Serie TV > Dr. House - Medical Division
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Autore: IsAnastaciaHuddy92    14/11/2008    2 recensioni
E se Cuddy venisse sospesa e rischiasse il posto? E se la causa di tutto ciò fosse House? Una notte di passione e poi... se tutto dovesse finire perché non si può amare ed odiare allo stesso tempo nel luogo che avrebbe dovuto rendere tutto più semplice..? Al cuore spesso si mente per cogliere quei pochi istante di piacere che la vita ci regala... Sdolcinata/Divertente! ho sistemato finalmente la scrittura!XD! e ho ho dato un leggero ritocco al finale!
Genere: Romantico, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, James Wilson, Lisa Cuddy
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Debolezze

 

Cuddy aveva perso ciò che più d’importante aveva nella sua vita in quel momento. E si sentiva persa. La mattina le avevano annunciato la sua sospensione, e ciò che le dava più rabbia non era rischiare di perdere il posto ma la causa di ciò: House. Il medico, l'uomo, che lei aveva posto sopra tutti, sopra ogni cosa anche sopra cento milioni di dollari, e adesso lui aveva ucciso un paziente, mentendole, dicendole che le analisi davano un risposta diversa da quella reale, perché lui aveva ragione, perché lui era House, colui che aveva sbagliato momento per raggirare l'amministratore dell'ospedale. E adesso lei aspettava: che la condannassero o che l'assolvessero, ma l'attesa se la stava divorando lentamente, divorava la sua mente, il suo spirito, il suo corpo. Si sentiva persa all'idea di rinunciare a ciò per cui aveva sempre lottato, a tutto ciò che le restava, e che adesso stava andando perduto. Ma lei voleva soltanto abbandonarsi, lasciando che le cose prendessero il proprio corso, e per la prima volta in vita sua Lisa Cuddy si era rassegnata a ciò che la vita le stava dando in quel momento, senza alcuno opponimento perché per la prima volta lei non aveva provato a controllare, anche se era ciò che le veniva meglio.                                                                                                                                    Sola, a casa nel buio della notte, aveva indossato un pigiama largo con le maniche lunghe, che non lasciava intravedere nulla, in fondo sarebbe rimasta sola anche quella sera e, magari come sempre in piena notte si sarebbe svegliata, avrebbe guardato il cuscino accanto al suo e la metà del letto vuota e si sarebbe stretta sotto le lenzuola, con un grande senso di malinconia dentro. Qualche volta per questa ragione soffriva d'insonnia; si svegliava in piena notte agitata. Sognava di essere rimasta totalmente sola; ma quando si svegliava capiva che quell'incubo non si allontanava molto dalla realtà, così poi riusciva a malapena a riprendere sonno, dormendo poi male. E le saliva sempre un brivido addosso che le percorreva tutto il corpo, ogni mattina, quando si svegliava coccolata solo dai raggi del sole che penetravano attraverso le tendine della finestra della sua camera da letto. E in quel caldo abbraccio lei socchiudeva gli occhi e sperava che da dietro le sue spalle arrivassero due braccia grandi e amorevoli a stringerla forte. E quella mattina inaspettatamente lei si trovava stretta in un tenero abbraccio. Aveva poggiato la propria gamba su quella dell'uomo che le stava così vicino da sentire il calore del suo respiro e percepire il fondere dell'ardore ancora acceso dei loro corpi. Lui teneva un braccio sotto la testa della donna e con le dita le accarezzava il collo mentre lei gli massaggiava il petto nudo.

-Adesso credo stare meglio…- aveva sussurrato. Le baciò la fronte, sorrise; il suo più bel sorriso da anni.    

