In the heart

di Papillon_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fearlessly and forever ***
Capitolo 2: *** Home ***
Capitolo 3: *** Blue ***
Capitolo 4: *** Courage ***
Capitolo 5: *** Love ***
Capitolo 6: *** Christmas ***
Capitolo 7: *** Without any make-up on ***
Capitolo 8: *** Pain ***
Capitolo 9: *** Beating heart ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Fearlessly and forever ***


In the heart

 

Capitolo 1

Fearlessly and forever

 

“Cerca di concentrati su qualcosa. Qualsiasi cosa, Kurt.”

 

La ragazza aveva i ricci ed e aveva la pelle scura. Era bella, bella e giovane, con una vita davanti e forse un marito che la aspettava a casa con un figlio nato da poco, pronto a prenderla tra le braccia. Kurt allungò la mano lo stesso e afferrò il polso di quella ragazza stringendolo così forte da spezzarle le ossa-

 

“Non va bene così. Torna in te Kurt. Concentrati, trova qualcosa su cui concentrarti.”

 

C'erano urla e graffi sul pavimento e tanto di quel sangue e Kurt non sapeva nemmeno cosa stava facendo però oh dio il suo sapore era così buono e improvvisamente era tutto perfetto, la tenera carne della ragazza sul palato e il sangue che era rosso e vita e tutto e lui non riusciva a fermarsi, non ci riusciva, era più forte di lui-

 

“Dì qualcosa, Kurt. Qualcosa che mi faccia capire che sei con me.”

 

E improvvisamente Kurt aprì gli occhi e non era più affamato, non era più una bestia senza mente e senza cuore solo con istinti e voglia di uccidere e senza principi e sentimenti ma era di nuovo lui, lui, Kurt Hummel, semplicemente Kurt, in uno studio medico dalle pareti bianche come il latte e di fronte c'era un medico. I contorni smisero di essere offuscati, e lui ricominciò a respirare.

“Blaine”, soffiò semplicemente, aggrappandosi a quel nome come se fosse acqua da bere.

“Come, Kurt?”

Blaine.”, ripetè Kurt, e finalmente il medico di fronte a lui sorrise, un sorriso che sapeva di tante cose insieme, e tra le tante c'era anche la speranza.

“Bentornato tra noi, Kurt.”

 

***

 

Blaine odiava il giorno del ricordo, come odiava i suoi capelli quando si svegliava al mattino o nella maggior parte dei casi le persone irritanti. Lo vedeva come un modo per ricordare a tutti quelli che erano rimasti in vita che Ehi, qualcosa fa schifo comunque, se tu sei ancora vivo e là fuori sono morte un sacco di persone.

Grugnì alzandosi da tavola e prendendo con sé la tazza di caffè che si era preparato poco prima. Suo padre era su a prepararsi per quella giornata, mentre Cooper era già uscito con sua moglie per i preparativi nel villaggio. Blaine francamente era solo stanco, stanco di tutto, di quella giornata che non era ancora cominciata, di chi avrebbe dovuto incontrare e della domande a cui avrebbe inevitabilmente dovuto rispondere.

Faceva già male.

Suo padre scese mentre si allentava la cravatta, afferrò la tazza di caffè che Blaine aveva preparato e diede una pacca sulla spalla a Blaine. Gli fece l'occhiolino, e per un attimo Blaine sentì qualcosa contorcersi al livello del suo stomaco, qualcosa di orribile e malsano.

“Oggi è un gran giorno,” gli disse George Anderson, e Blaine sorrise, sorrise perché non aveva scelta. “Sono molto fiero di quello che hai fatto, figliolo. Non dimenticarlo mai”.

Blaine aveva tanta voglia di sparire in bagno e vomitare. Si limitò ad abbassare lo sguardo e accennare un assenso, dopodichè suo padre lo lasciò andare e gli disse che si sarebbero visti in paese.

Si morse le labbra per un momento. Aveva così tanta voglia di piangere, semplicemente accartocciarsi sul pavimento e lasciare che le emozioni lo divorassero; però non lo fece. Andò in camera da letto e cominciò a prepararsi, e prima di uscire diede un'occhiata alla foto che ritraeva lui e Kurt insieme, poco prima del matrimonio. Erano stati così felici in quel periodo - a Blaine gli scoppiava ancora il petto quando ci pensava.

Però adesso aveva perso Kurt per sempre, e quello non cambiava, non poteva cambiare. Blaine si chiese un giorno quel dolore sarebbe semplicemente potuto sparire, ma si rendeva conto che continuava ad aumentare, ora per ora, giorno per giorno.

No, non avrebbe mai smesso di spezzarlo.

 

***

 

“Quindi, cosa sei tu?”

“Uno zombie.”

“No, Kurt. Lo abbiamo ripetuto insieme mille volte. Cosa sei?”

“Uhm. Sono affetto dalla sindrome da...da decesso parziale? Significa che sono sostanzialmente un morto che cammina”.

“Sei molto più di questo.”, lo corresse il dottore. “Sei praticamente guarito, Kurt. Tutto ciò che non ci aspettavamo succedesse l'anno scorso, quando sei arrivato qui.”

Kurt annuì, incapace di essere entusiasta della cosa. Si grattò una guancia distrattamente e tornò a torturarsi le dita.

“Come vanno gli incubi, Kurt?”

“Uhm...sono ancora molto vividi”, sussurrò Kurt, grattandosi i polsi. “Voglio dire, mi...mi capita spesso di sognare questa...questa ragazza, lei- lei è stata la mia ultima vittima. Prima che arrivassi qui.”

“Certo”, disse il medico. “Però tu sai che adesso non saresti in grado di ferire nessuno.”

“Questo non cambia il fatto che le abbia strappato la pelle. E mangiato il cervello.”, disse senza mezzi termini Kurt, facendo trasalire l'uomo di fronte a lui. Riuscì a ricomporsi in fretta, comunque, e gli sorrise.

“Quello che hai fatto prima di essere portato in terapia...”

“...è una conseguenza diretta della mia precedente natura.”, concluse per lui Kurt, che ormai aveva imparato quella cantilena a memoria. “Il mio cervello e il mio cuore non funzionavano correttamente, impedendomi di fare la cosa giusta. Per questo uccidevo e mi nutrivo delle persone, già. Per sopravvivere, mi dicono. Gran bello schifo.”

“Ottimo, vedo che hai studiato.”, si congratulò il signor Brown, facendogli l'occhiolino. Scrisse qualcosa su un blocchetto degli appunti che dopo porse a Kurt.

“Senti, credi...credi di essere pronto di tirare fuori l'argomento di cui avevamo parlato?”

“No.”, disse cautamente Kurt. Si morse la lingua, giocherellandoci. “Ma tanto so che dobbiamo farlo comunque”.

Il signor Brown sorrise e distolse lo sguardo. “Senti Kurt, la terapia è finita. E' andata a buon fine, sei guarito, sei pronto. Stai bene. Hai tutto riacquistato tutto ciò che era tuo, compreso il tuo sarcasmo e quel culetto da favola”. Già, il dottor Brown era gay, bell'affare. “...Non vedo perché non dovresti tornare a casa da tuo marito.”

Kurt si dondolò sulla sedia come un bambino troppo piccolo e vulnerabile. “Non posso fargli questo”.

“Fargli cosa?”

“Costringerlo ad accettare...questo. Me. Quello che sono diventato.”

“Dovresti dargli la possibilità di scegliere, Kurt.”

“Ho sposato mio marito perché lo conoscevo meglio di quanto conosca me stesso, e se c'è una cosa che so è che lui proverebbe a farlo. Ad amarmi comunque. E io non voglio che mi ami, non più.”

“E perché mai?”

“Perchè sono un fottuto mostro.” sussurrò Kurt. “E io non voglio che Blaine ami un mostro.”

Il signor Brown respirò profondamente, poi accarezzò le pagine del suo diario. “E tu credi che lui non sia in grado di andare oltre la superficie? Oltre il tuo aspetto, intendo.”

“Non si tratta solo dell'aspetto. Si tratta di quello che ho fatto. Un cadavere prima di marcire fuori marcisce dentro, Brown. Ed è questo che sono. Marcio. Non c'è più niente da amare in me.”

“Capisco.” sbuffò il dottore. “La cazzata del salvarlo da ciò che sei.” grugnì, e a quel punto le mani di Kurt tremarono.

“Non ti azzardare a pensare che io non sappia cosa è meglio per l'uomo che amo praticamente da una vita.”

“Sai cosa? Probabilmente no, Kurt, non lo sai cos'è meglio per lui. Il tuo è un gesto egoista, e stai dando per scontato che lui non ti amerebbe comunque. Stronzate. Blaine è il motivo per cui sei entrato in terapia. Blaine è la persona che ti ha permesso di essere qui. Blaine ti ha salvato, anche se non era fisicamente presente.” sbottò il signor Brown. “Quindi no, non è questo il vero motivo. Quindi ricominciamo da capo, va bene?”, una pausa, una pausa in cui gli occhi del medico scavarono fino in fondo, alle radici del cuore di Kurt. “Perché non dovresti tornare da tuo marito, Kurt?”

E Kurt a quel punto si morse le labbra e si porto entrambe le mani sul volto. Respirò a fondo per diversi minuti, forse ore intere, non seppe nemmeno capirlo. Non voleva dimostrarsi così debole, non voleva far vedere nulla dei sentimenti che gli appartenevano, ma quello era ciò che gli succedeva quando si trattava di Blaine. Cambiava ogni cosa. E lui dio- aveva così paura, una paura che bruciava nelle vene e gli toglieva il respiro e come adesso, non gli lasciava altro che piangere. Un pianto lacerante con piccoli singhiozzi e gemiti che nascevano dal nulla.

“Ho paura.” ansimò, il respiro che lo abbandonava insieme alle lacrime e alle parole. “Ho paura che mi abbia lasciato andare. Ho paura che possa odiarmi.”, disse, e poi pianse, pianse a fondo, come non faceva da tempo, e Kurt quasi non ricordava come si facesse a piangere. Era una sensazione di svuotamento, come se un pezzetto di te decidesse di andarsene e lasciarti un buco nel petto. Era doloroso, più doloroso della fame e della sete.

“Ora è tutto più chiaro.”, disse il dottor Brown, sistemandosi gli occhiali sul naso. Osservò il corpo di Kurt, ormai tutto rannicchiato sulla sedia, e si sporse leggermente sulla scrivania per poterlo guardare. “Però sai Kurt, c'è solo un modo per scoprire se le tue lacrime hanno un senso.”

I singhiozzi di Kurt si trasformarono in qualcosa di più delicato, e dopo poco trovò la forza di alzare il mento e osservare il signor Brown di rimando.

“Quale?”, soffiò ma era già piuttosto ovvio nella sua testa. L'intelligenza era una delle prime cose che era tornata insieme al resto.

“Diciamo a Blaine che sei guarito.” disse infine lui. “E vediamo quale sarà la sua scelta.”

 

***

 

Blaine aveva deciso di arruolarsi poco dopo la morte di sua madre.

Non era una decisione di cui andava fiero, ma quello della morte di sua madre era stato un periodo in cui in casa c'erano rabbia e delusione e lacrime ovunque cercasse, e quando Blaine si era guardato dentro aveva capito che stava morendo. Che aveva bisogno di qualcosa per sentirsi vivo, perché altrimenti si sarebbe lasciato andare, e non poteva fare quello a suo fratello e a suo padre.

Per cui decise semplicemente di diventare un soldato e andare a combattere. Era tutto un gran bel casino da quando il virus aveva colpito anche la parte di Nazione dove vivevano loro, ma Blaine non ci aveva messo molto a trovare un buon posto. Imparò a sparare e a muoversi veloce, e poi semplicemente partì e venne spostato in mille luoghi diversi, perché avevano bisogno di gente capace di difendere praticamente ovunque.

Sua madre era stato uccisa da uno di loro.

Sarebbe stato eroico dire che Blaine lo faceva per vendetta. Insomma, uno zombie mi ha ucciso la madre per cui adesso di conseguenza io uccido loro. No, non era andata propriamente così. In parte all'inizio l'aveva usata come scusa, ma in battaglia, quando alzava il fucile e puntava contro uno di quei cosi, sentiva dentro un senso di vuoto, come se non si trovasse nel posto giusto.

Era perché in realtà provava pena. Nessuno decideva di diventare come loro, succedeva e basta se venivi infettato dopo la morte. Blaine non aveva studiato molto a riguardo, ma sapeva che quando diventavi così non potevi scegliere cosa essere. O cosa fare. C'erano pochi istinti a guidarti, come fame e sete e sopravvivenza, ed era l'unico codice che conoscevano. Quindi non facevano del male alle persone perché lo volevano, ma sostanzialmente perché non avevano scelta. Questo purtroppo non li rendeva meno pericolosi, ed era uno dei tanti motivi che aveva spinto Blaine ad andarsene di casa e uccidere quelle...quelle cose.

Quello principale era perché suo padre era a capo del suo villaggio, e credeva fermamente che quelle creature andassero eliminate dalla faccia della terra.

Oggi era il giorno del ricordo, perché ormai era un anno che erano finite le battaglie. Suo padre avrebbe parlato al pubblico, avrebbe ringraziato i soldati per aver scelto di andare a combattere, e poi avrebbe guardato Blaine fieramente negli occhi ripetendogli all'infinito quanto fosse orgoglioso di lui.

Erano anche due anni e mezzo che Kurt se n'era andato per sempre.

 

***

 

“Ehi, scusami, sono nuovo qui.”

“Sono Blaine.”

“Kurt.”

 

 

“Mi emozioni.”

“Dovremmo...dovremmo fare pratica.”

“...Credo che la stessimo già facendo”.

 

 

“Mi togli il respiro, Blaine. E prima, quando eri su quel palco e ti muovevi, io...io ero così fiero di essere il tuo ragazzo.”

“Lo spero. Voglio che tu lo sia.”

 

 

“Quindi, Kurt Hummel, mio incredibile amico, mio unico e vero amore...vuoi sposarmi?”

“...Sì. Sì.”

 

***

 

Blaine oltrepassò Rachel ed entrò nella stanza in cui Kurt si stava preparando senza bussare. Non poteva stare senza vederlo proprio adesso, era contro ogni logica, dio, e moriva dalla voglia di vederlo arruffato e spaventato e su di giri.

Kurt si stava specchiando, e Blaine si innamorò di lui tutto da capo.

Blaine!”, gridò Kurt quando lo vide attraverso lo specchio. I loro occhi furono attraversati da un luccichio che smosse le membra per arrivare al cuore, e improvvisamente Blaine era dietro Kurt e gli stava baciando i capelli, il pezzetto di collo scoperto, la nuca.

Dei, noi- noi non possiamo fare questo.” trillò Kurt, accennando una risata. “Non mandarmi a monte il matrimonio. Non potremmo vederci adesso-”

Dì che invece sei felice che io sia qui” sbuffò Blaine, avvolgendolo da dietro. Kurt assottigliò le palpebre.

Certo che sono felice che tu sia qui, ma non dovresti essere con me adesso. Le regole-”

Non c'è mai stata nessuna regola, tra di noi.”, sussurrò Blaine, baciandogli il punto di pelle dietro l'orecchio. “Non saremo sfortunati, perché noi siamo speciali”.

Kurt a quel punto ridacchiò e strinse le braccia attorno a quelle di Blaine.

Ti batte il cuore fortissimo. Lo sento contro di me.”

Ho paura che qualcosa vada storto.”

Ehi, niente andrà storto. Non fare il pessimista, Blaine Devon Anderson.”

Okay.” sussurrò lui di rimando. “E se sbaglio qualcosa? E se ti deludo?”

Troverò il modo di amarti comunque, come ho sempre fatto. Inoltre”, sussurrò Kurt piegando la testa “Credo fermamente che tu non possa deludermi.”

Si cullarono per un po', fermi a fissarsi e nient'altro.

Stai per diventare mio marito.”

Dio, Blaine. Sembra una favola, vero?”

Tu sei una favola. La mia favola.” soffiò. “Grazie di essere la mia anima gemella, Kurt Elizabeth Hummel.”

Grazie a te di avermi salvato la vita in un milione di modi diversi.”

Lo sai che non è vero.”

Tu puoi non crederci, ma tanto adesso ho tutta la vita per farti cambiare idea.” sussurrò Kurt. Si voltò per un piccolo bacio sulle labbra, un tocco fugace e veloce e da togliere il fiato.

Mi amerai qualunque cosa succeda, Blaine?”, chiese Kurt, e c'era concentrazione in quei meravigliosi occhi di mille colori diversi, affetto e devozione, come se non potesse essere in nessun posto tranne che nelle braccia di Blaine.

Senza paure e per sempre”, rispose Blaine, e quello era un loro piccolo rituale. Ripetere le parole che Blaine aveva usato nella proposta per promettere a Kurt che sarebbe durata per sempre, e anche oltre quello se esisteva.

Si separarono, e Blaine si morse il labbro mille volte prima di lasciare che Kurt finisse di prepararsi.

Ti amo, Kurt. Non immagini neanche quanto.”

Per fortuna avrai tutta la vita per darmene un'idea.”

 

***

 

La manifestazione era durata poco, giusto il tempo di vedere tutto quello che Blaine si era aspettato di vedere. Si era seduto accanto a Cooper e a sua moglie, e per tutto il tempo suo padre aveva sorriso loro come se quello che stessero facendo fosse una cosa carina, una cosa accettabile – quando invece Blaine si sentiva accarpionare la pelle sempre di più ogni minuto che passava. E' bello salvare il mondo, ripeteva suo padre, e la folla applaudiva, e la cosa più triste era che magari nemmeno capivano il motivo per cui lo facevano, per cui erano lì. Magari nemmeno avevano tentato di capirli, i non-morti.

Blaine era stanco quando tornò a casa, si lasciò dare qualche pacca amichevole da Cooper sulla spalla – Coraggio fratellino, lo sai com'è fatto papà – e poi li aveva lasciati per poter tornare a casa da solo, lontano da tutti e da tutto, da quel mondo così lontano e inutile e diverso da non sentirlo più attorno alla pelle.

Fu in quel momento che ricevette quella telefonata.

La telefonata che cambiò la sua vita per sempre.

 

***

 

Ho paura, Blaine.”

Lo so. Ne ho tantissima anche io.”

Sentivano un'insistente vociare provenire dall'altra parte della porta, continue urla di persone che davano ordini con rabbia e impazienza e qualcos'altro, qualcos'altro che sembrava panico, quel panico che smuoveva la gente e avvelenava il cuore e le menti. Kurt si strinse più forte a lui, rannicchiandosi e facendosi piccolo contro il suo corpo, e Blaine gli baciò i capelli.

Ehi. Andrà tutto bene.”

Tutte le case dei loro quartieri erano state evacuate e a loro non era stata data alcuna spiegazione, se non che per il momento era vietato uscire e allontanarsi da quella zona isolata della città in cui erano stati portati. Un buco umido sottoterra in cui erano state ammassate tantissime famiglie, tra cui quella di Blaine e quella di Kurt. Virus, avevano sentito dire, tra un mormorio spaventato e l'altro. Trasforma e rende diversi, avevano detto alcuni, ma purtroppo non era concesso loro sapere altro.

Kurt era aggrappato alla sua maglietta come se da quel gesto dipendesse la sua intera vita. Erano giovani, così giovani; erano sposati da qualche mese e il loro amore era ancora piccolo, inesperto eppure così forte, così forte da bruciare e lacerare ogni piccolo dubbio, ma in quel buco privo di luce, pieni di paura e troppi se e forse, avevano sentito per la prima volta la paura di perdersi.

Cosa sta succedendo, Blaine?”

Blaine appoggiò la fronte sui capelli di Kurt e chiuse gli occhi, e per un attimo desiderò avere la forza di portare Kurt lontano, in un posto dove esisteva solo bellezza e perfezione, proprio come bello e perfetto era lui.

Non lo so, Kurt” ammise, versando una lacrima, perché la verità, quella sporca e inutile e dannata verità, era che Blaine non era così forte. “Non lo so, perdonami.”

 

***

 

“Pronto?”

“Salve, parlo con il signor Anderson?”

Blaine non aveva nemmeno più la forza di correggere il proprio cognome. Dall'altra parte, una voce pungente, meccanica e femminile.

“Sì, sono io.”

“Le parlo dall'istituto di cure di Santa Monica, Ohio. Ci occupiamo di casi affetti di PDS, cioè sindrome da decesso parziale.”

Blaine sentì il suo respiro accelerare. Aveva sentito troppe poche volte quella parola in vita sua – letta in insegne e opuscoli e non so, qualcosa di pubblicitario, forse? Anche se era assurdo a pensarci bene - e francamente non sapeva nemmeno come averci a che fare.

“Non capisco.”, ammise piano, la voce come un soffio. Le mani tremavano e Blaine quasi si vedeva, lì al telefono con gli occhi spalancati e pieni di paure.

“Signor Anderson, in questi casi penso che sia necessario andare dritti al punto. C'è qualcosa che deve sapere.”

“Qualcuno sta male? Riguarda, non so...Burt Hummel? Ha avuto un infarto diversi anni fa e forse ora...”, Blaine non sapeva davvero continuare, perchè la verità era che non sapeva più niente di Burt. Non da quando Kurt non c'era più.

“No, Blaine.”, lo corresse la donna, e per la prima volta Blaine scorse dolcezza nella sua voce. Era controllata, impregnata di un netto dolore, e forse fu in quel momento che Blaine capì che la sua vita stava per cambiare.

“Si tratta di suo marito. Si tratta di Kurt.”

 

***

 

Kurt e Blaine erano nudi e intrecciati nel letto ed erano belli quei momenti, quei momenti in cui erano appena venuti ed esistevano solo loro e sentivano il bisogno fisico di imprimersi l'altro sulla pelle e allora si avvicinavano e si stringevano come se volessero entrare l'uno nell'altro, ma non c'era più sesso, c'era solo pace, pace e serenità e qualcos'altro, qualcosa di grande e di devoto nel modo in cui si guardavano accarezzando porzioni di pelle e spostavano capelli ribelli.

Voglio un figlio con te”, sussurrò Blaine a un certo punto, strofinando il naso contro quello di Kurt. Questo alzò un sopracciglio.

Beh, lo sai che questo non è il metodo giusto, vero?”, Kurt ridacchiò, e Blaine si beò della sua risata, pensando che assomigliasse al tintinnio di una campanella.

No, seriamente. Voglio che allarghiamo questa famiglia.”, ripeté Blaine seriamente. Kurt si morse il labbro, gli occhi piccoli e feriti, e scivolò via dalle sue braccia.

Ne abbiamo già parlato, Blaine.”

Forse non abbastanza.”

A quel punto Kurt si alzò dal letto, meravigliosamente nudo e con le linee del corpo perfettamente distese a formare solchi e netta bellezza e perfezione, e Blaine si perse a guardarlo. Poi Kurt si infilò i boxer e indossò una lunga vestaglia e sparì, e il cuore di Blaine piano piano di distrusse.

Si rivestì anche lui con qualcosa di veloce, e poi lo raggiunse in cucina. Lo trovò sul divano, i capelli in tutte le direzioni e rannicchiato sul bordo, lì a mordicchiarsi le labbra.

Pensi che non siamo pronti?”

Non è quello, Blaine.”

E allora cos'è? C'è un problema, Kurt. Ne dobbiamo parlare.”

Blaine si sedette accanto a Kurt, più vicino possibile, per sentire il calore delle sue membra e per essere sicuro che andasse tutto bene. Kurt non lo guardò, ma nemmeno tentò di allontanarlo.

Non adesso, Blaine.”

Vedi Kurt? Mi stai allontanando. Non riesco a capire cosa c'è che non va, se il problema sono io, siamo noi, perchè tu mi allontani e non vedi quanto questo mi ferisce.”

A quel punto Kurt lo guardò, gli occhi pieni di paure e tristezza e Ti prego scusami, e Blaine allungò una mano per accarezzargli piano una guancia.

Dio, piccolo. Fammi avvicinare. Ne ho bisogno.”

Kurt annuì e si avvicinò a Blaine per farsi stringere, e fu bello quell'abbraccio, perchè c'erano ancora dei pezzi di pelle scoperta in Kurt e Blaine li coprì con il proprio corpo, proteggendolo e promettendogli che non sarebbe cambiato nulla.

Non vuoi una famiglia con me?”

Dio Blaine- no. Non pensarlo nemmeno per un secondo. Non ti azzardare.”

E allora cos'è?”

E'...è complicato.”

Mettimi alla prova.”, sussurrò Blaine tra i suoi capelli. Sentì Kurt sospirare e farsi ancora più piccolo, ed era così vuoto e vulnerabile in quel momento, con una parola lo si poteva spezzare.

C-certo che voglio una famiglia con te, Blaine.”, sussurrò, e non c'era altro che certezza nella sua voce. “Certo che lo voglio. Lo voglio da sempre, da prima che ci fidanzassimo. Forse da prima che tu ti innamorassi di me – e no, non dirmi che te lo sto rinfacciando, è la pura verità. E' una cosa che ha sempre fatto parte di noi, e dio- tu saresti un padre meraviglioso, Blaine. Muoio dalla voglia di vederti con mio figlio o mia figlia tra le braccia.”

Blaine gli baciò una tempia, sperando di alleviare il dolore. “Ma?”

Ma.”, sussurrò Kurt. Giocherellò con le sue stesse dita e non guardò mai Blaine negli occhi. “Ma, quella piccola e assurda e dolorosa parola.” disse piano, e poi si prese il suo tempo per parlare. “...Ma non credo di volerlo fare in questo mondo, Blaine.”

Blaine si morse il labbro, le lacrime che minacciavano di uscire.

Possiamo superarlo, sai? Possiamo farlo insieme.”

Non sto dicendo che non mi fido di noi, Blaine. Di quello che abbiamo. Io l'ho sempre voluta questa famiglia con te, e dio, anche se è così piccola è perfetta, perfetta Blaine. Tu la rendi tale. Ma adottare un bambino adesso, Blaine...non posso fare questo a mio figlio. Non posso crescerlo in questo mondo pieno di mostri e virus e paura.”

Lo sai che il mio non è un capriccio, vero?”, sussurrò Blaine, allacciando le proprie dita a quelle di Kurt. “Non voglio un figlio perchè mi sento incompleto. Lo voglio perchè penso che è qualcosa che fa parte di noi, di quello che siamo sempre stati.”

E lo è.”, sussurrò Kurt. “Lo è, Blaine, ma questa volta non ce la faccio. Non ce la faccio ad essere così forte, non ce la faccio a sorridere a un bambino e dirgli che andrà tutto bene quando so che non andrà tutto bene. Odiami per questo, Blaine, puoi farlo, credo che ti capirei. Va bene se lo fai, ci ho portato via una cosa che abbiamo sempre desiderato.”

E Blaine a quel punto raccolse il volto di Kurt e impresse un bacio lento e umido sulle sue labbra, e quando si staccarono Blaine lo guardò fin dentro l'anima e gli sorrise.

Sei pazzo se pensi che possa odiarti.”

Forse dovresti.”

Forse dovrei baciarti e farti stare zitto.”, borbottò Blaine baciandolo di nuovo, velocemente stavolta, e ridendo dopo. “So perchè lo stai facendo. E forse tu credi di non essere forte, ma quello che hai deciso mi dimostra ancora una volta quanto tu lo sia. Infinitamente.”

Kurt si rannicchiò sul corpo di Blaine, distendendosi e facendosi accarezzare piano i capelli.

E se un giorno mi portassi rancore?”

Perchè mi hai fatto aprire gli occhi? Kurt, non essere ridicolo.”

Non sono senza cuore Blaine, per me è difficile dire di no a una cosa che voglio da quando avevo otto anni.”

Ehi, lo so. Lo so. Tu pensi che non me ne renda conto, ma conosco ogni sfumatura dei tuoi occhi. So quando sei devastato, e ho anche imparato a riconoscere quando hai ragione senza arrabbiarmi. Grazie al cielo non ho più diciassette anni.”

Kurt ridacchiò. “Ti amavo tantissimo già allora.”

Lo so, ti amavo anche io. In quel modo pazzo e buffo e sdolcinato eppure meravigliosamente perfetto”.

Blaine, tu sei ancora pazzo e buffo e sdolcinato, la maggior parte delle volte.”, ammise piano Kurt, accarezzandogli un ginocchio. “E meravigliosamente perfetto, soprattutto quando non ti arrabbi.”

Risero, risero di gusto e si accarezzarono e rimasero fermi sul divano rannicchiati ancora un po'.

Quindi, io e te e basta”, sussurrò Blaine a un certo punto. Kurt percepì il proprio cuore contrarsi.

Io e te e basta.”

Una piccola pausa in cui si udivano solo i loro respiri.

Blaine?”

Mmmmh?”

Lo sai che se fossi forte abbastanza ti darei un nuovo mondo, vero? Un mondo senza paura in cui potremmo crescere i nostri figli come abbiamo sempre desiderato.”

Blaine abbassò il suo corpo per avvinghiarlo a quello di Kurt, ed erano un groviglio di arti e braccia e gambe, la fronte di Blaine sul collo di Kurt.

Lo so piccolo. Credimi, lo so.”

E dopo qualche minuto, insieme, scoppiarono a piangere. Sempre in quello strano groviglio in cui le lacrime si mescolavano e levigavano la pelle che si scontrava dolcemente.

Piansero tutta la notte, e si addormentarono abbracciati il mattino dopo, ancora sul divano della loro cucina.

 

***

 

Blaine corse in bagno, e fece appena in tempo a piegarsi vicino al water prima che il suo stomaco si lacerasse definitivamente. Ci vomitò dentro tutto il caffè di quella mattina, l'incredulità, la sua stessa anima, finchè non sentì più di avere ogni briciola di fiato. Forse a un certo punto perse i sensi perchè davvero, non sentiva più alcun contorno di ciò che lo circondava, il suo stesso corpo aveva perso consistenza, ed era come volare.

Kurt.

Non era possibile. Blaine doveva respirare, solo concentrarsi e respirare e dire a sé stesso che non era possibile che quello stava succedendo-

Kurt è vivo.

Aveva bisogno di aria, aria nei polmoni che fosse fresca e netta e lacerante e che gli ricordasse il motivo per cui viveva, e quindi doveva solo concentrarsi su quel naturale movimento dentro e fuori dentro e fuori dentro e fuori-

E' guarito, ci sono delle procedure da seguire ma se lei è d'accordo può tornare a casa-

Ti prego è uno scherzo il mondo non è un posto così crudele vero Kurt Kurt Kurt ho così bisogno di te ho solo bisogno che tu mi dica cosa devo fare perchè mi hai lasciato perchè mi sei mancato come l'aria e mi sono distrutto e adesso sei vivo io cosa dovrei fare-

Mi amerai qualunque cosa accada, Blaine?

E a quel punto Blaine smise di esistere e si lasciò semplicemente andare, accasciandosi sul pavimento, il mondo che improvvisamente diventava buio.

 

***

 

Blaine?”

Mmmmh?”

Tu li...li odi questi non-morti?”, chiese Kurt un giorno, mentre stavano cenando, i rumori della tv in sottofondo. Blaine aggrottò la fronte, non sapendo bene cosa dire.

Non lo so, Kurt. Credo di non averci mai pensato abbastanza.”

Kurt si mise in bocca un pezzetto di pomodoro. “Io non credo di odiarli, Blaine.”

E' nobile come pensiero.”

Sto studiando i loro comportamenti, sai...guardo un po' di notizie di qua e di là, e loro...loro non uccidono perchè vogliono. Non hanno scelta.”

Kurt, fanno del male alle persone.”

Lo so, non sto dicendo che sono innocenti. Sto dicendo che hanno una giustificazione.”

In te è concentrato tutto il bene del mondo, amore mio. Lo so che non ci riesci ad odiarli.”

Vorrei che non lo facessi nemmeno tu.”, sussurrò Kurt alzando piano lo sguardo. “Non hanno deciso di essere così, Blaine. Ce l'avevano anche loro un cuore, e magari un marito che preparava loro un'insalata buonissima.”

Blaine rise a quel complimento. “Okay. Proverò a...a capire, Kurt.”

Kurt sospirò. “Un giorno potrebbe succedere a noi, Blaine.”

Non dirlo neanche per scherzo, Kurt.”

Può succedere a chiunque. Non sono pessimista, dico solo ciò che è reale.”

Kurt, smettila. Ti prego.”, e gli occhi supplichevoli di Blaine avevano messo la parola fine all'insistenza di Kurt.

Scusami.”, soffiò a quel punto, abbassando la testa. “Credo solo di aver bisogno di sentirti dire che non succederà, e che sono pazzo e assolutamente macabro ad avere questi pensieri.”

Blaine accennò un sorriso, un sorriso pieno di affetto e qualcos'altro, qualcosa che assomigliava a disperazione, come a dirgli Non pensarci nemmeno a queste cose perchè non posso e non voglio vivere senza di te.

Non succederà.”, confermò Blaine allungando una mano per appoggiarla a quella di Kurt. “E tu sei pazzo e assolutamente macabro ad avere questi pensieri.”

 

***

 

Blaine fu svegliato da una mano calda sulla fronte e una voce familiare, una voce insistente e netta e spaventata, e quando aprì gli occhi desiderò di non averlo fatto, desiderò di dormire per sempre e non avere un cuore pulsante che praticamente scoppiava nel petto.

“Mi stai spaventando a morte, Blainey.”, sussurrò dolcemente Cooper. “Ho mandato Sarah a prendere delle cose in farmacia. Dio- sono tornato e c'era questo casino in bagno e tu disteso lì per terra...mi è preso un colpo.”

Cooper lo abbracciò nonostante Blaine fosse ancora disteso sul divano, e Blaine sentì una fitta di dolore allo stomaco, e poi al petto, il punto in cui batteva il cuore. A quanto pare stava continuando a vivere. A quanto pare un corpo poteva provare tutto quel dannato dolore.

“Blaine, dì qualcosa.”, sussurrò Cooper, spostandogli un riccio dalla fronte. “E' per il giorno del ricordo? Lo so che è difficile Blaine, ma adesso ti metti a letto e io dico al papà che non ti puoi muovere, e che si fotta. Dio, lo sa che oggi è il suo giorno.”

Il suo giorno. Il giorno di Kurt, l'anniversario della sua morte. Blaine sentì il cuore scoppiare.

“Coop”, gracchiò, afferrandogli un braccio con così tanta forza da lasciargli i segni.

“Santo cielo, Blainey.” sussurrò Cooper. “Sembra che hai visto un fantasma.”

“Coop, sto soffocando.”

“Respira, Blainey”, disse dolcemente Cooper, aiutandolo a mettersi a sedere. “Respira, avanti, da bravo”.

“Coop, è troppo, mi...mi sembra di non respirare e ho solo bisogno di...”, Blaine chiuse gli occhi di scatto “Non- non ci riesco, non ce la faccio, voglio solo che smetta, che tutto questo dolore smetta, fallo smettere.”

“Okay, chiamo qualcuno”, disse fermamente Cooper, alzandosi per prendere il cellulare che aveva lasciato sopra la mensola. Digitò qualche numero prima che Blaine gli afferrasse entrambe le mani.

Guardò dritto nelle iridi di suo fratello, così chiare e diverse dalle sue, e lo supplicò di capirlo, lo supplicò di scavare a fondo e salvarlo.

“Kurt.”, sussurrò.

“Kurt? Blaine, dio, dimmi cosa devo fare.”

Kurt.”, ripetè Blaine, calde lacrime che cominciavano a scendere. “K-Kurt.”

“Blainey...”, soffiò Cooper, posandogli una mano aperta sulla schiena. “Lo so che è difficile, lo so che ti manca, ma...prova a respirare, va bene? Andrà tutto bene, troveremo il modo.”

“Coop.”, sussurrò disperatamente Blaine tra i singhiozzi, aggrappandosi alla maglietta di suo fratello. “E' vivo, Coop. E' vivo.”

Cooper ansimò, un suono che assomigliava a un rantolo. “C-cosa...dio Blaine è meraviglioso, ma come- come...”

“E' uno di loro, Coop.”, ammise Blaine a quel punto, lasciandosi andare tra le braccia di suo fratello. Non piangeva in quel modo da quando era morto Kurt, pochi mesi prima che anche sua madre li lasciasse. “E' uno di loro, eppure non me ne frega niente.”

 

***

 

“Di che colore avevi gli occhi?”

Kurt era in fila per raccogliere le lenti a contatto e un set di materiali per la pelle che la aiutasse a mostrare il suo aspetto più naturale. L'infermiere davanti a lui lo guardava con aria impaziente e sembrava avere fretta, e a Kurt piaceva rendere difficile le vite degli altri, soprattutto quando erano degli emeriti cazzoni.

“Diamoci una mossa. Di che colore avevi gli occhi? Marroni, verdi, azzurri?”

“Un miscuglio tra il grigio, l'azzurro tendente al blu e il verde.” sussurrò Kurt. “Con una sfumatura di giallo vicino alla pupilla.”, aggiunse.

Proprio come gli diceva sempre Blaine.

“Smetti di fare lo spiritoso. Blu andranno benissimo.”

Kurt accettò le scatole con le lenti a contatto e i cosmetici per la pelle, borbottando un “coglione” a fior di labbra, e poi uscì dalla fila. Gli si avvicinò un'infermiera, la sua preferita, quella che si chiamava Brittany.

“Ci dispiace per il colore dei tuoi occhi. Le lenti purtroppo non potranno ridarti il tuo colore naturale”.

“Non che me lo aspettassi.” borbottò Kurt. “Volevo solo dargli del filo da torcere.”

Brittany ridacchiò, quella risata delicata che assomigliava a un tintinnio di campanellini. Poi gli accarezzò piano i capelli.

“Mmmh, sono piuttosto lunghi.”, commentò dolcemente. “E' ora di tagliarli”.

Kurt annuì e andò a sedersi con Brittany su una panchina. Rimasero a fissare la fila di persone – persone, potevano davvero essere chiamate così? - scorrere davanti a loro. Kurt a un certo punto prese un bel respiro e decide di parlare.

“Avete...uhm, chiamato Blaine?”

“Sì, Kurt. Proprio stamattina.”

Una pausa in cui Kurt percepì il proprio cuore diventare pensante.

“E?”

“Nessuna notizia certa, per adesso.”

“Ma avrà detto qualcosa. Deve aver detto qualcosa, Brittany.”

“A me non è concesso saperlo.”, ammise. “Ma se ci saranno delle novità mi assicurerò di venire a dirtelo.”

Kurt si mordicchiò le labbra e cominciò a torturarsi le mani.

“Lui non verrà, vero?”

“Cosa te lo fa pensare?”

“Avrebbe detto qualcosa. Qualunque cosa. E' spaventato, non verrà. L'ho ferito troppo.”

“Lo hai ferito...Kurt. Quello che ti è successo non è colpa tua, e Blaine lo sa. Fidati di lui.”

“Io mi fido di lui completamente.”, ammise Kurt piano. “Ma è difficile amare un mostro, Brittany. E' difficile amare una persona che ti ha strappato il cuore andandosene.”

“...prova a credere che lui sia forte abbastanza.”

“La forza a volte non basta, Brit. Venire a riprendermi sarebbe come strapparsi un pezzetto di cuore. Doloroso e controproducente.”

Brittany calciò via qualcosa di invisibile agli occhi di Kurt.

“Se tu fossi Blaine e Blaine fosse quello che sei tu, avresti rinunciato a lui?”

“Non si tratta di rinunciare, Brit-”

“Rispondi alla domanda.”

In realtà Kurt non doveva nemmeno pensarci sopra più di tanto.

“No. Mai.”

Brittany sorrise. “Allora credo che tu abbia la tua risposta.”

 

***

 

Blaine era in camera a fissare il vuoto, le parole che gli aveva detto suo padre che gli rimbombavano nelle orecchie e spezzavano a fondo la carne, come se fosse un coltello – E' una situazione difficile figliolo, ma ti rendi conto che va contro i nostri principi, e adesso lui è esattamente come gli altri, pericoloso e insignificante.

Kurt. Il suo Kurt, pericoloso e insignificante.

Mai. Kurt è perfetto e meraviglioso e bellissimo e tu, dio, tu non ti devi permettere-

Ma non aveva risposto così. Si era limitato ad annuire, in silenzio, il labbro inferiore che tremava come mai in vita sua.

“Lo lascerò andare, papà.”, aveva sussurrato Blaine.

“Bravo, Blaine. So che puoi farlo, lo hai già fatto una volta. E' la scelta giusta.”

E poi era corso in camera sua, lì rannicchiato in un pezzo di letto con la fede in mano e la loro foto, la foto del ballo scolastico del loro senior year, quella in cui Kurt sorrideva così serenamente mentre ballavano vicini e senza paure, Blaine con tutti quei riccioli che svolazzavano verso l'alto. L'accarezzò con la punta delle dita e lasciò che qualche lacrima cadesse, calda e lenta, piccole gocce che solcavano le sue guance fresche. Non si curò nemmeno di scacciarle via, le tenne lì come un promemoria.

E dopo diversi minuti la porta della sua camera si spalancò e Cooper era lì, gli occhi enormi e quella sua dannata abitudine di puntare il dito.

Tu”, disse fermamente “Tu non puoi aver detto sul serio. Non puoi rinunciare a lui così.”

“Coop...”

“No, ti ho sentito, con papà! Ascolta, lo so che sarebbe un casino pazzesco, ma non puoi lasciarlo andare. Non puoi, lui...lui lo avrebbe fatto per te. Dio, già me lo immagino Kurt che combatte contro il mondo per venire a riprenderti. Sei. Il. Suo. Fottuto. Marito. Blaine.”

“Coop.”, sussurrò Blaine, un soffio più che altro. Era così stanco, così tanto da credere di potersi addormentare, ma doveva resistere. “Io non lo lascio andare.”

Gli occhi di Cooper si allargarono di poco.

“Cos- davvero?”

“E' l'amore della mia vita, Cooper.”, disse semplicemente Blaine, e sperò che quello bastasse. “L'ho perso una volta, non ho alcuna intenzione di perderlo di nuovo.”

Cooper annuì. Afferrò la sedia che era sistemata vicino alla scrivania e ci sedette sopra, mettendosi di fronte a Blaine.

“Dio, quindi...lo fai davvero?”

“Lui lo avrebbe fatto per me.”

“Ma non lo fai per questo. Perchè devi.”

“No. Perchè voglio. E perchè non ho scelta. E in qualche modo non mi interessa averla.”, sussurrò Blaine. “Lo rivoglio indietro. Dio, rivoglio lui, la mia vita con lui, rivoglio tutto.”

“Lo sai che sarà tutto diverso da prima, vero?”, chiese Cooper, una vena di tristezza nella voce.

“Lo so, solo...lui ne vale la pena. Vale più di tutto, più della paura e del mio cuore infranto. Lo voglio, Coop. Dio, lo voglio vedere così tanto che smetto di respirare a volte.”

Cooper annuì e si avvicinò ulteriormente a Blaine. “Come...come farai con papà?”

“Gli mentirò.”, disse senza tanti sotterfugi Blaine. “Uhm, cercherò...cercherò un appartamento lontano da qui e mi trasferirò lì. Mi inventerò qualcosa. Kurt torna a casa, papà non mi impedirà di fare un bel niente.”

“Blaine...”

“Proverò a vedere se il nostro vecchio appartamento è ancora in vendita.”, sussurrò Blaine. “Porterò lì le nostre cose, e farò in modo di farà funzionare. Andrà bene, staremo bene. Ci saranno delle procedure da seguire e le infermiere hanno detto che devo prepararmi perchè lui...lui non sarà più lo stesso, e...”

“Respira, Blainey”, disse dolcemente Cooper. “Ehi, andrà tutto bene.”

“Non...non lo so. Lo spero. No so se sono capace di essere forte per entrambi.”

“Lui ti aiuterà. E' sempre Kurt.”

“E' sempre Kurt”, ripetè Blaine, abbassando lo sguardo. Portò la foto sul cuore, lì al centro del petto. “Dio, il mio Kurt.”, singhiozzò, e Cooper lo raccolse proprio mentre stava per lasciarsi andare e cadere sul letto.

“Piangi, Blaine.”, gli disse piano Cooper, sistemandosi il corpo di Blaine in grembo. Anche da ragazzini lo facevano sempre, quando qualcosa andava storto. “Piangi, va bene così.”

“E' vivo, Coop.”, singhiozzò Blaine, rischiando di soffocare, ma non gli importava niente. Davvero, per una volta piangeva ma era felice e distrutto al contempo, e sentiva di poterci riuscire. Per Kurt poteva riuscirci a distruggersi e tornare in pezzi. “Kurt è vivo.”

***

 

Kurt era seduto per terra, la schiena appoggiata contro il letto del suo dormitorio, completamente solo. Di tanto in tanto giocherellava con le dita, e lì, vicino a lui, c'era ancora la scatola di lenti a contatto che gli avevano dato qualche giorno prima. Aveva letto le istruzioni per capire come si dovevano mettere, e a quanto pare non sembrava una procedura così difficile. I suoi occhi sarebbero tornati a brillare di un colore naturale, un blu intenso che avrebbe coperto l'attuale stato del suo occhio, nero al centro per la piccola pupilla e contornato da una venatura di bianco e azzurro. Non ne era certo, si era guardato allo specchio solo una volta e dopo era scoppiato a piangere perché non si era nemmeno riconosciuto. Era una reazione che avevano in pochi, gli aveva detto una volta il dottor Brown. Pochissimi non-morti tornavano indietro ed erano in grado di piangere. Kurt per qualche strana ragione ricordava come fare, anche se a volte desiderava non farlo. Desiderava essere come gli altri per una volta - e non speciale, non diverso.

A un certo punto la porta del dormitorio si aprì, e dopo qualche piccolo passo accanto a lui apparve Brittany. Si sedette accanto a lui, distendendo le lunghe gambe vicino a quelle di Kurt.

“Bella o brutta giornata?”, sussurrò.

Kurt grugnì. “Penso nessuna delle due.”

“Hai provato a indossare le lenti?”

“Ancora no.”, ammise Kurt. “E' brutto pensare che i miei occhi non saranno mai davvero come prima.”

“Lo so. Capisco.”, sussurrò lei piano. Poi gli prese una mano fra le sue e cominciò a giocherellarci.

“Ricordi che ti avevo detto che sarei venuta a parlarti se si fosse mosso qualcosa.”

Kurt annuì, con il cuore in gola. Non aveva nemmeno il coraggio di ruotare il capo per guardare Brittany in faccia.

“Blaine ha chiamato stamattina.”

Il mondo si fermò, e il respiro di Kurt con lui.

“...ha detto che è pronto a fare questa cosa.”, soffiò Brittany, il sorriso sulle sue labbra che si allargava inesorabilmente. “Ha detto che viene a prenderti.”

 

Promettimi che qualunque cosa accada, Blaine, qualunque, un pezzetto del tuo cuore rimarrà comunque mio. Anche piccolo, anche insignificante; tu promettimi che lo lascerai per me. A me basterà. Sarà la cosa più bella del mondo, e potrò dire che mi hai amato. Senza paure e per sempre.”

...Te lo prometto, Kurt.”

 

Una pausa, e poi il mondo di Kurt fu inondato dalle lacrime, una gioia mischiata alla paura e al rammarico e alla rabbia – dio, perché non possiamo avere di più? Perché mi permetti di farti questo? - e all'amore, Kurt aveva ancora tanto di quell'amore da dare, che per un momento si scordò di cosa era diventato, di che cosa li aspettava al di là di quelle mura. Cadde di lato, tra le braccia di Brittany, e lì pianse, un pianto fatto di urla e sospiri e singhiozzi e fiato che scivolava via e parole come Non è giusto e Lo amo così tanto, ma comunque niente, niente sarebbe mai stato abbastanza per quello che Blaine aveva appena scelto per loro.

E dopo un tempo infinito Kurt chiuse gli occhi e permise a sé stesso di dormire in un mondo formato da incubi e sogni in cui Blaine era tornato da lui, e i contorni del suo viso erano così netti e precisi nel suo cuore da credere che tutto quello avrebbe comunque portato a qualcosa.

.





 

.




 

.

Oh, uhm. So cosa state pensando. Hai già una long in corso, perché diamine cominci a pubblicare anche questa cosa? Beh, la verità è che non lo so nemmeno io,è che sto lavorando a questo progetto da un po' e volevo semplicemente farvela conoscere.

Non è niente di che, me ne rendo conto. Sarà una mini-long di massimo una decina di capitoli, anche meno, interamente basata sul telefilm “In the flesh”, che consiglio caldamente a chiunque di vedere – ma, se siete qui senza averlo mai visto provate a dare alla storia una possibilità, se vi piace il genere.

E niente, alcune cose della storia originale compariranno, ma cercherò di discostarmi dalla trama il più possibile – e sì, ci sarà decisamente molto più amore, perché andiamo, sono sempre i Klaine. E chi mi conosce sa che non ci riesco a non metterci un po' d'amore dappertutto, anche quando sembra tutto buio.

E' un progetto piccolo, qualcosa che mi andava di fare perché come dico sempre i Klaine ci stanno bene ovunque – e un po' per questo, vi sarei eternamente grata se mi faceste sapere cosa ne pensate. Non so ancora quando aggiornerò, ma lo farò. La storia è quasi già tutta scritta, quindi la porterò a termine.

Grazie anche solo di essere arrivati fin qui – e se delle cose sono poco chiare, non esitate a contattarmi!

La mia pagina facebook, qui

E qui il link all'altra long Klaine che ho in corso.

 

Un bacio grande,

Je <3

(A tutte le ragazze che mi avevano consigliato il telefilm, perchè senza di loro questa cosa non sarebbe qui. E alle ragazze del Sevensome, che mi hanno dato la spinta necessaria. E naturalmente alla mia sorellina, che ha letto senza fare domande, e che per qualche ragione mi sopporta ancora).

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Capitolo 2
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Capitolo 2

Home

 

Kurt era in bagno quel mattino, e stava cercando di indossare la lenti a contatto blu senza guardarsi allo specchio. Era un po' una punizione per sé stesso, insomma, aveva fatto tutta la vita a rimirare il suo riflesso e adesso non riusciva nemmeno ad avvicinarsi. Non ne trovava il coraggio, perché aveva paura di scoprire cosa avrebbe potuto vedere.

Non era capace di mettersi le lenti, e a un certo punto cominciò a pensare di essere negato. Dio, una volta anche Blaine aveva provato a mettersele viola – perché è una festa di Halloween, Kurt, tutti sono pazzi per una notte – ma alla fine aveva miseramente fallito, e uscito sempre con quegli occhioni grandi color nocciola che rapivano tutto - le luci, il buio, le paure. Il cuore di Kurt, in primo luogo, anni prima. Ed era ancora suo. Il cuore di Kurt Hummel era ancora e completamente di Blaine Anderson.

La lente gli scivolò dalle dita almeno tre volte di fila, e finalmente alla quarta Brittany entrò nel bagno e gli chiese se aveva bisogno di aiuto.

“Kurt, non riuscirai mai a metterti le lenti se non ti guardi allo specchio.”, lo rimproverò, buttando via la lente che Kurt aveva tra le dita e prendendone una nuova. Lo afferrò per le spalle e lo trascinò davanti allo specchio, Kurt che si rifiutava di aprire gli occhi.

Avanti, Kurt”, sussurrò lei vicino al suo orecchio. “Sai che puoi farcela.”

Kurt non era sicuro. Non era sicuro più di niente ormai, non del cielo e delle nuvole e delle cose belle. Sapeva cosa avrebbe visto se avesse alzato le palpebre, e la verità e che non sentiva tutto quel coraggio nelle vene. Forse non c'era mai stato. D'altronde era Blaine ad aver portato quella parola nella sua vita tanto tempo prima – Coraggio – e da quando Blaine non c'era più forse Kurt aveva smesso di averne. Forse non ne valeva più la pena.

Alla fine aprì gli occhi, e la prima cosa che vide fu il suo viso pallido, una cicatrice lungo un sopracciglio, e infine quei perfetti cerchi bianchi attorno alla pupilla.

E fu come tornare indietro.

 

Blaine stava cantando - come sempre quand'erano in macchina - e Kurt non lo aveva mai amato così tanto. Cioè, era buffo e ridicolo e altro ancora, però era sempre Blaine, il suo Blaine, lo stesso Blaine che lo aveva preso per mano subito dopo averlo conosciuto, quello che aveva cambiato scuola per restare insieme all'amore della sua vita, quello che si era precipitato a New York due giorni dopo che Kurt aveva avuto la febbre, l'anno in cui si erano separati perché Kurt era al college e Blaine all'ultimo anno. Lo stesso Blaine che gli aveva chiesto di sposarlo a diciotto anni e che si emozionava come un bambino quando Kurt usciva dal bagno e gli ripeteva le parole della proposta – perché te lo meriti, perché mi hai fatto piangere, perché non c'è nessuno come te, Blaine Devon Anderson.

Stava cercando di tenerlo su di morale perché era molto tardi; erano andati a trovare Burt e Carole per pranzo ed erano stati insieme a loro tutto il pomeriggio, ma prima di cena erano dovuti scappare perché non era sicuro viaggiare di notte. Avevano avuto diversi imprevisti – le solite cose che capitano quando hai fretta, qualcuno guida piano prima di te e trovi un incidente e devono sempre esserci chilometri di coda – e Kurt a un certo punto aveva cominciato ad agitarsi sul sedile. Giravano brutte storie su quello che poteva capitare di notte. Aveva sentito dire che i non-morti vagavano senza meta e potevi imbatterti in uno di loro, e quel punto combatterli sarebbe stato impossibile.

E così, Blaine cantava. Sapeva che Kurt si calmava quando ascoltava la sua voce, per cui non si fermava un attimo. Per lo più erano vecchie canzoni, le canzoni che avevano conosciuto da adolescenti e con le quali si erano innamorati; a volte quelle nuove che Blaine amava comunque. Altre volte gli afferrava la mano e gli diceva “Sta andando tutto bene.” e Kurt gli sorrideva di rimando, semplicemente perché gli credeva.

Arrivarono ad un incrocio, e Blaine fu costretto a fermarsi perché c'era rosso. Ne approfittò per sporgersi e un rubare un bacio sulla guancia di Kurt.

Cerca di calmarti, piccolo.”, gli disse dolcemente. “Siamo quasi a casa.”

Girano delle voci, Blaine.”

Quali voci?”

Che non bisognerebbe girare di notte. Credo...credo di aver paura.”

Non ne sono mai stati avvistati da queste parti, amore.”, sussurrò Blaine, accarezzandogli un polso. “Andrà tutto bene.”, ripetè forse per l'ennesima volta. Lo diceva sempre con meno convinzione, come se piano piano le parole di Kurt fossero riuscite a scavare qualcosa dentro il suo petto. Kurt si sporse e afferrò piano la sua giacca per baciarlo, baciarlo piano e a fondo e lentamente, e avrebbe voluto dirgli di non aver paura, ma non ne trovava il coraggio, non quando era il primo ad essere spaventato.

Poi scattò il verde, e Kurt fece in tempo a malapena a girarsi, prima di cominciare ad urlare.

Perché qualcosa sbattè contro il parabrezza della macchina, e Kurt fu divorato dalla paura.

Non era qualcosa, era qualcuno. Uno di loro. La prima cosa che Kurt vide furono i suoi occhi: erano bianchi, di un colore vivido ma spento al contempo, la pupilla annerita proprio nel mezzo. La bocca e denti digrignati e sporchi di sangue, mentre guardava proprio nella sua direzione.

Chiamò il nome di Blaine diverse volte, e a volte invece urlò e basta, cose senza senso, cose senza nome e senza significato, mentre il cadavere non faceva altro che guardarlo e ringhiare e...cos'erano quei suoni? Non era qualcosa di vivo. Venivano dal profondo della sua gola, e smossero qualcosa dentro il corpo di Kurt. Dio, quello era più di aver paura.

Blaine non esitò un attimo di più e mise in moto la macchina, investendo di fatto il corpo che li aveva aggrediti. Kurt si era fatto piccolo sul sedile e continuava a piagnucolare, e gridò di nuovo quando guardò dietro di sé e vide il cadavere disteso a terra.

Poi pianse.

Pianse fino a quasi perdere i sensi, pianse fino a sentire male al petto, finchè due braccia calde lo avvolsero con premura.

Solo allora Kurt si rese conto che Blaine si era fermato.

Shhh. E' tutto finito, sei al sicuro adesso.”

B-Blaine d-dobbiamo tornare a-a casa c-cosa diamine stai f-facendo?”

Shhh, non me ne vado finchè non stai meglio. Non mi muoverò di qui finchè mio marito non smetterà di piangere.”

E Kurt si aggrappò a Blaine con tutte le sue forze. Era caldo, caldo e avvolgente e sicuro e aveva un profumo così buono, che sapeva di casa e sicurezza. Sentì le sue labbra tra i capelli e le sue mani sulla pelle, e piano piano, lentamente, il respiro di Kurt tornò ad essere regolare.

Lo abbiamo ucciso.”

L'ho investito io. Tu non c'entri niente.”

Una pausa, e Kurt produsse un piccolo singhiozzo.

Ho avuto così tanta paura, Blaine.”

Lo so, mi dispiace. Mi dispiace così tanto, piccolo”, sussurrò Blaine, baciandogli piano i capelli. “Ma siamo qui per proteggerci a vicenda, no? Non permetto a nessuno di farti del male.”

Kurt alzò la testa e baciò piano un punto impreciso del mento di Blaine, e poi indugiò sulle sue labbra, un bacio che sembrava più un sospiro.

Non lasciarmi”, sussurrò lì, sulla sua bocca. “Ti prego Blaine, non lasciarmi mai.

 

E Kurt rivide tutto, ogni piccolo particolare di quella scena in quel suo riflesso nello specchio, e per quel motivo gridò. Gridò così forte da spaventare Brittany, poi si portò le mani ai capelli e cominciò a tirare, a tirare forte; e voleva solo che tutto quel dolore smettesse. Davvero, non voleva altro.

Non sapeva come ci era arrivato, ma a un certo punto trovò il coraggio di aprire gli occhi e si rese conto che si era rannicchiato in un angolino del bagno. Le sue guance erano umide, i capelli facevano male per quanto gli avesse tirati, e Brittany era seduta di fronte a lui con le lacrime gli occhi.

“...starai meglio.”, gli sussurrava, senza neanche toccarlo. “Dio Kurt, ti prometto che starai meglio.”

 

***

 

Blaine stava preparando la valigia. Era un sabato mattina ed aveva quasi finito, quando suo padre entrò dopo aver bussato alla porta con due singole nocche.

