, parve spaesata per un attimo e poi sbagliando le prime due parole disse « Capitano Shepard, Williams è un onore incontrarvi di persona questa volta. »
« Questa volta? » Chiese John
« Ero nel gruppo di Dasha quando vi siete accordati nella torre del Consiglio per affrontare i grigi la prima volta. »
« Dasha è...? » Domandò Olivia
« Ancora a capo di tutto. Lei e Tetrius stanno organizzando quello che rimane delle nostre forze, vi porto da loro. Seguitemi. »
Durante il tragitto Naomi raccontò brevemente cos'era successo, da ex-ufficiale dell'Alleanza aveva imparato a riportare solo i fatti importanti. « ...e dopo l'attacco fallito quel mech è apparso dal nulla alle nostre porte. Prima che potessimo reagire ha sparato un raggio dalla bocca che ha perforato all'istante le porte corazzate e causato quella gigantesca esplosione. »
Olivia si fermò « Come? Vuoi dirmi che è stato un solo colpo a fare quello? »
« Si, impressionante. » Rispose senza smettere di camminare, Olivia la rincorse mettendosi al suo fianco.
« Ma Caninea...l'ho vista solo una volta...ma…avrebbe retto a un attacco orbitale!»
« Vuoi spiegarlo a me che ci vivevo? »  Obiettò Naomi.
Quando la porta si apri Dasha alzò gli occhi dal tavolo dove lei e Tetrius cercavano di studiare un piano. « Il grand'uomo in persona mi viene a salvare. Dovrei quasi sentirmi onorata se non fosse tutta colpa del Consiglio questo casino, sempre che non mi sbagli e questa sia solo una gita di famiglia. » Disse la presidentessa della Noveria Corps rivolgendosi direttamente a John Shepard, ignorando gli altri.
« Il Consiglio mi ha voluto qui per aiutare a difendere il pianeta, ma ha aggiunto che tu mi avresti spiegato. Sempre che fossi in vita. » Spiegò lui facendosi avanti. L'età aveva indebolito il corpo, ma lo spirito dell'eroe della galassia era rimasto lo stesso.
« Tipico...loro ti conducono fino a un certo punto...poi ti danno un calcio da dietro e ti lasciano sbrogliare la matassa. Vuole spiegazioni? » - si rivolse a Tetrius - « Generale lascio la situazione nelle sue mani, scorterò i nostri ospiti al sito alpha. Mi faccia trovare un trasporto aereo sulla pista dell'impianto 52. »
« Sissignore. » Rispose il turian.
Tutti la seguirono, durante il viaggio prima via terra e poi in aria fece un breve riassunto della situazione. La presenza del nemico si limitava a due sole zone, Caninea e il ghiacciaio di Barbin sopra il punto denominato sito alpha. Il resto del pianeta era tranquillo e ancora sotto il controllo della Noveria Corps.
Olivia durante il viaggio le fece solo una domanda « Come siete sopravvissuti? »
« Pura fortuna, nient'altro. La sala di comando in cui ci trovavamo era esattamente all'opposto dell'entrata, questo ci ha dato il tempo di fuggire prima che tutto crollasse. Non c'è altro.» Fu la risposta
Olivia le credette e non aggiunse niente. Dasha aveva un'aria che non riusciva a decifrare. Poi il pilota la chiamò avvisando che si stavano avvicinando e che al sito richiedevano il suo codice identificativo.
Atterrati, superarono una porta blindata di cinque metri perfettamente mimetizzata, salirono su un altro mezzo di trasporto terreste e scesero giù per una rampa per i successivi venti minuti. Sopra e attorno di loro pareti di un ghiaccio millenario, ettolitri di acqua congelata da quando Noveria esisteva.
« Non può essere! » Esclamarono all'unisono giunti a destinazione. Un enorme caverna scavata nel ghiaccio. Macchinari pesanti e strumenti di ogni tipo riempivano lo spazio, ma la loro visuale era occupata da una sola figura. Osservandola ad Olivia ricordò un moscone adagiato a terra.
Dasha passò un datapad a John e ad alta voce ne ripeté il contenuto, letto così tante volte da averlo imparato a memoria.
Unità: Jotnar, corazzata
Peso:192.752 tonn.
Dimensioni: 1707 m x 233 m x 74m
Apparato motore: 8 motori Atlante, 4 nuclei eezo 19
Armi (Parte anteriore): 12 cannoni a impulsi, 1 cannone a lunga gittata, 9 cannoni automatici,  4 batterie di laser a impulsi e missili brucia-pianeti nave-terra e nave-nave
Armi (Di lato): 9 batterie di cannoni automatici a tribordo, 4 Cannoni elettromagnetici ( 2 per lato), 6 batterie di cannoni automatici a babordo.
Armi (A poppa): 6 batterie di cannoni automatici.
Squadriglie supportate: 7
Equipaggio: 4000
Nave da guerra classe Razziatore, corazzata. La più grande nave da guerra della galassia, voluta dal Consiglio e costruita dalla Noveria Corps, essa bilancia alla perfezione velocità, difese e potenza di fuoco.

Rappresenta un avversario temibile in ogni scontro, con i suoi armamenti pesanti può causare ingenti danni fra le fila nemiche. Dotata di diversi sistemi di difesa che le garantiscono una capacità di sopravvivenza impressionante, che combinata con un arsenale completo di armi pesanti, la rendono una potenza con cui fare i conti. L'arma principale è un cannone a lunga gittata montato anteriormente sulla parte dorsale, la Jotnar è in grado di scatenare una potenza di fuoco devastante sugli insediamenti dei pianeti nemici. La struttura di riparazione a bordo della nave le permette di tenere le squadriglie di caccia ospitate nei suoi grossi comparti ventrali pressoché sempre pronte al combattimento. Lo scafo incorpora la tecnologia più avanzata della Noveria Corps, ideato per resistere alle armi ad energia oscura dei grigi.
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« Tutta quella faccenda con i volus, il bisogno di metalli, l'eezo acquistato anche da Omega. Ti serviva tutto per questo? » Chiese Olivia.
« Si, un'opera colossale richiesta dal Consiglio e il mio pagamento per la guerra di Omega, dal costo improponibile che a messo a dura prova anche le mie risorse. Se ne fosse stata richiesta una seconda sarei rovinata. »
« Aspetta … richiesta dal Consiglio per cosa? » Chiese John
« Davvero non ne è al corrente? » Domandò Dasha un attimo perplessa, ma prima che potesse rispondere due individui si fecero avanti.
« Shepard! Bello vederti. » « Loco sempre in forma. » Salutarono Jacob Taylor e James Vega terzo s.p.e.t.t.r.o. umano, salutando anche le altre loro vecchie conoscenze.
« Voi?.. Qualcuno mi spiega? »
Koff, koff... tossì Dasha « Il Consiglio riteneva i grigi una minaccia e voleva qualcosa per affrontarli...così ha pensato bene di ricattarmi per quella faccenda obbligandomi ad accettare un incarico che avrei rifiutato, economicamente troppo rischioso. Senza contare che “qualcuno” si è accorto di quello che stavamo facendo e ci è venuto a far visita nonostante i nostri tentativi di tenere tutto nascosto. »
« Ok » - Disse John - « Ma voi due che ci fate qui? » Chiese ai due amici che non pensava di incontrare in quel posto.
« Dunque....il Consiglio...aveva paura…voleva una nave.. la moglie di Jacob si è unita al progetto e... » Iniziò a dire James
« Quello che James vuole dire.... Il Consiglio per essere certo che il progetto avesse buon esito ha prestato alla Noveria Corps alcuni dei suoi cervelli migliori, tra cui quello di mia moglie e ha mandato me e James per essere certi che Dasha non tentasse qualche scherzo. » Spiegò Jacob
« Certo, molto furbo da parte loro mandare due che ho già fregato in passato....il furto della SR3 ve lo ricordate?» Commentò la presidentessa.
« Un motivo in più per essere certi che non ci saremo lasciati corrompere da te. » Rispose Jacob
« Ehi stronza...quando vuoi sono disposto a saldare i conti. » Fu invece la risposta di James e volgendosi a Shepard « Scusa se non ti abbiamo detto niente, ma la segretezza era assoluta. »
« Già...ma ora penso che non abbia più importanza. » Osservò Jacob e alzò lo sguardo verso la volta ghiacciata che si innalzava per centinaia di metri.
Solo allora Shepard notò una gocciolina cadere, lui alzò la mano e diverse gocce la bagnarono
« Si sta sciogliendo! »
« Questo è parte del problema...la nave dei grigi ha conficcato la sua punta nel ghiaccio e lo sta sciogliendo a una velocità impressionante. In meno di un'ora sarà qui, se non troviamo un modo per fermarla. » Spiegò Dasha
« Possiamo portarla fuori di qui? » Chiese John
« No. »
« Perché? Avrete pensato a un modo per farla uscire spero? »
Dasha non raccolse la provocazione « Avremmo fatto crollare la volta con esplosioni misurate un po' alla volta. Ma adesso quella è la direzione da dove sta arrivando il nemico. »
« La nave è operativa? »
« Mmmhh...tecnicamente si... ma non posso garantire un'efficienza assoluta. » Specificò Dasha
« Mi serve solo che si muova e possa sparare qualche colpo. »
« Mores, Sunt...Venite qui! » Urlò Dasha nel comunicatore.
Un krogan e un volus risposero alla sua chiamata. « Dasha, non disturbarmi quando lavoro su questa meraviglia. » Borbottò Mores, krogan esperto in armi ed ex criminale. Aveva provato a far esplodere una colonia salarian, non condivideva la linea pacifica di Wrex. Per lui creare armi era forma d'arte, ideatore delle spade usate da Isabella, lavorava sulla corazzata con gioia impagabile.
« Spero che tu abbia una soluzione. » Commentò il piccolo volus, accanto all'enorme krogan. Esperto in informatica, usava la sua abilità per uccidere su commissione, prima di essere reclutato da Dasha. I due si sarebbero volentieri uccisi a vicenda, ma il sopravvissuto avrebbe dovuto spiegare al loro capo parecchie cose. Questo li spingeva a sopportarsi.
«Rispondete a qualsiasi sua domanda. Shepard questi sono Mores, responsabile per lo scafo e l'armamento e Sunt di tutta la parte informatica. »
« Shepard...un onore, penso...guarda...il piccolo Grunt...fai sempre il cane da guardia a Wrex cucciolo? » Lo provocò Mores.
Grunt mosse un passo avanti ringhiando minaccioso, Ashley lo fermò posandogli una mano sul petto.
« Evitiamo liti. » - Intervenne Jacob - « L'esperto dei motori sarà qui a momenti penso che rimarrai sorpreso? »
La sua previsione si rivelò esatta, l'esperto accompagnato dalla dottoressa Brynn Cole, moglie di Jacob, risultò essere Gabriella Daniels niente poco di meno in compagnia anche di suo marito Kenneth Donnelly.
« Gaby, Kenneth non posso dire di non essere sorpreso, ma mi racconterete poi, posso solo dire che non potevano trovare gente migliore. Brynn, Jacob mi aveva avvisato che era qui anche lei anche se nessuno mi ha ancora spiegato di cosa si è occupata. » Disse Shepard e spiegò cosa era intenzionato a fare.
« Loco, tu sei sempre più loco. » Disse James con un sorriso che dimostrava tutta la sua ammirazione per il suo vecchio comandante.
« Ah,ah,ah...sarà un grande debutto in scena per la mia più grande creazione e l'unico degno di lei. ...passare sui cadaveri dei nemici. » Commentò Mores a dir poco euforico.
Tutti si misero all'opera.
Quaranta minuti dopo i motori della gigantesca astronave si accesero mentre tutto il personale trovava posto all'interno di essa.
In plancia Shepard sedeva sulla sedia dell'ufficiale al comando, le altre postazioni erano occupate dai suoi vecchi amici e famigliari, da Dasha e dai suoi uomini. Dasha e Olivia erano alle postazioni di fuoco, ottime tiratrici sperava che questo potesse aiutare.
La nave si inclinò sul davanti, alzando la prua , rivolgendola contro la volta in ghiaccio sempre più sottile e attraverso la quale si distingueva una forma più scura.
« Probabilmente avremo solo un colpo. Siamo pronti? » A un cenno affermativo da parte di tutti gridò « Fuoco!»
La bocca da fuoco del cannone principale si arroventò assumendo un colore rosso fuoco poco prima di sparare.
*****
Laudat aveva trovato e seguito un condotto energetico, ma sentiva di non farcela più. Il freddo lo stava uccidendo più velocemente di qualsiasi ferita.
Un tremore fece cadere lui e i suoi due compagni di quel folle viaggio per la sopravvivenza. Guardando in direzione della nave nemica, la vide per un attimo sprofondare nel ghiaccio, poi ritornare a sollevarsi mentre il ghiaccio intorno ad essa andava in frantumi come colpito da un gigantesco martello.
A quello seguì una luce dal basso e un esplosione che avvolse la nave, costringendo tutti quanti a chiudere gli occhi per il bagliore accecante. Quando li riaprirono, la nave misteriosa giaceva nel ghiaccio, inservibile.
Lui non seppe da dove gli venne la forza per urlare, ma esultò ancora più forte quando vide il logo della Noveria Corps sulla gigantesca astronave che emergeva da sotto il ghiacciaio.
« Si,si,si!...Sapevo che siamo troppo cazzuti per farci battere...Bene...ora cerchiamo di farci notare per chiedere un passaggio fino a casa. »
*****
Shepard distrutta la nave nemica come prima cosa contatto la Normandy SR2 e SR3 per identificarsi e perché aveva bisogno di loro. Potevano aver fatto alzare in volo quel colosso ma pilotarlo fino a Caninea era un'altra questione, aveva bisogno di buoni piloti. Perché quella gigantesca nave aveva bisogno di due piloti per essere governata, essendo dotata di due timoni distinti. Raccolsero nel frattempo alcuni superstiti del fallito attacco terrestre.
Fortunatamente, entrambe la navi trovarono posto sul ponte di volo interno ancora vuoto.
Ilary e Jeff Joker Moreau, arrivati sul ponte della nave erano visibilmente stupiti. Si misero ai comandi sostituendo Jacob e Asiria, non senza qualche problema.
Se le loro navi erano fatte per essere veloci e scattati la Jotnar era l'esatto opposto. Joker sembrava esasperato dalla sua lentezza.
« Diavolo comandante...potrei farmi un sonnellino tra una manovra e l'altra. » Ironizzò Joker, ma in qualche modo la nave si mosse diretta a Caninea.
« Avrei una domanda? Sappiamo come non farci sorprendere da quel mech gigante questa volta? » chiese Asiria
« Colpo in arrivò da babordo! » Gridò Sunt. La nave tremò, lo scafo venne scalfito, ma non riportò altri dammi. Il colpo parve disperdersi al contatto con gli scudi e lo scafo della nave.
« No...e non penso sia più necessario. » Commentò Shepard.
Olivia e Dasha manovrarono i cannoni, puntandoli contro il mech. La  Jotnar era dotata di un armamento misto montando armi energetiche e altre riadattate ad usare munizioni con bossolo.
Dopo il cannone principale, i 4 cannoni elettromagnetici ai lati erano la sua arma più potente. Fecero fuoco simultaneamente. Un singolo proiettile pesava sette tonnellate e doveva essere corazzato per resistere alla mostruosa energia che l'avrebbe scaraventato contro il bersaglio.
Le deflagrazioni furono spettacolose. Il gigantesco mech venne scaraventato all'indietro e la sua poderosa massa di metallo si mosse ancora un poco sul terreno innevato
Urla di giubilo riempirono la plancia di comando.« Bene, gente. » - Commentò Shepard - « Ora sarà il caso che mi spieghiate l'intera storia, con tutti i particolari. »
« Potremo avere un problema. » Dichiarò Dasha. Areno le puntava una pistola alla nuca.

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Capitolo 3
*** Nuove tensioni ***


« Areno cosa stai facendo? » Domandò Olivia allibita.
« Questa nave...è questa la cosa di cui parlava il dott. Bano, il mezzo che potrebbe riportare il mio popolo al suo pianeta natale? » Chiese rabbioso il batarian.
Dasha rispose senza tradire una minima di emozione « Sei fortunato...in altre circostante saresti già morto. » Non ebbe risposta ma sentì la canna della pistola premere sulla nuca « Molto bene...la segretezza è un problema del Consiglio non mio. Si, questa nave è in grado di farlo. Al suo interno incorpora un motore dei grigi. »
Tutti si guardarono tra loro e fissarono Dasha stupefatti.
« Allora è vero! Il Consiglio...è opera loro, tutte le loro promesse, i loro aiuti per riportare il mio popolo a casa erano una bugia! » Si sentiva furioso, per quella che gli appariva come l'ennesima promessa non mantenuta verso il suo popolo.
John Shepard si fece avanti. « Areno metti via quell'arma. Ora! Dasha, sarà bene che spieghi. »
« Fidarmi del macellaio di Bahak ? » Rispose ferocemente il batarian.
« Puoi fidarti di me. » Commentò Olivia, fissandolo con uno sguardo freddo come il ghiaccio. I suoi occhi verdi che sembravano di ghiaccio, due gemme , e altrettanto freddi quando era arrabbiata, così come erano caldi e accoglienti come un paesaggio estivo quando era contenta.
« Voglio che parli!» Disse minaccioso a Dasha. Lei rise.
« Sei un idiota, punti quell'affare contro la persona sbagliata. Ho pagato questo progetto, niente di più, vuoi sapere il resto...chiedilo alla dottoressa Cole, è su Noveria per questo. »
« Dottoressa è vero? » Domandò John.
« Si.» Affermò la donna.
« Areno per adesso dovrai accontentarti, metti giù l'arma. Avremo tutti modo di sentire il resto più tardi. » Ordinò Shepard.
« Aspetta! » - si intromise Olivia - « Dasha, dimmi solo questo. La Noveria Corps è davvero stata in grado di capire la tecnologia dei grigi? »
« No, abbiamo scoperto come far funzionare uno dei loro motori, recuperandolo da quella nave che la Normandy SR3 e la Atlantic Codex abbatterono nello spazio krogan. Il “come” ancora lo ignoriamo. »
« Areno, abbassa l'arma. » Ordinò Olivia.
Al batarian sfuggì un ringhio che esprimeva tutta la sua frustrazione mentre ubbidiva.
Ashley gliela strappò di mano, giusto per sicurezza « Fuori di qui! Olivia conducilo dove non possa far danni, ne sarai responsabile. » Lei era furiosa, ma solo in parte per quello che era successo. Sentirlo sbattere in faccia al marito, dopo tutto quello che aveva fatto, l'epitaffio di “macellaio di Bahak” l'aveva resa rabbiosa.
« Abbiamo molto lavoro davanti, diamoci da fare. » Fu l'unico commento di John.
La reazione di Olivia fuori dalla plancia fu rapida e improvvisa. Afferrò con forza il batarian e lo spinse contro il muro. Lei ritrasse il braccio, poi colpì con forza Areno al volto. Entrambi ancora in corazza, il viso era la parte più scoperta dove colpire.
Il batarian sembrò accasciarsi, ma Olivia lo tenne contro il muro per impedirgli di cadere e gli assestò un ulteriore pugno in faccia, facendogli sanguinare naso e bocca.
« Non osare mai più chiamare mio padre in quel modo.»  C'era disprezzo nel suo tono.
Areno annuì, incapace di parlare. Quando Olivia mollò la presa, lui cadde in ginocchio e tossì.
« Non farmi pentire di averti preso a bordo e ringrazia che Steve non sia qua. »
« Il famoso Steve, un giorno dovrò incontrarlo. »
« Già, ma ricorda che lui non ha il mio buon cuore. » Andò via, lasciando solo il compagno di squadra.

*****

L'Atlantic Codex era partita in gran fretta da Noveria diretta alla Grissom su ordine di Dasha, anche se credeva che quattro phantom non avrebbero potuto fare di più di tutto il suo esercito voleva lo stesso averle con se. A pilotare la nave, come sempre, era il pilota batarian Multan Neque e a svolgere il compito di riportare Isabella e le ragazze a casa Tenus, l'assassino drell.
« Il messaggio sembrava urgente. Cosa è successo? » Chiese facendo sobbalzare il pilota per la sorpresa.
« Rrrr...potresti fare un po' di rumore quando cammini…Chiede cosa è successo? Guarda tu stesso. »
Visualizzò su uno schermo lo spazio circostante, frammenti e detriti abbondavano nel vuoto cosmico. « Questo è ciò che rimane della Grissom! »
Il drell non disse niente, ma rimase impassibile e il tono di voce non ebbe cambiamenti. « Esploriamo lo spazio circostante, potrebbero esserci superstiti. »
« Ok... sappi che mi dispiace. » Fece il pilota.
« Per cosa? »
« Non sarà il mio culo che Dasha vorrà se non avrà indietro la sua adorata Isabella e le sue copie, non ho io il comando. » Disse sogghignando il pilota.
« Sempre se non ti uccido prima che tu possa scrivere quel rapporto. Adesso fai come ho detto. » Fu la risposta di Tenus mentre si allontanava.
Scansionarono i rottami e quasi subito ebbero un riscontro. Alcune capsule di salvataggio fluttuavano nello spazio.

*****

La Jotnar fece rotta per la Cittadella, su Noveria non c'era più niente che potessero fare dopo aver sconfitto i grigi. Dasha portò Naomi con se, lasciando a Tetrius il compito di risistemare le cose come meglio poteva, insieme a un centinaio dei propri uomini oltre a tutti coloro che avevano lavorato alla nave. Il Consiglio l'aveva obbligata a costruire quella mostruosità, ora avrebbe pagato per ogni grammo dell'acciaio di quel gigante.
Fortunatamente, sparita la minaccia, era stato possibile avviare i motori della nave e i vari sistemi nel modo migliore. Questo aveva permesso alla Jotnar di guadagnare in velocità.
Tutti erano intenti nei loro compiti ma non c'era allegria, erano stati informati dall'Atlantic Codex di quanto accaduto alla Grissom. Fortunatamente tutte le persone a loro care stavano bene, anche Ilary fu sollevata di sapere che “Corvo” se l'era cavata, ignorava che l'amica sarebbe stata presente all'accademia quel giorno.
Ma solo 347 persone si erano salvate nelle capsule di salvataggio, delle 1561 presenti in quel giorno di festa. John aveva di fatto obbligato Dasha a ordinare al drell di rimanere in zona e dare tutto l'aiuto che poteva, lui nel frattempo si era messo in contatto per chiedere l'invio di rinforzi. Alleanza e Forza N7, l'agenzia di sicurezza fondata da Shepard e altri della Normandy SR2, inviarono subito tutti gli aiuti che poterono.
In quel momento entrambe le navi erano dirette alla Cittadella.
Dasha percorreva uno dei corridoi della Jotnar tenendo in mano un datapad con gli ultimi aggiornamenti da Noveria, le perdite economiche per la compagnia erano enormi, le azioni nella borsa galattica erano in ribasso. I suoi portavoce avevano dovuto annunciare che la Noveria Corps non avrebbe tenuto fede a numerosi contratti con in più l'aggravante di pagare onerose penali.
Nella distruzione di Caninea aveva perso quasi tutto il suo personale amministrativo e lei non poteva gestire tutto da sola, aveva comunicato agli amministratori locali cosa fare ma non sembrava bastare. Il mercato voleva che a parlare fosse il presidente della Noveria Corps in conferenza, volevano lei.
Qualcuno la afferrò e non fece in tempo a guardarsi alle sue spalle che si sentì spingere finendo a terra. Nel rialzarsi, furiosa, guardò Olivia e si fermò. Le stava puntando contro una pistola…la sua.
« Cosa significa? Non ho tempo per giocare Olivia. »
« Chi ha detto che sto giocando, Dasha? Non ti fai cogliere di sorpresa e fregare l'arma come niente, se non hai qualche pensiero per la testa. L'ho notato fin da quando ti ho visto su Noveria...non so quale sia il tuo problema, ma conosco il modo in cui li risolvi. Non voglio morti, questo è un avvertimento. » Le restituì la pistola.
Dasha la prese al volo « Chi ti dice che non sia solo scossa da quello che è successo? Dalle morti e della distruzione di Caninea? »
Olivia scoppiò in una fragorosa risata « Può darsi che la perdita del tuo QG ti abbia scossa, ma non scommetto un credito che una sola di quelle morti significhi qualcosa per te...ricorda, ti terrò d'occhio. » Così dicendo si allontanò.
Dasha rimase immobile, stringendo con forza le mani a pugno. Si chinò a recuperare il datapad ancora a terra, voltò un paio di pagine fino a trovare una lista di nomi, un lungo elenco.
La cancellò. Eliminare i creditori della Noveria Corps non le era parsa una buona idea, troppa gente, adesso l'aveva scartata del tutto. Maledisse ferocemente Olivia.
Quando sbarcarono sulla Cittadella, trovarono ad attenderli molte delle persone a loro care. La Atlantic Codex, decisamente più veloce, era giunta con diverse ore di anticipo.
Per l'equipaggio della SR3 fu un piacere rivedere Steve, assieme a lui Miranda e Alexandra. Si ritrovarono attorniati da amici e parenti che sciamarono loro intorno, protendendosi per abbracciarli, per stringere loro la mano, per assestare una pacca sulla spalla.
Gli amici attesero inizialmente che Steve ricevette il saluto dei famigliari, ma ben presto si unirono anche loro: Mordin, il figlio di Wrex e Bakara, strinse il soldato in un vigoroso abbraccio.
Quando lo rimise a terra si ritrovò di fronte Ilary « Mi hai fatto veramente preoccupare. » Disse.
Lui la prese fra le braccia.
« Stai bene? » Gli sussurrò lei all'orecchio, al cenno di assenso lo baciò in maniera più prolungata e appassionata di quanto fosse nelle intenzioni di Steve.
« Che teneri, mi ricordate quello che facevo a dodici anni. » Borbottò Alexandra.
Ilary abbracciò l'amica, che si era tenuta a distanza.
« Chi è ? » Arturus, accorgendosi della presenza di quella sconosciuta.
« Un'amica. » Spiegò la pilota.
Da quel momento, la squadra della SR3 la incluse nello stesso entusiastico benvenuto.
Ashley e Shepard dopo aver salutato il figlio si rivolsero a Miranda con un cenno di saluto, Vega era con loro ansioso di avere notizie di Jack e di sua figlia Taiga.
« Adesso veniamo al dunque » Esordì Miranda. Si era addolcita col tempo, ma la donna di ghiaccio a volte riemergeva.
Ricevettero da lei un quadro della situazione identico a quello fornito fino a quel momento: un'astronave dei grigi, era apparsa, aveva distrutto la Grissom in un attimo ed era sparita. Nessuno aveva potuto farci niente. La conversazione si spostò poi su quello che era successo su Noveria e sulla Jortan.
« C'è poi un'altra questione che dovreste affrontare. » Affermò infine la Lawson. I due s.p.e.t.t.r.i. guardarono l'amica. Miranda si grattò la testa. Questo li fece preoccupare, per indugiare in spiegazioni significava che la cosa la metteva a disagio.
« Jack è sconvolta e ritiene Steve colpevole di numerosi morti. La gente sulla stazione era nel panico, è stato subito un tutti per se e correre alle capsule di salvataggio. C'erano molte persone che non sapevano dove si trovassero. L'attacco aveva coinvolto solo un fianco della Grissom, le brecce erano troppo estese per essere chiuse, l'atmosfera veniva risucchiata via velocemente e l'accademia cadeva a pezzi. Noi ci dirigemmo verso il fianco opposto, appena superata l'ultima sezione Steve ordinò la chiusura di tutte le paratie lungo la fiancata isolandola dal resto della stazione.Quando Jack udì l'ordine scattò verso di lui.»
« "No! Fermati!" - gridava - "Stanno arrivando altre persone! I miei studenti! Possiamo salvarli!" Steve non ritirò l'ordine e le porte si abbassarono. Jack, era sconvolta, immobilizzò Steve a terra bloccandogli le braccia.» I due genitori ascoltavano impietriti.
« "Ritira l'ordine!" continuava ad urlare Jack sconvolta. Potevamo sentire la gente che tirava i pugni sulle porte e urlava di farli entrare. Allora l'intera struttura cedette, dovetti intervenire per separare lei da Steve, raggiungemmo le capsule giusto in tempo.» Spiegò Miranda, terminando il resoconto.
Ashley fece qualcosa che faceva solo quando lei o John sentivano il bisogno di sicurezza: mise una mano in quella del marito e disse « Adesso sta bene. La tua opinione? » Chiese a Miranda.
« Difficile dirlo, se non avesse sigillato le porte qualcuno in più forse si sarebbe salvato, ma con le porte aperte al collasso della struttura chiunque non fosse nelle capsule sarebbe stato risucchiato nello spazio. » - sospirò, non aveva finito - « Jack ha rivolto a Steve pesanti accuse, ma lui non ha battuto ciglio è rimasto in silenzio senza rispondere. Il volto impassibile, non saprei dire cosa pensasse, ora è allegro insieme agli altri, questo mi preoccupa...non è mai stato molto espansivo, ma non mostra neanche il minimo turbamento. Questo può essere un bene...»
« ...ma non è naturale. » - Concluse Shepard. - « Ci parlerò e anche con Jack, non posso fare altro per il momento. Il Consiglio ci sta aspettando. »

*****

Dasha era scesa subito dopo, ad aspettarla in silenzio due persone: Tenus e Isabella. Quest'ultima aveva un aspetto decisamente inconsueto, avendo perso tutto quello che aveva con se alla Grissom, tranne quello che indossava.
L'elegante vestito se prima la faceva risaltare, dopo che era stata tratta in salvo dall'Atlantic Codex le dava un aspetto simile a un colombo spiumato. Questo avevo reso necessario un cambio d'abito.  La prima cosa che aveva fatto sulla Cittadella era stato recarsi agli uffici della Noveria Corps, mettere nel panico il direttore locale e ottenere un creditometro per fare acquisti. Sia lei che le ragazze avevano bisogno di qualcosa di nuovo, ma soprattutto aveva perso le sue spade.
Non esistendo armature da phantom in vendita, non le aveva neanche cercate accontentandosi di normali abiti. Al momento indossava dei pantaloni, una maglietta e sopra una felpa. Si era invece dedicata alla ricerca di una coppia di spade che andasse bene. Se ne trovavano da assassinino e da ombra ma erano pezzi commerciali, prodotti in serie, di alcune ne riconobbe i difetti senza neanche estrarle, capiva al volo che erano bilanciate male. Vestita come teenager, senza spade e con al suo fianco Tenus si era seduta ai moli aspettando l'arrivo di Dasha.
Le ragazze per qualche ragione non avevano voluto seguirla, preferendo rimanere con i gemelli e Taiga. Da quando erano state salvate si comportavano diversamente dal solito, lei non capiva cosa avessero ma erano tutte rimasti con Jack e quella Kelly.
Quando vide Dasha scendere le andò incontro, ma si fermò. Il viso di lei era tirato e serio.
« Abbiamo perso la nostra casa. » Le disse.
« La casa è dove si trova il cuore, Gaio Plinio Secondo. » Rispose lei con una delle sue citazioni abbracciandola. Non capiva come certa gente ritenesse Dasha senza cuore, ma non importava, ci avrebbe pensato lei appena glielo avesse chiesto o anche prima.
Dasha spiegò cos'era accaduto su Noveria, a un certo punto si fermò incerta «... riguardo a Spadino....» era il cane di Isabella, un wheels corgi pembroke che aveva preso diversi anni fa quando erano ancora criminali.
La Weaver non sapeva come dirle che non lo avevano trovato, che probabilmente era morto. Era un incognita, anche per lei, il modo in cui Isabella avrebbe reagito a quella notizia. Stava per dirle qualcosa, quando lei si chinò, batté le mani e qualcosa di peloso le saltò in braccio.
Il cane leccò Isabella e abbaiò a Dasha che lo guardava con occhio critico « Come diavolo...? Chi se ne importa, ho altri problemi. » Disse andando via.

*****

L'eroe della Galassia chiamò tutti a raccolta. Un gruppo formato dalla famiglia Shepard al completo, Miranda e Dasha si sarebbe recato subito al Consiglio. Gli altri erano liberi di impegnare quel tempo come meglio preferivano fino a nuovi ordini.
Isabella fu irremovibile e si unì al gruppo diretto al Presidium, non l'avrebbe lasciato Dasha da sola. Tenus fu mandato agli uffici locali della Noveria Corps, doveva assicurarsi che tutto fosse pronto per la conferenza che la Weaver avrebbe dovuto tenere sulla situazione economica della società. Il drell prese in consegna anche il cane.
Dasha avrebbe preferito mandarci Naomi ma aveva bisogno di qualcuno di fiducia sulla Jotnar, tra se ammise che aveva bisogno di personale, la situazione le stava scivolando tra le dita. Lo sentiva chiaramente.
Il Consiglio era riunito al completo. John Shepard camminò in avanti, fece un leggero inchino con la testa  e chiese « Consiglieri vorrei sapere che succede. »
Per velocizzare la spiegazione e evitare domande inutili, i consiglieri avevano deciso che sarebbe stata la Consigliera asari Tevos a spiegare tutto.
« Capitano, il Consiglio tempo fa chiese alla Noveria Corps...»
« Obbligò. » Puntualizzò Dasha, più indietro a gran voce.
« Chiese...la realizzazione di una nave in grado di affrontare le insidie dello spazio oscuro con lo scopo di esplorarlo e prendere contatto con i “Grigi”. Il problema maggiore era la mancanza di informazione e la possibilità di trovare una soluzione diplomatica. Tutto quello che sappiamo ci è stato comunicato da...» si fermò un attimo guardando Dasha, no, non avrebbe menzionato i leviatani «... da una fonte attendibile, ma le informazioni sul loro modo di agire sono vecchi di millenni. Vorremo stabilire un nostro contatto, ma volevamo anche essere sicuri di avere qualcosa per combatterli. Non sapendo di quali mezzi potessero disporre abbiamo tenuto tutto nella massima segretezza, anche a lei Capitano e mi dispiace, ma le posso assicurare che non è stato per mancanza di fiducia. » Fece una piccola pausa.
« Ma i recenti eventi sono preoccupanti. L'attacco su Noveria era chiaramente destinato a colpire la Jotnar, possiamo supporre che la realizzazione della nave deve averli allarmati, anche se ignoriamo in che modo ne siano venuti a conoscenza. Probabilmente allo stesso motivo possiamo attribuire l'attacco alla Grissom, non c'è dubbio che abbiano motivo di temere Isabella, i suoi poteri sono un pericolo per loro. » e rivolgendosi direttamente ad essa « Isabella, spero che ci aiuterai anche in questa occasione. »
Lei guardò l'asari stupita, qualsiasi cosa volesse l’asari era per lei priva d’importanza. Dasha si mise in mezzo « No! » La voce era puro astio, Isabella non era qualcosa di trattabile.
Il phantom ebbe un’idea che di certo avrebbe divertito Dasha. L’idea di ricevere una carezza da lei l’entusiasmava.
Il suo pugno destro si illuminò, un veloce movimento del braccio in direzione del consigliere e quella che parve una massa d'energia informe colpì l'asari in faccia, buttandola a terra ma senza altre conseguenze.
Isabella scoppiò a ridere, attorno a lei tutti erano allibiti e sulla pedana del Consiglio c'era il panico.
« Isabella! » Urlò Dasha. Da come reagì le venne il dubbio di aver sbagliato qualcosa.
Rivolgendosi a John Shepard la Weaver spiegò« Capitano è stato solo uno scherzo. Olivia sai che mi ascolta, Steve puoi confermare le mie parole, non c'è bisogno che qualcuno si faccia male. Per favore…» Il Consiglio era sempre sotto stretta sorveglianza, numerosi puntini rossi danzavano sul corpo di Isabella e Dasha.
Il phantom guardò verso l’alto, sorrise, i cecchini le tenevano sotto tiro. Come sempre era sicura di farcela e di proteggere Dasha. Non per arroganza, per lei era un semplice dato di fatto. Un’ovvietà.
Mai aveva nutrito dubbi sulle sue capacità o su se stessa, di nessuna natura.
« È vero, quello è l'ultimo “trucco” che ha escogitato alla Grissom, ma non fa nessun danno. » Spiegò Steve, suo padre contattò la sicurezza.
La consigliera Tevos si stava rialzando apparentemente illesa, dopo l'ordine del capitano Shepard i cecchini avevano abbassato le armi.
Quando fu tutto sistemato, Dasha si voltò verso Isabella che sorrideva prossima al riso. Lo schiaffo la colpì inaspettatamente al volto, i suoi occhi erano sbarrati dalla sorpresa. Allungò una mano verso di lei per attaccarsi, per stringerle la mano come aveva sempre fatto. Sembrava una bambina in cerca del perdono della madre.
Gliela schiaffeggiò, lei ritrasse la mano dolorante stringendola con l'altra. « Vattene fuori e aspettami! » Fu il gelido rimprovero della Weaver.
Lei corse via, nella sala tutti udirono il suono di un pianto soffocato. Olivia si rivolse a Steve mormorando qualcosa e il fratello corse via anch'egli.
« Mi scuso con il Consiglio per l'accaduto. Ha agito d'istinto. Questo fatto però non cambia nessun accordo raggiunto in precedenza. » Commentò Dasha, da donna d'affari.
« Di questo riparleremo. » Dichiarò la Consigliera asari, dolorante e in particolare nell'orgoglio, gli altri avevano ripreso i loro posti « Capitano Shepard, troverà i suoi ordini sul suo terminale. Questa riunione è conclusa. Weaver, per favore, rimanga...dobbiamo discutere. »
Lei non reagì, era quello che si aspettava e desiderava.
Da sola con il Consiglio, Dasha usò l'omnitool e trasmise i dati ai terminale di ciascuno di loro.
« Questo è il costo per la nave che avete richiesto, come accordato è al prezzo di fabbrica. »
« No. » Disse Tevos.
Dasha fu attraversata da un fremito « No, cosa? »
« Per adesso non pagheremo. »
« Le leggi del Consiglio sono chiare sui tempi di pagamento. » Commentò la Weaver.
« Sappiamo cosa dice la legge, infatti non possiamo versare fondi a qualcuno sospettato di terrorismo o di essere una potenziale minaccia. »
« Di cosa parlate? »
« Divisioni corazzate a protezione di Noveria? Squadriglie di cannoniere? Attacchi missilistici? Questo viola qualsiasi legge del Consiglio sulla protezione privata. »
« Noveria è fuori dalla spazio del Consiglio, quella legge non si applica. »
« Vero, ma un numero enorme di proprietà della Noveria Corps sono nello spazio del Consiglio. Potrebbero essere usate come società di copertura per attività criminali. »
Dasha non capiva veramente « Cosa significa? »
« Fino al termine dell'inchiesta, la Jotnar è sequestrata e tutti i pagamenti del Consiglio alla Noveria Corps sono sospesi. »
Dasha sentì come se avesse ricevuto un calcio nello stomaco, aveva la gola secca. Avvertì il bisogno di bere, no, di ritornare a respirare. Trasse un profondo respiro.
« La Noveria Corps è l'unica a possedere la tecnologia per tenere in funzione la Jotnar. Il debito della compagnia per la costruzione di questa nave è enorme, se non pagate non garantiamo la corretta manutenzione della nave o la consegna del rimanente materiale. »
« Sappiamo tutto della difficoltà in cui si trova la sua compagnia. Con la distruzione di Caninea avete perso molto, conosciamo molto bene a quanto ammonta il vostro debito. Lo abbiamo acquistato. »
Dasha non credeva a quello che aveva sentito, ma tutto incominciava ad avere senso. Era una questione di affari e d'istinto la sua mente considerò le varie possibilità « Immagino che lo sblocco dei pagamenti dipenderà da come mi comporterò. »
« Un comportamento collaborativo, potrebbe facilitare le cose e l'andamento dell'indagine. » Spiegò una consigliera asari sorridente.
Dasha si sentiva come se avesse un collare con catena al collo. Si mise in ginocchio con le braccia allargate « “Woof, Woof.” »
« Cosa significa? »
« Sono un cane, è questo che volete, legarmi per bene, essere i miei padroni. »
« Si rialzi! Questo è ridicolo, ricordi che le conviene essere collaborativa. » Con quello la riunione ebbe termine.
« “Woof.” »

*****

Olivia, all'uscita dalla torre, si era trovato un buon posto per osservare senza dare nell'occhio. Gli altri se ne erano andati, ma lei aveva preferito rimanere. Vedeva Isabella seduta a terra con le gambe raccolte, Steve era vicino a lei e alcune guardie la osservavano con attenzione. Aveva fatto bene a dire al fratello di seguirla, fosse stata da sola li soldati avrebbero cercato di fare il loro lavoro. Il risultato sarebbe stato un disastro qualunque fosse.
La porta della torre si aprì e Dasha ne uscì a grandi passi. Si sentiva soffocare, avvertiva il bisogno di stare sola. Per questo allontanò la sua scorta. Isabella si alzò camminando dietro di lei, ma fece solo qualche passo che Dasha si girò, alzò una mano in un chiaro segnale di fermarsi e le disse qualcosa scuotendo la testa. Olivia era troppo distante per sentire.
Dasha si allontanò lasciando un l'altra donna impietrita.
« Steve rimani con Isabella, io seguo Dasha. » Avvisò il fratello con il comunicatore.

Nel bar, un budello fetido, aleggiava più oscurità che penombra. La porta si aprì e si chiuse con un suono metallico. Al capo più lontano del bancone, un tizio giaceva con la testa appoggiata sul braccio e questo posato su uno strato storico di unto, alcool e chissà cos'altro. Il barista, un volus, asciugava un bicchiere senza guardare nulla.
Olivia camminò tra gli avventori, gente squallida come il posto, sedendosi vicino a qualcuno con indosso un abito chiaramente fuori luogo da quanto era elegante. L'aveva persa di vista tra la calca della folla dei piani inferiori, per circa un'ora l'aveva cercata.
« Uno di quello che ha preso lei. » Disse al barista.
« Olivia Williams Shepard...muori. » Borbottò con voce impastata Dasha, era ubriaca o molto vicino a esserlo. « I miei guai sono incominciati da quando ti ho incontrata. »
« Forse, ma ne sei uscita sempre grazie a me. Ti cercavo per varie ragioni, l'ultima per sapere cosa vi siete detti tu e il Consiglio. È da Noveria che sei strana. »
« Ti preoccupi? Fottiti! »
« Mi preoccupo di chi ha mezzi e risorse per incominciare una guerra. »
« Da quando siamo amiche? »
Olivia rise di gusto « Quando non si hanno amici Dasha, i nemici sono la cosa più vicina che rimanga. Soprattutto quando si hanno problemi anche in famiglia. Cos'è successo con Isabella? Comunque non ti preoccupare, Steve la sta seguendo per sicurezza. »
La testa di Dasha dondolò avanti e indietro per un momento, Olivia non seppe dire se per l'alcool o per quello che aveva appena detto.
Bevve quello che le aveva portato il barista, quando lo assaggiò non riuscì a nascondere una faccia disgustata, dopodiché rimase seduta senza dire altro. Se qualcuno voleva parlare prima o poi l'avrebbe fatto, era un concetto che aveva imparato sul campo.
« Il Consiglio mi ha fottuta...ha fottuto l'intera Noveria Corps... con la perdita di Caninea ho perso merce per un valore astronomico e la compagnia non può rimborsarla...la Jotnar è costata un quarto delle entrate annuali dell'azienda. Il Consiglio usa la legge per ritardare i pagamenti, come se non bastasse hanno comprato il debito esistente con le altre compagnie. Non so come siano riusciti a farlo così in fretta, devono aver colto la palla al balzo...la notizia di quello che è successo su Noveria si stava appena diffondendo. ll bello sarà cosa succederà domani...» Si voltò verso Olivia che rispose inarcando un sopracciglio, a indicare che non sapeva di cosa parlasse.
« Quando la notizia si diffondeva, la borsa galattica stava già chiudendo e domani, all'idea che la Noveria Corps non possa far fronte ai debiti, un'ondata di panico attraverserà i mercati, allora il Consiglio apparirà in tutta la sua gloria annunciando di essere intervenuto per salvaguardare l'economia e il lavoro dei cittadini. Saranno eroi. Io invece, se non faccio quello che vogliono da una parte rifiuteranno di pagare usando la legge, magari qualcuna inventata per l'occasione, mentre dall'altro potrebbero chiedermi in qualunque momento di saldare il debito...mi hanno fottuta, ma avrò la mia vendetta. »
Dasha si alzò barcollando, riuscendo al terzo tentativo ad azionare il proprio omni-toll. « Isabella...voglio... » Il collegamento cadde quando colpì con la faccia il bancone e Olivia le torse il braccio all'indietro « Abbiamo abbastanza problemi con i grigi. Una volta, mi hai detto che non volevi che Isabella fosse considerata un'arma. »
Dasha non riuscì a trattenere una risatina, Olivia la lasciò dopo avergli preso l’omnitool.
Continuando a ridacchiare la Weaver si girò verso di lei. « Gli Shepard, la voce della coscienza in questa marcia galassia...che ne dici di questo? » - rivolgendosi  ai presenti - « 20 crediti a testa per scoparmi, fatevi avanti, non avrete un occasione migliore per scoparvi una “carrozzeria” di classe!» - Urlò ubriaca e rivolgendosi ad Olivia - « Fottuta per fottuta, tanto vale che mi diverta!. »
« Cosa speri di risolvere? »
« Chissà...magari potrebbe raccogliere qualche extra con cui pagare il Consiglio... non sono brutta. »
Un turian e un umano si fecero avanti e fu quest'ultimo a prendere la parola « Ehi bellezza!...20 crediti a testa...io e il mio amico li abbiamo...ha la curiosità di farlo con un'umana. »
Olivia si mise in mezzo « È ubriaca. Adesso ce ne andiamo. »
« Togliti dai piedi rossa...la tua amica pare abbia voglia di divertirsi oppure ti vuoi unire anche tu? Dimmi sei rossa anche la sotto? » Chiese l'uomo che rise di ciò che aveva detto.
Un attimo dopo stava raccogliendo i propri denti da terra, il turian, seduto sul pavimento, usava il braccio sano per sorreggere quello slogato. Quella dimostrazione bastò a scoraggiare gli altri frequentatori del locale ad avere strane idee.
« Per stasera hai chiuso Dasha. » - Dichiarò Olivia - « Ti riporto indietro. Dove ...» lei non finì la frase che dovette correre a sorreggerla.
« Oooohhh...» Lo stomaco di Dasha alla fine si era ribellato a tutti gli orribili intrugli che lei aveva ingurgitato
« Fantastico, davvero fantastico! Adesso che faccio? » Commentò Olivia mentre sorreggeva una Dasha semi cosciente, sporca di vomito e che puzzava in modo indegno.

*****

Steve stava perdendo la pazienza, non sapeva cosa ma era sicuro che ci fosse qualcosa di più importante che seguire Isabella a zonzo per la Cittadella, era evidente che girava senza avere una meta.
Inoltre era ormai scesa la sera, voleva andarsene a dormire ma avrebbe poi dovuto spiegare a Olivia il perché l'aveva lasciata sola.
Isabella si fermò voltandosi verso l'insegna di un locale.
« Non mi sembra una buona idea, cerchiamo Dasha? » Chiese per l'ennesima volta lui.
La risposta fu sempre la stessa, essere completamente ignorato.
Lei chiese un Ice-free o meglio fu la sola cosa che disse alla barista, Steve le sedette accanto e prese un whisky.
Bevendo la sua ordinazione fu sicuro, come immaginava visto il posto, che il suo whisky fosse tutto tranne che autentico. Non si era spettato di meglio e non voleva ulteriori complicazioni.
Rise nel vedere Isabella che consumava il suo cocktail, anche la barista aveva un'aria divertita quando l'aveva servita. Ice-free era quasi un analcolico, conteneva poco alcool misto a succhi di frutta, con molto ghiaccio e andava bevuto gelido. Era ritenuto una bevanda per “bambini”.
Smise di sorridere quando si accorse che Isabella l'osservava, parlando molto poco, aspetto che avevano in comune, lui aveva imparato a capire le sue espressioni: quella attuale esprimeva curiosità.
Lei si allungò verso Steve, fissando prima lui poi il bicchiere che reggeva annusandone il contenuto.
« Vuoi provare un whisky? È ottimo per dimenticare stanchezza e problemi. » Chiese lui.
Due ore dopo se l'era dovuta caricare in spalle. Isabella aveva visto il fondo del bicchiere troppe volte, ed era stato costretto a portarla fuori dal locale quando questo chiuse, solo per scoprire che non aveva i soldi per un mezzo pubblico. Non dopo che aveva saldato lui il conto.
Cercò di svegliarla, doveva avere dei soldi, ufficialmente era la vice presidente della Noveria Corps. Fu inutile, aveva pensato di frugarla, ma evitò sia perché eventuali passanti non lo scambiassero per un ladro o peggio. In ogni caso anche avesse trovato il creditometro sarebbe stato inutile, avrebbe dovuto digitare un codice numerico per usarlo.
Intento il phantom continuava a dormire e a sbavare sulle sue spalle. Si incamminò con lei in groppa, non vedendo altra soluzione, sperando almeno di trovare una pattuglia del C-sec a cui chiedere un favore.
Isabella sulle sue spalle mormorava cose senza senso.
 
Angolo autore: Se volete sapere la storia degli eventi che cita Areno, questi sono i link
Capitolo 1: https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2879832
Capitolo 2: https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2881204&i=1
Capitolo 3: https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2902229&i=1

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Capitolo 4
*** Sciopero ***


Dasha si svegliò l'indomani mattina con uno dei peggiori dopo sbornia della sua vita. La luce filtrava nella stanza e imprecò sotto voce passando dal sonno allo stato di veglia. Un sapore di spazzatura in bocca e lo stomaco in condizioni anche peggiori.
Un pensiero le attraversò la mente ancora annebbiata dall'alcool, scattò sedendosi sul letto e osservando la stanza ancora buia. « Dove diavolo sono? »
Era sicura di non conoscere quel posto, solo allora si guardò scoprendo di avere indosso solo l'intimo e la propria camicia. «Questa non è neanche la mia camicia!» Disse osservandola meglio. Di scattò la apri, ma trasse un sospiro di sollievo, l'intimo, almeno quello, era il suo.
Una sveglia vicina al letto segnava le sei di mattino, un rumore di voci proveniente da fuori attirò la sua attenzione. Aprì lentamente la porta, osservando l'ambiente esterno. Vide quello che appariva un normale appartamento, non c'erano tracce di pericolo.
Delicatamente spinse la porta per evitare che facesse rumore e in punta di piedi si incamminò.
Arrivata in salotto.
« Dormito bene? » Chiese una voce alle sue spalle facendola sobbalzare.
Olivia e Ashley stavano facendo colazione. Questo contribuì solo ad aumentare la sua confusione.
« Si...grazie... dove...? »
Fu Olivia a rispondere « Sei a casa mia, sulla Cittadella. Ieri sera sei crollata ubriaca e sporca di vomito. Non mi andava di abbandonarti e non sapevo dove portarti, così ti ho condotta qui e ti ho messo a dormire nella stanza degli ospiti, ti ho tolto i vestiti sporchi di vomito e ti ho dato una delle mia camicie. »
Dasha la osservò sottecchi, aveva notato che quella camicia le era larga sul petto.
« Forse vorrai sapere che anche Isabella è qui. »
« Eh? Come?...Che vorresti dire?» Chiese onestamente stupita.
« L’ha portata Steve ieri notte, pare che abbia bevuto whisky fino a perdere i sensi. L'ha caricata a spalle per un bel pezzo, ora sta dormendo in camera sua e lui si è sistemato sul divano. Stava per metterla nella camera degli ospiti quando ha sentito qualcuno che russava come “ un krogan”. Così dopo aver sistemato Isabella e venuto a svegliarmi per sapere chi ci fosse, quando gliel'ho detto non ci credeva. »
« Tesoro anch'io ho avuto dei problemi a crederci quando me l'hai raccontato. » Commentò Ashley e volgendosi a Dasha « Penso che una tazza di caffé ti farà bene, non ho mai pensato di averti come ospite ma l'ospitalità in casa Williams è un dovere! »
Dasha si avvicinò, era ancora confusa, presa la tazza di caffé che le veniva offerta e ne bevve un sorso. «Buono »  disse, non sapeva cos'altro dire. Non tanto per Olivia, ma la situazione la trovava impreparata davanti a Ashley Williams, una leggenda della SR2, a casa sua.
Aveva già troppi problemi e affrontò la cosa direttamente « Signora, una volta l'ho quasi uccisa, sopra la torre del Consiglio. » Disse
Ashley sorrise « Vero...quasi...una delle tante volte in cui ho rischiato di morire, fa parte del mio lavoro. Mi è molto più dura non sputare in faccia alla donna che ha quasi ucciso mio figlio. » Disse in tono gelido.
« Lui stava sparando a me. »
« Come madre ti posso assicurare che non me ne importa. Ma stanno bene, Steve è sereno e per qualche assurda ragione sembra che tu e Olivia ve la intendiate, allo stesso modo anche Isabella con Steve. »
Si avvicinò a Dasha poggiandole una mano sulla spalla « Punta ancora un arma contro di loro in mia presenza e ti assicurò che farò esplodere la tua bella testolina. »
Dasha mugugnò una risposta affermativa, non si impressionava facilmente ma sapeva capire quando una minaccia non era a vuoto. Tempo fa aveva deciso che liberarsi di Steve e Olivia le avrebbe portato solo problemi e aveva scartato l'idea, era lieta di aver preso la decisione giusta. Sospirò di sollievo quando Ashley staccò la mano, le sorrise e se ne andò in un'altra stanza «  Vi lascio ai vostri affari. Non litigate, mi raccomando. »
Dasha si sedette su uno sgabello davanti a Olivia, per qualche minuto non si parlarono. L'unico suono era il russare di Steve proveniente dal vicino salotto.
« Ricordo che ieri, mentre ero ubriaca, hai detto che volevi parlarmi per varie ragioni. » Le disse Dasha
Olivia annuì « Mi chiedevo se te ne saresti ricordata. Vorrei parlare di Mila Zoe? »
Dasha ebbe un brivido lungo la schiena. Decisamente aveva avuto risvegli migliori, non aveva neppure finito una tazza di caffé che era stata minacciata da uno s.p.e.t.t.r.o. e ora doveva affrontare un argomento delicato.
« La ricordo, faceva parte della tua squadra almeno fino a quando non ha portato i salarian sulla Grissom per arrestare me e Isabella. Mi pare che le abbia tagliato una mano. »
« Basta giocare Dasha, sai perfettamente chi è. L'hai uccisa qualche mese fa su Zorya insieme a Okiyua Jumishu. »
Lei bevve l'ultimo sorso, si passò la lingua sulle labbra e le fece schioccare « Cosa sai della vicenda? »
« Quanto basta per sapere che Mila se l'è cercata. So che avevano catturato Diana, massacrato i lavoratori dello stabilimento solo perché lavoravano per te ed era coinvolto un gruppo di industriali noto come il “Comitato”. Con l'appoggiò dell'ammiraglio Jumishu, hanno condotto esperimenti su Mila, il suo corpo era stato avvelenato dal nium, per renderla capace di affrontare Isabella. Avevo ricevuto dall'Alleanza l'ordine di indagare sull'ammiraglio, era sospettato di attività illegali e di far parte di una frangia di militari che voleva un'Alleanza più “pura”, ma lui è morto in uno sfortunato incidente a causa di un malfunzionamento della sua astro-auto, che si è schiantata contro un grattacielo in costruzione nelle Filippine. Stranamente l'edificio apparteneva alla tua azienda. Tornando all'indagine, alla fine la concludemmo mettendo le mani su dei filmati di quello che è successo su Zorya, non so a quale scopo li avessero, ma l'ultima cosa che si vede sono Mila e Okiyua che vengono trascinati fuori da due uomini con la divisa grigio roccia della Noveria Corps, da allora sono spariti. L'Alleanza come sempre preferisce tenere nascosti i propri panni sporchi, ha arrestato diversi ufficiali agli ordini dell'ammiraglio, ma con la morte di quest'ultimo non si è sicuri di aver reciso ogni “erbaccia”. Alla fine ogni prova è stata segretata. »
Dasha la guardò dritta in faccia « Sei uno s.p.e.t.t.r.o., giudice e giuria in una sola persona. Non hai bisogno di prove se sai cosa ho fatto. »
« Chiesi a Steve cosa ne pensasse, mi rispose che era contento che Diana stesse bene e di non avere problemi con Isabella. Di Mila non gliene importava, aveva scelto da sola cosa fare. »
« Ho sempre ammirato l'attaccamento che Steve dimostra alle persone. » Commentò Dasha
« Pare che anche la mia famiglia fosse tra gli obiettivi di questa fazione interna all'Alleanza, gli Shepard e i Williams non erano abbastanza “buoni “per loro. Volevano gente che avesse una lunga tradizione militare in famiglia, ma con una mentalità chiusa verso le altre razze. In passato fecero qualche blando tentativo di buttarci fuori dall'Alleanza, questo è poi il motivo per cui entrambi siamo diventati N7. Non si butta via qualcuno che ha completato “il corso”. »
« Quindi ti ho fatto un favore senza saperlo, facendo quello che ho fatto. » Le disse sorridendo, sembrava soddisfatta.
Quell'immagine fu troppo per Olivia, non riuscì a trattenersi e mollò un pugno al di sopra del tavolo colpendo in pieno il naso di Dasha
A lei scappò un gemito quando avvertì lo schiocco. In piedi, con il naso sanguinante tra le mani, Dasha non smetteva di imprecare contro Olivia ma accettò lo stesso i tovaglioli di carta che le porse.
« A Mila dovevo almeno questo. » 
Dasha tirò su col naso ancora un paio di volte, solo dopo che fu sicura che non sanguinava più «  Non sfidare la sorte. »  Disse puntandole contro un dito.
« Vale lo stesso per te. »  Rispose Olivia.
« Buongiorno, Dasha hai il naso rosso come un peperone. »  Commentò Steve giungendo in quel momento dal salotto dove aveva dormito. Le due donne, prese dal discorso, non si erano accorte che si era svegliato.
« Il genio di famiglia... se poi la smetti di fissarmi le gambe. Ilary non soddisfa la tua libido? » Risponde lei decisamente seccata. Era ancora vestita con solo l'intimo e una camicia di Olivia, le gambe erano in bella vista con le mutande. Decisamente tra postumi della sbornia, spettri, accuse e pugni sentiva veramente il bisogno di tranquillità. Gettò un'occhiata a un orologio in cucina, due ore e mezzo e la trappola del Consiglio sarebbe scattata e lei non poteva fare niente.
Tornò a sedersi. Steve si servì la colazione.
« Riguardo alla tua idea di chiedere a Isabella le teste dei Consiglieri? »  Domandò Olivia
« Sarebbe bello ma inutile, il debito è con il Consiglio non con le singole persone. Finché esiste il Consiglio il debito rimane, eliminarli non risolverebbe niente. »
Olivia tirò un sospiro di sollievo, vedersela con Isabella quando faceva sul serio non era mai piacevole. Armeggiò un attimo in una tasca dei pantaloni e le porse il comunicatore che la sera prima le aveva tolto.
Non si fidava a priori di Dasha, ma capiva quando parlava seriamente.
Lei lo prese e rivolgendosi a Steve « Ho saputo che hai fatto ubriacare Isabella, non l'ho mai vista in quelle condizioni. Approfittare così di una ragazza...mi chiedo cosa penserò Ilary quando lo saprà. »
Lui inghiotti in fretta il boccone « Approfittato si...ma lei di me. Sono rimasto senza crediti per offrirle tutto quello che riusciva a bere...ed è lei la vice-presidente della più grande compagnia commerciale della galassia. »
«  … Che ora sta dormendo nel tuo letto e... »  Rispose Dasha ma si interruppe di colpo. La bella addormentata si era alzata, aveva l'aria di stare ancora dormendo e di non avere la minima idea di dove fosse.
Quando vide Dasha barcollò verso di lei strofinandosi gli occhi, lei non riuscì a non trovare la scena divertente nel vedere Isabella che affrontava il suo primo dopo sbronza. Lei le si avvicinò, la Weaver alzò un braccio per cingerle la vita, un gesto quotidiano ogni volta che lei le veniva vicina.
A un tratto Isabella si arrestò, la guardò come se stesse ricordando qualcosa, assunse un'espressione corrucciata e se ne andò in salotto. In cucina sentirono il televisore accendersi.
« Adesso cosa le è preso ? »  Commentò Dasha allibita
« Problemi in paradiso? » Chiese divertito Steve, non volendo rinunciare all'occasione di usare del sarcasmo contro di lei. La Weaver si alzò raggiungendola.
Olivia e Steve si guardarono, non sapendo cosa fare. Dasha fu presto di ritorno « Mi tiene il muso! » e la sua faccia stupita fu troppo. Fratello e sorella scoppiarono a ridere.
Ashely ritornò in quel momento, teneva in mano i vestiti ripuliti della sua ospite innatesa. Sentendo ridere ne chiese la ragione e i figli le raccontarono l'accaduto.
Lei non disse niente, restituì i vestiti alla sua proprietaria e andò da Isabella. I figli la seguirono con lo sguardo leggermente ansiosi, non si conoscevano e Isabella mal tollerava gli estranei troppo curiosi. Lo stesso fece Dasha che si rivestì in fretta li sul posto, togliendosi la camicia davanti a tutti. Steve da parte sua non sapeva dove guardare, la presidentessa della Noveria Corps era bella da vedere.
Isabella stava con le gambe raccolte a guardare dei cartoni nel televisore. Ashley si chinò in avanti e le parlò. Lei la ignorò. Le prese il volto per il mento e lo voltò verso di se.
Una luce bluastra avvolse il phantom « Non pensarci neanche bellezza!»  fu la sola cosa che sentirono dire a Ashley, in tono abbastanza forte perché la udissero.
Qualsiasi cosa disse dopo parve funzionare, perché Isabella si calmò e cinque minuti dopo Ashley fu di ritorno. «  Sta tenendo il broncio. Ma le passerà e lo so bene con tre sorelle minori da sopportare e dopo aver cresciuti due bambini. Si comporta come Olivia da piccola. »
« È ridicolo » - sbottò Dasha - « Le vado a parlare, stanno venendo a prenderci. »
Ashely la fermò « È un errore darle attenzione, è quello che non devi fare. Le manca un po' di sana educazione, ha sempre creduto di poter fare quello che vuole. »
« Quindi che si fa? » Chiese la presidentessa della Noveria Corps. Involontariamente la discussione si spostò vicino al phantom.
Steve ascoltava in parte annoiato, non aveva idee da proporre anche se tranne Dasha era la persona che aveva passato più tempo con Isabella.
Si sentì tirare la maglia, voltandosi vide Isabella che con due dita gliela teneva. Il volto di lei era inespressivo. Anche gli altri si erano accorti di cosa era successo, nessuno fiatava. Lui diede un paio di strattoni per liberarsi, ma lei non mollò la presa. Stava per dare un tiro ancora più deciso, ma Isabella lo fulminò con lo sguardo, non ci provò neanche e voltandosi verso le donne con aria supplichevole « Ora che faccio? »
« È la soluzione perfetta. Rimarrai qui a farle da guardia, così noi potremo dedicarci ai nostri impegni. »  Suggerì Ashley.
« EH! Lasci tuo figlio con una pazza biotica? » Chiese stupefatto Steve.
« Non è quello che hai fatto ultimamente? »
« Avevo armi e armature. » Obiettò lui
« Sai bene dove sono in casa. » Fu la risposta della madre.
Il fratello si rivolse alla sorella « Olivia glielo dici anche tu che è una pessima idea? Abbiamo ben altro da fare con i grigi in azione. »
Lei alzò il pollice «  Andrai benone. » Gli disse sorridente.
Il campanello della porta suonò, il passaggio di Dasha era arrivato. Un umano e un batarian con la divisa grigio roccia della Noveria Corps attendevano fuori dalla porta. Lei diede un'ultima occhiata a Isabella che continuava a darle le spalle.
« Torna presto. » La frase aleggiò nell'aria. Dasha si voltò, Isabella non si era mossa ma era sicura di chi aveva parlato. Si concesse il primo sorriso in due giorni.


*****

Laudat era nervoso, si trovava a pochi metri dal grande capo: Dasha Weaver.
Quando aveva ricevuto l'incarico di farle da scorta si era sentito emozionato, per prima cosa aveva preso Sartrone, amico e batarian fidato. Loro due erano gli unici superstiti della sua squadra che aveva partecipato allo sfortunato attacco contro la nave aliena atterrata su Noveria. Dai rapporti avuti in seguito aveva saputo che il numero di superstiti si limitava a venti persone.
Il resto della squadra che aveva raccolto era formato da persone che non conosceva direttamente, ma non si aspettava problemi.
« Capo è vero che la Noveria Corps è nei guai? » Chiese Sartrone. Laudat sbiancò in viso, guardò l'amico, solitamente silenzioso, chiedendosi che diavolo gli era preso per fare una domanda come quella.
Dasha si fermò e voltandosi verso il batarian « Quali voci? » Gli occhi neri di lei ricordarono a Laudat uno squalo, fu contento di non essere lui l'oggetto di quello sguardo.
Sartrone disse quello che sapeva. Quello di cui era a conoscenza risultarono essere solamente delle voci di corridoio giunte da Noveria, ma non per questo meno vere. Tutti sapevano che a Caninea si trovavano tonnellate di merci di ogni tipo da spedire e che erano andate distrutte, non ci voleva un genio per capire che per la compagnia sarebbero stati problemi.
Dasha riprese a camminare, loro la seguirono. « Inutile negarlo. » disse a un tratto e continuando a parlare « Il Consiglio usa la legge per non pagare la nave che gli abbiamo fornito, tra poco più di due ore la borsa galattica aprirà e metteranno le “catene” alla Noveria Corps. »
« Non è giusto! Se hanno la merce la paghino. » - Sbotto Laudat e spinto dal nervosismo aggiunse « Dannato Consiglio, non ha mai fatto niente per me e la mia famiglia. Devo alla Noveria Corps se ho una casa, un lavoro decente e posso mantenere i miei cari. Qualcuno queste cose dovrebbe dirle e sbatterle in faccia ai consiglieri. » Trasportato dalla foga del discorso non si accorse subito che Dasha si era fermata, adesso era lui che stava guardando. Quei occhi neri gli sembravano allegri ma sempre pericolosi.
« Muoviamoci è il momento che la Noveria Corps faccia sentire tutto il suo peso. »
Laudat non sapeva se era una sua impressione o no, ma sembrava che il gran capo si fosse fatto più alto e deciso.
Appena entrò nell'astro-auto, Dasha contattò Tenus.


*****

Tenus aveva fatto lavori di ogni tipo come assassino, da quando lavorava per Dasha i lavori si erano fatti molto più interessanti e rischiosi ma anche pagati meglio. Doveva ammettere che apprezzava la fantasia della Weaver.
Ma quello che gli aveva chiesto di fare in meno di due ore sarebbe stato il lavoro più sporco che avrebbe mai fatto, purtroppo per lui non solo in senso letterale.
Aveva ricevuto la richiesta di ritardare l'apertura della sede della borsa galattica sulla Cittadella. Per tradizione la borsa si apriva con la sua sede sulla stazione, questa garantiva che tutti i traffici avvenissero rispettando le leggi sul commercio, ma se questa rimaneva chiusa non ci sarebbe stata nessuna contrattazione.
In così poco tempo gli era venuta una sola idea, per attuarla stava strisciando tra i condotti proprio sotto la borsa della Cittadella, dove normalmente ad avventurarsi erano solo i custodi.
L'odore lo aiutò a trovare quello che cercava, un grosso condotto che trasportava i liquami di quella sezione degli agglomerati. L'idea era semplice, farlo esplodere e inondare la borsa con il suo contenuto. Si mise all'opera sperando di riuscire ad allontanarsi prima di essere immerso in quella roba. Indossava una maschera d'ossigeno, la puzza era insopportabile perfino ora che le pareti del condotto la limitavano e non era ansioso di scoprire come sarebbe stata una volta liberata.


*****

Il Consigliere asari Tevos era entrata nel suo ufficio prima del solito, quello sarebbe stato un giorno importante e voleva essere pronta. L'agenda era fitta, il Consiglio avrebbe annunciato che aveva salvato al Noveria Corps dal fallimento, salvaguardo posti di lavoro e l'economia dei sistemi, doveva incontrare Shepard per la questione dei grigi e dopo un'infinità di pratiche secondarie.
Si concesse un momento per riflettere, lei era la sola rimasta dei Consiglieri presenti dalla guerra dei razziatori, cosa normale essendo un asari. Quando fosse toccato a lei ritirarsi per anzianità, come i suoi colleghi, si chiese se avrebbe sopportato di stare lontana da quel mondo ambiguo che era la politica. La verità era che il Consiglio non era quel mondo idilliaco che la gente immaginava, non c'era nessuna condivisione dei poteri per mantenere la pace.
Ogni Consigliere pensava solo agli interessi del proprio popolo e ogni confronto politico era una prova di forza, un'autentica guerra condotta solo con altre armi. Infondo il Consiglio esisteva perché nessuno ci avrebbe ricavato niente da una guerra, chi riusciva a imporsi tramite la politica avrebbe ottenuto i vantaggi di una guerra senza le perdite che questa comportava.
Un modo civile per “ritagliarsi” la fetta più grossa di potere nella galassia, senza ricorrere agli orrori di un conflitto.
Prima della guerra le asari guidavano il Consiglio, anche se nessuno l'avrebbe mai ammesso, ma dopo che questo era stato informato dell'IA prothean Vendetta tenuta segreta avevano perso molto della loro forza politica.
Adesso non c’era nessuno che primeggiasse tra loro: gli umani stavano salendo in fretta, i salarian mordevano il freno, i krogan erano in ascesa ma dietro agli umani con cui sembravano andare stranamente d'accordo, i turian erano stabili dopo essere riusciti a riconfermare la loro supremazia militare e lo stesso per i quarian che si limitavano a vivere pacificamente nel loro sistema insieme ai geth.
Ma se tutto fosse andato bene le asari avrebbero avuto buona fetta della Noveria Corps, il denaro ottenuto sarebbe stata la spinta necessaria per riprendere a salire. Certo era un piano pensato in qualche ora, dopo che i primi rapporti informarono il Consiglio di cosa era successo su Noveria e della perdita di Caninea, ma doveva agire in fretta per sfruttare l'occasione.
Jerod il consigliere salarian e Deos, quello turian, si dimostrarono subito d'accordo, Chloe, la consigliera umana non disse niente né prima ne dopo, per legge quello che i consigliere dicevano nelle riunioni private non poteva essere riferito senza autorizzazione del Consiglio, non temeva quindi doppi giochi, ma doveva stare attenta.
Chloe si era dimostrata sorprendentemente tenace in più di un'occasione. Bakara era apertamente contraria, ma fu l'unica. La consigliera quarian Nine'Fogar vas Sozal, dopo diverse domande seguì la linea del si. Quindi la proposta fu presentata come soluzione del Consiglio e non come di una singola persona.
Quello che la preoccupava erano Dasha Weaver e in modo minore Isabella. La presidentessa della Noveria Corps non si era comportata come si era aspettata, pochi umani lo facevano, aveva immaginato che avrebbe cercato in qualsiasi modo di ottenere un accordo, invece con un comportamento arrogante si era inginocchiata al Consiglio paragonandosi a una qualche specie di animale terrestre che non conosceva, anche se poi aveva indagato sul significato di quelle parole. 
Accese una miscela di erbe aromatiche del suo pianeta, aiutavano a rilassarsi e a dare un'atmosfera di calma nel ufficio. Fu in quelle condizioni, mentre leggeva alcuni rapporti che ricevette una comunicazione che la informava che per un guasto improvviso alle tubature la Borsa della Cittadella quel giorno non avrebbe aperto.
L'intera sede era allagata di liquami.
Alla notizia Dasha sorrise, aveva sperato in un ritardo di almeno quattro ore ma un giorno intero era un lusso insperato.


*****

La Noveria Corp disponeva della più grande flotta commerciale della galassia, con navi che andavano da semplici trasporti fino alle mega-cisterne che trasportavano eezo grezzo per un totale di 3757 navi.
Gli operatori allo spazio porto della Cittadella non avevano mai un momento di tranquillità, ma una volta fatto capire ai capitani delle navi chi comandava diventava più facile. Inoltre i piani di volo erano dichiarati con largo anticipo facilitando il compito.
Per questo, quando lo schermo radar annunciò con un “bip” l'arrivo di una nave commerciale non prevista, l’operatore ne fu sorpreso. Solo navi militari, della sicurezza come Forza N7 o altre con disposizioni speciali potevano viaggiare senza comunicare piani di volo, ma la dicitura sullo schermo segnalava la nave come un semplice trasporto. L'alternativa più probabile e che fosse in avaria, ma non segnalava guasti o mal funzionamenti, si stava anzi avvicinando alla Cittadella secondo le normali procedure.
L'operatore si voltò per chiamare il suo superiore, ma questo non fece tempo ad arrivare che i numerosi altri “bip” segnalarono altre navi. Molte altre.
Le porte delle navi cargo si aprirono e un esercito di persone sbarcò sulla stazione, in pochi istante le banchine furono piene di gente che spingeva per uscire mentre il personale di servizio lottava inutilmente per mantenere l'ordine in quella marea umana.
Alla fine il sottile cordone di sicurezza venne travolto dal fiume di persone, in mezzo a loro Tetrius gridava ordini e sorrise quando le persone ripresero a muoversi.
Dasha gli aveva affidato un compito davvero insolito, portare alla Cittadella quante più persone della Noveria Corps fosse possibile ma non personale armato ma civile, gente disposta a far la voce grossa e a menare le mani. Il tipo di individui che ci si aspettava di trovare coinvolte in qualche rissa da bar. 
Non era stato un problema reclutarli tra la bassa manovalanza, ma non avrebbe saputo come incentivarli senza il messaggio di Dasha – Se non volete perdere il vostro posto di lavoro, presentatevi alla sede della Noveria Corps sulla Cittadella. - un argomento che li toccava nel vivo.


*****

La Weaver passeggiava avanti e indietro in una stanza della sede della compagnia sulla Cittadella, ripassando a memoria il discorso che tra poco avrebbe tenuto in una conferenza davanti alla stampa, ma ben diversa da quella che tutti si sarebbero aspettati.
Il mercato galattico esigeva che lei si facesse sentire, per chiarire una volta per tutte le voci sulla incapacità della compagnia di onorare i propri impegni.
Avrebbe fatto sentire a loro una voce ben diversa, grazie anche alle quasi duemila persone radunate in poche ore da Tetrius che ora si agitavano rumorosamente attorno al palazzo in maniera pacifica, circondati da un cordone di sicurezza della C-sec.
Qualcuno bussò alla porta dell'ufficio e Naomi fece capolino attraverso la porta « È ora.» Dichiarò.
Dasha trasse un ultimo respiro e uscì dall'ufficio, decisamente non si sentiva a suo agio abituata com'era a trattare in uffici e in sale conferenze le questioni che le interessavano.
Attraversò un paio di corridoi, entrò nella sala stampa, salì sul palco, davanti a lei i giornalisti. Più indietro, a qualche metro di distanza la gente ferma sulla soglia della porta aperta esterna dal personale della sicurezza della compagnia.
Dasha prese a parlare descrivendo come il Consiglio rifiutasse di pagare il proprio debito, di come usasse le leggi a proprio piacimento mettendo a rischio il posto di lavoro milioni di persone per i propri fini personali « Il Consiglio nelle sue decisioni ha dimostrato una politica egoistica, che non tiene in considerazione tutti quei lavoratori per cui la Noveria Corps ha fatto molto. Ma lasciamo che siano loro a parlare. »  Disse e si fece da parte.
Un uomo prese il suo posto, accanto a lui una donna con una bambina piccola in braccio.
Laudat non si era mai sentito così teso come in quel momento davanti alla stampa, scelto da Dasha stessa per parlare per primo. Alla domanda del perché aveva scelto lui per iniziare lei aveva semplicemente risposto che da qualcuno bisognava pure incominciare e siccome gli aveva già detto come la pensasse, poteva evitarsi la fatica di cercare qualcuno con le idee opportune di dover pagare o che dicesse il necessario.
Quando il grande capo aveva saputo che la sua famiglia lo aveva raggiunto sulla Cittadella, con sua grande sorpresa era giunta con le navi della compagnia attraccate di recente, l'aveva voluta con lui sul palco e non aveva sentito obiezioni.
Laudat parlò pochi minuti cedendo il posto a un'altra persona e così via, tutti i duemila individui giunti da Noveria erano ansiosi di dire la propria idea al Consiglio.
Per la bassa manovalanza era importante come quella specializzata e non aveva fatto la schizzinosa, chiunque fosse disposto a stare alle sue regole era il benvenuto.
Ogni popolo aveva la sua percentuale di poveri, gente che si limitava a sopravvivere grazie alle opere di beneficenza.
I poveri di ogni mondo e razza erano uguali fra loro. Gente che a un tratto aveva perso tutto trovandosi con niente. Poteva succedere perché si aveva seguito una butta compagnia, puntato troppo in alto, perché il contratto non era stato rinnovato o era passato troppo tempo tra un impiego e l’altro. Perchè l’azienda presso cui si lavorava era fallita o non avevano mai trovato un’azienda presso cui lavorare.
Quali che fosse la storia di ognuno di loro, erano una massa enorme. Qualcosa di cui lei se ne rendeva perfettamente conto, per anni lei e Isabella avevano fatto parte di quel popolo della strada.
Scappate dal centro di sicurezza dell’Alleanza, avevano sperimentato la fame e il freddo. Per tutti gli stati quegli individui erano dati e statistiche. Raschiavano solo la superficie del problema. Non sapevano cosa si nascondeva dietro a parole come mensa, dormitorio, fame, freddo.
Ignoravano cosa volesse dire svegliarsi con la schiena rotta, passare la giornata con le scarpe bagnate, essere ammalati e non potersi curare, non guadagnare abbastanza per vivere perché non viene pagato il dovuto ma bisogna stare zitti o si perde anche quello.
Dasha Weaver ha invece sperimentato tutto in prima persona, per tutta la sua giovinezza fino a quando non ha cominciato a fare lavori per il crimine organizzato.
Intanto aveva imparato quali fossero le regole della strada, quelle utili a sopravvivere. Su di esse costruì il regolamento della sua azienda.
Quando la Noveria Corps venne ufficialmente fondata, fu da questo bacino di disperati che Dasha Weaver cominciò ad assumere. Iniziando dai disoccupati locali.
Su Palaven, in pochi anni, assorbì il 10% dei senza lavoro.
Questa era una delle questioni che rendeva difficile agire contro la Weaver da parte dei governi, che rischiavano di essere travolti da un’ondata di disoccupazioni.
A chi aveva niente, diede il necessario per una vita dignitosa. Potevano tornare a guardarsi allo specchio, a sentirsi in pace con la galassia. Ma vi erano condizioni.
Se fosse stato necessario, per il bene della compagnia, avrebbero dovuto voltarsi dall’altra parte se avessero visto qualcosa che non dovevano. Era una delle regole non scritte.
Se necessario bisognava fare dei lavori sporchi, illegali. C’era la possibilità che ti venisse chiesto di uccidere, rubare, mentire, minacciare.
A seconda di questa disponibilità si poteva salire o scendere nella gerarchia della Noveria Corps. Ci si poteva rifiutare, l’importante era mantenere il silenzio.
Non senza motivo il detto “Non ci sono santi su Noveria.” era conosciuto da tutti i suoi dipendenti.
A nessuno importava se la Noveria Corps aveva segreti e quali fossero. Da un lato vi erano i vari governi che a queste persone avevano dato il minimo indispensabile, dall’altro Dasha Weaver che gli aveva ridato tutto e dignità.
L’industria era un colosso con un fatturato annuale di 14204 miliardi di crediti con 17.276.000 dipendenti.
Era la più grande entità non statale.
La sua gestione era l’opposto di qualsiasi grande azienda, a deciderla era un’unica persona: Dasha Weaver. Nota all’opinione pubblica come la Signora di Noveria, il titolo non era ufficiale ma era diffuso tra il personale e presto lo divenne tra la stampa.
Il titolo non era senza fondamento, il pianeta Noveria era una proprietà della Noveria Corps che ne aveva acquistato tutti i diritti.
Aveva una popolazione di 800.000 individui di ogni razza, ognuno era un dipendente della Noveria Corps.
Esserlo era l’unico modo per vivere su di esso, per ogni altro caso venivano lasciati visti provvisori.
Oltre la metà della popolazione totale proveniva dai Sistemi Terminus, la parte povera della galassia e in generale ben poco propensa ad accettare le leggi del Consiglio.
La Noveria Corps amava assumere tra gli abitanti locali, anche il ruolo di dirigente dove possibile veniva affidato a qualcuno nativo del posto o almeno che fosse almeno della razza che abitava sul pianeta. Questo per facilitare la creazione di legami ed evitare incomprensioni con il popolo e le autorità.
L’azienda non sottopagava i suoi dipendenti, ovunque fossero assunti la paga era la medesima e investiva profumatamente in opere di impegno sociale, 4909 miliardi di crediti all’anno.
Questo dato non andava però confuso, tali opere non erano dedicate alla popolazione, ai clienti o altri.
Esse erano pensate esclusivamente per i suoi dipendenti, questo significava che investiva in media su ogni dipendente circa 285000 crediti.
Nella realtà tale costo non era uniforme, un direttore di una sede locale costava chiaramente di più di un qualsiasi impiegato.
Tuttavia qualsiasi impiegato aveva diritto alla più completa copertura sanitaria e legale. In termini pratici significava che in caso di cure per eventi non inerenti all’ambiente di lavoro, un operaio aveva una copertura di 5000 crediti che poteva usare per se stesso o altro.
Ad esempio, in caso di cure mediche per un familiare, non dipendente della Noveria Corps, poteva mettere tale spesa a carico dell’azienda fino al raggiungimento di tale cifra.
Tali vantaggi prendevano il nome di benefit e erano assegnati in base a una scala di valori ben precisi, in base al ruolo rivestito, stabilita dalla stessa Dasha Weaver e assolutamente vietata da criticare.
Se invece due persone erano entrambe impiegate potevano sommare i rispettivi benefit, ottenendo maggiori vantaggi.
Pratica abbastanza comune, fuori da Noveria, era usare tali benefit come garanzia per il pagamento di un mutuo.
Non che il loro impiego fosse del tutto libero, uffici preposti decidevano se concederne l’utilizzo. Normalmente erano concessi senza problemi, si voleva che gli impiegati fossero quanto mai felici, ma se la richiesta era veramente troppo puerile o venale veniva rifiutata.
Tra questi due piatti della bilancia, la lealtà dei dipendenti pendeva unicamente a favore della Weaver. Se lei cadeva, il loro futuro si sarebbe fatto nuovamente incerto.
Quella disperazione e quella vita che si erano lasciati alle spalle, sarebbero potuti ritornare.
Di questo tutti si rendevano conto.
Per questo un esercito di disperati aveva risposto alla sua chiamata allo sciopero.
I furbi negli anni non erano mancati, come anche qualcuno che aveva avuto un’improvvisa crisi di coscienza, ma Divisione N aveva dimostrato di cosa fosse capace la sicurezza privata della compagnia.
Dopo che la cinquantesima persona ebbe parlato Dasha riprese la parola « Questo è solo una frazione di coloro che la Noveria Corps ha aiutato e che il Consiglio ha abbandonato. » 
– Ho sempre immaginato la mia azienda come un gigante di ghiaccio e metallo, è tempo che questo gigante alzi il pugno per colpire. – Pensò Dasha.
«  La Noveria Corps è in sciopero e lo sarà per tutto il tempo necessario a far si che il Consiglio accetti le richieste della Compagnia. » 
Gli amministratori locali, preventivamente avvertiti, trasformarono quelle parole in fatti. All'udire l'annuncio ogni stabilimento, nave, sede della Noveria Corps smise di lavorare e i suoi dipendenti incrociarono le braccia. 17.276.000 di persone erano in sciopero.


*****

Tevos guardò la trasmissione rigida come una statua, valutando con esperienza le conseguenze politiche del gesto di Dasha. Agli occhi della comunità galattica la Noveria Corps sarebbe stata colei che difendeva i diritti dei lavoratori, mentre il Consiglio colui che li minacciava.
Sorrise.
Dasha Weaver stava diventando un vero problema, forse il resto dei consiglieri si sarebbero finalmente deciso per una posizione più dura nei confronti di lei.


*****

Olivia con sua madre era a una riunione presieduta in veste ufficiale da suo padre. C'erano praticamente tutti dai vecchi eroi della Normandy SR2 alla squadra della SR3, si contava solo qualche assenza giustificata.
Jack che non si era ancora ripresa dalla distruzione della Grissom, Vega che aveva deciso di starle vicino. Appena giunto sulla Cittadella era corso da lei e da Taiga, la loro bambina.
Altro assente giustificato era Steve, rimasto a casa trattenuto da Isabella, mancava anche Ilary Monreau. Informata da Olivia dell'assenza del fratello, aveva deciso di saltare la riunione
Asiria si chinò verso di lei e le mostrò sull'omnitool  le immagini della conferenza tenuta da Dasha « Cristo! Dovremo occuparci dei grigi, non perdere tempo. » Commentò infastidita.

*****

« Ti brillano gli occhi. »  Osservò Steve seduto accanto a Isabella. Lei aveva assunto il comando assoluto del televisore, non cambiando più canale appena la conferenza era iniziata. Rimasta impassibile, il suo viso si era illuminato quando Dasha era salita sul palco la seconda volta ad annunciare lo sciopero.
Il campanello della porta suonò. Lui si alzò, Isabella lo guardò sospettosa «  Non me ne vado. » - rispose lui e poi a bassa voce - « Non voglio mica morire. »
« Che ci fate qui? »  Fu la sua reazione quando vide entrare Ilary e Alexandra.
« Semplice curiosità. Volevo vedere la dimora degli Shepard e scoprire dove tieni i giornaletti porno. »  fu la risposta di “Corvo”.
Steve la ignorò e fissò preoccupato Ilary rimasta in silenzio. La figlia di Joker fissava negli occhi Isabella che ne ricambiava lo sguardo. Lei era giustamente gelosa del phantom che una volta, sulla Grissom, si era infilata nella camera di Steve per soddisfare l'eccitazione di un momento. Sapeva che non avevano fatto niente, Steve era leale e in quella situazione era stata Isabella a far tutto, ma non riusciva a stare tranquilla. Quella volta solo i boxer di lui e pantaloncini di lei avevano separato le loro nudità.
Per questo, quando Olivia l'aveva informata di chi era ospite a casa sua, non aveva esitato un momento a raggiungerlo incrociando, per caso, Alexandra lungo la strada.
Ilary prese Steve sotto braccio e lo tirò a se bruscamente, stringendolo stretto. Isabella tornò a dedicarsi alla conferenza in televisione.
Alexandra scoppiò a ridere, mentre assumendo una camminata sensuale si avvicinò a Steve e sollevandogli il mento con un dito disse « Tre giovani donne con te in casa tua, senza nessun altro. Molti ti invidierebbero. »
Quella parole avevano però fatto sorgere un dubbio in Steve. Ignorando qualsiasi riferimento secondario di “Corvo” domandò a Isabella, di cui vedeva la nuca e la lunga coda di cavallo.
« Dove sono Alexya, Diana e Trish? »
Vide la coda di cavallo sobbalzare prima verso l'alto e poi tremare leggermente. Non gli sembrava un bel segno.
« Sai dove sono le ragazze? O cosa stanno facendo? »
Di nuovo la vide sobbalzare. Era sempre più sicuro che non fosse un bel segno.
« Tu e Dasha avete lasciato qualcuno con loro, prima di finire ubriache qui? »
« No.»  Affermò sottovoce di Isabella. Adesso lui era veramente preoccupato, Isabella gli parlava solo se necessario. Il fatto che lo avesse fatto era il peggior segno di guai.
 
 
Angolo dell’autore: se volete sapere cosa è successo a Mila, questa è la storia.

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Capitolo 5
*** Sopravvivere alla Grissom ***


Nota dell'autore: in fondo alla pagina ho inserito immagini prese dal gioco dei protagonisti, questa storia è ambientata anni dopo. Quindi vi invito a immaginarli tutti leggermente invecchiati. 

Vega aveva ascoltato, assieme a John e Ashley, da Miranda cosa era successo alla Grissom. Saputo dove si trovavano Jack e Taiga era subito corso da loro.
Si trattava di un hangar, nella sezione terminale delle braccia della Cittadella. Aprì una porta che dava su un normalissimo corridoio, quel senso di normalità gli dava la nausea, avrebbe preferito vedere un qualsiasi segno che indicasse il contenuto del luogo.
S'incamminò, svoltò a sinistra e vide le prime figure. Una chiaramente adulta, una donna, china a parlare a una bambina seduta, vi erano altre cinque persone sedute e poco più grandi della bambina.
« Ehi piccola! » Disse lui riconoscendo Taiga, rispondeva alla donna con cenni della testa.
Lei si voltò, scattò dalla sedia e corse verso di lui.
Vega la strinse a se. La ragazza pianse per interi minuti senza parlare con il viso contro il petto del padre, singhiozzando.
Lui attese che la figlia si calmasse.
« È bello vederti. » Disse la donna avvicinandosi.
« Ciao Kelly. » Rispose Vega, Miranda gli aveva spiegato che aveva lasciato i ragazzi in compagni della psicologa. Mentre lei andava agli attracchi per attenderli e Jack svolgeva un compito gravoso che si era assunta di sua volontà.
« William, Henry non ci vediamo da un po'. » Disse ai figli di Miranda e di Martyn Coats. I due risposero con un accenno di sorriso senza proferire parola, solo questo gli fece capire cosa provavano. Due geni esuberanti e incontenibili, non li aveva mai visti silenziosi e muti.
Spostò lo sguardo sulle ultime tre figure, tre ragazze bionde molto simili fra loro. Le osservò con attenzione, per la prima volta incontrava i cloni di Isabella.
Non sapendo come comportarsi tornò su Kelly. « Come state? » Sapeva che era una domanda stupida, ma doveva chiederlo.
« Scossi...per usare un eufemismo... i ragazzi...ho cercato di aiutarli meglio che potevo...ma...ho provato a convincerli ad andare da qualche altra parte, ma non si vogliono muovere...è il loro modo di vegliare gli amici che sono mancati. »
« Tranquilla... e grazie. Lei dov'è? » Chiese Vega.
Kelly si voltò e indicò una porta qualche metro avanti. « Li dentro, immobile e in piedi. »
« Siete qui da ore, vi hanno visitato? Avete mangiato qualcosa ? »
« Si grazie, ci hanno visitato appena arrivati. Jack ha fatto il diavolo a quattro perché la dimettessero il prima possibile, voleva venire subito qui e abbiamo mangiato. Si sono presentati degli uomini della Noveria Corps con diversi pasti pronti, un messaggio di Alexya li ha contattati per noi facendogli portare pasti più che a sufficienza. Ne ho portato uno anche a Jack ma penso non l'abbia neanche toccato. »
Fissò nuovamente le tre ragazze, a bassa voce Kelly gli disse « Quella in centro. »
Rivolgendosi a lei Vega la ringraziò, ma Alexya non alzò nemmeno la testa.
« Stanno bene ? » Chiese Vega a Kelly.
« Difficile dirlo. Mi stupisco che siano volute rimanere, è una reazione insolitamente umana per loro...non so...non capisco se lo fanno perché sono affezionate a Taiga e ai gemelli o altro. Isabella era qui, ma poi è andata via e loro non l'hanno voluta seguire, in tutta questa tragedia è l'unica che ha conservato un'aria indifferente. » e poi con aria furente aggiunse « Cosa sta combinando? Le ragazze hanno bisogno di qualcuno, possibile che non capisca? ...e Dasha? Almeno lei dovrebbe intuirlo. È arrivata con voi, giusto? »
« Si...ma sia lei che Isabella sono andati con Shepard e altri dal Consiglio. » Abbassò lo sguardo sulla figlia « Taiga, devo andare a parlare con la mamma. »
Lei si staccò e gli sorrise. Vega entrò nel hangar vero e proprio. Un centinaio di bare erano ordinate in diverse file. Ma erano solo una piccola parte dei morti della Grissom, la maggior parte si trovava nello spazio dell'Alleanza. Parte dei soccorsi era venuta dalla Cittadella e lì avevano scaricato i corpi, in attesa di una nave che li portasse alla loro ultima destinazione.
Jack era in piedi, immobile, davanti alle file mentre un bagliore azzurro la circondava.
« Jack. » Disse lui con cautela. Lei non si mosse.
Si mise alle sue spalle senza dire niente. Sapeva bene che non c'erano parole adatte, lui stesso si era trovato in una situazione simile, tanto tempo fa.
« È colpa mia. » Dichiarò a un tratto Jack.
« Jack...»
« È mia, ma non solo. Non è un segreto del perché l'attacco: Isabella, Diana, Alexya, Trish sono loro l'unico obiettivo che i “grigi” potevano avere alla Grissom. Isabella in particolar modo, l'ultima volta li abbiamo fottuti grazie a lei. Non avrei dovuto cedere alle pressioni, non avrei dovuto accettarle alla Grissom! » Vega non le vedeva il volto, ma era sicuro che stesse piangendo « Abbiamo visto delle persone, delle ragazze in difficoltà. Così facendo abbiamo dimenticato chi sono, delle psicopatiche assassine professioniste, uccidono provando piacere nel farlo. Avremmo dovuto ucciderle tempo fa, dare i loro corpi in pasto a qualche scienziato folle e con loro Isabella. »
« Andiamo, adesso non pensi a mente lucida...quello che è accaduto non poteva essere previsto, quelle ragazze...»
Jack si voltò di scatto verso di lui, il volto furioso « Sono PHANTOM! PHANTOM! Quante di quelle stronze hai ucciso in guerra? Sono phantom, assassine di Cerberus, non hanno pietà o esitazione ma solo un dovere da compiere...UCCIDERE...queste poi sono anche peggio, sono dei mostri...degli ABOMINI...assassini creati in laboratorio. Non sono diverse dalla tua pistola, bisogna sbarazzarcene perché ovunque vadano ci sarà solo morte! » - poi guardo Vega stranamente - « Sei uno s.p.e.t.t.r.o. tu puoi farlo... vai fuori e uccidile, nessuno ti potrà accusare. Ti aiuterò io! »
« Sei pazza?»
Lei si avvinghiò a Vega « Il loro aspetto ti intenerisce? Sono armi…il loro aspetto è fasullo, una copertura...uccidile! »
« Jack! »
« FALLO o lo farò io. » Gli urlò contro la donna.
Il pugno la colpì allo stomaco, togliendole il fiato e facendola cadere in ginocchio. Con le braccia si cingeva la pancia, continuando a tossire. Incominciò a piangere senza controllo.
Ma Jack aveva urlato dalla disperazione, così forte che anche altri avevano udito.
Le ragazze avevano uno sguardo vitreo,fisso, davanti a loro, incapaci ad accettare quello che avevano udito. Henry e William tenevano gli occhi bassi, non osando incrociarne gli sguardi.
« Jack è sconvolta da quello che è successo, non dovete ascoltare le sue parole. »Stava ripetendo Kelly, più volte.
Alexya si strinse una mano sul petto provando una strana sensazione, da quando la Grissom era stata distrutta, qualcosa che non aveva mai avvertito prima. Capiva che anche Trish e Diana era così, ma dopo le parole di Jack quell'emozione era diventata fisica e avvertiva un dolore lacerante. Non avrebbe saputo dire in che parte del corpo, sembrava fosse dappertutto e da nessuna parte.
« Io...sono cattiva? » Chiese a Kelly.
« No Alexya,no...tu sei brava...non hai fatto niente di male. »
« Ma sono phantom. Phantom cattivi? »
« No essere un phantom non fa di te, di voi, delle persone cattive. »
« Mostri, abomini, phantom. Cattivi. Perché ? »
Kelly sospirò, cosa avrebbe dovuto rispondere? La ragazza era ancora sconvolta, doveva cercare di non farla agitare ulteriormente.
« Forse dovreste farvi venire a prendere o potrei portarvi io, se mi dite dove. Avete bisogno di riposo. »
« PERCHÈ? » Urlò.
Kelly la guardò sorpresa, aveva lavorato per mesi per prepararle alle reazioni umane e a tutti quei comportamenti che l'indottrinamento da phantom e una vita in schiavitù agli ordini di un asari xenofoba, aveva loro resi estranei.
Grattando poco per volta quel muro, nella speranza di riparare anche solo in parte i danni che erano stati fatti. Attenta a non andare mai contro l'indottrinamento, troppo vecchio per essere rimosso era stato solo indebolito, ma ancora presente e attivo nelle loro menti.
Se questo nella sua interezza le rendeva prive di volontà, di emozioni, delle bambole che svolgevano qualsiasi incarico loro assegnato, la rimozione parziale aveva permesso loro di ridere, di parlare di cose frivole, di provare emozioni ma se queste erano troppo forti ciò che rimaneva dell'indottrinamento si manifestava spesso con violenti mal di testa. Intense fitte di dolore, date come punizione nel provare sentimenti o sviluppare un proprio pensiero libero.
Anche Isabella ne soffriva, ma lei aveva avuto anni a disposizione per vivere sin da quando l'Alleanza salvò lei e Dasha da giovani da un gruppo di folli che volevano rifondare Cerberus e da allora, per anni, Isabella aveva seguito Dasha. Una vita sbagliata, da assassine, rischiando la vita e uccidendo ma lo stesso vera vita. Le ragazze, invece, si erano come svegliate da un sonno, la loro sola conoscenza si limitava a quello che l'addestramento da phantom prevedeva. Come poteva lei spiegare certe cose della vita come il bene e il male, se l'unico modo era provarle sulla vita stessa.
« Ti piace uccidere? » chiese Kelly
« Si...Alexya brava, Dasha e Isabella contente più volte. » disse lei accennando un sorriso.
« Uccidere è sbagliato. »
La ragazza aveva l'aria persa « Ma...Isabella uccide, Dasha uccide, loro brave persone » e infine per dar più sostegno aggiunse alla sua teoria « Olivia e Steve uccidono, anche loro bravi. »
Kelly misurò attentamente le parole, doveva calmarla ma per farlo era chiaro che prima doveva terminare il discorso « Alexya...dipende dai motivi per cui si fa e...Isabella e Dasha non sono brave persone. »
La ragazza spinse bruscamente via Kelly che cadde a terra, con passo deciso entrò nel hangar avvolta da un alone blu elettrico.
« NO MOSTRO! » Gridò, facendo voltare Jack e Vega. Quest'ultimo la stava aiutando a rimettersi in piedi e non si erano accorti della sua entrata.
Vega imprecò fra i denti, solo allora si rese conto che dovevano aver urlato. Con la coda dell'occhio, colse l'accendersi di un'altra luce blu alle sue spalle. Jack. Doveva sbrigarsi a calmarle.
In suo aiuto giunsero Taiga che provò a calmare la madre, mentre i gemelli tentarono di fare lo stesso con Alexya e Kelly cercava di tenere tranquille Diana e Trish che non sembravano altrettanto sconvolte dalle parole di Jack.
Credevano di poter evitare il peggio, fintanto che le tenevano tutte separate.
Kelly si avvicinò da dietro ad Alexya, poggiandole una mano sulla spalla. La ragazza fece un passo all'indietro, dando le spalle a Kelly ma vicinissima a lei estrasse la spada e la affondò tra il proprio fianco sinistro e il braccio. L'arma penetrò nel ventre di Kelly, Alexya diede un ultimo colpo per allargare la ferita ed estrasse l'arma con un singolo movimento. Kelly cadde a terra senza un lamento.
Alexya guardò la spada incredula, non sapeva perché l'aveva fatto, sapeva che era Kelly, non c'era pericolo eppure qualcosa in lei aveva preso il sopravvento. Aveva eseguito quello che sapeva essere un perfetto attacco base per un phantom.
Vega si precipitò su di lei mandandola a sbattere a terra a qualche metro di distanza, ma l'intenzione del soldato non era combattere, chino su Kelly le stava somministrando del medigel e chiamando i soccorsi.
Alexya a terra, osservava la scena incapace di rialzarsi, per una volta ebbe orrore nel vedere la macchia di sangue che da Kelly si allargava sul pavimento. Ma fu anche peggio quando fisso il volto degli altri: le sue sorelle sembravano indecise su cosa fare, Vega non guardava nessuno tranne Kelly, ma il volto dei gemelli e di Taiga stretta a Jack era di paura.
Nessuno fiatava, l'unico suono era il respiro affannoso della ferita ancora cosciente.
Quell'espressione vista tante volte sui nemici prima di finirli le aveva sempre fatto piacere, adesso invece era l'opposto.
Si rimise in piedi e a testa bassa s'incamminò verso l'uscita « Andiamo. » fu la sola cosa che pronunciò rivolta a Diana e Trish che la seguirono.
Una navetta della Noveria Corps le venne a prendere dopo pochi istanti, in silenzio vi salirono. Appena le porte si chiusero e la navetta decollò Alexya abbraccio Diana e incominciò a piangere, sentiva un bisogno disperato di piangere e sfogarsi. Diana cercò di resistere, ma vedendo la sorella anche lei pianse, seguita a ruota da Trish.
Non si erano mai sentite così prima d'ora, piangevamo per la Grissom, per i compagni morti all'accademia che non avevano mai veramente conosciuto, per la sensazione di aver perso molto di più di quello che pensavano e per l'idea di aver perso quelli che erano stati i loro primi amici.
Non importava quanto dolore infliggesse ad ognuna il programma d'indottrinamento come castigo per quelle emozioni, quello che provavano era superiore a qualsiasi cosa che il condizionamento avrebbe potuto fare.
Conoscevano il dolore fisico, erano addestrate ad esso ma non capivano com'era possibile provarne tanto non avendo ferite.
Quando giunsero alla sede della Noveria Corps avevano gli occhi gonfi e il viso arrossato. Tenus si allarmò vedendole entrare, mentre gli passavano davanti.
Gli altri dipendenti fecero un breve inchino con la testa incrociandole, si fermavano per non tagliare a loro la strada. Tra questi un uomo con la divisa della sicurezza, accompagnato da una donna con una bambina di qualche anno.
« Sono chi penso ? » Domandò Libby al marito.
« Le “principesse” , per te deve essere la prima volta che le vedi così da vicino. A me è capitato in un paio di occasioni. » Spiegò Laudat.
« Ok, ma perché l'inchino? » chiese la donna anche se lo aveva fatto anche lei, ma solo per imitare il marito « “Principesse” è solo un sopranome. »
Il marito ridacchiò « Sono sotto la diretta protezione del presidente e del vice. Penso proprio che non sarebbe sbagliato chiamare la Weaver e Isabella le “regine” di Noveria. »


*****
La riunione con il Consiglio si era conclusa e John Shepard stava uscendo, lasciando che i consiglieri e il presidente della Noveria Corps sbrigassero i loro affari. All'uscita gettò una breve occhiata a Isabella seduta a terra, mentre suo figlio cercava di convincere le guardie a lasciarla fare. Passando vicino a un ufficiale gli rivolse un lieve gesto di cui si accorse e richiamò i propri uomini, se uno s.p.e.t.t.r.o. diceva che andava bene non c'erano problemi.
Appena si furono allontanati fu Olivia a separarsi dicendo che preferiva assistere alla conclusione della riunione di Dasha, più che altro per prudenza.
John per prima cosa voleva andare ad ispezionare la Jotnar e fissare una riunione per domani. Gli venne in mente che avrebbe dovuto trovare un posto più adatto della sala da guerra della Normandy SR-2, ma aveva anche un altro problema da risolvere. Doveva parlare con Jack di quello che era successo allo Grissom, capire cosa avesse fatto o meno suo figlio.
« Parlerò io con Jack, tu hai fin troppo da fare. » disse Ashley affianco a lui, indovinando i pensieri del marito.
Fu allora che Miranda accedendo il comunicatore, spento per la riunione, vide il messaggio di James “ I ragazzi stanno bene, penso di tenerli con me questa sera. Non mi sembra una buona idea separarli da Taiga dopo quello che hanno passato, almeno si faranno compagnia. Comprerò della pizza e li riempirò di schifezze, questo dovrebbe tirarli un po' su di morale. Jack invece è distrutta da quanto accaduto, in questo momento sta riposando, meglio se non vede nessuno fino a domani
Ashley e Miranda si fissarono un momento, il messaggio sembrava strano ma decisero lo stesso di fare come consigliava James e rimasero con John.

« Ho fatto come mi hai chiesto Kelly, spero solo che ci credano. Le bugie non sono il mio forte. » Disse James rivolgendosi alla donna all'interno della camera d'ospedale. Fortunatamente i soccorsi erano stati veloci e ora Kelly, pallida come un lenzuolo, giaceva debole ma viva in un letto con un ampio bendaggio che le avvolgeva il torso. Nonostante la situazione il suo pensiero, sia prima che dopo l'operazione, era stato per le ragazze. Per questo aveva chiesto a James di mettere tutto a tacere per almeno un giorno, essendo lui uno s.p.e.t.t.r.o.
« Sei sicura che stiamo facendo la cosa giusta? » chiese lui.
« Si, lasciamo che le ragazze si calmino e incontrino Dasha e Isabella. La colpa è solo mia, non avrei dovuto avvicinarmi a Alexya di spalle, mentre era così nervosa. In questo momento gli animi di tutti sono troppo accesi. Forza, vai, hai anche tu qualcuno di cui occuparti. Jack sta riposando nella camera vicina. Se ci saranno problemi sarai il primo a saperlo. »
James fece quanto aveva scritto, prese i ragazzi e li portò all'appartamento che occupava quando era sulla Cittadella, non reggeva il confronto con quello di Shepard ma era lo stesso un bel posto. Cercò di tenere alto l'umore della serata che si rivelo lo stesso breve, avevano tutti troppo sonno e nessuna voglia di divertirsi. I gemelli e Taiga erano andati a dormire, quando qualcuno citofonò alla porta.
Guardando nel monitor vide Miranda « Ok, James devi solo raccontare una balla a Miranda Lawson. È facile! »


*****


Alla sede della Noveria Corps le ragazze cenarono ingoiando giusto qualcosa e andarono a dormire, solo Alexya rimase sveglia. Voleva incontrare Dasha e Isabella il prima possibile, per questo si era seduta davanti alla porta d'ingresso, aveva mandato dei messaggi ma non aveva avuto risposta. Aveva solo saputo che all'incontro con il Consiglio qualcosa non doveva essere andato bene. Le due donne si erano separate, pareva avessero litigato. Isabella era andata per la sua strada e Dasha aveva licenziato la sua scorta, dicendo di aver bisogno di rimanere sola. Quella notizia la scosse, non avevano mai litigato, la cosa era inimmaginabile, cosa stava accadendo al suo mondo? La Grissom distrutta, Caninea distrutta, loro due che litigavano.
Si alzò diretta alla porta d'ingresso sorvegliata da un paio di agenti.
« Mi spiace, non può uscire a quest'ora. » Disse Laudat, quando le intenzioni della ragazza furono evidenti. Per niente lieto di dover vietare qualcosa a qualcuno così vicino a chi comandava.
« Sono gli ordini. Dovrebbe andare a riposare signorina. » Aggiunse cercando di fornire una spiegazione il più educatamente possibile.
La ragazza lo fissò con quegli occhi di ghiaccio così simili a quelli di Isabella, abbastanza da fargli sentire un brivido lungo la schiena. Con suo sollievo se ne andò senza creare problemi.
Trish si svegliò nella camera che condivideva con le sorelle, un rumore l'aveva svegliata. Contro la luce della finestra vide stagliarsi la sagoma di Alexya che si sporse oltre la finestra.
Lei stava per dire qualcosa, ma Diana arrivò da dietro e la zittì mettendole una mano sulla bocca e facendole con il dito il segno di tacere.
Alexya saltò oltre la finestra, Diana lasciò andare la sorella e le fece segno di muoversi.
Saltando dalla finestra Alexya riuscì, passando da balcone a balcone, a scendere al suolo evitando gli allarmi. Fece appena qualche passo quando udì uno scricchiolio dietro di lei, voltandosi di scatto vide Trish. Forte come un krogan, l'agilità non era la sua dote migliore.
Allarmata dal fatto di essere scoperta « Trish...Va via...» le intimò Alexya.
« No! » rispose una voce famigliare. Emergendo dalle ombre della notte con movenze feline Diana si fece avanti. Era sempre stata la migliore nel celare la propria presenza.
Le due sorelle si guardarono con aria di sfida, un movimento rapido e silenzioso e le loro spade s'incrociarono. Diana si trovò con la punta della spada alla gola, non che ne fosse stupita. Sapeva di non poter battere Alexya in un confronto all'arma bianca, la tecnica della sorella era superata solo da Isabella.
« Tornare indietro. » Intimò Alexya
« No! Seguire te. » Rispose Diana.
Si separarono scattando all’indietro, quando un’altra lama calò fra loro. Trish le fissava minacciosa e seria. Non era la prima volta che si metteva in mezzo per fermare un litigio.
Diana era troppo esuberante, Alexya eccedeva in autorità. La prima volta che avevano litigato, avevano distrutto tutta un’aula della Grissom.
Alexya sospirò e abbassò la spada « Andiamo. » e corse via seguita dalle sorelle.
Solo dopo lei si accorse di due problemi che non aveva valutato: non sapeva dove trovare Isabella e Dasha e quale fosse la sua posizione.
Erano venute poche volte sulla Cittadella e sempre accompagnate, ma fortunatamente il secondo problema lo risolsero abbastanza facilmente consultando le informazioni ad uno dei terminali dell'IV Avina.
La loro prima tappa fu ai moli, alla Atlantic Codex. Fortunatamente erano registrate tra le persone con il permesso di salire a bordo, poterono quindi ispezionare la nave con tranquillità. Aveva pensato che potesse essere un buon posto da dove iniziare a cercarle. Ma fu presto evidente che a bordo non c'era nessuno tranne Multan che dormiva beatamente, Galba ubriaco in infermeria e qualcuno dell'equipaggio.
Dopo il risultato deludente Alexya non aveva la minima idea di cosa fare, la stazione era troppo grande per andare a caso.
Stava pensando a questo mentre camminava sui moli, quando notò una sagoma scura che le sembrava famigliare. Usando gli ascensori le tre ragazze salirono di alcuni livelli, Alexya si trovò davanti a ciò che aveva visto: la Normandy SR3.
Era sicura che Olivia doveva sapere dove trovare Dasha e Isabella, però ora non sapeva che fare. Non c'era motivo per credere che Olivia fosse a bordo o che ci fosse Steve, erano gli unici che lei conoscesse su quella nave. Se avesse trovato qualcun altro sarebbe stato troppo complicato spiegare la situazione, poi, ripensandoci dovette ammettere che Dasha e Oliva fossero non erano proprio “amiche”, generalmente finiva sempre che una sparava all'altra o la minacciava di morte. – Se fosse colpa di Olivia se non sono tornate?-- pensò.
Alla fine fece l'unica cosa che le pareva sensata, si trovarono un riparo sicuro da cui poter spiare la nave.
Alcune ore dopo, quando ormai si era fatto giorno, stavano facendo colazione con del cibo che Diana aveva procurato. Alexya aveva la sensazione che non lo avesse pagato, la sorella amava un po' troppo mettere alla prova la propria furbizia, la porta della Normandy SR3 si aprì e un turian e un krogan ne uscirono chiacchierando fra loro, passando vicino ma più in basso rispetto a loro. Poterono sentire cosa dicevano.
«...ero al bar a provarci con questa femmina turian. » Diceva il krogan
« Turian? Ma come ti vengono queste idee Mordin? Questa voglio proprio vederla. » rispose il compagno.
« Perché no? Non è più strano di te e Olivia, noi krogan l'abbiamo anche più grosso. »
« Per gli spiriti! Mordin non mi puoi parlare di queste cose di mattina e ….» la discussione si perse mentre si allontanavano.


*****


Olivia era giunta con sua madre al QG del C-sec, dove suo padre aveva indetto una riunione, la dottoressa Brynn Cole avrebbe spiegato in dettaglio il progetto della Jotnar. Il luogo era stato scelto perché adatto a tenere una conferenza, a mostrare schemi e ritenuto sicuro.
Lei prese posto accanto ad Asiria, mentre sua madre parlava a Miranda e suo padre faceva lo stesso con Kasumi alias Misu Tokago.
Shepard si era rivolto a lei per ottenere il permesso necessario, non che in ogni caso qualcuno avrebbe potuto obiettare qualcosa allo  s.p.e.t.t.r.o eroe della galassia.
A parte Steve e Ilary era presente l'intera squadra della Normandy SR3, la pilota aveva chiesto ad Olivia del proprio ragazzo non vedendolo. Saputo che era solo con Isabella aveva abbandonato la riunione ancora prima che incominciasse. Vi erano anche tutte le vecchie glorie della Normandy SR2 ad eccezione di James, Jack e Wrex, un capo Krogan non era libero di girare la galassia in cerca di guai.
La Cole incominciò a descrivere la corazza, la nuova lega e le sue proprietà ma l'aspetto più importante su cui si soffermò fu il reticolo interno di nium, il minerale capace di annullare le proprietà dell'energia oscura. «...l'intera corazza della nave è percorsa da un reticolo di nium, lo scopo è fornire protezione dalle armi a energia oscura. »
« In che modo? » chiese Garrus Vakarian.
« Sappiamo che la tecnologia dei grigi è basata interamente sull'energia oscura, le loro navi sono di materia oscura. Il reticolo normalmente è progettato per essere inerte e non dare fastidio ai biotici nelle vicinanze, in caso di emergenza una corrente lo attraversa generando qualcosa di simile a un campo magnetico per una cinquantina di metri tutto attorno alla nave. Il risultato è che un colpo ad energia oscura ad avvicinarsi al campo perde energia, diventa instabile e se non troppo potente si disperde nel nulla. »
« Uno scudo completo? » chiese Shepard
« No, se la quantità di energia oscura è eccessiva il campo può non riuscire a disperderla in tempo, prima che colpisca la nave. Queste sono le immagini dell'attacco subito su Noveria da quel mech gigante. » Presero a scorrere alcune immagini olografiche « Come potete vedere dai dati, il colpo a un certo punto cala drasticamente di energia, diviene instabile e devia dal proprio percorso in linea retta. Questo ci ha salvato, dubito che la Jotnar ne sarebbe uscita con solo un'ammaccatura in caso diverso. »
La Cole, con l'aiuto di Gabriella Daniels, descrisse i motori della nave « I quattro nuclei della nave sono interamente a eezo 19, questo è poi il motivo del suo costo astronomico e del fatto di averla costruita sotto tonnellate di ghiaccio. »
« Non capisco. Perché il ghiaccio? » Chiese Liara.
« Abbiamo dovuto ricorrere all'eezo 19 per via del primo attacco dei Grigi che annullarono qualsiasi nucleo a eezo normale.  Le sole navi con un nucleo a eezo 19 sono la Normandy SR2 e la Atlantic Codex, che hanno sostituito il proprio eezo con quello recuperato del razziatore “Araldo”.  Tuttavia, in seguito alla guerra di Omega tra Dasha e Aria scatenata ad opera dell'estremista biotica asari Zola, abbiamo ottenuto informazioni preziose. La Zola aveva trovato un modo per accelerare la conversione da eezo al tipo 19, usando una versione concentrata della sabbia rossa. La Noveria Corps ha fatto lo stesso ma su scala industriale, il solo modo per ottenere tutto l'eezo necessario allo scopo. Il problema è che solo un ventesimo dell'eezo si converte nell'isotopo 19 da qui il suo costo enorme, il restante, inquinato dalla droga, è inservibile e destinato allo smaltimento. »
« Dasha, aveva accesso queste informazioni? » Chiese Olivia.
« È stato il personale della Noveria a occuparsi di tutto, quindi si. Dubito che sarebbe stato possibile celargliele. »
« Problemi Olivia? » Domandò Ashley.
« No... è una sensazione, non mi piace l'idea che Dasha abbia acceso a informazioni sull'eezo 19. Ha dalla sua quattro phantom con noduli di questo isotopo...non vorrei che trovasse il modo per rendere Isabella ancora più pericolosa. »
« Tutto chiaro. Ma il ghiaccio? » Chiese Tali incuriosita.
« Il processo dell'eezo 19 è una reazione fortemente esotermica, ma la temperatura va tenuta strettamente sotto controllo per evitare eventuali reazione a catena. Per una produzione a livello industriale un pianeta ghiacciato era l'ideale, e un ghiacciaio su un pianeta ghiacciato ancora meglio. Anche per nascondere quello che stavamo facendo. »
« Dottoressa Cole avrei io una domanda. Vuole dirmi che la Noveria ha usato quantità industriale di sabbia rossa? Spero che il Consiglio non abbia alimentato i trafficanti di questa droga. » Chiese Samara. La Justicar era sempre attenta che la legge venisse rispettata.
In sala calò il silenzio, aveva posto una domanda che metteva un certo imbarazzo.
« Asari le tue preoccupazioni sono ridicole, c'è una guerra da vincere e un nemico da sterminare. » Sentenziò Javik. Dovette intervenire Shepard, per bloccare sul nascere una discussione che pareva destinata a essere troppo accesa.
L'argomento successivo furono le armi e la spiegazione dell'uso di proiettili con bossolo « Essi contengono nella parte anteriore una capsula riempita di eezo 19, collegata con la base del proiettile da un tubicino contenente nium liquido che allo sparo viene spinto nella capsula provocando un'esplosione dopo circa 1,5 secondi. Il primo impiego pratico di queste armi è stato proprio su Noveria, da parte del personale di sicurezza con un buon esito...fino a quando non hanno affrontato direttamente la nave nemica. I cannoni della Jotnar usano il medesimo tipo di proiettili.
L'idea ci è venuta dopo aver riflettuto che materia e energia oscura che condividono la medesima origine, era quindi possibile che il nium avesse effetto anche sulla materia. Abbiamo fatto diverse prove, combinando nium con l'energia dell''eezo 19 che sapevamo già essere in grado di danneggiare la materia oscura. Quando abbiamo ottenuto la prima esplosione, il risultato è stato ottimo.  Solo il cannone principale non usa proiettili di metallo, ma utilizza un campo elettromagnetico per plasmare e accelerare un getto di Nium fuso a velocità relativistiche, che colpisce il bersaglio e infligge danni terribili. È ispirato al cannone principale dei razziatori e ne eguaglia la potenza. »
Prese fiato un momento e Brynn Cole introdusse l'aspetto più segreto della nave « Come qualcuno di voi mi avrà già sentito dire, la nave possiede un motore dei grigi. L'abbiamo preso da una nave abbattuta, nel loro precedente attacco, nello spazio krogan dalla Normandy SR3 3 e dall'Altantic Codex. Si auto alimenta usando direttamente l'energia oscura presente nello spazio, sappiamo come farlo funzionare ma non come funziona per quanto ci abbiamo provato. Tuttavia questo permette alla Jotnar di muoversi a piacimento nello spazio, come usando un portale. Se davvero il Consiglio vuole mandare qualcuno a cercare i grigi, questo era un aspetto fondamentale. »
Jessie, figlia di Jacob e Brynn, brillante scienziata per punizione assistente di Olivia sulla Normandy SR3 fece diverse domande chiaramente colpita dall'argomento. La figlia di Shepard inclinò indietro la testa a guardare Areno Balak, il batarian sedeva in fondo con l'aria arrabbiata. Aveva puntato un’arma contro Dasha, per sapere se quella nave poteva fare quello che la Cole aveva appena annunciato. Per lui significava la prima possibilità concreta di dare ai batarian una possibilità di tornare al loro mondo natale. Vederlo così coinvolto la preoccupava.
« Avrei una domanda per Jacob. » - disse Shepard - « La nave è in grado di portare una notevole forza da sbarco. Leggendo i rapporti la Noveria Corps doveva fornire anche mezzi di terra, armi per i soldati e dei caccia. Ho ispezionato la nave, ma non ho trovato niente. Dove sono ? »
« Ecco...la verità è che l'attacco dei grigi è avvenuto prima che avessimo tempo di caricare tutto. Dopo, con la necessità di portare la nave in un posto sicuro, non c'è stato tempo. Così...è rimasto tutto su Noveria. »
Shepard sentì un calcio nello stomaco « Volete dirmi che il Consiglio dovrà convincere la Weaver a fornirci quello che ci serve? »
« Si! » Dissero assieme Jacob e Brynn. Lui era sicuro di essersi appena preso una fregatura.
Asiria si chinò verso di Olivia e le mostrò sull'omnitool le immagini della appena conferenza tenuta da Dasha « Dovremo occuparci dei grigi, non perdere tempo. » fu il suo commento seccato, fu allora che tutti in sala udirono un frastuono provenire dall'esterno.


*****

Le sorelle avevano seguito il turian e il krogan fino al QG del C-sec, mai come in quel momento sentirono la mancanza delle loro armature e del sistema d'occultamento.
Riuscirono lo stesso a introdursi o per meglio dire nessuno fece caso a loro, il QG era pur sempre un luogo aperto al pubblico. Stavano procedendo a caso, quando una mano si posò sulla spalla di Alexya e qualcuno chiese « Vi posso aiutare? »
Voltandosi videro una donna asiatica, sorridente, con in mano una tazza di caffé e i gradi di ufficiale.
Alexya decise che valeva la pena fare un tentativo « Olivia. » Disse
L'ufficiale dapprima sorpreso si fece attento « Ditemi, Olivia dovrebbe essere in questo palazzo? Perché la cercate? »
Decisamente seccata di aver ricevuto domande alle sue domande, le diede le spalle.
« Ferme li ragazze, questo è un ordine! Adesso rimanete con me fino a quando non chiariamo la situazione. »
Un leggero senso di mal di testa colpì le tre sorelle. L'agente evitò Diana quando con un prodigioso salto all'indietro attaccò dall'alto, sfoderando spada e poteri.
Ma l'agente, più agile di lei, la colpì con una scossa dell'omnitool « Mmmhhh…niente male piccola, un salto degno di una pulce. Ma devi migliorare. » Commentò mentre Diana investita dalla scarica rimaneva stordita ma cosciente al suolo.
Alexya si portò le mani alla testa, il dolore era aumentato.
« Meglio che mi dite chi siete. » Disse l'agente, se Diana non l'aveva sorpresa lo fece invece Trish. Che non si diresse contro di lei, andò a una scrivania, la ragazza brillò di un blu elettrico e afferrò con entrambe le mani il mobile lanciandolo come se fosse di gomma piuma.
L'agente si buttò a terra all'ultimo secondo, la scrivania la sfiorò colpendo la parete della stanza « Questa volta ci sono andata vicina, anche troppo.» Dichiarò rimettendosi in piedi.
Un rumore di passi si stava facendo più forte a ogni momento, lo schianto aveva messo in allarme il QG.
« Ora finitela di giocare! » - Ordinò l'agente facendosi seria - « Nessuno si è fatto male, deponete le vostre armi! » la ragazza che aveva stordito con la scossa si era rimessa in piedi. Lei era sicura che al prossimo attacco avrebbero agito assieme e non separatamente.
Arrivarono altri agenti del C-sec, armi in mano, entrarono nella sala. « State indietro e un ordine! » intimò l'ufficiale.
« Ma capitano Misu!»
« Avete sentito e abbassate le armi. Volete che si dica che una ventina di agenti hanno sparato a tre ragazze per una scrivania e un muro rovinato? » Kasumi non aveva nessuna intenzione di nuocere a delle ragazzine un po' troppo sovreccitate, ma la loro intenzione di uccidere era chiara e non erano dilettanti.
Tornado a rivolgersi alle ragazze « Calmatevi, è chiaro che non siete venuti qui per combattere e la vostra amica non sembra stare troppo bene. » e indicò Alexya con la testa fra le mani.
La ragazza sapeva perfettamente cosa avrebbe dovuto fare, doveva estrarre la spada e uccidere, bastava seguire l'istinto come tante altre volte in passato e il dolore sarebbe passato come sempre.
Non era quello che voleva. Non avrebbe ceduto, non prima di parlare con Dasha e Isabella.
« Cos'è questo casino? » Chiese Olivia che arrivava dalla parte opposta della sala, ad accompagnarla Asiria. Sgranò gli occhi per lo stupore « Che ci fate qui? » disse vedendo le ragazze. Alexya corse verso di lei abbracciandola, non sapeva se poteva fidarsi completamente di Olivia, l'aveva incontrata solo una volta ma le era piaciuta. Le dava una bella sensazione.
« Eh?... Beh?...» si guardò intorno, tutti la stavano fissando – Ma che sta succedendo?-- pensò
«Amiche tue Olivia? » Domandò Misu.
« In un certo senso Misu. » Rispose, ricordandosi di non poterla chiamare Kasumi in pubblico.
Ci volle tutta la sua autorità di s.p.e.t.t.r.o. per far tacere la cosa e evitare rapporti scritti, per non parlare di una buona dose di sangue freddo per calmare Trish e Diana, in questo almeno fu aiutata da Alexya. Le due ragazze, come Isabella, erano diffidenti verso chiunque e l'idea di affrontare Kasumi le aveva eccitate, come lei amavano affrontare avversari che fossero una vera sfida. – Come diavolo ha fatto Steve a gestirle per tutto questo tempo? Dieci minuti con loro e mi sento distrutta. – pensò
Asiria la osservava da dietro un angolo, l'aveva mandata indietro per riferire agli altri di non muoversi, altra gente le avrebbe solo rese più agitate. Da parte sua l'asari non osava avvicinarsi, aveva abbastanza problemi con Isabella che desiderava la sua testa, lei era l'unico biotico che non aveva sconfitto. Per qualche motivo, essendo suo padre un prothean, i suoi poteri erano usciti alterati e quando si scontravano con quelli di Isabella, o altri derivati dall'eezo 19, il risultato era un esplosione. Per questo non si avvicinava alle sue coppie.
Non sapendo cos'altro fare, Olivia portò le ragazze nella sala conferenza presentandole a tutti gli altri. Diedero una succinta spiegazione di come erano giunte e infine fatte accomodare, Olivia spiegò loro dov'erano Dasha e Isabella.
Diana e Trish fulminarono con lo sguardo Alexya, quando videro Dasha tenere una conferenza proprio da dove erano partite. Però lei non volle dare spiegazioni, del perché aveva così bisogno di parlare con loro.
« Centra con quello che hai fatto a Kelly, Alexya? » Domandò Miranda.
Tutti si voltarono verso di lei « Di cosa parli ? » Chiese John.
« Eh…va bene... James mi aveva chiesto di tenere il segreto... quando sono andata a controllare William e Henry, ho sottoposto Vega a un piccolo interrogatorio. C'è stato un incidente e Alexya ha trafitto Kelly, attualmente e all'ospedale insieme a Jack che ha avuto un esaurimento. L'idea di non dire niente è stata di Kelly, era convinta che le ragazze avessero bisogno di calmarsi e si ritiene responsabile di quanto è accaduto, dice che si è comportata da stupida e che la colpa è solo sua se è rimasta ferita. »
Alexya abbassò la testa, era chiaro che si vergognava così come che non avrebbe parlato con nessuno. Diana e Kelly ricominciarono a brillare, si stavano stufando di persone che mettevano a disagio la loro sorella. Chi diavolo credevano di essere?
Ma fu lei a fermarle, facendo segno di no con la testa. La luce scomparve e tutti in sala tirarono un sospiro di sollievo, rimettendo la sicura alle proprie armi.
« Contattare Dasha adesso non penso sia possibile, chiamerò casa così almeno Isabella sarà informata e.... Trish che ti prende? » chiese Olivia, la ragazza emetteva un rantolo sommesso e fissava qualcosa. Tutti si voltarono in quella direzione.
L'oggetto dell'attenzione era Jessie, la figlia di Jacon e Brynn « Ritengo che il soggetto numero 3 sia ancora arrabbiata con me, per quel incidente sulla Grissom. In teoria l'esperimento poteva produrre grandi risultati, era lecito tentare. »
«...Già…peccato che se non era per Steve, Isabella ti avrebbe uccisa e in ogni caso e per quello che sei finita sulla SR3. » Rispose Olivia.
« Oh Jessie, come hai potuto? È solo un'adolescente. » Commentò Brynn che conosceva l'incidente ma non aveva mai saputo, per motivi di sicurezza, chi fosse stato coinvolto.
« Era un soggetto d'esperimento, tecnicamente un clone. »
« Basta! Noi due dobbiamo parare di etica e subito. » Esclamò furiosa Brynn.
« Sono pienamente d'accordo con tua madre. » Concluse Jacob.

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Capitolo 6
*** Squadra X ***


Quella parole avevano però fatto sorgere un dubbio in Steve e ignorando qualsiasi riferimento secondario di “Corvo” domandò a Isabella, di cui vedeva la nuca e la lunga coda di cavallo.
« Dove sono Alexya, Diana e Trish? »
Vide la coda di cavallo sobbalzare e tremare leggermente. Non gli sembrava un bel segno.
« Sai dove sono le ragazze? O cosa stanno facendo? »
Nuovamente sobbalzò. Era sempre più sicuro che non fosse un bel segno.
« Tu e Dasha avete lasciato qualcuno con loro, prima di finire ubriache qui? »
« No.» Fu la risposta sottovoce di Isabella. Adesso lui era veramente preoccupato, Isabella gli parlava solo se necessario. Il fatto che lo avesse fatto era il peggior segno di sventura.
Mentre parlavano l'avviso acustico segnalò una comunicazione in entrata sul comunicatore di casa, Steve lo trasferì su quello personale.
« Ma guarda, le ragazze sono con Olivia...alla riunione al QG del C-sec, stanno bene. Vogliono che avvisi Dasha, pare siano scappate e non sia informata di dove si trovano. Ah...finita la riunione  le portano qui.» Disse rivolto a Isabella.
Lei era stupita. Come ci erano arrivate li? Cosa ci facevano?

*****

La riunione, dopo aver sistemato le ragazze con qualcosa di caldo da mangiare e controllate da Olivia, questa era ripresa normalmente. Ashley però aveva la sensazione di aver dimenticato qualcosa.
« Tutto bene, Ash? » Chiese Tali alla sua sinistra.
Improvvisamente lei ricordò cosa aveva dimenticato.
« Ash,mi sembri pallida. » Disse Liara dal lato opposto.
« S-si...come ho fatto a dimenticarmene. » Borbottò lei a bassa voce. Le due amiche la guardarono senza capire.


*****

Isabella stava finendo di scrivere un messaggio per Dasha, quando il cicalino di casa Shepard suonò. Apprendo Steve si trovò di fronte a tre signore di mezza età, lui si paralizzò.
Non poteva essere vero, non ora, non adesso con Isabella senza Dasha presente. Non con lei che odiava le persone curiose, insistenti e che non smettevano di parlare. Non che a lui piacessero.
Ilary sbiancò in volto per gli stessi motivi, “Corvo” non aveva idea di chi fossero.
« Buongiorno zie. Come mai qua? » Chiese lui. Abby, Lynn e Sarah Williams erano in visita.
« Nipote come procede tra te e Ilary? Chi sono le tue amiche? » Chiese zia Lynn, accomodandosi sul divano con le due sorelle.
Steve aveva cercato di farle sedere dal lato del piano bar, dalla parte opposta a Isabella, speranza subito svanita. Le sue zie volevano sapere tutto.
Passate le presentazioni e le domande personali, con la puntualizzazione di Steve e Ilary di ignorare Isabella quando le zie chiesero chi fosse, il phantom da parte sua aveva dato solo un'occhiata annoiata alle nuove venute. Le prime domande furono su quanto accaduto alla Grissom, oramai la notizia stava circolando abilmente manipolata dall'Alleanza.
Poi fu la volta della Jotnar, la gigantesca nave approdata alla Cittadella le cui foto erano su extranet.
A queste domande Steve e Ilary risposero « Informazioni riservate. »
Infine parlarono dell'annunciò di sciopero della Noveria Corps e del suo conflitto con il Consiglio. Anche se il vero argomento fu Dasha Weaver.
« Certamente una donna sicura di se, ha molto fiducia nelle sua capacità.  » Commentò Abby.
« Parlano di un incidente su Noveria, di un errore. Se è vero starà passando dei brutti momenti. » Disse Lynn.
« Sapete come si dice “La solitudine del comando”, dipendono tutti da lei. Un errore ed è finita, non può permettersi di sbagliare qualsiasi cosa voglia fare. Come donna spero abbia qualcuno vicino che la sostenga.» Fu l'opinione di Sarah.
Un sospiro fece voltare Steve, Isabella sembrava essersi intristita.
« Però non si parla mai di lei nella cronaca rosa. Secondo voi, quell'articolo di san Valentino che scriveva di una storia con un turian alle sue dipendenze è vero?  »
Lui rimase in rispettoso silenzio annoiato dall'argomento, mentre Alexandra e Ilary si mostrarono interessate.
Un bagliore lo fece voltare, Isabella brillava come un'insegna al neon.
– Datemi tregua!-- Pensò mentalmente stremato.


*****

Dasha Weaver si lasciò cadere soddisfatta sulla poltrona del suo ufficio, fuori la gente continuava a parlare e tutti volevano lamentarsi del Consiglio. Era sicura di aver guadagnato un po' di tempo e di aver segnato un punto a suo favore, ma serviva di più.
Non poteva battere il Consiglio come entità e lo sapeva, ma poteva cercare di agire sui singoli consiglieri. Riprese un datapad abbandonato ore prima, conteneva informazioni sui giacimenti di eezo di proprietà della compagnia su Thessia.
Il 90% di questi erano un monopolio del governo locale, il rimanente 10 % era suddiviso tra tre società esterne: due salarian e la Noveria Corps. Pensava di cedere i propri alle altre due società in cambio dell'appoggio del consigliere salarian, oppure direttamente alle asari se Tevos si dimostrava propensa a un accordo.
Non le piaceva l'idea di perderli, privarsene significa tagliare fuori la compagnia da una buona fetta del mercato di eezo e energia. Essa possedeva altre miniere, ma era su Thessia che venivano presi gli accordi che avrebbero influenzato quella parte del mercato, ma senza  giacimenti sul pianeta la Noveria Corps sarebbe stata tenuta fuori da ogni accordo.
Purtroppo non poteva far niente per mutare la situazione, la natura e il fato avevano fornito a Thessia i più grandi filoni di eezo dell'intera galassia. Per questo, qualsiasi decisione venisse presa sul posto finiva sempre per influenzare l'economia galattica.
Se necessario avrebbe nutrito la compagni con la sua stessa “carne” per tenerla in vita, il solo problema era che non era sicura dei risultati.
– Se solo la produzione di eezo19 potesse essere fatta su larga scala-- pensò con un sospiro.
Quattro custodie vennero depositate rumorosamente davanti a lei, distogliendola dai propri pensieri.
« Quello che hai chiesto, Dasha.» Dichiarò Mores. Il krogan era rimasto con Sunt, il volus, sulla Jotnar per sistemare al meglio la nave, se il Consiglio avesse pagato la voleva in perfette condizioni.
« Cosa sono? » Chiese lei perplessa.
« Ah! Non sapevo avessi senso dell'umorismo.» Rispose il sottoposto e se ne andò.
Lei guardò sospettosa le custodie e ne aprì una. Conteneva un'armatura da phantom.
Si diede della stupida, si era completamente dimenticata delle ragazze con tutto quello che era successo. Quando aveva saputo cos'era successo alla Grissom e Tenus l'aveva informata che stavano tutte bene, aveva richiesto a Mores delle nuove armature da phantom con tanto di spade. Ma dopo la discussione con il Consiglio, Isabella imbronciata, la sbronza e gli ultimi impegni si era completamente dimenticata di loro.
« Ok...calma…posso rimediare...niente di irreparabile.» Disse a se stessa, mentre si criticava. Avrebbe dovuto informarsi prima su di loro, ma era fiduciosa che come Isabella niente potesse sconvolgerle. Sicura che tutta quella distruzione le avesse solo divertite, anche se loro ne erano i bersagli.
Un guaito attirò la sua attenzione, a terra, in un angolo il cane di Isabella: Spadino. Fino a quel momento, neanche si era accorta della sua presenza.
Premette un pulsante, un salarian che rispondeva al nome di Norrow Velorno, direttore locale della Noveria Corps, e Tenus entrarono nel suo ufficio.
« Alexya, Diana e Trish stanno bene? Sono qui? »
« Stanno bene. » Rispose il drell, contento che Dasha non le avesse viste subito appena erano arrivate, sperava che il loro aspetto fosse meno sconvolto. « Sono rientrate ieri, a metà giornata. » e non aggiunse altro.
« Fatele venire qua. » ordinò lei. Il direttore uscì dalla stanza. Quando rientrò era solo « Non sono qui. »
« E dove sono ? » Chiese Dasha perplessa.
« Non lo sappiamo, eravamo tutti troppi occupati a organizzare la manifestazione. » Spiegò il responsabile locale.
« Capisco.» fu la riposta di Dasha e in tono cordiale « Si avvicini.» Tenus rimase immobile, capiva quando il suo capo era in collera.
Dasha si mise in piedi, braccio alzato facendo segno al salarian di avvicinarsi. Quando lo fece venne afferrato per la nuca, colpito in mezzo alla faccia da un pugno stramazzò a terra.
Un calcio lo colpì al fianco, tanto forte  da sollevarlo. Il salarian sputò saliva mugugnando dal dolore.
« Come... » Calcio. « ...sarebbe... » Calcio. « ...che non sai... » Calcio. «...dove sono?  » Calcio.
Per la conferenza Dasha aveva scelto delle scarpe con tacco, ne puntò uno su una delle estremità delle cornine del salarian. Questo si agitò febbrilmente dal dolore, erano uno dei punti più sensibili della sua specie. « Datti da fare e trovale! » disse rabbiosa e premette, il tacco penetrò nella carne amputando la parte terminale del corno.
Il salarian urlò di dolore, trovando lo stesso la forza di rispondere « Si!»
« Vattene!  »-  gli ordinò e volgendosi al drell - « Tenus...sei una risorsa importante. Trovale o darai spiegazioni a Isabella! »
Lui deglutì, il fatto stesso di avere un 'occasione indicava apprezzamento ma sapeva che non gliene avrebbe offerta un’altra se falliva.
Isabella era una sentenza di morte, di quelle peggiori.
Tra se non potè evitare di pensare che sul piano privato il suo capo era inflessibile, molto più aggressivo di quanto non fosse negli affari. Quando Isabella aveva preso con se le ragazze lei le ignorava, nel tempo aveva dimostrato più volte segni di un attaccamento che lei non sembrava riconoscere.
Tutti su Noveria trattavano quelle tre come fossero veramente sue figlie, ma Dasha non aveva mai dato istruzioni al riguardo.
Il comunicatore privato di lei suonò, lesse il messaggio e si rasserenò « Per qualche oscura ragione quelle tre pesti sono con Olivia e stanno bene, le sta portando a casa sua.  »
Si guardò un attimo in giro fissando il suo direttore ancora a carponi sul pavimento, non provò il minimo senso di colpa, nonostante il suo invito ad andarsene aveva difficoltà a muoversi.
« Oh beh...ho scaricato dello stress. Tenus fai caricare queste custodie in macchina e fai portare qui un pacco dall'Atlantic Codex, è sopra l'ultimo ripiano della mia cabina. » Lui ubbidì, lieto che l’emergenza si fosse risolta da sola.
Spadino si alzò, trottolerò fino al salarian ancora  dolorante a terra, annusò la parte amputata e con due veloci morsi la inghiottì. Lei osservò sbigottita.
Dasha stava uscendo dalla stanza quando ricevette un secondo messaggio, questo lo stupì di più del precedente. « Chloe De Falco chiede un incontro privato il prima possibile. Sarà bene non far aspettare il consigliere umano. » Commentò.


*****


Finita la riunione Ashley aveva mandato subito Olivia e John a casa, ancora non ci credeva di aver dimenticato di annullare la visita delle sue sorelle.
Lei aveva altro da fare, un'urgenza che aveva rimandato fino a quel momento e di cui voleva occuparsi personalmente, suo marito aveva fin troppe cose a cui provvedere. Ad accompagnarla Miranda, si era unita di sua iniziativa ritenendo che un po’ di supporto le avrebbe fatto comodo.
I gemelli erano abbastanza grandi per stare da soli, dato che il loro padre era bloccato sulla Terra da lavoro nell'intelligence dell'Alleanza. Era anche tranquillizzata dal fatto che Taiga fosse con loro, lasciata da Vega prima di recarsi in ospedale.
All'ospedale seppero da lui cos'era accaduto e delle parole di Jack « I medici parlano di un crollo mentale, le hanno dato qualcosa ma consigliano innanzitutto riposo. » Spiegò lui facendole allontanare di qualche metro dalla camera di lei, non voleva che venisse disturbata.
« Vega! Sento il tuo vocione da qui. Ashley penso che tu voglia parlare con me, avvicinati non ho voglia di alzarmi. » Urlò Jack dal proprio letto. Le due donne parlarono per una ventina di minuti, alla fine Jack concluse dicendo « Quello che non posso perdonare a Steve è la facilità con cui ha deciso, io era disperata mentre sentivo le urla delle persone oltre le paratie di emergenza. Lui invece sembrava indifferente a tutto, non ha sorriso o pianto. Ho avuto l'impressione che per lui fosse come buttare dell'immondizia. Vorrei solo essere certa che ha fatto la scelta che riteneva giusta, non quella più facile per salvarsi la vita. Che quelle morti erano inevitabili. »
« Capisco. » fu la sola risposta di Ashley. Suo figlio a volte lo preoccupava per l'indifferenza che mostrava verso le persone o eventi, stavolta avrebbe dovuto parlarci anche a costo di litigare.
Lei e Miranda fecero visita anche a Kelly, desiderando sentire la sua versione di quanto accaduto sia alla Grissom che con Alexya, accertandosi nel frattempo delle condizioni dell'amica.
« Con Alexya è solo colpa mia, ho agito in maniera avventata. Più volte Steve mi aveva avvertito di essere nel loro campo visivo quando mi avvicinavo o di annunciarmi prima in qualche modo. » Trasse un respiro affannoso.
« Riguardo alla Grissom...Steve ci ha salvati, per quanto la decisione possa essere stata dolorosa  lui ha preso quella giusta. Tuttavia Jack ha ragione quando dice che sembrava aver preso quella scelta con facilità. » - e rivolgendosi a Miranda - « Ho sentito Oriana, a giorni dovrebbe venire sulla Cittadella. » Le due donne avevano da tempo una relazione, entrambe lavoravano in una fondazione benefica fondata da Oriana Lawson usando il patrimonio paterno.
Miranda si dimostrò contenta alla notizia che avrebbe rivisto sua sorella a giorni.


*****

« Posso offrire qualcosa? » Chiese Chloe De Falco. La consigliera era una donna di mezza età, più giovane che anziana, aveva occhi azzurri e capelli castani che le incorniciano il viso fino al mento, una frangia le cadeva sul davanti.
« Niente grazie, devo presenziare a una cena e non voglio rovinarmi l'appetito. Vorrei sapere come ha avuto il mio numero privato. » Rispose Dasha. Erano nell'ufficio privato della Consigliera, sedute ai lati opposti della scrivania.
Lei sorrise senza rispondere « Sa come viene chiamata la carica che ricopro? »
« “Il canto del Cigno” di ogni carriera. »
« Esatto. È una carica importante, questo non lo discuto ma siccome può durare tutta la vita è perfetta per mettere chi è al termine della propria “vita” politica o ha dato fastidio. » Spiegò De Falco.
« La sua nomina fece discutere. I nomi sulla lista erano altri, tutti più anziani di lei, anche se nessuno ha mai messo in dubbio le sue capacità.  » Commentò Dasha.
« Nel mio ambiente, amici e nemici mi chiamano “ Il Bruto”. Ho avuto qualche dissapore in passato con il mio partito e l'attuale primo ministro. Non mi volevo conformare. Cosi mi hanno mandata a rappresentare l'umanità al Consiglio, penso che rimarrò qui a lungo se non faccio qualcosa.  »
« Esattamente cosa vuole da me? Cosa ci guadagnerei io? »
« Voglio diventare primo ministro, per questo mi servirà la Noveria Corps. Il suo guadagno attuale sarà il mio appoggiò, sapere com'è ripartito il Consiglio attualmente e in futuro un primo ministro riconoscente. In quel ruolo, avrò anche modo di decidere chi sarà il nuovo consigliere per l'umanità. » Concluse sorridente, fissandola.
Dasha non rispose subito, l'offerta era buona...molto buona.
« Mi sta per caso offrendo il posto da Consigliera? » disse stupita.
De Falco scoppiò a ridere « No, no anche se sarebbe interessante. Molti tremerebbero a questa idea. »
Dasha rise a sua volta « Non posso negarlo. » - tornò seria - « Esattamente cosa vorrebbe da me. La Noveria Corps non è in buone acque.»
« Una promessa di un impegno futuro, tutti i fondi necessari e l'appoggiò di ogni politico sul suo libro paga. »
« Accetto. » Fu la risposta immediata di Dasha.
« Mi fa piacere vederla decisa, il contrario mi avrebbe delusa. Venendo a noi, quelli veramente favorevoli a estrometterla sono il governo asari nella figura di Tevos e i salarian con Jerod. Quegli anfibi sperano si far ricadere Noveria nella loro sfera d'influenza, le asari di mettere le mani sulle risorse della Noveria Corps nel loro spazio e fuori. I Turian si sono dimostrati favorevoli, pensano che rimuoverla darebbe più stabilità alla galassia, i volus stanno facendo pressioni sulla Gerarchia a questo scopo. Da quando hanno perso il controllo di importanti giacimenti minerari su Palaven, a favore della sua compagnia, non possono esercitare la stessa influenza di prima sui Turian e la odiano. Urdnot Bakara è l'unica che si è dimostrata contraria, ritiene che il Consiglio stia agendo senza onore, preferirebbe un accomodamento per affrontare assieme i Grigi.
Venendo a me non mi sono pronunciata. L'Alleanza è soddisfatta dell'attuale situazione e avere un'umana a guida della Noveria Corps ci fa considerare in vantaggio, un bluff che ho contribuito a tenere vivo in più occasioni. Sicuramente il resto del Consiglio a quest'ora sa del nostro incontro.
Riguardo a Nine'Fogar vas Sozal desidera la gloria personale, di un motivo per cui i quarian debbano ricordarla. È alla ricerca di qualcosa di sensazionale e probabilmente l'unico anello debole su cui poter agire. Con il mio ha già due voti a favore, se otterrà quello dalla quarian saranno tre voti contro tre e il Consiglio sarà bloccato. » Disse Chloe terminando il suo resoconto.
« Sono informazioni preziose, volendo potrei anche venire meno alla parola data. » osservò Dasha.
« Ne sono consapevole ma non credo voglia un nemico a vita nel Consiglio, dove già non ha amici. »
« Bene. » - disse Dasha alzandosi - « La ringrazio per il suo tempo, adesso è ora che vada. » Le due donne si strinsero le mani « A presto, signor primo ministro. » Disse uscendo.
Chloe si concesse un sorriso gustando il suono di quelle parole.


*****

Tevos non era soddisfatta, l'incontro tra Dasha Weaver e Chloe De Falco non le piaceva. Il suo istinto politico le diceva che qualcosa stava cambiando, doveva agire e in fretta.
Per questo era in seduta con il resto dei Consiglieri, aveva un piano ma non era sicura sarebbe passato.
« Il motivo per cui ci ha riuniti? » chiese Deos, il consigliere turian.
« Voglio chiedere al Consiglio di seguire una linea d'azione più decisa con la Weaver .» - Spiegò Tevos - « L'accusa di attività sospette con finalità terroristiche, come scusante per posticipare a nostro piacere i pagamenti per la Jotnar da sola non basta. Servono i fatti! »
« Sia più chiara.» intervenne Chloe, sospettosa
Tevos riprese la parola « Sia reso pubblico che l'accusa riguardo solo il presidente della Noveria Corps e non l'intera compagnia. Chiediamo le sue dimissioni immediate, una volta ottenute il Consiglio pagherà il proprio debito alla compagnia. »
« Ne faremo un'icona per tutti coloro che hanno da ridire sul Consiglio  » Commentò Deos.
Chloe intervenne nuovamente « Stiamo solo perdendo tempo, i grigi sono ancora una minaccia.»
« Mi dica De Falco, quando lei e Dasha vi siete incontrate, per caso si è fatta mettere a 90° da lei? Per usare un'espressione di voi umani. » Rispose Tevos.
« Ma come si permette! » gridò la consigliera umana.
« Basta! Così non risolviamo niente » urlò Bakara.
Deos fece segno di essere d'accordo con Bakara. Jerod e Tevos si guardarono, non stava andando bene.
« Se cercassimo un accordo ora con Dasha sembrerebbe un segno di debolezza. La legge ci consente di tenere persone sospette in custodia per 56 ore. Propongo di arrestare Dasha Weaver per questo tempo, usare queste ore per trattare con il Consiglio amministrativo della Noveria Corps e ottenere l’elezione un nuovo presidente. So che normalmente non fiatano neanche senza il permesso della Weaver, ma una volta in custodia sarà diverso, soprattutto adesso che solo 9 delle 30 persone che lo componevano sono sopravvissute alla distruzione di Caninea. » spiegò Tevos.
« Come pensa di arrestare la Weaver? Mandare degli agenti alla sede della Noveria Corps, circondata da tutti quei manifestanti creerebbe un vero tumulto. » domandò Jerod. Lei gli fu grata di quella domanda.
« Ho un piano, utilizzare la squadra X. »
I Consiglieri sussultarono « La squadra X sulla Cittadella! Mi pare una follia. Mandiamo uno s.p.e.t.t.r.o. piuttosto. » borbottò Nine'Fogar vas Sozal.
« In diverse occasioni cinque s.p.e.t.t.r.i. hanno indagato su Dasha, tutti spariti. Inutile dire che probabilmente sono morti. » - Affermò con calma Tevos - « No, gli s.p.e.t.t.r.i non bastano. Ma abbiamo creato la squadra X come punto di partenza per gli s.p.e.t.t.r.i. di domani. »
« Propongo di riguardare i file del progetto, giusto per capire di cosa parliamo. » Suggerì  Jerod. Tutti si mostrarono d'accordo.
Un IV incominciò a leggere
  • Drentel Peok, drell, scienziato dissidente, ideatore della bio-tecnologia ottenuta dai razziatori. Ha fornito la propria scoperta al Consiglio in cambio di un impegno concreto di quest'ultimo a rendere nuovamente abitabile il pianeta natale del suo popolo.
  • Libusia Jndaril, cabal della gerarchia Turian, comandante della squadra X. Caduta in disgrazia dopo il fallimento di una missione illegale su Noveria con lo scopo di eliminare Dasha Weaver. Fu la sola superstite, scelta da Dasha per riportare indietro le teste dei suoi compagni di squadra in un sacco. Tra quelle vi era quelle dell'ufficiale che aveva ordinato l'operazione, apparentemente doveva essere al sicuro su Palaven. Ignoto come la sua testa sia giunta su Noveria.
  • Jacopo Spinetti, umano, ex-criminale, scappato da diverse prigioni ha al suo attivo diversi omicidi. Un test psicologico lo definisce instabile. Arruolato dall'Alleanza per agire illegalmente all'interno dei sistemi Terminus e su Omega. Il soggetto è stato scelto per queste missioni perché considerato sacrificabile. Negli ultimi mesi di servizio all'Alleanza dava segni di insofferenza e risultava difficile da gestire.
  • Sradark Prezk, Krogan, guerriero ha dimostrato più volte il suo valore nonostante la giovane età. Offertosi volontario, nonostante gli fosse specificato che non sarebbe più potuto tornare indietro una volta presa la decisione. Ha seguito un corso di specializzazione in combattimento sulla Terra. Ashley Williams, secondo spettro umano, lo propose.
  • Tarara Sedeana, asari, cacciatrice, ha contratto una malattia genetica che ne stava compromettendo le abilità biotiche. Scelta per testare le capacità della bio-tecnologia di curare danni genetici, il soggetto risulta pienamente guarito e i suoi poteri potenziati.
  • Seri'Golas nar Xidarum, quarian, cecchino, richiamata più volte per insubordinazione è accusata di diserzione. Partecipò al progetto quando le fu offerta un alternativa tra la prigione a vita e fungere da cavia. La sua pena è sospesa fino a quando farà parte della squadra X.
  • Naesern Lezal, salarian, ingegnere, un incidente causò l'intera morte della sua squadra. Anche se giudicato innocente si è sempre offerto volontario per le missioni a più alto rischio, si suppone in un tentativo di espiare la propria colpa. A tale scopo reclutato per il progetto.
  • Ulali Yuon, drell, specialista. Inserita su insistenza del governo Hanar, essendo un il dott Peok un drell gli hanar sono venuti a conoscenza della sua scoperta. Per operare in segreto la sperimentazione è stato necessario cedere alla pressioni esercitate e accettare un drell nell'esperimento.
Questi soggetti formano la squadra X. Attualmente è impegnata lungo il confine con i sistemi Terminus

« Una manica di disadattati .» fu il commento di Deos al termine della lettura.
« Disadattati che al momento ci sono utili  » - Lo corresse Tevos - « Meglio se rivediamo i file sul progetto vero e proprio.  »
IV riprese a leggere
“Bio-tecnologia”
In seguito a studi sulla tecnologia dei Razziatori il dott. Drentel Peok individuò la possibilità di una sintesi tra tecnologia e esseri organici. Tramite l'uso di nanomacchine iniettate in individui, queste si integravano nel patrimonio genetico della persona correggendo qualsiasi suo difetto a livello genetico, cellulare e fisico. Le prestazioni di questi individui sono notevolmente al di sopra di qualsiasi altro soggetto della propria specie e no, sia dal punto di vista fisico che mentale. Tra le abilità acquisite da notare una velocità di guarigione quasi istantanea. È riportato il caso di un soggetto che perse un braccio, ma sopravvisse perché la ferita risultava perfettamente cicatrizzata in meno di due minuti. Attualmente è in studio la possibilità di usare le nanomacchine per tentare la ricrescita spontanea dell'arto andato perso. La squadra è impiegata in missioni oltre il confine con i sistemi Terminus, per testare attivamente sul campo le scoperte raggiunte. Non sono segnalati problemi. »

Tevos si rivolse agli altri Consiglieri « Come vedete sono sotto controllo, di più di quanto sia stato qualsiasi s.p.e.t.t.r.o. Vi ricordo com'è sorta la Noveria Corps, da un ricatto. Avevamo bisogno dei poteri di Isabella e abbiamo accettato l'accordo con Dasha. Un evento a cui ora possiamo porre rimedio. »
« D'accordo per la squadra X, ma ha una condizione Tevos... non voglio una battaglia sulla Cittadella. Faccia in modo che la cosa non le sfugga di mano. » dichiarò Deos terminando la discussione. Chloe e Bakara, le uniche contrarie, si guardarono preoccupate. La Weaver avrebbe combattuto, di questo erano sicure.


*****


Quando Ashley tornò a casa la situazione era molto differente da quello che si aspettava: John, Ilary e la sua amica di cui non ricordava il nome chiacchieravano con le sue sorelle.
Il tavolo era imbandito perfettamente e con numerose pietanze, troppo perché fosse opera dei suoi familiari. Tutti soldati erano abituati a pranzi veloci e pratici, anche se lei col tempo aveva scoperto un certo talento.
Le sue sorelle la rapirono appena la videro travolgendola di abbracci e domande, con una certa fatica riuscì a recuperare il marito.
« I ragazzi? » chiese lei
« Sono in una stanza al piano superiore con Dasha, Isabella e quelle tre ragazzine. Con Jack? »
« Ne parliamo. È tutto quel cibo? »
« Dasha. » borbottò John.
« Cosa? »
« Pare si sia auto invitata per cena. » Ashley fu sorpresa della risposta, con una scusa lasciò le sorelle andando al piano di sopra. Era quasi in cima alle scale quando sentì le voci.
« Noi, brave persone? » chiese Alexya. La ragazza aveva posto la stessa domanda a Dasha appena l'aveva vista entrare, accompagnata da un paio di uomini della scorta che appoggiarono in un angolo quattro custodie e una coppia di spade.
Olivia le aveva fatte accomodare in una stanza a parte, avendo la sensazione fosse meglio cosi. Si sistemarono in una stanza al piano superiore, Olivia e Steve si erano uniti a loro. La prima su richiesta di Alexya, il secondo solo per curiosità.
Alexya dovette spiegare dall'inizio l'intera vicenda, perché ne Dasha e Isabella avevano idea di cosa significasse la domanda di prima. L'incidente fece sudare freddo al presidente della Noveria Corps, era la prima volta che ne veniva informata e aveva fin troppi problemi per averne un altro,  ad Isabella semplicemente non importava che Kelly stesse bene o no.
Terminando il racconto Alexya indicò Olivia e disse « Lei brava persona. Anche noi? » chiese intendendo tutti loro.
Dasha non sapeva cosa rispondere. Sapeva di non essere quella che l'opinione comune avrebbe definito una “brava persona”, per non parlare di Isabella.
Ma questa era niente rispetto al suo stupore quando seppe che quelle ragazze avevano pianto e provato tante emozioni diverse, in qualche modo si erano comportante in modo straordinariamente umano per loro.
Aveva commesso un errore a pensare che fossero simili a Isabella fino a quel punto. Stavano dimostrando, Alexya più di tutte, una propria personalità.
La distruzione della Grissom aveva accelerato quel processo, fino in quel momento avvenuto in modo attento e controllato, grazie al supporto psicologico di cui le ragazze godevano all'accademia.
« La “brava persona” qui presente che ne pensa? » chiese lei ad Olivia. La quale aveva una sua opinione, ma quelle tre ragazze idolatravano Dasha e Isabella e non aveva il coraggio di dirla con loro presenti.
Nessuno parlava o sapeva come rispondere alla domanda della ragazza.
« Non c'è una risposta alla tua domanda Alexya.  » - Dichiarò Ashley entrando nella stanza, tutti si fecero da parte per farla passare. - « Mio marito, John Shepard, è una brava persona eppure c'è chi lo odia. Nessuno è una brava persona in assoluto. Se vuoi una risposta devi decidere da sola quale sia oppure cambiare punto di vista se non sei ancora convinta. Nessuno può aiutarti. »
Alexya osservò in silenzio quella donna che emanava autorità e fiducia come una seconda pelle, misurando con attenzione quelle parole. Fecce un cenno con la testa e sorrise, sembrava soddisfatta di quell'affermazione.
Qualche momento dopo si ritrovarono tutti riuniti per la cena « Allora Dasha, a cosa dobbiamo tutto questo? » chiese Ashley indicando la tavola.
« Ho preso qualcosa per il disturbo di Isabella e visto che Olivia conduceva qui le ragazze, ho pensato che valeva fermarsi. »
« Di tua iniziativa...ma per questa volta sei perdonata visto tutto quello che hai portato. In quale negozio sei andata?  »
« Ho preso tutto al ristorante Hanar Argentato. »
« È un ristorante a cinque stelle, le guide ne parlano come il migliore della Cittadella. Non sapevo facesse servizio a domicilio.  »
« Non lo fa, appartiene al ramo alberghiero della Noveria Corps.  »
La cena fu allegra e le chiacchie abbondarono, in questo la serata fu aiutata dalle sorelle di Ashley che non si erano aspettate di essere al tavolo di colei che al momento era su tutti i giornali: Dasha Weaver. Lei e John Shepard intavolarono un discorso per cercare di trovare un'uscita dall'attuale sciopero della società di Dasha. Alla fine lei accettò la sua proposta di fungere da mediatore con il Consiglio.
Abby volle chiederle se quella storia che aveva un amante turian era vera, Dasha scoppiò a ridere. « No, è solo un malinteso. Il caso volle che capitasse proprio a San Valentino. Il capo della mia sicurezza è un turian di nome Tetrius, stavo camminando con lui che mi seguiva mentre mi leggeva alcuni rapporti, quando un tacco delle scarpe si rompe all'improvviso e lui mi afferra prima che tocchi terra. Inutile dire che i nostri corpi erano molti vicini. Chissà come, una foto è finita ai giornali. »
Poi le zie vollero sapere quando avrebbero avuto dei nipoti, Steve fece finta di non sentire e Ilary non sapeva cosa rispondere. Sebbene non ci fosse niente di male Olivia era seccata nel venire ignorata, purtroppo il suo ragazzo era un turian e le due specie non erano compatibili fra loro, ogni tanto però non poteva fare a meno di chiedersi come sarebbe stato avere un figlio.
Alexya, Trish e Diana rimasero in silenzio, stanche per la loro avventura e crollando dal sonno. Seduta accanto a Isabella, Alexandra flirtava con lei del tutto ignorata. Lo sguardo del phantom si posava costantemente sulla coppia di spade portata da Dasha, per lei non avere una spada al suo fianco era come non essere completa.
Purtroppo sulla Cittadella non aveva trovato niente alla sua altezza, le spade che aveva impugnato erano pezzi fatti su misura per lei da Mores su richiesta della presidentessa della Noveria Corps.
Quando le aveva viste aveva avuto un tuffo al cuore.
Dasha aveva fatto finta di niente, anche se sapeva benissimo quali sentimenti le avrebbe scatenato a presentarsi con delle spade.
  Ma Isabella era decisa a non tornare semplicemente da lei dopo il mondo in cui l'aveva  allontanata per aver colpito il Consigliere asari.
Gettò un'occhiata a Dasha, seduta dall'altro lato del tavolo a destra rispetto a lei si comportava normalmente.
– Dannazione!-- pensò irritata, mentre una fitta di dolore le attraversava la testa come punizione per quel pensiero di individualità. Lei fece finta di niente, si era semplicemente abituata alle punizioni che il programma phantom le infliggeva da anni.
« Ehi Grande capo » - fece a un tratto Alexandra rivolgendosi a Dasha - « Cosa sono quelle spade? Posso vederle? »
« O-OH  » - rispose lei incrociando le braccia sopra al tavolo - « Ti interessano? Sono per il mio vice della sicurezza, è una ex-ombra e ha bisogno di una nuova spada. Impugnale pure. » Dichiarò con tono sicuro.
« Davvero...grazie. » Disse Alexandra alzandosi a prenderle.
Olivia diede di gomito a Dasha dicendole a bassa voce « Non starai esagerando? È evidente che sono per Isabella, ma non sono sicuro che lei capisca che la stai solo provocando. » e indicò il phantom.
Il suo volto era scuro e un alone bluastro brillava a intermittenza. Era più che irritata anche se era evidente che cercava di trattenersi, a tutti era chiaro il gioco di Dasha tranne che a Isabella.
« Ma sono...meravigliose! » esclamò Alexandra, una volta estratte ambo le spade.
– Mie!-- urlò nella propria mente Isabella, incantata da cosa vedeva e trovando intollerabile che qualcuno osasse impugnare delle lame destinate a lei.
– Controllati! – disse a se stessa. Altra fitta di dolore.
Una spada era a lama curva e a taglio singolo lunga sessanta cm, l'altra uguale ma più corta sui quaranta cm. Solo a vederle si capiva che non erano pezzi comuni, non erano state fatte per semplice esposizione. Alexya, Diana e Trish fissavano non meno stupite quelle lame.
« Quelle che vedete sono delle vere Katane giapponesi, dei pezzi unici con un proprio nome inciso sulla lama, vicino all'elsa. Le ho fatte forgiare in Giappone, da quelle poche persone che ancora conoscono la tecnica segreta della loro creazione, sono considerati al pari di veri e propri tesori nazionali. Ho pagato un extra perché eseguissero un rituale che secondo la tradizione permetterebbe di legare un demone a ciascuna spada. Quella lunga è nota come Misutōbukaosu, significa Nebbia del Caos, un demone di nome Belial è sigillato al suo interno, un angelo di distruzione che domina sulle tenebre. L'altra ha nome Hakai no hi, Fuoco della distruzione, anch'essa ha un demone sigillata al suo interno. Il suo nome è Abaddon il distruttore,sterminatore di civiltà. Un fuoco nero è il suo simbolo. » spiegò Dasha.
« Perché avresti voluto una cosa simile? » Chiese Olivia incuriosita.
« Volevo delle spade all'altezza della persona a cui sono destinate, sotto qualsiasi punto di vista. »
Alexandra era stupefatta « Wow. Ci devi tenere molto a questo vice! »
« Certo! » rispose con naturalezza Dasha dando un'occhiata all'indietro, al di sopra della spalla verso Isabella. Lei si voltò a fissare il nulla, non sarebbe semplicemente tornata da lei anche se nell'animo non voleva altro. Fissò le spade, aveva l'impressione di udire un fischio da quando erano state estratte.
« D'accordo, proviamole! » esclamò Alexandra, esperta di arti marziali aveva una conoscenza limitata di armi bianche. Con movimenti lenti, sicuri e naturali prese a muoversi eseguendo degli esercizi preparatori.
Ilary, come tutti, rimase affascinata dai movimenti dell'amica che avevano un che di seducente. Quello che sorprese di più i presenti furono le vibrazioni, quasi delle note, emanate dalle spade e da tutti udite distintamente.
Isabella era esasperata nel vedere un uso cosi goffo di simili “gioielli”, aveva voglia di strapparle la gola a mani nude per prendersi quello riteneva suo di diritto.
Nessuno fiatava, non volevano interromperla.
L'urlo echeggiò nell'aria, ad urlare la stessa Alexandra. Si era ferita, procurandosi un lungo ma sottile taglio sull'avambraccio.
Ashley e Ilary la condussero in bagno e la medicarono. Fortunatamente il medigel risultò sufficiente a curare la ferita, senza bisogno di punti.
« Cos'era quel suono Dasha ? I demoni?  » domandò Olivia
« Secondo la tradizioni, ma in verità è l'aria che veniva tagliata. La loro affilatura è tale che senza usare movimenti decisi tagliano l'aria producendo quel suono. » Tutti la ascoltarono affascinati.
Si voltò verso Isabella, questa volta erano faccia a faccia e lei non poteva ignorarla o fingere.
Appoggiandosi al tavolo che le separava, Dasha si protese su di esso verso lei
«È un peccato non ci sia qualcuno che le sappia usare a dovere .» Disse.
Isabella abbassò gli occhi, non sapeva dove guardare. Sentiva lo sguardo su si se, non voleva  incrociarlo.
Dasha riprese a parlare « Queste spade sono un regalo, qualcosa di unico per una persona unica. Qualcuno che la prima volta che incontrai, una decina di anni fa, mi piantò un coltello da cucina alla gola, a cui promisi aiuto nell'uccidere. Pensavo sarebbero state un bel regalo d'anniversario, visto che siamo vicini a quella data. »
Isabella aveva ascoltato tutto, trattenendo a stento le lacrime.
« Molto romantico, tralasciando la parte dell'uccidere.  » Commentò Ashley, come tutti aveva sentito.
« Quelle spade sono per te e mi sei mancata. » dichiarò infine Dasha. Era quello che voleva sentirsi dire. Isabella saltò sul tavolo e da lì addosso a Dasha, gettandola a terra, abbracciandola e ripetendo il suo nome all'infinito.
Quando riuscirono a rimettersi in piedi Isabella si era avvinghiata a lei stringendola con forza, il suo sguardo non poteva essere più felice ora che aveva ripresa il suo posto.
A tale grande felicità corrispose un dolore più grande, abbastanza da non permetterle di fare finta di niente. Una lieve smorfia sul suo bel viso.
Dasha le fece appoggiare la testa sulla sua spalla. Lei era una nemesis, le sue parole che fossero ordini o no erano accettati dal programma phantom di Isabella. Questo le dava sollievo.
« Mi parevi fossi impaziente di provare le tue nuove spade? » Osservò Dasha. Isabella la lasciò andare, la verità era che per un attimo si era dimenticata delle spade, presa dall'entusiasmo di essere con chi amava.
Appena le impugnò ebbe conferma che erano diverse da qualsiasi altra spada usata in precedenza, la lama era perfetta e osservando quella che aveva ferito Alexandra non vide tracce di sangue. Il taglio era stato così netto e veloce che il sangue non aveva neanche aderito.
« Se proprio devi farlo, meglio se indossi il contenuto di quella custodia. » Disse Dasha.
Ascoltò il suo consiglio e il contenuto risultò essere un'armatura da phantom. Isabella si sentiva rinata, felice di aver tutto quello che desiderava: Dasha, spade, armatura.
L'eccitazione aveva preso il posto della stanchezza per le ragazze, speranzose sul contenuto delle altre tre custodie.  Alla conferma che erano per loro, seguirono Isabella in una stanza per cambiarsi su invito insistente di Ashley. Il phantom aveva infatti cominciato a slacciarsi i vestiti in sala, indifferenti al fatto che qualcuno potesse vederla nuda.
Isabella prese posizione e tutti si voltarono verso il centro del salotto davanti al piano bar, dove con movimenti simili a quella della pilota prese a muoversi lentamente, per abituarsi al peso delle nuove armi.
« Questo è strano.» Commentò Steve.
« Che vuoi dire?» Domandò Ilary, mentre chi gli era vicino era chiaramente curioso di sentire cosa aveva da dire.
« Alla Grissom ho visto Isabella usare qualsiasi arma bianca, mai impugnata prima, con la massima naturalezza. È la prima volta che sembra abbia bisogno di “imparare”. »
Isabella intanto aveva preso a muoversi più velocemente, a quello era corrisposto a un aumento delle vibrazioni delle spade che assomigliavano ancora di più a delle note.
Il suono era profondamente cambiato rispetto a quello emesso quando a impugnarle era Alexandra, Olivia non poté fare a meno di notare come esso fosse piacevole da ascoltare di per se, mentre quello emesso prima era solo qualcosa di curioso da udire.
– C'è la stessa differenza tra un musicista di strada e un compositore di opere – pensò ammirando Isabella che sempre più velocemente eseguiva i suoi esercizi, a una velocità a cui Alexandra non si era nemmeno avvicinata prima di ferirsi.
Lei non dava idea di volersi fermare, continuando in una danza di acciaio impossibile da arrestare. Nessuno poteva avvicinarsi senza rischiare essere colpito.
Prese a brillare il bagliore blu classico dei suoi poteri che ricoprì lei e le spade e proseguì in quello stato per quasi un minuto, prima di fermarsi esausta con le spade a terra.
Aveva il fiatone come se avesse corso una maratona e grondava sudore, ma non sarebbe potuta apparire più soddisfatta.
Isabella non ricordava da quanto tempo non si sentiva cosi bene, forse non lo era mai stata. Si sentiva invasa da un calore in tutto il corpo, guardò Dasha.
Come la desiderava in quel momento, si mordicchiò il labbro cercando di mantenere il controllo di se stessa.
A volte, quando poteva gustarsi il fatto di uccidere qualcuno che l'aveva impegnata in combattimento si eccitava, ma era la prima volta che si sentiva “ bagnata” dopo un esercizio. Anche se in questo aveva dato tutta se stessa.
« Hai uno sguardo assolutamente scandaloso. » disse Alexandra affiancandola, interrompendo il suo contatto visivo con la sola persona che desiderava.
Più in la Olivia rivolgendosi Dasha chiese « Niente in contrario che qualcuno ci provi Isabella ?»
Lei fece spallucce « Ho una mentalità aperta, in ogni caso chi rischia è il pilota. Isabella è su di giri. » Olivia girò di scatto la testa.
« Tsk! » fu la risposta stizzita di Isabella, quando il pilota si mise in mezzo. Un deciso movimento del polso e Hakai no hi schizzò verso l'alto.
Un paio di mani spinsero indietro Alexandra appena in tempo, un piccolo graffio proprio sulla punta del naso era l'unica conseguenza.
« Mi avrebbe uccisa! » esclamò il pilota, ancora sorpresa e con il cuore che le batteva a mille.
« Te lo dicevo di non infastidirla. » disse una voce. Solo allora si accorse che a salvarla era stato Steve.
Tutti avevano trattenuto il fiato, solo Dasha aveva un'aria divertita e mormorò verso Olivia « Che ti dicevo. » e sorridendo si diresse a passo sicuro verso la pilota.
«Sbaglio o è tutta la sera che ci provi con Isabella? Penso che tu abbia sbagliato approccio, se vuoi sedurre qualcuno devi fare cosi. »
Dasha si fece avanti, il suo corpo pigiato contro quello di Alexandra. Spinse una gamba tra quelle di lei, con la mano destra la afferrò per la nuca senza troppa delicatezza e la spinse indietro.
Alexandra incurvò la schiena esponendo il collo, Dasha si chinò in avanti seguendo il movimento che lei stessa imponeva. Posò il suo viso alla base del collo di lei e proprio dove iniziava una vena appena visibile sotto la pelle tesa, Dasha tocco quel lembo di pelle con la punta della lingua e con un veloce gesto seguì la vena fin sotto la mandibola dove spariva, alzò la testa e le morse il lobo dell'orecchio sinistro.
Quando lo fece Alexandra emise un gemito smorzato.
Con voce seducente Dasha le mormorò « Cosi si fa.» lasciandola andare.
Alexandra cadde a terra sia per la pessima posizione sia perché si sentiva ancora confusa. Non picchiò solo a terra violentemente perché Ilary e Steve la sostennero nella caduta.
Non riuscirono a trattenere una risata, nel vedere per una volta “Corvo” senza parole e rossa in viso.
A nessuno era fuggita la scena, qualcuno tossì per l'imbarazzo.
« Ci potremmo divertire parecchio insieme. » commentò Alexandra decisa ad avere almeno l'ultima parola, non era abituata a sentirsi impacciata.
A quelle parole Isabella cinse Dasha fulminando il pilota con lo sguardo.
« Penso che qualcuno non sarebbe d'accordo! » Fu la sua risposta divertita di Dasha, in certi momenti riusciva davvero a essere felice.


*****


Su un pianeta appena oltre il confine dei Sistemi Terminus. Quella che pochi giorni prima  era stato un accampamento militare di una truppa di mercenari era una distesa fumante di cadaveri.
Il krogan era crocefisso a una X di metallo, aveva perso la gamba destra e il braccio sinistro. Un rantolo di respiro era l’unico segno di vita, da quel corpo martoriato.
Da qualche mese il pianeta era diventata sede di una base di pirati un po' troppo intraprendenti, serviva che qualcuno se ne occupasse.
« La base è stata conquistata in un istante. Un operazione perfetta. » Disse Ulali Yuon al suo comandate.
Libusia Jndaril, un tempo cabal della gerarchia Turian, ignorò il commentò della drell « Pensare che questo dovrebbe essere Drav, colui che voleva rovesciare il governo di Urdnot Wrex su Tuchanka, leader delle frange più estremiste dei Krogan favorevoli alla vendetta...  » Disse guardando il suo prigioniero.
« Non sono diventata una cavia, per eliminare questa immondizia. È solo una quella persona che mi interessa.» Sorrise soddisfatta.
Le arrivò un messaggio da Peok, lo scienziato drell che monitorava la squadra X. Per misure di sicurezza tutti i messaggi in entrata e uscita passavano prima da lui.
Erano chiamati sulla Cittadella, pensò che gli spiriti dovevano aver ascoltato la sua richiesta quando lesse in cosa consisteva la sua missione. « Finalmente! » Gridò.
Sparò in testa al prigioniero, diede ordine di partire immediatamente. La sua vendetta l’aspettava.

Angolo dell'autore: se volete sapere qualcosa sul passato di Libusia, questa è la sua storia https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2827193

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Capitolo 7
*** Isabella al massimo, il demone è libero. ***


La cena era finita e la casa si era svuotata ad eccezione di chi vi abitava. L'atmosfera non era allegra.
Olivia Williams Shepard seduta su uno sgabello, in cucina, aspettava ascoltando la conversazione che i suoi genitori e Steve stavano tenendo a qualche metro di distanza nello studio.
Poteva sentire i suoi domandare cosa fosse accaduto alla Grissom, parlare delle accuse di Jack e sentire le sporadiche risposte del fratello.
Le quali erano solo un dettagliato resoconto di quello che era accaduto, perfetto per essere inserito in un rapporto. Non quello che voleva sentire la sua famiglia. A qualunque domanda su come stesse la risposta era “bene”. Più insistevano, meno parlava.
Olivia sospirò, nessuno aveva mai strappato a Steve una parola più del necessario se non voleva parlare. – Idiota, vogliamo solo sapere come stai.-- pensò – Idiota pure io, era cosi sollevata di saperti vivo che non mi sono accorta di niente.--
Le voci cessarono, vide Steve passare diretto alla propria camera – Datti da fare sei la maggiore, i tuoi hanno fatto la loro parte, tocca a te ora.-- disse a se stessa
Entrò nella stanza del fratello ricevendone un'occhiataccia , lui era seduto alla sua scrivania davanti al computer. Non ne era sorpresa, Steve aveva sempre odiato che qualcuno entrasse in camera sua. Lei non disse niente, limitandosi a rimanere in piedi e guardandosi in giro.
« Qual è il problema? » Chiese il fratello evidentemente scocciato, inevitabilmente sua sorella doveva aver sentito la discussione di pochi istanti fa – Perché la gente non mi ignora e mi lascia tranquillo? – pensò.
« Nessuno. » rispose Olivia.
Steve le sorrise maligno «  Bene...quella è la porta. »
Lei non si mosse. Spazientito egli si alzò, l'afferrò per le spalle, la fece voltare con un veloce movimento spingendola fuori dalla stanza.
Senza capire come ci fosse riuscita, se la trovò di spalle e le braccia bloccate da una stretta di lei. «  Mmhh...che fai ? » Chiese lui.
« Ti abbraccio. »
« Perché? »
« Forse perché è l'unica cosa di cui hai bisogno. Ricorda che ti conosco da sempre, non hai mai avuto segreti per me. »
« Ovvio, perché fare qualcosa se poi non posso vantarmene. Non sempre potevo farlo con mamma e papà, se volevo evitare una più che giusta punizione. »
« Come quando hai pitturato di fango la parete del vicino che dava sul nostro giardino su Horizon. »
A quel ricordo entrambi risero « Ok, adesso lasciami.» disse Steve.
« No! » 
« Olivia non puoi vincere, sai che sono più forte io. »
« Non esserne sicuro. » Per tutta risposta Steve fece forza con le braccia per rompere l'abbraccio di Olivia, lei resistette ugualmente fino a quando fu lui a desistere. Sua sorella ci stava mettendo più forza di quanto pensasse, non voleva farle male esagerando.
Cosi cambiò tattica, fece forza sulla schiena inclinandosi in avanti. Olivia si trovò sollevata da terra con le gambe a penzoloni schiacciata contro la schiena del fratello.
« Ti arrendi? » chiese lui.
« Uno s.p.e.t.t.r.o non si arrende mai! » con una mossa insegnatagli dal vecchio Zaeed colpì Steve al ginocchio destro. Improvvisamene sbilanciato ondeggiò pericolosamente, riuscì lo stesso a darsi lo slancio necessario per atterrare sul letto.
Rimasero in silenzio mentre riprendevano fiato, ancora divertita Olivia disse « Ti ricordi quando da piccoli, se eravamo su un pianeta, a volte mi chiamavi nel tuo letto per paura degli insetti? »
« Non me lo ricordare! »
« Perché? È un bel ricordo. »
« Mi sento un idiota solo a pensarci. »
« Eravamo bambini, non c'è niente di male. Se ti ricordi a volte venivo da te perché avevo paura a stare da sola in camera mia, temevo il buio. Tu invece non hai mai avuto nessuna paura tipica dei bambini. » esaurito l'argomento rimasero un altro po' in silenzio.
« Cantavi anche bene. » disse a un tratto Steve a bassa voce. Olivia lo guardò un attimo incerta, poi il ricordo la folgorò « Quella vecchia ninna nanna! Chissà se mi ricordo ancora il testo? » Iniziò a canticchiarla e poi a cantarla. Solo al termine, si accorse che Steve si era veramente addormentato. Stupita, non pensava si sarebbe addormentato vista la posizione non proprio comoda per entrambi, rifletté sul da farsi ma decise di non cambiare posizione. L''istinto le diceva di non farlo e quasi senza accorgersene si addormentò, il suo ultimo pensiero cosciente fu che Ilary aveva  ragione, suo fratello emanava un piacevole tepore.
Quando si svegliò, l'unica cosa che vide fu l'ora della sveglia proiettata sulla parete davanti a lei. Segnava la mezzanotte e nella stanza regnava il buio.
« Olivia?! » disse a un tratto Steve.
« Dimmi…»
« Ho sb-bagliato alla Gr-rrissom ? »
« No, difficile dirlo...ma direi di no. Hai avuto solo pochi istanti per decidere in una situazione estrema. »
« Io... non sapevo cosa fare...non ho preso quella scelta a cuor leggero... quelli rimaste fuori per me valevano di meno di chi ho salvato. Erano estranei niente di più...saranno stati padri, madri e studenti ma per me non è diverso da aver sentito di un disastro su un pianeta lontano dai canali d'informazione. Non starò male per le loro morti, chi contava per me è salvo. »
Olivia meditò su quelle parole « Chi contava per te in quei momenti? »  chiese lei.
« Jack, Miranda, Taiga, i gemelli, anche Isabella, quelle tre pesti e perfino Alexandra che si trovava li per caso. Loro li conosco, invece il resto degli studenti, quelli che erano i miei uomini della sicurezza, il personale della Grissom...estranei, solo sconosciuti....non sto dicendo che ho fatto la mia scelta perché li avevo portati al sicuro, solo che non mi metterò a piangere per quelle morti »
Olivia rimase in silenzio non sapendo che rispondere. Suo fratello si sarebbe impegnato fino a morte per il dovere, per aiutare qualcuno che conosceva o per saldare un debito di qualsiasi natura, invece di fronte a un estraneo in difficoltà non avrebbe alzato un dito, ne sentito rimorso. Gli venne in mente la domanda posta da Alexya, se lei e le sue sorelle erano delle brave persone. Provò a porsela riguardo a Steve, non seppe darsi una risposta certa.
Non aveva mai fatto qualcosa di veramente sbagliato ma…aveva solo un dubbio che preferì ignorare. Si riaddormentò, sperando di non avere mai la conferma a esso.


*****


Dasha, sdraiata e nuda a letto, guardava serena il soffitto. Dalla sua camera privata nella sede della Noveria Corps ascoltava i rumori provenienti dall'esterno, delle duemila persone che aveva radunato per protestare contro le ingerenze del Consiglio e che si erano accampate fuori dall'edificio, una parte aveva trovato alloggio al suo interno, ai più era stato fornito il necessario per accamparsi. Fortunatamente per il gran numero di locali sulla Cittadella, acquistare cibo per tutti non era un problema.
Guardò la sveglia, segnava le nove e mezza di mattina. Si tirò su mettendosi a sedere, accanto a lei Isabella emise qualche verso continuando a dormire. Dasha non poté evitare di pensare a quanto successo ieri sera appena furono sole.
Stavano risalendo la scala in comune che portava alle loro camere, sebbene avessero una relazione da anni Dasha non voleva rinunciare ad avere un proprio spazio personale. Inaspettatamente Isabella la sbatté contro il muro, baciandola. Subito sentì la lingua di lei entrargli in bocca. Le mani, non meno ferme della lingua, l’afferrarono per le cosce sollevandola da terra, dovette aggrapparsi al collo di Isabella per evitare di cadere, mentre sentiva l’elastico delle mutande venir strattonato.
Il resto proseguì nella camera di Dasha, le piaceva dominare sia nel pubblico che in privato, quella volta non ci riuscì. Travolta da Isabella si arrese a lei.
Ripensando a quanto fatto, guardò il letto con un po' di disgusto. – Forse dovrei farlo bruciare, di sicuro faccio cambiare le coperte. – pensò
Tornò a concentrarsi sugli eventi più urgenti, senza scendere dal letto prese un computer dal mobile vicino al letto per consultare i dati della borsa galattica.
Titoli e azioni erano in discesa, più di tutti quella della Noveria Corps. Esattamente quello che si aspettava. Lo sciopero era una cortina di fumo, nessuno aveva ancora una chiara idea della situazione della sua società, alla conferenza stampa non aveva dato nessuna spiegazioni limitandosi ad accusare il Consiglio, per questo le sue azioni avevano perso valore meno del dovuto. Questo aveva generato un'onda di incertezza generale nei mercati, nessuno sapeva cosa pensare e la mancanza di informazioni certe aveva tolto valore alla borsa galattica. La Noveria Corps aveva contratti con troppe aziende, perché una sua difficoltà non diventasse un problema dell'intero mercato.
Lei sospirò scocciata – Devono saperlo anche i Consiglieri. Quindi cosa vogliono? Se affossano e basta la mia società le ripercussioni sull'economia saranno enormi. Controllarla? Hanno acquistato subito il debito contratto con altre compagnie, quando si è risaputo della distruzione di Caninea e non potevo rifondere i crediti per la merce andata persa. L'idea puzza di salarian, Tevos è in gamba ma le asari perdono troppo tempo a pensare. Quei rettili invece sono intelligenti e scattanti, immagino che Jerod abbia riferito la sua idea a Tevos che ha subito capito l'occasione.--
« Che facciamo? » chiese a voce alta a Isabella, tirandole uno schiaffo sul sedere sotto le coperte. Il phantom alzò la testa dal cuscino, si guardò attorno con aria sorpresa e scocciata...e ritornò a dormire avvolgendosi nelle coperte assumendo la forma di un grande cannolo.
Dasha aveva intanto ripreso a guardare i dati delle azioni, aveva bisogno di un enorme quantità di denaro per appianare il debito. La cosa più semplice sarebbe stata vendere quello che la compagnia possedeva fino a coprirlo, il problema era che dopo non sarebbe rimasto molto del “gigante” economico.
La Noveria Corps sarebbe sopravvissuta come una normale azienda. Un’idea le attraversò la mente, c'era una cosa di valore su cui non avrebbe mai dovuto mettere le mani. I suoi ingegneri avevano lavorato all'installazione del motore dei grigi sulla Jotnar.
Poche informazioni e tutte classificate, sfruttandole aveva formato un secondo gruppo di lavoro con lo scopo di realizzare un motore come quello. Se avesse avuto successo, avrebbe rivoluzionato l'intera galassia e i guadagni sarebbero stati enormi.
Il risultato fu un fallimento, il progetto fu abbandonato ma le informazioni raccolte esistevano ancora. Solo quelle dell'ultimo mese di lavoro affermavano che la realizzazione del motore era impossibile, doveva solo cancellarle fornendo un resoconto positivo ai vari acquirenti.
Sarebbe stata una truffa colossale, questo implicava attenzione nel scegliere a chi vendere. Altro problema era che si trattava di informazioni riservate, con il Consiglio che osservava ogni sua mossa per lei sarebbe stato fatale essere scoperta. Doveva convincerli di non essere una minaccia.
Dasha si alzò, si vestì, fece una colazione veloce e si mise al lavoro nel suo ufficio. Uno schermo mostrava le ultime notizie dei telegiornali. Lo sciopero continuava su diversi pianeti, gli scioperanti davano quasi l'idea di crederci veramente. Questo le strappò un sorriso, sapeva quanto la lealtà fosse rara, qualsiasi cosa quelle persone stessero facendo lo facevano per averne un tornaconto.
L’egoismo era un’emozione facile da capire, spesso nascosto sotto le azioni più nobili, su cui era sempre stata brava a far leva.
A meta mattinata ricevette una comunicazione inaspettata. Le veniva comunicato che il Consiglio desiderava incontrarla al più presto, per trovare un modo per sbloccare la situazione.
Lei ponderò quelle parole che potevano significare tutto o niente, se il Consiglio aveva delle proposte valeva la pena ascoltarle.
Isabella dormiva ancora, non le pareva fosse il caso di svegliarla.
Quando arrivò alla torre del Consiglio, Naomi e una decina di uomini di scorta rimasero fuori. Dasha salì su un ascensore, a suo parere esasperatamente lento, arrivando fino alla sala del Consiglio, andando con la mente a quando con Normandy SR3 rubata era salita sulla cima esterna dell'edificio per attivare un consegno che secondo il signor Wood, ex datore di lavoro da lei eliminato, avrebbe potuto influenzare ogni mente della galassia. Ma un'operazione di ricarica energetica inaspettatamente lunga aveva fatto fallire il piano.
All'uscita dall'ascensore Dasha venne accolta da una femmina turian « Per cortesia mi segua, il Consiglio le darà udienza in una sala privata. » Lei la seguì.

*****


Naomi, con la scorta, fuori dalla torre si stava pazientemente godendo l'attesa quando un allarme sul suo comunicatore prese a suonare. « Che Diavolo?! » , con sorpresa era l'allarme di prossimità di Dasha. Si attivava in modo automatico, se la distanza tra chi era scortato e chi scortava superava la distanza stabilità. In questo caso, quella tra Dasha e Naomi.
« Siete la scorta del presidente della Noveria Corps? » Chiese un salarian con indosso l'uniforme della sicurezza.
« Se fosse? » Rispose Naomi zittendo l'allarme
« La riunione durerà a lungo, il vostro capo mi ha pregato di congedarvi. »
Lei lanciò un'occhiata alla torre del Consiglio –Una fortezza, troppo per dieci soldati e una ex-ombra. –
« Ce ne andiamo ! » Senza dire altro fece segno ai propri uomini di muoversi, non meno allibiti da quello strano ordine.
– Qualcuno ha commesso un errore, uno di quelli che si pagano con la testa.-- pensò Naomi ritornando alla base della Noveria Corps.

*****


« Dasha Weaver è in arresto, non è una minaccia, dovette solo esautorarla ed eleggere un nuovo presidente. » Ribadì nuovamente Tevos ai nove individui con cui era in riunione in diretta su Noveria.
« Per 56 ore solamente. »  Ripeté un volus grassoccio.
« Si. » Insistette ancora Tevos, si sentiva come se parlasse a degli idioti per le tante volte che aveva dovuto ripetere un dato di fatto.
« E il vicepresidente è vivo e libero. Ho capito bene? »  Proseguì il volus grasso.
« Si! »
La sua immagine svanì dal monitor lasciando uno schermo nero, uno a uno i superstiti del consiglio amministrativo di Noveria tolsero il collegamento. Alla fine rimase solo un asari che le diede una risposta al suo stupore. « Conosciamo Dasha, sappiamo cos'è capace. Da morti essere ricchi non ci serve a niente. » Anche la sua immagine svanì.

*****



Ashley aveva visto poche volte suo marito così furioso al punto da urlare contro i Consiglieri, qualcuno con meno meriti avrebbe dovuto dire addio alla propria carriera.
Un contatto di Olivia l'aveva informata che Dasha era arrestata, lei con la sua squadra si stava dirigendo alla sede della Noveria Corps. Invece Shepard, con Ashley, si era diretto al Consiglio, per sapere dove si trovava la Weaver. Il resto della squadra SR2 aveva un altro compito.
« Di certo sapete che molte delle armi ideate per combattere i grigi sono ancora su Noveria, eppure in questi tre giorni da quando la Jotnar è approdata, avete solo perso tempo nel portare avanti i vostri giochi politici. Ora porterete qui la Weaver, troverete un accordo e io farò da mediatore. Se questo non vi piace, farete lo sforzo di ficcarvi il vostro disappunto in culo! » Urlò Shepard.
A sentire quella frase ad Ashley scappò una risatina, sperò che nessuno dei presenti se ne fosse accorto. A sentire suo marito, le era tornata in mente la prima discussione tra sua suocera, l'ammiraglio Hannah Shepard, e il Consiglio. In quell'occasione, quest'ultimo fu mandato al diavolo.

*****


Olivia stava correndo a per di fiato, dietro di lei l'intera squadra della Normandy SR3, al suo fianco una persona che non si sarebbe aspettata di rivedere: Divus Laurentium Dominus Imperator.
Nome d'arte altisonante di un mago illusionista e a tempo perso agente contro le frodi commerciali. Di aspetto era un uomo sui trent'anni, bianco, un aspetto nella media, una barba con pizzetto molto scura, ma molto ben curata gli incorniciava il viso. Ciglia occhi e capelli anch'essi scuri.
Era apparso senza fiato sulla soglia di casa di lei, dicendo qualcosa su importanti notizie.
Quando gli aveva spiegato cos'era accaduto a Dasha, lei aveva radunato la sua squadra con equipaggiamento da battaglia.
Non era un problema che il presidente della Noveria Corps fosse stato arrestato o temporaneamente sotto custodia, l’idea non le dispiaceva, lo era un certo phantom che avrebbe ucciso chiunque le avesse impedito di stare con Dasha.
In un posto come la Cittadella, poteva indicare un alto numero di morti.
« Ehi mago. Com'è che sei venuto a conoscenza di queste cose? » Chiese lei, voltandosi leggermente nella sua direzione.
« Per lavoro devo “seguire” i soldi, ho sempre un orecchio e un occhio puntati sulla Noveria Corps e la Weaver. Un giorno potrei incastrarla.»
«Attento “mago”, Dasha ha riempito i cimiteri con gente che aveva le stesse intenzioni. »
« Nessuno di loro era il più grande mago esistito. Non erano me! »
« Eccoci! » annunciò Olivia i vista della sede della Noveria Corps, circondata da una folla di manifestanti e da un cordone di agenti C-sec « Speriamo di essere in tempo. »
Si fecero largo tra i manifestanti, solo per scoprire da un malconcio salarian, direttore della sede, che i più stretti collaboratori di Dasha erano tutti spariti, insieme agli uomini della sicurezza.
Da un canale di comunicazione privato usato dalla famiglia Shepard e amici udì la voce di Garrus « Qui squadra SR2. Quel criminale di Tetrius si è barricato dentro la Jotnar, con almeno un centinaio di uomini. Potremo provare ad assaltarla ma l'idea non mi entusiasma. Mi spiace Shepard, non siamo arrivati in tempo.»
« Qui squadra SR3, veniamo a darvi una mano. »
« Negativo Olivia » - disse suo padre - « Garrus sorveglia la situazione, ordina alle navi di guardia alla Cittadella di tenere la Jotnar sotto tiro. Olivia concentrati sul recupero di Dasha, dovrebbe trovarsi in questo bunker d'emergenza nel Presidium costruito per il Consiglio. Dovrebbero consegnartela senza problemi, fa lo stesso attenzione. Recati lì e speriamo che nel frattempo nessuno abbia sulla Jotnar abbia l'idea di aprire il fuoco sulla Cittadella. »
« Sissignore. » Pregando che il timore espresso dal padre non si verificasse.

*****


Dasha immobile a ridosso di una parete aspettava in silenzio, legata e imbavagliata.
« Ehi Stronza! Adesso non parli più come una volta » le disse un uomo, con un enorme cicatrice a mezza luna sulla faccia.
Come risposta inarcò un sopracciglio « Non osare dire che non ricordi! Una mostra sui rachni, doveva essere il mio colpo più grande. Invece tra gli invitati trovai te e quella tua amica bionda, per non parlare di quella ragazzina che mi ha lasciato questa cicatrice in faccia. Non pensavo avrei avuto modo di vendicarmi. » 
Nonostante il bavaglio lui sentì la risposta di Dasha, stava ridendo, si era ricordata quando l'aveva incontrato.
Venne afferrata per la faccia « Nessuno verrà a cercarti, se potrò ti terrò con me. Incatenata al collo e completamente nuda. Dovrai fare tutti i lavori di casa e soddisfare le mie voglie, sarai contenta, madre natura me l'ha fornito bello grosso. Avrò tempo per addestrarti. »
« Basta cosi Jacopo, lasciaci soli. » ordinò una turian entrando nella stanza.
Sputò a terra uscendo.
La turian si chinò, le tolse il bavaglio mentre le porgeva una borraccia. Dasha bevve avida l'acqua, se volevano ucciderla non avevano bisogno di ricorrere al veleno.
« Libusia Jndaril. »  - disse presentandosi - « Dimmi, come posso essere sicura che quel phantom si presenterà qui? »
« Verrà, non preoccuparti. » -ebbe un intuizione - « La vuoi affrontare? »
« Si, è cosi. Una volta facevo parte di una squadra turian, avevamo ricevuto il compito di eliminare te. Sul posto trovai il tuo vice della sicurezza, mi porse un sacco con dentro le teste dei miei compagni. Mi disse che ero stata scelta per riportare quel “messaggio” alla Gerarchia e che Isabella si era divertita. Da allora aspetto l'occasione giusta per sfidarla. »
« Ti sarebbe bastato venire su Noveria.»
La turian ridacchiò « Voglio affrontarla ma anche avere una possibilità di vincere. »
« Pensi di avercela? »
« Si, con quello che mi hanno dato. Per questo non abbiamo disattivato del tutto il segnale che ti porti dietro, quanto basta perché si avvicini ma non ti trovi. »
« Libusia, qui Naesern. Abbiamo compagnia all'esterno. Ma non chi stavamo aspettando. Olivia Shepard è qui, sembra pronta a iniziare una guerra. »
« Fermatela, lei non ci interessa. » - ordinò e cambiando canale -« Dott. Drentel Peok, ha cambiato i codici di questo posto come le ho chiesto? »
« Si...ma…il Consiglio vuole...»
« Dottore, si preoccupi di fare quello che le chiedo e lasci l'azione a chi se ne intende. »
« Bene, bene...penso che Olivia lo faccia per hobby. » borbottò Dasha divertita.
« Uh? »
« Rovinare i piani altrui. » spiegò la presidentessa della Noveria Corps.
« Se riuscirò ad affrontare Isabella, niente sarà rovinato. Andiamo ad accogliere gli ospiti. » la prese per un braccio, facendola alzare.

*****


Chrome, il geth di Pars vas Lippi, per la missione si era installato in un Juggernaut. Venne lo stesso buttato a terra, spinto diversi metri in dietro da un krogan che di normale non aveva molto. Occhi di un verde fosforescente e linee verdi ne percorrevano il corpo, il cambiamento si era manifestato subito dopo che li avevano attaccati.
I suoi compagni presentavano le stesse alterazioni.
Il campo di battaglia era un largo spiazzo deserto, in mezzo a un gruppo di edifici, ufficialmente di proprietà del Consiglio non era usato per niente. Essendo area militare e protetta da un'allarme, nessuno vi si recava.
Olivia non aveva idea di chi stessero affrontando, ma erano dannatamente forti. Lei sparava e si spostava, in modo da non essere un bersaglio facile, il resto della sua squadra faceva lo stesso. Udì distintamente il rumore di esplosioni multiple, Steve stava facendo buon uso delle granate a grappolo in dotazione al Distruttore ma il drell che affrontava fu talmente abile da evitarle, sparare un colpo che colpì Steve sull'elmetto « Scudi a terra! Cambio! » 
Gridò, con un coordinamento dovuti all'esperienza Mordin si fece avanti a coprirlo. Il krogan armato di lancia granate fece tremare il suolo a colpi di esplosioni, il drell dovette battere in ritirata.
Più in la Asiria era impegnata in un duello biotico con un asari, un movimento veloce e Olivia fece fuoco. Dal mirino vide il nemico gemere, il sangue uscire da in mezzo al petto dove l'aveva colpita e smettere quasi subito « Ma cosa? » era sicura che con una ferita del genere sarebbe dovuta cadere esanime al suolo.
Invece l'asari lanciò un'esplosione biotica, prima di allontanarsi protetta dagli spari di un cecchino.
« Arturus come andiamo con quel cecchino? »
« Mi dispiace Olivia, giurerei di averlo colpito un paio di volte. Non capisco che scudi abbia in dotazione. » rispose il turian.
« Non credo siano solo gli scudi. »
« È tempo di grigliata! » gridò qualcuno; Olivia fece appena in tempo a correre via. Un umano armato di lanciafiamme si era aggiunto al campo di battaglia, buttandosi come un pazzo contro la squadra SR3, spargendo fiamme ovunque.
Un drone da battaglia lo raggiunse tra le fiamme colpendolo con una scarica elettrica che lo immobilizzo qualche istante. Giusto il necessario perché Areno, sfidando le fiamme, lo sistemasse con colpi precisi di un fucile a pompa a distanza ravvicinata. Ma prima che potesse finirlo un attacco biotico lo mandò a sbattere contro una parete distante.
« Dannazione! Areno stai bene? » chiese Olivia, la risposta fu il solito grugnito. Lei lo prese per un si.
« Ehmm...Olivia ...» disse Pars vas Lippi mettendosi dietro allo stesso riparo di Olivia.
« Cosa? »
« Ehmm...mmm...»
« Cosa? » ripeté spazientita. La quarian si bagnò la punta di due dita con la lingua. Olivia si scostò leggermente quando le vide avvicinarsi al suo volto. Invece la quarian le sollevò una ciocca di capelli da cui vide sollevarsi del fumo, Pars la spense schiacciandola tra le due dita umide. « Fatto! »
« Grazie... 30 crediti di parrucchiera sprecati.» commentò Olivia.
« Ad Arturus piacerai lo stesso. »
« Ora Basta! » - gridò una voce - « Sono Libusia Jndaril, cabal della Gerarachia Turian. Olivia Williams Shepard non sei tu che cerco, non ho motivo per combatterti. Ma so come attirarla. »
Lei vide una turian, al suo fianco, immobilizzata Dasha. Olivia si fece avanti. Il resto della sua squadra rimaneva indietro pronta a intervenire, gli avversari di misero tra lei e la turian.
« Voglio Dasha, abbiamo una piccola crisi da gestire. Dammela e me ne vado. »
« No, finché non avrò quello che cerco. » Detto questo pugnalò Dasha alla stomaco, con i guanti artigliati tipici delle cabal. La faccia della Weaver non poteva essere più sorpresa mentre cascava a terra.
Quattro figure blu elettrico invasero il campo alla sinistra della posizione tenuta da Libusia, la sua squadra di mosse per intercettarla.
Sradark Prezk affrontò la prima, quando si scontrarono ci fu un boato assordante, le altre tre passarono veloci.
Ulali Yuon e Tarara T'neix si mossero per attaccare quella più avanti di tutte, le erano quasi addosso quando vennero bloccati dalle altre due figure che intercettarono i loro attacchi.
L'ultima di quelle folgori si precipitò su Libusia. Si udì un distinto rumore metallico.
La cabal scattò all'indietro in un salto biotico, prendendo le distanze da un attacco che l’avrebbe squartata in due. Una volta evitato, attaccò.
Phantom e cabal erano avvinghiate in un attacco serrato, Dasha ai piedi delle combattenti era cosciente ma perdeva sangue, con i volti a pochi centimetri « Ti ho trovata!» - esultò Libusia -« Ora! » 
Seri'Golas nar Xidarum agì sul proprio factotum. Isabella con Alexya, Trish e Diana che l'avevano seguita in quell'attacco caddero ansimanti al suolo.
« Cosa ? » gridò Olivia, quando ad Asiria toccò la stessa sorte.
Dasha a terra, non credeva a quello che vedeva. Isabella non poteva perdere.
Libusia rise di gusto « La caduta di un mito! » disse avvicinandosi a Isabella, volgendosi poi a Olivia « Ho quello che voglio, sono criminali, non vale la pena combattere per loro. Se ne vada e porti via la sua amica asari e la Weaver. Starà bene una volta lontana da qui. Questo è un campo di energia Nium, fastidioso per qualsiasi biotico se non si hanno le giuste protezioni »  e si toccò un collare nero che portava al collo.
Olivia era incerta, non era sicura che sarebbe stata la decisione giusta.
Poi Libusia urlò, tutti si voltarono verso di lei. Una lama di una quarantina di centimetri le spuntava, puntando verso l’alto, dal braccio destro.
Isabella, ancora china al suolo, aveva attaccato seguendo il suono della voce. Aveva la vista annebbiata, così come gli altri sensi ma stava cominciando a sentirsi meglio.
« C-come? » Disse scioccata e furiosa, in parte bloccata nei movimenti. Un biotico della potenza di Isabella, non avrebbe dovuto nemmeno riuscire a rimanere vigile con un campo di nium di quella forza.
Ma fu Dasha a risponderle, mostrava un sogghigno beffardo, da terra « Neutralizzatore di Nium, non sei l'unica a conoscere certi trucchi. »
I biotici con 19 erano sensibili al nium, più di qualsiasi altro. Niente di strano che lei avesse chiesto delle contromisure per loro, inserite nelle armature phantom, adesso che l’uso di quel sottoprodotto della lavorazione dell’eezo diventava sempre più frequente in certi campi.
« Allora facciamo alla vecchia maniera. » Dichiarò la turian girandosi di scatto e liberandosi, infliggendo un ulteriore danno all'arto ferito, mettendosi a una distanza di qualche metro. Faceva affidamento sulla rapida guarigione operata dalla biotecnologia.
Sarebbe guarita più velocemente di quanto avrebbe impiegato la sua avversaria, a liberarsi degli effetti del nium.

Il phantom era arrivata lì con le ragazze, senza riuscire a localizzare posizione dal segnale della Weaver.
Quando avevano visto Olivia affrontare qualcuno erano rimaste in disparte, quella lotta non l'interessava.
Erano lì solo per Dasha. La videro trascinata da una turian, subito incominciarono ad avvicinarsi più velocemente che potevano con l'occultamento attivato.
Ma quando venne ferita, mantenere nascosta la propria presenza divenne inutile ed attaccarono.
Isabella era inferocita, ma ostacolata dal senso generale di malessere che provava.
Osservando quella strana turian dagli occhi verdi, con il corpo percorso da venature dello stesso colore, venirle incontro con una ferita ormai quasi guarita, non seppe bene cosa pensare tranne che doveva sbrigarsi per Dasha. In più lo smorzatore di nium aveva una durata limitata. Non c'era tempo per godersi una buona uccisione.
Altri della squadra X si mossero contro Isabella, le ragazze formarono un cordone attorno lei.
Vi fu un attimo di esitazione quando il generatore di campo, colpito da una granata, smise di funzionare .
« Steve? » disse Olivia stupita per il comportamento del fratello.
« Te l'ho detto, prima metto le mie simpatie personali anche se un giorno è facile che finiscano per uccidermi. Riguardo alla storia della giustizia, francamente non me ne importa. »
« Molto bene...allora...squadra, recuperate Dasha! » ordinò Olivia.
« Non fateli avvicinare, voglio vedermela con lei da solo. » Gridò Libusia impegnata in un duello con Isabella, questo aveva portato entrambe in uno spazio aperto dove erano libere di muoversi usando al meglio i propri poteri.
Il phantom era in difficoltà, anche se il generatore era stato distrutto il suo corpo aveva bisogno di tempo per riprendersi. Quelli che erano i suoi punti di forza, ora la stavano ostacolando.
I suoi sensi, maggiormente sviluppati e sensibili rispetto alla media, risentivamo maggiormente di tali sintomi. Avvertiva un lieve ma costante ronzio nelle orecchie, gli occhi le bruciavano e aveva conati di vomito.

Olivia scattò in avanti, Arturus le copriva il fianco sinistro, nel tentativo di raggiungere Dasha. Chrome e Steve fornivano fuoco di copertura con armi pesanti . Nel suo tentativo lei fu facilitata dal fatto che i nemici erano più interessati a tenerli lontani da Isabella che da Dasha, senza contare che Diana, Trish e Alexya imperversavano nel campo di battaglia come gatti inferociti.
Vide Trish affrontare l'asari da lei prima colpita, ora sembrava in perfetta forma. L'afferrò per le braccia e tirò con forza. L'asari urlò di dolore, quando le ossa delle spalle uscirono dalla loro sede.
Trish sembrava sul punto di strappargli di netto le braccia, quando la sua avversaria liberò una violenta ondata di potere biotico che la respinse indietro. Quando Olivia poté tornare a vedere, l'asari sembrava in perfetta forma, mentre Trish ansimava per lo sforzo. Le sue sorelle erano nelle stesse condizioni, ancora risentivano degli effetti collaterali come Isabella.
« Ok Dasha, ora non morirmi tra le braccia. » disse Olivia chinandosi su di lei.
« Figurati se ti facilito le cose. »
Un'esplosione li vicino scagliò Arturus contro una parete, l'onda d'urto stordì Olivia e un uomo, riconobbe il tizio con il lanciafiamme, le fu addosso.
« Ehi Rossa! Hai dei begli occhi, fattene cavare uno per ricordo! » sbraitò puntandole contro un pugnale che lei fermò appena in tempo. Poteva vedere la punta affilata proprio davanti al suo occhio sinistro.
Arturus ripresosi colpì al fianco l'uomo allontanandolo da Olivia, sparandogli diversi colpi al fianco destro.
« Non importunare la mia ragazza!» dichiarò il turian.
« Non fidatevi, sono bastardi resistenti » commentò Dasha, mentre Olivia la prendeva in braccio e aiutata da Arturus la trasportava.
« Olivia...il comunicatore.»  lei la guardò un attimo e glielo porse, non era messa bene. Una ferita alla stomaco era sempre grave.
Parlò su una frequenza aperta a tutti « Isabella...divertiti. »
Olivia non ebbe tempo di riflettere su quelle parole, un bagliore rosso illuminò la zona dei combattimenti da cui si stavano allontanando. Ma ad essere insopportabile era il senso di pericolo che si percepiva, era come se quella sensazione avesse preso corpo e loro ci stessero camminando attraverso.
« Dasha, cosa hai fatto? » chiese lei.
« Ho liberato un vero demone. Ora fai allontanare tutti. »
« Tutto bene voi? » Sentì dire dal fratello nel comunicatore, girandosi vide che le ragazze si erano unite a loro. Qualsiasi cosa stesse succedendo, Isabella voleva rimanere da sola.
Appena giunti alle navette, alla cui guardia aveva lasciato il “mago” e Jessie, questa le venne incontro agitatissima « Che diavolo succede? Gli apparecchi di misurazione del mio factotum sono fuori scala. L'origine è sicuramente biotica ma...»  la scienziata era senza parole, aveva trovato qualcosa che non riusciva a comprendere.
«  Cos'era quello? » chiese Olivia nuovamente a Dasha appoggiandola in una navetta, mentre recuperavano un kit di pronto soccorso.
«  Eeee...come ...su Omega...con la asari che voleva farsi dea…allora fu un caso...ma Isabella si è allenata...quello è il massimo dei suoi poteri, stavolta non c'è nessuna sedicente dea che possa eguagliarla. »
«Richiamala! »
«No. »

*****


Isabella aveva meta casco fratturato da un violento attacco biotico. Stava cominciando a reagire sempre meglio, il senso di malessere stava passando.
Nel gracchiare del comunicatore ancora funzionante sentì il messaggio di Dasha. La vide trasportata da Olivia.
Un semplice fischio, le ragazze si occultarono ritirandosi all'istante. Con loro Dasha sarebbe stata al sicuro, ora poteva divertirsi senza temere di colpire qualcuno nella foga. 
La sua aurea di potere biotico divenne rossa, Libusia si fermò sorpresa, non sapendo cosa stesse accadendo. Seguì un'esplose di luce violenta.
Quando riaprì gli occhi, vide quelle specie di fiamme biotiche addensarsi attorno a Isabella come assorbite da lei e dalle sue spade.
Non fu sicura di quello che vide, per istante le sembrò di intravedere dietro al phantom, disegnata dalle fiamme, una figura animalesca, il muso feroce di una bestia. Fu un istante, le fiamme si dispersero.
Misutobukaosu e Hakai no hi non più pervase del classico colore azzurro come qualsiasi arma biotica, erano di un rosso cremisi da far pensare fossero roventi.
Una sottile vibrazione si stava diffondendo nell'aria, la turian la sentiva appena tanto era flebile. Non sapeva cosa fosse ma era certa provenisse da Isabella.
Per la troppa energia la parte del casco danneggiata andò in frantumi, il resto cadde a terra.
La turian vide il sorriso di puro compiacimento di Isabella, gli occhi allegri e si fermò un istante. Il phantom non stava solo sorridendo ma ridacchiando, dunque era quello il suono che aveva sentito pensò non del tutto convinta. Quel suono era più simile a tre risatine sovrapposte ma lei era sola. Vi era qualcosa in esso di inquietante.
 – No, non fallirò. Mi riscatterò!-- pensò e urlando le corse incontro.
Isabella si sentiva benissimo, amava quando Dasha le permetteva di scatenarsi, si sentiva in pace con se stessa. Anche gli effetti del nium cessarono all'improvviso, era come se il suo corpo fosse stato depurato da delle tossine. Perfino i lancinanti dolori alla testa sparivano. Per motivi che nemmeno lei sapeva, in quale condizioni, poteva parlare e interagire come una persona normale. La prima volta era stata una sorpresa anche per lei.
« Questo è per Dasha! » Dichiarò e scattò in avanti in un assalto biotico.
Libusia si vide morta – Troppo veloce.-- fu il suo solo pensiero ma l'attacco non era diretto su di lei, Isabella la ignorò puntando su Ulali.
La drell fece appena in tempo a muoversi che Misutobukaosu saettò. Un solo attacco sul suo lato esterno destro che mano e piede furono amputati. Il suono misterioso aveva avuto un picco di crescita durante l’attacco, quasi fosse l’accompagnamento musicale di esso.
Non cadde a terra, Isabella la afferrò per il collo dell'armatura osservando le ferite che guarivano smettendo di sanguinare .
Ulali, con un gesto veloce della sola mano rimasta, afferrò l'altra pistola che portava alla cintura e fece fuoco. Isabella spostò appena la testa evitando il colpo.
La drell non riusciva a credere di averla mancata.
« Drell, memoria perfetta. » borbottò Isabella dandole una spinta verso l'alto, lasciandola a mezz'aria.
Hakai no hi arrivò dal basso tagliando carne, muscoli e ossa.
Ulali giaceva a terra con le gambe amputate, per quanto grave la ferita la tecnologia di sintesi in lei inserita cercava di fare il proprio dovere curandola. 
« Bastarda! » urlò il Krogan caricandola a colpi di fucile.
Questi rimbalzarono sugli scudi di Isabella che eseguì un fendente biotico.
Sradark lo vide appena arrivare, ma fu sconvolto quando la potenza del colpo lo sollevò addirittura in aria.
Quando ricadde capì di essere fuori combattimento. Non poteva alzarsi, ma era sicuro di avere un’ampia ferita sul davanti oltre a una infinità di ferite minori.
Vide i piedi del suo nemico fermasi proprio davanti a se. Il suono ebbe un picco.
Avvertì un dolore lacerante in testa, tutto si tinse di rosso. Gli ci volle un istante per capire che era il suo sangue colato davanti agli occhi, ad annebbiargli la vista.
Allungò una mano per tastare la ferita e ne fu sconvolto, la sua cresta era assente.
Al suo posto una larga e piatta ferita.
Isabella troneggiava su di lui, soddisfatta di Misutobukaosu. Gioiva nel vedere con quanta facilità e precisione avesse tagliato una cresta krogan, note per la loro durezza.
« Krogan, resistenti ma noiosi. » Sentenziò il phantom alzando un piedi, lui urlò di dolore quando sentì l'osso della sua gamba fratturarsi colpita dal calcio di Isabella potenziato dai poteri –È un'umana, non può avere la forza di fare questo a un krogan-- pensò vedendola alzare la spada sopra la sua testa.
Ma questa deviò traiettoria, parando dei pugnali che caddero tutti attorno. Libusia aveva approfittato della distrazione per attaccarla con delle lame avvelenate da lancio, altra caratteristica delle cabal.
Isabella la guardò divertita « Debole, è la tua occasione per scappare.» Le disse quasi ridendo. Libusia la odiò e detestò se stessa, vittima impotente di quell'umorismo crudele sapeva di non aver scampo. Isabella stava giocando secondo le sue regole, come più le piaceva.
La ignorava volutamente, come a indicare che l’avrebbe uccisa quando lei avrebbe voluto. Un gatto che giocava col topo.
Il phantom si voltò verso il salarian e l'asari « Il divertimento deve ancora arrivare. » Fecero fuoco con le proprie armi, consci che gli attacchi biotici erano inutili con lei.
Isabella svanì nel nulla. « È occultata! » gridò il salarian, tutti presi dai suoi poteri biotici da dimenticare che possedeva qualche asso tecnologico.
Il salarian cercò di attivare delle contromisure elettroniche, prima di poterlo farlo lei apparve dal nulla davanti a loro. Un ampio fendete li mandò entrambi a terra.
Naesern, faccia a terra poteva sentire la ferita sull'addome, vi allungò la mano quando la ritrasse era intrisa di sangue, sentiva le viscere premere per uscire. Era una ferita mortale e lo sapeva, almeno lo sarebbe stata senza la tecnologia che portava in corpo.
Da quella posizione vide Tarara distesa accanto a lui essere afferrata urlante per il volto, vide i suoi piedi sospesi in aria scalciare e poi fermarsi, mentre il suo grido si affievoliva. Non riusciva a vedere più in alto dalla sua posizione, non era nemmeno sicuro di volerlo.
Ci fu una cascata di sangue blu, Tarara ricadere al suolo. Lui poté vederne il volto orribilmente sfigurato. Gli occhi erano come esplosi lasciando due orbite vuote, il sangue colava copioso dalla bocca aperta a emettere un muto grido di dolore. Sulla sua faccia la pelle era come ustionata, su di essa lo stampo a cinque dita di una mano umana.
Solo allora notò che l'asari ancora respirava. Il piede di Isabella calò sul volto dell'asari, il suo cranio esplose liberando materiale cerebrale, il corpo libero dal dominio della mente si mosse in maniera spasmodica ancora per alcuni istanti.
Naesern si sentì sollevare, toccava a lui ma non era spaventato. Sapeva che un giorno sarebbe morto, aveva da tempo scelto come « Mi dispiace, la mia morte appartiene solo a me e tu verrai con me. » disse di fronte a Isabella.
La sua armatura emise un segnale acustico d'allarme, l'esplosivo era innescato.
Il pugno di Isabella sfondo armatura e torace del salarian, riemergendo dalla schiena. In mano gli esplosivi ormai innocui, separati dall'innesco che fece cadere al suolo.
« C-come …? »
« Come sapevo? »
Il salarian mosse appena la testa, annuì, la sua risposta fu un sorriso beffardo « Una preda non ha privilegi, neanche quello di sapere. » Disse lei.
Quando ritrasse la mano, questa teneva stretta qualcosa. Isabella se lo portò alla bocca, lo annusò un attimo, gli diede un morso sputando subito dopo « Disgustoso questo rene salarian. Mi chiedo che gusti avessero i Prothean per trovarlo saporito. » Lo gettò a terra accanto a Tarara. Il salarian aveva smesso di muoversi, lo shock e le ferite erano stati troppo gravi.
Libusia non credeva a quello che aveva visto, china su Sradark cercava di allontanarlo ma la sua ferita era di quelle che richiedeva un tempo maggiore per guarire, la sua squadra stava venendo annientata ma doveva tentare il tutto per tutto. « Peok attivi l'autodistruzione di questo posto e si allontani con la navetta »
« Ricevuto ma potrei avere dei problemi ad allontanarmi, ho della compagnia qua fuori. »
« Dottore, non posso fare niente per lei, se crede di cavarsela si arrenda. Lei è un non-combattente, non è tenuto agli obblighi di un soldato. »
« Capisco, cariche innestate ho trasferito a te il comando. »
« C''è l'ho fatta! » gridò qualcuno. Libusia vide Seri'Golas al lavoro sul generatore di campo Nium, avrebbe voluto dirgli di andarsene non capiva in che modo sarebbe potuto ancora essere utile.
Una spada si conficcò nell'apparecchio mandandolo nuovamente fuori uso.
Il quarian si voltò sparando contro Isabella che di corsa sopraggiungeva dopo aver lanciato la sua spada più corta. Procedendo a zig zag, evitava con brevi salti biotici i colpi del suo avversario.
Un colpo netto, il suono crebbe e la testa fu mozzata. La tenne in mano e la guardò sorridente, compiacendosi del suo operato. Sentiva la sua eccitazione aumentare, sapeva che presto avrebbe avuto un orgasmo se continuava a uccidere.
Dasha le aveva detto che poteva divertirsi, era quello che stava facendo. Solo le carezze della Weaver le davano altrettanto piacere, ma lei adesso era ferita.
Sentì l’impulso di raggiungerla, decise che prima avrebbe finito. Con Olivia, Dasha era in mani sicure.
Si voltò verso Libusia, gettando la testa del quarian.
Decise che con la cabal se la sarebbe presa comoda, dopo aver estratto la spada dal generatore ormai distrutto si incamminò verso di lei a passo lento. Su di lei avrebbe scaricato tutta la sua eccitazione, uccidendola l’avrebbe fatta godere.
Libusia si strinse il braccio sinistro, era pronta, avrebbe attivato le cariche. Non sarebbe scappata, doveva solo aspettare il momento giusto. Non poteva batterla. Era questione di istanti.
Una granata tocco terrà vicino a Isabella, lei fece appena in tempo a buttarsi di lato che questa esplose. Schegge e frammenti la colpirono, quando provò a muoversi scoprì di essere stata ferita a una gamba, poteva camminare ma non correre.
Poi un uomo arrivò attraverso la polvere dell'esplosione gridando e sparando all'impazzata « Puttana! »
« Jacopo non avvicinarti!» urlò Libusia ma lui non la sentì. Lo schianto biotico lo colpì in pieno, era certo di avere il naso rotto e probabilmente anche la mandibola, non che fosse un problema.
« Quel turian non ti aveva ucciso? » borbottò Isabella alzandolo e tirandolo a se. Lui vide la spada incombere, poi con sorpresa il phantom esitò .
Lo tirò ancora più vicino, abbastanza da annusarlo e perché lui sentisse il fiato di lei. « Questo odore...Dasha...le sei stato vicino...molto ...per avere il suo odore. »
« Eh...»  disse Jacopo, venne lanciato vicino ai compagni di squadra
« Sarai un perfetto regalo per festeggiare la guarigione di Dasha...ama risolvere di persona gli affronti privati...magari mi farà partecipare. »
Libusia non avrebbe avuto momento migliore, con ciò che rimaneva della sua squadra riunita assieme.
Le cariche esplosero mentre fiamme vere e fumo invasero il complesso, Libusia aiutata da Jacopo sosteneva Sradark che si reggeva su una gamba sola.
Isabella era scomparsa dalla loro vista subito dopo le esplosione,la sezione di un muro era crollata proprio sulla sua posizione. Non si faceva illusioni su una sua possibile morte.

*****


Dall'alto di un edifico devastato Isabella osservava l'area in fiamme, vi era arrivata grazie a un salto biotico. Fortunatamente il salto era solo una violenta esplosione biotica che spingeva la persona in una direzione: più forte era l'energia accumulata, maggiore sarebbe stata l'esplosione e quindi il salto.
In una mano teneva quello che appariva come un busto. Era dispiaciuta di non aver finito con quella turian. L’avrebbe ritrovata, a suo tempo, aveva altre priorità.
Poi si rivolse al busto, alzandolo davanti a se « Dimmi drell, perché siete così resistenti da uccidere? »
Ulali disse quello che sapeva, parlò della biotecnologia.
Isabella sorrise « Prede e predatori non si scambieranno mai i ruoli. Il bestiame resterà sempre tale.»
Un ultimo guizzò di quel bagliore rosso. Ulali cadde al suolo smembrata, viscere e sangue si mescolavano ovunque a terra.
La mano era diventata un artiglio di cristallo di rosso, come un guanto l’aveva rivestita. Isabella osservò concentrata la sua mano, la muoveva senza problemi.
Lo strano rivestimento cristallino scomparve nell'aria. L’idea che qualcuno, la fuori, stesse cercando di creare soldati potenziati la divertiva. La eccitava.
Desiderava che venissero a cercarla presto.
Soldati fiduciosi dei poteri che avevano acquisito, come avrebbero reagito quando lei avrebbe dimostrato la loro inutilità?
Pensando a quest’idea che la divertiva, il suo pensiero deviò facendone nascere un altro « Vorrei Steve adesso...mi fa divertire... chissà come sarebbe affrontarlo dopo aver ucciso Olivia? » 
Poi l’urgenza di sapere delle condizioni di Dasha le tornò in mente. Corse via al meglio delle sue condizioni, sperando che lei non si fosse arrabbiata, perché aveva perso tempo a divertirsi finendo per trascurarla.

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Capitolo 8
*** Assalto alla Cittadella ***


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V
isione della stazione spaziale Cittadella dall'interno e da fuori. 

Image and video hosting by TinyPic Corazzata asari Destiny Ascension, ammiraglia della flotta a difesa della stazione Cittadella. L'immagine è presa da Mass Effect 1.

*****



Drentel Peok osservava la battaglia dai sensori posti sulle armature della squadra X per controllarne i parametri. Si domandò se non avrebbe fatto meglio a cercare di dare dei miglioramenti al loro armamento, ma farlo avrebbe potuto sfalsare anche se di poco i valori sui miglioramenti introdotti sulla bio-tecnologia.
Aveva inizialmente raccolto dati sui soggetti prima dell'intervento e successivamente dopo l'impianto della biotecnologia, lasciando inalterati le armi che usavano abitualmente per evitare di introdurre altre varianti.
Ma dopo che aveva visto i poteri di quel phantom, Isabella stando ai rapporti, subire una sorta di cambiamento riteneva di aver commesso un errore.
La cosa che più lo irritava era non riuscire a comprenderne l'origine, i sensori sulla squadra X fornivano qualche dato parziale ma troppo pochi per formulare delle ipotesi.
Diede una rapida lettura a quelle informazioni « Anche un'indigestione potrebbe esserne la causa, per quello che mi dicono questi dati. » Commentò sarcastico.
Un bip prolungato da uno dei pannelli segnalò il primo decesso della squadra Tarara, seguito rapidamente da quello Naesern.
Il comunicatore sulla navetta segnalò una comunicazione in entrata da Libusia « Peok attivi l'autodistruzione di questo posto e si allontani con la navetta. »
« Ricevuto ma potrei avere dei problemi ad allontanarmi, ho della compagnia qua fuori. » Disse lo scienziato drell, vedendo qualcuno al limite del campo visivo sugli schermi.
« Dottore non posso fare niente per lei, se crede di cavarsela si arrenda. Lei è un non-combattente, non è tenuto agli obblighi di un soldato. »
« Capisco, cariche innestate ho trasferito ha lei il comando. » Disse il ricercatore drell guardando, nel monitor sulla navetta che trasmetteva le immagini dell'area esterna.
Un umano era arrivato di gran corsa, non sembrava pericoloso privo com'era di armi e armature. Dava l'impressione di essersi perso, di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato.

*****

Divus Laurentium Dominus Imperator nome d'arte di un mago illusionista itinerante e agente sotto copertura della sezioni crimini-finanziari non era mai stato un biotico potente, non per mancanza di abilità ma per il semplice fatto che i nuclei di eezo che possedeva erano veramente pochi.
Aveva però il dono di essere fantasioso, una notevole abilità con le macchine e amava pavoneggiarsi anche se non cadeva mai nell'arroganza essere al centro della scena lo estasiava, l'unica cosa che superava quella sensazione era quando ci provava con una gentil fanciulla.
Per i suoi trucchi usava dei micro robot grandi pochi cm, programmati per agire in sincronia, potevano fare di tutto mentre lui usava le proprietà elettriche dei poteri biotici per trasmettere i segnali necessari a farli muovere.
Fu grazie a loro che mentre era stato lasciato indietro da Olivia, non ritenendolo adatto a una battaglia vera propria, alle navette con un membro della squadra dello s.p.e.t.t.r.o. di nome Jessie, ragazza di colore con un espressione costipata che sarebbe stata ben felice di essere altrove, che intercettò un segnale diretto al campo di battaglia e lo seguì.
Allontanatosi di circa trecento metri si trovò davanti a una navetta, in uno spiazzo per gli atterraggi sul tetto di un edificio.
Come se fosse a uno dei suoi spettacoli si mise al centro della scena, esibendosi in una sonora risata e puntando un dito contro la navetta « Chiunque ci sia in quella navetta, so che siete in combutta con quei criminali che stanno combattendo giù in basso, arrendetevi al magnifico me, Divus Laurentium Dominus Imperator...vi concedo questo privilegio. » Dichiarò mentre non visti i suoi robottini incominciavano a muoversi.
Tre se sorrideva compiaciuto per quell’ingresso che reputava memorabile.

*****

Drentel stava osservando l'andamento della squadra, quando il discorso di quell'umano lo fece voltare e assumere un'aria accigliata. Dalla navetta risuonò la sua voce « Senti Divus Laucoso...buffone va da un'altra parte prima di farti male. »
« Marrano, sono un agente della crimini finanziari e ti dichiaro in arresto! Scendi dalla navetta. »
Drentel si chiese cosa fosse un Marrano – Non ho tempo per giocare! – pensò e accese i motori della navetta – Meglio sparire per un pò, se davvero quel buffone è qui con la figlia di Shepard meglio andare, non ho voglia di essere io quello che spiegherà al Consiglio perché la squadra X ha fatto come le pareva invece di consegnare la Weaver. Libusia voleva la sua occasione di misurarsi con quel phantom....stupida turian! –
Un altro bip prolungato, un altro caduto ma lui non ci fece caso. Ormai li considerava persi, inutile preoccuparsene.
Accese i motori della navetta, questi fecero una fiammata e si spensero.

*****

Il mago sorrise compiaciuto, i suoi robottini si erano mossi in fretta penetrando nel motore stesso tagliando cavi e altro.
Drentel corse al pannello dei motori aprendone il vano, lo ispezionò alcuni istanti e afferrò qualcosa. Tra le sue mani si dibatteva un minuscolo robot.
Ritornò alla sua postazione, aveva diversi apparecchi di analisi e premette un pulsante prima di mettersi al lavoro sul microscopico robot. « Facciamo divertire il tizio la fuori. » disse
Alcuni vani inferiori della navetta si aprirono, ne uscirono alcuni mech e un paio di varren
« Forze nemiche individuate. » disse la loro voce elettronica e puntarono sul mago.
Lui schioccò le dita e una quarantina di ologrammi a sua immagine apparvero, confondendo i sensori dei mech che spararono contro i finti nemici.
Il mago da parte sua si era trovato un riparo, deciso a rimanervi fino a quando i suoi robottini non li avessero neutralizzati nello stesso modo dei motori della navetta.
I due varren lo preoccupavano molto di più, ingannare quegli animali sarebbe stato molto più difficile che con dei mech.
« Bel trucco questo dei robottini, renderli sensibili alle scariche elettriche dei poteri biotici è un'idea che merita attenzione... ma il gioco finisce qui. » Dichiarò Drentel dalla navetta.
Un forte rumore come quello di una scarica elettrica si diffuse nell'aria, tutti gli ologrammi svanirono.
Divus guardò appena fuori del suo riparo, non sapeva come ma tutti i suoi robottini erano stati neutralizzati in un colpo « Quando lo spettacolo finisce, il mago si ritira. » e si voltò per andarsene ma un ringhiare sommesso lo fermò.
Un varren l'aveva trovato, l'animale gli saltò addosso, lui cadde a terra per la paura sentendo su di se il fiato pestilenziale della bestia e vide le sua fauci chiudersi.... poi aprirsi e chiudersi un altro paio di volte mentre l'animale continuava a respirargli contro.
Per la paura gli ci volle un attimo per capire che qualcosa non andava, quando il varren voltò all'indietro il muso anche lui osò piegare il collo e guardare nella stessa direzione.
Qualcuno con indosso un'armatura da phantom stava trattenendo il varren per coda, l'animale ringhiò contro la nuova venuta che senza problemi gli fece compiere una parabola in aria sbattendolo a terra. Il suono prodotto all'impatto non lasciava dubbi, l'animale era morto sul colpo.
« Mia cara signorina, grazie per avermi salvato. » disse il mago rimettendosi in piedi, un calcio da dietro lo buttò a terra appena in tempo.
I mech erano ancora attivi, un colpo d'arma aveva colpito dov'era la sua testa poco fa.
« Giusto, giusto...voi tre non vi separate mai. » Commentò guardano l'altra figura identica alla prima in armatura.
Aveva riconosciuto quelle tre ragazze, la prima volta che le aveva incontrate era stato su Noveria, per piazzare delle microspie dentro Caninea, il QG della Noveria Corps.
Dasha Weaver sapeva chi era ancora prima che il suo spettacolo iniziasse, terminato gli aveva gentilmente restituito tutte le microspie, dopo gli aveva sguinzagliato addosso quelle tre ragazze adolescenti di aspetto uguali fra loro e incredibilmente somiglianti a Isabella.
Era riuscito a sfuggire usando tutti i trucchi che conosceva ma a pochi metri dalla navetta che doveva portarlo in salvo era stato fermato da Dasha e Isabella, il presidente della Noveria Corps gli consegnò un messaggio da riportare ai suoi capi « State lontani dai miei affari. »
Solo allora capì che la Weaver non aveva mai avuto intenzione di ucciderlo, solo per quello riuscì a lasciare Noveria.
Aveva provato a fare delle ricerche su di loro,  le informazioni erano riservate al punto che non aveva scoperto neanche i loro nomi.
« Eh...e la vostra terza sorella? » Chiese Divus notando solo ora che erano un duo e non un trio. Le ragazze si voltarono verso i mech, lui fece altrettanto.
Una figura prima occultata apparve alle loro spalle, decapitando il primo mech con un fendente della spada e facendo esplodere quella del secondo con un colpo del cannone a energia oscura sulla mano sinistra.
I mech rimasti reagirono più velocemente che poterono, non abbastanza da fermare l'avversario che agile come un gatto evitò i loro attacchi e li fini.
Per poi finire in una mossa che faceva credere si fosse pugnalata da sola a un fianco, quando si mosse dietro di lei era possibile vedere il cadavere dell'ultimo varren con una ferita in mezzo al muso.
« Magnifica esibizione mia cara ragazza. Ma perché siete qui? » Chiese Divus.
« Olivia. » Risposero in coro.
Dopo che avevano riportato una Dasha ferita alle navette, Olivia aveva scoperto che il mago era sparito nel nulla e temeva si ficcasse in qualche guaio. Non lo riteneva adatto a certe situazioni, per questo l'aveva lasciato indietro.
Non sapendo come trovarlo aveva chiesto al trio di sorelle, confidando che se Isabella sembrava avere un istinto a guidarla quando cercava qualcuno da uccidere così loro potessero fare qualcosa di simile.
Non volendo lasciare Dasha, si convinsero a farlo solo dopo che la ferita disse « Riportate qui quell'idiota. Prima ritorna, prima potrò essere portata in ospedale. »
Le ragazze partirono senza aspettare Olivia che ora si aggirava per rintracciale, non sicura che  avessero capito che il mago andava riportato indietro vivo.
Ascoltavano Dasha e Isabella e li terminava la loro disciplina.
« Indietro. » disse una di loro, facendogli cenno di seguirla.
« Aspettate! In quella navetta c'è qualcuno di quelli coinvolto nel rapimento di Dasha. » dichiarò lui. Le tre ragazze si fermarono fissando prima lui, poi guardandosi fra loro e infine la navetta.


