Tre cuori e un bisogno: amare di IsAnastaciaHuddy92 (/viewuser.php?uid=52263)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Debolezze ***
Capitolo 2: *** é passato troppo tempo..? ***
Capitolo 3: *** La mattina è sempre dolorosa o no..? ***
Capitolo 4: *** Una nuova vita ***
Capitolo 5: *** Un'ultima sera e poi..? Cosa sarà di noi? ***
Capitolo 6: *** Un ritorno... un altro inizio ***
Capitolo 7: *** Una distanza insormontabile??? ***
Capitolo 8: *** Scusa ***
Capitolo 9: *** Per colpa tua di nuovo ***
Capitolo 10: *** Il test positivo al momento negativo... la scelta di una donna ***
Capitolo 11: *** Io e te: finalmente compresi ***
Capitolo 1 *** Debolezze ***
Debolezze
Cuddy
aveva
perso ciò che più d’importante aveva
nella sua vita in quel momento. E si
sentiva persa. La mattina le avevano annunciato la sua sospensione, e
ciò che
le dava più rabbia non era rischiare di perdere il posto ma
la causa di ciò:
House. Il medico, l'uomo, che lei aveva posto sopra tutti, sopra ogni
cosa
anche sopra cento milioni di dollari, e adesso lui aveva ucciso un
paziente,
mentendole, dicendole che le analisi davano un risposta diversa da
quella
reale, perché lui aveva ragione, perché lui era
House, colui che aveva
sbagliato momento per raggirare l'amministratore dell'ospedale. E
adesso lei
aspettava: che la condannassero o che l'assolvessero, ma l'attesa se la
stava
divorando lentamente, divorava la sua mente, il suo spirito, il suo
corpo. Si
sentiva persa all'idea di rinunciare a ciò per cui aveva
sempre lottato, a tutto
ciò che le restava, e che adesso stava andando perduto. Ma
lei voleva soltanto
abbandonarsi, lasciando che le cose prendessero il proprio corso, e per
la
prima volta in vita sua Lisa Cuddy si era rassegnata a ciò
che la vita le stava
dando in quel momento, senza alcuno opponimento perché per
la prima volta lei
non aveva provato a controllare, anche se era ciò che le
veniva
meglio.
Sola,
a casa nel buio della notte, aveva indossato un pigiama largo con le
maniche
lunghe, che non lasciava intravedere nulla, in fondo sarebbe rimasta
sola anche
quella sera e, magari come sempre in piena notte si sarebbe svegliata,
avrebbe
guardato il cuscino accanto al suo e la metà del letto vuota
e si sarebbe
stretta sotto le lenzuola, con un grande senso di malinconia dentro.
Qualche
volta per questa ragione soffriva d'insonnia; si svegliava in piena
notte
agitata. Sognava di essere rimasta totalmente sola; ma quando si
svegliava
capiva che quell'incubo non si allontanava molto dalla
realtà, così poi
riusciva a malapena a riprendere sonno, dormendo poi male. E le saliva
sempre
un brivido addosso che le percorreva tutto il corpo, ogni mattina,
quando si
svegliava coccolata solo dai raggi del sole che penetravano attraverso
le
tendine della finestra della sua camera da letto. E in quel caldo
abbraccio lei
socchiudeva gli occhi e sperava che da dietro le sue spalle arrivassero
due
braccia grandi e amorevoli a stringerla forte. E quella mattina
inaspettatamente lei si trovava stretta in un tenero abbraccio. Aveva
poggiato
la propria gamba su quella dell'uomo che le stava così
vicino da sentire il
calore del suo respiro e percepire il fondere dell'ardore ancora acceso
dei
loro corpi. Lui teneva un braccio sotto la testa della donna e con le
dita le
accarezzava il collo mentre lei gli massaggiava il petto nudo.
-Adesso
credo stare meglio…- aveva sussurrato. Le baciò
la fronte, sorrise; il suo più
bel sorriso da anni.
Sette
ore prima
Stava
per
versare dello Scotch nel bicchiere che teneva in mano, non aveva certo
intenzione di ubriacarsi, certamente non sarebbe mai scesa a simili
debolezze,
era sempre stata una donna molto dignitosa e soprattutto forte, ma ne
beveva
sempre un sorso ogni sera, prima di andare a letto, così,
per scaricare le
tensioni accumulate durante la giornata. Ma quell'istante fu interrotto
dal
suono imperterrito del campanello, quel suonare non era nuovo alle sue
orecchie, e prima di andare ad aprire sapeva già cosa
l'aspettasse, ma
specialmente chi fosse! E sicuramente la cosa non l'allietava molto,
anzi
affatto. Mentre si dirigeva alla porta pensava a cosa avrebbe potuto
dire o
fare, ma non c'era molto, non c'era niente. Contro House avrebbe voluto
scaricare la propria rabbia, avrebbe voluto urlare, disprezzarlo ed
insultarlo,
dirgli che era stata tutta colpa sua, che le aveva rovinato la vita. Ma
a quale
scopo? Lui era House e i sensi di colpa non gli si addicevano; lui non
sarebbe
cambiato; lei non sarebbe cambiata; nulla sarebbe
cambiato.
Probabilmente era lì per umiliarla ulteriormente, certamente
non per chiederle
scusa. Sapeva anche di non volerlo combattere, non se la sentiva,
perché non
c'era alcuna barriera a difenderla, quelle che, da tempo, la
proteggevano come
amministratrice dell'ospedale, certo House non era il tipo di persona
che si
poneva dei limiti, ma adesso restava soltanto Lisa da prendere in giro.
-Che
vuoi ancora, House?- disse con aria irritata. Nascondeva un
forte rancore davanti a quella grande figura.
-Come
stai?- lo disse quasi come se fosse preoccupato. Lo era in
realtà. Più che altro erano sensi di colpa. House
non era quel genere di
persona che si strugge davanti ai propri errori, ma li riconosce e,
anche se
quasi mai prova a ripararli, cerca nei suoi modi a chiedere scusa. E
adesso eri
lì davanti a lei, senza molto da dire, o perlomeno
c’era qualcosa da dire ma
dalle sue labbra quelle parole così significative erano
difficile da far
uscire, ma sarebbe stato l’unico modo per riparare a
ciò che lui aveva appena
mandato in frantumi. Lisa Cuddy gliene aveva fatte passare tante e lo
aveva
perdonato anche quando lui l’aveva
insultata come donna, anche
quando aveva distrutto il sogno che lei
aveva segretamente custodito e rivelato soltanto a lui, ma lui adesso
le aveva
negato l’unica cosa che le restava, che la rendeva quel poco
più felice di
Gregory House, sentiva che sarebbe stata dura perdonarlo.
-Sparisci!-
disse lei innervosita, come se quella domanda le
avesse dato più fastidio che di qualsiasi altra affermazione
sarcastica. E
aveva provato a chiudere la porta, poi bloccata dal bastone di House.
-Lasciami
entrare. È la tua prima notte da disoccupata, mi
preoccupo di cosa potresti fare- Cuddy non provò nemmeno a
replicare, non
voleva nemmeno ricordargli che non era stata ancora licenziata.
Perché questo
avrebbe seguito una serie di parole vuote e, magari offensive e lei non
aveva
voglia di affrontare il discorso. Quindi aprì la porta e si
fece indietro per
lasciarlo passare, e senza dire una parola si diresse in salotto e si
sedette
sul divano. Lui la seguì, fino ad essere seduto accanto a
lei.