“Non capisco perché tu voglia andartene, Blaine.”

Blaine chiuse la valigia e fece un bel respiro, ma non si voltò a guardare suo padre.

“Ho bisogno di...di respirare un po', credo.”

Nessuno parlò per diversi minuti, dopo Blaine sentì una mano tiepida sulla propria spalla.

“Hai preso la decisione giusta riguardo a Kurt, Blaine. Non pentirtene.”

Blaine sentì una stretta al cuore e e desiderò scomparire. “...Lo so.”

“Però so anche che deve essere stato difficile, quindi sì. Credo che ti farà bene andare via per un po'.”

Blaine annuì al nulla, poi si abbassò per raccogliere la valigia.

“Dove andrai?”

Come faccio a guardarti negli occhi e dirti che sto tornando nel mio vecchio appartamento con la persona che amo senza scoppiare a piangere?

“Sto ancora cercando.”, sussurrò Blaine.

“Uhm, fammi sapere quando ti sarai sistemato.”

E Blaine a quel punto pensò che non ci fosse più niente da dire. Scese le scale con la valigia in mano e la caricò in macchina, e presto fu raggiunto da Cooper, che lo abbracciò – un gesto così diverso da quello di suo padre, che si era limitato a dargli una pacca sulla spalla.

“Non una parola con papà.”, sussurrò Blaine.

“Blainey, ti prego. Non sono stupido.”, lo rimproverò Cooper, alzando un sopracciglio. Poi gli diede un pugnetto amichevole sulla guancia, un gesto che aveva imparato a fare fin da piccolo.

“Per qualsiasi cosa sono qui, Blaine.”

“Lo so.”

“Sei sicuro di quello che stai facendo?”

“Sì, Coop.”

“Ti...ti distruggerà, lo sai?”

“...lo so. Non m'importa.”

Cooper sospirò. “Okay. Chiamami quando ti sarai sistemato.”, gli disse, poi gli sorrise, un sorriso ampio e fraterno. “Andrà tutto bene, fratellino. Non siete fatti per perdervi.”

Blaine annuì e si infilò in macchina, accendendo il motore subito dopo.

“Pensi che potrò farcela, Coop?”

“Penso che l'unica cosa che possa farcela sia il vostro amore, Blaine.”, ammise Cooper. “Non mi è mai capitato di vedere nulla di più forte o reale.”

Blaine si morse il labbro inferiore, ma alla fine trovò la forza di sorridere. “Ti voglio bene, Coop.”

“Anch'io, fratellino”, mormorò Cooper, sentendo il proprio cuore stringersi. “Anch'io.”

 

***

 

Blaine semplicemente non capiva, e stava impazzendo. Era un'intera settimana che Kurt lo evitava – Non mi sento bene Blaine, scusami oppure frasi senza senso come Non toccarmi non sono dell'umore o ancora Ti prego non rendere tutto più difficile – e adesso erano in cucina, Kurt stava lavando i piatti e Blaine lo osservava con gli occhi grandi di un cucciolo ferito, una persona che non capiva perché fossero arrivati a quel punto, non quando tra di loro era sempre andato tutto bene. I movimenti di Kurt erano duri e maniacali, e Blaine non lo aveva mai visto così, mai, nemmeno quando si erano lasciati quell'anno a New York o quando Kurt aveva perso Finn.

Così, senza dire nulla prima, Blaine semplicemente esplose.

Mi stai facendo male, Kurt.”

Perché Blaine accumulava, e accumulava, e accumulava ancora; cercava di farcela ed essere forte per le persone che amava ma anche lui aveva un limite, un punto di rottura che quando veniva raggiunto lo costringeva a scoppiare, a mostrare tutte le paure e le incrinature. Di fronte a lui Kurt si immobilizzò di colpo, ogni nervo teso e in ascolto, però non si voltò.

Tu non- non mi parli, non mi fai avvicinare, non so cosa ti passa per la testa. Mi stai facendo male- mi distrugge tutto questo. Parlarmi; parlami, amore mio, cosa ti costa? Sono qui, non lo vedi? Sono sempre stato qui-”

E a quel punto un piatto cadde per terra e si ruppe in mille minuscoli pezzettini, Kurt si appoggiò al bancone con entrambe le mani per non lasciarsi scivolare, ogni forza che abbandonava il suo corpo.

Si voltò, e solo poi scoppiò a piangere.

Blaine invece non riusciva a muoversi. Non capiva, non voleva capire, si rifiutava, così rimaneva lì, fermo a fissare suo marito che si sgretolava davanti ai suoi occhi.

Fu Kurt a muoversi. Con passi piccoli e concentrati raggiunse Blaine e si aggrappò al suo corpo come se da quel gesto dipendesse tutto, ogni piccola azione che aveva fatto nella sua vita.

Sono malato, Blaine.”, sussurrò Kurt lì, immerso nella sua spalla, piccolo e fragile e scoperto come una ferita pulsante. “Sto per morire.”

 

***

 

Il loro vecchio appartamento aveva ancora un vago profumo dell'ammorbidente che Kurt era solito usare per i vestiti. Erano passati più di due anni, ormai, ma Blaine avrebbe riconosciuto quell'odore ovunque.

Poggiò le valige in camera e sistemò un po' dei suoi vestiti nell'armadio. Fu più difficile farlo con quelli di Kurt. Blaine li aveva conservati tutti, e anche se si sentiva un po' ridicolo a riguardo, ammetteva di averli portati a lavare almeno una volta ogni tre mesi, in modo che rimanessero puliti e sistemati come piacevano a Kurt.

Una persona non dovrebbe mai perdere la propria metà, o l'anima gemella, o qualsiasi nome nel corso del tempo e degli anni venga dato loro. C'è un motivo se troviamo qualcuno, e quel motivo è che non possiamo vivere senza. Blaine non riusciva a vivere senza Kurt, ed era uno dei motivi per cui adesso aveva preso la scelta di ricominciare da capo, sebbene da un punto di partenza completamente diverso. Non era più due adolescenti alla Dalton, per prima cosa; non era timidi e inesperti e alle prese con la prima cotta. Erano adulti e spezzati in mille modi diversi, e Blaine era perfettamente consapevole che quello che stavano per fare li avrebbe distrutti.

Ma non c'era modo di lasciare Kurt di nuovo. Blaine non poteva a farlo, andava contro ogni logica, contro i suoi istinti e sentimenti e animo.

Erano sempre stati KurteBlaine. Anche al liceo, in mezzo a mille coppie che si lasciavano perché stanche o perché si tradivano in continuazione, loro due avevano resistito ed erano rimasti insieme a combattere contro tutto e tutti. Poi si erano lasciati quando Kurt era andato a New York – per una cavolata, qualche frase gettata lì come Non so se siamo pronti per farla funzionare Blaine, forse non siamo abbastanza maturi o Tu non hai abbastanza fiducia in quello che ci lega, Kurt - e quello era stato il periodo più brutto della loro vita. Fingevano di non amarsi più alleviare il dolore, ma non appena si sentivano per telefono o si vedevano durante qualche occasione speciale sentivano il bisogno di toccarsi, respirarsi e viversi, come se non avessero scelta. E poi un giorno Kurt era tornato in Ohio, quel sorriso accennato e quel corpo stupendo, e in qualche modo si erano parlati e avevano deciso di ricominciare. E, sempre quei giorni, Blaine aveva raccolto il coraggio e gli aveva chiesto di sposarlo - credo che la mia anima sapesse qualcosa di cui la mia mente e il mio corpo non erano ancora a conoscenza; sapeva che le nostre mani erano fatte per stringersi l'un l'altra, senza paure e per sempre. Nei mesi successivi Kurt era tornato a New York, ma questa volta l'avevano fatta funzionare, perché erano abbastanza maturi e perché credevano in ciò che li legava.

Quando anche Blaine era arrivato a New York dopo il diploma erano cominciati altri problemi. Le storie sulla libertà, i paletti, Blaine che era troppo legato e non lo lasciava respirare, Kurt che qualche volta sembrava freddo perché cercava solo di proteggersi – e inevitabilmente, si erano lasciati di nuovo. Un disastro, lo avevano definito i loro amici. Niente più sogni e progetti su una vita insieme, niente sorrisi rubati dai baci la mattina, niente più KurteBlaine. Ma se c'era una cosa che entrambi ormai avevano capito, era che erano bravissimi a trovarsi sempre, durante il tragitto. Dopo mille ostacoli e mille problemi e urla e insulti, Kurt rimaneva innamorato di Blaine come quel primo giorno in cui lo aveva fermato sulle scale della Dalton, e Blaine era sempre lì, pronto a tendere la mano per raccogliere la sua e trascinarlo lontano, nel mondo che si meritavano. Fu Kurt a proporsi la seconda volta, e Blaine disse di sì. Si sposarono un anno dopo, a New York, circondati da sorrisi e dai famigliari e la gioia di essere finalmente qualcosa anche per la legge oltre che per loro stessi.

E poi, come da copione, tutto si era spento.

 

***

 

Deve esserci una cura.”

Signor Anderson, le garantisco che stiamo facendo il possibile per rallentare il processo, ma no. Non esiste una cura per Kurt.”

L'ufficio di quel medico era troppo bianco troppo stretto troppo buio troppo tutto e Blaine e Kurt si tenevano per mano, Kurt bianco come il latte – più del solito, e quello faceva male – e Blaine tremava di rabbia, perché se doveva finire non poteva farlo così, non così, non senza che lui provasse a combattere.

Qualsiasi cosa. Sono disposto a fare qualsiasi cosa.”

Blaine...”

Purtroppo non è neanche una questione di denaro. Il farmaco che stiamo provando su Kurt sta funzionando, ma è una cosa...temporanea.”

Quanti anni ci restano?”

Blaine, piccolo, lascia stare-”

“Quanti anni?”, ringhiò Blaine, e il medico di fronte a loro rabbrividì.

Non più di qualche mese, signor Anderson.”

A casa Blaine si era tolto la giacca e l'aveva appoggiata sulla sedia con una calma così maniacale che aveva spaventato Kurt, e solo dopo si era lasciato andare. Solo dopo era scivolato sul pavimento e si era raggomitolato tutto e aveva cominciato a piangere, piangere davvero, come mai aveva fatto prima.

Kurt si era inginocchiato accanto a lui e aveva lasciato che il suo corpo adagiasse alla sua schiena, e poi lo aveva stretto con le braccia, proprio come se solo con quel gesto il corpo di Blaine avesse potuto rimanere intatto e non cadere in mille pezzi.

Mi dispiace, Kurt.”, singhiozzava Blaine, e ogni parola faceva male quanto una lama affilata. “Mi dispiace di non essere abbastanza forte da salvarti.”

 

***

 

Quando scoppiò l'epidemia, o l'apocalisse, o qualsiasi altro nome venisse attribuito a quella cosa, Blaine ancora non lo aveva ben capito, lui e Kurt erano tornati in Ohio per stare più vicino possibile ai loro famigliari. New York era diventata un disastro; trafficata da milioni e milioni di squadre mediche e forze dell'ordine arrivate per sistemare quel disastro – e così avevano scelto di allontanarsi, accontentandosi di una vita più piccola, più normale, per quanto ormai contasse il concetto di normalità.

In Ohio c'erano ancora pochissimi casi di infetti, e i pochi che c'erano venivano tenuti nascosti, le prove misteriosamente sparite o cancellate da chi di competenza. Ma Kurt era sempre stato curioso, sempre, e aveva cominciato a fare delle ricerche, scoprendo che ciò che era successo era molto più grande di quello che in realtà veniva spiegato loro.

Non capirono mai perché avvenne. Un giorno prima vivi la tua vita, quella semplice particella di un universo che dovrebbe bastarti e renderti felice, e il giorno dopo ti svegli in un mondo che non è più il tuo, un mondo in cui ci sono mostri pronti a divorarti. Un esperimento sbagliato, un virus nato per caso in un laboratorio, una vera e propria apocalisse. Non era compito della popolazione sapere quelle cose. Chi voleva rimaneva nell'ignoranza, altri potevano arruolarsi nell'esercito che nacque per combattere quegli esseri, l'HVF.

Blaine e Kurt tentarono di vivere una vita staccata da quel mondo, per quanto fosse possibile. Blaine impartiva lezioni di piano il pomeriggio e la mattina insegnava in una scuola elementare; Kurt aveva trovato posto fisso in una piccola botique di alta moda. Erano felici, lo erano davvero, e la notte si stringevano e parlavano del loro futuro come se fosse una cosa bella, non da dare per scontata.

E poi un giorno Kurt aveva detto quelle parole tra le lacrime, che stava per morire, e il mondo di Blaine aveva smesso di girare.

 

***

 

Kurt era sul letto d'ospedale con gli occhietti piccoli e stanchi, la sua mano fredda in quella di Blaine che invece era troppo grande e troppo calda. Non lo aveva mai lasciato. Era lì da tra giorni, ormai, che si rifiutava di lasciare il letto di suo marito anche solo per bere qualcosa. Certo, alla fine lo faceva, come accettava i vestiti di ricambio che gli portava Carole e si lavava con degli spruzzi d'acqua del lavandino che c'era lì, nella camera di Kurt. Ma poi tornava sempre su quella dannata sedia per stargli vicino.

Devi lasciarmi andare, Blaine.”, sussurrò Kurt, ed era così stanco, così alla deriva in quel momento. Blaine non si accorse nemmeno di ciò che aveva fatto il suo cuore, perché il suo corpo era al di là di ogni cosa. Vedeva solo Kurt, solo Kurt, non poteva perdersi nemmeno un attimo dei suoi ultimi momenti.

Non ci riesco.”

Sì che ci riesci.”

No, io- mi vedi? Non sono niente senza di te, io...non- non lasciarmi. Trova il modo di combattere, Kurt, ti prego, non puoi lasciarmi.”

Non sono abbastanza forte questa volta, Blaine.”

E a quel punto Blaine era scoppiato a piangere, si era portato la mano di Kurt sulle labbra e aveva cominciato a baciare ogni singola nocca.

Non posso vivere senza di te. Io ti appartengo, Kurt- mi dici come faccio a vivere in un mondo dove tu non ci sei? Non sono stato costruito per stare senza di te. Non ce la faccio, non posso.”

Puoi.”, sorrise flebilmente Kurt. “Promettimi che ci proverai. Ad essere felice di nuovo.”

Non ci riesco.”, gli disse di rimando Blaine. “Scusami, ma non ci riesco.”

Rimasero lì, a tremare e piangere insieme, poi Blaine a un certo punto si arrampicò sul letto per stringere forte il corpo di Kurt e immergere la testa nel suo petto.

Non potrò più toccarti, o ascoltare la tua voce, o cantare insieme a te. Ridere quando mi prendi in giro, o baciarti per farti smettere di parlare quando sei arrabbiato. Non potrò tenerti per mano, fare l'amore con te in un milione di modi di versi, e guardarti dopo e ricominciare ad amarti tutto da capo. Non avrò più niente, Kurt, perché tu sei il mio tutto. Q-questo...questo è peggio di morire, Kurt. E' lacerante.”

Kurt lo strinse forte, e più forte ancora, desiderando di poterselo imprimere sulla pelle.

Non odiarmi, Blaine.”, sussurrò. “Non odiarmi perché io ti amo, e ti chiedo scusa. Mi dispiace così tanto, così tanto, non lo potrai mai sapere.”

Si addormentarono piangendo, l'uno tra le braccia dell'altro, Blaine che sussurrava in continuazione il nome di Kurt sia nei momenti in cui sognava che in quelli in cui era in uno stato tra il sonno e la veglia.

Non poteva sapere che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe chiamato il suo nome.

 

***

 

Kurt era seduto di fronte a un'enorme finestra che dava su una distesa di cemento, lì al centro di cura. Presto sarebbe dovuto andare a prepararsi perché Blaine sarebbe arrivato quel giorno.

Era stranamente calmo, e non riusciva a capire perché. Forse perché a conti fatti quella notte non aveva dormito, e magari era stanco. Forse perché sentiva i nervi a fior di pelle ma in qualche modo riusciva a controllare comunque quello che provava. Il suo cervello gli mandava in continuazione immagini di Blaine che sarebbe arrivato, eppure il suo cuore non rispondeva.

Forse perché non si sarebbe reso conto di niente finchè lui non fosse stato proprio lì di fronte, fisicamente, vero e reale e tutto troppo.

Qualcuno si sedette accanto a lui, ma Kurt non guardò immediatamente chi era. Rimase a fissare il panorama di fronte a lui.

“Dunque”, esordì lei – era una ragazza, decisamente, Kurt vedeva i suoi capelli con la coda dell'occhio. “Stai partendo!”

E a quel punto Kurt si voltò. “Sì, Amy. Sto partendo.”

Conosceva Amy da quando era entrato in terapia. Era una ragazza burbera che lo conosceva a fondo, e quello che più si avvicinava ad un'amica per lui, in quel momento della sua vita. Aveva gli occhi enormi e i capelli scuri, e si rifiutava categoricamente di mettersi qualsiasi tipo di coprente per nascondere ciò che era diventata. Non voleva nemmeno mettersi le lenti a contatto, e in un certo senso Kurt l'ammirava per quello. Per lei quella nuova vita era più un miracolo che una maledizione.

“Chi ti sta aspettando a casa?”, chiese lei, il tono allegro e un sorriso enorme stampato in faccia.

“Mio marito, Amy.”

“Che scocciatura, credevo di essere io la tua fidanzata.”, disse lei, dandogli una pacca sulla spalla con la propria e facendolo ridere. “Come si chiama questo marito?”

“Blaine.”, sussurrò Kurt, assaporando il suono di quel nome. “Il suo nome è Blaine.”

“Non ho mai sentito questo nome. E' carino.”, acconsentì lei, ridacchiando subito dopo. “E scommetto che anche lui deve essere carino.”

“Perchè?”, chiese Kurt una sfumatura di divertimento nella voce.

“Ma perché solo una persona bella può stare con uno come te, scocchino!”, lo rimproverò lei, pizzicandogli il braccio. Kurt fece una smorfia – non perché provava dolore, ma più che altro come riflesso di ciò che sentiva una volta.

“Quindi va così.”, mormorò lei poco dopo. “Tu te ne vai a vivere la tua bella favola e mi lasci qui da sola.”

“Non credo sia esattamente una favola, Amy”

“Oh, smettila.”, grugnì lei. “Deve amarti molto se è disposto a venire qui. A ricominciare. Non lo fanno tutti, sciocchino.”

“Lui è diverso.”, ammise Kurt. “Ma potrebbe cambiare idea.”

“Non avrebbe accettato. Perché avrebbe accettato?”

“Senso del dovere? Gli facevo pena?”

“Oh, stronzate.”, disse Amy. A volte la sua schiettezza aveva la capacità di spaventare Kurt. “Il senso del dovere non porta una persona qui. Siamo un completo disastro, Kurt, in caso non te ne fossi accorto.”

Kurt ridacchiò piano, un suono che ricordava il tintinnio di un campanellino che si muoveva per il vento.

“Per cosa sei morto, Kurt?”

Kurt trasalì. “Cancro.”

“Uhm. Mi dispiace. Ha fatto tanto male?”

“Un po'. Morire in generale non è piacevole, Amy.”

Lei ridacchiò. “Ne so qualcosa.”

“E tu?”, domandò Kurt in un soffio, sperando di non ferirla.

Lei rimase in silenzio per un tempo che parve infinito. “Sai, Kurt, io non ho nessuno che sia disposto a venire a prendermi.”, disse con voce di vetro. “Tu sei molto fortunato.”

Kurt sentì qualcosa di estremamente doloroso contorcersi al livello dello stomaco, e smise di respirare quando Amy arrotolò le maniche della sua maglia per fargli vedere un taglio netto e profondo al livello dei due polsi.

“Torna a vivere, Kurt.”, sussurrò lei, guardandolo negli occhi. “Non importa quanto sia doloroso, ma fallo. Dimentica la paura e vivi, vivi per ciò che non sei riuscito a fare nella tua scorsa vita, per Blaine, e anche un po' per me se ne hai voglia. Alcuni non possono perché sono bloccati qui. Sono bloccati nel passato.”

passò un po' di tempo, qualche secondo in cui Kurt cercò di ritrovare le parole. “Perchè, Amy?”, chiese dopo Kurt, facendo un cenno con il capo verso i tagli.

“Non credevo di avere più niente per cui vivere.”

“Non è vero, sbagliavi. C'è sempre qualcosa per cui vivere.”

“Allora vedi di non fare il mio stesso errore, sciocchino.”, disse lei di rimando, appoggiando la testa alla sua spalla. “Il vostro dev'essere stato un amore molto forte.”

Kurt prese un profondo respiro. “Lo è stato.”, ammise piano. E Kurt si augurava con tutto il cuore che potesse continuare ad esserlo.

 

***

 

Il centro di terapia era a mezz'ora di strada di dove Blaine aveva l'appartamento. Non appena arrivò imboccò una strada sterrata, venne indirizzato da un giovane uomo verso un enorme parcheggio. Poi semplicemente scese, e in mano portava una rosa rossa.

L'ospedale aveva le pareti bianche, troppo bianche per i gusti di Blaine. Lui era tutto vita e luce e colori. Ricordava ancora il giorno in cui lui e Kurt avevano scelto l'appartamento e lui aveva preteso di pitturare le pareti di un colore vivo, come il giallo o l'arancione, il colore del tramonto.

Venne accolto da un'infermiera coi capelli biondi e il sorriso sincero e disteso. Disse lui di chiamarsi Brittany, e lo accompagnò lungo un corridoio che sembrava infinito.

Lei continuava a parlare, ma Blaine era davvero troppo agitato per rispondere. O per pensare anche solo di ascoltare. Non aveva la minima idea di quello che sarebbe successo dopo, di come avrebbe dovuto salutare Kurt, di quello che si sarebbero detti. Stava cercando in tutti i modi di mantenere una facciata composta, ma dentro stava morendo di curiosità e felicità e paura insieme, ed era un miscuglio di sensazioni che lo spaventavano. Voleva dimostrarsi forte per Kurt. Voleva fargli capire che era lì perché lo aveva scelto, non perché era stato costretto da uno strano senso del dovere.

Era lì perché sotto la pelle, pulsante come un cuore, il suo amore batteva ancora come il primo giorno. E qualsiasi creatura sarebbe uscita, lui l'avrebbe amata comunque, perché sarebbe stato Kurt. Il suo nobile, dolce, forte, coraggioso e immacolato Kurt.

“...e le consiglio di prepararsi, come le ho accennato al telefono. Signor Anderson, mi...mi sta ascoltando?”

Blaine cercò di destarsi. “Sì, uhm...la prego di perdonarmi.”

Brittany sorrise, un sorriso ampio e di comprensione. “Ha portato una rosa. E' un gesto bellissimo.”

Blaine si sentì un po' meglio dopo che Brittany disse quelle parole. “Lui ama le rose.”

“Credo che me lo abbia detto. Kurt...uhm, lui parla moltissimo di te. Se posso permettermi di darti del tu.”

“Oh, c-certo.”, balbettò Blaine, sfoderando il sorriso più da lui che riuscisse a trovare. Poi il suo cuore perse un battito. “...davvero lo fa?”

“In continuazione.”, mormorò Brittany, aprendo una porta e imboccando un altro corridoio. “Ci piace pensare che tu sia stato il motivo per cui Kurt è guarito. Alcuni erano spinti dai propri figli, altri da motivi futili, altri ancora non ce l'hanno mai fatta.”, ammise Brittany. Arrivarono a un piccolo bancone da cui Brittany recuperò alcuni fogli. “Per Kurt c'è sempre stato solo un nome. Il tuo.”

Blaine si leccò le labbra distrattamente, pensando che fosse impossibile quello che Brittany stesse dicendo. Blaine non era una persona fatta per i miracoli. Kurt non credeva e Blaine non era mai stato praticante, per cui non avevano mai avuto qualcosa in cui sperare, oltre che in loro stessi.

“...è felice che io sia qui?”, sussurrò Blaine, e non seppe nemmeno perché lo stava chiedendo. Forse perché aveva bisogno di conferme, forse perché aveva bisogno di qualsiasi cosa fosse in grado di tenerlo attaccato alla vita, al terreno, a Kurt e alla vita che avevano avuto.

“Credo che avrai modo di saperlo presto, Blaine.”, disse caldamente Brittany. Gli porse dei fogli che Blaine firmò in fretta, la penna che scivolava perché aveva le mani sudate, e questa volta lasciò che le parole di Brittany penetrassero a fondo.

“Blaine, so che se hai detto di sì vuol dire che sai a che cosa stai andando incontro. Quello che la maggior parte delle persone però si aspetta quando viene qui, è di trovare dei mostri, o persone orribili, qualcuno da cui mantenere le distanze. Non è così.”, disse piano Brittany. “Non sto dicendo che sarà facile, e né che sarà tutto uguale a prima. Diamine, sarà tutto diverso, e non nego che sarà distruttivo, Blaine. Per te, per lui. Per quello che avete – ma quello sarà qualcosa che ricostruirete piano piano e con il tempo. Ma Blaine, se c'è una cosa che non viene detta spesso, è che la persona che stai per incontrare è quella che avevi creduto di perdere. E' surreale, ma è così. Incontrerai Kurt, non un suo involucro o una bambola. Kurt, solo Kurt.

Solo Kurt. Blaine si ripetè quelle parole nella testa per un numero di volte che parve infinito, attaccandosi al loro significato come se ne dipendesse. Presto avrebbe potuto rivedere Kurt. Era surreale, proprio come diceva Brittany, e non si sentiva minimamente pronto per vivere quello che doveva vivere. Però gli piaceva pensare che sarebbe tutto finito una volta che avrebbe ritrovato gli occhi di Kurt – quei suoi occhi che sognava tutte le notti da quando non c'era più.

Blaine annuì, alla fine. Non riuscì a fare molto altro. Firmò qualche altra carta e sorrise a Brittany, un sorriso spento e sospeso, come se fosse il primo di una nuova vita. E poi Brittany lo condusse di fronte ad una stanza con dei vetri, e il cuore di Blaine si fermò nel petto.

“Prima di lasciarti vedere Kurt, c'è una cosa che devi fare.”, sussurrò Brittany. “E' una procedura che seguiamo con tutti, non è niente di allarmante.”, chiarificò, quando vide che Blaine si irrigidiva davanti a lei. “Ti daremo la possibilità di...osservarlo, ecco. Senza che lui lo sappia. Ci sono state delle persone che hanno cambiato idea, dopo aver visto...dopo aver visto com'erano diventati. Abbiamo introdotto questa procedura per evitare che succedesse di nuovo.”

Blaine prese un respiro profondo. Sentiva le lacrime pizzicare agli angoli degli occhi, il respiro bloccato da qualche parte nella gola.

“Loro...loro non lo sanno.” Non era una domanda.

“No. E' meglio così, Blaine.”

“E se...se cambiassi idea-”, sputò fuori Blaine in qualche modo “Cosa...cosa gli direste?”

“Che ci sono state delle complicazioni.”

Blaine sentiva il proprio corpo tremare e aveva questa voglia di correre correre correre e lasciare quel posto per respirare aria fresca, ma quando chiuse gli occhi si rese conto che c'era qualcosa di cui aveva bisogno più dell'aria. Aveva bisogno di vedere Kurt. Anche solo da lontano, sentendo il sangue scorrere veloce e le lacrime scendere. Gli sarebbe bastato.

Sospirò, un suono quasi inesistente. “Voglio vederlo.”, soffiò. “Vi prego, voglio vederlo.”, disse con più fermezza, avvicinandosi al vetro. Brittany gli strinse piano una spalla e poi sparì nel buio del corridoio con una frase biascicata – prenditi tutto il tempo che vuoi – lasciando Blaine da solo.

Poi ci fu un suono metallico – qualcosa che veniva acceso e poi sbloccato immaginò Blaine, ma nella sua testa era tutto così ovattato che non poteva esserne sicuro, semplicemente – e la stanza di fronte a lui si illuminò, mostrando l'interno.

E Blaine lo vide.

Era avvolto dal bianco più totale. Le pareti della stanza erano bianche, come il divano su cui era seduto e anche il camice che indossava, ed era come ammirare qualcosa di segreto e bellissimo, troppo prezioso per essere condiviso con il mondo. Blaine pensava di conoscere il suo corpo abbastanza, ma si rese conto che si sbagliava quando sentì un capogiro avvolgerlo tutto, la testa e il corpo che cominciavano a pulsare come se fossero una ferita scoperta.

Perchè oh mio dio, Kurt era lì. Lì lì lì proprio lì, di fronte a lui, separati solo da uno stupido inutile vetro ed era vivo, vivo e pulsante e si muoveva, c'era, il loro non era più un passato ma un presente ed era tutto così intenso e così troppo che Blaine si sentiva soffocare-

Kurt però non poteva vederlo. Quel vetro doveva essere studiato in modo che solo quelli all'esterno potessero osservare ciò che succedeva all'interno della stanza. E Kurt era lì, semplicemente seduto con quella grazia che lo aveva distinto dal primo momento e che Blaine aveva segretamente ammirato tutta la vita, la testa leggermente testa verso l'alto e gli occhi che scivolavano ovunque, con quella loro solita confusione e concentrazione che aveva Kurt quando c'era qualcosa di nuovo, di sconosciuto e non sicuro. E dio, era reale, stava succedendo veramente, Kurt era vivo e di fronte a lui, ed era diverso.

Diverso in un modo che Blaine non si sarebbe mai aspettato. La sua pelle era ancora pallida, ma sul viso aveva qualcosa di diverso; qualcosa che in qualche modo marcava i suoi lineamenti senza modificarli, qualcosa di duro e scuro, che Blaine non riuscì a riconoscere. I suoi occhi – dio, Kurt, non riuscirò mai a capire di quanti colori siano composti i suoi occhi – non erano più azzurri e verdi e grigio mescolati insieme, ma avevano un unico colore, un blu opaco e liquido che assomigliava a quello degli oceani dopo una tempesta, e quando Blaine lo vide sentì di poter abituarsi facilmente anche a quel colore.

E forse quello fu davvero il momento in cui Blaine si rese conto di quello che stava facendo. Di quello che avrebbe comportato per lui, per loro, come singoli e anche come coppia, quello che praticamente erano da una vita – così tanto che Blaine nemmeno si ricordava come si faceva a stare da soli, senza dita alle quali aggrapparsi o labbra dalle quali accettare vita. E ora poteva ricominciare ogni cosa – potevano farlo, potevano davvero se avessero voluto – eppure aveva paura. Qualcosa di quasi più immenso e pungente della paura, che assomigliava a quello che Blaine aveva provato quando Kurt era morto. Quella sensazione di vuoto e panico e perdita, un buco nero che inghiottiva tutto.

E poi Kurt alzò gli occhi e guardò per un singolo attimo attraverso il vetro, proprio nel punto in cui c'era Blaine, e Blaine scoppiò a piangere. Si aggrappò al vetro di fronte a lui con entrambe le mani, i segni delle dita che si mostravano e che sarebbero rimasti lì per sempre, mentre osservava l'amore della sua vita che non era più un semplice ricordo, ma qualcosa di vero e reale, che si poteva toccare. Pianse fino a non sentire più fiato in corpo, così forte che temeva che Kurt potesse sentirlo. Poi appoggiò la fronte al vetro e dalla sua bocca uscì un singolo soffio.

“Kurt.”

Dio, i suoi capelli erano tutti sparati in aria, e Blaine sapeva che si sarebbe odiato se se ne fosse accorto. Probabilmente nemmeno c'era uno specchio in quel posto.

“Kurt.”, ripetè, come se il suo nome fosse una corda alla quale aggrapparsi per non scivolare nell'oblio.

Mi amerai qualunque cosa succeda, Blaine?

E Blaine capì che non aveva scelta, che non l'aveva mai davvero avuta.

Sì sì sì sì certo che ti amerò, ti amerò sempre, qualsiasi cosa succeda, sono qui, sono proprio qui, e adesso stava praticamente singhiozzando e senza rendersene conto si ritrovò per terra, le guance bagnate e la pelle che bruciava, e due braccia calde lo avvolsero prima che tutto diventasse buio e piccolo e inutile.

 

La luce tornò diverso tempo dopo, un tempo indeterminato a cui Blaine non riuscì a dare consistenza. Era ancora disteso a terra, con Brittany accanto che gli accarezzava i riccioli e gli teneva un panno fresco sulla fronte.

“Ehi, Blaine. Occhi aperti. Torna da noi, forza.”, sussurrò, e Blaine si convinse ad ubbidire. Aprì gli occhi definitivamente sentendo la testa pulsare leggermente, e poi con l'aiuto di Brittany si mise a sedere contro la parete.

“Cosa...cosa è successo?”

“Sei svenuto.”, gli disse Brittany senza mezzi termini. “Uhm, è...normale, credo. Alcuni hanno degli attacchi di panico, e quelli sì che sono difficili da gestire.”

“Non ero mai svenuto prima.”

“E' il modo che il tuo corpo ha trovato per gestire il dolore, Blaine.”, gli disse dolcemente lei. “Di fronte a certe cose non abbiamo molta scelta.”

Blaine annuì con lentezza, ricordandosi che era meglio muoversi piano dopo quei momenti. Gli sembrava di aver bevuto troppo. Ricordava i capodanni che lui e Kurt avevano passato a New York: le mattine dopo si sentiva sempre così, intontito, come se la testa pesasse più del corpo.

Brittany lo guardò intensamente negli occhi. “E' il momento, Blaine.”, gli disse, e questa volta non c'era dolcezza nella sua voce. “Devo sapere cosa vuoi fare.”

E Blaine non esitò un attimo.

“Posso vederlo subito?”, sussurrò, cercando di rimettersi in piedi. “O ci sono altre procedure che...”

“Non si torna indietro, Blaine.”, lo interruppe Brittany. “Se accetti di riaverlo nella tua vita...”

“E' questo il punto.”, affermò Blaine senza nemmeno pensarci. “Lui è la mia vita. Non è qualcosa che può cambiare. Credevo di essermene dimenticato, ma guardarlo per un attimo, solo...lo rivoglio indietro.”, sussurrò, con una forza tale da spaventare sé stesso. E questa volta, Brittany non disse nulla. Sparì nuovamente, stavolta per più tempo, e quando tornò non era sola.

C'era Kurt con lei, un borsone sgualcito in mano e gli occhi enormi e spalancati.

 

Kurt aveva desiderato per una vita intera essere più forte. Forte quanto lo era un supereroe, forte come suo padre o come il suo fratellastro. Ma non lo era mai davvero stato. In realtà un pochino sì, dopo aver conosciuto Blaine. Gli piaceva pensare che fosse Blaine la sua forza, quel motivo che gli faceva sperare di andare avanti senza paure – Coraggio – quella ragione che lo spingeva ad andare in giro per i corridoi con la testa alta e un sorriso piccolo.

Ma la verità era che dentro era fragile, fragile come un fiore raccolto, e aveva bisogno di Blaine per essere forte davvero. Per essere sé stesso. Blaine lo aveva salvato dai bulli, Blaine lo aveva protetto, Blaine aveva cambiato scuola per lui per renderlo più forte, Blaine lo guardava negli occhi ogni giorno e gli sussurrava Puoi farcela. Senza Blaine, Kurt era un involucro vuoto.

E per quello, Kurt non sapeva cosa fare in quel momento. Quando si specchiò negli occhi di suo marito – il suo primo amore, l'amore di una vita, di un'intera esistenza – vide che questa volta era Blaine che aveva bisogno di lui, del suo coraggio e della sua forza, e Kurt non aveva niente da donargli, niente che fosse un corpo marcio o un paio di occhi finti. E quello faceva male, male più di dirsi addio e pensare di non vedersi mai più.

Per quel motivo Kurt distolse lo sguardo e smise di guardare Blaine. Il tutto era durato qualche istante, qualche istante in cui Kurt si era perso e ritrovato e innamorato di nuovo – non aveva mai, mai smesso di amare Blaine, ma rivederlo era diverso, rivederlo era tutto – e Blaine era annegato nei suoi occhi e egli aveva chiesto Tirami fuori di qui e Kurt lo aveva guardato di rimando impotente, chiedendogli scusa, perchè non riusciva a lasciarlo andare.

Brittany stava parlando, ma Kurt conosceva Blaine abbastanza da sapere che non stava ascoltando, che stava facendo finta. Sentiva i suoi occhi addosso, bruciavano come un piccolo fuoco ed era certo che se avesse avuto la sua vecchia pelle sarebbe arrossito, ma ora non poteva più. E poi Brittany scomparve per qualche assurdo motivo lasciandoli da soli, e Kurt muoveva le dita a disagio giocherellando con il suo borsone, i suoi occhi puntati sul pavimento.

“Kurt.”

Era un sussurro, nient'altro. Una richiesta di aiuto disperata e costruita con quattro semplici lettere incrinate che riempivano ogni vuoto. Kurt Kurt Kurt Kurt, un suono dolce e spezzato. Kurt aveva dimenticato come Blaine pronunciava il suo nome. Le lettere scivolavano veloci sulla lingua, e poi c'era un piccolo arricciamento sulla “r”, come se non volesse mai lasciarlo andare.

“Kurt.”, ripetè, di nuovo, con più calma e più disperazione, come se fosse sul punto di piangere. “Ti prego, guardami.”

E contro ogni logica, Kurt lo guardò. Lo guardò davvero, stavolta, i suoi occhi caramellati fatti di miele e prati e lacrime non versate e parole non dette e sussurrate e poi gridate; e Blaine sorrideva, un sorriso piccolo e spaventato eppure così puro da sconvolgere Kurt, ed era un po' come venire al mondo.

Blaine.

E non ebbero bisogno di altro. Blaine camminò e il tempo tra di loro sembrò sospeso finchè non aprì le braccia e le avvolse attorno al corpo di Kurt, ed era come se gli stesse spiegando come respirare, come se gli stesse mostrando il segreto più antico del mondo; e poi Blaine inclinò la testa e la immerse nell'incavo del collo di Kurt e Kurt voleva dirgli Stammi lontano, non sono più io, ma invece lo strinse; strinse il suo piccolo corpo e chiuse gli occhi cercando di dimenticare di essere un mostro, di essere morto, di aver abbandonato Blaine.

“B-Blaine.”

“Oh, Kurt.”

E le parole erano un concetto troppo grande per essere elaborato in quel momento, per cui c'erano solo i loro nomi, sussurrati e spezzati e lasciati lì tra di loro, mentre Blaine stringeva Kurt come se il suo corpo ne dipendesse, come se i loro cuori fossero diventati uno solo, che pulsava e sanguinava insieme, trascinandoli in un unico dolore. Eppure era bello. A volte era bello il dolore. Come in quel momento.

Blaine sentiva Kurt freddo contro di sé, la sua pelle sapeva di medicinali e aveva finalmente capito cosa aveva il suo volto di diverso. Era coperto di fondotinta. Non che gli importasse, avrebbe scoperto perchè se lo metteva, anche se aveva già un'idea della cosa. Non gli importava davvero, non quando lo sentiva vivo e reale contro il suo corpo. Era sempre Kurt, lo stesso ragazzo fragile che aveva imparato ad amare e ammirare. L'uomo che aveva sposato e baciato fino a sentire male alle labbra. L'uomo al quale aveva promesso il per sempre e che aveva stretto nelle notti in cui piangeva.

Quando si staccarono i loro volti erano vicinissimi, i respiri caldi intrecciati, e Blaine sentì un capogiro perchè non aveva ancora pensato a quell'aspetto, alla vicinanza, al corpo di Kurt sotto le dita, alle sue labbra e al suo respiro. Si era focalizzato sul fatto che sarebbe tornato, ma non su di lui, quello che sarebbe comportato dopo. E ora Kurt era lì, gli occhi lucidi e le labbra che tremavano, e Blaine aveva questa tremenda voglia di baciarlo, ma era certo che non fosse una cosa buona. Voleva aspettare - c'erano così tante cose da dire prima – il suo desiderio poteva benissimo aspettare.

“I-io...credevo di avere così tante cose da dirti.”, sussurrò flebilmente. Respiravano in sincrono, i loro petti che si toccavano.

“Va bene così.”, si limitò a dire Kurt, la voce incrinata e un po' spenta.

“Beh, uhm...ciao.”, disse poi piano Blaine, sorridendo verso la fine. Il suo sorriso fece contorcere qualcosa di enorme nello stomaco di Kurt, e fu costretto a sorridere di rimando.

“Ciao.”

“Non...non piangere.”, gli disse Blaine, ed era una cosa così da lui – in passato glielo aveva detto così tante volte – che Kurt si sentì mancare. Fece pressione sul corpo di Blaine per staccarsi da lui, e alla fine fece un passo indietro.

“Non dovremmo nemmeno. Piangere, intendo. Non è qualcosa che quelli come noi...non dovremmo esserne capaci.”

Blaine lo guardava con occhi enormi, gli occhi di qualcuno che non poteva capire.

“Io però posso.”

“Tu sei speciale. Lo sei sempre stato.”

“Per certe cose vorrei essere come gli altri.”, ammise Kurt. “Come per queste, tipo sentire il dolore.”

“A volte va bene sentire il dolore, Kurt.”

Kurt incrociò le braccia al petto e si morse le labbra.

“Perchè sei qui, Blaine?”, e il suo tono di voce era talmente ferito da sembrare sangue scoperto.

“Non potevo lasciarti andare.”, sussurrò Blaine, e dio, Kurt avrebbe riconosciuto quel broncio anche tra un milione di anni.

“Questo non è uno stupido gioco, Blaine. Un fottuto capriccio. I-io...perchè non mi hai semplicemente lasciato qui? Sarebbe stato più facile, tu saresti stato felice-”

“Non è vero.”, disse semplicemente Blaine, e sorrideva. Incredibilmente e contro ogni logica, sembrava sereno. “Non è vero, e tu lo sai.”

Kurt deglutì, ed era come conficcarsi un pugnale nel cuore. “Sono velenoso. Non...non sono più io, Blaine, e...e ti farò del male. Tanto male. E io non voglio, voglio solo...non lo so. Non lo so, sei qui e mi mancavi così tanto e vorrei solo stringerti ma al contempo sono così arrabbiato perchè tu meriti una vita migliore di quella che stai scegliendo.”

“Sto scegliendo te.”, sussurrò Blaine. “Non c'è vita migliore di questa.”

Kurt stava per ribattere, ma a quel punto rientrò Brittany con una serie di fogli e spiegò a Blaine tutte le tecniche per prendersi cura di Kurt, e Kurt lasciò perdere, facendo finta che la questione fosse morta lì. Mantenne le distanze da Blaine e seguì lui e Brittany fino all'entrata, e qui la salutò, facendosi promettere che si sarebbe presa cura di Amy. Brittany gli disse che tutto sarebbe andato bene, e Kurt annuì abbassando lo sguardo.

E poi Blaine gli prese la mano. Fu un gesto semplice, senza pretese ma da togliere il fiato, perchè la sua mano era bollente. E Kurt si voltò e incontrò i suoi occhi di miele, e un po' della rabbia che aveva dentro si dissolse.

Naturalmente, gli diede anche la rosa rossa.

“Andiamo a casa?”

E Blaine in quel momento era troppo bello, troppo tutto per essere ignorato, o per meritarsi la sua rabbia. Qualcosa nel cuore di Kurt si ruppe e si ritrovò a sorridere, un sorriso piccolo e colpevole.

“Va bene.”, soffiò, acconsentendo in qualche modo a cominciare una tregua con Blaine. “Andiamo a casa.”

.





 

.





 

.

Non so esattamente cosa vi aspettavate dal loro incontro, ma nella mia testa doveva andare così. Spero che non sia troppo poco, perché io non saprei davvero come comportarmi in una situazione del genere. E sinceramente, credo che la situazione descritta sia una delle cose più brutte del mondo.
C'è un appunto abbastanza importante che voglio fare: in questa mia visione, Kurt e Blaine non si sono lasciati perché Blaine l'ha tradito, ma semplicemente per la distanza. Chiedo scusa se da una parte ho modificato una trama, ma nel mio cuore Blaine non potrebbe mai tradire Kurt, quindi in questa storia è andata così. Posso capire se qualcuno non fosse d'accordo con la mia scelta – però andiamo, io davvero non la vedo una cosa da Blaine.
Ci vediamo presto con il capitolo 3, in cui Kurt e Blaine tornano a casa. E' quasi già pronto, quindi non arriverà tardi, promesso!
Un bacio,
 
Je <3
 
Oh, e grazie grazie grazie a tutti coloro che seguono, preferiscono e mi scrivono! Siete un amore, e grazie di avermi dato fiducia anche se non avevate alcuna garanzia. Vi meritate tutti i muffin al cioccolato del mondo! **

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Capitolo 3
*** Blue ***


Capitolo 3

Blue

 

Il tragitto fino alla macchina fu tranquillo. Blaine naturalmente insisté per prendere il borsone di Kurt e alla fine questo accettò, perchè diamine, Blaine sapeva essere convincente quando voleva. Salì sul sedile del passeggero, e passarono buona parte del viaggio in silenzio, la radio che parlava in sottofondo e Kurt che si mordicchiava le labbra.

“Sei arrabbiato.”, sussurrò Blaine a un certo punto, spezzando il silenzio. Kurt abbassò lo sguardo.

“Sto cercando di mantenere un profilo basso.”

Quello fece ridere Blaine, e Kurt gli lanciò un'occhiataccia. Dio, perchè si sentiva come se non fosse cambiato niente?

“Io...”, disse Kurt, un vago sorriso che gli increspava le labbra. “Posso cercare di stabilire una tregua. Almeno per i primi giorni.”

Vide Blaine mordersi le labbra. “Non puoi davvero essere arrabbiato perchè ho scelto di venire a prenderti.”

“Lo sono eccome, Blaine.”

“Okay. Guardami negli occhi e dimmi che mi avresti lasciato andare.”, disse lui senza mezzi termini, cercando gli occhi di Kurt. Ovvio che non rispose. Distolse lo sguardo alla ricerca di qualsiasi cosa da osservare che non fosse il perfetto, immacolato viso di Blaine.

“Ascolta, non...non mi aspetto niente.”, ammise piano Blaine poco dopo. “So che è cambiato tutto, e non mi aspetto che adesso torneremo a casa e giocheremo a fare la famiglia felice, perchè non è così che funziona.”, spiegò Blaine, e Kurt aveva sempre amato quella parte di lui, la parte razionale che affiorava nei momenti difficili. La parte che rimaneva calma anche se tutto il resto era un disastro. “Però non ho intenzione di scusarmi per il fatto che non sono riuscito a lasciarti andare.”

Kurt sorrise. Si rannicchiò sul sedile facendosi piccolo piccolo contro lo schienale e si voltò per guardare Blaine.

“Avresti potuto farlo. Sarebbe stato semplice.”

“Avrei potuto.”, sussurrò Blaine. “Ma adesso siamo qui, e non mi pento di nulla.”

“Non hai visto niente. Non sai ancora niente.

“Ho tutto il tempo di scoprire tutto, Kurt.”

Nella successiva mezz'ora Kurt fece finta di dormire. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dai ricordi e dalle sensazioni, tornando a familiarizzare con il respiro di Blaine che gli riempiva le orecchie. Un dislivello sulla strada lo fece destare improvvisamente, e si rimise seduto. Si stropicciò piano gli occhi, stando attento a non spostare le lenti.

“Siamo quasi arrivati.”, sussurrò Blaine. Kurt si rese conto che stavano percorrendo la strada che portava al loro appartamento.

“Hai...hai sempre abitato lì?”, chiese Kurt piano.

“No.”, rispose Blaine. “Voglio dire, ci ho...ci ho provato, dopo che tu...lo sai. Qualche mese, ma tutto...tutto gridava di te, di noi, e io...io non ce l'ho fatta.”, ammise. Kurt sentiva il proprio cuore in gola. “Mi sono trasferito nella casa dei miei e ho abitato lì negli ultimi due anni. Al piano di sopra c'erano Cooper e sua moglie, per cui non ero...non ero mai solo.”

Kurt deglutì. “Stanno...stanno bene? Cooper e i tuoi, intendo.”

Tra Kurt e i suoi genitori non era mai scorso buon sangue, Blaine sapeva quanto a Kurt costasse fare quella domanda. Ma non riuscì a evitare che la sua voce si incrinasse. “Mia madre è morta, Kurt.”

Il respiro di Kurt si trasformò in un rantolo.

“C-cosa...no. No, Blaine.”, sussurrò. Blaine non riuscì a guardarlo.

“Lo so, è stato sconvolgente.”

“Dio...Blaine. Blaine mi...mi dispiace così tanto. Ferma la macchina.”

“Kurt, va bene così, dico sul serio. E' passato del tempo, ormai, e...lascia stare, okay? Sto bene.”

E così Kurt lasciò stare, perchè sapeva che Blaine parlava di una cosa solo quando se lo sentiva. Lo avrebbe aspettato.

“Però papà e Cooper stanno bene. Siamo...siamo diventati zii, se ti interessa saperlo.”

Il respiro di Kurt gli si mozzò da qualche parte nella gola.

“Stai...stai scherzando.”

“No, te lo giuro. Si chiama Marisol. In onore della mamma, sai.”

Kurt aveva così tanta voglia di stringere Blaine in quel momento, così tanta che avrebbe voluto che il tempo si fermasse e che loro fossero due particelle dell'universo lontane da tutto e da tutti. Blaine cambiò la marcia, e Kurt gli sfiorò il polso.

“Sono così felice per te. Per...per noi.”, soffiò, e sentì la pelle di Blaine vibrare sotto il suo tocco.

“Già, è una cosa bella.”

“E' una cosa bella.”, acconsentì Kurt. Avevano fatto interi pomeriggi a fantasticare di diventare zii quando ancora tutto era semplice come respirare tra di loro, e Kurt ricordò quei momenti con una stretta al cuore.

Da lontano, il loro appartamento cominciava a mostrarsi.

“Kurt, c'è...c'è una cosa che voglio dirti.”

Kurt annuì piano, lasciando andare il polso caldo di Blaine.

“Tutto quello che vuoi.”

“Uhm, prima...prima di portarti da me, Brittany mi ha dato...mi ha dato la possibilità di osservarti, per capire se- se era una cosa che volevo fare, sai, riaverti indietro. A voi non viene comunicato. E io...i-io ti ho guardato.”

“E hai pensato di lasciarmi andare.”, concluse per lui Kurt. “Va...va bene così, Blaine.”

“Ho immaginato come sarebbe stato tornare a casa senza di te, sì.”, ammise piano Blaine. “L'ho immaginato, e non vedevo niente. Solo buio.”

Il nodo alla gola di Kurt gli impediva quasi di respirare. Non riusciva a muoversi.

“E' questo, no? Io...io non sono riuscito a immaginare una vita senza di te. Non ci sono mai riuscito, in realtà, ed è il motivo per cui in questi due anni mi è sembrato...era come nuotare, capisci? E poi tu sei tornato e tutto ha ricominciato a pulsare, e finalmente ero vivo.”

“Blaine.”

“No, è la verità. E' la verità e voglio che tu lo sappia, Kurt. Voglio che tu sappia che non ho mai dubitato di aver scelto di riportarti indietro. Mai, nemmeno un secondo, e mi dispiace se tu credi che questo sia sbagliato, perchè per il mio cuore non lo è.”

Kurt non capì il perchè, ma sorrise. “Sono felice che tu lo abbia fatto, Blaine.”, ammise alla fine. “Così felice, non immagini nemmeno. Ma essere felici non vuol dire per forza credere che sia la cosa giusta.”

“E allora permettimi di sbagliare.” sussurrò piano Blaine. Lo guardò un'ultima volta prima di imboccare il vialetto di casa loro. E quando Kurt scese sentì nell'aria quell'odore di casa e abbracci che non aveva mai davvero dimenticato, e si chiese come potesse una cosa così sbagliata sembrare così infinitamente giusta.

 

Il loro appartamento aveva esattamente l'aspetto che Kurt ricordava, gli stessi dettagli che lui aveva scelto tempo prima insieme a Blaine con così tanta cura da sembrare impazzito, ed era una fortuna che non riuscisse a provare le emozioni che sentiva un tempo, perchè sapeva che quello tutto insieme sarebbe stato troppo. Certo che sentiva ancora, sentiva il brivido e l'emozione e i ricordi che pulsavano sulla pelle, ma il suo cuore non funzionava come funzionavano quello degli umani. Era il prezzo da pagare per essere tornati indietro dalla morte.

“Dio, è proprio tutto come lo ricordavo.”, si lasciò scappare, e Blaine sentì perfettamente l'emozione nella sua voce, lì, scoperta e vivida, e l'amò. Era così bello riavere Kurt lì, nel loro appartamento, dopo che tutto era cambiato e dopo che lo aveva perso per sempre – ma ora quel per sempre non esisteva più, esistevano loro di nuovo insieme, ed era assurdo ma anche bellissimo.

E Blaine non riuscì a evitarlo. Non riuscì a evitare di farsi travolgere, di sentire e vivere ogni emozione e farsi divorare, perché lui era fatto così; e senza nemmeno rendersene conto aveva cominciato a piangere, e gli scappò un singhiozzo.

Kurt si irrigidì e si voltò verso di lui. “Blaine.”, soffiò, impotente e pieno di paura. “Blaine, non-”

“E' solo che...che è tutto così vivido, e sento...sento di non farcela, a volte.”, singhiozzò Blaine, muovendo le mani proprio come quando aveva qualcosa di importante da dire. “Averti qui, dopo tutto...tutto quel dolore, ho solo...solo paura di riaprire gli occhi e scoprire che non è vero, che era tutto uno stupido scherzo, e sarei di nuovo solo.”, sussurrò, la voce che si spezzava. “E non...non voglio restare solo, non- non ce la faccio, io- hai mai provato una gioia così grande da sentirla su di te come se fosse una ferita aperta? Come se stesse sanguinando? Hai mai...” un singhiozzo, poi Blaine si passò una mano tra i capelli liberi dal gel “Hai mai avuto così tanta paura di ricominciare da non riuscire a respirare?”

Kurt si avvicinò a Blaine cautamente, le mani tese in avanti.

“E' che...che sto tentando di essere forte per te, per noi, di non farmi vedere come se mi stessi sgretolando ma non...non so se ce la faccio, K-Kurt- non sono così forte.”

“Lo sei.”, gli sussurrò Kurt. “Dio Blaine, lo sei.”

“E' che ho così paura di...di sbagliare, capisci? Ti voglio stringere e al contempo so che è ancora così dannatamente presto e allora cerco di allontanarmi e adesso ti guardo e l'unica cosa che so è che...dio, mi sembra di soffocare.

“Blaine, è tutto apposto.”

“No. No, non lo è, e vorrei solo...non so cosa devo fare, Kurt.” soffiò, ed era una richiesta disperata. “Ti prego, dimmi che cosa devo fare.

Ma Kurt non disse niente. Preferì raccoglierlo tra le braccia e stringerlo cautamente, avvolgendo le braccia attorno alla suo collo, proprio come nei loro primi abbracci. Lasciò che Blaine si facesse piccolo piccolo contro di lui e che appoggiasse la testa sulla sua spalla; lasciò che piangesse, lasciò che si sgretolasse tra le sue stesse mani.

“E' tutto okay, Blaine.”, sussurrò Kurt. “Anzi, non...non è tutto okay, ma troveremo un modo per farla funzionare. Come facciamo sempre, io e te. Insieme.”, continuò, parlando dolcemente proprio sulla pelle calda del suo orecchio. Blaine sapeva di vaniglia e casa e sole.

E Blaine si aggrappò a lui come se fosse la sua vita, come se fosse il suo respiro. Si aggrappò alla sua maglietta e ai suoi capelli scompigliati senza dire nulla.

“Sei così bravo Blaine. Così forte, tu non immagini nemmeno.”

E Kurt si era ripromesso che non avrebbe ceduto, che non lo avrebbe toccato, ma non ci riusciva. Non ce la faceva a stare lontano da Blaine, non quando era così fragile e bisognoso, non quando tutto di lui gridava amore e voglia di essere protetto. Così Kurt lo protesse con le sue braccia fredde, lo protesse come aveva sempre fatto.

“Sei tornato.”, sussurrò Blaine a un certo punto, e dio, stava realizzando. Kurt si rese conto che Blaine stava aprendo gli occhi. “Sei qui, proprio qui.”

“Sono qui Blaine.”, disse Kurt immediatamente. “Non è un sogno o uno stupido scherzo, mi stai stringendo.”

Erano ancora nell'ingresso, la porta chiusa dietro di loro e il freddo di una casa che non usavano più che li avvolgeva, eppure trovavano lo stesso nelle braccia dell'altro il caldo che cercavano. Rimasero a stringersi per un tempo che parve infinito, un susseguirsi di minuti che probabilmente diventò ore a un certo punto, eppure a loro non importava niente, perché nemmeno un abbraccio lungo un infinito avrebbe potuto far recuperare loro il tempo perduto. Erano stati due anni e mezzo di inferno per entrambi, ma in qualche modo tra le braccia dell'altro sentivano che potevano provare a dimenticarsene.

E poi Kurt si staccò con delicatezza, e fece uno di quei gesti che stupivano Blaine e che gli lasciavano il fiato sospeso. Gli accarezzò via una lacrima con le sue dita affusolate, lo sguardo concentrato e attento.

“Incredibile.”, soffiò, sorridendo appena. “Non hai paura...di me, di quello che potrei farti; ma hai paura di perdermi di nuovo. E'...è incredibile, Blaine.”, ridacchiò Kurt, mordendosi poi le labbra. “Tu lo sei. La creatura più incredibile dell'intero universo.”, disse piano, e Blaine capì perfettamente che quelle parole facevano parte della loro famigerata tregua, perché Kurt non era il tipo da dire quelle frasi. Era più qualcuno che dimostrava di tenerci con piccoli gesti e occhiate, e di solito non mostrava mai le sue parti vulnerabili, le parti che potevano essere colpite o ferite o usate contro di lui in qualche modo. Ma Blaine sapeva di essere il suo punto debole – Kurt glielo aveva detto una volta, ed era stato così dolce, gli aveva detto Sei l'unico che può veramente farmi del male ed è per questo che ho paura – e che le cose a volte potevano cambiare.

E Blaine rimase immobile a farsi togliere le lacrime, gli occhi spalancati più grandi che l'intero mondo avesse mai avuto l'onore di vedere, ed erano così vicini che i loro respiri caldi si infrangevano sulla pelle dell'altro e ci fu un momento in cui Blaine abbassò lo sguardo sulle labbra di Kurt – le pallide, fredde labbra di Kurt, e Kurt si sentì così scoperto e sbagliato che si allontanò immediatamente da lui. Cercò di farlo dolcemente, abbassando la testa e facendo scivolare le mani sulle spalle e poi sulle braccia di Blaine – scusami, ma non posso farlo.

