DreameR

di Hidalgo_Aragorn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap.1- Non siamo mostri ***
Capitolo 2: *** All she wants ***
Capitolo 3: *** An ANGEL to Destroy ***
Capitolo 4: *** All yours ***



Capitolo 1
*** cap.1- Non siamo mostri ***


nota di Hidalgo: l’altra sera, guardavo, leggevo, pensavo al bel Cullen che porta il nome di Edward e ho pensato? “ma è serio quando dice ‘se fossi capace di sognare, sognerei te?’. allora ho pensato perché non vedere se era così sul serio? così ho cominciato a scrivere, senza un senso preciso, pensando “io sono Bella Cullen, io racconto la mia versione della storia, io racconto come sarei diventata vampira” e pensando ho cominciato a scrivere, più che altro come mi veniva e anche se la mia amica Rapidash a cui avevo chiesto aiuto non mi rispondeva, sono partita di testa mia è ho cominciato a scrivere il secondo capitolo. così nasce. così cresce e anche corre. 

Benvenuto al mondo “Dreamer”

 
Capitolo 1: Non siamo mostri.
Se tutto il resto perisse, e lui rimanesse, io continuerei a esistere.
Se tutto il resto rimanesse e lui fosse annientato, l'universo diventerebbe per me un'immensa cosa estranea.
“Bella Swan, Twilight” 

Jasper sbuffò e lo guardai sorpresa.
«cosa pensi biondo?» chiesi sarcastica. Lui alzò lo sguardo sorpreso, non pensava che l’avrei sentito.
«al mondo, al cielo e ai giorni …» disse con un sorriso furbo. Trasalì, mentiva.
«e …?»
Rise. «non ti sfugge nulla sorellina?» mi chiese sarcastico.
«e tu non mi rispondi …»
Si schiarì la voce; «sembri Rosalie, Bella»
Lo guardai male.
«mi offendo» disse Rose che aveva smesso di pomiciare con Emmet.
La guardai sottecchi. «continua a pomiciare, nessuno vuole la tua opinione, adesso»
Lei alzò le spalle e tornò a dov’era rimasta.
«racconta Jazz» dissi con il mio visetto da angioletto, per così dire ovviamente.
Scrisse veloce su un foglio che poi mi passò. Lessi in fretta e mi rattristai: mi manca Alice, se non avesse visto che sua figlia avesse avuto un figlio, il quale entrerà nel nostro cammino, non sarebbe mai andata via.
Gli presi la mano e ne baciai la superficie. «andrà bene, va sempre bene … la conosci, torna e poi, magari la cosa non gli interessa veramente, magari vuole solo trovare qualcosa per passarsi il tempo, non vuole un nipote, te lo garantisco» poi cambiai sedia. «di me ti fidi?» gli chiesi guardandolo nelle palline degl’occhi.
Lui annuì e mi piazzò un bacio veloce sulle labbra. Era così adorabile Jasper che quasi me lo sarei mangiato, seduta stante. Ma poi ricordai dove eravamo e mi ritrassi da quel contatto. Stare sulle sue ginocchia, fino a che eravamo a casa si poteva fare ma in mezzo a degl’umani stupidi proprio … era impensabile.
La scuola di Forks. Assurdo posto. Assurda popolazione, assurda situazione. Tutti conoscevano tutti e noi Cullen non avevamo una bella reputazione, soprattutto contando le frequenti assenze nei giorni di sole e le nostre rade amicizie fuori dal gruppo familiare.
Per alcuni le nostre stranezze erano ammirabili, a me non sembrava proprio ma me ne stavo zitta.
«sta sera andiamo?» chiesi velocemente.
Emmet, Jasper e Rosalie mi guardarono. Gli uomini erano totalmente diversi, Jazz biondo, Emmet moro. Jazz sottile e un po’ smagrito, Emmet … Emmet era l’orso.
Ma tutti e due, comprese me, Rosalie e anche Alice, con occhi gialli come dei predatori, magari però gialli no … oro, più precisamente.
Rosalie di dorato aveva anche i lunghi, lisci capelli che le percorrevano dolcemente la schiena. Sembrava quasi una gattina, ma per chi la conoscesse bene come la conoscevo io, non l’avrebbe mai pensato. Era determinata, per quanto molto triste. Essere un vampiro non le piaceva, come nemmeno quella condizione di permanente uguaglianza a come era morta. Emmet le aveva alleviato un po’ il dolore ma … ma come ogni donna incompleta ma innamorata, lei voleva poter concepire un figlio. Cosa del tutto impossibile e bruttissima.
Alice, invece, non presente in quel momento, aveva i capelli corti e neri, l’aveva una figlia, Elizabeth che aveva dato in adozione e ora, o da qualche decennio almeno era pure nonna, per quanto vampira. Rosalie avrebbe pagato oro per la possibilità che aveva avuto Alice.
Io per conto mio … non sapevo, magari perché ero trasformata da poco, ma abbastanza, non m’ero mai posta quel problema. Jasper era … non sapevo bene definirlo. Andava a letto con Alice però stava con me, cosa complicata calcolando che non mi sentivo ancora pronta e lasciavo divertire Ali. Praticamente era un rapporto a tre.
Cosa non troppo brutta se si calcolava che Alice era troppo distratta per accorgersi di quel dettaglio e io troppo puritana per concedermi per quanto vampira con almeno 50 anni.
Amavo troppo me stessa per dargli quella soddisfazione e a lui questo piaceva e la cosa, ci teneva abbastanza uniti. A volte scherzavo dicendo che si poteva fare come in quelle strane religioni dove ci si sposava in tre siccome era il numero perfetto e … e a dirla tutta non mi sarebbe nemmeno dispiaciuto, certo dopo sarei stata gelosa però …
«Bella?» mi chiese attirando la mia attenzione Jazz.
Lo guardai fisso. «cosa?»
«i tuoi stati d’animo mi spaventano piccola …» disse sincero con un mezzo sorriso.
Sorrisi e alzai le spalle. Lui e la sua lettura d’emozioni erano una gran fregatura. Non potevo fantasticare che lui se ne accorgeva. Alcune fantasie, mi piaceva che le conoscesse, con altre invece, sarebbe stato meglio che non si impicciasse.
«e il tuo essere maschio mi spaventa ma non me ne faccio un problema» dissi con un mezzo sorriso. «ti amo anche se sei maschio, arrapato e sessualmente interessato, ma sono una vampira con una certa reputazione e non la do’ al primo che passa»
Lui strinse gl’occhi fino ad averne solo due fessure: «Bella stiamo insieme da dieci anni buoni, non credo quindi di poter esser considerato il primo che passa calcolando che io ti ho voluto trasformare, io ti ho portato dai Cullen e io ho detto che non era un problema stare, castamente insieme»
Giocare con lui era divertente ed eccitante, risolvevamo tutto in quel modo, giocando, tanto, in un’eterna vita i problemi si risolvevano, perché prenderli seriamente …? Mi avevano giustamente fatto notare i Cullen.
«oh tesoro, ma tu puntavi a quello sin da quando mi hai incontrato e mi hai trasformato perché pensavi che non sarei stata carina come ora dopo una ventina di anni e io, ti ho dato la forza di cercare un clan calcolando che tu ti saresti seduto sotto un ponte anche per anni interi se non t’avessi detto che una vita la si poteva ancora avere, con o senza mortalità e io ti ho detto che potevi farti Alice perché per me non era un problema, quindi ora come la mettiamo?»
Rise. «okay, ammettiamolo, nelle nostre vite, non c’è mai stato un momento dove non c’entrassimo entrambi appieno. Okay, tesoro, hai vinto, ma ammettilo, sono sexy»
Sorrisi. «questo è vero, ma sì, anche tu hai vinto»
Mi piazzò un bacio serio questa volta, con una contorsione e rigiro di lingue, proprio come facevano Emmet e Rosalie, un bacio di quelli da Oscar, uno di quelli dove ti mordi le labbra, le lecchi e continui, tecnicamente finché non soffochi, ma praticamente finché non suona la campanella e dobbiamo andare in classe.
Con la mia solita fortuna, la campanella suona  e mi chiedo se Jazz l’ascolterà o continuerà a tenersi la mia lingua in bocca. Ascolto l’impulso sessuale, che non mi abbandonerà mai e seguo l’istinto da predatore felino, quale sono e mi aggancio ai capelli chiari, sento le sue braccia solitamente salde, avere un attimo di incertezza come se si chiedesse se era un bene o se fosse un male. Chissà a quale conclusione sarebbe arrivato, ma in fondo sapevo di conoscere già la risposta.
Si stacca e struscia il naso contro il mio, poi sorride. Un po’ m’ha lasciato l’amaro in bocca ma lo conosco abbastanza per sapere che non ha senso quel dissapore.
«andiamo in classe» dico alzandomi e offrendogli una mano.
Lui annuisce, sorride e la prende. Sento occhi umani addosso a me.
Gli umani sono così stupidi e ne sono pure felici, gli umani sono così ingenui e ne godono. Gli umani sono così cattivi che ormai non ci fanno nemmeno più caso. Sono più assassini loro che noi che siamo bevitori di sangue. Come può essere possibile, noi siamo, tecnicamente i mostri, come possono loro massacrarsi per un potere che non sarà mai abbastanza grande? Come potevano non accorgersi, che passavano 4 vampiri assetati di sangue, e pensare solamente a come vorrebbero essere noi?
Non siamo noi i mostri, sono loro!


