Tell me something

di _windowsgirls
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Wedding ***
Capitolo 2: *** The house ***
Capitolo 3: *** What's happening, Harry? ***
Capitolo 4: *** Shame ***
Capitolo 5: *** Plan ***
Capitolo 6: *** Doubts, Jo? ***
Capitolo 7: *** First ''gift'' ***
Capitolo 8: *** Sick ***
Capitolo 9: *** Meeting ***
Capitolo 10: *** Mum and Dad ***
Capitolo 11: *** Uncertainty ***
Capitolo 12: *** Pieces of past ***
Capitolo 13: *** You're invited.. ***
Capitolo 14: *** Leaving ***
Capitolo 15: *** The dinner (part one) ***
Capitolo 16: *** The dinner (part two) ***
Capitolo 17: *** Tell me it's a joke ***
Capitolo 18: *** ''I go to Ireland'' ***
Capitolo 19: *** Article ***
Capitolo 20: *** Chatting ***
Capitolo 21: *** Tell me something ***
Capitolo 22: *** Revelation ***
Capitolo 23: *** Christmas ***
Capitolo 24: *** And we'll wait you ***



Capitolo 1
*** Wedding ***


A Elda, 
che ha letto questa storia in anteprima e 
che mi ha aiutato a stendere la trama, suggerendomi gli avvenimenti.
(alla fine, la dedica te l'ho fatta comunque)






Wedding
 



« Dai, Lucie, dai! Il tempo stringe e c'è ancora tanto da fare e preparare, me in prima persona! »
Johanna stava camminando rapida lungo tutto il perimetro della stanza, passando dietro mobili e spostando i comodini accanto al letto, pur di sminuire la tensione, ma tutto quel via vai che sentiva  infuriare fuori alla porta di ingresso della stanza la faceva agitare di più. Si sedette sul bordo del letto e prese a lisciarsi la sua lunga camicia da notte di seta bianca, aspettando che la parrucchiera si sbrigasse ad entrare nella stanza. I suoi capelli erano un ammasso di nodi tutti intricati ed era difficile persino passarci le dita in mezzo, poi Johanna si passò una mano sulla guancia e la sentì secca, davvero molto secca. Prima di truccarsi, avrebbe dovuto seriamente spalmare una crema idratante. Lo stress accumulato in quei 5 mesi appena passati si era dimostrato sulla sua pelle pallida e ne erano una dimostrazione anche le occhiaie profonde sotto ai suoi occhi chiari. Prese l'elastico dal polso - un'abitudine che aveva da quando era piccola - e cercó di legare i suoi lunghi capelli neri in una coda, quando Lucie spalancò la porta e imperversò nella stanza, seguita da due persone. La sua parrucchiera era una sua fidata amica da molti anni, erano addirittura state coinquiline quando erano andate al college. Si conoscevano in tutto e per tutto ma quando c'erano altre persone insieme a loro - magari colleghe di lavoro - evitavano di scambiarsi segreti e sopratutto pettegolezzi.
« Scusami Jo, la wedding planner voleva delle ultime delucidazioni per poter concludere il tutto al ristorante. È tutto pronto, finalmente. »
« Grazie al cielo! - Johanna si alzò dal letto e buttò le braccia in aria in un gesto esasperato. «  Ora tocca a me. »
Lucie le sorrise e scostò la sedia della toeletta e la invitò a sedersi con un cenno del capo.  « Mentre io ti faccio i capelli, Melany ed April ti faranno la manicure. »
Johanna aveva deciso di non farsi alcun tipo di ricostruzione, odiava quelle cose, per cui aveva optato solo per farsi fare un'opera di limatura e per togliere tutte le cuticole che le facevano sembrare la mano piccola e tozza. Si sedette sulla comoda sedia rivestita di camoscio e si guardò allo specchio per l'ultima volta  prima di essere trasformata.
« Abbiamo intravisto il tuo futuro marito girovagare nei paraggi stamattina. » disse Melany mentre le limava l'unghia dell'indice. « Aveva il volto una maschera d'ansia. »
Johanna fece una smorfia perché Lucie le stava cotonando il ciuffo e le stava facendo anche un po' male, ma poi contrasse le sopracciglia in un'espressione preoccupata. « E se avesse cambiato idea e non vuole più sposarmi? »
« Perché dovrebbe mai solo pensarlo? Ha trovato la ragazza migliore di tutte. » Lucie le sorrise incoraggiante nel riflesso dello specchio mentre le fermava il ciuffo con delle pinzette brillantinate. « Hai detto che vuoi i boccoli, vero? »
Johanna annuì. « Sì. Comunque...non so, ho paura. Ho un nodo allo stomaco incredibile, come se dovesse accadere qualcosa di brutto. »
« Ma non succederà. Il tuo matrimonio sarà perfetto. » April le stava passando il lucido sull'unghia appena limata e raffinata, mentre Melany finiva con un mano e prendeva l'altra, la sinistra. « Guarda » disse indicando il diamante che aveva all'anulare, «  chi potrebbe mai farti un regalo così bello se non il ragazzo che ti ama più di qualsiasi altra cosa? Dovresti conoscerlo bene dopo 5 anni di fidanzamento. »
« Ma io lo conosco! » disse Johanna mentre Lucie toglieva un boccolo dall'arricciacapelli e lo rimetteva al suo posto in quei capelli cotonati e arricciati alla perfezione. « Ma penso che questi dubbi vengano ad ogni matrimonio, vero? »
« Assolutamente. » Melany finì di limare il mignolo e ripose la mano sul ventre di Johanna.  « Adesso April ti passa il lucido anche su questa mano, ma dovresti toglierti l'anello. » disse indicandolo con la sua unghia laccata di rosso. « Altrimenti la fede perde importanza! » le ammiccò con l'occhio e si alzò, posando la lima sul bordo della toeletta rosa pallido. Lucie stava finendo di spruzzare quintali di lacca per mantenere ferma quell'acconciatura che Johanna pensava fosse assolutamente perfetta. « Io ed April abbiamo finito, ci vediamo in chiesa, tesoro! » prese la ragazza dai capelli corti a maschio e se la tirò dietro, abbandonando la stanza.
Lucie si scostò da dietro e si mise a fissare Johanna nello specchio, battendo le mani. « Adesso il trucco! »
Prese una crema idratante e prese a spalmarla sul viso dell'amica mentre Johanna con il pollice giocava con il diamantino che il fidanzato le aveva regalato. Si erano conosciuti dieci anni prima quando lei aveva solo 15 anni ed erano diventati amici fin dal primo momento. Nessuno dei due avrebbe mai pensato che dopo cinque anni si sarebbero messi insieme, mai. Erano stati troppo impegnati a considerarsi fratello e sorella per poter anche solo pensare di diventare qualcos'altro, fin quando quel 15 giugno lui le prese dolcemente il viso tra le sue mani delicate e la baciò con una delicatezza inaudita. Johanna si sentì nuovamente le farfalle nello stomaco anche solo a pensare a quel momento, e non si capacitava del fatto che entro tre ore lui sarebbe diventato suo marito. Chiuse gli occhi e ricacciò indietro le lacrime, proprio mentre Lucie le stava mettendo il mascara. Le diede uno schiaffo leggero sulla guancia facendola riprendere.  « Ma che, sei pazza? Ci sto mettendo un sacco a fare il trucco perfetto e tu che fai? Stai lì lì per piangere? Non ti permettere proprio, signorina. »
Johanna le sorrise e spostò lo sguardo sul soffitto per aiutarla a mettere bene il mascara. « Stavo solo pensando. »
« Se ti fa piangere, non farlo. »
La ragazza le sorrise e chiuse gli occhi mentre Lucie passava a metterle la matita. Quando ebbe finito la fece girare verso di sè. « Sei perfetta, Jo. »
La ragazza si guardò attentamente allo specchio, per poi alzarsi e abbracciare fortemente la sua migliore amica. « Ti adoro, Lux. »
Poi la prese per le spalle e la guardò in viso. « Sei bellissima anche tu. » ed era vero. Lucie era davvero bella vestita in quel modo, con quel vestito rosso che le arrivava sino ai piedi e con uno scialle trasparente che le fasciava le esili spalle. Sarebbe stata la sua testimone e, pensò Johanna, avrebbe fatto senza dubbio scalpore.  Soprattutto in Niall, il testimone del suo ragazzo, che provava qualcosa per Lucie da che Jo ne aveva memoria. A Lux Niall piaceva un sacco ed erano molti amici.. Chissà, forse quel matrimonio avrebbe fatto bene anche a lei. « Grazie mille. » disse passandosi una mano sul tessuto morbido. « Spero sia adatto...»
« Scherzi?! È perfetto e Niall ti amerà anche di più. » prese a spingerla all'indietro mentre Lucie la guardava con tanto di occhi. Johanna aprì la porta della stanza e la fece uscire fuori, facendole una rapida smorfia che Lucie fece a mala pena a notare poiché la porta le venne chiusa proprio sotto al naso. « Certo, come no! » urlò sperando che l'altra potesse sentirla. Intanto il nodo allo stomaco di Johanna non si era per niente allentato e aumentò notevolmente nel momento in cui si avvicinò all'appendi-abiti e sfiorò il fodero del suo vestito. Era davvero arrivato il momento. Fece un profondo respiro e lo posò sul letto, mentre la porta si apriva e Christine, sua madre, entrava silenziosamente nella stanza. « Pronta? »
Johanna si sedette sul bordo del letto e si guardò le mani, poi tolse il diamantino e lo appoggio sul comodino. « Per niente. »
La madre le arrivò di fronte, e la guardò in quegli occhi azzurri così simili ai suoi. « Sai, anche io morivo dalla paura il giorno del mio matrimonio, ma devi sapere che nel momento in cui lo vedrai lì, ad aspettarti sull’altare, qualsiasi dubbio se ne andrà via e tu capirai perfettamente che è lui casa tua. »
Johanna tiró su con il naso mentre sua madre si passava un dito sotto un occhio. « Pensavo che questo giorno per te non sarebbe mai arrivato. Ma eccoti qui, ad aspettarmi affinché ti possa aiutare ad indossare quel bellissimo vestito. Allora, proseguiamo? »
Johanna rise di fronte all'espressione emozionata di sua madre e si rialzò, abbracciandola. «  Ti voglio un mondo di bene, mamma. »
« Anche io, bambina mia. » le rispose Christine mentre passava una mano sui capelli impiastricciati di lacca della figlia. « Apriamo questo involucro ora. » si allontanarono ed insieme abbassarono la cerniera.
 
« Amico, sei uno schianto! » Harry era sotto l'arcata della porta a guardare Zayn che si aggiustava il papillon di fronte allo specchio enorme attaccato al muro della sua stanza. Era sempre stato attento al suo aspetto esteriore, anche quando si preparava ad andare a dormire, ma mai quanto quel giorno. Sembrava  ieri che le avesse chiesto di sposarlo, invece quei cinque mesi erano passati in un battito di ciglia. Lo smoking gli stava benissimo e fasciava alla perfezione il suo corpo slanciato e quei pochi muscoli che aveva cercato di formare andando in palestra tutti i giorni. La camicia bianca risaltava su tutto quel nero ed era in netto contrasto con la sua pelle olivastra che quel giorno era diventata più pallida per tutta l'ansia che stava provando. Harry conosceva Zayn da quando erano piccoli, il suo modo di rapportarsi con la gente e la sicurezza che trasmetteva, ma quel giorno lo vedeva impacciato nei movimenti, così andò verso di lui e gli aggiustò ancora meglio il ciuffo lungo. Poi prese a dargli numerose pacche sulla schiena. « Ehi, sembra che tu stia per andare a morire. »
Zayn ingoió a vuoto e si passò una mano sulla fronte imperlata di sudore. « E se non si presenta? E se avessimo dovuto aspettare di più? -
« Ma smettila, ti ama come non hai mai nessuno. Se ha accettato, un motivo ci sarebbe. »
Zayn si guardò per l'ultima volta allo specchio e poi andò a sedersi sul divano attaccato al muro. « L'ansia mi sta divorando. »
Harry lo indicò con l'indice sorridendo sernione. « Ed è per questo che io non mi sposerò mai. »
Zayn gli lanciò un'occhiata truce mentre la porta d'ingresso si apriva rapidamente rivelando un Niall con il fiatone e le guance in fiamme.
« Ed ecco il testimone! »
« Zayn...devo... » cercò di dire, mentre recuperava fiato.
Il moro si alzò allarmato e con il cuore a mille, guardandolo con gli occhi spalancati. « Cosa? Che è successo? »
Harry era andato in cucina e aveva preso due bucchieri d'acqua, dandone uno a Niall che lo svuotò in un attimo. Poi si passò una mano tra i capelli mentre Zayn aveva la pancia come se dei cinghiali imbufaliti lo stessero calpestando.
« Stavo passeggiando vicino casa di Johanna quando dal portone delle scale ho visto apparire Lucie. » si portò una mano sulla fronte, come se avesse voluto misurarsi la febbre. « E' stata la cosa più bella che io abbia mai visto. »
Zayn fece un sospiro di sollievo e si buttò a peso morto sul divano dietro di lui. Harry gli si avvicinò e gli porse l'altro bicchiere d'acqua. « Forse sarebbe davvero il caso che incominciassimo ad andare in chiesa. »
Zayn stava bevendo l’ultima goccia d’acqua e, sentendo quella frase, si affogò con la sua stessa saliva. Niall che intanto si era ripreso gli si avvicinò e incominciò a colpirlo violentemente in mezzo alle due scapole. « Sì, sarebbe davvero il caso. »


« Johanna, muoviti! Sei chiusa in quella dannata stanza da due ore e mezza e tra dieci minuti devi stare in chiesa! »
Robert, il padre di Johanna, stava aspettando la ragazza da mezz’ora e passava avanti e indietro di fronte alla porta di ingresso. Marcel, suo fratello minore, stava accanto al padre e lo guardava con le sopracciglia contratte. « Ma a te che importa? Cazzi suoi se fa tardi! »
« Tu zitto. » lo liquidò il padre. Poi avvicinò la testa al legno della porta, digrignando i denti. « Se non esci entro 2 secondi, chiamo Zayn e lo faccio venire, così vede il tuo vestito prima che vi siate sposati e vivrete nel- » non fece in tempo a finire che la porta si aprì rivelando una Johanna meravigliosa con un sorriso a trentadue denti e il volto radioso. « .. wow. »
La ragazza si slanciò sul padre e gli diede un rapido bacio sulla guancia. « Andiamo, o faremo tardi. » scrollò i capelli biondi del fratello e si avviò lungo le scale per scendere al piano di sotto, dove avrebbe dovuto tagliare il nastro.  Aspettò che il padre le si affiancasse e prese la forbice che la madre le stava porgendo.
« Taglio netto. »
Johanna annuì con convinzione e, tra gli applausi dei presenti, tagliò il nastro bianco che le sue damigelle d’onore stavano mantenendo tra le loro mani. La limousine era parcheggiata appena fuori casa e Robert aiutò la figlia a salirci sopra senza che il velo si potesse strappare o rovinare in alcun modo.
« Pronta? »
« Mica tanto. » disse lei sinceramente, mentre stringeva la mano del padre. Nel momento in cui la macchina di sua madre e quella di Lucie partirono poco prima di loro, l’autista mise in moto e Johanna espirò un fiato ricco di ansia ma trasudante fin troppa emozione, e vide la sua casa allontanarsi dietro di lei, mentre si accingeva a sposarsi.


La chiesa era gremita di persone, di amici a cui avevano inviato solo la partecipazione, ma erano tutti vestiti di tutto punto. Alcune amiche di Johanna vestivano in maniera poco consona – come top e minigonna a mostrare la loro indole – e Zayn era davvero felice che quelle tipe non sarebbero andate al ristorante dopo la celebrazione. Niall era seduto alla prima panca alla destra di Zayn, Harry appena dietro, accanto ai suoi genitori. Il parroco era sistemato proprio dietro le sedie poste sull’altare per lui e Johanna, e fremeva, controllando il libretto e aggiustandosi la tunica.
Niall faceva tremare le gambe e si mordicchiava le unghie mentre Zayn era un continuo aggiustarsi il papillon che gli stava facendo mancare l’aria. In chiesa c’era un forte vociare che aumentò ancora di più nel momento in cui Lucie fece il suo ingresso, sotto uno sguardo incantanto da parte di Niall che smise di mangiucchiarsi le unghie. Mentre la ragazza proseguiva rapida lungo la navata per andarsi a sedere sulla panca subito dietro la sedia destinata a Johanna, Harry diede un colpo sulla spalla di Niall. Il biondo si girò infastidito. « Che c’è? »
« Vuoi un fazzoletto? »
Niall lo guardò con un’espressione interrogativa in viso ed Harry si toccò la bocca con tutta la mano. « Per la bava, intendo. »
Il biondo avrebbe tanto voluto mandarlo a fanculo ma pensava che quel luogo non fosse idoneo per una cosa del genere e lo incenerì con lo sguardo poco prima che calasse il silenzio nella sala e tutti si mettessero in piedi. Zayn si stava sentendo malissimo, lo stomaco un groviglio contratto nella sua pancia e il sudore freddo che gli colava lungo la nuca. In ventotto anni di vita, non aveva mai provato un tale sentimento, nemmeno quando era stato alla centrale di polizia anni prima…scosse la testa a quel pensiero e ingoiò a vuoto non appena partì la marcia nuziale e la porta si aprì, rivelando Johanna con il braccio stretto a quello del padre, e le damigelle che la precedevano mentre buttavano petali bianchi per tutta la navata. A quella visione, entrambi si sentirono il cuore scoppiare nel petto, che prese a battere ancora più velocemente. Zayn si dimenticò di tutto, focalizzandosi solo su quanto bella fosse la sua donna, che camminava intimorita sui tacchi alti e quel vestito bianco che le fasciava il corpo alla perfezione. La gonna era voluminosa e il corpetto stretto intorno alla sua vita, che terminava appena sopra il seno, dove i capelli lunghi e arricciati le fasciavano la parte superiore del petto. Non aveva il velo davanti agli occhi, per cui i loro sguardi furono la prima cosa che catturarono l’uno dell’altra. Johanna camminava a testa alta, con lo sguardo puntato su un Zayn che giurò di non aver mai visto così elegante. Si sentiva il cuore pompare nelle orecchie e il padre che le stringeva il braccio per rincuorarla. Tutti la guardavano meravigliati, ma lei aveva occhi solo per lui. Gli arrivò accanto proprio al termine della marcia, poi il padre baciò entrambi e si andò a sedere accanto alla moglie. Johanna e Zayn si guardarono profondamente e a lungo, poi si presero le mani e si sedettero sulle rispettive sedie, insieme al resto della folla e cadde il silenzio. Si sentì solo la voce del parroco rimbombare contro le pareti, e la cerimonia trascorse rapida, giungendo finalmente al momento più importante.
« Vuoi tu, Johanna Steves, prendere Zayn Malik come tuo legittimo sposo, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e amarlo e onorarlo ogni giorno della tua vita? »
La ragazza si girò e guardò Zayn in quegli occhi scuri che l’avevano fatta innamorare, quelle ciglia perfette e quella bocca carnosa che le sorrideva radiosa. « Sì, lo voglio. » e gli infilò la fede all’anulare, l’oro che spiccava contro la sua pelle scura.
Poi il parroco fece un segno di consenso e si girò verso il ragazzo.  « Vuoi tu, Zayn Malik, prendere Johanna Steves come tuo legittima sposa, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e amarla e onorarla ogni giorno della tua vita? »
In quel poco tempo che trascorse, Johanna venne colta da un’improvvisa preoccupazione. E se avesse detto di no? Cosa ne sarebbe stato di lei? Però poi lo vide sorridere con lo sguardo e stringerle la mano sinistra con forza, mentre con la sua faceva avvicinare l’anello al dito. « Sì, lo vo– » ma poi venne interrotto bruscamente dall’aprire della porta sul fondo della navata. Tutti i presenti si girarono e rimasero alquanto basiti da quell’apparizione, Zayn invece quando mise a fuoco a causa di quella luce improvvisa sbiancò. Appena sotto il grande portone, c’erano due ragazzi vestiti di nero dalla testa ai piedi, le braccia conserte e lo sguardo duro puntato proprio su Zayn. Johanna si girò e lanciò una breve occhiata a Lucie in piedi accanto a lei, la quale scosse la testa, poi si mise a guardare il suo ragazzo. Dietro di lui, Niall ed Harry era seriamente interrogativi, non avevano idea di che cosa stesse accadendo, mentre invece Zayn sì. Credeva che una volta sposato avrebbe potuto gettare alle spalle il passato e focalizzarsi solo su quella bellissima donna che gli stava accanto, in attesa del termine della formula. Nonostante nelle vene sentisse scorrere solo un gelo terribile, si rigirò a vedere Johanna e cercò di sorridere come meglio poteva. Non poteva rovinare il giorno più bello di sempre in quel modo. Si schiarì la gola e riprese a infilarle la fede, ignorando tutto il resto. « Sì, lo voglio con tutto il cuore. »
Il parroco riprese a leggere sul libretto, « Bene. Da questo momento vi dichiaro marito e moglie. » Johanna sprizzava gioia dappertutto e aveva gli occhi lucidissimi, Zayn non aspettò oltre, la prese per la vita e se l’avvicinò. « Ora puoi baciare la sposa. »
E si baciarono con amore, ignorando il mondo circostante, tralasciando qualsiasi dettaglio. C’era solo loro due, in un boato di mani che applaudivano entusiasti. Lucie e Niall si guardarono di sfuggita e si avvicinarono agli sposi per firmare il libro che il parroco li stava porgendo. Prima di prendere la penna in mano, Zayn si girò e vide il portone richiudersi, con quei ragazzi che se ne andavano. Chiuse gli occhi e sospirò sollevato, poi baciò Johanna un’altra volta e finalmente firmarono entrambi.




Spazio autrice
Ciao gente, eccomi qui con la seconda long che avevo in programma di pubblicare, ma che ho sempre tralasciato per un po' concentrandomi su 'The Power Of Magic' (se vi va, passate :D http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2820783&i=1 ) 
Allora, come primo capitolo non ho nulla da dire, se non il matrimonio dei due protagonisti e l'apparizione di due personaggi che, sappiate, saranno sempre presenti nel corso della storia e determineranno il corso degli eventi. Con il passare dei capitoli avrete modo di conoscere tutti i personaggi che spero possano farvi sentire parte della storia :)
Questa fan fiction presenta una trama diversa da quelle che ho sempre scritto, e spero possa piacervi tanto quanto piace a me.
Se foste così gentili da lasciarmi anche un brevissimo commento, ne sarei entusiasta, davvero.
Gli aggiornamenti saranno regolari e pubblicherò un nuovo capitolo ogni sabato.
Spero di vedervi la settimana prossima.
Baci, 
Eli. 

P.s il banner è stato creato da @gretasorzato - a cui vanno tutti i crediti - che ringrazio vivamente;  la prestavolto per Johanna è Kaya Scodelario :)

 

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Capitolo 2
*** The house ***





The house
 


Dopo la messa, Zayn e Johanna entrarono in una limousine bianca con pezzetti di velo attaccati agli specchietti retrovisori, e furono portati in giro per fare il loro album fotografico. Sì, effettivamente avere tante fotografie del giorno più bello della tua vita fa mantenere vivo il ricordo, ma non davvero così tante. Il fotografo li faceva cambiare posizione ogni tre secondi e i flash ripetuti li avevano accecati: in quel momento nel loro campo visivo c'era solo un pallino verde che danzava davanti a loro ovunque guardassero. Erano andati in un paesino nelle vicinanze di  Stratford, così piccolo che non veniva accennato nemmeno nella cartina provinciale. Erano giunti in un parco minuscolo ma che al centro aveva un piccolo ponticello con dietro file e file di alberi rigogliosi e verdeggianti, e stavano abbracciati, lui dietro di lei mentre le premeva le mani contro la pancia e i loro visi che, girati, si sfioravano.
« Perfetto, rimanete così fermi! » l'ennesimo scatto non tardò ad arrivare e mentre si stiracchiavano le braccia, erano pronti a mettersi in posa un'altra volta quando un'espressione celestiale li sorprese positivamente. « E questo era l'ultimo! Ragazzi, abbiamo fatto 190 foto! »
« Davvero? » disse Zayn sarcasticamente prima di lasciare un bacio rapido sulle labbra di Jo. « Pensavo fossero di meno. »
« Ma che! » il fotografo si mise la macchina fotografica al collo e sbattè le mani. « Ora è il momento di andare al ricevimento, sposini! »
« Era ora. » sussurrò Johanna mentre sollevava i lembi della grande gonna per non sporcarli di terra.
Zayn le prese una mano e proseguirono insieme fino a che non raggiunsero finalmente la macchina. Mentre Johanna entrava sulla destra, Zayn fece il giro ed entrò per primo, passandosi una mano sulla fronte. Perché erano tornati proprio il giorno del suo matrimonio?! Sapeva che prima o poi sarebbe successo, perché si sa, il passato ritorna sempre a tormentarti, prima o poi. Il suo aveva deciso di andarlo a trovare mentre la sua bellissima sposa di chinava per baciarlo. « Ti amo. »
Tolse la mano dalla fronte e la baciò rapido prima che la limousine mettesse in moto. « Anche io, in una maniera che neanche immagini.. »
« Forse forse qualche pensierino lo farei volentieri. »
L'autista ingranó la marcia e si immisero in strada, arrivando al ristorante circa mezz'ora dopo.
Tutti erano seduti ai propri tavoli con i segnaposti appoggiati su ogni piato di porcellana. Il pranzo fu lungo e tutti furono anche troppo soddisfatti dei benefici che ne avevano tratto, agevolati anche da una forte animazione ingaggiata per rendere quel giorno memorabile per tutti.
Le portate terminarono verso le otto di sera, dopodiché al momento della torta Johanna non ce la fece più e piccole lacrime si liberarono dai suoi occhi truccati e le rigavano un viso troppo sorridente. Zayn non vedeva l'ora che se me andassero tutti ad un certo punto, in quanto avrebbe tanto voluto passare del tempo con sua moglie. Il ristorante era già stato pagato e, salutati i signori Steves e Malik, si dileguarono al piano di sopra. « Ora dovremmo dedicarci un po' a noi, non credi? »
Johanna non poté non arrossire e, arrivati di fronte alla camera a loro destinata, abbassò con decisione la maniglia. Rimase di stucco, era bellissima. Il letto a baldacchino al centro della stanza era stracolmo di cuscini e petali di rosa sparsi ovunque, sul comò grande addossato alla parete laterale erano accese tante candele bianche e un secchio ghiacciato offriva uno spumante prestigioso. Entrarono entrambi e nel momento in cui Zayn si richiuse la porta alle spalle, venne colto da un ricordo che lo investì in pieno. Lui con degli amici che richiudeva per l'ennesima volta la porta del pub, lui che tracannava dalla bottiglia di liquore e i resti di bottiglie di birre sparse per la strada chiusa in cui si erano rintanati... Chiuse forte gli occhi e scosse la testa, premendosi le tempie con due dita. « Ehi. »
Alzò lo sguardo e vide Johanna stesa sul letto, con la gonna aperta come una principessa addormentata e la sua mano che manteneva due calici pieni di spumante.
« Sembri tanto Uma Thurman della pubblicità della Swreeps, amore. Vuoi offrirmi la bevanda? »
« No, non voglio offrirti questa cosa.. » Johanna si portò il bordo del calice alle labbra e assaggiò un po' la bevanda, prima che Zayn le si avvicinasse e glielo togliesse dalla mano. « Ah, non devo aspettarmi quello? » detto questo si mise seduto sul letto accanto a sua moglie. « Ce l'abbiamo fatta, Jo. Dopo cinque anni, abbiamo fatto il grande passo. Chi se lo sarebbe mai aspettato? »
« Io sicuramente. » disse lei sporgendosi un po' di più verso di lui e scostandosi i capelli, lasciando la spalla scoperta. « Tu no? Non hai mai pensato che questo momento sarebbe arrivato? »
« In questo momento non sono nelle mie capacità mentali per risponderti decentemente.. » Zayn prese il suo viso tra le mani e la baciò con passione, avvicinandosi al suo corpo che emanava calore. Johanna lo fermò, posizionandogli un dito sulle labbra gonfie. « Promettimi che sarà per sempre, Zayn. Promettimelo. »
Zayn prese le sue mani e gliele baciò. « Te lo prometto. » disse lui, cacciando dalla sua mente qualsiasi preoccupazione e turbamento, poi si abbandonarono all'amore, dando libero sfogo ai loro sentimenti trattenuti per tutta la giornata, lasciandosi cullare solo dai battiti dei loro cuori e dai respiri che si fondevano tra di loro.

La notte trascorse rapida, e quando Johanna aprì gli occhi si ritrovò coperta con un leggero lenzuolo bianco. Mentre si strizzava gli occhi per la luce che entrava dalla serranda alzata e girava un po' la testa alla sua destra, si rese conto che Zayn non c'era. Si mise seduta e afferrò la camicia da notte che aveva appeso la sera prima accanto al letto, indossò la biancheria e si coprì appena un attimo prima che Zayn si fiondasse in stanza con un vassoio ricolmo di roba. « No! volevo farti una sorpresa.. » disse sinceramente di dispiaciuto mentre vedeva Johanna stringersi la cintura della camicia da notte.
« Perché, la colazione ti sembra poco? »
« No no, però avrei preferito... Niente va, va benissimo così. » le sorrise e le diede un rapido bacio. « Buongiorno. »
« Fammi capire, d'ora in poi sarà sempre così la mattina? » disse lei indicando il vassoio pieno di cose che emanavano un profumo delizioso.
« Beh, no. Solo oggi, effettivamente. Non deve essere la donna a servire l'uomo? »
Johanna gli sorrise e prese il vassoio, appoggiandolo sul comò pieno delle candele spente. Poi si girò verso di lui e iniziò a colpirlo ovunque le capitasse, fregandosene se gli stesse facendo male, e continuò finché lui non cadde sul letto mentre si massaggiava il petto. « Che ho fatto? »
« Maschilista di merda. »
Zayn fece mente locale, dopodiché scoppiò a ridere. « Non dirmi che ci hai creduto veramente! »
In tutta risposta Johanna si girò e iniziò a mangiare da sola la colazione, dandogli le spalle. « Ehi, non vale! »
« Peggio per te. » disse lei, mentre si mangiava con gusto un cornetto ripieno di nutella. Si girò verso di lui e si leccò le labbra sporche di zucchero a velo. « Qualche problema? »
« Oh sì... » Zayn si alzò e le si posizionò di fronte, le sopracciglia aggrottate. « ..il cornetto alla nutella era mio! »
Prima che glielo potesse togliere dalle mani, il cellulare di Johanna prese a squillare ed entrambi si voltarono in quella direzione. « Non l'avevi spento? »
Lei finì in un boccone il cornetto pur di non darglielo, e si fiondò sul cellulare prima che smettesse di suonare. « È papà. » schiacciò il tasto di risposta e si mise a parlare, annuendo di tanto in tanto, mentre Zayn si mangiava il cornetto alla crema. « Ho anche una moglie sofistica.. » bisbiglìo tra sè e sè, poi Johanna ripose il cellulare e tornò da lui, togliendogli il cornetto di mano. « Ma cazzo, mi fai fare colazione una buona volta? »
« Vestiti. »
« Eh? »
« Cosa non hai capito? »
« Mi devo vestire? Non ti piaccio così? » disse toccandosi il petto nudo. « Anche se stanotte non sembrava...» alluse, strizzando un occhio.
Johanna roteò gli occhi al cielo e appoggiò il cornetto sul vassoio. « Vestiti, casa nostra è pronta. »

« Si può sapere dove minchia mi stai portando? » gridò Zayn mentre cercava di camminare per il parcheggio con una benda nera sugli occhi.
« Non essere cafone, c'è papà di fronte. -
« Oh buongiorno Robert. »
« Più avanti, non qui, idiota. »
Zayn sbuffò e arrancò, con Johanna che lo manteneva per un braccio per non farlo cadere.
« Buongiorno ragazzi! Dormito bene? »
Zayn represse una risata alla parola 'dormire' mentre Johanna gli pestava il piede. « Una meraviglia, pà. Dov'è la macchina? »
« Proprio qui. Zayn, sarà una bellissima sorpresa. »
« Immagino signor Steves. »
« No no. » sentì dei passi avvcinarglisi. « Chiamami Robert o papà, come preferisci. »
« Va bene. »
Poi si avvicinarono tutti e tre alla macchina, Robert al posto di guida e Johanna e Zayn dietro, lui ancora con la benda sugli occhi. « E' lontano? »
« Non tanto. » E il papà della ragazza mise in moto, accelerando. Dopo quelli che sembravano dieci minuti, sentì la macchina rallentare e Johanna stringergli la manica. Non le sembrava vero che quella lì da quel momento in poi sarebbe stata casa sua. Era il luogo che suo padre aveva pensato di costruirle circa 5 anni prima per quando sarebbe diventata adulta e pensare che ci avrebbe abitato..le venne la pelle d'oca e aiutò Zayn a scendere dalla macchina. Non era mai stato lì, e Johanna non vedeva l'ora che la vedesse.
Lo condusse fino al ciglio della strada e si mise dietro di lui.
« Jo, mi stai facendo salire un'ansia terribile, muoviti! »
L'aria odorava di erba fresca e di fiori appena sbocciati. In lontananza si sentiva il fruscio degli alberi che si muovevano tra loro e le macchine che poco più avanti strigliavano sul asfalto. Si sentivano gli uccellini cantare e Zayn fremeva dalla voglia di vedere la sua nuova casa. « Johanna, mi sto sentendo male. »
Lei trafficò tra i suoi capelli per scogliere il nodo della benda e gliela abbassò davanti agli occhi.
Quel clima sereno che Zayn aveva sentito circondarlo qualche istante prima svanì in un istante, nel momento in cui si guardó intorno. Quel posto lo conosceva fin troppo bene, nonostante quella sera non fosse stato lucidissimo. I ricordi lo investirono come una valanga, uno dopo l'altro: la buca per terra, il ragazzo, le urla e le bottiglie buttate, il terrore...si sentì mancare il fiato e prima che potesse dire qualsiasi cosa cadde a terra, svenuto.



Spazio autrice
Ciao a tutte, ecco qui il nuovo capitolo. Allora, in primo luogo vediamo la creazione del book fotografico di Johanna e Zayn, poi il ricevimento e la loro prima notte di nozze. La mattina dopo succede un po' un casino, non tanto per il 'litigio' della colazione, quanto nel momento in cui Johanna fa vedere a Zayn la loro nuova casa.
Sappiate che è un dato molto importante, e Zayn in questa storia dovrà portare avanti un percorso davvero particolare e...mi sto zitta se no spoilero troppo *troll face*
Nel prossimo capitolo riappariranno gli altri personaggi, tranquille :)
Detto ciò, approfitto di questo spazio autrice per augurarvi un felice Natale, e che possiate trascorrerlo serenamente :)
A sabato prossimo e..ah, se volete lasciarmi un commento, ne sarei molto felice.
Love you all
Eli.

 

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Capitolo 3
*** What's happening, Harry? ***






What's happening, Harry?

 



« Si puo’ sapere che diamine ti è preso? »
Quando riprese conoscenza, Zayn si ritrovò steso sul sedile posteriore della macchina, con la testa che gli girava. Si tirò sui gomiti e avvertì un capogiro, Johanna gli si avvicinò e lo strattonò per la manica. « Che hai? »
« Niente. » disse lui, massaggiandosi una tempia. « Come sono caduto a terra? »
« Diciamo semplicemente che le gambe hanno ceduto. Com'è possibile? Stai male per qualcosa? »
« No, no. » Si mise per bene seduto, con Robert che lo squadrava alle spalle della moglie. « Sto bene, adesso. »
« Ma non hai fatto colazione? » chiese lei, sedendosi accanto a lui sul sedile grigio imbottito.
Zayn spalancò gli occhi e la squadrò. « Come avrei potuto con te che mi hai preso di tutto? Comunque non è stato per quello, forse solo l'emozione. »
« Beh, speriamo. » Johanna lo tirò per il braccio e lo fece uscire fuori con estrema lentezza nel caso gli fosse ritornato un giramento di testa. Quando furono fuori, Zayn inspirò a fondo per poi affogarsi di nuovo. Aveva un nodo strettissimo allo stomaco e quando vide la casa dietro sua moglie si ricordò tutto. Quello era stato senza dubbio il karma, si disse, mentre Johanna si sporgeva per baciarlo. « Va meglio? »
« Oh, sì. Senza ombra di dubbio. »
« Bene, ragazzi. » Il signor Robert diede loro le spalle entrando al posto di guida. « Io mi dileguo e prendetevi cura di quel bel gioiellino che vi sta aspettando in mezzo al prato. »
« Certo .. Robert » Zayn gli fece l'occhiolino, poi il padre della ragazza se ne andò dopo il cenno di saluto della figlia.
« Non è bellissima!? »
« E' fantastica, amore. » si presero per mano e si avviarono per il sentiero che era stato creato appositamente. « Ma avremmo potuto trovarne una da soli. Chissà quanto tuo padre abbia faticato. »
« Non preoccuparti. » gli disse Johanna mentre scostava un cespuglio pieno di margherite. L'odore dei fiori a volte era molto insopportabile, ti pungeva le narici. « L'ha creata apposta per me quando avevo ancora vent'anni. Sapeva che desiderassi vivere qui, per cui è il suo regalo per me. Adoro mio padre. »
« E’ una persona fantastica. » superarono un’aiuola piena di fiori colorati e si ritrovarono di fronte alla casa. Era fatta in cemento, con il tetto a spioventi e la veranda che precedeva l’ingresso. Era pitturata di bianco, e in veranda c’erano un tavolino di vimini con le sedie abbinate, insieme ad un dondolo e ad una sdraio. Era tutto estremamente tranquillo e rilassante, se non fosse stato per quello che era accaduto proprio lì circa 5 anni e mezzo fa. Zayn deglutì a vuoto, poi prese sua moglie per la vita e la baciò con trasporto, quando delle urla imperversarono fuori dalla casa, interrompendoli. Niall ed Harry erano vestiti sportivi, con una bottiglia di spumante per mano e Lucie che li seguiva con una torta piena di panna.
« Oddio! » Johanna si avvicinò due mani alla bocca e li corse incontro, mentre Zayn riceveva delle affettuose pacche sulla schiena dai suoi due migliori amici.
« Come te la stai spassando? » gli chiese Niall dandogli in mano un calice vuoto.
« Una meraviglia. Seriamente, dovreste sposarvi. »
Harry mugugnò qualcosa, poi prese il fondo della bottiglia e la piegò di poco, riempendo il calice di Zayn fino a massimo due dita. « Basta, altrimenti ti ubriachi. »
« No. »
« Dai, amico. Non dirmi che non hai mai preso una sbornia! »
Zayn chiuse gli occhi e tracannò un goccio dal calice. « Non lo faccio più. » Ed era vero. Da quella notte, non aveva mai bevuto più di un bicchiere di qualsiasi alcolico gli avessero offerto. Non lo avrebbe mai più fatto.
Intanto, Lucie e Johanna avevano appoggiato la torta sul tavolino e stavano tagliando cinque pezzi. « Non dovevate prendervi questo disturbo. »
« Ma quale disturbo. Io e Niall siamo stati in pasticceria insieme tutto il tempo stamattina. »  Lucie le fece l’occhiolino e prese in mano un piattino con il cucchiaio. « E’ stato molto divertente. »
« Io l’avevo detto che questo matrimonio ti avrebbe fatto bene. »
« Finchè non succede qualcosa, non posso darti ragione. » Lucie scosse un poco i capelli per togliersi da sopra gli occhi la frangetta e andò a raggiungere i ragazzi.
« Grazie mille! » Harry lasciò la bottiglia sul prato e prese il piatto, abbuffandosi, mentre Niall si grattava la nuca in imbarazzo. « Ne vuoi un pezzo? » chiese Lucie, fingendo di non aver visto quelle gote arrossate che le facevano girare la testa.
Niall le annuì e prese il piattino, mentre Zayn faceva muovere il calice in cerchio, facendo girare il contenuto. « E tu, neosposo? Non ne vuoi? »
Aveva lo sguardo perso nel vuoto, fisso in quel piccolo turbine che si era creato nel bicchiere; non poteva fare a meno di pensare alla sfortuna che gli era capitata. Anzi, se l’era cercata senza ombra di dubbio.
« Cosa, scusa? »
« La vuoi? » Harry fece un cenno alle sue spalle, mentre Lucie tornava da Johanna per prendere un altro piattino.
« Chi, Johanna? »
Harry gli diede uno schiaffo alla nuca, « La torta, pervertito. »
« Per tua informazione, è già mia. Per cui, vedi piuttosto di trovartene qualcuna tu. »
« Perché dovrei trovarmi una torta? »
Niall si diede uno schiaffo in piena fronte con la mano con cui manteneva il cucchiaino, poi fece un verso sconsolato. « Vado da loro. » e si avviò verso la veranda.
« Vado anche io. » disse Zayn ammiccando a sua moglie, mentre Harry si siedeva per terra e si metteva tra le gambe la bottiglia di spumante. « A quanto pare, nessuno vuole una torta. » disse sconsolato.


« Voi entrate, ci penso io a sistemare qui fuori. » Lucie si alzò e iniziò a raccogliere i tovaglioli usati. « Non avete ancora visto il luogo in cui darete vita alla vostra prole. »
« No, senti. Con calma per favore. » Johanna rise e le diede un bacio sulla guancia. « La vedo e torno ad aiutarti. »
« Prenditela comoda.. » Lucie le lanciò un rapido sguardo e fece un cenno del capo verso Niall che se ne stava imbarazzato seduto dietro di lei. « Controllatela per bene. »
« Grazie, Lucie. » disse Zayn e, presa sua moglie per la vita, la prese in braccio.
« Sei superstizioso? » gli chiese Johanna mentre Zayn varcava la soglia di casa.
« Non vorrei la sfortuna a nostro favore. »
« Ma fin ora è andato tutto bene. »
Zayn annuì poco convinto. Johanna non sapeva niente, e non avrebbe dovuto saperlo mai. « Lo so, però è meglio prevenire che curare. » le diede un rapido bacio sulle labbra e la lasciò per terra nel bel mezzo dell’ingresso. La casa era davvero spaziosa, la porta d’ingresso dava sul salone arredato alla meraviglia, con un fantastico divano in pelle che costeggiava il muro frontale e una televisione al plasma dall’altro lato. Il muro era pitturato di rosso e il lampadario era formato da tantissimi fili intrecciati che creavano un gioco di luce in tutto la stanza. « Bene, a me basterebbe solo questo. » Zayn si avviò e si stese sul divano color crema e prese il telecomando appoggiato su un tavolino di cristallo nel mezzo della stanza. Accese la tv e accavallò le caviglie, mettendosi comodo. Johanna scosse la testa e si avviò verso la cucina, collegata al salone per una porticina scavata nel muro. Era spaziosa e attaccata al piano cottura c’era una penisola tipicamente americana, con gli sgabelli alti e i lampadari bassi. Chiuse la porta e andò per un lungo corridoio, ai lati del quale si trovavano un sacco di porte diverse, tutte di legno finissimo. La loro camera da letto era l’ultima sulla destra ed era molto semplice, con un grande armadio posizionato di fronte al letto matrimoniale. Lo specchio era attaccato al muro laterale, mentre una grande finestra dal lato opposto offrivava una meravigliosa vista sul prato in fiore e sul boschetto poco distante. Il bagno era di fronte alla camera da letto, poi c’erano altre due porte sul muro destro del corridoio. Una conduceva ad un piccolo studio, con una libreria che ricopriva interamente tutta la parete frontale, e una scrivania che ospitava un computer già acceso. L’ultima porta rimasta portava in una stanza vuota, con le pareti spoglie e senza lampadario. Sorrise istintivamente al pensiero di ciò che sarebbe potuta diventare quella stanza. Zayn la raggiunse e la abbracciò da dietro. « Che bella stanza…vuota. »
« Amore, ma hai idea di cosa potremmo fare qui? »
Zayn sbiancò improvvisamente, le mani che gli si resero umidicce. « Ehm… » ingoiò a vuoto, passandosi una mano tra i capelli. « Cosa? »
Johanna si prese le due mani e se le mise sotto al mento in un gesto adorante. « Un’enorme cabina armadio! » disse con un tono puramente ironico.
Il ragazzo spalancò gli occhi, rilassato. « Davvero? »
« No. » la ragazza lo incenerì con lo sguardo. « Quella si potrebbe mettere in camera nostra, questa diventerà la camera dei bambini! »
Zayn si mise entrambe le mani nei capelli. « Bambini?!? »
« Sì, Zayn. Sai, quelle piccole creature che hanno due manine e due piedini, un faccino adorabile e una pancia da riempire di baci.. »
« Lo so cosa sono, idiota. Intendo, ‘Bambini’ con la ‘i’ finale? »
« E’ ovvio. Non vorrai che Lucinda rimanga da sola.. »
Zayn bianco come un lenzuolo si inginocchiò per terra, sotto l’arcata della porta con le braccia abbandonate lungo i fianchi. « E adesso chi è Lucinda? »
« Il cane no? » disse Johanna sarcastica. « Nostra figlia, coglione! » gli diede uno schiaffo sulla guncia.
Zayn cadde per terra, steso, con lo sguardo puntanto su Johanna che lo guardava restando in piedi davanti a lui. « Sei incinta? » le chiese sbalordito.
« Ancora no. »
« ‘Ancora’? » disse lui mentre la ragazza lo rimetteva in piedi.
« Basta, torniamo dagli altri adesso. » Johanna se lo tirò dietro e entrambi uscirono fuori, sorprendendo un Niall e Lucie che pomiciavano nell’angolo tra i due muri.
« Oh cielo… » sibilò Johanna a bocca aperta.
Lucie si staccò di botto da Niall ma rimase a guardargli la bocca.
« Che sta succedendo qui? » chiese Zayn mentre vedeva la faccia del biondo di uno strano color viola.
« Si era affogato con un pezzo di torta e lo stavo aiutando a riprendersi.. »
« Beh certo, mi sembra ovvio. »
« Ehi, ma Harry che ci fa seduto in mezzo al prato con….aspetta, si sta baciando una bottiglia di spumante? »
Johanna guardò verso la direzione indicata dal marito, mentre Zayn lo raggiungeva. « Amico, che hai? »
Harry aveva la bocca appiccicata alla bottiglia piena di goccioline. Quando alzò lo sguardo puntandolo sull’amico, Zayn si rese conto di quanto i suoi occhi fossero arrossati e lucidi.
« Harry, hai pianto? » poi gli tolse di mano la bottiglia che era sorprendentemente vuota.
Lo fulminò con lo sguardo. « Ti sei scolato tutto lo spumante? Ma dimmi, quanto sei coglione? »
Harry scoppiò a ridere e fece un singhiozzo. « La domanda giusta sarebbe se fossi gay. » e scoppiò a ridere un’altra volta, rotolandosi sull’erba fresca. I suoi pantaloni erano sporchi di terra e i capelli arruffati. « Che bella la vita! »
« Che hai detto? » disse Zayn con la mandibola che gli arrivava a terra.
« La vita è bella! Come dice Julia Roberts ‘la vie est belle’ nella pubblicità in tv, con quell’accento francese di merda che fa cagare i piccioni. »
« Accento francese di merda? » infuriò Lucie che aveva vissuto i suoi primi anni di vita in Francia. I suoi erano francesi e si erano trasferiti a Stratford dieci anni prima, e odiava quando le persone insultavano le sue origini solo perché i francesi ‘avevano la puzza sotto il naso’. Johanna le appoggiò una mano sulla spalla e mimò con le labbra ‘è ubriaco, non ascoltarlo’.
« No, dico prima ancora. » disse Zayn mentre gli altri gli si erano avvicinati.
« Prima è un avverbio di tempo, vero? »
« Dico, » disse Zayn roteando gli occhi « cosa intendi con ‘se fossi gay’ ? »
« Che sono gay! » ed Harry scoppiò di nuovo a ridere.
Zayn si scambiò una rapida occhiata con gli altri ragazzi che lo guardavano allibiti. « Cosa? »
« Mi piacciono i cazzi! » disse Harry mentre si rotolava mantenendosi la pancia.
Johanna e Lucie lo guardarono con le sopraciglia aggrottate e la bocca aperta. « Ma che diamine..? »
« E’ andato. » disse Niall, mentre si girava per tornare sotto alla veranda. « Lasciamolo qui. »
« Qui? In mezzo all’erba? »
« No, nel suo mondo per coglioni senza coscienza. » e tutti e tre si allontanarono, mentre Johanna e Zayn si guardavano preoccupati ed Harry continuava a rotolarsi come un maiale nel fango.




Spazio autrice
Buon sabato a tutti, ecco qui il capitolo tre :)
Allora, devo dirvi che fino al sesto i capitoli saranno di questo stampo, 'simpatici' per non osare troppo con le parole, perchè poi la storia prenderà una piega diversa e i personaggi si comporteranno in maniera totalmente differente.
Adesso, però, soffermiamoci su questo capitolo qui: allora, vediamo Zayn che si riprende dallo svenimento, dopo aver visto la sua casa. Non chiedetemi il perché, si scoprirà tutto con calma, ma ogni cosa riguarda il passato, un passato che Zayn avrebbe voluto lasciare alla spalle, girando pagina con il matrimonio con Johanna.
Dopo che arrivano alla loro nuova casa, vediamo l'apparizione di Lucie, Niall ed Harry che sono rispettivamente i loro migliori amici e che avranno un ruolo importante in questa storia, anche se le forze motrici degli avvenimenti arriveranno tra un po' (a loro piace essere attesi).
In questa storia, come avete letto, Harry è gay - che lo sia forse anche nella realtà, mi importa ben poco - e la sua vicenda è alquanto particolare e spero possa piacervi, in quanto mi sono divertita anche un mondo a scriverla ahahahah.
Il prossimo capitolo è prettamente di passaggio, ma è fondamentale per il progresso della storia :)
Vi sarei infinitamente grata se mi lasciaste una brevissima recensione (alla fine, non costa nulla), anche per sapere se questa storia vi stia piacendo o meno.
Please, non ignoratemi.
Ora scappo, ma comunque approfitto per augurarvi un felice 2015.
Love you all.
A sabato prossimo, 
Eli. 

 

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Capitolo 4
*** Shame ***





Shame



« E quindi una settimana fa è stata la prima volta in cui vi siete baciati? » Johanna prese la tazzina dal suo piatto e incominciò a sorseggiare la sua dose di caffè, vedendo Lucie di fronte a lei mangiare tranquillamente un cornetto.
« Sì. Cosa ci vedi di strano? »
Johanna sorrise con la tazza ancora attaccata alle labbra, poi la appoggiò di nuovo sul piattino. « E' strano il fatto che voi due vi amate e ancora non avete concluso niente. » si sporse verso di lei, portandosi le mani ad allentare il codino ai capelli. « Dai, Lucie. Hai venticinque anni e neanche un ragazzo. Non vorrei metterti fretta....ma il tempo passa e sai, non penso tu voglia rimanere single per tutta la vita. »
Lucie si affogò con il pezzettino di cornetto che stava masticando e Johanna incominciò a darle pacche sulla schiena. « No, no e poi no! Io troverò un fidanzato in un battito di ciglia. »
In quel momento bussarono alla porta di ingresso e Johanna andò ad aprire, trovandosi dietro un Niall e Zayn sudati dalla testa ai piedi. Si portò una mano ad un orologio inesistente al polso. « Quanto dura un corsetta nei paraggi, all'incirca? »
Zayn le diede un rapido bacio sulla guancia e si tolse la benda che aveva in testa per mantenersi fermi i capelli. La canotta nera era completamente appiccicata al torace muscoloso, i tatuaggi ben visibili sul braccio sinistro e la faccia una maschera di sudore. « Poco. »
Niall la salutò con un rapido cenno del capo ed entrò in salotto, chiudendo la porta di ingresso. Diede un rapido sguardo in cucina, deglutì, dopodichè si avviò verso il corridoio, raggiungendo Zayn nella camera da letto.
Il moro si stava sfilando i pantaloncini ed era solo in intimo, con i capelli tutti arruffati. Prese l'accappatoio dall'armadio e se lo buttò sulla spalla. « Oddio, Niall » disse notando la faccia impassibile dell'amico « sembra tu abbia visto un fantasma. »
« Peggio. » rispose l'altro, andandosi a sedere sopra il letto, cadendo a peso morto. Zayn lo prese per il braccio e lo fece rialzare, « Scusa, ma Johanna non vuole che sporco la coperta. Sai, l'alone del sudore rimane. »
« Sì, scusa. » a quel punto, il biondo decise di sedersi per terra.
Zayn gli si accovacciò davanti. « Non ci parli proprio? »
« Dalla settimana scorsa? No. »
« E allora sei una gran testa di cazzo! Come pensi di risolvere questa situazione? Rimanendo in silenzio? » Si inginocchiò e appoggiò l'accappatoio ai piedi del letto. « Dai, amico. Hai ventott'anni, non hai ancora le palle? »
« Veramente ce le ho da quando sono nato. »
Zayn abbassò la testa sconsolato. « Non farmi gli stessi ragionamenti di Harry ubriaco, per favore. »
« Ma è vero! » si prese la testa tra le mani, sconsolato. « Non so che fare. Ho paura che non mi voglia. »
« Sì, infatti. La ragazza che ti vede ogni santa volta dalla testa ai piedi, che sbava quando ti vede passare, che ti ha baciato come se non ci fosse un domani, che cerca sempre di attirare la tua attenzione, non vorrebbe mai mettersi con te, no. »
Zayn prese l'accappatoio e si alzò.
« Vedi? Ho ragione. » disse Niall non cogliendo il sarcasmo dell’amico. Zayn lo sollevò per i capelli. « Adesso andiamo a lavarci, puzzi come un malloppo di merda di elefante. »
Si avviarono nel bagno di fronte alla stanza da letto, e si chiusero a chiave la porta. Niall incominciò a spogliarsi, i capelli tutti unti di sudore e le goccioline che gli scendevano sui pettorali.
Zayn appese l'accappatoio e lo guardò, squadrandolo dalla testa ai piedi. Ad ogni movimento, i muscoli di Niall risaltavano su quella pelle pallida e gli addominali erano ben visibili mentre si accovacciava per slacciarsi le scarpe. « Sì, Lucie non ti vorrebbe proprio. »



« Senti, se non fa lui il primo passo, non succederà niente. Insomma, che fine ha fatto la cavalleria? »
Johanna prese a svontolarle una mano davanti agli occhi. « Ehi, bella, svegliati dal mondo delle favole. Ormai la cavalleria, i ragazzi che fanno la corte, sono cose presenti solo nei libri! Sono le donne che mettono la faccia nelle situazioni, adesso. »
« Appunto. Per cui, io continuerò a non fare niente. » Lucie si stava passando un dito sull'unghia del pollice.
« Appunto, per cui continuerai a rimanere a sbavargli dietro per tutta la vita. »
Lucie sbuffò rumorosamente e si alzò dal divano, allisciandosi la gonna nera che quella mattina aveva indossato. Okay, l'aveva scelta per mettersi in mostra, ma ovviamente non aveva ottenuto l'effetto desiderato. « Io vado, adesso. »
« Va bene. » Johanna aveva finito di lavare la prima tazzina di caffè. « Ti dispiacerebbe andare a prendere il giubotto da sola? E' appeso dietro la porta della mia stanza. »
Lucie annuì anche se sapeva benissimo che Johanna non l'aveva vista, e si allontanò per il corridoio. La porta del bagno era chiusa e sentiva lo sciacquone della doccia attivo. Scosse la testa ed entrò nella stanza, mentre in sottofondo si sentivano i piatti che Johanna metteva nello scolapiatti.
Chiuse leggermente la porta, giusto per prendere il cappotto e il foulard che aveva preso quella mattina, ma rimase incastrato al pomello di ferro dell'attaccapanni. Chiuse ancora più la porta e cercò di districarlo da quell'ammasso di nodi. « Ma porca merda! »
Mentre sbatteva l'attaccappanni imprecando, non si accorse della porta del bagno che intanto si era aperta.
Riuscì a liberare il foulard e a riaprire la porta il tempo giusto qualche secondo prima che lo facesse Niall. Il biondo si spaventò nel vedere la ragazza e perse la presa sull'asciugamano con cui si copriva la vita.
Lucie avvampò e si girò dall'altra parte, facendo finta di essere troppo impegnata ad avvolgersi lo scialle intorno al collo, anche se l'occhio le era caduto proprio là.
Niall si era subito piegato per raccoglierlo, ma quando stava ancora accovacciato, anche Zayn uscì dal bagno e si ritrovò il culo del biondo davanti.
Niall divenne letteralmente color melanzana e si strinse l'asciugamano alla vita, mentre Lucie, messo anche il cappotto, con lo sguardo basso abbandonava la stanza, il foulard che le ricopriva metà faccia. Borbottò un rapido saluto a Johanna e abbandonò l'abitazione. La mora uscì dalla cucina mentre si asciugava le mani con uno strofinaccio, poi girò lo sguardo a sinistra e si vide Zayn e Niall a petto nudo che si guardavano senza dire una parola. « Ehm..che è successo? »
Entrambi si girarono verso di lei e Zayn, accennandole un rapido sorriso, spinse Niall e lo fece entrare nella stanza alle sue spalle, seguendolo a ruota e chiudendosi la porta dietro.
« Ma dimmi, che minchia combini? »
Niall lo gurdava, gli occhi chiari fissi nei suoi. Non aveva il coraggio di proferire una singola sillaba.
« Per quale assurdo motivo le hai mostrato il tuo cazzo? »
« Io non le ho mostrato proprio ni- »
Zayn gli diede uno schiaffo. « La fai scappare una ragazza, in questo modo. Possibile che ti debba insegnare tutto io? » si passò una mano tra i capelli umidi, mentre con l’altra si manteneva chiuso l’accappatoio. Andò ad aprire la finestra per far cambiare aria e il vento fece oscillare la tenda. Notò solo con la coda dell’occhio una macchina nera parcheggiata al lato della strada, una BMW che purtroppo conosceva fin troppo bene. Aveva odiato quella macchina con tutto il cuore. I fari si accesero e sparì in attimo in una strada secondaria. Zayn scosse la testa e si strinse gli occhi con due dita. Ad un certo punto, la porta della stanza si aprì di colpo, mentre Niall si aggiustava meglio l’asciugamano e Zayn sospirava rumorosamente.
Harry era sotto l’arcata della porta. Erano talmente tanto impegnati a parlarsi animatamente che non si erano accorti del campanello che aveva suonato poco prima. Harry indossava un paio di Jeans, una canotta verde che metteva in risalto i suoi occhi e una bandana nera che gli teneva indietro i ricci ribelli. Sgranò gli occhi e vide i suoi amici dalla testa ai piedi, mentre sul suo viso si apriva un gran sorriso. Niall e Zayn si guardarono, poi abbassarono lo sguardo su loro stessi, e poi lo posarono su Harry. « Non è quello che credi. »
« Allora, ora che sono arrivato, la festa può cominciare! » ammiccò, mentre i due ragazzi gli davano le spalle per infilarsi al più presto un paio di boxer.