“C-credo...è stata una crisi di nervi in piena regola.”, borbottò Blaine, scuotendo la testa piena di riccioli.

“Non molto diversa dalla mia quando ti ho sposato.”, scherzò Kurt, mordendosi un pezzetto di labbro inferiore. Riuscì a far ridacchiare Blaine.

“Uhm, solo...mi- mi dispiace. Di non essere stato forte come volevo. Adesso mi sento meglio.”, gli disse Blaine, e c'era tanta di quella convinzione nella sua voce, tanta di quella forza, che Kurt sentì il suo cuore mal funzionante fermarsi per un attimo.

“Credo...preparo un po' da mangiare se vuoi. Qualsiasi cosa, devi solo dirmi di cosa hai voglia.”

Kurt cercò di sembrare più normale possibile, quando rispose. “Blaine, io non mangio.”

Blaine spalancò gli occhi e aprì la bocca in una piccola e circolare “o”. “Non mangi? Vuoi dire...tipo niente?”

“Non posso. Il mio corpo...rifiuta i cibi, se così si può dire.”

“E come...come fai? C'è qualcosa che devi, non so...assumere?”

“Diciamo solo che non ho bisogno di mangiare, ecco.”, spiegò piano Kurt. “Non è più un bisogno.”

“Oh.”, si limitò a soffiare Blaine. “Beh...ti- ti dispiace se io comincio comunque a preparare la cena? Tu potresti...”, Blaine tirò su col naso e si passò una mano tra i capelli, e Kurt lo trovò così adorabile “...sistemare la tua roba in camera. Nella tua parte di armadio. Un po' l'ho già sistemata io.”

Kurt sentì lo stomaco contorcersi quando Blaine nominò la loro camera. Si guardò intorno e alla fine annuì, raccogliendo il borsone che poco prima aveva fatto cadere quando lui e Blaine si erano abbracciati.

Dio, la loro camera. Kurt se la ricordava esattamente così. Blaine aveva scelto di mettere le lenzuola nero opaco, quel colore che Kurt aveva cercato per settimane e lottato per avere con le unghie e con i denti, e ricordava che la stessa mattina in cui le avevano messe per la prima volta erano anche finiti per farci l'amore sopra, e Kurt se l'era presa per quello, però poi Blaine lo aveva stretto e baciato a lungo, e per sorpresa quella stessa sera gli aveva fatto trovare le lenzuola pulite – e quello era amore, aveva pensato distrattamente Kurt. Le piccole cose e niente di più.

Kurt aprì la sua parte d'armadio e ci ritrovò dentro tutti i suoi vestiti. Indosso oggi aveva una felpa e un pantalone distribuiti dal centro di cure, rigorosamente bianchi e con lo stemma dell'ospedale. La sua pelle sapeva ancora di chirurgia e quell'odore metallico che c'è nei corridoi di ospedale, e per quel motivo Kurt a un certo punto chiuse gli occhi e provò a immaginarsi con i vestiti che un tempo amava, quei jeans che gli fasciavano le gambe e le camicie che gli abbracciavano il petto perfettamente – e dio, tutto quello gli mancava, ma non sapeva nemmeno come tornare a essere di nuovo sé stesso.

Respirò a fondo e cominciò a sistemare quel poco che aveva portato nel borsone – i medicinali, le scatole di fondotinta e di lenti a contatto e i vestiti sgualciti di quando...quando era stato trovato. Brittany una volta gli aveva raccontato la sua storia, ma Kurt non aveva ancora molta voglia di averci a che fare.

A quel punto decise che una doccia non sarebbe stata così una cattiva idea, così sparì in bagno e cominciò a lavare via i residui di ospedale ormai conficcati nel suo corpo e fu felice di passare anche le dita tra i capelli. Una volta uscito coprì lo specchio con un asciugamano – era abituato a fare così, ormai, perché non voleva vedersi, era più forte di lui – e cominciò a cospargere la propria pelle di fondotinta. Una volta che ebbe finito infilò le lenti a contatto blu – e lacrimò, perché senza specchio era difficile mettersele.

Fu bello familiarizzare con la lacca di nuovo, e sistemarsi il ciuffo di capelli in modo che formasse un disordine artistico; poi decise di indossare una semplice tuta che un tempo usava per stare in casa, ancora quando abitava nella casa con Blaine a New York. Niente di eccessivo, niente di troppo Kurt Hummel, ma sperò che Blaine si rendesse conto del cambiamento.

Cosa che avvenne, perché quando Blaine si voltò in cerca del suo viso nel momento in cui Kurt tornò in cucina si lasciò cadere dalle mani il pentolino che aveva appena preso dalla credenza.

“Oddio- non cosa mi sia- è solo che...”, borbottò Blaine, e anche solo dalla voce Kurt capì che stava arrossendo “T-tu...sei solo tu.” sussurrò riemergendo e appoggiando il pentolino a uno dei banconi di legno. Kurt gli si avvicinò cautamente.

“E' che tutti mi avevano detto di...di prepararmi, perché tu saresti stato diverso, e invece...”, Blaine si sforzò di trovare le parole giuste, e lo guardò a fondo, fin dentro l'anima. Kurt aveva il respiro bloccato in gola. “Invece sei sempre tu, e sei bellissimo.”

Kurt non sapeva mai come rispondere ai complimenti di Blaine. O almeno, non aveva saputo bene come farlo i primi tempi, quando era ancora tutto timidezza e baci rubati; poi aveva imparato che bastava fare qualche passo e far scontrare i loro corpi in un bacio irruento e possessivo, e nella maggior parte dei casi dopo si ritrovavano a letto ridendo per aver avuto il miglior orgasmo di sempre. Ma adesso era lì, e guardava Blaine, e scorgeva la sua timidezza e quella dolcezza mischiata alla paura di sbagliare, e non riusciva a muoversi. E poi Kurt si morse le labbra.

“E' una maschera, Blaine. Io...io devo mettermi qualcosa sulla faccia per assomigliare a quello che ero.”

Blaine scrollò le spalle. “Non credo che mi importi.”, ammise piano.

“A me importa. Tu...tu non hai mai visto come sono senza. Non...non hai idea di quello che vedresti.”

Blaine si voltò e cominciò a riempire il pentolino che gli era caduto con un po' di latte. “Io credo...credo di volerci provare. A vederti, come...come sei in realtà. Se per te va bene.”

E Kurt sarebbe scoppiato a piangere a questo punto, se fosse stato umano, ma non lo era, per cui sentì solo un brivido avvolgerlo tutto e fu costretto a sedersi su una delle sedie che circondavano il tavolo, perché era come se ogni forza gli fosse stata portata via.

“Non adesso, Blaine.”, fu la risposta di Kurt, un soffio, niente di più. Non era nemmeno una promessa, ma una richiesta disperata di aspettare, perché non era pronto.

“Certo.”, sussurrò delicatamente Blaine, ancora voltato. “Quando sarai pronto.”

Rimasero in silenzio per un po', Kurt che osservava Blaine cucinare muovendosi con passi veloci e piccoli al contempo probabilmente per non fare altri disastri, e Kurt ricordò tutti i dettagli delle loro serate insieme, dei loro anniversari, delle volte in cui litigavano in cucina – di quella volta che gli aveva detto di essere malato, dio, erano proprio lì. Era tutto pieno di ricordi, di loro, e Kurt capì cosa intendesse Blaine poco prima. Tutto in quella casa gridava KurteBlaine.

“Ho pensato...”, cominciò Blaine a un certo punto, mentre scolava la pasta. “Potresti provare...solo se te la senti, naturalmente”, puntualizzò, con una sfumatura di premura nella voce “A bere un po' di latte. Lo...lo facevamo sempre prima di andare a letto, ricordi?”

Certo che me lo ricordo.

Kurt sbattè le palpebre una singola volta, Blaine si voltò verso di lui e i loro occhi si incontrarono.

“Potrei...potrei provare, sì.”, mormorò infine, accennando un sorriso. “Voglio dire- non...non ho mai provato a bere il latte. Potrei fare piccoli sorsi.”

Così Blaine preparò il suo piatto di pasta e una tazza di latte a Kurt, e quando si sedettero non fecero altro che guardarsi di sfuggita e continuamente, gli occhi che scivolavano un po' ovunque perché non erano ancora abbastanza pronti da ammettere che avrebbero passato ogni singolo minuto a fissarsi.

Kurt bevve il suo latte a piccoli sorsi e si rese conto che non gli dava fastidio. Forse più tardi sarebbe stato male – una volta aveva provato a mangiare un pezzetto di cioccolata ed era stato costretto a sputarlo fuori perché dio- gli si era bloccato in gola – ma in quel momento era rilassato e il liquido caldo scendeva lentamente, e forse davvero aveva qualcosa di speciale, perché in linea teorica il suo organismo avrebbe dovuto rifiutare ogni tipo di alimento. Blaine di tanto in tanto gli sorrideva, e Kurt non riusciva a credere che stessero avendo quello.

“Sembra...sembra che possa berlo.”

“E' una cosa bella.”, sussurrò Blaine, gli occhi che brillavano di una strana luce.

“Non capisco perché.”

“Te l'ho detto, sei speciale.”, gli ripetè Blaine, allungando una mano sulla tavola ma ritraendola di rimando. Non che avesse paura di un contatto, ma perché temeva che Kurt non lo avesse accettato, e non era ancora pronto per i rifiuti. Non adesso. Adesso voleva solo ammirare la bellezza di suo marito e il fatto che in qualche modo fossero ancora lì, insieme.

“Kurt?”

Kurt ingoiò un po' di latte. “Uhm?”

“Credi...non so se per te va bene, ma...mi piacerebbe davvero parlare con te.”, mormorò Blaine, muovendo a disagio le dita. Aveva finito la sua pasta, e muoveva in continuazione la lingua. Scivolava tra le labbra veloce per leccarle, e Kurt sapeva che quel gesto era legato al nervosismo.

“Parlare con me?”, chiese Kurt molto lentamente.

“Sì, io...non voglio che ti arrabbi, ma ci sono...ci sono delle cose che non mi sono chiare, che vorrei sapere. Voglio sapere tutto di te, di quello che sei diventato, quello che hai...che hai passato.”, disse velocemente Blaine, come se quelle parole scottassero. “So che è una ferita aperta, e so che adesso sei stanco. Ma voglio che tu sappia che sono qui per ascoltarti.”

Kurt alla fine appoggiò la sua tazza mezza vuota e fece un sorriso piccolo.

“Posso farlo.”, sussurrò, senza guardare Blaine negli occhi. “Parlare, intendo.”

Qualcosa sul viso di suo marito si illuminò immediatamente. “D-davvero?”

“Sì, davvero. C-ci sono delle cose che...che forse non sono ancora in grado di tirare fuori, ma- ma credo di volerlo. Di voler dirti tutto, Blaine. Ho solo...ho solo paura, capisci?”

Blaine questa volta allungò una mano ed afferrò una delle sue. Fu delicato e caldo, come gesto. “Kurt, guardami.”, gli sussurrò, e Kurt non potè fare altro che alzare il viso, perché non aveva scelta. “Di cosa hai paura?”

E Kurt deglutì, le parole nel profondo della sua gola che spingevano per uscire ma che non ci riuscivano e rimanevano bloccate. Sbattè le palpebre diverse volte, sentendo il cuore appesantirsi e vagare da qualche parte nello stomaco.

“Kurt, piccolo.”, disse dolcemente Blaine. “Aiutami ad aiutarti.”

E il riflesso di Kurt fu quello di stringere la mano di Blaine così tanto da provocargli dolore, probabilmente.

“Ho paura che tu possa lasciarmi.”, disse, ed era presto per dire quelle cose, così dannatamente presto; Blaine aveva appena scoperto che era vivo ed era già così tanto chiedergli di restare, ma Kurt aveva bisogno che sapesse. “Ho paura che tu mi- mi guardi negli occhi e ti accorga che non sono più io. Ho paura che tu ti renda conto che non potrai mai riavere indietro il vero me, e che per questo rinuncerai a noi. A tutto. Ho paura che tu abbia paura del fatto che io possa farti del male.”

“Non ho paura del fatto che tu possa farmi del male, Kurt.”, disse immediatamente Blaine, un guizzo di determinazione che gli attraversava i lineamenti del volto.

“Ho fatto del male alle persone, Blaine.”

“Non eri in te. Non...non potevi scegliere, nemmeno lo volevi.”

“Questo non cambia il fatto che io abbia...”, Kurt non riuscì nemmeno a finire la frase. “Non sono più innocente, Blaine. Non sono puro, non ho più niente di bello da darti. Ho fatto delle cose a cui non riesco nemmeno a dare un nome, e mi odio per questo.”

Blaine prese un respiro profondo. “Forse devi smettere di farlo. Di odiarti.”

“Non ci riesco.”, ammise Kurt, la voce così bassa che sembrava un filo di vetro pronto a spezzarsi. “E anche tu dovresti farlo. Odiarmi. Per quello che ho fatto, per quello che ci ho fatto.”

“Smettila.”, lo interruppe Blaine, allungando anche l'altra mano per avvolgerla attorno a quella di Kurt. “Non potrei mai odiarti, Kurt. E non l'ho mai fatto.”

Kurt non riuscì a continuare a parlare, o per lo meno di farlo di quell'argomento. Lasciò che Blaine l'osservasse, che cercasse di andare oltre la superficie; lasciò che scavasse a fondo. Poi lo vide alzarsi e portare via i piatti e tutto il resto, e quando ebbe finito lo prese di nuovo per mano e lo trascinò via dalla cucina.

“Andiamo a sederci di là.”, propose con un sorriso pigro, quel sorriso che aveva ogni volta che gli proponeva di fare le cose piccole e quotidiane di cui non ne avevano mai abbastanza. Si sedettero sul divano, Kurt che si rannicchiò sull'angolino e Blaine che per quanto riuscì mantenne le distanze – anche se era così bello pensare di avere Kurt così vicino. Ma sapeva di dover aspettare, sapeva che aveva bisogno dei suoi spazi.

“Allora.”, esordì Kurt. “Vuoi parlare.”

Blaine annuì giocherellando con una piccola coperta che avevano sempre l'abitudine di lasciare sopra quel divano.

“Parliamo.”, acconsentì Kurt, abbassando il tono di voce. “Puoi...puoi chiedermi qualsiasi cosa.”

Blaine si morse un pezzetto di labbro inferiore e si passò una mano tra i ricci.

“Com'è stato tornare in vita?”

E oh dio- c'erano un milione di domande che Blaine poteva fare, e per qualche motivo scelse questa. Scelse qualcosa che non c'entrava con loro, scelse qualcosa che potesse dare a Kurt ancora qualche minuto per non concentrarsi su di loro, su quello che ora sarebbe successo.

“Strano.”, sbuffò, aggrottando la fronte. “Voglio dire...non ricordo molto. C'era tanto buio, Blaine, tanto di quel buio, e improvvisamente è arrivata la luce, e mi ci sono aggrappato con tutte le forze.”

“Okay.”, acconsentì piano Blaine. Era bello il modo in cui cercava di apparire normale, ma sotto le apparenze Kurt riusciva a scorgere quel suo entusiasmo velato, quello che lo aveva sempre distinto da tutti gli altri.

“Brittany mi ha detto...mi ha detto che sono riusciti a salvarti grazie a me. Non credo di aver capito bene.”

Kurt accennò un sorriso, completamente sconfitto. “Quando...quando mi hanno trovato, io- uhm, vagavo tra i boschi.”, ammise piano Kurt. Le sue mani si tremavano piano, proprio come il suo labbro inferiore. “Ero piuttosto innocuo- cioè, non...non lo ricordo, ma non aggredivo le persone se non ero...non ero troppo affamato.” Kurt rabbrividì pronunciando l'ultima parola. “E poi mi hanno portato in questo centro, e c'erano punture e medicinali e strani rumori, e ho cominciato...ho cominciato a pronunciare il tuo nome. E' stato tutto ciò che ho detto per settimane intere. Solo il tuo nome.”

Blaine prese un respiro profondo, non sapendo cosa dire.

“Credevi...credevi davvero che avessi potuto dire di no? Che...” Blaine cercò di trovare le parole giuste mentre torturava quel pezzetto di coperta “Che avrei potuto lasciarti?”

“Credo...credo di averlo sperato a un certo punto, Blaine.”, ammise piano Kurt. “Quando i medici mi hanno detto che ti avrebbero contattato ho sentito...ho sentito come di rinascere, e poi sono scoppiato a piangere, perché mi sono reso conto di quanto fosse sbagliato ed egoista.”

“Io non credo che lo sia, Kurt.”

“Perchè tu non sai com'è essere dalla mia parte.”, sussurrò Kurt. “Non sai quanto sia fottutamente doloroso vedere che l'amore è più forte anche del dolore, ma nonostante questo fa male comunque. Fa sempre male, Blaine, ogni volta che ti guardo e penso che hai scelto me. Hai scelto noi.”

“Sceglierò sempre noi.”, mormorò Blaine, allungando una mano e accarezzandogli un polso. Kurt lo vide sorridere appena.

“Che c'è?”

“Uhm, niente, credo.”, borbottò Blaine. “E' che sei caldo.”

Kurt scosse la testa. “Non...non è vero.”

“E' vero. Sei caldo. Sei normale, sei tu. Forse non te ne rendi conto, ma vorrei che tu potessi sentire la tua mano come in questo momento la sto sentendo io, e te lo giuro, è calda.”

Kurt allora la strinse forte. “Io non voglio questo per te, Blaine. Non voglio che ti accontenti.”, soffiò, e questa volta lasciò che le lacrime si affacciassero sui suoi occhi. “Sarebbe la sensazione peggiore.”

Perché era quella la paura di Kurt. Che Blaine pensasse di non poter avere niente di meglio e che si accontentasse di avere un Kurt che non era più Kurt, ma solo un suo involucro.

“Io non mi sto accontentando.”, disse quasi immediatamente Blaine. “Io ti guardo e ti tocco e ti parlo, e non vedo nient'altro che l'uomo che ho amato per tanti anni. Vedo lui, e non è perché è quello che voglio vedere, ma è perché così e basta. Sei solo tu, e sei qui, e non mi sto accontentando, ti sto vivendo.”

A Kurt scappò un mezzo sorriso, e alla fine una lacrima scese lungo la guancia fino a incontrare gli angoli delle labbra.

“Vorrei tanto che fosse così, Blaine.”, soffiò. “Non ho...non ho nemmeno più i miei occhi.”

Blaine aggrottò la fronte.

“Porto le lenti a contatto, Blaine.”, spiegò Kurt cautamente. “I- i nostri occhi sarebbero diversi, altrimenti. Così mi hanno dato le lenti a contatto blu. E i miei occhi non sono blu, Blaine.”

“Lo so. Li sto guardando.”, disse piano Blaine, concentrandosi sugli occhi di Kurt. C'era poca luce nella stanza perché fuori era calata la sera, ma Blaine riusciva comunque a scorgere tutti quei particolari, perché lui e Kurt erano vicini. “E sì, sono blu. Sono molto carini.”

Kurt si morse le labbra. “Non sono...non sono più di mille colori mischiati assieme.”, sussurrò, ricordandosi tutte le volte in cui Blaine glielo aveva detto, magari dopo aver fatto l'amore o sotto un cielo di stelle. “Non hanno più quella corona di giallo attorno alle pupille.”

“No.”, confermò Blaine, guardandolo con attenzione, con il cuore il mano. Ed era così devoto che Kurt pensò di poter svenirgli tra le braccia. “Ma li guardo, e l'unica cosa che riesco a pensare è che potrei innamorarmi anche di questi.”

Quella sarebbe stata una parte di Blaine che Kurt avrebbe sempre ammirato alla follia. Quella parte innamorata e disincantata che vedeva il bello ovunque, anche quando non c'era, anche quando era impossibile da scorgere. Cadde una nuova lacrima dai suoi occhi, ma stavolta Blaine alzò una mano delicatamente e la scacciò via con le dita, e le tenne ferme lì, a contatto con la sua pelle. Il suo sguardo scivolava tra le labbra di Kurt e i suoi occhi, e Kurt non riusciva a dire nulla.

Blane cominciò a muovere le dita, a sfiorare le sue labbra e trascinare via le scie salate, finchè si concentrò in un punto vicino alla guancia che strofinò con più vigore.

“Hai un po' di fondotinta sbavato.”, gli disse, ma non c'era nervosismo nella sua voce, solo pazienza e dolcezza, e Kurt non riuscì a fare altro che alzare le mani a sua volta e coprire le mani di Blaine. Gli era mancato sentire le sue mani addosso. Gli era mancato sentire il suo respiro sulla pelle e i battiti dei loro cuori lavorare in sincrono.

E poi Blaine si avvicinò senza mai chiudere gli occhi e deglutendo piano, Kurt che sotto il suo tocco rabbrividiva.

“Kurt.”, soffiò, ed era bello il suono della sua voce, basso e roco e melodico, e Kurt avrebbe solo voluto- voluto-

“Non piangere, Kurt.”, sussurrò Blaine, e a quel punto Kurt si limitò a chiudere gli occhi e aspettare qualsiasi cosa Blaine fosse pronto a dargli, ma proprio quando sentì il respiro caldo di Blaine infrangersi sulle sue labbra leggermente schiuse un rumore li fece destare.

Si spaventarono - e Blaine indietreggiò subito, come reclamato da un sogno. Kurt si guardò intorno e imprecò piano, passandosi una mano tra i capelli.

“Uhm, è...è la sveglia.”, si scusò Kurt, riferendosi ai suoni che stavano sentendo. “I-io devo...devo prendere la mia dose di...è per evitare che mi trasformi di nuovo in un...”

“Lo so.”, si limitò a dirgli Blaine dolcemente. “Lo so, Brittany mi ha spiegato tutto.”, disse velocemente, passandosi una mano tra i riccioli. Due ricaddero ribelli sulla fronte, e Kurt avrebbe ridacchiato se avesse avuto ancora fiato in corpo.

“Vuoi, uhm...credo di dover chiamare qualcuno, Brittany mi ha detto che avresti avuto bisogno di un'infermiera per queste cose.”, spiegò Blaine alzandosi. Kurt alzò un sopracciglio.

“Ho pensato che la scelta fosse ovvia.”, continuò Blaine, allontanandosi per prendere il suo cellulare. “E che tu avresti voluto rivederli, per cui...credo che chiamerò Carole, va bene?”

Kurt si pietrificò all'istante, incapace di respirare. Vide Blaine comporre i numeri e solo dopo qualche istante riuscì ad alzarsi in piedi. Afferrò il telefono dalle mani di Blaine e lo tenne stretto al petto.

“No, Blaine.”, disse, e la sua voce sembrava una lama affilata. “Non- non puoi farlo. Non puoi. Non voglio.”

Blaine sembrava totalmente smarrito. Mise una mano sui fianchi, le sopracciglia triangolari che si stiracchiavano verso l'alto. “Kurt, ma-”

“Posso farlo da solo, va bene? Si tratta solo di somministrare una dose di un liquido, è facile. Non ho bisogno di nessuno, okay? Non ho bisogno di incasinare la vita delle persone.”

“Kurt, respira. Stai...stai tremando.”

Kurt fece un passo indietro. “Non voglio chiamare Carole. Non voglio...non voglio chiamare proprio nessuno.”

Blaine si accigliò. “Kurt, sono la tua famiglia.”

“Lo...lo so, ma-”

“Kurt.”, disse Blaine irremovibile. “Hanno il diritto di sapere.”

Kurt cercò di mantenere l'equilibrio, di non cedere, ma fu molto difficile. Respirava affannosamente e non riusciva a pensare a nulla di sensato. E poi le sue labbra si mossero da sole.

“Io non voglio che loro sappiano.”

E poi ci fu un piccolo singhiozzo, e il cuore di Blaine sprofondò da qualche parte nello stomaco.

“I-io non posso fare questo a-anche a loro, Blaine.”, spiegò Kurt, diventando piccolo e stringendo il telefono ancora più forte nelle sue mani. “V-voglio tenerli lontani da me e da tutto questo perché non voglio che soffrano, non v-voglio che debbano scegliere. T-ti prego, Blaine, non costringermi. Per favore, n-non farlo.”

e Blaine non riuscì più a dire nulla che non fosse un tenero “Shhh” lasciato lì tra di loro prima di arrivare da Kurt e raccoglierlo tra le braccia. E Kurt era rigido e piccolo e pianse, pianse fino a sentire dolore e Blaine francamente non sapeva nemmeno cosa dire o come muoversi per consolarlo ma ci provò; avvolse il suo corpo e lasciò che appoggiasse la testa alla sua spalla, e le dita di Blaine presero familiarità con i capelli di Kurt di nuovo, tutto da capo, perché sapeva che quando piangeva aveva bisogno di essere toccato lì per stare meglio.

“Va tutto bene adesso.”, soffiò sul suo orecchio, e Kurt ruotò il capo verso di lui e Blaine perse un battito di cuore perché era così lui, così Kurt, così suo, ed era bellissimo. Gli accarezzò i capelli tutti indietro. “Va tutto bene.”

Kurt incastrò la testa nell'incavo del suo collo. “Non voglio dirglielo, Blaine.”

“Promettimi che ci proveremo. Più avanti, va bene, adesso non sei pronto. Ma promettimi che ci proverai, almeno. Sono la tua famiglia, Kurt. Ti amano.”

“E io amo loro.”, ammise Kurt. “Ecco perché voglio proteggerli.”

“Lascia che siano loro a decidere.”, sussurrò Blaine. E Kurt lo strinse forte, forte come non faceva da una vita intera, come forse non aveva mai fatto.

“Se vuoi posso...posso aiutarti io con la dose.”, propose Blaine. “Brittany mi ha detto che non è bello occuparsene da soli.”

Kurt annuì semplicemente, e poi spiegò a Blaine dove aveva messo il medicinale. Si trattava di un liquido di colore verde chiaro riposto in una siringa dall'aspetto particolare. Le dosi andavano somministrate una volta al giorno e alla stessa ora, senza alcuna eccezione. Chi saltava la dose correva il rischio di ritrasformarsi, e Kurt per sicurezza non aveva mai voluto provare a saltarne una. C'erano persone che lo facevano di proposito, altre che lo facevano per sperimentare quante ore durassero prima di tornare rabbiose.

Kurt si sedette di nuovo sul divano e Blaine si inginocchiò dietro di lui, seguendo attentamente le indicazioni di Kurt. C'era un piccolo buco nella parte più alta della sua colonna vertebrale, un segno scuro e profondo che fece paura a Blaine, e dovette seriamente mordersi le labbra per non chinarsi e baciarlo proprio in quel punto, sperando di far sparire il dolore.

“Devi iniettare il liquido lì.”, spiegò piano Kurt.

“E' doloroso?”

“Un pochino.”, ammise Kurt chiudendo gli occhi. “C'è di peggio, credimi.”

Così Blaine lo fece, e schiacciò il pulsante che fece scivolare il liquido dentro la pelle di Kurt. Sentì Kurt sibilare e vide il suo corpo muoversi come di riflesso in un piccolo spasmo, e senza nemmeno pensarci Blaine lo avvolse con le braccia da dietro, stringendolo forte. Appoggiò le labbra sul suo collo, nel punto subito sopra dove c'era quel buco nero, strinse forte gli occhi e aspettò che il corpo di Kurt smettesse di tremare.

“Va tutto bene.”, sussurrò. “Tutto bene, sei così bravo.”

E alla fine il suo corpo smise di tremare e Kurt si rilassò nella stretta delle sue braccia, diventando piccolo piccolo, e Blaine gli lisciò i capelli indietro. Avrebbe voluto baciargli la fronte, ma non sapeva come Kurt l'avrebbe presa.

“B-Blaine?”

“Sono qui.”

“Posso andare a dormire, adesso?”

Blaine naturalmente lo portò nella loro camera e lo aiutò a sistemare le lenzuola, e ci fu un momento in cui rimasero a fissarsi, Kurt che si accartocciava tra le mani l'enorme maglia della tuta.

“Uhm, io...dovrei cambiarmi.”, ammise piano, gli occhi puntati sul pavimento.

“Oh- oh sì, certo, giusto.”, borbottò Blaine, mordendosi poi le labbra. “I-io immaginavo che avessi bisogno di un po' di spazio e avevo pensato di...di dormire sul divano. Per tutto il tempo che vorrai.”, spiegò. Per un attimo sperò che Kurt gli chiedesse di restare. Che allungasse la mano e che lo portasse a letto – non doveva succedere niente, davvero, gli sarebbe bastato addormentarsi accanto a lui. Ma Kurt non disse niente, e il cuore di Blaine si spezzò un pochino di più.

“Posso dormirci io sul divano.”

“Non se ne parla. Odi dormire sul divano, dopo il tuo collo non ti fa stare bene e ti viene mal di testa.”, il cuore di Kurt si riempì di qualcosa di forte quando ascoltò le parole di Blaine. “Ci dormo io. Tu resta qui. Meriti di dormire in un letto vero.”

“Quelli del centro di cure facevano schifo.”

“Posso immaginare.”

Ci fu una risatina leggera da parte di entrambi, e poi Blaine abbassò bruscamente il viso, quasi come se tutta quella situazione scottasse.

“Allora buonanotte, Kurt.”

Con la coda dell'occhio vide Kurt dondolare a disagio. “Buonanotte, Blaine.”

E poi Blaine fece per voltarsi e andarsene, ma la voce di Kurt nel buio della stanza lo costrinse a fermarsi.

“Blaine, aspetta.”

E Blaine naturalmente aspettò. Aspettò con il cuore in gola, i nervi tesi e a fior di pelle, pronto a ricevere qualsiasi cosa.

“Puoi...puoi stringermi un po' prima di andare via?”

E davvero Blaine non si era aspettato niente di tutto quello, perché Kurt non era il tipo da coccole. Non era il tipo da chiederle in primo luogo. Le dava, certo, le aveva date così tante volte a Blaine e le aveva ricevute, ma non aveva mai chiesto di essere stretto, non in quella maniera disperata e bisognosa.

E così Blaine annullò la loro distanza e lo strinse - forte. Lo abbracciò stretto e lasciò che i loro corpi combaciassero come avevano sempre fatto, di quegli abbracci che sembravano vita e nei quali si perdevano e Blaine diventava grande e Kurt più piccolo, piccolo fino a scomparire. E Kurt stringeva forte la sua maglietta, quasi come fosse un naufrago alla deriva che cercava di aggrapparsi a qualsiasi cosa pur di non annegare.

“Blaine, so che...che non te lo sto dicendo, ma...sono felice, okay? Non immagini nemmeno. E' che so che è sbagliato allora non so come...come dirtelo, come farmi capire, ma sono felice di essere qui. Sono felice che tu non abbia rinunciato a me. G-grazie.”

E Blaine questa volta gli baciò una tempia, perché certe cose potevano ricevere solo un bacio come risposta.

“Va bene così. Staremo bene, Kurt, lo...lo sistemeremo. Promesso.”

“Non lo so.”, ammise piano Kurt, lasciandosi cullare. “So solo che non riesco a lasciarti andare. So solo che questi anni sono stati orribili ma quando...quando sono con te è come se avessi il potere di dimenticare e vivere di nuovo. Mi fai vivere di nuovo, Blaine.”

E di nuovo, a Blaine tutto quello andava bene. Andava bene che si spezzassero e si ricomponessero insieme, andava bene aver creduto per due anni e mezzo di aver perso la propria metà, andava bene aver avuto paura di riaverla. Davvero tutto, per una volta, andava bene.

Fu difficile staccarsi da Kurt. Ancora più difficile non provare nemmeno a baciarlo. Si limitò a sfiorargli la fronte con le labbra, e fu perfetto comunque, perché senti la pelle di Kurt vibrare per il suo tocco, ed era bello avere ancora quell'effetto su di lui.

E poi semplicemente si chiuse la porta alle spalle, si distese sul letto e chiuse gli occhi.

Per la prima volta dopo due anni e mezzo, Blaine Anderson non pianse prima di addormentarsi.

 

***

 

La loro routine si costruì su quello, nei giorni successivi. Non cambiò molto dal primo giorno in cui Blaine aveva portato Kurt a casa. C'erano accenni di risate, ricordi lasciati a vagare in mezzo a loro, tazze bollenti di latte e sorrisi timidi. Non c'era nient'altro, e a Blaine andava bene così, perché aveva paura che chiedere di più avrebbe allontanato Kurt, ed era l'ultima cosa che voleva. Certo, a volta non poterlo toccare faceva male quanto strapparsi il cuore dal petto, un male fisico e pulsante, ma sapeva di dover resistere per il bene di entrambi.

E fu come tornare alla normalità.

Una normalità fatta di cose piccole, cose diverse; una normalità che non sarebbe parsa tale a nessuno che non fosse stato uno di loro due. Blaine dormiva ogni notte sul divano e Kurt si faceva piccolo piccolo nel loro letto, chiudevano gli occhi e immaginavano di avere l'altro accanto.

Non potevano sapere molte cose. Per esempio, Kurt non poteva sapere che ogni notte Blaine si metteva dietro la porta per assicurarsi che Kurt non avesse incubi. Non poteva sapere che una volta lo aveva sentito piangere, ed era rimasto dietro quello spessore del legno a piangere insieme a lui. Non poteva sapere che Blaine aveva ricominciato a scrivere canzoni la mattina presto quando si svegliava, e che al lavoro era più solare.

Blaine non poteva sapere che Kurt si svegliava ogni notte alla stessa ora per controllare che Blaine stesse dormendo. Apriva la porta della stanza delicatamente e sbirciava il corridoio per avere il via libera, e solo dopo in punta di piedi raggiungeva il divano e osservava Blaine dormire. Era bello vederlo così sereno e pacifico, avvolto da nient'altro che il sonno e le coperte.

Non poteva sapere che Kurt durante la notte non toglieva le sue lenti e i cosmetici per non spaventarlo, in tal caso fosse successo qualcosa e avrebbero dovuto vedersi. Non poteva sapere che ogni notte sognava di tornare umano e preparargli la colazione in un mondo nuovo e colorato e giusto.

E così i giorni passavano e le loro parole diventavano sempre più sporadiche ma comunque importanti, Blaine che sussurrava Lo sai che sono qui e Kurt che di rimando non trovava altro da dire se non Ho bisogno di te, ma non riuscivano a dirsi altro. Si stringevano molto, però. La notte prima di separarsi o anche per motivi piccoli, inesistenti. Coprivano la distanza e si stringevano come se non avessero scelta, come se l'uno fosse l'ancora dell'altro, e nella maggior parte delle volte non c'era niente da dire, niente che fosse minimamente abbastanza.

E poi un giorno fuori il sole stava per tramontare, e cambiò tutto.

 

“Blaine, cos'è l'HVF?”, chiese Kurt a un certo punto, sfogliando una rivista. Blaine era al bancone della cucina a prepararsi la cena, era da poco tornato dal lavoro – il pomeriggio del venerdì andava a dare lezioni di canto a un bambino che abitava in fondo alla via di nome Harry. Aveva il naso sporco di farina, ed era semplice ed adorabile.

“E' un po' che lo vedo scritto in giro, e...ho sentito pareri discordanti. Puoi dirmi cos'è?”, domandò Kurt. Blaine cercò di concentrarsi più che potè sull'impasto che aveva sulla tavola, ma alla fine fu costretto ad alzare gli occhi, ed erano spalancati e velati di ansia.

Blaine si lavò velocemente le mani e si sedette sul divano con lui. Non lo sfiorò nemmeno, rimase distante, gli occhi che vacillavano.

“Kurt, uhm...ricordi com'era, prima di andartene? Stavano cercando un modo di...eliminare quelle creature.”

“Lo so. Ricordo anche i discorsi di tuo padre. Lui odia quelli che sono come me.”

“Beh, tu ora sei diverso.”

“Non credo che tuo padre sarebbe in grado di vedere la differenza.”

Blaine a quel punto si morse il labbro. “Beh, le cose non sono cambiate, dopo. Hanno trovato un modo di eliminare quelle...quelle persone.”

“Questo famigerato HVF.”, sussurrò Kurt, accarezzando la pagina di un giornale con due singole dita.

“Già. Loro, uhm...sono molto concentrati in quello che fanno. Vogliono pace e protezione per i cittadini.”

“E questo significa che uccidono anche quelli come me?”

Blaine sospirò. “No, loro...non si possono uccidere quelli come te, Kurt. Tu sei guarito. Però in certi casi possono...possono decidere di farlo.”

E a quel punto gli occhi blu di Kurt si conficcarono in quelli di Blaine – blu, così blu, e anche se erano diversi in qualche modo erano sempre suoi, Blaine ci vedeva dentro tutto quello che aveva imparato ad amare – e sentì un brivido.

“Non sono al sicuro, vero Blaine?”, chiese in un sussurro. “E' il motivo perché non mi permetti mai di uscire.”

Blaine allungò una mano e gli sfiorò una guancia, incastrando le dita ai suoi capelli.

“Finchè sarò qui tu sarai al sicuro, Kurt.”, sussurrò, sentendo un piccolo peso nel cuore. Doveva dirglielo. Sentiva di volerlo fare, con ogni piccola e insignificante parte del suo corpo sapeva di dover dire a Kurt ogni cosa, il perché della morte di sua madre e del fatto che per un periodo Blaine aveva effettivamente ucciso quelli come Kurt, che non aveva idea che Kurt però fosse uno di loro, e-

“K-Kurt.”, rantolò fuori Blaine, impaurito.

Mi dispiace, non lo sapevo. Non mi vorrai più, avrai paura di me, sarai deluso. E io non voglio. “Kurt, solo...”

Kurt lo guardava con gli occhi pieni di luce, grandi e luminosi e tutto troppo, e poi ci fu un forte rumore che li interruppe, che proveniva da fuori il loro appartamento. Si alzarono entrambi e si precipitarono alla finestra preoccupati, i cuori che battevano forte nei loro petti.

“Blaine, che succede?”, chiese Kurt dopo aver spostato la tenda. Nel cortile subito fuori il loro appartamento c'era un piccolo furgoncino con sopra stampate le lettere “HVF”, sporco e logoro. C'erano diversi uomini e uno di loro aveva in mano una pistola, e non appena Kurt la vide si fece più vicino a Blaine.

“B-Blaine.”, soffiò, aggrappandosi alle sue braccia. “N-non capisco.”

“Shhh.”, gli disse cautamente Blaine, facendo passare un braccio attorno alla sua vita. “Va tutto bene, piccolo, ci sono io.”

E Kurt si aggrappò a quella frase come se la sua vita potesse dipenderne. L'uomo armato urlava e sembrava crudele, crudele come nessuno Kurt avesse mai conosciuto durante la sua vita. Il gruppo di persone irruppero nella casa di fronte allo stabile di Kurt e Blaine, e pochi minuti dopo uscirono insieme a una donna anziana. Piangeva e urlava anche lei, e ben presto vennero raggiunti dal marito, un signore con la barba e gli occhiali e il viso dolce.

Costrinsero la vecchia a inginocchiarsi per terra, e il respiro di Kurt gli si mozzò in gola.

“Lei non merita di vivere. E' un cadavere, un fottuto cadavere, e va eliminato. Proprio come tutti gli altri.”, gridò il tizio con la pistola. Kurt tremò tra le braccia di Blaine.

“Blaine dobbiamo- dobbiamo fermarli. Fare qualcosa- qualsiasi cosa.”, lo implorò, ma Blaine lo tenne stretto a sé e gli baciò una tempia.

“David.”, biascicò l'anziano “Ti prego. E' mia moglie. La amo da quarantadue anni. Ti prego, non portarmela via.”

“Ma non capisci?”, ringhiò l'uomo. “Non è tua moglie. E' solo il suo involucro. Tua moglie non c'è più, Roger. E' morta tanto tempo fa, e questa è la sua pallida imitazione.”

L'anziana donna non riusciva a fare altro che piangere e ripetere come un mantra il nome del marito, e quando urlò Blaine si irrigidì accanto a Kurt. Avevano entrambi cominciato a piangere.

“David, conosco i tuoi genitori da una vita. Ti prego.”

“Smettila.”, sputò fuori il soldato. “Tu, togliti le lenti.”, ordinò alla vecchia. Suo marito cominciò a scuotere la testa in una richiesta disperata di non farlo – non farlo non toglierle ti prego – ma alla fine, con estrema delicatezza, l'anziana donna si tolse una delle lenti a contatto.

“Vedi.”, sentirono che l'uomo armato borbottava. “Proprio come avevo immaginato.”, ringhiò. E poi ci fu il suono netto di uno sparo che squarciò l'aria intorno a loro, e Kurt si coprì la bocca con le mani per impedirsi di urlare.

Gli scappò un singhiozzo e immediatamente si rigirò tra le braccia di Blaine per immergere il volto nel suo collo. “No.”, sussurrò. “Oh mio dio- Blaine.”, sussurrò, aggrappandosi alla sua maglietta. “Blaine oh mio dio oh mio dio-”, continuava a ripetere, l'immagine di quella povera anziana che si accasciava per terra nella mente. “Dimmi che non è vero Blaine ti prego dimmi che non è reale.”

E Blaine cercava di ricoprirlo con le braccia come meglio poteva, accarezzando capelli e porzioni di pelle e stringendolo al contempo, e alla fine riuscì a trascinarlo lontano dalla finestra, Kurt che tremava e piangeva tra le sue braccia.

Kurt non seppe capire come, ma a un certo punto si ritrovò seduto su divano, Blaine inginocchiato di fronte a lui che gli teneva le mani e di tanto in tanto scacciava via le sue lacrime.

“L'hanno uccisa, Blaine.”, singhiozzò Kurt, ormai senza fiato. “L'hanno uccisa proprio lì, davanti agli occhi di suo marito come se non valesse niente.” e Blaine annuiva, lasciava che si sfogasse. “E- e se scoprissero che anche io sono qui e volessero- Blaine-”

“Shhh, Kurt. Calmati.”, sussurrò piano Blaine, accarezzandogli i capelli all'indietro insieme a tutte le lacrime. “Calmati, andrà tutto bene.”

“N-non puoi saperlo, Blaine.”, sussurrò Kurt.

“Io te lo prometto.”, gli disse Blaine, afferrandogli il volto con entrambe le mani. “Ti prometto che farò tutto quello che è in mio potere per proteggerti e per tenerti al sicuro. Nessuno, nessuno ti farà del male. Fidati di me.”, gli disse, roteando i pollici sulle sue guance. “Ti fidi ancora di me?”

Gli occhi blu di Kurt erano grandi e lucidi, pieni di speranze e di paure. “Sì.” soffiò. “Sì, mi fido. Non ho mai smesso.”

E Blaine sapeva che non avrebbe dovuto farlo, ma lo fece. Si chinò e raccolse con le labbra una lacrima che era sullo zigomo di Kurt, poi percorse una scia che arrivava fino all'occhio. Baciò quel punto, e poi lasciò un nuovo bacio in mezzo alla sua fronte.

Niente ti farà del male, non finchè ci sono io.”

E Kurt a quel punto si aggrappò alle sue spalle e appoggiò la testa all'incavo del suo collo facendosi stringere, sperando che il tempo attorno a loro si fermasse. Pianse ancora, ma questa volta senza singhiozzi, solo bagnando la felpa di Blaine e sentendo i loro corpi caldi a contatto. E Blaine non lo lasciò andare un attimo, nemmeno un singolo istante. Gli sussurrò parole amorevoli e gli accarezzò la schiena finchè fuori il sole non fu completamente sparito oltre l'orizzonte.

“B-Blaine?”

“Mmmh?”

“Posso addormentarmi vicino a te, stanotte? Voglio dire- proprio qui, sul divano. Basta...basta che mi stai vicino finchè non mi addormento.”

Blaine afferrò una piccola ciocca dei suoi capelli e la trascinò in mezzo agli altri. “Va bene.”

Kurt si distese sul divano e Blaine gli sistemò sopra la coperta.

“Quando mi sarò addormentato puoi...puoi lasciarmi. E mangiare magari. Sarai affamato.”

“Shhh. Non pensare a me.”, gli disse dolcemente Blaine. “Ora dormi, meraviglia.”

Blaine lo chiamava meraviglia dai primi anni della loro storia. Era un nome che aveva ancora la capacità di far sentire a Kurt un formicolio ovunque.

“Blaine?”

“Mmmh?”

“P-puoi...hai voglia di tenermi la mano?”

Senza dire nulla Blaine si fece strada tra le coperte e afferrò saldamente una mano di Kurt, e solo allora fu in grado di chiudere gli occhi. Solo allora, Blaine si sedette sul pavimento e osservò Kurt addormentarsi.

E per tutta la notte rimase accanto a lui, senza mai muoversi. Imparò i suoi lineamenti a memoria per l'ennesima volta – la curva perfetta delle labbra, il ventaglio di ciglia chiare, il mento morbido e la linea del collo – e rimase a osservarlo fin quando fuori non si mostrarono le prime luci dell'alba.

E Blaine non si sentiva stanco – anzi, non era mai stato così vivo.

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Eccomi qui! Per qualche assurdo motivo sono riuscita a pubblicare oggi <3
Dunque – non so se la storia vi stia piacendo barra infastidendo barra lasciando un senso di insoddisfazione...? Ci sono scene molto forti che forse vi eravate immaginati in modo diverso. Se così fosse, fatemi sapere cosa ne pensate, mi rendereste davvero felice! Io ce la sto mettendo tutta – e ammetto che è la storia più difficile che abbia scritto fin'ora perché...sì, è tanto angst, come potete vedere. E fa male scriverla, posso giurarlo.
Uhm, qualche dettaglio tecnico: i non-morti non possono mangiare e tecnicamente nemmeno bere, ma ecco, prendete la storia del latte con le pinze. Nel telefilm si vede chiaramente che stanno male dopo aver ingerito qualsiasi cosa, però ecco, Kurt è...speciale?
Il loro cuore non batte, tuttavia in alcune scene del film, quando vengono uccisi, si vede chiaramente che perdono sangue (molto scuro, quindi presumibilmente morto). Quindi Kurt non dovrebbe essere caldo (è il motivo per cui è molto pallido) ma mi piace pensare che lo sia, o per lo meno che lo sia più di quanto si aspetta.
Dovrebbe esserci tutto. Per qualsiasi dubbio sono qui! E un grazie speciale a tutti coloro che mi stanno seguendo, siete davvero la dolcezza **
 
Je <3

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Capitolo 4
*** Courage ***


Questo capitolo è dedicato ad Elena. Perchè c'è una scena che tu stavi aspettando, credo – perché sei una delle persone più dolci che abbia mai avuto l'onore di conoscere. Perchè sei il perfetto Kurt del mio Blaine. 

E poi a tutte le ragazze della Sevensome. You move me <3

 

 

 

 

Capitolo 4

Courage

 

Kurt non riusciva nemmeno a capire come ci fossero finiti in una stanza della Dalton – un momento prima si stavano baciando davanti a tutti, un bacio pieno di sospiri e Oh dio siamo pronti, lo siamo davvero, e un momento dopo Blaine gli aveva preso la mano e si era scusato e riportato su dalle scale, là dove c'erano i dormitori, aveva aperto la prima stanza che aveva trovato e ci aveva portato Kurt dentro – Sam doveva avergli detto che avevano preparato la prima sulla destra, e Blaine sperò di aver fatto giusto.

E adesso erano lì, petto a petto e cuore a cuore con le mani che si intrecciavano e sorrisi timidi e lacrime salate, e Kurt lo guardava al di sotto delle ciglia come se fosse un sogno, come se potesse svanire da un momento all'altro – ma Blaine era lì, lì che lo stringeva, che accarezzava la pelle nuda del so fianco e sbatteva le palpebre così lentamente che sembrava sul punto di cadere in un sonno profondo.

Hai detto sì.”, soffiò sulle sue labbra, e Kurt sorrise, sorrise perché non aveva altra scelta e sentì il cuore battere pulsare scoppiare. Si morse un pezzetto di labbro inferiore.

Ho detto sì.”, sussurrò lentamente. “Avresti dovuto sapere che ti avrei detto sì.”

Era accaduto tutto troppo velocemente. Kurt che scendeva dalla macchina di suo padre con un peso nel cuore perché loro erano troppo giovani per quel passo, troppo giovani per sposarsi – ma poi Blaine era comparso ed era così bello, così luminoso e pieno di vita, aveva cominciato a cantare e Kurt si era fermato a guardare tutta quella meraviglia e aveva pensato Mi sono innamorato di te esattamente così, mentre cantavi e mi rubavi il cuore.

Gli aveva chiesto di sposarlo di fronte a tutte le persone che conoscevano, facendo un discorso che era l'emblema di tutto quello che avevano, denso d'amore e di qualcosa di così grande che Kurt a un certo punto si era sentito sospeso, e poi, senza fretta, Kurt aveva detto sì, Blaine lo aveva baciato e poi gli aveva infilato l'anello – e l'anello ora era lì, un filo argentato sull'anulare semplice e lineare, proprio come piaceva a loro, e Kurt non la smetteva di sbirciare o muovere le dita per sentirne la consistenza perché dio, era lì. Era proprio lì.

Non sapevano nemmeno come erano arrivati in camera senza inciampare o scoppiare a piangere prima, però ci erano arrivati, e si erano baciati come mai prima d'ora e Blaine aveva sussurrato sulle sue labbra Ti renderò così felice e Kurt aveva risposto Grazie di avermi trovato quel giorno e a un certo punto avevano cominciato a spogliarsi per fare l'amore, ma c'erano troppi sospiri e troppe lacrime e alla fine erano caduti sul letto ridendo e senza staccarsi mai, le camice e le giacche dimenticate, i pantaloni slacciati e i capelli in tutte le direzioni – ma non erano riusciti ad arrivare fino in fondo. Era stato troppo. E adesso erano lì a fissarsi, e c'era qualcosa di più intimo del sesso che scorreva tra i loro occhi.

Dio, ti amo così tanto.”, soffiò Blaine, alzando una mano per accarezzare le labbra di Kurt con due dita. Ne percorse il profilo, sentendo la pelle di Kurt tendersi e rabbrividire sotto il suo tocco.

Kurt sorrise, gli occhi pieni e lucidi e chiari, così chiari da sembrare trasparenti. “Ho amato la parte in cui dicevi che ci siamo incontrati in ogni vita.”, disse, e sembrava al di là di tutto, quasi surreale. “Come se in ogni vita avessimo scelto di tornare indietro e amarci, ancora e ancora, per tutta l'eternità.”, soffiò, ripetendo le parole di Blaine. “...lo credi davvero, Blaine? Credi davvero che abbiamo scelto di tornare indietro ed amarci, in questa vita?”

Blaine strofinò il naso contro il suo delicatamente, quasi con lentezza. “Credo in molte cose da quando ho capito di amarti.”, ammise piano. “E sì, credo che non abbiamo scelta. Credo di aver sempre saputo che eri tu, che sei sempre stato tu, e che sarai tu fino alla fine. E anche oltre, se esiste un oltre.”

Una lacrima rotolò giù dalla guancia di Kurt, andando a incastrarsi vicino al bordo del pollice di Blaine. Si bagnò le labbra alla ricerca delle parole adatte, ma non c'era niente da dire, niente che fosse abbastanza, perché in qualche modo il loro amore parlava già da solo. Blaine roteò le dita e scacciò via ogni residuo di acqua salata, e rimasero fermi così, a contemplarsi e respirarsi a vicenda.

Secondo te chi eravamo nella nostra vita passata?”, chiese Kurt a un certo punto, facendo ridacchiare Blaine dolcemente.

Non lo so.”, ammise. “Qualunque cosa tu vuoi che io sia, immagino.”

Allora credo che fossi un principe.”, sussurrò Kurt. E non si sentì ridicolo. “E che tu mi abbia trovato e salvato da una vita senza amore e senza felicità.”

E' una bella storia.”, disse piano Blaine. “Potrei aver sentito il tuo canto ed essermene innamorato. E poi ti avrei portato via con me.”

E' una bella storia.”, confermò Kurt, gli occhi lucidi. “Anche se io dovrei fare la parte della principessa.”

Non devi fare la parte della principessa.”, borbottò Blaine aggrottando la fronte. “Tu, beh...tu sei sempre stato come un principe. Il mio principe.”

Kurt sorrise e si avvicinò ulteriormente alle labbra di Blaine. Le sfiorò con le proprie, facendo rabbrividire Blaine. “Scommetto che siamo stati due principi meravigliosi.”

Non ho dubbi su questo.”, scherzò Blaine facendogli un piccolo occhiolino. Kurt si ancorò alle sue spalle e si avvicinò ulteriormente al suo corpo, abbassando velocemente lo sguardo.

Ho un aereo da prendere.”, sbuffò. “Se continuiamo così non tornerò mai a New York.”

Non credo di essere in grado di lasciarti andare.”, ammise piano Blaine, baciandogli una guancia. Kurt sorrise.

Sono tuo, adesso. In qualsiasi posto andrò o qualsiasi cosa faccia, sarò tuo. Non che prima fosse diverso, ma adesso c'è qualcosa che lo dimostra al mondo intero.”, disse fieramente, sentendo il proprio anulare pizzicare. Blaine si bagnò le labbra, e Kurt sapeva che voleva baciarlo, ma aveva bisogno di dire una cosa prima.

Promettimi”, sussurrò “Che qualsiasi cosa accada nella nostra vita d'ora in poi, qualsiasi, ricorderemo sempre quello che abbiamo provato adesso. Sempre. Anche se ci perderemo o litigheremo o dovesse succedere qualcosa-”

Kurt-”

No. Promettilo, Blaine.”

E Blaine non aveva scelta. “Lo prometto.”

Kurt sorrise e lo baciò, finalmente, senza inibizioni e con trasporto, e forse passarono ore, forse una vita intera, e in effetti Kurt perse il suo volo, e fu costretto a prendere quello successivo. Ma non gli importò nulla. Non quando sapeva di essere promesso al ragazzo che gli aveva cambiato la vita, il ragazzo che gliene aveva donata una; la sua anima gemella, quella che aveva ritrovato anche in questa vita dopo mille battaglie.

 

***

 

Il mattino dopo quel terribile incidente, Blaine aprì gli occhi con calma sentendo un dolore acuto alla schiena e alla testa. Non capì immediatamente dove si trovava, ma riuscì con calma a distendere le palpebre e bearsi della luce che entrava pigramente dalla finestra.

E fu in quel momento che si rese conto di essersi addormentato sul pavimento, ancora accanto a Kurt. Le loro mani erano ancora intrecciate delicatamente, la punta delle dita di Blaine che aderiva a quelle di Kurt – come una piccola ancora. Ma lui stava ancora dormendo. Era rannicchiato più vicino possibile a Blaine, e questo si rese conto che era una cosa che doveva essere successa senza che loro potessero farci niente a riguardo. Erano i loro corpi ad avvicinarsi, a reclamarsi in qualche modo, senza lasciarsi mai. Con un certo stupore Blaine si rese conto che aveva un pezzo di coperta sopra il corpo, e immaginò che Kurt durante la notte si fosse accorto che Blaine era rimasto lì, e aveva voluto coprirlo.

Sarebbe stato facile baciarlo adesso. Adesso mentre dormiva e non poteva scegliere nulla, bastava sporgersi e chiudere il cerchio di labbra sulle sue, e probabilmente Kurt nemmeno se ne sarebbe accorto. Blaine moriva dalla voglia di baciarlo. Una volta era tutto così semplice – da quel loro primo bacio ce n'erano stati così tanti altri, sempre nuovi e sempre diversi, e Blaine ricordava che nei primi periodi praticamente passavano le giornate intere a pomiciare, quasi come se non volessero mai davvero staccarsi, come se le labbra dell'altro fossero una droga. Col tempo era diventato tutto diverso perché i baci avevano smesso di bastare e avevano bisogno di qualcosa in più – ma adesso come adesso, Blaine aveva bisogno solo di quello. Un semplice e innocente bacio. Gli mancava, gli mancava come aria da respirare, e Kurt era così bello davanti a lui. Rilassato e piccolo e meravigliosamente bello, come solo lui poteva essere.

Blaine si avvicinò. Catturò con due dita una ciocca ribelle che era caduta sulla fronte di Kurt e la unì con le altre lisciandola contro la sua nuca, e continuò ad accarezzargli i capelli per un tempo che gli sembrò infinito – lo aveva fatto così tante volte in passato, semplicemente tenerlo stretto e accarezzargli i capelli, perché a Kurt piaceva. E poi rimase a fissarlo, vedendolo in tutta la sua bellezza. Fermò la mano sulla sua guancia e fece un po' di pressione. Era pronto, doveva farlo. Così si sporse verso di lui.

Tenne le labbra a una distanza così insignificante che poteva sentire ogni sfumatura del suo respiro; ogni piccolo cenno e movimento Blaine lo percepiva come proprio, e alla fine schiuse le palpebre. Le labbra bruciavano, proprio come la primissima volta che Blaine aveva sentito il bisogno di baciare Kurt. Ed era vicino, così vicino-

Ma alla fine sorrise, e si limitò a baciargli la guancia. Era morbida, e non fredda come si era aspettato. Kurt era caldo, probabilmente perché in qualche modo aveva ancora calore dentro di sé. Rimase lì in sospeso osservando i lineamenti di Kurt stropicciarsi, e dopo appena un secondo lui aprì gli occhi quasi di scatto.

E in quel blu Blaine annegò.

Kurt si mosse piano sotto di lui e sbattè le palpebre velocemente, e Blaine notò che i suoi occhi erano leggermente rossi ai lati, e si chiese perché. Forse era stanco perché magari non aveva dormito bene. Blaine si mosse a disagio cercando di allontanarsi, il cuore che batteva forte nel petto – così forte che temeva che Kurt potesse sentirlo.

“Buongiorno.”, sussurrò Kurt, stropicciandosi gli occhi.

“C-ciao, Kurt.”, disse Blaine, mettendosi a sedere sul pavimento. “M-mi dispiace per...è solo che tu eri lì ed i- io non-”

“E' tutto okay, Blaine.”, disse piano Kurt, distendendo le gambe e mettendosi a sedere con calma. Blaine osservò il movimento e si ritrovò a deglutire quando scorse un pezzetto di pelle scoprirsi quando la maglietta del suo pigiama scivolò di lato. “C-credo...credo che sia stato bello.”

Blaine aggrottò la fronte. “Credi.”

“No, solo...lo è stato. Davvero. E puoi...puoi farlo, se vuoi. Se per te va bene.”

Blaine si morse le labbra. “Tu...voglio dire- provi ancora qualcosa? Quando succede...quando succede questo.”

