Tu sei tutto quello che aspettavo! di Lady Asia_20 (/viewuser.php?uid=72105)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno.. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due.. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre.. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro.. ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque.. ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei.. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette.. ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto.. ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove.. ***
Capitolo 1 *** Capitolo uno.. ***
Capitolo 1
Capitolo uno.
Justin….
Mi presento. Mi chiamo Justin ho
17 anni e presto ne compirò 18. Frequento la scuola superiore in uno dei licei
più esclusivi della mia città, Sydney. Non so cosa mi ha portato a iscrivermi
al liceo classico con tutto lo studio che ne comporta, ma sono soddisfatto, ho
poco tempo per pensare. Mi conoscerete a poco a poco nel proseguire degli
eventi. Quello che mi spinge a scrivere è raccontare la mia storia, che alla
fine è come quella di molti ragazzi adolescenti della mia età che imparano a
vivere nella vita vera. La questione davvero importante è analizzare come vivo
quello che sono adesso e come ci sono arrivato con migliaia di paure e di
indecisioni. Quello che mi ha permesso di crescere e di impormi, cercando di
vivere la mia vita al meglio che potevo. Gli intoppi che ho trovato nel mio
cammino sono stati tanti, più o meno dolorosi. Sono arrivato a ribellarmi ai
miei sentimenti, al negarli perché non potevo accettarli. Fino ad ora, che per
sopravvivere all’umiliazione, dovevo lasciare libertà di spazio a chi mi stava
affianco. Non avete capito nulla vero!? Ecco quello che succede quando la mia
mente è libera di pensare. Mille pensieri affollano la testa e viaggiano a
mille nodi da dove sono. Ma non preoccupatevi, vi racconterò ogni cosa e presto
capirete.
3 novembre 2012, tutto comincia da qui in una delle giornate più strane di tutta la
mia vita. Quelle giornate in cui tutto sembra andare storto e pensi “prima o
poi finirà” e intanto cerchi il modo di limitare al massimo i danni. Era stata
una giornata pesantissima a scuola, avevo avuto test di greco e latino e non
capivo più nulla. Sempre più spesso mi chiedevo cosa servisse studiare tutte
quelle materie assurde per fare il liceo bilingue, ma non c’era soluzione,
dovevo tenere duro ancora per un anno e poi ogni cosa sarebbe terminata. Stavo
percorrendo il quartiere di Darling Harbur, una delle baie di Port Jackson. La
mia casa si trovava in Sussex Street ed è un meraviglioso attico che da sul
mare, con una vista incantevole mentre di notte Sidney si accende di tutti i colori. La vista dall’alto ti da un
senso di vertigine quando vedi il mare sterminato che riflette i più bei colori
caldi del tramonto, mi perdo a osservare
quel momento che attendo da tutto il giorno perché so che proprio in
quell’istante si perde il giorno per fare spazio al silenzio, alle quiete e a
quella brezza leggera che prende il posto del calore asciutto dei raggi del
sole. Ancora oggi mi chiedo come si può abitare in una città meravigliosa come
Sydney e non rimanere stupefatti della sua calda bellezza.
Mentre
percorro Clarence Street mi rendo conto che nella mia solita gelateria preferita
non c’è quasi nessuno, un richiamo troppo forte per proseguire la mia strada
senza un piccola tappa. Rimasi nell’incertezza qualche istante ma alla fine
dopo qualche secondo decisi di entrare e preso il numero attesi il mio turno.
Come
al solito ero certo che a casa non ci sarebbe stato nessuno. Sospirai e mi
sentii solo in fondo. Mia madre è una donna dolcissima ma estremamente
impegnata nel suo lavoro, è la dirigente della più famosa azienda pubblicitaria
dell’Australia e per quanto il suo lavoro andasse a gonfie vele, sentivo il
peso della sua costante mancanza. Mio fratello David anch’esso lavorava in
azienda e benché i suoi orari di lavoro fossero più flessibili comunque trovava
sempre il modo per non essere a casa. Forse vi starete chiedendo che fine ha
fatto mio padre in tutta questa storia. Beh, non c’è molto da dire, mio padre è
un pazzo squinternato che ci ha abbandonato appena sono nato. In questo momento
doveva essere in qualche posto sperduto dell’Italia, è all’incirca cinque mesi
che non abbiamo notizie di lui. In tutta la mia vita penso di averlo visto si e
no due volte. E provo talmente tanto rancore per lui che non so davvero per
quale motivo dovrei farlo. Trovo quanto meno egoistico lasciare mia madre sola
a crescere due bambini, con mille responsabilità mentre lui gira il mondo a
fare il playboy. Ma certamente mia madre valle mille volte lui!!!
Mi
guardai un attimo nella vetrina del negozio mentre aspettavo il mio turno e con
malcontento mi ritrovai ad osservare un ragazzino biondo dai capelli sbarazzini
che con un viso corrucciato in una smorfia disapprovava ciò che vedeva. I suoi
occhi castano-verdi assomigliavano troppo a quel padre tanto lontano, mentre
quelle labbra piene e pronunciate lasciarono spazio solo all’ennesima rabbia
ripensando ad Anthony, quell’eterno Peter Pan senza speranza. Il fisico
atletico ma poco pronunciato lo rendevano slanciato e perfettamente in armonia.
Comunque in tutto questo rigiro di parole lo volete sapere il risultato!?
Semplicemente
mi sentivo sempre terribilmente solo a casa e non riuscivo a colmare dentro di
me quel vuoto che provavo!! Probabilmente avevo più bisogno di un padre di
quanto credessi. Ovviamente pur sentendomi moralmente a terra, questo non mi
aveva impedito di appassionarmi di alcuni hobby casalinghi, tra cui la cucina,
se non avessi imparato, sicuramente, sarei morto di fame visto che nessuno in
casa mia lo faceva. Assorbiva molto tempo cucinare qualcosa di commestibile ma
negli anni la mia tecnica si era affinata e riuscivo a tirare fuori una ricetta
anche dal niente. Forse dovevo considerare seriamente l’opportunità di
partecipare a dei corsi di cucina…
Ma
a parte queste stupide considerazioni pensai al tramonto rosso su Harbor Bridge
e un brivido irrazionale mi attraversò la pelle come una brezza fresca
d’inverno. Mi piaceva fermarmi a osservare ciò che mi circondava, fino a che il
flusso dei miei pensieri fu interrotto dalla commessa che mi chiedeva come
volessi il mio gelato. Fu tutto piuttosto veloce e dopo qualche istante uscii
dal negozio felice di respirare un po’ d’aria fresca. Mentre uscivo dal negozio
fui sorpreso dal riverbero del sole che mi aveva colpito in pieno viso come un
pallone nella sua folle corsa. Mi riparai alla bene meglio gli occhi con una
mano ma comunque, poco dopo, combinai un
pasticcio. Non so dirvi come accadde tutto, percepii chiaramente qualcosa tra i
miei piedi che mi fecero inciampare e vidi una parte del mio buonissimo gelato
volare a mezz’aria per finire chissà dove. Per evitare di farmi male buttai in
avanti le mani e quello che ne rimaneva del mio cono gelato finì spappolato tra
la mia mano destra e l’asfalto. Mi veniva da piangere dal nervoso...sollevai la
mano imbrattata di cioccolato fondente e non vi dirò che brutta sensazione
provai nel vederla con quel gelato molliccio che mi colava ovunque. Dopo una
giornata del genere l’ultima cosa che mi ci voleva era ritrovarmi in mezzo alla
gente che rideva a crepa pelle della mia figuraccia, mentre individuai le gambe
che mi avevano fatto cadere e provai un motto di rabbia così violenta che avrei
preso a sberle quel pancione stravaccato sulla sedia.
-Se
fossi in lei non riderei tanto visto che mi ha fatto cadere..- dissi
scocciato..
L’uomo
si girò dall’altra parte e non mi prestò più attenzione nonostante continuassi
a bofonchiare contro di lui. Poi all’improvviso mi preoccupai di vedere quale
fine avesse fatto l’altra parte del mio gelato alla crema. Cercai sull’asfalto
un po’ più in là, quando poco dopo notai delle risate sommesse a un tavolo lì
vicino.
Credetemi…non
mi sono mai sentito così male in vita mia. Non poco lontano un ragazzo dalla
stazza decisamente più prorompente stava armeggiando con del gelato in faccia e
sulla sua bella camicia di lino firmata. Sarei voluto sprofondare mentre vedevo
i suoi amici chiaramente divertiti e che mi guardavano con una certa curiosità.
Mi
alzai lentamente e pulitomi le mani alla bene meglio mi avvicinai timidamente
per rimediare all’accaduto. Il ragazzo cercava di pulirsi la maglia ma il
risultato che otteneva era certamente non quello che si desiderava, la macchia
continuava ad allargarsi e sembrava tanto assorbito dai pensieri col suo viso
corrucciato che non si era nemmeno accorto di me. Presi la bottiglietta di
acqua frizzante che mi stava porgendo una signora con il suo sorriso gentile,
il liquido contenutovi era quasi terminato ma mi sarebbe bastato per rimediare
il danno che avevo fatto. Gli sorrisi riconoscente e poi ritornai timidamente a
guardare quel gruppo florido di ragazzi che sghignazzavano.
-Scusami…-
dissi guardando improvvisamente a terra mentre sentivo le orecchie avvampare..
–Ma un cretino mi ha fatto lo sgambetto e…-
-Vattene…-
disse lui scocciato.. –Per stasera hai già fatto fin troppi danni moccioso..-
-Ho
qui dell’acqua frizzante..- dissi con aria mortificata.. –Posso aiutarti..-
Non
so dirvi perché ho avuto l’impulso di avvicinarmi al suo viso, forse perché con
tutto quel gelato colante sembrava buffo. Cercai di asciugare un piccolo rivolo
di gelato che aveva sulla guancia col mio fazzoletto, ma la reazione che ne
venne fuori, benché appropriata, mi lasciò senza fiato. Nello stesso istante in
cui gli sfiorai la guancia per evitare che si sporcasse il colletto della
camicia, lui girò lo sguardo furioso per dirmi sicuramente qualcosa.
-Senti…ora
mi hai…- ma la frase non terminò.
Aspettai
che proseguisse, arrossendo dall’imbarazzo mentre i suoi occhi blu mi
trafiggevano con terribile intensità. Mi sembrava che stesse frugando nei miei
pensieri e provai fastidio, rabbia, mentre quegli occhi mi confondevano la
mente. Lui scrutava il mio viso come nessuno aveva mai fatto e guardando il suo
volto mi venne spontaneo pensare che, se fossi stata una donna, avrei
sicuramente considerato di avere davanti un ragazzo di una rara bellezza
sconvolgente. Tutto in lui sembrava…perfetto, ecco si perfetto. Dalle sue
sopracciglia definite e con gli occhi furbi e incredibilmente blu, contornati
da folte ciglia nerissime come i suoi capelli spettinati e sbarazzini. Le
labbra sembravano dipinte da un pittore troppo bravo per sembrare reali, tanto
erano piene e morbide. Non avevo mai visto un ragazzo così in vita mia,
sembrava un modello. Rimasi così ancora qualche secondo senza parole mentre
sentivo chiaramente il mio volto in fiamme dall’agitazione, perché…perché
guardarmi così!? I suoi occhi erano sgranati, come se qualcosa l’avesse
sconvolto a tal punto da non riuscire più a staccare gli occhi da qualcosa. In
lontananza le parole di una canzone echeggiavano nella mia mente e
all’improvviso, non so per quale motivo, fui preso dal panico.
“I
won’t let you go” di James Morrison non mi aveva mai inquietato tanto quanto
oggi. Cos’era quella sensazione di tremendo disagio che provavo in quello
strano quadretto insolito!?
E ancora la canzone:
“Open up, open up your heart to me now
Let it all come pouring out
There’s nothing I can’t take..”
“Apri,
apri il tuo cuore a me ora..
Lascia
che fiorisca,
non
c’è niente che io non possa prendere…”
Lui
seguitava a guardarmi ma questa volta il suo sguardo era chiaramente irrisorio.
Questo improvviso cambiamento mi turbò ancora di più e cercando di trattenere
il fastidio che sentivo, cercai di riprendere il mio posto sforzandomi di
borbottare qualcosa in segno di scuse. Lui sembrava…stupito… Perché?!?!
Non
potevo capirlo!! I suoi occhi si piegarono distrattamente in un cipiglio di
disapprovazione e dopo qualche istante, con un sorriso mozzafiato e provocante si
alzò quasi volesse dimostrare qualcosa.
-Mi
dispiace..- dissi brusco e irritato per qualcosa che non compresi.. –Se posso
rimediare in qualche modo sarei felice di farlo..-
-Ah
si!??!- mi chiese guardando i suoi amici e sorridendomi.. –Allora sentiamo…cosa
saresti disposto a fare?!!?-
Lo
guardai confuso. Era decisamente al di sopra della mia comprensione e
irrimediabilmente arrossii violentemente, cercai di limitare il rossore che
sentivo salirmi alle guance ma senza risultato. Non riuscivo a guardarlo in
faccia perché ero consapevole che si sarebbe nuovamente preso gioco di me,
facendo leva sulla mia timidezza.
-Beh..-
dissi nella confusione più totale.. –Se posso vorrei potermi occupare della tua
camicia, mi preoccuperò personalmente di fartela lavare in modo che non si
sciupi..-
Non
so cosa accadde poi. Sentii solo una mano forte e fresca che aveva preso il mio
braccio e che mi aveva attirato a sé. Fu così che il mio rossore peggiorò
costantemente da quel momento. Mi ritrovai a un palmo da quel viso magnetico,
mentre l’altra mano mi teneva forte il mento tra pollice ed indice.
-Sei
piuttosto adorabile con questo dolcissimo color cremisi…- mi disse mentre il
suo sorriso si apriva in un ghigno, oserei dire quasi diabolico.
-Lasciami…-
dico con aria rabbiosa cercando di divincolarmi.. –Cosa cavolo vuoi da me!!?!?!?
Ti ho già chiesto scusa..-
Riesco
a staccare il mio viso da quelle spire che sembrava volessero avvilupparmi per
tenermi in trappola e con furia crescente ansimo a causa dello sforzo.
-Tu
non sai chi sono io..- disse lui con un sorriso rassegnato, come se volesse
avvertirmi di qualcosa..
-Già…e
nemmeno voglio saperlo!!- dico raccogliendo lo zaino da terra.. –Anzi
arrangiatela, la camicia te la lavi da solo…-
-Sei
un moccioso piuttosto strafottente..- mi dice guardandomi con quei suoi occhi
provocanti e accostandosi al mio orecchio.. –Io…ottengo sempre quello che
voglio!! Ricordatelo ragazzino presuntuoso…-
Scomparve
dietro la porta della gelateria e guardando i suoi amici confuso cerco di
riprendere il controllo della voce e del mio corpo. Mi osservavano con troppa
ostinazione e non compresi fino in fondo il perché di una così costante
attenzione. Cercai di sembrare indifferente e per un po’ attesi, poi mi resi
conto che era inutile riparlare con quel tipo strano e decisi di andarmene.
Cercai di non comportarmi da sciocco nonostante la rabbia provata poco prima e
mi rivolsi così a quei ragazzi che mi sorridevano incoraggiandomi.
-Scusatemi..-
dissi acquistando la mia sicurezza ora che quel ragazzo strano era fuori dalla
mia portata.. –Se dovesse cambiare idea sulla camicia ditegli che mi chiamo
Justin Herstrass..-
Cominciai
ad allontanarmi ma dopo due passi uno dei suoi amici mi chiamò.
-Ehi
Justin..- disse avvicinandosi assieme agli altri.. –Ma eventualmente come farà
a trovarti!?-
-Beh…qui
mi conoscono praticamente tutti.. Abito in Sussex Street..- dissi alzando
leggermente le spalle.. –Ora devo andarmene, mi spiace avervi rovinato la
serata..-
-Nessun
problema..- disse uno di loro alzando la mano.. –Piacere di averti conosciuto!
E non prendertela, lui è fatto così…-
Sorrisi
debolmente e mi lasciai alle spalle quella terrificante mezz’ora. Ero in
ritardo ma non me ne preoccupai granché, mi sentivo irritato e decisamente poco
incline alle conversazioni questa sera. Sapevo che una volta tornato a casa
avevo giusto il tempo di ripulirmi un pochino e poi dovevo cominciare a
cucinare qualcosa se volevo mangiare questa sera. Mia madre e mio fratello mi
avevano promesso che sarebbero tornati a casa presto per cenare tutti insieme,
ma ovviamente non ci credevo. Era sempre così, promesse che non potevano sempre
mantenere e quindi mi misi il cuore in pace aspettando un’altra serata solo.
Arrivai
alla porta blindata senza accorgermene, quando infilai la chiave mi resi conto
che i giri non c’erano, segno che qualcuno doveva essere rincasato prima di me.
Aprendo la porta mi investì il profumo
di pasta e il salone illuminato del rosso del tramonto sembrava surreale, così
tiepido e accogliente. Il salone della mia casa era immenso con divani
grandissimi che non avrebbero mai accolto così tanta gente come si ci aspettava
nel vederli. Il loro colore panna risplendeva in contrasto con il color ambra
delle pareti, che accoglievano meravigliose imitazioni del Monet. Le vetrate
scorrevoli che portavano su un terrazzo immenso si affacciavano di fronte al
mare dove in tutta la sua bellezza sorgeva Harbour Bridge.
-Tesoro..-
disse mia madre affacciandosi dalla cucina.. –Bentornato!-
-Mamma…sei
già a casa!?- dissi stupito..
-Te
lo avevo promesso..- disse lei sorridendo mestamente, cercando da capire se
perdonavo la sua frequente assenza nella mia vita.. –So che ti trascuro molto
Justin..-
-è
il tuo lavoro..- mi affrettai a dire posando lo zaino sul divano.. –è giusto
così! Ma sono contento di poter avere una serata…-
Non
volevo far sentire in colpa mia madre, ma spesso, soprattutto in passato, avevo
desiderato tante volte rientrare a casa e trovarvi mia madre intenta a qualche
faccenda domestica. O che magari mi accogliesse come ogni madre con un bacio,
gesti semplici ma che sentivo sempre più lontani. Quando andai in cucina per
prendermi la mia bottiglia d’acqua osservai mia madre. Statura media, una donna
decisamente piacente con occhi castano chiaro come i suoi capelli raccolti in
una lunga coda alta. I suoi occhi castani, totalmente semplici, per me erano
meravigliosi perché gentili, dolci e docili. Penso che mia madre fosse il mio
punto di riferimento nonostante la sua assenza, sapevo che c’era comunque anche
se ormai non parlavo più con lei come avrei voluto. Lei era stata per me un
padre e una madre, mi aveva dato più di chiunque altro, ma da alcuni anni a
questa parte era più distante che mai, avevo ancora molto bisogno di lei. Per
me non era un momento semplice e forse mi aspettavo che ci fosse nonostante
fossi cresciuto. Distolsi lo sguardo e aprii il frigo per prendere la mia
bottiglia. Vuotai un bicchiere pieno d’acqua ed aspettai che mi dicesse
qualcosa almeno per parlare un pò, non lo facevamo da molto tempo ormai. Ma lei
sembrava indaffarata, troppo concentrata a girare e rigirare delle verdure
ormai stracotte e immaginai che forse stava aspettando il momento per parlarmi
di qualcosa. Mi guardai attorno immaginando che forse per arrivare a dire le
cose giuste aveva bisogno di tempo, così cominciai ad osservare le fotografie
che avevo attorno con strumenti musicali e principalmente foto di David, mamma
e me. Mio padre figurava solo in una foto con una chitarra in mano, mentre
David lo osserva rapito e mamma mi tiene in braccio, guardandomi con aria
felice. Quelli sono stati i rari momenti in cui siamo stati davvero una
famiglia, se così si potrebbe definire la mia situazione. Non scherzavo quando
dicevo che avevo visto mio padre si o no due volte in tutta la mia vita e ogni
volta che tornava, tutti ci illudevamo che potesse essere cresciuto e sarebbe
rimasto con noi. Ed è finita sempre al solito modo!! Reggeva qualche giorno e poi scompariva, ma la cosa
che più mi faceva arrabbiare era che lo difendevano e continuavano ad amarlo e
giustificarlo. Il modo per creargli un alibi era il solito “Lui è un musicista,
quando la sua arte chiama niente può trattenerlo..”. Essere un artista
talentuoso non significa dimenticarsi la propria famiglia e ricordarsene una
volta ogni tanto. Era per questo che avevo imparato a escludere mio padre dalla
mia vita impendendo che la sua presenza o assenza sconvolgesse la mia esistenza
in positivo o negativo. Io ce l’avrei fatta…anche senza di lui!
-Justin
ascolta..- disse mia madre volgendosi improvvisamente e osservandomi risoluta..
–Ho bisogno di parlarti..-
-Lo
so..- gli rispondo con altrettanta sicurezza.. –Ti ascolto..-
-Oggi
David ha sentito papà..- disse con un sorriso felice.. –Abbiamo anche parlato
di te..-
-Non
capisco…- dissi io con distacco..
-Lui
si trova in Ungheria attualmente, a Budapest..- mi guardava con speranza, come
se la sua felicità dipendesse da me.. –Vorrebbe che tu lo raggiungessi e che
passassi i mesi di pausa scolastica con lui in Europa..-
La
guardai senza parole, per comprendere se davvero fosse convinta di quello che
mi diceva. Sgranai gli occhi rendendomi conto che era esattamente quello che
voleva e si aspettava da me un si. Non capivo questa sua devozione per un uomo
che l’aveva sempre abbandonata e ancora meno comprendevo l’amore che lo legava
a lui, nonostante sapesse che aveva altre storie con altre donne all’estero.
Trovavo orripilante che lei fosse devota ad un uomo che la tradiva
continuamente e che calpestava la sua dignità di donna, madre e moglie ogni
volta che sfiorava un’altra ragazza che non fosse mia madre Ginevra. Sentivo
ogni volta una stretta al cuore quando vedevo nei suoi occhi la felicità di
averlo sentito per cinque minuti e il pensiero che per cinque mesi avrebbe
aspettato ogni giorno un’altra chiamata.
Non
poteva chiedermelo e soprattutto non lo avrei fatto.
-Non
ho nessuna intenzione di raggiungere un uomo che si dimentica di fare il marito
e il padre..- rispondo secco.. –E a maggior ragione non lo farò quando, per
puro caso, lui si ricorda di avere delle responsabilità..-
-Justin!!-
mi risponde mia madre con un cipiglio deluso.. –Lui è un artista..-
-La
so già questa storia, ma qualsiasi cosa mi dirai la risposta sarà NO ora e per
sempre…- dico risoluto..
-Ma
lui è tuo padre..- alza un pò la voce lei..
-E
dov’era mio padre quando avevo bisogno di lui!?!?- grido io con un groppo in
gola… -Dalla sua arte…quindi ora si terrà quella senza tormentarmi…-
Mia
madre abbassa la testa, non può dirmi nulla, non può rimproverarmi perché nel
suo cuore sa che io ho avuto davvero bisogno di lui, ma Anthony non c’era mai
stato. So che molte volte dovevano averlo chiamato per la mia tristezza e
sofferenza per la sua assenza, ma lui non era mai tornato. Ed ora dovevo
correre da lui non appena si ricordava di avere dei figli che non conosceva!?
Sentii
due forti braccia circondarmi le spalle da dietro e riconobbi l’abbraccio
protettivo di mio fratello. Con lui avevo un rapporto speciale, potevo fidarmi
di lui, non mi avrebbe mai ferito ne ero certo. Mi strinse con dolcezza
trasmettendomi il suo calore e mi sentii subito meglio. So cosa volesse dire
questo abbraccio, non ti preoccupare ci sono io qui con te e non devi avere
paura di nulla Justin. Non hai papà, ma hai me ed io non ti abbandonerò mai,
perché sei tutto per me, sei il mio fratellino e ti voglio bene. Il suo braccio
forte mi strinse ancora le spalle e a poco a poco si affiancò a me, il suo
sorriso rassicurante aveva il potere di rasserenarmi. Asciugò una lacrima sulla
mia guancia e quello che pensavo del nostro rapporto venne confermato dai suoi
occhi verdi che mi guardavano con amore. Trattenne ancora un pò la sua mano
sulla mia guancia e abbassai leggermente lo sguardo con rispetto. David aveva
26 anni e ci assomigliavamo molto. Capelli castano chiaro e mossi, stesso mio
taglio del viso e stessi occhi a cerbiatto verdi. David sicuramente era più
alto di me e più muscoloso. Avevamo ereditato molto da nostro padre, uomo
sicuramente talentuoso, bello e affascinante, ma nessuno dei due aveva
sviluppato per lui un affetto profondo, anche se David, come la mamma, cercava
alibi per difenderlo.
-Stai
tranquillo Justin..- mi disse con la sua voce imperiosa.. –Non devi fare nulla
che non ti vada di fare!! Se vorrà verrà lui..-
-Allora
aspettatelo…- dissi rassegnato.. –Verrà di sicuro…-
Mi
sedetti al solito posto a tavola e cercai di riprendere il controllo di me
mentre osservavo la mia famiglia riprendersi da quel momento. Era tornato il
sorriso nei loro volti e mi resi conto che il pensiero di mio padre passava
come lo scorrere dell’acqua, si dissolveva e si finiva per parlare sempre meno
di lui. Forse perché si sapeva che non amavo parlare di quell’argomento. Mi ci
vollero venti minuti buoni per dimenticarmi che nuovamente mio padre aveva
rotto i miei equilibri raggiunti con tanta fatica, ma fu piacevole quella sera
cenare con mamma e David. Mi parlavano della nuove pubblicità che gli aveva
commissionato uno stravagante giapponese di nome Hamahota, che pretendeva che
le pubblicità fossero sempre più astruse per invogliare la gente a correre a
comprare i prodotti che metteva sul mercato. Questa volta sembrava avesse
ideato un nuovo chewin-gum alla rapa rossa. Decisamente fuori di testa.
Fu
divertente ascoltarli e sapevo che quella sarebbe stata una rara eccezione, per
forza di cose non avrei avuto modo di passare una serata così molto spesso.
Sorrisi malinconico ma allo stesso tempo felice di sapere che almeno loro in
qualche modo erano con me.
Dopo
qualche ora uscirono nuovamente per un meeting di lavoro, probabilmente gli
avrebbero commissionato altri incarichi e sarebbero tornati a casa tardissimo.
Io decisi di prepararmi la roba per il mattino seguente e ritrovai al solito
posto la chitarra che non usavo quasi mai. Sapevo che a mia madre piaceva
sentirmi suonare ma non riuscivo ad impugnare uno strumento senza sentire la
rabbia salire a dismisura.
Mi
spogliai e lasciai solo gli slip per buttarmi sul letto, ero accaldato e mentre
infilavo le cuffie per ascoltare un po’ di musica sento il cellulare vibrare.
Leggo il mittente, è Micol, la mia migliore amica di sempre. Non sono
innamorato di lei, lei è davvero un’amica speciale a cui voglio un gran bene ma
niente più. Mia madre l’adora e mi dice sempre che non troverò una ragazza più
adorabile di lei. Ha ragione, Micol è dolcissima ma non sento di provare
sentimenti del genere per lei e nemmeno lei li sente per me.
“Sei
crudele…nemmeno un messaggio oggi pomeriggio!!! Domani ti picchio…”
Sorrido,
ecco…lei ha il potere di farmi tornare Justin. So che sono importante per lei e
che sente la mia mancanza come io spesso sento la sua. Lei è come un sole che
ti entra nelle vene e ti riscalda dopo una giornata di vento gelido.
“Scusami
Mico!! Domani mi fustigherai a tuo piacimento..”
“Così
va meglio!! Stai bene!?”
Aveva
la capacità di capirmi al volo e sapevo che questo legame con lei non avrei
potuto averlo con nessun’altro, lei era sensibile ed affettuosa, la sua natura
era capirmi ed io comprendere lei.
“Ora
si….è stata una giornata piuttosto pesante..”
“Voglio
pensare che non sia per quello che penso..” risponde lei mentre capisco
immediatamente quello che intende. Lei come me ha una pessima opinione di mio
padre, forse perché la sua famiglia è totalmente diversa dalla mia. So che ha
un fratello che vive fuori casa oramai da molti anni ma sono molto uniti e il
padre e la madre di Mico si amano di un amore vero e sano.
“Me
ne sono capitate di tutti i colori oggi. E poi si Anthony si è fatto vivo con
mia madre e David ma preferirei evitare di parlarne…”
Dopo
qualche secondo sento nuovamente vibrare il cuscino.
“Ok,
ma domani non mi scappi!! Dormi bene sunshine e sappi che ti voglio un gran
bene!! Un bacio caramelloso…”
Scrollai la testa ma pieno di affetto per
quella ragazza che mi dimostrava più affetto di tutta la mia famiglia messa
insieme e pensai che domani appena l’avrei vista tutto sarebbe tornato al suo
posto, gli avrei raccontato di questa giornata bizzarra magari ridendoci su,
tranne che per il dettaglio di mio padre. Sarebbe ricominciata un’altra
giornata piena di cose uguali, ma almeno era venerdì e significava due giorni
liberi dalla scuola. Con questo pensiero in testa mi addormentai e non sentii
rincasare nemmeno David. Dormii di un sonno profondo e pacifico, la mattina
alle sei sentivo mamma parlare sommessamente e decisi di alzarmi qualche minuto
dopo per avere il tempo di salutarli prima che andassero al lavoro. Appena
uscii dalla camera fui investito dalla scia del profumo della mamma e del dopo
barba di David che correvano come due furie per casa, uno da una parte e l’altro
dall’altra. A turno mi arrivarono un bacio sulla guancia e un abbraccio del
buongiorno da mio fratello.
Mi
sedetti al tavolo che ospitava una fumante tazza di latte e mentre vidi passare
per l’ennesima volta mia madre lungo il corridoio della cucina che portava alle
stanze, la sentii gridare qualcosa.
-Jus…il
latte è pronto sul tavolo..- disse
ripassando nuovamente..
-Si
ho visto mamma…grazie!!!- risposi sorridendo e scuotendo il capo.
Dopo
poco li vidi pronti in soggiorno ed erano le sette, ogni giorno era così. Si
alzavano all’alba per prepararsi in fretta e furia riducendosi entrambi all’ultima
mezz’ora. Ovviamente dimenticandosi ogni giorno qualcosa, come quella
importantissima cartellina rossa che avevano ripetuto mille volte fosse
indispensabile. Avevano appena deciso di essere pronti, aprirono la porta e si
incamminarono verso l’ascensore. Io mi appoggiai allo stipite della porta
blindata con la cartellina rossa.
-Non
era di vitale importanza!?- dissi facendo sventolare la cartellina rossa davanti
a me.
-Oh
tesoro..- disse mia madre venendo a darmi un bacio schioccante col rossetto
rosso.. –Come farei senza di te!!!-
Sorrisi
leggermente mentre le sue labbra gentili schioccarono sulla mia guancia, mi
diede una carezza e andò verso l’ascensore. Arrivò al nostro piano e dopo due
secondi vidi spuntare la chioma corvina di Micol che subito salutò mia madre
con profondo entusiasmo. La abbracciò affettuosamente e si fece da parte visto
la fretta che sembravano avere. Le sorrisi dolcemente e lei di rimando venne ad
abbracciarmi mentre le sue braccia circondavano la mia vita. Chiusi gli occhi e
cercai di godermi quella sua affettuosa spontaneità inspirando affondo il suo
dolce profumo di pesche selvatiche e provai un senso di familiarità e di casa
meraviglioso. Lei si scostò un pò da me, mi guardò con aria interrogativa e
cercò di capire il mio umore o quello che potenzialmente mi poteva infastidire.