ciao,scusate tutti.
non so perchè io stia pubblicando, ma lo sto facendo e se posso dirlo, credo che questa sia la storia migliore che abbia mai scritto, quindi a chi capita, mi dica cosa ne pensa,
se la trovate orribile, ditemelo se vi va perchè, se devo essere sincera penso di voler fare un bel lavoro con DREAMER e ... e quindi nulla, i commenti sono sempre graditi e ... questa volta ringrazio RAPIDASH per l'appoggio e spero che le piaccia anche ora.
un bacione 
Hidalgo e buon natale in ritardo

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Capitolo 2
*** All she wants ***


all she wants

Non riuscivo ad immaginare angelo più splendido, in
lui non c’erano imperfezioni da correggere. “Bella Swan, Twilight”
Le stupide ore di tortura finalmente erano terminate e ce ne potevamo tornare finalmente a casa, non che il concetto “casa” esistesse ancora veramente. Da umana, casa mia era a Denver in Colorado. Vissi lì durante tutto l’arco della mia vita umana, poi avevo frequentato Jasper e la mia vita era diventata un composto primo di sangue, odio vario, rabbia e baci casti col mio ragazzo. Certo la vita da vampira non è facile soprattutto se sei una ragazzina di 17 anni, trasformata quasi per sbaglio. Jasper infatti, non mi aveva del tutto trasformata volontariamente, diciamo che era stato un’insieme di eventi:
ascoltavamo i “The Beach Boys” nella radio della sua ‘500 e pomiciavamo da quasi dieci minuti e io avevo abbassato le mani un po’ troppo rispetto al dovuto. Sfioravo la cerniera della patta con la punta delle dita, mentre che con l’altra mano, lo tenevo per la camicia, mentre, eccitato un po’ troppo fuori dagli schermi, lui passava lentamente la punta delle dita sul mio fondo schiena. “non ce la faccio più Bella” aveva detto con voce sensuale iniziando a slacciare la cintura dei miei shorts. Inizialmente colpita, non ero riuscita a dire nulla, poi m’era suonato un campanello d’allarme in testa, pensando a cosa mio padre, William Swan avrebbe fatto se avesse scoperto che stavo esagerando come stavo facendo. M’avrebbe mandato in collegio quello era più che sicuro e infondo potevo fermarlo quando volevo, era solo un ragazzo. Ma poi, senza aver chiaro quello che facevo l’avevo afferrato al pacco e lui aveva gradito fin troppo e … e m’aveva morso. Quelli erano gl’unici ricordi che avevo di prima della trasformazione, poi buio e quando la luce era tornata, solo sete, assurda sete. Per molto tempo ce l’avevo avuta con Jasper, perché non sarei più potuta tornare a casa, con quegl’occhi rossi che mi ritrovavo e nemmeno con quella freddezza che per molto avevo sentito sul mio Jasper. Quindi un po’ più giù e un po’ più arrabbiata avevo vietato il sesso e ancora continuavo con quel vizio.
Certo Jazz mi sopportava bene, ma a me, ancora la cosa non mi andava completamente giù. Una vita sempre uguale, sempre noiosa e sempre monotona, non c’era un minimo di inventiva, non era esattamente la cosa che mi aspettavo mentre lo baciavo …
Ma ormai o mi adeguavo o mi buttavo a braccia aperte tra i Volturi, vampiri malvagi che detenevano il potere, quindi sorpassavo e me la facevo andare bene.
La cosa che amavo di più però erano i week-end che ci facevamo io e Jazz soli su a Denali, con le nostre cugine; ce ne stavamo seduti sulla neve a ridere e ha pensare a come c’eravamo conosciuti. Forse erano proprio quei week-end che tenevano saldo il nostro rapporto; ci concedevamo del tempo per unire e far rinascere il sentimento che ogni tanto, nel nostro duro cuore di vampiro, si dimenticava.
Mentre uscivo dallo stabilimento scolastico, pensando a quelle belle cose, reggendomi lo zaino su una sola spalla, fingendo di stringermi nel cardigan bianco, mi squillò il telefono. Con un fulmineo sguardo, capì subito di chi si trattava.
«dimmi tutto Ally» dissi sarcastica, sapendo bene quanto odiasse quando la chiamavo in quel modo.
-hei Jazzella - disse a sua volta, unendo il mio nome a quello del mio uomo.
«sei solo invidiosa perché il mio Jazz ama di più me» dissi sarcastica.
-sé, sé … dì a Esme e Carlisle che vengo a casa tra un paio di giorni, con una sorpresa- disse probabilmente entusiasta attraverso la cornetta del telefono.
«okay Ally, torna presto che a Jazz manchi ogni giorno di più» dissi con una punta di sarcasmo. Ally ed io ci conoscevamo bene, c’eravamo capite con uno sguardo e per quanto scopasse col mio uomo, era lei che lo faceva quindi mi andava bene, anche se una volta l’avevo baciata io pure, non per un motivo particolare ma solo perché mi sentivo stranamente insicura.
«dì a Jazz che per un paio di settimane dovrà restare in bianco … poi ti spiego Belle»
«okay, un bacione piccola … torna presto e sappi che su di me puoi contare …»
«lo so Belle, lo so … ciao piccolina»
«ciao Alice»
Non volevo ammetterlo ma mancava anche a me quella folletta dai capelli neri che era la mia migliore amica in assoluto e quando mise giù, un blocco al cuore mi si formò seduta stante. Che si sciolse appena il braccio del mio biondo fidanzato mi avvolse la vita.
«signorina, posso accompagnarla all’automobile?» mi chiese col suo tono da nobil’uomo prima di piazzarmi un bacio sulla tempia.
«certo signore mio, ne sarei veramente onorata» dissi ridendo.
Salì in macchina davanti mentre che Rose ed Emmet se ne stavano dietro a parlottare di come i ragazzi la guardassero e a lui non piacesse per quanto fossero inferiori e lo sapesse bene. Jazz partì con una delle nostre canzoni preferite, “All that she wants” degli Ace of Base, con una mano sulla mia gamba, si mise a canticchiarla.
«ragazzino, frena le mani tesoro, la tua scopatrice non potrà farti divertire per un paio di settimane a questa parte» gli dissi prendendola quella mano contornata di morsi di vampiri. Lui sbuffò e velocemente tornò a posala sulla mia gamba coperta dai jeans.
«e chi ti dice che voglio Alice, oggi?» chiese alzando un sopracciglio per un microsecondo guardandomi e sorridendo.
Scossi il capo.
«Bella smettila di fare la difficile, ti ha trasformato ormai troppo tempo fa, questa cosa gliela puoi concedere e smettila di appiopparlo ad Alice» disse Emmet dal sedile posteriore che ovviamente origliava bellamente.
«smettila orso, ti devo ricordare che mi devi almeno 5 o 6 favori?» gli chiesi girandomi e guardandolo dritto in quegl’occhi ocra come i miei. Lui scosse il capo e tornò a baciare sul capo Rose. Io ed Emmet avevamo in sospeso così tante cose in nemmeno 25 anni che ormai alcuni motivi di azioni li ricordavo a stento.
«Jazz comunque lo sa il perché …» dissi col broncio inconfondibile che conoscevano tutti e tutti ne conoscevano le motivazioni.
Jazz, era meraviglioso ma … ma anche dopo la mia stessa trasformazione mi aveva mentito, mentito non dicendomi cos’era, mentito non raccontandomi nulla di ciò che eravamo. Mentito sul motivo del perché mi frequentava e oltre a quello, m’aveva rubato la vita quando ancora ne possedevo una. Certo, magari voleva solo sentirsi umano, ma dopo che io avevo prosciugato mezzo centro abitato della città, poteva almeno avere la grazia di dirmi: “scusa Bella ti ho trasformato in un vampiro” o “Bella, smettila di bere sangue, anche se ne hai bisogno perché ho fatto una gran cazzata e dobbiamo nasconderci”. No … lui doveva dirmi che era una cosa NORMALE ad una certa età, che TUTTI lo facevano.
Certo, l’immortalità univa, ma quell’eternità l’avrei usata per dargli il tormento. Perché non poteva mentire proprio a me … non perché si vergognava e nemmeno dopo che ero come lui! Sbuffai imbufalita e gli presi la mano, sapevo che sentiva che ero arrabbiata e anche che desideravo che mi placasse, odiavo la rabbia animale del vampiro.
«quindi come mai Alice sta via altre due settimane?» mi chiese per cambiare argomento.
«non sta via altre due settimane, torna ma … ma ha detto che devi restare in bianco, non so perché ma magari ha deciso di fare la quaresima» dissi sarcastica incapace di non scherzarci sopra.
«la quaresima? Alice? Da quando?» rise lui.
Alzai le spalle trattenendo una risata. «che ne so … magari … no, non mi viene nessun’altro motivo»
Ridemmo entrambi. Che cosa assurda. Alice in quaresima era l’equivalente di me che mi facevo toccare, era impossibile … beh, avremmo aspettato fino al suo ritorno per scoprire l’aggravante motivo che la portava a non fare l’amore con Jazz – a meno che non fosse diventata puritana tutto d’un sol colpo –.
 