Kurt si tolse la coperta con un gesto veloce e abbassò lo sguardo, facendolo scivolare lontano da Blaine. “I-io...ci sono delle cose che non posso più sentire. O che sento in modo diverso da prima. Non posso provare quello che provi tu, ma...ma c'è ancora qualcosa. E' come se fosse tutto ovattato.”

Blaine alzò una mano per sfiorare la coperta. “Senti il freddo, o il caldo?”

“No.”, ammise Kurt, senza guardarlo negli occhi. “Sono più...ricordi di sensazioni. E forza di abitudine, in un certo senso, per questo dormo con le coperte.”

“Eri così freddoloso.”

“Già.”, ammise Kurt sorridendo per la prima volta quel mattino. Blaine deglutì.

“E cosa...cosa senti quando...non lo so, come ieri sera. Cosa hai sentito?”

“Dolore.”, ammise Kurt. “Le...le emozioni non svaniscono, Blaine. Le emozioni sono qualcosa di profondo e radicale che partono dall'anima, quelle non le puoi cancellare. O dimenticare.”

Tu mi emozioni.

Blaine si morse piano le labbra e avvicinò il proprio corpo a quello di Kurt, cercando i suoi occhi in continuazione ma non trovandoli mai veramente. “Quindi...l'odio, il desiderio, l'amore...sono cose che puoi sentire ancora?”

Kurt sorrise, un sorriso triste e amaro al contempo. “Non sono fatto di pietra, Blaine. Sento ancora tutto.”

Il cuore di Blaine precipitò da qualche parte nello stomaco e poi tornò al suo punto di origine, togliendogli ogni briciola di fiato. Blaine sapeva di non avere niente da perdere quando alzò una mano per poggiarla sulla guancia di Kurt. Il suo cuore batteva forte, forte come non l'aveva mai sentito, ed era come toccarlo per la prima volta. Kurt non disse niente, chiuse solo gli occhi di scatto sospirando, così Blaine ne approfittò per alzare l'altra mano e avvolgere completamente il suo volto.

Poi roteò i pollici. Con estrema delicatezza, quasi come se Kurt si potesse spezzare da un momento all'altro. Scese leggermente e premette le dita sul suo collo, sentendo Kurt irrigidirsi in un primo momento e subito dopo rilassarsi sotto il suo tocco. Teneva ancora gli occhi chiusi, sembrava piccolo e smarrito – ed era semplicemente bellissimo, come sempre.

Poi Blaine avvicinò i loro volti, e Kurt smise di respirare. Blaine se ne accorse, lo vide, lo sentì sulla propria pelle, e rimase lì, fermo a qualche millimetro delle sue labbra, senza mai avvicinarsi davvero. Fece scorrere le dita dl suo collo alle sue braccia in un tocco superficiale ma denso, e poi tornò su, ad avvolgere di nuovo il suo viso.

“Questo lo senti?”, sussurrò Blaine, e il suo fiato caldo andò a infrangersi sulle labbra di Kurt. Avrebbe potuto baciarlo, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa – ma non lo fece, non lo fece perché non era il momento e Kurt aveva paura.

Fu solo in quel momento che Kurt aprì gli occhi, ed erano così blu, così luminosi, così tutto da togliere a Blaine ogni certezza.

“Sì”, soffiò Kurt, lettere biascicate in qualche modo e appese a un filo. Blaine si avvicinò ancora e sfiorò con le labbra le sua guancia, poi il suo zigomo, una porzione di mento. E Kurt praticamente vibrò.

“D-dio, certo che lo sento.”, rantolò fuori Kurt, aggrappandosi ai bicipiti di Blaine per trovare un ancora, qualsiasi cosa potesse salvarlo e impedirgli di cedere. Blaine gli lasciò un bacio sfiorato sulla mascella, poi uno più giù in un punto imprecisato del collo, e poi spostò le mani per appoggiarle sopra il cuore di Kurt. Non batteva. Non poteva battere, naturalmente, ma per Blaine era come se lo facesse, come se non avesse mai smesso. E Kurt fremette quando Blaine accarezzò quel punto, e poi le sue labbra si appoggiarono sulla tempia di Kurt, e tutto il resto smise di esistere.

“B-Blaine.”, mormorò Kurt, il suono di quelle lettere che lasciava le sue labbra in un gemito quasi disperato, e Blaine era così caldo e così reale e così tutto attorno a lui, e Kurt era piccolo, piccolo e bisognoso di quello, e sarebbe stato semplice lasciarsi andare, così semplice e naturale, ma non poteva. Non ancora. Si aggrappò con una mano ai ricci di Blaine.

“Tu mi fai sentire. Tu mi fai provare di nuovo, Blaine.”, sussurrò, e sentiva le lacrime pizzicargli gli occhi. Era tutto così dannatamente strano e sbagliato: lui non doveva amare, non doveva piangere e nemmeno desiderare tutto quel calore da Blaine, ma Blaine era disposto a donarglielo e Kurt non riusciva a sottrarsi a quella stretta.

E poi Blaine percorse con il naso una linea immaginaria dalla sua guancia e al suo mento, abbandonando poi le labbra lì, accanto a quelle di Kurt.

“Non immagini nemmeno quanto abbia bisogno di questo. Quanto mi sei mancato. Quanto tu sia...tu, Kurt. Sei semplicemente tu, e ho così bisogno di te. Di noi.”, sussurrò, e Kurt deglutì. Commise l'errore di osservare le labbra di Blaine e poi i suoi occhi – miele scuro con una sfumature del verde dei prati incontaminati – ed era tutto casa e perfezione in quel momento, così bello e semplice-

Ma poi qualcuno bussò alla porta ed entrambi si congelarono sul posto.

“Aspetti qualcuno?”, chiese in un sussurro Kurt. Il respiro di Blaine era accelerato.

“No.”, disse in risposta. “Potrebbe essere...”, suo padre, Cooper? Era impossibile, di solito trovavano il modo di avvisarlo se decidevano di venire a trovarlo. Blaine si alzò in fretta dal divano senza lasciare andare le mani di Kurt.

“Devi nasconderti.”, disse in modo sbrigativo, trascinando Kurt nella loro camera. Lui faceva resistenza.

“Blaine, non potrò nascondermi per sempre-”

“Non sappiamo chi sia. E che cosa voglia da noi.”, lo interruppe Blaine, fermandosi in camera loro. “Rimani qui e non muoverti, capito? Ci penso io.”, gli disse, facendo per uscire. Kurt si aggrappò a un suo braccio.

Blaine.”, sussurrò Kurt. “Abbiamo sempre combattuto insieme. Non escludermi.”

“E tu permettimi di proteggerti.”, mormorò di rimando Blaine. Gli afferrò il volto tra le mani e si alzò sulle punte per potergli lasciare un bacio sulla fronte. “Resta qui piccolo, torno subito.”

E poi Kurt vide solo Blaine che se ne andava e la porta della loro camera da letto sbattere.

 

A Blaine sudavano le mani, e spesso quello non era un buon segno. Le mani che sudavano per Blaine Anderson non precedevano mai qualcosa di semplice – ecco spiegato il motivo per cui era successo poco prima del suo primo bacio con Kurt, o prima di sposarlo. Era una frana, lo aveva sempre saputo, ma in qualche modo sperava sempre che la gente non si accorgesse di quella sua fragilità – per quello sul palco una volta si trasformava, diventava un'altra persona. Si scordava delle sue debolezze e cercava di apparire diverso – ma sotto sotto, nel profondo, rimaneva un ragazzo semplice e pieno di difetti.

E con le paure che aveva qualsiasi altro essere umano.

Aprì la porta con dita tremolanti. Non gli servì indugiare sui lineamenti dell'uomo che gli era di fronte per capire che non era stata una buona idea aprire la porta. Non passò nemmeno un secondo che Blaine fece pressione sul legno per sbattergliela in faccia – ma una mano enorme e prepotente la bloccò, e Blaine sentì il proprio cuore precipitare.

“Non così in fretta, Anderson.”, sputò fuori David Karofski. Non era cambiato molto dai primi anni in cui Blaine lo aveva conosciuto, quegli anni in cui si divertiva a spaventare Kurt nei corridoi della sua scuola e a intimorirlo perché non riusciva ad accettare chi fosse veramente. Blaine ricordava ancora ogni piccolo particolare del loro primo incontro, quel giorno che aveva accompagnato Kurt a scuola per poter parlare con quel bullo che gli faceva del male – e ancora oggi, più guardava David in faccia più pensava che non sarebbe mai riuscito a capirlo veramente. Non era una cosa che poteva fare. David aveva tormentato per anni l'amore della sua vita – e Blaine lo odiava, era qualcosa di automatico, qualcosa che non poteva scegliere. Aveva provato a capirlo, e farselo piacere quando Kurt era cresciuto e gli aveva detto dolcemente Non pensare più a lui - ma per Blaine sarebbe sempre rimasto il bullo che aveva fatto del male al suo Kurt, che lo aveva minacciato, e quella non era una cosa che poteva cambiare.

“Non sei il benvenuto, Karofski.”, disse in modo sbrigativo Blaine, facendo di nuovo pressione sulla porta per far capire a David che doveva andarsene. Ma questo senza dire nulla lo superò ed entrò in casa, guardandosi attorno divertito, un sorriso spento e beffeggiante che ormai Blaine odiava con ogni piccola fibra del suo corpo.

“Senti, non ho tempo di starti a sentire. Ora se non ti dispiace-”

“So tutto, Anderson.”, lo interruppe David, fermandosi esattamente al centro dell'appartamento e guardandolo con quegli occhi piccoli e perennemente arrabbiati con il mondo.

“Non so di cosa tu stia parlando-”

“Oh, ma smettila.”, grugnì, la bocca che si arricciava a formare una sorta di ringhio. “So di Hummel. Che è uno di loro, e che è stato portato in uno di quei centri in cui fanno esperimenti su di loro proprio come se fossero delle rane da vivisezionare. So tutto.”

Il cuore di Blaine fece qualche capriola prima di fermarglisi in gola. Era come se avesse perso ogni capacità di respirare o dire qualsiasi cosa - anche di semplice.

Deglutì diverse volte, ma la sensazione non cambiò.

“Non dirmi che stai seriamente pensando di andare a prenderlo.”

“Non sono affari tuoi, David.”

“Ma quindi tu sei uno di quelli, eh? Uno di quelli che è davvero convinto che una volta che tornano da quel fottuto ospedale siano davvero tornati ciò che erano una volta. Povero illuso.”, sputò, puntandogli il dito contro. “La tua bella femminuccia non tornerà mai indietro-”

“Non ti azzardare a parlare così di mio marito.”, lo interruppe Blaine, facendoglisi più vicino, senza mai distogliere lo sguardo. “E' una minaccia, Dave.”

Vide Dave vacillare per un attimo, ma fu solo per un istante, il tempo di un battito di ciglia.

“Mi fai così pena, Anderson. Lì bloccato ad aspettare qualcosa che non succederà mai davvero.”

“Possono cambiare, sai.”, sussurrò Blaine, ignorando le sue parole. Era stanco di difendersi, stanco di tutto, voleva solo che David se ne andasse. “Tu non riesci a vederlo, ma loro possono cambiare. Possono tornare indietro.”

“Bugie.”, ringhiò David. “Sono tutte luride bugie.”, ripetè. Poi fece qualche passo verso Blaine e si chinò per fare in modo che la sua bocca fosse a qualche centimetro dal suo orecchio.

“E mi stupisce che tu ci creda, dopo tutto quello che hai fatto in questi anni.”

Il cuore di Blaine si congelò nel petto. David aveva sussurrato quelle parole in modo così viscido e vicino che Blaine le sentì attraversargli il corpo e la pelle, come un veleno che si propagava inesorabilmente ovunque.

Poi, proprio come era venuto, David lo superò nuovamente e si incamminò verso la porta.

“Sappi che se mai verrò a scoprire che quella...quella cosa, quella che tu ti ostini tanto disperatamente a chiamare marito, tornerà indietro, farò in modo che smetta di vivere una volta per tutte.”

“Vattene via, David.”, sussurrò Blaine, stringendo le mani a pugno lungo i fianchi. “E sta lontano da me e dalla mia casa, o ti giuro che ti denuncio.”

“Fa' pure.”, grugnì lui, con una aria di superiorità che fece contorcere qualcosa dentro lo stomaco di Blaine. Sentì la porta dietro di lui chiudersi, e aspettò il tempo di un minuto prima di precipitarsi nella loro camera da letto. Kurt lo aspettava seduto sul pavimento, il volto tra le mani, piccolo come non lo aveva mai visto.

“Kurt.”, sussurrò Blaine, inginocchiandosi di fronte a lui e sfiorandogli i polsi con le dita. “Hai...hai sentito tutto, vero? Dio Kurt, mi dispiace così tanto.”, mormorò, facendoglisi più vicino possibile, senza mai stringerlo davvero. Aveva davvero sentito tutto, ogni cosa, anche quella che David gli aveva detto piano vicino all'orecchio? Perchè se era così, ora Kurt lo avrebbe odiato, Blaine ne era certo. Lo avrebbe odiato perché non aveva trovato il coraggio di dirgli tutta la verità e lo avrebbe perduto di nuovo e-

“Ho sentito abbastanza.”, soffi Kurt, ed era così stanco, così stanco e vulnerabile e svuotato, che il cuore di Blaine si spezzò di nuovo, e di nuovo ancora, in un modo che non aveva mai conosciuto prima.

“E solo, i-io...”, pigolò, con una voce che era più un tintinnio che altro. Poi Kurt alzò le mani dal suo viso, gli occhi erano rossi e pieni di pianto, e poi non fece altro che allungare le dita e artigliarle al maglione di Blaine, quel maglione rosso che sapeva di casa e di ricordi, mordendosi piano il labbro inferiore.

“Vorrei che mi stringessi, Blaine.”

Fu un sussurro, un soffio più che altro, una richiesta disperata e appesa a un filo che rimase tra di loro come una luce appesa, e Blaine non indugiò oltre. Abbracciò Kurt stretto a sé appoggiando il mento alla sua testa e lasciando che i loro corpi si modellassero l'uno attaccato all'altro, Kurt che diventava piccolo piccolo contro il suo petto e piangeva piano, senza singhiozzi, solo con qualche singulto ogni tanto, e Blaine gli accarezzava i capelli o glieli baciava perdendosi nel dolore annegando, andando giù, sempre più giù, verso un punto buio e senza fine.

E c'era tenerezza nel modo in cui Kurt si aggrappava a lui. Con forza ma anche con riguardo perché Blaine sapeva che non era ancora pronto a lasciarsi andare completamente – e dio, se lo amava. Lo amava forse anche più di prima, lo amava perché lo aveva perso e ritrovato, lo amava anche se adesso le cose tra di loro erano fragili come vetro e anche se Kurt pensava che quello fosse uno sbaglio – ma non lo era. Non per i loro cuori e per le loro anime, quello mai.

“Shhh”, ripeteva dolcemente Blaine. “Andrà tutto bene.”

E Kurt cominciò a crederci a un certo punto, perché smise di piangere e con un gesto veloce si asciugò le lacrime con le mani. Poi tirò su col naso – e oh, era così Kurt in quel momento, così di Blaine, così suo – e poi cercò i suoi occhi, ambra contro oceano.

“E' stato lui.”, sussurrò Kurt, stringendo così forte il suo maglione rosso da farsi venire le nocche bianche. “A fare del male a quella signora anziana. L'ha uccisa lui.”

Blaine gli spazzò via una lacrima con la punta del pollice, un gesto gentile e confortante.

“I-io...ieri lo guardavo. E ogni cosa di me mi gridava di conoscerlo, e sentivo la paura.”, ammise piano Kurt. “Era David. E adesso lui...lui vuole-”

“Non ti toccherà, Kurt.”, sussurrò piano Blaine, perdendosi nei suoi occhi blu. “Non gli permetterò di farti del male, te lo prometto.”

Kurt si mordicchiò il labbro. “Mi ha...mi ha sempre odiato, Blaine, sempre. E adesso ha una buona scusa per...per farmi del male, no? Sarà tutto sensato nella sua testa. Per lui siamo semplicemente mostri.”

“Sei l'uomo che amo.” disse Blaine senza pensare, e vide Kurt inghiottire quelle parole con un luccichio negli occhi. Non glielo aveva detto ancora direttamente, non c'era ancora stato nessun Ti amo, semplicemente perché Blaine pensava fosse troppo presto – ma quello che Blaine aveva detto era vero, era reale, e non poteva cancellarlo. “L'uomo che amo da sempre. Questo sei.”

Blaine vide Kurt deglutire e chiudere gli occhi per un momento, un momento in cui probabilmente cercò di inghiottire la densità di quelle parole e farle proprie. E poi li riaprì, con calma, ed era come se ci fosse una nuova alba dentro. Sorrise.

Blaine.”, sussurrò, come se fosse l'unica cosa sensata in quel momento, l'unica cosa bella, che valesse la pena di essere raccontata. Solo il suo nome, quel groviglio dolce e musicale di sei lettere. “B-Blaine, solo...i-io...”

E Kurt gli guardava le labbra. Gliele guardava come non aveva mai fatto prima, nemmeno durante i loro primi baci, nemmeno durante la loro luna di miele. Era tutto amplificato eppure intimo e in qualche modo indistruttibile, e senza poter far nulla di concreto per fermarsi Blaine si ritrovò ad accarezzargliele con due dita, e Kurt fremette al tocco.

E sarebbe bastato sporgersi – qualche centimetro e sarebbe finito tutto, Kurt era pronto ed era così sconvolto da lasciarsi baciare. Ma Blaine nel profondo sapeva che non lo voleva, che non voleva che fosse così. Alla fine si avvicinò davvero. Alla fine entrambi chiusero gli occhi, ma Blaine non cercò le sue labbra, ma l'angolo della sua bocca. Quel punto in cui la pelle si arricciava e diventava soffice per la guancia.

“Non sei pronto.”, sussurrò poi Blaine. “Non...non così. Non è così che deve succedere.”, mormorò. E poi poggiò le labbra sulla sua fronte e lo cullò per un pochino, prima di alzarsi e scappare via, in cucina, dove poteva distrarsi e stargli lontano.

Kurt quando realizzò cos'era appena successo si sentì morire, e quella notte non chiese a Blaine di dormire vicino a lui. Rimase solo nella loro stanza, rannicchiato sotto le coperte a piangere in silenzio.

 

***

 

Il mattino dopo Blaine fu svegliato da alcuni rumori che provenivano dalla cucina. In un primo momento pensò di star sognando, o che tutto quello fosse frutto della sua immaginazione – o delle capacità della sua mente di ricreare ricordi così vividi – ma quando si mise a sedere per ruotare la testa, si rese conto che dal posto sul divano riusciva a vedere Kurt.

Kurt in cucina che stava canticchiando e preparando qualcosa ai fornelli.

L'istinto di Blaine fu quello di alzarsi con calma – fremette quando i suoi piedi nudi toccarono il freddo delle mattonelle, e poi con passi piccoli raggiunse la cucina. La voce di Kurt era limpida ma bassa, quasi come se avesse paura di svegliarlo, ma Blaine non riuscì a evitare di sentire quel familiare calore avvolgergli il petto. Non ascoltava la voce di suo marito da così tanto tempo – quella stessa voce che tanti anni prima lo aveva risvegliato e gli aveva fatto dire Oh, eccoti qui, cerco uno come te da una vita.

Ed ora eccolo lì, a distanza di anni ma bello come sempre, bello come allora, anche se tra di loro era cambiato tutto – eppure, Blaine ebbe il coraggio di non aver paura.

“E' così bello da sembrare un sogno.”, sussurrò, e a quel punto vide il corpo di Kurt irrigidirsi e subito dopo smise di canticchiare. Era voltato, Blaine non poteva vedere il suo volto. “E vorrei...vorrei così tanto che non lo fosse.”

“Non lo è.”, ammise piano Kurt, e anche se Blaine non poteva vederlo in volto era più che chiaro che fosse sereno, ed era bello vederlo così, dava l'impressione che le cose sarebbero potute andare meglio.

Poi Kurt si voltò e – oh, sorrideva. Sorrideva in quel modo piccolo e disinibito e con le fossette attorno alle labbra, quel sorriso accennato di cui Blaine si era innamorato da subito, quello in cui mostrava i dentini. E non riuscì a fermarsi, dopo. Si avvicinò a Kurt sorridendo a sua volta, il cuore che rimbombava nel petto.

“Ho solo pensato che fosse...carino, ecco.”, spiegò Kurt distogliendo lo sguardo, e Blaine si intenerì nel vedere che ancora era così intimidito e pieno di dolcezza. Dopo tutto quel tempo, le sue guance si sarebbero imporporate ancora quando faceva una sorpresa a Blaine. “Prepararti la colazione e tutto il resto.”, borbottò poi, mescolando qualcosa di liquido in una teglia. Stava cuocendo i pancakes, e Blaine sentì una voragine al posto dello stomaco quando si ricordò di tutte le volte in cui era stato lui a preparargli a Kurt, mille vite prima.

“E' un gesto bellissimo.”

“Già, solo...avevo bisogno di staccare, sai? Venire qui e...è b-bello essere avvolto dai fornelli, risentire questi profumi. Credevo di non saper più cucinare.”, ammise piano, versando il preparato per i pancakes dentro un'altra padella.

“Il profumo che c'è mi dice il contrario.”, ammise Blaine, superandolo e immergendo un dito dentro la pastella. Se lo portò alla bocca e produsse un suono di puro apprezzamento.

“Dovresti dirmi come sono.”, mormorò Kurt, guardandolo con un sopracciglio alzato. “Sai, non posso...posso assaggiarlo, e non vorrei avvelenarti.”

“Sono semplicemente perfetti.”, sussurrò Blaine guardandolo in quei cerchi di occhi blu. Si voltò dalla parte del frigo e prese un po' di latte e una bottiglia di succo.

“Quando li preparavi tu erano mille volte più buoni.”, ammise scherzosamente Kurt, portandosi la punta del pollice alla bocca per cominciare a stuzzicarla con i denti.

“Io credo solo che il tuo giudizio sia di parte.”, ridacchio Blaine, tornando vicino a Kurt dopo aver sistemato la tavola. “Sai, per il fatto che ti portavo la colazione a letto e tutto il resto.”

Dio, mi manca New York a volte.”, disse Kurt, pentendosene quasi subito. Non avrebbe dovuto dire quelle cose, si era ripromesso di non vagare nel loro passato, perché era qualcosa di difficile, qualcosa che non erano ancora pronti ad affrontare. Cercò gli occhi di Blaine, quelle pozze di miele che riuscivano in qualche modo a salvarlo sempre, e Blaine lo stava guardando di rimando, un mezzo sorriso triste sul volto.

“Manca tanto anche a me.”

E oh - Blaine sapeva sempre cosa dire, come capirlo. Kurt si specchiò nei suoi occhi e sentì che Blaine capiva ogni sua parola ma che non lo incolpava, che non era triste. La vita che avevano bastava a Blaine tanto quanto bastava a Kurt – e Kurt si odiava perché per Blaine non voleva quello, per lui voleva il meglio, lui meritava tutto. Eppure sceglieva di amare lui.

Poi Blaine si avvicinò a lui, le ciglia lunghe che sbattevano e gettavano un'ombra tremolante sulle sue guance. “Ma mi va bene qualsiasi posto purché ci sia tu.”, sussurrò, e lo disse con il cuore in mano e l'anima tra le dita, qualcosa che andava oltre una confessione e che si conficcava tra i loro corpi. Kurt perse un battito, fece per dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma si ritrovò a fissare il volto di Blaine.

“E poi”, soffiò Blaine “Mi va bene qualsiasi posto in cui tu possa fare...questo.”, disse, e poi semplicemente alzò una mano e lasciò con il dito un po' di residuo della pastella che aveva preso poco prima sul naso di Kurt – che naturalmente, come faceva sempre, come aveva sempre fatto, spalancò gli occhi.

“...Blaine.”

Blaine scoppiò a ridere. “Dio, dovresti vederti in questo momento.”

Blaine si sforzava di rimanere serio, ma c'era un leggero ghigno che gli increspava il volto – perché come poteva anche solo pensare di non ridere di fronte a tutta quella genuinità?

Blaine.”, ripetè, sperando di risultare minaccioso. Blaine raccolse un altro po' di impasto e questa volta colpì la sua guancia, Kurt che di conseguenza emise un gridolino.

Scoppiarono all'unisono a ridere, dopo, una risata che arrivava dall'anima e che toglieva il fiato, e continuarono a farlo per molto tempo, anche quando fu Kurt a prendere la farina e a impiastricciare i capelli di Blaine – ancora liberi dalla costrizione del gel. Rimasero a combattere di fronte ai fornelli per un po', poi Kurt scivolò di lato per poter fuggire da Blaine e fece il giro della tavola, ma alla fine dovette arrendersi perché Blaine lo afferrò per un polso e poi avvolse i suoi fianchi con l'altro braccio, e Kurt era in trappola.

“Preso.”, scherzò Blaine ridacchiando, e Kurt non potè fare altro che sbattere le palpebre e ridere a sua volta notando tutto quelle nuvolette di farina che lasciavano i loro volti e le labbra, ed erano ridicoli, ma in qualche modo tutto era bello. Quotidiano e naturale, come era sempre stata ogni piccola cosa tra di loro.

E, forte come un fulmine, arrivò anche la realizzazione che erano vicini, davvero molto vicini. I loro respiri caldi si intrecciavano e i loro corpi erano schiacciati l'uno contro l'altro, i sorrisi che non volevano abbandonare i loro volti e i capelli ormai bianchi per colpa della farina – e Blaine pensò che Kurt sembrasse così giovane in quel momento, senza tempo, ed era come se non fosse mai andato via. Come se non lo avesse mai lasciato. Solo loro due, Kurt e Blaine, due ragazzi che si erano persi e ritrovati e che avevano accettato tutto quello e lo stavano facendo loro – anche se aveva fatto male.

Così Blaine schiuse gli occhi e si avvicinò ancora a Kurt. Lo vide vacillare, vide i suoi occhi blu dilatarsi un momento prima che le sue palpebre si socchiudessero, vide il suo labbro inferiore tremare leggermente, il suo sguardo che vagava tra gli occhi di Blaine e le sue labbra. E al diavolo, lo voleva baciare, lo avrebbe fatto. Blaine chiuse gli occhi, il mondo che sembrava appeso a un filo attorno a lui-

“Non posso.”

Un sussurro, niente di più. Una foglia portata via dal vento, e Blaine riaprì gli occhi.

“Blaine, i-io...non posso.”, ripetè Kurt, gli occhi che tornavano alla loro naturale bellezza e grandezza. Kurt deglutì, le sue manine aggrappate ai bicipiti di Blaine fecero pressione per far sì che si staccassero.

“Kurt.”, sussurrò Blaine, stringendo la presa per far sì che non si allontanasse. “Kurt, guardami.”

“Lasciami andare, Blaine.”

“Non capisco.”

E poi Kurt scivolò via dalle sue braccia, i suoi occhi che sembravano quelli di un cucciolo ferito, venati da un tocco di rosso e improvvisamente lucidi.

“E' quello il punto Blaine, tu non capisci. Non capisci.”

Un sospiro, e poi Kurt si passò una mano tra i capelli e tornò a grandi passi verso i banconi della cucina, anche se Blaine non riusciva a capire come cucinare in quel momento potesse essere più importante del problema che c'era tra di loro.

“K-Kurt, solo...”, tentò di dire Blaine, le mani che tremavano leggermente e il fiato corto. “Provaci. Prova a dirmi perché secondo te non può funzionare.”

“Devi smetterla, Blaine!”, gridò Kurt, finalmente furioso, finalmente fuori di sé, finalmente lui. Si voltò, gli occhi iniettati di qualcosa che era più primitivo del dolore, più lacerante della paura. Due lacrime solcarono le sue guance. “Smetterla di fingere che tutto sia tornato com'era. Dobbiamo smetterla tutti e due! Non capisci, Blaine? Non lo capisci che è cambiato tutto? Sembra quasi che tu non veda, e questo mi fa male, Blaine.”

“Non sto fingendo, Kurt.”, disse semplicemente Blaine, avvolgendo il proprio petto con le braccia. “Non ho mai finto. Non potrei.”

“Dio, guardami, Blaine!”, singhiozzò Kurt, indicando sé stesso. “Guardami, non- non sono più io. Non sono quel ragazzo innocente e spezzato che è sceso dalle scale della Dalton e che tu hai preso per mano. Non sono il ragazzo a cui hai chiesto di sposarti promettendo il per sempre, o quell'uomo che ti baciava le labbra quando tornavi dal lavoro.”

“Ti sto guardando, Kurt-”

“Non abbastanza! Sono stato un mostro, Blaine. Lo sai cosa ho fatto per sopravvivere? Lo sai? Vuoi che lo dica ad alta voce, così magari lo rende più reale?”

“Kurt-”

“Ho ucciso, Blaine.”, sussurrò Kurt, mordendosi poi le labbra. “Ho ucciso, ho ferito, ho divorato vite. Sono stato vuoto e solo, per poi essere riempito da buio e sangue e freddo. La mia anima nemmeno esiste più, Blaine. Sono dilaniato.”

“Kurt, ti prego, smettila-”

“E non c'è niente che tu possa fare per cambiare quello che ho fatto, Blaine.”, ringhiò Kurt, stringendo con una mano la stoffa del proprio maglioncino, accartocciandolo tra le dita. “Niente che possa salvarmi, non più. Questa volta sono marcio, Blaine. Nemmeno tu puoi farci niente, e mi odio per questo.”

Blaine piangeva in silenzio, le labbra tremanti e gli occhi grandi – così grandi che Kurt avrebbe potuto annegarci dentro, e lo avrebbe fatto volentieri. Vide che li chiudeva. Lo vide respirare, a lungo e a fondo. Poi li riaprì, il miele al loro interno chiaro e quasi liquido.

“Ti sbagli.”

Erano parole così semplici, così semplici eppure ricche di così tanto significato che Kurt si bloccò e rimase immobile a fissare l'uomo che amava nonostante non avesse nemmeno più un cuore che pulsava sangue nel corpo.

“Non mi sbaglio su tutto.”

“No, non su tutto.”, sussurrò Blaine. “Ma su alcune cose sbagli.”

“Prova a dirmi quali.”, disse con calma Kurt.

“Su di me.”, rispose Blaine semplicemente, incatenando i suoi occhi in quelli di Kurt, scavando in profondità. “Posso salvarti, Kurt. Posso farlo, devi solo darmene la possibilità.”

“Non ti farò annegare nel buio, Blaine. Non puoi chiedermi questo.”

“E se invece fossi in grado di farti vedere la luce? Kurt, ti ho salvato una volta, lo dicevi sempre. Io non ci ho mai creduto, però tu dicevi che era così. Lascia che lo faccia di nuovo. Posso salvarti. Voglio farlo.”

Un pezzetto della maschera di Kurt crollò insieme al suo cuore.

“Non voglio distruggerti. Quando ti accorgerai che non posso essere salvato finirai per...per odiarmi, o portarmi rancore, e sarebbe la cosa più orribile che potremmo farci a vicenda.”

“Non mi distruggerai.”, sussurrò Blaine avvicinandosi ancora di più, senza mai distogliere lo sguardo. Kurt dubitava che stesse sbattendo le palpebre. “Lascia che ti dimostri quello che io vedo.”

Kurt lasciò che Blaine gli poggiasse una mano sul cuore.

“E cosa vedi?”

“Noi.”, sussurrò Blaine. “Vedo noi, vedo la nostra forza e quello che ci lega, vedo coraggio. Ma più di ogni altra cosa, vedo te.”, soffiò piano, alzando una mano per potergli accarezzare una guancia. “Vedo te, Kurt, ti guardo, e l'unica cosa che riesco a pensare è che sei sempre tu. Non c'è alcuna differenza da prima, sia fuori che dentro.”

Una lacrima rotolò via dall'occhio di Kurt, andando ad annidarsi nell'arricciamento delle labbra.

“Senza paure e per sempre, Kurt.”, soffiò Blaine, roteando un pollice per scacciare via la scia bagnata. “Te lo avevo promesso.”

Kurt annuì, il cuore che si riempiva di qualcosa molto più grande dell'amore ma di meno definito, qualcosa che andava oltre la comprensione di un semplice corpo. Tirò su con il naso, e Blaine lo avvolse di nuovo, entrambe le sue braccia sulla sua schiena.

“Dammi un giorno.”, sussurrò. Kurt sorrise, un sorriso piccolo e accennato. “Un giorno per dimostrarti che possiamo essere quello che eravamo. O avere qualcosa di più, non lo so. Possiamo essere chiunque tu vuoi che noi siamo.”

Kurt percorse con dita tremanti le braccia di Blaine fino a cingergli il collo. Tenne gli occhi bassi, fissi sul suo maglioncino.

“Un giorno, Kurt.”, ripetè Blaine. “Solo quello, e se non funzionerà ti lascerò andare. Promesso.”

Kurt chiuse gli occhi di scatto non appena sentì Ti lascerò andare, ma alla fine si convinse che era quello che voleva, ciò di cui avevano bisogno, e si ritrovò ad annuire. Il volto di Blaine si illuminò con la luce di mille soli, e nel giro di un istante Kurt era stretto e piccolo nelle sue braccia, con Blaine che gli baciava una guancia e i capelli.

“Andrà tutto bene.”, gli sussurrò poi. “Coraggio, piccolo, andrà tutto bene.”

 

***

 

Così Kurt si lasciò trascinare da Blaine, e Blaine lo portò indietro nel tempo, in un vortice di ricordi.

Dopo aver fatto colazione lo prese per mano e lo trascinò sul divano. Sparì per qualche minuto buono e tornò con in mano una video-camera e delle piccole cassette, e nel giro di qualche minuto Kurt e Blaine stavano guardando il video del loro matrimonio.

Scoppiarono a piangere più o meno nello stesso momento, i loro copri vicini, senza mai che si stringessero.

“Perchè mi fai vedere questo?”

“Voglio che ricordi ciò che abbiamo provato.”

“...Blaine, ricordo perfettamente che cosa ho provato.”

“E che cosa hai provato?”

La mano di Kurt scivolò nella sua, gli occhi che si abbassavano a cercare quel groviglio di dita.

“Che non avrei potuto essere più felice.”

Una piccola pausa, e il Blaine del video stava mettendo a Kurt la fede.

“Che non sarei mai riuscito ad amarti di più.”

Blaine appoggiò la testa alla sua spalla.

“Mi sbagliavo, Blaine.”

Blaine non alzò la testa, il suo cuore smise praticamente di battere.

“Su cosa?”

“Sul fatto che non sarei riuscito ad amarti di più.”, soffiò Kurt. Il suo corpo era caldo e gridava amore, e per quello Blaine lo strinse più vicino e gli baciò i capelli. “Mi sbagliavo.”

 

***

 

Poi Blaine insistè per portarlo fuori, e Kurt divenne adorabilmente intrattabile.

“Blaine, ho appena pianto.”

“Continui a dirmi che non dovrebbero vedermi.”

“Ho il trucco sbavato, scapperanno via tutti. O beh, lasciami pensare, scapperebbero in ogni caso.”

Ma Blaine gli tirò fuori il cappotto invernale che tanto amava e l'adorabile cappellino con i pallini, e Kurt non potè fare a meno di dire di sì alzando gli occhi al cielo – fuori c'era davvero brutto, quindi presumibilmente nessuno sarebbe uscito.

Lasciarono casa loro mano nella mano, sbuffi di fiato freddo che scivolavano via dalle loro labbra e denti che tremavano – da parte di Blaine, perché Kurt non poteva sentire il freddo. Ne ricordava la sensazione, ma non era qualcosa che la sua pelle poteva percepire.

Non riconobbe il posto in cui Blaine lo stava portando fin quando non furono immersi dalla neve del prato e il buio del cielo – e poi a un tratto, ecco l'albero robusto accanto al sentiero che avevano appena percorso, e Kurt sorrise.

Proprio lì a qualche metro, c'era ancora la piccola tomba di Pavarotti. Kurt si abbassò per togliere con le mani inguantate il residuo di neve che la copriva per metà.

“Mi hai portato qui.”

“Già.”, soffiò Blaine, giocando con la neve di fronte a loro con i movimenti del suo piede. “Qui è dove ti ho detto per la prima volta che ci eravamo trovati, e poi hai abbiamo allungato le dita e le abbiamo intrecciate, proprio come se fossero nate per fare quello. Solo quello, Kurt.”

Kurt ruotò il capo per avere Blaine di fronte, con delicatezza allungò una mano e prese la sua; era calda, calda e morbida e casa.

“Sembra proprio che le nostre mani siano state costruite per incontrarsi e completarsi. Qualcosa che deve andare così e basta.”, ammise Kurt.

“L'ho sempre pensato anche io.”

Kurt ricordò il discorso di Blaine riguardante le loro dita, quello della proposta, e sentì gli occhi pizzicare. Ripensare a quelle parole aveva sempre quello strano effetto su di lui.

Blaine si voltò a sua volta per poterlo guardare negli occhi, a fondo, ambra immersa nel verde e blu scuro, e questa volta non si avvicinò, non fece niente di compromettente, eppure i loro respiri accelerarono comunque.

“Ho così voglia di baciarti.”, sussurrò Blaine, il suo sguardo che scivolava sulle sue labbra in fretta, come se si sentisse in colpa.

“Lo vorrei tanto anche io.”, ammise Kurt, ma lo disse tremando, lo disse con il cuore in mano e gli occhi blu che gridavano Aspettami ancora un po', e Blaine si limitò a sorridere.

“Ti aspetterei per sempre.”, disse piano, perché Blaine sapeva. Sapeva ogni cosa, e Kurt lo amava per quello. E così si avvicinò, ma non lo baciò sulle labbra. Kurt cercò la sua guancia e rimase lì qualche momento di troppo beandosi del suo calore, e quando si staccò si trovò Blaine vicino così vicino troppo vicino, però poi Kurt distolse lo sguardo. Non riuscì a stargli vicino un momento di più, perché Kurt sapeva che avrebbe ceduto e non poteva permetterselo, così di voltò e lasciò il parco, Blaine che dietro di lui sorrideva con le mani in tasca e il cuore leggero come piuma.

 

***

 

Alla fine si ritrovarono seduti sulla veranda di casa loro, rannicchiati su una piccola panchina che Kurt aveva insistito tanto per comprare, perché lì d'estate era bello sedersi e osservare il mondo mutare, e d'inverno era facile vedere la neve cadere.

E quella sera cominciò a nevicare, infatti. Piccoli fiocchi di neve che riempivano l'aria attorno a loro e coloravano il mondo di bianco, depositandosi sul piccolo prato di fronte al loro appartamento e vicino ai loro piedi, poco prima che iniziassero gli scalini.

Blaine in mano stringeva la tazza che aveva preso da poco – si erano fermati al Lima bean, e dio se quel posto era pieno di ricordi. Quel Ti amo mormorato da Blaine al sapore di caffè e guance arrossate, e Kurt lo aveva guardato di rimando, non aveva niente da perdere e tutto da conoscere, e aveva detto Ti amo anche io semplicemente, perché era così che avrebbe sempre dovuto essere.

Kurt non aveva potuto prendere niente, e adesso era semplicemente lì con Blaine a osservare la neve che cadeva di fronte a loro, il corpo rannicchiato contro il fianco di Blaine perché probabilmente aveva freddo e bisogno di calore – e Kurt glielo voleva dare. Voleva dargli ogni piccola cosa, finchè Blaine l'avesse voluta.

Blaine era bello in ogni sua sfumatura, mentre beveva il suo caffè avvolto da quell'enorme bicchiere di plastica. Le sue labbra si arricciavano ogni volta che lo portava alla bocca e poi se le leccava distrattamente, le sue guance che si facevano più rosse e le linee del collo che si muovevano in guizzi leggeri. E poi c'erano quelle sue ciglia infinite, quel ventaglio nero che sembrava una piuma caduta, e Kurt al di là vedeva i suoi occhi chiari, quegli occhi di cui aveva imparato ogni piccolo cambiamento di colore.

Poi Blaine ruotò il capo e i loro occhi si incontrarono, e Blaine sorrise, quel sorriso grande e senza pretese.

“Mi stai fissando.”

“Lo so. Ti...ti infastidisce?”

Blaine scosse il capo. “Amavo svegliarmi il mattino e trovarti lì a fissarmi. Era come se in qualche modo mi stessi proteggendo.”

Kurt alzò gli angolini della bocca a formare un sorriso sghembo.

“Mi manca guardarti dormire.”, ammise Kurt, spostando una mano per incontrare timidamente le dita di Blaine, avvolte da un guanto di colore blu. “Mi manca ogni singolo pezzo della nostra vita insieme.”

Blaine rigirò le dita per accarezzare lievemente le nocche di Kurt, abbassò lo sguardo, ma il sorriso sul suo volto rimase.

“Vorrei che non ti mancasse niente.”, disse piano. “Vorrei poterti ridare tutto.”

E a quel punto, Kurt appoggiò la testa sulla sua spalla e si fece piccolo piccolo contro il suo corpo.

“Me lo stai dando, Blaine.”, sussurrò. Non seppe nemmeno capire se Blaine lo avesse sentito. “Credimi, me lo stai dando.”

Le labbra di Blaine furono tra i suoi capelli un istante dopo, calde e indugianti; e Kurt chiuse gli occhi per imprimersi quel momento sulla pelle e anche oltre, in profondità, fin dentro l'anima.

Rimasero fermi a stringersi e osservare la neve per un tempo che parve infinito, e fu Blaine a rompere il silenzio diverso tempo dopo.

“Facciamo un gioco.”

Kurt alzò la testa e aggrottò la fronte. “Un gioco?”

“Sì. Il gioco delle verità. Dobbiamo dirci qualcosa che non ci siamo mai detti prima.”

Kurt ridacchiò. “Blaine, sai che ti basta chiederlo se vuoi sapere qualcosa di me. Ti direi tutto come ho sempre fatto.”

Blaine lo guardò dall'altro e mise su un broncio adorabile – lo stesso che faceva fin da giovane, lo stesso che scioglieva anche i cuori più cattivi.

“Ma non sarebbe un gioco.”, borbottò. E Kurt naturalmente cedette.

Oh, e va bene.”, sbuffò, roteando gli occhi. “Facciamo questo gioco.”

Sentì la risata di Blaine e le sue labbra posarsi di nuovo sui suoi capelli, e poco dopo un respiro profondo.

“Uhm, okay. Chi comincia?”

Kurt si staccò leggermente da lui per poterlo guardare negli occhi. “Direi che l'idea è stata tua, per cui cominci tu.”

Blaine a quel punto si morse le labbra, e Kurt gli diede tutto il tempo del mondo. Si mise a sedere con le ginocchia vicine al petto, tutto rannicchiato, quasi come se volesse difendersi.

“Okay.”, soffiò dopo un po'. “Una cosa che non ti ho mai detto.”, mormorò giocherellando con le sue stesse dita. Il bicchiere del Lima Bean era scivolato lì di lato.

“C'è stato un momento prima di chiederti di sposarti in cui ho avuto paura che mi dicessi di no.”, disse a quel punto Blaine. Non alzò gli occhi, e la sua voce era piccola, piccola e ferita. Kurt fece per aprire la bocca e dire qualcosa, ma Blaine continuò a parlare.

“Non dubitavo del tuo amore per me.”, spiegò, come se sentisse il bisogno di dire che non era per quello, nel modo più assoluto. “O di quello...quello che avevamo. E' solo che...eravamo appena tornati insieme, capisci? E odiavo me stesso per il fatto di non averci provato abbastanza a farla funzionare quando tu eri a New York.”

“Blaine.”, sussurrò Kurt. “Non era solo colpa tua.”

“No.”, ammise Blaine. “Però dopo che ci siamo lasciati io non mi sono fatto più sentire, e ho anche preso quella stupidissima cotta per Sam.”

Kurt scoppiò a ridere. “Blaine.”, lo chiamò dolcemente. “Non sono cose che si possono controllare.”

Blaine si morse un pezzetto di labbro inferiore. “E' stato solo...un istante, capisci? Ero lì e ho pensato e se mi dicesse di no? Avevo così tanta paura, Kurt. Perché ero consapevole di non avere niente se non avevo te. Poi però sei sceso dalla macchina, e in qualche modo ho capito...ho capito che era la cosa giusta.”

“Non ho mai preso in considerazione di dirti di no, Blaine.”, disse Kurt, gli occhi conficcati nei suoi. Blaine perse almeno mille battiti di cuore. “Avevo paura, lo sai. Prima di scendere dalla macchina ho parlato molto con mio padre e avresti dovuto vedermi, a malapena respiravo, perché temevo fossimo troppo giovani. E lo eravamo, Blaine.”, disse piano. “Ma dirti di no non era nei miei piani. Non riuscivo a immaginare un mondo in cui tu non eri insieme a me. Sarebbe successo, prima o poi, giovani o adulti o anziani, non importa. Doveva succedere, ed è successo.”

Blaine deglutì distogliendo lo sguardo, e Kurt fece in tempo a cogliere una piccola lacrima che rotolava via. Blaine la tolse con un dito distrattamente.

“O-okay. Tocca a te.”

Kurt schioccò la lingua. “Ma tu sai tutto di me! E' così ingiusto.”, borbottò, ridacchiando verso la fine. Blaine lo fissava con gli occhi luminosi e carichi di aspettativa. Kurt sentiva il suo sguardo addosso come se bruciasse sulla pelle, come se potesse lasciargli il segno in qualche modo.

“Ho capito di amarti veramente quando poi ti ho detto di sì, quel giorno.”, disse piano. I suoi occhi erano puntati in un punto lontano e pieno di ghiaccio, sfocato per via della lontananza e delle lacrime che stavano nascendo.

“Oh.”, sussurrò Blaine. “Cioè, prima tu...”

“Non fraintendere, Blaine.”, mormorò dolcemente Kurt. “Ti ho amato dal primo momento, non ti ho mai mentito su questo. Da quando ti sei voltato quella prima volta e mi hai detto il tuo nome e mi hai preso per mano.”, raccontò Kurt. “Però il mio cuore era giovane, così giovane e bisognoso di essere riempito, ed era facile amarti. Eri tutto ciò che stavo cercando, eri perfetto.”, disse, sbattendo le palpebre. “Ma quando ho sceso le scale e tu eri lì che cantavi io...ho realizzato tutto, capisci? Che eri tu. Tu e che non avevo scelta. Che volevo dire di sì, che ero nel posto giusto al momento giusto, che eri la mia destinazione. Quel momento è stato il mio oh, eccoti qui. Ti sto cercando da una vita.”

Blaine espirò, quasi come se avesse trattenuto il fiato per tutto quel tempo, e poi distolse lo sguardo, un sorriso accennato che gli increspava il volto.

“Credo che...beh, tocca di nuovo a me.”, balbettò Blaine in qualche modo, tirando su col naso. Le loro dita di tanto in tanto si sfioravano ancora. L'atmosfera cambiò leggermente, Blaine si fece più piccolo e Kurt notò i lineamenti del suo viso farsi più gravi, concentrati.

“E' difficile parlarne.”, sussurrò Blaine. “Però c'è stato un momento nella mia vita, quello subito dopo l'aggressione al ballo sadie hockins, in cui...in cui mi sono chiesto come potesse essere farla finita.”

Il cuore di Kurt precipitò nello stomaco, e il suo respirò si bloccò di colpo.

“Blaine-”

“Non ho mai fatto nulla di serio.”, spiegò Blaine. “Lo...lo giuro. Niente di stupido. Però a volte semplicemente mi...mi fermavo e mi chiedevo se fosse stato più semplice lasciarsi andare. Mollare, sai. Arrendersi.”

Kurt strinse la sua mano con così tanto vigore da temere di fargli male.

“Non lo hai fatto.”

“No.”, disse immediatamente Blaine. “A volte sarebbe stato semplice. I miei genitori, beh...fingevano che non esistessi, e io avevo così bisogno di loro.”, sussurrò Blaine. “Fu per questo che mi attaccai così tanto alla musica, e di conseguenza agli Walbers. Sono stati un po' la mia ancora.”

Kurt annuì, e Blaine restituì quella presa ferrea, proprio come se da quelle dita intrecciate ne dipendesse la loro vita.

“Da quando tu sei entrato nella mia vita non ho mai più avuto quei pensieri. Voglio che tu lo sappia.”, disse con fermezza Blaine. “Le cose sono state più difficili quando tu...quando te ne sei andato.”

“Blaine, ti prego-”

“Lo so, so che non vuoi sentirlo, ma è la verità. Ci ho pensato seriamente, quella volta. Mi sembrava di non avere niente per cui vivere, e qualsiasi cosa facessi mi ricordava te. Anche cantare.”, ammise piano Blaine. “Poi però ogni volta sentivo la tua voce, e mi dicevi il mondo ha bisogno di più di un sole, Blaine, ha bisogno del tuo sorriso, e così smisi di pensarci. E continuai a vivere.”

“Sei più forte di quanto pensi, Blaine.”

“Non lo sono stato sempre.”, soffiò Blaine. “C'erano dei momenti in cui anche solo respirare faceva male, Kurt.”, disse, la voce spezzata come vetro e il labbro che tremava. “Momenti in cui anche solo respirare era impossibile, perché tu eri il mio respiro.”

“Ma adesso sono qui.”, disse Kurt, e l'impeto che ci mise in quelle parole scavarono un buco al posto del cuore di Blaine, perché Kurt era tutto, valeva tutto, ogni piccolo dolore e sforzo e ferita. “Adesso sono qui.”, ripetè, e i suoi occhi erano così blu, così belli da inghiottire tutto. “E posso continuare ad essere il tuo respiro, se lo vuoi.”

“Lo voglio.”, disse Blaine immediatamente dopo, senza indugio. I suoi occhi erano verdi, macchiati dal bianco della neve riflessa. “Mi dispiace di essere stato debole.”

“Non sei stato debole.”, disse Kurt. “Non te l'ho mai detto, ma poco prima di conoscerti anche io ci ho pensato per un po'. Dopo...dopo l'infarto di mio padre. Ero...triste, e stanco di tutto, della scuola e delle delusioni e del dolore. Non ho mai fatto niente, ma ci ho pensato.”

Oh, Kurt.”, sussurrò Blaine, prima di rubargli un bacio sulla fronte. “Dio, mi dispiace. Nessuno dovrebbe soffrire come hai fatto tu.”

Kurt gli concesse un sorriso triste. “Non fa niente. E' andata meglio, dopo.”, mormorò piano. I loro occhi si trovarono senza sforzo, blu oceano dentro ambra. “Ho trovato te.”

Fu bello il modo in cui si sorrisero dopo, quei sorrisi senza pretese e piccoli e grazie ai quali i cuori battevano più veloci; ma Kurt a un certo punto cedette e abbassò lo sguardo.

“Tocca di nuovo a te.”, sussurrò, facendo ridacchiare Blaine. Questa volta però fu tutto diverso. Questa volta Blaine afferrò il suo mento con due dita per costringerlo a guardarlo negli occhi, e Kurt lasciò che lo facesse.

Gli angoli della bocca di Blaine erano rivolti verso l'alto, e da quella vicinanza Kurt poteva vedere ogni cosa, ogni sfumatura, ogni cenno, ogni minimo cambiamento, ed era quasi più intimo del toccarsi.

“Era un giorno come questo, fuori nevicava.”, cominciò a raccontare Blaine. “Tu studiavi e io mi annoiavo, così venni a chiederti se avevi voglia di provare un duetto di natale insieme a me.”, disse piano. Kurt sentiva il cuore battere nella gola. “Cantammo insieme per la prima volta quel giorno, ed io a un certo punto ti guardai le labbra.” ed esattamente in quel momento, lo sguardo di Blaine si posò sulla sua bocca. “E per la prima volta in tutta la mia vita desiderai baciare qualcuno.”, confessò, senza mai sbattere le palpebre. “E' così, Kurt. Avrei voluto baciarti, quel giorno. Ed era...così sconvolgente, perché non avevo mai provato niente del genere.”

Alla fine, anche gli occhi di Kurt scivolarono sulle labbra di Blaine.

“Anche io volevo baciarti.”, soffiò, uno sbuffo nella neve fragile come vetro. Respirarono appena, giusto il tempo di perdere un battito di cuore, poi Blaine alzò una mano e accarezzò con il pollice la guancia di Blaine. Piano, estremamente piano; ne percorse il bordo, tracciando linee immaginarie. Poi alzò anche l'altra fino ad avvolgere il suo viso, e fu in quel momento che tutto ebbe senso, e Kurt chiuse gli occhi.

E questa volta Blaine lo baciò.

Fu delicato, quasi come se fossero sospesi. Un sospiro sulle labbra soffici e piene e calde e reali e tutto di Kurt, e Blaine sentì il suo cuore fermarsi per poi ripartire in un modo nuovo, sempre diverso, e battere battere battere nei polsi e nelle tempie – e Kurt era ovunque, anche se a conti fatti lo stava toccando solo con le labbra. Poi Kurt le schiuse leggermente e Blaine avvolse piano la sua lingua con la propria, ed era morbido, morbido e dolce e possessivo, e Kurt cercò la guancia di Blaine, proprio come nel loro primo bacio – e proprio come allora, Blaine era bollente e suo, timidamente e incredibilmente suo.

Il bacio durò un tempo che parve infinito; passarono minuti e forse ore intere e quando si staccarono le labbra pizzicavano, e sia le guance di Blaine e quelle di Kurt erano bagnate di lacrime fresche, i loro sospiri in sincrono che si infrangevano sulle loro pelli – ed era il loro nuovo primo bacio.

E poi Kurt sbattè le palpebre, e fu come risvegliarsi da un sogno.

“Oddio, solo- io...no.”, sussurrò chiudendo gli occhi di scatto e scivolando lontano da Blaine. “No.”, ripeté, scuotendo la testa. Si alzò dalla panchina e fece qualche passo veloce per allontanarsi da Blaine e scendere le scale dalla veranda, i suoi occhi enormi conficcati in quelli di Blaine.

“Non...non posso farti questo, Blaine. Non me lo perdonerei mai.”

“Kurt-”

“No. Non posso, tu non capisci.”, qualche altro passo, e Kurt questa volta diede le spalle a Blaine, incamminandosi nel loro giardino, la neve che cadeva e lo faceva sembrare una creatura eterea, senza fine né tempo. Blaine si morse le labbra. Sentì gli occhi pizzicare e tese le mani in avanti, e poi si alzò, si alzò perché non aveva niente da perdere, e fece qualche passo barcollante verso Kurt.

“Non lasciarmi.”, disse, la voce spezzata e roca, quel tono basso e disperato e senza appiglio. “Non lasciarmi ancora, Kurt.”

E Kurt si bloccò. Si bloccò perché non aveva scelta, si bloccò insieme al suo cuore, e poi ruotò il corpo in modo da avere Blaine di fronte – e il suo Blaine sorrideva, ma stava anche piangendo, e non era mai, mai stato più bello di così.

Il tempo si fermò, la neve cadeva sulle loro pelli incastrandosi nei vestiti e tra le ciglia, e Kurt vide un piccolo fiocco annidarsi tra i riccioli di Blaine e poi scivolare sulle sue guance rosee.

“Ti amo, Kurt.”

Una pausa, un nuovo fiocco che stavolta cadde sul nasino di Kurt, e poi scivolò giù, giù lungo il collo.

“Non ho mai smesso.”

Ti prego smettila.

“Ti amo.”, ripetè Blaine, alzando le spalle come per chiedergli scusa, come per dirgli che non aveva scelta. “Ti amo così tanto da credere di poterti salvare, così tanto che non mi importa se tu credi di essere diverso – perché per me non lo sei, Kurt.”, disse Blaine, gli occhi grandi e il cuore aperto, lì con il corpicino sporcato dalla neve. “Ti amo e voglio ferirmi e farà male ma non m'importa perché si tratta di te, di noi, di ciò che ho sempre voluto. Continui ad essere il mio tutto, Kurt, e voglio che sia così sempre e anche oltre. Sono innamorato di te, e sì, forse hai smesso di essere il ragazzo che ho raccolto su quelle scale, ma sei sempre tu in una sfumatura diversa, e io ho promesso di amarti. A qualunque costo, Kurt, senza paure e per sempre.”

Kurt si morse le labbra e si passò una mano tra i capelli, il cuore che batteva come mille cuori.

“Non ci riesco.”, sussurrò infine.

“Non riesci a fare cosa, Kurt?”

Kurt alzò la testa verso il cielo, la neve che gli cadeva sulla faccia e cadeva ovunque poi sul suo viso, e si impigliava tra le ciglia. Poi tornò a guardare Blaine, il ghiaccio che si confondeva con le lacrime.

Ti amo, Blaine.”, mormorò, un mezzo sorriso che gli increspava le labbra. “Se c'è rimasto qualcosa di puro e incontaminato nel mio cuore da quando sono risorto, è che ti amo. Il resto è buio, Blaine, ma un po' di luce c'è, ed è perché ti amo, e non riesco a lasciarti andare. Questo non riesco a fare.”, disse, le lacrime che adesso scendevano l'una dietro l'altra e si mischiavano alla neve che cadeva dal cielo. “E mi dispiace, Blaine, mi dispiace perché so che è sbagliato e tu meriti di più-”

Ma Kurt non riuscì più a dire nulla, perché Blaine nel frattempo aveva fatto qualche passo deciso verso di lui e gli aveva avvolto il viso tra le mani. E poi lo aveva baciato, di nuovo; stavolta senza tenerezza ma con trasporto e disperazione e tutta quella vita che non era riusciti a vivere insieme, quella sensazione di pienezza perché ora si erano ritrovati e si amavano, e quello era più forte di qualsiasi cosa, più forte della morte e degli errori e del buio.

Kurt si aggrappò al suo collo e Blaine ai suoi fianchi, e poi si staccarono, le loro labbra che si rincorrevano in un piccolo gioco e Kurt lì col fiato sospeso e gli occhi chiusi, il cuore ormai inesistente che sembrava in qualche modo vivo e pulsante. Blaine appoggiò la fronte alla sua e aprì gli occhi, un oceano di ambra e miele pieno di qualcosa che andava al di là di tutto.

“Ti amo.”, ripetè, questa volta sorridendo, questa volta senza il minimo accenno di paura. “Ti amo tantissimo, e non ti perderò.”, disse, mettendo tutta la devozione che aveva in corpo in quelle parole. “Ti ho già perso una volta Kurt, non ho intenzione di perderti di nuovo. Proprio no. Scelgo di amarti, Kurt, anche se farà male e ci ferirà. Scelgo di amarti non perché non ho altra scelta, ma perché tra tutte quelle che ho tu sei la via che ho sempre voluto percorrere. Sei nitido, proprio qui accanto a me. E io ti appartengo, tu appartieni a me, niente può cambiare questo.”