Ma stavo bene, potevo dire di sentirmi sereno e il mio sorriso spontaneo doveva
averla rassicurata perché i suoi occhi, color cioccolato, prima così
preoccupati ora sembravano molto più tranquilli. Le feci posto sulla porta e la
feci entrare. Arrivammo in cucina e come sempre gli versai una tazza fumante di
caffè che mia madre aveva preparato per il mio latte.
-Allora
Jus..- disse lei posando il mento sulle mani.. –Cosa succede!?-
-Niente
Mico…- dissi sedendomi di fronte a lei.. –Non cederò…-
-Cedere
a cosa!?- mi disse spostando leggermente le testa sulla sua destra.. –A un
ricatto!?-
-Beh
forse è esagerato definirlo così..- dissi scuotendo la testa.. –Ma non divento
un figlio quando lo decide mio padre. Non è una cosa che posso accettare…-
-La
proposta qual’era!?- mi chiese pensierosa..
-Passare
la pausa scolastica con lui in Europa..- la vidi sbattere gli occhi un paio di
volte..
-Indubbiamente
interessante…ma come fai senza di me quattro mesi Jus!?- disse lei sorridendo
con trasporto..
-è
per quello che non ho accettato..- dissi io avvicinandomi per dargli un bacio
sulla guancia..
-Che
bugiardo!!!- sbottò lei tirandomi il tovagliolo piagato accanto a lei, ma il
suo sorriso con mezzo broncio mi misero di nuovo di un tal buon umore che andai
verso la mia stanza.
Sentii
i suoi passi dietro di me e la sentii sedersi sul mio letto rifatto per metà.
Aspettava che uscissi dal bagno adiacente alla mia stanza canticchiando un
motivetto sconosciuto. Mi piaceva sentirla così spensierata, sembrava sempre
così felice. Per un po’ non sentii che il suo solfeggiare allegramente mentre
sicuramente stava guardando con curiosità la mia stanza su tutte le tonalità
del blu e con un delfino bellissimo come copriletto. Mi piaceva il colore del
mare, del cielo mi faceva sentire libero nella natura ed io amavo perdermi
nella bellezza del paesaggio. Quando tornai in camera Mico mi osservava
incuriosita, la mia camera era ancora piena di molti giochi di quando ero
bimbo, si trovavano sulle mensole più alte della stanza, ma erano lì a
testimoniare che uno dei momenti della mia vita era trascorso ed ora ne
sarebbero arrivati molti altri che finalmente mi avrebbero fatto diventare un
uomo vero. Avevo però con me un peluche che mi aveva regalato la mia nonna
materna che arrivava dall’Italia, il paese d’origine di mia madre. Lo custodivo
gelosamente in quanto quel regalo era l’unico che mi permetteva di
addormentarmi la notte solo nel mio lettino e ancora adesso lo lasciavo sul cuscino finché non
andavo a dormire. Un’abitudine un po’ strana per un ragazzo ormai maggiorenne,
lo riconosco!!
-Justin…vorrei
chiederti un favore..- Mico interruppe il flusso dei miei pensieri e infilati i
miei jeans scuri un po’ più stretti e la mia maglia bianca a girocollo mi
voltai verso di lei e prestai attenzione.
-Dimmi…-
le dissi mentre prendevo lo zaino e un libro che avevo dimenticato.
-Stasera
dovrei incontrare mio fratello nella discoteca dove lavora..- disse lei decisa
mentre si avvicinava..
-Io
c’entro qualcosa!?- chiesi incerto…
Non
avevo mai conosciuto il fratello di Micol e certamente sapevo che a lei avrebbe
fatto piacere, me ne parlava spesso ma per un motivo o per l’altro non
c’eravamo mai incrociati visto che lui ormai da moltissimo tempo viveva da
solo. Sapevo solo che si chiamava Riley e che lavorava in una discoteca
piuttosto famosa in cui però non ero mai stato. Lei era particolarmente
affezionata al fratello e ne parlava con amorevolezza, esattamente come io
stravedevo per David.
-Vedi
mia madre sarebbe più tranquilla se mi accompagnassi in questa discoteca…-
disse intimidita.. –E poi…vorrei tanto farti conoscere Riley!! Siamo amici da
una sacco di anni e ancora non conosci mio fratello…-
Sembrava
intristita dal fatto che due persone importanti per lei in maniera diversa non
si fossero ancora conosciute, così decisi che avrei fatto questo piacere alla
Signora Mann, la madre di Micol che mi aveva accolto a casa sua come un figlio.
-Beh
non è un problema per me..- dissi sorridendo.. –Vengo molto volentieri…-
-Davvero!?-
disse lei abbracciandomi con trasporto..
-Certamente!!-
dissi con decisione.. –Ma ora dobbiamo muoverci, lo sai vero che oggi ci interrogano
sulla versione di latino vero?!-
Vedo
Micol sbiancare e capisco immediatamente che lei nemmeno si ricordava che ci
fosse una versione di latino da fare per oggi. La trascino per il braccio e
cerco di farla muovere il più possibile in modo da arrivare a scuola ad un
orario decente per fargliela copiare. Era da una settimana che avevamo quel
compito e come al solito se n’era dimenticata. Sorrisi della sua sbadataggine e
chiusa la porta di casa a chiave, cominciammo ad affrettarci per raggiungere la
“Scuola italiana” che era all’incirca a un chilometro da dove abitavo io, nel
centro città di Sidney. La nostra scuola era una specie di liceo linguistico
che ci permetteva di studiare molto approfonditamente le lingue straniere tra
cui il cinese, il giapponese, l’italiano, l’inglese e un accenno di latino e
greco.
Quando
arrivammo a scuola Mico si piazzò nel nostro banco e cominciò a copiare
furiosamente la versione di latino. Mico ed io eravamo un po’ i secchioni della
classe, dalla nostra parte avevamo il fatto che ascoltavamo le lezioni,
prendevamo appunti e la nostra mente era particolarmente agevolata in quanto
bastava una lettura di mezz’ora e tutto era impresso nella mente. I nostri voti
molto alti erano tutto frutto della facilità di memorizzazione. A poco a poco
arrivarono i nostri compagni di classe, tra cui Jennifer e Michael i nostri più
cari amici. Loro stavano insieme da un anno ed erano piuttosto affiatati,
solitamente io e Mico uscivamo con loro quando andavamo in discoteca e la loro
compagnia era davvero piacevole. Jennifer era piccola e minuta, dalle forme
davvero esili. I suoi capelli castani, lunghi e riccioli stonavano quasi con la
sua figura minuscola, ma nel complesso era una bella ragazza. I suoi occhi
castani con qualche spruzzo di verde infondevano sicurezza e tranquillità,
capivo il punto di vista di Michael che aveva cercato da sempre una ragazza che
potesse dare un senso ai giorni che trascorrevano. Lui alto come me, un fisico
atletico e muscoloso abbracciava la sua ragazza quanto più poteva e i suoi
occhi castani, come i capelli a spazzola, percorrevano il viso di Jennifer come
una carezza. Ero contento per loro, davvero felice.
-Buongiorno..-
disse Mico col suo consueto buon umore…
-Sempre
a copiare i compiti di Jus…- disse Jennifer con un sorriso..
-Io
odio le versioni di latino..- disse Michael roteando gli occhi..
-Chissà
cosa si è inventata oggi Elvis…- dissi sorridendo di gusto..
Elvis
era la nostra professoressa di latino, una donna arcigna e con una
improponibile pettinatura anni venti. Era una donnina gobba, con gli occhiali
che arrivavano nell’ultima parte del suo naso aquilino e con mille brufoloni
terribili in tutto il viso. Come al solito la mattinata passò con le
interrogazioni di fine anno, ne affrontai due, una di latino e una di algebra.
Entrambe andarono bene ma la mia mente era altrove. Osservavo il grandissimo
comprensorio che ospitava la nostra scuola e mentre osservavo uno scorcio di
cielo blu mi tornarono alla mente quegli occhi espressivi ed intensi. Per un minuto
la mente si confonde e mi sento smarrito, ancora non ho capito cosa volesse
intendere con quella frase.
“Io…ottengo
sempre quello che voglio!! Ricordatelo ragazzino presuntuoso…”
Scrollai
la testa, mentre Mico, sorpresa mi osserva con curiosità.
-Justin,
stai bene!? Sei strano…-
-No
no…stai tranquilla..- dico silenziosamente.. –Senti…vieni da me oggi
pomeriggio, tanto poi dobbiamo andare da tuo fratello giusto!?-
L’interrogazione
di trigonometria andava per le lunghe, ma il sorriso affermativo di Mico in
risposta alla mia domanda mi fece riprendere tranquillità e tornai volentieri
agli argomenti che si stavano affrontando alla cattedra. Non pensai più a
quello strano ragazzo conosciuto in gelateria e la giornata proseguì facilmente
tra lezioni, mensa e risate con i miei compagni di classe. Eravamo in venti,
dodici ragazze e otto ragazzi. Era semplice stare insieme a loro, sicuramente
eravamo piuttosto affiatati nonostante ognuno di noi avesse delle preferenze
nelle proprie amicizie.
Le
giornate al Charles Darwin erano piuttosto impegnative, ma il venerdì si
riusciva ad affrontarlo con un certo spirito sereno e goliardico, l’idea del
fine settimana era sempre piacevole in ragazzi come me che aspettavano quel
momento della settimana per divertirsi ed andare a spassarsela in giro. Quando
uscimmo da scuola passai alla larga dalla gelateria, erano le quattro e mezza e
temevo di poterci trovare ospiti sgraditi, non volevo umiliarmi nuovamente, non
volevo nemmeno parlarne. Quando arrivammo a casa infilai le chiavi nella toppa
e insieme a Mico ci rilassammo per qualche istante sul letto, l’uno di fronte
all’altro. Lei mi osservava e ogni tanto mi accarezzava una guancia attenta a
non deformarne i contorni.
-Sei
arrossito…- disse socchiudendo gli occhi.. –Che c’è?!-
-Niente..-
dissi semplicemente.. –Mi capita a volte quando ho caldo..-
-Qualsiasi
cosa succeda puoi dirmela…non adesso, quando ti sentirai pronto!!- mi disse
tranquilla..
Sorrisi
riconoscente e la invitai a seguirmi in cucina, dove avevo delle polpette che
avevo cucinato io stesso il giorno prima, purtroppo non avevo sempre tempo di
dedicarmi spesso alla cucina e sapevo che Micol adorava quando preparavo
qualcosa per lei. Misi le polpette nel microonde a scaldare e nel frattempo
mettemmo la tovaglia per prepararci a mangiare, ascoltammo un po’ di musica,
mentre le note di Bruce Springsteen, uno dei nostri cantanti preferiti, si
diffondevano nell’aria. Non ero teso per la serata, non era certo la prima
volta che andavamo in discoteca, ma conoscere una persona mi metteva sempre un
po’ a disagio. Sperai di trovare una persona ben disposta nei miei confronti,
ne andava per il bene di Micol a cui ero terribilmente affezionato. Avrei fatto
del mio meglio per andare d’accordo con questo Riley e anche se non lo avessi
trovato accomodante, lo avrei fatto per lei, solo ed esclusivamente per lei.
Questa premessa che mi ficcai bene in testa mi aiutò per il resto delle ore che
passammo insieme e quando venne il momento di prepararci erano ormai le nove e
mezza. David e mamma rincasarono, Micol corse loro incontro e abbracciandoli
gli diede il benvenuto. Erano allegri e socievoli quindi conclusi che
all’agenzia tutto doveva essere andato a gonfie vele. Li sentivo parlare tutti
con animazione mentre sghignazzavano, mio fratello diceva alla mia amica che
per farmi capitolare doveva impegnarsi di più e che non mi capiva, per loro
dovevo fidanzarmi subito con Micol e non pensarci più. Non amavo quando
discutevano di questo, sapevo che lei non gli dava ascolto perché entrambi sapevamo
cosa aspettarci dal nostro rapporto, però lo trovavo un po’ invadente da parte
loro. Quando raggiunsi la cucina ormai pronto, mia madre e Mico approvarono i
miei jeans scuri con la camicia bianca sopra una canottiera nera. Il vestito argentato di Micol le donava in modo
particolare e la sua lunga coda alta era arricchita con brillantini anch’essi
color argento, sarei stato molto invidiato.
-Mi
raccomando, divertitevi al vostro appuntamento..- disse mamma sbirciando dalla
porta della cucina..
-Mamma..-
dico guardandola di sottecchi.. –Non è un appuntamento e non è la prima volta
che usciamo insieme per andare in discoteca..-
-Beh
non si sa mai…- la guardo scuotendo la testa e chiudo la porta..
-Perché
ho una famiglia suonata..- gli dico mentre apro la porta dell’ascensore..
-Beh
loro sono un po’ suonati è vero..- rispose lei sorridendo.. –Però sono così
dolci..-
Lei
sapeva che a volte mi sentivo un po’ solo data la loro assenza nella mia vita,
ma nonostante tutto ero consapevole che a modo loro mi amassero e si
comportassero così per come era la nostra situazione familiare. Mia madre aveva
un’idea tutta sua di prendersi cura di un figlio e del suo benessere, il denaro
indubbiamente era importante ma avrei preferito mille volte sentirla più vicina
che avere tutti gli agi materiali che hai giorni d’oggi hanno tutti i ragazzi
di questo mondo. Mentre percorrevamo la strada verso la discoteca Micol era
sorprendentemente silenziosa, pensava a qualcosa che mi era impossibile
comprendere ma decisi di rispettare il suo essere taciturna lasciando che mi
guidasse per il quartiere, ci stavamo avvicinando al centro ed eravamo
all’angolo tra Park Street e Elisabeth Street, non poco lontano da Chinatown.
Percorremmo ancora mezzo chilometro
forse, quando nel colorato mondo notturno di Sidney Micol si fermo e guardò di
fronte a sé un imponente edificio meraviglioso dall’altro lato della strada.
Non capivo la sua titubanza ma quando meno me lo aspettai lei si rivolse verso
di me con sguardo truce.
-Ci
sono delle cose che non ti ho mai detto..- disse seria.. –Non perché me ne
vergognassi ma perché ho sempre pensato che le scelte di vita di mio fratello
dovessero essere tali e a me non hanno mai creato nessun tipo di problema..-
-Non
capisco…- risposi sorridendo..
-Il
Black Magic…- disse voltando lo sguardo verso il locale.. –Mio fratello lavora
qui come ragazzo immagine..-
-E
pensi che questo mi sconvolga!?- chiesi guardandola di traverso..
-No…ma…non
è solo quello..- disse tirandomi per un braccio.. –Capirai una volta dentro..-
Rimasi
confuso da quella rivelazione a metà, ma non capii la vera portata di quelle
parole. Io mi aspettavo una semplice discoteca piena di ragazzi e ragazze
urlanti mentre cercavano di accalappiarsi rispettivamente una donna od un uomo
con cui passare la serata. Quando attraversammo la porta del locale nessuno ci
chiese quanti anni avessimo o se fossimo minorenni, non era mai stato così
semplice entrare in una discoteca, ma dalla confidenza che Micol mostrava con i
buttafuori e le persone lì nell’entrata capii che non doveva essere la prima
volta che ci andava. La cosa non mi stupì perché in fondo Riley era lì che
lavorava.
Una
tenda color porpora divideva il locale brulicante di ragazzi urlanti scatenati
a ritmo di musica, da un atrio piuttosto grande in cui c’era tranquillità
relativa. Tutti parlavano, si giravano a guardarci e a commentare tra di loro.
Non mi diede fastidio, non ci feci neanche caso, i loro sguardi non
giudicavano, semplicemente sembravano ammirare. Quando la tenda si aprì si spalancò
un mondo, ma non quello che conoscevo, non quello in cui ero abituato a vivere,
un mondo fatto di persone che non avevo mai frequentato così da vicino. Rimasi
bloccato sulla porta qualche istante, mi guardai intorno e pensai che non avevo
mai visto ragazzi e ragazze così colorate, così felici di vivere come loro.
Cantavano, ballavano con così tanta energia che oltre a rimanerne confuso ne
rimasi sorpreso ed affascinato. Donne che ballavano con donne, uomini che
ballavano con uomini, vicini gli uni agli altri si guardavano con amore come se
fosse la cosa più normale al mondo. Ed era normale, solo lontano dalla vita in
cui ero vissuto io.
Aprii
leggermente la bocca mentre realizzai che quello era un locale per omosessuali
e arrossi immediatamente mentre realizzavo che un gruppo di ragazzi stava
guardando me con uno sguardo decisamente troppo famelico. Mi avvicinai
all’orecchio di Mico e cercai parole che non avevo, poi presi coraggio e la
presi per un braccio.
-Perché
non me lo hai detto!?- chiesi stordito..
-Non
saresti venuto se te lo avessi detto..- mi spiegò lei colpevole..
-Non
sono omofobico..- dissi guardandola rattristito..
-No…cos’hai
capito!?- mi disse lei prendendomi con entrambe le mani il viso.. –Sei così
timido a volte Justin!! Avevo timore di metterti in difficoltà..-
Non
che ora andasse meglio, mi sarei potuto preparare psicologicamente almeno!! Mi
guardai un po’ attorno cercando di capire se tra le tante persone scorgessi
quella che più somigliava a Micol.
-Sei
arrabbiato con me!?- chiese lei mortificata..
La
guardai qualche istante con i suoi occhi lucidi che stavano per cedere alle
lacrime e in fondo sapevo che non potevo essere arrabbiato, gli volevo troppo
bene per prendermela, solo mi spiaceva che si fosse tenuta dentro tutto per
così tanto tempo.
-Certo
che no..- gli dissi abbracciandola mentre la sollevavo da terra.. –Non potrei
mai avercela con te..-
Lei
mi strinse leggermente mentre la folla ci spingeva leggermente in mezzo alla
pista. Si stava creando un cerchio intorno a noi e, nonostante il contesto
inusuale, non mi sentii particolarmente a disagio, erano ragazzi come noi e
ballavano, si divertivano.
-Dov’è
tuo fratello!?- chiesi con curiosità..
-Non
so…non lo vedo…- disse mentre cominciava a muoversi anche lei a ritmo di
musica…
-Qui
dentro fa caldissimo..- dissi mentre le mie guance si coloravano leggermente..
-Togliti
la camicia..- disse lei mentre già era indaffarata a sfilarmela dalle braccia..
-Mico…-
dico mentre cerco di divincolarmi.. –Non è il caso di dare spettacolo no!?-
Ormai
le mie guance erano irrimediabilmente in fiamme e lei sorrise di gusto mentre
guardandosi intorno notò un certo interesse che aleggiava intorno a noi. Lei sa
quanto mi metta a disagio essere osservato ma il suo sorriso così contagioso mi
riscalda il cuore e poco a poco cerco di recuperare un po’ di lucidità. So che
Micol si sente a suo agio, è abituata a vivere in questo mondo lo vedo da come
sorride ad alcuni che passano e la salutano. Lei mi lancia uno sguardo e si
avvicina provocante mettendomi le braccia al collo.
-Hai
decisamente un sacco di fans Justin..- e mentre sorride di gusto nasconde il
viso nell’incavo del mio collo..
Il
suo respiro caldo mi solletica la pelle e il
suo odore di fragola diventa intensissimo mentre si avvicina ancora di
più per buttarmi le braccia al collo benché faccia molta fatica ad arrivarci.
Si alza un po’ in punta di piedi e mi chiede di ballare. La guardo serio e si,
è vero lei è davvero bella e quando vuole sa come ottenere quello che desidera.
Ma non è lei che voglio, l’ho sempre saputo.
Quando
inizia “Heartbreak make me a dancer” diventa incontenibile e mi trascina lungo
la folla per raggiungere un piccolo
palco rialzato. Siamo circondati da una folla impazzita che provocante balla e
danza sensualmente, so che Micol è un vulcano quando inizia a ballare e so già
che attirerà l’attenzione. Un piccolo gruppo si discosta da noi e ci lascia
dello spazio, lei mi prende le braccia e velocemente si rifugia contro il mio
petto stringendosi ai miei fianchi. Non mi imbarazza sentire il suo corpo
vicino al mio e tanto meno provo fastidio se gli capita che mi sfiori, non lo
fa con malizia e ho già ballato altri mille balli sensuali con lei. È più forte
di lei, quando balla diventa una cacciatrice e non riesce a fare a meno di avvicinarsi
pericolosamente, tanto meno io sono capace di impedirglielo. Metto le mani
sulla sua schiena e la tengo vicina a me mentre lei apre gli occhi e guarda
dentro i miei come se fosse presa chissà da quali cose. Balliamo così, vicini,
stretti l’uno all’altro mentre non ci rendiamo conto che intorno a noi la folla
si fa più densa e ci lascia sempre più
spazio. Le sue anche ondeggiano dolcemente mentre il suo braccio percorre
lentamente il mio petto, il mio collo e arriva tra i capelli, il suo viso è molto
vicino al mio ma ora anche lei sembra un poco arrossita, mi guarda dolcemente e
sorride. Percorro il suo braccio destro che era lungo il suo fianco e sento un
brivido lungo la sua pelle, forse è una reazione involontaria ma appena la
guardo vedo del panico nei suoi occhi e subito dopo appoggia la fronte alla mia
spalla.
-Mi
hai fatto il solletico..- mi dice poco dopo mentre riprende il suo
atteggiamento provocante..
Ci
guardiamo un po’ intorno e ci accorgiamo che molti ci osservano rapiti,
estasiati mentre i nostri corpi fasciati nel vestito e nei jeans si muove con
movimenti energici e seducenti, ci stacchiamo un po’ l’uno dall’altro ma
sorridiamo consapevoli che stavamo attirando l’attenzione di tutti li dentro.
Lei si avvicina nuovamente a me, mi butta le braccia al collo e vi posa un
bacio, con le sue dolci e morbide labbra. La stringo e vorrei dirgli tante
cose, che lei probabilmente sarebbe la sola giusta per me ma…appoggio solo la
mia testa alla sua e la conduco lungo quella lunga danza seducente.
Dopo
qualche istante mi guardo attorno e rimango per un attimo senza fiato, due
ragazzi stretti l’uno vicino all’altro ballano un travolgente ballo sensuale.
Se non avessi conosciuto il nostro rapporto avrei avuto qualche dubbio circa al
legame che ci legava. Quando sullo schermo l’inquadratura si strinse, il primo
piano del mio viso divenne qualcosa di enorme e nella sala si aprii un boato
impressionante, arrossii un poco ma ebbi l’impressione di vedere il mio viso
per la prima volta. I miei capelli biondi, i miei occhi verdi con quella forma
a cerbiatto, la mia bocca dove il labbro inferiore era leggermente più pieno di
quello superiore. Mi dicevano che avevo un viso angelico, quasi troppo bello
per essere reale, quasi troppo femminile per essere come quello di un uomo. Ero
davvero io!?
-Mico
guarda!!- dissi per placare il flusso dei miei pensieri..
Lei
si girò di scatto e alzata la testa dove gli indicavo, vide i nostri visi
appiccicati l’uno all’altro e sorrise con la sua bocca dolcissima. Sorridemmo entrambi
ed un altro boato si aprii ancora più feroce. Uomini e donne sembravano
impazziti, ma per la prima volta potei dire di non essermi sentito
particolarmente a disagio, avevo conosciuto un mondo diverso, dove tutto
funzionava al contrario rispetto al mio, ma potevo dire di averlo almeno visto
per una volta nella mia vita.
-Vieni
Justin..- mi disse Mico tirandomi per un braccio.. –Ci sono degli amici di mio
fratello…-
I
colori di quella discoteca sono meravigliosi e attirano il mio sguardo ovunque.
Mentre mi guardo attorno inciampo, ma mi
lascio comunque guidare da Micol. All’improvviso vedo un ragazzo su di un cubo
non troppo lontano da noi. Dietro di lui una luce non mi permette di vederlo
bene ma ho come l’impressione che il suo sorriso sia rivolto verso di noi e mi
ricorda qualcuno. Mi fermo ad osservarlo un istante incapace di capire se fosse
davvero lui oppure no. E nello stesso istante che me lo chiedo la mia mente va
nel panico, non so perché mi innervosisce così il pensiero di rivederlo, forse
perché in fondo non lo capivo e odiavo la sua presunzione. Eppure la curiosità
di capire se era lui mi pizzicava e per un istante mollai la presa di Micol. Mi
incamminai qualche passo, ma mi bloccai all’istante pensando che fosse assurdo,
non lo avrei mai più incontrato e la mia immaginazione stava correndo troppo,
la voglia di rispondergli a tutte quelle battute assurde di ieri mi faceva
sragionare. Micol mi raggiunse subito e si avvicinò all’orecchio.
-Cos’è!?
Vuoi svignartela!?- mi chiese ridendo..
-No...-
dissi scuotendo la testa.. –Mi sembrava di aver visto qualcuno che conoscevo,
ma mi sbagliavo..-
Lei
mi guidò tra la folla, camminammo due minuti buoni prima di riuscire a schivare
tutte le persone che c’erano in pista, ma finalmente cominciai a vedere più
nitide le pareti rosse di fronte a me. Mi guardai ancora un secondo intorno, un
pò stordito dalla confusione, dai colori, dalle emozioni provate e per un
secondo mi distrassi mentre sentivo che Micol mi lasciava la mano. Non mi girai
subito, troppo preso dal riordinare le idee prima dell’incontro con il famoso
Riley e solo dopo qualche secondo decisi di voltarmi proprio mentre Mico mi
tirava per un braccio.
-Ragazzi…vi
presento il mio migliore amico..- disse raggiante.. –Lui è Justin Herstrass..-
Beh…non
ci crederete ma appena mi volto, il mio volto arrossato si fa paonazzo. La mia
bocca si apre leggermente incredula quando mi rendo conto che ho davanti gli
stessi ragazzi di ieri, loro sono stupiti almeno quanto me e l’associazione
nelle nostre menti è la stessa, o almeno credo. Se ci sono loro…c’è anche lui!!
Li osservo stanco quasi rassegnato e sorrido con stento, Mico mi guarda
stralunata senza comprendere visto che non sa nulla.
-Sei
proprio tu!?- mi disse lo stesso ragazzo che aveva parlato con me ieri..
-Già…come
nei peggiori incubi..- dico io sorridendo con timore..
-Fatemi
capire…mi sono persa qualcosa..!?- mi chiede lei con aria interrogativa..
-Niente
di che…- rispondo imbarazzato.. –Tranne un bagno di gelato a un tizio..-
-Chi!??!-
mi chiede lei stupita… -Perché non me lo hai detto!?-
-Perché
non è stato né piacevole, né divertente..- rispondo sorridendo mestamente..
-Micol
come mai sei qui!?- gli chiedono con curiosità..
-Sto
cercando mio fratello e poi vorrei fargli conoscere Justin..- spiega lei
docilmente..
Li
vedo guardarsi l’un l’altro con fare stupito, ma non commentano. Non penso al
perché di quegli sguardi e semplicemente cerco di non pensare se da un momento
all’altro quello strano tipo dovesse comparire davanti ai miei occhi. Sento il
cuore cominciare a martellare dal panico e mi chiedo come mai questo incontro
mi debba condizionare così, ovviamente non mi va di fare la figura del pollo ma
il trucco sarà salutare e portare fuori i tacchi. Semplice…
Mi
giro verso la folla di ragazzi che ballano senza sosta, i loro corpi sono
sudati e indubbiamente molto belli da esibire. Alcuni si girano e mi rivolgono
qualche sorriso audace, ricambio timidamente e cerco di distrarmi per non
pensare. Il ragazzo con cui ho parlato ieri mi allunga una bottiglietta di
birra, lo guardo riconoscente e gli sorrido con gratitudine. Facciamo
tintennare le rispettive bottiglie e beviamo un sorso.
-Grazie…sei
stato davvero gentile..- gli dico volgendomi verso di loro..
-Figurati…ma
non ci siamo presentati..- mi dice lui parlandomi all’orecchio.. –Io sono Ben,
mentre loro sono Mike, Orlando, Simon, Jason e Clarke…-
Mi
indicava ogni singolo ragazzo che mi era vicino e fu così che cominciai ad avvicinarmi
a quel gruppo. Micol era allegra e allo stesso tempo ansiosa, si guardava
attorno con impazienza. All’improvviso notai il suo viso cambiare, un enorme
sorriso eclissò il broncio che aveva disegnato sul viso e vidi i suoi capelli
svolazzare dietro di me.
Ecco
è stato quello il momento….quello che ha cambiato completamente la mia vita!!!!
Notai
lo sguardo dei ragazzi davanti a me e Ben mi fece cenno con gli occhi di
girarmi, c’era qualcuno che dovevo conoscere. Rigirai per qualche secondo la
birra tra le mani e alla fine, con un sospiro profondo, cominciai a voltarmi su
me stesso. Il mio viso fino a qualche istante fa tranquillo, cominciò a
imporporarsi leggermente mentre con gli occhi bassi percorrevo la distanza che
divideva i miei piedi da quelli di Micol.
Lui
è alto, sicuramente più alto del mio metro e settanta, mi supera di dieci
centimetri sicuramente e i suoi capelli sono neri, neri come la pece. Il cuore
palpita irregolarmente, forse non mi sentirei così agitato se non stessi per
conoscere il fratello di una persona a cui voglio bene come a Mico, ma in quel
momento temo che il motivo non sia solo quello. Perché quel ragazzo ha un’aria
familiare, le sue mani così perfette quei capelli così sbarazzini. E i suoi
occhi…non potevo certo dimenticarli dopo averli visti così da vicino!!
Si
il suo sguardo era rivolto alla sorella,
questa volta nel suo viso non c’era nessun’aria di scherno. Gli sorrideva
amorevolmente e datogli un bacio sulla guancia la strinse ancora un po’ a sé.
Ed era totalmente assurdo che la mia testa fosse così vuota, lo guardavo con
occhi sgranati senza rendermi conto che lui era Riley, lo stesso ragazzo che un
giorno prima mi aveva fatto impazzire con la sua stranezza. E stasera lo
ritrovo come fratello della mia migliore amica, nella discoteca omossessuale in
cui lavora….ed ora capisco, lui stesso è gay.
-Non
è possibile..- sussurro scuotendo la testa..
-Come
nei peggiori incubi..- mi fece eco quello che doveva essere Mike..
Mi
lascio sfuggire una piccola risata mentre mi volto verso quelli che dovevano
essere gli amici di Riley quindi. Lo guardai ancora e più lo osservavo più mi
rendevo conto che lui era un uomo virile, senza ombra di dubbio, molto diverso
dal genere stereotipato di persona omosessuale che tutti pensano. Ed era
esattamente bello quanto un diavolo tentatore, i ragazzi attorno se lo mangiavano
con gli occhi e un ragazzo così certamente poteva avere tutti o tutte quelle
che voleva. Poi alzò lo sguardo, ma nel vedermi, ecco nuovamente quel sorriso
diabolico che si alzava specialmente dalla parte sinistra del suo viso. I suoi
occhi mi scrutavano e nuovamente il mio colorito, controllato a fatica fino a
poco tempo fa, si fece nuovamente accesso.
-Justin..-
dice lui con aria provocatoria.. –Non sapevo avessi un così bel nome…-
-Riley..-
rispondo io facendo cenno affermativo con la testa..
-Non
dirmi…- disse Micol parandosi di fronte a me..
-è
lui si quello a cui ho rovesciato addosso il gelato..- dissi scocciato..