Jasper parcheggiò nel garage della grande e bianca, massiccia casa Cullen, in cui vivevamo tutti, io, lui, Rose, Emmet, Alice e i due vampiri “adulti” per così dire, Esme e Carlisle.
Casa era ariosa, con un dedalo di corridoi ammezzati e tutti uguali, con una massiccia scala di legno scuro e una ventina di stanze, per lo più occupate da vestiti. Alice non tollerava che mettessimo un vestito più di una volta e perciò spesso non sapevamo cosa farcene. Io scesi subito e slittai nel folto bosco. Dovevo andare a caccia, non potevo farci nulla, era un bisogno e sarebbe stato stupido non farlo per una buona causa. Ero una delle più brave a contenermi, o forse ne ero capace e basta, il vampiro non m’aveva mai dominato tanto, forse perché non era stata una “morte” così violenta, anzi, prima di morire godevo quasi.
Ma comunque, Jasper lui sì che aveva avuto una brutta trasformazione, tre vampire, due delle quali non sapevo il nome, l’avevano accerchiato e puf, era un vampiro.
Poi … poi Maria, la vampira che l’aveva trasformato aveva usato le sue capacità di manipolatore di emozioni per torturare i vampiri che trasformava. Lui poi però si era fiaccato e scoprendo che Maria lo usava e avendo ripugnanza di se stesso, la uccise e scappò.
Certo i morsi sulle braccia non gli erano mai piaciuti, ma comunque si poteva pensare fossero solo punti medici, lo faceva sentire più umano.
Scossi il capo e senza nemmeno pensarci, mi fermai, dovevo trovare una preda, la sete la richiedeva.
Chiusi gl’occhi e percepì … tutto.
Il mondo, le gocce di rugiada, una farfalla che usciva dal bozzolo … un branco di alci. Perfetto. Corsi, nemmeno il vento vinceva contro di me. La corsa di un vampiro, non era pari a nulla, nemmeno un licantropo andava veloce quanto me.
Saltai, ed addentai il collo del maestoso animale, era caldo, scendeva in fretta gola del suo cacciatore, era un po’ insipido, ma per una caccia veloce andava benissimo.
Mi alzai, ed osservai il mio operato. L’animale era disteso con due piccolissimi puntini sul collo, che dopo poco sparirono; il nostro veleno ci rendeva invisibili. Vidi il mio riflesso negl’occhi neri della carcassa. Il predatore aggraziato, con gl’occhi da serpe e il corpo … beh, il mio corpo. Non ero mai stata vanitosa, ma dovevo ammettere, che dopo una caccia sarei stata capace di girare nuda solo per far dire al mio ragazzo quanto ero bella. Sì perché io lo ero davvero. Ero un’immortale, dai capelli scuri, forse troppo, il corpo atletico si era slanciato e assottigliato durante la mutazione. La pelle era lattea e forte … così forte che niente e nessuno la poteva scalfire. No, nessuno no, ma quasi, diciamo.
Sorrisi beffarda e soddisfatta, la caccia ci rendeva potenti e cacciare da sola alzava l’ammirazione per me stessa. Ero nata per essere una vampira, o almeno così diceva Esme.
Me ne tornai a casa di corsa, lasciando che il tempo scorrere senza farmene beffa, non me ne importava più molto del tempo, da un po’ avevo scoperto, che non c’era nessun senso per andare di fretta perché tanto scorreva alla stessa maniere e … e io me la prendevo comoda. Nessuno più mi avrebbe condizionata, nessuno, nemmeno io stessa.
 
#30 anni prima, Jasper.
Stavo ad analizzare i gradini ordinati del ponte chiedendomi quanto coraggio mi servisse per percorrerlo. Non l’avrei trovato tutto quel coraggio. Mi avvolsi di nuovo i rami di pino addosso, nessuno doveva notarmi, altrimenti … altrimenti sarebbe morto.
Non andavo a caccia da quanto? 55 giorni, sì, molto probabilmente e i sensi cominciavano ad appannarsi. Scattai quando vidi la ragazza avvicinarsi. Bella era nascosta sotto il cappuccio della felpa porpora, i capelli spettinati ma cercati di tener ordinati dentro una coda fatta a caso. Gl’occhi erano neri, aveva sete … la capivo, ma non potevo …
Quando mi raggiunse, calciando qualche sasso di quel bacino fluviale asciutto, mi accorsi del suo stato d’animo, era triste, si chiedeva perché non fossi più io.
«Jazz …» tentò sedendosi vicino a me e abbassando il cappuccio. «… non possiamo continuare così, un conto è nascondersi amore, un altro è metterci sotto ad un ponte e guardare i giorni che passano senza far nulla»
Volevo trovare le parole, ma non riuscivo a cercarne la forza, ero troppo debole.
Lei però parlò ancora. «amore, non c’è l’ho con te …» mentiva. «… non quanto 15 anni fa» parzialmente vero. «ma non mi ignorare, certo ti ho rifilato la stessa medicina, ma … ma mi conosci, avrei smesso» vero. «ma Jazz se non mi vuoi vedere più devi dirmelo, perché altrimenti io resterò qui con te, perché io ti amo e … e mi chiedo, se per te è ancora così … insomma, sto cominciando a chiedermelo …»
Oh Bella …
«… come mi chiedo anche perché se ancora mi ami, perché non ce ne andiamo da qui e non ci rifacciamo una vita … insomma, l’hai detto tu, l’eternità è nostra, perché la stiamo lasciando sotto questo ponte, Jazz?»
Sì mi amava e … io l’amavo, ma ... ma per quanto avesse ragione non riuscivo più a vedere un futuro, né per me, né per lei e … e mi dispiaceva così tanto di starla trascinando con me verso il fondo che magari per lei solo, avrei potuto provare a ricominciare … magari.
Mi tirai su un poco e lei lo percepì subito, offrendomi un braccio con un mezzo sorriso. … accidenti se era bella, i capelli lunghi, così lunghi che quasi mi chiedevo se non le dessero fastidio, ma per questo la trovavo così particolare … gl’occhi erano dolci, erano i suoi occhi, certo non più quel colore castano di quando era umana ma … era lei. Era timida, ma non lo sopportava, io però trovavo la cosa così carina … insomma, sentivo io stesso quante cose provasse in ogni istante ma mai me lo faceva vedere più di tanto.
«tesoro …» dissi sperando di avere vicino dell’acqua, sentivo le labbra così intorpidite che, di certo un essere, la cui saliva esisteva solo se veniva baciato, non potevo ammorbidire. Non ebbi il tempo di dire altro, che Bella, la quale era decisamente più in forma di me, mi tirò sopra di lei. Cazzo se la volevo … anche se sapevo bene che non me l’avrebbe mai data.
La presi ai fianchi senza pensarci due volte, infondo era stata lei a provocare e la baciai inizialmente piano, quel tanto che la sua saliva bagnò le mie torpide labbra, rendendomi possibile la parola.
«ti amo, non scordarlo … non dubitare mai amore mio» le dissi all’orecchio. «… amore mio, ricominceremo insieme, Bella, lo faremo … te lo prometto»
Lei mi guardò negl’occhi. «per sempre amore mio?» mi chiese.
Sorrisi appena. «sempre per sempre» dissi prima di baciarla seriamente. Talmente seriamente che sentì la mia eccitazione scendere, ma a dei livelli così esagerati che, un organo, che poco si faceva sentire, la fece sorridere.
«sempre il solito Hale?» chiese riferendosi alla cosa che in quel momento sembrava quasi umano.
«sei sempre la mia Bella … perché allora non dovrebbe essere sempre così?» chiesi facendola sospirare. Sentì che lottava contro se stessa. «non qui, hai ragione anche tu …» dissi concedendo, alla sua verginità, speriamo un momento più consono.
«non qui … ma magari un giorno …» dissi mordendosi il labbro inferiore. «nel frattempo, posso baciarti?»
Sorrisi. «sempre»


ciaoooo ... allora, vi piace? questo capitolo, è un pò complicato quindi per chi ha qualche domanda o suggerimento, sono pronta. grazie a #CrystalTrey_Virgo che mi ha dato dei consigli ed è stata la prima coraggiosa che ha letto DreameR. grazie anche ai silenziosi perchè sono sempre presenti, per quanto non si facciano vedere. comunque, sono sempre pronta a commenti o consigli di qualsiasi genere ... un bacione grande ... Hiddy