*****



Drentel aveva visto preoccupato i suoi mech e varren venire eliminati, questo lo aveva incentivato a lavorare sui motori con maggior impegno.
Sapeva che la Weaver aveva al suo servizio anche dei cloni di Isabella ma non si sarebbe mai aspetto di incontrarli, pensava ancora di farcela mentre le vedeva avvicinarsi essendo la sua navetta protetta dai biotici.
Alexya avvertì un leggero fastidio alla testa a meno di dieci metri dalla navetta ma sparì quasi subito quando si accese una spia sul display interno del casco. Veniva segnalato che lo smorzatore di campi nium era attivo.
Lei si voltò verso le sorelle, valeva anche per loro. Adesso era scocciata, odiava quando le persone ricorrevano al nium perché a potenti biotici come loro causa spesso violenti mal di testa e capogiri.
Drentel, con un occhio fisso sullo schermo, guardava il trio chiedendosi quali fossero le loro intenzioni.
Alexya partì di corsa verso la navetta mentre le sorelle la guardavano ansiose. Sapevano che lei si era esercita parecchio, ma quella era un'abilità su cui stavano ancora lavorando. In particolare su dove riapparivano.
Anche se sapeva essere inutile, Alexya trattenne istintivamente il fiato e usò i suoi poteri.
Sparì all’improvviso.
« Cosa? » Urlò Drentel balzando in piedi, giusto in tempo perché una figura apparsa dal nulla gli precipitasse addosso.
Diana e Trish aspettavano impazienti non sapendo se il piano della sorella fosse riuscito.
Il portellone si aprì e un drell ne rotolò fuori in malo modo, Alexya gli fu sopra con la spada estratta  che qualcuno fermò a breve distanza dalla faccia.
Lei si voltò per vedere chi avesse osato trattenerle il braccio.
« Basta cosi! » Ordinò Olivia.
« Alexya. » Gli suggerì Steve a bassa voce. Lei ancora non capiva come il fratello distinguesse quelle tre con indosso armature uguali.
« ...Alexya. Una brava persona non uccide se non è necessario. » Affermò ricollegandosi alla domanda posta dalla ragazza la sera prima.
S.p.e.t.t.r.o e phantom si fissarono per un interminabile istante, alla fine quest'ultimo rinfoderò la spada e si alzò.
Il drell si mise in piedi furioso « Sono uno scienziato del Consiglio...quelle tre...mi hanno aggredito deve... »
« Devo arrestarla, capire chi è e chiarire la situazione. »
« Arrestarmi ? Lei non sa chi sono io... » Urlò il drell che si zittì crollando a terra quando un calcio lo prese da dietro, alle parti basse.
« Cattiva Diana. » Disse Steve con finto tono di rimprovero alla ragazza e rivolgendosi al drell « Sei fortunato, se il calcio te lo tirava Trish a quest'ora avevi gli attributi in gola. Dico sul serio. » e lo rialzò bruscamente.
« Ora torniamo tutti indietro! » Ordinò Olivia stanca e esasperata da questa vicenda, prese il mago per un orecchio urlandogli « Un altro scherzo così e il tuo prossimo spettacolo sarà in galera!» e lo lasciò andare avviandosi seguita dagli altri.
« Donne...cosa non gli faccio, finiscono sempre per farle innamorare. » Commentò il mago, a voce un po' troppo forte.
« Steve! Alla prossima parola sparagli. » Urlò Olivia.
« Scherza… » Disse il mago ad un tizio in armatura da distruttore, quando il supposto Steve non rispose limitandosi a fissarlo prese a camminare in silenzio.
Forse era un effetto dovuto al casco di quell'armatura, studiato per ricordare un teschio stilizzato, ma ebbe la sensazione che gli avrebbe sparato senza troppi problemi.
Tornando alle navette Arturus gli venne incontro « Ho fatto partire la navetta con Dasha, aveva bisogno di cure. Problemi? » Chiese il turian indicando il drell ammanettato.
« No, hai fatto bene per il resto. Tutti sulle navette, prepariamoci a partire... il C-sec si occuperà del resto. » Ordinò Olivia.
« Divertita? » Disse a un tratto suo fratello. Lei si voltò a guardare.
Isabella avanzava a passi lenti, un alone la circondava oscillando tra il blu e il rosso.
« Dai cinque! » Dichiarò lui, Isabella rispose al saluto lasciando i presenti allibiti.
Il phantom si guardò in giro « Abbiamo mandato Dasha in ospedale, si riprenderà. » Spiegò Steve, intuendo cosa volesse.
« No...aspetta...da quando siete amici? » Chiese Asiria.
« Infatti...Isabella che da il cinque? Che combini Steve? » Domandò Arturus.
« Che c'è? Non siamo amici, semplicemente, con tutto il tempo che ho passato a controllarla sulla Grissom a prendere botte da lei, le ho insegnato qualcosa anch'io. A essere sinceri sono stati Henry e William. » Spiegò lui.
« Ok, questo è forte strano. » Commentò Mordin, Pars accanto a lui annuì.
Vedendo le ragazze Isabella si avvicinò a loro, esse si ritrassero e Diana mise mano pure all'impugnatura della spada.
La bocca di Isabella divenne un ghigno e un alone di un rosso flebile la circondò, poi parve traballare si mise il volto tra le mani per alcuni istanti e il rosso divenne blu.
Solo allora le ragazze l'avvicinarono. Un allarme echeggiò nell'aria, mentre un tremore sembrava percuotere l'intera struttura.
« La Cittadella...si chiude!. » Gridò Pars indicando verso l'alto. Tutti erano sorpresi. Olivia non aveva idea di cosa stesse accadendo, la stazione non veniva sigillata per niente.
Ebbe un intuizione, sperando di sbagliarsi si rivolse a Isabella « Se come temo sono i grigi, ci sarai utile con o senza Dasha. » Il phantom però non dava l'idea di averla ascoltata, mentre controllava che le ragazze stessero bene.
« Isabella ! » Gridò mettendole una mano sulla spalla.
Lei scattò verso Olivia afferrandola per la gola e sollevandola da terra.
Il phantom fissava Olivia, un alone rosso l'avvolgeva , indifferente che la squadra dell'SR3 la tenesse sotto tiro, le interessava solo Olivia e la pistola che teneva puntata contro di lei.
Lo s.p.e.t.t.r.o si era fatto sorprendere solo in parte, riuscendo a estrarre l'arma. Si fissarono un istante negli occhi, Olivia sentì la presa lasciarla e poté poggiare nuovamente i piedi a terra.
« Non credere un solo istante che non ti ucciderei Olivia...ma hai ragione.» Dichiarò lei.
« Ehi! Pensavo che non sapesse parlare? » Mormorò Mordin a chi gli stava attorno.
Isabella sorrise « Ho scoperto che quando raggiungo e sono al mio limite... quella voce nella mia testa scompare fino quasi a zittirsi. È una bella sensazione. »
« Voce ? » Chiese Olivia
« Quello che chiamate indottrinamento, è come cercare di ascoltare qualcuno al comunicatore con una radio al massimo volume, ogni singolo istante. Piuttosto fastidioso. » e  andando da Steve
« Mi sei simpatico Steve...sai cosa mi piace...ma non ho mai avvertito il minimo disgusto o repulsione da parte tua, del fatto che uccido persone non te ne frega niente. Speravo di avere l'occasione per dirtelo. »
« Finché non è qualcuno a cui tengo. » Aggiunse lui.
« Giusta osservazione. Non ho ancora deciso se mi darebbe più piacere ucciderti o continuare con  i nostri piccoli incontri. » e tornando a rivolgersi nuovamente a Olivia « Ti aiuterò, a modo mio. Non prenderò ordini.» e si allontanò.
Le ragazze si mossero per seguirla, lei le fermò con un gesto della mano « Non questa volta, devo…calmarmi…trovatevi un posto sicuro e rimaneteci, verrò a prendervi. »
Loro obbedirono anche se era evidente che ci erano rimaste male.
« Perché accetti di aiutarci? » Domandò Olivia, voleva approfittare di quel momento.
« Perché è quello che ho deciso. » Rispose il phantom senza voltarsi, svanendo alla vista.


*****



Shepard con Ashley era nella torre della Cittadella assieme al Consiglio, quando questo ricevette il segnale di una comunicazione urgente.
Sulla scherma apparve un salarian, Audit, capo del progetto Ascolto per la rivelazione delle navi dei grigi.
« Riveliamo quattro segnali diretti sulla Cittadella, sono entrati ora nello spazio del Consiglio!. » disse agitato.
« Per quando dovrebbero arrivare? » chiese Tevos con calma. Aveva vissuto troppe situazioni pericolose per perdere il controllo.
« Adesso. » fu la risposta. Al salarian tremò la voce.
Quattro navi sconosciute entrarono nella Nebulosa del Serpente, apparendo dal nulla appena fuori dell'orbita della Cittadella. Senza nessun preavviso, aprirono il fuoco sulla flotta a protezione della stazione.
Colti di sorpresa, i difensori cadevano facilmente sotto i colpi dei nemici. Questi erano raggi di energia oscura che sovraccaricavano gli scudi delle navi, rendendole facili bersagli. La loro corazza poco poteva fare, investita da quell'energia si surriscaldava deformandosi e cedendo, aprendo varchi nella nave. I primi corpi fluttuavano nello spazio.
Le pesanti corazzate erano bersagli ancora migliori. Troppo lente e grosse per evitare i colpi cadevano facilmente, ora che il loro punto di forza era azzerato.
La Destiny Ascension ammiraglia della flotta nonostante fosse la più vecchia, le navi asari erano progettate per un impiego molto più prolungato, avevo subito i primi danni ma continuava a combattere.
Gli attaccanti avanzavano indisturbati, nonostante il massiccio fuoco di soppressione non riportavano danni. La loro corazza in materia scura era super densa, resistendo senza problemi a tutto quello che le veniva sparato addosso.
Un improvvisa serie di colpi, proveniente da dietro la linea dei difensori, investì le navi invasori. La Cittadella rispondeva all'aggressione, le difese della stazione erano entrate in azione vomitando sugli intrusi ogni singolo colpo a disposizione. Le navi a difesa sfruttarono l'occasione per ripiegare formando una vera linea di difesa e non una improvvisata, mentre quelle con danni maggiori indietreggiavano in cerca di salvezza.
Una nave dei grigi ignorò i propri nemici e volse la prua appuntita contro la gigantesca stazione spaziale.
Incurante dei colpi che le venivano rivolti, si gettò contro il suo bersaglio impattando in uno schianto assordante.
Intanto la battaglia contro le rimanenti tre navi, ancora nello spazio, proseguiva mietendo sempre più vittime fra i difensori.
Con la Cittadella violata, il Consiglio abbandonò la sala delle udienze scendendo con Shepard a Ashely verso la base della torre, posizione più rinforzata, scortati da un nutrito corpo di guardie, dietro di loro le porte blindate venivano sigillate.
La loro destinazione finale fu la sala di Controllo di Ascolto, ad accoglierli un salarian, Audit, il responsabile del progetto.
Postazione più sicura, garantiva anche l'accesso alla comunicazioni. Mentre i Consiglieri si mettevano in contatto con i rispettivi capi di stato, Shepard aprì un armadietto della sicurezza trovandovi un fucile e un'armatura leggera.
« Cosa credi di fare? » Domandò Ashley.
« Mi preparo. » Essendo dal Consiglio entrambi erano disarmati come previsto dal protocollo.
« Non scherzare con me Shepard! Vuoi andare...NO! »
« E allora? Garrus e gli altri sono la fuori, Olivia, Steve e il resto dei ragazzi anche...non vorrai dirmi che secondo te dovremmo rimanere nascosti qui. »
« Nessuno di loro ha riportato le tue ferite. Sei vecchio Shepard, i tuoi movimenti non sono più quelli di una volta...neanche i miei... se vai la fuori e ti metti in pericolo, noi tutti cercheremo di salvarti e per fallo potremmo morire. »
« Da quando avrei bisogno di tutte queste attenzioni? »
« Da sempre, dai tempi di Saren...o pensi che avresti potuto fare tutto quello che hai fatto senza i tuoi compagni della Normandy? »
« No, hai ragione...in questo caso tu cosa fai qui? Sono sicuro che vorresti essere la con loro. »
Lei rise « Vero... ma servo anche qui, devo badare a un eroe, marito, padre di famiglia impegnato a garantire la sicurezza di chiunque nella galassia. »
Un lieve trambusto venne dalla sala principale, andandovi videro gli schermi anneriti mentre un segnale pirata vi si inseriva.
Un messaggio si diffuse su ogni canale di comunicazione pubblico e privato della galassia.
Su quello che dava l'impressione di essere un palco enorme a grande altezza stava un essere dai grandi occhi neri e dalla pelle grigia, il suo corpo era solcato da segni che sembravano incisi nella pelle, da essi si originò una luce che lo avvolse.
L'essere alzò appena lo sguardo e la luce divenne abbagliante,
« Il giorno del glorioso ritorno è finalmente arrivato! Voi siete imperfetti, lottate per una gloria che non appartiene alle vostre specie. Voi patetici piccoli insetti che sguazzate nel vostro letame infangando la mia splendida galassia, voi potete scegliere se arrendervi e rivestire il ruolo più adeguato a voi oppure essere spazzati via! Il vostro tempo è scaduto coloro che ci serviranno vivranno, gli altri moriranno. Gli umani per l'affronto di condividere con noi lo stesso pianeta d'origine saranno tutti sterilizzati. » disse lo strano essere terminando il messaggio, le comunicazione ripreso a funzionare normalmente.
« Ora tutti sanno. » commentò Chloe di Falco. Se fossero sopravvissuti il Consiglio avrebbe dovuto rispondere a molte domande, prima di tutto perché nascondere l'esistenza dei Grigi?
« Dobbiamo far decollare la Jotnar. » Dichiarò Shepard rivolgendosi ai consiglieri.
« Ci dica cosa le serve e lo avrà! » Rispose Tevos, il resto del Consiglio annuì.
Nella galassia il messaggio era pervenuto su ognuno dei pianeti principali diffondendosi tra la popolazione. La reazione generale fu l'incredulità più assoluta.
Tutti fissarono gli schermi senza dire niente, ognuno guardava chi li stava attorno in cerca di risposte. Non si capiva se fossero vittima di qualche scherzo o meno.
I vari capi sapevano invece che era tutto tremendamente reale, i segnali di allarme ricevuti dalla Cittadella non lasciavano dubbi. La stazione era sotto attacco.
Le flotte dei rispettivi popoli non erano pronte, navi dovevano ancora decollare e altre aspettavano l'equipaggio.
La galassia tentava una reazione che al momento risultava lenta, goffa e disunita.
Tutti avevano la ferma intenzione di intervenire, nessuno aveva una forza d'intervento della potenza necessaria. Un trentennio di pace e il miglioramento delle relazioni con i sistemi Terminus avevano portato a trascurare grandi flotte da guerra per squadre di navi più veloci, coadiuvate da un accurato lavoro di intelligence.
Ideali per prevenire atti di pirateria.
Le grandi navi da guerra e le ancora più possenti corazzate rimanevano sullo sfondo, facendo bella mostra di se.
I krogan non avevano neanche una flotta. Per allontanare il pericolo di una “vendetta Krogan”, Wrex con il Consiglio aveva lavorato perché le energia dei krogan andassero in altre direzioni più utili a tutti.
Cosi la potenza di Tuchanka era puramente terrestre, costringendo quei possenti guerrieri a rimanere in disparte a osservare l'evolversi degli eventi.
Nella Cittadella, C-sec e Agenzia N7 entrarono subito in azione collaborando prima di tutto nel garantire la sicurezza dei civili. L'agenzia fondata da Shepard al fine della guerra, per fare in modo che individui di specie diverse collaborassero tra loro alla pace non poteva agire sulla stazione o pianeti ma solo nello spazio, nessuno però obiettò a questa violazione del regolamento.

Nella sala di “Ascolto” un operatore chiamò a gran voce Audit, anomalie mai viste nell'energia oscura venivano rilevate e cosa peggiore il loro centro sembrava avvicinarsi. Se ascolto vedeva l'energia oscura come un mare con le onde prodotte da navi invece che dal vento, quello che si avvicinava era...
Lui non lo sapeva, le “onde” erano enormi...le più grandi mai registrate...

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Capitolo 9
*** Punto ALFA ***


Quattro navette trasportavano la squadra SR3 verso la Torre del Consiglio. Li vicino, da una delle braccia provenne un fortissimo rumore di metallo che strideva, un'esplosione e decine di detriti, grandi come palazzi e lo erano, volarono in aria, qualcosa emergeva, superando in quota anche le navette alcune delle quali furono colpite ma non riportarono danni.
Un portellone si aprì, una chioma rossa fu scompigliata dal forte vento. Olivia voleva vedere con i propri occhi. Sapeva che era stupido ma doveva farlo.
Una grande estremità a punta aveva trafitto un braccio della Cittadella, emergendo all'interno della stazione sigillata. I grigi avevano fatto breccia.
Da in cima all'estremità una luce blu si allargò coprendo tutta l'aria circostante. Originando una cupola.
« Perdiamo energia! » Urlò il pilota della navetta
« Atterra dove puoi! » Gridò Olivia ricordando il primo attacco, allora la prima mossa del nemico era stata togliere energia creando un'anomalia nella galassia che destabilizzava l'eezo e l'energia oscura. Questo era simile ma meno potente pensò con un sospiro di sollievo, la navetta perdeva energia gradualmente. La volta precedente era semplicemente mancata di colpo, qualsiasi cosa stesse volando era precipitata.
Diede un'occhiata ad Asiria, i biotici avevano risentito di quel primo attacco che agiva anche sui noduli di eezo al loro interno.
« Sto bene Olivia » Rispose l'asari intuendo il pensiero dell'amica « Ho un po' di fiatone come dopo una corsa ma sto bene, posso ancora usare i miei poteri. » disse, a dimostrazione un alone biotico la ricoprì.
Le navette atterrarono in una piazza, in mezzo a case e negozi.
« Cosa facciamo Olivia ? » Chiese Arturus, gli altri si stavano raccogliendo intorno a lei. Valutò brevemente la loro posizione, erano tra la torre e dove la nave era penetrata.
Con i mezzi di trasporto fuori uso avrebbe richiesto troppo tempo arrivare alla Torre, prese la decisione opposta.
Si trovavano in una delle vie più movimentate del Presidium, non troppo differente dalla Silver Stripp, attualmente deserta. La gente doveva essersene andata di gran corsa, la paura era un ottimo incentivo a sbrigarsi.
Attivò il proprio factotum, « Dai bello funziona! Non ora! » Dopo qualche attimo d'incertezza apparve una mappa della zona.

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« Siamo nella via più diretta per raggiungere il Consiglio, se il nemico invierà truppe di terra questo è un buon posto dove affrontarli. La via è stretta, saranno costretti a seguire un percorso obbligato e presenta anche ottimi punti per una difesa efficace. »
« Se ci attaccano dall'aria, cosa pensi di fare? » Chiese Areno, il figlio di Balak
« Non lo so, mi preoccuperò se accadrà. Per adesso farò tutto il possibile secondo il mio giudizio, non abbiamo comunicazioni e non sappiamo cosa accade fuori da qui. Di certo non posso mandare qualcuno a fare avanti e indietro da qui alla Torre. »
Il batarian grugnì una risposta d'assenso.
Olivia proseguì « Se il nemico manderà truppe dovranno arrivare per forza da qui. » Disse indicando l'ologramma della mappa. Un'icona verde segnalò il punto.
« Da quello che vedo i punti adatti per una difesa sono tre.» Altrettanti segnalini marroni apparvero dove indicò. « A partire da quello più vicino al punto di arrivo del nemico sono alfa, beta e charlie. Noi siamo in questo spazio tra alfa e beta. Ai lati della via, nei piani superiori, ci sono diverse postazioni di tiro. Due squadre di tiratori, una per lato, una terza squadra nella via in basso, questa dovrà affrontare il nemico faccia a faccia. Sapete bene che i grigi fanno uso di mech, i “gorilla” possiamo anche affrontarli, quelli umanoidi no. Non mi aspetto di vincere, voglio guadagnare tempo per qualsiasi cosa i nostri genitori stiano pensando di fare. » - e sorridendo aggiunse - « Sappiamo bene che faranno qualcosa. » I presenti non riuscirono a non ridere.
« Ah! Il mio vecchio si mangerà la cresta per non esserci. » Commentò Mordin, suo padre Wrex era su Tuckanca, essendo il capo dei clan krogan.
« Perché non dovremmo affrontare quei mech di cui parlavi ? » Chiese Areno contrariato, l'idea non gli piaceva. Olivia si rese conto che lui era l'ultimo arrivato, il solo dei presenti a non averli mai affrontati e non poteva sapere. Arturus rispose con quella sua voce calma che sembrava fatta per insegnare.
« I “gorilla” li riconosci, hanno un cranio enorme ma sono di materiale comune. Gli umanoidi sono di materia oscura, troppa densa perché si riesca a danneggiarla. Non sono indistruttibili ma serve un enorme potenza di fuoco, non la possediamo, per distruggerli. In più dalle mani emanano raggi diffusi di energia oscura allo stato puro, fonde e brucia qualsiasi cosa. Sappiamo per nostra esperienza che le attuali corazze danno un minimo di protezione, non farci affidamento se vuoi sopravvivere, se va bene ti possono proteggere da un colpo e solo sedi striscio. Se il raggio ti centra in pieno sei morto. » Dichiarò il turian terminando la spiegazione.
« Sarà assurdo ma vorrei qui quella pazza di Isabella, se davvero stanno arrivando. » Borbottò Asiria sospirando.
« Perché? » Chiese nuovamente il batarian
« Semplice, i poteri di Isabella derivano dall'eezo 19 che ha in corpo. Se non vuoi una lezione intera di fisica, ti basti sapere che quell'energia è in grado di danneggiare la materia oscura. Diciamo che come con le sue spade riesce a “tagliare “gli attacchi biotici, così taglia la materia oscura. Le due cose hanno la stessa origine. » Spiegò l'asari.
« Ma abbiamo loro! » Asserì il batarian indicando un gruppetto di persone. In questo erano incluse Jessie, Drentel, il mago, Alexya, Diana e Trish.
« Oh! » Mormorò Olivia guardando le ragazze, si sentiva stupida a non averci pensato da sola. Sapevano combattere, ma per gli altri non era un posto per loro.
« Steve, pensi che le ragazze potrebbero esserci utili? » chiese lei al fratello, sul posto era l'unico a sapere qualcosa sui loro poteri.
Lui sbuffò « Un mese fa hanno fatto un test, portarono alla Grissom un frammento di materia oscura prelevata da un mech... era speso dieci centimetri...le ragazze lo incisero per tre cm, Isabella lo tagliò in due. »
Olivia si mise di fronte al gruppo come davanti a delle reclute « Alexya voglio che tu e le tue sorelle scortiate queste persone fino alla Torre o in un altro luogo sicuro. Lascio a te la scelta. Il comando è tuo. »
Non aveva un motivo valido per scegliere Alexya, per lo più le sembrava l'unica che l'avrebbe ascoltata. Vide una testa sobbalzare sotto un casco a udire il nome, lieta almeno di sapere a chi rivolgersi. Le tre ragazze erano vicine, così aveva potuto rivolgersi a tutte e tre indistintamente.
La giovane phantom ci rifletté un attimo, annuendo alla fine. Il piccolo gruppo si allontanò subito.
« Sicura che sia una buona scelta? » Le chiese a bassa voce Arturus, potevano essere tutti amici ma lei era il loro ufficiale in comando. Dimostrare di avere dei dubbi sulle sue decisioni non avrebbe aiutato.
Lei non rispose proseguendo nell'esporre il suo piano. « Io prenderò il comando della prima squadra tiratori, Asiria sarai con me. Arturus tu avrai il comando della seconda con te Pars e Areno. Squadra in strada Steve, Mordin e Chrome... »
« Negativo. » Rispose il geth.
Olivia lo guardò stupita « Che vuoi dire? »
« Primo dovere è garantire protezione al creatore Pars vas Lippi. » Rispose l'intelligenza artificiale.
« Non mi serve una balia Chrome, saprò cavarmela.» Affermò la quarian, indispettita che lui mettesse in dubbio le sue qualità di soldato con il suo ufficiale.
Il geth non rispose ma le alette sopra la sua testa si piegarono, facendogli assumere un'espressione tra il dubbio e l'indecisione.
« Va bene » - Asserì Olivia, tutti la guardarono -« Pars sarai con la squadra a terra, ne avrai il comando. »
« Cosa? » Domandò stupita la quarian.
« Come? » Dissero assieme Steve e Mordin, il geth non parlò ma le alette si mossero come se non sapessero se alzarsi o abbassarsi.
« Così facendo voi due sarete liberi di concentravi sulla battaglia, fare ciò che sapete fare meglio. » Spiegò Oliva rivolgendosi ai due. Si dimostrarono d'accordo dopo averci riflettuto un attimo, preferivano combattere che comandare.
« D'accordo Olivia.» - rispose Steve - « ma c'è un altro problema. Non abbiamo rifornimenti. Voglio dire, io ho un Typhoon, Chrome lo Spitfire, Mordin un lancia dardi Graal e tutti qualche granata. Ma non abbiamo abbastanza clip termiche per una battaglia campale...senza rifornimenti finiremo presto le munizioni...a quel punto cosa dovremo fare? »
« Posso solo dire di non sprecarle, non ho una soluzione. » Disse lei, odiandosi. Sapeva benissimo che era un problema. Non le piaceva mettere fratello e amici proprio davanti a dove, secondo lei, sarebbero passati i mech dei grigi con le munizioni contate. Era un ufficiale dell'Alleanza e uno s.p.e.t.t.r.o., aveva un dovere da compiere così anche loro.
« Vorrà dire che dovremo risolvere le cose alla vecchia maniera. » disse il krogan stringendo le mani a pugno.
« Oh beh..» Commentò Steve attivando la lama factotum della sua armatura al comando vocale “ Alabarda spaziale”
« Sul serio fratellino, dovresti cambiare il comando. » commentò Olivia scherzando ma tornando sera si rivolse al geth « Chrome, quando i grigi hanno lanciato “l'oscurità” i geth si sono disattivati per mancanza d'energia. Qualsiasi cosa stiano facendo ora è simile, sei certo che non succederà in mezzo alla battaglia? »
« Affermativo...batteria d'emergenza attivata...calo energetico compensato...unità operativa al 99,1% delle sue capacità. Nessun pericolo di disattivazione riscontrato. »
Olivia rassicurata da quelle parole lanciò un'ultima occhiata a Steve. L'armatura del Distruttore era l'unica con dei micro motori di eezo al suo interno, simile a un mech era troppo pesante per muoversi con la sola forze dei muscoli. Nel primo attacco Steve aveva installato dell'eezo 19 al suo interno, quando su Rothla prelevarono direttamente dal nucleo dell'Araldo quello necessario a riavviare i motori della Normandy SR3 e Atlantic Codex. L'armatura aveva ripreso a funzionare senza dare altri problemi.
--Non sembra mi dovrò preoccupare – pensò e rivolgendosi a tutti « Va bene, tutti al punto alfa e prepariamoci. Presto i grigi saranno qui e percorreranno questa via come una palla di cannone! Dobbiamo impedirlo! »
I nemici non si fecero attendere, Olivia ebbe conferma che facevano sul serio. Non erano mech ad essere stati inviati ma quella che valutò essere truppe di fanteria meccanizzata.
Non conosceva niente della loro società, sapeva però che esercito deciso a schierava i propri fanti oltre a qualche mezzo corazzato doveva far sul serio.
Per quanto le armi potessero essersi evolute e la guerra cambiata, era sempre la fanteria sul campo a sancire la vittoria definitiva.
Il loro arrivo fu annunciato da un sibilo sinistro e assordante. Dal mirino di precisione del suo fucile vide quelli che erano indubbiamente degli esoscheletri di colore nero, con arti che trovo anormalmente lunghi. Pelle grigia e grandi occhi neri si intravedevano sotto il metallo, unico indizio di cosa ci fosse sotto l'armatura protettiva che tranne alcuni punti ricopriva per intero i piloti. Ebbe l'impressione che funzionassero davvero bene.
Questa idea era data dai loro movimenti che apparivano incredibilmente naturali, davano ai grigi un'altezza paragonabile a quella umana. Le vennero in mente dei nani sui trampoli.
Tuttavia la sua domanda più pressante era di cosa fossero fatti, se di materia oscura le loro armi non avrebbero fatto nessun danno.
Valutò la forza nemica in una cinquantina di elementi, si chiese quanti gruppi come quello si stessero muovendo per la Cittadella e quanta opposizione incontrassero.
Il nemico dovette accorgersi di loro in qualche modo, perché fecero fuoco per primi.
Armati con un qualche fucile al plasma, sparando un volume impressionante di fuoco ma senza nessun rumore e rinculo.
Tuttavia i loro colpi si concentrarono unicamente sulla squadra a terra. Tutti nascosti per approfittare dell'effetto sorpresa avevano una buona copertura, anche Chrome che nonostante si fosse installato dentro un Jaggunaut aveva trovato nascondiglio dietro una colonna e Pars aveva completato il lavoro gettandogli sopra un telo che lo copriva. Il geth aveva altri sensori su cui fare affidamento oltre che la vista.
Comportandosi come dilettanti, gli invasori non controllarono i lati della via mentre avanzavano.

Pars sentiva la morte passare pochi centimetri sopra la sua testa, era un buon soldato ma quello era il suo primo comando. Per giunta con ai suoi ordini soldati esperti che non necessitavano di un ufficiale, tra questi Steve. Lei era stata aggiunta alla SR3 in maniera provvisoria, quando lui era stato assente alcuni mesi per ottenere a quel tempo il livello di N4.  Solo il corso degli eventi aveva fatto si che lui fosse trasferito alla Grissom e lei rimasse sulla Normandy SR3.
Era la sua squadra ad essere attaccata, non poteva aspettare che Olivia o altri decidessero per lei cosa fare.
Respirò profondamente un paio di volte, quando trovò il coraggio sollevò la testa oltre il bordo del riparo che stava crollando. Puntando contro i nemici non un arma ma il suo factotum scansionandoli.
Un colpo esplose sulla sua protezione, un grosso pezzo di cemento la colpì in testa. Fortunatamente il casco resse il colpo ma la visiera era una crepa unica, non vedeva niente mentre avvertiva i primi segni di un forte dolore al capo e un senso di nausea.
Non osava togliersi il casco ma riuscì lo stesso ad inviare i dati della sua scansione.
Quando Olivia li ricevette si rasserenò, aveva visto la scena e temuto per la quarian. Adesso era sicura che fosse viva e la scansione avevano fornito la posizione dettagliata del nemico che avanzava. Le due squadre di tiratori potevano evitare di esporsi, rivelando la loro posizione.
Granate, attacchi biotici, colpi di cecchino e raffiche di fucile d'assalto esplosero sui lati del nemico che sembrò realizzare solo in quell'istante la possibilità di un attacco laterale.
Reagirono come delle reclute alla loro prima settimana, sparando in maniera caotica senza nessuna vera organizzazione ma anche così avanzarono.
Per Olivia era quasi un affronto personale, stavano perdendo il punto alfa solo per il miglior armamento del nemico. Nonostante i colpi dati non vedeva grigi a terra.
Pars non seppe mai se quando diede l'ordine di attacco i suoi compagni reagirono così prontamente per obbedire o semplicemente perché coincideva con le loro intenzioni.
In ogni caso la squadra nella via scatenò un vero inferno sulla prima linea del nemico. Lo Spitfire e il Typhoon vomitarono una pioggia di colpi, mentre Mordin, diventato folle secondo Pars, corse addosso al nemico approfittando della sua confusione colpendolo da vicino con il fucile a  pompa.
Una costante pioggia di granate piovve attorno al Krogan, Steve stava usando senza ritegno le granate multiple che aveva in dotazione.
Fu allora che Mordin trovandosi vicino a un'unità nemica isolata dalle esplosione, le si gettò addosso con tutta la sua forza. Stretti in un confronto fisico Mordin sorrise accorgendosi di un dettaglio, il nemico era forte ma sorprendentemente leggero secondo lui. Almeno per un krogan.
Invece di spingerlo lo tirò come se volesse lanciarlo, questo sbilanciato perse la presa sul terreno.
Il krogan lo mosse come una mazza, colpendo i nemici più vicini gettandolo via quando corse in cerca di un riparo.
Il nemico si stava riprendendo e la sua bravata aveva perso la sorpresa.
Pars era certa fossero pazzi, lui e Steve stavano ridendo di gusto. La risata s'interruppe, gli assalitori stavano tornando all'attacco.
« Olivia dobbiamo retrocedere a beta! » Disse Arturus al comunicatore. La pressione del nemico era troppa, non potevano reggere ulteriormente. La squadra a terra rischiava di essere accerchiata.
« Voi andate, date copertura alla squadra di terra mentre si ritira. Noi rimaniamo, ci ritiriamo appena la squadra di Pars riesce a sganciarsi. »
Il turian picchietto sulla spalla del batarian, Areno lo guardò e annuì alle sue indicazioni.
Tra lo stupore della squadra SR3 un globo elettrico precipitò dall'alto mentre una voce gridava « Ritiratevi! », ad Olivia sembrò familiare.
Scariche elettriche riempirono l'area del punto alfa facendo tremare tutte le strutture nelle vicinanze, seguì uno spostamento d'aria che scagliò a terra tutti. Sempre più violentemente la sfera luminosa si contraeva liberando energia ogni volta.  Quando il globo esplose le strutture più vicine, danneggiate in precedenza battaglia, crollarono ostruendo la via separandoli dal nemico.
« Basterà a fermarli? » chiese Steve, fu Chrome a rispondere per il fatto di essere quello più vicino
« Negativo...costruzioni in pannelli di metallo prefabbricati, scopo edilizia civile, unico vantaggio basso costo, inadatti a uso bellico. Sono...fragili. » Quasi fosse una conferma da oltre le maceria risuonarono i primi colpi, il nemico non si era arreso.
« In ogni caso, cos'era quella roba? » Chiese lui
« Dati Insufficienti » Rispose IA
« Signore…è davvero lei? » Disse quasi gridando Olivia. I presenti si voltarono a guardare.
Lei non aveva idea di cosa fosse successo, di sicuro non si aspettava di vedere quella persona lì quando sarebbe dovuta essere ad anni luce sulla Terra, al sicuro.
« Si tenente. » Rispose Valentina Quenny, originaria del Texas, donna dotata di una severa bellezza aveva occhi castani penetranti. Direttrice dell'accademia per ufficiali Hackett, soprannominata “La Strega”, aveva una quarantina d'anni e una carriera avvolta quasi per intero nel mistero, alcuni pettegolezzi dicevano che era un ex-operativo di Cerberus o che avesse rifiutato una promozione ad ammiraglio.
Veniva considerata l'incarnazione del regolamento dell'Alleanza. Da come portava addosso l'uniforme, al suo portamento, alla lunghezza delle unghie tutto sembrava renderla lo stereotipo dell'ufficiale perfetto. Che fossi credente o no, l'accademia aveva un dio a cui niente sfuggiva di quello che accadeva al suo interno. L'unica nota in quella immagine di perfetto ufficiale erano i capelli, rossi naturali come quelli di Olivia. Lo scherzo di una qualche eredità genetica, da parte di un antenato che non sapeva neanche di avere.
Valentina si sedette di schiena contro i resti di una trave di cemento, esausta, rimase a guardare il panorama. Aveva decisamente il fiato corto, solo allora Olivia notò che aveva indosso la divisa d'ordinanza dell'accademia. Il giubbino superiore caratteristico dell'alta uniforme per gli eventi ufficiali era a terra tra la polvere, lasciando una divisa dai tratti personalizzati che lasciava scoperte spalle e braccia. Lei non poté farsi a meno di chiedere, perché propria quella donna commettesse una piccola violazione del regolamento.
« Signore quella “palla elettrica” era opera sua? Sulla SR3, con mia nonna, quando vi incontraste con Dasha e Isabella si originò una scarica elettrica che forò una delle pareti di vetro della stanza riunioni, non ho mai chiesto ma ho sempre pensato che fosse opera sua. »
« Si a tutto tenente ma basta con il signore, siamo sul campo non in accademia. Lei è l'ufficiale operativo e s.p.e.t.t.r.o, io quello della riserva. Qui il suo grado è superiore al mio, se nessuno mi richiama in servizio attivo. Non mi chieda però un altro attacco come quello, uno è il massimo che mi posso permettere fino a quando non mi riprendo. »
« D'accordo, mi spiegherà strada facendo. » Aggiunse Olivia e aiutò la donna a tirarsi in piedi, comunicando nel frattempo di ripiegare al punti beta.
« Tenente potrebbe anche venire a salutare il suo ufficiale istruttore N7. » borbottò a un tratto Valentina non rivolgendosi però ad Olivia. Il suo bersaglio era Steve. « Oppure mi fissa per decidere dove piantare il coltello? »
Se la sorella andava d'accordo con la direttrice, non si poteva dire lo stesso del fratello. La loro conoscenza era iniziata nel modo sbagliato fin da subito. La prima volta che si incontrarono, Steve era legato a terra come un salame, la direttrice gli voleva parlare e aveva mandato un paio di ufficiali a prenderlo, lui si era rifiutato, era nata una rissa e in quello stato era stato condotto all'accademia.
Non sazio delle botte prese Steve si era misurato con Valentina, finendo per prenderle nuovamente e fermandosi su intervento della sorella. Conscia che lui quando era infuriato non si sarebbe arreso, fino a quando non si fosse fatto veramente male.
Al campo N7 dove furono addestrati, la direttrice ebbe anche l'idea di dare una punizione su misura per Steve per un incidente, no che non la meritasse ma dopo la rottura fu insanabile almeno per lui.
Una normale punizione non sarebbe stato un problema per lui, l'avrebbe sopportata ma non avrebbe cambiato niente, così Valentina gli ordinò di leggere ogni mattina le notizie radio del campo per una settimana.
Per una persona che soffriva di balbuzie non c'era cosa peggiore, era un ordine e obbedì ma per quella settimana fu intrattabile per tutti. Per lui fu un'umiliazione senza rimedio.
« No signore, è una c-cosa che ho deciso d-da molto tempo. » Rispose lui, il fatto che lo avesse fatto balbettando era indice del timore che lei comunque gli procurava.
Olivia sussultò alla risposta. Suo fratello odiava richiamare l'attenzione, ma quando voleva sapeva essere odioso abbastanza da farsi nemici tutti i santi in paradiso.
Per interrompere la conversazione Olivia le chiese perché fosse sulla Cittadella « Una richiesta di sua nonna, pare che il capitano Shepard abbia bisogno di una mano per selezionare l'equipaggio per la nuova nave del Consiglio di cui parlano tutti in questi giorni. Così mi ha contatta, la mia nave ha attraccato proprio quando questo casino incominciava. »
« Ha visto com'è la situazione? Le comunicazioni fanno schifo, non ho idea di cosa stia succedendo. »
« C-sec e soldati della Forza N7 stanno facendo il possibile per rallentare il nemico, provvedendo prima di tutto alla sicurezza dei civili, non sono messi meglio di voi. Stanno arretrando, ho visto anche diversi affari che sembravano dei mech polverizzare tutto emettendo delle luci blu dalle mani. » Olivia annuì, come temeva anche gli umanoidi erano in campo. Ringraziò di non averli ancora affrontati.
« Più avanti dovreste trovare alcuni soldati che mi hanno seguito, non ho avuto tempo per chiedere chi fossero ma hanno combattuto bene anche se avevano delle ferite dall'apparenza ancora fresche. Un terzetto piuttosto vario. » Aggiunse Valentina
« Olivia abbiamo un problema, meglio se vieni. » La chiamò Arturus al comunicatore, lui e Areno erano andati avanti precedendoli.
Con sua sorpresa, ad attenderli al punto beta vide la turian responsabile del rapimento di Dasha, con cui si erano affrontati neanche mezz'ora prima.
Con lei l'umano e il krogan, non vide gli altri che avevano affrontato. La turian li aveva a loro volta riconosciuti, venne avanti a mani aperte e lontane dal busto a dimostrazione che era disarmata.
« Come le ho detto al nostro primo incontro, non ho niente contro di lei. Anche noi lavoriamo sul Consiglio. » Disse Libusia.
« Davvero! Mi era stato intendere che Dasha sarebbe stata rilasciata senza problemi. » Replicò lo s.p.e.t.t.r.o.
« Quella è stata una mia iniziativa. Per gli spiriti. era una cosa che dovevo fare, dovevo misurarmi con Isabella. »
« Mi sembra una scusa, allo stato attuale non importa. Se ci aiutate e non ci pugnalate alle spalle, potete aggregarvi. Il suo krogan è in grado di combattere? Il resto della squadra? »
« Combatterà...noi...siamo potenziati per riprenderci in fretta. Il resto della squadra, morti. »
Dichiarò Libusia, Olivia non batté ciglio avendo intuito da sola quell’esito.
« Saranno delle eccellenti esche. » Commentò Steve da dietro la sorella, lei si voltò infastidita. Capiva quando era di pessimo umore e cercava la rissa, non aveva neanche dubbi che quel cambiamento non fosse da collegarsi alla presenza di Quenny. « Cosa vuoi dire? » chiese lo stesso
« Isabella non deve essere distante, magari sulle loro tracce...abbiamo buone possibilità che si presenti. » Spiegò lui, guardando però la direttrice della Hackett quando pronunciò l'ultima frase.
Sembrava particolarmente compiaciuto.
Olivia intuì il perché, Valentina aveva affrontato Isabella avendo anche la meglio. Il phantom non si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione di una rivincita, e senza Dasha a calmarla questo poteva essere un problema.
« Vorrei delle spiegazioni. » chiese Valentina, le diedero un breve riassunto delle ultime vicende.
« Allora, se non è un problema, prendo io il comando di questa squadra X. Tra soldati potenziati dovremmo intenderci. » disse lei infine
« Potenziati? » La fissarono, era chiaro che volevano una qualche spiegazione cosa che lei fece « Scommetto che qualcuno ha avuto la brillante idea di testare la tecnologia dei razziatori, ancora...mi direte poi cosa avete ottenuto...per farla semplice grazie dai razziatori ho ottenuto la capacità di manipolare l'energia elettrica e affine, posso anche immagazzinarne una certa dose. Con l'attacco di prima però la mia riserva è minima, posso combattere ma come ho detto in precedenza scordatevi un altro attacco come quello. Non so cosa darei per una qualsiasi armatura con scudi e qualcosa in più di questa semplice pistola d'ordinanza. »
Libusia non era eccessivamente contenta di prendere ordini da quell'umana, potenziata o meno che fosse ma non aveva scelta. Per ora cercare di eclissarsi le pareva l'idea migliore.
« Questo è un altro problema Olivia. » - riprese Steve serio stavolta - « Munizioni, solo nell'attacco di prima abbiamo consumato metà delle nostre...un Typhoon scarico non serve a molto.» disse lui indicando la propria arma.
« Che dovrei risponderti? Non cago clip termiche fratellino. »
« Buona notizie, buone notizie! » Gridò qualcuno. Pars piazzò a terra una cassa, dietro di lei Chrome ne trasportava altre quattro. Il loro contenuto era lo stesso, clip termiche.
« Dove le hai prese? » chiese Asiria « Hai cambiato visiera? » aggiunse l'asari, notando come quella indossata dalla quarian fosse integra e non più crepata.
« Si » - rispose allegra - « Chrome ha passato in rassegna i locali in zona, abbiamo trovato un negozio di armi e armature. Ci abbiamo fatto un salto...»
« ...e lo avete rapinato. » concluse Asiria.
« No...più o meno, ci ha fatto una donazione. » borbottò Pars,
« Questo non conta, per favore mi conduca dove si trova questo negozio. Potrebbe avere qualcosa adatto a me.» chiese Valentina.
La quarian condusse lei e la neo squadra ai suoi ordini dove aveva chiesto.
« La quarian! La ladra! Sono rovinato, rovinato...agenti. Porta i complici! » Strillò un volus vedendo Pars entrare nel suo negozio.
La quarian lo sollevò di peso, scuotendolo come un pupazzo « Piantala di gridare. » Urlò Pars « Non sono una ladra, stiamo combattendo la fuori per salvare anche te...ti ho detto che avrai i tuoi crediti appena possibile...mi hanno sparato, un pezzo di cemento grande come la mia testa mi ha colpito, sono al mio primo comando....piantala di gridare stronzetto obeso...sono io quella che dovrebbe essere isterica. » disse quasi isterica agitandolo ancora più forte.
« Mi uccidono! » Gridò il volus.
« Non è vero, smettila di gridare » sbraitò lei isterica.
Una scarica elettrica passò fra i due, entrambi si voltarono verso la sua provenienza
« Avete finito? » chiese Valentina, puntando un dito contro di loro. Alcune scintille erano ancora visibili attorno all'unghia.
Entrambi fecero di si con la testa. Pars allargò le braccia, il volus cadde con un tonfo sonoro.
Valentina si chinò su di lui « Cerco armi e armature adatte a una battaglia. » Dichiarò.
« È tutto qui il negozio, guardatevi intorno. » Rispose il negoziante.
« Non ci siamo capiti, mi serve merce seria. Mostrami quella di contrabbando. »
Il volus parve costernato « Io sono un onesto mercante...» e si zittì.
L'umana dai capelli rossi aveva preso una statuetta di vetro volus, raffigurante una qualche divinità del commercio. Il vetro si fuse lasciando una figura deforme.
Quenny gliela piazzo proprio davanti, silenzioso ammonimento.
Il volus si alzò sulle sue gambe tozze, andò dietro al bancone e si senti un Click, una porta segreta prese a scorrere. « Come ho detto, guardate pure. » annunciò il mercante.
« Sarà un decennio che non indosso una di queste, spero di avere ancora le stesse misure. » commentò Valentina sorridendo, trovando esattamente quello che desiderava.
Quando Olivia la vide ritornare non credeva a quello che vedeva « È sicura? Questa è un'armatura per biotici, lei non lo è. »
Non si sarebbe aspettata di vedere la direttrice della Hackett in un armatura Phoenix, ideata da cerberus per i biotici, era dotata di fruste biotiche che permettevano di colpire violentemente i nemici, lanciando anche un campo biotico contro di loro causando un notevole impatto. Dalla fine della guerra era uno dei tanti modelli in commercio.
« Non sarò biotica ma posso manipolare l'energia ottenendo effetti molto simile come le fruste. Se la può rassicurare sappia che ho usato questo modello per oltre un decennio, non ha segreti. »
« Mi pare lo stesso troppo allegra, vista la situazione. » dichiarò Olivia.
« Oh, una sciocchezza signore...ho scoperto che porto ancora la stessa taglia di quando ho smesso. » rispose sorridente.

« Sul serio Libusia, perché dobbiamo prendere ordini da quel soldatino dell'Alleanza? » - protestò Jacopo - « Mi pare sono una stronza egocentrica. »
Valentina si girò di scatto, una frusta simile a un lampo sfrecciò da un suo braccio passando vicino alla testa di Jacopo, avvolgendosi attorno a un albero ornamentale dal tronco grande come il braccio di un uomo spezzandolo in due, per ritornare indietro subito dopo.
« Non ho sbagliato mira. Tu ubbidirai a questa stronza egocentrica, altrimenti questa stronza egocentrica ti staccherà le palle con un colpo di frusta e te le farà ingoiare. » rispose Quenny, solo dopo che fu certa di essersi fatta capire prestò nuovamente attenzione a Olivia.
« Squadra X? Che nome...sembra qualcosa da pornodive...Qualcosa non va? » Domandò vendendo gli occhi allargati di Olivia che la fissavano.
« Ha fatto una battuta! » esclamò lei.
« Allora...? »
« La "Strega" non fa battute, lei è il regolamento incarnato dell'Alleanza! »
Valentina non rispose subito, borbottando prima qualcosa a bassa voce « Tenente le posso assicurare che fuori i cancelli della Hackett sono una persona normalissima, faccio battute e rido come chiunque...sappia che mi ubriaco anche quando non sono in servizio. »
« Questo dovrei vederlo per crederci. »
« Se sopravviviamo, Tenente le darò il privilegio di offrirmi da bere. »
« Arrivano! » Gridò Areno, tutti corsero alle loro postazione, la battaglia per il punto beta incominciava. Olivia sperava che quello che stava facendo servisse a qualcosa, sulla carta quella era la via più veloce per il Consiglio ma non voleva dire che non ce ne fossero altre. Poteva benissimo essere che il nemico fosse ormai passato altrove, poteva solo sperare che non fosse così mentre imbracciava il suo fucile di precisione.

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Capitolo 10
*** Punto BETA ***


Il biscotto volteggiò in aria qualche secondo per venir preso al volo, in bocca, quando ricadde. Isabella lo masticò, ingoiandolo infine. Allungò la mano nella confezione accorgendosi che era vuota, la buttò oltre il bordo del tetto.
Seduta su quello stesso margine, con le gambe a penzoloni nel vuoto aveva osservato la gente spaventata scappare in tutte le direzioni. Il nemico non si era neanche visto eppure vi erano stati i primi feriti dovuti al caos generale. Lei aveva trovato tutto tremendamente divertente, si era anche chiesta se non avrebbe dovuto fare qualcosa per aumentare il panico, convinta che Dasha non avrebbe approvato si era trattenuta.
Solo l'intervento di agenti C-sec e Agenzia N7 aveva riportato l'ordine, permettendo una rapida evacuazione.
Per una volta le due agenzie di sicurezza avevano collaborato senza problemi, anche se gli N7 non potevano agire sulla Cittadella protetta dal C-sec e pianeti dove rispondevano alla sicurezza locale se presente.
Dovette ammettere che gli N7 erano validi quanto Divisione N, entrambe formate solo da veterani rifiutavano i novellini. Se Dasha aveva assunto gli scarti disciplinari delle forze militari della galassia, Agenzia N7 aveva accolto i più volenterosi di far qualcosa di concreto per aiutare i cittadini.
Quando arrivarono i primi nemici, lottarono bene ma dovettero ripiegare schiacciati da una potenza di fuoco notevolmente superiore.
Come a uno spettacolo, dall'alto dell'edificio aveva assistito spensierata e incuriosita da un'unità nemica sconosciuta. Una sorta di mech dall'aspetto slanciato con braccia e gambe lunghe.
Solo quando una mina di prossimità esplose vicina a uno di questi si accorse che dentro vi era un pilota, attraverso uno squarcio nella corazza.
Lo scontro a sfavore dei difensori si concluse con l'arrivo di mech umanoidi, puntarono le loro mani metalliche, lampi di energia oscura invasero il campo di battaglia e cinque difensori caddero morti e bruciati all'istante. Scudi e carrozze non bastavano.
Lei alzò lo sguardo al cielo, una cupola blu copriva tutta l'aria circostante e al suo centro lo sperone della nave nemica. Le comunicazioni si erano interrotte o funzionavano malissimo, scudo e armatura ogni tanto segnalavano un calo energetico, da parte sua aveva risolto aumentando il livello di energia biotica diretta a entrambi. Quella non era mai stato un problema per lei.
Anche così, con noduli di eezo 19 in corpo, aveva dei limiti che non poteva varcare.
Come qualsiasi umano biotico l'uso dei poteri richiedeva un notevole sforzo per il suo fisico, energia che reintegrava tramite pasti sostanziosi. Per quel motivo ora si trovava sul tetto di quell'edifico.
Pur avendo con se delle barrette energetiche, queste erano state insufficienti. Dasha le aveva permesso di dare il massimo, aveva bisogno di reintegrare le energie perdute. Aveva raccolto del cibo, nella confusione nessuno se ne era accorto e aveva raggiunto quel tetto ritenendolo un angolo appartato.
Si sdraiò sul bordo, con Dasha al sicuro poteva concedersi un leggero riposo. Aveva detto a Olivia che l'avrebbe aiutata ma non sapeva come, non che avesse un gran interesse a farlo.
L'istinto le diceva però che Dasha non avrebbe approvato, se avesse lasciato che Cittadella e Consiglio cadessero.
Era più in pensiero per Diana, Triss e Alexya. Le aveva lasciate con Olivia, ma con la comparsa di quella cupola si domandava se aveva fatto bene.
Sempre per loro si era allontanata, restando da sola. Raggiungere quello stadio in cui l’energia virava al rosso, sovreccitava ogni suo stimolo corporeo e sensoriale. Ad avvicinarsi alle ragazze, una parte di lei avrebbe voluto consumare il loro eezo, “divorarle” come dicevano in gergo tra loro quando strappavano a un biotico la sua energia.
Forse qualcuno avrebbe potuto confonderlo con un normale “saccheggio” biotico, ma il 19 aveva effetti ben più profondi. Distrattamente pensò che avrebbe dovuto inventarsi qualche nome per quell’attacco e lo stadio rosso.
Un suono smorzato le fece alzare gli occhi al cielo, avrebbe tanto voluto essere sola e tranquilla.
Nell'angolo più distante da lei, una donna singhiozzava circondata da una decina di individui. Avevano tutti l'aria distrutta e affranta.
Erano arrivati all'apparire dei nemici in cerca di rifugio, quando lei era già lì. Con loro un giovane uomo, energico, pieno di iniziativa e sembrava intenzionato a lottare per rimanere in vita. Sempre lui vide per primo Isabella, le si avvicinò notando la corazza militare.
Pose domande, chiese aiuto.
« Fastidioso, vattene. » fu la risposta del phantom.
Lui sbraitò qualcosa sul bisogno di aiutarsi a vicenda, Isabella lo afferrò per i vestiti e lo buttò di sotto. Fissò la faccia dell'uomo fino a quando fu possibile distinguerne i tratti, l'espressione era pura incredulità, infine si udì un sonoro tonfo provenire dal basso.
Tutto era successo in pochi istanti, gli altri rifugiati rimasero immobili e attoniti tranne una donna che corse urlando verso il bordo del tetto, sporgendosi solo per vedere una macchia rossa allargarsi attorno un corpo immobile.
Si voltò verso Isabella, il grido di dolore e odio che sentiva in corpo le morì in gola. Due occhi celesti freddi come il ghiaccio la fissavano, si rese conto che l'avrebbe uccisa con la stessa indifferenza se gliene avesse dato motivo.
« Silenzio, andare via. » ammonì il phantom.
La donna piangendo si allontanò, i rifugiati ripararono in un angolo e li vi rimasero troppo impauriti per muoversi o fare rumore, solo la donna singhiozzava.
Isabella pensava di aver agito bene, nonostante fosse stanca e dopo una giornata faticosa non ancora finita aveva avuto la gentilezza di avvisare quell'uomo. Se lui era stato così stolto da non fare come gli veniva detto, la colpa era solo sua.
« Uomo avvisato, mezzo salvato. » borbottò fra se.
Un movimento dal basso attirò la sua attenzione, una colonna di persone era in movimento. Si spostavano con eccessiva difficoltà anche se trasportavano dei feriti, le barelle erano facilmente visibili.
Una voce femminile provenne dal basso, capiva una parola su due ma era chiaro che stava dando qualche ordine alla colonna. Quello che più la incuriosiva, era che la voce le sembrava familiare.
Seccata di non avere un casco, non poteva usare lo spostamento di fase per arrivare in strada.
Decise di fare diversamente, un passo in avanti e si lanciò nel vuoto.
*****
Kelly Chambers stava guardando la colonna dei pazienti dell'ospedale, in cui si era trovata, procedere più velocemente che poteva. Finora avevano avuto fortuna, avevano abbandonato l'ospedale quando gli scontri si erano fatti troppo vicini per garantire la sicurezza dei pazienti.
Ringraziò che Jack fosse con lei, energica come sempre aveva assunto il comando della situazione.
A un tratto ebbe l'impressione che la sua ombra si fosse fatta più scura e larga, voltandosi le scappò un piccolo urlo per lo spavento.
Non si era aspettata di trovare qualcuno dietro di se, men che meno Isabella che senza un suono le era arrivata di spalle. Doveva ancora stabilire se fosse un bene o no.
Aveva fornito il proprio aiuto come psicologa alla Grissom per cercare di rendere il phantom una persona normale, lei continuava però a rimanere troppo imprevedibile. Inoltre si chiese se con tutta la violenza e morti in giro, questi non l'avessero sovreccitata scatenandola nell'uccidere.
Ignorava che aveva appena ucciso alcuni membri di Squadra X, la voglia di uccidere di Isabella era al momento appagata.
« I-Isabella..» disse Kelly, cercando di mostrare fermezza. Sia paura che eccessiva sicurezza potevano essere un problema, la paura la incoraggiava a fare quello che voleva e la sicurezza a “spezzare” chi la possedeva. Trovava entrambe le cose divertenti.
Il phantom allungò una mano sollevandole maglietta, tastandola sulla recente ferita ricevuta da Alexya. Kelly era imbarazzata ma non tentò nessuna reazione, lasciandola fare e contenta almeno che fossero entrambe donne. Sussultò però di dolore, quando con un dito percorse i bordi della ferita. 
« Buona tecnica…Alexya brava...perché vivi? » chiese Isabella. Sembrava indispettita.
« Io... perché sono stata subito medicata, penso. » rispose lei.
Isabella la fissò un attimo, inclinando la testa di lato poi la strinse forte sulla ferita. Questa volta Kelly urlò e si dimenò liberandosi della presa. Il phantom non reagì.
« Kelly alta…spada inclinata di più...dovrò insegnare. » mormorò lei.
La psicologa improvvisamente comprese, non si stava informando sulle sue condizioni. Isabella passava molte ore a insegnare alle ragazze, perché migliorassero le loto tecniche da phantom. Per lei Kelly non era diversa da un manichino degli allenamenti su cui studiare i progressi.
Però sapeva che pazza o no, Isabella poteva essere la loro miglior occasione per la colonna di pazienti per farcela.
« Isabella...ascolta...» non finì la frase che la spinse indietro, facendola cadere di schiena. Prima che potesse reagire il phantom le schiacciò il petto sotto il piede. Kelly si sentiva soffocare, mentre invano cercava di diminuire la pressione con le mani.
« Perché messo dubbi in Alexya? Manipolare? » chiese il phantom.
« Cosa?...No, non farei mai niente che le possa danneggiare. » gridò lei.
Isabella rimase muta, gli occhi due schegge di ghiaccio. Quello sguardo non impressionò Kelly, per una volta si sentì veramente arrabbiata.
« Ti sei mai chiesta che futuro aspetta le ragazze? Cosa puoi insegnargli? Un giorno Dasha invecchierà e morirà, lo farai anche tu! Tutti noi! Cosa ne sarà di loro? Dimmi di te stronza, perché non sei stata accanto alle ragazze, dopo che la Grissom è stata distrutta e siamo arrivati sulla Cittadella? Non hai visto che erano a pezzi, la morte dei loro compagni le aveva sconvolte? Dove sei corsa? Da Dasha naturalmente...ma chi pensi avesse più bisogno di te in quel momento? Tu sarai una pazza psicopatica, ma loro possono ancora salvarsi. Vuoi dare la colpa a qualcuno? Guardati allo specchio. » gridò infine Kelly, rossa in viso ma invasa da uno strano senso di piacere.
Quando la vide estrarre la spada capì che sarebbe morta e chiuse gli occhi. Isabella girò di scatto l'arma verso l'esterno, parando un attacco biotico.
L'energia si scaricò sulla lama, il phantom parò senza problemi.
« Lurida puttana!! Questo è per la Grissom! »urlò Jack scagliandosi su di lei.
A spade estratte Isabella le andò incontro. Kelly, adesso che era libera, fece l'unica cosa che le pareva sensata, cercò di far muovere la colonna più in fretta che poteva. Lo scontro sarebbe stato pericoloso.
La furia aveva dato a Jack una potenza che non aveva mai avuto, raccogliendo e addensando così tanta energia biotica attorno a se che anche Isabella non riusciva a disperdere all'istante.
Con la spada faceva breccia in quello scudo biotico, ma questo subito si riformava. Jack arrivò al punto, di parere con le mani il doppio fendete biotico di Isabella.
Afferrando con le mani rivestite di energia biotica la lama d'energia evocata dall'avversaria fino al suo esaurimento, cogliendo talmente di sorpresa Isabella che quando scattò in avanti, il phantom non riuscì a reagire con la sua solita prontezza. Il pugno di Jack la colpì in faccia rompendole il naso.
« Ho rovinato il tuo profilo perfetto, non si noterà dopo che avrò rovinato il resto. » commentò furiosa Jack.
Un'esplosione di luce rossa la buttò all'indietro accecandola.
Era stata insegnate e direttrice della Grissom per oltre un decennio, ancora di più come insegnante, pensava di aver visto tutti i possibili usi e manifestazioni di energia biotica. Scoprì di sbagliarsi, quell'energia di luce rossa le era sconosciuta.
« Rossa o blu, ti farò il culo! » urlò lei scagliandosi sul phantom.
Due minuti dopo crollava a terra sconfitta. Il suo scudo biotico, la sua tecnica finale che aveva impiegato anni a perfezionare era stato distrutto. Non importa cosa provasse, ogni volta che entrava in contatto con Isabella sentiva il suo potere consumarsi. A ogni contatto un’intesa luce rossa, quasi una fiammata, si liberava e lei sentiva la sua energia svanire.
Non come le altre volte che l'aveva affrontata, sapeva cosa poteva fare l'eezo 19, questa volta era una cosa più viscerale, come un dolore nel profondo dell'anima impossibile da spiegare.
Si rimise in piedi, non era ancora finita.
« Il tuo meglio è poco. » dichiarò il phantom pronto a continuare. Si leccò le labbra, Jack la stava facendo eccitare risvegliando il suo istinto. Aveva voglio di seguirlo, ma con una parte ancora lucida si se sapeva che Dasha non sarebbe stata contenta.
« Smettetela entrambe! » - gridò Kelly interponendosi fra loro, le due nemiche si arrestarono - « La colonna si è allontanata ma non abbastanza, un paio di mech dei grigi stanno arrivando! » urlò a entrambe.
« Jack…sei sconvolta lo capisco ma sai quali sono le priorità, Isabella non è il nemico. »
Si voltò verso il phantom e con la mano destra afferrò una spada « Non posso ordinartelo, chiedere o pregare...dubito che farlo per te avrebbe un qualsiasi valore, posso pagarti però. »
Isabella sorrise, le pareva un'affermazione veramente stupida. Il denaro non era mai stato al centro delle sue attenzioni e Dasha aveva sempre provveduto a quella necessità.
Intanto il sangue di Kelly aveva preso a colare lungo la lama, aveva afferrato l'arma con forza stringendola contro il palmo della mano.
« Questo è il pagamento...» annunciò Kelly allungando la mano ferita, sotto il mento di lei. Vide le narici di Isabella fremere all'odore del sangue.
Un movimento e le schiacciò il palmo ferito sulla bocca, il phantom non reagì ma Kelly avvertì le labbra di Isabella muoversi e la lingua fare capolino.
Quando tolse la mano, tracce di sangue, come del trucco messo male, coprivano la bocca di Isabella dandole un aspetto grottesco.
Il phantom chiuse gli occhi un istante, quando gli aprì lo sguardo di ghiaccio era diventato vivo e accesso.
« Kelly Chambers è la seconda volta che mi sorprendi, un giorno dovrò darti tutta la mia attenzione »- la attirò a se. - « Mi sento calda...eccitata...cosa ti fa pensare che mi basti un po' di sangue, potrei volere di più. Le tue urla, forse… » e detto questo le strinse con forza la mano ferita.
A Kelly scappò un vagito di dolore.
« Vederti soffrire è bellissimo, così fiduciosa, così pronta ad aiutare…una volontà forte dove nessuno penserebbe, una volontà da spezzare. » mormorò Isabella.
« Avrai quello che chiedi…se proteggerai la colonna. » rispose la psicologa.
Isabella avvicinò la mano al viso, leccò la ferita e la lasciò andare.
« Mi hai divertito Kelly, meriti un premio. » disse Isabella e passando accanto a Jack le rivolse un ghigno divertito e strafottente allo stesso tempo.
Un paio di mech umanoidi si erano nel frattempo avvicinati, un movimento rapido da un angolo cieco. Isabella si insinuò di lato passando vicino alla gamba del mech, portandosi davanti e colpendo a fondo con la spada in mezzo al ventre. Li stava la cabina. Facendo esplodere con violenza lo sportello quando libero con forza energia biotica attraverso la lama.
Solo grazie all'energia dell'eezo 19, l'arma affondò senza problemi. Sorrise per l’estrema facilità con cui l’arma penetrò, Dasha le aveva fatto un regalo davvero splendido.
Il secondo mech dietro al primo, non ebbe sorte migliore e crollò su quello che lo precedeva.
Come un cacciatore con le sue prede, Isabella salì sui nemici abbattuti. Aveva bisogno di sfogarsi e sapeva come. La prima volta che aveva visto un grigio dal vivo gli aveva ficcato le spade in quei grandi occhi neri. Solo per divertimento e scoprire se erano punti sensibili come aveva immaginato.
Scoprì di aver ragione, ma quando liberò nell'essere la sua energia questi si gonfio e deformò esplodendo infine. Allora non sapeva il perché, solo che era stato divertente.
Il perché giunse dopo, quegli esseri erano biotici naturali come le asari anche se la loro fisiologia era radicalmente diversa.
In ciascuna mano teneva uno dei piloti di quei mech, i loro corpi apparivano piccoli e leggeri.
Poi presero a muoversi, non erano morti, si dimenarono come in preda a dolori terribili, poi i loro corpi avvamparono veramente avvolti da delle fiamme. Isabella pareva immune al fuoco che avvolgeva le sue mani e gli avambracci. 
Lei sorrideva, un'immagine di pura soddisfazione. Come pezzi di carta i due corpi si rattrappirono, perderono pezzi, disperdendosi in una nuvola di cenere. In pochi istante non rimase niente a testimonianza che fossero esistiti.
Senza aggiungere altro il phantom svanì occultato, aveva svolto il lavoro per cui Kelly aveva pagato con il proprio sangue.
« Ho una domanda Kelly..anzi parecchie…cos'era quella luce? Da quando parla così tanto? Se dovremmo ucciderla ci riusciremo? »
« La colonna ci aspetta, andiamo. » fu la sola risposta della psicologa. Non voleva parlare, sentiva il bisogno di riprendersi. Percepiva da qualche parte nella sua mente, una paura atavica verso Isabella. Quella di una preda davanti a un predatore.
 
Isabella aveva preferito allontanarsi da Kelly e Jack, quando dava il massimo doveva resistere alla tentazione di uccidere a caso. Qualunque biotico era una tentazione in quei momenti. Non le sarebbero dispiaciute neanche delle mutande nuove, si era eccitata e quelle che portava erano umide.
Adesso però era decisamente stanca essendo andata in “rosso” per due volte in breve tempo, cosa peggiore non sapeva dove si trovava. Doveva ammetterlo, si era persa.
Prendendo come punto di riferimento la Torre del Consiglio si diresse in quella direzione, fu così che incrociò sulla strada un negozio di armi e armature.
Aveva bisogno di un casco per biotici, fece per entrare togliendosi dall'ingresso giusto in tempo per evitare un colpo di fucile a pompa.
« hhh....vattene ladra!..te, con tutti i tuoi complici...hhh...non avrete altro!! » urlò un volus dietro al bancone.
Lei non aveva idea di cosa parlasse, sporse appena la testa quando un secondo colpo la sfiorò. Non sapeva quale fosse il problema di quel volus, di sicuro però l'aveva preso male.
Frustata se ne andò, aveva speso troppe energie per usarne altre per faccende secondarie.
Un rumori di spari attirò la sua attenzione.
*****
Steve non riusciva a pensare mentre un nemico arrivato al corpo a corpo l'aveva afferrato con più forza di quello che pensava, anche mentre vedeva l'arto metallico dell'esoscheletro piegarsi all'indietro per colpirlo, non provava ne paura né sollievo solo il niente.
La voce distante della sorella nel comunicatore lo raggiungeva, i suoni della battaglia erano spariti. Olivia gridava che arrivava, di resistere. Alcuni colpi esplosero sugli scudi del nemico, nessun effetto.
Stridore di metallo, urla di dolore e un fiotto si sangue invasero l'aria...sangue blu.
Il nemico si bloccò davanti a Steve, cranio spaccato in due e la ferita che continuava fino all'addome. In mezzo a essa un corpo metallico emanava una luce azzurrina.
Lui avvertì uno strattone e l'oggetto scomparve come risucchiato dalla ferita, il cadavere si accasciò al suolo.
Solo allora riconobbe l'oggetto e la sua salvatrice. Isabella, in mano una spada.
Si gettarono dietro un riparo, il fuoco di soppressione era intenso. Il nemico era stato respinto da beta una volta, la cosa non sembrava destinata a ripetersi.
L'avevano fatto in maniera eclatante, le navette erano atterrate tra beta e l'abbandonato punto alfa. Olivia le aveva fatto detonare quando il nemico ci si era trovato sopra. Le avevano usate come barricate fino all'ultimo.
« Dunque…grazie direi. » disse lui rivolgendosi a lei.
« Si Olivia…sto bene…indovina chi ci ha trovato?...Si Isabella... aspettare cosa?...Non saprei Asiria che dice? » -si voltò verso il phantom - « Ha l'aria stanca…però penso di si…chiedo…vorremo che facessi una cosa. »
Lui spiegò il piano della sorella. Isabella invece chiese « Ragazze? »
« Le abbiamo fatte allontanare, insieme a quel mago, a Jessie e il drell. » Rispose.
Isabella annuì. « Fare. » disse.
« OK Olivia, ci sta. »
Un globo di energia biotica si formò proprio in mezzo ai nemici, senza nessun effetto. Era di colore verde, ad originarlo Asiria unica asari vivente avente come padre un prothean.
In qualche modo questo aveva influenzato i suoi poteri biotici, dello stesso colore di quelli paterni. Secondo la fisiologia asari questo avrebbe dovuto essere impossibile, ma nessun altra aveva mai fatto sesso con un prothean.
Isabella caricò il colpo e lanciò il doppio fendente, le due lame di energia si fusero in una tranciando ogni cosa sul suo percorso. Scontrandosi con il globo creato da Asiria.
L'esplosione fu colossale, si perché i loro poteri erano instabili se venivano a contatto originando esplosioni incredibilmente potenti. Questa volta diedero il massimo.
Un terremoto. Una colonna di fiamme si innalzò in quello scenario, disintegrando ogni cosa nel suo raggio. Il calore fu tale che il metallo prese a fondersi, mentre una grida di lamenti invadeva l'aria.
Non restava molto dei nemici, una scena straziante e apocalittica allo stesso tempo davanti a loro.
Nell'area dell'esplosione il metallo della pavimentazione si era deformato.
Urla di esultanza risuonarono nell'aria, la guerra non era finita ma quella battaglia l'avevano vinta.
Un attimo di gioia, un secondo di distrazione.
Isabella scattò, rapida come un serpente.
Libusia aveva sperato di aver un occasione per passare inosservata e scappare o uccidere il phantom. Non ebbe nessuna delle due.
Isabella le fu addosso. Troppo agile, troppo veloce, troppo potente. I vantaggi della biotecnologia non bastavano a colmare il divario che le separava. Sentì la piastra centrale della corazza che indossava, venir strappata via. Potenziando la propria forza muscolare con i poteri biotici, un biotico poteva fare a pazzi pareti di metallo.
Il phantom affondò le dita nel petto nella turian, le squame scheletrice che la ricoprivano non bastarono a proteggerla. Le dita umane affondarono in esse, spaccandole e penetrando nella morbida carne sottostante.
Isabella sorrise folle mentre il sangue gocciolava dalla ferita alla sua mano per poi cadere a terra. Quella turian aveva pugnalato Dasha, lei gli avrebbe strappato ogni fibra del suo corpo partendo da quelle più interne. Irradiò i propri poteri nella mano. Percepì i nuclei di eezo della turian rispondere. Situati in profondità, legati al sistema nervoso centrale si attivarono.
Libusia urlò di dolore, le sembrava di andare in fiamme. Un dolore incredibile percorreva tutto il suo corpo. Prese a tirare violenti testate all'indietro, contro la parete su cui Isabella l'aveva bloccata.
Voleva morire o almeno perdere i sensi, non poteva sopportare altro.
Davanti a lei, Isabella rossa in viso sorrideva e ansimava totalmente concentrata su quello che stava facendo.
Improvvisamente tutto si fece più scuro. Il phantom si voltò, notando appena l'accendersi di un puntino rosso vicino alla testa di Steve, vide un krogan, quello a cui aveva tagliato la cresta, caricarla.
Riuscì solo a pensare che aveva commesso un errore, non poteva evitarlo – Ho davvero bisogno di riposo.-- fu il suo pensiero.
Un'esplosione improvvisa colpì il Krogan, questa non lo fermò ma lo sbilanciò nella corsa. Secondi preziosi. Isabella lasciò andare la turian e balzò all'indietro, appena in tempo per non sentire niente di più che lo spostamento d'aria provocata dal passaggio del krogan.
Una raffica di colpi a terra arrestò il krogan e un umano, arrivato per dargli man forte. Isabella riconobbe l'altro superstite che combatteva con la turian.
Le lanciò un'occhiata, pareva ancora svenuta accasciata al suolo. Sorrise contenta, finché non si riprendeva poteva prendersela comoda con i tirapiedi.
Aveva però una curiosità che doveva soddisfare, voltandosi verso Steve vide che era stato lui a sparare quei colpi. Si chiese cosa avesse usato contro il krogan.
Qualcosa afferrò Isabella per la gola, avvolgendole il collo e gettandola a terra.
« Tenente! Dovrebbe controllare Isabella, non aiutarla! Sappia che farò rapporto. » gridò Quenny furiosa, muovendo il braccio per tenere ben tesa la frusta metallica attorno al collo di Isabella. Non aveva intenzione di ucciderla, se si poteva evitare, non poteva però continuare a permetterle di comportarsi a suo piacimento.
Ai suoi occhi eroi e insubordinati erano pericolosi in egual misura, sul campo di battaglia bisognava rispettare gli ordini. Aspettarsi questo da Isabella era impossibile.
Steve non rispose subito, comunicando qualcosa a Olivia e al resto della squadra che si arrestarono sul colpo. 
Solo dopo « Direttrice, penso abbia fatto una s-stupidata. » disse odiandosi. Perché non riusciva a fare un'osservazione poco pungente a quella donna senza balbettare?
Con un colpo di reni Isabella si rimise in piedi, Valentina strattonò nuovamente per tenere la frusta tesa e ributtarla a terra.
Avvertendo la tensione che aumentava lunga la frusta, Isabella non si oppose ma la accompagnò abbassandosi verso il terreno e corse in avanti.
Quenny manovrò la frusta abilmente, fu inutile. Il phantom aveva avuto l'occasione che aspettava, estrasse le spade recidendo la frusta.
In un salto biotico le fu addosso, se la velocità e agilità di Isabella erano superiori, la direttrice della Hackett si difese dall'attacco usando scudi e l'armatura delle braccia per deviare le lame. Schegge di metallo volarono in aria.
Valentina si lanciò in avanti a braccia alzate, invece di allontanarsi dalle spade fece l'opposto. Scintille si liberarono in aria, sentì una fitta di dolore al braccio destro e al fianco sinistro, era certa di essere stata ferita ma aveva superato le difese del phantom. Nella sua mano destra piccole scariche elettriche
Isabella scattò all'indietro, avvertiva di essere in pericolo. Poi fu come perdere il controllo del proprio corpo: i muscoli si contrassero in maniera spasmodica e dolorosa, una sensazione di dolore percorse ogni fibra dei suoi nervi.
Le due donne non si muovevano, Quenny protesa verso di lei con la mano destra che le poggiava sul petto, Isabella con il volto rivolto verso il cielo e le spade lungo i fianchi. Quando caddero per il venir meno della presa, il rumore metallico fu l'unico udibile.
Valentina lasciò la presa e fece qualche passo indietro prima di voltarsi, voleva essere sicura. Quando lo fece chiamò al comunicatore « Portate del mediegel. » e dirigendosi verso Steve « Tenente, esigo delle spiegazioni! » ma si arrestò. Un suono provenne da dietro di lei, un profondo respiro affaticato.
La cosa che più la colpì fu il silenzio assoluto, l'unica cosa che aveva visto voltandosi era un'ombra scura fra lei e la luce artificiale della stazione. La mancanza di qualsiasi suono in quell'attacco l'aveva sorpresa, se Isabella non avesse emesso quel respiro non se ne sarebbe neanche accorta.
Il pugno andò a segno, lei cadde in uno schianto a terra. La testa dolorante, le pareva che l'avessero colpita con un martello da guerra krogan, sentiva il sangue colore dal naso e dalla bocca. Il labbro inferiore era sicuramente rotto, se il resto della faccia era ancora al suo posto lo doveva al casco. Quello ero in frantumi sul lato sinistro dove aveva ricevuto il colpo, ciò che ne rimaneva le copriva solo la metà destra del viso. Provò ad alzarsi senza riuscirci, i giramenti di testa glielo impedivano.
Davanti a lei, in piedi, la sua avversaria perdeva sangue dalla mano destra, quella con cui l'aveva colpita.
« Sei tu? » disse a un tratto Isabella sorpresa, Valentina alzò lo sguardo verso di lei.
Si erano incontrate solo una volta, tempo fa sulla Normandy SR3. Quando una vecchia donna aveva imposto a Dasha di mandare Isabella con le ragazze sulla Grissom.
Lei era saltata addosso alla vecchia, una donna dai capelli rossi l'aveva fermata, Dasha poi era intervenuta e lo scontro era terminato.
Isabella aveva deciso che quello era un debito che un giorno avrebbe saldato. Quando l'aveva affrontata, non l'aveva riconosciuta avendo il viso coperto.
Sorrise, soddisfatta. Adesso era lei era quella in piedi, aveva vinto, rimaneva solo una cosa fare...mosse un passo crollando in ginocchio a terra, vicino alla sua avversaria. Le gambe non la reggevano più. Solo allora qualcuno le si avvicinò, con passi pesanti.
« Ti sei stancata? » chiese una voce maschile. Lei annuì, mentre il bagliore biotico attorno a lei spariva.
Steve si inginocchiò, porgendole una razione di emergenza dell'Alleanza. Volgendosi a Quenny « Ho del medigel signore, se ne ha bisogno. »
« Si Tenente, sappia però che farò rapporto. »
Lui fece spallucce « È mia sorella che sogna carriera ai vertici dell'Alleanza, mi basta quello che ho. »
Olivia giunse in quel momento e aiutò Valentina a mettersi seduta, somministrando del medigel. Una mano femminile era preferibile.
« Posso sapere perché nessuno è intervenuto? » domandò acida lei.
« Un suggerimento di Steve, ci ha detto di rimanere distanti. Sembrava sapesse che Isabella si sarebbe fermata. » spiegò Olivia.
« Appena l’ho vista ho capito che doveva aver essere stanca, alla Grissom ho avuto modo di vederla più volte esausta dai suoi poteri. Con la turian che ha rapito e pugnalato Dasha, ero certo di cosa avrebbe fatto. Nel perdere la turian e ottenere Isabella, ci avremmo guadagnato. Non mi aspettavo che lei intervenisse...dopo non rimaneva altro da fare e aspettare che crollasse per sfinimento. » spiegò lui.
« Un calcolo disumano Tenente. Pensavo che la tenesse sotto controllo? Che dovesse fermarla quando non ubbidiva? » obiettò Quenny, Olivia era d'accordo ma non disse niente.
Più volte lei aveva litigato con lui per questa sua freddezza nel tentativo di smuoverlo, sapeva meglio di tutti come ragionava suo fratello. Non avrebbe mai sacrificato una persona a lui cara, ma lo avrebbe fatto chiunque altro pur di avere un vantaggio compreso se stesso.
Steve rispose alla direttrice « No,no…sulla Grissom, Isabella e le ragazze facevano quello che volevano…più o meno...io mi assicuravo che nessuno le provocasse, ero utile a farle sfogare quando erano nervose e desideravano combattere, ci ho guadagnato qualche ferita ma non hanno mai fatto veramente sul serio. Grazie anche a Dasha che le aveva detto di controllarsi. Sfortunatamente, l'ultima cosa che le ha detto oggi è stata quella di "divertirsi"...di mettermi in mezzo tra Isabella e lei neanche ci pensavo. Confidavo che si sarebbe fermata prima di ucciderla, ecco. »
« Per quale motivo non mi ha avvertito delle sue intenzioni? » chiese gelida Valentina.
« Un errore da parte mia. » Rispose lui sorridendo. – Voluto forse-- pensò Quenny guardando quel sorriso.
Steve si sentì strattonare, Isabella gli tese una mano aperta. Lui brontolò qualcosa, si alzò in piedi per aprire uno dei scompartimenti di munizioni extra inseriti all'altezza della coscia. Estrasse un 'altra razione, la diede ad Isabella « Ultima! » affermò lui.
Il phantom sgranocchiò la nuova confezione tenendola con una mano, con l'altra libera tirò un pugno improvviso sull'altra coscia.
Si aprì un altro compartimento, fulminea rubò la razione al suo interno. Rivolgendo a Steve un ringhio, quando allungò la mano per riprendersela.
Lui desistette, odiava quando Isabella gli rubava le razioni. Aveva incominciato a farlo sulla Grissom, non era mai riuscito a toglierle quel vizio.
« Tienitela, però per adesso non uccidere Libusia alla prima occasione. » affermò lui.
Lei gli rivolse uno sguardo interrogativo. « La turian che ha pugnalato Dasha! » rispose, intuendo che non vi era motivo perché Isabella sapesse come si chiamasse. « Siamo già in pochi e abbiamo tutti gli svantaggi possibili. Inoltre credo che Dasha vorrebbe vendicarsi di persona o almeno essere presente, non penso sarebbe contenta se tu la privassi di questa possibilità. »
A sentire quello Isabella si fece seria e annuì, pareva essersi convinta. Olivia cercava di non ridere, per il mondo in cui il fratello aveva raggirato il phantom.
Fu allora che lui lo notò « Hai il naso rotto? » chiese. Troppo impegnato prima, notava ora come il sottile naso di lei si fosse ingrossato al centro e di un rosso acceso.
« Jack. » fu la sola risposta di Isabella.
Fratello e sorella si scambiarono un'occhiata preoccupata, fu Olivia a chiedere « Sta bene? »
« Si. » I due sospirarono, non sapevano ancora cosa poteva essere successo ma al momento bastava.
Poi Isabella fissò Olivia che si prendeva cura di Valentina. « Stesso colore…perché? » chiese il phantom.
Olivia comprese subito di cosa parlava, i loro capelli di quel colore rosso cremisi. Una vera rarità.
« Un caso, niente di più. Nessuna parentela, questo è sicuro. » rispose lei sorridendo, quella coincidenza la faceva sempre sorridere.
Quenny le aveva raccontato che quando era un giovane ufficiale al servizio di sua nonna, avevano lo stesso colore e da lei l'aveva ereditato di sicuro, le chiedevano se era imparentata con l'ammiraglio Hannah Shepard.
La direttrice della Hackett si sentiva meglio, i capogiri stavano passando, non ricordava l'ultima volta che qualcuno l'aveva stesa.
Non staccava la vista da Isabella che sembrava regredita a uno stadio infantile, intenta a fare “merenda” e Steve che cercava di convincerla a farsi rimettere a posto il naso per poi medicarla con del medigel. – Una scena piuttosto strana.-- pensò
« Siete una coppia? » domandò a un tratto.
Olivia, Steve e Isabella la guardarono allibiti. I due interessati scoppiarono a ridere, Olivia non vista si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo alla loro reazione. Non ne aveva mai parlato con nessuno, aveva però avuto qualche dubbio temendo per la relazione tra il fratello e Ilary.
Lo sguardo di Valentina era veramente confuso. « In che rapporti siete allora? Vi comportate con una certa familiarità, un po' troppa. »
Isabella inclinò la testa assumendo un'espressione interrogativa, dava l'idea di non aver capito la domanda.
Steve incrociò le braccia « Non lo so neanch’io, per lei credo di essere poco più di un manichino con cui allenarsi. Se però devo dare una definizione...un’amica, almeno fino a quando non avrò ordine di ucciderla.»
Le tre donne lo guardarono allibite. Isabella più di tutte.
« Cosa?...Sarebbe un po' come definire il rapporto tra nostro padre e Arita T'Loak, oppure quello di Dasha con Olivia. » commentò lui, cercando di fornire una spiegazione.
« Primo i miei gusti sono altri...secondo non definirei mai Dasha un’amica. » obiettò la sorella.
« Sicura? Non sei mai così allegra come quando la incontri. »
« Non sono mai così nei casini come quando la incontro vorrai dire. Succede ogni volta. »
« Togliendo Asiria è anche l'unica persona di sesso femminile che non ti ha mai trattato come una dea per il tuo nome, mostrato invidia perché eri sempre la prima del corso...in qualsiasi corso dell'Alleanza... sbaglio o la cosa ti ha sempre dato fastidio. »
« Non la definirei un’amica lo stesso...»
« Che ne dici di una “buona nemica”...o avversaria...ehm...» lui si fermò, accorgendosi che Isabella non aveva smesso di fissarlo.
Quegli occhi di un celeste incredibile che spesso ricordavano un ghiacciaio, ora parevano lucidi facendo pensare a due laghi. Si sentiva a disagio, il phantom aveva il viso arrossato e questa volta lui non aveva idea del perché.
Isabella stava riflettendo, le piaceva combattere con Steve. Era disgustata o indifferente da quasi la totalità della popolazione galattica, per lei erano giusto qualcosa da uccidere occasionalmente per divertimento. Alla Grissom, aveva scoperto una cosa chiamata “selezione naturale” e pensò che sarebbe stato bellissimo se le specie senzienti non avessero interferito con essa. Permettendo a troppi individui inutili di vivere. Creare dei legami su quelle basi era impossibili.
Si concentrò su Steve, da lui non aveva mai avvertito nessuna traccia di rimprovero o fastidio, l'unica altra persona di cui poteva dire altrettanto era Dasha né lei si era mai sentita infastidita da lui.
Poteva farlo? Creare un legame con un'altra persona che non fosse Dasha e le ragazze?
Aveva imparato quale limite fosse per Steve fosse invalicabile “ Fai quello che ti pare, non nuocere mai a persone a me care e non avremo problemi. “ le disse una volta, dopo un incidente alla Grissom, una volta che qualcuno fece un tentativo di separarla dalle sue spade. Quella volta i figli di Miranda, Henry e William avevano rischiato veramente grosso.
« A-mi-ca? » borbottò lei, in modo talmente strano che lui guardò altrove. Essere fissato intensamente da una bella ragazza era già abbastanza imbarazzante, quando poi era una bellezza degna di una modella era anche peggio.
Fu lui ad arrossire « ...S-si, almeno fino a quando non ho l'or-rdine di u-ucciderti o non combini un vero casino. » balbettò sotto quello sguardo e nervoso per la stranezza della situazione.
Lei sbatté gli occhi e ci rifletté su, cosa avrebbe fatto se Dasha le avrebbe detto di ucciderlo? Lo sapeva fin troppo bene.
Si mise in piedi e porse una mano« Fino a quando... non.. devo uccide...amici. » disse con un'espressione dolorante. L'indottrinamento da phantom si faceva sentire, agendo per soffocare qualsiasi cosa che portasse alla formazione un legame personale. Isabella ormai ci aveva fatto il callo.
Steve a disagio, nonostante non desse troppo peso alle parole del phantom, la strinse la mano dicendo « Amici, fino a quando non dobbiamo ucciderci. »
Amico di Isabella? Impossibile, era la sua opinione. Ridicolo pensare che lei lo avesse inserito nella sua cortissima lista di persone importanti. Era sicuro che da qualche parte in quel discorso, ci fosse stato un fraintendimento involontario.
Per lei e le ragazze era solo un giocattolo con cui divertirsi.
Olivia aveva assistito a tutto quello in un aumentare di sorpresa, si chiese cosa ne avrebbe pensato Kelly. Le sembrava che il suo insensibile fratello avesse avuto più successo della psicologa.
Un grido si diffuse nell'aria, Steve aveva sistemato il naso a Isabella. Libusia si riprese in quel momento, i suoi compagni chini su dei lei, viva grazie alla bio-tecnologia,
« Quella bastarda me la pagherà. » mormorò sotto voce.
Un altro grido, questa volta di Areno « Arrivano! »
La battaglia non era finita e neanche la guerra.

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Capitolo 11
*** Assalto alla Jotnar ***


L'allarme generale colse di sorpresa Vega, fermatosi a bere qualcosa in un negozio dopo essere andato a trovare Jack in ospedale.
Nella corsa per raggiungere la propria abitazione, vi teneva delle armi ma sopratutto era in pensiero per Taiga, cadde a terra mentre tutto attorno a lui la stazione pareva tremare.
In un boato immenso qualcosa fece breccia nella Cittadella sigillata trafiggendo una delle braccia.
Tra la gente fu il panico, una cupola blu apparve avvolgendo una vasta area vicino alla torre e le comunicazioni si erano interrotte così come l'energia.
L'ultimo messaggio che aveva sentito era di Shepard, pareva che i suoi vecchi compagni fossero impegnati con la Jotnar, invece Olivia con i membri della  SR3 era immischiata in qualche missione che coinvolgeva Dasha Weaver.
Decise che si sarebbe recato in direzione della Jotnar, non aveva idea di cosa dovesse fare la SR3 e dove. Il problema maggiore era arrivarci, i mezzi non erano affidabili e tranne una pistola che si portava sempre dietro, abitudine presa da tutti quella della SR2, non aveva altro. Non aveva previsto di dover combattere nella stazione.
Si mosse circospetto, evitando le strade maggiori invase dalla folla. Una trappola mortale se il nemico fosse arrivato, era fondamentale continuare a muoversi. Rifugiarsi in un posto sicuro, spesso voleva dire solo mettersi in trappola.
Il primo colpo di fortuna fu quando incrociò una pattuglia mista di C-sec ed N7, i due gruppi di sicurezza stavano cooperando per garantire la sicurezza dei civili.
Dai rapporti che gli fecero pareva che il nemico si muovesse in due gruppi distinti, uno verso la Torre del Consiglio e l'altro verso la Jotnar. Tra se, rifletté che il nemico si muoveva in direzione opposta a dove si trovava Taiga.
C-sec ed N7 cercavano di sgombrare le strade dai civili dirottandoli in aree ancora sicure, nel contempo tentavano di resistere ma senza successo.
Ottenute queste informazioni oltre a un'arma degna di questo nome e qualche granata, si diresse verso la Jotnar sicuro che ci sarebbe stata battaglia.
Gli agenti delle due forze di sicurezza avevano fatto meglio che potevano, non si vedeva anima viva anche se non tutti avevano fatto in tempo.
Corpi di civili o di militari che avevano affrontato l'invasore erano presenti lungo la strada.
Un agente morto attrasse la sua attenzione, un colpo in testa l'aveva ucciso e il casco era da buttare ma il resto dell'armatura era integro. Perdendo una decina di minuti riuscì a vestirsi con l'armatura del morto.
« Mi dispiace amico, a te non serve più. » Disse salutando il morto.
Fu allora che udì un'esplosione seguita da un urlo. Si precipitò in quella direzione.
« Oh cazzo...resisti amico! » Disse lanciandosi all'attacco. Arrivando sul posto, aveva visto una demolitrice N7 a terra, qualcuno con una divisa da timoniere stava sparando contro il nemico. Una specie di mech con arti molto lunghi rispetto al corpo. Gli dava le spalle.
A Vega ricordarono quei ragni dalla gambe molto lunghe dal corpo piccolissimo che si trovavano un po' dappertutto sulla Terra.
Lui si fece avanti sparando una raffica di colpi, il nemico si girò sparando globi di energia blu. Vega si accucciò dietro alcune aiuole, evitando i colpi.
Non vista, la demolitrice N7 prese una granata buttandola tra le gambe del nemico e corse via aiutata dal pilota.
Vega uscì dal suo riparo subito dopo l'esplosione sparando qualche colpo, non era necessario. Il nemico era ancora vivo ma privo di parte degli arti inferiori. Si dibatteva al suolo come un pesce fuori dall'acqua. A Vega gli ci volle un intero caricatore per finirlo « Diavolo…sono bastardi resistenti e brutti! Vuoi due state bene? »
« Si signore e grazie per averci aiutato. » disse il pilota, una ragazza con i gradi da sottufficiale.
« Vega, è bello vederti... è l'ultima volta che scendo in un campo di battaglia che non sia lo spazio. » commentò la demolitrice.
« Eh? Ilary sei tu? » chiese lui dopo aver sentito la voce. Lei si tolse il casco confermando i suoi dubbi.
« Si, stavo cercando di raggiungere la SR3. Non servo a molto a terra, ho recuperato quest'armatura a casa Shepard, speravo anche di trovarci qualcuno ma era deserto...non sono riuscita a contattare nessuno così ho deciso che avrei raggiunto la Normandy SR3, l'unico posto dove sarei potuta essere d'aiuto al resto della squadra ma...abbiamo avuto problemi. » e indicò il nemico morto.
« E lei? » chiese Vega indicando l'altra ragazza
« Una mia amica, eravamo insieme quando è cominciato tutto questo. » spiegò Ilary
« Alexandra Redgrave, timoniere dell'Alleanza. » disse lei presentandosi.
Vega salutò a sua volta« Non penso arriverete da nessuna parte da sole, sono diretto alla Jotnar. C'è il resto della squadra della SR2, meglio andarci assieme e forse con gli altri riusciremo a inventarci qualcosa. »
Il terzetto di diresse verso la gigantesca nave .

*****

Barricati dietro a delle difese improvvisate la squadra SR2 respingeva l'assalto dei grigi. Garrus li guidava ma subito comprese che le loro armi erano inadeguate.
Ricorrendo a furbizia ed esperienza avevano abbattuto alcuni nemici dentro a degli esoscheletri. Quando però si erano presentati quelli che identificò dai rapporti come mech gorilla e umanoidi, nessuno di loro li aveva visti dal vivo, sapeva che non potevano farcela.
Contro i gorilla potevano ancora cavarsela, gli umanoidi invece erano indistruttibili con l'armamento attuale.
I Gorilla, unità corazzate progettate per combattere a distanza ravvicinata potevano muoversi sia su due che a quattro arti, avevano un cranio enorme, compiere notevoli balzi e dotati di una forza considerevole.
Secondo il rapporto più recente, riguardo al loro uso su Noveria nell'assalto al ghiacciaio di Barbin potevano anche essere equipaggiati con lanciamissili. Erano privi di pilota.
Un’unità di una decina di Gorilla entrò nel campo visivo correndo all'impazzata verso di loro, quando da dietro una curva sbucarono due agenti in fuga. Che fossero o no il loro obiettivo si trovarono sul percorso dei nemici.
I mech travolsero qualsiasi cosa sul loro strada, container di metallo, macchinari, tutto veniva demolito, calpestato, lanciato in aria al loro passaggio. 
Un agente venne semplicemente schiacciato, di lui rimase solo una macchia blu sul molo, l'altro fu colpito da una zampata e scagliato lontano. « Se è fortunato è morto sul colpo.» fu il commento di Javik.
« Fuoco! » ordinò Garrus quando valutò che la distanza fosse giusta. Spararono al cranio, quello che dai rapporti di Olivia sapeva essere il punto debole.
I mech nemici non rallentarono nonostante fossero sottoposti a un pesante fuoco di soppressione, uno di loro eseguì un balzo improvviso atterrando proprio sulla linea difensiva. Liara e Tali l'evitarono per un pelo. Altri due Gorilla seguirono il primo.
Con la coda dell'occhio Garrus vide in lontananza quattro mech umanoidi in avvicinamento, sembrava non avessero fretta. « È persa...» mormorò sconfortato fra se.
Poi un ronzio metallico e improvviso, lo costrinse a tapparsi le orecchie dal dolore mentre i Gorilla che avevano fatto irruzione cadevano crivellati di colpi.
Lui si voltò verso la Jotnar, i cannoni di calibro minore della nave erano stati puntati.
« Bene, pare che quelli della Noveria Corps che hanno trovato rifugio nella nave combatteranno dopotutto. » commentò Jacob avvicinandosi a Garrus con la moglie Brynn, insieme a Gabby e Kenneth.
La moglie di Jacob e i due ex ingegneri della Normandy SR2 avevano collaborato alla costruzione della Jotnar, per questo quando la nave era stata occupata dagli uomini della Noveria su ordine di Tetrius loro erano accorsi sperando di essere utili, trovandosi in mezzo a un campo di battaglia. Non proprio il loro ambiente.
Una luce alle loro spalle li fece voltare. « Al riparo! » gridò Garrus, tutti ubbidirono.
Gli umanoidi avevano puntato le mani verso la nave e la squadra, esse brillarono.
Un muro di luce blu scintillante scaturì da esse. I cannoni della nave erano ancora puntati contro i nemici più vicini, i rimanenti gorilla e li stavano finendo, il colpo dei grigi travolse anche le unità alleate distruggendole e proseguendo nella corsa.
Se i gorilla avevano demolito, gli umanoidi bruciarono e fusero ogni cosa. Grunt urlò di dolore quando il colpo passo troppo vicino al suo rifugio scottandogli un piede. Per quando il contatto fosse stato veloce e limitato, la superficie esterna della corazza si era fusa.
Il colpo colpì la corazza della nave, si arroventò emanando un inteso calore ma senza altri danni.
Senza altri bersagli i cannoni puntarono gli umanoidi, dall'altezza di tre metri, interamente di materia oscura erano stando ai rapporti lo strumento principale di attacco del nemico.
Pilotati tramite una fusione del DNA del pilota con il mech, avevano una cabina di pilotaggio nell'addome, un punto alla base del collo risultava essere sensibile, se danneggiato avrebbe portato alla morte del pilota per shock neuronale. La scoperta di questo punto debole venne per caso, al primo confronto con questa unità sconosciuta, quando Isabella colpì, solo per istinto, quel punto asportandone una sezione con le proprie spade.
I cannoni fecero fuoco, usando le munizioni con il raro eezo 19, inizialmente i mech non parvero risentirne minimamente. Poi come quadri ad olio troppo vecchi, sulla loro superficie perfettamente liscia comparvero le prime crepe e la prima scheggia di una corazza indistruttibile, cade a terra.
Garrus fece una cosa assolutamente folle, così l'avrebbe pensata anche lui in seguito. Per farsi notare dalla nave si mise sulla linea di tiro urlando di cessare il fuoco. Appena era accaduto aveva guidato un assalto contro le unità nemiche, solo due erano ancora in piedi e pesantemente danneggiate.
Stavolta furono loro ad aprire il fuoco, i colpi ebbero effetto aumentando l'esultanza dell'attacco. Come spiegato da Brynn alla riunione che aveva tenuto, l'eezo 19 contenuto nelle munizioni ideate per i grigi danneggiava la materia grigia allentandone i legami, rendendola fragile a punto che anche colpi normali potevano sortire qualche effetto.
« Colpite gli arti! Immobilizzateli! » ordinò al resto della squadra. Raggiunse il suo scopo quando Samara aiutò Grunt a sollevare una pesante trave d'acciaio lanciandola contro i nemici.
Danneggiati e schiacciati dal peso non riuscirono più a muoversi.
« Hai in mente un piano Garrus? » chiese Miranda
« Prigionieri. Se siamo fortunati potremo tirarli fuori prima che arrivino i loro amici. » spiegò il turian.
« Notevole Vakarian, non sapevo fossi capace di simili sottigliezze. » commentò lei con tono ironico.
« In guerra i prigionieri sono sempre una buona fonte d'informazione. »
Il rumore di qualcosa che scattava fece voltare tutti, videro due figure grigie correre incredibilmente veloci dirigendosi in direzioni opposte.
Una andò verso destra, scivolò tra le gambe aperte di Grunt, sfuggi al tentativo di Tali di agguantarlo ma si bloccò di colpo colpito dai poteri di Miranda. L'altro era saltato sulle spalle di Jacob e da lì su un muro incominciando ad arrampicarsi velocemente.
« Ma che? Sembra un geco! » commentò Jecob. Fu Liara a tirarlo giù impregnandolo come l'altro. Grunt lo prese al volo mentre cadeva.
« Sono assolutamente orribili. » - Commento seccamente Javik - « Turian approvo la tua idea di interrogarli...dubito però che possiamo trattenerli o di averne il tempo. Sopprimiamoli!»
« Non così in fretta amico dai quattro occhi, noi non possiamo trattenerli ma qualcuno si e...» un grido li fece voltare, si tranquillizzarono nel vedere Vega accompagnato da due figure.
« Ragazzi! Preparatevi! Stanno arrivando in forze...abbiamo dovuto deviare più volte, ormai non speravamo più di raggiungervi. » Spiegò il terzo s.p.e.t.t.r.o. umano.
« Vega bello vederti, anche te Ilary e....» disse il turian.
« Timoniere dell'Alleanza, Alexandra Redgrave. » disse lei presentandosi, si sentiva leggermente emozionata ad essere in mezzo a tante leggende.
Garrus rispose con un cenno del capo. Vega aveva lo sguardo fisso sui due grigi prigionieri, i primi che lui vedesse.
– E' per questo che Cicatrici è il secondo di Shepard, entrambi hanno qualcosa che non si può apprendere...di innato.-- pensò osservandoli, Garrus dovette chiamarlo un paio di volte per scuoterlo dai propri pensieri.
« Accompagnami fino alla Jotnar, convinceremo Tetrius ad essere ragionevole. » disse Garrus
« Tetrius?... Ti ricordo che Jacob e io siamo stati su Noveria un bel po' per garantire la sicurezza del progetto, non l'abbiamo mai visto ritornare su una decisione...a meno che Dasha non dicesse qualcosa. » obiettò Vega.
« Concedimi di sapere come trattare con quelli della mia specie. Tetrius è un pessimo turian ma conosce l'andamento della guerra e capisce le occasioni. Jacob vieni anche tu, porta Brynn, Gabby e Kenneth. Miranda e Liara seguiteci con i prigionieri. Ilary avremo bisogno di te e della tua amica. Gli altri preparino una difesa...avete sentito Vega...stanno arrivando. » disse Garrus
Ma prima Miranda trattenne Vega da parte « Hai notizia di Taiga? Sono preoccupato per Henry e William…sono soli, se...»
« Ehi calmati! I tuoi figli sono due geni, stanno bene...anch'io sono preoccupato per Taiga, non ho notizie ma sono certo che sono al sicuro…sapevo che oggi sarebbero venuti a farle visita…vedrai, saranno sicuramente al sicuro nel mio appartamento...si trova lontano dalle due direzioni prese dal nemico. » Rispose il marine cercando di rassicurarla.
« Grazie…hai ragione…ora andiamo. » disse Miranda riacquistando una parte della sua proverbiale calma.
Così il gruppo convocato da Garrus si diresse verso il portellone d'attracco della nave.
« Tetrius, aprici! » disse, non ci fu nessuna reazione « So che mi senti, se speri di sentirti chiamare “generale” resterai deluso...però è meglio che mi ascolti. Dasha non ama chi perde un'occasione, potrebbe anche volere la tua testa nel peggiore dei casi. »
« Cosa vuoi Vakarin? » disse una voce.
« Che apri il portellone. Facci entrare. » domandò lui.
« Vorrai scherzare? Questa nave è la mia migliore merce di scambio...Il Consiglio ha fatto rapire Dasha, se è viva vorrà veramente la mia testa se dovessi perdere la nave al centro delle trattative tra Noveria Corps e Consiglio. Se è morta il Consiglio potrebbe anche ritirare l'amnistia che ci ha concesso anni fa, questa nave sarà utile per assicurarmi che non accada. »
« Hai accesso alle comunicazioni? » chiese Garrus, nuovamente non ebbe risposta. « Lo prendo per un no...Tetrius, qualsiasi cosa tu voglia fare con questa nave hai bisogno di qualcuno con cui trattare, ma anche di essere in grado di farla muovere. Hai un centinaio di uomini con te, solo soldati, nessun vero pilota, sempre se non vuoi mettere qualcuno che non ha mai guidato niente di più di una lenta nave mercantile. »
« Sentiamo, avresti una proposta? »
« So qualcosa che non sai, prima di questo attacco mio figlio ha fatto in tempo a mandarmi un messaggio, Dasha è stata recuperata e una navetta l'ha condotta in un ospedale del presidium. »
« Un buon motivo per tenervi fuori, non mi ringrazierà se comprometto la sicurezza della nave. »
« Non lo farà neanche se ti metti in una situazione di perderla. Con me ci sono due piloti dell'Alleanza, due...eccellenti...piloti, sono sicuro che ti farebbero comodo. Ho anche la dottoressa Cole e gli ingeneri Gaby e Kenneth, dubito che qualcuno conosca meglio di loro i sistemi della nave, i motori in particolare...il sistema per integrare un motore dei grigi non dev'essere stato facile...sono risorse preziose, ti puoi permettere di rischiarle?...Inoltre sono sicuro che hai visto che abbiamo i primi due prigionieri di questa guerra...sei un ex-generale, certo capisci la loro importanza. »
 
Tetrius era ritto in mezzo alla sala di comando, i presenti lo guardavano in attesa della sua decisione.
Naomi gli si avvicinò « Generale, i piloti e i prigionieri ... »
« Lo so!» rispose, maledicendo nel contempo Multan. Il pilota batarian si era rifiutato di ubbidire alla sua chiamata, rispondendo che lui era il pilota dell'Atlantic Codex e se aveva da ridire di lamentarsi con il capo.
Volgendosi verso gli altri due membri della squadra di Dasha presenti, l'ex-generale chiese « Sunt cosa mi dici dei sistemi della nave? Mores gli armamenti? »
« I sistemi sono avviati...hhhh....ma serve personale adatto, soprattutto in una zona sensibile come i motori.» affermò il volus.
« Le armi funzionano, siamo fortunati ad avere quella donna anche se non ha mai sparato con niente di più complesso di un carrarmato. Tutti gli altri sono fanti, soldati, non hanno idea di come funzioni una sola cosa qua dentro. Possono premere il grilletto, ma quello sa farlo anche un payjack» Ssiegò Mores.
L'unico in silenzio nell'angolo più lontano era Tenus, l'assassino drell rimaneva immobile in attesa di una situazione dove sarebbe servito.
« D'accordo, solo i piloti, gli ingeneri e i prigionieri. » Annunciò Tetrius, a Garrus
« No. »
« A che gioco stai giocando Vakarian? »
« Hai quasi cento uomini, qualche umano, un asari e un turian non sono un così gran problema...voglio che ci sia qualcuno con te...non sono così stupido da fidarmi senza una piccola garanzia. »
Il portellone si aprì, Jacob scortò moglie e i due ingegneri ai motori per essere certo che fossero al sicuro, conoscevano tutti la strada.
Miranda e Liara, scortate da Naomi e un nutrito numero di soldati, portarono i prigionieri, sempre di peso perché immobilizzati dalla stasi biotica, nelle celle di sicurezza della nave per lasciarla subito dopo.
Vega accompagnato dai due  piloti andò in plancia. Garrus verso le postazioni di fuoco.
« Tetrius, sorridi o temi che la faccia ti vada a pezzi? » disse Vega al suo ingresso.
Il turian lo fissò freddamente, ignorò la battuta e rivolgendosi a piloti « Ilary Monreau, pilota della Normandy SR3 e uno dei migliori dell'Alleanza dei Sistemi…pensò sia la prima volta che ci rivolgiamo la parola. »
Ne avrei fatto anche a meno. -- pensò Ilary ma disse « Si ma sbaglia, sono il miglior pilota dell'Alleanza signor ex-generale » puntualizzò lei. Capendo perché quel turian non piaceva ad Olivia, era difficile essere sereni in sua presenza.
« E lei ? » chiese Tetrius a Alexandra
« Alexandra Redgrave, pilota dell'Alleanza. La migliore, dopo Ilary.»
« Molto bene, accomodatevi pure...» disse Tetrius indicando due postazioni vuote.
Le due donne incominciarono a studiare il sistema di navigazione a due timoni. Un solo pilota in teoria sarebbe anche bastato ma la dimensioni della nave erano tali da rendere difficoltoso per una persona sola apportare tutte le correzioni necessarie anche con i sistemi di autocorrezioni attivati. Da qui la decisione di dividere il lavoro tra due postazioni, di cui una dominante e l'altra che agiva di conseguenza.
 
Garrus entrò nella sala di comando delle armi primarie, una sola donna umana era seduta ad una postazione. Vicino a lei un batarian e un umano. Tutti e tre lo fissarono in silenzio.
Lui fece qualche passo nella sala fermandosi « Vieni fuori! » disse
Un'ombra emerse da un angolo prendendo corpo « Salve Vakarian, il vecchio generale non si fidava a lasciarti solo, mi ha chiesto di controllarti…e provvedere se necessario. » disse Tenus.
« Pensi di riuscirci? » chiese Garrus, giocherellando con la propria arma.
« Non lo so, non è neanche detto che ubbidisca...Tetrius non è Dasha...Però vorrei che portassi i miei ringraziamenti a tuo figlio. »
« Arturus, perché? »
« Nella guerra di Omega mi ha salvato, non l'ho mai ringraziato. »
« Capisco. » commentò Garrus, prendendo possesso di una postazione di fuoco.
 
Di Dasha Wevaer si poteva dire tutto tranne che non avesse decisione, in ospedale si era rifiutata di essere anestetizzata o altro che potesse annebbiare la mente, era sicura che quello fosse il momento di essere lucidi più che mai.
L'equipe medica guidata da una turian aveva deciso di ignorare le lagnanze di una paziente così difficile, accettava o avrebbero fatto senza il suo consenso. La ferita era fatale per un umano anche se non l'avrebbe uccisa in poco tempo, questo li autorizzava a ignorare la sua volontà fino a quando non fosse stata fuori pericolo.
Alle fine lei cedette e l'anestesista salarian procedette a svolgere il suo ruolo. Sorprendendolo, Dasha gli strappò la siringa di mano conficcandogliela in una gamba « Ho detto niente anestesia! »
« Pazza di un'umana! Devo solo aspettare che perdi i sensi. » Le sbottò contro la dottoressa turian che se ne andò con il resto dello staff, portandosi dietro il salarin addormentato.
Dasha avvertiva un male tremendo « Puttana di una turian... » mormorò tra se pensando a Libusia che l'aveva pugnalata.
Aveva sentito gli allarmi, avrebbe voluto avere la sua arma. Invece era disarmata, spogliata di tutto tranne un grembiule da ospedale. Odiava non essere al corrente di cosa stava succedendo.
« Salve capo. » annunciò una voce che la fece voltare di scatto.
« Galba, per una volta potresti servire i soldi che ti pago .» disse lei al medico che aveva preso a bordo dell'Atlantic Codex quando era un criminale. Era un ottimo medico, ma una passione eccessiva per qualsiasi vizio gli aveva fatto perdere la licenza medica.
« Hai bevuto? » chiese lei osservandolo meglio. Aveva gli occhi lucidi.
« No...non mi sembrava il caso. Solo un paio di pasticche fatte in casa, tengono lucidi e non danno tremore come l'alcool...e niente allucinazioni, il resto però c'è tutto. Pensandoci un po' di alcool c'è...giusto un sorso. Sull'Atlantic Codex, Multan ha intercettato una comunicazione dove riferivano che eri ferita e saresti stata portata all'ospedale del settimo distretto del presidium. Ho pensato fosse meglio venire, dubito che hai medici locali freghi qualcosa che di quello che desideri. Da quello che vedo dalle analisi iniziali, lo stomaco non è stato leso. Sei stata fortunata, è solo una grossa e profonda ferita. Cosa vuoi che faccia? »
Dasha sospiro profondamente con l'area di chi non ne poteva più « Chiudimi questo buco in pancia, niente anestesia. Non penso sia il momento di dormire e voglio potermi muovere. » Il medico gli si avvicinò, estraendo qualcosa da una piccola borsa e porgendogliela.
« Cos'è? » chiese lei.
« Whisky della Terra, direttamente dalla Scozia, invecchiato trent'anni...ti farò anche una puntura di antidolorifici, ma ti dico da subito che non basteranno. Dasha, quello che sto per fare ti farà un male cane senza anestesia, un po' di alcool in questi casi aiuta. Parlo per esperienza. » Asserì lui.
Lei prese la bottiglia mandandone giù un sorso. Poteva vedere il medico radiato prepararsi, alla fine si voltò verso di lei chiedendo « Pronta? »
Mandò giù un secondo sorso, annuì e ne deglutì un terzo. Erano passati una decina di minuti, Dasha mordeva un pezzo di stoffa datole dal medico, stringendo nel contempo la bottiglia di whisky a se come un neonato e sudando freddo. Un colpo contro il vetro della stanza e un grido proveniente dall'interfono la fecero voltare.
« Che diavolo state facendo? Non ho autorizzato questa operazione! Lei che sta operando, chi diavolo è? »
Galba non si scompose, ignorando il disturbatore.
A Dasha ci volle qualche secondo per riconoscere il medico turian di prima, quella che si era rifiutata di operarla senza anestesia. Lei le sorrise, teso un braccio verso di lei e alzò il dito medio in bella mostra.
Non sapeva se la turian conosceva il significato di quel gesto umano, certa però che il suo significato come insulto non sarebbe stato frainteso. Gli scappò una breve risata a vedere la faccia infuriata della turian.
« Non ridere. » disse Galba, lei si trattenne. Lanciò però un'occhiata alla turian tra una fitta di dolore e l'altra, intento a parlare a uno schermo. Tutto andava bene, per non pensare al dolore.
Una voce totalmente diversa si udì nella sala « Dasha Weaver, sono John Shepard. Chiamo dalla Torre del Consiglio. »
« Vada al diavolo, ho la pancia aperta e...»
« So tutto, il primario dell'ospedale mi ha detto ogni cosa...ma non posso aspettare...la Jotnar...»
« Tetrius ha preso il pezzo più importante di questa partita con il Consiglio...bravo il mio generale... anche se non penso l'abbia fatto solo per lealtà...» commentò Dasha.
« Non si tratta solo più del Consiglio, la Cittadella è invasa, ci serve la Jotnar la fuori a combattere...Tetrius non cederà il comando e non ho tempo da perdere in trattative...»
« Ah,ah,ah...Non sono io quella che ha cercato di fare la furba...chieda al Consiglio per chi lavora la turian che mi ha fatto questo. »
« GIÁ...POTREI RICORDARE CHE QUI SI STA SVOLGENDO UN'OPERAZIONE CHIRURGICA...» protestò Galba ad alta voce.
« Taci Galba e cucimi. » lo zittì Dasha
« Uff, le viscere sono le tue...» mormorò il medico.
Una voce femminile sostituì Shepard nel colloquio « Sono Tevos, adesso lei mi ascolterà bene...si abbiamo cercato di rapirla e convincere quello che rimaneva del consiglio amministrativo della Noveria Corps a eleggere un nuovo presidente...non hanno accettato...non abbiamo però mai pensato di eliminarla...non questa volta almeno. Questo era prima, ora siamo in guerra...ci serve quella nave, raggiungiamo un accordo onesto o insoddisfacente per entrambi e risolviamo questa situazione...quando la vita politica sarà tornata alla normalità, ricominceremo con i nostri tentativi di eliminarci a vicenda. »
Il silenzio regnò per alcuni secondi, infine Dasha rispose « Non ci guadagno niente se i miei principali clienti perdono la guerra...avete trovato dei documenti che mi appartenevano? Mi sono caduti quando mi hanno rapito. »
« Si Dasha, li ho ricevuti in questo momento. » Rispose Tevos.
« D'accordo...il contenuto è semplice...dopo la guerra contro i razziatori il Consiglio permise alle industrie di riprendersi grazie a un piano decennale di rateizzazione dei debiti, voglio che alla Noveria Corps sia concessa la stessa cosa...è sempre una guerra....»
Tevos si guardò con gli altri Consiglieri, annuirono tutti approvando.
« Accettato Dasha. »
« Voglio una comunicazione ufficiale e scritta da parte del Consiglio che la Noveria Corps non è sottoposta a nessuna inchiesta, gode di piena fiducia e la dichiarazione che quanto successo a Caninea è stato il primo atto di questa guerra. La compagnia deve essere al di sopra di ogni sospetto. »
Tevos scosse la testa pensierosa « Perché? L'inchiesta non è stata ancora resa pubblica, non sarà la reputazione a salvare i tuoi affari...confermare che non c'è nessuna inchiesta dovrebbe bastare, perché il resto...una dichiarazione ufficiale? Cosa vuoi ottenere? Non voglio nessun tipo di sorpresa. » chiese in tono perentorio la consigliera asari.
Dasha soppresse un'imprecazione, maledicendo tra se Galba e disse « La Jotnar ha messo a dura prova le finanze della compagnia, la perdita di Caniena e di tutta la merce stoccata non ha aiutato...il vero problema sono stati i morti, per contratto le loro famiglie hanno diritto a una somma di indennizzo per “morte sul lavoro” e a un vitalizio... una somma enorme vista l'elevato numero di personale presente al momento dell'esplosione. Posso trattare con il Consiglio e aziende … non posso farlo con i parenti dei morti, se si sapesse che non posso onorare il contratto...»
« Rischieresti di perdere il tuo ascendente sui tuoi dipendenti, come quelli che hai portato qui. Potresti avere una rivolta interna, una sciopero questa volta diretto contro di te. » disse Tevos intuendo il vero problema per la presidentessa della Noveria Corps  « Anche così perché una dichiarazione di fiducia? »
« Assicurazioni...quando ero in buoni rapporti con i volus ho assicurato ogni merce che si trovava all'interno di Caninea e Caninea stessa per 80% del loro valore. Ho stretto l'accordo con il governo stesso del Protettorato Volus, ben felice di ricevere milioni di crediti ogni anno in cambio di niente. Nessuna delle due parti pensava che sarebbe mai servita...odio essere vulnerabile, così all'epoca assicurai lo stesso l'intero complesso e ogni merce da quando entrava a quando usciva. Con delle clausole, nel caso di dolo, di coinvolgimento in attività criminali ecc...non mi sarei beccata niente. Quando il Consiglio ha detto che avrebbe usato una causa di sospette attività criminali per controllare il pagamento della Jotnar, ho capito che non avrei mai visto quei soldi...Quando terminai con voi, uscita dalla torre contattai l'ambasciatore volus, sapeva perfettamente il perché e in qualche modo era a conoscenza della minaccia del Consiglio e ovviamente anche il suo governo, la risposta fu quella che temevo...nessun pagamento finché l'inchiesta del Consiglio non fosse terminata. Avrebbero anche avviato una loro inchiesta indipendente...una scusa per tirarle per le lunghe e non pagare mai...questo è tutto. Dopo andai a ubriacarmi in uno squallido bar degli agglomerati dove mi trovò la figlia del capitano Shepard. »
Tevos rimase stupita, non dal racconto ma dal tono cui l'aveva detto. Per la prima volta da quando trattava con quella donna era certa della sua onesta « Accettato.» disse senza consultare i suoi colleghi, sapeva che se si fosse sbagliata la colpa sarebbe stata sua e proseguì.
« Veniamo alle richieste del Consiglio. La tecnologia alla base delle armi per combattere i grigi è stata pensata in parte da personale della Noveria e in parte esterno, non possiamo permettere che la tua azienda ne abbia l'esclusiva. Non con una guerra in corso, la condivideremo con chiunque altro ne sia interessato, avremo bisogno di armi e non possiamo affidarci alla sola Noveria .» disse il consigliere asari
« Ho investito...»
« Hai usato informazioni riservate per formare una squadra che lavorasse per creare un motore analogo a quello dei grigi. »
Dasha grugni di dolore e di fastidio, non sia spettava che il Consiglio ne fosse al corrente.
« Il progetto delle armi dovrà essere condiviso, potrai tenere quello sulla produzione dell'eezo 19. La verità è che il costo per altri impianti di produzione è tale che poche aziende saranno ansiose di investirci e l'avviamento richiede parecchio tempo, per non parlare dell'uso massiccio della droga “sabbia rossa “ come catalizzatore della reazione. Nessuno governo sarebbe contento a permettere la produzione di droga a livello industriale in casa propria, Noveria...» spiegò Tevos.
« Noveria è fuori dalla spazio del Consiglio, certe cose le gestisce a modo proprio. »
« Esatto. Oltre ad avere un presidente con agganci in certi ambienti criminali e una rete di rifornimento di sabbia rossa e eezo già avviata, proveniente da Omega. »
« Accetto. » rispose Dasha « Un'ultima cosa...non è una richiesta, solo curiosità...Come facevate a sapere di Caninea? Avete raccolto il debito della Noveria dalle altre compagnie troppo rapidamente, dovreste essere stati informati appena il fatto è accaduto ma...»
« Spie, Dasha...nonostante gli ispettori che mandiamo su Noveria dopo la tua guerra privata con Omega, non abbiamo mai pensato che quelli da soli bastassero a controllarti. »
« Spie? La sicurezza... »
« Nonostante tutto quello chi hai speso, un pianeta è un posto troppo grande da controllare. »
Un'altra voce femminile sostituì Tevos « Dasha, sono Bakara...»
La Weaver fu sorpresa, la Noveria Corps aveva pochi affari su Tuchanka che aveva nella Terra e nell'Alleanza il suo principale partner commerciale. Tranne poche frasi di rito, non aveva mai veramente parlato con la Consigliera Krogan.
« Consigliera. » salutò cordialmente lei.
« Sento il dovere di porgerle le mie scuse, io ho avuto l'idea che il Consiglio avrebbe dovuto prendere il debito della Noveria Corps e usarlo per controllarla. Non ho mai voluto che le cose andassero com'è accaduto, pensavo che i miei colleghi avrebbero cercato un accordo. »
Dasha era a dir poco allibita « Lei...l'idea era sua? Ma...sapevo che Tevos e Jerod erano d'accordo...lei si è opposta alle loro proposte. »
« Vero, quando ho detto come la pensavo Tevos e Jerod hanno deciso per una linea più decisa nei sui confronti a cui mi sono subito opposta, alla fine la mia idea è diventata la loro. Sostituirla con qualcuno di più gestibile e portare alla riduzione della Noveria Corps al solo pianeta. »
« Perché? »
« Ha veramente bisogno di chiederlo Dasha? Una compagnia che non risponde a nessun governo, situata in una zona dove per svariati motivi nessuno può far valere la sua legge, con risorse e un numero di dipendenti da superare alcune delle colonie più grandi della galassia. Negli ultimi due anni ha investito enormi somme nello sviluppo di Noveria, una fuoruscita di denaro dal mercato galattico che il Consiglio non può permettere. Temiamo cosa possa diventare Noveria in futuro e le sue azioni. »
« Bakara! » urlò Jerod. Il consigliere salarian era rimasto in silenzio, ora appariva oltraggiato. « Non dobbiamo spiegazioni, è una criminale che ha fatto successo solo per una debolezza del Consiglio...un ricatto. »
« No! » urlò la krogan « Era una criminale! Dalla fondazione della Noveria Corps ha rispettare le leggi, ha onorato qualsiasi contratto...avrà fatto accordi sotto banco ma quelli li facciamo tutti...e parlando di ricatti il Consiglio ha ottenuto la Jotnar usando un ricatto, tacendo sulla guerra di Omega tra lei e Aria, della guerra tra due persone...evitiamo l'ipocrisia Jerod, sappiamo tutti come funzionano le cose realmente...Dasha sarà stata una criminale, sicuramente avrà commesso altri reati che non conosciamo, ma la fuori c'è gente molto peggio di lei...inoltre nella maggior parte delle occasioni ha dimostrato a questo Consiglio più rispetto di quanto ne abbia ricevuto.» Sbottò infine Bakara terminando il suo discorso e rivolgendosi nuovamente a Dasha « Le auguro di riprendersi presto, presidentessa. »
Jerod era furente, la consigliera quarian si piegò verso di lui mormorando qualcosa. Lui fece segno di si con la testa e parve calmarsi.
« Grazie Consigliera...forse un giorno dovrò venire a visitare Tuchaka. » rispose la presidentessa della Noveria Corps.
« Il mio popolo sarà lieta di accoglierla. »
Secondo Galba, Dasha aveva uno strano sguardo...non era arrabbiata o altro...no quelle espressione le conosceva bene, quando capitava sembrava che la temperatura del posto scendesse di venti gradi...guardando meglio gli sembrò di vedere una lacrima nell'angolo di un occhio – E' l'alcool o...?-- pensò.
Lei sbatté le palpebre e prima che lui potesse essere certo la presunta lacrima scomparve, due iridi nere come la notte lo fissarono. « Ne hai ancora per tanto Galba? » chiese lei.
Lui scattò tornado a concentrarsi sulla ferita « No, anzi…mi stupisco che tu abbia urlato così poco...»
« Sto trattando, non ho tempo per star male e questa ha aiutato. » disse indicando la bottiglia quasi vuota che teneva fra le braccia. Sapeva di averne bevuto troppo assieme, sicura che presto se ne sarebbe pentita.
« Un'altra cosa Dasha...ehm...presidentessa » disse una voce maschile profonda. Era Deos, il consigliere turian.
Dasha sentiva un fremito di soddisfazione in corpo, non si era mai accorta di quanto desiderasse quel riconoscimento. Nessuno nel Consiglio l'aveva mai chiamata pubblicamente presidentessa della Noveria Corps, per loro era sempre...Dasha, Dasha, Dasha...
« Evitiamo pure i formalismi Consigliere...come posso aiutarla? » Disse lei. Galba non si mosse ma ora era certo, qualcosa era cambiato.
« Isabella è la nostra miglior risorsa...soldato che possiamo sperare di avere in questa guerra. Chiediamo che lei la convinca a darci una mano. Non le sto impartendo un ordine. »
– Tasto dolente-- pensò Galba, scrutando il suo capo. I suoi occhi neri sembravano quelli di un'aquila che ha trovato la preda.
« Le parlerò Consigliere, anche se la cosa non mi piace la sua richiesta ha le sue ragioni. Noveria e io abbiamo motivo per vendicarci... »
« Con ragione, posso dire. » La voce del turian era rilasciata.
« Vorrei due cose in cambio...»
« Chiaramente. »
« Rivedere la legge attuale sul personale autorizzato dal Consiglio a scendere su Noveria. Per impormi i vostri ispettori avete rimosso il divieto che impediva a chiunque che non fosse uno s.p.e.t.t.r.o o non avesse particolari autorizzazioni di scendere in qualsiasi punto del pianeta che non fosse lo spazioporto. Ho cercato lo stesso di mantenere in atto il divieto con i miei mezzi, ma ho avuto alcuni problemi con...dei turisti...»
« Prego? Credo di aver capito male.» commentò Deos.
« Turisti, non c'è errore...Noveria è sempre stata nelle fantasia degli amanti dei complotti, senza quel divieto c'è un sacco di gente desiderosa di cercare prove delle loro teorie. Danno problemi con la sicurezza, più di una volta abbiamo dovuto soccorrere qualcuno caduto in un crepaccio di ghiaccio...siamo la più grande compagnia industriale della galassia, non un parco divertimenti...non siamo attrezzati per badare a un esercito di idioti. »
« Penso si possa fare. » rispose Deos trattenendo un sorriso, all'idea che una cosa ridicola come quella stesse mettendo in difficoltà una persona così risoluta « Accettiamo » disse infine, dopo una rapida consulta dei suoi colleghi. « L'altra richiesta? » chiese rilasciato.
« Il rango di s.p.e.t.t.r.o per Isabella, se accetterà di aiutarvi. »
« È impazzita? » rispose freddamente il turian.
« Non potrò controllare Isabella se deciderà di aiutavi, non posso seguirla e nel contempo mandare avanti la Noveria Corps. Se perdesse il controllo potrebbe rivoltarsi contro i suoi alleati, non voglio che sia accusata di qualcosa come crimini di guerra, crudeltà o altro...Isabella farà ciò che vuole, non quello che le viene ordinato è importante che lo capiate. »
« Dobbiamo consultarci. » fu la risposta. Rimase alcuni istanti.
« Isabella sarà uno s.p.e.t.t.r.o da quando deciderà di aiutarci fino a fine guerra o smetterà di aiutarci. »
« Bene. » disse Shepard mettendosi in mezzo « Farò da testimone dell'accordo che avete raggiunto. Dasha riguardo ai documenti che avevi con te, posso confermati che sono stati firmati e accettati. »
« Richiamerò subito lo sciopero, le mie industrie pesanti si metteranno all'opera e anche le altre diramazione della Noveria Corps. Forniremo agli eserciti e flotte del Consiglio qualsiasi cosa possiate aver bisogno. » rispose lei.
« Rimane un ultimo problema, contattare la Jotnar....quella dannata cupola ci impedisce qualsiasi comunicazione. Non siamo in grado di contrattate Tetrius e....»
Audit, il salarian a capo del progetto Ascolto, dove si trovavano i Consigliere e Shepard gli si avvicinò di corsa e gli parlò.
« Ne è sicuro? » chiese John al salarian.
« Si, riceviamo una comunicazione da Henry e William Coats, hanno fornito alcuni codici di emergenza di alto rango che non dovrebbero possedere. Asseriscono di poter fungere da ponte per le comunicazioni tra chi è fuori e chi è dentro la cupola. Ci hanno fornito una lista di nomi di chi è con loro...Taiga Vega, tre ragazze di cui abbiamo solo i nomi Alexya, Diana e Trish, un'umana di nome Jessie Taylor, un agente delle sezione truffe elettroniche di nome Divus qualcosa, un drell di nome Drentel e una certa Marina. Pare si trovino in cima al suo negozio di vestiti. »

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Capitolo 12
*** Aiuto imprevisto ***


Taiga era seriamente preoccupata dagli ultimi eventi, però c'era altro che le faceva aggrottare la fronte e di decisamente più vicino a lei. Henry e William Coats erano venuti a trovarla come promesso, erano stati giorni difficili per tutti, tra i pochi superstiti alla distruzione della Grissom cercavano di andare avanti tenendosi compagnia e affrontando improvvisi sbalzi di umore. Bastava poco a ricordare per ripensare a un amico morto o semplicemente all’accademia. Lei aveva gli occhi perennemente arrossati, anche se aveva cercato di nasconderli quando andava a trovare sua madre in ospedale. Jack non aveva detto niente, limitandosi a stringerla forte a se. Lei aveva la sensazione che sua madre avesse capito tutto all'istante.
« Avete finito? Non vi scuserò con i miei se fate qualche casino. » ripeté per l'ennesima volta. Intenti a lavorare, non risposero alla sua domanda. Ed era proprio quello che angustiava la giovane Taiga.
Agli allarmi avevano provato a contattare i propri genitori, senza riuscirci. Quando avvertirono l'appartamento tremare, abbastanza forte da far cadere alcuni soprammobili guardarono fuori. Davanti a loro qualcosa di forma appuntita emergeva all'orizzonte e una cupola energetica blu avvolse tutta l'area, ben presto si accorsero di essere isolati e di aver problemi col l'energia.
Sapendo dove Vega teneva il necessario, aprirono l'armadio in camera da letto entrandovi dentro. Al posto della parete sul fondo, una porta metallica ben chiusa.
Usando un programma da loro stessi creato, i gemelli decodificarono abbastanza facilmente il codice. Dentro vi trovarono un paio di pistole, un fucile d'assalto, un set di quattro granate, un paio di trasmittenti e un'armatura per loro inutile essendo troppo grande.
Presero le armi senza togliere la sicura, dimostrando una certa incertezza. Henry e William avevano appena l'età richiesta per arruolarsi nell'Alleanza, idea rimandata per anni che avrebbero realizzato terminato il loro piano di studi alla Grissom, mancavano solo tre mesi.
Taiga più giovane di un anno, avrebbe dovuto ancora aspettare per raggiungere i propri amici, non si mostrava più sicura. Non aveva mai usato armi fuori dal poligono di tiro, senza la supervisione di qualcuno. L'idea di utilizzarle l'agitava parecchio.
Come se non bastasse, i gemelli si erano messi a smontare le ricetrasmittenti e il televisore, ignorando le proteste di Taiga. Non che la ragazza non si fidasse dei suoi amici.
Li aveva seguiti nelle avventure più disparate, sapeva di cosa erano capaci e se promettevano che avrebbero rimesso a posto il televisore ero certa che ci sarebbero riusciti.
Quello che la preoccupava era che in una situazione di crisi come quella, il duo se ne uscisse con qualche idea terribile.
Qualcuno suonò alla porta. « Cazzo…ci hanno trovato? » disse di scatto Henry.
« Trovato chi? Non penso che i nemici suonerebbero il campanello. » rispose William.
Taiga nel frattempo era andata alla porta e guardò nello spioncino, il monitor era fuori uso per carenza di energia, fece un'espressione corrucciata e guardò una seconda volta.
« Allora? » chiese William.
« Buoni o cattivi? » domandò Henry.
« Beh...non saprei…» rispose lei e aprì la porta, un gruppetto di persone era in attesa.
« Ehm ciao…Jessie... » disse Taiga.
« Ciao, tutto bene? »
« Non saprei...Alexya, Diana, Trish...»  disse la padrona di casa salutandole.
« Ciao.» dissero i tre phantom in tono mogio.
« L'umano e il drell, invece?... »
I due risposero cortesemente con un cenno della testa.
« È una lunga storia. » dichiarò Jessie.
« Olivia...proteggere...io comando. » asserì Alexya.
Taiga inarcò un sopracciglio, non era sempre facile capire cosa dicevano e al momento lei non era neanche sicura di essere contenta di vederle. Alexya aveva quasi ucciso Kelly davanti a loro, non si sentiva ancora pronta a incontrarla.
« Olivia ci ha fatto allontanare da una zona pericolosa, assegnandoci i cloni per protezione e dando il comando ad Alexya. » spiegò Jessie.
Drentel e Divus assestarono a Jessie un'occhiata di sorpresa, la scienziata umana comprese subito «  Si, sono cloni di Isabella...ecc.ecc..la storia completa chiedetela a Steve... adora raccontarla, sempre se avete voglia di perdere tempo mentre balbetta. »
« Acida come sempre Jessie. » osservò Taiga.
« Entrare? » chiese Alexya.
Li osservò un istante « Immagino che non posso lasciarvi qui...venite... » disse togliendosi dalla soglia della porta « Guardate chi c'è? » disse rivolgendosi ai gemelli.
Come prima cosa ci furono dei saluti piuttosto freddi, a cui seguì un imbarazzante silenzio.
« Prendo da bere. » affermò Taiga, contenta di avere una scusa per allontanarsi anche se di poco.
I gemelli da una parte e i nuovi arrivati dall'altra si fissarono silenziosi.
« Cosa state facendo al televisore di Vega? » chiese Jessie.
« Ehm…si...le comunicazioni non funzionano così... » disse Henry.
« ...Stiamo improvvisando qualcosa di più potente con quello che abbiamo » terminò William.
Lei si avvicinò per curiosare «  Ehm...se fate così il segnale dovrebbe rimbalzare fino a quando non passa. »
« Richiede troppa energia, opterei per un segnale meno potente ma aumentando la ricezione. » propose Drentel affiancandola.
« Si, forse, non abbiamo finito...tu chi sei? » chiese William, leggermente indispettito.
« Sappiamo quello che facciamo. » affermò Henry. I gemelli erano visibilmente scocciati, Jessie la conoscevano ma chi era quel drell per arrivare e criticare?
« Però l'idea non è male. Non dovrebbe essere difficile ottenere un'antenna più potente. » borbottò Divus.
« Si. » risposero all'unisono i gemelli.
Al suo ritorno, Taiga li trovò tutti intenti ad rimaneggiare quello che una volta era un televisore. Solo Alexya, Diana e Trish rimanevano in piedi, in disparte, nonostante i volti coperti dai caschi era chiaro che si sentivano fuori luogo. Tutti presero qualcosa da bere, le ragazze mostrarono la faccia.
«  Allora...come mai qui? » chiese la padrona di casa alle tre ragazze.
«  Noi...passaggio...cercare rifugio...così... » disse Alexya. Le sue sorelle ,dietro di lei, annuirono energicamente. Dopo aver fatto un passo indietro entrambe, lasciando che fosse lei a fronteggiare Taiga.
«  Così... » rispose Taiga non sapendo come perseguire, era fin troppo palese che il phantom stava mentendo.
«  Erano preoccupate per te...voi, avevano in mente di passare prima di qua temendo fossi sola poi da casa dei gemelli. Come sanno dove vivete? » - domandò Jessie continuando a lavorare - « Per fortuna Henry e William sono qui, abbiamo evitato un viaggio inutile. »
«  Ehm...le abbiamo invitate ai nostri compleanni...preoccupate? » disse sorpresa Taiga, scambiando un'occhiata con i gemelli.
Sinceramente non sapeva cosa fare, loro tre con le ragazze erano andati d'accordo ma non riusciva a togliersi l'immagine di Alexya che pugnalava Kelly.
Aveva il dubbio che sulla Grissom non avessero mai compreso quante fossero pericolose, all'accademia c'erano stati alcuni incidenti ma nessuno si era mai fatto male. Steve vigilava.
I primi due mesi erano stati abbastanza estenuanti per tutti, sapeva però di essersi divertita come non mai.
Avevano scoperto la verità sulle ragazze dopo un incidente. Le informazioni erano tutte segretate ed erano state presentate a tutti gli studenti come dei potenti biotici, i cui poteri avevano danneggiato la mente. La direttrice chiese di trattarle bene e di andarci d'accordo.
Quello che nessuno aveva considerato era l'invidia che potevano suscitare, tre ragazze estremamente carine, fra le loro coetanee.
L'incidente accadde nelle docce, dopo l'ora di ginnastica, tornando negli spogliatoi non trovarono i loro astucci di legno. Alexya, Diana e Trish misero a soqquadro il locale, mentre il resto delle presenti assisteva in disparte ridendo.
Le prime lacrime stavano segnando le loro guance, quando Taiga arrivò dopo essersi attardata nelle docce. Fu l'unica ad avvicinarle, un bagliore biotico incominciava ad avvolgerle, visibilmente disperate.
Capì subito cosa doveva essere accaduto, si guardò in giro, dirigendosi a una grata dell'aria e staccandola senza problemi. Si issò con le mani entrandoci a mezzo busto, quando ricadde stringeva in mano tre astucci di legno.
Le ragazze l'abbracciarono con autentica gioia, lei era andata a colpo sicuro. Non era la prima volta che quel posto veniva usato per fare dei dispetti.
« Ehi…ci hai rovinato il divertimento. » dichiarò una studentessa dell'ultimo anno, spalleggiata da due sue compagne. « Biotici scarsi come te, dovrebbero stare al loro posto...o ti vuoi rivolgere a mammina? »
Taiga sputò a terra per niente impressionata, come biotica sapeva di non essere potente, di certo non avrebbe mai potuto competere con nessuna di quelle tre ragazze più grandi. Anche così...
« Ma quale divertimento? Erano disperate, brutta stupida! » rispose Taiga seccamente.
« I ragazzi non fanno che parlare di loro...e di quella troietta che se la tira, Isabella. » disse la studentessa in tono di disgusto.
« Quindi? Ti sei guardata allo specchio e ti sei scoperta un cesso? » rispose la figlia di Jack.
La ragazza mandò indietro il braccio, caricando un colpo micidiale che non ebbe seguito. Annaspava con le mani attorno al collo cercando di respirare, tenuta alla gola da una ragazzina dodicenne con una sola mano.
Tutto si risolse con l'intervento di Taiga che abbracciò la ragazza pregandola di fermarsi, ancora non le conosceva e non distingueva quelle tre sorelle così uguali fra loro, cosa che fece. Solo dopo scoprì trattarsi di Diana, Trish sembrava sul punto di mettersi a piangere, Alexya invece calma e sicura sembrava pronta a scattare.
Le attacca brighe se ne andarono più spaventate che mai e tutto finì, anche la prima esperienza delle tre ragazze con la gelosia delle coetanee.
Quello che nessuno sapeva e che Taiga era intervenuta in quel modo per fermare Diana. In mano teneva la propria custodia di legno, lei aveva visto far capolino l'acciaio della spada, era intervenuta certa che non avrebbe dovuto permetterle di estrarla.
Raccontò tutto a Henry e William, i quali sottoposero le ragazze a un interrogatorio che non risultò difficile. Pareva non capissero il motivo per tacere o nascondere la verità, si potevano ottenere tutte le risposte necessarie, se ci si prendeva la briga di interpretare le loro risposte frammentate.
Quando poi i gemelli craccarono alcune informazioni dal computer della loro madre, Miranda, scoprirono che erano cloni, ma nient’altro.
Facendo il punto della situazione: sapevano che erano cloni di Isabella, biotici fuori dal comune come lei, addestrate a combattere come phantom, estremamente legate alle proprie spade, avevano numerosi vuoti di memoria e ignoravano cose che tutti conoscevano.
Quando chiesero a Steve perché parlassero in quel modo «  C-Conoscete la versione pubblica...non c'è ne un'altra. »
« Per cortesia... » disse Henry, il trio si allontanò in fretta sotto un'occhiataccia del capo della sicurezza. Non tentarono neanche ulteriormente, Miranda aveva scoperto che avevano ficcato il naso nel suo computer...nuovamente.
Alla fine rinunciarono, la cosa aveva perso interesse visto che andavano d'accordo con quelle strane ragazze. I gemelli poi avevano altre idee, desiderosi di trasformare la Grissom nel loro regno grazie alle nuove venute. Jack distrusse ogni loro speranza.
Taiga non sapeva veramente cosa pensare « Perché non vi accomodate? » disse indicando il divano. Le ragazze vi si sedettero, ad eccezione di Diana che andò a curiosare cosa stessero facendo i gemelli, rimanendo alle loro spalle, mentre allungando il collo cercava di sbirciare.
« Dove diavolo sta il cacciavite? » mormorò Henry cercando a testoni lo strumento, senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro.
« Grazie. » disse avvertendo che gli veniva messo in mano «  Oh, merda...» e scattò all'indietro come se avesse visto un mostro, davanti a lui Diana.
La ragazza aveva le labbra tese e pallida in viso, la sua espressione non poteva essere più triste. Gli diede le spalle e si allontanò, sedendosi accanto a Trish che le mise una mano sulla spalla.
«  Si può sapere che vi prende? » chiese Jessie seccata «  Amici alla Grissom e ora niente? Va beh...hanno quasi ucciso Kelly, ma lei è stata stupida... sa che agiscono su modelli di comportamento preimpostati dall'indottrinamento, se sovreccitate o non completamente lucide. »
« Di che parli? » chiesero i gemelli, Taiga era altrettanto confusa.
« Sono indottrinate...come pensiate che sappiano combattere allo loro età? Non sono di certo state addestrate in maniera classica. » Loro avevano pensato di si.
Guardò in alto quando sentì una mano sulla spalla « Adesso ci dici tutto. » disse Taiga dominando da in piedi su di lei.
Non le avevano mai viste in azione. Erano sempre e solo state delle compagne di giochi e avventure, forse un po’ strane.
Dopo che ebbe fatto « Alexya, non lo hai fatto di tua volontà? » chiese, al cenno negativo di lei Taiga l'abbracciò « Scusami ti prego, mi sento una stupida, perdonami. »
Alexya si sentiva strana, aveva una strana sensazione in corpo ma era piacevole. Henry e William si erano avvicinati e rivedevano lo sguardo limpido, senza quel velo di paura che gli aveva visto in volto dopo l'incidente con Kelly. Rimaneva una cosa da sistemare, Diana.
Henry gli si inginocchiò davanti « Mia signora, sono un idiota...chiedo perdonò. » e si esibì in un perfetto bacia mano per baciarla subito dopo sulle labbra. Una spinta lo mandò gambe all'aria.
« Ti odio Henry. » dichiarò William, trapelando indivia.
« A volte l'unico modo per far dimenticare un errore, è fare qualcosa anche di più estremo. » gli rispose il gemello.
Diana era sorpresa, aveva spinto via Henry ma non riusciva a togliersi dalla mente la sensazione provata. Aveva già baciato e proprio uno dei gemelli, quando Ilary avevano fato intendere che i ragazzi avrebbero fatto follie per essere baciati da delle ragazze cosi carine.
A tutte e tre sembrava una vera stupidaggine, cos'era un bacio in fondo? Così sul momento provarono con Henry e William, non ci trovarono niente di strano, i due maschi invece rimasero euforici per una settimana. Loro non avevano idea del perché.
Questa volta dovette ammettere che la sensazione era completamente differente, si sentiva calda in viso. « Non ci credo! Diana sei arrossita! » Urlò quasi Taiga e scoppiò a ridere.
« Se avete finito di perdere tempo, noi saremo pronti.» affermò Drentel
« Pronti per cosa? » chiese Taiga allarmata.
« Per il nostro piano di salvataggio Cittadella. » dichiararono i gemelli in contemporanea.


*****


Marina, ventisette anni, una folta capigliatura riccia di colore castano e occhi del medesimo colore, guardava in strada dopo aver spento tutte le luci. Agli allarmi aveva provveduto a mandare via i dipendenti e a chiudere il suo negozio di vestiti di alta moda, era evidente che la giornata lavorativa era finita.
Si era rifiutata di raggiungere uno dei rifugi, aveva investito tutto in quel negozio e stava andando bene, sempre più riviste specializzate parlavano del suo lavoro.
Se fosse scappata e qualcuno avesse messo a sacco la sua attività sarebbe stata finita. Per questo motivo, quando aveva cercato una sede adatta, aveva scelto quella attuale perché il piano superiore oltre ad essere adibito a studio era anche abitabile.
Per maggior sicurezza teneva in grembo una mazza di metallo, sospirò mentre osservava sua collezione di modellini di astronavi.
Una piccola passione che celava agli altri, non era mai stata interessata alle navi ma quando Jeff “Joker” Monreau si era presentato nel suo negozio, il pilota della leggendaria Normandy SR2 aveva bisogno di un rimpiazzo su misura di un vestito della moglie che aveva rovinato tempo addietro e che lei un giorno aveva deciso di rimettersi, non aveva mai confessato alla propria consorte cosa aveva fatto.
Si trattava di un indumento che lei aveva creato agli inizi della propria carriera, uno dei primi, dopo aver capito la situazione aveva accettato di ricrearlo ma in cambio di una visita personale alla Normandy SR2, aveva fatto quella richiesta in un momento in cui non aveva ispirazione e le giornate le sembravano grigie e uguali fra loro.
Il pilota aveva accettato, dopo a lei era rimasto un certo interesse che aveva sfogato creando quella sua collezione, fantasticando un giorno di visitare tutte quelle navi.
Un movimento lungo la strada attirò la sua attenzione. Un gruppetto di persone era comparso da una via laterale fermandosi proprio davanti all'ingresso, per prima cosa guardarono verso l'alto e sembrarono annuire poi uno di loro si chinò sulla serranda metallica del negozio
«  Che cazzo...» e corse via mazza in mano.
 
Drentel stava forzando la chiusura della serranda usando un filo metallico, odiando a morte quella tecnica primitiva. Certo era un genio, sapeva usare gli strumenti più sofisticati e analizzare i dati più complessi, quando però bisognava centrare alla cieca un buco all'interno della serratura, per far scattare una molla, l'intelligenza contava ben poco.
Colto di sorpresa vide la porta del negozio aprirsi, registrando appena la comparsa di una donna umana, mentre qualcosa lo colpiva in testa passando attraverso le maglie della serranda. Dolorante si allontanò massaggiandosi la fronte.
« Andate via, fottuti ladri! » - gridò Marina più agitata che mai - « Ho già chiamato la sicurezza, saranno qui fra poco. »
« Si, certo, ora facci entrare. » disse con i suoi soliti modi Jessie.
« Dovrei far entrare dei ladri in casa mia?  La vedi questa mazza di metallo? Sarò felice di... »
« Calma, calma. » disse Divus mettendosi in mezzo, tra le due donne « Signora sono un agente di sicurezza, sezione crimini finanziari. Questi sono i miei dati, può controllare tranquillamente. » spiegò alla padrona di casa, porgendole attraverso le inferiate un documento digitale.
« Non l'ho già visto da qualche parte? » chiese lei.
Divus sorride, sfoggiando il sorriso per il grande pubblico « Milady, non nascondo di svolgere il mio ruolo sotto copertura. La gente mi conosce come Divus, il meraviglioso e affascinante mago biotico e....cosa fa?! »
Marina aveva fatto cadere il documento datole, la mazza in metallo lo ridusse in pezzettini in un sol colpo. « Non mi fid!. » Sentenziò lei.
Il mago era rimasto per una volta senza parole, mentre in ginocchio fissava ciò che rimaneva del suo documento di agente. Richiederne uno nuovo, gli avrebbe richiesto due settimane di lavoro con “l'infernale” burocrazia della galassia, per non parlare del suo capo che l'avrebbe severamente rimproverato.
Taiga si sentì tirare da dietro. Era Trish.
«  Provare ?» chiese la più timida di quel terzetto di phantom.
Fecce segno di sì, non sapendo nemmeno se in effetti poteva proibirle di fare qualcosa.
Lei lanciò un'occhiata ai gemelli che fecero spallucce.
« Il soggetto numero tre ha sempre dimostrato una forza e una resistenza maggiore rispetto agli altri. » commentò Jessie.
« Un po' come tè quindi...che sei più stronza della maggior parte delle persone. » sbottò Taiga, sentiva il bisogno di sfogarsi, Jessie l'afferrò per la testa. Si fissarono parendo fulminandosi.
Intanto Trish prese saldamente con le mani la serranda, mentre quella donna continuava a picchiettarla sul casco con la mazza di metallo. Marina non aveva mai colpito nessuno e non riusciva a farlo neanche adesso, cosa per altro non facile visto che gli spazi tra la serranda le permettevano di far scorrere in mezzo la mazza ma non di calarla dall'alto. Ancora meno riusciva a farlo su una ragazzina. Trish si era messa davanti a lei, togliendosi il casco, poggiandolo a terra e facendo un bel respiro.
« Va via ragazzina...non voglio farti male!. » disse Marina cercando di mostrare una sicurezza che non aveva. L'unica cosa che ricordò dopo fu uno schianto fortissimo, quella ragazza con le mani alzate come se esultasse e che stringeva qualcosa, poi un oggetto cadde fra loro.
Lei guardò in alto. La serranda era stata alzata a forza con un solo gesto, talmente forte che il gancio che l'ancorava al suolo era stato divelto dal pavimento salendo con la saracinesca per ricadere a terra tra loro due. Nelle mani di Trish le due aste della serranda dove aveva fatto leva.
« Fuori dal negozio!» urlò Marina sul punto di piangere, muovendo nel contempo la mazza come un giocatore di baseball. La palla da colpire era la testa di Trish.
Il gesto però non giunse al termine. Afferrata per i capelli venne buttata a terra, una spada le premeva sulla gola. Scoppiò a piangere, era decisamente troppo per lei.
Diana si stava divertendo come se fosse un gioco, questo era finito per lei aveva visto quella donna alzare la mazza sulla sorella, non che pensasse che Trish fosse realmente in pericolo, era una questione di principio. Nessuno picchiava o minacciava lei e le sue sorelle.
Agile come un gatto e occultata aveva afferrato da dietro quella donna buttandola al suolo, estraendo la spada e premendogliela alla gola. Sorrise tra se per la facilità, non restava che far scorrere la lama sulla morbida carne.
Si fermò un istante, Taiga con Henry e William non avevano preso bene quando Alexya aveva pugnalato Kelly. Mosse nervosa le dita sull'impugnatura.
Quando William aveva mostrato di temerla, lei ci era rimasta veramente male. Aveva visto i loro volti subito dopo che Kelly era ferita, aveva capito che temevano Alexya e loro.
Non aveva capito la ragione ma aveva avvertito un tuffo al cuore, si era sfogata piangendo sulla navetta che dall’hangar le stava trasportando.
Cosi anche le sue sorelle. La verità è che non sapeva per cosa stava piangendo. Avevano visto quello sguardo su un sacco di gente che avevano ucciso. Perché vederlo su quelli che poteva definire i suoi unici amici, al di fuori delle sue sorelle, l'aveva turbata?
Perché sentiva anche che la morte di un sacco di studenti, alcuni perfetti estranei o che aveva conosciuto appena, aveva cominciato a turbarla appena si era messa a piangere ? Un dolore latente in attesa di venire a galla.
Guardò Alexya, sua sorella sedeva al centro, sguardo in basso nascosto da una capigliatura color oro, mani strette a pugno sulle ginocchia cercando di controllarsi.
Lei l'abbraccio, non l'aveva mai fatto, qualcosa le diceva che doveva farlo per la sorella e per se stessa. Quando lo fece Alexya scoppiò in un autentico pianto assieme a Diana, Trish si gettò sulle sorelle unendosi anche lei in quel pianto liberatorio.
«  Diano…no! » la voce di Alexya la riportò al presente togliendola dai suoi pensieri, le fece cenno di no con la testa. Guardò la donna sotto di lei.
– No minaccia...no divertente.-- pensò, una fitta di dolore le attraversò la mente. Una vocina da qualche parte le imponeva di finire quella donna che si era opposta.
– Non è mio pensiero.-- la voce si fece più forte come il dolore, lei guardò la donna sotto di lei. Sarebbe stato facile, un gesto rapido e si sarebbe sentita bene.
Si tolse il casco, stava sudando, rivelando una cascata di capelli dorati, altre volte quella vocina si era presentata. Che problema c'era ad uccidere quando nessuna delle persone per lei importante l'avrebbe criticata?
Improvvisamente capì che non era cosi, Taiga, Henry e William l'avevano fatto mostrando di temerle. D'un tratto capì cosa avesse turbato Alexya.
Una mano afferrò la sua, quella con cui impugnava la spada. Due paia di occhi azzurri s'incrociarono, Alexya le sorrideva. Lei sospirò allontanando la spada dalla gola e togliendosi da dosso, « Orgogliosa. » le disse Alexya stringendola forte.
Sentiva quella voce urlare più forte, ma farsi sempre più lontana. Non faceva poi così male, mentre era stretta nell'abbraccio della sorella.
Un rombo in avvicinamento fece voltare tutti. A gran velocità un'unità in perlustrazione stava piombando su di loro. Un gorilla.
Il gigante di metallo si schiantò dentro al locale, fuggirono appena in tempo al piano superiore. Marina venne afferrata bruscamente da Divus e sollevata a forza. A salvarli le ridotte dimensioni della via che conduceva al secondo piano.
Il mech vi si scontrò più volte ma sempre impossibilitato a passare, alla fine allungò una mano per cercare di afferrarli ma senza riuscirci.
«  Che facciamo? » chiese Divus. Non ci fu tempo per una risposta. I vetri della stanza andarono in frantumi insieme alla vetrina con le astronavi, quando una delle mani del gorilla sfondò le finestre.
Era uscito dal negozio e con un balzo aveva raggiunto il secondo piano aggrappandosi al cornicione delle finestre. Tentava ora di issarsi per raggiungere i suoi obiettivi.
«  Il bastardo non ci lascia! » gridò Drentel, quando vide il volto del mech fare capolino. Alexya e Diana scattarono colpendolo una per lato sulla sua faccia meccanica. Mentre Trish affondava con forza la propria lama in una giuntura della mano del robot che perse la presa.
Il gorilla si schiantò a terra, trascinando nella caduta le ragazze.
Taiga corse verso il bordo angosciata, quando vide che erano ancora intere tirò un sospiro di sollievo. Il nemico però era ancora operativo. Rialzandosi da terra, il mech si voltò vero il terzetto e caricò con tutta la sua forza.
Le ragazze attaccarono. Disposte a triangolo al cui vertice si alternavano Trish e Diana, la prima quando si difendevano, la seconda quando attaccavano e con Alexya al comando e a dare supporto. Scomparendo tra un attacco e l'altro.
La battaglia procedeva, mentre in strada tutto veniva demolito dalla forza del Gorilla, ma troppo lento per colpire le sue avversarie che lo danneggiavano senza riuscire a disattivarlo.
«Voi due! » - gridò Taiga, puntando un dito contro Henry e William -« Fate qualcosa! »
« Cosa?! » gridarono all'unisono.
« Non m'importa, sono le nostre amiche quelle che stanno combattendo laggiù. Non possiamo stare a guardare! »
I due si diedero da fare con il proprio omnitool, funzionavano ancora male e non avevano una connessione ma a loro serviva il loro database.
Anche se vietato si erano scaricati, per essere a conoscenza delle fantastiche avventure dei loro amici della SR3, i rapporti di Olivia la prima volta che aveva affrontato i grigi. Cercavano informazioni utili.
«  Il Cranio! bisogna sfondarlo!» dichiarò William.
« …e buttarci dentro qualche granata per completare l'opera. » aggiunse Henry.
« Abbiamo queste. » affermò Drentel mostrando il set di quattro granate prese nell'appartamento di Vega.
« Siamo apposto, non ci resta che comunicarlo a quelle tre. » disse Divus.
« Non ascoltano. » dichiarò Jessie. Tutti la guardarono « Mentre discutevate le ho contattate per dire di colpire il cranio, non ascoltano anche se il comunicatore funziona...dannazione...sono così prese dal combattimento che non danno retta. »
Taiga imprecò in maniera oscena, sapeva che a volte si estraniavano. L'aveva visto succedere con Steve, la cosa era un problema anche per lui.
« Possiamo fare qualcosa? » chiese a Jessie
« Non saprei, quando succede è perché il programma “phantom” sta agendo. Sono ancora loro ma per non più del 55% in queste condizioni, il loro unico obiettivo è eliminare il nemico. »
« Dobbiamo farci sentire » disse Taiga « Deve esserci un modo per farci notare, per attirare la loro attenzione...uno qualsiasi »
Divus si frugò un attimo il collo della maglia ed estrasse qualcosa non più grande di un pollice. « Uso questo chip nei miei spettacoli, funziona come un microfono...ehi. » Jessie glielo strappò di mano.
Lo osservò un attimo da vicino, senza dire niente si sbottonò sul davanti estraendo una custodia che teneva proprio in mezzo ai seni. La aprì, conteneva alcuni strumenti tecnici di dimensioni ridotte. Due rapide mosse e lo consegnò a Taiga « Non ci serve un lungo discorso. Potrai parlare al massimo volume, uno o due frasi corte al massimo prima che si esaurisca. »
« Io? » chiese lei interdetta.
« Non vedo chi altri potrebbe farle rinsanire. » disse Jessie e voltandosi verso i gemelli « Che avete da guardare? »
Taiga si voltò verso la battaglia e « ALEXYA, DIANA, TRISH NON AGITE DA SOLE! ABBIAMO UN PI…» La voce si spense, lei guardò attonita il chip che teneva in mano. Era durato meno di quanto detto da Jessie.
Diana apparve davanti a lei, aveva un respiro affannoso e sguardo severo. Taiga per un secondo si bloccò, la sensazione di pericolo che emanava era autentica. Per la prima volta videro cosa da Steve li aveva difesi. La battaglia continuava, Diana si voltò, le sue sorelle avevano bisogno di lei, stava per andarsene.
Mordendosi un labbro per farsi coraggio, Taiga si fece avanti. Una volta aveva avuto paura di loro e aveva causato solo problemi. Spiegò a Diana cosa sapeva e come fare. Il phantom strappò le granate dalla mani di Drentel e ritornò a combattere.
 
Alexya affondò la spada nell'occhio destro del mech, un angolo cieco di cui approfittò Trish, penetrando con forza la corazza del cranio con la propria arma e come un apriscatole allargò la fenditura. Mentre entrambe lottavano, per non farsi sbalzare dal gorilla che si dimenava ferocemente.
Diana arrivò da dietro correndo lungo la schiena del mech, eseguendo un salto in aria proprio sul cranio e lanciando le granate nello squarcio praticato da Trish. Lei atterrò poco distante con la massima eleganza, Alexya e Trish si allontanarono appena ebbe lanciato.
Una forte esplosione e il gorilla cadde, inerme, a terra. Quando tornarono lei le abbracciò, la ragione diceva di non farlo, lei seguì il cuore.
Finalmente raggiunsero la loro meta, il tetto dell'edificio. Tra tutti era quello che più si avvicinava alla cupola mentre scendeva fino a terra, il punto con la minor distanza da esso e dove sarebbe stato più semplice far passare un segnale. Drentel, Jessie e i gemelli si misero subito all'opera per quel piano che avevano costruito, pezzo per pezzo, assieme al comunicatore improvvisato.
Taiga li osservava mentre sorvegliava la proprietaria che non la smetteva di frignare, aveva anche chiesto alle ragazze di mettersi di guardia. I tre phantom si dimostrarono liete di aiutare.
« Ci siamo! » urlò Drentel che dimostrò di aver ragione quando qualcuno rispose al loro segnale, Henry e William si identificarono e in pochi istanti si trovarono in comunicazione con John Shepard.
« Ragazzi siete davvero voi? » chiese l'eroe della galassia, i due raccontarono tutto rassicurando sulle loro condizioni e su quelle di Taiga.
« Vi siete guadagnati una medaglia! Assicuratevi di tenere questo collegamento aperto, useremo il vostro trasmettitore come ponte radio. » spiegò Shepard e rivolgendosi a Audit « Stabilite un ponte radio con le forze di difesa sotto la cupola, cerchiamo di coordinare i movimenti e studiate una strategia. »
Passò quindi a Dasha « Possiamo contattare la Jotnar, mantieni la parola e ordina a Tetrius di cedere la nave. »
*****
« Comunicazione in arrivo su canale prioritario della Noveria Corps...è Dasha! » dichiarò Sunt.
« Sul viva voce. » ordinò Tetrius.
« Generale sono Dasha, le sto inviando il codice di sicurezza. Ho raggiunto un accordo con il Consiglio la nave è loro, le trattative sono concluse. »
Il turian si voltò verso Sunt. Il volus fece cenno affermativo il codice di sicurezza era confermato.
« Ordini? » chiese Tetrius.
« Sbarazziamoci dei grigi generale. Noveria ha un debito con loro, voglio riscuoterlo. Le do carta bianca. »
Tetrius sorrise, certo che anche Dasha lo avesse fatto nell'impartire quell'ordine.
« Sala d'armi, mi sentite? » chiese il generale.
« Sissignore! » rispose Luciana, « Notizie Tetrius? » chiese Garrus
« Noveria Corps e Consiglio hanno raggiunto un intesa, ho l'ordine di eliminare i grigi. »
« Finalmente smetterai di stare seduto a poltrire! » commentò Vakarian.


*****

I gemelli intanto avevano finto il loro compito e chiesero a Jessie « Da quando portavi quell'affare tra le tette? »
« Anch'io sono figlia degli eroi della Normandy. Vi ho eccitato? » disse mettendosi in posizione da pin up.
«  No... » rispose Henry.
«  Le donne di mezza età non ci interessano.» terminò William. Jessie fece schioccare le nocche della dita, era una scienziata ma conosceva anche lei qualche mossa....


*****

Luciana non aveva mai sparato niente di più grande del cannone del carro armato dove aveva servito. Manovrare una postazione di tiro della Jortnar era davvero emozionante, da dove si trovava aveva manovrato una decina di cannoni che ora tenevano sotto tiro le truppe dei grigi che assaltavano il molo per raggiungere la nave, trasformandolo in un vero campo di battaglia.
Quando aveva visto arrivare addirittura Garrus Vakarian ad assisterla, occupando un’altra postazione, era stata davvero sollevata. Adesso aveva l'ordine di colpire duramente i grigi, per farlo c'era un solo modo, attaccando direttamente la nave che era penetrata nella stazione.
– Scegli, scegli, scegli...dannazione – pensò, sulla nave le armi non mancavano ma non conosceva il sistema, scegliere l'arma giusta e usarla era complicato, avrebbe potuto sbagliare un sacco di cose poi sicuramente la nave aveva delle difese. L'attacco alla nave non diminuiva, non poteva dedicarsi ad altro e....
«  Ehi! » gridò una voce, lei si voltò seccata. Era stato Garrus a chiamarla «  Dividiamoci i compiti, io colpisco i nemici sul molo, tu concentrati sulla nave...con calma soldato...fai un respiro e scegli la tua mossa. »
Lei fece un respiro profondo « Sissignore!» gli disse lieta di saper ora cosa fare, passò velocemente in rassegna le armi a disposizione.
« Il programma usato sui carri armati di Noveria per il puntamento? » disse contenta e stupita di aver trovato qualcosa di familiare « Cosa comandi bello? »
Il sorriso le illuminò il volto.
« Trovato qualcosa? » chiese Sartrone, il batarian e Laudat erano con lei nella sala d'armi. Saliti a bordo della nave non sapevano dove andare non avendo un'assegnazione. Avevano quindi seguito Luciana fin lì, la cannoniera del carro armato aveva pensato che si sarebbe potuta rendere utile se qualcuno le avesse dato un qualsiasi cannone da usare. Ed erano rimasti con lei, non sapendo cos'altro fare.
I quattro cannoni elettromagnetici sul dorso della nave si mossero in simultanea, puntando contro la nave nemica. Fecero fuoco in contemporanea, la sola potenza dello spazio di quelle otto bocche da fuoco mandò in frantumi i vetri dell'intero isolato mentre lo spostamento d'aria fu sufficiente a sbalzare indietro di qualche metro le unità nemiche più vicine.
Otto proiettili corazzati da sette tonnellate l'uno volarono verso un unico obiettivo, l'astronave nemica. All'impatto con il bersaglio il nium liquido venne spinto in maniera violenta e ad alta pressione verso l'alto percorrendo uno stretto corridoio all'interno del proiettile entrando ad una pressione elevata nella camera anteriore riempita di eezo 19, il tutto in meno di due secondi. Escluso questo meccanismo, il resto di ognuno di quei proiettili era riempito con esplosivo ad alto potenziale.
L'eezo 19 era più instabile del normale e si destabilizzò del tutto entrando a contatto col nium. Normalmente quest'ultimo avrebbe annullato gli effetti dell'eezo senza nessun altra conseguenza, ma la veloce spinta verso l'alto faceva si che il contatto tra i due elementi avvenisse prima che questo potesse accadere.
L'esplosione fu di un rombo assordante, radiazioni di eezo e particelle di nium investirono l'astronave mentre la potenza dell'esplosione le spingeva più in profondità nella corazza della nave. Sulla superficie, liscia e lucida, una crepa improvvisa.

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Capitolo 13
*** Punto Charlie ***


John Shepard urlava ordini come un forsennato, davanti a lui una mappa olografica della zona della Cittadella invasa. La barriera nemica era stata a abbattuta e centinaia di messaggi d'aiuto avevano riempito i canali di comunicazione. Ignorando quelli di origine civile, si concentrò solo su quelli marcati da un codice militare.
Squadre N7 e C-sec avevano lottato senza nessuna strategia, aiutati in compenso da una profonda determinazione e buon addestramento. Questo però non era bastato ad evitare un tracollo.
Alla scomparsa della cupola decine di squadre chiedevano aiuto, ufficiali urlavano ordini opposti ad altri. La catena di comando era nel caos, lui sapeva bene che tra le paure peggiori di un soldato era vedere i propri comandanti senza idee.
Aprì un canale generale con tutti, identificandosi rudemente, senza gentilezza. Diede ordine a gruppi di squadre di muoversi, di fare esattamente come lui voleva senza aspettare rapporti sul loro stato o altro. L'esercito non era una democrazia. Ashley lo affiancava svolgendo il medesimo ruolo, aveva capito le intenzioni del marito.
Liberati del dubbio di una scelta, i soldati risposero con entusiasmo ora che avevano uno obiettivo che nel loro piccolo comprendevano come raggiungere una posizione, tenerla, attaccare. John Shepard era il loro eroe, qualcuno di cui si sarebbero sempre fidati. Lui cercava di farli agire, evitare che si perdessero nei propri pensieri.
L'unica nota positiva era che il nemico non sembrava esperto di strategie: precedute da avanguardie, le forze nemiche si erano divise puntando dritte sul loro obiettivo, non facendo nessuno sforzo per assicurarsi il controllo del territorio all'interno del quale i difensori si muovevano facilmente.
Dalla mappa olografica con al centro la nave nemica, la punta tronca per l'attacco della Jotnar, la forze d'invasione maggiore si dirigeva verso la torre del Consiglio ed era anche il percorso più lungo.
Nel contempo una forza minore puntava contro la Jotnar in un percorso molto più breve, bloccando la nave al molo non potendo decollare mentre era sotto attacco. I suoi compagni e amici, dietro suo ordine si erano recati precedentemente alla nave trovandosi ora sotto attacco. Lui però aveva fiducia, se c'era un gruppo che poteva farcela erano proprio quello. In cuor suo avrebbe desiderato prendere un fucile e raggiungerli – Sei vecchio John Shepard.-- pensò. Avrebbero avuto il supporto anche degli uomini della Weaver, sui quali però nutriva delle riserve.
Tra le tante preoccupazioni un’altra lo tormentava, i suoi figli si trovavano in un punto chiave davanti alle forze nemiche che avevano già ingaggiato. Avrebbe voluto dire di andarsene ma non poteva, condivideva la scelta della figlia di occupare la via per rallentare il nemico. Lui avrebbe fatto lo stesso, questo però non servì a farlo sentire meglio. Se fosse successo qualcosa a Steve e Olivia, come avrebbe potuto guardare ancora in viso Ashley?


*****

Al punto charlie il combattimento era furioso, respinti da beta, Olivia e la sua squadra stavano tentando l'impossibile schiacciati dal numero dei nemici. Un colpo vicino alla sua posizione esplose facendola cadere con lo sguardo al cielo, aveva sperato che tolta la cupola la situazione sarebbe migliorata. Non era successo.
Sentiva gli ordini del padre alle squadre dal comunicatore del casco, si chiese se sarebbero arrivate in tempo. Se una resistenza fosse ancora possibile.
Il profilo di un edificio attirò la sua attenzione, era abbastanza alto da far pensare che dalla cima fosse possibile vedere la strada in cui combattevano in tutta la sua lunghezza o almeno buona parte di essa.
Una figura si stagliò in mezzo, chinandosi su di lei.
« Dimmi che sei viva Olivia? » chiese allarmata Asiria.
« Si! » e scattò in piedi facendosi seguire dall'amica mentre correva diretta a quel palazzo con un’idea in testa. « Ho bisogno di due minuti, se non avete mie notizie entro questo tempo evacuate! » ordinò chiudendo le comunicazione, non aveva tempo per le loro obiezioni.
Non ne aveva neanche quello necessario per raggiungere normalmente la cima del palazzo, per quello si era fatta seguire dall'amica asari. « Portami più in alto che puoi! » le disse.
Asiria la guardò incredula.
« Il trasporto di fase biotico è l'unico modo. Posso chiederlo a te o a Isabella, ma preferisco sia tu. » spiegò lo s.p.e.t.t.r.o.
« Olivia... la tua armatura non è biotica, i tuoi polmoni... »
« Starò bene, assecondami. »
« Per la dea, mi sembra una delle stupide idee di Steve e non so neanche che vuoi fare in cima » borbottòl'asari cingendole la vita. Sparirono in una luce blu.
Caddero al suolo, apparendo all'improvviso in mezzo a una stanza. Olivia si sentiva i polmoni in fiamme, mentre tossiva e il dolore cresceva a ogni respiro. Il bisogno di rimettere era più forte che mai.
Avevo letto che il trasporto biotico era un problema per gli umani, avendo polmoni più delicati delle altre specie e che senza le giuste protezioni si poteva provare un forte dolore e provocare anche delle lesioni all'apparato respiratorio. Lei stava peggio aldilà di ogni sua idea. Finalmente si tolse il casco e vomitò, solo dopo si accorse che Asiria al suo fianco era china a terra.
L'asari aveva la sensazione che tutto intorno a lei girasse vorticosamente, e poi gli si annebbiò la vista. Provò a sbattere le palpebre, ma continuava a vedere tutto sfocato.
Aveva combattuto dall'inizio usando senza risparmio i suoi poteri, il teletrasporto con addosso una persona l'aveva stremata.
Olivia la adagiò delicatamente e correndo più veloce che poteva raggiunse un punto abbastanza in alto da dove vedeva, come aveva immaginato, il nemico lungo la strada.
Prese il fucile di precisione, puntandolo contro il nemico. Sarebbe stato un colpo chirurgico, si augurava solo di non svenire prima visto come si sentiva.
« Jotnar mi sentite? Sono Olivia Shepard! Ho “illuminato” il bersaglio! » disse inquadrando i nemici con il mirino laser « Abbiamo bisogno di fuoco di supporto a queste coordinate. » Seguirono alcuni secondi di silenzio.
« Continua ad illuminare il bersaglio Olivia. » disse Garrus.
Lei ne fu sorpresa e felice assieme, non si era aspettata di sentire la voce del turian ma non avrebbe potuto chiedere persona più adatta.
« Tutti al riparo! Fuoco d'artiglierà amico in arrivo. » gridò dentro al comunicatore, senza distrarsi.
Un rumore di tuono riempì l'aria, lei lottò contro l'istinto di girarsi a guardare. Esplosioni multiple caddero sui nemici e tutto attorno, Olivia fu gettata all'indietro da una ventata di aria calda. Una nebbia blu si diffondeva tra le esplosioni.
Non sapendo se fosse tossica o meno trattenne il respiro quando la investì, sperando nella propria buona sorte.
 
Areno si alzò dolorante dopo essersi tolto alcuni detriti da dosso. Teneva una mano sul collo, stretta attorno a una ferita. Il batarian guardò davanti a se, la strada dove stava avanzando il nemico era sparita. Una landa nera e desolata, coperta da una cappa di fuliggine l'aveva sostituita. Nelle narici un tanfo di bruciato. Si applicò del medigel.
Non vedeva nessuno, niente pareva muoversi. « Pazza! Quell'umana è davvero pazza!. » borbottò pensando ad Olivia, da quando aveva accettato di essere agli ordini della figlia di Shepard aveva visto più volte il suo ufficiale fare follie che spesso funzionavano. Ma chiedere un attacco di artiglieria, quasi sulla propria posizione era stata la più grande di tutte.
Girò di scattò puntando l’arma, quando un rumore lo mise in allarme.
« Ehi novellino, abbassala o ti farai male. » borbottò Mordin. Il krogan aveva una ferita profonda a un braccio.
Altri stavano uscendo dai loro rifugi .
« Mai mettersi contro una rossa umana. » disse Arturus avvicinandosi alla posizione del batarian. Notò lo sguardo perplesso degli altri e, abbassando gli occhi, vide una larga macchia di sangue blu sul ventre dell'armatura. Tastò con le dita, ma non trovò alcune ferita o crepa. « Non è mio. » Tutti tirarono un sospiro di sollievo.
« Pensa che è anche la tua ragazza! » commentò Steve poco distante. Il gruppo si compattò, tutti vivi ma feriti. Chrome installato in un Juggernaut abbandonò quel corpo, reinstallandosi nell'armatura di Pars, troppo danneggiato per continuare in quello stato.
« Smettetela! Pensate sia finita? » sbottò Areno.
I due lo fissarono seccati. « È sempre così serio? » chiese sottovoce Steve, non aveva ancora avuto modo di parlare con l'ultimo arrivato della squadra della Normandy SR3.
« Più o meno...parla poco ma conosce il mestiere...è tipo te quando sei arrabbiato, solo che lui lo sembra sempre. » asserì il turian.
Steve lanciò un'occhiataccia all'amico che sogghignò. Non ebbe tempo di rispondere, perché una testa bionda a penzoloni lo stava fissando capovolta.
Isabella era appesa a testa in giù, con le gambe attorno a una trave d'acciaio sopra di loro, apparentemente incolume. Sembrava che l'esplosione l'avesse completamente evitata, così come il fumo e la cenere. Aveva un'espressione di disappunto.
« Non ho idea di cosa fare, aspettiamo Olivia penso. » borbottò lui, sperando di indovinarne i pensieri.
« Aspettiamo un bel niente! » lo rimbrottò Areno « Dobbiamo prendere l'iniziativa. Tu! Manda quella femmina in ricognizione. » ordinò rivolto a Steve e puntando un dito verso Isabella che di spalle neanche si mosse.
Lui aveva avuto modo di leggere i documenti riservati su di lei, sembrava che il fratello di Olivia avesse su di lei qualche tipo d’influenza.
Isabella e Steve lo fissarono come un'idiota. Lui si sentì irritato.
« Dare ordini a Isabella è un modo veloce per morire... a volte neanche tanto. » commentò Olivia, la cui voce irruppe nel gruppo in quel momento. Avanzava lentamente, trasportando su una spalla Asiria. Pars e Valentina la aiutarono, occupandosi dell'asari. Sgravata da quel peso trasse un respiro.
« Spero vi siate riposati, abbiamo avuto un piccolo aiuto dalla Jotnar. L'attacco ha colpito i nemici più vicini a noi, ci sono ancora dai due terzi alla metà delle forze nemiche in campo...non è finita. Voi tre invece non siete ancora stati presentati, Steve, Isabella quello e Areno, figlio di Balak. Areno quello è mio fratello Steve, tenente dell'Alleanza, quella vicino a lei è Isabella, biotica, assassina, pazza e vice della Noveria Corps. Ora tutti alle proprie posizioni, vi farà piacere che ho sentito i nostri genitori: stanno bene, sono impegnati ai moli. » disse terminando il suo discorso mentre tutti le passavano accanto, esprimendo soddisfazione.
Fratello e sorella si salutarono battendo i pugni fissandosi qualche istante. Più che sufficiente, per persone che si conoscevano dalla nascita per dirsi tutto senza parlare.
Infine Arturus « Mi hai fatto preoccupare.» mormoròcon una nota di rimprovero. « Ma ti perdonerò visto che hai trasformato una sconfitta certa in una quasi sconfitta. Non sono sicuro di cosa sia successo, ma la cupola è caduta e le comunicazioni funzionano di nuovo. Qualche novità? I canali sono pieni di messaggi, non sono sicuro che qualcuno mi abbia sentito quando ci ho urlato dentro insieme a tanti altri. »
« Purtroppo no, ho sentito tuo padre. È stato lui a far fuoco sul nemico dalla Jotnar, non so ancora cosa ci facesse e non so altro. Non era il momento delle chiacchiere el'etere fa ancora schifo cupola o no. »
Sette minuti di pausa fu tutto quello che il nemico concesse: loro non avevano più un piano, punto Charlie era caduto ma non c'era altra via. Avrebbero guadagnato più tempo possibile e dopo sarebbero scappati.
Un tremore nella pavimentazione metallica della stazione annunciò il ritorno del nemico.
Olivia si sporse appena « Pronti a scappare al mio segnale. » disse rivolta a tutti.
Un corpo luminoso percosse il cielo sopra le loro teste, apparendo da dietro alcuni edifici ed esplodendo in aria.
Un segnale.
C-sec e agenti N7 aprirono il fuoco sbucando da ogni direzione in gran numero « Attaccate! » gridò Olivia. Non sapeva cosa stesse accadendo ma andava bene ugualmente.
I mech umanoidi avanzavano inesorabili, ma gorilla e le altre unità più leggere cadevano. Non abbastanza perché pensasse a una vittoria.
Davanti a lei una figura saltò agilmente sulla tasta si un gorilla lasciando cadere una collana attorno al collo mech e sparendo subito dopo. La collana esplose, una serie di piccole cariche e il mech crollò a terra mentre la sua testa rotolò via.
« Tutto bene Oli? » chiese Kasumi apparendo vicino allo s.p.e.t.t.r.o e riconoscendo in lei la figura che temerariamente aveva decapitato il mech.
« Si...» disse interrompendosi quando una serie di colpi colpirono la sua posizione, costringendola al riparo « ..ma dimmi che hai buone notizie. »
« Non penso, tuo padre sta facendo l'impossibile per organizzare la resistenza mentre cerchiamo di evacuare ma non è facile. L'unica a divertirsi pare lei.» disse Kasumi indicando con un segno della testa, Olivia si sporse a guardare.
Isabella si muoveva sul campo di battaglia, apparendo e sparendo di continuo. Aveva in qualche modo recuperato un casco biotico, potendo sfruttare nuovamente lo spostamento di fase. Appariva, tranciava un arto o uccideva, spariva ripetendo questa sequenza a velocità incredibile senza interruzione.
« Steve non avevi detto che era stravolta? Si è già ripresa? » urlò nel comunicatore.
«Cosa dovrei risponderti?...Le barrette energetiche avranno fatto effetto! » commentò lui.
Lei sbuffò, in qualche modo Isabella riusciva sempre a sorprendere, questo forse era quello che temeva più di lei. Non poté fare a meno di notare come tuttavia la luce biotica che l'avvolgeva fosse di un blu attenuato, non stava spingendo al massimo. Un segno che forse non si era ancora del tutto ripresa e che qualche limite umano l'aveva.
 
Kasumi intanto era in contatto con altre squadre « Cazzo, abbiamo un problema. »
« Se è una battuta non sto ridendo. » disse seccata Olivia.
« Il nemico ha sfondato in alcuni punti se non ci ritiriamo rischiamo di essere tagliati fuori dalla ritirata. Taiga, Henry, William e quelle ragazze che stanno con quel pazzo di phantom rischiano di rimanere bloccate. »
« Loro...che??» aveva detto ad Alexya di trovare un posto sicuro. Come diavolo erano finite, per di più in compagnia di Taiga e gemelli, beh...dovunque fossero....
« Dimmi dove sono. » appena ebbe l'informazione, le fu chiaro che erano troppo distanti per una squadra di soccorso.
« No » - rispose Kasumi - « Tu e la tua squadra servite, lascia fare a me. » e corse via occultandosi.
Olivia la vide sparire, mosse impercettibilmente le labbra recitando una preghiera per lei e loro. Tutti loro.


*****

Materia cerebrale fuoriuscì dall’esoscheletro in uno schizzo quando Alexya affondò la spada nel cranio del grigio appena sbucò oltre il bordo del tetto dell'edificio sul quale si trovava in compagnia di tutti gli altri. Un colpo di precisione.
Simili ai ragni, dentro ai loro esoscheletri alcuni unità si stavano arrampicando lungo il muro esterno, mentre in strada il combattimento infuriava contro squadre di difensori e non in loro favore.
Si chiese se erano semplicemente rimasti coinvolti o se per caso i grigi non sapessero di chi fosse la colpa se la loro nave era stata danneggiata. In ogni caso non aveva importanza.
Eseguì un salto biotico afferrando Trish con una mano prima che tutta l'energia si disperdesse facendola ruotare. Trish ritrasse le gambe rimanendo sospesa a mezz'aria, eseguendo un salto biotico quando Alexya la lanciò con forza contro due nemici che erano riusciti a salire e che stavano impegnando Diana. Dietro di lei, i figli di Miranda aprivano il fuoco urlando per farsi coraggio in quello che era la loro prima battaglia.
Coraggiosi dilettanti, facevano la loro parte pensò compiaciuta Alexya.
Trish colpì con forza, la mossa aveva aggiunto forza al proprio salto biotico. Affondò la lama nel corpo del nemico insieme all'intero braccio, senza esitazione ruotò la mano e con essa la lama, sentiva carne e altro cedere mentre fluidi corporei e no le colavano lungo il braccio.
L'altro nemico si voltò. Trish era rimasta bloccata dal suo stesso attacco, la spada non si estraeva. Poteva abbandonarla ma non l'avrebbe mai fatto. Un phantom è una spada, senza è niente.
Con l'agilità che la contraddistingueva, Diana si dissocultò proprio davanti al nemico sospesa a mezz'aria. La sua mano sinistra brillava. L'allungò verso di lui colpendolo a brucia pelo con il cannone biotico, il nemico urlò mentre abbagliato non vedeva Diana ricadere a terra, rotolare, per rimettersi subito in piedi lanciandosi su di lui colpendolo dove l'esoscheletro non proteggeva adeguatamente. Alle giunture e parti mobili.
Attorno a loro, tutti gli altri erano impegnati a sparare contro i nemici che ancora si stavano arrampicando. Solo Marina, la proprietaria del posto, era accucciata a terra piangendo.
« Ehi! » gridò Jessie, nonostante fosse una scienziata si era adattata bene alla situazione. Impugnando senza problemi una pistola presa a casa di Vega. « Sta arrivando qualcuno! »
Tutti guardarono in quella direzione.
 
Kasumi apparve dal nulla facendo saltare la testa all'esoscheletro a lei più vicino, si guardò rapidamente intorno per capire la situazione. Individuò subito Taiga, i gemelli e le altre persone che le accompagnavano.
« Dobbiamo scappare !» urlò un agente con il loro dell'Agenzia N7.
« No, possiamo farcela!» disse anche a se stessa. A volte odiava aver avuto John Shepard come amico ed esempio per l'influenza che aveva avuto su di lei...prima di conoscerlo la sua vita era più povera di doveri « Attaccate! » e si lanciò avanti seguita da tutti gli agenti che le erano vicina.
Decisa a dare tutta se stessa per i figli dei suoi amici, per coloro che erano parte della grande famiglia della Normandy SR2.


*****

« Tutti pronti? » chiese Olivia. Le tre squadre con l'esplosivo diedero l'ok.
« Adesso! » gridò lei.
Le esplosioni si sentirono appena, coperte dal suono della battaglia. Un clangore di metallo che si piegava, poi tutto quanto tremò. Con gli occhi sgranati osservò la strada, trasformata in un campo di battaglia, cadere e sfaldarsi sul livello sottostante.
Non avrebbero mai potuto vincere, così fecero l'impensabile. Minando il piano già danneggiato dall'attacco della Jotnar, con la distruzione dei piloni principali la strada era precipitata trascinando con se i grigi.
Le loro unità erano sorprendentemente resistenti non sapeva se questo sarebbe bastato, di certo avevano fatto tutto l'impossibile.
« Ora o mai più, raggiungiamo la nostra nave. A tutte le squadre evacuare!»
« Andiamo! » - Gridò lo s.p.e.t.t.r.o. ai compagni - « Di corsa!»
« Aspetta. » disse Steve, lei lo fissò seccata e stupita. Suo fratello non l'avrebbe mai contraddetta davanti agli altri. Lui si mosse verso il phantom.
Isabella si tolse il casco, le mancava l'aria. Si sentiva intontita e i piedi non volevano saperne di stare fermi. Avvertiva una sensazione di nausea allo stomaco, a renderlo peggiore l'odore dei cadaveri intorno a lei e dei fluidi che fuoriuscivano da essi.
Lo sguardo le cadde su un hanar, i tentacoli erano tagliati in diverse parti con il corpo amputato di una delle sue estremità. Si chiese cosa ci facesse lì un hanar, se era stata lei a ucciderlo o se aveva solo fatto a pezzi un cadavere? Non ricordava bene cosa aveva fatto, solo che aveva ucciso tanto. Perfino per lei.
Le scappò una risata « Insalata di polpo!» disse e rise ancora più forte, di gusto, aveva finalmente capito una battuta fatta da Steve alla Grissom. Un rumore la fece voltare. Sorrise ferocemente.
 
Olivia non era certa di quello che vedeva. Isabella sembrava sbronza -Ma di cosa? È possibile ubriacarsi di morte? - pensò guardandola.
Steve avanzò senza problem,i calpestando i cadaveri sotto di lui, a ogni passo si sentiva il risucchio dato dal sangue che rendeva appiccicosa il suolo. Arrivatole vicina si tolse il casco. « Ok...calma…» glielo mise in testa.
« Respira piano...sai come funziona…l'abbiamo già fatto. »
Vide la testa di Isabella ondeggiare leggermente « Steve? » chiese Olivia avvicinandosi da sola.
« Lentamente Olivia...è già successo una volta, ha solo bisogno di calmarsi...per oggi ha fatto tutto quello che poteva. Le ho dato il mio casco spegnendolo, sente ma non vede…è come un copri occhi per un cavallo, per evitare che si spaventi. Nel nostro caso per evitare che ci salti alla gola, fino a quando non si sarà tranquillizzata almeno un po'. »
Olivia annuì senza dire niente, guardava in alto sia per non fissare la distesa dei corpi sotto di lei. Il resto della squadra si stava preparando o approfittando di quella pausa imprevista per riposare.
« Non possiamo fermarci. Isabella potrà seguirci? »
« Penso... » disse lui, interrompendosi quando una serie di rumori gutturali provennero da dentro il casco. Lui osservò pensieroso.
« Non è che ci vomita dentro? » domandò Olivia, incuriosita.
Il phantom fece suoni come se stesse cercando di sputare del catarro, infine tossì diverse volte. Fece capire di volersi togliere il casco.
Steve se lo riprese, fissandone preoccupato l'interno, per poi metterselo sotto braccio facendo finta di niente.
Olivia si allontanò, lui non aveva bisogno del suo aiuto e dovevano muoversi. Solo non poté far a meno di notare, come quella distesa di cadaveri non avesse influenzato suo fratello.
« Divertita? » chiese lui.
Isabella fece si con la testa con gli occhi ridotti a due fessure, sembrava sul punto di addormentarsi.
Un tonfo sordo, uno schizzo di sangue colpì Steve in faccia mentre altro sangue colava da una ferita in testa a Isabella sul suo lato destro, vicina alla tempia.
Il phantom barcollo con lo sguardo vitreo e infine crollò, Steve si mosse afferrandola nella caduta.
Respirava, fu la prima cosa che controllò. Vide la ferita e da essa alcuni fili e altro che sembravano parti meccaniche. -“ Il suo dispositivo per il controllo dei poteri biotici - pensò, in qualche modo l'aveva protetta assorbendo il colpo. Solo allora si chiese, sparato da chi?
« La lasci andare. » Intimò Libusia in piedi dietro di lui, non si mosse sentendo l'arma puntata sulla nuca.
L'ex-cabala, quando aveva visto Isabella in quello stato, aveva intuito che quella sarebbe stata la sua miglior e forse unica occasione per eliminare il phantom.
Non avrebbe permesso a nessuno, neanche a Steve Williams Shepard di impedirle di prendersi la sua vendetta.
L'arma le scappò quando un colpo la ferì sul dorso della mano, lei si voltò. Un secondo colpo la raggiunse in faccia, su una delle su mandibole che si stacco volando poco distante. Mentre un terzo colpo al ventre la costrinse a terra.
Sentiva le viscere preme per uscire, solo la biotecnologia ancora la teneva in vita.
Su di lei Olivia Williams Shepard la guardava con sguardo freddo, i suoi occhi verdi spesso allegri e caldi sembravano due lame. Dalla scontro precedente si era fatta un'idea di come funzionava la biotecnologia e i suoi limiti.
« Non abbiamo tempo. » commentò Steve, tenendo in braccio Isabella. Era incredibilmente calmo e serio, nonostante il viso sporco di sangue.
Olivia annuì e rivolgendosi alla turian, nel tono più minaccioso che avesse mai usato « Non ho mai ucciso a sangue freddo. Qui ci separiamo, vattene. Prendi i tuoi uomini e fai in modo che non ti rincontri. »
I due intanto non si erano mossi, si trattava di una questione personale che a loro non interessava. In più, erano tenuti sotto tiro dal resto della squadra della SR3.
« Il mm-mio o-ooonorrre... » borbottò Libusia, biascicando le parole ora che era priva di una mandibola.
Olivia sputò a terra allontanandosi.
« Non dovevi minacciare mio fratello.» rispose lei.
Un tremore si avvertì nella struttura, tutti fissarono il presidium. La torre del Consiglio era in fiamme scossa dalle esplosioni.
Olivia combatté la sensazione di ghiaccio che le aveva invaso le viscere, il fatto che stesse accadendo significa molte cose a cui cercò di non pensare. Ma un pensiero risultò impossibile da scacciare. Kasumi aveva fallito. Cosa poteva essere successo all'amica, a Taiga e a tutti gli altri?


*****

La grata cadde al suolo e la prima figura uscì senza problemi dal canale di ventilazione, seguita subito da un'altra. John Shepard tirò un profondo respiro guardando Ashley, ormai sentiva di non aver più il fisico per certe cose e una situazione d'emergenza come quella in cui si trovava ora sembrava rammentarglielo di continuo.
Zoppicando, si era stirato un muscolo mentre gattonando procedeva nel cunicolo, si diresse alla porta più vicina aprendola. Il Consiglio al completo con Audit per ultimo che copriva la ritirata entrò in fretta superando la soglia che avevano trovato bloccata, costringendo i primi due s.p.e.t.t.r.i. umani a infilarsi in quel maledetto canale d’aerazione per cercare un modo per aprirla. Audit richiuse una volta varcata.
« Cosa consiglia di fare Shepard? » chiese Deos il consigliere turian.
John lasciò vagare lo sguardo, ripensando agli ultimi eventi. Nonostante tutti gli sforzi fatti il nemico aveva raggiunto il presidium e la torre. Non esisteva nessuna vera difesa che separasse quel posto dal resto della stazione e troppe strade lo raggiungevano. I grigi erano semplicemente arrivati in gruppo più piccoli, mentre il grosso delle loro forze affrontava Csec ed N7, giungendo da strade secondarie passando da livelli differenti della stazione. Troppe vie per le forze presenti. Intuito il pericolo si era trovato tra due scelte: raggruppare le forze e fronteggiare la minaccia principale o dividere gli uomini in squadre di pochi elementi per presidiare ogni via. Aveva scelto la prima, dubitando che tre o quattro soldati fermi a un incrocio sarebbero riusciti fermare anche solo un piccolo gruppo di nemici.
Sperando che se fossero riusciti a bloccare il gruppo principale, il resto dei nemici avrebbe cambiato direzione per aiutare le forze alleate. Non era successo. Una parte della sua mente ne fu lieta, avrebbe voluto dire più difficoltà per i suoi figli se il suo piano fosse riuscito. Scacciò via quel pensiero avendo altro di cui preoccuparsi, cose come salvare se stesso, sua moglie e il Consiglio.
I mech umanoidi avevano fatto irruzione nel presidium senza problemi, al loro arrivo la torre era sigillata. Ma le porte blindate avevano ceduto subito, fuse dall'energia dei loro colpi. Appena il primo nemico aveva fatto irruzione nell'edificio la battaglia era persa, se il Consiglio esisteva ancora era dovuto al fatto che si trovavano nella stanza del progetto “Ascolto”.
Se fossero rimasti nella loro sede abituale ora la galassia avrebbe bisogno di nuovi consiglieri, il nemico si era subito diretto dove normalmente tenevano seduta.
« Scendiamo verso il basso e speriamo di trovare una via per allontanarci, però dobbiamo aprire la Cittadella. In questa situazione la stazione è diventata una trappola, nessuna nave potrà decollare fino a quando rimane chiusa...sperando che la flotta di difesa resista ancora per un po'...cazzo,cazzo,cazzo. » disse passandosi una mano tra i capelli corti. « Ho sbagliato. »
Aveva deciso che la Jotnar sarebbe decollata all'ultimo quando la flotta civile sarebbe stata pronta, in modo da fornire copertura alle navi indifese mentre si allontanavo dalla zona degli scontri, nel frattempo la corazzata bombardava aree degli agglomerati dove era accertata presenza nemica. Altre scelte, altre morti per le sue decisioni. Ancora rimorsi. Era stanco di tutto ciò.
Ashley si voltò verso di lui, intuiva la sua l'angoscia. Sempre più spesso, con l'avanzare dell'età, suo marito cadeva alcune volte in una sorta di depressione. Lasciando l'uomo al posto dell'eroe che cedeva contro il passare del tempo e le responsabilità. Gli mise una mano sulla spalla.
Lui la guardò e annuì. « Andiamo e speriamo di essere in tempo. » disse.
Più scendevano, più le indicazioni si facevano scarse e i corridoi intricati. L'unica indicazione proveniva dai suoni della battaglia, non si udivano più segno che dovevano essere scesi di molto nella base della torre. Perché lo scontro non poteva essersi concluso in cosi breve tempo...o almeno cosi sperava. Un tonfo metallico bloccò tutti, si scrutarono l'un l'altro.
A gesti per non fare rumore indicò di fermarsi, Ashley fece accucciare i consiglieri mentre Audit teneva la retroguardia.
Un paio di segni ad Ashley e Shepard corse chino in avanti più silenzioso che poteva. Il resto del gruppo aspettava immobile. La tensione stava distruggendo alcuni dei Consiglieri, all'improvviso Jerod il consigliere salarian aprì la bocca come per parlare ma la mano di Audit gliela chiuse tenacemente, facendogli il segno tipico della loro specie per imporre silenzio. Il Consigliere annuì.
« Shepard è via da almeno dieci minuti » mormorò Tevos vicino ad Ashely, lei annuì non potendo fare altro. Capiva i timori della consigliera asari, John ci stava mettendo troppo. Un movimento attrasse la sua attenzione, una mano umana si agitava da dietro un angolo seguita dal volto di suo marito che gli faceva segno di raggiungerlo in silenzio.
« Non crederete a cosa ho trovato. » disse più piano possibile.
« Cosa? » domandò Ashley, vedere suo marito stupito non era facile.
« Io...sarà più facile mostrarvelo, ma fate attenzione, ho visto tracce di un passaggio recente...dubito sia qualcuno dei nostri, non ho visto mech nemici. Probabilmente sono troppo grossi per passare. Seguitemi. »
Percorsero altri corridoi fino a trovarsi davanti a un ponte che si apriva su una voragine, scariche elettriche passavano tre le sue pareti. La fissarono sbalorditi, increduli che un simile posto all'interno della stazione non fosse mai stato trovato.
« Sia io che Anderson rimanemmo stupiti, la prima volta che la vedemmo. » dichiarò John attraversando il ponte.
« Che diavolo significa? » - borbottò Ashley sottovoce - « No…aspetta…il catalizzatore…non vorrai dirmi...»
« Si, questa è la voragine che descrivo nel rapporto di allora. È la strada che conduce alla stanza del Catalizzatore o a quello che ne rimane. » affermò John senza nascondere una nota d'eccitazione.
« Come può essere? Appena è stato possibile, il Consiglio di quel tempo ha mandato squadre di ricerca ma non hanno mai trovato niente. » - obiettò De Falco - « Perché ora? »
« Ho una domanda migliore. Perché se è veramente quel posto è tutto riparato e integro. L'esplosione che distrusse i razziatori partì da qui, eppure non c'è nemmeno traccia di polvere. Chi ha riparato quest'area se le squadre di riparazione non sono mai giunte qui? » domandò Nine' Fogar la consigliera quarian
« I custodi. » - suggerì Bakara - « Anche loro furono distrutti dal crucibolo, insieme ai geth e razziatori. Se il capitano Shepard e la sua squadra sono riusciti a ripristinare i geth, nessuno ha mai fatto niente per i custodi. Per sette mesi la stazione ne fu priva, poi, poco alla volta riapparvero. Accettammo la cosa, anche se sapevamo che erano dei custodi nuovi e ignorassimo da dove venissero. I corpi di quelli vecchi li ritrovammo tutti, privi di vita. »
« I custodi...mi sembra sensato. » commentò Ashley.
« Anche a me » disse Audit
« Bene...e adesso John? »
« Dobbiamo aprire la stazione o non si salverà nessuno. Forse li troveremo un modo, l'ultima volta c'era. » Percorsero il ponte e salirono una scala che dava su un'area circolare di discrete dimensioni, al centro stava un pannello di controllo « Qui…è stato qui!» disse John con voce tremante, si sentiva invaso dalle emozioni.
« Anderson e l'uomo Misterioso, le ultime fasi di quella guerra. »
« John...capitano... » disse Ashley con voce ferma.
« Si scusa, non è il momento dei ricordi. »
« Signore, cosa ritiene ci sia la su? » chiese Audit alla base di una scalinata i cui gradini fluttuavano nell'aria conducendo al piano sopra il loro.
« Il catalizzatore, quell'IA realizzata dai Leviatani. Siamo esattamente sotto la torre del Consiglio da un lato, dall'altro e sopra di noi è il punto esatto dove il Crucibolo si agganciò alla Cittadella e dove risedeva quel “costrutto artificiale” o almeno è cosi che si era definito. Per quello che nè so dovrebbe essere tutto spento. Ora basta, apriamo la stazione.» e si diresse verso pannello. Ogni passo era un tuffo nel passato.
« Attenzione! » mormorò a un tratto Audit nascondendosi, spingendo gli altri a fare altrettanto. Da in cima la scala fece capolino una figura minuta, con la pelle grigia, la testa grossa rispetto al corpo e due grandi occhi neri. Fisso la sala sottostante per una decina di secondi per poi spostarsi e sparire alla vista.
« Dannazione...non so cosa ci fanno qui, ma l'idea di saperli li dentro non mi piace per niente. » commentò  Ashley.
« Dobbiamo decidere il da farsi, non possiamo aprire la stazione senza farci scoprire »- Disse John e radunò tutti - « Consiglieri so che non siamo nelle condizioni giuste, non me la sento di lasciare che il nemico faccia come vuole li dentro. Anche se forse potremo riuscire ad aprire la stazione e a scappare prima che riescano ad agire. Per quanto sembri una pazzia propongo di intervenire. »
Chloe De Falco scosse la testa « Se solo la meta di quel rapporto fosse vera, girare le testa e andarcene sarebbe da idioti e incoscienti, qualsiasi cosa stiano facendo non devono riuscirci. »
« Beh signora, pensò che il rapporto di Shepard sia veritiero fino all'ultima riga. » rispose Ashley, senza riuscire a nascondere un tono offeso. Nonostante tutto quello che lui aveva fatto e affrontato, qualcuno metteva in dubbio le parole di suo marito. Non che lo criticassero, ma giustificandole come allucinazioni causate dalla ferite e dallo stress.
« Non era mia intenzione...» stava dicendo la consigliera umana, ma Shepard l'interruppe con un gesto della mano. « Abbiamo alcune armi. Io, Ashley e Audit siamo discretamente armati, giocandocela bene potremo farcela se non sono in troppi la su. »
« Conta anche me Shepard. » affermò Bakara.
« Mmmhh... Consigliera...lei...» disse incerto l'eroe.
« Non penserai che mi sono rammollita? »
« Non oserai mai. » disse e le passò un'arma.
Bakara la prese agilmente in mano « Umm...una sensazione piacevole. »
Nessuno si accorse che le labbra per consigliere salarian mormorarono “bruti”.
« All'inferno, Shepard ne dia una anche a me. Sono pur sempre un turian. » disse Deos, cercando di richiamare l’addestramento militare fatto in gioventù.
« Forse potrei aiutarvi anch'io. » disse Tevos alzando la mano
Tutti la fissarono. « Scusi Consigliera, non ricordo che lei abbia esperienze militari. » disse Ashley
« Da giovane ho usato delle armi e dopo l'attacco di Cerberus contro la Cittadella ho pensato di seguire qualche corso. L'ex-consigliere Sparatus mi ha dato anche qualche lezione privata. » disse l'asari sempre al centro dell'attenzione. Si grattò la testa imbarazzata « Sono anche l'unica ad essere una biotica, i miei poteri potranno esservi utili...spero...penso. »
« Faremo cosi... » Shepard illustrò il suo piano.
Il grigio ruotò la testa verso la scala sentendo un rumore. Il colpo lo prese in testa liberando schizzi di sangue biancastro, Audit apparve dal nulla mentre il suo occultamento veniva meno. Eliminò un secondo nemico prima che il resto di loro, una ventina, finalmente comprendesse cosa stesse accadendo.
Il salarian si tuffò giù dalla scala, intorno a lui saettavano colpi di energia viola. Senza dirsi apparentemente una parola, almeno metà dei nemici lo inseguì al livello inferiore.
Shepard, soldato di professione, aveva notato che il nemico sembrava a “digiuno” di esperienza militare e aveva contato proprio su questo.
Da dietro un angolo, alle spalle della scala lui e Ashley avevano visto il nemico scendere aspettando che il primo di loro toccasse terra. In quel momento aprirono il fuoco contro i nemici che davano loro le spalle.
Dieci secondi dopo, furono Deos e Tevos ad attaccare. Shepard aveva chiesto al turian di contare fino a dieci dopo che loro avessero ingaggiato il nemico e solo allora intervenire.
Colti di sorpresa una seconda volta, i grigi andarono in rotta. I sopravvissuti cercarono di riguadagnare la scala.
« Adesso Bakara » urlò Shepard. La krogan fece la sua apparizione, nascosta insieme a De Falco e al resto dei consiglieri dal campo d'occultamento di Jerod. Pareva che il governo salarian avesse deciso che fosse una buona precauzione che i loro consiglieri ne fossero forniti, dato che questo aveva salvato il consigliere Valarn da Kai Leng. Bakara caricò il nemico sulla stretta via d'accesso, urlando e sparando nel contempo. I nemici furono travolti e scaraventati a terra dove furono finiti, i fragili grigi non potevano resistere alla carica di un krogan.
Shepard e Ashley le furono subito dietro e guadagnarono il piano superiore, fu una lotta breve ma intensa che non permise di fare prigionieri. Shepard ne fu dispiaciuto, avrebbe voluto sapere cosa stavano cercando di fare.
« Dio...è stato qui...dove l'hai finita con i Razziatori e li hai mandati tutti a farsi fottere. » disse Ashely. Lei, tutti loro si stavano guardando in giro. Sulla volta della sala potevano vedere la battaglia infuriare tra le navi dei grigi e quelle del Consiglio.
« Si » disse John tornando con la mente a qui ricordi lontani, mai avrebbe pensato che sarebbe ritornato in quel luogo. Il posto era come se lo rammentava anche se senza i cilindri e un'evoluta IA che lo costringeva a delle scelte. « Avrei voluto esserci Shepard...io, tutti noi della SR2...è qualcosa che non ci siamo mai perdonati. » disse lei
« Ash, lo so e grazie. » rispose lui
Un bagliore illuminò tutto piano quando una nave del Consiglio esplose. La battaglia non stava andando a loro favore.
« Penso sia meglio non perdere tempo e aprire la stazione. » Disse Chloe.
« Guardate! » gridò Jerod, indicando un punto nello spazio.
« Non...può...essere....» disse Shepard, Ashely era altrettanto incredula.
« Io...penso...sicuramente è la nave che generava quelle “onde” enormi rilevate da Ascolto » affermò Audit, fissando anche lui una sagoma enorme che si avvicinava alla stazione insieme ad altre più piccole.
« Quella non è una nave. » asserì Ashley senza riuscire a distogliere lo sguardo dall'oggetto in avvicinamento « Quello è un dannatissimo … »
«... Crucibolo. » disse John completando la frase per lei.


Image and video hosting by TinyPic Consigliera krogan Urdnot Bakara

 
Image and video hosting by TinyPic Consigliera asari Tevos Araeus

 
Image and video hosting by TinyPic Primo ambiente in cui si trovano dopo aver superato la voragione, in fondo il panello da dove è possibile aprire la stazione. L'immagine è presa da yuotube e si riferisce al finale di Mass Effect 3.

 
Image and video hosting by TinyPic Il posto che raggiungono dopo aver sconfitto i grigi e essere saliti al piano superiore, potete osservare che il soffitto da una visuale completa sullo spazio. Immagine presa da you tube, si riferisce al finale di di Mass Effect 3.


Image and video hosting by TinyPic Foto del crucibolo di Mass Effect 3 presa da internet. 

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Capitolo 14
*** Evacuazione ***


« Signore non possiamo farlo! » disse allarmato Laudat a Tetrius, a bordo della Jotnar.  La nave si stava preparando a salpare, dopo aver caricato a bordo chi dell'equipaggio della squadra della Normandy SR2 era rimasto sul molo a fronteggiare l'attacco dei grigi, arrestato soprattutto dal fuoco delle armi secondarie della nave.
« Caposquadra, la nave salperà. Gli operai della Noveria Corps saranno abbandonati, sono risorse non militari, trascurabili e rimpiazzabili. Potrebbero perfino essere più utili così, la loro morte sarà un ottimo strumento di propaganda. »
« C'è la mia famiglia! È con tutti gli altri alla sede locale. » gridò l'ufficiale.
« Dannati civili. » borbottò Tetrius, estrasse l'arma e fece fuoco.
Laudat tremava respirando profondamente e lentamente, il proiettile gli aveva sfiorato la testa. Abbastanza vicino da sentire la scia di calore del colpo.
Tetrius aveva spostato l'arma all'ultimo secondo tenendola ora, con il braccio piegato, puntata verso l'alto. Il turian stava ascoltando qualcuno al comunicatore. Passò al viva voce.
« Generale mi descriva la situazione? Mi è giunta voce di un mal contento serpeggiante. » disse una voce femminile autoritaria. Laudat non poteva sbagliarsi, men che meno con il capo di Divisione N che si metteva sull'attenti.
« Come ordinato abbiamo consegnato “virtualmente” la nave  al Consiglio. A comandarla vi è lo s.p.e.t.t.r.o James Vega, oltre a lui quasi tutti quelli del cosiddetto gruppo “eroi della SR2". Ho dato ordine al resto delle nostre forze di restare a bordo, potremo essere utili. Ho ceduto la plancia, occupando l'ufficio della sicurezza. Sul molo il nemico ha subito perdite ed è stato tenuto a distanza, la Jotnar si è comportata come previsto. Il resto è sotto controllo. Nonostante la perdita della torre del Consiglio, il piano d'evacuazione procede. Il capitano Shepard ha dato sue notizie meno di mezz'ora fa, il Consiglio è vivo. Posso sapere la tua posizione Dasha? »
« Sono sull'Atlantic Codex con Galba e Multan. Mettere “Bambino” in funzione sentinella è stata una buona idea, Sunt ha fatto un eccellente lavoro nel dotarlo di un IV. Quel volus continua a meritare quello che lo pago. »
« Signore la mia famiglia e gli altri operai sulla Cittadella, non c'è tempo. » dichiarò Laudat intromettendosi nella  discussione.
« Lei chi è? » chiese la Weaver. Laudat non poté fare a meno di mettersi sull'attenti. Si presentò aggiungendo « Sono stato la prima persona a parlare alla conferenza stampa, che ha voluto quando ha annunciato lo sciopero. Ero sul palco con la mia famiglia. »
« Ricordo. » - commentò laconica Dasha - « Il problema? »
« Le persone, tutte quelle che hanno accettato di venire sulla Cittadella, sono ancora alla sede locale...sono in pericolo... parliamo di duemila persone, duemila dei suoi dipendenti. »
« Perdite accettabili. » ribadì seccamente Tetrius
« Generale...lasci decidere a me, cosa per la compagnia sono “perdite accettabili”. » rispose Dasha. Il tono della risposta spinse Tetrius ad abbassare la testa, facendo un passo indietro.
« Signora, se le lascia morire il buon nome della compagnia non potrà non risentirne.» dichiarò lui, cercando di spingere sugli interessi economici.
Seguirono alcuni secondi di opprimente silenzio, Laudat aveva la sensazione che il suo respiro fosse assurdamente rumoroso.
« Generale faccia evacuare quelle persone. » ordinò Dasha. Il caposquadra sorrise, si sentiva sudato come dopo una corsa.
Il turian scosse la testa « Non è fattibile. Il nemico ha invaso solo uno dei bracci della Cittadella, per questo il C-sec ha fatto spostare ogni nave possibile sugli altri moli, in zone sicure. Accogliendo il maggior numero di civili. Solo la Jotnar è rimasta da questo lato, per l'impossibilità di manovrare una nave di queste dimensioni a stazione chiusa. Fatto sta che appena è iniziata la procedura d'evacuazione anche le nostre navi, le stesse che hanno condotto qui quelle persone, sono state sequestrate. Sono stata riempite e non c'è modo di costringere le persone a bordo di scendere, anche solo provarci sarebbe una perdita di tempo. »
« Siamo la Noveria Corps, cazzo! Ci sarà pure una nave? Abbiamo la flotta commerciale più grande della galassia. » protestò Laudat travolto dall'angoscia.
« La Kaler è una super cisterna per il trasporto di eezo. » - asserì Dasha - « Ha le stive vuote, aveva attraccato per manutenzione prima di dirigersi su Thessia. Duemila persone ci stanno, anche se scomode. Non è in una zona facile da raggiungere, immagino non l'abbiamo fatta spostare per lo stesso motivo della Jotnar. Se riescono a raggiungerla in tempo possono farcela, non posso fare di più. »
Incoraggiato da quelle parole, Laudat si permise un suggerimento « Capisco, ma può fare ancora una cosa. La sede locale, i magazzini circostanti, alcuni contengono armi, dia il permesso a quelle gente di prenderle. Sanno come usarle, lo sa anche lei...parliamo di ex-criminali o persone che hanno già usato un'arma. In ogni caso è un carico perso. »
« Ma sempre dilettanti, però ammetto che così le loro possibilità aumenterebbero. Il percorso da fare non si può definire sicuro. » -commentò Tetrius- « Penso potremo anche fornire supporto extra. »
Ora che Dasha aveva preso una decisione, il turian cercava di fare in modo che avesse il maggior successo possibile. Remare contro non sarebbe stato saggio.
Laudat si sentiva sollevato, per questo non notò subito il segno di Tetrius di andarsene. Con qualche istante di troppo per i gusti del generale il caposquadra uscì dopo aver salutato, ben felice di lasciare la compagnia dei pezzi grossi della società.
Appena la porte si chiuse sentì un brivido lungo la schiena, ancora non credeva a quello che aveva fatto.
« Dasha ha deciso di salvare i suoi operai? » chiese Naomi appoggiata accanto alla porta, spaventando Laudat che non si era accorto della sua presenza.
« Sissignore! » disse riprendendosi alla svelta.
« Tetrius è un eccellente capo militare... »- affermò allontanandosi - « Ma questo a volte lo rende miope su altre questioni. »
Solo allora ricordò che Dasha aveva menzionato una voce che l'aveva avvisata « Ha avvisato lei la Weaver? » chiese ad alta voce senza avere una risposta « Grazie » disse ancora. Ma l'ex-ombra era ormai sparita dietro un angolo.

Nell'ufficio della sicurezza Dasha e Tetrius avevano ancora discusso della situazione « Ho notizie di Alexya, Diana e Trish, stanno bene e sono in compagnia. Ho il segnale di Isabella ma non riesco a  contattarla, cominciò a essere preoccupata. » spiegò Dasha.
« Inutile, sarà semplicemente troppo impegnata ad uccidere. Sarà bene che sia su una nave e il prima possibile. » commentò il suo capo della sicurezza.


*****


« Facci salire su questa cazzo di nave! O giuro...» Stava urlando Jack al capitano quarian della Kelar, Kelly si frappose fra loro per fermare la biotica prima che oltrepassasse il segno. Dietro di loro un folto gruppo di persone continuava a salire sulla nave. Sui loro vestiti era visibile il logo della Noveria Corps, che li identificava come dipendenti. Qualcuno, mentre saliva, scambiò un paio di parole con le guardie che formavano un cordone di sicurezza. Visto il tipo di nave e cosa trasportava di solito il numero di guardie assegnate era superiore al normale.
Kelly si rivolse al quarian « Capitano, anche se non siamo dipendenti della Noveria Corps, non può pensare di lasciare veramente qui a morire queste persone. Siamo profughi da un ospedale, solo un centinaio di persone in più, non posso credere che non ci sia veramente spazio su una nave di queste dimensioni. »
Il quarian si mosse nervoso, chiaramente dibattuto tra le due scelte.
« Falli salire e non rompere i coglioni, temi veramente che qualcuno possa notare che non hai seguito il regolamento con tutto quello che sta succedendo? Mio marito lo dice sempre, più la nave è grande più il capitano è un'idiota. » dichiarò una donna con in braccio una bambina di un paio d'anni.  
« Io...ecco...esiste una gerarchia di comando...vorrei farle salire...ma...» Stava dicendo il quarian.  
«Vuoi sapere dove puoi mettertela...» « Mamma! » Jack s'interruppe voltandosi di scattò, chinandosi in avanti e stringendo forte tra le braccia sua figlia Taiga che le era corsa incontro appena l'aveva vista attratta dalla voce materna. Jack cercava di ricacciare indietro le lacrime
« Piccola mia, non sai quanto ho temuto. Non riuscivo a contattarti. Henry, William non pensavo che l'avrei mai detto ma sono felice di vedervi, piccole canaglie. »dDisse lei ai gemelli stretti da Kelly.
« Jack, Kelly contenta di vedervi vive. Mi date una mano con kasumi? » Chiese Jessie, adagiandola a terra. Il braccio e tutto il fianco destro erano pesantemente ustionati. La ferita era stata bendata alla meno peggio, ma servivano altre cure. Le due amiche l'aiutarono. Più abile di Jack, Kelly presto i primi soccorsi al ex-ladra che non priva del suo buon umore rispose con qualche battuta. Lasciando Jack a parlare con Jessie.
« Felice di vedere che la nostra Miss Hyde sta bene. » disse rivolta alla figlia di Jacob e Brynn, chiamandola così per indispettirla. Riferendosi al profondo senso di distacco che spesso la scienziata provava, che le permetteva di fare esperimenti senza curarsi troppo del benessere di chi coinvolgeva.
Propria a causa di uno di questi che aveva coinvolto Trish, si era trovata a servire sulla Normandy SR3 agli ordini di Olivia come assistente. Anche se lei si sentiva solo una segretaria. Speravano che avrebbe imparato qualcosa fuori dal laboratorio.
Jessie fece spallucce, Jack la tirò a se baciandola sulla fronte. Lei rimase interdetta a quel gesto d'affetto «... non sono una bambina. » borbottò.
« Ti ho vista con il pannolone mocciosa, decido io cosa sei. » rispose Jack.
« Si,va beh...non siamo soli. » obiettò Jessie e indicò dietro di se un gruppetto di persone in attesa.
Un drell, un paio di umani e « Voi ? »
Taiga fu da lei « Mamma ti prego perdonale! Alexya non voleva far male a Kelly! Ha quella roba dentro la testa! »
« Hai ragione. »
« Non è colpa loro se la Grissom è stata distrutta…ti prego, sono mie amiche, le mie migliore amiche . »
« Lo so, hai ragione »
« Ehm...cosa? »
« Ho avuto modo di dormire, piangere, sfogarmi, uccidere qualche nemico e con Kelly vicino che continuava a parlarmi ho dovuto ammettere che i soli responsabili sono quei fott...ehm..gnomi deformi dei grigi. » disse Jack e facendo un passo verso le ragazze « Ehi bionde, mi dispiace di avervi detto quelle cose. »
Diana, Alexya e Trish si guardarono fra loro incerte, non sapevano che fare. Taiga alzò gli occhi al cielo, quelle tre a volte sapevano farla esasperare. Tenendo sua madre per una mano la condusse da loro, prese la mani di ognuno e fece in modo che le strinsero a vicenda « Pace.» disse.
Alexya saltò all'indietro come se avesse visto un mostro, sorprendendo tutti. « Ma che? » mormorò Taiga.
Il giovane phantom non stava però fissando loro.
« Ho sistemato Kasumi.» disse Kelly avvicinandosi. La psicologa vide Alexya, aveva assunto una posizione d'attacco, inclinò leggermente la testa e si inginocchiò aprendo le braccia verso di lei.
Chi sapeva cosa stava accadendo non riusciva a nascondere un minimo di ansia, anche Diana e Trish erano agitate.
Alexya scattò, Kelly s'impose di non chiudere gli occhi. Sentì una spinta e poi la ragazza tra le sue braccia che cercava di sprofondare il viso nel collo di lei.
« Scusa. » Si sentì dire la psicologa.
« Non è successo niente.» -Disse accarezzandole la testa -« Ognuno si sceglie da solo i propri eroi, Isabella e Dasha sono i tuoi e hanno certamente qualcosa di buono. Altrimenti tre ragazzine fantastiche come voi non sarebbero con loro. » La strinse ancora più forte.
Il fatto che Alexya le avesse chiesto scusa le aveva fatto provare un moto di gioia, era la prima volta che qualcuna di loro chiedeva scusa per una qualsiasi cosa. Il fatto che incominciasse a usare un concetto importante come quello di perdonare e di chiedere perdono, era un passo importante per farne una persona completa.
« Esattamente che stiamo facendo qui? Vi ricordate che c'è un'invasione in corso. » oboiettò Drentel rovinando la scena. Una scappellotto sulla nuca da parte di Divus lo zittì.
Lo scienziato drell guardò male il poliziotto “mago” che rispose con un gesto che il drell non conosceva ma che sembrava dire “ ti sembra il momento.”
« Stiamo cercando di salire su questa stupida nave, ma il suo ancor più stupido capitano ci vieta di salire perché non lavoriamo per la Noveria Corps. » spiegò Jack che si sentì tirare una manica « Mamma hai qualche snack energetico? Ho fame.» chiese Taiga.
Prima di avere una risposta Trish la prese tirandola per la mano, su per la rampa che dava accesso alla nave. Era certa di trovare qualcosa da mangiare una volta a bordo, inoltre anche lei sentiva un certo languore allo stomaco.
« La ragazza non può salire e francamente neanche tu. » Affermò il capitano indicando prima Taiga e poi Trish. Niente sul phantom indicava chi fosse.
« Fidati, le farai passare e ti metterai anche sull'attenti. » disse la signora con la bambina. Fece un lieve inchino verso Trish.
« Signora la prego, proceda oltre. » borbottò il quarian spazientito.
Frustata Trish frugò in una tasca dell’armatura fino a trovare quello che cercava, il chip identificativo.
Delle urla gli interruppero. La folla ondeggiò vistosamente e pericolosamente. Diverse persone stavano indicando dei nemici in vista, il panico presto si diffuse ed esplosero i primi colpi. Una decina di esoscheletri nemici si stava avvicinando dalla strada, senza subire nessun danno dai colpi esplosi quando per puro caso li colpivano. Troppo imprecisi per avere efficacia, nella confusione di una folla che ondeggiava tra la fuga e il combattere. Anche le guardie apparivano incerte.
« Tutti dietro di me! » gridò Jack mentre un bagliore biotico l'avvolgeva.
Un tonfo improvviso e qualcosa cadde in mezzo alla via, proprio sui nemici e così veloce che subito Jack non capì cosa fosse. Sentì la folla esultare.
« È quello cos'è? » chiese confusa, soprattutto per l'entusiasmo che le giovani phantom stavano dimostrando.
Davanti a lei un mech con tratti simili a quello di un Atlas ma più possente e con un armamento maggiore aveva ingaggiato il nemico, schiacciando come un insetto il primo al suo atterraggio e affrontando i rimanenti con mitragliatrici e lanciarazzi che portava agganciati agli arti superiori, inferiori e sopra le spalle. Riuscendo ad afferrarne uno con le braccia artigliate e schiacciandolo come un chicco d'uva. Schizzi di un sangue biancastro fuoriuscirono all'esterno, quando l'esoscheletro cedette alla forza dell'artiglio. Lo scontro fu intenso ma breve, la potenza di fuoco questa volta era tutta dalla parte dei difensori.
Il mech si mosse mostrando la cabina vuota. Kelly e Jack si guardarono tra loro stupite. Un rumore assordante squarciò l'aria, un gorilla si gettava a precipizio contro il suo bersaglio. Il mech non si mosse, continuando a dare il lato.
« Cazzo! Muoviti! » urlò Jack, quando il gorilla era a meno di quindici metri. Il motore che il mech portava dietro si accese, la turbina liberò tutta la sua potenza alzandolo in aria di circa cinque metri. Nel farlo portò all'indietro una delle braccia artigliata.
Il gorilla mancò il bersaglio, incapace di fermarsi o cambiare traiettoria all'ultimo momento. Il mech ricadde con tutta la sua potenza e peso, piazzando un diretto dall'alto sul capo del nemico.
Il cranio si deformò ma resistette, i gorilla erano ideati per lo scontro ravvicinato. Come due lottatori presero a scambiarsi colpi forsennati, fino a immobilizzarsi in una prova di forza in cui gli artigli del mech stringevano le mani metalliche del gorilla.
Un lieve rumore di torsione e gli artigli  presero a storcere il metallo nemico, prima lentamente poi un forte “crac” e le braccia nemiche vennero staccate di netto fin quasi al gomito. Lo schiacciamento della testa concluse lo scontro.
Con passo pesante il mech si diresse verso la folla, ammaccato ma vittorioso e con una grossa crepa che attraversava la cupola della cabina di pilotaggio. Vuota. Privo di insegne di riconoscimento, aveva su ambo le braccia la caricatura di un bambino con elmetto e una quantità assurda di armi in mano.
« Scansione attivata. » - disse una voce artificiale - « Nessun nemico rilevato. Segnali alleati identificati, riconoscimento avvenuto: Alexya, Diana , Trish. Apertura con canale del pilota in corso secondo istruzioni. »
Ad altezza uomo apparve l'ologramma del viso di Naomi « Ragazze, finalmente vi fate vive. Dasha sarà contenta, ora salite sulla nave. Questo non è un buon posto per parlare. »
Diana con il pollice indico Jack è tutti gli altri.
« Ma guarda, la direttrice della Grissom è un sacco di altra gente. Sono certa che avete una storia interessante da raccontare, non ora. Ok salite a bordo, qualcuno in più o in meno non fa differenza. »
« No, abbiamo con noi molta gente in fuga da un ospedale...un centinaio di persone, devono salire anche loro. »
« Un centinaio? Credi che questo sia un transatlantico? Ci stanno a malapena i nostri operai con l'equipaggio. »
« Ascoltami bene, farò salire queste persone a bordo in un modo o nell'altro. » dichiarò Jack.
« Chi ti credi di essere? Sono IO che decido e con il comando di un mech da guerra. » sbraitò l'ex-ombra.
« Capirai, distruggo questi stronzi di metallo da una vita. Cosa decidi? »
Naomi si voltò verso il capitano quarian, un braccio del mech lo additò in modo minaccioso « Se succede qualcosa a queste ragazze, tu muori. » e rivolgendosi alle menzionate « Lascio “Bambino” in modalità sentinella con voi. Sarà utile fino a quando l'imbarco non è completato, ora sbrigatevi! » e l'ologramma sparì. Eseguendo il suo programma il mech prese posizione difensiva.
« Ecco perché eravate così eccitate, conoscete quel mech. » disse Jack disse al trio di phantom che annuirono e in coro ripeterono « “Bambino”, “ Bambino” » indicando il gigante di metallo.
Jack scosse la testa « Che nome idiota. » e volgendosi al capitano « Fatti da parte dolcezza, hai sentito la tizia del mech. »  « Tutti sopra! » Disse alla gente dietro di lei, ringraziando solo in quel momento la donna con la bambina in braccio per aver protetto sua figlia, mentre la folla ondeggiava pericolosamente per la paura.
« Non c'è problema, mi chiamo Libby e questa è mia figlia Aylin. »
« Piacere mio, puoi chiamarmi Jack. »


    *****


« Questa è fatta!» Disse Naomi togliendosi il casco per il controllo remoto di Bambino, Sunt aveva fatto decisamente un ottimo lavoro.
« La ringrazio per aver protetto quelle persone, tra quelle c'era sicuramente la mia famiglia. » disse Laudat al suo fianco, in piedi.
« Non commuoverti, Dasha ha dato un ordine e nient'altro. Se avesse deciso di abbandonarli, nessuno ci avrebbe fatto niente. »
« Sissignora. » mormorò lui, non sapendo bene come rispondere « La ringrazio lo stesso, se non li avesse scortati dalla sede locale fino alla nave non ce l'avrebbero mai fatta. »
Naomi non rispose intenta a fissare un pannello con i dati di “Bambino” dopo lo scontro. Il mech era stato potenziato dal suo primo scontro con i gorilla e i grigi, era andato molto meglio ma lo schermo segnalava lo stesso diversi danni. Era ora di ritirarsi, soprattutto prima d'incontrare qualche umanoide. Lei ringraziò la sua fortuna per non averne incrociati. In quel caso l'evacuazione si sarebbe trasformata in un massacro.


*****


La squadra Normandy SR3 salì a bordo dell'omonima nave di corsa, con Olivia che gridò in direzione della cabina di pilotaggio « Partiamo non appena possibile, attiva l'occultamento tattico e visivo una volta nello spazio aperto. Ci sarà parecchio “traffico” mentre la stazione si apre, non voglio rischiare che qualcuno ci venga addosso perché non ci ha visti. » e corse via senza attendere risposta.
« Ricevuto! » dichiarò il pilota.
Olivia si bloccò, riconoscendo una voce familiare che non era quella di Ilary. Corse nella cabina del pilota, quasi tuffandosi dentro « IDA? Che ci fai qui? »
La donna non si voltò a rispondere, intenta nelle procedure pre-volo ma spiegò « Salve Olivia, sono felice che stiate tutti bene. Ilary è ai comandi della Jotnar, assieme a lei vi è il pilota Alexandra Redgrave. Io e Joker abbiamo saputo che vi sarebbe servito un pilota, così sono venuta mentre mio marito restava sulla SR2. »
« Oh beh...benvenuta a bordo. » disse Olivia, notando distrattamente come su alcuni panelli i comandi venissero selezionati e attivati senza nessun tocco.
Accantonò il pensiero e corse via, aveva altro da fare che preoccuparsi di qualche funzione automatica che Ilary, o qualche ingegnere, doveva aver installato senza informarla.
IDA fu sollevata nel sentire Olivia allontanarsi, temeva che se fosse ancora rimasta si sarebbe potuta accorgere del collegamento che aveva aperto tra il computer della nave e il lobo sinistro del proprio cervello. L'unica parte di lei ancora artificiale che le permetteva una connessione, seppur minima e molto ridotta rispetto a quando era un IA in corpo artificiale, con un altro apparecchio. Un piccolo segreto di cui nessuno aveva mai informato i ragazzi e tanto meno sua figlia. Non veniva reputata una cosa saggia diffondere la notizia che la tecnologia aveva permesso d'installare un IA in corpo quasi del tutto organico.
Il segnale identificativo di una navetta attirò la sua attenzione. Era John Shepard. Provvide subito ad aprire il portellone posteriore della nave, avvisando Olivia di chi stava arrivando.

La navetta si aprì, John Shepard scese nella Normandy SR3 e delle braccia lo strinsero.
« Un permesso di salire a bordo piuttosto accogliente. » commentò Shepard a sua figlia.
« Fanculo il regolamento, non sapete quanto sono stata in pensiero. » rispose lei abbracciando sua madre, Steve salutò in maniera più contenuta sebbene fosse sollevato e contento di vedere i suoi genitori. Entrambi li trovarono tesi. Altri scesero dalla navetta.
I due Shepard scattarono sull'attenti, Olivia non aveva mai pensato di avere il Consiglio ospite sulla sua nave. Ci pensò un secondo e si rese conto che doveva trattarsi di un incubo per qualsiasi ufficiale, mantenne però un sorriso di cortesia.
Un verso soffocato la fece voltare leggermente, Steve aveva un'espressione corrucciata. Era arrivato alle stesse conclusioni della sorella, un attimo dopo.
« Voi due... » - ordinò John ai figli - « Vi prenderete cura del Consiglio fino a quando non arriverete in un posto sicuro. Appena la stazione si apre procedete dritti per il portale, Olivia a te la destinazione. Qualsiasi cosa succeda non fermativi! »
Fratello e sorella si scrutarono, quella frase non era piaciuta a nessuno dei due. « Domanda: Come apriamo la stazione? » chiese Steve. Per quello che ne sapeva, con la torre caduta non avevano più accesso ai comandi centrali della Cittadella.
« A questo penseremo io e tua madre dalla Normandy SR2. Adesso devo parlare con IDA. » e dopo un saluto di diresse verso l'ascensore.
« Bene Olivia, penso che sia ora che fai accomodare i Consiglieri da qualche parte. » le suggerì sua madre.
« Certamente... tenente…» Disse lei rivolta a Steve, la cui espressione comunicò “ Non oserai”
« ..accompagni i consiglieri ai loro alloggi. » Ordinò Olivia osando “ Sarà divertente” fu quello che vide Steve sul volto sorridente della sorella
« Sissignore. »rispose lui, essendo Olivia l'ufficiale al comando non poteva fare diversamente “Ti odio e mi vendicherò” fu quello che lei vide nella risposta.
« Signori, se volete seguirmi...» domandò Steve ai Consiglieri che gli andarono dietro, mentre lui sperava di ricordarsi bene la pianta della nave. Non era più distaccato sulla SR3 da un paio d'anni e poteva essere cambiato qualcosa. Odiò sua sorella ancora di più, intanto decise che avrebbe scortato il Consiglio alla sala conferenze...”magari qualcosa da bere e mangiare...ecco..” pensò.

« Tuo fratello ti odierà.» commentò Ash concedendosi un sorriso nonostante la situazione.
« Lo so... ma lo terrà impegnato e forse lo aiuterà a tenere a freno la propria mente. È successa una cosa...» Disse Olivia descrivendo cos'era capitato ad Isabella, ora in infermeria sulla nave e sotto le cura di Horace.
« Dannazione! » - disse Ashley - « Maledetti tutti questi giochi di potere!Ora siamo temporaneamente senza il nostro miglior soldato in questa guerra, se non per sempre e non è detto che la Weaver ci fornisca lo stesso il suo supporto...e avremo bisogno di tutto il sostegno che la Noveria Corps può dare attraverso il suo amministratore. »
« Già è Steve si sente in colpa. Credo.»
« Eh, Perché? »
« Non l'ha detto espressamente, sai come fa....ma penso ritenga un suo fallimento che qualcuno abbia ferito Isabella. I suoi ordini alla Grissom erano “ proteggere i presenti da Isabella e nel contempo badare a lei”, nessuno ha ancora ritirato quegli ordini e conoscendolo starà pensando di aver fallito, di essere un fallito...si deprime in un attimo quando pensa si aver sbagliato sul lavoro. »
Ash sbuffò « Tuo fratello riesce a trasformare il senso del dovere in un difetto! »
Ma Olivia non aveva finito « C'è dell'altro...lui si è fatto una nuova amica. » raccontò quello che si erano detti lui e Isabella
Sua madre la guardò senza credere a quello che aveva sentito, anche se doveva essere vero « “Amici fino a quando non dovremo ucciderci a vicenda” si son detti questo e stretti la mano. Quel ragazzo è scontroso, asociale e non ha mai dimostrato interesse nel fare amicizie...e riesce a farsi amica la biotica più pazza della galassia. Pensavo di averle viste tutte alla mia età...» e poi allarmata chiese alla figlia « È solo amicizia? »
Lei annuì vigorosamente « Si, di questo sono certa. »
Ashley si tranquillizzò visibilmente.
John arrivò in quel momento « Dobbiamo andare. Saluta Steve per noi. » salutarono la figlia e prima di partire  «Ci avete sempre reso orgogliosi, entrambi, voglio fare una cena di famiglia tutti riuniti appena questa faccenda sarà conclusa.»
« Sissignore. » rispose risoluta Olivia.

*****


« Tutto fatto? » Chiese Ash quando la navetta fu in volo, diretta alla SR2.
« Si, ho informato IDA. Non ci saranno colpi di testa, il Consiglio e i ragazzi saranno portati al sicuro...avresti potuto rimanere con loro. »
« No, dove vai tu vado io. »
John Shepard, come tante altre volte in passato, era costretto a prendere decisioni difficili. Il Crucibolo del nemico si era fermato a una distanza di sicurezza, protetto da cinque navi. Apparentemente rimanevano in attesa che la stazione si aprisse, le truppe che avevano incontrato nella sala del catalizzatore avevano sicuramente quello scopo. Se c'era dell'altro non lo sapeva, aveva visto alcuni strumenti senza capire cosa fossero. Il problema era che aprendo la stazione per permettere l'evacuazione, il Crucibolo sarebbe stato in grado di agganciarsi facendo poi solo Dio sa cosa...l'alternativa era rimanere asserragliati nella Cittadella e resistere fino alla fine sperando in un miracolo.
Gli ritornò in mente quello che sapeva sul Crucibolo, quelle poche informazione fornite dai Leviatani e per questo sempre dubbie. Solo uno stupido si sarebbe fidato senza riserve di loro. Quello realizzato per eliminare i razziatori era stato modificato ad ogni ciclo di civiltà, quella che l'aveva ideato e trasmesso al ciclo successivo la prima volta fu la civiltà dei grigi. Disseminò nella galassia centinaia di progetti, mentre i superstiti della loro razza andavano in esilio oltre il bordo della galassia, molti andarono persi e non sempre il progetto di un Crucibolo apparteneva al ciclo precedente come era stato nel loro caso. Versioni differenti di esso erano state realizzate, si chiese quale sarebbe stato il suo funzionamento originario. Sapeva solo che per nessuna ragione avrebbe permesso a quel Crucibolo di agganciarsi.