-Oh
cavolo..- disse Mico ridendo divertita…
I suoi occhi e la sua vicinanza mi
confondevano, non sapevo davvero come avrei potuto gestirla. Cercavo di non
guardarlo mai in viso, il suo modo di osservare era piuttosto imbarazzante. Mi
scrutava, era come se cercasse un mio punto debole per “colpirmi” ed io non ero
decisamente nella posizione di ribellarmi, avrei ferito Micol, l’avrei allontanata ed era l’ultima cosa che
desideravo. Lei stava parlando con Clarke lì affianco, rideva e immaginai che
gli stessero raccontando la mia misera
figuraccia. Lui era di fronte a me e poco dopo me lo ritrovai vicino, si era
leggermente abbassato sul mio orecchio e aspettai che la sua voce mi ferisse le
orecchie come ieri pomeriggio. La sua vicinanza, come sempre, mi provocò un
misto di paure. La curiosità di capire e la voglia di non sapere nulla, di
togliermi dagli impicci immediatamente.
-Speravo
di rivederti..- disse con il suo sguardo furbo..
-Perché
dovresti!?- gli rispondo guardando sempre dritto dinnanzi a me.. –E comunque
avrei preferito evitarlo..-
-Ho
fatto colpo allora..- disse con un tono malizioso..
-Forse
dovresti essere meno sicuro di te..- gli rispondo inchiodandolo con lo sguardo,
occhi con occhi..
Justin….rimani
lucido…rimani lucido!! Non puoi perdere questo confronto, fatti valere è un
ragazzo come tanti e non c’è niente che può sconvolgerti a tal punto da dover
soccombere. I suoi occhi non hanno alcun potere su di me e mantieni i piedi a
terra perché nè il suo profumo inebriante, nè la voce suadente e ammaliatrice
possono sedurti. Tu non sei come lui e certi trucchi su di te non hanno
effetto!!
-Te
l’ho già detto…ottengo sempre quello che voglio Justin..- mi disse lui dopo
aver sorriso a lungo guardandomi nel profondo delle iridi..
-Non
capisco cosa ci sia da volere..- gli rispondo scuotendo la testa… -Ci siamo
conosciuti e ti rispetterò perché sei il fratello della persona a cui sono più
affezionato, ma a parte questo la nostra frequentazione termina qui!-
-Sei
un ragazzino..- mi disse sorridendo.. –Non mi conosci…e cambierai idea su di
me…-
Mi
sorpassò velocemente mentre voltandomi vidi il suo viso puntato su di me. Cosa
voleva!? E soprattutto perché si comportava così!? Sospirai pesantemente ma
rasserenato dal fatto che dopo questa serata il capitolo Riley si sarebbe
chiuso in un cassetto e non sarebbe mai più stato aperto. Avrei cercato
accuratamente di rimanere lontano da questo tizio decisamente troppo
strampalato per me e sarei tornato alla mia solita vita di sempre.
-Non
ti è molto simpatico..- mi dice Ben tornandomi vicino..
-Non
è quello..- dico cercando di mascherare il fastidio che provavo.. –Ho sempre
avuto un rapporto contrastante con chi è troppo sicuro di se stesso…-
-Non
sei certo in una buona posizione..- disse lui osservando i due fratelli…
-Che
intendi dire?!- dissi socchiudendo gli occhi..
Ben
sembrava confuso, mise la bottiglietta di birra alla bocca e tracannò un po’ di
liquido chiaro. Sembrava ragionare sul cosa dirmi, ma dopo aver osservato un pò
Micol ballare e Riley alla sua postazione sul cubo, sembrò deciso su quello che
voleva dirmi.
-Beh…Micol
è la tua migliore amica no?!- mi disse guardandomi.. –E per forza di cose ti
toccherà frequentare Riley più di quanto ti immagini..-
La
cosa ovviamente mi gettò nello sconforto più totale ma non lo diedi a vedere.
Alla fine Micol con la sua allegria sfrenata ci portò tutti sotto il cubo di
Riley a ballare e lì per lì la serata sembrò prendere una piega diversa. Spesso
sentivo uno sguardo costante su di me e il rossore alle guance diventava molto
più pronunciato, ma veniva subito plasmato dalla dolcezza di Micol che quando
mi vedeva in difficoltà mi raggiungeva e ballava con me. Sentivo che quando
ballavo con la sorella lo sguardo di Riley si faceva più insistente, volesse
chissà scoprire quali segreti potessimo nascondere, diventava difficile
ignorarlo in quei frangenti e a volte, quando ero troppo in soggezione, il mio sguardo
si rivolgeva a lui ed inevitabilmente non potevo far altro che imbarazzarmi e
sentire il cuore scoppiettare di rabbia.
Lui
era un cacciatore, sembrava volesse incastrare le sue prede nell’angolo più
stretto possibile per impedirgli di fuggire e in quel frangente io mi sentivo,
probabilmente sbagliandomi, il coniglio che lui stava cercando di intrappolare.
Distolsi lo sguardo cercando di controllarmi, convincendomi che mi lasciassi
influenzare dalla natura dei gusti sessuali di Riley, ma sentivo che qualcosa
mi stava sfuggendo di mano. Stavo reagendo nel modo sbagliato semplicemente
perché i messaggi che criptavo non erano esatti. Dovevo semplicemente rendermi
conto che lui stava giocando mentre la sensazione che volesse incastrarmi era
solo qualcosa di inconscio, dettato dalla supposizione che lui, essendo
omossessuale, potesse provarci. Mi calmai un poco dopo che pensai razionalmente
che era assolutamente improbabile la possibilità di piacere a Riley e quindi mi
rilassai godendomi quei momenti di libertà e di svago. Riley ballava
costantemente e senza un minimo di sosta, gli uomini intorno impazzivano per
lui e lo sapeva. I suoi sorrisi e movimenti erano un modo per affascinare,
conquistare, ammaliare e sicuramente doveva essere un buon seduttore.
La
discoteca sempre affollatissima sembrava in un momento di relax e dopo qualche
istante inaugurarono i balli soft, lenti che aggiungevano romanticismo a quelle
tante coppie innamorate che si guardavano occhi negli occhi. Era commuovente
vederli così innamorati e sapere che vivere alla luce del sole un sentimento
semplice e meraviglioso per loro era quasi impossibile. Micol era stata
invitata da una ragazza molto carina che rideva e scherzava con la mia amica
con naturalezza e semplicità, erano a loro agio. Dovevano conoscersi già da
tempo dal modo in cui parlavano, così sciolto e amichevole. Chissà quanti altri
aspetti di Micol non conoscevo e sorrisi, perché mi venne da pensare che chissà
quante cose di me stesso non avevo compreso. Preso da questi pensieri passeggeri
mi ero portato affianco lo spalto in cui ballava Riley, mi sentivo in una
posizione riparata da sguardi nonostante il cubo non fosse poi così alto e
avevo recuperato il controllo necessario. Nascondendomi pensai di essere al
sicuro.
Fu
subito dopo che provai un senso di vertigine tremendo mentre un braccio, con
forza, mi aveva preso quasi dalla vita e con energia mi aveva tirato su, al di
sopra delle teste che prima erano alla mia stessa visuale. Provai un brivido
nel sentire quel corpo troppo vicino al mio, cercai di illudermi che quella
mano calda che sentivo vicino alla mia pelle potesse essere di chiunque ma non
la sua, non volevo fosse la sua. I miei piedi ancora non poggiavano a terra e
il suo respiro lo sentivo così vicino, sapeva di menta freschissima e
percorrendomi lentamente il collo mi aveva provocato un brivido.. Ahimè
incontrollabile!!! Potei sentire le sue labbra, vicine ai miei capelli, aprirsi
in un sorriso trionfante, la mia pelle diventò rovente dalla vergogna e cercai
di liberarmi da quella stretta vigorosa e passionale. Mi sentivo imbarazzato
come non mi era mai accaduto, sapevo che lì intorno ci stavano osservando e
stavamo attirando l’attenzione. Quando mi liberai dalla stretta di Riley con
enorme sforzo mi girai verso di lui con le guance ormai in fiamme. Sapevo che
intorno non sapevano cosa stesse succedendo, ma se volevo farmi valere senza
diventare una “preda” dei suoi divertimenti, questo era il momento di farlo.
-Smettila
di prenderti gioco di me Riley..- dissi avvicinandomi a lui per essere più
chiaro.. –Io non sono un giocattolo con cui giocare a tuo piacimento..-
-Nessuno
si sta prendendo gioco di nessuno..- disse lui con tono chiaro e deciso..
-Non
esercitare il tuo potere su di me…- dissi con aria determinata.. –Non funziona
e odio essere preso per il culo..-
Gli
Abba…”Chiquitita”… Non mi aspettavo certamente di ritrovarmi ad ascoltare
questa canzone in certi frangenti, non mi stavo rendendo conto che tutto stava
prendendo una piega che non sapevo controllare. Non riuscivo a gestire Riley,
non sapevo come togliermi da quelle situazioni imbarazzanti, non sapevo
spiegarmi la debolezza che mi colpiva quando quel ragazzo diventava
terribilmente insolente e cercava di mettermi in difficoltà.
-E
tu che ne sai eh!?- mi disse tirandomi di colpo a se..
Mi
ritrovai a un centimetro dal suo viso con le mie mani su quel petto scolpito e
sicuramente più ampio del mio. Le sue mani erano ancorate ai miei fianchi, mi
teneva stretto a lui, mi sentivo così turbato da non riuscire a pensare
razionalmente. Le lacrime mi salirono agli occhi mentre un misto di
umiliazione, rabbia, dolore, emozione e turbamento si agitavano dentro di me
con prepotenza. Cercai di ribellarmi a quel contatto serrando i pugni sul petto
e provando a dimenarmi con tutta la forza che avevo, lui mi prese con forza il
braccio, alzai lo sguardo e quando lo guardai ebbi l’impressione di scorgere
nei suoi occhi un minimo di dolcezza.
-Smettila…ci
stanno guardando tutti..- dissi pregando che mi lasciasse andare..
-Arrenditi
Justin..- mi disse col tono di voce più dolce che avessi mai sentito fino ad
ora con me.. –Chiunque vorrebbe ballare con me in questo momento.. Tutti ti
guardano perché non capiscono per quale motivo dovresti rifiutarmi! Ho scelto
te…-
Le
sue braccia così gentili adesso percorsero la mia schiena, lentamente, mentre
nel sentirlo un altro stupidissimo brivido mi colse impreparato e abbassai
intensamente il capo per nascondere la confusione che provavo. Lo sentii
sorridere dolcemente mentre le sue braccia mi avevano avvolto la vita e mi
tenevano stretto a lui, con intensità, con destrezza e sensualità. Sentivo i
movimenti fluidi e seducenti del suo corpo che mi guidavano, che mi
trasportavano in un mondo che non conoscevo e che mi cullavano in quel tepore.
Sapevo che se avessi guardato il suo viso non avrei retto e sarei nuovamente
arrossito, i suoi occhi mi avrebbero incatenato e non sarei più riuscito ad
uscire incolume con la testa completamente lucida.
-Guardami
Justin…- mi sussurrò all’orecchio.. –Non capisco perché tu non riesca a
guardarmi con quei tuoi occhi così espressivi e sinceri…-
-Non
ti guardo perché so già cosa troverò sulla tua faccia..- risposi con le lacrime
che pungevano ai bordi delle ciglia.. –Sembra che tu goda nel volermi
umiliare…-
-Non
hai capito nulla…- mi disse teneramente.. –Guardami e ti dimostrerò che ti
sbagli…-
-Smettila
di prenderti gioco di me Riley…smettila!!- dico alzando un poco la voce..
-Io
mi prendo sempre quello che desidero…- mi sussurra ancora all’orecchio,
ferendomi ancora nell’anima senza capire il significato di quelle parole..
-Non
riesco a capirti…- dissi cercando questa volta il suo sguardo…
Ma
quel viso così troppo vicino, quegli occhi troppo espressivi mi fecero cadere
in un buco nero. Mi stava annientando il cervello, non capivo più nulla di
quello che mi stava succedendo.
Cosa
vedevo in quegli occhi che mi avevano così ammutolito!? Cosa voleva soprattutto
lui da me?
Non
so perché ma in quel momento mi arresi, ero caduto nella sua rete e quello era
il suo mondo, anche volendo non ero riuscito ad oppormi. Sapevo che la mia vita
non avrebbe subito cambiamenti una volta scoperto questo mondo parallelo e così
lontano da me, forse non avrei mai raccontato di aver ballato con un ragazzo ma
non lo trovai comunque scabroso anche se insolito. Avrei continuato ad essere
Justin, a vivere la mia vita, a sentirmi solo e arrabbiato col mondo. Non
importava se quel ragazzo dagli occhi del mare profondo sembrava guardarmi e
stringermi promettendomi silenziosamente qualcosa che non potevo comprendere.
Non avrebbe sconvolto la mia vita, era impossibile!!
Una
volta che la musica cominciò a farsi più lenta e andava scemando, sentii le
braccia di Riley rallentare la presa, il mio sguardo negli ultimi istanti si
era fatto tenace e non aveva mai abbandonato i suoi occhi sorridenti e allo
stesso tempo furbi. Non sapevo bene cosa fare in quei frangenti, lui mi teneva
ancora e girando leggermente gli occhi alla mia destra notai Micol con uno
sguardo di totale disapprovazione dipinto sul volto. Cercai di fare finta di
nulla mentre in qualche modo allargai le mani su quel torace per cercare di
allontanarmi, sentii chiaramente la resistenza delle sue braccia che ancora mi
portarono verso di lui e mi tennero qualche istante ancora così, come se gli
bastasse quel semplice contatto per cambiare le cose. Provai una sorta di
tenerezza alla fine per quel ragazzo così arrogante e presuntuoso, ma anche se
molto in fondo, qualcosa di lui mi aveva toccato il cuore.
-Devo…devo
andare Riley..- dissi timidamente, la voce quasi un sussurro...
-Deve
essere stato tremendo ballare con me se vuoi già andartene..- disse con la sua
voce maliziosa...ma lui sapeva e aspettava solo che mi sbilanciassi in qualche
modo..
-Mico
mi sta aspettando e poi devo tornare a casa..- dissi superandolo e cercando di
scendere dal cubo..
Non
feci in tempo a raggiungere le scale che sentii la sua mano prendermi il polso
sinistro.. Quante volte ancora voleva fermare il mio cuore quest’uomo, solo con
la forza della sua presenza!?
-Ti rivedrò!?- mi chiese mentre
lo guardavo con la coda dell’occhio..
Deglutii
rumorosamente, sapevo che da come mi stava osservando non gli sarebbe sfuggito
nulla delle mie reazioni e provai a controllarle il più che potevo. Tutto il
tempo che avevo passato con lui avevo sentito il viso rovente, sapevo che lo
aveva notato..
-Non…non
credo…- dissi liberandomi dalla stretta e correndo giù a perdifiato.
Quando
tornai in mezzo alla folla mi sentii più tranquillo e provai un senso di
sollievo. Mico mi aveva raggiunto e non mi disse nulla, mi fece solo un gran
sorriso e cominciò a ridere e scherzare. Gli amici di Riley intorno a noi
ridevano anch’essi, lanciandomi ogni tanto qualche occhiata furtiva.
Cominciai
a vedere Riley che raccoglieva la roba dalla sua postazione, forse segno che il
suo turno era terminato. L’idea che lui potesse passare del tempo con noi mi
rese nervoso, tanto che presi la decisione istantanea di tornare a casa
immediatamente.
Fu
difficile convincere Mico che tutto era a posto e che non mi sentivo a disagio,
ma non saprei spiegare come arrivammo alla decisione di lasciare quella
discoteca affollatissima insieme. Quello che non mi perdonerò mai è di essere
stato troppo debole e di essermi ritrovato alla fine nella stessa macchina con
Mico e Riley. Mi guardavo attorno distrattamente, le vie di Sidney erano
deserte e illuminate, cercai di concentrarmi su quella moltitudine di riflessi quando notai che
Riley aveva svoltato a sinistra per portare a casa sua sorella.
-Riley…-
disse Mico lamentandosi… -Per accompagnare Justin dovevi svoltare a destra!!-
-Justin
ed io abitiamo vicini..- disse lui con gli occhi fissi nella notte.. –Tu sei
più scomoda…-
-Posso
proseguire a piedi..- dissi io con determinazione.. –Abito poco distante..-
-Non
essere stupido…- rispose solamente.
Ci
ammutolimmo tutti, finché non riconobbi la via in cui abitava Mico e la
macchina si fermò proprio sotto il palazzo. Lei mi guardò con rancore o uno
sguardo che se non era tale, gli assomigliava e provai una stretta allo stomaco
mentre i suoi occhi arrabbiati percorrevano me e Riley. La salutai senza
ottenere risposta, ma non mi andava di lasciarla andare così. Aprii la portiera
della macchina e la raggiunsi velocemente. Quando la presi per il braccio
sentii un pò di resistenza da parte sua, ma alla fine si voltò e i suoi occhi
un pò lucidi mi colpirono in pieno volto.
-Perché
ce l’hai con me..- dissi guardandola in viso..
-Ti
sbagli..-
-Mico
ti conosco..- risposi guardando il cielo un istante..
-Stai
attento a mio fratello…- mi disse con sguardo perso..
Sorrisi
con semplicità, facendole una carezza gentile sulla sua guancia rotonda. La
tirai a me con dolcezza e la strinsi delicatamente, sentii il suo corpo
rilassarsi a quel contatto e le sue mani fresche appoggiarsi alla schiena con vigore.
-Non
devi temere..- dissi sussurrandole all’orecchio.. –Diciamo che preferisco le
ragazze..-
-Proprio
per questo devi stare attento Justin..- mi rispose lei voltandomi le spalle..
-Ehi…moccioso..-
mi disse Riley dalla macchina.. –Devo ancora assistere a varie
sdolcinatezze!?!-
-Taci..-
dissi voltandomi verso di lui e buttandomi velocemente in macchina.
Non
lo guardai minimamente in macchina, cercai di mantenere la calma senza
lasciarmi tradire dalla tensione di sapermi solo con lui. Non era facile gestire
un ragazzo come Riley, si era già preso fin troppe libertà. Pensai alle parole
di Mico e trovai un pò eccessiva la sua preoccupazione per come poteva
comportarsi suo fratello. Forse però
cominciai ad avere qualche dubbio quando invece di svoltare a destra come
avrebbe dovuto, la macchina proseguì dritta nella strada parallela alla mia.
-Non
abito qui..- dissi con noncuranza..
-Lo
so..- mi rispose con sufficienza.. –Stiamo andando a casa mia..-
-Che
cavolo stai dicendo!?- dissi guardandolo con rabbia.. –Non ho nessuna
intenzione di venire a casa tua..-
La
macchina si fermò al di sotto di una palazzo signorile e lui agilmente scese
cercando le chiavi di casa suppongo. Mi guardò per un pò, mentre cercavo di
capire cosa avrei dovuto fare.
-Allora?!-
mi chiese con un ghigno.. –Hai intenzione di rimanere ancora per molto impalato
lì!?-
-Beh…perché
dovrei salire!? Ti aspetterò qui…voglio tornare a casa..- dissi arrossendo..
-Non
ho intenzione di mangiarti Justin…- mi disse con quella sua voce bassa e
sexy..
Per
un pò lo guardai con rabbia, cercavo di misurare la sua risoluzione. Sapevo che
se fossi andato a casa sua non avrei avuto completamente la padronanza di me
stesso, sarei stato più vulnerabile, proprio come in discoteca. Non volevo e
non avrei dovuto trovarmi solo con lui, aveva un pericoloso modo di fare.
Sospirai, rassegnato dal fatto che se non fossi salito, chissà quanto avrei
dovuto aspettarlo lì fuori, l’aria cominciava a farsi fresca e poco dopo mi
mossi a passi decisi. Sentivo sul viso un broncio scolpito che mi accompagnò
fino al portone d’ingresso.
-Dacci
una botta Riley..- dissi scocciato.. –Voglio andarmene a casa…-
-E
non avere più niente a che fare con me immagino..- mi disse lui avvicinando il
suo viso al mio..
-Esattamente…-
risposi fissando quegli occhi.. –Questa sarà la prima e l’ultima volta che ti
vedrò…-
-è
un piacere personale che vuoi fare alla mia sorellina?!- mi chiese lui mentre
appoggiato all’ascensore mi guardava con quei suoi occhi maliziosi… -O
forse…..ti turbo a tal punto da desiderare di fuggire in questo stesso
istante..-
-Smettila
di fare l’idiota..- gli dico trattenendo a stento la rabbia… -Preferisco le
donne..-
-Allora..-
dice avvicinandosi pericolosamente.. –Micol…quindi è molto più interessante di
me…-
Volto
lo sguardo verso la specchio e mi osservo nel riflesso. Il mio viso è in fiamme
e Riley, con le sue braccia tese verso la parete mi blocca contro il muro
dell’ascensore, prego che quelle porte si aprano il prima possibile perché non
riesco a controllare la sua veemenza.
-Guardami
Justin..- mi dice lui con quella sua voce terribilmente suadente… -Ti piace
Micol?!-
-Ma che t’importa?!?!- grido
spingendo il suo torace lontano da me..
Lui
mi guarda con un sorriso spavaldo, cerca una risposta con insistenza e mentre
le porte dell’ascensore si aprono penso che forse si aspetta delle repliche
visto che è suo fratello maggiore. Quando esce dall’ascensore mi muovo anche io
e nell’incertezza cerco di parlare.
-Io
voglio davvero molto bene a Mico..- dico semplicemente.. –Ma non sono
innamorato di lei..-
-Non
mi importa sapere se te la spassi con lei..- mi risponde con un sorriso
provocante..
-Tu
mi hai fatto una domanda ed io ti ho risposto…- dico scocciato..
Che strano ragazzo!! Apre la porta di casa e
mi si presenta davanti un salone immenso, pieno di vetrate e ben illuminato.
Predominano colori caldi e accoglienti, con dei divani bellissimi e ampi.
L’appartamento è grande e arieggiato, decisamente ben tenuto per un ragazzo che
abita da solo. Rimango sulla porta qualche istante mentre vedo Riley che si
toglie la maglia e rimane in canottiera nera. Si siede velocemente sul divano e
mi osserva con aria incuriosita.
-Entra…-
mi dice con un sorriso da mascalzone sulle labbra…
Sparisce
dietro una porta e poco dopo rispunta con due birre ghiacciate in mano, ne
lancia una anche a me e si siede nuovamente, questa volta sulla poltrona più
vicina alla porta finestra e appoggia i piedi sul tavolino di vetro di fronte a
lui.
-Quindi…tu e Mico non state
insieme..- mi fa eco lui dopo qualche secondo…
-Mi sembra di avertelo già
detto…- dico appoggiandomi al muro di fronte a lui..
-Nonostante
questo Mico si è premurata di metterti in guardia contro di me..- dice
sorridendo con ilarità… -Posso sapere il perché?!-
-Lei…ti
vuole bene, ma siccome tiene anche a me non vuole che litighiamo..- gli dico
con lo sguardo perso..
-Dovresti
imparare a dire le bugie un pò meglio..- mi dice passandomi affianco e
guardandomi con la coda dell’occhio…
Rimango
pietrificato per qualche istante e alla fine riprendo il controllo della mia mente. In questo momento mi sento padrone
di me stesso e controllare le mie reazioni è più semplice, quando mi sento
tranquillo sono sicuro di non essere in difetto. Riley torna subito e sembra
assorto in chissà quali pensieri. Poco dopo si fa serio e comincia a parlare.
-Mico
ed io, abbiamo sempre avuto gli stessi gusti…- dice guardandomi con quegli
occhi disarmanti.. –ci sono sempre piaciuti i casi disperati, il nostro spirito
è essere cacciatori…-
-Beh
non dev’essere semplice trovarsi in conflitto con la propria sorella ogni
volta..- dico senza pensarci..
Lui
si alza dal divano e mi osserva attentamente, il suo sguardo mi fulmina mentre
i suoi occhi blu diventano talmente profondi che quasi mi fanno sprofondare in
una voragine, sento la testa leggera e inebriata, penso immediatamente che ho
bevuto troppa birra. Mentre cerco qualcosa per controllare l’ora mi sposto
vicino alla porta, improvvisamente desideroso di andarmene via. Non riesco a
sostenere quello sguardo così profondo e sincero. Non so quale verità nasconda
o cosa vogliano dirmi quegli occhi tanto blu e limpidi, so solo che devo
andare.
-Mi
spiace ma si è fatto tardi..- dico velocemente.. –Io devo andare….-
Mi
volto verso la porta, non so dire o spiegare quanto possa essere stato
difficile dire quelle parole. Ma quello che mi interessava era che le avevo
dette, questo era l’importante!! Non provai nemmeno a chiedermi perché lo
sguardo di Riley improvvisamente mi sembrasse così…triste!!
Credo
sia stato strano e inspiegabile sentire quelle stesse braccia, a volte così
strafottenti, stringersi intorno alle mie spalle e sentire la sua testa
appoggiarsi teneramente alla mia. Rimasi immobile qualche istante, occhi
sgranati e gambe bloccate. Non avevo parole..
-Che
fai…?!?!?- balbettai…
-Justin…-
disse sussurrando… -Non andartene…rimani…con me questa notte…-
-Lo
sai che non è possibile…- dico immediatamente..
-Mi
odi così tanto!?-
-Non
dire idiozie…- dico con irritazione, non avevo mai odiato nessuno in vita mia
tranne mio padre..
-Allora…perché?!?!-
mi dice amplificando la stretta..
-C’è
bisogno che te lo spieghi!?- dissi mentre girai lo sguardo verso il suo viso a
un millimetro dal mio..
-Si….devi
spiegarmelo…- mi disse guardandomi fisso negli occhi..
Sentii
le guance colorarsi ma non mi lasciai intimidire, su questo punto dovevo essere
chiaro. Era fondamentale…
-Perché…io
non posso darti quello che cerchi…- dissi sicuro delle mie parole..
E
fu così che cambiò tutto…o che semplicemente cominciò. Da queste poche parole
che a me erano sembrate così chiare, così determinanti nel far finire questa
assurda mania di conquista da parte di Riley. Invece, non sapevo nemmeno io
cosa avessero scatenato. Avevo rifiutato il ragazzo che un sacco di uomini e
donne avrebbero desiderato, non faticavo a credere che in molti avrebbero dato
qualsiasi cosa per essere al mio posto. Ma lui non era certo quel tipo di
ragazzo da accettare tanto facilmente di essere respinto e fu quello il momento
in cui vidi una scintilla nei suoi occhi e tutto venne da sé. La passione con
cui mi prese il braccio, la forza piena di desiderio con cui la sua mano
raggiunse il mio capo e lo spinse verso le sue labbra. Provai un intorpidimento
generale nel mio corpo mentre lo sentivo
stretto al suo fisico possente, delineato perfettamente e mi sentii
distintamente incastrato tra la parete e lui che con passione mi baciava
profondamente. Mi stringeva a se come se fossi una tra le cose più preziose che
avesse, desideroso di trattenermi per non vedermi svanire e le mie mani erano
immobili su quel torace, tanto era lo shock nella mia mente mentre vedevo
quegli occhi trionfare pieni di ardore. Cercai di staccarmi ma quel bacio,
tanto focoso ed emozionante, mi lasciò senza fiato nonostante sentissi la sua
piccola lingua entrare nella mia bocca senza preoccuparsi di come mi sarei
sentito dopo, una volta che tutto questo sarebbe finito. Lasciai scivolare le
mani sul suo torace, quasi arreso a quel turbine di sentimenti che provavo e lo
lasciavo stringersi a me come se quell’improvvisa sensazione di vitalità che
sentivo mi avrebbe cambiato completamente la vita. E pensai la cosa più assurda
in quel momento, la cosa che mi avrebbe svegliato definitivamente da quel
torpore e che mi avrebbe permesso di ribellarmi.
“Se solo potessi rimanere così per sempre…se solo potessi essere la
sua persona speciale…”
Fu
in quel momento che tutto tornò al suo posto…e tutto improvvisamente era
sbagliato, perché io non potevo essere quello che lui voleva e non potevo
dargli quello che desiderava!! Mi dimenai con tutta la forza che avevo e nello
sforzo, il rossore sulle guance, peggiorò notevolmente. Solo dopo qualche
istante la sua bocca si allontanò dalla mia. Provai un imbarazzo totale e girai
lo sguardo verso le finestre che proiettavano le luci meravigliose della notte.
Gli occhi sbarrati e il respiro affannato mi mandarono ancora di più nel
panico.
-Mi
hai appena dato quello che cercavo..- mi disse imprigionandomi nuovamente tra
il suo corpo e la parete..
-Taci…-
dissi ansimando.. –Non dovresti prenderti gioco delle persone solo perché ti
va…-
-Justin…è…dal
primo giorno che ti ho conosciuto che ti ho scelto..- disse sussurrandomi
all’orecchio… -Per prenderti in giro…-
Mi
sentivo umiliato…mi sentivo stupido per aver pensato cose assurde. Abbassai lo
sguardo schiacciato dalla vergogna e questa volta aprii la porta per volare giù
dalle scale lasciandomi ogni cosa dietro le spalle. Non avrei mai più dato
fiducia a Riley…mai più!! Nel buio della notte corsi a perdifiato per le vie
della mia città e nessuno mi seguì… Rimasi solo con la mia confusione e il mio
turbamento.
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Capitolo 2 *** Capitolo due.. ***
Capitolo 2
Capitolo
due
Riley…
Un
raggio di sole squarcia la stanza in due, un misto di penombra e di luce che mi fa
assaporare un’altra
giornata che inizia. Mi muovo leggermente sul letto quando sento
qualcosa
spostarsi leggermente vicino a me, strano…non avevo portato
nessuno a casa
quella notte!! Aprii lentamente gli occhi alzando leggermente la testa
e
incredulo la lasciai ricadere sul cuscino..
-Che
ci fai qui?!-
-Come
fratellino!?- risponde lei con calma.. –Non sei contento di
vedermi?!-
-Si
da il caso che sono le dieci e che vorrei dormire….- risposi
tirandola sul
letto vicino a me…
Lei
si accoccola vicino a me e per un po’ sta in silenzio. I suoi
capelli sono
profumati, proprio come quando da bambina si infilava nel mio letto nel
cuore
della notte e si stringeva al mio petto forte perché io la
abbracciassi. Mi
piaceva quella quotidianità, ci era servito per essere uniti
nonostante tutto.
-Non
hai risposto alla mia domanda…- gli dico tranquillo..
-Deve
esserci per forza un motivo!?- mi chiede lei schietta e irritata..
-Beh…penso
solo che tu non sia qui a caso..- dico girandomi supino mentre lei
lentamente
si gira verso di me.
Per
un pò non mi dice altro, si limita ad osservare i miei gesti
mentre si massaggia
un braccio incerta. So che vuole parlare di qualcosa quindi attendo che
lo
faccia e nel frattempo ci spostiamo in cucina.
-Riley..-
dice vuotandosi un bicchiere di latte.. –Che intenzioni hai
con Justin!?-
La
guardo con circospezione, non capisco l’importanza di quella
domanda e
l’urgenza nel piombare a casa così
all’improvviso solo per chiedermi del suo
amico.
-Vuoi
farmi la ramanzina!?- dico sorridendo.. –Guarda che sono
andato ad abitare da
solo proprio per questo!!! Non me le fa nemmeno più la mamma
Mico..-
-Nessuna
predica..- mi dice lei scuotendo la testa.. –Ma Justin
è la persona a cui tengo
di più dopo la mia famiglia..-
-Sei
innamorata di lui?!- gli chiedo mentre il suo colorito si fa
più acceso..
-No…ma
gli sono comunque affezionata, non voglio che gli accada niente che lo
possa
destabilizzare..-
-Oddio
Micol…- gli dico guardandola sconcertato.. –Non ha
due anni…sembri una madre
protettiva che lo tiene sotto una campana di vetro..-
-Dici
così perché tu non sai niente di lui!!- mi
risponde con furia adesso.. –Tu non
puoi capire..-
-Allora
spiegami perché non dovrei giocare con lui..- gli dico
sedendomi di fronte a
lei..
