Tu sei tutto quello che aspettavo!

di Lady Asia_20
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno.. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due.. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre.. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro.. ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque.. ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei.. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette.. ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto.. ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove.. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno.. ***


Capitolo 1

Capitolo uno.

Justin….

Mi presento. Mi chiamo Justin ho 17 anni e presto ne compirò 18. Frequento la scuola superiore in uno dei licei più esclusivi della mia città, Sydney. Non so cosa mi ha portato a iscrivermi al liceo classico con tutto lo studio che ne comporta, ma sono soddisfatto, ho poco tempo per pensare. Mi conoscerete a poco a poco nel proseguire degli eventi. Quello che mi spinge a scrivere è raccontare la mia storia, che alla fine è come quella di molti ragazzi adolescenti della mia età che imparano a vivere nella vita vera. La questione davvero importante è analizzare come vivo quello che sono adesso e come ci sono arrivato con migliaia di paure e di indecisioni. Quello che mi ha permesso di crescere e di impormi, cercando di vivere la mia vita al meglio che potevo. Gli intoppi che ho trovato nel mio cammino sono stati tanti, più o meno dolorosi. Sono arrivato a ribellarmi ai miei sentimenti, al negarli perché non potevo accettarli. Fino ad ora, che per sopravvivere all’umiliazione, dovevo lasciare libertà di spazio a chi mi stava affianco. Non avete capito nulla vero!? Ecco quello che succede quando la mia mente è libera di pensare. Mille pensieri affollano la testa e viaggiano a mille nodi da dove sono. Ma non preoccupatevi, vi racconterò ogni cosa e presto capirete.

3 novembre 2012, tutto comincia da qui in una delle giornate più strane di tutta la mia vita. Quelle giornate in cui tutto sembra andare storto e pensi “prima o poi finirà” e intanto cerchi il modo di limitare al massimo i danni. Era stata una giornata pesantissima a scuola, avevo avuto test di greco e latino e non capivo più nulla. Sempre più spesso mi chiedevo cosa servisse studiare tutte quelle materie assurde per fare il liceo bilingue, ma non c’era soluzione, dovevo tenere duro ancora per un anno e poi ogni cosa sarebbe terminata. Stavo percorrendo il quartiere di Darling Harbur, una delle baie di Port Jackson. La mia casa si trovava in Sussex Street ed è un meraviglioso attico che da sul mare, con una vista incantevole mentre di notte Sidney si accende di  tutti i colori. La vista dall’alto ti da un senso di vertigine quando vedi il mare sterminato che riflette i più bei colori caldi del tramonto, mi perdo  a osservare quel momento che attendo da tutto il giorno perché so che proprio in quell’istante si perde il giorno per fare spazio al silenzio, alle quiete e a quella brezza leggera che prende il posto del calore asciutto dei raggi del sole. Ancora oggi mi chiedo come si può abitare in una città meravigliosa come Sydney e non rimanere stupefatti della sua calda bellezza.

Mentre percorro Clarence Street mi rendo conto che nella mia solita gelateria preferita non c’è quasi nessuno, un richiamo troppo forte per proseguire la mia strada senza un piccola tappa. Rimasi nell’incertezza qualche istante ma alla fine dopo qualche secondo decisi di entrare e preso il numero attesi il mio turno.

Come al solito ero certo che a casa non ci sarebbe stato nessuno. Sospirai e mi sentii solo in fondo. Mia madre è una donna dolcissima ma estremamente impegnata nel suo lavoro, è la dirigente della più famosa azienda pubblicitaria dell’Australia e per quanto il suo lavoro andasse a gonfie vele, sentivo il peso della sua costante mancanza. Mio fratello David anch’esso lavorava in azienda e benché i suoi orari di lavoro fossero più flessibili comunque trovava sempre il modo per non essere a casa. Forse vi starete chiedendo che fine ha fatto mio padre in tutta questa storia. Beh, non c’è molto da dire, mio padre è un pazzo squinternato che ci ha abbandonato appena sono nato. In questo momento doveva essere in qualche posto sperduto dell’Italia, è all’incirca cinque mesi che non abbiamo notizie di lui. In tutta la mia vita penso di averlo visto si e no due volte. E provo talmente tanto rancore per lui che non so davvero per quale motivo dovrei farlo. Trovo quanto meno egoistico lasciare mia madre sola a crescere due bambini, con mille responsabilità mentre lui gira il mondo a fare il playboy. Ma certamente mia madre valle mille volte lui!!!

Mi guardai un attimo nella vetrina del negozio mentre aspettavo il mio turno e con malcontento mi ritrovai ad osservare un ragazzino biondo dai capelli sbarazzini che con un viso corrucciato in una smorfia disapprovava ciò che vedeva. I suoi occhi castano-verdi assomigliavano troppo a quel padre tanto lontano, mentre quelle labbra piene e pronunciate lasciarono spazio solo all’ennesima rabbia ripensando ad Anthony, quell’eterno Peter Pan senza speranza. Il fisico atletico ma poco pronunciato lo rendevano slanciato e perfettamente in armonia. Comunque in tutto questo rigiro di parole lo volete sapere il risultato!?

Semplicemente mi sentivo sempre terribilmente solo a casa e non riuscivo a colmare dentro di me quel vuoto che provavo!! Probabilmente avevo più bisogno di un padre di quanto credessi. Ovviamente pur sentendomi moralmente a terra, questo non mi aveva impedito di appassionarmi di alcuni hobby casalinghi, tra cui la cucina, se non avessi imparato, sicuramente, sarei morto di fame visto che nessuno in casa mia lo faceva. Assorbiva molto tempo cucinare qualcosa di commestibile ma negli anni la mia tecnica si era affinata e riuscivo a tirare fuori una ricetta anche dal niente. Forse dovevo considerare seriamente l’opportunità di partecipare a dei corsi di cucina…

Ma a parte queste stupide considerazioni pensai al tramonto rosso su Harbor Bridge e un brivido irrazionale mi attraversò la pelle come una brezza fresca d’inverno. Mi piaceva fermarmi a osservare ciò che mi circondava, fino a che il flusso dei miei pensieri fu interrotto dalla commessa che mi chiedeva come volessi il mio gelato. Fu tutto piuttosto veloce e dopo qualche istante uscii dal negozio felice di respirare un po’ d’aria fresca. Mentre uscivo dal negozio fui sorpreso dal riverbero del sole che mi aveva colpito in pieno viso come un pallone nella sua folle corsa. Mi riparai alla bene meglio gli occhi con una mano ma comunque,  poco dopo, combinai un pasticcio. Non so dirvi come accadde tutto, percepii chiaramente qualcosa tra i miei piedi che mi fecero inciampare e vidi una parte del mio buonissimo gelato volare a mezz’aria per finire chissà dove. Per evitare di farmi male buttai in avanti le mani e quello che ne rimaneva del mio cono gelato finì spappolato tra la mia mano destra e l’asfalto. Mi veniva da piangere dal nervoso...sollevai la mano imbrattata di cioccolato fondente e non vi dirò che brutta sensazione provai nel vederla con quel gelato molliccio che mi colava ovunque. Dopo una giornata del genere l’ultima cosa che mi ci voleva era ritrovarmi in mezzo alla gente che rideva a crepa pelle della mia figuraccia, mentre individuai le gambe che mi avevano fatto cadere e provai un motto di rabbia così violenta che avrei preso a sberle quel pancione stravaccato sulla sedia.

-Se fossi in lei non riderei tanto visto che mi ha fatto cadere..- dissi scocciato..

L’uomo si girò dall’altra parte e non mi prestò più attenzione nonostante continuassi a bofonchiare contro di lui. Poi all’improvviso mi preoccupai di vedere quale fine avesse fatto l’altra parte del mio gelato alla crema. Cercai sull’asfalto un po’ più in là, quando poco dopo notai delle risate sommesse a un tavolo lì vicino.

Credetemi…non mi sono mai sentito così male in vita mia. Non poco lontano un ragazzo dalla stazza decisamente più prorompente stava armeggiando con del gelato in faccia e sulla sua bella camicia di lino firmata. Sarei voluto sprofondare mentre vedevo i suoi amici chiaramente divertiti e che mi guardavano con una certa curiosità.

Mi alzai lentamente e pulitomi le mani alla bene meglio mi avvicinai timidamente per rimediare all’accaduto. Il ragazzo cercava di pulirsi la maglia ma il risultato che otteneva era certamente non quello che si desiderava, la macchia continuava ad allargarsi e sembrava tanto assorbito dai pensieri col suo viso corrucciato che non si era nemmeno accorto di me. Presi la bottiglietta di acqua frizzante che mi stava porgendo una signora con il suo sorriso gentile, il liquido contenutovi era quasi terminato ma mi sarebbe bastato per rimediare il danno che avevo fatto. Gli sorrisi riconoscente e poi ritornai timidamente a guardare quel gruppo florido di ragazzi che sghignazzavano.

-Scusami…- dissi guardando improvvisamente a terra mentre sentivo le orecchie avvampare.. –Ma un cretino mi ha fatto lo sgambetto e…-

-Vattene…- disse lui scocciato.. –Per stasera hai già fatto fin troppi danni moccioso..-

-Ho qui dell’acqua frizzante..- dissi con aria mortificata.. –Posso aiutarti..-

Non so dirvi perché ho avuto l’impulso di avvicinarmi al suo viso, forse perché con tutto quel gelato colante sembrava buffo. Cercai di asciugare un piccolo rivolo di gelato che aveva sulla guancia col mio fazzoletto, ma la reazione che ne venne fuori, benché appropriata, mi lasciò senza fiato. Nello stesso istante in cui gli sfiorai la guancia per evitare che si sporcasse il colletto della camicia, lui girò lo sguardo furioso per dirmi sicuramente qualcosa.

-Senti…ora mi hai…- ma la frase non terminò.

Aspettai che proseguisse, arrossendo dall’imbarazzo mentre i suoi occhi blu mi trafiggevano con terribile intensità. Mi sembrava che stesse frugando nei miei pensieri e provai fastidio, rabbia, mentre quegli occhi mi confondevano la mente. Lui scrutava il mio viso come nessuno aveva mai fatto e guardando il suo volto mi venne spontaneo pensare che, se fossi stata una donna, avrei sicuramente considerato di avere davanti un ragazzo di una rara bellezza sconvolgente. Tutto in lui sembrava…perfetto, ecco si perfetto. Dalle sue sopracciglia definite e con gli occhi furbi e incredibilmente blu, contornati da folte ciglia nerissime come i suoi capelli spettinati e sbarazzini. Le labbra sembravano dipinte da un pittore troppo bravo per sembrare reali, tanto erano piene e morbide. Non avevo mai visto un ragazzo così in vita mia, sembrava un modello. Rimasi così ancora qualche secondo senza parole mentre sentivo chiaramente il mio volto in fiamme dall’agitazione, perché…perché guardarmi così!? I suoi occhi erano sgranati, come se qualcosa l’avesse sconvolto a tal punto da non riuscire più a staccare gli occhi da qualcosa. In lontananza le parole di una canzone echeggiavano nella mia mente e all’improvviso, non so per quale motivo, fui preso dal panico.

“I won’t let you go” di James Morrison non mi aveva mai inquietato tanto quanto oggi. Cos’era quella sensazione di tremendo disagio che provavo in quello strano quadretto insolito!?

E ancora la canzone:

“Open up, open up your heart to me now
Let it all come pouring out

There’s nothing I can’t take..”

“Apri, apri il tuo cuore a me ora..

Lascia che fiorisca,

non c’è niente che io non possa prendere…”

Lui seguitava a guardarmi ma questa volta il suo sguardo era chiaramente irrisorio. Questo improvviso cambiamento mi turbò ancora di più e cercando di trattenere il fastidio che sentivo, cercai di riprendere il mio posto sforzandomi di borbottare qualcosa in segno di scuse. Lui sembrava…stupito… Perché?!?!

Non potevo capirlo!! I suoi occhi si piegarono distrattamente in un cipiglio di disapprovazione e dopo qualche istante, con un sorriso mozzafiato e provocante si alzò quasi volesse dimostrare qualcosa.

-Mi dispiace..- dissi brusco e irritato per qualcosa che non compresi.. –Se posso rimediare in qualche modo sarei felice di farlo..-

-Ah si!??!- mi chiese guardando i suoi amici e sorridendomi.. –Allora sentiamo…cosa saresti disposto a fare?!!?-

Lo guardai confuso. Era decisamente al di sopra della mia comprensione e irrimediabilmente arrossii violentemente, cercai di limitare il rossore che sentivo salirmi alle guance ma senza risultato. Non riuscivo a guardarlo in faccia perché ero consapevole che si sarebbe nuovamente preso gioco di me, facendo leva sulla mia timidezza.

-Beh..- dissi nella confusione più totale.. –Se posso vorrei potermi occupare della tua camicia, mi preoccuperò personalmente di fartela lavare in modo che non si sciupi..-

Non so cosa accadde poi. Sentii solo una mano forte e fresca che aveva preso il mio braccio e che mi aveva attirato a sé. Fu così che il mio rossore peggiorò costantemente da quel momento. Mi ritrovai a un palmo da quel viso magnetico, mentre l’altra mano mi teneva forte il mento tra pollice ed indice.

-Sei piuttosto adorabile con questo dolcissimo color cremisi…- mi disse mentre il suo sorriso si apriva in un ghigno, oserei dire quasi diabolico.

-Lasciami…- dico con aria rabbiosa cercando di divincolarmi.. –Cosa cavolo vuoi da me!!?!?!? Ti ho già chiesto scusa..-

Riesco a staccare il mio viso da quelle spire che sembrava volessero avvilupparmi per tenermi in trappola e con furia crescente ansimo a causa dello sforzo.

-Tu non sai chi sono io..- disse lui con un sorriso rassegnato, come se volesse avvertirmi di qualcosa..

-Già…e nemmeno voglio saperlo!!- dico raccogliendo lo zaino da terra.. –Anzi arrangiatela, la camicia te la lavi da solo…-

-Sei un moccioso piuttosto strafottente..- mi dice guardandomi con quei suoi occhi provocanti e accostandosi al mio orecchio.. –Io…ottengo sempre quello che voglio!! Ricordatelo ragazzino presuntuoso…-

Scomparve dietro la porta della gelateria e guardando i suoi amici confuso cerco di riprendere il controllo della voce e del mio corpo. Mi osservavano con troppa ostinazione e non compresi fino in fondo il perché di una così costante attenzione. Cercai di sembrare indifferente e per un po’ attesi, poi mi resi conto che era inutile riparlare con quel tipo strano e decisi di andarmene. Cercai di non comportarmi da sciocco nonostante la rabbia provata poco prima e mi rivolsi così a quei ragazzi che mi sorridevano incoraggiandomi.

-Scusatemi..- dissi acquistando la mia sicurezza ora che quel ragazzo strano era fuori dalla mia portata.. –Se dovesse cambiare idea sulla camicia ditegli che mi chiamo Justin Herstrass..-

Cominciai ad allontanarmi ma dopo due passi uno dei suoi amici mi chiamò.

-Ehi Justin..- disse avvicinandosi assieme agli altri.. –Ma eventualmente come farà a trovarti!?-

-Beh…qui mi conoscono praticamente tutti.. Abito in Sussex Street..- dissi alzando leggermente le spalle.. –Ora devo andarmene, mi spiace avervi rovinato la serata..-

-Nessun problema..- disse uno di loro alzando la mano.. –Piacere di averti conosciuto! E non prendertela, lui è fatto così…-

Sorrisi debolmente e mi lasciai alle spalle quella terrificante mezz’ora. Ero in ritardo ma non me ne preoccupai granché, mi sentivo irritato e decisamente poco incline alle conversazioni questa sera. Sapevo che una volta tornato a casa avevo giusto il tempo di ripulirmi un pochino e poi dovevo cominciare a cucinare qualcosa se volevo mangiare questa sera. Mia madre e mio fratello mi avevano promesso che sarebbero tornati a casa presto per cenare tutti insieme, ma ovviamente non ci credevo. Era sempre così, promesse che non potevano sempre mantenere e quindi mi misi il cuore in pace aspettando un’altra serata solo.

Arrivai alla porta blindata senza accorgermene, quando infilai la chiave mi resi conto che i giri non c’erano, segno che qualcuno doveva essere rincasato prima di me. Aprendo la porta  mi investì il profumo di pasta e il salone illuminato del rosso del tramonto sembrava surreale, così tiepido e accogliente. Il salone della mia casa era immenso con divani grandissimi che non avrebbero mai accolto così tanta gente come si ci aspettava nel vederli. Il loro colore panna risplendeva in contrasto con il color ambra delle pareti, che accoglievano meravigliose imitazioni del Monet. Le vetrate scorrevoli che portavano su un terrazzo immenso si affacciavano di fronte al mare dove in tutta la sua bellezza sorgeva Harbour Bridge. 

-Tesoro..- disse mia madre affacciandosi dalla cucina.. –Bentornato!-

-Mamma…sei già a casa!?- dissi stupito..

-Te lo avevo promesso..- disse lei sorridendo mestamente, cercando da capire se perdonavo la sua frequente assenza nella mia vita.. –So che ti trascuro molto Justin..-

-è il tuo lavoro..- mi affrettai a dire posando lo zaino sul divano.. –è giusto così! Ma sono contento di poter avere una serata…-

Non volevo far sentire in colpa mia madre, ma spesso, soprattutto in passato, avevo desiderato tante volte rientrare a casa e trovarvi mia madre intenta a qualche faccenda domestica. O che magari mi accogliesse come ogni madre con un bacio, gesti semplici ma che sentivo sempre più lontani. Quando andai in cucina per prendermi la mia bottiglia d’acqua osservai mia madre. Statura media, una donna decisamente piacente con occhi castano chiaro come i suoi capelli raccolti in una lunga coda alta. I suoi occhi castani, totalmente semplici, per me erano meravigliosi perché gentili, dolci e docili. Penso che mia madre fosse il mio punto di riferimento nonostante la sua assenza, sapevo che c’era comunque anche se ormai non parlavo più con lei come avrei voluto. Lei era stata per me un padre e una madre, mi aveva dato più di chiunque altro, ma da alcuni anni a questa parte era più distante che mai, avevo ancora molto bisogno di lei. Per me non era un momento semplice e forse mi aspettavo che ci fosse nonostante fossi cresciuto. Distolsi lo sguardo e aprii il frigo per prendere la mia bottiglia. Vuotai un bicchiere pieno d’acqua ed aspettai che mi dicesse qualcosa almeno per parlare un pò, non lo facevamo da molto tempo ormai. Ma lei sembrava indaffarata, troppo concentrata a girare e rigirare delle verdure ormai stracotte e immaginai che forse stava aspettando il momento per parlarmi di qualcosa. Mi guardai attorno immaginando che forse per arrivare a dire le cose giuste aveva bisogno di tempo, così cominciai ad osservare le fotografie che avevo attorno con strumenti musicali e principalmente foto di David, mamma e me. Mio padre figurava solo in una foto con una chitarra in mano, mentre David lo osserva rapito e mamma mi tiene in braccio, guardandomi con aria felice. Quelli sono stati i rari momenti in cui siamo stati davvero una famiglia, se così si potrebbe definire la mia situazione. Non scherzavo quando dicevo che avevo visto mio padre si o no due volte in tutta la mia vita e ogni volta che tornava, tutti ci illudevamo che potesse essere cresciuto e sarebbe rimasto con noi. Ed è finita sempre al solito modo!! Reggeva  qualche giorno e poi scompariva, ma la cosa che più mi faceva arrabbiare era che lo difendevano e continuavano ad amarlo e giustificarlo. Il modo per creargli un alibi era il solito “Lui è un musicista, quando la sua arte chiama niente può trattenerlo..”. Essere un artista talentuoso non significa dimenticarsi la propria famiglia e ricordarsene una volta ogni tanto. Era per questo che avevo imparato a escludere mio padre dalla mia vita impendendo che la sua presenza o assenza sconvolgesse la mia esistenza in positivo o negativo. Io ce l’avrei fatta…anche senza di lui!

-Justin ascolta..- disse mia madre volgendosi improvvisamente e osservandomi risoluta.. –Ho bisogno di parlarti..-

-Lo so..- gli rispondo con altrettanta sicurezza.. –Ti ascolto..-

-Oggi David ha sentito papà..- disse con un sorriso felice.. –Abbiamo anche parlato di te..-

-Non capisco…- dissi io con distacco..

-Lui si trova in Ungheria attualmente, a Budapest..- mi guardava con speranza, come se la sua felicità dipendesse da me.. –Vorrebbe che tu lo raggiungessi e che passassi i mesi di pausa scolastica con lui in Europa..-

La guardai senza parole, per comprendere se davvero fosse convinta di quello che mi diceva. Sgranai gli occhi rendendomi conto che era esattamente quello che voleva e si aspettava da me un si. Non capivo questa sua devozione per un uomo che l’aveva sempre abbandonata e ancora meno comprendevo l’amore che lo legava a lui, nonostante sapesse che aveva altre storie con altre donne all’estero. Trovavo orripilante che lei fosse devota ad un uomo che la tradiva continuamente e che calpestava la sua dignità di donna, madre e moglie ogni volta che sfiorava un’altra ragazza che non fosse mia madre Ginevra. Sentivo ogni volta una stretta al cuore quando vedevo nei suoi occhi la felicità di averlo sentito per cinque minuti e il pensiero che per cinque mesi avrebbe aspettato ogni giorno un’altra chiamata.

Non poteva chiedermelo e soprattutto non lo avrei fatto.

-Non ho nessuna intenzione di raggiungere un uomo che si dimentica di fare il marito e il padre..- rispondo secco.. –E a maggior ragione non lo farò quando, per puro caso, lui si ricorda di avere delle responsabilità..-

-Justin!!- mi risponde mia madre con un cipiglio deluso.. –Lui è un artista..-

-La so già questa storia, ma qualsiasi cosa mi dirai la risposta sarà NO ora e per sempre…- dico risoluto..

-Ma lui è tuo padre..- alza un pò la voce lei..

-E dov’era mio padre quando avevo bisogno di lui!?!?- grido io con un groppo in gola… -Dalla sua arte…quindi ora si terrà quella senza tormentarmi…-

Mia madre abbassa la testa, non può dirmi nulla, non può rimproverarmi perché nel suo cuore sa che io ho avuto davvero bisogno di lui, ma Anthony non c’era mai stato. So che molte volte dovevano averlo chiamato per la mia tristezza e sofferenza per la sua assenza, ma lui non era mai tornato. Ed ora dovevo correre da lui non appena si ricordava di avere dei figli che non conosceva!?

Sentii due forti braccia circondarmi le spalle da dietro e riconobbi l’abbraccio protettivo di mio fratello. Con lui avevo un rapporto speciale, potevo fidarmi di lui, non mi avrebbe mai ferito ne ero certo. Mi strinse con dolcezza trasmettendomi il suo calore e mi sentii subito meglio. So cosa volesse dire questo abbraccio, non ti preoccupare ci sono io qui con te e non devi avere paura di nulla Justin. Non hai papà, ma hai me ed io non ti abbandonerò mai, perché sei tutto per me, sei il mio fratellino e ti voglio bene. Il suo braccio forte mi strinse ancora le spalle e a poco a poco si affiancò a me, il suo sorriso rassicurante aveva il potere di rasserenarmi. Asciugò una lacrima sulla mia guancia e quello che pensavo del nostro rapporto venne confermato dai suoi occhi verdi che mi guardavano con amore. Trattenne ancora un pò la sua mano sulla mia guancia e abbassai leggermente lo sguardo con rispetto. David aveva 26 anni e ci assomigliavamo molto. Capelli castano chiaro e mossi, stesso mio taglio del viso e stessi occhi a cerbiatto verdi. David sicuramente era più alto di me e più muscoloso. Avevamo ereditato molto da nostro padre, uomo sicuramente talentuoso, bello e affascinante, ma nessuno dei due aveva sviluppato per lui un affetto profondo, anche se David, come la mamma, cercava alibi per difenderlo.

-Stai tranquillo Justin..- mi disse con la sua voce imperiosa.. –Non devi fare nulla che non ti vada di fare!! Se vorrà verrà lui..-

-Allora aspettatelo…- dissi rassegnato.. –Verrà di sicuro…-

Mi sedetti al solito posto a tavola e cercai di riprendere il controllo di me mentre osservavo la mia famiglia riprendersi da quel momento. Era tornato il sorriso nei loro volti e mi resi conto che il pensiero di mio padre passava come lo scorrere dell’acqua, si dissolveva e si finiva per parlare sempre meno di lui. Forse perché si sapeva che non amavo parlare di quell’argomento. Mi ci vollero venti minuti buoni per dimenticarmi che nuovamente mio padre aveva rotto i miei equilibri raggiunti con tanta fatica, ma fu piacevole quella sera cenare con mamma e David. Mi parlavano della nuove pubblicità che gli aveva commissionato uno stravagante giapponese di nome Hamahota, che pretendeva che le pubblicità fossero sempre più astruse per invogliare la gente a correre a comprare i prodotti che metteva sul mercato. Questa volta sembrava avesse ideato un nuovo chewin-gum alla rapa rossa. Decisamente fuori di testa.

Fu divertente ascoltarli e sapevo che quella sarebbe stata una rara eccezione, per forza di cose non avrei avuto modo di passare una serata così molto spesso. Sorrisi malinconico ma allo stesso tempo felice di sapere che almeno loro in qualche modo erano con me.

Dopo qualche ora uscirono nuovamente per un meeting di lavoro, probabilmente gli avrebbero commissionato altri incarichi e sarebbero tornati a casa tardissimo. Io decisi di prepararmi la roba per il mattino seguente e ritrovai al solito posto la chitarra che non usavo quasi mai. Sapevo che a mia madre piaceva sentirmi suonare ma non riuscivo ad impugnare uno strumento senza sentire la rabbia salire a dismisura.

Mi spogliai e lasciai solo gli slip per buttarmi sul letto, ero accaldato e mentre infilavo le cuffie per ascoltare un po’ di musica sento il cellulare vibrare. Leggo il mittente, è Micol, la mia migliore amica di sempre. Non sono innamorato di lei, lei è davvero un’amica speciale a cui voglio un gran bene ma niente più. Mia madre l’adora e mi dice sempre che non troverò una ragazza più adorabile di lei. Ha ragione, Micol è dolcissima ma non sento di provare sentimenti del genere per lei e nemmeno lei li sente per me.

“Sei crudele…nemmeno un messaggio oggi pomeriggio!!! Domani ti picchio…”

Sorrido, ecco…lei ha il potere di farmi tornare Justin. So che sono importante per lei e che sente la mia mancanza come io spesso sento la sua. Lei è come un sole che ti entra nelle vene e ti riscalda dopo una giornata di vento gelido.

“Scusami Mico!! Domani mi fustigherai a tuo piacimento..”

“Così va meglio!! Stai bene!?”

Aveva la capacità di capirmi al volo e sapevo che questo legame con lei non avrei potuto averlo con nessun’altro, lei era sensibile ed affettuosa, la sua natura era capirmi ed io comprendere lei.

“Ora si….è stata una giornata piuttosto pesante..”

“Voglio pensare che non sia per quello che penso..” risponde lei mentre capisco immediatamente quello che intende. Lei come me ha una pessima opinione di mio padre, forse perché la sua famiglia è totalmente diversa dalla mia. So che ha un fratello che vive fuori casa oramai da molti anni ma sono molto uniti e il padre e la madre di Mico si amano di un amore vero e sano.

“Me ne sono capitate di tutti i colori oggi. E poi si Anthony si è fatto vivo con mia madre e David ma preferirei evitare di parlarne…”

Dopo qualche secondo sento nuovamente vibrare il cuscino.

“Ok, ma domani non mi scappi!! Dormi bene sunshine e sappi che ti voglio un gran bene!! Un bacio caramelloso…”

 Scrollai la testa ma pieno di affetto per quella ragazza che mi dimostrava più affetto di tutta la mia famiglia messa insieme e pensai che domani appena l’avrei vista tutto sarebbe tornato al suo posto, gli avrei raccontato di questa giornata bizzarra magari ridendoci su, tranne che per il dettaglio di mio padre. Sarebbe ricominciata un’altra giornata piena di cose uguali, ma almeno era venerdì e significava due giorni liberi dalla scuola. Con questo pensiero in testa mi addormentai e non sentii rincasare nemmeno David. Dormii di un sonno profondo e pacifico, la mattina alle sei sentivo mamma parlare sommessamente e decisi di alzarmi qualche minuto dopo per avere il tempo di salutarli prima che andassero al lavoro. Appena uscii dalla camera fui investito dalla scia del profumo della mamma e del dopo barba di David che correvano come due furie per casa, uno da una parte e l’altro dall’altra. A turno mi arrivarono un bacio sulla guancia e un abbraccio del buongiorno da mio fratello.

Mi sedetti al tavolo che ospitava una fumante tazza di latte e mentre vidi passare per l’ennesima volta mia madre lungo il corridoio della cucina che portava alle stanze, la sentii gridare qualcosa.

-Jus…il latte è pronto sul tavolo..- disse  ripassando nuovamente..

-Si ho visto mamma…grazie!!!- risposi sorridendo e scuotendo il capo.

Dopo poco li vidi pronti in soggiorno ed erano le sette, ogni giorno era così. Si alzavano all’alba per prepararsi in fretta e furia riducendosi entrambi all’ultima mezz’ora. Ovviamente dimenticandosi ogni giorno qualcosa, come quella importantissima cartellina rossa che avevano ripetuto mille volte fosse indispensabile. Avevano appena deciso di essere pronti, aprirono la porta e si incamminarono verso l’ascensore. Io mi appoggiai allo stipite della porta blindata con la cartellina rossa.

-Non era di vitale importanza!?- dissi facendo sventolare la cartellina rossa davanti a me.

-Oh tesoro..- disse mia madre venendo a darmi un bacio schioccante col rossetto rosso.. –Come farei senza di te!!!-

Sorrisi leggermente mentre le sue labbra gentili schioccarono sulla mia guancia, mi diede una carezza e andò verso l’ascensore. Arrivò al nostro piano e dopo due secondi vidi spuntare la chioma corvina di Micol che subito salutò mia madre con profondo entusiasmo. La abbracciò affettuosamente e si fece da parte visto la fretta che sembravano avere. Le sorrisi dolcemente e lei di rimando venne ad abbracciarmi mentre le sue braccia circondavano la mia vita. Chiusi gli occhi e cercai di godermi quella sua affettuosa spontaneità inspirando affondo il suo dolce profumo di pesche selvatiche e provai un senso di familiarità e di casa meraviglioso. Lei si scostò un pò da me, mi guardò con aria interrogativa e cercò di capire il mio umore o quello che potenzialmente mi poteva infastidire. Ma stavo bene, potevo dire di sentirmi sereno e il mio sorriso spontaneo doveva averla rassicurata perché i suoi occhi, color cioccolato, prima così preoccupati ora sembravano molto più tranquilli. Le feci posto sulla porta e la feci entrare. Arrivammo in cucina e come sempre gli versai una tazza fumante di caffè che mia madre aveva preparato per il mio latte.

-Allora Jus..- disse lei posando il mento sulle mani.. –Cosa succede!?-

-Niente Mico…- dissi sedendomi di fronte a lei.. –Non cederò…-

-Cedere a cosa!?- mi disse spostando leggermente le testa sulla sua destra.. –A un ricatto!?-

-Beh forse è esagerato definirlo così..- dissi scuotendo la testa.. –Ma non divento un figlio quando lo decide mio padre. Non è una cosa che posso accettare…-

-La proposta qual’era!?- mi chiese pensierosa..

-Passare la pausa scolastica con lui in Europa..- la vidi sbattere gli occhi un paio di volte..

-Indubbiamente interessante…ma come fai senza di me quattro mesi Jus!?- disse lei sorridendo con trasporto..

-è per quello che non ho accettato..- dissi io avvicinandomi per dargli un bacio sulla guancia..

-Che bugiardo!!!- sbottò lei tirandomi il tovagliolo piagato accanto a lei, ma il suo sorriso con mezzo broncio mi misero di nuovo di un tal buon umore che andai verso la mia stanza.

Sentii i suoi passi dietro di me e la sentii sedersi sul mio letto rifatto per metà. Aspettava che uscissi dal bagno adiacente alla mia stanza canticchiando un motivetto sconosciuto. Mi piaceva sentirla così spensierata, sembrava sempre così felice. Per un po’ non sentii che il suo solfeggiare allegramente mentre sicuramente stava guardando con curiosità la mia stanza su tutte le tonalità del blu e con un delfino bellissimo come copriletto. Mi piaceva il colore del mare, del cielo mi faceva sentire libero nella natura ed io amavo perdermi nella bellezza del paesaggio. Quando tornai in camera Mico mi osservava incuriosita, la mia camera era ancora piena di molti giochi di quando ero bimbo, si trovavano sulle mensole più alte della stanza, ma erano lì a testimoniare che uno dei momenti della mia vita era trascorso ed ora ne sarebbero arrivati molti altri che finalmente mi avrebbero fatto diventare un uomo vero. Avevo però con me un peluche che mi aveva regalato la mia nonna materna che arrivava dall’Italia, il paese d’origine di mia madre. Lo custodivo gelosamente in quanto quel regalo era l’unico che mi permetteva di addormentarmi la notte solo nel mio lettino e ancora  adesso lo lasciavo sul cuscino finché non andavo a dormire. Un’abitudine un po’ strana per un ragazzo ormai maggiorenne, lo riconosco!!

-Justin…vorrei chiederti un favore..- Mico interruppe il flusso dei miei pensieri e infilati i miei jeans scuri un po’ più stretti e la mia maglia bianca a girocollo mi voltai verso di lei e prestai attenzione.

-Dimmi…- le dissi mentre prendevo lo zaino e un libro che avevo dimenticato.

-Stasera dovrei incontrare mio fratello nella discoteca dove lavora..- disse lei decisa mentre si avvicinava..

-Io c’entro qualcosa!?- chiesi incerto…

Non avevo mai conosciuto il fratello di Micol e certamente sapevo che a lei avrebbe fatto piacere, me ne parlava spesso ma per un motivo o per l’altro non c’eravamo mai incrociati visto che lui ormai da moltissimo tempo viveva da solo. Sapevo solo che si chiamava Riley e che lavorava in una discoteca piuttosto famosa in cui però non ero mai stato. Lei era particolarmente affezionata al fratello e ne parlava con amorevolezza, esattamente come io stravedevo per David.

-Vedi mia madre sarebbe più tranquilla se mi accompagnassi in questa discoteca…- disse intimidita.. –E poi…vorrei tanto farti conoscere Riley!! Siamo amici da una sacco di anni e ancora non conosci mio fratello…-

Sembrava intristita dal fatto che due persone importanti per lei in maniera diversa non si fossero ancora conosciute, così decisi che avrei fatto questo piacere alla Signora Mann, la madre di Micol che mi aveva accolto a casa sua come un figlio.

-Beh non è un problema per me..- dissi sorridendo.. –Vengo molto volentieri…-

-Davvero!?- disse lei abbracciandomi con trasporto..

-Certamente!!- dissi con decisione.. –Ma ora dobbiamo muoverci, lo sai vero che oggi ci interrogano sulla versione di latino vero?!-

Vedo Micol sbiancare e capisco immediatamente che lei nemmeno si ricordava che ci fosse una versione di latino da fare per oggi. La trascino per il braccio e cerco di farla muovere il più possibile in modo da arrivare a scuola ad un orario decente per fargliela copiare. Era da una settimana che avevamo quel compito e come al solito se n’era dimenticata. Sorrisi della sua sbadataggine e chiusa la porta di casa a chiave, cominciammo ad affrettarci per raggiungere la “Scuola italiana” che era all’incirca a un chilometro da dove abitavo io, nel centro città di Sidney. La nostra scuola era una specie di liceo linguistico che ci permetteva di studiare molto approfonditamente le lingue straniere tra cui il cinese, il giapponese, l’italiano, l’inglese e un accenno di latino e greco.

Quando arrivammo a scuola Mico si piazzò nel nostro banco e cominciò a copiare furiosamente la versione di latino. Mico ed io eravamo un po’ i secchioni della classe, dalla nostra parte avevamo il fatto che ascoltavamo le lezioni, prendevamo appunti e la nostra mente era particolarmente agevolata in quanto bastava una lettura di mezz’ora e tutto era impresso nella mente. I nostri voti molto alti erano tutto frutto della facilità di memorizzazione. A poco a poco arrivarono i nostri compagni di classe, tra cui Jennifer e Michael i nostri più cari amici. Loro stavano insieme da un anno ed erano piuttosto affiatati, solitamente io e Mico uscivamo con loro quando andavamo in discoteca e la loro compagnia era davvero piacevole. Jennifer era piccola e minuta, dalle forme davvero esili. I suoi capelli castani, lunghi e riccioli stonavano quasi con la sua figura minuscola, ma nel complesso era una bella ragazza. I suoi occhi castani con qualche spruzzo di verde infondevano sicurezza e tranquillità, capivo il punto di vista di Michael che aveva cercato da sempre una ragazza che potesse dare un senso ai giorni che trascorrevano. Lui alto come me, un fisico atletico e muscoloso abbracciava la sua ragazza quanto più poteva e i suoi occhi castani, come i capelli a spazzola, percorrevano il viso di Jennifer come una carezza. Ero contento per loro, davvero felice.

-Buongiorno..- disse Mico col suo consueto buon umore…

-Sempre a copiare i compiti di Jus…- disse Jennifer con un sorriso..

-Io odio le versioni di latino..- disse Michael roteando gli occhi..

-Chissà cosa si è inventata oggi Elvis…- dissi sorridendo di gusto..

Elvis era la nostra professoressa di latino, una donna arcigna e con una improponibile pettinatura anni venti. Era una donnina gobba, con gli occhiali che arrivavano nell’ultima parte del suo naso aquilino e con mille brufoloni terribili in tutto il viso. Come al solito la mattinata passò con le interrogazioni di fine anno, ne affrontai due, una di latino e una di algebra. Entrambe andarono bene ma la mia mente era altrove. Osservavo il grandissimo comprensorio che ospitava la nostra scuola e mentre osservavo uno scorcio di cielo blu mi tornarono alla mente quegli occhi espressivi ed intensi. Per un minuto la mente si confonde e mi sento smarrito, ancora non ho capito cosa volesse intendere con quella frase.

“Io…ottengo sempre quello che voglio!! Ricordatelo ragazzino presuntuoso…”

Scrollai la testa, mentre Mico, sorpresa mi osserva con curiosità.

-Justin, stai bene!? Sei strano…-

-No no…stai tranquilla..- dico silenziosamente.. –Senti…vieni da me oggi pomeriggio, tanto poi dobbiamo andare da tuo fratello giusto!?-

L’interrogazione di trigonometria andava per le lunghe, ma il sorriso affermativo di Mico in risposta alla mia domanda mi fece riprendere tranquillità e tornai volentieri agli argomenti che si stavano affrontando alla cattedra. Non pensai più a quello strano ragazzo conosciuto in gelateria e la giornata proseguì facilmente tra lezioni, mensa e risate con i miei compagni di classe. Eravamo in venti, dodici ragazze e otto ragazzi. Era semplice stare insieme a loro, sicuramente eravamo piuttosto affiatati nonostante ognuno di noi avesse delle preferenze nelle proprie amicizie.

Le giornate al Charles Darwin erano piuttosto impegnative, ma il venerdì si riusciva ad affrontarlo con un certo spirito sereno e goliardico, l’idea del fine settimana era sempre piacevole in ragazzi come me che aspettavano quel momento della settimana per divertirsi ed andare a spassarsela in giro. Quando uscimmo da scuola passai alla larga dalla gelateria, erano le quattro e mezza e temevo di poterci trovare ospiti sgraditi, non volevo umiliarmi nuovamente, non volevo nemmeno parlarne. Quando arrivammo a casa infilai le chiavi nella toppa e insieme a Mico ci rilassammo per qualche istante sul letto, l’uno di fronte all’altro. Lei mi osservava e ogni tanto mi accarezzava una guancia attenta a non deformarne i contorni.

-Sei arrossito…- disse socchiudendo gli occhi.. –Che c’è?!-

-Niente..- dissi semplicemente.. –Mi capita a volte quando ho caldo..-

-Qualsiasi cosa succeda puoi dirmela…non adesso, quando ti sentirai pronto!!- mi disse tranquilla..

Sorrisi riconoscente e la invitai a seguirmi in cucina, dove avevo delle polpette che avevo cucinato io stesso il giorno prima, purtroppo non avevo sempre tempo di dedicarmi spesso alla cucina e sapevo che Micol adorava quando preparavo qualcosa per lei. Misi le polpette nel microonde a scaldare e nel frattempo mettemmo la tovaglia per prepararci a mangiare, ascoltammo un po’ di musica, mentre le note di Bruce Springsteen, uno dei nostri cantanti preferiti, si diffondevano nell’aria. Non ero teso per la serata, non era certo la prima volta che andavamo in discoteca, ma conoscere una persona mi metteva sempre un po’ a disagio. Sperai di trovare una persona ben disposta nei miei confronti, ne andava per il bene di Micol a cui ero terribilmente affezionato. Avrei fatto del mio meglio per andare d’accordo con questo Riley e anche se non lo avessi trovato accomodante, lo avrei fatto per lei, solo ed esclusivamente per lei. Questa premessa che mi ficcai bene in testa mi aiutò per il resto delle ore che passammo insieme e quando venne il momento di prepararci erano ormai le nove e mezza. David e mamma rincasarono, Micol corse loro incontro e abbracciandoli gli diede il benvenuto. Erano allegri e socievoli quindi conclusi che all’agenzia tutto doveva essere andato a gonfie vele. Li sentivo parlare tutti con animazione mentre sghignazzavano, mio fratello diceva alla mia amica che per farmi capitolare doveva impegnarsi di più e che non mi capiva, per loro dovevo fidanzarmi subito con Micol e non pensarci più. Non amavo quando discutevano di questo, sapevo che lei non gli dava ascolto perché entrambi sapevamo cosa aspettarci dal nostro rapporto, però lo trovavo un po’ invadente da parte loro. Quando raggiunsi la cucina ormai pronto, mia madre e Mico approvarono i miei jeans scuri con la camicia bianca sopra una canottiera nera. Il vestito  argentato di Micol le donava in modo particolare e la sua lunga coda alta era arricchita con brillantini anch’essi color argento, sarei stato molto invidiato.

-Mi raccomando, divertitevi al vostro appuntamento..- disse mamma sbirciando dalla porta della cucina..

-Mamma..- dico guardandola di sottecchi.. –Non è un appuntamento e non è la prima volta che usciamo insieme per andare in discoteca..-

-Beh non si sa mai…- la guardo scuotendo la testa e chiudo la porta..

-Perché ho una famiglia suonata..- gli dico mentre apro la porta dell’ascensore..

-Beh loro sono un po’ suonati è vero..- rispose lei sorridendo.. –Però sono così dolci..-

Lei sapeva che a volte mi sentivo un po’ solo data la loro assenza nella mia vita, ma nonostante tutto ero consapevole che a modo loro mi amassero e si comportassero così per come era la nostra situazione familiare. Mia madre aveva un’idea tutta sua di prendersi cura di un figlio e del suo benessere, il denaro indubbiamente era importante ma avrei preferito mille volte sentirla più vicina che avere tutti gli agi materiali che hai giorni d’oggi hanno tutti i ragazzi di questo mondo. Mentre percorrevamo la strada verso la discoteca Micol era sorprendentemente silenziosa, pensava a qualcosa che mi era impossibile comprendere ma decisi di rispettare il suo essere taciturna lasciando che mi guidasse per il quartiere, ci stavamo avvicinando al centro ed eravamo all’angolo tra Park Street e Elisabeth Street, non poco lontano da Chinatown. Percorremmo  ancora mezzo chilometro forse, quando nel colorato mondo notturno di Sidney Micol si fermo e guardò di fronte a sé un imponente edificio meraviglioso dall’altro lato della strada. Non capivo la sua titubanza ma quando meno me lo aspettai lei si rivolse verso di me con sguardo truce.

-Ci sono delle cose che non ti ho mai detto..- disse seria.. –Non perché me ne vergognassi ma perché ho sempre pensato che le scelte di vita di mio fratello dovessero essere tali e a me non hanno mai creato nessun tipo di problema..-

-Non capisco…- risposi sorridendo..

-Il Black Magic…- disse voltando lo sguardo verso il locale.. –Mio fratello lavora qui come ragazzo immagine..-

-E pensi che questo mi sconvolga!?- chiesi guardandola di traverso..

-No…ma…non è solo quello..- disse tirandomi per un braccio.. –Capirai una volta dentro..-

Rimasi confuso da quella rivelazione a metà, ma non capii la vera portata di quelle parole. Io mi aspettavo una semplice discoteca piena di ragazzi e ragazze urlanti mentre cercavano di accalappiarsi rispettivamente una donna od un uomo con cui passare la serata. Quando attraversammo la porta del locale nessuno ci chiese quanti anni avessimo o se fossimo minorenni, non era mai stato così semplice entrare in una discoteca, ma dalla confidenza che Micol mostrava con i buttafuori e le persone lì nell’entrata capii che non doveva essere la prima volta che ci andava. La cosa non mi stupì perché in fondo Riley era lì che lavorava.

Una tenda color porpora divideva il locale brulicante di ragazzi urlanti scatenati a ritmo di musica, da un atrio piuttosto grande in cui c’era tranquillità relativa. Tutti parlavano, si giravano a guardarci e a commentare tra di loro. Non mi diede fastidio, non ci feci neanche caso, i loro sguardi non giudicavano, semplicemente sembravano ammirare. Quando la tenda si aprì si spalancò un mondo, ma non quello che conoscevo, non quello in cui ero abituato a vivere, un mondo fatto di persone che non avevo mai frequentato così da vicino. Rimasi bloccato sulla porta qualche istante, mi guardai intorno e pensai che non avevo mai visto ragazzi e ragazze così colorate, così felici di vivere come loro. Cantavano, ballavano con così tanta energia che oltre a rimanerne confuso ne rimasi sorpreso ed affascinato. Donne che ballavano con donne, uomini che ballavano con uomini, vicini gli uni agli altri si guardavano con amore come se fosse la cosa più normale al mondo. Ed era normale, solo lontano dalla vita in cui ero vissuto io.

Aprii leggermente la bocca mentre realizzai che quello era un locale per omosessuali e arrossi immediatamente mentre realizzavo che un gruppo di ragazzi stava guardando me con uno sguardo decisamente troppo famelico. Mi avvicinai all’orecchio di Mico e cercai parole che non avevo, poi presi coraggio e la presi per un braccio.

-Perché non me lo hai detto!?- chiesi stordito..

-Non saresti venuto se te lo avessi detto..- mi spiegò lei colpevole..

-Non sono omofobico..- dissi guardandola rattristito..

-No…cos’hai capito!?- mi disse lei prendendomi con entrambe le mani il viso.. –Sei così timido a volte Justin!! Avevo timore di metterti in difficoltà..-

Non che ora andasse meglio, mi sarei potuto preparare psicologicamente almeno!! Mi guardai un po’ attorno cercando di capire se tra le tante persone scorgessi quella che più somigliava a Micol.

-Sei arrabbiato con me!?- chiese lei mortificata..

La guardai qualche istante con i suoi occhi lucidi che stavano per cedere alle lacrime e in fondo sapevo che non potevo essere arrabbiato, gli volevo troppo bene per prendermela, solo mi spiaceva che si fosse tenuta dentro tutto per così tanto tempo.

-Certo che no..- gli dissi abbracciandola mentre la sollevavo da terra.. –Non potrei mai avercela con te..-

Lei mi strinse leggermente mentre la folla ci spingeva leggermente in mezzo alla pista. Si stava creando un cerchio intorno a noi e, nonostante il contesto inusuale, non mi sentii particolarmente a disagio, erano ragazzi come noi e ballavano, si divertivano.

-Dov’è tuo fratello!?- chiesi con curiosità..

-Non so…non lo vedo…- disse mentre cominciava a muoversi anche lei a ritmo di musica…

-Qui dentro fa caldissimo..- dissi mentre le mie guance si coloravano leggermente..

-Togliti la camicia..- disse lei mentre già era indaffarata a sfilarmela dalle braccia..

-Mico…- dico mentre cerco di divincolarmi.. –Non è il caso di dare spettacolo no!?-

Ormai le mie guance erano irrimediabilmente in fiamme e lei sorrise di gusto mentre guardandosi intorno notò un certo interesse che aleggiava intorno a noi. Lei sa quanto mi metta a disagio essere osservato ma il suo sorriso così contagioso mi riscalda il cuore e poco a poco cerco di recuperare un po’ di lucidità. So che Micol si sente a suo agio, è abituata a vivere in questo mondo lo vedo da come sorride ad alcuni che passano e la salutano. Lei mi lancia uno sguardo e si avvicina provocante mettendomi le braccia al collo.

-Hai decisamente un sacco di fans Justin..- e mentre sorride di gusto nasconde il viso nell’incavo del mio collo..

Il suo respiro caldo mi solletica la pelle e il  suo odore di fragola diventa intensissimo mentre si avvicina ancora di più per buttarmi le braccia al collo benché faccia molta fatica ad arrivarci. Si alza un po’ in punta di piedi e mi chiede di ballare. La guardo serio e si, è vero lei è davvero bella e quando vuole sa come ottenere quello che desidera. Ma non è lei che voglio, l’ho sempre saputo.

Quando inizia “Heartbreak make me a dancer” diventa incontenibile e mi trascina lungo la folla per raggiungere un  piccolo palco rialzato. Siamo circondati da una folla impazzita che provocante balla e danza sensualmente, so che Micol è un vulcano quando inizia a ballare e so già che attirerà l’attenzione. Un piccolo gruppo si discosta da noi e ci lascia dello spazio, lei mi prende le braccia e velocemente si rifugia contro il mio petto stringendosi ai miei fianchi. Non mi imbarazza sentire il suo corpo vicino al mio e tanto meno provo fastidio se gli capita che mi sfiori, non lo fa con malizia e ho già ballato altri mille balli sensuali con lei. È più forte di lei, quando balla diventa una cacciatrice e non riesce a fare a meno di avvicinarsi pericolosamente, tanto meno io sono capace di impedirglielo. Metto le mani sulla sua schiena e la tengo vicina a me mentre lei apre gli occhi e guarda dentro i miei come se fosse presa chissà da quali cose. Balliamo così, vicini, stretti l’uno all’altro mentre non ci rendiamo conto che intorno a noi la folla si fa più densa  e ci lascia sempre più spazio. Le sue anche ondeggiano dolcemente mentre il suo braccio percorre lentamente il mio petto, il mio collo e arriva tra i capelli, il suo viso è molto vicino al mio ma ora anche lei sembra un poco arrossita, mi guarda dolcemente e sorride. Percorro il suo braccio destro che era lungo il suo fianco e sento un brivido lungo la sua pelle, forse è una reazione involontaria ma appena la guardo vedo del panico nei suoi occhi e subito dopo appoggia la fronte alla mia spalla.

-Mi hai fatto il solletico..- mi dice poco dopo mentre riprende il suo atteggiamento provocante..

Ci guardiamo un po’ intorno e ci accorgiamo che molti ci osservano rapiti, estasiati mentre i nostri corpi fasciati nel vestito e nei jeans si muove con movimenti energici e seducenti, ci stacchiamo un po’ l’uno dall’altro ma sorridiamo consapevoli che stavamo attirando l’attenzione di tutti li dentro. Lei si avvicina nuovamente a me, mi butta le braccia al collo e vi posa un bacio, con le sue dolci e morbide labbra. La stringo e vorrei dirgli tante cose, che lei probabilmente sarebbe la sola giusta per me ma…appoggio solo la mia testa alla sua e la conduco lungo quella lunga danza seducente.

Dopo qualche istante mi guardo attorno e rimango per un attimo senza fiato, due ragazzi stretti l’uno vicino all’altro ballano un travolgente ballo sensuale. Se non avessi conosciuto il nostro rapporto avrei avuto qualche dubbio circa al legame che ci legava. Quando sullo schermo l’inquadratura si strinse, il primo piano del mio viso divenne qualcosa di enorme e nella sala si aprii un boato impressionante, arrossii un poco ma ebbi l’impressione di vedere il mio viso per la prima volta. I miei capelli biondi, i miei occhi verdi con quella forma a cerbiatto, la mia bocca dove il labbro inferiore era leggermente più pieno di quello superiore. Mi dicevano che avevo un viso angelico, quasi troppo bello per essere reale, quasi troppo femminile per essere come quello di un uomo. Ero davvero io!?

-Mico guarda!!- dissi per placare il flusso dei miei pensieri..

Lei si girò di scatto e alzata la testa dove gli indicavo, vide i nostri visi appiccicati l’uno all’altro e sorrise con la sua bocca dolcissima. Sorridemmo entrambi ed un altro boato si aprii ancora più feroce. Uomini e donne sembravano impazziti, ma per la prima volta potei dire di non essermi sentito particolarmente a disagio, avevo conosciuto un mondo diverso, dove tutto funzionava al contrario rispetto al mio, ma potevo dire di averlo almeno visto per una volta nella mia vita.

-Vieni Justin..- mi disse Mico tirandomi per un braccio.. –Ci sono degli amici di mio fratello…-

I colori di quella discoteca sono meravigliosi e attirano il mio sguardo ovunque. Mentre mi guardo attorno inciampo, ma  mi lascio comunque guidare da Micol. All’improvviso vedo un ragazzo su di un cubo non troppo lontano da noi. Dietro di lui una luce non mi permette di vederlo bene ma ho come l’impressione che il suo sorriso sia rivolto verso di noi e mi ricorda qualcuno. Mi fermo ad osservarlo un istante incapace di capire se fosse davvero lui oppure no. E nello stesso istante che me lo chiedo la mia mente va nel panico, non so perché mi innervosisce così il pensiero di rivederlo, forse perché in fondo non lo capivo e odiavo la sua presunzione. Eppure la curiosità di capire se era lui mi pizzicava e per un istante mollai la presa di Micol. Mi incamminai qualche passo, ma mi bloccai all’istante pensando che fosse assurdo, non lo avrei mai più incontrato e la mia immaginazione stava correndo troppo, la voglia di rispondergli a tutte quelle battute assurde di ieri mi faceva sragionare. Micol mi raggiunse subito e si avvicinò all’orecchio.

-Cos’è!? Vuoi svignartela!?- mi chiese ridendo..

-No...- dissi scuotendo la testa.. –Mi sembrava di aver visto qualcuno che conoscevo, ma mi sbagliavo..-

Lei mi guidò tra la folla, camminammo due minuti buoni prima di riuscire a schivare tutte le persone che c’erano in pista, ma finalmente cominciai a vedere più nitide le pareti rosse di fronte a me. Mi guardai ancora un secondo intorno, un pò stordito dalla confusione, dai colori, dalle emozioni provate e per un secondo mi distrassi mentre sentivo che Micol mi lasciava la mano. Non mi girai subito, troppo preso dal riordinare le idee prima dell’incontro con il famoso Riley e solo dopo qualche secondo decisi di voltarmi proprio mentre Mico mi tirava per un braccio.

-Ragazzi…vi presento il mio migliore amico..- disse raggiante.. –Lui è Justin Herstrass..-

Beh…non ci crederete ma appena mi volto, il mio volto arrossato si fa paonazzo. La mia bocca si apre leggermente incredula quando mi rendo conto che ho davanti gli stessi ragazzi di ieri, loro sono stupiti almeno quanto me e l’associazione nelle nostre menti è la stessa, o almeno credo. Se ci sono loro…c’è anche lui!! Li osservo stanco quasi rassegnato e sorrido con stento, Mico mi guarda stralunata senza comprendere visto che non sa nulla.

-Sei proprio tu!?- mi disse lo stesso ragazzo che aveva parlato con me ieri..

-Già…come nei peggiori incubi..- dico io sorridendo con timore..

-Fatemi capire…mi sono persa qualcosa..!?- mi chiede lei con aria interrogativa..

-Niente di che…- rispondo imbarazzato.. –Tranne un bagno di gelato a un tizio..-

-Chi!??!- mi chiede lei stupita… -Perché non me lo hai detto!?-

-Perché non è stato né piacevole, né divertente..- rispondo sorridendo mestamente..

-Micol come mai sei qui!?- gli chiedono con curiosità..

-Sto cercando mio fratello e poi vorrei fargli conoscere Justin..- spiega lei docilmente..

Li vedo guardarsi l’un l’altro con fare stupito, ma non commentano. Non penso al perché di quegli sguardi e semplicemente cerco di non pensare se da un momento all’altro quello strano tipo dovesse comparire davanti ai miei occhi. Sento il cuore cominciare a martellare dal panico e mi chiedo come mai questo incontro mi debba condizionare così, ovviamente non mi va di fare la figura del pollo ma il trucco sarà salutare e portare fuori i tacchi. Semplice…

Mi giro verso la folla di ragazzi che ballano senza sosta, i loro corpi sono sudati e indubbiamente molto belli da esibire. Alcuni si girano e mi rivolgono qualche sorriso audace, ricambio timidamente e cerco di distrarmi per non pensare. Il ragazzo con cui ho parlato ieri mi allunga una bottiglietta di birra, lo guardo riconoscente e gli sorrido con gratitudine. Facciamo tintennare le rispettive bottiglie e beviamo un sorso.

-Grazie…sei stato davvero gentile..- gli dico volgendomi verso di  loro..

-Figurati…ma non ci siamo presentati..- mi dice lui parlandomi all’orecchio.. –Io sono Ben, mentre loro sono Mike, Orlando, Simon, Jason e Clarke…-

Mi indicava ogni singolo ragazzo che mi era vicino e fu così che cominciai ad avvicinarmi a quel gruppo. Micol era allegra e allo stesso tempo ansiosa, si guardava attorno con impazienza. All’improvviso notai il suo viso cambiare, un enorme sorriso eclissò il broncio che aveva disegnato sul viso e vidi i suoi capelli svolazzare dietro di me.

Ecco è stato quello il momento….quello che ha cambiato completamente la mia vita!!!!

Notai lo sguardo dei ragazzi davanti a me e Ben mi fece cenno con gli occhi di girarmi, c’era qualcuno che dovevo conoscere. Rigirai per qualche secondo la birra tra le mani e alla fine, con un sospiro profondo, cominciai a voltarmi su me stesso. Il mio viso fino a qualche istante fa tranquillo, cominciò a imporporarsi leggermente mentre con gli occhi bassi percorrevo la distanza che divideva i miei piedi da quelli di Micol.

Lui è alto, sicuramente più alto del mio metro e settanta, mi supera di dieci centimetri sicuramente e i suoi capelli sono neri, neri come la pece. Il cuore palpita irregolarmente, forse non mi sentirei così agitato se non stessi per conoscere il fratello di una persona a cui voglio bene come a Mico, ma in quel momento temo che il motivo non sia solo quello. Perché quel ragazzo ha un’aria familiare, le sue mani così perfette quei capelli così sbarazzini. E i suoi occhi…non potevo certo dimenticarli dopo averli visti così da vicino!!

Si il suo  sguardo era rivolto alla sorella, questa volta nel suo viso non c’era nessun’aria di scherno. Gli sorrideva amorevolmente e datogli un bacio sulla guancia la strinse ancora un po’ a sé. Ed era totalmente assurdo che la mia testa fosse così vuota, lo guardavo con occhi sgranati senza rendermi conto che lui era Riley, lo stesso ragazzo che un giorno prima mi aveva fatto impazzire con la sua stranezza. E stasera lo ritrovo come fratello della mia migliore amica, nella discoteca omossessuale in cui lavora….ed ora capisco, lui stesso è gay.

-Non è possibile..- sussurro scuotendo la testa..

-Come nei peggiori incubi..- mi fece eco quello che doveva essere Mike..

Mi lascio sfuggire una piccola risata mentre mi volto verso quelli che dovevano essere gli amici di Riley quindi. Lo guardai ancora e più lo osservavo più mi rendevo conto che lui era un uomo virile, senza ombra di dubbio, molto diverso dal genere stereotipato di persona omosessuale che tutti pensano. Ed era esattamente bello quanto un diavolo tentatore, i ragazzi attorno se lo mangiavano con gli occhi e un ragazzo così certamente poteva avere tutti o tutte quelle che voleva. Poi alzò lo sguardo, ma nel vedermi, ecco nuovamente quel sorriso diabolico che si alzava specialmente dalla parte sinistra del suo viso. I suoi occhi mi scrutavano e nuovamente il mio colorito, controllato a fatica fino a poco tempo fa, si fece nuovamente accesso.

-Justin..- dice lui con aria provocatoria.. –Non sapevo avessi un così bel nome…-

-Riley..- rispondo io facendo cenno affermativo con la testa..