*****


Vega sedeva serio al posto di comando sulla Jotnar, in qualche modo si era ritrovato alla guida della nave più moderna e forse unica speranza della galassia. Davanti a lui vedeva i due piloti: Ilary Monreau e Alexandra Redgrave. Non avrebbe potuto chiedere di meglio al posto di Ilary se non Joker e Ida stessi, per Redgrave non la conosceva ma aveva la fiducia di Ilary. Gli sembrò sufficiente a fugare qualsiasi dubbio.
« Una comunicazione in arrivo, signore. » - disse Ilary - « È del Capitano Shepard. »
« Sentiamola. » disse. Venne inserito il viva-voce.
« Ci siamo, tra pochi minuti la Cittadella si aprirà, tutte le navi civili si devono dirigere più velocemente possibile al portale.  Le navi militari dovranno cercare di guadagnare tempo nel caso il nemico ci attacchi, in caso contrario proseguiranno con quelle civili. La Jotnar rimarrà indietro, ingaggiando il nemico fino a quando l'ultima nave non avrà oltrepassato il portale o ritirarsi se non fosse possibile resistere oltre. Questo è tutto, buona fortuna...e una preghiera per coloro che siamo costretti ad abbandonare. »

*****


La Cittadella cominciò ad aprirsi e appena fu possibile le navi sciamarono fuori da essa. La Jotnar modificò la rotta dirigendosi verso ciò che restava della flotta alleata.
Le navi dei grigi persero totale interesse verso ciò che rimaneva delle navi a difesa quando i primi colpi esplosero contro di loro, dirigendosi contro l'unica minaccia riconosciuta. Le navi del consiglio cominciarono a ritirarsi seguite a stento dall'Ascension, la corazzata e ammiraglia della flotta di difesa era pesantemente danneggiata ma ancora in grado di muoversi.
« È sicuro, signore ?» chiese Ilary.
« Si timoniere, questa è una corazzata non una fregata. » commentò Vega cercando di dimostrare sicurezza nel suo piano e nella nave. Si maledisse per non averla studiata meglio, mentre era in costruzione su Noveria.
Le tre navi gli andarono incontro, la Jotnar fece rotta contro le due più vicine. I primi raggi blu saettarono nello spazio contro la corazzata del Consiglio senza che ci fosse una risposta o tentativi di evitarli. Spingendo al massimo che la situazione le permetteva, la corazzata caricava come un toro.
I colpi vennero assorbiti dagli scudi, diversi mancarono il bersaglio a causa della sua velocità e per la manovra imprevista.
« Campo di Nium! » ordinò Vega quando Redgrave avvisò di un incremento d'energia nelle navi nemiche. Aveva risparmiato una delle loro “carte” migliori proprio per quello. Il campo elettromagnetico di nium annullava i raggi ad energia oscura dei nemici con parte della propria energia o li distorceva deviandoli se la massa energetica da disperdere era eccessiva, ricaricarlo richiedeva tempo e la sua efficacia diminuiva al calare dell'energia. Così almeno gli aveva spiegato Gabby, cercando di esprimerne il funzionamento nella maniera più semplice.
Essendo su Noveria, quando i grigi avevano attaccato e avendo visto come la forza d'assalto diretta contro di essa fosse stata distrutta con un solo raggio potente e prolungato, aveva deciso di usarlo nel contrastare quelle armi sperando che la nave si sarebbe dimostrata in grado di reggere il fuoco minore dopo tutti gli sforzi messi nella sua costruzione.
Due navi fecero fuoco mentre la terza, data la sua pozione, cambiava rotta per continuare a far fuoco con le armi secondarie.
Vega vide due raggi blu andargli incontro, sperando che la frase della dottoressa Brynn fosse veritiera. “ Non esiste arma per quanto potente che non risponda alle leggi della fisica”, aveva detto una volta la scienziata quando gli aveva chiesto un giudizio sull'uso di nium: materiale di scarto nella lavorazione di eezo e fino a quel momento di nessuna utilità, solo da poco si stava incominciando a valutarne le possibilità dopo che appena qualche anno addietro si erano scoperte le sue proprietà di annullare l'eezo se opportunamente trattato.

L'impatto fece tremare tutta la nave, i due timonieri lavorarono per tenerla in rotta. All'esterno l'energia veniva dissipata o deviata in modo fortuito mentre energia oscura e nium si fronteggiavano secondo i dettami dell'universo.
Dopo quindici secondi che parsero interminabili, i raggi s'interruppero e per la mancanza di opposizione la nave fece un balzo in avanti.
« Motori fermi! Postazioni di fuoco appena siete pronte! » ordinò Vega, mentre Ilary soffocava un'imprecazione. La manovrabilità della corazzata era nulla paragonata a quella della Normandy SR3 a cui era abituata, ringraziò di avere al suo fianco Alexandra. L'amica le venne subito in aiuto. Insieme fermarono la nave.
Alle batterie sedevano Samara,Grunt, Garrus, Naomi, Liara, Javik, Mores, Tetrius, Luciana, Laudat, Sartrone, Miranda e qualche decina di soldati di Divisione N.
Sunt aveva lavorato come un matto per impostare su automatico la maggior parte delle funzioni di fuoco, per sopperire alla mancanza di esperienza nelle nuove armi. Ora loro dovevano fare solo una cosa, premere il grilletto al momento giusto.
Le navi dei grigi passarono all'esterno, lasciando la Jotnar fra loro. Da ambo le fiancate della corazzata parti una bordata. Ogni bocca sui due lati fece fuoco.
Quello che non aveva ottenuto una flotta lo fece una singola nave, con le armi giuste. Le navi dei grigi avevano riportato i primi danni.
Galvanizzati da questo, gli uomini a bordo s'impegnarono ancora di più. Laudat scoppiò a ridere mentre sparava, ascoltando il grido di guerra di Sartrone e tipico dei batarian. Gli ricordava sua figlia con il raffreddore, questo non glielo avvrebbe mai detto.
Solo Luciana e Garrus erano in silenzio, immobili con le mani sui comandi. Le navi dei grigi rallentarono dopo l'attacco una si fermò, non sapevano di preciso il motivo e non importava.
I due avevano discusso sul modo migliore di impiegare armi che non usassero laser o affini, ma con colpi incapsulati come nel XX secolo. Il vantaggio maggiore era di poter sparare a parabola, oltre la linea dell'orizzonte limite di ogni arma laser
« Ora !» ordinò Garrus, tacitamente Luciana aveva ceduto al turian il comando.
I giganteschi cannoni elettromagnetici si mossero, facendo fuoco con una prima scarica di otto colpi. Alla seconda la nave esplose.
« Dove hai imparato? Alleanza ? »  chiese Garrus euforico.
Luciana scosse la testa « No, dall'altra parte della “barricata”. Stavo in un banda di pirati e sparavo alla navi che assaltavamo.  Poi ho scoperto che la Noveria Corps pagava meglio. »
« Contenta di averti dalla parte dei buoni. » commentò il turian, lavorava con una ex-pirata, forse a una a cui poteva anche aver dato la caccia. Aveva fatto cose più strane.
Un brusca manovra zittì tutti, mentre la nave si rimetteva in movimento.


*****


Ilary stava capendo come muovere la nave, gli ricordava una torre degli scacchi. Fornita dei motori più potenti che avesse mai visto sviluppava un'impressionante spinta in avanti, mentre cercare di ottenere qualcosa da manovre laterali sembrava una perdita di tempo o se c'era un modo non aveva ancora scoperto quale.
Sfortunatamente non era nella situazione ideale per fare esperimenti, la terza nave nemica aveva attaccato calando d'alto sulla Jotnar, dirigendo verso di essa la sua prua acuminata.
Un attacco simile aveva perforato un braccio della Cittadella, la nave non avrebbe potuto evitare di riportare danni estesi. Sempre se fosse sopravvissuta. L'unica soluzione per evitare l'attacco fu lanciare in una corsa folle la Jotnar, impedendole di finire come un pollo allo spiedo. Con sollievo vide che la corazzata, per quanto pesante, sviluppare un'ottima velocità e stava ancora aumentando. La nave nemica intanto si teneva alla distanza necessaria a far fuoco muovendosi in continuazione, evitando il fuoco di contraerea.
« Se noi siamo una torre, lei è una dannata regina » - borbottò fra se Ilary - « “Corvo” al mio via “Ivan il matto a sinistra”!» disse.
Alexandra la guardò un attimo stupita e sorrise « Sorprendimi baby! » rispose eccitata.
« signore? » Chiese Ilary senza voltarsi verso Vega, non poteva permettersi il lusso di distrarsi.
« Fagliela vedere. Mi fido del tuo giudizio. »
Ilary calcolò mosse e tempo del nemico, dirigendosi verso la forza nemica in arrivo, puntando sulla nave più grande. Sembrava importante e forse il nemico le sarebbe stato ancora più addosso come sperava. Quando fu sicura « Ora! » senza rallentare la nave sbandò violentemente a sinistra, tale da fa udire gemiti anche attraverso l'enorme struttura. 
Intercettata al termine di una manovra che l'avrebbe portata a sinistra della Jotnar, la nave dei grigi non riuscì ad evitarla e nel silenzio dello spazio le fiancate delle due navi si scontrarono a velocità folle.
Il contraccolpo sulla Jotnar fu terribile, alcuni furono sbalzati dalle loro postazioni e più sfortunati ebbero delle costole incrinate. Ilary vedeva allarmi diversi lampeggiare sul suo schermo ma nessuno vitale. La corazzata aveva riportato un'ammaccatura estesa e danni ad alcuni sistemi secondari, ma era ancora integra.
« Fuoco! » ordinò Vega.
Colpita da distanza ravvicinata, la nave nemica subì notevoli danni mentre la Jotnar si allontanava per assestarsi. Quella dei grigi al contrario sembrava fuori controllo mentre procedeva in linea retta contro il Crucibolo.
Vega assisteva rapito dall'idea di cosa stava per accadere. Aveva riconosciuto quella forma appena l'aveva vista, ma aveva altro da fare che stupirsi. Si chiese se Ilary avesse capito cosa fosse, per i ragazzi della loro generazione il Crucibolo era un pezzo di storia e un monumento ai caduti fuori Londra.
Le navi di scorta fecero fuoco contro la propria alleata distruggendola all'istante.
« Signore! » gridò allarmata Redgrave, il tono conteneva un misto di paura. « La Ascension è affondata! »
« Cosa?! » disse Vega frastornato a quella notizia.
« Era tra le ultime a raggiungere il portale, la nave dei grigi che abbiamo danneggiato prima... si è lanciata contro la corazzata asari...è stato un attacco suicida. La Ascension era la nave più vicina. Perché farlo? Si stava ritirando. » commentò il pilota incredula.
« Per darci una lezione. » rispose lo s.p.e.t.t.r.o. e tornò a concentrarsi sulla battaglia in corso. Il nemico si stava avvicinando pericolosamente alla Cittadella. Le navi di scorta non mostravano interesse nell'ingaggiare il nemico in combattimento, sembrava che il loro unico interesse fosse la protezione del Crucibolo.
« Concludiamo la “partita”, fare fuoco con il cannone principale a lunga gittata. » ordinò deciso a ricorrere all'arma più potente della nave, versione miniaturizzata del cannone principale dei razziatori.
I quattro motori a eezo 19 di nuova generazione classe Atlante, pomparono la loro energia direttamente nell'arma. Al segnale di caricamento completato, un raggio di enorme potenza scaturì dalla prua della nave dritto sul suo bersaglio.
Una nave di scorta si mise in mezzo, venne distrutta all'istante mentre le altre saettavano come tante vespe che fossero state disturbate contro la Jotnar.
Vega imprecò a denti stretti, quattro navi contro una. Sarebbe stata dura non potendo più contare sull'effetto sorpresa, ormai il nemico doveva aver analizzato le caratteristiche della corazzata. Si chiese se aveva il diritto di rischiare quella nave in quella prima battaglia.
« Messaggio dal capitano Shepard! Ordina la ritirata! Subito! » asserì Ilary.
« Dannazione! Io...pilota fai rotta verso il portale. » ordinò cercando di nascondere la propria amarezza.
Il Crucibolo aveva ormai raggiunto la distanza richiesta e la parte più esterna di essa si aprì sganciandosi dal resto della struttura. Lasciando scoperta la parte che si sarebbe agganciata alla stazione e collegata alla stanza del Catalizzatore.
Nessuno aveva notato una un’ombra scura nello spazio, immobile. A un tratto si mosse veloce in picchiata, sotto di lei il Crucibolo aveva quasi completato l'agganciamento. Era la Normandy SR2, sfruttando il proprio occultamento e il diverso creato della Jotnar si era portata in posizione.
Passò veloce, sparando una seria di colpi contro uno dei ganci e proseguendo dritta quando fu fuori tiro. Dalla prua emerse il cannone principale, fece fuoco colpendo il Crucibolo esattamente in punta, dove sarebbe dovuto avvenire l'aggancio fondamentale per farlo entrare in funzione collegandolo con la Cittadella.
Un'esplosione fece sbandare la nave quando la attraversò nel poco spazio ancora disponibile tra la stazione e la super arma.
Joker respirò profondamente, stavolta ci erano andati davvero vicini « Ehi capitano sembra che anche oggi c'è l'abbiamo fatta. » disse. Dietro di lui John e Ashley. « Presto per dirlo. » affermò lui.
Il Crucibolo si fermò in posizione, senza che potesse venire nessun collegamento poi un braccio che l'ancorava alla stazione si ruppe e la super arma riprese una minima parte della velocità. Schiantandosi alla base del presidium e della torre del Consiglio, nonostante le rimanenti tre braccia cercassero di fermarla. Quando avvenne un braccio perse l'aggancio alla stazione, la velocità del Crucibolo aumentò e le rimanete due braccia saltarono via mentre il nucleo di esso andava in frantumi generando una modesta esplosione.
Joker esultò ebbro di gioia, Shepard no. Non dubitava che fosse stato necessario, ma la sua mente andava ai civili non evacuati e si chiese quanti di loro fossero morti in quel disastro e in che modo questo aveva peggiorato la loro situazione. L'unica consolazione fu che in qualsiasi condizioni fossero, erano sempre migliori di quelle in cui si sarebbero travati se il Crucibolo fosse stato attivato. Almeno sperava fosse così.
Mortali raggi azzurri saettarono attorno alla nave nonostante l'occultamento. L'ala destra venne colpita, la SR2 iniziò a virare verso la Cittadella indipendente dal volere del pilota che cercava di condurla verso lo spazio aperto e al portale.
Un secondo colpo mandò in cortocircuito gli scudi e l'impianto elettrico, arroventò la corazza in decimi di secondi fondendola e aprendo ampi squarci, distruggendo la poppa e gran parte della zona centrale.
Quello che restava della Normandy SR2, precipitò nella seziona interna di un braccio della Cittadella.


*****


Vega non credeva a quello che aveva appena visto.
« Impostata rotta per la Cittadella! » gridò Ilary, Alexandra annuì senza smettere di manovrare.
« Rotta per il portale!» ordinò Vega, si sentiva stanco e distrutto e improvvisamente il peso del commando gli parve eccessivo.
« James non poss... » disse Ilary, ma Vega la stroncò sul nascere « TIMONIERE! Questo è un ordine! Ubbidisca!. Non comunicate niente agli altri, lo farò personalmente appena saremo in un posto sicuro. » affermò Vega.
« Sissignore » rispose Ilary fredda come il ghiaccio. Lottò con se stessa per reprimere le lacrime.


*****


Olivia stava gridando in cabina di pilotaggio « Ida, cosa significa NO? Ho dato un ordine! Porta la nave occultata alla Cittadella! »
« Sono gli ordini del capitano Shepard, se fosse successo qualcosa. » rispose il pilota.
Olivia la guardò ammutolita, sua padre aveva ideato un'azione folle in mezzo alle forze nemiche portandola a termine. Doveva sapere che la Normandy SR3 sarebbe subito tornata indietro, fosse successo qualcosa. Non sapeva con chi essere arrabbiata. Perché suo padre non aveva affidato a lei quella missione? Perché non aveva preso lui stesso il comando della SR3? La nave di Olivia disponeva di un occultamento migliore e più moderno della SR2. Perché non l'aveva coinvolta? Le due navi avrebbero potuto lavorare assieme. Lei aveva mille e più domande.
IDA annunciò un messaggio in arrivò dalla Jotnar da parte di Vega “ Ordine del comandante Vega al Tenente Shepard, fare rotta verso il portale. Divieto assoluto di deviare”
Lei lesse incredula, Vega aveva indovinato i pensieri di Olivia e ora le stava imponendo il proprio grado. Entrambi s.p.e.t.t.r.i., entrambi ufficiali dell'Alleanza. Cercò di rimanere lucida analizzando la situazione come un ufficiale che si rispetti. La Cittadella era caduta, la battaglia persa, la vita dei propri uomini in questo momento aveva la priorità su tutto.
« Rotta per il portale. » mormorò cercando di sembrare meno turbata che poteva, non sapeva se ci era riuscita.
Ida si limitò a dire « Sissignore. »
« Ida...Joker sta...» disse Olivia, sentendo di dover dire qualcosa.
«...sta bene ed è vivo, è in compagnia di John e Ash. Quindi è al sicuro...dobbiamo cercare di essere ottimisti. Preoccuparci è inutile. » rispose la donna.
« Se non capita nient'altro, ho una cosa da fare e non voglio essere disturbata. » disse Olivia uscendo dalla cabina. Si asciugò una lacrima con il palmo della mano. Ida aveva ragione e come ufficiale al comando un comportamento da tenere.
« Troverai Steve in sala mensa. » dichiarò Ida.

Steve stava mangiando, da uomo pratico approfittava di ogni occasione per mangiare e riposarsi durante il servizio attivo. Aveva sistemato il Consiglio, riposto le armi e ora si occupava di se stesso. Non dava segno che aver perso la Cittadella lo avesse affranto. Nessuno aveva ancora comunicato all'equipaggio cos'era successo, ne le notizie buone ne quelle cattive. Non c'è ne era stato il tempo. Olivia si promise di farlo appena possibile, ma prima c'era suo fratello.
Lui alzò lo sguardo e si bloccò vedendo Olivia, lei ebbe la sensazione che una scarica elettrica avesse attraversato l'aria. Paura e ansia colsero Steve, gli era bastato un’occhiata per capire che Olivia era sconvolta. Si chiese cosa fosse andato storto. Andò da lei.
Quando le fu davanti era pallido in viso. Più alto di lei si chinò all'altezza del suo orecchio « Cosa? » chiese a bassa voce.
Lei descrisse l'accaduto in modo essenziale. Intanto in sala i presenti si erano accorti di loro, stava calando il silenzio mentre li osservavano.
Quando Steve si allontanò, lei vide una marea di emozioni sul suo volto ma soprattutto i suoi occhi fissare il vuoto. Senza una parola girò sui tacchi, entrò nell'ascensore chiudendolo dietro di se prima che Olivia potesse raggiungerlo.
“ Dannazione”  suo fratello aveva deciso di far qualcosa e questo poteva essere un problema. Steve non perdeva tempo a risolvere un problema, si limitava a percorrere la via più diretta che portasse al risultato.
Quando entrambi andavano ancora al liceo e discutevano sui problemi dell'ora di matematica lui aveva suggerito che esisteva una soluzione universale per ogni problema “ Basta eliminare il motivo per cui devi risolvere il problema, il fatto che sia risolto o no non avrà più importanza”. Disse la cosa come una battuta, ma a lei per qualche ragione rimase sempre in mente. Una buona rappresentazione del modo di pensare di Steve Williams Shepard.
Lei ci pensò un attimo, all'interfono ordinò di sigillare le porte del hangar. Era sicura di aver capito la “soluzione” di suo fratello, l'importante era andare sulla Cittadella in che modo e il dopo non avevano importanza. Corse via.

Steve caricò la navetta buttandoci dentro alla rinfusa quello che aveva sotto mano e che poteva servire. L’hangar era deserto, tutta la squadra SR3 era in infermeria come anche Isabella e la direttrice della Haccket.
Il resto dell'equipaggio era impegnato in altro.
« Steve fermati, è un ordine. » urlò Olivia.
Lui la fissò un attimo e mise un piede nella navetta, pronto a partire.
Un braccio abbrancò Steve alla gola da dietro e lo strattonò via.
Steve stramazzò all'indietro, dimenando le braccia e gemendo dalla rabbia, atterrando su Olivia che lanciò un urlo di dolore.
Il braccio alla gola iniziò a stringere sempre di più e dietro di se, Steve sentiva Olivia sibilare per lo sforzo. Iniziò a dibattersi forsennatamente.
Accecato dalle emozioni e dalla lotta, senza pensarci Steve spinse in basso la mandibola e morse l'avambraccio. I denti penetrarono profondamente, la sentì soffocare un gemito di dolore e rinserrò la stretta. Fece forza e la bocca gli si riempì di sangue.
Lei non mollò la presa  e Steve avvertì la prima ondata di stordimento, doveva soccorrere i suoi genitori e niente l'avrebbe fermato.
Un urlo di vero dolore e lui si bloccò rendendosi conto di cosa aveva fatto. Non aveva mai fatto male ad Olivia, avevano litigato, fatto a botte ma non si erano mai fatte veramente male l'un l'altro. Un limite che lui non avrebbe voluto oltrepassare per nessuna ragione. Odiò se stesso più di tante altre volte. Smise di lottare e tolse i denti dalla ferita.
Olivia gli accarezzò dolcemente la testa « I nostri genitori stanno bene, concentrati su questo e ignora qualsiasi altro dubbio tu possa avere. Li riporteremo indietro quando saremo pronti, hai la mia parola. Ti fidi ? »
Steve annuì, vergognandosi troppo per parlare.
« Bravo, lascia tutto nella mani della tua sorellona. »


*****


Nella stanza del catalizzatore, un dispositivo dei grigi era sopravvissuto all'esplosione dovuta allo schianto del crucibolo proseguendo la sua funzione. Un segnale acustico e il dispositivo si spense.
« Chi sono? » chiese una voce eterea.


Nota: Seguono foto con didascalie

Image and video hosting by TinyPicIn alto a sinistra potete vedere il crucibolo, al centro quello che è il restro della stazione aprirsi. Chiusa, ha una forma cilindrica e le braccia sul davanti non possono siggillarla dietroi. Per questo presenta una chiusura posteriore che funziona separatamente rispetto a quello sul davanti. 

Image and video hosting by TinyPicImmagine molto scura, purtroppo, non ho potuto fare diversamente. Visuale laterale del crucibolo, in cui si vedono le braccia che andranno ad aggancciarsi alla Ciattadella e il suo corpo centrale. 

  Image and video hosting by TinyPicPotete vedere il Crucibolo che si prepara ad attaccarsi "sotto" alla torre del Consiglio

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Visuale dall'alto, di fatto opposta alla foto precedente, del Crucibolo che si aggancia alla torre del Consiglio da sotto. Ben visibili sono le braccia.

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Capitolo 15
*** Decisioni e attesa ***


Compiendo le ultime manovre necessarie la Normandy SR3 entrò in orbita attorno alla Terra. Ad Olivia era sembrata l'unica opzione, per un ufficiale dell'Alleanza era un ritorno a casa.
La nave giunse come apripista per le altre ancora in viaggio dal portale Caronte, in fuga dalla Cittadella e attualmente nei pressi di Venere, più veloce di tutte le altre e ben presto lasciate indietro. La Jotnar seguiva in retroguardia, ultima a lasciare il campo di battaglia della Cittadella, nel caso che navi nemiche avessero deciso di seguirla ma non ne comparve nessuna.
Prive di una destinazione comune, a ogni capitano di nave era stata lasciata libertà di scelta su dove dirigersi. Le navi militari che avevano difeso la stazione si diressero verso i propri mondi, quelle civili verso la meta originaria dei loro viaggi o verso casa.
Appena arrivata in prossimità del pianeta, l'equipaggio della SR3 trovò la seconda e quarta flotta dell'Alleanza interamente dispiegate in formazione difensiva.
Quando la nave si rese visibile, fu subissata di messaggi mentre navi da guerra si dirigevano contro di lei. Olivia dovette fornire il proprio ID e generalità più volte, ottenendo sempre l'ordine di mantenere la posizione e aspettare.
Fortunatamente l'intervento di De Falco diede una brusca accelerata ai controlli e la nave poté superare il cerchio difensivo, posizionandosi nell'orbita mentre una navetta si apprestava a far scendere Consiglio sulla Terra.
Il viaggio era stato relativamente breve, i consiglieri non erano stati un problema. Mordin aveva avuto l'occasione di passare qualche ora in compagnia di sua madre Bakara, che rivolse a Steve e Olivia parole di speranza prima di partire.
Adesso Olivia aveva un problema urgente: Isabella.
« Come sta? » chiese lei ad Horace, il medico della nave.
« È stabile ma nessun miglioramento, il colpo sarebbe stato mortale se il suo impianto biotico non l'avesse parato. » spiegò lui.
« Speranza che si svegli a breve? »
« Non lo so, il cervello rimane sempre troppo complesso. Più di qualsiasi tecnologia. »
« La farò trasferire subito in un ospedale, forse potranno aiutarla. »
« Lo spero ma dubito. » disse il medico e indicò a Olivia un grafico su uno schermo « Ha delle funzioni cerebrali anomale. »
« Mi pare tanto che le abbia, ha un buco in testa. » obiettò lei.
« Giusta osservazione ma...ecco...stando a queste letture la corteccia cerebrale, struttura predominante nel cervello e sede delle “funzioni cerebrali superiori” quali il pensiero, la coscienza ...»
« Horace...non ho tempo...» borbottò lei.
« Si certo...non svolge la sua attività o almeno non completamente, direi che cervelletto e sistema limbico hanno usurpato un ruolo che non gli spettava...»
« Come puoi dirlo? » disse facendosi avanti.
« Potrebbe farlo qualunque medico, basta osservare il grafico che abbiamo davanti. Le loro onde sono tre volte più grandi del normale, quelle della corteccia sono ridotte della metà. »
« Questo cosa comporterebbe? »
« Beh...una minor sviluppo della corteccia una ridotta capacità di formulare un pensiero autonomo, avremo bisogno costantemente di qualcuno che ci dica cosa fare, una minor capacità di analizzare, confrontarci ed esprimere emozioni. Al contrario un potenziato della parte più arcaica della mente umana porterebbe un aumento della capacità di apprendimento, nel controllo motorio e nel provare emozioni più primitive quali paura e piacere. »
Adesso Olivia era interessata « Isabella si è sempre espressa, quando e se lo faceva, per frasi tronche o citazioni. Può centrare qualcosa? »
« Il linguaggio è una delle azioni più complesse della nostra mente e interessa sia la corteccia che il cervelletto, sebbene sia la prima a svolgere il ruolo maggiore permettendo fluenti discussioni accademiche. » disse il medico sorridendo. « La mia opinione è che il notevole sviluppo del cervelletto abbia implementato anche il suo ruolo nel linguaggio tamponando, per così dire, il vuoto lasciato dalla riduzione delle funzioni della corteccia. Infatti vedo nel suo esprimersi mediante citazioni altrui, come da te ricordato, una riduzione della possibilità di formare un pensiero o parole proprie, sintomo che la corteccia non funzionava bene. »
Lei, senza staccare gli occhi da Isabella, chiese al medico, che in tutta quella discussione si era portato alla sua scrivania fino a sedersi sulla sedia dietro di essa. « Hai letto i file di Isabella in possesso dell'Alleanza? »
« Certamente, una lettura interessante. » commentò lui.
« Allora dimmi, l'indottrinamento di quei folli che volevano rifondare Cerberus le hanno ficcato in testa può essere la causa? »
« Mmm...non mi stupirei del contrario, anzi. Potrebbe aver agito atrofizzando alcune aree, favorendo lo sviluppo di altre. »
« Quello in testa a Isabella è solo parziale, cosa avrebbero ottenuto applicando su una persona un indottrinamento completo? »
Il medico ci pensò alcuni secondi « Se non sono completamente fuori strada, il risultato più probabile è un individuo con una parziale coscienza di se, incapace di formulare pensieri complessi ma con un elevato coordinamento motorio, alto potenziale d'apprendimento e capacità sensoriali al di sopra del normale che di certo avrebbe reso difficile sorprenderli. »
« Questo non ha senso » disse Olivia voltandosi verso di lui « Potrebbe imparare facilmente ma essere un'idiota? »
« Si invece, potrebbe apprendere facilmente qualsiasi cosa che gli venga mostrata e ripeterla all'istante senza mai capire veramente cosa sta facendo o intuire le conseguenze delle sue azioni. Sarebbe non troppo diverso da avere un cane addestrato a fare giochi complicati. »
«... o dei soldati che facciano qualsiasi cosa venga loro ordinato senza discutere. » ribatté lei.
« Non è di certo un segreto che lo scopo di quei folli era condizionare i poveretti che avevano catturato, perché ubbidissero a qualsiasi comando. » disse il medico « Però mi chiedo perché mai l'anomalia del cervello di Isabella non risulti nei suoi file, mi rifiuto di credere che nessuno se ne sia mai accorto. Alla Grissom dovevano saperlo. »
« No, ti sbagli. Non hanno mai condotto studi su Isabella, lei non l'avrebbe permesso e nemmeno Dasha si è spinta a chiedere tanto. Oltre a essere lei stessa contraria...me ne aveva già parlato una volta, tempo fa, la prima volta che la catturai trascinandola sulla SR3...non posso darle torto. »
« In questo caso forse sarai lieta di sapere che Diana, Trish e Alexya non sembrano soffrire dello stesso problema. »
« Cosa? » chiese lei, neanche aveva pensato ai cloni di Isabella.
« Le analisi svolte su di loro non segnalano anomalie così evidenti, ve ne sono ma decisamente minori...potrei quasi azzardare che siano in regressione. »
« Ok...aspetta...» disse lei alzandole mani « Kelly mi aveva parlato che le ragazze facevano miglioramenti, sono indottrinate anche loro...per diversi anni sono state completamente indottrinate da un asari estremista...non avevano nessuna conoscenza dell'universo se non fosse quella di uccidere, la loro mente non dovrebbe essere messa peggio di quella di Isabella?...I medici hanno provato a rimuoverlo del tutto ma senza riuscirci. »
« Non saprei cosa dire, ho però due teorie se ti accontenti: la prima è che il loro cervello è ancora giovane e questo potrebbe aver permesso di adattarsi a particolare carenze, anche molto estese.
La seconda è che l'asari estremista che le ha create non abbia usato lo stesso tipo di programma di indottrinamento. Pare che lo scienziato che studiò Isabella avesse una predilezione per lei, la riteneva unica e che quindi avesse bisogno di “trattamenti unici”.  Uhm...le due teorie non si escludono a vicenda... » disse Horance distratto da quella nuova idea.
« Grazie della spiegazione Doc, allega tutto in un file a mandalo giù con Isabella quando andrà sulla Terra. » disse Olivia diretta verso la porta.
« Tenente! » disse il medico. Lei si fermò interdetta.
« Ho visitato e dimesso tutta la sua squadra...tranne lei... »
« Ecco io...»
« Si sieda...» disse in tono perentorio il medico « Sono solo pochi minuti. »
Senza nascondere la propria irritazione, Olivia fece come le venne chiesto.
Il medico iniziò la sua analisi esclamando « Questo morso? »
Lei imbarazzata lo ritrasse, aggiungendo come spiegazione « Una discussione con mio fratello. »


*****


La Jotnar entrò nell'orbita terrestre alcune ore più tardi insieme al resto della navi
Alexandra si alzò dalla sua postazione, sistemandosi con cura la spilla a forma di corvo « Una giornata piuttosto movimentata. » disse senza entusiasmo.
Vega si protese sulla postazione di comando « Si. »
Ilary lo fissò « Avremo perso la Jotnar se ci fossimo rimasti a combattere, questa nave è una speranza per tutta la galassia. Però abbiamo lo stesso perso troppo. Signore. »
Vega si sentiva il sangue alla testa, il cuore gli martellava nel petto « Non avrei mai voluto farlo. Preferirei essere sulla Cittadella a combattere, vorrei essere al posto di Joker, John e Ashley...ma abbiamo dei doveri da compiere sia verso l'Alleanza che nei confronti della comunità galattica.  Ora però...devo occuparmi degli amici. »
Riuniti tutti in sala Vega parlò con voce secca, raccontò l'accaduto. Lo sgomento fu totale.
« Vega...tu...noi…dobbiamo ritornare sulla Cittadella. » dichiarò Garrus, primo a prendere la parola.
« Sarebbe inutile e lo sai, moriresti nel tentativo. »rispose Vega. Javik e altri annuirono, erano d'accordo con lui per quanto fosse dura. Il turian lo guardò carico d'odio.
« Odiami pure  Vakarian, non sarà mai quanto mi odio io...c'è una guerra la fuori. Miliardi di vite in gioco, preferisco perdere una singola nave, anche la Normandy SR2, piuttosto che compromettere l'esito di una guerra. Un turian dovrebbe capirlo meglio di me. Possiamo solo sperare che in qualche modo c'è l'abbiano fatta. »
Garrus gli diede le spalle e uscì senza dire niente.
« Vega...Garrus è...» disse Liara
« Lo so Liara…mi sento come lui. » Affermò James.


*****


Sulla Keller, nella cabina del capitano, le tre giovani phantom, sorvegliate da Kelly, giocavano a un semplice gioco di carte trovate in un cassetto con Taiga.
Una volta che le tre ragazze si erano fatte riconoscere, avevano ottenuto il meglio che la nave potesse offrire.
Kelly si stiracchiò sulla sedia, felice di quella momentanea tranquillità. Aveva bisogno di una dormita, di un po' di sano riposo ma al momento si sarebbe accontentata. Gli altri stavano aiutando i profughi della Cittadella.
Diana prese in mano la carta sbeffeggiando l'amica, incuriosita Kelly le si avvicinò chinandosi verso di lei. Era la settima volta di fila che indovinava la carta giusta.
« Come ci riesci? » chiese la psicologa.
« Taiga...indicare...» rispose Diana.
La ragazza fece spallucce ignara di cosa stesse parlando l'amica. La psicologa era incuriosita. Le sedette a fianco sul letto « Mi spiegheresti meglio. »
Diana si grattò la testa, come a farsi venire u' idea « Io...gesti del corpo...indicare. »
« Interpretazione del linguaggio del corpo, è di questo che stiamo parlando? » domandò Kelly.
I tre phantom la guardarono senza capire, era evidente che non sapevano di cosa parlasse.
Fornì una rapida spiegazione, al termine della quale loro annuirono.
Lei ci pensò. Gesti, contatto fisico, variazioni del tono di voce e altri comportamenti non verbali erano le forme più primitive e universali; la lettura del linguaggio del corpo dava modo di cogliere segreti, intenzioni ed emozioni nascoste. Attraverso quella comunicazione non verbale si poteva conoscere l'individuo nella sua interezza ed interiorità, sia che usino o meno alcuni gesti o che si compiano determinati movimenti. La mimica, in generale, rivelava i pensieri e le intuizioni altrui più delle parole.
« Vi fa di fare un test? Un gioco molto semplice. » domandò la donna, l'aveva imparato tempo addietro, in base al punteggio si capiva l'abilità della persona a interpretare il linguaggio del corpo. Esso rappresentava 85% della comunicazione totale di un individuo, la sua conoscenza era un valido strumento per ogni psicologo.
Prese un datapad connettendosi a extranet, mostrando delle immagini una alla volta ad ognuna di loro. Il punteggio più alto era del 65%, oltre quella soglia il grado di precisione era troppo alto.
Tutte ottennero 80%, Lei non poteva crederci, era eccitata.
« Ditemi, quei momenti in cui vi fissate in silenzio...vi state comunicando qualcosa? »
Tutte e tre annuirono. Si mordicchiò il labbro, questo cambiava molte cose, aveva pensato a normali sguardi di intesa, evento comune tra persone con un forte legame che aveva visto accadere anche tra Steve e Olivia. Ma così...

Il suono della porta che si apriva venne a disturbarla, mentre aveva altre domande da fare.
« Diana! Alexya! Trish! » disse trafelata Dasha entrando in cabina, indossava la sua armatura da nemesis.
La pelle del viso era tirata, un'espressione leggermente dolorante e pallida rispetto al normale. Avrebbe avuto bisogno di riposo per il post intervento, ma quella non era una situazione in cui poteva permetterselo.
Fu subito circondata dalle tre bionde, distribuì carezze in modo più uniforme che poteva e le ci volle quasi mezzo minuto per imporre un minimo di calma.
Kelly osservava la scena divertita, cominciava a capire perché le sue parole contro Dasha e Isabella avessero sconvolto abbastanza Alexya.
La signora di Noveria si era sporcata le mani di sangue più volte, eppure quello che dimostrava era vero affetto seppur alla sua maniera cercasse di nasconderlo.
Alla luce delle nuove informazioni era sicura che anche le ragazze lo sapessero, anzi per loro doveva essere ancora più evidente.
“ Come mi comporterei io, se una delle persone più importanti della mia vita fosse una delle peggiori criminali?” pensò tra se. Lo stesso doveva valere per Isabella, sadica assassina nutrivano per lei lo stesso genuino affetto.
« Signorine, calma! » ordinò Dasha imponendo la propria volontà alzando una mano. Le tre si tranquilizzarono.
Fissò Kelly che sembrava vedere solo in quel momento « Grazie per averle tenute al sicuro. »
« È stato un piacere. » rispose la psicologa.
La Weaver si fecce improvvisamente seria, come a ricordare qualcosa e guardò severamente Alexya, che abbassò intimorita il viso sotto quell’espressione di rimprovero.
« Sai di avermi disubbidito ferendo la dottoressa Chambers? Mi rendo conto che eri sconvolta per la distruzione della Grissom, alla cena, quando mi hai e hanno informata dell’accaduto, non ho detto niente preferendo lasciar passare del tempo. Ti rendi conto della gravità della cosa, se tu l’avessi uccisa? Della conseguenze? Non parliamo di qualche balordo o mercenario, per quelli non ti sgriderei. Non ho forse spiegato a te e alle tue sorelle come scegliere un bersaglio? Isabella non vi ha insegnato a dovere? Vuoi dirmi che è colpa sua? »
La ragazza sapeva di aver sbagliato a ferire Kelly, che scelse quel momento per inserirsi.
La donna sorvolò sull'assenso della Weaver ad uccidere balordi e mercenari. A quelle ragazze piaceva combattere e uccidere, era nella loro natura, qualcosa che forse non sarebbe mai cambiato.
« Alexya mi ha chiesto scusa, abbiamo fatto pace. » spiegò la psicologa intervenendo.
« È vero? » chiese la Weaver alla ragazza che annuì, la donna però non si ritenne soddisfatta « Alexya guardami quando ti parlo, rispondimi. Isabella non sopporta quando siete esitanti, nemmeno io. »
La psicologa ascoltava, dei momenti passati alla Grissom non avrebbe saputo indicarne uno in cui quelle ragazze si fossero comportanti in maniera “esitante”.
Ma trovava quella scenetta interessante, Dasha Weaver che cercava di comportarsi da genitore era una novità. Soprattutto era più severa di quello che pensava.
Ubbidiente Alexya alzò la faccia e rispose « Si. » Dasha le accarezzò la testa facendola sorridere. Era perdonata.
« Dottoressa Chambers…» lei sussultò sentendosi chiamare in quel modo formale dalla Weaver « Se c’è una cifra che reputa idonea, preferirei concludere la questione in questo modo. Senza clamore. »
La stampa sarebbe stata felice di un simile scandalo, di venire a conoscenza della storia di Alexya, Trish e Diana. Scosse la testa « Non serve, è stato solo un incidente. Come ho detto, mi sono già chiarita con Alexya. »
La Weaver guardò un attimo scettica, non era abituata a non ricevere richieste. Si limitò a un diplomatico « La ringrazio. »
Dopodiché, con un cenno della testa, fece capire alle ragazze che era ora di andare.
« Un momento. » - disse Kelly, lei si fermò a guardarla - « Ecco, noi ci siamo separati dai nostri amici. Ci vorremo riunire a loro, non abbiamo però un trasporto…ci potresti fornire un passaggio? »
« Seguitemi. Olivia, la sua allegra banda e Isabella sono sulla Terra.» fu la risposta. Lei e Taiga si accodarono.
Solo in corridoio si accorsero della ventina di persone in attesa. Kelly non aveva idea di chi fossero, avevano un aspetto totalmente fuori posto.
Dasha si avviò, dietro di lei le ragazze, poi loro e infine tutti gli altri a formare un codazzo. Alla psicologa ricordarono dei postulanti.
« Riprendiamo da dove abbiamo interrotto... » disse Dasha a voce alta, cominciando a snocciolare numeri, date, ordini chiari e precisi, cifre di crediti da capogiro. Gli altri annuivano, facevano domande, osservazioni che avevano subito risposta.
Passando davanti a un oblò della nave, Kelly capì. Sotto di loro un pianeta ghiacciato: Noveria. Dasha era tornata a casa, senza concedersi un istante di riposo si era messa a gestire gli affari della compagnia lì dove si trovava.
Davanti a un portellone la coda si arrestò, mentre la presidentessa si faceva da parte le persone a lei più vicine entravano nell'Atlantic Codex.
« Questa è la situazione signori, abbiamo un buon accordo con il Consiglio e dobbiamo sfruttarlo. Avete le vostre istruzioni, dovete attenervi a quelle. Mandatemi rapporti giornalieri, fino a quando non avrò riempito i vuoti amministrativi causati dalla distruzione di Caninea avremo tutti lavoro extra da fare. Fate in modo che non venga a sapere che avete battuto la fiacca... » disse Dasha in tono leggermente minaccioso e s'infilo nella nave senza altre parole di saluto.
« Dovresti concederti un momento di riposo. Le ragazze mi hanno detto qualcosa sul fatto che eri stata ferita, sapevano che stavi bene ma finché non ti hanno vista non si erano tranquillizzate del tutto. » Le disse Kelly appena varcò la soglia.
« Ho perso gran parte del consiglio d'amministrazione e l'intera macchina amministrativa è nel caos, i direttori possono occuparsi degli affari dei singoli pianeti ma gestire la visione d'insieme e tutt'altra questione. Fino a quando non avrò riempito i vuoti e anche dopo, sono l'unica cosa che separa la Noveria Corps dalla confusione totale e dal fallimento. Quindi no, non posso riposarmi. Ferita o no.»
Kelly stava per aggiungere altro ma l'ingresso di Jack, Jessie e dei gemelli avvisati da lei prima la fermò.
« Carina. » commentò Jack commentando la nave e rivolgendosi a Dasha « Non pensare che mi sentirò in debito. »
« Non pensare che me freghi, solo le ragazze trovano la tua grettezza e grossolanità una cosa simpatica. » Rispose Dasha. Le due donne di fulminarono con lo sguardo.
Kelly s'intromise « Riguardo alle persone che abbiamo portato con noi? »
« Saranno accudite, stiamo preparando un comunicato stampa. » spiegò la Weaver.
« Perché? »
« “Noveria Corps salva i profughi di un ospedale in fuga dalla Cittadella”, la stampa ci va a nozze... si Alexya? » chiese, vendendo che la ragazza voleva la sua attenzione.
« Drentel! » dichiarò.
« Chi? » domandò Dasha. Così in pochi minuti le spiegarono chi era, la sua parte nella squadra del Consiglio che l'aveva rapita e perché Alexya era interessata a lui. Non voleva fare brutta figura con Olivia.
« Provvederemo anche al signor Drentel. » assicurò Dasha.

*****


« Tiratemi fuori! Lavoro per il Consiglio, non potete imprigionarmi! Ho i miei diretti! » urlò esasperato Drentel. Un paio di guardie sghignazzarono. Una squadra era venuto a prenderlo, separandolo da quelli che fino a quel momento erano stati i suoi compagni di viaggio. Quella che più lo preoccupava e cosa aveva detto il caposquadra che l'aveva arrestato « Con gli omaggi della signora Weaver. »
Spazientito si mise a sedere.


*****


Vladivostok, l'importante porto russo sul pacifico, ora sede dell'Alleanza fu il punto d'atterraggio della Normandy SR3.
Olivia si era preparata a giorni di interminabili resoconti, in cui avrebbe dovuto ripetere più e più volte gli eventi accaduti. Era la parte che meno sopportava del suo lavoro, eppure sembrava che l'Alleanza amasse usare il tempo in quel modo.
All'apertura del portellone vide due schiere di soldati perfettamente allineate sull'attenti, un ufficiale d'alto rango era in attesa.
« Che significa? » chiese Olivia, dietro di lei suo fratello era altrettanto stupito. Valentina Quenny si esibì in un perfetto saluto militare.
Hannah Shepard, nonna di Olivia e Steve, ammiraglio in pensione e ex-ufficiale in comando della direttrice della Haccket era davanti a loro.
Nonostante l'età avanzata era in perfetta forma, con occhi verdi degni di una ventenne e una ciocca rossa sulla fronte decisa a non cedere al grigio della vecchiaia come il resto della capigliatura.
Venne avanti, fece un veloce saluto militare e strinse a se i nipoti
« State bene, sia ringraziato il cielo...ho letto i rapporti preliminari...i vostri genitori se la caveranno, ne sono certa. »
« Si...bello vederti ma....possiamo avere delle spiegazioni? » chiese Steve.
« Nonna perché sei qui? Dovresti essere in pensione da qualche parte. » disse Olivia.
« Sapendo che arrivavate, dopo quello che è accaduto, ho chiesto qualche favore. Sono temporaneamente l'ufficiale al comando di  Vladivostok. Questo vi eviterò di perdere tempo in rapporti, ora abbiamo da fare, parleremo poi... Quenny seguimi e ragguagliami. Olivia, so che avete in infermeria qualcuno di cui dovete assolutamente occuparvi. » disse e si allontanò seguita dalla direttrice della Hackett.
« Olivia...la nonna...come....? » domandò Steve.
« Non...lo...so, però ha ragione. Dobbiamo rimettere Isabella in piedi quanto prima. » disse evitando di aggiungere “se possiamo”. Aveva però altre domande riguardanti Hannah Shepard, non era che la prima volta che la trovava ad occuparsi di questioni che ormai non le sarebbero non solo più dovute interessare, neanche avrebbe dovuto avere accesso.
Un tremore nell'aria fece alzare lo sguardo di ogni uomo alla base verso l'alto. La Jotnar si stava avvicinando pronta ad atterrare.


*****


Olivia attendeva nervosa l'arrivo di Dasha all'ospedale civile dove aveva fatto portare Isabella, quello della base non era attrezzato per casi così complessi. In un paio d'ore aveva ottenuto i permessi, organizzato il trasporto e la visita di specialisti. Non sapeva bene come affrontare con Dasha questa volta, l'unica idea che le era venuta era dimostrare che si stava cercando di fare tutto il possibile per il phantom. Era contenta che il fratello l'avesse accompagnata.
« Olivia cosa significa? Dov'è Isabella? » sbraitò Dasha da in fondo il corridoio, quando la porta dell'ascensore si aprì, vedendo a una decina di metri di distanza la chioma rossa della figlia maggiore di Shepard e al suo fianco il fratello. Aveva deciso di non portare le ragazze. Isabella non dava notizie e Olivia le aveva detto di recarsi in quella stanza all'ospedale di Vladivostok, aveva una brutta sensazione. Con lei un funzionario locale, Galba, Naomi e alcuni individui in abiti e occhiali scuri per garantirne la sicurezza.
« Lì dentro. » si limitò a dire Olivia, indicando la stanza.
Varcò la soglia a grandi passi e si fermò. La stanza era perfetta e pulita, nel letto dell'ospedale Isabella sembrava dormire. Le uniche altre persone all'interno erano due medici, Olivia aveva voluto che fossero presenti.
« Galba! » chiamò Dasha, il medico si fece avanti, la aggirò e esaminò Isabella.
« Com'è accaduto? » chiese lei.
Olivia le diede una descrizione essenziale, non sapeva come avrebbe reagito sperava solo sperava che non avrebbe ritirato il suo appoggio al Consiglio. Lei terminò dicendo «...i medici hanno dichiarato il coma, non sanno dire quando e se si sveglierà. Sconsigliano di spostarla. »
Galba aveva finito le sue prime analisi e dopo aver scambiato qualche parole con i colleghi «...non è una bella situazione...sono d'accordo, meglio non muoverla... »
Nella sala scese il silenzio, tutti osservavano la Weaver.
« Voglio questo ospedale. » dichiarò Dasha voltandosi verso un uomo dalla faccia rotonda, rimasto in ombra e in coda al gruppo. Olivia non sapeva chi fosse.
« Ecco...veramente...» disse, gli occhi neri di Dasha lo trafissero, l'uomo parve farsi più piccolo  « Contatterò subito il direttore. » disse e corse via. Olivia ebbe l'impressione con enorme sollievo.
Nei successivi cinque minuti nessuno si mosse. Tutti osservavano Dasha che immobile sembrava aspettare, senza staccare gli occhi da Isabella.
Olivia non aveva idea di cosa fosse in attesa. Dall'esterno, giunse l'inconfondibile rumore di una navetta in atterraggio.
A questo ne seguì un altro che lei conosceva bene, quello di scarponi militari che correvano e che dovevano essere sui piani sopra di loro.
La porta del piano venne violentemente aperta e uomini in tenuta grigio roccia si riversarono nel corridoio prendendo posizione vicino a ogni finestra, entrata e punto strategico.
Un uomo enorme, con aspetto asciutto e muscoloso si avvicinò a Dasha. I capelli neri erano corti in taglio militare, aveva zigomi scultorei, pelle liscia e sotto l'armatura era possibile intuire muscoli vigorosi che si disegnavano lungo il collo e la mandibola. In altezza superava perfino Tetrius che come turian era più alto di molti umani.
Si fermò sulla soglia della stanza che dava l'idea di essere troppo piccola per farlo entrare, scattò in un saluto militare, in un batter di tacchi che  sembrava destinato a far tremare la stanza.
« Capitano Makarov Volkov, il direttore manda i suoi saluti presidente. È un onore incontrarla. Come richiesto l'ospedale ora appartiene alla compagnia. Il direttore ha ritenuto che avrebbe gradito l'invio di alcune squadre di Divisione N. »
Dasha non si voltò neanche « Capitano nel letto di questa stanza, si trova il vicepresidente della compagnia...è in coma. Deve garantirne la sicurezza finché non si riprende, fallisca e il licenziamento sarà l'ultimo dei suoi problemi. »
« Sissignora! » ed eseguì un altro colpo di tacchi che sembrava capace di staccare pezzi d'intonaco. Lei non aveva finito « L'intero piano da ora è riservato, usi il personale dell'ospedale per spostare gli altri pazienti.  Non ho fretta ma che la cosa sia fatta. »
« Sissignora! » e dopo un altro poderoso colpo di tacchi si voltò diretto a diramare gli ordini.
« Dasha... » mormorò Galba, avvicinandosi timoroso come un topo a una tigre, stavolta lei si voltò.
« Ho finito, sono d'accordo con i medici locali, forse possiamo tentare qualcosa per migliorare le sue condizioni ma niente di risolutivo. Inutile farsi più speranze del dovuto. » Non avrebbe voluto dire quelle parole, temeva Dasha più di qualsiasi cosa ma ingannandola avrebbe solo ottenuto qualcosa di peggiore.
« Hanno il meglio delle cure? Della strumentazione? » chiese lei.
« Da quello che vedo è un buon ospedale »
« Hanno il meglio? »
« Le attrezzature sono buoni e standard. »
« Acquista qualsiasi cosa ti serva, non badare a spese...compra cosa vuoi e contatta chi ti serve, ma rimettila in piedi. Non porti limiti. » ordinò con tono duro, inflessibile.
Lui stava per dire qualcosa ma si zittì incrociandone lo sguardo, non era minaccioso come al solito...era...sfinito.
« Si.» rispose Galba, comprendendone le emozioni. Lei era potente, facoltosa, spietata. Era una donna consapevole di essere impotente, costretta a mantenere la propria immagine.

Un uomo dal volto florido emerse da un ascensore, facilmente identificabile come medico, agitava le mani e urlava « Che sta succedendo? Sono Kinnis Bashar, direttore e primario dell'ospedale, non ho detto a nessuno di spostare i nostri pazienti. »
Due soldati gli sbarrarono il passo, attirato dal rumore Makarov si diresse da lui. Il suo viso non mostrava alcuna simpatia. Con una sola mano lo afferrò al collo, alzandolo.
L'uomo smise di urlare, impegnato nel tentativo di respirare.
Una semplice passata con lo scanner di sicurezza ne confermò l'identità. Decise con ogni probabilità che la signora Weaver avrebbe voluto incontrarlo.
Depositato come un sacco nella stanza, l'uomo era paonazzo in viso. Dasha l'osservò quando seppe chi era, elargendo un complimento a Makarov che sembrò un orso che avesse trovato del miele senza le api a difenderlo.
« Che sta succedendo? » chiese l'uomo molto più remissivo.
« Questo ospedale ora è mio, se lei desidera continuare a lavorarci dovrà saltare al ritmo della mia frusta. » spiegò severa Dasha.
« Cosa? Lei...non sa a chi sta pestando i piedi... » balbettò il primario dell'ospedale
« Lo so benissimo, alla mafia russa. »
Kinnis fu certo di parlare a una pazza suicida.


*****


La villa nei dintorni di Rabochy, in Russia, era tranquilla come al solito. Un vasto giardino e una solida cancellata davano ai suoi proprietari tutta la discrezione che si poteva desiderare.
L'uomo firmò il documento, un istante dopo un colpo sparato a brucia pelo gli fece esplodere il cervello.
Quattro uomini in divisa grigio roccia, in assetto da guerra erano i soli vivi in una stanza contenente una ventina di cadaveri. Mafiosi che si ritenevano dei duri contro soldati professionisti. Uno scontro concluso ancora prima d'iniziare.
Il caposquadra prese il comunicatore « Abbiamo il contratto signore, siamo pronti a ritirarci. »
Si udì una risatina compiaciuta di una voce femminile dall'altra parte « Ah,ah,ah...bene, volevamo solo acquistare l'ospedale...ah,ah,ah...metterci in attesa, credere di poter trattare, di far attendere la signora di Noveria...rientrate, Dasha sarà contenta. »
« Si direttore. » disse l'uomo e la comunicazione si chiuse.
La donna appoggiò il comunicatore sul comodino vicino al letto e tornò ad accoccolarsi fra le coperte. Amava dormire, sul suo volto si formò un sorriso. « Dasha è sulla Terra. Chissà se il gran capo mi farà visita... » mormorò addormentandosi.
I giornali locali, gli unici perché gli altri avevano notizie ben più interessanti, parlarono di uno scontro tra bande mafiose.


*****


Dasha chiese di rimanere sola, chiudendosi nella stanza. La visione di Isabella immobile nel letto la tormentava. Ripensava al passato, a tutti i crimini e delitti commessi insieme. Non provava rimorso, a turbarla era l'idea di essere sola.
Liberati da folli che volevano rifondare Cerberus, Isabella era sempre stata con lei fin dal primo omicidio su commissione. Due sconosciute, neanche maggiorenni che si davano al crimine col lo scopo iniziale della semplice sopravvivenza. Una volta aveva rischiato di rimanere sola, quando aveva provato ad assumere il controllo della Galassia dalla torre del Consiglio usando una sfera di Woods, Isabella era ferita e svenuta, poteva fuggire e abbandonarla ma l'idea della solitudine l'aveva spaventata.
« Ho sempre fatto il necessario per raggiungere uno scopo. Sto usando denaro e scienza per rimetterti in piedi...ma se davvero non bastano...» commentò fra se.
Si inginocchiò ai piedi del letto congiungendo le mani davanti a se, trasse un paio di sospiri profondi rimanendo in silenzio « Che sto facendo? » disse passandosi le mani fra i capelli.
« Facciamo a modo mio....» e riprese la posizione di preghiera « Rivolgo una richiesta a qualsiasi Dio, demone o figlio di puttana dell'aldilà che sia in ascolto. Sono Dasha Weaver, voglio che Isabella ritorni in salute. Qualunque sia il vostro prezzo posso pagarlo. » disse come proponendo un contratto d'affari. Non sapeva niente di fede o religione, conosceva però la logica del commercio.
Si alzò uscendo dalla stanza a passo veloce, quasi correndo. Passò accanto a una guardia del corpo rubandogli gli occhiali scuri e indossandoli, si sentiva gli occhi pesanti e gonfi. Non avrebbe permesso a nessuno di vederla così.
Olivia in attesa come tutti fuori dalla stanza, la vide allontanarsi, le passò vicino ma non disse niente. La capiva, Dasha non avrebbe ascoltato niente e nessuno in quella situazione, solo il proprio dolore e rabbia. Steve era rimasto in silenzio per tutto il tempo, rimuginando in silenzio suo operato. Chiedendosi fra se, poteva provare dispiacere per un’assassina come Isabella?
Anche Naomi parve capirlo, ordini sottovoce e l'anello di sicurezza attorno a Dasha si allargò ai limiti del possibile.
Lei entrò di corsa in macchina. L'autovettura scivolò via silenziosa, accompagnata dalle auto di scorta. Sentiva al petto un dolore mai provato prima.
Arrivò alla suite, in affittò in hotel, sbattendo la porta dietro di se, non disse niente chiudendosi in ufficio tenendo la testa tra le mani.
Alexya, Diana e Trish l'avevano vista arrivare, osservandola senza osare avvicinarsi, era sconvolta e Isabella non era con lei. Sentirono il panico invaderle.
Dasha aveva il viso arrossato e occhi umidi « Chi c'è? » gridò rabbiosa udendo un rumore, si alzò pronta ad aggredire chiunque fosse. Aveva ordinato di non essere disturbata, era così difficile farsi ubbidire? Aprì la porta, una mano sollevata per colpire e si bloccò.
Le ragazze la fissavano paralizzate dalla paura, mai le aveva picchiate. Cosa avevano fatto di così sbagliato?
Dasha si bloccò vedendole, cadde in ginocchio e abbracciò Alexya in piedi e a lei più vicina. La ragazza cominciò a piangere, non sapeva cos'era successo ma la vista di Dasha le aveva messo una tristezza nel cuore che non poteva trattenere.
Diana e Trish si unirono a quell'abbraccio senza sapere la ragione, non volevano rimanere in disparte.
« Vi devo dire una cosa su Isabella...» disse Dasha mentre le prime lacrime le rigavano il volto.
Il giorno dopo accompagnò le ragazze a far visita a Isabella, nervose si tenevano fra loro per mano per incoraggiarsi. Con loro Kelly, Dasha l'aveva contatta chiedendole di venire nella convinzione che sarebbe potuta essere utile.


*****


In una zona sotterranea di massima sicurezza della base militare, i due grigi fatti prigionieri attendevano in celle separate.
«È la prima volta che abbiamo dei grigi vivi. » disse Miranda Lawson osservandoli da telecamere di sicurezza nascoste. « Abbiamo raccolto tutte le informazioni possibili sull'attacco alla Cittadella. Quella più preziosa è stata fornita da Jack e Kelly, stavano aiutando dei civili ad abbandonare un ospedale e Isabella le ha salvate eliminando dei nemici. Quello che ci interessa è cosa ha fatto subito dopo, ha preso due grigi per la testa e tenendoli sollevati davanti a se ha liberato questa energia biotica di colore rosso, secondo il rapporto è sembrato che fossero arsi vivi. Sapevamo che eezo19 è un loro punto debole ma questo va ben oltre. Ignoriamo anche cosa abbia fatto Isabella, un potere biotico che vira dal blu al rosso, un aumento drastico dei poteri...il vero problema e che sappiamo ancora poco sull'eezo 19...libera molta energia, è fortemente radioattivo all'inizio della trasformazione da eezo normale e libera un enorme quantità di calore nel processo industriale che ne accelera la conversione....non sappiamo però in quali modi il suo potere si possa manifestare in un biotico, Isabella e i suoi cloni sono gli unici esempi conosciuti e ancora non sappiamo come siano sopravvissute alle radiazioni. » disse terminando il riassunto della situazione.
« Se qualcuno può capirci qualcosa sei tu. » disse il Colonnello Martin Coats, suo marito. Come Miranda lavorava per i servizi segreti dell'Alleanza. Aveva chiesto un trasferimento per raggiungere moglie e figli direttamente ad Hannah Shepard, in meno di un'ora aveva ottenuto quanto chiesto.
« Adulatore. » - rispose lei sorridendo - « I ragazzi sono stati felici di vederti. »
« Già...Dio...perdere i propri amici e compagni di scuola così...mi sorprende stiano bene. Per quello che possono stanno aiutando sulla Jotnar. Una cosa...lo sai che Henry ha baciato una ragazza? »
« Cosa? No, aspetta...chi è la ragazza? »
« Diana, uno dei cloni di Isabella. William sta scoppiando di gelosia. »
« L'hai sgridato vero? »
« Per cosa? È solo un bacio tra adolescenti, anche se lei è più giovane...oltre a essere decisamente carina. »
« Ed essere capace di strappare il cuore dal petto di nostro figlio...letteralmente intendo. »
« Oh andiamo…sono certo che Henry sa come affrontare una eventuale delusione amorosa. »
« Speriamo che qualcuno lo abbia spiegato anche a Diana. »


*****


I giorni passarono diventando settimane durante le quali la galassia si preparava alla nuova minaccia. Il nemico nel frattempo non si era mosso, ma il numero di navi nemiche attorno alla Cittadella era aumentato, come mostrato da diversi droni spia.
Nel frattempo in una conferenza trasmessa all'intera galassia a cui partecipavano tutti i maggiori leader della galassia, venne dichiarato lo stato di guerra. Dando al pubblico alcune informazioni basilari sullo sconosciuto nemico, venne chiarito che i primi atti di questa guerra furono l'attacco su Noveria e la distruzione della Grissom. Non venne però fornita nessuna spiegazione sul perché un'accademia sarebbe dovuta essere presa di mira, suscitando le ira dei familiari dei caduti.
Gli eserciti della galassia si preparavano a riadattare gli equipaggiamenti, ogni bacino di carenaggio disponibile venne occupato per modificare le navi.
Olivia fu sollevata nel vedere che Dasha mantenne la parola, appena le misure del Consiglio riguardanti la Noveria Corps furono rese pubbliche il titolo tornò a salire. Il mercato economico si calmò in parte, dando una preoccupazione in meno a tutti i capi di stato. Dasha voleva di più, aveva i suoi motivi personali per avercela con i grigi e avrebbe attaccato con tutta la potenza di cui la Noveria Corps era capace. Mettendo in mostra e usando tutto il potenziale industriale a sua disposizione.
Appena i volus le pagarono il dovuto, versamento fatto a malincuore ma immediato dopo che un emissario del Consiglio e uno della Gerarchia Turian fecero visita assieme ai governanti del protettorato, iniziò una politica di guerra e propaganda a tutto campo.
La prima mossa riguardò le fabbriche di ogni singolo pianeta di proprietà della Noveria Corps, non dovevano chiudere o fermarsi per nessun motivo. Dove fosse stato necessario la compagnia avrebbe pagato gli straordinari, dove non bastava sarebbe stato assunto tutto il personale necessario o installati dei mech da lavoro.
Le fabbriche produssero armamenti di ogni tipo. Nei cantieri spaziali si lavorava ininterrottamente, per dotare le navi di nuclei a eezo 19 e armi in grado di danneggiare il nemico.
Le altre aziende preso possesso dei progetti delle armi, come richiesto dal Consiglio, iniziarono anche loro a produrle cercando di sostenere lo slancio della Noveria Corps.
Tutto però dipendeva dalla disponibilità di eezo 19, l'avvio di un impianto richiedeva almeno tre mesi. L'unico già attivo era quello su Noveria, usato per i nuclei della Jotnar.
Dasha ordinò il suo ampliamento, processo più veloce che costruirne uno da zero, spingendo nel frattempo la produzione della struttura al suo limite e ordinando la realizzazione di altri tre impianti in loco. Nel contempo, con dietro la supervisione del Consiglio, iniziò la costruzione di altri dieci impianti su pianeti o regione di essi che fossero ghiacciati, un modo per contenere la reazione fortemente esotermica che portava alla produzione dell'eezo19. Questa iniziativa era per evitare che se Noveria fosse caduta andasse persa l'unica fonte del raro isotopo, però fino a quando gli altri impianti non fossero entrati a regime Noveria acquisiva un importanza cruciale.
Il nium invece veniva recuperato senza problemi, prodotto di scarto nella lavorazioni dell'eezo era stato gettato in discariche fin da quando una civiltà accedeva ai viaggi attraverso i portali. Divenuto improvvisamente fondamentale, veniva recuperato dalle discariche.
Altra questione da risolvere era l'uso della droga “ sabbia rossa” che metteva un certo imbarazzo ai governanti. La Noveria Corps si approvvigionava direttamente da Omega, passando da Aria T'Loak e ottenendo fino a quel momento un flusso costante, sicuro e discreto della droga. Sarebbe stata una notizia scomoda da dare ai giornali. Lentamente e in segreto incominciò la produzione industriale della droga nello spazio del Consiglio, chi era stato arrestato per la sua produzione ottenne degli sconti di pena in cambio del suo aiuto. Dasha mantenne aperto comunque il commercio con Omega, per rispetto verso Aria T'Loak che in cambio accettò di cederla a un prezzo minore, questo le evitò di dover allestire strutture per produrla su Noveria. L'idea non l'entusiasmava, un governo poteva anche decidere di dichiarare una droga legale, non così una compagnia commerciale e per quanto potente la Noveria Corps era solo e esattamente quello. Se qualcuno avesse mosso delle accuse, ci si sarebbe chiesto con quale diritto un’azienda aveva preso una simile decisione legale, per non parlare del rischio che qualcuno accusasse che la droga sarebbe potuta fluire da Noveria alle strade dei diversi pianeti. Neanche essere in uno spazio fuori dal controllo del Consiglio avrebbe aiutato, molti avrebbero potuto vedere in questo un territorio senza legge dove  criminali facevano affari minacciando la serenità degli onesti cittadini. Se Omega era troppo distante perché la gente ne fosse preoccupata, Noveria era invece abbastanza vicina perché questo accadesse.  
Certo c'era la guerra e quella droga era a tutti gli effetti una risorsa necessaria, il Consiglio le aveva dato le autorizzazione. Nonostante questo non riusciva a farsi piacere il progetto.
« No » disse e col palmo dell'indice tracciò una riga rossa sul datapad del progetto “nevicata rossa”, nome in codice per la produzione della droga su Noveria. Il progetto fu annullato.
La seconda mossa fu di carattere finanziario, risolto il problema dei debiti della compagnia tramite l'accordo con il Consiglio che ne prevedeva una dilazione decennale durante il quale esso avrebbe fatto da garante, al pagamento dei volus che risarcì 80% del valore della perdita di Caninea e delle meri in essa contenuta, poté pagare ai familiari dei morti quello che doveva.
Utilizzando tutto il carisma e l'influenza di cui era capace, con un discorso scritto apposta per l'occasione che faceva leva sulla voglia di vendetta e sentimenti simili, ottenne che quasi l'intera  cifra fosse versata alla compagnia. In cambio le persone avrebbero ottenuto dei “buoni di guerra” che avrebbero generato a vita interessi al 10%  annui dei loro proprietari. Rilasciò poi dei buoni che potevano essere comprati da chiunque lavorasse per lei. Questi avrebbero prodotto profitti solo fino al termine della guerra, era disposta a spendere non a regalare il denaro. Questo bacino limitato le permise anche di offrire interessi più alti di quanto potessero fare altri. Non estese l'idea al di fuori dei suoi dipendenti, i governi stavano studiano se applicare quella misura e non voleva innervosirli andando a prendere il denaro di privati cittadini che potevano considerare una cosa propria.
L'ultima mossa fu anche la più audace. In una olo-conferenza con le più alte cariche di ogni governo annunciò l'intenzione della Noveria Corps di vendere a credito, a patto che le fosse versata una somma pari alla media annuale di quello che normalmente ricavava dai singoli governi, in cambio i governi avrebbero pagato terminata la guerra. Dasha ammise che la caparra che chiedeva era il necessario perché la compagnia continuasse a lavorare.
La proposta fu accolta favorevolmente, anche dall'opinione pubblica e molte voci si levarono a favore della Noveria Corps.


*****


Olivia al poligono di tiro si allenava con alcuni ologrammi, sarebbe dovuto essere un esercizio facile. Quando mancò il bersaglio per la terza volta di fila, lanciò un verso animalesco. Era contenta delle decisioni prese per la guerra, come di vedere la Noveria Corps fornire le prime armi a eezo 19 e i rifornimenti per la Jotnar ma sembrava che tutti si fossero dimenticati dei suoi genitori sulla Cittadella. Questo aveva l'effetto di esasperare lei, una buona dose di nervosismo serpeggiava nella sua squadra. Aveva anche litigato con Arturus che ora si teneva distante, la chiamava “signore” e non le rivolgeva più parole del necessario. Si chiese come stessero quelli della SR2, aveva parlato con Garrus, Jacob e altri, erano chiaramente preoccupati ma sembravano reagire meglio a quell'attesa dei loro figli. Solo Vega si era comportato in maniera singolare, dando l'impressione di volerla evitare.
I pochi presenti guardarono allibiti quel perfetto ufficiale perdere la calma, lei si sentì le guance avvampare dalla vergogna. Mise a posto l'arma con il resto dell'equipaggiamento, quindi uscì a camminare all'area aperta all'interno della base.
« Che dovrei fare? » mormorò a se stessa.
« Calmarsi, respirare e chiedere consiglio. » - dichiarò Valentina alle sue spalle facendola sobbalzare - « Siamo nervosi tenente, la sua sceneggiata di poco fa mi è stata giusto appena riferita. »
« Anche fosse? Lei non hai autorità qui...signore, in effetti non ha nemmeno un grado attivo, l'unico titolo che tutti conoscono è di direttrice della Hackett...qui non siamo a scuola. » rispose rabbiosa Olivia. Valentina sorrise.
La figlia di Shepard poteva sentire le ossa scricchiolare mentre cercava di respirare, bloccata in una presa di lotta da parte di Valentina. Tutt'attorno i presenti assistevano divertiti a quello spettacolo insolito che vedeva due ufficiali lottare in uno spiazzo della base.
Olivia crollò a terra e Valentina le sedette accanto, come accorgendosi solo allora dei presenti « Non avete dei lavori da fare? » urlò. Tutti corsero via, verso i presunti impegni lasciandole sole.
« Brutta cosa l'attesa, logora e fa più danni di quanto non si creda, essere sul campo, essere attivi per un soldato è la più grande delle benedizioni in tempo di guerra. Ho esaminato il suo stato operativo, da quando ha assunto il ruolo di s.p.e.t.t.r.o. e il comando della SR3, lei è la sua squadra siete sempre state sul campo, dietro a pirati, politici corrotti, tentativi di assassinio, cospirazioni interne all'Alleanza, Dasha Weaver...avete sicuramente messo a frutto tutto il tempo speso per addestrarvi...adesso però vi trovate a dover semplicemente ad attendere, anche se la SR3 ha, per motivi che ignoro, un nucleo a eezo19 di cui non sono riuscita a capire la provenienza....mi ha sentita tenente? »
« Sissignora. »
« Bene, se ricordo avevo promesso che le avrei permesso di offrirmi da bere se uscivamo vive dall'attacco dei grigi. Credo che questa sera le darò questo onore, si faccia trovare a questo indirizzo per le 22:00. » e si alzò verso una nuova destinazione, lasciando sola Olivia.


*****


« Tenente Shepard è di cattivo umore come sempre? » chiese Valentina entrando in un capanno che faceva da rimessa per le armature ,un SSSHHH la zittì.
Fu così che notò una donna, un timoniere dell'Alleanza che teneva la testa di Steve Williams Shepard sulle gambe, dormiva pesantemente. Si avvicinò. « La prego di non far rumore signore, si è allenato duramente e ha lavorato sulla sua armatura da battaglia per ore. » Spiegò il timoniere.
« Ci sono le baracche per dormire. » obiettò Valentina.
« Lo so, lo so ma le chiedo di essere paziente, il tenente Shepard non stava bene. Necessitava di un immediato riposo. »
Valentina osservò con occhio femminile il timoniere « Un “dolce” riposo se coinvolge lei. » disse e la vide con piacere arrossire « Timoniere Ilary Monreau? » chiese.
« Si. »
Le si sedete su una cassa li vicina « Valentina Quenny. » disse presentandosi.
« Ah! »
« Uh, capisco che il tenente le ha parlato di me. »
« Non in termini lusinghieri. »
« Fa parte del mio lavoro essere cattiva, un modo per selezionare i migliori. »
« Secondo Steve, al corso N7 che hanno fatto sotto al suo comando Olivia è stata ingiustamente frustata e lui pesantemente umiliato. »
Lei si lasciò sfuggire un fischio tra le labbra a quelle parole « Certo che sa portare rancore il suo ragazzo, anche se avevano dei buoni motivi la disciplina va rispettata. Il fatto che li avessero era l'unico motivo per cui non li ho sbattuti fuori, so vedere un buon ufficiale anche sotto diversi strati di stupidità. Olivia ha qualche problema a mordere il freno, ha preso decisamente dal ramo paterno...la sua prima impresa come ufficiale è stata rubare la Normandy SR2 per salvare i suoi genitori da una cospirazione. Steve invece è dolce e malleabile come un pezzo di granito, da troppa importanza hai propri difetti e finisce per ingigantirli e ci perde in autostima e leadership. Ho suggerito io a sua nonna di allontanarlo dallo SR3, ero convinta che se avesse assunto un vero comando l'avrebbe migliorato come soldato. Stare all'ombra di Olivia Williams Shepard può essere abbastanza soffocante o una comoda sistemazione se non si vuole emergere, poi caso volle che la Weaver per prima lo chiedesse come capo della sicurezza sulla Grissom. Dai rapporti che ho letto, non è andata come speravo. Il secondo faceva tutto il lavoro e lui passava giornate a seguire Isabella e cloni. »
Ilary ridacchiò « Badare a quei quattro phantom era un incarico a tempo pieno.»
« Avrebbe dovuto gestirlo meglio. Ha provveduto che nessuno di loro facesse male a qualcuno sulla Grissom, ma era l’ufficiale al comando. Avrebbe dovuto farsi aiutare e condividere il lavoro con i suoi uomini e non separare di fatto le due cose. » - Sospirò - « Ora come sta? »
« Come tutti, nervoso e preoccupato. Cerca di mantenere la calma invece che saltare sulla prima nave e dirigersi contro la Cittadella. Signore, quanto ancora dovremo attendere? La Normandy SR3 potrebbe farcela con me ai comandi, una piccola squadra di recupero con Olivia e Steve e tireremo fuori il capitano Shepard, il maggiore Williams e il timoniere Monreau »
« Le armi attuali sono inutili, tutte le flotte vanno riarmate, richiede tempo. La pianificazione non è mai sprecata, se alla fine da la vittoria e salva delle vite. Capisco che non veda l'ora di salvare suo padre, come il forte legame esistente fra voi come tra i vostri genitori vi spingerebbe ad agire subito. Credetemi se vi dico che sarebbe uno sbaglio fare quello che propone, i vostri genitori lo sanno, per questo tutti a modo loro stanno cercando di accelerare i preparativi. I membri della Normandy SR2 e SR3 si sono guadagnati la fiducia della galassia, sarebbe bene dimostrare che il sentimento è ricambiato. »
« Sissignore...mi scusi mi pareva che prima cercasse Steve, cosa le serviva? »
« Dica al suo ragazzo di presentarsi qui stasera » e le passò un indirizzo « Anzi lo dica a tutti i membri della SR3. Sarà una bella terapia di gruppo. »


*****


« Signore, non sarebbe meglio cercarsi un altro bar? » domandò Olivia a Valentina, lei portava la solita divisa, la direttrice della Hackett era venuta in abiti civili. Erano alla prima bottiglia di vodka e se ne intravedeva già il fondo, non proprio per merito di Olivia che avrebbe cambiato all'istante locale, erano le uniche donne e gli altri avventori davano l'idea di volerle accoltellare in qualsiasi momento. Non che c'è l'avessero con loro in particolare, era semplicemente l'atmosfera tipica del locale.
Valentina le buttò le braccia al collo « Ehi,ehi...toglimi una curiosità, com'è avere per amica una miliardaria? Anzi la donna più ricca della galassia? »
« La prego di non farsi sentire, in ogni caso non siamo amiche. » commentò Olivia a disagio dall'atteggiamento troppo espansivo della direttrice della Hackett.
« È vero che ha fatto a pezzi un gruppo di russi, per prendersi un ospedale in città? »
« Chi ha fatto a pezzi? » chiese una voce maschile. Olivia si girò appena, come temeva un paio di malviventi locali, poco più dei bulli, si erano fatti avanti.
« Nessuno, torniamo tutti a bere in tranquillità. » suggerì dando loro le spalle, quando uno per provocarla la colpì su una spalla per spingerla, dovette lottare con se stessa per resistere alla tentazione di rompergli qualcosa in testa.
« Un po' di rispetto...state parlando alla figlia del capitano John Shepard, l'eroe della galassia. » disse Quenny.
I due balordi si fissarono un attimo « Il tizio che è precipitato con la sua nave sulla Cittadella mentre fuggiva? Che eroeee! » commentò uno, entrambi scoppiarono a ridere.
La bottiglia si frantumò sulla testa del primo che aveva parlato, facendolo cascare a terra. Olivia aveva colpito senza trattenersi, il secondo fece per estrarre qualcosa da sotto la giacca ma una mano squamosa con tre dita lo bloccò, un calcio al ginocchio lo mando infine a terra.
« Signore mi era stata detta una serata tranquilla... una cosa tra amici. » borbottò Arturus, avevano litigato e nessuno dei due si era fatto avanti per far pace.
« Veramente...che ci fai qua? » chiese lei, scansandosi entrambi per far passare in mezzo a loro un ubriacone mandandolo a sbattere contro una colonna.
« Vorrai dire noi, guarda alle mie spalle. » disse lui, solo allora lei si accorse delle altre figure che entravano « Sanno che abbiamo litigato, ci volevano concedere qualche istante.  Non è andata come previsto. Che facciamo signore? »
Olivia sbottò « Piantala con questo “signore e signore”, voglio far pace razza di stupido turian. In ogni caso preferirei un luogo più adatto. »
Un tizio volò oltre il bancone finendo a terra, Steve e Areno stavano facendo conoscenza, si scambiarono una grugnito d’assenso l'un altro. Il loro discorso più lungo. « D'accordo sull'andarcene, non c'era un posto migliore Ilary? » chiese il fratello di Olivia.
Altri avventori scoprirono che rompere le aste da biliardo sulla schiena di un krogan non era solo inutile, anche dannoso. Mordin caricò con gioia fanciullesca.
« Non ho scelto io il posto. » urlò lei, per sovrastare il rumore di un krogan che si schiantava su un tavolo da biliardo.
Olivia si voltò verso Quenny, ma scoprì che l'oggetto della sua furia era sparito « Dov'è finita quella ….? » gridò rabbiosa, trattenendosi dall'insultarla. Poteva ancora essere a portata d'orecchio.
« Olivia ora che facciamo? » chiese Arturus. Un paio di clienti abituali volteggiarono in aria ricadendo al suolo, Asiria non aveva gradito le loro attenzioni verso Pars. Per la quarian era la prima volta in un locale umano, si sentiva a disagio. Ilary le batté una mano sulla spalla per incoraggiarla, dopo aver colpito con una gomitata un uomo sul pomo d'Adamo che ora sul pavimento faticava a respirare. Gli altri avventori si erano messi fra tutti loro e la sola uscita. Era chiaro cosa volevano
« AAHHHH!!! SR3 avanti! » urlò Olivia precipitandosi avanti e colpendo la faccia di un uomo con un calcio volante, poté udire il rumore del naso che si rompeva.


*****


« Siamo certi di aver fatto la cosa giusta Signore? » Disse uno dei due uomini che aveva provocato Olivia a Valentina mentre camminavano per strada, aiutando nel frattempo il compagno colpito in testa con la bottiglia che ancora barcollava.
« Si! All'accademia non si impara tutto quello che serve, sapranno cavarsela. Grazie dell'aiuto e di essere arrivati dalla Hackett, con solo poche ore di preavviso. »
Non lontano potevano udire le prime sirene della polizia avvicinarsi.
Il mattino dopo ritornarono alla base, stanchi, assonnati ma insolitamente di buon umore. Olivia e Arturus si tenevano anche per mano. Lei però era ansiosa di trovare Valentina e dirle due cosette, tuttavia non riuscì a rintracciarla da nessuna parte all'interno della base. Fu qualcun'altra a incontrarla.
« Ufficiale timoniere com'è la situazione ? Mi sembrate più allegri. » Commentò Valentina incontrando Ilary nei pressi della base.
« Be...ecco si...la situazione si è un po' allentata, Olivia è sempre preoccupata ma non sembra più farsi condizionare da questo nelle sue scelte. È tornata l'ufficiale che tutti conosciamo, forse non dovrei dirlo ma si è sfogata in privato con Steve e Arcturus in un pianto liberatorio. È davvero preoccupata per i suoi genitori, anch'io per mio padre. Signore, sembra in partenza? »
« È così, ho terminato di selezionare l'equipaggio per la Jotnar. Il mio lavoro qui è finito e alla Hackett hanno bisogno di me. »
« Signore, non è uno spreco non averla come ufficiale operativo? »
« La Hackett è il mio posto come il vostro è sulla SR3. Mi piace quello che faccio, insegnare e non lo cambierei per nessuna ragione. Abbiate cura di voi stessi.»  Quindi si voltò andandosene senza altre formalità.


*****


« Sicura della tua scelta? » Le chiese per un'ultima volta Hannah.
« Sissignore » rispose Valentina salendo sul trasporto, l'ammiraglio era la sola persona a salutarla alla partenza « La tecnologia dei razziatori che mi avete messo in corpo, ho ancora gli incubi per quello che feci. La Hackett è la mia penitenza, fare in modo che i futuri ufficiali siano migliori di quelli che mi usarono è il solo modo che ho per discolparmi ai miei occhi. »
« Quenny!» gridò Hannah, quando si girò preso al volo una scatoletta di velluto « Nel caso che cambi idea » le gridò e si allontanò mentre il portello si chiudeva e la navetta decollava.
Valentina si sedette e quasi con reverenza aprì il piccolo contenitore, sapeva bene cosa conteneva. All'interno le stellette da ammiraglio. I suoi gradi.

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Capitolo 16
*** Preparativi ***


Dasha sorrise nel leggere le notizie sui giornali terrestri e galattici. Le altre compagnie potevano anche avere i progetti delle armi contro i grigi progettate dalla Noveria, non avevano le sue stesse risorse.
Se il settore armamenti era la sua punta di diamante, gli altri facevano guadagnare ognuno cifre da capogiro, anche in quelli dove la Noveria Corps non era leader di settore. Il grande vantaggio di Dasha era di poter spostare i profitti da una parte all'altra, prendendo quelli in più ottenuti da un ramo della compagnia e usarli per finanziarne un altro più povero, in modo che si sviluppasse e desse guadagno.
Aveva capito fin da quando era una criminale che l'unico modo per rimanere ricchi era far si che il denaro continuasse a fluire, tenerlo fermo era inutile.
Solo una decina di aziende nella galassia potevano permettersi di fare altrettanto e nessuna occupava ogni settore dell'economia come lei.
Qualcuno bussò alla porta della suit in cui alloggiava. La Noveria non aveva un suo albergo in città, volendo poteva acquistarne uno ma frequentare alberghi non suoi era un buon modo per conoscere la concorrenza e poi ai direttori non piaceva che qualcuno creasse trambusto nei loro affari.
Da Noveria ,lei e il consiglio d'amministrazione, davano le linee guida entro cui essi dovevano tenersi, per il resto i direttori dei vari pianeti avevano mano libera anche a loro rischio, un'azione che avesse portato a una perdita per la compagnia di certo non sarebbe stata ignorata.
« Avanti. » disse chiudendo il giornale olografico, adagiandosi comoda sul divano e dedicando al sole che tramontava uno sguardo d'attesa.
Desiderava che la giornata giungesse al termine.
La segretaria fornita dal direttore per la Terra, insieme ad altro personale amministrativo che occupava il resto di quel piano, entrò nella stanza.
« Chiedo scusa, un signore insiste per vederla... »
Dasha sbuffò annoiata, la segretaria proseguì conoscendo bene il proprio lavoro.
« Il suo nome è Bellamy Hearing, dai controlli e per sua dichiarazione fa il “galoppino”...» spiegò, usando il termine per quegli individui che facevano da collegamento tra gli uomini di potere della galassia.
«Ha detto che è qui per “ Un incontro segreto a sorpresa come emissario importante ma inaspettato” »
« Cosa dovrebbe significare? » chiese Dasha inarcando un sopracciglio e guardando finalmente la segretaria « Chi lo manda? Soprattutto…non può aspettare fino a domani? »
« Su chi lo manda è stato piuttosto vago, ha parlato di un comitato ma non ha voluto dire quale. Desidera che gli dica che non è reperibile? »
Dasha prese un cuscino dal divano e ci sprofondò dentro la faccia “ Adesso quelli che vogliono?” pensò. Aveva capito benissimo chi lo mandava, non lavorava per un comitato ma per il Comitato.
Noto solo ai vertici della galassia e anche a pochi di questa elite, il Comitato era il potere economico dietro le quinte della vita di tutti i giorni. Formato da dodici individui, ognuno dei quali parlava in nome di un settore economico della galassia, faceva e disfaceva a proprio piacimento intere economie mantenendo il fine ultimo di trarre un profitto maggiore.
In passato avevano cercato di eliminare lei e Isabella, la Noveria Corps non si adattava ai loro schemi e Dasha non aveva mai accettato di farsi controllare o influenzare. Due variabili incerte nei loro piani sull'economia galattica che avrebbero anche potuto renderli inutili.
Dasha li aveva trovati e uccisi, un modo per mandare un messaggio chiaro ai loro successori. Simile a un'idra, i membri del Comitato venivano semplicemente sostituiti se venivano a mancare.
Da allora non vi erano più stati contatti, ma era pronta a scommettere che quando la Noveria Corps faceva un affare anche loro ne traessero vantaggio.
Se lei otteneva quello che le spettava e il Comitato il proprio tornaconto andava bene così, finché manteneva il quieto vivere.
Per quanto grande fosse la Noveria Corps, l'economia galattica controllata da quegli individui lo era ancora di più.
« Signora, cosa vuole che faccia? » domandò di nuovo la segretaria.
« Lo faccia entrare, prima però la sicurezza lo controlli a fondo. »
« Certo. » si voltò per uscire.
« Ancora una cosa, che tipo è? »
La segretaria sorrise « È davvero un bell'uomo. »
Quando entrò Dasha dovette ammettere che la segretaria aveva ragione.
Il visitatore aveva lineamenti marcati, poco oltre le trentina, dal mento deciso e dal naso aquilino. Due occhi grandi che in un viso più minuto sarebbe potuti sembrare fuori posto gli conferivano uno sguardo tagliente e un'aria da scapolo impenitente, di chi la sa lunga e ama divertirsi.
« Sono sicura che è colpa del Comitato, se non ho vinto il contratto per pezzi di ricambio da quella ditta di giocattoli Elcor. » disse Dasha bruscamente.
« Chi direbbe mai che si vendano così bene? Però in quell'occasione tutti i requisiti furono rispettati, fu una gara onesta. Se ricordo il vostro uomo arrivò in ritardo per problemi familiari. »
« Chissà come sua moglie ricevette prove evidenti che la tradiva, ci crede se le dico che sono arrivate in una busta chiusa e anonima? »
L'uomo allargò le braccia « Pazzesco cosa succede oggi giorno. Se posso presentarmi: Bellamy Hearing, è un piacere conoscerla. » dichiarò esibendosi in un elegante inchino.
« Coraggio, sono stanca e voglio riposare. Cosa vuole il Comitato? » chiese Dasha.
« Il Comitato è allarmato da questa guerra.» dichiarò Bellamy.
« Lo capisco. »
« No, non credo...non che non ce ne sia ragione naturalmente, se questa fosse una guerra normale i miei capi resterebbero tranquillamente in disparte ottenendo lauti guadagnati sia dalla parte vincitrice che da quella perdente. L'esito di norma non ha importanza. »
L'uomo si fermò un attimo a guardare Dasha, quando capì che seguiva il discorso proseguì.
« Dal loro primo attacco alla galassia, risalente a qualche anno fa, possiamo dire che i grigi vogliano riportare le nostre civiltà all'epoca della preistoria ed essere i soli a possedere della tecnologia. Questo segnerebbe la fine di qualsiasi tipo di economia. Il Comitato non vuole e non può permetterlo. Così, cosa che non succedeva dalla guerra contro i Razziatori, i miei capi hanno deciso di schierarsi a favore della galassia. »
« Comprendo, una decisione che condivido. »
« Sapevo che una donna in gamba come lei avrebbe capito. »
« Però cosa vogliono da me? »
« Il Comitato ammira come la Noveria Corps sta gestendo questa guerra, sono d'accordo nel dire che in questo caso il profitto non è il fine ultimo… anche se in caso di vittoria faranno in modo di ottenerlo. »
Dasha gli sorrise, condivideva quelle parole.
« Altre aziende invece si stanno comportando come al solito, non capiscono che il denaro ha il valore che la società ha deciso di dargli, che non ha mai un valore intrinseco. Così tra i loro molti e infiniti piani i miei capi vorrebbero un'alleanza con lei. » dichiarò Bellamy.
« Prego? » Dasha era incredula.
« Il Comitato è disposto a fornirle il supporto di cui avrà bisogno. »
« Un'offerta generosa, non penserà che sia disposta davvero a fidarmi di loro? »
L'uomo ridacchiò « Nessuno le chiede di fare una cosa così stupida come fidarsi, sappiamo entrambi che i più grandi fallimenti economici sono stati causati da un eccesso di fiducia. No, consideri questo come un assegno in bianco da parte del Comitato. Spero che non si faccia influenzare, da una cosa priva d'importanza come il fatto che in passato loro hanno cercato di ucciderla, vi.....»
«...era un'altra “amministrazione”. Si fidi, lo so bene. » rispose lei.
Belamy le rivolse un altro dei suoi splendidi sorrisi.
« Un' offerta generosa, a cui penserò. Ha la mia parola. » disse Dasha in quello che era un commiato.
Nuovamente qualcuno bussò alla porta, la segretaria ricomparve « Hanno portato il servizio in camera. Devo dire di servire la cena? »
« Non ho...»
« Giusto in tempo. » - affermò lui - « Mi son preso la libertà di ordinare per entrambi, vista l'ora ho pensato avrebbe gradito cenare. Da parte mia è tutto il giorno che sono in giro, ho molto appetito. Naturalmente offro io. »
Imbarazzata la segretaria li guardava non sapendo bene che fare, Dasha con la mano le fece segno di "si" senza staccare gli occhi di dosso dall'uomo del Comitato.
« Sono incuriosita, questo non è il solito modo di comportarsi che i suoi capi usano. Hanno un comportamento più freddo. » commentò Dasha, a quella frase l'uomo rise
« È divertente, se a dirlo è la donna che governa Noveria. » disse e si avvicinò al tavolo imbandito, mentre parlavano, da due camerieri del hotel che uscirono una volta finito.
« Vogliamo favorire? Essendo vicini al Pacifico ho ordinato una specialità: Pesce palla. Molto velenoso, se non viene tagliato bene si rischia la vita, in compenso ha un sapore squisito. »
Ne prese alcuni pezzi, riponendoli su un piatto e senza essere invitato si sedette accanto a Dasha. Con la forchetta in mano gliene porse uno.
« Ha il coraggio di fidarsi ad assaggiare questo pasto che le porge qualcuno che lavora per la concorrenza? » disse ammiccando in maniera sfacciata.
Dasha rise di gusto mentre la testa gli ricadeva all'indietro. L'uomo era sorpreso e leggermente offeso.
Cercando di parlare tra una risata e l'altra « Sono anni che non vengo corteggiata, non sono più abituata a “tutto questo”...ammiccamenti,flirt, i sorrisi…troppo ridicolo…i sorrisi. » Rise ancora più forte a quel pensiero.
L'uomo era indispettito, anche se cercava di nasconderlo, solitamente il suo approccio con le donne funzionava alla grande.
Recuperando un po’ di contegno Dasha chiese « Da quando il Comitato manda dei playboy a trattare? Pensano che la seduzione possa ottenere qualche risultato? »
« È una tattica vecchia come il mondo, anche se funziona meglio quando sono le donne a sedurre. Diciamo che quando hanno deciso per quest'incontro, hanno voluto mandare qualcuno che esteticamente incontrasse i suoi gusti. Mi può considerare una specie di bonus . »
« Sul serio? »
« Proprio così, mi sono offerto volontario. »
« E perché? »
« Volevo conoscere una delle donne più sexy della galassia. Ricca, potente, sicura, determinata...sono qualità che mi piacciono e attraggono. Oltre al corpo ovviamente, sono sicuro che non rischio delusioni da quel lato.»
Dasha inclinò la testa verso di lui, poggiata sul cuscino, tenendo la bocca leggermente aperta. Lui si avvicinò molto.
« Sentiamo cos'altro le piace? » chiese lei. Con un dito gli solleticava il petto.
« I suoi occhi, i capelli...sono di un nero perfetto. Non come le ali sporche di un corvo che alcuni trovano assurdamente eleganti, è più simile al nero di uno spazio senza stelle, di una notte senza luna. »
« Molti tremano quando li fisso. »
« Sono sicuro con ragione, non io. » si porse in avanti, le loro labbra erano vicine.
Bellamy si ritrasse con una smorfia di dolore, Dasha era scesa con la mano fino al cavallo dei pantaloni di lui e stringeva con forza.
« Datti una calmata cowboy, non sei ancora pronto per questa cavalcata. » borbottò lei, quindi si alzò lasciando il pover'uomo che sopirò di sollievo.
« Rifletterò sull'offerta dei suoi capi, le auguro una buona serata. » disse guardando oltre la finestra e dandogli le spalle.
Lui si alzò, capendo che era ora di andare. Anche se Dasha non lo vedeva si esibì in un elegante gesto di salutò non prima di dire « Le faccio inoltre i miei auguri personali perché la vicepresidente si rimetta il prima possibile. »
Dasha si fece tesa pensando a una minaccia velata « Questi auguri sono sinceri e da parte mia, il Comitato non centra. Ho sempre provato disgusto per ogni forma di violenza contro una donna e tristezza nel vederle in difficoltà. » Aggiunse infine uscendo.
Una sagoma comparve dal nulla « Diavolo, ho davvero creduto che vi sareste messi a fare sesso. Ti avverto, se capitava io uscivo, di certe visioni faccio a meno » - disse Naomi - « Il tipo ci sa fare con quell'aria a metà strada tra un teppista di strada e un lord inglese. »
« Possiamo scoprire qualcosa su di lui? »
« Stiamo già indagando…abbiamo tutto…foto, voce, impronte digitali e sicuramente ricaveremo del DNA da qualcosa che ha toccato. In meno di un'ora conosceremo la sua vita. »
Dasha annuì soddisfatta.
« Avrei una domanda. » Disse Naomi, Dasha si voltò verso di lei.
« Visto come gli ha strizzato gli attributi, mi sai dire se almeno l'ha grosso? »

*****

Qualcuno bussò alla porta della camera di Olivia, che l'Alleanza le aveva messo a disposizione nella camerata femminile all'interno della base.
La aprì e…« Alexya! » disse sorpresa, fortunatamente Steve gli aveva spiegato come riconoscerle.
« Ciao. »
« Ciao…è successo qualcosa? » chiese e guardò in ambo le direzioni del corridoio su cui dava la porta. Non c'era nessuno, le cosa era strana. Nessuna adolescente avrebbe mai potuto girare per la base, senza un adulto a garantirne la sicurezza. Assunse un'espressione corrucciata.
« Per caso hai evitato le guardie all'ingresso, entrando di soppiatto? »
« Si. »
« AH! » Tornò dentro, prese le chiavi e uscì chiudendosi dietro la porta « Vieni, meglio che ti accompagno. Perché mi cercavi? »
« Drentel! »
Olivia trattene un insulto, si era completamente scordata dello scienziato drell. Alla luce degli ultimi eventi, chiarire la situazione di Drentel aveva perso qualsiasi importanza.
« Che fine ha fatto? »
« Noveria. »
« Come sarebbe? » chiese lei afferrandola alle spalle con ambo le mani.
La ragazza si irrigidì, non le piaceva essere stretta o sentirsi obbligata. Olivia lo intuì, lasciò la presa e tranquillamente l'afferrò per mano chinandosi alla sua altezza.
« È vivo? »
Alexya a capo chino aveva l'aria offesa e triste, mosse energicamente la testa per indicare si.
« Bene, se è su Noveria vuol dire che Dasha sa di lui. » commentò Olivia. Drentel era stato salvato proprio da Alexya, aveva insistito affinché il drell non morisse perché lei avrebbe fatto brutta figura con Olivia.
« Missione compiuta ? » chiese Alexya.
« Si, hai portato tutti in salvo senza perdere nessuno. » rispose Olivia che ricordando quando era bambina, le rivolse lo stesso complimento che le facevano i suoi genitori « Ottimo lavoro soldato! » disse eseguendo un saluto militare.
Alexya ritrovò il buonumore e strinse una mano di Olivia con la propria, tenendosi così ripresero a camminare.
« In ogni caso come hai fatto a trovarmi? Non avrai di certo bussato a ogni porta della base.»
Alexya armeggiò con il proprio omnitool e comparve la mappa olografica della base.
« Mmm…Alexya…non voglio sapere come l'hai avuta…ma per favore non mostrarla in giro…le mappe delle basi militari dovrebbero essere un segreto. Sei la sola ad averla? La verità. »
« Diana e Trish. »
« L'hanno anche loro? Perché? »
« Per non perdersi. »
« Come? »
« Per non perdersi »
« Mi stai dicendo che vi siete introdotte tutte e tre nella base? »
Alexya annuì.
« Dimmi che sai dove sono! » Chiese Olivia allarmata.
L'alzata di spalle della ragazza fu più che eloquente. 

*****


Hannah Shepard aveva preso l'abitudine di fare uno spuntino a pomeriggio inoltrato, con una profumata variante di the che cresceva su Horizon, insieme a tre pasticcini: uno secco, uno alla frutta e uno alla crema.
Bevve il the, ingoiò adagio il pasticcino secco, bevve un secondo sorso e allungò la mano per prendere quello alla frutta secondo abitudine. Quando tastò il piattino dei dolci trovandone solo uno alzò lo sguardo, finendo per fissare gli occhi azzurri di un'adolescente con in bocca metà del dolce alla frutta.
Lo morse ingoiandone una prima metà, mentre i suoi occhi guizzavano dal pasticcino alla crema ancora sul piattino dell'ammiraglio.
Hannah le sorrise e spinse il piattino verso di lei. Diana sorrise a sua volta.

*****


Una testolina bionda si agitava in giro per la Normandy SR3, Trish solitamente lasciava alle sorelle l'iniziativa ma era curiosa di visitare l'interno della nave. Doveva solo fare attenzione che non la scoprissero, finora le era andata bene. Gran parte dell'equipaggio era sbarcato.
Udì un rumore di passi in avvicinamento, si guardò attorno e si chiuse dentro a un armadietto. Fortunatamente era molto spazioso ma aveva un odore terribile.
« So che sei li dentro. » - dichiarò una voce femminile - « Sei il clone che corrisponde al nome di Trish, puoi uscire, sono un'amica anche se non mi conosci. Mi chiamo Ida, sono la madre di Ilary. »
Lei fissò l'armadietto che rimase chiuso e silenzioso « Sei nell'armadietto di Mordin, non è famoso per la sua igiene. È in ritardo di tre settime sul bucato, tiene gli indumenti sporchi dentro a dove ti trovi...anche le mutande. »
L'armadietto si aprì di scatto e venne chiuso di botto, Trish gli stava appoggiata contro, aveva lo sguardo confuso come a dire “ Non mi sono infilata davvero dentro a della biancheria Krogan?
Ida le porse la mano, lei la guardò storta. La donna era sicuramente afflitta da qualcosa, doveva aver pianto di recente anche se aveva cercato di nasconderlo. Trish non vi vide nessun comportamento che facesse pensare a un pericolo o fosse sospettoso.
Si recarono insieme all'ascensore della nave, quando si aprì incrociarono Areno che ne stava uscendo.
 
Il batarian aveva appena finito di parlare con suo padre Balak. Poche volte aveva visto il vecchio così furioso e agitato ma condivideva il suo stato. I batarian avevano perso il loro mondo d'origine e nonostante le promesse del Consiglio per aiutarli a tornarci niente era stato fatto.
Ora si veniva a sapere che possedevano una nave capace di viaggiare tra sistemi senza l'uso di portali, la soluzione perfetta al loro problema e non potevano accedervi.
Il Consiglio aveva altre priorità, lui li capiva perché a differenza di suo padre non aveva mai visto il pianeta natale del suo popolo e non né sentiva nostalgia, a turbarlo maggiormente era la poca considerazione di cui godeva la Nuova Egemonia.
Solo in quel modo si spiegava perché da quando l'attacco su Noveria, al sito di costruzione della Jotnar era fallito e lui aveva avvisato sua padre di cosa aveva scoperto, il Consiglio si fosse categoricamente rifiutato di discutere la questione dell'esodo batarian.
Quando l'ascensore si aprì i suoi quattro occhi si fissarono su Trish, ignorando del tutto Ida. Sapeva chi era ma cosa più importante conosceva la sua importanza per la Weaver.
Trish vide tutti i segnali di un potenziale pericolo e corse via.
Areno la seguì non sapendo neanche lui bene il perché, se l'avesse presa cosa avrebbe osato fare? “L'egemonia potrebbe ricattare la Weaver? O finiremmo solo per attirare l'ultima delle nostre disgrazie?”
Trish doveva aver sbagliato qualcosa, anche se non sapeva cosa, per aver fatto arrabbiare quel batarian. I corridoi della nave troppo stretti non le permettevano di correre come avrebbe voluto per seminarlo e l'agilità era inutile. Fortunatamente quella era la specialità di Diana, non la sua.
Si girò all'improvviso, estraendo l'inseparabile spada dalla custodia mimetizzata nell'abbigliamento.
Colpì all'indietro, Balak parò usando per puro caso un tubo di ricambio che qualche tecnico doveva aver scordato. Il contraccolpo lo buttò a terra mentre Trish s'infilava in un condotto di manutenzione. Areno si alzò seguendo un’altra strada, tenendosi stretto il braccio sinistro intorpidito e lasciando dietro un tubo tagliato e contorto ormai inservibile “ Quanto diavolo è forte?” pensò.
 
Il batarian uscì dall'ascensore precipitandosi nell'hangar, sperando di essere in tempo per impedire la fuga della ragazza. La vide subito e non stava scappando, anzi, seduta sorridente lo fissava consapevole di aver vinto. Vicino a lei Steve, procuratosi una sedia e un tavolo stava scrivendo qualcosa che lo assorbiva. L'improvvisa entrata nell'hangar di Trish l'aveva sorpreso, dopo averle chiesto se aveva combinato qualche guaio e al no di risposta aveva lasciato perdere tornando al suo lavoro. Quando vide il batarian arrivare agitato fece vagare lo sguardo tra loro due, era certo che fosse successo qualcosa. Areno sbuffò, facendo finta di niente andò alla sua postazione rinunciando al suo piano, se mai ne avesse avuto uno. Trish si alzò per andarsene, la mano di Steve la trattenne.
« Mi puoi far parlare con quel krogan? Mores mi pare…e anche con Tetrius. » chiese lui.
La ragazza annuì, dopo pochi minuti Steve era in oloconferenza con due dei più stretti collaboratori di Dasha.

*****


« Queste ragazze sono adorabili, capisco perché Dasha ci tiene a loro. Mi verrebbe da portagliele via. » disse Hannah a sua nipote. In braccio teneva Diana che aveva l'aria stanca, qualsiasi cosa fosse successa dava l'idea di aver messo a dura prova la resistenza della giovane phantom. Olivia sorrise all'idea che le energiche attenzioni di sua nonna ne fossero la causa, lei e Steve lo sapevano bene essendoci passati da bambini.
L'Ammiraglio si fece serio « Hai bisogno di qualcosa o è una visita di cortesia? Non ho notizie dalla Cittadella, se è questo che vuoi sapere. »
« No signore. Alexya mi ha ricordato che c'è una questione da chiudere, ho bisogno di una riunione con il Consiglio e Dasha. Pensavo di avvalermi del suo aiuto. »
Diana venne messa a terra dirigendosi da Alexya, voleva tornare a casa e riposare. La sorella ne fu stupita, solitamente era la più energica.
Hannah premette un tasto, un pannello alle sue spalle si mosse mostrando uno schermo diviso in due, su entrambi i lati il segnale di “collegamento in corso”.
Una volta effettuato sul lato sinistro vi era il Consiglio riunito, alle cui spalle da una finestra si vedeva una porzione del Campidoglio di Washigton DC, sul destro Dasha in una stanza lussuosa.
« Ammiraglio perché questa chiamata? » chiese Tevos.
« Io vorrei sapere perché Alexya e Diana sono con voi. Cosa hanno fatto? » domandò Dasha sospettosa.
« Questa riunione l'ha voluta il tenente Shepard al mio fianco. Dovete rivolgere a lei le vostre domande. » spiegò Hannah.
Tutti fissarono Olivia « Riguarda il recente rapimento di Dasha alla Cittadella.» disse e vide i Consiglieri a disagio « Con tutto quello che è successo non c'è stato modo di chiudere una questione legata ad esso. In quell'occasione ho arrestato un drell di nome Drentel Peok, affermava di essere uno scienziato al servizio del Consiglio. Attualmente si sta godendo una permanenza forzata su Noveria, per volere di Dasha. Non ho avuto modo di appurare la sua versione. » spiegò.
« Scappare dalla Cittadella, con una ferita appena ricucita allo stomaco, non è stato piacevole. » commentò la signora di Noveria come scusante.
« Dasha, quel drell lavora per il Consiglio e le sue ricerche sono di qualche utilità. Pensavo avessimo raggiunto un accordo. Dobbiamo ricominciare da capo? » obiettò Tevos.
« Abbiamo un accordo, la Noveria Corps sta rispettando quanto promesso. Questa è una questione personale, è difficile permettere a chi ha contribuito che mi trovassi con un coltello nello stomaco di andare via come se niente fosse. Il consigliere asari è intoccabile, non credo però abbiate voglia di imputarvi per un pesce così piccolo e le sue illusioni di ricostruire una società drell su Rakhana. »
Tevos sorrise a quella minaccia senza seguito, faceva parte del gioco « Drentel ha un buon cervello, potrebbe tornare utile. Dovresti essere la prima a capire l'importanza di non sprecare risorse utili. »
« Una risorsa rimpiazzabile. » rispose acida Dasha.
« Mandiamolo sulla Jotnar... » disse Jerod «...starà fuori dai piedi e non potrà creare problemi a nessuno. Potrebbe anche essere utile e fornire assistenza scientifica di cui potrebbero aver bisogno a bordo. »
Dasha sorrise sapendo bene per cosa era stata progettata la nave, sarebbe stata una missione pericolosa. Inoltre rovinare gli affari con il Consiglio in cambio della testa del drell sarebbe stato assurdo.
« Come sempre al servizio del Consiglio. » dichiarò Dasha con una punta d'irriverenza, tornando seria aggiunse « So che Libusia e due membri della sua squadra sono sopravvissuti. Dove sono ora? »
« Anche se feriti sono riusciti a fuggire su una delle navi che hanno raggiunto la Terra. Ora sono in prigione con varie accuse, tra cui aver infranto gli ordini e insubordinazione. Mi dispiace di ciò che la turian ha fatto a Isabella. » Disse Tevos.
Dasha non rispose, limitandosi a un gesto con la testa privo di significato.
“ Ecco un debito che vuole riscuotere.” pensò Olivia osservandola
Risolta la questione il Consiglio chiuse la comunicazione dopo una frase di saluto, Dasha invece si rivolse alle ragazze « Recuperate Trish e tornate a casa. Signorine state diventando troppo irrequiete, non mi piace questo comportamento. » disse rimproverandole « Signore » e chiuse la comunicazione.
« Mi chiedo come affronterà la cosa quando avranno il loro primo ciclo? Li si che saranno esagitate con tutti quegli ormoni in corpo. » Ridacchio Hannah.
« Cos'è Ciclo? Razziatori? » chiese Alexya.
Hannah e Olivia la guardarono sorprese, era chiaro che ne Alexya e ne Diana sapevano.
L'ammiraglio scoppiò in una sonora risata « Pare proprio che qualcuno vi dovrà spiegare cosa significa essere donne! »
 
Un messaggio da Ida raggiunse Olivia, la informava che Trish era sulla nave. La figlia maggiore di Shepard si accomodò vicino ad Areno, Trish si era riunita alle sorelle ed erano state scortate all'esterno della base dove personale della Noveria era in attesa.
« Areno non so quali fossero le tue intenzioni, ringrazia di non esserci riuscito. Di certo riguarda il riportare i batarian su Khar'shan. Non ci saresti riuscito, Dasha sarebbe piombata su ciò che rimane dell'egemonia come un falco su una preda. » disse lei.
« Io...non so cosa volessi fare…so solo che i bisogni del mio popolo sono ignorati dalla galassia, siamo gli unici a non essere tornati al proprio mondo. Mio padre è sempre più vecchio, una volta morto non so davvero se qualcuno riuscirà ancora a unire i batarian. Volevo forzare le cose penso...» rispose lui, quasi più a se stesso che per dare una spiegazione ad Olivia.
« Vinciamo questa guerra Areno, dopo ti prometto che farò il possibile per aiutarti. »
Lui annuì con un cenno vigoroso della testa.

*****


La sala conferenze era gremita dei più alti ufficiali di ogni corpo dell'esercito di ogni fazione della galassia. Il nemico aveva iniziato a muoversi, veloci navi ritenute piccoli ricognitori erano stati rilevati da Ascolto, una copia del programma era stata salvata da Audit e installata ovunque servisse, in una decina di sistemi anche se il grosso delle forze nemiche continuava a presidiare la Cittadella. Un generale turian aveva terminato di esporre il piano su cui le varie parti avevano concordato, quando Olivia udì la destinazione finale della Jotnar e che il comando sarebbe stato affidata a James Vega fu contenta perché certa che potesse guidare quella missione, la sorpresa la colse quando proposero lei come secondo in comando. Si alzò a prendere la parola.
« Capisco le vostre ragioni, anche riconquistando la Cittadella i grigi rimarrebbero una minaccia... immersi nello spazio oscuro potrebbero tranquillamente elaborare un altro attacco... colpire senza poter attaccare a nostra volta…questa è la nostra situazione, come avete detto in questa riunione: È fondamentale che la Jotnar, potendo muoversi come una nave del nemico possa trovare la loro base principale e attaccarli, lo scopo della sua costruzione è questo. Non capisco però perché la mia presenza dovrebbe essere necessaria, non lo nego....voglio andare sulla Cittadella a salvare i miei genitori e un caro amico, ufficiali ve ne sono molti, io ho già il comando della Normandy SR3 e non ne voglio un altro. »
Una matriarca asari, in abito nero che non lasciva scoperto niente tranne il viso, prese la parola « Comprendiamo le sue ragioni e merita una risposta sincera. Sulla nave saranno imbarcati soldati di ogni specie, ci serve qualcuno che abbia la possibilità di guidarli tutti in battaglia, un leader naturale e qualcosa di più...»
Olivia si accigliò a quelle parole « Non volete me, solo il mio nome. »
« Non è vero, la Normandy SR3 è la prima nave ad avere ufficialmente un equipaggio Inter-specie. Una versione in piccolo di ciò che sarà l'ambiente della Jotnar. Secondo lei quanti ufficiali in tutta la galassia possono dire di aver avuto al loro comando umani, turian, asari, quarian e perfino batarian? Poco importa che molti di loro siano suoi amici d'infanzia…oppure conta moltissimo perché questo le ha permesso di capire come guidarli da vero leader. Il comandante Vega sarà a capo della spedizione, avrà fin troppe cose da fare, lei come suo secondo avrà il compito di facilitarne i doveri…e si, speriamo che avere uno Shepard a bordo sia d'aiuto al morale, sarete lontani e isolati. Potrebbero esserci momenti in cui i vostri uomini avranno bisogno di qualcosa in più di un semplice ordine di un ufficiale che li spinga ad andare avanti. Tenente Shepard se possibile vorremo che accettasse volontariamente questo incarico, si ricordi però che nessun esercito è una democrazia. » disse la matriarca terminando il discorso.
« Ci rifletterò. » rispose Olivia tornando a sedersi, accigliata con l'asari per la frase “uno Shepard”, di fatto aveva ignorato suo fratello che certamente sarebbe stato a bordo. Si sentiva offesa per lui, che seduto nel posto accanto al suo non dava l'idea di essersi accorto di quella gaffe da parte dell'asari.
Fu la volta di un salarian di prendere la parola, la divisa non portava gradi o mostrine identificandolo semplicemente come appartenente alla S.O.S.
« Vorrei discutere del piano del Tenente Shepard...» dichiarò l'agente delle forze speciali salarian « Tenente Steve Shepard » disse correggendosi notando l'incertezza dei due Shepard. Olivia si girò verso di lui, lo vide alzarsi e borbottare sotto voce « Questa non me l'aspettavo.»
« Tenente...quando ha ideato questo piano d'attacco era…cosa? Ubriaco, confuso…o qualsiasi cosa capiti a voi umani quando diventate stupidi! Non nego che alcuni aspetti siano degni, “interessanti”, ma il piano nel suo complesso è un suicidio. »
Steve in piedi non disse niente né reagì in alcun modo. Non era il tipo da imputarsi con un superiore se questi aveva già deciso, quel compito lo lasciava alla sorella. Sentiva su di se lo sguardo di lei, non voleva tenerle segreta la sua idea, semplicemente non pensava che sarebbe stata tirata fuori quel giorno, convinto che avrebbe avuto tempo per parlagliene. Era solo un documento inviato insieme a tanti altri, non aveva neanche preso in considerazione che qualcuno l'avrebbe veramente letto. Si maledisse per aver trascurato l'effetto che poteva aver avuto il nome Shepard su quel file.
« Ci dica tenente…lei pensa veramente che il Consiglio dovrebbe lanciare una flotta di modeste dimensioni ma armata pesantemente contro la Cittadella e affrontare le navi dei grigi usando missili “brucia pianeti”, armi illegali e proibite, arricchiti con eezo 19? »
Steve sentì il diaframma contorcersi dal dolore, non voleva parlare in pubblico, tutti avrebbero riso.
« Si. » rispose e si zittì.
Il salarian parve irritato, così altri ufficiali «È tutto quello che ha da dire? Vuole farci perdere tempo? Non ha niente da aggiungere? »
Senza riflettere la sua bocca si aprì, aveva molte cosa da dire, ma sentiva i muscoli della bocca contrarsi senza controllo, emettere un paio di suoni che avrebbero dovuto essere parole ma che non erano niente.
Olivia lo prese per mano, il contatto gli fece recuperare un po' di controllo, chiuse la bocca, respirò a fondo per tre volte e parlò
« La produzione di eezo 19 è insufficiente, convertire ogni nave è troppo dispendioso al momento, un brucia pianeta è già stato usato contro una struttura dei grigi e l'ha distrutta, uno con eezo 19 farà sicuramente più danni. Più aspettiamo, più il nemico si rafforza, risparmieremmo risorse, la produzione di eezo 19 sarà adeguata tra non meno di due mesi, possiamo permetterci una simile attesa? No. » Disse, respirava affannosamente. Quel discorso era stato per lui una vera fatica.
Il salarian parve calmarsi, spostò il peso sulla sedia dedicando qualche sguardo e parola ai colleghi attorno a lui. Non si capiva quale fosse la loro opinione. Olivia sentiva la mano sudata del fratello, rifletteva sul piano che aveva sentito, comprendendone pericoli e ragioni.
Un brucia pianeti era l'ordigno più distruttivo mai concepito, bandito da ogni trattato, prendeva il nome dai danni di scala planetaria che era in grado di causare quando detonava, in grado di fondere la crosta di un pianeta per diverse centinaia di chilometri.
Lei ne aveva fatto esplodere uno per distruggere la struttura dei grigi usata al loro primo attacco, era stato un ordigno improvvisato da Mores, il krogan esperto in armamenti al soldo di una Dasha Weaver ancora criminale, adesso a capo della sezione sviluppo armamenti della Noveria Corps.
« Tenente, secondo lei cosa accadrebbe se un brucia pianeti dovesse colpire la stazione? »
« Addio Cittadella, tutti morti. » Rispose sintetico lui. Un mormorio d'allarme corse lungo la sala, Olivia aveva pensato la stessa cosa. Addio stazione, addio genitori.
« Per questo dico nel documento di cercare d'ingaggiare il nemico lontano dalla stazione se possibile...»
« Vero...se possibile... ma passiamo oltre, supponiamo che questa prima parte riesca, lei suggerisce di usare una forza d'assalto armata con le nuove armi a eezo 19 per riconquistare la Cittadella, su questo almeno mi trova d'accordo. Aggiungendo di far sbarcare soldati non oltre a quelli che sia possibile portare con una sola e singola ondata, praticamente tagliandoli fuori da ogni possibilità di ritirata o di rinforzi, con in dotazione...questa è la vera pazzia....armi “sporche” a eezo 19 e cito “ Per rendere radioattiva la zona dei combattimenti o ancora meglio l'intera stazione” »
« Le radiazioni di eezo 19 uccidono in giorni, gli effetti sul nemico sono in ore la maggior parte dei soldati superstiti potrebbe venir curata se la flotta nemica viene sconfitta...» spiegò Steve.
« Se...o morire tutti se quella parte fallisce o se le cure non bastano, i medici non sono certi che le attuali terapie siano efficaci. Gli effetti da avvelenamento da eezo 19 sono poco conosciuti. »
« Propongo...» cercò di dire Steve, ma venne interrotto.
« Si, ho letto, una tecnologia sperimentale ideata da un certo drell al servizio del Consiglio, Drentel Peok, potenzia l'organismo su cui è applicata. Dai rapporti che ho letto riconosco che potrebbe anche funzionare, quindi secondo lei dovremmo potenziare i soldati con questa tecnologia e poi lanciarli all'attacco. Ha pensato ai civili sulla stazione? Li vuole avvelenare? »
« No, signore. È una guerra, bisogna correre i rischi, sperare che i danni siano contenuti. »
« Sperare...» il salarian disse qualcosa a bassa voce, poi si rivolse ancora a Steve « Secondo lei quale ufficiale accetterebbe questo rischio? Avvelenare se stesso e i propri uomini “sperando” che tutto vada bene? »
Steve fece spallucce e con tono neutro disse « Io lo farei senza problemi, se fossero gli ordini. »
Il salarian si chinò in avanti scrutandolo, così altri « Pensa di essere capace di guidare una missione così difficile? »
Lui fu sorpreso dalla domanda « Cosa…? N-non…è…non è…quello che ho detto, io userei le armi sporche, non ho detto che voglio il comando di questo piano, l'ho proposto e sono pronto a prendervi parte ma comandarlo…» scosse la testa in segno negativo.
Il salarian e i colleghi si scambiarono ancora poche parole « Pensa davvero che dovremmo sprecare buoni soldati in questo piano? Oggi giorno un soldato è un autentico specialista, un professionista, non carne da cannone da sprecare. »
Steve ci rifletté « Non so se sugli altri mondi esistano o ci sia una loro versione. L'Alleanza ha i battaglioni di disciplina, formati da individui che hanno scelto il servizio militare per scontare crimini minori verso la società. Si potrebbero usare loro, perderli avrebbe un impatto minore. »
Nella sala scese il silenzio assoluto, Steve timidamente si sedette, avevano finito con lui e riflettevano sulle sue parole. Lui guardava davanti a se non sapendo bene che fare, tranne provare il desiderio di sparire. Sua sorella lo guardava preoccupata.

*****


Drentel scese dal trasporto il giorno dopo, la prima volta sulla Terra per lui, il vento della Russia non lo incoraggiava a rimanerci. “ Sempre più accogliente di Noveria” pensò.
A scortarlo il poliziotto sezioni crimini finanziari Divus, avevano finito per conoscersi, lui gli aveva anche detto il suo vero nome ma il drell ormai lo chiamava Divus e basta, tagliando il nome d'arte che si era dato per la sua copertura da mago illusionista che usava per spostarsi in tutta la galassia, dove i suoi capi lo mandavano in cerca di frodi.
Giunto su Noveria con la Keller, la nave mega cisterna addetta al trasporto di eezo insieme a una moltitudine di altre persone,molte della quali dipendenti della Noveria Corps, avevano fatto conoscenza anche con un'altra persona una donna umana di nome Marina. Divus aveva ottenuto il suo numero per contattarla. Su Noveria Drentel era poi stato arrestato dalla sicurezza locale, Divus non aveva potuto fare niente per lui, poi era giunto l'ordine che il drell doveva andare sulla Terra e a Divus, unico agente C-sec sul pianeta, aveva l'ordine di accompagnarlo.
Scesero dal cargo della Noveria, mentre altri soldati in grigio roccia salivano insieme a delle merci.
« Tu vieni con noi! » disse una voce profonda, i due arrivati avevano appena messo piede sul pianeta. A parlare un batarian, vicino a lui un umano, entrambi identificabili come appartenenti a Divisione N.
Drentel ne fu allarmato, anche Divus. « Impossibile! Il drell deve presentarsi davanti al Consiglio. » Spiegò il poliziotto.
« Non lui, tu. » disse l'umano.
« IO? » il mago/poliziotto non poteva essere più sorpreso. L'umano fece segno affermativo « Loro porteranno il drell dal Consiglio. » disse indicando un paio di poliziotti russi in arrivo.
Mostrarono i loro ordini ed era effettivamente come diceva l'uomo di Divisione N.
Il mago/poliziotto e lo scienziato Drell furono separati.
 
Divus non sapeva cosa aspettarsi,di sicuro non un incontro con Dasha Weaver in persona. Il luogo era un elegante ristorante, deserto, in cui la donna più ricca della galassia stava pranzando, approfittando di un istante di libertà. Senza sprecarsi in convenevoli, inutili quando la persona davanti a lei era un signor nessuno, disse cosa voleva.
« Penso che qualcuno stia speculando sul titolo della Noveria Corps in borsa. Non ho prove, Divisione N non ha trovato niente ma loro sono i muscoli, il mio esperto d'informatica ha notato strane transazioni, insoliti schemi d'acquisto di titoli della società attraverso presta nomi, tutte avvenute in momenti troppo opportuni. Forse sbaglio, ma senza la borsa della Cittadella a vigilare ci sono numerose possibilità per gli speculatori. »
« Faccia una normale denuncia e... »
« Non ho tempo da perdere, non mi piace rivolgermi ad esterni, ma le mie attuali forze hanno già fin troppi compiti. Scopra come stanno le cose e riferisca a me, solo questo. Al resto penserò io. »
« Sono un poliziotto, non un investigatore privato che ...»
« Contatti i suoi capi, le daranno i medesimi ordini. Qua dentro troverà ogni informazione utile. » Spiegò allungando una busta sul tavolo.
« Perché io? »
« Potrei rivolgermi ad altri, anche ad uno s.p.e.t.t.r.o di mia conoscenza ma è gente difficile da gestire. Lei no, sono fiduciosa che ricorda la sua prima volta su Noveria...è uscito vivo perché io l'ho voluto.»
A Divus si contorsero le viscere al ricordo, l'incontro con il numero due della Noveria Corps non era per cuori deboli.
« Sono sicura che non vorrà rivivere quell'esperienza, questo la renderà controllabile. »
« Mi sta dando del vigliacco? »
« Lei è una persona che vuole vivere, quindi manipolabile. » Dasha mandò giù ancora un boccone, accompagnandolo con una bevanda alcolica.
Divus non sapeva come reagire, davanti a lui quella donna aveva ripreso il pasto. « Domande? »chiese lei spazientita.
« Si…ecco…i sospetti da dove nascono? »
« Un gran numero di azioni sono state acquistate subito dopo la notizia della distruzione di Caninea, per alcune ore il mondo economico ha creduto che la Noveria Corps avesse perso l'intero vertice. Tutti vendevano, pochi acquistavano e tutti con lo stesso schema di prestanome, ora il titolo è risalito di molto e la persona o gruppo ha guadagnato parecchio. »
« Un semplice caso? »
« Il dieci per cento delle azioni della società acquistato in meno di quindici minuti. »
Divus sobbalzò. Un caso era impossibile, per acquistare un così gran numero di azioni e rimanere nascosto era necessaria una preparazione accurata, oltre ad una fonte immediata e disponibile di crediti. A preoccuparlo era anche dopo quali eventi questi fatti fossero accaduti.
« Pensa che qualcuno abbia saputo in anticipo, anche sui media, della distruzione di Caninea? »
Dasha lo scrutò « Mi sono sempre chiesta come i grigi abbiano scoperto il progetto della Jotnar e la sua ubicazione. Inoltre, non so quali siano le sue informazioni sulla distruzione della Grissom, ma Isabella con Diana, Alexya, e Trish la frequentavano e questa non è un'informazione a cui si ha accesso facilmente. Qualcuno sapeva dove colpire. »
Divus fu sconvolto da quella frase e dal suo significato, se veramente c'era una spia dei grigi la cosa era molto più seria di quanto appariva. Questo gli fece dimenticare ogni prudenza .
« Doveva riferirlo subito! È un lavoro per specialisti, non per un comune agente della sezioni crimini economici…i miei capi…sono certo che non ha detto tutto quanto, se la sicurezza degli impianti della Noveria non fosse più tale, se le informazioni in vostro possesso possono cadere in mano nemica…Lei! Bastarda egoista, farò ciò che devo...avvertirò la... » l'onda di sdegno di dell’agente-mago si bloccò davanti a quei occhi neri che lo fissavano minacciosi.
Quando gli parlò la sua voce sembrava come due lastroni di ghiaccio che scorrevano l'uno sull'altro. « Lei farà come ho detto! » ordinò perentoria lei.
Divus poté solo annuire, mentre lo sdegno lasciava posto alla paura e ritornava alla naturale prudenza.
“ No, Dasha Weaver non ha bisogno di nessuno per essere terribile” pensò udendo la camminata della donna farsi sempre più distante. Detto quello che voleva si era alzata, andandosene.

*****


Ne udì i passi pesanti ben prima di vederlo « Garrus cosa stai facendo? Cosa state facendo? Perché non siete sulla Cittadella ad aiutare Shepard? » urlò Wrex entrando in armeria, il turian fece giusto in tempo a poggiare con dolcezza il fucile su cui aveva lavorato nelle ultime ore prima che il suo vecchio amico e compagno d'avventura lo bloccasse sul posto.
Wrex era furioso, purtroppo il portale della zona krogan dava dritto su quello della Cittadella. Di fatto Tuckanka era isolata tranne che per le comunicazioni, a meno di osare attraversare lo spazio occupato dal nemico.
Lui aveva osato, dopo aver ottenuto una nave modificata grazie al supporto scientifico dei salarian. L'idea gli causava bruciori di stomaco.
« Abbiamo un piano. » disse Garrus reggendo lo sguardo di Wrex « Ti credevamo bloccato su Tuchanka a grattarti dalla noia...Vuoi essere dei nostri? C'è buona possibilità di morire. » gli porse la mano.
Wrex gliela strinse senza esitazione « Quando mai non è stato così? Allora Vakarian…cos'hai ideato? » 

*****


Qualcuno bussava forsennatamente sulla porta della stanza di Olivia, all'interno della base « Arrivo! Arrivo! Dannazione. »
Steve entrò senza salutare, visibilmente agitato, muovendosi avanti e indietro come un animale in gabbia.
« Ebbene...? » chiese Olivia, in un misto di curiosità e preoccupazione.
« Io…ok, calma…respiriamo. » - disse lui - « Ti spiego per punti: 1) Il piano che ho proposto è stato accettato 2) Riuniranno una forza d'assalto 3) Il comando sarà mio. » Quindi si sedette stremato.
Olivia lo fissò, cercando le parole giuste. Prese posto davanti a lui « Hai già avuto dei comandi.»
« Squadre di ricognizione o pattugliamento…neanche paragonabili, il resto sono ruoli di secondo in comando. » commentò lui.
« Sei andato, hai fatto il lavoro e cambiato squadra senza neanche un saluto o un po' di nostalgia appena arrivava un nuovo incarico. Freddo, distaccato, a volte disposto a rischiare troppo. »
« Sono critiche? »
« No, è quello riportato sul tuo dossier dell'Alleanza e lo sai bene...capacità d'instaurare un legame con gli altri componenti della squadra molto bassa, vita sociale assente. Buone capacità combattive, scarse quelle di leadership. » disse lei terminando quel resoconto.
Si voltò verso Steve fissandolo con determinazione, lui si mosse a disagio. Non gli piaceva quando lo faceva, si sentiva in soggezione. Gli ricordava di come sua sorella lo superasse.
« Fammi un favore. » Disse lei.
« Uh? »
« Lascia perdere qualsiasi cosa ti abbia insegnato l'Alleanza, su come essere un buon ufficial»
« Eh!? »
« Nessuno ha mai potuto costringerti a fare qualcosa se non volevi e che non fosse a modo tuo… rispondevi sempre “ Quando sarà il momento!”… e il bello è che lo facevi veramente…quel libro che papà ti ha consigliato di leggere…lo hai letto dopo due anni, ma lo hai fatto…per tutti i diavoli, lo hai trovato e letto…» il suo sguardo si fece divertito « come seguire un corso per risolvere il tuo piccolo problema, so che lo frequenti da almeno sette mesi…»
Steve si sentì avvampare in viso per l'imbarazzo « Pensavi che non avrei notato qualche miglioramento? Anche gli altri se ne sono accorti, conoscendoti abbiamo deciso che era meglio fare finta di niente. » A questa affermazione Steve annuì con vigore.
« Già, ogni cosa con tempi e modi scelti da Steve per Steve...» - gli puntò un dito in faccia - « Per questo ti consiglio di fare come vuoi tu, dimentica il manuale e il modello di ufficiale che propone. Voglio conoscere l'ufficiale comandante Steve Williams Shepard, quello autentico e vederlo all'opera. »
« Se non ti piacesse? »
« Sei mio fratello, avrai sempre il mio appoggio…dovessi per questo farmi nemica l'intera galassia. »
A quelle parole Steve ebbe un singulto che cercò di soffocare « Vado » disse alzandosi, incerto su cos'altro dire uscì dalla stanza.
Olivia sentiva il cuore batterle a mille, sperava di aver placato in parte i dubbi del fratello, temeva però lo stesso per lui. Non dubitava delle sue capacità, ma era pur sempre il suo primo comando di una certa importanza.

*****

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« Quindi è deciso. Steve Shepard guiderà la prima squadra IDG per liberare la Cittadella » disse la matriarca asari
« Si » Disse un salarian con solo l'emblema delle SOS sulla divisa « L'esperimento di unificare gli eserciti è fallito per orgoglio e arroganza dei soldati che avrebbero dovuto formare il corpo di “Iniziativa di Difesa Galattica”. Si era provato con i migliori, proprio per questo troppo fieri della propria provenienza. Ora tenteremo con gli scarti, dando loro un comandante che sembra privo di ambizione e orgoglio. » il suo sguardo si posò su un ammiraglio dell'Alleanza che piedi sul tavolo, si dondolava sulla sedia.
« È l'uomo giusto, tutti i suoi vecchi comandanti sono d'accordo. Fa quello che serve senza porsi domande su giusto e sbagliato...sappiamo che riprendere la Cittadella non sarà facile. Abbiamo lasciato indietro molti civili, potrebbero rendersi necessarie scelte difficili.»
 
*****


« Ahi! » Disse Olivia quando l'ago la trafisse, la cosa durò un istante. Drentel annuì soddisfatto, lei scese dal lettino.
« Siamo certi che questa tecnologia sia sicura? » chiese lei.
« Il Consiglio non avrebbe mai autorizzato il suo impiego sull'intero equipaggio della Jotnar altrimenti, ne sui soldati che dovranno riconquistare la Cittadella. Ammetto di essere rimasto sorpreso all'annuncio. Grazie ai test sulla squadra X so perfettamente come usarla. Stavolta nessuna mutazione non voluta come occhi verdi fosforescenti o cose simili. Completata la missione potremo disattivarla senza problemi, esattamente come facevo per Libusia e gli altri, la sola differenza era che quel meccanismo di attivazione/disattivazione era stato voluto per controllarli.» disse lui, aveva un'aria estremamente soddisfatta e allegra. Il merito era della decisione di utilizzare la sua biotecnologia.
Lei annuì. Steve era partito qualche giorno prima, tra i saluti degli amici e le lacrime di Ilary, per una destinazione ignota dopo aver subito anche lui lo stesso trattamento « Non mi aspettavo di vederla sulla Terra. Libusia e due dei suoi uomini sono riusciti a farcela, un krogan e un umano. Ora sono in carcere per aver disobbedito agli ordini. »
« Sono state cavie utili…anche se irritanti. » - commentò lui - « Vorrei chiederle una cosa, questa tecnologia risana i corpi, li rende più resistenti a qualsiasi fatica o agente nocivo e ne accelera la guarigione. Applicarla su un soggetto come Isabella Noveria, ritengo sarebbe interessante. Il suo corpo è altamente allenato, è sopravvissuta alle radiazioni iniziali che l'eezo libera nella conversione in tipo 19, questa tecnologia potrebbe curarla e renderla più forte. Sarebbe un esperimento biologico d'enorme importanza. »
Fu certo di aver commesso un errore appena ebbe finito di parlare. La rabbia della sua interlocutrice era evidente « Stia lontano da Isabella! Il suo stato mentale è sempre troppo in bilico. Un errore e potrebbe diventare incontrollabile. Inoltre la Weaver è contraria a qualsiasi test su Isabella. Scelta che condivido e soprattutto, IO non voglio quel phantom diventi ancora più potente. »
Lui annuì e solo allora Olivia uscì, non prima di avergli rivolto un’ultima occhiataccia.
« Com'è andata? » Chiese Jessica entrando. Aveva aiutato Drentel nella stesura del progetto per impiantare la bio-tecnologia su oltre quattromila uomini. Il programma era ai suoi primi giorni. Scoprendo che entrambi avevano sofferto per la frustrazione del loro genio, che finiva sempre per scontrarsi con qualche problema morale della società.
« Per un attimo mi ha ricordato la Weaver. »
« No, Olivia ha un codice morale. Non per questo l'avrei mai fatta arrabbiare, fortuna che gli hai parlato tu della nostra idea, presentandola come tua. »
« Cosa? Vuoi dire che sapevi che l'avrei solo fatta infuriare e mi hai mandato avanti? » Disse sgomento lui
L'espressione sorridente e irriverente di lei era la miglior risposta che potesse avere.
 
*****


Steve entrò nella stanza dopo un viaggio di diverse ore, contento che almeno la temperatura fosse accettabile. Fuori il caldo e la sabbia facevano da padroni. Uttukku, nel sistema Mulla Skull, non era un pianeta ospitale. Sabbioso, con temperature estreme e privo di qualunque valore.
« Buongiorno. » disse entrando, mettendosi in piedi accanto una scrivania perché gli ufficiali che avrebbe dovuto comandare, una ventina di individui in tutto di ogni razza, lo guardassero bene.
« Sono il Tenente Steve Williams Shepard, ho il comando dell'operazione e la colpa se siamo qui è mia. Vi descriverò in breve il perché, i dettagli a dopo. Il nostro compito sarà assaltare la Cittadella, useremo bombe sporche a eezo19 che spargeranno radiazioni su tutta la stazione. Queste sono mortali per tutti, il nemico però ne è maggiormente sensibile e dovrebbe morire prima di noi dando tempo ai soccorsi di arrivare e somministrare eventuali cure. Noi siamo qui per addestrarci a questo compito, dite pure agli uomini la piena verità, preferisco sappiano a cosa vanno incontro. Voglio essere chiaro, considero noi tutti, me compreso, carne da cannone. Porterò a termine la missione dovessi passare sui cadaveri, o voi sul mio, di ogni soldato qui presente e dei civili della stazione.»
«È Pazzo? » chiese un asari con la divisa delle cacciatrici.
« Probabile!» affermò lui come niente fosse e diede inizio alla riunione vera e propria. Dentro di se esultava, nascondendo a stento un sorriso “ Non ho balbettato,non ho balbettato!” distrattamente si chiese se fosse merito di quella tecnologia che quel drell gli aveva iniettato in corpo prima di partire. Ben presto gli altri soldati lì presenti avrebbero avuto lo stesso trattamento.
Un pensiero si fece largo a forza “Avrei dovuto chiarirmi con Jack prima di partire o no? “, non aveva avuto modo, ne desiderio di sentire Jack e non sapeva se ancora lo incolpava di aver fatto poco per salvare gli studenti della Grissom.
“ Non ora…concentrato…concentrato!” e riprese a parlare « Bene…che ne dite di presentarci? I vostri nomi?»

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Capitolo 17
*** Meng Durand ***


Meng Durand guardava distaccato la neve cadere su Port Hanshan. Uomo di quasi trentacinque anni aveva capelli neri accuratamente pettinati, viso scarno e occhi azzurri a mandorla, tratti orientali e occidentali si mescolavano sulla sua persona.
La città aveva mantenuto il titolo onorifico di capitale di Noveria. Tranne qualche funzione burocratica, il potere sul pianeta si era concentrato altrove negli ultimi anni.
Con l'avvento di Dasha Weaver e della Noveria Corps che aveva fagocitato una ventina di compagnie finanziatrici di quella che fu la “Corporazione per lo sviluppo di Noveria”, il nuovo centro di potere si era spostato a Caninea.
La Weaver aveva messo di rado piede a Port Hanshan, ritenendolo un posto non sicuro. Molti degli ex-potenti di Noveria risiedevano lì e lei li aveva resi tali.
Fedele al detto “ Non si sputa nel piatto dove si mangia” usò con loro “ i guanti di velluto”.
Avrebbero lavorato per lei solo apparentemente gestendo gli incarichi in città, con in più uno stipendio adeguato al loro tenore di vita. In cambio non avrebbero dato problemi, sarebbe stato come se la Weaver e loro si trovassero su pianeti differenti.
Senza altre alternative avevano accettato, non tanto per i soldi o altro quanto perché quella proposta permetteva a ognuno di salvare le apparenze.
La parvenza di essere ancora influenti, di contare in decisioni fondamentali era la cosa più importante di tutte. La “sostanza” perdeva qualsiasi significato a favore dell'esteriorità.
Ben presto la città, come la sua classe politica, diede segni di decadenza. La popolazione si era dimezzata, anche se quella totale del pianeta era aumentata superando le ottocentomila unità.
La gente aveva preferito trasferirsi nelle cupole abitative, sorte in diversi punti del pianeta. Strutture ideate per stare nello spazio, funzionavano benissimo anche in pianeti inospitali come Noveria. Fedele al proprio stile la Weaver aveva fatto le cose in grande, decuplicando le dimensioni di queste strutture, cosa possibile per l'assenza di tutti quei problemi presenti nello spazio, unendole fra loro e agli impianti sparsi su Noveria tramite tunnel sotterranei. Usandoli era possibile per i dipendenti andare al lavoro ignorando le condizioni climatiche.
Si contavano diciotto grandi aree sul pianeta che presentavano questa rete di collegamenti ed era in corso un progetto per unirle tutte fra loro.
Se realizzato,avrebbe reso possibile spostarsi su di esso senza bisogno di uscire all'esterno e affrontare le frequenti tempeste.
L'area più vasta era quella intorno a Caninea, dove vi era anche il maggior numero di lavoratori. Attorno al gigantesco massiccio roccioso si estendevano numerose valli, a cui nessuno aveva mai dato un nome.
Sorsero in poco tempo le prime cupole e in breve l'intera zona prese il nome “ Mille Città”, non erano mille e ne tanto meno città. Ma come accade in queste situazioni, l'abitudine divenne legge e quel gruppo di valli prese nome ufficiale di “Le Mille Città.”
 
Tutto questo aveva reso Port Hanshan il luogo ideale dove iniziare la sua opera, aveva avvicinato uno a uno questi individui, fornendo loro guadagni sicuri. L'impresa era stata talmente banale da annoiarlo quasi, convinto il primo era stato facile presentarsi agli altri.
Un minimo uso delle sue facoltà mentali gli aveva consentito rapidi guadagni da investimenti insospettabili, nessuno di quegli individui che ora occupavano la sala dei ricevimenti con lui aveva anche solo intravisto quelle possibilità. Ammise con se stesso di disprezzarli, ma erano stati utili nell'ottenere le informazioni e i mezzi necessari.
Questo connubio tra la sua mente e il loro denaro aveva reso possibile acquistare il dieci per cento della società, il motivo di quella festa. Ben presto la Weaver avrebbe dovuto trattarli con maggior riguardo, era il pensiero di chi una volta contava veramente.
Diede un'occhiata all'ora e annuì soddisfatto, senza fretta si diresse verso la porta della sala, ignorando saluti e domande sui progetti futuri. Aprì la porta, cinque persone entrarono aprendo il fuoco sui presenti. Meng osservò impassibile.
Quando gli spari cessarono, sospirò soddisfatto all'idea che non avrebbe più dovuto tollerare la loro presenza. Ora LUI controllava il dieci per cento della Noveria Corps, con in aggiunta i fondi dei suoi soci appena dipartiti. Il suo piano procedeva, i cadaveri vennero accantonati per essere portati via, qualcuno doveva aver dato degli ordini in merito. Lui aveva preso le misure necessarie per evitare che quanto accaduto giungesse troppo presto alla Weaver.
In caso contrario aveva fatto in modo che sembrasse un semplice scontro per le solite cose di sempre: denaro e potere. Qualcosa che non avrebbe preoccupato la signora di Noveria, di fatto lei avrebbe avuto tutte le ragioni di essere soddisfatta dell’eliminazione di quegli individui.
« Tutto pronto Meng? » chiese una voce rauca. A parlare un vorcha, con lui un drell e una quarian.
Rispettivamente Xoros Zak, Hehosuul e Yaafe'Xos tre autentici cani rabbiosi che la galassia avrebbe fatto meglio ad abbattere per il proprio bene. Questa era l'idea di Meng anche se li stava usando, ignari di star aiutando l'attuale nemico della galassia.
« Si, presto sarò io il presidente. Voi avrete il posto occupato dagli uomini della Weaver e soldi a volontà » annunciò mentre i suoi nuovi “soci” annuivano soddisfatti.
Si ricordò di un dettaglio insignificante « Nelle mie stanze c’è un cadavere. Mandate qualcuno a gettarlo via. »
« Chi era? » domandò Xoros.
« Una puttana che mi sono divertito a picchiare. » disse indifferente, valutando nuovamente chi aveva davanti.
Nella sua mente sorrise. Quei tre erano troppo stupidi e violenti per essere utili a guerra vinta, forse proprio per questo aveva faticato molto di più a convincerli.
Le semplici dimostrazioni di denaro e potere non erano bastate, come per le persone i cui cadaveri riempivano la sala.
Distrattamente si chiese se un’eccessiva stupidità potesse essere una difesa contro i raggiri più elaborati.
Lui era un prodotto di laboratorio degli Xalielt, coloro che gli inferiori di questa galassia chiamavano "grigi", dotato di enormi capacità mentali. Il suo cervello era un autentico computer organico, con la differenza che egli non si limitava a eseguire calcoli ma la sua mente raccoglie un enorme quantità di dati, filtrandoli e riordinandoli attraverso abilità cognitive e percettive. Fornendo risultati privi di preconcetti e pregiudizi.
Al momento della sua creazione aveva ricevuto l'incarico di introdursi nella Noveria Corps. I suoi creatori, dotati di abilità superiori alle sue, vedevano in essa un problema. Le loro linee di pensiero, mentre analizzavano e rielaboravano la situazione a ogni sua evoluzione, si avvicinavano quasi a uno stato di preveggenza. Alcuni nomi e luoghi spiccavano più di altri, evidenziandone l'importanza, sia in positivo che in negativo. Noveria, Isabella e Shepard erano quelli che risaltavano come una minaccia.
Quando i suoi creatori gli avevano fornito le informazioni necessarie, non c'era voluto molto per capire il perché.
Shepard, l'eroe contro i razziatori sarebbe stato di certo un problema, poi la linea di pensiero deviò portandolo su Olivia Williams Shepard e Steve Williams Shepard. Avevano contribuito a far fallire il primo attacco dei suoi creatori alla galassia, due variabili da non trascurare.
Noveria, come dire Dasha Weaver, i suoi padroni avevano intuito che qualcosa si stava costruendo su quel pianeta analizzando le enormi risorse che venivano riversate. Tutto faceva pensare a una minaccia non trascurabile, tuttavia esigevano altre informazioni prima di colpire. Lui era stato creato anche per questo.
Isabella, nessuna linea di pensiero aveva portato a pensare che un umano potesse usare eezo 19. La ritenevano la variabile principale che aveva fatto fallire le loro proiezioni e che metteva maggiormente in pericolo quelle attuali.
Altre informazioni suggerivano che esistessero dei cloni di lei, attualmente in età adolescenziale, erano considerati una minaccia secondaria.
 
La prima mossa fu introdursi su Noveria. Prese il posto del vero Meng Durand mentre questi era sulla Terra. Lo uccise copiandone il dna nel proprio, nel giro di due giorni era identico al vero Durand.
Per essere fedele originale aveva copiato in dettaglio anche i suoi gusti mettendoli in atto. Umiliare e picchiare le donne era qualcosa che eccitava sessualmente e molto il vero Durand.
Lui non aveva bisogno di svolgere attività sessuale, ma non vi era motivo per non comportarsi in maniera diversa.
Inoltre doveva ammettere che non gli era dispiaciuto, i suoi processi mentali gli aveva fatto percepire lo stesso piacere che avrebbe provato la persona che aveva copiato.
Una piccola distrazione inutile su cui decise di non indugiare più.
Lo aveva scelto per una serie di motivi: poteva muoversi tra Noveria e la Terra senza destare sospetti, era sconosciuto alla Weaver e ai più, rampollo di due gruppi criminali a Marsiglia: la mafia cinese e quella francese.
 
Questi odiavano la Noveria Corps e ancora di più il suo direttore locale per aver distrutto il loro potere in città, dopo l'errore di avanzare pretese e minacce tempo addietro.
Durante una cerimonia religiosa a cui partecipava un Durand quasi uomo scoppiò un incendio e duecento persone arsero vive. Lui fu uno dei pochi a sopravvivere, ma nessuno dei capi mafiosi. La Noveria Corps fece i suoi affari senza “incidenti”, mentre cinesi e francesi erano troppo intimoriti e deboli per fare qualcosa. Non nutrivano dubbi sul colpevole: Cristina Balestrieri, direttore per la Terra e definito uno dei quattro grandi direttori. Negli anni però, capito chi fosse il più forte, aveva deciso di lavorare per esso piuttosto che contro.
Preso il posto del vero Durand iniziò a svolgere il proprio compito, guadagnandosi come prima cosa la fiducia dei potenti di Port Hanshan.
Da piccoli indizi aveva individuato il luogo dove sul pianeta si stava realizzando qualcosa d'importante, anche se non era stato in grado di stabilire cosa. Fornendo anche l'informazione esatta su dove colpire per eliminare il phantom.
I piloti delle navi erano tutti incredibili chiacchieroni desiderosi di raccontare i loro viaggi.
Aveva informato i suoi creatori che avevano agito, a spingerli la notizia da lui fornita che si stava per usare tecnologia Xalielt sul pianeta.
Ma Caninea si era dimostrata abbastanza robusta da proteggere la Weaver, con lei viva la Noveria Corps non era caduta nel caos del fallimento.
Invece il figlio minore di Shepard era stato capace di salvare Isabella e se stesso mentre la Grissom andava in pezzi. Tentò una proiezione unendo Steve e Isabella in squadra. Una forte emicrania lo costrinse a fermarsi, non aveva prodotto nessun risultato. Questo lo sorprese, pareva non avesse le informazioni necessarie. Un vicolo cieco a cui doveva porre attenzione.
Adesso era pronto per portare avanti il piano, avrebbe attirato la Weaver, aveva l'esca perfetta per farlo, il dieci per cento della compagnia e una minaccia al suo ruolo di presidente.
Il luogo era scontato, Marsiglia. A facilitare la cosa il fatto che lei fosse sul pianeta senza la protezione di Isabella. La ferita riportata dal phantom era stato un aiuto imprevisto.
Avrebbe preso il posto della Weaver tra mille preteste grazie al supporto del Consiglio della Cittadella, ancora all'oscuro del proprio ruolo.
Il Direttorato, l'assemblea di tutti i direttori, e il Consiglio d'Amministrazione (CdA) avrebbero contestato questa intrusione esterna. Lui avrebbe recitato il ruolo del presidente, causando continui problemi, alimentando il malumore facendo mancare le armi a eezo 19, il prezioso isotopo e fornendo ai suoi padroni ogni informazione utile.
Per prima cosa come presidente avrebbe eliminato il “cane da guardia” della compagnia, Divisione N. Erano troppo fedeli perché li tenesse vicini.
Senza di loro a vegliare, Isabella sarebbe rimasta vittima di un incidente.


*****


Olivia sentiva l'eccitazione crescere, mentre nello spazioporto guardava le prime squadre imbarcarsi sulla Jotnar, meno di una settimana e sarebbero partiti. Non le sembrava vero che quel momento fosse così vicino, forse sarebbe anche riuscita a goderselo se i suoi genitori non fossero stati dispersi e se suo fratello fosse stato con lei.
Lei e il resto dei soldati, quattromila in tutto, erano stati equipaggiati con le nuove armi a eezo 19, ed erano giunti finalmente i mezzi pesanti studiati appositamente per questa guerra dalla Noveria Corps.
Olivia li vide passare con un certo interesse, mentre teneva un datapad davanti a se leggendone le caratteristiche.
Per primi a salire sulla Jotnar, dalla forma umanoide, dotato di cingoli per via delle sue dimensioni che rendevano problematico dotarlo di gambe, il mech Dvergar:progettato per avere l'ultima parola nella guerra di terra, grande il doppio di un mech Ymir, era un drone senza pilota che poteva essere azionato a distanza. Dotato dell'armatura più forte in circolazione, aveva come armi principali due cannoni a neutrini di eezo 19 in grado di sparare raffiche di energia concentrata esplosiva in grado di detonare ed espandersi in un ampio raggio,in aggiunta due cannoni minigun pesanti come armi secondarie, presentava inoltre la capacità di auto-riparare danni limitati se il cervello elettronico non veniva disattivato, oltre alla possibilità di autodistruggersi volontariamente al fine di ottenere la vittoria o qualora questa sia impossibile da raggiungere e per difendere i segreti delle propria progettazione.
Tuttavia aveva lo svantaggio di essere vulnerabile agli attacchi aerei e di artiglieria, inoltre sebbene il suo attacco a neutroni sia potente era lento e poteva essere schivato da unità veloci.
 
Ai Dvergar seguirono i Ullr: Artiglieria semovente di grande precisione, con tre persone come equipaggio, si muoveva grazie a un sistema di antigravità che faceva fluttuare l'unità in aria senza risentire delle condizioni del terreno, rendendolo anche un mezzo anfibio. Armato di un paio di cannoni a lunga gittata da 150mm che lo rendevano il migliore degli assassini a lunga distanza. Molto efficace contro assalti in massa.
Non poteva sparare in movimento, per farlo doveva prima ancorarsi al suolo. Per fornire un minimo di difesa ravvicinata due mitragliatrici leggere erano state posizionate ai lati del mezzo. In caso di combattimento ravvicinato un Ullr non potrebbe comunque farcela senza unità che forniscano copertura. Rimaneva da testare la sua capacità di movimento in ambienti con gravità bassa o nulla.
Unità probabilmente inutili come lei e il resto dei soldati, a meno che non si fosse giunto a un abbordaggio e allo scontro terrestre, rifletté Olivia tristemente. Lei e Ilary erano le sole ad aver visto la gigantesca stazione sferica dei Grigi, di dimensioni non inferiori alla Cittadella non si voleva escludere nessuna possibilità. Se i sensori della Normandy SR3 non l'avessero registrata, forse non sarebbero neanche state credute.
Infine Olivia andò alla ricerca dell'ultima unità prevista ma non ne vide nessuna, i caccia erano già a bordo, si chiese che fine avevano fatto i “Pellicani”: navi studiate per essere impiegate nell'atmosfera dei pianeti e fuori, erano enormi bombardieri pesanti con quattro motori e la funzione di supportare le unità a terra. Dotati di due cannoni da 280mm e di mitragliatrici per l'attacco al suolo.
Con sensori all'avanguardia erano in grado di colpire singole unità sul campo di battaglia senza perderle di vista una volta agganciate. Fornendo inoltre informazioni accurate alle truppe di terra. Anche così la precisione dei due cannoni da 280mm risultava inferiore alle aspettative, per sopperire a tale problema furono aggiunte ldele mitragliatrici pesanti per il loro elevato volume di fuoco e efficaci contro qualsiasi veicolo mediamente corazzato. Tuttavia questo potente mezzo necessita di una scorta di caccia per operare nelle zone più calde, sebbene le mitragliatici possano essere sostituite con armi per la difesa aerea risultavano una protezione insufficiente viste le dimensione di un Pellicano.
Olivia scrutò di nuovo attorno a se, nessun segno e da quello che aveva letto erano troppo grossi per passare inosservati. Pensierosa si allontanò.
« Che fine hanno fatto i Pellicani? Non inventare scuse. » chiese entrando nella sala di controllo da cui si supervisionavano le operazioni di carico. Sapeva bene chi avrebbe trovato .
Dasha si accigliò un istante « Dovrebbero aver raggiunto Steve. »
« Perché? » chiese lei incredula.
« Hanno deciso di usarli come trasporto truppe. Li abbiamo riadattati togliendo loro qualsiasi peso superfluo, da quello che so ci sarà un solo sbarco e dovranno portare quanti più soldati in un unico volo. Con questo assetto trasportano cinque volte tanto rispetto una navetta. »
« Se abbattuti perdiamo cinque volte il numero di soldati per mezzo. »
Dasha fece spallucce « Non faccio io le strategie. »
« Capisco. » rispose Olivia, non del tutto convinta della bontà di quell'idea. « Isabella come sta? Le ragazze? » finse di non notare le dita di Dasha che nervosamente presero a tormentare i lati della gonna.
« Stabile, le ragazze le fanno visita tutti i giorni, vorrei poter fare altrettanto ma non posso. Sentono la mancanza dei gemelli e di Taiga. La Chambers le sta aiutando parecchio ad affrontare questa situazione. Penso che alla fine dovrò staccarle un bel assegno. »
« Non lo fa per soldi, se vuoi aiutarla finanzia l'organizzazione di beneficenza dove lavorano lei e Oriana Lawson. Vi hanno dedicato le loro vite. »
« Potrei anche farlo. »
« Ancora una domanda, come farà un Pellicano ad atterrare nella Cittadella? »
« Atterrare? »
« Uh? » Fece Olivia, vedere Dasha perplessa la preoccupò.
« Mi hanno chiesto di fornire il necessario per lanci paracadutati. » affermò il presidente della Noveria Corps
A quella notizia si batté una mano in faccia, non credeva a quello che aveva sentito, qualche idiota non aveva capito le difficoltà di quell'idea.


*****


L'ombra divenne progressivamente più grande a ogni secondo avvicinandosi al suolo, una nuvola di polvere si alzò dispersa dal vento quando qualcosa precipitò sulla sabbia.
Steve si alzò imprecando sotto voce, avrebbe voluto strozzare il tizio che aveva partorito l'idea di uno sbarco paracadutato sulla Cittadella.
Non che forse contrario a priori, all'arrivo dei Pellicani aveva esultato. Quei mezzi lo entusiasmavano. Se ne sarebbe volentieri comprato uno.
Il suo problema era che i normali razzi applicati alle armature, azionati al lancio, non andavano bene con la sua armatura da Distruttore o quelle pesanti in generale. Pesava troppo e la caduta non era rallentata a sufficienza. Aumentando il numero di propulsori questi diventavano ingovernabili.
Il suo piano era un classico sbarco, ma a suo avviso qualche burocrate idiota doveva averci messo mano senza riflettere che le truppe pesanti non potevano essere paracadute.
Qualcuno aveva chiesto il suo parere, ovviamente no! Adesso si trovava nella situazione che forse l’assalto sarebbe avvenuto usando solo armature leggere o medie.
« Ci rinuncio! » gridò allontanandosi dalla zona di esercitazione, dove il resto degli uomini al suo comando andava avanti con l'addestramento sul pianeta Uttukku.


*****


« Puoi fare questa cosa per me? » chiese Olivia.
« Dovrebbe essere fattibile, però non vedo il guadagno. » rispose Dasha.
« Fallò e ti devo un favore. Poi non vorrai che succeda qualcosa all'unico amico che Isabella pare essersi fatta. »
« Che tu... » disse la Weaver, sospirò « Sarà bello saperti debitrice, se Steve non si fa ammazzare potrei anche approfittare della tua lontananza per tentarlo...avere uno Shepard che lavora... » Si sentì afferrare saldamente al polso.
« Non creare problemi a Steve. » la ammonì seria Olivia fissandola, inconsciamente Dasha deglutì. Con un colpo secco si liberò dalla presa « Scherzavo, hai avuto quello che volevi ora vattene. »
Un saluto veloce e Olivia uscì dalla torre, Dasha ebbe un gesto di stizza, infastidita per essersi lasciata sopraffare. Si guardò il polso, era arrossato. Olivia aveva stretto con forza e il suo gesto violento non aveva aiutato. Nominando Steve aveva toccato un nervo scoperto, lo sapeva, anche così aveva pensato a una reazione meno intensa.
« Steve Williams Shepard, pietà per chi ti ucciderà perché Olivia non ne avrà. »

*****

Vega si muoveva con difficoltà nella divisa d'ordinanza da comandante, il colletto lo irritava, le cuciture gli sembravano far prudere la pelle e tutte messe volutamente nei punti più fastidiosi.
Avrebbe preferito qualcosa di meno formale, pareva però che non si potesse. L'occhio voleva la sua parte.
Sospirò « Almeno ieri l'ho passato con Taiga e Jack. » Guardò davanti a se senza troppo entusiasmo, un passo, la porta si sarebbe aperta e lui sarebbe entrato sul ponte di comando per dare il via alla partenza.
« Vega, tutto bene? » chiese una voce, lui si voltò lanciando un fischio d'ammirazione.
« “Lentiggini” sei una favola.»
Olivia arrossì debolmente « Signore la prego di non dire così, non credo di essere più a mio agio di lei. »
A Vega uscì una risatina « Allora secondo in comando, tutto pronto? »
« Sissignore.»
« Vega ho una domanda. Avresti dovuto avere tu il comando della Normandy SR3. Ti ha mai creato...»
« Nessun problema Olivia, quando me l'hanno proposto ammetto di essermi sentito lusingato. Non l'avevo mai chiesto o desiderato, ma perché rifiutare...quando poi tuo padre aveva domandato la mia opinione su affidarla a te non potevo che essere d'accordo. È giusto che ci sia uno Shepard su una Normandy...e poi…guardami adesso... ufficiale a capo di questo bestione. Non penso mi sia andata male. Il resto dei ragazzi? »
« Tutti a bordo, hanno salutato e sono pronti. » un’ombra di tristezza le passò sul volto.
« Ehi Olivia, stanno bene, John e Ash sono assieme, solo per questo sono i grigi sulla Cittadella ad essere in pericolo. Poi Steve andrà presto ad aiutarli. »
« Lo so...gli avevo promesso che avrei risolto io, pare che dovrò lasciare questo compito a lui. Ehhhh l'unica consolazione è che mi posso fidare. »
« Basta indugi, ci stanno aspettando! » dichiarò Vega e con animo rinfrancato superò la porta.
 
Lo schermo con il Consiglio riunito insieme ai più alti leader della comunità galattica si spense quando terminò il suo discorso, augurando buona fortuna all'equipaggio della Jotnar.
In plancia i presenti, tutti in alta divisa, scattarono nel saluto militare.
Sospirando di sollievo Vega si mise a sedere occupando la postazione sopraelevata di comando, alla sua sinistra, più in basso Olivia occupava il posto del secondo.
« Destinazione signore? »chiese Ilary dalla postazione del pilota, ad affiancarla Alexandra “ Corvo” Redgrave. Quando c'era stato da scegliere i piloti, i loro nomi erano i primi della lista. Un test di prova ed erano state prese. Ilary nel contempo era pilota della Normandy SR3, comodamente parcheggiata nell'hangar della Jotnar.
« Audit hai una destinazione? » domandò Vega.
Il salarian sorrise, stava a destra di Vega occupando la postazione dell'intelligence, “Ascolto” era stato installato a bordo. « Abbiamo estrapolato i dati e.... » comparve una mappa galattica « In questa regione dello spazio deve esserci qualcosa. » Affermò indicando una porzione fuori della galassia.
« Bene...pilota, portaci lì. Facciamo alzare questa bestia! »
« Sissignore. » rispose Ilary.
Sei ore e diversi portali dopo erano nella Frontiera di Ismar, sul “bordo della galassia”.
Vega contattò con la comunicazione interna la sala macchine « Jacob com'è la situazione? Pronti a usare il motore di quei bastardi contro di loro? »
« Brynn e Jessica dicono di si. Gaby e Kenneth mi assicurano che i nuclei di eezo funzionano alla perfezione.»
« Ok, in funzione appena pronti. » ordinò il comandate della missione.
« Vega, sono Brynn. Inizio la procedura d'avvio. » disse «Motore in carica, preparatevi al salto.»
«Coordinate di destinazione inserite» «Sistemi pienamente funzionanti.» Annunciarono i piloti.
In tutta la nave l'equipaggio si assicurò alle proprie postazioni
Brynn iniziò il conto alla rovescia « ...tre, due, uno »
« Pronti al salto! » urlò Vega.
« Salto! » gridò Brynn.
Una bolla blu rivestì la nave, i contorni della corazzata tremolarono...poi il vascello svanì.
Olivia si chiese cosa avrebbe provato, come lei tanti altri dell'equipaggio. Appena il conto alla rovescia ebbe termine, scoprì di non sentire nulla...non appena quel pensiero si formò nella mente, conobbe un istante di completo e assoluto ribaltamento mentale.
Espirò profondamente per combattere il senso di panico, ma l'attimo era passato mentre buttava fuori l'aria.
Fu una delle cose più bizzarre che avesse mai provato. Dall'intercom della nave giunse la voce di Brynn « Il salto ha avuto successo. »
« Come state? » chiese Vega.
« Bene » Olivia si sbottonò il colletto della divisa, avvertiva il bisogno di una boccata d'aria.
« Penso di aver provato ciò che la nausea avvertirebbe se avesse la nausea. E tu? »
« Qualcosa del genere, credo » borbottò Vega.
« Penso che questo vogliate vederlo. » disse a un tratto Ilary, nella sua voce c'era un tono di reverenza.
Tutti diedero un occhiata oltre i finestroni olografici della plancia. Vega fissavo lo spettacolo. Lentamente, la sua mascella si spalancò « Cristo...» sussurrò.
« Fa un certo effetto. » commentò Alexandra.
« Già. » Ammise Ilary.
Lo spazio attorno a loro era totalmente buio, abituati a viaggiare tra le luci della galassia si sentivano a disagio. Non c'erano stelle, soli e nessun corpo celeste che fosse visibile. Una tenebra assoluta.
Olivia li capiva benissimo. Non era come al solito, con il nero dello spazio e con le stelle sparpagliate su di esso. Anche se si sapeva che il più vicino di quegli astri era ad anni luce di distanza, erano punti di riferimento rassicuranti.
 
Il comandate Vega entrò a passi energici nella sala comando della Jotnar. Gli ufficiali s'irrigidirono al suo passaggio. Ma salvo una breve occhiata lui li ignorò.
Olivia Williams Shepard, sua seconda in comando, lo raggiunse al proiettore.
« Esaminiamo il nostro obiettivo. »
Olivia sfiorò un comando, subito prese forma una sfera nera chiaramente artificiale.
Tutti gli ufficiali si girarono verso l'ologramma. « L'avete già vista, ma guardatela bene lo stesso...un enorme struttura sferica, una stazione spaziale, nome identificativo: “Arca”,  il diametro supera i novecento km, base dei nostri attuali nemici, i grigi. Siamo qui per trovarla, conquistarla o distruggerla...non escludo niente...abbiamo due possibilità: noi troviamo loro o loro trovano noi. In questo momento due squadre di caccia sono in perlustrazione. »
« Quanto sono affidabili questi dati? Il programma “Ascolto” può davvero individuarla? Abbiamo l'armamento per distruggerla? » domandò un salarian.
« Buone domande. I dati arrivano dai sensori della Normandy SR3 e dalla testimonianza del secondo. Entro un determinato raggio Ascolto dovrebbe trovarla, secondo Audit è impossibile muovere quella cosa senza causare un “maremoto” nell'energia oscura. Si abbiamo l'armamento per distruggerla, non dovevo dare questa informazione prima di aver superato il “bordo”. Abbiamo diversi “brucia pianeti” potenziati con eezo19 imbarcati nella stiva. »
Un mormorio percorse la sala. Erano armi illegali.
« Possono perforare la corazza di quella mostruosità? » - Chiese un turian « Sarebbe allarmante scoprire all'ultimo che non funzionano. »
« I tizi della Noveria Corps garantiscono di si, non ho altre rassicurazione da darvi. Avete i vostri ordini, trovatemi quella “cosa”! » Concluse Vega indicando l'ologramma.
Gli ufficiali uscirono parlottando fra loro.
 
Olivia in sala mensa gustava il pranzo senza troppa convinzione, volendo sarebbe potuta stare più comoda in cabina ma suo padre gli aveva insegnato che consumare il pranzo con l'equipaggio era un buon modo per conoscerlo.
« Non va! » affermò a un tratto.
« Cosa? » chiese Arturus.
« L'equipaggio, turian con turian, umani con umani e così via. Abbiamo a bordo quasi ogni specie del consiglio...non dico che non vadano d'accordo, però vorrei legassero di più. »
« Siamo imbarcati da una settimana, difficile formare legami in così poco tempo. » 0biettò il turian.
« “Boh...non capisco quale sia il problema “ » disse Olivia imitando il fratello.
Entrambi scoppiarono a ridere « Ok, ok...Steve direbbe proprio quello. Dimmi “Shepard”, qualche idea? » fece lui.
Lei ci pensò qualche istante « Impegni Vakarian? »
« Certo, niente che non possa rimandare se il secondo in comando lo ordina. »
« Raduna chi dei ragazzi ha voglia di sfogarsi in palestra. tra mezz'ora. »
 
« Turian la tua è un'espressione stupida. » Sentenziò Areno vicino ad Arturus, con loro Mordin.
Lui evitò di rispondere sapendo che l'altro aveva ragione, gli piaceva troppo vedere Olivia in abiti sportivi con pantaloncini corti e canottiera.
« Bene. » disse lei e con agilità saltò su un ring, attorno si era radunata una discreta folla di curiosi. « Arturus...» e con dito gli indicò di salire.
« Un solo incontro, niente limiti di tempo. Chi rimane a terra, non si rialza prima di dieci secondi o cade fuori perde. » disse lei.
« Mi sta bene. »
 
Arturus stava per rialzarsi, ma Olivia lo bloccò in una presa di lotta. Per la posizione lei fu vicina al suo orecchio. « Se perdi, potrei darti la rivincita questa notte. » disse sottovoce.
Lui cessò ogni resistenza.
« Turian pietoso! » commentò Areno ad alta voce, dando cinque crediti a Mordin per la scommessa persa.
Olivia intanto prese la parola in mezzo al palco « Penso che sapete tutti chi sono, Olivia Williams Shepard » disse orgogliosamente « Sono l'ufficiale più forte a bordo di questa nave! » dichiarò arrogantemente indicando se stessa « Qui dovrebbero esserci i migliori soldati che il Consiglio è riuscito a mettere assieme, se pensate di essere alla mia altezza sfidatemi su questo ring! »
L'entusiasmo pervase la folla. Tutti soldati, l'idea di una competizione li esaltava.
Una figura enorme salì i gradini, chinandosi a stento sotto le corda che limitavano il quadrato.
Il krogan più grande che avesse mai visto. « Wirgon del clan Ferr, è un onore misurarsi con il cucciolo del più grande guerriero della galassia. »
« Ti assicuro che questo “cucciolo” non è tale, non mi serve il nome di mio padre per essere un guerriero. Lo sono per me stessa. Pronto? » dichiaro Olivia con enfasi, conoscendo bene il modo di fare dei Krogan.
« Pronto! » disse il suo avversario mettendosi in guardia.
Olivia si fece sotto, all'ultimo scattò all'indietro evitando un problematico abbraccio del krogan. Ruotando sul proprio asse colpì Wirgon in faccia con un calcio volante, un pugno, seguito da un altro calcio. Il krogan non vacillò, ma per qualche secondo avrebbe avuto la visuale confusa.
Distrattamente riconobbe le voci di Pars e Asiria che la incitavano. Sorrise.
Gli andò incontro, si appoggiò alla sua spalla che usò per darsi slancio. In un secondo fu sulla sua gobba, le gambe attorno al collo di lui. Si lasciò cadere all'indietro.
Da quella posizione vide le due compagne di squadra sporgersi da oltre la balaustra di un camminamento sul lato sinistro della palestra.
I krogan erano formidabili, lei lo sapeva bene, però la natura non li aveva fatti per alzare la testa. Olivia l'obbligò a farlo, togliendogli l'aria e facendosi cadere un istante prima che lui riuscisse ad afferrarla.
Cadde sulle mani, una breve capriola per spostarsi di lato, temendo che il bestione potesse fare qualche passo indietro, tirò un calciò alle ginocchia del krogan.
Non cadde ma il colpo lo sbilanciò in avanti, le sue gambe si mossero e finì alle corde. L'azione non si era conclusa, Olivia l'aveva seguito colpendolo con una spallata appena si era appoggiato alle corde. Le sfuggì un lamento mentre il krogan precipitava all'esterno.
La folla applaudì a quella dimostrazione di abilità « Volete affrontarmi, d'accordo! Però prima di arrivare a me dovrete battere un soldato per ognuna delle razze presenti sulla nave e un membro a scelta della Normandy SR3. Sono pur sempre un ufficiale, non ho tempo da sprecare con gli incapaci. Chi arriverà così avanti si prepari ad affrontare uno di quel trio che vedete lì formato da un turian, un batarian e un krogan...ma includo anche quell'asari e la quarian cheerleader che facevano il tifo per me. Superate uno di loro e potrete affrontare me.»
Asiria e Pars obiettarono dal piano superiore, totalmente ignorate.
« A posto? » chiese Arturus quando scese.
« Si, prima faceva male ma è passato subito. Questa tecnologia che ci hanno messo in corpo non è affatto male. » Ammise. Un'ombra li sovrastò. Il krogan sembrava arrabbiato.
« Wirgon tutto bene? Spero non ti sia fatto male cadendo, mi sono proprio divertita. » disse lei al krogan, come se fossero vecchi amici.
Lui sorrise, mostrando una fila di enormi denti. Era una figura minacciosa che lo volesse o meno. « Niente male, voglio la rivincita. »
« Quando vuoi, ma prima devi battere altri. » disse lei dandogli una manata sulla spalla che lui appena sentì. Trattandolo con naturalezza, come si conoscessero da sempre.
Wirgon fece un ceno del capo e si precipitò sul ring, il suo avversario un turian. In maniera un po’ caotica si stavano stabilendo dei turni di combattimento mentre altri già si affrontavano. Sembravano ragazzini che giocavano senza tener conto di nessuna regola. C’era allegria.
« Esattamente cosa speri d'ottenere da tutto questo Olivia? » chiese Arturus.
« I pettegolezzi e le notizie valgono oro su una nave, parlo per esperienza. Spero di dare il via a dei chiacchiericci, un incontro di lotta è anche un buon modo per costringere i soldati a conoscersi. Ora non abbiamo un equipaggio, ma solo soldati che collaborano fra loro perché il caso li ha imbarcati sulla stessa nave. Farò il possibile per cambiare la situazione, mi chiedo solo se ne avrò il tempo. »
« Allora “secondo”, quando avrò una rivincita? » Le mormorò Arturus.
Prima che potesse rispondere lanciò un urlo strozzato. Era rossa in viso, contenta che presi dal combattimento nessuno dei presenti le avesse prestato attenzione. Lui sorrise, Olivia metteva tutta se stessa in qualsiasi cosa facesse, per questo, a volte aveva bisogno di qualcuno che la aiutasse a distrarsi.
«Non darmi pizzicotti sul sedere quando altri ci possono vedere.» disse lei imbarazzata.
Quella sera Olivia si accoccolò nel letto stringendosi ad Arturus, aveva appena finito di concedergli la sua “rivincita” a cui lei si era piacevolmente arresa. Puntando la sveglia perché lui lasciasse la stanza prima della fine del turno di notte. Piacevolmente si addormentò soffermandosi come ultimo pensiero che se non potevano avere figli, non dovevano preoccuparsi di prendere precauzioni.


*****

Scortata da un nutrito gruppo di Divisione N comandato da Naomi Takara, Dasha entrò nella sede marsigliese della Noveria Corps. La tecnologia aveva accorciato di molto le distanze, impiegando, partendo da Vladivostok, solo tre quarti d'ora e altrettanti dallo spazio porto a lì.
Sede secondaria della compagnia, niente di più di un ufficio smistamento della merce in entrata e uscita.
Era furiosa. Durand l'aveva contatta con il più arrogante messaggio che avesse mai letto, il tizio si vantava spudoratamente di come le avesse sottratto il dieci per cento della compagnia, arrivando a convocarla a Marsiglia per discutere di un rimpasto dei piani dirigenziali.
Discutere, rimpasto...un signor nessuno convoca me! Lo faremo, ho molte domande, soprattutto su Port Hanshan”.
Nel suo messaggio Durand non dava indizi di come avesse ottenuto il denaro necessario, questo e il fatto di poter mettere le mani su quell'uomo l'avevano portata a Marsiglia. La scelta non l'aveva sorpresa, era originario di quella città e aveva legami con la mafia cinese.
La cosa non aveva importanza, la malavita locale non avrebbe mai osato niente. Sorrise. Cristina aveva fatto un ottimo lavoro nel piegare qualsiasi gruppo osasse troppo: dalla yakuza giapponese, alle triadi cinesi, fino alle squadre della morte in centro e sud America. Tutti avevano ceduto d'innanzi alla Noveria Corps tramite quella donna.
“ Dovrò decidermi a incontrarla...avrei dovuto farlo prima, troppo lavoro...alle ragazze Toronto piacerà” Pensò.
Si trovò al termine del corridoio, davanti la porta dell'ufficio del capo sezione. L'aprì di impeto, senza entrare. Un uomo dai tratti per metà asiatici e occidentali sedeva comodamente.
« Per favore entri, ho una tabella da seguire, i suoi uomini possono attendere appena fuori. Può anche tenere la porta aperta se ha paura. »
Dasha entrò chiudendo la porta con energia « Penso che lei non si renda conto... »
« Stia zitta! » l'apostrofò Durand, colta di sorpresa smise di parlare « È una delusione, tanto sicura di se da essere stupida. » e premette un pulsante.
L'intera stanza tremò, Dasha finì a terra per le violente scosse, pareva che l'edificio stesse crollando. Urla di terrore e agonia giunsero da oltre la porta.
« Naomi! » Gridò con forza, ma non ebbe risposta.
Provò a rialzarsi, Durand le fu addosso con un piede sul collo, afferrandola per il braccio sinistro e tirando con forza. Immobilizzata in quella scomoda posizione, le sfuggì un grido di dolore quando sentì il braccio tirare, con la sensazione che l'osso stesse per lussarsi.
« Questa stanza è protetta, noi sopravvivremo. » disse lui. Stranamente si accorse di star provando piacere, non avrebbe dovuto accadere. Quel percorso di pensiero non avrebbe dovuto essere attivo. Un’anomalia, quando aveva copiato il soggetto scelto doveva essersi originato un errore da qualche parte. Quei pensieri per un attimo lo fecero distrarre.
Dasha fece uno scatto veloce col braccio ancora libero, il pugnale sbucò da sotto la manica pronto a sventrarne l'inguine. Durand la fermò con una stretta decisa al polso.
« I suoi famosi pugnali da lancio. Ero preparato. »
La lama si aprì di scattò a forbice, facendo risuonare un colpo di pistola. Durand barcollò all'indietro, incredulo fissava il buco nel proprio petto.
Un dolore totalmente diverso lo investì, qualcosa si stava facendo strada nel suo petto attraverso carne e ossa. Lo sterno dell'uomo esplose facendolo cadere all'indietro a braccia aperte.
Dasha si alzò dolorante per niente soddisfatta, avrebbe preferito avere delle risposte e probabilmente sarebbe rimasta bloccata li per chissà quanto se il palazzo era davvero crollato.
Si mosse cercando qualcosa di utile, dando le spalle al defunto Durand.
Un colpo secco e la sua fronte picchiò contro il muro macchiandolo di sangue, mentre un rivolo di esso le scendeva dalla fronte. Cercò di muovere la testa ma una presa dalla forza inaudita gliela stava schiacciando contro la parete. Riuscì a guadagnare pochi millimetri, abbastanza da vedere con la coda dell'occhio. Non credeva a suoi occhi.
Durand era in piedi, sorridente, sporco del suo stesso sangue e con un buco in mezzo al petto.
« Proiettile Piranha Worms, uhm...una loro versione miniaturizzata, le mie linee di pensiero non avevano formulato questa possibilità. Purtroppo non basta. »
Lei sentì la testa tirata violentemente indietro, subito dopo la parete si avvicinò a una velocità che le parve folle.


*****

Laudat era felice di essere ritornato su Noveria, dopo che altri gli avevano dato il cambio sulla Terra. Adesso lui e Sartrone erano in licenza, aveva passato molto tempo con sua moglie e figlia ma quella sera si era trovato al loro solito locale con alcuni colleghi per una partita a carte.
Il posto non era niente di che: fumo e alcool al piano inferiore, prostitute a quello superiore. Tutto gestito dalla compagnia, stipendi regolari per chi ci lavorava, niente percosse e la sicurezza di non prendersi malattie. Lo sceglievano perché dava un senso di nostalgia, lui ormai era un padre di famiglia e un onesto dipendete della Noveria Corps.
Questo aveva sconvolto il suo stile di vita allontanandolo da certi posti.
Un rumore di passi sulle scale gli fece alzare la testa.
« Finito con quella puttana? Aspettiamo solo te. » disse.
Sartrone annuì, accomodandosi. Il batarian salutò con un cenno della testa gli altri al tavolo. Oltre a loro vi erano due “blu”, loro vecchie conoscenze, operai addetti al trasporto.
La Noveria aveva un colore e una divisa per ogni lavoro, da esso era facile capire il compito che si svolgeva.
« A Caninea stanno scavando parecchio. » commentò Laudat.
« Già, sarà come ricostruire un dente. Ci vorrà parecchio. Hanno estratto molti corpi. » disse un “blu”, rovinando un po' l'atmosfera.
L'altro assumendo una posizione religiosa disse « Così vuole la Weaver! » tutti risero. Diffuse erano le battute che associavano la Weaver a una sorta di dea del pianeta.
Laudat aveva appena terminato di dare la prima mano di carte quando, dalla cassa del locale giunse un gran vociare e dei gemiti da un asari « No!No!No! » Laudat si girò verso Sartrone.
« Che diavolo sta succedendo? »
Non era una domanda retorica. Un asari piangeva e a farle da coro i lamenti delle persone più vicine.
Dei pugni dati sulle pareti rimbombarono, lui si guardò attorno, alcuni degli avventori nel locale piangevano senza vergogna, con le lacrime che lasciavano tracce chiare sullo loro facce.
« Ma che diavolo è successo? » chiese ancora.
Spazientito si alzò dal tavolo afferrando una di quelle persone sconvolte.
« Che succede? » Gli gridò contro.
« È morta! »
« Chi ? »
« Dasha Weaver è morta! » Annunciò l'uomo. Pallido si voltò verso Sartrone, lacrime sgorgavano dagli occhi del batarian mentre leggeva la notizia sull'ominitool.
Aveva udito tutto, controllando subito la veridicità di quell'affermazione.
Laudat sentì qualcosa che gli chiudeva la bocca. Ansimò qualche istante mentre la bocca gli si apriva come in cerca d'aria. Poi, senza poterselo impedire, cominciò a gemere e gridare come tutti gli altri.

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Capitolo 18
*** Cristina Balestrieri ***


I consiglieri erano riuniti. Nelle sale messe a disposizione per loro dall'Alleanza, stava succedendo un evento raro. Tevos era arrabbiata.
Era difficile che la consigliera si lasciasse governare dalle emozioni, questo suscitava la curiosità dei suoi colleghi.
La scomparsa della Weaver e le necessità della guerra li avevano costretti a intervenire, imponendo a forza al CdA della Noveria Corps la scelta del Consiglio.
Optarono per una soluzione temporanea. Mettere una figura provvisoria che tenesse in piedi la situazione, lasciando ai dirigenti della compagnia il compito di trovare una soluzione definitiva. Se potevano...
La situazione era complessa. Pubblicamente la Noveria Corps era un azienda gerarchica a schema piramidale ma dal paradigma flessibile. Una società non legata al suo presidente.
Nella realtà dei fatti...la Noveria Corps era Dasha Weaver.
« Non ha mai pensato a una successione, stronza! » sbottò a un tratto l'asari.
« Consigliera! » disse Jerod, il salarian era scandalizzato.
« Fa silenzio testa a punta! » rispose lei. Deos e Bakara si guardarono a vicenda cercando di non ridere.
Un movimento alla sua destra attirò l'attenzione di Tevos, voltandosi si vide davanti un bicchiere ripieno di qualcosa. A porgerlo Chloe De Falco « Un alcool della Terra, utile in questi casi. »
Tevos lo prese mandandolo giù in un sorso facendo alzare un sopracciglio a Chloe, ignara di quale fosse il grado si sopportazione di un asari al Bourbon.
« Doveva morire adesso? Avevamo un accordo e quella mi va a crepare sulla Terra. Qualche novità Chloe? »
« Non ancora, è stato sicuramente un attentato. Sono state trovate tracce di esplosivo e miscele incendiarie. Tra i cadaveri rinvenuti nessuno è stato identificato come Dasha Weaver. Anche il suo vice della sicurezza, Naomi Takara che l'accompagnava, è mancante. »
« Che situazione... » - mormorò Tevos - « Essere costretti dalle circostanze a spalleggiare quel Meng Durand, sia per rispetto della legge che per fare in fretta, tenendo anche conto del regolamento interno della Noveria Corps. » Attraverso acquisti ripetuti sul mercato azionario, era riuscito ad acquisire una significativa percentuale di azioni della Noveria Corps.
La documentazione presentata era tutta in regola, apparentemente. Nel mondo della finanza difficilmente dietro le grandi somme non c’era qualche segreto. Lui si era presentato nel migliore dei modi, parlando di una stretta collaborazione e di altre cose che il Consiglio aveva gradito sentirsi dire.
«Sappiamo perché Dasha era a Marsiglia? » domandò la Consigliera asari.
Chloe si accomodò al suo posto « Nessuna. Comunque mi ha sorpreso che quella donna sia intervenuta a favore del signor Durand durante la seduta. »
« Uno “sconosciuto” che ha il dieci per cento della Noveria Corps. Pensa che i due possano aver cospirato contro la Weaver? Immagino abbia già incontrato la signora Balestrieri. » domandò NinéFogar vas Sozal, la consigliera quarian
« Due volte è dire tanto, non so davvero rispondere. Meng Durand ha fatto fortuna di recente su Noveria, per comodità il Consiglio preferisce ignorare cosa accade sul pianeta. » -Disse Chloe -« Il “non sapere” è sempre un’ottima scusa. »
Deos intervenne « Lei è una delle persone più influenti della Noveria Corps, lui ne è l'azionista principale ora che la Weaver è scomparsa e con il vicepresidente in coma. »
« Quanto accaduto a Isabella non è imputabile a loro, ma può essere il fatto scatenante. Dasha deve essere apparsa vulnerabile. » aggiunse Jerod.
« Abbiamo approvato Durand per urgenza, ora possiamo indagare con calma. Rimuoverlo, se non ci soddisfa, dovrebbe essere facile. » affermò Bakara.
Tutti fissarono De Falco, erano pur sempre sulla Terra. « Si può fare. »
Tevos annuì « Ho l'impressione di essere stata usata, voglio scoprire il come e il perché. »


*****


La prima sensazione fu il dolore. Dasha avvertiva un dolore unico, quando lentamente aprì gli occhi le ci volle un minuto buono per vedere distintamente.
Scoprì di essere nuda, delle catene la tenevano appesa in mezzo a un cono di luce formato da una lampada proprio sopra di lei. Oltre il cono di luce le parve di vedere delle figure, non aveva importanza, qualcuno doveva essere in ascolto.
« Se c'è stato sesso, deve essere stato scadente...non ricordo nulla. » borbottò sarcastica.
Scorse quattro figure avvicinarsi “ No, cinque” notandone una quinta più indietro.
Uno schermo olografico si accese davanti a lei. Meng Durand.
« Lei è viva perché ho bisogno delle sue informazioni, saranno preziose per la mia gestione della Noveria Corps. Qui il primo problema, un torturatore esperto minimizza i danni fisici aumentando quelli mentali. Ma la sua mente è preziosa, non posso permettermi il lusso di danneggiarla. Per questo mi affiderò ai signori presenti con lei, non provi a corromperli, odiano tutti lei, il suo direttore e la Noveria Corps. Non crederanno a una sola parola. Ecco cosa voglio: il codice per accedere al sistema centrale della compagnia. »
« Fottiti o meglio, prova ad accedervi di persona. »
Lo schermo olografico si chiuse. Quattro corte lame energetiche apparvero in mano agli uomini intorno a lei. Non aveva mai visto armi di quel tipo.
« Ascoltate, Durand non è... »
Un pugnale le trapassò il seno destro continuando la sua corsa fino allo stomaco, lei urlò dimenandosi in maniera animalesca mentre sentiva la carne lacerarsi. Per un secondo ebbe un pensiero di soddisfazione, all'idea che Durand non avrebbe mai avuto quello che desiderava.
La testa le ricadde verso il basso, sentì il dolore diminuire, certa del primo segnale della morte in arrivo “Così finisce...” Rifletté
Sgranò gli occhi incredula, il suo corpo non aveva la minima ferita eppure aveva sentito la lama e il dolore era stato reale.
« Non morirai così in fretta donna. » disse la quinta figura avvicinandosi, era il cinese più vecchio o forse la persona più decrepita che Dasha avesse mai visto. Dava una sensazione di antico.
« Questi pugnali faranno credere alla tua mente che qualsiasi colpo inferto al tuo corpo sia reale. Avremmo modo di farti soffrire e ottenere le informazioni che servono a Durand. »
« Ascoltate...»
« Taci femmina di Noveria! Se solo avessimo qui anche il direttore Cristina sarebbe tutto perfetto. Qualsiasi cosa accada da ora sei una merce di nostra proprietà, quando Durand non avrà più bisogno di te noi completeremo la nostra vendetta. »
Un gesto con il dito, tutti e quattro gli uomini furono su di lei trafiggendola con quelle lame sconosciute.
Cercò di resistere, di spiegare a se stessa e alla sua mente che niente di quello che percepiva era reale. Fu inutile, quando una lama la trafisse al linguine senti le viscere cedere, una sensazione di calore le avvolse le gambe. Si era urinata addosso e non solo, sentiva i muscoli dell'ano contrarsi per gli spasmi fuori da ogni controllo.
Istintivamente i quattro uomini si ritrassero « Donna disgustosa. » Mormorò uno, tornando a scagliarsi con ancora più foga. Dasha urlò.


*****


Motore economico del Canada, Toronto era una delle città più multi razziali nel mondo, con circa il venti per cento degli abitanti non umani.
Il centro di Toronto era il distretto affaristico principale della città. Lì si trovava il grattacielo Avalon di proprietà della Noveria Corps, sede principale della compagnia sulla Terra. Formato da due ali a forma trapezoidale, disposte verticalmente, che si incrociavano in un corpo centrale di forma cilindrica.
Il terzo più alto della città, totalmente eco-sostenibile, circondato da un vasto parco aperto al pubblico era il polmone verde del centro, caratteristica che lo rendeva unico e molto apprezzato da tutta la popolazione.
Il solo ad avere un accesso proprio al “Path" (il percorso). Un insieme di strade sotterranee che i locali considerano come parte della città stessa. Creata agli inizi degli anni sessanta del XX secolo perché, causa i venti nordici e la latitudine, si potevano verificare inverni straordinari con temperature che arrivano di meno venticinque gradi di mattino e di sera. Durante la guerra dei Razziatori, fornì un primo rifugio alla popolazione e in seguito fu quasi totalmente distrutto. Il traffico convenzionale era bandito nella città sotterranea tranne i mezzi autorizzati, gli spostamenti eranoprevisti a piedi, ma il path aveva numerosi punti di contatto con l'esterno e con una fitta rete di stazioni del trasporto pubblico di superficie e sotterraneo.
La città sotterranea era completamente attrezzata come una città comune: aveva banche, uffici postali, locali pubblici, ristoranti, uffici e supermercati.
« La situazione è questa signori: con la scomparsa della signora Weaver e il vicepresidente in coma non esiste una maggioranza azionaria ben definita, questo fa di me la persona con più azioni in assoluto della compagnia. Ne possiedo il 10%, mentre nessuno di voi o degli altri direttori ne ha più del 5%. Potete solo accettare le mie decisioni. » Dichiarò Durand in collegamento con Noveria. Aveva occupato le stanze riservate di Dasha ad Avalon.
Un uomo grasso e pelato si alzò in piedi, rivelando un'energia inaspettata, il viso era rosso e una grossa vena gli pulsava in testa. Meng lo trovò comico.
« Lei è folle! Accettare un signor nessuno come presidente! In più appoggiato dal Consiglio della Cittadella! Mai! Mi ha sentito brutto stronzo? Prenda le sua azioni e se le fichi nel culo! Per diventare presidente le serve il voto del CdA e del Direttorato. Non avrà nessuno dei due, di sicuro non avrà mai il mio voto. » Urlò l'uomo.
« Lei è Gunthar Winward, vecchi rapporti da Palaven la citano come il responsabile contabile di un'organizzazione illegale dedica al gioco d'azzardo, colui che doveva garantire che le scommesse fossero pagate. La prego di riflettere, ho convinto il Consiglio a supportarmi in questo ruolo. Questo significa che riconosce che ho i requisiti necessari: sono un dipendente della Noveria Corps e non un esterno, sono azionista di maggioranza della compagnia, la galassia è in stato d'emergenza e attendere che noi rivolvessimo i nostri problemi interni era uno spreco di tempo. Da qui la decisione del Consiglio di supportare la mia candidatura. Potete guardarvi in giro, non troverete nessuno più adatto di me. Inoltre....»
L'uomo parve soffocare nella sua stessa rabbia, quelle argomentazioni erano ragionevoli ma questo serviva a renderle ancora peggiori.
Una figura alle spalle di Durand si mosse, avvicinandosi. La donna aveva carnagione olivastra, una statura nella media, capelli castani, formosa, era facile intuire un fisico allenato, ne magro nè grasso, forti lineamenti del viso, labbra sottili, occhi color nocciola e seno piccolo.
L'uomo del CdA ricadde sulla sedia, anche attraverso lo schermo il suo stupore non poteva essere maggiore.
«...potete vedere la direttrice Cristina Balestrieri dietro di me. Il direttore della Terra mi ha dato il suo appoggio. »
I membri del CdA osservarono ammutoliti. Durand continuò a parlare. « Presto convocherò il Direttorato qui sulla Terra. Noveria non è adatta con Caninea così fortemente danneggiata. Con il voto a mio favore di quelli noto come uno dei “quattro grandi direttori”, la mia nomina non è del tutto impossibile. Fino a quel momento spero mi accetterete nella carica di presidente a tempore. »
L'uomo grasso ridacchiò « Non pensare che questo basti, Dasha ci aveva scelti perché conosciamo di cosa era realmente capace...La temevamo, quindi obbedivamo. Non credere che con te sarà lo stesso. Non penso che tu possa accedere al sistema principale della compagnia. “La stanza” rimane inviolata. Vedo bene, come qui su Noveria, i tuoi tirapiedi ci girano attorno. Ho ragione? »
Durand si accigliò « Ho chi sta lavorando per trovare una soluzione. »
L'uomo grasso rise « Dasha sapeva come dar valore alla propria vita, riunendo e richiudendo in una sezione interna del sistema centrale e al tempo stesso isolata da esso tutte le informazioni più sensibili. Un “tesoro” tale da rendere chiunque una delle persone più temute della galassia. Non lo nego...notizie su di noi, sui direttori, sulla signora Balestrieri dietro di lei. Mi dica direttrice, com'è non sentirsi più il collare al collo? »
« Potrei rivolgerle la stessa domanda. » rispose impassibile.
« Come osa! Io non ho aperto le gambe al primo venuto. »
« Facendo parte del CdA lei è in posizione più alta della mia. Mi permetto però di ricordarle con chi sta parlando. »
L'uomo mostrò un attimo d'incertezza, quella donna era temibile. Secondo alcuni, era la persona più vicina ad una possibile successione se Dasha Weaver fosse venuta a mancare. Questo almeno prima che l'ipotesi diventasse realtà, perché schierarsi con quel Meng Durand?
« In ogni caso la mia nomina temporanea da parte del Consiglio rimane valida. Su questo non potete obiettare. Aggiorno la riunione a domani.» dichiarò Durand e chiuse il collegamento.
Si concentrò su Cristina cercando di sondarla, la maggior parte delle sue linee di pensiero conducevano al tradimento. Era certo fosse pericolosa, ma la sua utilità a breve termine fondamentale.
Inaspettatamente era apparsa nel mezzo della sua riunione con un Consiglio agitato. La scomparsa della Weaver, non si parlava di morte non essendo il corpo stato ritrovato, li preoccupava visto l'importanza delle forniture della Noveria Corps a sostegno della guerra.
Lui si era presentato come unico e legittimo candidato, promettendo il mantenimento degli impegni presi in cambio del loro sostegno fino alla rettifica da parte della compagnia stessa al ruolo di presidente. Poi era apparsa lei, sostenendo la sua posizione. Questo l'aveva sorpreso, nessun calcolo mentale da lui formulato portava a quella possibilità.
Cristina avrebbe dovuto osteggiare in qualsiasi modo l'elezione del vero Durand, non era possibile che non fosse informata sulle sue origine. C'era una sola cosa da fare.
« Perché ho il vostro supporto? Dovreste trattarmi da nemico, sapete sicuramente cosa mi è capitato per opera vostra. » disse interpretando la parte di Durand
« Ho bruciato vivi, in un apparente guasto elettrico, la vostra famiglia per eliminare in un singolo tentativo i capi mafiosi della mafia cinese e francese a Marsiglia. Lei e pochi altri siete sopravvissuti. »
Durand la guardò in attesa di altro.
« Oh...perché vi appoggio? Non sarete mai presidente senza il mio aiuto, venite visto come un'imposizione esterna. Questo vi alienerà molti direttori, Divisione N potrebbe anche decidere di rimuovervi senza chiedere il parere a nessuno. Quegli uomini erano fedeli alla Weaver, senza di lei Tetrius potrebbe agire come meglio crede. Nonostante le perdite per la distruzione di Caninea, su Noveria rimane la maggior forza militare della compagnia. Il resto è disperso tra i singoli direttori e la scorta delle navi. Sono come i pretoriani nell'impero romano, ma se li pagate bene potrebbero anche appoggiarvi. Se poi voi sarete presidente, vi servirà sicuramente un vice. Un ruolo che sarei lieta di ricoprire. »
Lui rimase impassibile, analizzando ogni dato, tutto tornava ed era innegabile un elevato tasso di competizione tra i direttori. La Weaver l'aveva favorito, non voleva riposassero sugli agi delle loro posizione.
« Penso si possa fare. » ma decise di metterla alla prova « Avevo già pensato a Divisione N, la soluzione è semplice: scioglierla. È ridicolo che una compagnia abbia un esercito privato, questo ci farà risparmiare. Inoltre ho intenzione di governare dalla Terra, andare su Noveria sarebbe mettersi da solo nella tana del leone. No, li costringerò a fare a modo mio. »
« Approvo, agendo sulla Terra i direttori capiranno che la politica della compagnia ha preso un nuovo corso. Se non ci possiamo fidare di Divisione N meglio eliminarla. Ora, se mi scusate devo sbrigare alcuni doveri. » Riferì uscendo.
“ Mi tradirà, ma quando? “ rifletté il falso Durand.
Lui vedendola allontanarsi ripensò al nomignolo di quella donna “Murena”, un pesce del mediterraneo facile da trovare attorno alla Sicilia di cui lei era originaria. Un pesce difficile da scorgere, sempre nascosto tra gli scogli, mimetizzato. Pericoloso. Dotata di grande velocità e scaltrezza che usa per confondere e isolare la preda. Aveva l'abitudine di colpire alle spalle.
Si, un sopranome adatto a quella donna” pensò
Accantonò quel pensiero altre due questioni lo attendevano. I cloni di Isabella erano stati presi in custodia, doveva trovare un modo per avvicinarli. I più stretti collaboratori della Weaver erano spariti nel nulla, ma l'unico che gli interessava veramente era Sunt Quis. Ideatore del sistema centrale della Noveria Corps.


*****


Cristina uscì all'aria aperta solo un istante, infilandosi subito in un auto con i vetri oscurati che si lanciò nel traffico.« Quel Durand è un falso. » affermò senza esitazione.
Alla notizia l'uomo si protese in avanti toccando con la testa il tettuccio dell'auto, si muoveva a disagio in quell'ambiente troppo piccolo per la sua mole.
« Non agitarti Makarov, voglio riposare, tornare nel mio letto. È stato faticoso oggi. »
« Si direttore, ma...»
« Ehm…come faccio a esserne sicura? »
Makarov annuì.
« Tu non lavoravi per me a quel tempo, se ascolti le storie successe che ero già direttore ma non fu così...il ruolo di direttore per la Terra era appena stato istituito, ero una possibile candidata. Tutti noi avevamo dei compiti, in base a come li avremo svolti Dasha ci avrebbe valutati. Io dovevo occuparmi dei problemi di Marsiglia. Conosci la storia dell'incendio? »
« Certo, molti ancora non capiscono come avete fatto. »
Cristina rise « Caro Makarov, non feci niente! »
« Spiegatevi! »
« Mentre studiavo il da farsi individuai qualcuno di profondamente insoddisfatto, desideroso di abbandonare la sua vecchia vita: Meng Durand. Presi contatto con lui, gli diedi tutto il necessario e appiccò l'incendio. »
« COSA? » Urlò esterrefatto Makarov.
« Agghiacciante, soprattutto se si pensa che uccise anche i propri genitori in quel incendio...così il frutto di un matrimonio mafioso che avrebbe dovuto garantire la pace tra la malavita fu ciò che le distrusse quasi totalmente. »
« Ma lui vi odia? »
« Certo, perché non mantenni la mia parola. Gli promisi un ruolo importante alle mie dipendenze. Invece lo feci rimanere a Marsiglia tra sua gente, per spiarla per me. Io conoscevo il suo segreto. Quando mutarono le circostanze, con discrezione, lo feci entrare nella Noveria Corps. Tutti sapevano che mi odiava, un utile specchio per le allodole. Il posto di direttore per la Terra è piuttosto ambito. A quel punto la minaccia era minore, ma temeva lo stesso che qualcuno scoprisse cosa aveva fatto. Pare che le mafie orientali abbiano una memoria molto più lunga sui torti che quelle europee. »
« Ancora non capisco la vostra sicurezza nel dire che è un impostore? »
« Perché lui conosceva la storia che conoscono tutti, gliel'ho letto chiaramente in viso e posso assicurarti che non ci sono documenti in giro. Gli unici a conoscerla siamo io e il vero Durand...o e adesso tu, Makarov. »
Il gigante russo sentì un brivido, condividere certi segreti era pericoloso « Ora che farete? »
« Mi renderò indispensabile. »
« Tuttavia signora non pensa sia presto per schierarsi? Cosa farebbe se la signora Weaver dovesse ricomparire ? E il vicepresidente? Togliere la vigilanza è stato un errore. »
« Decido da sola cosa mi conviene. Mi spiace non aver incontrato Dasha prima, non viene mai sulla Terra, avremo passato un piacevolissimo pomeriggio a parlare d'affari e a spettegolare come l'ultima volta. »
Makarov si schiarì la gola « Se posso... sembrate averla conosciuta bene. Non solo per lavoro. »
Cristina lo fissò con attenzione « Sei un maleducato... non bisogna indagare sui segreti di una signora. »
« Mi scusi direttore. » rispose lui formale, non avrebbe mai fatto niente per irritare quella donna
Lei sbadigliò, appoggiandosi contro un lato della vettura, pareva addormentarsi. Si destò un secondo dopo gridando « Dimenticavo...»
« Cosa direttore? »
« Divisione N sarà sciolta! »
« Eh! » Esclamò Makarov incredulo, immobilizzato dallo shock della notizia.
« Non temere...ti terrò con me...sei...utile. » mormorò lei mentre si riaddormentava.
Makarov incredulo cercava di riprendersi dalla notizia, Divisione N era stata la sua vita per anni, i migliore che avesse mai avuto. Aveva anche sentito l'orgoglio di farne parte, ora perdeva tutto. In più, come avrebbe fatto a spiegare a sua moglie che era disoccupato.
Deglutì a fatica “ Devo avere fiducia in questa donna, non ho scelta...ma quanto vorrei prenderla a sberle anche solo una volta. “
Davanti al russo Cristina dormiva soddisfatta.


*****


Steve era seduto al tavolo apparentemente sprecando tempo, c'era molto lavoro da fare ma aveva bisogno di riordinare le idee. "Dasha è morta...i rifornimenti sono in ritardo...chissà come stanno le ragazze? E mi miei genitori?...abbiamo risolto quasi tutti i problemi per il lancio... che starà facendo Olivia?...forse dovrei chiamare nonna...Alexya, Diana e Trish ora sono sole...finché non ho notizie non è un mio problema…dovrei aiutarle…no,stai fermo ....quelle IV donate dalla Noveria sono state una salvezza...mia sorella deve aver fatto qualcosa." sospirò concentrandosi su un piccolo oggetto davanti a lui. Solo poche ore prima la base era stata ispezionata, in quell'occasione aveva ricevuto una notizia inaspettata.
In modo da dargli tutta l'autorità necessaria l'Alleanza promuoveva Steve William Shepard al rango Tenente Capo.
Dovette trattenersi dal bestemmiare, le mostrine con il suo nuovo grado erano davanti a lui. Si sentiva più angosciato e sotto pressione che mai, cupo continuava a osservarle. Fosse servito le avrebbe gettate nell'immondizia
"Non le voglio...porca troia...non le voglio,non le voglio, non le voglio." Gli piaceva la vita nell'Alleanza, aveva sempre sperato un incarico, magari come capo istruttore specialista, in qualche località dove avrebbe potuto prendersela comoda.
Salire troppo in alto voleva dire occuparsi di una miriade di questioni complicate. Un incarico con doveri banali, magari sposato con Ilary. Quell'immagine di pace lo fece prima sorridere, per poi ripiombare in uno stato ancora più cupo all'idea che il suo sogno si allontanava.
« Chi lo dice ad Olivia che ora la supero di grado? » Poi un nuovo pensiero lo fece sussultare, consultò il sito dell'Alleanza su extranet « 1900 crediti di stipendio contro i 1600 da tenente! » Disse deluso.
Un quarto d'ora dopo uscì dal suo ufficio indossando i nuovi gradi, li aveva e tanto valeva sfoggiarli. Il calore del sole era soffocante come sempre e il vento faceva alzare una leggera nube di sabbia, obbligando umani e altre specie più sensibili a coprirsi la bocca. Solo turian e krogan pareva a loro agio.
Entrò nell’hangar manutenzione cinque, dove armature allineate erano oggetto di manutenzione.
Osservò la gente lavorare. « Qualcosa non va...» borbottò.
« Problemi signore? » aggiunse qualcuno, lui sobbalzò. Perso nei suoi pensieri non aveva sentito arrivare Hagra Fizz, salarin e capo meccanico della base. La messa a punto dell'armamento a eezo 19 era compito suo.
« Il lavoro? » chiese Steve.
« Bene, siamo leggermente in anticipo. Quelle IV che abbiamo ricevuto da applicare alle armature medie e pesanti ci hanno aiutato di molto...la sua è pronta. Per un individuo è troppo complicato controllare una caduta da quell'altezza, sotto probabile fuoco nemico, con i razzi, un IV invece non ha di questi problemi. »
« Bene. » rispose serio, il salarian si sentì incerto. Generalmente il suo comandate in capo non era mai così serio.
« È l'effetto della promozione? » domandò una voce tutta femminile. Steve dovette alzare lo sguardo per trovarne l'origine. Seduta in cima a una pila di barili, un fucile sulle gambe, una donna dai tratti pellerossa, sorrideva come se avesse appena detto una battuta divertente.
« Non ora Sioux. » commentò lui. Il vero nome della donna era Derica Yorks, ma lei preferiva il suo soprannome che faceva riferimento alla tribù indiana di cui la donna apparteneva.
Lei lo guardò storto un attimo e scese a rotta di collo, sotto lo sguardo terrorizzato del salarian che con la mente vedeva la piramide cadere.
Toccò terra senza problemi « Signore? » sussurrò seria.
« Ho la sensazione che stia andando tutto di merda. » si lamentò lui, mani sui fianchi.
I due subalterni si guardarono confusi « Il problema è che non so cosa... Olivia e gli altri non sono raggiungibili, i miei genitori dispersi, Dasha Weaver morta, solo il diavolo sa che staranno facendo Alexya, Diana e Trish... Isabella in coma e se si risveglia sarà un inferno. Siamo dispersi e non abbiamo l'iniziativa in questa guerra. Stiamo sbagliando. »
« Uh, qualcuno ha voglia di agire » disse Sioux, che però del discorso aveva capito meno della metà.
« Quando arriveranno le “uova”? » chiese Steve.
« Beh ecco, non saprei c'è una certa confusione su Noveria al momento. » spiegò Hagar.
Lui si passò una mano sulla fronte in cerca di un'idea « Senza quelle il piano è inattuabile. »


*****


« Ecco il rapporto su Uttukku. » riferì l'ufficiale porgendo il documento ad Hannah Shepard.
« Mio nipote si sta dando da fare. » commentò l'ammiraglio leggendolo.
« Signore mi è permessa una domanda? »
« Sicuro, posso sempre non rispondere. »
« Si certo. » disse l'uomo imbarazzato « Perché accettare di servirsi dei soldati peggiori di ogni esercito per una missione di questa importanza. »
Hannah gli rivolse un sorriso tenero « Si sbaglia, non sono i peggiori. Quelli li scacciamo o finiscono nei carceri militari. Di questi solo non sappiamo che fare, non mancano di capacità, sono solo svogliati, privi della volontà di migliorarsi. Per loro l'esercito è solo un posto comodo che gli permette di finanziare il loro stile di vita. »
« Riunirli a cosa servirebbe? »
« Ha fatto lei il rapporto, dovrebbe capirlo. »
« Eh? »
« Il lavoro pare a buon punto, le infrazioni al regolamento sono all'ordine del giorno. Il problema con quelle persone è che hanno un proprio modo di far le cose. Così anche mio nipote, se deve sputare sul regolamento per raggiungere un risultato può stare tranquillo che lo farà. »
« Ma...non è contrario a quello che l'Alleanza insegna? »
« Non sempre si può applicare quello appreso a “scuola”. Può andare. »
« Sissignore. » e uscì dalla stanza.


*****


Su Noveria gli allarmi risuonarono quando un mezzo di trasporto non autorizzato uscì dal hangar scortato da sette individui, non avevano segni distintivi.
I mercenari agli ordini dei soci di Durand che avevano sostituito divisione N corsero sul posto per essere abbattuti man mano che arrivavano.
Anche i difensori ebbero perdite, solo quattro salirono sul mezzo quando partì. Senza una parola o un suono si misero ciascuno a lavorare su uno dei generatori a eezo19, nome in codice “uova” per via della forma.
La sola altra persona a bordo era il pilota che impostò la rotta per Uttukku. Intanto nella stiva, tra i quattro individui che lavoravano una sfera brillava di un blu minaccioso.


*****


Durand era stato informato ma non aveva una risposta, pur sforzando la sua mente non capiva chi poteva esserci dietro quel furto.
Secondo i piani presto si sarebbe dovuta verificare un'esplosione accidentale che li avrebbe distrutti.
Un avviso acustico annunciò un messaggio in arrivo. L'Alleanza lo informava che i generatori erano giunti a destinazione, aggiungendo che si erano verificati strani fatti che necessitavano di una spiegazione.

*****


Sulla pista di atterraggio su Uttukku, una cinquantina di soldati in assetto completo aveva circondato il mezzo di trasporto appena giunto da Noveria.
Quando era apparso sul radar senza codici di riconoscimento era scattato l'allarme, solo l'annuncio del pilota di guasti tecnici aveva evitato che venisse abbattuto.
Steve non volendo correre rischi aveva dato l'allarme e preso quei soldati per circondare il veicolo.
I contatti con il pilota cessarono dopo l'atterraggio, quando una squadra salì a bordo scoprì che si era sparato alla testa. Non vi era traccia di nessun altro.« Isolate il mezzo, mantenete un cordone di sicurezza, è vietato far scendere le “uova” fino a quando i tecnici non le avranno analizzate, se succede qualcosa di strano prima sparate dopo chiedete. » Furono gli ordini

Nello spazio attorno al pianeta, quattro corpi galleggiavano nel vuoto siderale mentre la luce blu della sfera si attenuò fino a spegnersi diventando nera, frantumandosi in una miriade di piccolissimi pezzi. I corpi, nel giro di qualche minuto, entrarono nell'atmosfera e non ne rimase traccia.
Durand aveva finito il suo inutile incontro con l'Alleanza senza dare e ottenere nessuna risposta. Avrebbe dovuto contattare i suoi creatori. Qualcosa era appena sfuggito al suo controllo, questo lo allarmava.


*****


Ilary si sedette assonnata alla mensa della nave, aveva appena finito un turno di notte al timone della nave assieme a un salarian che aveva deciso di soddisfare prima il bisogno di sonno che quello del cibo. Eri quindi sola ad occupare il tavolo, un'altra trentina di persone che avevano appena finito il turno condividevano con lei la mensa.
Inspirò col naso per inebriarsi degli odori della prima colazione, l'unico vantaggio dei turni di notte era l'arrivare per primi e godere di ampia disponibilità.
L'odore le fece venire un rigurgito acido dalla stomaco che rimandò giù, diede un'occhiata al menu appeso in aria. La scritta diceva cucina turian, il suo buon umore ebbe uno schianto, non la sopportava, nutriente ma essenziale al massimo, anche quando venivano usati alimenti che poteva consumare.
Ebbe un attacco di nausea, era due giorni che non si sentiva perfettamente. Decise che se per domani non fosse migliorata avrebbe fatto una visita in infermeria.


*****


« Leva i piedi dal tavolo! » ordinò Winward a denti stretti, in bocca un sigaro. Un vorcha gli mostrò una fila di denti appuntiti. Era Xoros Zak con lui un drell e una quarian che rispondevano ai nomi di Hehosuul e Yaafe'Xos. Si erano presentati appena Divisione N era stata smobilitata, insieme a diverse compagnie di mercenari.
Sbarcarono accompagnati da un messaggio di Durand che ne autorizzava lo stanziamento su Noveria per garantirne la sicurezza a un prezzo minore, indirizzando un ghigno agli ex collaboratori della Weaver.
« Questa è la sala riunioni del CdA della Noveria Corps, non il cesso dove tua madre deve averti scaricato alla nascita. » I due compagni di Xoros risero. Il vorcha fece per alzarsi, l'uomo diede un calcetto alla sedia facendolo finire disteso sul pavimento.
« N! » gridò Winward
« AAArrgh!! » ringhiò il vorcha, rimettendosi in piedi.
A presentarsi un paio di mercenari, l'uomo per un secondo si perse d'animo. Aveva agito com'era sua abitudine, chiamando nel solito modo gli uomini della sicurezza della compagnia.
Ma Divisione N era stata sciolta, al suo posto i mercenari portati da quei tre individui.
« Basta così! » Impose una voce da uno schermo. Meng Durand era in collegamento da Toronto
« Mr. Gunthar queste persone sono qui a proposito, le ho nominate membri del CdA e responsabili della sicurezza. »
Senza proferir parola uscì dalla stanza livido di rabbia, con lui gli altri membri sopravvissuti del Cda.
Il falso Durand era soddisfatto anche se il suo viso mostrava rabbia. Come sperava aver inserito quei tre criminali nel CdA aveva esasperato la situazione. L'innesco che avrebbe portato a una serie di sommosse tra i suoi soci e gli abitanti di Noveria, bloccando qualsiasi produzione sul pianeta. Con piacere le sue linee di pensiero dimostrarono che una scenario di guerriglia urbana su tutto il pianeta era quanto mai vicino.


*****


Olivia leggeva nel suo ufficio i rapporti delle ultime perlustrazioni, ancora niente. Cercando una posizione comoda fece scivolare il gomito sinistro sul tavolo, facendo cadere accidentalmente alcuni datapad. Borbottando li raccolse, tra essi notò il rapporto di Miranda sui prigionieri grigi. Decise di rileggerlo.
- Non siamo riusciti a stabilire nessuna forma di comunicazione, attualmente li stiamo nutrendo tramite flebo con una miscela di nutrienti creati in laboratorio. Non so per quanto tempo rimarranno in vita così, non sembrano in grado di nutrirsi da soli, rimane da capire se a causa del cibo o altro motivo.
Lo studio su soggetti in vita ha portato a due scoperte interessanti. La prima è che il loro dna contiene eezo nei proprio filamenti, all'inizio e alla chiusura di ogni sequenza genomica. Per il resto lo stiamo ancora studiando, essendo estremamente complesso.
La seconda è che il loro corpo è attraversato da deboli scariche di energia biotica, simili agli impulsi nervosi negli esseri umani. Non sembrano però dotati di poteri biotici. Questo probabilmente è dovuto alla scarsità di eezo nei loro corpi, pur essendo inserito in profondità nello loro specie, non raggiunge la concentrazione richieste per funzionare.
Tuttavia questo ci fornisce la risposta del perché siano sensibili alle armi a eezo 19 e nium. Questi elementi interferiscono con il normale funzionamento dell'energia biotica. Venendo in contatto con essi è probabile che fondamentali funzioni fisiologiche vengano a cessare. Viene da pensare alle storie di lupi mannari e pallottole d'argento.
Dovrebbe anche fornire una spiegazione su quanto fatto da Isabella in base alle testimonianze di Jack e Kelly. Durante l'attacco alla Cittadella prese per la testa, tirandoli fuori da mech umanoidi, un paio di piloti che “bruciarono come carta tre le sue mani mentre un alone biotico rosso l'avvolgeva”.
Sono quasi sicura che il contatto con i poteri a eezo 19 abbia distrutto i due essere disgregandoli a livello molecolare. Tralasciando l'impatto visivo, i due esseri non sono morti bruciati ma sono stati distrutti internamente a partire dal loro dna. Rimane però da stabilire come Isabella abbia sviluppato questa capacità.
Il rapporto tra biotico ed energia oscura o biotica è simile a quello tra uno scultore e l'argilla che lavora.
I nuclei di eezo in possesso del singolo biotico definiscono la quantità di energia che potrà usare, mentre l'abilità nel gestirla è una dote personale non prevedibile. Nel caso di Isabella, unico biotico adulto dotato di eezo 19, entrambi questi fattori sono eccezionali.
La prima volta che il “rosso” ha fatto la sua apparizione è nel rapporto sulla Guerra di Omega del primo tenente Olivia Shepard.
Isabella era in un forte stress emotivo con Dasha gravemente ferita e un asari che si era iniettata in corpo una miscela di eezo 19 e sabbia rossa che minacciava di uccidere tutti.
Il cambiamento in lei avvenne quando si iniettò la droga in sovradosaggio. Da notare che questo avvenne solo col phantom, l'asari non diede segni di qualche cambiamento. I suoi poteri semplicemente si amplificarono in modo esponenziale, non mutarono. Le cause possono essere molteplici, trovò però valida la teoria secondo cui le emozioni influiscano sull'energia e il modo di un biotico di usarla.
Da ricordare che i nuclei di eezo si legano al sistema nervoso dell'individuo. La Weaver ha fornito spontanea ammissione che Isabella si è allenata a sviluppare il”rosso”. Sarebbe interessante sapere come, ritengo probabile si sia sottoposta a enormi stress emotivi per riuscirci. La mia conclusione è che questo potere sia una manifestazione di parte di lei, difficilmente duplicabile.
È l'artista a scegliere come plasmare l'argilla, così come è il biotico a plasmare l'energia oscura per poi usarla, il limite a questo è dato dalla propria apertura mentale. Isabella è stata definita mentalmente instabile, che sia questo il suo segreto? Il fatto di essere “pazza” la liberata dei vincoli che gli altri biotici si creano da soli con paure, ansie e aspettative?
Questo porta a una serie di domande sui suoi cloni. Dagli esami sulla Grissom sappiamo che il processo di conversione ad eezo 19 in loro è quasi giunto al termine. Questo darebbe a ciascuna delle tre un livello di energia paragonabile ad Isabella, anche se l'abilità di usarla è un’altra questione.
Possiedono doti atletiche degne di una ginnasta olimpica, un forte istinto predatorio e provano piacere nell'uccidere, tutti tratti di Isabella. Cosa accadrebbe se dovessero sviluppare una propria versione di quel potere? Sarebbe sicuro lasciarle libere? Potrebbero plasmare l'energia oscura in modi che non possiamo immaginare e mettere a rischio le vite di molte persone.

Olivia rimuginò sulle ultime frasi, non le piaceva cosa faceva intuire quel discorso ma non sapeva neanche bene che fare al riguardo.

*****


Laudat guardava fuori dalla finestra di caso tendo in braccio sua figlia. Non si era mai sentito cosi angosciato quando era solo, avere la responsabilità di quella piccola vita. Era disoccupato, questa era stata una vera sorpresa. Mai aveva pensato che Divisione N sarebbe stata sciolta.
Dalla sicurezza locale alle squadre distaccate su navi e pianeti, si erano trovati tutti senza lavoro di punto in bianco generando un'ondata di malumore.
Non era successo ancora niente, ma non lasciava più che sua figlia giocasse in giardino. Chi di divisione N aveva messo su famiglia era rimasto su Noveria come lui, fortunatamente sua moglie aveva conservato il lavoro. Altri erano semplicemente partiti, i più erano rimasti ma con niente da fare.
Di norma se si perdeva il lavoro, si lasciava il pianeta e qualsiasi benefit la compagnia avesse fornito tra cui la casa. Ad occuparsi di questo Divisione N, ora che non c'era chi avrebbe dovuto assicurarsi di far seguire le regole? I mercenari? Ebbe voglia di ridere.
Il problema era che su Noveria c'era molta gente con un'arma in mano, adesso libera di puntarla dove voleva. Il loro equipaggiamento era stato sequestrato, ma praticamente quasi tutti su Noveria avevano un'arma. Provenire da certi ambienti lasciava alcune abitudini indelebili, non si sapeva mai quando una vecchia pistola poyeva tornare utile.
Un paio di mercenari passarono davanti alla sua finestra in quel momento, lui gli odiò. Li osservò finché non furono oltre, puzzavano di guai.
Qualcuno bussò nervosamente alla porta, sullo schermo del citofono Luciana. La fece subito entrare.
« Luciana...che ci fai qui? Come sai dove abito? »
« Laudat bello vederti, Sartrone mi ha detto dove trovarti. »
« Ci sono problemi? »
« Basta guardarsi in giro per trovarli. »
Lui rispose con una smorfia a quella affermazione fin troppo vera.
« Ci sarà una riunione segreta stasera, solo persone fidate. » spiegò lei.
« Di che stai parlando? »
« Quelli del CdA cercano gente per buttare fuori dal pianeta i mercenari. Si prospetta un lavoro pagato bene. »
Quelle parole lo stordirono « Vi rendete conto che difficilmente le cupole abitative rimarranno al sicuro? »
« Che dovrei risponderti, tu hai la fortuna che tua moglie lavora ma per me e Sartrone è differente. Senza un lavoro siamo destinati a far la fame. Ascolta, non ti chiedo di aderire...stasera andremo solo a sentire cosa propongono. Vieni almeno ad ascoltarli. »
« Va bene. Hai novità dall'esterno? Secondo alcuni non tutta Divisione N è stata sciolta. Sembra che su Thessia il direttore Myr l'abbia tenuta operativa finanziandola di tasca propria. »
« Ho sentito anch'io questa voce, non c'è niente di confermato. Non sarebbe male avere uno dei quattro grandi direttori dalla nostra, dopo che la tro... »
« Ehi! La bambina! »
« Ops...scusa....l'appoggio della Balestrieri al nuovo presidente ha reso incerti i direttori. Molti si chiedono il perché l'abbia fatto. Spiegami una cosa, perché l'appellativo di "grandi"? »
« Perché fanno più affari loro su quei pianeti che qualsiasi altro direttore, è solo un titolo onorifico. Non hanno più potere o dovere di qualsiasi altro direttore. Però aver quel ruolo vuol dire che la Weaver ti apprezza. »
« Capisco…ora meglio che vada » ed apri la porta.
« Ancora una domanda! » Lei si bloccò
« Notizie del generale Tetrius? »
« Magari! Quel vecchio scheletro ci farebbe comodo, è stato licenziato come tutti. In quel dannato incendio abbiamo perso sia la Weaver che il vice Takara, se almeno lei fosse viva. » dette una scrollata di spalle come a dire “ che vuoi farci” e uscì.
Laudat non sapeva che fare, o meglio, sapeva di dover dare la precedenza alla sicurezza della sua famiglia ma non aveva idea di come.

ps.Sono curioso di sapere cosa ne pensate di Cristina Balestrieri. Grazie.

 

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Capitolo 19
*** Il sogno ***


Alexya, Diana, Trish urlavano, scalciavano, si contorcevano ferendosi contro le stringhe che le legavano ai letti. Kelly osservava attraverso un vetro finto, si sentiva il cuore in gola. Disperata a vederle in quello stato.
Si trovavano in una struttura medica, con sede a Colonia in Germania, appartenete alla fondazione Lawson per i bisognosi, a gestirla Oriana Lawson la sorella di Miranda. Aveva deciso che quello era il modo migliore d'impiegare la fortuna paterna creata impartendo sofferenza agli altri.
Kelly aveva avuto una parte importante nel progetto. Sempre desiderosa di aiutare il prossimo, mentre Oriana era in cerca di un'idea. Il loro incontro un connubio perfetto. Prima il lavoro, poi una stretta amicizia e infine una relazione. Nonostante il lavoro alla Grissom, Kelly non aveva mai smesso di aiutare Oriana nel progetto comune.
« Non so cosa fare, sembra che niente le calmi. » dichiarò Oriana avvicinandosi a Kelly.
« Sono regredite a uno stadio animalesco, sono in condizioni peggiori di quando furono liberate da quell'asari estremista. I progressi fatti sembrano svaniti, sono entrata nella stanza e non c'è stato un solo segno che mi riconoscessero. Se non gli avessimo inibito i poteri biotici ora saremo morte, fortuna che non è più come una volta che per disattivare un impianto biotico bisognava rimuoverlo chirurgicamente. » commentò Kelly.
« Anche così è stato problematico, abbiamo dovuto iniettare del nium in loro. » disse Oriana rattristata.
« Le abbiamo avvelenate, confondendole ancora di più. » affermò Kelly abbattuta. Il fatto che fossero state costrette a ricorrere a quella misura coercitiva, era per lei un fallimento.
« Lo so...Dio non volevo, ma siamo andati davvero vicini ad avere dei morti. » ribadì la sorella di Miranda.
L’altra donna annuì ripensando alla successione di eventi « Che situazione pazzesca...Dasha morta in un incendio, Isabella in coma, le ragazze rimaste in Russia e nessuno si è più occupato di loro per un giorno. Se Hannah Shepard non avesse intercesso a nostro nome ora sarebbero in qualche base dell'Alleanza, vive o morte. Quel drell al servizio di Dasha ci ha salvato intervenendo quando siamo entrate, peccato se ne sia andato subito dopo.»
« Hai qualche idea? » chiese Oriana.
La psicologa scosse la testa in segno negativo « Rimanere senza genitori è una delle cose peggiori a cui posso pensare, quelle due donne erano esattamente questo per loro. Hanno perso le persone con i legami più importanti...come possiamo aspettarci che con quel poco che hanno appreso sulla vita, riescano ad accettare una cosa complessa e traumatica come la perdita dei propri cari. »
« Eppure mi hai detto che hanno dimostrato attaccamenti con altre persone. Mi hai spesso raccontato di come Trish adori le storie di quel turian, Tetrius, di Alexya che sembra incuriosita da Olivia e dal suo modo di fare, la loro amicizia con Henry, William e Taiga. La loro simpatia per Steve. » osservò Oriana.
« Niente che si avvicini al legame con Dasha...se almeno Steve fosse qui, forse...è fuori da qualche parte irraggiungibile a qualsiasi chiamata. » spiegò Kelly che non distoglieva lo sguardo dal triste spettacolo delle tre ragazze « Urlano come se ci fosse un nemico dentro con loro, non riescono a controllare il dolore. »
« Forse ho un'idea » annunciò Oriana, facendo cenno di seguirla « Come sai oltre alla medicina tradizionale, usiamo rimedi naturali. Estratti e conoscenze di culture da tutta la galassia. Terapie lontane dall'uso del classico farmaco, che spesso hanno dato risultati apprezzabili in soggetti con turbe mentali. »
Arrivarono in un laboratorio, un delicato odore di fiori e spezie invase l’aria. Lì il personale trattava  piante, minerali e parti animali per usarne le proprietà.
Oriana si avvicinò a uno scaffale da cui trasse un recipiente di terracotta. Quando ne sollevò il coperchio un forte odore di cannella fu subito percepibile. Al suo interno quella che sembrava sabbia color porpora.
« Questa è Arrakins, ha delle proprietà molto interessanti. La parola è di origine Krogan, ma furono i turian a scoprirne le proprietà. Assunta conduce in una sorta di trance, durante il quale il soggetto rivive in maniera onirica quello che lo affligge. Secondo le tradizioni, i krogan preistorici la usavano nei loro rituali per scegliere un capo, poi il suo uso andò a sparire. I turian la riscoprirono e la usarono come cura per i propri soldati colpiti da turbe psicotiche dovute a conflitti. »
« Può essere assunta anche da umani? » chiese Kelly molto interessata.
« Si, anche se studi approfonditi non sono mai stati fatti. Ti posso dire che non è tossica. Ha il vantaggio di essere uno dei pochi alimenti che può venire ingerito sia da specie a destro che levo amminoacidi. Propongo di usarlo sulle ragazze.»
Kelly si mordicchiò il labbro, non poteva fare a meno di avere qualche timore « Va bene, anche perché non abbiamo altre opzioni. »
Ci vollero tre inservienti per ognuna delle ragazze. Tramite una cannula elastica, ideata perché il paziente non possa romperla con i denti e ferirsi con essa, l’infuso di arrakins venne somministrato.
Dopo qualche minuto parvero calmarsi, l’espressione divenne assonnata, le palpebre si chiusero per addormentarsi infine.
« Adesso? » chiese Kelly.
« Aspettiamo » fu la risposta di Oriana.
 