Blaine fece roteare i pollici per scacciare via le lacrime di Kurt – il bellissimo Kurt, che ora lo guardava con occhi blu e pieni di realizzazione ed amore, e forse non si erano mai amati come in quel momento.

“Non potremo tornare indietro.”, sussurrò Kurt. Blaine sorrise, un sorriso consapevole e completamente di Kurt.

“Lo so, e non ho paura.”

“Posso provare a non averne nemmeno io, Blaine.”, ammise Kurt, stiracchiando le labbra in un piccolo sorriso. “Se tu rimani, posso provarci.”

Blaine si morse le labbra, e nelle lacrime incastrate agli angoli degli occhi c'erano mille e mille parole che voleva dire ma che non erano abbastanza, così lasciò che il tempo passasse. Fu Kurt a spezzare il silenzio.

“Ti amo così tanto, Blaine Devon Anderson.”, soffiò Kurt, ogni parola che era così bassa da essere inudibile se non a loro e al vento che li circondava. E proprio il vento fece sue quelle parole e le trascinò lontane. “Infinitamente.”

“Sono così innamorato di te, Kurt Hummel.”, rispose Blaine, anche lui con quel tono di voce appeso a un filo ma comunque vivido e reale. E poi si strinsero. Si aggrapparono l'uno all'altro come piccoli corpi dispersi alla deriva, uniti in quel mondo fatto di lacrime e neve e buio – e speranza, la speranza che finalmente stava rinascendo nei loro cuori.

.





 

.





 

.

E' un capitolo dove succedono un sacco di cose, e per questo lascio la parola a voi. Fatemi sapere cosa ne pensate, sono piuttosto in ansia! >.<
Grazie, grazie e grazie ancora a tutti voi per avermi dato fiducia anche se non avevate alcuna garanzia. Mi riempite il cuore.
A prestissimo, promesso,
Vostra
 
Je <3
 
Qui la mia pagina autore su facebook, per spoiler e vaneggiamenti e per sapere quando aggiorno! ^^

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Capitolo 5
*** Love ***


Alla dolce Rob (Ambros).
Perché lei forse non se ne rende conto, ma ogni giorno mi ispira e mi emoziona in modo diverso – e quando scrive è come se ogni sua parola si tatuasse sul mio cuore.
Sei speciale – solo questo.
E naturalmente, a tutte alle ragazze del Sevensome. Sono davvero fortunata ad avervi trovate.




 

Capitolo 5

Love

 

Rimasero abbracciati per un tempo così lungo da parere infinito, un tempo a cui non si poteva dare un nome, non finchè il respiro di Blaine era caldo e presente e le braccia di Kurt non lo lasciavano andare. Senza parole né indugi o movimenti – semplicemente rimasero a stringersi sotto la neve per molto tempo, quasi dimenticandosi perché erano arrivati lì, come tutto quello era semplicemente cominciato.

Si staccarono solo quando si resero conto che aveva smesso di nevicare.

“Non nevica più.”, sussurrò Kurt alzando il viso verso il cielo, e adesso c'era qualcosa di diverso in lui; sembrava più aperto, meno triste, con un briciolo di speranza in più ad increspargli i lineamenti del viso. Era ancora lontano dall'essere il Kurt spensierato che Blaine aveva cominciato a conoscere dai primi anni del loro fidanzamento e più tardi, in forma completa, in quelli del loro matrimonio – ma era diverso da prima. Indubbiamente lo era, e quello riempiva di gioia il cuore di Blaine.

Kurt abbassò lo sguardo e notò che Blaine lo stava guardando con quegli occhi enormi e pieni di gioia, e non potè fare a meno di avvolgere una mano tra i suoi riccioli bagnati e sorridere beatamente. Blaine gli sorrise di rimando, le sue labbra che tremavano leggermente.

“Stai morendo di freddo.”, sussurrò Kurt. “Andiamo dentro.”

Si presero per mano ed entrarono in casa, e tutto quello era assurdo e Kurt lo sapeva benissimo, ma sembrava impossibile che in qualche modo quell'ambiente fosse cambiato. Forse perché erano cambiati loro dentro, nel profondo. Ora Kurt vedeva più luce e più vita, e non vedeva l'ora di ricominciare le sue giornate in compagnia di Blaine.

Blaine tremava ed era piccolo piccolo contro il suo corpo, così Kurt lo trascinò sul divano e con un sorriso avvolse entrambi attorno a una coperta – e adesso erano così vicini da poter scorgere ogni sfumatura dell'altro, ogni guizzo di movimento.

“La giornata è quasi finita.”, mormorò Blaine, mordicchiandosi il labbro. Kurt annuì, prendendo le sue mani per potergliele scaldare. “Posso tenerti con me?”, chiese Blaine poco dopo. Il suo naso era rosso proprio come le sue guance, e Kurt baciò tutti e tre quei punti prima di rispondere.

“Sì.”, sussurrò, le labbra a pochi millimetri da quelle di Blaine. “Non voglio che mi lasci andare.”

Questa volta il volto di Blaine si illuminò di un sorriso che abbagliava più di mille soli. Era il suo Blaine, quello stesso ragazzo che lo aveva salvato in mille modi diversi e che gli aveva dato il per sempre – e Kurt si chiese cosa avesse mai fatto nella sua vita precedente per meritarsi una persona come lui, adesso.

Blaine poi incastrò il suo volto nell'incavo del collo di Kurt e lì cercò calore; si rilassò respirando e chiudendo gli occhi e beandosi del profumo della pelle di Kurt – usava ancora tutte le sue creme, ma la sua pelle aveva sempre avuto un odore particolare, Blaine ormai lo avrebbe riconosciuto tra mille. Ed era incredibile che quell'odore fosse rimasto, perché sì, anche se forse era meno intenso, era pur sempre vivido e reale sulla pelle di Kurt – e Blaine lo amava.

Passò diverso tempo prima che Blaine smettesse di tremare, e solo dopo riemerse dal suo collo e lo guardò negli occhi, una vena di tenerezza mischiata a qualcosa di più denso e importante.

“Credo di voler baciarti.”

“Non...non devi chiedere il permesso. Lo sai.”

Blaine si avvicinò e lasciò le proprie labbra a una distanza insignificante da quelle di Kurt. “Posso...posso farlo? Perché io vorrei che fosse come una volta, quando...quando era semplice, sai? E non c'era bisogno che dicessimo niente, le nostre labbra si trovavano e basta.”

Il respirò di Kurt accelerò leggermente. “Credo di volere che sia ancora così.”, ammise, senza mai distogliere lo sguardo. “Voglio che sia ancora così.”

E Blaine non ebbe bisogno di nient'altro, perché poi semplicemente chiuse gli occhi e annullò quella distanza e cominciarono a baciarsi, baci caldi e sempre nuovi e sempre diversi avvolti da quelle coperte calde e mani che vagavano o che indugiavano su pezzetti di pelle – e quando si staccarono avevano il fiato corto, proprio come le prime volte, proprio come dopo i primi baci.

Poi Blaine scoppiò a ridere, e Kurt pensò che non ci fosse suono più bello della sua risata.

“Blaine?”, chiese Kurt ridendo un pochino a sua volta e osservando il volto di suo marito così rilassato e felice. Blaine non accennava a smettere, di tanto in tanto gli prendeva le mani e quando apriva gli occhi erano lucidi per le lacrime.

“E' solo...”, cominciò, mordendosi un pezzetto di labbro. “Sono solo felice, Kurt.”, sussurrò poi, guardandolo negli occhi. “Per la prima volta dopo tanto tempo mi sembra di poter tornare a respirare. A vivere.”

Qualcosa si smosse dentro Kurt.

“Sono felice anche io, Blaine.”, disse piano Kurt, alzando un angolino della bocca. “Non hai idea.”

Blaine voleva dire a Kurt che invece ne aveva una, ma si limitò ad alzarsi in piedi e trascinare Kurt con sé. Lo portò in mezzo al salotto con la coperta in qualche modo ancora avvolta attorno a entrambi, poggiò la testa sulla sua spalla e sospirò piano, proprio come se avesse vinto una lunga battaglia.

“Balla con me.”

E Kurt ridacchiò perché era ridicolo, ma alla fine avvolse Blaine e si lasciò stringere – le dita di Blaine sui fianchi scottavano – e cominciarono a dondolare senza musica, senza un ritmo preciso e costante, perché erano solo loro due, senza musica ma accompagnati dai ritmi dei loro cuori che battevano in sincrono.

“Sei la mia vita, Kurt.”

“Tu la mia. Lo sai.”

E non dicevano molto altro, si limitavano a muoversi piano e imparare un ritmo nuovo insieme all'altro, ed era rilassante ed intimo allo stesso tempo riscoprirsi così.

Poi Blaine allungò un braccio per poggiare sotto il mento di Kurt due dita, e fece pressione in modo che si potessero guardare.

“Ti amo più di tutto.”, sussurrò, e i suoi occhi erano colmi di lacrime non versate, e Kurt poi gli baciò uno zigomo.

“Ti amo anche io.”

Fu bello sentire di nuovo la risata di Blaine. Fu strano invece sentire che il proprio mondo veniva messo sotto-sopra nel momento in cui Blaine lo prese tra le braccia e lo portò a letto, e poi ci caddero sopra, ridendo e scherzando e facendo vagare mani. Si guardarono a lungo, a un certo punto, avvolti dal silenzio più assoluto e infranto appena dai loro battiti di cuore.

“Vado a dormire.”, sussurrò Blaine a un certo punto, sorridendo tristemente. Kurt gli avvolse il collo per trascinarlo giù.

“Ma Blaine-”

“No, piccolo.”, soffiò Blaine. “Non...non così. Va bene, dormirò di là. E' la cosa giusta, e tu hai bisogno dei tuoi spazi.”

Blaine sembrava ferito mentre diceva quelle parole, ma aveva anche tremendamente ragione. Kurt non era sicuro di essere pronto a volere che dormissero di nuovo nel loro letto – e anche se gli spezzava il cuore separarsi da Blaine proprio adesso, doveva ammettere che era la cosa giusta.

Blaine gli baciò la fronte, poi percorse una scia immaginaria fino alle sue labbra, che baciò lentamente, indugiando. Kurt rimase letteralmente senza fiato.

“Non credo di volere che tu vada via.”, sussurrò Kurt sulle sue labbra.

“Non so nemmeno io cosa sto facendo, ma...è meglio così. Deve esserlo.”, mormorò, e Kurt aveva sempre amato moltissimo quella parte di Blaine, quella parte fragile che in ogni caso riusciva ad essere forte. Lo baciò di nuovo, prima di vederlo scivolare via dalla sua stretta.

“Sarò proprio di là sul divano.”

“Lo so. Buonanotte, Blaine.”

Kurt scorse il suo sorriso nell'oscurità. “Buonanotte, amore mio.”

 

Kurt si sentiva vuoto e riempito allo stesso tempo, e c'erano strane luci e strani rumori attorno a lui – era tutto troppo intenso, troppo pieno, e la testa gli pulsava continuamente, proprio con una ferita.

Si trovava in un luogo buio, un luogo senza contorni e senza nome in cui il suo corpo vagava senza meta e barcollando. Non riusciva a capire perché si trovasse lì, ma sapeva comunque che doveva camminare, e così lo fece. I piedi erano leggeri insieme a tutto il resto, e improvvisamente il mondo intorno a lui si fece più nitido e scorse le mura di un edificio che in un primo momento sembrava proprio uguale agli altri.

Ci entrò dentro perché una vocina nella sua testa gli gridava di farlo.

Dentro ogni cosa era buia, ma gli occhi di Kurt si abituarono presto a quella situazione e riuscì finalmente a distinguere le forme. C'erano corsie piene di cibo e carrelli della spesa e più in là, dove c'era la luce di una lampadina che traballava e che funzionava a colpi, altre persone che vagavano senza meta, proprio come lui.

E poi la vide.

Succedeva spesso in verità, nei suoi sogni. Viaggiava senza avere una meta apparente finchè non tornava in quel supermercato e poi la rivedeva, la ragazza dai capelli neri alla quale aveva strappato la vita – la sua ultima vittima. In un primo momento la vide bella, il volto aggraziato e senza difetti; ma con il passare dei secondi cominciarono ad apparire delle rughe sul suo volto, tagli netti e sangue denso che scivolava lungo il corpo. Kurt a quel punto desiderava sempre indietreggiare, chiudere gli occhi o sparire; ma non ci riusciva. Era come se qualcosa lo inghiottisse e lo costringesse a rimanere lì, fermo a fissare quella ragazza.

Cominciò a fare qualche passo incerto verso di lui, i piedi nudi che inciampavano e gli occhi spenti ormai senza un colore particolare – e Kurt avrebbe voluto urlare Fermati, ma non aveva voce. Urlare non serviva, non la poteva salvare.

E adesso erano di fronte, e lei piangeva.

Kurt a quel punto di solito si svegliava urlando, ma quella volta non accadde. Quella volta la ragazza scomparve, e al suo posto arrivò Blaine. Il suo bellissimo, immacolato, puro Blaine – senza sangue o ferite o rughe, era giovane e perfetto.

E piangeva.

Lo guardava e piangeva, e Kurt sentì il suo corpo andare in mille pezzi. Allungò le mani per toccarlo ma non successe niente, Blaine non smise di piangere o fece qualcosa di significativo per fargli capire che stava andando tutto bene. Continuò a piangere con piccoli singhiozzi, e poi lo guardò negli occhi, ambra velata di tristezza.

“Ho paura, Kurt.”

“Non- non devi averne, Blaine.”, sussurrò Kurt, ritrovando finalmente la parola. Allungò una mano e l'appoggiò delicatamente a una guancia di Blaine, soffice e calda, raccogliendo anche qualche lacrima.

“Mi farai del male.”

“No.”, disse fermamente Kurt, scuotendo la testa. “No, non è vero. Non ti farei mai del male. Lo sai.”, sussurrò, avvicinando ulteriormente i loro corpi. “Ti prego, ho bisogno che tu mi creda, Blaine.”

Blaine si morse un pezzetto di labbro inferiore, e Kurt fu sul punto di credere che stesse cedendo, che si stesse lasciando andare; ma poi i suoi occhi si spensero di colpo, e Blaine cadde lentamente, accartocciandosi nelle sue stesse braccia.

“Blaine!”, gridò kurt, afferrando il suo corpo e cercando di farlo distendere sul pavimento senza che si facesse troppo male. “Blaine, cosa-”

Blaine sanguinava. C'era rosso, rosso ovunque, sul corpo di Blaine e sulle mani di Kurt e sui vestiti e sul pavimento attorno a loro e oh mio dio cosa aveva fatto-

“Ti prego no, Blaine.”, soffiò Kurt. “Non avrei mai voluto questo, non...non lasciarmi. Andrà bene, andrà tutto bene.”

“E' troppo tardi, Kurt.”, sussurrò Blaine con il poco fiato che gli era rimasto in corpo, gli occhi ormai alla deriva.

“Ho promesso di non lasciarti più.”, ansimò Kurt, accarezzandogli i capelli. “Blaine, ti prego. Non ti azzardare, Blaine, non...” ma Blaine non respirava più, i suoi occhi erano chiusi, a Kurt rimaneva solo il suo corpo ricoperto di sangue.

“Blaine! Blaine ti prego non- non puoi. Non puoi lasciarmi, non...non di nuovo, non posso perderti di nuovo, Blaine. Blaine!”

Kurt perse la voce in un singhiozzo, il mondo che diventava buio e improvvisamente-

 

Improvvisamente una mano calda era sotto il suo collo e un'altra infilata tra le sue dita, Kurt spalancò gli occhi e si trovò ad ansimare immerso nel buio più totale, una voce rassicurante che gli sussurrava in continuazione vicino al volto.

“Shhh. Era solo un incubo, Kurt.”, gli disse Blaine, le dita delicate tra le sue che stringevano la presa. “Solo un incubo- è tutto finito.”

Kurt sbattè le palpebre diverse volte alla ricerca di qualsiasi cosa potesse dirgli che quella era la realtà; ma alla fine si dovette accontentare di guardare gli occhi di Blaine, e quelli non mentivano mai. Brillavano di attenzione e premura, e Kurt si aggrappò a quella scintilla con ogni briciola della sua forza.

Le lacrime scivolavano copiosamente dai suoi occhi, e Blaine gliele spazzava via dolcemente, una ad una. Era semplicemente seduto accanto a lui a fissarlo e aspettare che si calmasse.

“Ehi.”, un soffio vicino alle labbra. “Va tutto bene adesso, sono proprio qui con te.”

“I-io...”, cominciò Kurt balbettando, distogliendo lo sguardo e facendo scivolare il suo sguardo un po' ovunque davanti a loro “Ho sognato c-che t-ti facevo d-del male, Blaine.”

“Shhh. Non era reale.”

“Però l'ho visto.”, insistè Kurt, e forse sembrava isterico, forse Blaine avrebbe preso paura, ma a Kurt non importava perché aveva fatto male. “Eri proprio davanti ai miei occhi e stavi morendo per colpa mia, Blaine. E mi dicevi che era troppo tardi.”, disse, e nella sua voce c'era qualcosa di più scoperto della tristezza, qualcosa di vivido che si insinuava sotto le pelli e impediva di respirare.

“E-e non riuscivo a fare niente per s-salvarti.”

“Shhh, smettila.”, gli mormorò Blaine, passando la punta del pollice sulla sue labbra. “Non mi farai mai del male. Lo so e basta.”, gli disse poi, un angolo della bocca che si alzava verso l'alto. Il cuore di Kurt era sospeso in mezzo a loro, la paura che scorreva nel suo corpo al posto del sangue.

“N-non voglio che tu abbia paura di m-me, Blaine.”

“Non ho paura di te.”, gli disse lui, avvicinandosi ulteriormente per far scontrare le loro fronti. “Non avrò mai paura di te.”

Kurt si aggrappò con entrambe le mani alle sue spalle forti, il respiro accelerato che si infrangeva tra di loro, e poi semplicemente chiuse gli occhi.

“Dormi con me stanotte.”

Blaine smise letteralmente di respirare.

“Non...non deve succedere niente, solo...”, spiegò Kurt, la voce che si incrinava leggermente. “Voglio stringerti e farmi stringere. Proprio come i primi mesi, quando non c'era ancora il sesso ma ci addormentavamo abbracciati. Era semplice, era perfetto.”

Blaine gli baciò a lungo la fronte.

“Fidati dei nostri cuori, Kurt.”

E Kurt lo fece, e strinse Blaine in un abbraccio, lasciandosi stringere a sua volta. Caddero sul letto intrecciati, Blaine che inglobava Kurt e che di tanto in tanto gli accarezzava i capelli.

E alla fine, contro ogni logica e aspettativa, si addormentarono - e per la prima volta dopo molto tempo nessuno dei due durante la notte ebbe incubi.

 

Il mattino dopo, svegliarsi fu come entrare in un sogno. Fu come rileggere le pagine di un libro scritto da entrambi, un libro in cui ogni pagina parlava della loro vita insieme. Quando Kurt aprì gli occhi trovò quelli miele di Blaine già aperti, distesi nel loro colore che sembrava miele sciolto unito al calore di mille soli – e Kurt sarebbe arrossito, nella sua vecchia vita. La sensazione la ricordava ancora perfettamente, quel bruciore che arrivava dall'interno e sbocciava e faceva imporporare le guance - ma non poteva, Kurt non poteva arrossire, per cui si limitò a sbattere le palpebre e distogliere lo sguardo.

Mossa sbagliata, perché Blaine gli afferrò il mento con due dita e lo costrinse a guardarlo dritto negli occhi, quell'oceano di cose non dette che aleggiava su di loro – ma non era necessario dirle, non subito, non adesso che avevano scoperto di appartenersi ancora.

E poi Blaine appoggiò la fronte alla sua, il respiro caldo e irregolare che si infrangeva sulla pelle di Kurt, e quel sorriso piccolo che era la sua firma, che aveva sempre avuto quando si svegliavano insieme la mattina.

“Non posso crederci che sia reale.”, sussurrò, per poi sfiorare le labbra di Kurt con le proprie, un bacio sussurrato, un soffio, qualcosa di semplice e intimo al contempo, e Kurt tremò.

“E' reale.”, confermò Kurt, sbattendo le palpebre piano, come se non volesse perdersi nemmeno un movimento che apparteneva al volto di Blaine. “Siamo reali.”

E poi Blaine avvolse il volto di Kurt tra le mani e lo baciò, un bacio completo in cui entrambi sospirarono – ed era come se i loro corpi si stessero risvegliando, come se fossero stati in un periodo di completo torpore; c'era questa scintilla che partiva dal profondo dei loro corpi e risvegliava ogni loro piccola fibra solo quando si toccavano. Kurt si aggrappò al maglioncino di Blaine sentendone la consistenza sotto le dita, e presto i loro corpi furono pressati l'uno contro l'altro e c'erano lotte e passione e avidità, e anche qualche sorriso che spuntava sulle labbra di entrambi.

Fu semplice riabituarsi al tocco. Fu semplice per Kurt lasciarsi baciare, lasciare che Blaine facesse scorrere le sue mani sul collo e sulle braccia e poi sui fianchi arrivando lì e avvolgendoglieli con dolcezza e possesso insieme. Fu bello sentire la sua bocca staccarsi dalle sue labbra e cercare le sue guance, il mento e il collo e un pezzetto di clavicola che spuntava fuori dal maglioncino, e poi Kurt si lasciò andare ed inarcò la schiena, il viso rivolto verso l'alto e il collo nudo completamente scoperto.

Fu più o meno in quel momento che riacquistò lucidità e si rese conto di cosa stava succedendo – come si rese conto del problema nei pantaloni di Blaine e, fino a prova contraria, anche nei suoi. Fece un po' di pressione sul petto di Blaine per poterlo guardare negli occhi – e oh, erano così bui, così scuri da annegarci dentro in un istante.

“Forse dovremmo...dovremmo fermarci.”, sussurrò Kurt, lo sguardo che scivolava ovunque tranne sul volto di Blaine. In realtà l'intimità con Blaine era una cosa che aveva sempre amato e voluto, ma non sapeva cosa sarebbe successo adesso – e credeva che fosse troppo presto. Nemmeno conosceva il suo nuovo corpo da quel punto di vista – non sapeva nemmeno se fosse in grado di soddisfare Blaine come era riuscito in passato, e a quel pensiero si sentì morire.

Le labbra di Blaine si posarono delicate sulla sua fronte.

“Non faremo niente di quello che non vuoi”, lo sentì mormorare, le dita che gli accarezzavano i fianchi scoperti. “Però vorrei davvero, davvero sentirti.”, sussurrò, percorrendo una via immaginaria con le sue labbra che andava fino all'orecchio di Kurt. “Solo quello, sentirti.”

Il respiro di Kurt si trasformò in un rantolo, e presto rimase senza fiato, il suo corpo che si tendeva verso Blaine – proprio come se fosse una droga, una calamita, e lui non avesse scelta. Le labbra di Blaine furono su una vena del suo collo, lì dove tutto era intenso e amplificato e perfetto, e poi cominciò a succhiare, e Kurt decise che la cosa migliore era cedere. Blaine conosceva il suo corpo, conosceva i suoi punti deboli e come toccarlo e in che modo distruggerlo – e per questo Kurt si lasciò andare.

I loro corpi si intrecciarono ancora e presto tornarono a baciarsi come se l'uno fosse il respiro dell'altro, aggrappandosi come due corpi alla deriva – e questa volta nessuno sussultò quando i loro bacini si scontrarono, ma gemettero ingoiando il suono dell'altro. C'erano solo loro, loro e i loro respiri perfettamente sincronizzati, mani che vagavano ovunque e scie bagnate di baci sulla pelle.

Kurt sentì di essere la persona più potente del mondo quando superò la maglietta di Blaine e toccò la pelle del suo petto – e oh, era una sensazione che non aveva dimenticato, quella sua pelle bollente e soffice sotto le dita, la peluria accennata, la perfezione di ogni singolo nervo teso. Blaine sussurrò il suo nome – Kurt Kurt Kurt Kurt - e lo strinse più forte, e Kurt gli mise una mano sul cuore – perché proprio quel cuore era la sua vita, il suo tutto.

Si mossero insieme pigramente, senza mai spingersi troppo oltre ma senza nemmeno fermarsi davvero; una leggera danza di corpi e ansimi e baci. A volte aprivano gli occhi, e c'erano frasi come Non puoi immaginare quanto mi sia mancato tutto questo o ancora Sei la mia vita e Non andartene mai, e Blaine a un certo punto si trovò sopra Kurt, Kurt con le gambe agganciate alla vita di Blaine e Blaine che si muoveva sopra di lui e lo baciava a lungo e lentamente, e con un gemito un po' più forte Kurt perse le sue labbra e gettò la testa di lato, ed era come se tutto avesse un senso.

“B-Blaine.”, piagnucolò, stringendo forte gli occhi. Blaine rallentò le spinte perché conosceva quel tono di voce, lo conosceva tanto bene e se n'era innamorato con il tempo; Kurt lo usava quando gli chiedeva in modo tacito qualcosa, e in quel caso gli stava chiedendo di fermarsi. Così Blaine si fermò, gli baciò il collo scoperto e uno zigomo e poi gli sfiorò le labbra, senza mai baciarlo davvero.

“I-io...lo voglio.”, ammise Kurt, guardandolo negli occhi. “Lo voglio davvero, così...così tanto, solo-”

“E' troppo presto.”

“Immagino di sì. Scusami, Blaine.”

“Va bene così.”, disse piano Blaine, baciandogli piano un sopracciglio. “E' perfetto così. Mi basta averti così.”, gli disse, e il petto di Kurt fece qualcosa di molto strano, qualcosa che non avrebbe dovuto fare. Poi Blaine lo baciò con trasporto, qualcosa che smosse Kurt fin dentro l'anima.

“Vieni con me in un posto.”

E come avrebbe fatto a dirgli no, quando lo guardava in quel modo, carico di amore e aspettativa?

 

Kurt riconobbe quasi immediatamente le mura della Dalton. Era un edificio facile da riconoscere, ma a parte quello, lì dentro c'era praticamente la sua vita, il suo cuore. Lì era dove ogni piccola cosa era cominciata, dove la sua vita aveva trovato un senso – dentro quelle mura lui e Blaine si erano innamorati grazie a segreti sussurrati e sorrisi offerti da lontano.

Tuttavia, Kurt rimase perplesso dal fatto che Blaine si dirigesse senza alcun tipo di problema versa la porta sul retro e che, con qualche abile mossa, riuscisse anche ad aprirla. Lo guardò con un sopracciglio alzato e un mezzo sorriso.

“Da quando sei diventato uno scassinatore?”

Blaine trasalì a quella domanda, perché non poteva essere totalmente sincero con Kurt. Non poteva dirgli che aveva imparato come entrare negli edifici quando era entrato a far parte dell'esercito – ma fu un attimo, perché poi gli prese la mano e lo trascinò via, lontano.

“Seguimi.”

C'erano un sacco di ricordi, legati a quel posto. C'erano corse tra i corridoi, mani nelle mani, sorrisi timidi e canzoni – e poi c'era quel Coraggio, il loro primo bacio, la proposta di matrimonio. Era tutto quasi troppo; alla Dalton ogni piccola cosa gridava di loro, e forse fu per quello che quando percorsero il loro corridoio Kurt sussurrò: “Io mi sono innamorato di te proprio qui.”

E poi Blaine lo trascinò senza dire nulla fino all'inizio delle scale, si voltò indietro e cercò il suo volto. Blaine brillava come mille soli, e Kurt si chiese per la prima volta da quando erano lì cosa stesse per succedere. Il cuore di Kurt era bloccato da qualche parte nel petto, e lui sapeva che avrebbe battuto freneticamente se avesse potuto – e dio, gli occhi di Blaine. Gli occhi di Blaine erano il sole.

Kurt fece qualche passo e poi si voltò e oh – erano proprio messi nella posizione in cui si erano conosciuti, Kurt un po' più in alto e Blaine che lo guardava con quel viso aperto, e un milione di emozioni diverse lo travolsero.

“Qui è cominciato tutto.”, sussurrò Blaine, guardandolo da sotto le lunghe ciglia. “Qui è esattamente dove la mia vita è cominciata, dove ha iniziato ad acquisire un senso, perché proprio qui ho incontrato te.”, continuò. Il cuore di Kurt pesava d'amore.

“Ho incontrato te, ed è stato come cominciare a vivere davvero. Come se tutto ciò che avevo fatto prima non avesse importanza. Da qui i nostri fili si sono intrecciati e poi non si sono mai davvero sciolti, nemmeno quando entrambi pensavamo che fosse finita.”

Kurt respirava affannosamente, perché il Blaine che aveva di fronte adesso gli ricordava troppo quello che gli aveva fatto la proposta – e non poteva sopportarlo.

“E' strano, ma è come se ogni azione della mia vita mi riporti qui.”, ammise Blaine, un sorriso luminoso che gli increspava le labbra. “Come un cerchio. Se ci pensi, qui è dove ti ho conosciuto, è dove tu ed io abbiamo smesso di essere due persone e siamo diventati un uno; e ora, è da dove io vorrei che tutto potesse ripartire. Perchè quel filo, Kurt - quel filo invisibile che lega il mio cuore al tuo - io sento che non si è ancora spezzato.”

“Blaine-”

“Aspetta, fammi finire.”, sussurrò Blaine, percorrendo uno scalino verso di lui. Erano più vicini adesso, faccia a faccia, cuore a cuore, uniti da un filo invisibile che era più forte di qualsiasi cosa, persino della paura.

“Te l'ho detto così tante volte, Kurt, ma non mi stancherei mai di ripetertelo: sei l'amore della mia vita. Tutto di me ti appartiene, ogni mio gesto, ogni mio respiro. Sono tuo, completamente; è sempre stato così, anche quando non potevo vederlo – ma tu lo hai sempre saputo. Ti ho perso una volta, Kurt, e dio, è stato...stato più che spegnersi. Era come se il buio avesse divorato la mia anima, e credevo di non poter tornare a vivere più. Ma poi sei tornato. Sei tornato, e ogni cosa era di nuovo colorata, vivida; ogni cosa piano piano ha riacquistato vita e senso, e poi tu eri lì, eri lì e mi hai sorriso – e io sono tornato ad essere Blaine, perché mi hai restituito la vita.” Gli occhi di Kurt sembravano uno specchio, erano così lucidi da sembrare trasparenti, belli come non mai. “Volevo solo...dirti grazie, per questo. Per tutto.” continuò piano Blaine, gli occhi che sembravano un oceano dorato.Per permettermi di vivere, per emozionarmi ancora, proprio come la prima volta; per darmi un noi, senza paure e per sempre. Come ti avevo promesso.”

Una singola lacrima scivolò giù dall'occhio destro di Kurt, nel momento in cui Blaine estrasse dalla tasca una piccola scatola di velluto blu. Dentro, proprio come la ricordava, c'era la sua fede. La stessa che aveva scelto insieme a Blaine quelli che sembravano millenni prima – eppure il loro amore era ancora lo stesso, ed era ancora così vivido e forte da far male.

“Kurt-”, soffiò Blaine, guardandolo negli occhi. “Qui e oggi voglio ricominciare ad averti. Voglio ricominciare a viverti, anche se il mio cuore sente che non ti ha mai davvero perso. Eri lì, sei sempre stato lì, non te ne sei mai davvero andato; e anche se di solito dicono di non credere nelle seconde opportunità, io voglio credere in te. Voglio credere in noi. Ti avevo detto che io e te siamo destinati a incontrarci ad ogni vita e innamorarci, ancora e ancora, vero? Questa è la tua nuova vita, e io scelgo di amarti anche adesso. Ci siamo innamorati anche adesso, e sarà così per tutta l'eternità – ed è così bello pensare all'eternità, quando ti stringo la mano, Kurt. Diventa talmente reale.”

Le braccia di Kurt bruciavano per quanta voglia avesse di stringere Blaine fino a fargli mancare il fiato.

“Quindi, Kurt Hummel.”, sussurrò Blaine, afferrando il piccolo anello, “Sii mio ancora. E per sempre, fin quando lo vorrai. Amami e permettermi di amarti. Costruiamo il nostro nuovo per sempre.”

“Blaine-”

“Dì di sì.”, sussurrò Blaine, gli occhi lucidi e pieni di speranza. “Ti prego Kurt, dì di sì”

Kurt sorrise, un sorriso che andava oltre le lacrime ed era leggero come una piuma. “Sì.”, sussurrò, allungando le dita per poter farsi mettere l'anello. “Avresti dovuto sapere che avrei detto sì.”

E a quel punto, proprio come anni prima, Blaine lo baciò – un bacio in cui le parole non erano ammesse e in cui le braccia si aggrapparono a tutto, qualsiasi cosa – e solo dopo gli infilò l'anello, e lo contemplarono insieme ancora una volta, con la stessa bellezza e incredulità della prima.

Poi Blaine alzò la sua di mano sinistra, facendo vedere a Kurt la sua fede, e a Kurt mancò il fiato.

“Ce l'hai ancora.”

Blaine sbattè le palpebre una singola volta prima di parlare. “E' come se non l'avessi mai tolta.”, gli confessò, gli occhi enormi e luminosi e lucidi, così lucidi che sembrava sul punto di piangere e tuttavia in bilico.

“Sono così innamorato di te, Blaine.”, sussurrò Kurt, gli occhi chiusi e la fronte appoggiata alla sua, il mondo sfocato attorno a loro che ormai aveva perso ogni tipo di senso. “Hai tutto, tutto di me.”

“Tu hai tutto di me.”, mormorò di rimando Blaine.

“Sai che io non posso più andarmene. O cambiare”, disse Kurt, stavolta senza paure o senza stupide bugie. “I-io...io rimarrò così per sempre, Blaine-”

“E io invecchierò. Lo so, c'è scritto sugli opuscoli.”

“Lo...lo sapevi?”

“L'ho sempre saputo.”

Kurt lo strinse più forte, aggrappandosi alla sua maglietta con le dita e facendosi venire le nocche bianche.

“Come hai fatto a tenermi con te?”, chiese, il tono di voce basso, la voce che sembrava vetro. “Come...come hai fatto a non lasciarmi andare?”

“Proprio come tu non hai mai lasciato andare me.”, gli disse Blaine, riaprendo gli occhi. Si guardarono a lungo, ambra immersa nell'oceano. “Perdere una persona che per te era tutto cambia ogni cosa, Kurt.”, spiegò Blaine. “Tu mi hai portato via tutto, e in un battito di ciglia me lo hai ridato. E ora non lo voglio perdere più, mai più.”

“Mi sorprendi sempre.”, ammise Kurt, strofinando piano il naso alla sua guancia. “Tu mi sorprendi sempre.”

“Davvero?”

“Davvero.”, il tono di voce era caldo, sincero, una medicina che curava vecchie ferite. “Anche in passato: credevo non riuscissi a superare certe cose, invece ci sei sempre riuscito. Sei più forte di quanto pensi, Blaine. Sei vita, sei stupendo, sei tutto ciò che di più bello ha questo mondo – e sono così felice di poter dire che mi appartieni.”

Blaine avrebbe tanto voluto dirgli che si sbagliava, che non era perfetto. Ma poi Kurt lo baciò, e Blaine si lasciò baciare, dimenticandosi per un momento che in mezzo a tutta quella bellezza c'era sempre un pezzetto di dolore.

 

***

 

Fu facile ricominciare a vivere la loro vita insieme. Fu facile lasciarsi andare e tornare ad essere un'unica cosa – KurteBlaine – forse perchè non avevano mai davvero smesso di esserlo, proprio perchè era scritto sui loro corpi che erano destinati a stare insieme, a non perdersi, a non dire mai addio.

Quella stessa sera Kurt chiese a Blaine di dormire con lui, e questa volta non servirono incubi per convincerlo. Entrarono nel loro letto e rimasero a fissarsi per un po', le mani intrecciate da qualche parte nei loro petti tra di loro, con le fedi che combaciavano e luccicavano insieme – e Blaine a un certo punto chiuse gli occhi e sospirò baciandolo, e Kurt si perse nel bacio, smettendo per un attimo di esistere.

“Tu mi emozioni, Kurt.”, gli sussurrò, e Kurt dopo rise, ma non perchè pensava che Blaine fosse ridicolo, ma perchè non era mai stato più felice – ed era strano da pensare quando a conti fatti era morto e poi tornato in vita in un'altra forma. Era strano ma reale, perchè aveva Blaine.

Non successe niente più di quello, semplicemente si addormentarono stringendosi e sussurrandosi parole d'amore – e quello era tutto ciò che mai avessero avuto di più vicino alla perfezione.

Fu bello ricominciare a svegliarsi ogni giorno con baci e movimenti pigri, fu bello per Kurt iniziare di nuovo a dare un bacio a Blaine prima che cominciasse a lavorare e accoglierlo la sera quando era stanco e spossato; lo accoglieva tra le braccia e lui si rilassava, e poi cominciava a respirare, perchè solo con Kurt il suo respiro acquistava un senso.

La sera guardavano la tv o leggevano insieme – e c'era calma nella loro voglia di fare, perchè adesso sapevano di non dover perdersi, e di avere tutto il tempo del mondo.

Una sera Blaine si era appisolato tra le braccia di Kurt, e a un certo punto al telegiornale locale diedero una notizia, ed entrambi si destarono.

David Karofski era stato gentilmente ammonito dalle autorità per aver ucciso un non-morto. Blaine rabbrividì quando seppe che era stato solo ammonito, perchè in realtà avrebbe meritato di marcire in prigione – ma a conti fatti, si sentiva anche più sicuro adesso.

La stessa notizia ricordò che uccidere un affetto da PDS equivaleva a uccidere una persona normale, completamente viva, e che la pena poteva essere il carcere – e in casi più particolari, l'allontanamento dalla comunità.

Kurt guardò Blaine e immerse la testa nel suo collo.

“Sono al sicuro, vero Blaine?”

E il suo corpo tremava così tanto, così tanto; e il suo tono di voce era così piccolo da far temere a Blaine che si potesse spezzare da un momento all'altro, così gli baciò i capelli e poi lo strinse forte.

“Sì, Kurt.”, disse in un sussurro. “Sì, sei al sicuro.”

 

***

 

Era una domenica e Blaine era a casa dal lavoro, ed erano le giornate che Kurt preferiva, quelle, perché potevano dedicarsi a loro stessi, prendere ogni cosa con meno impegno e comportarsi pigramente – proprio come a New York quando erano a un passo dai loro sogni e tutti sembrava semplice.

Fuori uno strato di neve ricopriva delicatamente il loro prato, e loro erano lì sul divano seduti intrecciati, le dita che si erano modellate sulla pelle dell'altro e i respiri in sincrono. A Natale mancava solo una settimana, e quella mattina dopo essersi svegliati avevano preparato gli scatoloni con l'albero.

“Vorrei rivedere i miei genitori, Blaine.”, sussurrò Kurt a un certo punto, lo sguardo perso in chissà quale punto lontano del piccolo pezzo di panorama che potevano vedere dalla finestra. Blaine si irrigidì dietro di lui, ma continuò comunque ad accarezzare la sua pelle.

“Credo...credo che sia giusto così.”, gli disse semplicemente, chiudendo gli occhi per un attimo e desiderando che il tempo si fermasse. “Loro lo vorrebbero.”

“Non...non lo so, Blaine.”, ammise piano Kurt. “Ho paura.”

Blaine gli baciò i capelli. “Loro non posso smettere di amarti.”, gli disse, stringendo più forte le braccia attorno al suo corpo. “Non possono, perché semplicemente non hanno scelta. Ti amerebbero sempre e comunque, e io credo che una parte del tuo cuore lo sappia.”

“Volevo proteggerli, Blaine.”, confessò Kurt. “Da me, da ciò che sono diventato. Non so se riuscirei a sopportare che mi guardassero negli occhi e vedessero...che non sono più io.”

“Sei sempre tu.”

“Okay, sto cominciando a capirlo, Blaine. Ma non so se loro possono vederlo.”

Blaine a quel punto immerse il viso nell'incavo del collo di Kurt, lì dove tutto sapeva di loro, di casa e calore.

“Ho continuato a vederli, Kurt.”

Ci fu una pausa, una pausa in cui Kurt prese un bel respiro e fece per dire qualcosa – ma niente era abbastanza, e non capiva, forse non voleva capire, e voleva solo piangere.

“I-io...avevo bisogno di vedere qualcuno che mi ricordasse te. Avevo bisogno di credere di poterti trovare nei ricordi, avevo bisogno di specchiarmi in occhi che potevano comprendere il mio dolore. Tuo padre mi ha aiutato tantissimo, Kurt.”, sussurrò Blaine. “Senza di lui non ce l'avrei fatta.”

Kurt non avrebbe dovuto sentire il suo cuore spezzarsi, eppure qualcosa cadde nel suo petto, e fu lacerante.

Solo- lacerante.

“Perchè, Blaine?”, chiese Kurt, e la sua voce era un velo.

“Perchè a volte il dolore è l'unica cosa che fa sentire vivi.”, ammise Blaine. “E soffrire mi faceva credere che tu ci fossi stato. E che ti avevo amato.”

Kurt strinse le braccia di Blaine che erano sopra al suo stomaco, schiacciandosi contro il suo petto.

“Vorrei poter essere forte abbastanza da cancellare ogni singolo pezzetto del tuo dolore.”

“Lo hai già fatto.”, sussurrò Blaine, sospirando piano. “Hai cancellato tutto nel momento in cui mi hai promesso di non andare via.”

Kurt sorrise, anche se sapeva perfettamente che Blaine non poteva vederlo – ma ormai era come se conoscessero i loro sorrisi a memoria, e andava bene così.

“Sarò con te, Kurt.”, sussurrò Blaine a un certo punto, spezzando il silenzio. “Sarò con te, quando deciderai di vederli. Non ti lascerò. E se c'è una cosa che so per certo, è che tuo padre vorrebbe rivederti. Credimi.”

Kurt avrebbe voluto scomparire in quel groviglio di braccia e gambe, avrebbe voluto diventare così piccolo da inglobarsi in Blaine – tuttavia, ancora non sarebbe stato abbastanza per sentirlo vicino, vicino come realmente voleva.

E poi Kurt pensò che fosse normale, pensò che era un argomento che poteva tirare fuori adesso che era tornato tutto come prima e non c'erano più segreti – così si rigirò tra le braccia di Blaine, e lo guardò dritto negli occhi attraverso le lunghe ciglia dorate.

“Com'è morta tua madre, Blaine?”

Blaine spalancò gli occhi e percepì il proprio cuore precipitare – perché lo sentì, lo sentì sulla pelle e sul corpo e sull'anima, che era arrivato il momento, che non poteva più nascondersi, che non aveva scelta. Le sue mani cominciarono a tremare insieme alle labbra, e gli occhi cominciarono ad appannarsi e il mondo si fece più sfocato e più buio, finchè Kurt non avvolse il suo volto tra le mani.

“Non soffrire da solo, Blaine.”, sussurrò Kurt. “Fammi sopportare un po' del tuo dolore. Posso farlo, lo sai.”

E a quel punto Blaine smise di fingere, e si spezzò in mille minuscoli pezzi.

In quel momento Blaine smise di essere Blaine, e si trasformò nell'ombra di sé stesso che aveva commesso troppi errori.

In quel momento, Blaine tornò per un attimo ad essere ciò che era stato senza Kurt: niente.

 

Le parole vennero fuori una ad una; una cascata di grovigli di lettere pasticciate di lacrime e singulti in cui ogni tanto Blaine si perdeva e diventava un'altra persona – e Kurt ascoltava, ascoltava con il cuore in mano e gli occhi pieni di lacrime e il labbro inferiore tra i denti, il dolore liquido che ormai scorreva nelle vene insieme al sangue.

“N-non potevo saperlo, Kurt.”, disse a un certo punto, aggrappandosi alla sua maglietta. “N-non potevo sapere che tu eri...eri uno di loro, e così ho cominciato a...a ucciderli. Pensavo fosse giusto, non- non provavo più, non sentivo più niente; mio padre diceva che era la cosa giusta ed io ero così arrabbiato perché avevo perso te e poi la mamma e...”

Alla fine una lacrima rotolò via e si infranse sulle coperte sotto di loro.

“Ti prego, non odiarmi.”

Kurt tremava.

“Io non sapevo più chi ero, Kurt.”

Perchè a volte amare deve ferire così tanto?

“Il mio cuore non batteva più. Nulla aveva più senso, non senza di te.”

E Kurt a quel punto si aggrappò al volto di Blaine, Blaine afferrò con delicatezza il suo e piansero insieme – ed era qualcosa di nuovo, qualcosa che non avevano mai fatto. Lacrime che si mischiavano insieme e dolore che era così forte da lacerarli – era troppo, e loro lo sapevano, eppure rimanevano insieme, aggrappati come se se staccarsi significasse morire.

“Kurt, scusami.”

“I-io...” Kurt rimase senza parole. Non c'era niente da dire, niente che Blaine meritasse, niente che potesse cambiare quello che era successo. Era così e basta – e feriva.

“Non- non lasciarmi.”, lo implorò Blaine, sfiorando le sue labbra con le proprie. I suoi occhi di miele erano inondati di tristezza e sconfitta. “Solo- non lasciarmi.”

Ed era tutto troppo; le loro mani sui volti e le lacrime e tutto quel dolore e alla fine Kurt represse un singhiozzo e guardò Blaine negli occhi.

“Non ce la faccio.”

E si alzò. Si alzò perché non aveva scelta, doveva fuggire il più lontano possibile e riuscire a respirare lontano da tutto quello perché dio, non era possibile che la mamma di Blaine fosse stata uccisa da una persona che era stata come Kurt – come Kurt – e che Blaine poi avesse fatto parte dell'esercito per eliminarli – e davvero c'era dolore, troppo dolore anche solo da concepire. Kurt scivolò via dalle braccia di Blaine e andò in camera; lì chiuse la porta e si lasciò scivolare contro il legno.

“Kurt.”

Blaine aveva chiamato il suo nome in un sussurro, mentre lui si alzava. Un richiamo disperato, l'ultima ancora alla quale aggrapparsi per non annegare.

“Kurt-”

Ed ora, contro il legno della porta, Kurt sentiva Blaine piangere a pochi metri da lui, ma non riusciva a credere di essere forte abbastanza da asciugare le sue lacrime. Gli tremavano le mani, e le gambe, e il piccolo corpo – era tutto tremendamente sbagliato, e Kurt voleva sentire Blaine ridere. Non voleva più le sue lacrime, voleva una vita nuova, una vita senza sbagli e piena di luce.

Ma forse non era quello l'amore. Forse non era costruire qualcosa di perfetto e immacolato e privo di errori – forse voleva dire soffrire, soffrire insieme, forse voleva dire essere forti abbastanza da guardare le ferite e credere di poter essere più forti; forti abbastanza da dimenticarle e costruire nuovi percorsi. Era sempre stato così, fra di loro; nulla era mai davvero stato semplice ma alla fine avevano trovato un modo per amarsi. Amare è distruggere – ed avere il coraggio di guardare indietro e credere di poter continuare a farlo nonostante tutto.

E, proprio per questo, Kurt si alzò in piedi e aprì la porta e corse verso Blaine, e non aspettò un secondo di più a sedersi accanto a lui. Blaine era smarrito, il volto rigato di lacrime e il petto scosso da singhiozzi, ma non fece in tempo a dire nulla, perché Kurt avvolse il suo volto tra le mani e lo baciò – un bacio così denso di loro e puro e perfetto che dimenticarono per un momento perché stavano piangendo.

“Facciamo l'amore.”

Blaine spalancò gli occhi – e Kurt avrebbe riso, se non fosse ancora ridotto in quelle condizioni per colpa delle lacrime che non smettevano di scendere.

“K-Kurt-”

“Ti amo.”, soffiò Kurt, ogni parola che si infrangeva sulle labbra di Blaine. “Ti amo, e questo non cambia. Non potrà mai cambiare, e ti perdono. E non sono arrabbiato. Non ti odio, non potrei mai odiarti, e non ti lascerò.”, gli disse, per poi baciarlo piano di nuovo. “Dio, non voglio lasciarti, sei pazzo se pensi che possa farlo.”

Si baciarono con foga, Kurt si aggrappava al corpo di Blaine e Blaine che raggiungeva i suoi fianchi e i suoi capelli con le mani bollenti.

“Facciamo l'amore, Blaine.”, ripetè Kurt, gli occhi blu che brillavano di desiderio e di qualcosa di più radicale, qualcosa che arrivava dall'anima. “Solo...permettimi di dimostrarti che voglio rimanere. Non esistono le parole – lascia che te lo dimostri avendoti. Ti voglio, Blaine – voglio prendermi cura di te, voglio perdermi, voglio dimenticarmi di tutto, voglio annegare in te, voglio che esistiamo solo noi due. Ti prego, dimmi che ne hai bisogno quanto ne ho bisogno io.”

Blaine gli baciò lo zigomo, la guancia, un punto impreciso del collo, poi risalì lungo la mandibola.

“Ti voglio così tanto che mi fa male.”, ansimò. “Ma ho paura.”

“Siamo io e te.”, sussurrò Kurt, piegando la testa per appoggiare la fronte su quella di Blaine. “Non c'è bisogno che tu abbia paura.”

Si baciarono di nuovo, a lungo e disperatamente.

Ti prego.”, gemette Kurt, stringendo la maglietta di Blaine così forte tra le dita da sentire dolore.

E Blaine accennò un sorriso – il cuore che scoppiava nel petto, e poi smise di esserci solo buio.

 

Si spogliarono con calma e lentamente, le loro labbra che non si staccavano mai realmente e le mani che rincorrevano pezzi di pelle e c'era sospiri, tanti di quei sospiri e a volte il cuore di Blaine batteva così forte che cancellava tutti gli altri suoni. In qualche modo erano solo loro, il mondo nella sua interezza poteva aspettare e continuare per la sua strada, perché Kurt e Blaine erano in un angolino perfetto, l'angolino che avevano costruito e per cui avevano lottato, e andava bene così.

Si tolsero le magliette e le lasciarono scivolare per terra, e Kurt passò un singolo dito sul petto di Blaine e poi più in basso e Blaine fece un suono che non aveva un nome, un suono che veniva dal profondo della sua gola e vibrava di desiderio, poi i loro occhi si incontrarono di nuovo e si baciarono, ancora e perdendo fiato, perdendo il cuore e tutto, tutto quello che avevano.

“Sei la mia vita.”, Blaine non aveva paura di soffiare quelle parole. Le ripeteva come un mantra sulle labbra di Kurt e Kurt le ingoiava con dolcezza, tra un bacio e l'altro. “Sei tutta la mia vita.”

E in qualche modo si trovarono sdraiati sul letto, Blaine che sovrastava Kurt e Kurt che osservava ogni suo movimento – ed erano avvolti dal buio, dall'amore e da qualcosa che in qualche modo andava anche oltre.

“Non voglio perderti mai più.”, sussurrò a un certo punto Blaine, immergendo la testa nell'incavo del suo collo e cominciando a succhiare la sua pelle. “Mai più – non posso, non posso perderti.”

“Ti appartengo.”, ansimò Kurt a un certo punto, perché ora Blaine era ovunque, c'erano le sue mani e le sue labbra e calore e perfezione e Kurt di tanto in tanto inarcava la schiena e cercava le sue labbra – e poi annegava, perché Blaine gli portava via tutto, ogni piccola cosa. “Non puoi perdermi.”

Rimasero completamente nudi e intrecciati e si mossero con una calma che non pensavano di avere, e a Kurt scivolò via una lacrima quando Blaine tracciò con il pollice una linea sul suo volto e poi sorrise e disse: “C'è uno sbuffo di fondotinta.”, ma c'era tanto di quell'amore, tanta di quella devozione - qualcosa che non si può comprendere con gli occhi e con la pelle ma con ciò che c'è sotto, qualcosa di più profondo, primitivo, radicale.

“Mi fai sentire umano.”, sussurrò Kurt a un certo punto, mentre Blaine lo preparava e lo baciava sulle labbra. “Così vivo e umano, sento tutto, sento te, ed è da togliere il fiato.”

Blaine baciò i suoi lividi, i segni sulla pelle che si era procurato con il tempo con calma e devozione e pazienza – morse e succhiò e prese e pianse e sorrise tristemente e Kurt piagnucolò perché a volte sentiva di non farcela, ma poi Blaine gli afferrava la mano e lo baciava, e tutto smetteva di far paura.

Kurt accolse Blaine con una smorfia, gli morse piano la spalla e si aggrappò al suo corpo con tutte le forze – e solo quando furono entrambi pronti cominciarono a muoversi, e improvvisamente il mondo era di nuovo giusto, il mondo apparteneva a entrambi, a Kurt e Blaine, insieme, un unico essere.

“Non esistono parole per dirti quanto ti amo-”

“Shhh.”, gemette Kurt, mordendosi le labbra. “Va bene, Blaine – io ne ho un'idea.”

E poi ci fu lentezza e indugio e calma e premura in ogni gesto, negli sguardi e nei tocchi e nei baci – più di sempre, non erano mai davvero stati così gentili, nemmeno la prima volta, ma in un certo senso era come se lo fosse. Un punto in cui ripartire, in cui ricominciare ad essere loro stessi.

E quando finì e rimasero intrecciati, Blaine che non aveva alcuna intenzione di lasciare Kurt, questo gli baciò i ricci e poi diventò piccolo contro il suo corpo.

“Ti amo.”, disse. “Senza paure e per sempre.”

Kurt lo strinse più forte, cancellando ogni spazio che avevano lasciato tra di loro.

“Hai il mio cuore, Kurt.”, soffiò Blaine. “Ogni suo battito è tuo.”

.





 

.





 

.

Uhm. Dunque, per diverse ragioni ho fatto un po' fatica a scrivere questo capitolo e penso possiate immaginare il perché. Avevo paura di quest'ultima scena, perché riflettendo bene non sono ancora sicura che ci possa stare bene o meno. Kurt è uno zombie, quindi tecnicamente è morto, ha pochissimo sangue in circolo e per questo motivo non dovrebbe essere in grado di avere un rapporto sessuale - se quello che vi sto dicendo vi infastidisce minimamente smettete di leggere, pls! Detto questo – sono Kurt e Blaine. E solo – avevo bisogno di un qualcosa di più. Non mi interessa quello che succede tecnicamente o nei minimi dettagli, non mi interessa di quello che Kurt sotto le lenzuola può fare o non può fare – mi interessava il gesto, e volevo che si capisse che al di là di tutto, è la purezza dell'atto che va messa in primo piano. Non il sesso – fare l'amore, puro e semplice amore, non conta nient'altro.
Mi scuso in anticipo se trovate la spiegazione priva di senso o fastidiosa.
Detto questo – mi farebbe infinitamente piacere se mi faceste sapere cosa ne pensate. Davvero, non ne avete idea. Questi capitoli sono i più importanti e ho bisogno di sapere se stanno piacendo e vi stanno lasciando qualcosa! Vi giuro, ho troppissima ansia. Come sempre >.<
Grazie a tutti quelli che sono arrivati fin qui. Il capitolo è dedicato a ognuno di voi <3
Vostra,
 
Je <3

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Capitolo 6
*** Christmas ***


Capitolo 6

Christmas

 

Blaine era aggrappato al suo corpo il mattino dopo, con le unghie che si imprimevano leggermente nella pelle della pancia di Kurt e lasciavano dei leggeri segni – ed era come se portarglielo via fosse un affronto. Kurt aprì gli occhi molto lentamente, ma non poteva vedere Blaine, perché il suo corpo era dietro di lui.

“Sei sveglio.”, sussurrò, muovendo piano la testa e le braccia.

Blaine borbottò qualcosa di incomprensibile contro la sua pelle e poi gli baciò una spalla.

“Non voglio più lasciarti andare.”

Kurt rise, quel solito suono che assomigliava a mille campanellini – e sarebbe rimasto tutta la vita così, semplicemente a sentirlo ridere.

Kurt si aggrappò alle braccia che Blaine teneva ancora attorno al suo corpo, e c'era una sensazione così bella in tutto quello, di calore e sicurezza e protezione, quasi più intimo del sesso. Però Kurt aveva bisogno di guardare Blaine negli occhi, così si rigirò tra le sue braccia e si aggrappò alle sue spalle.

“Sei così caldo, Blaine.”, sussurrò, fissando un punto impreciso del suo volto. “Sei più che meraviglioso.”

E Blaine chiuse gli occhi e gli baciò la fronte, un tocco che sembrò durare per sempre.

“Stanotte è stato perfetto.”, soffiò sulla sua pelle, percorrendo con le dita la schiena di Kurt fino ad artigliare con calma i suoi capelli. “Averti è stato perfetto.”

Kurt chiuse gli occhi e respirò a fondo prima di colmare la loro distanza e baciarlo piano sulle labbra – un sussurro all'anima, uno accenno di sfioramento.

“Puoi stringermi e non lasciarmi andare mai più?”, sussurrò Kurt, facendosi ancora più vicino a lui. Blaine lo avvolse con le braccia e fece in modo che la testa di Kurt scivolasse nell'incavo del suo collo – e poi lo strinse, lo strinse proprio come se fossero un unico corpo unito per sempre.

 

***

 

Incredibilmente e meravigliosamente, arrivò anche il Natale.

Quel mattino Kurt si svegliò con indosso un maglioncino color vinaccia di Blaine, e andò a svegliarlo con il bacio più tenero del mondo.

“Svegliati amore.”, sussurrò sulle sue labbra, le mani che vagavano sotto la coperta per trovare il le sue. “Oggi è un giorno speciale.”

Blaine in un primo momento grugnì, ma poi i suoi occhi si spalancarono e furono in quelli di Kurt – e oh, erano così blu quel mattino, così veri e pieni di vita, che Blaine perse mille battiti di cuore.

“Sei bellissimo.”, si lasciò scappare, un po' senza fiato. Kurt lo baciò ancora, ancora e ancora finchè rimasero entrambi aggrappati e senza alcuna voglia di lasciare la loro stanza – ma alla fine si separarono, e Kurt prese Blaine per mano e lo portò di là in salotto, vicino all'albero di Natale.

“Non puoi avermi preso tutti questi regali.”, si lamentò Blaine, le guance arrossate e i ricci sparpagliati ovunque, come se fosse appena uscito da una battaglia. Kurt gli baciò una guancia.