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Capitolo 3
*** An ANGEL to Destroy ***


An Angel to Destroy

“eppure, eccolo camminare aggraziato verso di me,
con il suo più bel sorriso sul volto angelico” Bella Swan, New Moon

Alla casa erano tutti in agitazione perenne, Esme continuava a tormentarmi su, perché non avessi convinto Alice a tornare prima e Carlisle si chiedeva il motivo di tutte le stranezza di lei. Ovviamente nessuno ne conosceva le risposte, ma quando due giorni dopo la sua chiamata, visualizzammo la sua Porche gialla percorrere il vialetto della casa, ebbi quasi e dico quasi, la tentazione di andarle in contro prima degl’altri.
Ma come avevo immaginato dovetti sbarrare la porta a forza, con l’aiuto del mio immancabile Emmet per convincere gl’altri a non andare.
«ragazzi!» strillai. «vi è mai saltato in mente che magari è andata via per un mese proprio perché noi in generale le stiamo sempre attaccati al culo?!» a quel punto, come se avessero preso la scossa se ne tornarono buoni a qualche passo di distanza. «lasciamola respirare per l’amor del cielo, saremmo pur vampiri ma lo spazio personale è alquanto carente in questa casa o sbaglio?» chiesi interpellando tutti i famigliari. «non dico che sia brutto, ma io personalmente, volente o nolente preferirei che voi, ve ne stiate magari seduti o che so’ intorno alla stanza, a sguinzagliare i vostri affari e fingere, per lo meno che non ci sia mancata come in verità c’è mancata»
Abbassai le braccia e me le avvolsi al a corpo. «abbiamo un po’ di contegno, cazzo, non siamo mica pettegoli ansiosi»
Subito fu silenzio ma poi Emmet scoppiò a ridere con noi addietro. «okay, seriamente Bella ha ragione, diamole dello spazio, magari anche del tempo … ognuno se ne stia buono e poi … poi spero che la sorpresa sia un sacchetto sterile di sangue umano … quello sì che sarebbe davvero bello da aggredire»
Gli tirai una gomitata. «scherzo … mi basterebbe di orso» e ancora a dietro a ridere. Io soprattutto credo, insomma, chi poteva non farlo, la sua espressione era l’immagine del divertimento e tra i vampiri era davvero difficile trovarla.
Era un bambino adorabile.
Forse per questo stava con Rose, lei aveva bisogno di un po’ di gioia e quella … quella era Emmet. Se la gioia si fosse rincarnata era più che sicura che si fosse incarnata in lui.
«tesoro …» vidi Jazz annaspare in qualche odore.
«amore …» e quando gli fui vicina. «… cosa senti Jazz?»
Lo vidi aggrapparsi alla mie braccia. «uomo» spalancai gl’occhi e l’unica cosa che riuscì a dire fu: «no!» e poi. «non può … sta scherzando, deve star scherzando» poi guardai Jazz, come in estasi all’idea di quel sangue.
Chiuse gl’occhi per due secondi e quando lì riaprì erano rosso scuro. «mio» si leccò le labbra. «no, Jazz no, lo sai tu, lo so io … no, anche se …» mi in tartagliai quando lo sentì io stessa. «anche se è un odore così delizioso e … appetitoso, non … non lo dobbiamo bere»
Trattenevo a stento il bisogno animalesco.
«Bella …» disse lui stringendo i denti. «… facciamo qualcos’altro? Qualunque altra cosa …» Annuì in fretta. Feci un mezzo sorriso. «vieni … andiamo, su, facciamo dell’altro» ma prima che potessi tirarlo di sopra entrò trotterellante Alice con un sorriso divertito.
«famiglia, ho trovato una persona … che è molto più che una persona … è una bellezza, sa fare cose assurde … ed è mio nipote» era gioiosa come mai.
Guardai Alice scuotendo il capo. Ancora peggio. Lei mi fece di star tranquilla e io di scappare ma non prese nemmeno in nota.
«Jasper andiamo … facciamo qualcosa, tu non puoi restar qui, non ora …» dissi prendendolo saldamente per un braccio.
Non poteva portarci un umano che soprattutto era suo parente conoscendo me e il mio “consorte”, io mi sapevo dominare ma il sangue umano era una tentazione continua, soprattutto a me che avevo passato del tempo, molto tempo a bere solo quello.
Gl’altri non sembravano in crisi quanto me.
«per l’amor del cielo, tutti d’accordo siete?» chiesi annaspando io stesso nel panico. Se arrivava davvero un umano io ci sarei morta della morte che non avevo mai avuto. Sangue … ancora sangue, vedevo solo quello.
Sentì le mani di qualcuno su di me e ancora senza collegare nulla, mi accorsi che erano di Jasper. Io trattenevo lui come lui tratteneva me. Il mio bisogno era uguale al suo, il nostro bisogno, doveva essere fermato, lo sapevamo bene.
«respira …» mi disse. «… non ci pensare, trattieni il fiato … se poi succede qualcosa, non è colpa nostra, lei li conosce i pericoli, tu ed io ci stiamo comportando fin troppo bene, okay? Okay?» Annuì incapace di fare altro. «sangue» dissi lagnandomi. «solo sangue»
«lo so piccola, lo so» mi abbracciò coprendomi altri odori che non fossero il suo. «tienimi stretto non mi lasciar per nessun motivo, io farò lo stesso»
«non respirare amore mio, se devi farlo, annusa me, con me sta funzionando»
Lo sentì annuire. Perché ci stava portando a quello … a quella sofferenza, perché stava facendo una cosa del genere …?
Quando Alice tornò a spalancare la porta, mi sentì scattare, nemmeno mi accorsi di ciò che feci, so solo che dopo poco ringhiavo ed ero trattenuta da Emmet e davanti a me avevo Jazz che mi teneva il viso tra le mani.
«sta calma, calma … calma Bella» aveva ragione, un’assoluta ragione, dovevo star calma, non potevo agitarmi in quel modo, non era sensato. Annuì ancora.
«scusa» fui solo capace di dire.
M’abbracciò di nuovo. «Va tutto bene … tutto bene.» poi si mise a cantare piano, incredibilmente piano e mentre che con lo sguardo fisso su Alice, mi lasciavo ammaliare, Jazz intanto, teneva i miei nervi saldi.
«… la tua timidezza non condanna, no ma ti eleva da chi odia, chi ferisce e inganna (…) e tutto è perfetto, tutto somiglia a te e un anno va bellissimo, bellissimo così com’è. Io non mento non importa cosa dicono nel silenzio guardo le anime che passano e di queste anime tu sei la più speciale perché sorridi anche inseguita dal dolore e ti a-m-o. Anche se soffri e poi pretendi non si veda quando vorresti che il sorriso tuo invertisse la contro regola che regola le masse e tu mi a-m-i …» sentì che sorrideva. «la ricordi amore?»
Annuì. «“hai delle isole negl’occhi” di Tiziano Ferro, la canzone che abbiamo cantato quell’anno a capodanno … non pensavo l’avessi imparata»
«io imparo tutto quello che a te piace, canzoni, poesie … frasi, una volta anche un libro, così quando hai bisogno di pensare ad altro, sai che puoi contare su di me»
Alzai lo sguardo su di lui. «ti amo …»
Lui sorrise. «anch’io tanto piccola» quelle parole erano dolci, dolci quasi quanto lui in quel momento così preoccupante ma così importante perché era una difficoltà enorme e lui era forte solo perché sapeva che io ero più tentata ancora di lui.
Entrò dalla porta a vetri un ragazzo, era serio, ci guardava indifferente ma quando i suoi occhi verdi, toccarono i miei, non li smise un attimo di fissare o semplicemente di fissarmi.
Era umano, maledettamente umano … e maledettamente succulento. Strinsi la mano di Jazz e sicura che quel “parente” non avrebbe mai scoperto, che pianificai mentalmente, quasi inconsciamente, il mondo più veloce per papparmelo:
… allora, Jasper mi tiene per mano ma ne ha voglia quasi quanto me, se lo lascio lui intrattiene gl’altri e io … io lo uccido. Ad una parte della mia mente, alla parte del vampiro, non importava nulla che il suo sangue fosse come quello di Alice e nemmeno chi fosse … per il mostro, era una vittima. Già mi ci vedevo … avrei addentato il ragazzo, sorpreso ovviamente, e come l’alce di due giorni prima, avrebbe smesso di respirare e le sue forze sarebbero state mie. Sarebbe stato buono, saporito … mi sarebbe bastato per tornare forte.
Scossi il capo stringendo di nuovo Jasper. … era solo sangue, buon sangue, ma solo sangue, cosa c’era di strano se non che era vicino … troppo vicino?
Gl’umani di solito non si avvicinavano così tanto a noi e senza nemmeno avere una minima traccia di paura. … perché non aveva paura?
Guardai Alice, sorrideva beffarda. «famiglia, lui è mio nipote, si chiama Edward Mason, ha diciotto anni …» poi si rivolse a lui. «questi sono in generale i Cullen … Esme e vicino a lei Carlisle» disse lei iniziando il giro. «Emmet detto l’orso da molti, con vicino Rosalie» poi lo sguardo di lei arrivò a noi. «Jasper e vicino a lui, Isabella, ma noi la chiamiamo solo Bella» Sentì che si schiariva la voce. Poi sorrise e vidi Alice che lo guardava dicendo …:
«no tesoro, lei no … tutto ma non lei, è la donna di Jasper …»
Perché parlavano di me, lei e l’angelo?
L’avevo classificato “angelo” perché era impossibile che esistesse un essere umano che rimaneva impassibile davanti ad una famiglia di vampiri. Lui era un angelo da distruggere.
L’angelo da distruggere.
«perché …?» disse ancora lui ad Alice.
«beh, perché … sì è quello con cui faccio sesso, ma non è mio … è di Bella e stanno insieme da troppo, davvero, davvero troppo. Poi mi sa che non sarebbe consigliabile contro di lui»
Si girò e sorrise quasi imbarazzata. «su ragazzi, mica morde» … sì lui non morde … ma io sì. Lo vidi spettinarsi i capelli castano chiaro e un’ulteriore ondata di delizioso profumo mi investì. Sentì Jasper irrigidirsi. «calmo Jasper … è solo sangue» dissi quasi divertita, per quanto volessi tentare di sembrare convincente. «il sangue è buono ti do ragione, ma abbiamo tutto il pianeta da avere se lo vuoi, lui lo possiamo lasciare … lasciare, vi-vivo» balbettai l’ultima parola sperando di essere convincente ma una parte di me, voleva davvero l’angelo. Perché lui era da distruggere. Non per un motivo particolare ma solo perché metteva a repentaglio la mia dieta a base di sangue animale.
Vidi gl’altri, avvicinarsi, curiosi e … e parlare. Perché a noi faceva quell’effetto e a loro no? Non era corretto, non lo era per nulla.
«Jasper, andiamo via … non credo di farcela» ammisi. Lui annuì. Mi rivolsi agl’altri: «scusateci … ma noi dobbiamo, obbligatoriamente, andare» dissi.
Loro mi guardarono scuotendo il capo, io invece annuivo.
«me la porto via … andiamo piccola» Jasper m’offrì una mano e praticamente tirandoci a forza l’un l’altro uscimmo dalla grande casa.
 