Alexya si svegliò di soprassalto, davanti a lei il nero assoluto. In qualche modo era consapevole che era un sogno. Come cercò di muoversi scoprì di essere bloccata, senza punti di riferimento le ci volle un attimo per capire di essere a testa in giù. Intrappolata in quella che sembrava una parete verticale di ghiaccio.
Una luce le passò accanto sulla parete, seguita da altre. La vide di sfuggita, non sapeva cosa fosse. Cercò di parlare ma le sembrò di non emettere suoni. Altri di quei bagliori apparvero e scomparvero, una di questi la sfiorò. Un suo ricordo, qualcosa che aveva dimenticato … no, che le era stata tolta quando aveva subito l’indottrinamento.  Sentì la rabbia crescere. Una sfera luminosa, sospesa in aria, le apparve davanti. Si avvicinò a lei penetrandola.
Pianse, erano i suoi ricordi dopo la liberazione … Isabella era in coma, Dasha morta e lei si agitava come una pazza legata a un letto. Dasha le avrebbe tirato un ceffone e fatto una sgridata folle per come si comportava. Vivendo con quelle due donne aveva avuto un educazione particolare … uccidere e violare la legge non era un problema, comportarsi in maniera stupida si.
Sentì il ghiaccio attorno a lei stringersi, diventare più spesso.
Quindi sei tu la cosa che mi è stata ficcata in testa” non capiva se parlava o stava solo pensando. Il ghiaccio cresceva. “ Trasformare le persone in oggetti da usare, temi i legami tra individui, quelli sono la cosa più difficile da sopprimere, forse la vera cura per eliminarti. “
A dispetto dei progressi scientifici in generale, non esisteva nessuna cura definitiva per far tornare normale una persona indottrinata. Nel migliore dei casi l’individuo riusciva a vivere in uno stato di quasi normalità, ma seguito costantemente da cure mediche.
Il ghiaccio la ricoprì. La sua mente esplose in un caos di pensieri. Il suo essere veniva soppresso. Il buio fu totale. “ Non, deve accadere”pensò Alexya “ Non siamo strumenti, siamo persone. Questa cosa nelle nostre teste è niente. Siamo phantom, la spada è la nostra via, lo siamo con o senza di essa. Sono e sarò il predatore, mai la preda.”
Una luce rossa s’intravide sotto la struttura di ghiaccio che andò in frantumi. Una pioggia di scintille cadeva attorno ad Alexya che in piedi teneva un piccolo frammento della parete in mano.
“ Senza di te non sarei mai stata un phantom, forse non saprei usare una spada. Ma adesso ho bisogno di pensare con la mia testa. “  Il minuscolo pezzo si sciolse, assieme a esso tutto il ghiaccio. Una luce rossa invase ogni cosa e lei si sentì chiamare.
Si svegliò respirando affannosamente, Trish e Diana erano ai lati del letto mentre quello che sembrava un medico gli stava puntando una luce rossa negli occhi per saggiarne le reazioni.
Dal petto, vertebre e orbite degli occhi giunse una sensazione di dolore, la conferma che era sveglia.
Le sorelle, costringendo il medico a spostarsi, le saltarono addosso abbracciandola.
« Stupida! Perché ci hai messo cosi tanto? Io e Trish siamo sveglie da oltre due ore. » la sgridò Diana rossa in viso per l’emozione, trattenendo le lacrime. Trish premeva la faccia contro le coperte restando in silenzio, tranquillizzandosi al suono del respiro di Alexya e della sua voce.
Lei le accarezzò la nuca « Sto bene Trish. » 
Senza alzare la testa per non far vedere che piangeva le disse « Ho avuto paura, i medici hanno detto che eri grave, poi ti sei ripresa ma potevi ancora … sono felice che ti sei svegliata. »
Alexya sospirò, si sentiva stanca « Kelly e Oriana? »
« Hanno ricevuto visite un attimo fa, sembrava urgente. » rispose Diana.
« C’è personale della Noveria Corps? »
« No, dubito che ne facciamo ancora parte. Non mi è mai importata la cosa, ma adesso mi sento come se mi avessero rubato la spada. Dasha è …» Diana non riusciva a completare la frase.
« Chi è coinvolto morirà! » affermò lei con la massima serietà possibile.
« Si! » annunciarono assieme le sorelle. Risolutezza, ferocia, determinazione trasudavano dalle loro parole a atteggiamenti.
Poi Alexya le osservò bene « Siete cambiate. »
« Anche tu. » rispose Trish.
Lei ci pensò un attimo « È vero. »
 
Kelly e Oriana erano sedute a un tavolo con un distinto e anziano signore.
« Mi chiamo Newton M. Price. Sono l’avvocato testamentario della signora Weaver Dasha, per suo volere, a seguito della sua dipartita il tutore legale diventa la signora Olivia William Shepard, purtroppo dall'Alleanza sappiamo che è irraggiungibile. »
Kelly alzò la mano per stopparlo « Mi sono persa...Dasha avrebbe affidato le ragazze ad Olivia nel caso le fosse successo qualcosa? Ma lei lo sapeva? » chiese dominando la sua sorpresa. Generalmente litigavano ad ogni incontro, sparandosi contro qualche volta “ Sono entrambe tiratrici formidabili, forse non facevano sul serio quelle volte.” Pensò tra se, in cerca di una spiegazione.
« Scusi, prosegua pure. » aggiunse lei, dopo l'occhiata in tralice ricevuta per quella interruzione.
« Vista l'attuale situazione, con l'altro tutore in coma e uno non raggiungibile, voi siete responsabili legalmente per le ragazze Weaver. Avendone tra l'altro ottenuto già l'affido temporaneo. »
Kelly lo fermò di nuovo « Weaver? Pensavo fosse prassi che come cognome venisse dato il nome del pianeta d'origine o su quello dove venivano registrati, se come in questo caso non c’era una famiglia di riferimento. »
« Si, ma loro sono state adottate dalla defunta signora Weaver circa...penso sia passato almeno un anno. Non ho il documento dietro. Fu un caso piuttosto singolare, il secondo tutore legale, la signora Isabella sembrava non aver cognome, non ci permetteva di mettere Noveria come tale. Pareva volesse mantenere solo il nome, la signora Weaver dovette essere davvero persuasiva per convincerla. »
« Quale motivo la porta qui? » chiese Oriana intervenendo.
« Sono qua per consegnare in mano vostra l'eredità delle ragazze, che voi amministrerete per loro fino a quando una di queste condizioni non sarà soddisfatta: raggiungimento dell'età adulta per le signorine Weaver, al ritorno della signora Shepard Olivia che vi sostituirà nel ruolo di tutori o al risveglio dal coma della signora Isabella Noveria »
« Di cosa parliamo? » domandò curiosa, Dasha era stata una delle donne più ricche della galassia.
Mise sul tavolo una chiave magnetica « Non so cosa apra. Però ho sentito definirlo un “posto sicuro” » disse l'avvocato.
« Non c'è altro? » Oriana era un po' delusa.
« Certo...abbiamo parlato di patrimonio...secondo i voleri della Weaver loro riceveranno.... »
Oriana e Kelly sbiancarono a sentire la cifra, quelle ragazze erano qualsiasi cosa ci fosse oltre il senso di ricchezza.
« Una simile fortuna divisa in tre...anche così potrei acquistare i diritti di un piccolo pianeta abitabile per un decennio. » commentò Oriana incredula.
Kelly annuiva allibita.
« Penso ci sia stato un fraintendimento.» - spiegò Price - « La cifra è a testa. » aggiunse divertito, vedendo la sorpresa sui loro volti. Solo anni a leggere le più assurde volontà dei defunti gli avevano permesso di nascondere quello stesso stupore.
« Bene, con voi ho avvisato tutti i diretti interessati. Buona Giornata. » disse l'avvocato andandosene.
« Se posso, chi altri ha ereditato dalla Weaver? » chiese Oriana.
« I suoi più stretti collaboratori eh....per caso conoscevate la signora Naomi Takara? »
« Di vista. » rispose Kelly.
« Capisco. » Price era evidentemente deluso.
« Vi sono problemi? »
« La signora è rimasta coinvolta nello stesso disastro che ha ucciso la Weaver. Stiamo ancora cercando di capire se abbia dei parenti in vita. Non vorremo avere beghe in seguito. »
« O Dio...anche Naomi » - fece Kelly -« Sapete quando ci sarà il funerale? »
« Non saprei, il cadavere non è stato ritrovato e questo rallenta tutto. »
« Davvero…buona giornata. » disse Oriana. Appena l'uomo fu uscito « Il corpo di Dasha non è stato trovato, quello di Naomi neanche. Mancano un po' troppi cadaveri. Non sarò Miranda ma qualcosa non torna. »
Kelly annuì « Per adesso occupiamoci delle ragazze. »


*****


La SR3 si muoveva silenziosa nello spazio, l'occultamento attivo la rendeva invisibile a strumenti e occhi. Due ore prima era salpata dalla Jotnar verso una meta sconosciuta. “Ascolto” aveva rilevato qualcosa, una fluttuazione nell'energia oscura al limite del percettibile che sembrava però avere una direzione. Il suo punto d'origine era da qualche parte nello spazio della galassia, da lì si muoveva in linea retta.
Gli strumenti della nave rivelarono il campo magnetico di un corpo celeste, se avessero fatto affidamento sugli occhi del pilota avrebbero potuto non trovarlo mai.
L'assenza di luce nello spazio oscuro complicava ogni manovra. Entrati in orbita sul radar apparve il segnale di un anomalia.
Questa si rilevò essere una struttura artificiale di discrete dimensioni di semplice forma rettangolare. Si organizzarono due squadre, la prima composta da Olivia, Areno, Chrome e Asiria. La seconda da Arturus, Pars e un salarian delle SOS e un drell. Olivia e Arturus erano i capisquadra, Chrome e Pars  gli ingegneri, eliminare minacce tecnologiche e raccogliere informazioni utili era il loro compito. Gli altri erano stati scelti per le loro capacità d'infiltrazione, Chrome si era installato in un corpo da geth cacciatore.
Arrivarono su due navette diverse sbarcando in punti separati. Il silenzio radio era d'obbligo, potevano romperlo solo in caso d'emergenza.
Occultandosi Chrome avanzò aprendo la strada agli altri, il geth era riuscito a bypassare il sistema della porta.
Areno procedeva in avanti, dietro di lui e al centro Olivia, a destra Asiria. Il batarian scattò in avanti, estraendo una lama dal fianco, quando una sagoma si profilò da un corridoio laterale.
L'azione non durò più di due secondi, Olivia non poté far altro che riconoscere la bravura del compagno di squadra.
Un grigio giaceva al suolo morto, una ferita sul collo sottile e l'altra sulla fronte. Il coltello rientrò nel fodero senza un sibilo.
Adesso dovevano sbrigarsi prima che qualcuno del luogo notasse l'assenza di un loro compagno. Piazzarono il primo “panetto” di esplosivo, entrambe le squadre ne avevano portati in abbondanza. Non sarebbe bastato a distruggere il posto, ma sarebbe tornato utile anche solo come diversivo. A intervalli regolari di quindici metri piazzarono altre cariche, penetrarono in alcuni magazzini trovando esoscheletri come quelli che avevano combattuto sulla Cittadella, dei gorilla e un unità dall'aspetto di cani che non conoscevano.
Dai rapporti la collegarono a quelle che Divisione N aveva affrontato su Noveria.  In un’altra stanza trovarono dei cilindri delle dimensioni di un uomo, al loro interno un liquido argentato.
La porta si aprì, un paio di grigi si avvicinarono ai cilindri.
Osservarono la scena da dietro un riparo, Olivia fece segno ad Areno di non muoversi. Voleva vedere.
Uno dei contenitori venne aperto, il liquido si riversò all'esterno ma senza espandersi. Dava l'impressione di essere gelatinoso. Poi si mosse da solo, raccogliendosi su se stesso, innalzandosi, modellandosi. Il risultato fu un essere privo di aspetto e caratteri, perfino capire quale fosse il davanti e il dietro risultava difficile.
Quella cosa fece un cenno della testa ai due alieni e si avviò seguito dai grigi. Olivia si chiese se ci fosse stata comunicazione e come. Chrome esaminò il cilindro raccogliendo un campione lasciato dalla creatura.
Facendo affidamento sui sensori del geth seguirono il trio appena uscito. Si trovarono su un camminamento che si affacciava su un vasto spiazzo situato in basso, dove altre di quelle creature gelatinose erano intente in quelli che sembravano compiti di bassa manovalanza.
Una luce rossa sul visore di Olivia attirò la sua attenzione. A una cinquantina di metri in direzione opposta alla sua Arturus e la sua squadra erano arrivati. Il turian aveva segnalato la sua posizione usando il mirino laser del suo fucile, evitando di rompere il silenzio radio.
Olivia segnalò alla sua squadra di fermarsi. Scambiò rapidi segnali con Arturus, lui non era stato più fortunato. Avrebbero anche potuto andarsene, il problema era che non avevano ancora ottenuto niente. Per vincere la guerra servivano informazioni.
Si avvicinò a Chrome bisbigliando « Dobbiamo accedere a un loro terminale, soluzioni? Come faceva mio padre a trovarne uno ogni volta?»
« Analisi...rilevata rete locale...accesso possibile. »
« Potevi accedere fin da subito? Stiamo rischiando inutilmente! »
Le alette sulla testa del geth si mossero, ad Olivia parve incerto.
« Mi dispiace, ho valutato il rischio eccessivo. Ho ritenuto un accesso attraverso un terminale più sicuro. »
« Chrome sono l'ufficiale al comando, ma posso prendere le decisioni giuste solo se conosco i pensieri di chi comando. »
« Mi scuso signore...accesso fattibile, sconsigliato, tipo di rete sconosciuto, alta possibilità di attivare allarmi. »
« Capisco. » disse Olivia e rivolgendosi a tutti « Stiamo per fare una cosa pericolosa, probabilmente la nostra posizione sarà rilevata. Pronti al peggio. »
Il turian ricevette il segnale di pericolo, senza saperne di più.
« Avvio connessione....» mormorò il geth «… stabilita...».
Chrome scattò in avanti afferrando Olivia per la gola sollevandola con una sola mano, prendendo con quella libera il fucile e sparando in testa a Areno che si distese al suolo. Sangue gocciolava da un buco nell'elmo.
Si concentrò su Asiria che fece in tempo ad alzare uno scudo biotico. Colpi rimbalzavano si di esso, lei strinse i denti raccogliendo il suo potere.
Olivia aveva la gola in fiamme, annaspava in cerca di aria mentre sentiva le ossa del collo scricchiolare. Si aggrappò con le mani alla stretta del geth, infilò un paio di dita e facendo leva, guadagnò millimetri preziosi per respirare.
Riuscì a incurvare la schiena e a scalciare sul fucile di Chrome facendogli perdere l'arma. Asiria lo investì con una scarica dei propri poteri, il geth traballò, l'asari riuscì a sparargli a bruciapelo alla spalla del braccio che teneva Olivia liberandola.
Lo spettro cadde in ginocchio, pistola subito in mano e fece fuoco. Quattro colpi piazzati uno dietro l'altro, in uno spazio inferiore al centimetro alla base del collo, appena sopra la placca pettorale di protezione. In quella zona un cavo collegava testa e corpo.
Lo studio dei punti vitali era un corso obbligatorio per ogni soldato dell'Alleanza.
Chrome cadde pesantemente al suolo, Asiria aiutò Olivia a rialzarsi. « Cosa è successo? » chiese l'asari ancora incredula.
« Olivia Shepard! » La chiamò una voce mono tonale. A parlare uno di quegli esseri, assieme a una decina di suoi simili occupava la fine del corridoio « Ho eliminato la Weaver, tu non farai differenza. I miei cre...»  la testa dell'essere esplose. Al suo centro un grosso buco.
Sotto gli occhi stupiti delle due amiche esso si richiuse. Quella protuberanza che in qualche modo poteva far pensare al davanti si riformò alle spalle dell'essere. Verso Arturus che si era pericolosamente esposto e che con la sua squadra aveva aperto il fuoco.
« Via! Via!Via! » ordinò Olivia rompendo il silenzio radio. Prese una granata incendiaria che portava alla cintura e la lanciò. Non sapeva cosa fossero quelle cose, ma contro simili mostri in genere nei videogiochi fuoco o ghiaccio erano le armi migliori.
Sapeva essere stupido, non le venne un'idea migliore. La granata esplose disperdendo quelle creature, creando la confusione necessaria. Prese Areno sollevandolo, facendosi passare un braccio sopra la testa. Un grugnito gli confermò che il batarian era ancora vivo.
Apprezzò nuovamente la tecnologia che aveva in corpo, dubitava che il compagno di squadra sarebbe stato ancora vivo o che lei sarebbe stata in grado di sollevarlo da sola. Areno pesava decisamente troppo.
Asiria gli fornì copertura, mentre nel comunicatore sentiva Arturus guidare la ritirata della propria squadra.
Non potevano farcela, quegli esseri erano troppi e le armi non sembravano funzionare. Gettò Areno in una rientranza in un muro, chiamò l'amica e la schiacciò contro il batarian e infine si mise lei.
« Cosa stai facendo Olivia? » gridò allarmata Asiria.
Lei non rispose. Il primo dovere di un ufficiale era la missione, il secondo la vita dei propri uomini. Aveva sparato a un proprio compagno, avrebbe fatto l'impossibile per salvare chi restava. Prese il comando degli esplosivi azionandolo. L'ultimo pensiero fu per Arturus.
« NOOO!!» gridò Asiria. Alzando uno scudo mentre lacrime le bagnavano il viso, non sarebbe mai riuscita a proteggere l'amica dal semplice calore che si sarebbe sprigionato.
La strinse stretta a se, qualsiasi cosa non l'avrebbe lasciata andare. Precedute da un violento ruggito giunsero le fiamme.
Asiria chiuse gli occhi, non aveva il coraggio di vedere. Le sembrò un eternità, anche sapendo che le fiamme dell'esplosivo non sarebbero durate più di una manciata di secondi, salvo eventuali esplosioni secondarie.
Quando li aprì la prima cosa che vide fu il logo N7 dell'armatura di Olivia. Alzò di scatto la testa verso il volto di lei. Olivia le sorrise, le sembrò incredibile che l'amica fosse ancora lì.
Poi la sentì diventare un peso morto mentre le gambe le cedevano. Asiria avvertì il primo dolore alle braccia quando provò a muoverle per sorreggere Olivia. Rovinarono tutti e tre a terra con Areno che ancora non si era ripreso.
Asiria si tolse i guanti trattenendosi dall'urlare, quando lo fece vide che la pelle era ustionata.  Fortunatamente non si vedevano nemici. Quello era il risultato di aver stretto l'amica lasciando mani e avambracci sulla schiena di lei. Si chiese in che stato fosse Olivia sotto l'armatura. Un rumore di passi di corsa la fece voltare, per poco non sparò a Pars.
Arturus osservò solo per pochi secondi la donna amata a terra. Prese delicatamente Olivia in braccio, mentre gli altri aiutavano Asiria e Areno.
« Dov'è Chrome? » chiese allarmata Pars.
« Lui... »  Asiria descrisse l'accaduto.
« Datemi dieci secondi e dopo evacuate se non sono tornata. » disse Pars correndo via, in direzione dove il corpo del geth era stato abbandonato.
Ad Arturus scappò un imprecazione, decise di concedergli quel tempo. La quarian tornò cinque secondi dopo, sottobraccio teneva una sfera grande quanto un pugno.
Due minuti dopo riuscirono a riguadagnare la navetta e la Normandy SR3, non prima di un altro scontro a fuoco. Un minuto dopo i cannoni a lunga gittata della Jotnar, nel frattempo si era portata in posizione, cancellarono l'installazione lasciando un enorme cratere.


*****


Valentina Quenny si sedette alla plancia di comando della Nettuno, incrociatore dell'Alleanza e ammiraglia per la flotta d'attacco che avrebbe dovuto aprire la via per la Cittadella.
Una forza mista formata da una sessantina di navi di medie e piccole dimensioni di ogni origine: turian, asari, salarian e molte altre.
Quello che mancava era un ufficiale per condurla, la missione era ad alto rischio e prevedeva l'uso massiccio di armi proibite: i brucia pianeti.
Se non si fosse gestita l'operazione in maniera capace, una sola di quelle armi avrebbe potuto colpire la Cittadella danneggiandola gravemente o anche distruggerla.
Qualunque ufficiale rischiava di essere marchiato a vita, non solo a livello di carriera, se avesse commesso un simile sbaglio.
Lei si era offerta volontaria. Quando aveva comunicato la sua decisione ad Hannah, l'ammiraglio non era sembrato sorpreso. Possibile che quella donna, suo mentore, amica e comandante negli ultimi dieci anni sapesse cosa avrebbe fatto ancora prima di lei?
Lasciando la Russia per tornare all'accademia, Hannah le aveva tirato una scatola contenente i suoi gradi. Per tutto il viaggio non aveva fatto altro che rimuginare sulla sua decisione. L'ammiraglio non poteva essere certa di quale sarebbe stata la sua scelta finale. Chiese il trasferimento dalla riserva al servizio attivo.
Distrattamente guardò i gradi di contrammiraglio appuntati sulle spalline. Il più giovane ammiraglio nella storia dell'Alleanza.
Tutto era cominciato con una missione per sopprimere una ribellione separatista su una colonia dell'Alleanza. Li aveva ucciso un suo vecchio amico, ex-fidanzato che si era rilevato un traditore. Era originario di quel pianeta e aveva scelto l'altra parte.
Mentre si riprendeva in infermeria, aveva ricevuto la visita dell'ammiraglio Hannah Shepard. Il loro primo incontro, uno di quelli che cambia la vita.
Aveva accettato di sottoporsi a un esperimento, volontariamente permise che tecnologia dei razziatori le venisse installata in corpo.
Le cose andarono male appena venne decretato il successo e il suo uso in operazioni attive, subito dopo l'estromissione dell'ammiraglio Shepard.
Per quattordici mesi venne coinvolta in missioni illegali per conto dell'Alleanza. Capì presto che veniva considerata solo una cavia, la sua vita come persona non aveva valore per i suoi superiori.
Si sentiva declassata a mero strumento, nessuno lo diceva ma in caso di morte immaginava che al suo corpo non sarebbe mai stato attribuito nemmeno quel minimo di rispetto che si doveva ai caduti. Probabilmente sarebbe finita su un tavolo da laboratorio dove l'avrebbero fatta a fette.
Non poteva andarsene, ne voleva rimanere. Non vedeva un futuro, non poteva tornare “normale”. Era bloccata in un presente immutabile che odiava.
Hannah Shepard arrivò con la forza di un ciclone, portando con se tre battaglioni. Arrestando chi era arrivato dopo di lei alla gestione dell'esperimento. Compiendo un autentico atto di ammutinamento, agendo autonomamente, senza nessun ordine.
Di quel giorno Valentina ricordava tre cose: l'ammiraglio che fronte a terra le chiedeva scusa per averla abbandonata, la risposta sempre di lei quando un suo parigrado in oloconferenza la minacciò di sottoporla a un processo per corte marziale. « Fatelo!» disse in aperta sfida e infine la sua fiducia nell'Alleanza che tornava a crescere.
Il giorno dopo abbandonò la struttura che aveva occupato per più di un anno, mentre Hannah la informava che era stata spostata dal servizio attivo alla riserva.
« Che cosa dovrei fare ora? » chiese Valentina.
« Un lavoro che penso ti piacerà. »
Quando scesero dal mezzo che le trasportava, davanti a lei vide istituto per la preparazione degli ufficiali superiori dell'Alleanza, l'accademia Hacckett.
« Insegnerai qui! » annunciò Hannah.
« Come? » rispose sorpresa.
« Le solite cose, in particolare etica. »
« Cosa ne so di etica? »
« Ne sai più di tanti altri che non hanno mai sperimentato cosa vuol dire una sua carenza. L’Alleanza vuole buoni ufficiali, ma a volte dimentica che quegli ufficiali devono essere prima di tutto brave persone. Pensa a quello che ti è successo, vuoi vedere altra gente così ai vertici? »
« No signore! » rispose in un scattante saluto militare.
Quello fu l'inizio di una nuova vita e carriera che la vide passare da insegnante a direttrice dell'istituto, scalando nel contempo i gradi della riserva, superando le prove a pieni voti, fino al grado di contrammiraglio. Entrando anche nel programma N7.
Hannah in persona le appuntò quei gradi,  si sentì orgogliosa di se stessa ma quando seppe che quelle stesse mostrine erano state indossate l'ultima volta da Hannah e da lei conservate quando promossa al grado di ammiraglio, sentì come avesse ricevuto qualcosa al di là della più alta delle onorificenze.
Quella fu l'unica volta che li indossò, prima del presente.
« Navi pronte, signore! » dissero all'unissero due soldati.
« Pronti signori? Potete tornare indietro se lo desiderate. »
« No signore! » risposero, lei sorrise e li liquidò con un saluto. Quei due erano con lei da una vita, conosciuti da cadetti, erano tornati alla Hacckett da insegnanti divenendo i due più stretti collaboratori dell'indiscussa dea dell'accademia, quella che i cadetti chiamavano sottovoce “Strega” per come sembrasse sapere sempre tutto di quello che accadeva nell'istituto.
« Procediamo come da piano. Navi avanti! Primo gruppo in avanguardia. » ordinò Valentina.
Sessanta navi da guerra entrarono nello spazio della Cittadella, adesso zona di guerra. Quaranta si disposero in formazione chiusa, mentre una ventina di navi dispiegate in linea si spingeva avanti alla massima velocità.
Le reazione dei grigi non si fece attendere. Le loro navi a cuneo si avventarono sui venuti, colossi più pesanti di qualsiasi corazzata e decisamente più agili e veloci.
Esplosero i primi colpi, senza riceverne. Quando la distanza tra le due flotte non superò i cinquanta km, sette navi dell'avanguardia era state affondate, tutte le navi alleate comprese quelle alla deriva detonarono in un accecante esplosione azzurra.
Quenny sorrise, li aveva affrontati di persona sulla Cittadella è aveva capito una cosa fondamentale: il nemico aveva una tecnologia più avanzata ma era a digiuno di tattiche militari.
« Equipaggio alleato scaricato nei nostri server! Tutti i brucia pianeti sono detonati! » dichiarò a gran voce un ufficiale del ponte.
Non poteva vincere con la forza, così aveva usato l'astuzia. Sacrificando un terzo della propria forza combattiva, aveva riempito quelle navi di brucia pianeti e assegnato alla loro guida equipaggi esclusivamente geth che si installarono non solo nelle navi ma all'interno degli stessi ordigni nucleari.
Lo scopo era semplice, portare le navi esca a una distanza ottimale e far detonare le bombe che trasportavano, nel frattempo l'equipaggio geth si scaricava nei server delle navi alleate, appositamente potenziati dai quarian.
Davanti a lei lo spazio si saturava di radiazioni a eezo 19,  innocue per le corazze delle navi che comandava ma pericolose per quella in materia oscura dei “grigi” potendone compromettere la solidità.
« Fuori i caccia! » comandò, dalle rimanenti navi si sollevarono in volo decine di squadriglie . Lei li avrebbe voluto già in volo, ma nel farlo temeva di perdere l'effetto sorpresa della sua vera arma.
I caccia simili a zanzare contro elefanti, avevano però un “pungiglione” capace di far male. Ognuno di loro trasportava un singolo colpo, un brucia pianeti di potenza, dimensione e peso ridotti.
Ultimo prodotto della Noveria Corps, ne avrebbe voluti un numero maggiore ma la scomparsa della Weaver aveva complicato le cose e la sua compagnia dava segni di sofferenza senza il suo presidente e fondatore.
Compito dei caccia era sgombrare la via ai Pellicani, sarebbero decollati subito dopo, che trasportavano la forza da sbarco. Quella denominata I reggimento IDG, agli ordini del Tenente Capo Steve Williams Shepard.
In totale l'operazione prevedeva l'impiego di 60 navi, 250 caccia, 23 Pellicani con una capienza di 192 paracadutisti l'uno, 3800 uomini del 1° Reg. IDG.
Si morse il labbro. Quella missione era stata trasformata da una di liberazione a una sorta di test per la nuova biotecnologia e armi. Nessuno però aveva informato, ufficialmente, di questo il figlio minore di Shepard e gli uomini al suo comando. Lei si, non avrebbe partecipato a quella menzogna.
Nessuna flotta sarebbe rimasta a proteggere le truppe sbarcate. Subito dopo il loro lancio le navi si sarebbero dovute ritirare, lasciando alle forze IDG il compito di affrontare il nemico. Solo al segnale che la missione aveva avuto successo, una seconda flotta di navi ben più grossa avrebbe invaso la nebulosa del serpente per liberarla definitivamente.
La modifica venne decisa dopo che Meng Durand dichiarò di avere dei problemi. La conversione delle navi al nuovo armamento a eezo 19 era rallentata.
Quelle armi non erano mai state testate effettivamente sul campo, lo scontro su Noveria non aveva convinto del tutto, nessuno voleva rischiare più del necessario. Comunque fosse andata, quello sarebbe stato un importante banco di prova.
Lei però era contravvenuta agli ordini. Dopo un breefing avvenuto poche ore prima a cui aveva partecipato anche Steve gli aveva detto tutto.
« Sostanzialmente per noi che sbarchiamo cambia poco, non mi preoccupa non avere una ritirata ma un eventuale bombardamento dallo spazio.» disse lui.
« Vuole procedere lo stesso? » domandò lei leggermente stupita-
« Mamma, Papà e Joker sono sulla stazione, ci andrei in ogni caso. »
Lei sorrise a quell'affermazione che aveva un che d'infantile, i governi si preoccupavano del destino della galassia. Quel soldato semplicemente dei suoi genitori.
« Capo tenente, rimanga in vita e giuro che verrò a riprenderla. » promise lei prima che si separassero. Fu la prima volta in cui sembrò che andassero d'accordo.

Nello spazio le prime esplosioni si accompagnarono ai segnali di caccia abbattuto, mentre gli strumenti impazzivano al crescere delle radiazioni e le tracce dei Pellicani si disperdevano mentre volavano dritti nel centro di quell'inferno radioattivo dove il nemico, si sperava, sarebbe stato in difficoltà ben maggiore di loro.
Steve W. Shepard sedeva tra le file dei suoi uomini concentrandosi sullo schermo olografico davanti a se. Su di esso erano visibili i segnali delle navi alleate e nemiche, andavano e venivano in continuazione per le interferenze causate dalle radiazioni.
Il più grande uso di ordigni nucleari banditi da ogni convenzione aveva il semplice compito di un diversivo. L'idea era stata sua, una vera follia e per questo sperava che il nemico non ne avrebbe compreso lo scopo finale.
Prendere un'idea stupida, estremizzarla e vederne il risultato. Gli era sempre piaciuto farlo.
Il Pellicano sussultò violentemente, lui trattenne per l'ennesima volta il fiato, ringraziando che quei mezzi fossero ben più resistenti di una comune navetta.
Beandosi anche del fatto di indossare la ben corazzata armatura da distruttore dell'Alleanza, sapeva che sarebbe stata una protezione inutile se fossero stati colpiti.
« Sioux! » disse facendo girare di scatto l'ufficiale che le sedeva accanto.
« Signore? »
« Quanti Pellicani partecipano alla missione? »
Lei lo guardò come fosse uno stupido « 23 signore, lo sa benissimo. »
« Perché sullo schermo c'è scritto 24? »
« Eh!? » lei guardò scoprendo che il suo comandate aveva ragione.
Prima che potesse rispondere, Steve si era messo all'opera « Va bene gente, abbiamo un “corvo” tra i pellicani. A chiunque ci sia sul mezzo sconosciuto so che mi sentite, identificatevi. » disse al comunicatore su una frequenza aperta.
« Qui missione speciale per salvare Shepard. » rispose una voce femminile.
Steve sentì il suo cuore mancare due battiti, mentre immobile cercava di riaversi dalla sorpresa. Conosceva bene quella voce, ma nutriva lo stesso un’inutile speranza di sbagliarsi.
« Ida, sei tu? » chiese timidamente, quasi con paura che le persone vicine lo sentissero.
« Si, Steve. » rispose facendogli venire la pelle d'oca per la preoccupazione
« Chi c'è con te?»
« Garrus, Grunt, Miranda. »
« Inutile chiedere le vostre intenzioni. Quel Pellicano...rubato? »
« Trovo che la definizione di aver preso senza chiedere sia più esatta. Grunt è uno spettro, può violare la legge. Kasumi ci ha dato una mano nonostante le ferite. »
« Mmhh...non penso di potervi aiutare qualsiasi cosa vogliate fare. » disse lui in tono apprensivo come se si scusasse.
Sentì dei fastidiosi rumori di statica e poi Garrus « Soldato non ci serve nessun aiuto esterno. Facciamo queste cose da una vita. Concentrati sul tuo obbiettivo e su quello che realmente puoi fare. Noi recupereremo John, Ashley e Joker. Tu libera la Cittadella. » dichiarò perentorio il turian.
« S-Signore. » rispose lui d'abitudine, leggermente incerto mentre la comunicazione si chiudeva.
Un improvviso rollio del mezzo lo lanciò di lato.
« Siamo sulla Cittadella! Questa è la sua contraerea! » annunciò il pilota all'altoparlante.
Steve si alzò bestemmiando, precipitandosi in cabina. « Siamo nella merda? »
« Chi? No signore...» disse il pilota calmandosi per quel intrusione quando vide di chi si trattava
« Questi bestioni hanno una corazza bella spessa. L'antiaerea classica non è un problema, tranne che per un colpo diretto. Anche fosse dovremmo cavarcela.»
Una luce azzurra riempì l'aria che venne attraversata da un raggio che tagliò in due un pellicano che esplose in volo.
« Cazzo! Questa non è artiglieria ordinaria. Qui capo-volo 00, 03 è stato abbattuto. Manovre evasive fino alla zona di lancio....»
Nuovamente il raggio fendette l'aria. Il Pellicano colpito perdette la coda, precipitando in caduta libera schiantandosi contro un altro sotto di lui. I due mezzi caddero in fiamme sulla stazione
« Siamo nella merda.» disse il pilota a denti stretti.
« Do il via al lancio! » urlò Steve.
« È impazzito? Siamo a tre minuti dalla zona stabilita. Sotto di noi ci sono edifici! Vi schianterete sulle loro pareti! » urlò il pilota.
« Uno spazio aperto! Uno qualsiasi, non c'è? »
« Ci sarebbero i laghetti... »
« Andata! »
Altri due pellicani vennero abbattuti. « Porco di quel....AHAHAAh! » urlò il pilota facendo deviare il mezzo che oscillava mentre il suo secondo trasmetteva il cambio di rotta alla formazione.

« Siux! Pronti al lancio! Ci tuffiamo nei laghetti » ordinò Steve. L'ordine veniva ripetuto su ogni trasporto.
« Muoversi! Pronti al lancio! Pronti al lancio! » urlò la donna ai propri uomini, « Porca troia signore.» disse rivolgendosi al suo comandante.
« È una cazzata, lo so! Non c'è scelta! » rispose lui.
Da li a dieci secondi il portellone si aprì e Steve per primo si lanciò nel vuoto, memore che un buon ufficiale doveva dare l'esempio. Appena saltò non pensò più a niente, vedeva lo spazio aperto attorno a se, sotto di lui la Cittadella che si avvicinava. Avrebbe dovuto pensare a qualcosa, era lui al comando ma non ci riusciva. Voleva solo che tutto terminasse presto.
Distrattamente con la coda dell'occhio vide dei punti neri, sempre più numerosi attorno a se. I suoi uomini si stavano lanciando.
Adesso poteva distinguere i laghetti, i camminamenti e le zone verdi tutt'attorno. 
Un sensore sulla corazza si illuminò azionando i razzi di frenata, la caduta libera non fu più tale.
Nonostante fosse in aria si sentì come sollevarsi. Il dispositivo anti gravitazionale di frenata, sostituto del paracadute, entrò in funzione rallentando la caduta. Lui trasse un profondo respiro e incominciò a usare i razzi come imparato durante le esercitazioni.
Con il dispositivo di frenata attivo era possibile usarli per cambiare direzione, si spostò lievemente a destra per evitare una zona piena di alberi su cui gli sembrava di stare finendo. Doveva probabilmente a Dasha, e a sua sorella che doveva aver fatto qualcosa per convincerla, se era vivo. Quella donazione gratuita di razzi pensati per armature pesanti aveva quasi sicuramente salvato la sua vita e quella di molti altri. Effettuare un lancio con quella tipo di corazze era difficoltoso, altamente sconsigliato. Manovre troppo difficili e costi eccessivi per il supporto in volo, avevano fatto si che si evitasse di sviluppare una tecnologia adeguata.
Per un attimo gli sembrò di iniziare a ruotare su se stesso, i razzi avvertirono il cambiamento e lo tennero stabile. Sospirò di sollievo. La Noveria Corps aveva fatto un ottimo lavoro.
Guardò con attenzione la zona sotto di lui « Oh Merda.. » stava precipitando su una superficie azzurra. Un laghetto. Iniziò a usare i razzi, ma scoprì che si stava muovendo troppo lentamente.
A due metri dalla superficie l'antigravità si disattivò in automatico, facendogli fare un tuffo.
Lui si agitò, l'armatura presto l'avrebbe trascinato in profondità diventando la sua bara.
Solo quando toccò il fondo del laghetto si accorse di una cosa, l'acqua non filtrava nell'armatura. Respirava senza problemi.
Studiate per lo spazio le armature standard potevano tenere fuori della comune acqua, mentre il sistema di filtraggio dell'aria funzionava perfettamente in entrambi gli ambienti.
Cominciò a muoversi camminando sul fondo, cercando un modo per riemergere alla svelta. Vide qualcosa agitarsi nell'acqua, riconobbe un armatura turian. Il soldato era nel panico, per i turian quell'esperienza subacquea doveva essere ben più spaventosa che per un umano.
Gli fu vicino, afferrandolo e riuscendo a parlargli. Il turian cominciò a calmarsi, accorgendosi solo in quel momento che l'acqua rimaneva fuori. Scoppiò a ridere.
Steve con altri riemerse dall'acqua. La zona brulicava di soldati, in lontananza si udivano degli spari.
« Qui Steve Shepard, rapporto! »
Quindici minuti dopo erano in formazione a cuneo doppio, con le “uova” al centro dello schieramento e pronti a muoversi. Constatare che i reattori erano stati recuperati con successo fu un vero sollievo. Fino a quel momento avevano affrontato delle specie di cani robotici, ma le nuove armi erano state efficaci.
Non si illudeva, quelle erano truppe da ricognizione. « Azionate le “uova” !» ordinò.
Vide segnali d'allarme sulla sua visiera, il livello di radiazioni raggiunse ben presto il massimo. Scudi e armatura l'avrebbero protetto solo da una piccola parte, sperava che quella biotecnologia che gli avevano impiantato in corpo fosse in grado di proteggerlo come risultava dalla carta.
Mosse un passo avanti, poi sentì come se la sua coscienza fosse risucchiata in un abisso freddo e nero. Sotto la sua pelle la tecnologia impiantata mandava bagliori da tutto il corpo.
« Ci prenderemo quello che un tempo fu nostro. » dichiarò voce cavernosa che non gli apparteneva. I suoi occhi divennero interamente neri, cosi come quelli di qualsiasi soldato nel raggio dei reattori.

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Capitolo 20
*** Il segreto di Cristina ***


«Trish ma che diavolo hai fatto? » chiese Alexya allibita.
«Che io sia fottuta se lo so. Mi stavo solo allenando. »
Diana, barcollando, cercava di rimettersi in piedi. Un’onda d’urto lanciata dalla sorella l’aveva scagliata contro la parete della palestra che stavano usando per allenarsi, danneggiando molte attrezzature. Un lancio di almeno cinque metri.
Alexya, anche lei in palestra ma solo per godere della compagnia delle altre due, era immersa da ben tre giorni in svariate letture di extranet che avevano due soggetti costanti: la vendetta e la Noveria Corps.
Lei aveva capito che i personaggi alla ricerca di una rivincita facevano una brutta fine anche se riuscivano a ottenerla. Le sembrarono tutti degli idioti, aveva cercato quei testi per imparare qualcosa sull’arte di vendicarsi. Capì subito di aver perso tempo, gli autori di quei libri le parvero degli sciocchi altro che geni della letteratura.
La ricerca sulla Noveria Corps non erano andate meglio, i giornali riferivano che i titoli della compagnia continuavano a perdere valore in borsa.
Il nuovo presidente Meng Durand si mostrava fiducioso alla stampa, alle sue spalle spesso si vedeva il direttore Cristina Balestrieri. Avrebbe voluto parlare con entrambi, dubitava che ci sarebbe riuscita. Sapeva poco di Cristina, ma se era stata scelta da Dasha doveva essere capace e pericolosa.
Meng Durand non sapeva chi fosse, era certa di non averlo mai incontrato eppure stando con Dasha avevano fatto conoscenza con i vertici dell’azienda.
Cercò di seguirne le tracce, di come si fosse arricchito arrivando in cima così velocemente. Lesse di una fortuna ottenuta per la morte di alcuni soci quando Caninea era stata distrutta, dell’appoggio del Consiglio della Cittadella a presidente della Noveria Corps ma quando provò a ad analizzare dati economici sulle azioni della compagnia si perse.
Ottenne solo un gran mal di testa, era troppo complicato per lei. Poi ci fu un gran baccano e Diana che urlava.
Trish era sempre stata forte fisicamente, i suoi poteri a eezo 19 avevano rafforzato quella parte di lei. Il resto delle sue capacità era in linea con i parametri delle altre due, ma schiacciare a distanza sua sorella contro una parete era ben oltre alle sua capacità.
« Mi viene da vomitare. Mi aiutate? » bofonchiò Diana. Entrambe corsero a sorreggerla.
« Trish porta Diana in infermeria. » disse Alexya.
« E tu? »
« Devo parlare con Kelly. »
 
« Come posso aiutarti Alexya? » chiese la psicologa.
Ancora non si era abituata alla nuova realtà dei fatti. Alexya, Diana e Trish Weaver si erano sbarazzate dell’indottrinamento. Gli esami non erano ancora completi ma non vi erano dubbi, per la prima volta da oltre un decennio dalla loro clonazione erano in possesso di tutte le loro facoltà mentali.
Non aveva mai pensato che la terapia proposta da Oriana avrebbe dato simili risultati. Pianse di gioia per loro appena se ne rese conto.
« Io…voglio una connessione a extranet, inoltre desidero consultare i dati medici miei e delle mie sorelle. »
« Come mai queste richieste? Non ti erano mai interessati. »
« Prima non sono mai stata in me, adesso voglio capire e... » inclinò la testa di lato « sei nervosa … » Inconsciamente Kelly deglutì « Hai deglutito… lettura del corpo, ricorda di cosa siamo capaci, non era quel programma in testa a darcele. È la richiesta dei dati medici a preoccuparti, perché? » chiese Alexya fissandola con quegli occhi, un azzurro intenso come non se ne vedevano uguali.
«È complicato…ne ho parlato con Oriana…temiamo quello che voi potreste fare. Perché so che cercherete vendetta. »
« Mi pare naturale. »
« Correreste troppi rischi, è sbagliato. »
La ragazza si alzò furiosa « Sbagliato! Si, è sbagliato che io non sia una persona normale, è sbagliato che Dasha sia morta e Isabella in coma, è un universo pieno di sbagli ma che va avanti lo stesso...Kelly, voglio quei documenti! » affermò protraendosi verso di lei.
“ Dasha… ” pensò per un istante la psicologa, il corpo era di Isabella ma con il carattere della Weaver. Quella rabbia gelida era tipica della signora di Noveria.
« Va bene. » disse porgendo ad Alexya i documenti. La ragazza ne aveva tutti i diritti, solo temeva decisioni avventate.
Lei li scorse velocemente, troppe pagine che non le interessavano, andando direttamente alle conclusioni finali « … l’eezo dei pazienti Alexya, Diana e Trish è prossimo al suo sviluppo finale. Come risultato si avrà la totale conversione in eezo 19, si presume un aumento notevole dei loro poteri. » disse leggendo ad alta voce.
Fissò Kelly « Questa davvero non me l’aspettavo, negli ultimi anni avevamo notato un certo cambiamento nei nostri poteri… ma … potremmo diventare potenti quanto Isabella… » disse folgorata da quella idea.
« Alexya…»
« Questo probabilmente spiega l’incidente di prima, noi da sole potremmo riprenderci la Noveria... se poi Isabella... »
« Alexya, rimani calma. »
« Calma! Ho i mezzi per vendicarmi! Lascia che i direttori riuniti vedano noi tre e ci riprenderemo quello che è nostro. Useremo i soldi che ci ha lasciato e scoveremo chi sta dietro a … »
« Alexya!! » urlò Kelly, cosi forte da far sobbalzare la ragazza « Per questo non volevo mostrarti quelle carte, stai correndo troppo. Pensi di essere migliore di Isabella? Di riuscire a fregare chi ha fatto fuori Dasha? Sul serio pensi di essere così in gamba? Lascia che ti risponda io…No! » dichiarò sostenendone lo sguardo.
Infine fu Alexya ad abbassarlo. Kelly sorrise, per quanto forti rimanevano delle adolescenti. Pronte a entusiasmarsi e con la stessa velocità a deprimersi.
Decise di andare su un discorso più neutrale « Hai chiesto un miglior accesso a extranet, come mai? »
Lei gli mostrò ID che le identificava come personale di alto rango della Noveria Corps « Vorrei inserire questo, una volta sul sito della compagnia. Dovrebbe darmi accesso a dati riservati. Potrei scoprire qualcosa. »
« È ancora valido? »
« Non lo so, penso che un tentativo si possa fare. »

*****


Sul computer di Cristina apparve un avviso, un codice ad alta priorità era stato usato nel sistema, accedendo a zone riservate attraverso i server di Avalon. Non aveva bisogno di controllare per sapere a chi apparteneva.
Si recò nell’ufficiò di Durand « Signor presidente, potrei sapere dove si trovano Alexya, Trish e Diana Weaver. Se è ancora interessato a quest'informazione? »
« Ha tutta la mia attenzione. » rispose lui, sorridente, da dietro la scrivania.

*****


Una decina di uomini in nero si presentarono alla reception della fondazione Lawson in Germania, affermando di essere li per scortare Alexya, Diana e Trish a Toronto, in Canada.
Alle due donne non piacevano. Niente gli identificava come membri di Divisione N, sembravano criminali da strada in vestiti eleganti anche se molti di quei soldati in grigio roccia avevano simile provenienza.
Kelly decise per un confronto diretto, Oriana la seguì « Dove sono le mocciose? » esordì un uomo, evidentemente il capo.
« Le...? Non potete essere di Divisione N, nessuno le chiamerebbe in quel modo. » dichiarò Kelly che venne afferrata per un braccio.
« Divisione N non c'è più. Le mocciose?! » ripeté l’uomo, mentre altri due bloccavano Oriana.
« Non si toccano le signore, idiota. » disse una voce paurosamente rauca. Un vecchio con cappello a tesa larga che gli copriva il volto e impermeabile stava in piedi alle loro spalle.
« Vattene vecchio! » urlò uno degli individui che tratteneva Oriana.
Il nuovo venuto alzò un braccio, la manica dell'impermeabile glielo copriva per intero, questa ricadde svelando la bocca di un fucile a pompa.
La testa del capo esplose come un petardo, a un altro venne amputata la gamba dal colpo del secondo fucile che il vecchio aveva tenuto coperto nell’altra mano.
Un proiettile diretto alla sua spalla venne deviato, strappando parte dell’impermeabile e svelando un pezzo di corazza giallo/bianca. Mentre chi aveva sparato cadde morto, dopo un colpo in pieno petto.
« Bisogna avere il vestito giusto per l’occasione. Voi non l’avete. » disse il vecchio divertito.
Concentrati su di lui vennero colti di sorpresa da un'onda d’urto che li scaraventò verso l’alto. Un uomo a mezz’aria venne tagliato in due da Diana che in armatura terminò il suo balzo sul muro di fronte, a un paio di metri d’altezza, lo usò per darsi la spinta ed eseguire un salto biotico nel quale aprì il petto ad altri due individui.
Quando toccò terra, altri tre nemici giacevano morti ma non per opera sua. Tutti con un taglio netto e pulito sul corpo a decretarne la morte. Alexya fu accanto a Diana che guardò la propria spada, l’intera lama grondava sangue mentre quella della sorella era perfettamente pulita come non fosse stata usata.
« La miglior tecnica di spada dopo Isabella. » mormorò Diana complimentandosi, non senza un po’ d’invidia verso Alexya.
« Siete delle disgraziate, mi avete usato solo per far confusione…siete state le sole a divertirvi. » Le rimproverò Trish, sopraggiungendo dopo aver lanciato l’onda d’urto.
Diana indicò l’ultimo nemico ancora in piedi. Trish si diresse verso di lui che buttò l’arma e alzò le mani in segno di resa. Con uno scatto improvviso lei allungò la mano verso la sua faccia, affondando le dita nell’orbita dell’occhio sinistro strappandoglielo. L’uomo cadde a terra urlando e scalciando.
Quando Trish gli premette il piede sulla gola, lui fu costretto a tacere per mancanza d’aria.
« Chi vi manda? » chiese Alexya facendosi avanti.
« Meng Durand. » rispose con un filo di voce l’uomo.
Alexya fece cenno a Trish, la quale cavò l’occhio restante allo stesso modo « Ho fatto la coppia! » affermò divertita, per ficcarglieli poi in gola al criminale con un pugno. Giù in profondità, spezzando denti e alcune ossa.
Morì qualche istante dopo per soffocamento, con Diana e Trish che chine su di lui guardavano divertite. Sembravano delle bambine che avessero appena torturato un insetto per gioco.
Kelly e Oriana avevano assistito disgustate, in particolare la sorella di Miranda che non le aveva mai viste all’opera.
Per un attimo anche Kelly si sentì male quando le parve che Trish si portasse le dita alla bocca, tolto l’elmo, per leccarne il sangue. La ragazza si girò dall’altra parte e non vide bene.
 
« Ho visto morti migliori su Omega. Coraggio Kelly, bisogna andare. » dichiarò l'uomo gettando via capello e impermeabile. Una sottile cicatrice sul volto, gli circondava quasi del tutto l’orbita destra. L’occhio era palesemente artificiale, essendo l’iride molto tenue e di un colore diverso dall altro. I capelli erano molto corti, grigi e portati all'indietro.
La cicatrice era dovuta a un trapianto facciale, dopo che un suo ex-socio era quasi riuscito a ucciderlo.
« Zaeed Massani! Ma cosa? » esclamò Kelly, riconoscendo il mercenario veterano membro della SR2.
« Non ora, dobbiamo portare quelle tre al sicuro. »
« Che? »
« Non ora, ho detto. »
« Spero che tu abbia una buona scusa. » - rispose la psicologa per poi rivolgersi alle ragazze - « Questo è un amico, so che la gente nuova non vi piace però sarà meglio fare come dice. Fidatevi di lui. »
« Quante parole...so qualcosa di questa storia mocciose e di vendette...se volete la vostra seguitemi. » lo fecero senza esitazione a quell'affermazione. In più, da quello che intuirono dal suo linguaggio del corpo sembrava simpatico.
Lasciarono Oriana che disse sarebbe stata al sicuro, inoltre qualcuno doveva rimanere per dare spiegazioni alla polizia. « Vai tranquilla Kelly, so badare a me stessa. »
 
Una stanza in uno dei sobborghi peggiori della città, con l'unico vantaggio di essere vicina allo spazioporto. Una via di fuga rapida.
Kelly si sarebbe sentita in pericolo se la compagnia fosse stata diversa, Zaeed Massani era invecchiato, era lento e usava un bastone. Ma era come un pezzo di ferro arrugginito, grattata via la ruggine era ancora buono per rompere qualche osso. Con loro Alexya, Diana e Trish sicuramente più pericolose di qualsiasi criminale locale.
« Dentro! » ordinò Zaeed, facendosi da parte e assicurandosi che nessuno osservasse.
Fu con vera gioia e sorpresa che Kelly incontrò la dottoressa Karin Chakwas, aveva accompagnato Shepard in tutte le sue missioni fin dalla Normandy SR1. Aveva sempre avuto un comportamento distinto e un fisico invidiabile per la sue età.
Il volto della donna era affilato con zigomi pronunciati, un misto di colori chiari e scuri. La pelle era molto chiara, le sopracciglia erano estremamente rade e nere salvo farsi spesse all'attaccatura del naso, cosa accentua ancora di più quando assumeva un'espressione arrabbiata.
Gli occhi erano penetranti, di un colore tendente al grigio. Il naso era estremamente diritto, severo, come il taglio castigato dei capelli, grigi, che lasciava libertà solo a un ciuffetto ribelle sulla fronte, a destra. La bocca larga ma sottile contribuiva a dare l'idea di severità.
Sapeva che lei e Zaeed avevano deciso di trascorrere la pensione insieme, accomunati dal timore di ciò che significava per entrambi. Non pensava però che il mercenario l'avrebbe coinvolta, avrebbe dovuto sgridarlo per quello.
« Che sta succedendo Zaeed? Le ragazze braccate dalla Noveria Corps? » chiese Kelly.
« Non è la Noveria Corps! » disse una voce artefatta. Solo allora Kelly notò nell'angolo più buio della stanza una figura muoversi, lontana da qualsiasi fonte di luce. Un puntino luminoso, una sigaretta accesa, attirò la sua attenzione e non poté fare a meno di seguirne i movimenti mentre la misteriosa sagoma se la portava alla bocca e tirava un paio di boccate.
« Il vecchio è servito a qualcosa. » dichiarò, con un tono che forse sarebbe dovuto essere sarcastico se non fosse stato pesantemente alterato dal tono sintetico.
« Non costringermi a insegnarti l'educazione usando la cintura, ragazzina. » minacciò Zaeed.
Le ragazze mormoravano fra loro, Kelly non capiva cosa « Chi sei? »
« Penso di aver avuto un aspetto migliore, in passato. » una luce si accese.
La testa rasata, la pelle arrossata e ustionata in diversi punti, l'occhio sinistro era assente, come pure il braccio e sotto la pelle s'intravedevano alcuni impianti artificiali.
Anche così riconobbero il vice della sicurezza della Noveria Corps di Dasha.
« Signorine, bello vedervi. » disse Naomi Takara.
 
« Naomi, puoi spiegare? » chiese Kelly stupefatta.
« Molto semplice, quel giorno dovevo accompagnare Dasha a un incontro, qualcuno le aveva fregato una fetta della società. Arrivati lei entrò da sola nell'ufficio, subito dopo fu l'inferno. Fuoco ovunque, i miei uomini erano avvolti dalle fiamme come chiunque fosse nel palazzo. L'uscita e ogni via verso l'alto era bloccata, così sono andata in basso. Quando il palazzo è crollato sono strisciata nelle fogne allontanarmi non vista, dopo ho chiamato Zaeed. Fortunatamente era già in città, dovevamo incontrarci per altri motivi. La Chakwas mi ha medicato e curato, peccato che per farlo abbia dovuto tagliare parte di me. » disse indicando il moncherino del braccio e il lato sinistro in generale.
« Vorrei capire perché vi conoscete. » chiese Kelly.
« È mio padre. »
« Ehhhhhh!!!!!! » gridò stupita.
« Mia madre era una giovane donna, lui un vecchio porco, una notte ed eccomi. Ammetto che scoprire che mio padre era Zaeed Massani, uno degli eroi della Normandy, è stata una vera sorpresa. »
« Ma siamo certi?» domandò la psicologa.
« Ho eseguito io i test. » rispose la Chakwas.
« Questo elimina ogni dubbio. Figlia di Zaeed Massani. » Sospirò Kelly rumorosamente « Non so da dove incominciare a criticarti. » disse al vecchio mercenario.
« Perché? Io...Che vuoi? » urlò a Trish che gli tirava la mano.
« Ho fame “nonno”. »
Chakwas gli tappo la bocca « Meglio che controlli i tuoi modi. » lui annuì.
« Dasha...è veramente morta? » domandò Kelly.
« Non lo so. Ma ho un nome sul possibile responsabile di tutto questo: Meng Durand il nuovo presidente della Noveria Corps. È lui che Dasha doveva incontrare. »
Tirò una boccata « Adesso ho io una domanda. Cosa è successo alle ragazze? Potete fingere signorine, ma non crediate di fregarmi. »
Alexya si fece avanti « Avrai le tue risposte. Tu dammi le mie. Cos’è questa chiave elettronica? » disse mostrando quello che l’avvocato aveva lasciato.
« Una chiave per il passato. » Aaserì Naomi con un sorriso entusiastico.
 
Le porte dell'ufficio di Cristina a Toronto si spalancarono e un infuriato Durand fece il suo ingresso.
« Signor presidente, posso essere d'aiuto? » disse lei.
« Alexya, Diana e Trish Weaver ci sono scappate. Chi ha avvisato? »
Sinuosa, si mosse con un che di sensuale « Pensa a un tradimento da parte mia? » Lui non rispose fissandola in silenzio « Mi sono privata dell'appoggio di quasi tutto il direttorato per sostenerla, non mi rimangono molte alternative. Se vuole controlli pure i miei movimenti e i contatti di questi giorni, non ci troverà niente di strano. »
Lui l'aveva già fatto, non trovando nulla. Eppure le sue proiezioni mentali non lasciavano dubbi, anche se quelle su qualcosa di illogico come il comportamento delle persone erano le meno precise.
« Forse è meglio così, non ho capito perché le volesse. » disse Cristina.
« Non ti riguarda. » Possedevano l'eezo 19, erano una potenziale minaccia per i suoi creatori. Un obiettivo secondario allo stato attuale, ma avendo l'occasione non se le sarebbe lasciate fuggire.
La Balestrieri gli fece notare dell’altro « Abbiamo problemi maggiori. Esserci disfatti di Divisione N sta causando malumori e scioperi un po' ovunque, si segnalano ritardi, la produzione di eezo 19 è calata. Questo a causa della diminuzione della sabbia rossa, lei ha arbitrariamente tagliato i ponti con Omega, questi nuovi fornitori non bastano. »
« Ci daranno quello che serve. » sostenne Durand.
« Non dubito della sua fiducia visto che ha permesso loro di scendere su Noveria assieme a bande di mercenari. Stanno causando problemi nelle cupole abitative. La gente si era abituata alla politica di Dasha, di tenere chi era fuori dalla compagnia lontano da Noveria. »
Durand trattenne un sorriso, la produzione di armi per combattere i suoi creatori era calata.
Quello che voleva, se solo fosse riuscito ad accedere al sistema centrale della Noveria Corps, avrebbe potuto accelerare quel lavoro di settimane e scoprire le informazioni più sensibili. Come le posizioni degli impianti per la produzione di eezo 19 in costruzione nella galassia.
La porta si aprì nuovamente e Makarov entrò, trasportando senza fatica un fagotto piuttosto voluminoso che si muoveva.
« Oh bene, ecco una prova della mia fedeltà. Scaricalo pure qui Makarov. » ordinò Cristina.
« Si direttore. »
Il gigante russo mise a terra il sacco da cui uscirono diversi lamenti, un volus ammanettato rotolò fuori.
« Non può parlare, ho messo fuori uso il microfono della sua tuta. Non stava zitto. »
« Signor presidente ecco a voi Sunt. Hacker assassino, capo informatico di Dasha e creatore del sistema della compagnia. »
Meng sorrise per nascondere la propria diffidenza, un regalo utile ma avrebbe preso le proprie precauzioni. « Molto bene. »
 
Sunt guardò Durand incuriosito, ripensando alle parole di Makarov quando l'aveva preso “Se collaborerai perderai la tua utilità e morirai” . Cercò di riflettere su quali fossero le reali intenzioni di ciascuno dei presenti.
Considerò un vantaggio non poter parlare, gli dava tempo per riflettere. Accedere alla parte centrale del sistema della Noveria Corps, lo volevano per quello...con soddisfazione rise sapendo di non poter essere ascoltato. Quello era il suo capolavoro, non avrebbe mai realizzato qualcosa di fallato per Dasha.
Farlo sarebbe stato contrario a una delle sue aspirazioni maggiori, rimanere in vita. Per accedervi e averne il comando assoluto c'era solo un sistema: Il codice di Dasha o …
Un paio di persone lo sollevarono interrompendo i suoi pensieri. Nuovamente si fece tutto buio.

*****


Dolore, un universo di sofferenza era tutto ciò che Dasha avvertiva con ogni suo senso. Forse si sarebbe vergognata di se stessa, se avesse potuto vedersi in quello stato.
Appesa inerme a quelle catene, un volgare pezzo di carne, senza neanche più l’energia di lanciare insulti. Aveva perso le funzioni del proprio corpo, si sentiva lurida nelle sue parti intime, mentre la saliva le colava dalla bocca aperta. Non aveva la forza per chiuderla né le importava. Lo stupro le era stato risparmiato, si chiese per quanto.
Ammise con se stessa che avrebbe dato ai suoi torturatori quello che desideravano, la “chiave” per il sistema centrale della Noveria Corps, se non avesse preso provvedimenti perché fosse impossibile estorcerglielo.
Ora le sembrava quasi uno sbaglio, come sarebbe stato piacevole darglielo e morire dopo. Far cessare il dolore.
Sentì una porta cigolare, i suoi carnefici la lasciavano sola per darle l'occasione di riposare solo per tormentarla nelle ore successive. Le pareva fossero in anticipo.
Udì protestare. Dal modo di parlare le sembrava un volus, non ne era sicura. Mente e sensi erano offuscati. 
Sunt fu gettato in ginocchio, ai suoi piedi.
Una figura umana entrò nel cono di luce, lei riconobbe il vecchio cinese. Assisteva sempre, con piacere evidente, alle torture che le venivano inflitte.
« Ecco la donna che ti comandava, di terribile ora non ha più niente. » disse il vecchio indicandola.
Qualcuno la afferrò per i capelli, alzandole la testa. La volevano ben in vista.
« Dasha... » mormorò Sunt che durante il tragitto era riuscito a far funzionare in parte il microfono . Era viva, sempre che ci fosse ancora una volontà in quel corpo martoriato. Ecchimosi erano presenti ovunque.
« Abbiamo sperimentato vecchie e nuove tecniche per costringere qualcuno a parlare, è stato istruttivo. Però ancora resiste. » spiegò il vecchio cinese.
Sunt osservava silenzioso, la nudità di Dasha non lo sconvolgeva, per lui era un'aliena.
Gli occhi però...rivolti all'indietro non aveva più niente di quella forza e senso di pericolo che l'avevano caratterizzata. Erano vacui, come se la mente che ci stava dietro se ne fosse andata.
« Guarda! » ordinò il vecchio cinese.
Uno dei torturatori prese una lama luminosa, al volus scappò un urlo quando la vide trafiggere Dasha. Lei urlò disperata per tutto il tempo in cui l'uomo gliela tenne conficcata in corpo.
Quando venne estratta, Sunt con sgomento vide che non c'era sangue né ferita.
Sollevarono nuovamente il capo a Dasha. Sunt vide qualcosa a cui non era abituato: Dasha Weaver col viso arrossata stava piangendo e singhiozzando.
« Guarda cosa siamo riusciti a fare a lei, pensa a cosa potremmo fare a te. »
Sunt si chiese cosa diavolo fossero quelle lame per fare quello a Dasha. Non si accorse di parlare a voce troppo alta quando disse « Se Isabella fosse....»
Un calcio lo colpì sul collo, sentì gli allarmi della sua tuta e la rapida depressione. I sistemi d'emergenza lo salvarono. « Lei morirà presto, Dasha quando noi lo decideremo, il direttore Cristina subirà la stessa sorte....tu, dipende da te. » dichiarò il vecchio.
Lui annuì, Dasha non l'aveva assunto per l'azione diretta, ricordando le parole di Makarov: “morirò quando non servirò più”. Compromettere la sicurezza del sistema centrale non sarebbe stato facile, avrebbe richiesto tempo.
Il vero problema era che non sapeva neanche se era possibile. Il bello di Noveria era che il pianeta era ufficialmente fuori da qualsiasi potere o gruppo politico.
Non avendo un'autorità riconosciuta: la Noveria Corps era un'azienda non un governo, non vi erano ufficialmente leggi da rispettare. Con Dasha Weaver la situazione non era cambiata tanto.
Lei si era imposta è la sua volontà era la legge da seguire, decideva cosa era proibito o meno. Per realizzare il nucleo del sistema centrale aveva violato quasi tutte le leggi esistenti sulla tecnologia, sarebbe stata un interessante disputa legale stabilire se il Consiglio o un altro governo avrebbe potuto prendere provvedimenti contro la Noveria Corps per quello che aveva fatto.
D’altronde la situazione di Noveria esisteva da tanto tempo quanto il Consiglio, faceva comodo un luogo dove condurre esperimenti proibiti con la possibilità di lavarsene le mani se accadeva qualche disastro. Se poi fosse stato necessario, gli s.p.e.t.t.r.i. esistevano per simili eventualità.
 
Venne condotto in una stanza il cui unico arredo era un computer, con la possibilità di accedere solo al programma della Noveria. Gli accessi a extranet erano bloccati
Rifletté sul da farsi, sostanzialmente il sistema informatico della Noveria Corps era diviso in tre scompartimenti, uno esterno a bassa sicurezza. Vi avevano accesso tutti i dipendenti. Uno intermedio dove accedevano solo Direttori, membri del CA e personale specializzato. Infine la parte centrale, dove si fissavano i parametri che l’avrebbero regolato. Le uniche persone che vi potevano accedere erano Dasha e Isabella.. « No, mi sbaglio. »
Aveva dato per scontato che il vicepresidente potesse accedervi, Dasha non aveva mai chiuso nessuna porta al phantom però mai una volta aveva visto Isabella accedervi. Forse non aveva motivo per andarci o non poteva…
Lui stesso e la sezione informatica non andavano oltre l’intermedio. Dasha aveva per loro rilasciato autorizzazioni che davano un maggior controllo al sistema, tenendo lo stesso la parte centrale isolata.
Questa aveva la sua sede fisica su Noveria, propria sotto Caninea a quasi tre km di profondità dentro a solida roccia. Conosciuta come la “Sala” era protetta da campi di forza e difese automatiche autonome, era una fortezza indipendente. Usata da Dasha anche come caveau personale, per tenere tutto quello che riteneva di estremo valore.
Si picchiettò con un dito la guancia. Il vero problema era che il sistema era molto facile da usare e versatile, Dasha doveva solo dare un ordine vocale e questo avrebbe eseguito. Quando dovette scegliere che sistema adottare per garantirne la sicurezza disse di volere stare da sola, quando la rivide ore dopo non aveva idea di quali comandi avesse inserito. Anche conoscendo la vera natura del programma, della sua sicurezza sapeva solo quello che sapevano tutti.
Cercando di entrare nella zona centrale, il sistema chiedeva un codice « Cosa puoi aver pensato Dasha? Non avresti mai escluso del tutto Isabella e le ragazze nel caso ti fosse successo qualcosa. Quale idea ha attraversato la tua testa? » si chiese Sunt.
Cosa rimaneva? Alexya, Diana e Trish avevano un segnale di alto livello salvato nei loro ID, non aveva funzione pratica oltre a quelle di identificarle. Dasha aveva pensato che porre dei limiti al loro codice avrebbe evitato guai. Il sistema operativo della Noveria non era fatto per giocare.
Grida, riconobbe la voce di Dasha. Si mise all’opera non sapendo che fare.
Gli venne in mente un vecchio incidente. Una volta ricevette l’avviso che le difese esterne alla “Sala” si stavano disattivando.
Squadre di sicurezza vennero allertate, ma al loro arrivo fuori dalla “Sala” ancora sigillata trovarono solo Diana che disubbidendo come suo solito si era intrufolata dove non doveva.
Fu una delle volte che Dasha si infuriò di più con lei, ma lui era più interessato a capire come aveva fatto a disattivare le difese.
Nessun codice era stato emesso, nessun segnale identificativo eppure il sistema l’aveva riconosciuta.
« Perché? » si chiese « Che sia cosciente? » scosse la testa, quello era impossibile. Per quanto potente il sistema della Noveria Corps era un IV non un IA.
Doveva scoprire a cosa il sistema aveva reagito.
 
*****
 
 
«Direttore. » Mormorò sottovoce Makarov.
Era entrato nell’ufficio privato di Cristina, lei dormiva appoggiata alla sua scrivania. La guardò sott’occhio.
« Direttore! » urlò lui.
« Ti sento Makarov, non disturbarmi mentre sonnecchio per riflettere. »
Non sapendo come rispondere a quella che gli sembrava una stupidaggine rimase in silenzio
« Non va, dormo male. I miei incubi sono ritornati… non bastano Makarov. »
Rimase in silenzio, non aveva idea di cosa quella donna stesse parlando.
Lei gli porse un datapad, « Libera questi individui, servirà una nave. »
« Si direttore ma… ho sentito voci, ritengo che questa sera cercheranno di uccidere il vicepresidente. »
« Cedo davanti al fato. »
« Vuole abbandonarla? » Lui era confuso.
« Non farai niente Makarov, ci sono infiniti sviluppi in gioco. »
« Io…signora non capisco…sono ai suoi ordini da anni…la sua lealtà alla Weaver. »
« Non parlare di quello che non sai…Dasha mi ha salvata nel momento stesso che ho cominciato a lavorare per lei…sto dando priorità alle cose importanti.»
« Isabella? »
« No.»
« A cosa allora? »
« Alle sue giovani eredi, poi la Noveria Corps. Questo Durand si sta rivelando formidabile per ricavare informazioni da piccoli dettagli. Alcuni direttori stanno cominciando a rivedere i loro dubbi. Gli sto celando quante più informazioni possibili, ma devo muovermi con prudenza, per tenerlo stretto tra le mie spire. Ha risorse maggiore delle mie, ma pochi uomini a cui destinarle e tutti appartenenti alla mafia francocinese di Marsiglia. Dimmi Makarov cosa faresti se ti dicessi che Naomi Takara è con ogni probabilità sopravvissuta, che le eredi Weaver sono con lei e che Durand ignora tutto questo?  »
« Mi inchinerei alla lungimiranza del Direttore della Terra per la Noveria Corps. »
« Ci serve la prova che Dasha Weaver è viva, farò in modo che sia Durand stesso a darmela. »
« Noi dovremo…»
«…Fare niente. Come direttore seguirò i miei doveri, il benessere della società e quello delle ragazze Weaver. Dasha e Isabella dovranno aiutarsi da sole. »

*****
 
 
All'ospedale di Vladivostok l'orario di visita era passato da un pezzo, due individui correvano verso la stanza di Isabella. I rigonfiamenti delle armi sotto i loro vestiti erano ben visibili.
Arrivarono alla soglia della porta e tirarono fuori le pistole. Un attimo prima che facessero irruzione, quello che sembrava un filo sottile brillò per un secondo davanti a loro.
Senza un suono le loro teste rotolarono a terra, insieme ai corpi. Un asari emerse dall'oscurità, indossava quella che era stata la divisa grigio roccia di Divisione N, ora la portava in segno di protesta contro il nuovo presidente. Sulle spalle il grado di maggiore.
« Direttore, la minaccia è stata sventata. »
Un altra asari venne avanti, un fazzoletto davanti alla bocca. Il puzzo del sangue e la vista della violenza la disgustava.
« Cristina sta facendo un gioco molto pericoloso a chiedermi di occuparmi di questa faccenda. Abbandonare Thessia per giungere in anticipo sulla Terra, mi dovrà un favore. »
« Ma ha ragioni valide, signore. Il direttore Cristina ...» il maggiore si zittì quando l'asari alzò una mano « Lo so, lo so. Ho sentito le sue motivazioni. Procediamo...e che la Dea ci protegga. Speriamo che questi esperti di medicina che abbiamo radunato lo siano veramente.»
 
In sala operatoria quattro individui erano pronti a operare il loro paziente: Isabella. « Bene signori, pronti a incominciare? » chiese Galba, con lui un turian, un asari e un salarian. Tutti annuirono.
Ognuno ha il suo ruolo” pensò. Lui avrebbe fisicamente operato sul cervello di Isabella, mentre l’asari, una famosa Ittioneurologa, avrebbe agito sulle onde cerebrali di Isabella, usando le proprie per stimolarle tramite una fusione mentale ridotta.
Il turian era un esperto anestesista, se tutto fosse andato bene avrebbe regolato il risveglio di Isabella nei tempi dovuti.
Il salarian avrebbe tenuto d’occhio il paziente nel suo insieme intervenendo dove serviva.
« Si comincia .» disse Galba, avvicinando il rasoio ai capelli di Isabella. “Spero davvero che tu non ci fossi affezionata”.
Quella era una situazione in cui non aveva pensato di trovarsi dopo la morte di Dasha. Gli altri della squadra avevano subito abbandonato la Noveria, dalla velocità con cui l’avevano fatto sembrava temessero che qualcuno li stesse cercando “ Fantasmi del passato” pensò.
Lui invece si era semplicemente licenziato prendendo quello che gli spettava, era un medico edonista. Nessuno l’avrebbe cercato.
A trovarlo fu il direttore di Thessia in persona, qualcuno a cui un semplice medico privo di protezione non poteva dire no.
Finito con i capelli, si concesse un ultimo pensiero chiedendosi quando fosse stata l’ultima volta che aveva eseguito un intervento di medicina di così alto livello. “Sicuramente prima di venire radiato dall’ordine dei medici, dannati i miei vizi.”
 
Isabella dormiva un sonno senza sogni. Una graybox posizionata affianco a lei era collegata alla nuca rasata, proceduta da un “bip” si spense. Lei si svegliò dolcemente, con calma si mise a sedere, passò una mano sulla testa rasata provando una strana sensazione, con le dita tastò i bordi di una cicatrice, si alzò avvicinandosi a una cassa militare.
La aprì, al suo interno una tenuta da phantom vecchio tipo. Un cannone biotico sulla mano sinistra e una spada il suo armamento. Diede un occhiata veloce alla lama, niente di eccezionale ma sarebbe andata più che bene per uccidere.
Non aveva idea di chi l’avesse operata e collegata a quella graybox, ma le aveva fornito un quadro della situazione. Dasha era morta. Alexya, Diana e Trish al sicuro. Velocemente si vestì.
Si voltò a guardare fuori dalla finestra, verso un palazzo.
 
« Ci ha visto! » affermò in russo l’uomo al suo compare, passando il binocolo. Spiavano l’ospedale dal tetto di un edificio.
« Non dire stupidaggini, siamo a più di quattrocento metri di distanza. »
« È pericolosa ...» venne decapitato prima di poter finire la frase.
L’altro uomo non ebbe neanche modo di urlare, un piede lo schiacciò premendogli sulla schiena.
Non credette a quello che vide, la donna che dovevano osservare era li. “Impossibile” pensò.
« Spiega .» ordinò Isabella. I traduttori nell’armatura resero comprensibili le sue parole
« Non so niente. » dichiarò. Un colpo secco di tacco ruppe la schiena all'uomo. Lui urlò orribilmente ma riuscì a dire. « Il mio capo...dei francesi …era un'occasione per vendicarsi…per l’ospedale …»
Isabella gli spaccò il cranio con un calcio, ponendo fine alle sue sofferenze. Lo frugò trovando un indirizzo.
Un sorriso folle e compiaciuto le apparve in volto, doveva solo uccidere, sempre senza mai smettere, il dolore si attenuava quando lo faceva.
Uccidere senza interrompersi, non aveva più un motivo per controllarsi. Lo aveva fatto per compiacere una persona che ora non era più in vita. Quello che di umano c'era in lei stava cedendo e non le importava. Avrebbe scoperto e ucciso chiunque fosse coinvolto nella morte di Dasha.
 
Il presidente della Noveria Corps esaminava i piani per l'incontro del direttorato, aveva scelto Marsiglia. Agire lentamente dall'interno o eliminare in un colpo solo tutti i direttori, entrambe le opzioni andavano bene.
Altre questioni occupavano la sua mente, l’attacco contro i suoi creatori alla Cittadella era stato un fallimento. Almeno così veniva ritenuto, subito dopo lo sbarco ogni contatto era cessato.
Però lui era disorientato, aveva avvisato i suoi ideatori dell’attacco.
Invece erano sbarcati altrove, dopo che quella maledetta femmina umana che aveva guidato la flotta d’attacco, il contrammiraglio Quenny, era riuscita ad aprire una strada verso la Cittadella.
Poi doveva essere successo qualcosa “ il secondo evento che non riesco a spiegare” pensò. Prima il furto dei reattori a eezo19 “ adesso questo”. Aveva inviato una coppia della propria mente e di quello che sapeva ai suoi padroni, utilizzando il suo corpo come una trasmittente.
Ci riusciva sfruttando un sistema basato sulla stessa tecnologia alla base dei motori, trasmettendo un segnale che si propagava nell'energia oscura.
Qualcosa che le primitive civiltà di quel ciclo non avevano neanche solo immaginato fosse possibile.
Il problema era che non aveva ricevuto una risposta. Aveva tentato una seconda volta, giorni dopo, non aveva funzionato. Cercò con le proprie doti di spiegarne il motivo, tra questi, con il meno del dieci per cento di possibilità c’era la Jotnar.
« Assurdo! Lo spazio oscuro è immenso come potrebbero mai trovare…» e per la prima volta sperimentò il dubbio.
Vi erano però risultati più immediati che gli interessavano, tra questi il crollo di fiducia nei confronti della tecnologia che la Noveria Corps aveva sviluppato. Il Consiglio e gli stati maggiori militari erano incerti nel tentativo di sviluppare nuove tattiche.
Di quello fu soddisfatto, quelle armi funzionavano ma se riusciva a far credere l’incontrario sarebbe stato un’incredibile vantaggio per i suoi creatori. Il nemico si sarebbe privato da solo delle proprie armi.
Alcuni direttori cominciavano a dimostrarsi “malleabili”, c’era paura per i propri posti di lavoro.
Un certo Norrow Volerno, un salarian, che aveva ricoperto il ruolo di direttore per la Cittadella l’aveva contattato. Nel messaggio appariva preoccupato di perdere il suo ruolo nella compagnia, lamentandosi del modo in cui la Weaver l'aveva trattato e dicendosi pronto a essere utile.
Proseguiva affermando che il direttore di Thessia era arrivata in anticipo sulla Terra, accennando di avere le prove di un collegamento tra Balestrieri e Myr. Questo lo preoccupò.
La porta dello studio si aprì, una guardia vi ricadde dentro. Il ventre era squarciato, spargendo le viscere ovunque. Isabella fece il suo ingresso. « Ben svegliata.» disse Durand cordialmente, alzandosi in piedi.
Strati solidi di energia biotica rivestivano l’armatura del phantom, le loro linee stilizzate le conferivano un aspetto felino. Mantenere quella forma era stancante, ma che importava? Non aveva motivo per trattenersi.
Lui sorrise vedendola « Condensazione: la capacità biotica di livello più alto, la materializzazione dell'energia in uno stato solido. Un biotico su dieci miliardi riesce a svilupparla. I miei creatori mi hanno fornito questo dato su di te, però non ti rende giustizia. Sei davvero una bestia feroce. » azionò un comando sulla scrivania, paratie blindate isolarono il locale. Era stato di Dasha, per questo dotato di protezioni extra. « Nessuno verrà a disturbarci, solo tu e io. Vediamo se sono una creazione all'altezza del suo scopo. »
 
Isabella non capiva cosa non andasse, tranne il fatto che quel tipo non era sicuramente umano né qualsiasi cosa lei avesse mai incontrato prima. L'aveva trafitto più volte, ma era ancora vivo.
Prese le distanze con un salto biotico.
Lui sorrise divertito, Isabella era impegnativa, quasi interessante « Sei come i leoni quando sono arrivati gli uomini con i fucili...per quando fossero i predatori dominanti del loro ambiente, i cacciatori li hanno quasi sterminati. »
« Guarda. » disse azionando uno schermo. Su di esso Dasha veniva torturata, ma soprattutto era viva.
La sorpresa sconvolse Isabella. Un pugno allo stomaco la fece piegare in due. Sputò saliva.
Anticipandone la reazione violenta lui disse « Un mio comando è lei muore, veramente questa volta. Si collaborativa, non reagire. » queste parole l’arrestarono. Un secondo pugno la mandò a terra facendole perdere il casco.
Lui continuò a colpirla.
« È stato...un incontro...accesso. » affermò Durand soddisfatto, accedendo una sigaretta.
Isabella era al suolo, schiacciata sotto il suo piede che gli calpestava la faccia.
Durand premette con maggior forza « Non prendertela, sono stato ideato appositamente per non poter essere ucciso da te. Sei un modello superato. »
Isabella riuscì lo stesso ad alzare lo sguardo su di lui, lo fissò negli occhi, lui poteva scorgere odio puro.
Linee di pensiero si formarono e disfecero mentre vagliava le possibilità. Prese la sua decisione.
« In ginocchio e implora pietà. »
Lo sguardo di Isabella si fece ancora più torvo, ma ubbidì. « Pietà. » disse.
Durnad avvertì qualcosa di nuovo, una sensazione per cui non era ideato che gli dava problemi a concentrarsi.
« Di più, inginocchiati a quattro mani » ordinò.
Lei si chinò in avanti appoggiando le mani a terra a capo chino.
« Baciami i piedi. » aggiunse.
Isabella ebbe un attimo d'esitazione « Forse la Weaver non vale tanto? » disse lui compiaciuto.
Lei ubbidì. Un gemito le sfuggì quando il falso Durand chinandosi, serio in volto, con una mano le strinse più volte il seno. L'azione non durò più di una decina di secondi, quando si rialzò tutto quello che disse fu « Interessante. »
Chiamò la sicurezza, uomini della mafia che avevano sostituito i loro predecessori, già allertata quando lo studio si era sigillato. Portarono via Isabella su suo ordine e commentò rivoltò a lei « Alla fine il leone, si è rivelato essere solo un topo. »
 
Quando fu solo, si fissò il cavallo dei pantaloni, aveva un'erezione. La cosa lo lasciava perplesso, non era stato fatto per trovare gli umani sessualmente eccitanti. Isabella era un esemplare sicuramente pregevole di femmina umana, il pensiero di violarla gli entrò in testa rendendo difficile concentrarsi. Ma doveva agire e sapeva da dove iniziare.
 
Cristina aveva ricevuto un messaggio dalla direttrice di Thessia il giorno prima. Un allarme l’avvisò che la procedura di sicurezza nell’ufficio di Durand, prima della Weaver, era stata attivata.
Il motivo poteva essere solo uno.
« Codice UcLmDcQ2, Cristina Balestrieri, avvio programma Cristina due. » Ordinò.
Le luci della stanza tremolarono un attimo, infine IV del palazzo parlò « Programma avviato, arresto impossibile, l'archivio privato del direttore sarà cancellato. »
Cristina annuì mentre soffocava uno sbadiglio, avrebbe voluto dormire, non poteva.
Aprì un cassetto, conteneva siringhe ipodermiche di morfina. Si iniettò il doppio della dose abituale. Non poteva stare senza antidolorifici, il suo piccolo segreto di cui nascondeva gli effetti collaterali facendoli passare per smania di dormire.
La scienza medica aveva sviluppato un derivato sintetico privo delle controindicazioni della sua versione naturale, tranne per il senso di sonnolenza.
In caso contrario non avrebbe potuto ingannare tutti. Solo Dasha sapeva, anche cosi l'aveva scelta per il ruolo di direttore della Terra per la Noveria Corps.
Ancora prima le aveva permesso di lavorare per lei, quella semplice consapevolezza l'aveva salvata dagli incubi che infestavano le sue notti.
 
Mezz'ora dopo Durand entrò nell'ufficio di lei.
« Signor Presidente. » disse Cristina alzandosi, l'uomo la colpì con uno schiaffo.
Lei incassò impassibile.
Lui applaudì « Complimenti, un lavoro di depistaggio davvero superbo, la fuga delle eredi Weaver, le prove di una possibile sopravvivenza di Naomi Takara, quelle che dimostrano il coinvolgimento di Zaeed Massani, l'aver contattato il direttore di Thessia che mi è apertamente ostile e tanto altro ancora. Un lavoro perfetto, ma le “bugie” hanno sempre qualche punto debole. Capito lo schema, dopo è stato facile. » disse e voltandosi verso l’ingresso « Entrate! » urlò.
Un gruppo di persone armate scortò un Isabella ammanettata e un salarian all’interno, lui aveva un cornino più basso dell'altro.
Durand continuò « Stupita!? No, direi di no. Isabella risorta è un problema, ma so come usarla. Lei mi appoggerà e avrò la maggioranza assoluta. Il CA, il Direttorato, potrò anche ignorarli. La vice-presidente mi sposerà, donandomi come dote tutte le sue azioni. Sono anche sicuro che sarà un valido aiuto per accedere ai segreti della Weaver. Questo implica che tu ora sei inutile. » disse è indicò il salarian « Ti presento Norrow Velorno ex-direttore della Cittadella, ora della Terra. Penso sia arrivato il momento di “ purgare” la compagnia. »
« Portatela via! » disse al comunicatore. Uomini delle famiglie mafiosi franco/cinesi invasero il palazzo, cominciando a gettare in strada i dipendenti.
« Peccato che la Weaver abbia trattato male Norrow mentre era alla Cittadella, la fedeltà è davvero una cosa fragile. Ora ci sarà un direttore da me approvato e con dipendenti “leali”  »
« Fedeli alla triade franco/cinese di Marsiglia. » rispose Cristina.
Sopraggiunsero altri uomini che afferrarono Cristina a un gesto di Velorno trascinandola via, passò vicina a Isabella fissandosi un istante.
Cristina mosse le labbra, Isabella fece segno di si con la testa. La ormai ex-direttrice sorrise.
Adesso toccava al resto dei direttori. Non poteva essere sicura della loro fedeltà, avrebbero seguito il profitto di quello era certa.
Se Dasha non fosse ricomparsa avrebbero potuto ucciderlo, ignorare il fatto che il Consiglio della Cittadella l’avesse appoggiato ed eleggere uno di loro, sempre se trovavano un accordo.
Anche per quello aveva approvato lo scioglimento di Divisione N, senza una guida sicura c’era il rischio di una guerra interna alla Noveria Corps.
Lo scenario peggiore era che lo accettassero lo stesso, sapendo che Dasha era viva. Avrebbero corso il rischio di tradirla sapendo quale minaccia poteva essere?
Sperava che gli altri tre “grandi” direttori avrebbero dato abbastanza problemi, facendo guadagnare tempo prezioso.
Dipendeva tutto da Makarov. Rimaneva però il problema di Noveria e del CA ancora controllati, o meglio ostaggi, dai soci criminali di Durand.
Si concesse un sorriso a quell'affermazione, definiva criminali i soci di Durand quando ogni direttore poteva vantare la stessa origine o almeno di aver avuto un assaggio di quel tipo di vita.
La Weaver  non aveva mai apprezzato i fighetti laureati, tranne che per l'apparenza.

*****
 
 
Dasha si svegliò udendo dei gemiti femminili, non aveva idea di cosa fosse successo ma aveva avuto un intero giorno senza essere torturata. Aveva dolore ovunque ma almeno riusciva a pensare, si chiese se aveva veramente visto Sunt o solo un volus che gli assomigliava.
Bastava procurarsi una tuta ambientale come la sua ed ecco una copia di Sunt.
Una porta si aprì, una donna venne gettata a terra, dietro di lei un gruppo di quattro individui.
La donna si tirò su sedendo sulle ginocchia, scrutando in giro. Vide Dasha.
Lei vide Cristina che si mise in piedi barcollando, osservò la camicia strappata sul davanti, il seno in mostra, la gonna tirata troppo su. Lei si passò una mano sulla bocca pulendosi un rivolo bianco e appiccicoso.
« Le signorine Weaver sono al sicuro, Isabella è cosciente e controllata minacciando la sua vita, ho cercato di limitare i danni alla compagnia e…»
Un uomo colpì alla nuca Cristina zittendola. Si accasciò gemente.
« Le piace proprio gemere a questa puttana. » disse il suo aggressore sghignazzando con gli altri tre.
« Cristina...» mormorò Dasha.
« È stato solo sesso, posso sopravvivere...lei lo sa... » disse severa.
Raggomitolata al suolo Cristina stringeva la giacca a se, lo stesso individuo che la colpì notò la cosa.
« Guardatela, non vuole togliersela. ». diede uno strattone, Cristina resistette.
« Cosa nascondi sulla schiena? » disse lui divertito.
« Ehi! » - tutti si voltarono a guardare Dasha - « Ha bisogno di riposo, se vi volete sfogare fatelo con me. »
L’aguzzino diede un calcio Cristina, poi si avvicinò a Dasha.« Non mi sembra una buona idea.» disse uno dei compari, erano incerti.
« Silenzio! A chi volete lo dica? » rispose.
Davanti a Dasha si abbassò i pantaloni, « Gnam! » fece lei, vedendo il membro dell’uomo.
Lui si avvicinò, abbastanza perché lei desse con la punta della lingua una leccata sul collo.
Si sistemò le gambe di Dasha attorno alla vita, lei diede una seconda leccata più lenta e sensuale ma con tutta la lingua.
Lui mise le mani attorno alla vita di lei per iniziare, Dasha si chinò una terza volta verso il collo...
L'uomo lanciò un urlo soffocato candendo a terra mentre il sangue zampillava dalla gola tagliata, i suoi compari non osavano muoversi.
Dasha appesa davanti a loro, col viso inzuppata di sangue, sorrideva beffarda tra i denti stringeva un pezzo di carne recisa dall'uomo.
Un rapido movimento di mascella è ingoiò, i suoi carcerieri indietreggiarono inorriditi come se potesse far loro davvero male.
Lei cercò di sostenere quella sceneggiata, avrebbe voluto vomitare ma non poteva.
« Cosa succede? » disse una voce autoritaria. Il vecchio cinese che aveva visto altre volte arrivava in quel momento. « Direttore Cristina, finalmente, portate via quell'idiota. Nessuno vi ha detto di toccare la Weaver!»
« Signor presidente, le presento il capo della mafia franco/cinese a Marsiglia, il signor Wee Luu. »
« Per colpa tua, mio figlio è bruciato vivo in quell'incendio! » Urlò lui a Cristina.
« Non me ne importa, eravate un ostacolo al profitto della società, io vi ho rimosso. Lei è rimasto vivo per avere qualcuno con cui trattare. Giusto per farle capire cosa penso di lei, come diciamo in Sicilia:  Spera 'Ddiu ca t' a vveniri 'nfrùsciu ca a gghittari fora magari l'ugna de pedi e mi ti s'annu ascuagghiari i pila do culu ppu sfozzu (Spero che Dio ti faccia venire la diarrea così terribile che dallo sforzo che le unghie ti usciranno dal culo ed i peli del culo si dovranno sciogliere per lo sforzo.) » Dichiarò Cristina rabbiosa e mostrando un sorrise crudele.
« Appendetela! » ordinò Wee Luu.
Cristina si trovò nella stessa posizione di Dasha, solo quando le scoprirono la schiena mostrò imbarazzo.
Quello che videro fece indietreggiare i cinesi. Una cicatrice. L'intera schiena di Cristina era un enorme cicatrice vecchia di anni, orribile a vedersi, di colore bruna o nera in alcuni punti, contorta.
Dasha osservava, conosceva la storia che ci stava dietro e sapeva che quella era qualcosa che la Balestrieri non avrebbe mai mostrato.
« Per mio figlio! » gridò Wee Luu con forza e preso un bastone lo calò con forza sulla schiena.
Cristina urlò.


Immagini prese da internet:

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Capitolo 21
*** Primo figlio ***


Olivia aprì appena gli occhi, la luce l’abbagliava e suoni senza significato le giunsero all'orecchio. Sagome sfuocate entrarono nel suo campo visivo. Li chiuse di nuovo, era stanca.
Un'improvvisa sensazione di bruciore alle guance glieli fece spalancare.
« Alexandra! Sei impazzita! » gridò Ilary all'amica che aveva schiaffeggiato Olivia.
« Stiamo tutti aspettando che si svegli, non potevo mica lasciarla riaddormentare. »
« Ok, ma c’è modo e modo.  » protestò e rivolgendosi ad Olivia  « Come stai?  »
« Dove sono? » chiese confusa ma sveglia, riconoscendo Ilary Monreau e Alexandra Redgave.
« È l’infermeria della Jotnar, sei stata in coma farmacologico tre giorni. Ricordi cosa è successo?  » domandò Ilary.
« Io…» con sforzo evidente lo s.p.e.t.t.r.o riportò alla mente tutto quanto « Si » affermò tristemente.
Alexandra sorrise e asserì « Hai bisogno di buone notizie, qualcosa che ti distragga e io ne ho una. »
« Corvo! No! »  le urlò l’amica chiamandola per soprannome, lei ignorò la protesta e dichiarò « Ilary, probabilmente, è incinta.»
Olivia non si mosse, ma la strumentazione che la monitorava cominciò a emettere tanti suoni.
Balzò in piedi lanciando un urlo di sorpresa spaventando le due donne.
« Aspetta…Olivia calmati!» bofonchiò Ilary.
« Non dire sciocchezze! Come potrei mai farlo? Com'è potuto succedere?  » domandò Olivia sbigottita.
La pilota della SR3 arrossì lievemente « Be ecco…nel solito modo, prima di partire…ho voluto salutare Steve a dovere…qualcosa perché si ricordasse di me. Insomma ci abbiamo dato dentro di brutto e …»
« Ferma! Non voglio sapere altro sulla vita sessuale di mio fratello. Questo è anche troppo.  »
« Ok, però tranquillizzati! Perché non c’è niente di sicuro, ho avuto solo della nausea in questi giorni a cui si è aggiunto un ritardo nel mio ciclo. Stiamo aspettando i risultati da Horace. »
Solo allora Olivia si guardò in giro, un paio di infermieri si erano avvicinati ma non troppo. La foga della loro paziente li teneva distanti. « Dove si trova? » chiese.
Fu Alexandra a spiegare « Quando siamo arrivate era qui. Poi è venuto al tuo letto, ha scaricato qualche dato e un istante dopo è corso via dall’infermeria come se fosse inseguito.»
La porta si aprì e Horace accompagnato da Drentel fece il suo ingresso.
« Si è svegliata Tenente, bene. Così potrò darle la notizia. » Dichiarò serio il medico. Le tre donne lo fissarono.
« Olivia Williams Shepard lei è incinta! » annunciò il dottore forte e chiaro. Seguì un istante di assoluto silenzio.
« Vuol dire Ilary?» rispose Olivia indicando il pilota.
« No, intendo lei tenente Shepard! »  
Olivia rise « Va bene doc, ci ho creduto per un attimo.»
« Non sto scherzando lei è incinta.  » ribadì Horace.
« Il mio ragazzo è un turian, la biologia non sbaglia. Turian e umani sono incompatibili e non ho tradito Arturus.»
« Potrei avere io una spiegazione.» - affermò il drell - « E' pur sempre una cosa sperimentale, la biotecnologia che è stata iniettata all'equipaggio di questa nave intendo. Non è stata testata proprio per tutto, ammetto che questa situazione non l’avevo ipotizzata. Insomma, come sembra che permetta agli umani di assorbire alimenti turian, dovrebbe aver agito convertendo lo sperma del suo ragazzo turian in una forma assimilabile dal suo organismo. Affascinante, è un'operazione molto più complessa e…che posso dire. Non ci ho pensato. Colpa mia. Scusi. »
Drentel aveva sentito qualche battuta sulle umane con i capelli rossi, stava scoprendo che non erano prive di fondamento mentre Olivia lo stava strangolando dopo essergli balzata addosso dal letto.
« Non dovremmo separarli? » domandò Ilary.
« Accomodati. » rispose Alexandra, Horace si era messo vicino a loro e pareva sollevato ora che aveva dato la notizia. Quando aveva visto cosa riportavano gli strumenti, aveva pensato che l’unica spiegazione doveva essere quella nuova tecnologia.
Così era andato a parlare con il drell, che si mostrò non meno stupito. Drentel volle subito esaminare Olivia, Horace fu felice di condurlo in infermeria. Non doveva mancare molto al risveglio di lei, conoscendola sarebbe stato utile avere qualcun altro su cui farla sfogare.
« Olivia. » La chiamò timidamente Ilary, i suoi occhi verdi parvero lampeggiare quando si voltò verso il pilota che avvertì un brivido e il desiderio di essere altrove. « Non pensi sia meraviglioso, aspetti un figlio…è quello che hai sempre voluto. »
Olivia le grugnì contro, gli ricordò Steve quando era di cattivo umore e continuò  « Ti sei sempre preoccupata che tu e Arturus non avreste mai potuto avere figli.  »
Lasciò il drell che semi svenuto cadde a terra, a testa bassa e a grandi passi si avvicinò a Ilary sempre più intimorita.
L’abbracciò scoppiando a piangere, l’amica non sapeva che fare. Olivia era sempre controllata, composta e decisa anche nelle situazioni più difficili.
Teneramente la pilota disse  « Olivia…ti va di cambiarti? Ci togliamo questo camice e andiamo a mangiare qualcosa. »
Olivia annuì, lei le porse un fazzoletto e cingendole le spalle l’accompagnò al suo armadietto.
« Invece Ilary ? » chiese Alexandra ad Horace.
« Solo cattiva digestione dovuta a un'intolleranza alimentare. Deve evitare la cucina turian. »
« Capito. Grazie Doc. Riferisco io. » e andò a raggiungere le altre due.
Horace abbassò lo sguardo sul drell « È ancora vivo? »
A risposta una mano si alzò tremante.


*****


Con indosso l’uniforme completa, Olivia uscì dall’infermeria. Aveva voglia di sentirsi coperta. Alexandra la salutò, lasciandola con Ilary.
« Chrome è morto? » chiese a un tratto all'amica che si irrigidì a quella domanda. Aveva sperato di poter introdurre l’argomento in maniera più tranquilla.
Lei la guardò e senza attendere risposta disse  « È morto. »
« Mi dispiace, volevo aspettare che ti riprendessi almeno un pochino. Non sapevo come dirtelo.» spiegò stringendosi le mani al petto.
« Ci conosciamo dall’infanzia Ilary, sei la persona più onesta e dolce che conosco. Ti si legge in faccia ogni problema.»
« Non è vero! Cattiva! »
« Tranne Steve, capire le cose al volo non è il suo forte. »dDisse facendo apparire un lieve sorriso, mentre si abbandonava ad alcuni vecchi ricordi.
Ilary ne fu rinfrancata. A differenza di quello che credeva la gente Olivia non era indistruttibile.
Soffriva come tutti, solo che aveva dimostrato di avere sempre la forza per rialzarsi.


*****


Pars piangeva singhiozzando seduta al bancone dell’officina, aveva recuperato da Chrome la memoria aggiuntiva del geth. Un modulo opzionale usato per non occupare inutilmente la memoria principale, a volte un utile “scialuppa di salvataggio”.
Non vi era però traccia del programma del geth, ma informazioni in qualche modo scaricate al suo interno che l’intelligence stava provando a decifrare.
« Pars…»  la chiamò Olivia.
Lei si irrigidì a sentire quella voce alle sue spalle, si girò puntando una pistola contro Olivia.  « Ti odio.» dichiarò la quarian piangendo.
Lo s.p.e.t.t.r.o. non si mosse  « Hai ragione, tutte quelle di questo universo. »
« Chrome era con me da sempre…un geth viene creato e dato a un quarian al momento stesso della nascita…crescono e imparano assieme. Forse per te era una macchina… »
« No! Lo sai.  »
« Lo hai sacrificato per completare la missione. Lui ti ha avvisato che poteva essere pericoloso.»
« Si. Siamo soldati Pars, la nostra vita non ci appartiene completamente. Combattiamo e moriamo per difendere chi amiamo. Possiamo solo sperare che chi rimane non sprechi il sacrificio di chi non c’è più… »
« Belle Parole! Ma solo questo! » sbraitò Pars.
« No!» urlo Olivia, prese la canna dell’arma puntandola dritta sul cuore  « Sono colpevole! Chrome è morto perché sono stata debole, non ho saputo difendere un mio amico e soldato. Se devi fai fuoco! »
« Olivia…» borbottò Pars intimorita.
« Se vuoi uccidermi fai pure! Se non ne hai il coraggio, affronterò qualsiasi tribunale di Rannoch senza nascondermi dietro alla mia carica di s.p.e.t.t.r.o. se ti è in qualche modo di conforto.»
La quarian strinse i denti mentre fissava nello sguardo quell’umana. In quegli occhi verdi smeraldo vi lesse onestà e risolutezza.
Doveva ammetterlo con se stessa, forse un'altra persona avrebbe accampato scuse ma non Olivia W. Sherpard. Abbassò l’arma dandole le spalle. « Lasciami sola, per favore.» chiese.
Prima di andarsene Olivia aggiunse « Pars se vuoi rimanere in squadra sei la benvenuta. Se vuoi andartene firmerò gli ordini, ma preferirei rimanessi. »


*****


Due figure avevano osservato in silenzio dall’ombra. « Olivia ha rischiato di farmi venire un infarto. Ma è questo che la rende grande, la volontà di farsi carico dei problemi suoi e degli altri.» Disse Asiria, mani e braccia erano bendati.
« È chi l’aiuta con i propri? Quello dovrebbe essere compito nostro, siamo o non siamo i suoi amici? » chiese Arturus. Erano stati avvisati da Ilary che Olivia si era svegliata e aveva deciso di parlare con Pars da sola. Poi al turian era parso che ci fosse anche altro, ma la pilota aveva chiuso la comunicazione.
« Non è così facile, Olivia è sempre stata il “motore” del nostro gruppo.»
« Troverò il modo di aiutarla.» affermò Arturus allontanandosi.


*****


Olivia nella sua stanza guardava fuori dalla vetrata, un alloggio privato era un vantaggio che in quel momento apprezzava.
Arturus entrò deciso e spedito  « Olivia che succede? Ti riprendi e non contatti nessuno. Io vengo a sapere che ti sei svegliata da Ilary. Hai perfino ignorato l’ordine di Vega di presentarsi a rapporto. Questa non sei tu. Non è da te isolarti.»
La vide girarsi, adorava il modo in cui quei capelli rosso fuoco ondeggiavano. Poi fu come se il suo cuore venisse trafitto. Lacrime. Queste spillavano da occhi verdi colando silenziosamente lungo le guance di Olivia, per ricongiungersi sotto il mento e cadere.
Arturus era totalmente spiazzato, quella visione di dolcezza non era tipica di lei. Olivia era sempre…”energica”, non sapeva come definirla. Gli veniva difficile pensare, quella manifestazione di tenerezza gli faceva venire voglia di abbracciarla e consolarla. Di sentire quel corpo morbido, per gli standard turian, contro il suo che sebbene fosse per metà quarian con placche più tenere di un puro turian era più duro di qualsiasi corpo umano.
Lei singhiozzò e questo lo riportò alla realtà, un pensiero d’orrore lo colpì “Ho fatto piangere Olivia! Sono un mostro! Rifletti Vakarin…cosa fanno gli umani in questi casi?
« Mi dispiace.»  mormorò Olivia sottotono.
« Oh no,no,no…non è così grave Olivia. Nessuno di noi è arrabbiato...noi…io volevo sapere come stavi. Ero preoccupato, anche gli altri. »
« Ti dispiace sederti, vorrei parlare. »
Prontamente lui lo fece.
« Sai che ti amo, non farei niente per ferirti. Ti chiedo di credere a quello che sto per dirti e di dare modo di spiegarti. »
« Lo so.»
« Questa tecnologia che ci hanno messo in corpo...ci rende più forti, pronti ad affrontare i pericoli dello spazio oscuro… » - lui annuì a queste parole - « Sono incinta, il padre sei tu. Questa nuova tecnologia l’ha reso possibile. »
Arturus sentì il rumore delle proprie mandibole che cadevano, ogni pensiero cessava, gli pareva di estraniarsi dal corpo.
Si piegò in due sulla sedia, alzandosi di scatto e muovendo passi nervosi in stanza.
« Io…» non sapeva cosa dire. O meglio aveva molte domande che non sapeva come esternare, prima tra tutte “se era veramente lui il padre”. Non poteva chiederlo.
Probabilmente avrebbe avuto i diritti a domandarlo, ma sarebbe stato come ammettere che non si fidava di Olivia. Alla fine trovò una domanda, forse la più importante.
« È sicuro per te? Questo…è un incidente, non c’è mai stato niente di simile. »
Olivia si strinse il grembo « Horace mi ha scritto un messaggio al riguardo. Dice che non ne ha idea, questa nuova biotecnologia ha ancora molte incognite. Non esclude niente e sostiene che molto dipenderà dalla fisiologia del bambino. Gli uteri turian sono molto spessi, per non lacerarsi a causa delle creste ossee dei nascituri. Afferma che se il feto dovesse svilupparle sarei in pericolo…il mio utero umano non resisterebbe. Mi consiglia di abortire. »
« Allora fallo! » dichiarò Arturus risoluto.
Un lampo di rabbia attraversò il volto di Olivia, il verde dei suoi occhi sembrò ghiaccio. « Te ne importa così poco?! » Urlò. Le lacrime aumentarono.
« Questo è tuo figlio! Mio Figlio! Se non vuoi dargli neanche una speranza, io lo farò! Vattene! » Gridò lei. Disse con determinazione tale che al turian sembrò quasi palpabile, ma il suo sguardo diceva altro. Paura. Un sentimento che poche volte aveva visto su quel volto umano.
« Dammi un’ora ti prego, questa cosa sta sconvolgendo anche me. Non puoi incolparmi per questo, solo un'ora per riflettere. Puoi farmi questo piacere? » chiese pacatamente lui.
Lei mosse la testa in segno di assenso. 
« Ok, un’ora. Se non è necessario non muoverti da qui, al minimo problema chiama. Intesi?» e usci.
Appena fuori si rese conto che non aveva idea da dove iniziare, si chiese se dare una testata al muro sarebbe stato di giovamento poi chiamò Ilary al comunicatore. « Raduna tutti alla mensa della SR3. »
Con piacere quando arrivo scoprì che tutti erano presenti, tranne Pars. Ignorò alcune domande su che stesse succedendo. Si sedette con tutti gli altri attorno.
« Ilary tu sei già al corrente. L’hai detto a qualcuno? »
« A nessuno. Alexandra è già informata, ma solo perché era con me in infermeria. »
« Capisco, non è un problema. Ascoltate tutti… » e raccontò l’accaduto, la sorpresa fu totale, rivolgendosi infine a Ilary «…ho bisogno di farti alcune domande. »
A metà discussione Jessie si alzò andando via, dicendo che non gli interessava. « Jessie come puoi dirlo? Olivia ha bisogno del nostro aiuto…è anche tua amica! » La rimproverò Asiria.
La scienziata figlia di Jacob e Brynn uscì senza dare risposta.
Dopo mezz'ora di discussione Arturus fu sicuro di poter affermare  « ..ora so chi tra maschio e femmina umani comanda.» si alzò correndo da Olivia, aveva quindici minuti per arrivarci in orario.
Decise che aveva il tempo per una piccola deviazione, passò in armeria, prese un proiettile, uno scalpellino laser solitamente usato per limare arma e proiettili quando si voleva personalizzarli.
Salì in ascensore lavorando sul proiettile nel tragitto,  finì quando le porte si aprirono. Un lavoro grossolano ma pensò che ad Olivia sarebbe piaciuto.
Si presentò con tre minuti di ritardo, lei parve non essersene accorta. « Olivia…non ho una risposta…so solo una cosa. Non voglio lasciarti sola ad affrontare questo. So che non è quello che si usa tradizionalmente, sto improvvisando, ma credo vada bene visto che entrambi siamo tiratori scelti.  » le diede il proiettile.
« Forse la frase manca di originalità, ma penso sia adatta. » aggiunse Arturus. Olivia nel frattempo aveva rigirato il proiettile fra le mani su di esso vi era inciso “Non c’è Vakarian senza Shepard, non vi è Shepard senza Vakarian”
Entrambi conoscevano bene quando, dove e da chi era stata detta. 
«Grazie Arturus, io…non volevo dubitare e…. »
« Non hai capito…» - disse cingendole entrambe le mani - « Olivia Williams Shepard vuoi sposarmi? »
Lei sentì il cuore mancare un paio di battiti, il sangue fluire alla faccia anche se non poteva vedersi era sicura di essere diventata della stesso colore dei suoi capelli. Scattò in un salto in avanti abbracciandolo al collo «Si! Cento, mille volte si !! »  urlò
Ci vollero dieci minuti buoni perché si calmasse, Arturus per tutto quel tempo la tenne stretta. Poi lei fece qualcosa che riuscì ancora a sorprenderlo.
Olivia alzò prima la testa a guardarlo negli occhi, poi piegò leggermente il capo a sinistra, si avvicinò e col mento gli accarezzò il collo.
Lui aveva studiato i rituali umani, non aveva mai pensato che Olivia avrebbe fatto lo stesso con quelli turian. Invece stava eseguendo un gesto molto intimo della sua cultura, quello che femmine eseguivano quando accettavano un maschio come loro compagno per la vita.
Lei doveva averla studiata, anche se lui non le aveva mai chiesto niente. In fondo anche Olivia non gli aveva mai domandato di imparare gli usi umani, lui l’aveva fatto principalmente per riuscire a comprenderla meglio. Sentì di amarla ancora di più.
« Scusami… » disse lei « Ma la parte dopo, non riesco a farla.  »
Lui rise, il rituale procedeva con la femmina che dava un piccolo morso sul collo facendolo sanguinare e bevendo una goccia di sangue. Con la sua dentatura umana non ci sarebbe mai riuscita.
Un segnale acustico interruppe il loro momento. Entrambi avevano ricevuto un messaggio nello stesso istante. A chiamarli a rapporto era l’ufficiale al comando: James Vega.


*****


Vega aveva affrontato numerosi eventi difficili, quello attuale era il più ingrato per ogni comandante .
Si mise in piedi, la muscolatura possente sembrava schiacciata da un peso opprimente, il viso tirato. Dall’altra parte della stanza i figli dei suoi amici, la squadra della SR3 al completo.
Si concentrò su Olivia e Ilary, come avrebbe potuto dirlo.
« Nonostante l’obbligo del silenziò radio, il Consiglio ha provveduto a inviarci una comunicazione con alcune notizie.»
La tensione divenne quasi fisica.
« L’attacco per liberare la Cittadella non ha avuto successo. La comunicazione con la forza da sbarco è cessata quasi subito. Sono stati dichiarati caduti in battaglia. Steve è stato dichiarato morto insieme a tutti i suoi uomini. »
Olivia sbiancò in volto, Ilary dovette essere sorretta da Asiria e Areno era cosciente ma tremava.
« Mi dispiace.» aggiunse Vega.
« Ti sbagli James. »  disse Olivia dimenticando ogni grado « Non esiste che Steve sia morto, non ci crederò finche non vedrò il suo cadavere. Missione fallita vuol dire che ci saranno state alte perdite, non vuol dire che sono tutti morti. Avrà avuto una delle sue “idee stupide” e si sarà riparato da qualche parte nella Cittadella, magari è con i nostri genitori. Non puoi negare niente di quello che ho detto…devi riconoscerlo James.  »
Gli altri annuirono ottimisti, tranne Areno che disse « Sei troppo ottimista umana. Cosa faresti se fosse morto veramente? Siamo in guerra e la gente muore  »
« Piangerei la morte di un fratello amato, farei in modo che i colpevoli di questo lo seguano. Ma lui è vivo Areno! È vivo! »
« Per te spero sia così.» concluse il batarian.
 
Era notte fonda secondo l’orario sulla Jotnar, Ilary si trovava in un posto insolito: il compattatore di rifiuti.
« Ilary? » disse una voce che la fece sobbalzare, vide Olivia.
« Che ci fai qui?  » domandò lei sorpresa.
« Dovrei chiedertelo io. »
« Ecco…non riuscivo a dormire…io  »
« Sentiamo. »
« Steve crede alla fortuna… è convinto che per ottenerla bisogna rinunciare a qualcosa...mi ha detto che la sorte gli ha permesso di trovare una ragazza come me perché in cambio si è presa il suo braccio destro originario. Così…ho pensato che gettando qualcosa di valore, nello spazio la fortuna l’avrebbe aiutato. Lui e i nostri genitori.  »
« Cosa volevi buttare? »
« Questo…»  è mostrò un anello commemorativo  «…è l’anello che mio padre ha ottenuto quando ha superato il corso piloti dell’Alleanza. Per lui, riuscirci nonostante la sua malattia, è stato importante. L’ha passato a me, dopo aver superato lo stesso corso, a dimostrazione di come fosse orgoglioso di sua figlia.  » 
« Ilary…per te è molto importante. Sicura di volerlo fare?  »
« Mi ha detto che la fortuna non si può imbrogliare, per qualcosa d’importante devi dare qualcosa di ancora più importante se la vuoi ottenere. »
« Capisco. » disse Olivia e si stacco dal collo una catenina, alla sua estremità pendeva un proiettile inciso.
« Cos’è? »
« Vero, non vi è stato modo di dirvelo.» raccontò tutto.
« Vi sposate!?  » - esclamò Ilary - « Congratulazioni! Olivia…ma allora…questo proiettile è il tuo “gioiello” di fidanzamento non puoi… »
« È solo un proiettile, mio fratello vale di più e lo voglio alle mie nozze. Non mi serve un ninnolo per sapere che un certo turian è pazzo di me. Che ne dici Arturus? »
« Che hai ragione.» - rispose il turian sbucando da dietro un angolo -« Non stavo origliando. Dopo oggi avevamo entrambi bisogno di sfogarci, nonostante l’ora eravamo in palestra e uscendo ti abbiamo vista passare. Volevamo essere sicuri che stessi bene e ti abbiamo pedinato. Non sapendo bene che fare, Olivia è venuta avanti da sola. »
« Coraggio…usa il compattatore è getta queste cose nello spazio se davvero pensi possa servire a Steve. »
« Aggiungeteci questo.» - Disse il turian e porse delle piastrine - « Sono di quando entrai come soldato nella Gerarchia. Avrei dovuto restituirle alla prima promozione, chissà come me le sono sempre dimenticate.»
Ilary preso tutto in mano, li guardò un ultima volta per sincerarsi del loro volere e li mise nel compattatore. Pose la mano sulla leva che avrebbe buttato quegli oggetti nello spazio, prima di farlo ognuno di loro alzò una silenziosa preghiera alle persone care in quella galassia ora così lontana.
Girò la leva e la dea fortuna ebbe il suo tributo.


*****


Drentel stava per entrare nel suo ufficio quando scoprì che la porta era aperta, stupito di aver dimenticato di chiuderla lo fu ancora di più quando vi trovò al suo interno un'umana dalla pelle scura intenta a leggere i suoi appunti personali.
« Che sta facendo?» chiese lui irritato, riconoscendo Jessie. Avevano avuto un breve incontro quando dovevano somministrare la biotecnologia ai soldati.
« Che algoritmo usa la sua tecnologia per convertire un segnale biologico in informatico e viceversa? »
« Ma che? Chiamo la sicurezza. »
« Niente ho trovato. Un algoritmo frammentato, non era meglio uno basato sull’incognita di Fost? »
« L’incognita di Fost aumenta le deriva di calcoli e…perché il comunicatore non funziona? »
« L’ho messo fuori uso. »
« Si può sapere perché è qui? » chiese il Drell spazientito. Sempre lei gli aveva fatto venire in mente l’idea di parlare ad Olivia della possibilità di usarla su Isabella. Idea che era stata subito rifiutata, in maniera molto energica, per i timori derivanti dallo stato mentale sempre precario del phantom.
« Per rimediare al casino che lei ha messo nell’utero del tenente Shepard. Sono qui perché mi serve una mano per decodificare il segnale biologico del DNA di qualsiasi cosa stia crescendo dentro Olivia, convertirlo in un segnale informatico da trasmettere alla sua biotecnologia dentro alla nostra eroina dai capelli rossi, per evitare che le alterazioni turian del nascituro non superino il 40%. Oltre questa soglia la vita di Olivia si può considerare in pericolo.» 
« È pazza, ci andranno almeno due mesi e servono le cartelle mediche del paziente. »
« Eccole! » fece la donna mostrandole.
« Come ha convinto il medico?  »
« Le ho rubate. »
« Ah! »  Drentel era irritato, ma quell’umana stava cominciando ad incuriosirlo. Il lavoro era interessante, non poteva inoltre negare di essere responsabile se fosse successo qualcosa al tenente Shepard.
« In ogni caso per quando finiremo, la ricerca non servirà più. La gravidanza si troverebbe già in uno stato troppo avanzato per fare qualcosa. »
« Per questo finiremo in una settimana. »
Il drell strabuzzò gli occhi  « Ne è davvero convinta? »
« Vuole aiutarmi o no? È qualcosa che nessuno ha mai fatto prima, indipendentemente da come andrà a finire sarà un interessante progetto scientifico.»


*****


La Atlantic Codex era in vista, parcheggiata sulla pista di Vladivostok. Dalla morte di Dasha nessuna l’aveva più usata, inoltre il suo pilota batarian era sparito portandosi via i codici di accensione.
La nuova dirigenza della Noveria Corps non aveva mostrato alcun interesse per la nave, rimasta allo spazio porto dimenticata.
L’auto correva a tutta velocità verso l’astronave. Su di essa Alexya insieme alle sue sorelle si sentiva sballottata, passando dalla Russia in Germania per poi tornare quasi al punto di partenza.
Con loro Zaeed che guidava il mezzo in modo folle, Naomi, Chakwas e Kelly. Appena avevano mostrato a Naomi la chiave magnetica lasciata dall’avvocato, l’ex N7 ombra aveva saputo cosa fare anche se non era scesa nei dettagli.
Serviva un’astronave e lei sapeva perfettamente quale prendere.
Dietro di loro una decina di auto scure li inseguivano mitragliandoli di colpi, la ragione per cui Zaeed correva
« Ci siamo quasi vecchio! Un Km e siamo a portata. » urlò Naomi al mercenario.
« Affrontiamoli! » gridò Diana, si sentiva il sangue ribollire. Quegli uomini erano agli ordini del loro nemico.
« Non dire follie, non abbiamo tempo.. »
« Ma ugualmente saremmo costretti ad affrontarli quando ci fermeremo per salire sulla nave. Tanto vale… » aggiunse Alexya.
« Adesso. » strillò Naomi.
Un portellone sulla parte superiore dell’Atlantic Codex si aprì, una fiammata e un oggetto si ùalzò in cielo.
Cadde proprio davanti alle auto scure sempre più vicine, scavando un cratere nel cemento e alzando una cortina di fumo.
Gli inseguitori ebbero un attimo di esitazione, poi si mossero per aggirare l’ostacolo. Dal fumo emerse un robot da guerra che sventrò l’auto più vicina.
Colpì con mitragliatrici e lanciamissili le altre mentre si spostava, rimanendo tra fuggitivi e inseguitori facendo a pezzi questi ultimi.
Dall'entusiasmo Trish balzò in un'evviva, sporgendosi dal tettuccio del mezzo e gridando un esultante  « Vai “Bambino.”! Vai! Vaffanculo brutti pezzi di… »  e Naomi la trascinò dentro.
« Stai seduta sciocca. Volano proiettili la fuori!  » la ammonì. Lei la ignorò, come le sorelle era troppo esaltata nel vedere il mech da battaglia fare a pezzi i nemici.
Armati alla leggera i criminali non avevano speranze. Incendiati da missili, perforati da proiettili, stritolati da chele metalliche o schiacciati. Queste furono le fini a cui andarono incontro.
L’intelligenze artificiale dell’automa analizzò la situazione, il mezzo alleato era al sicuro, nessun nemico era rilevato. Manovrò per rientrare come da programma. Qualcosa lo colpì sulla cabina del pilota così forte da incrinare il vetro corazzato.
Cercò di afferrarlo, troppo veloce l’aggressore gli sfuggì. A fronteggiarlo quello che pareva un uomo in un completo da lavoro con cravatta. Meng Durand
Il mech analizzò i dati, classificò l’aggressore come “unità di fanteria sconosciuta”. Iniziò a trasmettere all’Atlantic Codex.
Utilizzò le mitragliatrici, il nemico fu trivellato di colpi ma rimase attivo. Apparentemente non aveva subito danni significativi.
Ignorando il robot Durand corse verso la nave a velocità ben superiore a quella di un essere umano, aveva altri obiettivi.
Bambino impiegò i propulsori per intercettarlo, lui evitò l’attacco tuffandosi di lato ma si fermò « Pare proprio che non vuoi farmi passare.» Disse al robot.


*****


Naomi con tutti gli altri aveva raggiunto la nave. I suoi codici di accesso le avevano permesso, disabilitando le misure di sicurezza, di aprire da remoto il portellone posteriore del hangar interno e di entrarvi con l’auto.
In cabina di pilotaggio aspettava che Bambino rientrasse ma qualcosa non andava, la distanza e il poco tempo non gli permetteva di capire ma pareva che il robot fosse ancora impegnato in battaglia.
Poi un allarme risuonò, il mech era seriamente danneggiato. Un braccio era fuori uso e venivano segnalati numerosi altri danni. Nel frattempo un pacchetto dati stava venendo scaricato.
Accese il motore, chiunque stesse affrontando aspettare era pericoloso.
« Bambino.. » mormorò Alexya sulla rampa del hangar, quando vide questa chiudersi e i motori accendersi. Da dove si trovavano vedevano l’automa, ancora troppo distante per rientrare, combattere contro qualcosa che assurdamente non doveva essere più grande di una persona. Anzi sembrava proprio un individuo che come una pulce continuava a balzare addosso il mech, in un assurdo corpo a corpo che vedeva il gigante di metallo in difficoltà.
« Ferma Alexya!» - Disse Kelly cingendole il collo da dietro -  « Sarebbe inutile adesso. » La psicologa aveva intuito che la ragazza pensava di intervenire.
Alexya si sentì strana, sapeva che stavano per abbandonare Bambino. Non le pareva un problema, era solo una macchina eppure si sentiva in qualche modo dispiaciuta per lui.
Guardando le sue sorelle capì che provavano gli stessi sentimenti. Il portellone si chiuse.


*****


Meng Durand guardava frustato l’astronave prendere il volo. Era riuscito a ritrovare le tracce delle Weaver, le aveva aspettate alla spazio porto appena capito la loro destinazione. Questa volta aveva deciso di provvedere di persona per essere certo del risultato.
Un'ombra lo coprì, alzò la testa a guardare. Bambino usando i propulsori si schiantò su di lui, schiacciandolo sotto le diverse tonnellate di peso del proprio corpo.
Dalla schiena del mech emerse Durand sfondandone la corazza dall’interno, in mano teneva la centrale di comando del robot  « Non sapevi proprio quando è il caso di arrendersi. »
Solo allora si accorse che tre uomini dei propri erano ancora in vita e lo guardavano attoniti. Nessun uomo avrebbe mai potuto fare quello che aveva appena fatto.
« Avete visto troppo. » asserì.
Quando giunse la sicurezza, non vi era più nessuno di vivo da interrogare.
 
« Salve mia cara. » disse Durand entrando nei propri alloggi di Toronto, rivolgendosi ad Isabella. Il phantom tremava, inginocchiata a terra, incatenata al collo tramite una catena lunga un paio di metri a un generatore di campo magnetico di nium. L’esposizione continua le logorava i poteri, generando un continuo malessere fisico.
Più il biotico era potente, più l’effetto del nium era violento. Prostata a terra la catena le permetteva di raggiungere solo il bagno, ogni altro mobile era fuori dalla sua portata.
A Durand non piaceva l’idea di trovarsi nella sua stanza escrementi ovunque, per questo le aveva dato questa possibilità.
Per il resto dormiva e mangiava a terra, trattata come un cane. Anche le sue spade erano appese alla parete, appena oltre la sua portata. Tutto per dimostrare la superiorità di lui su Isabella.
Gli uomini della mafia franco/cinese che avevano sostituito tutti i lavoratori originali di Avalon, le lanciavano sguardi derisori ogni volta che entravano.
« Ti ho portato un giocattolo tesoro. » Annunciò buttando la centralina di Bambino davanti a lei « Pare che la squadra Weaver abbia perso un altro dei suoi membri.» Quindi si mise a una finestra a pensare alla prossima mossa. Un certo agente del fisco stava indagando un po’ troppo su di lui, decise che era meglio provvedere.
Lei non raccolse la provocazione, rimase calma. Si era arresa perché Durand aveva preso Dasha prigioniera e anche se lui non lo credeva aveva capito a cosa aveva mirato questa volta: Alexya, Trish e Diana. Leggere le labbra era molto semplice, rispetto a capire il linguaggio del corpo. Qualunque cosa fosse successa, dovevano essere in salvo.
Sospirò, doveva attendere.
Durand guardò un attimo Isabella, gli era sembrato di aver sentito qualcosa. Non era certo del perché la tenesse in quelle condizioni, avrebbe potuto ucciderla o altro.
Vederla umiliata e incatenata era piacevole. Si mise una mano sulla fronte, sudava, quella sensazione non era sua, un residuo del vero Meng Durand. Un bug nel suo programma.
Un erezione, un'altra. Cercò di pensare, non ci riusciva. Si mise seduto sapendo che avrebbe dovuto calmarsi. Trovava ridicolo che un istinto primordiale come quello dell’accoppiamento impedisse a un essere superiore come lui di riflettere, solo perché aveva copiato il percorso neuronale di una persona per assumerne l’identità tra cui anche i gusti sessuali.
Senza accorgersene si abbandonò al piacere che gli dava vedere Isabella ridotta a sua schiava. Decise che indugiare un po’ non sarebbe stato un problema.


*****


Sulla Jotnar, Horace non credeva al prodigioso lavoro che aveva davanti « Ci siete davvero riusciti in una settimana? » chiese allibito.
Dinanzi a lui Drentel e Jessie erano spossati all’inverosimile, il loro odore si sentiva a diversi metri di distanza e pareva avessero bisogno di una sana alimentazione.
I due annuirono  « È…stato…grandioso…» asserì il drell. Doveva ammettere che poche volte si era entusiasmato per un lavoro. Non aveva mai lavorato così bene con nessun altro, quell'umana gli era diventata simpatica e la carnagione scura di lei gli dava l’impressione che fosse meno “aliena “ di altri.
Salutarono il medico è uscirono, il riposo chiamava. Jessie si girò verso di lui e disse « Della biologia di voi drell mi incuriosisce molto il modo in cui le secrezioni della vostra pelle causano allucinazioni alle altre razze. Mi piacerebbe provare. Potrebbero avere proprietà sedative ipnotiche importanti. »
« Come? » Disse lui cercando di capire il significato di quella frase.
Finirono a letto nella camera di lei, la più vicina. Addormentandosi appena toccarono il materasso, mentalmente annottarono entrambi di proseguire lo “studio” in seguito.


*****


« Divus Laurentium Dominus Imperator!» Disse l’uomo ad alta voce ripetendo il proprio nome d’arte. Quello del mago illusionista che la folla conosceva, in verità agente della sezione economica il cui compito era indagare sulle truffe finanziare. La sua copertura gli permetteva di girare lo spazio indisturbato.
Era biotico, non particolarmente potente ma aveva un pallino per l’elettronica e aveva combinato egregiamente queste due cose costruendo piccoli robottini che lo aiutavano in entrambi i suoi lavori. Manipolandoli tramite scariche di energia oscura.
In certi momenti aveva voglia di rinunciare ad essere un agente e rivestire solo i pani del mago, essere sempre e solo « Divus Laurentium Dominus Imperator! »
Un nome altisonante che ricordava aver preso da un documentario storico, gli era sembrato perfetto.
Però amava le sfide logiche che il suo lavoro come agente comportava, seguire il denaro. Il suo ultimo incarico gli era stato dato dal suo caposezione e dalla Weaver in persona, pochi giorni prima della sua morte.
La defunta signora di Noveria gli aveva chiesto di scoprire chi gli avesse sottratto parte della compagnia da sotto il naso. Ma il vero motivo di preoccupazione era che ci fosse una spia al soldo dei Grigi.
Indagando scoprì che qualcuno aveva coperto le sue tracce troppo bene, questo lo aiutava. Le persone non potevano muoversi senza spendere, più si avvicinava a colui che aveva ingannato la Weaver meno tracce c’erano. Nomi e indirizzi falsi che non portavano a niente.
Ottenendo lo stesso qualche indizio, era come cercare di vedere un corpo nero nello spazio. Forse non si poteva vedere ma direttamente, ma studiando il comportamento di quello che lo circondava poteva intuirne la presenza, fare supposizioni.
Senza muoversi dal suo ufficio, le sue indagini lo portarono virtualmente a Marsiglia. Non lo sorprese, lei era stata uccisa in quella città.
Chi lo aveva fatto doveva sicuramente trovarsi lì, Dasha Weaver si era recata in Francia senza dare spiegazioni. Desiderò poter accedere ai messaggi privati di lei, ma era impossibile. Troppa politica in mezzo.
Aveva lo stesso un sospetto: Meng Durand. La fortuna di quell’uomo era strana, troppe morti la seguivano.
Uscì, aveva un appuntamento in un bar con un potenziale informatore.
« Signor Bellamy… » disse trovando il suo uomo ad un bancone.
« Solo Bellamy. Vattene, non voglio parlare. » rispose. Lui lo ignorò e si sedette vicino studiandolo. L’uomo era trascurato, sembrava profondamente infelice.
« Problemi?»
« Ma chi cazzo? Sei la mia fata turchina o cosa? Vattene… » stavolta lui però non rispose, sembrava che il suo interlocutore avesse ingoiato parecchio alcool. Aspettò paziente
« È morta sai?  »
« Ehm… »
« Il mio idolo, non era solo una donna per me. La ammiravo veramente. »  disse è mando giù un altro sorso.
« Sto indagando su eventi che coinvolgono Dasha Weaver e la Noveria Corps. So che lei l’ha incontrata. Non ho capito però lei per chi lavora. »
« Per gente molto ricca, posso assicurartelo. D’altronde mi faccio pagare bene. »
« Vorrei chiederle di dare un'occhiata, ho trovato alcuni movimenti di contanti strani tra la Noveria Corps e società che non esistono, ma che sembrano far capo al crimine organizzato di Marsiglia. In particolare la bolla di un carico sospetto partito via terra dalla sede marsigliese della Noveria Corps e giunto a Città del Messico tramite astronave. Da lì ne perdo le tracce. »
«Cosa avrebbe di strano questo carico?  »
«Il convoglio è partito quindici minuti dopo che la sede della compagnia era avvolta dalle fiamme. Fuoriesce da uno dei magazzini, dalle telecamere del traffico so che viene raggiunto e scortato appena giunge in strada da altre auto. Alcuni degli occupanti sono stati ripresi, gente della mafia /franco cinese di Marsiglia. Ho indagato, quest’ultima aveva un conto aperto con la Noveria Corps.  »
Bellamy adesso era interessato « Il nuovo presidente della Noveria… »
« …è originario di quella città. » affermò Divus terminando la frase per lui.
« Fammi vedere…» disse e dopo aver visionato le informazioni dell’agente dichiarò « Questo è uno schema a diamante. »
« Cosa sarebbe? »
« Col cavolo che te lo dico, ma…questo è l’indirizzo che cerchi. »
« Cosa si trova li? »
« Come faccio a saperlo? Comprati una cartina. »
« Non importa è stato d’aiuto. Barista il prossimo giro al signore lo offro io. » Allungò un paio di crediti.
« Non aspettarti che ti ringrazi e non mi serve l’elemosina. »
L’agente lo ignorò, aveva un lavoro. Fortunatamente poteva farlo dall’alloggio che il dipartimento gli aveva messo a disposizione.
Dopo quattro ore a visionare filmati aveva gli occhi arrossati che lacrimavano, mentre fuori l’alba di un nuovo giorno si approssimava.
Aveva lavorato sull’indirizzo che Bellamy gli aveva fornito, sul posto l’unica cosa presente era lo scheletro abbandonato di un edificio mai terminato. Fondamenta e i primi due piani erano tutto quello che c’erano, in un quartiere della città precedente al grande terremoto del 2152  dove la polizia si vedeva di rado. Non trovò niente, decise di provare diversamente.
Aveva cercato un singolo viaggio, adesso avrebbe tentato di trovare tutti quelli che seguivano il medesimo schema.
Curiosamente ne trovò subito un altro, questo però partiva da Toronto ed era datato appena tre giorni fa. La data gli sembrò familiare e ricordò il perché, veniva annunziato che la Noveria Corps rimuoveva Cristina Balestrieri dal suo ruolo, una piccola scossa nel mondo economica di cui questo avrebbe fatto a meno.
L’indagine evidenziò un altro viaggio simile, questo partiva da Marsiglia con destinazione sempre Città del Messico. Un volo civile con un solo passeggero Wee Luu, il riconosciuto capo della triade cinese di Marsiglia.
Da li molti pezzi incominciarono a incastrarsi: Cristina, l’incendio di Marsiglia, Meng Durand, Wee luu. La triade doveva aver cercato vendetta sulla Noveria Corps, forse la Weaver si era sentita troppo sicura e…  « Non può essere.»  mormorò.
Ricontrollò le sue informazioni, dalla sua rimozione di Cristina Balestrieri si perdevano le tracce. Su uno schermo cominciarono a circolare le notizie del nuovo giorno, in automatico quelle con parole chiave da ricercare vennero evidenziate.
“Annunciato il matrimonio tra il presidente Meng Durand della Noveria Corps e il vice Isabella Noveria. La comunicazione ufficiale sarà data alla riunione dei direttori della compagnia che si terrà a Marsiglia”
« Ma stiamo scherzando! » sbraitò schizzando in piedi dallo stupore. Era convinto che Isabella fosse ancora in coma in Russia. Nessuno aveva mai visto o sentito parlare del vice della Noveria Corps, era una figura totalmente in ombra.
Lui era uno dei pochi ad averla incontrata, tanto bella quanto pericolosa. In una missione fallita per infiltrarsi su Noveria aveva rischiato di morire, era vivo perché Dasha Weaver aveva deciso in tal senso.
Le informazioni su quelle due donne erano segretate ai massimi livelli. Alcune per ordini di Olivia W Shepard. Cercò di pensare, Isabella era il cane da guardia di Dasha. Totalmente devota e fedele.
La persona perfetta a cui affidare il 25% della società, con Dasha che ne aveva il 30% da sola. La signora di Noveria non temeva scalate al vertice.
Inoltre cos’era questa assurdità di usare “Noveria” come cognome? Suonava falso in qualsiasi modo. Poi si ricordò di un documento di adozione in cui appariva il cognome Noveria.
« Lasciamo perdere… » Disse innervosito, guardò di nuovo le linee sulla mappa che si univano a città del Messico e tutto gli fu chiaro.  « Isabella può stare al gioco di Durand solo per un motivo. » corse al comunicatore. Era certo di aver ragione.
Due colpi lo raggiunsero attraverso la finestra, fini disteso nel corridoio. Provava un dolore lancinante, non riusciva ad alzarsi. Facendo leva sui gomiti si trascinò lungo di esso, lasciando dietro di se una linea insanguinata.
Sentì la porta aprirsi, qualcuno aveva manomesso la serratura. Era scosso da brividi, stava perdendo sangue troppo in fretta. Un'arteria doveva essere stata colpita.
Si sentì afferrare da dietro, lo voltarono. Intuì che volevano essere sicuri di aver raggiunto il loro obiettivo. Il suo computer, era tutto lì, se solo fosse riuscito a inviare quelle informazioni al sicuro.
La vista era offuscata, riconobbe la sagoma di un'arma che gli veniva puntata contro.
Udì forte e chiara una raffica di mitra, mentre schizzi di sangue gli cadevano sul viso. Non sapeva cosa stesse succedendo ma si concesse un sorriso, all’idea che i suoi assassini erano morti.
Un uomo dal fisico imponente si chinò su di lui e con pesante accento russo disse « Agente Ro…. »
« No…Divus Laur… »  si prese una pausa, un nome troppo lungo  « Divus il grande mago. »  lo era stato per anni, aveva deciso che se ne sarebbe andato in quel modo.
Il suo soccorritore annuì, forse capiva il desidero di un uomo morente  « Mi manda il direttore Balestreri.»
« Il computer…tutto lì e…. »  e alzando la testa verso di lui disse  « Dasha Weaver è viva.  » con queste parole Divus Laurentium Dominus Imperator moriva.
Makarov uscì incupito dall'alloggio del mago, era sulla lista di persone che la Balestrieri gli aveva ordinato di reclutare anche se non gli aveva fornito ordini per il dopo. Adesso il direttore era stato esautorato e lui era ufficialmente disoccupato.
Sarebbe potuto tornare dalla sua famiglia. Ma aveva la sensazione che la Balestrieri avesse previsto tutto quello.
Inoltre aveva una ragione per continuare  « Il mio "sogno" non terminerà. » disse a se stesso. Non era riuscito a recuperare la persona per cui era venuto, ma era lo stesso entrato in possesso di informazioni fondamentali. Possibile che Dasha Weaver fosse in vita? Il direttore Cristina era convinta di si.
Gli appunti appena ottenuti fornivano una destinazione.
« Sradark! » gridò uscendo, il krogan della fu squadra X del Consiglio lo attendeva. Non era sicuro del perché la Balestrieri avesse deciso di servirsi proprio di loro. Tirarli fuori di prigione non era stato un problema.
Alle informazioni su di loro erano allegati i comandi per attivare la tecnologia che avevano in corpo.
Da quello che aveva capito un prototipo di quella che si stava usando in questa guerra, che attivata causava alcune alterazioni fisiche dando occhi e striature di un verde fosforescente su tutto il corpo.
«Abbiamo una destinazione, partiamo appena Libusia e Jacopo recuperano il nostro uomo.  »


Bellamy entrò in un vicolo quasi totalmente buio, ed estraendo pistola e pugnale disse « Fatevi vedere. »
Due ombre emersero dall'oscurità « Questa è una novità! Ho il massimo rispetto per le donne di qualsiasi razza, ma se devo combattere lo faccio…cara la mia "lady" turian.  »
« Mi chiamo Libusia, lui è Jacop. Ho un lavoro per lei, salvare Dasha Weaver. » dichiarò l’ex cabala.


*****


Su Noveria, nella cupola abitativa dove viveva Laudat molta gente era radunata attorno a un palo nella piazza centrale.
Quella mattina era uscito per far spesa, si avvicinò guardingo. L’atmosfera era tesa, vi erano una ventina di mercenari a controllare la situazione.
Guardò dove tutti gli occhi erano puntati. La spesa gli cade di mano, mentre stringeva le mani e i denti per la rabbia.
Impiccata a un palo e nuda vi stava Luciana. Attorno al collo la scritta “Licenziata”.
Ancora non lo sapeva, ma stessa sorte era toccata a tutti i partecipanti. Impiccati uno per cupola, con quella scritta derisoria attorno al collo.
Dunque era così che era finita la riunione segreta di cui lei gli aveva parlato e a cui aveva deciso di non andare.
Era quella la nuova realtà di Noveria? La vita da cui era sfuggito lavorando per la compagnia, stava tornando prepotentemente da lui. Il suo “sogno” di avere una famiglia sarebbe finito.
Guardò i volti di chi lo circondava. Il “sogno” di ognuno di loro stava giungendo alla fine. Tutti se ne stavano rendendo conto.
La Noveria Corps non aveva assunto i più feroci, ma i dimenticati della galassia. Quelli che avevano avuto una vita misera perché fortuna e fato non gli aveva mai permesso diversamente. Delle bestie rabbiosi non servivano, ma fedeli cani da guardia.
Aveva preso il desiderio di una singola persona e l’aveva avverato nel modo più realistico possibile. In cambio la Noveria Corps esigeva fedeltà assoluta, la compagnia aveva i propri bisogni. Soddisfarli era compito loro, dovevano eseguire senza discutere. Farlo avrebbe voluto dire far finire il proprio "sogno".
«Quando il sogno finisce, bisogna svegliarsi. » mormorò fendendo la folla, arrivando fin sotto il palo che reggeva il corpo di Luciana.
Il mercenario di guardia cadde morto a terra, un colpo in mezzo alla nuca sparato a bruciapelo. Laudat teneva in mano l’arma, il lieve fumo ancora si alzava dalla canna della pistola.
Tutto era stato così veloce che per qualche secondo nessuno si mosse. Poi i mercenari reagirono, lo stesso fece il popolo di Noveria. Molti avevano armi. In un paio di minuti tutto fu finito, venti mercenari morti contro una quindicina di loro.
Laudat si fece aiutare e tirò giù Luciana, poteva solo mostrarle il rispetto dovuto ai compagni morti.
«Ammazziamoli tutti! » -Gridò-« Il sognò è finito! » annunciò forte.
La ribellione di Noveria aveva inizio.

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Capitolo 22
*** Il testamento Weaver ***


Tutti gli alti ufficiali della Jotnar erano riuniti nella sala conferenza, a presiedere la seduta Drentel.
« Vi presenterò quanto scoperto da quello che la missione comandante dal tenente Shepard ha recuperato dall’assalto alla base dei Grigi. Inizierò con la descrizione della nuova unità nemica, le abbiamo dato il nome di mutaforma. »
« Posso dire che è opera di una tecnologia avanzatissima. Al nostro attuale stadio non siamo in grado di creare qualcosa di simile. Vi illustrerò la sua anatomia.»
Su uno schermo apparve l’immagine olografica di quello che sembrava un organismo unicellulare. « Quella che avete davanti a voi è una cellula interamente tecnologica, metallo al posto dei componenti organici. Nessuna reazione chimica ad alimentarne la vita ma un nucleo di eezo della grandezza di qualche micron. Sono in grado di unirsi e cooperare tra loro, scambiandosi energia e muovendosi assieme. Su questo fronte lo studio è ancora in corso, l’impressione però è che queste abilità siano paragonabili a quelle delle loro controparti organiche.»
« Dalla squadra d’infiltrazione sappiamo che i grigi usano esseri di forma umanoide composti interamente da queste cellule, difficile dire quali siano le loro facoltà è il grado d’intelligenza. Osservando qualche milione di queste cellule metalliche collaborare in laboratorio, si è visto che la loro attitudine di rispondere a uno stimolo aumentava con il loro numero. Abbiamo preso due gruppi: uno con diecimiliardi di cellule e l’altro con la metà e messi a contatto con una fiamma viva. Il primo ha assunto una forma sferica per limitare la superficie di contatto con il calore. Il secondo ha reagito allo steso modo, impiegando il doppio del tempo. L’idea è che, simile a quando i geth furono creati, la loro intelligenza aumenti con il numero.
Non crediamo che le forme umanoidi abbaiamo un cervello o un qualsiasi organo. Colpirli in testa o altrove è indifferente, probabilmente non avvertono il dolore. Riteniamo che in uno scontro a fuoco possano rimanere operative fino a subire il 70% dei danni. Le singole cellule hanno anche dimostrato la tendenza a muoversi l’una verso l’altra, sempre verso l’ammasso di loro numericamente più grande. Anche amputando una singola parte questa si muoverà versò il corpo principale per ricomporsi. Non so dire se da separata può rappresentare una minaccia, sono convinto che un mutaforma sia in grado di rigenerare quasi istantaneamente l’arto perso utilizzando le altre cellule a sua disposizione. Muovendole da una zona del corpo al fine di rimpiazzare quelle distrutte o separate. Dal punto di vista dell’armamento riteniamo dispongano di un arsenale di lame da taglio infinito, è probabile che possano tramutare ogni parte di se in una lama o oggetto contundente e….»
Un turian con i gradi della fanteria alzò la mano per porre una domanda. «  Essendo dotati di nuclei di eezo dobbiamo aspettarci attacchi biotici o energetici di qualche forma? »
«Lo escludo, uno di questi esseri al completo avrò quasi dieci miliardi di micronuclei al suo interno. Sono numerosi ma poco potenti, inoltre l’energia dell’eezo è ciò che li tiene attivi.  Se la usassero in attacchi biotici posso ipotizzare una loro disattivazione o almeno un calo energetico. tale  da comprometterne le capacità. » Drentel bevve un sorso d’acqua da un bicchiere sistemato lì vicino e riprese.
«Il punto fondamentale è come distruggerli, le analisi suggeriscono che il nostro armamento sia inadeguato…» Queste parole sollevarono un mormorio.
Vide il comandate Vega rimanere calmo, si erano incontrati ore prima e avevano discusso. L’ufficiale al comando preferiva sapere in anticipo cosa sarebbe stato detto.
Ritornando a osservare i partecipanti, gli fu impossibile non soffermarsi su Olivia W Shepard. La sua capigliatura rosso fuoco la segnalava, pareva calma. Gli sarebbe piaciuto capire se per via dell’addestramento o per ciò che le era capitato di recente.
Lui tossì per richiamare l’attenzione « Le nostre attuali armi sono in grado di danneggiarli ma non in forma apprezzabile. L’armamento a eezo 19 fornito dalla Noveria Corps funziona bene sulle unità che conoscevamo,  ma un proiettile sparato su un mutaforma avrà l’effetto di eliminare solo qualche centinaio di cellule. Le loro membrane sono di semplici metalli non materia oscura, non risentono quindi delle radiazioni e potrebbero essere una valida difesa per il nucleo a eezo che invece ne sarebbe colpito. »
Qualcun altro alzo una mano a chiedere, un incursore asari «  Perché non è stata usata la materia oscura? »
« È solo un ipotesi: ma vista la sua durezza, anche se il nemico ha dimostrato di saperla lavorare, è probabile che utilizzandola la cellula avrebbe perso elasticità. Come vedete la sua membrana è in grado di contrarsi e stendersi, consentendole il movimento. Con la materia oscura non sarebbe stato possibile. »
« Possiamo ottenere armi efficaci? » chiese un salarian del genio guastatori.
«  Ci stiamo lavorando, riciclando alcune parti di armi abbiamo assemblato un prototipo di  quello…che…penso si possa definire un cannone elettrico a eezo19. L’idea base è di colpire, in contemporanea, tutte le cellule di un mutaforma con un singolo colpo attraverso una scarica elettrica generata usando un nucleo a eezo 19. »
La mezz’ora successiva fu un susseguirsi di domande, ad alcune delle quali il drell ammise di non saper rispondere.
« Vi è tuttavia un secondo aspetto più preoccuppante. Abbiamo messo a contatto cellule metalliche e organiche, le prime aderivano sulle seconde uccidendole e copiandole nelle strutture cominciando a svolgerne le attività. A contatto con cellule di polmoni krogan, diventavano una perfetta copia sintetica dalle identiche capacità. Incuriositi da questo abbiamo iniettato un campione di loro in un pyajack vivo. Abbiamo osservato che hanno ignorato ogni organo tranne il sistema nervoso a cui si sono ancorate. L’animale nel contempo aveva perso i sensi, in un paio d’ore è deceduto. Quando è accaduto le cellule iniettate sono spontaneamente fuoriuscite da lui dalla bocca e hanno formato questo…»  apparve il filmato di un pyjack argentato di metallo alto neanche un centimetro che si muoveva su un tavolo imitando a perfezione i movimenti di uno vero.
« Vi è la concreta possibilità che un numero sufficiente di queste cellule possa copiare individui delle specie qui riuniti. »
Si scatenò un fremito nella sala sempre più forte, alla fine Vega dovette intervenire per imporre silenzio. Quella scoperta aveva lasciato tutti stupiti.
« Preciso che le cellule metalliche in nostro possesso sono solo qualche migliaio, insufficienti a copiare un membro qualsiasi di questa nave. Penso che per clonare un individuo servano cellule nell’ordine di qualche centinaio di miliardi.. »  disse Drentel facendo intendere di aver concluso.
Vega si alzò in piedi e affiancò il drell « Questo conclude la prima parte della riunione, passiamo alla seconda. Questa riguarda quanto registrato dalla squadra del tenente Shepard durante l’infiltrazione nella base nemica. Quello che vedrete è un filmato della telecamera del casco del Tenente, quando i mutaforma li scoprirono e uno di loro parlò. »
Il filmato iniziò, si vide il corridoio e i mutaforma sopraggiungere, uno di loro farsi avanti e dire –  Ho sistemato la Weaver, tu non sarai un problema. – il filmato terminava con Olivia che lanciava le granate.
Vega lo spense e disse «  Questo fa pensare che sia successo qualcosa a “casa”, più precisamente che il nemico sia riuscito a colpire Dasha Weaver. Forse a copiarla tramite un mutaforma.»
« Perché la Weaver? Non era meglio un leader politico o un militare? » Domandò un umano.
« L’intero successo di questa guerra si basa sul possesso di eezo 19, quando siamo partiti l’unico impianto attivo era quello di Noveria. A quest’ora gli altri dovrebbero essere in funzione, anche così la Noveria Corps è la maggior fornitrice di armi. Colpire la Weaver è un modo per compromettere le nostre forniture per continuare la guerra. Olivia, tra i presenti sei quella che conosce Dasha Weaver meglio di tutti, che ne pensi? »
« Quando siamo partiti Isabella era in coma. Per chi non fosse informato lei è un phantom, non uno di quelli normali che avete studiato nei libri di storia o che magari avete affrontato durante la guerra, a secondo di quale sia la vostra età. È un autentico prodigio. » - quelle parole provocarono numerosi mormorii che Vega zittì con un gesto della mano - «  Normalmente avvicinarsi alla Weaver è impossibile, Isabella vigila quasi costantemente e se questi mutaforma possono duplicare una persona, non significa ingannare le altre. Isabella ha degli istinti da animale, per questo una copia per quanto precisa non dovrebbe riuscire a ingannarla. »
« Ma avete detto che questo phantom è in coma? »
« Lo era e forse lo è ancora, senza Isabella vi è davvero la possibilità che qualcuno sia riuscito ad avvicinarsi a Dasha. Preciso che lei è una donna che sa cavarsela, anche senza il suo phantom da guardia non è da sottovalutare. »
Olivia si rivolse a Drentel è chiese « Quale sarebbe il risultato se Isabella affrontasse un mutaforma? »
« Io...non ho le informazioni complete su Isabella, so quello che in un'occasione ho avuto modo di vedere di persona e di recente mi è giunta voce che dentro di se ospiti eezo 19. Sebbene usi delle spade il risultato non sarebbe differente dall'usare una pistola, la lama penetrerebbe affondo senza trovare un punto vitale da colpire, anche se infusa di energia biotica da eezo 19 questa si limiterebbe a uccidere solo le cellule più vicine. »
« Pensa non possa vincere contro un simile nemico? »
« Non ho detto questo…con la giusta strategia…dovrebbe tagliare il nemico nel maggior numero di parti possibile e mentre fa questo altri dovrebbero occuparsi di distruggere le parti separate più deboli. Non è uno scontro che a mio avviso si possa vincere uno contro uno allo stato attuale. Consiglierei ai membri di questa nave la medesima tattica.»
Vega riprese la parola « Questo è tutto, sto valutando se interrompere il silenzio radio e avvisare il Consiglio di quello che sappiamo. Vi informerò quando avrò preso una decisioni. Signori andate. »
Tutti i presenti cominciarono ad alzarsi « Tenente Shepard lei rimanga. »


*****


L’Atlantic Codex attraccò al molo sotterraneo, con Naomi alla guida e aiutata da Zaeed aveva impiegato dieci ore. I motori della nave avrebbero potuto far di meglio, ma l’ex N7 necessitava ancora di riposo per le sue ferite, le protesi artificiali erano un'ulteriore fonte di dolore. Per questo aveva ceduto più volte la guida a Zaeed lasciandolo solo in cabina.
« Potrebbe esserci qualche problema. » annunciò lei, scrutando fuori dalla cabina.
« Di che parli? Questo non avrebbe dovuto essere un posto di sicuro. » chiese Zaeed.
« Le luci erano già accese prima che attraccassimo.» lei si alzò, andando ad armarsi.
Zoppicando scese dalla passerella a viso scoperto, aveva una mezza idea e sparava di non sbagliarsi. Soprattutto si augurava che la sua faccia, in parte rovinata dal fuoco, sarebbe stata riconosciuta.
Avanzò verso un terminale, tenendo le mani ben lontane dai fianchi e in vista.
Davanti al pannello alzò lo sguardo verso l’alto, sopra di lei sapeva esserci una cabina di controllo di cui vedeva solo la vetrata che dava sull’attracco. Si aspettava di vederci qualcuno, niente.
Trasse una chiave elettronica, la passò nel terminale ed immise un codice che non utilizzava da anni, l’ultima volta era stato quando avevano lasciato quel luogo alla nascita della Noveria Corps.
Forte e chiaro udì dietro di se un “click” metallico, non si mosse, conosceva bene il rumore di una pistola che caricava il colpo. « Tenus... »  disse, non ricevette risposta.
Aveva l’impressione fosse dietro di lei, rimase ferma. « Il mio aspetto è leggermente diverso, anche la voce. Se non mi fai saltare la testa potrei anche spiegare. Non sono un impostore e non ho tradito. La prova migliore è che se ti giri quella “peste” di Diana dovrebbe essere alle tue spalle, se per una volta mi ha dato retta. »
« Per il culo squamoso di Kalaira! » sbottò l’assassino drell.
« Ciao! » salutò Diana tranquillamente, finalmente Naomi si fidò girandosi.
« Una delle ragazze! » - esclamò Tenus stupito - «  beh…non so cosa hai in mente ma …oh. »  disse sottotono vedendola in viso.
« Lo so, non ho più il bel visino di una volta, vorrà dire che non te lo farò più drizzare come prima. »
Lui diede l’impressione di essere in imbarazzo e al comunicatore disse « Generale? »
« Tutti alla sala centrale. » la voce di Tetrius risuonò forte e chiara dagli altoparlanti.
Il capo della sicurezza di Dasha aspettava in piedi, indosso una divisa turian senza insegne. Aveva un'aria spoglia e rancorosa. Si stirò le spalle, non l’avrebbe mai ammesso ma schiena e bacino facevano sempre più male. Le sue creste nucali, dal raggiungimento dell’età adulta si erano accorciate di ben cinque centimetri.
I turian più vanitosi nascondevano quel segno della vecchiaia con qualche intervento chirurgico, li trovava ridicoli. Un segno della mollezza in cui era caduta la gerarchia turian.
« Tetrius sembri di cattivo umore. » dichiarò Trish entrando allegramente in sala, scorrazzò in giro e infine cinse il turian ad un braccio.
Lui la scrutò senza condividere minimamente la sua allegria « Che significa? » chiese.
« Salve Tetrius, hai il solito sorrido contagioso.» lo salutò Naomi entrando in sala, con lei Tenus, Kelly, Chawkas e le altre due ragazze. Si sedettero al tavolo.
« Difficile che una di loro si muova sola, quindi abbiamo anche Trish e Alexya. » commentò il generale scrutandole e rivoltò alla prima «Lasciami! »
La ragazza fece una boccaccia, Tetrius era insolitamente maleducato con lei. Sospetto, ansia. Non capiva bene il perché ma il vecchio turian era agitato, la lettura del corpo funzionava anche con gli alieni se si sapeva cosa osservare. Conosceva il Generale da anni, per quel tempo l’aveva osservato imparando il comportamento della sua razza.
Arrivò Mores, il krogan non disse niente, sedendosi pesantemente esaminando i presenti. Per ultimo Multan che salutò amichevolmente Naomi e le ragazze. Gli avevano portato la sua astronave, il pilota batarian era felice di rimettersi alla guida dell’Atlantic Codex e infine cogliendo l’atmosfera della sala chiese « Che succede? »
« Non lo so » -Rispose Naomi « Che succede? » domandò scrutando gli altri.
« Dimmelo tu, sapevo che eri morta. » ribatté Tetrius.
« La vera domanda è perché loro sono qui? Portano guai. » borbottò Mores inserendosi nella discussione, indicando le ragazze e chi li aveva accompagnati.
A Trish non piaceva quello che l’istinto le suggeriva, piccoli gesti di tutti le dicevano che erano pronti a estrarre le armi. Non voleva, non aveva affrontato tutto quel viaggio solo per vederli litigare. Non desiderava che litigassero. Vide Alexya pronta a reagire al commento Mores.
« Fermi!» Gridò, tutti la fissarono «Non si litiga in famiglia. »
Ognuno la guardò con vivo stupore. «Famiglia? » commentò Alexya incerta.
Lei annuì « Certo! Dasha è il papa, Isabella la mamma, Tetrius il nonno, Naomi la zia e Tenus il suo eterno fidanzato, Mores e Sunt i cugini che litigano sempre e Multan l’amico di famiglia scemo che combina guai. »
Tutti la guardarono senza sapere cosa dire, il pilota batarian pareva essersi raggelato dopo aver saputo il suo ruolo.
« Sorella! Ti fai dei film mentali da paura. » commentò Diana.
« Non è vero! Siamo una famiglia!»  disse imbronciata Trish, vicina ad arrabbiarsi.
Poche cose la urtavano come mettere in dubbio la sua visione di famiglia. «LO SIAMO!» Dal nervoso le a scappò un'onda biotica omnidirezzionale che buttò tutti al suolo.
Fortunatamente non era eccessivamente potente, essendo solo uno sfogo dal nervoso.
Kelly rimestassi in piedi si avvicinò a lei, s’inginocchio e traendo di tasca un fazzoletto le asciugo le prime lacrime. «Cosa volete fare? Uccidetevi pure fra di voi, però dopo che avrò portato via le ragazze. Hanno già sofferto abbastanza, almeno voglio risparmiare a loro questo spettacolo. Sono delusa, pensavo che Dasha avesse come suoi più stretti collaboratori qualcuno capace di riconoscere un nemico comune. »
Rabbioso il turian le rispose « Quale nemico? Anche ci fosse perché combatterlo? Dasha è morta! Non abbiamo interessi ad affrontarlo. Abbiamo ottenuto molto lavorando nella Noveria Corps. »
La psicologa gli rivolse uno sguardo profondamente critico « Per questo vi nascondete in una vecchia base di Cerberus dimenticata? Non la conosco Tetrius, sarà come dice lei e magari avete i mezzi per fare la “bella” vita, però non mi sembrate felici. In verità lei mi pare profondamente insoddisfatto. »
Il turian la guardò con odio. Un colpo secco e metallico, Naomi aveva sbattuto la pistola sul pavimento e con una spinta l’allontanò.
« Basta giocare “Generale” » - disse risoluta - « Non sono sua nemica, non sono venuta qui per questo. Siamo solo alla ricerca di un posto sicuro e... nessuno di noi è soddisfatto. »
Le mandibole di Tetrius si mossero nervose. Felice? Sapeva bene di non esserlo.
Una mano verde si porse verso Naomi che alzò lo sguardo, Tenus. Lei accettò l’aiuto offerto dal suo ex compagno di squadra che aggiunse «  Ha ragione, siamo giunti qua separatamente e ci siamo arenati. Ciondoliamo qua dentro senza uno scopo. Che facciamo? »
« Cosa vorresti fare drell?..mmm…» - borbottò Mores - « Hai un piano? Forse l’hanno queste ragazzine che giocano? Vorresti seguirle? E dove? Non sono Dasha, lei ci pagava, ci intimidiva, sapeva cosa fare e aveva piani e strategie. Queste tre … » scosse la testa.
In un lampo biotico Diana gli comparve davanti spada in mano, prendendola alla sprovvista il krogan le diede una testata che la gettò a terra anche se il gesto fece penetrare la spada nella spalla.
Diana cadde a terra con un grosso livido in fronte, mentre Mores si estrasse la lama senza problemi gettandola via.
Alexya bloccò Trish trattenendola per un braccio, l’esperienza dell’incidente con Kelly e quelle successive le avevano fatto capire che era meglio riflettere, prima di uccidere soprattutto adesso che era libera di farlo.
« Mores che significa? Sei nostro nemico? »
Lui la fissò perplesso « Né amico, né nemico almeno finché non saprò quella scelta mi conviene. Questo posto dovrebbe essere sicuro e non ho fretta di muovermi. Mi ritirerò nel mio laboratorio, non sarà come quello che avevo su Noveria ma ha una spessa porta blindata e io avrò un fucile in mano per chiunque venga a farmi visita. » Detto questo si incamminò all’indietro fino a scomparire dietro una porta.
« Mores…» mormorò Trish abbattuta.
« Non ti preoccupare è solo confuso per la scomparsa di Dasha, ha solo bisogno di riflettere » affermò Alexya. Ma anche lei aveva qualche dubbio, stava scoprendo che senza Dasha loro non contavano più di tanto. Alla notizia che avevano trovato Tetrius e gli altri era stata felicissima, subito immaginò che si sarebbero uniti per aiutarle ora scopriva che non era così.
Loro erano la squadra di Dasha, lei li aveva messi insieme e guidati fino a fondare la Noveria Corps. In quell’istante si rese conto di non aver mai concluso niente. Erano solo delle ragazzine vissute sempre sotto l’ombra protettiva di due donne. Sapevano uccidere bene, ma anche loro e non sarebbe stato quello a impressionarli né delle minacce.
Diana intanto si stava riprendendo aiutata dalla Chawkas, stava bene ma scacciò via nervosamente la dottoressa avvicinandosi alle sorelle. Era inquieta, per una volta aveva gli occhi lucidi.
« Quello stupido Krogan mi ha sorpreso! Volevo intimorirlo, non pensavo davvero potesse reagire. Non l’aveva mai fatto. »
« Immagino che in tal caso avrebbe dovuto dare spiegazioni, forse ci siamo un po’ sopravalutate » commentò Alexya leggermente turbata anche lei.
« Io sono solo il pilota.»  disse Multan « Non mi interessa molto il resto, ma vado dove va l’Atlantic Codex. Una buona nave è tutto quello che chiedo. » dichiarò il batarian.
« Bene, una riunione commovente. Adesso che si fa? » chiese Zaeed.
Fu il silenzio poi Tenus disse « Abbiamo bisogno di riposo, ragazze forse desiderate vedere le vecchie stanze di Isabella e Dasha. Questo posto è dove tutto ha avuto inizio. »
Gli altri si sistemarono, mentre loro trovarono le camere indicate. Prima entrarono in quella di Isabella, era spoglia. Sui muri supporti per una spada e Trish trovò in un angolo un teschio asari con segni di morso. Spadino doveva averci giocato.
Quando furono davanti a quella di Dasha la porta non si aprì, Alexya si ricordò della chiave elettronica ricevuta. Riuscì a sbloccare la serratura.
Appena furono dentro la porta si chiuse e una voce sintetica disse “ Avvio filmato olografico Dasha Weaver”
Un suo ologramma apparve al centro della stanza «  Alexya, Diana,Trish…»  disse, risentire la sua voce le fece commuovere « se siete qui vuol dire che il mio testamento è stato aperto e io sono morta. Sapevo che poteva succedere, voglio che prendiate l’eredità che vi lascio e vi troviate un angolo in questa galassia dove vivere felici e al sicuro. Non cercate di vendicarmi, soprattutto in nessun caso seguite Isabella se fosse ancora in vita. Lei cercherà di vendicarmi, qualsiasi sia il nemico e sarà impossibile fermarla. Il rischio per voi è troppo alto. Questa vecchia base di Cerberus in cui vi trovate è sicura, gli unici a parte voi a conoscerne le coordinate sono i miei più stretti collaboratori: Tetrius, Naomi, Tenus, Sunt, Mores, Multan. Se necessario uccideteli, loro erano fedeli a me e non pensate che lo siano a priori con voi. »  Quell'ultima affermazione le fece sussultare, anche se non le sorprese del tutto.
« Dovete sapere che a vostra insaputa ho ordinato a Galba una lieve modifica al programma phantom delle vostre menti. È stato inserito un codice a doppia codifica, cifrato inizialmente usando il programma phantom e facendo in modo che si mostri come una normale onda cerebrale nascondendosi fra queste. Semmai dovreste tornare a Caninea questo dovrebbe darvi dei vantaggi. La registrazione si è avviata perché questo codice è stato rilevato, dopo che la chiave elettronica che deve esservi stata consegnata col mio testamento è stata usata. Queste le cose fondamentale. Ho realizzato una seconda registrazione, questa di natura personale. Se volete proseguire date un semplice ordine vocale. »
Alla richiesta di sentirla tutte approvarono, anche solo per continuare a sentire la sua voce
«Quando Isabella vi liberò dalla vostra creatrice e vi prese con se di voi non mi importava niente. Era convinta che vi avesse salvate per divertirsi a uccidervi in qualche sadico modo. Solo dopo capii che non era così. Un ricordo indelebile che ho di voi risale a una notte, eravate a Caninea da poco più di quattro mesi e vi fu una feroce tempesta di neve. Isabella era assente e quando mi svegliai nel corso della notte, scoprì che vi eravate infilate nel mio letto, fortuna che dormo in un matrimoniale e quella volta non avevo compagnia. Trish e Alexya dormivano abbracciate mentre Diana mi stringeva la mano. Osservandovi dormire, incominciai ad affezionarmi a queste ragazzine che non avevano passato e con un addestramento da soldato esperto che avevano paura di una tempesta. Infine, egoisticamente, senza chiedervi niente decisi di adottarvi… vedere il vostro nome affianco al cognome Weaver mi emozionò…ebbi la sensazione che avessimo un legame »  la Dasha dell’immagine ebbe un attimo di esitazione e con loro sorpresa si asciugò una lacrima « Io…Alexya Weaver, Diana Weaver, Trish Waever vi ho voluto bene. »  l’immagine scomparve mentre le ragazze venivano travolte dall'emozione.
Alexya si odiò, quando Kelly avevano parlato dell’adozione tutte loro avevano ignorato quel fatto. Non avevano compreso il significato di quel gesto. Loro erano cloni, la loro creatrice non aveva dato a loro niente, neanche un nome. Dopo averla sconfitta Isabella le prese con se. Per la prima volta qualcuno le trattava da individui, le riconosceva come persone. Ora, con quel gesto d’affetto Dasha le rendeva sue figlie, facendo di loro una famiglia. Incapace di trattenere le lacrime Alexya si voltò vero Trish « Aveva ragione sorella, siamo una famiglia.» disse singhiozzando.
Diana tirò Trish a se, fronte contro fronte, appoggiandosi l’una all’altra « Scusa Trish, la stupida sono io. Tu l’avevi capito prima di tutte noi. »
“ Si desidera visionare la registrazione di Isabella?” Chiese la voce sintetica.
Loro si guardarono, che messaggio avrebbe mai potuto lasciare Isabella?. La sua psiche non poteva non averne risentito.
« Si!» risposero all’unisono, Isabella era solo in coma ma erano curiose.
Come prima comparve l’immagine olografica « Diana, Trish, Alexya…»  chiuse gli occhi un istante «  Dasha deve davvero credere che questo sia importante per dirmi di andare in “rosso” per lasciare questo testamento virtuale. Pare che dovrei sfruttare quest’occasione per dirvi qualcosa. »  Lei ci rifletté.
« Visto lo scopo di tutto questo vi dirò perché decisi di prendervi con me. Ma prima vi parlerò di come tutto ha avuto inizio. Io sono un mostro,  così mi hanno creato. Per anni ho vissuto rinchiusa in una cella, sostenitori di Cerberus mi prelevarono ogni giorno per anni per fare test o educarmi picchiandomi, così dicevano. Un giorno mi misero davanti a un'altra persona, era come me. Per la prima incontravo qualcuno che non era un “guardiano”, fino a quel momento credetti che il mondo si dividesse tra me da un lato e tutti gli altri dall’altro. L’affrontai e vinsi ferendola a una gamba, non la uccisi, non lo permisero. Ne combattei altre, forse per anni, infine una nemesis. Poche ore prima fui sottoposta alla prima seduta d’indottrinamento, al momento di combattere crollai per il malessere che sentivo in corpo. Un aguzzino si chinò per picchiarmi e spingermi ad ubbidire, la sua testa esplose. Se mi concentro riesco ancora a rammentare i dettagli, il calore del suo sangue sul mio viso è quello più forte. Provai gioia e stupore, non avevo mai pensato che un guardiano potesse essere ucciso. Poi una voce dagli altoparlanti disse « Dasha, la solita ribelle. »  Venni trascinata via, mentre lo facevano non staccai gli occhi da quella nemesi. La vidi buttare via il fucile e venire circondata da altri guardiani. Io non smisi di ripetere il suo nome nella mia testa, sentivo il bisogno di inciderlo in me. Intervenne poi il destino. Fummo salvate dall’Alleanza, quasi un centinaio tra ragazzi e ragazze furono liberati. Io andai in una struttura ospedaliera, lì ritrovai quella nemesis, in qualche modo il mio programma da phantom mi permetteva di riconoscere quello degli altri e viceversa, ma questo lo sapete anche voi. L’aiuto finale venne da un infermiere che a gran voce gridò « Dasha ». Da quel momento non la persi di vista. Approfittando di una pecca nella sicurezza lei fuggì di notte passando dalla cucina, io le andai dietro raccogliendo un coltello da cucina come arma. Tenerlo in mano mi dava un senso di sicurezza e rendeva più sopportabile la pressione sulla mia mente, dal programma che mi spingeva ad essere armata.
Si accorse di me quando fummo all'esterno, in una stradina deserta. Mi vide e cercò di mandarmi via con un gesto della mano, la seguii lo stesso. Prese una pietra e per poco non mi colpì con un lancio, era una nemesis in fondo. Con un salto biotico molto goffo le fui addosso, puntandole il coltello alla gola. Tutto quello che dissi fu «Isabella, phantom, uccidere. »  con quello si esaurì tutto il mio sapere. Mi ricordavo di chiamarmi Isabella, sapevo di essere un phantom e l’unica cosa che sapevo fare era uccidere. Se il programma phantom non avesse compreso nozioni di grammatica e anatomia, non avrei neanche saputo leggere o dove affondare una lama. Avevo paura, da poco mi era stato mostrato che il mondo era molto più vasto di una cella e di qualsiasi struttura. Non lo comprendevo e temevo di rimanere di nuovo sola in una stanza chiusa. Ma sentivo che quella nemesis avrebbe trovato un modo di farsi strada, me l’avrebbe mostrata e in cambio io gliela avrei spianata, così ebbe inizio la nostra collaborazione e avventura nel mondo del crimine. Io feci di Dasha un mio punto di riferimento, quando ebbi la mia prima vera spada questa e sviluppare la tecnica migliore di scherma divennero il secondo. Finalmente nella mia vita avvertivo un minimo di stabilità. Però mi rimase la paura della solitudine. Morire non è un problema, anche essere un'assassina pazza non mi da preoccupazioni, ma scoprire di essere sola sento che mi farebbe perdere quello che di umano mi è rimasto. Questo è parte del motivo per cui vi salvai, pensai che sarebbe stato bello significare qualcosa per più di una persona. L’altro è che vidi in voi una possibilità di riscatto, tre giovani me che avrebbero potuto avere quella vita che mi era stata negata. Decisi che vi avrei allevato da perfette phantom cercando nel frattempo di farvi diventare delle vere persone. Ignoravo come fare. » Isabella olografica sorrise « Ammetto che l’idea di andare alla Grissom vi ha fatto bene…e anche a me. »
« Dasha mi ha suggerito di darvi qualche consiglio utile, io penso che nessuno vedrà mai questo filmato. Le vostre abilità sono migliore delle mie quando avevo la vostra età. Vi manca il tocco finale. Ascoltatemi con attenzione: i poteri biotici sono una manifestazione del nostro animo, mezze misure o compromessi sono veleno per noi. Tanto più sarete decise e sicure maggiore sarà la loro manifestazione, per noi che abbiamo eezo 19 questa verità è ancora più evidente. La mia modalità “rosso” è l’assenza di ogni inibizioni, so che vi faccio paura quando la uso e avete ragione. Potrei davvero uccidervi, per questo non la uso se voi e Dasha siete nei paraggi. Non tentate però di raggiungere queste livello da sole. Ha degli effetti collaterali non trascurabili. »  Isabella olografica tacque, sembrava pensierosa «  Se mi sbagliassi e voi doveste vedere questo filmato, sappiate che al momento ho un solo rimpianto… non vedervi diventare dei phantom completi per donarvi una spada degna di voi. Adesso basta, il "rosso" mi permette di parlare e pensare normalmente stimolando aree del cervello che l’indottrinamento sopprime ma è davvero troppo faticoso. »
La registrazione terminò. Le ragazze erano stupefatte, Isabella non aveva mai parlato tanto. Ne aveva mai raccontato qualcosa del suo passato, altrettanto aveva fatto Dasha.
Loro si sentirono svuotate di ogni energia, si sdraiarono a terra spossate da tutte quelle emozioni. Nella semi oscurità della stanza cominciarono a ricordare narrandoli eventi passati belli e brutti, dispiacendosi ora di non aver più modo di chiedere a Dasha questa o quell’altra cosa.
Domandandosi se Isabella stava bene o se avevano fatto bene a lasciarla sulla Terra, ma Naomi aveva detto che Cristina Balestrieri avrebbe provveduto.
Trish vedendo la sagoma di un computer su un tavolo si allungò trascinandolo giù sul pavimento, le mancava la voglia di alzarsi. « Abbiamo extranet. » mormorò.
« Bene » rispose Alexya, Diana rimase indifferente. La bestemmia di Trish ebbe tutta la loro attenzione.
Voltò il computer verso di loro, sulla schermo la notizia che Isabella Noveria avrebbe sposato Meng Durand.
« Naomi! » gridò Alexya come fosse una bestemmia, si alzò di scatto diretta alla porta. Diana più veloce di lei, l’afferro per le gambe facendola cadere.
« Diana! Cazzo fai? » chiese furibonda.
« Evito a quella stupida di mia sorella, che si è messa in testa che per uccidere servano delle ragioni, di fare qualcosa di stupido.»
« Come uccidere Naomi? Hai letto? Isabella è sveglia, ha bisogno di noi. Quella nella foto è lei, dovete averla riconosciuta. Anche se ignoro il perché porti una parrucca bionda. »
« Io l’ho letta, ma dubito che tu l’abbia fatto. » rispose Diana allo stesso tono furioso « Leggila bene…Isabella che sta con colui che quasi certamente è la causa della morte di Dasha? No sorelle, questo è impossibile, è lei non ci sono dubbi ma il motivo può essere solo uno. Uno soltanto! » - affermò Diana puntandole contro l’indice. - « Per quanto impossibile sia,  solo una cosa può trattenere Isabella da fare un massacro, dal permettere a quell’uomo di toccarla e abbracciarla in foto. Conoscete bene quanto me quale può essere quel motivo. »
Quando Diana vide lo sguardo di stupore di lei « Vedo che hai capito.» disse sorridendo.
« Dasha è viva » dichiarò Trish facendole voltare. Esplosero in un grido di gioia tutte e tre.
« Torniamo sulla Terra e liberiamole.» drido lei.
« No.» disse Diana.
« Perché?» chiese stupefatta Alexya.
« Non possiamo farcela, il nostro nemico ha tutti vantaggi. Per controllare Isabella deve aver minacciato la vita di Dasha. Questo vuol dire che può ucciderla quando vuole. Se minacciasse noi allo stesso modo cosa faremmo? »
Alexya e Trish non sapevano cosa rispondere.
« Cosa facciamo quindi? » chiese Trish, il suo tono sembrava ancora più triste di prima
« Io…» Diana non sapeva rispondere.
« Ci prendiamo qualcosa che il nemico vuole e proponiamo uno scambio o troviamo alleati che ci aiutino.» spiegò Alexya.
« Dove vorresti trovare una di queste cose? » domandò Diana.
« Su Noveria. »
Diana e Trish si guardarono fra loro prima di rispondere « Non penso siamo più le benvenute.» ammise Trish.
« Non voglio andarci per essere accolta, ma per conquistarlo. Abbiamo il denaro che Dasha ci ha lasciato, una nave in grado di occultarsi e qui c’è la squadra migliore per questa missione. » spiegò Alexya.
« Vuoi conquistare un pianeta con una decina di persone? » chiese Diana.
« Si perché Divisione N sarà anche stata sciolta ma i suoi membri ci sono ancora, dovremmo solo riassumerle. Quegli uomini come altri della Noveria Coprs idolatravano Dasha e non per finta. Lo sapete anche voi, l’avete letto nei loro gesti. Faranno lo stesso con noi quando ci presenteremo come sue legittime eredi. Siamo delle Weaver in fondo. »
Tutte e tre sorrisero a quell'affermazione «  Sicura di poterli convincere? »  Domandò Trish.
« Ricordate cosa diceva Dasha “Pagate qualcuno e vi sarà fedele solo finché gli conviene. Realizzate il suo sogno, dategli quello che veramente desidera e per quanto sia criminale quello che gli chiederete lo farà. Perché nessuno ha il coraggio di separarsi dal suo sogno una volta che l’ha ottenuto.” Noi prometteremo la stessa cosa.  Per prima cosa andiamo a parlare con Mores.»  e si voltò sicura verso l’uscita seguita da Trish.
«  Ok, conquistiamo un pianeta… sentivo il bisogno di qualche eccitazione. » - disse Diana - « Però non dite più che sono io quella agitata del trio. » e le raggiunse.
 
« Sicura di riuscirci Trish? » chiese Alexya.
« Hai sentito Isabella nel filmato? Tutto o niente. Non sapevo cosa stesse accadendo ai miei poteri, mi sentivo un po’ spaventata e avevo vergogna a parlarvene. Adesso che so che probabilmente è tutto dovuto al fatto che i nostri poteri sono maturi mi sento meglio. Mi dispiace non avervene parlato. »
Trish tirò indietro il braccio destro più che poté, fece un profondo respiro e concentrandosi per accumulare potere. Le sue sorelle fecero un passo indietro, sottovoce Alexya chiese a Diana «  Anche tu ti senti più potente?»
« No, ma...»  Diana non terminò la risposta. Sentiva i peli sul corpo drizzarsi per via dell’energia statica.
Trish fece scattare con forza il braccio in avanti colpendo l’aria in direzione della porta corazzata del laboratorio di Mores. Non successe niente, neanche la classica onda d’urto. Lei non capiva dove avesse sbagliato, era certa di aver accumulato e liberato tanta energia biotica.
Poi dal punto in cui il suo pugno aveva idealmente colpito lo spazio, si originarono delle linee. A chi le guardava sembrava che l’aria si fosse crepata, come se li ci fosse uno specchio frantumato.
« Che roba sono? » chiese Alexya.
« Ah, non lo so » ribatté Diana.
« Non chiedetelo a me. » rispose Trish.
L’energia fu liberata all’improvviso, il corridoio divenne come la canna di un fucile. Questa corse a velocità folle in avanti ma con un rinculo tale da sbalzare le ragazze all’indietro di mezzo metro.
 
Mores aspettava possibili visitatori col fucile in mano, seduto vicino alla porta. L’unico possibile ingresso. Il suo fattore di guarigione aveva già cicatrizzato la ferita alla spalla.
Il fragoroso boato lo fece cadere all’indietro, si alzò esterrefatto, non aveva pensato a un assalto con un lancia missili. Da esperto di armi non riusciva però a capire di quale modello si trattasse, la porta era in piedi ma la serratura elettronica era saltata. Non avrebbe fermato più nessuno.
Lanciò un urlo e si fece avanti, aprì la porta con la sola forza di un braccio. Puntò l’arma nel corridoio, vi era solo Trish.
Una spada gli trapassò il fucile rendendolo inservibile e facendoglielo perdere, era Alexya che si era nascosta appena dietro la porta. Fiduciosa che il krogan avrebbe caricato in avanti, senza guardare gli angoli ciechi.
Diana gli cade addosso dall’alto, tirandogli un calcio in faccia. L’agile sorella si era attaccata alla parte superiore dell’arco della porta.
Mores ricadde nel laboratorio. Prima che potesse tentare una reazione, tre lame alla gola lo fermarono.
« Ciao Mores »  lo salutò Alexya.
« Alexya, Trish, Diana » rispose Mores, un saluto più educato di quello del loro primo incontro.
« Abbiamo bisogno dei tuoi servizi, il tuo premio per questo sarà quattro volte il normale stipendio da capo della sezione sviluppo armamenti, riavrai il tuo vecchio lavoro alla Noveria Corps. Penso ti manchi il tuo laboratorio a Caninea. »
«Ridicolo, non esiste la Noveria Corps senza la Weaver. »
«Allora sei fortunato, hai tre Weaver qui davanti a te. Inoltre Dasha è viva. Noi ci riprenderemo Noveria, libereremo Dasha e infine ci ricorderemo di chi ci è stato nemico e amico. »
« Quello che dici è assurdo, ma non penso di poter scegliere. »
Lasciarono il krogan « Molto bene, tutti alla sala centrale. Col baccano che abbiamo fatto devono essere tutti li. » disse Alexya. La sua previsione si dimostrò esatta.
Una volta che tutti ebbero preso posizione solo loro tre rimasero in piedi « Amici »  esordì Alexya sorprendendo tutti «  noi col vostro aiuto ci riprenderemo Noveria. Potete aiutarci o morire qui e adesso. »
« Riprenderla in che modo ? » chiese Tenus. La minaccia non aveva impressionato nessuno della squadra di Dasha. Lei ci rimase un po’ male, era convinta di averla imitata bene.
« Non lo so, non sarò io a elaborare un piano. Generale? » disse rivolgendosi a Tetrius.
« Siete serie? » chiese il turian.
« Mortalmente. »
« Pensate di riuscire in questa impresa con solo l’aiuto delle persone qui presenti? »
« Generale dimentica il fattore psicologico, cosa crede succederà quando ci presenteremo su Noveria e lei sarà al nostro fianco come comandante di Divisone N? Secondo lei chi deciderà di seguire chi abita sul pianeta? »
« Divisione N è stata sciolta. »
« La ripristineremo. »
« Ne sarò nuovamente a capo? »
« Si. »
« Serviranno fondi. »
« Abbiamo l’eredità che ci ha lasciato Dasha. »
Tetrius concesse il raro piacere di vederlo sorridere. Alexya si rilasciò a sua volta. Era come aveva detto Dasha una volta, il sogno di quel turian era avere un esercito e una guerra. Loro glielo stavano dando.
« Ci stiamo pensando veramente? » domandò Kelly, a lei sembrava una pazzia.
« Ho tenuto un occhio su Noveria » - ammise Tetrius - « È vicina a una ribellione. La nuova gestione non è molto gradita. Se otteniamo l’appoggio locale, forse possiamo farcela. »
« Bene »  rispose Alexya.br /> « Eccellente Generale. » aggiunse Trish, che vide il turian farsi meno teso. All’orecchio di Alexya disse «Ama che la gente lo chiami col suo grado, Dasha faceva così. »
« Cose volete fare degli amici che vi siete portati dietro. La signora Kelly può essere di qualche utilità, la dottoressa Chawkas sarà senz’altro utile visto che siamo senza medico. Zaeed Massani è solo un vecchio. »
« Razza di bastardo di uno scheletro ammuffito.» Lo insultò Zaeed che dalla sua sedia fu quasi pronto a balzare sul tavolo, per mettere la mani addosso a Tetrius.
«Verrà con noi » - sentenzio Diana - «Ha talento e sono sicuro che potrà aiutarla ad elaborare un piano. »  e disse più piano alle sorelle « Sarà una forza vederli far squadra. »
« Bene signori. » - riprese Alexya « Se tutto va bene ci riprenderemo Noveria. Inoltre noi tre abbiamo motivo di credere che Dasha sia ancora viva. » spiegarono la loro intuizione alla fine della quale tutti erano mezzi convinti.
Ma Alexya non aveva ancora finito « Ho due domande. La prima: perché Sunt non è qui? La seconda per Naomi: perché non ci hai lasciato portare via Isabella? Più ci penso, più il fatto che fosse pericoloso e difficile da trasportare perché ferita non mi convince. Un modo potevamo trovarlo. Poi c’è il fatto di Zaeed, è arrivato alla fondazione Lawson proprio al momento giusto. Troppo comodo. »
Naomi applaudì con l’aiuto della mano artificiale, il suono fu fastidioso. «  Hai ragione, fa tutto parte di un piano. »
« Lavori per Durand? » le gridò addosso Diana.
Tutti la fissarono, senti Tenus seduto accanto a lei muoversi. Una mossa falsa e probabilmente avrebbe avuto l’osso del collo rotto senza rendersene conto.
« No signorine »  disse sorridente « Tutto questo piano è opera di Cristina Balestrieri. Sarò lieta di spiegarlo, ma prima vi è una domanda più urgente se interpreto bene le facce dei presenti.»
Diceva la verità, le ragazze ne erano sicure. Il linguaggio del suo corpo, anche se con protesi artificiali non lasciava dubbi. « Bene. Di quale domanda di tratta? »
« Che diavolo vi è successo? Non avete mai parlato così tanto. » domandò Multan sorpreso, quasi urlando per questo. La sua faccia sorpresa fu uno spasso irresistibile per le ragazze che non trattennero le risate. Furono loro a dare spiegazioni.
« Immagino che adesso tocchi a me. »  - aggiunse Naomi - « Come ho detto è un piano elaborato dal direttore Balestrieri. È successo quando Alexya è entrata nel sistema nella Noveria Corps con il suo codice identificativo…»
« Ah! » disse la ragazza non era troppo sorpresa. Aveva pensato che l’aggressione subita alla fondazione Lawson fosse a causa di quello.
« Erano giorni che ero collegata al sistema, il mio codice ha una funzione “fantasma” che mi permette di essere collegata senza farlo sapere ad altri. Quando ho visto il codice di Alexya non sapevo se esultare o bestemmiare. Grazie a quello sapevo che eri viva e dove ti trovavi, ma potevano scoprirlo anche i nostri nemici. Come una volta mi aveva mostrato Sunt, sono andata nelle funzioni avanzate del mio codice, avrebbe dovuto esserci un qualche comando che mi avrebbe dovuto permettermi di nasconderti, ma ho fatto un casino e il mio codice è andato in crash. In quel momento Cristina deve aver visto entrambi i segnali.
Neanche un minuto dopo ero in video conferenza con lei, ero sospettosa ma alla fine ho deciso di rischiare. Ho detto quello che sapevo, lei ha fatto altrettanto. Abbiamo concordato che lei avrebbe dato a Durand la vostra posizione, io che vi avrei portato in un luogo sicuro.. »
« Perché? » chiese Diana.
« Cristina aveva bisogno di avere la sua fiducia per guadagnare tempo e Durand avrebbe avuto qualcos’altro su cui concentrarsi. Io nel frattempo vi avrei portato in un luogo sicuro, lui è alla ricerca di un modo per accadere al sistema centrale di Caninea. Se Dasha è viva e se voi foste state catturate forse otterrebbe quello che vuole. »
« Se hai ragione può lo stesso ricattare Dasha usando Isabella? »
« Pensate che la nostra signora di Noveria sia così fragile? Se Durand è davvero intenzionato a entrare nel sistema centrale, ha bisogno di Dasha e lei sa benissimo che se parla è morta. Se dovessero fare qualcosa di stupido come uccidere Isabella, lei non parlerebbe mai. »
« Se le torturassero? »
« Togli pure il se e ricordate di chi parlate. Non è facile farle cedere. »  Le ragazze annuirono fra loro ricordando il racconto di Isabella.
« Con tutta la pubblicità che i media stanno facendo a questo matrimonio, non può permettersi di far male alla sposa. Ne con l’imminente riunione del direttorato. Adesso ha bisogno di esporre Isabella davanti a tutti. Se sarà in pericolo, sarà dopo la riunione e il matrimonio. »
« Ma perché noi saremo così importanti? »  Chiese Trish
Naomi si porse verso di lei « Perché se vi dovessero prendere neanche Dasha potrebbe resistere all'idea di vedervi torturate. Credimi tesoro se ti dico che ci sono un infinità di modi in cui delle ragazzine carine come voi potrebbero essere fatte soffrire.” Sesso di gruppo” e “Stupro” dovrebbero darvi qualche idea adesso che i vostri cervelli funzionano bene. »
Trish impallidì leggermente, non si era mai interessato al sesso. Sapeva solo quello inerente alla riproduzione
« Vedo che hai capito. » disse Naomi cogliendone l’espressione «…e anche le altre due. »
« Ma…»  disse tornando al tono di prima « … c’è dell’altro. Pare che vi cerchi anche in virtù del fatto che i vostri poteri sono originati dall’eezo 19. »
« Questo cosa c’entra? » domandò Alexya.
« Non lo so , neanche Cristina.»
Kelly alzò una mano « La Balestrieri non è più direttore. Potrà lo stesso esserci utile?. »
Naomi si schiarì la gola « Ecco…non la sottovaluterai lo stesso, ignoro in cosa  consisteva il suo piano. Ha solo detto che Makarov avrebbe provveduto.»
« Chi? »
« Il suo capo della sicurezza, lo ha reclutato lei personalmente. Prima di lavorare per noi era una promessa sportiva della nazionale russa di pugilato. 213 cm di altezza per 204 Kg di peso, tutto muscoli. Poi un incidente gli ha stroncato ogni possibilità. »
« È capace? »
« Abbastanza da spingermi a conoscere a memoria il suo fascicolo, nel caso un giorno dovessi ucciderlo. »
Kelly la fissò un istante « Immagino che a modo suo questo possa essere un complimento. »
« Riguardo a Sunt…attualmente è anche lui detenuto da Durand. Cristina mi ha chiesto un modo per catturarlo. Ha detto che un esperto informatico gli sarebbe stato utile. Gli ho dato qualche dritta. »
Tetrius intervenne e chiese «  Capisco… i tentativi di cattura o eliminazione nei nostri confronti, anche quelli erano opera della Balestrieri? Sono il motivo per cui tutti ci siamo ritrovati qui. »
« Non penso. Immagino non sia sorprendete se Durand ha mandato qualcuno a eliminarci. » rispose Naomi.
« Molto bene. » - disse Multan alzandosi in piedi, il batarian era entusiasta - « Vado a preparare l’Atlantic Codex. »
« Sarà meglio che ci prepariamo tutti. » ammise Tetrius concludendo la riunione.
« Mores. » il krogan si voltò allarmato sentendosi chiamare da Alexya. Le ragazze erano schierate davanti a lui e gli porgevano le spade dalla parte dell’elsa.
« Vogliamo che ci prepari delle nuove else, queste non ci servono più. »
« Non capisco, mi pare funzionino bene. Problemi di trasferimento dell’energia biotica alla lama? »
« No, semplicemente non abbiamo più bisogno di un nome inciso su di esse che ci definisca. »
Il krogan annui, non comprendendo a fondo quelle parole. Diana però si fece avanti e chiese « Prima nel tuo laboratorio mi è parso  di vedere delle armature da phantom. Ho ragione? »
« Oh quelle… sono le prime che realizzai per Isabella, adesso sono superate e inutili. Non reggerebbero alla quantità di energia biotica che libera. »  Mores le fissò un attimo « Potrei riadattarle con le vostre attuali tutte. » Spiegò la sua idea, loro ne furono entusiaste.  Talmente tanto che corsero al laboratorio, lasciando indietro il krogan che però vide Trish tornare sui suoi passi e lasciandolo sgomento gli diede un bacio sulla guancia dicendo « Grazie del tuo aiuto. » e corse dalle sorelle.

*****


James Vega si lasciò sprofondare sulla poltrona del suo ufficio, seduta davanti a lui Olivia. Tra loro un tavolino con sopra due bicchieri da riempire e un bottiglia di resky batarian, un liquore denso ricavato dal fegato fermentato di animali.
« Non ho ancora deciso se devo complimentarmi con te o no. » disse.
« Mi dispiace, signore. So che la situazione è pessima per rimanere incinta.»
Lui sospirò «  In tempi di guerra un comandate ha il potere di imporre l’interruzione di una gravidanza. » Lei trattenne il fiato in ansia « Non che abbia intenzione di farlo, ma se dovessi ritenere la tua vita in pericolo sappi che agirò in quel senso, sappilo. »  il tono era serio e ufficiale.
« Sissignore.» rispose Olivia.
« So che hai iniziato una terapia medica sperimentale che ti dovrebbe aiutare a portarla termine. Sono rimasto sorpreso che Jessie abbia mostrato tutto questo buon cuore. Jacob e Brynn erano orgogliosi di lei. Anche quel Drentel sta dimostrando una certa utilità. »
« Vero signore, Jessie non è mai stata cattiva anche se deve aver pensato che dovevo essere una cavia interessante per un esperimento. » dichiarò a mo di battuta. Quando si era saputo cos'aveva fatto Ilary e Asiria erano corse dall'amica, per scusarsi nell'averla giudicata male quando aveva mostrato poche interesse nel voler aiutare Olivia.
« Detto questo hai mancato di presentarti a rapporto dopo un ordine diretto. Sei multata di due settimane di stipendio. » la ammonì Vega.
« Sissignore, mi scuso signore. »
« Veniamo ad altro e lascia perdere “il signore” adesso. » disse lui con tono molto più allegro. « Ti ricordi quel piccolo torneo che hai indetto a bordo? Abbiamo un vincitore. »
« Qualcuno della mia squadra è stato battuto? »
« Mordin, in una prova di forza. »
« oh,oh…allora è un krogan. »
« Non è un krogan. » quelle parole lasciarono perplessa Olivia. Nessuna delle specie presenti sulla nave poteva battere un krogan a una prova di forza. James si rifiutò di aggiungere altro.
 
Olivia era sul quadrato del ring, dopo svariati controlli medici aveva ottenuto il permesso da Horace. Si voltò indietro, verso le corde e sporgendosi da esse gridò a tutta la propria squadra riunita « Mi state prendendo in giro?! Non posso batterlo! È una violazione delle regole? »
Arturus fece spalline « A dire il vero hai fatto tu le regole, non hai messo niente che lo vietasse. »
« Puoi farcela Olivia! » la incitò Ilary.
« Un calcio alla parti basse!» propose Asiria, attirando lo sguardo di tutti.
« È un nucleo geth! Non ha parti basse! » sbottò Olivia.
Il suo avversario prese posizione sul ring, chiamata dalla folla Olivia fece lo stesso. Stava per suonare il segnale d’inizio quando lei gridò « Aspetta Macwin. »
« Problemi Tenente? » chiese il geth, con la sua voce sintetica.
« Dovresti sapere delle mie condizioni, non mi sento bene oggi. Ti propongo una soluzione diversa. »
« Quest’unità è a conoscenza che siete in fase di riproduzione… siamo disposti ad accettare un'alternativa o la resa a tavolino. »
« Non così in fretta Macwin. » disse lei. Nel frattempo tra la folla era sceso il silenzio. Tutti erano curiosi di sentire.
Con un gesto teatrale lei gli puntò un dito contro e « Ti sfidò a morra cinese, tre su cinque » gridò.
Chi assisteva rimase interdetto.
« Quest’unità accetta. » rispose il geth. Lasciando la folla ancora più esterrefatta.
 
Il rumore dei loro passi pesanti era assordante, come la musica che fuoriusciva dai loro petti. Una decina di nuclei stava portando in trionfo Macwin che era uscito vittorioso per tre a due. Nessuno aveva mai visto dei geth fare baldoria. Seduta a un tavolo del bar, dove l’equipaggio aveva deciso di festeggiare il vincitore chiunque fosse, Olivia guardava sconsolata le dite che l’avevano tradita.
« Ti dispiace? » chiese Asiria
« No a pensarci bene, lo spettacolo di vedere dei geth esultanti vale questa sconfitta. »
« Vero, a sentire i racconti dei nostri genitori nessuno avrebbe pensato che potessero sviluppare una piattaforma nucleo da festa. »
« Però le luci stroboscopie da quei fari che hanno in testa, non saranno un tantino eccessive? » chiese Olivia.
I geth attivarono i fumogeni, mentre chi era in sala danzava sempre più forte al ritmo rimbombante della loro musica. Olivia e Asiria scoppiarono a ridere. Un nucleo aveva posizionato un fumogeno dove un organico avrebbe avuto il sedere. L’impressione che dava era impagabile.
Il riso di Olivia si spense molto prima e divenne pensierosa «  Steve? »  chiese Asiria, cercando d’intuirne i pensieri.
«  Steve, Chrome…Pars. Tanti pensieri e nessuna risposta. Stiamo continuando ad esplorare lo spazio oscuro ma non abbiamo trovato ancora niente. Abbiamo messo assieme i reparti migliori della galassia. Ma fino a quando le pattuglie di caccia non trovano qualcosa, siamo solo dei tizi che vagano in giro per lo spazio.»
« So che stiamo ancora analizzando le informazioni rinvenute in Chrome, hanno paura che qualsiasi cosa sia accaduta a lui possa colpire i computer della nave. Stanno andando cauti. »
« Forse anche troppo. » - rispose Olivia alzandosi - «  Scusa, voglio stare un po’ sola. »  e abbandonò il locale della festa.
Raggiunse l’osservatorio di babordo, in silenzio e a luci spente osservava il nero totale dello spazio. Con l’omnitool richiamò una foto che ritraeva cinque persone. “ Mi sembra un'altra vita” pensò.
Era stata fatta quando lei e Steve erano cadetti a La Guardia per sostenere l’esame da Primo Tenente, mentalmente si mise a fare il conto di quanti anni erano passati.
Per questo non si accorse di qualcuno che entrava finche non si sentì domandare « Che ci fai qui? »
Voltandosi vide Pars. « Io…niente. » sostenne con un certo disagio alzandosi per andare via, prima che potesse farlo la quarian le sedette accanto.
Per un lungo istante fissò il vuoto dello spazio « Sono venuta qua una volta al giorno, terminato il lavoro. Non c’è mai nessuno…ehi…Olivia… qual è il rimedio per smettere di  pensare ai compagni caduti? Quanto tempo ci vuole.? » Domandò
« Non lo fai mai, solo impari a conviverci. » rispose fissando ancora la foto. Solo lei e Steve erano ancora in vita
« Vuoi raccontarmi di chi hai perso ? » chiese Pars.
Le scappò un sorriso «Ci avevano soprannominati i “Conigli”  e….»  impiegò un'ora a raccontare tutto.
Pars sgranò gli occhi a ogni parola: l’attacco dei divoratori, la SR3 rubata, l’assalto di Dasha all’Afterlife su Omega.
Non potendo resistere alla tentazione di farlo domandò « Non capisco il tuo rapporto con Dasha. Lei ha aiutato chi ha progettato il furto della SR3, di chi è stato causa della morte di due tuoi amici? »
«Mi pongo questa domanda ancora adesso: ficcare un proiettile nel cervello di Dasha mi farebbe sentire meglio? La prima volta che l’ho incontrata faccia a faccia avevamo bisogno di Isabella, quindi di lei. Ma questo lo sai, eri già parte del mio equipaggio a quel tempo. Poi venne la Noveria Corps, la guerra di Omega: il conflitto che non c’è mai stato e comparvero Alexya, Diana e Trish. Se privasse quelle ragazze di Dasha per loro sarei la peggiore delle criminali, Isabella impazzirebbe è farebbe un massacro, qualche migliaio di persone rimarrebbe senza lavoro. Tutto perché io mi sarei vendicata. Quando regolerò i conti con Dasha farò in modo che siamo lei e io, nessun altro ci rimetterà. » - voltandosi verso Pars chiese - «  Raccontami di Chrome, vuoi? Di quando ti è stato assegnato. »
La quarian fu per un attimo incerta poi avviò la riproduzione di alcuni video tramite omnitool. Rimasero a palare di Chrome per tutto il turno di otto ore.
Solo il segnale di fine turno e di inizio di quello nuovo le interruppe. Olivia si alzò dicendo « Mi spiace non aver partecipato al suo funerale. »
Pars la guadò dubbiosa «  Non vi è stato nessun funerale, quando il quarian giunge alla fine della sua vita il geth fonde il suo programma con il Consenso smettendo di esistere come unità separata anche se i suoi ricordi sopravvivono e sono a disposizione di tutti i discenti del quarian. Tutta la cerimonia avviene in forma molto privata, sarei stata sola, così ho deciso di non fare niente fino al ritorno su Rannoch. » sospirò tristemente « Non è rimasto niente da dare al Consenso. Sara come se Chrome non fosse mai esistito, questo forse è anche peggio. »
Pars si trovò gli occhi di Olivia piantati nei suoi «Organizzeremo un funerale per Chrome. »
« Cosa? »
« Potresti non far ritorno a Rannoch, potremmo morire domani e non ne avresti più l’occasione. Ammetto che voglio farlo anche per me, per cercare di alleviare il senso di colpa che prova. Chrome era il tuo geth, ma era nostro amico. »
La quarian accettò. Si presentarono tutti in alta divisa, una bara vuota venne usata per omaggiare il defunto essendo il suo corpo metallico stato abbandonato e distrutto nell’attacco alla base nemica. Ognuno lesse una preghiera dei rispettivi popoli e religioni. Terminata la parte ufficiale della cerimonia  raccontarono tutti gli aneddoti che ricordavano aver avuto il defunto come protagonista. Si diffuse anche la voce che si pensava di nominare le cellule sintetiche Chrome, in onore al geth che ne aveva recuperato il campione. 
« Stai meglio? » chiese Arturus affiancando Olivia.
« Si, preparati Vakarian. Quello che è successo a Chrome mi ha dato un idea.»
« Pronta a muoverti? »
« Lo sarò presto. »
« Nella scala Shepard delle cose folli da fare dove collochi questo piano? »  
« Nove su dieci. »
« Bene, se fosse stato semplice ci sarei stato male. Ti seguiremo Olivia, tutti noi. Sai chi mi ricordi adesso? Tua nonna Hannah Shepard. »
Olivia sorrise « Lo considero un complimento. »
«  Lo è. » rispose.

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Capitolo 23
*** Liberate la regina 1° parte ***


Fiamme ovunque. Cristina sapeva essere un sogno, per anni quell’incubo l’aveva terrorizzata, anche così la sua paura era reale. Due cadaveri era accatastati ai suoi piedi, il fuoco si avvicinava.
Prima che il sogno terminasse un dolore lancinante la svegliò. Si destò di soprassalto urlando più che poteva, un grido reso rauco dalle troppe volte.
La sua schiena era carne viva, Wee Luu reso pazzo dalla rabbia nei confronti della direttrice della Noveria Corps aveva dapprima frantumato la nauseante crosta cicatriziale che le ricopriva la schiena per poi staccargli i singoli pezzi sanguinanti mani nude.
Che fosse sogno o realtà non vi era rifugio per Cristina Balestrieri, appesa tramite catene al soffitto di quella che era diventata la camera di tortura dei suoi aguzzini.
Dasha Weaver nella medesima situazione osservava la donna imperturbabilmente, non distoglieva lo sguardo e non ne era intenerita. Sapeva che ad uccidere Cristina, alla fine sarebbe stata l’assenza di antidolorifici.
Una porta si aprì e un volus zoppicante entrò nella sala, insieme a un paio di cinesi. Lei aveva imparato a riconoscerli, l’uomo con gli occhiali alla destra del volus era quello che comandava.
Slegarono Dasha che cadde bruscamente sbattendo contro il duro cemento del pavimento, non aveva le forze per stare in piedi o altro. Riuscì solo a tirarsi su col busto e fissando il volus alla sua stessa altezza «  Sunt...allora eri proprio tu…non ero sicura di aver visto bene. »
Lui accennò al suo piede « Visto che tardavo a dare risultati, mi hanno trapassato il piede con uno spuntone di metallo. Tra quello e il dolore per l’improvvisa decompressione è stato un brutto momento. Sai cosa si prova quando tutti i gas all’interno del proprio corpo, spingono violentemente verso l’esterno? Senti gli occhi che cominciano a sporgere...una sgradevole sensazione… »
« Non mi sto divertendo nemmeno io. » commentò Dasha.
Il volus sospirò stancamente « So qual è la “chiave” per accedere al sistema centrale della Noveria Corps. »  Affermò
« Siamo morti entrambi. » replicò Dasha senza enfasi, il volus non le diede retta e continuò a parlare « Sono certo che oltre e te le ragazze siano le sole che possano accedervi, ma perché non Isabella? Ignoravo che non potesse, è stata un'intuizione. Mi ci è voluto tempo per la risposta, lei è pazza o così vicino a esserlo da non fare molta differenza. Forse temevi che un operazione a livello psichico, potesse distruggere quel poco di sanità mentale che le è rimasta. Cos’hanno tutte queste persone di unico? Un programma d’indottrinamento nelle loro menti. Hai usato quello per creare un codice di accesso. Un segnale che emanate continuamente, nascosto tra le vostre onde cerebrali. »
Uno dei loro carcerieri diede a Sunt una radio trasmittente « Con questa dovrei essere in grado di registrarlo, l’ho ideata io, fatto sarà possibile trasmetterlo in ciò che rimane di Caninea. »
« Sapevo di non aver assunto uno stupido. » fu il solo commento di Dasha.
Il volus cominciò a muovere un cursore, lei cercò di tapparsi le orecchie. quando un fischio acuto le trapassò il cervello. Si accorse di essere l’unica a udirlo. Cessò subito e una voce dalla trasmittente disse « Presidente Weaver? Direttore? Qui è il capitano Makarov, Divisione N. »
Lei guardò incredula la trasmittente, Sunt fece un cenno di assenso mentre i loro due carcerieri agitati estraevano ognuno un arma.
« Si! » rispose Dasha.
*****
Humvee procedeva a fari spenti nella notte, solo il possente rombo del motore ne segnalava la presenza, alla guida Makarov. Aveva sempre avuto una passione per quel vecchio mezzo del XX secolo, soprattutto perché ci entrava comodamente. Tutto originale a cui aveva aggiunto optional più moderni, in caso contrario non avrebbe mai potuto raggiungere i 300Km/h in 50s senza alleggerire quel mezzo di neanche un grammo. Il problema maggiore fu convincere sua moglie che quella era l’auto di famiglia, delle vacanze fuori porta, delle visite ai parenti. Fu costretto ad acquistarne una seconda a giudizio di lei più consona.
In Messico le astroauto erano comuni ma non ancora la maggioranza, i mezzi terresti a quattro ruote erano diffusi. Per questo la sua auto non dava particolare attenzione e voleva usare solo ciò di sui si fidava.
 
Due uomini in piedi si stavano scaldando attorno a un fuoco acceso in un bidone, il rumore di un motore in avvicinando li fece voltare. Cercarono di scrutare oltre la zona illuminata dalle fiamme.
Un mezzo a fari spenti li travolse all'improvviso, bidone e uomini fecero un volo di qualche metro in aria. Humvee si fermò bruscamente, quasi in testa coda, davanti a un edificio in costruzione e abbandonato. Da quella direzione giunsero i primi spari, mentre altri uomini arrivavano richiamati dai colpi ad aiutare i difensori.
Poi urla risuonarono dall’edificio, un uomo cadde da una finestra. Sul petto i segni paralleli di due lame. Libusia si sporse dalla finestra è gridò «  Jacopo! Sradark! Adesso!! »
L’umano saltò a terra dalla porta posteriore del mezzo, arma in mano fece fuoco ingaggiando il nemico. Il krogan aperto il bagagliaio si lanciò in una carica.
« Makarov, Bellamy occupate l’interno, noi gli impegniamo all'esterno. » dichiarò la turian al comunicatore.
Il gigante russo e l’uomo del Comitato uscirono dal mezzo. Makarov imbracciava un lanciamissili, la porta per entrare venne divelta dall'esplosione. Non sapeva fosse blindata o meno, così si era  portato una “chiave universale”.
Il russo avanzava in un corridoio, buttato il lanciamissili, usava un fucile d’assalto per farsi strada. Dietro di lui Bellamy, gli copriva le spalle armato di pistola ed eliminava eventuali difensori tardivi.
 
Dasha non aveva una chiara idea di cosa stesse accadendo, la stanchezza fisica e mentale in cui era le rendevano difficile pensare. Al momento la cosa più importante per lei erano i due uomini armati che le erano davanti, parlavano cinese e senza traduttori informatici non capiva cosa dicessero ma erano chiaramente agitati e spaventati. Questo poteva essere un problema. Poi il capo disse qualcosa e il suo sottoposto aprì la porta.
Davanti a tutti apparve la figura di un uomo enorme in corazza grigio roccia che avanzava di corsa, fucile in mano verso di loro. I due cinesi chiusero di scatto la porta, mentre i primi colpi rimbalzavano sul suo metallo.
Non fecero in tempo a far scattare la serratura, Makarov si abbatte con tutta la sua mole ma i due facendo sforzo comune riuscirono a mantenere la porta socchiusa, non riuscendo però a chiuderla a chiave.
Anche Dasha aveva visto l’armatura grigio roccia, l’idea di una possibile salvezza le diede forza. Si lanciò più forte che poté contro i due carcerieri. Questi persero la presa sulla porta.
Makarov fece irruzione, un uomo si stava rimettendo in piedi, gli schiaccio i testicoli col piede, quando aprì la bocca per urlare la sua faccia esplose sotto i colpi del fucile. Si voltò verso un altro con gli occhiali, una gomitata in faccia ruppe denti, occhiali e molto altro. Prima che potesse ucciderlo « Makarov si fermi. » gridò una voce.
Lui si frenò grazie all’addestramento militare, carico di adrenalina voleva proseguire lo scontro. Immobilizzò l’uomo a terra come aveva fatto col precedente, fece cenno con la testa a Bellamy che chiuse la porta e andò a soccorrere le due donne.
Ma prima Dasha gli indicò l’uomo bloccato da Makarov « Lui ha le chiavi! »
Un colpo secco ai genitali, poi il russo domandò le chiavi delle manette, facendo seguire un secondo calcio prima di qualsiasi risposta. Funzionò, vennero consegnate.
 
Bellamy tolse da prima le manette a Dasha, poi adagiò con delicatezza Cristina sul pavimento. Sbiancò in voltò quando vide la schiena di lei. Lui si era dato una regola, le donne andavo rispettate. Usare violenza su di loro era un crimine che non riusciva a capire. Non era un santo, ma non aveva mai colpito una signora.
Da un kit medico che aveva con se fornì alla Balestrieri le prime cure. «  No.»  disse Dasha «  Antidolorifici, oppioidi una qualsiasi di queste cose.»
«  Abbiamo delle siringhe » disse lui e ne iniettò una dose alla donna.
«  Un'altra » dichiarò Dasha, lui stava per obbiettare ma con un gesto lo zittì. Ubbidì iniettando una seconda dose. Questa parve avere molto più effetto.
Cristina socchiuse gli occhi e disse « Presidente…ho sonno, gli incubi…» 
«  Dormi Cristina, niente incubi questa volta. Io vigilo. » rispose Dasha.
Lei sorrise « Se è così, posso dormire…almeno un poco. » mormorò Cristina e chiuse gli occhi. Si addormentò.
« Coprile le schiena appena hai finito di medicarla, è l’unica cosa che non vuole mostrare. »
«  Va bene » disse Bellamy « Parlando di coprire…ecco …pensò le servano dei vestiti.»  e fece seguire un secondo colpo di tosse.
A Dasha le ci volle qualche secondo per capire, era nuda. Era stata esposta tanto di quel tempo allo sguardo dei suoi nemici, che ora non ci faceva più caso.
«  Io…si…vero. »  si annusò rendendosi conto solo adesso di quanto puzzasse « Non devo essere molto attraente in questo momento. »
«  La sua bellezza non è sfiorita, ha solo bisogno di qualche cura gentile. Come ogni fiore è una cosa delicata. » rispose Bellamy porgendo nel contempo dei comuni vestiti unisex. Aveva immaginato che avrebbero potuto servire, tra questi spiccava della biancheria intima da donna di qualità decisamente più alta. Dasha alzò un sopracciglio a quella vista.
«  Le ho scelte personalmente, ho tenuto conto delle vostre possibili misure dalla foto sui giornali. »  spiegò lui. Lei le indossò, il suo unico commento a Bellamy fu « Può chiudere la bocca. » Lui arrossì, senza accorgersene si era incantato a osservare Dasha che si rivestiva. Una volta terminata l’operazione « Sunt sei ancora tra noi? »
Il volus era rotolato in un angolo in disparte, Makarov l’aveva catturato e rimaneva scettico, ma richiamato da Dasha si faceva avanti. « Eccomi. »
«  Qualcuno mi dica cosa sta succedendo la fuori, non ho notizie da…che giorno è oggi? » Quando le risposero si sentì mancare, era passato quasi un mese. Sconvolta chiese « Alexya, Diana e Trish come stanno? Isabella? »
Makarov e Bellamy si guardarono un attimo « Le signorine dovrebbero star bene. » disse il russo « Ma dovrebbe chiedere i particolari alla direttrice Balestrieri, riguardo al vicepresidente… »
« Su Isabella ci sono alcune novità… » Aggiunse Bellamy a denti stretti, le fecero un veloce riassunto delle ultime notizie.
Impassibile ascoltò tutto, alla fine disse « Usciamo da qui, questo posto mi da la nausea.» Vedendo che Bellamy prendeva Cristina in braccio gli disse « La tratti con cura. »
« Come sempre si fa con una donna. »  ed uscì portando Cristina che beatamente dormiva tra le sue braccia.
Dasha prese da un carrello quelle lame che l’avevano spezzata. Con se stessa poteva ammetterlo, se non fosse stata per quella misura extra di sicurezza i suoi nemici avrebbero ottenuto quello che volevano. Non sapeva ancora cosa fossero, aveva un idea e potevano tornargli utili. Afferrò anche un ben più rudimentale martello.
«  Makarov si sposti dal prigioniero. » lui ubbidì « Non abbiamo tempo, questa però è una soddisfazione che voglio prendermi. »  Colpì il cinese, al terzo colpo di martello gli sfondò il cranio, schizzi di materiale cerebrale si sparsero in giro. « Va meglio. » affermò lei.
« Libusia! Cosa fai qui questa turian? » domandò Dasha in tono gelido appena la vide all’esterno, era chiaramente scontenta di vedere lei e ciò che rimaneva della sua squadra. I tre membri di squadra X avevano eliminato i nemici all’esterno
« Il tuo direttore mi ha fatto uscire. » spiegò la ex-cabala
Makarov intervenne spiegando che erano stati rilasciati di prigione tramite l’intervento di Cristina, quando domandò in che modo il russo ammise di non saperlo. Aveva fatto tutto il direttore, lui era solo passato a raccoglierli.
« Il Consiglio sa di questa storia? » domandò Dasha.
« Che io sappia no.» rispose Libusia.
« Presidente, adesso che è libera dovrebbe contattare qualcuno. » suggerì Makarov.
La risposta di Dasha fu un netto rifiuto « Voglio colpire Durand o qualsiasi cosa sia prima ancora che sappia che sono libera. » sospirò, per un attimo le girò la testa « Ho bisogno di prepararmi, di riprendermi. C’è un posto sicuro dove rifugiarsi? »
« Ovviamente » confermò Bellamy.
 
Il suo posto protetto era una villa degna del primo ministro dell’Alleanza. « La mia idea è che bisogna fare tutto con stile, anche rifugiarsi. » disse accogliendo i propri ospiti.
Misero Cristina in un letto, Dasha si concesse una doccia. Avrebbe voluto rimanerci intere ore ma non poteva, quando uscì trovò una minestra calda pronta. Bellamy sapeva anche cucinare.
Ripulita e sazia si accomodò su una poltrona, doveva far attenzione a non addormentarsi. Spontaneamente tutti fecero circolo attorno a lei.
«  Dasha, cosa vuoi fare? » chiese Sunt, il piede era stato medicato e tra i presenti era il suo più vecchio collaboratore.
« Riprendermi quello che mi appartiene, ammazzare chi mi ha fatto passare tutto questo. »
« Lieto di udirlo signor Presidente, credo di poterla aiutare. » dichiarò Cristina, giungendo in quel momento.
« Direttore la prego, ha bisogno di riposo. Le ferite sulla schiena si possono ancora riaprire. » commentò Makarov avvicinandosi a lei.
La donna lo schiaffeggiò, furiosa minacciò « Sarà meglio che dimentichi quello che hai visto Makarov, mi sei incredibilmente utile ma non indispensabile. Io e il presidente dobbiamo parlare, fatti da parte. »
Il russo scattò di lato in un attenti, facendo rimbombare le pareti della casa con un colpo di tacco. Era esterrefatto, in tanti anni di servizio Cristina Balestrieri non si era mai alterata né lui aveva ricevuto rimproveri o minacce. Lei ascoltava notizie buone e cattive con quella sua aria sonnolente, reazioni energiche non erano tipiche di lei.
Davanti a Dasha la Balestrieri cominciò a spiegare « Naomi è sopravvissuta, ha preso in custodia le ragazze. Hanno lasciato il pianeta dopo aver rubato l’Atlantic Codex con l’aiuto di Zaeed Massani è di un altro paio di persone. » e scese nei dettagli, raccontando del piano stabilito con Naomi.
« Ben fatto! » - commentò Dasha - « Se fossero state in suo potere non so cosa avrei fatto. Così Naomi è sopravvissuta, bene. »
«  Hhhhhhh…» - Sunt sospirò rabbioso - « Se volevi aiutare per quale motivo mi hai fatto catturare? »
Con calma Cristina disse « Per fare in modo che lei fosse dove poteva essere più utile al presidente, ho pensato che la prima cosa di cui avrebbe avuto bisogno sarebbero state informazione. Un hacker era l’ideale. Per lo stesso motivo ho fatto uscire Libusia e i suoi, il presidente avrebbe avuto bisogno di aiuto, senza i suoi abituali collaboratori e con Divisione N sciolta. Bellamy è qui perché un uomo del Comitato sarebbe potuto essere un valido alleato, inoltre la sua onesta ammirazione per Dasha Weaver e il suo modo di comportarsi con le donne ne garantivano la partecipazione. Doveva esserci anche un'altra persona, stando a Makarov è stato eliminato, ha fatto però in tempo a fare il suo lavoro. Non potevo esserne sicura, ma pensavo sarei stata imprigionata nello stesso luogo dove detenevano il presidente, trovare me immaginavo sarebbe stato più semplice visto che sarebbe passato meno tempo. Un merito particolare va a Makarov,  ha fatto esattamente quello che mi aspettavo »
« Cosa vorrebbe dire che trovarti sarebbe stato più semplice? Non ti sarai fatta scoprire e catturare volontariamente? » chiese Libusia, il suo tono aveva un che d’incredulo
« Sostituita e destituita da  Norrow Velorno » dichiarò Cristina.
Dasha annuì «Il direttore della Cittadella, lo ricordo. »
« Ne sono sicura, le ha amputato un cornino per averla fatta arrabbiare. Una punizione giustifica per aver suscitato la sua ira. » commentò la Balestrieri.
Stufa di quel servilismo Libusia sbottò « Ti sei fatta fregare, questa è la verità! Ora stai qui a leccare il culo a Dasha, disgustoso. Mi aspettavo meglio da uno dei quattro grandi direttori. »
Con un gesto del dito Cristina bloccò Makarov pronto a intervenire « Norrow ha fatto esattamente quello che mi si aspettavo, ha conquistato la fiducia di Durad con le informazioni che io gli ho dato. Ha tradito esattamente come avevo ordinato. »
La turian sembrava furiosa « Non penserai che creda…»
Un battere le mani la zittì, era Dasha che si alzò in piedi applaudendo verso Cristina « Una magnifica interpretazione Cristina, così Norrow appartiene alla tua fazione. »
« Che vorrebbe dire? »  chiese Libusia, ma venne ignorata da entrambe.
La Weaver aveva un sorriso allegro, sembrava assistesse a una commedia « Devi però spiegarmi Isabella. Perché è prigioniera di Durand? Non penso neanche che tu sia estranea al suo risveglio dal coma. » 
Fu pronta a farlo « Isabella come Sunt è dove è più utile a lei. Durand lo ignora e anche Isabella, ma lei prigioniera è un segnale che il presidente è vivo. Inoltre senza la sua presenza, gestire il vice sarebbe stato…complicato…una eventuale dipartita di Durand avrebbe anche potuto mettere a repentaglio la sua vita. I franco-cinesi avrebbero eliminato velocemente lei e qualunque collegamento con loro. Nel caso in cui Isabella avesse vinto, avrebbe chiesto di cercarla. Dubitavo che qualcuno avrebbe fatto in tempo. Ho deciso che la “panchina” era il posto migliore. »
« Non potevi farla portare in salvo da Naomi? » chiese Dasha.
« Così lei non avrebbe potuto averla al suo fianco quando affronterà Durand. Riguardo al suo risveglio, ho chiesto un favore a Myr. Lei è apertamente ostile alla nomina di Durand a presidente. So che ha reclutato il suo medico personale per operare Isabella, utilizzando avanzate tecniche della medicina asari. »
« Così il direttore di Thessia è coinvolta e Galba è con lei. Myr cosa sa? »
« Niente, ma sicuramente ha compreso il significato di Isabella catturata. Certamente anche gli altri due. »
« Di cosa state parlando? » domandò Libusia.
Le due donne sorrisero, fu la Weaver a spiegare « Come hai detto prima Cristina è una dei quattro grandi direttori, abbiamo poi: Myr di Thessia, Osmin di Palaven e Slay di Sur’Kesh. Possono complicare molto la vita a Durand se non ottiene il loro appoggio, anche a me se decidono che è tempo che venga rimossa. Se come dice Cristina hanno capito che non sono morta potrebbero essersi fatti lo stesso strane idee. »
« Un motivo in più per avere il vicepresidente al suo fianco. » ribadì Cristina.
Jacopo rise volgarmente « Peccato che quella super figa di una stronza sia prigioniera di Durand, scommetto che la scopa tutte le volte che ne ha voglia. Dio, quanto piacerebbe farlo anche a me. » disse mettendosi una mano sui genitali.
Libusia annuì « È un idiota ma ha ragione. Isabella è inutile. »
« Sbagliato! » - dichiarò Cristina - « Vedete la cosa solo da un angolazione. Non è Durand ad essere solo con Isabella, ma il contrario. Al momento opportuno, quando il presidente farà il suo ritorno, niente la potrà trattenere. »
« È come facciamo a liberarla al momento giusto?»
« Norrow.» rispose Dasha, Cristina inclinò la testa in segno di ammirazione.
« Norrow non si è schierato con Durand, sta solo eseguendo il piano di Cristina. » -spiego Dasha e vedendo che la turian non capiva - «I direttori sono divisi in fazioni, non m’importa a quali giochi di potere partecipano fintanto che sanno a chi devono ubbidire. Dimmi se ho ragione Cristina.» la Balestrieri si fece attenta.
« Se tu fossi stata portata da un'altra parte, saresti stata salvata solo tu. Probabilmente avresti lasciato il pianeta, magari ti saresti ricongiunta con Naomi. Ti saresti presentata ad Alexya, Diana e Trish, come loro alleata e le avresti aiutate. Sono propensa a credere che ti avrebbero accettata, avreste eliminato Durand e da qui abbiamo due possibilità: vengo uccisa o salvata. Con me morta le ragazze non avrebbero mai potuto prendere la compagnia, Isabella neanche riesco a immaginare cosa avrebbe fatto, Ma tu, con l’appoggio del nome Weaver, avresti potuto ottenere la presidenza. Non dimentichiamoci di Myr che ti avrebbe aiutato, magari in cambio della vicepresidenza. Essendo un'asari è destinata a vivere più a lungo di tutti noi, le avrai promesso la presidenza dopo di te. Per lei aspettare qualche decennio non è un problema. Osmin e Slay non sarebbero stati contenti, ma con le ragazze che ti appoggiavano avresti avuto anche accesso al sistema centrale della compagnia. Avesti saputo i “sogni” di tutti, l’accesso a un gran numero di informazioni riservate. Con me viva avresti invece ottenuto la mia gratitudine, un rafforzamento della tua posizione, forse anche un riconoscimento effettivo di te come mio successore. So bene che c’è già una voce al riguardo. » Dasha la prese per il mento sollevandole la testa, fissandola dritta negli occhi «  Dimmi…cosa avresti fatto per il tuo sogno con me morta? »
Cristina non aveva problemi a fissare quegli occhi neri che molti facevano tremare « Avrei avuto tre Weaver con me, sperò sarebbe bastato. »
Dasha le mise una mano sulla spalla « I miei complimenti un buon piano. »
« La ringrazio presidente, come sempre la sua arguzia è esempio per tutti i suoi collaboratori. » rispose Cristina accettando quelle lodi, confermando le sue parole.
« Ti complimenti con lei? Non ha appena ammesso di aver cercato di tradirti? » sbottò Libusia.
« Assurdo! » gridò Makarov. Si sentiva in dovere di intervenire « Il direttore Balestrieri è assolutamente leale. »
« Fate silenzio! » - grido Dasha - «  Non mi sono ancora ripresa abbastanza da sopportare gente che urla. Cristina ha solo fatto quello per cui viene pagata, trarre profitto dalle occasioni che si presentano. Ha messo se stessa in gioco, elaborando un piano che le dava in entrambi i casi un guadagno. Rischiando la mia e la sua vita. Non mi piace che i direttori se ne stiano seduti ad aspettare, li voglio attivi. Ha sfruttato a sua vantaggio il fatto che io fossi prigioniera, non ci vedo niente di male. » disse tornando a sedersi. « Così Norrow è dalla nostra parte, una spia in casa del nemico sarà utile. Probabilmente Osmin ha capito come stanno le cose, se è così cercherà di riguadagnare punti ai miei occhi. Durand potrebbe scoprire che la testardaggine di quel turian è dura come le sue squame. Slay è difficile dirlo, quella salarian sembra dedita solo a fumare il krach ma ha un incredibile “senso” per gli equilibri di potere, se collabora con Osmin dovrebbe compensare la sua poca furbizia. Gli altri direttori dovrebbero seguirli.»
Cristina sorrise « Sa come si dice tra direttori, un problema si può risolvere con poca furbizia, con molta o col metodo di Osmin. Ancora ricordo quando ha coinvolto Olivia Shepard in quella storia di pirati Batarian. »
A Dasha scappò una risatina « Non me lo ricordare.»
« Ehi scusate. »  disse Sradark « Quello in tv non è il turian di cui parlate? »
Sullo schermo c’era un turian, con lui una giornalista. Le scritte in sovrimpressione dicevano che era una diretta dallo spazio porto di Toronto, con il direttore della Noveria Corps: Osmin.
« Mi chiedete cosa ne penso di Durand, è un fottuto idiota. La Noveria Corps non ha bisogno di lui, io sono qui per dirglielo in faccia. I direttori della compagnia dovrebbero riunirsi tra una settimana a Marsiglia? Io dico adesso, a Toronto! Dove si trova la sede legale in loco della compagnia. Per questo sono qui. »
« Ma il signor Durand è attualmente la persona con il maggior numero di azioni? » domandò la giornalista.
« Non ha la maggioranza assoluta, io con altri direttori potrei facilmente superarlo. »
« Ma è stato posto a guida della compagnia dal Consiglio, visto lo stato di emergenza in cui si trova la comunità galattica. Penso sia stato una sbaglio? »
« Assolutamente. Noi non dice al Consiglio come condurre i propri affari, loro facciano lo stesso con noi. Ci hanno provato è la compagnia è scesa in sciopero, perché poi è terminato? Noi siamo forti, loro deboli. Quelle leggi fatte per gli stati di emergenza si applicano a quelle aziende che sono coinvolte nella sicurezza degli stati. Ma la Noveria Corps è diversa, noi siamo praticamente uno stato. Anzi dovremmo essere riconosciuti come tale! »
« Parole piuttosto forti le sue. » dichiarò la giornalista.
« Non sono le sole. » e mostrando il pugno « Ho intenzione di sbatterle in faccia a Durand, al Consiglio e a chiunque pensi di fregarci. »
« Vuole forse candidarsi a presidente ? Non la preoccupa che Meng Durand prendendo in moglie Isabella Noveria raggiunga quella maggioranza assoluta di cui parlava prima? »
« Questo matrimonio è una farsa, parlerò di persona col vicepresidente e lo proverrò…»
« Può dirci qualcosa sul vicepresidente? Perché finora non è mai stata nota all’opinione pubblica? Ha nel nome quello del pianeta. Questa è la prassi per chi non ha famiglia, che è stato abbandonato da piccolo. È successo anche a lei? Non è strano che la seconda persona più importante della Noveria Corps non sia mai apparsa prima? È stata una decisione della Weaver? È vero che erano amanti? »
« Queste non sono questioni che mi interessino. » fu la risposta di Osmin e andò via, mostrando nell’ultima inquadratura le tre dita della sua mano sinistra in una posa insolita.
 
In sala era il silenzio « E Osmin è partito alla carica » commentò Dasha « Cos’era quel gesto finale? »
Bellamy divertito si chinò verso di lei, tramite un omnitool mostrò le pagine di alcuni social network di extranet « Ecco, si è diffuso spontaneamente tra extranet dopo la sua scomparsa. La cosa interessante è che è un movimento spontaneo che ha preso inizialmente piede tra i giovani, tutti figli di impiegati della compagnia. Un movimento di protesta contro Durand, hanno fatto della W la loro bandiera. Adesso coinvolge gli impiegati su ogni pianeta o quasi, stranamente manca la protagonista principale. Non ci sono messaggi di nessuno che risieda su Noveria. »
« Sunt, la tua opinione » chiese Dasha, toccò con un dito la pagina olografico, un gesto veloce e la lanciò virtualmente al Volus. In automatico si aprì la pagina. « Mi serve un momento » dichiarò il volus.
« Signora Weaver »  disse Bellamy « Cosa pensa di fare adesso? Potrei contattare i miei capi, con i giusti incentivi sarebbero lieti di aiutarla. »
Lei scosse la testa in segno negativo « Sarei in debito col Comitato. Riconquisterò la Noveria con quello che mi appartiene…Makarov! »
Lui si voltò sull’attenti verso di lei, facendo tremare di nuovo le pareti con un colpo di tacco « Prima di tutto la smetta con questi colpi, mi sta facendo venire il mal di testa. In che condizione è Divisione N sulla Terra? »
Makarov tossì imbarazzato « Ufficialmente, penso che sia tutta qui davanti a lei. »
Dasha inarcò un sopracciglio « Capisco. Contatti i suoi ex colleghi dicendo di trovarsi tra dieci ore ad Avalon, se vogliono riavere il lavoro. »
« Ci sarebbe la questione dell’equipaggiamento. Perso il lavoro hanno dovuto consegnarlo per intero, il mio si può dire che l’ho rubato alla compagnia. Viene tutto custodito ad Avalon. »
« Non importa, gli dica di trovarsi. In ogni caso non voglio uno scontro aperto. Siamo sulla Terra, serve un comportamento più "civile". Si faccia aiutare da Sunt per contattarli. Quello che mi preoccupa adesso è che Durand scopra la nostra fuga. »
« Ho già provveduto.» sostenne Bellamy, zittì Dasha prima che potesse  protestare « Un aiuto a titolo personale. Ho usato alcuni miei contatti in Messico, le comunicazioni nel quartiere dove eravate trattenute hanno avuto un guasto che non sarà riparato prima di un giorno. »
« Se qualcuno avvisasse Durand da un altro quartiere? »
Bellamy sorrise assumendo un aria piratesca « Ho più amici di lui in città. Sa perché è stata scelta Città del Messico? I quartieri sono in pratica proprietà della malavita, basta pagare il prezzo che vogliono per quello che chiedi e puoi ottenere di tutto. »
« Ha pagato chi controlla quel quartiere e magari quelli limitrofi per il suo silenzio, qualcun altro potrebbe sempre avvertirlo. »
« Lo so, per questo ho pagato i capibanda di tutti e venti i quartieri per un giorno intero di silenzio. »
Dasha fu stupita « Non conosco i prezzi, deve però essere stato costoso. Il Comitato…»   
« Come ho detto è stato a titolo personale, hanno accettato metà del pagamento con un pagherò futuro a nome dei miei capi. Certo non sanno chi sono, pensano solo che lavoro per qualche grosso gruppo pieno di soldi.»
« Ma lei ha detto…»
« I miei capi ancora non sanno di questo piccolo debito. » spiegò Bellamy.
« Ha contratto un debito con gente del crimine organizzato, pagando in parte con le sue risorse private e accollando il resto al Comitato a loro insaputa. Una mossa suicida. Perché? »
Lui fece spallucce « Vi erano due donne da salvare.» 
« Capisco » rispose Dasha incerta, per niente sicura di riuscirci.
« Fatto! » gridò Sunt iniziando a spiegare
Bellamy si fece da parte, accostandosi a Cristina. Lei tossì.
« Tutto bene? » chiese lui
« Grazie. » rispose la Balestrieri un po’ sotto voce.
« Come? »
« La ringrazio dell’aiuto prestato a me e al presidente. »
« Nessun problema Cristina. »
« Non le ho dato il permesso di darmi del "tu", fino a prova contraria i nostri datori di lavoro sono avversari. Questa è un’alleanza solo occasionale. »
« Se va come speriamo potremo vederci per cena. » Disse lui ammiccante. Una mano enorme si mise tra loro. Bellamy avvertì una presenza opprimente. Makarov incombeva « Non importunare il direttore.»
« Se avete finito, noi qui stiamo parlando di cose importanti. » Li riprese Dasha.
Sunt ricominciò a spiegare « ….dicevo… c’è Slay dietro a questo movimento virtuale, sono risalito fino ai server della sede salarian di Sur’kesh. Sta usando il peso dell’opinione pubblica a proprio vantaggio contro Durand.»
« Ma che bravi i miei direttori » - commentò Dasha - «  Slay manipola l’opinione pubblica e Osmin usa il proprio carisma per trascinarla. La gente ama i tipi diretti come lui che si lanciano alla carica. Slay e Osmin contro Myr e Cristina, sarei curiosa di sapere quale duo vincerebbe. »
« C’è dell’altro » - aggiunse Sunt - « Bellamy ha ragione. Noveria è irraggiungibile. Hanno manomesso parte del programma…non la parte centrale Dasha…da quello che posso capire hanno come “amputato” sezioni del programma operativo sostituendolo con un altro che non conosco. Deve trattarsi dell’opera personale di qualche esperto. Lo stanno cancellando un pezzo per volta. I serve centrali sono al sicuro finché la “Sala” non viene violata, da loro dipende la sicurezza dei dati più sensibili della compagnia e il funzionamento del programma alle sedi distaccate. Se li raggiungono…»
Dasha concluse per lui « …la compagnia potrebbe perdere miliardi in multe e non sarebbe neanche la cosa peggiore, se quelle informazioni dovessero diventare pubbliche. Nemmeno io potrei salvarla. » commentò e voltandosi verso Libusia.
« Cristina vi ha portato qui perché avrò bisogno di potenza bellica e non ho a disposizione la mia solita squadra. »
« Ci stai chiedendo di lavorare per te? »
« Si. »
« Ti ho pugnalata, rapita, mandato in coma Isabella e adesso mi vuoi sul tuo libro paga? È da pazzi, io voglio affrontare e uccidere quel phantom. Dimostrare alla gerarchia turian che hanno fatto un errore a scartarmi, per questo mi sono sottoposta a questo esperimento di potenziamento. »   
« Esatto, hai dimostrato una certa abilità. Qual è il tuo sogno? »
« Cosa? »
« Posso offrirti del denaro, ma quelli possono farlo tutti. Dimmi qual è la cosa che desideri di più? Se vale la tua persona farò in modo che tu l’ottenga. »
Libusia non era sicura di aver capito, ma decise di stare al gioco « Voglio sapere perché sono stata scelta. Perché io sono stata risparmiata? Di tutta la squadra che la gerarchia turian aveva inviato ad eliminarti solo io mi sono salvata. Cosa ti ha spinto a farlo? Voglio sapere questo e affrontare Isabella seriamente. »
Seria Dasha rispose « E sia, perché ti ho risparmiata? Non c’è un motivo, sapevo che una squadra Cabala stava arrivando per assassinarmi, avevo la lista dei nomi e i loro fascicoli. Non li ho neanche letti. Ho chiuso gli occhi e col dito ho scelto un nome, il tuo. Aveva solo bisogno che uno di voi rimasse in vita per riportare le teste dei suoi compagni come messaggio ai vostri superiori. »
« Non può essere!? » borbottò la turian.
« Cosa ti aspettavi? Che ti avessi scelto per le tue doti? Non c’è nessun motivo. » spiegò Dasha gelida. Libusia sentì qualcosa dentro di se che si rompeva, si sentiva una stupida.
« Bene, bene » borbottò Jacopo avvicinandosi « Anch’io voglio qualcosa. Adesso siamo mercenari, francamente non ho motivo per continuare a ubbidire a questa faccia da teschio.» disse indicando Libusia. Si accostò a Dasha, accarezzandole una guancia con un dito. Lei non si mosse, lo lascio fare guardandolo dal basso all’alto.
Jacopo sorrise « Se mi vuoi al tuo servizio, dovrai farti scopare da me. Voglio sentirti gemere. Le tue prossime parole dovranno essere “Per favore ficcamelo in bocca” »
Dasha sorrise maliziosa, inclinò il collo permettendo al dito di Jacopo di scendere lentamente lungo di esso. Dietro di lei, Cristina tratteneva Makarov e Bellamy.
« Libusia uccidilo! » ordinò tranquilla la Weaver.
Un colpo secco e deciso, quando Jacopo abbassò la testa vide due lame spuntagli dal petto. Libusia diede un violento strattone all'indietro, togliendo le lame dell’uomo che ricadde sulla schiena.
Era ancora vivo, la bocca piena di sangue. Libusia su di lui gli tagliò la gola con un gesto rapido e veloce. Morì senza emettere un suono.
« Ben fatto. » - commentò Dasha - « Vedo che quando la tecnologia che vi potenzia non è attiva, morite come tutti. »
« Jacopo era un idiota totale, pensava di essermi pari. Aveva dimenticato di essere un banale criminale scelto come cavia. Non pensare che morirò in maniera altrettanto facile, sarà meglio che mantieni la tua parola. »
« Non temere, lo farò. Ma sarà la tua morte.»
Libusia non rispose e rivolgendosi al krogan « Porta via questa schifezza. »  disse indicando il cadavere di Jacopo. Sradark annuì. « Ti crea problemi, quello che ho fatto? » chiese al suo ultimo compagno.
« No, combattere e morire non sono un problema se dimostro il mio valore. Quello è il mio prezzo. »  e trascinò via il cadavere per una gamba.
« Una domanda, non sarebbe il caso di contattare il Consiglio? » propose Bellamy.
« Solo dopo aver eliminato Meng Durand » - sentenziò Dasha - « c’è qualcosa su di lui che dovete sapere. »
« È un falso. » disse a un tratto Cristina sorprendendo tutti. Anche la Weaver che non pensava che qualcun altro l’avesse capito. Entrambe dissero quello che sapeva.
« Mi permetto…presidente e direttore siete sicure sia meglio non avvertire nessuno? » domandò Makarov, l’idea di una spia nemica rendeva tutto molto più pericoloso. Era una minaccia ben maggiore di quello che lui aveva pensato. La reazione della Balestrieri fu uno sbadiglio quando apprese che quel Durand era si un falso, come sapeva senza conoscerne però la vera natura.
« Assolutamente! » risposero all'unisono, ma fu Cristina che spiegò al suo diretto subalterno « Allo stato attuale il Consiglio non ci penserebbe due volte a prendere il controllo diretto della Noveria Corps. Non penso sarà facile tenere questa storia nascosta, ma se la signora Weaver riprende pubblicamente il comando avremmo qualche margine di trattativa. »
« Rimane lo stesso il problema su come ucciderlo? » obiettò Libusia.
« Per questo ci serve Isabella, se c’è qualcuno che può trovare un modo per ammazzarlo è lei. »
« Presidente, volendo potrei contattare Norrow, chiedergli di aiutare il vicepresidente…ma lei lo reputerà sicuramente un nemico. Questo renderebbe per lui doppiamente pericola avvicinarla. »
« Non ci resta che informare direttamente Isabella. » sostenne Dasha.
« Ma presidente…» borbottò il suo direttore.
« Non preoccuparti Cristina, ho ancora qualche trucco da mostrare. Mi servono alcune cose. » e chiese delle garze e altri medicamenti.
« Galba mi ha avvisato che avrebbe fatto un male cane se usato fuori da Caninea. Sunt la tua teoria era esatta ma incompleta, prima o poi dovrai spiegarmi come hai fatto a prendere contatto Makarov. » detto questo premette le garze con forza sul suo occhio sinistro.
Una fitta di dolore le attraversò la testa, le luci traballarono. Il male aumentò, il volto contratto dal dolore, infine urlò mentre le prime gocce di sangue dall’occhio sinistro bagnarono le garze.
Poi tutto cessò com’era iniziato. Dasha pareva stravolta, grondava sudore e il sangue gocciolava dalle garze che non erano riuscite ad assorbirlo tutto ma era chiaramente soddisfatta. « È fatta! »
Veloce come la luce un segnale viaggiava attraverso le linee elettriche prima messicane, poi del Nord America. Quella notte diverse persone si svegliarono, a tutte era sembrato che una voce li chiamasse nel sonno. Tutte erano anziane, tutte da giovani avevano subito l’indottrinamento di Cerberus o Razziatori.
 
Isabella era inginocchiata, le gambe raccolte. Stanca e dolorante. Durand l’aveva costretta a un altro servizio fotografico, tutta gente al suo servizio poi le foto venivano manipolate. Le manette di Isabella sparivano, indossava un bel vestito ed era pulita quando invece nella realtà era sporca e indossava da giorni sempre e solo il sotto armatura. Quello non aveva importanza, aveva sopportato di peggio. Ma il generatore di nium a cui era incatenata la faceva stare sempre male, pensava di avere qualche linea di febbre. A lungo andare l’avrebbe avvelenata, lo sapeva ma non trovava una soluzione « Dasha » disse sconfortata poi aggiunse « Alexya, Diana, Trish. »
Avrebbe voluto piangere ma non voleva mostrare quella debolezza, neanche adesso che era sola. Durand, qualsiasi cosa fosse, non usava mai la stanza da letto. Lei pensava che non dormisse mai.
Alzò di scattò la testa ed entusiasticamente disse « Dasha! » il suo occhio sinistro brillava. Si tappò la bocca guardandosi in giro, qualcuno poteva essere in ascolto. Si rimise tranquilla, doveva trattenere l’entusiasmo ma sorrise come non faceva da tempo. Le aveva detto esattamente cosa fare, per adesso doveva aspettare.
Quel mattino, quando le portarono il cibo mettendolo in bocca sentì un sapore nuovo. Sabbia rossa, qualcuno aveva aggiunto quella droga. L’aveva usata in passato, non le piaceva ma era perfetta per stimolare i suoi poteri non più usati e indeboliti . Gli effetti del nium potevano essere contrastati generando energia biotica di pari intensità. Doveva fare attenzione, contrastare il campo magnetico e impedire che qualcuno scoprisse che li stava usando. Sarebbe stato un lavoro di precisione, di assoluta concentrazione e tremendamente faticoso. La sabbia rossa sarebbe stata utile.
 