-Che
sei venuto a fare House? Vuoi prenderti gioco di me?- disse
con sconfitta, con aria d’arresa. Quel gioco sarebbe
certamente stato vinto da
lui, se avesse voluto iniziarlo. Lei sapeva che lui in quel momento
avrebbe
potuto distruggerla completamente e lei con quelle domande sembrava
avergli
dato la chiave per farlo, aveva aizzato bandiera bianca e non per
testare
quanto House fosse bastardo ma semplicemente nella speranza che lui per
una
volta si mostrasse umano. Così lui nemmeno rispose, rimase
lì in silenzio accennando
un “no” con la testa.
E
in silenzio, si sentiva respirare il vuoto attorno a loro. In
silenzio lui le stava chiedendo scusa. In silenzio lei lo stava
apprezzando.
Non restava che questo: il silenzio. Forse era il modo personale di
House di
chiederle scusa, restarle vicino, senza ricordare cosa fosse successo,
il suo
modo gentile di essere dispiaciuto era non mettere il dito sulla piaga.
Lisa
si girò verso di lui e lo guardò negli occhi, in
quegli
attimi in cui il rumore delle loro voci era solo un lontano ricordo,
lei lo
fissava e provava a leggere la sua anima, che aveva fatto uscire quella
umanità
nascosta ma, sempre presente. Ma per Greg era chiedere troppo leggere
nel suo
cuore; voleva fermare quel momento così bello ma che lo
rendeva così esposto al
dolore, all’essere ferito di nuovo. La baciò, con
tutta la passione in corpo,
le teneva fermo un braccio che un instante prima aveva provato ad
interrompere
quel bacio, e la baciava con tutti i sentimenti che gli aveva provocato
lei la
prima volta che l’aveva vista sorridere e l’ultima,
quando spariva via, con
orgoglio, dall’ospedale col viso bagnato. E lei non poteva
che ricambiare,
perché sentiva assorbire quelle emozioni nel corpo, come se
le loro labbra
fossero una linea conduttrice delle loro emozioni, che li potevano
mettere in
contatto per pochi istanti. Tutti quegli anni
d’incomprensione venivano saldati
e compensati
con quel bacio, un istante
di piacere, di debolezza che si erano concessi per dichiararsi vicini
proprio
quando erano stati loro ad allontanarsi. Non poteva che essere
più intenso quel
momento magico, in cui lei era così fragile e lui
così forte da rianimarla con
un bacio, con un solo contatto che le dava segno d’affetto,
d’amore, segno che
qualcuno nel mondo, oltre se stessa, tenesse a lei più di
quanto non avesse mai
voluto dimostrare.
L’indomani
mattina non c’era imbarazzo ma solo una gran voglia di
non perdere quel momento, paura di rovinare qualcosa così
piacevole e
indimenticabile.
-Ciao…-
gli aveva detto dolcemente nel momento in cui lui aprì gli
occhi. Lei si era svegliata per prima e lo aveva osservato dormire,
sembrava
così angelico quando teneva gli occhi chiusi e nessun dolore
lo assaliva,
nessuna ansia di apparire debole lo catturava e lo trascinava con
sé,
facendogli perdere poi, momenti come quelli, in cui si era mostrato
inaspettatamente comprensivo da non sembrare nemmeno House, eppure lui
aveva
questa capacità: sorprenderti negli istanti in cui ne hai
davvero bisogno, ed
era stato anche ciò ad aver lasciato Lisa sfiorare quella
gioia e arrendersi a
quelle emozioni, a quei bisogni di sentire il suo profumo, di
accarezzare la
sua pelle e a smettere di sentirsi sola per quell’ennesima
notte.
-Scommetto
che hai approfittato del mio corpicino indifeso mentre
dormivo…- teneva gli occhi socchiusi e riusciva a vederla a
malapena, ma era
bellissima l’immagine di lei appena sveglia, accanto a lui.
La calda luce del
mattino le illuminava il volto e in quel momento House pensò
di stare ancora
sognando, non riusciva a credere all’immagine incantevole che
i suoi occhi gli
stavano regalando in quell’istante. Era da tempo che dormiva
solo e quella
presenza lo aveva fatto riposare così bene, come mai in
tutta la sua vita da
anni, che non avrebbe mai voluto alzarsi da quel letto e accettare le
conseguenze di quella notte ancora incompiuta.
Si
tenevano ancora stretti l’uno all’altro, lei con la
testa
appoggiata sul suo petto alzava gli occhi per guardarlo e lui la teneva
stretta
per un fianco accarezzandole la pancia.
-Certo
come no… sei irresistibile!- e si alzò dal letto
avvolgendosi nel lenzuolo.
-Ehy
riporta qui quel culetto!- lui le afferrò un braccio
facendola ricadere sul letto.
Provò
una forte emozione dentro, si sentì come completa. Come se
in quel momento avesse avuto tutto ciò di cui aveva bisogno
-adesso credo di
essere felice… adesso credo di stare meglio,
accennò un sorriso-
Rimasero
nel letto tutta la mattinata, e fu strano per House e
Cuddy trovarsi in una situazione simile, così inaspettata ma
piacevole per
entrambi.
VI RINGRAZIO DI AVER LETTO QUESTO PRIMO CAPITOLO, CERCHERò DI AGGIORNARE IL PIù PRESTO POSSIBILE... MI PIACEREBBE SAPERE SE VI PIACE O MENO... A PRESTO!:) |
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Capitolo 2 *** é passato troppo tempo..? ***
È
passato troppo tempo..?
L’indomani
all’ospedale l’assenza di Cuddy era percepibile, il
consiglio aveva designato
come suo momentaneo sostituto il dottor Wilson, in attesa di prendere
una
decisione. House sapeva che averla vinta su di lui sarebbe stato ancora
più
semplice e, se non ci fosse riuscito avrebbe potuto partecipare agli
appuntamenti con Amber e prima o poi il “dolce
Jimmy” si sarebbe arreso e gli
avrebbe concesso anche la più pazza delle diagnosi. Questo
era il potere di
Greg House. Ed era rimasto il solito anche dopo quella notte, senza
nominare
però nemmeno una volta il nome di Cuddy, neppure per
prenderla in giro, così
gli fu semplice nascondere l’accaduto ai suoi assistenti
anche se non a Wilson,
a lui no. A lui era impossibile nascondere qualcosa e inoltre gli
sembrò
insolito il silenzio e l’indiscrezione da parte di House
riguardo l’accaduto.
Sentiva, sapeva che qualcosa fosse successa, ma cosa?
Si
diresse nel suo ufficio dieci minuti prima che House finisse il turno.
-Hai
notizie di Cuddy?-
-No-
non aveva scherzato di nuovo sulla cosa, nonostante ne avesse avuto
l’occasione
e la situazione suonava alquanto sospetta per l’amico, temeva
sempre peggio.
-Sei
stato da lei per caso?- disse con aria interrogativa, la risposta lo
incuriosiva.
-No-
non lo guardò nemmeno negli occhi, continuava i suoi
cruciverba, ormai era
chiaro per l’oncologo: stava mentendo.
-È successo
qualcosa?-
-No-
iniziava ad essere infastidito da tutte quelle domande su qualcosa di
cui non
gli andava affatto di parlare e, Wilson lo era per le risposte
monosillabi,
così fece cenno con la testa; un sì che diceva
“non ti credo, ma per amore
della nostra amicizia ti lascio perdere. Per ora”. E
uscì dallo studio.