-Non dirmi…- disse Micol parandosi di fronte a me..

-è lui si quello a cui ho rovesciato addosso il gelato..- dissi scocciato..

-Oh cavolo..- disse Mico ridendo divertita…

I  suoi occhi e la sua vicinanza mi confondevano, non sapevo davvero come avrei potuto gestirla. Cercavo di non guardarlo mai in viso, il suo modo di osservare era piuttosto imbarazzante. Mi scrutava, era come se cercasse un mio punto debole per “colpirmi” ed io non ero decisamente nella posizione di ribellarmi, avrei ferito Micol,  l’avrei allontanata ed era l’ultima cosa che desideravo. Lei stava parlando con Clarke lì affianco, rideva e immaginai che gli stessero  raccontando la mia misera figuraccia. Lui era di fronte a me e poco dopo me lo ritrovai vicino, si era leggermente abbassato sul mio orecchio e aspettai che la sua voce mi ferisse le orecchie come ieri pomeriggio. La sua vicinanza, come sempre, mi provocò un misto di paure. La curiosità di capire e la voglia di non sapere nulla, di togliermi dagli impicci immediatamente.

-Speravo di rivederti..- disse con il suo sguardo furbo..

-Perché dovresti!?- gli rispondo guardando sempre dritto dinnanzi a me.. –E comunque avrei preferito evitarlo..-

-Ho fatto colpo allora..- disse con un tono malizioso..

-Forse dovresti essere meno sicuro di te..- gli rispondo inchiodandolo con lo sguardo, occhi con occhi..

Justin….rimani lucido…rimani lucido!! Non puoi perdere questo confronto, fatti valere è un ragazzo come tanti e non c’è niente che può sconvolgerti a tal punto da dover soccombere. I suoi occhi non hanno alcun potere su di me e mantieni i piedi a terra perché nè il suo profumo inebriante, nè la voce suadente e ammaliatrice possono sedurti. Tu non sei come lui e certi trucchi su di te non hanno effetto!!

-Te l’ho già detto…ottengo sempre quello che voglio Justin..- mi disse lui dopo aver sorriso a lungo guardandomi nel profondo delle iridi..

-Non capisco cosa ci sia da volere..- gli rispondo scuotendo la testa… -Ci siamo conosciuti e ti rispetterò perché sei il fratello della persona a cui sono più affezionato, ma a parte questo la nostra frequentazione termina qui!-

-Sei un ragazzino..- mi disse sorridendo.. –Non mi conosci…e cambierai idea su di me…-

Mi sorpassò velocemente mentre voltandomi vidi il suo viso puntato su di me. Cosa voleva!? E soprattutto perché si comportava così!? Sospirai pesantemente ma rasserenato dal fatto che dopo questa serata il capitolo Riley si sarebbe chiuso in un cassetto e non sarebbe mai più stato aperto. Avrei cercato accuratamente di rimanere lontano da questo tizio decisamente troppo strampalato per me e sarei tornato alla mia solita vita di sempre.

-Non ti è molto simpatico..- mi dice Ben tornandomi vicino..

-Non è quello..- dico cercando di mascherare il fastidio che provavo.. –Ho sempre avuto un rapporto contrastante con chi è troppo sicuro di se stesso…-

-Non sei certo in una buona posizione..- disse lui osservando i due fratelli…

-Che intendi dire?!- dissi socchiudendo gli occhi..

Ben sembrava confuso, mise la bottiglietta di birra alla bocca e tracannò un po’ di liquido chiaro. Sembrava ragionare sul cosa dirmi, ma dopo aver osservato un pò Micol ballare e Riley alla sua postazione sul cubo, sembrò deciso su quello che voleva dirmi.

-Beh…Micol è la tua migliore amica no?!- mi disse guardandomi.. –E per forza di cose ti toccherà frequentare Riley più di quanto ti immagini..-

La cosa ovviamente mi gettò nello sconforto più totale ma non lo diedi a vedere. Alla fine Micol con la sua allegria sfrenata ci portò tutti sotto il cubo di Riley a ballare e lì per lì la serata sembrò prendere una piega diversa. Spesso sentivo uno sguardo costante su di me e il rossore alle guance diventava molto più pronunciato, ma veniva subito plasmato dalla dolcezza di Micol che quando mi vedeva in difficoltà mi raggiungeva e ballava con me. Sentivo che quando ballavo con la sorella lo sguardo di Riley si faceva più insistente, volesse chissà scoprire quali segreti potessimo nascondere, diventava difficile ignorarlo in quei frangenti e a volte, quando ero troppo in soggezione, il mio sguardo si rivolgeva a lui ed inevitabilmente non potevo far altro che imbarazzarmi e sentire il cuore scoppiettare di rabbia.

Lui era un cacciatore, sembrava volesse incastrare le sue prede nell’angolo più stretto possibile per impedirgli di fuggire e in quel frangente io mi sentivo, probabilmente sbagliandomi, il coniglio che lui stava cercando di intrappolare. Distolsi lo sguardo cercando di controllarmi, convincendomi che mi lasciassi influenzare dalla natura dei gusti sessuali di Riley, ma sentivo che qualcosa mi stava sfuggendo di mano. Stavo reagendo nel modo sbagliato semplicemente perché i messaggi che criptavo non erano esatti. Dovevo semplicemente rendermi conto che lui stava giocando mentre la sensazione che volesse incastrarmi era solo qualcosa di inconscio, dettato dalla supposizione che lui, essendo omossessuale, potesse provarci. Mi calmai un poco dopo che pensai razionalmente che era assolutamente improbabile la possibilità di piacere a Riley e quindi mi rilassai godendomi quei momenti di libertà e di svago. Riley ballava costantemente e senza un minimo di sosta, gli uomini intorno impazzivano per lui e lo sapeva. I suoi sorrisi e movimenti erano un modo per affascinare, conquistare, ammaliare e sicuramente doveva essere un buon seduttore.

La discoteca sempre affollatissima sembrava in un momento di relax e dopo qualche istante inaugurarono i balli soft, lenti che aggiungevano romanticismo a quelle tante coppie innamorate che si guardavano occhi negli occhi. Era commuovente vederli così innamorati e sapere che vivere alla luce del sole un sentimento semplice e meraviglioso per loro era quasi impossibile. Micol era stata invitata da una ragazza molto carina che rideva e scherzava con la mia amica con naturalezza e semplicità, erano a loro agio. Dovevano conoscersi già da tempo dal modo in cui parlavano, così sciolto e amichevole. Chissà quanti altri aspetti di Micol non conoscevo e sorrisi, perché mi venne da pensare che chissà quante cose di me stesso non avevo compreso. Preso da questi pensieri passeggeri mi ero portato affianco lo spalto in cui ballava Riley, mi sentivo in una posizione riparata da sguardi nonostante il cubo non fosse poi così alto e avevo recuperato il controllo necessario. Nascondendomi pensai di essere al sicuro.

Fu subito dopo che provai un senso di vertigine tremendo mentre un braccio, con forza, mi aveva preso quasi dalla vita e con energia mi aveva tirato su, al di sopra delle teste che prima erano alla mia stessa visuale. Provai un brivido nel sentire quel corpo troppo vicino al mio, cercai di illudermi che quella mano calda che sentivo vicino alla mia pelle potesse essere di chiunque ma non la sua, non volevo fosse la sua. I miei piedi ancora non poggiavano a terra e il suo respiro lo sentivo così vicino, sapeva di menta freschissima e percorrendomi lentamente il collo mi aveva provocato un brivido.. Ahimè incontrollabile!!! Potei sentire le sue labbra, vicine ai miei capelli, aprirsi in un sorriso trionfante, la mia pelle diventò rovente dalla vergogna e cercai di liberarmi da quella stretta vigorosa e passionale. Mi sentivo imbarazzato come non mi era mai accaduto, sapevo che lì intorno ci stavano osservando e stavamo attirando l’attenzione. Quando mi liberai dalla stretta di Riley con enorme sforzo mi girai verso di lui con le guance ormai in fiamme. Sapevo che intorno non sapevano cosa stesse succedendo, ma se volevo farmi valere senza diventare una “preda” dei suoi divertimenti, questo era il momento di farlo.

-Smettila di prenderti gioco di me Riley..- dissi avvicinandomi a lui per essere più chiaro.. –Io non sono un giocattolo con cui giocare a tuo piacimento..-

-Nessuno si sta prendendo gioco di nessuno..- disse lui con tono chiaro e deciso..

-Non esercitare il tuo potere su di me…- dissi con aria determinata.. –Non funziona e odio essere preso per il culo..-

Gli Abba…”Chiquitita”… Non mi aspettavo certamente di ritrovarmi ad ascoltare questa canzone in certi frangenti, non mi stavo rendendo conto che tutto stava prendendo una piega che non sapevo controllare. Non riuscivo a gestire Riley, non sapevo come togliermi da quelle situazioni imbarazzanti, non sapevo spiegarmi la debolezza che mi colpiva quando quel ragazzo diventava terribilmente insolente e cercava di mettermi in difficoltà.

-E tu che ne sai eh!?- mi disse tirandomi di colpo a se..

Mi ritrovai a un centimetro dal suo viso con le mie mani su quel petto scolpito e sicuramente più ampio del mio. Le sue mani erano ancorate ai miei fianchi, mi teneva stretto a lui, mi sentivo così turbato da non riuscire a pensare razionalmente. Le lacrime mi salirono agli occhi mentre un misto di umiliazione, rabbia, dolore, emozione e turbamento si agitavano dentro di me con prepotenza. Cercai di ribellarmi a quel contatto serrando i pugni sul petto e provando a dimenarmi con tutta la forza che avevo, lui mi prese con forza il braccio, alzai lo sguardo e quando lo guardai ebbi l’impressione di scorgere nei suoi occhi un minimo di dolcezza.

-Smettila…ci stanno guardando tutti..- dissi pregando che mi lasciasse andare..

-Arrenditi Justin..- mi disse col tono di voce più dolce che avessi mai sentito fino ad ora con me.. –Chiunque vorrebbe ballare con me in questo momento.. Tutti ti guardano perché non capiscono per quale motivo dovresti rifiutarmi! Ho scelto te…-

Le sue braccia così gentili adesso percorsero la mia schiena, lentamente, mentre nel sentirlo un altro stupidissimo brivido mi colse impreparato e abbassai intensamente il capo per nascondere la confusione che provavo. Lo sentii sorridere dolcemente mentre le sue braccia mi avevano avvolto la vita e mi tenevano stretto a lui, con intensità, con destrezza e sensualità. Sentivo i movimenti fluidi e seducenti del suo corpo che mi guidavano, che mi trasportavano in un mondo che non conoscevo e che mi cullavano in quel tepore. Sapevo che se avessi guardato il suo viso non avrei retto e sarei nuovamente arrossito, i suoi occhi mi avrebbero incatenato e non sarei più riuscito ad uscire incolume con la testa completamente lucida.

-Guardami Justin…- mi sussurrò all’orecchio.. –Non capisco perché tu non riesca a guardarmi con quei tuoi occhi così espressivi e sinceri…-

-Non ti guardo perché so già cosa troverò sulla tua faccia..- risposi con le lacrime che pungevano ai bordi delle ciglia.. –Sembra che tu goda nel volermi umiliare…-

-Non hai capito nulla…- mi disse teneramente.. –Guardami e ti dimostrerò che ti sbagli…-

-Smettila di prenderti gioco di me Riley…smettila!!- dico alzando un poco la voce..

-Io mi prendo sempre quello che desidero…- mi sussurra ancora all’orecchio, ferendomi ancora nell’anima senza capire il significato di quelle parole..

-Non riesco a capirti…- dissi cercando questa volta il suo sguardo…

Ma quel viso così troppo vicino, quegli occhi troppo espressivi mi fecero cadere in un buco nero. Mi stava annientando il cervello, non capivo più nulla di quello che mi stava succedendo.

Cosa vedevo in quegli occhi che mi avevano così ammutolito!? Cosa voleva soprattutto lui da me?

Non so perché ma in quel momento mi arresi, ero caduto nella sua rete e quello era il suo mondo, anche volendo non ero riuscito ad oppormi. Sapevo che la mia vita non avrebbe subito cambiamenti una volta scoperto questo mondo parallelo e così lontano da me, forse non avrei mai raccontato di aver ballato con un ragazzo ma non lo trovai comunque scabroso anche se insolito. Avrei continuato ad essere Justin, a vivere la mia vita, a sentirmi solo e arrabbiato col mondo. Non importava se quel ragazzo dagli occhi del mare profondo sembrava guardarmi e stringermi promettendomi silenziosamente qualcosa che non potevo comprendere. Non avrebbe sconvolto la mia vita, era impossibile!!

Una volta che la musica cominciò a farsi più lenta e andava scemando, sentii le braccia di Riley rallentare la presa, il mio sguardo negli ultimi istanti si era fatto tenace e non aveva mai abbandonato i suoi occhi sorridenti e allo stesso tempo furbi. Non sapevo bene cosa fare in quei frangenti, lui mi teneva ancora e girando leggermente gli occhi alla mia destra notai Micol con uno sguardo di totale disapprovazione dipinto sul volto. Cercai di fare finta di nulla mentre in qualche modo allargai le mani su quel torace per cercare di allontanarmi, sentii chiaramente la resistenza delle sue braccia che ancora mi portarono verso di lui e mi tennero qualche istante ancora così, come se gli bastasse quel semplice contatto per cambiare le cose. Provai una sorta di tenerezza alla fine per quel ragazzo così arrogante e presuntuoso, ma anche se molto in fondo, qualcosa di lui mi aveva toccato il cuore.

-Devo…devo andare Riley..- dissi timidamente, la voce quasi un sussurro...

-Deve essere stato tremendo ballare con me se vuoi già andartene..- disse con la sua voce maliziosa...ma lui sapeva e aspettava solo che mi sbilanciassi in qualche modo..

-Mico mi sta aspettando e poi devo tornare a casa..- dissi superandolo e cercando di scendere dal cubo..

Non feci in tempo a raggiungere le scale che sentii la sua mano prendermi il polso sinistro.. Quante volte ancora voleva fermare il mio cuore quest’uomo, solo con la forza della sua presenza!?

-Ti rivedrò!?- mi chiese mentre lo guardavo con la coda dell’occhio..

Deglutii rumorosamente, sapevo che da come mi stava osservando non gli sarebbe sfuggito nulla delle mie reazioni e provai a controllarle il più che potevo. Tutto il tempo che avevo passato con lui avevo sentito il viso rovente, sapevo che lo aveva notato..

-Non…non credo…- dissi liberandomi dalla stretta e correndo giù a perdifiato.

Quando tornai in mezzo alla folla mi sentii più tranquillo e provai un senso di sollievo. Mico mi aveva raggiunto e non mi disse nulla, mi fece solo un gran sorriso e cominciò a ridere e scherzare. Gli amici di Riley intorno a noi ridevano anch’essi, lanciandomi ogni tanto qualche occhiata furtiva.

Cominciai a vedere Riley che raccoglieva la roba dalla sua postazione, forse segno che il suo turno era terminato. L’idea che lui potesse passare del tempo con noi mi rese nervoso, tanto che presi la decisione istantanea di tornare a casa immediatamente.

Fu difficile convincere Mico che tutto era a posto e che non mi sentivo a disagio, ma non saprei spiegare come arrivammo alla decisione di lasciare quella discoteca affollatissima insieme. Quello che non mi perdonerò mai è di essere stato troppo debole e di essermi ritrovato alla fine nella stessa macchina con Mico e Riley. Mi guardavo attorno distrattamente, le vie di Sidney erano deserte e illuminate, cercai di concentrarmi su quella  moltitudine di riflessi quando notai che Riley aveva svoltato a sinistra per portare a casa sua sorella.

-Riley…- disse Mico lamentandosi… -Per accompagnare Justin dovevi svoltare a destra!!-

-Justin ed io abitiamo vicini..- disse lui con gli occhi fissi nella notte.. –Tu sei più scomoda…-

-Posso proseguire a piedi..- dissi io con determinazione.. –Abito poco distante..-

-Non essere stupido…- rispose solamente.

Ci ammutolimmo tutti, finché non riconobbi la via in cui abitava Mico e la macchina si fermò proprio sotto il palazzo. Lei mi guardò con rancore o uno sguardo che se non era tale, gli assomigliava e provai una stretta allo stomaco mentre i suoi occhi arrabbiati percorrevano me e Riley. La salutai senza ottenere risposta, ma non mi andava di lasciarla andare così. Aprii la portiera della macchina e la raggiunsi velocemente. Quando la presi per il braccio sentii un pò di resistenza da parte sua, ma alla fine si voltò e i suoi occhi un pò lucidi mi colpirono in pieno volto.

-Perché ce l’hai con me..- dissi guardandola in viso..

-Ti sbagli..-

-Mico ti conosco..- risposi guardando il cielo un istante..

-Stai attento a mio fratello…- mi disse con sguardo perso..

Sorrisi con semplicità, facendole una carezza gentile sulla sua guancia rotonda. La tirai a me con dolcezza e la strinsi delicatamente, sentii il suo corpo rilassarsi a quel contatto e le sue mani fresche appoggiarsi alla schiena con vigore.

-Non devi temere..- dissi sussurrandole all’orecchio.. –Diciamo che preferisco le ragazze..-

-Proprio per questo devi stare attento Justin..- mi rispose lei voltandomi le spalle..

-Ehi…moccioso..- mi disse Riley dalla macchina.. –Devo ancora assistere a varie sdolcinatezze!?!-

-Taci..- dissi voltandomi verso di lui e buttandomi velocemente in macchina.

Non lo guardai minimamente in macchina, cercai di mantenere la calma senza lasciarmi tradire dalla tensione di sapermi solo con lui. Non era facile gestire un ragazzo come Riley, si era già preso fin troppe libertà. Pensai alle parole di Mico e trovai un pò eccessiva la sua preoccupazione per come poteva comportarsi suo fratello.  Forse però cominciai ad avere qualche dubbio quando invece di svoltare a destra come avrebbe dovuto, la macchina proseguì dritta nella strada parallela alla mia.

-Non abito qui..- dissi con noncuranza..

-Lo so..- mi rispose con sufficienza.. –Stiamo andando a casa mia..-

-Che cavolo stai dicendo!?- dissi guardandolo con rabbia.. –Non ho nessuna intenzione di venire a casa tua..-

La macchina si fermò al di sotto di una palazzo signorile e lui agilmente scese cercando le chiavi di casa suppongo. Mi guardò per un pò, mentre cercavo di capire cosa avrei dovuto fare.

-Allora?!- mi chiese con un ghigno.. –Hai intenzione di rimanere ancora per molto impalato lì!?-

-Beh…perché dovrei salire!? Ti aspetterò qui…voglio tornare a casa..- dissi arrossendo..

-Non ho intenzione di mangiarti Justin…- mi disse con quella sua voce bassa e sexy.. 

Per un pò lo guardai con rabbia, cercavo di misurare la sua risoluzione. Sapevo che se fossi andato a casa sua non avrei avuto completamente la padronanza di me stesso, sarei stato più vulnerabile, proprio come in discoteca. Non volevo e non avrei dovuto trovarmi solo con lui, aveva un pericoloso modo di fare. Sospirai, rassegnato dal fatto che se non fossi salito, chissà quanto avrei dovuto aspettarlo lì fuori, l’aria cominciava a farsi fresca e poco dopo mi mossi a passi decisi. Sentivo sul viso un broncio scolpito che mi accompagnò fino al portone d’ingresso.

-Dacci una botta Riley..- dissi scocciato.. –Voglio andarmene a casa…-

-E non avere più niente a che fare con me immagino..- mi disse lui avvicinando il suo viso al mio..

-Esattamente…- risposi fissando quegli occhi.. –Questa sarà la prima e l’ultima volta che ti vedrò…-

-è un piacere personale che vuoi fare alla mia sorellina?!- mi chiese lui mentre appoggiato all’ascensore mi guardava con quei suoi occhi maliziosi… -O forse…..ti turbo a tal punto da desiderare di fuggire in questo stesso istante..-

-Smettila di fare l’idiota..- gli dico trattenendo a stento la rabbia… -Preferisco le donne..-

-Allora..- dice avvicinandosi pericolosamente.. –Micol…quindi è molto più interessante di me…-

Volto lo sguardo verso la specchio e mi osservo nel riflesso. Il mio viso è in fiamme e Riley, con le sue braccia tese verso la parete mi blocca contro il muro dell’ascensore, prego che quelle porte si aprano il prima possibile perché non riesco a controllare la sua veemenza.

-Guardami Justin..- mi dice lui con quella sua voce terribilmente suadente… -Ti piace Micol?!-

-Ma che t’importa?!?!- grido spingendo il suo torace lontano da me..

Lui mi guarda con un sorriso spavaldo, cerca una risposta con insistenza e mentre le porte dell’ascensore si aprono penso che forse si aspetta delle repliche visto che è suo fratello maggiore. Quando esce dall’ascensore mi muovo anche io e nell’incertezza cerco di parlare.

-Io voglio davvero molto bene a Mico..- dico semplicemente.. –Ma non sono innamorato di lei..-

-Non mi importa sapere se te la spassi con lei..- mi risponde con un sorriso provocante..

-Tu mi hai fatto una domanda ed io ti ho risposto…- dico scocciato..

 Che strano ragazzo!! Apre la porta di casa e mi si presenta davanti un salone immenso, pieno di vetrate e ben illuminato. Predominano colori caldi e accoglienti, con dei divani bellissimi e ampi. L’appartamento è grande e arieggiato, decisamente ben tenuto per un ragazzo che abita da solo. Rimango sulla porta qualche istante mentre vedo Riley che si toglie la maglia e rimane in canottiera nera. Si siede velocemente sul divano e mi osserva con aria incuriosita.

-Entra…- mi dice con un sorriso da mascalzone sulle labbra…

Sparisce dietro una porta e poco dopo rispunta con due birre ghiacciate in mano, ne lancia una anche a me e si siede nuovamente, questa volta sulla poltrona più vicina alla porta finestra e appoggia i piedi sul tavolino di vetro di fronte a lui.

-Quindi…tu e Mico non state insieme..- mi fa eco lui dopo qualche secondo…

-Mi sembra di avertelo già detto…- dico appoggiandomi al muro di fronte a lui..

-Nonostante questo Mico si è premurata di metterti in guardia contro di me..- dice sorridendo con ilarità… -Posso sapere il perché?!-

-Lei…ti vuole bene, ma siccome tiene anche a me non vuole che litighiamo..- gli dico con lo sguardo perso..

-Dovresti imparare a dire le bugie un pò meglio..- mi dice passandomi affianco e guardandomi con la coda dell’occhio…

Rimango pietrificato per qualche istante e alla fine riprendo il controllo della  mia mente. In questo momento mi sento padrone di me stesso e controllare le mie reazioni è più semplice, quando mi sento tranquillo sono sicuro di non essere in difetto. Riley torna subito e sembra assorto in chissà quali pensieri. Poco dopo si fa serio e comincia a parlare.

-Mico ed io, abbiamo sempre avuto gli stessi gusti…- dice guardandomi con quegli occhi disarmanti.. –ci sono sempre piaciuti i casi disperati, il nostro spirito è essere cacciatori…-

-Beh non dev’essere semplice trovarsi in conflitto con la propria sorella ogni volta..- dico senza pensarci..

Lui si alza dal divano e mi osserva attentamente, il suo sguardo mi fulmina mentre i suoi occhi blu diventano talmente profondi che quasi mi fanno sprofondare in una voragine, sento la testa leggera e inebriata, penso immediatamente che ho bevuto troppa birra. Mentre cerco qualcosa per controllare l’ora mi sposto vicino alla porta, improvvisamente desideroso di andarmene via. Non riesco a sostenere quello sguardo così profondo e sincero. Non so quale verità nasconda o cosa vogliano dirmi quegli occhi tanto blu e limpidi, so solo che devo andare.

-Mi spiace ma si è fatto tardi..- dico velocemente.. –Io devo andare….-

Mi volto verso la porta, non so dire o spiegare quanto possa essere stato difficile dire quelle parole. Ma quello che mi interessava era che le avevo dette, questo era l’importante!! Non provai nemmeno a chiedermi perché lo sguardo di Riley improvvisamente mi sembrasse così…triste!!

Credo sia stato strano e inspiegabile sentire quelle stesse braccia, a volte così strafottenti, stringersi intorno alle mie spalle e sentire la sua testa appoggiarsi teneramente alla mia. Rimasi immobile qualche istante, occhi sgranati e gambe bloccate. Non avevo parole..

-Che fai…?!?!?- balbettai…

-Justin…- disse sussurrando… -Non andartene…rimani…con me questa notte…-

-Lo sai che non è possibile…- dico immediatamente..

-Mi odi così tanto!?-

-Non dire idiozie…- dico con irritazione, non avevo mai odiato nessuno in vita mia tranne mio padre..

-Allora…perché?!?!- mi dice amplificando la stretta..

-C’è bisogno che te lo spieghi!?- dissi mentre girai lo sguardo verso il suo viso a un millimetro dal mio..

-Si….devi spiegarmelo…- mi disse guardandomi fisso negli occhi..

Sentii le guance colorarsi ma non mi lasciai intimidire, su questo punto dovevo essere chiaro. Era fondamentale…

-Perché…io non posso darti quello che cerchi…- dissi sicuro delle mie parole..

E fu così che cambiò tutto…o che semplicemente cominciò. Da queste poche parole che a me erano sembrate così chiare, così determinanti nel far finire questa assurda mania di conquista da parte di Riley. Invece, non sapevo nemmeno io cosa avessero scatenato. Avevo rifiutato il ragazzo che un sacco di uomini e donne avrebbero desiderato, non faticavo a credere che in molti avrebbero dato qualsiasi cosa per essere al mio posto. Ma lui non era certo quel tipo di ragazzo da accettare tanto facilmente di essere respinto e fu quello il momento in cui vidi una scintilla nei suoi occhi e tutto venne da sé. La passione con cui mi prese il braccio, la forza piena di desiderio con cui la sua mano raggiunse il mio capo e lo spinse verso le sue labbra. Provai un intorpidimento generale nel mio corpo mentre  lo sentivo stretto al suo fisico possente, delineato perfettamente e mi sentii distintamente incastrato tra la parete e lui che con passione mi baciava profondamente. Mi stringeva a se come se fossi una tra le cose più preziose che avesse, desideroso di trattenermi per non vedermi svanire e le mie mani erano immobili su quel torace, tanto era lo shock nella mia mente mentre vedevo quegli occhi trionfare pieni di ardore. Cercai di staccarmi ma quel bacio, tanto focoso ed emozionante, mi lasciò senza fiato nonostante sentissi la sua piccola lingua entrare nella mia bocca senza preoccuparsi di come mi sarei sentito dopo, una volta che tutto questo sarebbe finito. Lasciai scivolare le mani sul suo torace, quasi arreso a quel turbine di sentimenti che provavo e lo lasciavo stringersi a me come se quell’improvvisa sensazione di vitalità che sentivo mi avrebbe cambiato completamente la vita. E pensai la cosa più assurda in quel momento, la cosa che mi avrebbe svegliato definitivamente da quel torpore e che mi avrebbe permesso di ribellarmi.

“Se solo potessi rimanere così per sempre…se solo potessi essere la sua persona speciale…”

Fu in quel momento che tutto tornò al suo posto…e tutto improvvisamente era sbagliato, perché io non potevo essere quello che lui voleva e non potevo dargli quello che desiderava!! Mi dimenai con tutta la forza che avevo e nello sforzo, il rossore sulle guance, peggiorò notevolmente. Solo dopo qualche istante la sua bocca si allontanò dalla mia. Provai un imbarazzo totale e girai lo sguardo verso le finestre che proiettavano le luci meravigliose della notte. Gli occhi sbarrati e il respiro affannato mi mandarono ancora di più nel panico.

-Mi hai appena dato quello che cercavo..- mi disse imprigionandomi nuovamente tra il suo corpo e la parete..

-Taci…- dissi ansimando.. –Non dovresti prenderti gioco delle persone solo perché ti va…-

-Justin…è…dal primo giorno che ti ho conosciuto che ti ho scelto..- disse sussurrandomi all’orecchio… -Per prenderti in giro…-

Mi sentivo umiliato…mi sentivo stupido per aver pensato cose assurde. Abbassai lo sguardo schiacciato dalla vergogna e questa volta aprii la porta per volare giù dalle scale lasciandomi ogni cosa dietro le spalle. Non avrei mai più dato fiducia a Riley…mai più!! Nel buio della notte corsi a perdifiato per le vie della mia città e nessuno mi seguì… Rimasi solo con la mia confusione e il mio turbamento.

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Capitolo 2
*** Capitolo due.. ***


Capitolo 2

Capitolo due

Riley…

Un raggio di sole squarcia la stanza in due, un misto di penombra  e di luce che mi fa assaporare un’altra giornata che inizia. Mi muovo leggermente sul letto quando sento qualcosa spostarsi leggermente vicino a me, strano…non avevo portato nessuno a casa quella notte!! Aprii lentamente gli occhi alzando leggermente la testa e incredulo la lasciai ricadere sul cuscino..

-Che ci fai qui?!-

-Come fratellino!?- risponde lei con calma.. –Non sei contento di vedermi?!-

-Si da il caso che sono le dieci e che vorrei dormire….- risposi tirandola sul letto vicino a me…

Lei si accoccola vicino a me e per un po’ sta in silenzio. I suoi capelli sono profumati, proprio come quando da bambina si infilava nel mio letto nel cuore della notte e si stringeva al mio petto forte perché io la abbracciassi. Mi piaceva quella quotidianità, ci era servito per essere uniti nonostante tutto.

-Non hai risposto alla mia domanda…- gli dico tranquillo..

-Deve esserci per forza un motivo!?- mi chiede lei schietta e irritata..

-Beh…penso solo che tu non sia qui a caso..- dico girandomi supino mentre lei lentamente si gira verso di me.

Per un pò non mi dice altro, si limita ad osservare i miei gesti mentre si massaggia un braccio incerta. So che vuole parlare di qualcosa quindi attendo che lo faccia e nel frattempo ci spostiamo in cucina.

-Riley..- dice vuotandosi un bicchiere di latte.. –Che intenzioni hai con Justin!?-          

La guardo con circospezione, non capisco l’importanza di quella domanda e l’urgenza nel piombare a casa così all’improvviso solo per chiedermi del suo amico.

-Vuoi farmi la ramanzina!?- dico sorridendo.. –Guarda che sono andato ad abitare da solo proprio per questo!!! Non me le fa nemmeno più la mamma Mico..-

-Nessuna predica..- mi dice lei scuotendo la testa.. –Ma Justin è la persona a cui tengo di più dopo la mia famiglia..-

-Sei innamorata di lui?!- gli chiedo mentre il suo colorito si fa più acceso..

-No…ma gli sono comunque affezionata, non voglio che gli accada niente che lo possa destabilizzare..-

-Oddio Micol…- gli dico guardandola sconcertato.. –Non ha due anni…sembri una madre protettiva che lo tiene sotto una campana di vetro..-

-Dici così perché tu non sai niente di lui!!- mi risponde con furia adesso.. –Tu non puoi capire..-

-Allora spiegami perché non dovrei giocare con lui..- gli dico sedendomi di fronte a lei..

-No, non ti deve riguardare, è una cosa che Justin ha confidato solo a me..- risponde abbassando lo sguardo.. –ma non voglio che a ferirlo e a prendersi gioco di lui sia proprio mio fratello!!!-

-Nessuno vuole prenderlo in giro..- dico con  un sorriso malizioso.. –Sto solo mantenendo fede alla parola data…-

-Cosa vuol dire!?- gridò lei balzando in piedi.. –Non mi vorrai dire che…-

-Justin interessa a Ben..- dissi io appoggiandomi al marmo della cucina…

-Avete ventisei anni Riley!!!- mi dice avvicinandosi.. –Ti prego, dimmi che quando mi dici che devi tenere fede alla parola data non è quello che immagino io…-

-Invece è proprio quello che pensi..- dico con un sorriso smagliante..

-Se tu provi a fare una cosa del genere a Justin non te lo perdonerò mai!!!- mi dice con sguardo arrabbiato..

-Non pensi a Ben!?- rispondo io altrettanto serio.. –Sei sempre stata anche tu a dirmi che anche ragazzi come noi hanno il diritto di provare ad essere felici con la persona che gli piace… A Ben piace Justin è così sbagliato!? O forse il problema è che il marmocchio piace anche a te!?-

-Vedi!?! Non ti sopporto quando fai così, quando metti te stesso prima di tutti gli altri!! Justin ha dei sentimenti ed un orgoglio come tutti!! Non ho nulla contro i sentimenti di Ben ma ogni cosa deve fare il suo corso naturale Riley… Ti prego!! Lascialo in pace..-

Osservo i suoi occhi speranzosi, ma c’è qualcosa che non posso comprendere rispetto al mio comportamento attuale. Questa volta non posso farlo, se me lo avesse chiesto in altri frangenti avrei rispettato la sua richiesta ma non oggi!! Justin è una preda complicata e a me le persone difficili erano sempre piaciute più delle altre, perché non erano prevedibili. Questo era un gioco troppo stimolante per il mio ego, conquistare un ragazzino eterosessuale e poi lasciare che tutto prendesse la piega che desiderava. Ero nato cacciatore, era questo che mi guidava, non ero tagliato per innamorarmi e giurare eterno amore ad una sola persona.

-Non posso Micol...- gli dico voltandogli la schiena e appoggiandomi al muretto che suddivideva la cucina dal salone.. –Ho promesso che lo avrei fatto..-

La sentii avviarsi a passi veloci verso la porta d’ingresso e mi voltai in tempo per vedere il suo volto paonazzo arrabbiarsi a dismisura con gli occhi lucidi e tristi.

-Tu non hai idea di quanto ti detesto adesso!!!- gridò con ferocia..

Aprì la porta e la sbatté con così tanta furia da far tremare le vetrate. Sospirai pesantemente e pensai che gli sarebbe passata, ma averla contro certamente non avrebbe agevolato il mio compito.

Qualche istante dopo la porta si riapre e lei ricompare con i miei amici, sempre arrabbiata ma risoluta. La osservo qualche istante e per un momento riconosco quello sguardo deciso per una scelta presa che forse non conoscerò mai.

-Buongiorno..- mi dice Ben sorridendo.. –Dormito bene..?!-

-In solitudine..- rispondo con un sorriso strafottente.. –ma mai così bene..-

-Bene..- disse lei con le braccia conserte.. –Finiti i convenevoli!?-

La osservo dal divano e sorrido per la determinazione che tanto amo in lei. Non so il motivo per cui è tornata ma so che riguarda ancora  il moccioso che la sera prima mi ha rifiutato. Non mi piace essere rifiutato, quindi scattava il piano B.

-Micol…sei strana..- disse Clarke osservando mia sorella con quel tipico cipiglio in faccia..

-Oh non preoccuparti..- dissi al mio amico.. –è nella fase salviamo un panda indifeso…-

-Quale panda!?- chiese Jason stranito..

-Nessun panda..- disse Ben rassegnato..

-Ti stai appassionando al WWF Micol!?- chiese lui con tranquillità..

-Che cavolo Jason..- disse Orlando.. –Il panda è Justin..-

Scuotevano la testa con vigore tutti quanti mentre sorridevano, Mike guardava concentrato Micol cercando di capire la sua posizione. Avevo ragione di pensare fosse combattuto sul comprendere mia sorella.

-Tu pensi che Justin sia etero!?- chiese lui all’improvviso con determinazione..

-Non lo penso..- disse lei spalancando gli occhi.. –Lo è!!-

-Non è per essere petulanti Mico..- disse Orlando.. –Ma il nostro gay radar lampeggia..-

Micol sorrise come per prenderci in giro, sapevo che per lei poteva essere difficile accettare questa cosa, avevo avuto l’impressione che tenesse a lui più di quanto non avesse compreso lei stessa. Ma la nostra sensazione era stata comune, se Justin era omosessuale, indipendentemente dal gioco tra me e Ben, era giusto che lui capisse e cominciasse a vivere per quello che era davvero.

-NO!!- disse lei risoluta.. –Per voi è uno stupido gioco!!! Ben, mio fratello mi ha detto che Justin ti piace, ma non fa per te! Lui non è come voi…-

-Tu preferiresti vivere nella menzogna o nella verità?!- gli chiesi a bruciapelo..

-Lui sta vivendo nella vita che ha scelto e che gli appartiene..- mi rispose lei decisa..

-No, non è vero..- gli dissi deciso.. –Lui sta vivendo nell’unico mondo che ha conosciuto fino ad ora! E nemmeno tu puoi essere sicura se quel mondo è quello che sta cercando..-

Lei rimase zitta e da quel momento non disse più nulla, perché sapeva che avevo ragione. Avevo scoperto di essere gay nello stesso modo, non sapevo che potevano esserci altri mondi oltre a quello che vivevo quotidianamente. Fino a quando non avevo conosciuto un ragazzo alle medie che si era innamorato di me e me l’aveva confessato. Cominciai a frequentare altri ragazzi come lui e a poco a poco cominciai a capire che anche io ne facevo parte, non con poche difficoltà ovviamente. Micol conosceva com’era stata la presa di coscienza di essere “diverso” da un canone stereotipato di ragazzo e sapeva che anche Justin poteva appartenere al mio mondo senza difficoltà. Il fatto che non lo potesse accettare era un altro discorso!

-Riley…dobbiamo parlare della sfida..- disse all’improvviso Simon..

-Oggi dobbiamo prendere una decisione, altrimenti non potremmo più partecipare..- disse Ben guardandomi con la speranza che avessi una soluzione a portata di mano..

-Di che competizione state parlando?!- chiese mia sorella curiosa..

-Il Black Magic ha preparato una competizioni per ragazzi e ragazze che si vogliono mettere alla prova come cantanti e musicisti, ci sono varie regole da seguire come cantare un duetto, canzoni più soft e alcune da discoteca e poi testi a scelta dal concorrente! Ma non abbiamo il partecipante…-

-In palio ci sarebbe la possibilità di lavorare al locale, se hai buone doti artistiche e per il gruppo che lo organizza consumazione e entrata gratis per un anno..- sorrise estasiato Clarke..

-Ora ho capito..- disse Micol esterrefatta.. –Mi sembrava strano che vi deste tanto da fare senza avere un tornaconto..-

-Hai una sorella piuttosto strafottente..- disse Simon abbracciandola e scompigliandole i capelli..

Micol sorrideva di gusto e forse inconsciamente senza pensarci le sfuggì una frase che non passò inosservata.

-Peccato..- disse quasi sottovoce e sovrappensiero.. –Lui sarebbe perfetto!!-

-Chi sarebbe perfetto Micol!?- dissi aguzzando la vista..

-Come?!- rispose lei con gli occhi sbarrati e lo sguardo mortificato..

-Hai detto qualcosa come “lui sarebbe perfetto”!! lui chi?!- dissi raggiungendola e posando il braccio leggermente sopra il suo capo chinato a terra e leggermente rosso..

-Io non ho detto nulla..- disse lei serrando i denti, lo faceva quando voleva nascondere con tutta se stessa qualcosa..

-Justin eh..- dissi sorridendo..

-No Riley!- disse lei prendendomi il braccio.. –Ti prego di dimenticare quello che ho detto..-

-Non posso..- dissi semplicemente, consapevole di quanto ero stronzo in questo momento..

-Tu non puoi capire..- disse lei scuotendo la testa.. –Se prendesse in mano uno strumento per lui sarebbe come…morire…-

Addirittura. La sera prima avevo visto aprirsi una voragine in lui, mentre lo baciavo sentivo il suo corpo agitarsi e allo stesso tempo ribellarsi alla mia stretta. Lui aveva la forza di rifiutarmi, aveva la capacità di tenermi testa e di rendermi la vita difficile abbastanza per incuriosirmi. Questo non era esattamente un bene per lui. Mi stavo interessando a Justin per diversi motivi, aveva un aura di mistero intorno a lui che lo faceva sembrare un grattacapo abbastanza intrigante che magari, una volta svelato, avrebbe immediatamente perso di interesse alla velocità della luce. Ma finché non avessi capito cosa lo avvolgeva nel mistero non avrei trovato pace. Non era solo per la promessa che avevo fatto a Ben, quel ragazzino sembrava estremamente cocciuto, abbastanza da dover mettere in pratica tutto ciò di cui ero capace per aprirmi uno spiraglio in lui. Ogni volta che adocchiavamo un ragazzo che poteva essere omosessuale il gioco era sempre lo stesso, il più delle volte il divertimento finiva molto prima del previsto e la scommessa vinta non aveva lo stesso gusto che poteva avere oggi. Le discussioni con Micol andarono per le lunghe per molto tempo quel pomeriggio, non comprendevo perché quel da farsi per impedirmi di costringere Justin a esibirsi in un occasione del genere. Provai la sensazione che dietro a quella logorante richiesta si nascondesse una motivazione di cui lei era a conoscenza, anche se sicuramente stava montando esageratamente le cose facendole sembrare di proporzioni catastrofiche. E trovai assurdo che si prodigasse tanto per farmi cambiare idea quando sapevo perfettamente che non l’avrei ascoltata. Ero curioso di lui, mi divertiva vedere il lampo di rabbia nei suoi occhi quando lo provocavo o la estenuante tenerezza del suo viso quando era imbarazzato. Sapevo che in fondo, in una parte di se stesso, si rendesse conto che il mio finto corteggiamento lo incuriosisse più del dovuto. Non ero sicuro che Justin ne fosse consapevole, era solo una sensazione che avevo in risposta al mio fare seducente quando gli rivolgevo attenzioni.

E fu per questo che decisi di agire, contro ogni logica e istintivamente come un bambino che fa esattamente quello che gli passa per la testa! Mi sentivo forte nella decisione che avevo preso, per lui avrei dovuto spendere molte energie ma mai come questa volta mi sentivo stimolato. Avevo capito dove abitasse e il suo cognome Herstrass non era esattamente diffuso, non fu difficile avere una risposta efficiente su dove potessi trovare un certo Justin. Nello stesso istante in cui mi ritrovai davanti alla sua porta di casa non riuscii a fare a meno di chiedermi cosa cavolo stavo facendo lì.

Volevo stupirlo!? Incantarlo?! Prenderlo in giro!? Vedere la sua reazione spontanea al vedermi li sulla soglia!? Penso fosse esattamente tutto questo insieme che mi aveva spinto lì, ma in fondo pensavo che il mio ego c’entrasse più di tutte queste ragioni messe insieme. Lui resisteva e questo metteva in dubbio il mio potere di seduzione. Sorrisi del mio egoismo e della mia vanità, forse lo facevo più per me stesso che per Ben o chiunque altro. Non avevo mai incontrato un ragazzo come Justin, uno che trasmetteva i suoi sentimenti con la forza di uno sguardo deciso e sincero. Era disarmante l’intensità dei suoi occhi visti da vicino e io ci leggevo troppe cose tutte insieme per rimanere fermo nella mia posizione. Era solo curiosità ovviamente, ma sembrava abbastanza per spingermi fino a lì, poi a poco a poco, sarebbe scemata a tal punto che Ben avrebbe fatto il suo senza sforzo. Perché a quel punto Justin mi avrebbe odiato con tutto se stesso ed io avrei ricominciato la mia vita alla ricerca da altri ragazzi che avrebbero stimolato la mia fantasia e la mia curiosità.

Ora però ero lì, contro ogni logica e con impeto, ero uscito di casa dopo che Micol e gli altri se n’erano andati. In casa non c’era nessuno, quindi lo avrei aspettato, prima o poi sarebbe tornato. Mi accomodai appoggiandomi al muro con le braccia conserte, delle ragazze erano uscite dall’ascensore e mentre mi avevano visto erano rimaste a bocca aperta a fissarmi. Riportai lo sguardo proprio al muro che avevo di fronte quando notai che stava per uscire una terza figura dalla porta e automaticamente con fatica le due ragazze si spinsero l’un l’altra di fronte all’uscio di casa loro. Notai immediatamente la folata di capelli biondissimi e gli occhi verdissimi dirigersi verso la porta di casa, ma appena notò la presenza di qualcuno alzò il suo sguardo assente per capire chi fosse.

L’impressione che lessi sul suo volto non era esattamente quella di una persona felice di rivedere qualcuno. Stranamente ne rimasi leggermente deluso, salvo poi sentirmi immediatamente ed in un istante, stuzzicato dalla sua espressione di totale disapprovazione, non aveva ancora capito che più mi reggeva il gioco odiandomi e più mi sentivo attratto verso di lui.

-Che ci fai qui!?- mi chiese glaciale..

-Deduco che non sei felice di rivedermi..- risposi sorridendo entusiasta..

Le ragazze dietro a Justin continuavano a fissarmi incredule, cominciava a seccarmi avere due spettatrici imbambolate con la bocca aperta e mentre le osservavo li impalate, decisi di accelerare un pò i tempi per togliermele di torno.

-Buongiorno ragazze..- dissi con un sorriso smagliante.. –Finito di origliare!?-

Le vidi sbarrare gli occhi, arrossire, si spinsero l’una con l’altra dentro casa e sentimmo un risolino sommesso mentre commentavano tra di loro. Era impossibile capire come reagissero certe donne a cose di questo genere, più le trattavi male e più rimanevano affascinate. Forse avrebbe funzionato anche con Justin!?

-Non c’era motivo di trattarle così male..- disse lui disapprovando..

Mi passò affianco andando ad aprire la porta di casa, decisamente scazzato che fossi lì! Gli presi il braccio per voltarlo verso di me ma ne ricavai solo uno strattone con cui si liberò dalla mia presa.

-Senti…finiamo questa pagliacciata ok!?- mi disse per finire la conversazione una volta per tutte.. –Che vuoi da me!? Perché ho l’impressione che non sei qui a caso!-

Perspicace senza alcun dubbio, peccato che non gli sarebbe piaciuta la mia brillante idea ma questo in ogni caso giocava in mio favore!

-Diciamo che ho un piccolo favore da chiederti..- dissi sorridendo apertamente..

Aveva aperto la porta nel frattempo e lo vidi sbarrare gli occhi con decisione, con la chiara espressione del…“questo è pazzo”! Mi guardò un pò mentre era sulla soglia, come se solo osservandomi potesse capire cosa avevo in mente, sembrava combattuto. Da cosa però!? Aveva timore di ferire Micol!? Inconsapevolmente si sentiva attratto e forse pensava di poter almeno rischiare di sentire cosa volevo!? Aveva paura di rimanere solo con me!? Non potevo capirlo! Ma la sua risposta fu veloce a chiara, non mi aspettavo quella risolutezza da parte sua.

-Scordatelo Riley!!- disse mentre stava chiudendo la porta..

-No Justin aspetta..- agii senza pensare mentre cercai di inserire una parte del mio corpo prima che la porta si chiudesse..

Mi guardò con i suoi occhi smarriti e sconcertati. Sospirò pesantemente e continuò a fissarmi in cerca di un motivo per ascoltarmi probabilmente.

-Mi faresti entrare!?- gli chiesi serio, volevo capire come viveva, cosa gli piaceva..

Arrossì leggermente e di nuovo la curiosità mi trafisse in pieno volto. Perché rifuggiva il mio sguardo!? Cosa temeva, un’altra mia incursione come la sera precedente!? O in casa non era solo!? Pensava agli avvertimenti di Micol!? O forse più probabilmente temeva di ferirla se mi avesse trovato qui!?

-Lei è andata a casa..- gli dissi sicuro.. –Probabilmente verrà più tardi..-

Mi guardò stupito, come se non capisse qualcosa o qualche passaggio, so solo che in quel momento il suo sguardo si fece più sereno e più combattivo, come se fosse sollevato e certo che ora sarebbe stato tutto diverso. Aprì piano la porta lasciando che il sole mi accecasse la vista per qualche istante, lui era rimasto immobile appoggiato allo stipite della stessa e con le braccia conserte aspettava che entrassi. Non so descrivere quanto fosse sconvolgente il gioco di luce che i raggi del sole donavano al suo viso. I suoi capelli biondi diventavano ancora più chiari e i suoi occhi diventavano incredibilmente verdi. Sorrisi di me stesso, mentre vedevo chiaramente quanto Justin non capisse le mie reazioni e mentre scuotevo il capo guardando a terra entrai in casa, lui richiuse la porta alle spalle.

Mi guardai attorno, la casa era ariosa, luminosa e si affacciava sul mare, un panorama decisamente meraviglioso che contemplava l’oceano in tutta la sua bellezza. Per addolcire un poco la spendente luce che filtrava dalle grandi vetrate del salone aveva posizionato le tende, di un piacevole color ambra, in modo che il chiarore non ci ferisse troppo gli occhi. Poi si voltò verso di me, mantenendo una distanza considerevole e mi chiese se volevo qualcosa da bere. Non aveva molta scelta, ma alla fine pensai che per il pomeriggio un thè freddo potesse bastare e lo vidi scomparire oltre il corridoio per qualche minuto. C’erano molte fotografie, con la madre suppongo e con un ragazzo che doveva avere all’incirca la mia età, il fratello pensai. Era una casa arredata con molto gusto indubbiamente e con un certo tocco che doveva essere di una donna piuttosto raffinata. Quando Justin tornò mi trovò accanto a una foto che doveva essere piuttosto recente.

-La mia famiglia..- disse lanciandomi un’occhiata e lasciando cadere il discorso..

-Tuo padre!?- non avevo visto nessuna foto di lui intorno..

-Non c’è più..- disse lui evasivo e arrivai alla conclusione più appropriata in questi casi..

Lasciai perdere il discorso cercando di non fare più domande, ogni tanto anche io avevo un briciolo di umanità. Mi sedetti vicino a lui e mi voltai comunque leggermente per guardarlo, sembrava disinvolto ma era guardingo, avrei dovuto giocare d’astuzia per portarlo dalla mia parte. Lui mi allungò il bicchiere pieno di una bevanda ghiacciata e profumata, era una giornata davvero calda e mi scoprii piuttosto assetato tanto che tracannai metà del liquido contenutovi. Era pure molto buono.

-Allora..- disse lui sulla difensiva.. –Cosa volevi!?-

Ora mi guardava negli occhi risoluto, ci volle qualche secondo per concentrarmi e quando ripensai al motivo per cui ero lì, la mia risoluzione divenne fondamentale per portare a termine il compito che mi ero prefissato.

-Al Black Magic stanno organizzando un evento...- dissi accomodandomi rilassato sul divano e sorridendo apertamente.. –sei gruppi cercano un ragazzo o una ragazza che dovrà presentarsi per esibirsi come cantanti e musicisti, chi vincerà tra gli artisti avrà diritto ad un lavoro nella discoteca e al proprio gruppo consumazione ed entrata gratis! Forte no?!-

-Una stronzata insomma..- disse lui annoiato.. –Ma io cosa c’entro in tutto questo!?-

-Ovvio no!?- dissi sorridendo e guardandolo con sfida.. –Io ho scelto te Justin..-

Notai senza sforzo che non aveva capito cosa intendessi con quel “io ho scelto te..” e fu davvero uno spasso osservare il suo viso mentre cambiava mille colori in pochi secondi. Forse ora aveva capito cosa intendevo. Ora sembrava un tigrotto completamente furioso, peccato che la sua mimica facciale lo faceva sembrare al massimo un gattino spaventato. In quel momento guardando i suoi occhi potevo quasi paragonarli a un fuoco che arde scoppiettando nel caminetto, era totalmente divertente vedere come si alternavano in lui i sentimenti che provava. Sicuramente per me bruciavano a competizione l’odio, la collera, la voglia di ribellarsi e di ardermi vivo sulle braci ardenti. Anche se era lontana anni luce da me la comprensione del perché quella rivelazione potesse disturbarlo tanto. Forse il problema era che sarebbe stato troppo tempo con me. Si…doveva essere questa la motivazione.

-Tu non hai idea di cosa mi stai chiedendo..- rispose alzandosi furioso..

Passeggiò per qualche istante intorno al divano con un pugno a premersi la fronte, sembrava contenere dentro di se il motivo per quella furia cieca che lo stava logorando e per un momento pensai che doveva essere proprio terribile per lui l’idea di passare del tempo con me. Ma abbandonai quel pensiero immediatamente e mi concentrai sui miei obiettivi.

-In ogni caso..- disse ora riprendendo il controllo a fatica.. –Non lo farò! Ne ora ne mai..-

-è qui che ti sbagli..- dissi raggiungendolo e guardandolo serio fisso negli occhi.. –Non hai scelta Jus..-

Mi guardò con timore, nei suoi occhi un attimo di panico mentre lo osservavo intensamente. I suoi occhi, quante cose mi dicevano. Erano gli unici che mi lasciavano  un pò più d’accesso alla sua mente.

Era confuso, il suo sguardo si era addolcito da quando mi ero avvicinato. Provai l’impulso di inumidirmi le labbra mentre lo osservavo e automaticamente le tormentai leggermente con i denti resistendo all’impulso di baciarlo. Lui si allontanò impercettibilmente, più guardavo la sua bocca più sentivo la ragione abbandonarmi. Non era esattamente una buona cosa distrarsi così dai miei intenti, ma più lo confondevo più potevo approfittarmi della sua debolezza e raggiungere il mio scopo. Unire l’utile al dilettevole, era così che funzionava. C’era una così intensa attrazione tra di noi, sentivo l’aria elettrica e colma di desiderio, ero certo che anche lui sentisse questa calamita che ci attirava. Rimasi per molto tempo così ad osservarlo finché mi vinse l’impulso di avvicinarmi ancora e sapere di che gusto sapevano le sue labbra così morbide e leggermente carnose. Lui mi guardava negli occhi terrorizzato, quasi ipnotizzato, senza per il momento opporre alcuna resistenza. Mi stupii della poca volontà che dimostrava, sembrava che si fosse arreso e mi chiesi se sarebbe stato così semplice e noioso conquistarlo. Il mio interesse sarebbe scemato istantaneamente e da qui in poi sarebbe stata una gran seccatura. Ma proprio nello stesso istante in cui avevo quasi sfiorato le sue labbra, sembrava essersi risvegliato e immediatamente si era tirato indietro per sottrarsi alla mia influenza. Mi aveva rifiutato…per la seconda volta! Non aveva deluso le mie aspettative…

Sorrisi entusiasta mentre potevo vedere chiaramente quanto fosse arrabbiato con se stesso e nello stesso tempo che me ne resi conto, il mio ego, esultò a tal punto da desiderare immediatamente una seconda occasione per metterlo ancora in difficoltà. Doveva cedere…prima o poi avrebbe dovuto farlo, non poteva resistere ancora per molto. Mi sentivo elettrizzato da questo avvicinarsi e allontanarsi della nostra conoscenza, era decisamente eccitante per uno come me che amava conquistare le sue prede, più la cosa diventava complicata, più il gioco diveniva piccante e divertente.

-Io non lo farò..- disse osservando deciso il mare fuori e scandendo la parole..

-Tu lo farai..- gli sussurrai all’orecchio.. –Altrimenti lo sai qual è il prezzo da pagare…-

-Non c’è alcun prezzo da pagare..- rispose sicuro..

-Allora..- dissi avvicinandomi ancora di più alla sua pelle.. –per te non ci sarà alcun problema se riferirò qualcosa a mia sorella..-

Vidi il suo viso tirarsi e capii che avevo fatto centro. So che Micol l’aveva messo in guardia, voleva che mi stesse lontano perché sapeva cosa succedeva quando mi intestardivo con un ragazzo. E…quella promessa era venuta meno la sera precedente ed anche ora!!

-Lei non devi nemmeno tirarla in mezzo..- disse ora sibilando..

-Dipende da te Justin!!- rispondo io con noncuranza.. –Gli avevi fatto una promessa e non l’hai mantenuta..-

-Sei davvero un gran bastardo..- mi dice con occhi lampeggianti..

-Si..- gli dico sorridendo.. –Ma sii sincero con te stesso! Se non lo fossi, ieri sera forse non avresti ricambiato il mio bacio..-

Mi guardò con ostinazione, sapevo che da oggi in poi sarebbe stato più difficile ingannarlo. Avrebbe tenuto la guardia alta, era già normalmente sulla difensiva, ma così mi avrebbe intrigato anche di più. Ogni istante che passava con me lo vedevo sempre più arrabbiato e disgustato.

-Ti sbagli..- mi rispose spavaldo ora.. –Tu non rappresenti assolutamente nulla, ti rispetto solo per Micol! Ma ti detesto a tal punto da sperare che ti togli di mezzo il prima possibile..-

-Sei sicuro che saresti capace di starmi lontano!?- gli chiesi a bruciapelo mentre si sedeva sul divano rassegnato..

-Nessuno è indispensabile..- disse con disinteresse.. –Tu poi meno degli altri..-

La mia bocca si allargò in un immenso sorriso e mi andai a sedere sul tavolino proprio di fronte a lui. Mi guardò con risoluzione mentre cercava di ancorarsi per bene al sofà, vedevo bene che era guardingo, forse significava che per lui ero…imprevedibile!? Un altro punto a mio favore, potevo coglierlo di sorpresa e quando si è disarmati difficilmente si riesce a reagire con prontezza. Sentii un cellulare squillare, doveva essere un messaggio perché poco dopo smise di brontolare. Per un pò rimase indeciso sul da farsi poi guardò prese il cellulare per leggere il messaggio, sorrise debolmente ma immediatamente dopo si fece scuro in volto e pensai che doveva essere la mia sorellina. Sospirò a disagio, arrabbiato in maniera inverosimile, ma mi trafisse con i suoi occhi troppo verdi e per un pò mi osservò in silenzio.

-Cosa devo fare!?- avevo vinto, sapevo sarebbe stato ragionevole..

-Dovremo iscriverci, per questo ti aspetto domani pomeriggio a casa mia..- dissi con un sorriso smagliante..

-Campo neutro..- suggerì lui con diffidenza.. –Un bar qualunque a tua scelta..-

-Bocciato..- risposi secco.. –Sono io che detto le condizioni..-

Si morse il labbro delicatamente e per qualche istante. Sembrava saggiare la mia risoluzione, quando si rese conto che non aveva chance sospirò nuovamente e cercò di annuire alla bene meglio.

-Ora!?- chiese solo evasivo..

-Ti aspetto alle due e mezza e sii puntuale..- dissi con intransigenza.. –Inoltre dovrai occuparti delle canzoni con cui ti esibirai..-

-Pure..- disse scuotendo la testa.. –Desidera qualcos’altro padrone!?-

-Si..- dissi serio.. –Non voglio delle polente di canzoni chiaro!? Tre devono essere da discoteca, una un duetto, un lento e tre di puro rock…-

-Otto canzoni!?- disse lui strabuzzando gli occhi.. –Tu sei pazzo! Quanto tempo ho!?-

-Una settimana..- risposi con tranquillità.. –Ma per un genio come te non sarà un problema no?!-

Lo vidi sospirare pesantemente come se dovesse trattenersi dal prendermi a pugni, ma si dominò con fatica e guardò il soffitto con insistenza mentre muoveva nervosamente le mani in tensione.

-Posso decidere anche come presentarle!?- chiese pensando concentrato..

-Si…- risposi incerto.. –Ma l’ultima parola sarà comunque la nostra..-

-Ora puoi toglierti dai piedi!?- mi chiese mentre si alzava e raggiungeva la porta ostinato..

Risi divertito, in men che non si dica ero stato messo alla porta. Non capitava certo tutti i giorni. Mi alzai controvoglia ma stuzzicato dai suoi continui e ripetuti rifiuti e assensi. Quando arrivai sulla porta, mi voltai verso di lui e gli sorrisi diabolico.

-Ricordi Justin quello che ti ho detto ieri sera..!?- dissi guardandolo mentre lui osservava lo stipite della porta blindata.. –Io ti ho scelto..-

-E io ti detesto..- disse mentre nel giro di un secondo mi sbatté la porta in faccia..

Lasciai lo stabile con la piena consapevolezza che stavo muovendo bene le mie carte e che seppur difficile questa storia mi avrebbe dato delle soddisfazioni. Justin mi divertiva più del dovuto e il giorno dopo avrei fatto di tutto per sedurlo nel modo giusto. Non dovevo insistere troppo, ma essere costante, farlo sospirare un pò e alla fine avrebbe capito la sua vera natura. Una volta che avessi ottenuto quello che volevo, potevo lasciarlo a Ben che sicuramente si sarebbe preso cura di lui molto meglio. Quella sera andai a lavorare nel locale, mi esibii come sempre con piacere mentre notavo molti ragazzi mai visti gironzolare nell’ambiente. Ne avevo adocchiati un paio che facevano al caso mio e alla fine del mio turno mi avvicinai per sondare il terreno. Erano tutti particolarmente carini e sospettavo anche disposti ad approfondire la conoscenza, visto che ricambiavano gli sguardi fugaci che gli indirizzavo.