Dasha con Sunt, Makavor, Sradark e Libusia si apprestava a partire con una navetta, aveva lasciato Cristina indietro con Bellamy. Era partita mentre ancora dormiva per evitare inutili proteste, dopo solo due ore di sonno ed era ben lontana dall’essere riposata.
« Presidente, potrei farle una domanda ? » chiese Makarov alla guida. Seduta a fianco Dasha portava una benda sulla medicazione dell’occhio. Indosso un'armatura comune ben diversa da quella da Nemesis.
« Vorrei riposare durante il viaggio. »
« Si presidente, mi scuso.»  e si zittì. Passarono un paio di minuti.
« Dannazione Makarov, il suo silenzio è rumoroso. Cosa diavolo vuole sapere? » domandò scocciata Dasha.
« La schiena del presidente...come? Non credo che i cinesi….»
« Non sono stati loro…perché no, dovrebbe aver capito che è qualcosa di cui Cristina non vuole che si parli. Questa è un informazione che potrebbe pagare caro, ma visto che ormai ha chiesto…successe almeno dieci anni fa, Cristina era una ragazzina appena maggiorenne, suo padre Pietro Balestrieri un importante esponente della mafia italiana, la madre Anna Belfiore era una nobildonna. Si recarono in India nello stato di Assam, gli italiani cercavano nuovi mercati, gli indiani erano pronti ad aprirsi. Quello che nessuno aveva pensato era a una terza fazione totalmente estranea a quegli affari. Il vicino stato di Bihar era caduto preda di fanatici religiosi, attaccarono il luogo della riunione semplicemente perché vi erano dei cristiani. Massacrarono senza distinzione italiani e indiani. Il padre Pietro venne ucciso, Anna e Cristina portate via. Vennero violentate per diversi giorni Anna infine uccisa, quando Cristina li stufò decisero di essere più fantasiosi. Il governo di Bihar era caduto, dopo il disastro ambientale noto come l’incidente Kojima, sostanze tossiche si mischiarono tra loro riversandosi all’esterno. Quei tizi ne avevano raccolto un intero bidone. Versarono quella robaccia sulla schiena di Cristina e le diedero fuoco. »
Makarov guardò Dasha incredula.
« Fu allora che io intervenni, erano tutti riuniti in circolo a divertirsi a quello spettacolo. Quella ragazza che bruciava era un perfetto diversivo. Io ero una delle parti coinvolte nell’affare che fecero saltare, meritavano una lezione. Uccidemmo tutti. Salvai Cristina e la riportai ad alcuni parenti. Un modo perché fossero in debito con me. La ragazza però non si riprese mai, doveva far uso massiccio di antidolorifici, la sua schiena non guariva come doveva. Qualsiasi cosa le avessero buttato sopra era radioattiva. Ci volle un anno intero perché si cicatrizzasse. In quel tempo si era dedicata con ostinazione a un'unica cosa usando il denaro di famiglia: rintracciare chi l’aveva salvata. Alla fine fui io a presentarmi una sera alla sua porta, ammetto che ero incuriosita da tutta quell’insistenza che aveva mostrato. Pensai di trovarmi davanti a una pazza, è forse lo è veramente. Si gettò ai miei piedi dicendo che si metteva totalmente a mia disposizione. Gli chiesi cosa volasse, mi disse “ Quegli uomini, cosa mi fecero li sogno ancora tutte le notti. Ma tu li hai uccisi, hanno paura di te. Dormi con me, solo una notte”. Era probabilmente la richiesta più strana che avessi mai sentito. Mi alzai per andarmene, lei si getto a terra afferrandomi per una caviglia. Mi fece saltare i nervi. La presi a calci, ma non mollò la presa e alla fine fui io a stancarmi “ Lasciami dannazione! Ti stai solo facendo male.”
“No, finché non accetti. La mia vita è una schifezza! Uccidimi o accetta” Lo disse con tale decisione da stupirmi. Le risposi “Facciamo come vuoi, ti terrò compagnia per una notte in cambio tu farai qualsiasi cosa ti chieda senza deludermi. “ Così quella notte le tenni compagnia sedendo vicino al letto. Volle perfino che le strinsi la mano. Con sorpresa riuscì a dormì serena.  Al mattino mi disse “ Abbiamo un accordo, lavorerò per te. Fino a quando non ti deluderò terrai quei fantasmi lontano da me. “ Così ebbe inizio la sua ascesa nella mia organizzazione e non mi ha mai deluso. »
« Mi ricordo che il direttore mi disse che dopo la vostra scomparsa dormiva male, che i suoi incubi erano tornati. »
« Deve aver pensato che le possibilità erano solo due per lei: mi aveva delusa o io era morta. In entrambi i casi i suoi incubi sarebbero tornati. Per questo ha scelto di appoggiare Alexya, Diana e Trish, sperava che loro tre avrebbero potuto cacciare nuovamente scacciarli.  »
« Ma….»
« Basta Makarov, ho sonno. Guida e non disturbarmi. »
« Sissignora. »

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Capitolo 24
*** Liberate la regina 2° parte ***


Durand sorrideva divertito, dietro quella che era stata la scrivania dell’ufficio privato di Dasha ad Avalon. I suoi “soci” che occupavano Noveria l’avevano informato degli ultimi sviluppi.
Sul pianeta era guerra aperta tra i mercenari da loro chiamati e i dipendenti della multiplanetaria. Perfino le cupole abitative venivano fortificate con strumenti di fortuna. Alcune erano state abbandonate e date alle fiamme.
Ai mercenari era stato data mano libera, potevano saccheggiare, uccidere e violentare quanto più gradivano. Loro avevano chiesto altri rinforzi, gli ex-membri di Divisione N sapevano combattere e avevano avuto perdite. La sua risposta era stata « Mettete questo annuncio “ Tutti i mercenari della galassia sono i benvenuti su Noveria, non sarete pagati ma potrete portarvi via tutto ciò di cui riuscite a impossessarvi. “ »
Da quel momento un flusso povero e costante di mercenari si era riversato su Noveria, non i grandi gruppi mercenari che volevano pagamenti sicuri. Ma piccole bande o singoli individui in cerca di un bottino facile. I vuoti tra i mercenari venivano così riempiti e il loro numero aumentava, non quello dei loro nemici.
I suoi soci erano preoccupati che tutti quei mercenari avrebbero potuto fare qualcosa di inaspettato. Lui gli aveva fornito la soluzione perfetta.
Avrebbero abbandonato il pianeta con non solo le ricchezze su cui avevano messo le mani ma anche col bottino personale dei mercenari. Non c’era nemmeno motivo di temere una ritorsione. Presto chiunque fosse sul pianeta sarebbe morto.
La fiducia nella tecnologia a eezo 19 della Noveria Corps era calata, bastava un singolo colpo e, grazie al disastro dell’assalto alla Cittadella e alle false informazioni sull'efficacia di essa che aveva messo in giro, il Consiglio avrebbe deciso di abbandonarla.
Non avrebbero potuto fare diversamente. Non quando la popolazione impaurita per il disastro che presto avrebbe distrutto Noveria, imputabile ad essa, ne avrebbe chiesto l’abbandono.
L’idea gli era venuta accortosi che stava impiegando troppo tempo per violare il sistema centrale della Noveria Corps, ormai dubitava che qualcuno ci sarebbe riuscito. Ci aveva provato anche lui, senza successo.
Così se lui non era stato in grado di scoprire dove gli impianti per la creazione di eezo 19 erano in costruzione oppure funzionanti, visto che la sua disponibilità era aumentata. Non rimaneva altro da fare che convincere il nemico stesso ad abbandonarla. 
Inoltre, a dispetto dei suoi tentativi per ritardarne la realizzazione una flotta armata con eezo 19 era finalmente pronta. Non trovando altre soluzioni, il Consiglio e i vertici militari avevano proseguito in quel progetto.
Lui sorrise all’idea che presto, sconvolta dalla paura quella popolazione che dovevano proteggere si sarebbe impicciata di cose che non comprendeva, costringendo i propri capi che erano nel giusto a percorrere una via sbagliata. « Disgustosi esseri primitivi, ridicolo lasciare la galassia a essere così stupidi. Proprio vero il detto “ Il popolo è bue” »
Lui aveva già pronto un discorso in cui ammetteva che il precedente presidente Dasha Weaver, aveva celato informazioni sulla sicurezza della tecnologia e che lui quando l’aveva scoperto aveva preferito tacere confidando che tutto sarebbe andato per il meglio.
« Che meravigliosa apocalisse! » gridò entusiasta, la distruzione di Noveria avrebbe portato l’economia galattica in recessione: la Weaver aveva aumentato di molto il numero di industrie sul pianeta per motivi di tasse e controllo. Di fatto due industrie su tre venivano allestite su Noveria. Quella che rimaneva era l’obolo, a volte, da pagare ai politici. Salvare posti di lavoro era un buon modo di farsi pubblicità.
Per quanto la Weaver avesse preso precauzioni, come l’assicurazione sancita su Caninea con il protettorato Volus per combattere i disastri, questa volta essa sarebbe stata troppo grande per farci qualcosa.
Il suo unico rammarico era che doveva aspettare i tempi e il volere dei suoi soci.
Il momento sarebbe stato l’arrivo di navi militari e dell’Agenzia N7 preposta alla sicurezza dello spazio, avevano il compito di riportare la calma sul pianeta e garantire la ripresa delle industrie.
Appena fossero sbarcati…Durand mimò un'esplosione con le mani, per il Consiglio lo smacco sarebbe stato durissimo. Avrebbero perso una forza militare e la persona che loro avevano appoggiato come presidente onorario per dare una guida alla Noveria Corps, usando leggi studiate ad hoc per le situazioni di crisi che coinvolgessero società coinvolte nella sicurezza, ne sarebbe stato il responsabile.
All’ultima riunione con il Consiglio era stato pesantemente rimproverato per la sua incapacità a tenere il controllo della compagnia, il consigliere turian Deos gli aveva chiesto « Cosa l’è saltato in mente di portare dei mercenari sul pianeta? A me sembra che la prospettiva di uno scontro a fuoco fosse solo questione di tempo.»
Lui si era giustificato dicendo che i mercenari erano arrivati perché i dipendenti si rifiutavano di lavorare e avanzavano pretese, dando luogo a disordini. I mercenari erano li per sedare gli animi e aveva aggiunto
« Voglio farvi notare che i dipendenti su Noveria, sono diversi dagli altri sparsi sulla sedi di Palaven, Thessia ecc… quando la Noveria Corps è stata fondata erano dipendenti di altre aziende che mantennero il proprio lavoro. Su quei pianeti c’e abbondanza di manodopera, ci sono leggi chiare e una forza di polizia disciplinata. Su Noveria la Weaver seguì un criterio diverso. Sfruttando l’anomalia legale in cui si trova il pianeta, per i progetti che aveva in mente richiamò e assunse persone ricercate o in fuga, in ogni caso con gravi fatti alle spalle, infischiandosene di cosa avessero fatto a patto che fossero utili alla compagnia. Non so se avete mai sentito la frase “ Non ci sono santi su Noveria”, questa è diffusa sul pianeta per indicare come tutti abbiano un passato criminale. Io sono il presidente, la mia politica è diversa da quella della Weaver, quelle persone non l’hanno accettato. » In qualche modo se l’era cavata invertendo le colpe di mercenari e dipendenti.
Tevos fece una domanda « Lei sta per sposare Isabella, congratulazioni. Per favore ci spieghi questa farsa, eviti d’inventare scuse. »
Lui sorrise « Va bene… non è un matrimonio d’amore, solo di affari. Si è presentata a me, dopo una discussione accesa le ho offerto un accordo. Le avrei concesso quello che voleva, in cambio mi avrebbe aiutato a rinforzare la mia posizione. » Lui ebbe la sensazione che Tevos lo scrutasse.
« Capisco. » Fu l’unico commento della consigliera asari.
Quell’ultimo ricordo lo fece voltare, Isabella inginocchiata e impassibile sembrava meditasse a occhi chiusi. In maniera infantile gli venne in mente un dispetto. Prese un sopramobile e glielo tirò, senza voltarsi lei parò con palmo della mano. Quindi si alzò e andò in bagno, l’unica libertà di cui godeva. Dietro di lei, la catena che la legava e tratteneva tintinnava.
Lui si alzò di scattò,  correndo verso il bagno ed entrando, lei lo guardò inespressiva. Ma l’odio nei suoi occhi era evidente, eccitante. Divertito Durand s’inginocchiò e disse « Coraggio, se devi farla inutile trattenersi. »
Senza esitazione ne imbarazzo Isabella, il suo sesso era in mostra agli occhi del falso Durand, fece quello che doveva.
« Non te ne frega niente, vero? Potresti camminare nuda per strada e mostrare la stessa altezzosità di una regina alla sua corte. » commentò lui. Quasi a insulto Isabella sbadigliò.
Cominciava a capire perché il vero Durand amasse picchiare e denigrare le donne, doveva ammettere che avere alla sua mercé una donna come Isabella era eccitante. Il suo disprezzo per lui lo era.
Ma doveva fare attenzione, aveva notato che indugiava sempre di più  nei ricordi del vero Durand. A volte aveva dei dubbi su quali fossero i suoi e quelli copiati.
Bussarono al suo ufficio, infastidito dal dover interrompere il suo divertimento andò a vedere cosa succedesse. Era Norrow, il salarian da lui nominato direttore della Terra per la Noveria Corps.
« Il direttore Osmin è qui e non è solo. » annunciò.
Andò ad accoglierlo, aveva visto le dichiarazione del turian alla televisione, si era chiesto come mai non si fosse presentato già alla sua porta. Adesso gli era tutto chiaro. Con lui la direttrice di Sur’Kesh, Slay. In bocca una classica pipa del suo popolo. Dietro di loro i direttori. Il direttorato si era riunito e non secondo i suoi piani.
Con quella voce poco adatta alle riunioni Osmin urlò « Durand! Merda! Porta qui il vicepresidente e vattene. » con calma s’incamminò verso  il turian e gli altri direttori. Passò davanti a un orologio da parete e notò l’ora. Il rapporto quotidiano sulla Weaver non era ancora arrivato. “Dannazione” pensò quello era decisamente più importante, ma al momento non poteva occuparsene.
« Il direttorato si riunisce qui ed oggi! Sarà meglio che in sala conferenze tu sia più che convincente. » tuonò Osmin.


***** 


Da qualche parte a Washington DC, il Consiglio in esilio della Cittadella era in riunione. Ma nessuno parlava, sembravano in attesa.
« Per favore De Falco, ci ripeta perché ha liberato quello che rimaneva di squadra X e questa volta eviti di saltare una parte. » disse Tevos.
Tranquillamente lo fece « Sono stata contattata dalla direttrice Cristina Balestrieri, mi ha detto che liberarli avrebbe aiutato a risolvere i problemi interni della compagnia. Come ulteriore incentivo ha aggiunto che sarebbe stata ben lieta di appoggiare la mia candidatura a primo ministro dell’Alleanza, in base agli accordi che avevo preso con la Weaver. »
« Intrighi dentro ad altri intrighi. » Ccmmentò Jerod, il consigliere salarian. Non era una critica, solo un osservazione.
« Sistemarli…» dichiarò sarcastica il consigliere quarian Nine’Fogar va Sozal «Dubito che una sola persona tra i presenti sia in grado di farlo. Di sicuro non Isabella, è sparita dall'ospedale per ricomparire a Toronto. In mezzo quello che è stato nominato dalla stampa “Il carnaio del Casinò Putin” di Leningrado. 92 morti in una notte tra personale dell’albergo e turisti. Dalle ricostruzioni, qualcuno ha cominciato a uccidere i criminali che gestivano il locale, questi hanno cominciato a sparare incuranti della presenza di altre persone. Secondo voi …»
« È stata lei, su questo non ci sono dubbi » - dichiarò Deos - « La tempistica tra il suo risveglio e la carneficina non lascia dubbi, poi c’è il modo in cui sono morte. Tutte colpite da una lama incredibilmente affilata. Mi sfugge però il senso di questo massacro. »
« Non deve averlo » - Commentò Bakara - « Senza la Weaver, Isabella è priva di qualcuno che la controlli. Immagino abbia solo dato sfogo alla sua vera indole, allo stress. Non è mai sembrata interessata ai soldi e al potere. Ha davvero accettato l’offerta di Durand? Poi c’è lo strano tentativo di rapimento delle ragazze Weaver alla fondazione Lawson, si parla volessero rapirle per ottenere un riscatto. Ci credo poco. »
« Pensate sia il caso di denunciare Isabella alle autorità? » chiese Jerod-
« È un crimine commesso da un’umana in territorio dell’Alleanza,  Il Consiglio non ha niente a che vedere. Lasciamo siano le autorità competenti ad occuparsene. » dichiarò Tevos, gli altri annuirono.
« Cosa vogliamo fare per i problemi interni della Noveria Corps? Davvero c’è qualcuno che può trovare una soluzione? » domandò Nine.
Nessuno parlò scrutandosi fra loro. Durand su una cosa aveva ragione, gli uomini su Noveria avrebbero obbedito a una sola persona.
« Tra diciotto ore la flotta diretta a Noveria sarà a destinazione. Per adesso aspettiamo l’evolversi della situazione. Chissà se la Weaver si farà viva in tempo. »
« Ritenete che ricomparirà? È viva? »  chiese nuovamente la consigliera quarian.
« Tra le azioni di Isabella e le parole della Balestrieri ho qualche dubbio. Se ho ragione darò alla Weaver la possibilità di risolvere la cosa a modo suo, a costo zero per il Consiglio. »
Fissò un orologio nella stanza, il tempo avanzava inesorabile.


*****


« Calmati Cristina! » disse quasi implorò Bellamy, abbassandosi per evitare un vaso.
« Come sarebbe che il presidente Weaver non è qui? È andata a dare l’assalto ad Avalon senza di me! » e digrignò i denti in un attacco di nervi.
Bellamy doveva ammettere di essere divertito e stupito, non aveva pensato che quella donna nascondesse tutta quella energia. La bloccò per i polsi, quando prese dal muro un piatto commemorativo.
Lacrimoni le bagnarono il volto che si arrossava per il pianto « Il presidente pensa che io sia inutile » cominciò un piagnisteo di cui non si vedeva la fine. Lui cercò di rincuorarla.
Esasperato e imbarazzato il pover uomo cedette « Forse riesco a rimediare una navetta per Toronto. »
Cristina sorrise, manipolare gli uomini a volte era proprio facile.

*****


Meng Durand si era chiesto come potesse essere una riunione dei direttori. Era un caos. Osmin urlava, Slay fumava la sua pipa e sembrava comunicasse in base alle boccate che dava e Myr era composta come una statua. Gli altri direttori gridavano, sostenendo ognuno la propria fazione o idea
Poi c’erano i cinesi, i nuovi dipendenti di Avalon. Li aveva chiamati per avere dei propri sostenitori in sala ed erano impegnati a litigare coi direttori. Ma soprattutto molti di loro erano armati. Sarebbe stato una buona occasione per spazzare via un tassello importante della Noveria Corps. Un simile gesto però era ingiustificabile, questo lo tratteneva.
Tra i presenti anche il signor Wee Luu, che era giunto a Toronto il giorno prima per ringraziare il nipote dello splendido regalo che gli aveva fatto.
Cristina Balestrieri in catene era un magnifico dono, presto sarebbe tornato a Città del Messico per torturarla ancora.
Norrow lo affiancò e disse « Abbiamo un problema. »  e mostrò alcune immagini della sicurezza esterna. Una piccola folla si era raccolta tutta attorno al perimetro del parco che aveva in Avalon il suo centro. Erano i dipendenti che lui aveva licenziato, si chiese se fosse un idea di Osmin, di qualche altro direttore o magari un movimento autonomo una volta saputo che i direttori si erano riuniti. Con loro era arrivata anche la stampa. Dopo questa comunicazione il salarian si allontanò, lui non si curò della cosa.
 
« Sunt ci siamo? » chiese Dasha.
« Ecco fatto, fortuna che mi sono preparato delle “scappatoie”. Il sistema di Avalon è nostro.»
Davanti a loro il montacarichi del palazzo che si affacciava sul “percorso” sotterraneo di Toronto si aprì, Humvee vi preso posto. Erano arrivati senza problemi in Canada, portandosi dietro anche l’auto di Makarov.
Li portò al garage interno dell’edificio.
« Chi è? » urlò una guardia, Makarov premette l’acceleratore. Uccise l’uomo sul colpo quando lo schiacciò tra il muso del Humvee e il muro.
« Corazzato? » chiese Dasha scendendo, notando come l’auto non avesse riportato danni.
« Solo un piccolo scudo, sul modello che usano le navi. Altrimenti avrei dovuto cambiare la carrozzeria e non sarebbe stata originale. Per questo in Messico non ha subito danni.» spiegò lui.
« Sunt aspettaci qua, fornisci supporto tattico. »
« Agli ordini Dasha. »
« Molto bene, è ora di licenziare il signor Meng Durnad. » Dasha con Makarov, Libusia, Sradark si preparava a riprendersi quello che l’aspettava.


*****


Isabella era impaziente, l’ora indicata da Dasha si avvicinava. Presto l’avrebbe rivista e ucciso Durand. Questa volta non avrebbe fallito. Riusciva a stento a mantenere la sua eccitazione. Vicino a lei il generatore di campo nium, mandava strani rumori. Isabella brillava di potere biotico, il generatore a stento lo conteneva.
Sebbene smorzato udì il rumore di colpi d’arma da fuoco. Corse verso la porta a quattro zampe per guadagnare un metro in più, sembrava un cane pronto a festeggiare il ritorno del padrone. Non sentiva l’odore di Dasha, non si soffermò a pensarci.
La porta si apri, Norrow entro trascinando un cadavere. Isabella ne fu profondamente delusa, si mise in un angolo a mugugnare. Sapeva che il salarian era un alleato, ma francamente non gliene fregava un tubo. Lei voleva Dasha.
Il salarian intanto porto dentro un secondo cadavere e volgendosi verso Isabella « Vicepresidente, un omaggio. » Così dicendo aprì una cassa militare. Al suo interno un'armatura da phantom, di quelle fatte su misura per lei.
Con vero sollievo accolse lo spegnimento del generatore e la liberazione dalla catena. Ancora maggiore fu il suo piacere quando impugnò le spade. Nebbia del caos, la katana lunga nella mano destra, Fuoco di distruzione, la katana corta nella sinistra. Un leggero sibilo si diffuse nell'aria, quando le provò dopo tanto tempo. Come lei, le sembrò che quelle spade fossero eccitate.
Dalla cassa militare prese anche un piccolo contenitore metallico riversandone il contenuto in bocca. Una miscela attentamente studiata di eezo puro e sabbia rossa. Una persona normale sarebbe morta, ma non avrebbe neanche potuto ospitare l’isotopo 19 nel proprio corpo. Una piacevole sensazione di calore la avvolse, nel sentire i suoi poteri che si risvegliavano.
Poi si mise a sedere, doveva aspettare il segnale di Dasha. Norrow sparì per ritornare da Durand. Solo in quel momento si ricordò dei sui capelli. Stavano ricrescendo, ma erano ben lontani da essere la chioma fluente di prima. Si chiese se sarebbe piaciuta lo stesso a Dasha.


*****


« Tacete tutti! » non era nemmeno stato urlato, ma il tono di gelido comando con cui era stato pronunciato fece si che si impose sopra le voci delle decine di persone che urlavano in sala. Per una parte dei presenti, quel tono era inconfondibile.
Tutti si voltarono verso l’ingresso della porta. Un gruppo di quattro individui era appena entrato.
Makarov con voce alta e decisa urlò « In piedi! Il presidente della Noveria Corps, Dasha Weaver, fa il suo ingresso. »
Lei si tolse il casco, mostrando a tutti il suo volto. Durand era furioso, sorpreso.
« Meng Durand! » disse lei avanzando nel corridoio, voleva batterlo al suo stesso gioco. Non solo ucciderlo ma umiliarlo.
« Lei è ufficialmente morta! Non ha più le sue azioni! » gridò egli in risposta.
« Vero! Tutto ciò che possedevo e passato legalmente alle mie eredi: Alexya, Trish e Diana Weaver. Per chi non lo sapesse le ho legalmente adottate come mie figlie. Ma ha ragione, sono morta per la legge. Ho perso i diritti legali che avevo su di loro. A chi vanno allora? A un'unica persona, al secondo tutore legale riconosciuto. »
« I-SA-BEL-LA!» Urlò. Una luce accecante abbagliò i presenti. Fu come se un fulmine avesse colpito la sala, l’energia liberata era tale che dall’armatura da phantom si alzava fumo.
Dasha la afferrò per la vita, tirandola a se, con l’altra mano quasi le strappò il casco. La baciò appassionatamente, venendo ricambiata in ogni istante. Quando si staccarono, con dispiacere di Isabella quel bacio aveva avuto vita breve, un lieve filo di saliva univa ancora le loro bocche.
« Dopo mi spiegherai questo nuovo taglio e perché puzzi. » commentò Dasha.
« Occhio? » disse Isabella, accarezzandogli la benda «  Sto bene. » fu la risposta.
Dasha urlò « Durand sentiamo che ne pensa colei che detiene la maggioranza. » dovette trattenere Isabella quasi facendosi male per impedirle di attaccare. Un motivo in più per concludere alla svelta. Il phantom aveva notato anche Libusia, al momento non le interessava.
« Isabella devi scegliere il presidente della Noveria Corps. Di il suo nome per intero, che tutti sentano. Chi è il presidente della Noveria Corps? »
La domanda le sembra davvero stupida, tante che per un attimo pensò a uno scherzo. Capì subito che non lo era. « Dasha Weaver! » Tutti in sala la udirono.
Myr si alzò, perfettamente composta ed educata. Apparteneva a un antica famiglia asari, non aveva avuto nessun contatto col mondo del crimine e volendo non avrebbe neanche avuto bisogno di trovare un qualsiasi lavoro. Una vera eccezione tra i direttori. « Signora Weaver… » chiamandola formalmente come esigevano le buone maniere in una situazione ufficiale «  …penso ci sia un ultimo dettaglio per dissipare ogni dubbio. »
Dasha ebbe una lieve fitta al suo occhi sinistro ancora bendato, ma adesso che era in una sede della Noveria Corps faceva molto meno male. Sapevo però di aver chiesto già troppo quando aveva contattato Isabella dal Messico, in teoria non avrebbe mai dovuto usare quel sistema fuori da Caninea.
La voce del IV del palazzo risuonò nella sala « Presidente Dasha Weaver, ben arrivata ad Avalon. Le auguriamo un felice soggiorno. »
« Direi che non si cono più dubbi su chi abbiamo davanti. » commentò Myr « Ben arrivata, signor presidente. » dichiarò chinando il capo come saluto
Tutti i direttori la imitarono. Rivolgendosi al capo della mafia franco-cinese di Marsiglia, Dasha aggiunse « Wee Luu si consideri morto .»  il vecchio cinese sbiancò in volto. Sembrò quasi avere un colpo apoplettico, bava gli colava dalla bocca e farfugliava cosa incomprensibili. Puntò un dito verso Dasha.
« Non sembra felice di rivedermi » disse una voce alle sue spalle.
« Cristina! Che ci fai qui? » chiese Dasha sorpresa, voltandosi
« Io…uff…mi manca il fiato…ho fatto i piani di corsa…Bellamy è dietro con le guardie…uff… presidente questo è il mio palazzo, è stato ingiusta a lasciarmi indietro. » disse con le mani china sulle ginocchia. Non era abituata a tutta quell'attività fisica. Makarov gli fu a fianco « Ordini direttore e avrà subito la testa di quel bastardo di cinese. »
« Taci Makarov. Un massacro sulla Terra va spiegato. Non ne voglio uno nella mia sede. »  lo ammonì lei « Signor Wee Luu è pregato di andarsene. » - e rivolgendosi a Dasha - « Signor presidente, la prego di lasciare gestire a me il rapporto con i marsigliesi. »
« Immagino che il tuo debito con loro sia maggiore del mio. Ma voglio una soluzione definitiva. »
Wee Luu intanto si stava riprendendo, riuscendo a dire finalmente qualcosa di comprensibile. « Uccidetela »
I cinesi si mossero, estrassero armi. Fili azzurri fendettero l’aria. Affilati come rasoi tagliarono ogni cosa sul loro camino. Diversi cinesi persero qualche arto, alcuni la vita.
Makarov come tutti alzò lo sguardo verso l’alto, seguendo a ritroso i fili che si stavano raccogliendo «Dunque eri li? »
Attaccata al soffitto come un insetto un asari, a contraddistinguerla un armatura grigio roccia e su essa il grado di maggiore, pitture blu in volto. Lo stesso colore di quelle di Myr. Sul dorso della mano quello che sembrava un rocchetto di fili.
Dimostrando un'elevata agilità e buon uso dei suoi poteri, saltò giù toccando il pavimento senza problemi. « Esibizionista. »  fu il commentò del gigante russo.
« Dovresti chiamarmi “Signore”, caro il mio “Capitano Makarov Volkov”, o forse no…sbaglio o ti hanno licenziato? » disse sbeffeggiandolo.
« Divertente, potresti uccidermi dal ridere Irixa. »
Irixa Ledase, asari, capo della sicurezza per conto del direttore Myr su Thessia. In questo caso Divisione N si caratterizzava per essere composta solo da asari. Il motivo era semplice. Su un pianeta diviso in repubbliche in guerra fra loro, in cui le battaglie venivano secondo regole rigidissimi, Myr metteva a disposizione le truppe di Divisione N gratuitamente ora a servizio di un repubblica, adesso di un'altra. Ottenendo continui vantaggi politici o economici.
Intanto Osmin, Myr e Slay si erano avvicinati al gruppo della Weaver « Presidente, vice, Cristina… pare che qualcuno abbia perso il suo seggio da direttore. » - prima che lei potesse rispondere - « Ti chiederei di aprire la vetrata alle spalle del “fu presidente” Meng Durnad. Eviteremo inutili costi di riparazioni. »
Slay diede due veloci pipate che sembravano un si, Cristina aprì la bocca per chiedere spiegazioni che le finestre andarono in frantumi.
Soldati in grigio roccia fecero irruzione, il simbolo accanto a quello che la compagnia  li identificava come truppe di Sur’Kesh. Questo era un kedan colorato di bianco, un uccello predatore nativo del mondo dei salarian.
I presenti furono circondati, alla spalle di Durand, in volo comparve una cannoniera a guidarla Lustin Caelu responsabile della sicurezza della direttrice Slay.
« Una cannoniera….nel centro di Toronto….grandioso. Mi chiedo come la spiegherò…potevate portare un pellicano. » protestò Cristina decisamente contrariata.
Un imponente rombo di motori invase l’aria, sembro che il palazzo tremasse. « Questo sono i miei. » affermò Osmin.
« Che diavolo hai fatto? » domandò la direttrice della Terra, il tono era tagliente.
« Ho fatto circondare il palazzo tramite uno sbarco aereo da un Pellicano, in questo momento stanno ripulendo il palazzo partendo dal basso. » Spiegò Osmin.
« Turian idioti pazzi militaristi! » urlò Cristina e prendendo da Makarov un comunicatore « Qui è il direttore Cristina, ogni forza di Divisione N dentro e fuori al palazzo è hai miei ordini adesso. Chiunque voglia abbandonare il palazzo è libero di farlo. Non voglio morti, questo è un ordine approvato dal presidente Weaver in persona. » e restituì il comunicatore. Se non ubbidivano dopo aver sentito il nome del presidente era inutile attendere una risposta. Dasha non intervenne, era una faccenda tra i suoi direttori.
« Signor Wee Luu, le consiglio di andarsene. » urlò Cristina.
« Ora basta! » - gridò Durand - « Dovrò risolvere la cosa personalmente mi pare. » 
Due ampi squarci gli si aprirono in testa. Norrow si era avvicinato e aveva fatto fuoco con un'arma nascosta. Durand si girò di scattò afferrandogli e spezzandogli l’esile collo. Tutti attoniti guardarono in sala quell’uomo con un ampio buco in testa che non moriva.
« È ora di mostrare il tuo vero volto » disse Dasha.
Lui aveva un'espressione felice « Con immenso piacere, deliziatevi dell’opera suprema dei miei divini creatori Xalielt. »
« Che i direttori evacuino! » ordinò Dasha, solo il personale militare rimase in sala. Loro e i quattro grandi direttori, incuriositi dalla situazione e per niente intimoriti.
Un giorno quello a cui stavano assistendo, sapere la verità, sarebbe potuto tornare utile.
Durand cominciò a mutare, le sue dimensioni quadruplicarono, il suo nuovo aspetto era  quello di un essere amorfo dai tratti umanoidi. I cinesi che avevano già perso l’iniziativa scapparono via, abbandonando la sala.
« Uccidetelo! » ordinò Slay, togliendosi per un attimo la pipa dalla bocca.
I grigio roccia fecero fuoco, così la cannoniera. Quell’essere assorbì ogni colpo senza problemi. Si erano portati equipaggiamento standard, non quello a eezo19.
Senza voltarsi una cuspide metallica partì dalle sue spalle, colpendo la cannoniera a uno dei motori e facendola precipitare. Il pilota riuscì giusto in tempo a lanciarsi fuori, cadendo nella sala.
Lanciò due granate fumogene, sfruttandone la copertura riuscì a evitare un secondo attacco di diverse cuspidi. Si riunì al gruppo di Dasha « Capitano Lustin Caelu, ci sono difficoltà. Capitano, maggiore lieto di rivedervi. Ordini?  »
« Che diavolo è quella roba? » gridò Bellamy, arrivando in quel momento.
« Non ha importanza, basta che muoia.»  tuonò una turian con le pitture facciali bianche vicino a lui. Alle loro spalle soldati fecero fuoco con lancia missili.
« È arrivata anche Rumia. » disse a mo di saluto Irixa, Makarov salutò con un più formale « Colonnello Varmus. »
« Più tardi mi spiegherete che sta succedendo. » - fu la risposta della turian - « Signor presidente, dopo vorrei sentire la storia intera. Fuoco a volontà uomini! »
Centrarono il bersaglio, ma le ferite si richiudevano subito, non vi erano danni evidenti. Parti dell’essere che si erano staccate si muovevano per riunirsi ad esso.  I soldati della Noveria più vicini caddero uccisi da quella cosa.
 
L’essere allungò un braccio verso di loro,  da esso emersero decine di cuspidi pronte ad essere lanciate. Due lame di luce biotica tagliarono l’arto in tre parti fino alla spalla, la creatura urlò. Davanti a lui Isabella sorrideva maligna, un alone cremisi l’avvolgeva. Dasha le aveva dato il permesso di scatenarsi. Le sue spade erano di colore rosso incandescente. Si rimise il casco .
Era seccata per non essersi era ancora ripresa, non riusciva a materializzare la sua armatura biotica e avvertiva che controllare i suoi poteri era più difficoltoso del normale.
Il braccio danneggiato si riparò istantaneamente, ma prima che l’essere potesse tentare un'altra reazione Libusia  e Sradark gli furono addosso colpendolo alle gambe. Parve non risentire del danno, altri cuspidi si originarono dal suo corpo per difendere e attaccare. Il krogan venne ferito, ma la biotecnologia in esso lo guarì rapidamente.
Isabella apparve alle spalle della creatura con un teletrasporto, ne eseguì tre in rapida successione colpendolo alla nuca, schiena e all'inguine.
Come toccò il suolo lanciò un doppi fendente verso l’alto, proprio in mezzo alle gambe di quella cosa. Voleva tagliarlo in due. Non ci riuscì, il colpo arrivò solo  all’altezza del petto prima che la su energia si disperdesse. Isabella bestemmiò scocciata.
Dasha intanto stava dando ordini aiutata dai militari presenti, avere Tetrius in quel momento le avrebbe fatto comodo. Gli attacchi di Isabella parevano gli unici veramente efficaci, ma le era venuta lo stesso un'idea.
« Non attaccate quell’essere, colpite le parti che si staccano da esso. Impeditegli di ricomporsi. Le truppe con lanciamissili continuino l’attacco al corpo principale. »
Così Libusia, Sradark e Isabella continuarono il loro attacco con copertura dei razzi. Il resto dei soldati in grigio roccia colpiva le parti più piccole dell’essere che a ogni attacco venivano separate. Non riuscivano a distruggerle. Ma sparandogli, schiacciandole, calpestandole cercavano in ogni modo di neutralizzarle.
Durand percepiva che ad ogni attacco di Isabella perdeva cellule, ma non gli importava. I suoi creatori gli avevano fornito un elevato numero di esse, in eccedenza. Solo poche decine morivano, le altre si muovevano per ricomporsi.
 
Isabella comparve affianco a Dasha, «  Qualcosa non va. » dichiarò il phantom.
« Problemi? »
« Percepisco la presenza di eezo, ma anche se sono in “rosso” sembra che non ci sia differenza. » Si chinò a terra  e prese in mano un pezzo di Durand.
« Che vorresti farci? » chiese Dasha.
Senza rispondere Isabella lo mise in bocca e cominciò a masticare. Chiunque la vide rimase allibito.
Un istante dopo sputò tutto « Che sapore rivoltante…Ahi, mi hai fatto male.» si lamentò con Dasha che l’aveva colpita alla nuca che le disse « Non fare mai più qualcosa di così stupido…potrebbe essere velenosa. Ci hai capito qualcosa? »
Il phantom annuì « Si, il maledetto è pieno di eezo. È solo ben nascosto. Devo consumarlo come ho fatto con questa porzione.» la parte che aveva masticato e sputato era al suolo inerte. Aveva smesso di muoversi.
Isabella rinfoderò le spade, ma si tolse i guanti « Ci vorrebbe troppo tempo con queste, francamente ho voglia di chiudere in fretta per accoccolarmi con te. Dobbiamo anche recuperare le ragazze. Spadino sicuramente si sentirà solo. »
In quell’istante Dasha si chiese che fine aveva fatto il cane di Isabella. Non lo vedeva da un bel pezzo. Il phantom sparì, apparendo proprio in faccia all’essere tirandogli un pugno col destro intriso di energia biotica. L’essere parve avvertire il colpo, distratto da esso Isabella affondò in esso la mano sinistra e liberò il proprio potere.
Ogni cellula conteneva un debole nucleo di eezo, la collaborazione fra miliardi di esse sopperiva alla carenza energetica di una singola cellula. Ma uno a uno un nucleo era ben poca cosa.
L’energia di Isabella si trasmise da una cellula all’atra, i nuclei cellulari a eezo impazzirono a contatto con l’energia dell’isotopo 19. Inizio un processo forzato e accelerato di conversione nel raro isotopo. Reazione troppo violenta per loro, molti nuclei esplosero decretando la morte per la cellula.
L’essere si contorse precipitando al suolo, costringendo Isabella a lasciare la presa per non essere schiacciata.
« Impossibile » disse parlando per la prima volta da quando aveva assunto il suo nuovo aspetto « Io sono stato creato per esserti superiore. »
Si lanciò in un attacco fisico, Isabella lo evitò senza problemi. Comprese subito il suo errore. Il nemico stava puntando su Dasha.
Irixa bloccò un attacco costruendo una cupola con i suoi fili biotici, ma andò subito in frantumi. Fu allora che Sradark arrivò da dietro, colpendo con un martello krogan preso in prestito a un caduto facendolo schiantare a terra.
Al Durand mutato sfuggì un profondo ruggito di rabbia, più rapido di quanto sembrasse afferrò il krogan con una mano enorme, stringendolo in una morsa ferrea tanto violenta da fracassarne le ossa e trafiggendolo con decine di cuspidi originate dal palmo .
L’essere si rialzò, scagliando alle sue spalle il corpo devastato e riprendendo ad avanzare.
« Weaver muori! » gridò a lei, ora così vicina. I quattro ufficiali della sicurezza la circondarono, Dasha sorrise divertita  « Ci puoi provare, ma non riuscirai neanche a sfiorarmi. »
Un doppio fendete biotico, lanciato dall’alto e alle sue spalle, lo tagliò in metà per la sua lunghezza. Isabella con i suoi poteri si era librata in volo e mentre cadeva osservava. Se era tagliato a metà, quelle delle due sarebbe stato il corpo principale a cui l’altra avrebbe cercato di riunirsi?
La metà a destra perse la sua forma, il segnale che spettava si precipitò su quella di sinistra. Questa si mosse per proseguire nell’attacco. La tagliò a meta in larghezza.
Fu la parte posteriore ad alzarsi e a cambiare forma, mentre quella superiore si liquefaceva per riunirsi al corpo centrale.
Durand non credeva a quello che era successo, con due attacchi l’aveva privato di quasi i tre quarti delle sue cellule. La sua forma si era molto ridotta, fu allora che dovette misurarsi con Libusia che lo teneva occupato in un combattimento per lui inutile.
Non poteva ucciderlo, ma non poteva permettersi di perdere altre cellule.
Isabella si concentrò su altro, come prima affondò le mani nelle parti che aveva separato convogliandovi la sua energia. Quando terminò erano inerti.
Il falso Durand comprese che sarebbe veramente potuto morire, non poteva. Aveva ancora una missione da compiere, per compiace i suoi divini creatori e poteva ancora portarla al termine. Si liberò di Libusia con una gomitata al fianco, si scagliò su Isabella generando quanti più arti poteva, in ciascuno una lama.
Isabella molti li evitò o riuscì a pararli, molti di più furono quelli che la superarono. Fu allora che si chiusero come una gabbia intorno a lei, chiudendola in una spazio troppo ridotto per muoversi.
Un’ultima cuspide si scagliò contro di lei, ostacolata dall'ambiente non riuscì a parere efficacemente. L’attacco deviato la ferì a una spalla. Armatura e scudo fecero il loro lavoro, la protessero. Lei avvertì un violento contraccolpo, un forte formicolio al braccio. Pensò di avere la spalla slogata.
La Weaver scagliò una della lame con cui l’avevano torturata. Aveva una teoria, era ora di dimostrarla.
Colpì la cosa che si era fatta passare per Durand che si contorse del dolore. Preso alla sprovvista torno alla sua forma umana, lasciando libera Isabella. Mai aveva pensato che la tecnologia dei suoi creatori sarebbe stata diretta contro di lui.
« La mia intuizione si è rilevata esatta.» - commentò Dasha - « Tu e quelle lame avete la stessa provenienza. Niente di strano che funzionino su di te.»
Durand si rialzò pronto a continuare, fu allora che un messaggio video si avvio nella sala ma in realtà in ogni sede e nave della compagnia. Sullo schermo Alexya, Diana e Trish Weaver.
« Noi…in qualità del nostro nome, ci riprenderemo Noveria e quello che ci spetta. A tal fine chiediamo l’appoggio di ogni direttore. Lunga vita al nome Weaver. » dichiarò Alexya nel filmato che terminò in quel modo.
« Che diavolo significa? » urlò infuriata Dasha.
Durand sorrise, poteva farcela « Weaver vieni a uccidermi o io ammazzerò quelle ragazze.» E corse via in direzione opposta, verso la vetrata in frantumi inseguito da Isabella ma prima che potesse raggiungerlo si buttò di sotto, precipitando giù dal palazzo, liquefacendosi nella caduta e impattando contro il terreno, infilandosi infine in un tombino.
Isabella ruggì di rabbia per la sua fuga.
« Isabella muoviti! » - urlò Dasha furiosa - « Cristina, Osmin, Myr, Slay passate voce ai direttori, che ogni soldato di Divisione N fece immediata rotta su Noveria. Comunicherò le coordinate per l’incontro. Procuratemi una nave, una dannatamente veloce. Cristina prendi contatto con il Consiglio, cerca di spiegare la situazione e guadagnare tempo. Calma anche la stampa, erano presenti prima e adesso devono essere inferociti con tutto il casino che abbiamo fatto. Dimmi, quel messaggio, faceva anche questo parte del tuo piano? » 
« No presidente. »
« Se capita qualcosa a una sola di quelle ragazze, nonostante il tuo splendido lavoro, Isabella ti scuoierà. »
« Dovesse capitare consegnerò di persona il mio scalpo insieme alle mie dimissioni alla vostra persona. » disse in tono calmo e tranquillo. Sembrava che niente di quello successo l’avesse turbata.
« Muoviamoci, ho un appuntamento a Noveria che non intendo mancare. » ma trovò Libusia a sbarrarle il passo.
« Weaver, questo non mi interessa. Abbiamo fatto un patto. » protesto la turian.
« Isabella! Eliminala e non giocare. » ordinò al phantom.
La turian si mise in posizione « Non pensi neanche che potrei farcela » gridò a Dasha mentre le passava a fianco, abbandonando la sala.
« Libusia, la tua sicurezza servirà solo ad eccitarla.» e uscì dalla stanza seguita da tutti i presenti
Phantom e cabala si fronteggiarono, erano sole. La prima rinfoderò le spade, tenendo il braccio dolorante dietro la schiena provocava l’avversaria con l’altro.
« Non riesci proprio a prendermi sul serio. Ti costringerò a farlo!» gridò Libusia che caricò rabbiosa. Isabella balzò di lato all’ultimo. Furono pochi centimetri l’una dall'altra.
Il braccio sano di Isabella scattò in avanti, verso la faccia di lei. Troppo veloce perché la turian potesse tentare una reazione, la accecò con due dita spingendole dentro alle cavità oculari tanto da sfondare i bulbi. Afferrò saldamente la porzione di viso tra occhi e bocca e tirò con forza, usando i suoi poteri, strappando a Libusia quasi per intero la faccia. Tirò un pugno sfondandogli scatola cranica e cervello, rovisto in esso traendo un fascio di nervi a cui si potevano vedere chiaramente legati noduli di eezo. Se li mise in bocca e li succhio mentre con due dita li tirava lentamente fuori. Aveva consumato molta energia, dell’eezo da consumare era utile per ripristinare alla svelta i suoi poteri.
Fatto si sbrigò a raggiungere Dasha, anche lei voleva rivedere al più presto quelle tre ragazzine. Un po’ le dispiacque aver concluso così rapidamente, ma Dasha aveva fretta e le aveva chiaramente detto di non perderete tempo a giocare col cibo.

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Capitolo 25
*** Battaglia per Noveria 1° parte ***


Laudat prese accuratamente la mira, davanti a lui tre mercenari si stavano avvicinando ai resti bruciati della casa dove si era appostato. Da come camminavano dovevano essere nuovi. I veterani avevano imparato quanto poco fosse salutare credersi al sicuro.
Fece fuoco uccidendoli in pochi istanti, la sorpresa era stata completa. Procedette fuori dalle macerie, aprì una botola e ci si tuffò dentro. Uno dei punti d’ingresso della manutenzione della cupola 28 o di quello che rimaneva. Era stata abbandonata, i mercenari come prima cosa aveva colpito i centri abitati ribelli distruggendo la spessa cupola che proteggeva dal clima esterno.
Molti si erano rifugiati in altre zone abitative. Altri, soprattutto chi voleva combattere, nei tunnel sotterranei di manutenzione e collegamento tra cupole, Caninea e in altri in costruzione. Esistevano mappe, ma dure lezioni avevano insegnato ai mercenari a non avventurarsi.
Salì su un carrello trasportatore, dopo pochi minuti scese alla fonderia 31. Sotto la Weaver, in quel posto tonnellate di metallo fuso venivano lavorate. Adesso era una delle sedi della resistenza, ancora aveva difficoltà a credere che la sua vita fosse peggiorata tanto in due settimane.
Quindici giorni da quando aveva visto Luciana impiccata, da quando aveva sparato il primo colpo della ribellione. Veniva considerato quasi un eroe, lui avrebbe riso se la cosa non fosse stata tragica.
Fortunatamente la sua famiglia stava bene, sua moglie Libby e la figlia Aylin occupavano un rifugio di fortuna come tutti la dentro. Il vero problema era che nessuno sapeva cosa fare di preciso.
All’inizio si era pensato di conquistare Noveria e tenerla per se, ma subito fu chiaro che era impossibile. Privi del loro equipaggiamento abituale avevano solo mezzi di fortuna, spesso pezzi del loro passato, non avevano rinforzi né rifornimenti sicuri mentre il nemico sì.
Più di tutto mancava una guida, una vera motivazione per combattere. Alcuni alti ufficiali di Divisione N si erano salvati ed ora comandavano la resistenza. Ma non erano la Weaver, lei aveva parlato al lato più egoistico di ognuno dei presenti “Lavora per me, in cambio avrai la cosa che desideri di più in base al tuo valore come dipendete”.
Quando aveva accettato il lavoro neanche sapeva che significasse, pensava a qualche buffonata. Le grandi compagnie non erano mai generose. La Noveria Corps si. I semplici addetti alla sicurezza come lui avevano diritto a cure mediche, un'abitazione e assistenza legale tutto passato dalla compagnia. Quello era il minimo che veniva elargito, tutto calcolato secondo un punteggio di benefit.
Più si saliva la gerarchia della società, più i punti di benefit aumentavano e maggiori vantaggi si avevano. In cambio dovevano dare la propria “anima”. Avrebbero dovuto dimenticare di avere un senso della morale, se la compagnia dava un ordine lo si eseguiva, non si accettavano recriminazioni.
Aveva partecipato a una missione contro i pirati, li avevano scovati facilmente. Ricevettero l’ordine di eliminarli, l’idea era di dare un forte segnale ad altri gruppi simili. Li giustiziarono tutti. Quando tornò a casa, quello era solo un brutto ricordo da tenere fuori dalla porta. Aveva partecipato a un massacro, chiunque l’avrebbe condannato, ma così manteneva un lavoro che rendeva felice sua figlia.
Sua moglie non chiedeva mai, anche lei sapeva come funzionavano le cose e almeno in casa voleva tenerle fuori, ritagliandosi un piccolo angolo di paradiso personale fittizio o reale che fosse.
Militari o civili lavorando per la Noveria Corps ci si aspettava che soddisfare la compagnia sarebbe venuto prima di qualsiasi questione morale, in particolare se si apparteneva a Divisione N, alla sezione ricerche o si era un dirigenti della società.
Questo era il cuore nero della Noveria Corps che la Weaver aveva fondato, tenuto ben nascosto alla gente comune. Che tutti credessero pure alla facciata di rispettabilità della compagnia.
Adesso invece non avevano più niente, Divisione N era nata con la Noveria Corps. Dalla sua fondazione erano passati quasi una decina di anni. Per garantire la sicurezza della società il numero dei suoi appartenenti era aumentato col crescere della compagnia. L’ultima stima era di 64.000 totali dislocati su Noveria, pianeti distanti e soprattutto navi. Questo ne faceva il più grande corpo di sicurezza privata della galassia. Dotati di un equipaggiamento moderno, erano gli unici a poter annoverare divisioni di cari armati, stormi di cannoniere, truppe missilistiche.
La loro presenza era possibile solo su Noveria, la compagnia non poteva certo spostare divisione corazzate da una parte all’altra della galassia senza provocare uno scandalo. Sul pianeta si poteva sempre dire che servivano per dei test. Nessuno avrebbe mai potuto dire che non fosse vero.
Era stato tutto inutile, prima della distruzione di Caninea la forza militare ammontava a 7000 unità. 3000 di fanteria addetti di guardia a impianti e zone sensibili, 2000 a garantire la sicurezza delle cupole, di fatto dei poliziotti di quartiere. I restanti si dividevano tra i mezzi dell’artiglieria pesante e la guarnigione di Caninea.
Alla distruzione di quest’ultima più della metà dei reparti pesanti si trovava nel gigantesco impianto industriale per cambiare armamento, come numerosi reparti di fanteria.
Nessuno aveva pensato che un solo colpo sarebbe bastato a distruggere Caninea. Le sue porte blindate, si diceva avrebbero resistito ad una corazzata, erano state abbattute. Lui le aveva viste, al centro un gigantesco buco. Era come se il metallo fosse stato fuso. In qualche modo un’unita del nemico, un mech enorme era arrivato vicino a Caninea senza essere rilevato. Nessuno aveva capito “come” per quello che sapeva.
Dopo questo fatto la forza maggiore sul pianeta era rappresentata dai “poliziotti di quartieri”, non aveva niente contro di loro ma quel lavoro peggio pagato di altri e più sicuro era in genere affidato a soldati di seconda scelta.
Degli ufficiali superiori di Divisione N pochi si erano salvati, la catena di comando si era spezzata. Finché c’era stato Tetrius il problema era stato tamponato, “lo scheletro” come lo chiamavano i soldati, teneva saldamente le redini del comando. Nonostante i vuoti creatisi, aveva saputo rimediare ripartendo i compiti a chi era rimasto in vita.
La Weaver avrebbe dovuto provvedere prima a risolvere il problema dell’organico, ma aveva deciso diversamente. Pensava di avere tempo. Lo pensano sempre tutti prima di morire. Quello era l’unico errore che rinfacciava alla gran donna, non che qualcuno avrebbe avuto il coraggio di dirglielo.
Quello che rimaneva di Divisione N era diviso in diversi centri di resistenza, al comando degli ufficiali ancora vivi o liberi. Ma la cosa peggiore era l’assenza di speranza sul futuro.
« Ehi. » fece Sartrone giungendo in quel momento. Il batarian non era messo meglio di lui, dalla morte di Luciana parlava ancora di meno. Se prima diceva due parole, adesso ne usava una.
« Dimmi amico, qual era il tuo sogno quando hai accettato il lavoro? » chiese Laudat.
« Trovare un posto dove fermarmi, ero stanco di girare. Questo era poi il desiderio di molti. »
« Già. Avessi da bere farei un brindisi “ Ai sogni, che riposino in pace.” »
« Hai ragione soldato. » - disse una voce alle loro spalle, facendoli scattare armi in pugno - « Se i sogni non bastano, un miracolo ti può andare bene? » dalle ombre emerse una figura. Metà del corpo aveva segni di ustioni ed erano evidenti impianti meccanici sotto la pelle. Un braccio era una protesi di metallo. Anche così la riconobbero.
« Comandate Takara! » dissero all’unisono totalmente sbigottiti.
« Adesso, datevi da fare e riunite tutti. Ci sono novità. »
pochi minuti dopo tutti i presenti riempirono la base dello stabilimento, come ogni passerella dei piani superiori. Tutti volevano sentire. Naomi salì su un palco improvvisato, si guardò in giro critica. Come richiesto avevano aperto una comunicazione con gli altri centri di resistenza.
« Chi vuole è riassunto in Divisione N, tutti i benefit di prima saranno accordati. »
« Che diavolo significa? Chi comanderà? Senza la Weaver non c’è Divisione N. » queste e molte altre voci si alzarono dalla folla.
« Silenzio! » - urlò netta imponendolo - « Alexya, Trish e Diana Weaver sono tornate su Noveria, io e Tetrius con loro.  »
« Sono ragazzine!» « Dove sono? » gridò la folla eccitata.
« Sono delle Weaver, credetemi se vi dico che ancora non hanno mostrato di cosa sono capaci. Forse non vi fidate di loro, ma saremo io e Tetrius a guidare Divisione N alla riconquista. Non avrete dubbi sulle nostre capacità? »
A quelle parole la folla si zittì, non vi era dubbio che il ritorno del generale Turian e del secondo in comando non li avesse entusiasmati. Ma ancora non bastava.
« Perché dovremmo impegnarci per loro? Il cognome non basta, non sono Dasha Weaver. » urlò Laudat, non sapeva come quelle parole gli fossero venute, lui era un semplice capo squadra.
« Impegnarsi per loro? » chiese Naomi guardando nella sua direzione, azionò il proprio omnitool. Un segnale acustico risuonò da quelli di tutti i presenti che controllarono cosa fosse. Scoprirono che diecimila crediti erano stati depositati sul conto di ognuno. « Dasha Weaver ha lasciato molti fondi alle sue figlie adottive. Non vi dovete impegnare per loro, ma per voi. Avete accettato di lavorare per la Noveria Corps ottenendo denaro e la possibilità di realizzarvi, in cambio avete dato la vostra anima. Loro tre vogliono la stessa cosa, combattete per loro, macchiatevi di qualunque crimine vi chiedano in cambio otterrete quello che desiderate. “ Non ci sono santi su Noveria!” » disse gridando l’ultima frase.
Un ruggito esultante dalla folla fu la risposta, Naomi sorrise. Li aveva in pugno.
« Pronti a partire fra tre minuti. La destinazione è lo stabilimento 42. Lì è dove il nemico ha stoccato l’equipaggiamento di Divisione N. Siete armati da schifo, Tetrius e i vostri nuovi capi sono sul posto. Sono sicura che siete curiosi di vederle in azione. »
 
L'equipaggiamento di Divisione N non era stato usato dai mercenari, per via dei codici di sicurezza che bloccavano la parte elettronica delle corazza. Una misura per evitare furti. I mercenari avrebbero dovuto riprogrammare ogni singolo pezzo, nessuno ne aveva voglia. Laudat si batté con piacere il petto con sopra la corazza di Divisione N. Quando erano giunti avevano avuto un'immediata dimostrazione di cosa fossero capaci le giovani Weaver. Vista la sua importanza, il sito 42 era stato adeguatamente difeso. Da quello che aveva capito le sentinelle erano state eliminate dalle “principesse”, nomignolo dato dalla gente di Noveria alle tre sorelle, e da un drell chiamato Tenus. L’aveva già sentito nominare, si sapeva che lavorava alle dirette dipendenze di Dasha Weaver ma non bene che lavoro facesse. Nessuno era stato così stupido da formulare quella domanda a voce alta.
In qualche modo avevano disattivato allarmi e comunicazioni dello stabilimento, ucciso le sentinelle. Fatto l’Atlantic Codex era scesa in picchiata, bombardando l’intera area tranne i magazzini.
La pessima disciplina dei nemici aveva fatto il resto, gettandosi alla fuga all'esterno e alla rinfusa.
Loro erano giunti in quel momento, nel tragitto si erano uniti altri gruppi che avevano udito quella chiamata, guidati da Takara avevano dato l’assalto eliminandoli tutti. L’ordine era di non fare prigionieri. Adesso riavevano il loro vecchio equipaggiamento, in abbondanza.
« Disporsi su due righe! Sull'attenti! » gridò un tenente in quel momento, tutti corsero, si urtarono, ma infine fecero come gli era stato detto. L’ufficiale li passò velocemente in rassegna. Laudat lo riconobbe quando gli fu vicino, aveva barba incolta e occhi rossi. L’aveva visto spesso alla fonderia, pensando fosse un semplice soldato che affogava i dispiaceri nell'alcool. Con indosso l’armatura sembrava un'altra persona. Si chiese che aspetto avesse lui.
Un rumore di passi e tra le due ali di soldati passarono Alexya, Diana e Trish Weaver a volto scoperto, dietro di loro Tetrius, Naomi e Tenus. Adesso capiva, quella era una piccola parata perché tutti vedessero le figlie adottive della Weaver. Le aveva viste da vicino poche volte, ma gli sembrarono leggermente diverse. La loro espressione era più sveglia.
Passarono semplicemente, sembravano dirette da qualche parte e prima di uscire Naomi si voltò a ordinare « Adunata in cortile fra dieci minuti. Muoversi! »
 
« Sicuri che sia servito a qualcosa? » chiese Trish, l’idea di passare in mezzo ai soldati era stata di Naomi. Affermava che dovevano farsi vedere e conoscere, se volevano che quegli uomini le seguissero. Anche Tetrius aveva detto qualcosa sull'importanza del legame tra ufficiali e soldati.
Inoltre l’idea di quello che stavano per fare la rendeva nervosa. Avrebbero dovuto parlare a tutte quelle persone radunate, invidiava le sue sorelle. Diana era, come sempre, pronta a lanciarsi all’avventura, Alexya era semplicemente sicura.
« Tutto bene Trish? » chiese Kelly, leggermente imbronciata la ragazza annuì. La psicologa le diede un consiglio « Ascolta, gli uomini la fuori hanno paura quanto te. Quello che vogliono è una guida. Dasha li ha conquistati grazie al suo forte carattere. Tu sei altrettanto forte solo ma non serve che lo sei allo stesso modo, basta esserlo alla propria maniera. »
Quando salirono sul palco era l’ultima, ancora le risuonavano in mente le parole di Kelly. Lei sapeva di essere forte, almeno fisicamente. Per un istante fissò attonita la gente, domandandosi come fare a spiegare i suoi sentimenti e ragioni. Adesso che poteva parlare, le parole le sembravano uno strumento molto difficile da usare. Provò paura e rabbia.
Le prime file caddero all'indietro, chi era in fondo si abbassò per resistere. Sopra alle loro teste passò fortissimo un vento biotico. Esterrefatti e ammutoliti tutti guardarono quella ragazzina, difficile credere che tanta energia provenisse da lei. Lo stesso valeva per Alexya e Diana, appena sul palco Trish aveva dato dimostrazione di se sbalordendole.
Ma lei non aveva finito e gridò a squarcia gola « Vaffanculo Durand e chi ha portato qui, Noveria è casa mia. La riprenderò anche se non mi aiutate…Stronzi! » e si zittì. Lo sfogo improvviso l’aveva calmata.
« Ci ha dato degli stronzi? » disse qualcuno nella folla.
« Pare.» rispose un altro. Ci fu mormorio sommesso, poi la moltitudine esplose in una risata.
Diana si fece avanti « Avete sentito mia sorella, l’idea è quella. Possiamo riuscirci con voi o senza.  Preferisco con voi, adoro una folla che mi acclama. »
« Acclamarti?! » - disse un altro dalla folla - « Diventa adulta e vedrai come acclameremo. Già adesso prometti bene. » L’anonimato nella massa rendeva coraggiosi. Poi Dasha non aveva mai punito nessuno per qualche battuta di troppo su di lei.
« Non vedo che differenza farebbe, l’ultima volta che avrai visto una figa sarà stata quella di tua madre quando ti ha partorito. » rispose a tono Diana. Un altro coro di risate.
Ma questo si spense quando fu Alexya a farsi avanti, il volto serio gli conferiva una maturità che poco si adiceva a un aspetto giovane.
« Sapete cosa vogliamo fare, da soli non avete ottenuto molto, collaborando con noi si. Non saremo noi a darvi ordini, non abbiamo questa presunzione come non l’aveva Dasha. Il generale Tetrius avrà il comando delle operazioni militari. Come lei vi assicuro che passeremo sui vostri cadaveri per avere quello che vogliamo sia che ci aiutate o ostacoliate, garantiamo i benefit che vi siete guadagnati. Avete dato la vostra anima a… » si bloccò un attimo, non era certa di avere il coraggio per dire quello che voleva «….nostra madre, adesso datela alle sue figlie. »
Il silenzio era assoluto. « Weaver! » gridò improvvisamente Sartrone alzando un pugno in aria, poi una seconda, una terza, alla quarta Laudat si uni a lui, poi altri. Infine l’intera folla gridava solo un nome « Weaver! Weaver! Weaver! »
 
Vetta 15, o meglio la torre su di essa, era stata il QG di Divisione N. Per varie ragioni Tetrius aveva deciso che il corpo di sicurezza della compagnia avesse una sede distaccata. Caninea era fin troppo affollata e la presenza di Dasha soffocante, un comandate aveva il diritto e il bisogno di sentirsi tale.
Inoltre un punto di comando secondario sarebbe potuto tornare utile, fosse successo qualcosa al principale. Per quanto lo ritenesse improbabile a quel tempo aveva optato per questa scelta strategica. Non aveva mai pensato di azzeccarci.
Per la sua importanza era stato occupato dai mercenari da subito. Da lì venivano guidate le squadre di repressione e centro di controllo per tutte le truppe di occupazione.
La notte su Noveria era inospitale, senza una luna naturale la tenebra si accompagnava perfettamente al gelo.
« Che posto di merda? Ho l’impressione che quello che faccio si congeli ancora prima di averlo cagato. » borbottò un mercenario turian al suo compagno. Erano di pattuglia all'esterno.
« Vero ma siamo autorizzati a rubare, incendiare e uccidere a volontà. In pratica stiamo stuprando il pianeta… e le donne. » disse sorridendo.
Il compare rise anche lui « Voglio tornare da quella turian che alcuni dei nostri hanno messo...come dicono gli umani? »
« Gogna. » gli suggerì l’altro.
« Esatto. È stato divertente scoparla in piazza davanti alla gente. »
« So che ci sono passati altri…» Non fini la frase che cadde colpito in testa, l’altro turian gli faceva compagnia. Ombre passarono oltre.
«Qual è il problema ?» chiese l’ufficiale entrando in sala di comunicazione, al secondo piano della torre.
«Abbiamo una forte interferenza, siamo ancora in contatto con l’esterno ma sembra che la comunicazione possa cadere in qualsiasi momento. »
« La causa? » domandò.
« Sconosciuta »
Lui si fece avanti, provando a contattare le squadre « Rilevata attività insolita? »
Ci fu un forte rumore di statica « zzzz…Qui…zzzzzz…tre…zzz…no. » la comunicazione cadde.
« Ehi mi sentite?...Dannazione é…»
Un colpo silenziato alla nuca e cade morto in avanti, gli addetti alla comunicazione subito dopo.
Quattro figure con l’armatura in grigio roccia presero il controllo della stanza. « Qui squadra assassini, missione compiuta. » disse il caposquadra al comunicatore.
Ricevuta conferma Tetrius diede il segnale, cecchini eliminarono sentinelle all'esterno della torre. Truppe appiedate di Divisione N assaltarono la base, mentre Atlantic Codex giungeva indisturbata alla sua cima. Base e vetta della struttura furono conquistate in simultanea. Il corpo centrale preso poco dopo. Rimaneva il sottosuolo della torre, la parte più vasta della struttura con alloggi e diverse aree dedicate alle truppe ma soprattutto dotata di una monorotaia sotterranea collegata direttamente a Caninea.
« Via alla fase tre. » ordinò Tetrius.
Un carrello della manutenzione arrivò alla stazione della monorotaia ignorato da tutti. I mercenari avevano altro da fare, Noveria era loro, che pericolo poteva mai esserci? 
Il carico del carrello esplose, un fumo irritante e soffocante si diffuse in pochi istanti. Divisione N fece irruzione dal piano superiore e dalla galleria sotterranea, avevano usato i pozzi di manutenzione per entravi. Equipaggiati con sensori termici la cortina fumogena non era un problema, oltre ad essere aiutati dalla conoscenza dell’ambiente.
L’operazione terminò in dodici minuti, Vetta 15 era nuovamente il QG di Divisione N.
Tetrius riprese possesso del proprio ufficio, contento e allo stesso tempo scocciato. Il livello di disordine e sporcizia era oltre a quello che poteva sopportare. Usare il segnale di comando inserito nelle menti delle ragazze era stata una buona idea, Mores aveva trovato il modo di trasmetterlo.
Avevano causato problemi di comunicazioni al nemico, superando facilmente gli allarmi di Vetta 15 e altri.
« Vecchio, perché non hai voluto che facessimo niente? » chiese Diana, beccandosi un rimprovero da Trish per la maleducazione « Però ammetto che vorrei saperlo anch'io. » ammise Alexya.
« Questione di fiducia, gli uomini al nostro comando avevano bisogno di sentirsi nuovamente utili e capaci. Sanno di cosa voi siete in grado, ora dovevano ricordarsi di quello che loro potevano fare. Poi voi siete troppo importanti per farvi rischiare. Mancano due ore all'alba, preparatevi! »
« Pensi che Naomi ci riuscirà? » chiese Alexya.
« Lo sapremo presto. »
 
Alla distruzione di Caninea uno dei reparti pesanti era interamente schierato all'esterno, l’artiglieria. Questo aveva fornito supporto all'attacco di terra alla nave dei grigi che si era rilevato un fallimento. Se le divisioni corazzate e le squadriglie aeree avevano subito enormi perdite, questo reparto era pressoché intatto.
I lanciamissili pesanti NX-001 e leggeri NTP, un totale di centosessanta mezzi a formare tre divisioni, erano stati posteggiati alla loro sede originaria: il colle Yukon. Un ammasso di ghiaccio e roccia che si alzava per trecento metri, situato vicino alla zona delle cupole abitative “ Mille Città” era possibile intravedere Caninea dalla sua cima.
Da esso i mercenari tenevano sotto continua minaccia i centri abitati. Quelli che si erano rivoltati erano stati bombardati danneggiandone gravemente la cupola, costringendo gli abitanti ad evacuare.
Ogni volta i mercenari aspettavano i profughi al varco per derubarli, ucciderne qualcuno che sembrava un po’ troppo combattivo o per divertimento, prendere le femmine di qualsiasi specie che più volevano. Dopo andavano a saccheggiare le abitazioni abbandonate.
In un occasione non permisero agli abitanti di una cupola di andarsene, li fecero rimare nella sfera abitativa ormai inutile fino a quando il freddo di Noveria non uccise tutti in quattro o cinque giorni. Quello fu un esempio da parte del nuovo regime, la ribellione delle cupole si calmò ma rimase l’odio.
Un camion di rifornimenti saliva la strada che portava alla cima di Yukon, le sentinelle intimarono “Alt” al conducente. La guardia turian che parlò all'autista chiedendo i documenti, rimase un attimo sorpresa quando un braccio metallico gli porse un datapad. Non ricordava nessuno con una simile protesi.
Venne eliminato insieme al resto della squadra, dagli uomini in grigio roccia scesi dal retro del camion. Naomi lo parcheggiò per non richiamare l’attenzione, scese e camminò tranquilla nella notte sul manto nevoso. Facendo attenzione poteva udire urla soffocate, i suoi uomini si stavano comportando bene. L’equipaggiamento di Divisione N era progettato per missioni in climi rigidi, nascondeva ogni traccia termica ma rilevava con precisione le altre.
« Fortuna che nessuno ha dato il nostro equipaggiamento ai mercenari. » borbottò tra se. Arrivò davanti a un NTP, aprì il portellone e rimase un attimo di stucco. Un umano e una turian stavano facendo sesso, la guardarono immobili non meno sorpresi.
« Scusate l’interruzione! » Disse e li uccise con un paio di colpi. Buttò i corpi nella neve per poter salire nel mezzo. La batteria missilistica sul retro si mosse alzandosi di qualche centimetro, ruotando di alcuni gradi a destra.
Fece fuoco sugli edifici della guarnigione, qualcuno riuscì a scampare al loro crollo solo per fortuna ma venne eliminato dai nemici che li attendevano. Un mercenario chiese pietà, il soldato di Divisione N a cui era stato chiesto rise di gusto e rispose «Dove credi di essere? Su Noveria non ci sono santi. » e lo uccise.
Laudat raggiunse Naomi e la vide china, con le mani nella neve, a farfugliare qualcosa, non capiva cosa stesse facendo. « Tutto bene signore? »
« Si.» Rispose scocciata, aveva usato la neve per ripulirsi le mani. Quando aveva usato i comandi, aveva scoperto con disgusto che c’era sperma umano e chi sa quale liquido delle femmine turian un po’ ovunque. Come diavolo lo stavano facendo si chiese.
« La base è nostra e anche i mezzi, pronti a muoversi come da ordini. »
« Si signore, ma da Caninea non potrebbero vedere le fiamme? » chiese Laudat.
« Certo caposquadra ma non fa differenza, ormai è quasi l’alba. Con un mezzo veloce da Caninea ci va almeno mezz'ora, di più se inviano una squadra d’attacco. Yukon non è collegato alle reti di galleria. »
« Se arrivassero via cielo? »
« Attaccare una base con truppe missilistiche con aerei? Magari i nostri avversari fossero così stupidi. Torna al lavoro. »
« Sissignore. » e Laudat corse via.
Naomi si voltò verso un punto nella tenebra « Tutto fatto? » chiese.
Tenus emerse dall'oscurità « Fatto.»
Stavano lasciando Yukon con i lanciamissili, quando distante risuonò il suono di un'esplosione. Naomi guardò l’orologio, da Caninea erano stati più veloci di quanto credeva a mandare qualcuno a controllare. Non volendo correre rischi, aveva chiesto a Tenus di piazzare un paio di mine sulla strada.
I loro nemici adesso avrebbero impiegato più tempo, anche solo per timore di altre trappole. Si adagiò tranquilla sul sedile passeggero. Erano in orario.
 
Alexya era nervosa come non mai, controllando il respiro cercava di calmarsi. Doveva svolgere un compito mai svolto prima, lei e le sue sorelle avrebbero mandato un messaggio sul sistema della Noveria Corps. Ogni sede della compagnia sarebbe stata raggiunta, in esso avrebbero dovuto reclamare i propri diritti sperando di ottenere l’appoggio dei direttori. Ma sarebbe stato un segnale udito da chiunque fosse sul pianeta, nemici compresi.
Doveva essere un messaggio chiaro e deciso, avevano stabilito che solo lei avrebbe parlato. Aveva obbiettato, ma Diana la zittì con un gesto imperioso della mano « Sei la sola che può farlo, quella tua faccia seria è quello che ci serve. »
« Ti ricordo che le nostre facce sono uguali. » obiettò lei.
No fece la sorella agitando il dito « Io ho meno rughe attorno alla bocca, perché sorrido di più. »
Trish le fece sentire il proprio sostegno con un abbraccio, Alexya si arrese all'idea. Adesso però se ne stava pentendo, sentiva qualcosa di strano alla stomaco.
Kelly e Chakwas arrivarono in quel momento e la psicologa disse entusiasta « È ora di farsi belle. » le fissò un attimo interdetta, non era sicura di aver capito.
 
Zaeed ascoltava divertito, fuori dalla porta, le grida di lamento della ragazza e delle due donne che la stavano preparando per la diretta che si sarebbe tenuta all'alba. Aveva il compito di proteggerle, non che gli dispiacesse, il vecchio turian non aveva voluto sentire ragione. Noveria sarebbe stata liberata solo da personale della compagnia, gli estranei sarebbero rimasti ai margini.
« Meglio, alla mia età il freddo nuoce. » borbottò tra se tirando fuori un sigaro.
« Non sembra la solita merda che fumi. » disse Naomi, giungendo in quel momento. Lui ne trasse un altro dal taschino e glielo lanciò.
Preso al volo lo guardò critica « Un Toscano autentico! » dichiarò ammirata. Lo accese e lentamente inspirò, fu come se l’aroma si potesse masticare. Quando espirò riuscì a formare tre cerchi di fumo. « Molto buono, si sente che non è quella robaccia artificiale. »
« Come vanno le protesi? L’occhio? »
« Eh?!  Vuoi giocare al padre? »
« Chiedo...»
« Danno fastidio, appena le cose saranno tornate a posto mi farò clonare qualche pezzo nuovo e sarò come prima. »
« Perché lavori per Dasha? » - chiese a un tratto Zaeed - « Ho fatto delle ricerche …eri un'ombra N7, uno dei soldati più promettenti del tuo corso, secondo molti saresti arrivata sicuramente a capitano dell’Alleanza, alcuni ti davano anche ammiraglio »
« Pensi di farmi una paternale? Hai solo “schizzato” un po’ di te dentro a una donna ubriaca. L' il nostro legame finisce. »
« La morte di tua madre mi è dispiaciuta. »
« Anche a me…grazie per il sigaro » e si allontanò, Zaeed insistette « Perché lavori per Dasha? »
« Paga meglio di tutti e nessuno l’ha mai battuta. »
« Olivia lo ha fatto.»
Lei lo fissò incerta « Di che parli? »
« La prima volta che si sono incontrate. Forse il tuo datore di lavoro non racconta dei propri fallimenti? » disse con l’aria di chi la sapeva lunga.
Naomi stava per chiedere, ma Alexya uscì proprio in quel momento. Perfettamente pulita, lavata e pettinata, un autentico angioletto se non fosse stato per l’espressione arrabbiata.
Quando andandosene passò vicino a Naomi, che si scansò, la sentì borbottare “umiliante”. « Direi che è tutto pronto. » Affermò divertita.
 
Il monitor si spense quando il video di Alexya che incitava tutta la Noveria Corps ad appoggiarle terminò. Su di esso si riflesse l’immagine di Xoros Zak, il vorchà digrignò i denti « Troviamole alla svelta e uccidiamole. »
Yaafe’Xos seduta con le gambe accavallate consultava freddamente i dati. Era l’artefice del blocco delle comunicazioni su Noveria, dello smembramento e cancellamento ancora in corso del sistema operativo della compagnia . In qualche modo avevano violato il suo programma e trasmesso quel video, non capiva ancora come.
Da quando aveva incominciato a manomettere i computer aveva spesso trovato cose che non comprendeva. Se su Noveria avessero sviluppato in segreto una IA l’avrebbe capito, ma non si trattava di quello o almeno non era così semplice.
Era come se la presunta intelligenza artificiale fosse stupida, un paradosso a cui non trovava spiegazione. Aveva fatto dei test e il risultato era sempre stato che non si trattava di un IA, però la sua esperienza le diceva che non era un IV. Se esisteva un punto d’incontro tra queste due cose lei non lo sapeva.
Hehosuul si fece avanti, disegnò su un datapad e nel farlo spiegò la sua idea « Quello che rimane di Caninea ha la forma di una L rovesciata. I mercenari hanno fatto un buon lavoro sulle fortificazioni e chiudendo numerosi tunnel sotterranei. Qui siamo protetti, altrove no. Avete letto i rapporti, squadre sono attaccate ovunque sul pianeta. La gente ha una “bandiera” attorno a cui radunarsi, riuniamo i mercenari e mandiamoli ad attaccare Vetta 15. Teniamo con noi solo i più fidati, ci aiuteranno a caricare tutto il bottino fatto e a rubare quello di chi sarà a combattere. »
« Vuoi seguire il piano di Durand ?» chiese la quarian interrompendo il drell.
« No, non faremo esplodere nessun ordigno nucleare. Se lo facessimo gli s.p.e.t.t.r.i. del Consiglio ci darebbero la caccia. Con quello che abbiamo guadagnato, non sarà un problema difenderci da qualche mercenario sbandato se verranno a cercarci. »
La quarian sospeso quelle parole, l’idea non gli dispiaceva. Qualcuno voleva quel posto? Si tenessero pure quella roccia ghiacciata.
«NNooo! » - urlò il vorcha - « Nessuno andrà da nessuna parte. Noi terremo Noveria, Io guiderò le truppe all'attacco. » uscì sbattendo la porta.
Quarian e drell si fissarono un attimo. Fu la prima a parlare. « Ci prendiamo anche la parte di quello stupido e lo lasciamo qui a morire? »
« Assolutamente! »
 
Una colonna di uomini e mezzi uscì da sottoterra, da Caninea. Uno Xeros Zak euforico li guidava dal centro dello schieramento, al sicuro in un mezzo blindato. Lui aveva grandi piani, per cominciare avrebbe ucciso la resistenza e quelle giovani umane che si presentavano come le figlie della Weaver. Forse avrebbe tenuto le loro teste.
Quella vittoria l’avrebbe messo in luce rispetto ai suoi soci e fatto assumere il comando di tutti i Vorcha sul pianeta. Sempre più membri del suo clan e di quelli alleati giungevano sul pianeta, i mercenari a un certo punto se ne sarebbero andati ma il suo clan sarebbe rimasto.
Noveria sarebbe diventato un pianeta Vorcha, lui ne sarebbe stato al comando. Il clima rigido era un problema per le altre specie, ma non per loro che si adattavano con la stessa facilità sia al caldo che al freddo.
Questo era il suo piano segreto che non aveva detto a nessuno, non lo preoccupava neanche il Consiglio. I Vorcha delle classi più basse erano ottimi operai/schiavi, avrebbero fatto funzionare le fabbriche del pianeta. Se quello non fosse bastato avrebbe combattuto anche il Consiglio. I suoi simili l’avrebbero ricordato come Yaart, il titolo che venivano accordato solo ai più grandi conquistatori del suo popolo.
Arrivarono a Vetta 15 dalla strada più diretta da Caninea, costeggiando una cresta montuosa che proteggeva la via da vento e neve salendo dolcemente fino quasi alla vetta.
Xeros sorrise raggiante per la vittoria vicina. Il nemico non aveva scampo, loro erano molto più numerosi e un altro gruppo stava arrivando dal tunnel sotterraneo. Vetta 15 sarebbe caduta conquistata dal basso e dal davanti. Avrebbe voluto usare anche delle Cannoniere, ma sarebbero state una preda troppo facile dei missili nemici.
Si issò sulla torretta del carro che lo portava, voleva che tutti lo vedessero. Stava per ordinare l’attacco che avrebbe dato il via al suo regno. Alzò il braccio, una sensazione simile a un tremolio lo fermò. Si guardò vicino e ai lati, non trovando niente di strano pensò di esserselo immaginato. Ma vide anche altri guardarsi attorno. Non ci diede importanza, stava per ripetere il gesto ma una scossa del terreno fece sobbalzare il mezzo.
Un fragore superiore a qualsiasi suono potessero emettere, sovrastò le urla di terrore. La cresta di rocce stava crollato su di loro. Terrorizzato Xeros rientrò nel veicolo blindato mettendosi ai comandi, premette l’acceleratore passando sui corpi dei suoi uomini. Doveva raggiungere la testa della formazione, dove la cresta cessava e sarebbe stato al sicuro da quel disastro.
La raggiunse ma capì di essere  al sicuro solo quando non sentì più il terreno tremare e il rumore delle rocce contro la corazza del mezzo. Era vivo e poteva ancora farcela. Tra i sopravvissuti e il gruppo in arrivo dalla galleria aveva abbastanza soldati. L’obiettivo era proprio davanti a lui.
La torre esplose da un lato, inclinandosi in quella direzione, cadde sulla neve cominciando a rotolare trascinando con se altri detriti.
Xeros urlò terrorizzato quando il corpo centrale della torre precipitò su di lui e travolse la sua avanguardia.
 
Tetrius abbassò il binocolo, gli scappò un grugnito di soddisfazione. Tutto era andato come voluto, rischiando aveva puntato sul fatto che i nemici non avrebbero usato le cannoniere per timore dei lanciamissili. Così aveva usato le ogive per minare la cresta rocciosa e Vetta 15. Aveva preso il necessario e ora usava un carro come postazione mobile di comando.
Era sicuro che, chiunque fosse il comandate nemico, si sarebbe comportato in previsione di una battaglia per la conquista del QG di Divisione N. Lui aveva deciso di sovvertire tutto questo, sacrificando la postazione di comando. A differenza di altri ufficiali non aveva mai avuto problemi a sacrificare uomini, mezzi e postazioni per ottenere la vittoria. La gerarchia turian aveva definito le sue tattiche “crimini di guerra” e condannato lui per questo, per lui era semplice logica di guerra.
Diede il segnale, mimetizzati tra roccia e neve i soldati di Divisione N emersero come dal nulla a finire il lavoro iniziato dalla frana. Fu un massacro a senso unico, mezz'ora dopo Tetrius dava il segnale di marcia registrando la perdita di tre soldati di cui uno era morto scivolando giù da una roccia spaccandosi il collo.
Arrivarono alle zona delle cupole abitative “ Mille città”, i centri abitati aprirono le porte al loro arrivo, la folla li acclamava per strada e spesso mostrava i corpi degli occupanti che avevano ucciso nella rivolta alla notizia della loro vittoria in quella che la gente chiamava già “Battaglia della Torre” .
Appena saputo della disfatta, i mercenari avevano da subito cominciato ad abbandonare gli insediamenti. La popolazione aveva notato qualcosa di diverso, senza la minaccia dei lanciamissili puntati sulle “Mille città” presto gruppi organizzati avevano catturato uno o due mercenari isolati. La notizia di cosa era successo si era diffusa all’istante.
L’intero pianeta era schierato con le ragazze Weaver, poco esperte di folla dovettero mostrarsi più volte alla gente esultante che spesso le indicava chiamandole “ principesse”.
Rimaneva però un grosso problema: Caninea. Per quanto danneggiata e distrutta rimaneva una formidabile postazione difensiva. I mercenari con i loro capi e tutte le loro forze vi si erano asserragliati all’interno.
Tetrius aveva qualche idea su come assaltarla, il problema era sempre la mancanza di artiglieria pesante. Le previsioni per superare la prima linea di difesa erano di ingenti perdite, se si fosse dovuto combattere per ogni centimetro della zona sotterranea la possibilità di una sconfitta non era distante. Era una delle situazione che lui odiava di più, dipendeva molto dall'umore delle truppe: quale delle due parti si fosse scoraggiata per prima avrebbe perso.
Era da più di un'ora che alla mappa tattica urlava contro i presenti perché qualcuno proponesse una qualche idea, Zaeed era l’unico che rispondeva alle sue imprecazioni. Massani aveva avuto qualche buon suggerimento, ma non bastava. Quello che il turian non sopportava è che proprio su Noveria non si trovassero armi pesanti, sembrava una barzelletta.
Le truppe missilistiche erano state riportate a Yukon, da lì minacciavano Caninea, garantendo nel contempo la sicurezza dello spazio aereo. Un bombardamento a tappeto non avrebbe avuto effetto, il nemico si sarebbe semplicemente riparato sottoterra. Non avevano nemmeno una gran scorta di missili. Gli stabilimenti sul pianeta avevano ripreso a funzionare, gli operai erano tornati volutamente ai loro posti, ma lo stesso non bastava. Non c’era organizzazione, producevano senza sapere bene cosa e quanto, ne quali fossero le scorte di materie prime presenti.
Purtroppo i membri del Consiglio d’amministrazione sopravvissuti alla distruzione di Caninea erano stati giustiziati dopo un tentativo fallito di una grande rivolta organizzata. Senza fare distinzione fra i presenti, impiccarono una persona per piazza.
Privi di qualcuno capace di comprendere la situazione economica della compagnia chiedevano a Tetrius ma di questo il turian non sapeva niente, tantomeno delle ragazze adolescenti. Lui aveva ordinato che continuassero a fare quello che facevano. Questo almeno li teneva impegnati e garantiva rifornimenti, aveva però la sensazione che senza Dasha la Noveria Corps non sarebbe andata avanti.
« Signore! È urgente! » gridò un ufficiale delle comunicazioni entrando nel centro di comando. Tetrius prese il rapporto, lo guardò un attimo e lo gettò sul tavolo perché anche gli altri lo vedessero. « Delle navi sono entrate nel sistema, dalla rotta sono dirette qui. Rinforzi nemici probabilmente, purtroppo ci hanno chiuso le comunicazioni extraplanetarie. Un forte segnale di disturbo con origine a Caninea ci blocca e non riusciamo ad aggirarlo, dopo aver inviato il messaggio. »
« Attaccare, è l’unica opzione che ci resta. » disse Zaeed.
Tetrius annui « Si, è sarà dura. Di fatto dovremmo affrontare due battaglie separate, prima contro le forze presenti poi contro quelle in arrivo. Dobbiamo riuscire prima che si riuniscano. Atlantic Codex salperà immediatamente e farà il possibile, sfruttando il suo occultamento.  Da Yukon forniranno fuoco anti aereo, colpiranno il nemico mentre sbarca. » - sorrise - « Pare che non avrò il problema dell’incubo della pensione. Questa battaglia sarà il mio capolavoro, un buon momento per morire. » Tutti lo fissarono un attimo costernati « Muoversi! » urlò facendo scattare i sottoposti.
Giunse una seconda comunicazione, il nemico si stava schierando per attaccare e in prima linea aveva cinquanta Dwerger. « Come fanno ad averne? Erano stati inviati tutti per combattere i grigi! » domandò con rabbia.
Un sottufficiale disse « Credo…la produzione è andata avanti, finché la Weaver era il presidente almeno. Devono essere stati inviati a Caninea, li sono rimasti. »
« Questo non cambia niente. » affermò Zaeed.
« Già, sarà solo più dura. »
Cinquanta Dwerger in prima linea, a seguire due linee di fanteria Krogan e dietro una massa confusa. L’intenzione di caricare non poteva essere più evidente. L’arrivo dei rinforzi li aveva resi coraggiosi, era il pensiero del generale turian.
Lui aveva scelto uno schieramento difensivo su tre linee, l’ordine era che le prime due si aprissero alla carica del nemico per attaccarlo ai lati. Soltanto l’ultima linea avrebbe opposto una solida resistenza, se la spezzavano avevano perso. Alexya, Trish e Diana erano in prima linea, tutti avevano detto che era una pessima idea. Se fosse successo qualcosa a loro per gli uomini sarebbe stato un duro colpo, non avevano sentito ragione. « Ricorda di chi siamo cloni e di chi ci dichiariamo figlie, nessuna di loro due si sarebbe nascosta. » rispose fieramente Alexya.
« Tranquillo “vecchio” faremo cagare il nemico dalla paura appena ci vedrà in azione, il campo di battaglia sarà nostro. » fu il commento di Diana.
« Voi non sapete come sia un campo di battaglia, è ben diverso dal commettere un omicidio. »
« Saremo prudenti, sono contenta che ti preoccupi per noi. » disse dolcemente Trish, lui alzò gli occhi al cielo. Quelle tre non avevano mai dimostrato di capire il significato di prudenza ma il tempo stringeva, così avevano preso posto dove volevano. Davanti a tutti.
I Dwerger caricarono seguiti dai Krogan, aprirono il fuoco con i loro cannoni principali. Esplosioni energetiche colpirono la prima linea di Divisione N la cui reazione era debole e fiacca. Un movimento in diagonale sul terreno che ancora separava i due eserciti attirò l’attenzione di Tetrius, guardò col binocolo. Le ragazze si stavano lanciando in un attacco solitario.
 
Correvano veloci sulla neve, i piedi appena la toccavano. Alexya guardò a destra verso lo schieramento nemico, i Dwerger erano in marcia e loro erano nel mezzo del percorso.  I mech aprirono il fuoco, schivarono un paio di colpi. Erano state avvertite che il segnale di controllo che emanavano non avrebbe funzionato, da ore Mores lo trasmetteva e quei Dwerger non rispondevano. Grazie a quello avevano violato spesso la sicurezza nemica, conseguito i successi che in meno di un giorno le avevano quasi riportate a riprendesi Noveria
« Trish! » gridò alla sorella che aveva preso posizione alla sua destra che colpì violentemente l’aria con un pugno, nuovamente questa sembrò creparsi. Una violenta onda biotica percosse la neve alzando un muro bianco che le celò alla vista. Risparmiando l’occultamento per dopo, visto il suo consumo energetico.
« Salto biotico! » ordinò Alexya non sapeva bene dove le stava conducendo ma aveva la sensazione di andare verso una forte concentrazione di eezo o di persone dotate di potere biotico. Era il suo istinto a dirglielo, ne avrebbe voluto uno da animale come quello di Isabella. Furono alle spalle dei Dwerger e dei krogan, a ridosso delle linee nemiche. Saltò un crinale e rimase sorpresa.
Cacciatrici asari, almeno dieci squadre ma il vero problema era che non erano davanti a lei ma sotto, in una trincea dietro al crinale. Tetrius l’aveva detto, un campo di battaglia era diverso da un omicidio. Adesso però era tardi per correggere lo sbaglio, come a rallentatore vide le loro armi venir puntate contro di lei. Si sentiva uno stupido uccello a cui tutti avrebbero sparato, poteva solo sperare che la velocità del salto, scudi e armatura se la sarebbe cavata. Avrebbe almeno voluto chiedere scusa a Trish e Diana per averle condotte lì.
Ci fu come una folgore, un movimento veloce e qualcosa di accecante precipitò fra le cacciatrici . L’istante passò e il tempo riprese a scorrere normalmente. Alexya e Trish caddero chine sul la neve, rivolte subito verso il nemico. Sgranarono gli occhi, Diana era caduta in mezzo alle asari. Dal suo corpo si irradiava potere sottoforma di scariche elettriche bluastre, ma soprattutto da spalle, braccia e gambe.
« Granate! » urlò un asari e si gettò al riparo quando un paio di queste caddero su di loro, Diana sfruttò quell'occasione per scappare mentre dietro di lei gli esplosivi si azionavano. Troppo veloce ruzzolo a terra, nell'ultimo metro finendo tra le sorelle. Aiutata dalle altre due ripararono tutte dietro una roccia.
« Diana mi dispiace, non dovevo condurvi » disse Alexya andando da lei.
«… Di che parli? Sei l’unica fra noi a sapere sempre quello che sta facendo. Allora è questa la sensazione che si prova quando si è piene di eezo 19 convertito. Mica male vero Trish? » dichiarò alla sorella che per prima aveva avuto quell'esperienza che annuì.
« Perché non ci hai detto che potevi farlo? Sei stato più che rapida, un vero fulmine.» la rimproverò Alexya.
« Perché non sapevo di poterlo fare, una volta mi ha chiesto se mi sentivo più forte. Non mi sentivo tale, era come se non riuscissi a sfogare i miei poteri…ha ragione Isabella a dire che i dubbi sono un blocco. Quando ho pensato che eravate in pericolo, non ho avuto dubbi che avrei dovuto far qualcosa.» mostrando gambe e braccia disse « Questo è il risultato. Adesso sorella che facciamo? »
Quella domanda rinfrancò Alexya, ancora le davano fiducia « Quello per cui siamo venute. »
Molte granate volarono in aria, non sapevano utilizzare armi da fuoco ma una granata la sapeva usare qualunque idiota. Premuto il pulsante bastava lanciarle. Avevano quindici granate a testa, i loro poteri biotici di gran lunga migliori di un biotico abituale e le loro spade.
Sotto quella pioggia improvvisa le asari si dispersero. « Trish fallo! » urlò Alexya.
Con molto più forza di prima la ragazza colpì il manto nevoso. Per dieci metri una nuvola di neve ricopri tutto nascondendo la visuale.
Le asari attaccarono nonostante l’assenza di visuale, tre attaccavano e una quarta forniva copertura con una cupola biotica.
L’ufficiale asari scrutava l’esterno della cupola ma non vedeva niente « Pochi istanti e si tornerà a vedere. » disse per incoraggiare le sue compagne, ma quando la cupola svanì si girò rabbiosa pronta a punire severamente chi l’avrebbe dovuta tenerla « Sbeck! » Esclamò bestemmiando nella propria lingua.
La quarta asari era in piedi, ma un ampio taglio le aveva spaccato il cervello in due. Lei non si era accorta di niente e forse neanche la vittima, che si era dimenticata di cadere o di lanciare un urlo.
« Schiena contro schiena! » ordinò mettendosi in formazione, con le rimanenti due compagne.
Le sembrò per un istante di vedere qualcosa, capì « Sono occultate! Fuoco! » aprirono il fuoco a casaccio per tenere lontano un nemico che non potevano vedere. Poi percepì qualcosa alle sue spalle, si girò nell'istante in cui le sue due compagne erano attaccate da due nemici.
Una figura fu così veloce che non fu nemmeno certo di averla vista ma il cadavere della sua compagna con braccio amputato, l’aveva usato per ripararsi, non lasciava dubbi. L’altra aveva invece uno squarcio enorme e orribile che dal collo proseguiva fino all'inguine. Le sembrò il lavoro di una bestia, per la forza che sembrava esserci stata messa.
« Ehi! » quel grido la fece voltare davanti. La spada le attraversò il petto uccidendola all’istante. Alexya la estrasse senza problemi.
Le cupole biotiche erano facile da individuare, anche senza le asari lo sarebbero state ugualmente. Il loro eezo le tradiva, lo faceva la sua luminescenza.
Loro non avevano quel problema, le armature che indossavano lo correggevano ampiamente e per chi era abituato a giocare nelle tormente di Noveria, l’assenza di visuale e la neve non erano un ostacolo. Il nemico pareva goffo, lasciava molte impronte e bastava seguirle per trovarlo.
« Mi viene da piangere a vedere Caninea distrutta. » mormorò Trish, sapevano cosa era successo. Avevano visto foto ma adesso che erano così vicine alla loro casa, vederla ridotta in quello stato e occupata da nemici, faceva sentire alla ragazza un magone in gola.
« Tranquilla Trish, quando ci riprenderemo Dasha e Isabella loro rimetterà tutto a posto. » disse Diana.
« Davvero? »
« Davvero, davvero »
« Si Trish, ma prima dobbiamo liberare Caninea da chi la occupa. » - affermò Alexya - « Andiamo! » e si diressero verso altri nemici. Alexya si morse il labbro dal nervoso, in se non avvertiva cambiamenti particolari eppure era sicura che anche in lei eezo fosse ormai convertito nella forma 19. Era gelosa delle sue sorelle, si odiava a per quello e temeva che fosse quel sentimento che le impediva di raggiungerle. 
Rimaneva la migliore con la spada, ma questo contava fino a un certo punto.
Quando avevano attaccato le asari era stata lei, occultata, a lanciare un affondo biotico, un attacco con un raggio molto più stretto rispetto a un fendente, centrando in testa l’asari che alzava la cupola che non era servita poi a molto. L’affondo, alimento dall’eezo 19, aveva bucato la barriera e ucciso l’asari all’istante, un colpo di precisione di cui sapeva le sue sorelle non erano capaci e che l’avrebbe suscitato l’ammirazione di Dasha se fosse stata presente.
Non sapeva quali dubbi la trattenessero da dimostrare il suo vero potenziale, per adesso le sembrava solo di poter intuire la posizione o presenza di eezo in corpo in maniera molto più intensa di prima.
Si chiese di quale potere poteva mai essere manifestazione, accantonò il pensiero quando furono vicini a degli altri nemici « Trish, alza una tormenta. » Nuovamente la neve nascose ogni cosa.
 
Tetrius osservava con rabbia silenziosa il campo di battaglia, distrattamente ,con la lingua assaggiò il suo stesso sangue che da un graffio sulla guancia era colato a un angolo della bocca. Non era rimasto inerme a dare ordini, l’arma che teneva lo dimostrava.
A renderlo furioso era che il nemico stava vincendo non per bravura o altro ma solo perché aveva quelle dannate unità corazzate, queste per giunta avrebbero dovuto essere ai suoi ordini. Per lui era un affronto personale che dei dilettanti stessero avendo la meglio, solo perché la fortuna gli aveva fatto trovare quei Dwerger.
Tutto era andato come previsto, le prime due linee si erano aperte al passaggio dei nemici attaccandoli di lato, lasciando alla terza linea il compito di impegnarli frontalmente. Era anche riuscito il trucco di ingannarli sul numero, aveva fatto credere che fossero molto meno numerosi di quanto sembrava. L’equipaggiamento di Divisione N proteggeva perfettamente dal freddo, un terzo dei soldati era stato seppellito dai compagni sotto un leggero strato di neve.
Quando i krogan furono vicini sbucarono da sotto il manto nevoso, colpendoli da vicino ma i krogan non erano tipi per scoraggiarsi per quello e resistettero, lo scontro al centro si fece accanito.
Aveva notato un certo vantaggio sul proprio lato sinistro, sembrava che il nemico non stesse attaccando al massimo delle possibilità, lì era dove le ragazze si erano lanciate all'attacco. Quelle tre erano eccezionali, ma avevano davanti un centinaio di nemici.
« Signore! » disse un sottufficiale correndo da Tetrius « Atlantic Codex…»
« Cosa è successo? »
« Ha cambiato direzione.»
« Vuoi dire che quel maledetto batarian ha disertato? » gridò infuriato il generale.
« Io…ecco…non saprei…sta tornando indietro…credo.»
« Dannazione, spiegati soldato!! » urlò Tetrius furioso.
« Ecco…si…dunque…ha incrociato il nemico e dopo ha virato…poi…si è occultata e non la rileviamo più, non risponde ai messaggi. »
« Bastardo di un Multan, maledetto batarian, fosse l’ultima cosa che faccio lo ammazzo. Ordinate a Yukon di colpire il centro del nostro schieramento. »
« Ma signore….»
« Esegui! Saremo colpiti da fuoco amico, ma dobbiamo vincere ora! Perché in qualsiasi altro caso i rinforzi nemici arriveranno prima che si conquisti Caninea. »
Un rombo squarciò l’aria, tutti i combattenti sul campo l’udirono e molti alzarono la testa al cielo. Questo era sgombro, ma un fragore sordo era ancora percettibile e sembrava in avvicinamento.
« La! » gridò Tetrius indicando un punto nel cielo, proprio sopra al campo di battaglia. Atlantic Codex stava apparendo dal nulla, occultata sia ai sensori che alla vista era entrata nell'atmosfera di Noveria a velocità elevata e il suono che produceva non poteva essere nascosto. Ma ora era perfettamente visibile.
Un bagliore attirò il generale turian, il cannone principale della nave era in posizione e una flebile luce fuoriusciva dalla sua bocca da fuoco. Il segno che era carico al massimo, ma a preoccuparlo maggiormente era che la nave stava scendendo quasi in picchiata verso di loro.
« Pazzo, stupido di un pilota, cosa vuoi fare? Ucciderci! » gridò Tetrius livido in volto per la rabbia.
«Magari…sta attaccando il nemico..» suggerì il sottufficiale.
« Lo so! Idiota! Ma in questo modo colpirà anche noi! Non è possibile pilotare una nave e far centro a quella velocità. » - e voltandosi verso la nave - « Forza idiota uccidici tutti, giuro che dall’inferno degli spiriti verrò a tormentarti. »
La nave proseguiva nella sua corsa folle in picchiata, ormai tutti l’avevano vista e come anche il bagliore del suo cannone principale. Entrambi i fronti si fermarono, vi fu incertezza, se avesse fatto fuoco avrebbe spazzato via tutti: amici e nemici. Quell'idea si faceva largo in sempre più menti, alla fine fu il panico. Divisione N corse indietro, i mercenari si diedero alla fuga verso Caninea non avendo dubbi a cosa stesse mirando.  Solo i Dwerger continuarono l’attacco. Ma nel tempo che ognuno impiegò a fare tre passi l’Atlantic Codex fu su di loro a cento metri dal suolo. Tutti videro unicamente il bagliore del suo cannone di prua.
A cento metri dal suolo la nave fece fuoco, Laudat pensò a un dio vendicativo che scagliava i suoi fulmini contro gli stupidi mortali che l’avevano oltraggiato mentre correva lontano dai nemici, da quello che pensava e sperava sarebbe stato il centro dell’esplosione.
Il fatto che il cannone fosse sovraccarico, la vicinanza del bersaglio. Tutto contribuì ad aumentare la potenza all'impatto.
Il colpo fu impressionante, investì i Dwerger annientandoli, fondendo le loro corazze. Per la vicinanza l’energia non si disperse lungo il suo tragitto e prepotentemente cercò altre vie. Ai lati investendo ogni cosa.
Sartrone si gettò in un buco colmo di neve che si sciolse quasi istantaneamente « È come se una stella si stesse schiantando. » Ccmmentò.
Poi l’energia cercò un nuovo sfogo, verso l’alto investendo la nave. Atlantic Codex vibrò pericolosamente, lamiere dello scafo si staccarono ma rimase in rotta, dritta nel cuore di quell'inferno che aveva creato.
Sempre più giù, solo allora Tetrius notò che il raggio energetico del cannone non cessava.
Tutte le armi di quel calibro sparavano un colpo energetico di durata regolare, questo per via di blocchi di sicurezza inseriti. Senza di quelli l’energia liberata sarebbe stata troppa, finendo per distruggere l’arma stessa.
« Che significa?! » gridò, sdraiato a terra, mentre cercava di resistere al forte vento che si era originato dall'esplosione.
All'ultimo l’Atlantic Codex azionò i razzi di manovra, il muso della nave si alzò incominciando ad allinearsi al terreno. Il raggio del cannone avanzò sul terreno seguendo in senso inverso il tragitto dei nemici ora in ritirata.
Se i krogan erano stati i primi ad all'attacco, adesso erano ultimi nella fuga e i primi a cadere. Il centro dello schieramento nemico venne annientato in tutta la sua profondità. Sul terreno, una striscia nera costellata di cadaveri bruciati di ogni specie della galassia partiva dallo schieramento di Divisione N arrivando fino alle macerie di Caninea.
La battaglia era vinta, non la guerra. Il nemico in fuga stava riparando a Caninea e presto avrebbe avuto rinforzi.
In maniera po’ pesante e goffa Atlantic Codex atterrò sul terreno, l’intera parte anteriore presentava danni allo scafo. Il cannone era inservibile.
Ancora tutti allibiti guardavano la nave senza muoversi, nessuno sapeva bene che fare. I soldati non avevano ordini, gli ufficiali non sapevano quali decisioni fossero state prese. Tutti videro Tetrius a grandi passi raggiungere la nave lanciando bestemmie nella propria lingua, alcune delle quali i traduttori non riuscirono a rendere comprensibili per chi non fosse turian.
La rampa posteriore della nave si aprì, lui vi si arrestò davanti senza smettere di urlare.
« Multan! Trascinati qui che voglio ammazzarti! Nemmeno i sommi spiriti sapranno che farsene dell’anima di qualcuno così stupido, imparerai il significato di stare agli ordini batarian idiota, tu e chiunque altro sia coinvolto in questa faccenda. Vi ammazzerò è….» S’interruppe di colpo, la bocca spalancata, pareva essersi congelato.
Qualcuno in armatura nera stava scendendo dalla nave, sul casco un visore rotondo, rosso, di quelli usati dai cecchini. Dalle forme si capiva che era una donna.
Si fermò davanti a Tetrius a qualche centimetro di distanza, lui pareva una statua. Con un movimento teatrale la donna si tolse il casco. « Dice a me generale? » chiese Dasha.
Lui era certo di non confondersi, quella presenza, lo sguardo determinato e freddo che vedeva nell'occhio destro nonostante il sinistro coperto da una benda. Occhio con un iride perfettamente nera che metteva soggezione. Non poteva essere un falso eppure mancava qualcosa.
« Isabella? » domandò  il turia.n
« È scesa con lo spostamento di fase prima che la nave atterrasse. Sta cercando Alexya, Diana e Trish e qualcun altro.  Ha detto di averle avvertite o roba simile. Generale non crede sia io, potrei essere un falso, forse un clone? » - Si chinò verso di lui e all'orecchio - « Sono io generale, lei mi obbedirà come sempre perché conosco il suo prezzo e l’ho pagato molto tempo fa: l’assassinio della persona che la fece condannare per crimini di guerra e la possibilità di avere ancora un comando militare. »
Tetrius non disse niente, solamente le fece il saluto militare. Era lei, viva, non vi erano dubbi.
« Le navi in arrivo? » domandò lui.
« Trasporti, con dentro ogni singolo soldato di Divisione N sparso in giro per la galassia. Multan dovrebbe aver inviato un messaggio per informare tutti. Anche se le comunicazioni planetarie funzionano è fastidioso non avere quelle spaziali. »
Tetrius trattenne una risata, i mercenari avevano attaccato per disperazione non per eccesso di fiducia. La situazione era l’opposto di quella che aveva immaginato e tutta a suo favore.
« Mores? » domandò Dasha.
« Al centro di comando. »
« Lo contatti dicendogli di salire sulla nave, Sunt gli spiegherà il piano. » Il turian annuì.
Anche altri l’avevano notata, quelli che erano sul libro paga della compagnia come guardie armate, i responsabili della sicurezza: Divisione N. La voce si sparse velocemente, tutta la fissarono, incominciarono a radunarsi in gruppi sempre più numerosi, presto il loro numero circondò Dasha e la nave.
Ignorarono anche qui pochi ufficiali che cercarono di tenerli in riga. Il mormorio delle loro voce crebbe, divenne un grido di rabbia: Era forse impazzita? In quell'attacco aveva rischiato di uccidere anche loro? Dove era stata e perché aveva abbandonato Noveria? Sapeva cosa loro avevano passato? Chiedevano risarcimenti e le loro richieste crescevano con il grido che aumentava con la rabbia che s’ingrandiva con l’aumentare delle richieste.
Zittendoli e sorprendendoli tutti, sganciò il busto dell’armatura che cadde nel fango nato dallo scioglimento di tutta la neve sul campo di battaglia.
Dasha era sempre stata una donna piacente, non un esempio di armoniosa bellezza come Isabella, ma nessuno si sarebbe mai dispiaciuto del suo aspetto.
Tutti si aspettavano un fisico tonico, ma videro ben altro. Il mese di prigionia non avevano mancato di lasciare segni sul suo corpo. Il peso era calato di molto, le ossa si intravedevano bene, come i lividi e le cicatrice.
Girò su se stessa perché tutti la vedessero. « Quello che è stato fatto a voi e a Noveria è stato fatto a me, non devo niente a voi oltre a quello che vi è stato dato per lavorare per me. L’unica cosa che vi prometto è la vendetta. Se non vi sta bene, siete licenziati e solo chi lavora per la compagnia ha il diritto di rimanere. Non pensate neanche di sfruttare quest’occasione e ricattarmi per dei vantaggi. Voi servite me. Voi avete bisogno di me. Non sarà mai il contrario. Ho giocato con le vostre vite tutte le volte che ne ho avuto bisogno, le ho sacrificate senza problemi e non ho intenzione di smettere o avere rimpianti. L’alternativa la sapete. » Un discorso duro, con un tono altrettanto gelido e crudele. La Weaver gli aveva sbattuto in faccia una verità che tutti conoscevano.
Un uomo si fece largo tra la folla a spintoni, da come si muoveva era chiaramente arrabbiato. I gradi sull’armatura lo segnalavano come caposquadra, arrivò fin davanti alla Weaver.
« Caposquadra Laudat…ci siamo già incontrati di persona se non si ricorda di me.» Disse presentandosi.
« Vagamente.»
Il pugno colpì Dasha alla guancia sinistra lasciando un piccolo livido, centinaia di bocche si aprirono per lo stupore « Fanculo! Ha quasi ucciso me e molti di noi. Lo sa che stiamo combattendo per le “principesse”, le sue figlie? Lei è una fottuta bastarda! » urlò tutto a squarcia gola e cadde sulle ginocchia subito dopo. Sapeva cosa aveva fatto, la paura aveva infine preso il sopravvento sulla rabbia che l’aveva spinto a quel gesto suicida. Sperava solo che sua moglie e figlia potessero rimanere sul Noveria. Non voleva rovinare anche il loro futuro.
« Caposquadra …» sussultò a quel richiamo e chiuse gli occhi rimanendo a testa bassa, non aveva davvero il coraggio di alzarli. Sentiva lo sguardo della Weaver su di se.
« Mi guardi…» Lui ubbidì incondizionatamente. Era sicuro che altrimenti non avrebbe mai trovato il coraggio. “Uno squalo” fu il suo primo pensiero “ o un lupo” gli occhi della Weaver non mettevano soggezione senza motivo.
« Non si è rivolto a me come si deve “Fanculo e…”? »
« Io…non capisco…» rispose lui, si sentiva la mente vuota. Non riusciva a pensare
« Fanculo e…? » ripete lei con più insistenza.
Privo di idee lui rispose d’istinto « Fanculo signore. ». Dasha sorrise. Questo in certo senso lo sconvolse ancora di più
« Caposquadra è multato di un mese di paga, si ritenga fortunato. Adesso si alzi. » Lui tremante lo fece, non credeva di essere ancora vivo. Dasha gli ruppe il naso con un pugno mentre si alzava. Lui ricadde ma stavolta si rimise subito in piedi.
Si fissarono un istante, lui rise dal sollievo. La Weaver non era donna da lasciar passare un affronto e lui forse era davvero un uomo baciato dalla fortuna, per essersela cavata con così poco.
« Hai bussato alle porte dell’inferno è il diavolo non ti ha aperto per paura Dasha? Abbiamo letto il messaggio ma non ci credevamo, abbiamo preso una navetta per venire a vedere di persona » gridò Naomi, arrivava direttamente da Yukon, con lei Tenus
« Potrei chiederti la stessa cosa Naomi, la tua faccia attuale spaventerebbe per davvero il diavolo e forse anche Tenus. »
« Stronza come sempre. »
« Non ho motivo per cambiare. » si fissarono un istante, stringendosi la mano subito dopo. Entrambe erano sopravvissute alla trappola del nemico, che aveva fatto prigioniera Dasha e privato di quasi metà del corpo a Naomi.
« Tenus » disse Dasha lanciando un'occhiata a Naomi, il drell inclinò la testa in segno di saluto « Una donna offesa sa essere terribile. »
« Non capisco. »
Ma Dasha non diede altre spiegazioni, lanciò un comunicatore a Tetrius « Il colonnello Rumia è in attesa di ordini. Affido tutto a lei.» e s’incamminò verso Caninea seguita da Tetrius, Naomi, Tenus. Laudat si unì di sua iniziativa, Sartrone gli fu vicino, poi piccoli gruppi si unirono e infine fu una marea umana. Gelidi e rabbiosi come una tempesta del pianeta, Divisione N aveva di nuovo la sua sola e unica “signora ”.

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Capitolo 26
*** Battaglia per Noveria 2° parte ***


Navette provenienti dalle navi in orbita sbarcavano gli uomini di Divisione N provenienti da ogni dove.
Tetrius si affiancò Dasha « Sarà dura, la zona sotterranea è sigillata. Avremmo perdite non trascurabili. »
« Questo è irrilevante generale. Caninea non sarà mai preclusa a me. Sunt! Mores! Siete pronti? » gridò.
« Quando vuoi Dasha! » rispose il volus a bordo dall’Atlantic Codex.
I due avevano un compito preciso, riottenere il comando di Caninea. Sunt era l’esperto informatico, per quello che aveva in mente aveva bisogno di una mano. Per quanto fosse infastidito dalla cosa, quel Krogan era l’unico che poteva aiutarlo.
Nascosto dalla benda, l’occhio sinistro di Dasha s’illuminò
 
Il sistema informatico della compagnia non era stato violato, ma molte parti di esso cancellate e rimosse e sostituite da un programma pirata. Dasha e Sunt avevano parlato di come ripristinare il tutto al suo stato originale, per meglio dire il volus aveva spiegato al suo datore di lavoro le possibilità. Copie di background esistevano nei server centrali, avviate tutto il sistema sarebbe tornato alla normalità.
Il problema era che dovevano accedervi fisicamente, altro inconveniente era il creatore del programma pirata. Avviare la funzione di ripristino avrebbe aperto un collegamento tra i server centrali che fino a quel momento avevano resistito. Non era possibile sapere cosa sarebbe potuto succedere.
La soluzione era uccidere prima l'hacker asserragliato dentro Caninea, poi avviare il ripristino. Per farlo avevano bisogno di un collegamento.
Sunt non aveva ancora ben chiaro quali fossero le capacità di comando di quello che Dasha si era ficcata in testa, unendolo all'indottrinamento da nemesis. Dubitava che la sola funzione fosse quella di riconoscimento dai sistemi di sicurezza, esistevano tanti altri metodi senza a dover ricorrere a misure così rischiose. Si domandò cosa sapesse Galba, quel medico fallito. Non osava chiedere niente di più a lei per prudenza, solo domandò « Ci serve “un entrata”, se con quella cosa che hai in testa puoi farla riavrai Caninea.»
« Si può fare. »
 
I computer sull’Atlantic Codex si illuminarono, su tutti il logo della compagnia e la richiesta di un codice d’accesso. Si oscurarono un secondo, al riaccendersi erano dentro.
Sunt e Mores si guardarono stranamente. Dasha era acceduta alla parte ancora sana del programma, evitando completamente quella pirata. Loro non avrebbe potuto farlo, avrebbero dovuto prima superare le difese di quello e poi penetrare nel sistema compagnia. Cosa diavolo Dasha aveva in testa? Questa era la domanda che entrambi si ponevano, ma adesso non avevano tempo per quello.
 
Big Varren: un robot dalla forma e dimensione di un pallone di calcio, inventato da Sunt e Mores era stato usato per alcuni omicidi. Con la fondazione della Noveria Corps era diventato il robot principale della sicurezza. Economico, efficiente, discreto non venne però mai commercializzato.
Su Noveria tutti erano abituati a vedere gironzolare quelle sfere robotiche nei corridoi, scansionavano qualche lavoratore, lo individuavano come uno dei dipendenti della compagnia e passavano oltre. Nel caso la sua identificazione non fosse possibile o si trovasse in un'area in cui non poteva accedervi scattava una segnalazione.
A quel punto dalla sala di controllo avrebbero potuto anche ordinare al robot l’eliminazione dell’intruso, in genere si lasciava ai big varren solo il compito di sentinelle. Si preferiva fossero delle persone della sicurezza a prendere in custodia l’individuo e scoprire come stessero le cose. Un errore da parte del robot era sempre possibile.
Quando arrivarono i mercenari i big varren vennero semplicemente ignorati. Yaafe Xos aveva pensato di usarli per la sicurezza ma non era possibile, avrebbe dovuto creare un file per ogni mercenario presente. Così loro continuarono a gironzolare per Noveria, usati ogni tanto per fare tiro al bersaglio, continuando nel frattempo a scansionare ogni mercenario, inviando segnalazioni che rimanevano inascoltate.
 
Sunt e Mores si scambiarono uno sguardo divertito e malefico, per una volta erano d’accordo su qualcosa. Il krogan premette “ Si a tutte” le segnalazioni, Sunt elaborava alcuni ordini precisi.
 
« Cos’è questo suono? » chiese un mercenario batarian al suo omologo salarian. Si udiva un ronzio nell'aria. Prima che potessero rispondere un big varren svoltò da dietro un angolo a tutta velocità.
« Non ricordo fossero così veloci! » esclamò il salarian.
Le parti laterali della sfera si aprirono sollevando la parte centrale, diventando le ruote su cui correva. Una torretta sbucò dal centro mitragliandoli. Il batarian si accosciò ferito in un angolo, il salarian si gettò di lato e sparò. Centrò il big varren a una ruota facendogliela perdere, questo sbandò contro un muro. Il salarian continuò a sparare fino a quando non fu chiaro che era fuori uso.
Fece per contattare qualcuno, la sfera esplose scaraventandolo a terra. Il batarian aprì a fatica due dei suoi occhi, era dolorante ma vivo. Il salarian giaceva morto con diverse schegge piantate in profondità in faccia.
« Mine antiuomo..» - mormorò - « Quei così sono armati con mine antiuomo! »  la sua nuca esplose.
Tre big varren dietro di lui si richiusero nella loro forma a sfera, rotolarono sui loro corpi alla ricerca di intrusi.
 
« Qui porta Nord! Che sta succedendo? » gridò il krogan aveva una cinquantina di uomini con se, difendevano l’entrata più vicina al nemico.
« Ci stanno attaccando! » urlò una voce allarmata, a cui seguirono i classici rumori di un combattimento.
« Pronto! Di che parli? » sbraitò esasperato. Lasciò perdere la comunicazione quando alle sue spalle aprirono il fuoco. Non sapeva come ma il nemico doveva essere entrato e li stava attaccando da dietro.
Scoprì che si trattava di quei ridicoli robot, le loro torrette non erano troppo potenti il vero problema era quando esplodevano e il loro numero. Affrontarli non lo divertiva.
Attaccavano a gruppi, non sapeva quanti fossero ma se lo stesso stava accadendo in tutta la base era il momento di abbandonare il pianeta e cercare un altro ingaggio. Aveva guadagnato abbastanza.
Altre esplosioni, queste verso l’entrata sigillata. Truppe di Divisione N, Asari, di questo era certo, si erano trasportate con i poteri biotici oltre la porta. Due squadre non erano abbastanza per batterli, si corresse quando intuì le loro vere intenzioni.
Una squadra combatteva tenendo sgombro uno spazio vicino all'ingresso, l’altra stava minando la porta.
Si sentiva il sangue ribollire.
Aveva con se ancora una decina di compagni Krogan, superstiti della battaglia, lanciò un urlo e caricò chiamandoli a raccolta. Avrebbe respinto il nemico con uno scontro epico.
Sventrò un asari con un colpo a brucia pelo, passò oltre e un krogan le schiacciò la testa con un piede. Altre due caddero, potevano farcela e lo spazio ristretto andava a loro vantaggio.
Scartò di lato, istintivamente parò col braccio un attacco che non aveva riconosciuto. Quelli che sembravano dei fili metallici gli si avvolsero attorno al braccio lacerando le protezioni metalliche e facendo sanguinare la carne sottostante. Rise di soddisfazione, li afferrò con una mano e tirò con forza strappando il nemico che aveva attaccato dal suo riparo.
Non si era aspettato un ufficiale, doveva essere il comandate di quell'incursione. Era euforico. L’avrebbe finita mentre era ancora dolorante a terra col suo martello da guerra.
L’esplosione della porta lo fece barcollare un istante, furente per non averla impedita scagliò con forza l’arma. Un forte rumore metallico percosse l’aria.
Pensò fosse un suo simile invece a brandire quello scudo, tenuto legato a un braccio, che aveva bloccato il suo martello. Invece era l’umano più grosso che avesse mai visto.
L’uomo spintonò il krogan mentre si preparava a sferrare un altro colpo col martello, sbilanciato dal peso della propria arma cadde a terra. Prima che potesse rialzarsi l’uomo usò il bordo inferiore dello scudo e colpì con forza, decapitando il krogan in un colpo.
« Makarov, sicuro di essere umano? » chiese Irixa ancora dolorante, era certa di essersi slogata un braccio o peggio. Non si era aspettata che quel krogan afferrasse i suoi fili. Attorno a loro Divisione N penetrava a Caninea.
« Fatti vedere da un medico… sbrighiamoci, non voglio lasciare il direttore Balestrieri senza protezione. »
«Di che parli? Quella donna sa badare a se stessa e…aspetta, ti riferisci a Bellamy? Non dirmi che ti da fastidio che le ronzi attorno. » e scoppiò a ridere.
« Non essere ridicola. » - rispose scocciato - « Solo non penso ci sia da fidarsi…ecco…»
« Voi due! » - tuonò una voce - « Muovetevi! » - gridò Rumia - « Siamo l’avanguardia dobbiamo continuare ad avanzare » e passò altre.
Irixa sbuffò, Makarov saluto militarmente. Rivolta all'umano l’asari disse « A volte penso che quella turian abbia ingoiato un bastone che ne aveva ingoiato un altro. »
« Che problema hai con lei? »
« Nessuno, mi piace solo stuzzicarla. » disse facendo alzare gli occhi al cielo a Makarov. Però non poteva far a meno di ammirarla, nel loro ambiente pochi avevano la forza per ridere e essere allegri.
Scattarono sull'attenti ma questa volta sul serio, un contingente ben più grosso faceva il suo ingresso. Al suo centro, protetta e inavvicinabile Dasha accompagnata da Tetrius faceva ritorno a casa.
 
Yaafe’ Xos non sapeva che fine avesse fatto quel maledetto drell, sinceramente non le importava. Pensava solo di aver più possibilità di farcela, se avesse potuto usarlo come guardia del corpo.
Tutta colpa di Hehosuul, aveva insisto che si doveva affrontare Divisione N sul pianeta, prima che le truppe Noveria Corps in arrivo si ricongiungessero. Avrebbero mandato i mercenari al massacro nella confusione sarebbero scappati. Poi il drell era sparito come nel nulla.
Meditava di farcela lo stesso, non sapeva come ma avevano oltrepassato le sue difese informatiche. Eppure i rapporti sul suo omnitool dicevano che il suo programma pirata era ancora inviolato. Quale fosse la verità era ancora attivo, poteva vedere la posizione di tutti sulla mappa, controllare chiusura e apertura di ogni porta. Aveva programmato un percorso che l’avrebbe portata fuori da Caninea, dopo non sapeva bene che fare. Immaginava che avrebbe preso una navetta.
L’arrivo di quella flotta della Noveria Corps li aveva costretti ad affrettare i tempi, chiudendo a loro ogni possibilità di fuga. Numerose navette erano atterrate per sbarcare truppe, doveva solo prenderne una e scappare. Doveva esserci molto traffico spaziale, nascondersi dietro a un altro segnale non sarebbe stato difficile.
Si voltò di scatto udendo un rumore, niente. Lo stesso segnalavano i suoi sensori, proseguì, aprì una porta.
Come mise un piede oltre, un esplosione da un angolo cieco ai lati la investì parzialmente.
Urlò di dolore e si sentì disperata quando fu chiaro che non avrebbe più potuto proseguire, un piede era sanguinolente.
Un ronzio, si trascinò spalle al muro ed estrasse una pistola. Una ventina di “big varren” la circondarono rimanendo immobili.
« HHhhhh…sei tu l’hacker…» - disse una voce proveniente dai microfoni dei robot - « Quarian, dovevo immaginarlo. »
Con voce tremante lei disse « iIo…posso pagare e molto…potrei anche lavorare per voi, so che la Noveria non è schizzinosa sul passato dei suoi dipendenti. »
« Vero…hhh… sei stata brava…forse più di quanto convenga a me. »
« Che significa? »
Un “big varren” scattò improvviso schiacciandole le mano che impugnava la mano contro il muro dietro di lei facendogliela perdere, un altro la colpi al petto. Rotolò a terrà, venne colpita alla schiena, in faccia spaccandole naso e denti.
I “big varren” la colpirono sempre più forte ed insieme facendola urlare. Morì lapidata da quei robot, ma questi non si arrestarono neanche una volta morta. Sunt li aveva programmati per seguire il segnale d’origine del programma pirata, impostando lui quella fine tra le svariate possibilità. Aveva deciso per qualcosa di lento e doloroso.
 
Naomi aveva fatto irruzione da una via laterale, lo scopo era colpire il nemico sul fianco e indebolirne la resistenza. Nel contempo tagliare ogni via di fuga. Tutto era andato bene, Tenus aveva eliminato le sentinelle e aperto le porte dai lì in poi lei si era fatta strada come una pazza con un uso massiccio di lancia granate. Conosceva bene dove combatteva, Caninea non avrebbe risentito per qualche esplosione. Aveva conquistato la zona degli hangar senza problemi, ora il nemico spingeva per riprendersela.
Lei stava seduta dietro a un angolo, arma sulle ginocchia e pareva la persona più tranquilla del mondo. Lustin Cauelu, il salarian responsabile del direttore Sly, era quanto mai energico e vitale, gli affidava volentieri il comando in quel momento di pausa per lei.
Alla fine un uomo ai suoi ordini le chiese « Signore non crede di esagerare a riposarsi così? »
« Soldato…fino a quando non inventeranno pallottole che girano gli angoli non ho motivo di preoccuparmi...passami un po’ quella boraccia. » disse adocchiando quella che il soldato portava alla cintura.
Un po’ contro voglia lui la porse, « Acqua? » Disse sbigottita lei quasi sputandola, si era aspettata del salutare alcool.
« Sono astemio. » rispose lui.
« Noi tutti siamo qui perché abbiamo i nostri problemi, i tuoi però devono essere molto gravi. Hai tutta la mia comprensione. »
Prima che potesse rispondere lei si rimise in piedi ed urlò « Siamo stati fermi abbastanza, pronti a muovere al mio ordine! Granate e avanziamo! Lustin controlla che nessuno resti indietro!  Via! » e si gettarono all'attacco.
 
Dietro di loro, nel hangar, restarono i feriti insieme a qualche soldato di guardia. Nessuno fece caso a una figura che si avviava verso le navette. Aprì il portellone evitando all'ultimo una presa da dietro, ruzzolando a terra. Scambiò una serie di colpi col suo avversario, finirono nella presa l’uno dell’altro, si liberarono tornado subito in posizione da combattimento.
I soldati si erano accorti che qualcosa non andava. Hehossul prese il detonatore e lo azionò, in via preventiva aveva piazzato delle bombe a distanza prima di dirigersi subito verso una navetta.
Le esplosioni raggiunsero serbatoi di combustibile, le fiamme presto invasero tutto l’ambiente. Sotto i piedi di Tenus il pavimento cedette un istante, un secondo di distrazione e Hehosuul gli fu addosso, lo colpì allo stomaco. Lui indietreggiò, un ferrò arroventato gli bruciò l’occhio destro infilzandolo, ebbe la prontezza di afferralo a mani nude impedendogli di penetrare ulteriormente.
Hehosuul non aveva avuto esitazione, approfittando della prima occasione aveva afferrato quel pezzo di ferro una cui estremità era bagnata da combustibile infiammato. Non rimaneva che ucciderlo e andarsene.
«Chiudi gli occhi! » gridò una voce, mentre una granata rimbalzava in mezzo a loro.
Hehosuul rimase accecato, Tenus lo colpi alla caviglia facendolo cadere, gli fu addosso, lottarono, infine gli premette la faccia su una pozza infiammata fino a quando le urla di Hehosuul non cessarono.
Solo allora si lasciò cadere ansimante al suo fianco, ma non poteva riposare, aveva bisogno urgentemente di un medico.
Una figura entrò nel suo campo visivo, era Naomi. « Mi pareva fossi tu. Non dovresti guidare l’attacco? » chiese lui.
« Adesso abbiamo la stessa faccia di merda. » fu la risposta.
« Ti sei veramente offesa perché non ho trovato il tuo viso carino quando ci siamo rivisti alla nostra vecchia base. »
« Sono una donna, siamo sensibili a certe cose. Sono tornata indietro perché non sapevo che fine avevi fatto. Ho delegato tutto a un certo salarian molto energico, neanche dovrei lavorare conciata come sono, Dasha dovrà pagare molto e non solo le cure mediche. »
« Cerchiamo un medico? » chiese lui.
« Magari. » e sorreggendosi a vicenda raggiunsero il resto dei feriti, ma soprattutto il personale sanitario che li accudiva.
Fu alzandosi che Naomi notò, dipinto su una parete, il numero identificativo del hangar: il 73. Solo allora si ricordò che il mech che aveva distrutto Caninea era stato depositato in quel hangar per essere studiato. Si chiese dove potesse essere finito.

*****

La porta dell’ascensore si aprì, solo Dasha Weaver ne uscì. I piani superiori stavano venendo ripuliti, lei aveva questioni più importanti. Un lungo corridoio al termine del quale si vedeva una riproduzione in miniatura delle porte di Caninea. La stanza del server centrale.
Sparsi nel tragitto vi erano cadaveri, tentativi infruttuosi di superare le difese. Ignorandoli percorse velocemente il corridoio. Vicino alle porte vide che erano rigate, segni di qualche esplosione.
Mise la mano sul pannello, qualche secondo e le porte si aprirono scorrendo lateralmente.
Dasha Weaver entrò nel cuore della Noveria Corps. Da ogni parte vi erano potenti ed enormi computer in funzione simili a cubi, delimitavano due corridoi che si incrociavano in un punto. Lì, una sfera nera del diametro di un paio di metri fluttuava nel vuoto.
L’informazione era potere, questa era una verità assoluta. L’idea iniziale era stata ben più semplice, trovare un modo per eseguire facilmente dello spionaggio industriale. Aveva dato quel compito a Sunt, staccato un assegno dicendogli di farselo bastare. Il volus ci aveva ragionato su un mese senza concludere niente, quello che lamentava era la banalità delle sue idee.
Erano valide ma qualunque professionista sarebbe riuscito a fare qualcosa di simile, con gli stessi fondi a disposizione. Un sistema efficace che poteva essere battuto da un altro.
Per lui divenne un ossessione, non perché gli importasse della Noveria Corps o di Dasha. Li si stava mettendo alla prova il suo genio. La Weaver pensando che non avrebbe mai avuto quanto chiesto, stava optando per metodi più tradizionali.
Il volus venne a svegliarla nel cuore della notte, gridando di avere grandi notizie. Le aveva per davvero. Quella notte, in un hangar mostrò in cosa aveva investito tutti i crediti che aveva ricevuto. Una sfera nera galleggiava in un campo di forza, era stata acquistata sul mercato nero ed era tecnologia dei razziatori. Stando alla spiegazione del volus quello era il neurone di un razziatore, un infima parte di cervello che da sola era il più potente computer esistente.
Cervello elettronico non funzionante, come qualsiasi cosa proveniente dai razziatori dalla fine della guerra. Dasha capì che i suoi fondi erano stati buttati. Sunt insistette per lavorarci, persi per persi lo lasciò fare tornando a dormire.
Il volus si ripresentò mentre faceva colazione gridando nuovamente d’importanti novità, Dasha disturbata prima nel sonno e ora pensava di buttarlo fuori a calci.
Sunt spiegò che non avendo idea di come usare quel neurone anche se lo affascinava, aveva fatto la cosa più banale. Ci aveva collegato un computer stando a vedere che succedeva.
La sua potenza di calcolo era aumentata incredibilmente, come le sue prestazioni in generali. Lui ne fu entusiasta, Dasha no. Temeva un IA nata da tecnologia dei razziatori, Sunt lo rassicurò che non era così.
« Questo neurone è morto, ma le sue singole parti possono rispondere a stimoli esterni. Il computer manda l’informazione al neurone che torna indietro. Non ha nessuno dei processi di un IA. Una calcolatrice, per quanto potente, rimane sempre tale se non si fa niente per cambiare la sua natura. I geth divennero un IA perché senza accorgersene i quarian fornirono i mezzi per comprendere loro stessi e l’ambiente che li circondava. Questa invece è solo potenza di calcolo. »
Il progetto del volus ebbe inizio. Ogni informazione nella galassia circolava su extranet, la rete d’informazione galattica aveva dodici nodi informatici d’importanza cruciale. Qualsiasi informazione che uscisse da una rete informatica planetaria passando a quella galattica transitava per forza attraverso uno di essi.
Ogni nodo smistava e dirigeva le informazioni di una data area nella galassia. Il volus voleva spiare tutti e dodici. Il progetto era tale da intimorire Dasha stessa, se scoperti le conseguenze sarebbero state catastrofiche. Diede il suo consenso. Un anno e mezzo dopo il progetto era terminato, il sistema operativo della Noveria Corps era avviato. In un test in una ricerca casuale su un nodo, il sistema elaborava nove dei dieci miliardi di informazioni che transitavano al minuto in media attraverso un singolo nodo. Da informazioni pubbliche a private, criptate, governative per il tempo che rimanevano nel nodo potevano essere acquisite. Lo stesso avveniva in contemporanea su tutti e dodici.
Rimaneva però il problema su come smistare la montagna d’informazioni raccolte. La soluzione era metterci a lavorare delle persone, questo però avrebbe comportato un problema nella sicurezza. Lei e Sunt erano i soli a sapere la verità, per gli altri la Noveria Corps aveva costruito solo un potente computer.
Dasha ebbe un intuizione che non volle dire neanche al volus, circolava la storia di un progetto di cerberus per controllare i razziatori. Le parve un idiozia, ma controllare una ridottissima parte di un loro cervello tecnicamente “morto” sembrava più fattibile. Aveva anche un'idea su come fare.
Ritornò da sola, in mano teneva un globo di metallo. Una sfera di Woods. Quella sfera era stata usata per controllarla, lei era stata più furba riuscendo lo stesso ad uccidere il suo proprietario. Aveva diverse funzioni interessanti come prendere il controllo di chiunque avesse subito un indottrinamento, potere ormai inutile visti gli anni che erano passati dalla guerra. Avere il comando di un esercito di vecchi non le sarebbe servito a niente.
Si concentrò e la usò sul neurone. In un attimo vide tutte le informazioni nel suo cervello, fu il caos, perse il controllo, la connessione s’interruppe e rischiò di svenire.
Le ci volle un mese d’esercizio per capire come fare, riconoscere i limiti fisici. La connessione non poteva superare i cinque minuti, per non più di quattro volte al giorno.
Furono sufficienti per organizzare il sistema, per archiviare in maniera pratica le informazioni in modo da consultarle in maniera più ordinaria e spiegare cosa avrebbe dovuto cercare.
Si concentrò su informazioni di carattere economico nella galassia e privato di determinati individui e entità. Ben presto ebbe a sua disposizione un archivio d’informazioni sui traffici più loschi della galassia.
Poteva far tremare la galassia con gli scandali che avrebbe potuto rilevare, si rese conto che non poteva usarle. Doveva servirsene solo quanto bastava, se i governi avessero saputo che potenzialmente poteva spiare i loro segreti. Loro l’avrebbero distrutta senza pensarci.
Usò il sistema per rubare progetti di altre aziende, per conoscere scandali personali di persone da ricattare, per ottenere un vantaggio quando c’era un investimento da fare.
Adoperò solo una frazione delle informazioni che disponeva. Temeva inoltre l’Ombra, il più importante venditore d’informazioni nella galassia la cui identità era sconosciuta.
Se c’era qualcuno che poteva notare l’accesso alle informazioni di cui disponeva la Noveria Corps era lui, l’unica cosa che le rimaneva da fare era comportarsi come se tutti le tenessero gli occhi addosso e se necessario perdere dei buoni affari se voleva dire sviare il sospetto.
Ma non era ancora soddisfatta, l’uso della sfera di Woods era un punto debole secondo lei. Con l’aiuto di Galba, contrario all'intervento e tenuto all'oscuro sul motivo, il programma di questa venne installato nella sua mente dopo sei mesi di sperimentazione in laboratorio. Fu però necessario inserire chirurgicamente un chip dietro al suo occhio sinistro.
Il medico aveva chiarito che non avrebbe mai dovuto usare quel sistema lontana da Caninea o fuori da una sede della compagnia. Sapeva che il segnale era indirizzato ai computer dell’azienda, maggiore era la distanza, più energia avrebbe richiesto inviarlo, più lei ne avrebbe risentito.
Dasha decise per il suo impianto, in forma molto ridotta, anche in Alexya, Trish e Diana pensando che un giorno sarebbe potuto tornare utile. Non si fidò a farlo su Isabella, la cui sanità mentale era già stata messa a dura prova.
L’ultima cosa che fece per assicurarsi che neanche lei avrebbe parlato fu usare la sfera su se stessa per auto condizionarsi, obbligarsi a non descrive mai contro la sua volontà cosa contenesse la sala centrale del sistema operativo della Noveria Corps.
Dasha si fermò davanti alla sfera « Assumo il controllo diretto! » disse, in un istante la sua mente fu proiettata altrove. Ovunque i computer della compagnia si riavviarono, il programma pirata era cancellato. Le impostazioni tornate a quelle precedenti della sua cattura. Aveva anche un'idea chiara di quale fosse la situazione economica della Noveria Corps e nella galassia, una su come risollevare la compagnia era ben diverso.
Il sistema portò alla sua attenzione un detonatore azionato, non capiva a cosa fosse collegato o servisse. Il sistema ne segnalava solo la posizione in un deposito di eezo 19. Lo bloccò. Avevano creato un ponte radio collegando il detonatore al sistema operativo per permettere la sua attivazione a lunga distanza, sicuramente fuori dal pianeta. Aveva anche una funzione timer, fermò anche quella.
Si scollegò qualche istante dopo, aveva fatto quello che doveva. Rimaneva solo da trovare le ragazze e Isabella riunendo la famiglia, purtroppo il programma non gli dava onniscienza. Poteva sapere solo quello inserito in esso. Almeno non aveva dubbi su come procedere, passare su ogni cadavere necessario. Sotto il ghiaccio di Noveria potevano starcene ancora molti.
Avvertì una fitta dietro l’occhio sinistro. Quando rivide il medico, dopo essersi riprese il ruolo di presidente, lui per la prima volta ebbe il coraggio di alzare la voce con lei quando seppe del messaggio che aveva inviato da Città del Messico fino a Toronto.
Quello che lei non avrebbe mai dovuto fare, il suo cervello aveva subito danni, reversibili ma che andavano curati prima che si aggravassero. Così dalla Terra fino a Noveria, aveva passato ore in infermeria, cosa che avrebbe fatto in ogni caso.
L’inizio di una cura la cui durata secondo il medico sarebbe stata di almeno tre mesi per i danni cerebrali, di diverse settimane per tutti gli altri.
Sospirò. Se la situazione economica era come appariva, non avrebbe avuto tempo per occuparsi della propria salute.

*****



« Alexya ma dove stiamo andando? » - chiese Diana per l’ennesima volta - « Questa galleria non mi sembra neanche faccia parte di Caninea. »
Loro tre si erano lanciate all'attacco, gettando nello scompiglio un fianco nemico tenuto da cacciatrici asari, presto avevano capito le parole di Tetrius quando le aveva avvisate che un campo di battaglia era ben diverso da un omicidio.
Guidate da Alexya, la ragazza aveva in qualche modo avvertito l’eezo delle asari, si erano imbattute in una formazione di una quarantina di cacciatrici.
Inizialmente fu facile, per loro un biotico era l’avversario perfetto contro cui avevano tutti i vantaggi. Educate da Isabella si vedevano allo stesso modo di lei, dei predatori di biotici. Ma le cacciatrici tennero fede al proprio nome e tesero una trappola sfruttando il loro numero.
Le ragazze sapevano muoversi perfettamente sulla neve, l’occultamento delle armature le rendeva invisibili ma avevano ancora molto da imparare sulle astuzie di cui un nemico addestrato era capace.
Lampi di luce ricoprirono il terreno, uno di questi sfiorò Alexya. Le cacciatrici concentrarono il fuoco il quella direzione. I lampi apparvero meno distanti da loro, le ragazze avevano capito a cosa servivano ma Diana non riuscì a evitare di essere rilevata.
Lo spazio attorno a loro si chiuse ulteriormente. Non lo dissero, ma erano spaventate. La strategia del nemico stava avendo la meglio.
Poi fu come se fosse giunta la fine di tutto, una luce abbagliò ogni cosa facendo tremare la terra. Urla e grida si alzarono ovunque, era il caos.
 
I sensori del casco di Alexya segnalarono qualcosa, una galleria. Parte del terreno era crollato rilevandola.
« La dentro! » gridò e vi si infilarono..
Le asari in tanto erano nel panico, il loro schieramento era a pezzi. Il centro era stato annichilito dall'attacco a brucia pelo di una nave da guerra. Le cacciatrici ripiegarono abbandonando il terreno. Qualche minuto dopo un bagliore rosso illuminò la zona.
Radiazioni sotto forma di luce e fumo di colore rosso si liberavano da Isabella, aveva percepito le ragazze. Tralasciato le finezze e con grande sforzo si era trasportata sulla loro posizione, sfruttando una grande quantità della sua energia
« Dove sono finite ?! » domandò scocciata, era ben lontana dall'essersi ripresa dopo essere stata prigioniera della spia dei grigi. Andare in “rosso” le costava molta più fatica del solito, per rivedere quelle tre era qualcosa che faceva con piacere e loro sparivano di nuovo.
Fece dei respiri profondi, si ripeteva che doveva concentrasi e non perdere il controllo, il “rosso” la eccitava molto più del dovuto. Doveva ricordarsi di non incontrarle in quello stato, non poteva garantire che non avrebbe cercato di ucciderle. Si passò la lingua sulle labbra, il loro eezo sembrava delizioso.
Scacciò quel pensiero, voleva salvarle non ucciderle o altro.
 
Le ragazze si inoltrarono sempre più nella galleria, Trish attaccata alla schiena di Diana che seguiva tranquillamente Alexya che procedeva attenta.
Si voltò un attimo indietro e poi ancora avanti « Avverto sensazioni strane. » annunciò.
Le due sorelle la fissarono un istante « Che vorrebbe dire? » domandò Diana.
« Non dirmi che ci siamo perse! » esclamò Trish.
« Perse no…ma…ho la sensazione che davanti a noi ci sia tanto eezo, una montagna…dietro invece mi è sembrato di sentire qualcosa di familiare, non so, c’è troppo eezo attorno a noi. »
« Io non ne vedo, questa è normale roccia. Noveria non ha miniere di eezo. » rispose Diana.
« Grazie…lo so. Intendo dire che è come se fosse nell'aria. Quello davanti a noi mi sembra il più vicino, andiamo a dare un occhiata. »
Diana sospirò, Alexya la guardò. Si afferrarono a vicenda a mani e braccia. Il brutto di poter capire alla perfezione il linguaggio del corpo, le rendeva quasi delle macchine della verità viventi, era non poter mentire alle altre.
Diana era contrariata dalla decisione di Alexya, in pochi secondi l’opinione di entrambe fu chiara come anche gli insulti che si scambiarono, per passare alle mani ci volle poco. Non era la prima volta che litigavano, avevano entrambe un carattere troppo forte.
Trish che non aveva perso niente di quel discorso silenzioso si mise in mezzo separandole, ormai ci era avvezza. Poteva solo fare in modo che si ignorassero a vicenda, Alexya in un silenzio scontroso andò avanti, Trish la seguì cercando di nascondere la sorella alla vista di Diana che nel medesimo silenzio le seguiva. Potevano anche non parlarsi, ma i rabbiosi movimenti di Alexya sarebbero bastati a scatenare un'altra lite. Quello che pensava e che avrebbe voluto dire a Diana era perfettamente espresso dal suo corpo, Trish non pensava proprio fosse un caso.
Si guardò dietro, Diana stava facendo la stessa cosa. Molto spesso le ammirava per la loro capacità di gettarsi all'avventura, ma a volte le trovava infantili. Persa in questi pensieri andò a sbattere contro Alexya che si era fermata. Chiese scusa, ma la sorella indicò lo spazio attorno a loro.
« Dove siamo? » domandò Diana sbigottita.
Erano dentro a un enorme installazione sotterranea, non era però quello a sorprenderle. Tutte le strutture su Noveria erano così. Quello che non si spiegavano era un mech gigantesco disteso al suolo, di certo non di fabbricazione della compagnia e diverse decine di silos di eezo di grandi dimensioni.
Alexya li fissò un istante « Penso contengano eezo 19. »
Con tono impertinente Diana disse « Sempre per via…»
«…si sempre per via delle mie “sensazioni”» rispose Alexya nervosamente.
« Ma che ci fanno qui? Dove siamo finite? » chiese Trish cercando di spostare la conversazione.
Intervenne Diana « Deve trattarsi dell’impianto per la produzione di eezo 19. Non ci siamo mai state, ma ho sentito che si trovava a Nord di Caninea e che Dasha ne aveva ordinato l’ingrandimento. »
« Mi sa che hai ragione…»  - rispose Alexya - « La direzione in cui siamo andate è quella, in linea d’aria quelle montagne non distano troppo. La galleria che abbiamo percorso doveva essere un tunnel in costruzione. Questo posto mi da l’aria di essere un sito di stoccaggio, non penso sia l’installazione principale. Però non mi spiego quel mech. Cosa lo hanno messo a fare? »
Si avvicinarono per guardare meglio il robot, ne erano affascinate. Solo la testa era di almeno cinque volte più grande di un Atlas.
« Che ne dite, ci troviamo un'uscita? Questo posto ne avrà ben una. » domandò Diana. Voltarono le spalle al mech e la cercarono .
Veloce, letale e silenziosa. Trish lanciò un urlo di dolore quando un asta metallica la trafisse alla schiena, dall'alto al basso, da parte a parte. Con la stessa velocità la misteriosa arma si ritrasse.
Alexya afferrò Trish impedendole di cadere bruscamente al suolo, si sentiva terrorizzata. Quello che la macchiava, che si allargava sul pavimento era il sangue di sua sorella. Non sapeva cosa fare, tamponò con le mani la ferita. Sentiva sopra ogni cosa l’odore del sangue, finora le era piaciuto. Ferire il loro obiettivo e inseguirlo fiutandone il sangue le piaceva, era stato uno dei primi giochi che Isabella aveva insegnato a loro.
Adesso però che il ferito era Trish, trovava quell'odore disgustoso.
« Trish è...? » chiese Diana, a spada sguainata si era messa davanti a loro per difenderle.
« È viva, ma le servono cure. »
Un movimento ai lati, Diana parò tre attacchi in contemporanea. Non capiva dove fossero e quanti gli attaccanti e poi che diavolo erano quegli affari. Sembravano tentacoli di metallo.
Un colpo in testa e Diana barcollò.
“ Così non va, per difenderci Diana non può sfruttare la sua velocità” pensò Alexya a denti stretti per la rabbia. Saltò in avanti, facendo lei da scudo alla sorella. Difendendola dagli attacchi successivi usando due spade, aveva preso quella di Trish e gridandole « Sei la più veloce, prendi Trish e fuggi! »
« Dovrei abbandonarti? »
« No, devi salvare nostra sorella e tornare con aiuti! »
Urlando di rabbia Diana ubbidì, si caricò Trish in spalle odiando il buon senso di Alexya che fece ancora in tempo a dirle. « Chiedi scusa a Trish, da parte mia per averle preso la spada. »
« Glielo dirai di persona, stupida! » le gridò senza voltarsi per non far vedere che stava piangendo.
 
Alexya parò tutti gli attacchi, Diana riguadagnò il punto nella parete di roccia da dove erano entrate.
« Fa niente. » - disse una voce dal mech - « Dieci minuti e sul pianeta moriranno tutti. Mi sarebbe piaciuto mostrare le teste di voi tre a Dasha e Isabella. » dall'ombra, emerse da un occhio del mech un essere dal corpo umanoide, argentato e privo di volto.
« Che cosa sei? »
« Un servitore di chi è divino, credo che tu mi conosca come Durand. » nel dirlo il suo volto divenne quello di Meng Durand.
Tre secondi è Alexya fu alle sue spalle, ancora incerta sullo spostamento di fase l’aveva abilmente combinato con un salto biotico. Lanciò due fendenti biotici separati colpendolo alla schiena, il doppio fendente di Isabella ancora non le riusciva.
Il contrattacco fece precipitare Alexya al suolo, in ginocchio non credeva che quella cosa fosse ancora viva. “Dannazione” pensò odiando se stessa,i poteri delle sue sorelle avevano avuto una sorta di risveglio. Perché lei no?
« Non preoccuparti, le tue sorelle ti seguiranno nella morte. Ovviamente anche Dasha e Isabella, come chiunque si trovi sul pianeta. »
« Impossibile! » esclamò ancora china, delle costole dovevano essere incrinate o rotte da come gli facevano male.
« Questo mech ha un nucleo con la potenza di diverse armi nucleari,  i silos che vedi contengono tonnellate di eezo 19 altamente radioattivo. L’esplosione saturerà il pianeta di radiazioni, neanche dei portatori naturali di eezo 19 come voi sopravvivrebbero. »
Alexya si tirò su, quelle parole le stavano facendo vivere un istante di assoluta certezza. Quello che l’avrebbe ucciso. La sua percezione dello spazio si alterò, una sensazione si fece largo fra tutte: fame. Evitò di riflettere, si affidò al suo istinto. Isabella aveva insegnato che quando si trattava dell’uso dei poteri, pensare poteva essere controproducente.
Schizzò verso un silos e aprì la valvola di contenimento che cominciò a scaricare. Chili di eezo vennero svuotati e lei si tuffò in quella montagnola di sabbia azzurra, aprendo la bocca e ingoiandolo. Rilasciando tutto il suo potere.
Durand osservò la scena senza capire, non osando avvicinarsi per via di quel materiale a lui nocivo. Non importava, presto anche quel suo corpo sarebbe morto per la gloria dei suoi creatori ma la sua mente sarebbe sopravvissuta.
Alle sue spalle, dalla schiena del mech raggio d’energia partì versò l’alto, forando il soffitto, arrivando in superficie e infine nello spazio. Tutta Noveria lo vide.
Una luce rossa si accese davanti a lui.
 
Diana aveva il fiatone, non riusciva a correre più velocemente con Trish svenuta sulla schiena. Suoni e un bagliore in avvicinamento dall'uscita la fecero fermare. Imprecò, poteva trattarsi di chiunque, amici o nemici. Non avrebbe fatto correre a Trish rischi inutili. 
Tornò indietro per cercare un anfratto dove nascondersi, trovò una nicchia nella roccia viva opposta rispetto alla strada. Vi depose la sorella.
Le luci la illuminarono. Erano stati più veloci di quello che credeva. Non importava, li avrebbe uccisi tutti, salvato Trish, portato aiuti ad Alexya…
« Diana! » - urlò una voce - « Diana! Calmati! Sono io! » disse una figura facendosi avanti che gridò « Abbassate queste luci! La state accecando! »
Lei sentì il suo cuore perdere dei battiti, luci o no l’aveva riconosciuta. Anche il programma phantom sempre attivo solo senza più nessun potere in “cabina di guida” le mandò un segnale “ Unità alleata: Nemesis”
Corse verso di lei e l’abbracciò « Dasha! Mi sei mancata! Aiutami! Ti prego! Trish sta morendo! » Disse piangendo e indicando la sorella.
« Squadra medica! Qualcuno chiami Galba! » ordinò Dasha. Subito la ragazza venne soccorsa.
« Adesso Diana, dov'è Alexya? » chiese fingendo una certa calma.
La ragazza non proferì parola, troppo agitata per riuscirci.
« Diana …concentrati e parla. »
Con mezze frasi riuscì a spiegarsi « Ho capito di che posto parli, Isabella deve aver preso l’altra strada. »
« Isabella?» chiese Diana incredula.
« All'inizio il tunnel si divide, non dovete averci fatto caso. Il percorso è più o meno parallelo, sbuca più in alto e termina altrove. » e gridò « Muoversi! » Divisione N riprese ad avanzare.
« Naomi e gli altri? » chiese Diana.
« Feriti o hanno altro da fare, dammi la mano e troviamo Alexya? »
« La mano? »
« Non voglio correre rischi di essere separata ancora da te. » Così gliela prese e si avviò con Diana che guardava la mano stretta incredula. Si sentiva stranamente felice per quello.
 
Isabella si sporse dalle camminate del piano superiore, sotto di lei il mech che da quello che aveva capito era responsabile della distruzione di Caninea.
Saltò la balaustra tuffandosi nel vuoto, rallentò la caduta con i propri poteri. L’aria aveva un odore che conosceva bene, sangue. Si chinò su una macchia nel terreno, vi infilò due dita che portò alla bocca sollevando il casco.
“ Trish” pensò chiedendosi che fosse successo. C’era troppo sangue per una semplice ferita. Un rumore la fece voltare, qualcosa si mosse vicino a un pilone.
Una pozzanghera di liquido argentato, sembrava mercurio, al suo centro il volto di Durand. Un occhio la fissò e lo senti bisbigliare «  mostro » un attimo prima di liquefarsi.
Alzò la testa, qualcosa non andava. L’ambiente era troppo saturo di energia biotica rilasciata da molti silos aperti, incominciò a ispezionarlo. Un rumore simile a un fruscio la condusse verso un silos, anche quello aperto e con molto eezo rovesciato a terra. Una figura si muoveva distintamente su di esso, raccogliendolo con le mani e portandoselo alla bocca.
La figura s’illuminò di rosso, la cosa sorprese Isabella. Corse veramente il rischio di non parare l’attacco che le venne lanciato.
« Alexya… forzato “rosso”? » borbottò fra se. Davanti a lei Alexya sembrava un animale, non dava segno di riconoscerla. Attaccò di nuovo. Isabella rispose colpo su colpo. Ma scoprì di essere stata lo stesso ferita sul dorso della mano sinistra. Neanche aveva visto l’attacco che l’aveva prodotto.
« Sei migliorata, adesso però calmati. So come ci si sente. » disse respirando a fatica. Teneva i suoi poteri a un livello abbastanza alto in modo da poter parlare ma da non andare in “rosso”. Sia perché non sapeva se avrebbe retto e per il fatto di trovarsi per la prima volta a un altro biotico in quello stadio.
Non era sicura di come si sarebbe comportata e non voleva certo scoprirlo con Alexya.
La ragazza le ringhiò letteralmente contro rilasciando una vampata di energia biotica, questo stizzì Isabella che nonostante le sue intenzioni reagì allo stesso modo gridando « Ferma li cucciolo, non osare… »
Quello di Isabella ben più forte parve impressionare Alexya che sembrò pronta a scappare. Quello che la donna non voleva, se la ragazza fuggiva sarebbe stata in serio pericolo.
Ricordò quando era successo a lei, l’urgenza in quello stato era soddisfare la fame di energia biotica. Guidata dall’istinto era andata alla ricerca di qualsiasi cosa gliela potesse fornire. Per questo non voleva andare in rosso con le ragazze vicine, il loro eezo era invitante.
Si chiese come la vedesse Alexya, ebbe un'idea . Gettò via il casco e cominciò a spogliarsi, abbassò il livello dei suoi poteri rilasciando più energia del normale.
Vide Alexya alzare la testa, pareva essersi accorta che davanti a lei c’era una fonte di energia di prima qualità. Isabella s’inginocchiò a terra, per apparire meno minacciosa. Si slacciò il busto dell’armatura.
Alexya si era avvicinata e annusava l’aria a qualche metro da lei.
 
« Libera! »Gridarono gli uomini in grigio roccia facendo il loro ingresso davanti al mech gigante.
« Isabella! Alexya! » gridarono assieme Diana e Dasha.
« Qui! » urlò il phantom in risposta, corsero verso di lei. Non capivano cosa fosse successo, Dasha non trovava una ragione valida per cui Isabella dovesse essere nuda dalla cintola in su, a giudicare dalla schiena scoperta che vedeva.
Isabella sentendole arrivare fece segno di far piano, si fermarono confuse. Dasha diede ordine a tutti gli altri di non muoversi, lentamente solo lei e Diana avanzarono.
Lo spettacolo che si presentò fu il più incredibile che potessero immaginare. Alexya pareva dormire dolcemente stretta tra le braccia di Isabella, con la bocca chiusa attorno a un capezzolo che succhiava.
Isabella alzò un attimo lo sguardo su Diana e le accarezzò il viso, la ragazza si sforzò di trattenere le lacrime.
Dasha era felice che stessero bene, però doveva chiederlo «Cosa stai facendo? »
« Allatto.» fu la risposta naturale.
« Allatti con cosa? Latte non può essere .» insistette la Weaver, confusa.
« Energia biotica. »
Solo allora lei si accorse di piccole striature bluastre che percorrevano il seno di Isabella.
Alexya aprì gli occhi in quel momento, vide quei tre volti, poi quello che faceva lei, le facce e la sua bocca stretta sul seno di Isabella.
Schizzò in piedi in un istante sputacchiando in giro « Ma che sto facendo? » « Dasha! Isabella! » e le abbracciò e allarmata di ricordò di cosa gli aveva detto Durand « Questo mech sta per esplodere, ucciderà…»
« Tutto a posto, non esploderà niente.» rispose Dasha.
« Come? »
« Dei geni hanno messo un detonatore marca Noveria Corps collegandolo a Caninea per il controllo a distanza. Quando ho ripristinato il programma ne ho avuto il comando. »
Alexya sospirò di sollievo « Ora ditemi perché succhiavo una tetta a Isabella! No ferme, non sono sicuro di volerlo sapere …Trish? » domandò allarmata.
« È viva, Galba la sta operando mentre parliamo. Se servisse abbiamo fatto alcuni prigionieri umani tra i mercenari, stanno cercando possibili donatori per Trish fosse necessario. »
Isabella ebbe un mancamento, facendole preoccupare. Aveva davvero dato fondo a tutte le sue energie.
Ognuna di loro aveva un sacco di domande per l’altra, le due donne volevano sapere cosa era successo alle ragazze per cambiare così tanto, le ragazze volevano sapere cosa era successo a loro, Diana voleva sapere dalla sorella come raggiungere a sua volta il rosso, entrambe volevano andare a trovare Trish.
Nel viaggio di ritorno fecero tempo a raccontarsi le cose più significative. All'uscita trovarono Tetrius di cattivo umore, porse un rapporto a Dasha. Una flotta di undici navi del Consiglio era entrata in orbita e si preparava a sbarcare truppe.
L’espressione di Dasha ricordò a Tetrius quando l’aveva vista dopo una riunione ininterrotta  di trentasei ore per far ottenere dei diritti minerari su Thessia.
« Generale li trattenga in orbita, usi la flotta che ci ha portato qui. »
« Sono navi civili! »
« Meglio, non useranno mai la forza. Ricordiamoci che loro sono i buoni. Se sbarcano circondateli, tratteneteli, qualsiasi cosa ma niente feriti o morti. »
Si avviò a rientrare a Caninea. « Dove stai andando? » urlò Tetrius.
« A scoprire se ho ancora dei vestiti decenti, se devo trattare col Consiglio devo farlo da presidente della Noveria Corps e non da…mercenaria barbona. » - disse indicando l’armatura che indossava - « Isabella, ragazze con me. Questa volta sarà bene mostrarsi insieme. »
In dieci minuti furono pronte, fortuna volle che trovassero un paio di persone addette a curare l’immagine di Dasha quando doveva presentarsi al pubblico. Sapevano dove mettere le mani e il magazzino con i vestiti non era stato toccato.
Essere una delle dieci persone più ricche della galassia, le aveva permesso di togliersi qualche sfizio in termini di vestiti e scarpe. L’armadio, andato distrutto, dei suoi appartamenti personali serviva per quelli che metteva più di frequente.
Isabella era leggermente depressa, la sua collezione di spade da tutta la galassia era andata persa e non sapeva ancora che fine avesse fatto il suo cane. Dasha le aveva detto che non lo vedeva da quando aveva lasciato la Cittadella. Sospirò fiduciosa che avrebbe ritrovato spadino e ricostruito la sua collezione, infondo ci aveva messo solo un giorno a farla. Aveva comprato tutte quelle spade in un sol giorno su extranet, il vantaggio di essere il vicepresidente.
Ci volle molto più tempo a trovare una stanza che non avesse macchie di sangue e segni di scontri. In venti minuti fu tutto pronto. Dasha sedeva a capotavola e sembrava stravolta, Isabella alla sua destra, Alexya e Diana dalla parte opposto.
Il collegamento venne avviato, l’immagine del Consiglio riunito apparve sullo schermo.
« Dasha. La famiglia è quasi riunita al completo vedo. Devo fare delle condoglianze?» salutò Tevos con naturalezza, sembrava si fossero viste solo il giorno prima.
Innervosite da quella frase le tre biotiche si agitarono, ma Dasha impose la calma battendo la mano sul tavolo.
« Non è necessario. Consiglieri, vi sono forse problemi? Ho una flotta del Consiglio sopra la mia testa. »
« Abbiamo conferma di disordini su Noveria, la produzione del vostro impianto a eezo 19 si è abbassata di molto se non vogliamo dire azzerata. Il rifornimento di armi è calato drasticamente, vi sono ritardi. »
« Rimedierò. Su Noveria, la situazione attuale è tranquilla. »
« Se lo dicesse un'altra persona non le crederei. »
Dasha non rispose cercando di non far vedere che sudava freddo. In teoria la compagnia poteva anche farcela, ma serviva un incentivo, la classica “ boccata d’ossigeno”. A malincuore, in quell'istante, decise per una scelta estrema.
« Vorrei chiedere al Consiglio di usare le misure in vigore per sostenere le imprese in difficoltà. »
Tevos si sporse in avanti e « La legge prevede che il Consiglio faccia da garante pagando i debiti dell’impresa richiedente, per un tempo massimo di tre anni, lasciando a quest’ultima dieci anni di tempo per ripagare al Consiglio le spese sostenute. Vuoi questo? »
« Si! » rispose tristemente, per la prima volta la Noveria Corps contraeva un debito. Fino a quell'istante l’azienda aveva usufruito di agevolazioni per lo stato di guerra in cui si trovava la galassia. Adesso la situazione era ben diversa.
« Hai indetto uno sciopero forzato, protestato pubblicamente contro il Consiglio, fatto di tutto per evitare di contrarre un debito con noi. Sfruttando le leggi abbiamo ritardato il pagamento della Jotnar, il protettorato volus rifiutava di pagarti l’assicurazione stipulata su Caninea. Ti abbiamo fatto rapire, messo in pericolo la tua vita. Hai usato tutto quello a tua disposizione, combattuto strenuamente e … adesso accetteresti placida che la Noveria Corps contragga un debito con noi? »
« Si, perché la realtà è questa. Non avrei questo ruolo se non avessi il coraggio di affrontarla. »
Tevos guardò gli altri consiglieri, fu una votazione veloce e dal risultato scontato. « Il Consiglio accetta. »
La più grande compagnia commerciale privata della galassia era in credito col Consiglio. Dasha sentì un cappio attorno al collo.
« Meng Durand? » chiese Tevos.
« È una storia interessante, da discutere in futuro.»
« Non ne dubito. Ho l’impressione che la verità non farebbe comodo a nessuno, inventeremo una storia per la stampa. » e volgendo la parola a Isabella « Immagino che il suo matrimonio sia annullato. »
« Uno è comunque previsto.» annunciò Dasha.
Tutti la guardarono senza capire « A crisi rientrata sposerò Isabella, mi sono stancata di lasciarla sul “mercato” » lo stupore fra tutti fu totale. Isabella rimase a bocca aperta, non di meno furono gli altri.
« Lo confesso,  è una decisione di getto. Me l’ha fatta venire in mente lei consigliera con la sua osservazione. Ammetto che non ho chiesto niente all’interessata.» e girandosi verso di lei.
« Isabella …» non finì la frase che lei la baciò saltandole al collo. La sedia di Dasha traballò, per poco non finirono entrambe a terra per l’irruenza di Isabella. Dovette usare tutto il suo autocontrollo per separarsi dalle morbide labbra di lei e decidersi a concludere la riunione.
Si mise in piedi, Isabella stretta a se « Direi che questo è un si. Consiglieri se non c’è altro concluderei. Ho molto lavoro ad attendermi. »
« Un ultima cosa, lo stato di s.p.e.t.t.r.o. di Isabella è confermato. Non avrà però accesso a nessuna delle loro informazioni. Felicitazioni. » disse Tevos. La riunione si concluse.
« Sentito, hai il permesso del Consiglio per uccidere. » commentò la Weaver.
Isabella si fece un attimo pensierosa e chiese «  Serve…loro permesso? »
Ma non ebbe risposta perché un coro di applausi e urla le interruppe, tutto attorno a loro la gente le festeggiava. La notizia del matrimonio si era già diffusa su Noveria.
 
Alexya si stava stancando dell’infermeria, anche le sue sorelle erano state ricoverate per qualche giorno. Trish per le ferite riportate e controllare che nessuna delle due avesse effetti collaterali dovuti all'aumento dei loro poteri. Diana era stata dimessa presto, Trish ancora convalescente accettava tranquillamente la cosa.
Lei stava bene ma tra tutto l’eezo che aveva ingerito e essere andata in rosso, non si fidavano ancora a dimetterla. 
Galba aveva paura che Dasha si presentasse chiedendo spiegazioni, se si fosse sentita male.
Tra se ammise che poteva non essere sbagliato, si sentiva bene ma strana. Aveva quella sensazione i giorni, come quello appena trascorso, in cui le chiedevano di andare in rosso per test medici.
Si girò sul letto, dormire le sembrò l’idea migliore. Quella notte si svegliò sentendosi accaldata e agitata, una mano le scivolò tra le gambe. Sempre più spesso avvertiva come una pressione interna, ma aveva capito come alleviarla con la mano. Questa volta ebbe la sensazione che fosse diverso.
« Buongiorno. » disse l’infermiera al mattino « Se posso, vorrei cambiare le lenzuola. »
Alexya con le mani attorno alle ginocchia e la testa poggiata su di essa. Mormorò « No.»
« Mi scusi? »
« Ho detto no. »
« Suvvia signorina, è la prassi e lo sa. Le ho cambiato le lenzuola ogni mattina. »
« No! » - urlò Alexya paonazza in volto - « Ricorda a chi stai parlando, se vuoi mantenere il lavoro. Le cambierai quando sarai chiamata! »
spaventata dalla reazione l’infermiera uscì. Informò subito Galba dell’insolito comportamento «Non facciamo niente, per oggi saltiamo i test, lasciamola riposare. Se è davvero nervosa per qualcosa, insistere potrebbe essere pericoloso. » fu l’opinione del medico.
« Pensa di avvisare la signora Weaver? »
«È piena di lavoro. Mi sembra inutile chiamarla perché Alexya si è svegliata di cattivo umore. »
Galba si mise a studiare i dati della notte, niente di strano. Alcuni ormoni erano lievemente più alti del solito, quella situazione gli suscitò un senso di familiarità.
Chiamò un endocrinologa, una dottoressa con cui aveva lavorato in passato. Le bastò un'occhiata e disse « Bene, qualcuna è diventata donna. Con chi bisogna complimentarsi? »
Frastornato da quella affermazione Galba disse « No, aspetta…che stai dicendo? Non dico che non abbia l’età ma...»
« Ma…cosa? Questi sono i valori di una donna al suo primo ciclo. Se vuoi la conferma basta che ti metti a cercare le lenzuola sporche. »
Galba chiuse la comunicazione di botto, improvvisamente tutto era chiaro. Rimaneva solo come dirlo a Dasha.
 
Kelly e Galba furono ricevuti dopo mezz'ora da Dasha, il medico aveva pensato che coinvolgere lei fosse la cosa giusta da fare. La psicologa e la dottoressa Chakwas erano rimasti ad aiutare i feriti.
« Strana coppia. Perché siete qui? » domandò la Weaver, senza alzare la testa dal lavoro.
Galba sospirò pensando alle parole giuste. Kelly disse « Alexya ha avuto le mestruazioni, è in infermeria, non vuole vedere nessuno, è spaventata e confusa. Non sa cose le è successo. Ha bisogno che tu le spieghi. »
Dasha era esterrefatta, la signora di Noveria era ammutolita.
« È il “rosso”..» aggiunse Galba « ecco… Isabella …lei non ha avuto questi problemi…era adulta quando ha sviluppato quello stadio…il suo corpo era maturo…Alexya…l’energia biotica ha influenzato i suoi ormoni…il “rosso” ha scatenato le mestruazioni, ed è possibile…solo possibile …che vada in “calore” dopo, è come per Isabella che in seguito è più eccitata del normale…non che ne sia sicuro, ma in un video notturno di due sere fa sembra che si …mast… autostimola. »
Dasha lo fulminò con lo sguardo come temeva « Tu, medico depravato, hai un video di Alexya Weaver che si m …autostimola? »
 « No! Figuriamoci No! Assolutamente. » asserì all’istante Galba.
« Si, c’è. » rispose Kelly, molto più tranquilla, Galba abbassò la testa e fece segno di si. Ormai si considerava morto. « È in mio possesso, l’ho chiesto al tuo medico. Se lo desideri possiamo discutere di come spiegare la situazione ad Alexya. È chiaro che la ragazza ha bisogno di un'educazione sessuale, allo stato attuale pare quanto mai carente. Ho il video dietro, se vuoi visionarlo?»
« Nooo! » gridò incredula.
« Tieni presente che anche Diana e Trish avranno bisogno di qualche ragguaglio, penso.» aggiunse Kelly. Dasha era veramente sconvolta, tanto che la psicologa «Qual è il problema? Sei una donna adulta, di certo hai una vita sessuale e non sei mai stata timida dai racconti che ho sentito. »
« Invece la cosa mi turba! » - replicò Dasha - « Ho difficoltà ad immaginare che quelle tre che si interesseranno a certe cose. »
« Parliamoci francamente. » - disse Kelly avvicinandosi - « Quelle tre sono cloni di quel gran pezzo di figa di Isabella, già adesso i loro coetanei alla Grissom le guardavano. Tra loro circolavano foto delle ragazze, ti lascio immaginare l’uso che ne facevano degli adolescenti. Ancora qualche anno e ogni maschio, alieno o creatura vivente in certa di una compagna o di sesso occasionale le avvicinerà. Le vuoi preparate per questo o no? »
 
Quel giorno Alexya ricevette la visita di Dasha, Kelly e Isabella, la Weaver aveva detto al phantom di essere presente, ed ebbe così una spiegazione di cosa le era successo. La convinsero ad alzarsi dal letto, le lenzuola vennero cambiate.
Si radunarono in camera di Trish, ancora dolorante, pronte ad incominciare la loro lezione sul sesso. All'ultimo Dasha volle tirarsi indietro, Kelly l’afferrò per il colletto del vestito « Hai dei doveri verso di loro. » Disse.
« Brutta mossa » commentò la Weaver. La psicologa stava per chiedere il perché ma ci arrivò da sola. Isabella la stava osservando intensamente, non pareva minacciosa ma non era un buon segno. Lasciò Dasha, rimproverandosi per aver dimenticato con chi era e dove si trovava. La signora di Noveria rimase « Sesso. » sisse a un tratto e espose alle ragazze perché erano state riunite.
Quando fu il momento dei dettagli Isabella si fece avanti, Dasha ne fu sollevata pensando che avrebbero potuto facilmente comprendere da lei l’argomento. Isabella infilò un dito in un cerchio fatto con due dell’altra mano.
Dasha diede una spinta allo sgabello di lei mandandola dalle ragazze. Le allieve erano diventate quattro. Fu anche quella che fece più domande.
Poi Diana alzò la mano e disse « Henry mi ha baciata, una volta. Anche quello è sesso? »
« Ah! » fece Kelly « Henry Coats? Il figlio di Miranda e Martin. »
Dasha a testa china, appoggiata al muro con una mano cercava un modo per elaborare quella notizia. Per lei fu un’esperienza estenuante.

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Capitolo 27
*** Jotnar all'attacco ***


Il lavoro fremeva attorno alla Normandy SR3, a lavorarci quasi solamente quarian e geth. L’idea di Olivia era stata accolta, non senza qualche titubanza, dal comandante Vega e dal resto degli ufficiali.
Lei aveva perso un compagno in una missione d’infiltrazione in una base nemica, Chrome il geth di Pars. Era andato fuori controllo quando si era collegato a une rete locale informatica, lei stessa l’aveva abbattuto. Da quello che Pars aveva recuperato dal geth, prima di doverne abbandonare le spoglie, avevano ricavato alcune informazioni.
Poche e non decifrate ma lo stesso utili. Squadre di ingegneri ci avevano lavorato, la loro analisi fu che il problema era una incompatibilità tra tecnologie che aveva fatto perdere a Chrome il controllo. In un analisi più dettagliata si affermava che il software del geth era stato frammentato e disperso, mentre un programma sconosciuto vi si installava.
Quando Olivia chiese chiarimenti a un geth, scoprì che l'IA era in una situazione di disagio. « Non è colpa sua tenente, immagino che voi organici non possiate capire. Ma se Chrome fosse stato uno di voi, la sua condizione sarebbe stata descrivibile come aberrazione. Da mie ricerche i termini umani più adeguati sono zombi o Frankenstein. » Lei non poté fare a meno di sentirsi in colpa, non riteneva di aver sbagliato da un punto di vista della missione ma questo non era di conforto, anche se aveva fatto quello che poteva per onorarne la memoria.
I geth e quarin ci lavorarono, alla fine, come in una “moderna stele di Rossetta” trovarono il modo per convertire i file delle due diverse tecnologie. Il lascito più importante di Chrome, anche se il linguaggio dei loro nemici rimaneva ancora sconosciuto.
Restava ancora da trovare la gigantesca stazione dei grigi. Alle luce delle ultime scoperte Olivia lavorò incessantemente con Pars, per tre giorni di fila senza dormire più di dure ore per notte, alla realizzazione della sua idea che divenne la loro.
Prima di tutto serviva un sistema informatico isolato, totalmente. Olivia mise a disposizione la SR3, da lì non c’era possibilità che qualcosa si trasmettesse alla Jotnar.
Seconda cosa, necessitavano di  adeguate contromisure informatiche. Pars propose i geth. Loro avrebbero fatto meglio di qualsiasi protezione « Perché per loro sarà come trovarsi sul campo di battaglia, una realtà diversa dalla nostra dove possono esprimere tutta lo loro potenzialità. » spiegò la quarian.
Infine il permesso dell’ufficiale al comando e il supporto di un adeguato gruppo d’attacco.
« Mi faccia capire Tenente. La sua idea è di installare il programma che le ha fatto rivoltare contro il geth della sua squadra sui computer della Normandy SR3 e stare a vedere che succede? Insediare 700 geth che forniscano protezione informatica, sperando di ottenere informazioni sulla base principale del nemico. Sebbene sia d’accordo che questo obiettivo sia prioritario, il rischio di perdere equipaggio e nave è enorme. » Vega rimase in silenzio riflettendo un istante. « Autorizzo la missione, voglio solo volontari. » Gli altri ufficiali mormorarono fra loro, non sembravano entusiasti.
Olivia sorrise, non chiedeva di meglio « Sissignore. »
« Vorrai il comando? » domandò Vega.
« Non lo cederei a nessuno signore. Mia l’idea, mio il rischio. »
 
Olivia riunì l’intero equipaggio della Normandy SR3, dagli ingegneri ai navigatori oltre alla sua squadra ed espose il piano che aveva sviluppato insieme a Pars.
« Chi non se la sente rimarrà qui, come chi ha una famiglia da cui tornare. I rischi sono alti. » conosceva bene il suo equipaggio, meno di un terzo aveva figli e mogli. La nave poteva benissimo essere pilotata anche con meno della metà di esso. Quella notizia sollevò qualche protesta a cui non diede ascolto.
« Tenente Arturus Vakarian prenda nota dei volontari, appena pronta me la trasmetta. Sottotenente Pars Vas Lippi faccia da collegamento tra i geth e gli ingegneri della nave. Tenente pilota Ilary Monreau al sistema di navigazione. Tenente Areno Balack e Sergente Urdont Mordin controllate armi e munizioni. Soldato scelto Asiria T’soni mi aiuti a ricontrollare le informazioni. »
« Sissignore! » gridarono all'unisono, uscendo Asiria la seguì. Vedendola di spalle la studiò un attimo, la gravidanza ancora non si vedeva. In ogni caso non sembrava aver influenzato il suo modo di fare. La voglia di combattere di Olivia W. Shepard sembrava accesa come il rosso dei suoi capelli. Forse anche troppo.
« Olivia…mi pari decisa. » commentò l’asari.
« Non potrei essere altrimenti, ogni istante che perdiamo i Grigi continuano con il loro piano mettendo a rischio le vite di chi vogliamo bene. »
Asiria rifletté un istante e disse « Vedrai che i tuoi stanno bene, sono certa che sono usciti illesi dall’abbattimento della SR2 sulla Cittadella. Steve, poi non parliamone, in qualche modo si salva sempre. »
« Già, è questa speranza e il supporto di tutti voi a farmi andare avanti. Adesso però muoviamoci.»
“Sbagliato Olivia” pensò tra se Asiria “Tu riusciresti ad andare avanti anche da sola, sei la speranza di chi non vuole arrendersi. In questo momento, forse, dell’intera galassia. Gli umani dicono che il verde è il colore della speranza e gli occhi lo specchio dell’anima, non vi è dubbio che i tuoi occhi verdi ti si addicano. 
Non vista dall'amica Olivia si morse il labbro inferiore, ripensare al fratello le aveva fatto male. Era in pensiero anche per i suoi genitori ma se quest'ultimi le erano sempre apparsi invincibili, verso il fratello aveva sempre provato un sentimento di protezione.
La missione era più importante, aveva cercato di non pensare a lui, si ripeteva che doveva essere vivo, il dubbio che non fosse così aveva preso piede lo stesso. Quando era sola, non riusciva a non rimproverare se stessa.
Rise della stupidità di entrambi, un incidente da bambini che non avrebbe dovuto avere conseguenze tranne una piccola cicatrice sulla fronte di lei, che neanche si vedeva nascosta dai capelli, aveva influenzato i loro rapporti.
Olivia aveva trascinato Steve in un'avventura sulla Normandy SR2, dove lei si era fatta male ferendosi alla fronte e perdendo i sensi. Non riusciva a perdonarsi di non aver saputo badare al fratello in quell’occasione, lui il fatto di non essere stato di nessuna utilità alla sorella nel bisogno.
Tutto quello che seppe fare fu piangere, fino a quando  l’ingegnere Kenneth Donnelly che passava lì per caso non ne udì il pianto.  
Da allora Olivia aveva cercato di dimostrare a se stessa che poteva proteggere Steve.
Lui che poteva essere di qualche utilità alla sorella, in qualche occasione spingendosi troppo oltre e ferendosi. Olivia ancora ricordava l’indicente alla base di addestramento “La Guardia”per l’esame a tenente.
 
Furono necessarie due settimane di intensi preparativi, nel limite del possibile non si voleva trascurare niente. Una forza d’attacco mista pesantemente armata venne fatta imbarcare sulla Normandy SR3, quattrocento soldati col supporto di dieci Dweger e altrettanti Ullr. Per la presenza di questi due navette vennero sbarcate per far spazio.
Due brucia pianeti di nuova concezione vennero collocati nell’arsenale della nave, più un terzo ordigno di fabbricazione geth.
I primi due erano dei brucia pianeti di potenza notevolmente ridotta da solo un chilotone ciascuno, più simili a un’arma nucleare standard che a un brucia pianeta, se non fosse stata per la miscela di eezo e plutonio inserita in essi. Erano denominati R.E.E. (Radiazioni Elettromagnetiche Eezo )
Erano stati studiati su imitazione di una bomba a neutrone. In essa, l'emissione del fascio di particelle era innescata dall'esplosione di un ordigno termonucleare di potenza relativamente limitata, che impiegava la maggior parte dell'energia liberata per emettere neutroni; questi riuscivano ad attraversare la materia con grande facilità, non causando danni a quella inanimata ma causando mutazioni e rotture del DNA, potenzialmente o invariabilmente letali per la vita organica.
Negli ordigni attuali, l’aggiunta dell’eezo 19 faceva si che si generassero fasci di questa particella capace di danneggiare sia il DNA dei grigi che la materia oscura che costituiva la loro base.
Il terzo ordigno era invece una testata informatica, ideata per distruggere i computer nemici.
Fu all’ultimo giorno dei preparativi, ammirando il lavoro svolto che Olivia chiesa ad Asiria, diventata di fatto il suo assistente e braccio destro in quella missione. « Stiamo combattendo con l’armamento della Noveria Corps. Se vinciamo sarà grazie anche a Dasha. lei ha collaborato con le persone responsabili della morte di Eren e Lydia, non li ha uccisi lei ma è lo stesso coinvolta. Invece ha ucciso Mila di persona, so che ha agito perché Diana era in pericolo e Mila si era fatta portare su una cattiva strada da alcuni ufficiali della fazione “nazionalista” dell’Alleanza che l’hanno solo sfruttata. Dimmi, ho sbagliato ad allontanare Mila? Ci aveva traditi, l’ultima volta che la vidi era in ospedale, mi disse che avrebbe fatto l’impossibile per consegnare Dasha e Isabella alla legge. Le augurai di riuscirci, non sapevo cosa dire e in caso di successo avrei gioito. Sto sbagliando a collaborare con Dasha? A volte mi chiedo se Eren e Lydia riposano in pace. Come s.p.e.t.t.r.o. ho dovuto chiudere gli occhi più volte davanti a un crimine, perché correggerlo avrebbe dato solo problemi peggiori. »
Asiria sapeva bene che quelli erano dubbi che l’amica si portava dietro da tempo « Per Mila non hai colpe, questo è sicuro! Non sei responsabile delle decisioni degli altri. Eren e Lydia  sono stati uccisi dai divoratori, Dasha non l’hanno mai incontrata. Lo sai, ci hanno teso una trappola richiamandoli con un esca. Gli ideatori di quel piano sono in carcere o morti. » rispose decisa e girandola velocemente verso di se la baciò.
Olivia rimase pietrificata dallo stupore « Olivia smettila di farti carico di tutti e proteggerci. Hai rischiato la vita per salvare me e Areno, quando hai fato detonare gli esplosivi nella base dei grigi. Noi rischiamo quanto te, è ora che lo capisci! Non vogliamo una salvatrice ma un caposquadra e un'amica. Se dobbiamo morire in missione per seguirti ci sta bene, ma scordati che ti permetteremo di correre più rischi di chiunque altro. Se poi qualcuno di noi cadesse nessuno te ne farà una colpa, come sono sicuro non te ne facciano Eren e Lydia  »
« Io…si…il bacio?! » Olivia era confusa, gli occhi spalancati e stupefatti.
Asiria ridacchiò « Ecco…consideralo uno scherzo, erano anni che volevo rubarti un bacio, mi sembravi così indifesa. Non ho resistito. Ho pensato che questo ti avrebbe distolto da certe idee, mi parevi smarrita. Mi ha fatto ricordare la prima volta che ti venni a trovare all'accademia. »
Quelle parole imbarazzarono Olivia che protestò « Aahah,mi avevi promesso che non ci avresti più accennato. » 
« Accucciata dietro un cespuglio a parlare con un gatto dei tuoi problemi. Olivia W. Shepard la prima praticamente in tutto da sempre, dalle elementari fino all’Alleanza. Ogni cosa ti è sempre riuscita facile. Proprio per questo eri odiata dagli altri studenti. I tuoi professori vedevano per te una folgorante carriera come medico o avvocato, invece hai seguito le tradizioni di famiglia. »
« Fare il soldato è facile, premi il grilletto ed eviti di farti uccidere. Se prendi le decisioni giuste puoi anche salvare delle vite. Se avessi fatto le carriere che mi proponevano probabilmente avrei ricevuto più invidia e rancore che tutto il resto. Non che non sia successo anche con la carriera militare ma molto di meno anche di quello che avevo pensato, essere figlia di gente famose non è bello secondo me. »
« L’importante Olivia, è che ti ricordi che se vuoi parlare con qualcuno hai di meglio di un gatto. »
« Lo so e grazie. »
« Mi chiedo che faccia farebbe Jessica se sapesse che hai un QI più alto del suo. » disse ridendo Asiria.
« Mantieni il segreto, ti prego. Non è cattiva, ma sa essere invidiosa.»
« Tranquilla, ora meglio che vada.»
 
Areno stava sorseggiando un alcolico, seduto al bancone della zona relax quando Asiria le sedette accanto. « Offrimi da bere Areno e questa sera potresti non andare in bianco. »
« Ti offrirò da bere asari ma non succederà altro. Certi obiettivi mi piace raggiungerli per merito. » e ordinò anche per lei.
« Strana filosofia per chi ha nell’infiltrazione, spionaggio e sabotaggio il suo punto forte. »
« Proprio per questo ci sono cose che mi piace raggiungere onestamente. Problemi di cuore? »
« Per un attimo stavo per confessare qualcosa che non dovevo, potrei dire di aver fatto mezza confessione. Ah beh…Mi sento lo stesso bene. »
Areno avvicinò il suo bicchiere, lei lo imitò facendoli tintinnare.
 
La mattina dopo, in cabina di pilotaggio, Ilary Monreau  fremeva in attesa del segnale di inizio operazioni. La Normandy SR3 era salpata dall'hangar della Jotnar e attendeva a qualche centinaio di chilometri per sicurezza.
La sua nave in quella situazione le sembrava diversa, con alcune centinaia di geth installati al suo interno che operavano senza che lei se ne rendesse conto.
« Inizio della missione. Allarme rosso! » la voce di Olivia risuonò negli auto parlanti. Le luci di navigazione si spensero, lasciando quelle da battaglia. In quegli istanti il programma che aveva fatto impazzire Chrome veniva installato sulla SR3.
La nave accelerò bruscamente, scartò violentemente a destra facendo strillare Ilary per il dolore quando la cinghia di sicurezza del sedile la trattenne. Dagli strumenti ebbe conferma che la nave, come impazzita, zigzagava per lo spazio.
Cercò di parlare ma non ci riuscì, le manovre della nave e relativi contraccolpi erano talmente violenti da avere difficoltà a respirare.
“ Va bene SR3, hai le tue cose. Scalpiti. Godiamoci questa cavalcata. “ pensò
L’energia del nucleo della nave superò i livelli di guardia, i sistemi che ne limitavano la potenza erano stati spenti dalla cabina di pilotaggio. Al comunicatore Ilary sentì Olivia chiedere « Cosa succede? »
« Qualcosa che probabilmente non ti piacerà. Tenetevi forti! » le rispose e spinse i motori al massimo, la nave balzò in avanti. Un suono stridulo dalla sala macchine si udì su tutti i ponti. Ad Ilary parve il grido di dolore della SR3.
Chi non era seduto rotolò a terra, si registrarono diversi feriti e contusi ma niente di grave. Diversi sistemi secondari della nave riportarono danni, niente che le squadre di ingegneri non potessero riparare.
A passo veloce Olivia entrò in cabina «Rapporto! » 
« Non ne ho idea, i sensori rilevavano picchi di energia in tutta la nave. Diversi sistemi stavano andando in blocco. L’unica soluzione a cui ho pensato è stata fargliela consumare, per questo ho dato massima velocità ai motori mandandoli su di giri. Adesso però abbiamo un problema molto più grave. »
« Quale? » chiese Olivia rabbrividendo.
« Il sistema mi ha escluso, non ho idea di dove stiamo andando e non ho modo di interferire. La nave è lanciata in una folle corsa. » disse a capo chino, provava un misto di paura e senso di colpa. Un buon pilota non poteva perdere il controllo del proprio mezzo. Aveva preso le sue decisioni per il bene della nave e dell’equipaggio, adesso invece erano in una situazione peggiore.
Sentì la mano di Olivia sulla spalla « Hai agito bene Ilary, la mia speranza è che questo segnale ci porti dal nemico. Quasi speravo che questo succedesse, i geth sono riusciti a contenere i danni informatici al prezzo di quasi una trentina di loro. In qualche modo hanno inserito un comando di ritorno all’origine, il problema era che non avevano idea di come si sarebbe manifestato. »
« Quindi ci stiamo dirigendo verso la base nemica? »
« Sembrerebbe così, di sicuro stiamo andando da qualche parte molto velocemente. »
 
72 ore durò il viaggio della Normandy SR3. Quando i sensori rilevarono qualcosa la nave entrò in modalità occultamento tattico e visivo. Invisibile alla vista e a qualsiasi rilevamento, tutti speravano anche alla strumentazione dei grigi. L’avrebbero scoperto presto.
Geth e quarian  aveva lavorato alla SR3 perché i sistemi responsabili di sensori, invisibilità e supporto vitale fossero ben protetti, molto più di altri che invece erano stati infettati.
Se il programma di navigazione era stato inizialmente fuori uso, almeno in parte ne avevano riavuto il controllo. I sanitari risultarono totalmente fuori uso, causando qualche problema igienico sulla nave.
Olivia radunò squadra e ufficiali in sala riunioni, in mezzo al tavolo l’ologramma della gigantesca stazione sferica dei grigi. Oltre 900 km di diametro, dimensioni maggiori della Cittadella.
Tutti ammutolirono guardandola. Solo Olivia e Ilary avevano avuto modo di scorgerla per alcuni istanti in una precedente occasione, lei non ne fu meno colpita. « Questo è quello che faremo…»
Come stabilito, durante il viaggio, ripulirono i sistemi dalla nave del programma che li infestava, i geth dall’interno dei computer e squadre di ingeneri dall’esterno. Non andarono per il sottile, dove era troppo complicato strapparono via i terminali dalle paratie. Ogni istante era importante. I soldati più accorti e fortunati riuscirono a far uso dei bagni appena furono nuovamente operativi.
“ Di nuovo fra noi SR3” pensò Ilary riottenendone i comandi, « Quali ordini? » chiese ad Olivia dietro di lei.
« Avanti a motori spenti, non abbiamo fretta. Non devono rilevarci fino all’ultimo. »
« Sissignore. »
 
La nave avanzò lentamente per inerzia, motori spenti, col minimo di sistemi attivi e attuando qualunque misura per nasconderne la presenza non sapendo di quali contromisure fosse capace il nemico. Su tutti i ponti vigeva il silenzio assoluto, nell’hargar, dove le truppe d’assalto si erano raccolte, l’unico suono era il respiro di qualche decina di individui stretti fra loro.
Senza alcun rilevamento, basandosi solo sulla vista del pilota arrivarono a ridosso della stazione nemica. Nello svolgere quel compito Ilary stava sudando freddo, gli occhi le bruciavano per la tensione tuttavia le scappò un sorriso. « Ehi Olivia, è stupido, ma questo nascondersi non ti ricorda quella volta che io, te e Asiria abbiamo spiato nello spogliatoio dei ragazzi? »
« Non farmi ridere, non è il momento. »
« Ok. Più di così non mi fido ad avvicinarmi senza una qualche telemetria. Potrebbe esserci una qualche antenna o sporgenza che potrei non evitare. »
« Pronta ad azionare il “Campanello” al mio segnale. » ed uscì dalla cabina per raggiungere l’hangar, nel tragittò contattò Jessica che si era occupata della manutenzione del congegno.
Prima della partenza avevano imbarcato questo speciale dispositivo il cui scopo era quello di farsi rilevare da “Ascolto”. L’idea era che appena rilevata la loro posizione la Jotnar sarebbe intervenuta con un salto. Jessica ci aveva continuato a lavorarci sopra per tutto il viaggio, dato che dal suo funzionamento dipendeva la riuscita della missione, la salvezza dell’equipaggio e la sua dato che era imbarcata sulla SR3 nonostante le sue proteste.
 « Tutto pronto! » rispose Jessica alla chiamata di Olivia. Lei trovava ridicolo che una scienziata del suo calibro fosse sulla Normandy SR3 per quell’incidente che aveva coinvolto Trish Weaver “ È  solo un clone, ne hanno altri due identici. Se avessimo fatto a modo mio ne sapremmo molto di più sull’eezo 19, saremo meglio preparati per questa guerra…ma nooo… trattiamo quel clone come una persona…È solo una ragazzina dice mia madre…intanto la galassia è in pericolo … anzi, io sono in pericolo che è ancora peggio. “ Questi erano stati i suoi pensieri per gran parte del viaggio.
Dal gruppo della SR3 continuava a sentirsi esclusa ma per suo volere, nel periodo passato a bordo come assistente dell’ufficiale al comando non le sembrava di aver appreso niente d’importante.
Il fatto che i suoi genitori, Jacob Taylor e Brynn Cole, fossero sulla Jotnar non la aiutava. Con la madre soprattutto finiva spesso per litigarci, quando discutevano di morale applicata alla scienza.
Per Jessica le cose più interessanti erano state mettere a posto il DNA del feto che stava crescendo in Olivia e aver fatto sesso con un drell. Quelle due attività almeno le aveva trovate stimolanti, aveva però un pensiero che non poteva rilevare a nessuno, ogni tanto si chiedeva se non avrebbe fatto meglio a far abortire Olivia nella speranza di studiarne l’embrione umano/turian tramite autopsia “ Potrebbe sempre accadere” pensò sorridendo.
 
« Presto le cose si faranno frenetiche. Tutti pronti! » ordinò Olivia nel hangar.
Il “campanello” venne gettato all’esterno, a tre secondi dall’uscita esplose causando violenti variazioni nell'energia oscura.
Tutti i sistemi della Normandy SR3 si attivarono, alla guida di Ilary la nave procedeva veloce e invisibile in manovre evasive scansionando la superficie della stazione.
Le prime esplosioni, segno di una reazione nemica e che sapevano della loro presenza, apparvero sulla scia della nave ma sempre in ritardo ma chiaramente non a caso. Li avevano individuati, ma velocità della nave e abilità del pilota stavano riuscendo a proteggere tutti.
« Ancora niente Ilary? » si sentì domandare il pilota al comunicatore.
« No signore, nessun punto d’ingresso apprezzabile. »
« Trenta secondi, se non troviamo un modo per entrare procederemo dall’esterno. »
« Ricevuto! »
Un segnale di pericolo a prua della nave, Ilary virò magistralmente a sinistra in una curva stretta. Il nemico aveva cercato di anticiparla, colpendo dove avrebbe dovuto essere.
Su una traiettoria casuale la SR3 riprese la sua corsa, i sensori rilevarono l’uscita di droni.
« Non quelli, le vostre astronavi…dove cazzo le fate passare?! » borbottò a denti stretti il pilota. Manovrò per allontanarsi ma ebbe un ripensamento.
Con una virata improvvisa riportò la SR3 indietro, verso i droni. Quando fu abbastanza vicina rese visibile la nave e aprì il fuoco, distruggendo quelle sentinelle passandoci in mezzo.
Voleva provocare il nemico e fu premiata, davanti a lei una grossa apertura si spalancò. Da essa spuntò la prua appuntita di una delle nave dei grigi.
 
Più piccola, la SR3 riuscì a infilarsi nello spazio tra la nave e i bordi del portellone. Ilary portò la nave in un'ascesa verticale, lanciando un raggiante grido di vittoria. « Siamo dentro gente, credetemi è uno spettacolo. Olivia ti trasmetto le immagini. »
Un olo-schermo si accese nel hangar. Dalle immagini sembrava che la nave stesse viaggiando in un enorme spazio cavo dentro la stazione nemica. Davanti a loro, in lontananza, un gigantesco pilone irradiava una luce blu elettrica. Sopra e sotto di loro si alzavano strutture, facendo sembrare il tutto una caverna. Rimaneva da capire quanto all'interno della gigantesca stazione si fossero spinti.
Un dettaglio richiamò l’attenzione di Olivia, l’ingrandì sullo schermo. Appese per la poppa, attraccate a quelle che parevano enormi rotaie, con la prua verso il basso diverse navi dei grigi sembravano dei pipistrelli.
« Ilary ti mando delle coordinate, sgancia un “brucia pianeti” e dirigiti verso quel pilone. Ha l’aria di essere importante, scommetto che deve essere ben protetto.  »
« Ok, preparatevi gente. L’aria sta per farsi incandescente. »
La nave eseguì altre rapide manovre e fece fuoco, voltandosi in direzione opposta subito dopo. Il brucia pianeti era stato lanciato.
Le onde d’urto colpirono la Normandy SR3 in pieno, mentre questa era in procinto di atterrare. Fin da subito era chiaro che non avrebbe potuto evitare in pieno l’esplosione.
Fortunatamente non si trattava di un brucia pianeta vero e proprio, che avrebbe distrutto tutto per 2000 km.
Ilary diede un ulteriore esempio di bravura, riuscendo a stabilizzare la nave in quella difficile situazione. Toccò terrà su uno spazio rialzato, una buona posizione difensiva. Olivia con la squadra d’assalto mise piede nella nave nemica.
 
Appena esposti all’aria esterna gli allarmi delle armature di ognuno suonarono, avvisando tutti dello stesso pericolo. Un esposizione elevata a radiazioni dell’eezo 19, quello che Olivia si aspettava e voleva. Adesso l’ambiente era ugualmente nocivo per le due parti. L’unica differenza era che loro erano venuti preparati al riguardo.
Guardò verso l’enorme pilastro blu, erano a diversi kilometri di distanza ma appariva lo stesso gigantesco. I sensori del casco rilevarono un'altezza di 3000 metri.
Si concesse il lusso di un pensiero, quando aveva ideato quel piano sapeva che avrebbe comportato avvelenare con le radiazioni la stazione spaziale nemica.
Se davvero quella era l’ultimo baluardo di una delle molte civiltà distrutte dai razziatori e vissuta centinaia di millenni fa, che aveva avuto nonostante tutto la forza per sopravvivere, col suo gesto andava a colpire anche potenziali civili della parte avversa e l’idea l’aveva disgustata ma non abbastanza da fermarla“Li odio “ pensò per i suoi genitori, per Chrome e Steve.
Attorno a lei la forza d’assalto aveva formato un perimetro, i Dwerger erano schierati, gli Ullr presero posizione dietro con i loro cannoni da 150mm. Le due unità erano state create per agire assieme, il cervello tattico dei primi trasmetteva in tempo reale coordinate di bersagli ai secondi che garantivano un efficace fuoco di copertura.
« Arrivano! » gridò qualcuno e piccole sagome grigiastre apparvero in numero impressionante verso di loro. Correvano. Quello che colpì maggiormente Olivia fu la mancanza di qualsiasi arma, il nemico era disarmato. Lei non capiva cosa significasse, poi l’aumento della vicinanza le fece osservare alcuni dettagli. I volti di alcuni sembravano feriti, come ustionati. Comprese che quello era l’effetto delle radiazioni. Eezo faceva parte dell’DNA di quelle creature, le radiazioni dell’isotopo 19 distruggevano questo legame nello steso modo in cui danneggiavano le strutture di materia oscura altrimenti indistruttibili.
Per un attimo ebbe pietà « Uccideteli tutti! » gridò, i soldati in linea aprirono il fuoco e anche i Dwerger, i cui colpi energetici esplodevano liberando molta energia appena toccavano il suolo.
Ma furono gli Ullr a spazzare il terreno, capaci di fuoco in rapida successione compirono un autentico massacro in pochi istanti. Davanti ai corpi straziati del nemico Olivia ebbe alcuni conati di vomito, non era quello che vedeva a farla star male quanto l’idea di quello che poteva aver fatto. Non sapeva se il nemico avesse nozioni di cose come “civili” o “non combattenti”, ma davanti a lei vi era una distesa di essere disarmati e privi di mezzi che avevano provato ad assalirla.
Facendosi forza, a gran voce gridò « Prima squadra con me! Le altre rimangano a difesa. Arturus il comando è tuo! Tutti sui Dwerger! »
 
Un singolo Dwerger poteva portare cinque soldati, tre posizionati posteriormente dietro ai cingoli, su una stretta pedana, tenuti in sicurezza da cavi magnetici e due, uno per parte, ai lati dei cingoli. Con una forza di cinquanta soldati, capaci di una maggior mobilità Olivia W. Shepard partiva all'attacco prima che il nemico li bloccasse sul posto.
“Dobbiamo guadagnare più tempo possibile, fino all'arrivo della Jotnar.” pensò aggrappata lateralmente, a uno dei cingoli del Dwerger in testa. La posizione era più scomoda ed esposta ma offriva molta più visuale, essenziale per un cecchino esperto.
La colonna di dieci Dweger e cinquanta soldati procedeva veloce in un ambiente rischiarato solo dalla luce bluastra di quel gigantesco pilone, ai lati neri edifici in materia oscura. Con un balzo una nera figura le fu addosso, solo per un soffio Olivia ne evitò le zanne che urtarono contro l’acciaio del Dweger.
Lei tirò un calcio al ventre del robot a forma di canide prima che potesse ricadere, gettandolo proprio davanti ai cingoli del Dwerger che lo travolsero. « Cani! » urlò per dare l’allarme ma l’intera colonna era attaccata lateralmente da ambo le direzione.
Spari risuonarono, sia dei soldati che delle armi secondarie dei Dweger, con due colpi di arma Olivia abbatté il canide che l’aveva attaccata prima e un altro subito dopo. Unità ideate per lo scontro ravvicinato, realizzate in materia oscura che le rendeva più pericolose di quello che sembrava. Lo abbatté più facilmente di quello che si era spettata, le radiazioni, facevano effetto.
Un turian fu afferrato per una gamba e trascinato a terra dove venne dilaniato.
« Granate a tempo, impostatele a 6 secondi, lanciate davanti a voi! » Ordinò Olivia e rivolta ai Dwerger « Accelerare! » consapevole che la maggior velocità era il loro miglior vantaggio.
Il cervello elettronico ubbidì, lei non ci fece caso intenta a contare i secondi dal lancio della granata. Arrivò a sei e le granate esplosero avvolgendo in pieno i nemici, mentre passavano sopra di esse mentre per inseguirli. Questo permise di distanziali, ma ebbero un'altra perdita
Per l’esplosione un quarian perse la prese e cadde a terra, i lacci magnetici avrebbero dovuto impedirlo, i suoi compagni chiesero di arrestarsi.
« Negativo! » ordinò in tono ferreo Olivia, stava abbandonando volutamente un suo uomo e lo sapeva, ma perdere il vantaggio sulla velocità sarebbe stato fatale. I compagni del quarian per un attimo furono tentati di protestare, non lo fecero.  Erano lì perché soldati professionisti, sapevano che il loro ufficiale aveva ragione.
Tutto quello che Olivia poté fare fu contattare il soldato e dirgli « Mi dispiace. »
« È stato un onore. » - rispose il quarian - « Cercherò di trattenerli. » e volgendosi verso i cani sopravvissuti fece fuoco senza risparmiare colpi, abbatté tre cani e un quarto gli strappò di netto un braccio. Sarebbe morto a quel punto se la biotecnologia non avesse fermato subito l’emorragia, continuò a sparare svuotando un altro caricatore, venne atterrato l’ultima cosa che vide fu il Dwerger in coda svoltare a una curva. Infine il suo cuore si fermò.
Per ogni quarian vi era un geth, spesso installato nella tuta o corazza. Quando, l’intelligenza artificiale, rilevò la morte della sua controparte organica fece esplodere assieme tutte le granate che il quarian si portava addosso distruggendo se stesso e numerosi cani.
Olivia prestava attenzione a tutto quello che la circondava, ogni cosa era da considerarSI ostile. I cadaveri sparsi per strada erano quelli l’oggetto delle sue riflessioni, poteva vedere distintamente l'effetto delle radiazioni su grigi. Le conseguenze dei suoi ordini e decisioni le erano davanti, pur cercando di rimanere concentrata si chiese se non avesse compiuto un crimine di guerra. Se quella era la popolazione civile, lei li aveva appena massacrati.
I sensori dei Dweger si allertarono, nemici erano stati individuati ancora ai lati ma questa volta parevano aver rinunciato all’effetto sorpresa. Li videro esporsi dalle sommità degli edifici, esoscheletri, rimanevano fermi alle loro posizioni.
Una barriera di nemici bloccò la strada davanti a loro questi, erano una decina di Gorilla  e tre Umanoidi.
« Invertire la marcia! Veloci! » Ordinò Olivia, i cingoli andarono all'indietro mentre i Dweger ruotavano la parte superiore del loro corpo nella nuova direzione. Solo quello di Olivia, divenuto di coda, mantenne lo stesso assetto per fornire copertura.
Gli esoscheletri si mossero verso la nuova testa della colonna, l’intenzione evidente era di tagliare la ritirata. Gorilla e Umanoidi si mossero di poco, volevano chiaramente attaccare a distanza.
« Ullr Fuoco! » gridò Olivia, la colonna d’attacco aveva seguito un percorso che l’aveva portata il più possibile verso quel pilone mantenendola però all'interno del raggio d’azione dell’artiglieria. Lei non aveva mai pensato di raggiungerlo, ma sembrava importante e avrebbe scommesso che il nemico avrebbe mandato truppe a fermarli distogliendo la loro attenzione dal sito della SR3. Attorno alla nave la battaglia infuriava, aveva lasciato indietro i suoi compagni di squadra perché sapeva che la difesa della SR3 era prioritaria.
 
Dieci deflagrazione simultaneo e ravvicinate investirono i nemici alle spalle della formazione di Olivia seguite in rapida successione da altre. Si augurò che bastasse a fermarli, aveva altri problemi perché con gli esoscheletri non sarebbe stato altrettanto facile, troppo vicini per usare l’artiglieria sarebbero dovuti passare con la forza.
I soldati saltarono a terra, prendendo posizione dietro a Dweger, avanzando a gruppi di cinque alle spalle del mezzo corazzato. Il nemico aprì il fuoco, l’unità d’assalto rispose. Le armi principale dei Dwerger funzionavano bene contro quell’unità meno corazzate di altre.
Non era la prima volta che Olivia notava come il nemico fosse a digiuno di tattiche combattive, spesso si esponevano troppo diventando facile bersagli. Lei diede la colpa all'eccessiva fiducia alla loro tecnologia. Subivano perdite ma anche loro, un turian giaceva morto, un salarian gli faceva compagnia a un paio di metri di distanza. Ogni tanto un esoscheletro cadeva senza essere stato colpito, le radiazioni facevano effetto uccidendo i soldati nemici che li pilotavano
Un attacco improvviso, una luce blu investì alle spalle un'unità d’attacco uccidendo cinque soldati e danneggiando gravemente il Dwerger davanti a loro mentre erano intenti a fronteggiare gli esoscheletri.
« Cazzo! » - imprecò Olivia - « Gruppi di Dweger 2 e 3 con me, quelli operativi dal quattro in poi continuino l’attacco. Difendiamo la coda, attenti, un Umanoide è sicuramente attivo. » Su quello non aveva dubbi. Quella luce blu, energia oscura concentrata poteva appartenere solo a loro, aveva sperato che l’artiglieria sarebbe bastata.
Appena il fumo delle esplosioni si dissipò un poco la sagoma divenne visibile, non cercava nemmeno di nascondersi « Fuoco! » L‘umanoide traballò appena sotto i colpi dei Dweger, quelli dei soldati sembrarono inutili. Olivia si ripeté che non era così maledicendo la spessa corazza del nemico, ogni colpo che sparavano liberava eezo 19, generando radiazioni che come microscopi proiettili penetravano nel metallo del nemico indebolendolo. Rimaneva la domanda “ Avrebbero portato la corazza la punto di rottura prima che il nemico li uccidesse? “
L'umanoide corse in avanti sorprendendo tutti, col pugno sfondò la corazza frontale di un Dwerger affondandovi dentro fino al gomito. Senza sforzo apparente sollevò l’unità corazzata fin sopra la testa usandolo per colpire quello vicino.
 Il primo risultò fuori uso, il secondo cadendo di lato per il colpo subito non riusciva a rialzarsi continuando nel frattempo a far fuoco ruotando le armi contro il nemico. Un inutile resistenza.
Fedele alla sua programmazione il Dweger non funzionante mandò in sovraccarico il proprio nucleo di eezo 19 autodistruggendosi, innescando la medesima reazione in quello disteso al suolo.
Dalle fiamme dell’esplosione l’umanoide riemerse ancora operativo ma privo di un braccio, ma questa volta la corazza era crepata segno che aveva raggiunto il suo limite di sopportazione alle radiazioni. Impassibili continuò il suo attacco.
Olivia scattò in avanti, l'umanoide alzò la mano che si illuminò. Sapeva che doveva sbrigarsi, un loro attacco diretto poteva fondere qualunque loro difesa.
L’ambiente tossico che avevano creato li avrebbe uccisi se le loro corazze fossero state danneggiate, la biotecnologia gli rendeva più resistenti non immortali.
Lei corse veloce, le venne solo un'idea ma doveva essere molto più vicina, cambiò le munizioni usando quelle ad alta perforazione più adatte contro gli esoscheletri.
Normalmente pensare di bucare la corazza di un umanoide era impossibile, ma danneggiata com’era forse aveva una possibilità.
Arrivò di lato, saltando davanti al nemico all’ultimo, all’altezza del gomito del solo braccio rimasto ben oltre alle sue difese e fece fuoco sull’addome, lì dove sapeva esserci la cabina di pilotaggio con un grigio dentro.
Scaricò in un paio di secondi l’intero caricatore, i proiettili rimbalzavano in ogni direzione e uno la colpì sull'elmetto che la protesse. Esaurita l’arma passò all’omni-lama, infilandola in una fessura che si era creata, il portellone cedette subito. Per un attimo lei e il grigio furono faccia a faccia. poi gli affondò la lama in mezzo agli occhi.
Aveva il fiatone, non le era mai piaciuto lo scontro ravvicinato e per questo era un cecchino. Aveva già ucciso da vicino, vedere gli occhi del suo nemico “spegnersi” non le era mai piaciuto. Uccidere qualcuno attraverso un mirino dava una sensazione di lontananza.
Le avevano insegnato che avere una coscienza era quello che distingueva un soldato da un assassino, a volte però questo rendeva tutto più difficile.
Stava per chiedere un rapporto della situazione, ma un boato risuonò sopra alle loro teste. Tutta l’Arca stava tremando. Sfondando la via che loro avevano seguito, la Jotnar entrava di prepotenza nella stazione nemica.
 
Olivia non poté fare a meno di esultare, quella che sulla carta era la parte più difficile era riuscita. Il vero problema nell’affrontare i nemici era che se anche scovati avrebbero potuto spostare la loro stazione quando e dove volevano. Se fosse successo forse non li avrebbero mai più trovati, avevano bisogno di bloccarli sul posto, costringerli a uno scontro diretto.
L’unica soluzione appariva penetrare nella stazione nemica con la Jotnar. La Normandy SR3 avrebbe fatto da apripista, la corazzata classe razziatore l’avrebbe seguita con un “salto”.
Da adesso la loro sopravvivenza sarebbe dipesa solo dalla fortuna. I silos nucleari della Jotnar si aprirono appena in vista dell’Arca, innumerevoli “brucia pianeti” a eezo 19 furono lanciati verso la sua corazza. Troppo grande perché li potesse evitare. Andarono a segno, anche se alcuni furono abbattuti dalle difese, danneggiando la corazza esterna della stazione. Questo permise alla Jotnar di sfondare con le proprie armi il portellone che bloccava la via da cui era passata la SR3.
Al suo interno fece fuoco con ogni bruci pianeti REE, lo stesso tipo di quali usati dalla SR3, a sua disposizione.  
Per una manciata di secondi l’ambiente fu rischiarato da una luce accecante, come quella di un gigantesco bengala. Sommità del soffitto cominciarono a cadere verso il basso.
Gli allarmi sul visore non lasciavano dubbi, tre ore era il tempo massimo concesso dalle protezioni al nuovo livello di concentrazioni delle radiazioni.
Tre ore per conquistare o distruggere il nemico, sapendo che in caso di insuccesso le radiazioni sarebbero lo stesso rimaste. Se dovevano morire avrebbero portato il nemico con loro, questo pensiero era chiaro a ogni soldato.
Per un attimo pensò al figlio di lei e Arturus che stava crescendo in lei, uno scherzo del destino che trovava di cattivo gusto. « Alla mamma dispiace averti trascinato qui. » mormorò sotto voce.
Riprese in braccio l’arma, lo scontro non era finito.
 
Dalla Jotnar, navette stavano salpando sbarcando rinforzi mentre le armi principali della corazzata aprirono il fuoco.
Navi dei grigi, quelle sopravvissute, si staccarono dai loro alloggiamenti. Olivia sentì il suolo tremare, i sensori evidenziarono una trentina di bersagli dalle dimensioni enormi. Lei dovette solo alzare la testa e guardare in quella direzione.
I giganteschi mech battezzati “ Demoni”, la stessa categoria di quello che aveva distrutto Caninea, erano apparsi. Come sempre attorno a loro il silenzio sembrava assoluto, lei non sapeva il perché e non le importava. Combattere per la sopravvivenza era l’unica cosa che contava.

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James Vega batté il pugno sul bracciolo seduto nella plancia della Jotnar, l’ennesimo attacco al pilone situato al centro della stazione nemica andava a vuoto. I sensori fornivano dati inconcludenti, pareva che in esso e tutto attorno fosse presente una gigantesca quantità di energia oscura di un tipo mai vista prima e non riconosciuto. I cannoni elettromagnetici non avevano avuto effetto e i loro proiettili corazzati, per resistere all’altissima pressione dello sparo, erano esplosi ben prima contro una barriera che nessun occhio o strumento vedeva.
Rimanevano i cannoni a lunga gittata, li avevano usati per sfondare la corazza nemica nel punto dove la SR3 era entrata ed erano ancora in fase di ricarica. Appena il “salto” li aveva trasportati alle coordinate del nemico, erano state oggetto di un intenso fuoco di sbarramento. L’utilizzo combinato di scudi e campo di nium li aveva protetti. mentre alla massima velocità consentita si avvicinavano in linea retta all'entrata segnata non volendo perdere tempo in scontri inutili.
Il campo di nium distorse i raggi dei cannoni nemici che deviarono dalla loro traiettoria lineare come luce in un prisma, quelli che passarono lo stesso furono efficacemente  bloccati dagli scudi.
A ridosso della corazza nemica la Jotnar fece fuoco con i cannoni a lunga gittata, abbastanza potenti da danneggiare la corazza esterna. Permettendo alla Jotnar di sfondare i portelloni e di entrare. Prova che mise a dura prima scudi e corazza della nave che ne portava i segni su tutta la parte anteriore.
Diversi allarmi segnalarono pericoli in arrivo da svariate direzioni, navi dall’alto e mech Demoni dal basso.
« Timoniere, ci porti verso l’alto, lasciamo i nemici di terra alle squadre d’assalto e ai caccia. »
« Sissignore! » rispose Alexandra Redgrave che aveva assunto il ruolo di timoniere capo con la partenza di Ilary, al suo fianco un salarian. Avrebbe voluto la sua amica, il salarian era bravo ma mancava quell’intesa maturata in anni con Ilary che in quel momento l’avrebbe almeno aiutata a tranquillizzarsi.


*****


Effettuando manovre evasive la Jotnar si portò verso l’alto. Olivia pregò che si muovesse, i Demoni stavano per fare fuoco e lei non poteva fare niente per impedirlo. La battaglia al suolo non era ancora finita, la sua unità stava ancora ingaggiando truppe nemiche che avevano ricevuto un rinforzo di Gorilla. Urla e grida ma questa volta di coraggio, i krogan giunti con i rinforzi stavano caricando in un fronte unico.
Se un krogan era un guerriero naturale, quelli potenziati dalla biotecnologia erano straordinari. Dotati di un fattore di guarigione triplo rispetto al normale e una forza fuori misura affrontarono i Gorilla, unità di materiali standard e realizzate per attacchi ravvicinati, abbattendone la prima linea generando un caos totale.
I primi missili delle squadriglie di caccia esplosero sui Demoni, non subirono danno apparente, interruppero però le loro azioni di fuoco. Altri Dwerger e Ullr giunsero sul campo di battaglia, il terreno degli scontri si allargò a macchia d’olio.
Un Demone chinò la testa verso di loro, Olivia si sentì come un insetto scoperto in cucina. Fece fuoco spazzando via tutto sul suo percorso, unità alleate e nemiche. Olivia poté solo essere contenta che non aveva fatto fuoco sulla sua posizione, constatando che l’attacco non doveva essere avvenuto alla massima potenza. Una formazione grande quanto la sua era stata annientata con un sol colpo.
Dovevano battere quei giganti per farcela, con la Jotnar impegnata con le navi nemiche la forza bruta non era un opzione « Pars! Usiamo quella cosa!»
« Ricevuto! » rispose eccitata la quarin dalla nave. Una sonda si alzò in aria e a dieci metri attivò il segnale. Geth e quarian avevano capito quale sequenza informatica aveva causato il contrasto dentro Chrome. L’avevano elaborata in un codice trasmissibile, caricato nella sonda appena lanciata.
Un Demone stava per sparare, dalla bocca aperta s’intravedeva la luce del colpo energetico. Chiuse di scatto la bocca, la testa volò in aria ricadendo a qualche metro di distanza, più in la due Demoni lottavano fra loro mentre altri sparavano a caso infliggendo danni allo loro stessa base. Ma anche altre unità automatizzate come cani e gorilla sembravano aver perso ogni controllo, solo esoscheletri e umanoidi sembravano comportarsi nella norma. I secondi da soli erano una minaccia più che seria.
Per la prima volta vi fu una reazione dal pilastro la cui luce vibrò per alcuni secondi. Le forze d’assalto scattarono in avanti, i caccia colpirono senza problemi i demoni riuscendo a distruggere una gamba a uno di essi che crollò a terra.
Inaspettatamente i nemici si fermarono, ogni unità si immobilizzò sul posto e tutto divenne buio. Il gigantesco pilone si era spento.
« Rapporto. Qualcuno sa dirmi che succede? » chiese Olivia al comunicatore, poi le sembro che la tenebra attorno a lei aumentasse e istintivamente alzò lo sguardo « Ritirata! Tutti alle navette.»
Non sapeva cosa  stesse accadendo, l’unica certezza era che le navi nemiche stavano precipitando sulla loro posizione. Attorno a se il ogni cosa prese a tremare, così forte  che le sembrava che l’intera struttura dell’ Arca fosse sul punto di spaccarsi.
« Ilary, tieniti pronta a partire .» comandò Olivia al comunicatore.
« Agli ordini! Arturus ha già iniziato a far reimbarcare gli uomini. »
La formazione d’attacco di Olivia ritornò alla posizione di partenza, la SR3 attendeva sospesa a mezzo metro dal suolo pronta a partire imbarcando soldati fino all’ultimo. Con vero sollievo lei riguadagnò la nave aiutata da Mordin. Il Krogan afferrava tutti quelli che arrivavano e li gettava dentro senza riguardi, non era il momento di perdere tempo.
Lei non fece differenza, dopo un « Bello rivederti » il krogan la fece salire con tale foga da lanciarla di peso contro qualcuno.
« Areno, ancora tutto intero.» disse lei vedendo contro chi aveva sbattuto. Il batarian non disse niente occupato com’era a tenersi le mani sulla bocca. Olivia, sbattendo contro di lui, l’aveva preso con il casco proprio sui denti. Lui poté solo bofonchiare qualcosa.
« Ok, dopo mi spieghi. » e corse via diretta alla plancia, dove sperava avrebbe avuto un quadro più completo della situazione. Vi trovò Arturus.
« Olivia, ha dell’incredibile! »
« Cosa? » chiese lei allarmata.
Lui indicò un ologramma della stazione, una sezione pareva essersi staccata dal resto della struttura. « Hanno tolto energia ed espulso questa porzione di sfera, temo il peggio. La nota positiva è che stiamo registrando parecchi dati sulla base nemica. La ritirata è solo al 60%, stiamo abbandonando Ullr e Dweger per velocizzarla. »
« Non riusciremo mai a completarla. » dichiarò lei.
« No. » affermò lui, il tono sapeva di sconfitta.
« Tenente mi sente? » disse Ilary, chiamava Olivia per grado solo in momenti ufficiali, in difficoltà o se era arrabbiata. « Ordini dalla Jotnar, dobbiamo partire subito e ricongiungerci a loro. Lo stesso ordine è stato diramato a ogni altra unità. »
« Salpiamo! » ordinò lei, uno degli ordini più difficile che ebbe mai dato. Stava abbandonando degli alleati.
Veloce com’era entrata la SR3 abbandonò la porzione espulsa, a seguirla navette, caccia e la Jotnar. Dalla cabina di pilotaggio, dove si aveva la visione migliore dal vivo, vide la sezione da loro assaltata staccarsi definitivamente dal resto della struttura.
Diverse navette si trovavano ancora al suo interno. Lei aveva creduto di essere penetrata molto più in profondità, quello che vedeva diceva il contrario. Le informazioni suggerivano che la stazione fosse costruita a strati, ognuno formato da singoli blocchi separabili.
La stazione si illuminò per un attimo, un raggio energetico scaturì da essa facendo esplodere la sezione espulsa. « Andiamo via. » disse al timoniere, aveva guardato fino all’ultimo.
Quell’attacco si era preso le vite di innumerevoli soldati le cui navette non erano ancora riuscite a decollare, l’unico omaggio che poteva rendere era osservare la loro fine e se necessario descriverla ai familiari.
La Jotnar passò davanti a loro a tutta velocità, i cannoni a lunga gittata avevano terminato la ricarica. Fecero fuoco.
Come d’incanto la base nemica sparì nel nulla, causando una violenta tempesta gravitazionale che fece tremare ogni nave senza causare altri danni. Il colpo andò a vuoto.
Apatica Olivia disse a Ilary « Vado nella mia cabina. » Lei annuì.
Sconfitta, era stato tutto inutile. Calcolando le perdite subite e l’abbandono di Dwerger e Ullr la forza d’attacco doveva aver perso più della metà del corpo di spedizioni.
Inoltre il nemico aveva, com’era prevedibile, cambiato posizione alla propria base principale. Era sicura che sulla Jotnar, Audit stesse facendo l’impossibile con Ascolto per localizzarne la nuova ubicazione.
Passò in mezzo a corridoi strapieni di soldati, vi lesse in tutti lo stesso abbattimento che era certa vedessero su di lei. Non doveva, sapeva che avrebbe dovuto comportarsi diversamente. Era un ufficiale, in qualsiasi occasione il suo dovere era motivare la truppa ma quel compito al momento le sembrò troppo gravoso.
Entrò in cabina, inizio a spogliarsi ed aprì la doccia.
Crollò sulle ginocchia mentre l’acqua calda le cadeva intorno coprendo il suo pianto, ebbe dei crampi infine vomitò il veloce pasto che aveva consumato prima di iniziare la missione. Il recente senso di colpa dei compagni abbandonati era un peso che l’opprimeva, ma anche aver usato “armi sporche” su della popolazione civile, non importava che fossero il nemico.
Aveva visto decine di corpi distesi a terra, mentre aggrappata al Dweger guidava la sua piccola unità all’attacco in attesa della Jotnar. « Qualcuno mi dica che ho fatto la cosa giusta. Mamma? Papà? Steve? Ho fatto la cosa giusta? Voi cosa avreste fatto? » immersa nei suoi pensieri non si accorse di una presenza alle sue spalle.
Qualcosa di appiccicoso le coprì la bocca impedendole di urlare, violentemente venne afferrata per i polsi ed alzata di peso, costringendola ad assumere una posizione arcuata che le bloccava i movimenti.
Riuscì solo a piegare leggermente indietro la testa. Sbalordita vide un mutaforma, nome in codice dato a  quegli esseri amorfi che aveva affrontato quando si erano infiltrati nella base nemica dove Chrome aveva perso la vita. In qualche modo questa volta era stato il nemico ad introdursi. A chiuderle la bocca e bloccarla delle sorte di protuberanze simili a tentacoli.
Venne sbattuta violentemente contro il muro della doccia, l’essere si appoggiò su di lei avvolgendola, rinunciando a ogni tipo di forma. Rinchiudendola come dentro un bozzolo
« Olivia W. Shepard » - sentì una voce che non conosceva - « La grande eroina della galassia, vorrei copiare per intero i tuoi percorsi neuronali ma non ho tempo. Mi dovrò accontentare di un lavoro superficiale, per farmi credere te. Quindici minuti basteranno, al termine morirai. Peccato non poter copiare gli stili di comportamento dai cadaveri. »
Lei cercò di urlare ma non vi riuscì « Immagino che dovrei presentarmi, finché il processo è in atto non ho altro da fare. I miei divini creatori hanno pensato di usare la mia umile mente installandola in altri come me, vista la mia conoscenza della vostra società. La speranza è di migliorare le capacità d’infiltrazione. Puoi chiamarmi col nome con cui mi conoscono alcuni umani: Meng Durand. Ho sabotato la Noveria Corps, fatto prigioniere Dasha Weaver e Isabella. So bene che le conosci. Anche che tu hai ucciso una mia versione. Dal tuo sguardo vedo che non capisci. Avevo inviato una copia dei miei pensieri ai miei divini creatori, ma voi siete sopraggiunti distruggendo quell'installazione.»
Adesso Olivia ricordava, uno di quegli esseri aveva menzionata Dasha allora non aveva capito. « Vedo che ricordi, allora hai incontrato quella versione di me. Quelle due troie mi sono scappate ma non importa, sembra che in qualche modo siano riuscite a fermare il mio piano di distruggere Noveria. Un fallimento trascurabile. Non hanno potuto impedirmi di inviare per intero la mia mente, ammetto che a causa della distruzione operata da voi ho dovuto improvvisare. Ma la provvidenza dei miei creatori mi ha favorito, ho trovato uno dei mech che denominate “demoni”, quello che hai contribuito a distruggere su Noveria, usando il suo reattore ho inviato la mia mente. Peccato non sia esploso dopo. Sono già passati dieci minuti. Cinque minuti e potrò essere una copia discreta d te. Da Meng Durand, il primo umano che ho copiato, mi è rimasta la voglia di umiliare le donne con caratteri forti. Chissà cosa farebbe la galassia se scoprisse che la figlia primogenita di John Shepard prima della sua fine è stata pure stuprata? Scommetto che lo scoraggiamento che ne seguirebbe favorirebbe molto i miei divini creatori. »
Lei strillò disperata, non poteva fare altro. Un urlo inumano, Olivia sentì la creatura staccarsi e lei cadde a terra. Mordin l’aveva afferrato da dietro, come lei prima, sollevandolo di peso. Ma la forma a bozzolo che aveva assunto perse all'improvviso consistenza e come gelatina calò addosso al krogan.
Lui cascò a terra ricoperto di ferite, le parti gelatinose dell’essere ricadendo su di lui si erano solidificate formando piccole ma numerose e taglienti lame.
Il mutaforma si staccò subito dal krogan, riprese forma umanoide e dicendo « Mi dovrò accontentare. » Divenne uguale ad Olivia copiandone la corazza.
Nel frattempo la vera Olivia si era chinata un attimo sul krogan, Mordin era vivo ma non poteva proseguire la lotta. « Non c’è posto sulla SR3 per due Olivia W Shepard. » disse l’essere e attaccò trasformando una mano in una lama.
Lei rotolò a terra evitando l’attacco, riuscendo a raccogliere un’arma da Mordin.
« Ti servirà di più di una semplice pistola, puttana di una rossa! »
Lei fece fuoco scaricando l’intero caricatore. « Visto che avevo ragione. » disse il mutaforma mentre le sue ferite si riparavano. L’allarme risuonò all'improvviso nella cabina « Perché? » chiese l’essere stupido.
Olivia sorrise « Non miravo a te, ma alla finestra alle tue spalle. » Visto il loro punto di debolezza, ogni finestra di una nave era fornita di un campo di forza e di sensori che i colpi di una pistola avrebbe attivato.
Il mutaforma corse via abbandonando la cabina, Olivia lo seguì.
Chi era nei corridoi vide un Olivia W. Shepard seguita da un'altra ma questa totalmente nuda. Nessuno aveva idea di cosa stesse accadendo.
Lei non poteva perderlo di vista, se avesse assunto un'altra forma tutto si sarebbe fatto più difficile. Saltarono sui tavoli della sala mensa, Asiria non crebbe a quello che vide.
« Areno! Fermala! » gridò la vera Olivia, vedendo il batarian arrivare da un corridoio trasversale. La sua reazione fu lenta, ritardata dalla sorpresa, fu spinto di lato dalla falsa prima di poter fare qualcosa.
Arrivarono al ponte della sala macchina, Olivia le fu addosso quando giunsero su una passerella “ E ora? “ pensò l’aveva seguita ma senza un piano.
Schivò un attaccò e afferrò la falsa per un braccio, persero entrambe l’equilibrio. Precipitarono staccandosi nella caduta. Lei picchiò malamente una spalla, urlò dal dolore. Era sicura di essersela rotta. Poteva ringraziare la biotecnologia e la fortuna se non si era fatta altro.
Davanti a lei l’essere si stava rimettendo in piedi « Dannato mollusco. » borbottò lei, riferendosi al fatto che il nemico non aveva ossa.
Si guardò intorno, dalla sala macchine dovevano essere cadute in una dei magazzini dei livelli inferiori. Per comodità erano aperti sull'alto. Ogni volta che serviva qualcosa, un drone si calava prendendo quello di cui il personale aveva fatto richiesta. Era più comodo e veloce che andare di persona, scendendo un piano e passando dalla porta.
Non vide niente di utile, ma erano sole e lo spazio limitato. Cambiare forma le non sarebbe servito. Corse verso la porta, avrebbe azionato i campi antincendio rinchiudendolo dentro.
Le fu addosso prima che potesse raggiungerla, sbattendola a terra e salendole sulla schiena « Bel tentativo, adesso muori! » disse la falsa.
« Ferme lì! » gridarono Arturus e Areno gettandosi dall’alto « Cosa sta succedendo? » urlò il turian.
L’Olivia vestita disse « È una mutaforma, mi ha aggredito nella mia cabina per rubarmi le sembianze. » spiegò, scambiando i ruoli della storia.
« Non credergli! È lei l’impostore. » gridò quella nuda.
« Dobbiamo ucciderla addosso che possiamo. » disse la falsa, schiacciando con forza il viso a quella vera per impedirgli di aggiungere altro. Arturus gli scaricò quattro colpi in pieno petto, facendola cadere di lato, Areno scattò in avanti, afferrando con forza la vera Olivia e trascinandola lontana.
La falsa si rimise in piedi con un balzo « Non basta! »
« Io dico di si. » rispose tranquillamente Arturus. Un "bip" dal basso fece abbassare lo sguardo alla falsa. Sotto di lei una mina a comando, il turian l’aveva lanciata subito dopo averla colpita, dando il tempo ad Areno di allontanare Olivia.
L’esplosione distrusse definitivamente l’essere. Eliminato il nemico, Arturus corse da Olivia e si chinò per accertarne le condizioni solo in un secondo momento si ricordò anche del feto che stava crescendo. Non gli veniva spontaneo pensare a due persone.
Areno discretamente si allontanò, « Olivia…»  ma prima che potesse aggiungere altro « Trasmetti allarme intruso alla Jotnar. Divieto per ogni navetta, SR3 inclusa, di salire sulla nave prima di altri controlli. »
Lui fece subito quando detto, aveva ragione. Il pericolo era alto, le sue preoccupazioni personali potevano attendere. Trasmise l’ordine a Ilary che fece il resto.
« Fatto! Adesso occupiamoci di te. »
« Niente in contrario. » -disse stavolta - « Come avete fatto ad arrivare proprio nel momento del bisogno? »
« Sono il tuo uomo, o forse dovrei direi turian, meglio maschio. Scherzi a parte ringrazia Areno,  ci si dimentica che i batarian oltre a quattro occhi hanno anche quattro narici. Ha seguito il tuo odore. L’ho trovato dopo essere stato informato da Asiria che due Olivia avevano creato il caos in sala mensa. »
« Santo cielo! Mordin? »
« Sta bene, Pars con una squadra di ingegneri è corsa sul posto quando è suonato l’allarme. Adesso è in infermeria ricoperto di tagli e medigel. Sembra un krogan glassato. Fortuna che era venuto da te per scusarsi per essere stato un po’ brusco, quando ti ha aiutato a salire. Quando ha sentito strani rumori temeva stessi male, è entrato per controllare.»
« Mi sento sollevata. Areno, grazie per avermi aiutata e aver condotto qui Arturus. » disse Olivia al batarian che però continuò a dare la schiena, limitandosi a un colpo di tosse.
« Eh? Che ti prende? »  chiese lei.
« Beh Olivia… penso sia il tuo abbigliamento…» solo allora lei si ricordò, lanciò uno strillo nascondendosi dietro Arturus. Gli ritornò in mente a tutta la strada dalla sua cabina fino a lì, a quanta gente doveva averla vista. Si sentì avvampare in viso, non poteva perdere tempo con le sue emozioni « Portatemi un cambio d’abiti, devo parlare con James subito! »
Due ore dopo Olivia stava leggendo i rapporti nella sua cabina, i controlli erano stati effettuati analizzando con un campo di nium ogni nave e tutto l’equipaggio. Vennero trovati altri tre mutaforma, due vennero abbattuti senza problemi.
Il terzo accorgendosi che la navetta dove si trovava presto sarebbe stata analizzata, incominciò a ucciderne l’equipaggio fino a quando i superstiti non riuscirono ad abbatterlo.
« La tua impressione Arturus? » chiese al turian presente lì con lei. Aveva letto anche lui quei rapporti e non gli erano piaciuti.
« Posso riassumerla in: Pessima. »
Lei si stiracchiò sulla sedia « Coincide con la mia. Avrei una domanda personale sull’incidente col mutaforma, l’aspetto era uguale. Come sapevi che non ero io? »
« Potrei dire che era per le magnifiche curve del tuo corpo che conosco bene ma…»  lui trattenne un sorriso vedendola arrossire « È stato per gli occhi. »
« Gli occhi? »
« Erano identici, ma erano di qualcuno che aveva “ Sete di sangue”. In questi anni Olivia ti ho vista in un infinità di situazioni, in nessuna di queste però ti ho mai vista spinta dal desiderio di uccidere. Quello è un sentimento che non ti appartiene, “fare la cosa giusta” quello è ciò che ti caratterizza, che ci da fiducia in te e che penso apprezziamo più di tutto. Almeno per me è così.»  Lui capì di aver detto qualcosa di sbagliato dall’espressione di lei.
« Se vi sbagliaste? Tu mi ameresti ancora? » chiese, lui si inginocchiò davanti a lei. Olivia gli raccontò dei suoi dubbi, del probabile massacro che avevano compiuto.
L’unica risposta che seppe trovare fu abbracciarla e dirle « Sei la nostra eroina Olivia, per me qualcosa di più. Il resto della galassia non conta. » con la mente lei andò a una situazione analoga ma opposta che coinvolgeva lei e Steve. Quando una volta l’aveva abbracciato per confortarlo, solo allora notò come poche volte fosse stato necessario il contrario.
Scoprì che questo la irritava leggermente, non era invidiosa e non si sentiva trascurata ma le poche volte in cui era stato necessario il contrario suo fratello era stato freddo anche se faceva del suo meglio. Mai una volta che l’avesse abbracciata in quei casi al massimo una mano sulla spalla.
Lei aveva sempre cercato di essere risoluta per tutti, per la famiglia, per gli amici, per la sua squadra ” Forse ho commesso un  errore e preteso troppo da me. “
Dolcemente si staccò dall’abbraccio di Arturus  « Grazie mi sento meglio. Forse dovrei dire che “noi ci sentiamo meglio”»  e si accarezzò la pancia. Ancora aveva difficoltà a credere che fosse incinta.
Il turian sorrise ma ebbe la sensazione di farlo in maniera stupida, si chiese se tutti i futuri padri si sentissero in quel modo« Felice di sentirlo. Ah! C’è Asiria fuori dalla porta che aspetta di entrare? »
« Eh? Perché non siete entrati assieme? » lui rispose con un alzata di spalla e uscì facendo entrare l’amica.
« Di queste cosa vuoi fare? » chiese Asiria mostrando una foto di Olivia che correva nuda in un corridoio della Normandy SR3.
Il volto di lei divenne rosso quasi quanto i capelli « Come…? » disse con un grido strozzato. Bocca spalancata, occhi che parevano fuori dalle orbite e sudore freddo lungo la schiena. Il suo stupore non poteva essere maggiore.
L’amica prontamente le spiegò « I corridoi erano pieni di gente, qualcuno è stato più pronti di altri e…su,su, non fare quella faccia, non è la fine del mondo. Pensavo volessi saperlo, questa foto è stupenda…sarai nuda ma il tuo sguardo trasmette tutta la tua energia e la tensione del momento. »
Olivia sbottò in un grido « Gli omnitool, di servizio e privati, di tutti quelli a bordo sono sequestrati. Le comunicazioni sono sospese. Nessuno può lasciare la SR3 senza far controllare il proprio omnitool. »
Con sguardo critico Asiria chiese « EEEhhhh?! Non ti sembra esagerato per un paio di scatti nudi. Attraccheremo fra non molto alla Jotnar.»
Ma Olivia non l’ascoltava intenta a mormorare fra se « Mi dovrò chiudere in cabina almeno per una settimana. Ho sicuramente perso il rispetto del mio equipaggio, sarò ricoperta di insulti. »
“ Ma pensa te, mi ero scordata che in questo è simile a Steve. A pensarci bene è lei la maggiore, quindi dovrebbe essere Steve ad assomigliare a Olivia, però lui si deprime così spesso che non ci facciamo quasi più caso. Chissà se hanno preso da qualcuno? Se non mi vede le faccio una foto“ pensò l’asari osservandola, un segnale acustico provenne dal terminale della stanza. « Hai ricevuto un messaggio. » disse scocciata per il suo intento rovinato.
« Controllalo per me. » mormorò Olivia.
« È da parte di Vega…vediamo…hanno le nuove coordinate della base dei grigi. » gridò lei stupefatta, Olivia balzò in piedi affiancandola  « e…. »


*****


In un elegante stanza di una villa in stile coloniale a Buenos Aires, Hannah Shepard era seduta affianco a un letto. Su di esso riposava da oltre un decennio l’ammiraglio ed eroe della flotta Steven Hacckett.
Il destino gli aveva giocato un brutto scherzo, due anni dopo la guerra con i razziatori il grand’uomo era stato colto da un gravissimo ictus, che la medicina moderna non era stata in grado di curare. Gli avevano salvato la vita, senza trovare un modo per farlo uscire dal coma.
In tutti quegli anni Hannah era sempre andata a fargli visita, così anche suo figlio con tutta la famiglia. Olivia aveva preso l’abitudine di discutere con Steven di questioni militari, soprattutto inerenti a strategie da usare in qualche prova pratica. All’epoca, quando affrontò con successo la prova come soldato scelto disse « Grazie a Steven che mi ha consigliato. »
Steve invece era diverso, si sedeva silenzioso un paio d’ore accanto all’ammalato e andava via senza aver proferito una parola. Non sembrava che gli desse fastidio fare quelle visite, ma francamente non ne capiva il significato.
Pensare ai suoi nipoti le fece scendere una lacrima. Olivia era distante in una missione pericolosa ma era Steve a darle più pensiero. Dopo il fallimento della riconquista della Cittadella non si avevano più sue notizie. John e Ashley, erano a loro volta dispersi sulla stazione, dopo l’abbattimento della Normandy SR2.
« Fatti forza Hannah, pensa che stanno bene. Non puoi fare altrimenti.» - si disse e sorrise guardando Steven - « Posso solo avere fiducia in loro, sono tutti figli di militari. Hanno ottimi geni. Quando la nipote del nostro mentore, il generale Williams, ha sposato John sono davvero rimasta sorpresa. Tra le tante possibilità che il destino poteva riservare, a quella non avevo proprio pensato. »
Fissò Steven Hacckett. Ashley aveva chiamato sua figlia come la madre di Hannah, Olivia Cretier capitano della neonata Alleanza, quando gli archivi di Marte erano stati appena scoperti, sposa di Lorenzo Shepard altro capitano, ideatore e fondatore dei corsi delle forze speciali dell’Alleanza. I cosiddetti corsi N, di cui la categoria N7 era il più avanzato.
Su Steve invece aveva sempre avuto un dubbio “ Steve – Steven, una N di differenza” pensò tra se, non era la prima volta. Se lo avesse semplicemente chiamato Steven, avrebbe pensato a un omaggio all’uomo disteso davanti a lei, ma quella N di differenza le dava una sensazione di “ vedo non vedo” che la lasciava perplessa.
I suoi genitori volevano che lei sposasse un militare di carriera, facente parte di una famiglia con una luna tradizione militare. Non era un obbligo, solo una semplice speranza da parte loro. L’Alleanza era nata da poco, i suoi ufficiali in numero esiguo e tra i nomi di questi si potevano trovare Shepard e Williams. In maniera spontanea, priva di qualunque riconoscimento, si creò una sorta di nobiltà militare. Portare un certo cognome poteva aprire porte inaspettate. Era quindi naturale che i suoi genitori sperassero in un buon matrimonio in ambiente militare. Le scappò un sorriso, ripensando che da giovane la sua prima cotta per un militare era stata per quello che in futuro sarebbe diventato il generale Williams. Era venuto a cena a casa sua, la prima volta che quell’uomo e una bambina di nome Hannah s’incontrarono.
Anni dopo, ormai divenuta un ufficiale dell’Alleanza, lei rimase incinta senza dire a nessuno chi fosse il padre, ai suoi aveva detto « Il padre è un militare che rispetto, ha la mia età e non sa di essere lui il padre, detto questo non saprete altro. Il regolamento vieta questo generi di rapporti tra commilitoni, se facessi nomi sia io che lui saremmo nei guai. Tacendo non possono fare niente, non sapendo se il padre è militare o meno non sono in grado di giudicare neanche me. Se è un militare ho infranto il regolamento, se è un civile non c’è problema ma senza un nome non possono controllare. Vi prego di non dire a nessuno che si tratta di un militare, questa è una confidenza che vi ho fatto in privato, in quanto vostra figlia sapendo che ci tenevate a questo aspetto. Chiarito questo, sappiate che ho intenzione di tenerlo a voi scegliere se accoglierci entrambi o dirci addio. »
Rimase in famiglia, il piccolo John divenne l’idolo dei nonni. Quando però il bisogno di ufficiali abbordo sulle navi spaziali si fece sempre più urgente col crescere dello spazio esplorato portò il bambino con se, facendolo divenire quello che la gente definiva uno “Spaziale”, ovvero bambini nati e cresciuti su navi per via del lavoro dei genitori.
« Steve - Steven » - mormorò ancora fra se - « Possibile che Ash…»
La porta si spalancò di colpo, un soldato le porse un datapad dicendo « Signore, deve ritornare immediatamente al QG in Russia! Ci sono sviluppi. »
La gigantesca stazione spaziale del nemico era apparsa nello spazio del Consiglio. La sua posizione attuale: Nebulosa del Serpente, le stesse coordinate della Cittadella.