Due
giorni dopo il telefono non aveva ancora
squillato, e sentirsi stupida per Lisa era anche troppo poco, ma non
voleva
rischiare di perdere un’occasione come quella e dopo quella
notte perfetta con
lui, lei si sentiva vuota, come se Greg le avesse dato qualcosa di
unico che
aveva portato con sé anche una parte di lei nel momento in
cui aveva lasciato
casa sua.
-Ciao…-
gli aveva detto mentre House indossava goffamente il cappotto, gli
addii lo
avevano sempre imbarazzato.
-Tornerò-
Ma
il campanello non suonò nemmeno quella sera.
House
aveva avuto paura; lui diceva che temeva di poter far soffrire gli
altri, ma la
verità era che lui paventava di potersi fare male. Non era
un tipo facile da
comprendere ma sembrava che lei quella sera lo avesse decifrato, avesse
compreso finalmente il codice per accedere al suo cuore, e adesso
sapeva di
dover stare attenta, perché doveva maneggiare il tutto con
cura, come un
fragile specchio nel quale lei aveva avuto la fortuna di poter
riflettere i
propri sentimenti e sentirseli tornare indietro con ancora
più passione. Sapeva
che adesso toccava a lei prendere in mano la situazione e finire di
scrivere le
pagine bianche di quel libro cominciato insieme.
Si
vestì, e in fretta salì in auto, era il cuore a
guidarla, il cervello si era
spento giorni prima, quando aveva lasciato l’unica cosa che
la rendeva ancora
un po’ più completa di House.
Non
indossava il solito tailleur, bensì dei jeans aderenti e una
camicetta rossa
sbottonata nei primi bottoni che lasciava scoperto la parte superiore
del seno
e delle scarpe da tennis, non sembrava nemmeno più Cuddy,
l’amministratrice del
Princenton Plainsbore Teaching Hospital.
I
loro ricordi: lui era sdraiato su di lei, le stava abbassando la
cerniera della
gonna e le accarezza, con la mano libera, i seni rigidi sorretti ancora
dal
reggiseno.
Lei:
mise la cintura e accese l’auto, andava da lui; sapeva che
era la cosa giusta
da fare.
Lui:
era appena tornato a casa, sbatté la porta dietro di
sé, era nervoso, gli
mancava, ma non andò da lei; sapeva che non era la cosa
giusta da fare.
I
loro ricordi: gli sbottonava la camicia azzurra, stropicciata, e
sentiva il suo
corpo sudato avvinghiarsi al suo.
Lei:
era ferma ad un semaforo, giocava con le dite sullo sterzo, si sentiva
agitata;
sapeva che era la cosa giusta da fare.
Lui:
prese il decimo Vicodin della giornata, e bevve due bicchieri di Vodka,
il
dolore era aumentato quel giorno, ormai gli era difficile stare senza
di lei e
lo sapeva; sapeva che non era la cosa giusta da fare.
I
loro ricordi: e finalmente vennero insieme, sussultarono entrambi, si
sdraiarono rilassati sul letto, stringendosi così
l’uno all’altro.
Lei:
era arrivata, spense l’auto, si tolse la cintura, sentiva
forte il cuore
battere; e sapeva sempre più che era la cosa giusta da fare.
Lui:
iniziò a suonare al pianoforte, con note alte,
cosicché la musica potesse
ricoprire completamente i suoi pensieri, pensava troppo a lei; e sapeva
sempre
più che non era la cosa giusta da fare.
Non
le servì bussare, la porta era già aperta
davanti a sé, e quella figura possente adesso la stringeva
contro il proprio
corpo, le poggiava la testa sopra la spalla e lei che non riusciva
nemmeno a
toccarlo era rimasta così sorpresa che si
paralizzò tra le sue braccia, nulla
era andato perduto come temeva, sembrava che quella distanza durata due
lunghissimi giorni non fosse mai esistita, come se fossero stati
abbracciati
per tutto quel tempo senza perdere nemmeno un solo respiro della
persona amata.
Rimasero
insieme tutta la notte e parlarono come
mai, certo con House è complicato trovare punti di contatto,
ma lei lo
conosceva e discussero tutta la notte del suo nuovo paziente, lui prese
in giro
diverse volte Wilson e le sue sconvolte espressioni quando House gli
proponeva
cure strampalate solo per rendergli più difficile il nuovo
ruolo.
Rise
–non ci credo… come ha fatto a credere a una
cosa simile???- era un po’ gelosa di non poter essere lei la
vittima dei suoi
giochi di potere.
-La
droga accende le parti più remote del nostro
cervello… magari funziona anche con gli uomini in
coma… potrebbero aiutarci a capire
come non far sbavare il mascara o tutte le altre cose per cui si
dispera Wilson
da una vita.
-Oddio!-
continuò a ridere, la prima volta che rideva così
per una delle sue solite
pazzie e la prima volta per House di vantarsi con lei di una delle sue
stronzate,
dato che di solito lei li viveva in prima persona. E ciò le
dava a riflettere: nonostante
tutto, sei
rimasto lo stesso House, con
o senza di me. E io che ho sempre creduto che fosse la mia voglia di
contraddirti a portati simili idee.
|
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Capitolo 3 *** La mattina è sempre dolorosa o no..? ***
La
mattina è sempre dolorosa o no..?
Fu
assalita dall’ansia quella mattina quando si
ritrovò sola, in un letto sconosciuto, con ancora addosso
vestiti che molta
gente conoscendola non pensava potesse nemmeno tenere
nell’armadio. House
l’aveva lasciata? Di nuovo? Il solo pensiero le provocava
delle fitte allo
stomaco che sembravano spegnere quel calore che l’aveva
avvolta la sera prima.
Ma ad un certo punto sentì un rumore provenire dalla cucina:
un piatto rotto.
Non poteva che essere lui.
Si
alzò con ancora tutti i capelli spettinata e il
viso insonnacchiato, ma appariva agli occhi di Greg ancora una creatura
perfetta, per lui lei era bella in qualsiasi momento della giornata, in
qualsiasi condizione, ma quella mattina lo era davvero, aveva gli
zigomi
arrossati e gli occhi lucidi.
-Oh russi come un orso! È colpa tua
se
mi sono svegliato e poi ti ho
svegliata!-
Non
gli disse che in realtà era stato un sollievo
quel rumore per lei, perché voleva dire che lui era ancora
lì e che non l’aveva
abbandonata.
-Ma
che carino… mi hai preparato la colazione?-
disse lei sogghignando e prendendo dalle sue mani il caffè
che aveva appena
preparato.
-Ma…
ah lascia perdere! Comunque non credere che
puoi metterti a fare la prepotente anche qui!- Era divertito. Lisa per
lui era
stata la sua migliore compagnia da anni… anche meglio di
Wilson. Con lui certe
cose non poteva mica farle!
Lei
si avvicinò, lo baciò sulle labbra e
continuò
a sorseggiare il suo caffè; era un modo carino di farsi
perdonare.
Erano
le dieci, per Cuddy svegliarsi a
quell’orario era anomalo, ma era rimasta sveglia tutta la
notte in dolce
compagnia e, inoltre, lo preferiva dal restare alzata fino
all’alba per
sbrigare delle pratiche e poi poche ore dopo andare a lavorare.
Ma
House doveva andare in ospedale, così fece una
doccia veloce mentre lei, che aveva capito, prese la borsa e
andò via. Il
saluto di due persone come Lisa e Greg mentre lui va a lavoro e
l’altro,
inaspettatamente lei, era mezzo disoccupato, sarebbe sicuramente
suonato
strano, così gli lasciò un bigliettino attaccato
al frigo e chiuse
silenziosamente la porta.