«non è possibile …» ripetei. «… ma è idiota o è solo uno scherzo di poco gusto?»
Lui alzò le spalle. Dopo la sete di quella mattina, era quasi l’una di notte ma né io né lui saremmo tornati in quella casa … era assurdo, doverci tirare per non ammazzarlo. Stupido angelo.
Probabilmente in quel momento con Alice ed Esme si stava facendo beffa di me e lui, ma come si poteva permettere … insomma, noi eravamo i predatori, le risate le dovevamo fare noi quando lui era morto e c’eravamo cibati, non il contrario.
Avevamo bevuto sangue umano … che altro avremmo dovuto fare? Insomma, ci portava un umano in casa, l’unico metodo efficace era di contrastarlo con altro sangue, circa dello stesso tipo. Però non potevano dire che non eravamo stati bravi, non avevamo ucciso nessuno … eravamo solo, andati all’ospedale e svuotato ¼ delle scorte di sacche di sangue e ne avevo una in mano per scorta o forse per Emmet se la voleva.
«amore … e ora che facciamo?» chiesi fermandomi. Insomma, ovviamente dai parenti era escluso, a Denali … forse, ma sarebbe stato assurdo, non ci aspettavano per quel giovedì … ma venerdì sul tardi.
«beh, possiamo non entrare in casa, andiamo in garage, prendiamo la macchina, chiamiamo Rose che porti giù qualcosa e allunghiamo il week-and, amore, insomma … non ci perdiamo nulla» Annuì, aveva ragione, maledettamente ragione. «poi, se mai lassù la sete ci si placa un po’ e quando torniamo non ci farà più l’effetto che ci fa ora … sempre che ci sia ancora»
Cellulare alla mano glielo passai e componendo velocemente un numero chiamò.
«ehi Emm … sì Jazz … sì, sì sarà anche simpatico ma io e … non mi interessa se è troppo bello … no Emm non torniamo a casa, non prima di lunedì almeno … sì, abbiamo una sacca se la vuoi, c’ha pensato Bella un quindici minuti fa … beh, ci porti giù almeno 4 cambi puliti a testa? Sì anche gli pseudo compiti … no anzi, niente compiti solo il computer … possibilmente il mio portafoglio e la sua borsa … grazie orso … siamo lì tra cinquanta secondi … tienilo lontano da noi» mise giù e mi guardò. «è entusiasta per una specie di cambiamento magico che sa’ fare quell’Edward, dice che Rose non può vivere senza … sinceramente non mi interessa, a te?» Alzai le spalle. «i cambiamenti fanno quasi tutti schifo …»
Rise annuendo. «già … andiamo?» mi tornò a prendere per mano e … correvamo come due stupidi patentati, ridacchiando a quello stupido dato di fatto. Esattamente dopo i 50 secondi che aveva detto ad Emmet, eravamo davanti a casa Cullen, il cui odore di umano era più che riconoscibile. Mi prudeva il naso e sentivo la gola stranamente secca … nemmeno due secondi dopo le labbra del mio uomo erano sulle mie e … e tutti i pensieri sulla sete stavano sciamando via tranquilli, al cui posto vennero voglie strane di cui conoscevo bene l’esistenza e le destinazioni, ma … ma apparte la mia testa piana zeppa di dubbi, l’unica cosa sensata che mi venne in mente fu: “perché faccio resistenza sempre, insomma … mi ama, lo amo … cosa cavolo sto facendo allora? Perché ogni giorno lo tengo lontano quando nel dubbio di una riuscita, lui è l’unico essere al mondo di cui mi interessa l’aiuto?”   
In quel microsecondo avevo preso la mia decisione … proprio due istanti più tardi Emmet era davanti a noi e gli diedi un ultimo bacio del momento. «grazie piccolo puffo biondo» dissi stringendolo ancora. Lui sorrise.
«ve l’ho mai detto che per quanto tu faccia la difficile siete una coppia dolcissima» disse Emmet che ci guardava divertito. Jazz mi fasciò la vita con le sole braccia, sollevandomi.
«sono un uomo fortunato …»
Risi. «sì lo sei» confermai. «ma okay … Emm il tuo regalo di compleanno in anticipo … B positivo, il tuo preferito piccolo» gli lanciai la sacca sterile piena di sangue.
Lui sorrise poi mi lanciò la sacca che aveva preparato per noi. «sacchetto verde Bella, sacchetto giallo Jasper … il resto è in quello rosso … Bella, non farlo sbirciare ma usali bene»
Sorrisi imbarazzata, non avevo idea di che cosa c’avesse infilato e da quanto avevo capito non aveva scelto Alice … cazzo …
«Jasper … prima o poi mi ringrazierai … ora, fuori dai piedi devo mettere incinta la mia donna, via da qui»
Lo guardammo male, sperando che scherzasse. Era serissimo, quasi frenetico che sparissimo. «stai scherzando vero?» chiese Jazz.
Lui scosse il capo. «Edward è una roba assurda, ha un potere enorme che si chiama “alternazione degli stati” e se prima Rose come anche tu o Alice eravate sterili come qualsiasi vampira, lui è capace di cambiare questo dato»
Guardai Jazz che guardava me. «che cosa assurda» commentai solamente. «ma ne sei certo? Insomma, non sono dicerie e basta … insomma, non si è mai sentita una cosa del genere, nemmeno Aro ne conosce l’esistenza a meno che l’abbia fatto per non tentare nessuno … ma comunque, sei sicuro della fiducia che state dando a quel ragazzo?» chiesi un poco preoccupata per i miei fratelloni.
Lui sorrise. «l’ho visto … ha toccato Alice e non era più vampira, ha alternato quel lato di lei … tipo Esme, odia sentirsi piccola rispetto a noi che siamo sia più alti che un po’ più forti in generale … l’ha toccata l’ho vista raggiante … è assurdo, ma non fate come Tommaso, l’apostolo che non ci crede se non ci mette il naso, perché si può sembrare assurdo ma non ho mai visto quelle due così felici»
«ahia ...» commentai. «se lo mangiamo qualche danno lo facciamo» sentì Jasper ridere talmente apertamente che trovai la cosa … meravigliosa, Jasper raggiante era come il sole dopo una bufera che era durata fin troppo. «’spiace amore, io che t’avevo promesso un pezzo di Mason mi sa’ che ti dovrai accontentare di sangue animale per qualche altro decennio»
Emmet mi guarda male, ma poi sorride. «si chiama Edward non Mason» mi corregge. Gli faccio la linguaccia.
«è lo stesso …» commenta Jazz per me e ride ancora. «andiamo piccola mia … andiamo e non torniamo più …» propone.
L’idea è buona ma più, più … mi sembra troppo esagerato.
«più vuole dire una settimana io e te … che so’ a Rio o … o a Portorico?» chiedo curiosa di conoscere la sua risposta.
Lui annuisce. «anche due se le vuoi, ma … per Portorico mi piace l’idea»
Esulto. Salto e bacio su una guancia l’orso. «racconti tu agl’altri questa cosa? Auguri piccolo
comunque … io lo spero per te e Rose, ma se vuoi consiglio, spera ma non troppo»
Lui annuisce. «lo farò … tu però non ce lo portare via troppo mi raccomando»
Annuisco. L’angelo da distruggere è vicino ma dalla mia mente è ormai lontano e … e mentre saliamo sulla sua Giaguar dorata sento già la musica portoricana nella mente e sorrido al mio uomo … gli farò una, gradita, molto gradita sorpresa.