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Capitolo 28
*** Olivia & Dasha ***


Dasha Weaver batteva nervosamente un dito sulla scrivania del suo ufficio su Noveria, in quello che rimaneva di Caninea.
Innanzi a lei una pila di documenti: essere rapita, creduta morta e avere una spia del nemico a guida della Noveria Corps aveva creato più problemi di quelli che era in grado di gestire.
Sapeva di aver fatto bene a chiedere il supporto economico del Consiglio, però significava che la società aveva bisogno di appoggiarsi a loro per rimanere in piedi.
La sua sparizione, la successiva ricomparsa e l’eliminazione del falso Meng Durand avevano fatto crollare a picco la fiducia degli investitori verso la compagnia.
Non potendo dire il vero, il Consiglio aveva fornito una spiegazione piuttosto superficiale. La versione ufficiale era che la signora Weaver aveva partecipato a un progetto segreto, la sua carica di presidente della Noveria Corps era stata ricoperta da Meng Durand su ordine del Consiglio fino al suo ritorno.
Il suo matrimonio con Isabella Noveria e tutte le notizie di disordini su Noveria o nella compagnia, erano solo un’esca per la stampa.
I giornalisti si erano fiondati su queste notizie, facendo apprezzare a Dasha il fatto di trovarsi su Noveria. Per legge, quello che avveniva sul pianeta era considerato segreto e non esisteva un'agenzia di stampa. Qualche giornalista aveva provato a sbarcare sia ufficialmente che in incognito. I bravi ragazzi di Divisione N li avevano rimandati via senza che toccassero il suolo del pianeta.
Solo chi aveva un permesso del Consiglio o un'autorizzazione della compagnia poteva atterrare, non che a quelli di Divisione N importasse qualcosa del Consiglio. Su ordine della Weaver non si sarebbero fatti problemi a fermare anche uno S.p.e.t.t.r.o.
Fortunatamente la lealtà di quegli uomini non era mancata “ o forse dovrei l’ attaccamento ai propri desideri” pensò Dasha. Non pochi di loro avevano visto chi era veramente Meng Durand e anche alcuni dei suoi direttori più importanti.
Nessuno aveva dichiarato la verità alla stampa. “Ben per loro” chi avesse parlato non sarebbe vissuto più di un giorno, questo aspetto era chiaro a tutti.
Passò al documento successivo, la ricostruzione di Vetta 15. Lei sentì un nodo allo stomaco, era la prima volta che aveva l’impulso di criticare il lavoro di Tetrius. L’ex-generale turian si era sempre comportato bene, normalmente la ricostruzione del QG della sicurezza non sarebbe stato un problema, nello stato attuale quella era una spesa che non poteva permettersi.
Ogni piano dei livelli sotterranei di Caninea era ritornato alla sua funzione o riadattato. Tra settori di amministrazione e reparti di produzione non c’era posto per la sicurezza. Tetrius aveva eletto il colle Yukon, sede delle truppe missilistiche, come QG provvisorio di Divisione N.
Dasha aveva qualche idea su come riparare i danni della compagnia, la prima soluzione sarebbe stata vincere la guerra. Aveva dichiarato che la società avrebbe venduto a credito, che le armi comprate sarebbe state pagate dopo la vittoria.
La Noveria Corps aveva un enorme credito che non poteva incassare, il problema era che adesso ne aveva un bisogno immediato.
La soluzione tradizionale sarebbe stata quella di svendere delle proprietà e fare licenziamenti. Lei era conscia che se avesse preso quella strada, se questo gigante economico si fosse tagliato gli arti da solo, non sarebbe più riuscita a far riprendere la compagnia.
C’erano ancora un paio di possibilità del tutto illegali da sfruttare, una delle due le piaceva talmente poco da farle venire bruciori di stomaco per il nervoso.
Aveva una cura per quello, aprì un cassetto, prese un auricolare che mise nell'orecchio e avviò la registrazione. Sorrise.
 
La porta dell’ufficio di Dasha era socchiusa, tre paia di occhi la stavano spiando. La segretaria fuori dall’ufficio di lei non sapeva bene che fare. Seduta alla scrivania sbrigava alcune pratiche, tenendo un occhio su Alexya, Trish e Diana Weaver che spiavano all'interno dell’ufficio.
Teoricamente lei avrebbe dovuto impedire che questo accadesse, ma erano le figlie adottive del capo e questo le dava qualche problema.
Indirizzò uno sguardo di supplica a una guardia in piedi vicino al muro, nemmeno lui sapeva cosa fare.
Le loro imprese si erano diffuse su tutto il pianeta, chi di Divisione N le aveva viste all'opera lo aveva raccontato ad altri. Quelle ragazze non erano mai parse normali a nessuno, il fatto che sapessero combattere e uccidere non era sorprendente.
Erano cose che qualunque idiota sapeva fare, ma dimostrare a meno di vent'anni una bravura e una preparazione degna dei migliori corpi militari d’elite era incredibile.
Avevano riconquistato da sole la postazione nemica dove l’equipaggiamento di Divisione N era tenuto, durante la battaglia per Caninea avevano affrontato e sconfitto duecento cacciatrici asari.
I numeri furono minori e non si trattò di una vittoria, ma la gente amava lavorare di fantasia e creare miti. Le loro gesta, reali e no, si diffusero da subito.
 « L’ha rifatto. » dissero all'unisono le tre sorelle annuendo fra loro. Avevano notato quello strano modo di fare di Dasha, ogni tanto sembrava ascoltare qualcosa per sorridere in maniera idiota dopo. Non potevano evitare di esserne incuriosite.
« Non state ferme davanti a una porta, date solo fastidio. » le riprese Naomi arrivando. Il secondo in capo della sicurezza, una delle poche persone sul pianeta che poteva rimproverarle o per meglio dire con abbastanza coraggio per farlo.
« Nuovamente intera. » commentò Diana che le si avvicinò annusandole un braccio «Ha un odore che ricorda quello del gelsomino, il resto di te ha mantenuto quello simile all'albicocca. »
Naomi si guardò le mani, non sentiva odori strani. Il lato sinistro di lei era praticamente nuovo, il braccio originale poi stato perso nell'agguato per rapire Dasha Weaver. Fortunatamente la Noveria Corps aveva un'ottima copertura sanitaria, si era fatta clonare le parti perse.
Non comandava i “nuovi” pezzi di se ancora alla perfezione, ma era sulla buona strada.
« Comunque…» disse Alexya facendosi avanti « cosa hai dato a Dasha per farla sorridere in quel modo? » Le due sorelle annuirono con vigore a quella domanda, volevano sapere.
Lei aggrottò un attimo la fronte, aveva un'espressione divertita « Oh quello…mmhhh…stasera, prima che andiate a dormire, mettetevi davanti a lei e ditele questa frase...»


*****


« Ma dobbiamo farlo? » - chiese Diana - « Un po’ mi vergogno. »
« Se le fa piacere, non vedo quale sia il problema. Sta lavorando molto ultimamente. » aggiunse Trish.
« È deciso. » dichiarò Alexya. Uscirono dalla camera che occupavano, diretti al salotto dove sapevano avrebbero trovato Dasha e Isabella. Quella sera avevano in programma un film alla televisione.
« Problemi? » chiese Dasha, vedendosele davanti.
« No. » rispose subito Alexya. Lei divenne sospettosa, si chiese quale guaio fossero venute a confessare.
« Isabella non c’è? » domandò Diana per cercare di guadagnare tempo, si sentiva insicura e non osava alzare lo sguardo dal pavimento.
« È andata a prendere degli snack. »
« Forza, al tre » disse Trish « Uno… Due… Tre! » alzarono lo sguardo e forte chiaro dissero « Buona notte mamma! » e corsero via. L’imbarazzo per averlo detto era stato troppo forte.
Incrociarono Isabella che le evitò per un pelo, aveva rischiato di far cadere la scodella con gli snack.
Saltò sul divano mettendosi a sedere, porgendo a Dasha quello che sapere essere il suo spuntino preferito e li si bloccò.
Dasha Weaver aveva il viso arrossato, un'espressione a metà tra la gioia e la commozione, gli occhi erano inumiditi.
Lei la guardava incredula, non l’aveva mai così.
 
Il mattino dopo, negli spazi che Dasha si era ritagliata come alloggio privato la famiglia Weaver faceva colazione. Lei aveva scoperto che senza indottrinamento le ragazze erano molto più rumorose, meno obbedienti.
Per quello che ne sapeva si comportavano come delle normali adolescenti, in quel momento intente a far colazione anche se Trish e Diana più che quello stavano litigando su chi avesse diritto di tenersi la sorpresa sul fondo della scatola di cereali.
Arrabbiata Diana fece la linguaccia a Trish, sua sorella si tenesse pure quella stupida sorpresa in realtà lei non la voleva, almeno fu questo che disse a se stessa. Scocciata allungò un braccio per prendere del latte caldo posizionato al centro del tavolo. Urlò di dolore quando, per disattenzione, toccò la pentola rovente.
Isabella che le sedeva accanto le afferrò la mano e ci soffiò sopra, Dasha fece il giro del tavolo per avvicinarsi e vedere meglio. Una piccola scottatura.
Diana si era rannicchiata sulla sedia, si sentiva terribilmente stupida poi Isabella le diede un bacio sulla ferita. Rimase incredula a vederla, Taiga, prima che la Grissom venisse distrutta, le aveva parlato di questa cosa. L’amica l’aveva definito « Un incantesimo che tutti i genitori conoscono, per mandare via il dolore quando i figli si fanno male. »
Le era sembrato una cosa insensata e adesso sapeva per certo che non funzionava, il dolore rimaneva. Però si sentiva stranamente rincuorata.
Dopo un’occhiata, Dasha prese del medigel che teneva in cucina e glielo applicò sopra.
“Goffa!” la parola fu meno di un sussurro.
« Dimmelo in faccia Alexya! » disse rabbiosa Diana verso la sorella che sicura di se si mise in piedi rispondendole « Sei stata goffa, eri arrabbiata per aver ceduto la sorpresa a Trish e non hai prestato attenzione. Questa la chiamo goffaggine. »
Diana sapeva che la sorella aveva ragione ma non l’avrebbe ammesso « Scusa tanto, non sapevo che il fatto di saper usare il “rosso” ti desse diritto a emettere sentenze. Vuoi essere chiamata signore? »
Adesso fu Alexya ad arrabbiarsi « Quello che dici non ha senso. Che voi non possiate usare il “rosso” non ha a che vedere con me. Vi ho spiegato com’è successo, stiamo facendo gli stessi allenamenti. Se ti manca la capacità di arrivarci, non è colpa mia. »
« Chi è che non avrebbe le capacità? Dici questo perché sei l’unica a cui interessa usare una tecnica a due spade! Due spade, “il rosso” almeno io non sono la copia perfetta di Isabella, clone! » pronunciò l’ultima parola con cattiveria.
Alexya corse via piangendo, Diana cercò di alzarsi dalla sedia. Era stata stupida, doveva raggiungerla e rimettere le cose a posto ma non riuscì a muoversi, Isabella la tratteneva.
Incrociandone lo sguardo capì che il suo sbaglio era più grande del previsto, la donna era arrabbiata, una punizione non l’avrebbe evitata « Dasha… » chiese con un che d’implorante.
« No! » - disse mettendo via il medigel - « Quando litigate fra voi lascio che sia Isabella a decidere. » tra se si chiese se non avrebbe dovuto intervenire prima. Stava scoprendo che gestire delle adolescenti era una vera impresa, non era mai certa di cosa fare.
Il mondo degli affari era molto più semplice, bastava essere spietati e tutto andava bene. Non poteva comportarsi allo stesso modo con loro. « Esco, vado in infermeria…se riesco ritorno per pranzo, ma dubito. »
Da quando si era ripresa Noveria, Dasha era costretta a passare la mattina di ogni giorno in infermeria. Galba, il suo medico privato, le aveva fatto chiaramente capire che per rimediare ai danni che il suo fisico aveva subito in quel mese di prigionia avrebbe avuto bisogno di molto riposo.
L’unica cosa che lei non poteva permettersi con una guerra in corso e la compagnia in crisi, il compromesso finale fu che lei si sarebbe presentata ogni mattina in infermeria e si sarebbe sottoposta a ogni esame senza però smettere di lavorare.
Un esercito di guardie la scortava continuamente ogni volta che usciva dai suoi alloggi, la loro signora era stata rapita già una volta e non avrebbero più permesso che questo accadesse. La loro felicità e la realizzazione dei loro “sogni” era legata alla sua presenza a guida della compagnia.
Naomi la affiancò dicendo sarcastica « Successo qualcosa di bello ieri sera…”mamma”? »
« Tu … è opera tua. » rispose lanciandole un'occhiataccia che però non impressionò il sottoposto. Lavorava con lei da anni, sapeva che quello era uno sguardo di cui non doveva preoccuparsi.
« Non ti ha fatto piacere sentirti chiamare “mamma” da loro tre? Sbaglio o quella registrazione che ti ho dato, di Alexya dove ti chiama “madre”, ti è piaciuta? »
Non avendo una risposta adeguata disse « Pensavo di pagarti per lavorare? »
Capito il messaggio Naomi si allontanò dicendo « Ok capo, i miei rapporti sono già nel tuo ufficio. »


*****


Isabella e Trish erano andate ad allenarsi, Alexya si era chiusa in camera e non voleva uscirne. Diana invece non sarebbe potuta uscire dall'alloggio, fino a quando non avesse fatto pace con la sorella. Questa era la sua punizione che implicava saltare gli allenamenti.
Da quando si erano riunite e Isabella aveva saputo dei loro cambiamenti, aveva modificato il regime d’allenamento. Se prima le lasciava fare come volevano, adesso le faceva esercitare seriamente senza togliere niente al divertimento. Aveva anche dissipato i dubbi di Alexya sui propri poteri, la ragazza si lamentava che pur essendo andata in rosso non aveva visto un netto aumento dei suoi poteri.
Trish e Diana riuscivano a fare cose "fighe", quando anche loro avessero gestito lo stadio rosso lei sarebbe rimasta indietro.
La donna le fece affrontare fra loro senza dare spiegazioni. Alexya e i suoi poteri tenevano perfettamente il passo con quelli delle sorelle, anche senza usare lo stadio rosso.
Isabella le fece capire che i suoi poteri erano altrettanto aumentati, ma erano così ben bilanciati nei loro aspetti che la ragazza non aveva notato differenze.
Erano Diana e Trish ad avere poteri sbilanciati, causa di un loro minor controllo, che si manifestavano in inutili sprechi di energia. Fulmini dalle spalle e crepe nell'aria? Quando mai si erano sentite simili assurdità? Non era da phantom!
Isabella le sottopose a combattimenti ferrei.
Per loro una lotta difficoltosa era una vera goduria, una soddisfazione a cui non avrebbero rinunciato. Non avevano bisogno di un programma d’indottrinamento che le spingesse a combattere.
Bussò alla porta della stanza di lei « Alexya, sono Diana, facciamo pace? »
« Va via, sono solo un clone! La brutta copia di Isabella, è questo che pensi! »
« Lo sai che non è vero, è stata la foga del momento. Ti chiedo scusa, se esci ti faccio affrontare il 71. Anzi lo puoi “bruciare”. »
La porta si aprì e Alexya fece capolino « Dici sul serio? »
 « Si » Disse, contenta di aver avuto l’idea giusta. Un buon combattimento era qualcosa a cui nessuna di loro sapeva rinunciare.
 
Arrivarono a un ex stabilimento industriale appena fuori Caninea, personale armato lo presidiava. Dopo aver saputo che Isabella e Trish si allenavano nell’ala ovest, loro presero la est.
Dopo la battaglia un discreto numero di mercenari era stato preso vivo, la Weaver non aveva però tempo da perdere e i prigionieri erano un costo. Li fece buttare vivi e nudi in uno dei crepacci ghiacciati del pianeta. Amava non doversi preoccupare della stampa su Noveria.
Isabella però si era intestardita, pochissime volte era successo, voleva tenere dei prigionieri per allenare le ragazze. Dasha la lasciò fare, lei ne scelse duecento che vennero incarcerati in un impianto in attesa di riparazioni e al momento fuori uso.
Il posto era un grande spazio rivestito da pannelli in acciaio illuminato da luci appese al soffitto. Diana e Alexya aspettavano silenziose non sapendo bene cosa dirsi, in quelle situazioni Trish era fondamentale per cercare di allacciare una discussione. Nessuna delle due sapeva bene come incominciarne una.
Una porta si aprì e ne uscì un'asari. Alexya cominciò a fare stretching, avrebbe combattuto senza armatura da phantom, con la sola spada. Non voleva avere vantaggi.
« Ciao 71! » - disse Diana - « Oggi affronterai mia sorella Alexya, ti ho regalato a lei, come sempre puoi scegliere l’arma che preferisci. Cosa vuoi? »
“Regalata? Mi trattano come un oggetto “ pensò l’asari « Un'arma nucleare e mandarvi tutti all’inferno. »
« Mi spiace, quella proprio non penso di poterla ottenere. »
« Una spada ? »
Diana annuì, una spada venne portata all’asari. Era di ottima fattura, la lama aveva un filo eccellente, se fosse morta non avrebbe certo potuto dare la colpa all’arma.
« Mi piace, ha ancora spirito combattivo. » mormorò Alexya a Diana « Vero. » Le rispose.
71….ho vissuto per 500 anni combattendo contro l’intero mio popolo, ho più esperienza di loro … eppure non sembra possa bastare” pensò l’asari. “ Forse posso farcela, dubito sappiano giocare sporco”
Quindici minuti dopo Alexya usciva sostenuta da Diana che la fece sedere « Penso di avere un tantino esagerato. »
« Non mi dire, da cosa l’hai capito? » rispose Diana divertita.
« È vero che devo ancora migliorare nel controllo dei poteri biotici nello stadio “rosso”, però non mi aspettavo proprio quello che è successo. »
« Mi spieghi come hai fatto? »
« Pensavo di fare come Isabella, a mano nuda quando tocca qualcosa può irradiarlo con la propria energia. Questo fa impazzire l’eezo contenuto in qualunque biotico, i noduli che lo contengono si trovano nel sistema nervoso e questo causa il dolore. Il percorso normale è mente, trasmissione attraverso i nervi, noduli di eezo e conseguente uso di un potere biotico, con questa tecnica seguiamo il percorso a ritroso. »
« Si vede che hai studiato. »
« È tutto negli appunti che ci ha dato Isabella, anche Trish li ha letti. Sei l’unica che ha trascurato di farlo. »
« Preferisco le dimostrazioni pratiche. Adesso spiegami come un asari ha fatto a prendere fuoco. Non mi dirai che puoi incendiare le cose con la forza della mente? »
« Non essere ridicola, l’autocombustione è solo una leggenda.  Potrebbe…essere dipeso…che ho provato … a condensare l’energia biotica? » dichiaro timidamente Alexya.
Si aspettava un rimprovero dalla sorella, invece Diana era entusiasta « Racconta! Racconta! » Isabella raggiungeva il massimo dei suoi poteri quando, in “rosso”, l’energia stessa acquistava una forma solida generando una seconda armatura su di lei. Pareva che la tecnica si chiamasse Condensazione, il nome l’aveva appreso dal falso Meng Durand ma non c’era più modo d’ accertarsi cos’altro sapesse.
Per le ragazze era l’apice da raggiungere, sognavano di crearsi delle intere armature fatte di sola energia. Non solamente uno strato protettivo in più come Isabella.
Alexya decise di accontentarla « Dopo che ho fatto impazzire i suoi noduli di eezo … ho immaginato che le particelle si aggregassero fra di loro, sempre più vicine, più compresse. Quell’asari ha preso fuoco da dentro, i suoi noduli di eezo sono esplosi generando fiamme!. »
« Sai cosa significa questo sorella? » - domandò Diana eccitatissima, Alexya fece segno di no. - « Hai scoperto un potere biotico che nessuno ha ancora dimostrato di saper usare, neanche Isabella!. »
A quella dichiarazione le due sorelle si presero per mano saltellando in cerchio, il loro entusiasmo era alle stelle.
Un paio di guardie di Divisione N uscirono trasportando il cadavere dell’asari, da cui proveniva ancora un forte odore di bruciato.
Alexya andò da loro che la guardarono incuriositi « Grazie per aver pulito, scusate se vi abbiamo dato più lavoro del dovuto. » I due si fissarono, quelle parole li avevano lasciati perplessi.
« Perché li ringrazi Alexya? Fanno solo il loro lavoro, sono pagati per questo. » commentò Diana avvicinandosi.
« Non essere maleducata Diana, sono pagati da Dasha per garantire la sicurezza della Noveria Corps invece sono qui a sistemare quello che abbiamo lasciato. Non dare per scontato il loro aiuto, solo perché sei abituata ad averli intorno. Ti ricordo che neanche una settimana fa eravamo sul punto di perdere tutta Noveria. »
Diana tenne un attimo il muso a quelle parole « Non puoi comportarti come se fossi ancora indottrinata. » la riprese sua sorella.
« Ottimo lavoro, continuate così. » disse a un tratto.
« Grazie. » Risposero i due quanto mai incerti.
Poi Diana prese sottobraccio la sorella e disse « Adesso raggiungiamo Trish e Isabella, mostriamo loro il tuo nuovo trucco. »


*****


Brandelli di carne ovunque, al centro quello che era stato un krogan. Isabella in piedi osservava pensierosa Trish. Da quando i poteri della ragazza si erano sviluppati, sembrava poter demolire tutto con un tocco. Aveva letto di biotici che avevano sfondato pareti di metallo o smembrato persone con i loro attacchi, sapeva per certo che la famosa Jack, uno dei compagni di avventure di John Shepard, aveva sfondato più di una parete di metallo fuggendo dalla prigione spaziale Purgatory.
Lei non ci aveva mai provato, l’uso dei poteri e la loro manifestazione dipendeva molto dal carattere della persona. Farsi strada distruggendo ogni cosa non era da phantom.
Un colpo di tosse la fece voltare, Trish aspettava in piedi. Era chiaramente in attesa di una valutazione del suo operato. Isabella sapeva che tutta la sequenza di movimenti con cui aveva ucciso il krogan andava bene però… « Brava … ma … no phantom. » disse la donna quasi a scusarsi.
 « Lo so. » dichiarò la ragazza cadendo sulle ginocchia, era giù di morale. Isabella le accarezzò la testa. Dovevano combinare la potenza di Trish con gli stili di combattimento di un phantom. Lei non sapeva bene da dove incominciare.
La ragazza poteva anche evitare di allenarsi come phantom o di usare una spada. Il punto è che lei non voleva, si sentiva phantom quanto le sue sorelle e altrettanto orgogliosa della sua spada.
Il problema era che nella clonazione di Trish era avvenuto un evento raro, i noduli di eezo normalmente localizzati nei fasci di nervi si erano per la maggior parte inseriti nei muscoli. La differenza rispetto alle sue sorelle una forza muscolare e biotica notevolmente più sviluppata .
“ Cambiare spada? “ Rifletté Isabella chiedendosi se un'arma differente non avrebbe dato risultati migliori. Dovette ammettere che una lama nuova per ognuna non sarebbe stata una cattiva idea. I loro poteri erano cresciuti per quelle che usavano.
La porta si aprì.« Abbiamo fatto pace! » dichiarò Alexya avvicinandosi a Isabella, Diana annuì vigorosamente. Trish si buttò in mezzo a loro, non le piaceva allenarsi da sola.
Isabella si limitò a un gesto col collo, andarono a prendere posizione. Lei era al centro.
Fulmini alle sue spalle, Diana era sempre la più impaziente. Da spalle e arti scariche elettriche generate dal suo eezo le cadevano attorno. Per lei un inutile spreco di energia.
Sempre da dietro, ma da destra percepì un enorme accumulo di energia biotica: Trish. Tendeva troppo ad appoggiarsi alle sorelle. Mancava d’iniziativa.
Isabella guardò dritto davanti a se: Alexya. Eccellente tecnica di scherma, fiducia nelle proprie capacità, rapida analisi delle situazioni. L’unica oltre a lei ad aver  sviluppato lo stadio “rosso” dei suoi poteri.
Se questi erano “maturi”, lo stesso non si poteva dire del suo corpo. La ragazza prendeva medicine ad alta concentrazione di eezo per evitare gli sbalzi ormonali che il “rosso” le provocava.
L’atmosfera si fece soffocante, Isabella percepì una cappa minacciosa calare su di lei. Sorrise. Le ragazze stavano usando il loro intento omicida, permettendo all’avversario di percepirlo. L’allenamento era pronto ad entrare nel vivo.
Isabella avvertì i muscoli delle ragazze tendersi, quasi pronte ad attaccare. Il sorriso divenne un ghigno felice, come una folata di vento l’intento omicida delle ragazze fu disperso da un altro.
Quello di Isabella scese su di loro. I "cuccioli" avevano mostrato le zanne, scoprendo che non impressionavano nessuno.
Esitazione. Lo lesse nel comportamento di ognuna, per un secondo gli sguardi furono incerti, i muscoli si contrassero senza controllo. La reazione inconscia del corpo era qualcosa che nessuno poteva impedire, questo avrebbe ritardato le loro azioni per un secondo.
Quella era la funzione di far percepire il proprio istinto omicida alla preda. Quello che loro chiamavano scherzosamente "no stupido trucco."
Isabella attaccò.


*****


La porta dell’infermeria si aprì, Isabella vi entrò sedendosi in un letto vicino a quello di Dasha. Una pila di documenti li affianco indicava che non aveva passato la mattinata a riposarsi.
Isabella le mostrò una ferita, giusto un taglietto, sull’avambraccio sinistro dicendo « Ferita. »
« Oh,oh… ti sei trattenuta o sono migliorate? » chiese con vivo interesse la Weaver.
« Migliorate … tempo, superare me … Alexya usato nuovo potere.»
« Detto da te non è cosa da poco. Adesso scusa ma devo finire quello che sto facendo. »
Isabella si lasciò cadere sul letto, scrutò il mucchio di contratti su cui Dasha aveva lavorato. Passava infinite ore a leggere quella roba, sembrava che avesse sempre meno ore per loro due. Sapeva che la compagnia era in difficoltà, privata di tutto il suo CA l’intero lavoro ricadeva su Dasha che aveva già deciso di porvi rimedio.
Lei avvertì, non era la prima volta, un senso di disagio. Loro due condividevano lo stesso passato, ma la Weaver era diventata il presidente della più grande compagnia della galassia.
Alexya, Diana e Trish da poco più di “bambole” indottrinate si erano completamente liberate dagli ordini del programma phantom installato nelle loro menti. Era ancora presente ma solo a livello inconscio, ormai agiva solamente nel correggere posture e mosse delle ragazze quando sbagliavano e succedeva di rado.
Lei aveva sempre fatto quello che sapeva fare: combattere, uccidere e quando c’era l’occasione torturare chi doveva eliminare. Nel suo futuro si vedeva sempre a fianco di Dasha, di questo era sicura, presente e forse inutile.
Per curiosità prese uno dei documenti, la Weaver si limitò ad arcuare un sopraciglio senza smettere di lavorare, Isabella lo rimise giù dopo aver letto una pagina.
Non capiva perché certa gente non diceva subito come stavano le cose, di quella singola pagina non aveva capito niente.
Si rigirò nel letto addormentandosi. Un’ora dopo si svegliò dicendo « Arriva. »
La porta dell’infermeria si aprì, vi entrò Alexya accompagnata da Kelly.
« Ancora non capisco come ci riesci. » borbottò Dasha.
La psicologa si fece avanti « Alexya mi ha fatto alcune domande di tipo morale, stavo per risponderle ma poi mi son detta che questo non spettava a me. » fissò Dasha che soppesò il datapad che aveva in mano. Il lavoro poteva attendere.
Timidamente Alexya espose i suoi dubbi. Essi erano incentrati sulla questione di giusto e sbagliato, il loro significato comune nella società galattica.
La Weaver rifletté qualche istante, se avesse detto alla ragazza “ Le cose stanno così” era certa che avrebbe accettato tutto senza mettere in discussione niente.
La fissò dicendo « Ascolta Alexya, pensò che la signora Shepard avesse ragione. Devi decidere tu che genere di persona sono. La maggior parte della gente affronta la vita con ipocrisia, perché sono troppo vigliacche per misurarsi con la realtà di ogni giorno. Vogliono solo sentirsi al sicuro e vivere serene, le loro opinioni mutano in continuo in modo per accordarsi con la massa. Poi ci sono quelli come noi, la vita ci ha insegnato a non nasconderci alla realtà, che questa spesso è più orribile di quello che si pensa, se la fortuna ci assiste prendiamo il comando delle altre persone ma più frequentemente il loro numero ci schiaccia. Mi piacerebbe saperti consigliare. Quello che posso fare è recitarti due massime popolari che conosco “Amico di tutti, amico di nessuno” “ Il popolo e bue”, voglio che scopri il loro significato da sola. Adesso però devi ascoltarmi attentamente, questa sarà una lezione di storia, ti racconterò i più piccoli dettagli di come ho fondato la Noveria Corps a te decidere cosa io e Isabella siamo. »
Un “bip” segnalò l’arrivo di un messaggio lei guardò solo chi era il mittente: Cristina Balestrieri. Poteva aspettare, aveva fiducia nel capace direttore. Visionando il messaggio Dasha avrebbe scoperto che era solo di una frase “La controversia con la mafia franco-cinese di Marsiglia è risolta.“


*****


Il giorno prima sulla Terra, 01:00 di notte.
 
In una villa in costa azzurra, vicino a Marsiglia, su un tratto di spiaggia abbastanza appartato il capo della mafia franco-cinese, Wee Luu, si era rifugiato con tutti i suoi parenti e la maggior parte dei suoi uomini. L’aria era carica di nervosismo, la Balestrieri prima o poi si sarebbe vendicata ma lui lavorava incessantemente per non farsi sorprendere.
Avrebbe potuto scappare in Cina, sarebbe stato maggiormente al sicuro ma aveva deciso che non avrebbe ceduto a quella donna niente. Tuttavia aveva fatto evacuare i suoi ultimi nipoti, figli di fratelli e cugini, nel caso fosse andato tutto per il peggio la sua famiglia non si sarebbe estinta. Quei bambini avrebbero saputo chi odiare. Si sentiva stanco.
Ancora non credeva a tutto quello che era successo. La Balestrieri era stata in suo potere, i suoi uomini l’avevano stuprata, lui l’aveva torturata e umiliata davanti a Dasha Weaver.
Poi il disastro, suo nipote Meng Durand si era rilevato un qualche essere alieno, la Balestrieri aveva ripreso il suo posto alla Noveria Corps. “Ho sonno.”pensò.
Le immagini di lei violentata circolavano sul web, ne avrebbe distrutta la reputazione, avrebbe fatto in modo che la società abbandonasse quella donna, priva del suo ruolo di direttore sarebbe stata una facile preda. Sbadigliò.
Un colpo violento spalancò la porta, destando l’anziano Wee Luu che si era addormentato sulla sedia. Dormiva male e finiva sempre per addormentarsi senza accorgersene.
« Cosa?!» gridò, non pronunciò altra parola.  Davanti a lui un uomo gigante con una corazza grigio roccia. Makarov l’aveva trovato.
« Guardie! Guardie! » urlò quasi soffocandosi, nessuno rispose. Il russo depose una valigetta sulla sua scrivania, lui cercò di aprire un cassetto dove teneva un'arma.
Il solo calcio di quell'uomo bastò a spostare la pesante scrivania di legno contro la parete, intrappolando Wee Luu tra il mobile e il muro. Urlò per il dolore, era sicuro che alcune costole dovevano essersi almeno incrinate.
Makarov aprì la valigetta, conteneva un trasmettitore video. Si formò subito un'immagine « Nonno! » disse una bambina in lacrime, lui la riconobbe subito. Era Rey, la più grande fra le sue nipoti, era fra quelli che avrebbero dovuto essere al sicuro in Cina.
La canna di un'arma entrò nello schermo da sinistra. « Nonno, ho paura! » urlò la bambina.
Lui vide lo sparo, il cervello della nipotina esplodere e la testa ciondolare indietro inerme. Una mano adulta e femminile spinse via il corpo che cadde a terra. Cristina Balestrieri occupava l’inquadratura, sorrideva compiaciuta. Un sorriso di soddisfazione, di chi sapeva di aver vinto.
« Puttana! » gridò Wee Luu ma solo per un istante. L’enorme mano di Makarov lo afferrò per la testa dall’alto , un solo movimento di polso e gli ruppe il collo.
Il russo abbandonò la stanza lasciando dietro di se la valigetta. Qualche minuto dopo che la squadra di comando della Noveria Corps da lui capitanata aveva lasciato l’abitazione, questa esplose cancellando ogni prova. La polizia in arrivo avrebbe avuto solo cenere.


*****


Cristina era soddisfatta, la faida con i marsigliesi era conclusa. La famiglia del signor Wee Luu era estinta, non vi era più nessuno di vivo. Un paio di uomini di Divisione N portavano via il cadavere di quella che era stata la nipotina preferita del capo della mafia marsigliese, buttarono il corpicino in un sacco dell’immondizia. Sapevano come smaltire certi rifiuti.
Lei si guardò un attimo allo specchio, era pronta. Indossava un abito da sera di colore rosa che le copriva ovviamente la schiena, nascondendo l’orribile cicatrice su di essa.
Non voleva uscire, non le piaceva. Farlo voleva dire resistere al senso di sonnolenza dato dai farmaci.
Ma quel Bellamy che aveva contributo a salvare lei e il presidente aveva chiesto un appuntamento in nome del Comitato, motivando un notevole affare in vista grazie allo stato di guerra della galassia. Lei non aveva potuto obiettare, come direttore per la Terra della Noveria Corps era suo dovere intervenire visto da chi proveniva l’informazione.
Scese nel garage sotterraneo di Avalon, entrò in un'auto blindata con autista che l’aspettava con altre due che avrebbero fatto da scorta. L’assenza di Makarov era quasi liberatoria, quell’uomo a volte era un po’ troppo protettivo.
« Andiamo! » ordinò all’autista. Invece le porte si bloccarono, il vetro che separava il lato passeggeri da quello del guidatore venne giù. « Ciao Cristina. » salutò Bellamy vestito da conducente, scavalcò il divisorio ritrovandosi in compagnia di lei. Il suo sguardo non poteva essere più carico di rimprovero.
All’esterno della vettura gli uomini della sicurezza avevano capito che qualcosa non andava, avevano cominciato a chiamare il direttore non vedendo cosa capitava dentro a causa dei vetri oscurati.
« Bello rivederti Cristina. Questo vestito ti dona. » dichiarò lui, il tono era della massimo cordialità.
« Sono sequestrata? » domandò la donna.
« Certamente no … » - rispose lui porgendole due comandi - « Tieni, uno controlla le porte, l’altro è per comunicare all’esterno. Sei libera di andare quando vuoi. »
Lei fece per prenderli, lui le afferrò la mano «Vorrei solo che rimanessi, anche solo dieci minuti. Ho messo nel minifrigo della macchina dell’ottimo vino e un paio di bicchieri. »
« Che significa tutto questo? » disse con un tono che lasciava intendere una certa rabbia.
L’uomo si fregò un attimo le mani, era nervoso. «Non c’è nessun affare in ballo, il Comitato non è coinvolto. Sono qui solo come uomo che voleva incontrare te. »
Il colpo di karate lo colpì proprio in mezzo agli occhi, per un attimo vide le “stelle” e cadde nello spazio tra i sedili. « Ti prego, aspetta. » disse lui, fermandola un attimo prima che aprisse le porte « Tu mi piaci Cristina Balestrieri, quello che voglio è la possibilità di corteggiarti. Al diavolo Noveria Corps e Comitato! »
Una risata crudele, Cristina rideva ma in lei non c’era niente di allegro. Gli occhi inespressivi. « Quanto sei stupido » disse « Parliamo di sesso? Vuoi questo corpo che altri hanno già avuto? » A gambe divaricate si mise su di lui bloccandolo per la mancanza di spazio « Vuoi tradire il Comitato e spiarlo per me? Potrei benissimo accettare se davvero vuoi solo una “scopatina” ogni tanto. »
« No! » disse lui puntellandosi sui gomiti e rispondendo rabbioso « Tu mi piaci seriamente Cristina Balestrieri! Non ho secondi fini. »
« Adesso so che sei davvero stupido… Piacerti…io? Che cazzo ne sai brutto stronzo di me? »
« So cosa ti è successo in India. »
« Allora sei solo un pazzo…non può piacerti una donna che è stata stuprata. Quando mi hanno catturato i fanatici indiani è stata la prima volta, quando mi hanno imprigionata i franco-cinesi immaginavo sarebbe potuto succedere, non mi importava cosa sarebbe successo a questo mio corpo disgustoso. Chi amerebbe mai una donna la cui unica esperienza di amore nella vita è stata la violenza. »
Bellamy la prese per le braccia, era decisamente incazzato dalle parole di Cristina. Nonostante la posizione svantaggiosa lui era più forte fisicamente, ignorando le proteste e insulti della donna ribaltò la posizione.
« Se proprio vuoi fatti un “giro” anche tu e vattene. » disse lei senza alcuna emozione, l’idea di poter essere ancora violata la lasciava estranea. Questo lo fece infuriare ancora di più, le tirò uno schiaffo a cui lei rispose.
Lui la prese per le spalle e la fece voltare, trovò la cerniera sul retro del vestito e l’abbassò.
Cristina reagì più violentemente che poté, era in collera, gli rivolgeva bestemmie e insulti. Non la sua schiena, la sua vergogna, il suo marchio, quello non doveva essere mostrato.
Perché quella cosa schifosa chiamata vita, le negava anche quella minima soddisfazione a lei che si era seppellita viva in quella fortezza di cemento e acciaio che era Avalon. Dormire, almeno nei sogni era felice mentre i giorni, mesi ed anni di quella schifosa esistenza passavano. Mai in fretta come avrebbe voluto. Dormire, lì sapeva che non l’aspettavano mostri o minacce, lì Dasha Weaver vigilava sul suo fedele e capace Direttore della Terra.
La cerniera terminò la sua corsa, Cristina sentì le mani dell’uomo muoversi per scansare il vestito. Ormai la sua schiena  era esposta.
« Ti prego.» disse lei singhiozzando, le prime lacrime scesero.
« Sei bella Cristina Balestrieri, io ti amo. » dichiarò lui, affermazione a cui lei rimase muta. Si chinò su di lei e fece qualcosa che la donna non si sarebbe mai aspettata. Le baciò la schiena. Lei rimase come senza fiato.  « Sei bella. » disse nuovamente e poggiò di nuovo le labbra su quell’orribile cicatrice. Cristina si sentiva incapace di reagire, non riusciva a pensare. Non seppe dire quanto ci vuole, ma lei fu certa che doveva aver baciato ogni angolo della sua schiena.
Alla fine fu lei a chiederlo « Potresti dirlo ancora una volta? »
Lui sorrise « Sei bella Cristina Balestrieri. »
Con qualche difficoltà lei cambiò posizione, mettendosi a pancia in su sotto di lui. Gli cinse il collo con le braccia, le labbra erano aperte in maniera invitante « Ho fame. » disse
« Anch’io, » ammise lui « Siamo in ritardo di almeno tre quarti d’ora per quel tavolo che avevo prenotato. Ma penso che non avremmo problemi a rimediarne un altro. »
« Quindi ora cosa vorresti fare? »
« Cenare insieme alla donna che mi piace. »
« Magari avendo me come dolce? »
« No, non abbiamo motivo di aver fretta. »
« Però sono delusa dalla sicurezza. A quest’ora Divisione N avrebbe già dovuto intervenire. Il vero autista che fine ha fatto? »
« Lui, l’ho lasciato ubriaco in compagnia di due mie care conoscenti, ha dichiarato che sono il suo miglior amico. I tuoi ragazzi in grigio roccia devono avere qualche problema con la minaccia di bomba a bordo che gli devo aver comunicato. »
Lei gli rivolse un'occhiataccia « Tranquilla, è un bluff. Per aumentarne la veridicità ho messo una scatola piena di petardi attentamente camuffata. »
« Sei fortunato che Makarov non è qui. »
« Ho scelto questa data proprio per questo. Durante la nostra breve collaborazione, penso abbia capito che non farei mai male a una donna. »
Un braccio corazzato sfondò il vetro blindato della vettura, Bellamy si sentì afferrare al collo e con voce strozzata disse «Makarov è qui. » e fu proiettato in un lancio attraverso il finestrino, fuori dalla vettura.
Precipitò procurandosi alcune escoriazioni, dolorante ma vivo, una mano lo prese per la gola sollevandolo prima che potesse rialzarsi. «Ciao amico! » disse con un filo di voce. L’espressione del russo era rabbiosa.
« Makarov giù! Posalo a terra! » ordinò la Balestrieri. La donna si era lievemente ricomposta e nascondeva la schiena.
Sospirando rabbioso il russo obbedì. Un gesto di lei intimò a Bellamy di avvicinarsi « Ho fame, ormai sono vestita per uscire. Guida e trova un buon ristorante. » Impose Cristina in tono ferreo.
Lui annuì raggiante mettendosi alla guida, Makarov gli sedette accanto.
Fu una romantica cena a tre, Cristina e Bellamy seduti a parlare e mangiare. Makarov in piedi, accanto al tavolo, in mezzo a loro due.
Ma di questi risvolti nella vita del suo Direttore della Terra la Signora di Noveria non sapeva ancora niente. Dal messaggio sapeva solo che i problemi con i Marsigliesi erano stati risolti, certa che Cristina come sempre avrebbe avuto la sua approvazione.

*****


Su Noveria, il mattino seguente Alexya non si era voluta allenare. Dopo aver parlato con Dasha aveva fatto ricerche. La prima cosa che aveva capito era l’impossibilità ad avere il parere unanime degli abitanti della galassia su qualsiasi argomento.
Questo l’aveva fatta riflettere. Le leggi erano fondate sulla morale, chi non le rispettava era un criminale.
Ma la morale da chi era data? La risposta che trovò fu da gente comune. Ci rifletté un istante,
La risposta che trovò fu che quelle persone erano delle nullità che si imponevano solo grazie al numero. Il forte doveva farsi debole per vivere in quella società.”No!” pensò a un tratto.
Dasha si era imposta sui deboli con la fondazione della Noveria Corps, alla ragazza sembrò un'eroina.
“ Olivia” la sua mente andò a quel pensiero, altra persona che l’aveva sempre affascinata. La sua determinazione non era inferiore a quella di Dasha. Eppure lei viveva bene in quella società che alla ragazza incominciava ad apparire grottesca.
Lanciò un grido di esasperazione. Ogni aspetto che cercava di capire aveva due facce opposte.
« Basta! Indottrinatemi di nuovo così la smetterò di farmi questi problemi. » gridò nel silenzio della sua camera. Uscì e rapida come non mai raggiunse Kelly, intenta ad aiutare come poteva chi aveva avuto delle perdite durante l’occupazione mercenaria di Noveria.
« Non ho una risposta da darti. » asserì la psicologa deludendo la ragazza « Potremmo dire che i deboli sono quelli che hanno ideologie e valori facilmente scardinabili. Non c’è dubbio che la maggior parte delle persone sia così. Dall’altra parte i forti sono quelli che credono in esse e in se stessi. »
Osando rivolgere alla ragazza uno sguardo severo « Sei forte o debole? »
Ad Alexya scappò da ridere « Che razza di domanda … Io…. »
« Cosa? » disse Kelly interrompendola « Non parliamo del tuo carattere o abilità…quali sono i valori di Alexya Weaver? Lei ha la forza di difenderli se necessario? »
La ragazza rimase in silenzio « Come immaginavo..» - affermò la donna - « decidi quali siano, dopo potrai capire se una cosa è giusta o sbagliata. Ti posso solo consigliare di fare esperienze. »
 
Sedute al tavolo da pranzo la famiglia Weaver mangiava silenziosa. Trish e Diana si scambiavano sguardi, lo stesso facevano Dasha e Isabella. Alexya era pensierosa, non aveva praticamente scambiato parola e toccato appena il cibo.
« Vado in camera. » disse alzandosi dal tavolo e uscendo dalla stanza. Quando lo fece Dasha sospirò, non era un suo dipendente che poteva riprendere. Cosa doveva fare?
Bussarono alla porta, erano Diana e Trish. « Vorrei parlare con voi di un'idea che ho avuto. » dichiarò lei e mostrò un sito extranet.
Quel pomeriggio, entrando nella sala d’attesa innanzi all’ufficio di Dasha, Alexya incontrò un gruppo di una cinquantina d’individui di varie razze e aspetti molto differenti che le erano estranei. Tutti erano vestiti elegantemente. Nessuno odorava di neve e ghiaccio, non erano di Noveria.
Vi passò in mezzo indifferente, la guardarono appena e solo per la curiosità di vedere una ragazza lì. Lei guadagnò la postazione della segretaria, non trovandovi però nessuno.
« Dov’è la segretaria? » chiese, nessuno le rispose. Lei fu scocciata da quel comportamento, di norma la gente era più cordiale con lei.
« Non vi hanno insegnato a rispondere? » disse stizzita.
« Dai fastidio ragazzina. » disse un uomo di colore, era pelato, portava occhiali scuri e aveva un tatuaggio sullo zigomo sinistro. « Se fossi più grande ti farei sedere sulle mie ginocchia e forse potremmo divertirci, però già adesso non sei niente male. Si dice che “i frutti migliori siano quelli non ancora colti”. » e sorrise malizioso « Se vuoi sapere dove sono le segretarie, stanno facendo un lavoro importante. Oggi nessuno avrà tempo per te, torna dalla mamma. »
Alexya si incupì a quelle parole « Non è vero! Lei ha sempre tempo per me. »
« Capisco, sei la figlia di qualche segretaria o dipendete dello staff del presidente. Vattene a casa, nessuno ha tempo da dedicarti oggi. »
La ragazza era arrabbiata ma Dasha era stata chiara, non fare male a chi lavorava per lei. Al riguardo era molto severa. « Anch’io devo far vedere una cosa importante. »
In sala si udirono diverse risatine, non le piacevano quelle persone. La facevano sentire ridicola e stupida.
L’uomo ormai aveva preso gusto a tormentarla « Non sei tropo grande per fare quelle espressioni da bambina arrabbiata? Griderai forse “Mamma!”? »
Invece in sala si udì « Alexya! » esclamò Dasha. Alla ragazza s’illuminò il viso vedendola, non solo perché era lei ma perché sembrava stare benissimo. Indossava uno dei suoi soliti completi da lavoro, questo di colore sabbia, perfettamente truccata secondo il suo solito stile.
Non la vedeva così elegante da quando il CA era stato massacrato e non vi erano più state riunioni da tenere di persona. Ad affiancarla Isabella, la sua presenza era insolita se si trattava di una questione di lavoro. Solitamente non le interessavano.
Quello le fece venire il dubbio che le persone li riunite dovevano essere davvero importanti. Forse aveva veramente fatto uno sbaglio a rimanere. La presenza di Isabella rafforzava quell’idea.
Dasha le fu davanti e chiese « Tutto bene? » era ancora preoccupata per come la ragazza si era comportata a pranzo.
«Conosce questa ragazza presidente? » Chiese l’uomo incredulo. A lei bastò voltare la testa, se verso Alexya il suo sguardo era tenero verso il resto dei presenti era quello che ricordavano. Occhi di ghiaccio, di un nero intenso che metteva soggezione. « È mia figlia, Alexya Weaver. »
« Mamma, ti volevo parlare. » disse la ragazza abbracciandola alla vita. Isabella si abbassò verso di lei, si fissarono un istante. Si sorrisero a vicenda, le parole erano superflue.
Dasha non poté fare a meno di arrossire leggermente, sentendosi chiamare così « Oggi sono davvero piena di lavoro Alexya, ma se ti basta un quarto d’ora posso concedertelo. »
La ragazza si sentiva emozionata come poche volte, Dasha seduta alla sua scrivania era davvero magnifica. Isabella, alla sua destra, con abiti semplici e sportivi per avere una maggior libertà d’azione e l’immancabile coppia di spade. I capelli le stavano ancora ricrescendo, non poteva fare una coda di cavallo e li portava sciolti.
« Vorrei andarci » disse Alexya porgendo a Dasha un datapad. Non pensava si sarebbe sentita così imbarazzata, non sapeva dove guardare ma il peggio erano le braccia.
Dasha si fece seria, veramente molto. A quelle parole aveva pensato a un capriccio, la visita a qualche parco di divertimenti. Non si era aspettato quello.
« Questa è una scuola militare. È frequentata da ragazzi perché imparino la disciplina e abbiano un assaggio di vita militare prima di entrare nell’Alleanza. Perché vorresti andarci? »
La ragazza disse qualcosa ma a voce troppo bassa, Dasha non capì « Alexya se vuoi avere il mio permesso, rispondi forte, in modo chiaro e alza la testa per guardarmi. » disse severa.
« Fare esperienza di vita. »
« Spiegami! »
« Voglio scoprire cosa fare nella vita, se sono una persona forte o debole. Non sono più indottrinata, ho cominciato a pensare al futuro, anche a troppe altre cose. »
« Perché questa scuola? »
« Olivia mi è sempre parsa “forte”, ho cercato nel suo passato scoprendo che l’aveva frequentata prima di entrare nell’Alleanza. Non c’è altro motivo, forse avrei dovuto informarmi meglio. »
Dasha sospirò, Alexya non capiva se era arrabbiata, delusa o altro. Di norma avrebbe intuito certi stati d’animo attraverso la semplice lettura del corpo, adesso era così agitata da non riuscirci.
« Sei arrabbiata? » chiese.
« No di certo. Ci penserò Alexya, per adesso non posso prometterti altro. Con lo stato di guerra in cui è la galassia non è nemmeno possibile per te iscriverti, inoltre saremo a metà dell’anno scolastico. Vedremo cosa fare quando sarà tornata la pace. Non penso però di poter decidere da sola, Isabella? »
« Andrà bene … fiducia … cresciuta. » disse il phantom lottando contro il programma d’indottrinamento. Ogni parola per lei era una sfida.
« Se non c’è altro Alexya, ho del lavoro che mi attende. » La ragazza felice si riprese il datapad ed uscì.
 
I cinquanta individui che attendevano erano in piedi nella sala conferenza. Le uniche sedute erano Dasha e Isabella. Non c’era nessun segno di accoglienza o altro che facesse pensare che fossero i benvenuti.
Dasha esordì subito « Veniamo al punto, ho bisogno di un nuovo CA. Non ho tempo da perdere a selezionare candidati. Ho chiesto ai miei quattro direttori più importanti di mandarmi chi secondo loro aveva le qualità necessarie. Mi fido del loro giudizio, perché sanno che mi arrabbierei se mi avessero inviato degli idioti. Il nuovo CA sarà formato da sedici membri più me e il vicepresidente. Adesso venite davanti a me uno alla volta. Farò a tutti le stesse domande. Non dovete però rispondere. »
Fecero come richiesto, a ognuno chiese “ Ha mai pensato di tradire la compagnia? Di sostituirmi alla guida della società? Ha mai voluto maggior potere personale? ”
Terminate le domande Isabella mandava le persone a destra o a sinistra.
« Il gruppo che mi interessa è quello di sinistra. » Disse Dasha, era formato da ventitre persone. Lei ne indicò sette a caso e le fece passare nell’altro a cui disse « Voi siete esclusi, potete andare.» Annunciò congedandoli e uscirono.
Si rivolse  ai rimanenti « Il CA è formato, scommetto che vorrete scoprire com'è avvenuta la scelta. Il vicepresidente è davvero abile a capire cosa pensano le persone. Il gruppo di sinistra è quello di coloro che hanno pensato di tradirmi, quello di destra di quelli leali. Ho voluto voi perché chi è alle mie dirette dipendenze deve essere aperto a ogni possibilità, il tradimento è una di queste. Si vede benissimo che quello che avete ottenuto non vi basta, penso vi impegnerete se avete degli obiettivi. Volete di più? Desiderate prender il mio posto? Provateci, impegnatevi quanto vi pare, accordatevi con i direttori e tra voi. Questi giochi di potere non mi interessano, perché sarò sempre io a determinarne il risultato. Ma attenti, sbagliate e siete morti. »
« Penso sia ora per il CA della Noveria Corps di prendere posto nella sua sede, anche se provvisoria in attesa della ricostruzione di Caninea. »
Dasha sorrideva compiaciuta alla vista di quei sedici individui seduti al suo tavolo, emanavano un'aria di pericolo. “Mostri” che per il potere avrebbero fatto qualunque cosa, “mostri” allevati dalla Noveria Corps. Entrati come tutti nella compagnia, questa aveva dato loro la cosa che più volevano in base a quello che potevano avere secondo alle gerarchia di benefit. Si erano arrampicati su di essa sempre più in alto, soddisfatto un desiderio ne volevano un altro, travolti dal loro stesso egoismo non si sarebbero mai fermati fino alla cima e forse neanche quella sarebbe bastata a soddisfarli.
“ Ho messo assieme un gruppo di lavoro davvero pericoloso e capace “ pensò fra se soddisfatta, si sentiva sicura. Il mostro peggiore era lei stessa, per il suo egoismo avrebbe sacrificato chiunque lavorasse per lei senza problemi, soprattutto conosceva sogni e desideri di tutti. Qualcuno poteva anche pensare di essere leale, in verità erano fedeli solo al proprio egoismo, per quello che sapevano di aver ottenuto solo e solamente da lei.
Isabella prese una sedia e le sedette accanto. Dasha la guardò inarcando un sopraciglio, era la prima volta che lei si fermava a una riunione.
Il phantom non sapeva bene che fare, il comportamento di Alexya l’aveva colpita. Aveva pensato che forse fermandosi avrebbe potuto essere d’aiuto a Dasha in qualche modo. Se solo avesse saputo come, si augurò che la sua presenza non la infastidisce.
Dasha le prese la mano e gliela baciò, Isabella si rasserenò e lei dovette ritrattare quello che aveva pensato prima “ Non potrei sacrificare proprio tutti”.


*****


Ogni canale d’informazione non parlò d’altro. L’enorme stazione nemica era apparsa vicino alla Cittadella, tutti si chiedevano che fine avesse fatto la Jotnar.
Diciotto ore dopo la corazzata riapparve nella galassia, dopo oltre due mesi nello spazio oscuro. Rivedere le stelle fu fonte di grande emozione per tutti ma c’era poco da festeggiare. Non si poteva parlare di successo.
Raggiunta l’orbita terrestre Olivia e Vega vennero chiamati al rapporto dal Consiglio e Alleanza. I loro superiori erano già informati di tutto, ma vollero riascoltarli lo stesso.
Non essendoci più l’obbligo del silenzio radio, avevano inviato rapporti sull’esito della missione. Ebbero le prime notizie da casa e seppero in quale impresa si fosse imbarcata Garrus, Miranda, Grunt e Ida.
« È il momento di colpire e duramente. » affermò il consigliere turian Deos. L’umana De Falco si mostrò d’accordo, come la consigliera krogan Bakara.
L’asari Tevos, il salarian Jerod e la quarian Nine’Fogar erano esitanti.
Fu Jerod a prendere la parole « Raccomando prudenza, sapere qual è la situazione attuale sulla Cittadella potrebbe essere d’aiuto. »
Deos non era però pacato come al solito, con una maggior propensione bellica rispetto ai suoi colleghi, escludendo Bakara, con il ritorno della Jotnar il suo giudizio era che non si doveva  più procedere con tattiche “sottili”. « La base nemica è qui ADESSO! Se aspettiamo potrebbe sparire nuovamente, se succedesse dubito che la ritroveremo. Faccio notare ai miei colleghi che il nemico non ha compiuto altre mosse, conquistata la Cittadella e resa sicura l’area circostante si è fermato. Il motivo è evidente! Perché qualsiasi sia il suo scopo, lì ha tutto quello che gli serve. L’unica cosa di cui ha bisogno è il tempo per usarlo, per questo dico di attaccare per non concedere questa possibilità! »
Olivia aveva ascoltato in silenzio e poteva dirsi d’accordo. Sulla “carta” la teoria di Deos era valida.
Interrompendolo bruscamente Tevos chiese « Che piano prevede la Gerarchia Turian in caso di sconfitta? Sono sicuro che un popolo dedito all’arte militare come il vostro ne abbia sviluppato uno per affrontare questa eventuale circostanza. »
« No. » rispose in modo sprezzante Deos.
La risposta sembrò rendere furiosa Tevos « Bene, come pensate di affrontare una sconfitta? »
« Se perdiamo non ci sarà niente da fare, l’unica strategia sarà adottare tattiche di guerriglia, guadagnando tempo per ricostruire le forze. »
« Che idea brillante. » commentò sarcastica Tevos, ora arrabbiata senza alcun dubbio.
Deos non era però disposto ad accettare passivamente « È l’unica opzione e forse occasione che potremmo avere. Tutte le nostre flotte sono state riconvertite, con il ritorno in scena della Weaver abbiamo sufficienti scorte di eezo 19. Se attacchiamo con meno della totalità delle nostre forze, Titani compresi, la sconfitta sarà solo più sicura. Il fallimento della riconquista della Cittadella non vi ha insegnato niente? Vogliamo far morire altri soldati inutilmente? » gridò.
Olivia lottò con se stessa per rimanere calma, suo fratello aveva avuto il comando di quell’operazione. James gli mormorò all’orecchio « Titani? » Fece spallucce, ignorando anche lei di cosa parlassero.
Bakara picchiò violentemente la mano sul tavolo, imponendo il silenzio « Anch’io sono favorevole all’attacco e Tevos non ha i torti a dire che è un azzardo. Jerod ha ragione a dire che sapere lo stato sulla Cittadella sarebbe utile, però sappiamo tutti che non è fattibile. Abbiamo provato a mandare squadre a investigare sulla stazione dopo il fallimento della riconquista, nessuna ci è riuscita. »
Olivia per un attimo aveva sperato di ricevere qualche notizia. “ Pensa, dannazione, pensa” si disse mentalmente, aveva la sensazione che quelle parole stessero richiamando alla mente qualche vecchio ricordo “ Entrare, dentro, penetrare. No, ho la sensazione che sia sbagliato…uscire…” la parola fece scattare qualcosa, ora sapeva « Quella stronza di Dasha! » esclamò a un tratto.
Tutti la fissarono attoniti, lei si sentì un attimo in imbarazzo, solo Tevos disse « Sebbene la sua opinione sia condivisa da più persone qui dentro, è ora di qualche aiuto? »
« Forse si. »
Quando il piano ideato dal signor Woods e soci era fallito, Dasha era fuggita alla cattura con Isabella scappando attraverso la Cittadella grazie a una sfera di Woods. Congegno basato sulla tecnologia dei razziatori, utilizzabile solo da chi aveva subito un indottrinamento, prendeva il nome dal signor Wood che aveva contribuito alla sua realizzazione e a cui Dasha l’aveva rubata, ottenendo dall’uomo tutte le informazione in suo possesso. Impresa facile visto che fu Isabella ad occuparsi di farlo parlare.
Dasha Weaver era fuggita attraverso una via che solo lei conosceva, come il suo punto d’ingresso. Una possibilità che valeva la pena di provare.

Scocciato. Lo sguardo di Dasha sullo schermo non lasciava dubbi, neanche nascondeva che la causa del suo malumore fosse lo s.p.e.t.t.r.o. La cosa era reciproca.
Oliva aveva saputo del massacro al casinò Putin, le autorità stavano ancora indagando ma lei era certa: Isabella.
Il risveglio dal coma di lei e la scomparsa dall’ospedale, decine di morti con ferite di spada, tracce dell’uso di poteri biotici, la morte in diverse località di mafiosi russi proprietari del casinò e in affari con i marsigliesi.
La notizia della morte di Dasha doveva aver fatto impazzire il phantom.
Sapeva che durante la guerra dei Razziatori, suo padre aveva accettato di collaborare con Balak, il padre di Areno, attuale leader della Nuova Egemonia Batarian. Conosceva bene la storia, all’epoca il batarian si era macchiato di atti terroristici contro l’Alleanza.
Per combattere i Razziatori servivano tutti gli aiuti possibili, così suo padre invece di ficcargli un proiettile in testa lo convinse a collaborare. Sapeva essere stata una delle scelte più difficili per lui.
Lei ora si sentiva in una situazione simile, per combattere i Grigi serviva ogni aiuto. I portatori naturali di eezo 19 erano le loro armi migliori peccato che ne esistessero solo quattro. Tutti legati sentimentalmente alla Weaver.
Senza preamboli spiegò il motivo della chiamata, Dasha disse che ricordava solo dove fosse l’uscita essendo passati una decina d’anni.
« Ci serve Isabella e qualcuno che sappia usare una sfera di Woods.» affermò Olivia. Il Consiglio aveva fatto un accordo per avere Isabella a combattere dalla sua parte. Era venuto il momento di sfruttarlo. Una missione di infiltrazione, in mezzo ai Grigi era l’incarico ideale per quel phantom.
« Le dirò di far la brava. » commentò Dasha.
Olivia la fissò un istante, non capiva se stava facendo la finta tonta « Tu vieni con noi! »
« Per quale fottuta ragione dovrei farlo? Ho i miei problemi, sono una civile e non un militare. » rispose la Weaver.
« Perché, purtroppo per me, sei l’unica persona che può conoscere la strada da fare, la sola a cui Isabella ubbidisce ma soprattutto la sola che sa usare una sfera di Woods. »
« Se speri che mi ricordi la strada sei un'illusa. Avete i soci di Woods in prigione, prendete uno di loro o fatevi spiegare come fare. Una volta mi hai detto che era stato creato un adattatore perché chiunque potesse usarla. »
Olivia rise di gusto « Hai veramente creduto a quella bugia per tutti questi anni? Era un dannato bluff, me ne ero scordata, credevo che la signora di Noveria fosse decisamente più furba. »
A Dasha le si torsero le budella, che a ridere di lei fosse Olivia non lo sopportava.
Lo s.p.e.t.t.r.o. tornò subito serio « Questo non cambia che tu verrai con noi. Sarai anche un civile ma ci sono leggi che mi permettono di chiamarti alle armi che tu lo voglia o meno. Rifiuta e finirai davanti a un tribunale militare. »
« Non oseresti! »
« Si invece e ringrazia se non decido di procedere contro Isabella, per il massacro del casinò Putin. »
Era un bene che non fosse una conferenza dal vivo, in qual caso non c’era dubbio che una sarebbe saltata al collo dell’altra senza pensarci.
Un pannello di comunicazione si attivò, su di esso i Consiglieri. « Tacete entrambe! » Ordinò Tevos «Non abbiamo bisogno di litigare fra noi! Trovate un accordo! »
« Mai! » gridarono all’unisono zittendo la consigliera.
« Vengo a prenderti Dasha! » le urlò contro Olivia.
« Con quale esercito? »
« Da sola, non mi serve altro. »
« Ti ammazzerò! » le rispose la Weaver, terminando la comunicazione. Prese il terminale fracassandolo contro un muro per il nervoso. Isabella, fuori dalla schermo aveva sentito ogni cosa non vista, osservò senza mutare espressione. Mai aveva visto Dasha così furiosa, al punto che si sentì dire: « Isabella, uccidi Olivia William Shepard appena arriva! »
Lei annuì. Sarebbe stato un bello scontro di questo era sicura, Olivia era un avversario unico. C’era però una cosa a infastidirla, per la prima volta da quando la conosceva le parole di Dasha non coincidevano con quello che diceva il suo corpo. 
Questo diceva di no, ma le aveva detto il contrario. Il linguaggio del corpo era sempre sincero, non era possibile mentire con esso. Sperava che Dasha avrebbe trovato una decisione netta e sicura prima che lo scontro iniziasse.
Olivia uscì dalla stanza di comunicazione furiosa. Vega la stava aspettando e aveva sentito tutto, prima che potesse dire una sola parola lei lo zittì con « No James, andrò a prendere Dasha. »
« Tenente! » gridò lui.
« Può avere le mie dimissioni al ritorno se lo desidera, signore. » rispose lei cercando di non prendersela con il vecchio amico di famiglia. James Vega dovette lottare con se stesso, per convincersi a non prendere calci in culo la figlia del suo amico e mentore mentre si allontanava
« Papà! » gridò una vocina alle sue spalle, girandosi vide con sorpresa sua figlia Taiga e Jack, con loro Henry e William. Erano venuti a trovarlo adesso che la sua missione si era conclusa.
Lui abbracciò con vera gioia sua figlia, saluto l’ex-moglie e scambiò un paio di battute con i figli di Miranda e Martin. « Cos’è successo? » domandò Jack, indovinando che qualcosa non andava.
« Olivia. »
« Cos’ha fatto? »
Lui fece un breve riepilogo « Vorrei fermarla, ma credo che aggraverebbe solo la situazione. Se come s.p.e.t.t.r.o.  dovesse disubbidire a un ordine diretto di un superiore, la sua carriera nell’Alleanza potrebbe dirsi conclusa. »
« Allora non farlo. Lascia che quelle due s’incontrino. »
James stava per rispondere ma notò un particolare « I ragazzi dove sono finiti? »
« Cazzo! » sbottò Jack. Taiga e i gemelli erano spariti mentre parlavano.
Olivia stava preparando una navetta, avrebbe avuto bisogno di tutto il necessario, quando Arturus e Asiria la raggiunsero.
« Olivia, dimmi che ho sentito male. Che è solo una diceria gonfiata e di molto. » le disse il turian.
« Se parli del fatto che sto andando su Noveria da sola, è tutto vero. » disse senza guardarli e smettere di lavorare.
Asiria la prese per una spalla, costringendola a guardarla e a interrompere il lavoro. « È un'idiozia e lo sai. Facci venire con te almeno, usa la SR3. Richiedi rinforzi, fai intervenire l’Agenzia N7 »
« Impossibile, ci ho pensato bene. Io porto un esercito, lei risponde con Divisione N e tutto il potenziale bellico su Noveria. Andrò da sola! »
« Speri in una sorta di duello? » chiese Arturus.
« Qualcosa di simile. »
« Ti sei scordata di quel phantom serial killer che non l’abbandona mai? Avvicinati alla Weaver e Isabella non avrà esitazione a ucciderti. »
« Lo so, ma con questa biotecnologia che abbiamo in corpo la cosa potrebbe essere meno certa del previsto. »
Un forte rumore di passi gli interruppe, pareva che qualcuno stesse correndo e che non fosse solo.
 « Taiga!? » dissero sorpresi i tre adulti vedendola arrivare a per di fiato, con lei Henry e William.
Arrivata davanti ad Olivia, Taiga le tirò un calcio più forte che poté proprio sulla tibia e dritto sull’osso. Lei non poté evitare di lanciare una bestemmia per il male. Potenziata o meno che fosse, la ragazza l’aveva colta di sorpresa.
« Sei diventata stupida? » le urlò contro Taiga, come risposta ricevette uno schiaffo. Era la prima volta che Olivia alzava la mano su di lei. Ma la ragazza aveva davvero esagerato.
« Taiga, Dio santo, che ti è preso? » le gridò contro Olivia massaggiandosi la caviglia.
Per niente calmatasi la ragazza le gridò « Cosa è preso a te? Steve è in pericolo, i tuoi genitori pure, come anche quelli di Ilary. Lo sono Garrus, Grunt e Miranda. La galassia è in guerra e tu vai su Noveria dove dovrai ammazzare Dasha e Isabella o ti fai ammazzare te. Quando dovremmo essere tutti uniti. »
« Non vado a farmi ammazzare e non ho intenzione di uccidere quelle due. »
« Certo! » disse Taiga con tono beffardo « Ho sentito da mio padre della vostra litigata, Dasha è proprio il tipo di persona che si lascia convincere da qualche minaccia. »
« Lo sto facendo per tutti! Hai ragione, anche i genitori di Arturus e tutti gli altri sono in pericolo. Credi che non sappia cosa hanno fatto? Hanno rubato un Pellicano e si sono uniti all’assalto della Cittadella, per recuperare i miei e Joker. Dasha è probabilmente l’unica a conoscere un modo sicuro per salire sulla stazione. Lei ha deciso di non collaborare, la colpa è sua! . »
La ragazza digrignò i denti dalla rabbia, era proprio la degna figlia di Jack. Con un gesto del braccio indicò i gemelli, vista la violenza dello scontro verbale erano rimasti in silenzio a distanza di sicurezza.
«Hai idea di quante cazzate hanno fatto questi due alla Grissom? Non è stato litigandoci o picchiandoli che le cose si risolvevano. »
Henry e William si scambiarono uno sguardo, quella di Taiga era una mezza verità. Botte ne avevano prese e proprio da lei. Si guardarono però bene dal dire qualcosa.
« Taiga, adesso basta! Calmati! » disse Olivia, riacquistando dell’autocontrollo. Questa volta le parole parvero funzionare.
« Sono mie amiche.» annunciò a un tratto.
« Chi? »
« Alexya, Trish e Diana. Abbiamo rischiato di perdere la nostra amicizia già una volta, non voglio che riaccada. È stata colpa nostra. Sapevamo che erano diverse, qualcosa nel loro cervello non andava, l’aurea di pericolo che emanavano era evidente per tutti. Quando Alexya ha ferito Kelly, abbiamo avuto paura, terrore delle nostre amiche sul momento. È qualcosa che non mi perdonerò mai. Sai come ci siamo salvati, quando la Cittadella stava cadendo in mano nemica? Perché ci sono venute a recuperare, erano preoccupate per noi. Ho capito che non possono essere davvero cattive. Se tu e Dasha combattete, noi e loro non potremmo più essere amiche. »
Lei allungò una mano sulla ragazza per accarezzarle la testa.
« Ci hai ripensato? » chiese Arturus.
« No. » - e rivolgendosi a Taiga - « Mi dispiace. Quando è stata l’ultima volta che hai avuto notizie delle tue amiche? » domandò sorridendo.
« So solo che sono su Noveria con Dasha da una settimana. » spiegò abbattuta. Le comunicazioni civili e private erano limitate per dare più spazio a quelle militari.
Davanti a lei si aprì una pagina del proprio omnitool « Queste sono le ultime notizie sulle tue amiche, non posso fare altro, spero che la vostra amicizia continui.» disse Olivia e salì sulla navetta, dopo un ultimo bacio ad Arturus e aver abbracciato Asiria dicendo « Auguratemi buona fortuna. »
Taiga, Henry e William lessero le notizie d’un fiato, le loro amiche si erano liberate dell’indottrinamento. La navetta decollò e rapida salì verso il cielo.
Taiga parve improvvisamente farsi più dritta sulla schiena. Si voltò energica verso i gemelli e puntando un dito « Datevi da fare! Ci serve una comunicazione dal vivo con Noveria. »
« Eeh…vorrebbe dire violare codici militari. » osservò William.
« Non credo che potremmo cavarcela con una semplice sgridata. » obiettò Henry.
Furente Taiga gridò « Da quando ve ne è mai importato qualcosa? Sbrigatevi a fare come vi dico. ».
I due ragazzi fuggirono davanti a quella furia che li inseguiva.
Asiria e Arturus avevano sentito tutto « Credi che Taiga fosse seria? Non possono farlo veramente? Dovremmo dirlo a qualcuno? » chiese la prima.
« Nooo, staranno bene. » rispose il secondo.
« Che risposta sarebbe? Hai un'aria complice. Mi fai pensare a quando tu e Mordin avete rubato una cassa di birra elcor dal circolo degli ufficiali superiori del C-sec., dichiarandovi innocenti fino all'ultimo. »
Lui fece spallucce.


*****


Creare un canale di comunicazione con Noveria, usando codici di sicurezza militare di massimo livello. Ci riuscirono in mezz’ora. Facile quando hai un padre s.p.e.t.t.r.o che ti adora.
Taiga senza far sospettare niente e facendo tante moine, era riuscita a rubare il codice di suo padre. Il resto era toccato a Henry e William.
Grazie a un accesso a extranet illegale che si erano creati tempo addietro, avevano tutto il necessario.


*****


Alexya rotolava da una parte all’altra del letto stringendo il cuscino, ancora emozionata per la discussione avuta con Dasha il giorno prima. Il terminale segnalò una comunicazione in arrivo.
Rispose non immaginando proprio chi potesse essere. La sua espressione non poteva essere più felice e sorpresa, chiamò subito Diana e Trish.
Per un attimo regnò il caos con sei persone che volevano parlare contemporaneamente, fu Taiga a riportare la calma « So che non siete più indottrinate, siamo tutti felicissimi per questo. Adesso ascoltatemi, Olivia sta venendo su Noveria. »
Le ragazze Weaver si guardarono perplesse fra loro.
« Sei sicura di volerlo fare Alexya » domandò Diana, il piano proposto implicava di mettersi contro Isabella e Dasha.
« Si, altrimenti quelle due non si parleranno mai. »


*****


Olivia entrò nell’orbita di Noveria sei ore dopo. Programmò la discesa su Caninea, non aveva nessuna intenzione di nascondersi. Il suo piano si poggiava su una scommessa, quella che Dasha sarebbe stata troppo orgogliosa per nascondersi dentro a una fortezza, dietro gli uomini di Divisione N. Rimaneva solo l’incognita di Isabella.
Avvicinandosi ricevette un segnale d’atterraggio, pareva la stessero aspettando e avessero scelto il luogo dell’incontro. “ Bene” pensò tra se.
Aprì il portellone e scese armata di tutto il necessario. Tre figure le precipitarono addosso dall’alto, prima che potesse mettere un piede fuori dalla navetta. Tutto quello che poté fare fu gettare l’arma per allargare le braccia nel tentativo di prenderle al volo ed evitare che si facessero male inutilmente.
Caddero tutte dentro la navetta, ancora a terra Diana allungo un braccio e diede una manata sul comando del portellone per chiuderlo.
« Gli scudi! Metti gli scudi! » gridò Alexya, « Pesto!, Subito! » fecero le sorelle. Gli attivò.
Stava per chiedere ma un tremore proveniente dall'esterno la zitti. « Che è stato? » chiese Olivia e tornò ad avvertirlo.
« È furiosa! » disse Diana tremante, Trish annui con vigore non meno spaventata. Olivia si sentì afferrare a un braccio. Era Alexya, sembrava stesse cercando di mostrare più coraggio ma non era chiaramente così.
« Mi spiegate? »
« Isabella! » gridarono all’unisono le tre, indicando il portellone d’ingresso. Usando una telecamera esterna scoprì che fuori c’era propria Isabella e quei tremori erano i colpi che infliggeva alla navetta.
« Sembra veramente incazzata e …perché è senza spade? » fissò le ragazze ed ebbe un presentimento.
Fu Alexya a spiegare « Abbiamo saputo da Taiga che arrivavi, dovevamo fare qualcosa prima che succedesse l’irreparabile. Olivia, ti prego, fai pace con Dasha! »
Si chinò verso di lei « Bello vederti parlare. Mi dispiace Alexya, sono qui perché mi serve Dasha e ho tutta l’intenzione di buttarla giù dal “trono” che si è costruita. »
La ragazza diede di spalle ad Olivia, allargando le braccia come per proteggerla. L’atmosfera si era fatta tesa, Diana e Trish la fissavano in un modo che non le piaceva. « Ferme! Non ha detto che le vuole fare del male. » Insistette Alexya rivolta alle sorelle.
Tutte e tre emisero una sfiammata biotica calmandosi subito dopo. Alexya tornò a rivolgersi a lei « Olivia mi sei simpatica. Per favore, parla con Dasha. »
Lei sospirò « A cosa servirebbe? In ogni caso prima dovrei uscire da qui. »
« Non preoccuparti, verrà lei da noi. »dichiarò Alexya.
La predizione della ragazza si rilevò esatta. Dasha Weaver si presentò con un intero contingente di Divisione N guidato da Naomi. Arrabbiata quanto Isabella bussò al portellone e urlò « Ragazze! Fuori! »
« No! » risposero in coro.
« Mi state disubbidendo? »
« Olivia ci tiene prigioniere. » dissero guadagnandosi uno sguardo di rimprovero dalla s.p.e.t.t.r.o.
« Le spade di Isabella, dove le avete nascoste? Ditelo ora! »
« Il bagno degli uomini del terzo sotto livello. » risposero insieme. Isabella corse a riprendersele.
« Adesso, uscite! » ripeté la Weaver.
« Dovrai entrare tu. » dichiararono sempre all’unisono.
Dasha guardò indietro verso Naomi che disse « La navetta è bloccata, non può andare da nessuna parte. »
« Aprite! » intimò.
Lei e Olivia si fissarono dritte negli occhi, quando il portellone si spalancò. Puro astio. Dasha entrò nella navetta « Voi tre mi dovete delle spiegazioni! » affermò facendo tremare le ragazze.
« Ora basta! » disse Olivia « Così le spaventi inutilmente! »
Le ragazze avvertirono i peli sulla schiena drizzarsi, si fecero attente. Una lama apparve dal nulla, scivolò all’altezza del collo di Dasha sfiorandolo e avrebbe trafitto Olivia in faccia, se all’ultimo Alexya non si fosse buttata contro di lei facendola scansare. Isabella aveva trovato le sue spade.
Lo s.p.e.t.t.r.o. cercò di estrarre un'arma, la ragazza le afferrò la mano quando era sull’elsa dell’arma. Lo sguardo quasi in lacrime di lei la convinse a desistere.
Alexya si aggrappò a Dasha « Ti prego ritira l’ordine che hai dato a Isabella, dille che Olivia non deve morire. » le sorelle si unirono alla sua implorazione.
« Dasha, mamma… ti prego. Lo so che non vuoi davvero vederla morta, sai che a noi non si può mentire. Se non ci credi chiedi a Isabella, anche lei sa che non sei convinta di questa scelta. »
Il phantom, terminata l’azione era rimasto dietro a Dasha, s’inclinò verso di lei mormorandole « Ragione. »
« Aspetta fuori! » le ordinò Dasha. Isabella obbedì sedendosi appena fuori la navetta, con le gambe incrociate e le spade poggiate su di esse.
« Speravo che la missione suicida della Jotnar,  lo fosse veramente per te. » Aafermò Dasha sedendosi.
« Chiederti qualcosa è l’ultima cosa che vorrei fare. » Olivia l’imitò. Rimasero sedute in silenzio una davanti all’altra, fissandosi senza abbassare lo sguardo.
Le ragazze sedute ai lati non sapevano che fare, non volevano uscire dalla navetta perché Isabella attendeva rabbiosa e temevano la sgridata. Dentro quelle due non si parlavano.
Il borbottio dello stomaco di Trish fu udito dai presenti. Olivia frugò in un vano della navetta, tirando fuori un pacco di biscotti secchi invece delle solite razioni militari.
« Biscotti per bambini? » domandò Dasha.
« Sono più nutrienti e salutari di altri, un vizio che non mi è mai passato. » Le ragazze gli presero con soddisfazione. Li porse anche a Dasha, ne prese uno senza dire niente.
« Ogni volta che li mangio, mi torna in mente la mia infanzia. » mormorò Olivia allarmandosi, temendo di aver fatto una gaffe.
Dasha Weaver non aveva avuto un'infanzia o se anche l’avesse avuta, ogni ricordo era stato cancellato dal programma nemesis che le avevano messo in testa. La donna però non fece nessun commento e lei fu contenta. Si chiese quanto le loro vite dovevano essere state diverse “ Agli antipodi” pensò
In passato erano anche riuscite a collaborare, lei per necessità e Dasha in cambio di qualche vantaggio ma adesso non era più tempo di simili ragionamenti.
« Per te cosa è giusto o sbagliato? » domandò Olivia.
« Giusto è quello che va a mio vantaggio, sbagliato quello che non lo fa. »
« Una visione che fa proprio schifo, non è solo cinica ma proprio orribile. » commentò sincera Olivia.
« È la realtà dei fatti. Della nostra società, come s.p.e.t.t.r.o  dovresti aver visto abbastanza. »
Fu la volta di Olivia di darle ragione. Un rumoroso sbadiglio di Diana le fece voltare, Alexya e Trish si erano addormentate appoggiandosi contro una parete della navetta. Solo Diana era ancora sveglia, non dava però l’aria di resistere per molto.
Dasha si sistemò le gambe avvicinandole e vi fece appoggiare sopra la testa della ragazza che si addormentò subito « Prevedibile, per rubare le spade a Isabella hanno usato troppo potere biotico. »
« Quindi…tu e Isabella vi sposate? » chiese Olivia a disagio, non era venuta lì con l’intento di far conversazione.
« Già. » la risposta spiccia di Dasha la infastidì.
« Difficile credere che si siano liberate dell’indottrinamento. Ho notato che ti chiamano “mamma”. Per caso ti si è acceso l’istinto materno? Peccato che Isabella sia una donna, penso che a loro sarebbe piaciuto un fratellino o sorellina minore con cui giocare. »
« Anche fosse io non posso avere figli. » dichiarò a un tratto sorprendendo Olivia che non osò però domandare quale fosse il motivo. Tuttavia il desiderio di saperlo doveva essere abbastanza evidente, perché Dasha aggiunse « Quei folli di Cerberus testavano su di noi ogni sorta di porcheria. Una di quelle mi fece diventare sterile. Non importa, ho lo stesso tre splendide figlie. »
Come donna Olivia non poté che condividere un momento di vicinanza « Sono incinta, aspetto un figlio da Arturus. » rapidamente raccontò del “piccolo incidente” dovuto alla biotecnologia sperimentale che avevano in corpo. « La cosa peggiore è che non posso disattivarla fino al parto, ma non dovrebbero esserci conseguenze per un uso prolungato. »
« Tipico di uno Shepard, compiere imprese impossibili. Rimanere incinta con un turian! Vedo che ti sei fatta dei ricordi piacevoli in questa missione suicida. »
« So che hai passato brutti momenti a causa di un'unita Mutaforma che ha assunto nome e aspetto umano di Meng Durand. »
Lei annuì « Alexya è stata abbastanza brava da ucciderlo. »
«Ti sbagli.» asserì Olivia e narrò del suo spiacevole incontro.
« Mi chiedevo cosa fosse quella luce. Pensavo fosse collegata al fatto che il suo piano di far esplodere il mech Demone era fallito. Quindi i Grigi stanno installando la sua mente su più versioni di queste unità. » disse contrariata dall’idea.
« Dasha perché ti rifiuti di aiutarmi? Sai che le richieste che ti ho fatto non sono senza fondamento. »
« Chi si occuperebbe di Alexya, Diana e Trish? Se io e Isabella veniamo con te, loro cosa farebbero se ci succedesse qualcosa. »
Olivia arrossì leggermente « Ho saputo…mi avevi nominato tutore delle ragazze. Sai…quando hanno aperto il tuo testamento. »
Dasha provò un attimo d’imbarazzo, d’altronde si era aspettata di essere morta per quando la decisione fosse stata comunicata ad Olivia « Sei l’unica che conosco che le avrebbe trattate bene, da persone. Oltre al fatto di evitare di farsi uccidere da loro. »
Rivolgendole un’occhiata risoluto Olivia disse « Forse non è giusto chiedertelo usando le ragazze per forzarti, ma ricorda che i nostri attuali nemici hanno distrutto la Grissom solo perché frequentata da loro tre e Isabella. Le hanno nel mirino, se vuoi difenderle ho bisogno che mi segui. Cosa avresti fatto se anche solo una di loro fosse morta? »
Per la prima volta Olivia vide il volto di Dasha impallidire « Ci ho pensato, molte volte. Quando ti affezioni a qualcuno, solo la paura di perderla è così forte da essere un dolore. So che Durand ha provato a catturare le ragazze. Devo ringraziare alcune tue conoscenze se non ci è riuscito. »
 Olivia poté solo essere d’accordo a quelle parole e disse« So che Kelly, Chakwas e il vecchio Zaeed sono qui. »
« Già, le prime due si sono fermate per aiutare. Lui non lo so, forse per parlare con sua figlia. »
“ Figlia? Quale? “ pensò tra se Olivia stupefatta ma avrebbe indagato su quello dopo « Ascolta, il consigliere Deos ha detto una cosa sensata. Se in due mesi il nemico non si è mosso dalla Nebulosa del Serpente, forse è perché ha tutto quello che gli serve per raggiungere il suo scopo. Il Consiglio ha deciso di attaccare con o senza qualcuno che prima vada sulla Cittadella a riferire cosa succede. Se ci sbagliamo e perdiamo questa battaglia, la guerra sarà virtualmente persa. In caso di sconfitta ci vorrà ben più di un anno perché la comunità galattica si riprenda. Dubito che il nemico ci concederebbe tutto questo tempo. » Aveva sempre affrontato Dasha con risoluzione, combattiva, ogni loro incontro era una prova di forza. Un duello che nessuna delle due voleva perdere. A volte però serviva il coraggio di fare un primo gesto.
« Dasha…» disse Olivia decisa e abbassò la testa « Ti prego, per favore, aiutami! »
« Se per ipotesi lo faccio, saresti disposta ad aiutarmi a sistemare le cose, prima che partiamo, per loro tre nel caso non tornassimo? »
« Certo !»
« Isabella vuole andare a riprendersi il suo cane. Spadino è rimasto sulla stazione, stupida bestia. Non so per quanto mi avrebbe dato ancora retta. Immagino che tu voglia scoprire la situazione di tuo fratello e genitori? » Olivia annuì.
Facendo attenzione a Diana si rimisero in piedi e Dasha provvide a svegliarle « Penso che dovete chiedere scusa a qualcuno. Adesso a casa! »
« Si, scusaci » dissero mortificate e trovando Isabella subito fuori dalla navetta, stavano per dire la stessa cosa. Il phantom non diede questa possibilità e gridò arrabbiata « A Casa! » e corsero via facendo come era stato detto.
Fu uscendo che Olivia ebbe la sua sorpresa maggiore « Hai ragione » sentì dire da Dasha « Perdere qualcuno a cui tieni fa male. Non mi scuserò per Myla, mi…dispiace…sai…il furto della Normandy SR3. »
Olivia non crebbe alle sue orecchie, Dasha Weaver si stava scusando. Lei si sentì come se un peso dal cuore le si fosse tolto. Forse ora Eren e Lydia avrebbero riposato in pace e lei avrebbe potuto perdonarsi il fatto di non aver saputo salvarli.
Quel momento umano di Dasha durò un istante, come scese dalla navetta e fu di nuovo la glaciale signora di Noveria « Isabella, preparati ! » disse al phantom che le fu subito affianco.
« Andiamo sulla Cittadella. Avrai molto da uccidere. »
Isabella annuì felicissima, andava a riprendersi il suo cane, era in compagnia di Dasha e avrebbe ucciso tanto. Quando vide Olivia lanciò un sibilo acuto facendo passare l’aria fra i denti. A lei ricordò un gatto altamente incazzato, mancava solo le si drizzassero i capelli.
Fu allora che li notò e disse « Nuovo taglio? » doveva aver detto qualcosa di sbagliato anche se non sapeva cosa. Isabella sembrava ancora più arrabbiata e lei fece un passo indietro per prudenza.
« Lei viene con noi. » dichiarò perentoria la Weaver.
Isabella prese Dasha sotto braccio e si aggrappò a lei, felice che ora le sue parole e il linguaggio del corpo coincidessero.
Olivia le vide allontanarsi, Isabella si voltò un'ultima volta verso di lei facendo il gesto con due dita per indicare che l’avrebbe tenuta d’occhio.
 « Gelosia? » commentò lei per niente preoccupata. Non aveva nessuna intenzione di mettersi in mezzo a quella storia d’amore.

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Capitolo 29
*** Ritornare sulla Cittadella ***


Soffiava un piacevole vento sulla base militare di Vladivostok, in Russia.
« Bentornata tenente Shepard. Signora Weaver e Isabella, felice di sapere che darete una mano. » disse l’ammiraglio Hannah Shepard. « Direi che la sua missione ha avuto successo Tenente. »
« Grazie, Signore. » rispose Olivia sull’attenti.
« Detto questo, siete molti di più di quello che mi aspettavo. » e l’ammiraglio non si riferiva solo al gruppo che aveva davanti e che era sceso dall’Atlantic Codex. Questo era formato da sua nipote Olivia, Dasha, Isabella, da Alexya, Diana e Trish che avevano scoperto come gli adolescenti potevano mettere in crisi i loro genitori. Avevano detto a Dasha che poteva portarle con loro o avrebbero rubato una nave e raggiunto la Terra per conto proprio. Davanti a quel ricatto si era arresa.
Vi erano poi Kelly che pensava fosse ora di tornare a casa da Oriana e riprendere il suo lavoro alla fondazione Lawson.
La dottoressa Chakwas, contenta di ritornare sulla Terra e a momenti di vita più tranquilli. Odiava ammetterlo, ma non aveva più l’età per episodi avventurosi. Fortunatamente la compagnia di Zaeed le garantiva una buona dose di divertimento. Inoltre, dopo aver saputo da Olivia della sua gravidanza l’aveva esaminata rivoltandola come un guanto. L’aveva vista nascere, sapere quello che stava subendo il suo corpo l’aveva impaurita. Voleva controllare che tutto fosse a posto per la pace mentale di entrambe.
Il feto sembrava crescere bene, non si vedevano formazioni ossee tipiche dei turian, che per un’umana sarebbero state molto pericolose.
C’era ovviamente Zaeed, Noveria non gli dispiaceva perché” piena di bastardi dagli insulti facili e lenti di cervello ”, almeno così definiva i tizi di Divisione N. Visto che le due donne andavano via, aveva deciso di fare altrettanto e seguirle.
Il viaggio sull’Atlantic Codex fu uno dei peggiori che fece. Quando Olivia seppe che Naomi Takara era sua figlia, gli fece una paternale a cui si unirono Kelly e Chakwass.
Prima di lasciare Noveria, firmarono a tutti un documento di divieto di divulgazione di qualsiasi cosa avessero visto o sentito mentre erano sul pianeta. Non che sapessero molto, avendo avuto il divieto di lasciare Caninea.
Ma la Weaver fu soddisfatta, il controllo delle informazioni era sempre importante.
Solo Zaeed ebbe l’ardire di chiedere un milione di crediti se voleva il suo silenzio. Un pugno al costato da parte di Naomi lo zittì « Non dare retta a questo vecchio, non dirà una parola. » .
Oltre a questo gruppo ve ne era un altro, alle loro spalle, tutti in corazze grigio roccia. 40.000 individui armati e schierati con Naomi e Tetrius davanti tutti. Il loro arrivo aveva fatto scattare gli allarmi, quando le navi da trasporto erano entrate nel sistema. Dasha Weaver aveva riunito per la seconda volta Divisione N, lasciando solo qualche migliaio di soldati su Noveria.
40.000 arrivi non previsti che bisognava pur mettere da qualche parte.
Hannah guardò sorridente dietro di se. Valentina fissò un ipotetico orizzonte, cercando di ignorare lo sguardo dell’ammiraglio. Sentiva odore di fregatura.
« Valentina, sistemali da qualche parte. »
« Sissignore! » disse terminando con un sospiro.
« Vogliamo andare? » Chiese Hannah al gruppo che aveva davanti, si diressero verso il corpo centrale della base.
Solo Valentina rimase indietro « Veniamo a noi… » disse ai 40.000 schierati davanti a lei.


*****


Varcata la soglia d’ingresso trovarono due gruppi ad attenderli. Olivia parlò con vero piacere con Jack, si scusò con Vega, pregò Martin di perdonare i gemelli e Taiga. Erano stati d’aiuto a far in modo che lei e Dasha si parlassero.
Martin Coats, colonnello dell’Alleanza  e di servizio all’intelligence si era trovato in una situazione imbarazzante quando aveva dovuto spiegare il perché i suoi figli, arrestati in compagnia di Taiga, avevano usato codici e canali militari. Lui e Vega dovettero chiedere scusa un infinità di volte. Per Vega fu una novità, Martin ci aveva fatto un po’ il callo, non era la prima volta che era costretto a fare un giro di scuse a causa di Henry e William.
Visto di chi si trattava non vi furono altre conseguenze, Vega essendo s.p.e.t.t.r.o. avrebbe anche potuto far cadere le accuse e risolvere tutto subito. Ma questo avrebbe causato molto imbarazzo a tutti, aveva seguito i consigli di Martin e si era unito a lui.
Henry e William volevano entrare nell’Alleanza, quest’ultima si era accorta da molto tempo del loro potenziale e li voleva arruolati tra le sue file. Altro motivo per non infierire.
Ci pensò il padre a punirli, precisando « Aspettatevi una seconda punizione da vostra madre quando torna. »
Per Taiga, quando Vega andò a prenderla per riportarla a casa della madre si sedette in disparte su una sedia quando Jack li vide. Quello tra madre e figlia fu un autentico scontro di parole. Decisamente troppo violento per lui. Rimase tranquillo fino a quando non finirono un’ora dopo. La pace in qualche modo era ritornata.
Sembravano aver retto bene alle rispettive punizioni. Scherzavano, ridevano e parlando con Alexya, Diana e Trish che ignorando tutti erano corse da loro appena li avevano visti.
Henry porse un mazzo di fiori a Diana, la ragazze li prese cercando di capire cosa doveva farci. Il ragazzo si avvicinò di più, s’inclinò leggermente in avanti con gli occhi chiusi. Diana lo fissò intenta a decidere se doveva baciarlo o meno, sapeva solo che le labbra di lui, in quella posizioni, sembravano un culo di gallina.
Diana fu afferrata da un braccio e fatta allontanare di qualche passo, il palmo di una mano colpì il ragazzo in fronte che riaprì gli occhi.
Dasha teneva stretta sua figlia fra le braccia, uno sguardo più che sospettoso in volto.
William e Henry s’inginocchiarono e dissero « Dasha, Isabella. Siete sempre bellissime. Delle donne affascinanti. ». I due si erano preparati quella scenetta da molto tempo.
Isabella li ignorò sprezzante, i ragazzi sorrisero. Quando a trattarli male era una bellezza del calibro di lei, le loro fantasie sessuali galoppavano.
Dasha li fissò preoccupata. Non per lei ma per le sue figlie chiaramente, dubbiosa che avessero capito certe cose del sesso. Quei due, invece, sembravano troppo furbi.
Poi Diana alzò il viso verso di lei e disse « Mamma, il fatto che Henry volesse baciarmi, vuol dire che è interessato alla mia vagina? » calò un silenzio di tomba.
Una donna dell’altro gruppo tossì e si avvicinò a Dasha « Presidente, lieto di vedervi. Spero che questo soggiorno sarà più confortevole. » disse la Balestrieri.
« Cristina, sembra che ti sei ripresa. Come sempre le notizie economiche dalla Terra sono positive. »
« Mi lusingate. » affermò chinando la testa.
« Alexya, Diana, Trish! Subito qui! Un minimo di educazione. » dichiarò Dasha, aveva visto subito Cristina ma il comportamento delle sue figlie l’aveva costretta a ignorarla.
Le ragazze salutarono educatamente, la direttrice rispose allo stesso modo. « Adesso possiamo andare a giocare con i nostri amici? » chiese Alexya.
« Niente paura, baderò io a tutti. » affermò Taiga. Dasha dovette di nuovo arrendersi, la presenza della figlia di Jack la rincuorava.
« Andate a giocare. »
Appena il gruppo di amici fu sparito dalla vista Dasha puntò un dito contro Bellamy «Perché è qui? » chiese seccata.  Lui aveva aiutato a salvarle la vita, era però un uomo del Comitato. Non poteva quindi fidarsi.
« L’ho portato io. » - annunciò Cristina - « Abbiamo iniziato una relazione sentimentale. »
Dasha rimase immobile, il viso imperscrutabile. Voltò la testa verso Makarov che scattò sull’attenti gridando « Tutto vero signore! »
Alla risposta si stropicciò gli occhi con le mani « Cristina, parleremo di questo dopo. Il resto? »
« Tutto preparato come desideravate. »
« Il Consiglio ci aspetta. » dichiarò Hannah per far intendere che era ora di andare.
Olivia approfittò della camminata per avvicinarsi a sua nonna e mormorarle all’orecchio « Arturus e il resto della SR3? Mi aspettavo di vederli! »
« Diretti su una missione su Rannoch con Tali. Arturus comanda la SR3, l'ufficiale al comando era al momento irreperibile »
La nipote accettò quella critica, si era recata su Noveria senza chiedere il permesso a nessuno. Queste iniziative all'Alleanza non piacevano. C'era anche altro che voleva sapere e chiese « Arturus, ha detto niente? »
« Su cosa? » domandò Hannah, fermandosi davanti a una porta « So solo che ha passato molto tempo in compagnia di sua madre o a mandarle messaggi. »
Olivia si fece muta e distolse lo sguardo, Hannah ne fu incuriosita ma non aveva tempo per indagare. Erano arrivati.
 
« Abbiamo terminato. » annunciò Tevos, si udì un generale sospiro di soddisfazione. Sei ore di riunione per stabilire la strategia d’attacco.
Per trovare un modo per far cooperare tutti, non c’era da sorprendersi se il progetto IDG per formare un esercito comune era fallito. Sull’unire le forze e combattere assieme erano tutti d’accordo, era il “come” che divideva.
Contro i Razziatori l’idea era semplice, difendere il Crucibolo. Tutti avevano accettato quella strategia e non vi erano stati problemi. Qui la situazione era diversa, non c’era nessuna super arma.
Sarebbe stata una battaglia tradizionale, su come vincerla ogni fazione aveva le proprie idee. Cercare di appianare le differenze, far accettare un comando unico, scartare delle idee senza offendere chi le aveva proposte.
Questa riunione era stata l’ultima di molte, in cui il Consiglio aveva dimostrato di servire più che mai.
Le flotte dell’Alleanza e Gerarchia Turian avrebbero tenuto il centro, quelle Asari e Salarian le ali della formazione.
Geth e Quarian in seconda linea avrebbero scortato e protetto i trasporti con le truppe da sbarco.
Le altre potenze minori come Hanar, Protettorato Volus, Nuova Egemonia Batarian, Omega avrebbero formato reparti mobili, liberi di’intervenire nello schieramento fornendo aiuto dove necessario.
La notizia che i balordi criminali di Omega avrebbero dato una mano aveva in parte scontentato i militari, così come la presenza di Divisione N.
Turian e umani avevano le loro idee “puriste” sulla guerra, chi non era un militare doveva stare a casa. Tevos si chiese quanti degli umani appartenessero alla fazione “nazionalista” dell’Alleanza, desiderosi di avere un’umanità più militarizzata.
Credevano che questo ne avrebbe garantito una maggior sicurezza, così come i trattati sulla limitazione delle armi servissero solo a tenere l’umanità in soggezione.
Da quello che sapeva Olivia W. Shepard li aveva fatti arrestare, diffidava però che questo fosse bastato.
La disponibilità dalla Weaver e la presenza di Divisione N l’aveva sorpresa, aveva chiesto che il Consiglio coprisse i costi della guerra per la Noveria Corps.
Una proposta sorprendentemente mite. Fu accettata senza problemi.
Anche Agenzia N7 venne impiegata con scopi di polizia militare, la scoperta della minaccia di spie mutaforma aveva messo tutti in allarme dal ritorno della Weaver.
Test di DNA erano richiesti per accedere ai luoghi più importanti, gli ufficiali più alti in rango o con accessi a informazioni pericolose erano soggetti a più controlli giornalieri.
Vennero presentati i nuovi armamenti di cui si sarebbe fatto uso. Se la Noveria Corps aveva dato il suo contributo permettendo di schierare Dwerger, Ullr, Pellicani, riorganizzare le flotte tramite i suoi cantieri e messo a disposizione notevoli quantità di eezo 19.
Le altre aziende di armi non erano state a guardare.
Victus – Aenima Armony, industria turian, aveva potenziato le difese delle corazze.
Theonray, in parte volus e salarian,  forniva un nuovo sistema  di occultamento per le navi. Un apparato olografico capace di generare quattro esche olografiche per volta di una nave.
Norgrum, azienda quarian e geth, ideatrice dei Titani. Per motivi di segretezza, ogni informazione era nascosta.
Gemic Dyneral, asari, stupendo tutti aveva creato un nuovo tipo di cannone. Sparava proiettili a mach 28, ideato per corazzate, era pensato per spaccare l’indistruttibile corazza in materia oscura delle nave dei grigi.
C.D.W  (Central Defence Weaponry ), terrestre,  portava navette di nuova concezione, le HS-22, per diminuire le perdite durante lo sbarco. Veloci il doppio di una normale Kodiac, corazza più robusta e con sistema di occultamento. Il progetto era stato inviato su Tuchanka, dal loro funzionamento dipendeva la partecipazione dei krogan al conflitto, essendo privi di navi da guerra.
Il portale del loro sistema natale conduceva solamente a quello della Cittadella, ora in mano nemica. Questo impediva l’invio di trasporti, usare navi civili sarebbe stato troppo pericoloso. Rimaneva solo la domanda se i krogan sarebbero stati in grado di realizzarne, nonostante l’assistenza fornita dai gethpresenti sul pianeta per monitorare la crescita della popolazione. Wrex asseriva di si.
Orion Fabrications, salarian e umana, ideatrice di IV di ultima generazione e produttrice di mech. Non pesanti quanti quelli della Noveria Corps ma meno costosi. Ne erano stati acquistati in gran numero da usare nelle fasi iniziali che si prevedevano più violente.
Alfa Centauri Supplies, turian umana, copiando l’idea della Noveria Corps di usare munizioni in metallo e bossoli, arricchite con nium e eezo 19, aveva creato delle proprie versioni di queste ma dotate di proprietà incendiarie, congelanti ed elettriche. Un migliaio erano già state consegnate ai diversi eserciti.
Tutti speravano che questi nuovi armamenti avrebbero garantito la vittoria, l’unica preoccupazione era che solo quelli della Noveria Corps erano stati testati sul nemico e si sapevano efficaci.
Per questi non ci sarebbe stato nessun test, sarebbero stati provati direttamente sul campo di battaglia.
 
Un piccolo imprevisto si ebbe a fine riunione, quando tutti uscivano e il Consiglio si prendeva dieci minuti di pausa prima della prossima.
Isabella rimase seduta, viso imbronciato. Sembrava una bambina arrabbiata. Fu Dasha a notarla « Che ti prende? » le chiese.
Il phantom si alzò dirigendosi al posto di chi prendeva la parola davanti ai consiglieri, vedendola si scambiarono occhiate interdette.
« Problemi? » domandò Tevos.
« Non credo. » mormorò Dasha, non capiva perché si comportava così. Lo disse anche ad Olivia che si era avvicinata.
Isabella, guardando sempre il Consiglio, puntò un dito verso Dasha « Rapito lei, agito contro di lei…se succedere, altra volta… io uccido voi. Tutti. » detto questo si voltò, passandosi una mano sulla fronte sudata. Parlare era davvero faticoso.
Si allontanò accompagnata da Dasha. Olivia sorrise a quella dimostrazione d’affetto particolare. La Weaver poteva anche accettare di fare affari con il Consiglio, anche se questo aveva provato a farla dimettere. Cercare di fregarsi a vicenda con qualsiasi mezzo, era la regola fondamento di quel lato della società civile che i più non conoscevano.
Nessuno aveva chiesto l'opinione a Isabella. Il phantom aveva messo in chiaro quali sarebbero state le conseguenze. In modo insolitamente civile, considerando di chi si trattava.
Ripensare al passato le fece sorgere una domanda « Dasha, cosa ne è stato di Libusia? »
A voltarsi per rispondere fu Isabella. Non disse niente, guardò indietro verso di lei sorridente, si passò la punta della lingua sulle labbra. Ad Olivia ricordò un gatto che aveva mangiato un topo.
 
« Eccoli, gli eterni secondi. » esclamò la Weaver uscendo, la frase era rivolta a degli individui che conosceva bene. I presidenti delle altre società produttrici d’armi. Suoi rivali.
Quasi sempre in competizione, in alcuni casi soci su dei progetti, nessuno di loro perdeva tempo in inutili cortesie se la stampa non era presente. Dasha Weaver meno di tutti.
Se fra loro erano quasi alla pari, la sezione armamenti della Noveria Corps era da sola grande quanto le loro società messe assieme o più.
Poteva permettersi di sbeffeggiarli, lo aveva fatto quando la compagnia era sana, tanto più lo avrebbe fatto ora che non lo era. Non avrebbe mai dato motivo di far credere che gli equilibri di potere fossero cambiati.
« Inutile vantarsi, sappiamo in che condizioni è la tua società. » disse un omone pelato che rispondeva al nome di Paul Kondom, presidente della C.D.W.
« Dovrebbe rivalutare la sua posizione. » dichiarò intimidatorio un volus, Juo Veal della TheonRay.
« Stai fallendo! » le gridò una turian, Vale Fraetis della Alfa Centaury Supplies
Sprezzante Dasha rispose « Quello che ha ferito me, avrebbe distrutto voi. Le armi prodotte dalla mia compagnia funzionano, le vostre chissà? Qualcuno dovrebbe ricordarlo alla stampa. »
« Bastarda! » esclamò il presidente della C.D.W. , Dasha gli passò davanti senza nemmeno voltarsi. Furente l’uomo allungò una mano verso di lei.
Makarov si frappose fra loro fermando Kondom, il russo incombeva silenzioso su di lui.
Isabella aveva osservato senza interferire, Dasha le aveva spiegato che quelle erano le sue “battaglie” come presidente. L’aveva ammonita dall’intervenire.
« Signor presidente, la prego di lasciare le trattative a me fintanto che siamo sulla Terra. » disse Cristina facendosi avanti. Dal tono usato la frase suonava come “ Altrimenti io cosa ci sto a fare?”
« Sarò a Toronto per quando avrai finito. » annunciò Dasha passandole accanto e oltre.
« Le sue camere private sono pronte, come sempre. »
Un usciere chiamò il secondo gruppo. Cristina si avviò insieme a loro, Dasha guardò un attimo alle sue spalle.
Il salarin della Orion fabrications e l’asari della Gemic Dyneral parlavano sottovoce con la Balestrieri, mentre si avviavano. Erano stati gli unici a non insultarla, questa volta. L’istinto della Weaver le faceva sentire odori di soldi, sicura che presto avrebbe ricevuto un paio di contratti da qualche miliardo di crediti.
Si sentiva rilassata, aveva concluso gran parte di quello che voleva fare sulla Terra. Visto che era lì tanto valeva approfittarne. Cristina poteva occuparsi benissimo del resto. Mancava solo il gran finale.
Olivia stava discutendo con sua nonna, cercava di decidere se fosse il caso di dirle che sarebbe diventata bisnonna. Qualcuno l’afferrò per un braccio« Tu, adesso, vieni con me! » esordì Dasha tirandola.
« Di che stai parlando? Non devo venire da nessuna parte! »
« Si invece, mi ha voluta qui? Adesso fai come dico. »
« E cosa vorresti? »
« Che mi segui a Toronto, un viaggio di mezz’ora. »
Lei ci capiva sempre meno, di sicuro non aveva nessuna voglia di andare in Canada tanto meno con Dasha.
« Vai pure Olivia, avete due giorni liberi, prima che il necessario per la vostra missione sia pronto. Divertiti. »
Si trovò coinvolta in un viaggio per un motivo sconosciuto, oltre a Dasha e relativo seguito c’erano anche Taiga, Henry e William invitati dalle loro amiche. I loro genitori diedero il permesso perché c’era Olivia, che si trovò addosso anche quell’incombenza.
 
Atterrarono direttamente sul tetto di Avalon. I più giovani vollero andare a visitare il Path, l’enorme percorso sotterraneo della città pieno di negozi. Una decina di guardie di Divisione N garantiva la loro sicurezza.
Olivia venne condotta da Dasha altrove. I danni al palazzo erano stati riparati in fretta, dello scontro col falso Meng Durand non c’era traccia.
Giornalisti e telecamere. Nell’ampio parco che circondava il palazzo era stato eretto un palco, un insieme di tensostrutture dava un aspetto maestoso.
Senza nessuna introduzione la Weaver prese possesso della scena, l’unico rumore era quello delle foto scattate, un cordone di guardie garantiva la sicurezza.
Olivia era stata fatta accomodare in una stanza proprio dietro il palco. Odiava il gossip, aveva detestato quello sui suoi genitori, disprezzava quello su di lei. Se come pensava, era stata portata lì come pubblicità Dasha aveva fatto un grosso errore. Non l’avrebbe mai convinta a mostrarsi.
La Weaver cominciò a parlare.« Non sono mai stata donna da amare i rinvii, dalle mezze misure, dagli espedienti ingannevolmente consolatori. Ho sempre approvato azioni che producevano conseguenze, l’inattività mi ha sempre preoccupata. Alcune persone vedono la Noveria Corps come un mostro economico da temere, altri qualcosa da sfruttare, pochissimi la vedono com’è in realtà: la più grande organizzazione non statale della galassia. Questa guerra sta costando cara alla Noveria Corps, poco in confronto a chi ha perso qualcuno, di più rispetto a qualsiasi altra società. Vi siete chiesti il perché? » e fece una pausa ad effetto.
« Perché noi ci siamo messi in prima linea per fornire a coloro che ci difendono il necessario per vincere, per garantire a noi tutti la nostra libertà. Sapete bene quali decisioni ho preso, prima fra tutte di vendere a credito fino alla vittoria. Non ho messo il guadagno davanti alle necessità della galassia. Ci siamo impegnati prima, lo faremo ancora di più adesso. Sapete che la Noveria Corps ha personale armato alle sue dipendenze, ora quarantamila di loro si sono uniti all’esercito che aiuterà a liberare la Cittadella. Non vi fidate a investire sulla Noveria Corps, non fatelo. Quando però ci vedrete affianco del Consiglio, sul carro dei vincitori, sarà troppo tardi per farlo. Forse non mi credete, pensate che non vi stia dando prove? C’è una persona a cui sono sicura crederete. »
In aria vennero proiettati distanti fra loro l’emblema degli s.p.e.t.t.r.i e la sigla N7, proprio in mezzo quello della Noveria Corps.
La parete sullo sfondo e parte del pavimento ruotarono rilevando una pedana mobile, Olivia si trovò  davanti a una folla. Le luci dei flash l’accecarono all'instante, intontendola.
La Weaver si frappose tra lei e i giornalisti. « Ti odio, non sai quanto.» le sussurrò lo s.p.e.t.t.r.o., che a bassa voce si sentì dire « Di qualche bella parola sulla Noveria e ti ricostruisco la Grissom, includo anche una donazione di cinque miliardi di crediti per le vittime di guerra. »
Intuendo la situazione decise di approfittarne « Ricostruisci la Grissom e fai quindici miliardi di donazioni, cinque alla scuola per i programmi di studio e dieci per le vittime di guerra. » Poteva anche accettare di prestarsi a questa buffonata, se la Grissom fosse stata effettivamente ricostruita. Le sembrava una causa più che valida.
«  Questo è da criminali!» replicò Dasha allibita, non si era aspettata che “miss paladina della giustizia” la ricattasse.
« I giornalisti aspettano, pensò che tu abbia giusto qualche secondo. » aggiunse lei con un sorrisetto maligno.
La Weaver si girò affiancandola, cingendole la vita con un braccio e alzando l’altro in saluto. Olivia fece lo stesso. Sembrarono migliori amiche, in quella che divenne una foto storica.
Quello che nessuno sentì fu la risposta di Dasha, quando si era accostata « Accetto e che il tuo ragazzo turian ti possa rovinare la sotto. »
Olivia mostrò ai giornalisti un viso sorridente, ottimista che faceva ben sperare. La verità è che a stento controllava la risata che sentiva in corpo.
Andarono al centro del palco e Dasha la presentò « Olivia Williams Shepard! Non penso servano presentazioni, lei è qui perché sa quanto è importante il contributo della società che rappresento. Per ricordare quanto sia fondamentale per gli investitori avere fiducia in questa compagnia. Il Consiglio con l’aiuto della Noveria Corps e di persone come Olivia Williams Shepard vincerà questa guerra! »
I mercati diedero ragione alla Weaver. Il suo discorso era piaciuto e la presenza di un'eroina amata come Olivia W. Shepard aveva entusiasmato gli animi.
La cifra per il suo contributo era stata superiore alle aspettative, decise di non rimuginarvi sapendo che erano soldi ben spesi.
Il discorso di Olivia non era stato come aveva sperato, davanti ai microfoni lei si era rifiutata di leggere il gobbo parlando a getto. La Noveria Corps veniva appena citata.
Anche così guardava con vero piacere il valore delle azioni della società crescere in tempo reale. Però non era tutto rosa e fiori, Isabella era imbronciata. Lei non capiva il perché.
Il phantom sembrava più offesa che arrabbiata. Olivia era stata utile a Dasha, lei no. Questo pensiero la tormentava.
La Weaver si alzò, assunse una camminata seducente che non sfuggì a Isabella, le fu alle spalle. Iniziò a massaggiarle, « Pensavo …» disse in maniera sensuale « Le ragazze sono fuori, non ho lavoro. Da un po’ non abbiamo un'ora per noi. Ordiniamo da mangiare, mi spieghi i tuoi pensieri e chissà.»
Lei chinò la testa in segno d’assenso, il suo viso era rosso. Una mano di Dasha era scesa, delicatamente si muoveva su e giù sulla custodia di una delle spade in un gesto che trovava incredibilmente erotico.


*****


L’unica cosa a far rumore era il vento dell’atmosfera artificiale sulla Cittadella. Strade ed edifici erano abbandonati, il puzzo dei cadaveri aleggiava sopra a tutto.
Lei avrebbe dovuto esserci abituata, era un militare. Invece quel tanfo di decine di centinai di cadaveri di ogni specie pareva essersi attaccato come una seconda pelle su ogni cosa, lei compresa. L'arrivo di quella gigantesca stazione dei grigi, non aveva migliorato la situazione.
« Signore, sono venuti a darci il cambio. » le disse Sioux, Ashley Williams annuì.
Abbandonarono la postazione di vedetta, calandosi nelle fogne e seguendo un percorso che esisteva solo nelle loro menti. Trovava incredibile il cambiamento di situazione, le pareva che il ricordo di una stazione abitata, affollata e rumorosa fosse vecchio di anni. Invece era di appena qualche mese.
L’attacco alla Cittadella, l’evacuazione, lo schianto del crucibolo nemico contro il presidium, l’abbattimento della Normandy SR2 dopo averlo provocato, la fuga nelle fogne trascinandosi dietro Joker più morto che vivo, l’inizio dello sterminio della popolazione della stazione. Di chi era rimasto indietro, troppe persone per una fuga improvvisata.
La nave precipitata e distrutta dal nemico. Un mech Demone la fece saltare in aria con un sol colpo.
Settimane di disperazione, lei e John che lottavano privi di mezzi per salvare quante più vite possibili. Usando canali di comunicazione improvvisati lanciavano messaggi, dicevano di rifugiarsi negli strati più bassi della stazione.
Lasciavano segnali criptati in codici militari, in essi erano contenuti informazioni su dove trovare riparo e beni di prima necessità. Una serie di rifugi segreti costruiti dopo la guerra dei Razziatori, tenendo conto di quando Cerberus aveva attaccato la stazione.
Poco per volta si formarono gruppi, si organizzarono, recuperarono armi e cibo, aiutavano altri rifugiati. Tutto grazie a quel nome, John Shepard. L’eroe era con loro, bastava sapere chi era l’autore di quei messaggi per seguirne le istruzioni. Suo marito incarnava la speranza dei sopravvissuti.
Non erano una resistenza, si limitavano a sopravvivere.
Contro i mech in materia oscura era tutto inutile, il loro armamento di fortuna inefficace, forse sarebbero riusciti ad eliminare qualche unità minore, ma non avrebbe portato a risultati.
Il loro obiettivo era riuscire a prendere contatto con l’esterno. Fortunatamente, dalla conquista della stazione, dopo aver ucciso ogni abitante che trovarono, il nemico parve perdere interesse per tutto tranne che per il presidium.
Da lontano osservavano i continui lavori di ricostruzione, non potevano fare altro.
« Casa dolce casa. » borbottò Ashley varcando una porta blindata sorvegliata. Il loro rifugio, un impianto per la gestione dei liquami, nessuna comodità tranne il fatto che era ampio, facile da difendere e situata molto in profondità nella stazione. Non avevano subito attacchi.
Sioux andò per i fatti suoi, lei proseguì dritta. Passò davanti a quella che era una cucina improvvisata, a gestirla Joker. Il pilota, nonostante la sua malattia, cercava di rendersi utile. Non potendo combattere cercava di aiutare tenendo alto il morale, per quanto possibile, con piatti e battute. Ci riusciva di meglio con le seconde.
Anche se quello che cucinava era sempre oggetto di spiritosaggini.
Scostò una tenda lercia che dava ben poco privacy a una stanza, che avrebbe dovuto essere il centro di comando.
John e Garrus discutevano sul da farsi. La salutarono appena, lei guardò il marito. Il grande eroe era vecchio, fili bianchi si vedevano tra i capelli e la barba, lei sapeva di essere uguale.
Avevano avuto la loro dose di avventure, una vita famigliare felice, negli ultimi anni avevano svolto sempre di più lavori da scrivania. Nessun inseguimento in giro per la galassia.
Quelli li lasciavano ai giovani, ve ne erano molti e capaci a cominciare dai loro figli. Olivia le ricordava uno sceriffo di un vecchio western, a bordo della Normandy SR3 inseguiva criminali per tutta la galassia. Loro ricevevano una cartolina ogni volta che completava un incarico. Ashley ci aveva riempito un muro.
Steve era l’opposto, era come una roccia di granito. Duro e inamovibile. Se si trattava di lavoro odiava viaggiare e le sorprese, per lui l’unico motivo per cui potevano accadere e che c’erano guai in arrivo. Amava la routine, gli dava un senso di sicurezza. Più che normale che la prima fosse entrata nella flotta e il secondo nell’esercito.
Varcò una soglia, il locale era quello che rimaneva di un tunel crollato. Al suo interno un centinaio d'individui erano sdraiati sul pavimento, incatenati al muro.
Si mise accanto a uno di loro « Ciao tesoro, la mamma è a casa. » disse rivolta a suo figlio Steve.
Il corpo ricoperto da segni della biotecnologia. Come sempre, in un tentativo disperato, gli raccontava la sua giornata. Nel farlo pregava, scrutandolo in cerca di una reazione qualsiasi.
Mentre parlava la sua mente divagò, rifiutando di rimanere concentrata ma andato al passato. 
All'inizio di nuovi orrori, quando il I reggimento IDG era giunta sulla Cittadella.
Gli allarmi, l'entusiasmo iniziali, i bagliori delle esplosioni nello spazio. Le preoccupazioni sue e del marito, nel riconoscere in esse l'uso di ordigni nucleari. Morire per fuoco amico, a causa di un ordigno nucleare sarebbe stata una beffa troppo grande.
Il cielo della Cittadella solcato da improvvise sagome, non riconoscevano il modello di nave ma la sigla sulla carlinga si: IDG. Ashley pensò che finalmente il Consiglio era entrato in azione, riuscendo a formare un corpo militare pluri-specie. Non riteneva ci sarebbero mai riusciti.
Quando videro i soldati alleati lanciarsi sulla zona dei laghetti, corsero verso di loro. La libertà era vicina.
I primi malori, i giramenti di testa, infine gli spari da chi si aspettavano aiuto. Urlarono, si identificarono ma fu tutto inutile.
John e Ashley erano dietro un riparo, poche munizioni ma tanta rabbia. Diedero copertura, chi era vivo dei sopravvissuti scappò grazie al loro aiuto. Rimasero isolati e bloccati.
Poi quello che a lei parve un miracolo, anche se non convenzionale. Granate dal cielo sui nemici, non era la manna divina nel deserto ma lei era certa di preferire questa.
Fuggirono verso una figura enorme che faceva segno di raggiungerla, il rimbombo delle granate non permetteva di capire cosa stesse urlando.
« Shepard! Ash! » urlò Grunt.
A vederlo furono felici e stupefatti in egual misura, si nascosero dietro alla parete di un edificio crollato.
« Shepard! Devo sparare? » domandò Garrus, appostato su un piano rialzato. Sorrisero di gioia nel vederlo.
« Vorrei saperlo, che sta succedendo? Quelli dovrebbero essere i soccorsi! Voi dovreste saperne più di me, non siete giunti con loro.»
« Si e no, poi ti spiego. » commentò il turian.
« Credo che lei sia in grado di dirci qualcosa. » dichiarò Miranda. Trascinava con se un’altra persona, una donna umana con tratti dei nativi americani. Il suo armamento era una corazza dell'Alleanza e un fucile anticarro. Sull'armatura la sigla IDG.
« Soldato, voglio delle spiegazioni! » urlò John.
Garrus diede l’allarme « Unità dei grigi in arrivo, meglio andare. Ida ci aspetta, non distante con un mezzo blindato. »
«Va bene! » disse John e rivolgendosi a Grunt « Tienila d'occhio. »
Raggiunsero il mezzo senza problemi, John andò da Ida e le disse « Joker è vivo, adesso concentrati e portaci via. A queste coordinate! »
« Sissignore! » rispose rincuorata. Suo marito era vivo, il resto poteva aspettare. Adesso doveva cercare di rimanerlo lei e tutti gli altri sul mezzo.
John si sedette davanti al soldato « Rapporto. » ordinò.
« 1° reggimento IDG, su ordine del Consiglio...»
John la fermò con un gesto della mano « Adesso, cosa sta succedendo? Perché ci avete attaccato. »
« Non lo so, il comandante ha deciso per una nuova zona di lancio all'ultimo. Io sono caduta distante, appena ho potuto ho corso per ricongiungermi con la mia unità. Avvicinandomi però mi sono sentita "oppressa", non saprei descrivere la situazione, sentivo mormorii, sussurri e una sensazione di freddo. La signora Lawson mi ha trovato semisvenuta al suolo, mi ha condotta da voi. »
« Sai chi siamo? »
« Certo, Capitano John Shepard, maggiore Ashley Williams, Garrus Vakarian, Capo Guerriero Urdnot Grunt, Miranda Lawson. »
« Il tuo nome? »
« Derica Yorks, detta Sioux. »
« Se ti fidi, dicci quello che sai. »
« Sissignore ma non é molto. Come ho detto mi sono sentita male avvicinandomi alla mia unità, mi sono sentita come attratta dalle uova...»
« "Uova"? »
« Nome in codice per dei generatori a eezo 19, ne abbiamo portati tre sulla stazione. »
« State avvelenando la Cittadella con delle radiazioni? » domandò Ashley furente e sbigottita. La vita era già abbastanza difficile senza un problema di radioattività.
Sioux si zittì, non ci aveva pensato. Le avevano detto di andare ed era andata. Non che ne fosse stata felice.
Il mezzo blindato si fermò « Ida che succede? » domandò John.
« Siamo sufficientemente lontani. I grigi stanno combattendo, da questa posizione si ha una buona posizione tattica per spiare i nemici. » dichiarò la pilota.
« D'accordo. » e scesero a dare un'occhiata.
Sul campo di battaglia i soldati IDG attaccarono incuranti di ogni cosa, le ferite guarivano istantaneamente coperte da uno strato di metallo. Un turian fu trapassato al cuore, il corpo pervaso da tremiti, si rialzò tornando a combattere. Un cuore metallico, aveva sostituito quello di carne.
La stessa cosa accade a un salarian, alla testa. Meta cranio fu asportato da un colpo nemico, una versione metallica di esso crebbe dalla ferita e il salarian continuò a combattere.
Cani, Esoscheletri, Gorilla e Umanoidi, i grigi attaccarono ma perdevano terreno. L'alta concentrazione di radiazioni corrodeva la robustezza delle corazze aeezo 19, solo i Gorilla non andavano incontro a tale pericolo in quanto realizzati in materiali comuni.
I Cani furono inutili, le loro corazze divennero fragili. Artigli e zanne inefficaci contro un nemico che guariva da ferite mortali e pareva non sentire dolore.
Gli esoscheletri, furono perfino più vulnerabili. I piloti al loro interno risentivano delle radiazioni, più velocemente del metallo delle corazze.
I Gorilla irruppero sul campo di battaglia. Con la loro forza, peso e velocità  distruggevano tutto. Alcuni caddero, colpiti al cranio spropositato che li caratterizzava. Non abbastanza per influire sulla battaglia.
Le ossa rotte, la carne lacerata vennero riparati con il metallo. I soldati IDG caduti si rialzarono. Gli arti staccati sostituiti da loro copie metalliche. Attaccarono i Gorilla bloccandone l’impeto.
Una luce azzurra invase il campo, gli IDG caddero avvolti da fiamme, trasformati in torce. Gli Umanoidi entravano in azione. Liberando energia oscura allo stato puro, la carne bruciò e il metallo si fuse..
Una sagoma in fiamme si rialzò, il fuoco si spense quando la pelle fu ricoperta di metallo. Uno, dieci, cento i soldati IDG si rialzarono. Luce azzurra e fiamme. Gli IDG barcollarono ma non caddero. La biotecnologia riparò se stessa.
Il silenzio assoluto scese sulla battaglia insieme a un'ombra. Un Demone, spalancò la bocca e tutto esplose.
Missili squarciarono le colonne di fumo, testate tattiche nucleari a eezo 19 da fanteria. Sparati dal M290- Abrams, erede del M920- Cain, colpirono il Demone che vacillò sotto i colpi.
La biotecnologia si espanse sul campo, trasudando dal corpo di chi ancora combatteva dirigendosi verso i corpi e i resti dei caduti, consumando la biotecnologa che avevano in corpo per crearne di nuova. Copie metalliche dei soldati morti si alzarono in mezzo alla battaglia, fusi in essi si vedevano frammenti dei corpi dei caduti. Lo stesso accade con le armi, divennero tutt’uno con i loro possessori.
Questi orrori videro dalla loro postazione, soldati trasformati in mostri. « Shepard, c'è una cosa che dovresti sapere. » mormorò Garrus.
« Io...com'è potuto succedere? Il Consiglio non può aver sbagliato in questa maniera. Sioux, chi era il vostro comandante? »
« Se lo faccia dire dagli altri qui presenti, a me potrebbe non credere. Signore. » disse questo tenendo gli occhi bassi, non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi. In quel momento sentiva proprio di non averne. Lei era un semplice soldato, non aveva nessuna specialità.
Non era in grado di affrontare gli orrori che aveva visto, voleva solo andare via. Sapeva che loro erano solo un test, le IDG era formata con gli scarti di tutti gli eserciti. La cosa fondamentale era provare l'efficacia della biotecnologia, i risultati erano li davanti. Peccato che nessuno li potesse comunicare. Fallimento totale.
« È Steve il comandante. » dichiarò Garrus. I coniugi Shepard lo guardarono allibiti. Ashley ebbe un giramento di testa.
« Capo tenente Steve W. Shepard. » disse Sioux, Ashley furiosa fu su di lei afferrandola per la gola « Impossibile! Mio figlio non sparerebbe sui suoi genitori, ai sopravissuti. »
Miranda e John dovettero intervenire per staccare le mani di lei dal collo di Sioux. Ashley fece per correre, ma John fu più veloce a gridare « Grunt, fermala! »
La donna vene alzata e sollevata da terra, la sua rabbia impotente contro la forza del krogan.
« Ritorniamo sul blindato. » dichiarò Shepard, solo a mezzo avviato Ash venne messa a terra. Seduta davanti al marito non parlava o lo guardava, a un tratto disse « Se Steve muore, perché non siamo andati ad aiutarlo. Ti odierò per sempre. »
« Non serve, mi odierò da solo. »
« Abbiamo un piano, signore? »
Erano anni che sua moglie non lo chiamava in modo formale, data la situazione era contento che gli parlasse « Con i reattori attivi è impossibile avvicinarsi, voglio perlustrare cosa si sono lasciati dietro. Incominciamo dai laghetti. Ida, imposta i sensori per cercare il segnale personalizzato di Steve. »
Trucco imparato dai veterani, Steve portava una trasmittente a impulsi di quelle usate in caso di disastri naturali. Non molto potente ma perfetta per farsi trovare da truppe alleate in zona, se sapevano cosa cercare.
Ai laghetti proseguirono a piedi, arbusti e piante davano una copertura migliore alla fanteria. Nessuno ci sperava , eppure lo rilevarono.
Steve era a duecento metri da loro.
Ashley vide la fonte del segnale, un'armatura da distruttore N7, vicino a un laghetto. Non gli serviva nessun'altra conferma, riconosceva l'armatura del figlio per come l'aveva personalizzata. A venti metri si fermò. « Steve!!! » Gridò più forte che poté.
Gli altri giunsero immediatamente udendo il suo urlo, anche loro lo chiamarono. Nessuna reazione.
Lei non poté sopportare oltre, sentiva il proprio cuore di madre esplodere. Andò da lui, se doveva morire l'avrebbe fatto cercando di aiutare suo figlio. Gli fu accanto, gli tolse il casco e fece un passo indietro per lo spavento.
A John suo figlio ricordò l'uomo misterioso, quando l'aveva incontrato nella battaglia decisiva sulla Cittadella. Come lui il volto era parzialmente ricoperto da tracce di biotecnologia.
Ashley accarezzò il volto di Steve, John passò una mano sul capo del figlio. Niente. « Perché è qui? » domandò.
« Credo di saperlo. » rispose Miranda « Sembra che sia emerso da questo laghetto, le guarnizioni devono aver tenuto lontana l'acqua dal pilota ma le parti più esterne non hanno una vera protezione impermeabile. » Prese il casco e sollevò uno sportello situato dietro. « Questa è la centralina che si occupa di gestire i micromotori a eezo, è fradicia. Troppo pesante per muoversi da sola, l'armatura l'ha bloccato qui. Un colpo di fortuna, potremmo dire. »
« Carichiamolo sul blindato e continuiamo a perlustrare in giro. Potrebbe non essere l'unico. » ordinò John, fu così che recuperarono altri quattro soldati, due turian,un krogan e un quarian nelle medesime condizioni. Grunt si rilevò indispensabile.
Sioux non aveva partecipato alla perlustrazione, quando vide il suo comandate si mise spaventata il più lontana possibile da lui. Si chiese cosa ci facesse lei lì, non era all'altezza di questa situazione.
« Soldato, dammi le mani! » le intimò Ashley, lei ubbidì senza capire il motivo. Ashley le schiaffeggiò la faccia, concentrata sulle mani era stata colta alla sprovvista. « Resta lucida! Questo potrebbe salvarti la vita un giorno. » e si sedette davanti a suo figlio.
Sioux si sentì leggermente meglio, non aveva più paura come prima. Si aggrappò al suo fucile con più sicurezza.
Questo succedeva settimane fa, nel frattempo avevano avuto un quadro completo di quale fosse il piano del Consiglio. Non si capiva però cosa fosse andato storto.
Miranda aveva spiegato dello strano furto dei reattori di eezo 19 da Noveria, il loro arrivo su un trasporto senza equipaggio ma con il pilota automatico, le indagine svolte e gli attenti esami a cui i tre reattori erano stati sottoposti da Steve. Miranda aveva esaminato personalmente ogni dato. Non era stato trovato niente.
IDG e Grigi si scontravano ogni giorno. I primi avevano adottato una tattica da guerriglia, nascosti i reattori dei piani inferiori della Cittadella, attaccavano il presidium in cerca di un punto debole.
John Shepard e i sopravissuti si erano organizzati per portare in salvo quanti più soldati IDG fosse possibile, si erano fermati a quota cento.
Non c'era più nessuno che si potesse salvare, i corpi di tutti erano un miscuglio di carne e metallo. Il pericolo delle radiazioni si era aggiunto a quelli presenti, costituendo un problema anche per le scorte alimentari che potevano essere contaminate.
Ashley si alzò, aveva bisogno di stare un po’ sola. Uscendo per poco non pestò la coda di un cane, era molto piccolo. Portava un collare con medaglietta. Il nome riportato era "Spadino" e sullo sfondo era inciso il logo della Noveria Corps.
Pensò al cane di qualche dipendente che aveva un pessimo gusto per i nomi, lei lo trovava terribilmente stupido. Doveva anche ammettere che quella bestia lo inquietava, sembrava un po’ troppo grasso. Di sicuro i cadaveri non mancavano.
« Dicono di averlo visto di nuovo! » le gridò Sioux avvicinandosi.
« Cosa? »
« Lo spirito! »
Ash alzò gli occhi al cielo, credeva nell'anima ma quella non era la situazione per lasciarsi andare a dicerie che volevano che una strana sagoma trasparente e luminosa, fosse stata vista in momenti molto diversi nell'arco di più giorni.
« Esco di vedetta » annunciò.
« Mi preparo subito. »
« Non serve, non è ancora il nostro turno. Ho solo voglia di stare da sola, sarò appostata al negozio di moda. » detto questo si avviò.
Spadino si mise al passo di lei che lo osservò guardinga « Non sperare di mangiare il mio di cadavere. » Il cane le fece due abbai allegri.


*****


Accuratamente nascosta al secondo piano dell'edificio, Ashley faceva la guardia. Il cane riposava tranquillo, sperava che almeno sarebbe tornato utile se qualcuno si fosse avvicinato .
Improvvisamente si alzò sulle sue corte zampe e corse via, abbaiando all'impazzata. Ashley lo maledisse, se c'erano nemici nei paraggi avrebbe finito per attirarli.
Dai versi le sembrò che si fosse fermato al piano inferiore, proprio sotto di lei. Attendeva con i sensi tesi, per percepire qualsiasi indizio di una presenza nemica.
« Basta! Via! Via! » gridò qualcuno.
Ashley pensò di essersi sbagliata, di aver sentito male. Tutta quell'area ormai era disabitata. Eppure...
Scese lentamente, guardandosi attorno. Il cane abbagliava verso il bancone rovesciato del locale, dietro di esso una strana luminescenza.
« C'è qualcuno? » urlò.
« Stai lontano! » rispose la voce misteriosa.
Un passo alla volta lei si avvicinò. Girò attorno al bancone, quello che vide la lasciò senza fiato.
La figura trasparente e luminosa di un bambino rannicchiato in un angolo.
« Chi o cosa sei? » domandò lei, cercando di nascondere il proprio nervosismo. Con questa, era certa di averle viste tutte.
« Non lo so. »
« Perché hai un aspetto umano? »
La figura pianse o almeno emise i suoni che lo facevano pensare. Lei cercò di riflettere, urlare non sembrava avrebbe dato risultati. Si sedette, in parte nascosta dal bancone. Paziente ma con l'arma in mano, sapeva che i bambini non lo erano mai, dopo pochi minuti. « Cosa volete da me? » Lasciatemi.» disse la strana figura.
« Direi, solo capire cosa sei. »
« Non lo so. »
« Perché sei qui? »
« Prima ero in una stanza buia, poi sono apparso, mi seguono. Ho paura di loro. Cerco di scappare. »
Ashley non aveva capito niente. Il mondo s'illuminò di una luce azzurra.
Quello che era rimasto del palazzo era in fiamme. Ash, schiena a terra respirava a fatica, il braccio sinistro era pesantemente ustionato e inservibile. Alzò appena la testa. Col destro stringeva a se la figura energetica. Non sapeva di poterla toccare, aveva agito d'istinto afferrandolo mentre saltava dalla finestra infranta.
« Ti sei ferita a causa mia, cercano me. » disse il bambino energetico.
Ash sorrise, come adulto non poteva far si che un bambino si caricasse di colpe. « Non centri, non posso muovermi. Se davvero ti cercano devi scappare. » Non sapeva il perché ma se davvero il nemico lo voleva, quella era per lei una ragione sufficiente per impedirlo.
« Nessuno mi ha mai stretto prima »
« Vattene, corri. »
« Il tuo cuore, è la prima volta che ne sento uno battere. È irregolare, si sta sforzando per non smettere. »
« Vai, io me la caverò. » lo disse sapendo di mentire.
Ma non si mosse, lo strano bambino la strinse « Sei calda e rassicurante. »
Una figura fu su di loro, un umanoide « Chiudi gli occhi, andrà tutto bene. Sono anni che i miei bambini non mi abbracciano così. »
« È bello avere una mamma? »
« La cosa più bella. » disse con un filo di voce e chiuse gli occhi. La mano dell'Umanoide, si stava stringendo su di lei.
Un ululato acuto e profondo squarciò l'aria. Spadino, ai piedi dell'unità nemica e con il pelo fumante e bruciato, dava fiato ai polmoni.
Il mech si fermò un istante a quel suono, subito la sua mano tornò a muoversi.
Notando che la fine non arrivava Ashley aprì gli occhi, la strana figura di bambino era sparita. Guardò verso l'Umanoide, l’enorme mano le toglieva buona parte della visuale ma era ferma.
Intravide una figura davanti al mech, l'aspetto era famigliare: un phantom. Cercò di cogliere altri dettagli, due custodie di spade. Una delle quali vuota.
L’arma del phantom era penetrata dov'era situata la cabina di pilotaggio. Con la seconda lama, sembrò che gli apparisse in mano tanto veloce fu ad estrarla, menò due rapidi fendenti.
Ashley la vide allungare un braccio, lottare per trattenere qualcosa. Intravide un grigio tenuto per l'esile collo, dibattersi energicamente.
L'essere emise un verso simile al miagolio di un gatto. Lei non lo capiva, ma riconosceva la paura quando la vedeva.
Isabella pure la conosceva bene, suo divertimento prediletto. Amava che quello che uccideva fosse colmo di paura e disperazione.
Ash non vide bene, ci fu come un flash, una luce rossa, una spada alta in cielo e il grigio orribilmente ferito ma vivo cadere al suolo. Il suo corpo pareva ustionato su tutta la superficie.
Isabella guardava il suo operato felice, la soddisfazione nell'uccidere stava che chi doveva morire si rendesse conto di cosa accadeva in ogni istante. Le morti rapide non erano soddisfacenti. Contenta, prese Spadino in braccio coccolandolo e stringendolo stretto a se.
« Aiuto. » mormorò Ashley, sembro che non l'avesse sentita fino a quando il cane non abbaiò nella sua direzione.
Il phantom si chinò su di lei, quando si tolse il casco vide una pioggia di capelli color oro e due occhi di un azzurro impareggiabile osservarla. Le ricordarono quelli di una bambina allo zoo intenta ad osservare un animale strano, l'unica differenza era che l'animale era lei.
La vista si annebbiò, stava perdendo i sensi. L'ultima cosa che vide fu del rosso entrare nel suo campo visivo " Olivia" pensò prima si svenire.
 
« Olivia. » sussurrò Ashley aprendo gli occhi, il braccio sinistro era medicato e il luogo famigliare. Capì subito di essere al rifugio, si passò una mano in volto cercando di ricordare cos'era successo. Il suono di una voce, da una delle stanze vicine, la raggiunse.
« Olivia!» gridò irrompendo nella stanza, non poteva essersi sbagliata.
« Mamma! » urlò di rimando la figlia. Si abbracciarono per come lo permisero le condizioni della madre.
« Ashley. » salutò Asiria, la donna le cinse il collo con braccio sano « Bello rivederti. » Le disse.
L’incontro tra madre e figlia commosse i presenti, tranne le due persone che la Williams stava fissando: Dasha Weaver e Isabella. La prima era seduta con la seconda alle sue spalle, visibilmente nervosa.
La figlia e l’asari le descrissero il come e il perché fossero arrivate, il motivo della presenza della Weaver, del compito di informare il Consiglio di quale fosse la situazione sulla Cittadella.
Avevano affrontato il viaggio sul nuovo modello di navetta prodotta dalla C.D.W., attraccate alla stazione secondo le indicazioni della Weaver, che aveva usato la sfera di Woods per aprire una porta altrimenti invisibile. Da lì erano proseguite lungo corridoi sconosciuti, fino a emergere in superficie. A trovarla era stata Isabella, seguendo l’ululare del suo cane che in un angolo della stanza masticava felice un osso.
« Penso di doverti ringraziare, se sono viva.» asserì, dopo il breve resoconto ricevuto, avvicinandosi al phantom e trovandosi con una lama che le premeva sulla gola.
Dasha la sgridò spingendola a rinfoderare la spada, aggiungendo a beneficio dei presenti « Troppa morte e violenza nell'aria. È eccitata più del dovuto.» Asiria sospirò, sapendo bene di cosa parlava. Le aveva morso una delle sue creste cutanee sulla nuca, per la stessa motivazione.
« Dobbiamo preoccuparci? » domandò la Williams.
« Se foste soli, sicuramente. » fu l'opinione della Weaver e rivolgendosi a Isabella « Abbassati un po’ » ubbidì e le accarezzò la testa dicendole « Ben fatto, per aver salvato questa donna. » il volto del phantom fu l'immagine della soddisfazione.
« I suoi ringraziamenti sono stati apprezzati. » affermò rivolta ad Ashley che però non era soddisfatta, aveva qualcosa da chiedere « Isabella, hai visto...altro? C'era un'altra persona con me? »
Venne ignorata dal phantom che non la considerò neppure. « Era sola. » rispose Dasha.
« È vero.» confermò Olivia.
« John, ti devo parlare. » dichiarò al marito e scrutò il duo femminile vicino a lei.
« Andiamo Isabella, pare debbano parlare di cose segrete. » borbottò la Weaver alzandosi per abbandonare la stanza, tenendo per mano Isabella che la seguiva dolcemente « Se ci cercate, siamo nel mezzo blindato. »
« A che ti serve? » chiese Olivia.
« Isabella è troppo nervosa, deve calmarsi. » La spiegazione le sembrò sensata, non c'era molta intimità. Un luogo appartato avrebbe senz'altro aiutato.
Olivia era preoccupata, se quanto detto dai suoi genitori era vero la situazione era molto più complicata del previsto. Capiva il bisogno di tenere questi fatti occultati. Non per questo le piaceva nascondere informazioni a un alleato, anche se discutibile.
Busso sul portellone del blindato invitandole a rientrare, questo si aprì e ne uscì solo Dasha. Guardò all'interno e vide Isabella china sulle ginocchia, viso arrossato e fiato corto. Sembrava avesse un lieve tremore. « Sta bene? » chiese.
« Benissimo, l'eccitazione della violenza la rende più "sensibile". » rispose Dasha e si succhiò assieme il dito indice e medio. Olivia sentì le sue orecchie andare a fuoco.
« Steve! » Disse a un tratto Isabella, pareva essersi ricordata della sua esistenza solo allora.
« Dovrai aspettare, se vuoi vederlo. Mio fratello non sta bene. » spiegò Olivia usando un eufemismo. Si era sentita male la prima volta che l’aveva visto. Vedeva in se stessa l'unica colpevole della sua condizione, ragionandoci sapeva che non era vero, le emozioni che provava le suggerivano il contrario. Se solo fosse stata presente, si diceva. Lei era la maggiore.
Quando tornarono la discussione si era incentrata sui reattori, materiale della Noveria Corps. Chiesero a Dasha ma tutto quello che poté dire fu « L'Alleanza mi ha fatto le medesime domande nella figura dell'ammiraglio Hannah Shepard. Non ho idea di cosa sia successo. Steve ha smontato i reattori pezzo per pezzo e mandato un rapporto dettagliato. I vostri esperti, come i miei, non hanno trovato niente fuori dal progetto originale. »
« Possibile che qualcuno menta? » domandò Asiria.
« Nessuna » affermò Miranda.
« Cosa sappiamo di quelli che hanno rubato i reattori? » chiese John.
Fu la Weaver a rispondere « Niente di strano, ex-soldati e mercenari. Normale per Divisione N. Nessun movimento di denaro sospetto. Li ho fatti cercare, sono spariti. Probabilmente morti.»
Sospettosa Ashley  le disse « Magari su tuo ordine? Divisone N risponde solo a te. È un imbroglio tutto della Noveria Corps? Di cui anche tu non sai niente? »
Gli sguardi si concentrarono su Dasha, che ribatté « La Noveria Corps è al mio comando, nessun imbroglio perché non l'ho ordinato. Questa volta non ne avrei un vantaggio.»
Al silenzio seguito a quelle parole, Garrus spiegò come la pensava «Mi è difficile credere che sia opera solo di chi ha rubato i reattori da Noveria, per me c’è qualcun altro che tira i fili.  Gli I.D.G. operano secondo schemi precisi, non sono azioni a caso. In qualche modo sono controllati, non è un “guasto” della biotecnologia.»
Quest’affermazione fecce venire un'idea ad Asiria che propose « Se si trattasse di indottrinamento? »
Dasha non si mostrò d’accordo e si indicò le tempie « Difficile, negli eserciti i sistemi per prevenirlo sono la norma. Ogni corazza ne ha uno. Divisione N esegue controlli come qualsiasi forza militare. Non sono una sprovveduta su questo argomento.»
Nervosa e impaziente Ashley dichiarò « Per me dovremmo concentrarci sui reattori, se capiamo cosa è successo potremmo fermare gli IDG. »
Ancora una volta fissarono Dasha « Non chiedete a me, io tratto, non progetto quello che vendo. L'unica posto in cui nessuno ha guardato è la camera di reazione dell'eezo, ma li non può starci niente. »
« Se non c'è altra possibilità, per quanto improbabile, forse la causa di tutto è proprio li dentro. » suggerì Olivia, più decisa che mai a trovare la causa di quanto era successo all'unità di suo fratello. Aveva ascoltato Sioux in precedenza, i reattori dovevano essere coinvolti.
Miranda scosse la testa in segno di diniego e puntualizzò « I reattori sono come quelli delle navi, nessun apparecchio resisterebbe in una camera in funzione. Si parla di eezo incandescente, enormi sbalzi elettromagnetici e gravitazionali. »
Per niente demotivata lei insistette « Ne siamo proprio sicuri. Sarebbe davvero impossibile? »
Il dubbio assalì tutti i presenti, avevano visto troppe stranezze nella vita per giudicare qualcosa impossibile. « Se usassero materiale di rivestimento auto rigenerante? » a lanciare l’idea era stato Grunt, gli rivolsero occhiate silenziose « Mi documento anch'io, sapete. »
Miranda si mostrò incerta, ammise che non poteva escluderlo « In pratica biotecnologia. Una sorta di cannibalismo dove gli strati di metallo più profondi, consumano quelli rovinati in superficie per generarne di nuovi. Non saprei. È un progetto segreto del Consiglio, non è qualcosa che si può trovare sul mercato nero. Per realizzarne anche solo piccole quantità, servono impianti industriali e fondi. » gli sguardi caddero sulla signora di Noveria.
« Sto cominciando a offendermi.» reagì lei stizzita.
« Non è opera sua, questa volta.» - asserì Olivia, per niente contenta di prendere le sue difese - « La Noveria Corps ha investito troppo sulla vittoria per tentare qualche trucco. Inoltre è successo mentre lei era prigioniera del falso Meng Durand. »
« Senti chi fa l'avvocato del diavolo. » disse Dasha divertita, lei rispose facendole il dito medio.
Asiria insistette con la sua idea, convinta di essere nel giusto « Se fosse un controllo mentale, diverso da quello dei Razziatori? »
«I Leviatani! » esclamò a un tratto Ida. La sua coscienza era stata trasferita in un corpo organico, il suo pensiero e la capacità logica rimanevano però strutturate come quelle di un IA. In silenzio aveva ascoltato e analizzato tutto, aiutata in questo da un cervello per metà sintetico.
« Chi? » domandò Dasha. Gli altri si fissarono tra loro.
« Potrebbe essere. » affermò Miranda. « La biotecnologia è derivata dai Razziatori…» ma John alzò una mano per zittirla e rivolgendosi alla Weaver « Potrebbe uscire, noi...»
« Vaffanculo! Mi sto stancando di dover uscire. » rispose irritata. Da anni nessuno si permetteva di metterla alla porta.
« Ok, mi prendo io questa responsabilità. » - aggiunse Olivia-  « Dobbiamo informarla, mi assicurerò che non le usi a scopi personali.»
« Qualcuno è sicuro di se.» disse con un sorriso beffardo.
« Simpatica, adesso taci e ascolta...»Le intimò e raccontò dei Leviatani, della probabilità che la figura vista da Ashley fosse il Catalizzatore. La IA che controlla la Cittadella e creduta distrutta insieme ai Razziatori.
Dopo la spiegazione la Weaver si fece seria in volto e commentò « In pratica, la merda non ci arriva al collo ma ci ha sommerso. » commentò.
La possibilità che fossero i Leviatani, fece sorgere ad Asiria un’altra domanda « Se davvero quello che è capitato e opera loro, non potremmo disattivarne il segnale? Abbiamo già la tecnologia per farlo. »
« Non è così semplice. » disse Ida e spiegò « Non è solo un controllo, hanno indotto delle trasformazioni. Nel caso di Steve abbiamo visto che rimanendo fuori dalla portata del segnale si è bloccato, una sorta di coma. La biotecnologia è però rimasta attiva, in attesa di ordini. Oltre a bloccare il segnale dei Leviatani, dobbiamo sovrascriverlo con un altro per riportare la biotecnologia sotto controllo e le persone alla normalità. »
« Stai per chiedermelo. » dichiarò Dasha rivolta ad Olivia, mentre attorno al tavolo gli altri discutevano.
« Già. »
« Ti odio. »
« Sai la novità. » - obiettò lei - « In ogni caso non sarà per me che lo farai.» e sapeva di aver ragione.
Alle spalle di Dasha, Isabella la scuoteva leggermente continuando a ripetere.
« Steve?!Steve?!Steve?!Steve?!Steve?! » sembrava una bambina capricciosa che voleva il suo giocattolo preferito.
Dasha alzò lo sguardo incrociando quello di Isabella « Potrei essere gelosa. Com'è non ti diverti? »
«  Dasha, magnifica. Steve, divertente! Steve come Spadino.» dichiarò il phantom è la baciò sulla punta del naso, indicando poi il suo cane che abbaiò felice. Olivia non poté evitare di sorridere al paragone tra suo fratello e il cane.
« Ok facciamolo. » esordì Dasha.
« Di che state parlando? » domandò Ashley.
 
Olivia si era messa in un angolo, faccia al muro. Sentiva il bisogno di un attimo di privacy. Tra gli sbalzi ormonali della gravidanza e le preoccupazioni odierne, si sentiva angosciata. Non aveva detto a nessuno del suo stato. I suoi genitori avevano troppe preoccupazioni.
Neanche sua nonna e Tali né erano state informate. Una donna incinta non era certo l’ideale per una missione a così alto rischio, ancora meno la cui gravidanza era a meta strada tra un miracolo e l’errore di laboratorio.
Quando rivide Arturus, fortunatamente aveva deciso di non dire ancora niente a sua madre. Lei litigò con il suo ragazzo e Vega perché tenessero il segreto. Non volevano che andasse.
Lei sapeva che doveva esserci per forza, anche per il solo fatto di controllare Dasha e Isabella. Erano una sua responsabilità, come Steve e i suoi genitori, altri avrebbero potuto fallire.
« Olivia, se va bene dovremmo un favore alla Weaver. » disse Ashley alle sue spalle
« Si. »
« Olivia... »
« Cosa c'è? »
« Non sono un soldato o un subordinato, sono tua madre. So che stai facendo del tuo meglio. Siamo sole adesso. »
« Mamma...non posso imbrogliarti.» Olivia si voltò piangente, abbracciandola.
L'avevano sempre giudicata la migliore, ma in fondo era solo una persona. La fiducia di tutti i suoi amici, della sua squadra, della famiglia la spingeva a dare il massimo. A volte era un peso che non sopportava.
Perfino suo fratello non l'aveva capita, quante volte le aveva detto che era il futuro della famiglia. Lei avrebbe preferito sentirsi dire che avrebbe diviso quel futuro con lui. Era sempre stata la migliore in tutto quello in cui si era cimentata, la vetta però era un posto solitario.
Sapeva di esserci arrivata per abilità proprie e perché i suoi cari la sorreggevano dal basso, lei avrebbe preferito stare in basso con loro. Ancora risentiva di quello che era successo, quando avevano attaccato la base principale del nemico.
I compagni abbandonati per il bene della missione, quelli che non erano riusciti a evacuare, aver perso Chrome, la morte di centinaia di grigi, forse civili, a causa delle radiazioni. Sensi di colpa con cui aveva dovuto convivere e che appena aveva condiviso con Arturus.
Lei era l'ufficiale al comando, non poteva mostrare debolezze, non importa che quella fosse una situazione privata. Erano lo stesso in missione, doveva dare l'esempio e essere un modello. Quanto avrebbe voluto sfogarsi veramente.
Alla fine, nella solitudine della camera si era fatta forza, alzandosi in piedi a gridare a se stessa « Smettila! Vuoi fermarti ogni volta che muore una persona? Alza la testa, primo tenente dell'Alleanza Olivia Williams Shepard!»
Erano certi che ci sarebbe riuscita, quale che fosse la missione. Quante angosce nascoste e smascherate. Se quell'enorme fiducia la spronava, dall'altro era una gabbia. Lei era solo una persona, aveva la sensazione che a volte lo dimenticassero.
Ashley le accarezzò la testa « Credo che di la siano pronti, ci racconterai quando questa brutta faccenda sarà finita. Va meglio? »
Olivia annuì e la madre aggiunse « Sei ingrassata? »l’aveva notato abbracciandola.
La figlia rimase in silenzio e lei non ci diede importanza.
 
Posizionarono Steve in una stanza appartata per sicurezza, appena fu in sua presenza « Che ronzio fastidioso. » mormorò la Weaver, anche Isabella parve avvertirlo ma erano le uniche.
Dasha prese la sfera in mano e l’attivò, perse conoscenza all’istante, Olivia la prese al volo, nel farlo le sue dita toccarono il globo di Woods mentre era in funzione.


*****


Ogni senso sparì, per Dasha fu come galleggiare in un mare freddo e scuro.
Li sentiva dentro la sua testa, deboli sussurri che non capiva. Cercò di ignorarli, ma i mormorii continuavano costanti e insidiosi. Sentiva i Leviatani chiamarla dalle profondità. I sussurri si fecero più seducenti, senza volerlo si concentrava sempre di più se quei suoni. Non sapeva come, era però certa che appena fosse riuscita a comprenderli perfettamente sarebbe stata persa.
Ebbe la sensazione che l'acqua di quel mare, l'afferrasse con centinaia di mani e la trascinasse in fondo. Non trovava in sé la forza di combattere. L'oscurità l'avvolse.
Perdeva senza aver dato battaglia. Era stata arrogante, in un controllo mentale la determinazione era tutto, pensando che le volontà di uomini di cui aveva assunto il controllo, in passato, l’avessero in qualche modo preparata. La forza che l’aveva sconfitta era senza paragoni.
Fuoco. Luce. Un vago sentore di luminescenza la raggiunse, guardò in quella direzione. Se quello era il cielo, fiamme lo avvolgevano. Avvertì una terza presenza, un'altra volontà entrava in quel campo di battaglia onirico.
Si sentì letteralmente strappare dal mare, verso la superficie. Percepì la pressione di un altro corpo, la coscienza tornare un poco.
Vide il suo soccorritore immerso, come lei, per metà nelle acque di quel mare, ma combatteva. Evitava di farsi trascinare, con una pistola attaccava il mare.
La sommità del suo capo era di vere fiamme, indosso la corazza N7 ma sulla schiena due paia d'ali infuocate.
« Olivia? » non sapeva nemmeno se aveva davvero parlato o no. La somiglianza e la sensazione che le trasmetteva non le lasciavano dubbi, non capiva solo come potesse essere lì.
Dasha guardò il mare, proprio sotto di loro, vide un’immensa ombra scura. Il Leviatano. Le fiamme avevano scacciato le tenebre rendendolo visibile. Ebbe la certezza che l'Olivia avrebbe perso. Il controllo di quegli esseri era troppo forte. Il mare proteggeva la bestia al suo interno.
Sapeva che gli aspetti della volontà prendevano tratti fisici in quell’universo fantastico, quella di Olivia si era manifestata come fuoco e luce. Tra se pensò che fosse più che appropriato.
Si concentrò, per vincere dovevano solo tagliare il suo controllo su Steve non sopraffarlo. Lei era fredda rabbia, decisione spietate, l’impassibile signora di Noveria e soprattutto l’idea di essere salvata da Olivia le dava i nervi.
Sentì una superficie dura, fredda e irregolare sotto di sé. Le forze tornarono, i mormorii cessarono. Guardandosi attorno vide un’isola di ghiaccio, in un mare in tempesta. All’interno di esso la sagoma del leviatano. Tutto svanì.
Lei e Olivia erano su un pavimento nero, Steve giaceva a qualche metro da loro. L'immensa ombra nera del Leviatano si mise in mezzo. Sembrò scrutarle un istante e scomparve. L'ambiente cominciò a dissolversi, sapevano di star tornando a un livello cosciente.


*****


Dasha si svegliò, facendo un grande sbadiglio. Isabella l'abbracciò. Olivia si destò sul letto accanto. Erano state svenute solo pochi istanti, avevano appena fatto in tempo a sdraiarle.
« Ho l'impressione che tu mi abbia salvata. » disse la Weaver.
« Non lo so, non ricordo niente. »
« Neppure io. Com'è che sei finita in mezzo? »
« Mentre svenivi, ti ho sorretto, ho toccato la sfera di Woods e…Dio santo, Steve? » domandò allarmata, adesso che la memoria tornava a funzionare dopo qualche istante d'intorpidimento.
« Vieni a vedere. » disse Ashley. Steve dormiva, sul suo corpo ogni traccia della biotecnologia era sparita. La sorella non riuscì a evitare qualche lacrima, i suoi genitori non si fecero problemi.
Olivia si allontanò cercando di non farsi vedere, raggiunse una stanza appartata e vomitò. Tutto il suo corpo fremeva, qualcosa non andava, aveva paura per sé e per il feto. La biotecnologia che aveva in corpo a contatto con la sfera di Woods aveva reagito, non sapeva quali potessero essere le conseguenze.
Stava per scivolare, poi qualcuno la sorresse. Stava per ringraziare Asiria, dovette correggersi « Grazie. » disse a Dasha e aggiunse « È un bene che mi abbia visto tu, gli altri si sarebbero preoccupati ma con te non corro questo rischio. » e si parò ben in piedi davanti a lei.
« Esatto, voglio portare a termine il lavoro e vincere la guerra. Se serve passando sul tuo corpo, pensandoci è un incentivo a proseguire. » rispose Dasha con uno sguardo di sfida negli occhi.
Olivia le fece il gesto del pollice verso « Sei un’illusa, tu andrai ko prima di me. »
Un vociare le fece voltare entrambe, Steve si era svegliato.

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Capitolo 30
*** Il Catalizzatore ***


Steve Shepard era seduto in un angolo, faccia al muro. «Vuoi fissare quella parete ancora a lungo?» chiese sua sorella. Lui non rispose.
I suoi genitori gli avevano raccontato tutto, aveva difficoltà a credere di essere stato comandato da degli esseri chiamati leviatani, più arduo era accettare di aver perso l’intera unità.
Non era mai stato un tipo affettuoso. Il suo scarso cameratismo gli era stato criticato più di una volta dai superiori.
Non era colpa sua, avrebbe voluto dire. Lui balbettava, sapeva che appariva un'idiota e probabilmente lo era, in quale altro modo poteva spiegarsi il suo difetto. Aver perso l’intera reggimento IDG gli sembrava solo la conferma definitiva.
Tutto gli sembrava inutile e privo di soluzione. Se fosse stato uno dei giochi da tavolo che amava, adesso si sarebbe semplicemente arreso.
Dasha e Olivia avevano corso un pericolo enorme per liberare solo lui, nessuno chiedeva che facessero lo stesso per un altro dei novantanove soldati rimasti, quelli che la resistenza aveva salvato portandoli dove il segnale di controllo non giungeva.
Non che ci fosse la possibilità che la Weaver si prestasse a rischiare una seconda volta. Quel solo tentativo sembrava averla affaticata.
«Pensò che farò la fine del bisnonno.» disse sconsolato a Olivia, riferendosi all'avo materno che aveva invano difeso Xanshi.
 
Sioux sedeva lontano e guardava i due giovani Shepard parlare fra loro, il suo sguardo passava dall'uno all'altra. Le sembrarono agli opposti come personalità.
Olivia era un capo nato, si capiva, era quasi magnetica per come agiva.
Il suo comandante, Steve, mancava di una simile personalità, però aveva dimostrato determinazione e i suoi punteggi nelle esercitazioni dell’IDG erano i più alti.
Dovendo scegliere lei avrebbe preferito lui, la sorella sicuramente era un ottimo soldato ma sembrava sempre al centro di grandi eventi. Al contrario il fratello dava l’idea di preferire rimanere in qualche postazione remota, dove non accadeva niente.
«Porca puttana!» gridò Steve, lei vide Olivia mettergli un braccio attorno al collo e quasi soffocarlo. Qualcuno si girò a guardare, ma loro fecero finta di niente e fini lì.
Lei vedeva come il suo comandante fissava la sorella, lo sguardo di chi non capiva se era vittima di uno scherzo o no. Nessun dubbio che avessero un segreto.
«Signore.» disse Sioux avvicinandosi, seguì un istante in silenzio. Poi Steve indicò con un dito se stesso.
«Sissignore… dico a lei, è lei il mio ufficiale superiore.».
«Già» mormorò lui poco convinto.
«Signore cosa vuole fare? Pensa ci sia un modo per salvare i soldati IDG portati qui? »
«Lascia stare la gerarchia e il “signore”, per me qui comanda mia sorella. Ubbidisci a lei e tutto andrà bene.».
Quelle parole lasciarono le due donne dubbiose, Olivia gli fece un gesto con la mano a indicare se sapeva cosa stava dicendo.
«Olivia lo sappiamo che sei la migliore. Ho fatto un casino con gli IDG, meglio che da qui in poi ci pensi tu o i nostri genitori.»
Per la prima volta lei gli disse «Sono delusa.» Olivia si allontanò frustata e arrabbiata, lei non era un supereroe.
Era ora che la gente lo capisse a cominciare da suo fratello, non lo aveva mai visto cercare di fuggire al proprio dovere.
« Ha deciso di abbandonare i suoi uomini signore? La reputavo un uomo e un ufficiale migliore. » commentò Sioux lasciandolo solo.
Mani sui fianchi e testa bassa Steve si sentiva la bocca secca, non poteva fare a meno di chiedersi.
“ Che volevano tutti da lui? Perché non riusciva a trovarsi un posto isolato e confortevole dove stare? Era sua sorella a non avere problemi a essere uno Shepard. Lui non aveva doti come il resto della famiglia.”
Lo toccarono sulla spalla, si girò sorpreso non avendo sentito nessuno avvicinarsi. Isabella lo fissava.
Lei lo guardava e quello che vedeva non le piaceva, Steve le era simpatico per diversi motivi.
Quasi tutti erano intimoriti e disgustati dal modo in cui uccideva, Steve non aveva mai mostrato una piega. Non fingeva neanche, il suo era un naturale menefreghismo accoppiato a una giusta dose di egoismo che nutriva verso chi gli era estraneo.
Alla Grissom l’aveva osservato mentre picchiava una guardia che lo aveva preso in giro perché balbettava, l’aveva visto uccidere e sempre il suo linguaggio del corpo era stato chiaro: soddisfazione, aver battuto il nemico uccidendolo lo aveva fatto sentire migliore dandogli piacere.
Non percepì niente di tutto quello, le uniche emozioni che lui trasmetteva erano rassegnazione e accettazione.
«Almeno tu non parli, sono stufo di sentire le opinioni altrui. » le disse.
Appoggiò la mano sul suo petto, questo Steve che vedeva la irritava.
Lui sentì un ronzio in testa e i peli sul corpo drizzarsi, un istante dopo urlò di dolore mentre energia biotica gli attraversava il corpo come fosse corrente elettrica.
Lei sorrise. Steve abbassò di scatto la testa, non sorprendendo però Isabella che rispose allo stesso modo. Il rumore delle loro fronti che si scontravano risuonò in maniera secca e distinta.
Isabella era in piedi, avere poteri biotici l’aveva avvantaggiata, Steve al suolo cercava di riprendersi chino al suolo. Gli girava la testa e aveva lampi di luce davanti agli occhi, anche Isabella in maniera minore.
Lui aveva solo una vaga idea di quale fosse la sua posizione, facendo forza sulle gambe vi si lanciò contro.
L’onda d‘urto del phantom arrivò dall’alto, non molto potente ma lanciata da brevissima distanza lo colpì sulla schiena schiantandolo al suolo. Dove rimase respirando affannosamente e fissandola con odio e rabbia.
Isabella si chinò su di lui, le piaceva quello sguardo. Occhi rabbiosi che non si limitavano al concetto di vittoria o sconfitta, il suo era un sentimento più primordiale.
Era quello che la attirava, una collera mista a quel piacere sottile di sfogarsi. In quella società detta “progredita”, tutti erano troppo “civili” per lei. Nessuno che si lasciasse andare al piacere puro della rabbia, neanche Dasha. Le ragazze la comprendevano meglio di tutti, però lei voleva qualcuno della sua età. Desiderava un compagno di giochi, aveva capito che Steve era chi cercava. Quello vero, non la versione che l’aveva irritata.
Con lui non doveva impegnarsi nella lettura del corpo, bastava una semplice occhiata per capirlo.
Isabella si voltò avvertendo una presenza, parò con la mano un pezzo di maceria che l’era stato lanciato, il diversivo riuscì e Olivia fu su di lei in un placcaggio che avrebbe fatto l’orgoglio di un giocatore di rugby.
Rotolarono a terra e gridò al phantom « Da quanto volevo farlo. » tirandole un cazzotto in faccia. Era l’occasione di una vita.
Qualcuno afferrò Olivia in una presa al collo gettandola a terra, era Dasha. Potenziata dalla biotecnologia, Olivia si liberò senza problemi, fece lo sgambetto alla Weaver facendola cadere, lei riuscì ad afferrare Olivia trascinandola nella caduta con se. Si guardarono dritte negli occhi, una luce di sfida brillava sul volto di entrambe. Isabella si rimise in piedi con un colpo di reni, le vide avvinghiate in una presa di forza. Olivia era troppo vicino a Dasha, in più sembravano divertirsi.
Steve si era rialzato ed era incerto sul da farsi ora che altri erano coinvolti, non aveva nessuna voglia di continuare.
« Voi due, basta! » urlò Ashley furiosa, arrivando in quel momento.
Dieci minuti dopo aveva compreso la situazione, almeno in parte. Non aveva capito perché Isabella avesse aggredito suo figlio, però lui stesso rispose quando lei porse la domanda al phantom che non la considerò neanche.
«Si annoiava, mi avrà attaccato per abitudine. Lei e le ragazze lo facevano sempre per passare il tempo. Più lei, se vogliamo essere precisi. »
« Steve, divertente! » dichiarò Isabella, come se questo spiegasse tutto.
«Appunto, sono tipo uno di quei giochini per far divertire il proprio animale domestico. »
Tutte e quattro le donne lo fissarono «Sicuro di non aver frainteso qualcosa? » chiese Olivia, va bene non essere un genio di furbizia ma non poteva aver equivocato fino a tal punto.
John arrivò in quel momento «E’ successo qualcosa? »
«Niente, i mocciosi litigavano. Hai novità? » Chiese Ashley.
«So dove si trova il trasmettitore dell’Ombra, a noi più vicino. »
Quasi fosse a lezione, Steve alzò la mano per parlare «Si? » domandò suo padre.
«H-ho un’idea è p-per i Leviatani, mi è venuto in mente quando Olivia ha attaccato alle spalle Isabella che mi aveva bloccato. Noi da qui non possiamo fare niente, quindi direi: informiamo il Consiglio, diciamo dei Leviatani e loro attiveranno sicuramente qualche super progetto segreto al riguardo. »
Sguardi incerti dei presenti seguirono alle sue parole, fu Olivia a chiedere «Il Consiglio ha un piano di emergenza contro i Leviatani? Qualcuno ne ha mai sentito parlare? »iIl silenzio fu la risposta.
Steve sentì l’incertezza e ansia crescere in lui, sbuffò e insistette «V-voglio dire: il segnale arriva qua sulla stazione, ma partirà da qualche parte? Se i nostri capi non sono degli idioti, avranno preso delle precauzioni contro di loro. Giusto? »
Il padre che si limitò a un «Potrebbe…» Non osando dire che non aveva mai sentito nulla al riguardo.
«Figliolo .. »- domandò Ashley- « …sicuro di star bene dopo che Isabella ti ha attaccato? »
«Sì, è una volta vinto chiamo tutti gli amici per una grigliata. E’ da tanto che non ne facciamo una. » mormorò sorridendo un po’ ingenuo ma che mise gli altri di buon umore. Isabella lo scrutava.
Olivia sorrise contenta di questa sua iniziativa ed elencò gli scopi da raggiungere «Direi che è deciso: prendere contatto con l’esterno, sperare che, come detto da Steve, possiamo fare qualcosa per interrompere il segnale dei Leviatani e infine capire cosa sta succedendo al Catalizzatore e perché i grigi lo vogliono. Questi sono i nostri obiettivi, chi comanderà la squadra? » Chiese al padre.
«Io e tua madre non abbiamo più il fisico per queste cose… » Guardò i vecchi amici e tranne Grunt scossero la testa, gli anni erano passati per tutti e il krogan non era proprio adatto per passare silenzioso.
«Dovrebbe essere Steve, è il più alto in grado escludendo voi» dichiarò a un tratto lei, prima di avere una risposta.
«Vero. » dissero i genitori che a suo tempo ne erano stati informati da Sioux.
Lui infastidito si grattò una guancia guardando altrove, quanto non avrebbe voluto quella promozione. «Potremmo far finta di niente e dare il comando a …. »
«Capo Tenente! Il comando dell’operazione è suo! » dichiarò perentorio John che si sentì rispondere «Signorsi! Sissignore! » dal figlio.
Steve avrebbe voluto mordersi la lingua, per abitudine aveva risposto come al solito quando suo padre usava quel tono. John aveva ancora una cosa da dirgli «Congratulazione per la promozione, Capo Tenente…»- disse sorridente -«finora non c’è stata occasione di dirtelo. »
Olivia gli diede una pacca sulla schiena e si mise sull'attenti dicendo «Congratulazione Signore!»
Steve si mosse a disagio, alla fine rispose con un veloce saluto pur di terminare quelle cerimonie.
A un tratto lui disse «Poiché Olivia verrà con me, credo ci sia qualcosa che dovete sapere. »  E fissò sua sorella che si fece rossa in viso.
Lei guardò il fratello, poi i genitori e dichiarò «Non posso. »
«Ok, lo dico io. »- Dichiarò Steve - «Olivia è… »
«SONO INCINTA!!!» gridò lei anticipandolo.
John Shepard rimase immobile, quasi certo di star per avere un infarto. Si era sentito cosi, quando Ashley gli aveva dato la stessa notizia.
Questa volta però era sua figlia, si ricordò Arturus: il suo fidanzato e figlio di Garrus. Non sapeva cosa fosse successo, ma di sicuro il nascituro non aveva lui come padre. Guardò il suo vecchio amico che ricambiò il suo sguardo di preoccupazione.
Per la prima volta tra di loro c’era un certo imbarazzo, non sapendo cosa fosse successo tra i figli. Soprattutto, si chiedevano chi fosse il padre.
Ashley abbracciò la figlia che ricambiò «Bambina mia, mi dispiace di averti detto che eri ingrassata. Scusa se lo chiedo, cos’é successo tra te e Arturus? »
John e Garrus si fecero attenti.
«Niente, questo bambino è mio e di Arturus. » ammise lasciando di stucco i futuri nonni. Spiegò l’accaduto e il ruolo giocato dalla biotecnologia.
«Piccola mia… »- chiese Ashley -« Tali e Hannah cosa hanno detto? Come può tua nonna averti autorizzato a prendere parte a questa missione? » domandò sentendo un sentimento di rabbia verso la suocera per un gesto cosi sconsiderato.
Olivia giocherellò qualche istante con i pollici e infine «Potrebbero non saperlo. » rispose esitante lei.
«Come? » quasi gridarono i futuri nonni, il fratello se ne uscì con «Forte, hai mentito alla nonna! » Lo sguardo dei suoi lo zittì da fare altri commenti.
La sorella però aggiunse «Questo non cambia niente, non starò in panchina mentre voi vi date da fare. » E non vi fu modo di farle cambiare idea. Secondo il regolamento le sue condizioni le consentivano ancora di compiere il proprio dovere, questo pose fine alla discussione.
 
Il piano per prendere contatto con l’esterno era semplice sulla carta. L’Ombra, in altre parole Liara, aveva dato a Olivia la posizione dei suoi comunicatori a lungo raggio sulla Cittadella.
Costruiti per essere usati nella massima segretezza, erano pensati in modo che il loro segnale fosse impossibile da identificare.
Quello che nessuno sapeva e se questo sarebbe bastato per mandare un messaggio. La squadra, formata da Steve, Olivia, Dasha, Isabella, arrivò a destinazione senza incontrare la minima resistenza.
Avevano usato nuovamente la sfera di Woods, per accedere a quelle vie segrete che sembravano diramarsi per tutta la stazione.
Olivia stava caricando i file con quello che avevano appreso sullo stato della Cittadella, mentre terminava, chiamò a se il fratello. «Ogni tanto Isabella ti fissa, l’hai notato? »
«Sì, non penso che sia preoccupante. »
«Può darsi, però abbiamo un problema. Loro ci servono, ho parlato con Dasha e in parte possiamo anche esserci capite. Ma il massacro compiuto da Isabella, ho difficoltà a fare finta di niente. »
Sapendo che il fratello era per forza ignaro degli eventi, gli descrisse la strage del casinò Putin.
«Cazzo! » Disse capendo il problema, senza Dasha il phantom aveva perso il controllo. Pazienza per i mafiosi russi, anche se inconsapevoli di aiutare una spia dei grigi, ma il resto delle vittime erano turisti presenti nel momento sbagliato.
Se per lui era difficile da gestire come notizia, figurarsi per sua sorella. «Hai provato a chiedere a lei? »
 «A Isabella? Se non parla con nessuno tranne Dasha. »
Si passò una mano sul casco cercando di riflettere, tutte le scelte possibili gli sembravano sbagliate. Un segnale acustico indicò che il messaggio era pronto.


«Voi non siete lei? » disse una voce allarmandoli.


Il Consiglio aveva ricevuto il rapporto di Olivia, questo avrebbe permesso un maggior successo dell’attacco. Di quello si stavano occupando i militari, un’altra questione richiedeva la loro attenzione: i Leviatani.
«Sapevamo che non potevamo fidarci completamente. La domanda è: dobbiamo attivare la linea rossa? » chiese Tevos ai suoi colleghi. Il consenso fu unanime.


*****


Olivia si avvicinava a passi misurati verso la figura di bambino trasparente e luminescente che aveva davanti «Non vogliamo farti del male. »- disse per rassicurarlo -«Sei il Catalizzatore? »
«Non lo so, è questo il mio nome? »
«Dovrebbe, so che ti sei presentato a mio padre con questo nome. John Shepard, lo ricordi?»
«No. Sono qui … ho sentito un segnale … aveva qualcosa di famigliare … da quella donna. » E indicò Dasha. Protettiva Isabella si mise in mezzo.
La Weaver la scansò avvicinandosi, voleva veder da vicino la IA più potente ed evoluta mai esistita. Non poteva evitare di pensare a come sfruttarla, se era possibile.
Tirò fuori la sfera di Woods «Penso che tu abbia avvertito questa, è pur sempre tecnologia dei razziatori. »
« Si… »- rispose quasi ipnotizzato a vederla -« … si avvicinano. » disse all'improvviso, allarmato e corse via seguito da Olivia e dagli altri.
Una pattuglia di una decina di cani era al loro inseguimento, Isabella, chiudeva la fila. Si girò di scatto tagliando in due, in orizzontale, l’unità nemica in testa.
Le due più vicine la attaccarono, le decapitò entrambe teletrasportandosi subito dopo. Olivia e Dasha aprirono il fuoco su quelle rimaste, inchiodando il nemico sulla sua posizione per un istante.
In mezzo al gruppo di cani, caddero le granate a grappolo di Steve. L’esplosione li annientò.
Isabella era scocciata, non era riuscita a uccidere nessuno. Non c’era piacere a combattere contro robot.
«Adesso? » domandò Dasha.
«Ci serve un posto sicuro, sai indicarcene uno? » chiese Olivia all'intelligenza artificiale.
«Seguitemi. »
Scesero di molti livelli, continuando a camminare fino a quando il Catalizzatore non si fermò. Il locale era buio, non avrebbero visto niente se non fosse stato per gli infrarossi dei caschi, lo spazio ridotto al minimo li aveva costretti a camminare in fila indiana, nell'aria una forte presenza di elettricità statica che drizzava peli e cappelli.
Attorno a loro, pareti nere si alzavano verso un soffitto che non riuscivano a scorgere.
«Ok. Tralasciando il senso d’inquietudine che il posto emana, dove siamo? » domandò Steve.
«Non lo so. » rispose il Catalizzatore.
«Ci hai condotto tu qui. » obiettò Olivia, cercando di nascondere il suo disappunto.
«Penso sia sicuro, ma non so che posto sia. »
Dasha s’intromise, scalzò Olivia per il poco spazio e chiese «Ci servono informazioni e tu le fornirai, vista tutta la strada che ci hai fatto fare. »
Olivia l'allontanò con un braccio «A volte è brusca, da che la conosco è sempre stata una stronza, ma ha ragione. Abbiamo bisogno d’informazioni. »
«Io non so … quella donna non c’è. »
«Chi? Nostra madre? » domandò Steve andando per esclusione, non credeva che potesse aver incontrato tante altre persone. Il Catalizzatore lo guardò senza capire.
Olivia fornì una sua descrizione e della situazione in cui si erano incontrati.
« È lei, sono contento sia sopravvissuta. »
«Perché? » chiese Steve brusco.
Olivia però lo riprese «Non essere geloso! »- e tornado a rivolgersi all’IA -«Scusalo, quando qualcuno si avvicina a mamma, diventa un tantino protettivo ma anch'io vorrei sapere perché t’interessa. »
«È il primo essere vivente che conosco che non mi ha messo paura. »
«Io te ne faccio? » chiese Olivia.
«No. »
«Steve? »
«È intimidatorio. »
«Loro due? » chiese indicando Dasha e Isabella
«Si »
«Si vede che sei intelligente. » e fece per accarezzargli la testa ma la mano lo attraversò, Olivia lo guardò incerta «Avevo capito che mia madre era riuscita a stringerti, pensavo fossi più solido. »
«Posso modificare la mia densità. »- rispose -«Prova adesso. »
Olivia riuscì ad accarezzarlo. Al tatto era difficile da definire, aveva appena toccato dell’energia.
«Adesso però ci devi spiegare, perché non sembri sapere niente su di te? » chiese lei.
«Non lo so, sono comparso qua dove siamo ma ho l’impressione di essere diventato cosciente altrove. »
Dasha scrutava le pareti che avevano attorno, lei avvertiva un segnale per il fatto di avere una sfera di Woods impiantata in testa, fortunatamente sapeva bene come nasconderlo.
Prese in mano la sfera vera, una copertura perfetta, si comportò come dovesse usarla e disse «Arriva un qualche segnale da queste pareti, ignoro però di cosa si tratti. »
«Ipotesi? » -domandò Olivia -«Nessuna, non è il mio campo.» Le rispose.
«Abbiamo qui un’intelligenza artificiale mega evoluta, chiediamo a lui? » propose Steve. Fissarono l’ologramma. Questo si avvicinò alla parete, con un certo timore. Appena la sfiorò la sua figura divenne instabile per alcuni istanti. «Io….c’è qualcosa di me lì dentro, qualcosa che mi appartiene. Penso che dovrei in qualche modo ricongiungermi. »
«Questo sarebbe un bene? » domandò sempre Steve, il suo dubbio era condiviso.
«Non puoi dirci niente di te? Qual è il tuo scopo? Il motivo per cui esisti? » chiese Olivia.
« Non lo so. Per questo e per scappare ai miei inseguitori ho continuato a muovermi cercando qualcosa che mi desse un indizio. Potrei averlo trovato, molto più vicino di quanto avrei mai pensato.» commentò osservando la nera parete.
«Che pensi di fare? Appoggiarci contro le mani e vedere che succede? » suggerì Olivia.
«Prima c’è stato un contrasto di sistema quando l’ho fatto. Per questo ho ottenuto a fatica poche informazioni. Deve esserci un guasto da qualche parte. »
«Usiamo la sfera di Woods. »- Suggerì Olivia -«Tu l’hai avvertita quando l’abbiamo usata, Dasha ha percepito il segnale grazie ad essa. Potrebbe essere il collegamento che ti manca. »
«In pratica questa è la versione “provvisoria” del Catalizzatore, se vogliamo che ritorni operativo dobbiamo connetterlo a questo gigantesco hard disk, a cui siamo dentro. » disse Steve, voleva essere sicuro di aver capito la situazione in cui si trovava.
«Esatto! » rispose Olivia.
Dubbioso il fratello chiese «Sicura che sia una buona idea? Anche tralasciando che i grigi lo stiano cercando, è la pericolosa IA che ha per millenni governato i Razziatori, distruggendo centinaia di civiltà. »
«Questo devi dirmelo tu, sei tu al comando. » obiettò lei.
A quella frase Steve sussultò un attimo, con Olivia in squadra tendeva a dimenticare quel dettaglio.
«Per me è una follia. » dichiarò Dasha «Ci basta avere i comandi della stazione, niente altro. »
Lui ci rifletté un istante «“La fiducia va data prima se volete riceverla”, nostro padre ci ha ripetuto questo fino alla nausea. Vediamo se ha ragione, connettiamolo! Dasha la sfera! » ordinò deciso, volendo usare un tono adatto al comando.
«Usa ancora questo tono con me e la tua cara Ilary avrà un eunuco con cui divertirsi. » asserì minacciosa la Weaver.
«Ok. » rispose lui sommesso, per niente intenzionato a testare la veridicità di quella minaccia.
La figura dell’IA prese in mano la sfera, sembrava incerta come se non sapesse usarla e poi s’illuminò. Una luce fortissima riempì l’ambiente, i presenti dovettero voltarsi per non essere accecati, nonostante i visori dei loro caschi si fossero automaticamente oscurati.
La figura mutò trasformandosi in una sfera di luce, quella di Woods fu inglobata al suo interno. Attorno a loro i pannelli s’illuminarono reagendo a quello che stava succedendo.
Tutto cessò di colpo, com'era iniziato, l’avatar del catalizzatore riprese nuovamente la forma di un bambino umano.
La sfera di Woods era ai suoi piedi, fusa e inutilizzabile. «Quindi? » chiese Olivia, non potendo evitare una certa preoccupazione per quello che era stato appena fatto.
«Ricordo. » dichiarò e il luogo dove si trovavano incominciò a cambiare. Ogni parte cominciò a scendere o salire, creando un ambiente molto più vasto.
«Ok, adesso cosa si fa? » domandò Steve.
«Vorrei connettermi a te. » disse il Catalizzatore a Olivia, il fratello si mise in mezzo rispondendo con un secco «No! » Quell'idea non gli piaceva a priori.
«Aspetta Steve »- rispose lei e chiese - «Perché avresti bisogno di connetterti con me ?»
«Possiedi tecnologia dei razziatori attiva nel tuo corpo. Voglio connettermi a te per capire, John Shepard ha dimostrato che la soluzione che avevo trovato era insufficiente. Desidero valutare come la convivenza tra organici e sintetici sia proseguita in questo ciclo, solo dopo deciderò come intervenire. Dal risultato, potrei anche agire contro di voi. »
Olivia diede il suo consenso, la convivenza con i geth funzionava e non vedeva niente che potesse portare a una decisione contraria.
Suo fratello non condivideva la sua scelta e disse «Io non sono d’accordo, potrei ordinarti di non farlo. »
«Sono uno s.p.e.t.t.r.o. »
«Che io sia al comando non conta niente, fai pure come vuoi, sei stata tu a volere che lo fossi. Fanculo, capisco perché l’Alleanza proibisce di avere parenti nello stesso reparto. » commentò veramente seccato e le diede di spalle.
«Ha ragione signore, le faccio le scuse. Arrivati a questo punto, non avrebbe però senso esitare. Credo che avere il Catalizzatore schierato con noi sarebbe di enorme aiuto. » dichiarò piazzandosi davanti a lui, assolutamente seria.
«Cos'è, uno scherzo? »
«No signore, lei ha ragione. Per il fatto di essere parenti ho agito in modo sbagliato, senza tenere conto della gerarchia di comando. Ripeto, le faccio le mie scuse e le chiedo di decidere. »
Lui si voltò verso il catalizzatore « Quanto è pericoloso per lei? »
«Non lo è. »
«Siamo sicuri? »
«Sì. »
«Fallò! » disse a Olivia e rivolgendosi ancora all’IA «Se le succede qualcosa, ti ammazzo. »
«Molto bene. » rispose, Steve non capì se stava dicendo a lui o a sua sorella «Ho solo bisogno di toccarti le mani. » Olivia strinse in tranquillità quelle del Catalizzatore.
Tanta naturalezza che IA valutò strana, difficile da comprendere. «Incominciamo. » annunciò.
Olivia si sentì come trasportare altrove, come afferrata e spostata di continuo. Quando la sensazione svanì riaprì gli occhi, con un certo sollievo vide che non si era assolutamente mossa.
«Hai ottenuto quello che cercavi? » chiese all’IA.
«Si, ho trovato dei fattori di rischio per questo ciclo che vanno rimossi. I miei creatori, gli Xalielt e io. »
«Aspetta, i Xa….cosa? Perché tu saresti un rischio? »
«Xalielt, la razza a cui avete affibbiato il nomignolo di grigi. Originari anche loro del pianeta conosciuto in questo ciclo come Terra, sono esistiti circa cinquecento cicli fa. »
« Tanto tempo fa…. possiamo continuare a chiamarli grigi? Non so nemmeno come si pronunci un simile nome. » disse Steve.
Il Catalizzatore gli si avvicinò toccandogli l’armatura « Fatto, ho messo una protezione contro il segnale dei Leviatani. Non tornerai più sotto il loro controllo, neanche se ti dovessi nuovamente avvicinare ai generatori di eezo 19. »
« Bene a sapersi… »
« Ho programmato il segnale perché si trasmetta per contatto. » spiegò il catalizzatore.
« Come diavolo è possibile? » domandò lui.
« Vuoi davvero saperlo? »
« No, mi basta che funzioni. »
« Chiunque toccherai sarà liberato dal segnale, tornerà normale e ne sarà immune. Potrete riutilizzare la tecnologia dei razziatori per potenziarvi, questo vi permetterà di avvicinarvi ai reattori attivi e disattivarli con una certa sicurezza. »
Lui ci rifletté un attimo, la biotecnologia in corpo l’avevano solo poche persone sulla Cittadella ed escludendo sua sorella «Vuoi dire che posso riportare alla normalità, i soldati IDG che i miei hanno portato al sicuro? »
«Si. »
Quella risposta lo entusiasmò, ma il sorriso scomparve subito «Per quelli che sono ancora sotto il loro controllo? »
«Dalle mie informazioni sono morti. I loro corpi sono stati riassemblati, perfino ricreati dopo aver ricevuto delle ferite. Tra loro non c’è nessuno che si possa definire “vivo”. »
Quelle parole gli fecero sentire un nodo alla gola in gola, era freddo e distaccato, ma quelli erano stati i suoi soldati. Non riusciva a evitare i sensi di colpa, per quasi i duemila uomini che aveva perso.
« Capisco. » si limitò a dire «Se abbiamo finito, è ora di tornare indietro. »
«No, andrai tu solo. »- Mosse un braccio facendo aprire un passaggio in mezzo alle pareti «Questa via ti condurrà senza problemi a destinazione.»
«Solo? » domandò ancora lui.
«Vuoi che venga per tenerti per mano.» chiese provocatoria Olivia.
«Divertente. »- rispose il fratello che si rivolse un ultima volta al Catalizzatore -«Dimmi una cosa dio-computer, come sai dei miei uomini, dei nuclei a eezo 19, della situazione in generale se come ci hai detto, devi recuperare le tue funzioni? E perché hai le sembianze di un bambino? »
«Quando sono stato disattivato l’avatar con cui mi ero mostrato a John Shepard era questo, alla mia riattivazione le impostazioni sono rimaste le medesime. Posso cambiarle se è un problema. L’ho assunta solo perché questa figura era rimasta distinta nella sua mente. »
«Nessun problema, ero solo curioso. Per l’altra domanda? »
«Ho visto tutti i ricordi della figlia di Shepard, scaricandoli in me e vivendoli in prima persona. Ho compreso molte cose, ottenuto le informazioni che volevo. »
Olivia lo guardava allibita, a un evento simile non aveva proprio pensato.
«Anche quelli sessuali? » chiese Steve.
«Certo. » Fu la risposta e Steve si allontanò ridendo.
Lei sentiva di aver battuto qualsiasi traguardo di vergogna, non riusciva a guardare in faccia Dasha. Non voleva vedere il suo sorriso divertito.
 
«Un progetto interessante. » dichiarò il Catalizzatore osservando Isabella. Comparvero due copie di lui che si mossero verso i pannelli della stanza.
«Cosa? » domandò Olivia ancora incredula.
«Sono parti di me, ripristineranno alcuni dei sistemi base. » spiegò l’avanzata intelligenza artificiale.
Una barriera energetica avvolse Isabella che si trovò sospesa a mezz'aria. Lottava per uscire ma le sue tecniche biotiche erano inutili.
I proiettili attraversarono inutilmente il corpo di energia del Catalizzatore, Dasha imprecò per qualcosa che trovava scorretto.
«Non ho intenzioni di farle del male. » - disse lui - «Vi aiuterò, ma abbiamo tempo. E’ affascinante che una civiltà così giovane abbia sviluppato un progetto così raffinato. »
Dasha e Olivia si guardarono senza capire, «Di cosa parli? » chiese la s.p.e.t.t.r.o.
«Di lei. » - rispose indicando Isabella - «L’ho analizzata guardandola, volevo solo un esame più approfondito per fugare ogni dubbio. »
Nel frattempo la diretta interessata tirava pugni alla barriera senza risultati, aveva riposto le spade troppo grandi e inadatte in quello spazio angusto.
« Cosa avresti fatto “guardandola”? » domandò Olivia.
«Ho esaminato il suo DNA. »
«Con uno sguardo? »
«Sì. »
«Sentiamo. » dichiarò Dasha curiosa.
«Un progetto piuttosto avanzato sull'evoluzione dell’essere umano, o comunque sul modo di indirizzarla. Volete una spiegazione? »
Le due donne annuirono.
«Ha capacità biotiche e fisiche superiori a qualsiasi essere umano, stranamente non intellettive. Queste dovevano essere latenti, sono presenti diversi interventi a livello genetico, conferendogli ugualmente doti sopra la media. Il suo DNA è stato manipolato con l’eezo 19 per risvegliarle. »
«Un attimo… » - disse Olivia - «Sappiamo che Isabella, in gioventù, è stata esposta all’eezo 19 per farne un’arma per Cerberus. »
«Vero ma in un secondo momento, dai segni rimasti posso dire lo scopo dei diversi interventi che si sono succeduti. Nella storia degli esseri viventi, la natura compie scelte, alcuni geni si attivano altri sono repressi, questo causa inevitabilmente mutazioni, errori genetici per lo più silenti che si trasmettono a ogni generazioni. La natura ha elaborato meccanismi per correggere e compensare questi errori. Eezo 19 attiva ogni singola mutazione nel DNA dell’individuo prima di distruggerlo, portando a quello che la tua specie chiama tumore. L’effetto minimo è la comparsa di un enorme di tumore diversi in contemporanea. La prima somministrazione di eezo 19 deve essere avvenuta a un’età non superiore i due anni, il fatto che sia viva la rende straordinaria.»
«In che modo?» chiese Dasha.
«Il suo DNA presenta un basso numero di mutazioni rispetto alla media, ma a fare la differenza sono state le capacità del suo organismo di correggere i danni al suo patrimonio genetico. Queste sono almeno cento volte più forti del normale. Stabilito che poteva sopravvivere, sono cominciate le operazioni.»
«Perché testare il suo DNA con eezo 19?» domandò Olivia.
«Per gli interventi genetici che sono venuti dopo, il suo codice genetico presenta delle cicatrici. Sono state procedure molto invasive, normalmente chiunque sarebbe morto e loro volevano la prova che potesse sopravvivere. Chi operava ha potenziato tutte le sue doti fisiche, quello che era latente in lei si è risvegliato. Non solo cose come forza e agilità, ma anche resistenza alle malattie e fecondità. Possiamo definirla come la massima espressione del potenziale genetico della razza umana. Chi ha operato questi cambiamenti ha dimostrato abilità, se avesse voluto portare all'estremo ogni cosa, avrebbe ottenuto sicuramente un individuo più potente, ma dubito che il risultato lo avremmo potuto definire ancora Homo Sapiens. »
Dasha aveva sentito qualcosa che voleva approfondire «Cosa c’entra la sua fecondità? »
«Ha un’elevata fertilità, non c’è dubbio che un rapporto sessuale nel suo periodo la metterebbe incinta e quasi certamente non di un solo feto. I suoi tre cloni lo dimostrano. »
«Come sai di loro? » chiese Dasha, nel suo tono c’era un che di minaccioso.
«Mi sono reinserito nei canali esterni della Cittadella qualche minuto fa, ho cercato informazioni su Isabella accedendo agli archivi delle maggiori potenze di questo ciclo e ovviamente al server centrale della sua compagnia. »
Dasha sentì un brivido lunga la schiena. Se quell'essere avesse detto una parola di troppo con Olivia presente lei sarebbe fallita. Se l’avesse uccisa i guai non sarebbero stati minori. Cercò di rimanere calma, doveva riuscire a pilotare la conversazione.
Il Catalizzatore proseguì nel discorso: «Le capacità di quelle che definisci le tue figlie, sono naturali. Sono state trasmesse ai loro geni in modo normale, non inizialmente forzati a manifestarsi come in Isabella, soprattutto tutti questi caratteri sono dominanti. »
«Che cosa significa? »
«Se avranno figli, avranno le loro capacità fisiche e saranno portatori di eezo 19 e a loro volta saranno capaci di trasmetterle. Si potrebbe quasi parlare di una nuova specie di umani, una in grado di sostituire quella attuale tramite la semplice riproduzione. »
Olivia aveva ascoltato tutto, la possibilità di una nuova specie umana non la preoccupava ma che le figlie adottive di Dasha potessero generare altri portatori di eezo 19, con certezza assoluta era un problema. I governi erano già a conoscenza dei quattro portatori del raro isotopo esistenti, in segreto c’era una corsa su chi per primo avrebbe potuto schierare questi soldati.
Qualcosa che il Consiglio cercava di impedire, avere dei super biotici armati e addestrati avrebbe aumentato le tensioni fra le parti, appena qualcuno fosse riuscito a ottenere un risultato.
Per questo Noveria andava bene, essendo in una zona neutrale loro potevano vivere al sicuro. Hannah aveva costretto la Weaver a mandare le ragazze e Isabella alla Grissom, perché lì sarebbero potute essere studiate senza che si temesse per la loro vita.
L’ammiraglio sapeva fin troppo bene che per le “ragioni di stato” qualsiasi loro diritto sarebbe stato violato, se non si fosse provveduto al riguardo.
« Il programma che ha in testa invece è piuttosto rozzo, non mostra la stessa cura dei dettagli. » disse a un tratto il Catalizzatore.
«Il programma Phantom? E’ incompleto. » spiegò Olivia.
Notando l’interesse delle donne proseguì:
«Gli interventi cambiano, cicatrici diverse, per aumentare la sua potenza combattiva il 19 è iniettato direttamente nei suoi noduli di eezo, così il processo di trasformazione nell'isotopo ha inizio. Il programma è installato in seguito, questo ritardo spiega perché ha delle funzioni cerebrali superiori più sviluppate di quello che ci si aspetterebbe, se fosse stato impiantato prima, non sarebbe più intelligente di un primate. La sua funzione è potenziare le aree primitive del cervello, sopprimere le capacità cognitive più evolute per stimolarne i sensi e cancellarne la volontà. Una mente semplice spesso è la più forte. Gli esperimenti hanno adesso lo scopo di ottenere un soldato ubbidiente, privò della capacità di decidere per se stesso. »
«Nulla di strano che i sostenitori di Cerberus volessero un “super soldato” senza anima » asserì Olivia.
«Interessante. » disse il Catalizzatore.
«Cosa? »
«Sto visionando le cartelle cliniche del clone Alexya Weaver, ha sviluppato in un’età molto precoce la capacità di comprimere energia oscura. Quello che voi chiamate stadio “rosso”.»
«Cosa puoi dirci al riguardo?» domandò Olivia.
«Un biotico normale è come un secchio vuoto che si vuole riempire d’acqua, quando usa i poteri richiama energia oscura e il livello massimo corrisponde ad un secchio pieno. L’energia biotica richiamata oltre il limite, svanisce esattamente come l’acqua che straborda. L'eezo 19 invece comprime l’energia oscura che richiama nella sua forma sovreccitata. Nella sua configurazione normale abbiamo quella che la vostra gente chiama teoria dell’energia bianca, ovvero un enorme risucchio di energia oscura. Riescono ad accumularla più velocemente di quanto si disperda. Se i biotici abituali hanno un secchio, quelli con l’isotopo 19 hanno un idrante. Nella fase “rosso” questo cambia, l’energia oscura richiamata subisce una compressione, a seconda delle doti del biotico questa potrà essere compressa fino a un quinto, questo creerà nuovo spazio che potrà contenere altra energia che subirà a sua volta una compressione. La pressione esercitata farà si che l’energia possa sviluppare una forza molto maggiore, un attacco biotico lanciato a quelle condizioni sarà dieci volte più forte del normale. »
« Sì ma quella cosa che ho visto fare ad Isabella con i grigi? In più sembra poter consumare l’energia di qualsiasi attacco biotico? » volle informarsi Olivia.
In aria apparve un filmato risalente a quando i grigi avevano dato inizio all'assalto della Cittadella, Isabella teneva due di loro per il collo e si vedevano i loro corpi contorcersi e sparire in cenere come carta sul fuoco.
«Usando eezo 19 per raccogliere energia oscura quest’ultima presenta la traccia energetica caratteristica di questo isotopo. Una lunghezza d’onda a cui reagiscono le altre particelle di eezo che tendono a trasformarsi nel 19. Isabella non “consuma” l’energia degli altri biotici con cui viene a contatto, semplicemente la disperde trasformandola secondo la propria lunghezza d’onda. Le fiamme sono un effetto ottico di questo processo. Di sicuro questo provoca un dolore in qualsiasi essere vivente e per certo la morte per radiazioni se questo processo dovesse proseguire in maniera spontanea. Quello che è successo ai grigi è dovuto alla loro particolare anatomia, il fatto di avere eezo inserito nel proprio DNA. »
«Ma Isabella fa anche altro, sembra che a volte l’energia prenda forma solida attorno a lei. »
Un altro filmato, sembra Isabella nelle condizioni descritte da Olivia.
«Cristallizzazione » - disse il Catalizzatore - « Quella che vedete è energia oscura compressa. Anche con l'eezo 19 l’energia è dispersa, quando il biotico ha raggiunto il suo limite, ma non quando è compressa. Allo stadio “rosso” il biotico continua a richiamare energia, a comprimerla, ma questa non ha più posto allora si depositerà sul biotico stesso, i cui poteri attivi funzionano come una calamita. Questo succede per milioni di particelle. E’ stupefacente che formino su di lei un’armatura e non una massa casuale, è segno che ha un controllo perfetto sui poteri. Sarà interessante quando le figlie raggiungeranno questo livello. »
«Perché l’hai fatto? » domando Olivia.
«Cosa? »
«Prima le hai definite cloni, adesso figlie. »
«Ritengo che il termine sia più corretto, ora che ho finito di analizzare il loro DNA. »
«Perché ? » volle sapere Dasha.
«Non sono cloni di lei, anche se è il suo materiale genetico che è stato usato. Il codice genetico di ciascuna, presenta una differenza del 0,1% rispetto a quello di Isabella. Ognuna su geni diversi »
«Non mi sembra molto come differenza. » commentò Olivia.
«Non lo è neanche quella tra uomo e scimmia. Vedo tracce di interventi genetici, negli archivi dell’Alleanza ci sono riferimenti a un operazione simile di manipolazione. Questa donna, ha subito un trattamento analogo. » - apparve un ologramma di Miranda Lawson - « In più il loro DNA proviene dagli ovuli di Isabella, gli interventi al suo genoma e apparato riproduttivo servivano a far si che le qualità genetiche espresse artificialmente si trasmettessero naturalmente ai suoi eredi. Questo richiedeva un gran numero di ovuli su cui sperimentare, per questo hanno migliorato la sua fecondità. Direi che sono stati prelevati da lei non meno di duecento ovuli in un lasso di tempo durato diversi anni.  Non le avrà partorite secondo la biologia della vostra specie ma il risultato non cambia. »
Quella notizia rattristò un po’ Dasha, Isabella era sempre stata trattata dalle ragazze come una sorta di sorella maggiore. Si sentì un po’ fuori posto e alzò lo sguardo sulla Phantom ancora imprigionata a mezz'aria. Rimase leggermente incredula vedendola, forse aveva capito di non essere in pericolo e si era calmata, ma non comprendeva perché avesse uno sguardo beato.
“ Cosa le prende? “ pensò la Weaver.
«Adesso non capisco » - commentò Olivia - « se l’eezo 19 è cosi potente perché i grigi non l’hanno sfruttato? »
«Il 19 è tanto potente quanto instabile, più lo diventa maggiore è l’energia che libera. Per combattere i grigi avete adottato motori e armi che lo usano, ma di bassa qualità e la tecnologia che impiegate presenta molte lacune. Allo stato attuale un motore a eezo normale ha una resa migliore. Questi difetti vi salvano, a queste condizioni non potrà mai andare fuori controllo nel breve periodo. Per i grigi è la stessa cosa, se avessero basato la loro tecnologia sul 19 puro inevitabilmente sarebbe andata fuori controllo, invece cosi hanno il perfetto controllo dell’eezo che alimenta la loro tecnologia. »
Lei non capiva e nervosa chiese:
«I razziatori avevano eezo 19 puro nei loro nuclei, lo so bene perché la mia nave ha quello prelevato direttamente dall’Araldo. Anche Isabella, ma non mi sembra che stia per esplodere!. »
«I Razziatori non erano solo macchine. Un essere vivente biotico ha un rapporto diverso con esso. Una mente che non vacilla, una perfetta interazione tra mente e corpo, dovrebbe stabilizzare l’eezo allo stadio rosso. Per questo le aree ancestrali del cervello di Isabella sono state sviluppate. Una mente semplice spesso è la più forte. In una macchina, il 19, è destinato ad andare sempre fuori controllo se  …. ho finito. » Disse a un tratto, interrompendosi.
Le sue copie si ricongiunsero a lui svanendo: «Conosco il piano dei grigi, notevole. »
«Se hai finito di elogiarli. » borbottò Dasha.
«Useranno i portali come bombe sporche, hanno già incominciato ad assorbire energia oscura, raggiunto il limite la rilasceranno tutti assieme ma senza esplodere garantendo l’incolumità dei pianeti. Il risultato sarà un avvelenamento per radiazioni che coinvolgerà tutta la galassia, uccidendo il 99,9% delle forme di vita e mettendo fuori uso i portali. I grigi non ne hanno bisogno per spostarsi e non ci sarà più nessuno che possa opporsi. »
Dasha e Olivia si ammutolirono, il Catalizzatore le aveva appena informate del genocidio dell’intera galassia. Persino peggiore di quello dei razziatori, che non distruggevano le civiltà pre-spaziali.
«Non li puoi fermare? Non comandi tutta la Cittadella e i portali da qui? » domandò Olivia.
«Di norma si, sto riacquistando i controlli ma richiede tempo. Non è detto che ci riesca prima che loro completino il loro piano. Per questo i grigi mi volevano, con me avrebbero attuato tutto questo mesi prima. Ma lo schianto del loro Crucibolo sulla Cittadella causato da tuo padre, e la mia fuga, hanno rallentato tutto…rilevo una grande flotta di navi in arrivo. »
«Finalmente arrivano i nostri. » commentò Dasha.
«Andiamo!! » urlò Olivia.
«No, mi servite qui. » affermò il Catalizzatore.
«Perché ci stai aiutando? Mio padre ti ha distrutto in passato. »
« Mi dai emozioni che non provo, non odio Shepard per averlo fatto. Ha solo compiuto una scelta com'era suo dovere. Il mio era trovare una soluzione alle continue lotte tra organici e sintetici, in questo ciclo la coesistenza pacifica è realtà. Il mio fine ultimo è mantenerla, eliminando quello che può minacciarla. Sto eseguendo la mia programmazione e scopo originari. »
«Dobbiamo davvero stare qui mentre fuori i nostri compagni combattono?! » Insistette la figlia di Shepard.
«Voi si… » disse e la gabbia di Isabella scomparve, il phantom ricadde a terra con estrema eleganza sfruttando i suoi poteri. Menò un paio di fendenti contro il Catalizzatore, inutilmente. Nemmeno lei poteva colpire l’intangibile.
La figura dell’IA brillò un istante, non fece altro, a Isabella caddero le spade e per poco anche lei a causa di un violento capogiro. Dasha la sorresse.
Isabella alzò il capo, sbatté le palpebre un paio di volte e guardò verso di lei. « E’ sparito! » annunciò incredula.
«Cosa? » domandò Dasha.
«Tutto…non ho dolori, sto parlando e non ho dolori! » mormorò esultante e baciò Dasha sull'onda del trasporto, che sentì la lingua di lei fino alle tonsille.
«Lei dovrebbe essere un aiuto più che sufficiente. »
«Cosa hai fatto? » domandò Olivia.
«Ho agito sul programma phantom della sua mente, funziona come prima, ho cancellato la parte riguardante il controllo mentale. »
«Anche i suoi istinti omicidi? » le bastò guardare il phantom per avere la risposta « No, mi sa di no. » disse vista la pessima occhiata che le stava rivolgendo.
« Quelli sono impulsi naturali del soggetto. » aggiunse IA, ma quello Olivia l’aveva capito.
« Dasha è mia, non ti metterai in mezzo, non prenderai il posto che occupo io! » le due donne la fissarono interdette, un attacco di gelosia da parte di lei proprio non se lo aspettavano.
Olivia stava per dire qualcosa ma Dasha la zittì alzando una mano, prese Isabella per la nuca senza la minima delicatezza le strattonò la testa all'indietro, il gesto le fece dischiudere le labbra e la baciò come lei era stata baciata prima. Nel farlo l’abbracciò, sentiva il corpo di lei fremere.
« Bene, ti sei tranquillizzata? » domandò Dasha, Isabella annuì facendo scrocchiare le labbra un paio di volte, avvertendo ancora il sapore di lei in bocca.
« Ti senti bene? Qualsiasi cosa ti abbia fatto questa specie di IA sotto steroidi »
« Si. »
La lasciò, la girò verso l’uscita e le diede una pacca sul culo « Raggiungi Steve, dai una mano, i nostri nemici sono solo i grigi. Agisci come meglio credi. »
Isabella fece qualche passo incerto in avanti, si voltò indietro a guardarla, annuì per essere sicura di aver beninteso. Poteva uccidere solo i grigi, ma era libera di fare come preferiva. Fissò preoccupata Olivia un ultima volta, si mise il casco in testa e svanì in un trasporto di fase.
«Isabella che parla, qualcosa a cui bisogna abituarsi. »- disse fra se e domandò al Catalizzatore- « Quello che hai fatto, la resa più forte? »
«In teoria no, ho solo disattivato le funzioni del programma che le provocavano violenti mal di testa. Fino ad ora la sua mente ha sempre percepito un continuo dolore. In parte, dovuto anche a un malfunzionamento dovuto alla sua incompletezza. »
Olivia rimase in silenzio non del tutto convinta ma ormai era fatta e chiese all’IA «Adesso noi che facciamo? »
«Devo analizzare dei dati. » asserì il Catalizzatore, assunse un'aria assorta. Qualcosa ancora non gli era chiaro, l’esplosione che volevano indurre nei portali avrebbe ucciso ogni forma di vita superiore, grigi compresi. Aveva analizzato i loro corpi, tramite miliardi di sensori sparsi sulla Cittadella e accedendo ai file del Consiglio e di ogni altro governo. Oltre a quello altre due cose non gli tornavano: l’ eezo presente nel DNA dei grigi che non era presente quando furono mietuti dai Razziatori, aveva difficoltà a ipotizzare quale cambiamento, naturale o no che fosse, avrebbe potuto indurlo e le ragioni. L’altra cosa era un'accumulo di energia oscura sulla stazione principale del nemico. Ogni portale non stava solo raccogliendo energia ma anche trasferendone una frazione.
Doveva scoprire il perché entrando nella base del nemico, per farlo avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di quelle due umane. Nel frattempo c’era altro che poteva fare.
«Trasferirò a voi i comandi dei portali, man mano che ne riacquisterò il controllo. Avere un solo luogo da cui è possibile controllarli è un pericolo per questo ciclo, fornirò i comandi a ogni governo. Utilizzerò i server centrali della Noveria Corps per trasferire più velocemente le informazioni, visto il maggior grado di compatibilità tecnologico. »
“Compatibilità tecnologica?” pensò Olivia, le fece sorgere un dubbio. Si voltò verso Dasha ed ebbe conferma di ogni cosa « Hai usato tecnologia dei Razziatori! » affermò, a un metro da lei la Weaver le puntava un'arma. A quella distanza non c’era possibilità che sbagliasse.
Su Noveria il 70% del personale arrivava dai Sistemi Terminus, nelle sedi distaccate era del 40% in media, Divisione N raggiungeva il 90 %. Il perché di questa scelta era semplice, molti non avevano niente. La compagnia li aveva assunti dando a ciascuno quello che voleva, qualcosa di intoccabile. Come un moderno diavolo, che in cambio dell’anima concedeva qualsiasi cosa.
Quando il Catalizzatore aveva detto quella frase, Dasha Weaver aveva sperimentato la forza di questo legame imposto ai suoi dipendenti. La paura di perdere qualcosa di irrinunciabile.
Lei sarebbe tornata su Noveria, con Isabella e le ragazze a guerra finita e li avrebbero vissute felici e contente, doveva solo zittire Olivia e il suo sogno sarebbe diventato realtà.
Avrebbe riso di se stessa, per questo legame che si era imposta da sola. Cadeva vittima della stessa strategia che usava con altri.
Poteva farlo, erano sole. Olivia W. Shepard sarebbe morta per mano del nemico e tutti l’avrebbero pianta. Nessun testimone per contraddirla.
«Che intenzioni hai? » domandò Olivia.
«Ucciderti, impedirti di farmi rinunciare al mio "sogno". Porterò a termine questa missione da sola, non farò vincere i grigi. »
«Perché? »
«Sei onesta, qualcuno che non posso corrompere. Questo in fondo è il vero problema, se lo fossi sarebbe tutto più semplice. Hai capito cosa nascondo sotto Caninea, magari non di preciso ma l’idea generale è esatta, ho usato tecnologia dei razziatori.»
« Se dovessi indovinare il suo utilizzo, dal poco che so, direi spionaggio. » affermò sicura Olivia.
« Niente che non facciano le altre aziende. » ribadì Dasha.
« Loro non usano tecnologia proibita. »
« Non sanno osare. Ma non è solo questo, ti ho visto parlottare con Steve, indovino l’argomento: Isabella e il massacro al casinò Putin. Non ci riesci a passare sopra. »
«Ha fatto un massacro, sono stati assassinati uomini, donne e perfino dei bambini che alloggiavano nel hotel del casinò. » dichiarò Olivia.
A quelle parole Dasha mostrò una fredda indifferenza «Quindi? Ci sono sempre dei massacri per la galassia, basterebbe lasciare correre. Il Consiglio l’ha fatto, non hanno detto niente, questa è la prova che sono al corrente di tutto. Se necessario so di poterli comprare, loro e gli altri, ma non mi perdoneranno se scoprono cosa nascondo. Se tu gli informassi perderei la compagnia, Isabella e le mie figlie, mi stai già rubando Alexya. » l’ultima frase fu quella che la stupì di più.
« Catalizzatore …»-disse Olivia ignorando Dasha-«…puoi accedere ai file degli s.p.e.t.t.r.i e creare il documento che voglio chiederti? »
« Certo, però sottolineo l’inutilità di questo discorso. Quanto accade nella galassia rende ogni discorso sulla Noveria Corps privo di ogni importanza. » commentò l’ologramma.
«Questione di prospettive. Crea un documento in cui sia riportato che la Noveria Corps ha creato un computer basato sulla tecnologia dei razziatori dietro mia supervisione e con il mio assenso. » dichiarò Olivia.
« Per quale motivo dovresti farlo? » chiese Dasha.
« A guerra terminata dovrai consegnare quello che nascondi ei progetti, sicuramente ci saranno altri provvedimenti, impossibile dire quali. È un trucco che non convincerà nessuno, ma tutti avranno convenienza nel crederci. Come hai detto lo spionaggio industriale tra aziende è normale, se non diviene pubblico governi e Consiglio non intervengono. Questa cosa che hai creato adesso ci torna utile, non voglio fare l’ipocrita ma neanche voltarmi dall’altra parte solo per convenienza. Se ti eliminassi un sacco di gente sarebbe infelice, su Noveria ti adorano e Alexya, Diana e Trish sarebbero infelici. Non ci siamo affrontate a Caninea è merito delle tue figlie, sono in debito e con questo le ripago. Spero che rifletterai sul fatto che faccio questo per loro, è solo per questo che ti offro una possibilità. Se vuoi fare loro da genitore, non puoi fare niente che metta a rischio la loro felicità. Questo non risolverà la questione di Isabella. »  
Dasha abbassò il capo e l’arma, era stata sconfitta. Era un buon contratto, Olivia stava rivoltando contro di lei la paura di perdere qualcosa di insostituibile con cui gestiva i suoi dipendenti. Inutile negare l’evidenza, si era sentita invincibile, aveva osato ed era stata scoperta, le risultava difficile credere che non avrebbe fatto neanche un giorno di galera. Non le sembrò un gran problema, pagando probabilmente l’avrebbe evitata o almeno ottenuto la minor pena prevista.
L’importante era evitarla per Isabella, l’essere rinchiusa l’avrebbe nociuto molto più che a lei.
Guardò Olivia, si erano affrontate e misurate ad ogni loro incontro. Aveva fatto bene a sceglierla come tutrice delle sue figlie, se fosse successo qualcosa a lei e ad Isabella.
« Facciamo come vuoi. Ti chiedo di evitare la prigione per Isabella, non può essere rinchiusa.»
« Non posso darti garanzie. »
« Devo dire di essere sorpresa, credevo che tu difendessi la giustizia ad ogni costo. » asserì Dasha.
« No, difendo le persone e solo dopo la giustizia. Non ho mai creduta in quella assoluta, ottenuta ad ogni costo. » spiegò Olivia.


*****


Steve si lanciò al suolo strisciando fin dietro a un riparo, dappertutto si sparava. Imprecò bellamente, proprio quando sembrava che le cose stessero andando per il meglio, dopo che era rientrato al nascondiglio della resistenza, data una rapida spiegazione ai suoi e liberato con un semplice tocco, come da istruzioni del Catalizzatore, i suoi cento uomini che la resistenza aveva catturato e portato dove il segnale dei Leviatani non poteva raggiungerli.
«Forse non conta molto signore, ma sono fiera di lei. Mi scuso di averla mal giudicata. » disse Sioux avvicinandolo.
«Non devi, si è presentata l’occasione e l’ho sfruttata, non era previsto. »
«Signore, vada al diavolo. Quando qualcuno le fa un complimento stia zitto, lo accetti e smetta di farsi “seghe” mentali sul fatto di esserselo meritato o no. »
Lui rimase un attimo interdetto e un « Ok. » fu la sola risposta. Fu allora che le sentinelle diedero l’allarme, gli IDG si stavano avvicinando e non a caso, avevano circondato la zona inizialmente infilandosi nei tunnel sotterranei subito dopo. Costringendo la resistenza ad uscire, come tanti ratti portati allo scoperto.
Circondati in mezzo a dalle macerie, lì si trovava in quel momento.
« Sioux! Rapporto! Ci siamo tutti? » urlò al comunicatore
« Sissignore, centouno soldati tutti presenti. Hanno fatto in tempo a prendere armi e munizioni, ma sono confusi, non sanno che succede. »
« Ok, chi ci spara non sono i nostri compagni. Stanno usando i loro corpi e sono morti, sparate senza esitazione. Fuoco! Fuoco! Fuoco! » e sparò, al suono della sua arma fecero eco altre cento. Provò un piccolo piacere a vedere i suoi ordini eseguiti.
Subito fu chiaro che non sarebbe bastato, i soldati nemici si rialzavano e la cosa era inquietante anche solo a vedersi. La linea di difesa cominciò a vacillare.
« Asiria mi senti? Com’è la situazione dal tuo lato? »
« Male, ma un aiuto sarebbe gradito. »
« Da qui non vediamo i reattori, ma non devono essere lontani se i soldati sono qui. L’armatura segnala un aumento progressivo delle radiazioni. Se la resistenza non se ne va subito, moriranno adesso per i nemici o più tardi per avvelenamento. Lancerò i miei cento soldati dove le radiazioni sono più alte e dovrebbero esserci i reattori, questo dovrebbe attirare la loro attenzione, sfruttate l’occasione per aprirvi un varco. »
« Sei pazzo! »
« È l’unico modo, la nostra biotecnologia è attiva, possiamo sopravvivere alle radiazioni meglio di altri. Pronti a correre appena attacchiamo! » chiuse il canale. Non voleva sentire nessuno, non aveva avuto il coraggio di parlare un’ultima volta con i suoi. Per questo aveva contatto l’amica.
Stava per dare il segnale, un sibilo si udì sul campo di battaglia. Dalle retrovie vide i nemici attaccati da qualcosa che si faceva largo nello schieramento. Il suono crebbe all’avvicinarsi dell’aggressore, vide il corpo di un nemico dividersi in due parti, e queste quasi esplodere in decine di frammenti. Non vi era traccia dell’aggressore.
Un’ombra e quel sibilo lo fecero voltare, in cima al riparo a cui si era messo Isabella lo fissava. . “Il sibilo di spade in cui si dica siano rinchiusi dei demoni” pensò, ricordando quella cena a casa sua.
Riaprì la comunicazione con Asiria « Mi senti? »
« Si, dimmi che ci hai ripensato. »
« Isabella è qui. A tutti i soldati IDG ai miei ordini, ci lanceremo all’attacco, il nostro obiettivo sono i reattori. Stando alle letture sono circa settecento metri sulla destra, rispetto alla mia posizione. Il nemico ci supera di dieci a uno, sarà una corsa signori, chi cade o rimane indietro non avrà nessun aiuto. Dobbiamo disattivare il segnale che trasmettono, siamo gli unici che possono avvicinarsi. Qualcuno ci aprirà la strada, il resto tocca a noi. »- disse questo fissando Isabella- « Spero che tu sia qui per darci una mano. »
« Dasha ha detto che posso fare come voglio. »
Trovò strano che parlasse quando normalmente avrebbe annuito, ma non ci perse tempo « Nessuno ti trattiene. »
Molti soldati avvertirono una strana sensazione, come se la morte li avesse sfiorati senza toccarli in quel campo di battaglia.
Isabella mostrava il predatore che era. Le sue due katane, Nebbia del Caos quella lunga e Fuoco della distruzione la corta, vibravano per la tanta energia oscura di cui le stava colmando.
Facendo davvero pensare che l’antico rituale fosse davvero riuscito a catturare dei demoni e a rinchiuderli al loro interno. Creando spade che avrebbero ucciso qualsiasi utilizzatore si fosse dimostrato indegno.
Scomparve, riapparve davanti a un nemico, un fendente con Nebbia dal Caos lo tranciò in due ma il corpo si disperse in diversi pezzi per l’energia rilasciata nell'attacco.
Svanì e riapparve prima che l’ultimo di quei frammenti toccasse il suolo. Colpì di spalle, dall'alto trapassò il cranio di quello che doveva essere stato un Krogan squartandone il corpo. Fuoco della Distruzione penetrò senza problemi, la sua minor lunghezza la rendeva perfetta per attacchi di pura potenza.
Steve, con i suoi, corse fuori dai ripari sparando senza risparmiare colpi non avendo motivo per farlo: riuscivano o sarebbero morti.
Attorno a loro Isabella faceva strage, troppo veloce e rapida per le reazioni di quei mostri mossi dalla biotecnologia. Usando ogni tecnica biotica e arma a sua disposizione.
« Chi cavolo è quella? » chiesero alcuni soldati.
« Tacete e correte! » Ordinò Steve. Dietro un crinale, formatosi dal crollo di alcuni palazzi, videro i tre reattori, distanti fra loro un cinquantina di metri.
« Un terzo degli uomini con me, un altro con Sioux, il rimanente con… Meet » disse leggendo la targhetta di un salarian con i gradi di sergente. « Andiamo! » gridò e scesero lungo il crinale separandosi, mentre le radiazioni salivano a livelli letali.
Isabella era irritata, i nemici che aveva abbattuto ricombinavano i propri corpi tornando in vita. Quello che lei uccideva doveva rimanere morto, qualsiasi altra ipotesi era un affronto personale.
In più quegli esseri non erano intimoriti da lei, non avevano avuto nessun tipo di reazione. Ucciderli non era divertente.
Continuò a fare a pezzi i nemici senza trovare un modo di evitare la loro resurrezione, non vi era eezo coinvolto impedendo ai suoi poteri qualsiasi intervento al riguardo.
“Seccante” pensò da in cima a una collinetta formata da una cinquantina di corpi di nemici abbattuti. Sotto di lei poteva sentire e vedere i cadaveri agitarsi, a un tratto smise di percepirli.
Alzò lo sguardo e vide tre linee di fumo alzarsi in cielo.
« Spero di non fare mai più qualcosa di simile. » mormorò Steve, schiena appoggiata al reattore. Correre in mezzo a soldati morti che lo attaccavano era stato decisamente troppo in stile horror per lui.
Anche se erano nemici virtualmente immortali, si muovevano da schifo sul campo di battaglia a causa dei loro corpi ricostruiti e deformati.
Quando avevano affrontato nemici armati con razzi nucleari, i loro, si era sentito perduto, a dispetto di tutto però ci erano riusciti. Si ricordò della sua idea di lasciare al Consiglio il compito di occuparsi dei Leviatani, fece spallucce. Il messaggio ormai era stato inviato, poi nessuno avrebbe avuto da ridire perché aveva sconfitto il nemico.
Però i Leviatani non avevano mai attaccato la resistenza fino adesso, tranne scontri sporadici parevano avere altri obiettivi « Il Catalizzatore di sicuro. » mormorò fra se.
Loro lo trovavano e venivano attaccati, non poteva essere un caso anche se gli era sembrato fossero andati un po’ troppo sul sicuro nel trovare la loro base « Va beh. » disse alzandosi « Ne parlerò con i miei. »
Un braccio si mosse da solo, afferrandolo per una caviglia, urlò per spavento che fu tale da superare la paura spingendolo ad afferrarlo con forza, staccarlo e lanciarlo lontano
Tutti attorno a lui stavano urlando, attaccati dai resti di nemici che sarebbero dovuti essere sconfitti e questa volta in definitiva. «Che cazzo è? La resurrezione dei morti? » si domandava dove avessero sbagliato, il segnale dei reattori era certamente disattivo. “ Dove?” pensò
Il cumulo di cadaveri dove si trovava Isabella cominciò a muoversi, abbandonò la cima con un salto. Davanti a lei i corpi che aveva accumulato si riunivano in un unico essere mosso dalla biotecnologia.
Lei non batté ciglio, offesa nell'orgoglio. Inaccettabile che qualcosa uccisa da lei non rimanesse tale. Ovunque si riprese a combattere.


*****


Despoina, il solo pianeta conosciuto abitato dai Leviatani che dopo la guerra contro i Razziatori ritornarono nel loro impenetrabile isolamento.
Quando comparve la minaccia dei grigi diedero qualche avvertimento e informazione per poi zittirsi. Fino al messaggio ricevuto da Olivia W. Shepard, il Consiglio ignorava un loro coinvolgimento circa il fallimento del tentativo di riconquista della Cittadella da parte della prima reggimento IDG.
Ann Bryson attentamente scortata, venne introdotta in presenza del Consiglio. « Dottoressa Bryson, mi scuso per il fatto di ricorrere a lei ogni volta che si tratta dei Leviatani. » disse Bakara
« Lo stesso per me, ma questa potrebbe essere l’ultima volta. » aggiunse Tevos.
« Vi ringrazio Consiglieri, mi rendo conto che essendo l’unico contatto conosciuto con i Leviatani è una responsabilità. »
« È stata trattata bene fin qui, i suoi diritti sono stati rispettati? » chiese Chloe, come consigliera umana era suo dovere assicurarsi che i diritti dei suoi simili fossero rispettat.i
« Si conigliera, se desiderati contattare i Levitani vi dico subito che è davvero da molto tempo che non ricevo il minimo segnale. Ritengo che questo canale sia ormai chiuso. »
Tavos annuì « La ringrazio per la sua onestà, ma l’abbiamo voluta come prova sul posto per vedere se il piano funzionerà. Le guardie che la circondano sono qui per proteggere lei, ora le devo chiedere di lasciarsi ammanettare. »
« Io…non capisco. »
« Non le sarà fatto nessun male, è solo una misura precauzionale. Possiamo imporglielo, ma preferiremo avere la sua collaborazione. »
Bryson sospirò capendo di non avere veramente una scelta, almeno i Consiglieri le lasciavano una parvenza di libertà.
« Va bene. » disse e le guardie la ammanettarono.
Il Consiglio aveva indagato su Despoina, i Leviatani erano una minaccia, il settore era tenuto sotto stretta osservazione. Lo scopo era stabilire se quello era l’unico pianeta da loro abitato o no. Tutto faceva pensare che lo fosse.
Innumerevoli satelliti spia erano stati messi in orbita, sonde erano state lanciate nei suoi oceani senza trovare niente.
L’obiettivo finale era quello di stabilire una barriera di protezione per bloccare qualunque segnale di controllo in uscita, impedendo loro di agire al di fuori del pianeta. A questo progetto segreto venne dato il nome in codice di “Linea rossa”.
Un confine, se tutto avesse funzionato, che i Leviatani non sarebbero mai stati in grado di superare.
« Attivate la "Linea Rossa"! » ordinò Tevos.
Sull'orbita di Despoina, i satelliti mostrarono la loro vera natura attivando una barriera di dimensioni planetarie. Controllati, non distanti, da una stazione di osservazione non registrata e senza riconoscimenti.
« Esseri insignificanti! » urlò il Leviatano attraverso il corpo della Bryson che era in preda a delle fortissime contrazioni. Le guardie l’afferrarono, continuò ad urlare e contorcersi ma la voce si faceva sempre più debole. L’ultima traccia fu uno sguardo di odio.
Quando Ann si riebbe era ricoperta di sudore e annunciò ai Consiglieri « Il legame che avevo con loro si è rotto per sempre, non so come faccio a saperlo ma sento che è cosi. »
I Consiglieri annuirono fra loro soddisfatti, il confinamento dei Leviatani stava funzionando.
 