House
come al solito era già in ritardo, e quando
uscì dal bagno si accorse dell’assenza di Lisa e
si diresse subito in cucina,
la conosceva, la dottoressa Cuddy avrebbe certamente lasciato un
post-it:
-Ho
molte cose da fare oggi,
ci vediamo stasera, da me. X Lisa-. Sì,
la conosceva bene, ma questa sua fuga era stato un bene,
perché Greg non sapeva come lasciarla e soprattutto cosa
dirle.
HO AGGIUNTO ALTRI DUE CAPITOLI... SPERO VI STIA PIACENDO... ASPETTO VOSTRI COMMENTI! UN BACIO...
GRAZIE FEDE PER LA TUA PAZIENZA... TVBTTT!!! |
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Capitolo 4 *** Una nuova vita ***
Una
nuova vita
Adesso
aveva tutto il tempo
da poter dedicare a se stessa, e ciò non le dispiaceva
affatto.
Quando
uscì di casa, si
diresse in fretta in un centro commerciale e si sbizzarrì.
Acquistò abiti di
ogni genere, tranne che tailleurs, voleva per una volta sentirsi
soltanto una
donna non il primario di medicina. E spesso tra il provare una t-shirt
e una
minigonna pensava a Greg e a quanto fosse felice con lui, a quanto lui
stesse
contribuendo a farla sentire soltanto la sua donna e
nient’altro.
Adesso
sentiva che non
le mancava niente, anche se in realtà non era
così. Aspettava ancora di
ricevere dal consiglio quella telefonata che avrebbe segnato nuovamente
il suo
futuro, e sperava ancora che quel test risultasse positivo. E quando
pensò a
ciò le venne in mente nuovamente Greg, se una delle due cose
fosse successa,
l’avrebbe sicuramente perso. House e Cuddy avrebbero iniziato
a litigare, come
al solito, qualche volta ferendosi pesantemente, avrebbero certamente
dimenticato la magia creatasi in quei giorni in cui erano soltanto due
persone
innamorate che temevano di ammetterlo anche solo a se stessi. E
d’altra parte,
le restava dentro un grande dubbio, chissà se Gregory House
sarebbe stato in
grado di diventare adulto, davvero. Era una domanda che aveva sempre
posto a se
stessa. Quando lui aveva saputo del suo desiderio di diventare madre,
sembrava
le avesse chiesto di poter avere un ruolo nel suo sogno, di poter
essere il
padre di quella creatura. Ma Lisa Cuddy non prese affatto in
considerazione
quella proposta, non era sicura che lui dicesse sul serio e, poi, tra
loro le
cose si sarebbero complicate a tal punto da non sapere neanche
più cosa fossero
per l’altro, e lei lo sapeva, ma, forse, in realtà
era ciò che voleva da sempre
House, aspirava di avere un posto nella sua vita da tempo, e quello per
lui
sembrava il modo più accessibile, ma per Lisa tutto
ciò sarebbe sempre stato
cosparso da una nube di mistero, buia che le negava in tutti i modi
l’accesso,
era la mente di House.
Erano
le tre del
pomeriggio e per House quello era stato un record. Soltanto la seconda
pillola
della giornata, e non perché non gli facesse male la gamba
ma semplicemente
perché non ci pensava più se non quando
distoglieva i pensieri dalla sua
morbida pelle, dai suoi scuri ricci e iniziava ad occuparsi seriamente
del
caso. I suoi assistenti si erano accorti della sua distrazione quella
mattina,
ma non potevano immaginare minimamente che c’entrasse il
sorriso di Lisa, che
riusciva a mandarlo in tilt. Gli dava addirittura fastidio il fatto che
non
facesse che pensare a lei, ma gli serviva adesso annullare totalmente
Greg per
dare spazio all’arrogante House e poter completare quel
puzzle. Wilson, nel
tardo pomeriggio, gli diede le solite due ore di ambulatorio, House
ovviamente
iniziò a sbattere i piedi per terra come un bambino
capriccioso e ad urlare:
“Ti odio! Ti odio! Ti odio!” Poteva anche sentirsi
“allegro”, ma House è House
e continuava a detestare le ore di clinica.
-House
è tuo dovere! Non
puoi fare solo ciò che ti piace!- Provava a superare la voce
del diagnosta, che
continuava ad urlare. –Adesso basta! Cuddy mi ha ordinato di
fartele fare!-
Quel
nome gli fece
girare la testa, era quasi sul punto di chiedere chi fosse Cuddy. Lui
conosceva
Lisa, la donna che lo aveva così intimamente coinvolto da
quella sera, che
ormai gli faceva strano che qualcuno la chiamasse in quel modo, anche
perché in
ospedale era tempo che non veniva nominata.
-Ah
ti posso assicurare
che Cuddy mi lascerebbe fare la qualunque, io le ho dato qualcosa che tu certamente
non potresti darle…- Aveva appena
alluso alla notte passata con lei, le aveva mancato di rispetto, si era
appena
accorto di ciò che aveva fatto, che uscì di
fretta dal suo studio.
Si
sentiva male con se
stesso, non provava simili sensazioni da anni, erano sensi di colpa???
“Impossibile” pensava, lui era House non poteva,
era semplice, ma allora perché
era così nervoso? Perché diede un pugno contro lo
stipite della porta urlando
“stronza!”? La odiava perché lei era
stata capace di fargli provare emozioni
che lui si era ripromesso di non provare mai più nella vita.
Si era imposto di
non seguire le convenzioni sociali eppure le aveva chiesto scusa, era
un
misogino eppure la rispettava, ma cosa più importante lei lo
aveva reso
felicemente umano con un solo bacio e un leggero contatto, un sorriso e
una
carezza; e lui non aveva mai dato a nessuno tale potere su se stesso
che adesso
sentiva essersi tradito. Sì la amava. Sì la
odiava.
SPERO VI SIA PIACIUTO...:)
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Capitolo 5 *** Un'ultima sera e poi..? Cosa sarà di noi? ***
Un’ultima
sera e poi… Cosa sarà di noi?
Cuddy
aspettava con
ansia l’arrivo di House. Nel pomeriggio aveva ricevuto la
telefonata dal
consiglio.
-Cuddy?-
-Sì
chi parla?-
-Sono
Wilson. Oggi è
giovedì e come sai il consiglio si è riunito. Sei
stata riamessa-
-Bene…
sono contenta. Grazie per avermi informata- in realtà non lo
era, sapeva ciò che la preoccupava di più in quel
momento ma finse di essere
felice e con un falso sorriso aprì la porta.
Era
lui, il
suo problema.
-L’ho
rubata
a un tizio, a lui piace quella senza formaggio!- aveva una maxipizza in
mano e
l’altra, bé era impegnata a tenere il bastone che
lo sorreggeva in piedi.
Appena lo vide, si dimenticò di tutte le sue incertezze,
adesso esistevano
soltanto loro due. Prese la pizza e si diresse in cucina, dove lui la
seguì,
chiudendo la porta dietro di sé. Non fece in tempo a
metterla sul tavolo, che
Greg cominciò a baciarla, senza preavviso.