ciao, vi piace questo bel capitolo? a me un sacco, Bella che vuole mangiarsi Edward è la mia più grande aspirazione. ... poi il mistero del suo potere mi piace ancora di più ... cosa succederà? Emmet e Rose l'avranno il bambino? ditemi voi se volete ... ma calcolate anche le varie situazioni, aspetto con pazienza vostri consigli ...
poi ovviamente ringrazio chi mi ha recensito e dato consigli ... spero che "An Angel to Destroy" sia di vostro gradimento come ringrazio anche chi non recensisce ma c'è perchè so che c'è ... perchè mi date la voglia di scrivere un capitolo dopo l'altro ... 
un bacione ... Hiddy ^-^

 

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Capitolo 4
*** All yours ***


All yours

Prima di te, Bella la mia vita era una notte senza luna.
Molto buia, ma con qualche stella: punti di luce e razionalità …
poi hai attraversato il cielo come una meteora.
All’improvviso, tutto ha preso fuoco: c’era luce,
 c’era bellezza “Edward, New Moon”
Atterrammo all’aeroporto San Juan che erano le 9 di mattina. Il viaggio era stato lungo ma avevo passato quelle ore di volo a prepararmi psicologicamente. Insomma, una decisone l’avevo presa, ma avevo paura di quella scelta che stavo per fare. Insomma, per anni avevo rimandato in vano sperando, un po’ che si arenasse un po’ che la vedesse dal mio maledetto spirito antico, ma siccome ormai le carte erano in tavola, mi ero finalmente resa conto che lo volevo io pure … c’era solo una soluzione: cambiare idea e scopare.
«amore sei silenziosa, ma stranamente agitata, che ti prende? Il sangue umano ti da alla testa?» chiese sarcastico.
Scossi il capo. «penso di lanciarmi in una nuova avventura ma la cosa un po’ mi spaventa, chissà tu come la prenderesti questa follia momentanea … spero bene»
Rise. «avventura di che genere? Romantica, cioè con sinonimo che mi vuoi mollare o avventura nel senso cosa nuova da esplorare o da conoscere, ossia che vuoi provare una cosa nuova?»
Ci pensai. «un po’ di entrambe, ma non ti mollo e … spero che sia tu ad esplorare una terra nuova, o per così dire, vergine … è pur sempre una bella cosa, me l’hai detto tu o sbaglio?» chiesi conscia di stargli facendo capire la cosa a cui volevo arrivare.
«tesoro … le terre vergini mi sono sempre piaciute, ma credo che tu non intenda vero il mare o nuovi orizzonti se non qualcosa di più … più chimico …» poi ci pensò. «tesoro da quando sei diventata così libertina?»
Scoppiai a ridere. «non lo so, credo da ieri mattina quando, ho praticamente aperto gl’occhi dopo cinquanta anni perché sinceramente non credevo che ti saresti trattenuto come hai fatto solo per render forte anche me, insomma, sapere che eri vicino, che sapevi come mi sentivo, mi ha fatto sentire protetta e per quanto, mi vergogni a dire che ho pianificato la morte di Mason, usando te un po’ come scudo credo comunque che … che voglio provare a vedere come va, perché credo … credo di essere pronta Jazz e un po’ nemmeno ci credo ma me lo sento» dissi sincera, quasi sicura che, sentiva quanto in difficoltà fossi in quel momento, insomma, eravamo in macchina, verso l’hotel di un conoscente di lui, dove avevamo in programma di non scollarci dalla camera … non potevo dire di essere nella situazione migliore del mondo.
«beh, poi diciamocelo se aspetto che tu ti dichiari, aspetto altri cinquant’anni quindi, abbandonerò il mio spirito puritano, per concedere una chance al tuo mondo»
Rise. «beh, cinquant’anni no … ma non pensavo che aspettassi quello … insomma, io ti sposerei anche adesso Bella, giuro»
Mi sentì gonfia d’orgoglio, insomma … s’era dichiarato senza farci una piega e io, sentivo il veleno, sul palato che si faceva caldo, al posto del ex rossore che da umana mi aveva perennemente riempito le guance.
«ma tu non credi nel matrimonio!» affermai divertita.
Lui annuì. «questo è vero, ma non credevo che tu ci credessi ancora …»
Ci rimasi senza parole per quanto ne avessi almeno un milione che volevano uscirmi di bocca: «insomma, non ci credo ma è più che altro una questione di …»
«di non vivere nel peccato?» disse
Annuì. «sì di non vivere nel peccato, per quanto sia io che te andremo all’inferno in grande stile, almeno voglio finire nel cerchio dei lussuriosi con te. Insomma è più che altro una questione di educazione»
Lui sibilò. «il signor William Swan ha avuto un gran effetto su di te, vero amore?»
Sorrisi. «è pur sempre mio padre … morto, ma pur sempre mio padre … ma comunque, sei d’accordo con quel cazzo di sesso o …»
Si sbrigò ad annuire. «ce«ce««ce««certo che sì ma … ma sei sicura che vada bene anche per te … perché sì io credo che il matrimonio sia un pezzo di carta ma se per te è importante si può fare, sul serio» Scossi il capo. «nah … non ne ho bisogno, infondo sono più legata a te che a me stessa, quindi non dubito di noi. Non l’ho mai fatto, nemmeno quando credevi lo facessi … certo una trentina di anni fa sì, un po’, ma … ma dopo quella volta ho sempre creduto a tutte le volte che mi dicevi che mi amavi»
Sorrise. «giuro, che se non quest’anno in uno dei prossimi ti sposo tesoro …»
Sorrisi. Si poteva fare. Insomma … si diceva che Dio perdonava, avrebbe perdonato un anno o poco più di anticipo … sì, l’avrebbe fatto, perché tanto, non aveva nemmeno la scusa dei cambiamenti … insomma, io non cambiavo come nemmeno Jazz.
Continuai a guardare Portorico, o semplicemente, Isabela, siccome il signorino, tra tutte le città di quello stato, aveva pensato fosse più interessante tapparci lì. Le strade erano abbastanza silenziose quel venerdì e non c’era nemmeno troppo sole, Jasper infatti aveva pensato fosse carino, almeno per oggi, andare al mare. Io la trovavo un’idea spettacolare.
 