« Quindi, ricapitolando. Siete entrati in casa, Niall si è eccitato solo vedendo Lucie, lei l’ha visto nudo e se n’è scappata e Zayn ha cercato di invitarlo ad agire, solo dopo aver visto il suo culo tonico. »
« Chi ti ha detto che ho il c- »
Harry lo fermò con un’alzata di mano. « Niall, okay che sono amico tuo – un amico gay, tra l’altro – ma gli occhi ce li ho eccome! »
Zayn fece roteare gli occhi al cielo, « Ovviamente questo è il problema. »
« Comunque non è niente di così ecclatatante. Pensavo aveste fatto altro.. »
« Harry, ti prego. » Zayn alzò le braccia in un gesto esasperato. « Non parlare sempre in questo modo e con questo tono di voce. »
« Quale tono? »
« Questo. »
« Ma è il mio tono di voce! »
« A maggior ragione, sta’ zitto. » Zayn si era vestito e aveva una maglietta rossa con la scritta ‘pink floyd’ a caratteri neri dietro la schiena. « Non sono in vena di ascoltare certe battute. » poi si girò nuovamente verso il riccio. « E no, non sono neanche in arteria. »
« Ma non ho detto niente adesso! » disse Harry mettendosi sulla difensiva e alzando le mani all’altezza del petto.
« No, ma la stavi pensando. »
Niall aveva indossato un paio di jeans che Zayn gli aveva prestato – che gli andavano anche un po’ stretti, a dirla tutta – e una maglietta gialla. « Non mi hai dato nemmeno alcun consiglio, Harry. Come devo fare per risolvere questa situazione? »
Il riccio, dopo aver mandato Zayn a fanculo, aveva preso ad aggiustarsi la bandana in testa. « Cosa? »
« Mi serve un consiglio. »
« Ah. No, non chiedere a me. » lasciò andare la bandana sul letto e i ricci gli caddero davanti agli occhi, oscurandogli la visuale. Iniziò a contare sulla dita della mano. « Uno: non vorrei dartene uno sbagliato in quanto – a tuo parere – mi trovo nel ‘mondo dei coglioni senza coscenza’.. »
« Ma stavo scherzando! »
« Taci! » poi riprese il discorso. « Due: mi avete lasciato ad umiliarmi rotolandomi nel fango, e tre: mi piacciono i maschi, come potrei darti consigli su come conquistare una donna? » terminò con fare 0vvio.
« Sei un caso perso. » disse Niall, scuotendo la testa. Poi si girò verso Zayn. « Scherzi a parte. Ora, dopo quello che è successo, che dovrei fare? »
Zayn era seduto sul letto dalla parte di Johanna e guardava fuori dalla finestra. Se quei due avessero desiderato la parità dei conti, perché non venire prima? Ora, avendo una moglie e il desiderio di metter su famiglia, gli stavano rovinando la vita rimanendo solo a debita distanza. Cosa sarebbe successo se avessero preso di mira lei? No, non glielo avrebbe mai permesso.
« Zayn? »
Scosse la testa e guardò Niall che lo osservava, in attesa di risposta. « Sì? »
« Allora, me la dai una mano, sì o no? »
Si lasciò andare ad un sospiro. « Ovviamente. Harry, io e te dobbiamo parlare. »



« Mi stai dicendo la verità? » Johanna era a telefono e teneva una mano premuta sulla bocca cosicchè i ragazzi non avrebbero potuto sentirla.
« Sì, quante altre volte vuoi che te lo dica? » Lucie era davvero stravolta a telefono. Aveva raccontato alla sua migliore amica la sua ‘sventura’, se si può chiamare così, e si era anche scusata per essere andata via in quel modo burbero.
« Beh, ma dimmi qualcosa almeno. »
« Jo, sei sposata. Queste cose non dovresti neanche pensarle, porcona! »
« Ma io non voglio sapere i dettagli. Dimmi cosa ha fatto lui e come ti sei sentita, dai! » Johanna si era chiusa in cucina cosicchè la sua voce potesse essere ancora più ovattata. Incominciò a fare avanti e indietro passando di fronte al lavabo. « Rapida. »
« Non puoi capire. Mi sono sentita andare a fuoco, ma non perché ho visto il suo amichetto, ma perché non so se puoi capire la mia visione celestiale di fronte ad un Niall appena uscito dalla doccia. » sentì i sospiri dell’amica dall’altra parte della linea. « Era un angelo. Ovviamente mi sono subito girata. Andiamo! Un po’ di pudore. Lui era diventato viola, lo giuro, e io forse ero diventata dello stesso colore del foulard. »
« Che sarebbe…? »
« Marrone. »
Johanna scoppiò a ridere, tappandosi subito una bocca con la mano. « Lux, dobbiamo per forza organizzare qualcosa. »
« Cosa? »
A Johanna balenò un’idea improvvisa in mente. Se avesse trovato qualcuno disponibile ad aiutarla, era certa che l’amica si sarebbe senza dubbio fidanzata. « Lucie, sto già pensando ad una cosa. »
« Oh, no. Mi devo preoccupare? »
« Dopotutto, non credo. » disse lei mentre sorrideva al solo pensiero. 





Spazio autrice:
Buon sabato everyone. Vi siete abbuffati in queste vacanze? Io sì, moltissimo.
Ecco qui il quarto capitolo.
Che dire? Diciamo che il nostro gruppo di amici cade abbastanza nella demenzialità, ma comunque spero non vi dimentichiate che la storia non sarà per niente così, anzi. Ho tre banner a disposizione, e sappiate che rispecchieranno l'umore cangiante della storia (?) okay, voglio solo dirvi questo, poi vedrete ahahah
Allora, ritorniamo al capitolo: Niall e Lucie cercano di evitarsi, ma finiscono sempre con il trovarsi in situazioni piuttosto imbarazzanti; Harry non riesce mai a rendersi utile e Zayn e Johanna, contemporaneamente, pensano di realizzare un piano. Di cosa credete si tratti?
Care lettrici silenziose, vi prego, fatemi sapere come questa storia vi si presenti, se vi piace o meno, se è preferibile che io la cancelli ecc.. Ovviamente io non scrivo per ricevere recensioni, ma per un puro piacere personale, però un commento è sempre comodo perchè mi aiuterebbe a migliorare :)
Ringrazio twodirectioner per avermi recensito lo scorso capitolo, mi ha fatto davvero molto piacere.
Il prossimo verrà sfornato sabato prossimo e vedremo la messa in scena del piano....e non solo *sorriso sadico*; per cui stay tuned :)
See you next weekend,
Love,
Eli.


 

 

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Capitolo 5
*** Plan ***


I know they'll be coming
to find me soon

Stockholm Syndrome, One Direction

 




Plan


Una volta che Niall ed Harry se ne furono andati, Johanna e Zayn iniziarono a creare dei piani che in qualche modo avrebbero potuto permettere l'avvicinamento dei loro amici.
La settimana passò rapida e fu nuovamente sabato, il giorno della messa in scena. Zayn non aveva detto niente ai suoi amici, facendo finta che se ne fosse dimenticato, e Johanna aveva programmato di fare un'uscita con Lucie.
« E tuo marito? »
« Starà bene. Ho bisogno di stare un po' da sola con te. »
Il piano consisteva nel far incontrare Lucie e Niall in un locale gay - ovviamente, a quel punto sarebbe entrato in scena Harry - e avrebbero cercato di trovare un compromesso con cui li avrebbero lasciati da soli a parlare. Non era niente di che, ma chi se ne fregava, ci avrebbero provato lo stesso.
Johanna stava aggiustando il papillon al collo di Zayn - tanto per rendere l'uscita quanto più veritiera possibile - anche se lui sarebbe uscito con Niall ed Harry.
« No, per favore. Allentalo un po', mi sembra di strozzare. »
Johanna mise un dito al colletto della camicia di Zayn e incominciò a muoverlo per poterlo allargare un pò. « Va meglio? »
« Sì, grazie. » si girò e si specchiò, mettendosi un altro po' di lacca per mantenere fermo il ciuffo. Poi mentre se li aggiustava con le mani, vide il riflesso di Johanna che si metteva gli orecchini seduta sul letto. Aveva un paio di jeans attillati, una canotta bianca di pizzo e dei tacchi bianchi abbastanza alti.
« Però, non sei niente male. Secondo me, farai diventare etero chiunque ti guarderà stasera. »
« Quanto sei scemo. Pensa piuttosto a riuscire nel piano. » disse lei alzandosi e prendendo la borsa nera dalla cabina armadio. « Stasera deve essere tutto perfetto. »
« E lo sarà, fidati di me. Andrà tutto per il verso giusto. »
Dopodichè citofonarono e Johanna si avviò verso l'ingresso, con il rumore dei tacchi che rimbalzava sulle pareti.
« Pronta? » disse Lucie che si stava stringendo le spalle nel suo corto vestito nero.
« Sì. » poi la mora diede uno sguardo alle sue spalle. « Amore io vado! ci vediamo più tardi! »
« Okay, Jo. » disse Zayn rimanendo nella stanza, poi Johanna uscì sorridendo e chiudendosi la porta dietro.
Da bravo marito, Zayn incominciò a mettere nel portabiancheria la roba sporca che aveva buttato sul letto e incominciò a chiudere tutte le finestre. Sì, la casa e il posto erano davvero belli e tranquilli, ma essere nei pressi di un bosco non era una cosa molto fiduciosa, per cui era davvero il caso che chiudesse le finestre. Poi citofonarono una seconda volta ed Harry e Niall entrarono nell'appartamento.
« Ma Johanna? » chiese il biondo dopo aver lanciato un rapido sguardo alla cucina.
« Oh, no, è andata dai suoi genitori stasera. Siamo liberi di andare dove vogliamo. » poi Zayn lanciò un'occhiata ad Harry.
Il riccio aggrottò la fronte, « Ehm..dove dovremmo andare? »
Zayn spalancò gli occhi, ed esasperato li fece uscire di casa, sperando che il piano riuscisse.


« Dove stiamo andando? Non sono mai andata in queste vie buie.. »
« Stai tranquilla. Io quando ero fidanzata con Zayn ci venivo sempre... »
Lucie mugugnò qualcosa come 'chissà che facevate', ma Johanna fece finta di non sentirla, avvicinandosi la borsa alla vita. Anche a lei non piacevano per niente quelle strade vuote e quel silenzio opprimente che aleggiava sulle strade, ma era sicura che fosse quella la via. Girarono sulla destra e si ritrovarono in un via talmente illuminata che dovettero entrambe socchiudere gli occhi.
« Ma guarda! » esclamò Lucie strabiliata. « E' un mercatino di antiquariato! »
« A quanto pare.. » disse Johanna vaga, guardandosi intorno. Secondo le indicazioni che le aveva dato Zayn quella mattina, il locale gay era alla fine di quella via, per cui dovettero per forza immettersi in quella confusione di gente.
« Vediamo ogni bancarella, tanto non abbiamo nessun luogo specifico in cui andare! » disse Lucie euforica vedendo la gente accanto a sè che passava con borse cariche di oggetti.
« Ehm..okay. » disse Johanna tirando fuori dalla tasca del jeans il cellulare per controllare l'ora. 21.12. Alle nove e mezza si sarebbero dovuti tutti incontrare all'entrata del locale. Sì, dai, avrebbero potuto farcela senza problemi.
Lucie la prese sotto il braccio come fanno solitamente le vecchiette e incominciarono a guardarsi intorno, schivando passeggeri che si fermavano in mezzo alla strada facendoti andare addosso a tutti loro, bambini che correvano e genitori che li inseguivano. Dio, erano davvero così tremendi?
« Scusatemi, belle ragazze. »
Entrambe si girarono verso quel tizio che le aveva picchiettato sopra le spalle. « Vi disturbo? »
Era un pagliaccio, con il naso rosso attaccato al naso, il sorriso bianco dipinto in faccia e un cappello dalla forma ellittica che gli cadeva sino agli occhi.
« Veramen- »
« No. Ci dica. » Johanna maledisse mentalmente Lucie e incomiciò a picchiettare il tacco per terra come se invece andasse di fretta, cosa effettivamente vera.
« Sto per fare un piccolo spettacolino per pubblicizzare il mio corso circense. Vi piacerebbe rimanere un po'? »
« No. » disse subito Johanna tirando fuori dalla tasca il cellulare. 21.20
« Sì, invece. Sono interessata. » disse Lucie fulminandola con lo sguardo. Johanna dovette chiudere gli occhi esasperata e vide il clown incominciare a fare i suoi giochetti. Il tempo passava rapido e lei non poteva proprio fare tardi.
Controllò un'ultima volta il cellulare. 21.27
« Lucie, mi sto sentendo male! » urlò all'improvviso portandosi una mano allo stomaco. « Sto per vomitare! »
La ragazza si girò, e la guardò allarmata. « Oddio, che vuoi che faccia? »
« Devo mettere urgentemente qualcosa cosa sullo stomaco. » urlò Johanna piegandosi in avanti. Da piccola aveva fatto un corso di recitazione, per cui sapeva fingere proprio bene. 'Non ti servirà a niente' le diceva sempre sua madre, ma in quel momento si ringraziò per averlo continuato a fare nonostante tutto.
Lucie lasciò subito alcuni centesimi nel cappello che il pagliaccio aveva ai suoi piedi e incominciò a tirare Johanna per il braccio. « Ecco, qui vendono hotdog. »
« NO! » urlò di nuovo Johanna. Non dovevano fermarsi lì, il locale era più avanti.
« Come no!? Devi mangiare, andiamo! »
« Questo locale mi fa schifo. » disse premendosi le mani sulla pancia. « Più avanti ce n'è uno ottimo. »
« Ma potresti vomitare da un momento all'altro! »
Johanna finse un conato di vomito e incominciò a tossire. « Andiamo, adesso! » disse alzando il passo e allontanandosi. Lucie la seguiva a ruota, fin quando non arrivarono alla fine del mercatino. « Si può sapere perchè cazzo te ne stai andando? Abbiamo superato un sacco di pizzerie, potevi fermarti in una a caso! »
Johanna alzò lo sguardo ad un bivio e incominciò a guardarsi da sinistra a destra. Sulla sinistra, sul bordo della strada vide un'insegna lampeggiare fievolmente, « E' là! »
« Cosa? »
« L'unico locale dove posso mangiare qualcosa di decente! » Johanna si mise a correre quel tanto che i tacchi le permettevano e Lucie intanto si accingeva a raggiungerla. « Sei una cretina! »
Sopra l'insegna c'era un orologio e quando fu abbastanza vicina, Johanna vide l'orario: 21,30.
Si fermò appena di fronte all'ingresso e Lucie la raggiunse affannata, quando da dietro l'angolo opposto apparvero Niall, Harry e Zayn.
Lucie si girò prima di Johanna e impallidì, sentendo caldo improvvisamente. A Niall gli si arrossarono immediatamente le guance, mentre Harry e Zayn era visibilmente sorridenti. « Qual buon vento! » urlò il moro, una mano appoggiata alla spalla di Harry.
« Ciao, amore! » disse Johanna baciandolo leggermente sulle labbra carnose. « Non avevi detto di voler rimanere in casa? »
« Sì, ma Harry mi ha chiamato e voleva che io e Niall lo accompagnassimo. E tu che ci fai qui? »
« Stavo poco bene e Lucie è stata disposta ad accompagnarmi fin qui per mettere qualcosa sullo stomaco. E' stata molto gentile, ma ora sto molto meglio. »
Si girarono entrambi e videro Lucie e Niall accanto, mentre guardavano ai lati opposti della strada. « Che dite » disse Harry aggiustandosi la cravatta bianca sopra la camicia nera. « Passiamo la serata tutti insieme? E' sabato dopotutto. »
« Per noi va bene. » dissero Zayn e Johanna in simbiosi. Poi si girarono verso Lucie e Niall, mentre entrambi si vedevano la punta delle scarpe. « Per voi va bene? »
Lucie biascicò un sì e si avvicinò all'ingresso del locale la cui insegna citava 'i choose you '
Niall annuì e andò accanto ad Harry. Zayn e Johanna si scambiarono un'occhiata rapida e li seguirono, quando gli altri erano finalmente entrati nel locale.
Le luci erano soffuse, la musica alta che rimbalzava su tutta quella gente - 99,5 % maschi, in quanto un tizio era vestito da donna ma era un uomo, per cui Johanna non seppe dire la cifra precisa - che ballava come se tutti fossero dei forsennati. I tavoli di conseguenza erano tutti liberi, e tutti e cinque si andarono a sedere sul tavolo nell'angolo più lontano. Zayn si sedette a capo tavola, appena affianco a lui Johanna, e a seguire Lucie. Dall'altra lato di Zayn sedevano Harry e Niall. Non staccava gli occhi di dosso dalla ragazza, nemmeno quando arrivò il cameriere. Era un bel ragazzo, con i capelli rossi e il viso una maschera di lentiggini. Era muscoloso e aveva i bicipiti ben evidenti sotto la maglietta verde. Nel momento in cui iniziò a parlare, Johanna si rimangiò tutto. Aveva una vocina trillante e acuta che sembrava fosse composta da ultra suoni. « Ciao bei ragazzi. Come state? »
Niall e Zayn si lanciarono uno sguardo preoccupato, poi riportarono gli occhi sul cameriere che aveva tirato fuori dalla tasca posteriore del jeans un taccuino. « Cosa vi porto? » disse senza che prima avesse ricevuto una risposta.
« Che ci offre la casa? » disse Harry, mentre continuava a squadrarlo dalla testa ai piedi.
« Beh, » il tizio si girò a guardare la folla e la indicò con il pollice. « Tutti quei doni di Dio. »
Zayn si portò una mano alla bocca per reprimere una risata, mentre con l'altra stringeva la mano di Johanna. Niall non se ne fregò nulla e scoppiò a ridere, contagiando Lucie che lo guardava continuamente di sottecchi.
« Intendo da mangiare. » precisò il riccio, improvvisamente in imbarazzo.
« Oh, scusatemi. » sorrise anche il ragazzo, il cui nome inciso sulla targhetta era 'Travis'. « Comunque solitamente facciamo delle serate a tema dove tutti mangiano la stessa cosa. La pizza vi va bene? »
« Sì sì, va benissimo. » disse Zayn dopo essersi ricomposto.
« Ok, allora sono .. » iniziò a contare i ragazzi. « ..cinque pizze, giusto? »
« Veramente sono solo tre. » puntualizzò Harry e tutti scoppiarono a ridere. Zayn per le risate sbattè la fronte contro il bordo del tavolo e Niall cadde di lato, buttandosi su Harry. Il cameriere proruppe in una risata leggera e composta, poi però appuntò qualcosa sul taccuino. « Okay, fra un po' vi porto i piatti. » fece un riverenza con il capo - neanche fossero dei reali - e se ne andò, mentre tutti stavano ancora ridendo.
« Sei un coglione! » disse Lucie mentre gli buttava il tovagliolo addosso.
« No, sono solo simpatico. »
Intanto il dj aveva cambiato musica e ora suonava quella tipica del trenino. « Oh no. » disse Niall. « Io non lo faccio se mi chiamano. »
Neanche si fosse tirato i piedi, il ragazzo travestito da donna - la dragqueen della serata, aveva letto Johanna su un manifesto appeso al muro - si avvicinò al loro tavolo e incominciò a sculettare vicino Niall ed Harry. Zayn continuava a ridere per la scena assurda, mentre il ragazzo travestito si chinava sopra Harry mettendo in mostra il suo seno - diciamo delle palline di plastica poste sotto la maglietta, ma dettagli - e incominciò ad ammicargli con gli occhi troppo truccati. Aveva anche le lenti a contatto. « Allora » biascicò con parole suadenti « chi di voi tre si aggrega a noi? »
Zayn sollevò la mano che stringeva con quella di Johanna, e il tizio mascherato lo lasciò stare. « Voi due? »
« Io ci sto. » Harry si alzò e appoggiò sul tavolo  il tovagliolo che aveva spiegato sopra le cosce. « Ci vediamo dopo. » si fece prendere la mano dalla dragqueen mentre Niall si alzava e andava a sedersi accanto a Lucie. La ragazza impietrì nel momento in cui lui le passò un braccio sopra le spalle. « Lei è la mia ragazza, per cui mi dispiace, amico....o amica. Sarà per la prossima volta. »
Il ragazzo mascherato fece spallucce, si mise Harry davanti e lo portò al centro della pista con le mani strette sulle sue spalle, immischiandosi in quella folla di ragazzi scatenati.
Niall tolse subito la mano dalle spalle della ragazza. « Scusami. »
« Figurati. » sussurrò lei, mentre si aggiustava il tovagliolo. Il tavolo cadde in un silenzio imbarazzante, mentre Zayn e Johanna parlottavano tra loro e Lucie e Niall guardavano fissi avanti a loro, lo sguardo puntato sul vuoto.
Il biondo sbuffò rumorosamente e si portò una mano tra i capelli. « Senti, Lucie.. »
La ragazza si girò  e lo vide negli occhi, sciogliendosi quando incontrò quelle iridi azzurre che adorava tanto. « Dio, sono così imbarazzato. »
« Lo sono anche io. »
« Non riesco ad intavolare una conversazione. »
« Lo stai già facendo. »
« Non questo tipo di conversazione..» alluse lui, mentre si torturava le mani. « E' da due settimane che non parliamo di quello che è successo. » sussurrò.
Lucie però non aveva sentito tutta la frase, imbambolata al 'due settimane'. Anche lui aveva contato i giorni? Gli sorrise, « Lo so, non ce n'è stata occasione. » deglutì, aggiustandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
« Ecco qui! » Travis reggeva tra le mani cinque piatti di pizza e incominciò a distribuirli. « Spero vi piaccia! »
« Grazie mille! »
« Se vi serve qualcosa, chiedete. »
« Senza dubbio. » disse Zayn, poi quando se ne fu andato, parlò di nuovo. « Buon appetito ragazzi! »
« Buon appetito. » risposero in coro, e dopo quello Niall e Lucie smisero di parlare, mentre il piatto di Harry si raffreddava, in quanto il ragazzo era troppo impegnato a ballare sul cubo con il ragazzo mascherato.


Erano forse le undici e mezza ed Harry non era più tornato al loro tavolo, troppo impegnato a bere diverse birre con il ragazzo mascherato, che aveva un cascata di capelli biondi che gli cadevano fino al fondoschiena.
« Vedete Harry, fa conquiste. » Zayn smise di giocare con i resti del gelato nel suo piatto e si pulì la bocca con il fazzoletto.
« Beato lui. » bisbigliò Lucie. Nessuno ci fece caso, ma Niall aveva sentito ciò che aveva detto e nel momento in cui il dj passò un lento, si alzò facendo strisciare la sedia sul pavimento e richiamando l’attenzione di tutti quelli che stavano seduti al tavolo. Si schiarì la voce e si aggiustò i bordi della maglietta. « Lucie, ti va di ballare? »
Johanna diede con il gomito un colpo alla ragazza che, sorridendo, si alzò, lasciando la borsetta sulla sedia. « Con piacere. » poi prese la mano di Niall e si lasciò guidare dal ragazzo in mezzo alla pista, tra tante coppie di ragazzi che ballavano.
« Vedi? Forse ci siamo riusciti, Jo. » disse Zayn alla moglie che intanto li guardava adoranti.
« Non sono carinissimi? Spero che dopo stasera possano concludere qualcosa, davvero. »
« Niall si è comportato proprio da gentiluomo, non credi? »
« Invintandola a ballare? Sì. E Lucie non aspettava altro. »
« Chissà di quante cose avete parlato voi due.. » disse il ragazzo mentre si stiracchiava le braccia. Gran parte del locale si era svuotato, e ai tavoli non c’era più nessuno. Johanna si portò le mani alla faccia e nascose un enorme sbadiglio che le fece lacrimare gli occhi. « Mamma mia.. »
« Sei stanca? »
Johanna scosse la testa. « No, gli elefanti mi ha pestato gli occhi. »
« Allora facciamo una cosa. » Zayn, ignorando la frase sarcastica, si alzò e scostò la sedia. « Adesso vado ad avvicinare la macchina così tu non fai altra strada sopra quei trampoli. » disse indicando i tacchi di Johanna. « Intanto, vado a pagare. I conti con gli altri li facciamo domani con calma. » si mise le chiavi della macchina in tasca e si allontanò. « Fra dieci minuti fatti trovare fuori, magari dopo aver radunato il gruppo. »
« Okay. » poi Johanna prese il cellulare e iniziò ad aspettare.
Pagato il conto, Zayn uscì dal locale. Non c’era nessuno per le strade, il silenzio era inquietante e grazie al cielo la macchina non era molto lontana. Gli unici rumori della via erano i ticchettii delle scarpe di Zayn sul marciapiede, a parte qualche miagolìo nell’oscurità. Tutte le finestre delle case erano abbassate e l’insegna del locale incominciò a diventare sempre più piccola. Aveva tirato fuori le chiavi della macchina e aveva preso a farle girare intorno all’indice, ma poiché il suono rimbombava per tutta la via, decise che sarebbe stato meglio rimetterle a posto; non c’erano pali della luce e le uniche cose che riusciva a vedere erano i riflessi della luna sulle macchine parcheggiate lungo i marciapiedi.
All’improvviso sentì dei passi pesanti dietro di lui che aumentavano di velocità e si ritrovò a correre, inconsapevole di cosa stesse facendo. La macchina era lontana solo cinque metri all’incirca, ma prima che potesse raggiungerla, una mano lo tirò per la camicia e lo fece sbattere contro il muro. Venne placcato dal gomito dell’aggressore sotto il collo e incominciò a sudare freddo.
« E’ questo l’unico modo in cui possiamo parlare? »
Zayn con le braccia libere cercò di liberarsi dal blocco ferreo di Liam, i cui occhi erano più luminosi del riflesso lunare.
« Cosa volete? » gli era stato difficile fare uscire quelle poche parole, paralizzato dal terrore. Sapeva che sarebbero arrivati, che l'avrebbero cercato, altrimenti non avrebbero fatto irruzione al matrimonio. Era giunto il momento.
« Cosa vogliamo? Ma parli sul serio? » Louis uscì da dietro Liam, i loro vestiti neri che li facevano mimetizzare in quella totale oscurità. « Vogliamo vendetta, mi sembra più che ovvio. »
« Perché proprio adesso? Perché non prima? » sputò Zayn tra i denti, il braccio di Liam ancora sotto al suo collo e il suo corpo bloccato al muro. Il sudore gli scendeva gelido lungo la nuca e gli bagnava il colletto della camicia bianca. Il papillon gli stava facendo mancare il respiro.
« Ma che, il matrimonio ti ha frullato il cervello? » bisbigliò Liam, i capelli tutti spettinati e gli occhi iniettati di sangue.
« A quanto pare sì. » rispose Louis al suo posto. « Se mio padre non avesse pagato la cauzione, non saremmo mai usciti di prigione. Ora siamo in libertà vigilata. Se fossi stato punito anche tu, a quest’ora staremmo pagando ancora, insieme come i buoni amici che eravamo un tempo. »
« E ti sembra giusto che noi abbiamo passato gli ultimi cinque anni in prigione, indagati per tutto questo tempo, eh? » Liam gli spinse il braccio ancora di più. « Ti sembra giusto? No, tu hai preferito scappare e farti la bella vita. Spero tua moglie ti soddisfi. »
« Lei è la persona più importante della mia vita. Dovete starle alla larga. » sussurrò Zayn con il poco fiato che gli rimaneva. Stringeva con forza il braccio di Liam per fargli allentare la presa, ma era tutto inutile. Era più muscoloso di lui, e nonostante Zayn fosse andato in palestra, non sarebbe mai arrivato ai suoi livelli.
« Vedremo. » Louis sorrise socchiudendo gli occhi e fece staccare Liam che prese a massaggiarsi il braccio, mentre Zayn si piegava su se stesso, portandosi una mano al collo e tossendo.
« Pagherai anche tu, Zayn. Devi. » Liam sputò tra i denti l’ultima parola e si alzò il cappuccio della felpa nera. Louis lo imitò e si volatilizzarono, scomparendo nell’oscurità della traversa, lasciando Zayn che intanto si era seduto per terra, lo sguardo rivolto alla luna, l’unica testimone di quella notte.




Spazio autrice:
Buon sabato everyone. Come state? Com'è andato il rientro a scuola? Per me è stato abbastanza traumatico e mi ritrovo a fare già interrogazioni e compiti in classe *help*.
Comunque, ecco a voi il capitolo. Finalmente si scoprono un bel po' di cose, ma partiamo con calma dall'inizio.
In un primo momento vediamo Zayn e Johanna che si programmano la serata, poi Jo con Lucie che si avviano verso il locale in cui Harry trova il suo paradiso, ahahah.
Niall è imbarazzatissimo, ma mette da parte tutte le emozioni e invita la ragazza a ballare. Che dite, riusciranno a concludere qualcosa?
E poi la parte finale che io penso sia la più importante: ecco svelata l'identità di queste due persone che seguono e spiano Zayn dal giorno del matrimonio.
Louis e Liam sono delle figure molto particolari in questa storia, il cui ruolo è importantissimo. Sono il passato di Zayn che torna pù imperioso che mai a rovinargli la vita. Da questo momento in poi la vicenda verrà rivoluzionata, e non posso non dirvi che io amo Louis e Liam, i personaggi che incarnano mi piacciono in una maniera smisurata!
Okay, penso di aver detto già troppo, per cui non mi dilungo più di tanto.
Ci tengo a ringraziare tutte le ragazze che hanno messo questa storia tra le preferite/ricordate/seguite o che leggono semplicemente.
Vi prego di lasciarmi un commentino per sapere cosa ve ne pare, anche di due parole, se ci sono errori o delle questioni su cui volete parlare. Mi piacerebbe anche sapere come questi due nuovi personaggi vi appaiono, per capire se vi attraggono come hanno fatto con me, o più semplicemente cosa vi aspettate che facciano. Va bene qualsiasi cosa, sono pronta a tutto.
Ci vediamo sabato prossimo, e buon weekend.
Lots of love,
Eli.


 

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Capitolo 6
*** Doubts, Jo? ***


 



Doubts, Jo?



Zayn si diede una rapida scrollata ai capelli e si allentò quel maledetto papillon che gli smorzava il respiro, in quel momento ancora di più. Infilò le chiavi nella toppa e mise in moto, andando a prendere Johanna e i ragazzi all'esterno del locale. Accese l'aria condizionata e cercò di calmare il respiro, il cuore che gli martellava forte nel petto. Non dovrebbero neanche avvicinarsi a Jo, si ripeteva mentre faceva spannare i vetri per la forte umidità che c'era quella sera. Quando girò l'angolo, vide Johanna con la borsa stretta in mano e il piede che batteva a terra, impaziente. Accanto a lei, Niall e Lucie parlavano animatamente e si volsero tutti nella sua direzione non appena Zayn fece accostare la macchina al marciapiede.
« Ma che, ti eri perso? » disse la moglie aprendo la portiera e scivolando nella vettura. 
« No, è solo che.. » Zayn deglutì e guardò nello specchietto retrovisore. Se li sentiva gravare sulle spalle come due ombre che avrebbero potuto inglobarlo da un momento all'altro. « ..era tutto buio, e non stavo riuscendo a vederla. »
Johanna fece una smorfia con la faccia, poi si girò a guardare Lucie e Niall che erano ancora accanto. « Voi salite? »
« No. » disse subito Niall mettendosi le braccia in avanti. Lucie lo guardò sbalordita. 
« Perchè no? »
« Beh, » Niall si passò una mano tra i capelli che, essendo molto sudati, rimasero in piedi. « Mi chiedevo se volessi passeggiare con me. »
« Oh. » Lucie si abbassò un pochino la gonna del vestito, visibilmente in imbarazzo. Colse l'occhiolino di Johanna e gli sorrise. « Okay, ma massimo fino all'una posso stare fuori. »
« Nessun problema. » Si allontanarono entrambi dopo aver salutato rapidamente Johanna e Zayn che teneva le mani strette al volante. Rimise in moto solo dopo aver visto Niall e Lucie allontanarsi, e dopo il fallimentare tentativo del biondo di appoggiare un braccio sulle spalle scoperte della ragazza.
« Harry? Lo lasciamo qui? » disse mentre girava una piccola curva.
« Ha detto che si sarebbe fatto riaccompagnare. Non ho voluto scendere nei dettagli. Piuttosto, dimmi tu che ti è successo. »
Zayn si fermò al semaforo, inchiodando. « Cosa? »
« Si può sapere perchè sei così agitato? Sei andato solo a prendere una macchina. »
Il ragazzo guardò fuori dal finestrino, tamburellando le dita contro il manubrio. No, non era ancora il momento che lei sapesse, e non era pronto nemmeno lui. Si girò a guardarla e le sorrise, cercando di trasmetterle quella serenità che purtroppo gli mancava. « Sto benissimo, amore, davvero. Sono solo stanco, ecco tutto. » quando il semaforo si fece verde ripartì, dopo aver visto sua moglie passarsi una mano sulla fronte imperlata di goccioline di sudore, anche se nella macchina l'aria condizionata era accesa. « E tu? Che hai, Jo? »
Lei rimase a guardare la strada, mentre la via di casa si faceva sempre più vicina. « Niente, niente.. sto bene. » Poi si legò i capelli in una coda alta, prendendo l'elastico che aveva al polso. 
I pochi minuti restanti prima che Zayn parcheggiasse davanti al viottolo che li portava a casa passarono veloci e il ragazzo fu il primo a scendere. Johanna lo seguì a ruota, una mano premuta sullo stomaco che le brontolava incessantemente. Si incamminarono per il sentiero ghiaioso e arrivarono di fronte l'abitazione. Johanna si sentì la pancia scoppiare improvvisamente e una morsa alla gola. Prima che Zayn aprisse la porta di ingresso, lei si girò e vomitò anche l'anima, la schiena scossa dai conati e le gambe che le tremavano. Zayn le si avvicinò e le tenne indietro i capelli per evitare che le si sporcassero, mentre cercava di guardare da un'altra parte. « Hai mangiato qualcosa che ti ha fatto male? » le chiese mentre lei si rimetteva in piedi e si puliva la bocca con un fazzoletto che aveva in tasca.
« Forse la pizza.. ma ora sto meglio, entriamo per favore. » Zayn lanciò un rapido sguardo a Johanna e si affrettò a farla entrare, mentre lei si toglieva i tacchi. 
L'abitazione profumava di rose e lei andò subito in bagno per lavarsi. Zayn, dopo averle chiesto se avesse avuto bisogno di qualcosa davanti alla porta chiusa, andò in camera da letto e si spogliò, infilandosi subito sotto le coperte. Spense la luce, mentre sentiva l'acqua scorrere nel lavandino del bagno, e cercava di focalizzare i pensieri su tutt'altro, ma Liam e Louis erano delle calamite. Chiudeva gli occhi e gli riapparivano davanti, per cui quella notte non riuscì a dormire serenamente, ma comunque non si accorse di Johanna che entrava nel letto soltanto alle prime luci dell'alba. 


Quando Zayn la chiamò, le sembrava di aver dormito solo un'ora, e quando girò gli occhi verso la sveglia, si rese conto di aver effettivamente dormito solo un'ora. 
Maledetto vomito di merda, fu il suo primo pensiero una volta messosi in piedi. Non voleva che Zayn si preoccupasse, per cui cercò di comportarsi come se avesse dormito le nove ore che dovrebbero bastare ad ognuno, ma fu molto difficile, considerando il fatto che si sentiva la pancia più leggera ma allo stesso tempo vuota. Non fece nemmeno colazione per paura di correre nuovamente in bagno. Era domenica, ma siccome non avevano ricevuto nessuno invito per il pranzo, Zayn andò a trovare i suoi genitori, mentre lei si accingeva a preparare. L'odore del pollo a prima mattina non poteva che peggiorare la situazione, ma avrebbe dovuto abituarsi. L'aveva appena messo nella teglia, e coperto di patate, poi lo infilò nel forno, impostando il timer. Non aveva avuto neanche il tempo di vestirsi e truccarsi, e quando suonarono alla porta andò nel panico. Spiò per lo spioncino e vide Lucie al di là della porta. « 'giorno. » soffiò con uno sbadiglio. 
« Buong.. o mamma, ma che faccia hai? » l'amica chiuse la porta e si andò a sedere su uno sgabello in cucina. « Sembra tu abbia passato una nottata terribile. »
« Infatti è stato così. » le confessò Johanna mentre si siedeva sullo sgabello di fronte. 
« Senti, non posso vederti così. Di' a Zayn di andarci più piano, eh? »
Johanna aveva appoggiato la testa sul braccio, e quando si rese conto di ciò che aveva detto l'amica, la rialzò immediatamente, sgranando gli occhi. « Cosa? »
« Zayn ti uccide se ti riduce in questo stato! » disse l'altra credendo di avere ragione. Aveva il rossetto rosso e i capelli tirati in alto in un fantastico e perfetto chignon. Ah, i vantaggi di essere parrucchiera.
« Zayn non mi uccide e.. ehi, non siamo qui per parlare della mia vita sessuale! » disse Johanna alzandosi e controllando il pollo nel forno. « Lui non c'entra niente. »
« E perchè sembra che un camion ti sia passato sopra? » disse l'altra mentre si mangiucchiava un'unghia. 
Johanna si rialzò portandosi una mano alla schiena dolorante. « Ho vomitato tutta la notte..sono distrutta. »
« Eh, cazzo! » Lucie si mise in piedi e appoggiò lo borsa sull'isola della cucina. Prese la sua amica per entrambe le spalle e la bloccò guardandola negli occhi. « Zayn c'entra eccome! »
Johanna la guardò con le sopracciglia aggrottata. « Eh? »
« Andiamo! » Lucie prese a scuoterla come per risvegliarla da quello stato di trance. « Non penso che sia stata io ad averti messo incinta. »
Johanna trasalì e iniziò a tossire. Si tolse le mani dell'amica di dosso. « Ma come puoi anche pensarlo! Sì, io e Zayn vogliamo dei bambini, ma non proprio ora! »
« Ha usato il preservativo? »
« Cosa? » disse Johanna mentre abbassava la temperatura del forno. 
« La prima notte di nozze e qualsiasi altra volta successiva. L'ha usato? »
« Ma fatti tre quarti di fatti tuoi! » sbuffò la ragazza mentre si lavava le mani sudate. « Comunque no. » ammise alla fine, asciugandosele con uno strofinaccio pulito. 
Lucie la guardò buttando le braccia al cielo. « Se non avessi voluto un bambino adesso, gli avresti detto di indossarlo, e poi avreste potuto .. »
« Lucie! » Johanna la bloccò, abbastanza agitata. « Adesso basta. Solo perchè ho vomitato non significa che io sia incinta. »
« Ma c'è un'alta possibilità. »
Johanna non potè ribattere perchè suonarono il campanello. Zayn entrò in casa con una busta in mano. « Mia madre ha fatto il dolce.. oh, ciao Lucie. » il ragazzo chiuse la porta di ingresso con il piede e appoggiò la busta sul tavolo. Poi si girò a guardare entrambe le ragazze che sembravano stessero portando avanti una conversazione telepatica. « Ehm, tutto bene? » disse lui, passando in rassegna i loro volti. Johanna fulminò con lo sguardo Lucie che scosse le spalle e se andò, senza salutare. Zayn la indicò con l'indice. « Che aveva? »
La moglie lo guardava, deglutendo a vuoto. E se quella scema avesse avuto ragione? E se davvero aspettava un bambino? Osservò Zayn, la sua faccia interrogativa e la borsa sul tavolo. Si portò una mano allo stomaco, mettendo da parte i dubbi del momento. « Niente, era solo un po' agitata per la passeggiata fatta con Niall ieri. » poi indicò il dolce. « Quello si deve mettere in frigo? »


Il pollo fu buonissimo e il dolce di sua madre altrettanto, e il pranzo passò in attimo. Il tempo di alzarsi dal tavolo e di giungere nel salone, che Zayn cadde a peso morto sul divano di pelle, addormentandosi.
Johanna, dopo aver sparecchiato, si accese la macchinetta del caffè e aspettò seduta al tavolo. Sentì improvvisamente bussare alla porta. Quando Lucie quella mattina se n’era andata, era corsa a vestirsi, per cui quando vide Harry fuori alla porta non si preoccupò poi più di tanto.
« Ciao. » disse il ragazzo rimanendo appoggiato allo stipide della porta. 
« Ciao. Non entri? »
Harry si diede una scrollata ai capelli e si mise bene in piedi, ridendo non appena vide Zayn scomposto sul divano. « Wow, che maschio. »
« A quanto pare, stanotte non ha dormito bene. Solitamente non dorme il pomeriggio. » la ragazza lo accompagnò in cucina e lo fece accomodare al tavolo. « Ti va il caffè? »
« Sì, grazie. A casa non ho fatto in tempo a prenderlo. »
Il pulsante della macchinetta incominciò a pulsare di un rosso acceso e Johanna prese due bicchierini e lo zucchero. Infilò le cialde nell’apposito scomparto e aspettò che uscisse il caffè. « Qual buon vento ti porta a casa nostra alle .. » diede un rapido sguardo all’orologio appeso alla parete di fronte a lei. « … quattro di pomeriggio di una domenica normale? »
Harry aveva lo sguardo nervoso ed era la prima volta che Johanna lo vedeva in quello stato. Lui continuava a rigirarsi l’anello al dito medio, mentre la ragazza prendeva i due bicchierini. « Mettiti da solo lo zucchero. »
Harry prese il caffè e ci versò dentro tutta la bustina, non prestando la benchè minima attenzione in quello che stava facendo. « Devo farti delle domande, Jo. »
La ragazza soffiò sul bicchierino, siedendosi di fronte al ragazzo. « Dimmi pure. »
« Più che domande, vorrei dei consigli. » disse Harry mentre continuava a rigirare il cucchiaino.
« Su cosa? »
Il ragazzo svuotò il bicchierino in un secondo e gli si fecero gli occhi lucidi in quanto il caffè era ancora bollente. Incominciò a sventolarsi la mano di fronte alla bocca spalancata. « Oddio, penso di aver incenerito le papille gustative. »
« Dai, dimmi. » lo esortò la ragazza che continuava a bere piano. 
« Allora…penso che mi piaccia un ragazzo. »
Johanna gli annuì, « Ed è una bella cosa, no? »
Harry scosse i capelli con una mano, una gamba piegata sotto il sedere e l’altra lasciata a penzolare. Se si fosse seduto per bene, il piede sarebbe arrivato sicuramente a terra. « Il problema è che non so se anche a lui piaccio. »
Johanna prese i bicchierini vuoti e li buttò nel lavandino senza alzarsi dalla sedia. « E perché sei venuto proprio da me? »
« Siccome hai dato consigli anche a Lucie, pensavo potessi aiutarmi. »
« Scusami se te lo dico, Harry, ma .. » gesticolò con le mani, non riuscendo a trovare le parole giuste. Lo guardò dritto in quegli occhi verdi. « .. per me questa situazione che ti riguarda è completamente nuova. »
« Sì, lo so. Ci mancherebbe pure, però pensavo potessi dirmi qualcosa, qualsiasi cosa che mi avrebbe aiutato a proseguire da solo. » le disse lui, seriamente amareggiato.
Johanna gli prese la mano e gliela strinse. « Escici, conoscilo bene. Lascia che le cose vadano come dovrebbero andare. Chissà, magari durante l’uscita accade pure qualcosa. Spetta a te renderti conto se da parte sua c’è interesse. »
Harry le sorrise e gli ricambiò la stretta. « E se non dovessi vedere nulla? »
Johanna si perse ad osservare quelle iridi verdi spente, più eloquenti di qualsiasi altra cosa. « Se lui non dovesse vedere nulla in questi occhi così espressivi, allora è un coglione. »
Harry spalancò gli occhi e ritrasse la mano, facendo strisciare la sedia sul pavimento. Si alzò di scatto e sorrise a Johanna che lo guardava preoccupata. « Ho detto qualcosa di male? » chiese subito, sperando di rimediare qualsiasi danno avesse fatto a sua insaputa. 
« Hai ragione, Jo. Hai perfettamente ragione. Gli chiedo di uscire subito! » 
Si allontanò verso l’ingresso, facendo così tanto rumore che Zayn strizzò gli occhi, svegliandosi. « Che succede? »
« Se non dovesse andare bene, potreste rimanere comunque amici, o no? » chiese Johanna che gli manteneva la porta di ingresso aperta. 
Harry socchiuse gli occhi e le sorrise, mentre si chiudeva la porta alle spalle. « Ricorda, Johanna, io ottengo sempre quello che voglio. »
La ragazza non fece in tempo a rispondere che si trovò il legno della porta di fronte.
« Che è successo? » chiese Zayn che intanto si era messo seduto, le gambe divaricate.
« La domanda giusta sarebbe: cosa succederà? »


Liam e Louis erano al bar, seduti uno di fronte all’altro nell’ultimo tavolino rotondo della stanza. La domenica pomeriggio quel locale era abbastanza frequentato e c’erano tanti vecchietti che, seduti e con i biccchieri di vino accanto, giocavano a carte.
« Non riesco neanche a vederlo in faccia. » disse Liam mentre faceva girare nella mano la tazza vuota. 
« Pensi che con me sia diverso? » disse Louis che teneva in mano il cellulare e guardava fuori dalla vetrina. « Lo voglio vedere marcire dietro quelle sbarre tanto quanto lo vuoi tu. »
« Io non lo voglio, lo esigo. » precisò Liam mentre si aggiustava meglio il cappuccio sulla testa. Sì, finalmente erano usciti di prigione, ma farsi vedere in giro era comunque ancora una questione seria, per cui avrebbero dovuto avere sempre la massima accortezza. « C’era anche lui quella sera, Louis. Anche lui ha contribuito a nascondere il.. corpo.. » disse Liam abbassando la voce così tanto che sembrava avesse emesso solo un misero sospiro.
« Fidati, avremo la nostra vendetta, e sarà anche peggio di qualsiasi altra cosa. Rimpiangerà il fatto di non essere stato chiuso in cella prima. » disse Louis sorridendo malignamente mentre si stringeva di più i lacci del cappuccio e riponeva il telefono in tasca.
Liam si morse il labbro inferiore per nascondere il sorriso vendicativo che si stava aprendo sul suo volto pieno di cicatrici. Non avrebbe mai dimenticato cosa gli aveva procurato quella riga bianca che gli attraversava la guancia sinistra. Era il simbolo del suo reato marcato sulla sua pelle. Louis aveva il sopracciglio spaccato in prossimità della fine, e tante altre cicatrici sulle guance, resti delle risse in cui aveva preso parte. Sollevò il sopracciglio, e la cicatrice si fece persino più evidente. « L’altra sera era davvero preoccupato, vero? »
Liam appoggiò la tazza e incrociò le braccia. « Come non esserlo. Ci ha pregati di stare alla larga da sua moglie.. »
« Se non se ne fosse scappato quella sera, non avrebbe neanche avuto una donna accanto. » Louis fece un cenno alla cameriera per farla avvicinare. Era il momento di andarsene e di ritornare nel loro alloggio di fortuna. « Forse è il caso di rimediare, non è vero? »
Liam lo guardò con la fronte aggrottata mentre prendeva il portafoglio dalla tasca posteriore del pantalone nero. « Stai dicendo che dovremmo trovarci una donna? »
La cameriera portò il conto e aspettò che i ragazzi lasciassero il denaro sul foglio per prenderlo e tornarsene a lavoro. « No. » disse Louis mentre si alzava e appoggiava un braccio sulle spalle di Liam ,andando verso l’uscita  e tenendo la testa abbassata. « E se la togliessimo a lui? »






Spazio autrice:
Hey people!
So che è tardi, ma purtroppo ho potuto pubblicare il capitolo solo adesso.
Beh....cosa ve ne pare?
Succedono un po' di cose, per cui andiamo in ordine: 1. Lucie che pensa Johanna sia incinta; 2. Zayn che si crede di avere Liam e Louis perennemente dietro le spalle. Cosa può essere successo di così grave?; 3. Harry che si è invaghito di qualcuno che si scoprirà nel prossimo capitolo che già non vedo l'ora di farvi e leggere e 4. Liam e Louis ad un bar del centro di Stratford che confabulano su qualcosa di importante e Liam si lascia scappare un dettaglio molto importante.
Spero che questa storia vi stia piacendo, e i capitoli posso attirarvi tanto quanto hanno fatto con me. Se mi lasciaste un commentino, ve ne sarei grata perché mi piacerebbe conoscere i vostri pareri al riguardo.
Love you all.
A sabato prossimo,
Eli.