-No,
non ti deve riguardare, è una cosa che Justin ha confidato
solo a me..-
risponde abbassando lo sguardo.. –ma non voglio che a ferirlo
e a prendersi
gioco di lui sia proprio mio fratello!!!-
-Nessuno
vuole prenderlo in giro..- dico con
un
sorriso malizioso.. –Sto solo mantenendo fede alla parola
data…-
-Cosa
vuol dire!?- gridò lei balzando in piedi.. –Non mi
vorrai dire che…-
-Justin
interessa a Ben..- dissi io appoggiandomi al marmo della
cucina…
-Avete
ventisei anni Riley!!!- mi dice avvicinandosi.. –Ti prego,
dimmi che quando mi
dici che devi tenere fede alla parola data non è quello che
immagino io…-
-Invece
è proprio quello che pensi..- dico con un sorriso
smagliante..
-Se
tu provi a fare una cosa del genere a Justin non te lo
perdonerò mai!!!- mi
dice con sguardo arrabbiato..
-Non
pensi a Ben!?- rispondo io altrettanto serio.. –Sei sempre
stata anche tu a
dirmi che anche ragazzi come noi hanno il diritto di provare ad essere
felici
con la persona che gli piace… A Ben piace Justin
è così sbagliato!? O forse il
problema è che il marmocchio piace anche a te!?-
-Vedi!?!
Non ti sopporto quando fai così, quando metti te stesso
prima di tutti gli
altri!! Justin ha dei sentimenti ed un orgoglio come tutti!! Non ho
nulla
contro i sentimenti di Ben ma ogni cosa deve fare il suo corso naturale
Riley…
Ti prego!! Lascialo in pace..-
Osservo
i suoi occhi speranzosi, ma c’è qualcosa che non
posso comprendere rispetto al
mio comportamento attuale. Questa volta non posso farlo, se me lo
avesse
chiesto in altri frangenti avrei rispettato la sua richiesta ma non
oggi!!
Justin è una preda complicata e a me le persone difficili
erano sempre piaciute
più delle altre, perché non erano prevedibili.
Questo era un gioco troppo
stimolante per il mio ego, conquistare un ragazzino eterosessuale e poi
lasciare che tutto prendesse la piega che desiderava. Ero nato
cacciatore, era
questo che mi guidava, non ero tagliato per innamorarmi e giurare
eterno amore
ad una sola persona.
-Non
posso Micol...- gli dico voltandogli la schiena e appoggiandomi al
muretto che
suddivideva la cucina dal salone.. –Ho promesso che lo avrei
fatto..-
La
sentii avviarsi a passi veloci verso la porta d’ingresso e mi
voltai in tempo
per vedere il suo volto paonazzo arrabbiarsi a dismisura con gli occhi
lucidi e
tristi.
-Tu
non hai idea di quanto ti detesto adesso!!!- gridò con
ferocia..
Aprì
la porta e la sbatté con così tanta furia da far
tremare le vetrate. Sospirai
pesantemente e pensai che gli sarebbe passata, ma averla contro
certamente non
avrebbe agevolato il mio compito.
Qualche
istante dopo la porta si riapre e lei ricompare con i miei amici,
sempre
arrabbiata ma risoluta. La osservo qualche istante e per un momento
riconosco
quello sguardo deciso per una scelta presa che forse non
conoscerò mai.
-Buongiorno..-
mi dice Ben sorridendo.. –Dormito bene..?!-
-In
solitudine..- rispondo con un sorriso strafottente.. –ma mai
così bene..-
-Bene..-
disse lei con le braccia conserte.. –Finiti i convenevoli!?-
La
osservo dal divano e sorrido per la determinazione che tanto amo in
lei. Non so
il motivo per cui è tornata ma so che riguarda ancora il moccioso che la sera
prima mi ha
rifiutato. Non mi piace essere rifiutato, quindi scattava il piano B.
-Micol…sei
strana..- disse Clarke osservando mia sorella con quel tipico cipiglio
in
faccia..
-Oh
non preoccuparti..- dissi al mio amico.. –è nella
fase salviamo un panda
indifeso…-
-Quale
panda!?- chiese Jason stranito..
-Nessun
panda..- disse Ben rassegnato..
-Ti
stai appassionando al WWF Micol!?- chiese lui con
tranquillità..
-Che
cavolo Jason..- disse Orlando.. –Il panda è
Justin..-
Scuotevano
la testa con vigore tutti quanti mentre sorridevano, Mike guardava
concentrato
Micol cercando di capire la sua posizione. Avevo ragione di pensare
fosse
combattuto sul comprendere mia sorella.
-Tu
pensi che Justin sia etero!?- chiese lui all’improvviso con
determinazione..
-Non
lo penso..- disse lei spalancando gli occhi.. –Lo
è!!-
-Non
è per essere petulanti Mico..- disse Orlando.. –Ma
il nostro gay radar
lampeggia..-
Micol
sorrise come per prenderci in giro, sapevo che per lei poteva essere
difficile
accettare questa cosa, avevo avuto l’impressione che tenesse
a lui più di
quanto non avesse compreso lei stessa. Ma la nostra sensazione era
stata
comune, se Justin era omosessuale, indipendentemente dal gioco tra me e
Ben,
era giusto che lui capisse e cominciasse a vivere per quello che era
davvero.
-NO!!-
disse lei risoluta.. –Per voi è uno stupido
gioco!!! Ben, mio fratello mi ha
detto che Justin ti piace, ma non fa per te! Lui non è come
voi…-
-Tu
preferiresti vivere nella menzogna o nella verità?!- gli
chiesi a bruciapelo..
-Lui
sta vivendo nella vita che ha scelto e che gli appartiene..- mi rispose
lei
decisa..
-No,
non è vero..- gli dissi deciso.. –Lui sta vivendo
nell’unico mondo che ha
conosciuto fino ad ora! E nemmeno tu puoi essere sicura se quel mondo
è quello
che sta cercando..-
Lei
rimase zitta e da quel momento non disse più nulla,
perché sapeva che avevo
ragione. Avevo scoperto di essere gay nello stesso modo, non sapevo che
potevano esserci altri mondi oltre a quello che vivevo quotidianamente.
Fino a
quando non avevo conosciuto un ragazzo alle medie che si era innamorato
di me e
me l’aveva confessato. Cominciai a frequentare altri ragazzi
come lui e a poco
a poco cominciai a capire che anche io ne facevo parte, non con poche
difficoltà ovviamente. Micol conosceva com’era
stata la presa di coscienza di
essere “diverso” da un canone stereotipato di
ragazzo e sapeva che anche Justin
poteva appartenere al mio mondo senza difficoltà. Il fatto
che non lo potesse
accettare era un altro discorso!
-Riley…dobbiamo
parlare della sfida..- disse all’improvviso Simon..
-Oggi
dobbiamo prendere una decisione, altrimenti non potremmo più
partecipare..-
disse Ben guardandomi con la speranza che avessi una soluzione a
portata di
mano..
-Di
che competizione state parlando?!- chiese mia sorella curiosa..
-Il
Black Magic ha preparato una competizioni per ragazzi e ragazze che si
vogliono
mettere alla prova come cantanti e musicisti, ci sono varie regole da
seguire
come cantare un duetto, canzoni più soft e alcune da
discoteca e poi testi a
scelta dal concorrente! Ma non abbiamo il partecipante…-
-In
palio ci sarebbe la possibilità di lavorare al locale, se
hai buone doti
artistiche e per il gruppo che lo organizza consumazione e entrata
gratis per
un anno..- sorrise estasiato Clarke..
-Ora
ho capito..- disse Micol esterrefatta.. –Mi sembrava strano
che vi deste tanto
da fare senza avere un tornaconto..-
-Hai
una sorella piuttosto strafottente..- disse Simon abbracciandola e
scompigliandole i capelli..
Micol
sorrideva di gusto e forse inconsciamente senza pensarci le
sfuggì una frase
che non passò inosservata.
-Peccato..-
disse quasi sottovoce e sovrappensiero.. –Lui sarebbe
perfetto!!-
-Chi
sarebbe perfetto Micol!?- dissi aguzzando la vista..
-Come?!-
rispose lei con gli occhi sbarrati e lo sguardo mortificato..
-Hai
detto qualcosa come “lui sarebbe perfetto”!! lui
chi?!- dissi raggiungendola e
posando il braccio leggermente sopra il suo capo chinato a terra e
leggermente
rosso..
-Io
non ho detto nulla..- disse lei serrando i denti, lo faceva quando
voleva nascondere
con tutta se stessa qualcosa..
-Justin
eh..- dissi sorridendo..
-No
Riley!- disse lei prendendomi il braccio.. –Ti prego di
dimenticare quello che
ho detto..-
-Non
posso..- dissi semplicemente, consapevole di quanto ero stronzo in
questo
momento..
-Tu
non puoi capire..- disse lei scuotendo la testa.. –Se
prendesse in mano uno
strumento per lui sarebbe come…morire…-
Addirittura.
La sera prima avevo visto aprirsi una voragine in lui, mentre lo
baciavo
sentivo il suo corpo agitarsi e allo stesso tempo ribellarsi alla mia
stretta.
Lui aveva la forza di rifiutarmi, aveva la capacità di
tenermi testa e di
rendermi la vita difficile abbastanza per incuriosirmi. Questo non era
esattamente un bene per lui. Mi stavo interessando a Justin per diversi
motivi,
aveva un aura di mistero intorno a lui che lo faceva sembrare un
grattacapo
abbastanza intrigante che magari, una volta svelato, avrebbe
immediatamente
perso di interesse alla velocità della luce. Ma
finché non avessi capito cosa
lo avvolgeva nel mistero non avrei trovato pace. Non era solo per la
promessa
che avevo fatto a Ben, quel ragazzino sembrava estremamente cocciuto,
abbastanza da dover mettere in pratica tutto ciò di cui ero
capace per aprirmi
uno spiraglio in lui. Ogni volta che adocchiavamo un ragazzo che poteva
essere
omosessuale il gioco era sempre lo stesso, il più delle
volte il divertimento
finiva molto prima del previsto e la scommessa vinta non aveva lo
stesso gusto
che poteva avere oggi. Le discussioni con Micol andarono per le lunghe
per molto
tempo quel pomeriggio, non comprendevo perché quel da farsi
per impedirmi di
costringere Justin a esibirsi in un occasione del genere. Provai la
sensazione
che dietro a quella logorante richiesta si nascondesse una motivazione
di cui
lei era a conoscenza, anche se sicuramente stava montando
esageratamente le
cose facendole sembrare di proporzioni catastrofiche. E trovai assurdo
che si
prodigasse tanto per farmi cambiare idea quando sapevo perfettamente
che non
l’avrei ascoltata. Ero curioso di lui, mi divertiva vedere il
lampo di rabbia
nei suoi occhi quando lo provocavo o la estenuante tenerezza del suo
viso
quando era imbarazzato. Sapevo che in fondo, in una parte di se stesso,
si
rendesse conto che il mio finto corteggiamento lo incuriosisse
più del dovuto.
Non ero sicuro che Justin ne fosse consapevole, era solo una sensazione
che
avevo in risposta al mio fare seducente quando gli rivolgevo attenzioni.
E
fu per questo che decisi di agire, contro ogni logica e istintivamente
come un
bambino che fa esattamente quello che gli passa per la testa! Mi
sentivo forte
nella decisione che avevo preso, per lui avrei dovuto spendere molte
energie ma
mai come questa volta mi sentivo stimolato. Avevo capito dove abitasse
e il suo
cognome Herstrass non era esattamente diffuso, non fu difficile avere
una
risposta efficiente su dove potessi trovare un certo Justin. Nello
stesso
istante in cui mi ritrovai davanti alla sua porta di casa non riuscii a
fare a
meno di chiedermi cosa cavolo stavo facendo lì.
Volevo
stupirlo!? Incantarlo?! Prenderlo in giro!? Vedere la sua reazione
spontanea al
vedermi li sulla soglia!? Penso fosse esattamente tutto questo insieme
che mi
aveva spinto lì, ma in fondo pensavo che il mio ego
c’entrasse più di tutte
queste ragioni messe insieme. Lui resisteva e questo metteva in dubbio
il mio
potere di seduzione. Sorrisi del mio egoismo e della mia
vanità, forse lo
facevo più per me stesso che per Ben o chiunque altro. Non
avevo mai incontrato
un ragazzo come Justin, uno che trasmetteva i suoi sentimenti con la
forza di
uno sguardo deciso e sincero. Era disarmante
l’intensità dei suoi occhi visti
da vicino e io ci leggevo troppe cose tutte insieme per rimanere fermo
nella
mia posizione. Era solo curiosità ovviamente, ma sembrava
abbastanza per spingermi
fino a lì, poi a poco a poco, sarebbe scemata a tal punto
che Ben avrebbe fatto
il suo senza sforzo. Perché a quel punto Justin mi avrebbe
odiato con tutto se
stesso ed io avrei ricominciato la mia vita alla ricerca da altri
ragazzi che
avrebbero stimolato la mia fantasia e la mia curiosità.
Ora
però ero lì, contro ogni logica e con impeto, ero
uscito di casa dopo che Micol
e gli altri se n’erano andati. In casa non c’era
nessuno, quindi lo avrei
aspettato, prima o poi sarebbe tornato. Mi accomodai appoggiandomi al
muro con
le braccia conserte, delle ragazze erano uscite
dall’ascensore e mentre mi
avevano visto erano rimaste a bocca aperta a fissarmi. Riportai lo
sguardo
proprio al muro che avevo di fronte quando notai che stava per uscire
una terza
figura dalla porta e automaticamente con fatica le due ragazze si
spinsero l’un
l’altra di fronte all’uscio di casa loro. Notai
immediatamente la folata di
capelli biondissimi e gli occhi verdissimi dirigersi verso la porta di
casa, ma
appena notò la presenza di qualcuno alzò il suo
sguardo assente per capire chi
fosse.
L’impressione
che lessi sul suo volto non era esattamente quella di una persona
felice di
rivedere qualcuno. Stranamente ne rimasi leggermente deluso, salvo poi
sentirmi
immediatamente ed in un istante, stuzzicato dalla sua espressione di
totale
disapprovazione, non aveva ancora capito che più mi reggeva
il gioco odiandomi
e più mi sentivo attratto verso di lui.
-Che
ci fai qui!?- mi chiese glaciale..
-Deduco
che non sei felice di rivedermi..- risposi sorridendo entusiasta..
Le
ragazze dietro a Justin continuavano a fissarmi incredule, cominciava a
seccarmi avere due spettatrici imbambolate con la bocca aperta e mentre
le
osservavo li impalate, decisi di accelerare un pò i tempi
per togliermele di
torno.
-Buongiorno
ragazze..- dissi con un sorriso smagliante.. –Finito di
origliare!?-
Le
vidi sbarrare gli occhi, arrossire, si spinsero l’una con
l’altra dentro casa e
sentimmo un risolino sommesso mentre commentavano tra di loro. Era
impossibile
capire come reagissero certe donne a cose di questo genere,
più le trattavi
male e più rimanevano affascinate. Forse avrebbe funzionato
anche con Justin!?
-Non
c’era motivo di trattarle così male..- disse lui
disapprovando..
Mi
passò affianco andando ad aprire la porta di casa,
decisamente scazzato che
fossi lì! Gli presi il braccio per voltarlo verso di me ma
ne ricavai solo uno
strattone con cui si liberò dalla mia presa.
-Senti…finiamo
questa pagliacciata ok!?- mi disse per finire la conversazione una
volta per
tutte.. –Che vuoi da me!? Perché ho
l’impressione che non sei qui a caso!-
Perspicace
senza alcun dubbio, peccato che non gli sarebbe piaciuta la mia
brillante idea
ma questo in ogni caso giocava in mio favore!
-Diciamo
che ho un piccolo favore da chiederti..- dissi sorridendo apertamente..
Aveva
aperto la porta nel frattempo e lo vidi sbarrare gli occhi con
decisione, con
la chiara espressione del…“questo è
pazzo”! Mi guardò un pò mentre era
sulla
soglia, come se solo osservandomi potesse capire cosa avevo in mente,
sembrava
combattuto. Da cosa però!? Aveva timore di ferire Micol!?
Inconsapevolmente si
sentiva attratto e forse pensava di poter almeno rischiare di sentire
cosa
volevo!? Aveva paura di rimanere solo con me!? Non potevo capirlo! Ma
la sua
risposta fu veloce a chiara, non mi aspettavo quella risolutezza da
parte sua.
-Scordatelo
Riley!!- disse mentre stava chiudendo la porta..
-No
Justin aspetta..- agii senza pensare mentre cercai di inserire una
parte del
mio corpo prima che la porta si chiudesse..
Mi
guardò con i suoi occhi smarriti e sconcertati.
Sospirò pesantemente e continuò
a fissarmi in cerca di un motivo per ascoltarmi probabilmente.
-Mi
faresti entrare!?- gli chiesi serio, volevo capire come viveva, cosa
gli
piaceva..
Arrossì
leggermente e di nuovo la curiosità mi trafisse in pieno
volto. Perché
rifuggiva il mio sguardo!? Cosa temeva, un’altra mia
incursione come la sera
precedente!? O in casa non era solo!? Pensava agli avvertimenti di
Micol!? O
forse più probabilmente temeva di ferirla se mi avesse
trovato qui!?
-Lei
è andata a casa..- gli dissi sicuro..
–Probabilmente verrà più tardi..-
Mi
guardò stupito, come se non capisse qualcosa o qualche
passaggio, so solo che
in quel momento il suo sguardo si fece più sereno e
più combattivo, come se
fosse sollevato e certo che ora sarebbe stato tutto diverso.
Aprì piano la
porta lasciando che il sole mi accecasse la vista per qualche istante,
lui era
rimasto immobile appoggiato allo stipite della stessa e con le braccia
conserte
aspettava che entrassi. Non so descrivere quanto fosse sconvolgente il
gioco di
luce che i raggi del sole donavano al suo viso. I suoi capelli biondi
diventavano ancora più chiari e i suoi occhi diventavano
incredibilmente verdi.
Sorrisi di me stesso, mentre vedevo chiaramente quanto Justin non
capisse le
mie reazioni e mentre scuotevo il capo guardando a terra entrai in
casa, lui
richiuse la porta alle spalle.
Mi
guardai attorno, la casa era ariosa, luminosa e si affacciava sul mare,
un
panorama decisamente meraviglioso che contemplava l’oceano in
tutta la sua
bellezza. Per addolcire un poco la spendente luce che filtrava dalle
grandi
vetrate del salone aveva posizionato le tende, di un piacevole color
ambra, in
modo che il chiarore non ci ferisse troppo gli occhi. Poi si
voltò verso di me,
mantenendo una distanza considerevole e mi chiese se volevo qualcosa da
bere.
Non aveva molta scelta, ma alla fine pensai che per il pomeriggio un
thè freddo
potesse bastare e lo vidi scomparire oltre il corridoio per qualche
minuto.
C’erano molte fotografie, con la madre suppongo e con un
ragazzo che doveva
avere all’incirca la mia età, il fratello pensai.
Era una casa arredata con
molto gusto indubbiamente e con un certo tocco che doveva essere di una
donna
piuttosto raffinata. Quando Justin tornò mi trovò
accanto a una foto che doveva
essere piuttosto recente.
-La
mia famiglia..- disse lanciandomi un’occhiata e lasciando
cadere il discorso..
-Tuo
padre!?- non avevo visto nessuna foto di lui intorno..
-Non
c’è più..- disse lui evasivo e arrivai
alla conclusione più appropriata in
questi casi..
Lasciai
perdere il discorso cercando di non fare più domande, ogni
tanto anche io avevo
un briciolo di umanità. Mi sedetti vicino a lui e mi voltai
comunque
leggermente per guardarlo, sembrava disinvolto ma era guardingo, avrei
dovuto
giocare d’astuzia per portarlo dalla mia parte. Lui mi
allungò il bicchiere
pieno di una bevanda ghiacciata e profumata, era una giornata davvero
calda e
mi scoprii piuttosto assetato tanto che tracannai metà del
liquido contenutovi.
Era pure molto buono.
-Allora..-
disse lui sulla difensiva.. –Cosa volevi!?-
Ora
mi guardava negli occhi risoluto, ci volle qualche secondo per
concentrarmi e
quando ripensai al motivo per cui ero lì, la mia risoluzione
divenne fondamentale
per portare a termine il compito che mi ero prefissato.
-Al
Black Magic stanno organizzando un evento...- dissi accomodandomi
rilassato sul
divano e sorridendo apertamente.. –sei gruppi cercano un
ragazzo o una ragazza
che dovrà presentarsi per esibirsi come cantanti e
musicisti, chi vincerà tra
gli artisti avrà diritto ad un lavoro nella discoteca e al
proprio gruppo
consumazione ed entrata gratis! Forte no?!-
-Una
stronzata insomma..- disse lui annoiato.. –Ma io cosa
c’entro in tutto
questo!?-
-Ovvio
no!?- dissi sorridendo e guardandolo con sfida.. –Io ho
scelto te Justin..-
Notai
senza sforzo che non aveva capito cosa intendessi con quel
“io ho scelto te..”
e fu davvero uno spasso osservare il suo viso mentre cambiava mille
colori in
pochi secondi. Forse ora aveva capito cosa intendevo. Ora sembrava un
tigrotto
completamente furioso, peccato che la sua mimica facciale lo faceva
sembrare al
massimo un gattino spaventato. In quel momento guardando i suoi occhi
potevo
quasi paragonarli a un fuoco che arde scoppiettando nel caminetto, era
totalmente divertente vedere come si alternavano in lui i sentimenti
che
provava. Sicuramente per me bruciavano a competizione l’odio,
la collera, la
voglia di ribellarsi e di ardermi vivo sulle braci ardenti. Anche se
era
lontana anni luce da me la comprensione del perché quella
rivelazione potesse
disturbarlo tanto. Forse il problema era che sarebbe stato troppo tempo
con me.
Si…doveva essere questa la motivazione.
-Tu
non hai idea di cosa mi stai chiedendo..- rispose alzandosi furioso..
Passeggiò
per qualche istante intorno al divano con un pugno a premersi la
fronte,
sembrava contenere dentro di se il motivo per quella furia cieca che lo
stava
logorando e per un momento pensai che doveva essere proprio terribile
per lui
l’idea di passare del tempo con me. Ma abbandonai quel
pensiero immediatamente
e mi concentrai sui miei obiettivi.
-In
ogni caso..- disse ora riprendendo il controllo a fatica..
–Non lo farò! Ne ora
ne mai..-
-è
qui che ti sbagli..- dissi raggiungendolo e guardandolo serio fisso
negli
occhi.. –Non hai scelta Jus..-
Mi
guardò con timore, nei suoi occhi un attimo di panico mentre
lo osservavo
intensamente. I suoi occhi, quante cose mi dicevano. Erano gli unici
che mi
lasciavano un
pò più d’accesso alla sua
mente.
Era
confuso, il suo sguardo si era addolcito da quando mi ero avvicinato.
Provai
l’impulso di inumidirmi le labbra mentre lo osservavo e
automaticamente le
tormentai leggermente con i denti resistendo all’impulso di
baciarlo. Lui si
allontanò impercettibilmente, più guardavo la sua
bocca più sentivo la ragione
abbandonarmi. Non era esattamente una buona cosa distrarsi
così dai miei
intenti, ma più lo confondevo più potevo
approfittarmi della sua debolezza e
raggiungere il mio scopo. Unire l’utile al dilettevole, era
così che
funzionava. C’era una così intensa attrazione tra
di noi, sentivo l’aria
elettrica e colma di desiderio, ero certo che anche lui sentisse questa
calamita che ci attirava. Rimasi per molto tempo così ad
osservarlo finché mi
vinse l’impulso di avvicinarmi ancora e sapere di che gusto
sapevano le sue
labbra così morbide e leggermente carnose. Lui mi guardava
negli occhi
terrorizzato, quasi ipnotizzato, senza per il momento opporre alcuna
resistenza. Mi stupii della poca volontà che dimostrava,
sembrava che si fosse
arreso e mi chiesi se sarebbe stato così semplice e noioso
conquistarlo. Il mio
interesse sarebbe scemato istantaneamente e da qui in poi sarebbe stata
una
gran seccatura. Ma proprio nello stesso istante in cui avevo quasi
sfiorato le
sue labbra, sembrava essersi risvegliato e immediatamente si era tirato
indietro per sottrarsi alla mia influenza. Mi aveva
rifiutato…per la seconda
volta! Non aveva deluso le mie aspettative…
Sorrisi
entusiasta mentre potevo vedere chiaramente quanto fosse arrabbiato con
se
stesso e nello stesso tempo che me ne resi conto, il mio ego,
esultò a tal
punto da desiderare immediatamente una seconda occasione per metterlo
ancora in
difficoltà. Doveva cedere…prima o poi avrebbe
dovuto farlo, non poteva
resistere ancora per molto. Mi sentivo elettrizzato da questo
avvicinarsi e
allontanarsi della nostra conoscenza, era decisamente eccitante per uno
come me
che amava conquistare le sue prede, più la cosa diventava
complicata, più il
gioco diveniva piccante e divertente.
-Io
non lo farò..- disse osservando deciso il mare fuori e
scandendo la parole..
-Tu
lo farai..- gli sussurrai all’orecchio..
–Altrimenti lo sai qual è il prezzo da
pagare…-
-Non
c’è alcun prezzo da pagare..- rispose sicuro..
-Allora..-
dissi avvicinandomi ancora di più alla sua pelle..
–per te non ci sarà alcun
problema se riferirò qualcosa a mia sorella..-
Vidi
il suo viso tirarsi e capii che avevo fatto centro. So che Micol
l’aveva messo
in guardia, voleva che mi stesse lontano perché sapeva cosa
succedeva quando mi
intestardivo con un ragazzo. E…quella promessa era venuta
meno la sera
precedente ed anche ora!!
-Lei
non devi nemmeno tirarla in mezzo..- disse ora sibilando..
-Dipende
da te Justin!!- rispondo io con noncuranza.. –Gli avevi fatto
una promessa e
non l’hai mantenuta..-
-Sei
davvero un gran bastardo..- mi dice con occhi lampeggianti..
-Si..-
gli dico sorridendo.. –Ma sii sincero con te stesso! Se non
lo fossi, ieri sera
forse non avresti ricambiato il mio bacio..-
Mi
guardò con ostinazione, sapevo che da oggi in poi sarebbe
stato più difficile
ingannarlo. Avrebbe tenuto la guardia alta, era già
normalmente sulla
difensiva, ma così mi avrebbe intrigato anche di
più. Ogni istante che passava
con me lo vedevo sempre più arrabbiato e disgustato.
-Ti
sbagli..- mi rispose spavaldo ora.. –Tu non rappresenti
assolutamente nulla, ti
rispetto solo per Micol! Ma ti detesto a tal punto da sperare che ti
togli di
mezzo il prima possibile..-
-Sei
sicuro che saresti capace di starmi lontano!?- gli chiesi a bruciapelo
mentre
si sedeva sul divano rassegnato..
-Nessuno
è indispensabile..- disse con disinteresse.. –Tu
poi meno degli altri..-
La
mia bocca si allargò in un immenso sorriso e mi andai a
sedere sul tavolino
proprio di fronte a lui. Mi guardò con risoluzione mentre
cercava di ancorarsi
per bene al sofà, vedevo bene che era guardingo, forse
significava che per lui
ero…imprevedibile!? Un altro punto a mio favore, potevo
coglierlo di sorpresa e
quando si è disarmati difficilmente si riesce a reagire con
prontezza. Sentii
un cellulare squillare, doveva essere un messaggio perché
poco dopo smise di
brontolare. Per un pò rimase indeciso sul da farsi poi
guardò prese il
cellulare per leggere il messaggio, sorrise debolmente ma
immediatamente dopo si
fece scuro in volto e pensai che doveva essere la mia sorellina.
Sospirò a
disagio, arrabbiato in maniera inverosimile, ma mi trafisse con i suoi
occhi
troppo verdi e per un pò mi osservò in silenzio.
-Cosa
devo fare!?- avevo vinto, sapevo sarebbe stato ragionevole..
-Dovremo
iscriverci, per questo ti aspetto domani pomeriggio a casa mia..- dissi
con un
sorriso smagliante..
-Campo
neutro..- suggerì lui con diffidenza.. –Un bar
qualunque a tua scelta..-
-Bocciato..-
risposi secco.. –Sono io che detto le condizioni..-
Si
morse il labbro delicatamente e per qualche istante. Sembrava saggiare
la mia
risoluzione, quando si rese conto che non aveva chance
sospirò nuovamente e
cercò di annuire alla bene meglio.
-Ora!?-
chiese solo evasivo..
-Ti
aspetto alle due e mezza e sii puntuale..- dissi con intransigenza..
–Inoltre
dovrai occuparti delle canzoni con cui ti esibirai..-
-Pure..-
disse scuotendo la testa.. –Desidera qualcos’altro
padrone!?-
-Si..-
dissi serio.. –Non voglio delle polente di canzoni chiaro!?
Tre devono essere
da discoteca, una un duetto, un lento e tre di puro rock…-
-Otto
canzoni!?- disse lui strabuzzando gli occhi.. –Tu sei pazzo!
Quanto tempo ho!?-
-Una
settimana..- risposi con tranquillità.. –Ma per un
genio come te non sarà un
problema no?!-
Lo
vidi sospirare pesantemente come se dovesse trattenersi dal prendermi a
pugni,
ma si dominò con fatica e guardò il soffitto con
insistenza mentre muoveva
nervosamente le mani in tensione.
-Posso
decidere anche come presentarle!?- chiese pensando concentrato..
-Si…-
risposi incerto.. –Ma l’ultima parola
sarà comunque la nostra..-
-Ora
puoi toglierti dai piedi!?- mi chiese mentre si alzava e raggiungeva la
porta
ostinato..
Risi
divertito, in men che non si dica ero stato messo alla porta. Non
capitava certo
tutti i giorni. Mi alzai controvoglia ma stuzzicato dai suoi continui e
ripetuti rifiuti e assensi. Quando arrivai sulla porta, mi voltai verso
di lui
e gli sorrisi diabolico.
-Ricordi
Justin quello che ti ho detto ieri sera..!?- dissi guardandolo mentre
lui
osservava lo stipite della porta blindata.. –Io ti ho
scelto..-
-E
io ti detesto..- disse mentre nel giro di un secondo mi
sbatté la porta in
faccia..
Lasciai
lo stabile con la piena consapevolezza che stavo muovendo bene le mie
carte e
che seppur difficile questa storia mi avrebbe dato delle soddisfazioni.
Justin
mi divertiva più del dovuto e il giorno dopo avrei fatto di
tutto per sedurlo
nel modo giusto. Non dovevo insistere troppo, ma essere costante, farlo
sospirare un pò e alla fine avrebbe capito la sua vera
natura. Una volta che
avessi ottenuto quello che volevo, potevo lasciarlo a Ben che
sicuramente si
sarebbe preso cura di lui molto meglio. Quella sera andai a lavorare
nel
locale, mi esibii come sempre con piacere mentre notavo molti ragazzi
mai visti
gironzolare nell’ambiente. Ne avevo adocchiati un paio che
facevano al caso mio
e alla fine del mio turno mi avvicinai per sondare il terreno. Erano
tutti
particolarmente carini e sospettavo anche disposti ad approfondire la
conoscenza, visto che ricambiavano gli sguardi fugaci che gli
indirizzavo.