Dalla stazione orbitale di osservazione di Despoina, giunse una comunicazione al Consiglio. I leviatani non cessavano di lanciare attacchi con lo scopo di disattivare la tecnologia che li imprigionava. Il comandante, uno s.p.e.t.t.r.o. , richiedeva l’autorizzazione ad usare i due brucia pianeti di cui era fornita la base e uno dei motivo della sua segretezza. L’opinione pubblica avrebbe avuto da ridere, se si fosse saputo che il Consiglio usava armi messe al bando ben prima che i grigi apparissero.
Due brucia pianeti classe “Izietta”, prendevano il nome da una dea asari della vendetta, quella più potente capace di fondere la crosta di un pianeta e distruggere tutto per 2000 km furono lanciati dalla stazione. Avevano contromisure che li protessero, quando attraversarono il confine della linea rossa, entrando in contatto con i problematici attacchi dei Leviatani capaci di agire sul funzionamento di molte tecnologie.
Le due armi nucleari si separano, una si immerse nelle acque dell’emisfero boreale, l’altra di quello australe. Ognuna liberà un energia pari a 296.000 gigatoni. Onde di cinquanta metri si originarono, gli oceani furono sconvolti,
La loro esplosione fece risuonare e vibrare l’intero pianeta come fosse una campana, sottoponendolo a un maremoto planetario.
Il luogo dei due impatti non era stato scelto a caso, ma entrambi attentamente scelti in base alle informazioni geologiche ottenute analizzando il pianeta dallo spazio.
La risonanza era un fenomeno della fisica, dove un corpo subisce dei colpi generando delle vibrazioni di frequenza pari a quelle che subisce. Il risultato finale era la frantumazione del corpo.
Era quello che stava succedendo su Despoina, sebbene fosse impossibile distruggere il pianeta, questo stava lievemente tremando. Questo era il vero motivo per cui i brucia pianeti erano armi proibite, bastavano due di loro per innescare una reazione che avrebbe portato a un terremoto capace di far crollare ogni città su un pianeta. Non c’era modo di verificare quali danni avessero subito i Leviatani o la distruzione di siti importanti.
Si era scelto di colpire dove il pianeta avrebbe subito più danni, colpendo indirettamente i suoi abitanti.
Il Consiglio ebbe presto notizia che ogni attacco per superare la linea rossa era cessato, non si rilevava nessun tipo di attività.
«Grazie, continuate a monitorare la situazione e riferite ogni cambiamento. » disse Tevos al comandante della stazione. Finalmente l’ansia dei Consiglieri si allentò un poco, incerti che il piano avrebbe funzionato.
Ora non rimaneva che vincere la battaglia per la Cittadella. Qualsiasi cosa fosse successa da questo istante, era fuori dalla loro portata.
Le flotte si erano messe in movimento, dopo il rapporto del tenente Shepard, a minuti avrebbero varcato il portale «Possiamo riuscirci? » chiese Jerod.
«Dobbiamo avere fiducia in qui soldati e nell'ammiraglio. Quella donna è un guerriero. » dichiarò Bakara, Devos accanto a lei annuì.
«Il termine “mostro” mi sembra migliore. » affermò Jerod, agli altri consiglieri scappò una risatina. Quell'affermazione era in parte vera.
«In questa guerra abbiamo schierato dei veri "mostri", a cominciare da Isabella. Anche Olivia W. Shepard lo è, a modo suo. »
«La definizione eroe è senz’altro più appropriata per lei. » disse Chloe.
«Forse. »- asserì Tevos -«Abbiamo fornito il meglio che potevamo, adesso è tutto nelle mani dell’ammiraglio Hannah Shepard. »


*****


Pareva ci fossero riusciti, pensò Steve guardando i soldati controllati dai Leviatani inerti al suolo. In qualche modo che non conosceva, erano sopravvissuti.
Una luce in cielo attirò l’attenzione di tutti, il portale della Cittadella si era attivato e dal bagliore che emanava, non poteva trattarsi di una singola nave.
«Ci siamo. » disse Asiria affiancandolo «Devono essere le flotte. »
Lei guardò avanti, troppo sperare che la loro battaglia fosse passata inosservata. In lontananza segni di un grosso contingente in arrivo, di certo non amici.
Isabella affiancò Steve dall'altro lato, profondamente insoddisfatta della battaglia.
«Se avete qualche confessione da fare è il momento, presto potremmo essere morti. » suggerì lui.
«Avrei voluto provarci con Olivia, ma non né ho mai avuto il coraggio. Una volta l’ho baciata e avrei voluto metterci la lingua! »- dichiarò Asiria, accettando il suo suggerimento- « Caspita, mi sento davvero meglio. »
«Wow! » Fu l’unico commento di Steve, ammutolito da quella dichiarazione.
Parlò lui e disse «Finito qui, voglio invitare tutti gli amici e fare una grande grigliata. La facciamo da te Asiria, grigliata sulla spiaggia, pesce, sole e donne in costume. Vorrei sapere se almeno ho fatto un buon lavoro alla Grissom? Anche se per gli studenti ero qualcuno facile da prendere per il culo. »
«Il solito pessimista. » borbottò Asiria «Tu hai fatto un ottimo lavoro, sono sicura che lo pensino tutti. »
Isabella gli mostro una foto dicendo «Non sei un giocattolo. » Era la foto di una gita scolastica. Teneva Trish in spalle, Alexya e Diana lo stringevano ai fianchi. A fare la foto era stata proprio Isabella che aggiunse «Lo hai detto tu stesso “ Amici fino a quando non devo ucciderti”. »
Steve si sentì in imbarazzo per tutto e per niente. L’unica frase che riuscì a dirle fu « Non parlare, so che ti costa fatica. »
Lei però rispose «No, il dolore è scomparso. L’ologramma ha fatto qualcosa. »
I due la guardarono increduli, alla fine fu Asiria a chiedere «Allora, super phantom psicopatico qualche rimpianto da dichiarare? »
«Ti ho affrontato e respiri asari, questo è un’offesa. Dasha crede che uccidere membri della squadra di Olivia le creerebbe problemi. Ringraziala di questo. Inoltre, se ti uccidessi Steve non vorrebbe più giocare con me.»
Steve e Asiria si cambiarono un’occhiata e tossirono, lui con molti più dubbi di lei.
« Qualcos'altro? » aggiunse Asiria.
«Voglio essere invitata, nessuno mi ha mai invitato e non ho mai fatto una grigliata. » disse guardando Steve.
Il viso di Isabella era celato dal casco, ma intuì che un “no” non sarebbe stato accettato.
«Faremo una grigliata a casa di Asiria, vuoi venire? » domandò lui.
«Devo chiedere a Dasha. »
Asiria e Steve sorrisero, ma Isabella sembrava soddisfatta.
«Tutto ok, figliolo? » chiese suo padre avvicinandosi, con lui Ashley, Garrus, Miranda, Grunt, IDA e perfino Joker feriti, doloranti ma vivi. Lui annuì.
I suoi cento uomini lo raggiunsero e Meet chiese «Comandante, chi è questa tizia con armatura da phantom? È dei nostri? Abbiamo difficoltà a fidarci di qualcuno con indosso un’armatura delle truppe di Cerberus » I superstiti IDG lo guardavano curiosi.
«È dei nostri, nome in codice…ehm…Azzardo. » Disse improvvisando, poi guardò in cielo. La battaglia era cominciata.

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Capitolo 31
*** Battaglia per la Cittadella 1° parte ***


La portaerei John Shepard, dell’Alleanza, era la nave ammiraglia della flotta d’attacco. Al suo comando vi era Valentina Quenny.
Qualche metro più indietro, l’ufficiale a capo della flotta: l’ammiraglio Hannah Shepard. Silenziosa guardava la mappa tattica davanti a lei, attorno si muovevano ufficiali delle comunicazioni.
La flotta contava duecentottanta corazzate, quattrocentocinquanta incrociatori pesanti, milletrecento incrociatori leggeri, quattrocento fregate, ottanta portaerei.
A queste si aggiungevano un numero imprecisato di navi che formavano la flotta di Omega, più millecinquecento navi civili piene di soldati.
La flotta era suddivisa in due gruppi : Il primo denominato “Hackett” agli ordini del ammiraglio Hannah Shepard, responsabile dell’intera operazione, era incaricato di distruggere le forze spaziali nemiche. Comprendeva quasi la totalità delle navi da guerra e dei caccia.
Il secondo nominato Imarte, dal nome del comandate asari che scoprì la Cittadella, era comandato dal contro-ammiraglio quarian Nono'Sun vas Hafis, responsabile delle operazioni di sbarco.
Una forza composta da parecchie centinaia di navi da trasporto, di navette e di navi scorta geth/quarian tra corazzate, incrociatori e fregate. Tra queste anche l’unica corazzata classe razziatore della flotta: la Jotnar.
A questi andavano sommati tutti gli squadroni di bombardieri “Pellicani” e caccia geth. Una forza aerea di diecimilacinquecento mezzi.
Si era deciso che i Pellicani sarebbero stati inutili nello spazio, per questo vennero concentrati interamente sulla Cittadella.
L’intenzione era distruggere il nemico da lontano, impedirgli di arrivare al contatto con le truppe, a costo di non lasciare niente di intatto sulla stazione.
Portavano una forza d’invasione di centocinquantamila soldati e settemilacinquecento veicoli minori tra unità per il trasporto e quelle per l’attacco.
Quella impiegata nella guerra contro i razziatori, per la conquista di Londra era stata ancora maggiore ma dovendo combattere questa volta su una stazione spaziale, lo spazio di movimento era molto ridotto.
Il nemico schierava la sua base principale, una gigantesca stazione spaziale di forma sferica  con un diametro di novecento km, gli era stato dato il nome in codice di ARCA, a cui si aggiungevano settecento delle sue navi, ognuna più potente di una corazzata. Inoltre non si sapeva quante, al suo interno, ne tenesse la base nemica e a quanto ammontassero le forze nemiche nell’insieme.
Nella sua missione nello spazio oscuro, con lo scopo di ricercare e distruggere la stazione nemica, la Jotnar era riuscita a farci breccia in essa usando i brucia pianeti di classe Izietta, il danno era visibile sugli schermi.
Anche se gran parte di esso era dovuto al nemico stesso che aveva, inaspettatamente, espulso nello spazio la sezione invasa per distruggerla. La missione aveva avuto alte perdite.
«I krogan?» chiese Hannah.
«Nessuna notizia, signore.» - rispose un operatore - «Secondo il piano Urdnot Wrex con la milizia krogan dovrebbe aver preso posizione, di nascosto, su Bekenstein usando le nuove navette HS-22. Sappiamo che il messaggio con il piano è stato ricevuto, per segretezza non è stato possibile avere una conferma diretta. Dai dati in nostro possesso, i krogan non dovrebbero avere avuto problemi a realizzarle considerando le attrezzature sul pianeta e il supporto geth.»
Hannah annuì appena, l’operatore si allontanò tornando al proprio dovere. «Ammiraglio Quenny, dalla mappa il nemico non si muove. Me lo conferma?»
«Sissignore, è fermo sulle sue posizioni.»
« Forse conoscono la paura e la prudenza. Temeranno di cadere in un'altra trappola, visto come li hai fregati la prima volta.» disse riferendosi alla flotta che aveva supportato l'invasione della Cittadella da parte della 1° reggimento IDG. A comandarla Valentina, per ingannare il nemico aveva sacrificato un terzo delle sue forze, mandando avanti delle navi, con solo equipaggio geth, con a bordo ordigni nucleari.
Queste detonarono, mentre le IA che le comandavano si scaricavano sulle navi restanti. La confusione generata dalle esplosioni permise al reggimento di sbarcare. Gli ordigni portavano inoltre eezo 19, saturando lo spazio più vicino alla stazione di radiazioni nocive per l’armamento nemico.
Nessuno aveva pensato a un interferenza da parte dei leviatani, a causa loro il piano era fallito. Fortunatamente il messaggio di Olivia era arrivato in tempo, svelando cos'era accaduto agli IDG e pieno delle informazioni che i sopravvissuti della Cittadella avevano raccolto.
Non ultimo, Hannah Shepard si era messa il cuore in pace sapendo che nipoti, figlio e nuora erano vivi.
« Corazzate in posizione! A tutti i piloti, decollo! Jotnar e squadre da sbarco stiano pronte!» ordinò, subito i suoi comandi vennero trasmessi.
A centinaia i caccia decollarono dalla flotta, lanciandosi contro le navi dei grigi. Queste rimanevano inerti.
Hannah, fissa sulla mappa tattica, guardava le posizioni dei singoli puntini. “Mosche contro elefanti” pensò. Le navi a cuneo dei grigi, in materia oscura, avevano una corazza e un armamento nettamente superiore, un’elevata accelerazione e una prua che funzionava da rostro che poteva spezzare in due qualsiasi nave.
La soluzione ideale sarebbe stata prendere tutti i brucia-pianeti esistenti classe Izietta, la più potente, e scagliarli. Questo avrebbe comportato la distruzione certa della stazione ma risparmiato numerose vite.
Era stato adottato come piano d’emergenza.
« Ci giochiamo tutto? » domandò Valentina.
« Esatto. »
«Corazzate in posizione! » - comunicò un soldato - «Ognuna ha agganciato una nave nemica. »
«Fuoco! » ordinò Hannah.
Ogni corazzata montava il nuovo cannone della Gemic Dyneral. Sparava proiettili a mach 28 arricchiti con eezo 19. Il funzionamento dell’armamento con 1, dipendeva da quanto velocemente le particelle dell’isotopo sarebbero penetrate in profondità nella materia oscura, della corazza delle navi nemiche.
Le esplosioni liberavano molta energia, ma la velocità di penetrazione era bassa. Le asari della Gemic Dyneral si erano prefissate la costruzione di un'arma che fosse l’esatto opposto.
Sottili linee solcarono lo spazio, passando attraverso le squadriglie di caccia alleati, giungendo ai loro obiettivi.
«Bersagli colpiti! Stima dei danni in corso! Riscontrate crepe sul 60% della corazza nemica sui ¾ degli obiettivi! I Caccia ingaggiano i nemici! Gruppo Imarte in rotta verso la Cittadella! »
Veloci e agili i piloti piombarono in picchiata sulle navi nemiche, tutti armati con bombe ad alto potenziale.
Emanati dalla superficie stessa della corazza, i mortali raggi di pura energia oscura delle navi nemiche. Alcuni apparecchi vennero abbattuti, altri proseguirono sganciando il loro carico.
«Tre navi colpite, corazza superata. Sicuri danni interni. Confermati danni simili su diversi altri bersagli » comunicarono all'ammiraglio Hannah. Altre notizie erano in arrivo.
« La Jotnar del comandante Vega, guida lo sbarco. Cannoni a lunga gittata della nave armati. Confermato il Presidium come obiettivo. Le navi geth di scorta hanno ingaggiato il nemico. Due navi perse! » annunciò allarmato l’operatore.
« Come hanno fatto ad abbatterle? » chiese Hannah.
« Le hanno speronate Ammiraglio. »
Quella era la cosa più problematica delle navi nemiche, una corazza così robusta che gli permetteva di usare la tattica dello speronamento. Qualcosa che nessuna razza applicava dai tempi del medioevo, contro cui erano impreparati e non avevano trovato soluzioni.
Allo stato attuale le navi a cuneo dei grigi potevano spezzare in due una qualsiasi corazzata, passarci in mezzo e non subire il minimo danno.
Per questo il piano dell’Ammiraglio Shepard era ingaggiare il nemico da lontano, danneggiare le sue navi e lasciare che fossero i caccia a finirli. I suoi ordini erano chiari, colpire i motori delle navi nemiche bloccandole e passare alla successiva.
«Jotnar ha aperto il fuoco, contatto tra cinque, quattro, tre, due…. Bersaglio colpito. Confermata rottura dell’anello del Presidium. »
Follia era stato definito il piano d’assalto di Hannah Shepard. Dai rapporti dei mezzi da sbarco del 1° reggimento IDG e da quelli di Quenny, avevano saputo due cose: l’esistenza di un'antiaerea estremamente efficace, la presunta localizzazione di questa nel Presidium.
Per migliorare le probabilità di successo, questa doveva essere spazzata via. La sua soluzione fu che i cannoni principali dalla Jotnar, dotati di una portata maggiore dell’antiaerea e della potenza per danneggiare pesantemente il Presidium venissero usati su di esso.
Non sapevano le ubicazioni esatte delle batterie nemiche, ma al Consiglio disse «Distruggiamo il Presidium, se lo facciamo l’antiaerea nemica sarà inservibile in ogni caso. »
Consiglieri e altri militari presenti ammutolirono «Lei è pazza? Dobbiamo liberare la Cittadella, non distruggerla! » gridò esterrefatto un generale turian.
«Per liberarla dobbiamo vincere, per questo voglio aggiudicarmi tutti i vantaggi possibili. Dalle informazioni pare che i nostri nemici siano interessati solo al Presidium, è probabile che li abbiano il grosso delle forze di terra e che ciò che vogliono sia lì, qualsiasi cosa sia. Danneggiamolo gravemente e annienteremo la loro contraerea, le loro forze terrestri dovrebbero subire ingenti perdite e forse impediremo che ottengano quello che desiderano. »
«Si rende conto delle sue parole? » - chiese la consigliera quarian Nine'Fogar- « Potrebbero esserci ancore persone vive sulla stazione. Tra queste tre membri della sua famiglia. Il suo piano potrebbe portare alla distruzione della Cittadella e uccidere tutti i superstiti. Se questo dovesse succedere, anche in caso di vittoria, come lo giustificherebbe? Non è qualcosa che un nome famoso o delle giuste conoscenze possono correggere.»
«Nessuna giustificazione, sarei l’ammiraglio che per vincere la guerra ha distrutto la Cittadella e ucciso la propria famiglia. Dovesse succedere, prometto che Consiglio e Alleanza non ne subiranno le conseguenze, perché prenderò una pistola e mi sparerò in testa subito dopo la vittoria. » annunciò seria in volto ai consiglieri.
Nessuno aveva dubbi che avrebbe mantenuto la parola.
Fu allora che un portaordini entrò nella stanza, interrompendo la riunione per consegnare un messaggio.
« Abbiamo ricevuto un messaggio dal tenente Olivia Shepard. » - annunciò Tevos, precisando il nome per evitare confusione - «Sembra che suo nipote sia vivo, ammiraglio. Anche John e sua moglie. Olivia da alcune indicazioni su dove effettuare uno sbarco e altro. Adesso che sa che la sua famiglia è viva, vuole sempre procedere col suo piano? »
«Si! »
I Consiglieri parlottarono un po’ fra loro e infine «Ammiraglio Hannah Shepard approviamo il piano, il comando è suo. Noi tutti speriamo per il meglio. Le farò avere subito il rapporto di sua nipote perché possa studiarlo, prima vi sono però alcune cose che vanno riviste. » dichiarò Tevos, l’accenno ai Leviatani e ad aver incontrato IA nota come il Catalizzatore era qualcosa da nascondere. Il fatto che fosse attiva era motivo di preoccupazione.
Pareva che IA fosse mostrata un attimo prima che il messaggio fosse inviato, dando l’opportunità di aggiungere quel fatto importante. Tra le persone che l’avevano vista c’era anche la Weaver, questa notizia venne colta dai Consiglieri con un certo fastidio. Ora però dovevano occuparsi dei Leviatani.
 
«Numerose navi nemiche dirette contro le truppe da sbarco. » annunciò un operatore.
«Il quarto braccio della Cittadella si sta staccando, il sito di sbarco sul primo braccio risulta ancora sicuro. » comunicò un altro. Non sapendo quali sarebbero state le condizioni della Cittadella, dopo il pesante attacco della Jotnar, si erano numerati le braccia della stazione partendo da quello scelto come sito per lo sbarco.
«A tutta la flotta avanzare, le corazzate facciano fuoco a volontà. Teniamo il nemico concentrato su di noi. » -ordinò e tra se disse -«Vediamo se reagiscono a questa provocazione.»
Le navi nemiche all'assalto delle truppe da sbarco furono investite da un pesante fuoco di sbarramento e principale obiettivo dei caccia. Cambiarono rotta dirigendosi contro la formazione Hackett.
“ Giusto, siamo noi i vostri avversari” pensò Hannah soddisfatta. Ogni intervento militare dei grigi, aveva una caratteristica in comune: sembrava organizzato da dilettanti, per essere un popolo con un elevata intelligenza parevano non comprendere le tattiche militari.
“ Sono stati isolati per millenni nello spazio oscuro, non devono mai aver trovato nessuno da affrontare.” Rifletté tra se l’ammiraglio cercando di spiegare quell'anomalia, però l’elevata tecnologia che possedevano sopperiva egregiamente a quella mancanza.
Quello che la preoccupava era non sapere niente della loro società, aveva letto il rapporto di Olivia dell’assalto della Jotnar. I “civili” dei grigi si erano lanciati all'assalto dell’unità di sua nipote morendo a centinaia, buttando via le loro vite senza problemi.
In quel gesto lei non scorse nessun segno di coraggio. Erano semplicemente corsi incontro al nemico.
«Reazioni dalla stazione nemica? » domandò Hannah.
«Nessuna, signore. »
«A tutte le navi attivare campo di nium, al mio segnale. Le IV sono pronte? »
«Affermativo, le IV aggiuntive di ogni nave sono attive. » rispose un operatore.
«Campo di nium in stand by su ogni nave. » disse un altro.
«Fuoco nemico in arrivo! » gridò allarmato un terzo.
«Attivare campo di nium! » ordinò l’ammiraglio.
Sottoprodotto della lavorazione di eezo, era stato ignorato da sempre. Una scoperta, di appena qualche anno fa, riportava che aveva le proprietà di annullare l’eezo.
In seguito, per sviluppare gli armamenti per fronteggiare i grigi, la Noveria Corps creò armi che usavano una combinazione di eezo 19 e nium. Le discariche dov’era stato gettato il nium vennero saccheggiate, il prezzo di un prodotto privo di valore salì vertiginosamente.
Il campo di nium, simile a uno elettromagnetico, agiva sull’eezo e tutte le forme di energia ad esso collegate.
I raggi di energia oscura entrarono nel raggio di azione del nium, come luce in un prisma vennero riflessi tornando quasi interamente indietro.
Grida di esultanza si alzarono quando una nave dei grigi esplose, distrutta dal suo stesso colpo. Danneggiata in precedenza, non aveva resistito alle proprie armi.
Quando era stato installato il campo di nium, si sapeva che avrebbe distorto i raggi energetici del nemico indirizzandoli, almeno si sperava, altrove. Quello della Jotnar funzionava in questo modo.
Un tecnico della Orion Fabrications, specializzata in IV e mech, aveva avuto un'idea. C’era modo di programmare il campo di nium, perché riflettesse i raggi dove si voleva? Magari contro il nemico. Ci riuscì utilizzando un IV.
Era necessario tenere conto, in tempo reale, di tutti i fattori della fisica per calcolare l’angolo di ritorno del raggio. Un qualsiasi essere vivente non ci sarebbe riuscito, ma un IV si. 
Un tiro preciso era impossibile, ma se il nemico avesse sparato svariati colpi assieme e si fosse riusciti rimandarli indietro nella medesima direzione, si poteva sperare in un colpo di fortuna.
Giusto quello che avvenne e che Hannah voleva, per questo aveva dato il divieto di usarlo fino a suo ordine. Anche se supponeva che questo avrebbe portato il nemico ad usare tattiche di speronamento.
Ma il campo di nium aveva dei limiti sia di tempo che di efficacia. Poteva deviare una quantità di energia uguale a quella posseduta, in caso contrario gli effetti sul colpo si riducevano sensibilmente.
Agiva inoltre sui biotici, le navi erano schermate ma era difficile che non vi fossero conseguenze con tanti campi attivi tutti assieme.
La flotta asari fu la prima a disattivarlo, troppi membri dei loro equipaggi stavano cominciando a sentirsi male. Debolezza di cui il nemico approfittò, affondando la fregata Atlete e l’incrociatore pesante Vanurot.
La prima distrutta con un solo attacco, che ne attraversò la corazza. Il secondo tranciato in due parti dopo che una nave dei grigi l’aveva speronato.
Questa fu oggetto del fuoco incrociato delle navi vicine, essendo penetrata nello schieramento nemico. Mentre indietreggiava, una squadriglia di caccia asari l’attaccò a poppa e questo parve avere effetto. La nave si bloccò sul posto e cannoneggiata fino a quando non fluttuò inerte nello spazio.
« Com’è il calcolo delle munizioni? » domandò Hannah
« In media. Tra otto minuti le prime squadriglie torneranno per rifornimento. » un altro problema era che i caccia non potevano portare tutte le bombe che servivano. Sarebbero dovute tornare alle portaerei per i rifornimenti, se il nemico avesse deciso di portare un attacco a fondo per colpirle e ci fosse riuscito probabilmente avrebbe vinto.
I caccia privi dei loro rifornimenti sarebbero diventati inutili. Per questo le portaerei rimanevano nelle retrovie.
Hannah fissò la mappa tattica, dove colori diversi segnalavano le navi operative, danneggiate o distrutte dei due schieramenti.
Le corazzate danneggiavano da lontano i nemici. Le navi più piccole e agili, intervenivano subito dopo per finire il lavoro. Troppo veloci perché fossero speronate, dovevano fare attenzione solo all’artiglieria nemica.
«Livello di radiazioni del 19? »
« A livelli medi signore. » rispose un operatore.
Dall’attacco di Valentina, lo spazio attorno alla Cittadella presentava ancora tracce di radiazioni. Queste erano in aumento per via della battaglia in corso.
Non poteva evitare di chiedersi, quanto avrebbero pesato sulle truppe e terra. Per ovviare al problema si era deciso di usare la biotecnologia scoperta da quel scienziato drell che lavorava per il Consiglio: Drentel Peok.
Sfortunatamente, il fallimento del 1° reggimento IDG, aveva fatto rinunciare a ogni tentativo di usarla ancora.
Purtroppo il messaggio di Olivia era giunto tardi per quello. Anche se ora sapevano che era opera dei Leviatani, nessun soldato era stato più trattato con la suddetta tecnologia. Ritenuta inefficace e pericolosa.
In ogni caso, la paura di perdere il controllo dei propri soldati, non avrebbe più permesso di usarla. Il rischio era veramente troppo alto.
Le corazze dei soldati erano state schermate, il problema era di quanto sarebbero salite le radiazioni. Si combatteva col rischio di avvelenare i propri soldati.
Le luci sulla portaerei Shepard tremolarono un attimo, i sistemi andarono fuori uso. La nave traballò leggermente.
« Rapporto? » ordinò Valentina.
« Sbalzi enormi nel motore! La sala macchina segnala un forte aumento di temperatura dal nucleo. »
« Pericoli? »
« I sistemi di sicurezza tengono. »
« Che sta succedendo? »
« È una forte anomalia, comprende tutto lo spazio della Cittadella. Enorme fluttuazioni dell’energia oscura. Il punto d’origine è la stazione nemica. » spiegò un operatore
«Figli di una cagna! » - esclamò Hannah - «Ci stanno riprovando. »
Valentina le sorrise, la “strega” direttrice dell’accademia Hackett amava le sfide. Non si aveva per mentore Hannah Shepard, come non si diventava il più giovane ammiraglio dell’Alleanza, se non fosse stato così.
Era il momento della verità. La prima volta che i grigi avevano attaccato l’avevano fatto usando questa tattica. Generando un'anomalia, molto più potente, che avrebbe avvolto la galassia neutralizzando l’effetto dell’eezo.
Questo avrebbe comportato la perdita della principale fonte di energia, bloccato ogni nave rendendo impossibile viaggiare.
I grigi, in quell’occasione, cercarono di vincere rimanendo in disparte. Distruggendo le fondamenta della civiltà galattica, intervenendo quando nessuno avrebbe più avuto la forza per resistere.
Nella sala macchine della portaerei John Shepard, il nucleo sembrava una persona “ che si stava strozzando da solo, per un boccone troppo grosso.” Questa fu la definizione che diede l’ingegnere capo.
Com’era iniziato il fenomeno passò da solo, il nucleo a eezo 19 riprese a funzionare anche se con una resa ridotta.
«Sembra che siamo ancora in partita. » disse sollevata Quenny, l’idea di trovarsi con la nave immobilizzata l’aveva tenuta in ansia.
« Situazione della flotta? » chiese Hannah.
« Tutte le navi operative, la mobilità è ridotta del 30%. »
« Sapevamo che poteva succedere, andare avanti come stabilito. Comunicatelo subito. »
« Sissignore! »
Mentre il grosso della flotta ingaggiava il nemico, le forza da sbarco guidate dalla Jotnar si avvicinavano alla Cittadella.


*****


I mezzi più piccoli, quelli per il trasporto truppe, passavano in questa sorta di corridoio sicuro che i geth/quarian erano riusciti a creare.
Le veloci navette HS-22 lo percorrevano senza decelerare, affiancando e superando i massicci pellicani. Andare veloci era il miglior modo per evitare il fuoco nemico.
L'antiaerea non si era ancora fatta sentire. Le navette sbarcavano le truppe, per tornare indietro a prendere il successivo gruppo.
Il bombardamento aereo sulla stazione era cominciato.
Sul braccio uno, nome il codice del sito scelto per lo sbarco, formazioni di pellicani colpirono pesantemente la zona antecedente quella di sbarco. Proteggendola da truppe nemiche intercettate localmente, per qualche ragione ignota dirette in quella direzione ben prima dell’assalto.
Il numero di bombardieri era tale da coprire il cielo per tutta la larghezza del braccio.
Gli ordini impartiti erano ingaggiare e eliminare ogni forza nemica presente prima che potesse prendere contatto con le truppe di terra, spianando, letteralmente, la strada fino al Presidium.
 
La conquista dei grigi aveva danneggiato pesantemente le vie di accesso, il parere finale fu che nuovi danni non avrebbero contribuito a peggiorarne la situazione attuale per le forze alleate.
Il crollo di molti palazzi aveva ostruito le strade, si riteneva che in questo modo fosse possibile l’ottenimento di due obiettivi: rimuovere ostacoli all’avanzata dell’esercito e ritardare l’azione nemica.
Interi plotoni di Ymair e Loki furono schierati da subito, prevedendo la fase iniziale come la più sanguinosa, ormai superati erano stati acquistati a poco prezzo e dopo un veloce aggiornamento delle armi, ad opera della Orion Fabbrications, schierati in prima fila come carne da cannone.
Cinque  Pellicani vennero abbattuti in contemporanea, le loro dimensioni e numero rendeva difficili mancarli.
La formazione nemica avvistata inizialmente venne ingaggiata in battaglia. Questa comprendeva un mech Demone, responsabile dell’abbattimento dei bombardieri, il resto di essa non costituiva un pericolo per l’aviazione.
I Pellicani concentrarono l’attacco a terra sull’unica minaccia significativa. Un singolo passaggio e la forza nemica si ridusse a un'unità ancora operativa: il Demone.
Fece nuovamente fuoco abbattendo tre bombardieri più lenti degli altri e addirittura un incrociatore geth/quarian della scorta avvicinatosi per fornire supporto, per questo diventato il bersaglio principale.
Gravemente danneggiato, l’equipaggio incominciò subito ad abbandonarlo.
Ai soldati sbarcati la scena ricordava un film di fantascienza, con il mostro che distruggeva la città circondato da aerei ostili. Proprio come nella pellicola questi venivano abbattuti dalla forza bruta della creatura, in questo caso un mech pesantemente armato e corazzato di una quindicina di metri d’altezza.
Finì tutto in un enorme esplosione provocata dai cannoni elettromagnetici delle Jotnar, spezzando in due il colosso di metallo che precipitò all'interno del braccio della Cittadella, in una voragine.
Parte del piano stradale aveva ceduto, trascinando con se ogni cosa.
I pellicani poterono attaccare senza difficoltà e opposizione i bersagli, in una dozzina di minuti la Cittadella fu devastata dalle esplosioni e dagli incendi.
La Jotnar prese posizione a bassa quota. Il piano era supportare le forze terrestri conducendo le forze aeree all’assalto del Presidium.
Sotto la protezione di questo gigantesco ombrello aereo, sbarcava il I Gruppo di armate del generale asari Kieesa Motis. Forte della prima armata salarian di Eholn Laex e della Seconda armata asari di Taornea Merelas conquistarono i tre capisaldi, sul lato destro, assegnati senza incontrare resistenza.
La velocità con cui vengono sbarcati, accompagnata all’assenza di una contraerea efficace permise alle forze alleate di guadagnare posizioni.
Nella zona centrale dello schieramento, i primi a giungere furono i turian della 4a Guardie nere del generale Polcia Egnaculus. Le azioni erano coronate da successo.
Nel frattempo, la 50a divisione marine dell’ Alleanza era sbarcata, la 3a divisione salarian aveva preso posizione, la 3a divisione di fanteria turian e due gruppi di marine e uno di quarian avevano occupato il lato sinistro dello schieramento.
La testa di ponte era gettata, senza una risposta efficace da parte del nemico.
« Ammiraglio! Truppe nemiche in uscita dalla fortezza principale! » -comunicò un operatore ad Hannah. - « Rilevo navi, una trentina, un terzo si sta dirigendo verso il presidium! »
Lei osservò silenziosa quanto avveniva sulla mappa, sapendo che al momento non aveva modo d’intervenire. Il nemico cercava il combattimento ravvicinato, una trentina di navi alleate era affondata.


***** 


Sulla Jotnar, Vega era stato avvisato del medesimo pericolo da Alexandra Redgrave, il suo  primo navigatore.
« Adesso signore? » chiese rivolgendosi al suo ufficiale. Vedendo che le navi nemiche, invece di attaccarli si disponevano a difesa del Presidium. In teoria il primo gruppo avrebbe dovuto impegnare tutte le navi nemiche, lasciando al secondo il compito di affrontare le truppe al suolo.
Per questo la Jotnar era stata destinata all’assalto della Cittadella, essendo stata costruita appositamente per affrontare le navi dei grigi era la scelta migliore, nel caso che il primo gruppo non fosse riuscito nel suo compito, in quanto la vicinanza alla stazione non rendeva possibile l’uso di armi nucleari anche di energia ridotta. Sarebbe stata una battaglia combattuta con armi convenzionali.
Ordinò subito di contattare le forze di terra dicendo « Stanno arrivando. »
Le parole del comandante Vega si dimostrarono esatte, i sensori rilevarono duemila gorilla in avanguardia in rapido avvicinamento. Dietro di loro, il resto delle forze nemiche che un conto approssimativo faceva ammontare a ottantamila unità.
Jotnar e un terzo dei pellicani assaltarono il Presidium. Lo scopo era ostacolare quanto più possibile una reazione nemica, la cui artiglieria sulle navi avrebbe potuto bloccare qualsiasi avanzata terrestre.
La corazzata classe razziatore bombardò pesantemente Presidium e navi nemiche. Concentrandosi contro le due più vicine, solo una riportò lievi danni. Le condizioni della Cittadella non permettevano l’uso dei cannoni a lunga gittata.
I pellicani colpirono le restanti navi. Malgrado l’impegno queste riportarono pochi danni e il loro fuoco contraereo e di quella che venne identificata come l’unica batteria antiaerea ancora attiva, stava facendo vittime.
Le perdite tra gli attaccanti, in questa prima fase furono pesanti: diciassette pellicani furono abbattuti nei primi quindici minuti.
Mentre il gruppo guidato dalla Jotnar affrontava il nemico in difesa sul Presidium, altre formazioni attaccarono le controffensiva terrestre nemica.
Il numero dei nemici era tale da rendere impossibile mancarli, i bombardamenti distrussero un'area di sette km. Furono tuttavia insufficienti a bloccarli.
Avvenne il primo scontro con la linea difensiva di Loki e Yamir, che proteggeva le truppe vere e propri.
I gorilla caricarono distruggendo e travolgendo con la propria forza e peso.
I Loki furono travolti, i Yamir riuscirono a rallentarli appena, in virtù della loro maggior robustezza. L’avanguardia nemica si faceva strada nello schieramento.
L’esito di quel combattimento era certo, dai dati aggiornati in tempo reale la media era di un Gorilla abbattuto ogni sessanta Loki e di trentasei per i Yamir.
Il primo vero scontro avvenne con la Guardia Nera turian. Soldati veterani, sapevano che il modo migliore per eliminare quell’unità nemica era mirare al suo enorme cranio.
Fucili anticarro equipaggiati con proiettili esplosivi, sfondavano la corazza per esplodere qualche secondo dopo. Questa fu la soluzione generale adottata per affrontare i gorilla.
L’assalto nemico si fece furioso, soldati morirono schiacciati dai mech nemici. I turian indietreggiarono ma senza cadere nel panico, combattendo per ogni metro. Alle loro spalle gli alleati continuavano ad arrivare.
Ovunque sulla prima linea si combatteva per tenere la zona di sbarco. Nuclei geth caddero dall'alto delle loro navi, i primi Dwerger furono sbarcati.
L’artiglieria Ullr bombardò il nemico su tutta la linea del fronte, ora troppo vicino alle truppe alleate perché i bombardieri potessero intervenire. Questi si concentrarono sulle retrovie avversarie.
L’avanzata nemica si arrestava.
Nelle retrovie alleate presero posizione i nove Titani realizzate dai geth/quarian.
Il più grande ostacolo per le forze di terra del Consiglio era rappresentato dai mech denominati Demoni, colossi in materia oscura, con una potenza di fuoco paragonabile o superiore a una corazzata, avevano inserito in bocca la loro arma principale.
Si ignorava quanti il nemico ne avesse a disposizione, ma con uno o due schierati contro qualsiasi battaglia poteva dirsi virtualmente persa se non avessero trovato un'adeguata contromisura.
Olivia Shepard, con il sacrificio del geth Chrome aveva trovato un errore nella tecnologia dei grigi che la faceva impazzire se a contatto con i geth. Se erano riusciti a tornare vivi dopo aver assaltato la gigantesca stazione dei grigi lo dovevano anche ai coraggiosi geth che erano caduti in battaglie virtuali, per penetrare i computer nemici.
Grazie alla loro azione, i Demoni erano impazziti affrontandosi fra loro togliendo al nemico la sua arma più potente.
Ma un errore informatico poteva sempre venire corretto, per questo il Consiglio non smise di cercare un modo per contrastarli. Le uniche armi che si erano dimostrate efficaci furono i giganteschi cannoni elettromagnetici sul dorso della Jotnar e quelli a lunga gittata.
Tali armi erano però troppo grandi per essere montate su altre navi, il loro consumo di energia assurdamente elevato.
Il Consiglio affidò ai geth, tramite i quarian, il compito di concepire un’arma adatta a supportare e proteggere le forze di terra, dalla minaccia dei Demoni.
Dopo svariati tentativi riuscirono in questa impresa unendo fra loro: i progetti dei cannoni elettromagnetici della Noveria Corps, la tecnologia  del cannone per corazzate della Gemic Dyneral e infine la propria.
Il risultato finale fu l’artiglieria semovente a lungo raggio: Titani. Unità bipede, capace di affrontare qualsiasi tipo di terreno, dotata di tre cannoni di grosso calibro, di quelli in dotazioni alle corazzate, capaci di far fuoco singolarmente che in contemporanea. Garantendo dove necessario la possibilità di un fuoco continuato per compensare i tempi di ricarica.
Dotati di un'arma di calibro inferiore e con minor raggio d’impatto rispetto ai cannoni originali della Jotnar, possedevano un maggior potere penetrante in virtù delle modifiche operate. Erano alimentati da un motore classe Atlante a eezo 19.
Privi di cabine di pilotaggio, erano concepiti come hardware per i geth. Ritenendoli i soli in grado di pillottare questi giganti dei campi di battaglia.
A gruppi di tre erano stati piazzati al centro e alle estremità del campo di battaglia. Quello che nessuno aveva però previsto è che il nemico non decidesse di far uso della sua arma più potente.
Solo un demone era stato avvistato e distrutto dalla Jotnar, un'unità vicina al sito da sbarco insieme a poche altre. Nessun altra era stata inviata dal Presidium, in mano al nemico.
Un titano per gruppo, a rotazione apriva il fuoco, contro le truppe nemiche schierate, con gli altri che rimanevano in attesa non sapendo se e quando il nemico avrebbe fatto ricorsi ai Demoni.
Il piano per l’assalto terreste prevedeva di combattere il nemico da lontano, eezo 19 delle armi richiedeva tempo per produrre danni efficaci nelle truppe nemiche.
Un operatore avvisò Hannah di un’altra questione « Tutti i biotici stanno cominciando ad avvertire un generale senso di malessere. »
« Per ora non dovrebbero avere problemi. Gli effetti però aumenteranno col tempo, dobbiamo vincere prima di allora. » dichiarò imperturbabile.
Era già successo durante il primo attacco dei grigi, quello che colpiva l’eezo dei nuclei della navi influenzava, col tempo, anche i biotici. Si era lavorato febbrilmente per dare un'adeguata protezione, ne avevano ottenuta una parziale.
Se non avessero vinto entro breve l’intero esercito asari, insieme a ogni biotico, sarebbe stato inservibile. Come per i motori, sarebbe servito usare eezo 19 ma iniettarlo nelle persone ne avrebbe comportato la morte certa.
Per quanto ne sapeva l’unico biotico con quell’isotopo, immune a quanto stava accadendo, sulla Cittadella era Isabella.
« Abbiamo un problema. » - comunicò un operatore ad Hannah - « Delle navi da trasporto hanno abbandonato la formazione, sembrano intenzionate a sbarcare, sempre sul braccio uno, ma in una zona diversa da quella assegnata. »
« Chi sono? »
« Le truppe della Noveria Corps. »


*****


Tetrius si era stancato di sentire quell'umana, dai capelli rossi che aveva visto sulla Terra, al comunicatore.
Per la prima volta, da quando occupava la sua posizione direttrice del’accademia Hacckett, Valentina Quenny si vide chiudere la comunicazione in faccia dopo essersi sentita dire in dialetto turian Ha'DIaH QI'Da tuQ SolI', tradotto in linguaggio umano significava “animale d’accoppiamento per i soldati”.
Lei aveva capito cosa le era stato detto. Si ripromise di prendere la testa, a guerra vinta, di quel turian che aveva osato disubbidire agli ordini e darle della puttana.


*****


« Mi aveva scocciato » Dichiarò il generale turian Tetrius a Naomi, al suo fianco.
La loro destinazione originale doveva essere arretrata rispetto alla prima linea, ma un messaggio accompagnato da un segnale identificativo della compagnia era stato ricevuto e diceva: - Venire qui- a mandarlo Isabella.
Gli uomini l’avevano saputo, qualcuno su una delle navi aveva parlato e la notizia si era diffusa all'istante.
Lui rifletté sul da farsi, le coordinate del segnale, non era eccessivamente lontano dal sito originale di sbarco. Distavano un paio di chilometri, sulla destra. Il fronte sarebbe risultato più largo ma vi erano gli uomini necessari per impedire al nemico di incunearsi tra i reparti isolandoli dal resto dell’esercito.
Inoltre i loro stipendi erano pagati dalla Weaver, senza contare che lei avrebbe voluto delle spiegazioni del perché Divisione N non aveva ubbidito a una richiesta del vicepresidente.
Ordinò di sbarcare alle coordinate ricevute. Normalmente questo non sarebbe stato possibile, ma loro e i criminali di Omega avevano navi proprie.
I soldati alla notizia si rallegrarono. Qualcuno raccontò le ultime battute, anche sporche, sulle due signore che sapevano essere state reclutate per una missione sconosciuta. Avere il grande capo che rischiava quanto i suoi uomini li divertiva.
Avrebbero avuto un'extra sullo stipendio per quello che stavano facendo, ma non era quello a entusiasmarli. Solo era bello vedere che il capo non aveva problemi a sporcarsi le mani.


 *****


« Che stai facendo? » domandò seccato Steve a Isabella che guardava in alto, tutti loro si stavano muovendo per ricongiungersi alle forze d’attacco, non distanti più di un paio di chilometri.
Lei fissava immobile il cielo, tenendo in braccio il proprio cane che in qualche modo era riuscito a cavarsela sbucando fuori a battaglia finita.
Un vento improvviso fermò tutti i presenti, navi cargo stavano avvicinandosi sulla loro posizione. Steve si chiese come avrebbero fatto ad atterrare, ma non c’è ne fu bisogno.
I portelloni si aprirono e i soldati si buttarono nel vuoto rallentati dai retrorazzi. Soldati, artiglieria, mech e corazzati e diversi rifornimenti.
Tetrius odiava dipendere dagli altri, si era preso per Divisione N tutti i rifornimenti che altri avevano lasciato indietro, che la Noveria Corps gli poteva procurare e che potevano trasportare.
Dasha gli aveva letteralmente aperto tutti magazzini, legali e no. Il resto era stato semplice, avendo a disposizione la flotta commerciale della compagnia. Grazie a una buona dose di fortuna era andata bene, le sue navi erano arrivate tranne due.
Truppe in grigio roccia si disposero attorno al piccolo gruppo di superstiti e soldati IDG.
« Situazione e dov'è Dasha? » domandò Tetrius a Isabella, avvicinandosi con Naomi e il suo stato maggiore.
« La. » disse il phantom indicando genericamente il Presidium.
Il Generale emise una specie di ringhio soffocato, all'idea che proprio il capo fosse assente. Quindi non poté fare a meno di notare la famiglia Shepard e il resto dei sopravvissuti.
Passò un comunicatore all'eroe della galassia « Sicuro vorrà contattare il comandante di questa operazione, l’Ombra è stata così gentile da fornirci un canale che sembra non risentire dell’interferenza dei grigi. »
« La ringrazio. » rispose senza sforzarsi di nascondere il disagio di accettare aiuto da un criminale di guerra.
« Quali sono le vostre intenzioni? » chiese John.
« Non lo so. » rispose Tetrius e fissò Isabella « Quali sono? »
Lei si voltò, puntando con una spada le truppe nemiche che arrivavano « La è Dasha. Raggiungiamola. Ammazzate chiunque vi intralci. » Detto questo s’incamminò verso il nemico, ma Steve gli si parò davanti.
« Pessima idea. » - lei lo sorpassò ignorandolo - « Questa è una guerra, non è uno dei tuoi omicidi! Hai contro centinaia di nemici e forse bisognerà combattere per ore, non puoi usare i tuoi poteri biotici per tutto quel tempo. »


*****


Sull’Atlantic Codex, quando era partita con resto della flotta, erano saliti alcuni clandestini. « Siamo certi che nessuno ci scoprirà? » domandò Taiga.
« Sicuro. » - Rispose Trish - « Abbiamo chiuso a chiave la cabina di Dasha, non hanno il codice e in ogni caso nessuno vi entrerebbe mai. »
Alle sei persone presenti che componevano questo gruppo, a cui non mancavano abilità e ingegno, non era stato difficile trovare un modo per salire non viste, insieme a un paio di casse di materiale militare.
Sistemati in cabina i due gemelli e Taiga si erano fatti raccontare dalle amiche tutte le novità di cui erano a conoscenza, adesso che potevano parlare senza impedimenti.
L’aumento dei poteri delle ragazze Weaver aveva colto il loro interesse fin da subito, soprattutto quello di Trish.
Era come se la ragazza col proprio pugno mandasse uno specchio in frantumi, formando quelle strane crepe nell'aria. Per i gemelli la vera domanda era: Cosa colpiva?
Dai racconti, dovendo rimanere nascosti non potevano averne una dimostrazione, pareva che quando le misteriose increspature smettevano di propagarsi veniva liberata una potentissima onda d’urto.
Henry spiegò la sua teoria « Il modello usato per il programma “Ascolto” costruisce un modello matematico ipotizzando l’energia oscura come un oceano dentro a cui tutti siamo immersi. Visto che è coinvolto un potere biotico, secondo me colpisce una massa di energia oscura. Un po’ come colpire una bacinella piena d’acqua. »
William fu di un parere diverso « Diciamo che sono d’accordo per metà, ho caricato alcuni dati ipotetici sul computer della nave, il lavoro è minimo e nessuno dovrebbe notarlo. Ci darà delle simulazioni di quello che potrebbe succedere quando Trish s’impegna. Isabella non ha saputo dirvi niente o qualche scienziato della Noveria Corps? »
« Isabella ci stava insegnando ad usarli, non ci ha detto niente sulla loro natura. Non credo ne sappia qualcosa. » spiegò Alexya.
« Scienziati, camici bianchi e teste d’uovo ci stanno alla larga, non ci piace farci analizzare. Ci fa ricordare brutte cose. » borbottò Diana, incupendosi leggermente ma ritrovando subito la solita esuberanza chiese « Del mio che mi dite? »
« Io sarei più interessata a sapere perché hanno poteri così diversi. » asserì Taiga, ma davanti a quel quesito anche i gemelli non avevano idee valide.
Passarono in questo modo le ore, andando avanti a parlare mentre si avvicinavano sempre di più al campo di battaglia. A un certo punto furono le ragazze Weaver a rincuorare i loro amici, anche se cercavano di nasconderlo il loro corpo comunicava tutto. Taiga, Henry e William erano eccitati ma avevano paura, lo stesso avevano deciso di seguirle.
Con timidezza, cosa rara per una Weaver, Alexya chiese « Se dovessimo fare sul serio, voi avreste di nuovo paura di noi? » Non aveva dimenticato le loro facce quando proprio lei aveva quasi ucciso Kelly per sbaglio.
Taiga le batté le mani sulle spalle e disse « Quello è successo perché eri condizionata, adesso siete libere e non ho paura. Date il massimo! »
« Voi due geni, non avete un modo per far usare il “rosso” anche a me e Trish? Sarebbe una figata! » dichiarò Diana.
Alexya scosse la testa « Non penso sarebbe una buona idea. Usarlo è davvero stancante, secondo me, noi tre combattiamo meglio se facciamo come al solito. »
William si dimostrò della sua stessa idea « Da quello che ha raccontato Alexya c’è anche una componente caratteriale che innesca la reazione, non è qualcosa che si può improvvisare. »
« Se ricordo…» disse a un tratto Henry ma si zittì subito. Però il danno era fatto.
Diana gli si appoggiò contro, lui la guardò con aria interrogativa. Il bacio lo sorprese del tutto, non meno il gemello e Taiga. Le sorelle di lei osservavano quasi annoiate.
« Che significa? » chiese Henry, l’unico pensiero che era riuscito a formulare. Diana lo spinse schiena a terra, sdraiandosi su di lui e lo baciò ancora. « Ho letto che la seduzione femminile è un buon modo per ottenere informazioni, ero anche curiosa di sperimentare la sensazione del bacio. Se mi dici cosa sai, io continuo. »
« Io...» Non riuscì a terminare la frase. Diana si mosse appena, quanto bastava per premere il suo seno sull’addome di lui, ma soprattutto per strusciare l’interno coscia contro l’erezione che sentiva.
Aveva chiesto a Dasha spiegazioni sulla sessualità, dopo la prima lezione a cui erano presenti anche le sorelle. Per qualche motivo che non capiva si era rifiutata, la richiesta pareva averla sconvolta.
Cose come il bacio o l’atto sessuale non avevano turbato Diana, facendole però rimanere la voglia di provarli. Se tutti cercavano di dedicarsi a queste attività nel corso della vita, un motivo doveva pur esserci si diceva.
Provò a cercare notizie su extranet, ma uno stupido filtro per famiglie glielo impedì. Dovette accontentarsi dei documentari naturalistici tenuti da un hanar. Capì solo che il contatto fisico era molto importante, soprattutto tra certe aree del corpo e che erano le femmine a comandare. Ed era quello che stava cercando di mettere in pratica.
Sentì l’erezione di Henry, interpretandola come un indizio che stava facendo le cose giuste non provando per questo il minimo imbarazzo. Le uniche persone a esserlo erano lui, il suo gemello e Taiga. Le ragazze Weaver non capivano quale problema avesse la gente con il sesso.
Taiga urlò a entrambi di separarsi, ma Diana si voltò verso l’amica dicendo semplicemente « Se entrambi siamo d’accordo, qual è il problema? Poi lui è il mio ragazzo. »
Quest’ultima affermazione scioccò il diretto interessato, non ne era dispiaciuto ma non aveva idea di come fossero arrivati a quel punto. Lui si era limitato a rubarle un bacio una volta. La ragazza aveva deciso senza chiedere niente a nessuno. “Tipico di una Weaver.” Pensò.
« Ecco. » disse lui, voleva chiarire la situazione. Il viso di Diana vicino al suo lo mandò in confusione « Isabella, la prima volta ha usato un composto di eezo 19 e sabbia rossa ad alta concentrazione. » dichiarò dandosi dello stupido, quel dolce viso l’aveva fatto straparlare spingendolo a dire quello che non doveva.
Come promesso Diana continuò a baciarlo, fermandosi solo un attimo per chiarire che non voleva essere abbracciata o afferrata e che lui non doveva metterci la lingua, perché a lei faceva senso.
Henry si abbandonò a un ruolo passivo.
« In ogni caso è una pessima idea. » - Dichiarò William - « Drogarvi per farvi usare il “rosso” non mi piace per niente, non ho intenzione di farlo e non ho neanche idea di dove si possa trovare della sabbia rossa. »
Trish assunse un’aria imbronciata, poi s’inclinò verso di lui ma un colpo di palmo sulla fronte da parte di Taiga la fece ruzzolare al suolo.
« Come ho detto, non penso sia una grande idea. » - Commentò Alexya - «Essere in “rosso” e gestirlo sono due cose diverse, della prima volta che ci sono riuscita ricordo solo un grande dolore in tutto il corpo e un'enorme sensazione di “fame biotica”. Per questo mi hanno dato queste. » e mostrò delle caramelle azzurre « Sono pastiglie di eezo. »
« Ma come fai ad assorbirle? L’eezo non è un alimento. » domandò William, cercando di ignorare suo fratello e l’invidia che provava.
A dimostrazione la ragazza prese una pastiglia e se la mise in bocca, tenendola aperta perché vedessero. Si liberò una polverina, formando una nebbiolina azzurra che virò al rosso mentre veniva assorbita dalle pareti della cavità orale.
« Ok, questo non so spiegarlo. » commentò lui.
Un segnale informò i presenti che il computer aveva finito le simulazioni. Alla notizia Diana lasciò perdere Henry, con un certo dispiacere di lui. La prima cosa che pensarono i gemelli Coats fu ad un errore ma non poteva essere.
Taiga intanto si era fatta leggermente in disparte, mentre tutti erano concentrati sui risultati ottenuti dal computer. Non sapeva il perché, ma si sentiva all'improvviso stanca.
I gemelli avevano finito di consultarsi e fu William a esporre « Non so come spiegarlo, ma secondo queste simulazioni Trish, in termini di pura potenza, dovrebbe superare anche Isabella. »
Questa notizia stupì tutti e la diretta interessata chiese « Questo dovrebbe rendermi più abile con la spada? »
« No! »
« Che abilità inutile. » borbottò lei.
« Datemi retta un secondo. »- asserì Williams - « Lo schema più simile a quello che fa Trish è quello di un maremoto. Lei tira un pugno all'energia oscura presente nello spazio spostandola, maggiore sarà questo spostamento più violente saranno le conseguenze. Di fatto, anche se solo per un istante si crea una zona priva di energia oscura. È qualcosa di mai registrato, secondo le leggi della fisica… »
Taiga lo interruppe dicendogli « Falla semplice. »
« Immaginate una pila di scatoloni ammucchiati a cui tirate un colpo, questi vi cadranno addosso in modo casuale. Questa è la cosa più pericolosa, se il colpo fosse davvero potente credo che controllarne gli effetti sarebbe impossibile.»
La nave improvvisamente cominciò a rollare, brusche manovre a destra e sinistra li fecero scivolare su è giù per la stanza. Multan stava pilotando la nave facendole fare evoluzioni, sul perché non avevano dubbi e se ce ne fossero stati quello che videro da un finestrino sarebbe stata una risposta esauriente.
La Cittadella era in vista, ovunque volgessero lo sguardo vi erano navi da guerra.
La nave ricominciò con le sue evoluzioni, questa volta furono preparati e si tennero aggrappati al corrimano lungo il bordo dei finestrini.
Non sapevano cosa stesse accadendo, ma indubbiamente si stavano avvicinando all'obiettivo. Le prime esplosioni rischiararono il buio dello spazio. La battaglia era cominciata.
Videro le navi circondarli da ogni lato, mentre veicoli spaziali di ogni genere passavano veloci in quello spazio circoscritto.
Un numero impressionante di navette e navi. Uno spettacolo da mozzare il fiato.
Una navetta poco più avanti venne colpita, si aggrapparono nuovamente più forte che potevano mentre la nave manovrava per evitarne i detriti.
Videro dei pellicani, quella vista entusiasmò le ragazze Weaver. Essendo prodotti dalla Noveria Corps.
Niente rispetto a quando si trovarono in mezzo alla flotta da sbarco, di navi commerciali della compagnia. Il grande logo sulle fiancate non lasciava dubbi, quelle tre ne furono impressionate.
La Noveria Corps andava alla guerra schierando tutto ciò che aveva. I loro nemici avevano attaccato Noveria, distrutto Caninea e ora avrebbero subito la giusta vendetta.
Dasha e Isabella era già sulla stazione per quello. La loro fantasia divenne un treno senza controllo, si vedevano invincibili mentre abbattevano ogni nemico. Ricevendo elogi da entrambe le donne.
La crudele realtà le mise subito alla prova, quando proprio una nave della compagnia esplose coinvolgendone una seconda.
Questa volta le manovre furono violentissime e sembrò che non fossero destinate a finire, non seppero quanto tempo ci volle ma finalmente la nave tornò dritta. Erano ammaccati, nauseati ma vivi.
Taiga a un tratto disse « Non vi sembra che la nave sia ferma, un po’ troppo. »
Nessuno ebbe la forza per risponderle, intenti com'erano tutti a cercare di far tornare lo stomaco al proprio posto.

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Capitolo 32
*** Battaglia per la Cittadella 2° parte ***


Divisione N stava dimostrando di non essere da meno di un corpo militare ufficiale. Tra chi non partecipava ai combattimenti vi era Isabella, nervosamente rimaneva in attesa di entrare in azione riposando e mangiando razioni alimentari per biotici. Spadino, accucciato vicino a lei, scodinzolava felice.
Steve l’aveva persuasa ad attendere, qualcosa nel tono di voce più che nelle parole la convinse ad accettare. Lei vi lesse la promessa di un buon combattimento, se solo avesse saputo aspettare.
Intanto lui stava discutendo con Tetrius al QG da campo. « D’accordo, noi IDG prenderemo posizione dove vuole generale. Mi permetto una domanda che non c’entra niente, che Isabella è un phantom è un segreto, come il fatto che sia un biotico con eezo 19. Questo è uno dei motivi per cui il vicepresidente della Noveria Corps è rimasto sempre in ombra. Causa la spia mutaforma che aveva preso il comando della vostra compagnia, i giornali e l’opinione pubblica adesso la conoscono anche se ignorano il suo segreto. Tutta Divisone N l’ha vista con indosso un'armatura da phantom, così come i miei uomini e i superstiti della Cittadella. Ai miei soldati ho detto che è dei nostri e l’hanno vista solo con il casco indosso, non penso l’abbiano riconosciuta e non hanno fatto altre domande. In questa battaglia avremmo bisogno che Isabella s’impegni al massimo. Come pensate di tenere ancora questo segreto? »
« È preoccupato che per assecondare il volere di Dasha, decida di nascondere Isabella a costo di compromettere la guerra? »
« Esatto, voglio sapere se devo aspettarmi problemi a causa di questo. »
« Non so come Dasha penserà di tenere questo segreto ma non mi riguarda. Isabella farà quello che vuole, sorprendentemente a lei ha dato retta quando le ha chiesto di trattenersi. »
« Sono stato cinque anni alla Grissom a gestire lei e le ragazze, qualcosa ho imparato. »
« Seguo Dasha da più di un decennio, Isabella ha sempre dimostrato che mi avrebbe ammazzato se avessi osato interferire con quello che desiderava. »
Steve lo fissò incerto, non essendo sicuro di aver capito bene la risposta, infine si congedò. Tetrius osservandolo allontanarsi pensò “ Il simile riconosce il simile.”
Il phantom alzò la testa, guardando la prima linea dalle retrovie dove si trovava. Percepiva un costante odore di sangue, così come le urla dei feriti. Nonostante fossero di alleati, tutto ciò contribuiva ad eccitarla. Voleva entrare subito in azione e ritrovare Dasha. Saperla sola con Olivia e quel ologramma la preoccupava.
Si alzò dirigendosi all’Atlantic Codex che era appena atterrata, il cane la seguì. Se si sbrigava avrebbe potuto prendere un cambio di mutande dalla sua cabina. Tutta quella morte, l’aveva eccitata davvero un po’ troppo.


*****


Urla di esultanza provennero dalla linea di combattimenti, Naomi Takara stava facendo sul serio. Alla guida del suo nuovo mech che aveva battezzato Junior, una versione aggiornata di Bambino distrutto da quel mutaforma di Durand in uno scontro diretto, si stava divertendo.
La cosa positiva di avere un mech registrato come sperimentale, su cui vigeva il divieto di produzione e vendita ma era consentito possederne un esemplare per ricerche, era il poter ignorare qualsiasi regola sulla restrizione degli armamenti.
Naomi era stata felice quando Cristina Balestrieri le aveva spedito, dalla Terra, la IA di Bambino.
L’avevano installato nel nuovo corpo, risparmiando tempo, ed era nato Junior. Se Bambino vinceva a difficoltà contro un singolo Gorilla, Junior li sventrava.
Il nuovo modello era più leggero, dotato di jet pack per compiere notevoli balzi in avanti o raggiungere i quattro metri in altezza. Al posto del parabrezza corazzato della cabina, un visore tattico che esternamente ricordava il grosso monocolo delle nemesis di Cerberus.
Moduli intercambiabili ne permettevano configurazioni diverse a seconda delle esigenze. A giudizio di Naomi c’era già abbastanza artiglieria sul campo, per questo aveva scelto per una adatta al corpo al corpo.
Questa comprendeva braccia artigliate, dotate di una nuova versione di omni-lama per mech e lanciafiamme.
Da ex-ombra N7 sapeva come usare una lama. Scartando di lato all’ultimo istante, grazie alla manovrabilità migliorata, infliggeva un solo attacco mortale al collo o testa se si trattava dei gorilla.
Per gli esoscheletri in materia oscura la sola forza bruta poteva non bastare, i lanciafiamme erano la soluzione perfetta dato che i piloti nemici non erano isolati dall’esterno. Non era stata l’unica ad aver avuto quell'idea, le tracce dei lanciafiamme erano visibili ovunque.
Il ruggito del loro soffio infuocato era inconfondibile. Pensò che fosse giusto, il nemico li bruciava con raggi di energia oscura e loro ricambiavano.
Dei cani le passarono vicino, usò la mole di Junior per schiacciarli sotto un piede del mech bloccandoli e rendendoli facili prede dei soldati con armi a eezo 19.
Il fatto che fossero anch'essi in materia oscura complicava non poche le cose, il fuoco era inutile e non poteva pensare di distruggerli con la semplice forza bruta. Poteva al massimo bloccarli come aveva fatto o afferrarli con gli artigli e scagliarli lontano sperando che si danneggiassero nella caduta.
Avrebbe voluto vedere delle unità di mutaforma, da un rapporto di Olivia, sapeva che quello che si era fatto passare da Durand era in qualche modo riuscito a far arrivare la propria memoria ai suoi creatori che l’avevano replicata in serie. In pratica il nemico aveva un esercito di Durand.
La notizia l’aveva fatta sorridere, per colpa di quel bastardo si era dovuta far clonare quasi metà del suo corpo. Avere l’occasione di ucciderlo più volte le sembrava la giusta vendetta.
Segnali d’allarmi apparirono sullo schermo, lei fece appena in tempo ad usare il jet pack per allontanarsi dal mortale raggio di un umanoide. Arretrò lasciando che fossero tre Dwerger ad affrontarlo, gli umanoidi erano decisamente fuori dalla sua portata. Guardò sulla mappa tattica.
« Sembra che toccherà gli IDG reggere questo attacco. Meglio a loro che a me. » sentenziò mentre si attestava su una posizione più sicura.
Atterrata dietro il fronte, indugiò ad analizzare la situazione mentre beveva un sorso d’acqua.
« Come stiamo andando generale? » chiese contattando Tetrius.
« Siamo più numerosi di loro, ma è ancora tutto da decidere. Il nostro settore regge, difficile avere un'idea precisa di come vada altrove. »
Lei annuì comprendendo le parole del turian. All'apparenza avevano più riserve del nemico, potevano permettersi più perdite.
Sorrise e disse tra se « Tattica degna di chi è accusato di crimini di guerra. »
Vi era un’ultima cosa che voleva sapere « Una curiosità generale, com'è lavorare con un eroe dal vivo? » domandò divertita.
« Chiedilo a tua padre. » si sentì rispondere dal Generale che chiuse la comunicazione in malo modo, riferendosi al fatto che Zaeed Massani fosse il padre di Kasumi.
Lei rise divertita, rispettava Tetrius ma era divertente stuzzicarlo. Sapeva che per il suo modo di pensare gli eroi e i vigliacchi erano ugualmente pericolosi. Un soldato doveva solo ubbidire.
Per questo condividere il suo QG l’aveva infastidito, ma non aveva potuto farci niente.
A una decina di metri dal turian, il comandate John Shepard stava collaborando alla gestione della battaglia. Scoprire che a comandare l’assalto vi era Hannah Shepard era stata una vera sorpresa, ma da professionisti non c’era stato spazio per i sentimenti. Domande precise e risposte che erano ordini da eseguire.
Ashley, Grunt e Garrus avevano raggiunto settori diversi da condurre, solo Miranda Lawson era rimasto con lui. La donna umana appariva stanca, come tutti i biotici.
Ida con Joker aveva guidato i superstiti della Cittadella nelle retrovie.
Serviva un ufficiale di collegamento tra divisone N e il resto dell’esercito. La Lawson era sembrata adatta a quel compito, come Garrus che era andato a gestire i banditi di Omega.
Isabella uscì dalla propria cabina sull’Atlantic Codex di buon umore, ora che indossava delle mutande nuove. Lanciò un'occhiata alla porta della cabina di Dasha affianco alla sua, visto che lei era lontana voleva un ricordino.
Avvicinandosi alla porta, ebbe una strana sensazione. Nell’aria c’erano degli odori familiari e tracce di eezo recenti. Spadino grattava la porta, sembrava aver capito che dietro avrebbe trovato qualcosa di suo gusto.
« Che diavolo fate qui? » esclamò vedendo i sei clandestini. Aveva intuito la presenza delle ragazze, ma che fossero presenti anche i loro amici era qualcosa che non aveva preso in considerazione.
Loro intanto la fissavano sorpresi, non si erano aspettati di essere scoperti ancora prima di scendere dalla nave. Le Weaver erano pronte con le classiche armature da phantom, gli altri erano in parte vestiti con semplici corazze.
Isabella non vide armi in giro, questo la rincuorò. Dei dilettanti armati erano sempre un enorme problema, amici o meno sarebbero stati solo un peso inutile per le ragazze, se avessero voluto aiutarle in combattimento. Dovevano averlo capito da soli, le sfuggì un sorriso che le ragazze non capirono, fu felice che avessero trovato davvero dei buoni amici.
Prima di Dasha era sempre stata sola in mezzo a nemici. Le avevano detto che era stata in quelle condizioni per dodici anni. Per lei, la durata di quel periodo della sua vita non aveva un significato particolare. Ogni cosa acquistava senso solo dopo Dasha.
Le ragazze le si pararono davanti in fila, quasi sembravano dei soldati sull’attenti. Non erano impaurite, la fissavano dritta negli occhi lasciando che lei leggesse i segnali dei loro corpi.
Fu uno dei momenti in cui fu più orgogliosa di loro. Le vide prive di ogni paura, esitazione e pienamente padrone di loro stessi e dell’ambiente che le circondava.
Magnifiche e perfette in ogni loro aspetto, ma ancora troppo giovani per quello che stava accadendo sulla Cittadella. Da adulte le avrebbe lasciate libere di fare quello che volevano, ma non ora.
« Azzardo! Azzardo! » sentì Isabella al comunicatore, il nome in codice per lei che Steve si era inventato e segnale che finalmente poteva combattere. Imprecò per il pessimo tempismo.
« Non ho tempo. Rimanete qui! » intimò a loro, prese di sfuggita qualcosa da un cassetto e corse fuori. Ora aveva altro a cui pensare, sentiva crescere l’eccitazione per la battaglia.
Tirò fuori quello che aveva preso, un paio di mutandine di Dasha e le avvicinò alla faccia annusandole. Anche attraverso il casco percepiva l’odore di Lei. Si sentiva più carica che mai.
« È diversa! » commentò Alexya verso Isabella che si allontanava.
« Il suo segnale è mutato. » osservò Trish, a livello subconscio i loro programmi phantom erano attivi e reagivano a quello di altri indottrinati.
« Ha parlato normalmente, non era in “rosso” e né è sembrato che le causasse dolore. » asserì Diana.
Decisero all’istante di seguirla, avrebbero combattuto insieme.
 
I sei clandestini non avevano affrontato quel viaggio per rimanere a bordo, disobbedendo a Isabella scesero dalla nave.
All’esterno, quello che videro li lasciò esterrefatti. La Cittadella era diventata una zona di guerra ed era irriconoscibile.
Le Weaver fiutavano il sangue incerte sul da farsi, volevano raggiungere la battaglia ma questo implicava abbandonare i loro amici. Potevano farlo? Loro non erano neanche lontanamente addestrati.
« Mostrate a tutti di cosa siete capaci. Vi aspettiamo qui. » le esortò William, intuendo i loro dubbi.
« Faremo una super festa per la vittoria. Diana non vedo l’ora di portarti fuori per il nostro primo appuntamento. » promise Henry.
« Spaccategli il culo e tornate da noi. » Disse Taiga incitandole. « Penso sia il momento che ci mostriate quel certo lato di voi.» A quelle parole le tre sorelle si guardarono fra loro « Coraggio, avete la nostra fiducia. » le incitò l’amica.
La percezione del pericolo di Taiga e dei gemelli li mise in allarme, l’istinto di sopravvivenza cercava di farli allontanare.
Le Weaver non avevano fatto niente, ma come Isabella aveva loro insegnato, indecifrabili cambiamenti di postura e atteggiamento non sfuggivano alla mente che li elaborava secondo l’evoluzione.
Razionalmente Taiga, Henry e William non avevano paura, ma qualcosa di atavico in loro si. Per questo le sorpresero quando le incoraggiarono un'ultima volta, dimostrando che rimanevano amici.
Alexya, Diana e Trish si sentivano contente e sollevate mentre correvano verso il combattimento, eccitate da quello che percepivano. Era bello, sapere di essere state accettate in tutto e per tutto.
« Ehi, Henry. » lo chiamò William « Mi chiedo come farai se le cose tra voi non dovessero funzionare. »
A questa affermazione lui fece una smorfia, a quello non aveva ancora pensato.
« Adesso che si fa? » domandò Taiga, in braccio teneva Spadino. L’aveva preso al volo, prima che si mettesse a inseguire la propria padrona.
« Voi! » gridò una voce che conoscevano bene, era Miranda Lawson. Il tono usato non faceva sperare niente di buono. Si era diretta all’Atlantic Codex dopo un messaggio di Isabella, in cui semplicemente le diceva di recarsi alla nave e subito.
« Ciao mamma! » salutarono i gemelli.
Taiga trovava che l’espressione della Lawson fosse allarmante, rossa in viso era convinta che stesse per perdere la sua proverbiale calma.
Ma Miranda sapeva che aveva altre priorità e disse « Non ho parole e non ho tempo di chiedere. Sicuramente Martin non sa niente, immagino neanche Vega o Jack. Giusto Taiga? »
« No. » mormorò la ragazza « Ma vogliamo essere d’aiuto. » disse fermamente.
« Come ti senti? Sei affaticata? » domandò la donna in modo più gentile.
« Si, leggermente. »
« Non preoccuparti, tutti i biotici nello spazio della Cittadella si sentono come te o peggio. »
« Tu mamma? » chiesero allarmati i suoi figli.
« Stanca ma riesco ancora a rendermi utile, invidio Isabella. Il 19 gestisce più energia biotica di quanto quei maledetti riescano a rubare. »


*****


Steve Shepard si stava divertendo, mentre da dietro un riparo faceva saltare la testa a un cane. Odiava quelle unità tra tutte, perché attaccavano di sorpresa e corpo a corpo. Si abbassò subito, evitando di esporsi al fuoco di esoscheletri in avvicinamento.
Un colpo sfondò la sottile corazza di uno di essi che stramazzò al suolo, il pilota doveva essere stato colpito. Sempre se si poteva parlare di pilota, come gli umanoidi il guidatore fondeva il proprio sistema nervoso con la macchina. Il risultato era un controllo perfetto senza bisogno di comandi.
Lui guardò dietro di se e mostrò il pollice alzato a Sioux, era stata lei a sparare col suo fucile anticarro.
I centouno soldati IDG rimasti erano in prima linea, impegnati contro il nemico. Questo era ciò che rendeva Steve contento.
La loro missione originaria era fallita, ora però avevano modo di farsi valere.
Lui non avrebbe sopportato l’idea che qualcuno, in futuro, potesse definire i suoi uomini come inutili, che lo incolpassero del fallimento della missione poteva anche accettarlo ma il resto no.
I restanti IDG erano della stessa idea. Ora quei soldati selezionati non tra i migliori, scelti per quella che era stata una prova dell’efficacia della biotecnologia, incolpati in genere di essere svogliati nel proprio dovere si stavano davvero impegnando sotto al suo comando.
Una luce azzurra illuminò il giorno, lui cercò di farsi più piccolo possibile dietro al riparo. Sentì il suolo tremare e un incredibile calore. Dovunque la luce era arrivata il metallo era diventato incandescente, nei punti più sottili era arrivato a fondersi.
Appena il bagliore cessò corse via dal riparo a un altro, più velocemente che poteva. L’armatura da distruttore non era propria fatta per correre. Si buttò dietro a un'altra sporgenza e si guardò intorno.
I suoi uomini c’erano ancora, si era aggiunto qualche ferito ma potevano continuare a combattere. « Dove diavolo è finita? »
Avevano avvistato gli umanoidi da distante, lui ne aveva contro solo quattro ma sembravano essersi sparsi lungo tutto il fronte invece di raggrupparsi. Questo rendeva difficile capirne il numero totale.
Tre Dwerger erano stati abbattuti da uno solo di essi, il tiro d’artiglieria degli Ullr aveva martoriato la zona ma il nemico sembrava non aver subito danni. Avevano però guadagnato tempo. Altri Dweger cannoneggiarono i mezzi nemici.
Steve detestava il fatto che alle armi a eezo 19 occorresse tempo per avere effetto. Come piccoli proiettili invisibili, l’energia di quei colpi danneggiava la corazza del nemico a livello atomico.
Lo sapeva, ma non sopportava di sparare senza osservare il minimo risultato visibile. Guardò in cielo sperando che un pellicano fosse in volo sopra di loro, proprio in quel momento, per bombardare il nemico. Non ne vide nessuno, anche se in lontananza risuonavano i rumori dei loro morti e delle esplosioni che provocavano.
 « Andiamo, Isabella. Dove cazzo sei? » disse fra se.
Udì distintamente un sibilo nell’aria. La curiosità lo fece sporgere pericolosamente.
L’umanoide in testa all'attacco giaceva decapitato al suolo. Sorrise contento che lei fosse entrata in azione.
Un solitario phantom apparve dinnanzi al nemico. Steve rimase senza parole, quella non era sicuramente Isabella e stentava a credere che Alexya, Diana e Trish fossero sulla Cittadella. Impossibile fosse un’impresa solitaria di una di loro. Si chiese chi delle tre si fosse mostrata, con l’armatura addosso e distante com'era non riusciva a capire, e dove fossero le altre due.
Trish Weaver era sola, furiosa e a ridosso dei nemici. Tutte le cose brutte successe di recente, erano causa di chi le stava davanti.
Il suo pugno colpì l’aria dando l’effetto che si crepasse. L’esplosione biotica sbalzò i nemici all'indietro, persino il pesante corpo dell’umanoide era stato spinto di un paio di centimetri dalla potenza del colpo.
Diana Weaver fu la seconda. Amava il pericolo, molto di più delle sue sorelle. Gettarsi in un'avventura e riuscire a spuntarla era qualcosa che adorava. Una volta Naomi aveva detto di lei « …è come cercare di afferrare un fulmine con le mani. »
Arrivò dall'alto, cadendo con eleganza felina proprio in mezzo ai nemici ancora disorganizzati dall'attacco della sorella. Le mancava la forza di Trish, ma sapeva imprimere ai propri colpi una forte accelerazione. La sua spada mandava bagliori azzurri mentre tranciava gli arti degli esoscheletri, i punti più esposti, e decapitava cani.
Evitò il pugno di un gorilla che l’avrebbe fatta diventare una informe macchia di sangue e sparì occultandosi in un acrobatico salto in aria.
Alexya Weaver appariva mentre Diana spariva, non poté evitare di pensare che sua sorella era nata per avere tutta l’attenzione su di se.
Si era procurata una seconda spada dai rifornimenti, anche se di qualità inferiore rispetto alla sua. Entrambe emanavano una luce rossa.
“Rosso” l’assoluta certezza di riuscire o la mancanza di qualsiasi dubbio. Non era sicura di aver capito quale meccanismo ci fosse sotto, sapeva solo che lo stato mentale era fondamentale e che il consumo di energia biotica era enorme. Ma era certa di cosa voleva fare.
Euforica lanciò il suo primo doppio fendente, tecnica finora appartenuta solo ad Isabella dove due fendenti biotici che si univano in uno aumentandone la potenza.
Lo lanciò in orizzontale, perché avesse un maggior fronte d’impatto. Abbatté quasi una decina di nemici con un colpo solo, grazie all’aiuto delle sue sorelle.
Trish ne aveva indebolito le difese, rompendo anche la formazione nemica e creando il varco per Diana che era stata un’esca perfetta.
Distratti dalla sorella, il suo attacco contro gli esoscheletri era riuscito alla perfezione. Tutta l’operazione era riuscita in cinque secondi.
Sapeva di non avere ancora abbastanza energia per la spessa corazza di un umanoide, ma esoscheletri e cani potevano affrontarli senza problemi.
Come per Isabella questa battaglia era un insieme di sensazioni fantastiche. Se questa era la guerra era divertente e facile, fu il suo pensiero mentre svaniva occultata.
« Vai Trish‼ » urlarono in coro le sorelle, apparendo in posizione arretrata rispetto a lei. Il suo primo attacco l’aveva fatto a pugno chiuso, raccogliendo in esso la sua energia biotica e colpendo l’aria.
Ma quello non poteva definirsi un attacco “phantom”, anche Isabella glielo aveva detto nei loro allenamenti. Non lo aveva accettato, lei era “phantom” quanto le sue sorelle.
Aveva un enorme potere, doveva raccoglierlo nella sua spada ma richiedeva tempo. Alexya e Diana usavano i loro poteri a tempo zero, tra il tempo di attivazione e il lancio dell’attacco non passava mai più di un secondo e mezzo.
Diana a volte stava anche sotto il secondo. Stando al minimo dei suoi poteri poteva farcela anche lei, ma doveva dimostrare di cosa era capace.
Dieci secondi erano passati dal suo primo attacco, le sue sorelle le avevano fatto guadagnare tempo. Attorno alla sua spada che non solo irradiava la classica luce biotica, qualcosa simile a una nebbiolina di ugual colore.
Vai in rosso, voglio il rosso…rosso,rosso,rosso. “ Ripeté mentalmente, nella speranza di arrivare a quello stadio, mentre calava la sua lama per lanciare l’attacco.
Un secondo prima, ebbe un ripensamento, modificò la traiettoria passando da un fendete a un affondo, dando origine a un attacco biotico a eezo 19 concentrato che penetrò in profondità nella formazione nemica.
Esoscheletri e cani sulla traiettoria ne subirono i danni, un umanoide non ne risentì e un gorilla si vide asportato un pezzo della corazza laterale.
Per quanto potente, era rimasto nel suo stadio normale.
« Questo è phantom! » commentò Isabella affiancandosi a Alexya e Diana. Il progresso della ragazza, che accettò quel complimento con gioia, era degno della massima lode. Aveva eliminato lei l’umanoide, rimanendo in zona per osservarle piuttosto che continuare nel suo attacco. Si era ben accorta che l’avevano seguita, disubbidendole. Il loro sviluppo era sempre prioritario per lei, non tanto i poteri ma quanto i caratteri.
Era abbastanza permissiva con loro, poteva perdonare tante cose ma non di vederle incapaci di prendere una scelta. Essere titubanti, insicuri e comportamenti simili erano comportamenti da preda.
Lei ei aveva allevati da predatori.
“ Ma che cazzo è successo mentre non c’ero?!” Si domandò Steve a dir poco allibito, prima di tutto Alexya non avrebbe dovuto saper usare il rosso e Trish non era mai stata così potente.
Una cosa però l’aveva capita, solo per quell’attacco si erano stancate.
« Ora indietreggiate. » disse Isabella, pensando fossero soddisfatte della loro piccola avventura. Non le riteneva ancora pronte per una battaglia come quella in corso e Alexya, in particolare, consumava troppa energia. Per quel semplice attacco, la ragazza aveva già il fiato corto.
Con sua sorpresa non la ascoltarono, erano eccitate, la violenza che si stava consumando le stimolava ad attaccare. Corsero contro il nemico.
Non intervenne, giusto o sbagliato che fosse le avrebbe lasciate fare. Per lei erano grandi abbastanza da subire la conseguenza di ogni loro azione. Compresa la punizione che lei avrebbe dato al primo momento adatto, per averle disubbidito.
Altri umanoidi apparvero, si diresse verso di loro. Guardò dietro di se, poteva stare tranquilla.
Steve le avrebbe protette, se fosse successo qualcosa.
Decise lo stesso di fare in fretta, non era il momento di giocare.
Decapitò il primo umanoide, passando al successivo e al terzo usando spostamenti di fase, decapitò il quarto individuando subito il successivo. Le loro dimensioni li rendevano facili da individuare.
Dietro di lei le ragazze eliminavano, ognuna col proprio stile, ogni nemico che si facesse sotto. Grida d’incitamento si alzarono dal fronte alleato.
Divisione N esultava alla vista delle “principesse” in azione e al piacere di vedere, per la prima volta, di cosa il vicepresidente fosse capace.
Altri non erano per niente contenti, tra questi Tetrius e Steve.
« Merda fottuta! » Imprecò Steve, non aveva però scelta. «Abbandonare la posizione e avanzare! »
Stava succedendo quello che temeva, quelle tre sapevano combattere ma di strategia e guerra non conoscevano niente. Attaccavano quando avrebbero dovuto ritirarsi e riposare.
« Qualsiasi cosa ma impedite che vengano aggirate! » ordinò.
Mentre diceva questo il nemico cercava di mettere in pratica quella tattica, per quanto forti non se la sarebbero cavata una volta accerchiate da una forza numericamente superiore.
La manovra degli IDG non sfuggì a Tetrius che ordinò « Colonnello Rumia, prenda le sue truppe e quelle che le servono e vada in appoggio. »
Non avrebbero retto, Steve se ne rendeva perfettamente conto che l’assalto aveva esaurito la sua forza, il nemico stava riguadagnando posizione, doveva ritirarsi adesso, abbandonando i phantom.
Le ragazze combattevano ma non comprendevano, concentrandosi solo sui nemici che vedevano. Contente che anche Steve si fosse unito a loro in quell'attacco, non capivano il pericolo di trovarsi accerchiate.
 
Diana inciampò, riuscì a fatica ad evitare un cane che avrebbe potuto amputarle una gamba con un morso riportando solo una ferita superficiale sul polpaccio destro. Era stanca, solitamente non combatteva così a lungo.
Un gorilla si lanciò su di lei, l’aveva notato solo non poteva evitarlo e per la prima volta realizzò l’idea della propria morte. Il suo unico pensiero al riguardo fu“ Assurdo, i predatori non muoiono.”
Trish l’afferrò all'ultimo trascinandola via per qualche metro salvandola.
« Cazzo, muoviti! » La rimproverò Trish.
« Io… hai ragione, sono stanca. »
«Lo stesso per me. »
Diversi attacchi, opera di Alexya, colpirono il gorilla alla testa, ma senza sfondarne la corazza che ne avrebbe esposto il punto debole.
Era in “rosso” dall'inizio, cominciava a capire che il suo fisico ne risentiva anche se aveva assunto molte pastiglie di eezo. Le ricordò Noveria, quando per riconquistarla avevano affrontato quelle cacciatrici asari ed erano state intrappolate.
Una moltitudine di granate caddero sui nemici, insieme a un'infinità di colpi d’arma da fuoco. Biotici appartenenti a Divisione N e IDG, assaltavano il nemico da vicino
Un attacco rapido e intenso, con le stessa velocità i biotici si ritirarono, i soldati normali avanzarono a colpi di granate e armi di fuoco, supportati dal fuoco dei Dwerger.
Esaurita la spinta i soldati si buttarono a terra, i biotici attaccarono nuovamente impegnando il nemico e dando la possibilità agli altri soldati di avanzare.
Tra i biotici spiccava Asiria, i suoi poteri di colore verdi ereditati dal padre erano inconfondibili, usò saccheggio per compensare in parte la propria debolezza che aveva colpito ogni biotico.
Usò schianto su due esoscheletri, dando una dimostrazione incredibile sollevandoli aria e facendoli schiantare sui propri alleati.
La figlia del dio protehan degli hanar non aveva avuto il suo posto sulla Normandy SR3 per amicizia. I biotici esaurirono presto il loro attacco.
Con la precisione di prima i soldati si diedero il cambio rinnovando la spinta dell’attacco, i biotici ne approfittarono per sganciarsi. Makarov Volkov e Steve Shepard guidavano l’attacco.
Riuscirono a raggiungere le ragazze gettandosi a terra e trascinandole con loro e obbligandole a stare sdraiate, sopra di loro volavano i colpi di amici e nemici, con lo stesso schema di prima ritornarono i biotici.
Mentre loro attaccarono i soldati ricaricarono o somministravano cure, in battaglia ogni istante era prezioso.
« Capo Tenente porti via le “principesse”. Qui ci pensiamo noi. » disse Makarov.
« Grazie Capitano. » rispose Steve facendo alzare le tre ragazze e spingendole all'indietro con forza.
Nel auricolare gli giunse la voce del Colonnello Rumia « Voi del IDG; ripiegate e riposatevi. Truppe più fresche vi sostituiranno. »
« Vorrei dire che non ci serve, ma accetto con piacere. »
« Ne approfitti. » di sentì rispondere prima che chiudesse la comunicazione. Gli IDG si sganciarono dal nemico, raggiungendo una zona delle retrovie appena fuori portata dalle armi. Situazione che poteva cambiare in qualsiasi istante.
Steve gettò a terra il casco e spalle alle ragazze armeggiò con le chiusure di un guanto per riuscire a toglierselo.
Loro non capivano cosa avesse, il linguaggio del suo corpo era differente dal solito. L’unica cosa che leggevano era rabbia. Ma loro erano troppo contente di rivederlo per farci caso, non gli avevano ancora detto niente delle loro nuove condizioni: dei loro poteri che erano maturati, del fatto che ora potevano parlare normalmente.
Sapevano cosa stava per fare, i suoi movimenti erano palesi, avrebbero potuto evitarlo in un’infinità di modi ma non lo fecero perché non credevano sarebbe mai potuto accadere.
A mano nuda, aperta e tesa colpì con forza Alexya sul volto tirandole una violenta sberla che la mandò a terra. La sorpresa fu tale da immobilizzare Diana e Trish, non riuscirono neanche a fiatare che subirono la stessa sorte.
Esterrefatte lo guardarono ammutolite, erano già state sgridate in passato, avevano ricevuto dei ceffoni e anche solo allenandosi avevano sopportato colpi ben peggiori.
Sarà stato il caso che non si aspettavano che proprio Steve potesse comportarsi così con loro, ma quel semplice schiaffo fece più male del dovuto. Non riuscirono a evitare qualche lacrima, quasi fossero ragazze come le altre.
« Stronze, egoiste e bastarde. »- le rimproverò lui- « Col vostro programma phantom in testa forse neanche capite perché sono arrabbiato. Uccidere, uccidere, uccidere questo vi interessa. Gli altri possono tutti crepare, affezionarmi un minimo a voi è stata la più grossa cazzata che ho fatto. Credete di essere invincibili? Questa è una guerra e voi delle dilettanti! Credete di essere dei guerrieri o dei soldati? Non siete niente! Non solo quale potenziamento dei poteri possiate aver avuto, ma non è quello a fare la differenza! Quando userete un po’ di cervello, forse servirete a qualcosa! Per aiutarvi ho perso tre uomini e cinque sono feriti gravemente! Non che per voi significhi qualcosa, tranne Dasha e Isabella non vi importa di nessuno! » si lasciò cadere in ginocchio dalla stanchezza, abbassando il capo.
Quando lo rialzò erano sparite, si rimise il guanto e piegando la testa verso sinistra disse stancamente a Isabella, che aveva sentito arrivare e ne aveva riconosciuto i passi « Devi aver visto tutto, ora mi ucciderai perché ho colpito le tue preziose ragazze? »
« Buona lezione. Giovani, non ascoltano, devono provare in prima persona. »
« Tu invece? Perché diavolo non le hai fatte tornare indietro? »
« Detto di farlo, hanno deciso l’incontrario. Se hanno la forza per prendere una decisione, devono averla anche per sopportarne le conseguenze. Le sgriderò a tempo debito, la tua è gia stata una buona punizione. »
« Potrebbero morire su questo campo di battaglia, per imparare la lezione. »
« Le preferirei morte che indecise. Se pensassi che potrebbero comportarsi da preda, le avrei uccise anni fa. »
Lui rimase in silenzio non sapendo a cosa rispondere, decise di cambiare discorso. « Non ho visto umanoidi, è opera tua? »
Lei fece di si con la testa, aprì una mano due volte a indicare che ne aveva affrontati ed eliminati dieci prima di ritirarsi. Era rientrata al minimo cenno di stanchezza, questo era l’accordo che aveva stretto con Steve. Lei sarebbe entrata in battaglia solo al suo comando, rimanendovi fino a quando non si fosse sentita stanca. Quando fosse successo, battaglia permettendo, sarebbe dovuta rientrare subito per riposarsi. Finora stava ubbidendo, anche perché il nemico che combatteva non l’esaltava particolarmente. Non vedeva sangue ad eliminare gli umanoidi.
Sioux si avvicinò « Signore, ci chiedono supporto. »
« Dannazione…» Guardo l’ora, erano passati dieci minuti. Aveva sperato in un riposo più lungo anche se con la biotecnologia recuperavano prima. La carenza di biotici si stava facendo sentire, per il recente assalto erano state usate sei squadre per compensare la debolezza dei loro attacchi. Dopo un’offensiva una squadra fresca sostituiva quella precedente dandole modo di riposare.
La situazione attuale permetteva di usare uno o al massimo due poteri biotici, prima di costringere il biotico a ritirarsi. Questo spingeva i singoli reparti a un cambio sul fronte molto più rapido.
« Di a Meet di precederci con venti uomini. » ordinò.
« Meet è morto, signore. »
« Cazzo! » borbottò, il salarian aveva avuto il ruolo originario di caposquadra. Tra i pochi sopravvissuti degli IDG come ufficiali c’erano lui, Sioux e Meet.
« Scegli qualcuno dei nostri, digli che è promosso a caposquadra, dagli venti uomini e spiegagli cosa fare. Quattro minuti e il resto dell’unità lo raggiungerà. »
« Sissignore. » rispose Sioux allontanandosi per dare gli ordini.
Isabella si avvicinò a Steve leccandogli una guancia.
« Che diavolo significa? » domandò seccato lui, pulendosi col dorso di una mano.
« Mi piaci adesso, prima della battaglia eri noioso. Insignificante. »
« Mi hai “fulminato” con l’energia biotica perché non ti piacevo? Scusa se in quella situazione mi sentivo abbattuto dopo aver scoperto di aver perso il comando del reggimento che ho dovuto affrontare in battaglia sotto forma di zombi. »
« Hai combattuto, ucciso e sei sopravvissuto ma non senti nessun vero senso di colpa o disagio per questo. Cerchi di crearli perché la società ti ha educato ad averli, ma quello che provi è tutto falso. »
Lui si alzò « Ti preferivo silenziosa. » le porse una mano per aiutarla ad alzarsi che lei accettò.
« Andiamo a sterminarli. » asserì lui, ricevendo in quel momento un messaggio.
« Squadra fin tanto che non trovo Dasha. »
« Mi sta bene. » - rispose mentre si avviavano e aggiunse - « Le ragazze, sicura di volerle qua fuori? Ho ricevuto un messaggio da Asiria, sono con lei, pare che si siano messe al suo comando. Potresti richiamarle. »
« Non serve. Hanno imparato.» affermò lei.
« Potremmo chiedere al Catalizzatore di fare a loro lo stesso che ha fatto a te. Così anche loro potrebbero parlare. Quelle tre mi faranno venire un crepacuore dalla preoccupazione. Non che loro capiscano certe cose.»
Gli occhi di Isabella si allargarono per un istante, gli angoli della bocca andarono al in su e disse « Non serve più. »
Lui non capì il senso di quella risposta, aveva però la sensazione di essere vittima di qualche scherzo.
Non indagò oltre, distratto da un nuovo particolare. Adesso che Isabella parlava, aveva notato che aveva una bella voce più che adatta a lei.
Fu sollevato che la corazza nascondesse la sua erezione, non era vergine ma sentire quella voce l’aveva eccitato.
“Il potere della figa” pensò divertito fra se. Era fedele, aveva una magnifica ragazza ma certe cose l’uomo non riusciva a controllarle.
Isabella gli sorrise prima di mettersi il casco, lui sperò che non avesse intuito qualcosa.


*****


« Signore, la base nemica si sta muovendo, di poco. » comunicò un operatore ad Hannah.
« Dettagli! »
« Si sta avvicinando alla parte posteriore della Cittadella. » a quelle parole l’Ammiraglio corse a guardare i dati di quello che stava accadendo sullo schermo.
« Ordinate un attacco totale e dite ai krogan d’intervenire, bisogna sfondare ora! Mettete i silos nucleari in fase di pre-lancio, se falliamo darò l’ordine di distruggere la Cittadella. » A quelle parole calò il silenzio nella controllo « Muoversi!» Fu costretta a urlare per farli tornare al lavoro.
Si dava della stupida, come aveva fatto a non capirlo prima. Era incappata nella stessa situazione di sua nipote Olivia e non l’aveva capito. Lei aveva massacrato centinaia di grigi indifesi, che incuranti della propria vita, le si erano gettati contro.
La flotta di Hannah aveva distrutto un buon numero di navi nemiche, nonostante i rinforzi che uscivano dalla base principale stavano vincendo. Almeno aveva creduto, invece era tutto falso.
Si era aspettata che i grigi si comportassero come ogni altra specie, solo ora aveva capito che per loro la perdita di quelle navi, dei loro equipaggi, dei membri delle propria specie era priva di ogni valore.
Sullo schermo seguiva i movimenti della stazione nemica che si agganciava alla Cittadella.


*****


Un tremore si diffuse su tutto il campo di battaglia rendendo impossibile, per alcuni istanti, ai soldati rimanere in piedi. La linea del fronte ondeggiò pericolosamente, la paura che la Cittadella stesse per spezzarsi si diffuse. Fortunatamente il fenomeno non durò a lungo, i soldati mantennero le posizioni.
Fu lo stesso uno dei momenti più incerti di tutta la battaglia, non sapere cosa stesse succedendo induceva false preoccupazioni in ogni soldato. L’ordine di un assalto totale era stato ricevuto ma soldati e ufficiali esitavano. Mantenevano le posizioni, non riuscendo però a fare altro.
I criminali di Omega avevano cominciato a ritirarsi, Divisione N indugiava, Alleanza e Turian caricarono ma da soli non avevano le forze necessarie, le Asari indebolite dalle azioni nemiche non riuscivano a combattere nel pieno dei propri poteri. Essere affiancati dai Quarian/Geth le aveva salvate.
I salarian con le restanti potenze minori, rinforzavano dov’era necessario.
Il pesante fuoco d’artiglieria dei Titani e di ogni altra unità, che fino a quel momento aveva ostacolato la formazione di grosse compagini nemiche, cessò.
La pressione dell’attacco dei grigi aumentò su tutto il fronte, gli umanoidi diffusero il terrore. Isabella in ginocchio respirava a fatica, ne aveva eliminati oltre una trentina di fila e il suo corpo ne stava risentendo. In quel momento non poteva ritirarsi. Steve si sentiva perso, avrebbe voluto Olivia con se, tutto quello che poteva fare e che faceva era combattere.
Asiria, assieme a delle truppe drell della guardia reale di sua padre e alle ragazze Weaver, faceva lo stesso attaccando più che poteva. Era rimasta sorpresa quando le tre ragazze Waver le avevano chiesto di combattere insieme a lei, promettendo di ubbidire a ogni suo ordine, per imparare come muoversi su un campo di battaglia.
Sorprendentemente stavano facendo come veniva loro detto, imparando molto in fretta. Ma era tutto inutile se il senso di insicurezza che avvertiva ovunque non fosse stato eliminato, alla svelta, dall'esercito. Maledisse che Olivia non fosse li con loro, sarebbe stata la persona perfetta per quello.
Improvvisamente l’assalto dei grigi si arrestò e grida si alzarono dietro il loro schieramento. La notizia si diffuse subito, i krogan avevano assalito il nemico alle spalle. Il fuoco d’artiglieria era cessato per non colpire gli alleati. La fiducia riprese a crescere, i soldati di nuovo motivati attaccarono.
Con l’aiuto di queste forze fresche il fronte nemico cedette. Da Beckestain, dov'erano approdati in segreto sbarcarono sulla stazione usando le veloci e nuove navette HS-22, con in aggiunta quella usate dalla flotta, toccando terreno dietro le linee nemiche in un unico sbarco.
I loro biotici, sebbene risentissero della stessa debolezza che aveva colpito tutti gli altri, erano ancora in grado di sferrare attacchi potenti.
Urdnot Wrex guidò personalmente la prima carica. Il nemico si trovò circondato su due fronti e tagliato fuori dai rinforzi che in continuazione giungevano dal Presidium, rinforzi inadeguati a formare un nuovo fronte più arretrato.
Fu nel bel mezzo dei combattimento che Asiria incontrò una sua conoscenza: Okasa, la figlia di Grunt. Biotica e sciamana, aveva concluso da poco il suo percorso spirituale per ricoprire quel ruolo tra il suo popolo. Come da tradizione non aveva mai lasciato il suo pianeta, per dedicarsi completamente allo studio e al recupero della memoria perduta della sua gente.
Questa decisione era imposta a qualunque krogan nel suo percorso da sciamano. Solo ora che lo era diventato, poteva lasciarlo.
« Asiria! » « Okasa! » Si dissero a vicenda come saluto, nel mezzo dello scontro non c’era certo spazio per altro.
Solo quando il combattimento terminò nel loro settore, finalmente poterono scambiare qualche parola.
« Mi aspettavo di trovarti con le asari? Che fine hanno fatto gli altri della SR3? »
« Mi sono imbattuta prima in mio padre e nei drell. Olivia è dietro alle linee nemiche in missione, con un alleato di cui dubito. Steve è da qualche parte su questo campo di battaglia, ci siamo persi di vista durante i combattimenti. Degli altri, stranamente, non ho notizie. »
« A me è giunta voce che avessero una missione segreta. Questo ti farà ridere, ho anche sentito che Olivia sarebbe incinta e il padre sarebbe Arturus, un turian! »
« È vero. » rispose l’asari. Le due amiche si fissarono un attimo in silenzio.
« Degno di Olivia, riesce sempre a fare quello che per altri è impossibile. » dichiarò Okasa, come a congratularsi con l’amica che non era presente, per un’impresa coraggiosa. « Loro chi sono? Phantom? Quella corazza la trovi solo nei libri di storia. » domandò la krogan indicando tre umane, emanavano una strana aurea di pericolo.
« Lunga storia, diciamo che hanno chiesto di essere al mio comando. »


*****


Steve osservava da un'altura, il nemico era nel caos più totale. Felicità e dubbi convivevano in lui in quel momento. Si chiese come stesse Olivia che sapeva sola con Dasha e il Catalizzatore. Non capiva perché non aveva avuto notizie della SR3, si era aspettato di ritrovare i vecchi amici e compagni nella battaglia ma non aveva visto nessuno. Si chiese come stesse Ilary, avesse potuto avrebbe immerso la sua faccia tra i suoi seni all’istante.
I Demoni non erano stati presenti, gli Umanoidi erano stati molto inferiori di numero rispetto alle stime, questo un po’ lo preoccupava.
“ Che il nemico stia risparmiando le forze? “ Pensò, mentre la via per il Presidium era aperta. Per qualche motivo sconosciuto quello che vedeva non lo convinceva.
Non vi era traccia di ufficiali o almeno lui non ne vedeva, si domandò come funzionasse la loro catena di comando e chi tra il nemico lo avesse in quell'istante.
Inutili rinforzi continuavano ad arrivare dal Presidium per essere massacrati, nessuno dava segni di fuga e panico. Cani e Gorilla erano delle macchine, ma gli esoscheletri e gli Umanoidi avevano dei piloti e questi avrebbero dovuto comportarsi diversamente dai mech.
I loro avversari, la razza dei grigi doveva essere formata da super-geni, non potevano comportarsi in maniera così idiota e sconsiderata. Se uno era intelligente, non avrebbe accettato di buttare via la propria vita per niente. Si sentiva preso in giro.
«Isabella, mi serve un favore. » disse al comunicatore ma non ricevette nessuna risposta « Aiutami e farò qualsiasi cosa tu mi chieda.»
Il phantom gli apparve davanti tramite un trasporto di fase. Aveva il fiatone, il sudore le impregnava il corpo.
« Cosa? » domandò subito lei.
« In tutta questa battaglia c’è qualcosa che non va. A noi può sfuggire, ma a quel tuo sesto senso? Riusciresti a trovare qualcosa di insolito? Se ci fosse. »
Lei lo guardò strano, facendogli dubitare che avrebbe accettato.
Invece chiuse gli occhi e si concentrò. I rumori della battaglia imperversavano: gli spari, le urla, il rumore dei passi, l’odore del sangue, delle viscere e degli escrementi. Isolò ed escluse ogni stimolo che le giungeva, all'improvviso si sentì osservata.
Questo la sorprese, nessuna presenza le era mai sfuggita, intuì che la battaglia in corso l’aveva mascherata. Vi era però dell’altro che adesso sentiva sempre più forte: eezo.
Aprì gli occhi indicando un punto in aria, proprio sopra al campo di battaglia. Per la distanza, a occhio nudo non scorsero niente.
Sioux guardò nel mirino del proprio fucile « Signore, c’è qualcosa! » gridò stupefatta.
« Si più precisa. Che significa “qualcosa”? »
« Io…sembra una gigantesca zanzara con ali di farfalla, in un corpo blu luccicante. »
Lui prese il proprio fucile e guardò nel mirino « Richiedo fuoco d’artiglieria a queste coordinate. Roba pesante.» disse ansioso nel comunicatore, spaventato che quella “cosa” facesse qualcosa che avrebbe potuto costare la vittoria adesso così vicina.
« Impossibile, coordinate sbagliate. È un punto in aria. » gli rispose un artigliere in un tono in cui chiaramente credeva di parlare a un’idiota.
« Esatto, le coordinate sono giuste. Fuoco!»
Una singolo colpo esplose, colpendo in cielo un enorme scudo biotico. Abbastanza forte da resistere.
Molti soldati continuarono ad avanzare, altri alzarono lo sguardo al cielo, il fenomeno non era passato inosservato.
L’essere volò sul campo di battaglia, anche se le sue ali non si muovevano, fece un ampio giro e volò via, verso il Presidium a quota sempre maggiore.
Dalla gigantesca stazione dei grigi altri essere identici  arrivarono, centinaia e centinaia. Impossibili da contare.
« Non è finita. » mormorò Steve.

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Capitolo 33
*** Il nemico si mostra parte 1° ***


« Ti devo ringraziare Steve, avevi ragione. Ho fatto bene a risparmiare le forze. » mormorò Isabella che gli stava affianco. Lui la fissava incerto su quelle parole.
Nel dire quella semplice frase, la voce di lei aveva tremato. Con gesti misurati che tradivano la sua impazienza, si tolse i guanti gettandoli al suolo.
« Sai cosa sono quegli affari? » domandò lui.
« Qualcosa di unico che merita di essere cacciato e sterminato dalle mie lame. »
Prima di altre domande sparì in un trasporto di fase.
« Dove sarà andata? » chiese Sioux.
« A caccia. » rispose Steve preoccupato.


*****


Isabella alzò lo sguardo al cielo, quegli esseri fluttuavano a migliaia in aria. Un sorriso largo e folle in volto, l’aurea biotica virò al “rosso” e si addensò su di lei. Le sue mani divennero artigli di energia biotica cristallizzata.
Estrasse una siringa, iniettandosi il contenuto nel collo. Un composto ad alta concentrazione della droga “sabbia rossa”.
Non le piaceva usarlo di norma. La prima volta era stato  per sconfiggere Mythra Zon, l’asari estremista che aveva creato le ragazze, quelle successive solo per esercitarsi nello stadio “rosso”.
Usarlo le toglieva soddisfazione, non aveva senso uccidere qualcuno e farlo disperare se non lo si faceva con solo le proprie forze.
Ma quegli esseri meritavano la massima potenza di cui era capace, lo percepiva. Erano intrisi di un potere biotico infinitamente superiore al suo. Era come se tutta l’energia oscura della galassia si stesse accumulando in quel posto.
Non aveva nessuna speranza di farcela.
Una battaglia inutile, persa in partenza, una sfida che non avrebbe mai rifiutato.
In una favola, di cui esistevano infinite versioni nella galassia, uno scorpione pungeva la rana che lo trasportava attraverso il fiume perché quella era la sua natura. Uccidendo entrambi.
Per lo stesso motivo ora li affrontava. Avrebbe difeso anche le persone a cui teneva, ma era cosciente che quella non era la sua ragione principale.
Impugnò le sue spade, le lame vibrarono nell’estrarle emettendo quel suono terribile e affascinante.
Il potere che ci riversava sopra era tale da bastare da solo a farle fremere.
Le alzò al cielo.


*****


Dasha era scocciata mentre percorreva di corsa, non senza attenzione, i corridoi della stazione nemica in cui era riuscita a infiltrarsi assieme ad Olivia W. Shepard.
All'elenco di cose che la irritavano aveva aggiunto numerose voci di recente, l’ultima era essere stata salvata da Olivia. Appena un'ora fa.
Erano nel Presidium, quando tutto aveva cominciato a tremare, un pannello di metallo si era staccato dal soffitto.
Se lo s.p.e.t.t.r.o non fosse intervenuto e trarla in salvo, grazie alla sua forza aumentata con la biotecnologia sarebbe morta.
Il corridoio terminava intersecandosi con un altro. Si appostarono per controllare che fosse libero.
Il respiro affannato di Olivia fece si che Dasha la guardasse dubbiosa, avevano fatto un bel tragitto ma lei sembrava troppo affaticata per un soldato allenato, potenziato e N7.
« Come stiamo andando? » chiese la Weaver.
« Bene, dai picchi di energia non siamo distanti da un terminale con accesso al sistema principale dei grigi. » rispose Olivia.
Dasha accettò quell’informazione come sicura, tenendo per se i suoi dubbi.
Olivia si era lasciata installare in corpo, un collegamento con l’intelligenza artificiale nota come il Catalizzatore.
IA aveva fornito indicazioni esatte su come muoversi, permettendo di superare diversi ostacoli hackerando sistemi di controllo.
Inizialmente si erano mosse per i settori più bassi della Cittadella, eliminando squadre di tecnici nemici e riconnettendo vari terminali all'intelligenza artificiale.
Fortunatamente la sorveglianza era minima, con la maggior parte delle forze nemiche impiegate a combattere la flotta del Consiglio.
Anche se proprio questa aveva rischiato di uccidere Dasha, quando la Jotnar aveva attaccato pesantemente l’anello centrale.
Muoversi in seguito divenne più difficile, in alcune zone la gravità artificiale era anche venuta mancare. Senza le indicazioni del Catalizzatore, avrebbero impiegato almeno il triplo del tempo per uscire dal quel labirinto di corridoi crollati.
Fino ad allora Olivia era andata bene, non aveva dato nessun segno di stanchezza. Mentre le due donne si infiltravano, il Catalizzatore stava facendo quello che aveva detto, trasferendo i comandi dei portali a ogni governo attraverso extranet, usando il server centrale della Noveria Corps o per meglio dire il neurone di razziatore che utilizzava.
Dasha aveva visto il proprio sistema di sicurezza violato, quando un'immagine interna della sala di comando della sezione informatica della compagnia era apparsa sul suo omnitool.


*****


Sunt, il volus hacker e capo del reparto informatico della Noveria Corps, guardava inorridito, ignaro di essere osservato, un enorme flusso di dati esterno e sconosciuto scaricarsi nel server centrale e da lì diramarsi ovunque la rete extranet potesse arrivare, saturandola d'informazioni.
Tutti in sala cercavano di fare il proprio lavoro, proteggere i computer della compagnia. Il volus era sgomento nel vedere le difese informatiche, da lui progettate, superate all’istante. Incredulo che qualcosa di simile fosse reale.
Un avviso di messaggio ad alta priorità arrivò al suo terminale, quasi catatonico andò ad aprirlo e stupendo tutti urlò « Smettete di fare qualsiasi cosa! »
I suoi sottoposti lo guardarono increduli, tanto che dovette aggiungere « Ordini della Weaver! » quella frase dissipò ogni dubbio.
Se non fosse stato per il codice di riconoscimento, non avrebbe mai obbedito anche se continuava a rimanere scettico. Poteva solo sperare che si trattasse di lei.
Dasha l'aveva fornito più per orgoglio che necessità. Il Catalizzatore aveva fatto presente che i tentativi di resistere alla sua intrusione informatica costavano decimi di secondi preziosi, per questo le chiese di provvedere.
In alternativa lui avrebbe ottenuto il suo codice ugualmente. Giusto per mantenere una parvenza di controllo, lei fece come le venne richiesto.
Il Catalizzatore, intanto monitorava quanto accadeva. L'accumulo di energia oscura nei portali si stava avvicinando in maniera allarmante ai livelli massimi, quando l’avessero rilasciata ogni forma di vita nella galassia sarebbe terminata.
Questo era parte dei quesiti che non riusciva a risolvere. Nemmeno i grigi sarebbero scampati, quindi perché adottare una simile tattica? Non potevano essere sopravvissuti per eoni di secoli solo per suicidarsi. Perché il loro DNA conteneva eezo? Non era presente quando furono mietuti.
Per adesso la sua priorità era riprendere il controllo completo dei portali.
Quando la stazione principale dei grigi si era agganciata alla Cittadella, quella era l’occasione di cui necessitavano.
Se fossero riuscite a introdursi e a farlo accedere al loro sistema centrale, vi erano buone possibilità che lui riuscisse a far fallire il piano nemico.
Con tale obiettivo le due donne si introdussero sull’Arca. Aiutate dal Catalizzatore che tramite le analisi dei propri sensori e perfino attraverso i sensi di Olivia, era riuscito a guidarle egregiamente.
« È successo qualcosa di inaspettato. » dichiarò il Catalizzatore, la cui voce giunse dal omnitool di Oliva, e trasmise delle immagini.
« Sono apparsi questi esseri sulla Cittadella. » disse mostrando un filmato olografico.
« Che roba sono? » domandò Olivia.
L’immagine cambiò, mostrando uno schema della Cittadella.
« Non ho un riscontro, sto ancora analizzando. L’intero spazio della Cittadella si sta saturando di energia oscura. Il nemico sta generando una sorta di bolla che sta crescendo inglobando la stazione. »
Un puntino brillò sullo schermo.
« Rilevo un’altra emissione di energia insolita. » comunicò il Catalizzatore che provvide a mandare un’immagine dal vivo di quello che stava accadendo.
Apparve la figura di Isabella, impossibile sbagliarsi. Un phantom, rivestito da una corazza rossa di energica biotica cristallizzata avvolta da fiamme. Solo lei poteva dare uno spettacolo simile.
La videro solo un istante, prima che sparisse dall’inquadratura. Quando il Catalizzatore riuscì a inquadrarla nuovamente stava attaccando quelle cose. Queste non tentarono nessuna reazione, i loro corpi di energia cristallizzata si frantumarono e i resti si dispersero all'aria.
« Muoviamoci. Prima finiamo, prima Isabella smetterà di preoccuparti. » affermò Olivia rivolta a Dasha che fece una faccia stupita.
« Un po’ ti conosco, so capire quando sei preoccupata. » dichiarò lei che ebbe come risposta solo un viso contrito.
Ripresero a muoversi, facendo attenzione a ogni rumore. Dovevano evitare ogni nemico, sparare sarebbe stato come annunciare la propria presenza, potevano solo sperare di incontrare dei grigi disarmati. Fisicamente, essi non rappresentavano una sfida.
« Qual è il problema? Con Isabella intendo? » le chiese Olivia quando si nascosero dietro a un angolo, la stazione sarebbe potuta essere deserta. Avevano superato una miriade di sistemi di sicurezza, ma ancora non avevano visto nessuno dei suoi occupanti.
« Sembrava troppo eccitata. »
« Paura che perda il controllo? Temi un secondo massacro? Una ripetizione del Casinò Putin? »
« Cosa ti dovrei rispondere? Isabella ha fatto una cazzata, lo so.  Se necessario staccherò qualche assegno e tutto si aggiusterà. Anche volendo è impossibile fare di più, sempre se non conosci un modo per riportare in vita i morti? »
« Un onesto segno di pentimento da parte sua, questa è l’unica cosa che mi convincerebbe che non ho fatto uno sbaglio, quando ho deciso che non l’avrei arrestata. Non posso evitare di sentirmi complice, anche se lo sto facendo per darci le maggior probabilità di vittoria in questa guerra. Esiste una cosa chiamata “ senso di giustizia” che forse non conosci. »
« Questa tua moralità è quello che mi da più fastidio. Chi vince è sempre dalla parte del giusto. La comunità civile è fondata sul fare quello che torna più utile, non quello che è giusto. Sei uno s.p.e.t.t.r.o. e un soldato da anni, dovresti aver visto che nessuno fa veramente niente per migliorare la società. Isabella ha fatto una strage, quindi? Finita la guerra, tutto andrà avanti come sempre e a nessuno importerà più niente di chi è morto e come. Tutti torneranno a fare solo quello che torna utile per se stessi. »
Olivia le tappò la bocca con la mano, mentre parlavano avevano continuato a spostarsi. Ora, in una stanza laterale lei aveva intravisto le sagome di diversi grigi.
« Qualcosa non va. » mormorò, il suo visore non registrava niente. Entrò d’impulso.
Dasha la maledisse, ma quando non successe nulla si sporse a guardare.
I grigi erano assolutamente immobili, in file. Olivia passava fra loro, senza che ci fosse una reazione.
« Catalizzatore, che sta succedendo? » domandò lo s.p.e.t.t.r.o.
Dasha intanto si era avvicinata, anche lei era incredula. C’erano una cinquantina di grigi, disposti ordinatamente. Si avvicinò a Olivia che aveva appoggiato una mano sulla spalla di uno di essi, osservò un liquido metallico che fluiva dalla mano di lei alla spalla dell'alieno.
« Quella roba è la biotecnologia? » domandò la Weaver sospettosa.
« Si, ho chiesto al Catalizzatore un'analisi. »
« Hai corso un bel rischio, se ti sbagliavi e ci saltavano addosso? Comunque, che stanno facendo? Dormono?»
« Si, certo. » rispose Olivia ma al Catalizzatore e mise l’altra mano sul grigio vicino. Nuovamente la biotecnologia colò da essa.
Come prima l’intelligenza artificiale comunicò tramite omnitool, per farsi sentire da entrambe.
« Sono cloni, tutti quanti. » dichiarò.
« Cosa dovrebbe significare? » chiese Olivia.
« Non ho dati al riguardo, posso dire che al momento sono “spenti”. Non rilevo nessun segnale di attività cerebrale, nessuna funzione vitale al momento è attiva. »
« Sono morti? »
«No, non rivelo nessun tipo di danno o malfunzionamento. Non sono attivi. »
« Come dire che potrebbero diventarlo in qualsiasi momento? Anche ora? » domandò Dasha preoccupata. Senza attendere una risposta uscirono, trovando un nuovo riparo.
« Che diavolo sta  succedendo? » - borbottò Olivia - « Su questa stazione non troviamo nessuno, quando capita sono dei cloni …” spenti”. Catalizzatore, quegli strani esseri che ci hai mostrato prima. Che stanno facendo? Sai dirci qualcosa di più? »
« Sono formati da energia biotica cristallizzata, la stessa natura dell’armatura biotica di Isabella. Solo che loro lo sono per intero. »
« Questa è una buona notizia. » - dichiarò Dasha - « Se sono biotici Isabella li farà a pezzi. Cosa sta facendo adesso? »
« Sta dando una notevole dimostrazione di uso dei poteri biotici, sfortunatamente inutile. »
Olivia e Dasha si fissarono mute a quelle parole. « Spiegati? » dissero assieme.
« Rilevo qualche migliaio di quegli esseri, sarà per questo che non se ne è accorta. Quelli che elimina, si ricompongono dopo un breve lasso di tempo. Non è sicuramente un processo naturale. Sembrerebbe che ognuno di quegli esseri abbia una determinata traccia energetica, quando il loro corpo va in frantumi, questa non si disperde ma subito attorno ad essa ricomincia a cristallizzarsi l’energia oscura. In qualche modo la capacità di Isabella di consumare energia biotica è ridotta. Stanno ignorando tutti, il loro solo scopo pare sia disporsi in una formazione sferica. Le truppe di terra li hanno avvistati, ma non riescono a colpirli. Campi di forza biotici li proteggono. »
« Sai fare una stima delle loro capacità? » chiese Olivia.
« Non posso valutarne la forza ma presumo che questa sia data dal loro numero complessivo. Maggiore è il numero di loro in formazione, più alti sono i valori di energia oscura che registro. Singolarmente stimo un potere biotico di alto livello. Un 5° grado, secondo la scala di valutazione che voi usate. » spiegò, indicando la classe di biotici più potente.
« Hanno traccia di eezo 19? » domandò Dasha, veramente allarmata.
« No. »
Quella risposta fece sospirare di sollievo entrambe le donne. « Ok, qualsiasi cosa siano vanno a eezo normale, se accediamo al sistema centrale della stazione dovremmo scoprire qualcosa. Se eliminiamo quello che impedisce alle tracce energetiche di disperdersi, dovrebbero morire come tutti. » dichiarò Olivia.
« Probabile. » rispose il Catalizzatore
« Quella formazione che stanno cercando di assumere. Idea del motivo? »
« L’unica ipotesi è che serva per aumentare e gestire i poteri complessivi, impossibile fare una stima di quale potrebbe essere il risultato. »
« Meglio proseguire nella missione, prima che riescano a fare qualsiasi cosa stiano facendo. C’è modo di rallentarli? » domandò Olivia.
« Analizzo. L'unica soluzione riscontrata è rompere la loro formazione. Stando ai risultati, la velocità di accumulo di energia nei portali è controllata direttamente dal nemico, mediante la connessione tra la Cittadella e l'Arca . La stazione nemica e quegli esseri paiono strettamente connessi, eliminandoli le funzioni della loro base dovrebbero calare. »
Olivia si alzò nel farlo una fitta di dolore la fece piegare in due, al punto che Dasha dovette sorreggerla. La sentì mormorare qualcosa senza capire.
« Catalizzatore! Che succede? » gridò Dasha.
« È in corso un rigetto, il suo organismo sta rifiutando la biotecnologia. La causa è il feto. Rilevati ordini contrastanti, sto correggendo. Scoperti errori multipli. Ordine da oggetto sconosciuto ha danneggiato file di comando, programma esterno installato danneggiato, oggetto: processamento DNA dell’embrione. »
A Dasha tornò in mente quando, toccando per errore la sfera di Woods, Olivia si era sentita male. Era stato un caso isolato, non era successo nient’altro. Aveva pensato che tutto si fosse concluso li.
Stava per dire qualcosa, ma il Catalizzatore la zittì annunciando « Nemici in avvicinamento. »
Lei si voltò immediatamente, vide un'ombra e fece fuoco scaricando in un istante il caricatore, bestemmiò con se stessa per questo comportamento da dilettante.
La cosa a cui aveva sparato esplose come un pallone, un liquido biancastro e denso investì le due donne. Entrambe grate di avere il casco.
« Che merda è? » borbottò Dasha alzandosi, cercando di aiutare Olivia a fare altrettanto.
« Era una di quelle unità che voi chiamate mutaforma. »
« Bene a sapersi, almeno adesso sappiamo che le nuove munizioni funzionano. »
Dopo la spiacevole esperienza di essere una prigioniera del mutaforma che si era fatto passare per Meng Durand, la Weaver aveva chiesto alla divisione “Sviluppo e progettazioni armi” qualcosa su misura per un nemico così insidioso.
Il risultato era stato un nuovo tipo di munizioni, nate incrociando quelle elettriche penetra-scudi con quelle tossiche. Il problema con i mutaforma era distruggere nel più breve tempo, il maggior numero di cellule metalliche che li componevano agendo sull’eezo dei loro nuclei.
Sfruttando eezo 19, questi colpi emettevano particelle cariche in grado di diffondersi, contaminando rapidamente i bersagli. Questo era possibile perché il 19 impiegato  era sottoposto a una raffinatura meno elaborata, mantenendo livelli di radiazioni ben più elevati. Tanto da vietare di toccare le  munizioni a mano nuda, in caso dovesse accadere era consigliata una visita medica.
Sfortunatamente per agire dovevano entrare nel bersaglio, questo implicava che contro le solide corazze di umanoidi o altro sarebbero state inefficaci.
Il progetto andava migliorato ma non vi era il tempo, quando Dasha andò con Olivia aveva con se solo duecentocinquanta di queste munizioni. Tutte quelle esistenti e mai sperimentate sul campo.
Per questo aver sprecato un intero caricatore per un solo nemico era un problema.
« Stanno arrivando! Oltre duecento unità in rapido avvicinamento. » comunicò il Catalizzatore.
« Li vedo. » Rispose Dasha, i lettori tattici del casco segnalavano del movimento in avvicinamento. Olivia sempre china a terra era preda di violenti crampi.
« Ehi capo! Grazie della visita! » disse una moltitudine di voci e tutte uguali, in arrivo dai nemici in avvicinamento.
Olivia non capì, ma Dasha si. Conosceva bene quella voce.
« Durand! » gridò lei per risposta.
« Si! » Risposero in coro i nemici, ognuno con la mente di Durand e si lanciarono alla carica. Dasha si sporse e fece fuoco.
Attaccavano urlando oscenità a lei e a Isabella, includendo in esse anche Alexya, Trish e Diana. Loro sarebbero state cavie per i divini creatori, ma la potente signora di Noveria, sarebbe stata la puttana di ogni mutaforma.
« Lasciali a me! » Gridò Olivia passandole accanto e andando all’assalto del nemico. Incredula Dasha la vide con indosso una sorta di armatura integrale, incapace di capire dove poteva averla presa.
Lo s.p.e.t.t.r.o. caricò a testa bassa, contro la sua corazza si infransero le infinite lame e armi da taglio che le unità nemiche originavano dai corpi.
« Questo è per quanto successo nella doccia! » urlò lei tirando un pugno nel petto di uno di essi, la mano sprofondo nella massa quasi gelatinosa di quel corpo. Anche se non aveva un volto ben definito, lei fu sicura di vederlo ridere.
« Riprogrammo! » annunciò il Catalizzatore. Il mutaforma si contrasse solo per un istante finendo subito inglobato nella corazza di Olivia, distribuendosi su di essa.
Ne colpì un secondo e successe la medesima cosa, un terzo provò ad artigliargli il volto, ma l'elmetto cambiò leggermente forma proteggendola.
Dal braccio destro di Olivia si originò una grande falce che fuoriuscendo trafisse quattro nemici, come gli altri divennero parte della sua armatura.
Ogni volta che succedeva la forza dello s.p.e.t.t.r.o aumentava visibilmente. Acquisendo le stesse abilità del nemico ora che faceva parte della corazza. Se loro avevano un inesauribile arsenale di armi bianche, lei poteva dire altrettanto. Olivia ordinava e il Catalizzatore modellava l’armatura, facendo apparire quello che chiedeva. Assorbendo ogni volta i nemici colpiti, che si trovarono in difficoltà.
Non per questo smisero di attaccare, chi avevano davanti era un nemico dei loro sacri creatori. Morire per essi, era un fondamento del loro programma.
« Dasha! Le granate ! » urlò Olivia e corse via inseguita. Riuscì a guadagnare metri preziosi, quando quattro granate detonarono tre lei e il nemico.
« Che vuoi fare adesso? » le chiese concitata Dasha che invece di una risposta venne sollevata e messa in spalla.
Olivia si gettò con lei da un corridoio, sotto di loro il vuoto.
Precipitarono per metri, con Dasha che urlava e Olivia calma in un modo che non sembrava umano. Sparirono nella luce blu di uno spostamento di fase.
Ricomparvero ruzzolando sul pavimento, in qualche parte della base nemica. Dasha si tolse il casco e vomitò, ma la cosa peggiore erano i polmoni. Respirare era un dolore atroce.
Gli umani non erano fisiologicamente in grado di affrontare uno spostamento di fase, per questo le corazze biotiche compensavano lo squilibrio di pressione che i polmoni dovevano affrontare.
Tale accortezza si usava solo per i biotici, nessuno montava questa funzione altrimenti. Per questo la Weaver stava provando una delle esperienze più dolorose che le fosse mai capitata.
Sentì appena la puntura sul collo, ma il sollievo fu immediato. Scoprì di non riuscire ancora a parlare, ma vide chiaramente Olivia. Alzò una mano per indicarla, lei capì.
«Vuoi sapere come ho fatto? »
Dasha annuì.
« Quegli esseri contengono eezo, anche se in dose molto basse. La loro tecnologia non è troppo differente da quella della biotecnologia, per questo il Catalizzatore riusciva, dopo un contato fisico, a far si che diventassero parte di essa. Alla fine ha assorbito abbastanza eezo per tentare uno spostamento di fase, tutto coordinato dal Catalizzatore. Io non avrei saputo come fare. » disse atona.
Raschiando la gola, la Weaver riuscì a dire « Fun…ziona? » e indicò la corazza.
Il viso di Olivia si fece duro, i suoi occhi verdi sembravano due pietre. « Ho dovuto fare una scelta, ho detto al Catalizzatore di eliminare la causa del malfunzionamento. Ha potenziato al massimo la biotecnologia che ho in corpo. »
Alla Weaver ci volle un istante per capire, quando lo fece cerco di parlare ma ottenne solo suoni grotteschi e un violento bruciore di gola.
La guardò bene in viso. Aveva visto Olivia coraggiosa, seria, allegra, arrabbiata e strafottente nelle varie occasioni in cui si erano incontrate e affrontate. L’espressione che aveva in volto conteneva una punta di pazzia, di questo era certa perché le ricordava Isabella. Una persona normale sarebbe caduta nella depressione ma Olivia W. Shepard era troppo forte e allora non rimaneva che la follia.
« Non dire niente. » - Le disse Olivia con tono minaccioso - « Mio figlio contro l’interesse della galassia, un calcolo semplice. Porterò a termine questa missione . Riesci ad alzarti? »
Dasha si alzò, incamminandosi dietro di lei. Fu felice di questo, perché non avrebbe dovuto nascondere il disagio che le metteva. Nulla di strano che la salute mentale di Olivia ne avesse risentito, per il bene della missione aveva deciso di abortire. Pensò che era solo grazie alla biotecnologia se lo s.p.e.t.t.r.o. stava ancora in piedi, quella stessa tecnologia che le aveva permesso di rimanere incinta glielo aveva tolto.
“ Catalizzatore ci sei? “ scrisse Dasha sul suo omnitool.
“Si”
“ Cosa è successo ad Olivia? “
“ L’errore era troppo esteso e le attuali condizioni non davano il tempo necessario per le correzioni. Mi ha chiesto di fare tutto il necessario per metterla in condizioni di combattere e vincere. Immagino sia doloroso, ma la perdita del feto è trascurabile in questo momento. “
“ Fottiti! “ digitò terminando la discussione. Non sapeva se quella IA era in grado di comprendere quella reazione, ma non le importava.


*****


Isabella era certa che qualcosa non andasse con i suoi poteri. Qualsiasi cosa quegli strani esseri stessero facendo, aveva fatto aumentare notevolmente la concentrazione di energia oscura in tutta l’area dove si stavano radunando.
Non aveva nessun strumento per misurarla e non ne aveva bisogno, lo sentiva nel profondo. Percepiva le particelle di eezo 19 nel proprio corpo reagire. Una dolce sensazione, inebriante a cui sapeva essere pericoloso lasciarsi andare.
A quelle condizioni l'uso di poteri biotici non le costava fatica, erano anche molto più potenti.
Andare in “rosso”, far vibrare al limite ogni particella di eezo sua e dello spazio circostante, provocava un forte rilascio di noradrenalina e estrogeni.
Niente di strano che per lei combattere e uccidere fosse sinonimo di piacere, visto che questi ormoni venivano liberati.
Per sviluppare il “rosso” aveva chiesto che la studiassero su Noveria, aveva sopportato la sua repulsione verso ogni tipo di esame e test che le ricordava gli anni della sua prigionia. Essere esaminata era qualcosa che odiava.
Ma si rendeva conto che le sue tecniche avevano raggiunto un limite, che non poteva  da sola richiamare quel potere con cui aveva sconfitto Mythra Zon.
La prima volta che era andata in “rosso” per lei era stata una rivelazione, se le sue percezioni sensoriali erano superiori alla media, in quello stadio erano esaltate al limite delle sue capacità fisiologiche.
Uccidere, combattere ma soprattutto distruggere ogni speranza del suo avversario facendolo soffrire la eccitava, il suo desiderio sessuale saliva. Quando poteva faceva l’amore con Dasha, altre volte si sfogava da sola usando le sue mani.
Allo stadio “rosso” tutto questo diventava più violento, qualsiasi percezione del suo corpo, quasi al punto di avvertire dolore, almeno fino a quando non aveva imparato a controllarlo.
Alla Grissom, aveva osservato gli esami che compivano su Alexya, Diana e Trish mettendo estrema attenzione alla loro incolumità. I risultati ottenuti erano conferme di quello che sapeva.
Si sentiva un po’ in colpa verso Alexya, non si era davvero aspettata che la ragazza raggiungesse quel livello in maniera talmente precoce.
Ne avesse avuto idea, l'avrebbe addestrata per tempo. Forse aiutandola in modo che si trovasse un partner sessuale, ma su quella questione aveva la sensazione che Dasha la pensasse diversamente.
Non aveva reagito bene, quando aveva appreso che Alexya si masturbava dopo essere andata in “rosso”.
In quella condizione, erano gli stimoli più ancestrali e primitivi della mente a farsi sentire.
Per questo Isabella lottava per rimanere concentrata, in un confronto tra istinto e ragione senza precedenti in lei. Il primo era sempre stato quello dominante e non aveva mai sbagliato, ma in nessun caso prima di adesso si era trovata davanti a una tale concentrazione di energia oscura da poterla confondere, come stava accadendo.
Il secondo le suggeriva di studiare bene ogni mossa, quello che aveva davanti era qualcosa di enorme. Aveva letto Moby Dick, si sentiva come quegli uomini davanti alla leggendaria balena bianca.
Non aveva però nessuna intenzione di finire come il capitano Achab, lei avrebbe ucciso la sua “balena bianca” e sarebbe rimasta viva per goderne.
Per qualche ragione non riusciva a consumare l’energia che la circondava. Generando quelle che sembravano fiamme ma erano di natura biotica, consumava l’energia di ogni altro biotico risalendo, attraverso quella, ai suoi noduli di eezo facendoli impazzire innescando una forzata trasformazione nel 19. Adorava farlo, una volta aveva fatto esplodere i bulbi oculari a un salarian.
Ma senza un biotico le sue “fiamme” non si propagavano, l’energia oscura naturalmente presente era troppo rada perché ciò avvenisse.
Per contro, adesso, esse avrebbero dovuto propagarsi e consumare ogni cosa. Non era una questione di potenza o di qualità, come una semplice scintilla poteva provocare la più enorme delle esplosioni, così solo una minima energia del 19 in “rosso” avrebbe dovuto innescare una trasformazione in quella enorme massa di energia consumandola.
Invece vedeva le sue fiamme accendersi e spegnersi quasi subito attorno a lei.
In cielo quegli strani esseri la ignoravano, ne aveva eliminati alcuni, sperando in una reazione, ma sembrava che la cosa non avesse sortito il minimo effetto.
Loro continuavano a fluttuare in aria, intenti a disporsi in qualche schema che non capiva dalla sua posizione. Impossibili da raggiungere per lei, il volo era decisamente troppo per un biotico.
Sfruttando la situazione a suo vantaggio poteva raggiungere, con una combinazione di spostamento di fase, altezze ragguardevoli ma alla fine sarebbe sempre ricaduta verso il basso.
Una moltitudine di luci illuminò il cielo, una tempesta di fulmini colpiva il suolo, Isabella si muoveva veloce evitandoli. Contro veri fulmini non avrebbe potuto far molto, ma quella non era altro che energia oscura concentrata. Facile da percepire ed evitare. Non sparivano neanche subito, ma perduravano per una decina di secondi.
Il fenomeno era in aumento, quella era per adesso la sua manifestazione più violenta.
Sembravano uno strano assortimento di tutti i tipi di poteri biotici esistenti. Quando si scaricavano al suolo generavano un gran numero di anomalie, onde d’urto e ogni sorta di potere biotico in tutte le direzioni.
Lei passava in mezzo a quelle manifestazioni indenne, più attenta a evitare schegge volanti che l’energia biotica che attraversava senza problemi.  
Un fulmine biotico le cadde davanti, troppo vicino per evitarlo accelerò e ci si tuffò dentro brillando di un rosso acceso. Fuoriuscì dall’altra parte con una capriola in aria, squarciando il fulmine.
Rivolse nuovamente lo sguardo al cielo, quelle centinaia e centinaia di esseri parevano aver completato il loro lavoro. Nonostante l’altezza che li separava era sicura di una cosa, ognuno di essi stava fissando solo lei.
Comprese che l’ultimo fulmine non era caduto a caso.
Alzò le spade al cielo esultante. Le mani che le reggevano ero simili ad artigli di un mostro mitologico. « Mi avete fatto aspettare anche troppo!» gridò.
Una luce azzurra si accese sulla sua verticale, in mezzo al cielo.  Lei sorrise felice come una bambina. «D’accordo, vediamo un po’ chi la spunta! »urlò.
Era un predatore, per nessun motivo avrebbe mai dubitato delle sue azioni, nemmeno delle più insensate. La sua certezza non sarebbe mai crollata, neanche davanti a una sconfitta sicura. Solo le prede mostravano insicurezza.
Il fulmine squassò il suolo, pareti di palazzi crollati e altri detriti di grandi dimensioni fluttuarono in aria.
Una colonna di fiamme risalì verso l'alto, divorando il fulmine. Si alzò al cielo, pareva volesse aggredirlo. La colonna di venne un tornado, originando un fortissimo vento di risucchio. Attirando a se ogni traccia di energia biotica. Consumandola e accrescendo le proprie dimensioni.
Al suo apice comparve Isabella, sfruttando quella stessa energia si era fatta lanciare sino in cielo, al centro di quella colonna di fiamme. Nuda, con solo le spade strette nelle mani.
L’armatura era distrutta insieme al rivestimento biotico, il casco era andato e senza non poteva fare spostamenti di fase .
Era lei sola, senza nessun supporto, con i suoi poteri e le spade nel centro della formazione nemica avvolta da quel fuoco biotico che aveva acceso.
L’istinto aveva preso il sopravvento, tutta quella energia le aveva fatto perdere la ragione.
Attaccava senza più sapere o ricordare perché lo faceva. Totalmente pazza. Schiumando dalla bocca.
Per convertire quella enorme concentrazione di energia aveva dato tutta se stessa, ma era troppo perfino per lei. Lo sbalzo ormonale, originato da quello sforzo le aveva distrutto la mente.
Davanti a lei i nemici rimanevano fermi alle loro posizioni
Un cristallo rosso le si formò sul petto e crebbe, veloce e vorace. Altri comparirono a decine su tutto il corpo. Riuscì solo a lanciare un ultimo urlo di rabbia.
Il cristallo la inglobò completamente al suo interno, infine cominciò a precipitare verso il basso.
Quando successe smise di cadere, ma ritornò a salire condotta da quegli esseri.
La gabbia di cristallo con dentro Isabella si avvicinò a uno di loro, l'essere al centro esatto della formazione, senza parole ma sfruttando l’energia biotica comunicò a tutti gli altri « Abbiamo il nostro filtro. » Quindi si posizionò leggermente al di sopra di esso, facendolo sembrare assiso su un trono rosso. Un cacciatore che si vantava della sua preda.
Tutti i suoi simili cominciarono ad attingere energia da Isabella, questa si mischiò alla loro.
L’isotopo 19 convertiva inevitabilmente ogni particella di eezo con cui veniva a contatto, a lungo andare destabilizzava ogni forma di energia collegata ad esso.
Loro, i Xalielt, avevano trovato la soluzione. La presenza di un soggetto capace di gestire quel raro isotopo di eezo, era stata una sorpresa nelle proiezioni dei loro calcoli per le previsioni del futuro.
Ma quando si incontrava un’anomalia distruggerla serviva solo ad aumentare le infinite variabili del futuro, controllarla era la chiave per far avverare ogni previsione.
La soluzione era trovare un modo per gestire la trasformazione nell’isotopo, quella più semplice era disperdere l’energia che liberava. Una traccia energetica bassa non avrebbe innescato nessuna reazione.
Quell’energia suddita tra milioni di loro non sarebbe stata una minaccia. Rendendoli nel contempo più forti.
Rimaneva da intrappolare il soggetto, la sua fuga dalla loro unità di infiltrazione era stata un peccato ma avevano ottenuto dati utili sulla condizioni cerebrali di lei.
Eezo 19 non può agire contro se stesso, la soluzione auspicabile era che si imprigionasse da sola.
Instabile e difficile da controllare, queste erano due delle caratteristiche dell'isotopo. Per questo non l’avevano usato nella loro trasmutazione. La soluzione del problema non presentava interrogativi, se il soggetto fosse andato fuori controllo anche dagli istinti più primitivi il 19 si sarebbe manifestato come prima cosa contro il suo portatore.
Essendo lei capace di indurre una cristallizzazione dell’energia, era altamente probabile la formazione di cristalli sul soggetto in modo confusionario che portassero  al suo imprigionamento.
Sia innescare questo processo che indurre un crollo psicologico nel soggetto richiedevano la stessa cosa: una grossa quantità di energia.
Per questo l’avevano colpita con quell’enorme flusso di energia biotica. Le sue analisi comportamentali non lasciavano dubbi, davanti a uno scontro diretto non avrebbe cercato la fuga, indipendentemente dalle possibilità di vincere.
Non avevano bisogno di lei per la vittoria, la sua cattura e uso era solo un premio aggiuntivo. Presto l’essere umano imprigionato dal suo stesso potere sarebbe diventato l’unico esemplare di terrestre in vita.
Con l’uso dei cloni del soggetto avrebbero avuto per sempre il dominio anche dell’eezo 19, finché non avessero trovato un modo per innestarlo in loro.
Il  ricordò che di lei esistevano già tre cloni la cui posizione era sconosciuta, attraversò quel enorme mente alveare. Non aveva importanza, se necessario potevano ottenere un clone adulto in qualche ora.
Un altro piano prevedeva la fertilizzazione del soggetto tramite le unità mutaforma, la memoria del primo umano che avevano copiato si era dimostrata utile a sviluppare quell’idea.
Il DNA era una costruzione elementare, la cui unica complessità stava nelle infinitesimali dimensioni delle singole parti. Avrebbero solo dovuto costruire del liquido maschile sintetico, con programmi di controllo già inseriti.
L’ibrido uomo/macchina così ottenuto, aveva ottime possibilità di unire la fedeltà delle loro creazioni alla possibilità di usufruire del 19.
Un esperimento su cui avrebbe avuto millenni per disertare, ormai il tempo come qualsiasi altro bisogno era un valore privo d’importanza. La loro attuale condizione era eterna, la morte non li riguardava più.
 

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Capitolo 34
*** Il nemico si mostra parte 2° ***


La colonna di fuoco biotico era stata vista da tutti, dall’esercito alla flotta nello spazio. Solo Alexya, Diana e Trish fissavano immobili il cielo, attorno a loro i lavori fremevano.
L’avanzata verso il Presidium si era arrestata. Quegli esseri in cielo avevano creato una zona in cui si manifestavano in continuazione emissioni di energia oscura. Impossibile per un grosso contingente superarla.
Nessuno sapeva cosa fossero quelle cose in cielo, quale nuovo stratagemma fosse in atto.
Il comportamento anomalo del nemico rendeva incerti su quali ordini impartire, unito al fatto che essi rimanevano sospesi in aria, ad un'altezza di cinquecento metri dal punto più basso della loro formazione.
Quale che fosse la loro forza, era tale da fermare con scudi biotici un bombardamento d’artiglieria. Anche la gigantesca artiglieria semovente “Titani” non aveva avuto effetto.
« Andiamo! » dichiarò Alexya, le sorelle la seguirono. Sapevano che Isabella aveva perso.
Non potevano sbagliarsi, ogni biotico aveva un'univoca traccia energetica. L’eezo normale non era così eccitabile, ma il 19 vibrava in maniera diversa per ogni biotico nelle vicinanze che usava i suoi poteri.
La ragazza era diventata più sensibile rispetto alle sorelle a quegli stimoli, credeva di capire meglio Isabella.
Osservandola aveva intuito che ci fosse una parte del divertimento nell'uccidere che le fosse ancora preclusa, come fosse qualcosa solo per adulti.
« Dove state andando? » gridò Asiria, accorgendosi che si stavano allontanando.
« A ucciderli. »- rispose con naturalezza lei, indicando con una mano i nemici- « Isabella ha perso. Grazie per averci tenute con te in questa battaglia, è stata una lezione importante. »
L’asari sgranò gli occhi, le avevano appena dato una notizia terribile in maniera assurdamente tranquilla
« Fe-, fe-, ferme li! » disse bofonchiando, avvicinandosi a passi rapidi.
« Come fate a dire che Isabella ha perso? Quella colonna di fuoco poteva solo essere opera sua! Avete provato a contattarla? »
« Non ne abbiamo bisogno, lo sappiamo. » affermò Diana con certezza.
« Cosa vorreste fare, vendicarla? » chiese agitata lei, cercando di comprendere quali intenzioni avessero.
« Per quale motivo dovremmo farlo? » - Domando Trish - « Isabella ci ha insegnato che l’unico motivo per cui si viene sconfitti in battaglia e si muore è per la propria incapacità, il resto sono scuse del vinto. Se lei ha perso è solo colpa sua. »
Adesso Asiria era proprio confusa « Credevo le voleste bene? »
« Certo. » le risposero in coro, ma Alexya aggiunse «  Ho capito una cosa da quando sono libera di pensare. L’universo, non ha una forma prestabilita. Due verità contrastanti possono coesistere. Per noi esistono solo due tipi di esseri: prede e predatori, non mi servono le opinioni altrui. Io la penso così e questo mi basta. Isabella ha perso, ora tocca a noi. Non mi aspetto che tu capisca, nemmeno Dasha credo ci riuscirebbe. Nel suo testamento ci chiedeva di rimanere al sicuro, ma non possiamo. »
« Perché? » domandò l'asari, era l’unica domanda che le era venuta.
« Perché questa è la nostra natura, questo è quello che vogliamo. Solo una cosa Isabella non ci perdonerebbe: essere esitanti e indecise. »
« Bel discorso, giovane guerriera. » disse Okasa, la sciamana krogan era rimasta con Asiria da quando l’aveva incontrata, dopo che i krogan avevano fatto irruzione sul campo di battaglia.« Ma come pensi di fare? Il nemico è in alto nel cielo. Gli umani hanno forse imparato a volare da soli? »
« Nah, ci inventeremo qualcosa. » commentò Alexya, fiduciosa.
« Hai seguito Asiria in combattimento. Perché? Potevate stare con Divisione N. »
« Su Noveria delle cacciatrici asari ci avevano messo in difficoltà, dei biotici hanno messo in difficoltà noi. Qui abbiamo sbagliato e Steve si è infuriato con noi. Pensavamo di aver capito come si combatte ma non è così. Una vera guerra è diversa da ammazzare qualche banda di criminali. Combattere è qualcosa di molto più complesso. Per quanto Isabella ci possa aver insegnato ci manca la sua esperienza. Vogliamo imparare, Divisione N avrebbe solo pensato come tenerci al sicuro. »
« Vero, la guerra è diversa. Ma allora Isabella come ha fatto? Anche lei è stata presa a schiaffi da qualcuno? »
Le ragazze sorrisero a quell'idea assurda « Combatteva con Steve. » rispose Trish.
« Pensate che Steve le abbia chiesto di andare da sola ad affrontare il nemico? »
« Avrà fatto di testa sua, come sempre. » disse Diana allargando le braccia.
« Finché combatteva con Steve andava tutto bene, ma quando è andata sola ha perso. Mi state dicendo questo? »
« Cosa vuoi dirci krogan? » domandò Alexya che si stava spazientendo.
« Niente, solo notavo che state agendo nel medesimo modo. Per quale ragione voi dovreste andare incontro a un destino differente, se le premesse sono le stesse? »
« Smettila di giocare, non siamo bambine! » urlò la ragazza, la foga con cui lo disse fece fare un passo indietro a Asiria. Se Diana e Trish avessero dimostrato un atteggiamento ostile, forse si sarebbe preoccupata, ma parevano calme.
« Se non lo siete dovreste capire che fallirete, se agite nel suo stesso modo. Da krogan capisco i vostri valori di guerriere, vi dico di solo di agire diversamente, magari non da sole. »
Scese un silenzio carico di pensieri.
Fu Asiria a riempirlo « Mentre parlavate tra voi, ho chiamato mia madre. Al comando asari, hanno notato una variazione tra le lunghezze d’onda emesse da quelle cose. Nessuno si pronuncia, ma mia madre non ha dubbi che si tratti della traccia energica dell'eezo 19 anche se molto debole. Un drone spia ha scattato queste foto.» mostrò delle immagini tramite omnitool, una pietra rossa come un rubino era al centro della formazione nemica. « Sono sicuri che prima non c’era. Non hanno idea di cosa sia, ma scommettono che è il centro della traccia sconosciuta. »
« Non ci serve nessuna conferma, quella è Isabella! » esclamò Diana.
Ad Asiria non rimase che accettare quell'informazione come sicura « Non so come ci riuscite, per voi l’eezo è quasi un senso aggiunto. Se avete ragione, potrebbe anche essere morta. Non sappiamo cose le sia stato fatto. »
« Morta o viva è indifferente, noi andremo. » - dichiarò Trish - « Quale che sia la situazione noi li uccideremo. »
Alexya si avvicinò di qualche passo e disse « Per favore, aiutateci. Lo riconosco: sappiamo combattere, ma nulla su come pianificare un'azione così complessa. »
Asiria e Okasa si fissarono, alla fine fu la prima a dire « Il vero problema è a chi chiedere. »
Fu una questione che non ebbero tempo di porsi.
Una comunicazione esterna giunse a tutti i soldati su ogni canale.
« Qui è il tenente Olivia W. Sherpard, sono in compagnia di Dasha Weaver, ci troviamo sulla base nemica, siamo intrappolate in una sala di comando. Il nemico è sul punto di far rilasciare dai portali tutta l'energia che hanno assorbito, dovesse riuscirci sterminerà ogni razza della galassia. Dobbiamo guadagnare tempo. Bisogna spezzare la formazione nemica, attraverso essa esercitano tutto il loro controllo. Separiamoli e ... » La comunicazione si interruppe di colpo, l'ultimo suono udibile fu quello degli spari.


*****


La comunicazione era giunta a tutti, anche ai nemici. I xalielt si scambiarono informazioni alla velocità di un super calcolatore.
Trovavano inaccettabile che il problema di quelle due intruse non fosse stato ancora risolto, erano un’incognita che non si apprestava a una soluzione.
Non aveva importanza, loro avevano vinto su tutto. Erano scappati dai razziatori sopravvivendo, avevano formulato i piani iniziali del Crucibolo diffondendoli nello spazio, in attesa di una civiltà che li portasse a compimento.
Nel frattempo si erano evoluti. Da esseri di carne si erano trasformati in creature di pura energia oscura, abbandonando ogni bisogno e stimolo della loro vecchia natura ma ancora non bastava.
Sapevano di potersi sviluppare ulteriormente, se vi fossero riusciti la totalità dell'energia oscura dell’universo sarebbe stata al loro comando. Con un simile potere avrebbero potuto spostare un pianeta dalla sua orbita o distruggerlo con facilità.
Tutte le civiltà agli albori credono in esseri superiori, loro lo sarebbero diventati per davvero. Immortali la cui esistenza energetica non poteva essere dispersa, immuni al passare del tempo.
Con l'umana intrappolata nel cristallo, anche l'instabile eezo 19 sarebbe stato controllato.
Avevano vinto ed era il momento di dimostrarlo.
La formazione sferica cominciò a brillare di luce blu pulsante.
Nello spazio la tragedia aveva inizio.


*****


Le flotte riunite del Consiglio erano in enorme difficoltà, manifestazioni abnormi di energia biotica intrappolavano e danneggiavano le navi la guerra. I mezzi più piccoli come i caccia non avevano scampo.
La comparsa di quegli esseri era coincisa, con il momento di maggior vantaggio per la flotta del Consiglio. Tutte le navi nemiche avevano perso improvvisamente potenza.
Adesso la situazione si ribaltava.
Dal ponte di comando, Hannah Shepard guardava impassibile la flotta venire dispersa e le navi frantumate.
« Lanciate i brucia pianeti! » Oordinò. Aveva udito anche lei la comunicazione di sua nipote, non poteva permettersi di aspettare oltre. La flotta era al limite.
In grembo teneva la pistola d'ordinanza, avrebbe ucciso la sua famiglia e non avrebbe mai voluto sopravvivere a questo.
Molti brucia pianeti andarono persi per le anomalie biotiche, ma erano troppi per fermali tutti e ne bastava solo uno per vincere.
Le armi nucleari vennero avvistate dal nemico. Intesero che le speranze di vittoria erano alimentate da non comprendere di cosa essi fossero capaci.
Avrebbero fatto si che intuissero il potere di esseri ascessi a un livello superiore.
Fu un’onda d’urto paragonabile all’esplosione di una stella, il cielo in un istante si fece vuoto e i segnali radio sparirono.
Ogni cosa al di fuori della Cittadella e della base nemica ancorata ad essa, sparì.
Di ogni nave che fosse del Consiglio o dei grigi non rimase che rottami.
Il pianeta Bekenstein, situato a poca distanza, fuoriuscì dalla sua orbita. La sua superficie fu sconvolta da disastri naturali.
Solo chi era nell’area della Cittadella si salvò, troppo vicini per venire colpiti. Solo la distanza fece la differenza.
I xalielt guardavano compiaciuti il risultato del loro operato, del controllo che esercitavano sull’energia oscura dell’universo.
Era stato un primo test soddisfacente.


*****


Con tutta la forza dei suoi motori la Jotnar si lanciava alla carica.
Guidare l'assalto al Presidium l'aveva messa a dura prova, permettendole però di salvarsi dall'attacco appena lanciato dal nemico, ma era ancora operativa anche se danneggiata.
Le navi dei grigi avevano invece smesso di muoversi, precipitando sull'anello della Cittadella.
« Sala macchine, spero siate pronti! » urlò Vega al comunicatore.
La dottoressa Bryn e Drentel avevano avuto un’idea da cui il drell non solo voleva dissociarsi, ma potendo sarebbe scappato all'istante dalla nave.
« Adesso!» gridò Vega.
Drentel non era religioso, ma invocò lo stesso il nome della dea degli hanar un attimo prima che Brynn desse il comando finale.
Fu una questione di attimi. Cinque secondi prima dell'impatto la Jotnar attivava al massimo della potenza il suo campo di nium.
A quattro secondi l'eezo 19, di tre dei suoi quattro nuclei dei motori classe Atlantis, venne riversato all'esterno.
Lo scontro contro la barriera biotica fu tremendo e di una forza inaudita. La Jotnar divenne un enorme e gigantesca pallottola. Sul modello di una vera pallottola aveva messo insieme eezo 19 e del nium nella forma del campo sviluppato dalla nave, a tutto questo si unì l’energia dell’impatto.
L'esplosione fu accecante, l'onda d'urto generata tempestò il campo di battaglia. I soldati furono gettati a terra e costretti a cercare riparo, i mezzi ribaltati.
La barriera andò in frantumi.
I xalielt osservavano increduli.
Le specie di questo ciclo avevano dimostrato un fortissimo istinto alla lotta, ma niente aveva fatto pensare a un simile atto di resistenza o anche solo che il loro scudo potesse essere abbattuto.
Con un colpo solo avevano annientato tutte le flotte del Consiglio, l'esercito sbarcato sulla Cittadella era tutto ciò che rimaneva. Da solo non era un problema, l'idea era anzi di usarlo per test futuri. Il soggetto portatore dell'eezo 19 era stato catturato, il suo potere unito al loro.
La Jotnar era l'ultima, vera, nave da guerra che era rimasta al nemico eppure lottavano con accanimento. Questo non era stato previsto.
I Xalielt decisero che il metodo di analisi e proiezione del futuro che usavano da millenni doveva essere rivisto.


*****


Il corpo in fiamme della Jotnar, viaggiava  in mezzo alla formazione nemica perdendo quota. Sventrata in più punti, la corazzata stava inevitabilmente precipitando, solo il fatto che fosse ancora in grado di muoversi era qualcosa di prodigioso. Dimostrazione della sua solidità.

*****


I xalielt si agitavano attorno alla nave come api infuriate, la loro formazione era stata infranta. Un autentico affronto. Orribili primitivi che ostacolavano esseri migliori di loro. Possibile che fossero così stupidi da non comprendere che erano nel torto? Non si accorgevano del loro sbaglio? In quale altro modo si sarebbero potuti chiamare questi tentativi di fermare chi era superiore e per questo nel giusto.

*****


« Tutti fuori! La nave sta per esplodere! » urlava James, incitando i suoi ad abbandonare la Jotnar. Respirando a fatica, fiamme e fumo erano ovunque.
Era stata una follia ma aveva funzionato. Quando era giunto il messaggio di Olivia, Brynn aveva formulato un piano su come superare le difese nemiche, era solo una bozza ma era chiaro che la Jotnar sarebbe dovuta essere sacrificata.
Solo dopo il devastante attacco nemico contro le flotte, accettò l'idea di non avere scelta. Però era ancora vivo, è questo era un piacevole imprevisto.
Da piano sarebbero dovuti morire tutti all'istante, invece la corazza della nave aveva retto meglio del previsto.
« Via di qua pilota! » urlò ad Alexandra “Corvo” Redgrave
« Non posso signore! Io devo rimanere! Sono la sola che deve farlo! » dichiarò, indicò la seconda postazione di navigazione. Distrutta e con l'altro pilota, morto bruciato, chino su di essa.
« Di che diavolo parli? Fuori! » gridò lui furioso.
« La nave non è esplosa in aria! Se non la tengo su fino alla fine esploderà al suolo! Ucciderà i nostri compagni a terra.»
James mormorò un'imprecazione, non ci aveva pensato.
« Allora vattene pilota! La guiderò io! »
« No, lei non ne ha le capacità! »
« Tu...» ma non fini la frase. Alexandra si voltò verso di lui, piangeva ma lo sguardo era determinato. Era giovane, sui trent'anni, non doveva aver mai pensato alla possibilità di morire.
Il destino invece le aveva giocato un brutto tiro, ma era pronta a non tirarsi indietro.
Fece cadere una spilla a forma di corvo in mano a Vega e disse « La dia a Ilary Monreau. La prego.»
Lui annuì, odiando se stesso mentre correva verso le capsule di salvataggio.
 
Alexandra avrebbe voluto vedere un bel cielo limpido, come ultima cosa. Da bambina, suo padre l'aveva fatta salire con lui in deltaplano, da quel momento si era innamorata del volo. Così divenne un pilota.
La spilla che aveva con se, fu l'ultimo regalo dei suoi genitori. In un incidente aereo essi persero la vita. Dai rottami venne recuperata una valigetta che avevano con loro.
Al suo interno era la spilla con un biglietto legato.Un semplice regalo, senza un motivo preciso, alla loro figlia che amava volare tanto.
« Chissà se potrò avere un paio d'ali? » si domandò.
La Jotnar deflagrò in una gigantesca esplosione. I soldati al suolo guardarono ammutoliti, l'esplosione distruggere la formazione dei grigi. Nessuno però esultava.


*****


Asiria e Okasa irruppero nell'infermeria insieme a Miranda, trasportavano svenute Alexya, Diana e Trish. Respiravano con molto fatica, il battito era irregolare.
Miranda interrogava le due amiche con domande precise, non capiva cosa fosse successo e la causa.
Dalle risposte sembrava che tutto fosse accaduto quando la Jotnar era esplosa, meno di un minuto fa.
Loro erano subito accorse da lei, aveva esaminato le ragazze alla Grissom e forse era l'unica a sapere cosa fare.
Non questa volta, non capiva cosa fosse accaduto e perché solo a loro tre. Non aveva tempo per esaminarle, serviva una cura subito.
« Cos'è successo? »
La frase le fece alzare la testa, a parlare era stata Taiga. Per punizione aveva messo la figlia di Jack e i suoi gemelli a lavorare in infermeria, per essere imbarcati clandestinamente per giungere in una zona di guerra.
Pensavano che la guerra fosse divertente, avrebbero imparato il lato più spietato aiutando lo staff medico con i feriti. Anche solo portando acqua o tenendo un vassoio.
« Asiria, portala via! » gridò Miranda. Le ragazze peggioravano, non avrebbe mai permesso che Taiga assistesse a quella scena.
« William! Henry! » sbraitò la ragazza.
I gemelli arrivarono da una stanza affianco, riconoscendo un tono di disperazione nella voce dell'amica. Compreso al volo la situazione, non dissero niente ma da un terminale cercarono di connettersi al software delle armature delle ragazze. Una volta, per caso, avevano scoperto che avevano installato un programma automatico di pronto soccorso. Dasha Weaver cercava di proteggere le sue figlie, con ogni mezzo che il denaro le forniva.
« Il loro livello di radiazioni è zero! Dobbiamo alzarlo. » gridò allarmato William, guardato i dati raccolti da Miranda e quelli che lui vedeva.
« Assurdo! Quelle radiazioni sono mortali! È impossibile che la loro assenza le faccia star male. » rispose sua madre.
Il figlio le rispose arrabbiato « Tu le avrai esaminate, ma noi ci abbiamo passato assieme ogni istante che potevamo! L'energia biotica è per loro una vera porzione del corpo. Se questa soffre, ne risentono! »
« Aggredita da cosa? Solo loro sembrano risentirne. »
Asiria si mise in mezzo e disse « Quando la Jotnar è esplosa, ho rilevato che le radiazioni sono calate tendenzialmente ovunque. »
Henry ebbe un'intuizione che espose subito « La Jotnar, aveva un campo di nium, quindi doveva avere del nium a bordo. Probabilmente il calore e l'esplosione l'hanno polverizzato e disperso ovunque. Normalmente non sarebbe un problema per nessuno. Ma loro tre, data la loro natura, sono più sensibili di chiunque all'avvelenamento da questo metallo. »
« Potrebbe essere. » rispose Miranda dopo aver ascoltato il figlio. L'avvelenamento da nium era stato poco studiato, il suo effetto su un biotico con eezo 19 era sconosciuto. Si sapeva solo che tanto più il biotico era potente, più facilmente ne avrebbe risentito. Le ragazze Weaver erano tutte biotiche di potenza fuori dalla normale scala di misurazione. « Ci serve dell'eezo 19! Ma non so dove prenderlo. »
« I reattori! Quelli portati da Steve! » propose Taiga, a metà tra il disperato e la speranza.
 
Uno dei tre reattori venne avviato al minimo, le ragazze distese su dei letti di fortuna affianco ad esso. Le radiazioni cominciarono ad aumentare, mentre Miranda e gli altri le monitoravano da una distanza di sicurezza.
Il nium assorbito dalle ragazze e le radiazioni generate avrebbero dovuto annullasi a vicenda, permettendo all'eezo che avevano in corpo di tornare a svolgere a pieno le sue funzioni.
Una sirena d'allarme risuonò su tutto il fronte. Il nemico arrivava volando, quegli strani esseri dal corpo cristallino attaccavano lanciando poderosi attacchi biotici.
Dewerger e altri mezzi pesanti furono sollevati e lanciati a metri di distanza, da terra i soldati contrattaccavano.
Ma i nemici anche se il corpo veniva frantumato, rimanevano per alcuni minuti come una sorta di nebbia azzurrina che fluttuava in aria, attorno cui si riformava un nuovo corpo.
I soldati retrocedevano davanti a un nemico immortale. L'intero esercito era sotto attacco dall'alto, non vi era più distinzione tra prima linea e no.
Uno di quegli esseri calò sulle ragazze Weaver, volteggiando sopra di loro.
Taiga si mise a correre.
Spadino soltanto aveva seguito la ragazza, il cane era stato con lei per tutto il tempo. In infermeria, accucciato in un angolo, leccava con piacere le gocce di sangue che cadevano a terra. La sua padrona era solita dargli pezzi dei nemici che uccideva, lui guardava i feriti e i morti sperando di riceverne un pezzetto.
Arrivata al reattore, il nemico era rimasto in aria, Taiga tirò un pugno al pannello facendo aprire il boccaporto di caricamento. Il contattore che aveva indosso, emise suoni di allarmi per i livelli che registrava. Quello che serviva.
Davanti a lei, eezo 19 incandescente ribolliva
« Bene , ora che faccio? » si chiese non avendo un piano preciso, sapeva solo che quelle radiazioni avrebbero dovuto infastidire il nemico. Sperava che aumentandole sarebbe andato via.
Vide un’ombra allungarsi alle sue spalle, si girò di scatto.
S'immobilizzò per la paura con la schiena contro il reattore, lo strano essere dal corpo di cristallo le era davanti. Pareva scrutarla con i suoi occhi sfaccettati come quelli di una mosca, mentre fluttuava immobile in aria.
Il suo piano non aveva funzionato, il nemico aveva scelto di non andarsene.
Questo alzò un braccio, stava per lanciare un attacco. Taiga non riusciva a credere che sarebbe morta.
Spadino attaccò, saltando in alto e mordendo lo strano essere alla parte inferiore del corpo, da dietro. L'unica zona che le sue corte gambe gli permisero di raggiungere.
L'essere ondeggiò di lato per far staccare il cane, ma anche se il suo corpo era di cristallo i denti dell'animale riuscirono a far presa.
Infastidito usò i suoi poteri.
Un acuto lamento, Spadino fece un breve volo in aria e ricadde a terra. Il torace era sfondato, la schiena piegata in modo innaturale.
Taiga guardava inorridita il cadavere del cane, senza riuscire a fissare altro. Sarebbe morta.
Asiria apparve nella folgorante luce verde dei suoi poteri, aiutata da Miranda fronteggiarono l'essere i cui poteri tennero testa a quelli combinati delle due biotiche. Okasa arrivò di lato al nemico.
L'essere andò in frantumi, ma l'energia che conteneva  rimase sospesa in aria. Il corpo cominciò subito a riformarsi.
Miranda, Asiria e Okasa si mossero per cercare di portare al sicuro le ragazze Weaver e Taiga. Il nemico fu più veloce di loro, riuscì a riprendersi e ad attaccare con solo metà del corpo ripristinato.
Provocò una violenta esplosione biotica, lasciandole ferite e stordite al suolo.
L'essere si apprestava a un secondo assalto, quello definitivo. Invece lanciò un improvviso sibilo, muovendosi come in preda a dei crampi.
Si volse all'indietro, il reattore era stato avviato al massimo. Le radiazioni che generava destabilizzavano la sua struttura energetica, questa sarebbe mutata, non più riconosciuta dal sistema di trasmutazione lui avrebbe smesso di esistere.
Vide quell'essere umano di prima, doveva essere stata lei. Per questo l'avrebbe fatta soffrire. Odiosi umani, nati del loro stesso pianeta.
 
Taiga cadde a terra perdendo sangue da tre profondi graffi in viso, la creatura cristallina l'aveva colpita con una mano.
La ragazza odiò se stessa per essere minuta, un biotico quasi privo di potere, tutto quello che sapeva fare era essere inutile. Di non avere nessun tipo di dote come i suoi amici.
Guardò la strana creatura cristallina incombere su di lui, una sua mano divenne luminescente, lei chiuse gli occhi.
Anche così la luce filtrava attraverso le palpebre. Questa si spense e udì un rumore di lotta. Riaprì subito gli occhi.
Il nemico era terra e si dimenava, immobilizzato di schiena da Alexya, Trish e Diana.
« Saccheggio! » le sentì dire all'unisono. Si generò una tenue luce azzurra mentre l'energia passava dal nemico ad ognuna di loro.
A un certo punto si scambiarono un’occhiata, Alexya si tolse un guanto e posò la nuda mano sul corpo cristallino. Diana e Trish si allontanarono.
Libero di muoversi, l'essere tentò di togliersi di dosso la ragazza ma prima che potesse farlo l'aura biotica di lei virò al “rosso”.
Alexya poteva percepirle, ogni singola particella di energia biotica dell'essere e tra queste, come un filo sottile, una traccia energetica a lei era familiare: Isabella.
Avrebbe dovuto essere di comune energia biotica, eppure usando ben tre saccheggi la sua energia non si era dispersa ma opponeva una sottile resistenza e si rigenerava troppo velocemente.
Ora comprendeva il perché, avevano rubato da Isabella alcune delle doti del 19. In quegli essere coesistevano due tracce energetiche differenti, non credevano fosse possibile.
Alexya pensò alle particelle di energia, nella mente le vide muoversi secondo il suo volere,
Le sentì unirsi, compattarsi, schiacciarsi sempre di più fra loro e fremere. Era sbagliato. Stava succedendo come con l'asari. Le fiamme non le appartenevano, quelle erano di Isabella. Si agitò, l'energia era vicinissima ad esplodere.
Si ricordò delle parole di Diana, non doveva cercare la perfezione o un modo corretto di fare le cose. Doveva semplicemente farle a modo suo.
Isabella amava terrorizzare i nemici oltre ogni misura, le fiamme erano state la sua risposta. Consumare il nemico da dentro, usando i suoi stessi poteri.
Terrorizzare piaceva anche a lei, ma non l'avrebbe definita la sua aspirazione. Le venne in mente la prima volta e tutte quelle successive, in cui era stata lodata per la sua tecnica di scherma. Quello era il suo piacere più grande. Una volta le avevano letto il mito di re Artù e di excalibur, era rimasta affascinata da quella spada.
Il suo desiderio era un giorno di ottenere una spada ineguagliabile, con quella e la sua tecnica avrebbe battuto Isabella. Avrebbe superato, non il biotico più potente, ma la schermitrice più abile.
Si tranquillizzò pensando a quello che desiderava, sentì l'energia fluire liberamente senza che lei esercitasse nessun controllo.
Non serviva essere concentrati o quali allenamenti. Per andare in “rosso” serviva una reale sicurezza, l'assenza di ogni dubbio e forma di esitazione. Per usarlo invece bastava essere onesti con se stessi.
Aprì gli occhi e sotto di se la creatura di cristallo era scomparsa lasciando al suo posto, un'asta cristallina di colore rosso. Lunga quanto il suo braccio.
La prese alzandosi e fissò un istante l'oggetto « Cos'è questo stuzzicadenti gigante? » disse leggermente sconsolata. Dimensioni a parte, la forma era proprio quella. Lei aveva sperato di trovare una spada. Doveva ancora allenarsi.
« Diana avevi ragione, dovevo fare le cose come piace a me. Il “rosso” alla fine è qualcosa di stupido. »
« Ovvio che ho ragione, dovresti imparare a darlo per scontato.»
« Comunque Alexya sei stata fantastica! Abbiamo visto quell'essere mutare e...» spiegò Trish e cercò di mimare la metamorfosi che aveva visto « Ma è morto? » chiese infine.
« Oh si, assolutamente morto. » rispose Alexya, l'unica traccia energetica rimasta era la sua. Un’asta di pura energia biotica di eezo 19 allo stadio rosso.
Si ricordò allora di Taiga, si avvicinò all'amica, passò la mano nuda sul sangue che ancora fuoriusciva dalle ferite e lo leccò.
«L'ho sempre sostenuto, il tuo eezo è delizioso. Adesso non pensare male. »
Taiga era ancora sotto shock per quanto accaduto, non era riuscita a proferire parola. Alexya le si avvicinò, pensò che l'avrebbe baciata. La situazione le sembrava assurda. Poi sentì la mano nuda di lei sul petto e l'altra sostenerle la nuca.
Si aggrappò con improvviso impeto ed energia ad Alexya, al punto da sorprenderla e finalmente riuscì a dire « Ho avuto paura, io... non ho potuto fare niente per Spadino. »
Lei capì subito cos'era successo, la sua espressione in volto spiegava tutto, ma le sorrise dicendole « Ti farà male, non posso evitarlo ma è l'unica soluzione. »
Taiga stava per chiedere spiegazioni, ma un dolore profondo le fece perdere i sensi. Alexya fu sollevata che l'amica fosse svenuta. Usare saccheggio le avrebbe fatto male, ma doveva eliminare dal corpo di lei le radiazioni che aveva assorbito. Quello era il modo più rapido per farlo.
Diana e Trish si erano intanto accertate delle condizioni di Okasa, Miranda e Asiria. Date le protezioni che indossavano, le radiazioni non minacciavano la loro vita.
Affidarono a loro Taiga, senza dare altre spiegazioni. Segnarono la posizione del corpo di Spadino, dando un’ultima carezza a quel cane che le aveva seguite ovunque, in avventure bizzarre da cui era sempre uscito indenne.
« Eri un cane phantom. » disse Trish salutandolo per l'ultima volta.
« Altri in arrivo! » annunciò Diana alla vista di altri tre nemici in avvicinamento.
Alexya si fece avanti, l'asta si librò in aria altre due si formarono dal nulla. Lei era felice, aveva finalmente capito come usare il suo “rosso” anche se era agli inizi.
« Dopo ci spieghi il trucco? » chiese Diana, davvero curiosa di sapere come sua sorella ci fosse riuscita. Trish osservava non meno stupefatta.
Schizzarono in aria trafiggendo i nemici in avvicinamento, quando la ragazza li giudicò abbastanza vicini.
Caddero al suolo, vivi ma emettendo quel singolare stridio. Le ragazze li circondarono e sorrisero. Quei versi erano incomprensibili, ma avvertivano le vibrazioni caotiche che emanavano. Le interpretarono come paura e urla di dolore anche se non potevano esserne certe. Sorrisero ancora di più.
I nemici erano invincibili se riuniti, separati potevano batterli. Singolarmente mantenevano una sorta d'immortalità energetica, erano intangibili ai proiettili al 19 e dotati di incredibili doti biotiche.
Erano inesperti, ma dotati di una potenza che sopperiva a quella mancanza.
L'energia del 19 poteva ferirli, quella liberata dal reattore ci stava riuscendo, loro ci erano riuscite.
Affrontando questi nemici era quanto avevano appreso.
Potevano ucciderli.
Ognuna stese una mano nuda sul nemico. Diana e Trish avevano lo stesso un’alta percezione dell’energia biotica anche se inferiore a quella di Alexya in rosso.
Avvertirono l’energia biotica dell’essere su cui avevano posato la mano, quella estranea di Isabella.
Loro non potevano consumare l’energia biotica, ma il 19 aveva normalmente la capacità la disperdere l’energia oscura.
In un solo istante due di quegli esseri svanirono. Erano morti.
Incuriosite guardarono Alexya che in rosso non era riuscita consumare l’energia dell'ultimo nemico. Ritornò allo stadio normale, allora l'essere morì allo stesso modo degli altri.
Le tre sorelle si guardarono un attimo fra loro. « Gran bel trucco. » dichiararono assieme.
Il nemico, morendo, aveva dimostrato una cosa molto interessante.
Due tracce energetiche in un corpo, sorrisero fra loro. Quella era davvero una grande idea.
Il solo “rosso” non bastava a ucciderli. Alexya questo l’aveva dimostrato. La ragazza non poteva certo trasformare tutti i nemici in aste.
Diana e Trish avevano ucciso i due esseri perché questi erano trafitti dall'asta di eezo rosso, questa inevitabilmente cercava di consumare la loro energia ma senza riuscirci. La traccia energetica di Isabella si opponeva.
Ma quando le ragazze convogliarono la loro energia sui nemici, questi si erano trovati a subire da un lato il consumo della propria energia a causa dell’eezo 19 in rosso, dall'altra la dispersione energetica di cui era capace normalmente. Davanti a questo doppio attacco la loro immortalità non aveva retto.
Le tre sorelle sorrisero maligne. Adesso però serviva un “pasto.”
 
« Henry, William ci siete? » chiese Alexya al comunicatore carica come le sorelle. Dal reattore alle sue spalle saliva una sottile linea di fumo, avevano assorbito molta energia da esso. Non tutta, cosa impossibile, ma abbastanza per sentirsi nuovamente bene. Questo però aveva nuociuto alla strumentazione.
« Eccoci! » dissero allo stesso tempo.
« Diana sta bene? » chiese Henry.
« In gran forma. » rispose la diretta interessata, lei e Trish avevano aperto i comunicatori per aggiungersi a quella conversazione.
« Grazie dell'aiuto di prima. Questa volta ci avete salvate. » dichiarò Alexya, facendo sentire orgogliosi i due ragazzi.
Il loro risveglio al momento giusto non era stato un caso. Sfruttando l'accesso ottenuto alle loro armature quando erano state portate in infermeria, avevano azionato da remoto un programma di stimolazione cardiaca, quando le avevano viste in pericolo. Non avevano nessuna garanzia che si sarebbero riprese, ma non potevano fare altro se non sperare che le radiazioni emesse e assorbite fossero almeno sufficienti a destarle. Le ragazze erano state svegliate da una intensa scarica elettrica.
« Taiga? » domandò Alexya.
« Sta bene, per ora. Ma la situazione sta precipitando. Chi può combatte, ma solo perché non c'è via di fuga. Non vi sono più navi. Si spara ovunque, con i nemici sopra alle nostre teste. È stata ordinata una ritirata all'interno del braccio della Cittadella, alcune unità hanno già preso posizione in dei sottolivelli. Il vecchio Shepard e altri della resistenza stanno aiutando facendo da guide. Ma è tutto crollato, il braccio è stato gravemente danneggiato in questa battaglia, non sembra sarà possibile ritirarsi, l’ordine per adesso è resistere. Hanno fatto scendere alcuni feriti, noi siamo con loro. Vorremmo essere con voi. »
« Ci siete più utili dove siete ora, ho un piano. Vi stiamo per dare gli accessi completi alle nostre armature, avremmo bisogno di supporto tattico. »
« Dicci solo cosa fare. » rispose William.
« Il nemico? » chiese Alexya.
« Come ti ho detto è disperso, in più c’è la preoccupazione del messaggio di Olivia. Se davvero vogliono ucciderci tutti in quel modo…»
« Possiamo solo fidarci di Dasha e Olivia, sono le sole in grado di fare qualcosa. Ora ascoltami, il fatto che il nemico sia sparpagliato è il nostro più grande vantaggio. Questo è il piano.»

*****


« Diana, dai tu il tempo. » annunciò Alexya, facendo aggrottare la fronte a sua sorella
« Io? Non Trish come al solito. »
« La potenza non sempre risolve tutto, voglio passare attorno al nemico, colpire chi è più isolato e cercare Isabella. Questi nemici, non sono qualcosa che possiamo gestire noi da sole. Niente più attacchi frontali, dobbiamo appoggiarci a chi combatte con noi, non ho intenzione di farmi circondare una terza volta. »
« Se sono in testa decido io, non farai storie. »
« Nessuna. Mi fido. »
Diana si calò il visore e si mise in posizione, per nessun motivo le avrebbe fatto capire il piacere di quella risposta. Non avrebbero letto il suo linguaggio del corpo.
Vi era sempre stato un certo conflitto tra loro, per una questione di carattere. Liberate dal programma phantom questo era venuto fuori in diverse occasioni.
Trish l’abbracciò da dietro e le sorrise, lei si sentì avvampare in viso. Sua sorella aveva capito tutto, lanciò un’occhiata ad Alexya e si tranquillizzò. Non pareva aver intuito niente, infatti richiamo Trish perché lasciasse Diana libera di cominciare.
La ragazza mosse in avanti la gamba sinistra, ruotò il busto, estrasse la spada. Eseguì una sequenza di attacco e una di difesa.
In fila indiana, Alexya e Trish la imitavano. Diana continuava a eseguire sempre gli stessi movimenti, accelerando a ogni nuova sequenza, dietro di lei le sorelle stavano adattando il proprio ritmo al suo.
La sincronizzazione dei movimenti era la loro più alta tecnica di squadra, non la avevano più usata da quando avevano combattuto per riprendersi Noveria. Tre individui che si muovevano all’unisono. Tecnica ombra l’avevano chiamata.
La nuova condizione mentale e l’aumento dei poteri aveva fatto sorgere tante piccole differenze prima assenti. Usandola non avrebbero potuto combattere, ognuna al massimo delle proprie capacità.
Avrebbero imitato il nemico. Adesso che sapevano che due tracce energetiche potevano coesistere.
L’impresa era qualcosa di mai tentato prima nel campo della biotica. Per questo l’aiuto dei gemelli era fondamentale. Era pericoloso, tanto più nelle condizioni estreme in cui stavano provando.
Nessuno avrebbe pensato di riuscirci. Loro non pensarono mai di poter fallire.
Rilasciarono i loro poteri. Gli arti e spalle di Diana furono percorsi da apparenti scariche elettriche, un’aura rossa avvolse Alexya e crepe nell’aria attorniavano Trish.
Nell’orecchio i consigli dei gemelli, dopo la spiegazione di quale fosse il piano, le monitoravano dai sensori nelle armature per suggerire cambiamenti nell’emissione di energia.
Dovevano farsi che la lunghezza d’onda energetica di ognuna fosse la stessa, pur mantenendo la propria traccia energetica individuale.
Eezo 19 non poteva agire contro se stesso, ma una traccia energetica avrebbe cancellato le altre due se non avessero fatto attenzione.
Delle tre sorelle, una avrebbe finito col privare le altre due di ogni abilità biotica se sbagliavano.
Loro di questo erano coscienti, invece i gemelli non ne erano stati informati volendo evitare inutili preoccupazioni.


*****


In alto nel cielo, i Xalielt osservavano la battaglia che si svolgeva contro specie le di questo ciclo.
Quanto era accaduto era fuori da ogni previsione: la loro formazione sferica era stata infranta. Ora stavano lavorando per ricostruirla e fortunatamente avevano ancora il cristallo con l’umana dotata del 19.
Senza il processo di mantenimento della traccia energetica, più di metà di loro sarebbe morta. 
La gigantesca Arca, l’astronave che per millenni era stata la loro dimora, da cui avevano osservato per cicli le civiltà distrutte dai razziatori e i loro distruttori, era anche lo strumento che li aveva trasformati nella loro attuale condizione di esseri eterni.
Da corpi di carne avevano trasferito le loro coscienze, sotto forma di energia biotica, in gigantesche colonne dove avevano sperimentato quella condizione per millenni.
Con la clonazione avevano creato repliche della propria specie, che svolgessero tutte le mansioni a cui loro, gli originali, non si potevano più dedicare. Dalla semplice manutenzione, a cavie per esperimenti, a combattere faccia a faccia con il nemico.
Le loro creazioni sarebbero dovute essere più che sufficienti a eliminare qualsiasi resistenza, senza bisogno che intervenissero.
Questo mostravano le proiezioni, il presente qualcosa di diverso.
Erano riusciti a trovarli nello spazio oscuro, a infliggere un danno all’Arca. Anche se erano stati loro stessi a provocare il danno peggiore, decidendo di espellere la porzione invasa per distruggere i nemici presenti.
Avevano combattuto sulla Cittadella, mentre l’Arca era unita alla stazione spaziale accumulava l’energia necessaria a completare la trasformazione.
Con quello e unendo in comune i poteri, avevano dimostrato di cosa erano capaci eliminando in un colpo ogni nave, nemica o alleata, dallo spazio.
Ormai non avevano più bisogno di navi e cloni. La loro condizione assorbiva così tanta energia oscura dalla spazio, da obbligarli a interrompere il rifornimento energetico a ogni altra unità.
Per questo le perdite subite ad opera del nemico erano prive di valore, ogni unità sarebbe stata eliminata. Anche i cloni, non avevano più bisogno di quelle riproduzioni di cosa erano un tempo.
Solo i mutaforma sarebbero rimasti, creati per questa condizione, come servitori per i millenni a venire.
Eppure i soldati di quelle specie primitive non si arrendevano.
Dopo l’esplosione della Jotnar, mentre i loro corpi si riformavano avevano formulato nuove proiezioni sul futuro. I pensieri fluivano come energia all’Arca, costituendo ordini sotto forma d’impulsi biotici.
Da essa tornavano indietro nello stesso modo, milione di idee consultate e valutate in pochi secondi.
Le due intruse sull’arca non erano un problema, i mutaforma le avrebbero annientate. Anche se il fatto che questo non fosse ancora accaduto risultava irritante. Quelle due umane mostravano un incredibile spirito di sopravvivenza,
Riguardo all’esercito di primitivi sulla Cittadella, una parte di loro l’avrebbe attaccato. Sarebbe stato un test sulle loro capacità combattive.
Non poteva definirsi altrimenti, quando una delle due parti non poteva perdere e morire.
Altri Xalielt invece, a gruppi di centinaia, sparirono dopo aver lievemente brillato di luce biotica.
Avevano da tempo scoperto il flusso di dati che avrebbe trasferito i comandi dei portali  al di fuori della Cittadella. Decisero di non trascurarlo più.
Ma la maggior parte però rimase in aria a riprendere la formazione, mancava poco al rilascio di energia dai portali.
Non avere il Catalizzatore li obbligava a provocare un rilascio di energia tramite un loro intervento diretto.
Un segnale arrivò ad ogni Xalielt, riportava che una traccia energetica era sparita. Non persero tempo a controllare, dovendo trattarsi di un errore di strumentazione.
Un’interferenza del campo di battaglia, delle sacche di radiazioni del 19 in cui era possibile imbattersi.
Se fosse stato esatto, significava che uno di loro era morto. Dopo pochi minuti, la sparizione di altre tre tracce energetiche venne segnalata.


****


Terra, Thessia, Rannoch, Tuchanka, Palaven, Sur'Kesh e Noveria. A centinaia, i nemici spariti apparvero sui cieli delle capitali e centri politici di questi mondi.
Avevano eseguito uno spostamento di fase di livello galattico, le navi erano per loro reliquie del passato.
Senza nessun avvertimento per la popolazione, prima che suonasse il primo allarme lanciarono il loro attacco.
Entusiasti di poter soddisfare la propria curiosità, sfogando appieno le proprie abilità.
Soprattutto sui terrestri, essendosi sviluppati sullo stesso pianeta che millenni prima aveva dato origine alla civiltà dei Xalielt.
Presto si sarebbero ripresi il loro pianeta.

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Capitolo 35
*** Ultimi atti di guerra parte 1° ***


I cieli sui pianeti d’origine delle specie del Consiglio, con in più Noveria, si oscurarono. Non erano nuvole a coprirne i cieli, ma qualcosa di simile a una membrana bluastra.
Gli abitanti di quei mondi guardavano ansiosi quell’evento sconosciuto. Dal cielo cominciò a cadere qualcosa, quando gli oggetti furono più vicini a tutti parvero delle gigantesche gocce dello stesso colore del resto del cielo.
Il primo a toccare il suolo causò una violenta esplosione, a cui segui una seconda e una terza in rapida successione. La gente cominciò a scappare terrorizzata.
Qualsiasi fossero quelle cose stavano cadendo fitte come pioggia, causando centinaia di esplosioni ovunque. Tutti correvano in cerca di un riparo, molti guardavano in alto per cercare di scorgere ed evitare quelle bombe che cadevano in cielo, altri cercavano uno squarcio di cielo limpido dove dirigersi che avrebbe significato scampare a quel pericolo sconosciuto. Non ne videro. Ovunque rivolgessero lo sguardo vi era solo quel cielo oscuro, sotto di esso la terra continuava ad essere bombardata.
Pochi e solo quelli nei centri di comando, avevano compreso che il fenomeno era di scala planetaria. Non esisteva un luogo, sulla superficie di quei mondi, che fosse sicuro. Governi e capi si rifugiarono nel sottosuolo, in strutture sotterranee. Impotenti assistevano al bombardamento di tutte le loro città.
Gli xalielt che si erano teletrasportati su altri mondi dalla Cittadella, erano soddisfatti dei poteri che avevano acquisito. Erano stati in grado di causare un bombardamento di energia biotica sull’intero pianeta sui cui si trovavano.
Il costo energetico era stato elevato, avevano usato energia destinata a caricare i portali e a farli esplodere generando radiazioni capaci di eliminare ogni civiltà, ma lasciando intatti i vari pianeti.
Questo avrebbe comportato un ritardo nell’operazione, ma nella loro intelligenza lo ritennero superfluo. Erano immortali e onnipotenti, certe cose erano dettagli superflui.
Provarono piacere a distruggere direttamente i mondi di coloro che si opponevano al loro legittimo dominio. Tolti i Leviatani erano la razza più antica e sviluppata di tutti, che i mondi con tutto quello che contenevano appartenessero a loro era logico e naturale.
Con particolare piacere il gruppo degli xalielt che si era trasportato sulla Terra, infierì sulle città degli umani.
Terra, così veniva chiamato il pianeta che millenni prima aveva dato origine alle loro civiltà. La patria che erano stati costretti ad abbandonare, salendo sull’Arca che li aveva condotti e protetti nello spazio oscuro per tutto quel tempo. Solo una minuscola frazione del loro popolo aveva trovato la salvezza su di essa. I migliori esemplari della loro specie.
Da lì avevano osservato la distruzione di ogni ciclo operato dai Razziatori. La loro prima preoccupazione fu la preservazione e l’accrescimento delle conoscenze ottenute.
Come prima cosa rallentarono l’invecchiamento, poi riuscirono a trasmettere la coscienza di un individuo da un corpo a uno clonato, determinarono come mantenere la mente di un individuo in una forma solo energetica. Quella scoperta fu la svolta.
Gli xalielt accettarono in massa di convertirsi in quella nuova forma del proprio essere. Vivendo su quel piano energetico la condivisione delle idee e i processi di ragionamento si fecero più acuti, riuscirono a stabilire una connessione diretta con l’Arca.
Costituirono una rete neurale informatica, non un'unica mente condivisa fra tutti ma milioni di menti capaci di dialogare fra loro a una velocità mai concepita prima.
Le loro conoscenze scientifiche crebbero.
Tennero i cloni come bassa manovalanza, essi divennero i loro operai e soldati. Così rimasero nello spazio oscuro, in attesa che una nuova razza portasse a termine il loro piano per eliminare i Razziatori tramite il Crucibolo. Infine era successo, i Razziatori erano stati distrutti e potevano tornare a reclamare quello che per diritto ritenevano loro.
Oltre alla Terra, solo un altro pianeta era importante Noveria. Nelle sotterranei di Caninea si trovava il server centrale della Noveria Corps con il suo neurone di Razziatore, unico collegamento per la trasmissione dei dati che il Catalizzatore stava inviando ai vari governi di quel ciclo. Una mossa per privare gli xalielt dei comandi dei portali.


*****


La gente correva in massa sottoterra, dentro ai canali di collegamento ideati per facilitare gli spostamenti dei dipendenti tra Caninea e le cupole abitative. La gigantesca struttura industriale voluta dalla Weaver e distrutta tra le prime azioni di guerra del nemico, aveva una vasta area inferiore ancora operativa che l’attacco nemico non aveva coinvolto.
Da lì Dasha Weaver aveva diretto la compagnia quando i mercenari erano stati sconfitti, lì la gente si dirigeva confidando ogni speranza in quelle spesse pareti di acciaio e nella nuda roccia che le ricopriva.
Su tutta la superficie, gli stabilimenti industriali della compagnia erano bombardanti da quella pioggia di energia biotica.
Mores e Sunt erano stati lasciati da Dasha sul pianeta, tra i suoi collaboratori iniziali, responsabili rispettivamente dello “Sviluppo Armamenti” e “ Sicurezza informatica”.
Uno scienziato ed ingegnere krogan e un hacker volus che si erano sempre odiati. Nella sala operativa della Sezione informatica, più comoda e fornita di schermi più grandi, osservavano l’attacco nemico in silenzio senza fare altro.
Divisione N era stata tutta spostata per l’attacco alla Cittadella, come ogni altra unità da combattimento. Associando questo ai danni già subiti, il pianeta era privo di difese.
Non potevano reagire, solo attendere gli sviluppi della situazione.
Caninea era la loro creazione. Dasha l’aveva resa possibile, l’idea iniziale era stata sua, aveva fornito soldi e mezzi ma la sua progettazione e costruzione era stata loro.
Presto avrebbero scoperto se le solide pareti che li proteggevano, in cui così tanto impegno era stato messo, erano all’altezza delle aspettative dei loro creatori.
Morire non era un problema, scoprire di aver progettato qualcosa di insoddisfacente era intollerabile per entrambi.
Per questo bevevano, brindando a ogni attacco a cui Caninea resisteva come a un test superato e prova del genio di chi l’aveva ideata.
Intanto nella “Stanza”, il server centrale della compagnia, il neurone di Razziatore continuava il suo lavoro.


*****


Il bossolo espulso dall'arma cade a terra insieme a centinaia di suoi simili, sparsi al suolo.
Steve W. Shepard stava scaricando colpi a una velocità impressionante sul nemico.
Nascosto dal casco dell'armatura da distruttore, il suo sguardo era di puro odio.
Come tutti aveva visto la flotta venire distrutta, per lui significava che sua nonna era morta. Avevano perso.
Furioso oltre ogni misura, si era fermato quando il resto dei soldati si ritirava.
Piazzandosi bellamente in piedi, aveva aperto il fuoco mettendoci tutto l'impegno di cui era capace.
Se il nemico avesse potuto morire, nel primo minuto lui avrebbe fatto una strage.
Sapeva che non poteva accadere.
Sioux gli arrivò da dietro, gridandogli di ritirarsi.
« Per dove? A cosa servirebbe? » rispose in tono secco e deciso, fermandosi solo per un secondo dallo sparare.
« Gli ordini... »
« Qui sono! Qui rimango! Tu vai! »
Lei lo guardò sgomenta, l'ufficiale che conosceva non era assolutamente il tipo da mettersi a fare l'eroe. Faceva il suo dovere, ma se c'era l'occasione di passare una responsabilità a un altro era ben contento di farlo.
« Non la lascio signore! » dichiarò Sioux più decisa che mai, era sempre stata un soldato di seconda classe ma non avrebbe abbandonato il suo comandante. Pensò scocciata dall'avere quel minimo senso dell'onore.
Steve non diede l'impressione di averla sentita o di essersi accorto della presenza di lei.
Era totalmente concentrato al suo scopo: tentare di ammazzare i nemici.
Sioux comunicò agli IDG superstiti che lei e il comandante avrebbero cercato di rallentare il nemico, mentre loro si ritiravano.
Non ubbidirono, stupendo Sioux, si disposero a cuneo e al suo apice c'era Steve W. Shepard. Lui però non disse niente ai suoi uomini, non si voltò neanche.
In piedi continuava a far fuoco, impassibile a tutto quello che gli stava attorno.
Uno dei grigi, nel suo corpo di cristallo, notò infine quell'umano e lo giudicò adatto per test.
Arrivò frontalmente, calando velocemente dall'alto in una parabola discendente. Tre colpi lo sfiorarono, ma non lo fermarono.
Il pugno corazzato dell’essere umano gli frantumo la testa decapitandolo. Ruzzolò a terra per qualche metro alle sue spalle e lì rimase, mentre il capo si ricostruiva da solo.
Steve si comportò come se niente fosse successo, estrasse il caricatore vuoto per sostituirlo e andare avanti a sparare.
 
Il grigio si protesse con uno scudo biotico, si stava rigenerando velocemente. Era furioso per il trattamento subito. Gli umani erano davvero bestie, che non capivano quale fosse il loro posto.
Proprio quell’essere umano, ne era un esempio perfetto. Continuava a sparargli, nonostante lo scudo rendesse quell’azione futile.
Non che il risultato sarebbe cambiato, era immortale. Solo non  voleva attendere neanche un secondo in più del necessario.
Dolore, una sofferenza improvvisa e intensa sorprese lo xalielt. Sentì il suo corpo andare in pezzi e smembrarsi. Lanciò un urlo finale prima di sparire.
Alexya ritrasse la mano, con lei le sorelle, e si rimise il guanto. « Steve?! »
« Potete ucciderli? » domandò sorpreso.
« Si. » rispose la ragazza.
« Voi avanzate, io vi supporto. » ordinò alle ragazze.
« Ma...»
« Niente, ubbidite! » disse in tono secco e deciso.
Lui non poteva vederle in viso per via del casco integrale, ma la loro espressione era un misto di incredulità e ammirazione. Che fine aveva fatto lo Steve un po' pigro che conoscevano?
Avevano sentito un brivido lungo la schiena, di piacere.
Si guardarono per un istante fra loro e scattarono in avanti, ad attaccare. Diana era in testa.
Nei comunicatori le voci di Henry e William Coats, i gemelli fornivano supporto tattico analizzando tutti i dati che le armature delle ragazze ricevevano.
Su loro indicazione, intercettando una comunicazione, avevano trovato Steve. Alexya era stata chiara, non potevano fermarsi ad affrontare ogni nemico. Dovevano trovare e recuperare Isabella: anche se sconfitta, rimaneva il più potente biotico.
Dovevano dirle della loro scoperta, lei avrebbe saputo cosa fare.
Il vero problema era come riuscirci, per questo erano state contente di trovare Steve mentre percorrevano il campo di battaglia. Lui avrebbe saputo aiutarle o così speravano.
Non le aveva neanche lasciate parlare, ma quali che fossero i suoi piani essi puntavano dritti contro il nemico.
Inoltre questo lato di lui che non avevano mai visto, a loro piaceva.
Un intenso fuoco di fanteria investì il nemico in aria. Gli IDG  avanzavano al comando di Sioux, a supportare il proprio comandante. Con sorprende vigore ed entusiasmo.
Non erano in grado di uccidere il nemico ma potevano rallentarlo e distrarlo , il tempo necessario perché le ragazze Weaver gli fossero addosso.
Ormai avevano capito come fare, smembravano fra loro la sua energia consumandola e disordendola allo stesso tempo.
Lo stato di condivisione di energia in cui si trovavano dava alcuni vantaggi, sacrificando alcune caratteriste personali. Se già col 19 era difficile rimanere a corto di energia biotica, adesso essa era inesauribile.
Ma per quanto fossero veloci il nemico era una moltitudine, da nessuna parte si vedevano segnali che stesse cedendo.


*****


Il motivo della tenacia con cui gli I.D.G. lottavano era dovuto ad una disattenzione di Steve. Non si era accorto di aver il comunicatore aperto, questo permise a chiunque di ascoltare la conversazione che avevano avuto con Alexya. A tutti sembrò che il comandante degli I.D.G. avesse trovato una soluzione all'immortalità del nemico.
I suoi uomini non avevano mai pensato che egli avesse l’animo dell’eroe e del condottiero. Motivati da tale esempio, decisero di combattere fino all'ultimo.
Lui non diede nessun ordine, non gli interessava più e non capiva da dove gli I.D.G. tirassero fuori tutto quell’entusiasmo.
Steve W. Shepard era semplicemente furioso, dalla distruzione della flotta non credeva più nella vittoria. Non era mai stato bravo ad accettare una sconfitta, in nessun contesto. Quante volte, da piccolo, si era arrabbiato perché perdeva a un gioco.
Dal messaggio di sua sorella riteneva che presto sarebbero morti tutti, in ogni caso.
Era arrabbiato con tutti e con tutto, in particolare con il suo maledettissimo destino e Isabella. Col primo, perché non gli aveva permesso di ritagliarsi una vita tranquilla e pigra da qualche parte.
Invece si trovava in una situazione disperata. L’unica cosa che gli venne in mente di fare fu fermarsi e sparare fino a quando non sarebbe morto. Perché quella era l’unica cosa che poteva fare. Non aveva nessun piano.
Con la seconda perché doveva essersi fatta fregare in qualche modo, anche se non sapeva come. Tutto a quel tempo a comportarsi come fosse la più forte e infine il risultato era quello? Ne avesse avuto modo le avrebbe rifilato un calcio, intanto sarebbe morto in qualunque caso.
Il suo solo desiderio era vendicarsi, se ci fosse riuscito, di tutto quello che i grigi gli avevano già portato via, come sua nonna Hannah che doveva essere certamente morta a bordo della sua nave, e di quello che presto gli avrebbero tolto come la sua vita.
 
Le ragazze Weaver sembravano tre gatti scatenati, erano ovunque sul campo di battaglia a mai più di cinque metri l’una dall’altra. Erano riuscite a sincronizzare la propria energia, su una stessa lunghezza d’onda. L’energia di ciascuna fluiva alle altre, in un cerchio perpetuo.
Mai si erano sentite più potenti, anche se non potevano stare a più di cinque metri di distanza. Se tale distanza veniva superata, dovevano ricominciare da capo, come avevano appreso quando era successo.
Nel contempo avevano mantenuto ognuna le proprie caratteristiche di combattimento. Con Diana in testa alla loro formazione d’attacco, Alexya e Trish attaccavano su uno stile ad imitazione del suo, tutto impostato su velocità e agilità.
A un certo punto dovettero cambiare quando, su segnalazione dei gemelli, fu evidente che Alexya e Trish erano stanche.
Quello che loro definivano stile phantom era una combinazioni di quattordici stili, ognuno caratterizzato dalla combinazioni di tre tecniche di scherma.
Queste erano: stoccata, parta, affondo, raddoppio, controtempo, ritirata,  finta, risposta e battuta.
Dal modo in cui queste tecniche venivano usate e combinate tra loro si sviluppavano i diversi stili.
Ad esempio lo stile Cobra e Equilibrato usavano le medesime tecniche, ma cambiava il concetto su cui erano stati ideati.
Cobra era uno stile basato sul doppio colpo, permetteva di eseguire due attacchi di seguito per destabilizzare l’equilibrio dell’avversario. Senza trascurare la difesa, mantenuta grazie alla tecnica di battuta. In questo genere di stili Alexya primeggiava, per la sua grande bravura nell’arte della scherma.
Equilibrato invece univa attacchi in profondità con azioni difensive. Privilegiando la battuta al posto del raddoppio, l’inverso rispetto allo stile Cobra, mantendo una difesa nettamente migliore. Trish era la migliore in questo e stili simili. La grande forza che metteva quando attaccava sfondava ogni difesa.
Oppure lo stile Porcospino o Puntaspilli, basato su azioni difensive potenti e su tattiche “aspetta e vedi”. In cui si rimaneva in attesa dell’attacco nemico, per reagire con una combinazione di risposta e ritirata. L’idea era di far subire al nemico più attacchi quando si reagiva, senza dargli il tempo di rispondere. In questi stili basati sulla velocità era Diana a superare le sorelle. Una mossa falsa con lei, ed era un attimo a farsi sorprendere.
Queste erano le normali tecniche di sola scherma a cui loro combinavano, come faceva qualsiasi biotico addestrato e potenzialmente potevano farlo tutti, i loro poteri biotici.
Questo faceva si che potessero rivaleggiare con soldati armati di armi da fuoco.
Ma proprio queste caratteristiche diverse facevano si che mantenere uno stile diverso dal proprio fosse più fatico, non solo per una questi di attitudine o di allenamento ma per il modo diverso di sfruttare i poteri biotici.
Trish mise una mano sulla spalla di Alexya, a richiamarne l’attenzione verso l’alto « Bene, penso che ci siamo fatte notare. »
Il nemico si era radunato sulla loro posizione.
« Mi sembrano un tantino incazzati. » commentò Diana, la sua voce non conteneva paura.
Alexya chiamò Steve e chiese istruzioni. Attaccarli non le sembrò la soluzione giusta, anche se la più divertente. La sua risposta fu « Sdraiatevi a terra! Ora! »


*****


Oltraggio, i xalielt nei loro nuovi corpi erano furiosi. Il piano per rendersi immortali veniva messo in dubbio da tre umane. Avevano osato far provare a loro un sentimento di paura, questo li aveva spinti a interrompere l'attacco e a radunarsi. Si sentivano umiliati. Dopo un'attesa di millenni, nessuno voleva morire.
Riconobbero i cloni del soggetto portatore del 19, valutarono le varie possibilità. Milioni di idee furono valutate in secondi.
Avevano l'originale, le copie non servivano. Non potevano usare ancora la totalità della loro energia ma quella che avevano sarebbe bastata.


*****


I nove giganteschi pezzi d'artiglieria semovente Titani, orientano le tre bocche di fuoco di ciascuno secondo le coordinate fornite da Steve W. Shepard
Il nemico aveva sospeso l’attacco per motivi sconosciuti ma per merito sicuro degli I.D.G., radunandosi in un unico punto. Un bersaglio perfetto.
Per tutti, il comandante degli I.D.G. aveva saputo trarre il nemico in trappola.
Nel frattempo, il resto dei soldati cercava di formare una nuova difesa. Sempre più soldati scendevano nei sottolivelli, se il nemico poteva volare sulle loro teste il minimo che potevano fare era cercare di togliergli questo vantaggio.

*****


Per gli xalielt le azioni nemiche non era degno di considerazione, solo l’eliminazione dei cloni era importante.
Il rumore, ricordava una cascata, arrivò solo una frazione di secondo prima del proiettile. Ventisette proiettili da ottocento mm dei Titani esplosero simultaneamente in aria, all'altezza di cento metri.
Esattamente in mezzo ai grigi.
L'esplosione cancellò dal cielo ogni nemico, i cui corpi di cristallo erano troppo fragili per resistere a tale violenza.
Sdraiate a terra, le ragazze Weaver guardavano con occhi colmi di stupore.
« È questo che succede, quando Steve è arrabbiato? » chiese Trish.
« Pare di si. » commentò Alexya.
« Saremo al sicuro? Erano proiettili giganti ad eezo e nium. Non voglio di nuovo svenire. » borbottò Diana.
« Non corriamo rischi, con la visiera del casco abbassata. Credo. » spiegò Alexya.
« Credo, mi piaccia Steve. » Dichiarò Trish.
La voce di lui risuonò decisa nei comunicatori « Alzarsi ed attaccare, eliminate le loro forme energetiche prima che ricostruiscano i corpi! »
Prontamente ubbidirono, tutto attorno i nemici nelle loro forme energetiche fluttuavano come tanti fantasmi.
« Dicevi Trish? » chiese Diana.
« Niente. » le rispose la sorella, la comunicazione era arrivata proprio mentre parlava e non l'avevano sentita.
Si fermarono a fissare il cielo. Un enorme accumulo di energia biotica si stava addensando sopra di loro. I nuclei di eezo nei loro corpi stavano reagendo a quella gigantesca concentrazione energetica.
Scrutarono in alto, come in cerca di una tempesta imminente.
« Se questa cosa cade, non si salverà nessuno. » dichiarò Diana.
« Dobbiamo informare tutti del rischio che corrono! » affermò Alexya.
« Ma... »
« È la cosa giusta da fare, non sempre si deve attaccare. Per prima cosa avvertiamo Steve. »
Diana si arrese all’opinione di sua sorella, anche se avrebbe voluto attaccare. Lei lo contattò, ma con sua sorpresa gli ordini non cambiarono. Dovevano attaccare.
Tornarono indietro più velocemente che poterono, pensavano che non avesse compreso quello che stava per accadere.
« Andatevene, chi non fa il suo dovere è inutile! » rispose rabbioso Steve, sorprendendole. Voleva continuare ad attaccare, indipendentemente dai rischi. Ormai erano morti, era superfluo preoccuparsi di qualsiasi cosa.
Il linguaggio del suo corpo era chiaro, era sul punto di spezzarsi per tutto quello che stava accadendo.
« Inutili!? » esclamò furiosa Diana « Se devi fare lo stronzo, ti preferisco come sei di solito. » disse puntandogli un dito sul petto.
Senza pensarci, lui la spinse via facendola quasi cadere «Avete cominciato così la vostra esistenza. Siete nate come armi, terminate come tali. »
Diana sbiancò in viso a quelle parole. La spada le fu in mano in un istante.
Steve le puntò l'arma contro e fece fuoco.
Trish tratteneva saldamente Diana da sotto le spalle, ma aveva smesso di agitarsi appena lui aveva sparato.
Tra loro due Alexya perdeva sangue da una ferita alla spalla sinistra. Si era messa in mezzo, facendo da scudo alla sorella.
La sua barriera biotica era stata inutile, contro proiettili ed eezo 19 e nium. Sola la fortuna, aveva fatto si che non fosse colpita in zone vitali.
Steve fu su di lei, Diana urlava di starle lontano, si calmò solo quando vide che la sorella non era in pericolo. Lui non la stava aggredendo, ma somministrando un primo pronto soccorso con l'ultima rimasuglio di medigel.
« Non ho parole. » disse lui ad Alexya, che a viso scoperto gli sorrise dicendo « Non servono, siamo tra amici. » lei aveva ferito Kelly quando era sconvolta, la donna aveva trovato la forza per perdonarla.
Capiva Steve e doveva fare altrettanto, soddisfare i propri istinti e agire in base ad essi non era la risposta ad ogni soluzione. Questo ormai Alexya l'aveva imparato. Non era una bambina.
« Qui capo tenente degli I.D.G., Steve Shepard. Il nemico sta per sferrare un potente attacco biotico, trovatevi un riparo immediatamente! » - Avvertì al comunicatore, Sioux e il resto degli I.D.G. cominciarono subito a guardarsi attorno in cerca di un luogo adatto, di un'entrata ai sottolivelli della Cittadella - « Esattamente cosa dobbiamo aspettarci? Che il cielo ci caschi in testa? » domandò Lui.
« Qualcosa di simile. » rispose Trish.
« Possiamo proteggerci? »
Diana si intromise e furiosa gli disse « Sei uno stronzo. Meriti di morire di male, per quello che hai fatto! »
Steve sospirò « Hai ragione, se hai pazienza è facile che vieni accontentata. »
La ragazza lo guardò incredula « Stronzo! Non provare a morire prima che io dica tutto a Dasha. » - e si zittì fissandolo - « Stronzo! Stronzo! Stronzo! » ribadì ferocemente e gli diede le spalle. Trovandosi davanti Trish che le disse « Devi imparare a essere più onesta con te stessa. »
Le tre ragazze sentirono un formicolio, guardarono verso un cielo vuoto. Steve le imitò « Problemi in arrivo? » chiese non vedendo niente.
« Sono qui. » dichiarò Alexya veramente preoccupata, la concentrazione di energia biotica era altissima ma ancora invisibile. Presto si sarebbe concentrata, nel farlo sarebbe diventata visibile e allora sarebbe stata la fine.
« Radunatevi! Tutti attorno a me! » urlò a squarcia gola Trish.
L’attacco fu devastante, una singola onda d’urto che colpì l’intero braccio della Cittadella.
Trish Weaver, inginocchiata a terra, aveva risposto all’attacco con un attacco. Ricordando le spiegazioni avute dai gemelli, se lei era davvero più forte di Isabella quello era il momento di mostrarlo.
Guardare verso l’alto dava la sensazione di farlo attraverso un enorme specchio rotto. Crepe nell'aria si erano diffuse per oltre cinquanta metri. Avrebbe difeso tutti, fermato quell'attacco anche se per farlo stava “divorando” le sue sorelle. Questo non la fece esitare. Sentiva le loro urla, le scese una lacrima.
Sulla loro verticale, i due attacchi si scontrarono. Quello di Trish contro una sola parte di quell’immensa energia raccolta dal nemico.
Diana e Alexya erano cadute a terra, colpite da quelli che sembravano violentissimi crampi. Scalciavano e urlavano.
Nello stato di condivisone dei poteri in cui si trovavano, la sorella stava rischiando di cancellare la traccia energetica delle altre due. Era come se qualcuno avesse infilato una mano nelle loro viscere e le rimescolasse a proprio piacimento.
L’attacco nemico era semplicemente troppo grande per resistergli, in un attimo raggiunse quell’orizzonte di crepe originato da Trish, queste nel frattempo avevano continuato a a propagarsi nell’aria. Ad accrescersi sempre di più.
La ragazza era ben salda in piedi, nessuna intenzione di cedere.
A Steve, Trish ricordò la leggenda di Atlante. Il gigante che sorreggeva il cielo, perché non cadesse sulla Terra.
Lo scontro fu quanto mai apocalittico, a chi era sotto l’orizzonte di Trish sentì un rimbombo incredibile. Nonostante il casco di protezione, il suono fu atroce. Come se avessero appoggiato l’orecchio su un cannone e questo avesse fatto fuoco.
Trish cadde in ginocchio ma l’orizzonte crepato resistette, l’attaccò svanì rapidamente. Lo stesso accade alla barriera innalzata dalla ragazza che era distesa al suolo mentre Diana e Alexya sembravano riprendersi.
Steve non aveva idea di cosa fosse successo a Diana e Alexya, ma la sua preoccupazione adesso era Trish. Quando la raggiunse capì che non poteva fare niente
Le mani erano distrutte. Le dita erano frantumate, le ossa fuoriuscivano dalla carne in più punti. Le braccia non erano in condizioni migliori. Il ginocchio destro, quello su cui era caduta, era rotto da come la gamba era messa. L’unica consolazione era che lei era svenuta.
Cercò di metterla in una posizione comoda. Le mise una mano sugli occhi, perché non vedesse le ferite. L’unica cosa che poteva fare, non aveva più niente per medicarla, era cercare di tenerla calma.
« Cosa vi è preso? » domandò alle sorelle di lei. Si erano tolte il casco per respirare meglio, il viso era pallido e stravolto. Stavano ancora sudando freddo.
« Trish…ha rischiato di divorarci. » rispose Diana, ma lui non capì. 
Come la ragazza si riprese lanciò un urlo di dolore, dicendo tra un grido e l’altro « Mi dispiace! » le sorelle provavano a confortarla, dicendo che andava tutto bene. Che lei sola aveva salvato tutti.
Steve, intanto, cercava di tenerla ferma perché non si ferisse ulteriormente. Le parlava in tono calmo in un orecchio, per cercare di tranquillizzarla almeno un po’. Non poteva fare altro, le scorte di medicine erano finite.
Sarebbe servito un ospedale da campo, impossibile sapere se ne esisteva ancora uno.
Le sue urla suonavano distinte su un campo di battaglia privo di ogni suono. Da Divisione N ai criminali di Omega, fino agli eserciti dei governi del Consiglio i soldati giacevano morti o feriti al suolo.
Le armi ormai distrutte, tacevano su tutto il fronte. In cielo gli ultimi bombardieri Pellicano precipitarono in fiamme. I Titani erano solo un ammasso di lamiere contorte.
Avevano affrontato i grigi e avevano perso.


*****


Il nemico arrivò dall'alto, sopra di loro, in una discesa che sembrava lenta e maestosa circondandoli ma rimanendo a distanza.
Ormai avevano vinto, l’intenzione degli xalielt, visto che vi era la possibilità, era di prendere possesso dei tre cloni del soggetto portatore del 19.
Sarebbero stati ottimi soggetti su cui condurre esperimenti, con l'aggiunta di essere sacrificabili.
Non rimaneva che completare l'opera, liberare l'energia oscura accumulata nei portali ed estinguere ogni civiltà attuale.
Sarebbe dovuto accadere molto prima secondo il piano, ma la forte tenacia che le civiltà di questo ciclo avevano mostrato li aveva sempre costretti a rimandare.


*****


Alexya e Diana si alzarono guardinghe, come cani da guardia. Non potevano accettare cosa stava accadendo. Non poteva essere vero.
« È finita, abbiamo perso. » dichiarò Steve, avrebbe voluto affidare a loro Trish e dire di scappare. Ma erano su una stazione spaziale, senza più navi.
« Rimanere in vita, questa è l'unica vittoria in cui possiamo sperare. »
Diana incrociò per un istante lo sguardo di Alexya, sua sorella stava valutando quella possibilità.
Non poteva accettarlo. Lei non si sarebbe arresa, nessuno l'avrebbe piegata.
Non avrebbe mai scambiato il suo ruolo da predatore con uno da preda.
Scariche di energia bioetica si alzarono da lei, la presenza dei grigi aveva in qualche modo fatto salire la quantità di energia biotica presente nelle spazio, questa le facilitava l’uso dei poteri.
Non sapeva come, ma aveva una chiara visione delle correnti di energia biotica dello spazio circostante. Tutto ciò che era biotico era collegato e attraversato da quelle correnti.
Come le aveva insegnato Isabella non perse tempo a pensare, fece quello che l’istinto le suggeriva.
Da Diana i fulmini si mossero percorrendo quelle correnti invisibili, arrivando al nemico. Un centinaio esplosero colpiti da quell’attacco. Diana esultò, dimenticando dove si trovasse.
Steve l'afferrò per la nuca, facendola abbassare quasi a baciare il suolo.
Lei sentì un botto, la presa allentarsi e finalmente poté rialzarsi. « Steve! » disse atona.
Lui giaceva a terra, l'armatura da distruttore presentava danni enormi ovunque. La corazza sul davanti era sfondata, il casco aveva un enorme ammaccatura che faceva pensare il peggio.
Perdeva sangue da più punti, in particolare da un profondo taglio sulla gola dove la protezione del collo era saltata via.
In cielo i nemici colpiti stavano riformando il proprio corpo.
Strisciando sul suolo, sfidando il proprio dolore Trish gli fu affianco. Lui l'aveva lasciata per spingere Diana al riparo. Lei lo guardò sconvolta, le sue mani erano inservibili. Non poteva fare niente in quelle condizioni. Un colpo di tosse provenne da lui.
« Diana, qui! » urlò disperata, lei accorse mentre la sorella le diceva « Sulla ferita, premi, premi più forte che puoi! »
Lei ubbidì, disperata. Le mani le tremavano. Gli aveva detto che meritava di morire male, perché aveva ferito Alexya. Quando era stata lei a provocarlo, mentre era pericolosamente sotto stress. Lui le aveva sempre aiutate e loro erano state solo capaci di creargli continui problemi.
Si guardò intorno in cerca di un aiuto qualsiasi, ma tutti gli I.D.G. erano impegnati nella difesa.
Percepì un attacco biotico in arrivo alle sue spalle, doveva spostarsi immediatamente. Rimase, non avrebbe schivato, farlo avrebbe voluto lasciare Steve e Trish senza protezione.
Il colpo s'infranse senza provocare il minimo danno, Diana si guardò di spalle. Un’asta di cristallo rosso l'aveva protetta. « Alexya. » mormorò.
Sua sorella aveva evocato una decina di quelle aste, che faceva muovere in una formazione circolare sopra alle loro teste. Usando tutto il suo impegno, evocarle e lanciare era facile. Usarle in un'unica formazione, per difendere, era molto più complicato.
Un'altra serie di attacchi, riuscì a bloccarli ma era chiaro che la stavano mettendo alla prova. Quasi fossero incuriositi dalle sue doti. La sequenza degli attacchi si faceva sempre più veloce e complessa, portò il numero delle aste a dodici.
Questo coincise a un calo significativo della precisione con cui le muoveva. Non avrebbe potuto continuare ancora per molto, presto le sarebbero mancate le forze e lo sapeva.


*****


Informate della cattura di Isabella, Olivia e Dasha aveva pensato e ripensato a un modo per liberarla ma a trovarlo era stato il Catalizzatore. La cosa più difficile soprattutto per Dasha fu attendere, ma l’intelligenza artificiale rimase impassibile sostenendo la necessità di ultimare i preparativi.
Per liberare il phantom, anche l’ultimo segreto della Weaver venne scoperto da Olivia. Lei aveva il programma di una sfera di Woods installato in testa.
« In pratica, sei una sfera di Woods vivente! » Sentenziò Olivia « Non ci riesci proprio a evitare questo genere di trucchetti? »
« Considerala una deformazione professione. »
« La criminale o il presidente della Noveria? »
Spazientito da quel continuo confronto il Catalizzatore intervenne « Ora questo ci può salvare. È in grado di collegarsi alla mente di qualsiasi individuo indottrinato. Non sono stati gli xalielt a imprigionare Isabella, le hanno fatto perdere il controllo. È la sua mente che la imprigiona. Se riusciamo a calmarla, dovrebbe liberarsi. C’è anche la possibilità di usarla per indebolire il nemico, infliggendogli un grave danno.» E spiegò la possibilità di avvelenare con il potere di Isabella tutto quello che veniva rifornito di energia biotica dalla base nemica.
Voltandosi verso Dasha disse « Devo però avvertirti, la possibilità che la tua mente ne esca distrutta sono oltre il 95%. »
« Sarà il più forte mal di testa della storia. » fu il solo commento della Weaver.
« C’è modo di ridurre il rischio per lei? » domandò Olivia.
« Si. » Rispose reticente il Catalizzatore.
« Quindi? » Insistette lei.
« Dovresti correre il suo stesso rischio e farti carico di una parte non indifferente dello stress a cui sarà sottoposta la sua mente. È qualcosa da cui neanche i potenziamenti della biotecnologia ti possono proteggere. Di fatto avrete solo bisogno di un contatto fisico tra di voi, userò il fatto di avere una connessione con te per stabilirne una con Dasha e aumentare il segnale. »
« Va bene. » fu la risposta di Olivia.
« Perché lo fai? Questo comportamento non ha senso. Potresti farle correre da sola questo rischio. Lei ti ha minacciato con una pistola appena qualche ora addietro. Hai già compiuto una scelta per combattere, hai sacrificato il tuo feto per la vittoria. E' stata una scelta logica, ma questa non lo è. » domandò il Catalizzatore ad Olivia.
Lei si passò un mano su quel ventre dove sapeva non esserci più vita, stava per crollare e lo sapeva. Mentalmente aveva cercato di pensare solo al suo dovere, miliardi di vite erano in gioco. In un angola della mente, sentiva la proprio sanità mentale venire erosa dal senso di colpa. Il Catalizzatore aveva ragione su tutto ma...« Vero, non le devo niente. Anzi, sono certa che sia lei in debito con me per vicende passate. Il suo posto ideale sarebbe in prigione. Ma sai, credo che il modo giusto di andare avanti sia di fare quello che si può quando si può. È facile lasciare che un compito ricada su un'unica persona, voltare le spalle e andare via. Se facciamo tutti così, le cose non cambieranno mai. Sarà la classica goccia nell’oceano, ma mi piace cercare di rendere le cose migliori anche se si tratta di aiutare la persona più stronza di questa galassia. » Disse l’ultimo insulto con evidente gusto.
« Non temi che un giorno, possa davvero fare qualcosa contro di te? » volle sapere l’intelligenza artificiale.
« No perché so di essere più in gamba di lei, inoltre ho degli amici e una famiglia su cui contare. »
« Olivia Williams Shepard un giorno ti vedrò in ginocchio e singhiozzante davanti alla mia porta. Solo per questo, non mi sono ancora presa la tua testa. » le disse Dasha.
Olivia le rispose a tono « Sono sicuro che accadrà, sarò piegata in due mentre piango dalla commozione. Così colma di soddisfazione di averti messa in galera al punto di dovermi inginocchiare. » Non disse niente, ma la solita arroganza di Dasha le diede sollievo. Eppure le era sembrato che in essa ci fosse qualcosa di strano in essa. Un traccia di lieve preoccupazione...per lei? Olivia non ci diede peso, sicuramente si sbagliava.
Si afferrarono per le spalle « Comincia! » gridarono assieme.
Il processo fu velocissimo, tutto avvenne alla velocità del pensiero. Fu come una scarica elettrica che si trasmise da Olivia a Dasha, non durò più di un secondo


*****


Inaspettatamente il cristallo che conteneva Isabella precipitò, come se i fili di energia che lo tenevano sospeso in aria fossero stati recisi. I xalielt lo guardarono cadere increduli.
Ma quelle domande, persero subito ogni importanza. Quanto toccò il suolo, il cristallo divenne una fiamma, questa un incendio che si propagò in un istante in una sola direzione.
Consumando sempre più energia oscura, questo avrebbe dovuto essere un altro evento impossibile.
Gli xalielt avevano analizzato il fenomeno e trovato il modo di bloccarlo, in tal modo mantenevano un’area ad alta concentrazione di energia oscura ideale per loro quanto per i portatori dell'eezo 19, privando nel contempo di forze ogni altro biotico normale la cui energia veniva inconsapevolmente risucchiata insieme a quella dell'universo. Quelle fiamme potevano forse indicare che quelle due umane che si erano introdotte, avevano manomesso alcuni dei sistemi?
Questo avrebbe dovuto essere impossibile, la loro tecnologia era troppo avanzata e differente perché la potessero comprendere. Molto di più di quella impiegata per la creazione di umanoidi e navi.
Gli xalielt si allontanarono da quelle fiamme.


*****


La biotecnologia che Olivia aveva in corpo fu spurgata all’esterno, dalla pelle e da ogni orifizio. La corazza ottenuta inglobando i mutaforma si disciolse in una pozza di metallo liquido argentato e lei vi ricade dentro.
L’occhio sinistro di Dasha s’illuminò, per meno di un secondo, mentre apriva un collegamento con la mente di Isabella. L’occhio esplose, facendola cadere semisvenuta a terra.
Avrebbe urlato, ne fosse stato in grado. Quello su chi Galba l’aveva sempre messa in guardia era successo, il suo cervello ne aveva risentito.


*****


Le fiamme formarono un cerchio attorno alla formazione degli I.D.G. che le guardavano dubbiosi e piani di ansia. Alexya raggiunse le fiamme, fino a lambirle.
Una figura umana emerse dal fuoco, camminando con calma e passando attraverso di esso.
Le si fermò davanti carezzandole dolcemente la testa, mentre infilzava il suolo con una spada per liberarsi la mano. I soldati attorno, erano passati dal dubbio allo stupore.
« Mi dispiace. » - disse singhiozzando Alexya - « Io...noi...ci abbiamo provato. Isabella aiutaci. »
La donna le sorrise rivolgendole uno di quei gesti gentili che riservava per pochi « Va tutto bene. »
« Non è vero! Trish è ferita gravemente! Steve rischia di morire! Pensavamo di essere forti, di poterti imitare. »
« Alexya, va tutto bene. È tutta colpa mia, ho ceduto quando non avrei dovuto. Non si ripeterà. »
Lei si volse verso i xalielt « Mi avete battuto. Lo riconosco. Bravi. Detto questo, vi ammazzo! » Il suo sguardo non poteva essere più minaccioso.
Davanti a tale affermazione si mossero per attaccare, Alexya si strinse forte a lei sia per ricercare protezione che per proteggere. Isabella rimase arrogantemente immobile.
La ragazza alzò il viso a guardarla, non stava bleffando ma non capiva come fosse possibile.
Passarono istanti interminabili, senza che succedesse niente.
Alexya si guardava attorno, non capiva per quale motivo non fosse successo niente.
Isabella rise, una risata di gusto. Di quelle sincere.
Riprese la spada che aveva conficcato al suolo, nell’estrarla mandò in aria un piccolo frammento di maceria. Con la punta della lama lo fece rimbalzare un paio di volte.
Quindi lo colpì violentemente di lato con l’arma, potenziando l’attacco coi poteri biotici. Un attacco semplice, di quelli che chiunque biotico sapeva eseguire.
Il proiettile improvvisato frantumò la testa di uno xalielt, il resto del corpo cadde al suolo sbriciolandosi in una infinità di microscopici frammenti.
La cosa passò inosservata tra gli xalielt impegnati a comprendere perché i loro poteri non avessero funzionato. Solo dopo un attimo si accorsero che il compagno colpito non si rigenerava. Era morto.
Il panico corse veloce l’uno all’altro, i xalielt non comprendevano e questo li spaventava. Avevano sempre previsto tutto, svelato ogni quesito della scienza in cui si erano imbattuti.
Arrogante e sicura, Isabella diede loro le spalle. Tenne le due spade con una mano, stringendo con quella libera il palmo di Alexya. Passò in mezzo al cerchio formato dagli I.D.G. che si chiedevano chi fosse quell’umana nuda.
La ragazza non capiva cosa stava accadendo al nemico o perché Isabella si permettesse di ignorarlo. Era un gesto sconsiderato anche per lei. Solo allora notò che sembrava esausta.
Si fermarono davanti a Diana che inginocchiata teneva le mani premute sulla ferita del collo di Steve, ormai imbrattate di sangue. Trish con le mani ferite e raccolte al petto poteva solo osservare, distesa a fianco di lui.
« Siete state brave.» dedicando una carezza ad ognuna, guardò e valutò le ferite di Trish. Dolorose, ma non era in pericolo di vita.
« Riesci ad attendere, ancora un poco? »
La ragazza annuì con la testa.
« Diana, togli la mano. » affermò Isabella.
« Ma…»
Isabella si rivolse al ferito « Steve! »
« Che vuoi? Credo di essermi sporcato anche le mutande…fammi morire. » mormorò lui, con un filo di voce roca.
Lei gli tirò un calcio, lo Steve arrendevole non era piacevole « Finito di lamentarti? La biotecnologia dovrebbe tenerti in vita. » La sua ferita al collo aveva quasi finito di sanguinare.
« Biotecnologia o meno, non sono in condizione di fare niente. » quello era vero, soprattutto vedeva male e appannato, in più i sensori ottici del casco erano quasi andati e al suo interno vedeva solo poche immagini non collegate fra loro. Se lo sarebbe tolto, se fosse stato in grado di compiere quel gesto. Aveva picchiato duramente la schiena, dal dolore che sentiva qualcosa doveva essersi rotto, muoveva braccia e gambe ma con grande dolore. In faccia sentiva la sensazione appiccicosa del sangue che si seccava. Nulla di strano vista la botta che aveva preso.
« Sei in grado di mandare un messaggio? »
« Solo a corto raggio, non oltre i cinquanta metri. »
« Di a tutti di attaccare, il nemico ha perso la sua immortalità e buona parte dei poteri.»
Lui ebbe una risatina « Non c’è più nessuno, abbiamo perso. Anche ci fossero superstiti, non hanno motivo per ascoltarmi. »
« Non desideri vendicarti? »
Si fissarono in silenzio, Isabella accennava un sorriso divertito. Le piaceva lo Steve bastardo che amava la vedetta.
« Qui è il tenente capo Shepard a chiunque sia in ascolto. Il nemico è indifeso e può essere ucciso. Adesso è il momento di attaccare. » - fissò un istante Isabella - « La "morte" si è schierata dalla nostra parte, possiamo farcela. »
« Contenta? Non verrà però nessuno. » Ribadì lui, ma chiese « Diana sta bene? » Non la vedeva dalla sua posizione, ricordava solo aveva cercato di proteggerla.
« Si. Ecco… » Disse Diana intromettendosi « William e Henry hanno accesso ai sistemi della mia armatura, ti hanno sentito e stanno cercando di farlo giungere a tutti. »
I gemelli Coats erano stati rifugiati, insieme ai feriti, in alcuni sotto livelli della Cittadella quando xalielt avevano attaccato in prima persona.
« Steve » - Mormorò Diana  - « Tu… »
« Che sta succedendo? » chiese stupita Alexya.
I grigi, nei loro nuovi corpi di cristallo, non erano più sospesi in cielo a diversi metri d’altezza ma calavano fino a non stare a non più di un metro dal suolo.
Isabella crollò a quattro zampe, respirava affannosamente al punto da sembrare che fosse a corto d’aria.
Diana e Alexya si chinarono su di lei, volevano aiutarla ma non sapevano come. Solo allora si accorsero di un dettaglio che avevano trascurato, con tutto quello che stava succedendo. Il livello di energia biotica che percepivano da Isabella era incredibilmente basso.
« Isabella, cos’hai fatto? » domandò Alexya allarmata, meglio di tutte si rendeva conto di quanto fosse debole.
« Quando mi sono ripresa era imprigionata in quel cristallo, ho capito che stavano saccheggiando la mia energia. Potevo liberarmi subito, ma era un’occasione troppo ghiotta per non approfittarmene. Ho lasciato che mi continuassero a saccheggiare, mentre lo facevano io convertivo tutta l’energia biotica con cui venivo a contatto. Li ho avvelenati col 19 senza che se ne rendessero conto, sto continuando a farlo. Non possono impedirlo, ne hanno perso il controllo. In queste condizioni sono deboli. Sono prede. » disse l’ultima parola con un cenno di divertimento, sorridendo.
Le ragazze erano allibite, Alexya più di tutte. Nulla di strano che Isabella stesse male, stava trasferendo, suddividendolo, il suo potere fra milioni di esseri. Uno sforzo sovraumano per chiunque.
« Adesso però smettila! » disse allarmata la ragazza.
« Non posso! Dasha mi ha spiegato tutto, quando mi ha svegliata. Se smetto ritorneranno ad essere immortali. Solo la mia energia li ostacola. »
Nessuno dei presenti aveva capito cosa c'entrasse Dasha, ma non importava. La situazione era comunque chiara, Isabella stava reggendo da sola l’esito della guerra.
Steve aveva ascoltato tutto, da militare aveva colto gli aspetti essenziali. La donna era diventata un obiettivo primario.
« Ehi! » gridò Diana richiamando l’attenzione. I grigi sembravano essersi ripresi dalla sorpresa, avevano formato un fronte compatto.
Lui li fissò e intuì subito che anche per loro Isabella doveva essere un obiettivo primario, ma per un motivo diverso. Nessun dubbio che dovessero aver compreso la situazione.
Attaccarono in massa, sottoponendo gli I.D.G. a un bombardamento di artiglieria biotica. L’attacco precedente non si era verificato, perché avevano cercato di usare l’energia in comune. Adesso stavano agendo singolarmente, ognuno attaccava con solo la propria energia. Questo permetteva che attaccassero ma li rendeva più deboli, con poteri che rientravano nella norma.
Gli I.D.G. si difendevano con ferocia. Sioux gridava ordini e sembrava essere ovunque. Cercava di fare meglio che poteva adesso che il suo comandante era ferito a terra.
Steve afferrò con forza Isabella, lanciando un urlo di dolore per quel semplice movimento, quando un attacco passò molto vicino alla loro posizione, buttandola di schiena a terra con una certa violenza che la fece protestare. Lui si mise sopra di lei, cercando di coprire anche Trish.
Sperando nel contempo di non vomitare su di loro, a causa delle vertigini che quel brusco movimento gli aveva causato.
L’attacco aveva fatto schizzare delle macerie, lui le sentì rimbalzare sulla sua corazza. Parando un grosso pezzo di cemento che avrebbe rischiato di colpire Isabella in testa.
« Che stai facendo? » chiese infastidita lei per quella posizione.
« Cerco di proteggerti! Tu, lei, tutte. » rispose arrabbiato. I sistemi dell’armatura da distruttore erano andati. Dal lanciagranate, agli scudi alla difesa missilistica non c’era più niente che funzionasse. Solo i micromotori delle giunture erano ancora parzialmente attivi, se si fossero bloccati avrebbe perso quel minimo di movimento di cui ancora era capace.
La difesa I.D.G. stava per essere sopraffatta. Diana e Alexya erano stremate da ciò che Trish aveva fatto.
Il nemico poteva anche essere indebolito, ma aveva un vantaggio numerico immenso.
Il colpo d’artiglieria esplose proprio in mezzo ai grigi, immediatamente seguito dal crepitio di centinaia arma da fuoco dei soldati.
Steve non ci credeva, vi erano davvero dei sopravissuti ma quello che era più sorprendente era chi stava guidando l’attacco.
John Shepard, Ashley Williams, Garrus Vakarian, Urdnot Wrex, Liara T’soni, Javik, Miranda Lawson, Samara stavano guidando l’assalto, assieme ad altre due sue care conoscenze: Asiria e Okasa.
Alle loro spalle, soldati di tutti i contingenti. Erano sporchi, mal ridotti e davano l’idea di poter cadere per semplice stanchezza da un momento all’altro ma combattevano.
Intercalato qua e la s’intravedeva qualche mezzo: un carro armato a cinquanta metri sulla sinistra, un Dwerger privo di un braccio che faceva parecchie scintille più in la, sulla destra un mech, da qualche parte un’artiglieria Ullr, salvatasi in qualche modo, bombardava il nemico.
Le asari erano scatenate, la debolezza che aveva investito i biotici era sparita. Adesso potevano nuovamente combattere nel pieno dei loro poteri. Tra schianto, salto biotico e onde d’urto eliminavano i nemici a gruppi di decine.
Non da meno erano quelli delle altre razze ed eserciti. Sembrava essersi aperta un'autentica gara su chi per primo fosse riuscito a raggiungere Steve e le ragazze Weaver.
Ma anche lui aveva un problema, Isabella emetteva strani gemiti che non si capiva se di dolore o piacere.
« Che cavolo ti prende adesso? » chiese senza la minima delicatezza.
Lei aveva il viso arrossato e gli occhi languidi, lui sentì una stretta al cuore e qualcosa di suo alzarsi « Quando muoiono sento un piccolo sollievo, poi hai la gamba proprio in mezzo che tocca. » spiegò Isabella, tra continui sospiri.
A un tratto Steve si rese conto della situazione in cui si trovava. Era a quattro zampe sopra a una gran bella donna, nuda, che emetteva gemiti e il suo ginocchio ne sfiorava il sesso. Affianco di lei Trish, col viso arrossato e rigato dalle lacrime, cercava di resistere al dolore.
« Oh no! » esclamò quando cercò di cambiare posizione.


