Debolezze
Cuddy
aveva
perso ciò che più d’importante aveva
nella sua vita in quel momento. E si
sentiva persa. La mattina le avevano annunciato la sua sospensione, e
ciò che
le dava più rabbia non era rischiare di perdere il posto ma
la causa di ciò:
House. Il medico, l'uomo, che lei aveva posto sopra tutti, sopra ogni
cosa
anche sopra cento milioni di dollari, e adesso lui aveva ucciso un
paziente,
mentendole, dicendole che le analisi davano un risposta diversa da
quella
reale, perché lui aveva ragione, perché lui era
House, colui che aveva
sbagliato momento per raggirare l'amministratore dell'ospedale. E
adesso lei
aspettava: che la condannassero o che l'assolvessero, ma l'attesa se la
stava
divorando lentamente, divorava la sua mente, il suo spirito, il suo
corpo. Si
sentiva persa all'idea di rinunciare a ciò per cui aveva
sempre lottato, a tutto
ciò che le restava, e che adesso stava andando perduto. Ma
lei voleva soltanto
abbandonarsi, lasciando che le cose prendessero il proprio corso, e per
la
prima volta in vita sua Lisa Cuddy si era rassegnata a ciò
che la vita le stava
dando in quel momento, senza alcuno opponimento perché per
la prima volta lei
non aveva provato a controllare, anche se era ciò che le
veniva
meglio.
Sola,
a casa nel buio della notte, aveva indossato un pigiama largo con le
maniche
lunghe, che non lasciava intravedere nulla, in fondo sarebbe rimasta
sola anche
quella sera e, magari come sempre in piena notte si sarebbe svegliata,
avrebbe
guardato il cuscino accanto al suo e la metà del letto vuota
e si sarebbe
stretta sotto le lenzuola, con un grande senso di malinconia dentro.
Qualche
volta per questa ragione soffriva d'insonnia; si svegliava in piena
notte
agitata. Sognava di essere rimasta totalmente sola; ma quando si
svegliava
capiva che quell'incubo non si allontanava molto dalla
realtà, così poi
riusciva a malapena a riprendere sonno, dormendo poi male. E le saliva
sempre
un brivido addosso che le percorreva tutto il corpo, ogni mattina,
quando si
svegliava coccolata solo dai raggi del sole che penetravano attraverso
le
tendine della finestra della sua camera da letto. E in quel caldo
abbraccio lei
socchiudeva gli occhi e sperava che da dietro le sue spalle arrivassero
due
braccia grandi e amorevoli a stringerla forte. E quella mattina
inaspettatamente lei si trovava stretta in un tenero abbraccio. Aveva
poggiato
la propria gamba su quella dell'uomo che le stava così
vicino da sentire il
calore del suo respiro e percepire il fondere dell'ardore ancora acceso
dei
loro corpi. Lui teneva un braccio sotto la testa della donna e con le
dita le
accarezzava il collo mentre lei gli massaggiava il petto nudo.
-Adesso
credo stare meglio…- aveva sussurrato. Le baciò
la fronte, sorrise; il suo più
bel sorriso da anni.
Sette
ore prima
Stava
per
versare dello Scotch nel bicchiere che teneva in mano, non aveva certo
intenzione di ubriacarsi, certamente non sarebbe mai scesa a simili
debolezze,
era sempre stata una donna molto dignitosa e soprattutto forte, ma ne
beveva
sempre un sorso ogni sera, prima di andare a letto, così,
per scaricare le
tensioni accumulate durante la giornata. Ma quell'istante fu interrotto
dal
suono imperterrito del campanello, quel suonare non era nuovo alle sue
orecchie, e prima di andare ad aprire sapeva già cosa
l'aspettasse, ma
specialmente chi fosse! E sicuramente la cosa non l'allietava molto,
anzi
affatto. Mentre si dirigeva alla porta pensava a cosa avrebbe potuto
dire o
fare, ma non c'era molto, non c'era niente. Contro House avrebbe voluto
scaricare la propria rabbia, avrebbe voluto urlare, disprezzarlo ed
insultarlo,
dirgli che era stata tutta colpa sua, che le aveva rovinato la vita. Ma
a quale
scopo? Lui era House e i sensi di colpa non gli si addicevano; lui non
sarebbe
cambiato; lei non sarebbe cambiata; nulla sarebbe
cambiato.