Alla
fine decisi di concentrarmi su uno in particolare che mi si era
avvicinato e
sembrava più intraprendente degli altri. Solitamente non ero
molto interessato
a come si chiamassero, per me erano tutti uguali e fondamentalmente ero
più
interessato al fatto che risvegliassero i miei sensi momentaneamente
sopiti. E
lui era sexy, lo era incredibilmente, a me non piacevano i ragazzi
effeminati,
preferivo gli uomini che dimostravano virilità e
capacità consce o inconsce di
seduzione. A poco a poco ci eravamo avvicinati, ballavamo piuttosto
vicini
senza perderci di vista un istante. Fu una decisione istantanea, lo
guardai
deciso e sorrisi facendogli cenno col capo di seguirmi. Il
privé era l’unico
posto in cui si poteva stare tranquilli. Non appena mi voltai tra la
folla per
raggiungere la stanza, notai uno sguardo tra folla, fu un istante
perché come
lo avevo notato era sparito. Sembrava una follia ma ero sicuro fosse
lui.
Doveva essere lui.
Feci
cenno al ragazzo di aspettarmi un istante, sarei tornato da lui
sicuramente, ma
mi premeva verificare se quella sensazione era stata giusta. Corsi a
poco a
poco in mezzo alla folla per trovare i suoi occhi, ma le luci rendevano
il
tutto troppo complesso. Non poteva essere troppo lontano se realmente
era lui,
cercai ancora con lo sguardo e come in un lampo riconobbi i suoi
capelli
sbarazzini che si ribellavano, era appoggiato al muro proprio accanto
al privé.
Mentre mi avvicinavo potevo notare che stava deglutendo a fatica come
in preda
al batticuore. Tanta premura di nascondersi inutilmente.
Aprii
la porta del privé e subito senza esitazioni lo presi per un
braccio tirandolo
dentro. Lo sentii gridare leggermente, la forza sul braccio era potente
perché
la prima cosa che fece fu toccarsi il polso ancor prima di guardare chi
lo
avesse trascinato lì. Guardò il mio viso e subito
si ribellò cercando di
uscire.
-Perché
sei qui Justin!?- gli dissi intrappolandolo contro la parete..
-Non
sono qui per te..- mi disse subito per precisare..
-A
no!?- gli risposi sorridendo.. –Mi stavi cercando..-
-Non
farti strane idee Riley..- disse lui scuotendo la testa..
–non ti cercavo..-
-Allora
perché sei fuggito quando mi hai visto con quel ragazzo!?-
dissi inchiodandolo
con gli occhi, poi mi avvicinai al suo orecchio..
La
sua reazione fu di panico, girò completamente il viso alla
sua sinistra e
guardava fisso la parete della stanza di un soffuso color porpora.
Sorrisi
affascinato dalle sue reazioni, lo sentivo tremare sotto le mie mani e
le sue
guance erano leggermente colorite.
-Lo
stavo portando qui..- dissi sussurrandolo lentamente..
–proprio come ho fatto
ora con te!!-
Il
suo respiro era affannato, ma non aveva spostato il viso di un solo
centimetro.
Peccato perché in questo modo non avevo accesso ai suoi
occhi. Quando li
guardavo sembrava perdere il contatto con la realtà.
Così decisi di agire in
modo diverso, lo presi per la vita e velocemente lo trascinai vicino al
mio
corpo. Non si aspettava quel gesto ma si mosse quel poco che mi permise
di
lanciarmi nel mio scopo. Le sue mani bloccavano il mio petto,
cercò di dire
qualcosa alzando il viso verso di me e fui più veloce di lui
perché raggiunsi
le sue labbra con trasporto. A nulla servirono i suoi lamenti e i suoi
spintoni, a volte percepivo chiaramente la sua bocca ricambiare il mio
bacio,
in altri momenti si opponeva con furia e rabbia, la sua forza
diminuì quando
schiacciai il mio corpo sul suo contro il muro. Sembrava arrendersi in
certi
momenti tanto che mentre aprivo gli occhi vedevo quella stessa
scintilla
rabbiosa risvegliare la sua furia. Quando mi separai dalle sue labbra,
lui mi
spinse via subito e col dorso della mano si pulì la bocca
con umiliazione.
-Ora
sei soddisfatto!?- mi chiese guardandomi dritto negli occhi..
-Arrenditi..-
gli dissi posando le mie mani contro il muro per imprigionarlo..
-Mai..-
rispose dilatando le narici del suo piccolo naso perfetto..
–Non mi arrenderò
mai a un bambino viziato come te! E comunque Micol ti sta cercando..-
Non
feci in tempo a bloccarlo che mi era sfuggito. Appoggiai la fronte al
muro
ghiacciato sorridendo e mi resi conto che mi stava battendo il cuore,
una cosa
strana per un piccolo bacio. Dimenticai presto quel piccolo dettaglio e
subito
mi ricordai immediatamente del ragazzo che fuori mi stava aspettando.
Il tempo
di trovare Micol e non mi sarebbe sfuggito per niente al mondo!
Quando
uscii dalla stanza Justin era già sparito. Rimasi qualche
istante sulla porta,
mentre mi guardavo intorno notai Micol evidentemente era in cerca del
suo amico.
Non mi preoccupai di dove fosse finito, ero quasi del tutto certo che
non
avrebbe mai mollato mia sorella senza dare spiegazioni e subito cercai
di
individuare il ragazzo che avevo adescato prima di vedere Justin. Non
mi andava
di lasciare le cose a metà, ma appena lo intravidi e cercai
di raggiungerlo
Mico arrivò e mi investì con la forza del suo
entusiasmo.
-Eccoti
fratellino!!- il suo sorriso raggiante..
-Che
tempismo..- dissi guardandola con dispetto..
-Ho
interrotto qualcosa!?- disse con la sua finta incredulità e
cogliendo il suo
trionfo negli occhi..
-Assolutamente..-
risposi dandole un bacio sulla guancia.. –Che fai qui!?-
Fece
finta di nulla nonostante avesse colto il chiaro rimprovero nella mia
voce, non
amavo il fatto che frequentasse questa zona malfamata di Sidney, era
sempre
poco consigliato per due ragazzini come loro girare soli in questo
quartiere.
Ma conoscevo Micol abbastanza per sapere che non mi avrebbe ascoltato.
-Sembrava
di vitale importanza..- mi disse lei facendo spallucce..
-Nostra
madre non cambierà mai vero!?- chiesi a lei ridendo..
-Dice
che sei troppo magro..- rispose lei affettuosamente.. –Quindi
niente di meglio
che una bella zuppa inglese che ti piace tanto!!-
Poco
dopo dietro Micol spuntò Justin che recuperata la
tranquillità si avvicinava,
forse entusiasta di potersela svignare velocemente. Quando
arrivò affianco a
noi mia sorella si voltò e sorrise impaziente curiosa di
chissà cosa.
-Ma
dov’eri finito!?- gli chiese ridendo..
–è da un pò che ho trovato Riley!!-
Doveva
averlo mandato alla mia ricerca e se era per quello mi aveva anche
trovato..!
-Beh..-
disse imbarazzato.. –Non conosco ancora il posto, ho faticato
un pò..-
-Scusatemi….ma
avrei una certa fretta..- dissi inchiodando con lo sguardo il ragazzo
che mi
stava aspettando..
Micol
mi baciò velocemente ridendo, ormai abituata alle mie
abitudini, mi sorrise
divertita e notando Ben e gli altri si diresse verso di loro forse per
salutarli e fermarsi un altro pò. Passai affianco a Justin e
non resistetti
all’impulso di provocarlo un pò. Mi avvicinai al
suo orecchio e colto di
sorpresa si immobilizzò.
-Ti
aspetto..- gli dissi docilmente.. –Non mi deludere,
attenderò impaziente le due
e mezza…-
Forse…si
irrigidì, vidi il suo sguardo mentre
si
faceva arrabbiato o probabilmente deluso. Non avrei mai saputo di cosa
si
sarebbe trattato, sentivo solo un impulso irresistibile che mi guidava
attraverso l’enorme salone e mi faceva percorrere a grandi
falcate quel poco
spazio che mi divideva dal ragazzo vicino alla stanza degli incontri.
Lo vidi
sorridere con evidente approvazione ed entrò nel
privé con decisione mentre
aspettava che io lo raggiungessi. Quando arrivai sulla porta mi guardai
solo un
istante indietro e…i suoi occhi mi avevano seguito fino a
lì. Mi guardò solo
per un momento e si voltò con la stessa rapidità
con cui mi aveva lasciato solo
pochi minuti fa. Fu in quel momento che compresi qualcosa di
fondamentale.
In
quel momento ero stuzzicato e sentivo il mio corpo decisamente agitato
nello
sforzo di trattenere il mio desiderio. Ma non era l’uomo che
stavo raggiungendo
a provocare la mia eccitazione, nell’istante in cui avevo
schiacciato Justin
contro il muro e avevo sentito il suo calore, avevo compreso che se non
mi
fossi trattenuto sarei andato troppo oltre. Avevo provato un tipo di
eccitazione che non nutrivo per tutte le mie
“vittime”, ma presto o tardi
sarebbe scemata nello stesso istante in cui si sarebbe sfogata. Non
l’avevo
ancora sentita così distintamente. Solitamente sceglievo i
ragazzi da prendere
in giro in base a quanto interesse e curiosità potevano
suscitarmi, Justin
aveva solleticato il mio coinvolgimento per il suo modo di fare, ma
mentre
eravamo assieme pochi istanti fa aveva scatenato in me un turbamento
intrattenibile. Questo non era un punto a mio favore, rischiavo di
perdere il
controllo. Il mio obiettivo non era spaventarlo, era sedurlo.
Quando
entrai nella stanza la mia voglia di insegnare qualcosa a quel
ragazzino sparì
nello stesso istante in cui lo guardai negli occhi. Non c’era
nulla di quello
che potevo aver intravisto prima, erano vuoti e del tutto arrendevoli.
Poi feci
il grosso sbaglio di immaginare degli occhi espressivi e limpidi,
chiari…delle
labbra piene, morbide e il modo in cui i denti le torturavano come per
nascondere un segreto. Persi del tutto la ragione. In quel momento non
vedevo
altro che quei suoi occhi, tutto frutto della mia immaginazione, ero
accecato
dal desiderio che sentivo nascere per lui e di cui ero diventato
consapevole
solo in quei pochi istanti in cui mi ero avvicinato a lui
pericolosamente.
Sapevo che era una cosa passeggera ma…l’idea che
lui potesse ricambiare il mio
bacio con quelle sue labbra tanto sensuali, si rifletté
totalmente su di me
impedendomi di fermare quel turbine di emozioni che mi stavo creando da
solo.
Fu una cosa veloce come lo schioccare delle dita e mi svegliai, mentre
il
ragazzo di cui non conoscevo nemmeno il nome, percorreva con le mani le
mie
gambe e si chinava lentamente con sguardo ammiccante come per
continuare a
provocare la mia fantasia. Peccato che non c’era nulla di
stimolante in quello
che cercava disperatamente di essere, la sensualità non era
certo una qualità
che si potesse acquisire o simulare.
-Fa
quello che devi…- dissi buttandomi su un divanetto e
buttando la testa
all’indietro.. –Poi togliti di torno…-
Mi
guardò incerto ma comunque determinato nel continuare quello
che aveva
iniziato. Da quel momento non lo guardai più e mi concentrai
solo qualche
istante per ricordarmi che il giorno dopo avrei cambiato tattica con
lui. Ci
avrei pensato a tempo debito, era ora di pensare a me!
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Capitolo 3 *** Capitolo tre.. ***
capitolo 3
Riley..
Ore
11.
Non
poteva già essere passata tutta la notte. Mi rigirai
disperato nel letto
incapace di comprendere come fossero arrivate così presto le
undici del
mattino! Forse se non fossi rientrato alle cinque a casa la notte mi
avrebbe
reso di più. Ero rientrato a casa stanco e poco soddisfatto
dalla serata
passata. Fu uno spasso ricordarmi quel tipo con cui mi ero
“divertito” nel
privé, alla fine del nostro incontro mi aveva chiesto il
numero di cellulare. L’avevo
guardato come un alieno, poteva davvero pensare che ci sarebbe stata
una
seconda volta per lui!?
-Scordatelo..-
gli avevo detto ridendo convinto..
-Perché!?-
mi disse lui deluso.. –Pensavo di piacerti!!-
-Vedi..-
dissi mentre mi mettevo a posto la camicia.. –mi stufo molto
facilmente..-
-Potrei
stupirti se solo mi dessi un’altra chances..- disse parandosi
di fronte a me..
-Lascia
perdere..- dissi mettendogli una mano sulla spalla.. –La
prima è già stata
abbastanza deludente!! Una seconda non le reggerei..-
L’avevo
distrutto!! A volte non mi capacitavo di questa mia bastardaggine, non
avevo
idea a chi potessi assomigliare, nella mia famiglia nessuno era
così cinico da
pensare che non esistesse un amore con cui prendersi per mano per tutta
la
vita. O almeno…non esisteva per noi omosessuali. Finivamo
per essere o prede o
cacciatori, ognuno schiavo della propria condizione, quel ruolo avevamo
e con
quello saremo finiti nella tomba. Non ero fatto per la smancerie da
innamorati,
non avrei retto a tutti quegli abbracci occhi negli occhi, mano nella
mano. Ero
nato per cacciare, godere dei frutti che ne ricevevo, stufarmi e
riprendere il
solito circolo vizioso, questo si che era divertente e allettante! Non
mi ero
reso conto di quanto la giornata stesse volando, pensando a mille cose
era
arrivata l’ora prestabilita per l’arrivo del
moccioso. Ero tornato nella mia
stanza inondata nel rovente calore di Sidney e mi ero perso a guardare
nell’armadio per cercare qualcosa di comodo da indossare,
solo gli slip non era
adatto in un frangente come questo. Justin sarebbe scappato
all’istante appena
mi avrebbe visto sulla soglia!! Oppure no?! Sorrisi dell’idea
che mi raffigurai
di lui, mentre si faceva più intraprendente e preso
coraggio, mi appiccicasse
al muro per darmi un bacio estenuante. No…non era ancora il
momento!
Feci
giusto in tempo a infilarmi un pantalone nero molto leggero e una
canottiera
bianca piuttosto aderente che metteva in risalto il fisico scolpito.
Sapevo che
i miei occhi confondevano quel tanto Justin da metterlo a disagio,
forse era
quel blu intenso messo in risalto dalle ciglia nerissime come i
capelli. O per
la pelle che del colore del miele faceva risaltare tutta la figura con
eleganza. Mi piaceva l’idea che Justin potesse trovarmi
attraente. Non feci in
tempo ad approfondire quell’idea che il campanello
suonò con ferocia. Mi
affrettai ad andare alla porta, era in perfetto orario!
-
Sei qui …- dissi aprendo la porta e guardandolo..
Lo
dissi con troppa intensità probabilmente, i suoi occhi si
spalancarono un pò
forse stupiti o sconcertati, non saprei dirlo, notai solo un leggero
arrossamento sulle guance e sul contorno delle sue orecchie perfette.
E…mi fece
tenerezza in fondo. Era un ragazzino, sembrava molto più
indifeso e instabile
rispetto alle giornate precedenti, ma Justin poteva essere
imprevedibile,
meglio non sottovalutarlo. Lui stette ancora qualche istante in
silenzio, poi
si decise a parlare, ma era molto meno aggressivo e feroce dei giorni
precedenti. Non potei non pensare se stesse tramando qualcosa.
-Beh..-
disse lui distogliendo lo sguardo.. –Non avevo molta scelta
giusto!?-
-Direi
di no..- dissi sorridendo, ma con una nuova euforia per il suo attuale
atteggiamento..
-Forse…-
disse lui a disagio.. –potrei entrare!?-
Solitamente
avrei dovuto spingerlo in casa, ma in effetti dovevo ammettere che ero
stato io
a costringerlo, senza contare che gli avevo affidato un compito ben
preciso.
Fino a quel momento non mi ero accorto che portava sulle spalle quello
che
doveva essere uno strumento, con una elegante custodia a proteggerlo.
Lo
osservai mentre si guardava attorno, sembrava cercasse di prendere
confidenza
con la casa per sentirsi a proprio agio. Poi con un viso smarrito si
voltò
verso di me e mi spiazzò per un istate con quelle sue parole
incerte e
imbarazzate.
-Non
so che tipo di idea ti sei fatto di me..- disse abbassando lo sguardo e
prendendosi cura dello strumento che stava adagiando sul divano..
–io non sono
come pensi Riley, però non vedo perché non
potremmo provare ad avere un rapporto
civile per il bene di Micol!!-
-Stai
cercando di ammansirmi perché non spifferi qualcosa a mia
sorella!?- gli chiesi
passandogli accanto e sussurrandoglielo all’orecchio..
Era
arrossito, l’avevo fatto arrabbiare, ma ero sicuro che una
parte di lui stava cercando
di mettere a tacere i dubbi che i nostri baci avevano fatto sorgere nel
suo
inconscio. Doveva trovare degli alibi per se stesso, voleva fare stare
bene
Micol perché gli voleva bene sinceramente, voleva avere un
rapporto con me
perché probabilmente l’attrazione che sentivo io,
la percepiva anche lui
sebbene non la riconoscesse e la rifiutasse.
-Non
è solo per lei..- disse con riluttanza.. -è anche
per me!!-
Serrava
i pugni intorno alla cintura del suo strumento e per un momento vidi un
lampo
bizzarro nei suoi occhi, erano così duri, arrabbiati,
furiosi, totalmente
saettanti se questo fosse il concetto giusto. Ma forse era riduttivo,
nascondevano una furia cieca che non gli avevo mai visto e non pensavo
potesse
appartenere a degli occhi così belli e limpidi. Sembravano
gli occhi neri e
ombrosi di un assassino seriale che osservava la sua vittima da lontano
prima
di trafiggerla.
-Non
voglio odiare nessuno come ho odiato quella persona..- disse tutto di
un fiato,
quasi troppo velocemente per capirlo..
-C’è
qualcuno che odi più di me!?- dissi con un piccolo risolino,
sicuramente certo
che non potesse essere vero..
-Si..-
rispose con mio stupore.. –C’è qualcuno
che odio molto più profondamente di te
e che non potrei mai perdonare! Per questo dico che forse, con un
pò di fatica
da entrambe le parti, potremmo avere un rapporto civile..-
Rimasi
sconcertato. Indubbiamente
stava dicendo
la verità, la risolutezza dei suoi tratti confermava che
c’era qualcuno che
doveva avergli fatto un profondo torto tanto da odiarlo di un disprezzo
totale.
Lo osservai per qualche istante mentre incerto apriva lentamente la
cerniera
della custodia, che doveva contenere uno strumento custodito
gelosamente e
particolarmente all’avanguardia visto la gentilezza con cui
lo trattava. Eppure
nei suoi incerti modi di fare notavo una certa riluttanza, sembrava
combattere
un demone interno a se stesso dal modo in cui faceva scorrere le dita sullo strumento
che ancora non avevo
visto.
-Sembra
che sia qualcosa di rovente..- dissi ad alta voce.. –quasi
avessi paura di
scottarti..-
-È
così..- rispose immediatamente con quella sua disarmante
verità negli occhi..
–Tu non sai quanto può essere straziante dover
fare qualcosa che avevi giurato
di non fare mai più..-
-Che
significa!?- dico io guardandolo incredulo.. –La musica
è un modo di
comunicare, potrebbe aiutarti qualsiasi problema tu abbia..-
-Lei
mi ha rovinato la vita..- disse rabbioso.. –è
colpa sua se..-
-Se?!-
chiedo immediatamente, ansioso che termini la frase..
Si
morde furiosamente il labbro inferiore come se stesse rimproverandosi
per
essere arrivato così vicino alla verità, forse
aveva un valido motivo per
odiare quello strumento e in generale tutto ciò che
riproducesse suoni, ma
nonostante questo era disposto a farlo.
-Lascia
stare…credimi Riley non vale la pena saperlo..- disse mentre
con un gesto
veloce prese degli spartiti e si accomodò sul divano mentre
sceglieva qualcosa
accuratamente..
-Perché…non
ne parliamo!?- dissi incerto e con un sopracciglio alzato…
Lui
mi osservò qualche istante, poi la sua bocca si
allargò in un sorriso
travolgente mentre tratteneva una risata leggera e tranquilla. Sorrisi
anche io
guardando la finestra illuminata e piena di calore che ci circondava,
tornai al
suo sguardo e non vi trovai traccia del suo consueto astio nei miei
confronti.
-Ora
vuoi farmi da confidente!?- disse ridendo spensierato e divertito..
-Beh
che male c’è..- dico appoggiandomi completamente
al divano.. –sono il
confidente perfetto se ci pensi! Sono super partes, non conosco la
persona di
cui stai parlando e si da il caso che sono l’unico qui
presente ad ascoltare..-
Mi
guardò sorridente, per un pò forse indeciso, ma
non mi avrebbe detto tutto,
forse la parte meno compromettente di tutta la faccenda, mi sembrava
più il
tipo da soffrire in silenzio. Sospirò per un pò
ma tornò il suo sorriso
sornione che mi fece comprendere che non voleva confidarsi, non con me
almeno.
-Devo
vincere perché questo lavoro potrebbe salvarmi...- non
compresi un acca di
quello che intendeva ma questo era quello che era disposto a dirmi. E
non
parlammo più di quel momento tanto strano e inconsueto.
Si
alzò per qualche istante dal divano e fece due passi per la stanza, io presi
qualcosa da bere e da
mangiare visto che avevamo delle cose di cui parlare.
Stava
osservando con concentrazione i fogli che si era portato e sembrava
incerto sul
da farsi, quando si voltò verso di me sembrava molto
più deciso e padrone di se
stesso, tanto che velocemente si sedette sul tavolino di fronte a me
come se la
vicinanza potesse imprimere meglio le sue idee e renderle accettabili.
-Ascoltami
Riley..- disse con solennità.. –Se vogliamo
giocarci questa carta, dobbiamo
fare i fuochi d’artificio in quel locale!!-
Mi
sorprese il suo entusiasmo e la piega che prendeva quella gara, che
prima, ero
sicuro odiasse al cento per cento. Ora mi stava dicendo
che voleva rendere il suo evento
scoppiettante e che era chiaro avesse già pensato a molte
idee che, almeno per
lui, potevano essere vincenti. Mi chiesi immediatamente se sarei stato
disposto
a dargli carta bianca se me lo avesse chiesto, ma la verità
era che non lo
sapevo, non avevo idea delle capacità di Justin e non ci
avevo pensato
realmente almeno fino in questo momento.
Sarebbe
stato in grado di dare vita a un evento scoppiettante!? Degno delle
aspettative
mie e dei miei amici!? Degno per un locale come il Black Magic!?
-Penso
che suonare bene o cantare bene non basti Riley..- disse sicuro..
–Se vogliamo
che funzioni bisogna metterci del proprio ed io sono disposto a farlo,
ma ho
un’idea ben precisa che non so se corrisponderà
alla tua..-
-Dipende
da quello che vuoi combinare..- dissi io cauto e sulla difensiva..
–Non
possiamo nemmeno strafare..-
-Questi..-
disse facendo sventolare i fogli che aveva in mano.. –Sono le
idee che io ho avuto
per questo evento!! Sta a te decidere se possono funzionare o meno, ma
passi
che sono irremovibile! Scelgo le canzoni in base alle emozioni e al
trasporto
che mi suscitano, con quelle potrò dare il meglio di me..-
-Mi
vuoi dire che anche se non sono d’accordo le farai
comunque!?- chiesi
sorridendo..
-Ti
sto dicendo che per dare il meglio di me quelle canzoni sono
l’ideale..-
risponde con tranquillità..
Ok,
quello era il programma che gli permetteva di dare il meglio di se
stesso,
dovevo considerare questa eventualità anche se poteva essere
rischioso
accettare le sue richieste. Presi i fogli in mano e rimasi quanto meno
sconcertato dalle scelte che aveva intrapreso, non tanto per la
complessità dei
brani che mi aveva sottoposto, ma dalla serie di artisti con cui aveva
scelto
di confrontarsi. Tra tutti spiccava Bruce Springsteen con una serie di
canzoni
che conoscevo molto bene e che ritenevo molto molto complesse da
presentare
sotto il profilo musicale e artistico. Il rock aveva bisogno di una
presenza carismatica
e per certi versi Justin era un ragazzo timido e poco estroverso, era
difficile
immaginarselo in canzoni che richiedevano un grande coinvolgimento
emotivo e
fisico. Lo guardai smarrito, mentre nei suoi occhi cresceva la
determinazione,
una luce scintillante che raramente riuscivo e percepire nei suoi
occhi. Posai
i fogli sul tavolo e ragionai seriamente. Le canzoni erano moltissime:
Land of
hope and dreams, Tougher than the rest, Lucky Town, Flightless bird
American
Mouth, Brilliant disguise, Shackled and drawn, When you say nothing at
all e
qualche altro titolo a cui non prestai moltissima attenzione in quanto
assorbito più che altro dai primi testi.
-Allora..-
mi chiese sulle spine.. –Che ne pensi?!-
Lo
guardai qualche istante deciso a dirgli sinceramente quello che
pensavo. Glielo
dovevo, aveva preso decisioni, si era messo in gioco, voleva rischiarci
la
faccia e dovevo almeno riconoscergli che aveva fegato, anche se pensavo
non
fosse del tutto sano di mente.
-Sono
davvero stupito sai?!- gli dico con sincerità..
–Questo progetto è molto
ambizioso e personalmente mi piacciono tutte le canzoni che hai
scelto!! Ma…-
-Ma?!-
dice lui ansioso di proseguire..
-Ma
è anche vero che può considerarsi
azzardato…- affermo ponderando le parole..
–Bruce Springsteen è uno dei maggiori interpreti
del momento Justin, è seguito
e acclamato in tutta America e ti faranno a strisce se non lo
rappresenterai
degnamente! Potrebbe essere un colossale fiasco e saresti lo zimbello
di
tutti...-
-Grazie
Riley..- disse lui ridendo..
-Cerca
di capire..- dissi io ricambiando il sorriso.. –Non so come
suoni, che presenza
scenica hai, come canti! Per me è naturale sentirmi insicuro
sul percorso che
hai scelto..-
-Ti
basta sapere che so suonare molti strumenti e con una certa
padronanza!?- mi
disse lui con un sorriso smagliante.. –E he con il canto non
ho mai avuto
problemi..?!-
Mi
sorrise convinto, totalmente certo che non c’era di che
preoccuparsi. Mi persi
nei meandri del suo sguardo sicuro che si rifletteva nei suoi occhi,
nella sua
bocca, su quella piccola fossetta che si creava sulla sua guancia
quando
sorrideva. Pensai che potevo dargli fiducia, che volevo che mi stupisse
in
fondo. Mi chiedevo se al mondo ci sarebbe mai stato qualcuno in grado
di non
deludere le mie aspettative.
-Hai
carta bianca..- gli dico deciso.. –Justin mi fido di te!!-
Non
immaginai che il sorriso che mi stava rivolgendo mi avrebbe
così scaldato il
cuore. Era bello vederlo contenere a fatica la gioia mentre si alzava
cercando
di non gridare al mondo che avrebbe fatto del suo meglio. Mi alzai
anche io, un
pò deluso quando mi resi conto che si stava preparando la
roba per lasciarmi da
solo a casa. Provai un attimo di tristezza, aveva portato con se tante
strane
emozioni quel giorno che faticai a incasellarle tutte al loro posto. Un
tumulto
di colori che non avevo mai sperimentato in così poco tempo
con una sola
persona. Justin sembrava tutto e il contrario di tutto. Forse era
quello a
renderlo speciale. Lo osservavo serio, con i miei occhi di blu ghiaccio
che lo
seguivano in tutti i suoi spostamenti e senza volerlo posai la mia mano
sulla
sua mentre chiudeva la tasca in cui aveva riposto le canzoni per la
nostra
serata.
Il
suo entusiasmo si placò immediatamente non appena
incontrò il mio sguardo. Era
tornato ad essere il ragazzino smarrito e impaurito
dall’evolversi degli
eventi. Mi rimproverai per il brusco cambiamento di rotta dei miei
pensieri e
dei miei impulsi, rovinavo sempre i momenti in cui potevo stare bene
con
qualcuno semplicemente se mi fossi controllato. Ma nonostante la paura
che
leggevo nelle sue iridi, notavo un sentimento nuovo, una sommessa
fiducia e
rispetto in quegli occhi verdi come gli smeraldi.
-Riley..-
disse con un sussurro, come se semplicemente aspettasse..
–Cosa fai!? Ti
prego..-
Sembrava
una preghiera confusa, una richiesta d’aiuto. Cosa
significava!?
-Ti
prego cosa!?- avevo sussurrato mentre la sua bocca si era leggermente
dischiusa..
-Non
prenderti gioco di me…- mi disse scuotendo la testa..
Rimasi
sconcertato. Mi stava chiedendo di non giocare con lui. Provai una sana
ironia
nel pensare a quanto profondamente stava cercando di nascondere a se
stesso
quello che sentiva e in momenti come quello, ecco che veniva fuori il
suo vero
se stesso, quello che era realmente. Justin era un ragazzo confuso,
attratto da
un uomo omosessuale che capiva perfettamente quando e con chi poteva
osare,
allora l’idea che io potessi prenderlo in giro non doveva
essere così
allettante.
-Tu
non vuoi che io mi prenda gioco di te…vero!?- dissi con un
sorriso pacato
mentre sfioravo il contorno di quelle labbra perfette.. –Ma
non lo sto
facendo..-
-Ho
visto come fai..- disse lui imbarazzato mentre avvampando di vergogna
si
ritraeva leggermente..
-Come
faccio cosa!?- gli chiesi con voce profonda mentre notai un brivido
selvaggio
percorrergli il corpo atletico.
-Io
non sono diverso dagli altri..- rispose con tranquillità..
–Sono uno dei tuoi
tanti trofei che metteresti insieme alle altre tue conquiste! Forse sei
solo
curioso di sapere com’è conquistare un ragazzo
eterosessuale..-
-Ho
già conquistato tanti ragazzi come te che si credevano etero
Justin..- risposi
alzando un sopracciglio.. –Tu sei…diverso!! Da
quando ti ho visto quel giorno…-
Mi
resi conto che l’enfasi con cui parlavo era troppo intensa, i
suoi occhi erano
sgranati e la sue guance tanto rosse che gli tremava leggermente il
labbro
inferiore. Lo sfiorai con il pollice mentre il resto della mia mano si
era
poggiato con delicatezza alla sua guancia così calda e
soffice. Lo guardai con
tenerezza, non ero mai stato così delicato con un ragazzo,
ma Justin era
speciale, non riuscivo a capire cosa
avesse di così particolare da meritare più
attenzione degli altri, ma volevo
assicurarmi almeno la sua amicizia una volta che la
curiosità nei suoi
confronti fosse passata. Forse non volevo che mi odiasse tanto come
adesso,
solo leggermente meno ecco.
-Da
quando ti ho visto quel pomeriggio…- ripetei con enfasi..
–non c’è stato un
solo giorno in cui non abbia desiderato baciarti!! Proprio come ieri
sera…-
-Non
dire altro…- mi disse guardando attraverso la finestra..
–per favore..-
-Tu
non sai quanto ho desiderato quel momento..- gli dico avvicinandomi
appositamente per fargli comprendere le mie parole.. –Stavo
impazzendo ieri
sera, dovevo baciarti, cerca di capire!! Non potevo resistere, ogni
volta siamo
così vicini…e il tuo rifiuto mi fa diventare
matto..-
-è
il tuo desiderio che ti fa diventare matto..- dice lui opponendo
resistenza..