“Invece posso. Vieni qui.”, gli sussurrò, trascinandolo ai piedi dell'albero per poi sedersi accanto a lui. Blaine assonato era ancora più adorabile di quanto non fosse in ogni momento – ed era suo. Contro ogni logica, Blaine apparteneva a Kurt per sempre.

Aprirono i regali ridendo e baciandosi a lungo – Blaine rise quando vide un pezzetto di cioccolata bianca, poi un pupazzo, una sciarpa e degli immancabili cravattini, ma un po' si arrabbiò perché disse a Kurt che non avrebbe dovuto uscire così tanto per andare a prendere i regali per Blaine, ma Kurt mise il broncio e Blaine gli chiese scusa, e alla fine tutto si risolse così, com'era nato.

“Questo è un regalo un po' più speciale.”, ammise Kurt, porgendogli una piccola scatolina. “C'è un pezzetto del mio cuore qui dentro.”

Blaine lo scartò, e il suo cuore scivolò fuori dal petto ad una velocità assurda.

“Oh mio dio, Kurt.”, sussurrò Blaine senza fiato. “E' davvero...”

“Già.”

Blaine estrasse dalla scatola il braccialetto. Era d'argento, con in mezzo un piccolo spazio con inciso sopra delle parole.

 

Fearlessly and Forever

K & B

 

“Ho pensato che fosse un regalo che non avresti apprezzato, all'inizio.”, ammise Kurt. “Qualcosa di adolescenziale, ma più ripensavo alle tue parole, più mi sembrava perfetto per noi. Ne ho fatto fare uno uguale per me, così avremo sempre qualcosa di nostro addosso.”

“Kurt, è semplicemente stupendo.”, ammise Blaine, aggrappandosi con entrambe le mani al suo collo. “Lo amo.”

“Dici sul serio?”

“Non sono mai stato più serio in vita mia, Kurt.”

“Credi che...lo indosserai sempre?”

“Sì.”, disse lui senza pensarci, un sorriso enorme a increspargli le labbra. “Certo che lo indosserò sempre.”

Blaine lasciò che Kurt lavorasse con il braccialetto, e alla fine glielo mise. Subito dopo estrasse anche il proprio da una altra scatolina e se lo fece mettere da Blaine, li misero vicini a brillare insieme.

“Sono così tuo, Kurt.”, sussurrò a un certo punto Blaine, lì perso a contemplare i loro nuovi braccialetti. “Così innamorato di te, non puoi immaginare.”

“Posso.”, ribattè Kurt, strappandogli via un bacio veloce. “Davvero, posso.

 

Blaine fece mettere a Kurt una benda sugli occhi, per portarlo dove c'era il suo regalo. Andarono sul retro, dove Blaine teneva la macchina nel garage, Kurt lo riconobbe dall'odore di gomma. Blaine continuava a ripetergli di fidarsi e di non aver paura – e alla fine arrivarono, e Blaine sciolse il nodo alla benda e finalmente Kurt riuscì a vedere.

Blaine aveva trasformato parte del garage in una stanza adatta per cucire.

“Molte delle cose che vedi qui ho dovuto farle sistemare perché si erano rovinate durante il primo trasloco.”, spiegò Blaine, entrando nella stanza e allargando le braccia. Si avvicinò alla macchina da cucire e la sfiorò distrattamente con due dita. “Questa invece l'avevo venduta, perché mi ricordava troppo te.”, ammise, assottigliando le palpebre. “Sono così felice di averla ritrovata, Kurt. Fa parte di te, e mi dispiace di essere stato avventato, ma non ce la facevo a vederla tutti i giorni.”

Kurt rimaneva immobile ad osservare la stanza da lontano, il cuore pietrificato nel petto e gli occhi che pizzicavano.

“Blaine.”, soffiò, e Blaine prese un po' di paura.

“Kurt, cosa c'è? E' qualcosa che ho detto? Se non ti piace posso...posso-”

Ma Blaine non riuscì più a dire nulla, perché ora Kurt si era gettato tra le sue braccia, aggrappandosi al suo corpo proprio come se fosse un appiglio e il volto immerso lì, nell'incavo del suo collo, dove tutto sapeva di certezze e loro.

“E' perfetto, Blaine.”, soffiò, ogni parola che vibrava sulla pelle di Blaine. “Mi conosci così tanto; più di quanto io conosca me stesso.”

Blaine rise e lo strinse a sé, baciandogli i capelli.

“Dovevo recuperare ogni Natale che abbiamo perduto.”

Kurt si staccò da lui per poterlo guardare negli occhi, si morse le labbra timidamente sentendo il cuore precipitare. “Siamo ancora qui.”, disse con un sorriso. “Dopo tanti Natali siamo ancora qui, e tu riesci ancora a renderli speciali, proprio come il primo.”

Blaine afferrò il suo volto tra le mani e lo baciò a lungo, un bacio che li stordì e li lasciò con una sensazione di vertigine.

“Il nostro nuovo, primo Natale.”, soffiò. “...il primo di molti.”

E Kurt lo strinse di nuovo a sé, e rimasero lì a lungo, dimenticandosi che in qualche modo il tempo al di fuori di loro continuava a scorrere.

 

***

 

“Sì, Burt – vorrei davvero venire da voi, oggi.”

Kurt era rannicchiato sul divano con la coperta addosso e osservava Blaine fremendo, perché temeva che da un momento all'altro potesse dargli una brutta notizia.

“No, sto bene. Sto davvero bene – ho solo tanta voglia di vedervi.”

Poi Blaine si sedette accanto a Kurt e lo prese tra le braccia mentre continuava a parlare al telefono.

“Penso di avere una bellissima sorpresa per voi quest'anno.”, sussurrò a un certo punto. “Credo davvero che vi lascerà senza fiato.”

Kurt sentì le labbra di Blaine tra i capelli, e per un momento smise di tremare.

“Le voglio bene anche io, Burt. E grazie. Per...per tutto, sa.”

Poi Blaine riattaccò, ma non guardò Kurt negli occhi quando ricominciò a parlare.

“Ha detto che mi aspettano.”, disse piano. Kurt immersa la testa nel suo petto fino a scomparire.

“Ho paura, Blaine.”

Blaine afferrò il suo volto tra le mani e gli baciò piano le labbra, qualcosa di completamente puro ed innocente.

“Sarò proprio lì con te.”, gli promise. “Ti basterà allungare le dita e aggrapparti a me, non ti lascerò soffrire. O cadere.”

Kurt sorrise, e Blaine seppe che finalmente era pronto.

 

***

 

Blaine e Kurt si vestirono molto – Blaine per non prendere freddo e Kurt per sfruttare i vestiti di una volta – e andarono nella vecchia casa di Kurt aggrappandosi l'uno al corpo dell'altro e sembrando forse ridicoli con tutti quegli strati di vestiti.

Kurt rimase ancorato a Blaine anche quando questo bussò alla porta – e poi un burbero anziano signore aprì la porta, un uomo che assomigliava tantissimo a Burt, solo con qualche ruga in più a contornargli le labbra e gli angoli degli occhi.

“Blaine.”, sussurrò Burt, un sorriso sghembo e semplice che gli contornava le labbra. “E' così bello vederti-”

Blaine gli strinse la mano e dopo si fece da parte per mostrargli la persona che era lì con lui. Kurt alzò lo sguardo e incatenò gli occhi a quelli di suo padre – e non credeva che un corpo umano potesse provare tutta quella paura, ma di fatto la provò, e fu devastante.

Con calma comparve anche Carole, quel sorriso leggero e che sapeva di mille battaglie sempre lì in bella vista, e Kurt rischiò di cedere, ma Blaine fu accanto a lui in un istante e lo tenne con sé.

“Papà.”, era un sussurro, più che altro; qualcosa di semplice e lasciato lì che andava raccolto, e Kurt poi vide Burt sospirare e muoversi impercettibilmente – Non posso crederci, sei proprio qui.

“P-papà, io-”

Ma Kurt non riuscì più a dire nulla, perché Burt annullò la distanza tra di loro e prese suo figlio tra le braccia imprimendoselo sulla pelle e sull'anima, e Kurt sentì che nonostante tutto, in mezzo alle lacrime, Burt Hummel stava ridendo – rideva e ripeteva il suo nome, e in quel momento Kurt avrebbe tanto voluto abbracciare il vecchio sé stesso, il Kurt che era appena guarito e che credeva di non avere possibilità, e dirgli che tutto si sarebbe risolto, un giorno non lontano.

 

Blaine mantenne la sua promessa, e non lo lasciò mai andare.

Gli tenne la mano per tutto il pomeriggio, lo strinse quando rimanevano per caso da soli perché Burt e Carole dovevano allontanarsi, e fu sempre lì, come una certezza, pronto a inghiottire il suo dolore con gli occhi se era necessario.

Kurt cercò di raccontare tutto, ma Carole insistè tanto che quello era Natale, e non era giusto rovinarsi la giornata con brutti ricordi. Così semplicemente rimasero uniti e parlarono come una famiglia, una cosa che Kurt e Blaine non facevano con loro da troppo tempo – e poi, a un certo punto, Blaine trascinò Kurt in mezzo alla sala e gli chiese di cantare con lui.

“Non c'è la musica, Blaine.”, sussurrò Kurt, ridacchiando sul finale della frase. Blaine avvolse i suoi fianchi con le braccia e sorrise, un sorriso sghembo che diceva e non diceva.

“Usiamo solo le nostre voci.”, gli disse, facendogli l'occhiolino. “Lasciati andare.”

E così cantarono. Cantarono guardandosi negli occhi e dondolando sul posto mentre Burt e Carole rimasero intenti a fissarli dal divano con le mani intrecciati e i cuori palpitanti – e quando la canzone finì, Blaine e Kurt si baciarono con innocenza e indugio, Burt e Carole si guardarono negli occhi e pensarono che non era mai troppo tardi per ritrovare la felicità.

 

Più tardi, verso sera, Kurt si scusò e percorse le scale che portavano alla sua vecchia stanza, al piano di sotto. Fu strano accendere la luce e vedere tutte le sue vecchie cose ancora sistemate nel modo in cui le aveva lasciate. Vide il suo vecchio lettino – dio, era così scomodo fare l'amore con Blaine lì sopra, però poi si addormentavano sempre stretti stretti ed era così bello – poi c'era l'armadio coi suoi vecchi vestiti, gli stessi vestiti che gli avevano fatto avere un sacco di problemi al liceo. E poi la lampada di Finn, il ricordo più vivido e reale che avesse di suo fratello, il simbolo di quello che erano stati e che non volevano più essere.

Kurt si immerse nelle sue cose toccando con le dita tutto quello che raggiungeva, e si chiese che cosa avrebbe pensato a diciassette anni semmai avesse saputo com'era diventata la sua vita adesso. Era cambiato tutto, e quello faceva paura, ma al contempo Kurt era consapevole che non sarebbe mai diventato l'uomo che era senza quello che aveva vissuto – senza Blaine, senza la morte di Finn, senza la sua stessa morte.

Si sedette ai piedi del letto, sul tappetto che un po' sapeva ancora della sua mamma, e si mise a giocherellare con un piccolo pupazzo che teneva con sé da quando era piccolo.

Sentì dei passi scendere le scale, e quando alzò lo sguardo si trovò davanti suo padre.

“Credevo fosse Blaine.”

“Blaine sta insegnando a Carole una nuova ricetta.”, gli disse Burt. “Sai che loro se ne intendono di quelle cose lì.”

Kurt ridacchiò e abbassò lo sguardo bruscamente, quasi come se volesse sfuggire da tutto quello ma non fosse coraggioso abbastanza. Non c'erano parole per esprimere quanto la sua famiglia gli fosse mancata, ma era consapevole che con la sua morte aveva portato via un pezzo fondamentale di ciò che erano. E aveva ridotto a brandelli la vita di Burt.

Suo padre gli si sedette di fronte, sempre sul tappeto. Non lo guardò in faccia, ma Kurt seppe che stava sorridendo.

“Non ti separavi mai da quell'orsetto.”

Kurt ridacchiò. “Era un po' la mia ancora.”

“Mi ricordo ancora che quando incontrasti Blaine volevi cambiare il nome dell'orsacchiotto con il suo.”

“E' imbarazzante.”, si lamentò Kurt. “Non dirglielo mai.”

“Non posso prometterlo.”, scherzò Burt, le rughe sul volto che si approfondivano per la risata. Finalmente Kurt alzò lo sguardo e lo vide, e il tempo sembrò fermarsi.

“Non so nemmeno cosa dire per farti stare meglio.”

“Non devi dire niente, papà.”

“No, io...voglio dire- noi ci siamo sempre parlati a cuore aperto. E' sempre stato quello il nostro segreto: ci siamo sempre detti tutto, anche se faceva male, anche se era la cosa più difficile del mondo. E adesso mi fa incazzare così tanto stare qui a guardarti e solo- non trovo le parole.”

Kurt sentì gli occhi pizzicare. Allungò una mano verso quella del padre e la sfiorò delicatamente, un accenno di movimento.

“Va bene avere paura, papà.”, disse. “Ne ho tanta anche io.”

Burt annuì e si grattò la nuca distrattamente, e fu allora che Kurt vide che stavano nascendo delle lacrime.

“E' solo che...non so nemmeno cosa sto provando. Tu eri...eri andato via, no? Ed è stato così difficile per me accettarlo, scendere a patti con la cosa, perché avevo già perso così tanto. Tua madre, poi Finn...non potevo perdere anche te, eppure è successo, e poi mi sono sentito così vuoto. Aveva ragione Carole: se c'è qualcosa di peggiore della morte, è perdere la persona a cui hai donato la vita.”

“Papà-”

“No, aspetta. Lasciami finire.”, borbottò lui, agitando le mani. “Lo so che non era colpa di nessuno, ma sono arrivato a un punto in cui mi sentivo così solo, così inutile...avevo perso tutto. Ogni cosa, e solo...faceva così schifo, Kurt.”, ammise Burt, una lacrima che scendeva lungo le sue guance. “Non so come ho fatto a venirne fuori, davvero non lo so.”

“Va bene provare rabbia, papà.”, sussurrò Kurt. “Io ne provo tantissima ogni giorno.”

“Ma non sono riuscivo ad essere arrabbiato con te, Kurt. Io ce l'avevo con me stesso. Continuavo a dirmi che- che non avevo lottato abbastanza, che ero patetico, e quando continui a ripeterti una cosa in testa finisci per crederci. Ci sono stati dei momenti in cui averi voluto scomparire – ed ero così egoista, Kurt. Così egoista, perché tu non lo avresti voluto.”

Kurt si morse il labbro inferiore. “No.”, soffiò. “Mai.”

Burt strinse la presa della sua mano, le sue dita erano paffute ma forti, dita da meccanico. A Kurt erano mancate come l'aria.

“Forse lui non se ne rende conto, ma è stato Blaine a convincermi a non mollare.”, sussurrò Burt a un certo punto, spezzando il silenzio. “Erano passati sei mesi dalla tua morte, e un giorno come tanti lui venne qui, Carole gli preparò il caffè. A un certo punto scoppiò a piangere senza dire nulla, crollò semplicemente, ci guardò negli occhi e disse che stava cercando di continuare a vivere per te. Perchè era esattamente quello che tu avresti voluto.”

Dio, il suo Blaine. Il suo bellissimo e coraggioso Blaine.

“Rividi il mio dolore nei suoi occhi, e decisi che aveva ragione, che non potevo gettarmi via. E cercai di ricominciare a vivere per te, per Blaine, per Carole.”

Kurt ormai lasciava che le lacrime scorressero, non aveva davvero la forza di raccoglierle con le dita.

“Ti ammiro così tanto, papà.”, disse a un certo punto. “Ammiro così tanto la tua forza, non puoi immaginare.”

“E io ammiro la tua, ragazzo.”, gli disse di rimando Burt, sorridendo appena. “E non voglio che tu pensi mai che sei sbagliato. Sono tuo padre, e ti amerei anche se decidessi di tornare da me in forma di farfalla. O qualsiasi altra cosa, devi credermi.”

Quelle parole ebbero su Kurt l'effetto desiderato, infatti scoppiò a ridere in mezzo alle lacrime. Poi si sporse, e semplicemente si lasciò cadere tra le braccia di Burt.

“Mi sei mancato così tanto, ragazzo.”, sussurrò Burt sospirando, stringendolo a sé più forte che poteva. “Non ti azzardare a lasciarmi mai più.”

“Mai più, promesso.”, soffiò Kurt in mezzo ai singhiozzi. E poi piansero insieme, esattamente come avevano fatto anni e anni prima quando Elizabeth li aveva lasciati, intrecciati in un miscuglio di lacrime e arti e parole sussurrate – sigillando la promessa indelebile che ci sarebbero sempre stati l'uno per l'altro.

 

Quando Burt salì le scale trovò Blaine rannicchiato sul divano intento a dormire, e gli si strinse il cuore. Ricordò la prima volta che quella cosa era successa; Blaine e Kurt non stavano nemmeno insieme, però si erano addormentati sul divano vicini, e Burt aveva sentito una stretta al cuore che sapeva un po' di gelosia e un po' di tristezza, perché forse era arrivato il momento di ammettere che il suo unico figlio si stava facendo grande.

E forse anche in quello stesso momento, Burt aveva capito che Kurt e Blaine erano destinati – forse perché senza volere nel sonno le loro mani si erano trovate, forse perché aveva visto il modo in cui loro corpi rispondevano alla vicinanza dell'altro. Blaine in quel periodo aveva ancora la testa tra le nuvole, Kurt era pazzo di lui – ma in qualche modo, Burt aveva saputo che un giorno si sarebbero trovati.

Quella sera, Burt ricordava, aveva svegliato Blaine bruscamente e si era fatto vedere burbero, perché comunque doveva mantenere una certa autorità. Questa volta svegliò Blaine passandogli una mano tra i capelli, e scuotendolo leggermente per una spalla.

Burt non conosceva le parole per essere abbastanza riconoscente al ragazzo che aveva salvato la vita di suo figlio in un milione di occasioni diverse – e rimaneva senza parole anche di fronte al desiderio di Blaine di rimanere con Kurt anche adesso, adesso che era cambiato tutto. A volte quei tipi d'amore esistevano. Erano rari, e Burt era così felice che fosse capitato proprio a suo figlio di trovarlo.

“Blaine.”, lo chiamò Burt. “Svegliati, credo che Kurt abbia bisogno di te.”

Blaine aprì gli occhi e si guardò attorno, poi i suoi occhi nocciola si posarono in quelli di Burt e tutto fu più chiaro.

“Io, uhm...mi perdoni. Vado subito.”

Burt sentì una stretta al cuore, perché quelle erano le esatte parole che Blaine aveva usato anche la prima volta – e no, non era cambiato per niente.

Blaine si incamminò verso le scale, ma Burt lo interruppe.

“Blaine.”

Ci fu il tempo di un respiro, una piccola pausa.

“Grazie per quello che fai per lui.”

Blaine naturalmente sorrise.

“Non potrei fare altrimenti, Burt.”, ammise Blaine. “Lui è tutto per me.”

Glielo aveva detto tante di quelle volte, in passato; ma in qualche modo, sentirselo ridire riempì il cuore di Burt con una gioia che non aveva mai sperimentato prima.

Suo figlio era tornato ed era al sicuro. Cosa poteva volere più di quello?

 

Blaine scese le scale e trovò Kurt per terra, seduto su quel vecchio tappetto che lui tanto odiava perché Blaine, ti rendi conto che non si abbina minimamente al resto della stanza, vero? e improvvisamente Blaine fu inondato di ricordi, alcuni più belli di altri, e senza dire niente decise di sedersi sul letto, lì vicino a Kurt.

Non c'era bisogno che gli chiedesse come stava, perché avevano raggiunto un livello di intimità che andava ben oltre, e Blaine sapeva che Kurt non stava bene, ma che ci stava provando con tutto sé stesso a far andare meglio le cose.

A un certo punto Kurt si voltò e conficcò gli occhi blu nei suoi.

“Abbiamo parlato tanto.”

“Va bene.”

“E...e lui ha pianto. Abbiamo pianto entrambi.”

“Va bene anche quello, amore mio.”

Ci fu una pausa in cui i loro cuori rimasero sospesi, poi Kurt si mosse, il suo sguardo che non si distoglieva da quello di Blaine.

“...Blaine.”

“Dimmi cosa posso fare.”, sussurrò Blaine. “Dimmi di che cosa hai bisogno, piccolo.”

“Di te.”, disse Kurt senza pensarci un attimo. “Sempre e solo di te.”

Blaine sorrise appena. “Allora vieni qui.”

Kurt non se lo fece ripetere due volte e salì sul letto, poi si mossero insieme in modo da distendersi con le membra intrecciate – proprio come quando erano giovani anni prima, con i loro cuori inesperti e i primi baci e le prime volte. Blaine baciò Kurt sulla fronte e lo strinse a sé più che poteva.

Non lasciarmi mai andare.

“Ti amo.”, soffiò Kurt, le parole che si infransero sulla pelle di Blaine. “Ti amo tantissimo.”

“Ti amo anche io.”, gli disse Blaine, una promessa, una confessione, un tutto che si infrangeva sul cuore di Kurt e ci rimaneva impresso come inchiostro indelebile.

 

Lasciarono Burt e Carole con abbracci pieni di sospiri, e promesse che d'ora in avanti sarebbero tornati a trovarli molto più spesso. Quando Kurt abbracciò suo padre sembrò che il tempo si fosse fermato – e Blaine li osservò con gli occhi che brillavano d'amore e di lacrime che per adesso non aveva voglia di versare, perché aveva solo voglia di sorridere di gioia.

Una volta a casa, prima di entrare dentro, Blaine afferrò dolcemente un polso di Kurt e lo spinse contro il muro. Lì lo baciò, un bacio caldo e lento e indugiante; Kurt si aggrappò alle sue spalle e Blaine prese il suo volto tra le mani.

“Sei stato così forte.”, sussurrò Blaine proprio sulle sue labbra. “Sono solo...così fiero di te. Del tuo coraggio.”

Me lo hai dato tu, pensò Kurt con il cuore in gola. Baciò Blaine sfiorandolo, un accenno di movimento.

“Voglio che tu sia fiero di me.”, disse di rimando Kurt, appoggiando la fronte alla spalla di Blaine. Rimasero fermi così, Blaine che accarezzava lentamente i capelli di Kurt e canticchiava una canzone sconosciuta, o forse semplicemente troppo vecchia – e poi, una macchina si fermò nel loro vialetto, e Kurt sussultò tra le braccia di Blaine.

“Blaine, chi-”

“Oh mio dio.

Blaine stava sorridendo, un sorriso ampio e consapevole – e poi scoppiò a ridere.

“E' Coop.”, disse, nel momento in cui dalla macchina scese proprio Cooper con la sua famiglia. E quando li vide, Kurt non potè fare a meno di sorridere a sua volta e rilassarsi tra le braccia di Blaine.

 

“Non sembri diverso.”

“Coop-”

“No, Blainey. Tuo marito ha bisogno di sapere quanto mozzafiato è.”

“Uhm, grazie Cooper.”, borbottò Kurt, accavallando le gambe, lì seduto sul divano. “Anche tu sei ancora molto carino.”

“Sono decisamente ancora il più bello tra i due fratelli Anderson.”, disse, beccandosi poi una pacca sulla spalla da parte di Sarah, sua moglie. Scoppiarono tutti a ridere, ma Blaine mise il broncio, così Kurt gli diede un bacio sulla guancia e afferrò una delle sue mani.

“Non prendertela.”, gli sussurrò Kurt, in modo che solo lui potesse sentirlo. “Sei bellissimo, lo sai.”

Gli occhi di Blaine furono attraversati da un bagliore di luce, ed era così bello in quei momenti, così reale e così Blaine, che Kurt pensò di smettere di respirare. Blaine lo baciò senza pensarci, un bacio semplice e quotidiano.

“Guardatevi.”, disse Cooper. “Siete quasi peggio di una volta.”

Kurt ridacchiò, e Blaine appoggiò la testa alla sua spalla, facendosi piccolo piccolo contro di lui.

“Aveva tanta paura, sai.”, mormorò Cooper. “Però poi è venuto a prenderti.”

“E io non lo ringrazierò mai abbastanza per questo.”, sussurrò Kurt, sentendo Blaine rabbrividire accanto a lui. Fece passare un braccio attorno alle sue spalle per tenerlo più forte che poteva.

“Siete qualcosa di molto simile a un miracolo.”

Kurt sorrise e sbattè le lunghe ciglia. “Lui è il mio miracolo, Coop. E' la mia luce, il mio sole. Non lo lascerò andare mai più.”, disse con voce chiara, e poi baciò Blaine tra i capelli. Non lo poteva vedere in volto, ma sapeva che stava sorridendo – e che forse aveva gli occhi lucidi.

A un certo punto furono interrotti dal pianto di un bambino, e Sarah si alzò per andare a controllare Marisol, che stava dormendo nella stanza accanto a loro. Si era svegliata, e ora si stava aggrappando al corpicino della sua mamma, destabilizzata dal cambio di ambiente attorno a lei.

“Kurt.”, disse Cooper alzandosi in piedi e prendendo in braccio alla piccola. “Questa è la tua nipotina, Marisol.”, continuò, baciandole i ricci scuri.

Marisol ruotò il piccolo capo e conficcò gli occhi in quelli di Kurt, e questo sussultò.

“Dio, Blaine.”, ansimò. “E'...è uguale a te.”

Sarah ridacchiò. “Già. Glielo dicono in tanti.”

“Se non fossi sicuro che il mio fratellino è gay, avrei cominciato seriamente a dubitare che tu mi avessi tradito, Sarah.”, borbottò Cooper. Sarah alzò gli occhi al cielo e cominciò a dire qualcosa su quanto fosse stanca di sentire quelle battute.

“Vuoi tenerla?” chiese Blaine a un certo punto, stringendo più forte la mano di Kurt. Kurt si voltò e incontrò gli occhi miele di Blaine – in quel momento erano gialli, non sembravano nemmeno umani.

“Non so se lei si lascerebbe tenere.”, ammise Kurt. “Forse...forse avrebbe paura.”

Blaine gli lasciò andare la mano, poi si alzò per andare da Cooper e prese Marisol tra le braccia. Si risedette accanto a Kurt, sistemando il suo corpicino in modo che lui la potesse vedere.

“Scopriamolo.”, sussurrò Blaine. “Avanti, amore mio. Prendila, mi fido di te.”

Kurt guardò Blaine negli occhi, ci annegò dentro e gli gridò grazie un milione di volte, prima di allungare le mani e prendere la piccola tra le braccia. Era...così piccola, e calda, e piena di vita; e non appena fu certa di quello che stava succedendo, si rannicchiò meglio tra le sue braccia, facendosi piccola piccola contro Kurt.

“Mio dio.”, soffiò lui. “E'...è bellissima.”

Blaine gli sorrise, un sorriso ampio e immenso che gli tolse il fiato. “Oh, Kurt.”, sussurrò, accarezzandogli una guancia. “Io ti amo così tanto.”

Marisol si addormentò presto tra le braccia di Kurt e lui non smise mai di cullarla o accarezzargli i ricci, sussurrandole che era bellissima.

“Loro riconoscono gli animi buoni.”, ammise Cooper a un certo punto, osservando la scena con ammirazione. “Per questo non ha paura di te, Kurt.”

Una singola lacrima scivolò giù dalla guancia di Kurt, che Blaine raccolse con il pollice. Poi lasciò che lo baciasse sulla tempia, e per la prima volta dopo tanto tempo, Kurt si chiese come fosse essere padre. E desiderò diventarlo – lo desiderò con tutto il suo essere.

 

Quando arrivò il momento di salutare Cooper e la sua famiglia, Blaine andò ad aiutare Sarah a sistemare la bambina in macchina, mentre il più grande tra i fratelli Adnerson rimase indietro, a qualche passo dalla soglia di casa, vicino a Kurt che era appoggiato alla porta.

“Sono felice, sai.”, disse Cooper a Kurt a un certo punto. La neve stava scendendo, ed erano circondati dal bianco dei prati e il buio della notte. “Che ti abbia ritrovato.”

Kurt deglutì. “Lo sono tanto anch'io, Cooper.”, ammise, un soffio che usciva insieme allo sbuffo bianco di fiato. “Tantissimo.”

Cooper si voltò verso di lui e gli fece un mezzo sorriso.

“Lui non era niente senza di te. Lo guardavo, ma...non era più il mio Blainey. Non c'era più vita, non c'era più emozione. E lui non è così.”

“Lui brilla.”, completò per lui Kurt, stringendosi le braccia al petto. “E' un po' come il mio sole. Pieno di vita e di emozioni e luce.”

Kurt non fece in tempo a dire altro, che Cooper lo abbracciò – stretto, e il suo profumo era simile a quello di Blaine, forse solo un po' più spento.

“Grazie, Kurt.”, sussurrò lui. “Grazie di quello che fai per lui – grazie di aver riportato indietro il vero Blaine.”

Kurt sbattè le palpebre, e alla fine qualche lacrima scese di sfuggita.

“Lui è tutto per me.”, mormorò. “Non lo lascerò mai più.”

Kurt e Blaine rimasero intrecciati a guardare la macchina farsi piccola all'orizzonte – poi a un certo punto Blaine si rigirò tra le braccia di Kurt e strofinò il naso sul suo collo, lasciandogli qualche bacio sfiorato.

“Ho così voglia di te.”, soffiò piano, fiato caldo che si infrangeva sulla pelle. “Facciamo l'amore.”

Kurt gli prese il volto tra le mani e lo baciò – annegando in lui, smettendo si esistere, e poi semplicemente tornarono in casa e si dimenticarono del resto del mondo, e furono solo loro due.

.





 

.





 

.

Un capitolo natalizio tutto per voi, spero che vi piaccia! Presto arriverà anche il sette, promesso, visto che comunque non sono molto lunghi. Fatemi sapere cosa ne pensate, sapete che ho sempre bisogno di capire se questa storia vi sta piacendo! :3

Un bacio grande,

 

Je <3

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Capitolo 7
*** Without any make-up on ***


Capitolo 7

Without any make-up on

 

Dopo il periodo di Natale, Blaine ricominciò a lavorare e la loro vita tornò ad essere semplice e quotidiana – almeno fino al giorno in cui cambiò ogni cosa, senza che nessuno di loro lo volesse.

Era mattina presto, e Blaine stava per andare a lavorare. Kurt come al solito lo salutò sulla soglia dandogli un piccolo bacio sulle labbra – ed era bello, perché Blaine doveva alzarsi sulle punte per baciarlo.

“Torno presto.”, gli sussurrò dolcemente, come se fosse una promessa solo loro. E lo era.

“Mi mancherai.”, gli disse piano Kurt, perché anche se dovevano stare solo per qualche ora separati era la più pura verità, e loro lo sapevano.

“Anche tu. Lo sai.”, mormorò di rimando Blaine, accarezzandogli una guancia con attenzione e premura. “Se succede qualcosa, qualsiasi cosa...”

“Ti chiamo.”, completò per lui Kurt, sporgendosi per dargli un piccolo bacio sul naso. “Lo so, lo so. Me lo dici tutti i giorni”

Blaine ridacchiò, poi lo strinse a sé ancora un pochino prima di lasciarlo andare, le loro dita che si ricorsero fino all'ultimo istante.

“Ti amo.”

“Io ti amo di più.”

E poi Kurt vide Blaine farsi sempre più piccolo lungo la via, e pensò che stava davvero cominciando ad amare la sua nuova vita.

 

Era bello preparare un piatto diverso per Blaine ogni giorno, anche se Kurt non poteva assaggiare ciò che preparava. Doveva ammettere però che possedere un vecchio libro di cucina aiutava parecchio, e per la preparazione si affidava completamente a lui, quindi non aveva niente di cui preoccuparsi.

Kurt canticchiava – e non lo faceva da così tanto tempo che gli parve irreale, ma era anche felice; così tanto che non si preoccupò del messaggio che ricevette da Blaine. Lo lesse con un sorriso concentrato, anche se effettivamente il mittente era un numero sconosciuto che si firmava con il suo nome.

 

Sei a casa? Devo passare verso mezzogiorno.
Fatti trovare.
Blaine

 

Il sorriso di Kurt si allargò ancora un pochino, quando pensò che Blaine potesse passare perché aveva dimenticato qualcosa – o forse perché voleva solo vederlo, e a quel punto il cuore di Kurt fece una cosa strana, una cosa che non avrebbe dovuto fare. Si disse che Blaine non aveva usato il suo cellulare perché forse era scarico, e magari aveva chiesto quello di un collega in prestito. Niente di male. Forse...forse ebbe qualche dubbio sul fatto che Blaine gli chiedesse se era a casa. Insomma, fino a prova contrario Kurt gli aveva sempre promesso di non allontanarsi, o di farlo solo con lui o comunque con estrema attenzione. Si erano fatti una promessa. Ma magari era solo stanco, solo sbadato, e nemmeno aveva fatto caso a ciò che aveva scritto.

Si passò una mano tra i capelli, e in quel momento si rese di quanto esattamente fosse rimasto uguale a quando era ancora un adolescente e aspettava Blaine con il cuore in gola, Blaine che era giovane e gli faceva le sorprese e gli strappava via il cuore ogni volta.

Era ancora così innamorato – forse più di allora, forse all'infinito, qualcosa che non riusciva a contenere.

Continuò a preparare il pranzo con una devozione maniacale, guardando l'orologio più spesso e canticchiando più forte – e si morse il labbro inferiore quando sentì il campanello suonare, e poi corse subito ad aprire.

“Sono proprio curioso di sapere che cosa ti sei dimentica-”

Ma Kurt non si trovò davanti Blaine.

“...D-Dave.”

Sul volto di David Karofsky si dipinse un piccolo ghigno, un guizzo che sapeva di vittoria e rabbia e qualcosa che fece così tanta paura a Kurt da contorcergli lo stomaco – e Kurt fece per chiudere la porta, ma Dave era troppo grande, troppo tutto, e glielo impedì.

“Non puoi scappare.”

Kurt cominciò a tremare, ma al contempo cercò di concentrarsi – Forza concentrati non puoi avere paura non adesso – e alla fine si mise dritto, si dimostrò in tutta la sua altezza e in tutta la poca forza che aveva. Ma le labbra lo tradivano, perché quelle continuavano a tremare.

“Vattene.”

“Dio, sapevo che sarebbe venuto a prenderti.”, sibilò Dave, dando una manata alla porta ed entrando senza invito. In sottofondo si udiva lo sfregare delle verdure che si cuocevano. “E' così debole.”

“Smettila, Dave.”, ringhiò Kurt, afferrando con una mano l'altra per impedire loro di tremare. “Ho smesso di avere paura di te.”

“Non fingere.”, sputò Dave, guardandolo in un modo in cui non lo aveva mai guardato, nemmeno quando andavano a scuola insieme e lui lo odiava. “Non fingere, ti vedo. Ti vedo, e hai così paura che la posso sentire.”

Kurt deglutì e fece un singolo passo indietro, ma non rinunciò alla sua postura. Girare per i corridoi con la testa alta era sempre stata un po' la sua firma, come il nasino alla francese e i capelli acconciati in una morbida onda. Non avrebbe ceduto.

“Sai, Kurt, ho smesso di essere gentile.”, soffiò Dave, toccandosi la tasca dei pantaloni. “Non vedo perché dovrei mostrare gentilezza a un mostro come te.”, ringhiò poi, ruotando il corpo per avere Kurt di fronte. Li divideva solo il divano.

“Dave-”

Ma poi Dave estrasse una pistola, e Kurt si bloccò di colpo, il corpo teso e gli occhi sbarrati.

“Dave, mettila via.”

“Non meriti nemmeno di parlarmi.”

“Solo- mettila via.”, sussurrò Kurt, tendendo le mani verso di lui. Non era nemmeno una richiesta disperata, anche se Kurt non aveva mai avuto così tanta paura in vita sua. “Non...non puoi uccidermi. Sai quali sono le conseguenze.”

“Ho smesso di preoccuparmi.”, sputò lui, il braccio che si muoveva senza mai fermarsi, puntando il corpo di Kurt nella sua interezza. “Voglio solo farla finita.”

Una lacrima amara rotolò giù dalla guancia di Kurt, e fu costretto a mordersi il labbro per non lasciarsi scappare un piccolo singhiozzo. Ci stava provando ad essere forte, ci stava provando davvero, ma la paura stava prendendo il sopravvento e non sapeva davvero come fare-

“D-Dave.”, Kurt si aggrappò a quello, si aggrappò al suo nome perché non aveva scelta, perché doveva usare tutti i mezzi che aveva e non poteva mollare. “Ti prego tu- tu sei migliore di così. I-io lo so. L'ho sempre saputo.”

La presa di David si allentò solo per un istante, dopo tornò salda.

“Ho fatto la mia scelta, Hummel.”, disse semplicemente. “Non puoi dire niente che possa farmi cambiare idea.”

Kurt non staccò mai gli occhi dai suoi. Si mosse, piano e lentamente, e si avvicinò al suo corpo camminando, le lacrime che scendevano inesorabili. Ora erano di fronte, separati solo dal braccio teso di David che impugnava l'arma da fuoco.

“Perchè?”

Forse non era il momento di tirare fuori tutto quello – o forse sì, a Kurt non importava più, tanto David gli avrebbe fatto del male comunque. Aveva bisogno di sapere.

“Perchè cosa?”

“Perchè hai reso la mia vita un fottuto inferno, David.”, ringhiò Kurt. “Perchè non riesci semplicemente a lasciarmi andare.”

Gli occhi di David si allargarono per un attimo – qualcosa di impercettibile, ma Kurt se ne accorse, semplicemente perché ormai aveva imparato a riconoscere il dolore sul volto delle persone. Lo vedeva e in qualche modo lo faceva suo.

“Perchè tu sei...”, sussurrò David, e poi ringhiò, un suono sordo e frustrato e pieno di rabbia. “Ho cercato di cancellarti ma c'eri sempre e...” Kurt non riusciva a pensare, non riusciva nemmeno a respirare.

“Io non volevo provare niente ma invece ho sempre provato qualcosa. Per te.”

E Kurt si congelò.

“E per questo ti odio.

Non riusciva nemmeno più a piangere.

“E poi tu...hai sposato lui. Lui che...non vale niente, capisci? E' così inutile. Non è stato in grado di salvarti, non è stato in grado di proteggerti – se tu fossi...se tu fossi stato con me, io ti avrei tenuto al sicuro.”

“Sei pazzo.”, un soffio, un sussurro, niente di più.

“Se non posso averti io, non ti avrà nessuno.”

Un guizzo delle dita, e Kurt seppe che David stava per sparare – e fu in quel momento che allungò le mani in avanti e spinse Karofsky, e il colpo di pistola si espanse verso l'alto, creando un suono assordante che riempì il corpo e il cuore di Kurt e poi ci furono solo mani mani mani che rincorrevano e calci e spinte e Kurt provò a scappare ma David era ovunque, la pistola ancora tra di loro e le braccia di Dave erano enormi e forti e Kurt era troppo esile, troppo sottile, troppo piccolo-

E poi in qualche modo la pistola scivolò via da loro e Kurt riuscì ad allontanarsi da David e scappò verso la cucina per prendere qualsiasi cosa potesse fare del male a David – ma lui fu più veloce e lo attaccò da dietro, e Kurt presto sentì un braccio sul collo e l'altro stretto ai suoi vestiti, perché David stava cercando di soffocarlo – e nel frattempo piangeva. David piangeva, e Kurt gridava e graffiava e cercava di conficcare le unghie nel suo braccio ma David era ovunque-

Ci fu un momento in cui Kurt pensò di non riuscire più a vedere Blaine – BlaineBlaineBlaineBlaine – e proprio per quello strinse forte e palpebre, così forte perché voleva rivedere il suo volto ancora una volta nel buio, una lacrima scivolò via insieme al suo respiro.

“Baine.”, esalò, aggrappandosi al suo nome come se lo potesse salvare. E poi un bel respiro.

Blaine!”, gridò, e David strinse più forte, e più forte ancora, e Kurt praticamente non respirava più-

Finchè smisero di esserci mani e calore e dolore – e Kurt finalmente tornò a respirare, il suo corpo che si rannicchiava per terra e la sua stessa mano fredda andò alla ricerca della sua gola.

“Stai lontano da lui, mostro.”

Era Blaine. Kurt non aveva la forza per alzare il volto, ma era sicuro si trattasse di lui. Lo vide con la coda dell'occhio, lì fermo e coraggioso e bellissimo mentre puntava la pistola contro David – e David ora aveva le mani alzate e il volto spento e smarrito, bianco come un cencio.

“Ci saranno delle conseguenze, lo sai.”, continuò Blaine senza abbassare minimamente la pistola.

“Anderson, io non-”

“Vaffanculo, Dave.”, sputò Blaine. “Non lo dovevi toccare. Non lo dovevi toccare, mi hai sentito?”, e Kurt davvero non aveva mai sentito Blaine più arrabbiato di così, sembrava quasi disumano ma era comunque bello – il suo corpo netto e teso come una corda e la sua voce scura, protettiva e calda, solo come la sua poteva essere. E sembrò passare un'eternità prima che qualcuno arrivasse – probabilmente c'era la polizia, Kurt nemmeno ebbe il coraggio di guardare. Portarono via David e ascoltarono Blaine – e Kurt era lì, rannicchiato e impaurito e solo, e aveva solo voglia di scomparire.

“B-Blaine.”

Fu un soffio, qualcosa di roco e piccolo e quasi inudibile, ma Blaine si voltò all'istante, e fu immediatamente inginocchiato di fianco a lui.

“Blaine.”

“Sono qui, respira.”

Kurt lo fece, e Blaine lo avvolse come se fosse fatto di vetro, come se potesse spezzarsi sotto il suo tocco. “Sono proprio qui, sei al sicuro adesso. E' tutto finito.”

Kurt tremò tra le sue braccia e strinse forte gli occhi.

“C-come hai f-fatto a sapere?”, chiese in un soffio Kurt.

“Non lo sapevo.”, ammise Blaine, stringendolo un po' più forte. “Sentivo che c'era qualcosa che non andava.”

“S-sento che mi sto spezzando, Blaine.”

“Ti tengo io.”, gli disse Blaine, accarezzandogli i capelli. “Lascia che sia io a impedirti di spezzarti.”

Kurt poi si aggrappò al suo maglioncino così forte che Blaine temette che glielo volesse spezzare con le dita – e invece rimase lì, fermo a fissare un punto imprecisato del petto di Blaine e poi si morse il labbro, forte; ma Blaine fece una leggera pressione per impedirgli di farsi del male.

“Fammi vedere.”, sussurrò Blaine. “Fammi vedere il tuo dolore, Kurt. Possiamo gestirlo insieme.”

“Ho...ho paura.”

“Non averne.”

“Se comincio a piangere non...non smetterò più.”

“Va bene.”. Sussurrò Blaine. Gli baciò le labbra, poi lo zigomo, poi il centro della fronte. “Va bene piangere.”

Così Kurt immerse la testa nell'incavo del collo di Blaine e lì cominciò a piangere – forte, come non aveva mai fatto, spezzandosi e gridando e lacerando il cuore di Blaine in piccoli brandelli; e Blaine si aggrappò forte al suo corpo e lo tenne insieme, lo tenne stretto, e sembrava che solo in quel modo Kurt non potesse spezzarsi in realtà.

Ci furono sussurri di parole come Sei forte e Va bene così e Ti amo ed è per sempre mentre Kurt diceva solo il suo nome, solo quello; e il pianto fu così forte che alla fine lasciò solo spazio ai singhiozzi e Kurt era stremato, piccolo e così stanco da sembrare un bambino che non dormiva da mesi – così Blaine lo baciò piano e poi lo prese tra le braccia, portandolo in camera da letto, e lì fece in modo che si distendessero insieme, intrecciati. Kurt si addormentò sul corpo di Blaine senza mai smettere di sussultare di tanto in tanto – ma Blaine non lo lasciava mai andare, e non permise a sé stesso di dormire per controllare che Kurt potesse riposare e stare meglio.

 

Quando Kurt si sveglio piano tra le sue braccia, fuori stavano spuntando pigramente i primi raggi di sole, colorando il cielo di un intenso porpora macchiato di rosso.

Kurt sbattè le palpebre, gli occhi spalancati e cerchiati di rosso, di lacrime e tristezza.

“Ti amo.”

Kurt si morse il labbro.

“Te lo sei ricordato.”

“Che adori sentirti dire ti amo dopo che hai pianto e ti sei addormentato tra le mie braccia? Non è qualcosa che posso dimenticare, Kurt.”

“Sei così perfetto, Blaine.” soffiò Kurt, allungando le dita per accarezzargli le labbra. “Come se fossi un'emozione, la mia emozione.”

Tu sei la mia.”

Kurt tirò sul col naso e tentò di sorridere – e fu così dolce, così lui, che il cuore di Blaine si spaccò ancora un pochino.

“Credo di amarti più di quanto abbia mai fatto, Blaine.”, sussurrò piano. “Voglio dire- non che prima non ti amassi abbastanza, ma ora sento di amarti di più. E di più ancora, infinitamente, eppure non mi basta.”, continuò, guardandolo in quegli occhi dorati. “Non mi basterà mai – non mi basterà nemmeno il per sempre.”

“Anche io sento di amarti di più.”, ammise Blaine, senza sbattere le palpebre. “Non so come faccio, ma lo faccio.”

Kurt fece passare un singolo dito sul petto di Blaine, poi posò la mano sul suo cuore.

“Kurt.”

“Mmmh?”

La mano di Blaine si fece spazio sotto il maglioncino di Kurt, fino a sfiorargli un capezzolo, la porzione dove c'era il cuore, poi sotto, giù giù fino alla V che portava all'inguine.

“Voglio vederti senza trucco, Kurt.”, sussurrò Blaine, facendoglisi più vicino. “Voglio vedere come sei davvero.”

Il respiro di Kurt si bloccò in un punto imprecisato della sua gola, e poi-

“Blaine, non-”

“Shhh.”, sussurrò Blaine, portando entrambe le mani su quelle di Kurt, ancora ferme sul proprio petto. “Tu hai questo.”, disse fermamente, e come un promemoria, il suo cuore perse un battito. “Senza paure, per sempre.”

E Kurt alla fine chiuse gli occhi, e tutto ciò che fu in grado di fare fu annuire.

 

In bagno, Blaine spogliò Kurt e Kurt fece lo stesso con Blaine, e alla fine si ritrovarono di fronte, Blaine che in mano aveva un piccolo panno. Tamponò la pelle di Kurt con grazia e premura, soffermandosi sulle porzione di pelle in cui il fondotinta era colato per via delle lacrime, trattandolo come se fosse di vetro – la sua pelle che diventava bianca, sempre più bianca e spenta, ed era come venire al mondo.

Poi Kurt rimase senza trucco – ed era lui, semplicemente lui, e Blaine smise di respirare.

“Puoi...puoi toglierti le lenti?”

“Ti spaventerai, Blaine-”

“No, solo- va bene.”, sussurrò Blaine, baciandogli un punto del collo e poi una guancia. “Davvero, va bene. Fidati di me.”

Kurt rimase con gli occhi chiusi per dei momenti infiniti – finchè riuscì finalmente ad aprirli, e poi con qualche abile mossa tolse le lenti, e finalmente Kurt rimase solo Kurt, niente trucco od altro.

Blaine rimase immobile e lo contemplò, il cuore che si contraeva nel petto e le lacrime che scorrevano via.

“Mi dispiace, Blaine-”

“No, solo-” le labbra di Blaine tremavano. “E'...è così ingiusto.”

“Lo so.”, mormorò Kurt. Si morse le labbra. “Hai paura?”

“No. Sei sempre tu.”

“E' solo...”

“Solo cosa?”

“Mi guardi e- è come mi guardi sempre, capisci? Come se non fossi cambiato. Mi guardi come mi hai sempre guardato, Blaine.”

“E come ti guardo?”

“Come se volessi strapparmi via il cuore.”, ammise Kurt, lasciandogli una carezza distratta sul petto. “In modo positivo, naturalmente.”

Blaine ridacchio, afferrò il suo volto tra le mani e fece aderire le loro fronti.

“Blaine?”

“Kurt.”

“Sei l'amore della mia esistenza, lo sai, vero?”

“L'ho saputo sempre.”

“E' che a volte la gente lo dice – ma forse non lo intende davvero. Amore vuol dire trovarsi, certo; vuol dire perdonare e far funzionare le cose e a volte vuol dire baci al caffè e cioccolato e qualcosa di semplice, ma spesso non si pensa ad una cosa.”, Kurt chiuse gli occhi ed inspirò. “Amore vuol dire devozione e sacrificio e dolore. Amore vuol dire essere abbastanza coraggiosi da lasciar andare una persona e dopo riuscire a tenerla stretta tra le braccia. Amore vuol dire sussurrare Sei bellissimo anche quando sei tutt'altro che accettabile – e amore, Blaine, vuol dire andare oltre. Come hai fatto con me, sai. Sei andato oltre.”

Blaine a quel punto lo baciò – un bacio intenso, che non aveva bisogno di altre parole. Alla fine entrarono nella doccia e cominciarono a lavarsi a vicenda, e alla fine si strinsero così forte che sembravano un corpo solo, ancora sotto il getto d'acqua.

“Siamo fortunati, Kurt. Ad avere trovato un amore così.”

“No, Blaine.”, lo corresse Kurt. “Io lo sono. Immensamente fortunato.”

.





 

.





 

.

Che ci faccio qui? Uhm, non lo so nemmeno io. Che ci faccio? E' che avevo voglia di pubblicare, e il capitolo è abbastanza corto, quindi ve lo meritate anche se è tardissimo */////*
Fatemi sapere cosa ne pensate, per favore! I vostri pareri sono sempre ben accetti <3
A prestissimo,
 
Je <3

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Capitolo 8
*** Pain ***


Capitolo 8

Pain

 

Il mattino dopo Blaine baciò a lungo Kurt prima di lasciarlo andare via – anche se in realtà non aveva davvero nessuna intenzione di farselo scivolare via dalla braccia, e Kurt era ancora straordinariamente senza trucco, e Blaine era curioso. Tanto curioso.

“La cicatrice sul sopracciglio...”

“Quando mi hanno colpito per portami alla terapia. Dovevano assicurarsi che...non facessi loro del male.”

Blaine era rimasto ad accarezzargliela per minuti interi, proprio come se sotto le dita potesse scomparire.

“E' tutto finito, Kurt.”, sussurrò poi lievemente. “Sei al sicuro adesso, quel mondo non ti appartiene più.”

“Lo so.”, sussurrò Kurt. “Appartengo a te.”

I baci tra di loro non erano mai scontati, soprattutto quelli che li facevano avvicinare così tanto – e i loro cuori erano alla stessa altezza, e sembravano battere insieme, uniti da un filo che nemmeno si poteva vedere.

Ma poi Kurt dovette scivolare via dalle braccia di Blaine, perché non poteva restare senza lenti a contatto e trucco per sempre, così si diresse in bagno, e lì cominciò a prendersi cura della sua pelle-

Le sue mani tremavano.

Non era mai successo prima, ma ora le osservava e non smettevano di tremare, un tremore innaturale e troppo forte per essere dovuto solo al freddo. Kurt cercò di non badarci troppo, e strinse le mani a pugno sperando che quel tremore si placasse.

Quando ebbe finito di fare tutto ciò che doveva fare per sembrare un pochino più sé stesso, andò fuori e chiese a Blaine di fargli la solita iniezione.

Quando Blaine schiacciò il pulsante, dovette tenere forte il corpo di Kurt perché tremò molto più del solito.

“Kurt, amore mio, stai...stai bene?”

Kurt aprì piano un occhio, e poi quell'altro. Il punto in cui Blaine gli aveva iniettato la medicina bruciava tantissimo.

“S-sì.”, mentì, cercando di rilassarsi tra le braccia di Blaine. “Sto bene, non devi preoccuparti.”

Sperò davvero con tutto il cuore che fosse così.

 

***

 

Blaine non sapeva nemmeno più come si faceva a respirare.

Il suo petto sembrava muoversi continuamente quindi significava solo una cosa: era vivo. Contro ogni logica e ogni previsione era vivo - e non aveva scelta. Doveva continuare ad andare avanti anche se ogni piccola particella del suo corpo gli chiedeva di fermarsi.

Blaine rimase vicino al corpo di Kurt per ore intere.

Non lo disturbarono mai mentre gli teneva la mano, rimanendo lì ad osservare il suo viso immutato, bello proprio come un tempo.

Kurt aveva smesso di respirare quella notte.

Kurt non c'era più, e Blaine stava osservando un involucro vuoto.

Lo chiamò per diverso tempo.

Kurt.”

Solo il suo nome, nient'altro, quel groviglio di lettere conficcato nella carne e antico come il mondo, puro come l'acqua.

Kurt.”

Ma Kurt non si muoveva.

Blaine iniziò così a cantare. Canzoni del passato, quelle più importanti per loro, quelle che si erano portati dentro tutto quel tempo. La dedica che gli aveva fatto al loro matrimonio, la primissima canzone che Kurt aveva cantato di fronte a lui, e altre ancora, sempre più chiaramente, senza che mai la voce si spezzasse.

Blaine cantò fino a rendersi la voce roca. Cantò con le lacrime che lasciavano i suoi occhi e si infrangevano sulla coperta del letto lì, sotto le sue dita.

Kurt non riaprì più gli occhi.

E Blaine morì insieme a lui.

 

Pianse per giorni interi.

Pianse così tanto da non avere più fiato, così tanto da sentire il corpo abbandonarlo, fino a stordirsi e perdere ogni briciola di fiato. Pianse fino a non ricordarsi più nemmeno perché esisteva. Non c'era più niente. Non c'era più luce o buio e fame o sete o senso o cuori che pulsavano o bellezza.

Blaine pianse fino a non capire perché il sole là fuori da qualche parte si ostinasse a sorgere.

E lo guardava, il sole, qualche mattina. Rimaneva lì a fissarlo con gli occhi gonfi e il cuore pieno di rabbia perché il mondo là fuori in qualche modo andava avanti – e lui era rimasto in quella stanza d'ospedale, ad aspettare che Kurt si svegliasse e gli dicesse che andava tutto bene e che lo amava.

Non si accorse nemmeno di come fece a tornare a percepire la realtà. Il tempo aveva perso ogni importanza e consistenza – finchè un giorno si era alzato e aveva guardato il loro appartamento – era loro, non solo suo, non ce la faceva a pensare ancora a lui come persona sola, era così tanto che non era più un'unica persona – e aveva cercato le cose di Kurt.

Le aveva raccolte una per una, e di tanto in tanto si fermava ad abbracciare qualche felpa e annusare il suo profumo.

Proprio come facevi tu, piccolo.”, sussurrava, e le lacrime scendevano senza sosta. “Ricordi?”

Non rispondeva mai nessuno.

E tutte le volte era come rivedere Kurt immobile sul letto che non rispondeva alle sue carezze – e ricominciava sempre tutto da capo.

 

Il dolore si impossessò di Blaine e lo trasformò in una persona diversa.

Una persona spenta, senza luce e passioni e verità. Una persona che non era capace di essere – ma era mai stato in grado di esistere senza Kurt?

Blaine dovette imparare ad essere solo Blaine.

Dovette abituarsi di nuovo al suo cognome incompleto e al suo appartamento piccolo e vuoto.

Dovette abituarsi agli incubi in cui vedeva Kurt scivolargli via dalle dita. Oppure ai sogni in cui riusciva a vederlo per qualche assurdo scherzo del destino.

Smise di suonare e cantare, fino a dimenticarsi il suono della sua stessa voce.

Quella di Kurt no. Quella di Kurt rimase sempre impressa nella sua memoria.

 

Ehi, fratellino.”

Erano in un piccolo bar di Lima – non il Lima Bean. Mai il Lima Bean. C'erano troppi ricordi, poi quello stupido aroma di caffè e dolcezza e Ti amo sussurrati, e Blaine non voleva più vedere quel posto, proprio non ci riusciva.

Come- uhm...come stai?”

Blaine strinse forte la tazza di plastica tra le dita.

...non sento niente, Coop.”

Gli occhi di Blaine erano persi, persi e vuoti e incolori e senza emozioni. Cooper gli prese una mano tra le sue.

Blaine, io- ti prego. Dimmi cosa devo fare. Qualsiasi cosa, dimmi qualsiasi cosa- non sappiamo più cosa fare. Non sei più tu.”

Blaine era così piccolo – lo era sempre stato, ma in quel periodo era dimagrito tantissimo, e sembrava volesse scomparire.

Rivoglio indietro Kurt.”

Blaine-”

So che non si può, ma non so nemmeno cosa ci faccio qui a respirare senza di lui.”, sussurrò Blaine. Era così stanco, stanco di tutto. “Non sono capace di vivere senza di lui- davvero, non sono capace. Non ho mai voluto scoprire cosa sarei stato senza di lui- e non ho nemmeno il coraggio di guardarmi.”

Lo so.”, Cooper tremava ed era sul punto di piangere. “Lo so.”

Era tutta la mia vita.”

Voglio andarmene.

Il mio respiro.”

KurtKurtKurt ti prego salvami portami via-

Mi emozionava.”

Questo non posso dartelo, fratellino. Perdonami, ma non posso.”

Blaine non riusciva più a trovare la forza di piangere.

Ti prego, fallo smettere, Coop.”, soffiò a un certo punto. “Fa' smettere tutto il dolore.”

Ma Cooper non sapeva davvero come fare.

 

Alla cena del ringraziamento, Kurt era solito cucinare un dolce. Quell'anno Carole tentò di imitarlo ma non ci riuscì, così lo sostituirono con dei semplici biscotti.

Blaine parlava solo se veniva interpellato.

Restava nell'angolo della tavola a fissare gli altri parlare di tanto in tanto – e quando sentiva il fiato abbandonarlo stringeva forte forte la fede che aveva al dito.

Sei lì sei sempre lì eccoti ti stavo cercando da una vita non ti lascio andare promesso-

E respirava, respirava a fondo con quel filo dorato in mano, e tutto tornava quasi semplice. Semplice nella sua rottura.

Ma dopo il dolce si spostarono in salotto e Blaine ricordò di tutte le volte che lo avevano fatto, di quanti duetti lui e Kurt proprio lì avevano improvvisato, e il buio lo avvolse.

Scappò via e si nascose in corridoio, l'aria che si faceva sottile nei polmoni e non riusciva più a distinguere niente con nitidezza – e si aggrappò al muro di fronte a sé con tutte le forze che aveva in corpo ma gli sembrava di soffocare, stava soffocando-

Finchè due braccia calde lo riportarono alla realtà e lo aiutarono a sedersi sul pavimento.