 

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Capitolo 7
*** First ''gift'' ***





 
First ''gift''



Il lunedì mattina era la cosa più pesante che potesse mai essere stata creata. Dopo il weekend nessuno era in grado di alzarsi pimpante e sorridente, e Zayn ne era stato la prova. Prima che andasse a lavoro - aveva trovato un impiego all'ufficio postale del centro di Stratford - aveva fatto un lungo elenco dei suoi defunti e invettive contro il suo capo, non riuscendo ad aprire gli occhi per la stanchezza. Aveva fatto così tanto rumore che fece svegliare Johanna accanto a lui, intorpidita dopo una nottata trascorsa rimanendo sempre nella stessa posizione. Erano le sei e Zayn aveva appena preso le chiavi della macchina dal comodino accanto al letto.
« Dovresti fare più piano, sai? » disse Johanna appoggiandosi su i gomiti e facendo un enorme sbadiglio.
« Scusa, ma oggi Thomas avrebbe dovuto lasciarmi un giorno di ferie e invece che fa? Se lo prende lui. Che odio. » prese il giubbotto dall'appendi-abiti e uscì, lanciando un bacio alla ragazza che si mise seduta, appoggiando i piedi per terra. Si vestì con calma e andò in cucina, preparandosi la colazione. Alla sette e mezza sarebbe andata al mercato - ci avrebbe messo mezz'ora solo per arrivare alla piazza -, e avrebbe fatto la spesa. Il centro di Stradford era davvero carino. Un sacco di bancarelle costeggiavano i marciapiedi su entrambi i lati della strada, mentre lungo i palazzi c'erano tantissimi negozi diversi. Johanna comprò un po' di frutta e, passando di fronte ad una farmacia, si bloccò. Non c'era nessuno in mezzo alle strada, solo qualche vecchietta che si affrettava a fare la spesa prima che arrivasse tutta la gente. Alcune bancarelle venivano ancora allestite, e Johanna rimase impalata di fronte all'insegna. Sorrise scuotendo la testa. Ma davvero una semplice insinuazione avrebbe potuto ''spaventarla'' così tanto?
Aveva venticinque anni, un marito che lavorava, una bella casa..era pronta per avere un bambino, ma davvero doveva vivere con quel peso sulla coscienza? Entrò e comprò il test di gravidanza non tanto per necessità, ma più che altro per averlo nel momento in cui sarebbe servito.
Quando tornò a casa, lo nascose nel piccolo armadietto del bagno, dietro tutti i rotoli di carta igienica. Sì, aveva fatto la scorta e poi Zayn non avrebbe mai potuto vederlo nascosto così.
Erano le dieci e decise di cominciare a cucinare così da poter fare tutto con calma, quando suonarono alla porta. Guardò subito dietro lo spioncino e aprì la porta sbuffando. « Si può sapere che c'è? »
Lucie aveva un vestitino leggero che svolazzava ad ogni suo passo, il sorriso stampato in volto. « Beh? » disse con quello che sguardo che la diceva lunga.
« Beh cosa? » Johanna chiuse la porta e tornò in cucina, prendendo le melanzane e iniziando a lavarle sotto il getto del lavandino.
« Hai fatto il test? »
« Oddio, ma quanto ti sei appesa? No, non l'ho fatto. No, non sono incinta. »
« Questo non puoi saperlo! »
« E invece sì. »
« No. »
Johanna levò gli occhi al cielo, esasperata. Era una bella giornata ed il sole passava per le finestre illuminando tutte le stanze. « Facciamo una cosa. » disse appoggiando le melanzane lavate su uno strofinaccio. « Se saprò qualcosa, te lo verrò a dire. Ma fammi capire. Tu fino ad allora verrai a trovarmi ogni santo giorno? »
« Non mi vuoi nei paraggi? » Lucie fece una faccia dispiaciuta mentre si siedeva su uno sgabello.
« Sì, cioè no. Veramente sì, però non in maniera così esasperante! Vieni ad aiutarmi piuttosto, se vuoi stare qui. »
« Ehi, anche io ho del lavoro da sbrigare! »
Johanna chiuse l'acqua e la guardò. « E perchè non sei in studio? »
« Perchè mi stavo annoiando. Ho lasciato Renèe al comando, oggi. » Lucie si alzò e affiancò l'amica. « Non ti darò fastidio, lo giuro. »
Johanna scosse la testa e prese ad asciugare le melanzane. « Aiutami piuttosto a taglierla in strisce sottili. »
L'amica annuì e prese un coltello. Stavano entrambe per iniziare a tagliare quando il campanello suonò con potenza, in maniera continuata.
« E adesso chi è? » disse Johanna mentre si avviava verso l'ingresso. Non si soffermò a vedere dallo spioncino e aprì direttamente la porta. Niall entrò subito in casa e indicò con il pollice la persona dietro di lui. La ragazza si trovò davanti un ragazzo talmente bello da mozzare il fiato. Aveva i capelli marroni, due occhi scuri che trasmettevano simpatia al solo sguardo e leggermente allungati e la pelle levigata. Indossava la camicia bianca sbottonata e i pantaloni a vita bassa, tanto da lasciare intravedere quella 'v' che fa cadere le ragazze per terra. Johanna si soffermò a fargli i raggi. Quando c'era in giro un bel ragazzo, perchè non soffermarsi ad ammirare quel panorama? Zayn non era un tipo geloso, ma se fosse stato lì, avrebbe preso a schiaffi quel tipo che sembrava fosse uscito da un cartello dell'Abercrombie.
« Ciao. » disse quello, con un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro. Aveva i denti perfetti e bianchissimi. Le stese la mano di fronte, « Sono Danny. »
Johanna con una mano ancora appoggiata alla maniglia rimase spiazzata. Dalla cucina giunse la voce di Lucie, « Ma chi è, Jo? » rimase alquanto basita quando vide Niall vicino al divano. Gli sorrise e gli fece un cenno della mano a mo' di saluto, poi si avvicinò e si affacciò sulla porta. « Porca troia. »
Johanna le pestò un piede e afferrò la mano del ragazzo. « Io sono Johanna, ma..che ci fai qui? »
Danny passò la mano a Lucie la quale la strinse con veemenza. « Io sono single. » poi si corresse scuotendo la testa. « Io sono Lucie, piacere mio. »
Johanna diede una rapida occhiata a Niall e lo vide ridere sotto i baffi. Perchè non c'era rimasto male? Insomma, Lucie che si comportava così con un altro ragazzo?
Lasciò perdere e si concentrò su quel Danny. Stava per chiedergli per quale motivo fosse lì, quando vide una testa riccia comparire alla sue spalle. Harry gli si affiancò e gli appoggiò una mano sulla spalla. Erano della stessa altezza e sostavano entrambi sotto l'arcata della porta. « Avete già fatto le presentazioni? »
« Oh sì! » disse Lucie guardando Danny con sguardo estasiato. Niall si avvicinò alle ragazze e si mise in mezzo a loro due, guardando prima Lucie e poi Johanna che non capiva ancora perchè fossero tutti a casa sua. « Jo, Lucie, Danny è il ragazzo di Harry! »
Johanna spalancò la bocca in un ovale perfetto, mentre Lucie, dopo aver lanciato un gridolino, svenne. Niall la prese poco prima che sbattesse la testa per terra e la portò sul divano. Johanna corse dall'amica. « Ma una persona può essere così scema? »
« Tranquilla. » Niall si sedette accanto alla ragazza stesa. « Tu accoglili dentro casa, mi occupo io di lei. »
La ragazza annuì e tornò da Harry. « Prego, accomodatevi. »
Danny fu il primo a mettere piede e si avviò verso la cucina - sotto indicazione di Johanna - mentre la ragazza si soffermava più dietro, accanto ad Harry. Gli diede un pizzicotto sul fianco. « Acquisti un bel - e sottolineo bel -partito, e neanche mi avvisi? »
« Volevo farvi una sorpresa. » disse sorridendo alla ragazza. Poi con un cenno del capo indicò Lucie. « Non credo l'abbia presa bene. »
« Supererà lo shock. » Johanna entrò in cucina e sorrise a Niall che intanto continuava ad accarezzare la guancia di una Lucie svunuta.



« E così hai seguito il mio consiglio, a quanto vedo.. » alluse alla conversazione del giorno prima, sorridendo ad Harry che teneva la mano stretta in quella di Danny.
« Sì, e sono venuto a ringraziarti. Sai, se non fossi uscito con lui ieri sera, non avremmo mai capito quanto siamo interessati l’un l’altro. Grazie davvero. »
« Sì, ti sono debitore anche io. Insomma, se non aveste organizzato quell’uscita alla vostra amica, io non avrei mai conosciuto Harry. »
Johanna li guardò sorridenti e felici, poi si soffermò sulle parole del ragazzo. Scosse la testa, strizzando gli occhi. « Un attimo solo. ‘quell’uscita’ a cosa si riferisce? »
Harry spalancò gli occhi e scoppiò a ridere, portandosi una mano allo stomaco. « Jo, Danny era la dragqueen, quella sera! »
Alla ragazza allora non mancò un leggero colpo al cuore. Quel tizio terribilmente vestito e truccato peggio dei bambini a carnevale era quel figone assurdo?
« Oh. » disse invece semplicemente, mentre sentiva dei passi avvicinarsi alla porta.
Lucie aveva un braccio intorno al collo di Niall, molto pallida, mentre il ragazzo arrancava per non farla cadere.
« Come stai, Lu? » chiese Harry mentre riprendeva a stringere la mano di Danny e incrociando le dita. A Lucie non mancò di vista quella scena e si portò una mano al cuore.
« Allora è tutto vero. » disse con le lacrime agli occhi.
Johanna avrebbe tanto voluto alzarsi e schiaffeggiarla, ma poi la vide avvicinarsi a Danny con sguardo meravigliato. Gli appoggiò una mano sulla guancia e lo guardò dritto negli occhi, mentre Harry si portava l’altra mano alla bocca per nascondere le risate.
« Sei un tale spreco.. » sussurrò Lucie mentre non faceva distogliere lo sguardo dagli occhi del ragazzo. In risposta, Danny fece per allontanarsi e cercare Harry accanto a lui. Chissà che impressione deve avergli dato Lucie a sua insaputa. Johanna allora si alzò e fece allontanare la ragazza di scatto, trascinandola in salotto. « Scusate un secondo! » urlò mentre si dimenava per allontanare l’amica. Niall prese a seguirle, poi Johanna gli fece prendere una mano di Lucie e gliela fece stringere forte. Quel contatto fece procurare al ragazzo un brivido che partì dal braccio fino a diramarsi alla schiena. Scosse la testa cercando di non far trasparire le sue emozioni. « Niall, falle fare un giro. Ne ha bisogno. » detto questo li buttò fuori di casa, lasciandoli da soli nel silenzio della mattina.
Niall si girò e vide Lucie asciugarsi con un dito il bordo dell’occhio con la mano libera, mentre manteneva l’altra ancora nella stretta del ragazzo, e a lui andava benissimo così.
« Va meglio? » chiese il biondo facendola procedere sul piccolo viottolo di brecciolina. Lucie incrociò le dite con quelle di Niall e tirò su con il naso.
« Sì, però vedendo certe cose la lacrima mi viene facile. Andiamo, » disse sbottando e lanciando le mani in aria, « perché certi ragazzi meravigliosi si àncorano all’altra sponda? Magari lasciando certi tizi terribili che ci provano con tutte! Quanto mi fa rabbia questa situazione. » terminò, riprendendo la mano di Niall. Il ragazzo ingoiò a vuoto mentre passavano in mezzo ad un’aiuola. Lucie fece mente locale di ciò che aveva appena detto e lo bloccò per le spalle. « Ehi, ehi! Scusami, non ce l’avevo con te! »
« No, no..tranquilla. E’ solo la tua opinione. »
« Sì, ma in qualche modo ti ho ferito! Mi dispiace. » disse Lucie abbracciandolo. Niall le cinse la vita con le braccia approfittando di quel momento. « Davvero, tranquilla. »
Poi Lucie si scostò un poco e gli sussurrò all’orecchio, facendogli venire la pelle d’oca. « Nel mondo dovrebbero esserci più ragazzi come te, Niall, che quelli di cui ho parlato prima. » La ragazza sciolse le braccia e gli prese la mano. Non erano semplici amici, e lo sapevano entrambi, e poi quei comportamenti ne erano la prova, ma comunque erano entrambi impauriti di fare il primo passo. Se uno di loro due non si fosse deciso, avrebbero continuato così per sempre, o finchè non avessero trovato l’anima gemella. Ma in quel momento, mano nella mano lungo la strada e quel silenzio che diceva più discorsi di quanti le persone potessero mai dire, erano entrambi sicuri di non volere nessun altro. Se fosse stato così, allora avrebbero aspettato volentieri. « Grazie. » disse poi Niall guardandola, mentre le sue guance si coloravano di rosa.



Zayn aveva appena terminato di fare il suo giro di consegne, con nessun altro scatolone ad occupare il sedile posteriore della macchina. Il cappello giallo e la giacca catarinfrangente gli facevano venire mal di testa, e avrebbe tanto voluto vestirsi in maniera più decente. Parcheggiò rapido lungo il marciapiedi e mise la sicura alla macchina, poi prese a salire le scale che lo portavano all’ufficio postale. C’era una fila terribile, tutte le persone pensavano che all’inizio della settimana ci sarebbe stata meno confusione, ma ovviamente mezza Stradford aveva torto. Si fece largo a spintoni per poter entrare nell’edificio e raggiungere il suo ufficio. Il turno era quasi terminato e poteva incominciare a raccogliere le cose per tornare a casa, quando Will gli si avvicinò. Era un ragazzo di appena 18 anni, orfano di padre, che si occupava di mantenere la sua famiglia con il misero stipendio che gli davano mensilmente. « Zayn, questa busta l’ho trovata incastrata sotto la sedia della tua scrivania. Non l’ho aperta, ovviamente, però non c’è neanche la data di spedizione. »
Zayn la prese e fece un cenno di ringraziamento al ragazzo. La aprì e le mani incominciarono a tremargli. Grazie al cielo Will non aveva letto nulla, altrimenti sarebbe potuto succedere qualsiasi cosa. Spiegazzò il foglietto piegato e lo rigirò tra le dita. Si tolse il cappello e lo appoggiò sulla scrivania. Aspettò che Will uscisse dall’ufficio e sentisse il cigolìo della porta, poi si sedette sulla sua sedia e prese a leggere quelle poche ma incisive parole.


Ciao, Zayn
siamo felici di avvisarti che non abbiamo per niente dimenticato l’incontro dell’altra sera, anzi ci ha dato lo spunto per organizzare qualcosa di grande.
Nessun dilungamento, solo questo: stiamo arrivando definitivamente.



Ancora seduto sulla sedia, accartocciò il foglietto nella mano e lo strinse talmente tanto forte da far toccare il palmo con le unghie. Le nocche gli si sbiancarono e non si accorse di avere la mano tremante fin quando Will non rientrò nell’ufficio con una scatola tra le braccia. « Zayn, che è successo? Perché stai tremando? » gli si avvicinò alla scrivania e appoggiò lo scatolone sul legno di fronte a Zayn. Quest’ultimo aveva lo sguardo fisso davanti a sé, e non lo spostò nemmeno per vedere la consegna del ragazzo. « Zayn? Tutto bene? »
A quel punto rilassò la mente e allentò la presa sul foglio ormai interamente illegibile, poi con un rapido gesto lo buttò nel tritacarte; avrebbe eliminato qualsiasi traccia, non avrebbe permesso loro di traumatizzarlo più di tanto. Avrebbe trovato il modo di tenerli lontano, ma non li avrebbe mai permesso di fare del male a qualcuno. « Sì. » rispose, mentre vedeva il foglietto che veniva tagliato in piccole strisce. « Sto bene. »
Si alzò dalla sedia e spense il computer con il pulsante del monitor. Will era ancora lì, con una cartellina in mano e lo guardava pazientemente.
« Che c’è ancora? »
« Mi hanno detto che devi fare quest’ultima consegna, è arrivata con un po’ di ritardo. »
« Il mio turno è finito. » rispose Zayn semplicemente. Di solito non si comportava così duramente con quel ragazzo perché non lo meritava, ma quel biglietto lo aveva spaventato parecchio e non lo avrebbe mai reso così evidente. « Lo consegnerà Thomas domani. »
« Thomas si è preso malattia, Zayn. »
A quel punto Zayn smise di fare quello che stava facendo – ovvero sistemare alcune carte nella borsa per poterle controllare meglio a casa con calma – e lo guardò attentamente. « No, non è possibile! »
« Dice che non sta bene.. » disse il ragazzo che si appoggiò con un fianco alla scrivania. « Ma vabbè, non possiamo farci niente. Piuttosto, vieni a firmare qui. »
Zayn appoggiò sbuffando la borsa sulla sedia e prese la penna e il foglio che il ragazzo gli stava porgendo. Stava per firmare quando si soffermò a leggere l’indirizzo. No, pensò, non può essere.
Era la sua via e il suo numero civico.
« Ti sei dimenticato come si scrive? » lo esortò Will che batteva il piede per terra impaziente di tornare a casa per il pranzo anche lui.
Zayn scosse la testa e firmò rapidamente. Buttò addosso al ragazzo il foglio firmato e prese la scatola. Afferrò con l’altra mano la borsa, infilò il cappello e uscì scappando dall’ufficio, mentre Will si grattava con la penna un lato della testa, turbato.



Raggiunta la macchina, scivolò al posto di guida e si chiuse dentro, mettendosi il pacco in mezzo alla gambe e aprendolo. Dentro c’era un altro biglietto – maledetti fogli di carta, pensò Zayn – e sotto di esso un sacco di bottiglie di birra, tutte vuote e con il tappo chiuso. Afferrò il biglietto e lo lesse tutto d’un fiato. Anche quello non presentava né nome, né destinatario, ma lui aveva già capito tutto.

Chiunque tu stia leggendo, ciao.
Non serve che tu sappia chi siamo, vogliamo solo chiederti di fare vedere queste bottiglie a Zayn in ricordo di una delle serate più ‘belle’ che abbiamo passato durante la nostra giovinezza. Digli cortesemente di non dimenticare niente, e che si ricordi – invece – che il passato a volte ritorna, più imperioso che mai.
Se sei la sig.ra Malik, le porgiamo i nostri più cordiali saluti, e che possa vivere con suo marito una vita serena e tranquilla.


Zayn strappò il biglietto e incominciò a tempestare di pugni il volante, facendo partire il clacson e spaventando una signora anziana che stava attraversando la strada proprio in quel momento.
No, non sarebbero mai riusciti a rendere Johanna presente in quella faccenda, dovevano starle alla larga. Le avrebbe parlato lui nel momento oppurtuno, ora doveva solo occuparsi di vivere serenamente il suo matrimonio. Abbassò il finestrino e gettò i pezzetti di carta fuori, facendoli svolazzare per aria, poi si liberò anche dello scatolone lasciandolo al bidone della spazzatura più lontano che avesse mai visto e imboccò la strada per tornare finalmente a casa. 







Spazio autrice
Ciao a tutti, e buon sabato!
Non potete capire quanto io abbia desiderato che questo giorno arrivasse, la scuola in questo periodo mi sta uccidendo e - grazie al cielo - ho finito tutti i compiti in classe di ogni materia. *si passa una mano sulla fronte sudata*
Ma comunque non siamo qui per parlare di me, ma di questo nuovo capitolo!
Allora, succedono un po' di cose e vediamo l'entrata di un nuovo personaggio, Danny! E' un personaggio molto simpatico che sarà sempre presente - più o meno -, mi piace molto e.... è il ragazzo di Harry! Alla fine di questo spazio autrice vi lascerò una gif del prestavolto di questo ragazzo che è davvero un bel partito, e non credo esista qualcuno che possa negarlo.
Poi nel corso del capitolo vediamo Lucie che fa una figuraccia di fronte a Danny e insiste sul fatto che Johanna debba fare il test. Voi seguireste un tale consiglio? Ovviamente ho dovuto per forza aggiungere una scena tra Lucie e Niall perché li amo  e perché non vedo l'ora che accada qualcosa, sono troppo teneri. Non vi lascio nessun prestavolto per Lucie, immaginatevela come volete :)
Poi alla fine troviamo Zayn che riceve un biglietto che si preoccupa subito di eliminare. Liam e Louis lo tormentano, e cerca sempre di allontanarli quanto più possibile...e poi arriva il ''regalo'', se si può definire tale. Diciamo che ovviamente ha un senso, però bisogna andare avanti con la storia per scoprire di più, nonostante  arriveranno i flashback e dei piccoli indizi rilasciati dai personaggi stessi.
Okay, mi dileguo, questo spazio autrice è diventato fin troppo lungo, ahahah.
Ringrazio tutte le persone che hanno messo questa storia tra le preferite/ricordate/seguite, mi fate sentire orgogliosa; ovviamente grazie anche a voi, lettrici silenziose, perchè io vi vedo  *Ok, non vedetela come una minaccia*
Se mi lasciaste un commento, mi fareste molto piacere, perché è molto importante per me sapere che effetto vi faccia questa storia :)
A sabato prossimo.
Un bacione, 
Eli.

P.s ecco Danny, il bellissimo Francisco Lachowski. Complimenti per la scelta, Harry, davvero.



 

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Capitolo 8
*** Sick ***





Sick



Il sole picchiava forte sopra la sua testa mentre Zayn attraversava lentamente la via per giungere a casa. Aveva bisogno di fare dei respiri profondi prima di varcare la soglia e affrontare sua moglie come se non fosse successo nulla. Arrivato di fronte alla porta, si tolse il cappello giallo e si sventolò il gilet per farsi più aria, poi si diede uno schiaffo per svegliarsi e si stampò sul viso un sorriso che sperava fosse convincente. Bussò tre volte e il sorriso si spense, lasciando un'espressione stranita al suo posto. Dall'altra parte c'era Danny che lo guardava sorridente. « Ciao. » disse infatti, spalancando il braccio come se fosse stato lui il padrone di casa. Zayn sgranò gli occhi e senza pensarci due volte gli tirò un pugno sulla guancia, facendolo cadere per terra. Johanna accorse dalla cucina mentre si sistemava il grembiule intorno alla vita e si avvicinava ai due ragazzi.
« Ma che fai! » urlò contro Zayn, abbassandosi su Danny che si massaggiava con una smorfia dolorante la guancia sulla quale, poteva giurarsi, sarebbe uscito un livido scuro. Harry si avvicinò al compagno e lo aiutò a mettersi in piedi, mentre Johanna guardava il marito con tanto di occhi. « Che cazzo ti è preso? »
« Chi è questo bastardo? E che ci fa in casa mia? » sputò con i denti digrignati e lo sguardo duro. Lanciò furioso il cappello per terra e rimase a guardare quei tre che lo guardavano basiti e spaventati, osservando l'espressione di Danny.
Johanna si abbassò prendendo il cappello e poi gli tirò una manica per farlo entrare in casa. Harry portò Danny sul divano, mentre Johanna, tornata dalla cucina, teneva in mano una fettina di carne che porse al ragazzo. « Mettitela sulla guancia, forse non farà uscire il nero. » Il ragazzo annuì e si appoggiò la carne sulla faccia, mentre guardava Zayn con le sopracciglia aggrottate.  « E comunque è il ragazzo di Harry, testa di minchia. » disse liquidando il marito con un'occhiataccia. 
Zayn si sentì incredibilmente mortificato, aveva tratto conclusioni troppo velocemente e si pentì del suo carattere impulsivo. Non aveva passato un momento molto sereno, e ora stava dando le sue conseguenze. Si passò una mano tra i capelli e si avvicinò ai due ragazzi seduti sul divano, mentre dalla cucina sentiva Johanna trafficare con i fornelli. Mentre sentiva il rumore della cappa accesa per aspirare il fumo, si abbassò all'altezza della ginocchia del ragazzo. « Mi dispiace tanto. Io pensavo che .. »
« No, cretino, no. » rispose Harry al posto di Danny mentre gli teneva la mano stretta nella propria. « Hai davvero pensato a quello che sto pensando io adesso? »
Zayn lo guardò con sguardo confuso, « E cosa staresti pensando riguardo a cosa avessi pensato quando ho pensato di colpirlo? »
Harry gli lanciò un'occhiata di astio puro, carbonizzandolo con quegli occhi luminosi. « Mi hai confuso ancora di più. »
Zayn scosse la testa e si alzò in piedi, guardando in direzione di Danny. « Mi dispiace davvero tanto. Sono Zayn, comunque. Il marito di Johanna. »
« Tranquillo, non c'è bisogno che puntualizzi che tu sia il suo compagno per la vita. Come puoi aver capito bene, non mi interessano le femmine. » poi tolse la mano da quella di Harry e la porse a Zayn, che ricambiò la stretta. « Io sono Danny. »
« E io sono annoiato, adesso. Andiamo a mangiare? » disse Harry alzandosi dal divano e tirandosi dietro Danny. Il ragazzo tornò rapido in cucina e diede la carne a Johanna, la salutò con un abbraccio e lasciarono entrambi la casa. Zayn poi andò a raggiungere la moglie, indaffarata a friggere le fettine di melanzana che aveva tagliato sicuramente quella mattina. Aveva accanto a sè un piatto pronto e Zayn le si avvicinò, « E' per me, questo? »
« Non mi sembra che il mobile possa mangiare. »
Zayn annuì e prese il piatto, andandosi a sedere alla tavola apparecchiata per due persone. Chissà per quanto tempo sarebbe rimasto tutto così, prima che i posti si potessero moltiplicare. Si versò l'acqua nel bicchiere e aspettò che Johanna gli si sedesse di fronte. La ragazza prese il suo piatto appena preparato e si sedette, senza degnare il ragazzo di un'occhiata.
« Come mai hai fatto le melanzane? » disse Zayn mentre prendeva una fettina con la forchetta. Johanna alzò semplicemente le spalle, con la bocca piena. 
« Avevo voglia. »
« Okay, e che mi dici di come hai passato la mattinata? »
La ragazza lo incenerì con lo sguardo, fermandosi con la forchetta vicino alla bocca, poi tornò a mangiare in silenzio. Zayn annuì cupo, poi prese a mettere in bocca le melanzane accompagnate da pezzi di pane. « Non hai voglia di parlare con me. » disse giocando con un pezzo di mollica. Johanna stava bevendo, mentre teneva il suo sguardo inchiodato in quello del ragazzo. 
« Ma no, cosa te lo fa pensare? » rispose ironicamente, mentre riappoggiava il bicchiere sul tavolo. Gli sgabelli erano davvero alti e doveva piegarsi per mettere le cose in bocca e mangiare. Zayn la guardava, giocandosi il suo asso nella manica. 
« Sei così bella. » disse, mentre vedeva la sua crocchia sfatta e il grembiule sporco di farina all'altezza del petto. Johanna continuava imperterrita a sbocconcellare nel piatto, tenendo lo sguardo basso. Si sentì lo stomaco brontolare e si mise una mano sulla pancia, cercando di farla placare. Oh, no.
« Sei davvero, davvero bella.. » continuava Zayn mentre scendeva dallo sgabello e andava a raggiungere la ragazza. Prese ad accarezzarle la schiena, i capelli, poi avvicinò la bocca al suo orecchio. « Perchè non vieni con me? » ammiccò, appoggiandole una mano sulla coscia. Johanna poi si mise subito in piedi, scostandolo con un gesto del braccio, e scappò via, correndo in bagno, mentre Zayn rimaneva in cucina. « Non pensavo di fare così schifo come seduttore. »
La voce della ragazza giunse ovattata dal bagno, « Zitto, idiota. » riuscì a dire, prima che il suo corpo fosse percosso da spasmi violenti. Il ragazzo avanzò verso il bagno, per poi bloccarsi a metà corridoio, sentendo Johanna urlare. « Non venire per nessun motivo al mondo! » poi chiuse la porta, impendendo a Zayn di chiederle come stesse, almeno. Chissà perché rimette così frequentemente, pensò mentre ritornava in cucina e iniziava a sparecchiare. Forse sarà stato il troppo olio che ha messo nelle melanzane e le ha fatto male, ipotizzò mentre sciacquava i piatti nel lavandino e li metteva nella lavastoviglie. Almeno in quello era bravo.  



Johanna uscì mezz’ora dopo dal bagno, un asciugamano intorno ai capelli e l’accappatoio attorno al corpo, impregnati di acqua. Strusciò i piedi sul tappeto per asciugarli e andò verso la stanza da letto, dove Zayn stava steso e guardava la tv incassata nel muro. Johanna fece finta di nulla, gli diede le spalle per non far vedere le occhiaie che le solcavano gli occhi e si accovacciò per prendere la biancheria dal cassetto. 
« Non farlo. » disse Zayn, sussurrando e spegnendo la televisione di botto. 
Johanna continuò a infilarsi gli slip nascondendosi con l’accappatoio, quando Zayn, seduto sul letto, la prese da dietro e se la buttò sopra, cadendo entrambi sul materasso. Incominciò a baciarle il collo scoperto e a percorrere con le mani le braccia della ragazza, ancora fasciate dall’accappatoio, poi quando stava per spostarsi sul ventre, Johanna balzò in piedi e si allacciò la cintura di spugna. 
« No. »
Zayn si rimise seduto con tanto di occhi. « Come? Perché? »
La ragazza prese da sotto il cuscino il pigiama e se lo infilò rapida, togliendo l’asciugamano dai capelli, che ricaddero scuri lungo la schiena e le schizzarono il retro della maglietta. Zayn era rimasto sconcertato da quel rifiuto. « Non dirmi che ce l’hai ancora con me per prima! »
« Cosa? » disse la ragazza prendendo in mano l’accappatoio e avviandosi a lasciarlo in bagno. « No, no. » si affrettò a rispondergli, prima che lui potesse pensare gli portava ‘rancore’ per qualcosa di così infantile. Era agitata per una questione totalmente diversa, che non si sarebbe mai aspettata di vivere a solo un mese dal matrimonio. Non dopo così poco tempo, pensò, mentre sentiva Zayn sbuffare. « Allora mi dici che ti prende? Non mi hai mai rifiutato, prima. »
« Non mi va semplicemente. Non ho testa adesso.. » disse mentre attaccava il phon alla presa. Zayn andò verso il bagno e si appoggiò alla porta con le braccia incrociate. « Perché non ne parli con me? »
Cosa?, pensò. « Cosa, scusa? » disse infatti ad alta voce mentre sbrogliava il filo per mettersi comoda. « Non è niente di che.. » Si schiaffeggiò mentalmente. Se davvero aspettasse un bambino, non sarebbe niente di che?
« Ma è una cosa che ti turba parecchio, e poi stai vomitando molto in questi ultimi due giorni. Hai l’influenza? »
Johanna si sporse su di lui, e gli diede un rapido bacio. « Davvero, amore, sto bene. » Non avrebbe mai potuto rivelargli una cosa del genere, non se non avesse avuto prima un verdetto certo. Poi prese la porta e gliela chiuse in faccia, iniziando finalmente ad asciugarsi i lunghi capelli neri. Nel mobile c’era la risposta al suo dilemma, ma era davvero pronta ad accettarlo con tanta trasparenza? Chiuse gli occhi e spense il phon, abbassandosi al mobiletto e aprendolo con le mani tremanti in quel momento di poco coraggio.


« Pronto? »
« Ciao, Niall. » Zayn era in salotto e stava steso sul divano. Non aveva niente da fare, e voleva impiegare il tempo in qualsiasi cosa che avrebbe potuto sviarlo dal pensiero di Johanna. Che le aveva preso? Sentiva il phon acceso in bagno, spegnersi di tanto in tanto, mentre attendeva la risposta del biondo.
« Oh, ciao amico. » disse l’altro. Aveva la voce più alta di un’ottava e Zayn sentiva delle risate dall’altra parte della linea, mentre Niall sussurrava di fare silenzio.
« Ehi, ma ti disturbo? » chiese infatti, con le sopracciglia aggrottate. Niall prese tempo, dilungandosi in pause silenziose che fecero destare in Zayn qualche sospetto. « Niall? »
« No, non disturbi, tranquillo. » sentì una stoffa sfregare contro il microfono del cellulare, e una risatina stridula. « Dimmi che ti serve. »
« No, non ho bisogno di nulla. Volevo solo chiederti se ti va di uscire con me a fare due passi, ma forse sei più impegnato di quanto io possa immaginare. »
« NO! » urlò il biondo dall’altra parte, cambiando rapidamente stanza e chiudendosi dentro. « No, non sono impegnato. Vengo subito. » e riattaccò, senza dare a Zayn il tempo di ribattere. Il moro restò con il telefono attaccatto all’orecchio. Ma che stava succedendo intorno a lui? Johanna l’aveva rifiutato, Harry l’aveva guardato male quando – a sua insaputa – aveva colpito il compagno, Lucie che se ne andava di casa senza salutare, Niall - che era evidente fosse in compagnia – accorreva da lui, quando invece odiava uscire il pomeriggio. C’erano fin troppi cambiamenti, anche lui si sentiva diverso, ma il suo era solo il terrore di non sapere fronteggiare adeguatamente la situazione che stava vivendo. Doveva resistere e mantenere le redini; non avrebbe permesso al cavallo di disarcionarlo, sarebbe uscito vittorioso, anche se sarebbe stato davvero, davvero difficile. Johanna aveva terminato di asciugarsi i capelli ma comunque rimaneva chiusa in bagno mentre Zayn, steso ancora sul divano, incominciava a sentirsi oppresso da tutto quel silenzio.


« Ma perché te ne vai!? » lo supplicò Lucie mentre gli si aggrappava al braccio. Il suo corpo nudo era fasciato dalle lenzuola bianche e con la mano libera se lo manteneva alzato all’altezza del seno. Niall si districò dalla sua presa, ancora sudato e i capelli umidi e si finì di abbottonare gli ultimi bottoni della camicia. Poi infilò i jeans e si mise la cintura, guardando Lucie con sguardo sognante. 
« Perché sì. »
La ragazza con sguardo esasperato e sbuffando fece ricadere la testa sul cuscino, i capelli scomposti e bagnati sulla nuca. Si coprì meglio con il lenzuolo, mentre la luce del primo pomeriggio filtrava dai buchi della persiana della stanza di Niall. I genitori non c’erano in quanto pranzavano alla mensa dei rispettivi uffici, e il ragazzo l’aveva invitata a consumare il pranzo da lui. Alla fine aveva finito per consumare un’altra cosa, ma vabbè, erano cose che sarebbero potute capitare in qualsiasi momento. Niall si sedette sul bordo del letto mentre si accovacciava per allacciarsi la scarpa, poi quando si girò vide Lucie di spalle che cercava di chiudersi il gancetto del reggiseno. Le si avvicinò strisciando sul letto e glielo chiuse in un batter d’occhio, rimanendo con le mani attaccate alla schiena della ragazza. Incominciò ad accarezzarle entrambi i fianchi, mentre Lucie, gli occhi chiusi e le labbra schiuse, piegava la testa all’indietro sfiorandola con quella di Niall. 
« Mi è piaciuto molto comunque.. » disse Niall avvicinandosi al suo orecchio e prendendole il lobo tra i denti, poi Lucie si sporse verso sinistra e gli lasciò un rapido bacio sulle labbra. 
« Anche a me. »
Poi Niall, a malincuore, si staccò, lasciandole accanto le chiavi di casa. « Quando te ne vai, chiudi bene e poi me le ridai. » le fece l’occhiolino, poi si avviò verso l’ingresso e si specchiò un’ultima volta sullo specchio attaccato al muro frontale. Uscì fuori di casa, e si appoggiò contro la porta chiusa. Allungò il braccio in avanti e lo ritirò con potenza verso di sé in segno di vittoria, poi prese a scendere le scale con il sorriso stampato sulle labbra. 
In dieci minuti arrivò a casa di Zayn e, quando suonò, sembrava che l’amico l’avesse aspettato per tutto il tempo dietro la porta. « Eccomi qui. » disse Niall girandosi le chiavi della macchina intorno al dito. « Dove ti va di andare? »
« Ovunque. » disse Zayn, mentre prendeva la giacca. Un attimo prima che chiudesse la porta, avvisò Johanna – ancora chiusa in bagno – di tornare entro due ore, poi uscì, facendo una bella boccata d’aria fresca prima di seguire l’amico verso la macchina parcheggiata.
Johanna d’altra parte non avrebbe mai potuto rispondergli decentemente e senza far trapelare nulla. Aveva fatto il test e aveva aspettato il risultato. Intanto, mentre vedeva i trattini di attesa muoversi rapidi nel minuscolo schermo, pensò a come sarebbe potuta cambiare la sua vita. Essere mamma era un’enorme responsabilità, e lei sarebbe mai stata pronta ad affrontarla serenamente? Zayn l’aveva avvisata della sua uscita proprio mentre sul piccolo schermo usciva il risultato. Johanna non ci sarebbe mai riuscita a dargli una risposta, avendo una mano premuta alla bocca e gli occhi colmi di lacrime fissi su quelle due semplici striscioline rosse.





Spazio autrice:
Ciao a tutti, how are you? Finalmente è arrivato sabato, non potete capire quanto io sia felice.
Allora, diciamo che in questo capitolo non vi è nulla di così eclatante, (non ci sono Louis e Liam, ewe) però succedono un po' di cose comunque: vediamo Zayn che ritorna a casa intimorito da quello che i suoi due amici gli hanno regalato, e questa sua ansia lo investe anche quando vede Danny dietro la porta di casa. Preso dalla gelosia, colpisce il povero ragazzo che di certo non si sarebbe mai aspettato un comportamento del genere, perché Danny è davvero molto pacato ahah :)
Poi, subito dopo, vediamo Johanna che durante il pranzo corre in bagno, mentre Zayn - stupido - continua a non capire cosa stia succedendo a sua moglie, povero fesso. Annoiandosi, chiama Niall, il quale viene interrotto in un momento molto particolare della giornata, ma comunque non esita a raggiungere l'amico perché il biondo è sempre disponibile, e la maggior parte delle volte mette prima gli altri di se stesso. Infatti, nella scena successiva, lui abbandona Lucie nel letto, ma fidatevi, questo è solo l'inizio e non potete capire quanto io ami la coppia Nucie(?), perché andiamo...sono perfetti! ahahah
Nel momento in cui Niall giunge da Zayn, Johanna ha il risultato del test e....ops, è davvero incinta!
Allora, i capitoli totali di questa storia sono 24, ma io ogni otto capitoli metterò un banner diverso, come avete potuto constatare già da oggi. Sì, li cambio perché d'ora in avanti la vicenda si rivoluzionerà, e non so dirvi se in bene o in male, spetta a voi scoprirlo andando avanti con la lettura, e voglio che il banner - in qualche modo - possa rispecchiare l'umore della storia :)
Intanto io ringrazio la gentilissima pantarhei per creare certe meraviglie che mi fanno credere che la storia sia reale, boh ahahah Grazie davvero, sei fantastica.
Grazie anche a tutte voi che mettete la mia storia tra le preferite/ricordate/seguite, e anche per solo leggerla (ciao lettrici silenziose).
Mi piacerebbe tanto se mi lasciaste un commentino, per favooooooooooore, perché desidero conoscere i vostri pareri, non lasciatemi parlare da sola, non avendo la certezza che voi ci siate, pleaaaaase :) anche un messaggio diretto va benissimo, ma date un po' di considerazione alle mie parole ahahah :)
Ah, altre due cose:
twodirectioner, grazie per esserci ad ogni capitolo, leggere le cose che mi scrivi mi fa davvero un enorme piacere;
- nel capitolo che pubblicherò sabato prossimo succederà una cosa davvero importante e che cambierà davvero tutto, stay tuned :)
So che è ancora presto per dirlo, però sto pensando di pubblicare anche un'altra long perché sì, mi piace complicarmi la vita ahahahah
A sabato prossimo, bellissime/i
Love you all,
Eli.


p.s se siete giunti fin qui, grazie per aver letto uno spazio autrice così lungo ahahahah


 


 

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Capitolo 9
*** Meeting ***






Meeting
 

La mattina dopo Johanna si alzò con comodo, non sentendo nemmeno Zayn andare a lavoro. Quel giorno sarebbe stato fino all'ora di cena fuori di casa, per cui ciò significava che Johanna sarebbe stata tutto il tempo da sola. Si alzò stiracchiandosi le braccia e le gambe e scostò piano le coperte con i piedi, poi andò ad aprire la serranda e l'occhio le cadde sulla sveglia illuminata. Erano le dieci e lei non si era accorta di nulla. La sera prima era andata a letto spossata e anche traumatizzata, si potrebbe dire, ma comunque non aveva dato nessuna notizia a Zayn. Prima di andarsi a coricare, aveva inviato un messaggio al suo medico personale - una stretta amica di famiglia - che si era offerta di visitarla l'indomani mattina. L'appuntamento era alle undici, per cui Johanna andò subito a prepararsi la colazione e a vestirsi, uscendo di casa circa un quarto d'ora prima che ci fosse l'appuntamento. Zayn quella mattina aveva preso il pullman, per cui fu libera di utilizzare la macchina. Mentre percorreva il breve tragitto che la separava dal centro città, pensò a tantissime cose, in particolar modo a come avrebbe dato la notizia a tutti. Insomma, era davvero improbabile che fosse rimasta incinta la prima notte di nozze, ma comunque non era una possibilità da scartare a prescindere, poi entro un'ora avrebbe avuto la risposta certa e definitiva. Ovviamente c'era anche una bassa probabilità che il test si fosse sbagliato, ma la rifiutò scuotendo la testa. Se poi la dottoressa le avesse domandato se desiderava lasciare il bambino, avrebbe negato fino alla fine. Non avrebbe mai rinunciato a quella creatura che si stava formando dentro di sè, mai e poi mai, non le avrebbe mai fatto del male.  A Johanna faceva ribrezzo persino l'idea, perchè non si parlava di un oggetto da gettare via, ma di una vita che non avrebbe mai avuto la possibilità di svilupparsi. Rallentò e parcheggiò sotto il portone dove la dottoressa aveva lo studio. Prese il test e lo infilò nella borsa, poi lasciò la macchina e si avviò verso il luogo della verità.
La dottoressa Mary aveva la giornata libera, ma poichè si trattava di una sua carissima paziente, allora aveva fatto un'eccezione.
«Prego, cara. Benvenuta.»
«Buongiorno Mary.» disse Johanna mentre lasciava la borsa sulla poltroncina di velluto rosso accanto a quella dove si era appena seduta. «Non avrei mai immaginato di venire qui così presto.»
«Sono cose che capitano in una vita matrimoniale, cara.» Mary si mise dietro la scrivania e appoggiò gli occhiali sul naso. Sfilò una cartellina da un cassetto secondario e la tirò fuori. «Questa sarà la tua cartelletta clinica, e la stai inaugurando alla bellissima età di venticinque anni.»
«Già.» rispose Johanna sorridendo appena. Voleva passare direttamente al punto, non ce la faceva più ad aspettare. La dottoressa - che era sulla cinquantina – prese a fornirle delle carte da compilare e firmare, poi la invitò a seguirla sul retro, dove c’era il lettino, il monitor, tutto il materiale utile ad una ginecologa.
«Prego, signora Malik, si accomodi qui sopra, ma non prima di essersi spogliata e aver indossato il camice verde.» disse mentre le porgeva un sacco entro cui c’era il camice di silicone. Si mise dietro un separè e si spogliò, raggiungendo la dottoressa in breve tempo. «Sei davvero impaziente.» Johanna si strinse nelle spalle, annuendo piano.
«Qualcuno sa che sei qui?»
«No.» disse rapida la ragazza, aprendo le gambe e appoggiandole sugli appositi sostegni che Mary le aveva indicato. «E non lo deve sapere nessuno, fin quando non saprò tutto quello che c’è da sapere.»
«Quanta bramosia, complimenti.» disse mentre si infilava la mascherina e i guanti in lattice. «Molte ragazze con cui ho avuto a che fare speravano negassi tutto, e se ne andavano amareggiate e preoccupate. Il più delle volte, non è finito bene.»
Johanna vide la dottoressa armeggiare con degli attrezzi di plastica e strinse le mani intorno ai braccioli della poltrona, sbiancando le nocche. Era agitata e tesa, e la dottoressa, prima di iniziare, se ne accorse subito. «Siccome dobbiamo avere una certezza, non useremo l'ecografia ma un metodo molto più attendibile. Stai tranquilla, non farà male.»
«Beh, lei è abituata a dire certe cose.»
«Sì, ma lo dico davvero, non perché devo. Veramente, Johanna, andrà tutto bene.» Poi la testa della dottoressa scomparve al di sotto del camice verde e la ragazza ingoiò nonostante non avesse più saliva in bocca. Cercò di stare il più rilassata possibile, ma era comunque molto difficile, vedendo tutti gli attrezzi plastificati che Mary usava per fare il suo lavoro sporchi, ma quando la visita finì, non negò di aver finalmente raggiunto un certo sollievo. Non si era accorta di aver sudato, fin quando non si sentì una gocciolina scendere giù lungo la tempia. Allentò la presa sui braccioli quando vide la dottoressa riapparire rilassata e tranquilla. Si tolse prima i guanti, poi la mascherina che nascondeva un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
«Complimenti, Jo. Aspetti un bambino già da un mese a questa parte.»



Dopo aver pagato la dottoressa e dopo averla ringraziata a dovere, fissando il secondo appuntamento mensile, uscì dallo studio e sembrava essere la ragazza più felice del mondo, e forse era proprio così. Raggiunse la macchina saltellando e quando scivolò nella vettura, accese la musica a palla, mentre percorreva il tragitto che la saperava dalla prima persona che avrebbe tanto voluto avere ragione.
Suonò al campanello e Lucie aprì la porta sbadigliando e con il pigiama rosa confetto ancora addosso. Era senza trucco e i capelli scompigliati, ma comunque sembrava abbastanza rilassata e contenta. Quando vide Johanna così entusiasta, sgranò gli occhi mettendo a fuoco la scena e la fece entrare nell’appartamento che aveva affittato per vivere da sola, tirandola per la manica della giacca. Johanna rideva di gusto, e guardava la sua amica con tanto di occhi sognanti e trasudanti un’emozione che mai nessuno avrebbe mai potuto comprendere.
«Che cosa ti è preso?» domandò Lucie mentre si siedeva sul divano. Johanna rimase in piedi di fronte a lei, la borsa attaccata al busto e gongolante. «Jo?»
La ragazza strizzò gli occhi e lanciò le braccia in aria.
«Avevi ragione, Lux! Avevi ragione!»
Lucie spalancò se possibile ancora di più gli occhi e fece cadere la mascella per terra. Quando Johanna le si buttò addosso, strizzandola in un abbraccio fortissimo, scoppiarono entrambe a piangere. «Lo sapevo, lo sapevo!» urlava Lucie contro i suoi capelli, mentre si dondolavano sul divano, strette ancora l’una all’altra. Johanna tirò su con il naso e lasciò la borsa per terra, sedendosi accanto all’amica con le gambe incrociate. «Da quanto tempo?» disse Lucie, mentre la guardava radiosa più che mai.
«Quasi da un mese o poco più, ha detto la dottoressa. Praticamente, dalla notte di nozze.»
«Santo cielo, ci avete dato proprio dentro, vero?» scoppiarono entrambe a ridere, non tanto per la battuta ma perché a volte la felicità deve scoppiare fuori, contagiando tutti intorno. «Sarai mamma, ti rendi conto?» disse Lucie stringendosi le due mani al petto.
«Dio, mi fa così strano sentirlo. Non mi sembra possibile una cosa del genere, o almeno non a me.»
«E io diventerò zia! Mamma mia!» Lucie si alzò e incominciò a girar intorno al divano, facendo ridere Johanna ancora di più. Quando ritornò seduta, prese le mani di Johanna tra le sue e le strinse forte. «Chi altro lo sa?»
«Tu sei la prima.» confessò l’altra tirando fuori il cellulare per controllare l’ora.
«No, corri ad avvisare i tuoi genitori, adesso, e chiama Zayn al cellulare e digli di uscire prima da lavoro per una questione urgente.»
«Non preoccuparti per lui, lo saprà con calma stasera. Adesso vado se no non ce la faccio.»
«Pranzi da loro?» chiese Lucie che scortava l’amica verso l’ingresso.
«Considerando che sono le dodici e mezza, penso mi inviteranno loro.»
«Bene.» Lucie aprì la porta e Johanna, dopo averla abbracciata un’altra volta, uscì, andando a raggiungere la seconda meta.



Quando giunse davanti alla porta, si bloccò ancora prima di suonare. L’ultima volta che era stata lì, era stato il giorno del suo matrimonio, ed era cambiato tutto. Dall’altra parte della porta, sentiva la radio del padre accesa e il rumore di qualcosa che friggeva sui fornelli. In lontananza si sentiva persino il rumore di una televisione accesa: probabilmente era suo fratello Marcel che giocava alla playstation. La sua famiglia stava vivendo una giornata normale, e in quel momento lei stava per rivoluzionare tutto quanto. Però poi pensò anche alla famiglia che aveva creato, a Zayn ignaro di tutto e alla creatura che nasceva dentro di lei; per cui, dopo aver accarezzato la pancia un volta sola, suonò al campanello e sentì chiaramente tutto fermarsi dall’altra parte. La radio si spense, la televisione si abbassò ma il rumore della frittura continuava, poi dei passi che si avvicinavano e Robert che apriva la porta d’ingresso.
«Ma che sorpresa!» urlò stringendo Johanna in un abbraccio fortissimo e indietreggiando fin quando non entrarono in casa. L’odore di pesce fritto la avvolse interamente e le fece venire l’acquolina in bocca.
«Ma che odore, vorrai dire!»
Christine fece capolino dalla cucina e accorse a salutare la sua bambina, mentre Marcel rimaneva attaccato alla porta della sua stanza, con il joystick ancora in mano.
«Piccola mia, come mai qui? Ti fermi a pranzo?»
«Se non do fastidio, volentieri.» rispose Johanna mentre lasciava la borsa sul tavolino dell’ingresso. Lo aveva sempre fatto ogni volta che tornava da scuola, e sarebbe stata un’abitudine che non avrebbe mai dimenticato. Sorrise al ricordo e vide sua madre aggiungere immediatamente due posti a tavola. «No, mamma. Zayn non c’è.»
Christine si fermò con il piatto a mezz’aria e la bocca aperta. «E’ successo qualcosa?»
«L’avrà tradita.» disse Marcel con un’alzata di spalle, totalmente indifferente.
«Ehi! Non pensarlo nemmeno!» lo prese per il braccio e lo abbracciò fugacemente, stropicciandogli i capelli. «E’ solo a lavoro.»
«Grazie al cielo, meno male!» esclamò la madre sollevata. Tolse un posto mentre il padre tornava con una bottiglia di vino stretta in mano.
«Il tuo vino preferito!»
Johanna sorrise, anche se sapeva non avrebbe bevuto neanche una goccia.
Prese posto a tavola, con il fratello di fronte e i genitori ai due capi opposti. Iniziarono a mangiare in silenzio, si sentivano solo le posate che urtavano contro i piatti di porcellana e i bicchieri che venivano posati nuovamente sul tavolo.
«Quindi il tuo matrimonio procede bene, tesoro?» disse il padre mentre incominciava a prendere la sua porzione di pesce fritto. Johanna era troppo impegnata a sbucciarsi un gamberetto e annuì semplicemente.
«Tutto bene, per ora.» poi si rivolse a sua madre alzando il gamberetto pulito. «Anche se la tua cucina ottima mi manca. Non potrei mai essere brava quanto te.»
«Jo, imparerai con il tempo. Nessuno sa tutto, le esperienze ti aiuteranno a migliorarti. Io spero di rimanere brava per parecchi altri anni.»
Johanna mise in bocca il gamberetto e lo assaporò con gusto. «Che meraviglia. Spero che tu possa cucinare così anche quando sarai nonna.»
Cadde il silenzio all’improvviso. Marcel aveva il gamberetto in mano e la guardava fisso, impertubabile, mentre Christine e Robert la guardavano preoccupati.
Allora Johanna prese un tovagliolo e si pulì le labbra, poi bevve un sorso d’acqua e si sistemò sulla sedia. «Sono incinta.»
Marcel fece cadere il gamberetto nel piatto, il padre si affogò con l’acqua che stava bevendo e incominciò a tossire violentemente mentre Christine si mise in piedi, facendo strisciare con forza la sedia sul pavimento. Rimase immobile, aspettando che il marito si riprendesse. Poi quando terminò, si girò verso sua figlia, immobile.
«Scostumata!» urlò il fratello mettendosi in piedi a sua volta e puntandole un dito accusatore contro.
«Santissimi numi!» urlò invece la madre buttandosi sulla figlia e abbracciandola forte, seguita a ruota dal padre, mentre Marcel rimaneva fermo con le braccia conserte.
«E’ solo un marmocchio!»
«Non ti azzardare a dire queste eresie.» urlò ancora Christine dondolandosi Johanna tra le braccia. «E’ un dono di Dio, e lo accogliamo con grande amore.» baciò la figlia tra i capelli e le accarezzò una guancia, mentre con l’altra mano si asciugava un piccola lacrima. « La mia bambina che diventa mamma. »
«Non riesco ad immaginarti madre, tesoro.» disse il padre accarezzandole la testa. «Ma ne sarai all’altezza, ne sono più che sicuro.»
«Sono felice che l’abbiate presa bene come me.» rispose sinceramente Johanna con gli occhi lucidi. Quello era davvero il secondo giorno più bello della sua vita, dopo il matrimonio.
«Perché, Zayn non l’ha accettato?» disse Marcel che, nonostante tutto, in quel momento prese a sorridere alla sorella; insomma, sarebbe diventato zio, ovvio che fosse felice anche lui.
La madre guardò triste Johanna che li rassicurò subito. «No, Zayn ancora non lo sa. Devo parlargli più tardi quando torna a casa.»
«Pensi che gli andrà bene?»
«Lo spero.» disse Johanna mentre svuotava in un sorso il suo bicchiere d’acqua.



Intorno alle sei del pomeriggio, dopo che vennero a trovarli tutti i parenti stretti che non avevano niente a che vedere con la famiglia di Zayn, Johanna raccolse le sue cose e incominciò ad avviarsi per andarsene. «Grazie davvero mamma, per tutto.» disse, mentre si metteva la giacca e faceva uscire i capelli incastrati all’interno con un rapido gesto delle braccia.
«Quando vuoi, amore mio. Casa nostra è sempre aperta, sei mia figlia dopotutto, non potrei mai non accettarti.» le diede un bacio sulla guacia.  «Qualsiasi cosa, io sono qui.»
Johanna raccolse la borsa da terra e poi abbracciò i suoi famigliari, per ultimo suo fratello. «E tu non fare il coglione in alcun modo, intesi?»
«Non sono io quello con cui devi parlare. Vedi di stare attenta a Zayn, non mi è mai piaciuto e lo sai.» però poi le sorrise e le diede un rapido bacio, diventando tutto rosso. «Non dire a nessuno che ti ho baciato, okay?»
«Tranquillo.» disse lei scompigliandogli i capelli chiari, poi aprì la porta, mandando un bacio volante a tutti e chiudendosela alle spalle.
Il sole era già tramontato e quell’oscurità le fece venire una certa nostalgia. Mise in moto la macchina e accese i fari, partendo nella sera e avviandosi verso casa sua, abbastanza preparata ad affrontare il marito. Anzi, non era preparata per niente, ma non avrebbe demorso. Avrebbe affrontato la situazione così come sarebbe arrivata. Distolse un attimo lo sguardo dalla strada per controllare il cellulare che si era illuminato improvvisamente sul sedile accanto al suo, ma fu costretta a riportarlo davanti nel momento in cui un urlo prese vita e si dilungò per un po’. Pestò il pedale dello stop e inchiodò per strada un attimo dopo che un ragazzo attraversasse la strada e lo facesse spostare di forza. I fari avevano illuminato la sua figura, rendondola chiara in confronto all’oscurità della strada di fronte a sé. Mentre la macchina si fermava, Johanna gridò fin quando non finì tutto. Aprì di scatto la portiera e si fiondò fuori, accorrendo a controllare. «Oddio, oddio, scusami, scusami tanto.» si ripeteva mentre era accovacciata sul ragazzo che si manteneva sollevato da terra con i gomiti piegati sull’asfalto. Un altro ragazzo arrivò dalla via da cui quello steso era sbucato magicamente, e si fiondò sull’amico. «Tutto bene?»
«Sì, dai.» sibilò l’altro, con una smorfia di dolore quando tentò di alzarsi. «Non mi ha preso, mi ha solo spaventato e spostato per la velocità della macchina, ma non penso di essermi fatto qualche danno serio.»
«Non puoi capire quanto io sia mortificata.» Johanna tastava la fronte del ragazzo e lo controllava per vedere se mostrasse qualcosa. «Le gambe riesci a muoverle?» chiese speranzosa che stesse bene. L’altro con un tremito riuscì a sollevarle un po’, per poi farle cadere nuovamente sull’asfalto.
«Sì, ma ora mi tremano e non ci riesco.»
«Hai sbattuto la testa?» chiese l’altro, più muscoloso e possente fisicamente. I fari gli andavano dritti in faccia e gli illuminarono una profonda cicatrice che gli solcava la guancia sinistra. A Johanna quel dettaglio non sfuggì, così colse l’occasione per controllare anche l’altro, approfittando della luce dei fari. «Questi tagli sul volto te li ho fatti io?» disse prendendo il viso del ragazzo tra le mani.
L’altro scosse la testa, «No, sono ricordi di ciò che ho passato durante la mia vita.» Aveva gli occhi azzurri e delle labbra sottili contratte in una smorfia di dolore. «Però mi fa male l’osso sacro, ora che ci penso.»
«No, devo portarti all’ospedale, devi essere controllato. Mi prendo tutte le mie responsabilità.»
«No, davvero, non devi..»
«No.» Johanna fece un cenno al ragazzo più muscoloso. «Aiutami a caricarlo sulla macchina, venite con me al pronto soccorso, entrambi.»
«Okay.» acconsentì l’altro, prendendo l’amico steso e sorreggendolo con le braccia senza mostrare alcun tipo di fatica. Lo caricò poi sul sedile posteriore e gli si sedette accanto, chiudendosi la portiera dietro. Johanna, con lo sguardo preoccupato, salì in macchina e mise in moto, fece un’inversione di marcia e proseguì per la strada che portava all’ospedale. «Saremo lì in dieci minuti massimo.» Poi la ragazza imboccò una curva, sporgendosi dal finestrino per verificare che nessuno stesse andando nel verso opposto al suo e quindi per proseguire tranquilla. Il cielo era nero, e in lontananza non si vedeva alcuna luce in avvicinamento, per cui svoltò senza problemi ingranando la marcia.
«Non c’è problema.» disse Louis mentre, nell’ombra, si scambiava un sorriso d’intesa con Liam.