-Non
abbiamo
nemmeno cominciato a mangiare!-
-Non
ho
fame. Ti voglio. Adesso.-
Salirono
in
camera da letto e passarono la notte insieme. Sapevano di appartenersi,
e non
c’era cosa più importante al mondo se non
l’altro. Dormire nuovamente insieme
li rese consapevoli di essere persone fortunate, di aver trovato
ciò che da
sempre avevano desiderato: una persona da amare, capace di amarli. Non
volevano
nient’altro dalla vita se non restare per sempre in quel
letto. Lei voleva con
tutta se stessa godersi quella notte perché temeva che
sarebbe stata forse
l’ultima che li avrebbe visti di nuovo insieme.
L’indomani sarebbero ritornati
House e Cuddy e nulla sarebbe stato come prima, lei voleva crederci,
voleva sperare
di sbagliare, voleva dare a quel sogno una possibilità, non
voleva perdere ciò
che era riuscita ad ottenere. E infatti non ebbe il coraggio di
rivelargli la
verità. Per lui doveva restare reale il loro amore, la
possibilità di un
futuro, meritava di continuare a crederci, lui che poteva ancora quella
notte.
Prima
che
entrambi si addormentassero lei gli disse: -Io… ho bisogno
di te- in realtà
stava per pronunciare quella fatidica frase che una volta detta non ti
permette
di tornare indietro, ma aveva paura di spaventarlo, sentendo
però il bisogno di
dirglielo prima che tutto finisse, lui doveva sapere quanto speciale
l’avesse
resa standole vicina. Si era preso cura di lei e lei gli doveva tutto.
Greg la
strinse più forte a sé, le baciò il
collo, le accarezzò il viso, le scostò i
capelli dalla fronte. Voleva darle sicurezza no,
non andrò via da te, non
scapperò, resterò qui
era quello che voleva dirle ma lui è sempre House, lo
sapevano entrambi. Così quei gesti arrivarono a lei come:
-Buona notte mio raggio
di sole…- Questo fu ciò che le
sussurrò all’orecchio subito dopo essersi
accertato che lei dormisse, anche se in realtà Lisa aveva
sentito tutto, e non
riuscì a nascondere un sorriso nato nel suo volto, che
teneva ancora gli occhi
chiusi, e House fece finta di non accorgersene. Era bellissimo
così. Lei era
diventato il suo respiro, ciò di cui aveva bisogno da
sempre, era l’unica
persona capace di provocargli due emozioni contrastanti con lo stesso
sentimento. Lei lo amava e lui per questa ragione la odiava e la amava.
Si
era
svegliata prima di lui, e aveva preparato la colazione per entrambi.
House
dormiva così bene, che non si era neppure accorto che lei
aveva allontanato la
mano che per tutta la notte li aveva tenuti uniti. Aveva staccato il
proprio
corpo dal suo con delicatezza, non voleva svegliarlo. Ma Greg in
realtà percepì
subito la sua assenza; non sentiva più il profumo che lo
aveva avvolto tutta la
notte, ma non si alzò; sapeva che lei voleva fargli una
sorpresa e non aveva
alcuna intenzione di rovinarsela da solo. A Lisa piaceva prendersi cura
del suo
uomo. Aveva imbandito la tavola con cibo di ogni genere, non aveva mai
fatto
colazione con lui e non sapeva cosa mangiasse di solito. Erano le sette
e mezza
del mattino e per House era strano alzarsi a quell’ora e non
sapeva nemmeno
perché lei lo avesse fatto.
-Wow!
Ti fai
di steroidi?!? Sono solo le sette!- House era sbalordito:
caffè, frittelle,
speck, latte caldo, di tutto.
-No
scemo!
Oggi… torno a lavoro…- Fece una pausa per
osservare la sua reazione, ma lui non
lasciò nello sguardo che le diede alcuna sfumatura per farle
interpretare ciò
che stesse pensando. Era rimasto come di pietra.
Non
era una
reazione tipica di House, e lei lo sapeva, quindi era meglio andare
via, quel
silenzio la inquietava e sembrava anticipare una tempesta che lei non
era
pronta ad affrontare.
-Quindi
è
praticamente già tardi per me, devo andare, ci vediamo in
ospedale- ma House
era ancora lì, fermo, immobile, che osservava lei nel vuoto
del suo silenzio,
andare via.
Si
era
spaventata a vederlo in quel modo che non si era nemmeno avvicinata a
salutarlo, non si era accorta che dopo tutta la fatica fatta non aveva
fatto
nemmeno colazione con lui; le aveva fatto davvero paura. Greg non era
tipo che
reagiva passivamente eppure era stato così sorpreso dalla
cosa che era rimasto
come paralizzato davanti a quella confessione. Perché non
glielo aveva detto la
sera prima?
NON POTRò AGGIORNARE PER UN PO'... SPERO PERò DI AVERVI COINVOLTO IN QUESTA MIA PAZZA SFRENATA VOGLIA DI VEDERE LA SUPER E UNICA COPPIA HUDDY!!! |
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Capitolo 6 *** Un ritorno... un altro inizio ***
Un
ritorno… un altro inizio
Cuddy
fu
accolta a braccia aperte da tutta lo staff medico, era certamente
un’eccellente
amministratore e un buon capo, quindi appena entrata fu ricevuta con un
applauso e uno striscione con su scritto bentornata
appeso alla
ringhiera del secondo piano che dava all’ingresso.
Wilson era lì, accanto a Foreman, che le sorrideva in prima
fila. Sicuramente
era stata una sua idea. Lei rispose ridendo ai colleghi, nascondendo
l’ansia
dentro di sé che accresceva sempre più. House non
era certamente arrivato in
ospedale, per lui era ancora presto, ma ciò che
più la inquietava era il quesito
che si poneva da quando l’aveva lasciato solo in casa sua
senza reazione:
l’avrebbe mai più rivisto in ospedale?
Lui
si era
stato certamente stregato da quella donna forte, l’unica che
riusciva a
tenergli testa, ma poi l’aveva vista così fragile,
che aveva imparato ad amare
di nuovo, come un bambino impara la sua prima parola e lui, Gregory
House, un
uomo così debole era riuscito a darle la forza necessaria a
renderla felice e a
rendere anche se stesso felice. Ma poteva amarla all’alba di
quel nuovo giorno
che aveva reso tutto così diverso e difficile per loro o per
lui era troppo?
Sarebbe stato capace di mostrarlo anche a quell’altra donna
alla quale fino a
quel momento l’aveva celato? Cuddy.
A
lei adesso
non restava che fingere di essere felice del proprio ritorno a lavoro,
ma
fingere mentre nel cuore restava turbata per il suo amore che poteva
non più
appartenerle era difficile, così si diresse velocemente nel
suo studio.
Ora
nella
testa aveva soltanto un pensiero e sentiva soltanto una voce: L’ho
perso!
L’ho perso per sempre!
Andò
verso
la scrivania dove ripose la borsa e si accorse di un bigliettino
ripiegato,
poggiato su di essa.
È
lui!!!
Si
era
illusa; si sentiva una vera idiota; in quel momento era come la
ragazzina
sognante, che era stata un tempo, ogni volta che vedeva un nuovo
messaggio nel
cellulare pensava fosse lui, il ragazzo tanto ambito
dell’ultimo banco, invece
era sempre la sua migliore amica, l’ennesimo falso allarme
per il suo cuore.
Infatti
era
soltanto Cameron che le dava il suo personale
“bentornata”; e quel giorno che
lei sperava tanto, la gentilezza dell’ormai infermiera la
irritava ancora di
più.
House
arrivò
con solo un’ora di ritardo. Un altro record per lui, come
l’ultimo per il
Vicodin. E Cameron lo notò, notò anche quel House
urlante, sferrare un pugno
contro la porta dell’ufficio di Cuddy, prima del suo ritorno.