Sette ore prima

Stava per versare dello Scotch nel bicchiere che teneva in mano, non aveva certo intenzione di ubriacarsi, certamente non sarebbe mai scesa a simili debolezze, era sempre stata una donna molto dignitosa e soprattutto forte, ma ne beveva sempre un sorso ogni sera, prima di andare a letto, così, per scaricare le tensioni accumulate durante la giornata. Ma quell'istante fu interrotto dal suono imperterrito del campanello, quel suonare non era nuovo alle sue orecchie, e prima di andare ad aprire sapeva già cosa l'aspettasse, ma specialmente chi fosse! E sicuramente la cosa non l'allietava molto, anzi affatto. Mentre si dirigeva alla porta pensava a cosa avrebbe potuto dire o fare, ma non c'era molto, non c'era niente. Contro House avrebbe voluto scaricare la propria rabbia, avrebbe voluto urlare, disprezzarlo ed insultarlo, dirgli che era stata tutta colpa sua, che le aveva rovinato la vita. Ma a quale scopo? Lui era House e i sensi di colpa non gli si addicevano; lui non sarebbe cambiato;  lei non sarebbe cambiata;  nulla sarebbe cambiato. Probabilmente era lì per umiliarla ulteriormente, certamente non per chiederle scusa. Sapeva anche di non volerlo combattere, non se la sentiva, perché non c'era alcuna barriera a difenderla, quelle che, da tempo, la proteggevano come amministratrice dell'ospedale, certo House non era il tipo di persona che si poneva dei limiti, ma adesso restava soltanto Lisa da prendere in giro.

-Che vuoi ancora, House?- disse con aria irritata. Nascondeva un forte rancore davanti a quella grande figura.  

                                                                                         

-Come stai?- lo disse quasi come se fosse preoccupato. Lo era in realtà. Più che altro erano sensi di colpa. House non era quel genere di persona che si strugge davanti ai propri errori, ma li riconosce e, anche se quasi mai prova a ripararli, cerca nei suoi modi a chiedere scusa. E adesso eri lì davanti a lei, senza molto da dire, o perlomeno c’era qualcosa da dire ma dalle sue labbra quelle parole così significative erano difficile da far uscire, ma sarebbe stato l’unico modo per riparare a ciò che lui aveva appena mandato in frantumi. Lisa Cuddy gliene aveva fatte passare tante e lo aveva perdonato anche quando lui l’aveva  insultata come donna, anche quando aveva distrutto il sogno che lei aveva segretamente custodito e rivelato soltanto a lui, ma lui adesso le aveva negato l’unica cosa che le restava, che la rendeva quel poco più felice di Gregory House, sentiva che sarebbe stata dura perdonarlo.

 

-Sparisci!- disse lei innervosita, come se quella domanda le avesse dato più fastidio che di qualsiasi altra affermazione sarcastica. E aveva provato a chiudere la porta, poi bloccata dal bastone di House.

 

-Lasciami entrare. È la tua prima notte da disoccupata, mi preoccupo di cosa potresti fare- Cuddy non provò nemmeno a replicare, non voleva nemmeno ricordargli che non era stata ancora licenziata. Perché questo avrebbe seguito una serie di parole vuote e, magari offensive e lei non aveva voglia di affrontare il discorso. Quindi aprì la porta e si fece indietro per lasciarlo passare, e senza dire una parola si diresse in salotto e si sedette sul divano. Lui la seguì, fino ad essere seduto accanto a lei.

 

-Che sei venuto a fare House? Vuoi prenderti gioco di me?- disse con sconfitta, con aria d’arresa. Quel gioco sarebbe certamente stato vinto da lui, se avesse voluto iniziarlo. Lei sapeva che lui in quel momento avrebbe potuto distruggerla completamente e lei con quelle domande sembrava avergli dato la chiave per farlo, aveva aizzato bandiera bianca e non per testare quanto House fosse bastardo ma semplicemente nella speranza che lui per una volta si mostrasse umano. Così lui nemmeno rispose, rimase lì in silenzio accennando un “no” con la testa.

 

E in silenzio, si sentiva respirare il vuoto attorno a loro. In silenzio lui le stava chiedendo scusa. In silenzio lei lo stava apprezzando. Non restava che questo: il silenzio. Forse era il modo personale di House di chiederle scusa, restarle vicino, senza ricordare cosa fosse successo, il suo modo gentile di essere dispiaciuto era non mettere il dito sulla piaga.