Probabilmente era lì per umiliarla ulteriormente, certamente
non per chiederle
scusa. Sapeva anche di non volerlo combattere, non se la sentiva,
perché non
c'era alcuna barriera a difenderla, quelle che, da tempo, la
proteggevano come
amministratrice dell'ospedale, certo House non era il tipo di persona
che si
poneva dei limiti, ma adesso restava soltanto Lisa da prendere in giro.
-Che
vuoi ancora, House?- disse con aria irritata. Nascondeva un
forte rancore davanti a quella grande figura.
-Come
stai?- lo disse quasi come se fosse preoccupato. Lo era in
realtà. Più che altro erano sensi di colpa. House
non era quel genere di
persona che si strugge davanti ai propri errori, ma li riconosce e,
anche se
quasi mai prova a ripararli, cerca nei suoi modi a chiedere scusa. E
adesso eri
lì davanti a lei, senza molto da dire, o perlomeno
c’era qualcosa da dire ma
dalle sue labbra quelle parole così significative erano
difficile da far
uscire, ma sarebbe stato l’unico modo per riparare a
ciò che lui aveva appena
mandato in frantumi. Lisa Cuddy gliene aveva fatte passare tante e lo
aveva
perdonato anche quando lui l’aveva
insultata come donna, anche
quando aveva distrutto il sogno che lei
aveva segretamente custodito e rivelato soltanto a lui, ma lui adesso
le aveva
negato l’unica cosa che le restava, che la rendeva quel poco
più felice di
Gregory House, sentiva che sarebbe stata dura perdonarlo.
-Sparisci!-
disse lei innervosita, come se quella domanda le
avesse dato più fastidio che di qualsiasi altra affermazione
sarcastica. E
aveva provato a chiudere la porta, poi bloccata dal bastone di House.
-Lasciami
entrare. È la tua prima notte da disoccupata, mi
preoccupo di cosa potresti fare- Cuddy non provò nemmeno a
replicare, non
voleva nemmeno ricordargli che non era stata ancora licenziata.
Perché questo
avrebbe seguito una serie di parole vuote e, magari offensive e lei non
aveva
voglia di affrontare il discorso. Quindi aprì la porta e si
fece indietro per
lasciarlo passare, e senza dire una parola si diresse in salotto e si
sedette
sul divano. Lui la seguì, fino ad essere seduto accanto a
lei.
-Che
sei venuto a fare House? Vuoi prenderti gioco di me?- disse
con sconfitta, con aria d’arresa. Quel gioco sarebbe
certamente stato vinto da
lui, se avesse voluto iniziarlo. Lei sapeva che lui in quel momento
avrebbe
potuto distruggerla completamente e lei con quelle domande sembrava
avergli
dato la chiave per farlo, aveva aizzato bandiera bianca e non per
testare
quanto House fosse bastardo ma semplicemente nella speranza che lui per
una
volta si mostrasse umano. Così lui nemmeno rispose, rimase
lì in silenzio accennando
un “no” con la testa.
E
in silenzio, si sentiva respirare il vuoto attorno a loro. In
silenzio lui le stava chiedendo scusa. In silenzio lei lo stava
apprezzando.
Non restava che questo: il silenzio. Forse era il modo personale di
House di
chiederle scusa, restarle vicino, senza ricordare cosa fosse successo,
il suo
modo gentile di essere dispiaciuto era non mettere il dito sulla piaga.