Spazio autrice
Eccomi qui con il nono capitolo!
Avete passato una buona settimana?
Allora, in questo capitolo Zayn non c'è proprio, ma accadono fin troppe cose:  Johanna va dalla ginecologa che conferma la sua gravidanza, corre da Lucie e dai suoi genitori e, proprio mentre sta sulla strada di casa per dare la notizia a Zayn, ecco che accade l'incidente, e Johanna incontra Louis e Liam sebbene non sappia chi possano essere, *troll face* 
Quindi, alla fine, i due ragazzi si imbattono nella moglie di Zayn, andando contro ogni sua richiesta. Cosa credete possa accadere a questo punto? E avete idea del perché Louis e Liam ce l'abbiano a morte con Zayn? 
Grazie a tutte coloro che seguono questa storia, mi fa molto piacere, e spero che, alla fine, possiate farmi sapere qualcosa riguardo la storia. Mi piacerebbe tantissimo conoscere i vostri pareri, daaaaai.
Comunque, non so se avete letto lo spazio autrice dello scorso capitolo, ma ho scritto un'altra long che pubblicherò a breve.
Intanto, ho iniziato a pubblicare una raccolta di one shot con funzione di prequel di questa nuova storia in cui sono sempre presenti gli One Direction (mi piace intasare questo fandom), e mi piacerebbe se poteste passarci a dare un'occhiata. Praticamente queste one shot spiegano un po' i personaggi che incontrerete nella long, quindi è un'opportunità di conoscerli in anteprima :)
Vi lascio il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3013545 (cliccate sul link, vi porterà direttamente sulla pagina). Dài, passate, mi farebbe un enorme piacereeee.
A sabato prossimo.
Un bacio,
Eli.

 

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Capitolo 10
*** Mum and Dad ***







Mum and Dad




Ci misero effettivamente dieci minuti a raggiungere il pronto soccorso, poi Johanna invitò Liam a riprenderlo in braccio così da non perdere tempo. Entrarono da un porta secondaria e quando furono dentro, vennero avvolti dall'odore pungente del disinfettante. C'era gente ovunque si guardasse, chi steso in barella aspettando di essere ricevuto, chi rimaneva seduto pazientando che il proprio nome venisse portato al megafono per procedere. Le porte scorrevoli erano completamente aperte e lasciavano passare ambulanze cariche di feriti che dovevano essere portati d'urgenza in sala operatoria. Johanna procedeva più avanti rispetto ai due ragazzi, i quali speravano che nessuno li potesse vedere, per cui cercavano di stringersi nelle spalle quanto più possibile. La ragazza giunse al bancone delle accettazioni, aspettando in fila il proprio turno, mentre dall'altra parte del vetro c'erano un sacco di dottori che infuriavano davanti ai computer per determinare la gravità delle ferite e per smistare i pazienti nei vari reparti.
Quando toccò a loro, Johanna contrasse le sopracciglia in un'espressione sorpresa e inaspettata. «Danny?»
Il ragazzo rialzò lo sguardo dal monitor che gli illuminava tutta la faccia e si tolse gli occhiali. «Ehi, ciao.» Le sorrise, spostando lo sguardo dietro di lei per verificare quanto fosse lunga la fila. «Vorrei soffermarmi a parlare, ma c'è molta gente e non posso perdere tempo in chiacchere. Come mai sei qui?» Si rimise gli occhiali e incominciò a digitare al computer, aprendo la scheda per un nuovo paziente. La ragazza indicò Louis e Liam che le si misero accanto, ancora molto preoccupati che li riconoscessero, ma dovevano comunque portare avanti il piano. Non potevano arrendersi a quel punto. «Stavo viaggiando per tornare a casa quando questo ragazzo è spuntato all'improvviso apparendomi nella visuale. Ho cercato di frenare, ma non ho fatto in tempo. Penso di averlo colpito, gli fa male l'osso sacro e per fortuna riesce a muovere le gambe, anche se continuano a tremare.»
Danny annotava tutto sulla scheda, aggrottando le sopracciglia per valutare la situazione. «E' svenuto?»
«No.» disse Johanna guardando Louis negli occhi. «Era sveglio quando l'ho soccorso. Io non ci so fare, per cui l'ho portato qui affinchè lo controllino.»
«Hai fatto bene.» schiacciò un tasto sulla tastiera e fece stampare il foglio appena compilato.  Glielo porse subito e la fece scostare per dare spazio agli altri che vennero aiutati da altri medici del pronto soccorso. Si alzò e uscì da una porticina di vetro, raggiungendola. Liam e Louis rimanevano dietro di lei, senza proferire una sillaba. Si limitavano ad ascoltare, altrimenti sarebbe potuto crollare tutto. Danny le prese il foglio e le indicò alcuni punti, mentre una sirena di arrivo di un'ulteriore ambulanza suonava per tutto il pronto soccorso. «Allora, effettivamente non è grave come cosa, in quanto non riporta ferite gravi, ma comunque deve essere visitato, soprattutto per fare accertamenti sulla testa e le gambe.» poi si girò verso Louis. «Qual è il tuo nome? Devo scriverlo qui in alto per poterti fare accettare dal medico del reparto.»
Liam esortò Louis a rispondergli premendogli le dita contro le cosce che sorreggeva. Johanna lo guardava, visibilmente preoccupata e mortificata per quello che aveva fatto. «Louis.»
Danny appuntò il nome a penna nell'angolo in alto, prendendo la penna che aveva in una tasca sul petto. «E il cognome?»
«Tommo.» disse, cambiandolo all'ultimo secondo, e Liam chiuse gli occhi, esasperato. Non era un nickname molto valido, ma almeno nascondeva in parte la sua identità. Danny chiuse di scatto la penna e ridiede il foglio a Johanna che lo prese con mano tremante e guardò il ragazzo. «Dove vado, adesso?»
«Settimo piano, secondo corridoio sulla destra. Lo riconoscerai perchè c'è un sacco di gente.» Poi le si avvicinò all'orecchio per essere quanto più discreto possibile, mentre Louis e Liam si lanciavano occhiate preoccupanti, evitando di guardarsi intorno. Erano vestiti di nero in quel mare di camici candidi che svolazzavano tutti intorno, per cui attiravano l'attenzione più di quanto avessero voluto. «Siccome ti conosco, ti ho fatto andare avanti ad altre persone, ma non dirlo a nessuno, altrimenti mi licenziano.»
Johanna gli sorrise riconoscente, appoggiandogli una mano sul braccio coperto. «Grazie.»
«Adesso vai, ho spedito la sua scheda cinque minuti fa e potrebbero chiamarlo da un momento all'altro.» La spinse verso l'ascensore. «Corri!»
Johanna annuì e si allontanò, seguita a ruota dai due ragazzi, mentre Danny faceva ritorno alla sua postazione, occupandosi di smistare le altre persone. Quando l'ascensore scese, c'erano già delle persone dentro, e Johanna si strinse per far entrare tutti quanti nel vano angusto. «Settimo piano, per favore.» Un signore vicino alla pulsantiera pigiò il numero 7 e attesero.
Quando furono sul piano, a spintoni riuscirono ad uscire e ad incamminarsi sul corridoio sulla destra. «Sei stanco, vero?» disse riferendosi a Liam che la seguiva con ancora Louis stretto nella braccia.
«Continua.» disse stringendosi meglio l'amico. «Se mi muovo, soffro di meno.»
Johanna annuì e accelerò il passo, fin quando non giunsero davanti alla porta indicata sul foglio. Aspettò cinque minuti in piedi prima che nel microfono del corriodoio risuonasse il nome 'Louis Tommo' e Liam, dopo un segno di intesa con Johanna, lo portò dentro, chiudendosi la porta alle spalle. Le stanze del reparto erano comunicanti tra loro attraverso una porta in legno, e il dottore che era stato assegnato loro stava discutendo con quello della stanza accanto. Liam appoggiò Louis sul lettino e sbuffò, scrollando le spalle.
«Sei un coglione.» disse mentre si siedeva sul lettino accanto all'amico steso, che aveva le mani unite sulla pancia. «Se ti avesse investito veramente, ti saresti fatto male sul serio.» sibilò, mentre controllava che il dottore non arrivasse mentre ne discutevano.
«Era l'unico modo per fare presa su Johanna, e sai quanto è importante. Di lei non me ne frega niente, è un altro il nostro obiettivo.» disse Louis, che intanto guardava le luci della stanza, tutte al neon.
«Sì, ma se fosse finita in un altro modo? Non siamo usciti di prigione perchè tu morissi investito.»
«Ma non è finita in un altro modo, Liam. Stai calmo, sto benissimo.»
Il ragazzo annuì e si alzò, vedendo il dottore tornare da loro. Si girò un'ultima volta e gli sussurrò all'orecchio: «Piano riuscito, comunque. Non avresti potuto fare presa su di lei diversamente.» gli fece l'occhiolino e gli diede un leggero schiaffo sulla guancia, lasciando la stanza mentre il dottore si avvicinava a Louis per visitarlo e fargli le apposite domande.


Quando Liam aprì la porta, trovò Johanna appoggiata al muro, mentre rileggeva il foglio di Danny e si mordicchiava l'unghia del pollice.
«Ehi.» disse il ragazzo richiamando la sua attenzione. La ragazza sollevò lo sguardo e gli intimò di avvicinarsi.
«Beh?»
«Lo sta visitando adesso. Non dovevo rimanere dentro.»
Johanna annuì consapevole e si portò una mano in faccia. «Mi sento così in colpa..» disse mentre si faceva scivolare lungo il muro per sedersi a terra. Le persone intorno la guardavano straniti, ma lei non se ne curava minimamente.
«Non è successo niente di grave, tranquilla.» disse Liam mentre le si sedeva accanto sul pavimento gelido del corridoio.
«Sarebbe potuta andare molto, ma molto peggio, ma mi sento un nodo allo stomaco che-»
«No. Ti ho detto di stare calma. Non è successo niente di grave, per cui inutile affligersi per qualcosa che non è accaduto.»
«Ma avrei potut-»
«Basta.» Liam le prese la mano e gliela tolse dalla faccia, rivelandosi una sguardo colmo di lacrime e arrossato. «Non piangere, dai.»
«Mi sento male.»
«Ho detto che non ha niente! Prima di morire, quel cretino deve fare tante altre cose, fidati di me.» Le sorrise, sperando di incoraggiare Johanna, anche se quella che aveva raccontato non era poi una bugia, ma la ragazza non l'avrebbe mai compresa. Johanna annuì e rimase seduta a terra, con le gambe allungate ad ostacolare il passaggio degli altri pazienti e il foglio appoggiato sulle cosce. Sbuffò e sollevò la testa, appoggiandola al muro dietro di sè, i capelli appicciati al collo per il sudore. Aprì gli occhi e li appoggiò sull'orologio appeso alla parete. Era bianco, e le lancette erano ben visibili. Segnava le 18.45 e la lancetta dei secondi si spostava allo stesso ritmo del cuore di Johanna. Liam poi si schiarì la gola e quando lei abbassò lo sguardo, vide la sua mano stesa. «Sono Liam, comunque.» E le sorrise, sperando di risultare il più gentile possibile. Lei gli prese la mano e gliela strinse. «Johanna.» poi dovettero alzarsi in piedi perchè la porta della stanza si era aperta rivelando il dottore che trascinava una barella su cui Louis era steso e coperto da un lenzuolo. Johanna gli si avvicinò e il dottore la indicò con l'indice.
«Lei è la sua ragazza?» Louis represse un sorriso nascondendosi sotto il lenzuolo, mentre Liam dietro la ragazza si mordeva il labbro inferiore per non scoppiare a ridere di fronte al medico.
«No.» disse lei, mostrando la fede all'anulare sinistro. «Sono sposata. E' solo un ragazzo che putroppo ho investito.»
«Oh, mi scusi.» disse il dottore prendendo un foglio piegato che aveva in tasca. Poi fece cenno a Louis di mettersi seduto, mentre un'infermiera li raggiungeva con una sedia a rotelle. «Deve rimanere seduto per un giorno, poi potrà tornare a camminare tranquillamente. Deve far riposare le gambe.»
Johanna annuì comprensiva, mentre Louis veniva aiutato da Liam a sedersi sulla sedia, poi l’infermiera li lasciò, tornando da dove era venuta. Liam poi si mise dietro la sedia e prese i manici con cui l’avrebbe spostata, mentre Johanna ringraziava il dottore per la disponibilità. Dopodichè si allontanarono tutti e tre, ripercorrendo il corridoio in senso inverso, andando verso gli ascensori. «Ora che vi accompagno a casa, mi dovete indicare la strada.»
«Sì, tanto viviamo insieme.»
Johanna non scese nei dettagli, in quanto pensava che quei due potessero essere una coppia, ignara del fatto che quei due ragazzi da allora in poi sarebbero entrati nella sua vita, e non ne sarebbero usciti fin quando non avessero raggiunto il loro obiettivo. «Meglio così.»
Poi Louis le prese una mano e lei abbassò lo sguardo per guardarlo in quegli occhi chiari. «Tu stai bene, invece?» le disse mentre tutti e tre entravano nell’ascensore in quel momento totalmente vuoto. Schiacciò il tasto 1 e rispose solo dopo che le porte si fossero chiuse.
«Sì, diciamo. Spaventata, più che altro, ma l’importante è che tu stia bene. » Gli sorrise sincera, mentre con un’onda l’ascensore incominciò a scendere di quota, isolandoli dal caos che imperversava tutto intorno. Quando le porte scorrevoli si riaprirono, c’era un sacco di gente che aspettava di salire di piano e i tre ragazzi uscirono subito, mentre tutte le persone si spostavano per lasciar passare la sedia a rotelle. Louis aveva un lenzuolo appoggiato addosso, per cui non sentì freddo quando uscirono nell’umidità della sera. Johanna si strinse nelle spalle e gli diede in mano il foglio. «Qui ci sono degli appunti che il dottore ha segnato per te. Seguili attentamente, mi raccomando.»
«Certamente.» disse Louis mentre si metteva il foglio nella tasca della giacca nera e Liam aumentava di velocità per stare al passo della ragazza. Quando giunsero alla macchina, Liam prese Louis in braccio, le cui gambe tremavano ancora, e lo depositò sul sedile posteriore, sedendosi accanto a lui, mentre Johanna piegava la sedia e la metteva nel porta bagagli.
Mise subito in moto, dopo aver lanciato un’occhiata all’orologio sul cruscotto. Erano le 19.15 e Zayn entro mezz’ora sarebbe tornato a casa. Sperava di poter arrivare in tempo e di riuscire a dirgli tutto. Uscì sulla strada principale, mentre tutta la macchina era in silenzio.
«Allora.» disse lei mentre diede un rapido sguardo allo specchietto retrovisore per controllare i due passeggeri. «Ditemi un po’, dove devo andare?»
Fu Liam che le rispose, mentre Louis giocherellava con il telefono e cercava di scrivere un messaggio. «Conosci il ‘Garden Market’?»
«Sì?» disse Johanna mentre si fermava ad un semaforo rosso.
«Bene, lasciaci lì, abitiamo in una traversa.»
«Non volete che vi accompagni fino al portone?» disse rimettendo in moto e ingrando la marcia.
«Non c’è bisogno, sono davvero due passi.»
 «Okay.» poi tornarono in silenzio, rimanendo così fin quando Johanna non scorse l’insegna che galleggiava sulla strada ‘Garden Market’.
«Va bene qui, puoi accostare.»
La ragazza annuì e si avvicinò al marciapiede, mise il freno a mano e scese dalla macchina ancora in moto. Andò al cofano e tirò fuori la sedia, riaprendola e posizionandola vicino alla portiera. Liam fu il primo ad uscire e prese Louis da sotto le gambe, caricandoselo di peso, per poi farlo sedere sulla sedia a rotelle. Louis mise il blocca-schermo al cellulare e se lo appoggiò sul lenzuolo bianco. Non c’era un’anima per le strada e Johanna sembrò titubante a lasciarli andare da soli in quelle vie buie. «Sicuri che non volete che vi accompagni?»
«Sicurissimi.» Liam si mise alle spalle di Louis e prese i manici, girandolo in direzione della via. «Grazie mille.»
«No, non ringraziatemi proprio. L’importante è che tu stia bene.» disse rivolgendosi a Louis. «Anzi, scusami davvero. Se fossi stata più attenta, non ti sarebbe accaduto niente.»
«No, è stata anche colpa mia, avrei dovuto prestare attenzione mentre attraversavo la strada.»
«Siete colpevoli entrambi, okay?» Liam sorrise a Johanna e le strinse una mano. «Grazie per l’accompagnamento.»
«Di nulla, sul serio.» Poi strinse la mano di Louis e lo guardò in quei luminosi occhi azzurri, totalmente diversi da quelli di Liam. «Rimettiti presto, va bene?»
«Sì. Grazie per avermi aiutato e portato all’ospedale, Johanna.» Lei gli sorrise e, dopo un breve cenno con la mano, li vide allontanarsi lungo la via buia, mentre lei tornava in macchina e ripartiva, diretta a casa. Mentre accendeva i fendinebbia per controllare meglio la strada, incominciò a pensare a tutto quello che le era successo, ripercorrendo gli eventi da quella mattina. Aveva scoperto di aspettare un bambino, lo aveva detto a varie persone escluso suo marito che lo avrebbe scoperto da lì in poco, e poi l’incidente. Poi però un piccolo dubbio le si insediò nella mente, ma non perse molto tempo a rimurginarci sopra. Come faceva Louis a sapere il suo nome? Insomma, solo a Liam lo aveva detto.. Scosse la testa. Sicuramente gliel’aveva detto Liam, pensò, e parcheggiò sulla via di casa. Le luci erano ancora spente, per cui Zayn non era arrivato. Si affrettò a raggiungere l’abitazione, fiondandosi dentro. Accese tutte le luci e andò subito verso quella stanza che era rimasta chiusa per un mese e mezzo, dal primo giorno in cui era entrata in quella casa. Preparò tutto, servendosi solo di una piccola cosa comprata quelle stessa mattina in un piccolo negozio in centro e di alcune candele sparse per la stanza vuota.
Si sedette poi sul divano del soggiorno e aspettò, cercando di formularsi il discorso in mente e preparandosi a qualsiasi reazione. Doveva essere pronta a tutto, e quando pensò di esserci riuscita, nel momento in cui suonò il campanello, crollò qualsiasi barriera avesse innalzato.
 

Prima che l’autobus lo lasciasse sulla via di casa, Zayn sentì il cellulare vibrare contro la tasca della giacca gialla e lo tirò fuori mentre camminava per il viottolo di brecciolina. Sullo schermo lampeggiava l’icona di un messaggio appena arrivato e Zayn sbloccò il telefono scorrendo il dito sul lucchetto, notando immediatamente il fatto che arrivasse da un numero sconosciuto. Si fermò in mezzo alla via, incominciando ad ingoiare a vuoto, prima di cliccare sull’icona del messaggio. Lo schermo si fece bianco e l’unica cosa che c’era scritta era : 1-0.
In un primo momento pensò che qualcuno avesse sbagliato, invece poi un certa insinuazione si fece largo nel suo cervello, e intuì che Liam e Louis era riusciti in qualcosa. Ciò lo fece preoccupare troppo, non sapendo neanche cosa avessero realmente fatto, tanto da fargli eliminare il messaggio e correre verso casa, arrivando sulla porta con il cuore che gli martellava nel petto. Ripose il cellulare spento nella tasca e prima di bussare, fece dei profondi respiri per calmare il battito accelerato del cuore. Quando pensò di essere pronto, citofonò e attese che Johanna gli aprisse. Quando spalancò la porta, venne investito dall’odore di un’aroma naturale che lo fece calmare all’istante, poi quando vide Johanna splendente di felicità, si fiondò su di lei, baciandola delicatamente.
«Ben tornato.» disse togliendogli il gilet e portandolo in camera da letto, passando dalla porta chiusa. Zayn si mise a seguirla, ma poi lei riapparve e lo condusse in soggiorno, facendolo sedere sul divano in pelle.
«Che succede?» chiese il ragazzo vedendola giocherellare pensierosa con la fede dorata al dito. Lei sollevò lo sguardo e lo inchiodò nei suoi occhi scuri, sguardo che lo fece preoccupare. «Jo?»
«Zayn, tu mi ami?»
Il ragazzo scoppiò a ridere. «Stai parlando con tuo marito, cosa credi ti possa rispondere?»
Johanna però era seria e continuava a guardarlo fisso, le mani appoggiate sulle cosce. «Mi amerai sempre, qualsiasi cosa accada?»
«Ma certo, perché mi stai dicendo queste cose?» Zayn le prese le mani e se le strinse forte. «Io ti amerò eternamente,  e il mio amore non dovrai mai metterlo in dubbio. Fra cento anni, io ti amerò sempre con la stessa intensità che provo adesso, Jo. Ricordati queste parole.»
Johanna gli sorrise e gli baciò il dorso delle mani. «Ti credo.» poi si mise in piedi e gli fece fare altrettanto. «Devo dirti una cosa.»
«Mi devo preoccupare?» disse Zayn, mentre la seguiva imboccare il corridoio.
Lei si fermò di fronte alla porta chiusa e gli appoggiò le mani sul petto. 
«Il giorno del matrimonio hai promesso che mi saresti stato sempre accanto, qualsiasi cosa fosse successa.»
«Jo, mi stai spaventando.»
Lei gli sorrise. «Voglio solo prepararti.» poi abbassò la maniglia e fece girare Zayn. La stanza era illuminata da tante candele che tracciavano un minuscolo sentiero fino alla mensola della finestra, dove c’era uno scatolino e un fiocchetto sopra. Zayn la guardò non capendo, e Johanna lo fece entrare, conducendolo alla finestra. «Un regalo?» disse lui, prendendolo in mano.
«Dipende da come lo vedi.» disse lei, rimanendo sotto l’arcata della porta. Zayn si appoggiò di spalle alla finestra e iniziò a sciogliere piano il fiocchetto che si vedeva benissimo fosse stato fatto frettolosamente. Sorrise al pensiero e, tolto il nastrino, sollevò il piccolo coperchio del pacco. Sopra un piccolo rigonfiamento di velluto vi era un calzino giallo minuscolo, con i laccetti intrecciati in un piccolo fiocchetto. In un primo momento gli venne da ridere perché non riusciva a capire cosa stesse ad indicare quel piccolo calzino, ma poi venne investito da un presentimento molto più imponente e che gli smorzò il respiro. Rimase con lo sguardo puntato sul pacchetto e il coperchio stretto nell’altra mano, circondato da tutte le candele accese che trasmettevano una certa serenità e calma. Incominciò a inghiottire, non sapendo bene come procedere. Venne avvolto improvvisamente da tanti pensieri contrastanti e la paura di mancare a quell’incarico che Johanna gli aveva appena dato tra le mani. Sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi colmi di lacrime di Johanna e il labbro inferiore che le tremava mentre cercava di sorridergli.
«Aspettiamo un bambino.»
Quelle parole sembravano si fossero fatte spazio nel suo cuore e lo riempirono di una gioia che non si sarebbe mai potuta esprimere con le semplici parole. Lasciò il pacchetto e il coperchio sulla mensola e corse verso sua moglie, spengnendo alcune candele al suo passaggio e la prese in braccio, premendosela contro per esprimerle tutta la felicità che provava in quel momento.
«Ti amo Jo, ti amo, ti amo, ti amo.» le sussurrava contro l’orecchio, la voce rotta per l’emozione. Incominciarono a girare intorno, con la ragazza ancora stretta tra le sue braccia e le lacrime che solcavano le guance. Quando la lasciò con i piedi per terra, le prese il viso tra le mani e la guardò a lungo, anche lui con gli occhi lucidi e un sorriso che avrebbe fatto innamorare chiunque l’avesse avuto nel proprio campo visivo. Johanna aveva le labbra che le tremavano e alcuni sorrisi che fiorivano su quel volto emozionato, e le braccia lungo i fianchi. Rimasero in quella posizione per un po’, trasmettendosi emozioni solo con l’incontro dei loro occhi. Poi Zayn le baciò la punta del naso facendola sorridere di cuore. «Hai migliorato la mia giornata con una semplice frase.»
«Quindi..» disse lei, tirando su con il naso e appoggiando le mani su quelle di Zayn che le circondavano ancora il volto. «Sei felice?»
«Felice non è la parola giusta per esprimere l’emozione che sto provando in questo momento, Jo. Non ci sono parole adeguate ad indicare la mia gioia.»
«Io pensavo ch-»
«No.» disse lui, prima di baciarla. «Tutto quello che hai pensato non è vero. Sì, forse è presto, ma non possiamo farcene una colpa.» Se la tirò contro il petto e la avvolse con le braccia, accarezzandole i capelli neri e appoggiando il mento sulla sua testa. «Io lo accetto, Jo. E non c’era bisogno che tu mi facessi tutti quei preliminari, l’avrei accettato comunque.»
Lei si staccò e lo baciò passionalmente, con la felicità che traspariva in ogni loro gesto, in ogni loro parte del corpo. In quel momento, erano tutta la gioia del mondo divisa in due persone, e non c’era momento più bello per poterla condividere.
Quando si staccarono, unirono le loro fronti e fecere sfiorare i loro nasi. «Saremo papà e mamma.»
«Dovremo farci l’abitudine.»
Lui si staccò e incominciò a saltellare per tutta casa come un bambino. «Sarò papà, sarò papà!» poi tornò da lei e iniziarono a saltellare insieme, girando intorno al divano del salotto. «Saremo i genitori più belli del mondo!» Poi Zayn la bloccò e si inginocchiò davanti a lei, appoggiando la bocca sulla pancia – ancora piatta – della ragazza. «Ciao, piccolo! Mi senti? Non vedo l’ora di vederti, e di giocare con il tuo papino
Scoppiarono a ridere entrambi, mentre si divertivano e gioivano di quella notizia che aveva appena cambiato le loro vite.







Spazio autrice
Ciao a tutte, buon sabato. Eccomi qui con quest'altro capitolo che mi auguro sia di vostro gradimento :)
Allora, voglio precisare delle cose: prima di tutto, d'ora in poi Liam e Louis saranno sempre presenti nella vita di Johanna e lei poi parlerà con Zayn anche dell'incindente. Se non gliel'ho fatto dire subito, è perché la ragazza aveva delle priorità mentali, ma non vi preoccupate poiché la storia sta finalmente prendendo la vera piega della situazione (?) ahahahah.
Allora, vediamo che Louis e Liam sono portati all'ospadale e si scopre che era tutto un piano per fare presa su di lei, che geni del male.
Poi Zayn che finalmente sa del bambino, ed era pure ora! Voi come pensavate avrebbe reagito? Troppo smielato? ahahah
Okay, mi dileguo. Voglio solo ripetervi che sto lavorando ad un'altra storia che pubblicherò tra due settimane, ma intanto ho realizzato una raccolta di one shot che permettono di far conoscere i personaggi di 'Nothing is like it used to be' in anteprima: si chiama 'Behind the scenes' e vi lascio il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3013545&i=1 ah, e l'ho anche appena aggiornata pubblicando la seconda os.
Vi prego di passare. Non voglio sembrare una ragazza che va alla disperata ricerca di recensioni, ma mi farebbe enormemente piacere se poteste passarci e, magari, lasciarmi un commento, perché voglio sapere i vostri pareri al riguardo, please *si inginocchia*.
Bene, dopo essermi umiliata abbastanza, ringrazio tutte le ragazze che stanno seguendo questa ff, vi adoro.
Mi dileguo, sperando di poter sapere qualcosa di nuovo da parte vostra.
Ok, davvero, la smetto.

À bientôt!
Eli.
 
 
 

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Capitolo 11
*** Uncertainty ***






Uncertainty

 



Circa una settimana dopo, tutti i parenti - persino quelli canadesi - vennero a conoscenza della gravidanza di Johanna, e tutti ne furono entusiasti. Trisha, la mamma di Zayn, era emozionatissima di diventare nonna, anche se non sarebbe stata la prima volta perchè la sua figlia più grande aveva già avuto due gemelli, a differenza della mamma di Johanna che incominciava a fare i primi regali alla figlia, portandoglieli direttamente a casa. «Mamma, davvero, non ne vale la pena adesso. Insomma, non so neanche se sia un maschio o una femmina!» disse la ragazza, mentre sistemava l'ennesima tutina gialla sulla mensola della finestra. Zayn il giorno prima era andato a comprare la cassettiera, ma per la cameretta avrebbe dovuto aspettare almeno i primi cinque mesi di sviluppo. Johanna, a parte il giorno del matrimonio e quello in cui gli aveva dato la notizia, non aveva mai visto Zayn così felice, sembrava persino che stesse trascurando il lavoro per starle accanto quanto più possibile. Non voleva perdersi neanche un minuto di quell'avventura, e Johanna ne era felicissima; insomma, non voleva quello, dopotutto?
«Tesoro, smettila. Li faccio con il cuore, non togliermi questo gusto!». Johanna sbuffò spostando uno scatolone e mettendolo addossato al muro, quando suonarono al campanello. Christine andò ad aprire e si ritrovò davanti un Zayn coperto da una scotola enorme e che faticava a reggere. Cercò di spostarsi e entrare in casa come meglio poteva, mentre la suocera gli mantenava la porta aperta. «Dove lo devi lasciare?».
«Mettilo al centro del salotto, amore!» gridò Johanna dalla stanzetta, mentre Zayn appoggiava pesantemente lo scatolone sul pavimento e si passava un braccio sulla fronte sudata.
«Dio, quanto pesa».
«Avresti potuto chiedere aiuto..».
«No, Christine, non preoccuparti. Ce la faccio, vorrei fare tutto da solo». La madre di Johanna alzò le mani in segno di resa e andò a salutare la figlia, intimandole di non stancarsi troppo ma soprattutto di chiamare se avesse avuto bisogno di una mano nella sistemazione. Prese poi la sua borsa e, abbracciato Zayn, se ne andò, chiudendo la porta rimasta aperta fino ad allora. «Bene» disse lui, cercando di togliere via lo scotch. «Ora dovremmo montarla..»
«Sicuro di volerlo fare adesso? Potremo chiamare qualcun-»
«No, Jo, non togliermi questo piacere» Aprì l'imballaggio e si ritrovò di fronte un sacco di mensole di legno, chiavi, aggeggi di metallo e chiodi. Johanna si appoggiò con le braccia incrociate allo stipite della porta.
«Io penso davvero che tu stia facendo davvero tutto di fretta».
Zayn le fece un sorriso e richiuse lentamente la scatola. «Forse non servirà solo una persona..» Non fece in tempo a finire che qualcuno bussò alla porta con le nocche. «Aspettavi qualcuno?» chiese lui, alzandosi in piedi e mettendosi un elastico a mò di fascia. Era sabato, e Zayn sarebbe stato tutto il giorno a casa in quanto il suo ufficio era chiuso e, grazie al cielo, non aveva ricevuto nessuna sopresa. Johanna sbuffando andò verso la porta e fuori c'erano Danny, Harry, Niall e Lucie con dei pacchi regalo in mano.
«Oddio, anche voi no, per favore!»
«Ma se sono i primi regali che ti portiamo!»
«Infatti non ho detto questo» puntualizzò lei, mentre li faceva accomodare tutti nel salone. «Solo che la mia famiglia mi ha regalato talmente tante cose che non oso immaginare cosa accadrà nel momento in cui questo piccolo dovesse nascere» disse passandosi una mano sulla pancia piatta.
Harry guardò Zayn e il moro si aprì in un gran sorriso. «Siete arrivati giusto in tempo».
«Oh no..» sibilò la moglie, mentre prendeva i regali e li portava in cucina, intimando a Lucie di seguirla.
«Che è successo?» chiese la ragazza, chiudendosi la porta dietro.
«Ora Zayn ha degli aiutanti. Non vorrei assistere a quello che andranno a costruire e non ci tengo neanche a sapere il come».
Lucie sorrise e si sedette su uno sgabello, guardando l'amica aprire i piccoli pacchetti. Per la prima volta, non erano robe, ma ciuccetti, bavette e piccoli giocattoli per i primi mesi. «Grazie mille, davvero».
«Di nulla» disse Lucie mentre guardava l'amica radiosa. «Sono davvero felice per te, Jo. Ti stai creando una famiglia e lo stai facendo nel migliore dei modi» Johanna si girò a guardarla e le si sedette di fronte, accatastando i ragali dall'altra parte del tavolo.
«Ti voglio bene, Lux. Grazie per esserci sempre».
«Vaffanculo, stai attento!» Lucie girò la testa, sentendo il rumore del trapano a quell'imprecazione.
«Che è stato?»
Johanna alzò le spalle, «Staranno combinando qualcosa..»
«Niall, passami quello stramaledetto ripiano!»
Lucie si guardò alle spalle, preoccupata. «Ma riusciremo a trovarli sani e salvi, dopo?» disse mentre in sottofondo si sentiva il rumore di un martello che picchiava sul legno duro.
«A proposito. Che mi devi dire, di te e Niall? Insomma, in questi giorni ci siamo sentiti per telefono e basta. Vorrei sapere qualcos'altro, a parte gli incontri intimi e casuali» Johanna premette sulle ultime parole per ribadire il concetto. Lucie le aveva raccontato dei suoi incontri con Niall, in quanto non si erano soffermati ad un unico e solo, ma comunque non aveva molto da dirle. Sapeva più o meno tutto.
«Non so dirti se siamo una coppia».
Johanna scoppiò a ridere, mentre dall'altra parte della casa Zayn infuriava contro Danny perchè gli aveva passato il cacciavite sbagliato. «Ma per favore!» sbottò poi, fissando Lucie negli occhi.
«No, davvero. Cioè, teoricamente stiamo insieme, ma praticamente non ne ho la certezza. Non mi ha fatto la proposta»
«Fidati, secondo me lui è convinto di averla fatta con i gesti»
«Sì, ma avrei preferito qualcos'altro io». 
«Tesoro» disse Johanna ironica, sporgendosi più sul tavolo per avvicinarsi all'amica. «Non ti aspetterai mica un diamante, vero?»
L'altra scosse la testa, «No, per carità. Avrei voluto una cosa tipo 'ciao amore, vuoi essere la mia ragazza'? Ma ovviamente, sogno troppo».
Johanna si alzò per raggiungere l'amica quando dal salone giunse un lamento prolungato, seguito ad un martellare fortissimo, ed Harry aveva fatto capolino dalla porta. «Scusate se vi interrompo..» disse, mentre un sacco di goccioline di sudore gli scendevano lungo la fronte. «Ma... Jo, avresti una benda, del ghiaccio, qualcosa?»
«Ma che, state facendo un'orgia lì dentro?» disse Lucie, guardando Harry in quello stato.
«No» disse lui, passandosi un dito sotto al naso. «Peggio».
Johanna intanto aveva preso dal freezer un sacchetto di ghiaccio e glielo porse, sporgendosi per vedere cosa fosse successo. «Ma perchè ti serve?»
«Ehm, diciamo solo che Zayn non è molto abile ad usare un martello pesantissimo».



Zayn era seduto sul divano, con il ghiaccio premuto sul pollice della mano sinistra e i ragazzi che finivano di montare gli ultimi cassetti della cassettiera. Johanna era seduta accanto a lui e lo guardava scuotendo la testa. «Se non sai fare qualcosa, perchè ti metti a farla comunque?»
«Pensavo di riuscirci!» sbottò l'altro mentre Harry rideva, con la fronte appoggiata alla spalla di Danny.
«Ecco perchè ti sei martellato un dito!» Zayn lo incenerì con lo sguardo, stringendosi il ghiaccio contro la mano. «Zitto»
«Ma ti fa ancora male?» chiese Lucie mentre Niall la abbracciava da dietro e teneva la testa incastrata nella sua spalla. Zayn la guardò con tanto di occhi.
«Sai i cartoni animati, dove i personaggi si fanno male da qualche parte e quella parte del corpo incomincia a pulsare, rossa, in maniera esagerata?»
«Beh?»
«Ho avuto la dimostrazione che quanto accadeva lì, è pura realtà» disse lamentandosi e guardando con le labbra corrucciate il pollice gonfio. Johanna gli diede uno schiaffo sulla nuca. «Idiota»
«Ehi, vedi che stavo montando la cassettiera per il bambino!».
«Che io non ti avevo chiesto di fare, tra l'altro!» Gli sorrise e gli fece l'occhiolino, mentre Danny si staccava da Harry e la seguiva in cucina. «Jo, puoi darmi un bicchere d'acqua?».
La ragazza aprì il frigo, prese la bottiglia e gliene versò un po' in un bicchiere di plastica. Il ragazzo lo svuotò in un attimo, rimanendo senza fiato. «Piano, ti ghiacceresti lo stomaco!» «A proposito, come è andata finire con quel ragazzo, Louis? Non ci siamo più visti da quel giorno». «Oh» disse lei, mettendo la bottiglia a posto. «Non lo so, sinceramente. Non l'ho più visto. Spero che abbia seguito i suggerimenti del dottor Martin. Non puoi capire come io mi sia sentita in colpa».
«Tranquilla» disse lui, appoggiando il bicchiere sul piano della cucina. «Per fortuna non era niente di grave, si sarà già ripreso».
Lei gli sorrise e si sedette sullo sgabello, «Senti, ma tu che ci facevi al pronto soccorso? Non pensavo fossi medico».
«In effetti non do l'aria di esserlo. Però sono andrologo, per la precisione.» rispose Danny tornando nel salone mentre Niall ed Harry trasportavano la cassettiera per portarla nella stanzetta destinata al piccolino.
«Wow!» gli urlò dietro Johanna, seguendolo. «Complimenti!»
«Grazie!» le rispose Danny soddisfatto di se stesso. «Bene» Harry uscì dalla stanza e si strofinò le mani tra loro, come per pulirle dalla polvere. «Io ho finito. Però la prossima volta vorrei venire per non lavorare, okay?» disse rivolgendosi a Zayn che appoggiò il ghiaccio per terra, premendosi il pollice con l'altra mano.
«Tranquillo. Grazie a tutti»
«Vado anche io, Jo» disse Lucie prendendo la mano di Niall e facendo incastrare le loro dita. «Ci vediamo presto, va bene?»
«Senza dubbio». Johanna aprì la porta e la casa si svuotò così come si era riempita. Per terra c'era ancora il ghiaccio che Zayn si preoccupò di prendere per portarlo di nuovo nel congelatore, e tutti i pezzetti di legno che erano saltati via dato l'utilizzo del trapano. «Comunque, Zayn caro, la prossima volta, fai meno danni».
«No» disse mentre tornava dalla cucina. «La prossima volta chiamo direttamente la ditta di costruzione».



Il lunedì successivo Zayn andò a lavoro, salutando con un bacio sua moglie e con una carezza la pancia, e uscì, prendendosi la macchina perchè era in ritardo e quel giorno gli aspettava un sacco di lavoro da fare. Non appena Johanna rimase sola, si preparò una tazza di caffè e poi andò subito nella stanzetta, incominciando a mettere in ordine tutti i regalini. Si preoccupò prima di tutto di mettere le tutine nei cassetti, mentre tutti i giocattoli li metteva nell'ultimo scomparto, in quanto non li sarebbero serviti subito. Prese la scopa e incomiciò a spazzare per terra, incominciando già a pensare alla futura disposizione dei mobili e del casino che ci sarebbe poi stato in tutta casa, seguito ovviamente dai suoi rimproveri. Sorrise al pensiero, poi prese a lavare la finestra, anche se era del lavoro superfluo: nel momento in cui sarebbe arrivata la cameretta, ci sarebbe stata sempre tantissima polvere. Lasciò lo strofinaccio umido sulla mensola e andò ad aprire le finestre di tutta casa per far cambiare l'aria. Poi, passò a sistemare il letto matrimoniale e a pulire il bagno, a sistemare il salone e la cucina e poi a spolverare. Quando ebbe finito si tranquillizzò sapendo di aver concluso, quando suonarono alla porta. Spiò dal piccolo cerchietto e fu entusiasta di aprire. «Doniya!»
Era la sorella più grande di Zayn, e trasportava un passeggino doppio con dentro due bambini deliziosissimi che le assomigliavano moltissimo. «Ciao, Jo!» disse spingendo il passeggino ed entrando in casa. I piccoli stavano dormendo beatamente, e Johanna girò intorno per abbracciare la ragazza.
«Che sopresa, come stai?».
«Io bene, anche se queste due bestioline non mi fanno dormire molto la notte. Ma tu? Mi combini queste cose?» Risero entrambe e Johanna la fece accomodare sul divano. «Vuoi qualcosa?» .
«No, grazie. Ho fatto colazione da poco. E' da un sacco di tempo che non ci vediamo. Come va?»
«Ora come ora, meravigliosamente bene» le rispose entusiasta, soffermandosi a vedere gli occhi scuri di Doniya esattamente uguali a quelli di suo marito. «I tuoi bambini sono bellissimi».
«Li avevi già visti, vero?»
«Sì, sì, il giorno del matrimonio. Ti assomigliano molto».
«Hanno anche molto del papà» disse Doniya sorridendole. «Come l'ha presa Zayn? Gli è venuto un infarto?» sorrise, aggiustando il colletto della tutina di Ben, il maschietto.
Johanna scosse la testa, «Affatto! E' stato forse più entusiasta di me!»
«Ne sono felicissima. Grazie al cielo sei sta più fortunata di me». Johanna sapeva cosa fosse successo a Doniya in quanto gliene aveva parlato Zayn, ma comunque ogni volta che usciva l'argomento, si rattristava. Quando era rimasta incinta, Matt aveva negato la paternità dei bambini, quando invece Doniya era stata solo con lui. Si erano lasciati per un po', perchè lui non sopportava la situazione, lasciando la ragazza cadere in depressione. Stava seriamente pensando di lasciare i piccoli gemellini, quando Matt, ucciso dalla sua stessa coscenza, era ritornato sulla sua porta con la scusa 'Perdonami, ma sul momento non ho riflettutto'. Proprio per quel suo comportamento immaturo, Johanna non provava molta simpatia per Matt, ma comunque era il compagno di Doniya e non doveva importarsene più di tanto. «Lo so, infatti ringrazio Dio ogni giorno per avermi fatto avere al fianco una persona meravigliosa come Zayn» le rispose, appoggiando la schiena al divano.
«Meno male che sei entrata nella sua vita. Zayn non era così».
Johanna inclinò leggermente la testa di lato. «In che senso?»
«Prima non prendeva niente sul serio, viveva con il motto 'vivi e lascia vivere' ed era il modo con cui comunicava sempre con i suoi amici. Ce n'erano alcuni che erano terribili, non li sopportavo proprio, ma ovviamente lui non mi aveva dato ascolto. Una notte, qualche anno fa» iniziò mentre Myriam iniziava a stiracchiare le piccole braccine «tornò ubriaco come non mai e gli occhi cerchiati di nero. Mia madre non riuscì a farlo rimanere neanche in casa, era troppo ... traumatizzato, oserei dire» terminò mentre anche Ben iniziava ad aprire piano gli occhi.
«Traumatizzato?» chiese Jo, interessata alle vicende riguardanti suo marito. Ma la sua domanda non ottenne risposta perchè entrambi i piccoli scoppiarono a piangere, riempendo tutta casa con le loro urla. Doniya prese Myriam in braccio e alzò la maglietta per farla allattare, mentre fece un cenno a Johanna di prendere Ben. «Lui ha mangiato prima, cullalo un po' con le braccia per calmarlo!» disse, mentre il piccolo si dimenava nella carrozzina. Johanna, impacciata, slegò le sicure e lo prese in braccio, mentre il piccolo le urlava contro l'orecchio e le tirava ciocche di capelli. «Ahia!» ma Ben non la finiva, e le sue urla sembravano tanto degli ultrasuoni. Incomiciò a scuotere le braccia su e giù per farlo calmare, ma nulla sembrava funzionare. «Dai, Ben!» urlò Doniya mentre allattava Myriam che riprendeva sonno pian piano. Johanna non sapeva come tenere fermo il bambino, allora lo girò di spalle e si appoggiò la sua testa nell’incavo del collo, dandogli dei leggeri colpetti sulla schiena. Intanto continuava a cullarlo, nonostante le urla non accennassaro a finire, e lei era ormai nel pallone. Doniya staccò Myriam e la mise di nuovo nel passeggino, pulendole le labbra umidicce, poi fece per avvicinarsi a Johanna che girava intorno al salone per non stare ferma. Stava per ridarle Ben quando si sentì una cosa calda bagnarle la spalla. Spostò di poco la testa e vide che il bambino le aveva vomitato addosso. «Oh mio Dio!» esclamò schifata mentre si toglieva il bambino di dosso e lo dava alla madre. Doniya si affrettò a cullare il bambino, stringendoselo al petto, in un modo che solo le mamme possono conoscere, mentre Johanna alzava la parte della maglietta sporca per andarla a pulire. Andò in cucina e prese un tovagliolo bagnato, cercando di togliersi di dosso la bile, quando sentì piombare il silenzio in casa. Si sporse dalla porta della cucina e vide Ben addormentato nel passeggino, mentre Doniya si legava in una coda alta i folti capelli marroni. «Potrai mai perdonarmi?» disse mentre rimetteva la borsa nel porta bagagli del passeggino, preparandosi ad andarsene. Johanna buttò il tovagliolo e con faccia schifata si sfilò la maglietta, rimanendo in cannottiera. «Tranquilla, può capitare..» rispose, gettando la maglietta per terra quanto più lontano possibile. «Ora tolgo il disturbo, penso di averti infastidita abbastanza». Doniya prese i manici del passeggino e incominciò a spingere, aprendosi la porta.
«No, hai portato solo un po’ di confusione in questa casa silenziosa» disse Johanna stampandosi sulla faccia un sorriso soddisfacente, mentre Doniya usciva fuori, ridendo.
«Tanto tra circa otto mesi toccherà a te, o sbaglio?».
Johanna sgranò piano gli occhi e la salutò, accompagnando la porta a chiudersi con un gesto del braccio. Rimasta nuovamente sola, si andò a buttare a peso morto sul divano, con le mani nei capelli e la maglietta appallottolata nell’angolo della stanza. I bambini sono un tormento nei primi periodi, e lo sapeva, ma non si era preparata ad avere un bambino così strettamente vicino come quella mattina. Anzi, qualsiasi pensiero fatto nei giorni precedenti stava lentamente crollando, lasciando spazio a nuovi dubbi e perplessità. Si strinse tra le braccia, percosse da un brivido di freddo, con lo sguardo puntato sulla maglietta sporca. «Che cosa ho fatto».






Spazio autrice
Ciao a tuttiiiiii, eccomi qui con un nuovo capitolo che spero vi piaccia.
Non potete capire quanto io mi sia affezionata a questi personaggi, giuro!
Diciamo che sostanzialmente in questo capitolo non accade nulla di che fuorchè l'incontro con Doniya, il cui episodio ricopre un ruolo davvero molto importante perché fa pensare davvero tanto la nostra Johanna. Voi come reagireste, se foste in lei?
Prima di dileguarmi, voglio dirvi tre cose:
1) ho concluso la raccolta di os pubblicando la terza che è sul carissimo Harry. Vi lascio il link così che possiate farci un salto (cliccateci sopra) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3033881&i=1 e magari mi lasciate un commentino;
2) sabato prossimo inizierò a pubblicare 'Nothing is like it used to be' :D;
3) ieri è stato il mio diciottesimo compleannoooooooooooo *saltella come una scema*.
Okay, dopo questa....posso andarmene ahahahah
Lasciatemi qualche commento su questo capitolo, intanto ahahah.
Love you.
A sabato prossimo,
Eli.


 

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Capitolo 12
*** Pieces of past ***


 

Pieces of past


I giorni seguenti passarono rapidi e impassibili, giorni in cui Johanna non era ancora riuscita a togliersi di dosso la sensazione che avesse sbagliato, che avrebbe dovuto aspettare prima di rimanere incinta. L'esperienza con Doniya l'aveva traumatizzata, e non poco, e le avevano fatto crollare qualsiasi certezza che aveva pensato in quei primi giorni dopo la visita della dottoressa. L'indomani sarebbe andata dalla ginecologa per il secondo controllo e Zayn aveva promesso che l'avrebbe accompagnata, in qualsiasi visita a venire. Ma il più grande pensiero che le attanagliava la mente era la possibilità di non riuscire in quel compito, di non esserne all'altezza, e non c'era cosa che la spaventasse di più. Non era riuscita a tenere in braccio un bambino per farlo smettere di piangere, come avrebbe fatto quando avrebbe dovuto convivere con quella situazione? Si passò le mani nei capelli e poi si prese la tazza di camomilla che si era preparata, soffiandoci sopra. Nessun calmante l'avrebbe rilassata, quello era poco ma sicuro, ma intanto preferiva prendere quella roba piuttosto che pensare al suo 'problema'.
«Sono a casa!» disse Zayn, aprendo la porta d'ingresso e chiudendola con un calcio. Passò rapidamente alla sua stanza, togliendosi il gilet giallo fosforescente di dosso e i jeans sporchi di pennarello nero. Quando tornò in cucina, indossava ancora la maglietta, ma si era messo il pantolone del pigiama, con tutti i capelli schiacciati dal berretto e che gli davano un'aria da bambino. «Ancora camomille, Jo?» disse, sedendosi di fronte alla moglie e prendendole la mano libera. «Giuro che dirò a Doniya di non venire più.»
«No.» disse la ragazza, lasciando la tazza ancora piena. «Non è colpa sua, ma mia. Mi sto facendo troppi problemi. Sono successe un po' di cose e mi è difficile stare dietro a tutte..»
«Cosa? Dai, parlamene, ti aiuto a smaltire il peso della situazione.» disse Zayn, appoggiando il mento sulla mano.
La ragazza prese a gesticolare con le mani, spostando lo sguardo da sinistra a destra come persa nei suoi pensieri, e non era propriamente sbagliato. «La questione del bambino, tutti i parenti che mi continuano a ripetere le stesse cose, le valanghe di regali, l'incidente di un pò di tempo fa... è un po' un casino totale.»
«Ferma ferma ferma.» disse Zayn, chiudendo gli occhi e facendo un segno come a voler riavvolgere il nastro. «Che incidente?»
«Oh.» Johanna si alzò appoggiando la tazza di camomilla nel lavabo. «Quando ho scoperto di essere incinta, ho quasi investito un ragazzo.» si girò bloccando Zayn prima che potesse parlare, in quanto si era già alzato con sguardo minaccioso. «Aspetta. Fammi finire.» Diede un rapido sguardo all'orologio, incominciando a mettere l'acqua della pasta. «Non è successo niente, il ragazzo si è solo spaventato. Tutto a posto, sono stata via sola una mezz'oretta all'ospedale.»
«Ma sei scema? Perchè non me ne hai parlato!?» sbottò lui, raggiungendola ai fornelli.
«Zayn, dovevo dirti del bambino e non avevo idea di come avresti potuto prenderla. Aveva appena affrontato Lucie e i miei genitori.. Ho pensato ad altro, accantonando il pensiero.» disse, alzando la fiamma. «Te ne avrei parlato successivamente.»
«Non è questo il punto!» disse lui, prendendola per le braccia e girandosela di fronte. «Sono felice che quel tizio stia bene, ma non avrei saputo che fare se fosse successo qualcosa a te!» disse, piantando gli occhi in quelli chiari di Johanna, che li guardavano comprensivi.
 «Lo so.»
«No, non lo sai! Se fosse successo qualcos'altro, se avessi urtato il ragazzo o, peggio, avresti urtato tu contro qualcosa, sarebbe potuto succedere l'irreparabile. Devo ricordarti che sei incinta e che devi prestare molta attenzione in quello che fai?»
«Non c'è bisogno che tu me lo ricordi! Secondo te, perchè sto male in questi giorni? Mi sto pentendo di tantissime cose e-»
«No.» disse Zayn, lasciandole le spalle e appoggiandole le mani sulla pancia. «Non devi pentirti di questo.»
«Non puoi capire..»
«No, forse non posso capire cosa passa in quella testa, ma ricordati che di questo bambino non devi pentirti. Non devi avere nessun motivo di dubitare. Ci sono io qui, accanto a te, e sappi che non ti abbandonerò mai. Se hai dei problemi, parlamene, non ti lascerò mai a fronteggiare tutto da sola.»
«E'..difficile.» disse lei, con la gola sbarrata dalle lacrime che premeva per uscire. «Forse sono gli ormoni, ma.. Zayn. Io ho paura di non essere pronta a tutto questo, di non esserlo mai. Non so neanche prendere un bambino in braccio, come posso fare la mamma?»
Zayn abbassò lo sguardo e strinse sua moglie in un abbraccio, mentre l'acqua nella pentola incominciava a bollire. «Sono paure normali, capita che tu le possa pensare. Ma fidati, qualsiasi problema, io ci sarò sempre. Non sai prendere un bimbo in braccio? Lo farò io, anche se non ho esperienza al riguardo.» Le accarezzò la testa, mentre le lacrime le scendevano lungo le guance arrossate. «Siamo qui dentro insieme, e ti sosterrò comunque vadano le cose.»