–è diverso!! Non coinvolgermi in questa faccenda
Riley!! Non dare a me
responsabilità che non ho, ti sei comportato così
solo perché non hai dato
sfogo prima ai tuoi istinti!!-
-Non
hai capito niente..- rispondo io con voce roca, confuso dalla piega
della
situazione..
Sorrido,
mi avvicino alla sua bocca inebriato dal leggero color cremisi del viso
di
Justin e attratto irrimediabilmente dal magnetismo dei suoi occhi, la
sua mano
raggiunge il mio braccio per impedirmi di avvicinarmi a lui ma sembra
vacillare
e in quel momento le sue iridi si velano, diventano lucide tanto che
rimango un
pò stordito. Sono ancora più belli quei suoi
occhi sinceri!
Sfioro
leggermente le sue labbra con le mie, mi piace la loro consistenza
morbida e
voluttuosa, è così sensuale e spontaneo che non
riesco a trattenere il mio
istinto. Appoggio un delicato bacio sulla sua bocca mentre con tutto se
stesso
prova a non ricambiare, a mantenersi deciso nella sua posizione
stringendo i
suoi occhi talmente tanto da lasciar sfuggire una lacrima. Ma
all’improvviso
sento il suo corpo rilassarsi, le lacrime gli scorrono sulle guance,
calde,
inarrestabili e le sue mani quasi fredde tremano, si fanno spazio
mentre in
punta di piedi cerca di raggiungermi di più. I miei occhi si
sgranano dallo
stupore mentre sento la sua bocca molto più partecipe, ma
è quasi disperato,
riversa in me un’angoscia che mi fa sentire sbagliato, mentre
dentro di me, il
mio ego, esulta perché finalmente ha quello che desidera.
È più forte di me
serrare le braccia intorno alla sua figura e stringerlo mentre lo
bacio, sempre
con più passione, più sgomento, più
voglia di sentire il suo sapore e il suo
calore, intanto che le sue mani cercano un appiglio per mettere fine a
quel
tormento.
-Ho
pensato a te ogni istante dopo che sono entrato nel privé..-
dissi come se
fosse una cosa semplice e istintiva, mentre la mia bocca cercava la sua
pelle..
–Io desideravo essere li con te e baciarti, toccarti proprio
come ho fatto con
lui..-
-Basta!!-
mi disse lui, sguardo esterrefatto, respiro affannato.
Mi
aveva spinto con tutta la volontà che ancora gli rimaneva ma
restava comunque
il fatto che era successo l’inevitabile e non avrebbe potuto
negarlo ancora per
molto. Mi voleva…come io volevo lui!!
-Allora
spiegami perché..- gli dico io con intensità..
–Prima mi baci poi mi rifiuti…-
-Sei
tu che ti spingi oltre..- mi dice evitando il mio sguardo..
–Fingi di essere
attratto da me per una tua soddisfazione personale…-
-Ora
sei tu che fingi..- gli dico dolcemente.. –Mi hai baciato
Justin…hai ricambiato
quel bacio con disperazione quasi, sembrava che ti stesse fuggendo
qualcosa di
mano da tanto mi hai stretto a te..-
-Smettila…-
mi diceva allontanandosi mentre io mi avvicinavo con lentezza..
–Ti ho già
spiegato che non posso essere come te…-
-Non
mi convincerai del fatto che lo desidero solo io..- gli dico
imprigionandolo in
un angolo dell’immenso salone.. –Tu mi volevi ed io
sono qui per te…-
-Tu
non sei qui per me ma per il tuo egoismo Riley…tu mi
desideri per aggiungermi
alle tue conquiste!!- mi dice con determinazione… -Tieniti
il tipo di ieri sera
no!??!?!? Lui fa per te…e ti voleva…!!!-
Mi
grida queste frasi in faccia, con rabbia, mentre questa volta il suo
sguardo è
tagliente. I miei occhi diventano quasi due fessure mentre lo osservo
di
sottecchi, ho passato la serata a desiderare lui ed ora viene fuori
quel tipo
di cui nemmeno so il nome. Ho baciato quel corpo senza nome solo ed
esclusivamente desiderando avere per me Justin, cosa che ovviamente lui
non sa,
ma può pensare davvero che mi piaccia un tipo tanto
ordinario!? E lui mi piace
in che termini!? Non nel senso straordinario del termine, è
desiderio…so che è
per appagare i miei capricci, ma che c’è di male!?
-Non
lo vedrò più..- dico spontaneamente sentendomi
idiota nel dovermi
giustificare!!
-Non
mi importa che tu lo veda o meno…- mi dice lui avvampando di
rabbia.. –Dico
solo che lui fa per te non io!! A me non interessa quello che fai..-
-Si
che ti interessa, altrimenti non saresti geloso delle attenzioni che do
agli
altri..- dico sfiorandogli la guancia e sorridendo compiaciuto...
Lui
sfugge dalla trappola in cui l’avevo rinchiuso con tutto il
mio corpo,
distratto dal divertente e inconsueto quadretto che non ero abituato a
vivere.
Lui era geloso, ne ero certo. Fu il suo viso arrossato a darmene la
conferma e
la cosa mi piacque più del dovuto. Era adorabile mentre
girava in tondo per la
stanza cercando una buona scusa da farmi bere. Mi appoggiai alla
spalliera del
grande divano, quasi mi servisse da sedia e lo afferrai per un braccio,
lo
strinsi forte costringendolo a guardarmi negli occhi. Appoggiai
entrambe le
mani alle sue braccia e lo attirai a me, divaricando le mie gambe per
averlo
più vicino.
-Non
puoi essere geloso di lui..- gli dissi con un sorriso smagliante..
–Non ho
fatto altro che pensare alle tue labbra..-
-Non
sono geloso!!- grida in preda a un’agitazione
incontrollabile.. –Riley ti prego
di lasciarmi andare…-
-Scordatelo..-
e gli appoggio un bacio sensuale sul collo..
Sento
i suoi brividi e gli ripeto di arrendersi, una, due, tre volte. Doveva
solo
desistere. Non serviva a niente opporre resistenza
all’inevitabile. Ma non
doveva amarmi, semplicemente desiderarmi. E concedersi a me, lasciarsi
sedurre
lentamente. Che gioco sopraffine sarebbe stato in questo modo.
Ma
Justin non sarebbe stato se stesso se mi avesse reso la vita troppo
facile. Ero
io a dettare le regole ma senza prevederlo era scattato verso la porta
mentre
armeggiava per aprirla. Non ero pronto…non potevo ancora
lasciarlo andare!!
Quel tempo a disposizione con lui era stato ancora troppo poco, volevo
ancora
deliziarmi con la sua presenza. Lo raggiunsi appena in tempo,
armeggiava con la
porta per togliere il catenaccio che mettevo per precauzione, provava a
liberare le maglie di ferro ma l’agitazione lo faceva essere
maldestro e apriva
e richiudeva l’uscio provando a liberarlo. Ci era quasi
riuscito ma chiusi la
porta e appoggiando entrambe le mani ad essa, mi accostai a lui mentre
teneva
ancora la testa chinata in basso con la schiena curvata in una posa di
spossatezza. Era affannato e sudato mentre il suo cuore sembrava
volargli via
dal petto.
-Justin…non
mi lasciare ancora..- dissi con un soffio di voce..
-Devo
andare..- disse con tanta passione nella voce che provai una sensazione
di
piacere enorme.. –non posso rimanere ancora..-
-Non
puoi o non vuoi!?- gli chiedo.. –Vai…da lei?!-
-Lei!?-
mi chiede con indecisione, come non capisse la frase..
-Micol..-
dico con indecisione..
-Gli
avevo promesso che ci saremmo visti dopo il nostro appuntamento..- mi
disse
mentre apriva la porta..
-No…aspetta..-
così senza pensarci appoggiai la mano sulla sua..
–Resta con me stasera!!
Justin per favore non uscire da questa porta..-
Sento
l’indecisione nel suo corpo, il cuore gli freme sempre di
più, a tratti sembra
scoppiettare e a momenti sembra che smetta di battere. La mia non
è
un’imposizione, la mia voce è inclinata
dall’emozione di averlo così vicino. Mi
sento frastornato, desidero averlo per me.. Voglio che per una volta
lui scelga
me senza correre da lei.
-Riley…-
mi dice con la voce incrinata dalla malinconia.. –Oh ti prego
lasciami
andare..-
-Per
una volta…non potresti scegliere me!?-
E
fu così che la sua mano scivolò dalla maniglia
lentamente, sentii le sue
braccia tremanti avvicinarsi ai suoi fianchi. La sua testa sfiorare la
mia
spalla per appoggiarvisi. E lo abbracciai, non feci altro, lo
abbracciai forse
come non avevo mai fatto con nessuno. Felice che mi avesse scelto a
chiunque
altro lo stesse aspettando.
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Capitolo 4 *** Capitolo quattro.. ***
Capitolo 4
Capitolo
tre.
Justin…
L’orologio
scandiva i minuti con regolarità irritante. Quel ticchettio
mi metteva a
disagio. Forse perché anche il mio cuore
all’improvviso aveva cominciato a
battere così furiosamente, con intervalli sempre
più rallentati. Mi voltai ad
osservare la mia stanza, nulla era cambiato. Mi piaceva la mia vita, la
tranquilla routine, le visite inattese di Micol, rientrare a casa e
immergermi
nel profumo delle mie cose, della mia famiglia. Eppure oggi non
riuscivo a
trovare quiete..
Quando
ero tornato a casa mia madre e David erano nel salone che si
rilassavano, mi
scusai con loro per averli trascurati e subito decisi di andarmi a fare
una doccia,
avevo bisogno di stare un pò da solo. Micol mi aveva cercato
ripetutamente quel
pomeriggio ed io avevo lasciato il cellulare silenzioso, come potevo
essermi
dimenticato che lei forse mi stesse cercando!? Ancora non mi spiegavo
come
avevo potuto lasciare che lei si preoccupasse a tal punto da chiamare a
casa
mia per avere mie notizie! Mi buttai sul letto nascondendo il viso e
sentii le
guance arroventarsi, cercando di scacciare quell’assurdo
pensiero che mi fossi
perso perché ero con lui. Non era per quello…io
mi ero perso perché ero
euforico per quella nuova avventura che mi stava aspettando! Avrei
potuto
trovare un lavoro, essere occupato e magari scoprire che mi piaceva
stare al
Black Magic ed evitare un viaggio inutile in Europa. La mia stanza
solitamente
così accogliente e calda nelle serate come questa, mi
sembrava meno ospitale
del solito mentre la mia mano accarezzava l’azzurro
copriletto. Un fremito mi
attraversò la schiena mentre ripensavo al blu degli occhi di
Riley che mi
guardavano con aria sognante. E la sua mano che stasera più
di una volta mi
aveva impedito di allontanarmi da lui.
Cosa
mi stava prendendo!? Avevo lasciato che mi baciasse e più di
una volta…questa
non era una cosa normale, avrei dovuto impedirglielo fermamente
perché io non
ero il ragazzo che si immaginava. Non mi piacevano gli uomini, nemmeno
Riley,
che nonostante tutto, era decisamente l’uomo più
bello che avessi mai visto nei
miei diciassette anni di vita.
Tutto
in lui aveva un aura di mistero, fascino che ti offuscava la mente e,
probabilmente, il fatto che fossi così confuso quando gli
fossi vicino, era
dettato dal fatto che lui cercava di sedurti partendo con
l’intenzione di
confonderti le idee. Mi sentivo vulnerabile quando ero con lui e il
fatto che,
un ragazzo che assomigliava più a un dio greco che ad un
uomo in carne ed ossa,
fosse attratto da una persona ordinaria come me, non poteva che
lusingarmi in
fondo. Ma rimaneva comunque il fatto che permettergli di comportarsi
come
voleva era una cosa sbagliata per entrambi, per lui che si faceva
un’idea
errata di me e per me stesso che finivo nei pasticci senza volerlo. Era
inutile
che poi mi facessi paranoie mentali, era vero, stavo bene con Riley, ma
forse
cercavo in lui un amico per non ferire Micol che era la persona
più adorabile
di questo mondo.
La
mia amica mi stava bombardando di domande, gli avevo spiegato che
l’incontro
con il fratello per metterci d’accordo era stato
più lungo del previsto e che
sbadatamente il cellulare era silenzioso. Mi aveva chiesto se stare con
Riley
era stato divertente e mi sembrava compiaciuta del fatto che provassi
ad avere
un rapporto civile con lui. Peccato che non potessi confidarmi
sinceramente con
lei, se Riley non fosse stato suo fratello sarebbe stata la prima a
sapere di
quello che stava accadendo. Ma cosa stava accadendo!?
Ripiombai
in un limbo terribile cercando di pensare perché ogni volta
dovessi dire cose
così insensate. Non stava accadendo assolutamente nulla,
facevo solo fatica a
spiegare a Riley che non avevo le sue stesse inclinazioni. Ecco qual
era il
problema, un ragazzo troppo cocciuto che pensava di vedere
un’omosessualità
latente in ogni ragazzo che gli piaceva. Decisi che da oggi avrei
evitato il
più possibile di rimanere da solo con lui, non potevo
continuare quella farsa
se poi mentre tornavo a casa mi pentivo di essere stato così
accondiscendente.
“Jus…ma
ci sei!? Mi sembri sulle nuvole stasera! Sei sicuro che con Riley
è tutto ok?!”
Non
rispondevo ai suoi messaggi e stasera non avevo davvero voglia di un
interrogatorio
su di lui.
“Scusami…ero
in doccia! Non c’è di che preoccuparsi, tuo
fratello è stato gentile, solo
questione di affari per così dire.. :-D”
Bip
bip. Altro messaggio, Micol era velocissima. O semplicemente curiosa e
sospettosa.
Aprii
la finestra della stanza lasciando entrare gli ultimi raggi di sole
caldi e
lucenti, riflettevano quel rosso che tanto mi piaceva. Presi il
cellulare per
guardare il messaggio ma mi distrassero quei colori così
caldi e vivaci che mi
persi nell’immensità del mare mentre sentivo mia
madre trafficare in cucina.
“Oggi
hai scelto me…non ti lascerò andare
così facilmente…”
Rimasi
pietrificato. Non era Micol! Riley…
Solamente
al pensiero che fosse lui ed il momento in cui realizzai che
effettivamente mi
aveva scritto, il mio cuore tornò in subbuglio. Non
esisteva, non era lì con
me, ero nel pieno delle mie facoltà intellettive e potevo
tranquillamente
resistere alle insinuazioni. Linea neutrale Justin, rispondi e non
farti
sopraffare. Arrivò un altro messaggio, ma me ne dimenticai
all’istante troppo
assorbito da quello che dovevo scrivere.
“Smettila
di farmi il lavaggio del cervello bell’imbusto, :-P sono
rimasto solo perché mi
hai impedito di uscire!!!”
L’altro
messaggio, Micol!! Dovevo uscire da quell’impiccio, ero
troppo suscettibile
quella sera e se avesse continuato ad indagare mi sarei tradito. Dovevo
trovare
un espediente per sottrarmi alla sua curiosità e studiare un
piano per il
giorno successivo quando mi avrebbe accompagnato per iniziare le prove
per
l’esibizione.
“Dai
raccontami che avete fatto…” insisteva nel
messaggio..
“Abbiamo
parlato dei testi!!! Ora scusami ma mia madre sta mandando a fuoco la
cucina,
devo intervenire!!”
“Certo
Jus…conosco la tua mamma e non mi stupirei se accadesse!! Un
bacio a domani!!”
La
risposta veloce e ironica di Micol mi tranquillizzò e andai
veramente in cucina
per rilassarmi. Mia madre mi sorrise riconoscente mentre mi faceva un
pò di
spazio per lasciare che prendessi in mano la situazione. Avevo
sbucciato le
patate e le avevo infornate con cipolla e rosmarino per dargli
più sapore. Era
un piatto davvero prelibato che la mia famiglia adorava, mentre da
parte
cuoceva un pò di carne alla piastra. Il cellulare
vibrò prepotentemente e
spontaneamente feci un sospiro pesante che mi porto un inconsapevole
brivido
lungo la schiena.
“Ehi
moccioso...se sei rimasto è perché lo desideravi
anche tu! Non mentirmi, sono i
tuoi occhi a dirmelo..”
Rimasi
un pò a bocca aperta, quanto era difficile tenergli testa.
Era più esperto di
me, sapeva come comportarsi visto gli anni di pratica che aveva alle
spalle
come conquistatore. Feci una piccola smorfia e cercai un qualcosa di
abbastanza
determinato da dirgli che lo facesse smettere di flirtare con me. Se
stava
davvero flirtando. Faticavo a crederlo!
“Riley
non accadrà più una cosa del genere! Dobbiamo
cercare di andare d’accordo per
Micol..”
Mia
madre mi osservava perplessa, mi aveva esaminato per tutto questo tempo
e
vedeva chiaramente che qualcosa non andava. Quando il suo sguardo si
chinò
leggermente di lato, mi fece segno con la mano di sedermi mentre lei
faceva la
stessa cosa e mi osservava con dolcezza. Mi accomodai alla bene meglio,
ma
improvvisamente la sedia divenne bollente. Arrivò la
risposta e la lessi con il
batticuore. Ero furioso solo col mio cuore, perché doveva
comportarsi così
stupidamente cavolo!?
“Perché
non riesci ad ammettere con te stesso che quello che accade tra di noi
non
c’entra proprio nulla con mia sorella!? Se passi del tempo
con me è perché vuoi
farlo e se mi scegli è ancora perché senti che
è giusto così…”
Guardo
un punto indefinito della cucina mentre mia madre aspetta che parli.
Non so da
dove iniziare.
-Sono
in un pasticcio..- gli dico sorridendo leggermente..
-Se
sorridi allora non è così grave..- mi dice lei
con fare speranzoso..
-Non
è grave, ma è comunque complicato..- gli dico
guardandola e cercando il modo di
spiegargli una cosa tanto difficile..
-Inizia
dal principio e tutto verrà da se..- mi disse lei
prendendomi la mano..
-Ho
conosciuto il fratello di Micol..- dico subito.. –Beh lui mi
ha trascinato in
un evento musicale, dovrò esibirmi come musicista e
cantante..-
-Ma
è meraviglioso tesoro!!- disse lei con gli occhi lucidi,
desiderava da tanto
sentirmi nuovamente suonare.. –Si ma…- dissi con
un sorriso mesto.. –non è questo
il problema..-
Lei
sembrava confusa, ma nonostante tutto stette in silenzio
perché sapeva che ero
io a dovermi spiegare. Amavo la capacità di mia madre di
sapermi ascoltare e
così rincuorato da questo, continuai a confidarmi.
-Vedi
mamma, Riley è diverso da me, non che questo sia un problema
non lo giudico per
questo..- dico chiarendo la mia posizione.. –Solo che
è complicato contenerlo…-
-Non
capisco..- mi disse lei stringendomi la mano.. –Continua,
spiegati meglio..-
-Riley
è omosessuale mamma..- dico guardandola a disagio..
Mia
madre era sempre stata una donna particolarmente moderna e non aveva
mai
giudicato qualcuno per la sua sessualità, anzi aveva sempre
coalizzato con i
diritti delle coppie gay che per lei dovevano avere le stesse pari
opportunità
di una coppia eterosessuale. Non mi sorprese la sua
tranquillità
nell’apprendere la verità su Riley, era
decisamente in ascolto e comprensiva
nel provare a capire.
-Il
problema è che lui si è fatto una strana
idea…- gli dico arricciando un pò la
fronte… -su di me ecco..-
-Che
strana idea!?!?- mi dice lei curiosa..
-Lui
afferma di essere..- gesticolo senza senso, sento le mie guance
colorarsi e mia
madre mi stringe la mano tra le sue e mi sorride..
-Si
è preso una cotta per te!?- mi dice lei sorridendo tenera..
-Beh…una
cotta è una parola un pò grossa..- ci penso, si
è decisamente grossa per il
modo di comportarsi di Riley.. –Credo che più che
altro sia una specie di
attrazione..-
-Beh…non
è così brutto come immaginavo..- mi dice lei
appoggiando la mano sul mento e
ragionando.. -è comprensibile che forse ti senti lusingato
di piacere anche se
lui è un ragazzo..-
-Riley
direi che è il tipo di ragazzo che sembra più un
dio in terra che un essere
umano, non ho mai visto un uomo più bello di lui,
ma…- la guardo con un misto
di angoscia.. –non sono come lui ecco..-
-Quindi
si è creato un equivoco e non sai come fare..- mi dice
andando alla giusta
conclusione..
-Il
fatto è che gli ho spiegato che non ho i suoi stessi gusti,
ma non credo mi
abbia creduto..- dico spicciamente per togliermi dagli impicci..
-Micol!?-
mi chiede lei con precisione quasi snervante..
-Altro
problema…- dico con un sospiro immenso.. –Mi fa
interrogatori continui, non
posso negare che stare in compagnia di Riley sia divertente, non posso
farlo
per farla felice!! Ma allo stesso tempo vorrei evitare di creare
assurde
tensioni..-
-Lei
ti piace molto!?- mi chiese lei con fare diretto..
-Gli
voglio molto bene mamma ma…non provo niente di
più per lei..- dico con fare
colpevole, era forse quella l’unica profonda
verità che avevo detto finora!?
Provai
una vertigine mentre pensavo a questa cosa assurda e ricacciai
immediatamente
quel pensiero per rimanere in contatto con me stesso. Dovevo essere
lucido e
tranquillo per affrontare una cosa così delicata come
questa. Non potevo
permettermi passi falsi.
-E
per lui!?- mi chiede dolcemente..
-Mi
snerva sentirmi sotto pressione quando sono con lui...- gli dico troppo
velocemente e confusamente.. –ma vorrei solo essergli amico
ecco, è pur sempre
il fratello di Mico e lei ci tiene..-
-Justin
a volte omettere dei piccoli dettagli può essere
d’aiuto..- mi disse lei
alzando leggermente le spalle.. –è un espediente
certo, forse prima o poi la
cosa verrà fuori! Ma puoi chiarirti con lui evitando che si
creino problemi con
Mico e inutili incomprensioni!!-
Pensai
a quelle parole, mia madre forse meritava tutta la verità di
quella situazione,
ma era una cosa troppo imbarazzante da ammettere e da dire. Come potevo
giustificare un bacio che fondamentalmente non avevo rifiutato!?
Chissà poi per
quale motivo… Si aprì una voragine mentre pensavo
che il casino che avevo messo
in piedi era molto più complicato di come me lo aveva
risolto mia madre, Riley
era talmente cocciuto e imprevedibile, non riuscivo a gestirlo. E Micol
lo conosceva
abbastanza tanto da darmi il tormento quanto bastava per scoprire la
verità con
troppa velocità.
Presi
in mano il cellulare, avevo ancora il messaggio di Riley in sospeso,
dovevo
dirgli qualcosa, lasciarlo così sarebbe stato come ammettere
che aveva ragione
e non potevo lasciare che la sua mente decidesse per la mia.
“Ho
passato un pomeriggio piacevole nonostante tutto ed ho semplicemente
pensato
che qualche ora in più non avrebbe cambiato
granché! Se avessi pensato che ci
avresti ricamato su avrei evitato..”
Pochi
minuti dopo arrivò la risposta, la lessi e mi arresi
all’evidenza che con quel
ragazzo non si poteva ragionare e sospirai così forte che
David, appena entrato
in cucina, mi guardò furtivamente con un grande sorriso
sulle labbra.
“Continuare
a sfuggire dalla verità non ti servirà a niente
Justin, perché io ti sento!
Sento e mi basta ascoltare per comprendere quello che
c’è da sapere! A domani…”
-Eh…le
pene d’amore..- disse mio fratello scrollando la testa..
–Lo sapevo che Micol
ce l’avrebbe fatta..-
-Sei
proprio fuori strada..- gli dissi ridendo..
-Allora
competizione tra donne per conquistarti…- dice lui con
l’indice alzato e una
sguardo perplesso..
-Acqua…acqua..-
gli dico controllando la cena.. –Lascia perdere..-
Per
tutta la sera non parlammo più del piccolo problema che
avevo e l’idea che
David potesse scoprirlo mi mise in una strana agitazione, dirlo a mia
madre era
una cosa, ma con mio fratello era davvero troppo! Mi vergognavo di
dirgli,
Riley, il fratello di Micol sta facendo di tutto per farmi diventare
matto…ed
io stavo davvero perdendo il lume della ragione a furia di
frequentarlo. Quando
rientrai nella mia stanza, guardai la custodia della mia chitarra e
automaticamente toccai le mie labbra ricordando quello strano impulso
che mi
aveva spinto a baciarlo a mia volta. Avevo gli occhi pieni di lacrime,
la bocca
era quasi fredda mentre le sue labbra erano tiepide, continuava a
sussurrarmi
quelle parole e più lo ascoltavo più mi sembrava
di cadere, di precipitare in
un vortice in cui non riuscivo a divincolarmi. Misi la testa tra le
mani e
cercai di dimenticare…si era la sola cosa che dovevo fare e
tutto sarebbe
tornato come prima che conoscessi Riley. Era la prima volta che avevo
modo di
frequentare il mondo omossessuale quindi dovevo solo imparare a gestire
il loro
mondo e il mio, potevo tranquillamente essere amico di un ragazzo gay,
bastava
essere chiaro e determinato.
Questa
settimana non sarebbe stata troppo complicata, la scuola stava per
terminare e
c’era la settimana di chiusura primaverile per chi non era
rimandato in qualche
materia. Me ne ero completamente scordato, ma il pensiero di avere una
settimana del tutto libera mi aveva fatto sentire improvvisamente
pesante, non
potevo passare le giornate a pensare a come uscire da questo impiccio.
Il solo
pensiero mi fece venire l’orticaria. Bene allora avrei
concentrato le mie forze
per l’esibizione che mi aspettava. Questa settimana avrei
dovuto raggiungere
spesso il Black Magic per le prove con la band che ci aiutava,
lì avrei avuto
Riley da affrontare ma potevo rilassarmi, non avrebbe fatto cose
sconsiderate
perché glielo avrei impedito!!
Esausto
dalle tante emozioni mi sentii improvvisamente stanco e mi abbandonai a
un
sonno profondo e senza interruzioni. Sentii mia madre che piano piano
toglieva
il cellulare dal copriletto per appoggiarlo sulla mensola
più lontana della
stanza e come ogni sera mi fece una leggerissima carezza per poi
lasciarmi
solo. Quando mi svegliai il giorno dopo mi sentivo rilassato e
tranquillo, non
provavo più quel peso sullo stomaco che sentivo il giorno
precedente ed ero
pronto a gestire quella giornata intensa. Riley non mi sembrava
più così
pericoloso, determinato, Micol intenta a estorcermi qualsiasi
informazione che
potesse usare contro il fratello. Mi sentivo in pace con me stesso e
completamente in grado di neutralizzare un seduttore come Riley. Il
cellulare
era spento e quando lo accesi non trovai nessun messaggio, questo
contribuì a
farmi sentire ancora meglio o forse mi aspettavo qualcosa!? Guardai il
sole già
alto nel cielo, no…non aspettavo nulla, solo che il sole mi
scaldasse la pelle
e mi facesse dimenticare tutto quello che mi aveva preoccupato il
giorno prima.
A breve avrei raggiunto il Black Magic, dovevo incontrare i ragazzi che
mi
avrebbero aiutato a realizzare il mio piccolo spettacolo, quindi mi
affrettai a
fare colazione e mi buttai velocemente sotto la doccia. Stavo
ripensando al mio
programma, avevo organizzato tutto nei minimi dettagli, avevo
padronanza con le
canzoni e sapevo cosa volevo dagli altri musicisti, non sarebbe dovuto
essere
così complicato. Peccato che avevamo così poco
tempo. Non appena finii la
doccia mi asciugai velocemente, indossai i miei jeans chiari e una
maglia
bianca, mi pettinai alla bene meglio e andai a recuperare il casco
della mia
moto. Non ero in ritardo ma non mi piaceva presentarmi
all’ultimo ad un
appuntamento, scesi in strada e appena svoltai verso la mia moto vi
trovai
appoggiata Mico che mi aspettava. Il suo sorriso era radioso ed io
subito mi
sentii in colpa di non averle detto la verità, avevo scelto
suo fratello a lei.
Abbassai nervosamente lo sguardo, passai la mano tra i capelli e
dipinsi un
sorriso sul mio volto un pò teso, falso come Giuda.
-Ehi
ciao…- mi disse con un abbraccio gentile..
-Ciao
Mico..- l’abbracciai maldestramente con il casco attaccato al
braccio, anche
lei aveva portato il suo..
-Sei
pronto!?- mi chiese con un sorriso..
-Potrei
non esserlo!?- dissi con una smorfia..
-Conoscendo
Riley no..- disse con una risata contagiosa.. –Niente
strumenti!?-
-No..-
dissi tranquillo.. –Tuo fratello mi ha detto che la ce ne
sono a vagonate..-
Agilmente
indossai il casco integrale e mi adagiai sulla moto, spinsi il tasto
dell’accensione e piano piano lasciai andare la frizione
lasciando che si scaldasse.
La mia Kawasaki era un regalo di David, lui amava le moto e mi aveva
trasmesso
quella passione, molto spesso ci capitava di andare a correre al
circuito,
velocità, emozione, il rischio…era ogni volta un
brivido la brezza fresca che
ti accarezzava le braccia. Controllai che nessuno stesse arrivando e
cominciammo a viaggiare scorrevolmente nel traffico, il locale non era
molto
lontano e dopo dieci minuti scorsi la bellissima e imponente
costruzione che
svettava tra tutte le altre. Mi avvicinai con cautela e il primo
posteggio che
intravidi accostai e mi infilai con decisione. Eravamo molto vicini
all’entrata
ed ecco che lo notai in mezzo a tutti gli altri. I suoi capelli neri e
così
lucenti, i suoi occhi blu che risaltavano grazie al sua pelle ambrata e
il suo
fisico scolpito e perfetto. Rimasi a guardarlo qualche istante, mentre
non
poteva riconoscermi avvolto nel casco, improvvisamente la sicurezza che
avevo
ostentato fino a quel momento venne meno e il mio cuore
cominciò a palpitare
frenetico. Una voce dentro di me diceva .
Sospirai
a intervalli regolari, scesi dalla moto e quando mi tolsi il casco
avevo
riacquistato un pò del mio contegno. Mi voltai verso di lui
e trovai i suoi
occhi ardenti che mi osservavano. Provai lo stesso smarrimento che
sentivo
quando si avvicinava troppo, la sua bocca sorrideva, oggi sembrava
ancora più
dio greco del solito!! Alzai la mano in segno di saluto e sorrisi
debolmente,
altro punto a sfavore, perché non lo salutavo normalmente
invece di tutti quei
convenevoli!? Justin cambia regime!!
-Ciao
ragazzi!!- disse Mico raggiungendoli di corsa..
