Serie TV > Dr. House - Medical Division
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Autore: IsAnastaciaHuddy92    18/11/2008    0 recensioni
E se Cuddy venisse sospesa e rischiasse il posto? E se la causa di tutto ciò fosse House? Una notte di passione e poi... se tutto dovesse finire perché non si può amare ed odiare allo stesso tempo nel luogo che avrebbe dovuto rendere tutto più semplice..? Al cuore spesso si mente per cogliere quei pochi istante di piacere che la vita ci regala... Sdolcinata/Divertente! ho sistemato finalmente la scrittura!XD! e ho ho dato un leggero ritocco al finale!
Genere: Romantico, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, James Wilson, Lisa Cuddy
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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È passato troppo tempo..?

 

L’indomani all’ospedale l’assenza di Cuddy era percepibile, il consiglio aveva designato come suo momentaneo sostituto il dottor Wilson, in attesa di prendere una decisione. House sapeva che averla vinta su di lui sarebbe stato ancora più semplice e, se non ci fosse riuscito avrebbe potuto partecipare agli appuntamenti con Amber e prima o poi il “dolce Jimmy” si sarebbe arreso e gli avrebbe concesso anche la più pazza delle diagnosi. Questo era il potere di Greg House. Ed era rimasto il solito anche dopo quella notte, senza nominare però nemmeno una volta il nome di Cuddy, neppure per prenderla in giro, così gli fu semplice nascondere l’accaduto ai suoi assistenti anche se non a Wilson, a lui no. A lui era impossibile nascondere qualcosa e inoltre gli sembrò insolito il silenzio e l’indiscrezione da parte di House riguardo l’accaduto. Sentiva, sapeva che qualcosa fosse successa, ma cosa?

Si diresse nel suo ufficio dieci minuti prima che House finisse il turno.

 

-Hai notizie di Cuddy?-

 

-No- non aveva scherzato di nuovo sulla cosa, nonostante ne avesse avuto l’occasione e la situazione suonava alquanto sospetta per l’amico, temeva sempre peggio.

 

-Sei stato da lei per caso?- disse con aria interrogativa, la risposta lo incuriosiva.

 

-No- non lo guardò nemmeno negli occhi, continuava i suoi cruciverba, ormai era chiaro per l’oncologo: stava mentendo.

 

  successo qualcosa?-

 

-No- iniziava ad essere infastidito da tutte quelle domande su qualcosa di cui non gli andava affatto di parlare e, Wilson lo era per le risposte monosillabi, così fece cenno con la testa; un sì che diceva “non ti credo, ma per amore della nostra amicizia ti lascio perdere. Per ora”. E uscì dallo studio.

 

Due giorni dopo il telefono non aveva ancora squillato, e sentirsi stupida per Lisa era anche troppo poco, ma non voleva rischiare di perdere un’occasione come quella e dopo quella notte perfetta con lui, lei si sentiva vuota, come se Greg le avesse dato qualcosa di unico che aveva portato con sé anche una parte di lei nel momento in cui aveva lasciato casa sua.

 

-Ciao…- gli aveva detto mentre House indossava goffamente il cappotto, gli addii lo avevano sempre imbarazzato.

 

-Tornerò-

 

Ma il campanello non suonò nemmeno quella sera.

House aveva avuto paura; lui diceva che temeva di poter far soffrire gli altri, ma la verità era che lui paventava di potersi fare male. Non era un tipo facile da comprendere ma sembrava che lei quella sera lo avesse decifrato, avesse compreso finalmente il codice per accedere al suo cuore, e adesso sapeva di dover stare attenta, perché doveva maneggiare il tutto con cura, come un fragile specchio nel quale lei aveva avuto la fortuna di poter riflettere i propri sentimenti e sentirseli tornare indietro con ancora più passione. Sapeva che adesso toccava a lei prendere in mano la situazione e finire di scrivere le pagine bianche di quel libro cominciato insieme.

Si vestì, e in fretta salì in auto, era il cuore a guidarla, il cervello si era spento giorni prima, quando aveva lasciato l’unica cosa che la rendeva ancora un po’ più completa di House.

Non indossava il solito tailleur, bensì dei jeans aderenti e una camicetta rossa sbottonata nei primi bottoni che lasciava scoperto la parte superiore del seno e delle scarpe da tennis, non sembrava nemmeno più Cuddy, l’amministratrice del Princenton Plainsbore Teaching Hospital.

 

I loro ricordi: lui era sdraiato su di lei, le stava abbassando la cerniera della gonna e le accarezza, con la mano libera, i seni rigidi sorretti ancora dal reggiseno.

 

Lei: mise la cintura e accese l’auto, andava da lui; sapeva che era la cosa giusta da fare.

Lui: era appena tornato a casa, sbatté la porta dietro di sé, era nervoso, gli mancava, ma non andò da lei; sapeva che non era la cosa giusta da fare.

 

I loro ricordi: gli sbottonava la camicia azzurra, stropicciata, e sentiva il suo corpo sudato avvinghiarsi al suo.

 

Lei: era ferma ad un semaforo, giocava con le dite sullo sterzo, si sentiva agitata; sapeva che era la cosa giusta da fare.

Lui: prese il decimo Vicodin della giornata, e bevve due bicchieri di Vodka, il dolore era aumentato quel giorno, ormai gli era difficile stare senza di lei e lo sapeva; sapeva che non era la cosa giusta da fare.

 

I loro ricordi: e finalmente vennero insieme, sussultarono entrambi, si sdraiarono rilassati sul letto, stringendosi così l’uno all’altro.

 

Lei: era arrivata, spense l’auto, si tolse la cintura, sentiva forte il cuore battere; e sapeva sempre più che era la cosa giusta da fare.

Lui: iniziò a suonare al pianoforte, con note alte, cosicché la musica potesse ricoprire completamente i suoi pensieri, pensava troppo a lei; e sapeva sempre più che non era la cosa giusta da fare.

 

Non le servì bussare, la porta era già aperta davanti a sé, e quella figura possente adesso la stringeva contro il proprio corpo, le poggiava la testa sopra la spalla e lei che non riusciva nemmeno a toccarlo era rimasta così sorpresa che si paralizzò tra le sue braccia, nulla era andato perduto come temeva, sembrava che quella distanza durata due lunghissimi giorni non fosse mai esistita, come se fossero stati abbracciati per tutto quel tempo senza perdere nemmeno un solo respiro della persona amata.

Rimasero insieme tutta la notte e parlarono come mai, certo con House è complicato trovare punti di contatto, ma lei lo conosceva e discussero tutta la notte del suo nuovo paziente, lui prese in giro diverse volte Wilson e le sue sconvolte espressioni quando House gli proponeva cure strampalate solo per rendergli più difficile il nuovo ruolo.

 

Rise –non ci credo… come ha fatto a credere a una cosa simile???- era un po’ gelosa di non poter essere lei la vittima dei suoi giochi di potere.

 

-La droga accende le parti più remote del nostro cervello… magari funziona anche con gli uomini in coma… potrebbero aiutarci a capire come non far sbavare il mascara o tutte le altre cose per cui si dispera Wilson da una vita.

 

-Oddio!- continuò a ridere, la prima volta che rideva così per una delle sue solite pazzie e la prima volta per House di vantarsi con lei di una delle sue stronzate, dato che di solito lei li viveva in prima persona. E ciò le dava a riflettere: nonostante tutto, sei  rimasto lo stesso House, con o senza di me. E io che ho sempre creduto che fosse la mia voglia di contraddirti a portati simili idee.

  
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