Alla fine decisi di concentrarmi su uno in particolare che mi si era avvicinato e sembrava più intraprendente degli altri. Solitamente non ero molto interessato a come si chiamassero, per me erano tutti uguali e fondamentalmente ero più interessato al fatto che risvegliassero i miei sensi momentaneamente sopiti. E lui era sexy, lo era incredibilmente, a me non piacevano i ragazzi effeminati, preferivo gli uomini che dimostravano virilità e capacità consce o inconsce di seduzione. A poco a poco ci eravamo avvicinati, ballavamo piuttosto vicini senza perderci di vista un istante. Fu una decisione istantanea, lo guardai deciso e sorrisi facendogli cenno col capo di seguirmi. Il privé era l’unico posto in cui si poteva stare tranquilli. Non appena mi voltai tra la folla per raggiungere la stanza, notai uno sguardo tra folla, fu un istante perché come lo avevo notato era sparito. Sembrava una follia ma ero sicuro fosse lui. Doveva essere lui.

Feci cenno al ragazzo di aspettarmi un istante, sarei tornato da lui sicuramente, ma mi premeva verificare se quella sensazione era stata giusta. Corsi a poco a poco in mezzo alla folla per trovare i suoi occhi, ma le luci rendevano il tutto troppo complesso. Non poteva essere troppo lontano se realmente era lui, cercai ancora con lo sguardo e come in un lampo riconobbi i suoi capelli sbarazzini che si ribellavano, era appoggiato al muro proprio accanto al privé. Mentre mi avvicinavo potevo notare che stava deglutendo a fatica come in preda al batticuore. Tanta premura di nascondersi inutilmente.

Aprii la porta del privé e subito senza esitazioni lo presi per un braccio tirandolo dentro. Lo sentii gridare leggermente, la forza sul braccio era potente perché la prima cosa che fece fu toccarsi il polso ancor prima di guardare chi lo avesse trascinato lì. Guardò il mio viso e subito si ribellò cercando di uscire.

-Perché sei qui Justin!?- gli dissi intrappolandolo contro la parete..

-Non sono qui per te..- mi disse subito per precisare..

-A no!?- gli risposi sorridendo.. –Mi stavi cercando..-

-Non farti strane idee Riley..- disse lui scuotendo la testa.. –non ti cercavo..-

-Allora perché sei fuggito quando mi hai visto con quel ragazzo!?- dissi inchiodandolo con gli occhi, poi mi avvicinai al suo orecchio..

La sua reazione fu di panico, girò completamente il viso alla sua sinistra e guardava fisso la parete della stanza di un soffuso color porpora. Sorrisi affascinato dalle sue reazioni, lo sentivo tremare sotto le mie mani e le sue guance erano leggermente colorite.

-Lo stavo portando qui..- dissi sussurrandolo lentamente.. –proprio come ho fatto ora con te!!-

Il suo respiro era affannato, ma non aveva spostato il viso di un solo centimetro. Peccato perché in questo modo non avevo accesso ai suoi occhi. Quando li guardavo sembrava perdere il contatto con la realtà. Così decisi di agire in modo diverso, lo presi per la vita e velocemente lo trascinai vicino al mio corpo. Non si aspettava quel gesto ma si mosse quel poco che mi permise di lanciarmi nel mio scopo. Le sue mani bloccavano il mio petto, cercò di dire qualcosa alzando il viso verso di me e fui più veloce di lui perché raggiunsi le sue labbra con trasporto. A nulla servirono i suoi lamenti e i suoi spintoni, a volte percepivo chiaramente la sua bocca ricambiare il mio bacio, in altri momenti si opponeva con furia e rabbia, la sua forza diminuì quando schiacciai il mio corpo sul suo contro il muro. Sembrava arrendersi in certi momenti tanto che mentre aprivo gli occhi vedevo quella stessa scintilla rabbiosa risvegliare la sua furia. Quando mi separai dalle sue labbra, lui mi spinse via subito e col dorso della mano si pulì la bocca con umiliazione.

-Ora sei soddisfatto!?- mi chiese guardandomi dritto negli occhi..

-Arrenditi..- gli dissi posando le mie mani contro il muro per imprigionarlo..

-Mai..- rispose dilatando le narici del suo piccolo naso perfetto.. –Non mi arrenderò mai a un bambino viziato come te! E comunque Micol ti sta cercando..-

Non feci in tempo a bloccarlo che mi era sfuggito. Appoggiai la fronte al muro ghiacciato sorridendo e mi resi conto che mi stava battendo il cuore, una cosa strana per un piccolo bacio. Dimenticai presto quel piccolo dettaglio e subito mi ricordai immediatamente del ragazzo che fuori mi stava aspettando. Il tempo di trovare Micol e non mi sarebbe sfuggito per niente al mondo!

Quando uscii dalla stanza Justin era già sparito. Rimasi qualche istante sulla porta, mentre mi guardavo intorno notai Micol evidentemente era in cerca del suo amico. Non mi preoccupai di dove fosse finito, ero quasi del tutto certo che non avrebbe mai mollato mia sorella senza dare spiegazioni e subito cercai di individuare il ragazzo che avevo adescato prima di vedere Justin. Non mi andava di lasciare le cose a metà, ma appena lo intravidi e cercai di raggiungerlo Mico arrivò e mi investì con la forza del suo entusiasmo.

-Eccoti fratellino!!- il suo sorriso raggiante..

-Che tempismo..- dissi guardandola con dispetto..

-Ho interrotto qualcosa!?- disse con la sua finta incredulità e cogliendo il suo trionfo negli occhi..

-Assolutamente..- risposi dandole un bacio sulla guancia.. –Che fai qui!?-

Fece finta di nulla nonostante avesse colto il chiaro rimprovero nella mia voce, non amavo il fatto che frequentasse questa zona malfamata di Sidney, era sempre poco consigliato per due ragazzini come loro girare soli in questo quartiere. Ma conoscevo Micol abbastanza per sapere che non mi avrebbe ascoltato.

-Sembrava di vitale importanza..- mi disse lei facendo spallucce..

-Nostra madre non cambierà mai vero!?- chiesi a lei ridendo..

-Dice che sei troppo magro..- rispose lei affettuosamente.. –Quindi niente di meglio che una bella zuppa inglese che ti piace tanto!!-

Poco dopo dietro Micol spuntò Justin che recuperata la tranquillità si avvicinava, forse entusiasta di potersela svignare velocemente. Quando arrivò affianco a noi mia sorella si voltò e sorrise impaziente curiosa di chissà cosa.

-Ma dov’eri finito!?- gli chiese ridendo.. –è da un pò che ho trovato Riley!!-

Doveva averlo mandato alla mia ricerca e se era per quello mi aveva anche trovato..!

-Beh..- disse imbarazzato.. –Non conosco ancora il posto, ho faticato un pò..-

-Scusatemi….ma avrei una certa fretta..- dissi inchiodando con lo sguardo il ragazzo che mi stava aspettando..

Micol mi baciò velocemente ridendo, ormai abituata alle mie abitudini, mi sorrise divertita e notando Ben e gli altri si diresse verso di loro forse per salutarli e fermarsi un altro pò. Passai affianco a Justin e non resistetti all’impulso di provocarlo un pò. Mi avvicinai al suo orecchio e colto di sorpresa si immobilizzò.

-Ti aspetto..- gli dissi docilmente.. –Non mi deludere, attenderò impaziente le due e mezza…-

Forse…si irrigidì, vidi il suo sguardo mentre  si faceva arrabbiato o probabilmente deluso. Non avrei mai saputo di cosa si sarebbe trattato, sentivo solo un impulso irresistibile che mi guidava attraverso l’enorme salone e mi faceva percorrere a grandi falcate quel poco spazio che mi divideva dal ragazzo vicino alla stanza degli incontri. Lo vidi sorridere con evidente approvazione ed entrò nel privé con decisione mentre aspettava che io lo raggiungessi. Quando arrivai sulla porta mi guardai solo un istante indietro e…i suoi occhi mi avevano seguito fino a lì. Mi guardò solo per un momento e si voltò con la stessa rapidità con cui mi aveva lasciato solo pochi minuti fa. Fu in quel momento che compresi qualcosa di fondamentale.

In quel momento ero stuzzicato e sentivo il mio corpo decisamente agitato nello sforzo di trattenere il mio desiderio. Ma non era l’uomo che stavo raggiungendo a provocare la mia eccitazione, nell’istante in cui avevo schiacciato Justin contro il muro e avevo sentito il suo calore, avevo compreso che se non mi fossi trattenuto sarei andato troppo oltre. Avevo provato un tipo di eccitazione che non nutrivo per tutte le mie “vittime”, ma presto o tardi sarebbe scemata nello stesso istante in cui si sarebbe sfogata. Non l’avevo ancora sentita così distintamente. Solitamente sceglievo i ragazzi da prendere in giro in base a quanto interesse e curiosità potevano suscitarmi, Justin aveva solleticato il mio coinvolgimento per il suo modo di fare, ma mentre eravamo assieme pochi istanti fa aveva scatenato in me un turbamento intrattenibile. Questo non era un punto a mio favore, rischiavo di perdere il controllo. Il mio obiettivo non era spaventarlo, era sedurlo.

Quando entrai nella stanza la mia voglia di insegnare qualcosa a quel ragazzino sparì nello stesso istante in cui lo guardai negli occhi. Non c’era nulla di quello che potevo aver intravisto prima, erano vuoti e del tutto arrendevoli. Poi feci il grosso sbaglio di immaginare degli occhi espressivi e limpidi, chiari…delle labbra piene, morbide e il modo in cui i denti le torturavano come per nascondere un segreto. Persi del tutto la ragione. In quel momento non vedevo altro che quei suoi occhi, tutto frutto della mia immaginazione, ero accecato dal desiderio che sentivo nascere per lui e di cui ero diventato consapevole solo in quei pochi istanti in cui mi ero avvicinato a lui pericolosamente. Sapevo che era una cosa passeggera ma…l’idea che lui potesse ricambiare il mio bacio con quelle sue labbra tanto sensuali, si rifletté totalmente su di me impedendomi di fermare quel turbine di emozioni che mi stavo creando da solo. Fu una cosa veloce come lo schioccare delle dita e mi svegliai, mentre il ragazzo di cui non conoscevo nemmeno il nome, percorreva con le mani le mie gambe e si chinava lentamente con sguardo ammiccante come per continuare a provocare la mia fantasia. Peccato che non c’era nulla di stimolante in quello che cercava disperatamente di essere, la sensualità non era certo una qualità che si potesse acquisire o simulare.

-Fa quello che devi…- dissi buttandomi su un divanetto e buttando la testa all’indietro.. –Poi togliti di torno…-

Mi guardò incerto ma comunque determinato nel continuare quello che aveva iniziato. Da quel momento non lo guardai più e mi concentrai solo qualche istante per ricordarmi che il giorno dopo avrei cambiato tattica con lui. Ci avrei pensato a tempo debito, era ora di pensare a me!

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Capitolo 3
*** Capitolo tre.. ***


capitolo 3

Riley..

Ore 11.

Non poteva già essere passata tutta la notte. Mi rigirai disperato nel letto incapace di comprendere come fossero arrivate così presto le undici del mattino! Forse se non fossi rientrato alle cinque a casa la notte mi avrebbe reso di più. Ero rientrato a casa stanco e poco soddisfatto dalla serata passata. Fu uno spasso ricordarmi quel tipo con cui mi ero “divertito” nel privé, alla fine del nostro incontro mi aveva chiesto il numero di cellulare. L’avevo guardato come un alieno, poteva davvero pensare che ci sarebbe stata una seconda volta per lui!?

-Scordatelo..- gli avevo detto ridendo convinto..

-Perché!?- mi disse lui deluso.. –Pensavo di piacerti!!-

-Vedi..- dissi mentre mi mettevo a posto la camicia.. –mi stufo molto facilmente..-

-Potrei stupirti se solo mi dessi un’altra chances..- disse parandosi di fronte a me..

-Lascia perdere..- dissi mettendogli una mano sulla spalla.. –La prima è già stata abbastanza deludente!! Una seconda non le reggerei..-

L’avevo distrutto!! A volte non mi capacitavo di questa mia bastardaggine, non avevo idea a chi potessi assomigliare, nella mia famiglia nessuno era così cinico da pensare che non esistesse un amore con cui prendersi per mano per tutta la vita. O almeno…non esisteva per noi omosessuali. Finivamo per essere o prede o cacciatori, ognuno schiavo della propria condizione, quel ruolo avevamo e con quello saremo finiti nella tomba. Non ero fatto per la smancerie da innamorati, non avrei retto a tutti quegli abbracci occhi negli occhi, mano nella mano. Ero nato per cacciare, godere dei frutti che ne ricevevo, stufarmi e riprendere il solito circolo vizioso, questo si che era divertente e allettante! Non mi ero reso conto di quanto la giornata stesse volando, pensando a mille cose era arrivata l’ora prestabilita per l’arrivo del moccioso. Ero tornato nella mia stanza inondata nel rovente calore di Sidney e mi ero perso a guardare nell’armadio per cercare qualcosa di comodo da indossare, solo gli slip non era adatto in un frangente come questo. Justin sarebbe scappato all’istante appena mi avrebbe visto sulla soglia!! Oppure no?! Sorrisi dell’idea che mi raffigurai di lui, mentre si faceva più intraprendente e preso coraggio, mi appiccicasse al muro per darmi un bacio estenuante. No…non era ancora il momento!

Feci giusto in tempo a infilarmi un pantalone nero molto leggero e una canottiera bianca piuttosto aderente che metteva in risalto il fisico scolpito. Sapevo che i miei occhi confondevano quel tanto Justin da metterlo a disagio, forse era quel blu intenso messo in risalto dalle ciglia nerissime come i capelli. O per la pelle che del colore del miele faceva risaltare tutta la figura con eleganza. Mi piaceva l’idea che Justin potesse trovarmi attraente. Non feci in tempo ad approfondire quell’idea che il campanello suonò con ferocia. Mi affrettai ad andare alla porta, era in perfetto orario!

- Sei qui …- dissi aprendo la porta e guardandolo..

Lo dissi con troppa intensità probabilmente, i suoi occhi si spalancarono un pò forse stupiti o sconcertati, non saprei dirlo, notai solo un leggero arrossamento sulle guance e sul contorno delle sue orecchie perfette. E…mi fece tenerezza in fondo. Era un ragazzino, sembrava molto più indifeso e instabile rispetto alle giornate precedenti, ma Justin poteva essere imprevedibile, meglio non sottovalutarlo. Lui stette ancora qualche istante in silenzio, poi si decise a parlare, ma era molto meno aggressivo e feroce dei giorni precedenti. Non potei non pensare se stesse tramando qualcosa.

-Beh..- disse lui distogliendo lo sguardo.. –Non avevo molta scelta giusto!?-

-Direi di no..- dissi sorridendo, ma con una nuova euforia per il suo attuale atteggiamento..

-Forse…- disse lui a disagio.. –potrei entrare!?-

Solitamente avrei dovuto spingerlo in casa, ma in effetti dovevo ammettere che ero stato io a costringerlo, senza contare che gli avevo affidato un compito ben preciso. Fino a quel momento non mi ero accorto che portava sulle spalle quello che doveva essere uno strumento, con una elegante custodia a proteggerlo. Lo osservai mentre si guardava attorno, sembrava cercasse di prendere confidenza con la casa per sentirsi a proprio agio. Poi con un viso smarrito si voltò verso di me e mi spiazzò per un istate con quelle sue parole incerte e imbarazzate.

-Non so che tipo di idea ti sei fatto di me..- disse abbassando lo sguardo e prendendosi cura dello strumento che stava adagiando sul divano.. –io non sono come pensi Riley, però non vedo perché non potremmo provare ad avere un rapporto civile per il bene di Micol!!-

-Stai cercando di ammansirmi perché non spifferi qualcosa a mia sorella!?- gli chiesi passandogli accanto e sussurrandoglielo all’orecchio..

Era arrossito, l’avevo fatto arrabbiare, ma ero sicuro che una parte di lui stava cercando di mettere a tacere i dubbi che i nostri baci avevano fatto sorgere nel suo inconscio. Doveva trovare degli alibi per se stesso, voleva fare stare bene Micol perché gli voleva bene sinceramente, voleva avere un rapporto con me perché probabilmente l’attrazione che sentivo io, la percepiva anche lui sebbene non la riconoscesse e la rifiutasse.

-Non è solo per lei..- disse con riluttanza.. -è anche per me!!-

Serrava i pugni intorno alla cintura del suo strumento e per un momento vidi un lampo bizzarro nei suoi occhi, erano così duri, arrabbiati, furiosi, totalmente saettanti se questo fosse il concetto giusto. Ma forse era riduttivo, nascondevano una furia cieca che non gli avevo mai visto e non pensavo potesse appartenere a degli occhi così belli e limpidi. Sembravano gli occhi neri e ombrosi di un assassino seriale che osservava la sua vittima da lontano prima di trafiggerla.

-Non voglio odiare nessuno come ho odiato quella persona..- disse tutto di un fiato, quasi troppo velocemente per capirlo..

-C’è qualcuno che odi più di me!?- dissi con un piccolo risolino, sicuramente certo che non potesse essere vero..

-Si..- rispose con mio stupore.. –C’è qualcuno che odio molto più profondamente di te e che non potrei mai perdonare! Per questo dico che forse, con un pò di fatica da entrambe le parti, potremmo avere un rapporto civile..-

Rimasi sconcertato.  Indubbiamente stava dicendo la verità, la risolutezza dei suoi tratti confermava che c’era qualcuno che doveva avergli fatto un profondo torto tanto da odiarlo di un disprezzo totale. Lo osservai per qualche istante mentre incerto apriva lentamente la cerniera della custodia, che doveva contenere uno strumento custodito gelosamente e particolarmente all’avanguardia visto la gentilezza con cui lo trattava. Eppure nei suoi incerti modi di fare notavo una certa riluttanza, sembrava combattere un demone interno a se stesso dal modo in cui faceva scorrere  le dita sullo strumento che ancora non avevo visto.

-Sembra che sia qualcosa di rovente..- dissi ad alta voce.. –quasi avessi paura di scottarti..-

-È così..- rispose immediatamente con quella sua disarmante verità negli occhi.. –Tu non sai quanto può essere straziante dover fare qualcosa che avevi giurato di non fare mai più..-

-Che significa!?- dico io guardandolo incredulo.. –La musica è un modo di comunicare, potrebbe aiutarti qualsiasi problema tu abbia..-

-Lei mi ha rovinato la vita..- disse rabbioso.. –è colpa sua se..-

-Se?!- chiedo immediatamente, ansioso che termini la frase..

Si morde furiosamente il labbro inferiore come se stesse rimproverandosi per essere arrivato così vicino alla verità, forse aveva un valido motivo per odiare quello strumento e in generale tutto ciò che riproducesse suoni, ma nonostante questo era disposto a farlo.

-Lascia stare…credimi Riley non vale la pena saperlo..- disse mentre con un gesto veloce prese degli spartiti e si accomodò sul divano mentre sceglieva qualcosa accuratamente..

-Perché…non ne parliamo!?- dissi incerto e con un sopracciglio alzato…

Lui mi osservò qualche istante, poi la sua bocca si allargò in un sorriso travolgente mentre tratteneva una risata leggera e tranquilla. Sorrisi anche io guardando la finestra illuminata e piena di calore che ci circondava, tornai al suo sguardo e non vi trovai traccia del suo consueto astio nei miei confronti.

-Ora vuoi farmi da confidente!?- disse ridendo spensierato e divertito..

-Beh che male c’è..- dico appoggiandomi completamente al divano.. –sono il confidente perfetto se ci pensi! Sono super partes, non conosco la persona di cui stai parlando e si da il caso che sono l’unico qui presente ad ascoltare..-

Mi guardò sorridente, per un pò forse indeciso, ma non mi avrebbe detto tutto, forse la parte meno compromettente di tutta la faccenda, mi sembrava più il tipo da soffrire in silenzio. Sospirò per un pò ma tornò il suo sorriso sornione che mi fece comprendere che non voleva confidarsi, non con me almeno.

-Devo vincere perché questo lavoro potrebbe salvarmi...- non compresi un acca di quello che intendeva ma questo era quello che era disposto a dirmi. E non parlammo più di quel momento tanto strano e inconsueto.

Si alzò per qualche istante dal divano e fece due passi  per la stanza, io presi qualcosa da bere e da mangiare visto che avevamo delle cose di cui parlare.

Stava osservando con concentrazione i fogli che si era portato e sembrava incerto sul da farsi, quando si voltò verso di me sembrava molto più deciso e padrone di se stesso, tanto che velocemente si sedette sul tavolino di fronte a me come se la vicinanza potesse imprimere meglio le sue idee e renderle accettabili.

-Ascoltami Riley..- disse con solennità.. –Se vogliamo giocarci questa carta, dobbiamo fare i fuochi d’artificio in quel locale!!-

Mi sorprese il suo entusiasmo e la piega che prendeva quella gara, che prima, ero sicuro odiasse al cento per cento. Ora mi stava dicendo  che voleva rendere il suo evento scoppiettante e che era chiaro avesse già pensato a molte idee che, almeno per lui, potevano essere vincenti. Mi chiesi immediatamente se sarei stato disposto a dargli carta bianca se me lo avesse chiesto, ma la verità era che non lo sapevo, non avevo idea delle capacità di Justin e non ci avevo pensato realmente almeno fino in questo momento.

Sarebbe stato in grado di dare vita a un evento scoppiettante!? Degno delle aspettative mie e dei miei amici!? Degno per un locale come il Black Magic!?

-Penso che suonare bene o cantare bene non basti Riley..- disse sicuro.. –Se vogliamo che funzioni bisogna metterci del proprio ed io sono disposto a farlo, ma ho un’idea ben precisa che non so se corrisponderà alla  tua..-

-Dipende da quello che vuoi combinare..- dissi io cauto e sulla difensiva.. –Non possiamo nemmeno strafare..-

-Questi..- disse facendo sventolare i fogli che aveva in mano.. –Sono le idee che io ho avuto per questo evento!! Sta a te decidere se possono funzionare o meno, ma passi che sono irremovibile! Scelgo le canzoni in base alle emozioni e al trasporto che mi suscitano, con quelle potrò dare il meglio di me..-

-Mi vuoi dire che anche se non sono d’accordo le farai comunque!?- chiesi sorridendo..

-Ti sto dicendo che per dare il meglio di me quelle canzoni sono l’ideale..- risponde con tranquillità..

Ok, quello era il programma che gli permetteva di dare il meglio di se stesso, dovevo considerare questa eventualità anche se poteva essere rischioso accettare le sue richieste. Presi i fogli in mano e rimasi quanto meno sconcertato dalle scelte che aveva intrapreso, non tanto per la complessità dei brani che mi aveva sottoposto, ma dalla serie di artisti con cui aveva scelto di confrontarsi. Tra tutti spiccava Bruce Springsteen con una serie di canzoni che conoscevo molto bene e che ritenevo molto molto complesse da presentare sotto il profilo musicale e artistico. Il rock aveva bisogno di una presenza carismatica e per certi versi Justin era un ragazzo timido e poco estroverso, era difficile immaginarselo in canzoni che richiedevano un grande coinvolgimento emotivo e fisico. Lo guardai smarrito, mentre nei suoi occhi cresceva la determinazione, una luce scintillante che raramente riuscivo e percepire nei suoi occhi. Posai i fogli sul tavolo e ragionai seriamente. Le canzoni erano moltissime: Land of hope and dreams, Tougher than the rest, Lucky Town, Flightless bird American Mouth, Brilliant disguise, Shackled and drawn, When you say nothing at all e qualche altro titolo a cui non prestai moltissima attenzione in quanto assorbito più che altro dai primi testi.

-Allora..- mi chiese sulle spine.. –Che ne pensi?!-

Lo guardai qualche istante deciso a dirgli sinceramente quello che pensavo. Glielo dovevo, aveva preso decisioni, si era messo in gioco, voleva rischiarci la faccia e dovevo almeno riconoscergli che aveva fegato, anche se pensavo non fosse del tutto sano di mente.

-Sono davvero stupito sai?!- gli dico con sincerità.. –Questo progetto è molto ambizioso e personalmente mi piacciono tutte le canzoni che hai scelto!! Ma…-

-Ma?!- dice lui ansioso di proseguire..

-Ma è anche vero che può considerarsi azzardato…- affermo ponderando le parole.. –Bruce Springsteen è uno dei maggiori interpreti del momento Justin, è seguito e acclamato in tutta America e ti faranno a strisce se non lo rappresenterai degnamente! Potrebbe essere un colossale fiasco e saresti lo zimbello di tutti...-

-Grazie Riley..- disse lui ridendo..

-Cerca di capire..- dissi io ricambiando il sorriso.. –Non so come suoni, che presenza scenica hai, come canti! Per me è naturale sentirmi insicuro sul percorso che hai scelto..-

-Ti basta sapere che so suonare molti strumenti e con una certa padronanza!?- mi disse lui con un sorriso smagliante.. –E he con il canto non ho mai avuto problemi..?!-

Mi sorrise convinto, totalmente certo che non c’era di che preoccuparsi. Mi persi nei meandri del suo sguardo sicuro che si rifletteva nei suoi occhi, nella sua bocca, su quella piccola fossetta che si creava sulla sua guancia quando sorrideva. Pensai che potevo dargli fiducia, che volevo che mi stupisse in fondo. Mi chiedevo se al mondo ci sarebbe mai stato qualcuno in grado di non deludere le mie aspettative.

-Hai carta bianca..- gli dico deciso.. –Justin mi fido di te!!-

Non immaginai che il sorriso che mi stava rivolgendo mi avrebbe così scaldato il cuore. Era bello vederlo contenere a fatica la gioia mentre si alzava cercando di non gridare al mondo che avrebbe fatto del suo meglio. Mi alzai anche io, un pò deluso quando mi resi conto che si stava preparando la roba per lasciarmi da solo a casa. Provai un attimo di tristezza, aveva portato con se tante strane emozioni quel giorno che faticai a incasellarle tutte al loro posto. Un tumulto di colori che non avevo mai sperimentato in così poco tempo con una sola persona. Justin sembrava tutto e il contrario di tutto. Forse era quello a renderlo speciale. Lo osservavo serio, con i miei occhi di blu ghiaccio che lo seguivano in tutti i suoi spostamenti e senza volerlo posai la mia mano sulla sua mentre chiudeva la tasca in cui aveva riposto le canzoni per la nostra serata.

Il suo entusiasmo si placò immediatamente non appena incontrò il mio sguardo. Era tornato ad essere il ragazzino smarrito e impaurito dall’evolversi degli eventi. Mi rimproverai per il brusco cambiamento di rotta dei miei pensieri e dei miei impulsi, rovinavo sempre i momenti in cui potevo stare bene con qualcuno semplicemente se mi fossi controllato. Ma nonostante la paura che leggevo nelle sue iridi, notavo un sentimento nuovo, una sommessa fiducia e rispetto in quegli occhi verdi come gli smeraldi.

-Riley..- disse con un sussurro, come se semplicemente aspettasse.. –Cosa fai!? Ti prego..-

Sembrava una preghiera confusa, una richiesta d’aiuto. Cosa significava!?

-Ti prego cosa!?- avevo sussurrato mentre la sua bocca si era leggermente dischiusa..

-Non prenderti gioco di me…- mi disse scuotendo la testa..

Rimasi sconcertato. Mi stava chiedendo di non giocare con lui. Provai una sana ironia nel pensare a quanto profondamente stava cercando di nascondere a se stesso quello che sentiva e in momenti come quello, ecco che veniva fuori il suo vero se stesso, quello che era realmente. Justin era un ragazzo confuso, attratto da un uomo omosessuale che capiva perfettamente quando e con chi poteva osare, allora l’idea che io potessi prenderlo in giro non doveva essere così allettante.

-Tu non vuoi che io mi prenda gioco di te…vero!?- dissi con un sorriso pacato mentre sfioravo il contorno di quelle labbra perfette.. –Ma non lo sto facendo..-

-Ho visto come fai..- disse lui imbarazzato mentre avvampando di vergogna si ritraeva leggermente..

-Come faccio cosa!?- gli chiesi con voce profonda mentre notai un brivido selvaggio percorrergli il corpo atletico.

-Io non sono diverso dagli altri..- rispose con tranquillità.. –Sono uno dei tuoi tanti trofei che metteresti insieme alle altre tue conquiste! Forse sei solo curioso di sapere com’è conquistare un ragazzo eterosessuale..-

-Ho già conquistato tanti ragazzi come te che si credevano etero Justin..- risposi alzando un sopracciglio.. –Tu sei…diverso!! Da quando ti ho visto quel giorno…-

Mi resi conto che l’enfasi con cui parlavo era troppo intensa, i suoi occhi erano sgranati e la sue guance tanto rosse che gli tremava leggermente il labbro inferiore. Lo sfiorai con il pollice mentre il resto della mia mano si era poggiato con delicatezza alla sua guancia così calda e soffice. Lo guardai con tenerezza, non ero mai stato così delicato con un ragazzo, ma Justin  era speciale, non riuscivo a capire cosa avesse di così particolare da meritare più attenzione degli altri, ma volevo assicurarmi almeno la sua amicizia una volta che la curiosità nei suoi confronti fosse passata. Forse non volevo che mi odiasse tanto come adesso, solo leggermente meno ecco.

-Da quando ti ho visto quel pomeriggio…- ripetei con enfasi.. –non c’è stato un solo giorno in cui non abbia desiderato baciarti!! Proprio come ieri sera…-

-Non dire altro…- mi disse guardando attraverso la finestra.. –per favore..-

-Tu non sai quanto ho desiderato quel momento..- gli dico avvicinandomi appositamente per fargli comprendere le mie parole.. –Stavo impazzendo ieri sera, dovevo baciarti, cerca di capire!! Non potevo resistere, ogni volta siamo così vicini…e il tuo rifiuto mi fa diventare matto..-

-è il tuo desiderio che ti fa diventare matto..- dice lui opponendo resistenza.. –è diverso!! Non coinvolgermi in questa faccenda Riley!! Non dare a me responsabilità che non ho, ti sei comportato così solo perché non hai dato sfogo prima ai tuoi istinti!!-

-Non hai capito niente..- rispondo io con voce roca, confuso dalla piega della situazione..

Sorrido, mi avvicino alla sua bocca inebriato dal leggero color cremisi del viso di Justin e attratto irrimediabilmente dal magnetismo dei suoi occhi, la sua mano raggiunge il mio braccio per impedirmi di avvicinarmi a lui ma sembra vacillare e in quel momento le sue iridi si velano, diventano lucide tanto che rimango un pò stordito. Sono ancora più belli quei suoi occhi sinceri!

Sfioro leggermente le sue labbra con le mie, mi piace la loro consistenza morbida e voluttuosa, è così sensuale e spontaneo che non riesco a trattenere il mio istinto. Appoggio un delicato bacio sulla sua bocca mentre con tutto se stesso prova a non ricambiare, a mantenersi deciso nella sua posizione stringendo i suoi occhi talmente tanto da lasciar sfuggire una lacrima. Ma all’improvviso sento il suo corpo rilassarsi, le lacrime gli scorrono sulle guance, calde, inarrestabili e le sue mani quasi fredde tremano, si fanno spazio mentre in punta di piedi cerca di raggiungermi di più. I miei occhi si sgranano dallo stupore mentre sento la sua bocca molto più partecipe, ma è quasi disperato, riversa in me un’angoscia che mi fa sentire sbagliato, mentre dentro di me, il mio ego, esulta perché finalmente ha quello che desidera. È più forte di me serrare le braccia intorno alla sua figura e stringerlo mentre lo bacio, sempre con più passione, più sgomento, più voglia di sentire il suo sapore e il suo calore, intanto che le sue mani cercano un appiglio per mettere fine a quel tormento.

-Ho pensato a te ogni istante dopo che sono entrato nel privé..- dissi come se fosse una cosa semplice e istintiva, mentre la mia bocca cercava la sua pelle.. –Io desideravo essere li con te e baciarti, toccarti proprio come ho fatto con lui..-

-Basta!!- mi disse lui, sguardo esterrefatto, respiro affannato.

Mi aveva spinto con tutta la volontà che ancora gli rimaneva ma restava comunque il fatto che era successo l’inevitabile e non avrebbe potuto negarlo ancora per molto. Mi voleva…come io volevo lui!!

-Allora spiegami perché..- gli dico io con intensità.. –Prima mi baci poi mi rifiuti…-

-Sei tu che ti spingi oltre..- mi dice evitando il mio sguardo.. –Fingi di essere attratto da me per una tua soddisfazione personale…-

-Ora sei tu che fingi..- gli dico dolcemente.. –Mi hai baciato Justin…hai ricambiato quel bacio con disperazione quasi, sembrava che ti stesse fuggendo qualcosa di mano da tanto mi hai stretto a te..-

-Smettila…- mi diceva allontanandosi mentre io mi avvicinavo con lentezza.. –Ti ho già spiegato che non posso essere come te…-

-Non mi convincerai del fatto che lo desidero solo io..- gli dico imprigionandolo in un angolo dell’immenso salone.. –Tu mi volevi ed io sono qui per te…-

-Tu non sei qui per me ma per il tuo egoismo Riley…tu mi desideri per aggiungermi alle tue conquiste!!- mi dice con determinazione… -Tieniti il tipo di ieri sera no!??!?!? Lui fa per te…e ti voleva…!!!-

Mi grida queste frasi in faccia, con rabbia, mentre questa volta il suo sguardo è tagliente. I miei occhi diventano quasi due fessure mentre lo osservo di sottecchi, ho passato la serata a desiderare lui ed ora viene fuori quel tipo di cui nemmeno so il nome. Ho baciato quel corpo senza nome solo ed esclusivamente desiderando avere per me Justin, cosa che ovviamente lui non sa, ma può pensare davvero che mi piaccia un tipo tanto ordinario!? E lui mi piace in che termini!? Non nel senso straordinario del termine, è desiderio…so che è per appagare i miei capricci, ma che c’è di male!?

-Non lo vedrò più..- dico spontaneamente sentendomi idiota nel dovermi giustificare!!

-Non mi importa che tu lo veda o meno…- mi dice lui avvampando di rabbia.. –Dico solo che lui fa per te non io!! A me non interessa quello che fai..-

-Si che ti interessa, altrimenti non saresti geloso delle attenzioni che do agli altri..- dico sfiorandogli la guancia e sorridendo compiaciuto...

Lui sfugge dalla trappola in cui l’avevo rinchiuso con tutto il mio corpo, distratto dal divertente e inconsueto quadretto che non ero abituato a vivere. Lui era geloso, ne ero certo. Fu il suo viso arrossato a darmene la conferma e la cosa mi piacque più del dovuto. Era adorabile mentre girava in tondo per la stanza cercando una buona scusa da farmi bere. Mi appoggiai alla spalliera del grande divano, quasi mi servisse da sedia e lo afferrai per un braccio, lo strinsi forte costringendolo a guardarmi negli occhi. Appoggiai entrambe le mani alle sue braccia e lo attirai a me, divaricando le mie gambe per averlo più vicino.

-Non puoi essere geloso di lui..- gli dissi con un sorriso smagliante.. –Non ho fatto altro che pensare alle tue labbra..-

-Non sono geloso!!- grida in preda a un’agitazione incontrollabile.. –Riley ti prego di lasciarmi andare…-

-Scordatelo..- e gli appoggio un bacio sensuale sul collo..

Sento i suoi brividi e gli ripeto di arrendersi, una, due, tre volte. Doveva solo desistere. Non serviva a niente opporre resistenza all’inevitabile. Ma non doveva amarmi, semplicemente desiderarmi. E concedersi a me, lasciarsi sedurre lentamente. Che gioco sopraffine sarebbe stato in questo modo.

Ma Justin non sarebbe stato se stesso se mi avesse reso la vita troppo facile. Ero io a dettare le regole ma senza prevederlo era scattato verso la porta mentre armeggiava per aprirla. Non ero pronto…non potevo ancora lasciarlo andare!! Quel tempo a disposizione con lui era stato ancora troppo poco, volevo ancora deliziarmi con la sua presenza. Lo raggiunsi appena in tempo, armeggiava con la porta per togliere il catenaccio che mettevo per precauzione, provava a liberare le maglie di ferro ma l’agitazione lo faceva essere maldestro e apriva e richiudeva l’uscio provando a liberarlo. Ci era quasi riuscito ma chiusi la porta e appoggiando entrambe le mani ad essa, mi accostai a lui mentre teneva ancora la testa chinata in basso con la schiena curvata in una posa di spossatezza. Era affannato e sudato mentre il suo cuore sembrava volargli via dal petto.

-Justin…non mi lasciare ancora..- dissi con un soffio di voce..

-Devo andare..- disse con tanta passione nella voce che provai una sensazione di piacere enorme.. –non posso rimanere ancora..-

-Non puoi o non vuoi!?- gli chiedo.. –Vai…da lei?!-

-Lei!?- mi chiede con indecisione, come non capisse la frase..

-Micol..- dico con indecisione..

-Gli avevo promesso che ci saremmo visti dopo il nostro appuntamento..- mi disse mentre apriva la porta..

-No…aspetta..- così senza pensarci appoggiai la mano sulla sua.. –Resta con me stasera!! Justin per favore non uscire da questa porta..-

Sento l’indecisione nel suo corpo, il cuore gli freme sempre di più, a tratti sembra scoppiettare e a momenti sembra che smetta di battere. La mia non è un’imposizione, la mia voce è inclinata dall’emozione di averlo così vicino. Mi sento frastornato, desidero averlo per me.. Voglio che per una volta lui scelga me senza correre da lei.

-Riley…- mi dice con la voce incrinata dalla malinconia.. –Oh ti prego lasciami andare..-

-Per una volta…non potresti scegliere me!?-

E fu così che la sua mano scivolò dalla maniglia lentamente, sentii le sue braccia tremanti avvicinarsi ai suoi fianchi. La sua testa sfiorare la mia spalla per appoggiarvisi. E lo abbracciai, non feci altro, lo abbracciai forse come non avevo mai fatto con nessuno. Felice che mi avesse scelto a chiunque altro lo stesse aspettando.

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro.. ***


Capitolo 4

Capitolo tre.

Justin…

 

L’orologio scandiva i minuti con regolarità irritante. Quel ticchettio mi metteva a disagio. Forse perché anche il mio cuore all’improvviso aveva cominciato a battere così furiosamente, con intervalli sempre più rallentati. Mi voltai ad osservare la mia stanza, nulla era cambiato. Mi piaceva la mia vita, la tranquilla routine, le visite inattese di Micol, rientrare a casa e immergermi nel profumo delle mie cose, della mia famiglia. Eppure oggi non riuscivo a trovare quiete..

Quando ero tornato a casa mia madre e David erano nel salone che si rilassavano, mi scusai con loro per averli trascurati e subito decisi di andarmi a fare una doccia, avevo bisogno di stare un pò da solo. Micol mi aveva cercato ripetutamente quel pomeriggio ed io avevo lasciato il cellulare silenzioso, come potevo essermi dimenticato che lei forse mi stesse cercando!? Ancora non mi spiegavo come avevo potuto lasciare che lei si preoccupasse a tal punto da chiamare a casa mia per avere mie notizie! Mi buttai sul letto nascondendo il viso e sentii le guance arroventarsi, cercando di scacciare quell’assurdo pensiero che mi fossi perso perché ero con lui. Non era per quello…io mi ero perso perché ero euforico per quella nuova avventura che mi stava aspettando! Avrei potuto trovare un lavoro, essere occupato e magari scoprire che mi piaceva stare al Black Magic ed evitare un viaggio inutile in Europa. La mia stanza solitamente così accogliente e calda nelle serate come questa, mi sembrava meno ospitale del solito mentre la mia mano accarezzava l’azzurro copriletto. Un fremito mi attraversò la schiena mentre ripensavo al blu degli occhi di Riley che mi guardavano con aria sognante. E la sua mano che stasera più di una volta mi aveva impedito di allontanarmi da lui.

Cosa mi stava prendendo!? Avevo lasciato che mi baciasse e più di una volta…questa non era una cosa normale, avrei dovuto impedirglielo fermamente perché io non ero il ragazzo che si immaginava. Non mi piacevano gli uomini, nemmeno Riley, che nonostante tutto, era decisamente l’uomo più bello che avessi mai visto nei miei diciassette anni di vita.

Tutto in lui aveva un aura di mistero, fascino che ti offuscava la mente e, probabilmente, il fatto che fossi così confuso quando gli fossi vicino, era dettato dal fatto che lui cercava di sedurti partendo con l’intenzione di confonderti le idee. Mi sentivo vulnerabile quando ero con lui e il fatto che, un ragazzo che assomigliava più a un dio greco che ad un uomo in carne ed ossa, fosse attratto da una persona ordinaria come me, non poteva che lusingarmi in fondo. Ma rimaneva comunque il fatto che permettergli di comportarsi come voleva era una cosa sbagliata per entrambi, per lui che si faceva un’idea errata di me e per me stesso che finivo nei pasticci senza volerlo. Era inutile che poi mi facessi paranoie mentali, era vero, stavo bene con Riley, ma forse cercavo in lui un amico per non ferire Micol che era la persona più adorabile di questo mondo.

La mia amica mi stava bombardando di domande, gli avevo spiegato che l’incontro con il fratello per metterci d’accordo era stato più lungo del previsto e che sbadatamente il cellulare era silenzioso. Mi aveva chiesto se stare con Riley era stato divertente e mi sembrava compiaciuta del fatto che provassi ad avere un rapporto civile con lui. Peccato che non potessi confidarmi sinceramente con lei, se Riley non fosse stato suo fratello sarebbe stata la prima a sapere di quello che stava accadendo. Ma cosa stava accadendo!?

Ripiombai in un limbo terribile cercando di pensare perché ogni volta dovessi dire cose così insensate. Non stava accadendo assolutamente nulla, facevo solo fatica a spiegare a Riley che non avevo le sue stesse inclinazioni. Ecco qual era il problema, un ragazzo troppo cocciuto che pensava di vedere un’omosessualità latente in ogni ragazzo che gli piaceva. Decisi che da oggi avrei evitato il più possibile di rimanere da solo con lui, non potevo continuare quella farsa se poi mentre tornavo a casa mi pentivo di essere stato così accondiscendente.

“Jus…ma ci sei!? Mi sembri sulle nuvole stasera! Sei sicuro che con Riley è tutto ok?!”

Non rispondevo ai suoi messaggi e stasera non avevo davvero voglia di un interrogatorio su di lui.

“Scusami…ero in doccia! Non c’è di che preoccuparsi, tuo fratello è stato gentile, solo questione di affari per così dire.. :-D”

Bip bip. Altro messaggio, Micol era velocissima. O semplicemente curiosa e sospettosa.

Aprii la finestra della stanza lasciando entrare gli ultimi raggi di sole caldi e lucenti, riflettevano quel rosso che tanto mi piaceva. Presi il cellulare per guardare il messaggio ma mi distrassero quei colori così caldi e vivaci che mi persi nell’immensità del mare mentre sentivo mia madre trafficare in cucina.

“Oggi hai scelto me…non ti lascerò andare così facilmente…”

Rimasi pietrificato. Non era Micol! Riley…

Solamente al pensiero che fosse lui ed il momento in cui realizzai che effettivamente mi aveva scritto, il mio cuore tornò in subbuglio. Non esisteva, non era lì con me, ero nel pieno delle mie facoltà intellettive e potevo tranquillamente resistere alle insinuazioni. Linea neutrale Justin, rispondi e non farti sopraffare. Arrivò un altro messaggio, ma me ne dimenticai all’istante troppo assorbito da quello che dovevo scrivere.

“Smettila di farmi il lavaggio del cervello bell’imbusto, :-P sono rimasto solo perché mi hai impedito di uscire!!!”

L’altro messaggio, Micol!! Dovevo uscire da quell’impiccio, ero troppo suscettibile quella sera e se avesse continuato ad indagare mi sarei tradito. Dovevo trovare un espediente per sottrarmi alla sua curiosità e studiare un piano per il giorno successivo quando mi avrebbe accompagnato per iniziare le prove per l’esibizione.

“Dai raccontami che avete fatto…” insisteva nel messaggio..

“Abbiamo parlato dei testi!!! Ora scusami ma mia madre sta mandando a fuoco la cucina, devo intervenire!!”

“Certo Jus…conosco la tua mamma e non mi stupirei se accadesse!! Un bacio a domani!!”

La risposta veloce e ironica di Micol mi tranquillizzò e andai veramente in cucina per rilassarmi. Mia madre mi sorrise riconoscente mentre mi faceva un pò di spazio per lasciare che prendessi in mano la situazione. Avevo sbucciato le patate e le avevo infornate con cipolla e rosmarino per dargli più sapore. Era un piatto davvero prelibato che la mia famiglia adorava, mentre da parte cuoceva un pò di carne alla piastra. Il cellulare vibrò prepotentemente e spontaneamente feci un sospiro pesante che mi porto un inconsapevole brivido lungo la schiena.

“Ehi moccioso...se sei rimasto è perché lo desideravi anche tu! Non mentirmi, sono i tuoi occhi a dirmelo..”

Rimasi un pò a bocca aperta, quanto era difficile tenergli testa. Era più esperto di me, sapeva come comportarsi visto gli anni di pratica che aveva alle spalle come conquistatore. Feci una piccola smorfia e cercai un qualcosa di abbastanza determinato da dirgli che lo facesse smettere di flirtare con me. Se stava davvero flirtando. Faticavo a crederlo!

“Riley non accadrà più una cosa del genere! Dobbiamo cercare di andare d’accordo per Micol..”

Mia madre mi osservava perplessa, mi aveva esaminato per tutto questo tempo e vedeva chiaramente che qualcosa non andava. Quando il suo sguardo si chinò leggermente di lato, mi fece segno con la mano di sedermi mentre lei faceva la stessa cosa e mi osservava con dolcezza. Mi accomodai alla bene meglio, ma improvvisamente la sedia divenne bollente. Arrivò la risposta e la lessi con il batticuore. Ero furioso solo col mio cuore, perché doveva comportarsi così stupidamente cavolo!?

“Perché non riesci ad ammettere con te stesso che quello che accade tra di noi non c’entra proprio nulla con mia sorella!? Se passi del tempo con me è perché vuoi farlo e se mi scegli è ancora perché senti che è giusto così…”

Guardo un punto indefinito della cucina mentre mia madre aspetta che parli. Non so da dove iniziare.

-Sono in un pasticcio..- gli dico sorridendo leggermente..

-Se sorridi allora non è così grave..- mi dice lei con fare speranzoso..

-Non è grave, ma è comunque complicato..- gli dico guardandola e cercando il modo di spiegargli una cosa tanto difficile..

-Inizia dal principio e tutto verrà da se..- mi disse lei prendendomi la mano..

-Ho conosciuto il fratello di Micol..- dico subito.. –Beh lui mi ha trascinato in un evento musicale, dovrò esibirmi come musicista e cantante..-

-Ma è meraviglioso tesoro!!- disse lei con gli occhi lucidi, desiderava da tanto sentirmi nuovamente suonare.. –Si ma…- dissi con un sorriso mesto.. –non è questo il problema..-

Lei sembrava confusa, ma nonostante tutto stette in silenzio perché sapeva che ero io a dovermi spiegare. Amavo la capacità di mia madre di sapermi ascoltare e così rincuorato da questo, continuai a confidarmi.

-Vedi mamma, Riley è diverso da me, non che questo sia un problema non lo giudico per questo..- dico chiarendo la mia posizione.. –Solo che è complicato contenerlo…-

-Non capisco..- mi disse lei stringendomi la mano.. –Continua, spiegati meglio..-

-Riley è omosessuale mamma..- dico guardandola a disagio..

Mia madre era sempre stata una donna particolarmente moderna e non aveva mai giudicato qualcuno per la sua sessualità, anzi aveva sempre coalizzato con i diritti delle coppie gay che per lei dovevano avere le stesse pari opportunità di una coppia eterosessuale. Non mi sorprese la sua tranquillità nell’apprendere la verità su Riley, era decisamente in ascolto e comprensiva nel provare a capire.

-Il problema è che lui si è fatto una strana idea…- gli dico arricciando un pò la fronte… -su di me ecco..-

-Che strana idea!?!?- mi dice lei curiosa..

-Lui afferma di essere..- gesticolo senza senso, sento le mie guance colorarsi e mia madre mi stringe la mano tra le sue e mi sorride..

-Si è preso una cotta per te!?- mi dice lei sorridendo tenera..

-Beh…una cotta è una parola un pò grossa..- ci penso, si è decisamente grossa per il modo di comportarsi di Riley.. –Credo che più che altro sia una specie di attrazione..-

-Beh…non è così brutto come immaginavo..- mi dice lei appoggiando la mano sul mento e ragionando.. -è comprensibile che forse ti senti lusingato di piacere anche se lui è un ragazzo..-

-Riley direi che è il tipo di ragazzo che sembra più un dio in terra che un essere umano, non ho mai visto un uomo più bello di lui, ma…- la guardo con un misto di angoscia.. –non sono come lui ecco..-

-Quindi si è creato un equivoco e non sai come fare..- mi dice andando alla giusta conclusione..

-Il fatto è che gli ho spiegato che non ho i suoi stessi gusti, ma non credo mi abbia creduto..- dico spicciamente per togliermi dagli impicci..

-Micol!?- mi chiede lei con precisione quasi snervante..

-Altro problema…- dico con un sospiro immenso.. –Mi fa interrogatori continui, non posso negare che stare in compagnia di Riley sia divertente, non posso farlo per farla felice!! Ma allo stesso tempo vorrei evitare di creare assurde tensioni..-

-Lei ti piace molto!?- mi chiese lei con fare diretto..

-Gli voglio molto bene mamma ma…non provo niente di più per lei..- dico con fare colpevole, era forse quella l’unica profonda verità che avevo detto finora!?

Provai una vertigine mentre pensavo a questa cosa assurda e ricacciai immediatamente quel pensiero per rimanere in contatto con me stesso. Dovevo essere lucido e tranquillo per affrontare una cosa così delicata come questa. Non potevo permettermi passi falsi.

-E per lui!?- mi chiede dolcemente..

-Mi snerva sentirmi sotto pressione quando sono con lui...- gli dico troppo velocemente e confusamente.. –ma vorrei solo essergli amico ecco, è pur sempre il fratello di Mico e lei ci tiene..-

-Justin a volte omettere dei piccoli dettagli può essere d’aiuto..- mi disse lei alzando leggermente le spalle.. –è un espediente certo, forse prima o poi la cosa verrà fuori! Ma puoi chiarirti con lui evitando che si creino problemi con Mico e inutili incomprensioni!!-

Pensai a quelle parole, mia madre forse meritava tutta la verità di quella situazione, ma era una cosa troppo imbarazzante da ammettere e da dire. Come potevo giustificare un bacio che fondamentalmente non avevo rifiutato!? Chissà poi per quale motivo… Si aprì una voragine mentre pensavo che il casino che avevo messo in piedi era molto più complicato di come me lo aveva risolto mia madre, Riley era talmente cocciuto e imprevedibile, non riuscivo a gestirlo. E Micol lo conosceva abbastanza tanto da darmi il tormento quanto bastava per scoprire la verità con troppa velocità.

Presi in mano il cellulare, avevo ancora il messaggio di Riley in sospeso, dovevo dirgli qualcosa, lasciarlo così sarebbe stato come ammettere che aveva ragione e non potevo lasciare che la sua mente decidesse per la mia.

“Ho passato un pomeriggio piacevole nonostante tutto ed ho semplicemente pensato che qualche ora in più non avrebbe cambiato granché! Se avessi pensato che ci avresti ricamato su avrei evitato..”

Pochi minuti dopo arrivò la risposta, la lessi e mi arresi all’evidenza che con quel ragazzo non si poteva ragionare e sospirai così forte che David, appena entrato in cucina, mi guardò furtivamente con un grande sorriso sulle labbra.

“Continuare a sfuggire dalla verità non ti servirà a niente Justin, perché io ti sento! Sento e mi basta ascoltare per comprendere quello che c’è da sapere! A domani…”

-Eh…le pene d’amore..- disse mio fratello scrollando la testa.. –Lo sapevo che Micol ce l’avrebbe fatta..-

-Sei proprio fuori strada..- gli dissi ridendo..

-Allora competizione tra donne per conquistarti…- dice lui con l’indice alzato e una sguardo perplesso..

-Acqua…acqua..- gli dico controllando la cena.. –Lascia perdere..-

Per tutta la sera non parlammo più del piccolo problema che avevo e l’idea che David potesse scoprirlo mi mise in una strana agitazione, dirlo a mia madre era una cosa, ma con mio fratello era davvero troppo! Mi vergognavo di dirgli, Riley, il fratello di Micol sta facendo di tutto per farmi diventare matto…ed io stavo davvero perdendo il lume della ragione a furia di frequentarlo. Quando rientrai nella mia stanza, guardai la custodia della mia chitarra e automaticamente toccai le mie labbra ricordando quello strano impulso che mi aveva spinto a baciarlo a mia volta. Avevo gli occhi pieni di lacrime, la bocca era quasi fredda mentre le sue labbra erano tiepide, continuava a sussurrarmi quelle parole e più lo ascoltavo più mi sembrava di cadere, di precipitare in un vortice in cui non riuscivo a divincolarmi. Misi la testa tra le mani e cercai di dimenticare…si era la sola cosa che dovevo fare e tutto sarebbe tornato come prima che conoscessi Riley. Era la prima volta che avevo modo di frequentare il mondo omossessuale quindi dovevo solo imparare a gestire il loro mondo e il mio, potevo tranquillamente essere amico di un ragazzo gay, bastava essere chiaro e determinato.

Questa settimana non sarebbe stata troppo complicata, la scuola stava per terminare e c’era la settimana di chiusura primaverile per chi non era rimandato in qualche materia. Me ne ero completamente scordato, ma il pensiero di avere una settimana del tutto libera mi aveva fatto sentire improvvisamente pesante, non potevo passare le giornate a pensare a come uscire da questo impiccio. Il solo pensiero mi fece venire l’orticaria. Bene allora avrei concentrato le mie forze per l’esibizione che mi aspettava. Questa settimana avrei dovuto raggiungere spesso il Black Magic per le prove con la band che ci aiutava, lì avrei avuto Riley da affrontare ma potevo rilassarmi, non avrebbe fatto cose sconsiderate perché glielo avrei impedito!!

Esausto dalle tante emozioni mi sentii improvvisamente stanco e mi abbandonai a un sonno profondo e senza interruzioni. Sentii mia madre che piano piano toglieva il cellulare dal copriletto per appoggiarlo sulla mensola più lontana della stanza e come ogni sera mi fece una leggerissima carezza per poi lasciarmi solo. Quando mi svegliai il giorno dopo mi sentivo rilassato e tranquillo, non provavo più quel peso sullo stomaco che sentivo il giorno precedente ed ero pronto a gestire quella giornata intensa. Riley non mi sembrava più così pericoloso, determinato, Micol intenta a estorcermi qualsiasi informazione che potesse usare contro il fratello. Mi sentivo in pace con me stesso e completamente in grado di neutralizzare un seduttore come Riley. Il cellulare era spento e quando lo accesi non trovai nessun messaggio, questo contribuì a farmi sentire ancora meglio o forse mi aspettavo qualcosa!? Guardai il sole già alto nel cielo, no…non aspettavo nulla, solo che il sole mi scaldasse la pelle e mi facesse dimenticare tutto quello che mi aveva preoccupato il giorno prima. A breve avrei raggiunto il Black Magic, dovevo incontrare i ragazzi che mi avrebbero aiutato a realizzare il mio piccolo spettacolo, quindi mi affrettai a fare colazione e mi buttai velocemente sotto la doccia. Stavo ripensando al mio programma, avevo organizzato tutto nei minimi dettagli, avevo padronanza con le canzoni e sapevo cosa volevo dagli altri musicisti, non sarebbe dovuto essere così complicato. Peccato che avevamo così poco tempo. Non appena finii la doccia mi asciugai velocemente, indossai i miei jeans chiari e una maglia bianca, mi pettinai alla bene meglio e andai a recuperare il casco della mia moto. Non ero in ritardo ma non mi piaceva presentarmi all’ultimo ad un appuntamento, scesi in strada e appena svoltai verso la mia moto vi trovai appoggiata Mico che mi aspettava. Il suo sorriso era radioso ed io subito mi sentii in colpa di non averle detto la verità, avevo scelto suo fratello a lei. Abbassai nervosamente lo sguardo, passai la mano tra i capelli e dipinsi un sorriso sul mio volto un pò teso, falso come Giuda.

-Ehi ciao…- mi disse con un abbraccio gentile..

-Ciao Mico..- l’abbracciai maldestramente con il casco attaccato al braccio, anche lei aveva portato il suo..

-Sei pronto!?- mi chiese con un sorriso..

-Potrei non esserlo!?- dissi con una smorfia..

-Conoscendo Riley no..- disse con una risata contagiosa.. –Niente strumenti!?-

-No..- dissi tranquillo.. –Tuo fratello mi ha detto che la ce ne sono a vagonate..-

Agilmente indossai il casco integrale e mi adagiai sulla moto, spinsi il tasto dell’accensione e piano piano lasciai andare la frizione lasciando che si scaldasse. La mia Kawasaki era un regalo di David, lui amava le moto e mi aveva trasmesso quella passione, molto spesso ci capitava di andare a correre al circuito, velocità, emozione, il rischio…era ogni volta un brivido la brezza fresca che ti accarezzava le braccia. Controllai che nessuno stesse arrivando e cominciammo a viaggiare scorrevolmente nel traffico, il locale non era molto lontano e dopo dieci minuti scorsi la bellissima e imponente costruzione che svettava tra tutte le altre. Mi avvicinai con cautela e il primo posteggio che intravidi accostai e mi infilai con decisione. Eravamo molto vicini all’entrata ed ecco che lo notai in mezzo a tutti gli altri. I suoi capelli neri e così lucenti, i suoi occhi blu che risaltavano grazie al sua pelle ambrata e il suo fisico scolpito e perfetto. Rimasi a guardarlo qualche istante, mentre non poteva riconoscermi avvolto nel casco, improvvisamente la sicurezza che avevo ostentato fino a quel momento venne meno e il mio cuore cominciò a palpitare frenetico. Una voce dentro di me diceva .

Sospirai a intervalli regolari, scesi dalla moto e quando mi tolsi il casco avevo riacquistato un pò del mio contegno. Mi voltai verso di lui e trovai i suoi occhi ardenti che mi osservavano. Provai lo stesso smarrimento che sentivo quando si avvicinava troppo, la sua bocca sorrideva, oggi sembrava ancora più dio greco del solito!! Alzai la mano in segno di saluto e sorrisi debolmente, altro punto a sfavore, perché non lo salutavo normalmente invece di tutti quei convenevoli!? Justin cambia regime!!

-Ciao ragazzi!!- disse Mico raggiungendoli di corsa..

La salutarono tutti a turno, mentre sentivo le voci di tutti i suoi amici prenderla affettuosamente in giro. Mi avvicinai anche io, in fondo felice di rivederli, mi erano simpatici quei ragazzi!! Fu spontaneo sorridere a tutti loro e sentirmi a mio agio, anche se quando incontrai lo sguardo di Riley quasi dimenticai dove e perché eravamo lì. Non era esattamente la reazione che avrei dovuto avere. Mi rendevo conto che mi veniva naturale tenerlo sotto controllo per prevedere qualche sua mossa sconsiderata. Lo facevo con discrezione, non volevo dare adito a pettegolezzi, non sarei riuscito a metterli a tacere con Riley che si comportava esattamente all’opposto di come facevo io! Quando decisero di entrare io li seguii e perdetti di vista Riley, la cosa mi rilassò in modo evidente e mi guardai attorno mentre vedevo per la prima volta il locale alla luce del giorno. Era ancora più spettacolare con la luce del sole, l’entrata era decorata con colori caldi e avvolgenti, con quella tenda enorme che divideva l’atrio dal salone interno. Mi ero perso nell’osservare quel locale modernissimo, con il suo pavimento nero che riluceva con la luce del sole e pieno di divanetti di tutte le forme e dimensioni. Le vetrate lasciavano trasparire tutta la luce, che rendeva l’ambiente ancor più accogliente. Quando mi voltai ero solo, tutti avevano già oltrepassato le due tende che davano accesso al nucleo centrale del Black Magic. Mi decisi a raggiungerli e discostai la prima tenda, ma non arrivai in tempo alla seconda perché sentii distintamente due braccia tirarmi violentemente da una parte, nell’intercapedine del muro. Non vedevo assolutamente nulla, ero passato dalla luce accecante dell’atrio al buio pesto tra le due tende, nessuno parlava, nessuno si muoveva.