La
salutarono tutti a turno, mentre sentivo le voci di tutti i suoi amici
prenderla affettuosamente in giro. Mi avvicinai anche io, in fondo
felice di
rivederli, mi erano simpatici quei ragazzi!! Fu spontaneo sorridere a
tutti
loro e sentirmi a mio agio, anche se quando incontrai lo sguardo di
Riley quasi
dimenticai dove e perché eravamo lì. Non era
esattamente la reazione che avrei
dovuto avere. Mi rendevo conto che mi veniva naturale tenerlo sotto
controllo
per prevedere qualche sua mossa sconsiderata. Lo facevo con
discrezione, non
volevo dare adito a pettegolezzi, non sarei riuscito a metterli a
tacere con
Riley che si comportava esattamente all’opposto di come
facevo io! Quando
decisero di entrare io li seguii e perdetti di vista Riley, la cosa mi
rilassò
in modo evidente e mi guardai attorno mentre vedevo per la prima volta
il
locale alla luce del giorno. Era ancora più spettacolare con
la luce del sole,
l’entrata era decorata con colori caldi e avvolgenti, con
quella tenda enorme
che divideva l’atrio dal salone interno. Mi ero perso
nell’osservare quel
locale modernissimo, con il suo pavimento nero che riluceva con la luce
del
sole e pieno di divanetti di tutte le forme e dimensioni. Le vetrate
lasciavano
trasparire tutta la luce, che rendeva l’ambiente ancor
più accogliente. Quando
mi voltai ero solo, tutti avevano già oltrepassato le due
tende che davano
accesso al nucleo centrale del Black Magic. Mi decisi a raggiungerli e
discostai la prima tenda, ma non arrivai in tempo alla seconda
perché sentii
distintamente due braccia tirarmi violentemente da una parte,
nell’intercapedine del muro. Non vedevo assolutamente nulla,
ero passato dalla
luce accecante dell’atrio al buio pesto tra le due tende,
nessuno parlava,
nessuno si muoveva.
-Che
cavolo succede!?- dico cercando di trovare la via d’uscita..
-Volevo
avere un pò di tempo da solo con te..- la sua voce
così profonda..
No…di
nuovo il mio cuore riprese a battere come un martello pneumatico!!
“Non adesso”
mi dissi con sgomento, “non puoi tradirmi così in
questo modo”! Cercai di
mantenere un contegno, mentre cercavo qualcosa di abbastanza sensato e
deciso
da dire per evitare di ricadere nel solito circolo vizioso!
-Sei
fuori di testa!?- dico con voce strozzata.. –Non mi sembra il
caso con tutta
questa gente che circola..-
-Ah…-
disse lui avvicinandosi al mio orecchio.. –Allora se fossimo
soli…non avresti
nulla in contrario!?-
-Non
ho detto questo..- rispondo secco.. –Smettila di
psicoanalizzarmi, non troverai
nulla..-
-Voglio
sentirtelo dire…- mi disse lentamente e con voce suadente..
-Che
cosa!?- dico stridulamente, mentre cerco di schiacciarmi contro il
muro..
-Che
non desideravi baciarmi, mentre io ho sentito l’impellente
voglia di farlo non
appena ti ho visto arrivare..- mi disse come un fiume in piena..
–Che non mi
hai pensato, mentre io non ho fatto altro per tutta la sera appena dopo
che te
ne sei andato..-
-Riley..-
dico sospirando.. –Sarebbe tutto così semplice se
non ti fissassi con me…di
ragazzi ce ne sono a migliaia no?!-
-Ma…se
io volessi te?!-
Panico…cosa
significava!? Lui non mi voleva, lui mi desiderava, appena la fiamma si
fosse
spenta sarei stato un mero ricordo in un cassetto vecchio e
impolverato. Ma non
era quello il problema, perché io?! Ecco la domanda giusta
era: perché dovevo
essere io lo sventurato per fargli da parafulmine!?
-Tu
non mi vuoi..- dico con un tono di voce che sembra sconsolato anche
alle mie
orecchie.. –Tu mi hai scelto per prendermi in
giro…-
Non
so perché ma in quel momento mi sento completamente
sopraffatto dalla
sconsolazione. Sento gli occhi che pizzicano e mi chiedo
perché devo essere
così idiota da sentirmi male per una frase del genere. Era
solo la verità, era
quello che lui mi aveva detto subito dopo avermi conosciuto. Ed io
dovevo
esserne consapevole se volevo prendere le intenzioni di Riley con il
giusto
peso che avevano, il nulla in pratica. Qualcosa di umido scese dalle
mie ciglia
e subito lo asciugai con cura per evitare che lui se ne accorgesse,
sarebbe
stato sciocco fare pure la figura dello stupido. Ma lui era vicino a
me,
sentivo il suo respiro, il suo battito sembrava impazzito almeno quanto
il mio,
il calore del suo corpo lo sentivo accanto come se irradiasse energia
alla pari
dei raggi del sole.
-Io
ti ho scelto perché…sei diverso..- mi disse
mentre la sua guancia si appoggiava
alla mia.. –perché sei speciale!! Baciami
Justin…ti prego baciami…-
Troppe
volte la mia insicurezza aveva scelto per me, ora ero libero di
prendere la mia
decisione senza che nessuno la contaminasse. Non vedevo i suoi occhi
magnetici
che ogni volta mi ipnotizzavano, la sua voce suadente si era persa nel
silenzio
mentre attendeva, percepivo solo il suo respiro fresco e il suo calore
irradiare dal suo corpo. Ora potevo scegliere la cosa giusta. Alzai le
mani,
entrambe, tremanti per la paura, non avevo ancora scelto cosa fare,
quando
doveva esserci solo una decisione da prendere, alzare i tacchi ed andarmene. Si quello
dovevo fare, feci un
passo deciso verso la tenda che mi separava dal mondo vero, ma qualcosa
era
come se mi trattenesse, tornai al mio posto, presi il viso di Riley tra
le mani
e ci poggiai un bacio quasi rabbioso, pieno di furia. Lui era
così affannato
che sembrava irriconoscibile e provai un brivido di compiacimento in
questo.
Era tutto assurdo e sbagliato, come la mia poca spina dorsale.
Riprendere un pò
di senno fu la cosa migliore che feci in quei pochi istanti, mi
allontanai
bruscamente da lui e cercai di divincolarmi per tornare a riprendere un
respiro
regolare. Sentii Riley che pronunciava il mio nome con estrema
tenerezza ma la
sua voce sembrava così lontana, trovai la forza necessaria
per allontanarmi dal
nostro nascondiglio, dovevo resistere senza fermarmi e dovevo
convincermi ad
ascoltare le sue parole perché una volta tornato indietro
sentivo che tutto
sarebbe ricominciato senza indugio. E questa era la seconda volta che
avevo
potuto scegliere e avevo preso la più stupida delle
conclusioni. Scrollavo la
testa ripetutamente mentre entrando nel salone raccoglievo quel poco
controllo
che mi era rimasto. Sentivo ancora le labbra umide e il suo sapore
intenso,
scrollai il capo con tanta violenza che dovetti appoggiarmi al muro
lì affianco
per riprendere l’equilibrio mentale e fisico che avevo
perduto. Quando due
braccia forti vennero a sorreggermi per qualche istante, avevo temuto
si
trattasse dell’unica persona che avevo timore di incontrare.
Mi sentivo
stordito, a poco a poco quella sorta di vertigine si era placata e
cominciai a
percepire nuovamente i rumori attorno a me, specialmente quella voce
che
allarmata cercava di attirare la mia attenzione.
Ben.
Solo Ben che mi guardava e pronunciava il mio nome ripetutamente con
ansia.
-Justin..-
disse mentre cercava di attirare la mia attenzione.. –Stai
bene?!-
-Oh…si…insomma
non saprei..- dissi troppo confuso per rispondere con certezza..
-Posso
esserti d’aiuto?!- mi chiese incerto.. –Micol
è uscita per cercarti, eravate
spariti..-
Quindi
aveva notato che non ero l’unico a mancare. Merda!! Questo
proprio non ci
voleva!!
Stavo
cominciando ad avere seri problemi nel gestire questa situazione, mi
sentivo
sempre più smarrito e confuso, dilaniato da mille cose che
non ero in grado di
gestire. Avevo diciassette anni, forse un pò di confusione
passeggera poteva
starci, ma cominciavo ad avere paura che qualcosa mi stesse sfuggendo
di mano.
Ma non potevo permettermi di tergiversare proprio ora, Ben sapeva che
ero con
Riley e dovevo essere in grado di tirarmi fuori dagli impicci senza
tradirmi.
Ora o mai più…
-Si…abbiamo
iniziato a parlare dell’esibizione e non ci siamo accorti che
ci aspettavate..-
dissi il più naturalmente possibile..
-Quindi
non c’è da preoccuparsi!?- mi chiese serio questa
volta..
La
sua domanda mi aveva spiazzato, ma dovevo rispondere il prima possibile
per
evitare di cadere in contraddizione. Rapido e conciso.
-No..-
dissi sollevando le spalle.. –Stiamo cercando di andare
d’accordo per il bene
di Micol..-
Che
era la verità in fondo, ma non appena lo dissi mi sentii
malissimo. C’era
qualcosa che in fondo non stavo ammettendo con nessuno e nemmeno con me
stesso,
per quanto quel ragazzo fosse eccentrico ed egoista, passare del tempo
con lui
mi piaceva. Avevo come l’impressione che stesse cercando in
tutti i modi di
aiutarmi nonostante non avesse capito che tra di noi ci fossero delle
differenze.
Mi
voltai un secondo per distogliere lo sguardo, troppo complicato pensare
certe
cose e rimanere indifferenti. Nell’istante in cui voltai lo
sguardo vidi Riley
con uno sguardo truce a pochissima distanza da noi. Era molto vicino,
quasi
certamente aveva ascoltato la conversazione con il suo amico. Sul suo
volto uno
sguardo indecifrabile. I suoi occhi che ultimamente avevo visto spesso
gentili,
benché furbi e maliziosi, ora sembravano furiosi,
lampeggianti. La sua bocca
una linea sottile e dura, impercettibilmente serrata in una smorfia di
disapprovazione. Mi guardava fisso, sentivo il suo sguardo trafiggermi
come
piccoli spilli acuminati. Non c’era più nulla di
magnanimo nel suo sguardo,
tanto che sembrava fosse tornato il Riley che avevo conosciuto appena
poco
tempo prima. Abbassai lo sguardo con fatica, tanto ero ipnotizzato da
quel viso
tagliente, quando lo feci mi resi conto che Ben mi stava ancora tenendo
per il
braccio. Cercai di liberarmi dalla presa senza risultare scortese, non
appena
fui libero tornai a guardare poco più in là e lui
era sparito. Chissà cosa gli
era preso.
-Quindi
Riley si sta comportando amichevolmente senza nessun tornaconto?!- mi
chiese
con un sopracciglio alzato..
-Ti
sembrerà strano ma è così..- dissi
appena consapevole di aver sentito la
domanda..
Quando
arrivò Micol tutta trafelata la conversazione
terminò con mio grande sollievo.
Le fui grato per il mancato interrogatorio a cui mi avrebbe sottoposto
Ben,
sembrava conoscesse abbastanza bene Riley da sapere che non faceva
niente per
nulla. Ahimè quanto era vero!!
Raggiungemmo
il gruppo in attesa per l’incontro con la band che mi avrebbe
accompagnato in
questa avventura e mi avvicinai al palco mentre tutti gli altri
ridevano
allegramente.
-Eccoti..-
mi disse Simon passandomi un braccio sopra le spalle.. –sono
arrivati, sei
pronto!?-
-Certo..-
risposi sorridendo.. –Vi farò vincere vedrete..-
-Il
ragazzo mi piace..- disse Jason.. –Sicuro di se e
deciso…-
-Possiamo
fidarci dell’intuito di Riley..- rispose Clarke
sorridendomi.. –Ti ha dato
fiducia, non la concede a chiunque..-
-Davvero!?-
chiesi stupito da quella rivelazione..
-Assolutamente…-
mi disse Ben che si era materializzato affianco a me.. –Riley
non ama mettersi
nella mani degli altri, preferisce cavarsela da solo.. Ma sembra che
con te sia
diverso!!-
-Allora
ti dai una mossa moccioso!?-
Una
voce imperiosa che veniva dalle mie spalle mi fece trasalire.
Moccioso…non
riuscivo più a stare dietro ai suoi cambi d’umore!
Da quando mi ero così
abituato ad essere trattato gentilmente da lui?! Ma se prima provavo
rabbia per
il modo in cui mi trattava, ora mi sentivo quasi deluso. Deluso
perché era
tanto chiedere di essere trattato con un pò di rispetto!?
Sapevo di essere un
ragazzino, un adolescente rispetto agli uomini adulti che avevo di
fronte, ma
trovavo davvero ingiusto il fatto di dover essere la sua valvola di
sfogo.
Sentii un groppo salirmi alla gola, mi stavo di nuovo irritando con lui
dopo
tutta la fatica che avevo fatto nel sforzarmi di costruire qualcosa di
equilibrato. Mi sentivo umiliato e svalutato, perché con
Riley doveva essere
tutto così tremendamente difficile!? Mi bastava un niente
per distruggermi
quando si trattava di lui, questa era la verità! Tenevo
così tanto a
diventargli amico, al punto di sentirmi una nullità ogni
volta che lui mi lo
ricordava!?
No,
questo non gli permetteva di trattarmi come un imbecille davanti a
tutti.
Mi
voltai, sentivo l’adrenalina che mi stava ribollendo nella
testa, tanto che
feci uno sforzo sovraumano per non dirgli qualcosa di offensivo a mia
volta. Ma
non potevo comportarmi da bambino, non gli avrei dato la soddisfazione
di
burlarsi ancora di me con i suoi amici. Gli passai affianco, con un
misto tale
di emozioni che non ero in grado di definire quale fosse la
più emergente. Mi
voltai a guardarlo, provavo rabbia, era vero, ma c’era
qualcos’altro che mi
feriva.
-Una
settimana..- dissi fissandolo.. –E sarà tutto
finito…-
Perché
doveva finire. La cosa migliore per me a questo punto era smetterla di
avere
questo complesso di amicizia nei confronti di Riley. La
verità era che io e lui
non potevamo costruire niente, perché nulla ci accomunava.
Non sarebbe nemmeno
bastato l’affetto enorme che ci univa a Micol a migliorare le
cose tra di noi,
perché lui avrebbe sempre visto il mondo come un gioco, per
lui le persone
erano pedine da spostare a proprio piacimento. Un giorno si possono
illudere
trattandole bene e quello dopo usare come zerbino per pulirsi i piedi.
Entrai
nella stanza in cui mi aspettavano i miei
“compagni” d’avventura, ci
presentammo e notai con serenità che avevano la mia
età, tutti ragazzi con un
grande talento a cui spiegai molto dettagliatamente quello che mi
aspettavo da
loro. Nonostante l’incredulità iniziale per
l’impegnativo progetto che gli
stavo proponendo, tutti erano euforici ed ansiosi di iniziare, le
canzoni per
quanto complicate era abbastanza conosciute da tutti i musicisti e fui
felice
di accorgermi che funzionavamo bene. Riuscivamo ad intenderci
abbastanza bene
nelle variazioni e nelle sfumature che ognuno col proprio strumento
apportava
alla melodia delle canzoni. Io avevo deciso che mi sarei occupato di
suonare la
chitarra elettrica, la chitarra acustica e il sax se ce ne fosse stato
bisogno
e ovviamente la voce, infondo la sfida riguardava me. Provammo molte
volte le
canzoni che avevo scelto, ovviamente prove che più che altro
dovevano mettere a
fuoco quello che io mi aspettavo dai miei compagni di squadra. Furono
colpiti
dalle mie capacità, nonostante avessi detto loro che erano
due anni che non
toccavo più uno strumento. Fui felice di rendermi conto che
la mia innata
capacità spontanea di suonare uno strumento senza troppa
fatica era tornata a
galla con la stessa capacità che si prova nel tornare a
nuotare dopo mesi di
pausa forzata.
Provai
a dare vita a quella specie di assolo con la chitarra acustica che
adoravo
tanto in “Tougher than the rest” e verificato che
potevo gestirlo alla
perfezione come avevo immaginato guardai soddisfatto Matt, Gabriel,
Garrett,
Ivan e Stephan. Avevo trovato un buon affiatamento con loro, ora ero
quasi
sicuro che potevo gestirlo. Non mi ero reso conto di quanto tempo era
trascorso
da quando avevo lasciato gli altri. Sapevo che doveva già
essere pomeriggio
tardo, avevo una fame terribile. Decidemmo che per quel giorno avevamo
lavorato
abbastanza, così la decisione unanime fu di andarcene da una
delle tante stanze
insonorizzate del locale per raggiungere il salone principale che
già brulicava
di tantissimi ragazzi e ragazze. Ovviamente notai che non eravamo gli
unici
stipati in quella che sembrava una stanza di registrazione, molti
persone erano
uscite anch’esse dalle camere attigue e vociavano a gran
ritmo tra di loro,
tutti così felici e se stessi. Perché allora io
non ero felice?!
Me
lo chiesi tanto profondamente che mi fermai qualche istante prima di
arrivare a
quella che forse poteva essere la conclusione. Non ero felice
perché non ero me
stesso!?
Ingoiai
freneticamente la saliva! No, io ero me stesso, solo che quello non era
uno tra
i periodi più spensierati della mia vita. Semplicemente la
mia vita non era
quella e una volta che tutto fosse tornato come sempre non mi sarei
più sentito
così fuori posto. Quella confusione sarebbe sparita e tutto
sarebbe tornato al
suo posto. Lui, Micol, la scuola
e la
vita normale.
Gli
altri avevano proseguito, li vedevo parlare tra di loro completamente
su di
giri, mentre Garrett da lontano mi disse che ci saremmo visti al bar,
che mi
avrebbero aspettato là. Feci col capo cenno che li avrei
raggiunti, ma tornai
indietro verso la sala di registrazione dove avevo lasciato il
cellulare.
Attraversavo con attenzione il lungo corridoio deserto mentre osservavo
ogni
singolo dettaglio di quel posto enorme e colorato. Metteva un
pò in soggezione,
sembrava così solenne e allo stesso tempo moderno. Quel
posto era sorprendente
nei suoi dolci colori caldi. Mi piaceva!
Arrivai
nella stanza, raccolsi il cellulare e mi girai indietro. Feci pochi
passi,
quando percepii distintamente delle risate soffuse provenire da una
porta che
avevo superato di pochi passi. Mi voltai leggermente indietro, curioso
forse di
capire chi se le stava spassando così apertamente da non
preoccuparsi
dell’arrivo di qualcuno. Ma non stetti a pensarci molto,
sorrisi e ripresi a
camminare almeno finché non percepii una voce che mi
sembrava famigliare. Mi
bloccai immediatamente, il cervello fino a qualche momento fa assopito,
ora
viaggiava a mille miglia lontano dal mio corpo. Irrigidii i muscoli per
impedirgli
di muoversi e mi costrinsi a fare ancora un passo avanti. Ancora una
risata
soffusa, accompagnata da quello che sembrava quasi un grugnito, un
lamento così
profondo e gutturale. Mi fermai nuovamente incapace di andare oltre.
Mi
voltai ed individuai la porta da cui probabilmente arrivavano i
sospiri. Il
cuore mi pulsava così tanto nelle tempie che per un istante
non sentii altro
che battere convulsamente. Con passo felpato mi ero avvicinato al muro
e passo
dopo passo cercavo di avvicinarmi alla piccola fessura da cui filtrava
una luce
fioca. Quando fui abbastanza vicino mi accomodai bene appiccicato al
muro,
inghiottii leggermente con cautela rimanendo ben saldo al mio posto.
Quando mi
sentii pronto mi avvicinai allo spiraglio e guardai con discrezione
attraverso
la fessura. La luce non era fortissima, lasciava un pò la
stanza in penombra,
cercai di spostarmi ancora un pò e poi intravidi due sagome.
Mi sentii come un
guardone, un maniaco che spia, non ero certo fiero di me stesso. Le due
sagome
così vicine sembravano due macchie indistinte, non avevano
più la maglia, c’era
solo posto per due ragazzi che troppo presi l’uno
dall’altro si stringevano con
passione. Mi fecero tenerezza, sembravano così dolci, le
loro mani si cercavano
come in una qualsiasi coppia di innamorati. Fu la tenerezza di un
secondo, che
lasciò spazio a uno tra i momenti e sentimenti
più devastanti che avevo mai
provato in vita mia. Perché uno di loro non era un ragazzo
qualunque, avrei
riconosciuto tra mille i lineamenti di quel viso e quei capelli neri
come la
pece. Quello era il momento migliore per andarmene, se qualcuno mi
avesse
beccato sarei potuto morire dalla vergogna mentre venivo additato come
uno tra
i peggiori guardoni del momento. Avrei tanto voluto farlo ma il mio
corpo era
bloccato, come schiacciato da un peso enorme.
-E
il ragazzino che ti stai lavorando!?- chiede lui affannato mentre lo
guarda
negli occhi..
-Che
ragazzino!?- risponde lui, con la sua voce profonda mentre smette di
baciarlo..
Le
sue mani ora sono più audaci, percorre il corpo di quel
ragazzo con molta più
malizia mentre lui lo guarda con un viso deliziato e pieno di richieste
che
forse non vuole fare a voce. Riley gli accarezza la guancia, posa il
dito
pollice sulle sue labbra e le sfiora con delicatezza mentre sorride
divertito.
Ora, proprio in questo momento, mi rendo conto di quanto si era
trattenuto con
me, stava letteralmente divorando quel ragazzo biondo dagli occhi
chiari, come
se fosse qualcosa da mangiare. E provai così tanta angoscia
che non sentivo più
nessun arto, le gambe sembravano inesistenti, le braccia prive di
forza. Più
rimanevo lì più capii che qualcosa dentro di me
si stava spaccando, qualcosa
che però non riuscivo a delimitare con precisione.
-Quello
biondo..- gli dice ansimando, dopo un bacio appassionato..
-Justin!?-
dice lui scostandosi e ridendo.. –Un piacevolissimo e
divertente diversivo…-
Quella
fu la batosta decisiva. Sapevo di non essere altro che un fenomeno da
baraccone
per lui, non mi aspettavo altro, ma sentirselo dire era tutta
un’altra cosa.
Tutte bugie quelle che mi aveva ripetuto in quei giorni e che per un
momento mi
erano sembrate così vere. Era come un castello di sabbia che
all’improvviso la
spuma del mare si era portato via. Ma nel dolore di sentirmi una
marionetta in
mano d’altri, feci l’enorme sbaglio di lasciarmi
cadere dalle mani il cellulare
che con un tonfo secco si era frantumato in due pezzi sul pavimento.
Panico!!
-Chi
è là fuori!?- gridò Riley con impeto..
–Cazzo proprio sul più bello..-
Non
so cosa mi prese in quel momento, raccolsi con furia i pezzi del
cellulare, li
strinsi al petto più che potevo e cominciai a correre a
perdifiato. Ma il
corridoio era troppo lungo per percorrerlo così in breve
tempo, mi guardai
furiosamente in torno quando notai uno sgabuzzino li vicino buio e con
la porta
aperta. Mi ci infilai in fretta curandomi di non chiudere la porta, lo
scatto
della serratura mi avrebbe tradito di sicuro. Lasciai uno spiraglio per
vedere
se dubitasse davvero che ci fosse qualcuno a spiarli, sentii la porta
aprirsi e
dei passi che si incamminavano lungo il corridoio. Raggiunse la porta
dello
sgabuzzino ma non guardò dalla mia parte, sperai che non
decidesse di
controllare proprio il mio nascondiglio! Guardava il corridoio con
circospezione e si toccava la testa come confuso. Quando
tornò indietro ripresi
a respirare, non mi ero reso conto che stavo trattenendo il respiro. Mi
portai
dalla parte opposta della piccola dispensa e provai ad aguzzare le
orecchie per
capire cosa stesse facendo. Notai l’ombra che diventava
più lontana, i passi
erano diventati più silenziosi, dopo qualche istante di
silenzio, captai il
rumore di una porta che si stava chiudendo. Mi lasciai scivolare lungo
la
parete rilassando i muscoli in tensione mentre mi usciva un sospiro di
sollievo
dal profondo del cuore. Gli occhi mi dolevano, li sfregai nel tentativo
che
quella tensione scivolasse via.
Ma
mi ridestai velocemente e con cautela guardai fuori dal corridoio, non
c’era
nessuno. Spalancai la porta immediatamente e corsi a perdifiato lungo
il
corridoio, mi fermai solamente quando fui certo che ero troppo lontano
per
essere notato. Mi buttai nella mischia senza pensarci e i ragazzi della
band
stavano festeggiando, mi chiamarono con trasporto e sorridendo sorrisi
anche
io. Quando li raggiunsi il caldo e affettuoso abbraccio di Mico mi fece
tornare
un pò di quel sorriso spensierato, era proprio quello che mi
ci voleva. Non ero
solo, avevo lei!!
-Ecco
il nostro nuovo amico..- disse Gabriel porgendomi una tequila
ghiacciata..
–Questo è per festeggiare…-
-Forse
sarebbe meglio qualcosa di meno alcolico..- dissi guardando il
bicchiere e
ridendo..
-Non
ti piace!?- chiese Ivan con interesse…
-No
anzi..- dissi annuendo.. –Ma devo guidare..-
-Dai..-
disse Garrett con un alzata di spalle.. –Mal che vada vai a
casa a piedi…-
-O
può darti un passaggio Riley…- disse Micol
sorridendo… -Tanto porterà anche
me..-
-No!-
dissi con troppa decisione.. –Non mi va di lasciare la mia
Kawasaki qui per
tutta la notte..-
Micol
non ci fece troppo caso, sapeva quanto tenevo a quel regalo di mio
fratello,
quindi non insisté più di tanto, ci raggiunsero
gli amici di Riley e tra un
bicchiere e l’altro cercai di dimenticare. Ben si
offrì di darmi un passaggio
se per caso non avessi voluto incappare in qualche posto di blocco, ma
mi
sentivo pienamente nelle mie facoltà intellettive, non avrei
bevuto ancora
molto.
Riley
ci raggiunse molto tempo dopo. Nella fretta di andarmene e raggiungere
gli
amici per non pensare, avevo dimenticato il cellulare sgangherato in
tasca. Me
n’ero ricordato solo adesso, avevo la mano nel taschino e
stringevo
quell’ammasso di plastica tra le dita quando percepii
chiaramente la presenza
di Riley vicino a me. Sollevai lo sguardo, questa volta non sembrava
ostile
come quella mattina. Per qualche istante lo osservai negli occhi
esattamente
come lui faceva con me, poi distolsi lo sguardo e ripresi il bicchiere
in mano
proprio come se non esistesse. Di fronte a me c’erano Simon e
Ben che parlavano
dell’imminente eclissi di luna che ci sarebbe stata di
lì a qualche giorno. Mi
piaceva osservare le stelle, era un argomento interessante che forse
poteva
distogliere l’attenzione da qualcosa che non volevo
affrontare, almeno non ora.
Riley
si era seduto vicino agli altri, più o meno di fronte a me.
Sentii qualcosa
ribollirmi nel sangue ma controllai la voglia di lanciargli in faccia
il
bicchiere e ripresi ad ascoltare con interesse Ben che parlava assorto
e
concentrato.
-Ben
è vero che la luna è un must delle
osservazioni!?- chiesi con enfasi..
-Come
fai a saperlo!?- mi guardò con interesse, poi sorrise e
notai un’espressione
che non avevo mai notato sul suo viso gentile..
I
suoi occhi neri scurissimi e bellissimi, erano lucenti e aperti in un
sorriso
cordiale.
-Mi
piace l’argomento..- dissi facendo spallucce..
–L’astronomia è affascinante, ho
letto molto al riguardo ma non tanto quanto vorrei, non ho mai tempo
per
dedicarmici..-
-Beh
posso passarti qualche libro se vuoi..- poi rifletté
velocemente… -E un giorno
se ti va potremmo andare a visitare il Planetario, sarebbe
più semplice
spiegarti alcune cose importanti dell’astrologia..-
-Stai
scherzando!?- dissi contenendo a fatica l’entusiasmo..
–Mi insegneresti davvero
qualcosa!?-
-Certo…-
mi disse con un ampio sorriso.. –Quando vuoi..-
Sorrisi
soddisfatto e lo ringraziai davvero per la disponibilità,
era un’occasione
troppo importante per me. Era da parecchio tempo che desideravo fare
qualcosa
d’analogo, pensavo che sarebbe stato bello poterne sapere di
più e magari
studiare l’argomento per poi poterci ricavare un lavoro che
mi entusiasmasse.
Riley
beveva la sua birra senza staccarmi mai gli occhi di dosso, non aveva
detto una
sola parola da quando era tornato, mi guardava con fare provocatorio
senza però
alludere a nessun argomento in particolare.
-Tu
dov’eri finito!?- Clarke chiese con un sorriso travolgente a
Riley..
-Un
piacevolissimo incontro..- disse sorridendo con quel sorriso mozzafiato
tutto
suo.. –Pizzicante devo dire, tranne un imprevisto..-
-Quale!?-
chiese Orlando incuriosito..
-Qualcuno
stava origliando..- disse buttando subito gli occhi addosso a me..
Sentivo il suo sguardo gravarmi
come il peso di un
macigno, non avevo mosso un solo muscolo da quando aveva parlato, nulla
in me
si era spostato, ero rimasto impassibile cercando di controllare il
rossore
delle guance che mi tradiva sempre nel momento meno opportuno. Svuotai
il mio
bicchiere nel tentativo di sembrare il più naturale
possibile, mentre lo posavo
sul tavolino sentii Jason parlare con enfasi.
-A
chi hai spezzato il cuore questa volta!?- chiese Clarke con ironia..
-Forse
a qualcuno a cui non sapevo di spezzarlo..- rispose con una strana
esaltazione…
Deglutii
impercettibilmente, stavo cominciando ad agitarmi e nella posizione in
cui ero
non potevo permettermelo. Quando vidi in lontananza un ragazzo biondo,
incredibilmente bello, il mio stomaco brontolò
terribilmente. Sgranai gli occhi
con il timore che si avvicinasse, non ce la potevo fare, mi voltai con
un’ostentata disinvoltura che non avevo e sapevo che Riley,
arguto com’era, non
se lo sarebbe lasciato sfuggire. I suoi occhi sembravano mi
penetrassero nella
carne tanto mi teneva sotto controllo. All’improvviso il
biondo si girò verso
il nostro gruppo, prese due bicchieri e si avvicinò con
calma alla poltrona
dove c’era Riley e gli porse il bicchiere con un ampio
sorriso. Lui ricambiò
con un sorriso forse troppo pronunciato, non volevo fissarli troppo ma
sembrava
ostentare un piacere che non sentiva, non avevo mai visto Riley passare
del
tempo con le sue vittime dopo averli sfruttati come a lui piaceva.
Questo dava
davvero l’impressione del “buon viso a cattivo
gioco”. Ma il “diversivo” non
sarebbe stato ancora con loro per molto, quale scusa migliore avere il
bicchiere vuoto!?
-Ehi
Jus..- disse Micol con un sorriso buffo in volto.. –La nuova
conquista di mio
fratello!?-
-Ah
si..- dissi distrattamente..
-Hai
notato che ti somiglia tantissimo!?- disse lei sogghignando..
-Che
hai detto!?- dissi un pò stranito..
-Ma
si..- disse lei con uno sguardo innocente.. –Quello
è uguale a te..-
Non
ci vedevo tutta questa somiglianza ma alla fine decisi che vedere
pomiciare due
ragazzi non era esattamente quello che preferivo fare, non volevo fare
da
spettatore indiscreto. Dissi a Micol che sarei tornato subito, mi alzai
e
lasciai il gruppo tra risate e ammiccamenti vari mentre Riley faceva il
piacione con il ragazzino biondo. Presi una birra, decisi che sarebbe
stata
l’ultima della serata, attraversai il locale e andai a
prendere una fresca
boccata d’aria. Quando arrivai vicino alla mia moto mi ci
sedetti sopra e
buttai giù una boccata di liquido amaro, adoravo la birra
era quella che di
gran lunga preferivo rispetto agli altri alcolici. Posai la
bottiglietta sul
sedile e poi decisi che valeva la pena di aggiustare il mio cellulare.
Cominciai ad armeggiare tra i pezzetti staccati per ricomporli, provai
a vedere
se si riaccendeva e con sollievo lo schermo riprese vita tra le mie
mani.