La mattina dopo Zayn era euforico e svegliò di soprassalto Johanna saltellando sul letto. La ragazza si alzò a fatica, grattandosi un lato della testa. «E’ già ora?» disse, sbadigliando e infilando i piedi nelle pantofole.
«Sì.» urlò Zayn prendendola per entrambe le mani e portandola in cucina, «Adesso fatti una bella tazza di latte e poi usciamo, non sto più nella pelle!»
La moglie sorrise e fece quanto detto, con quanta più calma possibile, poi andò a vestirsi comoda così da essere pronta per la visita che avrebbe fatto mezz’ora dopo.
Il tragitto in macchina fu rapido, e Zayn fischiettava sonorosamente, sporgendosi verso la pancia di Johanna. «Piccolo, fatti sentire dopo, eh?»
La ragazza sorrise e gli diede uno schiaffo affettuoso sulla guancia, mentre Zayn parcheggiava. La dottoressa Mary li stava aspettando fuori dalla porta, con le mani unite dietro la schiena. «Ben arrivati, signori Malik. Zayn,» disse stiracchiandogli la mano davanti, «è un piacere conoscere il marito della mia paziente preferita.»
«Il piacere è tutto mio, dottoressa.» disse lui, prendendo Johanna sottobraccio ed entrando nello studio. Dopo aver compilato alcune carte, li fece entrare in una porta secondaria – la stessa che Johanna aveva attraversato da sola un mese prima – e fece accomodare la ragazza sul lettino e Zayn su una sedia di plastica azzurra accanto a lei, mentre lui le teneva la mano, resa appiccosa per la tensione. Johanna gliela strinse, sorridendogli, mentre lui inghiottiva vedendo l’attrezzo per l’ecografia. «Sai come funziona, vero?»
«Sì.» disse Johanna. «Venivo spesso quando la mamma era incinta di Marcel.»
«Meglio così.» A quel punto, Mary alzò la maglietta di Johanna e prese a spalmarle una crema trasparente. Zayn seguiva attento tutti i suoi movimenti, fin quando la dottoressa non attaccò il telecomando al computer e accese lo schermo. «Forse sarà un po’ freddo..» disse la dottoressa mentre l’appoggiava sul ventre della ragazza che sussultò un secondo brevissimo, prima che venisse catturata dall’immagine in bianco e nero sullo schermo. C’era una figura bianca che si muoveva, piano, ma era in movimento, ma non avrebbe saputo dire cosa fosse precisamente. Zayn la guardava rapito e seguiva qualsiasi mossa facesse quella creaturina minuscola e quasi invisibile, fin quando la dottoressa non li guardò entrambi e sorrise loro. «Lo volete sentire?»
Zayn e Johanna si guardarono emozionati e annuirono insieme, poi la dottoressa pigiò un pulsante verde e nella stanza non ci fu più alcun suono che avrebbe potuto ostacolare il suono del battito del cuore del bambino. Zayn e Johanna continuavano a guardarsi, mentre il suono suscitato dal battito cardiaco riempiva la stanza e rimbalzava sulla mura e nelle loro orecchie ben tese a non perdersi alcun particolare. In quel momento, giurarono di non aver mai sentito nulla di più bello, mentre la dottoressa continuava a muovere il telecomando sulla pancia umida di Johanna, sorridendo ad entrambi i ragazzi.
Zayn guardava sua moglie con gli occhi lucidi e un sorriso bellissimi sul suo volto che aveva appena riacquistato colore, mentre Johanna non si fece alcun problema a mostrare la sua emozione. Zayn rise e si accovacciò su di lei, baciandole le guance solcate dalla lacrime e accarezzandole delicatamente, mentre i loro occhi lucidi esprimevano tutto quello che non avrebbero saputo dirsi a voce. «Il bambino..» sussurrò Jo contro le sue labbra, continuando a perdersi in quegli occhi scuri e accoglienti.
«Il bambino.» confermò Zayn ridendo mentre si baciavano e la dottoressa staccava il macchinario, interrompendo quel suono melodioso che li aveva riscaldato il cuore.
Sarebbe stato un compito difficile, avrebbe avuto molti problemi, crisi frequenti, problemi nel gestire la situazione, ma Johanna si ripropose di farcela. Doveva farlo, e non avrebbe potuto tirarsi indietro a quel punto. Zayn aveva ragione, erano dentro e non potevano uscirci. Ma Johanna in quel momento, abbracciata a suo marito e la vita che avevano deciso di creare che si sviluppava piano dentro di lei, non fu più felice di non vederne l’uscita.


Una volta tornati a casa, sistemarono le cartelle nel penultimo cassetto della cassettiera nuova, dopo aver visto per l’ultima volta le foto della visita. Non si vedeva molto, ma solo qualche macchiolina bianca qua e là che erano i primi organi in via di sviluppo, con il cuoricino che si contraeva incessantemente. «Non ci posso credere..» disse Zayn mentre riponeva nella cartella che la dottoressa li aveva dato il cd che riportava il battito cardiaco. «Non posso credere che questo suono l’abbiamo permesso noi.»
«Non immagini io.» Johanna si stese sul letto in camera da letto, con la maglietta ripiegata sulla pancia mentre si accarezzava piano la pelle pulita dalla crema usata precedentemente. «Solo a pensare che è qui dentro..»
Zayn si avvicinò a sua moglie e si buttò sul letto accanto a lei, appoggiando l’orecchio sul ventre. «Ehi, piccolo, mi senti? Sai che papà ti vuole già tanto bene?» rimase appoggiato in quella posizione sperando di ricevere una risposta.
«Amore, lo sai vero che non ti può rispondere né tantomeno farti qualche cenno? Qui dentro c’è ancora solo il cuore.»
«Beh» disse lui, appoggiandosi con i gomiti vicino alla testa di Johanna. «Appena nascerà, gli darò una bella lezione di educazione.»
«Usi già il ‘gli’?»
«Ovvio.» Zayn si mise steso, con lo sguardo puntato sul muro sopra di lui. Naturalmente, in quel momento, ritornarono i ricordi che gli permisero di rovinare quel momento prettamente famigliare. Gli ritornò addosso la sera in cui si imbattè in strada – insieme a Louis e Liam – con quel ragazzo ubriaco che prese a minacciarli; nemmeno loro erano tanto lucidi, però quello che accadde dopo non fu per nulla giustificabile. Mentre dentro di Jo si sviluppava una vita, quella sera loro la tolsero ad una persona, nascondendola proprio sotto la terra su cui la casa era stata costruita. Zayn si sentì come un pugno nello stomaco e fece in tempo ad alzarsi dal letto prima che vomitasse per terra. Johanna si mise seduta di scatto, una mano alla bocca, mentre girava intorno al materasso per raggiungere Zayn che si manteneva con una mano la fronte sudata, e con l’altra la pancia. Il sudore freddo gli colò lungo la nuca, e si sentì gli occhi pesanti. «Zayn, non è che sei incinto pure tu, no?» Lui cercò di abbozzarle un sorriso, ma l’unica cosa che pensò di fare era uscire di casa, al più presto. Scappò fuori sotto la sguardo preoccupato di Johanna che si aggiustava meglio la maglietta e andava in bagno per rimediare un secchio e del detersivo.


Quando si richiuse la porta alle spalle, il sole era nel suo punto più alto e gli picchiava sopra la testa. Nonostante fosse ottobre inoltrato, faceva davvero caldo, ma Zayn tremava comunque, come se fuori ci fossero stati 15 gradi. Camminò lungo il viottolo, allontanandosi di casa il più possibile. Aveva cercato di tenere il ricordo nascosto dietro una barriera della sua mente, per vivere quanto più serenamente possibile, ma quel peso sulla coscienza non l’avrebbe mai abbandonato, fin quando tutto non sarebbe finito. Arrivò sul ciglio della strada, mentre le macchine incominciavano a diradarsi per poter tornare a casa per il pranzo, e Zayn attraversò rapido, sbucando in una piccola via delimitata da due palazzi altissimi. Aveva freddo e si stringeva nelle spalle, fin quando non sbucò sulla piazza del mercato. C’erano le ultime bancarelle che si affaccendavano per chiudere i battenti, e gli ultimi acquirenti che prendevano le cose utili per il pranzo. Zayn stava camminando a testa bassa, attento a non schiacciare niente, poi però quando rialzò lo sguardo vide due ragazzi che conosceva bene con le borse della spesa strette nelle mani callose e i loro occhi puntati su di lui, mentre alcune vecchiette li passavano accanto con i carrelli. «Ehi amico» disse Louis sorridendogli sadicamente. «Qualcosa non va? Sembra che tu abbia visto un fantasma..»
«No.» disse Zayn, fermandosi a debita distanza e le braccia lasciate rigide contro i fianchi. «I fantasmi li lascio passeggiare ad Halloween.»
«No, perché hai una faccia..» disse Liam avvicinandosi pericolosamente. «Dovresti tornare a casa, forse puoi tranquillizarti, stando in un posto più sereno…ah no, aspetta.» Raddrizzò le spalle e gli sorrise, come se stessero facendo una normale conversazione tra amici. «E’ proprio quello da cui stai scappando..»
«Lasciami stare.»
«No, amicone» Louis affiancò Liam. «Non potremo mai lasciarti stare, stanne certo.»
Zayn avrebbe tanto voluto che qualcuno lo chiamasse, lo allontanasse da lì; nonostante cercasse di non darlo a vedere, aveva una paura terribile.
«Ah, abbiamo sentito che Johanna è incinta..la voce si diffonde rapidamente.» Louis diede una borsa della spesa a Liam mentre un tizio gli passava accanto trasportando un palo in legno. A parte i rumori degli smontamenti intorno, non si sentiva nessuno e Zayn si sentì più solo che mai. Quando Louis gli appoggiò la mano libera sulla spalla, sentì chiaramente il sangue gelare nelle vene e il respiro venirgli meno. «Auguri neopapà.» Dopodichè si riprese la busta e si allontanò con calma con Liam, dandogli le spalle dopo avergli rivolto un sorriso che di buono aveva ben poco. Zayn incominciò a fare retromarcia sentendosi il cuore battere nelle orecchie e prese a correre, rimettendosi sulla strada di casa.



Spazio autrice
Ciao a tutti, come va? ecco il capitolo 12 e voglio dirvi che siamo giunti a metà di Tell me something :)
Allora...in questo capitolo succede una cosa importantissima e credo che l'abbiate notata anche voi.......
Sì, Zayn, Liam e Louis hanno fatto qualcosa di veramente cattivo, un danno irreparabile. Non vi preoccupate perché d'ora in poi la storia si farà molto più seria e si scoprirà davvero tutto perchè i personaggi lasceranno trapelare tantissimi indizi :)
Ah, piccolo inciso: Zayn viene a sapere dell'incidente ed è felice che il tizio non si sia fatto male....aaaah, l'ironia della sorte.
E poi.... la scena del battito cardiaco del piccolo/a Malik non è bellissima!? akcjdib ok, vado ad eclissarmi.
Mi dispiace un mondo che questa fan fiction abbia perso lettori...davvero.
Mi piacerebbe che quei pochi rimasti mi diano qualche segno di vita, please.
AAAAAH, COSA ANCORA PIU' IMPORTANTE.
Ho iniziato a pubblicare l'ennesima long sugli One Direction. Si intitola 'Nothing is like it used to be' e vi amerei se ci faceste un salto : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3042004 , preceduta dalla raccolta di os 'Behind the scenes' : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3013545&i=1 
A sabato prossimo.
Love you,
Eli. 
P.s no okay AHAHAHAHHAHA la foto è il top 

 

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Capitolo 13
*** You're invited.. ***





You're invited..



Era incredibile quanto il tempo passasse velocemente e i cambiamenti si facessero più palpabili. Johanna prendeva peso, la pancia che si faceva più grande e Zayn che diventava sempre più emozionato, nonostante avesse sempre alcuni pensieri fissi che non lo abbandonavano per niente al mondo. Si dava una scrollata ai capelli  e continuava come se niente fosse, cercando di continuare a vivere con una maggiore serenità, che provava a racimolare da alcuni meandri della sua testa. La pancia di Johanna incominciava a intravedersi da sotto le magliette, e il seno che si ingrossava. Mangiava come una pazza approfittando della scusa degli ormoni, ma comunque Zayn era felicissimo che tutto stesse proseguendo bene.
Il giorno prima erano andati al negozio premaman per comprare alcuni abiti elasticizzati, e Johanna in quel momento indossava i pantaloni larghi e una maglietta morbida che le arrivava sulle cosce più rotonde di quanto non fossero mai state. Non si faceva alcun tipo di problema, in quanto essere ingrossata non le recava nessun danno, non per quel motivo almeno. La dottoressa Mary certe volte passava di casa per farle un controllo rapido, ma tutto era nella norma. Era mercoledì e toccava a lei fare la spesa al supermercato, per cui prese subito il cappotto per affrontare il clima freddo di novembre e cercò di abbottonarselo. La pancetta che si stava ingrandendo pian piano non le permetteva di tirare su la cerniera. «Oh no.»
Era sempre stata molto magra, per cui avrebbe dovuto comprarsi anche altre giacche per potersi coprire bene, ma poi la pancia si sarebbe fatta nuovamente più grande e il problema sarebbe ritornato. Si lasciò il giubbotto sbottonato, ma cercava comunque di mantenerselo chiuso con le mani, si fasciò il collo con la sciarpa e prese le chiavi della macchina. Quando uscì, il vento freddo la fece rabbrividire e si portò istintivamente una braccio al ventre, come a voler proteggere il suo bambino, o bambina che fosse. Quando scivolò nella vettura, si strofinò le mani tra loro per riscaldarle e poi accese subito l'aria calda. Il cielo era plumbeo e avrebbe piovuto da lì in breve senza ombra di dubbio. Mise in moto e partì, mettendosi gli auricolari nel caso qualcuno avesse chiamato. Da quando era successo il fatto di Louis, prestava molta più attenzione alla guida, tenendo sempre lo sguardo sulla strada.
In giro c'era un sacco di traffico e i clacson delle macchine che arrivavano da ogni dove. Rimase inchiodata in fila quando il telefono prese a vibrarle accanto. Schiacciò il pulsante e la voce di Zayn le giunse rapidamente alle orecchie. «Buongiorno!»
«Ciao..» disse sbuffando, mentre rimaneva ancora ferma e dei conducenti lasciavano le macchine per litigarsi in mezzo alla strada.
«Come sta Olly
«Olly? Ma che nome di merda.. E poi, io ti dico che sarà femmina.»
«Sshh..» disse lui sussurrando, mentre sicuramente si nascondeva per non far vedere di essere a telefono in orario lavorativo. «Sta passando il capo..»
«Chiudi subito!»
«No.»
«Allora chiudo io.» gli mandò un bacio e chiuse la chiamata. Zayn non poteva perdere il lavoro per delle chiaccherate con lei, proprio no. Serviva che portasse soldi a casa, soprattutto nel momento in cui ci preoccupavano entrambi di poter sussistere economicamente in quella situazione. Grazie al cielo il traffico si dissolse, permettendole di partire nuovamente verso il supermercato. Girò sulla curva, entrando nel parcheggio, quando un ragazzo le tagliò la strada, mentre lei riusciva ad inchiodare subito. Per quel suo arresto improvviso, tutte le macchine dietro di lei iniziarono a suonare, mentre il suo cuore batteva a mille per la paura. Il ragazzo le si avvicinò al finestrino. «A quanto pare mi vuoi fare fuori, eh?»
Johanna finì di parcheggiare e scese, prendendo la borsa dal sedile del passeggero. «Devi seriamente finirla di sbucare in quel modo.» disse lei, stringendogli la mano. «Louis, vero?»
Lui annuì, mollando la presa e avviandosi verso le porte scorrevoli dell'entrata. «Anche tu qui stamattina?» disse mentre si metteva al passo di Johanna.
«Beh,» disse lei «la spesa non si fa da sola.» gli sorrise, avviandosi verso il reparto frittura.
«Ti si sta facendo una bella pancetta.»
«Grazie.» disse lei, aprendo il frigorifero e tirando fuori una busta di patatine da friggere. Lui però le prese la mano, bloccandola.
«Non ti hanno detto che fanno male?»
«Sì, ho una lista stilata dalla dottoressa in cui mi ha indicato cosa posso mangiare. Le compro per mio marito, eh si, anche giusto un po' per me.»
«Devi stare attenta. La gravidanza è una cosa seria.» le disse lui, immettendosi nel corridoio laterale, diretto verso i pacchi di pasta. Johanna trovò ai piedi di uno scaffale un carrello da portare sotto braccio e, guardandosi intorno, lo prese, mettendoci dentro il sacchetto delle patatine.
«Lo so.»
Lui sorrise senza vederla in faccia, mentre si metteva sulle punte per prendere i due pacchi di pasta più in alto. «Perchè vuoi proprio quelli? Ce ne hai due qui, a portata di mano..» disse lei, indicando i due pacchi ad altezza di bambino.
«Liam dice di prendere quelli in alto perchè non c'è il rischio che la pasta si sia rotta, non essendo toccata da nessuno.» Presi i due pacchi, fece un cenno verso il carrello di Johanna che accosentì.
«Come stai, piuttosto? Ti ho lasciato abbastanza malridotto.» disse, mentre continuava a guardarsi intorno per vedere se le sarebbe servito qualcosa. Sbucarono sul corridoio delle bibite gassate.
«Tutto bene. Il giorno dopo sono stato benissimo e ho seguito quello che il dottor Martin aveva scritto sul foglio.»
«Molto meglio.» disse Jo, prendendo una bottiglia di cocacola. Louis fece per parlare ma lei gli fece il verso. «Lo so, non la prendo per me, tranquillo. Sono più responsabile di quanto lo dia a vedere.»
«Se stai mettendo su famiglia, non lo metto in dubbio.» le sorrise e si avviarono entrambi verso le casse. C'era molta coda e Johanna non doveva prendere nient'altro perchè Zayn aveva fatto 'rifornimento' di ogni cosa, anche di quelle più inutili. La commessa lavorava molto lentamente e Johanna incominciò a dondolarsi, spazientita. «Ma quanto ci mette?!»
Louis alzò le spalle, guardandola con la coda dell'occhio per non farsi vedere. L'avrebbe sempre tenuta d'occhio, da quel momento in poi. Toccò a loro e appoggiarono le cose sul nastro trasportatore, mentre Johanna tirava fuori la carta di credito; non aveva contanti a portata di mano. «Bene.» disse la signorina, guardandola con quegli occhi verdi brillanti. «Metto sul conto Malik?»
«Sì.»
«Malik?» disse Louis, presentandosi molto sopreso. Quello era il momento che avrebbe messo in ballo tutto il resto.
Johanna lo guardò, «Sì, perchè?»
«Quindi mi stai dicendo che sei la moglie di Zayn?» disse, mentre metteva la spesa nelle buste che la signorina gli aveva dato.
«Certo, lo conosci?» rispose lei, mettendo a posto il carrello e stringendosi meglio la sciarpa al collo per prepararsi ad uscire.
«Scherzi? Siamo stati amici per anni! Ora è da un po' che non ci sentiamo, ma questa sì che è una gran sorpresa!»
«Siete davvero amici? Wow, la vita è piena di coincindenze..»
«E a pensare che lui smise di uscire con noi per colpa di una 'ragazza'. Se avessi saputo prima si trattasse di te, non lo avrei mai giudicato uno 'stronzo'.»
Si avvicinarono alla macchina della ragazza e lei tirò fuori le chiavi per aprirla. «Beh, allora si potrebbero rimediare un bel po' di cose, non trovi?» si infilò nella macchina, mentre Louis rimaneva fuori in attesa sperando che lei potesse aiutarlo anche a sua insaputa. «Conosce anche Liam?»
«Assolutamente!» disse lui, mentre si infilava il cappello di lana e si stringeva le braccia. «Adesso vado perchè l'autobus sta per passare. E' stato un piacere rivederti, Jo!» Girò intorno alla macchina quanto più lentamente possibile, con le orecchie ben tese a carpire qualsiasi cosa. Pensava di aver fallito e di aver perso un'oppurtunità importantissima, quando Jo scese dalla macchina e lo raggiunse, bloccandolo per la spalla. Prima di voltarsi, Louis nascose il suo sorriso sadico nella sciarpa rossa, per non farsi vedere. Povera, ingenua ragazza, caduta nella trappola del ragno.
«Tieni, Lou.» Gli prese la mano gelida e gli lasciò sul palmo un foglietto bianco accartocciato. «Questa è la via di casa mia. Voglio rimediare in un modo diverso a quello che ti ho fatto. E poi» disse, sorridendogli radiosa con gli occhi azzurri che brillavano. Ora che Louis la vedeva bene, aveva anche un accenno di lentiggini sul naso all'insù. «Sarebbe un buon motivo affichè vi possiate ricongiungere con Zayn.»
«No, Jo, davvero. Non è il caso..»
«No»lo fermò lei, stringendogli le dita della mano intorno al pezzettino di carta, «Sabato sera, a casa mia. Sarà una sorpresona per Zayn.»
«E se la prendesse male?»
Lei gli lasciò la mano e si infilò le mani nella tasche della giacca, chiudendosi anche un po' il giubbotto. «Ritrovare dei cari amici non potrebbe mai fare del male.» Poi si girò, mentre Louis la salutava e accettava l'invito. Quando Johanna si chiuse in macchina, Louis riprese a camminare soddisfatto a testa alta, con il foglietto stretto in mano, mentre entrava nella macchina accostata al marciapiede, mentre quella della ragazza spariva in fondo alla strada. Liam era al volante, con le mani ben tese e lo sguardo puntato sull'amico. «Beh?»
Louis gli sorrise e tirò fuori il foglietto dalla tasca, aprendo la mano. «Abbiamo un invito a cena, amico.» Liam socchiuse gli occhi reprimendo un sorriso e mise in moto per tornare a casa, mentre Louis tirava fuori il cellulare e digitava un messaggio.



Zayn stava smistando alcune carte che Will gli aveva buttato sulla scrivania, buttando via quelle inutili e mettendo in un sacchetto tutte quelle che gli sarebbero servite successivamente, mentre il collaboratore stava seduto sulla sedia a controllare la cartella delle consegne. «Zayn, dovresti rimanere fino alle sette stasera.»
«Ho detto di no, me ne vado tra quindici minuti. Ho promesso a Jo che sarei tornato per il pranzo.»
«Sì, ma Thomas non ce la fa a fare tutto da solo.»
A quel punto, Zayn puntò il suo sguardo sul ragazzo, sollevando le sopracciglia. «Meglio che muova il culo quello lì. Non gli è piaciuto stare a casa per due settimane?» disse ironicamente mentre chiudeva a chiave il cassetto della scrivania.
«Non serve parlare così. Se dici qualcos'altro su Thomas, dovrò riferire tutto al capo.»
Zayn sollevò gli occhi al cielo e appoggiò il cellulare sul ripiano in legno. «Intanto tu non fai niente. Rimani buono buono, e non corri rischi.» Il ragazzo si alzò sbuffando e con un clic chiuse la penna, riponendola nella tasca della camicia, mentre si stringeva la cartellina al petto.
«Consiglio a te di stare attento.» Detto questo, aprì la porta con la mano libera e uscì fuori, mentre il telefono di Zayn vibrava sulla scrivania, segnando l'arrivo di un messaggio.
«Di nuovo sconosciuto?» disse ad alta voce, sbloccando lo schermo. Quando davanti agli occhi gli apparve la scritta '2-0' si incupì improvvisamente, raccogliendo in un attimo tutte le carte e le borse e uscendo dall'edificio, cercando di tornare a casa quanto prima. Louis e Liam avevano segnato ancora e lui non era riuscito a capire dove e quando. La situazione gli stava seriamente sfuggendo di mano.




Johanna mise a posto la cantina, disponendo le cose utili mettendole a portata di mano. Era presto, però stava già pensando a cosa preparare sabato. Insomma, aveva ospiti, non poteva offrire loro la solita pizza. Doveva dare una bella impressione, e poi sarebbe stata la sera in cui Zayn si sarebbe rincotrato con dei suoi cari vecchi amici, e voleva che tutto andasse per il meglio. Chiuse l’armadietto e uscì, chiudendosi la porta alla spalle. Quando tornò in cucina, si infilò il grembiule e si mise ai fornelli, sorridendo al pensiero di come Zayn avrebbe potuto reagire; chi le avrebbe mai detto che quella per lui non sarebbe stata una serata piacevole, per niente. Era l’una e Zayn sarebbe arrivato da un momento all’altro, per cui mentre aspettava che il forno si riscaldasse per mettere il pollo a cuocere, mise tavola, quando sentì il tintinnìo della chiavi fuori dalla porta. Zayn entrò qualche secondo dopo, con il berretto e il gilet abbinati con quel colore che ti faceva venire mal di testa solo a guardarlo.
«Buongiorno.» disse lei, mentre appoggiava la bottiglia d’acqua nel centro. Sollevò leggermente lo sguardo quando Zayn appoggiò la posta arrivata sul bancone accanto ai fornelli e la borsa sulla sedia. «‘giorno.» soffiò, con lo sguardo corrucciato.
«Qualcosa non va?» disse lei mentre si legava i capelli in una coda alta.
Zayn si tolse il cappello, scuotendo la testa.
«Tutto bene, amore.» disse, andando in camera a spogliarsi e per vestirsi in maniera più comoda. Prima di tornare in cucina con la sua nuova mise – pantaloni della tuta, felpa dell’Abercrombie (un regalo di Johanna per il terzo anno di fidanzamento) e pantofole di lana – si affacciò sulla finestra della sua camera da letto. Il cielo era così scuro che si sarebbe potuto credere che il sole fosse scomparso, il silenzio delle strade era inquietante e ogni macchina nera che passava gli faceva venire un leggero sbalzo al cuore. Se li sentiva gravare sulle spalle come due avvoltoi, che lo avrebbero divorato nel momento in cui sarebbe caduto. Spostò lo sguardo sul giardino sul retro della casa e inghiottì a vuoto, distogliendo lo sguardo. Non ce la faceva, il peso sullo stomaco era troppo forte e prima poi sarebbe scoppiato, ma a quel punto si sarebbe dovuto allontanare per non coinvolgere nessuno nella sua esplosione.
«Zayn?» La voce di Johanna lo portò con i piedi per terra, facendogli chiudere di scatto la finestra, con le mani fredde e la punta del naso talmente ghiacciata che sembrava non ce l’avesse affatto.
«Sì, eccomi.» disse raggiungendola e tornando in cucina.
«Perché sei così cupo?» disse lei, mentre inclinava il piatto per buttare la pasta nella pentola bollente. «E’ successo qualcosa al lavoro?»
A parte ricevere un messaggio che mi ha alquanto turbato, pensò Zayn, «Nulla.» rispose. Si passò una mano tra i capelli, per poi farla scendere lungo la faccia. «Ho un forte mal di testa, scusami.»
«Appena finisci di mangiare, ti prendi un’aspirina.» disse lei, mentre girava il cucchiaio nella pentola e controllava il sugo bollire in un’altra.
«No.» disse Zayn, versandosi un bicchiere d’acqua. «Mi basta dormire e mi alzerò più fresco che mai.» Le sorrise, mentre si portava il bordo del bicchiere alla bocca.
Johanna scosse le spalle non curante, non potendo mai immaginare che il motivo per cui Zayn era turbato fosse proprio la presenza di quei due ragazzi che lei aveva saggiamente invitato a cena per fargli un favore.
«Come vuoi. Cinque minuti ed è pronto.» Appoggiò il cucchiaio di legno sul ripiano e si passò le mani sul grembiule, prendendo poi il cellulare che aveva preso a suonare. «Pronto?»
«Ehi, Jo.»
«Ciao Lucie!» La ragazza alzò la voce per far capire a Zayn con chi stesse parlando.
«Mi sto sentendo troppo depressa.» biascicò Lucie dall’altra parte della linea, mentre Johanna aggrottava le sopracciglia e si allontanava dalla cucina, diretta verso la sua stanza.
«Perché? Che è successo?»
«Niall.» disse l’altra semplicemente, facendo un piccolo singhiozzo.
Quando sentì Johanna parlare animatamente con l’amica nella sua stanza, Zayn si lasciò cadere la testa sul tavolo, sulle braccia conserte.
«Che situazione di merda, Lux!» urlò Johanna dall’altra stanza, mentre Zayn – ancora con la testa buttata sulle braccia – la scuoteva piano.
«No, Jo.» sibilò contro il suo piccolo riparo. «La mia è una situazione di merda.»





Spazio autrice
Ed eccomi quiii con quest'altro capitolo.
Come avete visto, c'è stato un importante passo avanti...Johanna li ha invitati a cena! ahahah Povero Zayn, chissà cosa accadrà.
La nostra cara mogliettina non ha proprio idea di ciò che ha fatto, mentre il signorino Malik non è che stia passando un periodo molto rose e fiori, direi.
Verso la fine del capitolo, Johanna riceve una telefonata da Lucie, secondo voi perchè è così depressa riguardo Niall? Sappiate che il prossimo capitolo è, come dire....no, posso dirlo. Solo che ci sarà una svolta nella vita dei personaggi :)
Grazie a tutte le persone che continuano a mettere questa fan fiction tra le preferite/seguite/ricordate e spero che prima o poi mi possiate lasciare un commento, per favooooooooore. Vi regalo un biscottino.
Ah, ho anche aggiornato 'Nothing is like it used to be' : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3049468&i=1 
Fateci un salto, bellissime.
Love you all.
A sabato prossimo, 
Elisa

P.s quanto è bello Louis che fa il finto tonto al supermercato? ahahahahah tanto amore


 

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Capitolo 14
*** Leaving ***





Leaving
 


Il giorno dopo, non appena Zayn se ne fu andato a malincuore a lavoro con il timore di ricevere qualche altra sopresa, Lucie si fiondò a casa di Johanna dalla mattina fino alla sera, troppo triste per starsene da sola nel suo appartamento nel centro di Stratford. Erano entrambe sedute sul divano, una di fronte all'altra, mentre Lucie si mordicchiava tutte le unghie, lo sguardo perso per terra.
«Ma è sicuro?» disse Johanna con le sopracciglia aggrottate. Le sembrava strana una cosa del genere. Com'era possibile che Niall l'avesse deciso nel momento in cui aveva deciso di portare avanti una relazione?
«Sì, Jo, sì! Secondo te, acquistare un biglietto di sola andata per Dublino non è una cosa sicura? Ha deciso di andarsene».
«Ma perchè dovrebbe? Insomma, ha te qui! A parte i suoi genitori, per quale motivo se ne sta tornando in Irlanda?».
«Ma che ne so!» sbottò Lucie, passando all'altra mano. Aveva bisogno di fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di non scoppiare a piangere. «Mi ha persino proposto di mantenere la relazione a distanza».
«E tu?» indagò Johanna, allisciandosi la maglietta sulla pancia. La settimana dopo avrebbe fatto il quarto controllo e non stava più nella pelle, anche se per sapere il sesso avrebbe dovuto aspettare ancora un po'. «Hai accettato?»
Lucie si lasciò scivolare sul divano, fin quando non si sedette per terra, sul pavimento gelido. «No» poi nascose il viso tra le mani e scoppiò a piangere. 
«Oh, no, non fare così..» Johanna si mise in ginocchio accanto a lei, e le passava la mano sulla schiena scossa dai singhiozzi. 
«Come posso non fare così?» sussurrò l'altra, ancora con le mani premute sulla faccia. «Okay che stiamo insieme da quasi tre mesi e mezzo, ma è come se io e lui ci fossimo sempre appartenuti. Per cui, mi sembra di stare con lui da molto più tempo. Non posso credere che domani sera parta definitivamente..» poi riprese a piangere più forte di prima, e Johanna la cinse con le braccia, e per fortuna la pancia non le impediva di farlo. 
«Andrà tutto bene»
«No, non va bene».
«Sì, invece. Oggi uscirete e ne parlerete con calma..».
Lucie allontanò le mani dalla faccia, rivelando la sue pelle cosparsa di chiazze rosse, gli occhi lucidi e pieni di lacrime. «Non hai capito?».
Johanna la guardò confusa, inclinando leggermente la testa.
«Ci siamo già lasciati».
L'amica aprì la bocca in un ovale perfetto e prese le mani di Lucie, accarezzandole. «Non vuoi proprio provarci? Non vuoi andare con lui, magari?».
«Se mi avesse voluta con lui, me l'avrebbe chiesto» disse la ragazza amareggiata mentre tirava su con il naso e si faceva girare intorno al polso un braccialetto che Niall le aveva regalato. «Dovrei toglierlo».
«Non fare già così. E se cambiasse idea?» disse Jo con un accento strano che fece girare Lucie dalla sua parte. 
«Sai qual è la cosa che mi ha dato più fastidio?».
L'altra scosse la testa, mentre si rialzava e si siedeva sul divano.
«Il fatto che lui abbia prenotato questa partenza un mese fa, dicendolo solo ad Harry».
«Non l'ha detto neanche a Zayn» puntualizzò Johanna che strinse le labbra.
«Sarebbe passato oggi» disse Lucie, mentre vedeva fuori dalla finestra il sole tramontare e sparire lentamente lungo l'orizzonte. «E io ora me ne vado, prima che possa vederlo».
«Capisco che intendi».
«Non gli augurerò nemmeno buon viaggio» tirò su con il naso un'altra volta e si alzò, dandosi una scrollata ai capelli. «Ricordi quando dicevi che ero una ragazza che non prendeva nulla sul serio?»
«Certo che me lo ricordo. Dicevi anche che non ti saresti mai innamorata..» disse con quello sguardo che assume chiunque la sappia lunga.
Lucie alzò il mento e la guardò alzarsi dal divano. «Infatti. Niall purtroppo è stata l'eccezione, ma ho deciso di tornare quella di prima. Niente più cose serie, anche perchè sono quelle che mi durano di meno. Se Niall ti chiede di contattarmi, digli che non voglio sentirlo mai più».
«Lux, sii ragionevole. Davvero pensi che non tornerà più?»
«Affermativo» andò in cucina e recuperò la borsa, mentre si infilava il cappello nero e la sciarpa fuxia. «Non voglio mai più sentirlo nè vederlo».
«Lo sai che cambierai idea, vero? Dai, non fare la bambina! Hai 25 anni, cazzo, non puoi comportarti così».
«Allora» la ragazza si avvicinò a Johanna e socchiuse gli occhi. «Mi stai sentendo adesso? Non sentirai mai più il nome 'Niall' uscire dalla mia bocca a partire da questo momento» fece finta di cucirsi la bocca e buttarsi alle spalle una chiava inesistente. Girò i tacchi e si avviò verso la porta d'ingresso, abbracciando prima Johanna. «Grazie per non avermi cacciata di casa, avendotela occupata da stamattina».
«Non preoccuparti, quando vuoi. Ci sono sempre» si abbracciarono calorosamente. Johanna sapeva che Lucie ci sarebbe stata sempre, e la ragazza sapeva che Lux non l'avrebbe mai abbandonata, mai. 
Si guardarono negli occhi e sorrisero. «Se vuoi venire a sgolarti e a mangiare coppe di gelato, la porta è sempre aperta».
«Non mancherà occasione» disse Lucie abbassando la maniglia e aprendo la porta per uscire, quando si trovò di fronte un Niall incappucciato dalla testa ai piedi, il capello azzurro che gli cadeva sugli occhi e la sciarpa dello stesso colore avvolgergli mezza faccia. Aveva il pugno a mezz'aria, in quanto stava per bussare proprio nel momento in cui la ragazza apriva la porta d'ingresso. Johanna rimase immobile, mentre il sorriso di poco prima di Lucie scompariva lentamente, lasciandosi dietro una smorfia terribile. Si fiondò su di Niall e prese a tempestargli di pugni il petto coperto del giubbotto scuro. «Vaffanculo, pezzo di merda!» urlò la ragazza, mentre il ragazzo la bloccava per le spalle. Johanna accorse sulla scena, uscendo nell'aria fredda di novembre senza una giacca, staccando di forza Lucie che aveva anche iniziato a piangere, mentre non smetteva di colpire Niall che aveva la mascella serrata e gli occhi che guardavano la ragazza incessantemente. Johanna le bloccò le mani e la spinse via, allontanandola lungo il vialetto per farla andare via da lì quanto prima possibile, mentre Niall la guardava da sotto l'arcata della porta, con le braccia allungate deboli lungo i fianchi e lo sguardo vacuo. 
Quando Johanna tornò scappando dentro casa per il freddo che faceva, prese Niall per mano e lo tirò con forza dentro casa, chiudendo la porta subito dietro di sè, stringendosi nelle spalle e facendo respiri profondi. «Se mi ammalo, è solo colpa tua» sibilò con i denti che digrignavano.
Lui si tolse il cappello e lo gettò a terra, sedendosi sul pavimento subito dopo. Johanna rimase attaccata di spalle alla porta e lo guardava sconsolato. «Avanti, parlami. Perchè te ne stai andando?».


Johanna preparò due camomille e ne diede una a Niall, seduto sullo sgabello del tavolo, con la testa appoggiata su una mano e con l'altra che disegnava sul tavolo dei cerchi concentrici. 
«E perchè non le hai detto la verità?».
«Perchè pensavo non sarebbe stato possibile!».
Niall era l'unico ragazzo del gruppo ad essere senza lavoro e a ventotto anni era una cosa di cui preoccuparsi. Si era laureato in letteratura inglese e aveva fatto domanda in tastissime scuole, ottenendo sempre indietro una risposta negativa. Circa due mesi prima, nonostante sapesse di avere poche probabilità, aveva fatto domanda all'università di Dublino, e circa un mese dopo gli avevano dato la cattedra. Era davvero difficile che un ragazzo di 28 anni lavorasse subito in un'università, ma evidentemente aveva dimostrato di essere in gamba e gli altri professori l'avevano indicato come idoneo. Non aveva detto niente a Lucie perchè gli sembrava che il tempo potesse passare lentamente, invece si era ritrovato a due giorni dalla partenza e non aveva ancora detto niente. Lucie l'aveva saputo il giorno prima, e da quel momento aveva rotto con lui, rifiutando qualsiasi proposta. Niall sapeva che con lei non sarebbe giunto a nessun tipo di compromesso, però sperava gli avrebbe potuto dare una speranza per proseguire. Ma non era stato così. In quel momento si trovava da solo, senza una ragazza, ed entro un giorno avrebbe preso un aereo non sapendo quando poter tornare. E a pensare che lui avesse deciso di lavorare per racimolare dei soldi e costruirsi una vita, una famiglia...
«Le ho detto di dover tornare a casa perchè volevo allontanarmi da Stratford, questa città mi sta opprimendo, non dandomi nessuno sbocco lavorativo».
«Sei un coglione» disse lei mentre portava la tazza alla bocca. «Se le avessi detto che partivi per lavoro, ti avrebbe aspettato».
«Jo, anche così non so quando tornerò, e non voglio darle false speranze».
Il sole era tramontato da un po', lasciando lo spazio alle prime stelle della sera. Zayn stava sicuramente per strada, non sapendo di dover dire addio ad un carissimo amico, nonchè fratello per scelta.
Johanna appoggiò la tazza sul tavolo e afferrò la mano di Niall ancora stretta intorno alla tazza calda. Fece un profondo sospiro, aspettando che il ragazzo la guardasse negli occhi. «Ehi, nonostante io sia come una sorella per Lucie e ucciderei chiunque le facesse del male, non posso non augurarti ogni bene, Niall. Insomma, stai per lavorare! Dovrebbe essere una cosa per cui gioire, ma evidentemente ora non è così».
Lui la guardò, poi abbassò lo sguardo sulla tazza, con gli occhi lucidi. Piangere non era una cosa virile, non l'avrebbe mai fatto, non davanti all'amica di Lucie.
«Mi è difficile lasciare tutto. Avevo fatto quella domanda con molta non curanza, in quanto sapevo fosse solo un altro buco nell'acqua. Ma evidentemente qualcuno lassù mi ha voluto fare un brutto scherzo».
«Riuscirai a farti una vita, Niall, e quando sarai pronto tornerai».
«Vuoi sapere qual è l'unica cosa che rimpiango?» disse tirando su con il naso. 
«Ho una vaga idea» disse Johanna sinceramente, con la sua mano ancora stretta.
«Lucie» rispose Niall con un soffio, scompigliandosi i capelli con la mano libera. «L'unica ragazza che abbia mai amato veramente».
A Johanna si formò un groppo in gola, sentendosi gli occhi pizzicare. Si alzò facendo strisciare la sedia sul pavimento, correndo da Niall e abbracciandolo.  «Non posso rimproverarti più di tanto, Niall, non ce la faccio. Tu lo stai facendo per poterti permettere cose in futuro, e non posso dartene una colpa. Lucie sono sicura che ti aspetterà».
Lui la cinse con le braccia, alzandosi in piedi per stare più comodi. «Dopo questa cosa, non credo».
«Sì, lo farà».
«Allora ci spero. Ma è davvero improbabile» disse lui, seppellendo la testa nei capelli di Johanna che piangeva contro la sua spalla. Mentre rimanevano così avvinghiati, Zayn aprì la porta e rimase basito. 
«Che succede?» disse vedendo sua moglie piangere e il suo migliore amico stare per farlo. Johanna si staccò e andò in salotto, appoggiando prima una mano sul petto di Zayn. «Niall deve parlarti» poi si andò a sedere sul divano lasciandoli soli.
Sentì Niall ripetere tutto il racconto, poi una sedia strisciare e Zayn stringere l'amico così forte da fargli mancare il respiro. Continuava a dargli pacche sulla schiena, e Johanna si sentì un peso sullo stomaco, come se lei stesse salutando Lucie che se ne sarebbe andata per un tempo indefinito. Decise di raggiungere entrambi i ragazzi, ancora avvinghiati, mentre Niall era paonozzo in volto. «Non dimenticatemi» disse contro l'orecchio di Zayn, la voce rotta. 
Il ragazzo si scostò e lo mantenne per le spalle. «Credi davvero che io possa dimenticarmi di un fratello? Non combinarmi cazzate a Dublino e fatti sentire, idiota che non sei altro».
Johanna incrociò le braccia al petto, mentre un'altra lacrimuccia le solcava solitaria la guancia. Niall abbassò lo sguardo e strinse di nuovo Zayn a sè, rimanendo così per quelli che gli parvero minuti. Poi alzò la spalla e andò da Johanna, stringendola forte. «Abbi cura di lei» le sussurrò all'orecchio, e quelle poche parole fecere crollare tutto quanto. Johanna scoppiò di nuovo a piangere, mentre Niall aveva gli occhi offuscati dalle lacrime che comunque non faceva scendere. «Lo farò» gli rispose contro il giubotto che aveva indossato di nuovo. Poi Niall si abbassò e, dopo il consenso di Jo, accarezzò la piccola pancetta. «E tu, scricciolo, sappi che quando uscirai di lì, zio Niall sarà a Stratford, sappilo» riuscì a strappare un sorriso ai due ragazzi, poi Zayn strinse una spalla di Johanna mentre Niall salutandoli solo con un cenno della mano usciva di casa, non rimettendovi piede per un po'.





Spazio autrice
Here i am!
Bene, non ho niente da dire riguardo questo capitolo perchè credo che parli da sè: già, Niall se ne va, torna in Irlanda per lavoro, e ciò procura un enorme dispiacere.
Il prossimo capitolo credo che sia il capitolo prima del capitolo ahahahah Sì, perchè nel 15esimo capitolo - ovvero il prossimo, - avverrà la sopresa, cari amici. 
Per non parlare del sedicesimo...muaaahaa. 
Bene, vi lascio perchè devo lavarmi i capelli e poi devo studiare prima di andare al cinema a vedere Cenerentola.
Adiooooos.
Ah, una cosa: ho aggiornato anche 'Nothing is like it used to be'. Vi pregherei di passarci, magari lasciandomi un commentino. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3057475&i=1
Ovviamente l'invito riguarda anche questo capitolo. Se mi lasciaste una recensione, sarei enormemente felice.
C'mooooon.
sabato prossimo.
Un bacio, 
Elisa.


 

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Capitolo 15
*** The dinner (part one) ***





The dinner (part one)



Il pomeriggio del giorno dopo, il venerdì, Johanna e Zayn accompagnarono Niall all'aeroporto, seguiti da Danny ed Harry che non avrebbero lasciato che il ragazzo partisse senza averlo prima salutato. Il biondo aveva un sacco di valigie da mettere nella stiva dell'aereo, ma poiché aveva fatto il check-in online, allora l'attesa fu breve e i ragazzi decisero di accompagnarlo fino al momento dell'imbarco. Niall aveva lasciato che i fattorini gli portassero via le valigie, rimanendo solo con una ventiquattrore sotto braccio e il telefono chiuso nell'altra mano. Continuava a controllare se fosse arrivata una chiamata, un messaggio, qualsiasi cosa con cui Lucie avrebbe potuto salutarlo, ma purtroppo era una speranza vana.
Il microfono chiamò il volo per Dublino e tutti i passeggeri si misero in fila per farsi controllare i documenti un'ultima volta prima della partenza. Niall strinse con un braccio sia Danny sia Harry, augurando loro di passare una bella vita.
«Mi mancherai tantissimo, Niall» sibilò Harry con gli occhi lucidi. Danny gli afferrò una mano, accarezzandone il dorso. «Torna presto».
Il biondo annuì con gli occhi arrossati e lucidi, poi si girò per stringere in un abbraccio sia Johanna, sia il marito, rimanendo in quella posizione fin quando non venne chiamato per la seconda il volo per Dublino. «Scusatemi se vi ho ossessionati da quando siete sposati» sorrise loro, controllando il cellulare: ancora nulla.
«Figurati. Anche se talvolta fastidioso, la tua presenza mi faceva sentire meno sola» disse Johanna accarezzandogli una spalla, mentre Zayn lo prendeva per il braccio e gli dava numerose pacche sulla schiena, mentre dietro di loro la fila si andava dirandando e toccava a lui. «Ti prego, non abbandonarmi».
«Zayn, ti prometto che tornerò. Non ti libererai facilmente di me» si strinsero un'ultima volta, poi Niall si sistemò la borsa e si avviò, salutandoli con la mano. Porse il foglio all'hostess e aspettò che glielo strappassero, poi le porte scorrevoli si aprirono e aspettò che si chiudessero, prima che si avviasse lungo il corridoio.
Guardò il telefono, e rimase deluso quando non trovò nemmeno un misero 'ciao', ma dopo quello che aveva fatto a Lucie, era ammissibile il fatto che non lo volesse più vedere. Si girò di spalle, per salutare ancora una volta i suoi amici più fidati quando la vide, un po' più indietro di Johanna, con la felpa e il cellulare in mano, i capelli sfatti e profonde occhiaie sotto gli occhi. Johanna si guardò alle spalle, e quando vide la sua amica, si scansò per permettere che lei e Niall si vedessero, almeno quella volta. L'hostess diede una spintarella al ragazzo per invitarlo a proseguire lungo il corridoio ormai vuoto, mentre fuori dal finestrino si vedevano tutti i passeggeri salire per le scale e prendere posto in aereo. Niall vide gli occhi di Lucie luccicare e si sentì una morsa alla gola, abbassando lo sguardo, mentre l'hostess lo prendeva per le spalle, tirandoselo dietro. Niall si sentì gli occhi pizzicare, poi vide Lucie - nonostante non si fosse avvicinata - digitare qualcosa sul cellulare.
«Andiamo, signore, si muova. Vuole rimanere qui?» gli intimò l'hostess tirandolo via con la forza, mentre il ragazzo aveva ancora gli occhi lucidi puntati su di lei. Quando Lucie alzò lo sguardo, il cellulare di Niall vibrò e si mise a leggere subito il messaggio appena arrivato. Inchiodò con i piedi, almeno per ritardare la partenza, ma l'Hostess ormai lo stava portando via, sempre più lontano dalla porta, mentre la figura di Lucie si faceva via via più piccola e lontana. Nonostante quello che tu mi stia facendo, ti amo, Niall.
Il ragazzo strinse gli occhi e si liberò dalla presa ferrea dell'hostess, avviandosi verso le porte ormai chiuse. Vi si appoggiò contro, alzando una mano e accarezzando il vetro freddo, mentre Lucie si portava una mano alla bocca, si accovacciava per terra e Johanna la raggiungeva, chinandosi piano accanto all'amica. Niall abbassò lo sguardo, poi la sua mano si staccò dal vetro trasparente e si lasciò portar via dall'hostess che inveiva contro di lui per mancanza di puntualità e maleducazione. Quando fu sull'aereo e prese posto, il suo sedile era accanto al finestrino sul quale si affacciava il resto dell'aeroporto e Lucie, nascosta da qualche parte dietro quei vetri oscuranti. Il pilota prese a parlare nel microfono, la sua voce ovattata che ribadiva il fatto di dover spegnere i cellulari o metterli in modalità aerea, e Niall approfittò di quegli ultimi minuti disponibili per digitare un unico e ultimo messaggio. Ti amo anche io, Lux. Ti amo da morire. Aspettò la consegna, poi spense il telefono e appoggiò la testa sul vetro freddo del finestrino, mentre fuori iniziava a piovere e lui finalmente scoppiava a piangere.


Il resto della serata, Johanna la passò con Lucie a casa della ragazza, che continuava a mangiare gelato di fronte alla televisione, lo sguardo puntato su quest'ultima.
«Dai, Lux, reagisci».
«No. Ho deciso di passare una settimana in queste condizioni».
Johanna continuava a guardare l'amica, con le sopracciglia aggrottate. «Con una coppa di gelato da finire in massimo dieci minuti di fronte alla tv, spenta tra l'altro?».
«Sì» disse l'altra, portandosi un altro cucchiaio alla bocca. Johanna guardò l'orologio appeso alla parete e si alzò dal divano, recuperando borsa e cappotto.
«Ora devo andare a preparare la cena. Se vuoi, possiamo vederci in questi giorni..».
Lucie rimase con lo sguardo vacuo e face un rapido gesto della mano. «Ti chiamo io» disse semplicemente e Johanna pensó fosse ormai arrivato il momento di lasciare da sola la sua amica, per farla sgolare senza che nessuno la disturbasse. La salutò rapidamente e si incamminò verso casa, prendendo la macchina e vedendo all'improvviso Louis e Liam passeggiare l'uno accanto all'altro sul marciapiede adiacente alla strada. «Ehi!» gridó, suonando il clacson per farsi accorgere. Li passò rapida accanto mentre i due ragazzi alzavano le loro teste coperte da cappucci neri e la salutavano con la mano, mentre Louis le sorrideva e si portava due mani intorno alla bocca per amplificare la sua voce acuta. «A domani!».
Johanna rispose con un altro clacson e se li lasciò alle spalle, mentre imboccava la via di casa. Per Zayn, pensava, sarebbe stata una sopresa fantastica, da restarci a bocca aperta. Ovviamente non poteva per nulla sapere che quella sera sarebbe stata la rovina per suo marito.
Quando tornò a casa, trovò Zayn seduto in salotto, con le braccia incrociate al petto. «Zayn?».
«Ciao, Jo. Ti stavo aspettando. Ho comprato le pizze» disse lui, alzandosi dal divano e raggiungendo la moglie in cucina. «Anche tu devi prenderti un po' di riposo, qualche volta» bisbigliò mentre le allontanava la sedia per farla sedere come un vero gentiluomo.
«Zayn, ma non so se la pizza vada bene..»
«Tranquilla, ho parlato con la dottoressa e ha detto che va bene. Fidati, non comprerei mai qualcosa che ti possa far male, vero piccolino?» disse abbassandosi sulla pancia della moglie e lasciando un rapido bacio sul piccolo rigonfiamento. Poi si andò a sedere dall'altro capo del tavolo e tagliò le pizze in quattro pezzi ciascuna, aprendo poi una bottiglia di acqua fresca.
«Se vuoi, ti puoi prendere la birra» disse lei mentre piegava un pezzo in due e si portava la punta in bocca, assaporandola.
«No» disse lui, «facciamo finta che sia anche io incinto». Versò l'acqua nei bicchieri e fece un brindisi rapido urtandoli delicatamente, poi iniziò a mangiare la pizza anche lui, mentre in sottofondo non si sentiva nient'altro che il vento ululare contro le finestre e la luna piena che illuminava il bordo della porta che portava sul giardino sul retro.


 
La mattina dopo andarono a fare la visita ginocologica, e Zayn teneva la mano di Johanna mentre la dottoressa Mary spalmava la crema fredda sul ventre rigonfio.
«Ma guarda un po' come cresce» disse la dottoressa mentre passava il telecomando sulla pancia, facendo aderire meglio la crema alla pelle, mentre teneva lo sguardo puntato sullo schermo in bianco e nero e i due ragazzi rapiti da quella minuscola figura che si muoveva piano. Gli arti li sembravano distaccati e si chiesero entrambi come facesse la dottoressa a vedere un progresso in quel disordine. «Sta procedendo tutto benissimo, Jo. Sei davvero fortunata».
«Lo so» rispose lei, sorridendo a Zayn, poi la dottoressa schiacciò un pulsante e stampò alcune fotografie dell'ecografia.
«Queste sono per voi, per seguire tutto. Penso che se procediamo di questo passo, saprete entro il mese prossimo se il vostro pargoletto sia una femminuccia o un maschietto».
«Speriamo maschio» disse Zayn mentre lasciava la mano di Johanna che prese a pulirsi la pancia dalla crema. «Anche perchè ho una mezza intenzione di comprare la cameretta blu».
«Tu non hai intenzione di fare niente» puntualizzò Johanna che si abbassò la maglietta e prese il foglio che la dottoressa Mary le stava porgendo. «Si deciderà tra un poco che si deve fare».
Zayn alzò le spalle, completamente non curante, e aspettò fuori dalla stanza mentre la dottoressa controllava Johanna, appena dietro la porta chiusa. Si sedette sulla sedia di velluto e si prese le mani, facendo girari i pollici, quando sentì il telefono vibrare. Oh no, adesso no, pensò, mentre lo tirava fuori dalla tasca e leggeva il messaggio. Spero che non ti siamo mancati, tanto ci vedremo prima di quanto pensi. Ingoiò a vuoto e lo ripose in fretta nella tasca, mentre dietro di lui la porta si apriva e Johanna usciva tutta sorridente. «Zayn? Qualcosa non va?».
La ragazza lo trovò stranamente pallido e con la fronte lucida, come se in quel frattempo avesse sudato parecchio, però d'altra parte il ragazzo scosse la testa e si mise in piedi, alzandosi un po' i pantaloni. «Perché? Cosa mi sarebbe potuto succedere?» disse con un sorriso che di vero aveva ben poco, e deglutì rumorosamente.
«Va bene allora» li interruppe la dottoressa che aveva appoggiato la cartella clinica di Johanna sulla scrivania, osservandoli mentre si aggiustava gli occhiali sul naso. «Il prossimo appuntamento è per il mese prossimo».
«Okay».
Effettuarono il pagamento e lasciarono lo studio, poi Zayn - che aveva fatto il permesso a lavoro - accompagnò Johanna a casa e partì per raggiungere l'ufficio postale.
A quel punto Johanna si andò subito a fare la doccia, e poi si mise ai fornelli per preparare la cena di quella sera.