-Che cavolo succede!?- dico cercando di trovare la via d’uscita..

-Volevo avere un pò di tempo da solo con te..- la sua voce così profonda..

No…di nuovo il mio cuore riprese a battere come un martello pneumatico!! “Non adesso” mi dissi con sgomento, “non puoi tradirmi così in questo modo”! Cercai di mantenere un contegno, mentre cercavo qualcosa di abbastanza sensato e deciso da dire per evitare di ricadere nel solito circolo vizioso!

-Sei fuori di testa!?- dico con voce strozzata.. –Non mi sembra il caso con tutta questa gente che circola..-

-Ah…- disse lui avvicinandosi al mio orecchio.. –Allora se fossimo soli…non avresti nulla in contrario!?-

-Non ho detto questo..- rispondo secco.. –Smettila di psicoanalizzarmi, non troverai nulla..-

-Voglio sentirtelo dire…- mi disse lentamente e con voce suadente..

-Che cosa!?- dico stridulamente, mentre cerco di schiacciarmi contro il muro..

-Che non desideravi baciarmi, mentre io ho sentito l’impellente voglia di farlo non appena ti ho visto arrivare..- mi disse come un fiume in piena.. –Che non mi hai pensato, mentre io non ho fatto altro per tutta la sera appena dopo che te ne sei andato..-

-Riley..- dico sospirando.. –Sarebbe tutto così semplice se non ti fissassi con me…di ragazzi ce ne sono a migliaia no?!-

-Ma…se io volessi te?!-

Panico…cosa significava!? Lui non mi voleva, lui mi desiderava, appena la fiamma si fosse spenta sarei stato un mero ricordo in un cassetto vecchio e impolverato. Ma non era quello il problema, perché io?! Ecco la domanda giusta era: perché dovevo essere io lo sventurato per fargli da parafulmine!?

-Tu non mi vuoi..- dico con un tono di voce che sembra sconsolato anche alle mie orecchie.. –Tu mi hai scelto per prendermi in giro…-

Non so perché ma in quel momento mi sento completamente sopraffatto dalla sconsolazione. Sento gli occhi che pizzicano e mi chiedo perché devo essere così idiota da sentirmi male per una frase del genere. Era solo la verità, era quello che lui mi aveva detto subito dopo avermi conosciuto. Ed io dovevo esserne consapevole se volevo prendere le intenzioni di Riley con il giusto peso che avevano, il nulla in pratica. Qualcosa di umido scese dalle mie ciglia e subito lo asciugai con cura per evitare che lui se ne accorgesse, sarebbe stato sciocco fare pure la figura dello stupido. Ma lui era vicino a me, sentivo il suo respiro, il suo battito sembrava impazzito almeno quanto il mio, il calore del suo corpo lo sentivo accanto come se irradiasse energia alla pari dei raggi del sole.

-Io ti ho scelto perché…sei diverso..- mi disse mentre la sua guancia si appoggiava alla mia.. –perché sei speciale!! Baciami Justin…ti prego baciami…-

Troppe volte la mia insicurezza aveva scelto per me, ora ero libero di prendere la mia decisione senza che nessuno la contaminasse. Non vedevo i suoi occhi magnetici che ogni volta mi ipnotizzavano, la sua voce suadente si era persa nel silenzio mentre attendeva, percepivo solo il suo respiro fresco e il suo calore irradiare dal suo corpo. Ora potevo scegliere la cosa giusta. Alzai le mani, entrambe, tremanti per la paura, non avevo ancora scelto cosa fare, quando doveva esserci solo una decisione da prendere, alzare i tacchi  ed andarmene. Si quello dovevo fare, feci un passo deciso verso la tenda che mi separava dal mondo vero, ma qualcosa era come se mi trattenesse, tornai al mio posto, presi il viso di Riley tra le mani e ci poggiai un bacio quasi rabbioso, pieno di furia. Lui era così affannato che sembrava irriconoscibile e provai un brivido di compiacimento in questo. Era tutto assurdo e sbagliato, come la mia poca spina dorsale. Riprendere un pò di senno fu la cosa migliore che feci in quei pochi istanti, mi allontanai bruscamente da lui e cercai di divincolarmi per tornare a riprendere un respiro regolare. Sentii Riley che pronunciava il mio nome con estrema tenerezza ma la sua voce sembrava così lontana, trovai la forza necessaria per allontanarmi dal nostro nascondiglio, dovevo resistere senza fermarmi e dovevo convincermi ad ascoltare le sue parole perché una volta tornato indietro sentivo che tutto sarebbe ricominciato senza indugio. E questa era la seconda volta che avevo potuto scegliere e avevo preso la più stupida delle conclusioni. Scrollavo la testa ripetutamente mentre entrando nel salone raccoglievo quel poco controllo che mi era rimasto. Sentivo ancora le labbra umide e il suo sapore intenso, scrollai il capo con tanta violenza che dovetti appoggiarmi al muro lì affianco per riprendere l’equilibrio mentale e fisico che avevo perduto. Quando due braccia forti vennero a sorreggermi per qualche istante, avevo temuto si trattasse dell’unica persona che avevo timore di incontrare. Mi sentivo stordito, a poco a poco quella sorta di vertigine si era placata e cominciai a percepire nuovamente i rumori attorno a me, specialmente quella voce che allarmata cercava di attirare la mia attenzione.

Ben. Solo Ben che mi guardava e pronunciava il mio nome ripetutamente con ansia.

-Justin..- disse mentre cercava di attirare la mia attenzione.. –Stai bene?!-

-Oh…si…insomma non saprei..- dissi troppo confuso per rispondere con certezza..

-Posso esserti d’aiuto?!- mi chiese incerto.. –Micol è uscita per cercarti, eravate spariti..-

Quindi aveva notato che non ero l’unico a mancare. Merda!! Questo proprio non ci voleva!!

Stavo cominciando ad avere seri problemi nel gestire questa situazione, mi sentivo sempre più smarrito e confuso, dilaniato da mille cose che non ero in grado di gestire. Avevo diciassette anni, forse un pò di confusione passeggera poteva starci, ma cominciavo ad avere paura che qualcosa mi stesse sfuggendo di mano. Ma non potevo permettermi di tergiversare proprio ora, Ben sapeva che ero con Riley e dovevo essere in grado di tirarmi fuori dagli impicci senza tradirmi. Ora o mai più…

-Si…abbiamo iniziato a parlare dell’esibizione e non ci siamo accorti che ci aspettavate..- dissi il più naturalmente possibile..

-Quindi non c’è da preoccuparsi!?- mi chiese serio questa volta..

La sua domanda mi aveva spiazzato, ma dovevo rispondere il prima possibile per evitare di cadere in contraddizione. Rapido e conciso.

-No..- dissi sollevando le spalle.. –Stiamo cercando di andare d’accordo per il bene di Micol..-

Che era la verità in fondo, ma non appena lo dissi mi sentii malissimo. C’era qualcosa che in fondo non stavo ammettendo con nessuno e nemmeno con me stesso, per quanto quel ragazzo fosse eccentrico ed egoista, passare del tempo con lui mi piaceva. Avevo come l’impressione che stesse cercando in tutti i modi di aiutarmi nonostante non avesse capito che tra di noi ci fossero delle differenze.

Mi voltai un secondo per distogliere lo sguardo, troppo complicato pensare certe cose e rimanere indifferenti. Nell’istante in cui voltai lo sguardo vidi Riley con uno sguardo truce a pochissima distanza da noi. Era molto vicino, quasi certamente aveva ascoltato la conversazione con il suo amico. Sul suo volto uno sguardo indecifrabile. I suoi occhi che ultimamente avevo visto spesso gentili, benché furbi e maliziosi, ora sembravano furiosi, lampeggianti. La sua bocca una linea sottile e dura, impercettibilmente serrata in una smorfia di disapprovazione. Mi guardava fisso, sentivo il suo sguardo trafiggermi come piccoli spilli acuminati. Non c’era più nulla di magnanimo nel suo sguardo, tanto che sembrava fosse tornato il Riley che avevo conosciuto appena poco tempo prima. Abbassai lo sguardo con fatica, tanto ero ipnotizzato da quel viso tagliente, quando lo feci mi resi conto che Ben mi stava ancora tenendo per il braccio. Cercai di liberarmi dalla presa senza risultare scortese, non appena fui libero tornai a guardare poco più in là e lui era sparito. Chissà cosa gli era preso.

-Quindi Riley si sta comportando amichevolmente senza nessun tornaconto?!- mi chiese con un sopracciglio alzato..

-Ti sembrerà strano ma è così..- dissi appena consapevole di aver sentito la domanda..

Quando arrivò Micol tutta trafelata la conversazione terminò con mio grande sollievo. Le fui grato per il mancato interrogatorio a cui mi avrebbe sottoposto Ben, sembrava conoscesse abbastanza bene Riley da sapere che non faceva niente per nulla. Ahimè quanto era vero!!

Raggiungemmo il gruppo in attesa per l’incontro con la band che mi avrebbe accompagnato in questa avventura e mi avvicinai al palco mentre tutti gli altri ridevano allegramente.

-Eccoti..- mi disse Simon passandomi un braccio sopra le spalle.. –sono arrivati, sei pronto!?-

-Certo..- risposi sorridendo.. –Vi farò vincere vedrete..-

-Il ragazzo mi piace..- disse Jason.. –Sicuro di se e deciso…-

-Possiamo fidarci dell’intuito di Riley..- rispose Clarke sorridendomi.. –Ti ha dato fiducia, non la concede a chiunque..-

-Davvero!?- chiesi stupito da quella rivelazione..

-Assolutamente…- mi disse Ben che si era materializzato affianco a me.. –Riley non ama mettersi nella mani degli altri, preferisce cavarsela da solo.. Ma sembra che con te sia diverso!!-

-Allora ti dai una mossa moccioso!?-

Una voce imperiosa che veniva dalle mie spalle mi fece trasalire. Moccioso…non riuscivo più a stare dietro ai suoi cambi d’umore! Da quando mi ero così abituato ad essere trattato gentilmente da lui?! Ma se prima provavo rabbia per il modo in cui mi trattava, ora mi sentivo quasi deluso. Deluso perché era tanto chiedere di essere trattato con un pò di rispetto!? Sapevo di essere un ragazzino, un adolescente rispetto agli uomini adulti che avevo di fronte, ma trovavo davvero ingiusto il fatto di dover essere la sua valvola di sfogo. Sentii un groppo salirmi alla gola, mi stavo di nuovo irritando con lui dopo tutta la fatica che avevo fatto nel sforzarmi di costruire qualcosa di equilibrato. Mi sentivo umiliato e svalutato, perché con Riley doveva essere tutto così tremendamente difficile!? Mi bastava un niente per distruggermi quando si trattava di lui, questa era la verità! Tenevo così tanto a diventargli amico, al punto di sentirmi una nullità ogni volta che lui mi lo ricordava!?

No, questo non gli permetteva di trattarmi come un imbecille davanti a tutti.

Mi voltai, sentivo l’adrenalina che mi stava ribollendo nella testa, tanto che feci uno sforzo sovraumano per non dirgli qualcosa di offensivo a mia volta. Ma non potevo comportarmi da bambino, non gli avrei dato la soddisfazione di burlarsi ancora di me con i suoi amici. Gli passai affianco, con un misto tale di emozioni che non ero in grado di definire quale fosse la più emergente. Mi voltai a guardarlo, provavo rabbia, era vero, ma c’era qualcos’altro che mi feriva.

-Una settimana..- dissi fissandolo.. –E sarà tutto finito…-

Perché doveva finire. La cosa migliore per me a questo punto era smetterla di avere questo complesso di amicizia nei confronti di Riley. La verità era che io e lui non potevamo costruire niente, perché nulla ci accomunava. Non sarebbe nemmeno bastato l’affetto enorme che ci univa a Micol a migliorare le cose tra di noi, perché lui avrebbe sempre visto il mondo come un gioco, per lui le persone erano pedine da spostare a proprio piacimento. Un giorno si possono illudere trattandole bene e quello dopo usare come zerbino per pulirsi i piedi.

Entrai nella stanza in cui mi aspettavano i miei “compagni” d’avventura, ci presentammo e notai con serenità che avevano la mia età, tutti ragazzi con un grande talento a cui spiegai molto dettagliatamente quello che mi aspettavo da loro. Nonostante l’incredulità iniziale per l’impegnativo progetto che gli stavo proponendo, tutti erano euforici ed ansiosi di iniziare, le canzoni per quanto complicate era abbastanza conosciute da tutti i musicisti e fui felice di accorgermi che funzionavamo bene. Riuscivamo ad intenderci abbastanza bene nelle variazioni e nelle sfumature che ognuno col proprio strumento apportava alla melodia delle canzoni. Io avevo deciso che mi sarei occupato di suonare la chitarra elettrica, la chitarra acustica e il sax se ce ne fosse stato bisogno e ovviamente la voce, infondo la sfida riguardava me. Provammo molte volte le canzoni che avevo scelto, ovviamente prove che più che altro dovevano mettere a fuoco quello che io mi aspettavo dai miei compagni di squadra. Furono colpiti dalle mie capacità, nonostante avessi detto loro che erano due anni che non toccavo più uno strumento. Fui felice di rendermi conto che la mia innata capacità spontanea di suonare uno strumento senza troppa fatica era tornata a galla con la stessa capacità che si prova nel tornare a nuotare dopo mesi di pausa forzata.

Provai a dare vita a quella specie di assolo con la chitarra acustica che adoravo tanto in “Tougher than the rest” e verificato che potevo gestirlo alla perfezione come avevo immaginato guardai soddisfatto Matt, Gabriel, Garrett, Ivan e Stephan. Avevo trovato un buon affiatamento con loro, ora ero quasi sicuro che potevo gestirlo. Non mi ero reso conto di quanto tempo era trascorso da quando avevo lasciato gli altri. Sapevo che doveva già essere pomeriggio tardo, avevo una fame terribile. Decidemmo che per quel giorno avevamo lavorato abbastanza, così la decisione unanime fu di andarcene da una delle tante stanze insonorizzate del locale per raggiungere il salone principale che già brulicava di tantissimi ragazzi e ragazze. Ovviamente notai che non eravamo gli unici stipati in quella che sembrava una stanza di registrazione, molti persone erano uscite anch’esse dalle camere attigue e vociavano a gran ritmo tra di loro, tutti così felici e se stessi. Perché allora io non ero felice?!

Me lo chiesi tanto profondamente che mi fermai qualche istante prima di arrivare a quella che forse poteva essere la conclusione. Non ero felice perché non ero me stesso!?

Ingoiai freneticamente la saliva! No, io ero me stesso, solo che quello non era uno tra i periodi più spensierati della mia vita. Semplicemente la mia vita non era quella e una volta che tutto fosse tornato come sempre non mi sarei più sentito così fuori posto. Quella confusione sarebbe sparita e tutto sarebbe tornato al suo posto. Lui, Micol, la  scuola e la vita normale.

Gli altri avevano proseguito, li vedevo parlare tra di loro completamente su di giri, mentre Garrett da lontano mi disse che ci saremmo visti al bar, che mi avrebbero aspettato là. Feci col capo cenno che li avrei raggiunti, ma tornai indietro verso la sala di registrazione dove avevo lasciato il cellulare. Attraversavo con attenzione il lungo corridoio deserto mentre osservavo ogni singolo dettaglio di quel posto enorme e colorato. Metteva un pò in soggezione, sembrava così solenne e allo stesso tempo moderno. Quel posto era sorprendente nei suoi dolci colori caldi. Mi piaceva!

Arrivai nella stanza, raccolsi il cellulare e mi girai indietro. Feci pochi passi, quando percepii distintamente delle risate soffuse provenire da una porta che avevo superato di pochi passi. Mi voltai leggermente indietro, curioso forse di capire chi se le stava spassando così apertamente da non preoccuparsi dell’arrivo di qualcuno. Ma non stetti a pensarci molto, sorrisi e ripresi a camminare almeno finché non percepii una voce che mi sembrava famigliare. Mi bloccai immediatamente, il cervello fino a qualche momento fa assopito, ora viaggiava a mille miglia lontano dal mio corpo. Irrigidii i muscoli per impedirgli di muoversi e mi costrinsi a fare ancora un passo avanti. Ancora una risata soffusa, accompagnata da quello che sembrava quasi un grugnito, un lamento così profondo e gutturale. Mi fermai nuovamente incapace di andare oltre.

Mi voltai ed individuai la porta da cui probabilmente arrivavano i sospiri. Il cuore mi pulsava così tanto nelle tempie che per un istante non sentii altro che battere convulsamente. Con passo felpato mi ero avvicinato al muro e passo dopo passo cercavo di avvicinarmi alla piccola fessura da cui filtrava una luce fioca. Quando fui abbastanza vicino mi accomodai bene appiccicato al muro, inghiottii leggermente con cautela rimanendo ben saldo al mio posto. Quando mi sentii pronto mi avvicinai allo spiraglio e guardai con discrezione attraverso la fessura. La luce non era fortissima, lasciava un pò la stanza in penombra, cercai di spostarmi ancora un pò e poi intravidi due sagome. Mi sentii come un guardone, un maniaco che spia, non ero certo fiero di me stesso. Le due sagome così vicine sembravano due macchie indistinte, non avevano più la maglia, c’era solo posto per due ragazzi che troppo presi l’uno dall’altro si stringevano con passione. Mi fecero tenerezza, sembravano così dolci, le loro mani si cercavano come in una qualsiasi coppia di innamorati. Fu la tenerezza di un secondo, che lasciò spazio a uno tra i momenti e sentimenti più devastanti che avevo mai provato in vita mia. Perché uno di loro non era un ragazzo qualunque, avrei riconosciuto tra mille i lineamenti di quel viso e quei capelli neri come la pece. Quello era il momento migliore per andarmene, se qualcuno mi avesse beccato sarei potuto morire dalla vergogna mentre venivo additato come uno tra i peggiori guardoni del momento. Avrei tanto voluto farlo ma il mio corpo era bloccato, come schiacciato da un peso enorme.

-E il ragazzino che ti stai lavorando!?- chiede lui affannato mentre lo guarda negli occhi..

-Che ragazzino!?- risponde lui, con la sua voce profonda mentre smette di baciarlo..

Le sue mani ora sono più audaci, percorre il corpo di quel ragazzo con molta più malizia mentre lui lo guarda con un viso deliziato e pieno di richieste che forse non vuole fare a voce. Riley gli accarezza la guancia, posa il dito pollice sulle sue labbra e le sfiora con delicatezza mentre sorride divertito. Ora, proprio in questo momento, mi rendo conto di quanto si era trattenuto con me, stava letteralmente divorando quel ragazzo biondo dagli occhi chiari, come se fosse qualcosa da mangiare. E provai così tanta angoscia che non sentivo più nessun arto, le gambe sembravano inesistenti, le braccia prive di forza. Più rimanevo lì più capii che qualcosa dentro di me si stava spaccando, qualcosa che però non riuscivo a delimitare con precisione.

-Quello biondo..- gli dice ansimando, dopo un bacio appassionato..

-Justin!?- dice lui scostandosi e ridendo.. –Un piacevolissimo e divertente diversivo…-

Quella fu la batosta decisiva. Sapevo di non essere altro che un fenomeno da baraccone per lui, non mi aspettavo altro, ma sentirselo dire era tutta un’altra cosa. Tutte bugie quelle che mi aveva ripetuto in quei giorni e che per un momento mi erano sembrate così vere. Era come un castello di sabbia che all’improvviso la spuma del mare si era portato via. Ma nel dolore di sentirmi una marionetta in mano d’altri, feci l’enorme sbaglio di lasciarmi cadere dalle mani il cellulare che con un tonfo secco si era frantumato in due pezzi sul pavimento. Panico!!

-Chi è là fuori!?- gridò Riley con impeto.. –Cazzo proprio sul più bello..-

Non so cosa mi prese in quel momento, raccolsi con furia i pezzi del cellulare, li strinsi al petto più che potevo e cominciai a correre a perdifiato. Ma il corridoio era troppo lungo per percorrerlo così in breve tempo, mi guardai furiosamente in torno quando notai uno sgabuzzino li vicino buio e con la porta aperta. Mi ci infilai in fretta curandomi di non chiudere la porta, lo scatto della serratura mi avrebbe tradito di sicuro. Lasciai uno spiraglio per vedere se dubitasse davvero che ci fosse qualcuno a spiarli, sentii la porta aprirsi e dei passi che si incamminavano lungo il corridoio. Raggiunse la porta dello sgabuzzino ma non guardò dalla mia parte, sperai che non decidesse di controllare proprio il mio nascondiglio! Guardava il corridoio con circospezione e si toccava la testa come confuso. Quando tornò indietro ripresi a respirare, non mi ero reso conto che stavo trattenendo il respiro. Mi portai dalla parte opposta della piccola dispensa e provai ad aguzzare le orecchie per capire cosa stesse facendo. Notai l’ombra che diventava più lontana, i passi erano diventati più silenziosi, dopo qualche istante di silenzio, captai il rumore di una porta che si stava chiudendo. Mi lasciai scivolare lungo la parete rilassando i muscoli in tensione mentre mi usciva un sospiro di sollievo dal profondo del cuore. Gli occhi mi dolevano, li sfregai nel tentativo che quella tensione scivolasse via.

Ma mi ridestai velocemente e con cautela guardai fuori dal corridoio, non c’era nessuno. Spalancai la porta immediatamente e corsi a perdifiato lungo il corridoio, mi fermai solamente quando fui certo che ero troppo lontano per essere notato. Mi buttai nella mischia senza pensarci e i ragazzi della band stavano festeggiando, mi chiamarono con trasporto e sorridendo sorrisi anche io. Quando li raggiunsi il caldo e affettuoso abbraccio di Mico mi fece tornare un pò di quel sorriso spensierato, era proprio quello che mi ci voleva. Non ero solo, avevo lei!!

-Ecco il nostro nuovo amico..- disse Gabriel porgendomi una tequila ghiacciata.. –Questo è per festeggiare…-

-Forse sarebbe meglio qualcosa di meno alcolico..- dissi guardando il bicchiere e ridendo..

-Non ti piace!?- chiese Ivan con interesse…

-No anzi..- dissi annuendo.. –Ma devo guidare..-

-Dai..- disse Garrett con un alzata di spalle.. –Mal che vada vai a casa a piedi…-

-O può darti un passaggio Riley…- disse Micol sorridendo… -Tanto porterà anche me..-

-No!- dissi con troppa decisione.. –Non mi va di lasciare la mia Kawasaki qui per tutta la notte..-

Micol non ci fece troppo caso, sapeva quanto tenevo a quel regalo di mio fratello, quindi non insisté più di tanto, ci raggiunsero gli amici di Riley e tra un bicchiere e l’altro cercai di dimenticare. Ben si offrì di darmi un passaggio se per caso non avessi voluto incappare in qualche posto di blocco, ma mi sentivo pienamente nelle mie facoltà intellettive, non avrei bevuto ancora molto.

Riley ci raggiunse molto tempo dopo. Nella fretta di andarmene e raggiungere gli amici per non pensare, avevo dimenticato il cellulare sgangherato in tasca. Me n’ero ricordato solo adesso, avevo la mano nel taschino e stringevo quell’ammasso di plastica tra le dita quando percepii chiaramente la presenza di Riley vicino a me. Sollevai lo sguardo, questa volta non sembrava ostile come quella mattina. Per qualche istante lo osservai negli occhi esattamente come lui faceva con me, poi distolsi lo sguardo e ripresi il bicchiere in mano proprio come se non esistesse. Di fronte a me c’erano Simon e Ben che parlavano dell’imminente eclissi di luna che ci sarebbe stata di lì a qualche giorno. Mi piaceva osservare le stelle, era un argomento interessante che forse poteva distogliere l’attenzione da qualcosa che non volevo affrontare, almeno non ora.

Riley si era seduto vicino agli altri, più o meno di fronte a me. Sentii qualcosa ribollirmi nel sangue ma controllai la voglia di lanciargli in faccia il bicchiere e ripresi ad ascoltare con interesse Ben che parlava assorto e concentrato.

-Ben è vero che la luna è un must delle osservazioni!?- chiesi con enfasi..

-Come fai a saperlo!?- mi guardò con interesse, poi sorrise e notai un’espressione che non avevo mai notato sul suo viso gentile..

I suoi occhi neri scurissimi e bellissimi, erano lucenti e aperti in un sorriso cordiale.

-Mi piace l’argomento..- dissi facendo spallucce.. –L’astronomia è affascinante, ho letto molto al riguardo ma non tanto quanto vorrei, non ho mai tempo per dedicarmici..-

-Beh posso passarti qualche libro se vuoi..- poi rifletté velocemente… -E un giorno se ti va potremmo andare a visitare il Planetario, sarebbe più semplice spiegarti alcune cose importanti dell’astrologia..-

-Stai scherzando!?- dissi contenendo a fatica l’entusiasmo.. –Mi insegneresti davvero qualcosa!?-

-Certo…- mi disse con un ampio sorriso.. –Quando vuoi..-

Sorrisi soddisfatto e lo ringraziai davvero per la disponibilità, era un’occasione troppo importante per me. Era da parecchio tempo che desideravo fare qualcosa d’analogo, pensavo che sarebbe stato bello poterne sapere di più e magari studiare l’argomento per poi poterci ricavare un lavoro che mi entusiasmasse.

Riley beveva la sua birra senza staccarmi mai gli occhi di dosso, non aveva detto una sola parola da quando era tornato, mi guardava con fare provocatorio senza però alludere a nessun argomento in particolare.

-Tu dov’eri finito!?- Clarke chiese con un sorriso travolgente a Riley..

-Un piacevolissimo incontro..- disse sorridendo con quel sorriso mozzafiato tutto suo.. –Pizzicante devo dire, tranne un imprevisto..-

-Quale!?- chiese Orlando incuriosito..

-Qualcuno stava origliando..- disse buttando subito gli occhi addosso a me..

Sentivo  il suo sguardo gravarmi come il peso di un macigno, non avevo mosso un solo muscolo da quando aveva parlato, nulla in me si era spostato, ero rimasto impassibile cercando di controllare il rossore delle guance che mi tradiva sempre nel momento meno opportuno. Svuotai il mio bicchiere nel tentativo di sembrare il più naturale possibile, mentre lo posavo sul tavolino sentii Jason parlare con enfasi.

-A chi hai spezzato il cuore questa volta!?- chiese Clarke con ironia..

-Forse a qualcuno a cui non sapevo di spezzarlo..- rispose con una strana esaltazione…

Deglutii impercettibilmente, stavo cominciando ad agitarmi e nella posizione in cui ero non potevo permettermelo. Quando vidi in lontananza un ragazzo biondo, incredibilmente bello, il mio stomaco brontolò terribilmente. Sgranai gli occhi con il timore che si avvicinasse, non ce la potevo fare, mi voltai con un’ostentata disinvoltura che non avevo e sapevo che Riley, arguto com’era, non se lo sarebbe lasciato sfuggire. I suoi occhi sembravano mi penetrassero nella carne tanto mi teneva sotto controllo. All’improvviso il biondo si girò verso il nostro gruppo, prese due bicchieri e si avvicinò con calma alla poltrona dove c’era Riley e gli porse il bicchiere con un ampio sorriso. Lui ricambiò con un sorriso forse troppo pronunciato, non volevo fissarli troppo ma sembrava ostentare un piacere che non sentiva, non avevo mai visto Riley passare del tempo con le sue vittime dopo averli sfruttati come a lui piaceva. Questo dava davvero l’impressione del “buon viso a cattivo gioco”. Ma il “diversivo” non sarebbe stato ancora con loro per molto, quale scusa migliore avere il bicchiere vuoto!?

-Ehi Jus..- disse Micol con un sorriso buffo in volto.. –La nuova conquista di mio fratello!?-

-Ah si..- dissi distrattamente..

-Hai notato che ti somiglia tantissimo!?- disse lei sogghignando..

-Che hai detto!?- dissi un pò stranito..

-Ma si..- disse lei con uno sguardo innocente.. –Quello è uguale a te..-

Non ci vedevo tutta questa somiglianza ma alla fine decisi che vedere pomiciare due ragazzi non era esattamente quello che preferivo fare, non volevo fare da spettatore indiscreto. Dissi a Micol che sarei tornato subito, mi alzai e lasciai il gruppo tra risate e ammiccamenti vari mentre Riley faceva il piacione con il ragazzino biondo. Presi una birra, decisi che sarebbe stata l’ultima della serata, attraversai il locale e andai a prendere una fresca boccata d’aria. Quando arrivai vicino alla mia moto mi ci sedetti sopra e buttai giù una boccata di liquido amaro, adoravo la birra era quella che di gran lunga preferivo rispetto agli altri alcolici. Posai la bottiglietta sul sedile e poi decisi che valeva la pena di aggiustare il mio cellulare. Cominciai ad armeggiare tra i pezzetti staccati per ricomporli, provai a vedere se si riaccendeva e con sollievo lo schermo riprese vita tra le mie mani. Ripresi la bottiglia e la portai di nuovo alla bocca, poi schiacciai un pugno chiuso contro la fronte e cercai di non lasciarmi sopraffare dagli eventi. 

Decisi di rientrare, non riuscivo più a stare lì. Ero stanco, esausto dalla giornata e dalle mille emozioni che si erano susseguite, per molti la nottata era ancora giovane ma per me poteva tranquillamente concludersi. Decisi di raggiungere Micol e di avvertirla che avevo intenzione di tornare a casa. Sapevo che avrebbe avuto un passaggio da suo fratello, ma volevo esserne certo. Non mi andava di lasciarla nei guai. Mi diede un bacio sulla guancia e dopo di che salutai tutti gli altri ringraziandoli per la serata.

-Riley è con Denis da quella parte se vuoi salutarlo..- mi disse Simon con una specie di abbraccio fraterno..

-Oh no…non ce n’è bisogno..- dissi sbrigativo.. –Salutatemelo voi, non è il caso di disturbarlo..-

Guardai nella direzione che mi avevano detto, esattamente vicini al privé quello che doveva essere Denis a questo punto, stava letteralmente avvinghiato a Riley e lo baciava con trasporto. Decisamente una pessima idea. Attraversai la pista per raggiungere il piccolo corridoio che mi avrebbe portato nella stanza in cui quella mattina Ben aveva lasciato il mio piccolo zaino. Presi gli appunti che probabilmente Micol mi aveva appoggiato accanto allo zainetto, li riposi al suo interno e chiusi la cerniera. Nello stesso istante in cui controllai di non aver dimenticato nulla la porta si aprì e si richiuse con velocità. Non ci feci tanto caso, ero girato di spalle e non percepii nulla almeno finché qualcuno si avvicinò a me.

Quando mi voltai lui era di fronte a me, con quel suo viso che tanto spesso avevo desiderato schiaffeggiare. Sollevai un sopracciglio incuriosito dal muro della sua prestanza fisica, mi stava decisamente sbarrando la strada. La cosa non mi stupì, stavamo parlando di  Riley in fondo.

-Perché non sei venuto…- mi chiede con sguardo limpido..

-Dove!?- gli chiedo confuso..

-A dirmi che te ne stavi andando…- rispose lui secco…

-Questa è una domanda stupida..- gli dico sorridendo trattenendo a stento la rabbia repressa..

-Non mi sembra..- risponde più tranquillo.. –Perché!?-

-Non credo di aver fatto nessun crimine..- dissi infastidendomi di dover dare spiegazioni assurde.. –Eri in compagnia e mi sembrava scortese farlo..-

-Beh ora è tutto abbastanza chiaro..- disse lui con un sorriso furbo..

“Trattieniti Justin, ora porta fuori i tacchi è il momento opportuno..” mi ripetevo.

Lo supero deviando di un passo dalla traiettoria in cui si trovava Riley, sono ansioso di lasciare le sue stranezze in quella stanza e di rifugiarmi a casa, dove nulla può farmi del male. Sto raggiungendo la porta quando improvvisamente lui mi abbraccia da dietro e con un braccio mi tiene le spalle, la sua mano è chiusa a pugno davanti al mio viso. Non capisco il gesto, mi confonde solo il respiro caldo e profumato che sento vicino al mio orecchio e nella penombra, ogni volta era un tuffo al cuore sentirlo così vicino.

La sua mano si apre e tra le sue dita comincia a dondolare un ciondolo a forma di boccale di birra. So perfettamente di cosa si tratta, è il ciondolo che Micol mi aveva portato da Monaco di Baviera. Lo stesso pendente che io portavo sempre appeso al mio cellulare, rovinosamente caduto la stessa sera, poche ore fa.

“Sono fottuto!” penso immediatamente, mentre realizzo che ero stato un idiota a non accorgermi che cadendo l’avevo perduto, o meglio, l’avevo lasciato proprio a portata di mano dell’unica persona che non doveva trovarlo!! Rimango qualche istante a fissarlo mentre deglutisco impassibile e sento Riley sempre più vicino, sempre più deciso a sferrare l’attacco. Velocemente e al volo mi rimpossesso del mio regalo e lo tengo serrato tra la mano, così forte che sento pungere il palmo della stessa.

-Eri tu..- mi dice con quella voce tanto suadente da perforarmi le orecchie.. –L’ho capito immediatamente..-

-Hai la sfera magica!?- dico con un ghigno poco divertito..

-Qualcosa del genere..- mi dice parandosi davanti a me, sorridendo mesto mentre mi osserva la bocca e si avvicina..

NO!!! Mi giro di lato, mentre sento il suo sorriso diventare immenso e capisco che sto facendo quel gioco che a lui piace tanto. Il “diversivo” stava dando i suoi frutti e lui ne approfittava.

-Ora se non ti spiace me ne vado a casa..- dico mentre riprendo a camminare con una certa fretta..

Mi guarda proseguire il cammino verso la porta, se la raggiungo posso andarmene, ma prima di arrivare alla maniglia la sua mano mi prende il braccio e a quel punto non rispondo più di me. Mi volto verso di lui, con uno strattone mi libero mentre la sua mano rimane pietrificata. Mi avvicino al suo viso e questa volta sono chiaro, come non lo ero mai stato fino a questo momento.

-NON PROVARE MAI Più A TOCCARMI…- gli dico con voce dura e inflessibile.. –SONO STATO CHIARO!?-

-Con chi credi di parlare eh!?- mi dice lui spingendomi contro il muro..

Le sue mani appoggiate contro la parete mi bloccano, ma oggi non mi farò prendere per il naso. Ora so com’è fatto Riley e nulla può ancora ferirmi, niente può farmi cambiare idea!

-Con un bugiardo..- dico io con aria seccata.. –Un bugiardo che prende per il naso e che poi pensa anche di farla franca..-

-Ma che ti prende!?-

-Trovo irritante il fatto che quando sei con me per ottenere ciò che vuoi mi dici stronzate..- dico tutto d’un fiato senza riuscire a trattenermi.. –Mentre in realtà sono un diversivo per tastare le tue capacità seduttive!! È ODIOSO SAI!?-

Lui mi lascia passare mentre furioso ritorno nella stanza con l’adrenalina alle stelle. Non posso più sopportare la sua vicinanza, sentii gli occhi pungere terribilmente ai lati delle ciglia e cerco un modo per contenere l’emozione angosciosa che ho dentro.

-Non mi piace dare spiegazioni agli altri sulle persone che frequento..- dice guardandomi con sguardo truce.. -Non voglio sapere niente..- dico senza nemmeno guardarlo in faccia, alzandomi e riprendendo a camminare.. –Sono solo un idiota che si è illuso di poterti essere amico..-

-Justin..- mi dice lui con tono supplichevole mentre la sua mano riprende il mio braccio e lo trattiene..

-Ti ho detto di non toccarmi!!!- grido perdendo la pazienza.. –Cosa pensi che sia io?! Il tuo buffone di corte che ti fa ridere quando ne hai voglia e che si prende gli insulti quando a te girano i cinque minuti!?-

-Non volevo esporti troppo alla luce del sole..- disse lui giustificandosi e alzando la voce di qualche tono.. –non voglio che ti prendano di mira capisci!?-

No non capivo, sapevo perfettamente difendermi da solo. Ma la questione era che non mi fidavo di lui per quanto almeno volessi provarci. Ogni volta che guardavo il suo viso mi ricordavo quella stanza, la sua risata  così sincera e quelle parole che sembravano così davvero oneste che non potevo credergli. Mi aveva ferito. Mi ero sentito tradito perché gli avevo dato una fiducia che probabilmente non meritava. Ed ora questa era stata la ricompensa.

-Denis era solo un passatempo..- dice tranquillo e alzando le spalle.. –Un piacevole passatempo ovviamente, ma almeno toglie i riflettori un pò dalla nostra ambigua frequentazione..-

-Smettila di mettermi in mezzo ai tuoi casini..- dico guardandolo con furia.. –Quello che fai non è per proteggere me, ma per gratificare te stesso..-

-Certo...è anche per me..- dice sinceramente e con un sorriso.. –Ma tu mi hai sempre detto di essere etero quindi sviare i riflettori su di noi è il modo migliore per mettere a tacere le malelingue..-

Sorride con un chiaro sorriso di provocazione, di malizia che mi fa partire un moto di nervosismo che vorrei prenderlo a pugni. Conto fino a dieci, non dovevo cadere nella provocazione altrimenti avrei fatto il suo gioco. Mi arrendo a tutto, ad ogni cosa pur di sentirmi meno a disagio in quel momento.

-Hai ragione..- dico mentre mi preparo per andarmene.. –Allora continua così, a me va benissimo..-

Giro su me stesso e cerco di andarmene, appena in tempo per evitare di fargli vedere le lacrime che avevano cominciato a scorrere copiosamente. Il problema era che Riley mi aveva nuovamente preso per le braccia e mi aveva voltato con troppa forza per resistergli. E più mi guardava sconcertato con occhi sgranati, più me ne vergognavo, distolsi lo sguardo con un tale imbarazzo che mi sarei voluto seppellire. Cavolo ero un uomo ormai, non potevo comportarmi da idiota, ma non riuscivo più a trattenermi.

-Hai bevuto troppo..- mi disse lui avvicinandosi.. –Ti porto a casa, lasciamelo fare Jus..-

-No..- dico ribellandomi.. –Non voglio mai più passare del tempo da solo con te!! Non voglio essere toccato da delle mani che prima hanno sfiorato qualcun altro!!!-

Rimango ammutolito mentre quelle parole mi fanno tremare le labbra e la mia mente va nel panico. Avevo detto una cosa assurda, imbarazzante e stupida proprio davanti a lui, che non si preoccupava di cose insulse come i sentimenti. Riesco ancora ad osservare il suo sguardo stupito e che a poco a poco sorride per le parole che ho appena pronunciato.

E finalmente mi libero dalle sue braccia, da quella che per me stava diventando la mia personale gabbia d’oro delle torture. Apro la porta senza nemmeno accorgermene e corro, corro a perdifiato nella folla che si accalca e che balla con trasporto. Dietro di me sento qualcuno, qualcuno che tra spintoni e difficoltà cerca di raggiungermi, ma spesso viene fermato e trattenuto da ragazzi senza controllo che vorrebbero forse ballare con lui. Mi volto furtivamente, ma abbastanza per vedere che continua a spingersi tra la folla per controllare la direzione che prendo.

Finalmente raggiungo le tende, una volta scostate prendo in pieno un ragazzo che rimane tramortito e mi guarda un pò stranito.

-Ti prego scusami..- gli dico mentre riprendo a correre velocemente..

Lui mi sorride e entra nel locale. Dovevo spicciarmi altrimenti avrei rischiato che Riley mi raggiungesse. Avevo un vantaggio esiguo su di lui, una volta uscito dalla mischia mi avrebbe raggiunto in men che non si dica. Quando esco fuori la brezza serale è fresca e rincuorante, senza pensarci mi infilo velocemente il casco integrale e arrivo alla moto.

-Justiiinnnn…- si guarda intorno, poi si accorge di me e riprende a correre..

Ma ormai sono al sicuro sulla mia moto, con attenzione esco dal posteggio e do gas con tutta la velocità di cui ero capace mentre vedo Riley che cerca di scavalcare una macchina per raggiungermi prima che possa allontanarmi troppo. Ma non riesce a fare niente per fermarmi, lo vedo seguirmi ancora un pò mentre mi volto con la testa per verificare che non prendesse la macchina e poco dopo lo vedo rallentare e guardarmi mentre mi allontano nella notte. E mi sento libero adesso, non tranquillo ma almeno sono solo con la mia stupidità.

Correndo nella notte non mi rendo nemmeno conto di quanto vado veloce e mi ritrovo sotto casa, frastornato ma illeso se non altro. Nessuna traccia di Riley fortunatamente!!

Salgo in casa come uno spettro e mi rendo conto di tirare un sospiro di sollievo quando capisco che nessuno è alzato e che la casa è buia. Vado subito in camera e mi spoglio velocemente. Mi lavo i denti e faccio una doccia veloce per togliermi di dosso la tensione della giornata. E penso “ora sono solo, posso fare quello che voglio!!”. Torno in camera e mi butto sul letto supino, copro con un braccio gli occhi e lascio che accada quello che deve. Dovevo piangere tutte le lacrime che avevo, il giorno dopo volevo svegliarmi e sentirmi meglio. Questa sera dovevo dire addio a qualcosa, dovevo trovare la mia strada. Senza di lui.

E allora piango...si, da domani senza di lui!

Ciao a tutti, questo è il quarto capitolo che inserisco della mia storia. Spero che vi piaccia e che per voi sia interessante! Se avete critiche da fare non abbiate timore, non sono una che se la prende, anzi preferisco sapere cosa ne pensate per eventualmente migliorare..
Se vi va, seguitemi..
Un abbraccio Asia...

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque.. ***


Capitolo 5

Riley...

9 novembre 2012

In casa poca confusione, sdraiato sul divano rilasso la schiena dopo una nottata pesante. Era stata più dura del solito, intrattenere le persone diventava difficile a volte. Denis era tornato alla carica ma mi era già passata la voglia di giocare con lui. Simon stava armeggiando in cucina con le mie pentole mentre doveva essercisi messo d’impegno a volermene distruggere qualcuna.

Spuntai dal divano guardandolo con un ghigno e lui sollevo le spalle come per scusarsi. C’era chi metteva tavola, chi si guardava il Sidney giocare alla televisione.

Erano due giorni che non avevo più notizie di Justin. Gli avevo scritto ovviamente, lo avevo chiamato ma non avevo mai avuto una risposta. Lasciavo che il cellulare dondolasse davanti alla mia faccia, volevo almeno una spiegazione per non essermi nemmeno guadagnato il diritto di un chiarimento.

Quella sera avevo sentito un rumore dietro la porta della stanza dove con Denis ci eravamo rintanati. Mi ero rimesso la camicia ed ero uscito abbastanza velocemente, non sufficientemente per vedere chi stava origliando. Quando ero uscito non avevo notato nulla di strano, avevo fatto qualche passo in direzione del salone principale ma non c’era anima viva intorno. Avevo deciso che poteva essere frutto della mia immaginazione, quindi ero tornato sui miei passi. Quando stavo per tornare nella stanza notai un qualcosa proprio li affianco alla porta e capii subito che la sensazione e il rumore che avevo percepito, non erano solo stati una fantasia. Qualcuno ci stava guardando.

Raccolsi quel piccolo ciondolo e non ci misi granché a fare due più due. Ricordavo benissimo dove l’avevo già visto, così arrivai alla conclusione che Justin ci stava osservando. Se ci stava guardando doveva anche aver ascoltato la conversazione che avevamo avuto io e il tipo con cui mi stavo divertendo. Rientrai nella stanza indeciso sul da farsi, da un lato volevo trovare Justin e fargli delle domande, dall’altro pensavo che potevo godermi il momento e poi parlare con lui dopo. Denis fece la sua parte e non ci mise molto a convincermi che tutto il resto poteva aspettare e quel momento no.

Ma adesso mi stavo facendo esattamente le stesse domande a cui non avevo avuto risposta e che erano rimaste senza una argomentazione da parte sua.

Ben ad esempio?! Sembrava che lo lasciasse avvicinare molto di più rispetto a me. E quella mattina sempre con Ben, aveva detto che stava cercando di andare d’accordo con me solo per il bene di Micol. Sapevo che l’adorava, ma ora doveva anche essere consapevole che non era solo per quello se tra noi si era creata quella strana atmosfera. Mi misi a sedere con la testa piena di domande a cui non sapevo dare una risposta.

-Hai più sentito Justin!?- mi chiede Simon sempre attento all’umore altrui..

-No..- gli dico scuotendo la testa e sorridendo come se niente fosse.. –Non sono più riuscito a contattarlo..-

-Davvero!?- disse Clarke pensieroso.. –Ieri mattina è venuto al locale per le prove con i ragazzi, ma poi se ne sono andati, mi hanno detto che avevano trovato una postazione più neutrale! Ma Jus aveva una pessima cera..-

-Cosa intendi per pessima cera!?- chiese Jason incerto..

-Beh insomma era pallido, con gli occhi cerchiati ecco..- disse lui con un alzata di spalle.. –Sembrava ansioso di andarsene in verità..-

-Forse è teso per l’esibizione..- disse Orlando che stava per fumarsi una sigaretta..

-Quel ragazzino si sente a disagio secondo me..- disse Jason riflettendo.. –Ci conosce da pochi giorni e in più lo abbiamo trascinato in una situazione in cui è costretto a confrontarsi con un mondo diverso da quello in cui ha vissuto finora..-

-Dimentichi però che tutti  noi abbiamo percepito la stessa cosa..- disse Mike serio.. –Quando l’abbiamo conosciuto ognuno di noi ha sentito “lampeggiare” il gay-radar..-

-Se ci fossimo sbagliati!?- chiese Orlando dubbioso.. –potrebbe avere dubbi inutili..-

-No…non ci siamo sbagliati..- intervenni io con tranquillità..

-Come lo sai!?- chiese Mike curioso questa volta..

-Si è avvicinato a me ultimamente…- dico vagamente.. –Certe cose si capiscono..-

-Ultimamente cerca in tutti i modi di evitarti…- disse Ben comparendo improvvisamente sulla porta che portava alle camere e al bagno, un sorriso strano sul volto....

-Evitarmi..- dissi io sollevando un sopracciglio.. –è un continuo fuggire e tornare con lui..-

-Ti evita perché lo stai confondendo, credo che comprensibilmente sia spaventato..- disse lui con un certo risentimento..- quindi ti allontana! Ma non devi preoccuparti, sta bene..-

-Come puoi dirlo!?- chiesi io guardandolo con aria ostile..

-Semplicemente perché l’ho sentito..- rispose lui con un sorriso smagliante..

-L’hai sentito!?- chiesi io alzandomi dal divano e guardandolo fisso..

-Si…l’ho chiamato e mi ha risposto..- mi disse Ben come se niente fosse.. –Ha solo bisogno di tranquillità per prepararsi alla serata dell’esibizione, lascialo in pace..-

-Sei diventato il suo paladino di giustizia!?- risposi sarcasticamente, ma decisamente troppo irritato!!

Non volevo dimostrarmi…spazientito da quella rivelazione, ma lo ero decisamente molto! Justin si stava rifiutando di parlarmi mentre si premurava di rispondere a qualcuno che non rappresentava assolutamente nulla per lui. Inoltre Ben non stava rispettando gli accordi, finché Justin era una mia preda non aveva alcun diritto su di lui! Presto o tardi mi sarei stufato, da quel momento in poi era libero di fare di lui ciò che voleva ma non ora che stavo impazzendo per averlo.. Non mi ero mai intestardito così tanto nei confronti di un ragazzino, ma non riuscivo a togliermi dalla testa i suoi bellissimi occhi pieni di lacrime. Provavo un misto di esaltazione e di angoscia che non potevo spiegarmi, sapevo solo che lui piangeva per me ed io non ne avevo ancora capito la vera motivazione. Non potevo tollerare che Ben potesse mettermi i bastoni tra le ruote proprio ora che stavamo arrivando ad un dunque!! Dovevo agire subito, non volevo perdere quel rapporto che avevo tanto faticosamente instaurato con Justin.

“Dove cazzo sei finito!? Justin vedi di rispondermi, altrimenti piombo a casa tua e stai certo che lo faccio chiaro!??!?!?!?!?”

Avevo scritto con una tale rabbia che era uscito un messaggio quasi intimidatorio. Erano due giorni che non avevo notizie di lui e in più Micol non aveva informazioni utili da darmi anche perché lui la teneva fuori dai nostri problemi. Cercai di mantenere comunque un atteggiamento tranquillo con Ben, eravamo amici da una vita e nonostante questo non volevo rovinarla. Un dato di fatto era che odiavo comunque la sua intromissione. Ma Justin…aveva scelto lui a me, non potevo accettarlo!!

Aspettai ancora un paio di ore prima di muovermi, ma appena i miei amici decisero di andarsene li avvisai che avevo preso una decisione. Un viaggio, ad Halifax in Canada. Era una città che avevo sempre desiderato visitare e se Justin desiderava avere qualche giorno di pace per prepararsi li poteva averne quanto voleva. Jeffrey, il mio datore di lavoro, era proprietario di alcuni dei più importanti hotel della città e non mi avrebbe negato un favore. Sapevo che aveva un magnifico hotel a ridosso delle Montagne di Ghiaccio come venivano comunemente chiamate dagli abitanti del posto. Imponenti catene montuose ricoperte di neve e ghiaccio che condizionavano l’ambiente circostante. Maggio era un mese perfetto per quelle mete, in questo periodo le temperature erano leggermente meno rigide, eravamo nel periodo migliore per visitare la città. Nella seconda metà di maggio eravamo nel bel mezzo della primavera anche se potevano esserci ancora delle nevicate. Micol sapevo che non avrebbe avuto nulla in contrario, era nella settimana di riposo dalla scuola e i suoi ottimi voti non facevano che rendere la cosa meno complicata. Se lei fosse venuta, Justin non avrebbe rifiutato ed io avrei avuto del tempo per guadagnarmi la sua fiducia.

Mi incammino velocemente verso casa del moccioso, mi stavo preparando mentalmente tutte le cose che volevo dirgli e non avevo idea di come sarebbe andata a finire. Mentre ragionavo sul da farsi mi ritrovai di fronte casa sua, la moto era posteggiata e quindi ero certo di trovarlo in casa. Presi velocemente e correre verso il palazzo, quando in un lampo cominciai a fare gli scalini due a due.

Avevo così tanta voglia di vederlo!? Volevo vedere ancora i suoi occhi spalancarsi di stupore mentre arrossiva!? Beh la risposta era si, a qualsiasi domanda mi ponessi.

Ero arrabbiato con lui!? Si, ero furioso.

Ero preoccupato!? Forse ero curioso di sapere tante cose che non avevano una risposta.

Quando mi ritrovai davanti alla sua porta avevo il fiatone. Non mi ero reso conto di quanta energia e fretta avessi in quel momento. Suonai qualche volta alla porta e aspettai che i suoi occhi smarriti mi venissero ad aprire. Sentii i passi dietro la porta e il mio cuore che già stava scoppiettando, accelerò ancora i battiti.

Quando la porta si aprì stavo cominciando quasi a parlare e a buttargli addosso tutta la rabbia che sentivo, ma mi bloccai, non avevo davanti lui, ma un altro uomo.

Un attimo di incertezza..

Restai in silenzio con la bocca leggermente socchiusa, stavo cominciando a pensare le cose più assurde, mi stava salendo una furia cieca proprio all’altezza dello stomaco. E non era esattamente il sentimento migliore, ero ingestibile in quei casi. Mi conoscevo abbastanza da sapere che una volta esploso non mi sarei più trattenuto. Era…con un altro ragazzo!?

-Posso esserti utile!?- mi disse dopo qualche istante..

La parte più irruente di me stava già pensando di reagire con un piccolo pugno che lo avrebbe fatto ruzzolare a terra per sbaglio, ma mi fermai in tempo per realizzare che quel ragazzo, che avrà avuto più o meno la mia stessa età, poteva essere il fratello del moccioso. Mi aveva parlato una volta di lui.

-Sei…il fratello di Justin!?- chiesi dominando quei sentimenti che non pensavo mai sarebbero potuti uscire proprio in un frangente del genere..

Feci uno sforzo immane per controllare il tono della voce alterato dall’ira di pochi istanti prima.

-Si…devi essere un suo amico!- disse spalancando la porta.. –Entra pure, non è ancora tornato..-

Quando entrai una donna molto affascinante stava arrivando velocemente in salone, assomigliava molto a Justin. Quando mi vide i suoi occhi si fecero per qualche istante confusi, poi sembrò riprendere il controllo e fece un sorriso quasi a se stessa ricordando chissà cosa.

-Pensavo fosse mio figlio..- disse come per scusarsi.. –Tu sei…?!?!-

-Mi spiace non mi sono presentato..- feci per continuare ma la madre di Justin non me ne diede il tempo..

-Tu devi essere Riley..- disse lei con un sorriso gentile… -Il fratello di Micol..-

-Davvero!?- disse quello che a questo punto doveva essere David..

-Si…sono io..- gli rispondo con un sorriso.. –Piacere di conoscervi e vi chiedo scusa per l’intrusione..-

-Oh…non dirlo nemmeno..- rispose lei porgendomi la mano.. –Io sono Ginevra..-

-Io David..- mi fece strada e andò a sedersi sul divano.. –Prego accomodati pure..-

-Posso offrirti qualcosa Riley!?- la donna con la sua lunga coda alta si stava dirigendo di nuovo in cucina.. –Mi stavo giusto preparando un buon caffè..-

-Grazie…volentieri..- risposi con un certo imbarazzo..

David era un ragazzone alto, direi come me in effetti, poteva dirsi un bel tipo ma niente a che vedere con la bellezza sconvolgente di suo fratello. Eppure per certi versi mi ricordava spesso Justin nei suoi modi di fare.

Mi alzai leggermente, la vista da quell’appartamento era meravigliosa.

-Una vista a dir poco sconvolgente..- dissi sorridendo a David..

-Si è vero..- rispose lui raggiungendomi.. –Justin ama tantissimo sedersi proprio qui mentre suona, il tramonto lo ispira..-

-Mentre suona?!- dissi curioso, avrei tanto voluto vederlo mentre lo faceva..

-Ci ha detto che ha ripreso a suonare grazie a te..- mi disse David guardandomi intensamente come per scrutarmi dentro..

-Ti ha detto questo!?- sorrisi, in fondo felice che almeno qualche merito potessi averlo..

-Si…se non avesse avuto una buona motivazione per farlo, non avrebbe mai più ripreso uno strumento in mano..- disse serissimo.. –E pensare che ha un gran talento!!-

-Eccomi..- Ginevra tornò con un vassoio e tre tazze di fumante caffè profumatissimo.. –Venite ad accomodarvi..-

Feci qualche passo in direzione del divano mentre nello stesso istante sentimmo qualcuno inserire la chiave nella serratura.

-Sono a casa..- disse una voce profonda e sensuale, non la sentivo da due giorni.

Mi era mancata! Aveva alle spalle l’immancabile chitarra nella propria custodia. Aveva le guance colorate, lo vedevo dal suo profilo perfetto. Rimasi in piedi in silenzio e quando si voltò, il suo sguardo vacillò qualche istante. La bocca si aprì leggermente, mentre gli occhi si sgranavano e sembravano così lucidi.

-Tu che ci fai qui?!- mi chiese smarrito, confuso..

-Beh…sei sparito e ci chiedevamo che fine avessi fatto..- più che altro me lo chiedevo io!!!

-Riley è arrivato da poco e così stavamo prendendo un pò di caffè..- disse sua madre con tono affettuoso.. –Ne vuoi un pò tesoro!?-

-Certo..- le rivolse un sorriso caldo e affettuoso, come faceva con pochi..

Passando la madre le posò una mano sulla guancia e un bacio sull’altra. Lui la guardò con profondo rispetto e venne a sedersi vicino a suo fratello. Era a disagio, lo vedevo bene.

Sedendosi David gli aveva scompigliato i capelli e gli aveva dato un breve ma caloroso abbraccio. Lui sembrò rilassarsi nella tranquillità dei suoi affetti e mi guardò al di sotto delle sue folte ciglia che contornavano gli occhi mettendoli in risalto. Quando la signora Ginevra tornò l’imbarazzo di Justin si fece un pò meno evidente.

-Dovevi dirmi qualcosa?!- mi chiese con riluttanza mentre sorseggiava il suo caffè amaro..

-Beh in effetti volevo parlarti di alcune cose..- risposi diretto facendogli capire che non se la sarebbe svignata come sempre, non questa volta..

-Ok..- disse guardandosi intorno..

-In camera tua sarete tranquilli Justin..- disse David con noncuranza.. –tanto mamma ed io abbiamo ancora del lavoro da sbrigare..-

-Vieni..- mi disse Jus alzandosi dal divano.. –Hai fame?! Vuoi qualcosa..!?-

-No sto bene così grazie..-

Lasciai la mia tazza di caffè nel salone, mentre Justin si portò la sua dietro in camera. Aveva recuperato la custodia del suo strumento ed ora mi faceva strada per raggiungere la sua camera, dove finalmente saremmo stati soli dopo due giorni che non ci vedevamo.

Aprì la porta di una stanza davvero grande e illuminata dal sole rosso, i colori del tramonto rendevano quella camera accogliente e profumata. Primeggiava al suo interno il colore blu e azzurro del mare con un enorme delfino sul copriletto. Andai accanto all’enorme finestra che si affacciava sul mare e rimasi a contemplare qualche istante il panorama. Quando mi voltai Justin era seduto sul letto e mi guardava, il suo sguardo sembrava sorpreso. Avevo le braccia conserte, lo sguardo teso, la rabbia tenuta sotto controllo, ma presente.

-Si può sapere che ti prende!?- comincio a dirgli con voce tranquilla ma incisiva.. –Hai idea di quanto ti ho cercato!?-

-In effetti no..- risponde annuendo.. –Ho riacceso il cellulare solo ieri..-

-Ti avrò chiamato venti volte e mandato altrettanti messaggi..- dissi sostenendo il suo sguardo.. –E poi vengo a sapere che hai parlato con Ben…-

Ora torna l’irritazione. Chissà se la sente nella mia voce. Possibile che non si accorga che l’indifferenza che spesso ha nei miei confronti sia lacerante!?

-Ho parlato con Ben perché mi sentivo di farlo..- mi risponde lui giustificandosi..

-Non hai motivo di essere geloso di Denis..- dico io avvicinandomi leggermente..

-Tu non capisci..- risponde lui scuotendo la testa.. –Devi sempre travisare quello che dico o penso?!-

-Allora spiegamelo tu…- dico io scuotendo il capo.. –Mi hai detto che non volevi essere sfiorato da mani che toccano altre persone, a me questo sembra molto chiaro, eppure non c’è problema se a toccarti è Ben..-

-Cosa c’entra Ben!?- mi risponde lui alzandosi dal letto.. –I problemi che ho nel relazionarmi con te non coinvolgono nessuno altro se non noi due..-

-Sei tu che stai mentendo a te stesso!!- gli dico irritato.. –Anche l’altra mattina gli hai detto che stai cercando di essermi amico solo per il bene di Micol..-

-Cosa dovevo dirgli secondo te!?- dice lui alzando le mani all’altezza del capo.. –Che mi fai il lavaggio del cervello per ottenere quello che vuoi!? Che mi racconti mille balle per mandarmi in confusione e arrivare allo scopo di strapparmi un..-

Lo vidi sospirare mentre proprio non riusciva a proseguire. Si era appoggiato alla parete guardando il soffitto, chiuse qualche istante gli occhi per recuperare il controllo. Sapevo come poteva sentirsi, non era facile arrivare alla decisione di accettare la propria diversità, di acconsentire al vero se stesso di lasciare che le nostre pulsioni più inconsce ed intime si liberassero dalle catene. C’ero passato anche io, anche se potevo comprendere che per lui fosse più complicato. Aveva vissuto in un certo modo fino ad ora, adesso non aveva più quelle certezze e io non potevo forzarlo. Non volevo rischiare di  fare danni irreparabili anche se ero totalmente attratto da lui.

-Un bacio..- dissi con voce suadente.. –è questo che intendevi vero!?-

Mi guardò con quello sguardo da gattino spaurito, quanto era difficile resistere all’impulso di tirarlo vicino a me, di stringerlo così forte da lasciare che esistesse solo quello e basta tra di noi. Lo guardai mentre avevo entrambe le braccia appoggiate sul materasso che mi sostenevano. Si stava morsicando leggermente il labbro inferiore e sapevo cosa significava, che era imbarazzato, a disagio.

-Riley non posso ancora frequentarti se ogni volta rischiamo di arrivare a un limite..- mi disse con aria seria..