Avanti, Blainey, respira-”

Non puoi avermi lasciato davvero mi avevi promesso il per sempre-

Blaine, avanti, Devi solo concentrarti e respirare. Sei con me. Sei qui con me.”

KurtKurtKurtKurt

“Coraggio, Blaine-”

Non ce la faccio-”

Dio santo, sì che ce la fai, Blaine. Sì che ce la devi fare. Scommetto che Kurt è proprio qui e che si sta incazzando perché tu non ti calmi e non respiri.”

E Blaine alzò il volto, chiuse gli occhi e respirò. A fondo. Adesso i suoi polmoni facevano male e il mondo attorno a lui non sembrava altro che una lama conficcata in ogni poro della pelle.

Così, fratellino.”, gli disse Cooper, accarezzandogli i ricci. “Dimmi di cosa hai bisogno. Qualsiasi cosa.”

Voglio qualcosa di suo.”, sussurrò Blaine impercettibilmente. “Voglio qualcosa di Kurt- dammi qualcosa di suo. Che sappia di lui. I-io ne ho bisogno-”

Va bene.”, sussurrò Cooper. “Va bene, fratellino. Va bene.”

Cooper tornò qualche istante dopo con il blazer della vecchia divisa della Dalton di Kurt. Blaine lo prese in mano con estrema delicatezza e ci gettò il naso dentro – ed era come se Kurt lo stesse abbracciando.

Cooper sentì il cuore fermarsi quando Blaine prese ad accarezzarlo.

Scusa se non sono capace di essere forte, Kurt. Scusami.”, sussurrava. “E' che senza di te non ci riesco.”

 

***

 

Non so nemmeno perché ti sto scrivendo.

Voglio dire – i medici hanno detto che potrebbe farmi bene, così ci sto provando. E' solo...è difficile. Non so nemmeno da dove cominciare perché ho troppe cose da dire e tutte insieme.

E sai qual'è la verità, Kurt? Che alla fine tu questa lettera nemmeno la leggerai.

Ti parlo. Ti parlo spesso. Beh, credo che in effetti tu mi senta. Credo di aver cominciato a parlarti anche nel sonno, ormai. E' solo che ne ho bisogno. Da quando sei arrivato nella mia vita hai cominciato ad essere il mio migliore amico da subito, e da allora ti ho sempre detto tutto. Non credo di riuscire a smettere. A volte lo faccio per ore intere e mi fermo solo perché ho la voce roca.

Altre volte è così doloroso che devo fermarmi.

 

Non ce la faccio a venire a trovarti. Ti prego di perdonarmi. Le donne anziane qui a Lima mi dicono che i fiori che ti lasciano Cooper e Carole sono sempre bellissimi, e io ci credo, perché di solito i mazzi li scelgo io. E' solo che...non ci riesco, Kurt. Non riesco a venire lì e sapere che sei lì, perché tu per me non sei lì. Sei nel mio cuore. E nel mio respiro. E nella mia voce quando canto – anche se ho quasi smesso di cantare.

 

Non sono riuscito a rimanere nel nostro appartamento. C'erano i tuoi libri di cucina, quelli di moda e la macchina da cucire; c'erano i tuoi vestiti e il tuo profumo ovunque andassi. Mi sembrava di non respirare più. Mi dispiace di non essere così coraggioso come vorrei, Kurt.

 

Mi manchi. Ha senso dirlo? Mi manca ogni piccola cosa di te. Di noi. Del nostro amore. Mi mancano i nostri corpi mescolati insieme e la tua voce al mattino e le tue labbra tenere e il tuo respiro sulla pelle e il modo in cui sorridevi e i tuoi occhi blu dalle sfumature verdi con l'esplosione di stelle. Mi manca tutto. Mi mancano persino i momenti quando mi sgridavi. O quando litigavamo. Mi manca vedere alzarti gli occhi al cielo. Mi manca rifugiarmi tra le tue braccia quando ho freddo.

Così tanto che a volte vorrei solo scomparire.

 

Credo di aver desiderato farlo, a un certo punto, sai – solo, lasciarmi andare, e di non essermene nemmeno vergognato. Poi però ho pensato a quanto ti saresti arrabbiato – e allora mi sono detto di rimanere qui.

E' solo che qui non mi sembra di avere senso, Kurt.

 

E' solo...è solo che avrei voluto parlarti un'ultima volta. Non sono nemmeno riuscito a dirti...addio? O non lo so, avrei dovuto farlo? Perchè non so se ne sarei stato capace. O un ultimo Ti amo – qualsiasi cosa, Kurt. Invece continuo a rivederti in quella stanza immobile e sento la mia voce che ti chiama ma tu non dici niente di rimando e-

Non c'era più luce, Kurt. Improvvisamente tu avevi portato via tutto.

Sono così arrabbiato con me stesso, Kurt. Mi dispiace pensarlo, ma è così. Rimarrò con il rimpianto di non aver lottato abbastanza per tenerti con me, e di averti dato solo lacrime e tristezza negli ultimi tempi che abbiamo passato insieme. Avrei voluto sorridere di più. Avrei voluto fare tante cose, Kurt.

Adesso rimango solo un involucro vuoto.

 

Ti amo. Se c'è qualcosa che ho fatto nel modo giusto nella mia vita è quella di averti trovato e amato. Non sono perfetto; ho sbagliato tanto con te e a volte ti ho fatto soffrire, questo lo so; ma devi sapere che ho fatto davvero tutto ciò che potevo per renderti felice. Perché lo meritavi, Kurt. E mi dispiace di non essermi accorto subito che ti amavo. Adesso so che lo facevo, l'ho sempre fatto, come lo farò per il resto della mia vita.

E' impossibile continuare a vivere senza di te – ma nei momenti più difficili penso a quanto esattamente sia stato fortunato ad amarti e mi dico: “Pensa, tu sei stato così fortunato ad avere avuto il cuore di Kurt Hummel.” Mi auguro che tu non ti sia mai pentito di avermelo dato, Kurt.

Io sono molto felice delle mie scelte.

 

Spero di incontrarti, nella mia prossima vita. Scenderemo entrambi le scale e ci guarderemo ancora e ricomincerà tutto da capo, forse.

Sono certo che comunque il mio amore per te è così immenso che una vita sola non basta. Forse non bastano nemmeno mille vite. Forse nemmeno l'eternità.

Ti amo, Kurt Hummel. Senza paure e per sempre, e anche adesso, quando non posso vederti, io sono completamente, veramente, irrimediabilmente tuo.

E' come se non mi avessi mai lasciato. (No, non alzare gli occhi al cielo, è come se fosse così per me. O per lo meno, mi piace pensare che sia così).

 

Ci vediamo nella nostra prossima vita – io sarò quello che ti guarderà come se ti stesse aspettando da un'eternità.

Tuo per sempre - e anche oltre il per sempre, anche se non mi è concesso sapere se esiste,

 

Blaine

 

P.S.

I will love you until the end of time...”

 

***

 

A un anno dalla morte di Kurt, Blaine andò alla Dalton una sera.

Imparò come entrarci senza possedere le chiavi e percorse gli stessi corridoi dove lui e Kurt avevano imparato ad amarsi.

Rimase seduto sulle scale per quasi tutta la notte, la testa nelle ginocchia e gli occhi completamente asciutti.

Poi era andato nella stanza in cui si erano baciati per la prima volta.

Eccoti qui, ti sto cercando da una vita.”

Blaine si sedette al tavolo di legno, nello stesso posto in cui era seduto Kurt mentre decorava la tomba del piccolo Pavarotti. Un particolare grottesco e buio da cui era nata una storia che gli aveva portato via il cuore.

I raggi del sole entravano pigramente dalla finestra, adesso, pallidi e leggeri.

Blaine strinse a sé il blazer di Kurt, e finalmente – finalmente – sorrise, una lacrima che scendeva lungo il viso.

Ti amo.”, sussurrò, parole pasticciate in mezzo ai singhiozzi. “Non smetterò mai.”

 

***

 

Un giorno, Blaine una volta tornato dal lavoro trovò Kurt vicino alla finestra, un groviglio di arti e gambe tutto accartocciato e piccolo, le lacrime che gli solcavano il viso.

“Kurt-”

Blaine era spaventato. Aveva paura, perche a volte succedeva quello, che Kurt si isolasse e piangesse. Soprattutto di notte, dopo essersi addormentati accanto, spesso Kurt si svegliava e non riusciva a impedirsi di piangere – e semplicemente Blaine lo prendeva tra le braccia e lo cullava finchè entrambi non erano pronti a dormire di nuovo - e lasciarsi consumare dai demoni.

Kurt non piangeva perché era fragile. Lo faceva perché era forte – e perché odiava quello che avevano dovuto sopportare.

Kurt era immobile e fissava un punto impreciso davanti a sé, e solo quando Blaine gli si avvicinò riuscì a capire di cosa si trattava.

Era la sua lettera. La primissima lettera che aveva scritto, dopo che Kurt era-

“Kurt.”, sussurrò Blaine, inginocchiandosi esattamente di fronte a lui. “Mettiamola via. Non c'è bisogno che tu ti faccia questo-”

“Ti ho portato via tutto, Blaine.”

Quello di Kurt fu un sussulto appena udibile, un soffio che Blaine riuscì a distinguere solo per la loro vicinanza.

“E'...è tutto passato adesso. Quella parte della mia vita non fa nemmeno più parte di me. Voglio dimenticarla-”

“Ma non puoi cancellarla, Blaine.”, sussurrò Kurt. Accarezzava il foglio nel punto esatto in cui c'era la firma piccola e sbilenca di Blaine. “D-dei, ti ho ferito così tanto-”

“Non è stata colpa tua.”

“No, però ti ho lasciato.”, Kurt adesso singhiozzava piano, dei sussulti che scuotevano tutto il suo corpo. “Ti ho lasciato solo e non ero con te quando hai perso tua madre e ti ho portato via tutto e poi sono ricomparso come se niente fosse-”

“Kurt, smettila.”, disse piano Blaine, afferrando saldamente le sue mani. “E' tutto okay.”

Gli occhi di Kurt furono nei suoi per un attimo che durò troppo poco.

“T-ti amo. E' egoista, e a volte vorrei che potessi odiarmi, perché credo che sarebbe più facile. Ma ti amo, Blaine. Ti amo più di quanto credevo fosse concesso a una persona.”

Blaine gli baciò la fronte con delicatezza – piano, estremamente piano, come se quel bacio potesse durare per sempre.

“Ti ho detto che ti avrei amato sempre, qualsiasi cosa sarebbe successa.”

“E lo hai fatto, Blaine. Lo fai.”

“E non smetterò mai. Mai- anche se credi che sia più facile, non smetterò mai di amarti. Rimarrò sempre qui.”

Blaine avvicinò le loro labbra, senza mai baciarlo davvero.

“Il mio cuore nemmeno batte più, Blaine.”, sussurrò Kurt, e non c'era altro che vivo, pulsante dolore nei suoi occhi. Un grido di scuse. “Non batte più.”

“Kurt, non-”

“Non provare a dire che non è vero.”, disse fermamente Kurt, una lacrima calda e traditrice che scendeva lungo la guancia. “Non ci provare.”

Ed era vero, quello Blaine non lo poteva negare. Eppure Kurt lo amava e lui amava Kurt e quello non si poteva cambiare, era come scritto sui corpi e sulle loro esistenze. Così Blaine fece quello che era semplicemente nato per fare – continuò ad amare Kurt. Posò una mano sul punto dove il suo cuore avrebbe dovuto battere, e ricordò tutte le volte in cui lo avevano fatto da giovani, quando ancora i problemi non esistevano. Ricordò i mezzi sorrisi di Kurt e i tentativi di dire Ti amo in mezzo ai mille baci, ricordò il sapore del caffè mischiato a quello della vaniglia, e ricordò quel tum tum, tum tum familiare sotto le dita.

“Stavo per dire che non m'importa.”, soffiò, ed era la pura verità. Non era l'organo in sé che pulsava sangue a dettare le leggi, tra loro due. Era qualcosa che in qualche modo nasceva da un altro punto, più in profondità, più difficile da trovare e da sentire. Qualcosa che c'entrava con il tempo e il destino e le anime che dovevano incontrarsi ad ogni vita.

“Perchè ti amo lo stesso, e se vuoi puoi usare il mio, di cuore.”, sussurrò Blaine, sbattendo appena le palpebre. “Può bastare per entrambi.”

Kurt aveva gli occhi spalancati, le labbra che tremavano di emozione.

“...mi ami così tanto?”

“No.”, rispose Blaine, veloce e netto e innamorato e bellissimo. “Ti amo molto, molto di più.”

E ci sarebbero state così tante cose da dire, così reali e tutte intense e piene di verità, ma Kurt preferì chiudere gli occhi e annullare la loro distanza, lasciando che fossero le sue labbra a ringraziare Blaine. Lasciando che fosse quel bacio a dire tutto quello che lui non riusciva a dire in altri modi – grazie di non lasciarmi, non farlo mai, resta con me. Resta con me per sempre.

E Blaine avvolse il suo viso e si perse in un piccolo sospiro di bellezza e sorpresa insieme, e lasciarono che il tempo scorresse tra le loro dita senza badarci veramente. Quando si staccarono, Kurt aveva ancora gli occhi lucidi ma comunque limpidi, più sicuri, e sembrava che dentro ci fosse qualcosa di profondo, inafferrabile.

Blaine lo prese tra le braccia e lo portò a letto, e lì continuarono a baciarsi ed accarezzarsi e venerarsi a vicenda. A volte serviva solo quello: semplicemente cercare conforto nel calore dell'altro, vivo, presente, reale.

Perchè Kurt e Blaine erano lì adesso, ed erano insieme. Ed erano reali.

E questo era ciò che contava davvero.

 

***

 

Quel giorno fuori c'era particolarmente freddo, ma il cielo era calmo, senza piogge. Senza neve. Kurt era sul divano e stava lavorando a un nuovo progetto, lì che muoveva solo il polso di tanto in tanto per tracciare qualche linea con la matita sul foglio immacolato.

Era da un po' che aveva ricominciato a disegnare modelli, ed era un po' come tornare a casa.

A un certo punto sentì una mano delicata sulla spalla e un piccolo bacio tra i capelli – e Blane adesso lo stava abbracciando da dietro, il volto appoggiato sulla curva del collo.

“E' bellissimo.”, sussurrò vicino al suo orecchio, il fiato caldo e la voce roca. Kurt sorrise appena.

“Dici sul serio? Perchè forse dovrei fare delle modifiche qui-”

“A me piace così.”, disse piano Blaine, prima di baciargli piano una guancia. Presto Kurt ruotò il volto per averlo di fronte, e rimasero a guardarsi per un attimo, il mondo intorno a loro che sembrava essersi fermato.

“Sono così felice che tu abbia ricominciato a disegnare.”, sussurrò piano Blaine, facendo scivolare lo sguardo sulle labbra di Kurt. Questo sorrise, un sorriso piccolo, un Grazie a te ci sono riuscito.

“Anche io lo sono.”, disse di rimando. E poi Blaine lo baciò. Una furia di piccoli baci stampati sulle labbra o sull'angolo della bocca e poi proprio sul naso, facendolo ridere, ridere di gusto come faceva poche volte – ma quando lo faceva incantava il mondo.

E poi bussarono alla porta, e Kurt tenne le labbra di Blaine sulle sue ancora un po' prima di lasciarlo andare ad aprire.

“Forse è Carole.”, borbottò Blaine, quel piccolo sorriso beato che aveva sempre dopo che erano soliti baciarsi in quella maniera libera e inaspettata. Kurt lasciò che scivolasse lontano da lui e si sistemò meglio la sciarpa di lana attorno al collo – perché anche se era in casa, a volte c'era così freddo che era un bene tenere la sciarpa anche in un ambiente chiuso. Un'abitudine che non avrebbe mai perduto.

Blaine aprì, ma non a Carole.

“C-capitano Roger?”

Quello di Blaine fu un soffio, nulla di più.

“Salve, Blaine.”, rispose Roger, un uomo di mezza età dal bell'aspetto e il viso di chi aveva visto tante cose nella sua vita, sia belle che brutte. “Mi faresti entrare?”

“Perchè?”, Blaine non voleva suonare così distaccato, ma non potè farne a meno. Non vedeva Roger da quanto aveva smesso di lavorare per l'esercito, e non aveva voglia di rivederlo adesso. Non se quello significava farlo avvicinare a Kurt.

“I-io...devo solo parlare con Kurt. Giusto un minuto, Blaine, non ci metterò di più.”

“Non se ne parla.”

Blaine era risoluto, immobile. Guardò gli occhi di Roger con tutta la rabbia che riuscì a trovare nel suo piccolo corpo – finchè una mano calda non si infilò nella sua, e improvvisamente tutto smise di essere sbagliato.

“Fallo entrare, Blaine.”, sussurrò Kurt, un piccolo sorriso sul volto. “Va tutto bene, davvero.”

E alla fine, solo perché Kurt lo stava guardando con quegli enormi da Fidati di me, Blaine lasciò che Roger entrasse. E lasciò che si portasse dietro anche altri due membri del HVF.

Blaine rabbrividì quando vide quelle divise verde scuro, e poi serrò le mani a pugno lungo i fianchi, i ricordi che lo attraversavano come una scossa di elettricità. Ricordò quel periodo della sua vita con una rabbia che non credeva nemmeno di poter provare, desiderando di poter cancellare tutto.

Blaine incrociò le braccia; accanto a lui, Kurt muoveva i piedi a disagio.

“Che cosa c'è?”, chiese Blaine, lettere accartocciate e piene di rabbia.

“Siamo qui per ordine del dipartimento, Blaine.”, spiegò semplicemente Roger. Non sembrava una persona cattiva, e per quanto Kurt potesse capire, sembrava anche che ci tenesse a Blaine. Era chiaro che avessero lavorato insieme. “Per quello che è successo con David.”

Kurt si irrigidì quando sentì il suo nome. Sbattè le palpebre innumerevoli volte, e avvolse le braccia attorno al suo corpo.

“Voi sapete che è stato arrestato per ciò che ha fatto.”

“Sì.”, sussurrò Kurt. Perchè era così, era semplice, niente di più. “E'...è successo qualcosa?”

Roger abbassò la testa, e sembrava davvero stanco. Stanco di tutto, del suo lavoro e degli errori della gente e delle notizie che doveva portare.

“Quando abbiamo interrogato David, lui...beh- ha detto alcune cose che ci hanno portato a pensare che la dinamica di quello che è accaduto possa essere stata riportata in modo sbagliato.”

“David si aggrapperebbe a qualsiasi cosa pur di non finire in carcere, Roger.”, disse immediatamente Blaine. Kurt non lo aveva mai visto così determinato.

“Lo so, Blaine. Devi credermi, è quello che ho pensato anche io- ma ho bisogno di fare dei controlli.”

“Che cosa?!”, sbottò Blaine, gli occhi che si allargavano impercettibilmente. Nel frattempo, gli uomini della HVF avevano cominciato a girovagare nell'appartamento, muovendo le mani alla ricerca di qualsiasi piccolo particolare. Aprivano cassetti e armadi e guardavano sotto le tavole e nei divani, e Kurt li guardava respirando con sempre più fatica.

“Roger, David ha cercato di uccidere mio marito, per l'amor del cielo! L'ho visto con i miei occhi, e se non fossi arrivato in tempo ora lui non sarebbe nemmeno qui! Devi fermare questa pazzia-”

“Mi dispiace, Blaine, ho degli ordini da seguire.”

“Lo fai solo perché David era uno dei tuoi, Roger, e faresti di tutto per salvargli il culo! Non ti fidi di Kurt solo perché pensi che sia diverso ma ti renderai conto di quanto assurda sia tutta questa storia!”

Blaine stava gridando. E Kurt non avrebbe mai voluto vedere il suo Blaine gridare.

Passarono diversi istanti, prima che il silenzio venisse spezzato. Kurt temeva di essere caduto in un precipizio.

“Capitano.”, disse fermamente uno degli uomini. “Abbiamo trovato questa in uno dei cassetti in cucina. Era a portata di mano, non ho dovuto nemmeno frugare.”

E il cuore di Kurt si sarebbe fermato, se avesse potuto. Perchè il cuore di Kurt non batteva più, e non lo avrebbe mai più fatto.

Però in quel momento fu la sua vita a fermarsi, insieme al suo respiro che rimase da qualche parte bloccato nella gola.

Rimasero tutti immobili a fissare quello che il soldato aveva in mano: una boccetta blu scuro, piccola e con delle scritte argentee.

Blaine guardò prima Roger e poi Kurt.

“Che cos'è?”

Ma Kurt non aveva il coraggio di rispondere. Non sapeva cosa dire; anche se scavava, le parole rimanevano un concetto troppo grande per essere trovato. Aprì la bocca, ma tutto quello che ne uscì fu un piccolo lamento di dolore.

“Mi dispiace, Kurt, dobbiamo portarti via con noi.”

E il mondo di Blaine si incrinò – portandogli via tutto.

“Cos- no.”, disse semplicemente, il suo sguardo che scivolava tra i soldati e Roger. “Non puoi- non-”

“Mi dispiace, Blaine. E' la regola.”

“La regola di cosa?”, gridò Blaine, tremando come mai aveva fatto in tutta la sua vita. “Non so nemmeno che cosa sia quella roba-”

“E' una droga, Blaine.”, spiegò semplicemente Roger. “Con una piccola dose, quelli come Kurt possono tornare ciò...ciò che erano prima. Per breve tempo. David ci ha detto che aveva dei sospetti, ed era venuto a controllare. Per questo quel giorno era qui, non per fare del male a Kurt.”

E Blaine perse tutte le forze. Le braccia gli caddero lungo i fianchi, tutte le forze scivolarono via, abbandonandolo lentamente.

Non è vero non è vero non è vero non è reale

“No.”, sussurrò, scuotendo la testa. “No no no solo- no.”

I soldati raggiunsero Kurt, che nel frattempo si era fatto piccolo contro il muro del salotto.

“Non è mia.”, sussurrò, lo sguardo perso e vuoto e riempito di nuovo di paura. “Lo giuro- non è mia. Non so nemmeno come ci è finita lì, lo giuro-”

“Kurt.”, la voce di Roger era calma, ma lui sembrava davvero dispiaciuto. “Dimmi la verità, tu conoscevi questo tipo di droga? La Blue Oblivion?”

Kurt tremava come una foglia. “S-sì, io...l'ho conosciuta nel periodo in cui mi hanno guarito, alcuni la prendevano e ne ho sentito parlare m-ma...non ne ho mai fatto uso. Non voglio farne uso, i-io non so nemmeno come si fa a procurarsela!”

Kurt cominciò a piangere, e Blaine era lontano. Troppo lontano da lui.

“Vi prego, non- non è mia. Non potrei mai desiderare di tornare come una volta- vi prego.”

“Mi dispiace, Kurt.”, mormorò Roger. I due soldati afferrarono le braccia di Kurt. “Ma anche solo il possesso è punibile per legge. Devo portarti via di qui.”

No!”, gridò Kurt, perdendo ogni senno e inibizione, cercando di scivolare via dalle braccia di quei soldati. “No io- vi prego, non ho mai fatto niente!”

E poi scoppiò a piangere, le forze che lo abbandonavano e ogni tentativo di rimanere forte che smetteva di avere senso o importanza.

Blaine era rimasto immobile, finchè il grido di Kurt non lo risvegliò. E il suo cuore precipitò nello stomaco.

“E' sempre stato con me.”, sussurrò flebilmente. “Lui- lui non poteva, è sempre stato qui.”

“Mi dispiace, Blaine.”, disse Roger. “Magari mentre eri al lavoro.”

“No.”, sussurrò semplicemente. “No, Kurt- Kurt non è così. Lui non lo avrebbe mai fatto.”, i suoi piedi si mossero da soli, nel tentativo di raggiungere Kurt.

“Blaine!”, gridò Kurt, forte, la sua bella voce che si incrinava e mutava. “Blaine ti prego-”

“Lasciatelo andare.”, soffiò Blaine, ancora troppo debole e stordito e ferito per gridare. Guardò Kurt ed entrambi sembravano così smarriti, così alla deriva, che quello sguardo assomigliò molto di più a una ferita in pieno petto.

E poi Kurt in qualche modo riuscì a liberarsi da quelle mani troppo grandi e troppo tutto e corse verso Blaine, prendendogli il viso tra le mani.

“Blaine.”, disse, gli occhi limpidi e quasi trasparenti. “Blaine, lo sai che non sono stato io.”

Ma Blaine non riusciva a guardarlo. Ho paura ho paura ho così tanta paura-

“Blaine.”, un singhiozzo. “Blaine ti prego- guardami.”

E Blaine lo guardò. Lo guardò davvero, e sentì che si stavano sgretolando insieme.

“Dimmi che ti fidi di me.”, sussurrò Kurt, la voce calda e sincera e loro, così loro. “Dimmi che mi credi.”

E Blaine ci provò; ci provò a guardarlo di rimando, a vedere oltre come aveva sempre fatto, ed era certo che Kurt non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere eppure quella droga era lì, era lì, reale e nella loro casa, lì dove in qualche modo tutto era tornato ad essere semplice e perfetto-

“Non lo so.”, disse. “Non lo so, Kurt, i-io-”

La voce di Blaine era un tremolio.

Le braccia di Kurt caddero lungo i fianchi, insieme a delle lacrime che rotolarono giù, lungo le guance.

“Blaine.”, un soffio impercettibile. “No, Blaine, ti prego-”

Ma poi Kurt venne trascinato via, e Blaine non fece nemmeno in tempo a stringerlo un'ultima volta. Vide che lottava contro gli altri, e che lo guardava negli occhi come aveva sempre fatto, in quel modo devoto innamorato.

Ma questa volta c'era anche disperazione.

Blaine!”, gridava, piangendo e singhiozzando e lottando con tutte le forze che aveva. “Blaine, lo sai che non sono stato io, lo so che il tuo cuore lo sa-”

Ma poi la porta venne chiusa e Kurt portato lontano.

Roger gli mise una mano sulla spalla.

“Mi dispiace davvero.”

Blaine si allontanò da lui.

“Dove lo portate?”

“...in carcere, Blaine. Dove non potrà fare del male a nessuno.”

Blaine osservò le sue mani tremare e a malapena udì il rumore della porta che veniva aperta e poi richiusa.

C'era freddo quel giorno, troppo freddo, e non aveva più un corpo da tenere al sicuro, adesso. Un corpo da stringere e tenere al sicuro.

Crollò sul pavimento qualche istante dopo, il corpo scosso da singhiozzi orribili e il cuore che nel frattempo si disintegrava in mille minuscoli pezzi.

E nella sua testa, c'era un miscuglio di parole troppo grandi e troppo difficili per essere comprese. Mi dispiace di non averti creduto. Mi dispiace di aver dubitato. Mi dispiace di non aver lottato abbastanza.

Mi dispiace di avere avuto paura.

Pianse così tanto da stordirsi. Così tanto da rimanere immobile sul pavimento a fissare il vuoto.

Cosa ti ho fatto?

 

***

 

Passarono due giorni.

Due giorni in cui Blaine rimase immobile a piangere e credere che Kurt avesse cominciato a odiarlo – e ne aveva tutto il diritto, e questo era ciò che lo feriva di più.

Due giorni, e poi prese in mano il telefono e cominciò a chiamare chiunque lo potesse riportare da Kurt – ma fu difficile, perché nessuno poteva farli parlare.

E Blaine prese la decisione di andare contro ogni logica e combattere per ciò che aveva provato. E di rimediare, perché non poteva davvero permettersi di perdere Kurt. Non adesso che lo aveva ritrovato.

Prese la macchina e guidò per ore intere, finchè non trovò il posto che stava cercando.

Gli dissero che non poteva essere lì, ma Blaine aspettò comunque per ore ed ore. Aspettò così tanto che a un certo punto una signora gli venne vicino e gli disse di seguirla. Gli disse che avrebbero dato loro qualche istante.

Lo portò in una stanza e gli disse di sedersi al tavolo. Pochi secondi dopo, dall'altra parte del vetro apparve Kurt, che si sedette di fronte a lui.

“Sapevo che saresti venuto.”

Blaine non riusciva a dire nulla.

“Smettila, Blaine- non sono arrabbiato. Cioè, mi hai un po' spezzato il cuore, ma non più di quanto io abbia fatto con te.”

E a quel punto Blaine scoppiò a piangere - e Kurt non lo aveva mai, mai visto così piccolo e fragile e vulnerabile. Mai, nemmeno una volta, nella loro prima vita insieme.

Ma in quella vita era tutto diverso.

“M-mi dispiace-”

“Shhh, è tutto a posto, sei qui adesso.”

“No io- io ti credevo. Ti credo. Davvero Kurt, non so perché fossi bloccato, non so davvero che cosa mi abbia impedito di tenerti con me e mi dispiace così tanto, io-”

“Va tutto bene, Blaine”, disse piano Kurt, avvicinandosi col corpo, anche se a conti fatti non potevano toccarsi. “Hai avuto paura. Credo sia lecito. Hai avuto paura che io ti avessi mentito.”

“Ma non lo hai fatto. Non potresti mai farlo e io davvero non so-”

“Shhh.”, soffiò Kurt. “Non puoi essere perfetto, Blaine. Va bene se sbagli, delle volte.”

Blaine annegò negli occhi di Kurt per un tempo che parve infinito, e dentro a un certo punto gli sembrò di vedere anche l'esplosione di stelle che aveva imparato a memoria.

Kurt era senza lenti e senza trucco – ed era bellissimo, suo e bellissimo, e per quello gli sorrise.

“Mi dispiace.”, sussurrò poi. “Mi dispiace così tanto.”

“Lo so.”, mormorò Kurt, sollevando una mano e poggiandola sul vetro. “Stiamo bene adesso.”

Anche Blaine sollevò una mano, adagiandola esattamente nel punto in cui dall'altra parte c'era quella di Kurt.

“Ti amo.”, sussurrò Blaine. “Anche se non ti merito, ti amo.”

“Smettila subito, Blaine Anderson.”, lo rimproverò Kurt. “Lo so che mi ami. Lo so sempre.”

Rimasero fermi per minuti interi, le mani separate semplicemente da uno strato sottile di vetro.

“Ti tirerò fuori di qui, okay?”, calde lacrime scivolavano lungo le guance di Blaine. Kurt annuì.

“E' stato David, Blaine.”, sussurrò Kurt lievemente. “Non so come ha fatto, ma deve aver messo la droga nel cassetto per far ricadere così la colpa su di me, il giorno in cui è venuto per uccidermi.”

E il cuore di Blaine si inondò di consapevolezza.

“L-lo so. Adesso lo so.”, disse, gli occhi pieni di luce. “E ti prometto che troverò un modo per tirarti fuori di qui, okay?”

“Ti credo, Blaine.”

Mossero le dita, come se effettivamente potessero toccarsi.

“Ti amo.”, sussurrò Blaine. “Vorrei tanto stringerti in questo momento.”

Kurt sorrise, un sorriso piccolo e incredibilmente dolce. “Ti amo anche io, Blaine. E grazie di aver guardato oltre.”

“Grazie di aver creduto in me.”, disse Blaine. “Grazie di aver saputo che non ti avrei lasciato.”

 

E Blaine così lottò. Lottò con tutte le sue forze per riportare Kurt a casa, lottò per l'unica ragione che aveva mai avuto nella sua vita di essere migliore e respirare.

Incontrò Roger e cercò di spiegargli le teorie che avevano lui e Kurt. Cercò di convincerlo che quella di David era tutta una bugia, e che la droga era stata portata lì da lui. Pianse e si arrabbiò – e alla fine, ottenne che David venisse interrogato nuovamente, questa volta in presenza di Kurt.

Non ottennero nulla, perché David continuava a negare di aver fatto qualcosa a Kurt, nonostante Blaine fosse un testimone. David cominciò ad accusare Blaine di proteggere Kurt, e di aver sempre saputo che lui in realtà possedeva la droga.

Blaine e Kurt si stavano sgretolando – ogni giorno diventata sempre tutto più buio e inutile. Gli unici momenti di conforto li trovavano quando potevano vedersi per pochi minuti attraverso quel vetro, con parole sussurrate e lacrime e calore dato da lontano.

Con quei Ti prego dobbiamo essere forti e Non smetterò mai di essere forte per te.

Arrivò il giorno della loro ultima possibilità, con l'incontro davanti a un giudice.

Blaine aveva le mani sudate quel giorno, mentre si preparava per uscire e incontrare il suo destino.

 

Il carcere era un posto buio. Un posto in cui la gente entrava e vedeva scivolare tutti i suoi sogni lontano dal proprio corpo, in un posto lontano e senza forma.

Ma Blaine quel giorno era lì per ritrovare la sua, di luce, e per questo si sforzava di sorridere, e di credere che presto sarebbe andato tutto bene.

Si sedette in un corridoio ad aspettare per minuti interi, finchè qualcuno non chiamò il suo nome – forte e chiaramente, con una voce cristallina e pura e perfetta.

Blaine!”

Blaine fece appena in tempo ad alzarsi in piedi ed allargare le braccia, e poi finalmente Kurt fu accanto a lui, caldo e vivo e presente, e oh- era così tutto riaverlo accanto dopo così tanto tempo, dopo che aveva seriamente temuto di perderlo. Gli accarezzò i capelli e la schiena con le dita, immerse la testa nell'incavo del suo collo e prese a baciare quella curva con dolcezza e nostalgia, e poi Kurt gli prese il volto tra le mani, i suoi occhi erano lucidi, ma pieni di qualcosa che sembrava bellezza.

“Mi sei mancato così tanto.”, sussurrò, lì vicino alle sue labbra. “Così tanto, Blaine-”

“Mi se mancato tanto anche tu.”, disse Blaine, stringendogli la vita e lasciandogli un bacio lungo sulla fronte calda. Fece scontrare i loro nasi e poi con entrambi i pollici lavorò per scacciare via le lacrime.

“Ehi, va bene, va tutto bene.”, disse, il tono di voce avvolgente. “Ci sono io adesso, sono proprio qui.”

“Lo so.”, mormorò Kurt, stringendo forte il suo maglioncino e mordendosi una porzione di labbro inferiore. “Lo so- è che non voglio che tu te ne vada ancora. Voglio tornare a casa, Blaine. Voglio tornare a casa con te.”

Blaine gli baciò piano le labbra, poi la guancia, uno zigomo.

“Anche io voglio che torni.”, sussurrò piano, ogni parola che era uno sbuffo di fiato sussurrato sulle labbra di Kurt. “Ti rivoglio con me. Voglio che tutto questo finisca.”

Kurt lo strinse forte, immergendosi completamente tra le sue braccia e lasciando che Blaine lo tenesse ancorato al suo corpo con entrambe le braccia. Rimasero così a lungo, le dita di Blaine che imparavano di nuovo la fisionomia del corpo di Kurt, ogni angolo e curva e perfetta imperfezione.

“Ti amo.”, sussurrò tra i suoi capelli scompigliati, e Kurt aveva incominciato a piangere senza singhiozzi, solo lacrime accennate. “Ti amo, e andrà tutto bene. Te lo prometto.”

Kurt cercò le sue labbra per un bacio sfiorato, un bacio di sospiri che sapeva di lacrime.

“Ti amo anche io. S-sempre, Blaine, lo sai.”

Concentrati com'erano in quell'abbraccio, non si accorsero che David li stava osservando da lontano.

Non si accorsero del suo piccolo sorriso malinconico, delle sue braccia inermi lasciate lungo i fianchi.

Non avrò mai quello che hanno avuto loro.

Li osservò a fondo, perdendosi nei loro sorrisi e nelle loro confessioni a fior di labbra.

E quello, per quanto fosse assurdo, era amore.

E David, per la prima volta in tutta la sua vita, sentì che non era sbagliato.

 

“Come sarebbe a dire, David ha confessato?”

Roger era più sconvolto di loro.

“Vuol dire proprio questo. Che ci ha detto tutto. E' stato lui a mettere la droga nel cassetto per far ricadere la colpa su Kurt.”

Kurt cadde sulla sedia più vicina e Blaine gli fu accanto in un istante, stringendolo forte a sé.

“Vuol dire che...che-”

“E' finita, Blaine.”, disse Roger, un sorriso che gli increspava le labbra e mostrava più chiaramente le rughe del volto. “Puoi tenere Kurt con te.”

Kurt scoppiò a piangere – ma erano lacrime di gioia, di pura gioia, e Blaine lo strinse più forte e gli baciò le labbra, chiudendo gli occhi e perdendosi in quei bellissimi attimi in cui poteva sentire che non era finita, non era finita per niente.

E poi rimasero a pochissima distanza, i loro occhi e le membra mescolati insieme.

“E' finita. Mi hai tenuto con te.”

“E' finita.”, sussurrò Blaine, baciandogli poi il centro della fronte. “Andiamo a casa, adesso. Coraggio.”

.





 

.





 

.

Per chi non avesse visto il telefilm, la Blue oblivion è una droga che se assunta da un non-morto fa tornare per un breve tempo totalmente zombie. Ha l'aspetto di una polverina bianca contenuta in un piccolo barattolino blu – da qui il nome, suppongo. Niente, era solo per essere più chiara.
(Sono perfettamente consapevole che questo sia un capitolo pesante. Ma tipo - pesante pesante. Ma tranquilli, di angst a questo livello non ce n'è più, promesso.)
Il prossimo ragazzi è – ahimè – l'ultimo capitolo, dopodichè ci sarà l'epilogo. Dio mio, non posso crederci che siamo già qui :,)
Un grazie infinito a tutte le persone che mi stanno seguendo! Siete speciali. Come al solito, per spoiler e annunci vari, mi trovate qui!
Vostra,
 
Je <3

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Capitolo 9
*** Beating heart ***


Capitolo 9

Beating heart

 

Kurt quel mattino tremava più del solito dentro l'enorme felpa di Blaine. Era rannicchiato sul pavimento del bagno, la siringa per fare l'iniezione in una mano e l'altra che era ferma contro lo stomaco, calda e in qualche modo rassicurante, come se fosse l'unica cosa che poteva tenerlo in pezzi.

Non voleva chiamare Blaine per chiedergli aiuto, perché ultimamente l'iniezione era molto più dolorosa del solito – e cominciava ad avere paura delle sue stesse reazioni.

Si strinse le ginocchia al petto e fece vagare le dita sulla parte alta della schiena, timide e leggermente fredde mentre pizzicavano la pelle, alla ricerca del punto in cui avrebbe dovuto iniettarsi il liquido.

Quando lo trovò sibilare fu un gesto incondizionato – e poi chiuse gli occhi di scatto, pronto a ricevere dolore.

Non si aspettava che però fosse così forte – netto e bruciante e incredibilmente reale dolore, ovunque sotto la pelle dove scorreva il sangue, e improvvisamente Kurt si ritrovò a gridare. Scivolò di lato, il corpo scosso da mille spasmi e le mani che tremavano e piccoli gemiti che lasciavano le sue labbra-

Non capisco cosa sta succedendo.

Tentò di alzarsi ma fu tutto inutile, tutto inutile- il dolore aumentò sempre di più fino a che Kurt gridò così forte da temere di non avere più alcuna briciola di fiato in corpo, calde lacrime che lasciavano i suoi occhi e si infrangevano sul pavimento freddo del bagno-

E poi due braccia calde e presenti e tutto furono attorno al suo corpo, forti; e lo strinsero tirandolo su con un affanno che Kurt non credeva di aver mai percepito in nessuno – ma non vedeva niente, c'era buio ovunque, e fu davvero un miracolo che riuscisse a sentire la voce di Blaine.

“Kurt, ci sono io.”, disse lui, prendendolo tra le braccia e cercando di imprimerselo addosso per farlo smettere di tremare. “Shhh, va tutto bene, ci sono io-”

E Kurt piangeva e il suo corpo si muoveva ancora a spasmi senza che lui potesse fare niente per evitarlo- Sentì la braccia di Blaine sollevarlo, una sulla sua schiena e l'altra infilata sotto le sue ginocchia nude – perché a Kurt piaceva dormire così, con una felpa grande e le gambe libere.

Sentì carezze confortanti lungo la schiena lunga e le spalle e labbra tra i capelli – e poi Blaine si sedeva su qualcosa di morbido, probabilmente il loro letto, mettendoselo in grembo.

“Va tutto bene, va tutto bene.”, continuò a ripetere, un po' senza fiato per la paura e perché era accaduto tutto dannatamente in fretta. “Sono qui, sono proprio qui, non ti lascio.”

E Kurt chiuse forte gli occhi, aggrappandosi alla maglietta di Blaine e facendosi piccolo piccolo contro il suo corpo – il tremore delle mani non lo abbandonò, e le lacrime si intensificarono, ma il dolore cominciò a sbiadire.

Blaine gli diede un bacio sulla tempia, poi tenne le sue labbra al centro della fronte per un tempo lunghissimo.

“Sei bravo, così bravo.”, gli sussurrò accarezzandogli il collo e pizzicando con le dita la zona circostante quella da dove partiva tutto il dolore. “E' tutto finito adesso, tutto finito.”

Kurt immerse la testa nell'incavo del collo di Blaine.

“N-non s-so cosa m-mi sta s-succedendo, Blaine.”

Sentì Blaine sospirare, un sospiro lungo e pieno di paure, e poi lo avvolse con entrambe le braccia, impedendosi di spezzarsi o muoversi di lì, come se volesse tenerlo vicino per sempre.

“C-continuo a tremare.”, soffiò Kurt, muovendo appena le labbra. “Non smetto mai. E-e sento dolore. Tanto dolore. C'è n'è troppo, Blaine.”

Le mani di Blaine percorsero il profilo delle braccia di Kurt fino a chiudersi sul suo viso, i pollici che si mossero all'unisono per scacciare via le lacrime.

“Chiamiamo Carole. Okay?”

Kurt annuì quasi impercettibilmente.

“Non hai paura?”

Blaine gli sfiorò le labbra con le proprie – un piccolo sospiro, proprio come se dentro quel gesto ci fosse il segreto più antico del mondo. Fammi annegare in te.

“No. Mai. Andrà tutto bene, okay?”

“O-okay.”, offrì Kurt, ancora un po' stordito per il bacio.

“Okay.”, acconsentì Blaine, stringendolo in un abbraccio forte e indelebile, e tutto per un attimo tra di loro divenne calmo, immobile, indistruttibile. “Okay.”

 

Carole non riuscì a stare ferma un attimo dal momento in cui arrivò, gli occhioni spalancati e le mani che cercavano fogli e spiegazioni da dare.

Kurt si teneva aggrappato a Blaine, entrambi seduti sul divano. Blaine non lo lasciava mai andare.

“I tuoi valori sono stabili, Kurt.”, disse Carole, una volta che con calma ebbe esaminato il corpo di Kurt, il suo sangue e i suoi occhi senza lenti. “Davvero, credo che vada tutto bene.”

Kurt si morse il labbro inferiore, accartocciandosi le proprie dita in grembo.

“E se mi stessi ritrasformando?”, chiese a un certo punto, la voce incrinata e gli occhi con una velatura di lacrime ai lati. “E se tutto questo stesse succedendo perché sto- sto tornando come prima?”

Blaine lo strinse un po' più più forte – ma non disse nulla.

“E' impossibile, Kurt.”, disse Carole con sicurezza. “Una volta che sei guarito non puoi più tornare indietro. Ma se è questa la tua paura, possiamo darti una dose più forte del tuo medicinale. Sarà un po' più doloroso, non posso mentirti.”

Kurt non dovette pensarci sopra nemmeno per un attimo.

“Lo faccio.”, borbottò immediatamente. “Prenderò la dose più forte.”

Carole gli disse che avrebbero dovuto provare la prima immediatamente, così Kurt si mise sull'altro divano accanto a lei, e lasciò che il liquido scorresse per la seconda volta dentro di lui quel giorno.

Blaine dovette stringerlo e baciarlo e rassicurarlo ancora una volta.

E alla fine era piccolo, piccolo e stanco – e si rannicchiò vicino a Blaine.

Carole gli diede un buffetto sulla guancia.

“Ehi, andrà tutto bene, tesoro.”, gli sussurrò dolcemente. “Non c'è niente di sbagliato in te.”

Kurt chiuse forte gli occhi, e rabbrividì un pochino.

Blaine aspettò che Carole andasse via, e poi tenne Kurt lì con sé, sul divano del salotto, ad accarezzargli i capelli ribelli via dalla fronte.

“Blaine.”

“Kurt.”

“Voglio che tu vada via.”

Blaine si irrigidì accanto a lui – ma con incredibile dolcezza, poi gli baciò una guancia.

“Ehi, no. Sei stanco. Ho imparato a non ascoltarti quando fai così.”

“Sto dicendo sul serio, Blaine.”

“Come se potessi avere scelta.”, disse Blaine, il tono di voce più forte, meno controllato. “Non vado proprio da nessuna parte, Kurt. Resto qui con te.”

Quando Kurt si staccò da lui aveva le lacrime agli occhi e il labbro inferiore intrappolato tra i denti – e poi colpì Blaine in pieno petto, forte, con la mano aperta.

“Devi andartene!”, quasi gridò, un singhiozzo che gli scappava via dalle labbra. “Lo capisci che potrei farti del male? Lo capisci che potrebbe esserci qualcosa che non va in me? E- e io non voglio farti del male, Blaine, non potrei mai-”

Kurt fu interrotto dalle labbra di Blaine.

E dal suo respiro sulla pelle, e le mani sul suo corpo.

Da sussurri impercettibili come Non potrei mai lasciarti e Voglio annegare in te e Ti prego smettila e ancora Voglio sentirti fin sotto la pelle.

Blaine baciò via le sue lacrime e i suoi singhiozzi. Passò la lingua calda sulla sua pelle e sulle vene e pezzetti di labbro e lì, dove il cuore avrebbe dovuto battere.

Kurt annegò.

Annegò completamente in Blaine – e per un po' smise di piangere, e tornò ad assere sé stesso.

 

C'erano respiri spezzati e sudore e ansimi che si mescolavano – Blaine era ancora dentro Kurt, seppellito profondamente in lui, la testa incastrata alla sua spalla e gli occhi chiusi, completamente perso, mentre Kurt aveva una mano tra i suoi capelli e l'altra che stringeva forte una sua natica – come a dire Non lasciarmi mai, non ti azzardare a lasciarmi mai.

Non avevano mai fatto l'amore così – era stato dolce e devastante e forte e rude e violento e amaro e così intenso da insinuarsi dentro le vene insieme al sangue, e adesso stavano riprendendo fiato con calma, come se non fossero davvero in grado di rialzarsi mai.

“Non posso.”, sussurrò Blaine, le labbra che scorrevano fiaccamente sulla sua pelle, leggere e stanche al contempo. “Non posso lasciarti andare.”

Kurt lo strinse un po' più forte, in una tacita richiesta che rimanesse lì, che non uscisse dal suo corpo, ma che rimanessero incastrati come due pezzi di puzzle.

“...quindi non chiedermelo. Va bene?”

Blaine strofinò il naso sulla gola di Kurt e gli diede un bacio a labbra aperte – un bacio sfiorato, quasi inesistente. Kurt percorse con le dita la sua schiena nuda e gli afferrò saldamente la nuca, e adesso erano occhi negli occhi.

“Ti sto distruggendo.”

“Eppure sei l'unico che riesce a tenere insieme i miei pezzi.”

Rimasero a fissarsi in eterno, quasi come se solo con gli occhi potessero vedere al di là della carne e toccare l'anima vibrante dell'altro.

“Ti amo.”, sussurrò Blaine, sorridendo appena, una lacrima che scivolava via e si infrangeva sul petto di Kurt. “Ti amo.”, un bacio ad occhi chiusi, tenero e indugiante, proprio come i primi che si erano scambiati. Poi Blaine riaprì gli occhi, e da quell'ambra dorata non si poteva fuggire. “Ti amo.”

“Ti amo anch'io.”, mormorò Kurt, abbracciandolo stretto e lasciando che Blaine adagiasse il corpo completamente contro il suo, in un miscuglio di arti e calore. “Restiamo così, va bene?”

“Non ti faccio male?”

“No, mai. Resta...resta dentro di me. Voglio sentirti proprio qui.”

E Blaine non si mosse. E alla fine si addormentarono stretti, le lacrime che si mescolavano e i corpi che riempivano gli spazi vuoti lasciati dall'altro.

 

***

 

Blaine osservava Kurt come se potesse sfuggirgli lontano dalle dita da un momento all'altro – con premura, con dedizione e amore, e con un attenzione quasi maniacale.

Non voleva che soffrisse di nuovo, proprio come quel giorno quando Carole era venuta da loro per visitare Kurt. E così si assicurava che prendesse la sua medicina e non soffrisse – e si assicurava di stringerlo, di tenerlo al caldo e al sicuro, per quanto gli fosse concesso.

Un mattino di inizio gennaio, Kurt stava cucinando per Blaine dei pancakes, quando questo arrivò da dietro e lo abbracciò – stretto, lasciandogli dei piccoli baci lungo il collo.

“Ehi- Blaine, sto cercando di cucinare.”, borbottò Kurt, il naso arricciato e quel sorriso da favola che aveva quando doveva fare finta di essere arrabbiato. “Non distrarmi.”

“Ho solo voglia di te.”, sussurrò Blaine, e quelle frasi avevano la capacità di togliere a Kurt il fiato perché quello era Blaine, tutto frasi dolci e confessioni e occhi grandi e luminosi, e Kurt lo amava per quello. Perché era sé stesso, e perché tirava fuori le parti migliori di lui.

“Uhm- oh-” un morsetto sul collo, e Kurt fu costretto a deglutire “...i-in realtà, credevo che avessi voglia dei miei pancakes.”

La risata dolce di Blaine gli fece contorcere lo stomaco. Si voltò per poterlo avere di fronte, girandosi tra le sue braccia e offrendogli un sorriso radioso – e dio, avrebbe voluto così tanto che quello potesse essere il loro per sempre.

Blaine gli baciò la punta del naso, mettendosi sulle punte.

“Stai bene, piccolo?”

Kurt si morse le labbra piano e lentamente, distogliendo lo sguardo. La medicina gli faceva ancora avere degli strani attacchi ogni tanto e il tremore era aumentato - ma quello Kurt non lo aveva detto a Blaine.

“S-sto bene.”, mentì, arricciando le dita al maglioncino di Blaine e facendo sfiorare i loro nasi. “In realtà tu fai sembrare tutto perfetto, quindi-”

“Kurt.”, un ammonimento, e la voce di Blaine era un po' più scura. “Non mi stai guardando negli occhi.”

E Kurt lo fece, alzò lo sguardo.

“Non ti sto mentendo.”

E Blaine aggrottò le sopracciglia, come a dire So che c'è qualcosa che non va, ma Kurt era sempre stato bravo a distrarlo e per quel motivo chiuse gli occhi e lo baciò – un bacio in cui respiri rimasero sospesi e che durò tantissimo, finchè qualcuno non suonò al campanello.

Blaine sorrise contro le sue labbra.

“Vado, potrebbe essere Burt.”

Kurt lo lasciò andare con un pizzico di tristezza, perché amava i momenti in cui smettevano di preoccuparsi e si limitavano ad essere loro stessi. Blaine andò con piccoli passi veloci ad aprire, ma nessuno dei due si aspettava che comparve dall'altra parte della soglia, il volto incredibilmente serio e teso, mosso da nessun tipo di emozione.

Il mondo di Kurt e Blaine si congelò.

“Fammi entrare, Blaine.”, disse fermamente George Anderson, la voce grave e che non permetteva repliche.

 

Kurt rimase immobile, le braccia ancorate al bancone della cucina e gli occhi enormi intenti a fissare il punto in cui in quel momento stava il padre di Blaine.

Sentiva le proprie membra tremare, lo stomaco contratto e il respiro bloccato in gola. Avrebbe solo voluto chiudere gli occhi e far svanire tutto quello – e portare Blaine in salvo, lontano da lì.

“Mi hai mentito per tutto questo tempo.”

Blaine fece qualche passo indietro, un corpo che brancolava nel buio.

“L-lo so, papà, io-”

“Credevi davvero che non lo avrei scoperto, come se fossi un povero stupido.”, sputò George, gli occhi iniettati di qualcosa di oscuro. “Tutti sapevano di Karofsky. La notizia è arrivata anche a me. Come hai anche potuto anche solo pensare di tenermi nascosto una cosa del genere, Blaine?”

Se non fosse stato per i lineamenti netti del viso, George avrebbe potuto apparire anche tranquillo. Ma non lo era – lo si vedeva dal guizzo continuo della mascella, gli occhi vigili e attenti a ogni movimento.

“Tu...tu non avresti capito. Non ci avresti nemmeno provato.”

“Non c'è niente da capire, Blaine.”, disse George semplicemente. “Lui è un mostro.”

Kurt chiuse gli occhi.

“Non parlare di lui così-”

“E cosa dovrei dire, Blaine?”, gridò suo padre, muovendosi per la prima volta. “Cosa dovrei dire esattamente, quando sai benissimo che tua madre è stata uccisa da uno di loro?”

Blaine si passò una mano tra i capelli – e oh, Kurt avrebbe voluto stringerlo così tanto in quel momento, stringerlo e trascinarlo via, lontano da tutti. E tenerselo vicino al cuore.

“Kurt...lui è diverso. Lui- lui ricorda, sente tutto. Mi ama. Non mi farebbe mai del male.”

“Sei così cieco, Blaine.”, ringhiò suo padre, lanciando un'occhiata veloce dietro di lui, oltre la sua spalla, dove c'era Kurt. “Non ti rendi nemmeno conto che ti sta rovinando.”

“Smettila.”, sussurrò Blaine, stringendo le mani a pugno lungo i fianchi. “E' l'unica ragione per cui riesco ancora a respirare, papà.”, disse un po' senza fiato. “Sei tu che sei cieco, se non riesci a vederlo.”

George rimase immobile a lungo, assimilando le parole una per una.

“Torna a casa, Blaine.”, gli disse semplicemente, dopo un tempo così lungo da sembrare infinito. “Smettila di aggrapparti a uno stupido ricordo.”

Non sono uno stupido ricordo sono proprio qui proprio qui Blaine-

“E' questa casa mia, papà.”, mormorò Blaine, facendo qualche passo indietro, fino a essere accanto a Kurt. “Proprio qui, dove c'è Kurt.”

George si tirò indietro, proprio come se li avessero conficcato una lama in pieno petto. Inspirò a fondo, e solo dopo ruotò il capo in direzione di Kurt, conficcando gli occhi nei suoi.

“Hai rovinato ogni piccola cosa.”, disse piano, come una cantilena. “Lo hai cambiato, lo hai trasformato in ciò che non è, poi te ne sei andato e te lo sei portato via. E adesso sei così egoista che non riesci nemmeno a concedergli di vivere una vita vera.”

“Vattene, papà.”

George sbattè i suoi occhi cerulei una singola volta.

“Accetto il fatto che tu sia confuso, Blaine.”, sussurrò, e sembrava stanco, stanco di tutto. “Sai dove trovarmi se cambierai idea. Ma se non la cambierai, per quanto mi riguarda puoi dimenticare di avere un padre.”

E poi se ne andò, sbattendo la porta.

I respiri di Kurt e Blaine erano sincronizzati – piccoli ansimi che si mischiavano fra di loro, incredibilmente spaventati.

E poi successe ciò che Kurt temeva.

Blaine si spezzò – e scoppiò a piangere lì, in piedi accanto a lui, le mani aperte sul viso e il il petto scosso da singhiozzi.

“Ehi, no.”, gli sussurrò piano Kurt, abbracciandolo da dietro e appoggiando la fronte all'attaccatura dei suoi capelli. “Shhh, Blaine, ci sono io. Sono proprio qui, va tutto bene, non piangere.”

Blaine si tenne saldamente alle sue braccia – ma non smise di piangere. Si svuotò completamente, lasciò che il suo corpo si spezzasse in mille minuscoli pezzettini – e poi si rigirò tra le braccia di Kurt per pressargli un bacio caldo e umido sulla bocca – un bacio che sapeva di lacrime.

“Ti voglio.”, sussurrò piano, e Kurt non ebbe niente da dire, niente per fermarlo o fargli cambiare idea. Lasciò che le dita di Blaine stringessero i suoi fianchi – e in fretta, meravigliosamente in fretta, lasciò che Blaine entrasse dentro di lui, ed era bisognoso e forte e veloce proprio lì, sul bancone della cucina, dove lo avevano fatto almeno un milione di altre volte – tra mille sorrisi e sbuffi di cacao in polvere.

Blaine fece l'amore con lui così intensamente da temere di strappargli via il cuore.

Da portargli via ogni forza e lasciarlo senza fiato.

E quando alla fine rimasero immobili e intrecciati, Blaine incastrò la testa alla sua spalla e ricominciò a piangere di nuovo.

“Come posso permettermi di lasciarti andare se nemmeno so respirare senza di te?”

Kurt non riuscì a rispondergli.

Si limitò a stringerlo un po' più forte.

E decise che se non poteva farlo Blaine, allora lo avrebbe fatto lui.

Lo avrebbe lasciato andare.

 

Kurt osservò Blaine mentre dormiva, quella notte. Scivolò via dalle sue braccia e rimase con il volto appoggiato al mento per poterlo guardare nella sua interezza – proprio come se dovesse imprimersi ogni suo piccolo particolare nella pelle, e nella mente.

Percorse con le dita la linea della sua schiena, giù, fino alla striscia di pelle sopra le sue natiche. Il cuore era immobile nel petto, ma Kurt sapeva che se avesse potuto battere lo avrebbe fatto all'impazzata, perché la verità era che non si sarebbe mai abituato alla bellezza di Blaine.

Poi si chinò lentamente, lasciandogli un bacio al centro della nuca, dove i capelli di Blaine gli pizzicarono il naso.

“Perdonami, amore mio.”, soffiò piano, estremamente piano, accarezzandogli dolcemente i capelli all'indietro. “Non posso più farti questo.”

Kurt si morse forte le labbra per impedire a un singhiozzo di fuoriuscire. Doveva andarsene di lì, doveva lasciare quel posto caldo e permettere a Blaine di avere la vita che meritava – Tu lo hai cambiato, lo hai distrutto. Si chinò un'ultima volta per lasciargli due baci sulle scapole, nel punto in cui la pelle si tendeva – la prima volta che avevano fatto l'amore, anni e anni prima, quando erano ancora timidi ed era tutto più facile, Blaine gli aveva confessato con voce incrinata che gli piaceva essere baciato lì.

“Mi dispiace.”