Lei era una
donna, e aveva capito. Non si avvicinò a lui, non gli chiese
nulla, le
bastavano i suoi gesti per comprendere; e poi House aveva
già qualcuno con cui
parlarne.
-Questo
non
lo mangi vero?- e tolse dalle mani dell’amico il piatto con
un hamburger e
delle patatine.
-Ma
si certo
serviti pure!- Wilson si finse irritato, in realtà era
abituato a mangiare poco
a pranzo con House nei dintorni o a causa di qualche emergenza.
-Sai,
fare
sesso mi fa venire fame!-
-Anch’io
faccio sesso! Ma non ti mostri mai comprensivo per questo!-
-Ah
quello
con Amber non è sesso! È masochismo! Comunque
strano… mi sembra di aver appena
detto di aver fatto sesso e che tu non te ne sia nemmeno accorto! La
vecchiaia…
aspetta!- Sbarrò gli occhi come se avesse avuto un
illuminazione- Mi stai anche
facendo dubitare che tu l’abbia fatto! Va bé, in
effetti con un piccolo aiuto
tutto è possibile poi tu sei un medico…- House
farfugliava per confonderlo.
Parlava anche con la bocca piena e prima di ingoiare la riempiva di
patatine
ogni volta, quindi era anche difficile comprendere cosa stesse dicendo.
-Con
chi?
Shane? Quella nuova “accompagnatrice” di diciannove
anni?
-Vorresti
conoscere l’identità della fortunata…-
fece cenno con la mano come un mafioso
chiede di solito dei soldi.
-Prego?!?
Vuoi essere pagato per dire al tuo migliore,se non unico, con chi sei
stato a
letto?!?-
-Ah…
ok!
Tanto non te lo avrei detto!- House ritorno all’amico il
piatto vuoto e uscì
dall’ufficio di Wilson lasciando l’oncologo,
affamato, solo a riflettere. Era
strano… non aveva mai tenuto nascosto le proprie conquiste.
Ma lui nonostante
lo conoscesse, non aveva ancora capito che House lo voleva informare in
modo
indiretto riguardo qualcosa che gli era successa, riguardo lui e Cuddy.
-Caspita!!!
Stamattina non mi ero accorto di quanto fosse corta quella gonna!-
l’aveva
decisamente perdonata… era entrato nel suo ufficio,
distruggendo l’imbarazzo
che ci sarebbe potuto essere tra due amanti, e iniziò
proprio con le molestie
sessuali sul posto di lavoro alle quali lei era comunque abituata.
-Hai
un
nuovo caso- Cuddy sospirò come se finalmente avesse avuto la
risposta tanto
attesa: lui è
ancora è mio…certamente
non gli fece notare la gioia
tornata e l’ansia sparita nei suoi occhi così
gli si avvicinò,
consegnandogli una cartella, indossava un nuovo tailleur rosa, e sotto
la
giacca sembrava non portasse nulla data la scollatura della maglietta.
-House
concentrati su qualcos’altro. Siamo a lavoro- aveva, come al
solito, esagerato
nel sbirciare nella scollatura del proprio capo. Lei si
voltò e si diresse
versò la propria scrivania. Le aveva fatto più
piacere del solito
quell’attenzione alle sue curve.
-Certo,
tu
sì che sai come rendermi le cose più semplici!-
il solito. Si era decisamente
concentrato su qualcos’altro, visto le
“spalle” dategli dal suo capo.
Diede
uno
sguardo alla cartella. -È osteoporosi-
-No,
non
credo proprio. La paziente ha solo dieci anni-
House
uscì.
Durante
il
resto della giornata non si videro affatto, lei era impegnata a
rimettere in
ordine il suo ufficio e lui a trovare una diagnosi alla sua piccola
paziente.
Alle cinque House era già pronto per andare via, quel giorno
non aveva fatto nemmeno
le sue due ore di ambulatorio. Cuddy non se n’era accorta,
era troppo impegnata
per inseguirlo nei corridoi di tutto il PPTH. Affacciò la
testa dalla porta a
vetri nell’ufficio della dottoressa.
-Ti
piace la
panna montata?- fece un sorriso malizioso.
-Sì
perché?-
non sollevò la testa nemmeno per un secondo dalle pratiche
che stava
completando.
-Ho
comprato
del gelato al cioccolato, potremmo metterla lì sopra e non
solo...- la fissava
di nuovo maliziosamente, ma lei lo aveva appena ascoltato e non gli
rivolse lo
sguardo.
-Sì
ok-
rispose. Lui la contemplò per un istante -le scimmie
mangiano banane e fanno
sesso per piacere, come gli uomini… secondo te
c’è qualche attinenza?-
-Come?
Scusa
House… Ho molto da lavorare. Stasera non posso venire da te
a mangiare banane
con la panna o scimmie o qualsiasi altra cosa…- e ripose
nuovamente gli occhi
sulla cartella che aveva appena preso in mano.
Non
si era
nemmeno accorta di aver detto una frase senza senso, ma soprattutto non
si rese
conto di aver ignorato Greg che le chiedeva di passare del tempo con
lui e non
capì di averlo ferito pesantemente. Lo aveva chiamato
“House” e infatti lo
aveva trattato come un bastardo incapace di essere amato, esattamente
il modo
in cui si comportava con lui prima che entrambi riuscissero a capire
che
l’altro era la parte mancante nella loro vita, che avevano
cercato da tanto,
anzi troppo tempo e, che adesso ritrovatisi li aveva resi totalmente
completi.
E lui che cercava costantemente quel pezzo, tanto che da tempo ormai si
era
arreso, adesso aveva completato il proprio di puzzle.
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Capitolo 7 *** Una distanza insormontabile??? ***
Una
distanza insormontabile???
Già
gli
mancava. Quella sera passato solo lo aveva reso più infelice
di prima, perché
lei sembrava avergli dato un assaggio del proprio amore e poi che gli
avesse strappato
via, quel poco donatogli, con prepotenza.
Si
sdraiò
sul divano e prese due Vicodin, vuotò la bottiglia di
spumante che aveva
comprato ore prima, quella che avrebbe voluto bere insieme a lei e
indeciso
iniziò a fare su e giù per tutta la stanza. La
gamba gli doleva davvero tanto
quella sera, gli cadde il bastone dalle mani e andò a letto.
Una notte insonne,
durante la quale fu inghiottito dal dolore. Alle cinque aveva preso
altri due
Vicodin ed era corso in fretta in bagno. Aveva rigettato totalmente
ciò che ore
prima aveva bevuto e nient’altro perché lo spasimo
gli aveva tolto
completamente anche l’appetito. Riuscì a dormire
solamente tre ore perché al
settimo Vicodin di quella nottata erano già le dieci
dell’indomani.
Lisa
la
mattina si svegliò con l’amaro in bocca; si era
voltata di scatto e comprese
perché quella notte aveva provato il gelo dentro e fuori di
sé. Si tenevano
abbracciati tutto il tempo e se uno di loro due si allontanava
dall’altro
c’erano ancora le loro mani a tenerli in contatto. Si
accorse, inoltre, che era
ancora vestita come la sera prima e che da quella mattina non aveva
ancora
messo in ordine il letto. Aveva avuto una gran fretta ad andare via per
non
lasciargli tempo di scaraventarsi con rabbia contro di lei.