-Quale limite!?- dissi sorridendo e scuotendo il capo.. –Dio mio sembra quasi che tu voglia scaricarmi addosso responsabilità che abbiamo entrambi! È vero, spesso esercito su gli altri una certa influenza..-

Lo dissi con consapevolezza, sapevo di fare un certo effetto sulle persone e avevo un certo modo di fare che risultava piuttosto suadente, magari a volte nemmeno me ne rendevo conto. Ma non ero disposto a prendermi ogni colpa, non lo avevo mai costretto a baciarmi, forse era accaduto una sola volta, ma non avrei continuato se non avessi percepito in lui una certa collaborazione. Che fosse conscia o inconscia poteva dirmelo solo lui, ma questo doveva essergli chiaro, altrimenti non saremmo mai arrivati da nessuna parte.

-Justin, ti prego ascoltami..- dissi con enfasi, alzandomi e avvicinandomi con discrezione a lui.. –Ero solo io a sentire un qualcosa che mi legava a te!? Quando ti baciavo sentivo davvero che eri lì e…pensavo che ci fossi per me! Pensavo davvero che qualcosa valesse quel tempo che abbiamo trascorso assieme..-

-Tu non capisci che anche io sto bene in tua compagnia..- disse lui esasperato.. –Ma non se ogni volta ti aspetti qualcosa che non sono in grado di darti..-

Cosa devo fare con lui!? Non posso insistere su questa linea, devo giocare le mie carte nel viaggio che avevo deciso di organizzare. Lunedì avremmo avuto l’esibizione di Justin, avevo tre giorni e mezzo per giocarmi il tutto per tutto.

-Ascolta…parti con noi..- dissi guardandolo intensamente negli occhi… -Ti prego..-

-Partire!?- i suoi occhi si sgranano..

-Si…domani pomeriggio..- dico con determinazione.. –A che punto sei con le preparazione della serata!?-

-Sono messo piuttosto bene..- mi dice con stupore.. –Ma non posso mollare tutto così senza provare ancora..-

-Mi preoccupo di tutto io ok?!- gli dico senza problema.. – Matt ed io siamo sempre stati buoni amici e ama i viaggi, sono certo che per lui non ci saranno problemi..-

-Riley frena..- mi disse lui sconcertato.. –Io non posso partire così solo perché lo decidi tu! Sono ancora minorenne è mia madre che decide per me…-

Lo prendo per una mano e lo sento subito irrigidirsi al mio fianco. Cerca di togliere la mia mano dal braccio ma glielo stringo ancora di più, sento…uno strano bisogno di toccarlo. Mi avvicino a lui e lo abbraccio, volevo capire cosa provavo nello stringere una persona che svegliava in te cose ingestibili come succedeva con Justin. Sapevo di non provare sentimenti profondi per lui, almeno finché mi avesse reso la vita difficile, pensavo che non mi sarei stufato tanto presto di lui. E pensai anche, che fino a quel momento, non ero mai stato tanto curioso di qualcuno come per lui in questo momento. Sentivo il suo cuore battere tanto velocemente che sembrava scoppiare nel petto. Ed ero euforico, troppo euforico nel  sentirlo così vicino a me. Presi il suo viso tra le mani e posai un bacio a stampo leggerissimo su quelle labbra perfette che subito vennero coperte da entrambe le sue mani, mentre gli occhi erano sbarrati.

-Sei pazzo!?- dice di soppiatto mentre lo trascino nel salone.. –Qui a casa mia…-

Lo tiro da una parte all’altra come  se fosse una marionetta e se non fossi stato tanto precipitoso per avere il consenso di sua madre, avrei notato lo sguardo assente di Justin che sembrava stordito da qualcosa che mi sfuggiva. Quando arrivammo vicino al salone lasciai il suo braccio, mi accertai che avesse una certa stabilità sulle gambe e mi diressi in cerca della signora Ginevra che seduta sul divano col figlio maggiore, sorseggiavano tranquillamente il caffè.

-Signora..- dissi educatamente.. –Potrei parlarle un attimo!?-

-Oh…certo Riley..- disse Ginevra un pò stupita..

-Vede signora come sa Justin ha un’esibizione lunedì, a cui ovviamente siete invitati..- dissi con evidente entusiasmo..

-Possiamo davvero partecipare!?- il mio sorriso bastò come risposta e lei proseguì.. –Grazie!! Ci saremo di sicuro! Vero David!?-

-Vede è stato organizzato un ritiro per preparare le band all’evento..- dissi con precisione.. –E ovviamente è stato fatto anche per il nostro gruppo!! Capisco che Justin è minorenne e che per lei potrebbe essere preoccupante lasciarlo partire, ma le garantisco che se mi darà il permesso di portarlo con noi, mi prenderò personalmente cura di lui e di Micol, che sarà con me!-

-Dimmi…dove sarebbe questo ritiro!?- mi chiese con evidente interesse..

-Per noi la meta scelta è stata Halifax…in Canada..- guardo la famiglia di Justin e metto una mano sulla sua nuca mentre gli scompiglio un pò i capelli con un sorriso spontaneo sulle labbra.. –Può essere molto utile per Justin e lo aiuterebbe a dare il meglio di sé..-

Ginevra mi osservava attentamente, un sorriso spontaneo e dolce, guardò David che però non sembrava contrario all’opportunità che partisse.

-Beh...a scuola vai bene e non possiamo certo lamentarci di te fratellino..- disse David sorridendo.. –Secondo me mamma Justin se la merita proprio una piccola vacanza..-

-A quanto pare sono chiamata a rispondere..- dice lei guardandoci serenamente.. –Va bene, non ho motivo di temere, mi fido di te tesoro mio. Te lo affido Riley..-

-Grazie..- dissi avvicinandomi leggermente.. –Mi occuperò di loro..-

Ringraziai la signora Herstrass per l’ospitalità, mi invitò a cenare con loro ma non potevo fermarmi così mi fece promettere che ci sarebbe stata una seconda occasione. Accettai volentieri e mi rimase qualche minuto per salutare Justin. Mi accompagnò fuori sul pianerottolo e mi voltai verso di lui con cautela.

-Per favore non costringermi a venirti a prendere di peso..- dissi con un sopracciglio alzato.. –Sai che sarei capace di farlo..-

-Non ti darò questo fastidio..- rispose con rassegnazione.. –A che ora ci vediamo?!-

-Ti mando un messaggio appena so qualcosa da Jeffrey..- risposi con un sorriso.. –Ciao Jus..-

-Ciao..- mi disse timido..

Guardai scomparire il suo viso dietro la porta e immediatamente contattai il mio capo. Jeffrey mi rispose immediatamente, era un caro amico oltre che il mio datore di lavoro e avendo a disposizione un aereo privato e hotel in tutta America, organizzare un viaggio su due piedi per lui era una passeggiata. Come previsto aveva messo a mia disposizione tutte le camere  di cui avevo bisogno e mi aveva garantito che saremmo potuti partire e tornare quando volevamo. Avvertii Matt e il suo gruppo musicale dell’eventualità della vacanza e della possibilità di poter provare con Justin anche ad Halifax e non rinunciarono certamente a un’occasione simile. Jeffrey ci aveva fatto un buonissimo sconto nel suo hotel a cinque stelle, in più avremmo usufruito di tutte le comodità e le delizie che ci offriva la città. Beh…gli avevo anche chiesto un piccolo favore, di finire casualmente in camera con Justin. Avevo preso una camera singola per Micol ovviamente, mentre le altre erano camere doppie, si sarebbe occupato lui di decidere le coppie ma l’unica richiesta che avevo avanzato e su cui ero intransigente era quella. Non potevo rischiare che finisse in camera con Ben o con nessun altro. Quando arrivai a casa, ero ancora al telefono con Jeffrey che come al solito, preso dal suo entusiasmo, aveva già smosso mari e monti per organizzare il suo Hotel in Canada.

Riattaccai rasserenato che tutto fosse a posto e mi permisi di ripensare a tutti quei momenti travolgenti che avevo vissuto con Justin. Quel ragazzino, così dolce e cocciuto aveva stravolto la mia vita.

Non avevo mai provato una curiosità così viva per un ragazzo prima d’ora, non avevo mai fatto cose sconsiderate. Solitamente, conoscendomi abbastanza, l’obiettivo che perseguivo era quello di fare letteralmente mio il ragazzo che prendevo di mira. Questa volta era in parte diverso, desideravo moltissimo Justin, provavo una vibrazione ogni volta che l’avevo vicino, ma volevo godermi ogni istante prima di arrivare all’inevitabile noia. Volevo godere appieno di quel momento di tremito travolgente che ci avvicinava e allontanava, quel “gioco” che ci vedeva perennemente coinvolti come in una montagna russa.

“Domani vieni a casa mia all’una, partiamo alle due dall’aeroporto..”

“Va bene...hai qualche maglione da prestarmi per caso?! Non ho molto tempo per fare shopping..”

“Lo so! Tutti quelli che vuoi! Non hai idea di quanto mi sei mancato in questi due giorni! Non farlo mai più…”

“Cosa!?”

“Non evitarmi mai più!! Non lo posso sopportare…”

Il capitolo oggi è più breve e forse noioso, non so.. Beh se vi va fatemi sapere cosa ne pensate.. Grazie a chi mi segue..
Un abbraccio Asia..

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Capitolo 6
*** Capitolo sei.. ***


capitolo 6

Capitolo sei.

Justin…

 

Avevo richiuso la porta e vi avevo appoggiato le spalle contro, con la testa rivolta al cielo. Riley…cosa dovevo fare con lui?!

Mia madre comparve nel salone con mio fratello e li guardai con aria timorosa. Non sapevo cosa dire, come comportarmi, come giustificare la confidenza che dimostrava di avere con me ed io mi sentivo totalmente in balia del suo modo di fare.

-Così lui è il famoso Riley..- disse mia madre con un sorriso comprensivo..

-Famoso!?- dice David alzando un sopracciglio..

-Abbiamo avuto qualche problemino io e lui…- rispondo evasivo, col chiaro intento di evitare l’argomento..

-Mi nascondi qualcosa fratellino..- dice David prendendomi per il braccio teneramente e sorridendo.. –Fidati di me…ho notato un po’ di tensione tra di voi..-

Mi sedetti sul divano mentre lo sguardo di mia madre, sempre a portata di mano quando mi sentivo in difficoltà mi esortava a dire quello che pensavo e a spiegare a mio fratello cosa stava succedendo. David ci teneva sempre tanto a fare parte della mia vita, era stato come il padre che non avevo mai avuto e quello che sapevo, me lo aveva insegnato lui. Sentivo spesso l’esigenza di un suo abbraccio o di un suo consiglio quando stavo male e non confidandomi con lui in quei due giorni, mi ero sentito ancora peggio.

-Ho un problema con Riley..- dico senza guardarlo negli occhi.. –E non un problema qualsiasi, facilmente gestibile..-

-Cosa intendi?!- mi dice lui socchiudendo gli occhi..

-Riley è gay..- rispondo semplicemente alzando le spalle..

-L’avevo capito…- risponde immediatamente accarezzandomi una guancia…

-Come!?- gli dico con gli occhi spalancati e guardandolo ora in viso..

-All’inizio non ho sospettato nulla, ti cercava, ma finché non sei arrivato non avevo alcun dubbio sulla sua sessualità..- risponde con esasperante tranquillità.. –Poi ho visto come ti guardava quando sei arrivato…aveva uno sguardo così intenso che era difficile non capirlo ed era furioso con te…-

-Già, furioso forse è la parola giusta..- dico scrollando il capo..

-Cos’hai combinato!?- mi chiede David con divertimento..

-A quanto pare averlo evitato due giorni senza rispondergli al cellulare deve averlo irritato..- dico con disarmante sincerità.. –E poi ho fatto l’errore di rispondere al suo migliore amico però..-

-Ti mette in difficoltà…- dice mio fratello con un acume disarmante..

-Si..- rispondo con lo sguardo basso.. –Non so mai cosa aspettarmi da lui, è imprevedibile...-

-Sei…confuso?!- guardo David con il batticuore, ma il suo viso completamente tranquillo e senza pregiudizi mi rilassa un pò.. –Jus…non ci sarebbe niente di male!! È un ragazzo decisamente bello e sa quello che vuole, forse ti senti lusingato o forse c’è qualcosa che devi chiarire a te stesso..-

-Sarebbe un problema!?- dissi con un imbarazzo tale che mi venne il magone..

-No…non lo sarebbe assolutamente..- dice mia madre correndo ad abbracciarmi..

-Justin…saresti comunque tu..- mi disse David senza esitazione.. –Non sto dicendo che tu sia gay…semplicemente che devi cercare di sentirti bene con te stesso qualunque sia la tua natura! Devi rispettare quello che sei ed essere chiaro con Riley, tutti meritano chiarezza, anche lui..-

-Io gli ho spiegato che non posso dargli ciò che magari si aspetta..- mi affretto a rispondere.. –Solo che diventa sempre più difficile gestire i nostri incontri..-

-Non si comporta bene con te?!- mi chiede mia madre preoccupata..

-NO!!- dico io alzando leggermente la voce con la strana preoccupazione di difendere quel ragazzo che mi faceva sentire così strano.. –è difficile perché tra noi ci sono sempre mille incomprensioni e finiamo solo col litigare, ma lui è…piuttosto gentile ecco..-

La mia famiglia si rilassò e io mi sentii meglio dopo aver parlato con loro. Pranzammo tranquillamente mentre mia madre raccontava le ultime stravaganti pubblicità che avevano dovuto mettere in piedi per i prodotti più stravaganti finiti sul mercato. Era sempre divertente sentirli raccontare del loro lavoro, ma ahimè quella sera ero decisamente distratto. Pensavo che per giorni consecutivi avrei potuto avere accanto Riley con tutti i pro e i contro del caso. Mi sentivo euforico e fragile allo stesso tempo, ma dovevo essere consapevole di una cosa importantissima. Non era possibile cancellare la natura di una persona.

Un giorno Micol mi aveva parlato di suo  fratello e mi aveva spiegato che lui non credeva nella possibilità di amare un'unica persona nel mondo di cui faceva parte, quindi si prendeva il lato materiale della faccenda e ne ricavava i frutti che poteva fino a quando avrebbe guardato altrove per trovare altre attrazioni. Mi aveva spiegato che il mondo omossessuale, o almeno una buona parte di esso, ragionava in questi termini, trarre piacere solamente da una storia fisica. Nonostante quelle parole, ultimamente, mi chiedevo sempre più spesso se un uomo come Riley, che poteva dire cose  tanto belle e toccanti a volte, potesse davvero ragionare solo in quei termini, o forse più semplicemente non credeva nell’amore per un motivo che l’avesse ferito. Ogni volta che pensavo a lui mi rendevo conto che lo vedevo nella sua totalità, benché non la pensassi come lui su tante cose,  non si preoccupava di nascondere la sua natura egoistica e narcisistica a volte e questo ne faceva quanto meno una persona autentica nel bene o nel male. La cosa che mi consolò è che molto probabilmente avrebbe trovato presto qualcuno di più interessante e si sarebbe scordato della mia esistenza. Lo stomaco si chiuse all’improvviso, avevo mangiato abbastanza. I miei famigliari parlavano ancora tra di loro e quando gli chiesi se potevo alzarmi che ero stanco mi diedero il permesso senza farmi troppe domande. Il fatto che mi sentissi così smarrito dopo quella considerazione, voleva dire che in fondo mi spiaceva smettere di frequentare Riley, che forse la sua amicizia era già diventata molto importante.

Quando lui mi scrisse il messaggio per il giorno successivo, ero nel pieno di una crisi di panico. Mi rilassai con difficoltà, ma una parte di me si sciolse nello stesso istante in cui arrivò l’ultimo dei messaggi che per quella sera Riley mi avrebbe inviato.

“Non evitarmi mai più!! Non lo posso sopportare…”

A quel punto mi lasciai scivolare nel torpore di quella frase. Avevo capito tre cose importanti quel giorno. Mi ero affezionato a lui, ci tenevo a mantenere un rapporto. Seconda cosa non riuscivo a impormi una strada e a far durare la mia risoluzione in quella decisione, potevo sentirmi ferito quanto volevo ma non potevo evitarlo. Terza cosa c’ero dentro fino al collo, dovevo affrontare la situazione. Quando mi addormentai mi sentivo molto più tranquillo e riuscii a dormire bene, come ormai non succedeva da qualche giorno.

La mattina David e mamma vennero a salutarmi e si raccomandarono di fare attenzione, di essere prudente, ma entrambi sembravano avere fiducia nella parole di Riley.

Decisi di alzarmi, erano le sei e mezza, avevo il tempo di fare una buona colazione, preparare la valigia e di raggiungere la sala delle prove dove gli altri mi aspettavano. La mamma si era preoccupata di prepararmi il trolley, quattro giorni erano molti quindi dovetti prendere quello di media grandezza. Andavo spesso in montagna con David ma ultimamente le nostre gite si erano dimezzate per l’ingente quantità di lavoro che c’era in azienda. Trovai nel trolley dei bellissimi pantaloni più pesanti, alcuni miei ed altri di mio fratello, qualche maglione ma pochi e tutto il necessario per sciare. Riempii la valigia di tutto quello che mancava e la chiusi alla perfezione soddisfatto. Per raggiungere la sala prove dovevo fare solo un isolato, quindi uscii tranquillamente e percorsi quel breve tragitto per raggiungere il gruppo con cui lavoravo. Quando arrivai Matt sembrava entusiasta del nostro viaggio, Gabriel si era preparato con dovizia di dettagli ed Ivan, Garrett e Stephan mi sorrisero mentre alla loro postazione si stavano già allenando nei pezzi che dovevamo presentare. Poco dopo ci mettemmo subito al lavoro, a ruota provammo i molti brani che avevamo deciso di utilizzare, ci avevano spiegato che potevamo portarne anche di più rispetto a quelli che ci imponevano nel regolamento, dovevamo deciderlo in base al successo che avremmo riscosso. Quindi avevamo optato per tantissimi pezzi, dai Rem, ai Cramberries, da Bruce Springsteen a Cris Isaak, insomma una grande varietà per non trovarci in difficoltà e per stupire il pubblico dimostrando la nostra versatilità.

Ogni volta che un parte del brano sembrava disarmonica la riprendevamo finché non sentivamo che fosse perfetta, l’avevamo fatto per ogni canzone raggiungendo un livello davvero elevato. Ogni giorno le riprovavamo per prendere confidenza e per non ricadere nei soliti errori, ma tra di noi c’era una grande affinità artistica. Percepivo chiaramente dai loro sguardi cosa poteva funzionare e cosa no, dove inserire variazioni interessanti con uno strumento piuttosto che un altro. Era meraviglioso poter suonare in un gruppo dove tutti facevano la sua parte e ricercavano la perfezione.

Quando arrivò mezzogiorno nessuno di noi si sentiva stanco, ma per vari motivi ognuno lasciò la sua postazione per andare a recuperare i bagagli, mentre io dovevo raggiungere Riley. Il pensiero mi fece tremare  leggermente le labbra. Ma ero ansioso di rivederlo, riuscivo a nasconderlo bene ma dentro di me sentivo che aspettavo quel momento da tutta la mattina. Affrettai il passo mentre mi trascinavo il trolley dietro, uscii dalla sala prove e non appena svoltai per attraversare la strada notai una persona appoggiata al muro che attendeva. Riley ovviamente.

-Come hai fatto a trovarmi?!- avevo cambiato sala prove apposta perché non ci ficcasse il naso..

-Sai com’è..- rispose con un sorriso travolgente.. –Ho i miei informatori..-

Scrollai il capo rassegnato, non potevo muovere un passo che lo avevo alle calcagna, come si poteva gestire una persona così ingestibile. Ora capivo quello che voleva dirmi Micol, Riley non poteva essere indirizzato perché in un modo o nell’altro trovava il modo di eludere gli ostacoli.

-Volevo accertarmi che non facessi il furbo..- mi disse prendendomi di mano il trolley.. –Non si sa mai con te, visto la velocità con cui fuggi dalle cose..-

Avrei dovuto ribattere immediatamente ma decisi di non farlo, se cominciavamo a litigare ora non avremmo più smesso fino a lunedì. Volevo solo godermi il fatto che in fondo ero felice di rivederlo.

-Non lo avrei fatto…- dissi alzando un sopracciglio.. –Se il rischio era che ti presentassi di nuovo a casa!!!-

-Allora ti sono proprio mancato..- mi disse scompigliandomi i capelli..

-Per niente..- gli dico acido…ma sapevo che era la verità, si mi era mancato..

Alzo leggermente lo sguardo per guardarlo in viso, oggi era rilassato e non mi aveva ancora spinto a fare cose irragionevoli. Passiamo a casa sua, mi fa provare qualche suo maglione, per lui decisamente troppo piccolo e noto subito che ha il suo profumo. Quel suo odore dolce e gradevole come un muffin appena sfornato. Mi perdo in  quel profumo e comprendo che quei maglioni bellissimi e alcuni anche di marca, mi stanno a pennello. Li piego e li mette nella valigia dicendomi che una volta arrivati me li avrebbe dati. Ci prepariamo in fretta e furia e poco dopo usciamo di casa. Il poco viaggio in macchina fu tranquillo ma Riley era più silenzioso del solito. Ogni tanto gli rivolgo uno sguardo incerto e lui sorride impercettibilmente voltandosi verso di me.

-Sei silenzioso..- dico rendendomi conto che lo è più del solito..

-Solitamente ti lamenti che parlo a vanvera..- mi dice ridendo spensierato..

-Si è vero..- dico rilassandomi e sorridendo.. –Perché puntualmente è quello che fai..-

-Non mi hai più risposto ieri sera..- mi dice improvvisamente, cambiando la direzione del discorso..

-Ti aspettavi una risposta?!- dissi con incertezza..

-Veramente si..- mi disse lui con un sorriso beffardo..

-Allora d’ora in poi ti risponderò..- dissi pentendomi subito di avergli dato campo libero..

Lui scoppiò in una fragorosa risata e mi vergognai subito della sfacciataggine che inconsapevolmente avevo dimostrato. Mi guardava con occhi soddisfatti, di un blu così sconvolgente che la mia mente si appannò. Provai una vertigine nel momento in cui i suoi occhi si voltarono verso di me e parlò lentamente.

-Mi hai appena dato il consenso per provarci?!- disse con un chiaro sorriso ironico e dolce allo stesso tempo..

-NO...- dico io scuotendo la testa.. –Nemmeno per sogno…le mie richieste non sono cambiate dall’ultima volta..-

-Peccato..- mi disse con un sorriso diabolico.. –Sarò costretto a farti cambiare idea…-

Sbarrai gli occhi terrificato dalla rivelazione e decisi che forse potevo ancora fuggire. Non feci in tempo a sfiorare con mano l’idea, che Riley arrivò ad aprirmi la portiera della macchina e si chinò verso di me con sguardo minaccioso.

-Non ci provare Justin..- mi dice con determinazione.. –Se provi a scappare ti riacciuffo e ti bacio davanti a tutti! E quando dico tutti intendo proprio tutti…-

Lo guardo con una smorfia sul viso e sospiro tanto pesantemente che ride di me. So che se mi dice una cosa la fa, come minacciare di presentarsi a casa mia se non lo richiamo o gli scrivo un messaggio. Penso terrificato all’eventualità di un bacio pubblico con tutti presenti e mi vengono i brividi. No, meglio non fuggire! In aeroporto ci sono già tutti, Micol mi corre incontro mentre i suoi genitori mi salutano da lontano.

-Eccolo il mio musicista preferito!!- la sua allegria è incontenibile, l’abbraccio e la stringo a me  dolcemente..

-Ciao scimmietta..- gli dico dandole una bacio sulla guancia.. –Mi sei mancata..-

Mico mi era mancata davvero. In questi giorni di profonda crisi mi era pesato non poterle confidare quello che provavo, ma si stava parlando di suo fratello, potevo davvero dirgli che Riley ed io stavamo vivendo un qualcosa di ambiguo!? O almeno per me lo era.

-Anche tu..- mi disse con gli occhi lucidi.. –Ma che ti era successo!?-

-Niente di grave..- gli spiego facendole una carezza.. –La tensione delle prove e dell’imminente prova che mi attende lunedì..-

Riley mi era quasi di fronte, osservava ogni mio gesto con sua sorella e attendeva. Sembrava impassibile ma il suo sguardo a volte si faceva duro, chissà cosa stava pensando. Sua madre lo abbracciò affettuosamente, lo stesso il padre che si avvicinò con un amore che si intravedeva da ogni suo gesto. Peccato che non avessi mai avuto un padre così…

-Justin…come stai caro?!-

-Signora Mann..- dissi sincero.. –è bello rivederla..-

-Ciao Jus..- il padre di Riley era un uomo gentile e affettuoso, mi diede una carezza sulla guancia e mi sorrise.. –è così tanto che non ti vedo…devi proprio venire da noi una domenica!!-

-Signor Mann…con piacere..- risposi felice..

-Allora Riley, mi raccomando prenditi cura dei ragazzi..- disse la Signora guardandoci con un sorriso.. –E anche tu sii prudente tesoro..-

-Certo mamma…- rispose lui sorridendo.. –Mi occuperò io di Justin e Micol…non devi preoccuparti..-

Finalmente fummo pronti a partire. Andammo verso il check-up, ma con nostro stupore scoprimmo che il nostro era un volo privato e riservato solo a noi, ci consegnarono le targhette da applicare sui nostri bagagli che poco dopo furono caricati a bordo. La compagnia era allegra e rumorosa, Ben non era ancora riuscito ad avvicinarsi da quando eravamo arrivati, mi aveva salutato da lontano, ma mentre stavamo per dirigerci nella pista me lo trovai affianco.

-Ehi Jus..- mi disse con una pacca gentile sulla spalla..

-Ciao Ben..- dissi sorridendogli apertamente.. –è un pò che non ci si vede..-

-Stai bene..- constatò guardandomi attentamente.. –Sono contento…-

-Si sto bene..- risposi rassicurandolo..

Era semplice rapportarsi con Ben, era un ragazzo simpatico e genuino, era stato il primo a comportarsi amichevolmente con me e mi veniva spontaneo sentirmi a mio agio con lui. Quando mi voltai leggermente, notai un altro strano sguardo di Riley, avevo la sensazione che mi controllasse e la cosa mi mise a disagio. Sentivo il suo sguardo penetrante su di me, arrossì un poco incapace di trattenermi ma Ben mi distolse dai miei pensieri.

-Jus ascoltami..- lo guardai incerto… -Tieniti libero sabato pomeriggio..-

Si guardava attorno furtivamente, come se si volesse curare che nessuno sentisse la nostra conversazione. Mi sembrò una cosa alquanto strana, la parte più sciocca di me stesso provò un motto di ribellione, queste occasioni mi ricordavano gli appuntamenti romantici delle coppiette che non volevano far sapere a nessuno dove andavano. Nonostante il disagio che provai a quel pensiero mi ricordai che non poteva essere questo il caso e quindi provai a capirci dentro qualcosa.

-Perché!?- chiesi un pò sulla difensiva..

-Voglio portarti in un posto bellissimo..- mi disse con gli occhi febbricitanti.. –Però ho bisogno che tu mantenga il segreto, è una sorpresa per te.. Ti piacerà vedrai!!-

-Davvero!?- nonostante l’imbarazzo pensai che Ben fosse stato carino, non sapevo perché mi meritassi un tale trattamento ma non volevo deluderlo, doveva aver organizzato qualcosa.. –Non dirò nulla, puoi star tranquillo! Sono davvero curioso..-

-Allora siamo d’accordo..- disse proseguendo più veloce di qualche passo davanti a me e voltandosi con un sorriso travolgente sulle labbra.

Mi chiesi se avevo fatto bene ad accettare, ma alla fine conclusi che non c’era niente di male ad acconsentire di uscire con una persona gentile come Ben. Mi aveva incuriosito, ero ansioso di scoprire cosa avesse organizzato per il pomeriggio seguente. Avrei dovuto far uno sforzo straordinario per nasconderlo a Riley, ma se io e Ben eravamo gli unici a conoscenza di questa uscita, non avevo modo di preoccuparmi, nessuno avrebbe saputo dove eravamo diretti, nemmeno io se è per quello. Salimmo in aereo e dopo qualche minuto decollammo da Sidney, in una bellissima giornata di sole con qualche nuvola bianca ad alleggerire quel carico di energia solare in eccesso. Era così bello volare alti e vedere il mare, la città allontanarsi e perdersi in mezzo alle nuvole bianche. Micol mi aveva trascinato in un sedile con lei, mi sedetti in quello centrale e Ben arrivò affianco a me con un sorriso gentile. Mi chiese di potersi sedere e fui felice di dirgli che era libero e poteva farlo. Riley mi guardò di soppiatto, prese posto nel sedile di fronte a noi e mi guardava dritto in volto, mentre si allacciava la cintura. L’aereo era elegante e diverso, le postazioni erano messe in modo e maniera che sei persone potessero conversare tra di loro e in effetti non era una brutta idea.

Il viaggio non sarebbe stato molto lungo in sé ma forse preso dalle mille emozioni di quelle giornate, a poco a poco mi addormentai appoggiandomi alla spalla di Ben.

 

Ore 16.30.

Atterrammo ad Halifax, il paesaggio era innevato e ghiacciato, il contrasto col sole molto evidente. Tutto scintillava di una luce rossastra bellissima. Justin si era addormentato e a poco a poco il suo viso aveva trovato l’appoggio sulla spalla di Ben. A ogni suo sospiro un mio tormento.

Mi alzai irritato, non potevo più resistere e decisi di andare fuori a prendere una boccata d’aria il prima possibile. Ben si stava approfittando della mia pazienza, ma non sarebbe durata in eterno. Uscito dall’aereo indossai subito il mio piumino blu, tenersi a portata di mano roba pesante era stata la scelta migliore, qui si gelava di freddo. Eravamo sotto di due gradi. Poco dopo vidi uscire Justin con un sorriso grandissimo, cercai di dimenticarmi l’ultima ora e mezza di agonia e le rivolsi un sorriso tiepido che però servì a farlo avvicinare.

-Cavolo Riley..- disse guardando davanti a se.. –Hai visto che bel posto?! E i colori..-

-Ne valeva la pena no!?- gli dissi guardandolo intensamente.. –Peccato che hai deciso che la spalla di Ben fosse più invitante del panorama..-

Ironicamente mi era uscita una frase…come dire, velenosa. Un passo stupido da parte mia, ma il sorriso che gli rivolsi mi diede la possibilità di riparare all’errore commesso, sperando che fosse stato abbastanza per confonderlo. Il suo sguardo di totale disapprovazione mi fece pensare che credesse che lo stessi prendendo in giro, sorrisi ancora di più grato che non avesse compreso che in realtà mi sentivo irritato. Era ancora un ragazzino per comprendere le sfumature e le complessità di una persona adulta. Jeffrey aveva messo a nostra disposizione un pullman con l’insegna del suo Hotel sulle Montagne di Ghiaccio, una volta caricati i bagagli partimmo alla volta della città che si estendeva dal mare fino alla base della catena montuosa principale. Il viaggio non fu lunghissimo, sentivo Justin sghignazzare qualche sedile dietro insieme a tutti gli altri e poco dopo anche io decisi di unirmi a loro. Quando arrivammo davanti all’hotel ci ammutolimmo.

Era imponente, sembrava un’immensa baita  di legno e pietra, che si alternavano tra di loro in perfetta armonia. Quando in massa ci dirigemmo alla reception notammo che l’arredamento era minuziosamente curato e un tepore meraviglioso aleggiò intorno a noi avvolgendoci. Justin si era avvicinato a me timidamente e lo sentii tremare in un violento spasmo di freddo, ma al pari degli altri osservava quel locale con un meraviglioso caminetto in legno e pietra che conferiva un’aria rustica e raffinata allo stesso tempo. C’erano delle vetrate grandissime in salotto, che si affacciavano sulla vallata innevata e sul mare lontano. Intorno al camino dei divani accoglienti e di un tenue color porpora si intonavano con gli altri colori caldi della reception. Jeffrey aveva preparato ogni cosa e alla fine ad ognuno di noi venne chiamato per nome per avere la chiave della propria stanza.

-Bene ragazzi, Jeffrey mi ha fatto avere un foglio con la suddivisione delle stanze..- disse la ragazza che si occupava di consegnare le chiave ad ognuno di noi..

La ripartizione fu Ben e Mike, Micol in una stanza singola, Orlando e Simon, Jason e Clarke, Matt e Garrett, Ivan, Stephan e Gabriel.

-Inoltre Justin e Riley..- disse la ragazza con un sorriso smagliante.. –Jeffrey aveva predisposto una camera singola per entrambi ma purtroppo sono terminate siamo in piena stagione, quindi credo dovrete accontentarvi di una doppia..-

Nessuno si stava lamentando per le proprie stanza, Micol forse erroneamente pensava che sarebbe stata collocata con Justin ma mia madre aveva premuto per una stanza singola, che era il caso migliore per una ragazza sola. Aveva un evidente broncio sul visetto mentre guardava me e Justin ripetutamente. Lui invece, aveva un leggero color cremisi che affiorava dalle guance perfette, non incontrò una sola volta il mio sguardo soddisfatto ma ero certo che mi avrebbe detto qualcosa una volta soli. Il personale ci guidò con l’ascensore, tutte le stanze dei nostri amici erano sullo stesso piano e piuttosto vicine. L’uomo in un perfetto completo elegante ci disse che la nostra stanza si trovava all’ultimo piano, l’ultima stanza rimasta vuota dell’Hotel e che dopo aver mostrato le stanze agli altri ci avrebbe accompagnato alla nostra. Micol era al settimo cielo, la sua stanza era bellissima e piena di colore. Jeffrey la conosceva bene e doveva aver predisposto tutto a posta per lei. Tutti erano stupefatti da tanta eleganza e perfezione, quando ognuno si ritirò per riposarsi e prepararsi per la cena, finalmente venne il turno anche per noi. Justin era silenzioso, il colorito più accesso non aveva più abbandonato le sue gote, ma sembrava rassegnato, non aveva ancora protestato per la stanza da condividere. Arrivammo all’ultimo piano,  mi resi conto che quelle erano tutte suite, era decisamente troppo anche per le mie tasche. Quindi avanzai una piccola protesta.

-Mi scusi..- dissi attirando l’attenzione del buon uomo che ci accompagnava.. –Queste sono suite, decisamente troppo per noi..-

-Oh non dovete preoccuparvi..- disse lui con tranquillità.. –è stato disposto che non dovrete pagare nulla per il vostro soggiorno qui! Il Signor Jeffrey ci ha detto che se guadagna così bene al Black Magic è tutto merito vostro..-

Guardai l’uomo procedere con disinvoltura ed eleganza, sorrisi leggermente mentre Justin sbigottito e con gli occhi sgranati mi diceva solo muovendo le labbra.

-Sta scherzando?!- mimava gesti assurdi.. –Qui gratis!?-

Quando l’uomo si voltò verso di noi Justin si era appena ricomposto, arrivammo davanti alla porta e quando l’aprii non potemmo fare a meno di guardarci entrambi senza parole. Come per il salone all’ingresso, un fuoco dolce scoppiettava nel camino e riscaldava l’ambiente circostante con davanti un divano grandissimo. Dalle vetrate filtrava la luce solare del giorno, dipingeva l’ambiente dei suoi giochi di luce.

-Vi chiediamo scusa  per il disguido in ogni caso..- disse lui scuotendo il capo.. –Purtroppo l’unica stanza rimasta è una matrimoniale..-

Justin guardò l’uomo chiudere educatamente la porta augurandoci una buona permanenza ad Halifax. La sua bocca aperta ed esterrefatta non sapevo se ricondurla all’ultima sua affermazione o alla bellezza inaudita di quella suite. Tutto era moderno e curato nei minimi dettagli, dalle tende trasparenti color porpora che riprendevano il motivo dei divani vicini al caminetto. A quelle immense vetrate che percorrevano tutta la grandezza dell’appartamento anche nel bagno, perfettamente curato con marmo nero e ardesie come mensoline. Una enorme vasca idromassaggio sorgeva affianco alla vetrata dove una volta immersi si poteva tirare la tenda attraverso un meccanismo computerizzato. Il letto era enorme e si trovava appena dietro il divano nell’immenso soggiorno. Non avevo mai visto niente di simile. Quando ci spostammo nella cabina armadio poi trovammo vestiti di ogni genere, oltre che alle nostre valige, che potevamo disfare per mettere in ordine nelle mensole apposite.

-Che ti sembra..- dissi guardandomi ancora attorno…

-Dove sta la fregatura!?- chiese incerto.. –Non so perché ma sento che c’entra il tuo zampino..-

-E questo cosa vorrebbe dire!?- risposi io facendo finta di essere offeso..

-Riley…- mi dice con i suoi occhi limpidi.. –Siamo in una suite, in una camera matrimoniale che casualmente è stata assegnata proprio a te e a me! Quanto meno una strana coincidenza non trovi?!-

-Ti dispiace così tanto!?- gli chiedo avvicinandomi al letto dov’è seduto e guardandolo intensamente..

-Non è questa la questione..- rispose imbarazzato..

-E allora qual è!?- gli chiesi a un centimetro dal toccarlo..

-Forse dovresti portare qui Micol..- mi disse con un’alzata di spalle.. –dovrebbe essere qui con te, è più naturale..-

-Preferivi finire in stanza con Ben?!- anche questa volta non notò la punta di acidità nella mia voce, ma si limitò a guardarmi confuso senza capire la connessione e solo dopo arrossì violentemente..

-No..- disse guardandosi i piedi chiaramente a disagio..

-Ti dirò la verità..- gli dissi guardandolo negli occhi.. –Ma mi devi promettere che rimarrai qui con me..-

Allungai il braccio verso il suo ventre e lo avvolsi con esso, con forza lo buttai completamente giù nel letto mentre risalivo lentamente verso il suo volto. Sentii un brivido irrazionale coglierlo di sorpresa e sorrisi compiaciuto, con gli occhi che lo guardavano intensamente.

-Hai freddo…?!- gli dico mentre le mie mani gli sfiorano le labbra..

Lui stringe gli occhi come per resistere a qualcosa, cerca disperatamente una scorciatoia per non cedere alla tentazione a cui ogni volta lo sottoponevo.

-No..- mi dice subito deciso, ma arrossisce impetuosamente di nuovo.. –Si…un pò..-

-Justin…apri gli occhi..- dico chinandomi su di lui.. –Guardami..-

Trema di nuovo, la stanza è calda ma lui è preso in chissà quale pensiero. Mi guarda con quei suoi occhi spaventati e profondi, mentre sento il suo cuore esplodergli nel petto. Forse si arrabbierà quando saprà che ho chiesto di averlo in camera, ma non ha scelta, lo sa anche lui.

-Promettimelo..- gli chiedo con franchezza..

-Cosa!?- mi chiede come tramortito mentre gli accarezzo una guancia..

-Rimarrai qui con me!?- gli chiedo mentre mi avvicino sempre di più alle sue labbra.. –Giuro che se non lo farai ti bacerò nella sala da pranzo..-

Mi spinge un pò, con quell’aria offesa ma meno risoluta delle altre volte. La sua bocca è incerta e qualche volta la vedo ancora tremare leggermente. Mi avvicino di nuovo e lui è come immobilizzato, mi osserva e segue i miei movimenti con attenzione.

-Non è giusto!!- mi dice padrone di se stesso.. –Dovresti ottenere ciò che vuoi senza usare il ricatto..-

-Volevo…passare del tempo con te!- gli dico con assoluta sincerità.. –Senza essere costretto a dividerti con gli altri…ho chiesto a Jeffrey di occuparsi delle camere e di fare in modo che tu fossi con me..-

-Perché!?- mi chiede confuso..

-Voglio costringerti a non evitarmi mai più..- gli risposi con determinazione.. –Odio quando lo fai..-

-E a cosa ci porterà questo eh!?- mi disse affranto.. –Litigheremo ancora e tutto sarà come sempre, la vacanza che hai organizzato sarà un incubo invece che un modo per rilassarsi..-

-Oppure…basterà un bacio per dimenticare tutto il resto..- dissi con impeto..

Non feci in tempo ad avvicinarmi a lui che sentii un gran fracasso alla porta, qualcuno dei miei amici stava bussando e sentivo risate sommesse. Mi buttai supino sul letto mentre sentii Justin sospirare di sollievo. Lo guardai ridendo e lui si affrettò a scendere dal letto per andare ad aprire. Era quasi bordeaux in faccia, ma era talmente bello che  non mi preoccupai assolutamente di nulla, non mi importava se avessero potuto pensar male. Entrarono rumorosamente e nessuno notò Justin, nessuno tranne Ben.

Il viso del mio amico si rivolse immediatamente a me che lo guardavo con impassibilità, qualsiasi cosa stesse pensando non lo riguardava. I suoi occhi neri come la notte erano colmi di inquietudine, andò a sedersi sul divano e vi rimase per tutto il tempo che rimanemmo lì a chiacchierare. Micol girava come una trottola a destra e a sinistra, trascinandosi dietro Jus che nel frattempo si era calmato.

Alle sette decidemmo che era ora di scendere a mangiare, in molti erano affamati e ci accomodammo nella grande tavolata che era stata preparata per noi. Mi sedetti più o meno di fronte a Justin. Eravamo piuttosto rumorosi, si rideva, si scherzava. Micol e Justin parlavano con Mike di un centro massaggio che doveva essere all’interno dell’Hotel, sembravano interessati a farci un pensierino. All’improvviso notai un ragazzo che stava guardando il nostro tavolo. Alto, moro, muscoloso, occhi azzurri. Stava guardando nella mia direzione e fu fin troppo facile capire che stava cercando una vittima con cui divertirsi.

Poco dopo si avvicinò e capii che doveva essere il nostro cameriere. Era sicuramente posato e brillante, un ragazzo che tradiva una vivace intelligenza e sicurezza di se. Forse in cerca di un’avventura divertente. Cominciò a chiedere le ordinazioni partendo dalle bibite e a poco a poco proseguì con il resto della cena. I miei amici si lanciavano occhiate complici, quello che mi stupì fu Justin però. Quando il ragazzo si era avvicinato a me lo aveva guardato con attenzione e i suoi occhi si erano fatti più grandi, stupiti, aveva capito che ci stavamo scrutando a vicenda.

-Come ti chiami!?- mi chiese con interesse e voce avvolgente..

-Riley..- dissi con tranquillità e rivolgendo un sorriso caparbio in direzione di Justin…

La gelosia andava bene, più diventava irrazionale più la sua solita compostezza vacillava ed io potevo capire cosa gli passasse per la testa. Questo voleva dire unire l’utile al dilettevole, inoltre stuzzicare la gelosia di Justin mi dava un sottile e oscuro piacere. Osservava il ragazzo con attenzione, aveva sicuramente notato le stesse caratteristiche che avevo considerato io stesso ed ora aveva abbassato leggermente lo sguardo sul piatto.

-Il mio nome è Pablo..- spagnolo, decisamente passionali e intraprendenti.. –è la prima volta che ti vedo..-

-Già..- dico guardandolo con un sorriso coinvolgente.. –Una piccola vacanza per rinfrescarsi dal caldo di Sidney..-

Un’informazione del tutto superflua, ma come avevo previsto il viso di Justin si era alzato di scatto ed ora mi guardava perplesso. I suoi occhi luccicavano di…rabbia!? Molto probabile, se quella era la strada per ottenere qualcosa da lui in chiarezza ben veniva flirtare con il Pablo di turno.

-Allora…verrò a trovarvi io..- disse lui con un chiaro sorriso.. –Mi ci vuole un pò di caldo..-

Ci lascia momentaneamente soli. Tutti sorridono apertamente e alcuni commentano la palese intraprendenza del ragazzo che è scomparso dietro una porta.

Justin ha uno sguardo indecifrabile. Non ha più guardato nella mia direzione dopo che Pablo ha lasciato il tavolo, gli do un piccolo calcio al piede e lui discretamente si guarda attorno per capire se ero davvero stato io a importunarlo. Alza gli occhi su di me, ma sono illeggibili. Erge un muro tra me e lui quando c’è qualcosa che lo turba e in quel modo non riesco a leggere nei suoi occhi, le sue iridi diventano come laghi profondi e neri in cui non si intravede nessuna emozione.

Quando Pablo torna, Jus prende a parlare con Micol e cerca di togliere l’attenzione da noi. Il ragazzo va avanti e indietro portando poche cose alla volta, quando ritorna il suo sguardo è sempre più curioso e provocante.

-Ehi Jus..- dico con palese intenzione di abbassare la sua guardia alta.. –Cosa pensi delle persone intraprendenti!?-

Silenzio. Si guarda attorno a disagio, tutti aspettano la sua risposta e attendono con un lieve sorriso sulle labbra.

-Oh…credo che qui a nessuno interessi sapere l’opinione di un ragazzino..- disse cercando un modo di uscirne per non esporsi.. Astuto devo dire!

-Invece ci interessa saperlo..- rispose Simon amichevole come sempre… -Dai Jus…nessuno giudicherà la tua opinione..-

-Credo che appaghi i tipi come te Riley…- disse perforandomi con lo sguardo.. –Ma la trovo decisamente fuori luogo!-

-Uh uh uh..- disse Mike sorridendo.. –Un attacco in pieno stile al nostro playboy..-

-Fuori luogo perché tu non riesci ad esserlo!?- se lo provocavo avrei avuto modo di avere delle sue reazioni e di capire cosa e come produrre la sua gelosia..

-Fuori luogo perché esistono modi più intelligenti per attirare l’attenzione..- risponde con un tono secco..

-è un gioco affascinante Justin..- rispondo con malizia..

-E cosa ci trovi di avvincente!? Sai già dall’inizio cosa aspettarti e come andrà a finire!- mi dice con uno sguardo tanto serio che comprendo che la conversazione è diventata quasi solo nostra..

-Sei proprio un moccioso..- dissi io con finta delusione.. –è tipico di voi ragazzini vedere il lato romantico delle cose..-

-Oh certo…perché invece è naturale per voi quasi trentenni vederne solo il lato pratico..- disse lui annuendo con disgusto.. –è davvero rassicurante che alla vostra età uno pensi solo a chi potarsi a letto a ruota! Davvero una grande dimostrazione di maturità considerato che vi descrivete con l’appellativo di “uomini”…-

I miei amici erano impressionati. Justin aveva carattere e mi piaceva proprio perché non aveva filtri sotto pressione. Aveva un temperamento passionale che lo rendeva tagliente e quasi feroce nell’esporre la sua opinione.

-E cosa c’è di avvincente in una storia stabile e monotona con una sola persona per tutta la vita!?- dissi con un sorriso annoiato..

-Credo…il sapere che si è presenti l’uno per l’altro..- rispose senza più nemmeno guardarmi in faccia..

-O no..- dissi scuotendo il capo.. –Mi deludi Justin! Pensavo che fossi come me…un occasione non si butta mai via…-

-No…non sono affatto come te..- rispose con sguardo durissimo.. –La superficialità è una tra le cose che odio di più! Scusami Mico….torno subito..-

Si alzò da tavola e si affrettò a raggiungere la reception per chiedere la tessera magnetica della stanza. Micol mi guardava con un sorriso duro ma divertito, sembrava mi dicesse che me l’ero meritato. Ma non avevano capito nulla. Justin sapeva perfettamente a cosa alludevo parlando di occasioni che non si sprecano e sapeva che non ero il tipo da sperperarle.

Justin tornò all’incirca dopo un quarto d’ora, la sua maschera ben costruita era stata applicata con dovizia di cura sul suo viso tirato e come previsto non mi rivolse nemmeno uno sguardo. La cena passò abbastanza velocemente, Pablo era stato minuzioso nei miei confronti, addirittura impeccabile. Potevo non ricompensarlo per la generosità con cui si era preso cura di me!? Durante la cena mi aveva passato un bigliettino col suo numero di cellulare, il vocio si era propagato nella tavola, ma Jus ancora non reagì anzi continuò a ignorarmi parlando con Micol e ridendo con lei. Non mi interessava il suo numero di cellulare. Quindi riutilizzai il foglietto e scrissi quelle poche parole.

“Se vuoi essere ricompensato….suite numero 230! Ti aspetto in camera…”

Mi assentai con una  scusa e prima di lasciare la sala lasciai cadere il foglietto proprio sul tavolo in cui Pablo stava togliendo le ultime posate. Mi guardò stranito, contrariato dal fatto che gli stessi restituendo il numero. Quando aprii il biglietto però un sorriso compiaciuto comparve sulle sue labbra, si voltò verso di me che aspettavo alla reception di ricevere la chiave magnetica per accedere alla camera. Sorrisi, uno di quelli maliziosi che accendevano la curiosità dei ragazzi che cercavo di attrarre.

Arrivai in camera e decisi di farmi una doccia calda prima di dedicarmi alla cura di quello spagnolo intraprendente. Calcolai che Justin per un pò doveva stare fuori dalle scatole, quindi avevo il tempo di dedicarmi alla cura di me stesso. Mi buttai nell’acqua calda, subito i muscoli si rilassarono e provai una sensazione piacevolissima di relax. Mi rilassai per un tempo che non riuscii a quantificare, ma quando sentii bussare alla porta della suite mi ridestai dal torpore e mi avvolsi un asciugamano intorno alla vita per andare ad aprire. Arrivai alla porta gocciolante di acqua, sorpreso che avesse fatto così presto e quando aprii vidi i suoi occhi azzurri accessi dalla passione trattenuta a fatica. Entrò in stanza, mi guardò dalla testa ai piedi e le sue mani corsero subito al mio viso, la sua bocca cercò famelica le mie labbra dove posò un bacio passionale. Decisamente coraggioso il ragazzo, ma quel bacio non mi lasciò niente. Da quando i baci mi davano qualcosa!? Forse da quando avevo conosciuto le labbra di Justin! Ma ora non era più il tempo di pensare!!!

 

Che serata assurda! Tutti erano tornati nelle loro stanze, ci saremmo rivisti nell’atrio dopo un’ora ma adesso ero solo. Riley ovviamente era sparito, pensai che fosse molto meglio così in fondo. I ragazzi avevano deciso di mettersi in ghingheri per uscire un pò sulle neve, sembrava che avessero organizzato una di quelle sagre paesane in cui far gustare le tipiche serate canadesi. Fuori c’era molta gente che si affaccendava intorno alle luci, mentre delle varie bancarelle erano state allestite per intrattenere le persone. Decisi che essendo solo potevo rilassarmi un pò prima che gli altri arrivassero. Quindi tornai verso la reception e chiesi la tessera magnetica della suite. Avrei recuperato la mia chitarra per suonare un’oretta, avevo bisogno di calmarmi e di non pensare a nulla.

Arrivai davanti alla porta della stanza e subito accostai la chiave al supporto magnetico, in modo che mi permettesse di entrare. Fu come aprire una stanza che non era la tua.

Cercai di spalancare la porta e vidi lui. Rimasi agghiacciato…ma forse era dire ancora poco. Altra umiliazione che si aggiungeva a rabbia e delusione totale. Riley era avvinghiato al cameriere, lo baciava con lo stesso trasporto con cui lo aveva fatto con Denis consapevole di potersi spingere oltre quanto voleva. Pablo davanti a me, evidentemente scocciato, stava davanti a Riley che indossava un asciugamano legato in vita per amplificare la sua potenza seduttiva. Almeno poi ce ne fosse stato bisogno!!

-Ehi cosa vuoi!?- disse lo spagnolo gonfiando il petto.. –Stai scocciando!!-

-Non ti preoccupare gorilla..- dico passandogli dietro.. –Tolgo subito il disturbo..-

-Gorilla a chi!?- mi chiede con gli occhi ridotti a due fessure..

-Senti, questa è anche la mia stanza purtroppo..- aggiungo guardando Riley che sorride divertito.. –se mi lasci passare mi fai un piacere..-

-Pablo se lo lasci passare lo scocciatore toglie il disturbo..-

Sento i miei occhi appannarsi con la stessa velocità con cui attraverso la stanza. Fino a qualche ora fa lui mi aveva stretto a se sul letto, adesso lo avrebbe condiviso con qualcun altro. Provai lo strazio che sentii pochi giorni fa, consapevole che non sarebbe potuto essere diversamente. Quella era la natura di Riley, lo sapevo fin dall’inizio! Prendo la custodia dalla gabina armadio e cerco di guardarlo il meno possibile.

-Dove vai!?- mi chiede Riley con uno sguardo ipnotico..

-Vaffanculo..- gli dico tranquillo.. –Niente di quello che faccio ti riguarda..-

-Ma voi due state insieme!?- chiede Pablo mentre con solo in dosso le sue mutande con i pupazzi di neve mi guarda in cagnesco..

-Che un fulmine mi uccida in questo momento..- dico guardando quel gorilla con incredulità.. –Ti garantisco che a lui piacciono molto di più i super-uomini con annesse mutande addobbate a festa..-

Lui sorrise compiaciuto e in quel momento spalancai la bocca chiedendomi se era idiota o totalmente credulone. Ecco un fantoccio bello e senza cervello, si corrispondeva proprio all’ideale di Riley, che oltretutto stava lì a guardarmi intensamente, scrutandomi.

-Visto che non ci arrivi da solo te lo dirò io..- dico avvicinandomi alla porta.. –Se vuoi che la tua serata abbia il tanto atteso botto di Capodanno togliti quelle mutande oscene!! Fanno pietà…e fanno schifo pure a lui, che credimi, quando si tratta di divertirsi gli andrebbe pure bene un palo della luce..-

Provai ad uscire dalla stanza, Riley mi prese per il braccio, odiavo le sue mani, tutto il suo corpo che avevo appena visto appiccicato a quel cretino senza cervello.

-Justin…- disse lui guardandomi in volto.. –Questo sono io! Ma stasera non ti lascerò passare la notte altrove..-

-Mollami..- gli dico disgustato.. –Sai cosa ti dico!? Baciami pure davanti a tutti gli altri ma ti giuro che se lo farai ti prendo a pugni, almeno avrai un motivo per passare la notte da solo..-

Ed io dovevo farmi degli scrupoli!? Dovevo sentirmi in colpa verso Micol se non lo rispettavo!?

L’unico a cui dovevo rendere conto ero me stesso, dovevo sentirmi in colpa verso me stesso per le stupidità che avevo commesso fino ad ora!!!

Raggiunsi il salone all’entrata come un razzo e chiesi se c’era una stanza un pò più appartata per poter stare tranquillo un’oretta. Mi dissero che potevo usufruire della stanza del thè a quell’ora inutilizzata. Ringraziai e mi addentrai in quella che mi avevano illustrata come stanza non impegnata e mi dissero che avrebbero fatto in modo che nessuno mi disturbasse. Entrai e lasciai che la porta non si chiudesse del tutto, mi appropriai della comoda poltrona proprio davanti alla vetrata e sospirai profondamente, il respiro affannato e arrabbiato stava lasciando posto a una più controllata desolazione. Quando il mio respiro si era regolarizzato, estrassi la chitarra che avevo portato con me e mi sedetti nuovamente lasciando che tutte le emozioni mi investissero a loro piacimento. Sentii di nuovo quel groppo in gola che non avevo più provato dal giorno in cui decisi di escludere per sempre mio padre dalla mia vita, ormai due lunghi anni fa. Eppure eccomi di nuovo lì, a piangere per un altro uomo questa volta! Non un pianto isterico, con singhiozzi strazianti e rumorosi, solo una pacata e dolorosa angoscia, che era la peggiore. Quelle lacrime silenziose che scorrevano implacabili perché avevi il cuore spezzato e non potevi farci nulla. Dovevo cominciare ad accettare l’idea che qualcosa era o stava cambiando…chi ero davvero?! Cosa desideravo?!

Poteva essere assurdo ma non avevo ancora una risposta! Gli occhi appannati non mi permettevano di vedere quello che stavo facendo, ma non avevo bisogno di essi per iniziare a suonare qualche nota, mi veniva tutto dal cuore, lei, la mia chitarra era l’unica compagnia di viaggio che non mi avrebbe mai deluso. Era quella la verità!!

Cominciai a suonare qualche nota leggera, soffusamente. Ripassavo mentalmente le canzoni che amavo di più specialmente quelle dell’esibizione, provavo una strana malinconia mentre sapevo che Riley, in quel momento, stava toccando un’altra persona. Mi irritava, dovevo almeno ammetterlo a me stesso, era una gelosia dettata forse dal fatto che non aveva solo attenzioni per me. Iniziai a suonare con più decisione, nella mia mente le parole si facevano sempre più incisive e prepotenti. Forse era quello che desideravo, non essere lasciato solo. Forse era davvero quello che volevo sentire che potevo aggrapparmi a qualcosa o a qualcuno pur di non sprofondare nella mia solitudine. Mi sentivo talmente solo così tante volte che facevo fatica a credere che qualcuno mi avrebbe trattenuto per un braccio…che mi fermasse davvero per dirmi . E fu così che la mia voce scoppiò come un vulcano in piena eruzione, con le parole di quella canzone con cui era iniziato tutto e tutto stava per finire. Fu quella canzone che mi fece scoprire Riley ed era, da quando lo avevo incontrato, che stavo fuggendo da lui e da tutto quello che aveva rappresentato per me fino a quel momento. Sapevo che qualcosa era cambiato dentro di me da quel giorno, ma non poteva essere così, non doveva!!!

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Capitolo 7
*** Capitolo sette.. ***


capitolo sette

Capitolo sette..

Justin…

“And if you feel the fading of the light

And you're too weak to carry on the fight

And all your friends that you count on have disappeared

I'll be here, not gone, forever, holding on, oh

 

If there's love just feel it

And if there's life we'll see it

This is no time to be alone, alone, yeah

I won't let you go..”

Suonavo e non pensavo a quanto poteva essere ingrata la vita, che prima ti dava qualcosa che non desideravi, mentre quando realizzavi che quel qualcosa poteva essere parte di te, te lo sottrae con la stessa crudeltà con cui alla madre viene sottratto il proprio figlio. Mentre il mio cuore scoppiava di tristezza, la mia voce urlava la mia rabbia, le mie mani straziate dalle pressione sulle corde della chitarra. Perché stavo così male?!

Stavo iniziando una nuova strofa, quando la mia voce profonda si bloccò per uno scricchiolio improvviso. Mi sentivo come…nudo in quel momento, come se fossi stato privato da ogni indumento, da ogni protezione tanto che temevo che la mia anima fosse esposta, fosse troppo limpida e che tutti potessero sapere.

Quando il mio viso si rilassò e assunse uno sguardo meno agitato, anche se ancora straziato, riconobbi nell’ombra della luce Ben che con la bocca spalancata cercava qualcosa da dirmi. Aveva richiuso leggermente la porta, la stanza tornò in penombra e lui lentamente si avvicinò, quasi intimorito dalla mia reazione.

-Scusami…io..- disse quasi balbettando.. –Io non ho potuto fare a meno di entrare..-

-Non preoccuparti..- dissi semplicemente mentre lo guardai sedersi sulla poltrona di fronte a me.. 

-Justin..- disse guardandomi per qualche istante, incapace di dire qualcosa d’altro..

Il suo sguardo fisso, senza parole mi mise in imbarazzo. Trovavo complicato sostenere lo sguardo di altre persone che ti guardavano con una certa intensità, come se fosse la prima volta che ti vedono davvero.

-Perché sei qui?!- mi chiese come trattenendosi dal chiedermi quello che davvero voleva sapere..

-Sono stato sfrattato dalla mia stanza..- dico sorridendo e voltandomi altrove, non volevo che capisse il tormento che provavo.. –Riley è con Pablo..-

-Tipico di Riley..- disse lui con affetto..

-Già…tipico di Riley..- dico con un tono quasi secco.. –Gli piacciono sempre i belli senza cervello?!-

-Beh diciamo che li sceglie in base all’interesse che gli suscitano..- mi dice con sguardo concentrato.. –Vorrei chiederti una cosa…-

Sta combattendo con se stesso, le mani sfregano l’una contro l’altra e mi osserva incerto come se non sapesse se fosse la scelta giusta.

-È dal primo giorno che ti ho incontrato che me lo chiedo…- disse lui guardandomi timidamente..

-Dimmi..- dico alzando le spalle.. –Abbiamo condiviso  abbastanza per poter soddisfare qualche curiosità!! No?!-

Mi osserva, un sorriso felice gli attraversa il viso aggraziato e la sua voce quasi cavernosa mi colpisce come una frustata, non sapevo fosse stato così acuto da capire più di quanto avessi concesso. Quella parte di me, ben chiusa a chiave e sigillata nel mio cuore, stava quasi per venire a galla e mi spaventò.

-Herstrass..- disse pensieroso.. –Ho una teoria..-

-Che teoria!?- chiedo sgranando gli occhi..