Essendo entrato con due ore di ritardo, Zayn tardò lo stesso tempo, per cui sarebbe rientrato per le nove. Johanna si allisciò davanti allo specchio il vestititino rosso che aveva deciso di indossare per quell'occasione e si scosse i capelli, portandoseli sul davanti e che, con quel nero, rimbalzavano sul colore acceso.
Tornò un'ultima volta in salotto per controllare per l'ennesima volta la sua sistemazione. Aveva aperto un tavolino di legno e aveva portato gli sgabelli dalla cucina, e il tavolo era pieno di piatti ricolmi di antipasti, mentre sulla penisola in cucina il pollo e la lasagna fumavano e riempivano l'ambiente di un profumo delizioso. Allisciò il bordo della tovaglia e poi sentì suonare il campanello. Fece un profondo respiro e poi si avviò ad aprire la porta. «Che la serata abbia inizio» bisbigliò, mentre abbassava la maniglia, stampandosi sulla faccia un sorriso allegro. «Buona sera signori!».
Sotto l'arcata della porta, Liam e Louis erano vestiti di tutto punto, il primo con i capelli scomposti e il secondo impomatati e tirati all'indietro. Entrambi sfoggiavano un completo in giacca e cravatta, solo che quello di Louis era blu scuro. Il ragazzò inspirò a fondo, chiudendo gli occhi. «Mmh, a sentire questo profumo mi viene il languorino allo stomaco» disse, mentre metteva per primo il piede in casa, e Johanna si scostava lasciandoli passare.
«Sembra tu abbia dato il meglio di te, questa sera» disse invece Liam che si guardava intorno, imprimendosi nella mente qualsiasi dettaglio di quella casa confortevole.
«Beh, tutto deve andare per il meglio» disse lei, mentre prendeva le loro giacche e le appoggiava sul divano. «Zayn tarderà un'altra mezz'ora, per cui vi faccio vedere casa intanto?» chiese loro sorridendo, non avendo la benchè minima idea di come farli sentire a proprio agio. D'altra parte, loro sembravano abbastanza sereni e rilassati, e si muovevano con movimenti lenti e sicuri, mentre si guardavano intorno e si soffermavano ad osservare le foto appoggiate sui mobili. «Certamente» disse Liam mentre indicava una foto che ritraeva Johanna e Zayn abbracciati su una panchina, con il vento che li scompigliava i capelli e il mare dietro di loro in tempesta. «Oddio, vedi quanto è cambiato» osservò mentre prendeva la foto e la faceva vedere anche a Louis. «Non trovi?».
«Era diverso quando l'avete conosciuto?».
Louis spostò lo sguardo su di lei  e le sorrise, socchiudendo gli occhi. «La domanda giusta sarebbe ''era diverso quando avete smesso di frequentarvi?''. Comunque sì, parecchio. Prima di tutto non aveva la barba» sorrisero entrambi, mentre Johanna si dondolava e sorrideva leggermente in imbarazzo.
«Questa sera avrete modo di appurarne di persona i cambiamenti» rispose loro, mentre i ragazzi si guardarono a lungo.
«Sì, in effetti è da davvero un bel po' che non abbiamo modo di vederlo, vero Louis?».
Il ragazzo contrasse la bocca in una smorfia concentrata, e Johanna si chiese per quale motivo si stessero comportando così; insomma, non avrebbe mai potuto cogliere l'ironia di quei gesti restando all'oscuro di tutto.
«Allora? Questa casa volete vederla?» disse, quando loro riappoggiarono la foto sul mobile.
«Avanti, oh nostro guida, illustraci il cammino» recitò Louis mettendosi appena dietro a Johanna e scambiandosi un sorriso sornione con Liam accanto a lui. Johanna mostrò tutto, persino la camera spoglia del bambino, poi quando tornarono nel salotto Liam le indicò la pancia. «Chi credi che sia?».
«Un maschietto?» ipotizzò Louis, mentre si accomodava sul divano. Lei sorrise e scosse la testa.
«Sinceramente io spero possa essere una femminuccia. Insomma, ti danno più gusto, in quanto a vestiti e giocattoli».
Liam rise e rimase appoggiato alla parete, con le braccia robuste piegate contro il petto. «Le donne, quanto sono complicate».
«Forse è per questo che siamo single» disse Louis suscitando l'ilarità della stanza, dopodichè piombò il silenzio, mentre Johanna non sapeva che dire o fare e Liam e Louis improvvisamente seri, assorti in una conversazione fatta solo di sguardi fugaci. Quando suonò il campanello, la ragazza non fu più felice di udire quel suono e initimò ai due ragazzi di prendere posto a tavola. «Fatevi trovare pronti» sussurrò, mentre si avvicinava alla porta.
Louis e Liam si misero ai loro posti e si diederono di nascosto una pacca sulla spalla, «Che lo spettacolo abbia inizio» sussurrò Liam, mentre Johanna apriva la porta.
«Mamma mia, amore, non puoi capire che giorn-» Zayn girò la testa nel suo giubbotto catarinfrangente che dava agli occhi nel momento in cui vide tutto preparato a pennello, la casa avvolta in un profumo delizioso. Aveva un pacco in mano da consegnare l'indomani mattina, quando Johanna gli fece un cenno del capo, tutta sorridente verso il tavolo, e Zayn girò la testa a rallentatore, proprio mentre Louis e Liam facevano strisciare le sedie sul pavimento e si mettevano in piedi.
«Zayn!» esultarono, sorridendogli nella maniera più finta che una persona avrebbe mai potuto solo pensare. «Sorpresa!». Zayn perse presa sul pacco che cadde ai suoi piedi risuonando per tutta casa, sentì i battiti del cuore accelerare, il sangue pompargli nelle orecchie e il respiro mozzato in gola: non fece in tempo a fare nulla, che le gambe lo cedettero, la testa prese a girargli vorticosamente e cadde a terra, privo di sensi.

 



Spazio autrice
Here i ammmmm!
Bene, non vedevo l'ora di pubblicare questo capitolo, ma ancor di più il prossimo perchè è il capitolo.
Partendo con ordine, Niall se ne va. I'm so sorry. Poi Johanna rimane accanto a Lucie ma questa vuole rimanere da sola perchè andiamo, si è appena lasciata, un po' di libertà per sforgarsi la esige. E poi il momento clou: la cena.
Questa è solo la prima parte, in cui Zayn preso alla sprovvista, a causa dall'ansia, di ogni tipo di preoccupazione sviene, ma il bello arriverà quando si sveglierà. Dal prossimo capitolo cambierò anche il banner perchè si avrà un'ulteriore svolta nella storia, ma sopratutto incominceranno i flashback attraverso i quali si scoprirà tutto quello che è accaduto quella notte.
Spero 
che questa storia sia di vostro gradimento, e mi piacerebbe se mi lasciaste una recensione.
Scusate se ci sono errori, ma non ho tempo per ricontrollare perchè sono troppo agitata, Insurgent mi aspetta al cinema iasugcbij
Okay, mi dileguo.
Ah, ho anche aggiornato 'Nothing is like it used to be', passate :)
Love you all.
A sabato prossimo
Elisa :)

 

 

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Capitolo 16
*** The dinner (part two) ***






The dinner (part two)




Quando Zayn si svegliò, si ritrovò sul divano, con Johanna che lo guardava stando in piedi e le braccia piegate sotto al seno. Strizzò gli occhi e si alzò, appoggiandosi sui gomiti, mentre la tempia destra gli pulsava forte; doveva aver battuto forte la testa cadendo a terra. Si girò e trovò Liam e Louis seduti al tavolo, con le sedie girate nella sua direzione, mentre lo guardavano sorridendo, quando Johanna dava loro le spalle. Zayn buttò la testa all'indietro, stringendo gli occhi. «Ditemi che è solo un sogno, vi prego» disse a voce alta, mentre Johanna gli si sedeva accanto, sul bordo del divano. 
«Amore, ti ho organizzato una sorpresa» sibilò mentre gli accarezzava una guancia, e lui girò la testa a sinistra e a destra, dalla moglie alle persone che avrebbe voluto dimenticare. 
«Vi conoscete?» chiese lui, mettendosi seduto e stringendosi tra le braccia, come se avesse avuto freddo, mentre non poteva credere che quella scena stesse accadendo veramente; era assolutamente impossibile. Quando Johanna si girò verso i due ragazzi, Liam e Louis tornarono seri tutti in una volta e quel dettaglio non sfuggì a Zayn, che sentiva le mani formicolare dalla voglia di prenderli a pugni così forte da farli finire ko per terra, senza aver mangiato. Johanna gli sorrise e annuì con la testa. «Sì, in un modo che ha dell'assurdo». 
'Fidati’, avrebbe voluto dirle Zayn con tutto il cuore, ‘niente è più assurdo di quello che sto passando io’. «Racconta» disse, lanciando uno sguardo terrorizzato ai due ragazzi che fecero finta di aggiustarsi la cravatta, diventata troppo stretta.
«Ricordi quando ti ho raccontato dell'incidente?» disse lei, mentre si metteva in piedi e Zayn rimaneva seduto, con le gambe divaricate. Annuì con la testa e la invitò a proseguire con un cenno, senza distogliere lo sguardo da Louis che lo guardava fisso, mentre si allentava il nodo al colletto della camicia. «Bene, era Louis quel ragazzo che pensavo di aver investito».
«Ma tu guarda un po’, ci sarebbe anche potuta essere la possibilità che morisse» disse lui in tono piatto, continuando ad osservare il ragazzo che lo guardava a sua volta con un angolo delle labbra sollevato.
«Ma per fortuna non è successo!» disse Johanna guardando Louis, mentre il ragazzo le sorrideva. «Va tutto bene, grazie al cielo».
«Sì, davvero grazie» sputò Zayn, a voce così bassa che Johanna non lo sentì, nonostante non gli fosse molto distante.
«Quella però non è stata l'unica volta che ci siamo visti» prese parola Louis a quel punto, alzandosi in piedi e iniziando a camminare intorno al tavolo, sempre con quel sorriso sadico stampato sulla faccia, espressione che fece rizzare a Zayn i peli delle braccia. «Lunedì ci siamo visti al supermercato, e ho scoperto che è tua moglie! Ci credi, Zayn, nelle coincidenze della vita?»
«No» disse lui, mentre Johanna ancora sorridente lo accompagnava a prendere posto al tavolo. Lui e Johanna sarebbero stati a capotavola, mentre Liam e Louis dai due lati lunghi opposti; ciò significava che Zayn sarebbe stato circondato. «Non ci credo per niente» fece rapidamente mente locale e gli apparvero nella mente i messaggi anonimi che aveva ricevuto qualche tempo prima. '2-0.' Finalmente pensava di averne capito l'effettivo significato. Si sarebbe voluto volentieri prendere a schiaffi per essere stato così ingenuo, pensando anche al fatto che quel primo sabato gli avevano dato pure un avviso.
«Io sì» disse Johanna mentre vedeva i ragazzi prendere posto. «E l'ho invitato a cena insieme a Liam perché penso sia un modo per riavvicinarvi. Sento che nell'aria c'è una certa tensione, e vorrei che tra di voi si sistemasse tutto» disse Johanna mentre rimaneva ancora in piedi e toglieva i tovaglioli dai piatti pieni di antipasti. «Avremo tutta la cena a disposizione per parlare» poi si avvicinò a Zayn e gli diede un rapido bacio sulle labbra, mentre Liam e Louis si appoggiavano i tovaglioli sulle cosce. «Ti è piaciuta la sorpresa?»
Zayn le sorrise e sollevò la manica della maglietta, mostrandole il braccio. «Tanto da farmi venire i brividi» disse, con gli occhi socchiusi mentre la ragazza tutta contenta andava in cucina per organizzare i piatti da portare al tavolo.
«Bene» Zayn rimase immobile, mentre Louis apriva la bottiglia di vino e iniziava a versarla nei bicchieri dei tre ragazzi. «Dovete starle alla larga, avete capito?» disse a denti stretti, mentre Louis sorrideva versando il vino; poi gli rispose, come se stessero intrattenendo una conversazione piacevole. 
«Sarà un po' difficile, a questo punto, non trovi?» disse Liam mentre si portava il bicchiere alla bocca. Zayn deglutì, e non toccò nemmeno con un dito il bicchiere appena riempito. «Ora siamo 'amici', oserei dire. E gli amici non si abbandonano da un giorno all'altro. Dovresti saperlo, Zayn».
«Se avete qualche problema con me, lei deve restarne fuori, non c'entra niente».
«Qualche problema? Sei serio, amico?» disse Louis mentre prendeva un po’ di prosciutto e se lo metteva nel piatto. «O dovrei forse ricordarti di come ci hai fatto sbattere in prigione mentre tu te ne stavi tranquillo e ti trovavi persino una moglie? Non pensavi che anche noi avremmo voluto essere liberi?» continuò, mentre si prendeva anche delle olive. 
Liam prese anche lui degli antipasti e li mise nel piatto, la cicatrice evidente lungo la guancia sinistra. «No, Louis, ti sbagli. Lui non ci pensava proprio. Perchè avrebbe dovuto? Insomma, gli importava avere la sua libertà».
Zayn, mentre i due ragazzi iniziavano a mangiare, rimase con lo sguardo puntato sul vino nel bicchiere, il sudore che gli scendeva lungo la nuca. «Perchè ve la state prendendo con lei, e non ve la vedete solo con me?» sussurrò, mentre si passava le mani umide lungo le cosce. 
«Sarebbe troppo semplice colpirti direttamente, no?» disse Louis, poi si stampò rapido un sorriso sulla faccia mentre Johanna entrava con la padella di lasagna tra le braccia, il volto soddisfatto del suo lavoro. «Non puoi capire quanto mi sia mancato parlare in questo modo con te, Zayn, davvero!» terminò Louis con la voce fin troppo acuta, mentre Liam si affogava e beveva tutto d'un fiato il vino rimanente.
«Avete ri-iniziato a parlarvi, miei cari ragazzi?» disse lei, mentre appoggiava la teglia sul bordo del tavolo. Poi si colpì la fronte, «Come posso servirvi se ho dimenticato la spatola per tagliarla!? Torno subito!» disse, tornando un attimo in cucina, lasciandoli nuovamente soli. 
Louis si tolse davanti il piatto sporco e se lo mise accanto, prendendosene uno pulito. Liam lo imitò, restando in un silenzio tombale, lanciando di tanto in tanto delle occhiate alla cucina per verificare quando Johanna sarebbe riapparsa. Louis prese coltello e forchetta e li strinse in due pugni, abbassandosi verso Zayn e sussurrando: «Non uscirai sano da questo storia, Zayn. Ti faremo impazzire».
Zayn iniziò a tossire rumorosamente, poi Louis si allontanò di nuovo mentre Johanna rientrava con la spatola in mano. «Bene, chi vuole il primo pezzo?».
Mentre i due ragazzi si facevano servire per primi, Zayn si sentì un nodo allo stomaco che gli impediva qualsiasi movimento, figurarsi mangiare. Non ce l'avrebbe fatta a superare la cena. 



«Quindi, andavate a scuola insieme?» chiese Johanna portandosi alla bocca l’ultimo pezzo di pollo. Anche Liam e Louis avevano finito e stavano bevendo, mentre Zayn con la forchetta continuava a bocconcellare, senza mai mangiare veramente, non ce la faceva. Johanna cercava in tutti i modi di farli entrare nelle conversazioni, mentre lui voleva solo che se ne andassero quanto prima senza più tornare; ma purtroppo, non sarebbe mai successo, o almeno fin quando non avrebbero raggiunto il loro obiettivo. 
«Sì» disse Liam riappoggiando il bicchiere sul tavolo e pulendosi la bocca con il bordo del tovagliolo. «Abbiamo frequentato sempre le stesse classi, l’avevamo scelto di proposito».
«Con Zayn ci conosciamo da quando eravamo piccoli, e abbiamo condiviso i momenti più belli, non trovi?» terminò Louis guardando l’interpellato che alzò lo sguardo a malincuore. Gli occhi di Louis lo guardavano fisso, senza alcun cenno di pietà, solo con una rabbia che divampava minuto dopo minuto. Si sforzò di sorridere, appoggiando la forchetta sul piatto, troppo spossato per continuare anche solo a giocherellare con il pollo rimasto integro nel piatto di porcellana. 
«Sì, tante esperienze» sussurrò, poi Johanna lo guardò dall’altra parte del tavolo mentre si versava l’acqua. 
«Zayn, tutto bene? Sembra che tu sia sul punto di vomitare» osservò, e il ragazzo avrebbe tanto voluto prenderla per le spalle e scuoterla fin quando non avesse capito che – a sua insaputa – quell’incontro lo stava facendo morire lentamente, con il dolore che si diffondeva per le interiora disintegrandolo pian piano dall’interno. 
«Sto bene amore, solo un po’ emozionato» disse invece, sorridendole e prendendo il vino che Louis gli aveva versato e che ancora non aveva toccato. 
«Quando eravamo più giovani, Zayn aveva sempre quella faccia quando si ubriacava..» ricordò Liam dando da sotto al tavolo una piccola ginocchiata a Louis. 
«Oh sì» disse appunto l’altro, allungando le gambe sul pavimento e accavallando le caviglie. «Sembrava che ogni volta stesse sul punto di morire».
Zayn si sentì un dolore lancinante alla tempia e appoggiò subito il bicchiere sul tavolo. «Scusate, vado un attimo in bagno» si alzò senza aspettare risposta e si chiuse nell’altra stanza, appoggiandosi con le braccia sul lavandino, con lo sguardo abbassato sul bianco del lavabo. Alzò la testa e si guardò allo specchio, ed era vero. Quella faccia l’aveva ogni qual volte stesse male, e un bruttissimo ricordo si fece largo nella sua materia grigia, parandosi davanti agli occhi come se lo stesse rivivendo veramente, per la seconda volta. 


Liam aveva gli occhi arrossati e la fronte imperlata di sudore, affiancato da un Louis che aveva ancora la bottiglia di birra in mano. Erano in un vicolo buio ed erano soli, totalmente da soli. Erano forse le tre di mattina e non si sentiva un rumore, se non le bottiglie rotte per terra che calpestavano cercando di non cadere, arrancando ad ogni passo.
«Dai, Zayn» Louis sghignazzò, appoggiato malamente contro il fianco del palazzo. Alla fine della via c’era il pub dove erano soliti recarsi, ma quella sera avevano davvero esagerato. «Prendine un altro sorso».
«Dio, mi sento morire..» sibilò Liam prima di scoppiare a ridere e contagiando i suoi due amici. «Dai a me l’altro sorso».
«No» Zayn afferrò per primo la bottiglia e la svutò in un attimo, la testa che gli girava velocemente e i piedi instabili per terra. Poi lasciò cadere la bottiglia per terra che si ruppe in mille pezzi, scoppiando a ridere e talvolta lasciandosi scappare un singhiozzo.
«Stasera siamo proprio uno straccio..» sussurrò Louis mentre si lasciava scivolare lungo la parete e si sedeva per terra.
«Ma no!» disse Liam, con la faccia ancora priva di quelle cicatrici che l’avrebbero segnato per tutta la vita. «Abbiamo bevuto solo qualche bottiglia di birra…» disse mentre si stendeva per terra e chiudeva gli occhi, il mondo che girava troppo velocemente per poter continuare a guardarlo roteare. Rimasero in silenzio, lasciandosi andare a qualche sospiro rumoroso, mentre Zayn giocava con i pezzi di vetro per terra, ridendo di tanto in tanto quando gli sembrava di aver disegnato qualcosa. Tutto il mondo era in silenzio, fin quando dei passi si fecero vicini e risuonarono per il vicolo cieco. Una figura, un ragazzo li indicava insieme ad altri ragazzi. Anche loro li conoscevano, andavano tutti nella stessa scuola, ma non ci avevano mai perso troppo tempo a parlare. «Ecco perché a scuola siete odiati da tutti» iniziò il ragazzo con i capelli rossi, mentre dava spallate ai suoi amici affinchè li schernissero anche loro. «Siete degli ubriaconi di merda!»
A quel punto si girarono nella loro direzione anche Liam, Louis e Zayn. Anche l’altro gruppo doveva essere fatto, perché erano malmessi sulle gambe e ridevano senza aver detto niente. «Come hai detto, scusa?» disse Liam con voce strascicata mentre si alzava da terra, appoggiandosi con una mano al muro per aiutarsi. 
«Che siete degli ubriachi di merda! Ecco perché nessuno vi vuole nei paraggi». disse il ragazzo dai capelli color carota che se la rideva con gli altri suoi amici.
«Noi siamo amici di tutti» sputò Louis che affiancò Liam, i pugni stesi lungo i fianchi, mentre Zayn se ne rimaneva seduto a terra, giocando con i pezzi di vetro delle bottiglie di birra rotte, i cui colli erano ancora vicino a lui. 
«Sì, e poi le ragazze vi schifano».
«Non ci schifa nessuno!»  urlò Liam avventandosi sul ragazzino, mentre i suoi amici gli si allontanavano continuando a schernirlo. Liam prese a tempestare di pugni il ragazzo che si cercava di riparare, quando ad un certo punto un suo amico gli passò un piccolo coltellino che aveva in tasca. Il ragazzo dai capelli rossi assestò un pugno sulla faccia di Liam che si allontanò un poco, il tempo in cui il ragazzo riuscì ad aprire il coltellino e stringerlo in mano; Liam non ci prestò attenzione e ancora più furioso di prima gli si avventò addosso, bloccandogli il braccio e iniziando a prederlo a pugni ripetutamente sul volto, sul petto, nelle parti bassi, ovunque, fino a quando non sentì qualcosa di affilato percorrergli tutta la guancia sinistra, partendo dal sopracciglio. Sentì un bruciore immane e si accasciò a terra, stringendosi le mani contro la ferita aperta, mentre Louis accorreva sulla scena e assestava  svariati pugni a chiunque gli andasse contro. Visto che la situazione andava degenerando, gli amici del ragazzo lo lasciarono solo, scappandose in fretta, proprio mentre Louis lo colpiva con le braccia e le gambe. Il ragazzo si inginocchiò a terra e sputò sangue, mentre Louis indietreggiava e si appoggiava al muro dietro di lui, scuotendo la mano dolorante e dalle nocche spaccate. Anche lui dimostrava numerosi tagli sul volto, dati dalle unghiate del ragazzo che aveva cercato di rallentarlo per salvarsi. Ansimavano tutti, Liam inginocchiato per terra mentre la sua faccia era tutta sporca di sangue. Il ragazzo dai capelli rossi, la cui faccia era stata sfigurata, alzò lo sguardo e lo puntò su Zayn che guardava tutta la scena restando in piedi e immobile, la vista offuscata.
«Ci credo che quella tipa, Johanna, non ti fili proprio. Ti frequenti con persone di merda» il ragazzo cercò di sorridergli, i denti tutti sporchi di sangue. «Quella lì è una troia, di quelle anche ad alto costo. Ci credo che non ti consideri proprio, vedendo quanto tu faccia schifo e cada così in basso..».
Zayn sentì le mani formicolare e si accovacciò, prendendo per il collo una bottiglia rotta e avventandosi sul ragazzo. Non appena gli fu accanto, senza pensarci minimamente, mentre Liam e Louis lo mantenevano fermo e il ragazzo rideva, troppo ubriaco per riuscire a pensare, Zayn alzò la bottiglia e gliela scagliò sulla testa, sentendo l’adrenalina scorrere nel suo corpo e il ragazzo improvvisamente zitto, mentre il suo corpo crollava a terra, gli occhi spalancati e la testa spaccata.



Zayn spalancò gli occhi e iniziò a strofinarseli con i pugni, poi tirò lo scarico del gabinetto per far sentire agli altri di essere andando in bagno veramente, e si lavò la faccia, strofinandosela forte. Avrebbe tanto voluto dimenticare tutto quello; era un persona migliore di quella del suo ricordo, non avrebbe mai potuto solo pensare di fare un cosa del genere, ma Louis e Liam ovviamente non potevano permettegli di farla franca, se l’erano imposto. Fece dei profondi respiri per calmarsi e si stampò un sorriso sulla faccia, mentre apriva la porta. Prima di tornare in salotto, andò a lasciare il giubbotto cataringrangente che aveva ancora addosso, e poi li raggiunse nuovamente. Quando entrò nella stanza, Louis sollevò lo sguardo e gli sorrise. «Ma quanto ci metti?».
«Non penso di dovertene dare conto, o sbaglio?» disse Zayn a denti stretti, abbandonando qualsiasi presupposto di presentarsi felice e sorridente di fronte a sua moglie. Se non lo era davvero, non riusciva a fingere, e sicuramente non lo sarebbe stato per un bel po’.
«Zayn, calma adesso» disse Johanna aggrottando le sopracciglia. «La sua era solo una domanda».
«Non mi interessa» disse, andandosi a sedere al suo posto, già sparecchiato. 
«Pensavamo stessi male…» disse Liam che non riuscì a nascondere un certo sorrisetto, prima di abbassare lo sguardo sul tovagliolo piegato al suo fianco. 
«No, sto benissimo» poi Zayn alzò lo sguardo su sua moglie. «Adesso che si mangia?».
«Vado a prendere la frutta» disse ancora turbata dalla risposta avventata di Zayn. Il ragazzo la guardò. ‘Scusami, Jo, ma non puoi capire.’
La ragazza gli diede le spalle e si avviò in cucina, mentre Liam e Louis rimanevano in silenzio; aprirono bocca solo quando tornò Johanna. «Vedi, Zayn? Siamo già arrivati alla frutta».
Grazie al cielo, Dio aveva fatto sì che Zayn fosse perspicace e che avesse colto il proverbio nascosto in quelle poche parole. Arrivare alla frutta significava essere agli sgoccioli ormai, per cui gli sorrise cercando di mostrarsi quanto più sereno possibile, nonostante in mente non avesse niente da dire. «No, Louis, manca il dessert dopo» detto questo, si affacciò sulla coppa e prese i frutti che gli interessavano, iniziando a sbucciarli, scorgendo solo di poco l’espressione odiosa di Louis.





Spazio autrice:
Salve a tutti.
Allora, è da un po’ che vi rompo le palle perché non vedevo l’ora di pubblicare questo capitolo perché credo sia uno dei migliori in assoluto, anche perché tutto ormai è messo in chiaro.
Il problema è che ho perso tutto l’entusiasmo, dopo l’annuncio di mercoledì.
Zayn è il protagonista di questa fan fiction, per cui scrivere di lui mi fa male, vedendo ciò che è successo.
Non ho idea del perché sia tutto finito, e non credo lo sapremo mai con certezza, ma comunque rimane il fatto che l’assenza di Zayn sul palco e in qualsiasi altro luogo d’ora in poi peserà davvero tanto. Spero che questa sua scelta possa portarlo a vivere la vita diversamente, e nonostante sia arrabbiata con lui per tutto quello che ha fatto, non posso non augurargli ogni bene. Continuerò a seguire gli One Direction perché se lo meritano, e anche perché Liam (il Liam completamente diverso da quello che ho creato in questa storia) ha fiducia in noi, e sinceramente non voglio abbandonare loro e la loro musica. So che si impegneranno a fare del loro meglio – me lo auguro – e l’unica cosa che possiamo fare è continuare questo viaggio insieme. Come ormai si dice dappertutto ‘’Loro hanno bisogno di noi, come noi abbiamo bisogno di loro’’.
In conclusione, vi dico che continuerò ad aggiornare Tell me something e Nothing is like it used to be (che ho appena aggiornato, tra l'altro), ma dopo non scriverò più sugli One Direction, o almeno credo, dipende tutto dalla mia mente sopraffolata ahahahah.
Magari mi sbaglio e continuerò a scrivere di loro, ma ora mi concentro solo su queste due ff, poi si vedrà :) #nessunaassicurazione.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio le persone che continuano a seguire questa storia. Vi voglio bene.
Un bacione,
Elisa :)

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Capitolo 17
*** Tell me it's a joke ***





Tell me it's a joke




Circa due settimane dopo la cena, Zayn era davvero scosso, non riusciva a sopportare il fatto che loro lo potessero controllare attraverso l'influenza su sua moglie. Sì, loro ormai avevano Johanna in pugno, e finchè non avessero raggiunto il loro obiettivo, avrebbero fatto di tutto per farlo soffrire, per avere la loro vendetta. Erano queste tutte le cose che pensava mentre andava a lavoro e parcheggiava la macchina nell'apposito parcheggio per i dipendenti dell'ufficio postale. Mentre metteva il freno a mano e lasciava la vettura, pensò alle ultime parole che Liam gli aveva soffiato all'orecchio prima che abbandonassero la sua casa. 'Se non lo dici tu a Johanna, lo diremo noi.' Era una cosa fuori dal mondo: gliel'avrebbe detto lui, prima o poi , però cercava sempre il modo di rimandere il momento. Loro non avrebbero dovuto far niente, era già tanto che fossero riapparsi nella sua vita dopo cinque anni di silenzio, dopo cinque anni in cui Zayn era riuscito pian piano a costruirsi qualcosa con Johanna, un castello di carte che stava crollando a causa del loro ritorno. Aprì il suo ufficio chiuso a chiave e sisitemò subito la cartella delle consegne. Non appena si sedette, Thomas fece capolino dalla porta. «Buongiorno».
Zayn gli rispose senza alzare la testa dai fogli che stava cercando di mettere in ordine. «Che vuoi?» disse poi, vedendo che l'altro ragazzo stava ancora fermo sotto l'arcata della porta, con le mani infilate nel suo gilet giallo. Era più grosso di Zayn, con i capelli ricci e biondi e gli occhi marroni, ed era anche più grande di Zayn di qualche anno, ma un quoziente intellettivo pari a quello di un rinoceronte. A Zayn si parò in mente l'immagine dell'animale, poi scosse la testa. In quanto a forma fisica - pensava mentre riponeva alcune carte nel cassetto - ci siamo vicini.
«Oh, già. Tieni, è arrivata questa per te stamattina» si avvicinò alla scrivania in mogano tirando fuori dalla tasca una lettera, ancora imbustata. «Era nella cassetta vicino all'ingresso e siccome sono arrivato per primo, l'ho presa e te l'ho portata».
«Wow, che atto di gentilezza. Ti sei guadagnato un posto in paradiso per questo». disse Zayn sfilandogli la lettera di mano: ovviamente non aveva il mittente, solo il destinatario.
«Posso sapere come mai sei più scontroso del solito? Certo, con me lo sei sempre, però anche Will si è lamentato..» disse Thomas mentre si appoggiava con entrambe le mani sulla scrivania. Zayn sollevò lo sguardo e lo puntò sul ragazzo, aggrottando le sopracciglia.
«Ora mi hai consegnato la lettera, te ne puoi andare».
«Ehi amico» disse quell'altro avvicinandosi un altro po' «Controlla come parli. Sappi che io sono un livello più in alto di te, e quindi più vicino al capo. Posso andargli a riferire tutto, quando voglio».
«Oh, adesso passiamo alle minacce?» Zayn si passò una mano tra i capelli, facendola poi scorrere lungo la faccia con aria stanca. «Senti, Tommy».
«Thomas» puntualizzò l'altro, squadrandolo. Zayn fece un vago gesto della mano.
«Non sto passando un buon periodo, per cui ti chiedo gentilmente di lasciarmi stare».
«Se me l'avessi detto con gentilezza anche prima, lo avrei fatto» disse l'altro mentre si allontanava verso la porta, le scarpe di ginnastica che gli cigolavano ad ogni passo. Zayn si girò la lettera tra le mani, prima che Thomas uscisse dalla stanza, ma prima di abbandonarla del tutto si affacciò all'ultimo secondo. «Comunque il matrimonio non ti sta facendo bene. Ti conviene lasciare Johanna e spassartela».
Zayn raccolse un foglio appallottolato da sotto la scrivania e glielo lanciò contro, quando Thomas chiuse la porta con un tonfo. Poi si decise ad aprire la lettera, e iniziò a leggerla, il silenzio intorno che era come se volesse schiacciarlo più di quanto già non fosse.

 Zayn,
allora, prima di tutto vogliamo dirti che abbiamo passato proprio una bella serata insieme a te e a tua moglie. Johanna è una persona splendida, e giuro che se non te la fossi sposata tu, me la sarei presa in moglie io. Un attimo, c'è ancora questa possibilità, no?

Zayn si ritrovò a strappare la busta che conteneva la lettera, con le mani che gli formicolavano.
Beh, certo, solo quando andrai in prigione, ovvio. Però lei è troppo presa da te, in una maniera che neanche immagini. Mentre tu eri in bagno a fare chissà cosa, lei ci ha detto delle cose bellissime su di te, come l'essere perfetto, ottimo per diventare papà, stupendo, eccetera, cose che ci  fanno venire da vomitare solo a riportarle su questo misero foglio di carta.
Zayn aveva fatto a brandelli la busta e in quel momento stava stringendo la carta nella mano sinistra, dove all'anulare la fede catturava la luce del neon sopra di lui che conferiva alla stanza un'aria molto più cupa e triste.
Tutto ciò che ci ha riferito ti delinea come l'uomo ideale, quando sai che non è così, vero? Insomma, come puoi esserlo dopo aver ucciso un ragazzo?
Lei deve saperlo Zayn, per forza. O lo fai tu, o lo facciamo noi, e penso che non ti convenga, a questo punto.
Non sappiamo quello che potrebbe essere successo nel tempo che questa lettera ha impiegato per arrivarti. Solo, ti conviene stare molto attento. Chissà, forse sarà accaduto qualcosa, forse no, tocca a te saperlo. Ma ricorda una cosa, Zayn.
Non ti libererai mai più di noi, almeno finchè non sarai dietro quelle sbarre tanto quanto lo siamo stati noi per colpa tua!
 
Liam & Louis



Zayn si sentì il fiato corto e il cuore battere all’impazzata, e mentre stringeva la lettera ancora in mano, si accasciò lentamente sulla sedia, come a volersi nascondere da qualcuno che ancora non era arrivato.



Johanna andò a trovare finalmente Lucie, trovandola in pigiama, con gli occhi gonfi e il viso pieno di chiazze rosse. Aveva il ciuffo che le ricopriva una parte della fronte, e con un gesto la fece entrare. Si andò subito a sedere sul divano rimettendo ‘play’ al programma che stava vedendo per l’ennesima volta. Johanna la seguì e lasciò la borsa sul divano prima di sedersi accanto all’amica. «Come stai?».
L’altra tirò su con il naso, mentre continuava a vedere la puntata di Teen Wolf; era ossessionata da quel telefilm, lo seguiva da quando andavano al college, tanto che il lunedì sera non voleva essere disturbata mentre vedeva la sua cotta platonica, Derek Hale, sopraggiungere sempre nei momenti meno opportuni, con una grazia che faceva brillare gli occhi di Lucie ogni volta. Ma in quel momento la luce non c’era, aveva lasciato lo spazio ad un azzurro annebbiato, circondato dal rossore del pianto. La ragazza fece un leggero colpo di tosse, poi alzò ancora di più il volume della tv. «Male, Allison sta morendo» disse prendendo un fazzolettino e tamponandosi gli occhi che avevano iniziato di nuovo a lacrimare.
Johanna alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia. Avrebbe dovuto aspettare la fine della puntata per potere avere una conversazione decente con l’amica che ora piangeva singhiozzando. «Ma vedi Scott come la guarda, come la tiene!» disse chiudendosi le mani a coppa davanti alla faccia, mentre Johanna sbuffava. Quando attaccò la sigla di fine puntata, prese scappando il telecomando prima che Lucie potesse partire con un altro episodio, che Johanna sapeva sarebbe stato depresso. Sì, a volte Lucie l’aveva obbligata a vederlo insieme a lei, ma sinceramente non le era mai interessato. Sì, era carino, ma non da ossessionarsi. «Adesso basta» sussurrò, appoggiandosi il telecomando accanto.
«Come basta!? Allison è appena morta, ti rendi conto!? Povero, povero Scott. L’amore della sua vita l’ha lasciato..» sibilò, con il fazzoletto premuto sotto l’occhio destro per asciugarsi le lacrime. «Un po’ come è successo per me».
«Sì, ma Niall non è morto, per fortuna!» disse Johanna mentre accarezzava il braccio dell’amica, ma Lucie si scostò.
«Ma mi ha lasciato, Jo!».
«Tecnicamente, lo hai lasciato tu, ma evidentemente non è un dettaglio rilevante».
«Esatto» disse l’altra. «E poi guarda qui!» disse avvicinandosi a Johanna e scostando di poco il ciuffo di capelli neri che le copriva metà della faccia. Johanna si avvicinò e notò un grosso brufolo sul sopracciglio. Contrasse un po’ le labbra e si allontanò.
«Mangia più gelati» disse sarcasticamente, mentre Lucie si rimetteva il ciuffo a posto.
«Se Niall non se ne fosse andato, non avrei mangiato gelati, e questo obbrobrio della natura non mi sarebbe mai uscito, fa troppo schifo!».
«Vabbè, adesso non parliamo del brufolo» disse Johanna raddrizzandosi sul divano. «Hai provato a chiamarlo, da quando è partito?».
«No, e non lo farò».
«Lucie!».
«No, Jo, Non puoi capire. Non ce la faccio a chiamarlo, mi manca troppo e potrei scoppiare a piangere solo al suo ‘pronto’. Non posso».
«Posso immaginare, ma-»
«Niente ma, tu non puoi proprio immaginarlo, Jo. Non potresti mai».
Johanna sapeva fosse così; lei per esempio non avrebbe mai potuto immaginare una vita lontano da Zayn, tanto il pensiero era inconcepibile. Era vero, non poteva pensare come sarebbe stato, ma in quei casi cosa avrebbe dovuto dire?
«D’accordo, forse non posso capire, pe-» la sua frase venne interrotta dal suono del suo cellulare.
«Rispondi» disse Lucie, mentre una lacrima le solcava la guancia e scuoteva la testa.
Johanna tirò fuori il cellulare da quella che sarebbe dovuta essere una borsa, ma che in realtà era una valigia.
«Zayn?».
«Jo? Tutto bene?» disse lui così rapidamente e con voce affannata.
«Sì, amore, perché me lo chiedi?» disse mentre aggrottava le sopracciglia. «Sono solo da Lucie».
«Avevo paura fosse successo qualcosa» un attimo di silenzio, in cui Johanna riuscì a sentire anche il suo fiato. «Quindi tutto a posto? Non è accaduto niente di niente?».
«No, Zayn, cosa sarebbe potuto succedere?» disse l’altra mentre guardava Lucie con sguardo interrogativo.
«Ok, va tutto bene, va tutto bene» ma lo disse con un tono di voce così basso che a Johanna sembrò che stesse parlando con se stesso.
«Ma tu? Che hai?»
«Niente, torno a lavoro, ora. Ti amo» e chiuse la chiamata, lasciando Johanna con il telefono ancora attaccato all’orecchio. Aveva dimenticato cosa avrebbe dovuto dire a Lucie, ma ora stava pensando solo a Zayn e al suo atteggiamento strano.
«Che succede?» chiese Lucie guardando l’amica spaesata e stranita, mentre rimaneva con il telefono ancora appiccicato all’orecchio.
«Appunto. E’ questo il problema. Che succede?».



«Liam, aspetta un altro po’. Johanna non è ancora arrivata a casa».
Liam sbuffò e fece cadere le mani sul volante, facendo partire il clacson e facendo spaventare a morte una vecchietta che fece volare le buste della spesa. Louis gli diede uno schiaffo sulla nuca: «Idiota che non sei altro!».
«Mi sono rotto le palle di aspettare in macchina, Lou!» sbuffò l’altro, passandosi una mano tra i corti capelli. Erano entrambi vestiti di nero, a differenza del pacco che avevano incartato per Johanna, rivestito di una carta da regalo rossa.
«Sono solo altri dieci minuti!» disse l’altro, mentre con la coda dell’occhio cercava di tener d’occhio la strada dalla quale Johanna avrebbe fatto capolino di lì a poco. «Hai aspettato due ore, dieci minuti non saranno niente».
«Che cazzo» disse l’altro mentre tirava fuori il telefono dalla tasca della giacca e metteva la musica. Incomiciò a scuotere la testa al ritmo mentre Louis, alzando gli occhi al cielo, riportava lo sguardo sulla strada. Proprio in quel momento apparve Johanna, stretta nel suo cappotto e con la sciarpa ben avvolta intorno al collo. Camminava a passo spedito verso casa, con la borsa che le ondeggiava sul fianco ad ogni passo e gli occhi socchiusi come per ripararli dal vento forte di quella giornata di fine novembre.
«Vai giù» disse Louis abbassandosi e costringendo Liam a fare lo stesso, mentre la ragazza passava accanto alla macchina nera spenta. «Spegni questa cazzo di musica!» prese il telefono di Liam e lo spense subito, lasciandolo a bocca aperta. «Ridammelo».
«Zitto» gli intimò, alzando di poco la testa per verificare che Johanna se ne fosse andata.
Quando la vide varcare la porta di casa, Louis si alzò la cerniera del cappotto e aprì la porta, uscendo fuori nell’aria fredda e recuperando il regalo dal sedile posteriore. «Muoviti» intimò a Liam mentre chiudeva la portiera. L’altro si alzò il cappuccio e scese dalla macchina, mettendosi al passo di Louis. Quando arrivarono di fronte alla porta di ingresso, esitarono a suonare. «Non voglio aspettare ancora!» disse Liam pigiando il citofono. «Facciamo questa cazzo di cosa quanto prima» riuscì a dire prima che la ragazza apparisse davanti a loro.
Li sorrise felice e li fece accomodare. «Buon giorno ragazzi» disse, chiudendo subito la porta per evitare che l’aria fredda raffreddasse la temperatura di casa. «Che ci fate qui?» disse, mentre si portava i capelli neri su un’unica spalla. Indicò il pacco rosso che Louis manteneva tra il braccio e il fianco. «Quello è per Zayn?».
«Veramente è per te» disse il ragazzo porgendoglielo. «E’ solo un pensierino per il piccolo, e per ringraziarti dell’ospitalità dell’altro sabato» terminò mentre Liam le sorrideva sereno. «Speriamo ti piaccia».
La ragazza lo prese in mano e lo portò in cucina, facendo segno ai ragazzi di seguirla. «Grazie mille, sono sicura che mi piacerà molto. Vi offro qualcosa?» disse, mentre appoggiava il regalo sul tavolo. Non era molto grande, però al tatto sembrava ci fosse uno scatolo.
«No, grazie. Siamo solo venuti a portarti il regalo. Dobbiamo fare delle commissioni..» inventò Louis, pur di far sbrigare Johanna. La ragazza annuì comprensiva e iniziò a strappare la carta, trovandosi effettivamente di fronte uno scatolone. Lo aprì e si trovò un piccolo dondolo per il piccolino, grigio e con il manico nero, con una piccola stellina cucita dove sarebbe stata la testa. Si portò una mano vicino alla bocca. «Oddio, ragazzi, non dovevate!» disse mentre lo faceva uscire dallo scatolo, già tutto costruito. «E’ bellissimo, davvero».
Quando lo appoggiò per terra trovò un fogliettino incastrato tra le cinture e lo prese con due dita per sfilarlo. «E questo?».
«Oh, quello è solo un buono che io e Liam abbiamo aggiunto».
«Sì» continuò l’altro con le mani nella tasca della giacca. «Mostrando quello puoi comprare quello che vuoi per il piccolo al negozio ‘Baby World’ e consumare l’importo» le sorrise e poi con l’indice indicò il fogliettino. «Lì sopra c’è l’indirizzo» concluse, dando una pacca a Louis
Johanna era a bocca aperta e continuava a spostare lo sguardo dai ragazzi ai regali che le avevano fatto. «Liam, Louis, davvero, sono senza parole. Non dovevate».
«Siccome non sappiamo se staremo ancora qui per quando nascerà il piccolo, abbiamo pensato di darteli prima. Insomma, è un pensierino anche per Zayn» terminò Louis, scuotendo le spalle.
«Ah, e quando andrai a vedere il negozio, portati Zayn con te. Sono sicuro che gli piacerà un sacco» aggiunse infine Liam, dando una pacca sulla spalla all’amico.
«Non vi ringrazierò mai abbastanza» disse Johanna portandosi una mano sulla pancia. «Vero piccolino?».
«La pancia ti dona davvero tanto, Jo».
«Grazie mille, Louis. Tu e Liam siete davvero troppo gentili».
«Ma dai, non è nulla di che. Ora dobbiamo proprio andare perché abbiamo da fare» si avviarono verso la porta e Johanna li accompagnò.
«Venite quando volete» disse mentre i ragazzi si abbottonavano le giacche e uscivano fuori. La salutarono con un gesto della mano e si allontanarono. Quando chiuse la porta, Johanna portò subito il dondolo nella futura stanzetta e poi aspettò il momento in cui Zayn sarebbe arrivato e sarebbero usciti.


 
Zayn lasciò il lavoro nel primo pomeriggio, ancora scosso per la lettera ma con la paura costante che quei due si potessero avvicinare a Johanna, soprattutto quando lui non sarebbe stato con lei. Quando tornò a casa, Johanna riposava sul divano, con la televisione accesa in sottofondo. Sorrise di fronte alla scena, poi si andò subito a cambiare per raggiungere la moglie sul divano in pelle. Le si sedette accanto e le tolse una ciocca che le cadeva sul naso, portandogliela dietro l’orecchio. Aveva la bocca leggermente schiusa e di tanto in tanto si lasciava sfuggire qualche gorgoglìo. Zayn le accarezzò la guancia e si chinò per baciarla, quando Johanna aprì piano gli occhi, sbadigliando rumorosamente. «Ehi» disse con la voce impastata dal sonno.
«Eccomi qui».
La ragazza si tirò su a sedere, mantenendosi la pancia con una mano. «Si può sapere che ti è preso oggi al telefono?».
Al solo pensiero, le mani di Zayn vennero scosse da un tremito. «Nulla amore, solo che mi ero ricordato di un sogno che ho fatto e volevo accertarmi che fosse rimasto solo un sogno» le disse, cercando di rincuorarla. Aveva il peso sullo stomaco che lo schiacciava e che non gli permetteva di essere realmente sereno, e avrebbe tanto voluto sfogarsi con Johanna, ma purtroppo non era possibile.
«Okay, meglio così» disse lei spegnendo la tv e alzandosi in piedi. «Vieni, devo farti vedere una cosa».
«No, ti prego. Non farmi alzare, vieni tu qui» la pregò lui, stendendosi sul divano.
Lei sbuffò e andò nella stanza, tornando poi con il dondolo in braccio. Zayn si mise seduto e sgranò gli occhi. «E quello?» disse, accennando un sorriso.
«Non è bellissimo? Ce l’hanno regalato Liam e Louis!».
Zayn si sentì come un pugno nella pancia scagliato con grande forza e potenza. «Liam e Louis?» disse, e giurò che se non fosse stato seduto, avrebbe avuto un mancamento. Erano davvero andati da lei quando lui non c’era.
«Sì, sono stati dolcissimi. E’ una cosa davvero utile» disse lei e tirò fuori dalla tasca del pantalone anche il buono. «E poi anche questo. Hanno detto l’importo alla cassiera e possiamo prendere tutto quello che vogliamo con un limite di questa somma».
Zayn si sentì la testa girare. Perché si stavano comportando in quel modo?
«Sì, molto gentili».
«Volevo chiederti una cosa..» iniziò Johanna mettendosi accanto a lui. «Potremmo andare adesso?».
«Proprio ora?».
«Sì, per favore? Perché non ho capito bene dove sia e vorrei che la prima volta andassimo insieme, anche solo per vedere com’è, non per forza per comprare qualcosa».
Zayn sbuffò, però poi sorrise e tirò fuori le chiavi della macchina. «Okay, andiamo prima che me ne penta».
Quando arrivarono in prossimità della via, Zayn fu colto come da un deja-vu mentre passeggiava accanto a Johanna dopo aver lasciato la macchina parcheggiata.
Camminavano in silenzio, mentre intorno a loro c’era un mucchio di altra gente che passeggiava e faceva rimbombare nella via quel rumorìo. Zayn si guardava ancora intorno, cercando di capire quando fosse già stato lì. Non era una via che era solito frequentare e questa considerazione lo fece agitare ancora di più. Poi Johanna indicò un’insegna sulla destra, proprio all’angolo della strada dove si entrava in un’altra via secondaria. «Eccolo il ‘Baby World’» disse mentre diverse donne con bambini le passavano accanto. Superò Zayn che invece rimase impalato lì dov’era, senza saper muovere un muscolo. Johanna si girò e lo guardò, «Zayn? Perché te ne stai fermo lì?».
La sensazione di deja-vu era giusta, anzi giustissima. Lui era già stato lì, e quella via glielo ricordava benissimo, oltre al fatto di essere una via chiusa e con un pub alla fine della strada dove era solito recarsi con Liam e Louis, come quella sera in cui commisero il misfatto terribile che ancora gli gravava sulla coscienza.
«Ditemi che è uno scherzo».






Spazio autrice
Ciao a tutti, buon sabato.
Allora, sono passate due settimane dalla cena e diciamo che la situazione non è che sia delle migliori perchè, nonostante Zayn non voglia che i suoi due amichetti stiano vicini alla sua famiglia, prontamente Louis e Liam sono sempre presenti e cercano di ostacolarlo - basti guardare il bigliettino del 'Baby World' che lo manda proprio dove ha compiuto il misfatto ahahah.
Ora posso anticiparvi che la situazione sarà in continuo declino...secondo voi, come potrebbe finire la ff?
Spero di leggere nuovamente delle vostre recensioni, non mi abbandonate per favore, ci tengo parecchio.
Ne approfitto per augurarvi una buona Pasqua e abbuffatevi di cioccolata, yo.
Vi voglio bene, e non dimenticatevi che io vi aspetto, fatemi sapere cosa ve ne paaaaaaareeee.
Un bacio e a sabato prossimo.
Love you,
Elisa :)

 
 

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Capitolo 18
*** ''I go to Ireland'' ***






''I go to Ireland''




«Si può sapere che ti è preso? Sei strano, ultimamente..» Johanna stava passando accanto ad uno scaffale ricolmo di robe e giocattoli che avrebbe comprato solo una volta nato il bambino. Zayn era accanto a lei, stretto nelle spalle e nel suo cappotto nero, con lo sguardo abbassato e le labbra strette. Essere tornato in quella via gli aveva procurato il voltastomaco, però la sua patina di sicurezza stava incominciando a crollare, lasciandolo vulnerabile alle attenzioni di tutti, inclusa Johanna, l'unica persona che non voleva sapesse niente del genere.
«Forse è solo l'influenza, Jo. Oddio, vedi che bella questa tutina blu!» disse lui cambiando discorso e togliendo dall'appendiabiti un piccola tuta azzurra. Johanna contrasse le labbra guardando il cambiamento repentino del marito, poi sorrise vedendo quel minuscolo capo di abbigliamento.
«Sì, è graziosissima. Ma dobbiamo aspettare per comprare qualcosa, non sappiamo se sia maschio o femmina».
«Sarà maschio, fidati» disse lui mentre rimetteva la tutina a posto e passava avanti, con lo sguardo puntato sugli scaffali. «E ho già scelto il nome».
«Scusami, ma io non ho voce in capitolo?» disse Johanna sarcastica mentre prendeva in mano il volantino di un girello.
«Si chiamerà James».
«Mh» mugugnò lei con lo sguardo puntato sul foglietto, «potrebbe andare. Ma se sarà femmina?».
«Beh» iniziò lui controllando l'ora nel cellulare. «La chiameremo Daphne».
«Io propongo Renèe».
«Ma tanto sarà James, vero piccolo?» disse Zayn abbassandosi e accarezzando la pancia. Johanna sorrise e lasciò il foglietto sullo scaffale, facendo dietro front perchè avevano già visto tutto il locale e Zayn aveva iniziato a parlare solo da quel momento. Era strano, davvero strano in quel periodo e Johanna aveva come l'impressione che tra loro stesse cambiando qualcosa, ma non avrebbe saputo dire cosa.
«Avremo il responso tra una settimana e mezza, al controllo del quinto mese».
«Già» disse Zayn chiudendosi nuovamente in se stesso mentre abbandonavano il 'Baby World' e sbucavano sulla strada che lui tanto avrebbe voluto cancellare dalla sua mente. Solo al pensiero di quella notte, avrebbe desiderato prendersi a schiaffi prima di compiere qualsiasi cosa gli avesse potuto compromettere il futuro, ma ovviamente non si poteva tornare indietro nel tempo. Il caso del ragazzo era stato accantonato anni prima, anche se era ancora aperto, e nessuno ci faceva più caso, dopo che Liam e Louis erano andati in prigione per essere sotto controllo. Ma lui era l'unico a conoscenza della verità, e nessuno avrebbe mai potuto sospettarlo.
Camminarono in silenzio fino alla macchina, dopodichè Zayn accese la radio così che Johanna non gli potesse parlare. Non era pronto ad affrontare la situazione, nè tantomeno la reazione della ragazza. Chiuse gli occhi cercando di togliersi qualsiasi pensiero nella mente. Aveva il petto come stretto in una morsa perenne, un groppo in gola che non avrebbe mai potuto sciogliere versando solo qualche lacrima; era sul punto di scoppiare, ma mentre parcheggiava sulla via di casa, ingoiò la pillola e fece come se non stesse succedendo niente, quando invece tutto il suo mondo stavo crollando. Quando scesero dalla macchina, Johanna si chiuse la portiera alle spalle, sbattendola irritata e se ne scappò per il viottolo per raggiungere casa quanto prima. Zayn schiacciò il tasto di sicura ed inspirò a fondo, poi girò lo sguardo dietro di sè, sul campo verdeggiante che aveva racchiuso il ragazzo per sempre.


«Aiutatemi» urlò Liam con una mano premuta sulla guancia a tamponare il taglio, mentre con l'altra cercava di mantenere in alto i piedi del ragazzo morto. Zayn manteneva l'altra gamba e Louis lo teneva per le ascelle, mentre camminavano nella maniera più silenziosa possibile nel cuore della notte, trasportando il corpo furtivamente. Avevano tutti e tre le gambe che tremavano e la testa che girava forte, mentre si avviavano verso il campo in prossimità della strada principale. Per le vie non c'era un'anima e camminavano relativamente 'tranquilli' sapendo di non essere visti da nessuno, mentre le loro guance venivano solcate da lacrime amare. Quella di Liam era completamente imbrattata di sangue, la faccia di Louis tempestata di ferite mentre Zayn era l'unico che non aveva alcun segno di rissa, se non la mano un po’ tagliata a causa della bottiglia rotta che aveva tenuto poco prima. Erano troppo ubriachi per sapere cosa stavano facendo, ma comunque erano a conoscenza che tutto quello fosse un errore madornale, da cui non si sarebbero mai più liberati. Ma mentre appoggiavano il corpo per terra sul terreno umido e fangoso non pensavano a quelle cose, cercavano solo di togliere le tracce quanto prima. Avevano trasportato il cadavere per parecchi metri, se no per parecchi chilometri e ora Zayn lo manteneva con entrambe le braccia, con il volto puntato sul cielo stellato che stava iniziando a rischiararsi all'orizzonte. Liam e Louis scavavano mentre Zayn di tanto in tanto si assicurava che non passasse nessuno, poi Liam si alzò in piedi e fece segno al ragazzo di buttare il ragazzo nella buca profonda che erano riusciti a scavare in poco tempo. Zayn aveva la testa che girava velocemente e  il corpo del ragazzo gli cadde delle mani, gettandosi nella buca ai suoi piedi, poi tutti e tre presero a coprirlo, con la terra che nascondeva pian piano quel ragazzo che era capitato vicino a loro nel momento sbagliato e nel posto sbagliato, e di cui non conoscevano ancora il nome. Buttarono alcune pietre sopra il tumulo e strapparono alcuni fili di erba, cercando di uniformarlo al resto del campo, poi con gli occhi socchiusi si allontanarono scappando, quando ad un certo punto Louis prese Zayn per le spalle e gli diede un pugno su un occhio. Il ragazzo cadde a terra, seguito da Louis che si massaggiò la mano e Liam che si strappava un pezzo della maglietta sporca per tamponarsi il taglio che non smetteva di sanguinare copiosamente. «E adesso?» urlò Louis sull'orlo di una crisi di nervi mentre si dondolava per terra con le gambe premute al petto.
Zayn era quasi incoscente e lanciò un rapido sguardo al cielo.
«Adesso niente, andiamocene».
«Ma ti rendi conto di quello che abbiamo fatto!?» gli urlò Liam mentre lasciava che il suo volto si deformasse in una smorfia di puro dolore e bruciore che gli appannava la vista più di quanto già non fosse.
«Ho detto che ce ne dobbiamo andare e accantonare tutto questo» disse Zayn con una mano premuta sull'occhio colpito e una sulla stomaco sotto sopra. Stava per vomitare, se lo sentiva anche nella testa che gli martellava forte.
«Dovremmo subire le conseguenze di tutto questo, minchione!» disse Louis con il sangue che essiccava sulla pelle e le braccia strette ancora intorno le gambe. Il sole stava facendo capolino, i primi raggi che apparivano lungo l'orizzonte ad illuminare il mondo.
«E le subiremo» disse Zayn con uno sbuffo mentre si girava dall'altra parte e vomitava tutto quello che aveva ingerito quella sera, insieme a tutto l'alcol che aveva assimilato, la schiena scossa dai conati e gli occhi premuti per lo sforzo. Erano sporchi dalla testa ai piedi, la maglietta nera di Zayn presentava tracce del sangue del ragazzo dai capelli rossi che ora distava poco da loro, sottoterra, e loro gli avevano tolto la possibilità di vedere il sole un'ultima volta; anzi, Zayn era stato l'artefice, ma in quel momento non riusciva a capacitarsene, mentre Liam e Louis piangevano - seppur non totalmente coscienti di ciò che avevano combinato, nel casino in cui si erano incastrati - e si stendevano a terra, troppo scossi per fare qualsiasi cosa, mentre l'alba era alle porte e avrebbero dovuto scappare quanto prima. 