Dopo che avevamo scaricato la borsa in hotel eravamo andati alla spiaggia, come aveva previsto non c’erano molte persone e Jasper rimase con il solo costume da subito e mi affiancò sulla brandina scura.
«questo sì che è un bel posto amore» commentai. «… scommetto che Carlisle a scoprire che siamo venuti qui, sbiancherebbe ancor più di quanto è già»
Rise. «io dire che perderebbe i capelli biondi, ma comunque, anche l’idea che diventi l’imbianchino di cinque anni fa è divertente»
Risi. «ancora con questa storia amore? Non l’abbiamo fatto apposta a fargli cadere la vernice addosso, era sulla scala, ha chiesto se gliela passavamo, Alice l’ha lanciata … e non è colpa nostra se non ha una buona presa» ci pensai. «poi diciamocelo, non l’ha presa male come l’ha presa Esme vedendolo … certo sbavava per Alice ma non significa che l’abbiamo obbligato a finire il lavoro»
Scosse il capo. «no, questo è vero … ma comunque, vieni a fare un bagno?» mi chiese alzandosi. Annuì, m’andava anche se mi sentivo leggermente in soggezione, insomma, tra i portoricani, io e lui eravamo un po’ bianchi ma comunque tanto valeva fingere di essere un turista come un altro.
Tolsi la maglietta che avevo tenuto per coprire la parte sopra del costume e lo seguì sulla sabbia che doveva essere un poco calda, lo sentivo, sentivo il calore che irradiava ma quello in sé non lo sentivo propriamente. Ma sentì bene l’odore di sale che si impossessava di me, che come una roccia, avrei risentito per un bel pezzo sia del sapore che dello stesso odore.
Per le undici e passa, era ancora fredda, certo non fredda come me o Jasper, ma comunque fredda. Sin da piccola al mare andavo raramente vivendo non esattamente così vicina ad una costa ma quando c’andavo con papà, avevo imparato a distinguere bene i calori dell’acqua, ma soprattutto il caldo dell’acqua di notte.
«resterei qui per sempre» commentò Jasper prendendomi la mano e stringendomi a sé.
«anch’io Jasper, ma non possiamo non ora almeno, lo sai …» dissi sicura che capisse a cosa mi riferissi; non esattamente al dato di fatto che viveva un umano a casa dei Cullen, ma più ancora, noi credevamo, falsa, la speranza che era stata data a Rose. La cosa mi preoccupava. Rose era sempre stata tenacemente la più forte, ma se si trattava di fidarsi, lo faceva anche troppo e in quel caso ancora di più.
«hai ragione non possiamo abbandonarla … ma loro non possono pretendere che non mi rubi la mia donna, che è stata palpeggiata con gl’occhi dall’umano»
Risi. «è un coglione» commentai.
Lui annuì. «proprio da chi era più vicino ad ucciderlo doveva essere attratto … insomma, non che non sia prevedibile, insomma, in quella casa sei decisamente la più bella e contando che una è troppo malinconica, l’altra è sposata e l’ultima è sua nonna … sì lo capisco, ma è solo stupido il fatto che ti voleva seriamente, ma di quel possesso che nemmeno io ho mai imposto con nemmeno me stesso …»
Sorrisi avvinghiandogli le braccia al collo. «sei geloso?» chiesi sarcastica, conoscendo già parzialmente la risposta.
Mi baciò sul collo. «un po’, lo ammetto … non voglio che lui pretenda di averti, come nemmeno io lo pretendo, sei un’anima libera amore mio, lo sei e lo sei sempre stata e sempre lo sarai, come sei sempre bellissima, anche come assassino sei bellissima … voglio solo che tu scelga come vuoi essere … quando sei diventata un vampiro non è stata una cosa che hai scelto e … non sai quanto ancora mi dispiaccia … ma se adesso sei qui, con me non posso che pensare che quel Mason oltre ad essere un buonissimo spuntino di metà mattinata, non ti faccia né caldo né freddo»
Sorrisi. «no infatti, la mia attenzione per lui era puramente per infilargli i denti nel collo o in qualunque altro punto a disposizione»
Rise. «ti amo piccola»
Annuì. «lo so … ma tu non sai che anch’io ti amo, forse molto di più di quanto tu stesso immagini» a quel punto lo baciai.
… e con giusto il tempo di raccoglier le nostre cose da quella spiaggia, eravamo all’hotel, il cui nome significava “la gemma di Isabela”.
Jasper infatti aveva pensato, “quale posto se non questo è il migliore per Isabella?” e in effetti quando eravamo arrivati e c’eravamo registrati, l’amico di Jasper, Antoine, aveva sorriso quando lui gl’aveva detto come mi chiamavo. Ancora mentalmente ne ridevo quando saltammo sull’ascensore e lui … lui riprese a baciarmi.
Sentì che avrei potuto urlare soprattutto perché, con la maglietta sul costume, non ero mai stata così “svestita” in sua presenza. M’ero sempre tenuta la mia privacy per me.
Quando squillò il telefono, già avevo capito chi chiamava e, Jasper mettendosi dietro a me mentre che barbosamente quell’ascensore saliva al penultimo piano, risposi.
«pro … pronto» balbettai in presa di spasmi d’eccitazione.
-Bella, Alice, dove sei, anzi, dove siete?- risi, quel modo in codice di Alice mi faceva morire. – non è divertente, Emmet è leggermente occupato e siccome è l’unico che lo sa, ha lasciato noi altri a sperare in vano che arrivaste cosa che poi non sta succedendo – wow, preoccupati per noi, che cosa buffa.
«tra’ Alice … torniamo, tra … tra molto, ma torniamo …» garantì sentendo le mani di lui scendere. «Ally una domanda, come mai saresti rimasta in bianco?»
-beh, perché c’è Edward e per le prime settimane non mi piaceva scopare mentre in avrei potuto controllare che non te lo mangiassi-
Risi. «tra’, puoi controllare il tuo nipotino finché vuoi …» la stavo praticamente scaricando, ma
se sul serio perdevo la verginità, si dovevano poi azzardare a tornare a fare sesso quei due …
-Be-Bella … ti stai facendo scopare da Jasper?- mi chiese, dal tono leggermente in collera.
«se vogliamo dirla così … non ci siamo ancora ma sì, credo di sì …» ammisi. «Ally adesso metto giù … siamo a Isabela, a Portorico se ti interessa davvero … dovremmo tornare tra una settimana a questa parte, se non decidiamo di allungare la permanenza a dieci giorni» misi giù. Proprio mentre l’ascensore si apriva mi voltai e tornai a baciarlo seriamente e per poco non mi mettevo a ridere, rendendomi conto che m’aveva preso in braccio ed aveva leggermente entrambe le mani sul mio fondoschiena come nella sua ‘500 quel giorno …
Con sempre me in braccio e sempre continuando a baciarmi, ci portò alla stanza e la cosa mi fece ridere … certo “dormivamo” insieme da un tot, ma mai eravamo in stanza con l’intenzione di andarci giù di brutto. Per un vampiro era strano ma sentì che avevo bisogno di andare più piano, stava andando tutto troppo velocemente …
 
# Alice.
«ragazzi credo che resterò in bianco» dissi imbronciata, buttandomi sul divano a braccia conserte. «mi sta scopando lo scopatore» mi lamentai.
Esme e Carlisle mi guardarono come se non fosse poi un problema da tanto, insomma, lo sapevo bene che quei due stavano insieme ed era più sensato se il sesso lo facevano tra loro. Ma da 25 anni a quella parte io andavo con Jasper non lei. Lei era la verginella puritana che lo sopportava il resto del tempo … non poteva fare tutto lei, non era corretto. Poi m’aveva praticamente scaricato con una telefonata, uffa non era corretto.
Era per caso stata colpa del mese che ero stata via? Insomma sì ero andata via e sì avevo detto che lui doveva restare in bianco e sì per 25 anni avevo sperato che Bella si decidesse a soddisfarlo lei … ma non quel giorno, insomma … ero così abituata al fatto di lei che aspettava che noi tornassimo dalla stanza che essere io a dover aspettare una settimana, dieci giorni che si decidessero a tornare proprio non mi andava.
Mi alzai con un lampo di genio, per quanto bruttissimo. «non restano così lontani da quando hanno festeggiato cinquant’anni insieme … non si saranno sposati …» a quelle parole anche loro si fecero offersi. «insomma, Bella ha detto una settimana, dieci giorni e ora non sarà più vergine … o le è scoppiata la testa o Jasper ha capito che cosa lei voleva e si sono davvero, seriamente sposati … ma insomma, non è giusto, aveva promesso che io avrei organizzato il suo matrimonio quando sarebbe stato il giorno, non che pensassi che ci sarebbe stato ma … ma non è giusto!» commentai ancora buttandomi di nuovo sul divano. «adesso sono io quella sola e non è giusto» sbuffai ancora. Lei era la mia migliore amica, questo è vero ma non era corretto … beh nemmeno per me che mi facevo il suo uomo, ma comunque era stata sua l’idea e … e ne avevamo passate tante a sopportarci che mi sembrava quasi scorretto. Insomma, avevo sempre immaginato che il giorno in cui avrebbe perso la verginità, se ci fosse mai stato …
Mi guardava con occhi quasi lucidi, era agitata e si rigirava la fede tra le dita, continuava ad alzarsi e sedersi. «Bella, non è così male, ti giuro» le dissi. Si appiattì per la decima volta il vestito rosso addosso che la faceva sembrare ancora più delicata di quanto già non sembrasse ma anche più bella.
Mi alzai e le presi il viso tra due dita. «hai o non hai detto di sì?» Lei annuì. «allora non devi avere paura, ti fidi di lui, lo ami e … e non andrà male, lo sai che non andrà male» annuì ancora. «allora vai su, bacialo e vedrai che il resto andrà a sé … non ti devi preoccupare, te giuro» Sorrise e si scostò una ciocca dalla faccia, m’abbracciò. «ti voglio bene … farò la brava promesso» si tirò su e scese dalle scarpe. Non le erano mai piaciuti i tacchi, entrambi sapevamo che non sarebbe cambiata mai. Salì di sopra con calma, sentì bene quando aprì la porta … un flebile sospiro e la porta che si richiudeva …
«Alice che hai visto?» mi chiese Carlisle che era stranamente vicino a me.
Mi sorprese quella domanda … io avevo pensato fosse una fantasia. «non lo so sinceramente, non capisco questa visione, ho visto Bella, sposata, tesa e … ma non capisco, al telefono non era per nulla tesa. Ma il punto è che era qui in casa … parlava con me e si sistemava il …»
Corsi di sopra, nella stanza di Bella e Jasper e … e come avevo immaginato, il vestito rosso era lì, appeso, pulito, inutilizzato con ancora la sua targhetta attaccata. … ma che?
Scesi di sotto di fretta col vestito alla mano. «aveva questo vestito … cosa che mi porta a chiedermi cosa cazzo ho visto perché … perché non ha senso»
I due alzarono le spalle e come me si chiesero cosa significasse … e contemporaneamente sentì che non avevo poi così paura di esser sola, ma più che altro … che lei l’allontanasse da me. Jasper era nostro, non lo poteva tenere solo per sé.
 