-Stasera..- mi disse vago.. –Parlavi con Riley come se ti ricordasse qualcuno, come se gli rimproverassi qualcosa! Ma non è solo quello!-

-Allora parla..- gli dico con un’alzata di spalle.. –so dove vuoi arrivare..-

-Anthony Herstrass…il famosissimo violinista..- fa una piccola pausa per scrutare la mia reazione.. –è tuo padre!?-

Guardo fuori dalla finestra. Appoggio i piedi sulla poltrona, li ho gelati, ma non ci penso e raccolgo le gambe in un abbraccio. Le stringo forte, le nocche delle mani sono così bianche che risplendono quasi come il candore della neve.

-Quando sono nato, mia madre era felice..- dissi senza nemmeno capire perché dovevo raccontarmi senza che nessuno me lo avesse chiesto.. –otto anni prima, era nato mio fratello David! Finché non arrivammo noi nella vita dei miei genitori tutto andava…bene se così si può dire! Partiva, lei lo raggiungeva quando poteva, ma lui tornava dopo il periodo di lavoro fuori casa..-

Sospirai leggermente, Ben, immobile sulla sedia era in religioso silenzio, mi sorrise leggermente, potevo andare avanti se volevo, o fermarmi e lui non avrebbe avuto nulla in contrario.

-La mia nascita per mia madre, doveva essere un motivo per…unire la famiglia, essere più presenti..- dissi gesticolando e scrollando il capo con diniego.. –Ma dopo cinque mesi Anthony è partito per l’Europa! Ci chiamava all’incirca ogni sei mesi per sapere come stavamo, se crescevo e se stavo bene, fatto sta che dalla sua partenza tornò solo dopo quattro anni..-

Ben era sconcertato, ma non disse nulla e si limitò ad una smorfia di disapprovazione.

-Quando tornò, ero euforico all’idea di conoscere mio padre, come l’eroe che torna da una guerra sanguinosa costretto a stare lontano dalla sua famiglia, perché così mia madre mi diceva, doveva lavorare fuori casa perché doveva mantenerci..- la neve scendeva lenta, come lo scorrere delle mie parole.. –E la prima volta che lo vidi fu come rinascere una seconda volta per me e da lì cominciò veramente il mio percorso con la musica! David già prima che tornasse mio padre mi aveva insegnato moltissime cose! Ma il problema fu che dopo tre settimane lui ripartì e mi promise che sarebbe tornato presto! Io studiavo affannosamente, volevo dimostrargli che ero migliorato, così mi applicavo furiosamente con tutti gli strumenti che mi piacevano fino ad averne una grande padronanza!! David veniva ad ogni saggio per vedermi…ma mio padre non lo rividi più, quando quattro anni dopo tornò a farci visita..-

-E anche allora ripartì..- disse lui riuscendo a capire immediatamente il mio sguardo..

Sorrisi, intuendo quanto considerasse quell’uomo un immaturo adulto che ancora giocava a fare il Peter Pan della situazione. Provavo ribrezzo per lui, odiavo con tutto me stesso l’uomo che mi aveva dato la vita e che me l’aveva rovinata.

-All’incirca dopo due settimane tornò in Europa..- dissi sbrigativamente.. –Si parlava moltissimo di lui alla televisione, nessuno parlava della famiglia che aveva lasciato ma del genio nascente della musica che incantava i cuori delle donne e gli occhi degli uomini..-

-Ma io ricordo che lui..- disse con un istante di panico negli occhi..

-Fu così che scoprii..- dissi con una furia in gola che mi faceva bruciare la bocca.. –scoprii a quindici anni, dopo sette anni che non lo vedevo, che affianco al Herstrass, il grande uomo, c’era una grande donna, un’influente conduttrice televisiva che stava con lui da quindici anni!! E mia madre aveva sprecato ventotto anni della sua vita dietro ad un uomo che aveva altre donne…e lei, lo sapeva, lo accettava e lo aspettava…-

Ben mi guardava con compassione, o forse con comprensione più che altro. Odiavo ricordare tutte queste cose, ma erano parte della mia vita, se ero diventato il ragazzo che sono oggi, lo devo anche al mio passato.

-Anzi…lo sta ancora aspettando..- risposi con acidità e tristezza allo stesso tempo.. –Così due anni fa ho smesso con la musica, ho smesso di aspettarlo, di giustificarlo e di considerarlo un padre! Da due anni non parlo più con lui al telefono quando lo fa quella volta all’anno e ho ripreso a vivere, perché la mia vita non ruota più intorno a lui! Ha scelto di dimenticarsi di noi ed io di lui…-

Restammo in silenzio, non sapevo più cosa dire, avevo raccontato tutto con continuità senza permettermi di fermarmi altrimenti avrei dilagato e detto cose che non era il caso riferire. Mi sentivo smarrito adesso, non raccontavo mai a nessuno la verità sulla mia storia, mentre ora sono qui con una persona che fino a qualche giorno fa era una sconosciuta.

-Credo sia davvero terribile..- disse lui con incredulità.. –Ora capisco perché non riesci proprio ad andare d’accordo con Riley..-

-Riley può farmi rabbia è vero..- dico consapevole.. –Ma è inutile arrabbiarsi con lui, non potrà mai capire quanto male può fare agli altri! Trovo irritante la sua insensibilità..-

-Probabilmente sarebbe diverso se avesse delle responsabilità..- disse Ben con riluttanza..

-Ben..- dissi scuotendo il capo.. –Certi uomini non possono cambiare, fare il grande passo per gli altri! Solo se lo fanno per se stessi, solo se sentono che è giusto così, ma pensi che Riley potrebbe mai arrivarci?!-

Non mi rispose e questo mi bastò, perché sapeva anche lui che Riley non era certo l’uomo sentimentale da fare il grande passo per qualcuno. Fu una nuova consapevolezza, perché forse nessun uomo lo fa, forse nessuno è disposto a rinunciare alla propria libertà per fondersi con un’altra persona. Rimasi così ancora per qualche minuto, assorto nei miei pensieri e rendendomi conto che non sempre c’era chi era disposto ad ascoltarti. Invece Ben era lì, che guardava scendere la neve e ogni tanto mi sorrideva sereno.

-Vorrei chiederti di mantenere questo segreto Ben…- dissi con imbarazzo.. –Non voglio che si sappia!-

-Puoi fidarti di me!! Posso chiederti una piacere in cambio!?- mi disse riluttante..

-Certo…- gli risposi con un gran sorriso..

-Mi suoneresti qualcosa!?- disse con un filo di voce.. –Prima è stato così emozionante…-

Presi la chitarra con piacere e non dissi nulla. Ben era un ragazzo gentile e premuroso, lo si capiva dai suoi tratti addolciti, anche se non aveva un viso femminile. Forse era la piega dei suoi occhi scurissimi a rendere il suo sguardo cordiale. Avevo una naturale simpatia per lui, che per primo mi aveva dimostrato amicizia nonostante non facessi parte del suo gruppo. Non mi dispiaceva suonare per lui, così impugnai la mia chitarra e cominciai a pizzicare le corde di essa. Questa era una canzone che amavo particolarmente, malinconica e dolce allo stesso tempo.  Raccontava la fine di un amore che nemmeno la delicatezza di un fiore poteva ricucire, perché era arrivata la fine. E proprio mentre ti rendi conto che hai il cuore spezzato e il giorno sta per finire, l’alba arriva per ricordarti che la vita va avanti che torneranno cieli azzurri a cui guardare. E quel giorno tu sarai pronto ad accogliere quel cielo azzurro, per trovare la tua strada, quella che finalmente ti farà affrontare il mondo, quello vero!!!

“Broken skies, heartaches that flowers won't mend

Say goodbye knowing that this is the end

Tender dreams, shadows fall

Love too sweet, to recall

 Dry your eyes, Face the dawn

Life will go on…

 

All day long thought that we still had a chance

Letting go, this is the end of romance

Broken hearts find your way

Make it through just this day

Face the world on your own

Life will go on, life will go on..

Le mie mani scorrono tranquille sulle corde della chitarra e mi sembra che sia così naturale, le pizzicavo con gentilezza e il suono è così addolcito da sembrare surreale. La musica sempre più soffusamente va scemando, lo sguardo di Ben è ipnotizzato e assorto nel piccolo mondo che ho creato. Mi sorride come ringraziamento e proprio mentre lo vorrei ringraziare per avermi ascoltato, mi sento osservato e nella penombra della sera vedo scintillare i suoi occhi furiosi. Ritiro subito la mano che avevo allungato per toccare Ben, per ringraziarlo, guardo colpevole l’uomo che sulla porta spalancata respirava affannosamente. Nella foga del momento non mi ero nemmeno accorto che qualcun altro mi stava ascoltando. Dietro di lui c’erano gli altri che forse imbarazzati, erano muti dietro Riley in un surreale silenzio innaturale. Mi alzai timidamente, anche Ben lo fece ma molto più disinvolto di me, lo sguardo di lui mi perforava in un misto di emozione e di rabbia micidiale, un mix di cui avevo pagato spesso le conseguenze.

Ben superò Riley senza dire una parola, lo guardò solo un istante e non appena si voltò completamente, lui con i suoi occhi di ghiaccio blu, più freddi di un iceberg, pronunciò una frase di cui non colsi il significato.

-Stanne fuori…- disse con voce agghiacciante.. –Bada che non lo ripeterò una seconda volta Ben..-

Ben, lo stesso Ben che spesso avevo visto sorridente e gentile, si voltò, lo sguardo furioso e pieno di risentimento tradiva una rabbia contenuta a fatica. Le sue narici si allargarono nel tentativo di prendere un profondo respiro ma non disse nulla, passò oltre mentre Riley mi guardava in cagnesco, sembrava meditare la sua vendetta, pensai.

-Ti ho cercato ovunque..- disse solo mentre sentivo quella voce alterata..

-Sono sempre stato qui..- dico con risoluzione, mentre sono tutti scomparsi dietro Riley…

-Con Ben…- disse lui con quel suo sorriso tirato..

-Con Ben si..- rispondo tranquillo..

Cerco uscire dalla stanza, ma senza toccarmi Riley mi blocca la strada e mi guarda con quel suo sguardo così duro che mi intimidisce. Mi allontano di un passo e aspetto che esploda, perché potrebbe anche farlo nonostante tutto quello che mi stava facendo. Non ne aveva il diritto eppure..

-Non mi hai mai permesso di vederti così…- disse lui con sguardo tanto arrabbiato che socchiusi la bocca  senza comprendere fino in fondo cosa intendesse.. –E lo hai permesso a lui..-

Ma improvvisamente arrivò Micol preoccupata perché non mi vedeva arrivare. Un sorriso mesto spuntò dal suo visetto, decisi di raggiungerla era meglio per tutti. Guardai Riley qualche istante, il mio viso non era duro come lo era stato molte volte, ero dispiaciuto però che non riuscissimo a capirci. Il nostro rapporto un giorno andava a gonfie vele, se così si può dire, quello dopo era una scatafascio. Ma quella giornata mi aveva segnato per molte cose, avevo capito quanto influisse su di me l’essere in pace o meno con lui, sapevo che qualcosa era cambiato da quando l’avevo incontrato. Non sapevo però se ero disposto a capire quanto mi aveva cambiato!

Quando uscimmo nevicava ancora molto, ma era il posto più bello che avessi mai visto!! La neve luccicava con la luce artificiale dei faretti mentre una marea di gente vagava per le bancarelle. Tutti si fermavano ad osservare ciò che gli interessava di più, mentre mi godevo quella bellissima serata di neve ghiacciata che si fermava sul mio viso. Era così bello quel posto, lo adoravo. Micol mi trascinava da una parte all’altra, ridendo così felice che mi aveva completamente contagiato. Riley rideva spensierato assieme agli altri, quindi ero l’unico a soffrirne di questa continua e assurda lotta tra di noi. Sorrisi tra me e me, così abbracciai Mico che stupita mi strinse forte.

-Che succede Jus!?- disse ancorandosi ancora di più alla mia schiena..

-Niente..- risposi con la voce incrinata dalla tristezza.. –Vorrei chiederti se posso dormire nella tua stanza..-

-Perché!?- disse lei esitante..

-Perché forse tuo fratello ha bisogno di un pò di privacy..- dissi facendo un falsissimo sorriso.. –Prima era con Pablo..-

-Davvero!?- rispose lei con tranquillità.. –Allora mi sa proprio che ci sta! Non ti preoccupare il letto è abbastanza grande per entrambi!!-

Fu così che girammo ancora per molto, prima che decidemmo di defilarci e chiuderci in camera di Micol tra risate e divertimenti. Avevo scritto un messaggio a Riley, non volevo assolutamente vederlo, la sua presenza mi ripugnava e condividere lo stesso letto farebbe stato qualcosa di blasfemo.

“Non mi cercare!! Micol ed io stiamo bene!! Non ho voglia di vederti e di condividere la stanza con te, quindi lasciami in pace..”

A quel messaggio non ci fu risposta e provai sollievo, mi sentivo alleggerito perché forse avevo ottenuto quello che avevo desiderato per giorni. Che lui mi lasciasse in pace.

Allora perché mi sentivo così male dopo aver ottenuto quello che volevo!? Perché le lacrime pungevano ai bordi delle ciglia, se non avevo aspettato altro che questo!?

Semplice…non lo volevo realmente!! Ed ora dovevo fare i conti con la realtà, che non era certo meglio della menzogna, ma che era comunque dolorosa. Per Riley ero davvero un passatempo!! Dovevo rassegnarmi!! Quando entrammo in stanza Micol sembrava agitata, non volevo metterla a disagio ma lei mi abbracciò stretto e non capii bene il perché. Le diedi un bacio leggero sulla fronte e lei si accoccolò stretta, con un sorriso tranquillo sulle labbra. Andai nel suo armadio e trovai i pantaloni di una tuta che facevano al mio caso, più una maglia che avrebbe tenuto abbastanza caldo. Quando tornai in camera aveva il suo pigiama addosso e vedendola incerta gli dissi che avrei dormito sul divano, ma si fece coraggio e mi disse di venire a letto tranquillamente. Mi misi sotto le coperte, Micol era bellissima eppure…non provai nulla, il mio cuore era talmente tranquillo che mi arrabbiai con me stesso. Lei si era avvicinata ma dopo poco cominciò a respirare con regolarità ed io provai sollievo. Pensavo continuamente a Riley, insieme a quello, mentre si accarezzavano vicendevolmente e mi mossi bruscamente nel letto con inquietudine. Fu complicato prendere sonno, ma dopo poco l’incoscienza prese il sopravvento e riuscii ad addormentarmi con una certa facilità.

La mattina seguente quando mi svegliai, mi feci una doccia veloce, presi le mie cose ed andai a provare insieme a Matt e gli altri. Non potevamo esimerci dal farlo.

Per quel giorno avevamo deciso di provare in una sala che Jeffrey ci aveva messo a disposizione ad Halifax, potevamo occuparla per quanto ci fosse necessario che nessuno avrebbe reclamato. Alle otto eravamo già pronti per metterci al lavoro. Avevo avvertito Micol che sarei stato via molto tempo quel pomeriggio ma che se voleva poteva raggiungerci ad Halifax dove avremmo passato il resto delle ore che ci rimanevano a visitare la città. Le nostre prove andarono avanti fino alle tre del pomeriggio, mancavano ancora pochissimi dettagli da mettere a punto ma ci sentivamo carichi e pronti. Avevamo ancora tre giorni prima della serata ed eravamo abbastanza sicuri delle nostre capacità. Micol come previsto mi chiamò e ci incontrammo in centro città per mangiarci le crepes alla nutella, non avevamo ancora pranzato e morivamo di fame. Stare con Garrett, Ivan,  Stephan, Matt e Gabriel era uno spasso, la giornata trascorse tra risate, lanci di palle di neve, acquisti di piccoli pensierini per le rispettive famiglie. Micol stuzzicava tutti quanti, si nascondeva, faceva grandi palle di neve che la maggior parte gli finivano in testa più che alla vittima che aveva scelto. Quando decise che era il mio turno, la rincorsi felice come ai vecchi tempi, la presi per la vita e stringendola mi buttai  un cumulo di neve. Solo dopo ci spalmammo una bella manciata di neve candida sul volto ridendo spensierati come semplici ragazzi di diciassette anni. Solo in quel momento mi accorsi che al di là della strada, un gruppo di ragazzi ci stava osservando, i suoi occhi mi guardavano da distante e provai una fitta terribile al cuore. Non mi aveva mai più cercato, esattamente come avevo chiesto. I suoi occhi non si fermarono ancora molto su di noi, perché all’improvviso la sua bocca con una smorfia canzonatoria si voltò per guardare cosa diceva qualcuno lì accanto. L’immancabile Pablo…il “gorilla senza cervello” era sempre alle costole di Riley. Guardai in basso, verso la neve su cui ero seduto, Micol gridava agli altri di raggiungerci e poco dopo, forse per decidere il da farsi si unirono a noi. Riley abbracciò con amore sua sorella e la tenne stretta, non mi rivolse mai più uno sguardo e tanto meno una parola, forse non meritavo nemmeno un saluto a quanto pare. Compresi che se l’unica persona che per te contava di più delle altre non ti calcolava, non ti importava se gli altri ti rivolgevano la parola, perché quella a cui tenevi di più non ti vedeva affatto.

Ero totalmente a pezzi, era quella la verità, provavo una gelosia incalcolabile per i sorrisi che rivolgeva a Pablo, per gli abbracci che dedicava a Micol e per le parole che spendeva con gli altri e non con me. Il più grande dei tormenti era Pablo che con la sua improponibile ignoranza si era proposto di farci da “Cicerone” non sapendo nulla delle cose che ci mostrava. Ci trovavamo nella North della penisola di Halifax, mentre ci mostrava gli edifici storici più importanti.

-Ed ecco a voi Napoleone..- disse convinto e guardando Riley con convinzione..

-Stai scherzando vero?!- dissi schifato.. –Questo è Giovanni Caboto, ha scoperto la Nuova Scozia nel 1497 e pensare che pure ci sei nato!!! Solo un idiota non lo sa…-

-Senti lo so scarafaggio..- mi dice con fare minaccioso, mentre due secondi  prima aveva sbarrato gli occhi per la gaffe appena fatta –Volevo controllare se eravate attenti…-

Non lo posso sopportare, gli altri gli ridono sonoramente in faccia con le lacrime agli occhi e lui chiaramente irritato mi fa segno di tagliarmi la gola.

-Guarda che non è colpa mia se sei ignorante..- gli dico guardandolo con sfida.. –Se volevi farti bello agli occhi della tua bella principessa potevi sceglierti un modo migliore! Ora fai solo la figura dell’idiota..-

Riley fece una smorfia di protesta ma…ne mi parlò per ribattere né tanto meno si degnò di guardarmi in faccia. Questa vacanza che doveva rivelarsi rilassante, alla fine divenne un viaggio dentro me stesso. Stavo raccogliendo i pezzi di un puzzle che sembrava così complicato.

Alla fine gli altri pregarono il gorilla di fargli ancora da guida ed a ogni strafalcione era una risata unica nel chiaro tentativo di prenderlo in giro. Almeno lo scarafaggio, come lui mi chiamava, ignorante non era! Riley rideva quasi più di tutti gli altri, eppure sembrava proprio che quel ragazzo senza materia grigia gli piacesse lo stesso. Con mia grande disapprovazione ovviamente. Rientrammo in hotel verso le sette di sera e quindi decisi di tornare nella suite per cambiarmi e lavarmi degnamente. Fui il primo ad arrivare e mentre mi immersi nella vasca da bagno, sentii chiaramente un gran vocio che si immergeva in stanza con tanto di risate sonore.

Mi lavai in fretta e furia, avevo dimenticato di portarmi dietro la roba per vestirmi, così una volta terminato fui costretto ad uscire dal bagno ancora fradicio e con un asciugamano a coprirmi. Il gorilla mi guardò con occhio critico per qualche istante ma la sua espressione mutò non appena vide la mia tenuta…non proprio coprente ecco. Riley si voltò dopo non so quanto tempo che non guardavo i suoi occhi e fu un sollievo vederli nuovamente.

-Niente male lo scarafaggio…- disse Pablo mentre si inumidiva il labbro superiore..

Gli occhi blu di Riley sembravano immensi in quel momento, i suoi capelli neri così sbarazzini terribilmente sexy, non riuscivo a staccargli lo sguardo da dosso e involontariamente un brivido mi percorse la schiena. Abbassai lo sguardo serrando gli occhi e sentendo il rossore salirmi alle guance.

E pensavo “accarezzami, come fai sempre, sbrigati!! Fammi sentire che sei qui e che ti manco come tu manchi a me..”. Mi vergognavo a pensarlo, ma aspettavo la sua mano come una qualsiasi persona che sente il bisogno di una carezza, di un gesto affettuoso, Riley mi mancava davvero!! Desideravo tanto potergli parlare, vedere il suo sorriso..

Con gli occhi serrati, il viso basso, aspettavo quel gesto familiare di quando mi scompigliava i capelli, non mi era mai sembrato così amorevole come in questo momento. Quel cenno però non arrivo, aprii leggermente gli occhi e vidi che mi aveva avvolto con un asciugamano piuttosto grande, ma stava attento a non toccarmi troppo. Le sue braccia così avvolgenti non mi erano mai sembrate così, incerte come in quel momento. Rimasi per qualche istante a osservare quell’istante in cui mi avvolse, mentre le mie guance diventavano rosa e i miei occhi lucidi, come se avessi perduto per sempre qualcosa.

-Tieni Justin…copriti..- mi disse con tono comprensivo, mentre il suo sguardo era inespressivo..

Lo guardai sorpreso mentre i miei occhi velati stavano quasi trasbordando. Trattenni il fiato qualche istante, Pablo era a poca distanza e ci osservava incuriosito, con un sopracciglio alzato. Ero pietrificato al mio posto col cuore letteralmente in frantumi, mentre pensavo che volevo sentire ancora la sua voce, volevo sentirmi agitato e confuso come lo ero sempre quando lui era nei paraggi. Perché in quei momenti mi sentivo vivo, come forse non lo ero mai stato fino ad allora. Sconsolato tornai a guardare a terra e mi diressi verso la porta dell’armadio dove avrei preso un cambio pulito e lo avrei indossato. Mi asciugai in fretta e respirai a fondo, l’odore di Riley era ovunque, mi venne un groppo alla gola, ma lo scacciai velocemente e non appena fui pronto tornai in bagno per mettere gli asciugamani nell’apposito cestino della biancheria da lavare. Non potevo rimanere lì, così decisi di andare via.

Mi affrettai a raggiungere la porta e riuscii solo ad emettere poche parole, per la paura di tradire un’emozione che non potevo permettermi.

-Ciao..- e chiusi la porta dietro di me..

Le ore passavano ed io stavo sempre  peggio. Non sapevo più cosa dire e cosa pensare. Sapevo solo che una parte di me si stava spegnendo e mi sentivo solo. Era le stessa sensazione di quando aspettavo Anthony, mille aspettative mai realizzate, fino a che avevo smesso di farmi illusioni. Cosa volevo da Riley!?

Questa era la vera domanda a cui dovevo dare una risposta. Stare senza di lui mi annientava, quando ero con lui mi sentivo come sulle spine e volevo andarmene, quando lo vedevo mi esplodeva il cuore, mentre al contrario mi si spezzava. Quando lo vedevo e lo pensavo con gli altri ragazzi mi sentivo morire, mentre quando si dedicava a me sentivo un tuffo al cuore.

Forse…mi stavo innamorando di lui!?

Mi arrestai in mezzo al corridoio. Il respiro così affannato da risuonarmi rumorosamente nelle orecchie. Sarebbe stata la prima volta che mi innamoravo, non poteva essere che fosse proprio successo con lui, con Riley, un uomo per giunta!! E allora perché sentivo tutte quelle emozioni contrastanti nei suoi confronti, come se lo odiassi e allo stesso tempo…fosse tutto per me! Una lacrima scese dalla mia guancia, l’asciugai con il palmo della mano e scrollai ogni pensiero dalla mia mente. Ero solo deluso, non dovevo lasciare che le insinuazioni di Riley avessero il sopravvento su di me!!

Scesi nell’atrio e ci ritrovammo dopo poco tempo tutti insieme a condividere l’ora di cena, Riley sempre più lontano da me. Più cresceva il divario tra noi più il mio cuore si spaccava a metà. A cena a malapena toccai da mangiare, avevo lo stomaco chiuso e a furia di trattenere le emozioni che provavo, mi era venuto un mal di gola terribile. Il nostro ignorarci a vicenda stava diventando insopportabile per me, ma non potevo cedere alla tentazione di parlargli o avvicinarmi, non sapevo se sarei riuscito a trattenermi e ormai la nostra strada era segnata. Riley si era stancato ed ora ero libero di proseguire la mia vita, la mia strada. Dire addio a quella piccola parentesi sarebbe stato necessario e avrebbe alleviato il mio dolore.

Gli altri avevano organizzato un’uscita ma io ero davvero troppo esausto per cedere alla tentazione di accontentarli. Il giorno dopo avevo le prove dalla dieci fino all’una del pomeriggio e poi l’incontro con Ben, volevo prepararmi psicologicamente a non essere una mummia e a godermi la giornata. Ben lo meritava, ero certo che la sua contagiosa simpatia mi avrebbe aiutato a sentirmi grato per quello che avevo in fondo.

Sorrisi a Ben, salutai gli altri con allegria, dicendogli che ero troppo stanco e che avevo voglia di rilassarmi un pò. Micol mi disse sottovoce che ci saremmo visti in camera al suo ritorno dall’uscita assieme agli altri e gli sorrisi tranquillamente mentre li vedevo allontanare. Avevo perso di vista Riley che però pensai si fosse rintanato con Pablo. Sospirai rassegnato. Presi la chiave magnetica e raggiunsi la camera di Micol, entrai e assaporai la dolcezza della solitudine che mi attendeva. Forse non era il momento migliore per stare soli, ma volevo sentirmi libero di provare qualsiasi sentimento in tranquillità. Stavo aprendo le porte a me stesso, qualunque esso fosse.

La mia chitarra era sempre lì al suo posto, per rilassarmi potevo suonare qualcosa. Mi sedetti sul letto e iniziai a accennare qualche canzone, anche se finivo per riflettermi in quelle con motivi struggenti e malinconici. Continuai a suonare abbandonandomi alla melodia, mischiando musica conosciuta a motivi che si creavano nella mia mente, con la mia fantasia. Quando sentii bussare alla porta l’incantesimo si spezzò e guardai con esitazione verso di essa. Non pensai minimamente a chiedere chi fosse, mi precipitai su di essa e dopo un istante aprii con un’espressione curiosa sul volto.

Credo che nello stesso istante in cui aprii la porta, il mio cuore prese a martellare talmente forte che il rossore si propagò velocemente sulle mie guance. Lui, con quel suo volto da infarto, la pece dei suoi capelli, il blu del mare dei suoi occhi mi guardavano con impetuosità, con quella stessa veemenza che tante volte gli avevo visto nello sguardo. Mi sentii mancare, proprio in quel momento le mie gambe stavano cedendo nell’attimo meno opportuno. Non volevo mi vedesse così, totalmente indifeso e distrutto dalla sua indifferenza! Chiusi velocemente la porta ignorando che il suo piede si era già inserito per metà nella stanza e mi impediva di serrare la soglia.

-Per favore..- dico supplicandolo.. –Riley lasciami solo..-

-Apri questa porta..- mi dice minaccioso.. –Ti giuro che la butto giù Justin..-

-Ho bisogno di stare solo..- dico con le lacrime agli occhi.. –Ti prego!! Non voglio..-

-Non vuoi che ti  veda stare male per me!?- rispose deciso, con ardore..

Cerco di resistere contro la sua forza, ma è un’impresa titanica pensando al suo fisico vigoroso e a quelle spalle forti e accoglienti. Sento che questa volta il mio cuore sta per lasciarsi sconvolgere dall’emozione di sentirlo di nuovo partecipe nei miei confronti. Gli occhi sono sgranati per quelle parole tanto difficili da accettare, ma non ho parole per ribattere, sono totalmente muto, incapace di giustificarmi, mentre capisco che la resistenza è l’unica che può salvarmi adesso. All’improvviso con uno spintone si fa spazio per entrare e il contraccolpo mi fa scattare bruscamente indietro, vederlo così con la stessa prepotenza e veemenza  di sempre mi fa sentire inerme. Mi prende velocemente il braccio con uno scatto e mi trattiene, evitando di farmi cadere. E finisco tra le sue braccia, come avevo desiderato tante volte quel giorno.

-Voglio sapere perché continui ad evitarmi…- disse lui continuando a trattenermi con forza..

-Sei tu che mi ignori..- dico irritandomi..

-Devo ricordarti per caso cosa mi hai detto ieri sera!?- mi disse stizzito..

-E io te lo devo ricordare!??!?!- gridai con un groppo in gola terribile…

Mi guardò come se non capisse e mi sentii ancora più stupido, come se ce ne fosse bisogno! Mi allontanai da lui con passo indeciso e mi ritrovai a respirare affannosamente, con il petto che si muoveva su e giù vistosamente. Lo sentii dietro di me, troppo vicino perché la mia razionalità potesse avere la meglio su di me, non dovevo tradirmi, non volevo farlo.

-Cosa…provi…davvero per me!?- disse pronunciando lentamente ogni parola.. –Ho bisogno di saperlo..-

-Smettila…non…- dico con le labbra tremanti.. –non provo nulla per te..-

Mi stringe, sento quelle sue braccia così calde e affettuose che una parte di me si sente morire, non voglio, non posso lasciare che mi sconvolga così la vita. Eppure ho desiderato quel momento con tutto me stesso, con tutta la rabbia e il fiato che avevo dentro. Volevo urlargli contro che lo odiavo, che mi irritava il modo in cui mi aveva trattato considerandomi una scocciatura.

-Perché non vai dal tuo amico...- dico con acidità.. –In fondo io non sono nient’altro che una seccatura..-

-Ecco vedi!?- mi dice lui venendomi dietro.. –Justin non sei capace di dire semplicemente quello che senti!?-

-Ti detesto..- dico voltandomi verso di lui.. –Ti odio con tutto me stesso, perché non sopporto quando mi tratti da terzo in comodo per farti bello agli occhi degli altri!! Ti detesto perché lo fai apposta a provocarmi e soprattutto non ti sopporto perché fino a pochi giorni fa, la mia vita era esattamente come la volevo e tu hai rovinato tutto!!!-

-No…non sono io ad averla rovinata..- mi dice lui con ardore.. –Cos’è che ti fa paura talmente tanto da costringerti ad evitarmi!? Ti obblighi a non lasciarti andare anche se io so che mi desideri quanto io desidero te!!-

-Io avrei paura!?!?- dico urlandogli contro..

-Si…- mi dice lui con determinazione.. -Perché se così non fosse, ammetteresti con te stesso che vuoi stare con me come io voglio stare con te!! –

Ci stavamo affrontando viso contro viso, entrambi affannati con una rabbia negli occhi che non l’avevo mai vista nelle sue iridi blu. Lo guardavo così da vicino che potevo vedere anche le piccole sfumature in quello sguardo così dannatamente seducente. Non riuscivo a dire una sola parola mentre il suo viso si addolciva, i suoi zigomi fino a poco fa affilati come rasoi si erano rilassati, stava cercando di dominarsi era evidente.

-Justin...mi fai così arrabbiare..- disse guardandomi con intensità travolgente.. –oltre che…a farmi perdere totalmente il controllo!!-

Come me…quando si trattava di lui perdevo completamente la testa. Come si poteva evitare tutto questo?! Forse non vedendosi più, cancellando il suo numero di telefono e costringendomi a smettere di frequentare gli stessi lunghi sarebbe stato semplice.

Mi stava trascinando fuori dalla camera ma non ero pronto a stare con lui, non potevo passare la notte insieme ad una persona che… Stavo dicendo…con una persona che mi piaceva!? Andai nel panico..

-Riley…non voglio..- dissi cercando di oppormi.. –Non posso venire in stanza con te..-

-Perché?!- mi disse con ostinazione… -Non me ne andrò di qui finché non mi avrai dato una buona motivazione..-

-Perché non voglio fare la candela tra te e Pablo..- grido resistendo al suo sguardo affilato..

-Non ti credo..- mi disse con aria truce.. –Non ho alcuna intenzione di farti passare la notte qui..-

-Se ti da fastidio che rimanga qui con tua sorella, posso andare da Ben, o dagli altri…- risposi con aria innocua..

-NO!!!- gridò stringendo tantissimo il braccio e tirandomi a un centimetro dal suo viso.. –Né qui, né da nessun’altro se si tratta di stare lontano da me!!!-

Lo guardai con sorpresa. Cosa significava!? Provavo così tante cose contrastanti, cosa voleva da me quel ragazzo così bello e irresistibile. Era completamente infuriato e percepirlo nel suo viso così distintamente mi fece sentire così smarrito.

-Justin..- disse con voce dura.. –Non costringermi a portarti via di peso…-

-Non lo farai..- dissi con voce strozzata dall’emozione.. –Non ho più paura delle tue minacce! E poi cosa direbbe il tuo gorilla se ti vedesse?!-

-E il tuo Ben cosa direbbe se ti vedesse eh?!- disse lui sempre più infuriato..

-Ben non è come te!!!- gli grido in faccia.. –Non ha mezzi fini, mi dimostra amicizia e comprensione, proprio quella che tu non hai per nessuno!!-

-Ma sentilo..- disse con voce sarcastica.. –non mi importa niente di cosa dice il cameriere se ti porto in camera mia!! Allo stesso modo in cui Ben non deve ficcare il naso in  quello che riguarda te e me…-

-Bugiardo..- dissi con le lacrime agli occhi.. –Rigiri sempre la frittata come ti pare!!! Per volgerla in tuo favore…!!!-

-Adesso smettila..- dice con fare minaccioso.. –Basta, non è più tempo di parlare..-

Senza nemmeno pensarci due volte si china su di me e mi ritrovo completamente sulle sue spalle, con la testa a penzoloni dietro alla sua schiena.

-Riley, non provare ad uscire da questa stanza chiaro!?- grido con un imbarazzo terribile.. –Mettimi subito giù…-

-Non ci penso nemmeno…- rispose lui stizzito.. –Se mi avessi seguito di tua spontanea volontà non ci sarebbe stato motivo ci convincerti con le maniere forti..-

-Tu non mi hai convinto..- dico picchiando i pugni sulla sua schiena.. –Hai fatto come volevi, come al solito..-

-Beh almeno uno dei due sa cosa vuole..- dice con aria polemica..

-Che cosa vuol dire!?- rispondo bloccandomi all’improvviso mentre esce dalla porta e si avvia nel corridoio..

-Niente..- dice lui con aria divertita..

-Non azzardarti…- dico dimenandomi… -Ma ti rendi conto che c’è pieno di gente che ci guarda!?-

-E lascia che guardino..- disse ad alta voce.. –Non ho alcun problema a spiegare loro che sto portando in camera mia il ragazzo che mi piace..-

-Riley!!!- lo rimprovero.. –Non è il momento di scherzare!!! Verrò in camera…ma lasciami scendere per favore..-

-Neanche per sogno…- mi dice deciso.. –Ormai ti sei giocato l’opportunità di scegliere come tornare in camera da me, quindi ne pagherai le conseguenze..-

Ci stavano guardando tutti, mi sentivo terribilmente stupido. In braccio ad un uomo che diceva idiozie senza un minimo di pudore. Guardai alcune ragazze letteralmente con i cuoricini agli occhi e sentii casualmente i loro discorsi mentre erano proprio dietro di noi.

-Hai visto che carini!?- disse la bionda con le mani sul viso.. –Sono innamorati…sicuramente quello bellissimo lo sta trascinando via da un ammiratore insistente..-

-Cooosssaaaaa?!?!?!?!??!- urlai io guardando indietro sconvolto le due tipe sempre più adoranti.. –Senti brutto cretino che non sei altro…ti rendi conto che stanno dicendo cose assurde su di noi!??! Mettimi giù SUBITO…-

-E cosa dicono di così sconvolgente!?- disse lui scuotendo il capo..

-Che siamo una coppia di innamorati…è scandaloso!!!- dico io urlando..

-Ma noi siamo una coppia di innamorati..- disse lui ridendo e voltando verso l’ingresso..

Ovviamente intorno a noi si aprì una voragine di approvazione, pensavano davvero fosse una dichiarazione d’amore, mentre era chiaro che Riley stava prendendo tutti per il naso!!! Ricominciai a scalciare non appena mi ritrovai alla reception, sconvolto che le tantissime persone presenti e distinte avrebbero avuto di me il ricordo del “ragazzo in spalla ad un uomo”. Mi vergognai terribilmente mentre notai che vicino al bancone della reception, c’era Pablo che ci guardava con occhio sospettoso.

-Per favore le restituisco la chiave della porta della signorina Mann..- spiegò con tranquillità.. –Può riferirle che Justin Herstrass è tornato nei suoi appartamenti?!?-

Immaginai il sorriso sfavillante di trionfo che poteva avere sul viso e subito, quando si voltò per tornare in corridoio per prendere l’ascensore, decisi di dire la mia al pover’uomo che mi guardava con compassione.

-Le riferisca anche che è stata una decisione del tutto obbligata..- le dissi mentre  sollevavo il viso a fatica per guardarlo in volto.. –Per favore non se lo dimentichi..-

-Riley!??!- eccolo gorilla-man arrivava all’attacco..

-Che c’è..- rispose lui con distacco..

-Pensavo di passare da te dopo..- disse con entusiasmo.. –Ma che ti serve a fare lui!? Per caso vuoi coinvolgerlo!?-

Riley si fermò immediatamente. Non capii la sua titubanza, sentivo solo il suo corpo che si era irrigidito e la sua risata sottile, come quando voleva burlarsi di qualcuno.

-Lui non si tocca..- disse secco e con voce glaciale.. –Lui spetta a me..-

-Cosa!?!?- dissi io alzando la voce di due ottave.. –Io non spetto a nessuno!!! Non sono un oggetto…-

-E allora cosa facciamo con lui tra i piedi!?- disse con impertinenza..

-Forse non hai capito che lui sta tornando da me..- disse con convinzione.. –Quindi tu non sei invitato..-

-Sei tu che mi stai portando di forza in camera…- risposi scocciato.. –Io non ne avevo la minima intenzione..-

-Riley aspetta..- disse Pablo venendoci ancora dietro.. –pensavo che poteva funzionare tra di noi..-

-Ma perché sono pure costretto a sorbirmi le vostre dichiarazioni d’amore?!- mi lagnai..

-Ascoltami bene..- disse con voce seria Riley.. –è lui che mi piace..-

-Che bugiardo arrivista..- dissi tra me e me mentre si infilava in ascensore e salutava Pablo..

Cercai di arrampicarmi con l’aiuto dello specchio, appoggiando sulla superficie riflettente i palmi della mano e tirandomi su. Ero furioso per la brutta figura che avevo fatto, mi aveva portato in spalla per tutto l’hotel mentre tutti ci guardavano. Potevo essere così sfortunato da trovarmi  sempre in quelle situazioni imbarazzanti!?

-A chi hai detto bugiardo arrivista!?- chiese Riley mettendomi giù per terra con un sorrisetto perfido..

-A te ovviamente..- dissi riprendendo a fatica l’equilibrio.. –Ti detesto quando mi usi per discolparti..-

-E siamo a quattro..- risponde ironico.. –Non credi che odiarmi per così tante cose sia solo sinonimo di troppo amore?!?!-

L’ascensore si apre. Imbufalito mi incammino verso la suite. Non è possibile che sia così insopportabile, assolutamente stupido ed egocentrico!! Mi viene dietro velocemente mentre molta gente ci guarda con curiosità.

-Dovrò darti una bella lezione..- mi disse con impeto e malizia..

Sentii il suo braccio prendermi con ardore, i suoi occhi bruciavano di passione. Sentivo un fuocherello bruciarmi dentro al cuore e ogni suo respiro aumentava le fiamme. Inspirava ed espirava velocemente come se non riuscisse più a contenere un’emozione trasbordante e alla fine, impetuoso come una tempesta, mi prese il capo e lo spinse contro il suo. La sua bocca completamente appiccicata alla mia, le sue mani che mi stringevano come non succedeva da un giorno, ma mi era sembrata una vita. Un silenzio surreale intorno a noi, tutto si era placato, sentivo solo il mio cuore farfugliare e il suo sapore nella mia bocca. Mi baciò con una passione diversa che forse non avevo mai sentito davvero fino ad allora. Quando si staccò da me rimasi imbambolato, il suo sguardo inizialmente serissimo e poi quel sorriso canzonatore che tante volte mi aveva fatto fermare il cuore.

-Ti serva da insegnamento, sono in grado di ottenere quello che voglio dove e quando mi pare..- rispose con quella faccia da schiaffi presuntuosa che faceva per prendersi gioco di te, poi prese il bavero della mia camicia e mi tirò leggermente a se.. –Tu sei mio..-

I miei occhi si sbarrarono e cominciai ad arrabbiarmi sul serio. Feci per voltarmi, per raggiungere la stanza, tante persone erano tramortite con la bocca semi-aperta. Mi sentivo…letteralmente morire!!!

Voleva dire che quelle tantissime persone avevano assistito al nostro bacio!?

Come potevo essermene dimenticato!?

Perché non mi ero opposto!?

Arrabbiato con me stesso cominciai a percorrere velocemente il corridoio con la testa china e le guance rosee. Mi sentivo così imbarazzato, così inerme per avergli permesso un qualcosa di così intimo davanti a tutti. Lo sapevo bene, per lui era l’ennesimo atto di impetuosità per dimostrare la sua superiorità “maschia”, ma ora l’avrei volentieri ucciso con le mie stesse mani.

Le mani mi tremavano, gli avevo strappato la chiave magnetica dalle dita e mi affannavo per fare leggere la nostra pass, ma non riuscivo a controllare l’agitazione che all’improvviso mi aveva preso.

Quando entrai mi coprii con le mani il viso e per qualche istante rimasi in silenzio per attutire il colpo.

-Non consideravo che fossi così ansioso di restare solo con me..-

Mi voltai verso di lui, rendendomi conto che mi stava chiaramente prendendo in giro, come sempre del resto.

-Ti rendi conto di quello che hai appena fatto!?- dissi sconvolto..

-Ti ho baciato..- rispose tranquillo.. –La cosa più naturale del mondo..-

-No..- dissi spalancando gli occhi.. –Tu hai baciato un ragazzo..-

-Io ho solo baciato la persona che mi piace..- dice sorridendo con quella sua bocca magnetica..

-Riley…quelle persone erano sconvolte..- dissi ragionando.. –Non tutti sono abituati come te  al tuo mondo..-

-Justin non ti ho portato qui per parlare del dove e quando ti posso baciare!!- mi dice avvicinandosi con decisione.. –Non mi importa niente di quei stupidi bigotti rintanati a gridare allo scandalo!! Io ti bacio dove, quando e quanto mi pare…vorrei che questo ti fosse chiaro..-

-Cosa?!- rispondo con stizza.. –Quindi decidi tutto tu adesso!? E da quando?!-

-Da quando ho capito che sei troppo vigliacco per ammettere che vuoi stare con me e che ti manco quando non mi vedi..- disse con passione..

-Se non ti cerco è perché posso fare a meno di te..- grido e me ne pento un secondo dopo..

-Ah si!?- dice con poco convinzione.. –Allora vediamo un pò…poche ore fa, mentre ero in stanza con Pablo, hai aspettato con tutto te stesso che ti toccassi!! E lo desideravi Justin perché io l’ho sentito!!-

Mi aveva preso per le spalle e cercava di costringermi a guardarlo. Ma io proprio non ci riuscivo perché.. aveva ragione…in quel momento io desideravo solo che la sua mano mi accarezzasse come faceva sempre. E non riuscivo ad accettare che non lo facesse, perché temevo che quelle mani avrebbero toccato un altro uomo che non ero io!! Dovevo accettarlo…era proprio così per quanto mi vergognassi!!

-Guardami..- mi disse alzandomi il viso.. –Ogni volta che ti tocco sento un brivido! Siamo come due calamite che non riescono a stare lontane…siamo i due poli opposti di due magneti che non possono fare altro se non avvicinarsi! Justin…ascoltati..-

-Presto fin troppo ascolto a me stesso..- gli dico allontanandomi un pò per riprendere fiato..

-E cosa ti dice!?-  mi chiede lui raggiungendomi per non perdere il filo diretto con i miei occhi..

-Che devo starti lontano..- rispondo con sincerità..

-Non hai ancora capito che la corazza di perfezione che ti sei costruito è piena di crepe!?- mi disse con sgomento.. –Justin...non è più tempo per resistere od opporsi all’inevitabile!!

Lui si coprì gli occhi con le mani, sembrava disperato. Rimasi per un minuto immobile incapace di reagire o di dirgli qualcosa. Sentivo il mio cuore battere furiosamente, i miei occhi pungere.

-Ma…- dissi allo stremo delle forze, sentendo le lacrime ai bordi delle ciglia.. –non ci riesco..-

Mi sembrava di aver ammesso la più grande delle debolezze. Ero così infuriato con me stesso che iniziai a piangere come un bambino stupido che non ha ricevuto la caramella quotidiana. Lui mi guarda per qualche istante, sembra sorpreso ma sorride, quei sorrisi immensi e pieni di emozione che spesso mi riempivano il cuore. Guardava i miei occhi così intensamente che abbassai leggermente lo sguardo senza poter immaginare tutto quello che la mia ammissione aveva scatenato.

-Justin…mi sembrava di avertelo già detto di arrenderti..- mi dice abbracciandomi con trasporto.. –Sei adorabile…-

La sua voce ferisce le mie orecchie come un coltello, ma…riesce sempre a sedurmi. Come ora, che le sue mani toccano la mia pelle e la sfiorano con gentilezza, il brivido che mi percuote mi strazia il cuore.

Cosa farò quando si sarà stufato di me?! Quando troverà qualcuno che lo incuriosisce di più!?

-Riley…non trattarmi come un ragazzino..- dico cercando di staccarmi da lui..

-Sei tu che stai piangendo come un ragazzino..- dice cercando le mie labbra... –Anzi…come un moccioso..-

-Taci…stai zitto!!- gli dico mentre gli prendo la camicia e la stringo.. –Non trattarmi da stupido!! Crescerò vedrai..-

-Sempre più adorabile..- disse attirandomi a sé, appoggiando un bacio veloce sulle mie labbra..

Mi diede uno spintone sul letto e inevitabilmente pensai…che l’aveva condiviso con quella specie di uomo scimmia. Mi sentii così male al pensiero che quando si avvicinò a me per sfiorarmi mi girai di lato per evitare il contatto. Non riuscivo a passarci sopra, ero geloso di chiunque finiva per appartenergli e mi sentii idiota perché sarebbe stato sempre così.

Come potevo essere geloso di Riley, se sapevo che tra di noi non ci sarebbe mai stata una storia?!

-Non ho dormito qui con lui..- mi disse avvicinandosi al mio orecchio.. –Te lo giuro..-

Mi abbracciò dolcemente, sentivo il suo petto appiccicato alla mia schiena e le sue braccia mi stringevano così teneramente che il mio cuore continuava a martellare sempre di più. Sembrava andarsene via dal petto, non volevo che mi sentisse così indifeso, così completamente in balia della sua presenza.

-Non voglio sapere niente..- dissi trattenendo la rabbia..

-Non mi importava nulla di lui..- disse voltandomi con dolcezza verso il suo viso.. –L’ho fatto solo per farti ingelosire..-

-E hai fatto male..- dissi voltando lo sguardo..

Ed io ero stato così male inutilmente?! Ero caduto nella sua trappola come un moccioso! Quindi lo ero davvero se non ero stato in grado di capire fin dall’inizio che aveva calcolato tutto per farmi cadere. Tutto per un suo piacere personale, mentre mi ero sentito morire per il dolore che avevo provato nel saperlo tra le braccia di un altro.

-Per te è tutto un gioco vero?!- dissi esausto e affranto.. –Tu non hai la minima idea di come mi sia sentito! Da quando ti ho incontrato la mia vita si è solo complicata!! Mi sto trasformando in una persona che non pensavo sarei mai diventata e tutto perché tu hai deciso di farmi impazzire!! Se solo non ti avessi mai incontrato ora sarei la persona calma e razionale di sempre!! Perché dovrei lasciarmi sconvolgere da te…eh?!-

Nervosamente mi alzai dal letto e feci qualche passo frenetico in direzione della cabina armadio. Quando mi voltai ero abbastanza lontano da lui per proseguire a parlare. Stavano cadendo tutte le difese, le maschere che con tanta cura mi ero costruito, anche se poi, in ogni caso, avevo lasciato trasparire troppo. Adesso che ero di fronte a lui, spogliato delle protezioni che con tanta fatica avevo sostenuto fino a quel momento, avrebbe visto un ragazzo ordinario come tanti altri. E il pensiero che mi buttasse fuori dalla porta, dopo il dolore con cui ero arrivato a qual punto, mi annientò all’istante. Non volevo che si stufasse di me, non volevo diventare il ragazzo come tanti altri con cui se l’era spassata ogni sera! Volevo essere importante e speciale per lui!

Oh Riley ti prego…non mi abbandonare proprio adesso!!

-Io…- dissi con confusione.. –Ero…geloso di Pablo! Mi hai umiliato davanti a lui, mi sentivo totalmente escluso dalla tua vita! Oggi avevo deciso di dirti addio per sempre, volevo uscire da questo circolo vizioso perché non riuscivo più a gestirlo! Ogni volta che mi avvicino a te mi sembra che tu sia sempre più lontano e non comprendo perché ti ostini tanto a provocarmi! È qualche giorno che ho compreso che stava cambiando qualcosa, ma non trovavo la forza per starti lontano, desideravo vederti, ascoltarti..-

-Allora non devi nemmeno provare a farlo..- disse lui con ardore.. –Non farlo Jus altrimenti mi arrabbierò davvero..-

Lui mi guardava con quello sguardo serio e intenso che non gli avevo mai visto dipinto in viso. Si avvicinò, la sua mano protesa asciugò una lacrima e poi prese la mia mano, la strinse e mi guardò con delicatezza. Quando mi attirò ancora una volta accanto a se sul letto, mi mise una mano sul capo e mi tenne ancorato a lui con tanta tenerezza che mi chiesi se era davvero lo stesso Riley con cui avevo tanto litigato.

-A volte non si può essere preparati razionalmente a tutto Justin..- disse con voce comprensiva e dolce.. –Avevo un obiettivo! Volevo che tu capissi te stesso, volevo che sapessi che eri geloso perché tra te e me c’era qualcosa! E per favore non smettere di esserlo…-

Lo guardai con occhi sgranati e lentamente, senza mollare i miei occhi per un istante, si avvicinò. Posò le sue labbra sulle mie, ma questa volta il baciò che mi dò fu lento e dolce come lo zucchero filato. Sentivo quella bocca perfetta muoversi in sincronia con la mia e la cercava sempre di più, sembrava non essere mai sazio. Le sue mani avevano raggiunto il mio capo e lo attiravano a sé con ingordigia. Riley non mi aveva mai baciato così prima d’ora, mi sentivo totalmente incapace di reagire. La sua lingua spesso cercava la mia, ma non ero in grado di oppormi, dentro di me stava tutto tornando al suo posto, mentre posai la mia mano sul suo torace e mi sorprese sentire il suo cuore totalmente nel panico come il mio. Aprii gli occhi stupito, anche lui mi stava guardando completamente consapevole che il mio cuore stava impazzendo.

Quando le sue mani arrivarono ai bottoni della mia camicia, mi sentii all’improvviso a disagio. No…non ero ancora pronto ad arrivare a tanto!

-Shh..- mi disse Riley dolcemente.. –Non voglio farti del male Justin…voglio solo sentire il calore della tua pelle..-

Mi spogliò lentamente, lasciandomi gli slip e lui fece la stessa cosa. Mentre mi toglieva gli indumenti mi osservava con dolcezza e provai un imbarazzo tale che avvampai un paio di volte.. Si era trattenuto più del dovuto con me, potevo capirlo solo ora mentre la sua bocca posava baci sul mio corpo delicatamente senza spaventarmi.

-Sei così bello Justin…- mi disse con quel suo sguardo sincero.. –Guardami…e seducimi sempre di più con il tuo viso..-

Mi baciava sempre più teneramente mentre tremavo sotto le sue mani, quel corpo vigoroso e muscoloso poteva prendersi tutto quello che voleva se continuava a trattarmi in quel modo. Toccava le mie braccia, sentivo sempre di più quanto quel sentimento, trattenuto a lungo, stesse crescendo sempre più immensamente, mentre io cercavo le sue labbra. Non riuscivo a smettere di desiderare i suoi baci. Quando si avvicinò a me con tutto il suo corpo, compresi cosa intendeva dire quando aveva espresso il desiderio di sentire il calore della mia pelle. Mi strinse forte con le braccia che si legavano al mio torace, le mani che completamente aperte aderivano perfettamente alla mia pelle, sentivo diffondersi un calore che non avevo mai sentito in vita mia e istintivamente mi accoccolai contro di lui per godermi appieno quel senso di protezione che sentivo pervadermi il corpo. Avevo il capo appoggiato all’incavo del suo collo e sapeva di lui, di quel suo odore tanto inebriante che dimenticai qualsiasi cosa, anche che forse mi sarei pentito dell’intimità a cui mi ero abbandonato una volta che lui si fosse stancato di me. Al pensiero il mio cuore sobbalzò e lui se ne accorse perché mi guardò con incertezza.

-Non ti permetterò di andartene..- disse per chiarire la sua posizione..

-Quando sarai tu ad andartene, mi pentirò di questa sera..- dissi con voce malinconica…

-E chi ti dice che io me ne andrò!?- disse teneramente, accarezzandomi la guancia..

Sorrisi, eppure dentro di me sapevo che quel giorno sarebbe arrivato! Cercò il mio bacio con insistenza e quando gli concessi di darmelo, sorrise soddisfatto senza lasciarmi un istante. E mi baciò ancora a lungo, ridendo di me ogni volta che tremavo tra le sue braccia per quelle sue effusioni strazianti.

Come potevo essermi innamorato così tanto di lui!?

Eppure quella era la verità. Mi ero innamorato con la stessa facilità con cui una foglia cadeva dall’albero. Sapevo che Riley era esattamente la persona che mi avrebbe spezzato il cuore. Ma incredibilmente non mi importava. Lo amavo ed ero pronto a correre qualsiasi rischio. Anche quello di perderlo definitivamente dopo avergli dato ogni singola parte di me stesso…

Fine di questo capitolo! Beh a dire la verità non so se la mia storia vi piaccia o no, non ho ricevuto praticamente recensioni e temo che questa non sia una buona notizia!
Beh farò sempre del mio meglio per migliorarmi se possibile e spero che continuerete a seguirmi se vi va. :-)
Justin e Riley hanno ancora molte emozioni e avventure da condividere! Nel capitolo ho inserito dei piccoli pezzi di due canzoni, rispettivamente di James Morrison e Chris Isaak, mi sembravano l'ideale.
Un abbraccio Asia...

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto.. ***


Capitolo 8..

Capitolo otto...

Justin..

Quanto avevo dormito!?

Mi sentivo strano. La mia mente era ancora addormentata e faticavo a mettere tutto a fuoco. Nel dormi veglia percepivo a volte dei piccoli movimenti, ma poco dopo mi resi conto che qualcuno mi era decisamente appiccicato, mi stringeva a se, ne percepivo distintamente il calore. Aprii gli occhi, mentre le sue braccia mi tenevano accanto al suo corpo scolpito, il suo viso era appoggiato al mio capo e la sua gamba appoggiata alla mia. E in quel momento ricordai tutto..

Avevo ammesso molte cose compromettenti, questo voleva dire che ero…gay.

Adesso come adesso, non era più una cosa che potessi trascurare. Non sapevo se avevo mai provato attrazione per altri uomini prima d’ora, avevo conosciuto Riley e mi aveva folgorato. Ma non potevo dire di sentirmi completamente a mio agio con questa mia nuova “situazione”. La consapevolezza di essere “diverso”, mi spaventava, ero davvero pronto per gestire questa verità così pesante!? Sospirai pesantemente, mentre l’uomo bellissimo accanto a me si mosse leggermente ancora addormentato. Mi voltai verso di lui e scostai i suoi capelli ribelli dalla fronte, lentamente e pensai a mille cose. Che avevo ammesso con me stesso la verità, solo ed esclusivamente per lui, per vivere quel poco tempo che mi rimaneva a disposizione con l’intensità che non avevo mai avuto in tutti quei diciassette anni.

Non volevo pensare al giorno in cui per Riley sarei stato un lontano ricordo. Volevo accumulare bei ricordi, che avrei ricordato negli anni avvenire come i momenti più belli e profondi che avessi mai passato con lui. Mi chiedevo solo come avrei affrontato i tanti “Pablo” di turno che sarebbero passati dalla sua stanza.

Dovevo uscire per schiarirmi un pò le idee, così decisi di muovermi lentamente per liberarmi dall’abbraccio di Riley che non mi aveva lasciato un solo istante. Riuscii a liberarmi dall’incastro che Riley aveva creato nel sonno, mi sedetti delicatamente sul materasso per stiracchiarmi e sentii un movimento fulmineo dietro le spalle. Riley era seduto dietro di me con la testa appoggiata alla mia spalla.

-Jus..- disse abbracciandomi.. –Dove credi di andare?!-

-Volevo provare a raggiungere la mia chitarra..- dissi sorridendo..

-Non vorrai mica dirmi che preferisci la tua chitarra a me?!- chiese con aria offesa..

-Lei è meno esigente..- dissi totalmente convinto..

-Ma io sono molto meglio..- disse prendendomi per la vita e facendomi fare un volo di 180 gradi ritrovandomi nuovamente sdraiato sul letto..

Si…lui in effetti era decisamente molto, molto meglio. Ma se avessi continuato così, di questo passo, non sarei più riuscito a fare a meno di lui. Mi sfiorava il mento, la guancia, la bocca, il naso con le sue dita e con sguardo serio sembrava riflettere, indeciso se parlare o mantenere quel silenzio pieno di parole e di emozioni.

-Sei pentito?!- sembrava guardare ogni volta a fondo nel mio cuore…

-Posso farlo..!?- gli chiedo con un sorriso malinconico.. –Tornare indietro come i gamberi..-

-No…- disse convinto.. –Perché non potrei mai dimenticare le  cose che mi hai detto…non potrei permettertelo…-

-Ma io non ho detto granché..- risposi evasivo.. –Sei tu che hai forse frainteso..-

-Impossibile..- mi disse con un sorriso malizioso.. –Hai detto abbastanza perché io potessi comprendere tutto quello che c’era da capire…-

Tormentai il labbro inferiore, mentre con un gesto repentino Riley si accomodò a cavalcioni su di me e mi guardò ancora come una qualsiasi persona ne ammira un’altra. Mi sentivo a disagio ogni volta che lo faceva perché non ero abituato al suo lato così affettuoso, mi ero sempre confrontato con il Riley presuntuoso, che si prendeva quello che voleva ed adesso provavo confusione quando dalla sua bocca usciva un apprezzamento nei miei confronti.

-Sei talmente sensuale che a volte non te ne rendi nemmeno conto..- mi disse all’improvviso.. –Proprio come ora, mentre ti tormenti le labbra, mi ha sempre fatto impazzire questo tuo lato così inconsapevole..-

Spalancai gli occhi e mi alzai leggermente in imbarazzo. Lui non si era tolto, continuava a guardarmi con gentilezza mentre posò un bacio sulla mia guancia, sfiorando anche l’angolo delle labbra.

Mi guardava con una fiducia che non avevo mai visto nei suoi occhi, gli sfiorai a mia volta il viso con la punta delle dita e quasi mi sfiorò l’idea di dirgli di Ben. Non mi piaceva mentire…mi sembrava di nascondere qualcosa inutilmente visto che non facevo nulla di male ad uscire col suo migliore amico. Era Riley che mi piaceva, Ben era un amico con cui passavo volentieri del tempo. Non c’era motivo di preoccuparsi di una cosa futile come questa, a Riley non importava con chi uscivo, non avevamo una relazione che implicasse la necessità di confidarsi su ogni cosa per evitare discussioni e malintesi. Potevo uscire tranquillamente con chi volevo, non avevo motivo di preoccuparmi.

-Non dovresti dirmi queste cose..- risposi senza nemmeno pensarci..

-Cosa ti spaventa..- mi disse con rispetto accarezzandomi una guancia.. –Posso aiutarti essendoci passato prima di te..-

Lo guardai sorpreso, poi scossi la testa con un leggero sospiro e cercai le parole per spiegare cosa provavo.