Zayn si sentì la testa martellare e pesante, poi ricacciò indietro le lacrime e il dolore che gli schiacciava il corpo sotto il suo gigante peso. Era strano pensare come la sofferenza fosse tornata nel momento in cui erano tornati Liam e Louis, mentre lui per quegli anni passati non aveva fatto altro che andare avanti, dimenticando ogni cosa; e c'era quasi riuscito, o almeno era riuscito ad accantonare in una parte del cervello l'evento di cinque anni prima, ma tutto era ritornato più pesante che mai nel momento in cui i due ragazzi avevano spalancato le porte della chiesa. Fece dei profondi sospiri e rientrò in casa.



Giungendo l'inverno, aveva portato con sè le giornate che terminavano prima, con la sera che arrivava quando erano ancora le cinque del pomeriggio. Tutta quell'oscurità si portava appresso una certa malinconia, e Johanna si sentì tale sentimento gravarle addosso, mentre era stesa sul divano a vedere la tv e Zayn chiuso in camera loro. C'era qualcosa che non andava, e lei lo sapeva: tutto era incominciato dal momento in cui Liam e Louis avevano cenato da loro, ma forse anche da prima, anche se lei non avrebbe potuto saperlo. Si sentiva come se Zayn la stesse tenendo fuori da qualcosa, non sapendo che con lei avrebbe potuto parlare di tutto, sfogarsi, liberarsi da qualasiasi peso, ma ciò che Zayn avrebbe tanto voluto dirle non rientrava nella sua capacità di comprensione, anzi, nessuno avrebbe potuto condividere quel segreto se non lui da solo. Johanna aveva lo sguardo puntato sulla tv anche se non la vedeva veramente, quando Zayn fece la sua apparizione in soggiorno, con il pigiama e i capelli tutti spettinati, gli occhi solcati da ombre profonde e arrossati di pianto. «Ehi» Johanna si alzò di scatto in piedi, con la televisione che lasciava che i suoi rumori occupassero il silenzio di quella casa. «Che sta succedendo?»
Zayn chiuse gli occhi e strinse le mani in due pugni. «Ho deciso una cosa».
Johanna si sentì la tensione crescere, per poi sparire nel momento in cui Zayn la strinse in un abbraccio caloroso, la sua testa nascosta nei suoi capelli neri e ondulati. «Cosa, amore?» gli sussurrò all'orecchio, mentre il petto di Zayn si alzava e si abbassava velocemente.
«Vado a trovare Niall».
Johanna venne colpita da quelle parole e si liberò dall'abbraccio, sempre con lo sguardo puntato sugli occhi scuri di Zayn. «Perchè?».
«Ho bisogno di lui».
«Cosa c'è che non va? Perchè non ne parli con me?» disse lei con le mani appoggiate sul petto di Zayn che seguiva ogni suo movimento. Fece apparire sul suo volto un'ombra di sorriso e le accarezzò una guancia.
«Non è nulla di cui preoccuparsi, voglio solo andarlo a trovare. Mi manca parecchio».
«Vengo con te».
«No, vado da solo. Starò via solo qualche giorno, e ne approfitto per vedere l'Irlanda. Poi torneremo anche quando sarà nato James».
Johanna lanciò gli occhi al cielo e sbuffò esasperata. «Voglio venire anche io adesso».
«Ti porto un regalo, okay?» disse lui dandole un rapido bacio sulle labbra. «Ti prego, ho bisogno di stare solo con lui».
«Mi stai facendo preoccupare».
«Va tutto bene» disse lui prendendola tra le sue braccia e lasciandole un bacio tra i capelli. «Va tutto bene..» sussurrò, con lo sguardo triste e disperato al tempo stesso. Niente andava bene, per cui quella sua partenza avrebbe potuto aiutarlo un po’, allontanandosi dalla realtà.
«Non voglio lasciarti da solo».
«Sei con me qui dentro» disse lui portandosi una mano al cuore, «e poi andiamo, sono solo cinque giorni! Puoi andare da Lucie. Che so, magari con me in Irlanda e tu qui a Stratford potremmo risolvere la situazione tra quei due».
«Quando dovresti partire?».
«Vorrei domani mattina, così sarò qui per la visita ecografica».
Johanna lo baciò e lo strinse forte. «Se vuoi parlarmi, puoi dirmi qualsiasi cosa e lo sai».
«Certo che lo so. Voglio solo passare un po’ di tempo con quel cretino che non si è fatto ancora sentire».
La ragazza annuì, rimanendo ancora abbracciata a Zayn e con il piccolo racchiuso anche tra di loro.


 
 
Zayn aveva chiamato Niall la sera prima e aveva preso il biglietto contemporaneamente, mentre il biondo era euforico e non vedeva l'ora di passare del tempo con il suo migliore amico.
Johanna l'aveva accompagnato all'aeroporto e lo aveva lasciato andare, con il sapore dei suoi baci ancora sulle labbra umide. Non era preoccupata per il viaggio, era preoccupata per lui perchè non stava bene, ma stava cercando ogni modo per poterlo nascondere alla moglie. Johanna tornò a casa e si trovò Harry e Danny ad aspettarla sotto l'arcata della porta. «E voi che ci fate qui?» disse raggiungendoli e abbracciandoli calorosamente.
«Beh, è da un po’ che non ci vediamo» rispose Harry con il braccio di Danny sulle sue spalle. «Zayn è in casa?».
«Veramente no» disse Johanna aprendo la porta e facendoli accomodare. «E' partito da Niall».
«Che cosa!?» urlò Harry spalancando gli occhi verdi. «Quel bastardo parte senza dire niente?».
«Starà via solo qualche giorno» puntualizzò l'altra.
«Lasciandoti da sola? Che testa di cazzo».
«Ehi» Johanna gli picchiettò l'indice sul petto. «Ho venticinque anni e mezzo, so cavarmela piuttosto bene».
«Non lo mettiamo in dubbio» disse Danny parlando per la prima volta e voltandosi verso il compagno. «Se la sa cavare meglio di te, senza alcun problema».
Harry lo guardò con la bocca spalancata, poi si sedette sul divano. «Lucie come sta?» chiese mentre accendeva la tv come se stesse a casa sua.
«Male, le manca parecchio».
«L'altro giorno ho sentito Niall al telefono e sta abbastanza giù anche lui».
Danny rimase appoggiato al muro alle spalle del divano con le braccia conserte e guardava il programma che Harry aveva messo. «Beh, allora forse dovresti andare da Lucie, Jo, così con Zayn da una parte, e tu dall’altra, potrete aiutarli a sistemare la situzione».
«Sarebbe davvero bello» bisbigliò lei mentre si toglieva il cappotto e lo andava a lasciare in camera sua. Prima di risolvere la situazione degli altri, avrebbe dovuto occuparsi della sua, focalizzandosi solo su Zayn che la stava tenendo all’oscuro di qualcosa, qualcosa che lei avrebbe scoperto molto presto.




Spazio autrice
Buon sabato everybody!
Allora in questo capitolo vediamo che finalmente Johanna incomincia a farsi delle domande e sappiate che il tutto si evolverà sempre di più.
Zayn ha deciso di andare da Niall non solo per trovare l'amico, ma anche per allontanarsi, per cambiare aria...secondo voi, riuscirà veramente ad allontanarsi e stare sereno per almeno cinque giorni? :DDDDD
Okay, credo di non aver nient'altro da dire perchè il capitolo parla da sè, per cui vi lascio.
Vi prego, ragazze silenziose che leggete ogni volta ogni capitolo, per favore lasciate una recensione almeno per sapere se la storia vi piaccia o meno. Comunque, prima di dileguarmi sul serio, siccome mancano giusto sei-sette capitoli alla fine della ff, secondo voi come potrebbe finire? Giusto così, un piccolo sondaggio :)
A sabato prossimo.
Love you all, 
Elisa :)

p.s quanto sei belLO MALIK


 
 

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Capitolo 19
*** Article ***





Article



Quando Zayn arrivò all'aeroporto, la prima cosa che vide fu un sacco di gente che alzava le braccia per farsi vedere, alzava cartelloni di ben tornato a qualcuno e si facevano spazio a gomitate per raggiungere il nastro trasportatore e per recuperare ognuno la propria valigia. Zayn aveva solo una borsa per cui non aspettò più di tanto, e si avviò - seguendo le indicazioni - verso la sala degli arrivi dove Niall avrebbe dovuto recuperarlo. Appena aveva lasciato l'aereo aveva acceso il telefono così da poter avvisare Johanna quando sarebbe arrivato, e mentre camminava si sentì la vibrazione nella tasca del pantalone. Recuperò il telefono mentre alzava la testa per vedere quell'amico e si portò distrattamente il telefono all'orecchio. «Sì?».
Dall'altra parte della linea c'era un silenzio inquietante, mentre Zayn scendeva dalle scale mobili e si avvicinava alla sala degli arrivi. «Pronto?» ripetè sempre con lo sguardo puntato su quel mare di gente. Poi venne riscosso da una voce che avrebbe volentieri voluto lasciare a Stratford. 
«E così te ne scappi direttamente?» Louis stava sghignazzando al microfono del suo telefono, poi si sentirono dei sospiri e Liam gli tolse il telefono dalla mano. «Ah, Zayn, Zayn. A quanto pare sai solo fuggire».
«Lasciatemi in pace» e detto questo chiuse la chiamata, rimanendo con il telefono in mano mentre si immaginava le loro facce dall'altra parte dell'Inghilterra. Era in Irlanda da circa mezz'ora e l'unico colore che vedeva rappresentato ovunque i suoi occhi si appoggiassero era il verde, molte persone indossavano felpe della stesse tinta e molte bandiere verdi volteggiavano; guardò fuori dalla grande vetrata e c'era un folto bosco verdeggiante che occupava lo spazio da sinistra a destra. Era tutto colorato lì, sembrava che quei colori volessero portare vivacità nella vita degli abitanti, ma in quel momento Zayn si stava sentendo proprio fuori luogo, con i suoi jeans neri e la felpa grigia che, in qualche modo, era come se volessero mostrare il suo carattere cupo. Il telefono vibrò ancora e rifiutò la chiamata, mentre si sentiva le mani formicolare e un nodo allo stomaco. La testa era occupata da tantissimi pensieri diversi che si sovrapponevano gli uni sugli altri, e non gli davano la possibilità di godere a pieno di quel posto meraviglioso quale l'Irlanda era. Ma d'altronde, non avrebbe neanche saputo apprezzarle come avrebbe voluto, perchè accanto a lui mancava la persona con cui voleva condividere tutto quanto. Il pensiero di Johanna lo portò alla realtà e, quando suonò il telefono per le terza volta, fu costretto a rispondere.
«Cattivo ragazzo. Non si chiude il telefono in faccia alle persone».
«Non sono fuggito».
«Sembri proprio sincero» continuò Liam sarcasticamente. «Sappiamo che Johanna non sa ancora nulla, perchè non ti decidi? Oh, aspetta un attimo..».
Zayn si sentì il sangue ghiacciare nelle vene. «Cosa?» sputò, con lo sguardo piantato per terra e il corpo immobile in mezzo a quel via vai di gente. 
«Credo proprio che Johanna stia per capire qualcosa..» 
«Statevi fermi, per favore»
«Ma che, adesso ti inginocchi pure?» Louis prese la cornetta del telefono e prese parola. «Buona permanenza in Irlanda» e attaccò, non prima di sghignazzare. Zayn sentì il cuore battere veloce contro lo sterno, il respiro accelerato e si andò a sedere sulla prima sedia libera che gli capitò davanti. Aveva sbagliato, aveva totalmente sbagliato a partire; non avrebbe dovuto lasciare Johanna da sola, per niente al mondo. Prese il telefono e fece immediatamente il numero di Lucie. Si stava avvicinando il Natale quindi Zayn pensò che fosse impegnata nello studio, ma quando la ragazza gli rispose al terzo squillo si lasciò andare in un sospiro sollevato. «Zayn? Che c'è?»
«Ciao Lucie. Senti devo chiederti una cosa».
«Dimmi. Veloce però ché sto per strada per andare da Johanna».
Zayn sorrise poi appoggiò la borsa sulle cosce e si avvicinò il telefono alle labbra. «Ti prego, Lux, ti scongiuro, non abbandonare nemmeno per un secondo Johanna, stai sempre con lei».
«Zayn, tranquillo. Non ti tradis-».
«Non è quello il punto!» la interruppe lui alzando la testa per vedere se una testa bionda avesse fatto capolino. «Per favore, devi starle accanto, non devi lasciarla mai da sola, per nessun motivo. Fammi questo favore, ti imploro» terminò con il fiatone. Aveva la preoccupazione che gli attanagliava la lingua, la bomba che stava nascondendo dentro di sè stava per scoppiare. «Ti prego».
«Zayn, sicuro di stare bene? Sembri teso..».
«Sì, sto bene. Però ascolta queste cose, per favore. Ah, e se puoi, non dire a Jo che ti ho chiamato».
«Ma perché?».
«Promettimi che non le permetterai di stare da sola».
 «Okay, lo prometto, però desidero-».
«Ora vado, ciao» e chiuse interrompendo la ragazza. Si accasciò sulla sedia e ripose il telefono in tasca, quando un peso enorme gli si buttò da dietro addosso, facendolo piegare sul davanti. Si sentì il collo soffocare da una presa forte e una testa bionda stritolarlo da dietro. Zayn si mise in piedi liberandosi dalla morsa dell'amico e lasciò la borsa per terra, stringendolo in un abbraccio. 
«Sono così felice di vederti!» disse Niall stringendolo forte. «Non sono passate neanche due settimane dalla partenza».
Zayn lo allontanò e lo vide vestito di tutto punto, con la giacca marrone e il pantalone abbinato, con la camicia di sotto bianca non abbottonata fino all'ultimo. «Ma guarda un po’ che professore stiloso» disse dandogli delle leggere pacche sulla schiena. Non vedeva l'ora di passare un po’ di tempo con lui, anche perché avrebbe tanto voluto parlargli, e non di cose che piacerebbe sentire.
«Scusami per il ritardo, ma ho finito la lezione dieci minuti fa e ho incontrato un sacco di traffico per le strade» poi passò un braccio sulle spalle di Zayn e si avviarono verso l'uscita, con la cravatta che gli oscillava ad ogni passo. «Il viaggio è andato bene?» domandò, per poi soffermarsi a guardare l'amico in faccia. «Perchè hai una brutta cera».
'Immagino, con tutto quello che sta succedendo' pensò Zayn, però poi si limitò solo a sorridergli. «Penso di soffire il volo».
«Mi dispiace, amico» disse Niall mentre feceva aprire le porte scorrevoli e uscivano nell'aria fredda della prima settimana di Dicembre. «Spero che questi cinque giorni ti facciano del bene».
Zayn si chiuse la cerniera del giubbotto socchiudendo gli occhi per il vento che gli soffiava contro. «Speriamo».



Liam e Louis avevano la macchina parcheggiata lungo la strada, i finestrini alzati che li nascondevano dalla vista altrui e il volantino in mano. «Come hai fatto a trovarlo? Cioè, è di un giornale di circa quattro anni e mezzo fa’!» disse Louis mentre con gli occhi studiava ogni singola parola di quell’articolo. Liam scosse le spalle e poi appoggiò la testa sul braccio appoggiato sul manubrio. 
«Boh, in giro..la gente non si è ancora dimenticata di quello che è successo, anche perché Stratford è una città abbastanza silenziosa rispetto alle altre. Un fatto di tale portata non si scorda facilmente».
Louis alzò la voce iniziando a recitare le frasi che gli capitavano sotto agli occhi. «‘I signori Louis Tomlinson e Liam Payne in prigione dopo aver confessato l’uccisione e l’occultamento del cadavere.’ Ti sembra per caso un articolo da far leggere a Johanna adesso? Dovremmo aspettare, e poi voglio solo ricordarti che noi non abbiamo ucciso proprio nessuno. Sì, l’occultamento ci sta, ma Zayn doveva pagare come hanno fatto fare a noi, e lei deve saperlo. Non può passarla liscia quel bastardo».
Liam sbuffò e tirò fuori dalla tasca un pezzo di carta appallottolato, lo dispiegò sul volante e lo porse a Louis che lo guardò con sguardo corrucciato. «E questo cos’è?».
«Leggi e vedi, forse va meglio».
Louis annuì e si avvicinò il volantino stropicciato agli occhi, cercando di capire quelle frasi sbiadite per il tempo. «’Stratford protagonista di un fatto inaspettato. Un ragazzo è scomparso e non si è ancora a conoscenza di dove possa essere finito, se stia bene e se possa tornare dalla sua famiglia quanto prima.’» Louis fece una pausa, ingoiando a vuoto. «‘Due ragazzi sono stati indagati per essere stati con il ragazzo la sera stessa in cui è avvenuta la sua scomparsa, ma non si hanno ancora informazioni decisive. Un testimone ha rivelato di aver assistito ad una rissa pesante, però è ancora tutto avvolto nel mistero.'»
«Allora?» disse Liam mentre faceva incriccare le dita della mano, come preparandosi a colpire qualcuno.  «Questo è abbastanza vago?»
Poi però furono costretti entrambi ad abbassarsi perché Lucie aveva fatto capolino lungo la strada e stava andando proprio contro la macchina. Louis si accovacciò portandosi le mani sulla testa, Liam cercando di mettersi sotto al manubrio, ma era troppo grosso per entrare in quello spazio angusto. Quasi come fossero delle calamite, Lucie si avvicinò al finestrino giusto il tempo per aggiustarsi i capelli, poi si girò e vi avviò per il viottolo della casa di Johanna e Zayn. Liam fu il primo ad alzarsi piano, controllando che fosse lontana, prima di dare uno schiaffo a Louis per farlo alzare a sua volta. «L’abbiamo scampata».
«Okay, questo articolo può andare bene, però…» Louis lanciò uno sguardo sulla casa, poi chiuse gli occhi e distese il palmo della mano davanti alla faccia stranita di Liam. «Dammi una penna».


Harry e Danny se n’erano ormai andati da quasi tre ore, quando suonarono alla porta, Johanna si alzò a fatica dal divano portandosi una mano alla pancia che stava crescendo a vista d’occhio, per avvicinarsi all’ingresso. Quando vide Lucie, l’abbracciò forte e la fece entrare subito per sottrarla al tempo gelido di Dicembre. «Finalmente sei uscita di casa dopo…quanto, due settimane?».
«Senti, ho avuto i miei momenti..» disse la ragazza togliendosi la sciarpa fuxia e buttandola sul divano. Poi si sbottonò il cappotto e si lasciò cadere sul sofa’ dietro di lei, spalancando le braccia. «E così siamo sole entrambe, adesso..».
Johanna annuì col capo e si andò a sedere accanto all’amica, portandosi una mano sulla pancia. Lucie la indicò con l’indice, «Ma sta diventando un mostro! Quanto ti stai facendo grande lì dentro, piccolino?».
«E anche pesante devo dire! Non mi sarei mai immaginata una cosa del genere».
Lucie appoggiò una mano sulla pancia, guardando Johanna negli occhi. «Si muove?».
«Sinceramente ancora non l’ho sentito per niente, forse dorme e basta».
«Mamma mia, mi fa impressione sapere che qui dentro ci sia una creatura».
Johanna appoggiò la sua mano su quella dell’amica, sorridendole calorosamente. «Anche io ero alquanto impressionata quando mia madre era incinta di Marcel, però posso assicurarti che è una sensazione bellissima che non avrei mai pensato di provare. Sì, sarà difficile, molto difficile, ma comunque spero di farcela». 
«Che cucciola che sei!» disse Lucie buttandosi sopra all’amica e abbracciandola forte. «Sei troppo tenera quando fai questi discorsi».
Johanna sorrise guardandosi la pancia, poi sentì strisciare qualcosa sulla destra. Lucie si staccò, «Hai sentito?».
Johanna alzò un sopracciglio e si sporse sul divano per vedere cosa fosse stato a far quello rumore. Quando strinse gli occhi per vedere meglio, si alzò e si avvicinò all’ingresso, accovacciandosi e stringendo tra le mani un leggero volantino di qualche anno prima, tutto stropicciato. «Cos’è?» chiese Lucie mentre vedeva l’amica ritornare nel salone con il pezzo di carta in mano. 
«Un articolo, mi pare..» disse Johanna mentre si sedeva di nuovo sul divano e cercava di leggere le parole sbiadite. «Parla di un caso, di un ragazzo scomparso di circa ventitrè anni».
«Come mai è finito sotto la tua porta? L’avrà messo per forza qualcuno..».
Johanna poi lo capovolse e scorse una scritta fatta da poco, l’odore dell’inchiostro che le arrivò alle narici. «Qualcuno ci ha scritto sopra qualcosa..» disse aguzzando la vista per comprendere quella scrittura leggera ed elegante al tempo stesso. Lucie si accostò all’amica per leggere. «Dice: ‘sai, la causa di tutto ciò non è molto lontana da te.’ Che significa?».
Johanna si sentì un colpo allo stomaco, all’improvviso investita da una certa ansia. «Non ne ho idea, però tutto questo mi sta mettendo i brividi..» disse mantenendo con una mano il foglio mentre teneva lo sguardo puntato su quello dell’amica. «Forse Zayn saprebbe aiutarmi..».
Johanna fece per alzarsi quando Lucie la bloccò per il braccio. «Devo dirti una cosa».
Johanna schiacciò il foglio nella mano e si sedette nuovamente sul divano alzando le sopracciglia. «Beh?».
«Zayn mi ha chiamato poco fa».
«Cosa? Perché?».
Lucie scosse le spalle, con le labbra strette. «Non è questo il problema, Jo».
La ragazza spalancò le orecchie per carpire ogni singola parola, poi esortò l’amica a continuare. «Allora qual è? Perché ti ha chiamato?».
«Mi ha detto di starti accanto, di non lasciarti da sola per nessun motivo al mondo».
«Sarà forse solo preoccupato..» incominciò ma Lucie la guardò con tanto di occhi.
«Sì, ma perché sembrava ansioso, come oppresso da qualcosa che non riesce a dire a parole? Sembrava fosse sul punto di balbettare a telefono..».
Johanna la guardò stupita e pensò ai cambiamenti di comportamento di Zayn negli ultimi giorni, anzi nelle ultime settimane, di quanto fosse diventato cupo e preoccupato anche se non le parlava di niente. Era come se stesse sopportando a malincuore qualcosa, e non l’aveva resa per niente partecipe. Johanna non sapeva più nulla, era come se la stesse tenendo all’oscuro di qualcosa di importante. Srotolò il foglio e tolse le pieghe premendolo sulle cosce. «Lucie, qui sta succendendo qualcosa».





Spazio autrice
Ehilà, Here i am!
Buon sabato a tutti.
Ecco qui il capitolo diciannove e mi preme farvi sapere che non manca poi molto alla fine...
In questo coso che avete lette qui sopra Zayn si ritrova con Niall dopo due settimane, cercando di allontanarsi da Stratford per avere un po' di serenità, ma ovviamente Louis e Liam non si lasciano scappare niente e colgono la palla al balzo.
Johanna finalemente si sta svegliando dal suo intorpidimento e sta iniziando a percepire che qualcosa non va.
Bene, a questo punto credo che non avrei nulla da dire, se non che mi dispiace molto che questa storia non sia più letta dalle lettrici che c'erano una volta. Mi addolora parecchio sapere che mi avete abbandonata.
Spero che prima o poi possiate trovare il tempo di farmi sapere qualsiasi cosa vogliate.
Anyway vi voglio bene comunque perchè almeno so che è rimasto ancora qualcuno a leggere la storia di Zayn e Johanna *saluta con la mano*.
Ora mi dileguo e spero che possiate tornare un po' più attive.
Alla prossima settimana.
Elisa :)
p.s Sappiate che d'ora in poi la vita di Zayn non andrà poi così bene ahahah
p.p.s sono anche su wattpad, mi chiamo xsmiling :)



 

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Capitolo 20
*** Chatting ***






Chatting
 


Erano già passati quattro giorni da quando Zayn era arrivato in Irlanda, e la mattina dopo sarebbe dovuto ritornare in Inghilterra. Entro tre giorni poi avrebbe scoperto il sesso del suo bambino ed era emozionatissimo, anche se la sua emozione veniva sempre smortita a causa di un pensiero fisso, per colpa di quei due ragazzi che stavano rendendo la sua vita un inferno.
Niall gli aveva fatto girare un po' tutta Mullingar, Dublino, facendogli vedere i monumenti e i posti di maggiore attrattiva, e poi, ma non meno importante, gli aveva fatto bere un sacco di birra artigianale. Anche se Zayn da quella notte non aveva mai più bevuto per non finire come cinque anni prima, per non togliere il piacere all'amico aveva dovuto accontentarlo; ma comunque non era stata una sofferenza, era la birra più buona che avesse mai potuto provare in vita sua. La mattina avevano visitato l'università in cui lavorava, passando per ogni aula vuota e facendogli vedere un po' gli alloggi in cui stavano i ragazzi nel campus. Molte ragazze sfilavano loro accanto, con le sciarpe che le avvolgevano i colli e le orecchie coperte dalle cuffie di lana pesante. Molte delle studentesse passavano accanto a Niall e gli sorridevano timide, per poi ridere sibilmente quando lo superavano. Il biondo le salutava sempre educatamente, mentre Zayn lo guardava con il sopracciglio alzato. «Non mi avevi detto che qui ci fossero così tante belle ragazze».
«Sì» iniziò l'altro stringendosi la giacca e abbottonandosela, «Letteratura inglese è una facoltà presa soprattutto dalle ragazze, ma ci sono anche molti maschi eh?» disse, prima di attraversare un piccola galleria e rientrare nell'edificio. Sfociarono in una biblioteca enorme dove molti studenti erano seduti ai rispettivi banchi ed erano assorti in determinate letture, quando una ragazza dall'ultima fila alzò la mano per farsi notare da Niall. Aveva dei lunghi capelli rossi che cadevano in dolci boccoli lungo la schiena e il volto tempestato di lentiggini. «Professore Horan?» sussurrò per non dare fastidio agli altri che continuavano a leggere industurbati. Niall annuì con la testa nella sua direzione, «Torno subito» sussurrò nell'orecchio di Zayn prima di salire per la rampa di scale e raggiungere la ragazza che continuava a sorridergli mentre gli chiedeva dei chiarimenti. Zayn rimase immobile con le mani nelle tasche del cappotto, mentre si avvicinava ad uno scaffale ricolmi di volumi antichi e - giurò - anche un po' impolverati. Stava percorrendo con l'indice tutte le copertine rilegate che gli capitavano davanti quando sentì la vibrazione del cellulare premere contro la sua coscia per l'ennesima volta quei giorni. Lesse rapido il numero e lo aprì. Ehi amico, come te la passi?
Chiuse svelto il telefono, ma quello gli risuonò in mano ancora prima che lo potesse lasciare nella tasca. A Stratford procede tutto bene, per ora.
Poi gliene arrivò subito un altro, che gli fece accapponnare la pelle più di quanto già non fosse. Aveva i nervi così scoperti che qualsiasi carezza avrebbe anche potuto solo farli saltare in aria e farlo esplodere. La tua vacanza sta finendo, e tutto sta per cambiare. Non potremo assicurarti però che ti vada bene. Spense il telefono e se lo buttò nella tasca posteriore del jeans facendo un leggero colpo di tosse quando Niall lo raggiunse. «Scusami» disse prendendo Zayn per le spalle per avvicinarselo, in quanto avrebbe dovuto parlare silenziosamente. «Ma Tiny voleva delle delucidazioni su ''Amleto'' di Shakespear».
«Tranquillo» disse Zayn normalmente mentre uscivano di nuovo all'aria aperta. «Ho notato che molte ragazze ti desiderano».
«Sì...aspetta, cosa?» disse Niall bloccandosi davanti all'amico. Si portò una mano alla nuca, grattandosela in imbarazzo mentre le sue guance si coloravano come quelle di un bambino che è appena stato scoperto fare un cattiveria. Niall si girò e scoprì una ragazza che lo stava indicando insieme ad un’altra amica, e ridevano con le guance leggermente arrossate per il freddo; quando si accorsero che il biondo le stava fissando, rimasero immobili e, tirandosi il cappuccio delle giacche sulla testa, se ne scapparono nell’edificio. Niall con un angolo della bocca sollevato verso l’alto si girò verso Zayn che stava ridendo a crepapelle, la prima vera risata che avesse fatto da un po’ di tempo. «Forse hai ragione».
«E non ne hai guardata nessuna?» disse il moro mentre si arrotolava la sciarpa intorno al collo ancora con il sorriso stampato sulle labbra.
«Sono il docente nuovo, è ovvio che io sia indicato da tutti» disse l’altro ignorando la domanda di Zayn che lo guardava con gli occhi socchiusi.
«Non mi hai risposto» appuntò.
«No, Zayn, no! C’è solo una persona che ho voglio di guardare, ma che non è qui» soffiò l’altro tutto d’un fiato mentre faceva uscire dalla sua borsa un cappello nero, calandoselo sulla testa e alzando la sciarpa per coprirsi il volto paonazzo. Poi sentì la suoneria del suo telefono risuonare dalle profondità della sua ventiquattrore e lo tirò fuori dopo aver fatto uscire mezzi libri. Prima di rispondere, alzò lo sguardo su Zayn che lo guardava con le sopracciglia aggrottate.
«Che c’è?».
«E’ una video chiamata da Harry» disse l’altro, mantenendo con la mano il telefono che continuava a squillare.
«Sbrigati a rispondere, cretino!».
Niall annuì con veemenza e schiacciò il tasto verde, andandosi a sedere sulla prima panchina libera subito dopo di Zayn. Lo schermo del cellulare era tutto nero, poi l’occhio gigante di Harry apparve in tutta la sua grandezza. «Ma devo guardare qui dentro?» disse a qualcuno che i due ragazzi non riuscirono a capire. Poi però videro la fronte di Harry scontrarsi sullo schermo e uno schiaffio risuonare dall’altra parte della linea. Il ragazzo si allontanò di scatto e posizionò il cellulare a debita distanza, poi accanto a lui apparve Danny che guardava Harry esasperato. «Scusatelo, ma non sa usare un telefono di merda».
«Ciao ragazzi!» urlarono Zayn e Niall scatenando dei risolini negli studenti che li passavano vicini. «Come vanno le cose lì?».
«Bene dai» disse Danny, poi il telefono gli venne tolto di mano da Harry che lo fulminò. «Zayn, sei un cazzone! Sparisci senza dire niente!».
«Sono solo cinque giorni, domani mattina torno!».
«Zitto, e compiangi quello che hai fatto, abbandonarci nella nostra solitudine» poi apparve un’altra mano e sulla schermo sbucò il volto sorridente di Johanna che scuoteva leggermente la testa. «Non credergli, è solo invidioso che tu sei lì, e lui segregato con me a casa nostra».
«Amore mio!» disse Zayn baciando lo schermo. «Come stai? Il piccolo tutto bene? Si è fatto sentire?».
«Tutto bene, e comunque no. Dorme perennemente» poi la ragazza si accigliò, scagliandogli un’occhiataccia. «Perché hai il telefono spento?».
Zayn si sentì lo voce smorzare in gola. Cosa avrebbe potuto dirle? Che Louis e Liam lo stavano tartassando ininterrottamente? «No, Jo, si è spento. Si è scaricato».
«Bugiardo!» disse sorridendogli, poi però allontanò ancora di più il telefono così da far entrare nel piccolo schermo tutti e quattro. Un attimo. Quattro?!
Lucie si accostò al volto di Johanna mentre si torturava il labbro inferiore, e Niall accanto a Zayn che impietriva improvvisamente. Zayn salutò Lucie con un cenno della mano, mentre Niall rimaneva con gli occhi fissi su di lei, senza fare alcun tipo di movimento. Anche la ragazza lo guardava mentre Johanna faceva saettare lo sguardo da lei allo schermo. «Beh, Lucie? Non saluti?».
Zayn sorrise alla moglie e poi lui si girò a guardare Niall negli occhi, «Non le dici neanche ‘ciao’? Ma che maschio sei?».
Johanna sorrise nel vedere le facce dei due innamorati ancora con gli sguardi fissi l’uno sull’altra, senza proferire parola, poi «Ciao» sibilarono entrambi contemporaneamente, zittendosi subito dopo. «Cosa?» disse Harry guardando Niall e Lucie e rincarando la dose, «Non ho sentito. Potreste ripetere?».
Johanna si strinse le labbra per non scoppiare a ridere mentre Zayn non se ne curava poi tanto. Scoppiò a ridere e diede uno schiaffo sulla nuca di Niall. «E dai!».
«Ciao, Lucie» il biondo diventò paonozzo, ma rimase comunque a guardare la ragazza.
«Ciao, Niall».
Erano due settimane che non si parlavano e quei cazzoni dei loro amici glielo stavano facendo fare nella maniera più imbarazzante di sempre.
«Tutto bene?» sussurrò di nuovo Niall. Si stava sentendo morire, perché avrebbe voluto averla accanto e strapazzarla di baci, ma purtroppo non era possibile, non più.
«Sì, si va avanti. Tu? Ti stai trovando bene nell’università?».
Il ragazzo si sentì un nodo nello stomaco: era proprio quello il motivo per cui avevano tagliati i ponti, come faceva a parlargliene così facilmente? E se l’avesse già dimenticato? Niall si sentì gli occhi pizzicare e tirò su con il naso. «Tutto bene, mi pagano adeguatamente e sono molto cordiali con me. E che mi dici di te?».
«La vita continua come sempre».
Annuirono entrambi e la video chiamata cadde nel silenzio. Poi il momento di imbarazzo generale venne stroncato da uno starnuto di Harry che rieccheggiò per tutta la casa.
«Che esagerato!» Zayn teneva in mano il telefono e sorrideva a Johanna che lo guardava fissa.
«Mi manchi».
«Anche tu mi sei mancata, ma tanto domani torno e tutto ritornerà come prima. Ah, e poi voglio solo ricordarti che fra tre giorni abbiamo la visita!».
«Che bello! Saprò se il mio nipotino sia maschio o una tenera femminuccia» disse Harry, poi si sentì la campanella del campus risuonare per tutto il complesso, stridendo alle orecchie di tutti. Persino i ragazzi in Inghilterra si coprirono le orecchie con le mani. «Ma che avete lì?» disse Danny con gli occhi socchiusi. «Un allarme?».
«Quasi» disse Niall riaprendo bocca, poi tutti gli studenti si riversarono fuori, in giardino, dove fino a poco prima Zayn e il ragazzo erano rimasti in silenzio.
«Beh, allora ci sentiamo presto!» disse Johanna e mandò un bacio volante a Zayn. «Ti amo».
«Ti amo anch’io» poi si salutarono tutti e Harry chiuse accidentalmente la chiamata cercando di spostare un granello di polvere dallo schermo.
«Che coglione» disse Zayn, poi si girò e vide Niall con le narici dilatate.
«Era necessario?» disse il biondo, alzandosi e abbassandosi il cappello sulle orecchie arrossate per il freddo.
«Dai, Niall, era solo un saluto!».
«Ma vaffanculo» disse l’altro avviandosi verso l’uscita e Zayn prese ad inseguirlo, facendosi largo in quella folla di ragazzi che si riposava per quelli che sarebbero dovuti essere venti minuti di pausa.


 
Quando giunse la sera, Zayn e Niall avevano deciso di cenare a casa di quest'ultimo, giusto per salutarsi nel migliore dei modi. Niall aveva insistito affinchè andassero al ristorante, ma Zayn non voleva tante cerimonie: gli bastava stare a casa e parlare. Niall gli aveva tenuto il muso lungo per tutta la giornata, alquanto imbarazzato dalla video chiamata di Lucie perchè avrebbe tanto voluto che si vedessero in maniera differente. «Quando verrai a Stratford per il Natale, sono sicuro che vi rimetterete insieme. Siete due opposti che non fanno altro che attirarsi infinitamente» Niall aveva annuito distrattamente alle parole di Zayn, non completamente fiducioso, ma ci avrebbe comunque provato.
Avevano chiamato il fattorino intorno alle 21.00 e in quel momento Niall lo stava pagando sull'uscio di casa. La sua abitazione era in un condominio che si affacciava proprio sulla piazza principale di Mullingar; non voleva vivere con i genitori per non recar loro ulteriore fastidio, in quanto si occupavano per la maggior parte del tempo di Theo, il figlio del fratello di Niall che aveva appena un anno. I genitori lavoravano tutto il tempo, e Maura - la mamma di Niall - si occupava del piccolo per non lasciarlo in mano di balie diverse.
«Bene» disse portando i cartoni sul tavolo apprecchiato nel centro del salotto. La casa era molto accogliente e Niall l'aveva resa molto simile a quella in cui viveva a Stratford. «Si mangia finalmente».
Si accomodarono sui due lati opposti così da potersi guardare in faccia quando avrebbero parlato. Niall si ingozzò fin da subito, mentre la mozzarella della pizza gli si allungava dalla bocca, facendolo sembrare più buffo di quanto non fosse. Dietro il biondo, c'era il camino acceso, con i ceppi di legno che brillavano rossi all'interno, e sulla parete tutti gli attestati che aveva guadagnato durante tutti quegli anni. Stavano in silenzio, quando Zayn sentì il telefono squillare accanto a lui - in quanto l'aveva appoggiato sul tavolo. Incominciò a lampeggiare sullo schermo un numero sconosciuto e Zayn, improvvisamente pallido, lo ignorò continuando a mangiare, anche se la pizza non gli stava andando più.
«Che fai, non rispondi?» disse Niall mentre si puliva con il tovagliolo tutta la bocca sporca di pomodoro. Zayn scosse la testa, tenendo lo sguardo basso e facendo finta di non sentire quella suoneria fastidiosa. Non ce la faceva più, la mina stava per esplodere.
«Se non lo fai tu, lo faccio io» disse Niall fiondandosi sul telefono del moro. Zayn teneva una fetta di pizza in mano, mentre con l'altra cercava di rimediare, togliendo il telefono di mano all'amico. Ma Niall fu più rapido e rispose, mentre Zayn faceva cadere lo spicchio di pizza nel cartone, rimanendo con la bocca aperta e il cuore a mille che minacciava di uscirgli dal petto. Si sentì il respiro mozzare, quando Niall disse «Pronto?».
Avrebbe potuto strapparglielo di mano, ma poi come avrebbe spiegato il suo comportamento? Rimase immobile, con le braccia appoggiate senza forza sul tavolo e la pizza che si raffreddava.
«Si?» continuò Niall con lo sguardo serio e concentrato. «Certo, glielo passo subito» e si staccò il telefono dall'orecchio, porgendolo a Zayn. «E' un certo Thomas».
Zayn si sentì la gola libera e si rese conto di aver trattenuto il respiro per il tempo in cui Niall aveva l'aggeggio all'orecchio. Prese il telefono con la mano che gli tremava, sotto uno sguardo attento di Niall che lo guardò con le sopracciglia aggrottate. «Pronto?» disse, ma il sollievo provato poco prima si tramutò in terrore nel momento in cui si rese conto che al telefono non lo attendeva per niente Thomas.
«Non hai neanche più le palle di rispondere».
«Ti ho detto di lasciarmi in pace!» urlò Zayn con la voce rotta. Niall rimase con la bocca stretta e un'espressione interrogativa in volto. «Per favore, Thomas».
«Perchè non dici al tuo amico la verità? Tutti la scopriranno molto presto e tu non puoi continuare a vivere con questo peso sulla coscienza. Una persona scoppia, dopo un po'».
«Lo farò, non temere».
Poi Liam sghignazzò al telefono, per poi interrompersi per un colpo di tosse violento. «Noi spariremo solo quando tutto questo finirà. Davvero Zayn, ti conviene dirlo tu a Johanna o a chiunque altro tu voglia, perchè non sarebbe davvero galante che glielo dicessimo noi. Pensa un po' che colpo le verrebbe, e una donna incinta dovrebbe stare molto attenta».
«Okay» disse Zayn con gli occhi lucidi e la mascella contratta, mentre guardava Niall fisso negli occhi chiari. «Mi occupo io delle consegne» finse, poi chiuse il telefono buttandolo sul divano dopo averlo spento.
Si portò le mani nei capelli e si strinse due ciocche in due pugni stretti, con le lacrime che premevano per uscire: non ce la faceva davvero più, era tutto troppo grande e grave a quel punto. Non avrebbe più retto.
«Che sta succedendo?» Niall aveva le mani unite di fronte alle labbra, con gli occhi azzurri puntati sul ragazzo. Zayn alzò lo sguardo, scuotendo la testa e ingoiando il groppo ancora una volta.
«Niente, solo qualche problema a lavoro..» disse, cercando di afferrare un altro pezzo di pizza, ma lo stomaco chiuso gli fece venir voglia di vomitare. Allora afferrò il bicchiere d'acqua non riuscendo ad avvicinarlo alla bocca, con la mano che tremava e l'acqua che usciva dal bicchiere. Rinunciò all'idea, e si mise con le braccia sul tavolo, con gli occhi puntati sul cartone.
«Perchè ti stanno tremando le mani?».
Zayn spostò lo sguardo sulle sue dita che tremavano come in preda ad un crisi, ma la crisi la stava mettendo in atto la sua mente.
«Non lo so, forse è il freddo» disse, rimanendo con lo sguardo basso e il cuore che batteva forte. 
«Zayn, il camino è acceso. Non può fare freddo qui dentro».
Era vero. Ma comunque non riusciva a far cessare quel tremolio, così prese a muovere le gambe. «Allora non lo so».
«Zayn, dimmi che sta succedendo».
Il ragazzo allora guardò Niall, dritto negli occhi. «Ecco, io.. Davvero Niall, te ne vorrei parlare, però..».
«Avanti, siamo come fratelli, mi puoi dire di tutto».
Zayn annuì, con le labbra strette e poi iniziò. «E' una cosa vecchia che sta avendo ripercussioni sul presente. Praticamente..» ma poi si bloccò. No, non avrebbe potuto dirgli niente. Alzò lo sguardo appena sopra la testa di Niall, gli attestati che ricoprivano tutta la parete sopra il camino. Aveva faticato tanto per raggiungere quegli obiettivi, non poteva complicargli la vita. Quello di Zayn era un fardello troppo grande da sopportare da solo, ma anche troppo grave da poterlo scaricare su una persona che aveva grandi progetti per la sua vita. Non poteva rovinargliela con quella rivelazione. Avrebbe voluto parlargliene, ma cosa sarebbe successo, poi? Niall non avrebbe mai mantenuto il segreto, ci sarebbe stato di mezzo anche lui e Zayn non voleva questo, voleva che in quella storia non entrasse nessuno a cui tenesse, e Niall rientrava in quella categoria. 'Scusami, ma non posso distruggere tutto così, Niall.'
«Praticamente...questo Thomas, volendo avere ferie e giorni liberi, vuole scaricare tutto il lavoro su di me, complicandomi la vita. Sono pieno fino al midollo di cose da fare, mi tartassa dalla mattina alla sera. Tanto, appena torno, gliela farò pagare».
«Sicuro si tratti solo di questo?» disse Niall, guardandolo dubbioso mentre si passava una mano tra i capelli biondi scompigliati. «O devi dirmi altro?».
«No» disse Zayn, imponendosi di chiudere la bocca e la mente che galoppava rapida. «Solo questo»
«E ci stai così male?».
«Sì, anche se so di essere esagerato».
Niall sorrise poi si alzò andando a recuperare una bottiglia di vino dal mobile. Quando ritornò, l'aprì velocemente e ne versò un po' nel bicchiere di Zayn, anche se dentro c'erano ancora remasugli di acqua. «Okay, pensavo fosse qualcosa di più serio e grave».
«No, no» disse Zayn cercando di sorridergli, mentre si imponeva di mostrarsi sereno almeno per quel poco tempo rimasto per stare con il suo migliore amico.
«Mi raccomando» iniziò Niall appoggiando la bottiglia sul tavolo, «qualsiasi cosa e io sono qui per te. Ricordalo. Puoi parlarmi di qualsiasi problema».
«Lo so» disse, dopodichè entrambi si portarono i bicchieri di vino alla bocca, con gli sguardi fissi l'uno sull'altro.
"Mi dispiace, Niall, ma è per il tuo bene."





Spazio autrice
Salve a tutti e buona domenica. Scusatemi se ieri non ho aggiornato, ma il computer non andava. Anyway, ecco qui il ventesimo capitolo.
Diciamo che succedono un po' di cose che non sarò qui ad elencare - anche perché le avete appena lette -, però voglio che prestiate attenzione ad ogni singolo episodio o conversazione che sia, perché è molto importante.
Secondo voi, Zayn durerà ancora per molto?
Io credo che la violenza psicologica sia una delle cose più brutte che possano accadere alle persone, sebbene qui i personaggi non siano reali nè si facciano riferimenti a fatti realmente accaduti.
Mancano quattro capitoli - epilogo incluso - per la fine dell storia, e d'ora in poi tutto andrà di male in peggio, oserei dire ahahah
Che conclusione pensate ci sia a questa storia?
Spero possiate scrivermi, perché mi piacerebbe un mondo ascoltare i vostri pareri.
In caso ve lo foste dimenticati, ho aggiornato anche 'Nothing is like it used to be', fateci un salto.
Vi voglio bene e a sabato prossimo.
Elisa :)



 

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Capitolo 21
*** Tell me something ***





Tell me something



Dopo tre giorni dal suo ritorno, Zayn e Johanna andarono a fare la visita ginecologica per sapere finalmente il sesso del loro piccolo bambino. «Mi auguro sia maschio, davvero. Così posso provare l'ebbrezza di giocare con le macchinine e i supereroi a giocatolo!».
«Perche, pensavi che i supereroi potessero essere reali?».
Zayn alla guida della macchina fece un rapido gesto noncurante della mano per poi fare una svolta e parcheggiare sulla via della dottoressa. Ormai la pancia di Johanna si vedeva chiaramente da sotto le magliette e il giubbotto che indossava e non lei non era mai stata più felice di così. Quando citofonarono la dottoressa li stava aspettando sotto l'arcata della porta, accogliendoli calorosamente con un gesto della mano. «Mi dispiace, ma oggi c'è un'altra coppia prima di voi, per cui vi tocca aspettare ancora un po', signori Malik» disse assumendo un tono formale nel momento in cui fecero il loro ingresso nella sala d'attesa. La dottoressa si rintanò nel suo studio e si chiuse la porta dietro le spalle, facendo cadere la stanza in un silenzio opprimente, in cui persino respirare ti risultava difficile tanta era la paura di far rumore e disturbare gli altri, anche se nella sala d'attesa non c'era nessuno a parte loro. L'altra coppia era già nello studio e Zayn e Johanna sentivano le loro voci attutite da dietro la porta. «Questo silenzio mi mette ansia» disse Zayn facendo riecheggiare la sua voce per tutta la stanza. Johanna gli diede un buffetto affettuoso sul braccio per fargli abbassare la voce. «E’ la stanza che ti mette ansia, o la delusione che proverai quando saprai che sarà una splendida femminuccia?» bisbigliò Johanna sorridendogli.
Zayn socchiuse gli occhi e si avvicinò alla pancia, scostandosi la sciarpa dalla faccia per farsi sentire ancora di più. «James, è vero che sarai tu?».
Johanna lanciò gli occhi al cielo, poi la porta di fronte si spalancò mostrando la coppia a loro precedente. Il marito della ragazza reggeva la borsa della moglie e le carte della dottoressa ed uscì per primo dallo studio, a seguire la ragazza che era preceduta da una pancia così grande che a Johanna sembrò stesse per scoppiare da un momento all'altro. Zayn la guardò con la bocca spalancata mentre Johanna aveva gli occhi sgranati.
«Accomodatevi un attimo, il tempo di farvi ricevere dalla segretaria» disse la dottoressa prima di sparire di nuovo all'interno del suo studio. La ragazza si mantenne con una mano la pancia mentre si sedeva accanto a Johanna, sbuffando. «Che stanchezza» farfugliò mentre il marito spiava nell'altro corridoio per verificare se la segretaria fosse arrivata.
Johanna guardò prima la sua pancia, poi posò il suo sguardo sul volto della ragazza. Era pieno di lentiggini e i capelli chiari, gli occhi marroni che risaltavano su quel volto pallido. «Sei quasi alla fine, vero?» disse Johanna sorridendole.
La ragazza si girò a guardarla e rise accarenzzandosi la pancia enorme. «Sì, ieri sono entrata nel nono mese».
«Oddio, quindi potresti partorire da un momento all'altro!».
«Esatto» disse la ragazza mentre vedeva suo marito avvicinarsi all'assistente per effettuare il pagamento della visita. «Ormai mi risulta stancante fare persino un unico passo».
«Immagino» disse Johanna dando un'occhiata a Zayn che intanto giocava a Candy Crush sul suo cellulare. «Che cos'è?» chiese poi, riportando lo sguardo sul volto lentigginoso della donna.
La ragazza si portò una mano all'altezza dello stomaco, «E’ il terzo maschietto».
«Terzo??!» sbottò all'improvviso Zayn. «Hai già altri due maschi? Beato tuo marito!»
La ragazza scoppiò a ridere, tappandosi la bocca con una mano per evitare di fare chiasso. «Sì, questa situazione gli piace parecchio. E tu?».
Johanna scosse le spalle spostandosi la borsa di dosso. «Lo sapremo oggi».
«Sarà una bella emozione, fidati».
Poi entrò suo marito con la ricevuta e recuperò la borsa della donna. Si vedeva chiaramente quanto fosse affaticata nei movimenti, di quanto avesse bisogno della figura maschile per poter camminare. Dopo un breve saluto e dopo che l'altra coppia se ne fu andata, Johanna si girò verso Zayn che aveva riposto il suo cellulare nella tasca della giacca. «Vedi che quando arriverò a quel punto, tu mi devi aiutare in ogni singolo movimento».
Prima che Zayn potesse risponderle, la porta dello studio si aprì e apparve la dottoressa Mary. «Allora, pronti?»
Zayn e Johanna si alzarono e la raggiunsero chiudendosi la porta alle spalle. Ormai avevano capito come procedere, e Zayn si sedette accanto a Johanna tenendole una mano, mentre la dottoressa passava il telecomando sul ventre umido di crema. Ora la figura nello schermo si riusciva ad intravedere molto meglio anche agli occhi inesperti della coppia. La dottoressa controllava ogni singolo dettaglio, sorridendo. «Jo, si sta facendo già grande, e si muove un sacco! Dovresti già incominciare a sentirla».
Johanna aprì di scatto gli occhi e puntò il suo sguardo prima sulla dottoressa, poi su Zayn, sul cui volto - nonostante la sua preferenza - si stava aprendo un sorriso meraviglioso.
«'La'?»
La dottoressa schiacciò il pulsante verde e stampò le fotografie. «Sì, è una femmina. Congratulazioni».
Johanna scoppiò a ridere sotto lo sguardo stranito della dottoressa. Poi si scusò puntando lo sguardo su Zayn che la guardava con sguardo di sfida. «Ah!» sbottò la ragazza puntandogli l'indice della mano libera contro. «Saluta Renèe!»