Sgattaiolò in bagno e fece tutto velocemente. Si vestì con qualcosa di pesante, preparò uno zainetto con tutte le scorte di medicina che aveva – sarebbero bastate per qualche giorno, non di più. Mentre lo faceva, calde lacrime solcavano le sue guance, e Kurt non ebbe nemmeno la forza di guardarsi allo specchio e sistemarsi il trucco.

Non lasciò nulla di scritto. Se ne andò nella notte, pallidi raggi di sole che arrivavano da est, e si incamminò verso il confine della foresta, dove sapeva che era difficile che lo trovassero.

Stava facendo la cosa giusta, ne era certo. Non poteva condannare Blaine a quella vita – una vita di paure e fragilità e lacrime amare.

Eppure ad ogni passo a Kurt sembrava di spezzarsi un po' di più.

 

Blaine si svegliò con un suono scomposto che gli lasciava le labbra – un suono terribilmente simile al nome di Kurt, e capì immediatamente che c'era qualcosa che non andava, perché aveva freddo.

E Blaine non aveva mai freddo il mattino, non quando Kurt si addormentava incastrando perfettamente i loro corpi.

Si alzò con un colpo di reni e sbattè le palpebre diverse volte, notando che il letto era completamente vuoto.

“K-Kurt?”, lo chiamò con voce bassa, roca, un pasticcio di lettere per il fatto che si fosse appena svegliato. Non rispose nessuno, e Blaine pensò che la cosa migliore da fare era alzarsi e andare a vedere dove fosse Kurt.

Si vestì in fretta e poi andò in bagno – il cuore che batteva nella gola, perché Kurt non era nemmeno lì. E Blaine forse non avrebbe dovuto cominciare a spaventarsi – magari era in cucina, forse era uscito un attimo. Ma poi vide che l'armadietto delle medicine di Kurt era completamente vuoto, e fu in quel momento che smise di respirare.

Lo chiamò. Lo chiamò diverse volte, urlando il suo nome e lasciando che gli provocasse dolore sulle labbra e sulla lingua – e corse fuori, pensando che magari era ancora in tempo per trovarlo.

Cominciarono a tremargli le mani, i ricci gli si appiattirono sulla fronte e qualche stupida lacrima iniziò a rotolare giù dalle sua guance.

Prese in mano il telefono, sperando di riuscire per lo meno a premere i tasti.

“Blainey-”

“Non trovo più Kurt, Coop.”, soffiò, le parole incastrate nella gola.

“Non trovi più Kurt? Blaine- com'è possibile?”

“L-lui era qui con me stanotte e stamattina quando mi sono svegliato non...non c'era più, io-”, uno sbuffo, Respira respira respira, avanti, puoi farcela, “Coop, d-devi aiutarmi. Non capisco perché non è qui e potrebbe succedergli qualcosa e io non posso permetterlo-”

“Ehi, fratellino.”, sussurrò Cooper dolcemente. Dall'altra parte, Blaine distinse il rumore di un mazzo di chiavi che veniva mosso. “Andrà bene, sto già prendendo la macchina per venire da te. Lo troveremo, okay?”

Blaine si aggrappò al tavolino che c'era di fronte a sé – le nocche bianche, il respiro corto.

“E- e se gli fosse successo qualcosa? Coop, io-”

“Ehi, va tutto bene.”, gli disse piano Cooper. “Mantieni la calma, okay? Chiama Burt e Carole e dì loro di aiutarti. Blaine, non lo perderai di nuovo. Mi senti? Non lo perderai.”

Blaine chiuse forte gli occhi e respirò a fondo.

Andò a prepararsi, ma prima di mettersi la giacca si ritrovò accartocciato per terra, scosso da singhiozzi orribili. Perchè sapeva riconoscere quello che era successo, e il suo cuore lo stava assimilando, piano ed inesorabilmente.

Kurt lo aveva appena lasciato andare.

 

Blaine e Cooper cercarono Kurt ovunque – e chiamarono anche Carole e Burt per avere un ulteriore aiuto anche da parte loro, in caso lo vedessero. Carole chiese informazioni in ospedale e a diverse persone che conosceva nel paese, ma nessuno aveva visto o sentito qualcosa.

Quel giorno il freddo penetrava le ossa, e Blaine quando respirava vedeva piccoli sbuffi di fumo lasciare le sue labbra – e a volte semplicemente chiudeva gli occhi e immaginava di stringere Kurt, o ricordava che quella stessa notte era stato dentro di lui, e rabbrividiva. Perchè non poteva perderlo – non poteva perderlo mai.

Lo cercarono per ore intere, fino a quando il sole cominciò ad abbandonare il cielo che si inondò di mille colori diversi, sfumature di ghiaccio e rosso e dorato, e Blaine guardò l'orizzonte con le lacrime agli occhi e il labbro inferiore tra i denti.

“Blaine, torniamo a casa.”

“No, solo- vai tu.”, disse piano Blaine, scacciando via una lacrima calda con il dorso del polso. “Continuo a cercarlo io.”

Cooper allungò una mano per mettergliela sulla spalla, stringendo forte quella porzione di pelle a infondergli un po' di calore.

“Coraggio, Blaine.”

Blaine avrebbe voluto dire a Cooper che in realtà era Kurt la persona che gli infondeva il coraggio – ma rimase in silenzio, sbattè le palpebre un attimo e si incamminò verso la foresta.

Sto mantenendo la mia promessa, Kurt.

 

***

 

Kurt non poteva sentire l'aria tra i capelli, o sulla pelle scoperta, o sfiorargli gli occhi. Poteva rimanere il ricordo della sensazione, certo – se chiudevi gli occhi e ti concentravi potevi sentire vividamente l'aria che ti accarezzava la pelle. Ma Kurt non poteva sentire – con non poteva sentire le carezze di Blaine o i suoi baci caldi, o non poteva annegare tutte le volte che facevano l'amore.

Eppure succedeva. Succedeva – e anche adesso, in qualche modo, gli sembrava di percepire quella brezza sulla pelle. E dio, aveva freddo. Tremava un po', persino; ma non quel tremore che aveva di solito, legato alle sue medicine. Quel tremore che deriva dal corpo e che parte dalle ossa e che dovresti scacciare via con un abbraccio e una coperta.

C'era anche buio, ormai – il sole era tramontato da diverso tempo portandosi via le sfumature colorate del cielo, ed ora erano rimaste pochissime stelle e piccoli sbuffi di fumo bianco che fuoruscivano dalle labbra.

Kurt camminava con le lacrime che gli solcavano il viso e le mani ferite – perché per tutto il giorno aveva camminato nella foresta, e spostando qualche rametto si era ferito sulle punte delle dita. C'era un po' di sangue vicino alle unghie, e Kurt si chiese dopo tanto tempo come fosse provare dolore a livello fisico.

Lui non poteva provare dolore.

Non avrebbe nemmeno dovuto piangere – però lo faceva, lo faceva e sapeva che avrebbe continuato in eterno, se fosse rimasto senza Blaine.

Ti prego, scusami.

Devo proteggerti, amore mio.

Devo tenerti al sicuro da tutto questo.

Da me.

E così vagava senza meta, piccoli singhiozzi che abbandonavano le sue labbra – finchè non inciampò su qualcosa, e finì con il corpo disteso a terra, le unghie conficcate nelle foglie cadute.

“Blaine.”, soffiò, tirando su con il naso. Si chiese se Blaine lo stesse cercando. Si chiese se lo avesse lasciato andare, e si chiese che un giorno magari avrebbe potuto innamorarsi di qualcuno di nuovo, qualcuno di dolce e normale e per cui valesse la pena essere sé stessi. Si chiese se questo qualcuno lo avrebbe protetto e amato abbastanza, e si chiese se Blaine lo avrebbe amato di rimando, consumandosi e perdendo i suoi confini.

Fu costretto a chiudere gli occhi, e per un po' pianse più forte.

Almeno finchè qualcuno non lo afferrò dalle spalle e lo fece voltare bruscamente – ed era un non-morto, quegli occhi bianchi e pallidi e orribili e il sangue e le guance incolori e la morte e Kurt gridò- e naturalmente si alzò in piedi e cominciò a correre, sperando di trovare un posto in cui rifugiarsi.

Era stato uno stupido a venire nella foresta, perché era perfettamente consapevole che lì si aggirava ancora qualche non-morto. Corse e corse e corse ancora, le lacrime di paura che si mischiavano a quelle che nascevano ancora per Blaine e il fiato che gli mancava, perché era stato così assurdamente stupido a scappare via ma sapeva al contempo che era la cosa giusta-

E poi si scontrò contro qualcosa – e un cieco, pulsante dolore divampò nella parte destra del suo corpo per colpa di ciò che aveva colpito, e cercò di dimenarsi e scappare via perché quella cosa era ovunque ma non riusciva nemmeno ad aprire gli occhi dalla paura e-

“No no no ti prego non toccarmi-”

“Sono io!”, gridò Blaine, le braccia strette attorno ai suoi polsi e il volto vicino, così reale e vicino e oh mio dio lo aveva trovato, “Sono io, Kurt. Apri gli occhi.”

E Kurt lo fece. Smise di dimenarsi; improvvisamente la paura scivolava via insieme a qualche lacrima nuova e Kurt si lasciò andare ad un sospiro lungo e pieno di semplice e puro sollievo.

“Dio ti- ti ho trovato.”, mormorò Blaine, avvicinandosi a lui ancora di più, i suoi occhi che brillavano nella notte di mille colori diversi e un piccolo sorriso che gli increspava le labbra. “S-sei proprio qui, ti ho trovato-”

“D-devi lasciarmi, Blaine.”, soffiò Kurt, cercando di fare un passo indietro.

“Mai.”, ribattè Blaine, facendo passare un braccio attorno alla sua vita – ed era dolce, dolce e possessivo e così Blaine che a Kurt mancò il fiato. “Ho avuto così paura, Kurt, non puoi nemmeno immaginare – ma ora sei qui.”

Kurt si morse le labbra, ma comunque qualche piccolo singhiozzo arrivò, scuotendo forte il suo petto.

“Torna.”, sussurrò Blaine, appoggiando la propria fronte a quella di Kurt e sorridendo lentamente. “Ti prego Kurt, io- io so perché lo hai fatto. Ma ti prego, torna.”

“N-non posso, Blaine.”, sospirò Kurt, chiudendo gli occhi ed ispirando forte. “Non p-posso, i-io ci ho provato, ci ho provato e non smetterò mai di amarti ma non posso farti del male-”

“Mi fai male se fai così, Kurt.”

E Kurt a quel punto aprì gli occhi – e oh, Blaine non lo aveva mai visto più devastato.

“Sto tornando quello che ero una volta, Blaine.”, disse, e c'era dolore, dolore scoperto e puro nella sue parole, come sangue che sgorgava da una ferita. “M-mi sto trasformando, è per quello che le medicine mi fanno male e non funzionano più. S-sento che c'è qualcosa che non va in me e- e non voglio che tu sia lì quando accadrà. Non voglio che tu mi veda, Blaine. V-voglio sparire. Lontano da te, da tutto. P-perchè non voglio vivere quella vita. I-io non sono quello, Blaine. Non sono quello, non voglio essere quello, quindi ti prego, lasciami andare.”

Blaine alzò la mano libera per spazzargli via le lacrime – delicatamente, proprio come se fosse fatto di vetro.

“Carole ha detto che stai bene-”

“I-io penso che stesse mentendo.”, soffiò Kurt, quasi soffocando. “Ti prego Blaine- lasciami andare via. Lasciami scivolare via dalle tue dita. S-se mi trasformo, ti farò del male. E non posso farti del male.”

Le parole di Kurt non fecero solo del male a Blaine. Lo uccisero, lo scarnificarono. Come la punta di un pugnale su un nervo pulsante.

“Sei sempre stato tu, Kurt.”, sussurrò Blaine, cominciando a piangere. “Sei sempre stato tu, per me.”

“L-lo so.”, mormorò Kurt. “Blaine, credimi, lo so.”

“...una volta ti ho promesso che ti avrei amato sempre, qualsiasi cosa fosse successa.”, cominciò Blaine, prendendogli il volto tra le mani. Sistemò una ciocca di Kurt dietro l'orecchio, e poi sorrise leggermente. “Allora fallo anche tu, Kurt. Amami, qualsiasi cosa succeda. Sii più forte.”

E per qualche strano motivo, qualcosa di solido si mosse dentro il petto di Kurt.

Qualcosa che fece male e bene al contempo, e di così forte che gli fece spalancare gli occhi.

“Amami, Kurt.”, sussurrò Blaine di nuovo, proprio lì, sulle sue labbra umide e vibranti, gli occhi enormi e pieni di pianto. “Amami e completami, come hai sempre fatto. Fammi male e vivimi e feriscimi e sfidami ed emozionami. Non andartene.”, Blaine gli sfiorò le labbra, e qualche lacrima rotolò giù dalle sue guance. “Kurt, non andartene-”

E poi Blaine lo baciò, e Kurt lo sentì chiaramente.

Un suono ovattato e poco chiaro ma comunque vero e pulsante, in un punto impreciso sotto la pelle.

Tum tum, tum tum, tum tum.

Il suo petto si scontrò con quello di Blaine, e i loro cuori sembravano battere all'unisono. Ma c'era qualcosa di nuovo in tutto quello – perché adesso, anche il cuore di Kurt batteva.

Il cuore di Kurt batteva.

Non riusciva nemmeno a chiudere gli occhi, non riusciva nemmeno a rispondere al bacio come avrebbe voluto – perché era tutto troppo bello, e improvvisamente il mondo era di nuovo fatto di colori, linee nette e sfumature lucide.

“Blaine, aspetta.”

E Blaine si fermò, le labbra che tremavano e le dita attorno alle sue guance.

“Blaine, senti.”, sussurrò Kurt, gli occhioni spalancati e la voce spezzata. Portò le mani di Blaine all'altezza del suo petto, e rimise immobile per qualche secondo.

“Dimmi che lo senti, Blaine.”

Le palpebre di Blaine fecero su e giù diverse volte – e c'era meraviglia nel suo volto, niente di più di semplice e cristallina meraviglia.

“Kurt-”

“S-sta battendo, Blaine.”, disse Kurt senza fiato, sorridendo come non faceva da una vita. “Il mio cuore sta battendo.

Kurt vide i lineamenti del volto di Blaine comporsi in una piccola smorfia di felicità e stupore al contempo – e la sua bellezza era qualcosa di indescrivibile, qualcosa che andava al. di là delle parole.

“Oh mio dio, Kurt.”, soffiò, la voce incastrata da qualche parte nella gola e qualche perla lucida di pianto che scendeva lungo le guance. “Oh, mio dio solo- sta battendo.”, disse piano, assaporando ogni lettera, proprio come se solo in quel modo potesse crederci e realizzarlo. “Lo sento chiaramente contro di me, è...è bellissimo, Kurt-”

E Kurt rise, rise contro le labbra di Blaine e al contempo pianse perché quello doveva essere un sogno, un bellissimo e reale e fottuto sogno dal quale si sarebbe svegliato in lacrime e avvolto dal buio più totale – ma i minuti passavano e Blaine rimaneva. Così come rimaneva la sensazione di freddo sulla pelle per l'aria, e quella delle dita calde di Blaine e il suo respiro.

“E' tuo.”, sussurrò Kurt, mordicchiandosi il labbro e sorridendo al contempo, guardando Blaine negli occhi, giù giù fino all'anima. “Ogni suo battito, solo- è tuo, Blaine. Sentilo. Completamente tuo.”, ripetè Kurt all'infinito, aggrappandosi alle braccia di Blaine e chiudendo gli occhi. “Blaine-”

E le parole di Kurt furono interrotte da un bacio, un bacio forte e irruento in cui annegarono. Non capirono nemmeno chi si era sporto contro chi, sapevano semplicemente che ne avevano bisogno come se fosse aria da respirare, come se da quelle morbide bolle di pelle nascesse la vita e fossero nutrimento – e durò all'infinito, in mezzo a sorrisi piccoli e lacrime e nomi biascicati. Finchè cominciò a piovere, e Kurt sentì chiaramente una goccia incastrarsi tra le sue ciglia e scivolare poi lungo la guancia.

Alzò il volto verso il cielo sorridendo.

“S-sento la pioggia, Blaine.”, mormorò, allargando le braccia con i palmi delle mani rivolti verso il cielo. “N-non mi sembra vero, ma sento tutto. Sento ogni cosa, ed è così bello perché non mi ricordavo come fosse, era tutto scomparso ma adesso-”

Blaine lo riprese con sé e lo baciò di nuovo, piano questa volta, con lentezza e indugio, e poi si staccò appena. “Ti amo.”, disse sulle sue labbra, prima di dargli un nuovo piccolo bacio. “Sei tutta la mia vita, il sangue che scorre nelle mie vene. La mia emozione.”, un nuovo bacio sfiorato e Kurt cominciò a ridere, e quando non ebbe più fiato in corpo schiuse le palpebre, e Blaine si fermò a fissarlo, gli occhi spalancati.

“Blaine.”, sussurrò Kurt, tornando serio e stringendo più forte il suo maglioncino. “Blaine, che- che cosa c'è?”

Blaine guardava i suoi occhi – e sembrava quello sguardo da Oh, eccoti qui, ti sto cercando da una vita.

“I tuoi occhi, Kurt.”, disse semplicemente, le labbra che si mossero appena in un piccolo movimento. Kurt sentiva il respiro mozzato in gola per il modo intenso in cui suo marito lo stava guardando – come se lo stesse riscoprendo tutto da capo.

“I miei occhi?”

“I- i tuoi occhi.”, balbettò Blaine. Poi alzò una mano e posò due singole dita sul suo sopracciglio destro. “S-sono...un miscuglio tra il grigio, l'azzurro tendente al blu e il verde.” sussurrò, la voce che vibrava. “Con una sfumatura di giallo vicino alla pupilla.”, aggiunse, una lacrima che cadeva veloce verso la fine e che si incastrava nell'angolo della bocca. Poi Blaine sorrise, un sorriso enorme e luminoso che illuminava la notte intorno a loro.

“Kurt.”, mormorò, piangendo e sorridendo al contempo. “Oh Kurt, s-sei tu, sei proprio tu, sei-”

E questa volta fu Kurt a interrompere Blaine. Fu lui ad assalire le sue labbra e raccogliere le sue lacrime con le labbra, mordendo e succhiando e ridendo qualche volta, facendo sorridere di rimando Blaine nella sua bocca – e davvero non sapeva cosa diamine stesse succedendo, ma era come se di nuovo tutto fosse amplificato ed era bello, era bello provare, era bello sentire il dolore che si mischiava alla gioia e la rabbia e tutto l'amore che provava per Blaine che era quasi incontenibile-

E poi si staccarono un attimo, giusto il tempo di guardarsi negli occhi e annegare un po' – e Kurt vide che Blaine aveva scacciato via ogni paura finalmente, e lo guardava con serenità.

E Kurt stava per dirlo. Stava per dirlo davvero, contro ogni logica e stupida paura.

Credo che sto guarendo, Blaine.

Schiuse le labbra e sorrise appena.

Poi ci fu il colpo di un'arma da fuoco, e improvvisamente ci fu solo un terribile, netto e lacerante dolore.

 

La prima cosa che percepì Blaine fu paura.

Poi vide gli occhi di Kurt – gli occhi di Kurt che erano tornati al loro naturale colore, così belli e perfetti e tutto e di quei mille colori che non si mischiavano mai davvero – e poi, il dolore.

Aveva visto netto dolore negli occhioni di Kurt, e aveva avuto a malapena il tempo di stringerlo più forte a sé – e poi si era accartocciato tra le sue braccia.

“No.”, sussurrò, mettendosi a sedere e trascinando Kurt con sé, giù sul terreno bagnato e cosparso di piccole foglie. “No no no no ti prego-”

Kurt si lasciava scappare dei gemiti piccoli, e lottava per tenere gli occhi aperti – e sentiva quel dolore troppo forte al fianco che gli toglieva il fiato, e l'unica cosa che era in grado di fare era muovere appena le mani per trovare e stringere quella di Blaine. Lo fece, a un certo punto – e Blaine non la lasciò andare più.

“Ehi, piccolo, n-no.”, balbettò Blaine, bagnandosi le labbra. “V-va tutto bene, tutto bene, guardami, tieni gli occhi aperti. Tieni gli occhi aperti per me e non smettere di stringermi la mano.”

Kurt deglutì a fatica. Il mondo attorno a lui si era fatto di sfumature, non c'erano più contorni netti – c'era solo Blaine, Blaine e il suo viso e la sua voce e la sua mano stretta alla propria.

Blaine accarezzò via i capelli dalla fronte di Kurt – tenendolo in grembo come se non potesse andarsene mai più di lì. E poi alzò lo sguardo, e a qualche metro da loro c'era George, una pistola in mano e gli occhi severi spalancati.

Blaine lo fissò con il cuore sgretolato in un milione di pezzettini – Hai appena sparato all'amore della mia vita, ti odio – e le labbra che tremavano. Non riusciva a fermare le proprie lacrime, che rotolavano lungo le guance e si infrangevano sul corpo di Kurt.

“Allontanati da lui, Blaine.”

Blaine strinse più a forte a sé il corpo di Kurt – Mai.

“Blaine- fallo o sparo.”

Blaine ignorò completamente suo padre e avvolse una guancia di Kurt con una mano calda. “Ascolta la mia voce, piccolo. Dimmi qualcosa, qualsiasi cosa.”

Kurt aprì le labbra, ma non usciva niente. C'è dolore troppo dolore tanto di quel dolore fallo smettere di prego Blaine-

“B-Blaine.”, un soffio, niente di più. Blaine gli baciò il centro della fronte.

“Okay, stai andando benissimo, sei così bravo- non chiudere gli occhi. Stringimi la mano, io resto proprio qui. Andrà tutto bene, Kurt.”

Kurt volle crederci. Permise a Blaine di aiutarlo a mettersi a sedere – piagnucolando lamentele nel frattempo e aggrappandosi al suo corpo come se fosse la sua ancora di salvezza – e alla fine Blaine lo avvolse completamente tra le braccia – incastrando una mano tra i suoi capelli.

“Blaine, ho detto allontanati da lui o-”

“Cosa stai aspettando, sparami.”, ringhiò Blaine, proteggendo il corpo di Kurt con il suo completamente. “Se ferisci lui ferisci anche me, quindi vai pure avanti, papà.”

George spalancò gli occhi, la presa sulla pistola che si faceva meno salda.

“N-non capisci, papà? Non capisci che non ho scelta, non l'ho mai avuta? Sono innamorato di Kurt e questo non cambierà mai, e ora che l'ho ritrovato non posso lasciarlo andare di nuovo. Hai vissuto una vita ad odiarlo e a cercare di aggiustarmi – e non hai mai capito che l'unica cosa per cui sono stato costruito è amare Kurt. Senza di lui sono solo un'ombra, un colore sbiadito – mi hai visto, no? Quando lui non c'era non ero nemmeno più io. Sono diventato qualcuno quando lui ha cominciato a far parte della mia vita e ho smesso di esserlo quando l'ho perso. I-io...non ho intenzione di vivere senza di lui, papà. Quindi se vuoi ucciderlo, uccidi prima me. Uccidimi – perderlo mi ucciderebbe comunque, non cambierebbe niente.”

C'erano respiri affannati e lacrime e tremori, ma Blaine non lasciò mai andare Kurt e lui nel frattempo tremava tra le sue braccia, il volto incastrato nella sua spalla.

“Blaine-”

“Va tutto bene, tutto bene.”, sussurrò Blaine baciandogli una tempia. “Non ci separerà, non può farlo, resto proprio qui con te.”

Kurt fece un grande sforzo per separarsi da lui e poterlo guardare negli occhi. Una mano di Blaine scivolò giù sul suo fianco – e fu in quel momento che percepì qualcosa di denso e bagnato tra le dita.

Blaine le alzò per poterle guardare – e si rese conto che c'era sangue.

Sangue sulla punta delle sue dita che proveniva dalla ferita di Kurt.

Kurt stava sanguinando. Sangue rosso e fresco e vivo e-

”Oh mio dio- stai sanguinando.”, sussurrò Blaine, un miscuglio di orrore e paura e sollievo, perché solo una persona viva poteva sanguinare, e quello significava solo che-

“Kurt, s-sei vivo. Sei vivo, stai tornando in vita, è per quello che sanguini.”, quasi gridò Blaine, accarezzandogli le guance. Kurt tentò di sorridere, ma gli uscì una smorfia stanca, uno sbuffo di gratitudine.

“Papà. Kurt sta sanguinando!”, gridò Blaine, le lacrime che sgorgavano implacabili lungo le guance. “Ha bisogno di aiuto, lui- io credo che stia tornando umano.”

La pistola cadde finalmente dalle mani di George.

“Non è possibile, Blaine-”

Ma Blaine non lo stava già più ascoltando. Aveva preso Kurt tra le braccia saldamente, e adesso stava camminando più veloce che poteva lungo il confine della foresta per portarlo lontano e al sicuro – e di tanto in tanto le sue labbra calde si scontravano dolcemente contro la sua fronte.

“E' tutto a posto, piccolo.”, diceva continuamente. “Presto starai bene.”

Kurt rischiò di addormentarsi molte volte, ma Blaine lo svegliava scrollandolo con delicatezza o con un dolce bacio.

“Tieni gli occhi aperti per me, Kurt.”

“-stanco.”

“Lo so. Presto sarà tutto finito, te lo prometto.”

Riuscì a portarlo alla clinica dove lavorava Carole, e lì lo distese su un letto e gli tenne la mano stretta tra le proprie.

“Forza, raccontami qualcosa, piccolo.”

Kurt faceva piccole smorfie mentre Carole lo medicava – senza domande, però con le lacrime che sgorgavano via.

Coraggio, piccolo.”

“Uhm, i-io...”, un sussurro, e Kurt sbattè le palpebre diverse volte. “...sto pensando di regalarti un papillon molto presto. Ho imparato come farli, finalmente.”

Un bacio sul naso, poi sulla tempia.

“E' un pensiero bellissimo, amore mio.”, sussurrò Blaine. “Parlami dei colori.”

“...credo come il colore del tramonto, ma più denso. Come i tuoi occhi.”

“Io ti amo da morire.”

Finalmente Kurt sorrise – un sorriso piccolo, pieno di segreti sussurrati.

“Ti amo anche io, Blaine.”

Carole disse a Blaine che aveva finito di medicarlo, e Blaine lasciò a Kurt un ultimo bacio sulle labbra.

“Ora dormi, mio bel principe.”, sussurrò. “Sarò proprio qui quando aprirai gli occhi.”

E il mondo di Kurt ben presto diventò buio.

 

Passarono diverse ore prima che Kurt ebbe il coraggio di aprire gli occhi.

Sentì una punta vaga di dolore al fianco e un leggero fastidio alla testa – e non appena sbattè le palpebre, mise a fuoco un corpo di fronte al suo, seduto accanto al letto in cui era disteso.

“Sei sveglio.”, mormorò Blaine sorridendo, e accarezzandogli piano un polso con le dita. “Cominciavo a preoccuparmi.”

Kurt deglutì e si mosse appena per poter vedere meglio Blaine – e gli sorrise.

“Che cosa è successo?”

“Ti ho portato qui dopo che mio padre ti ha sparato. Tu...stavi sanguinando.”

“Quello me lo ricordo.”, sussurrò Kurt, mordendosi il labbro inferiore. “Quello che intendevo è...cosa è successo a me?”

Blaine gli sorrise, un sorriso che andava al di là di tutto, pieno di certezze.

“Kurt, Carole pensa che tu stia guarendo.”, disse piano, le labbra che tremavano per l'emozione. “Che stai tornando umano.”

Kurt sentì il proprio cuore scivolargli nello stomaco – e hey, era una sensazione che aveva parzialmente dimenticato, quella di avere un cuore che provava sentimenti ed emozioni. Sbattè a lungo le palpebre.

“Come è possibile?”

“Non lo so.”, ammise Blaine, stringendogli la mano un po' più forte. “Non credo ci sia una spiegazione logica, sei solo...un po' speciale, ecco.”

Kurt portò la mano libera dalla stretta di Blaine sul proprio stomaco – come per tenersi al sicuro. Non sapeva nemmeno come fare a gestire la sua gioia.

“Non posso crederci.”

Blaine a quel punto si alzò – e fece scontrare bruscamente le loro labbra, e fu meraviglioso e inaspettato, un gesto che contorse qualcosa di dolce e imprecisato nello stomaco di Kurt.

“La senti, piccolo?”, sussurrò Blaine a poca distanza dalle sue labbra. “La differenza da prima, quando ti tocco. O ti bacio.”, soffiò Blaine, sfiorando il naso di Kurt con il proprio. Kurt appoggiò entrambe le mani ai lati del collo di Blaine, e lo attirò a sé per un nuovo bacio, più lento questa volta, tutto lingue e umidità.

“Sento tutto.”, sussurrò sorridendo, e Blaine fece suo il suo sorriso. “Non so com'è successo, ma sono di nuovo io, Blaine.”

E non c'era molto altro da dire, a quel punto – Blaine allargò le braccia e accolse Kurt all'interno inglobandolo completamente, stringendolo fino a imprimerselo sulla pelle, fin dentro nelle ossa e dove scorreva il sangue.

“Sei tornato.”, un sussurro, niente di più. “Sei tornato da me-”

“Non me ne sono mai davvero andato, Blaine.”

Piansero un po', naturalmente – ma c'erano anche sorrisi e baci tra i capelli e sul naso, e alla fine si guardarono negli occhi intensamente, arrivando a toccare con la punta delle dita l'anima dell'altro.

“Cosa farà tuo padre?”

“Lui ha capito.”, sussurrò piano Blaine, accarezzandogli uno zigomo con il pollice.

“Ha capito cosa?”

“Che siamo più forti di qualsiasi cosa, Kurt.”, soffiò Blaine. “Che tu sei proprio qui, impresso nel mio cuore.”

Ed era sempre stato così – senza possibilità di scelta, senza rimpianti. Come due pezzettini di puzzle che si ritrovavano ad ogni vita e si perdevano l'uno nell'altro – e, anche in quella vita, ora Kurt e Blaine si erano trovati.

E adesso volevano solo viversi.

.





 

.





 

.

Grazie a tutte le persone che mi hanno dato fiducia e sono arrivate fino a qui. So che è stato un viaggio piuttosto difficile e infinitamente triste, e per questo vi meritate una scorta infinita di cupcakes, davvero!
E niente, non avrei mai potuto far finire la ff come è finito il telefilm - SPOILER per chi non lo ha mai visto - il personaggio su cui si basa parzialmente Kurt, Amy, alla fine muore proprio qualche minuto dopo essere tornata umana. Un tempismo di ****, insomma. Ed ecco, no, non era questo il destino del mio Kurt, mi dispiace.
Nel telefilm c'è un motivo particolare per cui Amy torna umana, ma è abbastanza complicato e per non appesantire la lettura ho reso tutto più semplice dicendo che Kurt è semplicemente un pochino più...precoce, rispetto agli altri. Se avete bisogno di spiegazioni o altro sarò lieta di rispondervi ^^
E niente, questo era l'ultimo capitolo, guys. *Sospira tristemente* Mi mancherà molto questa storia. Però posso dirvi che la settimana prossima arriverà l'epilogo, e con quello i ringraziamenti **
Un bacio e buona settimana, e un grosso patpat sulla spalla a chiunque sta seguendo la sesta stagione e ne è rimasto distrutto come me. Sigh.
A presto!
 
Je <3

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Capitolo 10
*** Epilogo ***


Epilogo

 

Non fu facile, naturalmente, permettere a Kurt di tornare umano. Tutte le battaglie in realtà erano appena cominciate, e il dolore che sia lui che Blaine avevano provato era solo l'inizio – ma si sforzarono di essere forti e, sempre tenendosi per mano, riuscirono in qualche modo a vincere tutto quello.

Attente analisi del sangue e del comportamento di Kurt portarono alla conclusione che sì, stava guarendo. Per qualche inspiegabile ragione il suo corpo stava lentamente tornando a funzionare come un tempo – sangue che scorreva nelle vene, stimoli e bisogni, desideri pulsanti e sensazioni vecchie che tornarono a galla e lo divorarono.

Rimase sotto osservazione mesi interi, dopo che i medici scoprirono quello che stava succedendo – e con calma, Kurt imparò ad essere di nuovo Kurt, sotto lo sguardo orgoglioso e innamorato di Blaine.

 

***

 

“Forse ce ne vuole un pochino sulle sopracciglia.”

“No, Kurt- niente trucco oggi.”

“Ma Blaine-”

“Sei bellissimo.”, sussurrò Blaine, afferrandolo per i fianchi e trascinandoselo vicino, abbassando il tono di voce. “Kurt, solo- sei bellissimo.”

E Kurt, straordinariamente arrossì. Un velo di rossore colorò le sue guance rotonde e i suoi occhi si abbassarono, facendo contorcere qualcosa nel petto di Blaine.

“Dio, guardati.”, soffiò piano. “Come i primi tempi.”

“E' tutta colpa tua, Blaine.”

Blaine rise e gli baciò le guance calde – sapevano di primavera, di leggerezza e di speranza, e naturalmente un po' di Kurt.

“Vedi, avevo ragione. Non hai bisogno del trucco.”, sussurrò, riferendosi al fatto che era arrossito. Kurt alzò gli occhi al cielo e poi si lasciò trascinare nello studio medico di Carole – per altre punture, forse, e controlli e medicine, ma in qualche modo aveva smesso di avere paura da tempo.

Non finchè aveva Blaine vicino.

 

***

 

C'erano giorni in cui i liquidi che iniettavano nelle vene di Kurt facevano così male da costringerlo a piegarsi – e incredibilmente, Blaine era lì, sempre lì vicino, pronto a stringerlo e ad accoglierlo, baciandogli la fronte e i capelli.

Altri giorni gli era concesso di uscire – e Blaine gli prendeva la mano e lo portava dove c'erano i giardini, al cospetto di un cielo azzurro pieno di nuvole, sdraiati sopra un prato soffice in cui c'erano mille fiori diversi.

Kurt appoggiava la testa sul suo stomaco in quei momenti, e si lasciava accarezzare i capelli.

“Stiamo bene, Kurt?”

Kurt si voltava e cercava le sue labbra quasi sempre, indugiando su quelle bolle morbide di cui ormai conosceva ogni piccola angolatura.

“Stiamo bene.”

Blaine gli scostava spesso i capelli dalla fronte, a quel punto – ma poi un giorno, Kurt gli disse qualcosa di diverso.

“Ci sei riuscito, sai.”

“Riuscito a fare cosa?”

Kurt sbattè appena le palpebre, accennando un sorriso.

“Ad amarmi, Blaine. Qualsiasi cosa sarebbe successa.”

 

***

 

Era primavera inoltrata, quando Carole abbracciò stretto Kurt e gli disse che le procedure erano quasi terminate – e Blaine poi se lo prese tutto per sé e lo tenne stretto per minuti interi, sussurrandogli parole dolci e di conforto.

“Kurt, se tu sei d'accordo, noi avremmo pensato ad una cosa.”

Kurt era ancora tra le braccia di Blaine, le mani incastrate dietro la sua schiena a lasciare disegni imprecisi e distratti.

“Se per te va bene vorremmo, ecco- il tuo aiuto per permettere anche agli altri di guarire.”, spiegò Carole, un dolce sorriso a increspargli il volto. “Pensiamo sia possibile.”

Kurt sorrise e si morse le labbra. Cercò il volto di Blaine – e lui era lì, sarebbe sempre stato lì, e Kurt vide che gli stava gridando Sarò sempre con te, qualsiasi cosa tu scelga di fare.

E alla fine, Kurt disse di sì.

Anche se non sarebbe stato facile, Kurt avrebbe aiutato i medici a permettere a tutti quelli che erano come lui di tornare umani.

 

***

 

“P-piano, amore.”, soffiò Blaine ansimando, accarezzandogli i capelli. “Fai piano.”

Kurt cercava di riprendere fiato sopra di lui – le labbra semi-aperte sul collo umido di Blaine, gli occhi stropicciati e nervi a fiori di pelle, i loro corpi intrecciati e Kurt che era praticamente sepolto dentro Blaine e non aveva alcuna intenzione di andarsene di lì perché oh dio, era passato così tanto tempo da quando non lo avevano fatto così, ma prima Kurt non poteva, ma adesso sì, ed era bello, bello bello bello essere dentro Blaine, assaporarlo, perdersi e ricominciare tutto da capo.

“N-non ricordavo più com'era, Blaine.”, soffiò Kurt, sbuffando una risata e tremando un pochino. “Dei Blaine- è stato fantastico.”

“L-lo so.”, gemette Blaine, baciandogli una guancia. “L'ho voluto così tanto- ne è valsa l'attesa, decisamente.”

Scoppiarono a ridere entrambi, poi Kurt si spostò per far scontrare dolcemente le loro labbra.

“Non litighiamo più.”, borbottò, e c'era una lacrima che imperlava le sue ciglia, che Blaine scacciò via distrattamente con la punta del pollice. “Ti prego- non litighiamo mai più-”

E Blaine sussurrò Va bene, va bene mai più sulle sue labbra, e c'era intensità e indugio e qualcosa che trascinava i cuori lontano – e nel giro di qualche minuto, Kurt si muoveva nuovamente dentro Blaine.

“Non ne avrò mai abbastanza.”, grugnì Kurt, colpendo più e più volte quel punto perfetto dentro Blaine. “Mai abbastanza di te-”

“Dio, mi riempi cosi bene, riempi la mia vita e il mio cuore e la mia pelle e il mio corpo-”

E poi ci furono solo gemiti e piccoli pezzetti di nome strascicati in quelle vecchie pareti, e nulla poteva sembrare più perfetto.

 

***

 

Litigarono molto spesso, in verità.

Litigarono tanto, per ogni minima cosa. Continuavano a sfidarsi e migliorarsi ed arrabbiarsi per le piccole cose – e poi Blaine alzava gli occhi al cielo e finiva per zittire Kurt con un bacio, e Kurt lo spingeva via e metteva il broncio, ma poi si lasciava stringere.

A volte era Blaine ad offendersi e non parlargli – e Kurt gli preparava la cioccolata e si sedeva vicino a lui sul divano.

“Blaaaine.”, mormorava Kurt, gli occhi bassi e le guance rosse. “L-lo sai che non volevo, dai. Bevi questa- l'ho fatta per te.”

E Blaine si malediva e poi sorridendo annullava la loro distanza e baciava Kurt – forte, riducendolo in pezzettini, avvolgendogli il volto con le mani bollenti – e molto spesso, la cioccolata veniva dimenticata e diventava fredda.

“Non ci riesco a restare arrabbiato con te.”, borbottava Blaine tra i suoi capelli, più tardi. E Kurt ridacchiava e si faceva ancora più piccolo contro il suo corpo – e il resto del mondo scivolava via, diventando insignificante.

 

***

 

Blaine era con Kurt, quando assistettero alla prima persona tornare a diventare umana.

Era una ragazza – e diceva che voleva tanto tornare umana per avere un altro bambino, perché la sua prima figlia a casa le diceva sempre che desiderava un fratellino.

Kurt un po' pianse quando vide gli occhi verdi della ragazza posarsi sul mondo – la consapevolezza di avere un cuore che batte, una vita preziosa tra le dita, e la possibilità di poter continuare a viverla.

Guardò Blaine e sorrise leggermente.

E pensò che era arrivato il momento.

 

***

 

Stava per arrivare l'estate – e Blaine era fuori, sulla piccola veranda, tutto rannicchiato mentre leggeva un libro di cucina. Kurt si morse le labbra e si mosse verso di lui, i passi cauti e precisi e un vago sorriso sulle labbra.

“Amore?”, lo chiamò, sentendo il cuore perdere qualche battito. “P-posso parlarti un attimo?”

Blaine abbandonò il libro e gli fece segno di sedersi con un gran sorriso – e sussultò appena quando le mani di Kurt avvolsero le sue. Kurt aveva le guance rosse e quel sorriso furbo, il sorriso da cose belle e segreti sussurrati.

“Voglio che allarghiamo questa famiglia, Blaine.”

Blaine aprì la bocca per dire qualcosa, gli occhi che si velavano immediatamente di lacrime.

“K-Kurt-”

“Ascolta, so che puoi pensare che sia una decisione irrazionale, o- o che lo faccia solo per rimediare. Però davvero, Blaine- tempo fa, quando ti ho detto di no, è perché avevo delle ragioni. E ho...ho sbagliato a metterti da parte, a non dirtelo fin da subito e a farti soffrire, e tutto quello che ti ho fatto mi ferisce ancora, ogni singolo giorno, Blaine.”, sussurrò, accarezzandogli piano i polsi. “Ma io credo- credo che siamo pronti, Blaine. Abbiamo superato così tanto dolore nelle nostre vite- mi piace pensare che siamo forti abbastanza da meritare qualcosa di bello, e...”, Kurt prese un bel respiro, allungando una mano sulla guancia di Blaine. “V-voglio un figlio con te. V-voglio che diventiamo genitori, Blaine, lo voglio con tutto il mio cuore, e so che tu sarai un padre meraviglioso e muoio dalla voglia di vederti con un bambino che gira per casa e-”

Blaine lo baciò.

Lo baciò – forte, imprimendosi sulla sua pelle.

E poi rimase fermo a fissarlo per qualche istante, i loro nasi a contatto.

“Sì.”, disse dopo qualche istante, muovendo appena le labbra. “S-solo, sì. Certo che voglio allargare questa famiglia.”

Kurt rise e al contempo un pochino pianse – e Blaine lo avvolse in un abbraccio caldo, quegli abbracci in cui Kurt scompariva e Blaine diventava abbastanza grande e abbastanza forte da inglobarlo.

“Grazie, Kurt.”

“P-per cosa?”

“Per tutto.”, sussurrò Blaine. “Principalmente per avermi fermato su quelle scale, credo.”

Kurt rise, una risata cristallina e pacifica – e Blaine avrebbe tanto voluto tornare da vecchio sé stesso e dirgli Guardaci adesso, perché davvero, finalmente era tutto a nell'esatto posto in cui doveva essere.

 

***

 

A Blaine tremavano un po' le mani – e Kurt fu costretto ad avvolgergli le braccia attorno al collo per farlo rilassare, perché davvero non sarebbero andati da nessuna parte se cominciava così.

“Ehi.”, sussurrò Kurt, sorridendogli appena. “Andrà tutto bene.”

Blaine si morse il labbro inferiore e trovò i suoi fianchi con le dita, distogliendo lo sguardo.

“E se non gli piacciamo?”

“Blaine- smettila di fare il pessimista.”

Blaine sbuffò e appoggiò la propria fronte a quella di Kurt.

“E' solo- non so se ne sono all'altezza.”, mormorò, il tono di voce basso, come se fosse un segreto e se ne vergognasse. “Di essere padre.”

“Blaine.”, sussurrò dolcemente Kurt. “Sei stato un fantastico ragazzo. Sei un marito perfetto. Non vedo perché tu non debba essere anche un buon padre.”

Blaine sbattè piano le palpebre. “N-non so? Tante piccole cose, temo. Ho tanti di quei difetti, e poi non ho avuto l'esempio migliore della storia. Non voglio commettere gli stessi errori che ha fatto il mio, di padre, Kurt.”

“Amore, tu sei così diverso da tuo padre.”, sussurrò piano Kurt. “N-non pensare questo nemmeno per un secondo.”

Blaine lo strinse un po' più forte.

“Ho paura di sbagliare.”

“Ne ho tantissima anche io, Blaine.”, disse Kurt, mordendosi le labbra. “Più di quanto immagini, e- e non saremo perfetti, nessuno lo è. Ma siamo dentro questo insieme, ed insieme troveremo il modo di farlo funzionare. Hai fatto battere il mio cuore di nuovo, Blaine. Puoi farcela ad essere padre, io lo so.”

Blaine rise piano e lo baciò, indugiando sulle labbra di Kurt e passandogli una mano tra i capelli. Poco più tardi, Brittany uscì dalla stanza di ospedale mano nella mano con un piccolo bambino – che si nascondeva dietro di lei, attaccandosi alla sua gonna.

“Gabriel-”, lo chiamò Brittany, ridendo e cercando di aiutarlo a farsi vedere. “Avanti, piccolo, qui nessuno vuole farti niente-”

“Mandali via.”, sbottò il bambino, facendosi piccolo piccolo contro Brittany. “N-non ci voglio parlare.”

A Kurt si strinse il cuore – ma sapeva di poter trovare quel tipo di resistenza, così fece un cenno a Brittany e provò a fare qualche passo in avanti.

“Ciao, Gabriel.”, sussurrò lievemente. “Io sono Kurt, e questo è Blaine, mio marito. Noi...noi vorremmo essere i tuoi papà.”

Gabriel sbucò fuori solo con la testa e scrutò entrambi – era un bambino così bello, le guance tonde e i riccioli neri morbidi sulla fronte e questi occhi blu, e a Kurt gli si strinse il cuore, perché era migliorato tantissimo da quando lo avevano visto in foto l'ultima volta. Sulle guance aveva molto meno fondotinta, e Brittany prima aveva assicurato loro che da un po' di tempo non indossava più le lenti a contatto.

“N-non ci credo.”, sbuffò lui. “Siete come tutti gli altri- vengono qui, e quando scoprono che sono un mostro non mi vogliono più.”

“Non sei un mostro, Gabriel.”, sussurrò Kurt, piegandosi per essere alla sua altezza. “E poi, Brittany mi ha detto che stai guarendo. Non devi nemmeno più metterti le lenti.”

“G-già.”, disse Gabriel, con una punta di orgoglio. Brittany gli accarezzò la testolina piena di ricci e si fece da parte.

“P-perchè volete diventare i miei papà?”

Kurt si voltò per guardare gli occhi di Blaine – e lui stava sorridendo, e Kurt non l'aveva mai amato così tanto.

“Sentiamo che ci manca qualcosa.”, ammise, sorridendo appena. “E vorremmo completare la nostra vita con il pezzo mancante, e- ci farebbe davvero piacere se quel piccolo pezzo fossi tu, Gabriel.”

“V-voi vi amate?”

“Certo.”, intervenne Blaine, facendosi più vicino a Kurt. “Ci amiamo moltissimo. Ci apparteniamo a vicenda.”

Gabriel gli scrutò con gli occhioni enormi.

“La mia vecchia famiglia non si voleva tanto bene. E quando h-hanno saputo che s-stavo bene e che potevano venire a prendermi, non hanno voluto.”

Blaine si inginocchiò accanto a Kurt e strinse forte la sua mano più vicina.

“N-noi non ti faremmo mai del male, piccolo.”, disse piano Kurt. “Ti terremmo al sicuro, e non ti abbandoneremmo mai, perché non si lascia mai andare qualcuno che ami.”

Blaine lo osservò per un attimo – e sorrise, eternamente grato ed orgoglioso.

“P-perchè?”, chiese il bambino, e sembrava un po' senza fiato. “P-perchè proprio io?”

“Perchè ero proprio come te, Gabriel.”, spiegò Kurt lentamente. “Anche io ero morto, e non mi batteva più il cuore, e credevo di essere sbagliato. Ma poi sono guarito, proprio come stai guarendo tu.”

Gabriel si morse il labbro inferiore.

“E- e come hai fatto?”

“Non ce l'avrei mai fatta da solo.”, mormorò Kurt. “La verità è che Blaine ha creduto in me, e non hai mai smesso di sperare, e di aggrapparsi a quello che avevamo. Non mi ha lasciato andare.”

Gabriel spalancò gli occhi.

“Vuoi dire che tu- tu non hai mai cercato di aggiustarlo?”

“Mai.”, sussurrò Blaine. “Non c'era niente da aggiustare, lui era sempre Kurt, il mio Kurt, e io...lo amavo. Lo avrei amato sempre. Non c'era alcuna differenza per me.”

“E non hai mai avuto paura?”

“L'ho avuta tantissime volte.”, ammise Blaine. “Avevo paura di perderlo, avevo paura che non mi credesse, e avevo paura di non dimostrargli abbastanza di voler restare. Non di lui. Mai di lui – lui non mi avrebbe mai fatto del male. E' il mio pezzo mancante, Gabriel. Quello che mi rende chi sono davvero.”

“C-credo di capirlo.”, sussurrò Gabriel. Giocherellò con le dita delle mani per un po'. “Q-quindi, se scelgo di venire con voi- non cercherete di aggiustarmi, vero?”

“Certo che no, piccolo.”, sussurrò Kurt. “Tu sei- perfetto, semplicemente perfetto così come sei, e noi- noi saremmo davvero le persone più felici del mondo se tu accettassi di venire.”

Gabriel guardò negli occhi di Kurt e Blaine – a fondo, proprio come se improvvisamente potesse gettarvisi dentro, e poi cercò il volto di Brittany.

“O-okay.”, borbottò veloce, mordendosi le labbra. “V-voglio andare con loro.”

Kurt si portò entrambe le mani alla bocca – e Blaine lo tenne stretto per un po', accarezzandogli i capelli e la schiena. Ben presto Gabriel andò a prendere le sue cose – un piccolo borsone e un peluche a forma di panda, e tornò saltellando, i riccioli che si muovevano insieme a lui.

Blaine afferrò il suo zaino e Kurt si abbassò per passargli una mano tra i ricci.

“Ciao.”, disse piano, gli occhi lucidi e le labbra tremolati. “I-io, uhm- so che forse non vuoi, ma vorrei tanto abbracciarti. Posso? Farò veloce, lo prometto.”

Gabriel fece un piccolo segno con il capo – e Kurt lo prese tra le braccia, stringendolo forte.

“Andrà tutto bene, piccolino. Andrà davvero tutto bene – ci siamo noi, adesso.”

Ben presto, Blaine avvolse tutti e tre con entrambe le braccia, dando a Kurt un bacio sulla tempia.

E oh sì, adesso era davvero, davvero tutto perfetto.

 

***

 

“No, Blaine! T-tu sei il genitore che si occupa degli insetti, io sono quello che prepara la cena e- e cuce i vestiti e va alle riunioni!”

“M-ma è un ragno, Kurt- io li odio, i ragni.”

“Io non lo prendo, Blaine. Quindi o ci trasferiamo, o trovi un modo per sbarazzarti di quella cosa pelosa!”

Gabriel arrivò in cucina con il suo panda di peluche ficcato sotto un braccio. Blaine era in piedi sulla tavola, mentre Kurt in piedi sul divano.

“Torna a dormire, piccolo. Ci dispiace di averti svegliato.”

“Oh, uhm- tanto stavo facendo un brutto sogno.”, borbottò Gabriel, stropicciandosi gli occhietti con i pugni chiusi. “Che succede?”

“C'è un ragno.”, gemette Blaine.

“Già- e tuo padre non vuole prenderlo perché ha paura.”

“Senti chi parla!”

Nel giro di qualche istante, Gabriel andò a prendere un fazzoletto e si occupò del ragno, lasciandolo fuori dalla porta, in modo che potesse scappare via.

Kurt si accasciò sul divano.

“Oh, beh- sei il nostro eroe, piccolino.”, disse ridacchiando. “Vieni qui.”

Gabriel si gettò sul divano e si lasciò cullare da Kurt – e ben presto vennero raggiunti anche da Blaine, che si guardava attorno come se quel ragno potesse tornare in casa da un momento all'altro.

“Mi dispiace che tu faccia ancora brutti sogni, tesoro.”, mormorò Kurt, baciandogli piano i ricci. “Vedrai che si sistemerà tutto.”

“Papà?”

“Mmmmh?”, risposero Kurt e Blaine all'unisono.

“Mi spiegate di nuovo la storia del mio secondo nome?”

“Oh.”, fece Kurt sorridendo. “Finn. Era il nome del mio fratellastro. Lui- era molto coraggioso, sai? Forse è per questo che lo sei tanto anche tu.”

“Era un ragno piccolissimo.”, borbottò Gabriel. “Non so davvero perché ne avevate così paura.”

Blaine e Kurt si guardarono – e naturalmente risero, sentendo il cuore perdere un battito. Gabriel sbadigliò vicino a loro.

“Uhm- credo che andrò a dormire.”, disse. Sia Kurt che Blaine gli diedero un bacio sulla guancia, e poi lo videro sgattaiolare nella sua piccola stanza.

“E' davvero molto più speciale di quanto pensa.”, sussurrò piano Kurt. Sentì un piccolo fruscio, e Blaine gli si stava facendo più vicino, cominciando a mordicchiare e leccare la pelle del suo collo.

“Spero che tu non abbia dimenticato cosa stavamo facendo prima che quel ragno saltasse fuori.”

Kurt gemette piano – un suono che Blaine ingoiò con un bacio languido, e ben presto Kurt scavalcò le sue ginocchia per mettersi interamente su di lui, le mani che cercavano fameliche i capelli e il petto.

“Uhm- vuoi farti perdonare per non avermi difeso da quel ragnetto microbico?”

“No, voglio solo fare l'amore con mio marito dopo due fottute settimane.”

Blaine gli mordicchiò il lobo, e Kurt si inarcò appena.

“B-Blaine- c'è stata la doccia di stamattina e- oh- m-mio dio s-sì proprio lì uhm- e qualche giorno fa prima di svegliarci e la sveltina mentre Gabriel era a chitarra- oh- le hai già dimenticate?”

“Mai.”, ansimò Blaine. “Ma- lentamente. Ho bisogno di farlo lentamente e sentirti e avere la sensazione che non te ne andrai mai. Dio, mi manchi.”

Kurt grugnì e lo baciò con forza, afferrando il suo volto con entrambe le mani – e ben presto sentirono una porta che si apriva e si chiudeva, e poi una voce piccola piccola chiamarli nel buio.

“Posso dormire nel lettone stanotte?”

Kurt quasi non scoppiò a ridere quando vide l'espressione completamente affranta sul viso di Blaine – gli diede un bacio lieve, e poi si alzò da divano.

“Certo, piccolo.”, gridò, ghignando subito dopo. “Io e papà arriviamo subito.”

Blaine alzò gli occhi al cielo, accettò la sua mano e si alzò, gettandogli le braccia al collo.

“Non pensare che sia finita qui.”, borbottò sorridendo. Andarono nella loro stanza da letto mano nella mano, Gabriel che era giù in mezzo con gli occhi chiusi e il volto rilassato.

Si misero ai lati del suo corpo, inglobando Gabriel al centro e allungando le mani per tenersi a vicenda, e ben presto formarono un groviglio di corpi. Gabriel aprì un singolo occhio e si rannicchiò meglio vicino al petto di Kurt afferrando la sua maglietta, mentre Blaine gli scostava i ricci dalla fronte e gli dava un bacio proprio lì.

Si sporse per rubargliene uno piccolo anche a Kurt.

“Ti amo.”, disse semplicemente, un scintillio negli occhi di pura e semplice emozione. Kurt gli sorrise e strinse più forte la sua mano.

“Ti amo anche io.”, disse di rimando. Poi chiusero gli occhi, e nel giro di qualche secondo si addormentarono – senza accorgersi che anche Gabriel stava sorridendo beato, in mezzo ai loro corpi.

 

***

 

Era arrivata la fine dell'estate, e ormai Gabriel era con loro da quasi un anno.

C'era il sole e il caldo sulla pelle e il mondo ai loro piedi – Kurt e Blaine avevano deciso di portare Gabriel al lago, quel giorno. Lo osservavano giocare da lontano sulle rive insieme a dei bambini – ed era completamente guarito, adesso. Tutto capelli impossibili da gestire e guance rosse.

Somiglia a te così tanto, Blaine.

Però ha i tuoi occhi, Kurt.

Kurt e Blaine si tenevano per mano – e a un certo punto, Blaine le sollevò insieme e baciò ogni nocca di Kurt, facendolo ridacchiare.

“Rifaresti tutto da capo, Blaine?”, chiese Kurt, gli occhi imperlati di lacrime. “Da quel giorno sulle scale della Dalton. Rifaresti tutto da capo?”

Blaine lo guardò di rimando – e non ci fu indugio nella sua risposta.

“Sì.”, sussurrò. “Rifarei ogni singola scelta.”

Si sporse per baciarlo – perché era impossibile non baciare Blaine dopo quelle confessioni, raccolse le sue labbra e ne assaporò il dolce sentore, sorridendo appena.

“Torniamo a New York, Blaine.”, disse a un certo punto, guardandolo negli occhi. “E' il nostro sogno, la nostra casa.”

Blaine si morse il labbro e gli accarezzò lievemente una guancia.

“Gabriel la amerà.”

“E finalmente sarà tutto apposto.”

Dei- non mi basta una vita per dirti abbastanza quanto sono innamorato di te, Kurt Hummel.”

Kurt sorrise. “Beh- prova a darmene un'idea.”

Un nuovo bacio, più lento questa volta, come una carezza senza tempo.

“Ti amo.”

Il cuore di Kurt precipitò come sempre – proprio come quella prima volta, al Lima Bean.

“Ti amo anch'io.”, soffiò infine. “Senza paure e per sempre.”

“Senza paure e per sempre.”, ripetè Blaine, come se dovessero imprimerselo sulla pelle.

E poi tornarono a guardare avanti, al futuro – perché finalmente ogni cosa del loro passato era archiviata, lasciata da parte, ed era decisamente tempo di essere felici, scappare, e non guardare mai indietro.

 

As if every lifetime

                you and I have lived,

                          and chosen to come back

                                            and find each other

                                                               and fall in love all over again,

                                                                                              over and over

                                                                                                          for all eternity.

 

Fine

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Mi fa un certo effetto dire addio a questa storia, ma – ci siamo, ragazzi. E' finito anche questo piccolo viaggio.
Voglio ringraziare tutte tutte tutte le persone che lo hanno reso possibile – chi mi scriveva su facebook dandomi supporto, il gruppo Sevensome, chiunque abbia messo questa storia tra le seguite, preferite e ricordate, e chi ha trovato il tempo di venire a dirmi cosa ne pensava. Grazie davvero con ogni piccola fibra del mio cuoricino <3
E niente, so che non è stato facilissimo e che a volte avreste tanto voluto venire a cercarmi per darmi qualche pugno, ma – alla fine si è risolto tutto, perchè doveva andare così. Tra le altre cose è stato detto che il telefilm “In the flesh” non verrà rinnovato e mi si è spezzato il cuore – ma mi piace pensare che anche lì avrebbero trovato un modo per far guarire tutti quanti. Ecco, questo è un mio modo di dire addio a questo TF che mi ha dato tanto.
Un bacio e alla prossima, guys, per qualsiasi cosa mi trovate qui!
 
Je <3
 
A Jenny, anche se a volte mi odia, perché mi ha detto che questa è la sua long preferita. Solo, grazie <3

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