Guardò il lato del
letto vuoto e il comodino accanto, si accorse di un tubetto di
medicinale,
vuoto: Vicodin. La sorprendeva sempre, era il suo modo molto speciale
di farle
ricordare che lui era stato lì, in quella stanza, e aveva
marcato il proprio
territorio, un po’ come gli animali insomma.
Si
incontrarono nel parcheggio, erano entrambi in ritardo, lei lo vide per
prima;
lo temeva, non conosceva la reazione innescatasi in lui. Sapeva come
poterlo
far arrabbiare da medico e da suo dipendente ma non sapeva come farsi
perdonare
come sua donna. La guardò e per un istante le
bastò quello sguardo per
riacquistare la sicurezza in loro, poi come se avesse ricordato appena
cosa
fosse successo la sera prima lui si voltò con rabbia e
dolore, sentimenti in
House facili da riscontrare ma non semplici da comprendere, specie in
quella
situazione.
Lisa
andò
nel suo ufficio e fece chiamare Wilson.
-Questo
caso
è per House, faglielo accettare- disse sospirando, si
sentiva a pezzi.
-Sì…
ma stai
bene? Posso aiutarti?- Wilson si accorse del suo malumore e
avanzò verso di
lei, seduta alla scrivania.
-Certo…
è
tutto ok!- si sforzò di accennare un sorriso e
abbassò lo sguardo per non dover
incrociare i suoi occhi dato che i suoi mentivano in quel momento.
L’oncologo
abbandonò lo studio e intanto che si dirigeva verso
l’ascensore per salire al
piano di diagnostica diede un occhiata alla cartella. Si
fermò di scatto
davanti ad esso e tornò a passo lungo e deciso
nell’ufficio del primario.
-È
un caso
complicatissimo! Perché mai House avrebbe dovuto rifiutarlo?
Intriga anche me!-
-Non
mi va
di discutere con lui…- sospirò nuovamente.
-Ma
che vuol
dire?!? Siete tutti così strani in questo periodo! Che
succede???- Wilson era
confuso. Ma cominciava a capire.
-Niente…
niente… niente…- non sollevò lo
sguardo dal suo lavoro nemmeno per un istante.
-Dillo
un’altra volta e magari ti credo!- Wilson era interessato
sempre più alla
risposta.
-Io
e Greg
stiamo insieme! Contento adesso?- disse Cuddy esasperata. Non che lui
avesse
insistito troppo ma colse l’occasione per confidarlo a
qualcuno.
-Aaah…-
fece
la faccia sconvolta, perché cominciava a capire sempre meno
e corse via. Era
più confuso di prima.
Così
andò
nell’ufficio di House; stava giocando con la solita pallina
rossa contro il
muro, pur di non lavorare in clinica… si sedette sulla sedia
di fronte la
scrivania del diagnosta. Si passò nervosamente le mani
davanti al viso.
-Hai
scoperto che una delle tue ex mogli è lesbica? Sai, ho
sempre sospettato che
Jane avesse problemi riguardo le sue tendenze sessuali. È
andata a letto con
te! Già questo è un grave sintomo! Poi quando
veniva in ospedale guardava
Cameron in certi modi sconci… sembrava volesse strapparle i
vestiti di dosso…
mi metteva in imbarazzo! O quasi… sai ho sempre creduto che
fossi tu la causa
della sua confusione ses…-
-No
è Cuddy-
lo guardò attentamente per vedere una reazione
nell’amico.
House
si
sedette di fronte a lui e lo guardò aspettando che dicesse
qualcosa.
-Cuddy?
La
nostra Cuddy??? La nostra Lisa Cuddy è gay?!? Molto meglio
di quanto
immaginassi… sicuro o è qualcos’altro?
Ti ha dato ore di clinica in più eh?
Quella donna ha una mente perversa! Ah come ti compatisco..! Mi trovo
anch’io
tra le sue grinfie!- non era esattamente la risposta che si aspettava
Wilson
così continuò.
-Mi
ha
baciato- s’ipnotizzò come intontito davanti alla
faccia di House, finse di
stare ricordare in quell’istante ciò accaduto.
Tanto per rendere il tutto più
credibile.
House
si
alzò di scatto dalla sedia facendola cadere
all’indietro e con gli occhi
sbarrati:
-che
cosa???-
-Oh
mio Dio!
-scandì bene parola per parola -allora è vero! Tu
e lei! Ma come…?
Perché…?
Quando…? Non me lo
hai detto!-
-Ero
impegnato a portare avanti questa baracca io!- si finse offeso come se
la cosa
fosse ovvia.
-Ma
sei scemo?-
Wilson si confuse ancora di più.
-Quella
donna mi sta facendo diventare matto!- Si sedette nuovamente, si
sentiva
più
leggero come se si fosse tolto un peso dallo stomaco dicendolo.
-Dio
quanto
la odio!-
-Dio
quanto
la ami!-
-Ehy
per chi
mi hai preso?!? Sono un uomo IO! Non sono capace di fare due cose
contemporaneamente!-
Wilson
restò
a bocca aperta, si sentiva come in una gabbia di matti.
Poggiò sulla scrivania
dell’amico la cartella del paziente che gli aveva dato Cuddy,
si alzò e andò
via. Per quel giorno le stranezze erano state sufficienti.
E
quei due
erano realmente troppo insoliti quel giorno, più del
normale, che rischiava di
uscire di testa pure lui!
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Capitolo 8 *** Scusa ***
Scusa
-Mi
dispiace
per ieri- aveva esordito Lisa entrando nell’ufficio del
diagnosta. Lui era solo
nella sala dove lavorava di solito con il suo staff e, seduto sul
tavolo con la
gamba indolenzita su di una sedia fissava la lavagna concentrato, alla
ricerca
della risposta del suo enigma.
-Ah
ma non
m’interessa… tu sei una donna molto impegnata. Non
hai tempo… certo- House
comprensivo corrispondeva a House offeso.
-No
davvero
mi dispiace… ho sbagliato. Ero così presa dal
lavoro che non ti ho dato
ascolto-
-No
davvero
non me ne frega niente!- la guardava con occhi indifferenti, come se
fossero
tornati House e Cuddy che si fermavano a stuzzicarsi quando potevano e
niente
di più, due semplici colleghi che si chiedevano scusa. Lisa
era rimasta come
paralizzata di fronte alla sua reazione che chiuse gli occhi sperando
che
quello fosse soltanto un incubo, ma quando li riaprì lui era
di nuovo voltato a
guardare la lavagna; le sembrò di sconoscere totalmente
quell’uomo, o di
ricordare cosa volesse dire essere ignorata da House. Aveva il timore
che in
realtà fosse stato un sogno a regalarle tutti quei ricordi
di quella bellissima
storia d’amore che adesso le passavano davanti la mente,
così, come se stessero
scivolando via dal suo corpo per abbandonarla per sempre, proprio come
lui ora.
Uscì di corsa da quella stanza che la soffocava, che le
toglieva l’aria ad ogni
respiro, quello che lei un tempo completava con lui. Ma presto un segno
che
quello non era stato semplicemente una meravigliosa illusione si stava
facendo
avanti.
-Ho
finito
il gelato però!- House urlò affacciandosi al
corridoio. Cuddy si voltò
lentamente chiedendo a se stessa se non stesse ancora sognando, aveva
gli occhi
lucidi ma la voce di lui arrivò in tempo per stamparle un
sorriso sul viso.
-Mi
accontenterò della panna!- urlò di rimpetto lei
davanti l’ascensore le cui
porte le si aprirono alle spalle, fece un passo indietro senza smettere
di
guardargli le labbra, quelle labbra che le mancavano, che avrebbe
voluto
assaggiare, ed entrata premette il tasto uno e scese al primo piano.