# Bella
La stanza nemmeno la notai, notai solo, che m’aveva posata su quel che doveva essere il letto, leggermente basso, con leggermente troppi cuscini e coperte. Ebbi appena il tempo di tirarmi un po’ più verso la testata che era tornato a baciarmi. Mi tolsi la maglietta e strappai letteralmente il primo pezzo dei suoi jeans. Ansimammo l’uno sulle labbra dell’altro, sentendo la durezza e la morbidezza dei nostri corpi, erano uguali ma diversi, al tocco. Tecnicamente freddi, ma non per noi, tecnicamente forti, ma tra noi … eravamo i più delicati dell’universo. Lui continuava a baciarmi e io nella mia ignoranza momentanea, mi chiedevo cosa cavolo sarebbe dovuto succedere oltre quello. A quanto ne sapevo, si era nudi, possibilmente su un letto, ma andava bene anche solo una superficie e … e poi conoscevo solo quello che si sapeva tecnicamente nella teoria e ovviamente, nei film strappalacrime di Rosalie, dove ovviamente l’eroe dopo aver fatto del sesso, se ne andava bellamente soddisfatto lasciando la donzella, nuda nel letto, solitamente dormiente. Una parte di me sperava non funzionasse davvero così, insomma … io non dormivo e che Jazz sparisse proprio … mi dava i brividi quasi quanto le sue labbra sul collo.
«Jazz …» ansimai in preda di una strana ossessione per quei baci. Lui non tornò sulle mie labbra ma scese sia con labbra che con le mani, le quali, abbassarono lentamente la parte inferiore del mio costume da bagno, fino a toglierle proprio. M’ero sempre vergognata di quella parte del mi corpo, così … così maledettamente informe, non si capiva bene cosa fosse. Jasper a vista non trovava quella parte così segreta, così diversa dal normale e continuando a scendere fece una cosa con due dita – ero quasi sicura fossero due – che non credevo si potesse fare con due. Mi sentì mancare.
Sì alzò lentamente su me e togliendo definitivamente quei jeans ormai belli che andati per colpa mia, tornò a baciarmi mi prese su di sé, seduta, continuando a fare pressione con quelle due dita, in quel momento, maledette. Con le labbra sulle mie continuava e io per poco non sboccavo in un fiatone che non avevo mai provato in quegl’ultimi 50 anni. Si staccò leggermente e guardandomi, io stessa riflessa nei suoi occhi mi vidi stravolta; le pupille stranamente dilatate e il rosso causato dall’umano liquido, ingerito di recente, riempirmi le iridi solitamente ocra chiaro. «ti amo piccola …» disse con un mezzo sorriso. «… devi dirmelo se sei pronta perché non si torna indietro»
Ci rimasi un po’ lì … ero pronta? Forse … prima però dovevo vedere una cosa, ero troppo curiosa e maledettamente decisa a “vendicarmi” per quella strana eccitazione sessuale che aveva imposto su di me, la quale era stramaledettamente stupenda.
«posso fare una cosa due minuti?» chiesi. Lui sorrise e annuì. «girati» ordinai. Lui si mise sotto, appoggiato sui gomiti. Scesi con lo sguardo e quando arrivai a dove volevo arrivare ci baciai intorno; la mente lo catalogava come, leggermente stretto ma lungo, un’arma letale ai miei occhi, ma meglio di … di quello di Emmet. Mi uscì una mezza risata.
«cosa?» chiese divertito.
«nulla, non è brutale come l’ultimo che ho visto»
Rise. «sarebbe?»
«Emmet, una volta, per sbaglio. È entrato in bagno quella volta che stavamo finendo di piastrellare l’altro, io facevo la doccia, non me ne sono resa conto subito, ma con lo strusciare dell’asciugamano, l’ho beccato. Mi fa “non sei male … un favore per un altro” o qualcosa del genere, lui era nudo quindi l’ho visto … poi mi sono mostrata e così anche per lui, poi è uscito dal bagno è quando ho finito, sono uscita e lui “piacere di averti vista” e io “altrettanto”» tornai a quel punto che un po’ mi spaventava, ma in quel momento, era abbastanza tranquilla. Ero una vampira, la mia libertà era fondamentale ed ero libera ora.
Tornai al suo fianco. «prendimi, come con un cerotto» tornò su di me. «sono pronta» annuì e si abbassò un poco … ed entrò piano, sentivo chiaramente ogni suo spostamento e in quel momento c’era … ansimai quando arrivò fino in fondo. Poi come se lo facesse apposta, uscì … per poi rientrare quasi subito.
Insieme a lui anch’io mi muovevo ritmicamente avanti e indietro a ritmo delle sue spinte e ansimavo dall’eccitazione. Non avrei mai voluto essere così puritana in quei cinquant’anni … cosa cavolo avevo in testa? Quell’insieme di emozioni era la cosa più bella di tutta la mia vita e non volevo per nessun motivo al mondo che si fermasse mai e lui continuò fino al punto in cui mi uscii fuori un gemito più forte e venni. Cosa abbastanza buffa e quando tornò a baciarmi sorridevo, probabilmente, visibilmente divertita. Gl’andai sopra e io stessa, presi il controllo di quelle spinte, mi raggiunse e come un incantesimo che veniva lanciato sentì una strana forza pervadermi, una forza che non faceva parte dell’atto … ma credevo, fosse gioia di averlo lì, che per poco non sbavava all’idea di riprendermi su di sé, con sé … e sentì chiaramente quando gl’arrivò l’erezione che spesso, molto spesso aveva avuto solo nei pantaloni.
Rallentò le spinte concentrandosi sulle mie labbra che riprese a baciare con avidità, tra giochi di lingue e morsi, ma poi riprese bramoso come solo lui sapeva fare.
I gemiti di lui si confondevano con quelli miei e in poco tempo le spinte si fecero più forti fin quando, non urlai, un urlo di quelli brutali, mi prese e tornai seduta su di lui ed ebbi da lui il controllo della situazione …
 
«ti amo» dissi non so bene quando e nemmeno perché. Non so da quando eravamo in quella stanza a fare l’amore, ma per quanto ne sapevo non era un giorno, ma forse di più …
«anch’io piccola» mi disse con un sorriso divertito. «ora sei solo mia vero?»
Gl’andai sopra e lo baciai. «lo sono sempre stata»
Non ricordavo precisamente in che momento aveva iniziato a rigirarsi il mio seno tra le dita, ma il punto era che l’aveva fatto e non solo con le dita, ma anche con la bocca o solo la lingua. … si poteva dire che con la lingua ci sapeva fare grandemente … e quando la usava ero piena di gioia che esplodeva in ogni mio poro.

salve ragazze e ragazzi. scusate il ritardo esorbitante ma tra scuola impegni vari, tra cui anche febbre alta e tosse, causata da questo schifo di stagione di merda, perdonate la parolaccia, eccomi qui più o meno intera, che posto il mio 4' capitolo. come ho già detto e ridetto, pubblicherò il prossimo quando avrò finito il sesto e speriamo di non metterci troppo per quanto gl'impegni siano sempre oltre il tempo a disposizione.
scusate la scena Hot ma dovevo inserircela, era una cosa troppo forte e volevo dare una motivazione a quello che viene dopo. quindi ricapitolando:
Edward è il nipote di Alice, soprannominato Mason o Angelo da Distruggere, come ho indicato nel titolo del capitolo passato. questo capitolo si chiama "tutto/a tua" vedetela come volete ma a me piaceva. ho litigato con la mia migliore amica quindi se trovate da qui a qualche capitolo qualche rabbia oltre natura della nostra bella protagonista è perchè io sono incazzata come una iena. perdonate ancora la parolaccia.
un bacione, alla prossima.
Hiddy.
ps_ questo capitolo ha una dedica speciale a Rapidash la mia amica a cui voglio un mondo di bene alla quale volevo dire che finalmente ce l'ho fatta, solo di nuovo in carica e no, "l'attrezzo" di Jasper non si chiama Hale, ma quello è solo il suo cognome, come dire all'Edward Cullen originale della Meyer solo "Cullen" e non "Calla" come ha letto quell'idiota della prof di Italiano che mi ha dato 5 nel tema su Twilight, cosa che considero un'eresia vera è propria! 

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