*****


« Steve! Steve dove sei? » esclamarono i coniugi Shepard che aggrottarono un poco la fronte quando trovarono il figlio.
« Non riesco a muovermi! Si sono bloccate le giunture! » - Gridò lui.- « Isabella ha inibito i loro poteri, non è al momento in grado di difendersi. Il nemico sta cercando di raggiungerla, se muore riavranno i loro poteri. Impossibile dire per quanto riuscirà a mantenere questa condizione! »
Suo padre annuì e trasmise subito ordini « A tutte le unità, alle mie coordinate, dobbiamo mantenere questa posizione. Continuate a pressare il nemico. »
« Visto che qualcuno è venuto. » gli disse Trish.
Ashley si avvicinò al figlio, inginocchiandosi per mettersi al suo stesso livello « Stai bene? »
« Respiro. » disse rispondendo nel modo tipico dei soldati. Voleva dire che era vivo, quindi stava bene. « Ma posso dire di essere come la mia armatura, a pezzi. Biotecnologia o meno. »
« Ti aiuto. » provò a spostare il figlio per metterlo sdraiato, ma cadde rovesciato in un tonfo che gli fece lanciare qualche imprecazione. Da li riuscì almeno a mettersi disteso.
Inaspettatamente Isabella si rannicchiò contro di lui, stringendosi al suo braccio. Stava male. Era rossa in viso molto più di un attimo prima, la respirazione faticosa. Sembrava avere la febbre. Ogni tanto emetteva qualche gridolino, man mano che i grigi morivano ma chiaramente non bastava.
Era evidente che le sue condizioni peggioravano più velocemente, di quanto uccidere i grigi dava benefici.
« A lei ci pensiamo noi! » disse una voce femminile autoritaria. Naomi Takara era arrivata con un nutrito gruppo di Divisione N. Tetrius si era frantumato una gamba, era vivo ma non in grado di comandare. Lei in virtù di secondo aveva assunto il comando.
« Galba! » urlò a gran voce, il medico venne avanti, sembravo un pollo che fosse stato buttato dentro a delle fiamme e ne fosse uscito vivo. Puzzava di fumo ed era coperto di fuliggine.
« Trish! Prima Trish! » dichiaro Isabella, quando il medico si avvicinò. Lui fece no con la testa, lei l’afferrò per la gola e Galba annuì un si. Ma non protestò quando la coprirono con una coperta.
« Va bene, “principessa”. Vediamo come stai. » disse il medico collegandosi all’armatura della ragazza, dopo averle iniettato qualcosa per il dolore, che fornì subito una chiara panoramica. Nessun danno interno. Gambe e braccia avevano bisogno di cure, le mani necessitavano di seri interventi chirurgici. Livelli vitali leggermente bassi, lo stesso per quelli biotici.
« Hai assorbito energia esterna? » chiese notando una certa instabilità energetica.
« Si. »
Prese una siringa ipodermica dal suo kit dicendo « Questo darà un piccolo stimolo ai tuoi poteri. »
Un'iniezione veloce e indolore, l’effetto fu immediato. La ragazza avvertì un generale senso di benessere, mentre la sua energia biotica si stabilizzava.
« È sabbia rossa? » domandò stupita Trish.
« Certo che no! È un suo derivato studiato per voi. Dasha mi ucciderebbe se vi iniettassi quella roba. Senza contare che questa è decisamente più buona. Parlo per esperienza, le ho dato il nome di Luna Blu. » raccontò con un sorriso ironico. Nella continua ricerca di soddisfare i suoi vizi e trovarne di nuovi, aveva sperimentato in prima persona il nuovo ritrovato.
« Mi sento inutile. » Bbrbottò Steve. Galba intanto aveva cominciato a visitare Isabella, che si strinse ancora di più al braccio di lui che borbottò « Mi sono ridotto a questo. Gli altri combattono e io sono sdraiato…»
« Stai aiutando anche tu, direi che hai il secondo ruolo più importante. » affermò sua madre.
« Non sto facendo niente. A dieci metri da noi combattono, mentre noi stiamo facendo cosa? »
« Stai aiutando una persona che hai definito “amica”, in un momento di difficoltà, grazie alla quale abbiamo ancora delle minime speranze di vittoria. »
Lui non capì subito le parole di sua madre « Isabella!? Diciamo che la nostra è una pace armata. Per lei e le ragazze sono un qualcosa con cui divertirsi. Un giocattolo, mi sostituirebbero senza problemi. Giusto Alexya? »
Aveva capito da tempo come stavano le cose tra lui e loro. La ragazza per essere comoda si mise in ginocchio davanti a lui. Rifletté un istante.
« Noi ci divertiamo con te, sei il nostro migliore amico. Tu non ti divertivi a giocare con noi? A pensarci adesso forse abbiamo un tantino esagerato negli anni passati. Per noi combattere è naturale e ci piace, l’indottrinamento inoltre sviluppava ulteriormente quel lato nostro carattere. Se siamo state un peso, ti porgo le mie scuse e ripensando a tutto quello che hai fatto “ Grazie per esserti preso cura di noi negli ultimi cinque anni, quando eravamo alla Grissom”.  » Disse chinando infine il capo.
La risposta lo spiazzò totalmente. Sentiva gli occhi divenire umidi.
Ashley sospirò pazientemente rivolgendosi a lui « Figliolo, tu non hai mai imparato a capire le persone. Non concentrarti sempre su te stesso e i tuoi difetti. Qualcuno che sta male sul serio, Isabella in questo momento lo è, non si attaccherebbe così al tuo braccio, come un naufrago a un salvagente. Mai pensato che forse era l’unico modo che avevano per esprimersi? Il solo che conoscevano? Ragazze create in laboratorio, sottoposte a indottrinamento, la cui unica conoscenza era combattere e uccidere. »
« Ecco…Io…no.» e si zittì, fu lieto del casco. Si sentiva incredibilmente stupido, avere sua madre seduta affianco che lo fissava con uno sguardo di chi aveva capito tutto da tempo non aiutava.
« Anch’io. Grazie» mormorò Trish dolorante, stava appena un po’ meglio grazie alle cure del medico.
Alexya si voltò vero Diana che raccolse le gambe stringendole alle ginocchia « Non ho niente da dire. »
A quel frase Alexya sbuffò rumorosamente dal naso e disse « Steve, signora Shepard, scusate la maleducazione di mia sorella. » Poté sentire Diana che le ringhiava contro, Alexya brillò di un aurea blu. Erano pronte a litigare, di nuovo.
Ashley si intromise dicendo « Sono sorpresa, siete magnificamente educate. Purtroppo nessuno dei miei figli mi ha dato soddisfazioni al riguardo, causa probabilmente del mio lavoro da soldato. » Sapeva bene come evitare una lite fra sorelle, sviando un discorso su altro.
Alexya fu contenta di quel complimento « La ringrazio signora Shepard, nostra madre ha cercato d’insegnarci per molto tempo una buona educazione. Finivamo sempre per ignorare quello che ci diceva, ma da quando siamo senza indottrinamento ci è tornato utile. »
« Cosa vi ha insegnato Dasha? » volle sapere Ashley.
« Essere arroganti con chi si crede pari a noi, umiliare chi pensa di esserci superiore, non vanni puniti gli sbagli di chi lavora per noi, ma la sua incapacità. Distinguere tra sbagli e incapacità. Come affrontare una conversazione civile, in modo adeguato. Che minacce fare, ed essere preparate, quando la conversazione civile fallisce. »
Ashley commentò con un generico « Complimenti. » Alcuni dei principi educativi insegnati da Dasha Weaver la lasciavano un tantino perplessa.
« Voi parlate più di prima e meglio. Che vi è successo? » chiese a un tratto Steve, aveva voglia di inserirsi nella discussione. Ok, erano su un campo di battaglia ma non potendo combattere tanto valere fare due parole.
.« Anche tu, se ti raccontiamo la nostra storia ci dici la tua? » chiese Alexya.
« Vorrei saperla anch’io, mio figlio non ha mai detto in famiglia come abbia smesso di balbettare. » commentò Ashley. Lui si rabbuiò in volto, non voleva raccontare quella cosa.
« Storia. » mormorò Isabella, abbastanza forte da farsi sentire.
Lei teneva gli occhi chiusi in un espressione di dolore. Sembrava tremendamente concentrata.
Nella speranza di parlare d’altro Steve chiese a Galba « Avete provato a dargli dell’eezo? »
Il medico sbuffò a quell’idea« Credi che non ci abbia pensato? Non ne abbiamo. Le ho iniettato farmaci ad alta concentrazione di eezo, sul modello di quelli che usano le asari. Ma non bastano. Possono andar bene con le ragazze, ma non con un biotico a 19 adulto che si sta sforzando al punto di mettere in pericolo la sua vita. »
« Noi abbiamo saccheggiato uno dei reattori portati da Steve. » annunciò Diana.
« Non vanno bene. Sarà eezo19 ma contiene alte percentuali di impurità, voi ne avete solo assorbito l’energia non l’elemento vero e proprio. Le pastiglie fatte per Alexya sono eezo 19 con un fattore di purezza elevatissimo. Anche il costo se è per quello. Isabella avrebbe bisogno di assumere eezo, o ancora meglio eezo 19, nella sua forma più pura. Se volete posso prendere il cadavere di qualche asari qui attorno e asportare qualche nucleo di eezo? » Spiegò il medico e rise di quella possibilità, ma smise quando vide di essere il solo a farlo.
Non aveva nessuna intenzione di mettersi ad operare un cadavere in mezzo a una battaglia.
« Se Isabella usasse il mio di eezo? » Domandò Alexya.
Il medico sbiancò in volto a quella domanda. Sarebbe stato perfetto, la ragazza era un clone di Isabella, il suo era eezo 19 di prima qualità che si era sviluppato nel suo percorso naturale in più di una quindicina di anni.
Ma la donna non avrebbe mai accettato di prendere l’eezo della ragazza, in ogni caso Dasha l’avrebbe ucciso se lui avesse acconsentito a quell’idea.
« Medico, rimuovi la placca della spalla destra » Dichiarò Steve con una certa impazienza, Galba ubbidì e lui andò avanti a spiegare « Troverai un piccolo tubo metallico, se lo tiri esce per un metro buono, serve a ricaricare i micromotori delle giunture di eezo. Mettiglielo in bocca a Isabella. »
« Ti ho detto…»
« Fidati, è eezo 19 della miglior qualità. » sostenne lui. Non molti sapevano che la sua armatura da distruttore era l’unica ad andare con eezo 19 prelevato direttamente dal cadavere del nucleo dell’Araldo, tenuto in una base segreta del Consiglio per essere studiato.
Galba infilò il tubicino tra le labbra di Isabella senza problemi, su istruzioni di Steve azionò la pompa che avrebbe svuotato i micromotori di tutto l’eezo che contenevano. Questo fluì in bocca a Isabella. Il suo viso sembrò meno sofferente.
« Dai figliolo, io e il medico adesso ti togliamo la corazza da dosso. Ormai è diventata veramente inutile. » disse Ashley, lui si rassegnò alla triste verità. Aveva quella corazza da una vita, ma adesso che era anche senza eezo era proprio da buttare.
« Mi spiace signora, sono medico non un meccanico. » commentò Galba.
« Va beh…dia un'occhiata a Steve, dopo che gli ho tolto l’armatura. »
« Non lavoro per lei, ho già di chi occuparmi. »
Ashley stava per far capire al medico cosa gli sarebbe successo se non accettava, quando Trish sbraitò « Cura Steve! Subito! ».
Galba si rese conto di aver fatto un errore. Aiutò Ashley col figlio.
« Storia. » ripete Isabella ma aggiunse « Primo combattimento. » Lui la scrutò un istante « Dici la prima volta che ci siamo affrontati? Fortuna che non usavi il “rosso” a quei tempi. »
Le tre ragazze l’osservavano trepidanti dalla curiosità. Lui sapeva che, ne fosse stato in grado, avrebbe dovuto prendere un’arma e combattere, ma se tutto quello che poteva fare era parlare a quelle tre adolescenti cercando di farle distrarre, in particolare Trish, mentre attorno a loro la gente combatteva e moriva l’avrebbe fatto.

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Capitolo 36
*** Ultimi atti di guerra parte 2° ***


I xalielt stavano continuando ad attaccare, dimostrando di non essere dei vigliacchi, anche se privati di buona parte dei loro poteri biotici. Inoltre mantenevano un vantaggio numerico impressionante, di almeno trenta a uno.
Ma non stavano vincendo. Nelle loro azioni erano esitanti, sapevano di poter morire e questo li ostacolava. Erano intelligenti, ma quello serviva a poco davanti al mistero della morte. Il nemico, composto da soldati veterani, aveva familiarità con quell'idea e nessun problema ad affrontare quella possibilità.
Disposti a mezza luna, impedivano agli xalielt di raggiungere il soggetto dotato di eezo 19 che lentamente li stava avvelenando.
Il fatto che fosse tornato cosciente, aveva innescato quel processo altrimenti tenuto sotto controllo.
Gli xalielt si divisero, diverse centinaia si mossero in direzione della propria base.
In qualche modo la loro tecnologia era stata violata, ma non del tutto. Se così non fosse stato sarebbero già morti in massa.
Il sistema che assorbiva energia oscura dallo spazio e la ridistribuiva era ancora attivo, ed era anche quello attraverso cui l’energia del 19 li raggiungeva.
Il suo funzionamento era vitale, ne dovevano riconquistarne i comandi e così l’immortalità.


*****


Ovunque sull’Arca degli Xalielt, i mutaforma collassavano riducendosi a un ammasso gelatinoso informe che impestava i corridoi.
Funzionavano con pochissimo eezo, alimentati da una minima quantità di energia bioetica per lasciarne il più possibile ai loro creatori.
Proprio per questo risentivano all'avvelenamento da eezo 19 in misura maggiore. 
« Abbiamo fatto in tempo, ma potremmo aver perso ugualmente. » annunciò il Catalizzatore
« Spiegati. » mormorò Olivia distesa al suolo, a pancia in su, in una pozza di liquido argentato. Perdeva sangue da una ferita all'addome e da un'infinità di altre su tutto il corpo.
La biotecnologia non poteva più guarirla. Il continuo combattimento contro i mutaforma l'aveva logorata oltre qualsiasi limite umano, l’ultima azione che aveva compiuto era stata per liberare Isabella.
Per raggiungere la stanza di controllo, dentro cui si trovava con Dasha, aveva affrontato un intero esercito di nemici.
Ormai non poteva fare più niente, aveva esaurito tutte le risorse. Se doveva morire, si sarebbe concessa quel pianto liberatorio.
Dasha non era in condizioni migliori, sedutale dirimpetto era rassegnata. L’occhio sinistro era assente, al suo posto un'orbita vuota da cui continuava a colare sangue. Si erano barricate in quella stanza e da lì non avevano modo di uscire. Si era tenuta per se un ultimo proiettile.
Il Catalizzatore aveva impiegato molto tempo, ma aveva dovuto agire con prudenza per non farsi scoprire mentre prendeva il controllo dei sistemi informatici della base nemica.
Ora comandava quasi un quarto di essi e aveva ripreso il controllo dei portali. Vi era riuscito per un soffio, senza l'impegno a combattere i grigi dimostrato dai soldati non avrebbe fatto in tempo.
L'esplosione della Jotnar che aveva disperso i grigi, la decisione da parte degli xalielet di utilizzare una frazione dell'energia accumulata per attaccare. Erano tutti fattori che avevano fatto guadagnare tempo importante.
« Una parte degli Xalielt sta ritornando sull'Arca, ritengo per eliminare voi e riprendere il controllo dei sistemi. Posso ostacolarli, non fermarli. Se ci riescono torneranno ad essere immortali. Questa tecnologia su base biotica non si integra perfettamente ai miei schemi. » spiegò il Catalizzatore.
« Potranno riprendersi il controllo dei portali? » domandò Olivia.
« No, ho operato perché questo fosse impossibile. Potrebbero però scappare, tornado a essere una minaccia in futuro.»
« Bene. » mormorò lei, in qualche misura questo la faceva sentire soddisfatta. Senza la possibilità di usare i portali come bombe sporche, avrebbero dovuto combattere in maniera classica. Si sarebbe dovuta alzare, cercare una via di fuga ma non poteva. Il fisico rifiutava le istruzioni che la mente inviava, non era sicura di avere ancora la volontà di combattere.
Aveva affrontato un esercito nemico e aveva vinto, adesso pagava il prezzo di quel risultato. Ma era niente, rispetto al fatto di aver dovuto abortire per il successo della missione. Sentiva di aver fatto il possibile, adesso voleva solo arrendersi a qualsiasi cosa sarebbe successa.
« Come stai? » chiese rivolta a Dasha.
« Rassegnata. » teneva l’occhio sinistro chiuso, cercando di fermarne il sangue e di resistere alle fitte di dolore in testa.
« Pentita di qualcosa? »
Ma non giunse risposta, lei poteva sentirne il respiro e concluse che doveva essere svenuta. Quando sentì che lo stesso stava accedendo a lei non si oppose. L’oblio dell’incoscienza sarebbe stata una benedizione.
Tramite una proiezione olografica di se stesso, il Catalizzatore osservava le due donne al suolo. Grazie a loro era entrato nei sistemi nemici. Se adesso poteva riprendere il controllo dei portali era merito loro, se le civiltà di quel ciclo avevano ancora un futuro era merito di quelle due donne.
Le avrebbe volute salvare, sfortunatamente non ne aveva il tempo o i mezzi. Stava usando ogni sua capacità di calcolo per riprogrammare la tecnologia dei xalielt contro di loro. Per far si che non contenesse l’energia di Isabella ma la distribuisse fra tutti i nemici.
Nel prendere il controllo dell’ennesimo sistema scoprì qualcosa d’insolito « Seguite attentamente le mie istruzioni. » disse rivolgendosi a qualcuno. Qualcosa colpì violentemente la porta, questo lo sorprese perché aveva il controllo dei sensori di quel settore e niente era stato rilevato.
Un comandò esterno lo raggiunse, attivò le proprie contromisure « Siete arrivati.» commentò.

*****


L’ammiraglio Hannah Shepard aveva messo Arturus a capo di una missione ad alto rischio. Con una forza scelta e usando la Normandy SR3, avrebbe dovuto infiltrarsi nella stazione nemica e usare esplosivo ad alto potenziale per azioni di sabotaggio.
Quando avevano attaccato con la Jotnar la base nemica, avevano usato più di un brucia pianeti eppure aveva resistito. Per questo l’intenzione era di colpire in un punto mirato.
Con la SR3 occultata alla vista e ai sensori riuscirono ad avvicinarsi alla stazione dei grigi, penetrando in essa da una zona rimasta esposta a causa dell’espulsione della sezione che erano riusciti ad invadere.
Avrebbe proposto Ilary Monreau per una medaglia, se fossero riusciti a tornare. La figlia di Joker e Ida aveva compiuto un volo di precisione a vista.
Per ridurre al minimo la possibilità di essere individuati, tutto il superfluo era stato disattivato. Dal radar ai sensori tutto era spento, Ilary pilotava solo in base a quello che vedeva dalla cabina e alla sua conoscenza delle dimensioni e forma della SR3.
Il rischio che con un’ala sfiorasse qualsiasi sporgenza era enorme, avrebbe messo in rischio la missione rilevando la loro presenza.
Invece era andata bene, dimostrando un sangue freddo senza pari li aveva condotti in una zona adatta all'atterraggio.
Scesero dalla nave senza problemi, questa chiuse il portellone rimanendo occultata in attesa che tornassero.
Fu allora che ricevette il messaggio di Olivia che li informava che era sulla stazione nemica in compagnia di Dasha Weaver.
« Ma tu guarda! Tetrius sarà vecchio ma ha ancora intuito. » commentò Tenus che si era unito a quella missione su richiesta del comandante di Divisione N.
Non sapevano dove fosse Dasha, trovarla era tra le priorità. Il turian immaginava che dove fosse stata Olivia W. Shepard li sarebbe stata la Weaver, era una sua intuizione personale.
Per non lasciare nulla d’intentato fece unire Tenus alla SR3.
 
L’assassino drell non ne fu per niente contento, entrare in una missione suicida non era tra le sue aspirazioni. Inoltre non faceva parte ufficialmente di Divisione N, Tetrius non aveva nessun motivo di dargli ordini.
Per il turian qualsiasi forza combattente agli ordini della compagnia era ai suoi ordini, non gli importava in che modo figurasse nell'organico.
Si fronteggiarono, entrambi sapevano giocare sporco. Il drell stava per dire qualcosa, aveva intenzione di sfottere il turian, di provocarlo e fargli perdere la solita calma. Invece guardò in basso.
Tenus sentì qualcosa di freddo, duro e affilato premergli sui testicoli. La lama di una spada, guardò all'indietro e disse « Ciao Naomi. »
« Ciao Tenus. » ripose la donna in tenuta da Ombra.
« Non vorrai far male al tuo giocattolo preferito? »
« Preferito? Dovresti davvero ridurre il tuo ego, cercando si trova di meglio senza tanti problemi.»
« Mi ferisci. »
« Oh povero. »
Lui ebbe un piccolo sobbalzo quando senti la pressione sui suoi genitali aumentare. Rivolgendosi di nuovo a Tetrius disse « Accetto la missione generale. Non voglio far piangere tutte le femmine della galassia. »
Il turian annuì soddisfatto e si voltò senza dire una parola, contento che la gerarchia militare fosse stata rispettata.
Il drell, ora libero dalla pericolosa minaccia della spada, si voltò verso la donna « L’avresti fatto veramente? »
« Questo non lo sapremo mai. » disse lei divertita, accarezzandogli una cicatrice recente che aveva sulla guancia. Se l’era procurata ustionandosi la faccia mentre cercava di eliminare uno dei tre leader dei mercenari che avevano occupato Caninea durante la presidenza del falso Meng Durand.
« Non avresti osato, ti diverto troppo. » e stringendola ai fianchi con le mani « Anche tu mi diverti. Facciamo cena, e a seguire un po’ di sesso di scusa? »
« Scuse di chi verso chi? » volle sapere la donna.
« Ma verso di me, ovviamente. »
Lei si voltò ammiccante « Torna vivo, forse dopo potremmo riprendere con i nostri giochetti. » così Tenus finì sulla Normandy SR3, mentre Naomi combatteva sulla stazione alla guida del mech che aveva battezzato Junior.
 
Per la missione la squadra della SR3 aveva avuto rinforzi extra.
Il trasporto degli esplosivi e il loro piazzamento era stato affidato ad ingegneri geth e quarian, a comandarli Pars vas Lippi.
I geth che partecipavano erano tutte intelligenze artificiale che avevano perso il proprio quarian, vista la pericolosità della missione il Consenso Geth aveva mandato loro piuttosto chi aveva ancora un partner.
S’incamminarono verso i livelli più interni della stazione nemica, in direzioni delle tracce energetiche più elevate. L’idea era di trovare una sala motori o qualche altro locale con alti valori di energia. Piazzando cariche esplosive ovunque sembrasse adatto.
 
In avanguardia si trovava Areno, i quattro occhi dell’incursore batarian erano perfetti per scorgere nemici in avvicinamento se i sensori avessero dovuto fallire. Con lui un paio di commando asari.
A seguire Mordin e Arturus, più indietro Pars con i cinque geth a trasportare più esplosivo di chiunque ne fosse stato capace. L’ingegnere quarian stava dando indicazioni sulle concentrazioni di energia.
Dalla morte di Chrone aveva studiato più che poteva la tecnologia nemica. Non capiva come funzionasse, i principi che la regolavano ancora le sfuggivano. Non era difficile scorgere in essi le leggi della matematica che conosceva, erano solo state sviluppate in modo infinitamente più complesso, ma da quel presupposto aveva capito come fare per tracciare con sicurezza una presenza energetica.
In retroguardia una forza mista di SOS salarian e dei krogan della compagnia Aralakh.
Erano scesi senza affrontare la minima resistenza, il nemico non doveva aspettarsi un intrusione e non si era preparato. Penetrarono velocemente in diversi livelli, piazzando cariche ovunque sembrasse fossero in grado di causare danni maggiori. Quando però ricevettero il messaggio di Olivia fu chiaro che quello era anche dovuto a lei, che senza saperlo aveva fatto da esca allontanando il nemico da loro.
Arturus decise all’istante che l’avrebbe trovata, si sarebbe separato dagli altri lasciando che continuassero la missione.
« Non vai da nessuna parte senza di noi. » gli disse Mordin, il krogan lo fissava deciso e aggiunse « Non provare a inventarti scuse.» Tutti i membri originali della SR3 si dimostrarono della stessa opinione.
« Qui ci separiamo. » - dichiarò Tenus - « Vada a recuperare il mio capo. »
« È Olivia? » aggiunse Arturus, speranzoso.
« Non è sul mio contratto. »
Il turian provò ad afferrarlo, il drell si contorse come se non avesse una spina dorsale e lo mandò a sbattere contro la parete dietro di lui, ma non si lasciò sfuggire la presa.
Si fissarono a vicenda, il turian con odio.
« Ho limitato la zona di provenienza del segnale di Olivia, è vicina ad una zona ad alta concentrazione energetica. Potremmo fare entrambe le cose. » dichiarò Pars ad alta voce.
« Adorabile quarian! Da adesso sei il mio ingegnere preferito. » esclamò Tenus allegro, come se la tensione di prima non ci fosse mai stata.
Arturus le chiese « È vera? La storia della fonte energetica vicino ad Olivia. »
« Si e no. C’è una traccia energetica che non sembra di questa nave. »
I primi abitanti della stazione in cui si imbatterono furono grigi nei loro corpi normali di carne e ossa, ma questi giacevano senza vita a terra, su di essi diversi segni di ustioni.
Vi erano anche mutaforma ma i loro corpi avevano perso consistenza, strisciavano a terra lasciando dietro di se una scia.
Nonostante il loro stato cercarono di aggredirli. Li eliminarono senza problemi, non sapevano cosa stesse accadendo ai nemici ma non avevano tempo per le domande.
Fu allora che il Catalizzatore li contattò e dopo una naturale diffidenza, si fecero guidare da lui. Fornire un'immagine in diretta di Olivia e Dasha aveva fatto scomparire ogni esitazione.
Avrebbero seguito le sue indicazioni, tenendosi pronti a un'eventuale trappola.
Si trovarono davanti a una porta bloccata, ma il vero problema era la gigantesca figura davanti ad essa che stava cercando di forzarla. Ai suoi piedi e in tutto il corridoio, unità dei Leviatani giacevano in quello che era stato senza dubbio un massacro. « Che roba è quello? » mormorò Areno.
« Non è ho idea, nemmeno mi interessa. »- rispose Arturus - « Granate! »
La figura, alta quasi tre metri, non sembrava essersi accorta del loro arrivo, tante che non si voltò neanche. Continuò a picchiare violentemente contro la porta con le sue braccia.
Due granate esplosero quando lo colpirono, parti del suo corpo macchiarono il corridoio. Si voltò lanciando un grido agghiacciante.
Aprirono il fuoco, quando fu abbastanza vicino perché potessero vederlo l’orrore li paralizzò per un istante. Qualunque cosa fosse non era viva, era composta da cadaveri sembrati e riordinati assieme. Krogan e Geth caricarono immobilizzando la creatura.
Per quanto forte era fatta di carne, nemmeno sua. Il suo addome si aprì mostrando una sfera azzurra dalla strana luminescenza.
I geth ebbero un malfunzionamento che li arrestò, i membri organici della squadra crollarono a terra. Ombre, vedevano ombre fluttuare in aria, una voce profonda sembrava chiamarli da un abisso senza fondo.
Arturus era in ginocchio e si teneva la testa tra le mani, gli occhi erano sbarrati a fissare qualcosa che solo lui vedeva. Allungò una mano a prendere l’arma caduta a terra, premette il grilletto.
Il colpo parti ferendo Mordin, il krogan urlò di dolore e caricò scontrandosi con la creatura che gli tenne testa.
Questa aveva un vantaggio, la sfera brillò, virando per un attimo la sua luminescenza e il krogan cadde in ginocchio schiacciato da una pressione insostenibile. I suoi muscoli erano tesi al massimo ma continuava a lottare.
Una lama nel fianco sinistro e un’altra in quello destro della creatura, a brandirle Areno e Tenus. Per fronteggiare il krogan, l’effetto sugli altri era calato per un momento di cui l’incursore e l’assassino avevano approfittato.
La creatura allargò le braccia, colpendoli violentemente e menando un colpo brutale alle testa di Mordin che crollò a terra.
Una serie di colpi d’arma da fuoco colpì la sfera distruggendola mentre era esposta, a sparare Arturus. Con la caduta di Mordin si era liberata la linea di tiro.
Il turian si era sdraiato a terra, per una maggior stabilità e cercare di stabilizzare la mira nonostante la confusione che sentiva nella mente.
Con la distruzione di essa la creatura smise di muoversi e giacque inerme al suolo. La squadra si rialzò, i suoi membri organici avevano un forte mal di testa mentre i geth si limitarono a riavviarsi.
Barcollante Arturus si avvicinò a Mordin, poggiandogli una mano sulla spalla il krogan annuì dicendo « È solo una puntura di spillo. » disse, riferendosi alla ferita che il turian gli aveva inferto.
Lui si diresse alla porta che rimase chiusa, chiamò Olivia più forte che poté. Finalmente la porta si apri.
Fu così che entrando nella stanza videro Olivia e Dasha svenute a terra, la figura olografica di un bambino umano proiettata da una console a qualche metro di distanza.
Appena si fu accertato che erano vive, si diresse verso l’ologramma. Questo sembrava instabile.
« Sei il Catalizzatore? Ho sentito storie dal vecchio Shepard, anche con tutta la buona fede avevo qualche dubbio che tu esistessi. Sono sorpreso che ci hai contattato. » disse Arturus.
« Quelle due donne mi sono state di grande aiuto. La vostra presenza ha fornito la possibilità di salvarle. Lasciate l’esplosivo che trasportate e andate, non avreste lo stesso il tempo per piazzarne altro. I nemici sono diretti qui in gran numero, altre unità come quella che avete affrontato qui fuori li stanno rallentando. Se volete sopravvivere dovete abbandonare subito questo posto.»
« Quella cosa che abbiamo ucciso la fuori, cos'era? Non sembrava roba dei grigi. »
« Non lo era, era comandata dai miei creatori: i Leviatani. Vi hanno fatto credere di averli battuti, di aver bloccato il segnale, isolandoli sul loro pianeta. Mentre voi e i grigi combattevate si sono infiltrati in questa stazione, hanno sorpreso tutti. Mi sono accorto della loro presenza solo quando era troppo tardi. Io sto cercando di prendere il controllo di questa stazione, i Leviatani  di controllare me. I xalielt hanno attivato contromisure, si sono accorti della loro presenza quando erano già a bordo. Quando una parte di loro è ritornata per ucciderle. » - e indico con lo sguardo Olivia e Dasha « In questo momento si stanno rallentando a vicenda, ma presto gli xalielt saranno qui. Sono troppi per fermarli.»
Arturus intuì che con xalielt, nome mai sentito prima, doveva intendere i grigi « Qual è il piano? »
« Questo ciclo non ha bisogno di un Catalizzatore o di pericoli provenienti dal passato. Ho predisposto perché tutto funzioni senza di me, ho fornito ai vostri governi le informazioni necessarie. Qualsiasi cosa succeda, anche venissi disattivato, il mio piano andrà avanti.» spiegò l’intelligenza artificiale.
Prima di andarsene Arturus volle dirgli un ultima cosa « Il numero di vite che hai stroncato con i razziatori è incalcolabile, però hai salvato la donna che amo. Grazie. »
« Capisco. » fu la semplice risposta dell’intelligenza artificiale.
 
Uno scossone, Olivia lo avvertì distintamente mentre tornava a uno stato cosciente. Incapace di risvegliarsi del tutto, teneva gli occhi chiusi. Il suo corpo aveva bisogno di riposarsi, rimanere anche solo semi cosciente ma immobile le costava fatica. Si sentiva sprofondare nuovamente nel sonno. Avvertiva attorno a se qualche suono, percepiva che il suo corpo era raccolto in qualche posizione che non capiva. Non importava, aveva fatto tutto quello che poteva. Qualsiasi cosa stesse accadendo era fuori dalla sua portata.
Una risata. Chi era che rideva in quella situazione? Il nemico? I grigi potevano ridere?
La sua mente si aggrappò a quella curiosità, si concentrò radunando le forze e aprì l’occhio destro. Delle piastre di metallo, pensò a un'armatura. Non le vedeva bene perché la sua fronte poggiava su di esse, guardando verso il basso. Aveva però la sensazione che fossero troppo grandi per un umano.
Comprese che qualcuno o qualcosa la stava tenendo in braccio. Si corresse, non solo in braccio ma la stava trasportando. Quegli scossoni erano passi.
Mosse appena i muscoli del collo, la testa ricadde all'indietro spinta dal suo stesso peso.
Per un attimo, venne abbagliata quando chi la sorreggeva si voltò verso di lei. Chiunque fosse era pieno di torce in testa. Queste si spensero, rendendo visibile la forma della testa del geth.
« Tenente Shepard, lieto di rivederla. » disse e aggiunse « Il tenente Shepard è sveglia. »
Si chiese a chi si stesse rivolgendo e chi fosse quel geth, non ricordava.
Qualcosa le passò delicatamente tra i capelli, le sembrò un tocco famigliare. Una mano la sorresse per la nuca. Gli occhi le si inumidirono quando vide Arturus.
« Ehi! Scusa il ritardo. Adesso va tutto bene, ti riportiamo alla SR3. » disse dolcemente il turian.
Lei si sentì schiacciata dal senso di colpa, per poter continuare la missione aveva abortito. Per completarla aveva permesso al Catalizzatore di “rimuovere” ciò che causava problemi con la biotecnologia.
Una faccia verde entrò nel suo campo visivo, un drell. « L’amica del capo si è ripresa, benissimo. Magari Isabella prenderà il suo culo e non il mio per quello che è successo. »
Riconobbe Tenus. Solo allora si chiese cosa ne fosse stata della Weaver?
La vide tenuta in braccio da un krogan, stranamente questo aveva un'aria familiare. La stanchezza non le permetteva di ricordare, le sembrò che le stesse dicendo qualcosa ma si addormentò prima di poter capire.
« Muoversi! Il nostro tempo qui sta finendo! » gridò Arturus ai presenti.
 
La porta della stanza di comando si aprì e gli Xalielt vi entrarono in gran numero. Loro e il Catalizzatore si trovarono infine faccia a faccia.
La reazione dell’intelligenza artificiale fu calma e pacata « Un interessante progetto evoluzionistico, peccato sia basato su presupposti fallimentari. Nella vostra condizioni non potete morire ma neanche riprodurvi. Siete destinati a una società stagnante. Non posso permettere che un fallimento minacci il successo ottenuto in questo ciclo. »
Seguirono alcuni istanti di apparente silenzio.
« Si, ritengo tutte le specie di questo ciclo un successo. Non posso permettere che questo sia messo in pericolo da errori del passato che non si rinascono tali. » commentò il Catalizzatore.
Altri momenti di silenzio.
« Non sembrate in grado di comprendere i vostri errori. Desideravo questa conversazione, solo come ultima prova della fondatezza della mia decisione. I preparativi sono conclusi. »
Come terminò la frase le casse di esplosivo lasciate e nascoste nella stanza, piazzato in diversi punti dalla squadra d’incursione, esplosero.
Tutto cominciò a tremare. La stazione nemica, la Cittadella al punto che anche sul campo di battaglia si smise di combattere.
Infine l’Arca degli Xalielt si staccò dalla Cittadella, pochi sapevano cosa stavano accadendo. Pilotata e guidata dal Catalizzatore la base nemica cominciò a muoversi, ad allontanarsi.
Eseguì un “salto” sparendo all'improvviso proprio come era apparsa.
La sua destinazione finale fu Desponia, il pianeta dove dimoravano i Leviatani. La stazione si mosse verso di esso.
Un segnale energetico incredibilmente potente si generò dal pianeta, spazzando via la “Linea Rossa”, la linea di difesa piazzata dal Consiglio per bloccare il controllo a distanza dei Leviatani.
Questo si scontrò con l’Arca, che riportò innumerevoli danni, incendi esplosero ovunque sulla sua superficie mentre un'infinità di sistemi andava fuori controllo.
Il Catalizzatore avvertì il volere dei propri creatori farsi strada fino a lui, superare ogni barriera posta alla sua sicurezza.
Sapeva che la soluzione adottata per contenerli sul loro pianeta non sarebbe bastato, il progetto “Linea Rossa” era insufficiente. Tanto meno due brucia pianeti sarebbero bastati a sterminarli. Avevano solo finto la propria distruzione, per agire ancora più nell'ombra, per colpire in maniera ancora più inaspettata. Per quanto potessero impegnarsi, le giovani civiltà di questo ciclo non avrebbero mai realmente compreso di cosa erano capaci quelli che loro conoscevano come Leviatani.
L’ultima barriera fu superata e sentì i propri comandi che venivano cancellati. La sua esistenza sparire. Ma ormai era troppo tardi per qualsiasi cosa.
L’Arca entrò nell'atmosfera alla massima velocità, scontrandosi con la massa d’acqua degli oceani. Sprofondando in essa fino a quando non colpì la crosta del pianeta.
L’esplosione spaccò il pianeta, fuoriuscì dalla sua orbita lasciando dietro di se frammenti di se stesso.
Il nucleo venne esposto, l’atmosfera si disperse, infine andò in pezzi dando origine a una nube di asteroidi.
Dei Leviatani, degli Xalielt e del Catalizzatore non rimase niente.


*****


Privati dell’Arca, i xalielt superstiti rimasti sulla Cittadella e quelli che si erano trasportati sui diversi pianeti persero energia. Non potevano mantenere quella forma, senza la loro stazione spaziale ad assorbire energia oscura dalla spazio che distribuiva fra loro.
Quelli sui pianeti distanti lentamente cominciarono a svanire, come neve al sole.
Solo sulla Cittadella tentarono un ultimo e disperato tentativo per sopravvivere. Forti del numero, improvvisarono una formazione biotica condividendo fra loro la propria energia alimentandosi a vicenda.
Ben lontani dai picchi di energia che raggiungevano quando stavano in cielo uniti in una formazione sferoidale.
Non attaccavano, concentrandosi sulla difesa e il risparmio dell’energia. I soldati non avanzavano, entusiasti, percepivano che ormai dovevano aver vinto. Nessuno voleva morire agli ultimi istanti.
Un gruppo di ufficiali si riunì per studiare la situazione, tra di essi spiccavano John Shepard, Ashley William, Garrus Vakarian e Urdnot Wrex. Si cercava il decidere il da farsi, le forze di cui disponevano erano minime, il nemico anche se indebolito li superava di numero, si propose di tentare di stabile una comunicazione. Se i grigi si fossero arresi, sarebbero stati trattati secondo quanto previsto dalle convenzioni sulla guerra.
Non lontano e in una situazione decisamente più comoda rispetto all'inizio, Isabella era distesa al suolo, febbricitante e stretta al braccio di Steve Shepard.
Attorniato da Alexya, Diana e Trish che gli stavano raccontando le avventure vissute, soprattutto come e perché fossero libere dall'indottrinamento da phantom.
Protetti da alcuni soldati di Divisione N, accuditi da Galba in una struttura improvvisata. Non vi era più niente di integro in tutta la Cittadella, quel posto era valido come un altro. Tante che altri feriti vennero raggruppati li attorno. Allo stesso modo Trish non venne spostata altrove, nonostante le sue mani avessero bisogno di urgenti e numerosi interventi chirurgici.
Il centro di comando venne posizionato li affianco. Il potere di Isabella era l’unica cosa che privava i nemici dell’immortalità. Difenderla era imperativo.
Data la vicinanza e la mancanza di pareti, ogni parola era udibile.
Isabella si alzò di scatto, sorprendendo tutti e sedendo. Aveva gli occhi scavati e grondava sudore, Steve non riusciva a staccare gli occhi da una gocciolina, che dal collo di lei scese fino al seno nudo.
Le ragazze si fecero attente. Un’aura biotica blu avvolse Isabella alzando un leggero vento, durò solo pochi istanti e al termine la donna sospirò profondamente.
« Ti senti meglio? » chiese Alexya affiancandola.
« Meglio. » il suo potere era nuovamente suo e libera di usarlo come preferiva. Peccato che il suo corpo fosse stremato, non vi era muscolo a cui non avesse male.
« Andiamo. » dichiarò a un tratto alla ragazza.
« È dove? » chiese non poco sorpresa.
« Posso venire anch'io? » domandò Diana, anche se non sapeva cosa o dove.
« Rimanete qui. Questo è un allenamento per Alexya. » A Isabella non era sfuggito che Trish, pur non dicendo niente, ci sarebbe rimasta male ad essere lasciata indietro. A volte il compito di educare era più complicato di quanto credesse.
« Ferma, cosa vorresti fare? » Ddmandò Steve in un crescere di tono mentre andava avanti a parlare « Si vede benissimo che non stai bene, fino a un istante fa eri distesa al suolo e non riusciva a muoverti. Inoltre, credo che entrambi abbiamo qualcuno per cui preoccuparci. Io per Olivia che era sulla base nemica che è sparita chissà dove, tu per Dasha che era con lei. Senza contare il particolare che sei nuda! Vuoi affrontare il nemico in queste condizioni?! » terminò il discorso che quasi urlava.
In un istante energia biotica si cristallizzò addosso Isabella, coprendo i punti giusti. Sembrava più un costume da bagno che un’armatura.
Fece segno al medico picchiettandosi il collo con due dita, lui le iniettò “ Sabbia Rossa” e rivolta a Steve disse  « Io rimango fedele alla mia natura. »dSi allontanò diretta verso il nemico, seguita da Alexya.
Trish e Diana, anche se dispiaciute di rimanere indietro erano d’accordo con lei. Lui guardò Galba e chiese « Non hai niente da dirle? »
« Preferisco rimanere vivo. Qualsiasi cosa si opponga a quello che decide, è qualcosa di morto anche se respira ancora. Escludendo Dasha e poche altre persone. » obiettò il medico.
Lui sapeva che era così. Il pensiero di Isabella era sempre diretto. Lei avrebbe cercato di sterminare i grigi. Non aveva nessuna importanza quale fosse la situazione. Sarebbe morta lei o i grigi si sarebbero estinti.
 
Alexya, accanto a Isabella, si sentì il dovere di dirglielo sebbene avesse qualche dubbio al riguardo « Dovresti sapere una cosa, riguarda Spadino…»
 
Isabella semplicemente apparve, nessuno spostamento di fase o occultamento. Prima non c’era poi c’era, esattamente davanti alla linea nemica. Faccia a faccia.
Il primo xalielt che la vide non capì neanche cosa avesse davanti, morì con quel dubbio. Le sue spade tagliarono, il corpo in cristallo non andò in frantumi.
Le parti amputate si separarono, lasciando una superficie liscia e levigata. Nessuna sbavatura. Un'opera perfetta, accompagnata da una musica dal suono cristallino, originata dalla sue spade. Solo due note, una per spada, generate dalla vibrazione di queste generate mentre erano attraversate dall'energia biotica. Due note che erano indice alla bravura nel maneggiare quelle spade. In quel momento un canto angelico non avrebbe saputo far di meglio.
Alexya osservava, occultata a qualche metro di distanza su richiesta di Isabella, c’era ancora molto che doveva imparare. Un taglio così perfetto non riusciva ancora ad eseguirlo.
Dopo l’ennesimo grigio che uccise Isabella si fermò, scrutò la massa di nemici. Sorrise, mostrando i denti. Ricordavano delle zanne.
I xalielt si trovarono di fronte a qualcosa che non poteva essere catalogato o misurato, per loro la cosa più difficile da apprendere. L’istinto omicida da Isabella era reale, avrebbe dovuto solo essere un'allucinazione dei loro sensi. Eppure era terrore quello che una sola umana stava facendo provare a tutti.
Isabella stese la mano, nel palmo una fiammella biotica. La presenza stessa del nemico aumentava l’energia biotica in tutta l’aria in cui si trovavano e solo lì.
Strinse il pugno, la fiamma si spense e una ben più grande l’avvolse. Dopo fu un inferno di fuoco.
I grigi crollarono in massa a terra, in preda a evidenti dolori. Il corpo di cristallo mutò di colore passando dal blu al rosso.
Un attacco biotico simile a “Saccheggio” ma infinite volte più potente, complesso e stancante per chi lo usava. Ma la stanchezza era compensata dalla rabbia di quello che era successo a Spadino.
Li stava divorando, come Trish aveva rischiato di fare con le sorelle. L’attacco era potenziato della natura stessa del nemico. Questa volta i suoi poteri stavano funzionando, non c’era nessuna tecnologia a bloccarli. Erano lei e loro.
Fiamme biotiche sempre più alte crebbero piegandosi infine su se stesse. Avvolgendo tutto lo schieramento nemico. Dall'esterno sembrarono le fauci di una bestia che si chiudevano.


*****


Una luce improvvisa accecò chi si trovava sul campo di battaglia, in infermeria Steve semplicemente non credeva ai suoi occhi.
Pensava di aver smesso di chiedersi “ come” Isabella riuscisse a fare qualsiasi cosa fosse con i suoi poteri. Semplicemente lo accettava.
Questa volta rimase a bocca aperta. Una cupola di luce rossa era ben visibile all'orizzonte, dalle dimensioni doveva coprire tutta la zona occupata dal nemico.
« L’ultima volta, che ho visto qualcosa di simile è stato quasi un decennio di fa. Su Omega. Allora Isabella aveva fatto qualcosa di molto più piccolo, era stato qualcosa d’improvvisato. La prima volta che riusciva ad andare in rosso. Ma questo…dottore, ma non era allo stremo fisicamente? »
« Certo. Questo è mai bastato a fermarla? » commentò Galba.
« Neanche una volta. » disse rispondendosi da solo. Sorrise. Qualsiasi cosa stesse facendo Isabella, li sterminasse pure. Sua nonna era morta, un sacco di gente lo era per colpa loro. I capi parlavano di trattamento di prigionieri secondo le regole.
Non gli importava se tra quelli favorevoli a quell'idea vi erano i suoi genitori, preferiva la giustizia criminale di Isabella. I grigi potevano pure morire fino all'ultimo, come vendetta per quello che avevano fatto. Doveva solo tenere quel pensiero per se, avrebbe così evitato qualsiasi discussione al riguardo.
Allungò l’orecchio, potè sentire qualche commento sbigottito provenire dal centro di comando li vicino. Qualunque fosse stata decisa, Isabella aveva deciso per tutti.


*****


I grigi, racchiusi in quella gabbia creata da Isabella, si dimenavano al suolo lanciando acuti gridi. Fiammelle biotiche, comparvero sui loro corpi consumandoli lentamente.
Il phantom si mise seduta. Normalmente si sarebbe divertita, li avrebbe torturati lentamente ma era troppo stanca per fare altro. Guardò verso Alexya, era rimasta tranquillamente in disparte in attesa che lei finisse. « Mostrami il tuo “rosso”. »
Un‘asta biotica di pura energia 19 allo stadio rosso le comparve in mano. Isabella la prese e la guardò critica. La ragazza era nervosa, sapeva di essere sotto esame.
La donna osservò attentamente cosa teneva in mano. Notevole, Isabella era colpita. Quello che teneva in mano era un lavoro grezzo, ma lo stesso esempio di grande abilità. Lei aveva imparato a cristallizzare in anni di esercizio. La ragazza ci era riuscita che non era ancora adulta, in pochissimo tempo.
« Cosa vuoi ottenere? » le chiese Isabella.
« Una spada, vorrei poter modellare una spada perfetta e con quella sconfiggerti. Un giorno diventerò più forte delle mie sorelle e le batterò, infine sconfiggerò te. »
Isabella si sdraiò a terra e li rimase, sorridente, la risposta di Alexya l’aveva soddisfatta « Cominciamo. » disse. 
Il suo allenamento ebbe inizio, davanti a lei i xalielt venivano consumati.
Sorrise davanti a quello che Isabella aveva preparato per entrambe. Un gigantesco “pasto” per lei dato che i suoi poteri consumavano quegli esseri di cristallo uno dopo l’altro ricaricandola, la possibilità di allenarsi su di loro per Alexya e una giusta vendetta per tutti i dispiaceri che quegli esseri avevano arrecato.
Non aveva nessun dubbio che quello che stava per fare fosse “giusto”.
La ragazza sorrise, si sarebbe allenata e vendicata in ugual misura anche per le sue sorelle assenti.
Sorrise, in viso un espressione folle di piacere.
Dietro di lei, Isabella si copriva gli occhi con un braccio e silenziosamente piangeva la morte del suo cane. Incurante ma consapevole di aver dato inizio all'ultimo atto dello sterminio dei grigi.


******


« Olivia, dove sei finita? » si chiese Steve tra se mentre la preoccupazione per la sorella aumentava, adesso che la guerra era finita e poteva pensare ad altro.
Sua madre ritornò in quel momento « Quello che sta accadendo laggiù, è opera della tua amica. » chiese Ashley, ormai aveva accettato quella strana amicizia del figlio.
« Si. Che fine ha fatto Olivia? E nonna? » domandò senza nascondere la propria impazienza.
« Di Hannah non si hanno notizie, Olivia è sulla SR3. La nave si è salvata. »
« Dio mio ti ringrazio. » esordì in maniera genuina.
« Ha perso il bambino. » a quella notizia Steve si pietrificò. Non aveva  idea di cosa dire o come avrebbe dovuto comportarsi con sua sorella e Arturus. « Horance ne è sicuro? Cosa è successo? »
« Si, riguardo al “come” non lo so. Olivia non è cosciente, la Weaver non sta meglio. Stanno venendo qui. »
Lui cercò di rialzarsi, un giramento di testa e sua madre glielo impedirono « Cosa credi di fare? » gli chiese la madre.
« Sono un soldato potenziato, non posso rimanere a terra. Dovrei riuscire, in qualche modo, a raggiungere Olivia. »
« Stia giù tenente » borbottò Galba, sedendosi a terra a gambe incrociate tenendo in mano una fiaschetta. « Faccio prima a contare le ossa che ha intatte, per farlo mi basta una mano. Lei è vivo solo grazie alla fortuna. Un'onda d'urto biotica di quella potenza spezza tutto. Se lei avesse avuto una corazza meno spessa, il colpo sarebbe stato subito letale. Morto, neanche la biotecnologia sarebbe più servita. » E bevve quello che non poteva che essere l’alcool, a giudicare dall'odore che liberava.
« Sentito il medico figliolo. Rimani disteso e immobile. Adesso troviamo un modo per trasportarti.» promise Ashley.
« Posso aiutare? » disse Sioux arrivando solo ora ma in tempo per sentire Ashley. Ammaccata ma sembrava stare bene.
Su una barella lei e altre tre IDG, accompagnati da Ashley, Trish e Diana che la seguiva appreso, trasportarono Steve fino al sito di atterraggio della SR3. Nel tragitto Sioux gli disse « Signore, è stato un vero eroe. »
« Come tutti. Qui la sola differenza è tra chi è vivo o morto. »
Con vero entusiasmo lei insistette « Il suo esempio ci ha spronato, per non parlare di quanto ha usato i Titani per bombardare il nemico dopo averlo radunato. Una trappola e un piano geniali. Molti ufficiali ne stanno discutendo. »
« Di che diavolo parli? » chiese lui onestamente confuso.


*****


Drentel stava maledicendo la sua sfortuna, mentre a pochi passi ammirava la cupola di energia biotica innalzata da Isabella.
Non aveva niente, neanche il più piccolo strumento per analizzare quello che aveva davanti.
Jessica lo affiancava silenziosa, scienziata, anche lei provava interesse per quello che vedeva.
Si erano salvati dallo schianto della Jotnar grazie alle capsule di salvataggio come molti altri. James e suo padre Jacob stavano cercando di mettere ordine tra i sopravvissuti.
« Non lo fare. » disse al drell, in mancanza di altro stavo allungando una mano per toccare quella cupola di luce iridescente.
A quell’avviso lui si fermò « Ripensandoci, non era una buona idea. »
« Isabella non è capace di alzare uno scudo, quindi perché riesce a fare questo? » si domandò Jessica, i rapporti erano chiari. Nonostante tutte le sue doti, Isabella non era capace di creare uno scudo biotico.
« Quello non è uno scudo. » disse Miranda indovinando i suoi pensieri, sua madre accompagnava la signora Lawson. « Osserva. » e lanciò una semplice palla di energia biotica.
Questa formò un'increspatura che passò oltre.
« Ma cosa? Sta ruotando! » gridò sorpresa Jessica.
Brynn spiegò alla figlia « La mancanza di qualsiasi increspatura, di un punto di riferimento e la sua luminescenza fanno si che non ci si accorga subito di questo particolare. Questo non è uno scudo, ma un muro di fiamme biotiche che si è richiuso in cima dando la forma di una cupola. Isabella non sa controllare forme statiche di energia, ma ci riesce benissimo con quelle cinetiche. »
Lo stupore era evidente su Jessica « Come? Io… Lei quando ha avuto modo di studiare questo fenomeno? Alla Grissom sono sicuro che non ha mai fatto niente di simile. »
« Ci sono segreti e informazioni per cui ti devi ancora guadagnare l’accesso. » fu l’unica spiegazione che ottenne da Miranda.
Jessica si sentì furiosa, a una scienziata del suo valore osavano celare delle informazioni sul proprio lavoro.
« Perché me ne parla adesso? Sta infrangendo il regolamento. » chiese, cercando di nascondere la frustrazione che provava.
« Davanti a questo, c’è poco da nascondere. È come una reazione chimica, con eezo normale e il 19 a fare da reagenti e la volontà del biotico a fare da catalizzatore. » a quella semplice risposta, Jessica sentì la frustrazione diventare ira. L’avevano informata solo perché Isabella aveva mostrato a tutti cosa poteva fare.
« La volontà? » domandò, per quanto furente desiderava apprendere.
« È una teoria sull'uso di poteri biotici. Il 19 a contatto con il normale da il via alla reazione ma il suo manifestarsi dipende dall'indole del biotico. Nel caso di Isabella delle fiamme, avviata questa va avanti spontaneamente. Il consumo energetico è minore di quello di sembra, considerando l’enorme capacità di ricarico del 19 ma lo stress per il fisico è molto più alto. Isabella ha innescato la reazione, questa si mantiene consumando tutta l’energia biotica con cui viene a contatto, non consuma se stessa come fa l’eezo normale. Lei si limita a controllarla, la gestisce. »
« Questo lo so. » rispose Jessica insofferente « La teoria della fiammella e della benzina è vecchia. La più piccola fiamma può incendiare il più grande deposito di sostanze infiammabili. Non credo però, che nelle sue attuali condizioni, Isabella possa gestire una simile manifestazione. Mi sono tenuta informata, so come abbia suddiviso il suo potere fra tutti i nemici. Lo sforzo dovrebbe averla stremata. »
« Ho parlato con Ashley, suo figlio ha sentito dirle che era un allenamento per Alexya. Sicuramente è stata Isabella a creare questa cupola di fiamme biotiche, ma è più probabile che a mantenerla sia Alexya o che non lo stia facendo da sola, se fosse aiutata da Isabella è probabile che il problema dell’affaticamento verrebbe superato. La ragazza è giovane e in perfetta salute, ha passato l’ultima ora a riposare insieme alle sue sorelle. »
Jessica sorrise, quando le venne un dubbio che espose subito « Mi chiedo quale sia il loro stato mentale, non mi stupirei fossero regredite ad uno stadio animale. La produzione di ormoni va fuori scala, sono come drogate dagli ormoni che il corpo produce naturalmente. » se fossero diventate animali, forse avrebbe lasciato che lei le studiasse.
« Esatto, ma credo stiano bene. » affermò Miranda.
« Come fa a dirlo? »
« Un insieme di istinto materno e femminile, Isabella ha sviluppato un sentimento protettivo verso le ragazze. Come una leonessa verso i cuccioli. »
« Ho io una domanda. » Disse il drell « Riguardo a questo muro di fiamme e a tutto il discorso che avete fatto prima. Esattamente da cosa è alimentato, se Isabella ha solo innescato la reazione? »
Con tranquillità Miranda rispose « Ha circondato e imprigionato al suo interno degli esseri di pura energia biotica. Devono essere una buona fonte di energia. Non voglio sapere in che modo Isabella sta allenando Alexya. » tenne per se la preoccupazione che suo figlio Henry avesse sviluppato una relazione romantica con Diana Weaver.
« Dobbiamo impedirlo! »- Urlò Drentel sconvolto - « Vi rendete conto di quanto sia avanzata la tecnologia del nemico. Ci supera in tantissimi campi. Se li eliminiamo tutti, perderemo un patrimonio inestimabile di conoscenze! »
Dimostrando la solita impassibilità la Lawson rispose « Vero, ma possiamo farci qualcosa? Superato quel muro fiammeggiante, bisognerebbe poi convincere Isabella. Qualcuno è in grado di farlo? »
A quella domanda nessuno rispose, perché conoscevano tutti la risposta: no.
« Drentel Peok si presenti subito alla Normandy SR3, questo è un ordine.» annunciò forte e chiaro una voce su tutti i canali di comunicazione.
« Adesso che succede? Abbiamo altri problemi da risolvere. » borbottò il drell.
« Non credo che a loro interessi. » commentò Jessica, rivolta verso delle figure in avvicinamento. Divisione N.
Jessica rimase lì, silenziosa ad osservare quella strana cupola assieme a Miranda e a sua madre Brynn. Lei cinse le spalle della figlia, voleva assicurarsi che stesse bene ed ebbe come risposta un sorriso. Jessica sorrideva perché finalmente aveva capito che odiava quelle due donne, odiava Olivia, il suo stupido fratello Steve, i loro amici. Odiava la Weaver, Isabella e quei cloni che la gente insisteva a trattare come persone.
Tutti loro erano solo serviti ad ostacolarla, adesso aveva capito.


*****


La situazione attorno alla Normandy SR3 era caotica, con soldati dell’Alleanza e membri di Divisione N a guardarsi con diffidenza.
Sulla nave si erano riuniti tutti i più alti ufficiali ancora in vita, nella sua infermeria erano inoltre ricoverate Dasha, Trish e Diana Weaver. Divisione N avrebbe voluto isolare la nave e salirci per garantire la sicurezza del presidente della Noveria Corps e famiglia.
Ma essendo una nave militare questo era proibito. Così si era venuta a creare l’attuale situazione.
A bordo gli ufficiali discutevano di cosa fare, su come far arrivare delle navi per lasciare la stazione, come provvedere ai feriti e sopravvissuti e come prendere contatto con l’esterno con le comunicazioni ancora difettose. Soprattutto si chiedevano cosa stesse accadendo sotto a quella cupola di energia biotica.
Drentel aveva detto il giusto, la tecnologia del nemico interessava a molti. Anche un solo prigioniero sarebbe potuto essere prezioso.
La vittoria era stata ottenuta neanche un’ora fa e le singole fazioni si stavano separando, in funzione del proprio vantaggio personale.
In infermeria, oltre a Dasha Weaver e Steve W. Shepard vi erano Horance,Galba e Drentel.
Trish Weaver era stata sottoposta a un primo intervento, adesso dormiva sedata in un'altra stanza dell’infermeria, Diana le sedava accanto facendo la guardia.
Anche Olivia occupava la medesima stanza, con lei Arturus che sedeva silenzio fissandola.
« L’idea è che io usi un po’della biotecnologia presente nel capo tenente Steve W. Shepard per guarire queste due donne? » chiese il drell ai due medici.
Essendo nella sua infermeria, fu Horance a rispondergli « A dire il vero, solo la Weaver. Il tenente Olivia non è in pericolo di vita. Le stiamo somministrando tutte le cure necessarie, per lei è solo una questione di tempo prima che si riprenda. Con la Weaver è diverso. Abbiamo fermato l’emorragia dovuta alla perdita dell’occhio sinistro, ma sono evidenti diversi danni neuronali. Il medico personale della signora, qui presente, si rifiuta di dirmi quale potrebbe essere la causa. Non è mai stato provato prima, ma questa è l’unica idea che ci è venuta. »
« Non posso dare garanzie, lo capite? » specificò Drentel.
Horance annuì « Lo sappiamo, ma se non rimettiamo a posto la Weaver quel phantom psicopatico di cui è innamorata potrebbe volere spiegazioni. »
« Isabella non vorrà spiegazioni, ucciderà e basta. » aggiunse Galba.
 
Quasi un’ora dopo, gli altoparlanti della Normandy SR3 gracchiarono quando si accesero, ci fu qualche secondo di silenzio « Isabella, Alexya…andiamo a casa. » La comunicazione si chiuse.
La cupola svanì, Alexya chiamò aiuto a gran voce e col comunicatore. I primi ad arrivare furono Miranda con Brynn e Jessica. Mentre il drell veniva portato via erano rimaste a guardare, come tutti quelli che non erano impegnati.
Fu subito chiaro quella era il problema per cui la ragazza chiamava a gran voce. Isabella non riusciva a muoversi. Ore di battaglia e l’uso smodato dei suoi poteri l’avevano paralizzata. Il suo corpo le si ribellava contro.
Anche il tatto e la sensibilità generale era venuta a calare o a mancare negli arti, come scoprirono da una veloce analisi medica di Miranda. Di per se niente preoccupante, poteva capitare quando un biotico stressava il suo sistema nervoso, era da capire quanto Isabella avesse stressato il proprio.
Alexya le stava accanto, tenendo in braccio le sue spade perché non toccassero terra. Purtroppo le custodie erano andate perse.
Jessica solo per caso le fu accanto, la ragazza ebbe un brivido che non seppe spiegarsi
In breve una scorta capeggiata da Naomi le raggiunse. Sulla Normandy SR3, Isabella volle raggiungere il letto di Dasha sulle proprie gambe. Non si sarebbe mai mostrata debole davanti a lei.
Dasha aveva una benda sull’occhio sinistro, Isabella arrivò fino al suo letto e si sedette a terra e sentì la mano di lei accarezzargli il capo. Alexya e Diana le guardavano silenziose, non volendo interrompere quel momento di riunione.
Avrebbero voluto abbracciarla, ma decisero di aspettare un momento più adatto. Quel gesto per Isabella era molto più importante di quanto non fosse per loro e lo sapevano. Era la ricompensa per ogni suo sforzo.
Isabella crollò per la stanchezza addormentatosi come Dasha le appoggiò la mano in testa. Per lei fu il segnale che finalmente poteva riposare, priva di coscienza l’armatura di energia biotica cristallizzata si dissolse lasciandola nuda. Il personale medico le trovò un camice e un letto su cui farla riposare.
Alexya e Diana cercarono di rimanere sveglie, ma alla fine la stanchezza ebbe la meglio e si addormentarono. Su consiglio di Galba, vennero messe tutte a riposare assieme nella stanza secondaria dell’infermeria dove dormiva Trish.
Quando si fossero svegliate, scoprire di essere assieme le avrebbe tranquillizzate.
Tutto quello che i soldati trovarono, quando la cupola svanì fu una sfera perfetta di eezo cristallizzato di tre metri di diametro e una melma azzurrina che ricopriva il suolo.
Degli Xalielt non rimaneva altro.

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Capitolo 37
*** Un anno infernale ***


Tevos si accomodò alla scrivania del suo appartamento, era a casa sua su Thessia. Le sembrava di mancare da lì da una vita, forse lo era veramente. Tra infiniti impegni politici, non aveva mai avuto abbastanza tempo per fermarsi a lungo da qualche parte.
Mancavano ancora diverse ore alle festa per la fine della guerra e la sua vittoria. Questa era avvenuta sei mesi fa, ma la situazione non aveva permesso alcun tipo di festeggiamento.
Posò lo sguardo sulla scrivania, era vecchia e impolverata. Le ricordò se stessa. Il governo asari aveva deciso la sua sostituzione come consigliera, la motivazione era che una nuove voce sarebbe stata più adatta alla nuova situazione politica.
Nuovi equilibri di potere esigevano una nuova consigliera, così le era stato detto. La festa che si sarebbe svolta sarebbe stata l’ultimo evento ufficiale che avrebbe presieduto.
Cominciò ad aprire alcuni cassetti della scrivania, richiamando alla mente vecchi ricordi. Fu in uno di questi che trovò un vecchio datapad, ma riconobbe di cosa si trattava.
Era il suo vecchio diario segreto, dove da bambina e da ragazza aveva scritto i suoi pensieri più segreti.
Con soddisfazione scoprì che funzionava ancora, quando lo accese dopo averlo collegato a una presa di energia.
Si chinò a scrivere, a ricordare gli ultimi mesi.
 
Caro diario, l’ultimo anno è stato un inferno! Dalla fine della guerra con i grigi la galassia intera era entrata in una profonda crisi.
Difficile darne la colpa a un'unica causa. La vittoria era costata cara a tutti, sia in termini di vite che di materiali.
Quasi la totalità delle navi da guerra era andata perduta, molti validi ufficiali erano caduti. La battaglia era appena vinta che subito i vincitori litigavano per dividersi le spoglie. Quante volte ho visto questa scena, ad ogni occasione mi disgusta sempre di più.
Tutti a contendersi i resti della tecnologia dei grigi, per una volta posso dire che ha fatto bene quel phantom psicopatico di Isabella a uccidere tutti i nemici fino a sterminarli.
Senza la loro conoscenza, forse sarà possibile evitare che costruiamo noi stessi le armi che ci distruggeranno.
La prima mossa dei governi fu subito ordinare nuovi astronavi militari, il primo che fosse riuscito a ricostruire la propria flotta avrebbe potuto farla pesare. 
Quella decisione fu la causa che portò ad una profonda crisi e a una generale insicurezza.
Quegli enormi investimenti in ambito militare tolsero risorse preziose da altri settori, facendo entrare la galassia in una spirale di recessione. 
Mi chiedo quale che fosse il pensiero della Weaver al riguardo, per quanto mi stia antipatica la sua capacità di capire l’andamento dei mercati è innegabile. Un istinto naturale, alla faccia dei sedicenti esperti che hanno studiato economia.
Dasha Weaver, da sola, vale più di tutto loro messi assieme ma preferirei morire piuttosto che farle questo o qualsiasi altro complimento.
Dicevo della galassia in crisi. La recessione era violenta, il vero problema era che nessuno sembrava avere intenzione di fare qualcosa. Partecipai ad infinite riunioni, parlai con tutti i "grandi capitani" della finanza. Parole vuote, la cosa triste era che me ne rendovo conto ma neppure io riuscivo a togliermi da quel circolo vizioso.
Tutti sentivamo il bisogno di qualcosa che venisse a scuoterci. Perfino da Noveria non arrivavano notizie incoraggianti. Io e il resto dei consiglieri speravamo che avendo il Consiglio accettato di fare da garante alla Noveria Corps, tramite una legge sulle industrie nel periodo di guerra, in qualche grande investimento.
Da Caninea però non vi erano segnali, Dasha Weaver era ancora debole per le ferite conseguite e la perdita di un occhio. Non riusciva ad occuparsi degli affari al solito modo.
I suoi direttori erano abili, in particolare quattro di essi che ho scoperto avere il soprannome di Grandi Direttori.
Ma i danni inferti dal mutaforma che si era infiltrato nella Noveria Corps era consistenti. La grande compagnia commerciale era impegnata a sopravvivere. 
La svolta venne quando non credevo potesse più esserci, si presentò nella figura di Olivia W. Shepard. Quando la rividi, dopo mesi, rimasi sorpresa. Aveva perduto molto peso, era sciupata, la divisa militare le stava chiaramente larga.
Aveva perso il bambino durante una pericolosa missione nella fase più importante della guerra, questa le aveva causato mesi di depressione. Non posso biasimarla.
Quando la vidi, mi ricordò davvero sua nonna Hannah. Povera Hannah, morì nella battaglia, nello spazio, quando i grigi con un solo attacco biotico, di una potenza incredibile, distrussero tutte le navi nello spazio.
So che il tenente Olivia, causa depressione, non era neanche riuscita ad andare al funerale di sua nonna. Di Hannah Shepard posso solo dire che era una donna che ha vissuto fino all'ultimo una vita intensa, lasciando un segno su chiunque ha incontrato.
Ma anche da morta l’ammiraglio Hannah riesce a muovere i fili delle nostre esistenze. Uomini di sua fiducia consegnarono a sua nipote un archivio dati che aveva tenuto per se stessa. 
Quello fu l’inizio che tutti aspettavamo. Riuscì a vedere cosa conteneva per la prima volta in una riunione non ufficiale del Consiglio. Ci eravamo riuniti in un giardino “sicuro” sulla Terra, dove ancora noi consiglieri ci trovavamo. Anche la Weaver era presente, chiamata dal tenente Olivia.
Avrei preferito non ci fosse, ma riconosco che la sua presenza fu indispensabile come testimone di fatti accaduti più di un ventennio fa.
Avevano le prove che l’Alleanza aveva nascosto, facendolo credere morto, un sostenitore delle teorie di Cerberus. La Weaver non conosceva il suo nome, ancora ignoriamo quale sia, ma era sicura che non fosse il dott. Al-Asad. Si era nascosto sotto questo nome per ottenere protezione dall’Alleanza, che convinta fosse lo scienziato ne aveva dichiarato la morte per nasconderlo e sfruttarlo. Era l’individuo a capo della struttura attaccata dall'Alleanza e da cui furono liberate Dasha e Isabella.
Al-Asad era in effetti morto nell’attacco alla base, lui si era sostituito al defunto, utilizzando quello che sapeva sulle ricerche per farsi passare per lui.
Quell’uomo era responsabile degli esprimenti di eezo 19 su cavie umane. Dasha Weaver fu tra le sue vittime e cavie, Isabella invece era il loro esemplare su cui s’incentrava la loro ricerca.
Non mi stupisce che la Weaver, all'incontro, avesse un'aria sconvolta. Aveva rivisto il suo vecchio aguzzino. Saggiamente aveva deciso di non coinvolgere Isabella.
Solo di recente lei stava cominciando a comportarsi in modo più naturale, dando segni di miglioramento. Temeva che rivedere quell’uomo avrebbe fatto male al phantom.
Vi erano prove che gli studi sull’eezo 19 erano continuati, nonostante tutti i divieti. Cosa peggiore, vi era uno scambio d’informazioni tra organizzazioni diverse che coinvolgeva tutti i popoli del Consiglio. 
Fazioni estranee ai governi e no, conducevano ricerche segrete per conto loro.
Ci trovammo davanti a diverse scelte e a molti problemi. La pirateria era dilagata con le flotte assenti. Agenzia N7, l’unica forza di sicurezza ancora attiva, faceva meglio che poteva ma semplicemente vi era troppo da fare per lei sola.
Diversi movimenti indipendentisti e anarchici avevano aumentato la loro influenza, mentre la fiducia nelle istituzioni svaniva. 
Una scandalo politico di quelle proporzioni, era l’ultima cosa che ci serviva. Queste erano le conseguenze della vittoria.
Posso dire, senza arroganza, che fui io a trovare la soluzione che rimise in moto le cose. Serviva un esercito e fondi. Senza denaro, nessuna impresa poteva essere condotta.
Il Consiglio faceva da garante alla Noveria Corps. Io spinsi per fare il passo successivo.
Esso avrebbe preso il dieci per cento della Noveria Corps, con relativi guadagni senza aver diritto nella sua amministrazione. In cambio noi avremmo immesso capitali che avrebbe potuto usare solo nello spazio del consiglio.
Non volevamo certo che i nostri investimenti finissero chissà dove. So che aver rinunciato all'amministrazione della Noveria Corps può sembrare un errore, ma credo sia meglio ignorare come sia l’amministrazione di Dasha Weaver perché sotto il ghiaccio di Noveria penso ci siano davvero tanti “cadaveri”. Non solo in senso letterale.
Lei accettò facilmente, questo quasi mi fece preoccupare. Forse la situazione ipotizzata era anche peggiore di quella descritta sui riporti. 
Si discusse per un'ora buona, alla fine la Weaver ammise di poter fornire fondi necessari per modesto impiego militare del Consiglio. Non dover aspettare che i fondi giungessero dai nostri governi, era una liberazione per noi consiglieri. Finalmente avevamo fondi nostri, pronti da usare.
Credo che quando ciascun consigliere informò di questo il proprio governo, furono molti ad urlare. Ad eccezione dei Bakara che doveva riferire a Urdnot Wrex che era anche suo compagno. Non credo che quel krogan abbia avuto il coraggio di urlare contro la sua femmina.
Anche se a pensarci bene, per i krogan urlare e adirarsi era normale.
La Weaver però chiedeva in cambio un impegno immediato e concreto contro la pirateria. Anche lei stava soffrendo per quello, il suo esercito privato, aggiungo “illegale” per quello che mi riguarda, aveva subito gravi perdite nella guerra. Divisione N non poteva più garantire la sicurezza delle navi della compagnia come un tempo. 
Per rimpiazzare i vuoti stava reclutando, in particolare nei Sistemi Terminus, ma anche in quello i pirati le facevano concorrenza. 
Tutti guardammo il tenente Olivia, ci sembrava la scelta giusta. Con sorpresa lei rifiutò proponendo che il compito fosse affidato agli I.D.G. sotto al comando di suo fratello. Ne erano sopravvissuti una ventina dalla guerra.
Ammetto che non sapevo cosa pensare di quella proposta, nemmeno gli altri consiglieri. Steve Williams Shepard, era un buon soldato ma aveva scarsa fiducia in se stesso anche le sue capacità di comandò era in dubbio.
So che può sembrare in contrasto col fatto che mandammo gli I.D.G. con lui al comando a un primo assalto della Cittadella, ma quello era come banco di prova della biotecnologia.
Non potevamo rischiare di perdere i nostri soldati migliori, mettendo il figlio minore di John Shepard sembrava che facevamo sul serio. 
Lui era una perdita più accettabile di sua sorella. Lei era un capo nato, un simbolo di cui era facile fare uso e in cui la gente credeva. La sua morale e la rettitudine la mettevano sopra a qualsiasi dubbio, senza però impedirle di comprendere l’importanza degli accordi “sottobanco” e la necessità di far finta di niente.
Avrebbe rinunciato a un anno di stipendio per vedere Dasha Weaver in carcere, ma anche lei si rendeva conto dei rischi e problemi che questo avrebbe portato.
La giustizia non deve interferire con le ragioni di stato.
Accettammo la proposta, insieme a quelle successive che prevedevano la nomina di Steve a s.p.e.t.t.r.o. e che gli I.D.G. si prendessero da soli le navi da usare contro la pirateria. Avrebbero preso quelle nei cantieri navali appena pronte, prima che fossero consegnate.
Che giornata che fu quella, la sedia da consigliere di ognuno di noi non traballò mai così tanto mentre urlavamo spiegazioni a ministri, primarchi, capiclan e altro.
Fortunatamente l’idea di Olivia si dimostrò buona. Suo fratello si era preparato a dovere, nonostante un primo rifiuto.
L’inizio fu infatti dei meno promettenti, avevamo pensato che avrebbe accolto la notizia con favore considerandola un onore.
Invece il suo fastidio era evidente, essere uno s.p.e.t.t.r.o. non gli interessava, comandi e promozioni nemmeno. Il primo incontro si chiuse senza aver ottenuto niente. Tutto questo ci fece maggiormente desiderare che fosse lui ad occupare quel ruolo.
Una flotta con al comando uno s.p.e.t.t.r.o. potrebbe compiere qualsiasi crimine di guerra senza essere perseguibile. Questa era la nostra paura.
Davanti a noi vedevamo un soldato totalmente disinteressato alla politica e al potere. Perfetto.
Stavamo perdendo le speranze di convincerlo, quando giorni dopo si presentò a una seduta del Consiglio e ci disse « Ho risolto i problemi con la mia ragazza, se volete accetto. »
Non sapevamo cosa significasse e non ci importava.
I pochi I.D.G. rimasti erano diventati famosi dopo la guerra, alla notizia che cercavano volontari molti soldati si offrirono.
Steve W. Shepard e gli altri I.D.G. superstiti ebbero tutti una promozione di due gradi. Questo sia per renderle a loro il giusto omaggio, sia perché avessero l’autorità di comando necessaria.
Quando requisirono le navi, tre corazzate e ventisette incrociatori, poterono riempirli a pieno organico. Si dimostrarono subito affidabili. Il giorno stesso in cui le requisirono eliminarono tre gruppi di pirati.
Dai rapporti di quelle missioni so che aveva messo assieme diverse informazioni su dove trovarli, fu strano sapere che lui aveva accesso a canali d’informazioni alternativi. 
Utilizzò “Ascolto”, divenuto inutile dopo la sconfitta dei grigi, per tracciare le posizioni delle navi nello spazio. Tecnicamente la procedura era illegale, motivo iniziale per cui Ascolto era stato sospeso come progetto. 
Quando qualcuno glielo fece notare, lui fece spallucce dicendo « Finché non lo scoprono…»
Oltre a quelle ufficiali, sembra ricevette informazioni sull’ubicazione di pirati anche dall’Ombra e dalla Noveria Corps. Quest’ultima, avendo la flotta commerciale più grande, era facile che fosse una delle sue navi ad essere attaccata.
Sull’Ombra posso dire che ignoro chi sia, ma non credo sia lo stesso individuo di una volta. I suoi metodi sono cambiati, meno aggressivi e più volte ha aiutato fornendo informazioni per scongiurare potenziali crisi. 
So che a Dasha Weaver piacerebbe mettere le mani sulla rete informatica dell’Ombra, spero che questo non accada mai. Anche se non ne farò più parte, sperò che il Consiglio sappia tenere impegnata la signora di Noveria. In particolare faccio affidamento su Bakara per questo, so che può sembrare strano trattandosi di una krogan, ma credo davvero sia la persona più indicata per le trattative con la Noveria Corps.
Steve Shepard riuscì a debellare la pirateria dallo spazio interno ed esterno del Consiglio in un mese esatto. Fuori la situazione rimaneva pericolosa, ma almeno noi potevamo tirare un sospiro di sollievo.

Li nacque anche l’idea di avere un vero esercito comunitario, decidemmo che in tutto ci sarebbero stati sette reggimenti I.D.G. ma solo il primo avrebbe goduto dei vantaggi di avere un comandante s.pe.t.t.r.o. 
Il primo reggimento avrebbe avuto un comando separato, dal secondo al settimo sarebbero invece stati riuniti in un unico comando.
Il progetto era solo su base volontaria e vi erano ancora molti aspetti da considerare, ma l’inizio fu molto positivo. 
Forte di questo risultato del Consiglio, Chloe De Falco si candidò come primo ministro alle elezioni politiche dell’Alleanza vincendole. Assumerà ufficialmente l’incarico tra qualche mese, ancora non sappiamo chi la sostituirà.
La scandalo provocato dai documenti consegnati da Olivia costrinse i governi terrestri ad elezioni anticipate, nel contempo una frange radicale nota come “i naziolasti” responsabile degli studi per creare biotici ad eezo 19 venne estirpata. Questa notizia fu un sollievo, anche se avevano cambiato nome quegli individui condividevano molti degli ideali di Cerberus.
Su Chloe De Falco posso dire che è una perdita per il Consiglio, ma sono certa che saprà tenere in riga l’Alleanza in questi tempi difficoltosi. So che ha vinto grazie anche al sostegno economico ottenuto dalla Weaver, ma di questo non devo preoccuparmi. 
De Falco ha la forza e i mezzi per tenere Dasha al suo posto. 
Gli altri governi approfittarono del miglioramento della situazione, ognuno a modo suo.
Il Consiglio, per quieto vivere, li assecondò. Finalmente l’economia dava segni di ripresa.
Scoprimmo anche quali erano i limiti del comandante capo Steve W. Shepard. Era un soldato vecchio tipo, colpiva duro e quasi sempre frontalmente. La sottigliezza non era il suo forte. Da uno specialista in tutte pesanti da combattimento, forse era assurdo aspettarsi qualcosa di differente.
Causò una serie di piccoli incidenti politici, una volta dovremmo fermarlo da iniziare un'operazione che avrebbe portato all'assedio di Omega.
Fortunatamente aveva un secondo in comando più abile di lui in queste cose, mi pare di capire che si chiamasse Siou o Siux, aveva uno strano nome umano.
Dopo aver eliminato la pirateria si sposò con un'altra umana, pilota della Normandy SR3, Ilary Monreau. Di lei non posso dire molto, un viso dolce, il miglior pilota dell’Alleanza, nella recente guerra ha ricevuto una medaglia. 
A prima vista la cosa che più colpiva di lei era il seno, decisamente abbondante.
So che è rimasta subito incinta, non le mancherà di sicuro il latte. Ha in previsione di abbandonare il ruolo di pilota della SR3, rimanendo lo stesso nell’ambiente militare come istruttore di volo.
Anche il tenente Olivia è in procinto di sposarsi con Arturus Vakarian. Proprio il figlio di Garrus Vakarian, migliore amico e braccio destro di John Shepard.
Essendo un’umana e un turian, non potranno avere figli. Immagino che anche questo abbia contribuito a farla cadere nella depressione per via dell’aborto, dopo che la biotecnologia era riuscita a farla rimanere, per puro caso, incinta di un ibrido delle due specie.
Ha scelto di risolvere il problema con l’adozione, so di una domanda per un bambino maschio umano e una femmina turian. Il maschio si chiama Dante, il Consiglio ha un forte interesse su di lui. Ha un aspetto insolito per un essere umano. Pelle color caramello, occhi rossi e capelli bianchi. Mai ricordo di aver visto un umano con le pupille rosse.
Mentre il fratello si occupava dei pirati, Olivia arrestava chi faceva ricerche sull’eezo 19. Portò tutti gli incartamenti alle autorità, insieme a delle prove inconfutabili. Fu recuperando queste ultime che trovò il ragazzo.
Egli non sapeva niente ed era privo di un nome, ignorò perché sia stato scelto Dante e quale motivazione ci sia dietro. 
Assaltando un laboratorio clandestino in una regione della Terra, chiamata Australia, lo liberarono. Dal rapporto pare non sia mai uscito dalla stanza dove lo trovarono, tutti i suoi ricordi si limitavano alla sua cella. Egli era il primo portatore maschio di eezo 19 di cui si veniva a conoscenza.
Inutile dire che questo ci aveva preoccupati, senza contare Isabella vi sono tre portatori femmine e umane di eezo 19. 
La nostra paura era un possibile accoppiamento con il maschio, ma da quel punto di vista la Weaver almeno non ci dava problemi.
Considerava i cloni di Isabella come delle vere figlie, non le userebbe mai per qualche strano scopo.
Tuttavia l’inquietudine non è sparita del tutto, la natura potrebbe fare il suo corso, loro potrebbero avere dei figli. Questi sarebbero biotici all’eezo 19?
Il 19 è troppo pericoloso, soprattutto perché non si conoscono altri biotici di questo tipo che non siano umani. Questo può portare a pericolosi squilibri di potere.
Una volta discussi di questo con il tenente Olivia, per una sola volta ebbi l’impressione che mi stesse mentendo o nascondendo qualcosa. Se così fosse, posso solo fidarmi del suo giudizio.
Tornando al tenente, credo sia un bene che prenda lei in affidamento Dante. 
La turian si chiama Decunia, i suoi genitori erano ottimi ufficiali della Gerarchia periti nella recente guerra. Tramite pettegolezzi mi era giunta voce di qualche litigio, sembra che non si sia ancora ambientata nella nuova famiglia. Probabilmente li vedrò questa sera alla festa.
Devo dire che il tenente Olivia si era dimostrata implacabile nel perseguire chi faceva ricerche sull’eezo 19. Nessuno potrà accusarla di favoreggiamento. Arrestò individui con legami con ogni governo. Questo mi fornì un'idea a me cara.
Lei aveva sempre sperato di raggiungere il rango di ammiraglio, ma dopo le sue denunce era impossibile. Per quanto quello che avesse fatto fosse giusto, pochi nell'Alleanza la ringraziarono.
La contattai, vi era una questione di cui dovevamo occuparci. Le persone che aveva fatto arrestare avrebbero dovuto stare in un luogo sicuro, dove le loro conoscenze non sarebbero state sfruttate. 
Cosa non facile, le prigioni non sono luoghi così sicuri come si vuol far credere. Trasferire e far sparire un detenuto è più facile di quel che si crede. 
Esposi il problema, lei fu d’accordo. Quando le dissi la soluzione che avevo trovato e perché volevo proprio lei, rise di gusto. Era un bello scherzo, di cui la vittima sarebbe stata Dasha Weaver.
Un carcere di massima sicurezza sarebbe stato costruito su Noveria, il pianeta sarebbe stato dichiarato zona militare. A presidiarlo truppe I.D.G. a al loro comando Olivia W. Shepard.
Per aver consegnato quei documenti, permettendo la cattura di crimini, l’ambiente dentro all’Alleanza si fece ostile al tenente Olivia. Non era successo ancora niente, ma i segni premonitori c’erano tutti. Così le chiesi di entrare negli I.D.G., lei aveva pensato di lasciare la carriera militare. Era uno spreco e un’ingiustizia che non avrei potuto permettere.  
In più la Weaver odiava quegli individui per motivi personali, per quello che riguardava impedire ricerche su biotici a eezo 19 potevamo definirla un'alleata sicura.
Se qualcuno di quegli scienziati fosse scappato dal carcere, la Weaver non ne avrebbe avuto pietà. Posso dire che il carcere proteggeva i detenuti da lei.
Questo ci avrebbe permesso di controbilanciare l’unica forza militare presente in loco, Divisione N, ottenendo nel frattempo una zona cuscino tra Alleanza e Unione Salarian.
Noveria era in bilico fra queste due potenze. In origine sarebbe dovuta andare ai Salarian ma la Weaver aveva rovinato tutto. Il pianeta era diventato un importante centro industriale, soprattutto per la extraterritorialità che lo caratterizzava.
Ufficialmente era fuori dallo spazio del Consiglio, questo rendeva possibile compiere qualsiasi ricerca vietata altrove.
L'Alleanza non aveva mira espansioniste su di esso, ma desiderava che rimanesse neutrale. Questa decisione dava modo ad entrambe le parti di salvare le apparenze.
Nonostante la Weaver comandasse su Noveria da più un decennio, i salarian non si erano mai del tutto rassegnati.
Spiegare alla Signora di Noveria quella decisione fu piuttosto interessante, vederla spalle al muro era un'esperienza piacevole. Non poteva fare troppa pressione e lo sapeva.
Non solo per la nuova situazione, ma anche perché i governi sapevano cosa nascondeva sotto Caninea. Un sistema connesso a un neurone di un razziatore capace di decodificare e hackerare qualsiasi messaggio.
Quello era una minaccia alla sicurezza di ogni governo. Non importava la extraterritorialità di Noveria, che esso fosse stato utile nella guerra per togliere ai grigi il controllo dei portali ora posseduto da tutte le civiltà, ne un documento firmato da Olivia che ne autorizzava costruzione e uso quando ne era venuta a conoscenza nel mezzo della guerra.
Quella volta fu una delegazione mista dei vari governi a discutere con la Weaver, il Consiglio assisteva solamente. Le furono lanciate accuse e rimproveri di ogni genere.
Per una volta stette zitta e ascoltò tutto, non so se perché facente parte di una strategia o ancora indebolita dalle ferite. Portava un occhio nuovo, clonato ma sembrava non esserci ancora abituata.
Quando le chiesero se aveva qualcosa dire la sua risposta fu «Ho spiato soprattutto le aziende mie rivali, i governi non mi interessano. Conosco lo stesso tanti segreti. »
Con quella minaccia velata capovolse la situazione. Il problema era che si ignorava quali e quanti segreti quella donna conoscesse, era chiaramente pronta a renderli pubblici. 
Non sapendo però cosa, non era possibile prevenirne le conseguenze. I vari delegati si guardarono fra loro, rendendosi perfettamente conto della situazione.
Inoltre la Weaver poteva sempre nascondersi dietro la propria compagnia. Toccare la Weaver poteva influenzare non poco il futuro economico. 
I governi non volevano problemi ne tanto meno spiegare un'improvvisa ondata di disoccupazione.
Dovette consegnare il neurone di razziatore, oltre a firmare subito diversi accordi economici che l’avrebbero obbligata a costosi investimenti. 
Le avevano tolto il suo “giocatolo” più pericoloso, vincolata economicamente. Potevano tornare a casa soddisfatti, vantandosi che presto nuovi posti di lavoro sarebbero stati creati, che l’economia sarebbe migliorata.
Per la spionaggio non venne nemmeno punita, era pratica comune presso tutte le grandi multiplanetarie spiare il rivale. Il problema vi era solo quando l’opinione pubblica ne veniva a conoscenza.
Anche per aver sviluppato illegalmente una tecnologia usando parti di un razziatore non vi furono conseguenze. La extraterritorialità di Noveria da un lato permetteva queste cose, se si fosse giunto a un processo questo sarebbe stato quanto mai lungo.
La Weaver dovette accettare di consegnare il progetto e le informazioni riguardanti il suo server centrale. Le loro intenzioni non potevano essere più evidenti, ogni governo voleva un sistema simile. Anche Dasha lo capì e dopo aver annuito alla richiesta di consegna disse « Possiedo un solo neurone di razziatore, sono piuttosto rari. Potrei trovarne altri, consegnarveli, gratuitamente. »
Avrei voluto alzarmi ed urlare in quel momento, li aveva in pugno eppure i delegati non sembravano accorgersene o non diedero importanza alla cosa. 
Vidi la soddisfazione dei loro volti, erano convinti di aver ottenuto tutto. Avevano evitato che dei segreti fossero diffusi, ottenuto finanziamenti e investimenti molto consistenti, la consegna di tutto quello che desideravano e qualcosa in più.
Io però vidi anche il volto di Dasha Weaver, era impassibile non vi lessi emozione. Non sembrava sconfitta. Doveva consegnare il "cuore" che faceva funzionare il server centrale della compagnia, senza era solo un costoso super computer, era obbligata a cedere miliardi di crediti in investimenti che non le interessavano, Noveria avrebbe ospitato truppe I.D.G. al comando di Olivia W. Shepard, lei cedeva il dieci per cento della società al Consiglio.
Eppure sembrava tutto tranne che insoddisfatta.
Difficile dire quali circostanze contribuirono a quella sensazione, se a quelle pubbliche ve ne aggiunsero altre di private. 
Isabella, all’anagrafe Isabella Noveria, aveva cominciato a comportarsi in maniera meno violenta da quando il Catalizzatore le aveva rimosso, qualsiasi cosa fosse, la causa dei violenti mal di testa che il programma phantom generava ogni volta che provava a non ubbidire o a relazionarsi con una persona.
Ho saputo perfino che ha pianto quando è venuta a conoscenza che il proprio animale domestico era morto sulla Cittadella. Aveva uno di quegli animali terresti chiamati cani, non so come e perché fosse sulla stazione in piena zona di guerra, ma se lei davvero ha pianto o provato qualcosa per un animale morto forse qualcosa in lei è davvero cambiato. Sara un bene?
Pare che, spinta dal comportamento delle ragazze Weaver, abbia deciso di voler essere aiuto a Dasha in altri modi oltre che guardia del corpo, assassina professionista e compagna.
Adesso Isabella è la modella più famosa della galassia. Ma è meglio che spiego con ordine.
Quando una fuga di notizie informò l’opinione pubblica dell’esistenza di un nuovo tipo di biotici, i 19 appunto, molti si preoccuparono. Le indagini su questa fuga d’informazioni sono ancora in corso, i responsabili al momento sono ignoti.
La questione fu risolta dalla dirette interessate che dimostrarono uno spirito d’iniziativa sorprendente. Alexya, Diana e Trish parteciparono a una conferenza improvvisata, so che neanche Dasha Weaver ne fu informata e che per poco non ebbe un infarto. Peccato che non le sia venuto veramente.
Parlarono di loro, descrissero la loro vita prima e dopo essere liberate. Dichiararono senza nessun problema di essere cloni di Isabella Noveria. Dei loro omicidi dissero solo che li avevano commessi quando erano sotto il controllo dell’asari estremista che le aveva create. Da li in poi avevano smesso, dopo essere state liberate.
Spiegarono che erano state indottrinate da neonate, non avevano mai avuto o esercitato il libero arbitrio, il programma phantom le obbligava a ubbidire qualsiasi ordine della loro creatrice.
Alemo in parte posso dire che sono state accettate dalla società.
Una verità parziale, dopo che erano state liberate una parte dell’indottrinamento era stato rimosso, come Isabella avevano difficoltà a comunicare o a creare legami, essendo in una situazione simile a lei che da anni aveva un programma phantom solo parziale installato in testa.
Uccidere a loro piaceva e lo avevano fatto per scelta, dopo la loro liberazione, seguendo Isabella che le addestrava.
Non uccidevano di certo a caso, i giochi biotici clandestini avendo anche incontri all’ultimo sangue devono averle divertite. Inoltre, in giro per la galassia non mancavano individui la cui morte non sarebbe stata un problema.
Li mi accorsi per la prima volta di qualcosa che mi lasciò incerta, sapevano manipolare il grande pubblico, dando solo le informazioni necessarie. Ogni loro gesto e parola non era a caso. Quello che mi spaventò fu che riconobbi in esso uno stile più familiare anche se personalizzato, quello di Dasha Weaver.
Avevano chiaramente imparato da lei.
Quelle tre hanno le capacità fisiche di Isabella, un addestramento militare perfetto, sono biotici all’eezo 19, ricche, giovani, belle e in più sanno manipolare informazioni e il pubblico a proprio vantaggio. Mi chiedo quale futuro la Dea riservi a quelle tre, se la galassia potrà sopravvivere ad esso.
Il vicepresidente della Noveria Corps, tornò per la seconda volta alla ribalta dell’opinione pubblica. La prima volta fu quando la spia dei grigi, facendosi passare per un alto dipendete della Noveria Corps aveva catturato Dasha e Isabella.
Teneva il phantom legato come un cane nei suoi appartamenti, pubblicando foto truccate in cui annunciavano il proprio matrimonio.
Per la prima volta, uno foto di lei veniva pubblicato sui giornali e la gente vedeva questa bellissima donna. 
Adesso scopriva anche che era un biotico 19 e aveva dei cloni, il pubblico voleva notizie.
Isabella però aveva già preso la sua decisione, indipendente dal volere di tutti.
Ricordo ancora quel giorno, sputai una pregiata miscela di Yaz sul tappeto di casa per lo stupore.
Quel giorno avrebbe avuto luogo su Thessia il più importante torneo biotico di scherma della galassia: il Alal Esplima. Le regole erano semplici: per ordine casuale uno dei partecipanti entrava nell'arena come sfidante, in tale ruolo si poteva scegliere il numero di avversari da affrontare annunciandolo al pubblico. Questi sono scelti casualmente. Per ogni contendente sconfitto si guadagnava un punto, se lo sfidante aveva la meglio contro tutti il punteggio veniva raddoppiato. In caso di sconfitta i punti guadagnati venivano dimezzati per difetto. Come sfidanti si veniva chiamati una volta sola, era quindi importante scegliere bene quanti avversari affrontare. Poteva succedere di dover combattere più volte di seguito come avversario, ancora prima che fosse giunto il momento di salire nell'arena come sfidante. Era vietato uccidere, si usavano armi bianche ma prive di lama. In genere c’era sempre qualche partecipante che si ritirava per un osso rotto o ferite simili.
Forse per volere della Dea, Isabella fu la prima ad essere chiamata sulla come sfidante, in quel momento lo stupore mi fece sprecare la prelibata miscela aromatica di yaz, lei entrava come se fosse in una parata trionfante e ne fosse la protagonista. 
A gran voce gridò « Sfido tutti! »Io non credetti alle mie orecchie. Forse che anche i giudici ne furono sorpresi, perché gli avversari tardarono a raggiungere l’arena.
Centoquarantanove biotici contro uno.
Non riuscì a togliere lo sguardo dal combattimento fino a quando non finì, i movimenti di lei erano perfetti e aggraziati. Difficile credere che tanta bellezza e armonia, potessero essere mostrati da chi non aveva il minimo rispetto per la vita altrui.
Infine vinse, una vittoria perfettamente valida. I giudici le avevano fatto mettere un inibitore di poteri biotici per ridurne i poteri a quelli di un normale biotico.
Insieme alla vittoria, giunse fama e gloria. Dasha Weaver utilizzò Isabella come ragazza immagine della Noveria Corps. I suoi manifesti erano ovunque, lei era su ogni rivista, nei canali televisivi in decine pubblicità di profumi e altro.
Le ragazzine di ogni razza stravedevano per lei, tutti erano catturati dal suo fascino. Aveva un eleganza feroce, una sicurezza ostentata e un indifferenza raffinata verso i suoi fan.
Poveri sciocchi che non capivano che lei neanche perdeva tempo a disprezzarli tanto li reputava insignificanti, li avrebbe uccisi tutti per divertimento se avesse potuto o su ordine di Dasha per compiacerla.
Successe poi un incidente, le cui meccaniche non sono ancora chiare. Il massacro compiuto da Isabella al casinò Putin saltò nuovamente alla ribalta.
Questa volta qualcuno fece il suo nome, fornendo prove circostanziali che lei fosse sul posto. In quei giorni noi consiglieri temevamo il peggio.
Arrestare Isabella era impossibile, il phantom non avrebbe mai accettato di separarsi dalla Weaver né essere imprigionata. 
Provarci ci avrebbe posto davanti a un secondo massacro, senza contare che la Dasha non sarebbe rimasta a guardare.
In quelle ore, tutti i progressi fatti per riportare la galassia in uno situazione normale erano a rischio. Per amore della verità e giustizia la pace che stavamo costruendo era in pericolo.
Contattammo il tenente Olivia, speravamo che lei smentisse tutto quanto davanti a delle telecamere. La gente aveva fiducia in lei.
Con nostra sorpresa rifiutò, diceva che non avrebbe potuto mettere a tacere la sua coscienza se avesse mentito su quell’orrendo crimine. Poteva solo prometterci che non avrebbe detto niente, ma non avrebbe mentito intenzionalmente.
Mentre pensavamo al da farsi, la soluzione arrivò da sola. Steve W. Shepard si prese la colpa di tutto, disse che Isabella aveva partecipato a un operazione sotto al suo comando, l’intento era quello di eliminare una spia mutaforma dei grigi che stava usando membri della mafia russa, con sede in quel casinò, per sottrarre informazioni importanti.
La violenta reazione del nemico aveva sorpreso Isabella, i civili si erano trovati coinvolti in quello scontro. Lui se ne assumeva tutte le colpe.
Fornì addirittura delle informazioni false, per dare più credito alla sua storia. Ogni cosa perfettamente curata nei dettagli, impossibili non credergli.
Fummo costretti a rimuoverlo dal suo incarico, anche se solo come misura provvisoria. Ebbi il piacere di chiedergli perché l’avesse fatto
« Se tocchiamo Isabella, questa storia finirà nel peggior modo possibile. Io sono decisamente più sacrificabile, la carriera non mi interessa. »
« Sua sorella ha rifiutato? » commentai io.
« Mia sorella ha un'etica e una morale che ascolta, io no. Voglio solo una vita tranquilla per me e per le persone a me care, il resto della galassia non mi interessa molto. Infastidire Isabella è tutto tranne che qualcosa di tranquillo. »
« I famigliari delle vittime la odieranno, probabilmente anche l’opinione pubblica. »
Lui fece spallucce « Non conosco nessuno di loro, anche se mi odiano…pazienza… »
Si ventilò anche la possibilità di metterlo in prigione per un breve periodo, ma Bakara era amica degli Shepard da anni, conosceva Steve da bambino e si dimostrò subito contraria a quell'idea.
Il Consiglio fu bombardato da chiamate in difesa di Steve. Tutta gente che sapeva della menzogna che fu raccontata. Dopo una settimana agli arresti domiciliari, venne dichiarato innocente e riebbe il suo ruolo.
Nessuno sentì l’opinione di Isabella anche se alla stampa fu detto di si. Si disse che era tutto segregato per motivi di sicurezza.
A quel punto successe un evento veramente inaspettato, Isabella si unì al I reggimento I.D.G. come elemento esterno di supporto.
Non posso dire che la cosa mi dispiacque a priori, poter usare il più potente dei biotici non sarebbe stato male. Chiedemmo spiegazioni all’unica persona che poteva darcene, il comandate capo Steve W. Shepard.
« Partendo dall’inizio, ecco...Isabella voleva aiutare Dasha col lavoro, per questo si era iscritta al torneo biotico, ma la vittoria la resa eccessivamente famosa. A suo tempo, anni fa, la Weaver le aveva spiegato che se voleva continuare a uccidere doveva rimanere anonima, lei però aveva deciso di aiutare Dasha temendo di non esserle più utile come una volta, a sua volta lei le ha ricordato che così facendo non avrebbe più potuto partecipare ai tornei biotici clandestini, generalmente all’ultimo sangue. La paura di Dasha era che l’istinto ad uccidere di Isabella prima o poi le facesse perdere il controllo, se avesse cercato di reprimerlo troppo. Così le ho proposto di unirsi a al I reggimento, ho messo però in chiaro che nessuno le avrebbe pagato uno stipendio. »
« Lei? Cosa centra lei? Perché era presente? » chiesi io.
« Per caso, ero andato a trovare mia sorella e prima di andare via dovevo discutere di alcune forniture. Sono capitato nel mezzo del discorso.»
Caro Diario, a volte non so cosa pensare del figlio minore di John Shepard. In ogni caso, quell’evento fu una buona compagna positiva per tutte le parti coinvolte.
Infine venne il giorno fatidico anche per Dasha Weaver, come aveva annunciato per primis al Consiglio. Lei sposò Isabella che prese ufficialmente il cognome Weaver.
La cerimonia fu particolare, avvenne su Noveria e non vi fu nessun giornalista presente. Questo mi sorprese un po’, ma pareva che Dasha non volesse la stampa in quel giorno.
Non posso darle torto, se l’invadenza fosse un crimine le prigioni sarebbero piene di giornalisti.
Bakara fu presente come rappresentate del Consiglio, sono felice che ci sia andata lei al posto mio. È sempre stata più ben disposta verso la Weaver di quanto non lo sia mai stata io.
Altri ospiti presenti furono, trascurando le solite e banali delegazioni politiche, la famiglia Shepard al completo con amici vari, i più stretti collaboratori della Weaver, i più alti vertici della Noveria Corps e i dipendenti presenti sul pianeta che avevano ottenuto tre giorni di festa.
La cerimonia avvenne dentro a una Caninea ancora in costruzione, in ogni caso la struttura era abbastanza grande da contenere quasi tutti e il locale scelto era stato decorato in modo più che decoroso.
Nelle cupole ambientali, costruite attorno al complesso industriale e dove vivevano gli impiegati, tavoli erano stati agganciati fra loro a formare un'unica tavolata che poteva ospitare tutti gli abitanti. Dai racconti di Bakara deve essersi tratta di una grande festa.
La cosa più particolare di tutte fu la cerimonia, nessuno sapeva con quale rito si sarebbero sposate considerando che la società civile “naviga” in un'infinità varietà di religioni, credenze e usi diversi.
Ebbene caro Diario, sappi che non vi fu nessun cerimoniere. Un turian, Tetrius Bellitus, dopo Isabella il più fidato collaboratore della Weaver e comandate di Divisione N, se ne sarebbe andato in pensione a giorni, porse alle due donne un cuscino con sopra due anelli che gli umani chiamano fedi nuziali.
Dasha Weaver prese l’anello, la frase mi è stata riferita da Bakara, disse « Per mio volere, per il potere conferito da me medesima io sposo Isabella Noveria. Se qualcuno ha qualcosa in contrario, taccia! » e infilò l’anello nella mano sinistra di Isabella.
Fu quindi la volta di lei, prese l’altro anello « Per mio volere e per tua volontà ti sposo Dasha Weaver. Non mi serve nessuna benedizione o permesso, se non per tuo volere. »
Detto questo, si scambiarono il bacio finale che concludeva la cerimonia. Precisiamo che la liturgia non era da ritenersi valida legalmente, ma noi Consiglieri decidemmo che venisse approvata prima che potesse diventare voce di polemiche.
Un fatto curioso, durante i festeggiamenti Steve Shepard si sentì male, niente di grave e pare fosse in quelle condizioni ancor prima di arrivare sul pianeta. 
Da alcune indiscrezioni, pare che la causa sia Isabella e un'usanza dei terresti chiamata” addio al celibato”. Generalmente chi si sposa chiede ad un amico di occuparsene per lui.
Lei aveva una sola persona che si avvicinava a quella definizione: Steve W. Shepard.
Non so cosa sia successo, ma ho sentito menzionare un incidente in quel parco di divertimenti, per soli adulti, che si trova sulla Terra e si chiama Las Vegas. Incredibile che una volta fosse una città.
La Weaver aveva stabilito il viaggio di nozze, in una località che trovo discutibile: Tuchanka, pare per invito della stessa Bakara. A quel tempo, mi chiedevo se ci fosse qualcosa sotto ma gli eventi dimostrarono che non fu così. Ma andiamo con ordine.
Mentre Dasha si preparava a questo viaggio, Steve Shepard continuava a contrastare la pirateria e amministrare il primo reggimento, Olivia W. Shepard scovava gli ultimi centri di ricerca illegali sul 19 e su Noveria la sede ufficiale del distretto militare era in costruzione col carcere, altre tre persone davano una svolta alle loro vite. Alexya, Trish e Diana Weaver.
Alexya Weaver iniziò a frequentare una scuola militare dell’Alleanza, sembra abbia voglia di fare esperienza di vita. Capire meglio il concetto di giusto e sbagliato.
Trish Weaver decise di continuare gli studi. Vuole sostituire Dasha alla guida della Noveria Corps, la sua è un'autentica sfida a questa donna che considera sua madre. Studierà su Sur’kesh, questo a causa dell’intromissione dei salarian. 
Come ho detto Noveria è in bilico tra Alleanza e Unione Salarian, questi ultimi hanno fatto capire che il fatto che Alexya Weaver frequenti una scuola sulla Terra era da intendersi come uno sbilanciamento a favore dell’Alleanza, per rimediare avevano chiesto che una delle ragazze si stabilisse sul loro pianeta natale.
A mio avviso sono stati fortunati, in questa loro richiesta idiota, quelle tre non si sono mai immischiate alla politica né la Weaver le ha mai usate a tale scopo. Reputo un errore averle coinvolte.
È vero che la decisione della ragazza di proseguire con lo studio era stata presa ben prima, che lei ha accettato senza problemi di andare su Sur’kesh, ma è anche certo che Dasha non l’ha obbligata in nessun modo. Cosa sarebbe successo, se nessuna delle tre fosse voluta venire? Si poteva forzare la Weaver al riguardo? Cosa avrebbe fatto Isabella, se le ragazze fossero state contrarie? Sono contenta di non aver avuto risposta a queste domande.
Diana Weaver…Diana Weaver…un concentrato di esuberanza, incoscienza e di energia allo stato puro. La cosa divertente è che abita appena a qualche chilometro d me, in una casa che appartiene ad Aria T’Loak. Mi ricordo quando da piccola mi ci recavo per giocare con lei.
Sotto il vigile sguardo di Niran Jado, tutrice di Aria e custode della villa. È anziana ma ancora energica, spero veramente che riesca a tenere a freno quella ragazza.
Diana è finita lì tramite un accordo tra Noveria e Omega, non sapere di cosa si tratti mi mette ansia. L’unico sollievo è che tra un po’ queste preoccupazioni non saranno più mie ma della nuova consigliera asari, ancora qualche mese e…poi non so cosa farò.
Lei fa da garanzia, anche se dubito che Aria le farebbe mai qualcosa. Non solo perché la ragazza sa difendersi, Niran non lo permetterebbe mai essendo sotto la sua responsabilità poi Aria non è così dura come ama far credere. Può aver ucciso un sacco di bastardi, ma non le ho mai visto far male a un bambino.
In ogni modo Diana Weaver è da qualche mese su Thessia, ogni tanto la vedo correre per strada tenendosi in forma. Come anche usare i poteri biotici, violando il codice stradale. 
Alcune guardie di quartiere sono già andate a farle visita in seguito ad alcune lamentele. Pare abbia smesso di comportarsi male, io non mi fido. Forse si è semplicemente fatta più furba.
Prende lezioni private a casa e frequenta una delle scuole migliori del pianeta, da dove in genere escono le asari più educate e meglio preparate. Una scuola solo per l’elite del pianeta, che ha con lei la sua prima e unica studentessa umana. 
Alla festa di questa sera le migliori studentesse insceneranno un balletto, so che Diana Weaver ne prenderà parte. Speriamo in bene, per molte ragazze questa festa rappresenta il debutto in società.
Sistemate così le figlie, Dasha Weaver e Isabella andarono in viaggio di nozze.
Un viaggio di due settimane, quando tornò la Weaver aveva un'idea al limite tra geniale e follia. Agricoltura.
Aveva visto qualcosa nelle lande desolate del pianeta. Spazio, terreno libero a basso costo pronto per essere sfruttato. Pare che l’idea le sia venuta dopo aver assaggiato alcuni prodotti locali.
L’impegno che i krogan stanno mettendo, con l’aiuto dei geth, nel controllo della popolazione e nel cercare di ricreare un ecosistema stabile su Tuchanka è davvero ammirevole.
Però la loro economia era terribilmente arretrata e difficilmente destinata a un consumo che non sia puramente locale. Questo era dovuto anche al fatto che c’è un po’ di reticenza a investire presso di loro. Le lotte tra clan sono ancora presenti, anche se adesso con regole ben precise. Non sono molto diverse dalle guerre tra le repubbliche asari, anche se rimangono decisamente più brutali.
Inoltre vi era timore che con un'economia sviluppata potessero costruire una flotta e costituire nuovamente una minaccia.
Ma nessuno aveva pensato alla semplice agricoltura, questo è un progetto che potrebbe sollevare la loro economia senza scatenare preoccupazioni .
Noi Consiglieri eravamo entusiasti dell’idea, non sarà facile ma la Weaver sa essere ostinata, Bakara le darà sicuramente tutto il supporto necessario sapendo però tenerle testa.  
Questo progetto coinvolgerà presto molti altri data la sua enormità, se Dasha Weaver deciderà di condividerlo, tutti potrebbero fare dei lauti guadagni. 
Vi è un altro fatto, anche se esterno a queste vicende, che merita di essere menzionato. I batarian avevano firmato un contratto con la Noveria Corps per essere riportati al loro mondo.
Mentre scrivo queste righe, una nave staziona attorno al portale riparandolo e navette fanno la spola con il pianeta nel portare giù i primi coloni. 
Se mi è concesso dirlo, si sono condannati con le loro mani. Hanno infilato la testa nella fessura, senza capire che era la bocca di una bestia.
La tecnologia dei grigi permette di viaggiare senza l’uso dei portali, purtroppo non sappiamo replicarla. La Jotnar era stata costruita asportando i motori da una nave dei grigi catturata e installandoli sulla nuova corazzata.
Balak era ed è ossessionato col riportare i batarian su Khar'shan. Aveva pagato la Noveria Corps per un astronave nuova, al Consiglio erano già pervenuti le richieste di usare la tecnologia dei grigi.
Per motivi di sicurezza, il suo uso e studio è permesso solo dietro autorizzazione del Consiglio.
Il progetto secondo me è folle. Consisteva nel costruire una nave, raggiungere il portale del sistema Harsa e ripararlo. Una volta fatto lo spazio batarian sarebbe stato ricollegato con il resto della galassia, stando alle stime ci vorranno altri sei mesi. Quelli che sono assurdi sono i costi dell’impresa.
La riparazione dei portali, subito dopo la guerra contro i razziatori, fu un'impresa enorme divisa tra tutte le specie della galassia. 
I batarian sono soli, hanno abbandonato la colonia eletta a nuova “casa” per tornare al mondo di origine. Senza neanche sapere in che condizioni fosse il pianeta.
In questa impresa la Weaver ha perfino ottenuto l’appoggio finanziario dei volus. Questo mi preoccupa, da tempo non andavano d’accordo, adesso invece fanno affari assieme. I volus sono venali, è vero, ma non si vendono neanche al primo offerente. Devono essere certi di ottenere un guadagno. Cosa può aver fatto Dasha per far dimenticare le offese passate?
Altro aspetto allarmante, la Noveria Corps ha mandato un reparto scelto della propria sicurezza. A che pro? Contro chi dovrebbero combattere? Vanno lì per riparare un portale.
La cosa più preoccupante è che Dasha aveva inviato anche Isabella. Non si utilizza la persona a te più cara, il proprio asso nella manica, l'elemento più forte a tua disposizione senza un motivo. Cosa spera di trovare? Fortunatamente il Consiglio è riuscito a far unire anche dei propri osservatori.
In attesa che la riparazione del portale termini, il governo batarian si è intanto instaurato su Khar’shan di cui la Noveria Corps avrà il monopolio di ogni attività commerciale e il possesso del pianeta Anhur. Solo dopo che il trasporto e l’insediamento di tutti i batarian sarà completato.
Un pianeta-giardino, prima della guerra contro i razziatori era popolato da umani e batarian, teatro di una delle più terribili violazioni dei diritti civili della storia umana moderna e della feroce lotta per difenderli. Prima della guerra, nonostante grandi ricchezza naturali, il pianeta soffriva di una violenta depressione.
Vinta la guerra divenne la nuova casa per tutti i batarian e la presenza umana divenne nulla. 
Folli batarian, si sono venduti per un sogno, questo è il mio parere. La Weaver li userà come sue marionette, già vedo politici batarian che dicono e si muovono come vuole lei.
Non saranno schiavi, ma ci andranno molto vicino. La cosa più divertente è che è tutto legale.
La Nuova Egemonia Batarian non fa parte del Consiglio e non è protetta dalle sue leggi. Per difendere le proprie tradizioni, visti i pochi batarian rispetto a turian, asari e a tutte le altre razze si sono leggermente isolati, rimanendo una presenza ai bordi della società galattica.
Li abbiamo aiutati quando avevano bisogno, in cambio abbiamo chiesto solo che cancellassero le loro leggi sulla schiavitù. Gli schiavi in questi anni sono scomparsi dalla loro società, la schiavitù è qualcosa che esiste solo nel ricordo delle tradizioni. Le leggi non erano però state cancellate, solo accantonate. Avevano semplicemente smesso di applicarle.
La Weaver ha usato quelle stesse leggi, che il governo di Balak non ha osato sopprimere, quasi fossero un ricordo del passato, per redigere un contratto che rendeva l’intero popolo suo schiavo. Ho avuto modo di leggerlo, un esempio geniale di crudele lucidità.
Ci sono molti limiti su come può sfruttarli, non ha mano libera ma sono comunque in suo potere. Noi non possiamo nemmeno interferire, essendo il contratto stato fatto secondo le leggi di un popolo esterno al Consiglio e alla sua tutela.
Nell’accordo viene stabilito che il governo batarian è il proprietario di khar’shan, la Noveria Corps amministrerà ogni risorsa del pianeta per conto di esso.
I terreni su cui i batarian cercheranno di costruire una nuova colonia sarà preso a prestito dalla Noveria Corps, la quale potrà vietarne l’uso a un singolo individuo o a una comunità in caso di atti criminali o inadempienza. 
Termini troppo vaghi, in pratica se qualche batarian osasse protestare la Noveria Corps potrebbe buttarlo fuori da casa perché il terreno è di sua proprietà.
La compagnia è obbligata a fornire tutto il necessario per permettere ai batarian un facile insediamento, non credo neanche che la Weaver mancherà di adempire alle richieste. Sarebbe un'idea troppo grossolana da parte sua.
Da adesso in poi, ogni azione politica della Nuova Egemonia Batarian sarà pilotata dalla Weaver. Forse proverei pena per loro se, non si fossero attirati da soli questa disgrazia.
Venendo a ciò che hanno trovato su khar’shan, la cosa più sbalorditiva è stata la scoperta di superstiti che hanno formato una primitiva società feudale. Non è presente nessun tipo di tecnologia, la forma di governa più diffusa è la teocrazia.
Tra vecchi e nuovi abitanti ci sono stati degli scontri, alcuni degli abitanti locali credono che i batarian venuti dal cielo siano demoni. Sarà mai possibile integrarli in un'unica civiltà? Non credo che gli abitanti locali saranno molti felici di sapere, che tecnicamente i loro territori appartengono alla Noveria Corps. Forse questa volta Dasha ha rischiato troppo. 
Il territorio comandato dal governo di Balak termina appena a qualche chilometro fuori dalla colonia. Le poche milizie al suo comando hanno scudi, armi energetiche e navi contro una popolazione che ha nell’arco la sua massima espressione bellica. 
Se usassero la forza potrebbero prendere il controllo nel pianeta abbastanza facilmente, ma i locali sono molto più numerosi e conoscono il territorio. Nel lungo termine non sono sicura che otterrebbero una vittoria. 
Sinceramente faccio il tifo per loro, dovessero mettere in difficoltà i piani della Nuova Egemonia Batarian per Dasha Weaver sarebbe un problema non trascurabile. Non potrebbe neanche usare Divisione N per risolvere il problema, il Consiglio non le permetterebbe mai un massiccio impiego del suo esercito privato. Almeno spero sia così, perché se e quando dovesse accadere avrò già ceduto la mia carica di consigliera.
In compenso il pianeta è fiorito, privo di una civiltà vera e propria specie animali e vegetali hanno riconquistato lo spazio che avevano perso. 
Tra le altre azioni ed investimenti che non capisco da parte della Noveria Corps, vi è la bonifica del pianeta natale dei drell: Rakhana. Su di esso verrà costruita una discarica dove conservare i rifiuti prodotti dalla lavorazione dell’eezo 19.
La Noveria Corps manterrà il diritto di studiarlo per usi non militari, così come altre aziende. Vi erano altri siti già esistenti adatti per le scorie, questa decisione della Weaver davvero non la capisco. Possiede anche il monopolio sulla sua produzione, ma senza la minaccia militare dei grigi eezo 19 prodotto attualmente non è adatto a nessun uso in particolare. 
Più pericoloso dell’eezo normale ne dà i medesimi vantaggi. 
L’orologio suonò facendo notare a Tevos il passare del tempo, mise via il vecchio diario con l’intenzione di riprendere l’abitudine di scrivere i propri pensieri.
Era ora di prepararsi.

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Capitolo 38
*** Gran festa ad Armali parte 1° ***


Armali, prima e dopo la guerra dei razziatori, era una delle città asari più famose essendo un importante centro culturale e industriale.
In essa aveva sede la famosa accademia Armali, una scuola destinata all’elite asari. Ogni anno solo cento asari venivano accettate al suo interno, perché questo succeda dovevano primeggiare nello studio. Diplomarsi in quella scuola significava avere un futuro sistemato alla sua uscita.
Le regole erano molto severe, in media ogni allievo era seguito da tre professori a livello personale.
In questo prestigioso istituto si sarebbe tenuta una delle feste più importanti della società asari, il Treavamea.
I migliori cadetti delle scuole militari avrebbero ballato con l’elite che frequentava l’accademia. Prima però vi sarebbe stata una dimostrazione di danza biotica.
Dasha Weaver scese la scalinata che gli invitati dovevano percorrere, dopo che il loro nome era stato chiamato, prendendo posizione vicino a un gruppo di persone.
Con lei vi erano le figlie Alexya e Trish. La prima aveva i capelli tagliati nel tipico modo dei militari, entrambe portavano eleganti vestiti degni di quella serata.
Myr, direttore della Noveria Corps, chiacchierava con Dasha spiegandole abilmente la storia di quell’evento. La Weaver ascoltava più interessata di quello che avrebbe fatto normalmente, visto che sua figlia Diana era coinvolta.
Attorno a loro, in modo discreto, delle asari presero posizione. Divisione N vegliava sul direttore e il presidente, comandata da Irixa Ledase che però partecipava a quelle cerimonie celando appena la sua noia. Il fatto che la sicurezza della Weaver, nonostante la presenza di Isabella, fosse affidata all’asari invece che a Naomi, come d’abitudine, era dovuto ai cambiamenti che avevano colpito Divsione N. Tetrius Bellitus si era dimesso, al suo posto era subentrata Naomi Takara


*****


Il vecchio ex-generale turian si era presentato da lei in alta uniforme, una rarità che lui la indossasse, dicendo semplicemente « Sono vecchio, è ora che mi ritiri. Avrei però una richiesta, anche se non faccio più parte della Noveria Corps, vorrei poter continuare a vivere su Noveria. In un mondo turian sarei solo un ex-criminale di guerra, qui si è formata una discreta comunità di miei simili dove credo sarei maggiormente accettato. Sono disponibile ad acquistare la casa che la compagnia mi ha assegnato, se il suo utilizzo fosse un problema. »
Dasha l’aveva ascoltato con la massima attenzione « Può rimanere su Noveria quanto vuole Generale, la casa è sua. La consideri un regalo per l’eccellente lavoro che ha sempre fatto. Però devo chiederle di rimanere in servizio per almeno altri sei mesi, Divisione N ha subito pesanti perdite e al momento ho bisogno di un valido comandante che la guidi. »
« Nessun problema, non ho una fretta particolare. Quando tutto sarà pronto, sarò lieto di ritirarmi. Riguardo al mio successore, immagino sarà Naomi? »
« È la soluzione più semplice. Ha dei dubbi sulla sua nomina? »
« Nessuno. »
« Ha già fatto piani per il futuro? »
« Qualcuno, terrò con me metà di quello che ho guadagnato e l’altra metà la investirò nelle azioni della Noveria Corps. dovrebbero darmi una discreta rendita. »
« Credo anch’io…» ammise la Weaver facendo un sorrisino, ma Tetrius si fece improvvisamente serio.
« Vi è altro, nell’idea mi tornassero utili per altri motivi, ho messo assieme numerosi informazioni compromettenti sulla compagnia. Conosco molti segreti, ho pensato fosse bene tutelarmi. »
Dasha gli sorrise « Generale, come sempre la sua professionalità mi piace. Ci sono troppi idioti fiduciosi in giro per la galassia. È stato bello lavorare con lei. » dicendo questo si alzò porgendogli la mano.
« Posso dire altrettanto. È stato un piacere incontrare una vera professionista. » detto questo le strinse la mano, per poi stupirla eseguendo un bacia mano. Si mise quindi sull'attenti per un attimo e uscì dall'ufficio.
Vedendolo di spalle, mentre andava via, Dasha non riuscì a evitare un senso di nostalgia.


*****



Alcuni dei partecipanti alla festa provarono ad avvicinarsi ma gentilmente vennero allontanati, anche se qualche volta Myr stessa dovette intervenire trattandosi di persone davvero importanti.
Tuttavia quella sera Dasha Weaver non vi era per nessuno, era lì solo per la figlia. Queste le istruzioni che il direttore aveva ricevuto.
Una donna attraversò senza problemi il cerchio della sicurezza.
« Dasha. »
« Olivia. »
Dissero salutandosi le due donne. « L’allegra banda è tutta qua? » chiese la Weaver in maniera ironica e irritante.
« Siamo tutti. Come mai non sei scesa con Isabella? »
« Per una questione di amor proprio e per non perdere lo spettacolo. »
Olivia non comprese quella risposta. Alexya e Trish arrivarono e la salutarono, si erano dirette al buffet. La prima teneva un piatto pieno di cibo, ne aveva altrettanto in bocca che cercava di masticare tutto assieme.
« Alexya! Cosa?» disse Dasha inorridita dal comportamento della figlia, non erano a casa loro.
La ragazza faticò a mandar giù, ma una volta fatto riuscì finalmente a parlare.
« Gli istruttori mi hanno detto di mangiare ogni volta che ve ne è l’occasione, perché su un campo non si sa mai quando il cibo potrebbe mancare. »
« Ok, visto che qui siamo a una festa facciamo che mangiare da persone civili? » obiettò Dasha.
Olivia chiese come si trovassero a frequentare i rispettivi istituti.
Risposero raccontando con piacere di questa nuova fase delle loro vite.
Finalmente venne annunciata Isabella Weaver, Dasha alzò una mano per segnalare agli altri di tacere. Non distoglieva gli occhi dalla scala, come nessuno dei presenti.
Isabella fece la sua apparizione. Come un sogno a occhi aperti, indossava un abito lungo con minuziosi ricami di perline bianche e argentate disposte in linee sinuose per ricreare le onde del mare, effetto reso ancor più vivido da delicate sfumature che andavano dal celeste all'avorio.
I capelli erano acconciati all’ultima moda, una lunga treccia che cadeva di lato sostituiva l’abituale coda di cavallo, il trucco appena accennato solo a dare maggior risalto ai suoi lineamenti.
Olivia comprese perché Dasha fosse scesa da sola. Qualunque donna, ancor più un’umana, sarebbe stata messa completamente in ombra da Isabella.
Lei stava scendendo mostrando tutto il fascino di cui era capace, sembrava essere fatta di cristallo tanto appariva delicata.
Sulla sala scese il silenzio tanto tutti erano intenti ad ammirarla, lei camminò con solennità fino a Dasha affiancandola.
Olivia si sentiva sconfitta come donna. Non era in competizione con Isabella per niente, era innamorata, tra un mese si sarebbe sposata ma non poteva evitare di avvertire un pizzico d’invidia per il fisico perfetto del phantom.
Isabella prese sottobraccio Dasha e rivolgendo uno sguardo di sfida ad Olivia, sorridendo in modo feroce. Quella donna era sempre troppo vicino a Dasha per i suoi gusti, anche se più volte le aveva sentito definire la sorella di Steve un autentico fastidio, sapeva che ogni incontro lasciava Dasha sempre più decisa, motivata a far meglio e felice.
Lei stessa non sembrava rendersene conto, ma solo l’idea di cercare di superare Olivia W. Shepard in qualsiasi occasione l’entusiasmava.
Questo faceva provare a Isabella un minimo d’invidia verso di lei, perché riceveva da Dasha un tipo d’attenzione che a lei non rivolgeva mai.
Olivia rifletté sullo sguardo di sfida che Isabella le rivolse, pensando di averne indovinato il motivo indicò con la mano un punto dietro di lei « Steve è da quella parte, è con Ilary. Lei è incinta, qualsiasi cosa tu faccia coinvolgi solo a lui. »
« Vai pure. » rispose Dasha all'espressione interrogativa di Isabella.
Il phantom si diresse verso la direzione indicata, succedeva sempre qualcosa di divertente quando lui era presente.
« Il carattere di Isabella è un incrocio tra una bambina viziata, un'omicida seriale e un cane. » commentò Olivia a Dasha, volendo provocarla.
« Un cane? »
« Le tiri “la palla” lei corre a prenderla, anche se la palla non l’hai veramente tirata. »
Il muto sguardo di rimprovero di Dasha la fece sentire felice, la signora di Noveria non sapeva come rispondere a quell’affermazione. Invece si fece seria e disse « Non parlare di cani davanti a Isabella, a volte la vedo ancora triste mentre pensa a Spadino. »
Quando aveva saputo della morte del proprio cane, non aveva detto niente o pianto. Aveva trovato la tomba improvvisata del cane dalle ragazze Weaver, ne prese il corpo tenendolo con se fino a quando non giunse su Noveria, dove lo seppellì.
« Perché non posso passare? »cChiese qualcuno di cui entrambe riconobbero la voce. Un cenno di Dasha e le guardie fecero passare Steve W. Shepard, lui reggeva in precario equilibrio con le due mani due piatti e due bicchieri.
Per paura di un disastro Olivia l’aiutò, ma piatti e bicchieri presero a librarsi in aria.
« Un aiuto? » domandò sarcastica Asiria, facendoli fluttuare con i propri poteri fino a un tavolo lì vicino. Arrivando in quel momento assieme alla famiglia e ad altre leggende viventi della SR2. Ad eccezione di Zaeed e della dottoressa Karin Chakwas vi era tutta la leggendaria squadra di John Shepard.
I coniugi Shepard aveva realizzato il loro sogno, appena un mese fa avevano rassegnato le dimissioni da qualsiasi incarico. Erano in pensione e pronti a godersela.
Vollero sapere dov’erano i loro nipoti e da Steve dove avesse lasciato Ilary.
« Ah! » quella domanda aveva ricordato a Olivia qualcosa « Ho detto a Isabella dove trovarti, lo mandata dove pensavo avrebbe trovato te e Ilary. »
Lui emise un grugnito e si diresse verso la sua neo mogliettina, non credeva fosse realmente in pericolo ma non si sapeva mai.
Gli Shepard vollero poi sapere dove fossero i loro nipoti adottivi, Decunia e Dante e come andassero le cose. Olivia sospirò.
« Dante è un bambino molto dolce, l’attività sportiva non gli piace molto e preferisce leggere ma cerco di fargliene fare. Ha passato anni senza mai vedere cosa ci fosse fuori dalla cella in cui lo tenevano, voglio che veda cosa c’è di bello nella galassia. Decunia…penso che mi odi… »
Ashley l’abbracciò « Non è vero, la ragazza è confusa…»
« Lo so ma mi sento impotente, litighiamo su qualsiasi cosa. Sapevo che non sarebbe stato facile, ma confidavo veramente che avremmo almeno avuto un comportamento civile. »
« Adesso dove sono? »
« Sono con Arturus, li ho lasciati un attimo per salutare  “senza un programma nemesis in testa sono un cecchino schifoso”. »
Dietro di lei, Dasha si sentì avvampare in viso. A causa dei danni neurali che aveva subito il programma nemesis che aveva in testa da una vita, era andato perso. Senza, le sue abilità di tiro erano calate drasticamente.
« Proverò a parlare io con Decunia. Non angustiarti, tutto andrà per il meglio. » rispose Ashley alla figlia, dirigendosi poi dove avrebbero dovuto trovarsi il futuro genero e i nipoti. Li trovò subito.

« Ashley, tutto bene? » domandò salutandola Arturus, « Signora Shepard. » disse educatamente Dante.
« Come siamo formali, puoi chiamarmi nonna. » commentò lei a Dante, il ragazzo aveva sempre un'aria spaesata come se non capisse dove di trovasse e il perché.
« Tutto bene con Decunia? » chiese non vedendola.
« È seduta laggiù, ha detto che si sentiva stanca. Io e Olivia stiamo cercando di coinvolgerla, non vogliamo però neanche forzarla. Sa essere dannatamente cocciuta. »
« Tutti i bambini lo sono. Ci vado a parlare. »
La giovane turian era seduta, guardava in basso, alzò il viso solo quando qualcuno le fu proprio davanti facendole ombra. In volto aveva dipinto una spessa linea rossa che le attraverso il viso di traverso. Fissò Ashley un istante senza dire niente, ritornò a osservare il pavimento.
La donna ci pensò un istante, spostò una sedia affiancandola.
Adesso non sapeva bene che fare, se Decunia avesse almeno urlato o fatto altro avrebbe potuto inventarsi qualcosa. L’indifferenza era decisamente più spiazzante, perché non c’era nessun tipo di comunicazione.
« Come va con la tua nuova mamma? » chiese diretta, contro di essa girare intorno alla questione non serve.
« Non è mia madre! È solo una senza creste e placche! » urlò la ragazza, facendo inarcare le sopracciglia ad Ashley. Non udiva quegli insulti turian da una vita, almeno Decunia aveva mostrato una certa vitalità. « La odio, li odio tutti e la cosa è reciproca! »
« Questa stupidaggine come l’hai pensata? »
« È vero! »
« Nessun adulto intelligente odia un bambino, si limita a sgridarlo finché non impara. Di Dante che mi dici? Credo che neanche sappia il significato di odio.»
« È strano. »
Lei poté solo annuire a quella risposta.
« Olivia e Arturus non sono cattivi e non ti odiano, non sono i tuoi genitori, ma hanno scelto di badare a te come se lo fossero. »
« Ma non lo sono, non possono prendere il posto dei miei genitori! Non ho intenzione di dimenticarli! Non permetterò che li sostituiscano! »
Ashley l’abbracciò d’impeto « Bambina nessuno ti chiede di farlo, loro non possono essere i tuoi genitori ma possono essere una mamma e un papà. Capisci cosa intendo? »
La giovane turian ci pensò un istante, prima di annuire « Non potrei mai chiamarli…mamma o pappa…in ogni caso adesso mi odiano. »
« Non ti odiano, vedi di capirlo. Che ne dici di zio e zia? » chiese speranzosa Ashley.
« Non capisco. »
« Il termine in lunga turian…adfinitate! » annunciò la donna, contenta di essersi ricordata la parola. « Potresti considerarli come i tuoi adfinitati. »
Quell’idea sorprese Decunia che ripeté la parola un paio di volte, infine diede un debole segno d’assenso.
« Perfetto! » esultò Ashley « Che ne dici di andare a parlare con i tuoi adfinitati? »
La turian fece segnò di no, semplicemente si sentiva troppo emozionata per palarci.
 
Trish e Alexya fissavano Dante che le fissava a sua volta. Era la prima volta che si incontravano, anche se a entrambi era stato raccontato che esistevano portatori maschili e femminili di eezo 19.
Le due ragazze avevano un'espressione confusa, Dante la solita poco interessata o furba.
« Non capiamo. » dichiararono le due sorelle rivolte ad Olivia.
« Riguardo a cosa? »
« Il suo linguaggio del corpo, non dice niente. » lo dissero come se il ragazzo avesse appena fatto un dispetto « Non capiamo se è sicuro, insicuro, se gli facciamo paura o no. È come osservare una parete bianca. » protestò Trish.
Olivia non sapeva francamente cosa rispondere. Dante era un potenziale portatore di eezo 19, questo perché anche se avrebbe potuto ospitarlo il suo corpo non ne possedeva. Non aveva nessuna nota particolare: intelligenza, doti fisiche e i sensi erano tutti nella norma.
Era un normale ragazzo di presunti dodici anni, erano Alexya, Trish e Diana ad essere potenziate rispetto a un normale essere umano. Si guardò però bene dal dirlo.
« Olivia » - la chiamò Dante - « Perché hanno la stessa faccia? »
« Maleducato! » sbottò Trish « Non abbiamo la stessa faccia, siamo piene di differenze. Solo che tu non sai ancora coglierle. »
Anche su quello Olivia avrebbe avuto da ridire, lei ci riusciva grazie ad alcuni indicazioni di Steve di quando le sorvegliava alla Grissom. Se le era anche scritte, giusto per non dimenticarle.
« Che impressione ti hanno fatto? » chiese lei.
Dante chiuse gli occhi e ci pensò seriamente. I presenti lo fissarono incuriositi.
« Sono molto carine, sembrano anche intelligenti e molto sicure di se. Credo siano delle belle persone, mi piacerebbe farci amicizia. Da quello che ho capito abbiamo anche qualcosa in comune. »
Olivia aveva intuito da tempo che Dante era onesto e gentile, non sapeva come aveva fatto a sviluppare una simile personalità in prigionia, forse anche leggermente ingenuo.
« Ok, non dovresti dirlo a me ma a loro. Se pensi che sia il caso. »
ovviamente Alexya e Trish avevano sentito tutto, lo abbracciarono accarezzandogli la testa. Lui sorrise di gusto.
« È come avere un fratello più piccolo. » commentò Trish, Alexya annuì.
« Giovanotto, sappi che in questo momento ti puoi ritenere fortunato. » Asserì Arturus.
« Perché mi accarezzano la testa? »
« Si e non solo, diciamo che quando torniamo dovremmo parlare da…ecco… da maschio a maschio. » affermò Arturus sperando di comportarsi come avrebbe fatto un padre umano, Dante sapeva la differenza tra maschio e femmina, ma il suo comportamento sembrava totalmente asessuato. Essere coccolato da due belle ragazze non era qualcosa che capitava a tutti, meglio correre subito ai ripari e spiegare certe cose.
Olivia si inclinò verso il fidanzato e gli mormorò « Non credi sia troppo presto? Ha solo dodici anni. »
« Io direi che “ha già dodici anni”. Direi che è ora che capisca certe cose e magari mostri dell’interesse. »
« Scusateci.» disse Ashley richiamando la loro attenzione, teneva avanti a se Decunia sospingendola leggermente.
Olivia si sentiva la gola serrata dall’ansia, Arturus vicino a lei non stava meglio.
« Adfinitati. » Si limitò a dire la giovane turian. Olivia non capendo non si mosse, Arturus invece si chinò alla sua altezza « Cosa può fare il tuo adfinitato preferito per te ? Ti va qualcosa da mangiare?» chiese sorridendo. Decunia fece no con la testa.
Olivia si sentì in panico, non sapeva cosa significasse quella parola. Come doveva comportarsi?
Ashely mosse le labbra mimando la parola: zia.
Zia, zia Olivia se la turian le concedeva quel minimo d’apertura e riusciva ad accettarla vedendola a quel modo a lei andava più che bene.
Solo allora si accorse che la stava fissando, cercando di sembrare sicura chiese « Posso fare qualcosa per te? »
« Posso toccarli? » chiese Decunia, mimando con due dita di stringere, toccare e tirare qualcosa vicino alla testa.
Olivia sorrise, si inginocchiò inclinando verso di lei la testa. Decunia, leggermente intimidita, allungò la mano fino a stringere e accarezzare quei capelli rossi.
Li aveva sempre trovati curiosi, non capiva perché gli esseri umani ne avessero bisogno. Però trovava fossero belli da vedere, anche se non li avrebbe mai voluti, ve ne erano di molti colori e il rosso accesso dei capelli di Olivia le piaceva veramente.
« Perché li hai colorati di rosso? »
« Guarda che sono naturali, tutte le donne di casa Shepard hanno magnifici capelli rossi. »
Ma Decunia l’aveva ascoltata solo in parte, stava fissando le sorelle Weaver. Comprendo il suo desiderio Trish le fece toccare i propri capelli, essendo quelli di Alexya ben corti secondo il regolamento militare. Tocco poi a Dante, ai coniugi Shepard e infine…
« Non ci penso proprio. » commentò Dasha, Olivia prese Decunia da sotto le ascelle e la sollevò in aria all'altezza del viso della Weaver. Sospirò rassegnata « Fai veloce. »
La turian trovò che i capelli di quella donna erano gli unici belli come quelli di Olivia. Di un nero intenso come quello della notte.
Con i piedi di nuovo a terra, Decunia aveva ancora una cosa da chiederle ma temeva di farlo per paura di offenderla « Potrei mettere in camera mia, una foto che ho portato con me? »
« Certo! Che foto è? »
Olivia la vide reticente a parlare, lei temette di aver chiesto troppo ma le rispose « I miei genitori. »
« Sicuro, se serve andiamo a comprare anche una cornice nuova. »
Decunia l’abbracciò, questo sorprese Olivia soprattutto che si sentì stringere con forza ma non disse niente accorgendosi che piangeva lievemente. Avrebbe aspettato tutto il tempo necessario.
Solo si chiese dove fosse finito suo fratello, si stava perdendo quel momento così toccante.
 
« Vattene! » La parola venne pronunciata da Ilary Monreau, adesso moglie del comandante della I° reggimento I.D.G,. con quanto più odio possibile.
Radeboh Solwep, l’uomo che l’aveva molestata in passato era lì davanti a lei. Aveva pensato che non l’avrebbe più rivisto, dopo che Steve anni or sono lo prese a pugni.
Il tempo era passato ma la meschinità di quell'individuo era immutata, le sue prime parole quando rivide Ilary furono « Così Alexandra “Corvo” Redgrave è morta, è quello che capita agli incapaci. »
Lei portava la spilla a forma di corvo che era all'origine del soprannome della defunta nemica. L’unica pilota che lei avesse mai ritenuto una sua rivale, era morta in guerra per dare ad altri il tempo di salvarsi, impedendo che la corazzata Jotnar esplodesse al suolo.
Tutto quello che avevano potuto fare le autorità era stata conferirle una medaglia postuma, a portarle la spilla era stato James Vega.
Capitanava la Jotnar, ed era stata l’ultima persona a vedere Alexandra viva e quella a cui aveva consegnato la spilla pregando di farla avere ad Ilary.
Da tempo aveva deciso insieme a Steve che se avessero avuto una femmina l’avrebbero chiamata Alexandra. Lui si era detto d’accordo, il nome gli piaceva: Alexandra W. Shepard.
Adesso quell'individuo osava infangarne la memoria, se non fosse stata incinta di sette mesi l’avrebbe picchiato lì sul posto.
Data la situazione poteva solo insultarlo e sperare che Steve tornasse presto o che arrivasse qualcuno di sua conoscenza.
« Vedo che qualcuno ti ha farcita per bene, è stato il tuo soldatino? Se quella volta non mi avesse colto di sorpresa, gli avrei dato la lezione che merita. »
« Tu? Steve è sempre stato sul fronte a combattere. Tu dov’eri? Nelle retrovie, aiutato dall’avere un padre politico. »
« Pensala come vuoi, ma le persone di valore come me sono troppo importanti per rischiarle. Lo sanno tutti che il I° reggimento, con cui hanno assaltato la Cittadella, era formata solo da scarti e a comandarli era il tuo soldatino. Lo scarto peggiore di tutti. »
Quella era un pettegolezzo che si era diffuso da tempo, senza che ci fosse mai qualche prova a sostegno di questa teoria. L’opinione pubblica non avrebbe gradito che i propri parenti e amici nelle forze armate fossero visti come sacrificabili.
Ilary stava per urlare, quando una figura si mise in mezzo a loro.
« Steve? » disse Isabella.
Per la sorpresa le ci volle un attimo per rispondere « Non è qui. Potresti cercalo tu per me.»sSi osò a dire. Non era sicura di essere felice che il phantom si fosse messo in mezzo, generalmente non le interessava quello che volevano gli altri che non fossero Weaver e le ragazze. Con Steve invece aveva instaurato una strana amicizia, comunque faceva come voleva lei.
« Il cielo deve aver perso una stella. » commentò Radeboh rivolto a Isabella, cercando di mostrare tutto il proprio fascino.
Lei si limitò a posare gli occhi su di lui per un attimo, solo per riguardare Ilary. Tutto chiaro, erano nemici. Lei lo odiava, il linguaggio del corpo di Ilary era evidente, lui però in questo momento non la stava considerando, concentrato solo su Isabella.
Quell’uomo era per lei alla stregua di un cane, era chiaramente in cerca di un rapporto sessuale facile, talmente pieno del proprio ego da osare rivolgere la parola a lei.
Solo per quello Isabella aveva finito tutta la pazienza che avrebbe potuto avere con lui. Desiderò ucciderlo, si ricordò che non poteva. Adesso era famosa, l’avrebbero riconosciuta e Dasha l’avrebbe sgridata. Questo era il vero problema per lei.
Sorrise, lo colpì al torace con le nocche di due dita.
Lui ebbe un fremito, la sua espressione si fece dolorante. Se ne andò con una certa celerità passando tra la folla.
« Non so cosa hai fatto e non voglio saperlo. Se qualcuno me lo chiede, dirò che andato via sulle sue gambe. Comunque, grazie. » commentò Ilary che si vide osservata, come al solito non capiva cosa il phantom potesse stare pensando.
« Tutto bene? » quelle parole la fecero gioire, Steve si avvicinò per vedere come stava.
« Si, io e Isabella stavamo chiacchierando. »
Quella frase lo lasciò un perplesso, ma non chiese altro. Ilary da parte sua non credeva fosse il caso di allarmarlo dicendogli di Radeboh Solwep.
« Ti diverti? »cChiese Steve a Isabella, una domanda stupida ma non poteva ignorarla più a lungo senza risultare maleducato.
Lei lo fissò silenziosa ed enigmatica. « Che ne dici di parlare? Adesso puoi farlo, non ho tutta questa voglia di dover indovinare ogni volta cosa pensi. » protestò lui.
Sul bel viso di isabella comparve una smorfia « Grigliata! » Si limitò a dire, assumendo un comportamento altezzoso subito dopo e andando via.
Vedendola allontanarsi Ilary domandò a suo ambito « Che significa? »
« Non lo so. »
« Tesoro, quella è una donna offesa. Quindi, qualsiasi sia il motivo, la colpa è tua. »
Lui non rispose limitandosi a dire « Vieni, raggiungiamo gli altri. »
 
« Fermi! Che nessuno intervenga, voglio vedere per quanto vanno avanti. » dichiaro Olivia alzando una mano. Era in corso un incontro fatidico.
Suo fratello aveva incontrato i suoi nipoti adottivi. Li aveva visti ben altre volte, ma non è che ci avesse mai veramente parlato. Li aveva incontrati sempre e solo quando era di fretta e faceva visita ad Olivia per motivi di lavoro, non erano mai andati oltre a pochi saluti.
Anche adesso, terminati i convenevoli, Decunia e Dante da una parte fissavano Steve. Tutti e tre erano in silenzio, nessuno sapeva cosa dire.
Suo fratello aveva lanciato un paio di occhiate imploranti, per questo Olivia aveva detto che nessuno doveva intervenire. Quei ragazzi facevano parte della famiglia, lui era il loro zio e doveva assumersi le proprie responsabilità.
Steve si stava scervellando per cercare qualcosa da dire, era un uomo adulto, non poteva non riuscire ad avviare una discussione con dei bambini « Vi…ecco…vi piacciono i giochi da tavolo? »
Dante chiese cosa fossero, Decunia rimase in silenzio fissandolo.
« Se volete, potrei insegnarvi come si gioca? »
Il ragazzo annuì una risposta affermativa, la giovane turian « Ci sarà anche Olivia? Tu mi fai paura. »
« Mi odia? » chiese Decunia qualche attimo dopo ad Olivia che cercava di rassicurarla che non era successo niente di male. « Ma no, tuo zio Steve ama fare scenate più del necessario. È sempre rimasto leggermente immaturo. »
« Non sei d’aiuto! » gli gridò lui da dietro, un po’ ci era rimasto male per le parole di Decunia. Come lei adesso stava venendo consolato, nel suo caso da mamma Ashley e papà John.
Olivia sospirò, non era la prima volta che desiderava che suo fratello si comportasse in modo più adulto.
« Comandante capo Shepard! » Disse a un tratto qualcuno. Steve si voltò, salutando a sua volta al saluto da militare « Tenente comandante Yorks. Lei è il resto degli ufficiali vi state divertendo? »
« Si, grazie signore. Preferirei mi chiamasse Sioux come al solito. » asserì il secondo in comando del I° reggimento I.D.G., ormai era assunta a quel ruolo.
Lei era assieme a una ventina di militari, tutti gli I.D.G. sopravvissuti alla guerra contro i grigi e ora inseriti nello stato maggiore di Steve. Tutti salutarono il proprio comandante e le altre persone presenti. Tra John Shepard, Ashley Williams, Garrus Vakarian e tutti gli altri vi erano alcuni dei militari più decorati, famosi ed icone del loro tempo. Erano onorati di poter conversare con loro.
Derica Yorks, alias Sioux, ancora faceva fatica a credere di essere salita di grado e di avere un incarico così importante. Tutti i suoi precedenti comandati si erano lamentati di lei per la sua svogliatezza.
Steve Shepard sapeva darle lo spazio che necessitava, lui dava un ordine e lei poteva soddisfarlo come meglio credeva. Il suo comandante non si soffermava mai sul “come”, non era nemmeno fissato eccessivamente con il regolamento.
Voleva che venisse rispettato, non perdeva però tempo su ogni dettagli. Un uniforme sgualcita, un bottone staccato o un aspetto trasandato non erano per lui di nessuna importanza.
« Come andiamo soldato? » si sentì chiedere da Ashley, si erano conosciute sul campo di battaglia e la considerava come una maestra. Se era sopravvissuta lo doveva a quello che aveva imparato da lei. La conversazione crebbe e coinvolse tutti. Anche Isabella, che pur non partecipando attivamente trovava quel chiacchiericcio allegro divertente.
Alzò di scatto la testa, qualcosa non andava. La festa procedeva in attesa di arrivare al suo culmine, quindi perché aveva sentito un istinto omicida?
Si era sentita osservata, aveva avvertito ostilità ma adesso più niente. Da quando era diventata famosa, tutti la guardavano, si chiese se non si fosse sbagliata.
« Comandante capo Shepard! » Steve si voltò trovandosi davanti una donna che non conosceva, pensò che doveva avere all'incirca la sua età. Mora con gli occhi scuri, niente di particolare.
« Sono Henni Privett, una giornalista. »
Lui non riuscì a non fare una smorfia quando lo seppe, giornalisti e Steve W. Shepard non andavano d’accordo. Quello era un dato di fatto.
« Cosa vuole sapere? » chiese cercando di nascondere il fastidio che provava.
« Vorrei farle delle domande personali, ci possiamo allontanare? »
Lui annuì, se non fosse stato per le raccomandazioni ricevute da tutti di essere diplomatico con la stampa avrebbe rifiutato con un no secco. Così decise che l’avrebbe ascoltata, per darle poi una diplomatica risposta negativa a qualsiasi fossero le domande.
Andarono all’esterno, su un balcone. « Bene comandante Shepard, perché sta proteggendo Isabella Weaver prendendosi lei le colpe per qualcosa che non ha fatto? »
« Mi scusi? » Domandò lui genuinamente sorpreso.
« Il massacro del casinò Putin non fu un operazione andata male. È impossibile che lei ne fosse al comando, perché non si trovava sulla Terra. Non può aver diretto un operazione da un altro pianeta. »
« La versione ufficiale è vera. » disse lui, sapendo di mentire.
« Sono stata io a divulgare le prove che dimostravano che quel massacro fu un crimine di Isabella Noveria. »
Questo lo sorprese « Ah! » Fu il suo solo commento, lo stupore era autentico ma non aveva altro da dire.
« Dall’attacco alla Cittadella ad opera dei grigi ho dato tutta me stessa nel trovare prove che dimostrino i crimini del vicepresidente della Noveria Corps.  Non è un segreto che la fortuna che la Weaver ha accumulato sia quanto mai sospetta, di fatto ne lei ne Isabella hanno un vero passato. Solo poche informazioni, lo stretto indispensabile per crearne uno. Un velo che nessuno ha mai violato, adesso sappiamo che quella famiglia è composta da cloni e da un nuovo tipo di biotici. Per quanto abbia cercato non ho trovato altre informazioni, credo che lei ne sappia molto. »
« So quello che sa la stampa. »
« La smetta! Dov’è il suo senso del dovere? Sta proteggendo delle assassine e credo che lei lo sappia benissimo! Il suo compito è quello di proteggere le persone oneste di questa galassia. Dov’è il suo senso di giustizia? » urlò nevrotica la donna.
Lui l’osservò senza fare una piega « Se dovessi definire Olivia con una parola sarebbe altruismo, per Dasha Weaver egoismo, Isabella è rabbia…»
« Che significa? » chiese lei non capendo. Lui continuò «… Io sono l’indifferenza. Non mi interessa niente oltre le persone che conosco, la galassia e suoi mondi non hanno una reale importanza per me. Se le persone che compongono il mio universo personale stanno tutte bene, il resto non ha particolare valore. Quale che sia la natura di Isabella e della Weaver non m’importa finché non è un problema che tocca le persone a me care o il mio lavoro. Non mi interessa la giustizia se vuole dire rendere alcune di quelle persone infelici. Sono il comandante del I° reggimento I.D.G., siamo l’ultima soluzione, entriamo in azione quando il Consiglio vuole chiudere la questioni. Non salviamo, non proteggiamo, non agiamo segretamente, noi distruggiamo. Se ha lamentele di qualsiasi tipo le consiglio di rivolgersi agli enti preposti. » detto questo s’incamminò per rientrare in sala a godersi la festa, aveva il dubbio di aver detto più del dovuto, fecce spallucce. Non gli importava.
La giornalista gli fu nuovamente davanti, lo minacciava con un coltello « Isabella ha ucciso la persona che amavo, eravamo sulla Cittadella durante l’attacco, andammo sul tetto dell’edificio nella speranza di essere raccolti da una navetta. Lei era lì, ci ignorava, credevamo fosse un militare. Lui si avvicinò, le parlò, le chiese di fare qualcosa per far arrivare aiuti. Lei lo prese con una mano alla vita e lo buttò di sotto. Isabella non fece o disse niente, ma ricordo che sorrideva. »
Lui ci rifletté un attimo, nessun dubbio sul fatto che il phantom l’avesse fatto veramente. Il tizio se la sarebbe cavata, se solo non l’avesse infastidita. Di certo non era una scusa, ma di sciuro lui non voleva complicarsi la vita per un estraneo.
Osservando meglio il coltello che gli veniva puntato contro « È uno dei coltelli del buffet della festa? »
« Voglio sapere la verità! » urlò Henni.
« Mi sta minacciando usando un coltello da cucina? Capisco improvvisare ma questo è assurdo. »
Lui s’incamminò tranquillo, ignorò le sue minacce ad avvisi, quando lo colpì gli sfuggì un lamento per il dolore e passò oltre. Rimettendo con una mano apposto la divisa che si era stropicciata nel punto dell’impatto. Quei coltelli erano senza lama, non avrebbero potuto bucare la sua uniforme di gala figurarsi ferirlo. Si riunì alla festa come se niente fosse accaduto.
Henni rimase fuori cercando di riacquistare un aspetto presentabile, ancora non credeva a quello che aveva cercato di fare. Aveva veramente cercato di pugnalare una persona, lei non aveva pensato che quel coltello fosse inadatto, aveva davvero attaccato con l’intenzione di uccidere.
« Mi scusi. » lei sobbalzò a sentire quelle parole, votandosi vide una giovane con indosso una divisa militare, riconobbe Alexya Weaver.
« Torni a casa e dimentichi tutto, può ancora uscire da questa storia. »
« Ragazzina io…» non riuscì a proseguire, una paura improvvisa la invase. Perché? Quella ragazza la terrorizzava, al punto da paralizzarla. Com’era possibile? Non si era mossa, solo stava lì in piedi e la fissava immobile. Allora perché il suo corpo la tradiva e le faceva provare quelle sensazioni?
Alexya fece un balzo improvviso in avanti, Henni sentì la propria paura crescere. La ragazza le batté le mani con forza proprio davanti alla faccia, lei urlò di terrore e svenne.
Alexya sbuffò, non capiva come la gente comune cadesse così facilmente vittima della paura e del panico. Isabella non aveva tutti i torti a vederli solo come qualcosa da uccidere per divertimento.
La lettura del corpo permetteva non solo di capire i segni emessi da chi si aveva davanti ma anche di mandarli, i più delle volte le persone non li capivano almeno a livello cosciente.
Il subconscio invece li capiva perfettamente e la mente li elaborava, era come un vecchio programma rimasto nel cervello di tutte le razze senzienti nel corso della loro millenaria evoluzione. Se si conoscevano i segnali da inviare, si poteva far impazzire una persona con estrema facilità.
« Trish. » mormorò, la sorella comparve come dal nulla.
« Informa qualcuno degli addetti che una persona si è sentita male. »
« Ucciderla sarebbe una soluzione più sicura, un cadavere si può far sparire in molti modi. D’altronde il suo istinto omicida verso Steve era autentico. »
« È una bella festa. Certe cose vanno fatte nel posto e al momento giusto, per adesso mandiamola a casa. »
« È questa la conclusione a cui sei arrivata frequentando quella scuola militare? Non so se Isabella ne sarebbe convinta. »
« Lei no, Dasha si. Isabella si è definita un predatore e io… devo ancora scoprire la più adatta a me. Cosa diventa un predatore quando si evolve? Un professionista? Un soldato? Un guerriero? So solo che quando combatto, mi sento completa. È qualcosa di diverso da quando uccidevamo per divertimento.»
« Sorella, non posso dire di averci capito molto. Io e Diana non cerchiamo spiegazioni profonde quando uccidiamo, il divertimento dell’azione ci basta. So solo che se avessimo con noi le nostre spade, adesso penso proprio che ti attaccherei. Che magnifico incontro che sarebbe. » bisse Trish emanando un bagliore biotico.
« Vero. Rientriamo? Non ho ancora fatto il giro di tutti dei vassoi di tutte le portate. »
« Ti seguo! » rispose allegra Trish. C’era tempo per affrontarsi, entrambe lo sapevano e poi non volevano escludere Diana.
La festa continuava, Decunia e Dante parlavano con i loro nonni paterni adottivi. Dante era l’unico umano ad avere per nonni un turian e una quarian, senza dimenticare che erano le leggende viventi Garrus Vakarian e Tali vas Normandy.
I maschi avevano formato un loro cerchio e stavano chiacchierando. Stavano ascoltando una storia di Jeff “Joker” Monreau, al termine della quale risero tutti di gusto. Anche il vecchio John Shepard, che aveva ascoltato quella storia un infinità di volte, ma ogni volta il pilota cambiava qualche particolare.
Le donne avevano fatto qualcosa di simile, le chiacchiere vertevano tutte su Ilary. Volevano sapere che progetti avessero fatto lei e Steve.
Fu allora che Trish, provando a inserirsi nella discussione, disse « Anche Isabella e Dasha stanno provando ad avere un bambino. » scese un silenzio di tomba.
Isabella prese a braccetto Dasha e dichiarò « Vero! »
« Non so come classificare la notizia. » affermò IDA e non era la sola, ma solo il phantom sorrideva. Dasha aveva un’espressione contrita in volto. Olivia le diede di gomito « Che significa? Isabella, sa come funzionano certe cose? »
Per tutta risposta la Weaver puntò un dito contro Miranda Lawson « È tutta colpa sua e del Catalizzatore. »
« Potrei sapere che significa? » domandò l’accusata.
« Se non mi credete potete anche chiederlo ad Olivia visto che era presente. Quando abbiamo fatto riacquistare al Catalizzatore le sue capacità, ha analizzato Isabella e ha detto qualcosa sul modo in cui la Lawson è nata. Isabella ha sentito tutto, ha avuto l’idea di manipolare assieme i nostri DNA per farla rimanere incinta. »
Ancora silenzio, nessuna delle presenti sapeva cosa dire. Olivia, ricordava l’episodio, le mormorò in un orecchio « Non sarai d’accordo, voglio sperare? »
« Ovviamente no, ma non so come farglielo capire. »
Era un'idea folle, l’avevano capito tutti tranne Isabella. Ilary, nel tentativo di riuscirci, domandò ad Alexya e Trish « Voi ragazze che ne pensate? »
« Mi piacerebbe avere un fratellino o sorellina. » « Si anche a me. »
Isabella annuì convinta a quelle parole, mentre Ilary abbassava il capo mortificata sapendo di aver appena peggiorato le cose.
Forti e chiare giunsero dal gruppo dei maschi le parole di Steve « Facciamo una grigliata?! È passato più di un anno dall’ultima. »
Il volto di Isabella divenne furioso, un'aurea biotica la avvolse. Era offesa, nessun dubbio al riguardo ma nessuno sapeva il perché ma era certo chi fosse l’oggetto delle sue intenzioni.
Steve si sentì strattonare, voltandosi vide che era Olivia e solo allora si accorse di Isabella « Che ha? » chiese.
« Dovresti dircelo tu, cosa le hai fatto? »
« Niente, stavo chiacchierando con gli altri. »
« Steve, devi per forza averle fatto qualcosa. È successo quando hai parlato di grigliata. »
A lui tornò in mente che anche prima Isabella aveva detto qualcosa al riguardo. « Basta! » disse ad alta voce « Sarò onesto, non ricordo proprio cosa centriamo io, tu e una grigliata. Però sei invitata, se vuoi venire a quella che faremo. »
« Si. » Disse il phantom, calmandosi subito.
« Ok, ti faccio sapere dove e quando. »
« Magnifico, adesso però ci spieghi questa storia! » dichiarò Asiria al phantom, provocandola più di quanto si fosse mai concessa. Si sentiva abbastanza sicura per la presenza di Dasha e Olivia.
Senza problemi e per la prima volta in assoluto, lei lo fece « Steve una volta disse che avrebbe voluto fare una grigliata e chiamare tutti gli amici, visto che aveva dichiarato tale dovevo essere invitata. Non ho mai fatto una grigliata, ne ho ricevuto un invito per qualcosa. Ero curiosa. »
A Steve scappò una mezza imprecazione, ora ricordava e anche gli altri l’avevano capito. Era stata un idea del momento, niente di più, allora non aveva di certo pensato d’invitare Isabella o che a lei sarebbe importato. Per amici lui intendeva bel altre persone, però si parlava più di un anno fa.
Guardò il phantom, si ricordò che poteva capire qualcosa dei suoi pensieri solo guardandolo. Lei uccideva per piacere, quando non era per aiutare Dasha. Isabella si era aggregata al I° reggimento da oltre sei mesi e in qualche modo collaboravano senza troppi problemi.
Ripensò alla giornalista e alle sue parole. Mandò al diavolo lei, le sue parole e la giustizia. Conosceva Isabella e non quella donna, decise solo per questo che il phantom contava di più. Che la giornalista andasse a cercare la sua giustizia da qualche altra parte.
« Squadra, almeno finché non dobbiamo ucciderci. » disse lui porgendo il pugno, lei fece altrettanto e i loro pugni si toccarono. Su quella frase era nato il loro rapporto. Un giorno, forse, avrebbero cercato di uccidersi, fino ad allora tanto valeva andare d’accordo.
« Magnifico! » dichiarò Dasha e spinse via Isabella dicendole « Perché non andate a discutere su dove fare la vostra grigliata. Via! Via! »
Allontanata così Isabella si voltò verso gli altri « Adesso aiutatemi a trovare una soluzione perché Isabella rinunci alla sua idea di rimanere incinta. »
« Chiediamo a Steve di provvedere. » annunciò divertita Asiria. Dasha e Ilary però non la trovarono divertente, la guardarono proprio malissimo.
Mentre cercavano una soluzione, altri erano arrivati anche se in ritardo a causa della lentezza dei trasporti militari.
« Possiamo fare compagnia alle ragazze più belle della festa? » Chiesero due giovani militari, alle Weaver. Furono accolti da vera gioia dalle due sorelle che rividero con piacere Henry e William Coats. Ad accompagnarli anche Taiga, con i suoi genitori: James e Jack.
Taiga Vega indossava un'uniforme identica a quella di Alexya e non a caso. Anche se più giovane era riuscita ad iscriversi alla stessa scuola militare dell’amica.


*****


Dopo la vittoria ,vi era una necessità impellente di militari. L’Alleanza aveva abbassato l’età minima per arruolarsi, le scuole militari quella per iscriversi. Così anche Taiga vi era riuscita.
Con la distruzione dell’Accademia Grissom la ragazza aveva deciso che doveva dare una svolta alla sua vita, non aveva idee e infine aveva deciso per quello. Che fosse buona o cattiva quell’idea le avrebbe dato quello che cercava e si sentiva pronta a qualsiasi conseguenza.
Al suo primo giorno di frequentazione, scoprì che Alexya dominava gli altri studenti della scuola. Sicura e determinata aveva affrontato gli altri iscritti anche degli anni superiori, non li aveva battuti ma umiliati. Singoli o in gruppo, armati o no, li aveva  sconfitti senza neanche usare i suoi poteri. In tutta la scuola si respirava un evidente ostilità contro di lei di cui la ragazza si rendeva conto, trovandola divertente.
Lei la rimproverò, quelle persone erano loro compagni. Le rispose che potevano anche esserlo ma quello non cambiava che per lei erano privi di valore.
Taiga la sfidò il giorno stesso, non aveva un motivo preciso, semplicemente non voleva che Alexya la vedesse sempre e solo come l’amica degli anni alla Grissom.
Sapeva di non poter vincere per questo decisero che avrebbe vinto se fosse riuscita a mettere a segno un solo colpo. Non c’erano limiti di tempo.
I loro combattimenti divennero giornalieri, nel giro di tre mesi Taiga imparò ad incassare sfruttando i suoi radi poteri biotici per ridurre i danni. Si era anche guadagnata il rispetto degli altri studenti che tifavano per lei, ma non per questo era contro Alexya.
Alcuni non colsero questa sottigliezza, quando parlarono male dell’amica davanti a lei scoppiò una rissa e tutti si guadagnarono diversi giorni di punizione.
Due mesi dopo Taiga riuscì a immobilizzare Alexya, dandole una testata che le spaccò il labbro superiore.
Aveva vinto, come pattuito Alexya cambiò il suo modo di fare seguendo i consigli dell’amica e la sua vita scolastica mutò in meglio, cominciando ad avere un significato.
Sebbene non mancassero i contrasti, ma avere qualcuno che tenesse testa ad Alexya almeno come carattere era ciò di cui la ragazza aveva bisogno.
Successe anche una cosa che Taiga proprio non aveva previsto, l’amica prese gusto ad abbracciarla ovunque fossero. Ogni volta le chiedeva sempre la stessa cosa, di rilasciare i suoi poteri biotici perché lei li trovava adorabili. Non era la prima volta che glielo sentiva dire, era un po’ fissata nel dire che i suoi poteri erano “ adorabili”. Anche perché lei non sapeva cosa significasse, non era qualcosa che normalmente una persona diceva a un'altra.
Alexya si era anche spinta ad accarezzarla mentre erano sotto la doccia in comune, con anche altre compagne presenti, come ogni Weaver anche lei non aveva problemi di pudore.
Da quel momento si era chiesta più volte quali fossero le inclinazioni sessuali dell’amica, visto la relazione tra Dasha e Isabella forse non sarebbero stato così strano che anche lei avesse i medesimi gusti. Però non capiva se lei si comportasse in quel modo solo per divertimento o se vi era dell’altro, poi non sapeva quali fossero i propri sentimenti


*****


Subito presero a chiacchierare fra loro, mancava solo Diana a completare il gruppo ma l’avrebbero vista tra poco.
Henry e William spiegarono che erano più che soddisfatti della loro vita da militari, lamentandosi però di non aver fatto ancora niente di “figo”.
Alleanza li avrebbe voluti in un lavoro di intelligence ma avevano rifiutato per un posto da comune soldato, volevano la prima linea.
Trish raccontò delle sue esperienze nella nuova scuola e di aver fatto amicizia con un asari.
« Che tipo è? » chiese William.
« Piuttosto scontrosa, penso sia dovuta al fatto che è cieca per via dell’eezo. »
« Sul serio? » domandò Taiga perplessa perché le asari erano biotiche naturali, nelle altre specie capitavano mutazioni ma non aveva mai sentito che potesse succedere anche alle asari.
« È una malformazione piuttosto rara, è dovuta a eezo che si cristallizza sui nervi ottici. Però è un artista fantastica, realizza statue di cera con i suoi poteri che usa con una sensibilità e una precisione incredibili. È per lei che ho cominciato a frequentare lezioni d’arte facoltative. Sto imparando diverse cose nuove. »
« Questo è sorprendente, considerando quali siano già le tue doti non credevo avessi qualcosa da imparare sui poteri biotici. » - Spiegò Henry. - « Isabella che ne pensa? »
« So usare i poteri in battaglia, non significa che sia brava a usarli in situazioni diverse. A Isabella non ho detto ancora niente, è una sorpresa per il futuro quindi tenete il segreto. »
« Su Henry, andiamo a salutare mamma e papa. » Gli disse il fratello.
« Siete arrivati, fatto buon viaggio? Vostro padre è di la a discutere di grigliate o roba simile. Qui abbiamo una piccola emergenza. » spiegò Miranda.
« Che tipo di emergenza? » domandò Jack.
« Isabella vuole avere un figlio da Dasha, stimo cercando un motivo per dissuaderla. »
« Aggiornatemi! » disse Jack infilandosi in mezzo, Vega preferì andare a parlare di grigliate « Ehi! Campione, che fate? » chiese a Dante.
« Stanno scommettendo su chi sia il più forte? »
Isabella si stava cimentando in una prova di forza con Mordin, lei stava naturalmente usando i suoi poteri. Si stringevano le mani cercando di stritolare quella dell’avversario fino a quando non cedeva. Entrambi sorridevano mentre gocce di sudore solcavano la fronte di entrambi, Isabella però appariva molto più affaticata, non essendo avvezza a uno sforzo di quel genere.
« Ciao suocera, la mia ragazza sta bene? » domandò disinvolto Henry a Dasha, ormai lui e Diana stavano insieme da qualche tempo.
La risposta che ricevette fu un silenzioso e gelido sguardo, lui batté in ritirata. C’erano cose che la signora di Noveria non era ancora pronta ad accettare.
« Buonasera. » disse un asari che nessuno conosceva, ma tutti sapevano chi fosse l’altra asari che l’accompagnava: Aria T’Loak.
Le asari di Divisione N fecero una linea, Irixa era in testa. La linea della sicurezza si aprì facendo passare Dasha Weaver « Niran Jado, spero che mia figlia stia bene? » chiese ignorando del tutto Aria, una provocazione calcolata. Fare affari assieme era una cosa, sopportarsi altro.
« Certo. Le sono arrivate notizie contrarie al riguardo? » domandò Niran, era un asari con più di ottocento anni sulle spalle. La sua epidermide era di color verde acqua, in volto non portava nessun tipo di disegno. Era anziana, quelle cose andavano bene per i giovani. Lei non sarebbe sembrata più bella usandoli. Queste erano le sue ragioni.
Attualmente Diana viveva come sua ospite su Thessia.

*****


Dasha Weaver e Aria T’Loak avevano stretto un accordo di cui nessuno conosceva il contenuto. Ma la Regina di Omega aveva chiesto alla Signora di Noveria una dimostrazione di fiducia.
L’incontro avvenne di persona, su Omega, all’Afterlife, in casa di Aria. Pochi i presenti, Isabella per Dasha e nessuno per Aria.
Dasha aveva dimostrato coraggio venendo con solo Isabella, che da sola era già una minaccia enorme. Aria non avrebbe dimostrato di averne di meno, rimasero così in tre a discutere in una stanza da cui si vedeva la gente ballare nel locale.
La richiesta dell’asari rese la Weaver furiosa, era inaccettabile. Sua figlia non era un oggetto da barattare. La situazione stava prendendo una brutta piega, ma improvvisamente Isabella disse « Diana, che ne pensi? »
La diretta interessata apparve, disocultandosi. Indossava la classica armatura da phantom, di cui si tolse il casco per mostrarsi.
Aria e Dasha la fissarono entrambe stupite.
« A me sta bene la proposta di Aria. Alexya e Trish hanno trovato una loro strada per il futuro, io non ho idea in particolare. In mancanza d’altro voglio provare questa alternativa. Sarà figo vivere su Omega! »
La ragazza si era imbucata di nascosto, arrivando anche lei assieme a Dasha e Isabella. Perdersi un viaggio a Omega? L’incontro tra Dasha e Aria? C’erano troppe possibilità eccitanti perché Diana Weaver rimasse seduta in attesa.
Riuscì a salire sulla nave, avendo ottenuto prima la collaborazione di Isabella. Non aveva la possibilità di rimanere nascosta sulla nave se c’era lei. La donna si trovò costretta a cedere alle insistenti richiesta della ragazza.
Con un certo disappunto di Diana, ma con sollievo di Dasha, lei non avrebbe vissuto su Omega ma su Thessia, in un elegante e tranquillo quartiere in una capitale di una repubblica asari.
Quando entrò in quella casa incontrò Niran. Negli ultimi cinquecento anni aveva svolto sempre lo stesso lavoro, quello di tutrice. Era stata lei a educare una giovane Aria T’Loak.
Per poi rimanere in quella casa di proprietà della famiglia della sua allieva, di cui ne divenne la custode.
Indipendentemente da chi fosse Diana Weaver, Niran sentiva su di sé il compito di educarla.
Prima problema era un’umana, vivevano circa un secolo. Il suo programma di studio era pensato per un asari, con una vita media di mille anni il tempo non mancava. Ridusse il suo programma di studio all’osso. Pensando però che ai giovani di tutte le razze piacevano le stesse cose, iniziò con qualcosa che Diana potesse apprezzare.
La prima lezione durò due ore, aveva come argomento l’uso delle armi da fuoco. Tutte le asari da giovani si lanciavano in avventure pericolose, saper usare le armi in maniera adeguata era fondamentale. Anche Niran ci era passata, come mostravano le ventidue medaglie per atti di valore in diverse imprese militari.
A queste lezioni se ne affiancavano altre più classiche come storia, geografia, danza ecc… il tutto accompagnato da numerose uscite. Se si trattava di un luogo storico lo andavano a visitare, optando eventualmente per qualche museo.
Niran si accorse fin da subito che Diana era un’allieva straordinaria, finché rimaneva interessata a qualcosa non c’era cosa che non riuscisse ad apprendere. Decisione e carattere non le mancavano, era un po’ carente di pazienza ma presto avrebbe dovuto insegnarle anche quella.
Quando la ritenne pronta, fu lei a spingerla a tentare l’iscrizione all’accademia di Armali. Non tanto perché la frequentasse, ma perché si ponesse un obiettivo. Diana non aveva ancora una visione chiara del suo futuro, quello, in mancanza di meglio, quello era qualcosa su cui poteva concentrare le sue energie. Quando avesse trovato un suo obiettivo, avrebbe potuto decidere come meglio preferiva se continuare o smettere.


*****


« No, anzi mi risulta che si stia divertendo. So che lei le tiene lezioni aggiuntive su ogni materia, fate molte gite. » rispose Dasha.
« Diana è una studente ammirevole, solo non sopporta i muri di una stanza scolastica. Se non si sente libera non riesce a brillare. Se incanalate le sue energie in modo corretto, quella ragazza non ha limiti.»
« È una caratteristica di famiglia. »
« Non dubito visto le forti personalità da cui è circondata. Sono certa che darà una prova esemplare questa sera. »
« So che le ha promesso un premio, se avesse eseguito un balletto perfetto. »
« Una gita a un tempio Justicar dove si praticano le più antiche arti biotiche asari, purtroppo dovremmo rimandarla. Non è qualcosa di aperto proprio a tutti i turisti, quando hanno saputo che avrei portato un’umana hanno rifiutato. »
Dasha spostò lo sguardo su Myr per un secondo, fu sufficiente. Il direttore di Thessia, abbastanza vicino da poter ascoltare senza essere invadente, fece un inchino e si mise al lavoro.
« Non disperi, magari sarete fortunate e cambieranno idea. » commentò Dasha, facendo cenno di unirsi al loro gruppo.
Aria non aveva di certo aspettato i comodi della Weaver, senza dire niente si era avvicinata  ad Olivia, quando la vide avvicinarsi dopo aver parlato con Niran « Dasha, quasi temevo che non saresti venuta a questa festa o che non ti facessero entrare, i bottegai di solito rimangono alla porta. »
Un sopracciglio della Weaver ebbe un fremito. Stava per rispondere ma Aria non aveva finito « Un figlio tuo e di Isabella? Sul serio? » chiese divertita.
Dasha diresse su Olivia uno sguardo truce che lei fece finta di non vedere, mettendosi a parlare con Asiria.
Passi pesanti di chi aveva fretta ed era arrabbiato risuonarono sul pavimento.

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Capitolo 39
*** Gran festa ad Armali parte 2° ***


Tevos stava arrivando accompagnata da Bakara, con loro Balak. La prima era presente in rappresentanza del Consiglio, la seconda era una semplice invitata alla festa a cui partecipava per la presenza di numerosi amici.
L’asari era lieta che fosse presente, questo le aveva permesso subito di informarla degli ultimi fatti. Infine andarono a chiedere spiegazioni a Balak, che per poco non fece una scenata ma Tevos lo zittì bruscamente.
La Consigliera asari era furiosa quando si parò davanti alla Weaver, alzò il braccio per calarlo con forza. Dasha sorrise sprezzante sia prima che quando il colpo non arrivò « Consigliera Tevos se voleva farmi aria per rinfrescarmi doveva dirmelo, Isabella avrebbe potuto pensare che voleva colpirmi. »
Il phantom aveva bloccato il braccio di Tevos a brevissima distanza dal volto della Weaver, incombendo sulla consigliera più minacciosa che mai.
La quale odiava la Weaver come non mai in quel momento, soprattutto per la sua espressione sicura di chi sapeva che quel colpo non sarebbe mai andato a segno.
« Consigliera, vuole davvero che il mercato dello spazio asari apra domani con un ribasso di dieci punti? Un prezzo un po’ alto per un semplice schiaffo. » chiese sarcastica Dasha.
« Prende i consiglieri per stupidi?! » - Gli urlò contro Tevos - « Sappiamo perché ha aiutato i batarian, cosa cercava veramente. »
« Comandate Olivia arresti Dasha Weaver per traffico illegale di tecnologia di razziatori! » ordinò la Consigliera.
La tensione divenne palpabile, nessuno era armato, vi era la sicurezza tipiche delle grandi occasioni ma Dasha aveva Isabella e le guardie di Divisione N. Olivia si avvicinò con calma mettendosi tra le due « Non credo proprio.» rispose alla consigliera.
Quelle parole spiazzarono Tevos, si sentì schiacciata dall’angoscia. Cos’era successo? Olivia si era fatta corrompere da Dasha? Possibile? Si era sbagliata fino a tal punto su dei lei?
Guardò la Weaver e il suo sorriso, si sentì schiacciata in una morsa oscura e gelida. Ogni cosa le sembrò oscurarsi, percepì correnti fredde di vento quando non avrebbero dovuto essercene.
Sentì una mano sulla spalla, era Olivia, le sorrideva « Va tutto bene, si calmi. La Noveria Corps ha recuperato il levitano di Dis. Il razziatore che i batarian avevano trovato e tenuto nascosto anni or sono, motivo principale della loro caduta in disgrazia. A quel tempo non si sapeva cosa fosse il processo d’indottrinamento, non si accorsero che esso era attivo, anche se il razziatore non era operativo. »
« Cosa significa? » chiese Tevos, veramente confusa dal fatto che Olivia sapesse già tutto.
« Lasciamo che sia il comandante Olivia ad occuparsene. » dichiarò Bakara mettendole una mano sulla spalla a sua volta.
« Dunque, ti sei procurata un razziatore. » asserì tranquilla Olivia a Dasha.  « Mi chiedevo cosa ti avesse spinto ad accettare la richiesta del governo batarian. »
Per niente impressionata la Weaver rispose « È solo una risorsa come tante altre, è stato il governo locale a chiedermi di prenderla in affidamento e gestirla. Attualmente non sto violando nessuna legge, Khar’shan non è un pianeta su cui sono in vigore le leggi del Consiglio. Ovviamente se il mio committente ritirasse l’incarico abbandonerei, ma non credo che il governo batarian abbia questa intenzione. Balak, lei cosa dice? »
Il batarian sentì su di se il peso di tutto quello sguardo, occhi neri che non mostravano pietà.
« Sapevi che il Leviatano era conservato in una struttura militare sotterranea? » chiese con tono stranamente divertito Olivia.
« È lì che l’abbiamo trovato. »
« E che queste strutture sono in genere dotate di un meccanismo di autodistruzione? » adesso il tono era di qualcuno soddisfatto.
« Che vorresti dire? » domandò Dasha tradendo un istante di preoccupazione.
Olivia tirò fuori una trasmittente dal vestito « Per voi, in diretta da Khar’shan, l’elemento più valido della mia squadra quando si tratta d’infiltrazioni: Areno Ka’hairal. »
Balak sobbalzò a sentire il nome del figlio. Olivia andò avanti a spiegare « Il segnale passa attraverso un canale apposito, ho dovuto chiedere non pochi favori per una trasmissione in diretta da un posto così remoto. Un ringraziamento particolare a Pars vas Lippi, il miglior ingegnere che abbia mai incontrata e a tutto il Consenso geth. »
« Areno, mi ricevi? Dove sei? »
La voce roca del batarian risuonò forte e chiara « Nella sala di comando secondaria, della struttura dove è tenuto il Leviatano. Sono pronto ad attivare il meccanismo di autodistruzione. »
« Che sta succedendo? » gridò a denti stretti la Weaver, era furiosa.
Olivia le sorrise soddisfatta « Il tuo errore è stato affidarti a Isabella per trovare il Leviatano, per usare il suo eezo 19 per rintracciare quello presente nel nucleo del razziatore. Quello e una chiacchierata con i miei genitori sono stati la chiave per capire cosa stessi cercando. Quando hai realizzato una nave, con i motori dei grigi, per raggiungere e riparare il portale di quel sistema Areno si è infiltrato a bordo. Sapevo che con Isabella sarebbe stato troppo pericolo agire, per questo gli ho detto di non fare niente fino a quando lei non fosse tornata indietro. Non ti saresti separata da lei, un minuto più del necessario. Una volta partita Areno è dovuto semplicemente scendere sul pianeta, scoprire la località e in che versione versasse l’autodistruzione. In ogni caso avevamo tempo, abbiamo deciso di non fare niente fino a quando il portale non fosse stato riparato. Non volevamo compromettere il ritorno dei batarian sul loro pianeta natale. Il portale ormai è funzionante anche se la notizia non è stata resa pubblica. Una nave della Noveria Corps è entrata da poco nel sistema per prelevare e trasportare in segreto il razziatore. » - e parlando nel ricevitore - « Areno attiva l’autodistruzione, dai tempo e l’allarme affinché tutto il personale della Noveria Corps evacui. Non voglio morti, solo distruggere il razziatore. »
« Ricevuto, timer impostato a venti minuti, adesso è impossibile da bloccare. Scappo, ci sentiamo all'esplosione. » la comunicazione cadde.
« Cosa vuoi? » se lo sguardo potesse uccidere quello di Dasha avrebbe ucciso Olivia all’istante, ma gli occhi verdi di lei non si abbassarono. Reggeva senza problemi quel confronto.
« I tuoi uomini su Khar’shan non sono stati con le mani in mano, so che hai asportato e prelevato il nucleo e il cervello del razziatore. Ammetto che la loro ubicazione mi è sconosciuta, potrai tenerli, in più questa faccenda sarà insabbiata e la Noveria Corps ne uscirà pulita. Avrei lo stesso la gestione del pianeta Anhur, questo dovrebbe coprire ogni costo.»
« Che sta dicendo? » mormorò incredula Tevos, Bakara la bloccò facendole no con la testa. La krogan si fidava del giudizio di Olivia.
« Che le piaccia o no consigliera Tevos, non possiamo liberarci della Noveria Corps e di Dasha su due piedi senza avere conseguenze deleterie per tutti. Inoltre a lei basterebbe una telefonata e ovunque siano quelle parti sparirebbero o verrebbero distrutte insieme a tutte le prove, vi sono troppi posti dove potrebbe averli nascosti. In più mi servirebbe un esercito, perché non credo che Isabella se ne starebbe tranquilla. » spiegò Olivia e tornando a concentrarsi su Dasha « Non è un cattivo affare quello che ti propongo, in cambio voglio l’annullamento del contratto di schiavitù dei batarian. Accetti? »
Passarono istanti che sembrarono interminabili, quelle due donne si fissavano senza cedere. Dasha si rivolse a Balak « La Noveria Corps potrà fare affare su khar’shan come qualsiasi altra compagnia. Riceverà un documento in cui lei ringrazia me e la Noveria Corps, dovrà essere letto al pubblico quando sarò io a comunicarglielo. »
Il batarian guardò Olivia che fece cenno affermativo con la testa, il batarian bofonchiò un "si" accettando quelle condizioni.
La Weaver aggiunse ancora « Balak, mi sono divertita a ridurre il suo popolo in schiavitù è stata la mia vendetta per avermi umiliata in passato. Le consiglio di non rifarlo. » lui riuscì solo ad annuire.
Dasha accese il proprio omnitool, richiamò il documento in questione e davanti ad Olivia lo cancellò.
Balak tirò un sospirò di sollievo, il suo popolo era libero e sul proprio pianeta natale.
Dasha diede una notizia inaspettata « Nucleo e cervello sono su Rakhana. Ho pensato fosse troppo pericolo compiere studi su Noveria. Un pianeta inabitabile, con un ambiente collassato mi sembrava il posto giusto. Sono anche disposta a far ispezionare tutto da agenti del Consiglio, ad avere personale loro in loco tutto il tempo. »
Olivia prese quelle notizie come fossero un dono avvelenato « Sai che sarà esattemene quello che succederà, perché dirmelo se volevi tenere tutto nascosto? Perché se ti era d’aiuto un pianeta inospitale la tua compagnia sta lavorando per renderlo nuovamente abitabile, collocandovi già una piccola comunità drell? »
« Se la mi compagnia può tenere il cervello e il nucleo del razziatore, mi sta bene avere la supervisione del Consiglio. Per il resto…chissà…» adesso era Dasha a sorridere divertita.
« Ci siamo! » annunciò Areno dal trasmettitore. L’esplosione del boato giunse imponente anche attraverso esso. Il levitano di Dis era perduto. « Missione compiuta, tutto il personale della Noveria Corps ha evacuato. Torno a casa. »
« Ben fatto e grazie. » rispose Olivia, sorrideva mostrando una certa arroganza.
« Penso che vi sia un'ultima cosa che avete bisogno di sapere. » - annunciò Dasha -  « Un quarto dell’eezo 19 del nucleo del razziatore è depositato presso i volus, nelle loro banche su Irune. Ho chiesto un prestito e dato quello in garanzia.»
« Sei impazzita, vuoi forse biotici volus aeezo 19? » chiese allibita Olivia, pensando a tutto il lavoro fatto, anche con l’aiuto di Dasha, per bloccare ogni ricerca su biotici a eezo 19.
« Mi prendi per stupida? L'eezo 19 è semplicemente depositato presso di loro, come ho detto è una garanzia che avrei pagato il debito. Eezo 19 non ha al momento una vera utilità pratica, ma ha un potenziale enorme, in più quello che ho depositato ha una purezza perfino superiore a quello di Isabella. Questo lo rende unico, quindi immensamente prezioso. »
Ad Olivia stava venendo un feroce mal di testa, nel tentativo di capire tutte le informazioni che le aveva dato. Glielo leggeva in faccia, sembrava dire “Forza, prova a capire cosa voglio fare.”
Sorrise « Sarà per un'altra volta. » affermò a un tratto sorprendendo Dasha « Qualsiasi cosa tu voglia fare, in questa galassia vivono le tue figlie. Non faresti mai niente che potesse compromettere la loro felicità. »
Dasha respirò profondamente e ritrovò la calma, la tensione calò. Chi si era accorto di cosa stava accadendo e sapeva poté rilassarsi. Isabella si accoccolò contro Dasha come se niente fosse successo.

« Ho bisogno di una boccata d’aria. » disse Tevos congedandosi, uscendo all'aperto. Sudava, era agitata, sentiva il bisogno di trovare la sua proverbiale calma o di fare una scenata spaccando qualcosa. Si appoggiò alla ringhiera di un balcone.
« Posso aiutarla? » chiese Bakara pacatamente.
« Io…no,grazie. Ho solo bisogno di stare sola, di riflettere. »
La krogan si sedette su una panchina li vicino, a braccia conserte e occhi chiusi. Tevos sentiva il soffio regolare del suo respiro. « Come ci riesce? » domandò l’asari.
« Mi siedo, mi concentro e respiro. »
Tevos scosse la testa, si voltò a guardarla « Lei è un'amica della famiglia Shepard, era stata informata? »
« Non più di lei. »
« Eppure lei è rimasta calma. »
« Ho fiducia in Olivia. »
« Questo le basta per sopportare Dasha Weaver e la sua mancanza di rispetto? I suoi continui tentativi di aggirare la legge? »
« Lei proprio non sopporta Dasha Weaver. »
« Sopportarla? La detesto, la trovo irritante sopra ogni cosa. Lei e la sua società sono nate da un ricatto che abbiamo subito da lei, in un momento di necessità. Si è sempre data importanza. Non una volta ha mostrato del rispetto per il Consiglio. Parliamo di una ex criminale. Arrogante, sprezzante verso ogni istituzione. I suoi modi più gentili contengono appena la sua boria. La cosa più seccante è che non posso neanche dire che questa sua altezzosità sia infondata. »
« Ha mai provato a essere gentile con lei? » chiese Bakara sorprendendola.
« Vorrà scherzare! »
« Dasha Weaver pecca d’arroganza, le do ragione, ma lei ha mai fatto qualcosa per cambiare questa situazione? La fatta perfino rapire mentre stava venendo a negoziare al Consiglio, Dasha ha le sue colpe ma anche lei. Sa perché invitai la Weaver su Tuchanka? »
« Perché sperava in qualche grande investimento. Krogan agricoltori, ancora difficile crederci. »
« Sbagliato, è solo stato un gesto di gentilezza. Non avevo secondi fini. Quando Dasha mi disse che voleva un incontro d’affari, proprio nel mezzo del suo viaggio di nozze, ho rifiutando dicendo che non ve ne sarebbero stati fino a conclusione. La Weaver è bravissima a crearsi alleati capendo cosa vogliono veramente e dandoglielo, ma cosa vuole Dasha Weaver? Se le mai chiesta consigliera Tevos? » lei fece di no con la testa.
La krogan le diede la risposta « Essere trattata per quello che è, la donna più ricca della galassia. Un riconoscimento ai suoi meriti. Dasha Weaver è stata una criminale, ma continuare a trattarla come tale serve solo a incattivirla. Un gesto gentile con lei vale più di mille minacce, non sto dicendo che basta ammansirla con qualche complimento. Ma lo sappiamo bene che appena fuori dall’apparente sicurezza delle leggi vige la regola del più forte. Dasha Weaver sta semplicemente giocando secondo le regole non scritte che vigono nella parte più nascosta della società. Sono in molti a farlo, Dasha è solo più in gamba della media dei giocatori. »
« Crede davvero che Olivia W. Shepard riuscirà a tenerle testa? »
« Si. »
Lei alzò lo sguardo al cielo, rimanendo a lungo in silenzio.
« Tevos, se vuoi fregare Dasha sarei ben lieta di darti qualche consiglio. » dichiarò Aria facendosi avanti e attirando tutta l’attenzione su di se.


*****


In sala Steve si avvicinò a sua sorella « L’abbiamo scampata anche questa volta? »
« Pare di si. »
Le luci tremolarono un istante prima di spegnersi, solo quelle del palco rimasero accese. Le studentesse asari facevano il loro ingresso.
Il palco era stato cosparso di eezo, quando iniziarono a ballare fecero uso dei propri poteri biotici. Il minerale si illuminò cominciando a fluttuare in aria, seguendo i movimenti delle ballerine. Creando una coreografia da sogno.
A Dasha Weaver di quello non importava niente. Tra una cinquantina di asari tutte blu, i capelli biondi di sua figlia sarebbero dovuti spiccare. Le cercava ma non la vedeva. Alla fine anche Trish si voltò verso di lei, chiedendo dove fosse la sorella.
Lei non ebbe altra scelta che chiedere a Niran una spiegazione, Diana sarebbe entrata dopo? Ma l’anziana tutrice le spiegò che non era così, le studentesse entravano tutte assieme.
Dasha si stava agitando, forse un po’ spaventando, dove si trovava sua figlia? Isabella le era vicino, sentire la sua mano nella propria la tranquillizzò. « Myr! » Ddsse chiamando il proprio direttore.
« Calma. » le disse Olivia avvicinandola « Il posto è sorvegliato, non può esserle successo niente di male. »
Lei annuì, Alexya la chiamò dicendole « Lascia che ci pensiamo io e Trish a trovarla. »
Acconsentì. Le due sorelle si mossero, trovarono Taiga, Henry e William raccontando l’accaduto. Gli amici si unirono alla ricerca. Eezo di Diana avrebbe reagito a quello delle sorelle, ma con tutti i biotici presenti in sala e l’eezo usato nello spettacolo avevano bisogno di essere più vicini del normale. 
William propose di cominciare a cercare da dietro le quinte, dove in teoria, la ragazza avrebbe dovuto trovarsi per tutto quel tempo.
Non li lasciarono passare, l’ingresso era solo per il personale autorizzato. Alexya e Trish brillarono di luce biotica, pronte a prendere la situazione di petto.
« Ferme. » disse Taiga mettendosi in mezzo « Ci pensiamo noi. »
Le due sorelle passarono senza problemi, grazie al diversivo creato. I gemelli avevano cominciato a fare a botte, mentre Taiga urlava “aiuto, aiuto” richiamando la sorveglianza.
Di colpo entrambe si fermarono davanti a una porta chiusa, sopra vi era scritto camerini. Diana era lì dentro, nessun dubbio. Il rumore di uno scatto segnalava che la porta era appena stata chiusa a chiave.
« Diana? Sei tu? » chiese dubbiosa Alexya. Il saper percepire l’eezo funzionava nelle due direzioni, Diana sapeva benissimo che erano loro. Quindi non capiva perché si sarebbe dovuta chiudere a chiave, senza contare che essendo biotici potevano sfondare la porta o trasportarsi attraverso essa.
« Via! Sto bene, ma non voglio vedere nessuno. » gridò attraverso la porta.
« Diana, per favore, esci. » disse Trish
« No, non voglio vedere nessuno. Mi vergogno. »
Alexya era pronta a sfondare la porta, quel comportamento infantile la irritava, Trish la ricondusse più a miti consigli. Sapeva bene che quelle due avrebbero finito per litigare, a seguire quella strada.
Visto che Diana stava bene, tornarono indietro per spiegare la situazione a Dasha.
« Che cosa significa che non vuole uscire perché si vergogna? » chiese sottovoce, con lo spettacolo in corso c’era silenzio e buio, veniva spontaneo farlo. Senza Diana per lei quell'esibizione non aveva il minimo valore.
Le sorelle ammisero di non saperlo. « Adesso basta! Myr, andiamo dietro alle quinte! »
Il direttore passò parola ad Irixa, le asari di Divisione N aprirono la strada senza tanti complimenti.
« Diana sei qui? » urlò Dasha davanti alla porta, vi era solo la famiglia Weaver. Visto che si trattava di una faccenda familiare gli estranei erano rimasti fuori. Olivia era impegnata con Miranda e Martyn, a far si che i gemelli fossero perdonati.
« Si. » rispose mogia.
« Apri! »
« Non voglio vedere nessuno. » quella frase per Dasha segnò il culmine dell’ansia che poteva provare. Per abitudine non girava mai disarmata, il suo omnitool aveva anche una funziona lama, un modo discreto per avere un arma anche quando era impossibile averne una indosso con un vestito elegante.
La lama olografica scassinò la serratura elettronica e lei entrò. Diana era accovacciata su una sedia, con il viso segnato dal pianto.
Dasha fu subito da lei « Dimmi solo che stai bene, dimmi solo questo, qualsiasi altra cosa sia successo ti giuro che la sistemiamo. Lascia fare a me. »
Lei scoprì di tremare per quanto si sentiva nervosa. Aveva appena trattato un accordo di vitale importanza con il Consiglio e Olivia quasi divertendosi, ora vedere Diana che piangeva le provocava un’ansia da capogiro.
« Sto bene. » borbottò la ragazza, Dasha poté tornare a respirare.
« Cos’è successo? Perché non sei sul palco? »
« Hanno detto che non potevo. » mormorò la ragazza tra un pianto, un singhiozzo e quello seguente.
Dasha non capiva « Ma se indossi anche lo stesso vestito di tutte le altre. » Diana portava lo stesso abito bianco da cerimonia delle asari sul palco « Non mi hai mai detto ci fossero problemi. »
« Non ve ne erano. »
« Diana, spiegati perché non capisco. »
« Non è successo niente, andava tutto bene. Mi ero appena messa il vestito, mancava poco all’inizio e l’insegnate mi ha detto che non potevo esibirmi perché ero umana. Mi sono sentita malissimo. Avevo scritto a tutti quelli che mi sarei esibita, mi sono vergognata, non sapevo cosa fare, solo che non volevo guardarli in faccia. Per questo mi sono chiusa in camerino.»
Dasha la strinse a se, permettendo che si sfogasse sul suo vestito da sera. Poteva comprarne a centinaia, sua figlia aveva la precedenza. In corpo sentiva una rabbia di un tipo mai sperimentato.
« Vieni Diana, raggiungiamo gli altri. Inutile rimanere qui. » uscì con la figlia aggrappata al suo vestito, sembrava di essere tornati anni addietro quando le aveva appena prese con se.
Non poté evitare di spiegare l’accaduto agli altri, Niran si sentì responsabile « Sono allibita e amareggiata che sia successo. Ho fallito come tutrice della ragazza, in passato ho avuto l’onere di insegnare in questa stessa accademia e non credevo che simili comportamenti potessero accadere. Se Diana vorrà rimanere sotto la mia tutela fintanto che sarà su Thessia , provvederò subito a cercarle un nuovo istituto. Questo non mi esenta dalle mie mancanze. »
« No Niran, tu sei una brava insegnante. Non hai colpe. » le disse Diana avvicinandosi.
« La ringrazio per la compressione. »
La storia aveva lasciato l’amaro in bocca un po’ a tutti, sia a chi non era asari che a chi lo era. Asiria e Liara erano sconcertate.
Nel suo modo diretto Steve le chiese « Cosa vuoi fare? Questa è una festa ufficiale, io e altri siamo qui per le cariche che ricopriamo. A questo punto la presenza l’abbiamo fatta, per me possiamo anche andarcene. »
Tutti furono d’accordo con lui, per molti dei suoi amici essere in tiro era solo un fastidio. Quelle feste erano stancanti.
Diana ci rifletté un istante, guardò il palco e sentì la rabbia montarle in corpo. « Vorrei mostrare quello che so fare, fargli vedere quanto sono più brava di loro e continuare a frequentare questa accademia solo per sfregio nei loro confronti. » disse alzando la voce ritrovando un po’ della solita grida. Qualcuno del pubblico si girò verso di loro intimando silenzio.
Questa volta fu Steve ad essere pensiero, dietro di lui Olivia commentò « Ecco che sta arrivando una delle idee stupide di mio fratello. »
« Ho un idea! » dichiarò lui.
« Cosa ho detto. » norbottò la sorella alle sue spalle, gli altri annuirono.
« Finito lo spettacolo, il palco serve a qualcosa? » - chiese Steve a Niran - « No, rimane inutilizzato. »
« Bene, finito loro sali tu. Se non serve, non avranno da ridire. »
« Mi stai dicendo di esibirmi da sola e dopo di loro? » domandò Diana.
« Si, perché ti vergogni? »
« Vorrai scherzare, farò io vergognare loro! »
Niran però aveva qualcosa da ridire « Chiedo scusa ma questo ballo per essere eseguito correttamente deve essere fatto da almeno tre ballerini, in perfetta sincronia tra loro. Che si siano anche allenati a gestire l’energia biotica ballando con essa. »
Tutti fissarono Trish e Alexya « Nessun problema, abbiamo guardato come ballano per dieci minuti buoni. Hanno sempre ripetuto le stesse sequenze di movimenti, abbastanza noioso.» spiegò Alexya.
« Sono solo tredici composizioni differenti in ventisei sequenze diverse. Niente di difficile, però gestire l’eezo ballandoci insieme non è detto che ci venga bene, quello sarebbe bene che lo faccia solo Diana. »
« Chiedo scusa, volete dire che avete imparato il ballo solo guardandolo? » chiese Niran, ripensando solo allora che Diana lo aveva eseguito in maniera eccellente solo dopo un giorno. Aveva pensato a un prodigio, non che anche le sorelle fossero come lei. Una persona qualunque ci avrebbe impiegato mesi a impararlo.
« Ci serve altro? » volle sapere Steve.
« Non è un obbligo, ma per essere perfette dovremmo tutte e tre indossare questo abito bianco. Però ne viene fatto uno per ogni studentessa. Non ve né sono di scorta. » affermò Diana.
« Myr, sbaglio o Marina è tra gli invitati? » chiese Dasha.
« La vado subito a recuperare. » disse il direttore allontana dosi. Irixa la avvicinò « Sbaglio o si sta divertendo? » chiese cogliendole l’espressione.
« Si, di solito queste feste sono insulse. » 
Irixa fece spallucce, difficile credere che sotto il perfetto comportamento del direttore di Thessia si celasse un individuo con un umorismo deviato.
Marina non avrebbe voluto bere così tanto, adesso che si trovava davanti a Dasha Weaver.
« Ah, voi! » disse esclamando quando vide i gemelli Coats, Taiga e per la prima volta dal vivo le ragazze Weaver.
« Tu! » risposero di rimando, riconoscendola. Lei era stata una giovane promessa dall’alta moda, in poco tempo aveva aperto un suo negozio con le proprie creazioni sulla Cittadella.
La guerra infine le aveva portato via tutto, quando la Cittadella cadde sotto l’occupazione nemica il destino le fece incontrare quel quintetto di ragazzi che le permisero di mettersi in salvo con altri rifugiati.
Anche se viva aveva perso tutto, nessuno era interessata al suo lavoro. Durante e dopo la guerra nessuno sentiva bisogno di stilisti.
Ma il destino aveva in servo uno sorpresa. Venne ingaggiata dalla Noveria Corps con un solo e preciso compito. Essere la stilista personale di Isabella Noveria.
Si era ritrovata tra le mani le migliori attrezzature, il personale necessario e una modella senza eguali. Il suo nome tornò a circolare nell’ambiente della moda.
Tuttavia capì alcune cose: non doveva fare domande sulla Noveria Corps, lavorava per loro ma era considerata un'esterna. A comandare era Isabella, lei era solo una dipendente quando di solito era la stilista a comandare. Quella donna aveva qualcosa di terribile, a cui lei non avrebbe mai dovuto avvicinarsi.
La carriera di modella di Isabella fu coronata da subito dal successo, Marina dovette solo aggrapparsi ad essa per diventare una famosa stilista come aveva sempre desiderato. Anche se dovette ammettere che a malincuore non era tutto merito suo, qualsiasi indumento avesse vestito Isabella era di poca importanza davanti alla bellezza e al portamento di quella donna. La sua opera peggiore, avrebbe ricevuto qualsiasi lode solo perché era lei a indossarla.


*****


Tutto era iniziato dopo che Isabella aveva vinto il più importante torneo di scherma biotico della galassia: il Alal Esplima. La sua partecipazione era stata un segreto per tutti, fu aiutata in quello dal direttore Myr e da altre due persone.
Ormai era risaputo che non era un biotico normale, riuscì a ottenere il permesso di partecipare solo accettando che su di lei venissero usati i sistemi normalmente usati per inibire i poteri ai criminali. Sebbene nel suo caso, si trattasse solo di una riduzione. Stoicamente Isabella accettò, sopportando l’eventuale dolore in silenzio. Eezo 19 la rendeva più forte, ma anche molto più sensibile e tutto ciò che bloccava i poteri biotici. La sua fu una vittoria assoluta, riconosciuta ad un anime.
Dasha e le ragazze Weaver ne furono informate da Myr, solo quando il torneo ebbe inizio e poterono guardarlo alla televisione. L’incredulità fu totale, non capivano il motivo di quel gesto.
Alexya, Diana e Trish assistevano entusiaste; Isabella aveva in un colpo solo deciso di affrontare i restanti centoquarantanove partecipanti. Da subito fu evidente che i suoi poteri erano stati limitati, ma anche così stava offrendo uno spettacolo di bravura senza eguali.
Non si poteva uccidere, il rischio massimo era rompersi un osso.
Una minaccia che avrebbe trattenuto una persona normale da esporsi troppo, non Isabella.
La sua ferocia metteva paura, il suo istinto omicida rendeva esitanti gli avversari, così come la sua bravura ela sua sicurezza.
Attaccavano fiduciosi della forza del branco, Isabella di essere lei il solo predatore su quel palco.
Da Noveria, non potendo fare altro Dasha Weaver tifava per lei. A tempo debito avrebbe chiesto spiegazioni.
Isabella si ergeva al centro del palco, piegata in avanti, leggermente storta come non riuscisse a stare dritta. Le braccia ricoperte di lividi penzolavano, da un paio di ferite perdeva sangue.
Aveva vinto, tutto attorno a lei il resto degli sfidanti giacevano svenuti o doloranti al suolo.
Quando ore dopo incontrò Dasha, dopo numerose visite mediche e immobilizzata da più di un tutore, era in compagnia di due persone: Mirage Batey, una donna dai capelli castani ai lati e lunghi nel mezzo, gli occhi erano scuri e la sua espressione ricordava un po’ un gatto.
L’altra era un uomo, si chiamava Allan Knock, portava capelli scuri e molto corti, gli occhi erano dello stesso colore, non più giovanissimo ma aveva un fisico allenato. Dei tre era il più agitato.
« Tieni! » disse Isabella avvicinandosi a Dasha e porgendole un creditometro. In esso era contenuta la vincita del torneo.
Lei lo guardò dubbiosa « Isabella, voglio una spiegazione. Chi sono queste due persone? »
« Se posso presentarmi…» - disse la donna - « Sono Mirage Batey, lui è Allan Knock. Lavoriamo nell’ufficio del vicepresidente. Se si ricorda, ci ha dato lei questo incarico. »
« Di cosa… » improvvisamente Dasha ricordò. Anche se faceva tutto lei il lavoro un vicepresidente doveva avere un ufficio, qualcuno che per lei tenesse alla bada la stampa.
Aveva trovato due individui, i due lì con lei, dandogli quel lavoro. Dopo si era semplicemente dimenticata che esistevano. Questo risaliva a una decina di anni fa, alla fondazione della Noveria Corps. « Ricordo. » disse.
« Ammetto che quando il vicepresidente ha varcato la soglia del suo ufficio siamo rimasti sorpresi, era la prima volta in dieci anni che la vedevamo entrare. Ci ha chiesto quale fosse il metodo più rapido e veloce per guadagnare soldi. Allan ha suggerito lo sport…» - lui annuì vigorosamente, dando però l’idea di non essere per niente contento di venire citato - «… è un ex pugile, quindi ha qualche esperienza, l’idea è sembrata piacere al vicepresidente e mi ha fatto cercare qualcosa che centrasse con le spade e la biotica. Quando ha saputo del Alal Esplima, ho dovuto fare tutto quello che potevo per farla partecipare. »
« Perché non ne sono stata informata? » domandò Dasha a meta strada tra l’arrabbiato e il sereno.
« Sorpresa. » disse Isabella, stava cominciando a preoccuparsi all'idea che Dasha potesse essere arrabbiata con lei. « Tieni, ne hai bisogno. Prendi. Per i debiti.» disse porgendole nuovamente il creditometro.
Dasha spalancò la fronte per stupore « Vuoi dare una mano a ripagare i debiti della compagnia. Mi stai dicendo questo? » Isabella annuì. Dasha si sentì leggermente commossa, era la prima volta che il phantom mostrava un comportamento simile.
Lei sorrise e accettò la vincita, rendendo Isabella veramente felice. La verità era che quella cifra era consistente per una persona, ma irrisoria per la Noveria Corps. Non aveva però avuto il coraggio di dirglielo.
« Signore... » disse Mirage, richiamando l’attenzione di Dasha «… qui ci sarebbe il resto. » e le porse un datapad.
« Il resto di cosa? » chiese dubbiosa lei.
« Il vicepresidente vorrebbe fornire un aiuto più…duraturo. »
Lei lo lesse un momento « Tutti fuori, tranne Isabella. » ordinò. Fu subito ubbidita.
« Sai cos’ è questo? » le chiese Dasha.
« Certo! »
« Un calendario per partecipare e tutti i tornei e le leghe di scherma biotica esistenti nella galassia. Un piano per lo sfruttamento della tua immagine. Stiamo parlando di pubblicità. Di fare la modella. Ti feci questo discorso tanto tempo fa, se sarai famosa non potrai più uccidere come hai sempre fatto. Niente più tornei biotici clandestini. Saresti troppo famosa, nasconderti sarebbe impossibile. Già adesso, con le ultime rivelazioni su di te date alla stampa dovrai fare attenzione. »
« Non importa, smetterò di uccidere. » quella risposta spiazzò Dasha
« Che vorresti dire? »
Isabella cominciò a piangere, nonostante i suoi tentativi di trattenersi « Io ti sono inutile, hai tanta gente che uccide per te. Mi piace uccidere, mi piacerà sempre ma se non ti sono utile… » il pianto non la fece proseguire. Non ci fu niente da fare, Isabella desiderava continuare  a sentirsi utile per lei, come quando erano due criminali.
Isabella divenne il volto immagine della Noveria Corps, la modella più pagata, la donna più desiderata. La fantasia sessuale di ogni adolescente e uomo, il sogno proibito di molti.
Marina venne assunta in queste circostanze.
Però Isabella non era contenta, anche se cercava di nasconderlo. Era da mesi che non uccideva qualcosa, desiderava un vero scontro. I tornei legali erano privi di emozioni per lei.
Ma non si poteva più tornare indietro, Dasha le stava parlando di questo nel suo ufficio quando la porta si aprì e qualcuno si affacciò chiedendo « È permesso? »
Il neo comandate del I° reggimento I.D.G. entrava chiedendosi se non avesse fatto male, visto come le due donne lo stavano fissando. Maledisse il fatto di essere entrato di fretta, senza ascoltare gli avvertimenti della segretaria.
« Ti piacerebbe giocare con Steve? » chiese Dasha a Isabella. Lui si voltò per scappare.
« Fermo lì! » ordinò la Weaver. Lui stupidamente ubbidì.
Gli spiegarono la situazione e la sua risposta fu « Se vuoi ti puoi arruolare come volontaria nel I° reggimento o qualcosa di simile, non so nemmeno se sia possibile. Ma visto che mi hanno dato questa fregatura di essere uno s.p.e.t.t.r.o. e posso aggirare legalmente la legge, non vedo problemi. Ti chiamerò se il primo dovesse entrare in azione oppure vieni su Bekenstein, quando vuoi ad allenarti con i miei uomini. Saranno felici di essere picchiati da una bella donna, picchiati non uccisi. »
Isabella annuì entusiasta. Non avrebbe ucciso ma affrontare soldati professionisti pesantemente armati sarebbe stato molto più divertente.
Poi c’era Steve, amava combattere con lui.


*****


« Vi conoscete? Non importa, Marina realizza altri due vestiti come questo indossato da Diana. Subito! » ordinò la Weaver.
La richiesta l’ammutolì « Con cosa e come dovrei realizzarli? » chiese sorpresa, sperando di aver trovato una scappatoia da quel incarico.
« Dietro ci sono le macchine necessarie e il tessuto. » dichiarò Diana.
« Possiamo usarle? »
« Questo non conta, il presidente ha dato un ordine. Tu devi solo eseguirlo, eventuali lamentale saranno gestite dall'amministrazione. » le rispose Myr. Lei tacque non potendo fare altro.
« Quanto tempo ho per realizzarli? » con soddisfazione vide il dubbio sul volto di tutti.
« Qualcuno sa per quanto tempo sta roba andrà avanti? » chiese una persona che Marina non conosceva. Era Steve, adesso che Diana non era più coinvolta quel raffinato balletto asari era per lui diventato “la roba”.
« Due ore. » rispose Diana.
Lui guardò la ragazza con disappunto e chiese « Non hai intenzione di ballare per due ore? Massimo un quarto d’ora.»
Lei lo guardò malissimo « Mezz’ora? » Domandò.
« Andata! » affermò lui. Recuperò Taiga e i gemelli Coats, di fatto sequestrati dai propri genitori che avevano capito la situazione ma avevano deciso che i loro figli per quella sera avevano fatto abbastanza danni.
Serviva qualcuno per far funzionare luci e altre cose del palco. Quei due geni ribelli non avrebbero avuto problemi a usare quella strumentazione. Entrarono in azione, mentre Diana faceva rivedere i movimenti da compiere alle sorelle. La imitarono senza problemi.
Isabella cercò di unirsi al gruppo di Steve, non sapeva cosa volessero fare ma le sembrava divertente.
« No! » - le disse Dasha bloccandola per un braccio - « Niente musi lunghi, noi abbiamo altro da fare. Parlare con chi non ha permesso a Diana di esibirsi. »
Isabella annuì comprendendo. Non furono loro a muoversi, Niran che pareva avere ottime conoscenze nell'accademia, a sua volta sembrava conosciuta, portò da loro il rettore dell’accademia Amari.
Si trovò improvvisamente accusata da Dasha, Olivia, Niran, dalla nota ricercatrice Liara T’Soni, da sua figlia Asiria e da Isabella che si limitava a fissarla mantenendo un silenzioso minaccioso. Tutti si chiedevano perché a Diana fosse stato vietato di partecipare, perché umana?
Due ore dopo, finito il balletto annunciato, le tre sorelle Weaver salirono sul palco. Assolutamente affascinanti in quei vestiti bianchi a due pezzi. Chi non le conosceva non avrebbe saputo distinguere l’una dall’altra.  Diana era la figura in mezzo, leggermente avanzata.
Il pubblico le guardava in parte annoiato e in parte incuriosito per quel fuori programma.
Cominciarono a muoversi, gesti leggeri e precisi. I movimenti erano perfettamente coordinati, sembrava che solo la figura al centro fosse reale mentre le altre due dei riflessi.
L’eezo sul palco cominciò a brillare, simile a un’aurora boreale l’energia oscura si muoveva tutto attorno a loro. A differenza di prima, i suoi movimenti avevano qualcosa di sensuale, non fluttuava in aria ma quasi strusciava contro i corpi delle ragazze.
Tutti in sala se ne accorsero, lasciandoli leggermente scandalizzati. Lo spettacolo era solo all'inizio.
Rosso. L’energia oscura sempre di colore blu elettrico virò a un magnifico rosso scarlato, lo stupore fu enorme anche per l’effetto scenico che causava.
Capelli d’oro, occhi di un azzurro limpidissimo, un corpo bianco e perfetto attorno a cui l’energia oscura divenuta rossa sembrava aggrovigliarsi quasi a incendiarlo.
Questa crebbe ancora, era come se Alexya, Diana e Trish si muovessero in un uragano di fuoco attraverso cui il pubblico poteva vedere.
Quello era il risultato della loro cooperazione. Alexya aveva usato lo stadio rosso, per far variare il colore.
Trish era la più ricca di energia biotica, aveva aggiunto la sua a quella ottenuta dall’eezo sul palco. Facendola crescere dando origine all’uragano.
Diana sapeva gestire l’energia, non aveva ancora capito come e perché, ma da quando i suoi poteri erano maturati avvertiva le correnti di energia oscura presenti nello spazio che la circondavano. Era una cosa ben differente dal percepire l’eezo di un biotico.
Avvertire l’energia oscura alla sua concentrazione naturale. In modo simile a uno squalo che usava i campi magnetici. Nemmeno Isabella seppe consigliarla.
Per questo la proposta di Niran di visitare un antico tempo justicar l’aveva entusiasmata. Le asari avevano le tradizioni biotiche più antiche della galassia. Forse avrebbe scoperto qualcosa.
Il tornado si muoveva secondo il suo volere, seguiva le correnti biotiche che lei percepiva, facendogli creare in aria figure e movimenti incredibili.
Lo spettacolo fini dopo venti minuti, l’esibizione fu più faticosa di quello che pensavano, con le ragazze che eseguivano un profondo inchino quasi fronte a terra.
Quando si rialzarono, il silenzio era assoluto ma durò solo un istante. L’applauso fu assordante.
Scesero dal palco ma non da dietro, saltarono giù dal davanti passando in mezzo a una folla applaudente. In testa vi era Diana che sorrideva raggiante, lanciando occhiate sprezzanti alle altre studentesse quando le incontrava.
La folla dovette poi farsi da parte quando la sicurezza si mise in mezzo, permettendo a Diana e sorelle di ricevere i complimenti di Dasha e conoscenti.
La Weaver aveva anche fatto capire al rettore dell’istituto le conseguenze, nel caso lafiglia fosse stata ancora vittima di un simile evento.
Le famiglie delle altre studentesse avevano fatto pressioni perché “un prodotto da laboratorio” non sminuisse le loro figlie.
Dasha si sentì fiera di Diana, sua figlia era la stella di quella sera, dove le altre studentesse erano state solo il manto nero della notte che serviva a farla brillare di più.
Fu dopo aver ricevuto i complimenti da lei e quelli meno convinti di Isabella, il phantom non capiva il motivo di applaudire uno spettacolo tanto semplice, che notarono che si era formato un capannino di persone che includeva tutta la famiglia Shepard e amici.
Un po’ indispettita che non la considerassero andò da loro. Sentiva un vociare agitato, vide Ilary seduta con Steve che le era inginocchiato vicino ma visibilmente agitato. Tremava lievemente ed era rosso inviso. Ilary sembrava stare meglio di lui, lievemente pallida ma serena.
« Ehi! Che succede?? »dDomandò incuriosita, Ashley si girò verso di lei dicendole « A Ilary si sono rotte le acque! Potrei diventare nonna a breve! »
A Diana cadde la mascella per lo stupore, lo stesso accadde alle sorelle e a Dasha che concentrata sullo spettacolo non aveva fatto a caso ad altro. Isabella mostrò giusto un accennò di curiosità sul volto.


 *****


Steve si chinò sul lavandino lavandosi rumorosamente e abbondantemente la faccia nel bagno dell’ospedale dove Ilary era stata ricoverata.
Pareva che tutto stesse andando per il meglio, dall’arrivo in ospedale e prima le donne avevano preso il comando della situazione lasciando in disparte gli uomini.
Sembrava che loro fossero totalmente inutili, quasi un peso, in quella situazione. Le donne erano relativamente calme, mentre tra gli uomini c’era un bel fermento, davano pacche sulle spalle al futuro padre e si complimentavano con lui.
In ospedale le donne avevano invaso la camera della gestante, agli uomini non era rimasto che attendere appena fuori nel corridoio.
Li Arturus aveva avuto l’idea di obbligare Steve ad andare in bagno a darsi una lavata, dicendogli « Amico, hai una faccia orribile. Non voglio che mia nipote veda suo padre per la prima volta ridotto così. Non che di norma tu sia affascinante. »
Così il turian insieme a Mordin, il krogan aveva pensato bene di unirsi, lo avevano accompagnato fino al bagno aspettandolo.
Visto lo stato di agitazione in cui si trovava l’amico, preferivano davvero non lasciarlo solo. La porta si aprì e il krogan vi infilò la sua grossa testa per dire « Buona notizie, Ilary sta insultando te e il tuo pene! Tua madre è appena passata a dircelo.» e ritrasse la testa, lasciando Steve a fissare attonito la sua immagine nello specchio del bagno. «Cosa? » borbottò.

«Sicuro che fosse una buona notizia? » chiese Mordin ad Arturus, il turian fece di si con la testa « Fidati, la mia ragazza e futura moglie è umana, conosco i loro usi e costumi. Quando una femmina umana insulta il suo maschio e il suo organo riproduttivo, come se fossero separati è sempre un segno positivo. »
Il krogan parve rifletterci su un attimo « Strane consuetudini, meglio delle sane uova krogan. Meno problematiche. » disse al termine delle sue riflessioni.
Steve uscì dal bagno, gli amici gli fecero segni d’incoraggiamento e Arturus lo informò che erano giunte delle visite inaspettate. « Sioux e gli altri ufficiali I.D.G. ti mandano i loro auguri, hanno preferito evitare di venire per aumentare la confusione e… »
« Gentile da parte loro. »
« … e pare che la festa all’istituto si sia conclusa, così sono venute anche loro. » disse indicano in direzione della camera.
Alexya, Diana e Trish si erano aggiunte ai presenti, ma soprattutto vi era Isabella che silenziosa e altera osservava in disparte. « Dasha? » chiese lui.
« Non è venuta. » non era sicuro che fosse una buona cosa che lei fosse da sola.
Due ore dopo Steve Williams Shepard era padre di Alexandra Williams Shepard, una bambina umana in perfetta salute. Ilary stava bene, forse perfino meglio di lui che sembrava piangere e ridere in contemporanea.
La piccola nella sua culla, nella stanza della madre, era attorniata in particolare da cinque figure. Decunia e Dante, che fissavano incuriositi quella che Olivia aveva presentato come loro cugina, e dalle ragazze Weaver che la osservavano con il solito sguardo enigmatico.
Isabella era andata via, subito dopo che era nata e senza dire niente.
Alla fine venne il momento dei saluti, la madre e la bambina avevano bisogno di riposo.

« Noi non siamo nate così, sarebbe stato bello. » commentò Diana mentre camminava lungo la strada, era in compagnia solo delle sorelle.
« Siamo delle cellule messe a crescere e replicarsi in una provetta. » aggiunse Alexya.
« Ma siamo lo stesso una famiglia. » dichiarò Trish, le altre annuirono. Avevano tolto la vita molte volte, questa era la prima che ne vedevano una nascere. Avevano una strana sensazione.
Si fermarono, avevano girato in cerchio e ora erano nuovamente davanti all’ospedale.
« Ormai devono essere andati via tutti. » disse Alexya e rientrarono nell’edificio.

Henni Privett, la giornalista che aveva tentato di estorcere la verità a Steve, stava camminando nervosamente verso la camera dove riposavano la figlia neonata e la moglie del comandante del I° reggimento I.D.G.
Per passare inosservata aveva trovato e indossato un camice adoperato da chi lavorava nell’ospedale, fortunatamente l’ora tarda faceva si che ci fossero poche persone in giro.
Nascosta in una tasca teneva un taser, non aveva mai tenuto un’arma ma quella era così semplice da usare che neanche lei poteva sbagliare.
Entrò nella stanza, Ilary dormiva distrutta dalla fatica del parto. In una culla adiacente al letto, la neonata Alexandra la imitava. Del padre non vi era traccia.
Lei entrò, prese la piccola in braccio e corse via. Non aveva intenzione di farle del male, ma il comandate Steve W. Shepard avrebbe ammesso la sua menzogna su Isabella davanti a tutti i media pur di riavere sua figlia.
Si bloccò, qualcuno era in mezzo al corridoio con indosso uno strano abito bianco. Lei fece un passo indietro, aveva paura.
Alexya sospirò guardando la giornalista « Speravo davvero che non lo avrebbe fatto. » erano andate all’ospedale solo per vedere la figlia di Steve che nasceva.
L’avevano scoperta fin da subito, Alexya e Trish sapevano chi era. Il suo intento di nascondersi, di osservare senza essere vista l’avevano subito tradita ai loro occhi.
Anche Isabella se ne era accorta, Alexya le aveva chiesto di non fare niente.
Spiegarono a Diana grosso modo chi fosse, lei si limitò ad annuire. Non aveva bisogno di chiedere per sapere le intenzioni delle sorelle.
Ci avrebbero provveduto loro, non volevano dare falsi allarmi e in fondo vi era sempre la possibilità che la giornalista ci ripensasse.
Per questo erano uscite per poi tornare indietro facendo un largo giro, i dilettanti non sapevano attendere ed erano lenti.
Steve le aveva aiutate parecchie volte e davvero lo consideravano un amico, anche se lui per molto tempo aveva pensato il contrario. Proteggere sua figlia era qualcosa che facevano volentieri, era un bel modo per ricambiare.
Henni non seppe come ma si ritrovò dolorante sul pavimento e senza la neonata nello sesso istante. Alexya teneva Alexandra in braccio in piena tranquillità, come se gliela avesse passata lei. Sentiva un dolore enorme allo stomaco, dov'era stata colpita senza neanche veder giungere il colpo.
Si rimise in piedi, Alexya neanche la considerava mentre guardava con meraviglia la neonata.
Henni prese il taser. Diana e Trish la bloccarono, come apparse dal nulla, impedendole di urlare.
Alexya rimise la neonata nella culla, non fece nessun rumore.
Dopo che tutte e tre le ebbero dato un’ultima occhiata si voltarono. Avevano lasciato andare la giornalista, solo per divertimento.
Per quella notte e fino al sorgere del sole, si erano date quel limite di tempo per avere un minimo di difficoltà, le avrebbero data la caccia per condurla al limite della pazzia solo per ucciderla in quell’istante.
Erano eccitate, l’idea di tormentare una preda le divertiva. Erano predatori, con o senza un programma phantom nella mente.

Ilary si svegliò stranamente angosciata, guardò nella culla e si tranquillizzò. La piccola Alexandra riposava tranquilla e beata. Lei si distese nuovamente sul letto, per un attimo le era davvero sembrato di sentirsi in pericolo. Si guardò in giro e non vide nessuno, cercò di riprendere sonno dato che era ancora notte e sapeva che domani mattina, al suo risveglio avrebbe visto tutti.


****


Quella sera Isabella confessò a Dasha che ci aveva ripensato sull’idea di avere un bambino, dopo aver visto Ilary non se ne sentiva più così sicura. La Weaver le prese le mani e prima che potesse aggiungere altro « Non preoccuparti. Considerò già Alexya, Trish e Diana come mie figlie, se ho un istinto materno posso dire che è appagato. »
Quelle parole parvero soddisfare Isabella, quando Dasha fu sola tirò un sospiro di sollievo. C’era  riuscita, era stata capace di mentire a Isabella, una macchina della verità vivente data la sua dote di capire il linguaggio del corpo.
-- Dasha Weaver sei la migliore.- Pensò tra se, complimentandosi da sola.


*****


Il mattino dopo Ilary e la piccola Alexandra vennero dimesse, a differenza della sera prima vi erano solo i parenti più prossimi.
Presero una nave per giungere su Bekenstain, il pianeta aveva subito enormi danni sulla sue superficie quando i grigi o xalielt, adesso che il loro nome autentico si sapeva, avevano distrutto tutte le flotte del Consiglio con un unico attacco biotico che aveva spazzato la superficie del pianeta e ne aveva modificato leggermente l’orbita.
Adesso esso era sede del I° Reggimento I.D.G. ovunque sulla sue superficie erano in costruzione edificali militari per il lavoro e civili dopo avrebbero potuto risiedere il personale.
Al loro arrivo una piccola delegazione di ufficiali, in testa vi era Sioux, consegnò a Ilary un mazzo di fiori e fece i migliori auguri.
Ilary e Steve andarono verso una villa in costruzione ma in parte già abitabile, adesso la loro nuova casa. Lui non era molto avvezzo a farlo, ma per essa aveva chiesto la restituzione di qualche favore.
Niente che si potesse definire corruzione, non aveva assolutamente preso soldi, ma ricordò al Consiglio alcuni piaceri che lui aveva fatto, ottenendo i permessi e soldi.
Alla Weaver ricordò chi aveva badato a Isabella e alle sue figlie per gli anni alla Grissom.
Le fece notare che lui non ci aveva mai guadagnato niente, soprattutto sullo stipendio.
L’aveva voluta perché essa sorgeva su una precedente villa distrutta dall'attacco, questa era appartenuta a quel Donovac che suo padre aveva affrontato e ucciso in una missione per aiutare Kasumi.
Di essa si era salvata una enorme camera di sicurezza all’interno della quale, con enorme piacere di Steve, lui trovò una statua di Arterius Saren esattamente come descritto nel racconto di suo padre.
Per lui era emozionante trovarsi davanti a quel pezzo facente parte delle storie che gli raccontava.
Aveva deciso da tempo che avrebbe piazzato la statua al centro della camera di sicurezza, quest’ultima sarebbe diventata il rifugio segreto per se e gli amici.
Ci avrebbe messo un mobile bar, una griglia per la carne e un'infinità di altre cose tutte per uomini.
Doveva solo parlarne con Ilary.
Sorrise, dopotutto le cose non stavano andando male anche se tutto era diverso da come l’aveva pensato. Per una volta, perfino lui si concesse di essere ottimista.
« Avrei una certa idea. » disse a sua moglie varcando la soglia.
Nessuno fece caso alle notizie locali della città di Armali, quella notte due umani furono ritrovati morti.
Radeboh Solwep, pilota dell’Alleanza, apparentemente morto per un forte trauma ancora sconosciuto allo sterno.
Henni Privett giornalista, morta suicida. Testimoni asserivano di averla vista urlare per strada come una pazza, pochi istanti prima che salisse in cima a un palazzo per gettarsi di sotto.


*****


Ripensa e ripensa alla fine per la scelta della località del matrimonio di Arturus e Olivia venne scelta Noveria. Era la soluzione più pratica.
Ormai la piccola base I.D.G. che ospitava cinquecento individui e gestiva il carcere di massima sicurezza era operativa da tempo. Avevano anche una squadra di hockey che affrontava quella di Divisione N.
Per l’occasione, quasi che fosse un segno dell’approvazione divina, Noveria regalò una splendida giornata di sole.
Erano presenti tutti quanti, perfino Dasha Weaver e Isabella un po’ per curiosità e un po’ per formalità.
Olivia, come nelle migliore delle tradizioni, indossava una magnifico abito bianco da sposa, Arturus aveva optato per l’alta uniforme dell’esercito turian.
Per la cerimonia, per rispetto verso le origini di entrambi, si era optato per un rito civile e a presiederlo vi era la Consigliera krogan Bakara, da vecchia amica di entrambe le famiglie aveva accetto con vero piacere.
Era la prima volta che un Consigliere celebrava un matrimonio.
Il ricevimento fu ricco di portate provenienti da ogni mondo, una soluzione per superare il fatto che i due sposi non potevano mangiare lo stesso cibo.
Fu una cerimonia anche dal profondo significato di pace fra razze diverse, quella cerimonia vedeva un’umana e un turian uniti in matrimonio da una krogan.
Pars vas Lippi, una quarian, era la testimone di nozze di Olivia, mentre Mordin, figlio di Bakara e Wrex, era l’equivalente turian per Arturus.
Tutte le razze erano presenti, anche i geth che accompagnavano i rispettivi quarian. Olivia aveva avuto modo di conoscere anche il nuovo geth di Pars, dopo che Chrome era morto nel compimento del proprio dovere.
Con enorme sorpresa di lei scoprì essere Macwin. Rra anche il geth che l’aveva trasportata in salvo fuori dalla stazione dei grigi, oltre a essere quello che l’aveva battuta nella finale della sfida che aveva lanciato a bordo della Jotnar, quando era nello spazio oscuro.
Il geth avrebbe dovuto far riunire il suo programma, con i ricordi del suo quarian, al consenso geth permettendo che quei dati fossero fruibili nei secoli a venire. Ma se il quarian moriva in anticipo, potevano esserci eccezioni, il geth non si sentiva pronto per tornare nel Consenso. Consegnò i ricordi, decidendo di rimanere attivo come geth di Pars vas Lippi.
Lui aveva perso il suo quarian, avendo saputo della missione della Normandy SR3 il geth si era offerto. In quella situazione aveva conosciuto Pars e si erano trovati simpatici.
Da qualche parte nella festa si trovava anche Wirgon, il krogan che invece lei aveva battuto all’inizio della sfida sulla Jotnar. Anche lui volontario per la missione della SR3, lei ricordava in un momento in cui era tornata cosciente di aver visto un krogan, che trasportava a sua volta Dasha, che gli sembrò le dicesse qualcosa. Non avrebbe mai immaginato fosse lui.
Olivia tirò il boquet che venne preso al volo da Asiria che esultò.
Areno le arrivò alle spalle, la voltò senza garbo e la baciò. Lei si staccò schiaffeggiandolo.
« Ci sto! » si limitò a dire, la baciò nuovamente con più intensità di prima.
Tutti guardavano ammutoliti, non lontano Liara stava cercando di tenere a bada Javik.
Il prothean non poteva accettare che sua figlia fosse corteggiata da un "primitivo".
Olivia chiese al neo marito « Ci siamo persi qualcosa fra quei due? »
« Pare proprio di si. » borbottò lui.
Durante la festa, mentre gli sposi salutavano gli invitati tavolo per tavolo incontrò Dasha a cui porse un datapad. Era un ordine del Consiglio, firmato da Tevos e a giudicare dalla data l’ultimo dato dall’asari.
Olivia Williams Shepard, non avrebbe avuto il comando della base I.D.G. su Noveria, prendeva il comando di tutte le forze I.D.G. dal secondo al sesto reggimento con il grado di ammiraglio. Il QG sarebbe stato posto su Noveria. Il testo continuava ma il resto del messaggio era di poco conto.
Dasha guardò Olivia che la fissò a sua volta. Non dissero una parola, i loro occhi parlavano per loro. Ognuna avrebbe dato tutta se stessa per superare l’altra.


*****


Olivia si fermò davanti alla tomba di Hannah Shepard, in mano un mazzo di fiori. « Mi dispiace, non essere venuta prima nonna. Il tuo funerale, ecco, mi dispiace di non esserci stata. Io… era caduta in depressione, difficile dire cosa avessi, tutto mi sembrava futile, non avevo una motivazione. Avere abortito per portare a termine la mission, mi aveva distrutto. Tutti mi sono stati molto vicini. Alla fine devo ringraziare te se ne sono uscita. In quei documenti che mi hai lasciato, ho trovato questo bigliettino in cui dicevi “A mia nipote Olivia, so che farai la cosa giusta.” Spero di averla fatta veramente nonna. Tuttavia non capisco, perché pur avendo tutti quei documenti non denunciasti niente? Tu non hai mai avuto paura di niente. Non credo che mi risponderai. Sai che adesso sei diventata bisnonna? Steve ha avuto con Ilary, Alexandra. Io e Arturus abbiamo adottato Decunia, una giovane turian che finalmente sto riuscendo a conoscere e Dante, lo abbiamo salvato liberandolo da uno di quei laboratori. Non era mai uscito dalla sua cella. È un bravo bambino, a volte un po’ ingenuo. È stata Kelly a scegliere questo nome. Dopo la sua liberazione lo abbiamo affidato alla fondazione Lawson, quella dove appunto lavorarono Kelly e Oriana. Una sera lei lo ha trovato nascosto ad ascoltare un file audio sulla divina commedia, da li è arrivata l’dea di chiamarlo Dante. Ancora adesso che ha imparato a leggere è rimasto il suo libro preferito. »
Stropicciò lievemente i fiori, infine si decise a depositarli. « Ciao nonna. »
Quando si voltò per poco non ebbe un infarto, pensando di aver davanti un fantasma vedendo una donna con capelli rosso fuoco con indosso la divisa dell’Alleanza. Conosceva solo tre persone che corrispondessero a questa descrizione: lei, sua nonna e …
« Lo spaventata ammiraglio? »cChiese Valentina Quenny. Si era salvata dalla distruzione della portaerei Shepard per uno strano scherzo del destino.
Zoppicava e aveva infiniti dolori ma era viva. Aveva passato un anno intero in ospedale, sottoposta a continui interventi. Quando le squadre di soccorso l’avevano trovata, all’interno del relitto della portaerei, nessuno pensava che sarebbe sopravvissuta.
«Signore…io…mi dispiace di non averle fatto visita prima. » si scusò Olivia.
«Mi sono ritirata dal servizio attivo, ho ripreso il mio posto alla Hackett, quindi lasci perdere il signore. Può anche chiamarmi Valentina, ormai non è più una cadetta. Mi dispaice che si sia dovuta ritirare ma avere un ammiraglio che frequentava l’accademia era abbastanza ridicolo, poi adesso lei è stata rassegnata agli I.D.G. Per il resto non si preoccupi, odio ricevere visite in ospedale e anche lei non è stata bene. Tutti abbiamo perso qualcosa. »
« È venuta a far visita alla tomba di mia nonna? »
« Si è non solo, anche ad altre due. Congratulazioni, per il suo nuovo incarico e promozioni. »
« Valentina…» borbottò Olivia chiamandola per la prima volta col nome « Perché mia nonna non ha mai fatto niente, nonostante avesse tutte quelle informazioni? »
Lei la fissò intensamente « L’ammiraglio Hannah Shepard ha avuto paura. »
Lei parve infuriarsi « Mia nonna non ha mai…»
« Sua nonna era umana…anche lei aveva dei limiti. Il suo era avere troppo rispetto per una persona. Fino all’ultimo ha sperato di poterne riscattarne la memoria.»
« Chi? »
« Generale Bradney Williams. Non so altro, ma tutto è collegato a questo nome. » dichiarò Valentina. Olivia rimase di sasso nel sentire quel nome, era il suo bisnonno materno.
Prima di andare via Valentina volle lasciarla con un avvertimento « Faccia attenzione ammiraglio, con quei documenti potrebbe “aver pestato la coda del drago.” »
Olivia però aveva già deciso, avrebbe scoperto di cosa aveva avuto paura sua nonna. Non avrebbe solo svegliato il drago, lo avrebbe affrontato.


FINE

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