Si
lasciarono con quell’enigma a metà.
Si
rifece il
trucco e si diresse a casa del “suo uomo” le
piaceva pensare a lui in questo
modo.
House
lavorava circa quattro ore meno di lei e adesso che erano le otto di
sera lei
aveva appena staccato. Era quel periodo del mese nel quale lei in
teoria
avrebbe dovuto interrompere la sua dieta priva di zuccheri per
concedersi uno
yogurt con guarnizioni complete, ma quello era il terzo giorno che
registrava
un ritardo, eppure non si spiegava come, non era preoccupata, anche se
erano
regolari e precise esattamente come lei.
Arrivata
bussò.
-È
aperta-
Era
seduto sul divano a guardare la finale di
baseball, sulla pancia teneva un vassoio pieno di popcorn caldi e le
gambe sul
tavolino, uno scenario davvero romantico pensò Lisa tra
sé.
-Forza
Yenkeys!- Cuddy si immise nell’atmosfera, anche a lei piaceva
il baseball.
Ripose per terra la borsa nella quale aveva portato del lavoro da
completare e
mise su una sedia il giubbotto tutto bagnato. Pioveva a dirotto quella
sera.
-Devi
pagare
per guardare un canale satellitare- Greg poggiò il piede
sano sul divano per
non farla sedere.
-Pensavo
che
venire a letto con chi ne possiede uno fosse sufficiente…-
House tolse la gamba
pensando che quella fosse un’argomentazione valida e Lisa lo
baciò sulle labbra
sedendosi accanto a lui.
-Aspetta!-
sgranò gli occhi -con chi vai a letto?!?-
-Con
te
stupido!-
-Ah
già…
avrei dovuto ricordarlo…- si finse rattristito.
-Ti
rinfresco la memoria- gli saltò addosso e cominciarono a
baciarsi animatamente.
Dopo
si
sedette nuovamente sul divano e come se niente fosse
continuò a guardare la
partita.
-Tutto
qui?!? Non è che ricordi tanto bene…- House
rimase a bocca asciutta.
-C’è
a
partita- disse togliendogli dalle mani i popcorn, e ridendo della sua
espressione insoddisfatta.
Verso
le
undici andarono a letto, si coccolarono un po’ e si
addormentarono abbracciati.
Lisa
si alzò
alle tre, cercò di non fare alcun rumore per non svegliare
Greg ma subito lui
si accorse del letto vuoto e andò in cucina. Il tavolo era
pieno di documenti e
cartelle e Cuddy indossava quegli occhiali da vista che la facevano
sembrare
tanto professorina sexy. Era talmente concentrata che non si accorse
che House
la fissava da circa un minuto.
-Ma
che stai
facendo? Sono le tre di notte- sbadigliò.
-Oh
sei
sveglio… scusa… ho del lavoro arretrato. Torna a
letto. Vengo tra un po’-
Ubbidì.
Ma
gli era difficile dormire sapendo che lei stava lavorando nella stanza
accanto,
e non gli andava di stare solo a letto.
-Non
riesco
a dormire mammina. Dai vieni a letto-
-Domani
c’è una
riunione straordinaria del consiglio e queste carte devono essere
pronte!-
-Ma
goditi
la vita donna!-
-House
sul
serio, mi stai facendo perdere tempo! Vattene devo finire!-
l’aveva chiamato di
nuovo come un semplice collega e l’aveva trattato di nuovo
come meriterebbe un
bastardo.
-È
casa mia
questa! Sto dove mi pare!-
-Bene
allora
visto che è casa tua scusa tanto!!! Me ne vado
immediatamente!- si alzò
raccolse le proprie cose e sbatté la porta dietro di
sé. Sentiva di aver
provato a combattere le prepotenze di un bambino troppo cresciuto per
continuare ad essere così capriccioso.
Pioveva
ancora e salendo in auto vide dalla finestra il profilo di House nel
buio
suonare malinconicamente il pianoforte. Lui la rendeva così
nervosa! Non capiva
niente. Il solito bambino. Lisa era così presa dalla rabbia
che arrivata a casa
si dimenticò di finire il lavoro e andò subito a
letto.
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Capitolo 9 *** Per colpa tua di nuovo ***
Per
colpa tua di nuovo!
-Scusate
ero
convinta di aver finito il bilancio di questo mese…- Cuddy
provava a
giustificare la sua impreparazione. Si sentiva di nuovo
un’adolescente;
solamente House poteva farla sentire così piccola.
-Cuddy
che
succede? Non ti è mai successa una cosa simile…-
Wilson prima di uscire dalla
sala riunioni aveva fermato il capo all’interno.
-Ieri
sera
mi sono addormentata… e non ho fatto in tempo a finire-
raccolse gli ultimi
documenti rimasti sul tavolo.
-No
non è
vero. Non ti addormenteresti mai con del lavoro da completare.
È
colpa di
House vero?-
Lisa
abbassò
la testa.
-Il
solito!
Ah ma ora mi sente!- l’oncologo fece come per andarsene.
-No
Wilson
non è necessario, è una cosa che riguarda
soltanto noi due...- mentì.
Riguardava soltanto House e il suo egoismo, ma preferiva non farlo
innervosire
ulteriormente con le prediche dell’amico. In
quell’istante pensò a quanto fosse
stata idiota a permettere a House di cambiare la sua vita in quel modo,
ma
soprattutto a quanto fosse stata sognante quando sperava che sarebbe
lui
cambiato quel poco per rendere possibile la loro relazione.
-Buongiorno
caramellina profumata!- House entrò nella stanza 1 dove
Cuddy stava visitando
una paziente. Ma lei era ancora nervosa per la brutta figura fatta in
consiglio
che lui così sereno le dava fastidio.
-Sto
lavorando, che vuoi?- nel frattempo controllò la gola
arrossata della ragazza
che guardava House con aria maliziosa.
-Due
raggi
di sole nella stessa stanza… oggi dev’essere la
mia giornata fortunata!- in
realtà non aveva notato affatto la ragazza ma si era accorto
che Lisa era
infastidita dal modo di guardare della paziente che ne
approfittò per
stuzzicarla, senza ricordare minimamente cosa avesse combinato la sera
prima.
-Sei
davvero
infantile!- uscì in fretta dalla stanza e si diresse nel suo
studio.
-Cuddy
gelosa… scopro qualcosa di te ogni giorno! Peccato che
quella potrebbe essere
mia figlia!-
-Non
è
soltanto per questo House! Ti comporti come un bambino in cerca
d’attenzione e
guai a chi te la nega!- chiamandolo in quel modo per la terza volta
senza
neanche accorgersene, innescò l’ira del diagnosta.
-Davvero
patetico!
Da quando sei tornata a lavoro ti metti a fare tutta la saputella:
questo non
si fa, questo è sbagliato, non ho tempo per quello, sei un
bambino…- le fece il
verso -ti preferivo disoccupata! Anche il sesso era migliore! Scarica
la
depressione della tua infelicità su qualcun altro!-
Lisa
si
voltò e Greg uscì. Era rimasta talmente ferite
dalle sue parole che non ebbe
forza di replica e scoppiò in un pianto silenzioso.
cmq dato che sn una strafissata della coppia Huddy se qualcuno ne va
matto come me e ne parla all'infinito che si faccia sentire! mi
può aggiungere! il mio contatto è lo stesso con
il quale posto
la storia!
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