Lisa
si girò verso di lui e lo guardò negli occhi, in
quegli
attimi in cui il rumore delle loro voci era solo un lontano ricordo,
lei lo
fissava e provava a leggere la sua anima, che aveva fatto uscire quella
umanità
nascosta ma, sempre presente. Ma per Greg era chiedere troppo leggere
nel suo
cuore; voleva fermare quel momento così bello ma che lo
rendeva così esposto al
dolore, all’essere ferito di nuovo. La baciò, con
tutta la passione in corpo,
le teneva fermo un braccio che un instante prima aveva provato ad
interrompere
quel bacio, e la baciava con tutti i sentimenti che gli aveva provocato
lei la
prima volta che l’aveva vista sorridere e l’ultima,
quando spariva via, con
orgoglio, dall’ospedale col viso bagnato. E lei non poteva
che ricambiare,
perché sentiva assorbire quelle emozioni nel corpo, come se
le loro labbra
fossero una linea conduttrice delle loro emozioni, che li potevano
mettere in
contatto per pochi istanti. Tutti quegli anni
d’incomprensione venivano saldati
e compensati
con quel bacio, un istante
di piacere, di debolezza che si erano concessi per dichiararsi vicini
proprio
quando erano stati loro ad allontanarsi. Non poteva che essere
più intenso quel
momento magico, in cui lei era così fragile e lui
così forte da rianimarla con
un bacio, con un solo contatto che le dava segno d’affetto,
d’amore, segno che
qualcuno nel mondo, oltre se stessa, tenesse a lei più di
quanto non avesse mai
voluto dimostrare.
L’indomani
mattina non c’era imbarazzo ma solo una gran voglia di
non perdere quel momento, paura di rovinare qualcosa così
piacevole e
indimenticabile.
-Ciao…-
gli aveva detto dolcemente nel momento in cui lui aprì gli
occhi. Lei si era svegliata per prima e lo aveva osservato dormire,
sembrava
così angelico quando teneva gli occhi chiusi e nessun dolore
lo assaliva,
nessuna ansia di apparire debole lo catturava e lo trascinava con
sé,
facendogli perdere poi, momenti come quelli, in cui si era mostrato
inaspettatamente comprensivo da non sembrare nemmeno House, eppure lui
aveva
questa capacità: sorprenderti negli istanti in cui ne hai
davvero bisogno, ed
era stato anche ciò ad aver lasciato Lisa sfiorare quella
gioia e arrendersi a
quelle emozioni, a quei bisogni di sentire il suo profumo, di
accarezzare la
sua pelle e a smettere di sentirsi sola per quell’ennesima
notte.
-Scommetto
che hai approfittato del mio corpicino indifeso mentre
dormivo…- teneva gli occhi socchiusi e riusciva a vederla a
malapena, ma era
bellissima l’immagine di lei appena sveglia, accanto a lui.
La calda luce del
mattino le illuminava il volto e in quel momento House pensò
di stare ancora
sognando, non riusciva a credere all’immagine incantevole che
i suoi occhi gli
stavano regalando in quell’istante. Era da tempo che dormiva
solo e quella
presenza lo aveva fatto riposare così bene, come mai in
tutta la sua vita da
anni, che non avrebbe mai voluto alzarsi da quel letto e accettare le
conseguenze di quella notte ancora incompiuta.
Si
tenevano ancora stretti l’uno all’altro, lei con la
testa
appoggiata sul suo petto alzava gli occhi per guardarlo e lui la teneva
stretta
per un fianco accarezzandole la pancia.
-Certo
come no… sei irresistibile!- e si alzò dal letto
avvolgendosi nel lenzuolo.
-Ehy
riporta qui quel culetto!- lui le afferrò un braccio
facendola ricadere sul letto.
Provò
una forte emozione dentro, si sentì come completa. Come se
in quel momento avesse avuto tutto ciò di cui aveva bisogno
-adesso credo di
essere felice… adesso credo di stare meglio,
accennò un sorriso-
Rimasero
nel letto tutta la mattinata, e fu strano per House e
Cuddy trovarsi in una situazione simile, così inaspettata ma
piacevole per
entrambi.