Lisa si girò verso di lui e lo guardò negli occhi, in quegli attimi in cui il rumore delle loro voci era solo un lontano ricordo, lei lo fissava e provava a leggere la sua anima, che aveva fatto uscire quella umanità nascosta ma, sempre presente. Ma per Greg era chiedere troppo leggere nel suo cuore; voleva fermare quel momento così bello ma che lo rendeva così esposto al dolore, all’essere ferito di nuovo. La baciò, con tutta la passione in corpo, le teneva fermo un braccio che un instante prima aveva provato ad interrompere quel bacio, e la baciava con tutti i sentimenti che gli aveva provocato lei la prima volta che l’aveva vista sorridere e l’ultima, quando spariva via, con orgoglio, dall’ospedale col viso bagnato. E lei non poteva che ricambiare, perché sentiva assorbire quelle emozioni nel corpo, come se le loro labbra fossero una linea conduttrice delle loro emozioni, che li potevano mettere in contatto per pochi istanti. Tutti quegli anni d’incomprensione venivano saldati e  compensati con quel bacio, un istante di piacere, di debolezza che si erano concessi per dichiararsi vicini proprio quando erano stati loro ad allontanarsi. Non poteva che essere più intenso quel momento magico, in cui lei era così fragile e lui così forte da rianimarla con un bacio, con un solo contatto che le dava segno d’affetto, d’amore, segno che qualcuno nel mondo, oltre se stessa, tenesse a lei più di quanto non avesse mai voluto dimostrare.

 

L’indomani mattina non c’era imbarazzo ma solo una gran voglia di non perdere quel momento, paura di rovinare qualcosa così piacevole e indimenticabile.

 

-Ciao…- gli aveva detto dolcemente nel momento in cui lui aprì gli occhi. Lei si era svegliata per prima e lo aveva osservato dormire, sembrava così angelico quando teneva gli occhi chiusi e nessun dolore lo assaliva, nessuna ansia di apparire debole lo catturava e lo trascinava con sé, facendogli perdere poi, momenti come quelli, in cui si era mostrato inaspettatamente comprensivo da non sembrare nemmeno House, eppure lui aveva questa capacità: sorprenderti negli istanti in cui ne hai davvero bisogno, ed era stato anche ciò ad aver lasciato Lisa sfiorare quella gioia e arrendersi a quelle emozioni, a quei bisogni di sentire il suo profumo, di accarezzare la sua pelle e a smettere di sentirsi sola per quell’ennesima notte.

 

-Scommetto che hai approfittato del mio corpicino indifeso mentre dormivo…- teneva gli occhi socchiusi e riusciva a vederla a malapena, ma era bellissima l’immagine di lei appena sveglia, accanto a lui. La calda luce del mattino le illuminava il volto e in quel momento House pensò di stare ancora sognando, non riusciva a credere all’immagine incantevole che i suoi occhi gli stavano regalando in quell’istante. Era da tempo che dormiva solo e quella presenza lo aveva fatto riposare così bene, come mai in tutta la sua vita da anni, che non avrebbe mai voluto alzarsi da quel letto e accettare le conseguenze di quella notte ancora incompiuta.

Si tenevano ancora stretti l’uno all’altro, lei con la testa appoggiata sul suo petto alzava gli occhi per guardarlo e lui la teneva stretta per un fianco accarezzandole la pancia.

 

-Certo come no… sei irresistibile!- e si alzò dal letto avvolgendosi nel lenzuolo.

 

-Ehy riporta qui quel culetto!- lui le afferrò un braccio facendola ricadere sul letto. 

 

Provò una forte emozione dentro, si sentì come completa. Come se in quel momento avesse avuto tutto ciò di cui aveva bisogno -adesso credo di essere felice… adesso credo di stare meglio, accennò un sorriso-

 

Rimasero nel letto tutta la mattinata, e fu strano per House e Cuddy trovarsi in una situazione simile, così inaspettata ma piacevole per entrambi.

VI RINGRAZIO DI AVER LETTO QUESTO PRIMO CAPITOLO, CERCHERò DI AGGIORNARE IL PIù PRESTO POSSIBILE... MI PIACEREBBE SAPERE SE VI PIACE O MENO... A PRESTO!:)
  
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