-Ho paura di aver perso me stesso..- dissi tutto in un fiato.. –Per diciassette anni ho vissuto in un mondo che sentivo mio ed ora...non so più nemmeno chi sono..-

-Non hai perso nulla di ciò che sei..- mi rispose comprensivo.. –Sei il solito moccioso che mi darà del filo da torcere, nulla cambierà se non rinnegherai te stesso!! Devi avere fiducia in te Justin e non devi permettere a nessuno di farti stare male per quello che sei…perché non è una malattia e nemmeno un reato desiderare qualcuno del tuo stesso sesso..-

-E come potrò spiegarlo alle persone che amo!?- dico mettendomi le mani tra i capelli.. –In primis a tua sorella…-

-Micol non è stupida..- mi disse con sicurezza.. –Sarà difficile all’inizio, ma ti ama e alla fine se ne farà una ragione..-

-Stai scherzando?- dico sconvolto dalle sue parole.. –Siamo amici da anni…lei..-

-Devi essere proprio cieco per non accorgerti che è sempre stata pazza di te..- mi disse scompigliandomi i capelli.. –Ma la capisco sai!?-

-Riley…ora si che è tutto davvero difficile..- rispondo rassegnato.. –Ho baciato e ho dormito con suo fratello!! Mi odierà!!-

-Possibile..- disse ragionando sulle mie parole.. –Ma non puoi lasciarmi ai margini della tua vita solo perché mi hai preferito a mia sorella..!! Lo faresti!?-

-Riley non è una domanda a cui posso risponderti adesso..- dico nel panico..

Lui scuote il capo e si alza, decisamente irritato dalla risposta. Quando sta per allontanarsi dal letto lo fermo, gli prendo un braccio e lo trattengo. Non posso farlo, lo so benissimo che sarebbe difficile acconsentire a una richiesta del genere, anche se me lo chiedesse Mico, la persona a cui più ero affezionato in questa maledetta vita.

-Aspetta..- gli dissi con sgomento.. –Il tuo cervello va a mille, mentre io faccio ancora fatica a capire che ho davvero ammesso a me stesso di essere gay..-

-Lei te lo potrebbe chiedere..- disse guardandomi con angoscia.. –Ed io ho bisogno di sapere cosa sceglieresti in quel caso..-

-Riley…lei è la mia amica da così tanto tempo..- gli dico con sincerità.. –Mi si spezza il cuore al solo pensiero di ferirla!! Secondo te non potrei esaudire qualche suo desiderio se me lo chiedesse?!-

-No…- rispose arrabbiato.. –Se questo significa farti stare male, o rinnegare te stesso o me, non lo dovresti fare! Se ti ama davvero non può chiederti questo, non può acconsentire a rovinare un rapporto che con tanta fatica abbiamo costruito..-

-La nostra amicizia non verrebbe rovinata..- dissi con tranquillità.. –Si tratterrebbe solo di avere più riguardo, per lei possiamo farlo! Per lei potremmo rinunciare a qualcosa..-

-Tu non vuoi che si sappia in giro vero!?- disse con rabbia.. –Non vuoi che venga fuori che la nostra amicizia è un pò ambigua..-

-Voglio solo avere un pò di tempo per parlare con la mia famiglia..- cerco di spiegargli girando il suo volto verso di me.. –è così sbagliato!?-

Mi guarda con i suoi occhi blu, come il cielo terso in una calda giornata di sole e sembra tranquillizzarsi almeno per il momento. Sento i suoi muscoli rilassarsi e si risiede di fronte a me sul letto, mentre il suo pollice accarezza le mie labbra.

-No…è giusto..- rispose con solennità.. –Vorrei solo che tu non mi rinnegassi! Vorrei che la nostra amicizia rimanesse, qualsiasi cosa succederà…-

-Possiamo provarci..- dissi con un vago rossore sulle gote.. –Dipende solo da noi..-

Riley mi considerava come un amico. Forse una persona con cui condividere qualcosa di più intimo, ma pur sempre un amico. Mentre per me era diverso…mi ero innamorato e lo sapevo bene, avrei fatto qualsiasi cosa per lui! Quella consapevolezza che lui non provasse niente di quello che sentivo io quando si trattava di lui, mi scoraggiò profondamente. Abbassai lo sguardo malinconico e lo osservai mentre ordinò la colazione in camera. Io ne approfittai per scrivere a Mico, presi il cellulare dalla tasca dei pantaloni e notai un messaggio.

“Povero Jus…so che mio fratello ti ha sequestrato! Dovrò farci due chiacchiere! Buonanotte ragazzino conteso..”

“Mico ciaooo!! Eccomi…si sai com’è tuo fratello no?! Comunque oggi non so se riusciremo a incontrarci prima di sera! Prometto che ti spiegherò ma ora non posso farne parola, una promessa.. Ci vediamo a cena?!”

“Contaci…ma sappi che voglio sapere tutto stasera! Io uscirò con Stephan e gli altri. A dopo allora..”

Quando arrivò la colazione Riley la portò sul letto e ci sedemmo comodamente per mangiare. Mi aveva chiesto che programmi avevo per la giornata e stavo quasi per strozzarmi con la brioches. Deglutii con difficoltà, imbestialito di dover omettere una verità che non implicava nessun problema. Solo che avevo promesso a Ben di non farne parola. Dissi a Riley che sarei andato a suonare un pò nella sala di Halifax messa a disposizione da Jeffrey e non aggiunsi nient’altro.

-Allora oggi…- disse avvicinandosi pericolosamente.. –dovrò fare a meno di te!?-

-Direi proprio di si..- risposi con disinvoltura.. –Guarda il lato positivo, avrai la stanza tutta per te se ci vuoi portare un amico.. Ma ricorda che torno e vorrò fare una doccia..-

-Suona come un avvertimento..- disse lui guardandomi con un sopracciglio alzato..

-No..- dico con una sorta di acido che mi corrode il fegato.. –è solo che ti interromperò quindi potrebbe essere spiacevole…-

-O forse vorresti esserci tu al posto di uno qualunque!?- mi chiese lui bloccandomi la strada per uscire dalla stanza..

-Non è quello che ho detto..- risposi evasivo..

-Pensavo che avessimo abolito no queste frasi sfuggenti..- mi chiese alzandomi il viso verso il suo..

-Ti ho già detto quello che intendevo..- dissi sul limite di far crollare la corazza che mi ero nuovamente costruito, questa volta per nascondergli che mi ero irrimediabilmente innamorato di lui..

-Solo tu Justin..- mi disse serio questa volta.. –nessuno potrebbe sostituirti…-

E mi baciò, tanto profondamente che rimasi confuso da quella frase, da quell’impeto.

Mi staccai da lui con difficoltà e subito pensai a quella “figura” che noi giovani oggi dipingevamo come il “tromba-amico”, in verità io lo odiavo, ma…avevo la netta sensazione che fossi proprio quello per Riley. Mi venne una crisi di nervi mentre pensavo a quella eventualità e mi ripetevo che era proprio ciò che non volevo rappresentare per lui. Il nostro era un rapporto senza equilibrio visto che lui mi vedeva come l’amico con cui spassarsela ed io come l’uomo che amavo.

Mi grattai nervosamente il capo e provai a dimenticarmi tutto. Non avevo scelta, o accettavo di vivere questa situazione così, rodendomi da solo ogni volta che lui toccava qualche altro uomo, o dovevo lasciare andare Riley. E nonostante sapessi quanto fossero dolorose le due scelte che avevo, pensai che dovevo scegliere il male minore.

Quando arrivai nella periferia di Halifax, mi arrivò un messaggio di Ben dicendomi che ci saremmo visti a sud della città, in una via di nome Sweet Avenue. Chiesi informazioni  sul come arrivarci ed alla fine presi la metropolitana tre per raggiungere il mio amico che mi stava aspettando. Il viaggio in metro fu veloce e spensierato, uscendo dall’hotel avevo momentaneamente staccato la spina e finalmente sentivo aria fresca nei polmoni. Quando arrivai all’incirca nel posto pattuito mi guardai un po’ intorno quasi stupito di essere riuscito a sfuggire alla caparbietà di Riley, ma mi rilassai, non c’era nessuno nei dintorni.

-Ciao Jus..- la voce arrivava alle spalle, tranquilla e soddisfatta..

-Ciao..- dissi con un sorriso ritrovando lo sguardo rassicurante di Ben..

-Devi essere stato molto convincente col segugio..- mi disse con una chiara risata di divertimento..

-Segugio!?- chiesi confuso e sorridendo a mia volta..

-Beh Riley sa diventare un pò possessivo..- disse guardandomi con una chiara occhiata persuasiva..

-Non è questo il caso…- rispondo eludendo le sue provocazioni.. –Non credo che mi hai portato qui per parlarmi di Riley, quindi preferirei parlare del motivo per cui siamo proprio in questo posto…-

Avevo espresso quell’ultimo pensiero quasi con irritazione. Non mi andava di condividere con Ben riflessioni su Riley visto che erano cambiate così tante cose tra noi. Non potevo parlare tranquillamente di lui senza sentire una sorta di legame che avevo percepito distintamente la sera prima.

-Ti porto in un planetario..- disse guardandomi con insistenza..

-Davvero?!- chiesi entusiasta questa volta.. –Cavolo che forza..-

-Allora andiamo!?- chiese lui con un travolgente sorriso..

-Cosa aspettiamo?!- dissi prendendolo per il polso e trascinandolo..

-Aspetta…aspetta..- disse ridendo, cambiò direzione e mi trascinò accanto a lui.. –Da questa parte.-

Mi spiegò che quello era un museo che raffigurava le più belle immagini dello spazio, con le principale stelle e quelle meno popolari perché visibili solo in cicli di anni molto lunghi.

Quando arrivammo nel grande edificio  cominciammo a guardare intorno. La prima grande gigantografia che catturò la mia attenzione, furono quattro punti luminosi che formavano una croce appena sopra all’immensità del mare. Sembrava che quelle stelle quasi toccassero l’acqua da quanto erano vicine. Inclinai il viso più di una volta e arrivai alla conclusione che era una fotografia suggestiva ed emozionante.

-Non è possibile..- dissi esterrefatto.. –Non può essere lei!!-

-Sai cos’è?!- mi chiese Ben sorridendo..

-La Croce del Sud..- risposi ipnotizzato..

-Utilizzata dai navigatori per individuare il Polo Sud celeste..- risponde lui magnetizzato..

Con diligenza si avvicinò alla foto e le sue dita affusolate accarezzarono virtualmente due stelle, l’una all’opposto dell’altra.

-Sembra che la Croce del Sud sia stata individuata per la prima volta nel 1516 dal navigatore italiano Andreas Corsali…- mi spiegò con un sorriso.. –La stella più meridionale è la più brillante tra tutte quelle che formano la Croce, è una stella azzurra chiamata Acrux.-

Seguendo una linea immaginaria arrivò al secondo punto luminoso che si trovava di fronte ad Acrux, mi guardò con attenzione poi proseguì. Ero totalmente preso ed affascinato. Adoravo il cielo, le stelle e tutto quello che comportava gli astri, possibile che nel nostro mondo esistesse davvero qualcosa di così meraviglioso!?

-Questa è la stella che si trova più a settentrione nella Croce del Sud..- disse avvicinandosi.. –Ha un colore rosso vivo, ma è meno brillante delle altre stelle. Viene chiamata Gacrux. Una volta che hai individuato la Croce del Sud, basta partite da Gacrux in linea retta, oltrepassare Acrux, la stella più meridionale e calcolare una distanza che sia cinque volte la lunghezza dell’asse maggiore. Ed ecco che hai trovato il Polo Sud..-

-Oddio..- dissi con entusiasmo.. –è assolutamente fantastico, non pensavo che fosse così semplice individuare il Polo Sud, pensavo che i calcoli fossero più complicati..-

-In verità la vera difficoltà sta proprio nell’individuare la Croce del Sud..- rispose lui con l’indice alzato e sorridendo.

Che figuraccia…non l’avevo proprio considerato! Arrossì un poco, ma Ben era di buon umore e mi scompigliò i capelli come spesso faceva Riley. Non avevo più pensato a lui da quando ero entrato li dentro e la cosa mi fece sentire ugualmente tranquillo. Mi meritavo un pò di relax dopo giorni di continua tensione.

-Questa è…Andromeda..- mi disse mostrandomi la foto di una galassia estremamente luminosa.. –Nella costellazione di Andromeda l’oggetto più luminoso che si possa vedere ad occhio nudo è questa galassia, a spirale. È simile alla Via Lattea è un pò più grande.-

-Dove si trova Andromeda!?- chiedo rapito..

-Vicino a Pegaso, nell’emisfero nord..- mi spiega gentilmente.. –Questa costellazione rappresenta la principessa Andromeda. La leggenda vuole che la dea greca Atena abbia collocato l’immagine di Andromeda tra le stelle, dove si trovava tra Perseo e sua madre Cassiopea. Le carte celesti rappresentano questa costellazione con Andromeda con le mani incatenate e la testa indicata con la stella che un tempo la costellazione aveva in comune con quella di Pegaso..-

Mi guardai un pò attorno, era pieno di fotografie e raffigurazioni bellissime, guardavo con incredulità ogni quadro cercando di ricavare tutte le informazioni che Ben poteva darmi. Mi fermai davanti a una rappresentazione che conoscevo molto bene. L’avevo potuta vedere a Sidney, in quanto era una costellazione che si poteva scorgere nei cieli primaverili ed estivi.

-La Costellazione della Fenice..- dissi tra me e me..

-Questa costellazione è stata scoperta da dei navigatori danesi, Houtman e Keyser..- mi disse mettendosi affianco a me.. –Ankaa è la sua stella più brillante ed è facilmente individuabile anche con cieli non completamente bui..-

-Qual è la costellazione che preferisci!?- chiesi istintivamente..

-Adoro ogni singola stella che vedo nel cielo Justin..- mi disse con una sguardo profondo.. –Ma questa…è di gran lunga la mia preferita…-

Raggiunse una grande fotografia, era strana, non mi evocava nessun ricordo ma quando Ben fece oscillare la mano con un movimento ondeggiante mi venne quasi in mente le pieghe di un vestito di seta.

-La Chioma di Berenice..- disse con un sorriso travolgente.. –Leggenda vuole che nel Medioriente, Berenice si era innamorata del fratello Euergete, Re d’Egitto. Dopo  averlo sposato, Euergete dovette prendere parte ad una spedizione di guerra, così Berenice spaventata fece un voto, dichiarando che se il suo amato sposo fosse tornato sano e salvo avrebbe donato agli dei la propria chioma. Quando lui tornò, Berenice prestò fede al suo impegno, si tagliò le trecce e le donò al tempio di Venere come ringraziamento per aver protetto il proprio marito in una missione così pericolosa. Successivamente le trecce sparirono dal tempio e i saggi, chiamati ad un responso, sentenziarono che Giove, affascinato dagli splendidi capelli di Berenice, se n’era appropriato e li aveva posti in cielo..-

-Nonostante un amore proibito gli dei hanno aiutato Berenice..- dissi riflettendo.. –Adesso sarebbe blasfemo..-

-Credo che l’amore sia amore, anche se va contro a stupidi ideali..- rispose con sicurezza..

-Non mi piace giudicare..- rispondo imbarazzato.. –Io adoro mio fratello, ma mi sembra così strano pensare di guardarlo con occhi diversi! Ma la storia di Berenice è davvero bella..-

Girammo ancora molto nelle sale per guardare le riproduzioni affascinanti dei pianeti e di qualche costellazione importante troppo difficile da riprodurre in fotografia come mi aveva spiegato Ben. La riproduzione della costellazione di Orione era meravigliosa. L’intreccio tra le stelle Sirio, Castore, Polluce, Aldebaran e Procione gli conferiscono una forma  quasi a clessidra e rimango affascinato dalla luminosità che sono riusciti a riprodurre. Nel buio della stanza sembra davvero di essere nello spazio ad osservarle da vicino. Si distingueva perfettamente al centro della clessidra la Cintura di Orione, con Mintaka, la sua stella principale. Ero davvero impressionato, non avevo mia visitato un museo di astronomia, sembrava la ricostruzione perfetta del nostro sistema, di tutte le sue stelle e costellazioni.

Nuovamente mi ritrovai di fronte alla ricostruzione della costellazione del Cigno, una delle rappresentazioni più tipiche dell’emisfero boreale. Elegante, brillante e spesso chiamata anche Croce del Nord in contrapposizione con la Croce del Sud.

Mentre mi guardavo intorno aggirando le tante composizioni luminose disseminate lungo il museo pensai che l’astronomia  era una cosa totalmente stupefacente. Non avevo mai provato così tanto stupore nel visitare un museo come in quell’occasione. Quando arrivammo ad una sala grandissima, notai due tappeti meravigliosi che si trovavano proprio al centro della stanza. Non c’era rappresentato assolutamente, solo  uno strano aggeggio che si trovava poco lontano dal centro della camera. Mi guardai un pò attorno stranito, guardai Ben raggiungere il centro della sala e accomodarsi proprio sopra quella specie di materassini. Mi affrettai a raggiungerlo, mentre con un sorriso mi osservava entusiasta.

-Questa è una tra le parti che preferisco...- mi disse con uno sguardo eloquente..

-Cosa ci mostreranno?!- chiesi curioso..

-Quindi non hai mai visto un planetario?!- mi disse con gli occhi febbricitanti..

-Direi di no…- risposi arrossendo..

Scoppiò in una fragorosa risata e sembrava compiaciuto. Guardava di fronte a se con un sorriso sereno e pacato, mentre tornava a guardarmi con immensa felicità.

-Potrò dire che almeno in questo sono arrivato prima di Riley..- mi disse rivolgendomi un caldo sorriso..

Non dissi nulla, non era certo il momento di chiedere spiegazioni o di ribattere ad una frase che in fondo, sapevo bene, che non avrebbe dovuto avere ragione di esistere. Provavo sempre una sorta di acuto fastidio quando si metteva in mezzo Riley in discorsi che non lo riguardavano, in questo momento non aveva alcun senso farlo. Poco dopo la luce fioca si spense lentamente e sentivo solo il cuore battere per la curiosità, forse l’emozione sarebbe stata tripla se Riley fosse stato lì con me.

Quando pensavo a lui sentivo un brivido oltre che un cauto rispetto per lui e la sua “pericolosità”. Non sapevo bene perché, ma avevo come il timore che forse non l’avrebbe presa molto bene se avesse saputo della mia piccola bugia. Nel bene o nel male lui era sempre sincero ed io mi sentivo, in difetto almeno su questo punto. I momenti che passavo con lui però, erano decisamente un’altra cosa, ero completamente in subbuglio quando lui era nei paraggi e quella sensazione, sebbene a volte spiacevole da gestire, mi faceva sentire vivo come non mai. Adoravo in fondo la sua imprevedibilità, si contraddistingueva da me che in fondo ero un ragazzo timido e piuttosto tranquillo.

Non ero preparato quando piccole luci si accesero sul soffitto, tante piccole mille luci che ricordavano tutte le più svariate forme. Mi guardai attorno con confusione mentre a fatica ricomponevo i miei pensieri, erano familiari e fu proprio in quel momento che compresi. Il planetario riproduceva in modo assolutamente fedele il cielo con tutte le sue caratteristiche, riproponeva le sue costellazioni in una bellezza mozzafiato. Mentre mi guardavo attorno si riusciva a scorgere l’Orsa Maggiore e quella Minore, le costellazioni di Orione, Pegaso, Venere, Andromeda, Cassiopea.. Quante cose che non conoscevo del mondo che avevo attorno.

Rimasi in silenzio per molto tempo senza poter dire nulla, sentivo solo la tranquilla felicità di Ben nel suo sorriso rilassato e pensai che infondo era divertente quel suo discreto modo di atteggiarsi. Avevo conosciuto tante persone diverse in quel poco tempo, tutte differenti tra loro e la cosa buffa, era che non avevo ancora capito nulla di me stesso. Arrivare alla consapevolezza che fossi “qualcosa” di “diverso”, non era il primo passo per accettarlo ovviamente. Mi sentivo a disagio ogni volta che pensavo di essere attratto da Riley e lo ero ancora di più se pensavo a quante volte lo avevo baciato. Anche questa mattina, nonostante la tentazione di non andarmene, avevo sentito una ventata fresca di libertà nel ritrovarmi solo all’aria aperta, era come dire a se stessi “adesso non hai bisogno di ricordare ogni momento che sei qualcun altro, come lui si  ostina a ricordarti ogni santo istante”!

Era davvero così giusto come diceva essere se stessi!? O in fondo…si stava bene anche vivendo una vita nell’inconsapevolezza!?

-Grazie Ben..- dissi con un sorriso malinconico.. –A questo mondo esiste ancora qualcosa per cui valga la pena vivere..-

-Vale sempre la pena vivere la vita che ci viene data..- mi dice con un sorriso.. –Indipendentemente da quello che ci aspettiamo di essere…-

Rimango gelato per qualche istante, lo osservo mentre continua a guardare il cielo stellato e meraviglioso. Ben è completamente a suo agio rispetto alla sua natura, anzi, ognuno di loro la vive con una serenità che non riesco ancora a comprendere.

-Non guardarmi così Jus..- mi dice lui comprensivo.. –Avevamo capito subito che tu potevi essere uno di noi..-

-E questo che significa!?- dico con voce piatta..

-Che una volta raggiunta la consapevolezza di ciò che si è..- mi dice con dolcezza.. –per noi diventa piuttosto semplice capire se un altro ragazzo può essere come noi o meno..-

-Ma io ancora non so..- gli dico con enfasi..

-Riley ti turba..- mi dice con convinzione.. –ogni volta che è nei paraggi ti senti…indifeso! E posso comprenderlo credimi…ma se fossi etero convinto non ti sentiresti così disarmato. Certe cose non sono così difficili da capire..-

-Non è Riley il problema..- rispondo sorridendo.. –vorrei capire meglio me stesso e quello che voglio, quello che sono..-

-Quello che vuoi non può essere Riley..- mi dice con sguardo serio questa volta.. –e credimi, lo dico per il tuo bene..-

-Io fatico davvero a seguire il senso di questo discorso..- dico un pò allarmato.. –ti stavo ringraziando per avermi fatto scoprire una cosa del genere e tu mi metti in guardia su Riley..-

-Non sempre tutto è come sembra..- mi dice con tranquillità.. –E se vuoi capire l’uomo giusto non è Riley! Non può darti le sicurezze che cerchi..-

-Che sicurezze!?- gli chiedo frastornato..

-Se stai cercando un ragazzo fisso e che ti sia fedele hai fatto una pessima scelta..- mi dice con determinazione..

-Senti ascolta, ti stai fasciando la testa inutilmente..- dico girandomi frontalmente verso di lui.. –Io non so nemmeno da che parte sono girato, quindi non sto cercando un ragazzo come dici tu e tanto meno uno fisso!! Il fatto che tu sia fissato con Riley non mi riguarda e tanto meno devo essere messo in guardia da lui, perché ho un cervello e posso decidere come gestire la mia vita! Come seconda cosa non prendertela a male, ma una madre ce l’ho e poi insomma, sono un pò affari miei non trovi?!-

Sorrisi per fargli capire che il suo eccesso di zelo, per quanto irritante, aveva uno scopo nobile in fondo. Forse voleva tutelarmi, sapevo che aveva ragione, se volevo farmi del male Riley era decisamente la persona migliore per prendermi un pugno in pieno volto. Ma ciò non toglieva che un’intromissione del genere era totalmente fuori luogo specialmente in una giornata del genere.

-Sono stato troppo protettivo?!- mi chiede imbarazzato..

-Un pò..- gli dico annuendo.. –Ma è stato fatto a fin di bene e quindi me ne dimenticherò facilmente..-

-Posso farmi perdonare?!- mi chiede con un sorriso tenerissimo..

-Non ce n’è bisogno…- dico scuotendo il capo.. –Ti ho già perdonato..-

Mi prende la mano appoggiata al tappeto e la stringe. Mi prende così alla sprovvista che non riesco ad anticipare il suo gesto e a spostarmi. Mi sento strano in quel momento, la sua mano è così calda e accogliente che lo guardo come se non riuscissi a capire. E lui era lì con quei suoi occhi tanto scuri quanto la notte che brillavano come la stella Ankaa della costellazione della Fenice. Come potevano degli occhi tanto neri sembrare così liquidi tanto da sembrare trasparenti!?

-Justin per favore…- mi dice con voce profonda.. –Vorrei avere ancora un pò del tuo tempo..-

Mi sento confuso, Ben, che fino a quel momento era stato al suo posto con quel suo modo di fare tranquillo e travolgente, ora sembrava un’altra persona. Non mi aveva mai toccato la mano fino a quel momento, ma mi sembrava di fare un torto a Riley. Una cosa stupidissima da pensare, ma fino a quel momento, nessuno tranne lui mi aveva mai sfiorato in quel modo. Non volevo sembrare sciocco ma il suo contatto sembrava troppo intimo per sembrare solo quello di un amico, come io per altro lo vedevo.

-Ok..- dico cercando di ostentare tranquillità e facendo finta di niente, non volevo che credesse che quel contatto mi mettesse in difficoltà.. –Una birra che ne dici!?-

-Perfetto..- dice sorridendo e spostando finalmente la mano..

Quando la luce soffusa si accese, senza farmene accorgere tirai un sospiro di sollievo e cercai di recuperare il mio solito atteggiamento noncurante. Stavo bene con Ben proprio perché non sentivo sempre quella sensazione di essere la preda di un cacciatore, come mi capitava con Riley. Ma pochi minuti prima, mi ero sentito di nuovo fragile, inerme, davanti a una vicinanza inaspettata con qualcuno che non era lui.

Era un sollievo essere nuovamente con le persone in ambienti meno appartati e solitari, potevo continuare a sentirmi bene visitando qualcosa che mi piaceva e mi appassionava. Presto tra me e Ben tornò la consueta calma, non si intromise più nel discorso di Riley o almeno non nel resto del tempo che passammo assieme. Entrammo in una birreria accogliente, che ricordava una baita, ci eravamo avvicinati alla zona delle Montagne Ghiacciate dove facilmente saremmo tornati in hotel. Il luogo era coinvolgente e offriva più o meno lo stesso sconvolgente paesaggio che deliziava il soggiorno in albergo. Ben si era seduto di fronte a me e mi osservava tranquillo mentre senza sosta gli raccontavo quanto mi avesse stupito il Museo di astronomia.

-Non dirmi che presto ti avrò in facoltà..- mi disse sorridendo..

-In facoltà?!- chiesi con curiosità..

-Io appena terminato la mia laurea in ingegneria spaziale..- mi racconta sorseggiando la sua birra rossa.. –E mi hanno proposto di diventare assistente del più grande professore della Facoltà! Sono al settimo cielo..-

-Cavolo Ben complimenti!!- risposi ammirato.. –Devi essere davvero bravissimo se un professore tanto rinomato ti vuole nel suo team..-

-Ho avuto un percorso positivo è vero..- rispose con sincerità e imbarazzo.. –Ma questo vorrebbe dire rinunciare al mio sogno di sempre…la progettazione di veicoli spaziali per esplorare l’universo..-

-E magari della possibilità di avere un’esperienza nello spazio..-  conclusi io con delusione..

-Già..- disse lui scuotendo il capo.. –Non posso rifiutare a cuor leggero, quel professore è importantissimo e un giorno quella cattedra potrebbe anche toccare a me, se il percorso che farò all’interno del team sarà positivo! Ma il sogno di una vita potrebbe non avverarsi mai in quel modo…non vorrei rimpiangere di aver buttato via l’occasione di essere felice!!-

Mi fece riflettere quella considerazione, spesso si ci buttava a capofitto in alcune avventure che ci capitavano solo per la tranquillità di avere un impegno che ci tiene occupati. La questione realmente importante era chiedersi se ciò che sceglievamo di fare ci rendeva davvero felici e realizzati. La musica, mi poteva rendere felice e soddisfatto di ciò che sarei stato!? Non potevo scegliere di cambiare le cose, ma potevo scegliere la strada che mi rendeva sereno.

-Secondo me dovresti fare solo quello che ti rende felice ecco..- risposi con timidezza.. –Quel qualcosa per cui ti svegli al mattino e pensi che senza di esso non potresti avere alcun motivo di alzarti..-

Lui mi osservò con intensità, mi imbarazzò inevitabilmente, ma quell’istante non durò tantissimo, perché sorrise e sorseggiò ancora la sua birra rossa scura.

Mi accorsi troppo tardi che la tasca dei jeans stava tremando e quando estrassi il telefono, chiunque mi stesse chiamando si era già stufato. Sul display notai diverse chiamate tutte provenienti dallo stesso cellulare. Riley. Poi notai tre messaggi.

Primo. “Justin…dove sei!? Rispondimi per favore…”

Secondo. “Cazzo Justin sarà meglio che ti fai vivo altrimenti sono tutti cavoli tuoi!! Dove sei!? Con chi sei!? RISPONDIMI IMMEDIATAMENTE…”

Terzo. “Vaffanculo!!! So con chi sei!! Questa me la paghi… CHIAMAMI SUBITO!!! Non costringermi a venirti a cercare..”.

-Qualcosa non va?!- mi chiede Ben preoccupato..

-No…beh…- dico confuso.. –Non credo che ci siano problemi…forse..-

-Fammi indovinare…- disse lui prendendosi il mento tra le dita e pensando attentamente.. –Riley ha scoperto che sei uscito con me!? E che glielo hai tenuto nascosto!!-

Non gli rispondo e subito mi verrebbe da controbattere che è colpa sua se mi trovavo in quella situazione. Ma non potevo farlo, io potevo scegliere di essere sincero e non l’avevo fatto. Mi vergognavo tantissimo, perché sentivo di non aver affrontato la situazione come forse avrei dovuto. Riley doveva essere furioso per la verità che non gli avevo raccontato, ma forse avrei potuto spiegargli il perché non ero stato sincero e magari avrebbe capito.

-Sei nei guai..- mi disse con decisione.. –Mi spiace, forse avremmo dovuto gestirlo in modo diverso...-

-Beh…ormai il più è fatto..- dico con un sospiro.. –Ho deciso di accontentarti ed è stata una bella giornata! Non si può pentirsi delle cose adesso…ma sarà meglio rientrare..-

Mi alzai dal locale e Ben seppur con disappunto mi seguì. Sentivo il suo sguardo addosso e non volevo dargli più argomentazioni su cui ricamare, come se non gliene avessi fornito già abbastanza.

-è già sulle nostre tracce se hai così fretta..- mi dice con una chiara provocazione.. –E suppongo che non vuoi dargli modo di fare qualche scenata davanti alla gente..-

-Ben..- dico girandomi verso di lui.. –lo sai anche tu che non ha senso quello che dici…no?! Tu stesso poco fa mi hai detto che Riley non è il tipo da farsi travolgere da cose del genere. Quindi perché adesso vuoi a tutti i costi estorcermi delle risposte?!-

-Perché sto cercando di capire quante possibilità ho..- mi risponde serio fissandomi negli occhi..

-Possibilità per cosa!?- dico alzando le braccia al cielo.. –Da quando vi ho conosciuto non ho fatto altro che chiedermi cosa  avete di diverso dagli altri…ma forse ora l’ho capito..-

-Davvero?!- mi dice guardandomi con curiosità..

-Sembra che per voi sia tutta una gara..- dico cercando le parole giuste.. –Sembra un gioco tutti contro tutti ecco, sembrate degli avvoltoi che si spartiscono del tempo con la preda per aggiudicarsi qualcosa che non ho ancora capito..-

Lui mi osserva molto seriamente, avevo detto un qualcosa che forse non comprendevo nemmeno io. Ma da qualche giorno a quella parte sentivo qualcosa di strano quando frequentavo il gruppo di Riley, mi sembrava ci fosse competizione tra di loro, abilmente mascherata sotto una parvenza di tranquillità. E avevo avuto la sensazione che proprio quella competitività si nascondesse maggiormente in Riley e Ben, che erano sicuramente i maggiori leader del gruppo, seppure per diverse abilità l’uno dall’altro.

-A volte una preda può essere stimolante per più avvoltoi..- rispose con intensità.. –non trovi?!-

Deglutii rumorosamente, mentre i suoi occhi sempre più scuri mi mettevano davvero a disagio. Non potevo lasciarmi intimorire così, dovevo affrontare le situazioni che mi si presentavano senza lasciarmi travolgere.

-Ben credo che questa conversazione sia uscita un pò fuori tema..- dissi sorridendo e incamminandomi..

Ma lui fu più veloce, mi prese per il braccio e mi trattenne. Non guardai il suo volto e fissai sempre avanti senza mai perdere di vista il punto in cui mi ero focalizzato.

-Vuoi che ti spieghi perché oggi ti ho detto che Riley non fa per te!?- mi disse con enfasi..

-Non voglio sapere niente..- dico con il cuore agitato..

-Dal primo giorno che ci siamo incontrati Riley ti ha messo gli occhi addosso..- mi dice deciso.. –Ma non voglio essere l’eterno secondo..-

-Non capisco cosa c’entro io nei tuoi problemi con Riley..- dico seccato.. –Se vuoi prenderti una rivincita hai scelto la persona sbagliata!! Vedetevela tra di voi..-

-Non hai capito..- mi disse dolcemente mentre si era parato dinnanzi a me e mi accarezzava la guancia.. –Mi hai rubato il cuore dal primo istante in cui ti visto con quei tuoi occhi verdi terrorizzati! Sembravi un cucciolo spaventato davanti ad un cacciatore, ma nonostante tutto, dal primo momento in cui Riley ti ha agganciato, tu hai lottato in qualche modo…ti sei ribellato!!-

-Smettila Ben…- gli dico con lo sguardo viola di vergogna.. –Stai solo complicando le cose..-

-Ti sto dicendo che mi piaci…- mi dice lui con disarmante sincerità.. –E non un piacere qualunque…ma come quello che cerchi tu!! Un piacere autentico che può essere solo un amore sincero e devoto. Ti sto offrendo la possibilità di scegliere Justin…perché sono innamorato di te davvero..-

I miei occhi sono sbarrati e non ho parole. Cosa si dice in quei momenti?!

Sono pietrificato e allo stesso tempo mi chiedo quanto sia dolce quel ragazzo che aveva fatto tutto quello per me. Nessuno si era mai preoccupato di organizzarmi una cosa del genere, ma in ogni caso avrei dovuto dirgli qualcosa invece di tacere imperterrito. Si stava avvicinando con cautela, dovevo cercare di darmi un tono altrimenti i guai per me si sarebbero triplicati. Non dovevo chiedermi e cercare di sapere quanta differenza avrei provato nel baciare Ben. Non sarebbe cambiato nulla.

Quando provai a ribellarmi lui fu più veloce e le sue labbra, tanto belle quando sorrideva, trovarono la mia bocca con la delicatezza di un petalo che cade a terra. Non c’era rabbia, frustrazione, competizione in quel momento, solo la dolcezza di un uomo che voleva trasmettermi il suo…amore. E fu un bacio diverso da quelli che avevo ricevuto fino ad ora, sembrava pieno di speranze e di promesse. Le sue labbra si muovevano con delicatezza disarmante e provai una vertigine. La mia disgrazia sembrava tripla, perché Ben ci sapeva fare, esattamente come Riley nonostante le diverse modalità. Ma ricordavo sempre il suo nome.

Riley. Riley. Riley…

Eccoci al nuovo capitolo. Oggi Justin è stato messo a dura prova da Ben. Improvvisamente due ragazzi bellissimi si interessano a lui, due uomini tanto diversi e affascinanti.. Se vi va continuate a seguire le avventure di Justin, con le sue difficoltà, le sue paure e i nuovi orizzonti che si prospettano nel suo futuro.. Un abbraccio Asia..

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Capitolo 9
*** Capitolo nove.. ***


Capitolo nove..

Capitolo nove..

Riley…

Ore 18.

Nevica. Nevica tantissimo e il pomeriggio era appena iniziato.

Avevo aspettato il momento in cui avrei rivisto Justin con impazienza, ma il pomeriggio non passava mai. Avevo riassaporato ogni singolo istante in cui ero stato assieme a lui e quella trovata complicità silenziosa che caratterizzava il nostro rapporto. Adoravo sentire sotto le mani i suoi fremiti improvvisi, con quel viso fiducioso che esprimeva tutto quello che mi era necessario. Continuava ad essere sfuggevole quanto bastava da farmi impazzire, forse era vero che chi fugge ha più occasione di essere considerato e rincorso. In fondo…non avevo fatto la stessa cosa con Justin?!

Lui fuggiva ed io non riuscivo a porre un limite al mio istinto. Ero totalmente preso e concentrato su di lui in quel momento, più di quanto fossi disposto ad ammettere con me stesso!

Quando decisi di raggiungere gli altri erano le tre del pomeriggio. Ci eravamo sentiti con Mike per un’escursione sulla neve, avevamo appuntamento nell’atrio dell’hotel per farci una scampagnata.

Quando arrivai di sotto, notai un gruppetto, tra cui Micol che parlavano di uscire anch’essi sulla neve e ingenuamente la mia mente pensò subito a Justin. Se i ragazzi della banda erano già rientrati doveva esserci anche lui. Il mio cuore prese a pompare più sangue velocemente, ansioso di rivedere il suo sorriso, raggiunsi il gruppo e mi guardai attorno mentre salutavo tutti. Ma di Justin non c’era traccia!!

Poco dopo Clarke arrivò assieme agli altri e subito Simon si avvicinò con tranquillità, posando una mano sulla mia spalla. Non notai subito che mancava una persona nel gruppo e per qualche minuto aspettai, poi successivamente mi resi conto che Ben non c’era. Non domandai immediatamente il perché della sua assenza, ma pensando si trattasse di una cosa momentanea, rimasi ad ascoltare gli altri e a ridere con loro. Solo dopo, quando decisero di muoversi per uscire, decisi di parlare.

-Ma Ben!?- dissi con curiosità.. –Dovremmo aspettarlo no!? O ci raggiunge dopo?!-

-Beh..- rispose Mike incerto guardando gli altri.. –In verità ci ha detto che aveva un appuntamento importante…ed è sparito!-

-Pensavamo che sapessi tu dove era finito..- mi disse Jason alzando le spalle..

-Io?!- dissi guardandoli con stupore.. –L’ultima volta che l’ho visto è stata ieri sera..-

-Aveva una certa fretta devo dire..- rifletté Orlando.. –Non è vero Simon!?-

-Si…è così..- rispose guardandomi intensamente.. –L’abbiamo visto un’oretta fa mentre usciva nell’atrio. Uscivamo da pranzo, l’abbiamo chiamato ma era intento a scrivere un messaggio  e così non ci ha notato..-

Cominciai a sentirmi sospettoso. Ben non era il tipo da lanciarsi in avventure con uomini sconosciuti, chi lo conosceva come me, sapeva che era un ragazzo romantico, lui nell’amore ci credeva davvero e quando si concentrava su di una persona aveva attenzioni solo per lei. I miei amici sembravano tesi, pensai che almeno qualcuno di loro sapesse dov’era Ben o quanto meno lo sospettasse proprio come me. Ma non volevo espormi troppo o dare credito alla voce che nella mia testa stava cominciando a lanciare imprecazioni e furia.

-Matt..- dissi con tono imperioso.. –Dove avete lasciato Justin?!-

Il gruppo affianco a me stava seguendo a fatica i nostri ragionamenti, mentre non poco lontano da me mia sorella parlava allegramente con Garrett. Si guardarono increduli tra di loro senza capire cosa volessi dire e questa volta iniziai davvero a perdere la calma.

-Veramente stamattina non avevamo in programma le prove Riley..- rispose Matt stupito..

-Ma Justin mi aveva detto che andava in sala di registrazione ad Halifax..- dissi io con la pressione che saliva ad ogni singola parola..

-Si può essere..- disse Ivan.. –Ma senza di noi, perché avevamo deciso tutti insieme per una pausa ecco..-

La verità era una sola: mi aveva mentito. O forse semplicemente volevo che non fosse quella la realtà dei fatti. Avevo passato quelle poche ore senza di lui con la voglia di rivederlo, mi ero distrutto il cervello di cose assurde solo perché mi mancava e volevo riabbracciarlo. Si poteva essere più sciocchi di me nel provare simili cose!? Nessun uomo meritava tutta quella considerazione, soprattutto qualcuno che era uscito con un altro ragazzo alle mie spalle. Ero furioso!!!

In quel momento, affianco a me, appoggiando il capo al mio braccio arrivò Micol che mi sorrise amorevolmente. Sembrava indecisa se parlare o meno, ma nonostante un istante di incertezza decise di dire ciò che sapeva.

-Beh..- cominciò titubante.. –Jus mi ha scritto questa mattina, dicendomi che aveva un impegno oggi di cui non mi poteva parlare per via di una promessa che aveva fatto! Non faccio fatica a pensare che molto probabilmente quell’incontro dovesse essere con Ben..-

-Fantastico..- risposi secco e al culmine della rabbia..

Fu in quel momento che la mia mente esplose e non ci fu più modo di placare la mia ira crescente. Ben, stava superando ogni limite, non potevo accettare che si intromettesse tra me e Justin, non ora che eravamo così vicini. Provai una rabbia folle che rischiava di farmi perdere completamente la testa se non trovavo immediatamente Jus e rimarcassi il fatto che lui mi apparteneva.

-Scusate..- dissi secco e irritato..

Sentii i miei amici che mi seguivano e mi chiamavano. Non volevo ascoltarli, avevamo un accordo con Ben e lui non lo stava rispettando, questa non doveva farmela. Da questo punto in poi non avevo alcun obbligo nei suoi confronti e non gli avrei più lasciato Justin come concordato. Avrei combattuto…e sapevo che l’avrei fatto con tutto me stesso, anche senza lealtà se fosse stato necessario.

-Riley aspetta!!- mi disse Jason tirandomi per il braccio.. –Sono certo che Ben non l’ha fatto con cattiveria…forse si sono incontrati per caso e hanno deciso di fare due passi..-

-Non ci credo..- dissi esplicito.. –Cos’è quella storia della promessa di cui non poteva parlare a Micol!? Justin e mia sorella si raccontano tutto!! E sai cosa ti dico!? Che la cosa non doveva venire alle mie orecchie per un solo motivo..-

-è vero…Ben è molto preso di Justin…- disse Mike.. –Ma non hai mai infranto la parola data!! Riley pensaci..-

-Ben è la persona di cui mi fidavo di più al mondo..- dissi per sviare l’attenzione dai miei sentimenti calpestati.. –Lo conosco da una vita e trovo irritante che non si comporti lealmente..-

-Riley!- disse Simon prendendomi il braccio per fermarmi, con quel suo sguardo intenso e acuto.. –Questa volta è diverso vero!?-

Sentivo gli occhi addosso di tutti quanti. Sapevo che la buona parte di loro non avevano capito il perché di tutta quella rabbia, ma erroneamente l’avevano attribuito alla fiducia tradita dell’amicizia di Ben.

Io…non ero ferito perché Ben stava facendo la sua parte per conquistare Justin.

In altre occasioni non me ne sarei preoccupato minimamente, ma questa volta…si, era diverso!! Non potevo perdere Justin e non potevo permettere a Ben di portarmelo via come ogni altro ragazzo che avevo sedotto e abbandonato.

E l’unico ad averlo compreso era stato Simon. L’aveva compreso perché Ben, Simon ed io eravamo amici da quando eravamo bambini, il gruppo originario era formato da noi tre e solo nel tempo si erano aggiunti tutti gli altri. Simon era un ragazzo sensibile, non si fermava mai all’apparenza, conosceva tutto di me, anche le mie debolezze e le mie sofferenze. Nessuno più di lui poteva sapere su di me, dei miei “segreti”.

Guardai Simon negli occhi con intensità, non potevo parlare adesso, non volevo! Ma a lui bastò, perché lasciò il mio braccio, mi sorrise soddisfatto perché aveva compreso più di quanto le mie parole avessero potuto comunicargli. Indugiò solo un istante sul mio braccio e intensificò un pochino la presa come per dire “Vai…a fa quello che ritieni necessario…”.

Quando mi sorrise con nuova tenerezza, capii che nessuno avrebbe saputo più di quello che aveva visto. Simon era un amico troppo leale per svelare i segreti che confessavo solo a lui in quelle conversazioni private, non avrebbe fatto parola con nessuno di quello che aveva capito, ma avrebbe convinto i miei amici a lasciarmi un pò da solo, in modo che potessi agire come mi interessava. Quando fui solo cominciai a chiamare Justin ripetutamente, lasciando squillare il telefono. Gli scrissi un messaggio e infilatomi per bene il cappotto decisi di scendere verso Halifax per controllare ogni singolo angolo della città se era necessario.

Mi vorticavano in mente mille pensieri. E provai un dolore acuto quando pensai che Justin, il mio Justin, mi aveva mentito per vedere un altro uomo.

Diedi un calcio violento a un cumulo di neve morbida che andò a polverizzarsi davanti ai miei occhi e nello stesso istante pensai come potevo essermi infatuato così velocemente di un moccioso del genere. Ripresi il cellulare e lasciai nuovamente squillare all’infinito, mentre la vocina meccanica continuava a ripetere imperterrita se volevo potevo lasciare un messaggio di segreteria telefonica. E riattaccavo per continuare nuovamente a chiamare. Stavo impazzendo dalla rabbia…

Ben stava diventando il più grande tormento della mia esistenza da quando aveva messo gli occhi addosso a Justin. Ogni volta che erano insieme sentivo rodermi una parte di cuore così profondamente che non riuscivo a controllare la parte più impulsiva di me stesso. Justin eppure, non sembrava rendersi conto di quanto poteva essere lacerante per me la tenerezza con cui si rapportava al mio amico. Gli riservava sorrisi e gentilezze che con me non aveva mai avuto e questo non faceva altro che accrescere la mia…gelosia. Si…era davvero così. Provavo per Justin una gelosia folle che mi faceva perdere la testa, nonostante ostentassi sempre tranquillità e padronanza di me stesso.

Anche oggi non avrei dato modo a Ben di scoprire le mie debolezze, sarei stato irreprensibile ma avevo un terribile desiderio di spaccare la sua faccia tanto angelica. E di promettergli una terribile persecuzione se avesse anche solo provato a toccarlo. Io non ero come lui, io ero cresciuto con i soprusi di strada ed ero diventato negli anni come un diavolo persecutore che non guardava in faccia nessuno. Sapevo che Justin voleva me, eppure il saperlo e l’averlo sentito con le parole, con i gesti, con il calore del suo corpo, non contribuiva comunque a rendermi tranquillo. Sapevo perfettamente come un uomo esperto riusciva ad ottenere ciò che desiderava, non lo avevo fatto io stesso con Justin!?

Mentre ragionavo su mille cose che mi tornavano alla mente, realizzai che lo stile di vita che conducevo non avrebbe aiutato Justin a decidere la strada migliore per lui. Da troppi anni il mio stile di vita era libero, inseguivo tutti gli stimoli che ritenevo interessanti senza preoccuparmi delle conseguenze. L’arrivo di Justin non aveva fatto eccezione, credo sapesse come la pensavo su questo punto, la mia libertà non potevo sacrificarla a lui. Ma c’era qualcosa che gli dovevo.

Non lo avrei mai costretto a stare con me per mio egoismo e non se soffriva. Non volevo che si angosciasse per causa mia. Sapevo che per lui accettare il mio modo di vivere sarebbe stato complicato se non impossibile, ma…potevo mostrargli con quanta passione potevo dedicarmi a lui nei momenti in cui potevamo stare insieme. Io…non passavo mai la notte con qualcuno per due volte consecutive. Non volevo nemmeno conoscere il nome o il numero di telefono della persona con cui andavo a letto. Per me era semplicemente uno sfogo puramente fisico.

Ma non per lui, non per Justin…avrei potuto dormire accanto a lui senza fare niente ogni notte, se solo lui me lo avesse chiesto. Avrei rinunciato a baciare qualsiasi uomo per riservare solo a lui quel qualcosa di così intimo come percepire la morbidezza della labbra della persona che ti piace. Potevo dimostrargli che anche un uomo come me, che non si sottraeva al richiamo selvaggio del sesso, riusciva a poter donare qualcosa di esclusivo all’unica persona che contasse davvero.

Tutto ciò che saremmo stati d’ora in poi sarebbe dipeso solo ed esclusivamente da Justin, poteva conoscere il lato amorevole di un uomo come me, se solo fosse andato oltre alla parvenza. Era lui che doveva capire cosa era disposto ad accettare e cosa era disposto a perdere in questa situazione. Sarebbe sempre stato libero di andarsene, in qualsiasi momento in cui l’avesse deciso, anche se il mio cuore avrebbe potuto rischiare di spezzarsi per sempre. Io non ero l’uomo che l’avrebbe supplicato di rimanere, gli avrei sempre detto di scegliere la cosa migliore per lui, anche se dentro di me, il desiderio che non mi avesse abbandonato, sarebbe sempre stato ardente come una fiamma che brucia in un rogo. Se un giorno dovessi capire la sua sofferenza per non potermi avere solo ed esclusivamente per sé, non gli avrei permesso di rimanere al mio fianco. Lui, che cercava un amore tutto per sé, meritava di essere amato più di qualsiasi altra persona al mondo.

Potevo dargli tutto ciò che cercava!? Sarei stato in grado di accettare che la sua scelta cadesse su qualche altro uomo!?

Fu nello stesso istante in cui mi chiesi se era possibile accettare un’eventualità del genere che compresi, che almeno per il momento, non ne ero in grado.

Nel pub alle pendici delle Montagne Rocciose due ragazzi parlano fitto tra di loro, senza guardare altrove. Non si accorgono della presenza degli altri e sembrano così assorti nei loro discorsi, che subito la morsa della gelosia si accende come un incendio nel pieno della sua forza. Sento che il cuore sta scoppiando dal petto, respiro così rumorosamente con uno sguardo furente che un gruppetto di persone affianco a me si allontana con timore. Mi avvicino con passi decisi, soffusi, volevo prenderli in contro piede senza che si accorgessero di me. Sento le mie mani tremare della rabbia mentre avvicinandomi percepisco chiaramente le parole di Ben che potenti e passionali feriscono le mie orecchie come coltelli affilati.

-Vuoi che ti spieghi perché oggi ti ho detto che Riley non fa per te…!?-

Quella violenza che avevo provato qualche istante prima tornò con la stessa forza distruttrice di un ciclone nel pieno della sua esaltazione. Lo sguardo sempre più tagliente e pericoloso si propagava nella glacialità dei miei occhi blu, che spesso assumevano un ombra perfida e crudele. Spesso ero stato un ragazzo violento e irascibile, il periodo successivo al mio coming out aveva intensificato la mia vena impulsiva e quando perdevo il controllo sapevo essere implacabile. Serrai il pugno con tanta decisione che provai l’irresistibile impulso di spiaccicarlo sul suo zigomo perfetto.

-Dal primo giorno che ci siamo incontrati Riley ti ha messo gli occhi addosso. Ma non voglio essere l’eterno secondo..- dice Ben con risoluzione..

-Non capisco cosa c’entro io nei tuoi problemi con Riley..- Justin risponde quasi con imbarazzo mentre volta lo sguardo altrove..  –Se vuoi prenderti una rivincita hai scelto la persona sbagliata!! Vedetevela tra di voi..-

-Non hai capito..-gli era di fronte e gli accarezzava la guancia che quella stessa mattina gli avevo baciato con quel sentimento che non avevo più concesso a nessuno dopo... –Mi hai rubato il cuore dal primo istante in cui ti visto con quei tuoi occhi verdi terrorizzati! Sembravi un cucciolo spaventato davanti ad un cacciatore, ma nonostante tutto, dal primo momento in cui Riley ti ha agganciato, tu hai lottato in qualche modo…ti sei ribellato!!-

Non lasciare che ti tocchi!! L’unico che può farlo…l’unico che può farlo SONO IO!! Nessun’altro dovrà accarezzarti in quel modo finché tu sarai mio!!! Continuo a ripeterlo mentalmente, mentre la mia ragione è completamente in balia della gelosia che quelle parole e quei gesti avevano scatenato. Come poteva permettere che un altro uomo ci provasse con lui dopo tutto quello che avevamo condiviso. Justin…vattene da lui, non farmi arrabbiare!! Sbrigati!!

-Ti sto dicendo che mi piaci…- dice lui con disarmante sincerità.. –E non un piacere qualunque…ma come quello che cerchi tu!! Un piacere autentico che può essere solo un amore sincero e devoto. Ti sto offrendo la possibilità di scegliere Justin…perché sono innamorato di te davvero..-

E dopo, a pochi passi di distanza assisto alla scena più orribile che potessi mai immaginare fino a quel momento. La ribellione di Justin non servì a niente, perché Ben, con una velocità assurda lo aveva tirato a sé e bloccatogli il braccio lo aveva baciato con un trasporto tale da far invidia a chiunque.

Il sentimento che sembrava riversare in quel suo bacio appassionato e intenso, non fece altro che farmi pensare a quanto potesse aver sconvolto e influenzato il pensiero di Justin. Ne sarebbe rimasto affascinato? Se così fosse stato non avrei risposto delle mie azioni una volta da solo con Justin. Mi sentivo frustrato, arrabbiato, furioso, deluso, talmente roso dalla gelosia che avrei potuto sciogliere tutto il ghiaccio disseminato in quella regione sperduta agli estremi della Terra.

Le sue labbra si muovevano sulla stessa bocca che avevo desiderato ogni giorno e ogni notte da quando l’avevo conosciuto. Ed ora, quello che doveva essere il mio migliore amico, stava profanando l’unica persona che avevo rivendicato come “mia”. Avevo pensato a mille modi per fargli del male, per vendicarmi, ma nessuno sembrava tanto doloroso come la pena che  provavo io in quel momento.

Poi senza nemmeno pensare feci qualche passo avanti, gli occhi sempre più inespressivi e freddi. Presi con forza il braccio di Justin e con crescente rabbia lo attirai verso di me sottraendolo a quel bacio pieno di passione. Quando lo guardai il suo viso era fucsia, era in piena confusione mentale e non ci stava capendo più niente. Lo avrei preso a sberle in quel momento, mi sembrava così assorto in quel bacio che ogni proposito di andarci piano rischiava di andare in fumo.

Justin con quei suoi occhi fiduciosi e lucidi, mi guardò con sgomento, con parole che forse non aveva. Il mio sguardo doveva essere quello di una pietra insensibile perché impallidì mentre mi era di fronte con una smorfia colpevole. Applaudì con segno di ammirazione per il mio rivale, che per convincere Justin a desistere nella sua ribellione, aveva pensato bene di illustrargli tutti i miei terribili difetti, in fondo non facevo per Justin a suo dire.

-E bravo Ben..- dissi con voce faticosamente controllata.. –Hai davvero un gran potere di persuasione devo dire..-

-Mai quanto te Riley..- disse lui con sguardo affilato.. –Ma mi impegno..-

-Ho notato..- dissi sottolineando la frase con un sorriso gelido..

-Molto facile baciare a tradimento..- disse Justin sbuffando lì vicino a noi..

-Mi spiace avervi interrotto proprio sul più bello..- dissi guardando di sbieco Justin.. –Ma ora credo proprio che sia l’ora di porre fine a questo dolcissimo incontro romantico..-

Presi Justin per il braccio e lo trascinai, mentre la forza della mano aumentava ad ogni momento in cui ricordavo le labbra di Ben sulla sua bocca. Ci allontanammo in silenzio per cinque minuti, avevo sempre la mano appiccicata al suo braccio.

-Riley..- disse con aria affranta.. –Lascia che ti spieghi..-

-Stai zitto..- risposi secco e glaciale..

-Non sapevo di interessargli..- mi disse camminando velocemente accanto a me e cercando il mio viso..

-Per quale motivo credi ti abbia chiesto di non dire niente a nessuno!?!?- gridai deviando verso una pineta isolata e piena di luci soffuse..

-Era solo perché voleva portarmi in un posto…- si giustificò lui..

-Si te lo dico io dove voleva portarti..- rispondo lasciando il suo braccio e toccandomi la testa con entrambe le mani.. –Sei un’idiota!!!-

Ero totalmente fuori controllo. Sentivo il cuore battere convulsamente mentre continuavo a guardare le sue labbra, non riuscivo a credere che l’aveva baciato davvero. Come potevo baciarlo adesso con la stessa passione di prima!?

-Ti è piaciuto non è così!?!?- gli dico con uno sguardo feroce..

-Cosa!?- mi chiese con sguardo incredulo..

-Ti ho chiesto se ti è piaciuto il suo bacio..- gli dico scandendo le parole..

-Non è giusto che tu mi faccia una domanda del genere..- dice scuotendo il capo..

Lo prendo per un braccio e lo sbatto contro un pino, implacabile come un toro inferocito. Lui non aveva ancora capito che mi apparteneva, non volevo che baciasse o toccasse nessuno tranne me. Non volevo che provasse piacere o soddisfazione nei baci di qualcuno e soprattutto non volevo che si sentisse confuso, perché a quel punto voleva dire che avevo davvero un rivale che poteva portarmelo via. Poso una mano sul tronco dell’albero e abbasso lo sguardo sul suo viso che imbarazzato arrossisce vistosamente.

È quella la risposta!? Non può essere la risposta che ha da darmi, nel giro di poche ore Ben non può aver distrutto il mio legame con lui.

-Non mi importa se è giusto o no!!!- dico con severità.. –Voglio che tu mi dica ADESSO se ti è piaciuto o no..-

-Lui è così diverso da te..- mi dice con imbarazzo.. –Mi ha preso alla sprovvista…non riuscivo a muovermi, ero paralizzato dalla sorpresa..-

-Ti è piaciuto o no!?- dico duro e deciso..

-è stato dolce e gentile..- dice con un velo di lacrime sugli occhi.. –Non posso dire mi abbia fatto schifo…ma non ho fatto altro che pensare che desideravo ci fossi tu al suo posto..-

-Sei un bugiardo..- dissi guardandolo con disgusto e sentendomi ferito come non mai..

-Non sono un bugiardo..- disse lui seguendomi.. –Io ti sto solo dicendo ciò che mi hai chiesto…perché devi prendertela così!? Quel bacio non l’ho cercato io!!!-

-Perché non ti sei opposto!?- gli chiedo voltandomi e camminando verso di lui con aria minacciosa.. –Perché non hai opposto resistenza come hai fatto tante volte con me?!-

-Te l’ho detto!!- risponde lui alzando un poco la voce e cercando di prendermi il viso per spingermi a guardarlo.. –Perché non mi vuoi credere!? È stata una cosa inaspettata…mi ha preso alla sprovvista!! Non sapevo che fosse innamorato di me..-

-Te lo dico io perché non ti sei ribellato..- dico io facendolo arretrare nuovamente contro l’enorme pino.. –Tu non aspettavi altro giusto!? Volevi un ragazzo docile e innamorato, con cui vivere la tua appassionata storia d’amore all’insegna delle dolcezze e dei mazzi di fiori.. Allora vattene..-

Mi guardo attorno, quello è decisamente un posto insolito per fare una scenata di gelosia in piena regola come stavo facendo in questo momento. Noto che dalla pineta stava uscendo una coppia che sorrideva con complicità e intuisco che forse quello è il posto prediletto dei fidanzati che cercano un pò di pace.

-Non è Ben che mi piace..- risponde lui con difficoltà e imbarazzo.. –Riley cerca di pensarci…secondo te potrei davvero ammettere che mi piaci e il giorno dopo baciare un altro?!-

-è quello che hai fatto..- rispondo acido..

-Perché non senti ragioni quando si tratta di te!?- risponde alzando le braccia.. –Hai idea di quanti uomini hai sedotto nello stesso istante in cui c’ero presente anche io?! Vuol dire che tu sei libero di baciare chiunque ed io non ho il diritto di scegliere se baciare Ben o meno!?-

-No…non ce l’hai..- rispondo con furia.. –Perché tu mi appartieni…e non voglio che nessun uomo tranne me possa baciarti o toccarti..-

-Questa è anarchia!!- grida arrabbiato.. –Io non appartengo a nessuno, sono padrone di me stesso e dei miei sentimenti!! Ecco perché Ben non voleva che lo sapesse nessuno…perché tu capisci a modo tuo le cose..-

Si allontana da me scuotendo il capo come se non capisse. Oltre tutte le altre cose che reputavo intollerabili, trovavo decisamente irritante il modo in cui lo giustificava. Così lo raggiunsi e la nostra lite furiosa proseguì.