Il Natale si stava avvicinando, lo si percepiva nell'atmosfera e nell'aura accogliente di tutta la città addobbata con festoni e luci che brillavano su ogni balcone e insegne di negozi diversi. Era il 14 Dicembre, la mattina era resa scura da dense nuvole nere ammassate le une sulle altre; avrebbe piovuto in poco tempo e Zayn aveva recuperato gli scatoloni dal garage che avevano acquistato in un'altra via. Era circa una settimana che non aveva notizie di Liam e Louis e stava molto meglio, sempre nel senso ristrettivo del termine. Non poteva stare bene con quel segreto ancora costudito nel suo cuore, con quel senso di colpa che non lo faceva dormire la notte. Aveva delle occhiaie profonde sotto agli occhi e chiunque l'avesse visto, avrebbe pensato fosse ammalato. Ma l'unico problema che Zayn aveva riscontrato era nel suo cuore, nella sua mente completamente distrutta dalla presenza di quei due ragazzi. In quel momento lui e Johanna stavano attorcigliando le luci intorno ai rami dell'abete finto che avevano comprato al supermercato lì vicino, facendo tintinnare le palline e i festoni che avevano già posizionato. Quel giorno faceva molto freddo e il Sole sembrava se ne fosse andato.
Johanna si allontanò dall'albero e si accovacciò per terra, mantenendosi la pancia gonfia, per attacare la spina alla presa sulla parete. Zayn si allontanò dall'albero e aspettò che la moglie mettesse in funzione le luci, accendendole, ma quella luce non arrivò mai. Johanna continuava a schiacciare il pulsante ma le lampadine non ne volevano proprio sapere, così Zayn si sedette a terra e si portò due mani tra i capelli. «Ti rendi conto che abbiamo attorcigliato 3 metri di lucine intorno a quest'albero gigante e sono tutte fulminate?».
Johanna si rialzò sbuffando e portandosi una mano dietro la schiena. «Avresti dovuto provarle prima!».
Il ragazzo la guardò con tanto di occhi, poi si alzò schioccando le dita della mano. «Pensavo l'avessi già fatto tu!».
«Io non avevo fatto proprio niente!».
«Che palle» Zayn spinse a fatica l'albero contro l'angolo della stanza per toglierlo dal centro e per sistemare un po', poi andò a recuperare il giubbotto dalla camera da letto. «Sto andando a prendere un'altra serie di lampadine. Vedi se riesci a togliere quella che abbiamo attorcigliato poco fa' nel frattempo».
La ragazza annuì mentre Zayn apriva la porta e usciva fuori nell'aria fredda di metà dicembre, con il vento che si portava dietro l'odore della pioggia in arrivo e i lampi che iniziavano a spazzare per il cielo nero. Prese la macchina, per poi lasciarla sulla via perpendicolare a quella del supermercato. Scese ed entrò subito per sottrarsi al freddo, comprò subito un pacco di lucine tutte colorate e fece una lunga fila alla cassa che sembrava non finisse mai. Era come se tutti si fossero decisi all'ultimo secondo di acquistare le cose per l'albero, e lui non riusciva proprio ad aspettare. Quando finalmente fece il pagamento, si affrettò ad uscire con la speranza che il temporale non lo prendesse in pieno. Aveva il pacco stretto tra le due braccia quando si accorse che la sua macchina era appena parcheggiata dietro ad una BMW che aveva imparato a riconoscere fin troppo bene. «Oh no» bisbigliò affrettandosi a mettere il pacco sul sedile anteriore. Si andò a sedere poi subito sul sedile di guida e mise in moto, guardandosi prima alle spalle per verificare che non ci fosse nessuna macchina parcheggiata dietro la sua, ma nel momento in cui mise un braccio dietro al sedile accanto per guardare qualsiasi cosa ci fosse stata dietro, gli venne un infarto e rischiò di rimanerci secco sul serio.
Sul sedile posteriore erano sparse delle ossa sporche di terra che ricoprivano tutto il sedile e poi un teschio posto frontale, con quelle cavità nere che terrorizzavano chiunque le guardasse. A rendere il tutto peggio erano dei ciuffetti rossi sparsi un po’ per tutto l'abitacolo e di cui non si era reso conto fino a quel momento. Cacciò un urlo, portandosi le due mani tremanti ai lati della testa. Aveva il respiro accelerato e il cuore che pompava forte contro lo sterno. Aprì la portiera e la spalancò con un calcio, fiondandosi fuori per fare delle profonde boccate d'aria. Nel momento in cui uscì camminando avanti e indietro con le mani nei capelli e gli occhi annebbiati dalle lacrime, si accorse di due figure che abbandonavano la BMW avanti alla sua. 
Liam e Louis si misero proprio accanto a lui, vestiti di nero dalla testa ai piedi e con il cappuccio tirato sopra la testa. 
Zayn si fermò, con il busto piegato sul davanti per un forte dolore allo stomaco e i conati che gli smorzavano il respiro più di quanto già non fosse.
«Beh, Zayn, siamo giunti al capolinea, o sbaglio?» Liam aveva le braccia piegate contro il petto e si appoggiò con un fianco alla macchina nera parcheggiata.
Louis sorrideva sornione, poi si infilò una mano in tasca per prendere una parrucca arancione che fece oscillare tra loro. Zayn si sentì ancora peggio e si accovacciò per terra, vomitando anche l'anima.
«Ah, amico mio...siamo proprio alla fine adesso. Non ti sei ancora deciso?».
Zayn rimase seduto per terra, una mano premuta contro la fronte, l'altra sullo stomaco in subbuglio. Con il sapore acido ancora in gola, si alzò di scatto e aprì la portiera posteriore della sua auto, buttando fuori sia lo scheletro, sia liberandosi di quei ciuffetti rossi che gli ricordavano troppo i capelli del ragazzo che aveva privato della vita. Non aspettò un secondo di più: si infilò nella vettura e fece manovra il più velocemente possibile, con le lacrime che gli solcavano le guance e il labbro martoriato tra i denti, mentre per l'abitacolo della macchina risuonavano tutti i suoi singhiozzi.
Stava al semaforo quando gli suonò il cellulare segnando l’arrivo di un nuovo messaggio. Vide fosse di Johanna e lo aprì subito. Lucie mi ha chiesto di andarla un attimo ad aiutare ad appendere le palline all’albero perché deve finirlo entro un quarto d’ora, in quanto deve recarsi subito allo studio per delle clienti che la stanno aspettando e non può fare tardi. Ci vediamo fra mezz’ora. 
Il semaforo era ancora rosso quando lui riprese a singhiozzare. Come poteva affrontare una cosa del genere? Era pronto? No, certo che non lo era ma ormai era troppo tardi. 
Quando scattò il verde, andò subito a casa. Johanna aveva smontato tutte le luci che giacevano ammucchiate nell’angolo della stanza e tutti gli scatoloni posizionati lungo la parete. Zayn si era dimenticato persino di prendere lo scatolone delle luci dal sedile anteriore dell’auto, ma voleva abbandonare la vettura quanto prima, sottrarsi alla vista di tutti. Aveva un dolore lancinante al petto come a volerlo fare morire, e andò subito in camera da letto, stendendosi sul morbido materasso. Come poteva essere tutto cambiato nel giro di sei mesi? Johanna aspettava la loro bambina; come avrebbe potuto distruggere tutto quello? Poi si girò sul fianco, con le lacrime che tracciavano il loro percorso e iniziando a bagnare il cuscino, quando vide un foglietto piegato sul comodino accanto al lato di Johanna. Allungò la mano e lo aprì. Ogni singola parola lo colpì al cuore, togliendogli sempre un battito. Avevano fatto in modo che Johanna si insospettisse, avevano cercato di rivelarle tutto. ‘Sai: la causa di tutto ciò non è molto lontana da te.’ Zayn andò vicino alla finestra, la spalancò investendosi dell’odore pungente della pioggia alle porte. Strappò il foglio dell’articolo in mille pezzi e lo buttò fuori, poi lanciò un rapido sguardo al giardino sul retro. E’ tutto finito, adesso.
Prese il cellulare e chiamò il 911.
Circa dieci minuti dopo, il temporale ormai era scoppiato, la luce era saltata e tutta l’abitazione era immersa nel buio. Zayn aspettava seduto sul divano, con il busto piegato in avanti e le mani unite, il telefono al suo fianco ormai spento. Sentì delle chiavi tintinnare e la porta aprirsi, rivelando una Johanna che combatteva per chiudere l’ombrello rosso. Aveva il cappello sulla testa e la sciarpa avvolto intorno al collo e inveiva contro l’ombrello che non voleva saperne nulla. Così lo lasciò aperto e lo gettò sulla veranda, chiudendo subito la porta per non far raffreddare l’ambiente. Quando si accorse di Zayn seduto le venne un colpo. «Oddio amore, non ti avevo visto!» disse mentre si avvicinava al divano. Il cielo fuori dalla finestra era nero e si vedevano solo i lampi lampeggiare ed illuminare la terra, seguiti da tuoni potenti. Si stava togliendo la sciarpa quando si avvicinò al divano. «Perché non accendi la luce?» disse, mentre si toglieva il giubbotto subito dopo. Zayn non la guardava, gli occhi puntati a terra immobili e fissi. La ragazza si sedette accanto a lui. «Zayn? Qualcosa non va?».
«Scusami» farfugliò lui con la voce ridotta ad un sussurro e rauca per tutte le lacrime versate in quel frangente. 
«Eh?» chiese lei, poi quando Zayn si girò con gli occhi lucidi e con le lacrime che gli oscuravano quel marrone caldo, si preoccupò troppo. «Che sta succedendo? Perché ti stai scusando? Dove sono le luci?» disse guardandosi intorno mentre i tuoni colmavano il silenzio tra di loro.
«Scusami, Jo. Scusami, scusami, scusami».
Johanna gli prese le mani, ghiacciate, e gliele strinse forte, ma lui mollò la presa, torturandosele tra loro, con le lacrime che gli scivolavano sulle guance.
«Zayn, ti prego» disse lei con la preoccupazione che le bloccava le parole in gola. «E’ da un po’ di tempo che ti vedo cupo, preoccupato, e non mi parli di niente. Sono preoccupatissima. Ti prego» aggiunse guardandolo negli occhi, fisso, «dimmi qualcosa, qualsiasi cosa».
Zayn si strinse entrambe le mani con una forza tale da farle sbiancare, il cuore che gli pulsava contro lo sterno e il petto scosso da singhiozzi violenti. «Jo» iniziò, mentre fuori si scatenava la tempesta, «devo parlarti, e se non lo faccio ora, scoppierò».




Spazio autrice
AAAAEI, eccomi qui con la bomba sganciata.....ma prima che scoppi dovete aspettare il prossimo capitolo, sorrynotsorry
Benissimo, a questo punto, non saprei cosa dirvi, perchè tutto è nelle mani di Zayn. Riuscirà davvero a dire tutto quanto? e poi cosa accadrà?
Vi giuro, non potete capire quanto desideri che passi già tutta la settimana così da farvi leggere il capitolo per eccellenza, quello che aspetto di pubblicare da quando ho redatto la trama di questa ff.
Elda, ci siamo e non vedo l'oraaaa aieldhcne
Questo è il capitolo che ha dato il nome alla storia, per cui niente, ci tenevo solo a precisarlo.
Grazie lettrici silenziose per continuare ad esserci, spero che prima dell'ultimo capitolo possiate scrivermi ahahah.
Love you all e a sabato prossimo.
Eli :)


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Capitolo 22
*** Revelation ***


 

 


Revelation


«Parlami, per favore. Sfogati» disse Johanna rimanendogli accanto con i suoi occhi azzurri che trasudavano preoccupazione. Tutto stava cambiando sotto ai suoi occhi, e non era stata in grado di percepirlo autonomamente.
«Jo, è difficile..» affermò Zayn con le mani strette tra di loro e la testa incassata nelle spalle ormai abbandonate alla disperazione. Aveva rovinato tutto in passato e stava per farlo nel presente. «E so già da adesso che tu mi odierai e non riuscirai a guardarmi più negli occhi».
«Ma cosa dici? Non potrei mai-».
«No, Jo. Lo farai, fidati di me».
Zayn rimase con gli occhi colmi di lacrime non versate e il labbro inferiore che aveva preso a sanguinare per i morsi ricevuti. 
«Amore, sono qui. Non ti lascerò mai» disse Johanna in un sussurro.
«Ma sarò io a lasciare te».
«Ma cosa cazzo stai dicendo?» sbottò lei portandosi due mani sulla pancia gonfia.
«Jo, tu non hai idea di cosa io abbia combinato in passato. Cose che non puoi nemmeno immaginare».
«Ci conoscevamo?».
«Sì, ma non stavamo insieme. E' una cosa successa poco tempo prima e che mi opprime da allora, rovinandomi la vita. Ma non posso lamentarmi, me la sono cercata da solo e ora devo fare i conti con il futuro».
Johanna drizzò la schiena e si strinse con due mani la coda ai capelli che scendevano ondulati lungo la schiena. Faceva davvero freddo quel giorno, era come se la temperatura toccasse massimo i 10°, ma Zayn sudava copiosamente, le tempie imperlate di goccioline di sudore, la paura di ciò che sarebbe successo lo bloccava. 
«Dimmelo, Zayn».
Il ragazzo si girò verso di lei con le lacrime che ripresero a solcargli le guance e gli occhi arrossati. «Ho trovato un articolo sul tuo comodino e l'ho letto. Parla di un caso che ancora non è stato chiuso».
«Lo so, e questa cosa ti turba parecchio?».
«Sì, Jo, non puoi capire quanto, perchè io sono l'unico a conoscenza della verità effettiva».
La ragazza aggrottò le sopracciglia, guardandolo fisso negli occhi. Aveva le braccia piegate sotto al seno, in posizione di ascolto, ma entro poco tempo non avrebbe neanche avuto la forza di muovere un muscolo. «In che senso?»
«Quel caso è ancora aperto perchè non hanno trovato il colpevole, quando invece l'hanno avuto sempre a portata di mano».
Johanna spalancò la bocca, «E perchè non hai testimoniato, sapendo la verità?!».
Zayn si girò verso di lei con uno scatto, facendola spaventare. Spalancò le braccia e la guardò con il volto sfigurato dalla disperazione, «Perchè sono io il colpevole, Jo!» urlò con la voce graffiante di pianto e i singhiozzi che gli facevano tremare il petto. «Sono stato io e non ho fatto niente per farmi prendere, me la sono data a gambe. Sono io l'artefice di tutto quello».
«Ma cosa stai-».
«Quel ragazzo non è stato trovato perchè l'ho ucciso, Johanna».
La ragazza rimase con il respiro mozzato in gola, e il corpo immobile affianco a quello del marito.
Zayn si portò due mani al petto, chiudendole a pugno. «Sono stanco di mentire ancora. Ho questo peso da cinque anni e mezzo addosso e sono scoppiato. Avrei voluto limitare i danni, ma tutto ciò è irreparabile. Sono io l'assassino del ragazzo e tu sei la terza persona che lo sa».
«Non ci credo per niente al mondo..» disse lei con il fiato corto e un nodo all'altezza dello stomaco. «Non posso crederci».
Zayn si portò due mani alla testa, nascondendo il volto rigato di lacrime di disperazione e paura. «Louis e Liam erano con me, quella sera. Avevamo circa 23 anni ed eravamo ubriachi» iniziò con le mani che gli tremavano e la voce ridotta ad un sussurro, mentre la pioggia batteva contro i vetri della finestra, la stanza ancora avvolta nel buio. «Avevamo anche fumato qualcosa, ma non ci eravamo resi conto di aver esagerato fin quando non capitarono nella nostra via altri ragazzi».
Zayn faceva profonde boccate d’aria per racimolare fiato a sufficienza per continuare a parlare, mentre Johanna era immobile accanto a lui, ferma e impassibile.
«Io ero seduto a terra e giocavo con dei pezzi di vetro risalenti a bottiglie di birra vuote, quando il ragazzo dai capelli rossi incominciò a lanciare delle frecciatine contro di noi. Io ero ancora fermo lì, quando Louis e Liam si avventarono sopra di lui, picchiandolo fortemente. Solo dopo scoprimmo che il tutto era stato filmato da una telecamera infossata nella parete, la quale aveva ripreso solo Liam e Louis che lo riempivano di calci e pugni, poi si spostarono e il video terminò lì, fermando la loro ripresa».
Zayn fece un colpo di tosse e gli venne un conato, mentre Johanna accanto a lui lo guardava con gli occhi sgranati. 
«Poi lui iniziò a parlarmi di te, con la bocca tumefatta e ricoperto di sangue dalla testa ai piedi. Aveva tagliato anche Liam in faccia, mentre io ero rimasto fermo e seduto per tutto il tempo, senza fare niente, non rientrando nella visuale della telecamera. Gli amici del ragazzo se l’erano data a gambe..» continuò chiudendo gli occhi, le scene che gli danzavano sulle palpebre come a voler rivivere all’infinito un evento terribile, «.. e poi furono loro i testimoni che incriminarono Louis e Liam. Quando il ragazzo incominciò a dirmi di quanto io facessi schifo e di come tu non mi avessi mai considerato, nel momento in cui lui ti delineò ‘troia’, persi completamente il senno. Raccapezzai una bottiglia di birra e gliela spaccai in testa» sussurrò le parole alla fine, troppo distrutto per riuscire ad aggiungere altri dettagli.
Johanna a quel punto iniziò ad indietreggiare sul divano portandosi una mano alla bocca, sgomenta. Incomiciò a far cambiaciare tutti i pezzi del puzzle, e il quadro che ne stava uscendo la fece morire dal terrore.
«Subito ci affrettammo a spostarlo, allontanarlo da quel luogo maledetto, facendo il minor rumore possibile e assicurandoci che non ci fosse nessuno in giro, e così lo portammo lontano..» Zayn si passò una mano sulla fronte bagnata mentre le lacrime continuavano a scendere e la voce gli si era resa grave e graffiante. «Non eravamo per niente coscienti, facevamo le cose in automatico, anche se sapevamo benissimo che avremmo dovuto affrontare le conseguenze di tutto quello. Lo portammo in un campo…» poi si girò con i suoi occhi rossi e li puntò su Johanna che aveva la mano sul cuore, il volto di pietra e gli occhi spalancati dalla paura. «… in questo campo» Puntualizzò lui, poi Johanna incominciò ad alzarsi in piedi, con una mano sotto alla pancia come a sostenerla. Il cuore le batteva troppo velocemente contro il petto e pensava le sarebbe venuto presto un infarto, con il terrore e la sensazione di disgusto che si stavano ritagliando una spazio all’interno del suo corpo.
«Lo seppellimmo velocemente e ce ne andammo; solo dopo circa tre mesi Louis e Liam furono presi dai carabinieri per indagini. Gli amici del ragazzo morto li avevano denunciati, trascurandomi, in quanto in fondo ero lì fermo a giocare solo con dei pezzi di vetro, innocuo, quando invece io sono stato l’artefice dell’omicidio».
Johanna represse un conato, mentre riprendeva ad allontanarsi. Il suo mondo, tutta la sua vita si stava distruggendo davanti ai suoi occhi, ogni certezza scomparire rapida come una stella cadente.
«Liam e Louis sono stati in prigione tutto questo tempo perché erano gli unici incriminati perché immortalati nel video, e avevano preferito tenerli sottocontrollo; nonostante avessero fatto il mio nome, io non ho mai rivelato niente. Volevo solo dimenticarmi di quello che avevo fatto, e confessare non mi sembrava la miglior cosa da fare. Sono stato interrogato, ma non essendo presente nel video, non incriminabile; poi gli amici del ragazzo non si ricordavano neppure della mia presenza, essendo nascosto nel buio della strada, tanto erano fatti».
Johanna era in piedi immobile, con le lacrime che le scendevano rapide sulle guance, scendendo poi sul collo lungo. 
«Così ho lasciato che Liam e Louis scontassero la causa da soli, mentre io continuavo indifferente la mia vita, e trovavo in te la donna della mia vita» anche Zayn a quel punto si alzò, con entrambe le mani premute sopra lo stomaco, mentre un fulmine illuminava la stanza come se fosse stato giorno, oscurando la sua figura. 
«Il caso è ancora aperto perché io non ho confessato proprio nulla, per cui….il corpo è ancora qui».
A quel punto un tuono squarciò il cielo e Johanna scoppiò a piangere, si portò le mani tremanti tra i capelli, scompigliandosi la coda perfetta. Il cuore le martellava nel petto, i singhiozzi non le permettevano di respirare e aveva sentito il suo cuore andare letteralmente in frantumi. Si portò davanti alla bocca la mano che le tremava come in preda ad una crisi, non trovando la forza di dire qualsiasi cosa. 
«Liam e Louis sono usciti di prigione grazie al signor Tomlinson, un uomo ricchissimo che ha corrotto il giudice dopo cinque anni di problemi e carte da firmare, accordi da prendere e concludere. E il giorno del nostro matrimonio sono venuti, per riportare a galla tutto quello che avevo cercato di accantonare nella mia mente. Il senso di colpa mi ha oppresso da cinque anni, ma in questi ultimi sei mesi e mezzo sono stato torturato dalla presenza di quei due che hanno cercato di farti entrare nel circolo, affinchè tu sapessi» Zayn la raggiunse con gli occhi rossi e la faccia un lenzuolo. «Avrei voluto parlartene, ma sono stato un codardo, un egoista, tutto ciò che c’è di brutto al mondo..un pezzo di merda» poi le si avvicinò e le afferrò rapido le mani, stringendole nelle sue umide. «Ma in tutto questo tempo non ho mentito su ciò che provo per te».
Ma Johanna chiuse la bocca con le labbra che le tremavano e sciolse rapida la presa, attaccandosi al muro dietro di lei. «Stammi lontano».
«Johanna, è tutto finito adesso..».
«No..» sussurrò lei con il fiato corto e la voce un sussurro. «Non è finito proprio niente. Sei un assassino» sussurrò più a se stessa per soppesare la potenza di quelle parole. «Hai ucciso un ragazzo, e sei ancora qui».
Zayn fece un passo indietro e la guardò, con le braccia allungate lungo i fianchi, mentre in lontananza, accompagnate dai tuoni che rimbombavano su tutta Stratford, le sirene delle auto della polizia si stavano avvicinando. 
«Johanna, io ti amo davvero, e non ti ho raccontato tutto ques-».
«Vattene» disse tra i denti, mentre tutta la sua vita le scivolava tra le mani come sabbia tra le dita: una volta dispersa, non la si trova mai come prima. 
Le sirene della polizia erano alle porte, mentre Johanna si sentiva lentamente morire e Zayn la guardava con gli occhi socchiusi e oscurati da profonde ombre sotto gli occhi, resi umidi per tutte le lacrime che aveva versato. 
«Jo, ciò che ho fatto è imperdonabile, e il mio modo di agire anche peggio. Sto pagando le mie conseguenze e, forse, poi sarò in pace con me stesso». Le macchine della polizia erano arrivate e si sentiva un vociare continuo fuori di casa che catturò l’attenzione di entrambi, anche se i loro sguardi erano inchiodati l''uno sull'altra. «Ma io ti giuro sul mio cuore che ti ho sempre amato e così sarà. E’ una cosa che avrei dovuto fare anni fa’, ma-».
«Va’ via!» ripetè ancora una volta Johanna attaccata al muro alle sue spalle per mettere quanta più distanza possibile tra i loro corpi.
Zayn abbassò lo sguardo, e farfugliò qualcosa che Johanna non riuscì a capire, proprio mentre la porta d’ingresso veniva spalancata con un calcio e una mandria di poliziotti si fiondava in casa. Da fuori si sentiva il vociare dei giornalisti che non aspettavano altro se non trovare una notizia di cui parlare, mentre la pioggia continuava a scendere copiosamente.
Un poliziotto si mise alle spalle di Zayn e gli prese le braccia, piengandole sulla schiena facendogli racchiudere i due polsi in delle forti manette di metallo. Tutti gli altri erano in cerchio mentre Johanna assistiva alla scena, scendendo lentamente sul muro dietro di lei.
«La dichiaro in arresto per omicidio e occultamento di cadavere. Non ha il diritto di parlare e ogni sua parola potrà essere usata ulteriormente contro di lei» disse il poliziotto alle spalle di Zayn mentre lo faceva inginocchiare per terra e tutti gli altri avevano le pistole spianate contro di lui. Il ragazzo guardò un’ultima volta Johanna, gli occhi fissi in quelle iride chiare sfigurate dal terrore, dal ribrezzo, prima di sussurare «Mi dispiace», poi il poliziotto gli fece abbassare la testa e Johanna non resse più. Senza giubbotto, senza cappello o sciarpa, scappò di casa, con i piedi che si immergevano nel terreno molle e bagnato dalla pioggia fitta. Il cadavere era ancora lì sotto, ecco perché Zayn quando aveva visto la casa si era sentito male. Mentre Johanna correva a perdifiato, allontanandosi da suo marito, le sembrò che tutta la sua vita si fosse basata su un’unica, grande bugia. Correva rapida, mentre i flash delle macchine fotografiche la catturavano furtivamente, abbagliandola. Con una mano si coprì la pancia mentre con l’altra si coprì il volto, quando i fotografi impazzirono nel momento in cui i poliziotti trascinarono Zayn fuori di casa con il capo chino, facendolo avvicinare alla macchina accostata alla via. I giornalisti impazzivano tutti intorno, i flash che cercavano di captare ogni singolo movimento e espressione del criminale, mentre Johanna correva ancora sotto la pioggia, senza pensare a niente, correndo verso l’unica persona che le sarebbe stata accanto sempre e in ogni circostanza.
Mentre Zayn veniva spinto dentro la macchina della polizia, con i capelli bagnati che gli si erano appiccicati alle tempie, Liam e Louis rimasero spettatori della scena, con il sorriso sadico dipinto in volto, chiusi nella BMW nera.
«Finalmente» disse Louis alzandosi il cappuccio sopra la testa e abbassandosi sul sedile dell’auto parcheggiata sulla via opposta.
Nonostante anche Liam fosse entusiasta della vendetta raggiunta, guardò Louis. «Sai che ancora non è finita, vero? Ora partiranno sul serio sulle nostre tracce, avendo la verità in mano».
«A questo punto, Liam, il nostro compito è quello di sparire di scena». Quando la macchina della polizia con Zayn dentro si allontanò con le sirene attive, Louis e Liam imboccarono una strada secondaria e sparirono nel nulla, mentre i giornalisti si allontanavano andandosi a riparare nei furgoni parcheggiati, finalmente con del materiale in mano. 
Johanna era intanto arrivata a casa di Lucie e la trovò sotto l’arcata della porta, con le braccia spalancate e il volto rigato di lacrime, con in sottofondo la tv accesa sul telegiornale locale. Johanna, completamente bagnata dalla testa ai piedi, nonostante la pancia ingombrante, si gettò tra le braccia dell’amica, scoppiando in singhiozzi violenti. «La mia vita è finita».




AAAAAAAAAAAAAAH
ECCO IL CAPITOLO, RAGAZZI.
Non potete capire quanto io lo ami perchè è il senso di tutta la storia, da questo capitolo ho creato la trama di tutta la ff, abbozzandolo all'una di notte insieme a Elda. (ciao amika tvb)
Ho sudato sette camicie per farlo perché ogni volta non andava bene, è stato un parto, e spero che il risultato uscito ne sia valso lo sforzo durato un po' di giorni. Volevo che fosse perfetto o almeno fosse anerente a quanto ho nella mente, pregando che sia riuscito hahah
Benissimo.
A questo punto non saprei che dire perché parla da solo.
Ebbene sì, Zayn si è costituito rivelando ogni cosa, Johanna è completamente distrutta e il suo bel maritino è stato arrestato, Louis e Liam sono usciti di scena avendo raggiunto l'obiettivo che si sono prefissati da sempre. La vendetta è stata attuata e ora sono depressa, perché vorrei dirvi che manca un capitolo alla fine di questa storia, escluso l'epilogo, sorry.
Spero che arrivati a questo punto possiate lasciarmi una recensione, è davvero importante per me, perché vorrei sapere cosa ve ne pare di tutto ciò. PER FAVORE, SCRIVETEMI. Non sono disperata come sembra, ma....please.
Ok, mi dileguo e spero con il cuore che vi farete sentire.
Love you all so much e alla prossima settimana.
Elisa :)


 
                                                                     

 

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Capitolo 23
*** Christmas ***





Christmas



I giorni passavano, in tutte le tv della città non si sentiva altro che di Zayn dietro le sbarre, e ogni volta che sentiva il suo nome accompagnato da quelle frasi spregievoli, Johanna si sentiva morire. Aveva lasciato la sua casa, non voleva mai più metterci piede dentro conoscendo ciò su cui era stata costruita a sua insaputa. Non poteva sopportare una cosa del genere ancora per molto, non era nelle sue capacità, per cui era tornata a vivere nella casa dei suoi genitori che avevano ancora la sua cameretta così come l'aveva lasciata. Robert e Christine cercavano di tenere la televisione sempre spenta per evitare che la figlia sentisse qualcosa, mentre Marcel non faceva altro che ripetere, seppur sottovoce, quanto Zayn non gli fosse mai sembrato sincero. Johanna si era raffreddata - il minimo a cui era andata incontro -, era sotto il piumone caldo della carica dei 101 della sua vecchia camera con il letto sommerso da montagne di fazzoletti usati. Non faceva altro che piangere, con un peso sullo stomaco che non l'abbandonava mai e con tutto quello che era successo che le sfilava sempre nella visuale. La notte sognava il momento in cui Zayn veniva portato via, però quando apriva gli occhi, il sogno continuava a passarle davanti, il cellulare che le vibrava costantemente per tutte le notifiche che le arrivavano.
Una volta le era capitato di andare in cucina proprio mentre in tv passavano l'articolo su Zayn, in cui apparivano foto che la coglievano nell'attimo della fuga e trasfigurata dal dolore e dalla tristezza inaudita.
Christine cercava di accudirla al meglio, come se Jo non fosse mai cresciuta e fosse rimasta la sua bambina, mentre la donna le accarezzava la testa lasciata scoperta dal piumone pesante. «Pensavo che la mia vita sarebbe stata perfetta» diceva sempre, con gli occhi velati di lacrime e il naso arrossato e chiuso.
Christine piangeva silenziosamente perchè ciò che era capitato alla figlia era tutto quello che una mamma non vorrebbe che accadesse mai, ma evidentemente doveva andare così, con Johanna che cresceva in grembo la bambina e il papà della piccola dietro le sbarre.
Circa una settimana dopo, la vigilia di Natale, Johanna si vestì di prima mattina e uscì di casa, prendendo l'autobus delle dieci. Aveva la sciarpa che le copriva metà faccia, il cappuccio alzato e il giubbotto di tre taglie più grandi che la faceva sembrare l'omino delle Micheline, ma non se ne fregava alcunchè. Mentre l'autobus sfrecciava per le vie inglesi, lei percorreva tutto il breve periodo che aveva passato dal suo matrimonio, fino al primo incontro di Louis e Liam. Quando l'aveva investito, non avrebbe mai potuto pensare che dietro quella faccia simpatica si nascondesse un ragazzo pazzo che, con l'amico, aveva cercato di rovinare la sua vita e quella di Zayn. Per non parlare di lui, poi. Ogni volta che immaginava il suo volto, scoppiava in mille lacrime perchè non poteva proprio sopportare il fatto che il ragazzo che aveva conosciuto dieci anni prima fosse dietro le sbarre per aver ucciso un ragazzo innocente. I genitori di quest'ultimo, nel momento in cui aveva saputo tutto quanto, persero tutte le speranze di poter riavere il loro figlio a casa, e si chiusero nel loro lutto, esigendo che qualunque cosa fosse rimasta del figlio venisse recuperata. Ciò, Johanna sapeva, avrebbe comportato la demolizione della sua abitazione, e gli avvocati le avevano dato tempo entro il mese successivo di sgombrarla per poterla fare cadere giù e cercare di recuperare qualcosa sotto tutto quel terreno. Nonostante il valore affettivo, demolire la casa l'avrebbe forse aiutata ad andare avanti, anche se trovare una via spianata dopo quello che era successo, era davvero fin troppo difficile.
L'autobus la lasciò proprio davanti al viottolo di breccioline, con le aiuole distrutte per i vari temporali che si erano abbattutti su Stratford in quei giorni e la porta di casa spalancata. Camminò piano, cercando di mettere da parte qualsiasi pensiero, poi quando entrò nell'abitazione, le sembrò che tutto le piombasse di nuovo addosso. C'era l'ombrello rosso ridotto a brandelli che rotolava per le correnti di vento che circolavano a causa delle finestre aperte, mentre Johanna si abbassava sotto il nastro giallo che indicava una zona sotto sequestro per vedere cosa fosse rimasto della sua vita precedentemente serena. Rimase lì tutta la mattina, seduta sul divano del salotto con le mani premute contro le ginocchia, il peso di un cuore spezzato che gravava più di qualsiasi dolore fisico. Alzò lo sguardo sull'albero di Natale interrotto e in stato di fermo, con le palline che ciondolavano un po' e i fili delle lucine fulminate ancora attorcigliati a terra. Rimase immobile e in silenzio, con il telefono che le vibrava in tasca,  ma non aveva voglia di parlare con nessuno, voleva stare da sola, anche il giorno della vigilia di Natale. Abbassò lo sguardo sulla fede dorata all'anulare e se la sfilò, rigirandosela tra il pollice e l'indice. L'iscrizione incisa nella parte interna recava 'Zayn, 26 luglio 2014', il nome della persona che amava e il giorno più bello della sua vita che, stando alla rivelazione di Zayn, era anche il giorno di inizio della sua maledizione durata sei mesi e mezzo. Le si annebbiò la vista, mentre si rimetteva la fede al dito. «Avevi detto che ci saresti stato, per sempre..» bisbigliò, mentre tutta la casa era in silenzio, la città era come se fosse con il fiato sospeso, in attesa di vedere cosa sarebbe successo. Una piccola lacrima le scivolò lungo la guancia e il labbro iniziò a tremarle, poi venne colta da un impeto di rabbia e si scagliò sull'albero di Natale, strappandolo e gettendo a terra qualsiasi cosa lei e Zayn avessero appeso. «Me l'avevi promesso!» ripeteva sempre, mentre le mani si sfreggiavano per le palline di vetro che buttava a terra. Poi si avvicinò furiosa al mobile e guardò la foto che aveva visto Liam la prima volta che era andato da lei, quella in cui Johanna e Zayn erano ritratti vicino al mare con i capelli scompigliati dal vento forte che quel giorno tirava. «Avevi promesso che mi saresti stato sempre accanto!» urlò di fronte alla sua faccia sorridente, in cui dietro quel sorriso celava un segreto che nessun uomo sarebbe mai riusciuto a custodire per così tanto tempo. Sollevò la foto e la gettò a terra, facendo incrinare il vetro che la conteneva. La sciarpa si era sciolta e le penzolava da un lato, le guance rigate da calde lacrime; era pronta ad avventarsi contro un'altra foto, contro qualsiasi cosa, quando due braccia muscolose la trattennero, accogliendola tra di esse. Niall se la strinse forte al petto, mentre Johanna si lasciava trasportare da singhiozzi violenti che esigevano di essere sentiti. Niall le accarezzava la testa, con il mento appoggiato sulla sua chioma scura, entrambi goffi nei loro cappotti pesanti.
«Ci sono io qui» le sussurrò, accarezzandole i capelli neri increspati. Sotto l'arcata della porta di ingresso, Lucie piangeva e aveva una mano piegata contro la bocca per non farsi sentire, lo sguardo spostato da un'altra parte, mentre in sottofondo riecheggiava la sofferenza di Johanna e la disperazione per ciò che avrebbe dovuto subire da sola. Quello sarebbe stato il primo Natale che lei avrebbe dovuto passare con Zayn da sposati, ma quella bellissima sensazione accogliente non sarebbe mai entrata in loro, con quella tristezza che rendeva la giornata più bella dell'anno un incubo ad occhi aperti. Perchè a volte la realtà fa più paura dei sogni la notte.
 
 
Alla fine il Natale lo passò insieme a Lucie e Niall che non se la sentivano di lasciarla da sola, nonostante non fosse per niente un buon momento per festeggiare. Harry e Danny li raggiunsero a mezzanotte, portandosi dietro alcuni regali che avevano fatto, mentre Johanna non aveva comprato niente per nessuno. Non aveva proprio la voglia di festeggiare quell'anno, perchè fingere di stare bene quando tutto il suo mondo era crollato coma un castello di carte a causa di uno spostamento d'aria?
Harry si avvicinò a Johanna e la strinse in un abbraccio caloroso, rimanendo fermo in quella posizione per un tempo che parve infinito, Lucie e Niall si scambiarono un bacio prima di strappare i rispettivi regali. Erano tornati insieme, ma non se l'erano detto apertamente, era stato tutto molto naturale. Nel momento in cui Niall era arrivato da Dublino, Lucie si era fiondata tra le sue braccia, ed era come se non si fossero mai lasciati, ma allontanati temporaneamente.
Mentre strappavano le carte dei loro regali, non poterono non guardare verso Johanna che aveva gli occhi lucidi, ancora stretta tra le braccia di Harry. Il ragazzo poi si scostò piano, puntandole il suo sguardo verde addosso. «Non mi sento a mio agio augurandoti qualcosa in cui nemmeno tu credi più..» disse lui, mettendo un braccio dietro la schiena, facendo apparire come per magia un pacchetto incartato. «Però il Natale è sempre il Natale, e tu sei parte della nostra famiglia, nonostante quest'anno non ci sia nulla da festeggiare» poi le si avvicinò lasciandole un tenero bacio sulla guancia. «Fallo almeno per la tua bambina» disse appoggiando una mano sulla pancia gonfia.
«D'ora in avanti, tutto quello che farò, lo faccio per lei» ammise Johanna rigirandosi il pacchetto tra le mani. «Io però non ho niente per voi, e non potete capire quanto sia mortificata».
«Figurati. Un regalo è l'ultima cosa che pretendiamo da te».
Johanna gli sorrise e aprì il pacchetto, trovandovi al centro una bellissima collana di perle. «Non so come ringraziarti».
«Non farlo, è per te» disse Harry accarezzandole il braccio prima di tornare dagli altri. In sottofondo si sentirono dei rumori provenire dalla strada e Johanna andò ad aprire la finestra, alzando lo sguardo verso il cielo. Era mezzanotte precisa e il cielo era tempestato di fuochi d'artificio davvero bellissimi che riuscirono a strappare un sorriso anche alla ragazza che non aveva più alcun motivo per cui essere contenta.  Tutti i ragazzi andarono accanto a lei e le appoggiarono le mani sulle spalle, assistendo a quello spettacolo pirotecnico davvero magico, mentre dall'altra parte della città, con le mani strette attorno a delle sbarre spesse di metallo, anche Zayn guardava il cielo e, chiudendo gli occhi, si lasciò andare ad un lieve sussurro: «Buon Natale, amore mio».

 
*****

I mesi passarono rapidi, Johanna lasciò la sua abitazione trasferendosi definitivamente dai suoi genitori. Si sarebbe rimessa a trovare una nuova casa, anche perchè vivere a scrocco dei suoi non le era mai piaciuto, però per il momento dovevano vivere sotto lo stesso tetto. Era il 10 aprile, la temperatura si era riscaldata notevolmente ed era davvero piacevole camminare per i parchi della città. Niall era tornato in Irlanda subito dopo il Capodanno e lui e Lucie avevano deciso di provare a portare avanti la relazione a distanza, anche se sarebbe stato davvero difficile. La pancia di Johanna era enorme, forse quanto quella di quella ragazza con cui aveva parlato dalla dottoressa Mary. A proposito, la ginecologa era davvero una donna splendida; nonostante sapesse ciò che era accaduto, fece finta di nulla e trattò Johanna come aveva sempre fatto quando era andata lì con Zayn, anche se gli sviluppi della piccola non avrebbe potuto vederli.
Quel giorno stava passeggiando con Lucie vicino al laghetto del parco, con gli uccellini che cinguettavano e la gente che passava accanto a loro. Johanna era entrata nel nono mese e si sentiva scoppiare, ogni 20 passi si doveva fermare perchè troppo affaticata. «Scusami, Lux».
«E' già un miracolo che tu mi abbia chiesto di uscire» le sorrise l'amica, sedendosi accanto su una panchina appena liberata da una coppia di anziani signori.
«Non è che stia passando un periodo molto rose e fiori da desiderare di uscire..» disse mentre chiudeva gli occhi e si lasciava cullare dal lieve torpore del sole primaverile.
«Lo so, infatti non ti ho detto nulla» disse l'altra mentre appoggiava una mano sulla pancia di Johanna. Quando sentì un calcio colpirle il palmo spalancò gli occhi, «Ehi! Finalmente la sento anche io!».
Johanna scoppiò a ridere, appoggiando a sua volta una mano sulla pancia. «Ora io convivo con il singhiozzo della piccola».
«Che tortura..» disse l'altra mentre un altro calcio le arrivava alla mano. «Allora, il nome della bambina? L'hai deciso vero?».
«Certo! E'-» però Johanna non riuscì a finire la frase, perchè si sentì le cosce bagnarsi e il busto irrigidirsi. «Oh cazzo».
Lucie si scostò e la guardò con tanto di occhi. «Non dirmi che è quello che penso».
Johanna si piegò in avanti nel momento in cui le arrivò una fitta disumana nel basso ventre, facendola gemere. Lucie iniziò a saltellare come una scema, poi Johanna le urlò furiosa contro: «Chiama una cazzo di ambulanza!».
Circa venti minuti dopo furono al pronto soccorso, con Danny che la guardava preoccupato e che chiamava subito Harry affinchè lo raggiungesse all'ospedale, mentre Lucie chiamava Christine e Robert, mandando solo un messaggio a Niall che purtroppo non avrebbe potuto essere lì. I dolori erano lancinanti e la mamma di Johanna entrava e usciva dalla sala travaglio in cui sua figlia era rimasta chiusa per ben 5 ore, con i dolori ormai insopportabili. Johanna stava prendendo seriamente in considerazione l'idea di poter morire, ma quando il dottore la informò che c'era lo spazio necessario affinchè la bambina uscisse, la situazione peggiorò ulteriormente. Quando venne portata in sala parto con le contrazioni fin troppo forti e insopportabili, tutti gli amici e i parenti rimasero fuori, mentre Johanna era da sola nella stanza, circondata solo da ostetriche e dal ginecologo che era in turno in quel momento. Mentre metteva alla luce la sua piccolina, solo un pensiero le balenò in mente, la sua mano vuota che sentiva la mancanza della stretta salda di quell'unica persona che avrebbe voluto avere al suo fianco in quel momento così importante, poi quando sentì la piccola piangere, si addormentò sorridendo, sfinita.




Spazio autrice
Salve a tutti, ed esordisco con un 'questo è l'ultimo capitolo per eccellenza'.
Cioè, tecnicamente mancherebbe l'epilogo, ma diciamo che ... no, non dico proprio niente.
E' stato abbastanza triste scrivere questo capitolo perché....perché sì, mi dispiace.
Comunque, finalmente Johanna ha partorito la sua piccola bambina.
Voglio vedere se nel corso della storia siete state attente.
Secondo voi, come l'ha chiamata? Sono aperte le scommesse HAAHHAHAHA (cosa c'ho da ridere dopo tutto questo...boh)
Vi voglio bene, e spero che questa storia vi stia piacendo sebbene ormai si è giunti agli sgoccioli.
Fatemi sapere che ve ne pare.
A sabato prossimo (se sopravvivo alla settimana di merda che mi attende).
Love you,
Elisa :)

 

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Capitolo 24
*** And we'll wait you ***





 
And we'll wait you
 


Un anno e mezzo dopo
 


Johanna teneva in braccio la sua bambina, dondolandola addormentata tra le sue braccia, delicata nel suo vestitino color pesca che risaltava la sua pelle olivastra. Aveva la mano chiusa a pugno vicino alla bocca, un'abitudine di quando era appena nata, con un rivolo di bava che le scendeva da un lato. Johanna la pulì con un bordo della bavetta bianca che le aveva fatto indossare, prima di alzarsi e sistemare delle pieghe inesistenti sulla gonna del suo vestito turchese. La marcia nuziale partì risuonando per tutta la chiesa, mentre Niall attendeva impaziente alla fine della navata, stretto nel suo abito nero attillato e la cravatta che gli scendeva fino a metà petto. Aveva i capelli dritti in testa, con un biondo un po' più scuro del normale e le mani che si aprivano e si chiudevano in preda all'ansia. Nonostante lui e Lucie avessero vissuto parte della loro relazione lontani, i loro cuori erano legati strettamente per non poter superare qualsiasi ostacolo incontrato all'inizio, il loro amore durava da tempo immemore e avevano deciso di fare il loro passo avanti, cambiando la propria vita in meglio. Lucie stava percorrendo la navata con un abito bianco che le fasciava il busto e ricadeva liscio lungo le gambe snelle, con uno scollo sul petto coperto dal velo bianco che aveva fatto passare anche da sopra agli occhi.
Quando Niall le aveva fatto la proposta, lei era corsa subito da Johanna per darle il lieto annuncio, trovando l'amica indaffarata a preparare la mela grattuggiata alla piccola. Sprizzava gioia ed emozione da tutti i pori, era la felicità fatta persona, e quando le diede la notizia, Johanna si fiondò su di lei, abbracciandola calorosamente e con le lacrime agli angoli degli occhi.
Solo che il matrimonio di Niall e Lucie avrebbe portato con sè l'allontanamento delle due ragazze, in quanto Lucie sarebbe andata a vivere con Niall a Dublino. Era un duro colpo da subire dopo così tanti anni ad aver vissuto insieme, ad aver affrontato qualsiasi situazione, però Johanna non potè che augurare ogni bene alla sua migliore amica che aveva aspettato tanto quel momento. Anche per lei sarebbe stata dura, ma spesso nella vita si deve saper voltare pagina.
Il papà di Lucie la scortò fino a Niall, dopodichè gli cedette la mano della figlia, baciandoli entrambi sulla guancia, poi la cerimonia ebbe inizio. La piccolina si svegliava di tanto in tanto e pesava parecchio, aveva persino fatto addormentare le braccia di Johanna che sussurrandole di fare silenzio e accompagnando i suoi movimenti con delle lievi carezze, la riponeva nel passeggino che i suoi genitori le avevano regalato per il battesimo. Iniziò a farlo dondolare smuovendo un poco una maniglia, mentre con gli occhi seguiva ogni singolo movimento dei due ragazzi che erano solo poco più avanti. Nel momento del bacio, dopo lo scambio degli anelli e delle promesse, Niall le alzò il velo delicatamente, posizionandolo sopra l'acconciatura particolare che si era fatta fare dalle sue assistenti alla studio, e poi si baciarono con trasporto, con in sottofondo il fruscìo degli applausi della platea e i fischi dei loro amici. Harry e Danny furono quelli che organizzarono lo scoppio dei festoni e il lancio del riso, facendo divertire un mondo tutti i parenti dei due nuovi sposi. Johanna aspettava di lato, con il passeggino in avanti e la piccola che si portava due mani alla bocca, come se fossero il pasto più buono del mondo. Lucie splendente come non mai le si avvicinò e la strinse forte, inebriandola con il suo profumo alla vaniglia che avrebbe potuto farti lacrimare un po' gli occhi se lo avessi sentito a lungo.
«Non posso non farti i miei migliori auguri per una vita splendida. Siete due persone meravigliose che ho avuto l'onore di conoscere da un sacco di tempo e se voi non ci foste stati per me, beh, io non sarei di certo qui, al vostro matrimonio». Niall si era intanto avvicinato alle ragazze ritagliandosi una spazio nella folla fuori dalla chiesina di Stratford. Abbracciò Johanna a sua volta, poi la ragazza gli diede uno schiaffo amichevole. «Alla fine sei riuscito persino a portartela all'altare» gli disse sorridendo, mentre con una mano spostava un ciuffo di capelli neri dal volto della bambina.
«Tutto grazie alle vostre continue esortazioni» poi si girò e baciò delicatamente Lucie.
«Come ho già detto a lei..» disse Johanna cattturando l'attenzione dei ragazzi che vedevano l'avvicinarsi di altri parenti provenire da fuori città, persino il fratello di Niall, Greg, gli si avvicinò, appoggiandogli una mano sulla spalla. «Grazie di tutto. Vi auguro tutta la gioia di questo mondo».
«Sei una persona speciale, Jo. Ce la farai a superare tutto quanto» poi apparve sulla scena anche Denise che manteneva con entrambe le mani il piccolo Theo che stava iniziando a compiere i primi passi. Mentre la donna si soffermava a salutare tutti quanti, il piccolo si appoggiò al passeggino della figlia di Johanna, guardandola con gli occhi simili a quelli dello zio, scostrandosi con quelli color del mare della bambina che lo guardava rapita a sua volta.
«Mama..» sibilò, sbattendo i piccoli pugni sulle braccia paffute di Theo.
«Sì, amore, lui è Theo» disse Johanna abbassandosi all'altezza dei due piccoli. «Chissà se diventerete amici in futuro..».
Denise si abbassò a sua volta e prese in braccio il figlioletto, mentre Greg era impegnato in una viva conversazione con Lucie e Niall che ridevano a crepapelle, la ragazza con una mano appoggiata sul petto del suo uomo.
«Ma certo che lo diventeranno» disse la donna mentre passava una mano tra i lunghi capelli biondi del piccolo. «Li faremo incontrare molto spesso».
Johanna sorrise, poi, dopo un breve dialogo, si congedò facendo un cenno anche a Lucie che la guardò comprensiva, mentre le mostrava il pollice della mano sinistra, la fede dorata che catturò un raggio di sole di quella giornata di fine luglio.
Faceva caldo e Johanna si ritrovò spesso a sventolarsi una mano in faccia, mentre con l'altra faceva proseguire il passeggino nel tragitto che la separava dalla fermata dell'autobus. Si mise all'ombra e iniziò ad aspettare, con la piccola che sudava nel passeggino e le alzò la tettoia per ripararla dei raggi caldi. Johanna durante quell'anno e mezzo appena trascorso, si era ritrovata spesso a percorrere quella strada, sempre da sola, lasciando la figlia a Christine che se ne occupava solo per le prime ore della mattina, mentre lei andava a trovare suo marito.
Quell'anno appena trascorso era stata duro da superare, anche perchè - come volevasi dimostrare - allevare un figlio era una cosa importante, delicata ma soprattutto molto difficile da affrontare da sola. Sì, Johanna godeva della presenza dei suoi amici, dei suoi famigliari che le erano stati accanto per tutto quel tempo, però Johanna sentiva la mancanza di Zayn come non mai, mentre lo guardava nel colore della pelle e nei capelli neri della figlia che erano identici ai suoi. Per il resto tutti continuavano a ripetere di quanto la piccola fosse uguale a Johanna, con quegli occhi azzurri che le illuminavano il volto sempre sorridente e spensierato, quella felicità che Johanna si augurava potesse accompagnarla per tutta la vita.
L'autobus finalmente arrivò e la ragazza si caricò sulla deboli braccia il passeggino, facendolo mettere sul mezzo in movimento. Il tragitto era breve, ma farlo a piedi con il caldo sarebbe stato davvero insopportabile, per cui circa 10 minuti dopo vennero lasciate alla fermata di fronte all'ingresso del carcere. Quel posto era terribile, giungevano lamenti e invettive dei criminali racchiusi all'interno, padelle che rimbombavano contro le sbarre delle celle di metallo. Johanna vestita in quel modo e con la bambina appresso, si sentì fuoriluogo, decisamente, ma era arrivato il momento che Zayn vedesse la sua bambina per la prima volta dal vivo. Giunta di fronte al bancone dei ricevimenti, la guardia con cui aveva famigliarizzato andando lì molto spesso, le sorrise amichevole e si alzò dalla sua sedia girevole per vedere la bambina. «E' bellissima».
«Sì, lo è. Ora potrebbe vederla anche lui?» gli chiese speranzosa, dopodichè la guardia prese un telefono e ascoltò la voce dall'altra parte della cornetta, senza proferire parola. Quando la ripose si lasciò andare ad un sospiro sollevato. «Finalmente è possibile. Ma solo per due minuti».
Johanna, seppur sollevata, non poteva sopportare che Zayn vedesse la piccola solo per 120 secondi, ma sapeva che se avesse forzato la mano, avrebbe perso qualsiasi possibilità. Annuì, poi la guardia uscì da una porta sul retro e la raggiunse, scortandola verso una stanza blindata che aveva due porte, una da cui entravano gli ospiti, l'altra da cui entravano i detenuti. Il poliziotto la fece entrare nella stanza vuota e le chiuse la porta alle spalle, facendola piombare nel silenzio più rumoroso di sempre. Si sentiva le orecchie fischiare, mentre la piccola si mozzicava la mano chiusa a pugno. E' arrivato il momento finalmente, pensava mentre si accovacciava di fronte alla piccola per pulirle la bocca circondata dalla bava. «Ho capito che forse i dentini stanno per uscire, ma almeno cerca di non sporcarti» le diede un bacio in fronte e la piccola le sorrise solo con le gengive, mentre strizzava gli occhi in una smorfia simpatica, tipica del padre. Quando Johanna si mise in piedi, sentì la serratura dell'altra porta scattare e ad ogni giro il suo cuore le batteva più forte nel petto. Si portò i capelli dietro la schiena e si aggiustò il vestito, poi la porta si aprì ed entrò una guardia con la pistola appesa ad un fianco, seguita da Zayn che aveva il capo chino e le mani chiuse in due manette. L'ultima volta che l'aveva visto era stata il mese prima, quando lui le chiedeva di descriverle come la piccola si comportasse e cosa facesse, limitandosi a vederla solo tramite delle fotografie che Johanna gli aveva sempre portato. I figli non potevano vedere i loro papà detenuti prima di aver compiuto due anni; era un'ordinanza davvero stupida, però qualche volta i poliziotti, spinti dalla pena per i parenti, li lasciavano passare, anche se per poco tempo.
Quando Zayn alzò lo sguardo, seguito da un'altra guardia armata, scoppiò a piangere, inginocchiandosi per terra. Johanna sentì le lacrime scenderle lungo le guance, mentre le guardie si disponevano al centro esatto della stanza per controllare la situazione. «Avete due minuti».
Johanna annuì e staccò subito la piccola, prendendola in braccio mentre sorrideva, e si avvicinò al marito che aveva le mani chiuse a coppa davanti alla faccia, la mani strette tra di loro. Zayn era dimagrito molto, le guance scavate, i capelli allungati e la barba folta sul mento, ma nonostante l'aspetto trascurato e la sua divisa arancione, Johanna lo trovò sempre bellissimo ai suoi occhi innamorati di lui, dopo che la rabbia si era andata dissipando con il tempo e la delusione che copriva però ancora parte del suo cuore. Il ragazzo sollevò lo sguardo mentre Johanna gli si accovacciava davanti, avvinanando la bambina affinchè la vedesse; la piccola d'altra parte si guardava intorno spaesata, facendo vagare gli occhietti azzurri sulle guardie dietro di lei. Zayn allungò le mani tremando, con gli occhi annebbiati dalle lacrime. «E' meravigliosa, più di quanto avessi mai potuto immaginare» disse con la voce roca mentre prendeva a fatica la bimba tra le braccia e se la stringeva al petto, riempendola di baci.
Johanna era inginocchiata davanti a loro due, con le mani appoggiate sulla gonna del vestito. «Lui è papà, Daphne».
La piccola guardò prima la mamma, poi portò gli occhi su Zayn prendendogli il ciuffo con la piccola manina, iniziando a tirarglielo. «Pa-pà..» sussurrò, facendo sorridere Zayn di cuore, con le lacrime che gli scivolavano sulle guance magre.
«Piccola mia, ti voglio un bene dell'anima» disse lui, riprendendola a baciare su tutta la faccia paffuta. Johanna gli guardava e si rese finalmente conto di quanto si assomigliassero, visti da così vicino. «Un giorno io sarò con te, te lo prometto» le sussurrò facendo strofinare i loro nasi, facendo ridere la bambina. «E scusami se pensavo saresti stata maschio» ammise facendo sorridere anche Johanna. Poi le guardie si avvicinarono prendendo Zayn per le spalle.
«Tempo scaduto» Il ragazzo riprese a piangere mentre porgeva Daphne alla ragazza, alzandosi a fatica. Le guardie presero a trascinarlo verso la porta, ma Zayn si girò verso le donne più importanti della sua vita.
«Vi amo» disse con un filo di voce.
Poi mentre la prima guardia apriva la porta, conducendolo fuori, Johanna prese la bimba e gliela mise frontale, con un sorriso triste dipinto in volto e la consapevolezza del tempo che non sarebbe mai trascorso velocemente come invece desiderava. «E noi ti aspetteremo» ammise, prima che la porta si chiudesse alle spalle di Zayn.




Spazio autrice (the last one)
Avete sentito questo rumore? E' il mio cuore in frantumi.
Non potete capire quanto io abbia amato questa storia, sebbene il finale sia così...amaro, oserei dire, ma d'altronde come sarebbe potuta andare a finire?
Ho amato ogni singolo personaggio, Johanna, Zayn, Niall, Lucie, Harry e Danny anche se sono stati poco presenti, per non dimenticare Liam e Louis che sono stati la forza motrice della vicenda.
Quando iniziai a scrivere questa storia, era solo una misera sera spesa a messaggiare e ad abbozzare..chi l'avrebbe mai detto che ne sarebbe uscita questa ff.
Non mi dilungo più di tanto perché ho ancora un altro po' di cose da dire e non vorrei annoiare più di quanto io abbia già fatto.
Vorrei ringraziare:
  • tutte le persone che hanno speso un minuto per me, facendomi sapere la loro opinione;
  • le lettrici silenziose che sono sempre state presenti ad ogni capitolo, spero che questa ff vi sia piaciuta almeno un po';
  • tutte le persone che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate, vi lovvo;
  • Elda, senza la quale non mi sarei mai divertita a scrivere questa fan fiction, la mia musa, la mia fonte di ispirazione, la voce che mi soffia continuamente nelle orecchie e anche la prima persona ad aver letto la storia di Zayn e Johanna, nonstante tutta l'antipatia provata nei suoi confronti; (come vedi, alla fine ho scritto tutto quello che avresti sempre voluto e che ormai ci tengo a dirti ahahahahahah tvb);
  • Kaya Scodelario per essere stata la mia Johanna ideale ahahahah; 
  • and last, but not least, gli One Direction, senza i quali non avrei mai scritto questa fan fiction (grazie ragazzi).

    Johanna e Zayn mi mancheranno tantissimo, così come Tell me something in generale.
    Vi voglio bene, e spero di continuare a sentirvi nelle prossime storie (fiondatevi su Nothing is like it used to be, adesso).
    Ancora grazie di tutto.
    Elisa 


                      






 

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