-Ciò che trovo irritante oltre modo è che nonostante tutto lo difendi continuamente..- gli dico con accuratezza… -E la cosa che più mi fa tristezza è che non riesci nemmeno ad essere tanto sincero da ammettere che ti piace!!!-

-Se vuoi sentirti dire che Ben mi piace solo per avere ragione posso anche farlo..- mi dice sfidandomi.. –Basta che dopo ti calmi e mi spieghi qual è il tuo problema!!! Perché credimi non riesco a capirlo, non ci trovo niente di male ad uscire con un amico che ti invita…-

-Oh ma certo..- rispondo io con un sorriso sarcastico.. –è davvero confortante sapere che ti baci ogni amico con cui uscirai da qui in avanti..!! Hai una strana concezione di amicizia sai!? Forse pensi che le amicizie siano tutte come la nostra...beh la risposta è: SBAGLIATO!!!-

-Sei totalmente assurdo..- mi dice strizzando gli occhi con rabbia.. –Possibile che non riesci a comprendere quanto sia complicato per me gestire tutte queste cose nuove!? Non te lo ripeto più: Ben non mi interessa!! Non ho mai provato le cose che ho sentito per te…lo vuoi capire!?-

-Allora perché mi hai mentito!?!- gli chiedo con ancora troppa rabbia dentro, con la voce incrinata e sbraitante.. –Perché non mi hai detto chiaramente che Ben voleva uscire con te!?-

-Riley non l’ho fatto perché l’avevo promesso..- mi dice prendendomi per il giaccone e scuotendomi.. –Voleva farmi una  sorpresa, voleva farmi vedere una cosa importante per lui e voleva che fossi solo, sembrava tenerci così tanto che mi spiaceva…-

-Non ti credo…- gli dico con ostinazione.. –Non dopo averti visto baciare un uomo che non ero io..-

Lui mi osserva qualche istante senza poter dire nulla. Respira con affanno e cerca di riprendere il controllo. Io non sono da meno, sono totalmente fuori di me, la mia calma e padronanza, sempre in prima linea nel mio atteggiamento consueto, sono completamente sparite sotto le sferzate della comune gelosia. Cerco di tranquillizzarmi, ma la sola cosa che vedo mentre chiudo gli occhi sono loro due talmente vicini da poter percepire distintamente il calore l’uno dell’altro.

-Quel bacio per me non ha significato praticamente nulla..- disse lui guardandomi intensamente..

-Poco tempo fa hai ammesso che ti aveva turbato..- gli dissi sfiorando con la lingua i denti e dilatando le narici..

-Non mi ha turbato nel senso in cui lo pensi tu..- mi dice asciugandosi un fiocco di neve che si era appoggiato sulla sua fronte..

-Cosa ti piace di Ben?!- gli chiedo per capire cosa poteva trovare affascinante in un uomo come lui..

-Ben è un amico con cui amo passare il tempo, mi ascolta e conosce un sacco di cose che mi interessano..- rispose con tranquillità.. –Mi piace l’astronomia, è per questo che mi ha portato al museo e al planetario..-

-Un posto perfetto per un appuntamento tra innamorati..- risposi sarcastico e con una puta di acidità acuta..

-Non era un appuntamento per provarci con me..- rispose metodico e preciso..

-Ma l’ha fatto..- gli dissi osservandolo con ostinazione.. –E tu non hai fatto nulla per evitarlo..-

-Non c’eri e non puoi sapere come siano andate le cose..- mi disse con determinazione.. –Non ho fatto nulla per creare un atmosfera di intimità tra noi, l’unica questione su cui puoi incolparmi è di non essere stato in grado di reagire dopo..-

-Tu non capisci vero?!- gli dissi accarezzandogli una guancia con rammarico..

-Non mi dai mai occasione di capire..- mi disse lui cercando di avvicinarsi ancora un pò..

-Non dovrai mai più vedere Ben..- dissi categorico.. –Potrai frequentarlo solo in mia presenza o assieme agli altri..-

-Stai scherzando?!- disse lui aggrottando il viso e sorridendo con incredulità..

-Ti sembro uno che scherza!?- gli dissi con evidente fastidio dipinto sul volto.. –Non voglio che tu riveda Ben in queste condizioni..-

-Non se ne parla..- mi dice camminando dalla parte opposta in cui mi trovavo.. –Mi stai chiedendo una cosa assurda…e in nome di cosa poi!? Non sei il mio ragazzo Riley, non hai alcun diritto di pretendere una cosa del genere!! Decido io chi frequentare…chiaro?!-

Cerca di allontanarsi in mezzo ai pini, camminando tanto velocemente che lo raggiungo a fatica, la tanta irruenza con cui gli prendo il braccio lo spaventa e cerca di liberarsi. Mette i pugni serrati sul mio torace e cerca di tenermi a distanza, è arrabbiato ma non ha ancora capito davvero come mi sento, quanto mi sono sentito ferito e amareggiato nel comprendere che avevo qualcuno da temere. Perché Ben era davvero un rivale temibile considerando le mie scarse qualità come fidanzato fedele. Appoggio la mia mano alla sua guancia e raggiungo la sua bocca con voracità, volevo sentirla ancora mia come quella mattina, come quando sentivo che esistevo solo io per lui. Oppose un minimo di resistenza e subito, la rabbia che avevo cercato di placare almeno un poco, tornò a ribollirmi dentro come una pentola a pressione. Mi staccai da lui con la stessa velocità con cui mi ero avvicinato, ancora convinto che Ben l’avesse affascinato.

Non appena cercai di tornare sui miei passi, sentii un movimento accanto a me. Lui mi si era parato di fronte e timidamente si tormentava il labbro. Forse prese coraggio, si alzò in punta di piedi, rosso in viso e mise le sue braccia intorno al mio collo. Il mio viso totalmente arrabbiato e impassibile, volevo evitare il contatto con le sue labbra, anche se lui, lentamente, cercava la mia bocca avvicinandosi e allontanandosi da me. Cercai di voltarmi un paio di volte lontano dalla tentazione delle sue labbra sensuali così morbide e piene, mentre sentivo il tormento di poco prima attanagliarmi, cercavo di concentrami, per allontanare quella sensazione e allo stesso tempo di resistere alla voglia di riassaporare quei baci che tanto desideravo. Quando mi sfiorò l’angolo delle labbra, istintivamente, con gli occhi chiusi, seguì la direzione della sua bocca ed ora i nostri visi erano l’uno di fronte all’altro.

Ero ancora furioso con lui, ma ogni volta che percepivo il suo calore provavo uno spasmo di desiderio tanto intenso da sentirmi combattuto come non lo ero mai stato. E quando la sua bocca sfiora ancora una volta la mia, con una dolcissima effusione, non riesco più a trattenermi e imprigiono le sue labbra tra le mie. Le mie braccia si stringono intorno alla sua vita e lo sollevo con tanto ardore che lo sento sospirare per la sorpresa, lo imprigiono tra le mie braccia mentre lo bacio con tanta passione e disperazione che non posso far altro che appoggiarmi ad un pino e lasciare aderire completamente il mio corpo al suo. Solletico le sue labbra con la lingua e a volte le imprigiono tra i miei denti, le percorro lentamente mentre il suo corpo trema e sospira stringendosi a me, con le sue gambe strette intorno alla mia vita. Prendo il suo volto tra le mani e lo bacio ancora insaziabile, percorrendo ogni singolo centimetro di quella pelle liscia e profumata.

Quando apro gli occhi ritrovo il suo viso, quello del mio Justin che febbricitante mi guarda sconvolto e agitato. Bacio ancora quelle labbra, che sembravano essere tornate ad essere le mie.

-Riley..- mi dice lui con voce appassionata.. –Non mi hai mai baciato così..-

-Tu sei mio..- dico appoggiando una mano sulla sua guancia.. –Guarda che se scopro che desideri qualcun altro lo uccido con le mie stesse mani..-

-Ma cosa dici!?- mi chiede con un sorriso intenerito tra le labbra..

-Quando ti ha baciato, l’unica cosa che riuscivo a pensare, era come colpirlo per allontanarlo da te..- confessai con fervore…

Scivolammo entrambi lungo il tronco dell’albero, mentre lo tenevo ancora stretto a me, con i suoi occhi confusi e stupiti. Non parlava, semplicemente mi guardava con lo sguardo pieno di domande, mentre la mia rabbia e la mia gelosia non scomparivano, solo si sistemavano in ogni angolo del mio corpo ora che si erano risvegliate.

-Sarebbe stato sciocco..- rispose con semplicità.. –Non è con la violenza che impedisci a qualcuno di amare..-

-Allora dovrò attanagliarmi il fegato ogni volta che si avvicinerà a te!?- chiesi con stizza..

-Sto solo dicendo che a volte è giusto tenere a freno il proprio istinto..- mi disse con dolcezza.. –Io non credo che Ben sia in cattiva fede…-

Non riuscivo a farmene una ragione, sentivo il morso del sospetto ogni volta che gli sentivo pronunciare quel nome, non mi passava. Cercai di dominarmi mentre il cuore era talmente scombussolato che mi scostai un pò da lui. Ero troppo irritato per vedere le cose con lucidità. E mi chiesi come avrei fatto a lasciarlo andare se avesse deciso che non riusciva a starmi dietro, con quella mia vita senza regole e legami stabili.

Lui mi guardava fiducioso mentre non riuscivo a tranquillizzarmi.

-Mi dispiace..- disse con semplicità.. –Avrei dovuto rispondere al telefono appena ho visto che mi stavi cercando..-

-Non hai capito niente..- dissi scuotendo il capo e guardandolo con incredulità..

-Come!?- disse lui ingenuamente.. –Pensavo che fossi preoccupato perché ero sparito..-

-Il mio problema era che..- dissi prendendogli il viso tra le mani.. –eri sparito con Ben..-

Lui arrossì un poco e mi chiesi se questa volta aveva davvero compreso la natura di quella lite furiosa tra di noi. Gli diedi un bacio a fior di labbra, mentre la sua bocca incerta ed inesperta, aveva ricambiato quel momento di tenerezza con un leggero imbarazzo sul volto. Guardava in silenzio i miei occhi, mentre ero ancora molto agitato per sentirmi completamente padrone di me stesso.

-Va un pò meglio?!- chiese a fil di voce..

-Non del tutto..- risposi con sincerità e voce tetra.. –Sono molto incazzato…ma credo che gli altri ci aspettino per cena e dovremmo rientrare..-

Ci fu un silenzio imbarazzato tra di noi, Justin procedeva davanti a me con la testa china e in silenzio. Lo raggiunsi poco dopo, lui accennò ad alzare lo sguardo su di me un paio di volte, ma forse quello che vide lo convinse a procedere come aveva fatto finora. Mi rendevo conto di avere un’aria piuttosto minacciosa in un certo senso, ma forse era importante che  capisse che non era del tutto per colpa sua. Ero arrabbiato, era la verità, ma era ancora con me e questo aveva rimesso un pochino d’ordine nel mio cuore in subbuglio. Avrei controllato sempre l’atteggiamento di Ben o di chiunque altro, ne sarei stato geloso proprio come oggi, se non di più, ma finché quel ragazzino dolcissimo e cocciuto mi avesse camminato affianco proprio come ora, avevo il dovere di farlo sentire speciale. Lentamente arrivai alla sua mano, lo sentii tremare un pò mentre si voltava a guardarmi con un leggero porpora sulle guance, era in evidente imbarazzo ma non si oppose. Ero certo che in una giornata qualunque non me l’avrebbe permesso visto l’enorme quantità di persone che avevamo attorno. Il suo viso tradiva l’emozione di un gesto tanto semplice e la vergogna di mostrarlo a chiunque ci vedesse, ma non mollò di un istante la presa e quel dolce colorito roseo divenne talmente bello sul suo viso che ne ero totalmente soddisfatto.

-Ascolta…comportati normalmente..- gli dissi cercando di sembrare il meno duro possibile.. –con Ben intendo! Se cambiassi atteggiamento potrebbero esserci sospetti compromettenti..-

-Come posso comportarmi normalmente se poi ti arrabbi?!- mi dice con un sospiro..

-Cercherò di farmelo andar bene..- risposi meccanicamente.. –Spero che almeno in pubblico non ci saranno effusioni..-

-Sei impossibile quando ti ci metti..- mi disse sbuffando..

-Se tu fossi stato sincero ora non sarei impossibile..- dissi con aria accusatoria..

-E mi avresti lasciato uscire con Ben?!- chiese speranzoso..

-Ovviamente no..- dissi con un sorriso a trentadue denti.. –Sei un ragazzino e i tuoi ormoni non mi sembrano molto solidi..-

-I miei ormoni sono messi meglio dei tuoi credimi!!- mi disse con una stilettata in piena regola.. –Io non potrei mai fare come fai tu…-

Mise il broncio e accelerò il passo. Non avevo diritto di rimproverarlo nonostante tutto. Era solo un ragazzino e non era abituato a vedere il lato pratico delle cose. Justin era un ragazzo innocente e genuino, su di una cosa ero certo: non aveva nemmeno lontanamente pensato che Ben potesse provarci. Lo raggiunsi e lo voltai verso di me. Coprii il suo capo col cappuccio del giaccone, mi avvicinai al suo viso e gli sfiorai le labbra.

-Scusami..- dissi con intensità.. –Proviamo a non discutere più per almeno qualche ora ok?!-

Mi guardò con un piccolo sorriso, annuì e abbassò lo sguardo per qualche istante. Ormai eravamo arrivati e anche lui sembrava teso. Sapeva che lo avrei tenuto sotto controllo, per come si rapportava con Ben, quindi cercai di attribuire il tutto a quella condizione. Inoltre ero certo che si chiedesse come doveva comportarsi con Ben, dopo la sua inaspettata dichiarazione d’amore. Ero quasi del tutto convinto che si aspettasse una risposta da Justin e, almeno su questo, pensavo di poter stare tranquillo visto che gli piacevo abbastanza da starmi vicino, almeno per il momento.

Raggiungemmo gli altri dopo esserci cambiati in stanza, erano in sala da pranzo ad aspettarci, ci avevano lasciato due posti liberi vicini. Quando arrivai potei notare immediatamente due sguardi in particolare. Il primo quello di Ben che non toglieva gli occhi di dosso a Jus, solo in un secondo momento guardò me e il viso cambiò espressione, diventando trionfante. Il secondo sguardo quello di Simon che osservava Ben, Justin e me per capirci qualcosa. Gli altri ragazzi parlavano tranquilli ma sapevano, Ben aveva raccontato loro di aver portato Justin nel Museo di Astronomia.

-Allora era questo il segreto..- disse mia sorella sorridendo a Jus..

-Beh si..- disse lui imbarazzato.. –Non sapevo che questo fosse il programma ma è stato fortissimo Mico!! Non hai idea di quante cose bellissime ho visto..-

Un piccolo gruppo dei miei amici si era alzato per fare quattro chiacchiere e anche Ben si  avvicinò, andando proprio affianco a Justin che gli sorrise timidamente. Ben gli arruffò i capelli come facevo spesso anche io, ridevano e scherzavano come se nulla fosse successo, ma ero solo io a vedere un’alchimia e una confidenza che prima non esisteva!? Il respiro divenne nuovamente teso e questo nuovo rapporto tra Ben e Justin, diede un’altra sferzata di vento alla mia gelosia che avvampò nuovamente.

-Ben sa un sacco di cose interessanti Mico..- disse Justin raccontandogli quello che aveva visto.. –Mi ha raccontato moltissime cose sulle costellazioni che vediamo spesso nella notte! Fantastico..-

Quando ci sedemmo Ben aveva preso posto di fronte a Justin. Non ci voleva, perché a quanto pare, avevano molte cose di cui parlare. Guardavo Ben con la tacita freddezza di chi lo avrebbe preso a pugni volentieri, ma sapevo che dando tempo al tempo, sarei arrivato alla resa dei conti con lui e quel giorno non gli avrei mai lasciato campo libero con Jus.

-Allora…volevo chiederti di pensare seriamente all’opportunità di iscriverti ad Ingegneria Aerospaziale..- disse la voce amichevole e interessata di Ben..

E da quando captai quella frase la mia riacquistata integrità mentale andò indebolendosi.

-Non sapevo fossi un appassionato dello spazio..- dissi con curiosità guardando Justin serio..

-No beh…- disse schiarendosi la voce.. –L’argomento mi piace, mi interessa, ma da qui a farne un lavoro..-

-Hai molte conoscenze in ambito..- gli fece eco Ben.. –Ed io sarei felice di darti una mano se solo lo volessi!! Non perdere l’opportunità se ti piace così tanto studiare Astronomia..-

-Io non so nemmeno cosa farò da qui all’estate e già mi si parla di Università..- dice con evidente imbarazzo mentre cerca di mangiare con indifferenza.. –Ci penserò..-

-Carpe diem..- risposi senza nemmeno pensarci.. –Insomma Ben è disposto ad aiutarti senza avere niente in cambio! Credimi non è da tutti…io ad esempio non faccio mai nulla gratis..-

Justin era terrorizzato, potevo vedere il panico nei suoi occhi che mi chiedevano silenziosamente di mantenere la calma. La mia voce era leggermente stridula in certi momenti e la maggior parte dei miei amici se la stavano spassando alla grande. Io avrei spaccato la faccia a Ben invece, decisamente irritante cercare di portare Jus dalla sua parte in questo modo.

-Justin..- disse Ben attirando la sua attenzione.. –Posso insegnarti tutto quello che è necessario…sei intelligente, curioso e brillante.. C’è bisogno di gente come te..-

-Sicuro..- dissi io con una rabbia rovente nello stomaco.. –Non sapranno come andare avanti se tu non andrai in quella prestigiosa università..-

Justin mi guardò con occhi sbarrati, molti dei presenti non avevano colto la mia provocazione ai danni di Ben, pensavano semplicemente che mi stessi prendendo gioco di Jus come sempre, quindi cercai di mantenermi su quella linea. Solo Simon forse aveva compreso quanta rabbia stessi macinando quel giorno e un pò sorpreso, ma anche con un accennato sorriso, seguiva le mie reazioni.

-Si, ma non credo che quella sia la strada che voglio intraprendere, nonostante il grande interesse che mi suscita l’argomento..- gli risponde cercando un appoggio in Micol..

-Ben credo che per noi sia importante pensare di finire la scuola e poi ragionare sul resto ecco..-disse Micol sorridendo.. –Non abbiamo ancora diciotto anni, come possiamo sapere cosa decideremo il prossimo anno?!-

-Devi scegliere cos’è meglio per te..- disse Ben con insistenza.. –Nessuno può farlo al tuo posto..-

-Allora…nemmeno tu puoi farlo Ben..- risposi io con calcolata indifferenza.. –Sono certo che quando sarà il  momento deciderà ciò che desidera…-

E ci scambiammo uno sguardo glaciale.

-Ben ho sempre scelto da solo in qualsiasi decisione..- disse con determinazione.. –Lo farò anche per l’università e niente mi condizionerà..-

Micol e Justin si guardarono per un istante ma il tutto proseguì con tranquillità.

Alla fine della cena decidemmo di uscire a farci due tuffi nella neve. Continuava a nevicare con costanza e le luci soffuse della sera rendevano l’atmosfera romantica. Simon mi si era avvicinato ed era evidente che volesse sapere se mi sentivo bene. Lo guardai qualche istante in silenzio, in mezzo alla calma della neve che cade. Solo dopo qualche istante gli dissi che non ero ancora pronto per confidarmi, ma che aveva ragione.

-Questa volta è molto diverso Simon…- dissi senza staccare gli occhi da Justin che si arrotolava nella neve insieme a Micol..

-Non mi ricordavo più quel Riley..- disse con lo sguardo assorto.. –Avevo dimenticato quanto potessi essere passionale e geloso!! Oggi mi hai ricordato il Riley di lunghi dieci anni fa…-

-No...- dissi sorridendo..

-Non sottovalutare la passione che hai nei confronti di Justin..- mi disse con un sorriso affettuoso.. –Potrebbe stupirti…-

Poi cominciarono a colpirci a palle di neve, così, ognuno di noi, tornò bambino per qualche istante. Era divertente non pensare per qualche attimo a quanto potesse essere infantile nascondersi dietro a una duna di neve ed aspettare il momento più opportuno per saltare addosso a Justin. Mi appiattii per bene contro la neve mentre era davanti a me intento a evitare le palle di Mike e Jason che stavano cercando di prenderlo a tutti i costi. Quando fui sicuro che nessuno era nei paraggi e che non ci avrebbero notato, gli saltai addosso e rotolammo fino a finire dietro un’altra montagnetta di neve poco distante dalla precedente. Mi ritrovai sopra di lui, che rideva di gusto mentre un piccolo fiocco di neve  si posava sul suo naso perfetto. Eravamo al riparo da occhi indiscreti e quando le sorrisi, il suo volto si intenerì. Prese una manciata di neve e me la tirò sul cappuccio, forse per punirmi di qualcosa. Ma la sua mano trovò la mia guancia e vi si posò teneramente per qualche istante, seguii con gli occhi il movimento di quella carezza gentile e lo baciai di nuovo. Con tutta la dolcezza di cui ero capace. Assaporando ogni centimetro di quelle labbra.

Poco dopo ci alzammo e tornammo nella mischia, tra spintoni, palle che volavano a destra e a manca, con Micol che si lamentava perché a turno tutti se la prendevano con lei che ci istigava di continuo.

Alla fine Ben si fece avanti. Si buttò a capofitto a rincorrere Jus, che si girò per tirargli una palla di neve e finì per inciampare, cadendo a terra tra la neve. Ben gli finì esattamente sopra, con le labbra nuovamente ad un centimetro dalla bocca di Justin. Fu un colpo allo stomaco, di nuovo così vicini da farmi venire in mente troppe cose. Lo sguardo del moccioso con gli occhi sgranati e Ben con quel suo viso affascinato, riuscirono a mozzarmi il fiato. Guardai altrove in cerca di qualcosa per distrarmi, non potevo lasciarmi condizionare così. Ma poi non potei fare a meno di avvicinarmi lentamente e di carpire una parte della loro conversazione.

-Riguardo a prima..- disse Ben con tranquillità.. –Ecco…vorrei che ci pensassi e mi dessi una risposta prima o poi..-

-Una risposta!?- gli fece eco lui con imbarazzo..

-Vorrei che pensassi all’opportunità di stare con me come coppia, sul serio..- disse con un sorriso travolgente..

-Ben io..-

-No…non voglio sapere niente!!- disse lui con serietà.. –Ti corteggerò finché non avrai cambiato idea su di me e su Riley…-

-Su Riley!?- chiese lui con occhi confusi..

-Si..- disse lui avvicinandosi con un sorriso.. –Quando avrai compreso che non ti merita, potrò averti per me finalmente..-

Mi guardò determinato come non l’avevo mai visto, mi passo affianco e mi si parò davanti con il solito sorriso compiaciuto. Non avevo mai visto il mio caro amico come un rivale, adesso invece per me era solo una persona come tante che voleva portarmi via Justin. Avrei lottato, anche slealmente se necessario. Mi accertai che Justin fosse ancora distratto, ancora stranito, l’aveva raggiuto Micol ma lei era troppo impegnata a scherzare per rendersi conto di quanto fosse turbato.

-Stai lontano da lui..- sussurrai..

Se ne andò senza dire una parola, ma il messaggio era stato piuttosto chiaro da parte mia. Un’amicizia si stava sgretolando sotto la comune gelosia e per le attenzioni di uno stesso moccioso. Assurdo vero?!

Proposi ai ragazzi di entrare, quella giornata era stata lunghissima e il freddo cominciava a farsi sentire. Eravamo completamente fradici e alla fine dopo un paio di chiacchiere davanti agli ascensori a turno ognuno di noi si era ritirato in camera.

Da quando eravamo rimasti soli Justin si era fatto silenzioso e dal canto mio, non avevo espresso alcuna parola almeno fino a quando non arrivammo davanti alla porta della nostra camera da letto.

-Sei taciturno..- dico con un sorriso malizioso.. –Non hai il coraggio di dirmi qualcosa?!-

Lo lasciai sulla soglia mentre mi guardava con due occhi sgranati e un pò intimoriti. Lo esaminai con perplessità mentre a poco a poco si convinse ad entrare e si appoggiò alla porta appena richiusa.

-Hai sentito tutto vero!?- mi chiese con un apparente rossore in volto..

-Vuole una risposta..- inizio a spogliarmi fino a rimanere in slip, lui imbarazzato mi guarda e poi distoglie lo sguardo.. –quindi dovrai decidere…-

-Come?!- dice lui confuso.. –Cosa dovrei decidere!?-

-Se vuoi stare con Ben e dimenticarti di me per sempre…- dissi io con apparente tranquillità.. –O se scegli me…con tutti i pro e contro, cancellando lui dalla tua vita…-

-Se chiarisco la mia posizione nei confronti di Ben, potrei comunque frequentarlo..- disse lui con un sorriso incerto..

-Perché ti interessa così tanto mantenere un rapporto con lui!?- rispondo con stizza..

-Ben non si è mai comportato male con me..- dice lui avvicinandosi al caminetto mentre timidamente si toglie gli indumenti.. –Sarebbe crudele tagliarlo fuori solo perché è interessato…potremmo sempre rimanere amici in fondo!!!-

-Cosa sono per te?!- gli chiedo con disarmante semplicità..

-Cosa vorresti dire!?- balbetta incomprensibilmente..

-Questa tua…indecisione è snervante…- dico andando in bagno a far scorrere l’acqua calda dell’idromassaggio..

-Non capisco cosa ti aspetti..- mi dice rincorrendomi.. –Fino a un giorno fa, non sapevo nemmeno perché ti rincorressi ed ora, non solo mi chiedi cose assurde, ma ti comporti come un despota senza alcuna ragione!! Come posso sapere cosa sei per me?!-

-Vuoi sapere qual è il vero problema!?- gli dissi tornando in stanza.. –Che tu non hai la palle per dirmi davvero cosa provi per me…o per chiunque altro!!!-

-Come?!?!- chiese lui avvicinandosi con aria minacciosa.. –Tu non sai niente di me!! Non hai idea di cosa posso provare o di come mi posso sentire!! Quindi stai zitto Riley, stai zitto!!-

-Allora perché ti spaventa tanto ammettere con te stesso che qualcosa provi?!- grido a mia volta con dispetto..

-A differenza tua ho rispetto dei sentimenti!!!- risponde con impeto.. –Tu vuoi sapere cosa sento, quando mi hai sempre deriso sulla mia parte più emotiva o sentimentale!! Ed ora cosa pretendi!? Che io ne parli liberamente con te!? Almeno con il primo “Pablo” o “Dennis” di turno ti puoi prendere gioco di quel coglione di moccioso biondo giusto?!?-

-Cosa c’entrano adesso loro due!?- risposi furioso.. –Io sto parlando di noi…di noi due!!! Non mi importa nulla di parlare di persone che nemmeno ricordo che faccia hanno, io sto parlando di te e di me, perché è questo che mi importa!!-

-Beh invece a me importa dei tuoi svaghi…- dice con rabbia.. –Di come mi tratti da idiota quando sei con le tue conquiste e dalla rabbia che mi fai..-

Per qualche istante mi zittisco e lo osservo con interesse. La rabbia è un sentimento potente, provarla è un buon punto d’inizio. Colpirlo nei suoi punti deboli, in quello che lo rendeva geloso e vulnerabile, aveva sempre prodotto buoni risultati. Ottenevo risposte che altrimenti non avrei mai ottenuto da lui.

-Ti faccio rabbia!?- dissi sfidandolo mentre lo guardavo negli occhi.. –Eppure a me piace un sacco accarezzare altri uomini, salvo poi ricordarmi quanto sia più soddisfacente guardare la perfezione del  tuo corpo e sognare ogni singolo angolo della tua pelle..-

-Io odio quando fai così!!- mi dice spingendomi verso il letto.. –Non sopporto quando cerchi di provocarmi in quel modo per farmi sentire fragile!! Non hai idea di quanto possa essere odioso Riley…-

-Allora dimostralo…- dissi prendendolo per il braccio, spingendolo sul letto e avvicinandomi a lui con determinazione.. –Voglio delle reazioni, dimostrami tutto quello che provi, le emozioni che senti, voglio sentirti... Non mi basta più quello che abbiamo condiviso fino ad ora, ora voglio i fatti..-

-No…- rispose lui con ostinazione.. –Non ti devo niente!! Io ti ho dimostrato fin troppo, sei tu che non capisci nulla…-

-Cosa dovrei capire?!?- gli dissi mentre lo costringevo a non fuggire come sempre, lo attirai verso di me con la foga del mio desiderio crescente..

Lo baciai, mi mancavano da morire le sue labbra. Non riuscivo a tenermi a distanza dalle sua bocca quando mi era così vicino, erano un richiamo naturale per me. I suoi capelli erano ancora umidi, vi passai dentro le mani mentre attiravo la sua testa sempre di più vicino a me. Una mano scese lentamente verso la fine della schiena e cercai di arrivare al contatto con la pelle, ancora coperta dalla sua canottiera. Sentii il suo corpo flettersi verso di me, con la pelle decisamente sensibile al mio tocco.

-Mi sei mancato così tanto..- gli dissi con passione..

-Peccato che non ti manco anche quando sei con gli altri ragazzi..- rispose secco..

-Perché sei geloso di loro?! Ti ho spiegato che sono meno di niente per me..- dissi guardandolo e sorridendo..

-Lo capisci che è irritante vederti toccare o baciare..- disse con impeto salvo poi sgranare gli occhi, voltarsi subito per andarsene e nascondermi il suo sguardo..

-Fermo…fermo..- dissi bloccandolo e parandomi davanti a lui, gli occhi febbricitanti, lo sguardo così malinconico.. –Cosa stavi per dire?!?-

-Niente che ti possa interessare..- si affrettò a concludere..

-Ti da fastidio quando tocco o bacio qualcuno che non sei tu!?!- gli chiesi alzandogli il viso con trasporto..

-Non è quello che ho detto…- rispose con il volto in fiamme..

-Ah no?!?!- dissi avvicinandomi alla sua bocca, che famelica, strepitava per assaporare ancora le mie labbra..

Mi bloccai, lui aveva socchiuso gli occhi e con aria sognante e in attesa, aspettava che lo baciassi. Si avvicinava leggermente, lasciavo che sfiorasse la mia bocca con la sua, lasciandogli l’illusione che a breve avrei assalito le sue labbra così sensuali in un bacio travolgente. All’improvviso lui spalancò i suoi occhi verdi meravigliosi, confusi e mi guardò con supplica.

-Tu parli…ed io ti bacio…- gli dico con un sorriso travolgente..

-Stronzo..- mi ribadisce con uno spintone e gridando con foga..  –Tu vuoi sempre ottenere quello che vuoi senza chiederti come possono sentirsi gli altri, perché sei così egoista!??!-

-Io ti desidero con tutto me stesso..- gli dico con passione bruciante prendendogli il volto tra le mani… -Ma voglio sentire il tuo corpo fremere per me, voglio essere sicuro che sia solo ed esclusivamente per me..-

-Sei ottuso!!- mi dice con rabbia crescente.. –Non dirmi che non lo sai…-

-Dopo averti visto con Ben non so proprio nulla!!!- rispondo con stizza.. –Devo ricordarti che non ti sei opposto per niente al contatto con lui?!-

-Ti ho spiegato mille volte il perché!!- disse con crescente impazienza..

-Solo risposte vaghe, mentre a me ne basterebbe una sola per stare tranquillo e dedicarmi a te..- dissi con sguardo glaciale..

-E che risposta vorresti sentiamo…- disse guardandomi con continua determinazione..

-Mi basterebbe sapere che sono nei tuoi pensieri continuamente..- gli dissi con intensità.. –Come tu lo sei incessantemente nei miei….-

-E quando non sarò più nei tuoi pensieri..- disse con le lacrime ai bordi delle ciglia.. –ti sei mai chiesto che ne sarà di me?! Come mi sentirò dopo averti concesso tutto?!-

-E chi te l’ha detto che non ci sarai!?- gli toccai la labbra con un dito e sorrisi con malizia..

-Lo sanno tutti che ti stanchi facilmente…- mi disse accusandomi con uno sguardo ferito..

-E Ben e gli altri sanno che sei una parte di me ormai?!- gli chiesi con risolutezza.. –Che sei tutto ciò che voglio?! Che mi hai rubato l’anima dal primo giorno che ti ho visto!? Sarei stato disposto a venderla al diavolo, se arrivato a questo punto, non ti avessi avuto con me…-

Gli sfioro delicatamente la guancia. La sua pelle scotta, probabilmente la reazione dovuta al freddo gelido mentre eravamo fuori e al caldo avvolgente della stanza. Socchiude gli occhi forse colpito e impaurito da quelle parole, come se volesse crederci ma allo stesso tempo non potesse.

-Sei rovente..- gli dico con dolcezza…

-è colpa tua..- mi dice distogliendo lo sguardo e arrossendo vistosamente..

-Mi desideri?!- il suo sguardo è acceso di vergogna, gli accarezzo una guancia con delicatezza.. –Non arrossire non c’è niente di male in quello che ti sto chiedendo..-

-E cosa cambierebbe se ti dicessi che è così?!- rispose senza guardarmi..

-Penserei che non ti ostini a volermi fare ingelosire e che per te sono il solo e l’unico…- gli risposi con passione e con rabbia..

-Ingelosire?!?- chiese stupito…

Mi guarda con occhi spalancati come se avessi detto chissà cosa. La sua bocca è leggermente socchiusa, mentre finalmente i suoi occhi mi osservano così profondamente che perdo il contatto con la realtà.

-Non dirmi che non te ne eri reso conto!! Continui a farmi ingelosire in ogni istante che stai con Ben…- gli dico allo stremo della sopportazione.. –Gli rivolgi sorrisi e confidenze che quasi mai mi rivolgi con altrettanta facilità!! Per non parlare delle mille volte in cui ti lasci sfiorare o toccare senza curarti minimamente per gli altri, mentre con me diventa qualcosa di scabroso!!-

Lui continua a guardarmi sempre più incredulo, mentre non sa se osservarmi o distogliere lo sguardo con imbarazzo. Gli alzo il viso con la mano e mi avvicino a lui completamente. Mi metto a cavalcioni su di lui e cerca di nascondere il viso con il cuscino lì affianco, forse per evitare di vederlo arrossire come ogni volta, ma non glielo permetto, appoggio le mani sui suoi polsi e allungo le sue braccia al di sopra della sua testa.

Gli bacio dolcemente il collo e salgo sul suo mento. Dio mio quanto mi piace, stimola il mio turbamento anche solo semplicemente quando ha quello sguardo smarrito e arrossato. Quando sono con lui mi basta anche solo un bacio per scaldarmi e trattengo i miei istinti con enorme fatica. Come in questo momento, in cui desidererei poterlo fare mio. Adoro la curva dolce della sua nuca e quei suoi capelli tanto biondi che sembra un tedesco. È fresco e genuino come solo un ragazzo innocente della sua età sa essere. E mi ha fatto perdere completamente la testa, sono completamente assorto nel suo mondo, nelle sue emozioni, concentrato a capire anche solo una piccola parte dei suoi sentimenti per me.

-Guardami Justin..- gli dico con lentezza disarmante.. –Il motivo per cui non sopporto Ben…è perché sono tremendamente geloso di lui e delle attenzioni che gli rivolgi. Quando l’hai baciato e non ti sei ribellato, mi sono sentito così infuriato che ho pensato che volessi lui, che ti fossi dimenticato che la sera precedente tra noi c’era stato qualcosa. Non sopporto il fatto che hai qualcosa in comune con lui di così profondo, potrei impazzirne e non voglio mai più, mai più, vederti tra le sue braccia!! Tu mi appartieni…non posso dividerti con lui o con nessun’altro lo capisci!?-

-Dimentichi che siamo amici..- dice lui scuotendo il capo… -Non puoi essere geloso di un tuo amico!!!-

-Perché no?!?!- rispondo io con irruenza.. –Tra noi è tutto un pò strano lo capisco…ma…c’è una cosa che non posso sottovalutare!! Non ho mai desiderato nessuno come desidero te in questo momento!! E sono geloso dell’intimità che si è creata tra di noi, voglio essere l’unico a conoscere il sapore della tua bocca e dei tuoi baci. Voglio essere il solo a sentire il calore della tua pelle mentre dormi o dopo aver fatto una doccia insieme. Voglio essere l’unico a sapere che la mattina, quando ti svegli, appoggi il braccio sugli occhi perché vuoi dormire ancora. Voglio essere il solo a conoscere la bellezza del tuo corpo e poterlo osservare mentre tu avvampi per l’imbarazzo!!-

Imbambolato dalle mie parole mi guarda sconcertato pieno di paure forse. Justin quante emozioni avevi risvegliato!! Sarebbe stato difficile gestire il nostro rapporto, ma io ero sicuro che mi volesse, perché era il suo corpo a dirmelo in tutte le reazioni spontanee!!

-Voglio poter sfiorare le tue labbra come adesso e sapere che sono il solo che può farlo..- gli dico ancora completamente in balia delle sensazioni provate quel pomeriggio.. –Quello che desidero di più al mondo è sentirti esclusivamente mio, provare quella sensazione di dolcezza mentre ti abbraccio e sentire che potrò provarla solo con te, solo per te!! Non voglio farti mio e profanare la tua innocenza. Voglio che quel momento arrivi solo quando te la sentirai e se mai lo vorrai, ma sono così curioso di capire come mi sentirò quando mi apparterrai nell’ultimo modo che mi rimane!! Sii sempre sincero con me…e desiderami, stringimi, baciami mille volte più intensamente di come fai adesso!!-

I suoi occhi sono talmente velati che penso solo che voglio renderlo felice, che voglio che le sue lacrime cadano mentre lo bacio, per capire meglio quello che sente. Le sue braccia mi raggiungono tremanti e mentre circondo il suo viso con le mani, sento le lacrime bagnarmi leggermente il profilo delle mani. È orgoglioso, odia dimostrarsi debole quando è con me, eppure, quando apre gli occhi, vedo solo uno sguardo lacerato e incerto che combatte con se stesso. Lo bacio quanto più dolcemente potessi, accarezzando le sue labbra morbide e sensuali e mentre lo avvolgo tra le mie braccia, sento il suo corpo rilassarsi e turbarsi con grande evidenza. Spalanca gli occhi perché sa che percepisco chiaramente i cambiamenti che quel corpo comunica e quando mi stacco dalla sua bocca, le sue lacrime sono più abbondanti e nasconde il viso nell’incavo del mio collo. Adoro quel suo pudore, quella purezza adolescenziale, era anche per quello che non volevo accelerare i tempi, facendo l’amore con lui. Volevo che conoscesse il suo corpo, le sue reazioni e che fosse libero di sentirsi imbarazzato, perché mi piaceva anche quel suo lato così infantile.

-Tu sai che…- mi disse all’improvviso con voce emozionata.. –mi sento morire ogni volta che stai con qualcuno che non sono io. Sono infastidito ogni volta che ti toccano o ti baciano…e…odio quando ti avvicini a me dopo essere stato di qualcun altro…-

-Solo tu Justin…- dissi con voce suadente al suo orecchio.. –Solo tu..-

-Io credo…- rispose lui con incertezza sempre con il viso nascosto nell’incavo del mio collo.. –Io so per certo di essermi preso una cotta colossale per te… Non faccio altro che pensarti ogni ora della giornata e a chiedermi con chi sarai!! Preferisco esserti lontano, in modo da non dovermi chiedere ogni momento cosa starai facendo e se la nuova preda che hai scelto sarà più interessante di me!! Pensavo che prima o poi sarebbe passata questa infatuazione, ma i giorni avanzavano e non riuscivo più a gestirla come avrei dovuto..-

Prendo quel viso tra le mani e lo guardo con quella emozione che non avevo più provato da anni. Ero elettrizzato, a malapena consapevole di aver sentito davvero quelle parole che avevo tanto desiderato. Lo guardavo con affanno, col cuore trasbordante di emozioni a cui solo più tardi avrei potuto dare un nome ben preciso. Tutto il desiderio che avevo provato per Justin, quel trasporto fisico che saggiavo e continuavo a sentire, si stava lentamente trasformando in sentimento, ma ancora per molto tempo non me ne sarei accorto. Non avevo parole, per una volta aveva ammutolito il mio cuore e la mia mente con quella sua dichiarazione imbarazzata e tanto spontanea.

Come poteva vergognarsi di una cosa che mi rendeva così felice?!

Sorrisi leggermente, appoggiando la mia fronte alla sua, i suoi occhi avevano ancora delle lacrime sulle ciglia ma nonostante tutto, quegli occhi fiduciosi, mi guardavano con tanto sentimento che sentii un’emozione indescrivibile salirmi dal cuore. Mi sedetti con le gambe divaricate, senza dire nulla e lo accolsi lì, abbracciandolo goffamente, con una mano tra i capelli e ancorandomi al suo corpo come se fosse l’unico al mondo a potermi fornire il sostentamento necessario. E respiravo il suo odore, così dolce e adolescenziale che provai una tenerezza irresistibile.

-Stasera hai fatto di me un uomo felice..- dissi con passione mentre guardavo quel suo viso magnetico a poca distanza da me..

-Come potrò adesso resisterti o dirti di no!?- mi chiese con un sorriso spaventato.. –Come potrò capire cosa sarà meglio!?-

-Ascoltami..- dissi mentre appoggiai le braccia alle sue spalle e congiunsi le mani dietro la sua nuca.. –Se mi desideri davvero, se mi vuoi sentire come ogni uomo vuole ascoltare un altro uomo, dovrai semplicemente essere te stesso. Non smettere di essere geloso o possessivo…è così bello volere per se qualcuno di importante! Come tu lo sei per me..-

-Riley…- mi dice appoggiando il viso al mio torace.. –Credo di desiderarti anche io..-

Sorrido, intenerito mentre mi attraversa uno sguardo malizioso sul viso. Lo stringo a me mentre sento  il mio corpo totalmente in agitazione per tutte quelle rivelazioni, provo un ardore incontrollabile nelle vene. Rendermi conto che Justin abbia una cotta per me è molto più di quanto avessi mai immaginato fino a quel momento. Come accordo un tempo, arrivati a questo traguardo, avrei dovuto consegnare a Ben la mia conquista. Oggi non potevo farlo, perché anche io, dopo anni, avevo trovato qualcuno che mi aveva toccato il cuore.

-Hai una cotta per me moccioso?!- dissi sorridendo astutamente e avvinghiandomi a lui con passione..

-Si…- disse lui sicuro di se questa volta… -è così!!-

-Allora mi hai scelto?!- chiesi mentre con impazienza facevo scorrere le mani al di sotto della sua canottiera..

-Non potrei scegliere nessun’altro..- mi rispose arrossendo e chiudendo tra le mani un lembo della mia maglia.. –è te che voglio!! Sei tu che desidero con tutto me stesso…-

-Allora dimostramelo Jus…- dissi baciando il suo collo liscio e sensuale.. –Voglio sentirti stasera…voglio davvero sentire il calore del tuo corpo..-

Le sue mani tremano ma nonostante tutto raggiunge il mio viso, si siede cavalcioni sulle mie gambe e le incrocia dietro la mia schiena, intreccia le braccia attorno al mio collo e mi guarda con quello sguardo pieno di sentimento che mi faceva impazzire in lui. Stringo a me quel corpo tonico percorrendo la schiena perfetta, mentre le mie mani esperte, provano quel piacere immenso che si percepisce solo nel toccare  la persona che vuoi solo per te. Le sue mani si stringono tra i miei capelli, mentre con decisione spinge indietro il mio collo, per scoprirlo meglio e per permettergli di baciarlo, con quel suo fare poco esperto ma che sprizza sensualità da tutti i pori. Sospiro in preda a uno spasmo, mentre mi rendo conto che se continua così presto non riuscirò più a controllare il mio desiderio irrefrenabile nei suoi confronti.

-Justin..- gli dico con il respiro sempre più accelerato.. –Se continui così non riuscirò più a dominarmi..-

Smette di baciarmi il collo e mi guarda intensamente in viso. Continuo a respirare con un affanno incontenibile, ma questa volta sono io che con un braccio avvolgo la sua vita, una rotazione di novanta gradi e lo adagio sul letto, mentre lui mi guarda come non mi aveva mai guardato fino a quel momento. Questa volta appoggia le mani alla mia vita e mi chiede di avvicinarmi di più, anche lui vuole sentirmi, vuole poter sentire battere il mio cuore, percepire i brividi intensi che mi percuotono ogni volta che mi sfiora. Lentamente si avvicina al mio volto e appoggia una mano alla guancia, anche lui respira affannosamente ma questa volta cerca la mia bocca e desideroso di offrirgliela, lo attiro a me per compensare quella poca distanza che ci separava. La sua dolcissima e piccola lingua, accarezza la mia con tenerezza, non si sottrae più a effusioni più intense e penso che sono completamente ed assolutamente felice, molto più di tutte le altre volte in cui mi portavo a letto chiunque. Non avrei cancellato quella parte di me, ma…Justin era tutto quello che cercavo, nessuno avrebbe mai potuto prendere il suo posto, perché quelle emozioni erano solo per lui.

Mi staccai lentamente, sentivo i miei occhi famelici, mentre la sua canottiera nera aderente e i suoi slip dello stesso colore, lo rendevano più sexy che mai. Era perfetto, bello e sensuale come un dio greco. Sembrava già un uomo con quella sua muscolatura tonica da atleta.

Misi la mano ai bordi della maglia e le mie mani fredde sfiorarono la sua pelle. Posò i suoi palmi sulle mie mani per bloccarmi, era spaventato, potevo vederlo dai suoi occhi completamente nel panico. Presi i lembi della mia maglia e la tolsi con una velocità vorace, mentre mangiavo con gli occhi ogni singolo angolo del suo viso angelico. Mi guardava mezzo sdraiato con quella sua consueta timidezza disarmante, mentre mi avvicinavo ancora e questa volta, le mie mani, lo attirarono a me prendendolo per la vita. Deglutiva continuamente mentre appoggiai la fronte sulla sua e restammo qualche istante così, percependo ogni singola emozione attraverso quel semplice contatto. Quando riprovai a spogliarlo, non oppose resistenza, arrossì solo così tanto che il mio trasporto aumentò a dismisura, mentre percepivo chiaramente quanto la mia opera di seduzione potesse essere convincente su di lui. Rimanemmo entrambi in slip. Lui mi osservava, potevo distinguere tranquillamente in ogni angolo del suo corpo l’eccitazione di quel momento così intenso tra di noi. Perché ora c’era un noi.

Sentivo di poterlo dire con una certa tranquillità e per un istante pensai, che in fondo anche io avevo, per Justin, qualcosa di molto simile a una cotta colossale, come lui l’aveva chiamata.

-Sei bellissimo…- dissi mentre lo guardavo rapito.. –Mi piaci così tanto Jus…ti voglio terribilmente..-

Preso da una frenesia incontrollabile presi la sua mano e ci alzammo, mentre non volevo perdere di vista un attimo i suoi occhi. Mentre stavamo raggiungendo la porta del bagno ecco che i suoi denti prendono a tormentare il suo labbro, mi volto completamente dalla sua parte e lo spingo letteralmente contro la parete. Quel suo gesto così naturale e che fa parte di lui mi fa impazzire. Le sue labbra rese umide dalla saliva sembrano così turgide che non riesco dal trattenermi nel baciarlo. E lo bacio come se fosse sempre la prima volta, pieno di ardore e di sorpresa ogni volta che lo sento sospirare appagato e coinvolto. Tocco il suo volto, le sue braccia, il suo torace e scendo sui suoi fianchi perfetti e sensuali. E li mi soffermo, mentre leggermente cerco di superare l’ostacolo dell’elastico degli slip e gioco, sfiorando la sua pelle e risalendo la sua schiena abbronzata e vellutata. Gioco con le mani mentre lui inarca sempre di più la schiena, appoggia il capo al muro, con la testa che si volta un pò indietro e  comprendendo quanto può essere devastante l’attrazione che si crea tra due persone che si piacciono così profondamente. Leggo nei suoi atteggiamenti, nei suoi sospiri, nei suoi gemiti, l’intensità di quella intimità che ci lega e provo un senso di soddisfazione così forte da pensare che la mia gelosia forse era eccessiva. No…immediatamente, appena ripenso a Ben sento pungere la rabbia, solo  sentire Justin lì con me, sempre più coinvolto mi fa sentire meglio, più sicuro.

-Rimani con me Jus..- gli dico in un sussurro con le mani contro la parete a intrappolarlo.. –per sempre …-

-“Per sempre”..- disse lui con un sorriso travolgente.. –è complicato..-

-E allora!?- risposi io avvicinandomi al suo orecchio.. –Abbiamo tutto il tempo che vogliamo per provarci..-

-Forse un giorno ci innamoreremo e le priorità saranno altre..- disse lui con uno sguardo malinconico..

-No…non ti permetterò di lasciarmi..- risposi con grande risoluzione..

Lui appoggio le sue mani alla mia vita e mi guardava con un sorriso sghembo che era tanto seducente  quanto magnetico. Gli occhi gli brillavano, sembravano ancora più lucenti in questi giorni, da quando avevamo condiviso così tante emozioni insieme.

Gli avevo preso entrambe le mani, trascinandolo con me in quel bagno da favola dove l’enorme vetrata era stata offuscata per potersi rilassare tranquillamente. Justin mi aveva seguito senza timore, ma ora guardava quella stanza senza comprendere. Mi sentivo padrone della situazione, non potevo dimostrarmi tentennante, aveva bisogno di una guida che lo indirizzasse e lo facesse sentire protetto. Lentamente lo guidai accanto all’enorme vasca idromassaggio e lo osservai intensamente. Percorsi con la mano la sua tempia, il suo zigomo, l’angolo della sua bocca, il collo, il torace, il fianco…fino ai suoi slip così attillati da lasciare poco spazio all’immaginazione. Socchiuse leggermente la bocca in una domanda silenziosa e lo vidi trattenere il respiro quando gli presi la mano e feci esattamente la stessa cosa che avevo fatto poco prima, ma sul mio corpo. Arrossì con una tale violenza che sorrisi, ma non si era tirato indietro, era ipnotizzato dal mio sguardo e quando lasciai la sua mano, continuò quel viaggio all’esplorazione del mio corpo. Le sue mani erano inesperte, lo sentivo dall’incertezza con cui procedeva sempre più lentamente, cercando di non esagerare in quell’esplorazione mai compiuta prima d’ora. Ma le sue dita, soffici e delicate, percorrevano il mio corpo seguendone il calore. Compresi perché trovavo quel gesto così intimo e profondo: fino a quel momento ero sempre stato l’oggetto del desiderio di qualcuno, esattamente come gli altri lo erano per me, ma ora, avevo di fronte qualcuno che mi vedeva esattamente per quello che ero. E questo qualcuno voleva la mia anima, il mio cuore, la mia attenzione al pari del mio corpo.

Guardai la vasca con decisione mentre lui mi osservava rapito e senza parole. Portai le mani all’altezza dell’elastico degli slip e aspettai, non volevo spaventarlo, non avrei mai fatto nulla per portarlo al punto di fuggire. Lui fece il suo consueto viso imbarazzato, aprendo leggermente gli occhi ma non disse nulla. Aveva solo il respiro accelerato. Bellissimo e irresistibile.

Mi chino leggermente, mentre a poco a poco tolgo gli slip. Mi osserva con attenzione, con la vergogna della sua innocenza, non aveva mai visto un uomo nudo davanti a sé e quella sua estraneità a quel mondo che io conoscevo fin troppo bene, era una ventata di aria fresca. Mi avvicinai leggermente mentre lui con la bocca socchiusa osservava i miei movimenti arrossendo sempre di più. Presi il suo volto con delicatezza e cercai di sollevarlo con naturalezza e tranquillità, non volevo fosse traumatico per lui vivere una più stretta vicinanza con me. E questo l’avremmo superato solo affrontandolo con pazienza.

Baciai la sua bocca con tenerezza, sorridendo della sua difficoltà nel trattenere il suo istinto, forse per paura, forse per inesperienza. Lo abbracciai stretto mentre cercavo sempre più intensamente la sua bocca e il suo calore che si imprimeva nel mio corpo riscaldandomi profondamente.

Le sue mani, leggermente più fredde, scesero con incertezza lungo il torace, fino alla vita e sfiorarono la parte inferiore della schiena, quasi a contatto con le natiche. Cercava di conoscere il mio corpo, di capire le sue reazioni.

-Sei così bello Riley…- disse con solennità e il volto in fiamme..

-Adorabile..- dissi in un sussurro, mentre un sorriso coinvolgente mi spuntava dalla bocca..

La vasca era pronta, aggiunsi il bagno schiuma, i sali di cui ci riforniva l’hotel e lasciai che il calore dell’acqua con le bollicine cominciassero a formarsi per rilassarsi un pò di tempo.

Quando il nostro bagno fu pronto, lo guardai con intensità e lui sembrò capire cosa intendevo fare, perché sbarrò gli occhi. Immersi entrambi i piedi nell’acqua, mi girai verso di lui mentre pregustavo quella sensazione meravigliosa di baciarlo in mezzo alle bolle di sapone, con il suo corpo, che per la prima volta, avrei visto completamente nudo.  Decisi di immergermi in quella dolcissima tentazione e nello stesso istante in cui lo osservai, l’impellente desiderio di averlo affianco divenne insopportabile. Sorridevo a Justin, con quel sorriso che lo faceva sempre tanto vergognare e gli feci segno, col dito indice, di entrare con me, era quello che desideravo con tutto me stesso.

-Non posso..- disse arrossendo vistosamente..

-Non ho intenzioni strane..- dissi con un sorriso malizioso.. –Voglio solo sentirti..-

-Riley…- disse serrando i pugni.. –mi vergogno…-

-Guarda che esco e vengo a prenderti…- gli dico con voce suadente..

I suoi occhi sono così lucidi che mi fa tenerezza, è solo un ragazzino spaventato che non ha idea di come affrontare qualcosa di così più grande di lui. Si avvicina lentamente sedendosi sul bordo della vasca, mi guarda con una profondità e un’intensità sconvolgente e sento che quel moccioso, tanto irritante a volte, stava cambiando il baricentro della mia vita. Da quando l’avevo conosciuto, anche se inizialmente per motivazioni differenti, tutto girava intorno a lui e l’idea che fossi indispensabile, come Justin iniziava ad esserlo per me, rendeva la mia giornata più intrigante del solito. Lo presi per il braccio e lo avvicinai ancora un pò.

-Non ti devi vergognare..- gli  dissi raggiungendo con facilità il suo volto..

-Non voglio che mi guardi in quel modo..- disse con le lacrime quasi agli occhi..

-In quel modo come!?- chiesi con una piccola risata..

-Come se mi desiderassi..- rispose con mia sorpresa.. –mi sento così fragile quando lo fai!!-

-Sei così seducente Justin…possibile che non te ne rendi conto?!? Io…- dissi avvicinandomi rapido e famelico.. –ti desidero e ti voglio come non ho mai voluto nessuno..-

-Ma..- disse balbettando.. –Nessuno mi ha mai visto senza vestiti…-

-E allora..- risposi sedendomi sul bordo della vasca pieno di schiuma e morsicando delicatamente il suo orecchio… -lascia che sia io ad avere l’onore di vederti così come sei..-

Mi guardò con un viso così lacerato dal desiderio e dalla paura che provai una profonda ammirazione per lui. Non aveva nessun timore di mostrarsi per ciò che era: forte, fragile, sensuale e innocente, uomo e ragazzino allo  stesso tempo.

Sfiorai la sua gamba, seguivo sempre il suo viso per comprendere fino a quanto potevo spingermi, quando mi avvicinai all’inguine sentii il suo corpo fremere mentre cercava di trattenere tutta la sua parte più infantile, quella che dimostrava la paura dei sentimenti che sentiva. Quando chiuse gli occhi e si girò lentamente verso di me compresi che cercava un bacio, voleva essere baciato e rassicurato, lo feci con felicità e lo racchiusi tra le mie braccia umide. Con delicatezza raggiunsi i suoi slip, sfioravo la pelle intorno ad essi e lo vidi arrossire con tanto imbarazzo che appoggiai la testa alla sua per guardarlo negli occhi profondamente. Volevo che comprendesse che anche per me era tutto diverso, tutto insolito, così presi la sua mano appoggiandola al mio cuore impazzito. Batteva così forte che speravo che ci unisse ancora di più, facendogli capire che volevo condividere con lui la semplicità dello stare assieme. Lui deglutii con forza, lentamente appoggiai la mano al fianco e seguendo il profilo della sua gamba feci scivolare via gli slip che andarono ad appoggiarsi sul tappeto li a terra. Lo guardai con ammirazione, mentre appoggiai mille baci sulla sua bocca agitata e bisognosa di sostegno.

-Dio mio quanto sei bello Jus…- gli dissi con voce roca.. –non ho mai incontrato nessuno di così inconsapevolmente sexy…-

 Lo sollevai lentamente, lo posai sulle mie gambe e lentamente mi lasciai scivolare nell’acqua, felice di sentire un brivido di compiacimento e un leggero gemito sfuggirgli dalle labbra. Lo lasciai accomodare affianco a me, ma mi accoccolai vicino, con la mano che cercava disperatamente il contatto con la sua pelle.

Con le dita seguì il profilo del suo corpo atletico finché non arrivai ai fianchi, sentii il calore nel suo viso che diventava rovente, si era irrigidito nello stesso istante in cui aveva percepito che la mia mano si era avvicinata all’inguine. Ma mi lasciò fare nonostante si stesse decisamente confrontando con quel mondo che fino a ieri gli era così estraneo. Teneva abbastanza a me da fidarsi, da permettermi di conoscere le reazioni di quel corpo che fino a quel momento avevo solo sognato di possedere. E mi strinsi a lui agitandomi a mia volta ogni momento che sussultava o si lamentava. Provavo quel coinvolgimento emotivo  che non avevo mai più riprovato da quell’ultima volta.

Sentivo che stavo facendo qualcosa per fare felice qualcuno e non me stesso, volevo che Justin percepisse l’intensità del provare piacere con la persona che ti piace o che desideri. Fu emozionante sentirlo stringersi a me, ancorarsi con disperazione, mentre con delicatezza lo spingevo oltre i suoi limiti e il suo incrollabile controllo. Cercava la mia bocca  per placare i suoi gemiti e spesso accarezzava il mio viso e spalancava quegli occhi dolcissimi e bellissimi.

Quando il suo corpo si rilassò, sospirando con implacabile agitazione, anche il mio corpo si liberò di quel bruciante desiderio che ci aveva spinto oltre i nostri confini. Avevamo allacciato i nostri corpi in una danza avvolgente di mani e gambe che si intrecciano, mentre la passione andava ad intensificarsi a dismisura per sfociare in un appagante batticuore senza fine, che, mentre andava placandosi, lasciava il posto alla consapevolezza che non ci sarebbero voluti anni per tranquillizzare i nostri animi agitati da quell’intimità travolgente. I suoi occhi mi guardavano con immensa speranza, mentre il suo cuore ancora scoppiava nel petto.

-Te lo ripeterò all’infinito..- gli dissi con gli occhi fissi nei suoi.. –oggi mi hai reso un uomo felice! Questo è il nostro destino..-

-Ho paura…- disse con la bocca tremante mentre appoggiava la testa al mio petto..

-Perché?!- gli chiesi stringendolo con immensa tenerezza..

-Mi sento ancor di più legato a te adesso..- mi dice con voce imbarazzata..

Lo guardo mentre alza la sua testa bionda con i capelli spettinati e ribelli. Ma mostra coraggio nonostante l’aver condiviso con me una parte di intimità importante, che lo ha fatto affacciare definitivamente al mondo omosessuale. Si siede sulle mie gambe e mi guarda con trasporto, mi accarezza un braccio e sorride leggermente.

-E cosa c’è di più bello Jus!?- gli chiedo con fervore..

-Credo…- disse lui osservandomi serio.. –che non ci sia nient’altro di più bello..-

Mi abbracciò con spontaneità, stringendomi con quella dolcezza che avevo tanto desiderato di sentire da parte sua. E mi lascio cullare, conscio che…nessuno avrebbe mai potuto svegliare in me quel senso di appartenenza che sentivo. Era mio…ed ero suo. Era questa l’unica e la sola verità che potessi riconoscere..

Ciao a tutti.. Ecco un nuovo capitolo! Oggi abbiamo conosciuto un pò meglio Riley e il suo temperamento turbolento, che forse era difficile scorgere in lui a causa del suo atteggiamento sempre freddo e controllato. Ma adesso cosa accadrà? Ben rappresenterà un pericolo? Riley cederà al sentimento o ancora ci sono problemi insormontabili tra di loro? E Justin....come farà a gestire la sua nuova vita improvvisamente così incasinata? Beh...se volete rispondere a queste domande, continuate a seguirmi, ovviamente sempre che ne abbiate voglia.. E se vi va scrivetemi pareri, critiche, insomma tutto quello che volete! Vi abbraccio... Asia

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