Ripresi la bottiglia e la portai di nuovo alla bocca, poi schiacciai un
pugno
chiuso contro la fronte e cercai di non lasciarmi sopraffare dagli
eventi.
Decisi
di rientrare, non riuscivo più a stare lì. Ero
stanco, esausto dalla giornata e
dalle mille emozioni che si erano susseguite, per molti la nottata era
ancora
giovane ma per me poteva tranquillamente concludersi. Decisi di
raggiungere
Micol e di avvertirla che avevo intenzione di tornare a casa. Sapevo
che
avrebbe avuto un passaggio da suo fratello, ma volevo esserne certo.
Non mi
andava di lasciarla nei guai. Mi diede un bacio sulla guancia e dopo di
che
salutai tutti gli altri ringraziandoli per la serata.
-Riley
è con Denis da quella parte se vuoi salutarlo..- mi disse
Simon con una specie
di abbraccio fraterno..
-Oh
no…non ce n’è bisogno..- dissi
sbrigativo.. –Salutatemelo voi, non è il caso di
disturbarlo..-
Guardai
nella direzione che mi avevano detto, esattamente vicini al
privé quello che
doveva essere Denis a questo punto, stava letteralmente avvinghiato a
Riley e
lo baciava con trasporto. Decisamente una pessima idea. Attraversai la
pista
per raggiungere il piccolo corridoio che mi avrebbe portato nella
stanza in cui
quella mattina Ben aveva lasciato il mio piccolo zaino. Presi gli
appunti che
probabilmente Micol mi aveva appoggiato accanto allo zainetto, li
riposi al suo
interno e chiusi la cerniera. Nello stesso istante in cui controllai di
non
aver dimenticato nulla la porta si aprì e si richiuse con
velocità. Non ci feci
tanto caso, ero girato di spalle e non percepii nulla almeno
finché qualcuno si
avvicinò a me.
Quando
mi voltai lui era di fronte a me, con quel suo viso che tanto spesso
avevo
desiderato schiaffeggiare. Sollevai un sopracciglio incuriosito dal
muro della
sua prestanza fisica, mi stava decisamente sbarrando la strada. La cosa
non mi
stupì, stavamo parlando di
Riley in
fondo.
-Perché
non sei venuto…- mi chiede con sguardo limpido..
-Dove!?-
gli chiedo confuso..
-A
dirmi che te ne stavi andando…- rispose lui secco…
-Questa
è una domanda stupida..- gli dico sorridendo trattenendo a
stento la rabbia
repressa..
-Non
mi sembra..- risponde più tranquillo..
–Perché!?-
-Non
credo di aver fatto nessun crimine..- dissi infastidendomi di dover
dare
spiegazioni assurde.. –Eri in compagnia e mi sembrava
scortese farlo..-
-Beh
ora è tutto abbastanza chiaro..- disse lui con un sorriso
furbo..
“Trattieniti
Justin, ora porta fuori i tacchi è il momento
opportuno..” mi ripetevo.
Lo
supero deviando di un passo dalla traiettoria in cui si trovava Riley,
sono
ansioso di lasciare le sue stranezze in quella stanza e di rifugiarmi a
casa,
dove nulla può farmi del male. Sto raggiungendo la porta
quando improvvisamente
lui mi abbraccia da dietro e con un braccio mi tiene le spalle, la sua
mano è
chiusa a pugno davanti al mio viso. Non capisco il gesto, mi confonde
solo il
respiro caldo e profumato che sento vicino al mio orecchio e nella
penombra,
ogni volta era un tuffo al cuore sentirlo così vicino.
La
sua mano si apre e tra le sue dita comincia a dondolare un ciondolo a
forma di
boccale di birra. So perfettamente di cosa si tratta, è il
ciondolo che Micol
mi aveva portato da Monaco di Baviera. Lo stesso pendente che io
portavo sempre
appeso al mio cellulare, rovinosamente caduto la stessa sera, poche ore
fa.
“Sono
fottuto!” penso immediatamente, mentre realizzo che ero stato
un idiota a non
accorgermi che cadendo l’avevo perduto, o meglio,
l’avevo lasciato proprio a
portata di mano dell’unica persona che non doveva trovarlo!!
Rimango qualche
istante a fissarlo mentre deglutisco impassibile e sento Riley sempre
più
vicino, sempre più deciso a sferrare l’attacco.
Velocemente e al volo mi
rimpossesso del mio regalo e lo tengo serrato tra la mano,
così forte che sento
pungere il palmo della stessa.
-Eri
tu..- mi dice con quella voce tanto suadente da perforarmi le
orecchie.. –L’ho
capito immediatamente..-
-Hai
la sfera magica!?- dico con un ghigno poco divertito..
-Qualcosa
del genere..- mi dice parandosi davanti a me, sorridendo mesto mentre
mi
osserva la bocca e si avvicina..
NO!!!
Mi giro di lato, mentre sento il suo sorriso diventare immenso e
capisco che
sto facendo quel gioco che a lui piace tanto. Il
“diversivo” stava dando i suoi
frutti e lui ne approfittava.
-Ora
se non ti spiace me ne vado a casa..- dico mentre riprendo a camminare
con una
certa fretta..
Mi
guarda proseguire il cammino verso la porta, se la raggiungo posso
andarmene,
ma prima di arrivare alla maniglia la sua mano mi prende il braccio e a
quel
punto non rispondo più di me. Mi volto verso di lui, con uno
strattone mi
libero mentre la sua mano rimane pietrificata. Mi avvicino al suo viso
e questa
volta sono chiaro, come non lo ero mai stato fino a questo momento.
-NON
PROVARE MAI Più A TOCCARMI…- gli dico con voce
dura e inflessibile.. –SONO
STATO CHIARO!?-
-Con
chi credi di parlare eh!?- mi dice lui spingendomi contro il muro..
Le
sue mani appoggiate contro la parete mi bloccano, ma oggi non mi
farò prendere
per il naso. Ora so com’è fatto Riley e nulla
può ancora ferirmi, niente può
farmi cambiare idea!
-Con
un bugiardo..- dico io con aria seccata.. –Un bugiardo che
prende per il naso e
che poi pensa anche di farla franca..-
-Ma
che ti prende!?-
-Trovo
irritante il fatto che quando sei con me per ottenere ciò
che vuoi mi dici
stronzate..- dico tutto d’un fiato senza riuscire a
trattenermi.. –Mentre in
realtà sono un diversivo per tastare le tue
capacità seduttive!! È ODIOSO
SAI!?-
Lui
mi lascia passare mentre furioso ritorno nella stanza con
l’adrenalina alle
stelle. Non posso più sopportare la sua vicinanza, sentii
gli occhi pungere
terribilmente ai lati delle ciglia e cerco un modo per contenere
l’emozione
angosciosa che ho dentro.
-Non
mi piace dare spiegazioni agli altri sulle persone che frequento..-
dice
guardandomi con sguardo truce.. -Non voglio sapere niente..- dico senza
nemmeno
guardarlo in faccia, alzandomi e riprendendo a camminare..
–Sono solo un idiota
che si è illuso di poterti essere amico..-
-Justin..-
mi dice lui con tono supplichevole mentre la sua mano riprende il mio
braccio e
lo trattiene..
-Ti
ho detto di non toccarmi!!!- grido perdendo la pazienza..
–Cosa pensi che sia
io?! Il tuo buffone di corte che ti fa ridere quando ne hai voglia e
che si
prende gli insulti quando a te girano i cinque minuti!?-
-Non
volevo esporti troppo alla luce del sole..- disse lui giustificandosi e
alzando
la voce di qualche tono.. –non voglio che ti prendano di mira
capisci!?-
No
non capivo, sapevo perfettamente difendermi da solo. Ma la questione
era che
non mi fidavo di lui per quanto almeno volessi provarci. Ogni volta che
guardavo il suo viso mi ricordavo quella stanza, la sua risata così sincera e
quelle parole che sembravano
così davvero oneste che non potevo credergli. Mi aveva
ferito. Mi ero sentito
tradito perché gli avevo dato una fiducia che probabilmente
non meritava. Ed
ora questa era stata la ricompensa.
-Denis
era solo un passatempo..- dice tranquillo e alzando le spalle..
–Un piacevole
passatempo ovviamente, ma almeno toglie i riflettori un pò
dalla nostra ambigua
frequentazione..-
-Smettila
di mettermi in mezzo ai tuoi casini..- dico guardandolo con furia..
–Quello che
fai non è per proteggere me, ma per gratificare te stesso..-
-Certo...è
anche per me..- dice sinceramente e con un sorriso.. –Ma tu
mi hai sempre detto
di essere etero quindi sviare i riflettori su di noi è il
modo migliore per
mettere a tacere le malelingue..-
Sorride
con un chiaro sorriso di provocazione, di malizia che mi fa partire un
moto di
nervosismo che vorrei prenderlo a pugni. Conto fino a dieci, non dovevo
cadere
nella provocazione altrimenti avrei fatto il suo gioco. Mi arrendo a
tutto, ad
ogni cosa pur di sentirmi meno a disagio in quel momento.
-Hai
ragione..- dico mentre mi preparo per andarmene.. –Allora
continua così, a me
va benissimo..-
Giro
su me stesso e cerco di andarmene, appena in tempo per evitare di
fargli vedere
le lacrime che avevano cominciato a scorrere copiosamente. Il problema
era che
Riley mi aveva nuovamente preso per le braccia e mi aveva voltato con
troppa
forza per resistergli. E più mi guardava sconcertato con
occhi sgranati, più me
ne vergognavo, distolsi lo sguardo con un tale imbarazzo che mi sarei
voluto
seppellire. Cavolo ero un uomo ormai, non potevo comportarmi da idiota,
ma non
riuscivo più a trattenermi.
-Hai
bevuto troppo..- mi disse lui avvicinandosi.. –Ti porto a
casa, lasciamelo fare
Jus..-
-No..-
dico ribellandomi.. –Non voglio mai più passare
del tempo da solo con te!! Non
voglio essere toccato da delle mani che prima hanno sfiorato qualcun
altro!!!-
Rimango
ammutolito mentre quelle parole mi fanno tremare le labbra e la mia
mente va
nel panico. Avevo detto una cosa assurda, imbarazzante e stupida
proprio
davanti a lui, che non si preoccupava di cose insulse come i
sentimenti. Riesco
ancora ad osservare il suo sguardo stupito e che a poco a poco sorride
per le
parole che ho appena pronunciato.
E
finalmente mi libero dalle sue braccia, da quella che per me stava
diventando
la mia personale gabbia d’oro delle torture. Apro la porta
senza nemmeno
accorgermene e corro, corro a perdifiato nella folla che si accalca e
che balla
con trasporto. Dietro di me sento qualcuno, qualcuno che tra spintoni e
difficoltà cerca di raggiungermi, ma spesso viene fermato e
trattenuto da
ragazzi senza controllo che vorrebbero forse ballare con lui. Mi volto
furtivamente, ma abbastanza per vedere che continua a spingersi tra la
folla
per controllare la direzione che prendo.
Finalmente
raggiungo le tende, una volta scostate prendo in pieno un ragazzo che
rimane
tramortito e mi guarda un pò stranito.
-Ti
prego scusami..- gli dico mentre riprendo a correre velocemente..
Lui
mi sorride e entra nel locale. Dovevo spicciarmi altrimenti avrei
rischiato che
Riley mi raggiungesse. Avevo un vantaggio esiguo su di lui, una volta
uscito
dalla mischia mi avrebbe raggiunto in men che non si dica. Quando esco
fuori la
brezza serale è fresca e rincuorante, senza pensarci mi
infilo velocemente il
casco integrale e arrivo alla moto.
-Justiiinnnn…-
si guarda intorno, poi si accorge di me e riprende a correre..
Ma
ormai sono al sicuro sulla mia moto, con attenzione esco dal posteggio
e do gas
con tutta la velocità di cui ero capace mentre vedo Riley
che cerca di
scavalcare una macchina per raggiungermi prima che possa allontanarmi
troppo.
Ma non riesce a fare niente per fermarmi, lo vedo seguirmi ancora un
pò mentre
mi volto con la testa per verificare che non prendesse la macchina e
poco dopo
lo vedo rallentare e guardarmi mentre mi allontano nella notte. E mi
sento
libero adesso, non tranquillo ma almeno sono solo con la mia
stupidità.
Correndo
nella notte non mi rendo nemmeno conto di quanto vado veloce e mi
ritrovo sotto
casa, frastornato ma illeso se non altro. Nessuna traccia di Riley
fortunatamente!!
Salgo
in casa come uno spettro e mi rendo conto di tirare un sospiro di
sollievo
quando capisco che nessuno è alzato e che la casa
è buia. Vado subito in camera
e mi spoglio velocemente. Mi lavo i denti e faccio una doccia veloce
per
togliermi di dosso la tensione della giornata. E penso “ora
sono solo, posso
fare quello che voglio!!”. Torno in camera e mi butto sul
letto supino, copro
con un braccio gli occhi e lascio che accada quello che deve. Dovevo
piangere
tutte le lacrime che avevo, il giorno dopo volevo svegliarmi e sentirmi
meglio.
Questa sera dovevo dire addio a qualcosa, dovevo trovare la mia strada.
Senza
di lui.
E
allora piango...si, da domani senza di lui!
Ciao a tutti, questo è il quarto capitolo che inserisco
della mia storia. Spero che vi piaccia e che per voi sia interessante!
Se avete critiche da fare non abbiate timore, non sono una che se la
prende, anzi preferisco sapere cosa ne pensate per eventualmente
migliorare..
Se vi va, seguitemi..
Un abbraccio Asia...
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Capitolo 5 *** Capitolo cinque.. ***
Capitolo 5
Riley...
9 novembre 2012
In
casa poca confusione, sdraiato sul divano rilasso la schiena dopo una nottata
pesante. Era stata più dura del solito, intrattenere le persone diventava
difficile a volte. Denis era tornato alla carica ma mi era già passata la
voglia di giocare con lui. Simon stava armeggiando in cucina con le mie pentole
mentre doveva essercisi messo d’impegno a volermene distruggere qualcuna.
Spuntai
dal divano guardandolo con un ghigno e lui sollevo le spalle come per scusarsi.
C’era chi metteva tavola, chi si guardava il Sidney giocare alla televisione.
Erano
due giorni che non avevo più notizie di Justin. Gli avevo scritto ovviamente,
lo avevo chiamato ma non avevo mai avuto una risposta. Lasciavo che il
cellulare dondolasse davanti alla mia faccia, volevo almeno una spiegazione per
non essermi nemmeno guadagnato il diritto di un chiarimento.
Quella
sera avevo sentito un rumore dietro la porta della stanza dove con Denis ci
eravamo rintanati. Mi ero rimesso la camicia ed ero uscito abbastanza
velocemente, non sufficientemente per vedere chi stava origliando. Quando ero
uscito non avevo notato nulla di strano, avevo fatto qualche passo in direzione
del salone principale ma non c’era anima viva intorno. Avevo deciso che poteva
essere frutto della mia immaginazione, quindi ero tornato sui miei passi.
Quando stavo per tornare nella stanza notai un qualcosa proprio li affianco
alla porta e capii subito che la sensazione e il rumore che avevo percepito,
non erano solo stati una fantasia. Qualcuno ci stava guardando.
Raccolsi
quel piccolo ciondolo e non ci misi granché a fare due più due. Ricordavo
benissimo dove l’avevo già visto, così arrivai alla conclusione che Justin ci
stava osservando. Se ci stava guardando doveva anche aver ascoltato la
conversazione che avevamo avuto io e il tipo con cui mi stavo divertendo.
Rientrai nella stanza indeciso sul da farsi, da un lato volevo trovare Justin e
fargli delle domande, dall’altro pensavo che potevo godermi il momento e poi
parlare con lui dopo. Denis fece la sua parte e non ci mise molto a convincermi
che tutto il resto poteva aspettare e quel momento no.
Ma
adesso mi stavo facendo esattamente le stesse domande a cui non avevo avuto
risposta e che erano rimaste senza una argomentazione da parte sua.
Ben
ad esempio?! Sembrava che lo lasciasse avvicinare molto di più rispetto a me. E
quella mattina sempre con Ben, aveva detto che stava cercando di andare
d’accordo con me solo per il bene di Micol. Sapevo che l’adorava, ma ora doveva
anche essere consapevole che non era solo per quello se tra noi si era creata
quella strana atmosfera. Mi misi a sedere con la testa piena di domande a cui
non sapevo dare una risposta.
-Hai
più sentito Justin!?- mi chiede Simon sempre attento all’umore altrui..
-No..-
gli dico scuotendo la testa e sorridendo come se niente fosse.. –Non sono più
riuscito a contattarlo..-
-Davvero!?-
disse Clarke pensieroso.. –Ieri mattina è venuto al locale per le prove con i
ragazzi, ma poi se ne sono andati, mi hanno detto che avevano trovato una
postazione più neutrale! Ma Jus aveva una pessima cera..-
-Cosa
intendi per pessima cera!?- chiese Jason incerto..
-Beh
insomma era pallido, con gli occhi cerchiati ecco..- disse lui con un alzata di
spalle.. –Sembrava ansioso di andarsene in verità..-
-Forse
è teso per l’esibizione..- disse Orlando che stava per fumarsi una sigaretta..
-Quel
ragazzino si sente a disagio secondo me..- disse Jason riflettendo.. –Ci
conosce da pochi giorni e in più lo abbiamo trascinato in una situazione in cui
è costretto a confrontarsi con un mondo diverso da quello in cui ha vissuto
finora..-
-Dimentichi
però che tutti noi abbiamo percepito la
stessa cosa..- disse Mike serio.. –Quando l’abbiamo conosciuto ognuno di noi ha
sentito “lampeggiare” il gay-radar..-
-Se
ci fossimo sbagliati!?- chiese Orlando dubbioso.. –potrebbe avere dubbi
inutili..-
-No…non
ci siamo sbagliati..- intervenni io con tranquillità..
-Come
lo sai!?- chiese Mike curioso questa volta..
-Si
è avvicinato a me ultimamente…- dico vagamente.. –Certe cose si capiscono..-
-Ultimamente
cerca in tutti i modi di evitarti…- disse Ben comparendo improvvisamente sulla
porta che portava alle camere e al bagno, un sorriso strano sul volto....
-Evitarmi..-
dissi io sollevando un sopracciglio.. –è un continuo fuggire e tornare con lui..-
-Ti
evita perché lo stai confondendo, credo che comprensibilmente sia spaventato..-
disse lui con un certo risentimento..- quindi ti allontana! Ma non devi
preoccuparti, sta bene..-
-Come
puoi dirlo!?- chiesi io guardandolo con aria ostile..
-Semplicemente
perché l’ho sentito..- rispose lui con un sorriso smagliante..
-L’hai
sentito!?- chiesi io alzandomi dal divano e guardandolo fisso..
-Si…l’ho
chiamato e mi ha risposto..- mi disse Ben come se niente fosse.. –Ha solo
bisogno di tranquillità per prepararsi alla serata dell’esibizione, lascialo in
pace..-
-Sei
diventato il suo paladino di giustizia!?- risposi sarcasticamente, ma
decisamente troppo irritato!!
Non
volevo dimostrarmi…spazientito da quella rivelazione, ma lo ero decisamente
molto! Justin si stava rifiutando di parlarmi mentre si premurava di rispondere
a qualcuno che non rappresentava assolutamente nulla per lui. Inoltre Ben non
stava rispettando gli accordi, finché Justin era una mia preda non aveva alcun
diritto su di lui! Presto o tardi mi sarei stufato, da quel momento in poi era
libero di fare di lui ciò che voleva ma non ora che stavo impazzendo per
averlo.. Non mi ero mai intestardito così tanto nei confronti di un ragazzino,
ma non riuscivo a togliermi dalla testa i suoi bellissimi occhi pieni di
lacrime. Provavo un misto di esaltazione e di angoscia che non potevo
spiegarmi, sapevo solo che lui piangeva per me ed io non ne avevo ancora capito
la vera motivazione. Non potevo tollerare che Ben potesse mettermi i bastoni
tra le ruote proprio ora che stavamo arrivando ad un dunque!! Dovevo agire
subito, non volevo perdere quel rapporto che avevo tanto faticosamente
instaurato con Justin.
“Dove
cazzo sei finito!? Justin vedi di rispondermi, altrimenti piombo a casa tua e
stai certo che lo faccio chiaro!??!?!?!?!?”
Avevo
scritto con una tale rabbia che era uscito un messaggio quasi intimidatorio.
Erano due giorni che non avevo notizie di lui e in più Micol non aveva
informazioni utili da darmi anche perché lui la teneva fuori dai nostri problemi.
Cercai di mantenere comunque un atteggiamento tranquillo con Ben, eravamo amici
da una vita e nonostante questo non volevo rovinarla. Un dato di fatto era che
odiavo comunque la sua intromissione. Ma Justin…aveva scelto lui a me, non
potevo accettarlo!!
Aspettai
ancora un paio di ore prima di muovermi, ma appena i miei amici decisero di
andarsene li avvisai che avevo preso una decisione. Un viaggio, ad Halifax in
Canada. Era una città che avevo sempre desiderato visitare e se Justin
desiderava avere qualche giorno di pace per prepararsi li poteva averne quanto
voleva. Jeffrey, il mio datore di lavoro, era proprietario di alcuni dei più
importanti hotel della città e non mi avrebbe negato un favore. Sapevo che
aveva un magnifico hotel a ridosso delle Montagne di Ghiaccio come venivano
comunemente chiamate dagli abitanti del posto. Imponenti catene montuose
ricoperte di neve e ghiaccio che condizionavano l’ambiente circostante. Maggio
era un mese perfetto per quelle mete, in questo periodo le temperature erano
leggermente meno rigide, eravamo nel periodo migliore per visitare la città.
Nella seconda metà di maggio eravamo nel bel mezzo della primavera anche se
potevano esserci ancora delle nevicate. Micol sapevo che non avrebbe avuto
nulla in contrario, era nella settimana di riposo dalla scuola e i suoi ottimi
voti non facevano che rendere la cosa meno complicata. Se lei fosse venuta,
Justin non avrebbe rifiutato ed io avrei avuto del tempo per guadagnarmi la sua
fiducia.
Mi
incammino velocemente verso casa del moccioso, mi stavo preparando mentalmente
tutte le cose che volevo dirgli e non avevo idea di come sarebbe andata a
finire. Mentre ragionavo sul da farsi mi ritrovai di fronte casa sua, la moto
era posteggiata e quindi ero certo di trovarlo in casa. Presi velocemente e
correre verso il palazzo, quando in un lampo cominciai a fare gli scalini due a
due.
Avevo
così tanta voglia di vederlo!? Volevo vedere ancora i suoi occhi spalancarsi di
stupore mentre arrossiva!? Beh la risposta era si, a qualsiasi domanda mi
ponessi.
Ero
arrabbiato con lui!? Si, ero furioso.
Ero
preoccupato!? Forse ero curioso di sapere tante cose che non avevano una
risposta.
Quando
mi ritrovai davanti alla sua porta avevo il fiatone. Non mi ero reso conto di
quanta energia e fretta avessi in quel momento. Suonai qualche volta alla porta
e aspettai che i suoi occhi smarriti mi venissero ad aprire. Sentii i passi
dietro la porta e il mio cuore che già stava scoppiettando, accelerò ancora i
battiti.
Quando
la porta si aprì stavo cominciando quasi a parlare e a buttargli addosso tutta
la rabbia che sentivo, ma mi bloccai, non avevo davanti lui, ma un altro uomo.
Un
attimo di incertezza..
Restai
in silenzio con la bocca leggermente socchiusa, stavo cominciando a pensare le
cose più assurde, mi stava salendo una furia cieca proprio all’altezza dello
stomaco. E non era esattamente il sentimento migliore, ero ingestibile in quei
casi. Mi conoscevo abbastanza da sapere che una volta esploso non mi sarei più
trattenuto. Era…con un altro ragazzo!?
-Posso
esserti utile!?- mi disse dopo qualche istante..
La
parte più irruente di me stava già pensando di reagire con un piccolo pugno che
lo avrebbe fatto ruzzolare a terra per sbaglio, ma mi fermai in tempo per
realizzare che quel ragazzo, che avrà avuto più o meno la mia stessa età,
poteva essere il fratello del moccioso. Mi aveva parlato una volta di lui.
-Sei…il
fratello di Justin!?- chiesi dominando quei sentimenti che non pensavo mai
sarebbero potuti uscire proprio in un frangente del genere..
Feci
uno sforzo immane per controllare il tono della voce alterato dall’ira di pochi
istanti prima.
-Si…devi
essere un suo amico!- disse spalancando la porta.. –Entra pure, non è ancora
tornato..-
Quando
entrai una donna molto affascinante stava arrivando velocemente in salone,
assomigliava molto a Justin. Quando mi vide i suoi occhi si fecero per qualche
istante confusi, poi sembrò riprendere il controllo e fece un sorriso quasi a
se stessa ricordando chissà cosa.
-Pensavo
fosse mio figlio..- disse come per scusarsi.. –Tu sei…?!?!-
-Mi
spiace non mi sono presentato..- feci per continuare ma la madre di Justin non
me ne diede il tempo..
-Tu
devi essere Riley..- disse lei con un sorriso gentile… -Il fratello di Micol..-
-Davvero!?-
disse quello che a questo punto doveva essere David..
-Si…sono
io..- gli rispondo con un sorriso.. –Piacere di conoscervi e vi chiedo scusa
per l’intrusione..-
-Oh…non
dirlo nemmeno..- rispose lei porgendomi la mano.. –Io sono Ginevra..-
-Io
David..- mi fece strada e andò a sedersi sul divano.. –Prego accomodati pure..-
-Posso
offrirti qualcosa Riley!?- la donna con la sua lunga coda alta si stava
dirigendo di nuovo in cucina.. –Mi stavo giusto preparando un buon caffè..-
-Grazie…volentieri..-
risposi con un certo imbarazzo..
David
era un ragazzone alto, direi come me in effetti, poteva dirsi un bel tipo ma
niente a che vedere con la bellezza sconvolgente di suo fratello. Eppure per
certi versi mi ricordava spesso Justin nei suoi modi di fare.
Mi
alzai leggermente, la vista da quell’appartamento era meravigliosa.
-Una
vista a dir poco sconvolgente..- dissi sorridendo a David..
-Si
è vero..- rispose lui raggiungendomi.. –Justin ama tantissimo sedersi proprio
qui mentre suona, il tramonto lo ispira..-
-Mentre
suona?!- dissi curioso, avrei tanto voluto vederlo mentre lo faceva..
-Ci
ha detto che ha ripreso a suonare grazie a te..- mi disse David guardandomi
intensamente come per scrutarmi dentro..
-Ti
ha detto questo!?- sorrisi, in fondo felice che almeno qualche merito potessi
averlo..
-Si…se
non avesse avuto una buona motivazione per farlo, non avrebbe mai più ripreso
uno strumento in mano..- disse serissimo.. –E pensare che ha un gran talento!!-
-Eccomi..-
Ginevra tornò con un vassoio e tre tazze di fumante caffè profumatissimo..
–Venite ad accomodarvi..-
Feci
qualche passo in direzione del divano mentre nello stesso istante sentimmo
qualcuno inserire la chiave nella serratura.
-Sono
a casa..- disse una voce profonda e sensuale, non la sentivo da due giorni.
Mi
era mancata! Aveva alle spalle l’immancabile chitarra nella propria custodia.
Aveva le guance colorate, lo vedevo dal suo profilo perfetto. Rimasi in piedi
in silenzio e quando si voltò, il suo sguardo vacillò qualche istante. La bocca
si aprì leggermente, mentre gli occhi si sgranavano e sembravano così lucidi.
-Tu
che ci fai qui?!- mi chiese smarrito, confuso..
-Beh…sei
sparito e ci chiedevamo che fine avessi fatto..- più che altro me lo chiedevo
io!!!
-Riley
è arrivato da poco e così stavamo prendendo un pò di caffè..- disse sua madre
con tono affettuoso.. –Ne vuoi un pò tesoro!?-
-Certo..-
le rivolse un sorriso caldo e affettuoso, come faceva con pochi..
Passando
la madre le posò una mano sulla guancia e un bacio sull’altra. Lui la guardò
con profondo rispetto e venne a sedersi vicino a suo fratello. Era a disagio,
lo vedevo bene.
Sedendosi
David gli aveva scompigliato i capelli e gli aveva dato un breve ma caloroso
abbraccio. Lui sembrò rilassarsi nella tranquillità dei suoi affetti e mi
guardò al di sotto delle sue folte ciglia che contornavano gli occhi mettendoli
in risalto. Quando la signora Ginevra tornò l’imbarazzo di Justin si fece un pò
meno evidente.
-Dovevi
dirmi qualcosa?!- mi chiese con riluttanza mentre sorseggiava il suo caffè
amaro..
-Beh
in effetti volevo parlarti di alcune cose..- risposi diretto facendogli capire
che non se la sarebbe svignata come sempre, non questa volta..
-Ok..-
disse guardandosi intorno..
-In
camera tua sarete tranquilli Justin..- disse David con noncuranza.. –tanto
mamma ed io abbiamo ancora del lavoro da sbrigare..-
-Vieni..-
mi disse Jus alzandosi dal divano.. –Hai fame?! Vuoi qualcosa..!?-
-No
sto bene così grazie..-
Lasciai
la mia tazza di caffè nel salone, mentre Justin si portò la sua dietro in
camera. Aveva recuperato la custodia del suo strumento ed ora mi faceva strada
per raggiungere la sua camera, dove finalmente saremmo stati soli dopo due
giorni che non ci vedevamo.
Aprì
la porta di una stanza davvero grande e illuminata dal sole rosso, i colori del
tramonto rendevano quella camera accogliente e profumata. Primeggiava al suo
interno il colore blu e azzurro del mare con un enorme delfino sul copriletto.
Andai accanto all’enorme finestra che si affacciava sul mare e rimasi a
contemplare qualche istante il panorama. Quando mi voltai Justin era seduto sul
letto e mi guardava, il suo sguardo sembrava sorpreso. Avevo le braccia
conserte, lo sguardo teso, la rabbia tenuta sotto controllo, ma presente.
-Si
può sapere che ti prende!?- comincio a dirgli con voce tranquilla ma incisiva..
–Hai idea di quanto ti ho cercato!?-
-In
effetti no..- risponde annuendo.. –Ho riacceso il cellulare solo ieri..-
-Ti
avrò chiamato venti volte e mandato altrettanti messaggi..- dissi sostenendo il
suo sguardo.. –E poi vengo a sapere che hai parlato con Ben…-
Ora
torna l’irritazione. Chissà se la sente nella mia voce. Possibile che non si
accorga che l’indifferenza che spesso ha nei miei confronti sia lacerante!?
-Ho
parlato con Ben perché mi sentivo di farlo..- mi risponde lui giustificandosi..
-Non
hai motivo di essere geloso di Denis..- dico io avvicinandomi leggermente..
-Tu
non capisci..- risponde lui scuotendo la testa.. –Devi sempre travisare quello
che dico o penso?!-
-Allora
spiegamelo tu…- dico io scuotendo il capo.. –Mi hai detto che non volevi essere
sfiorato da mani che toccano altre persone, a me questo sembra molto chiaro,
eppure non c’è problema se a toccarti è Ben..-
-Cosa
c’entra Ben!?- mi risponde lui alzandosi dal letto.. –I problemi che ho nel
relazionarmi con te non coinvolgono nessuno altro se non noi due..-
-Sei
tu che stai mentendo a te stesso!!- gli dico irritato.. –Anche l’altra mattina gli
hai detto che stai cercando di essermi amico solo per il bene di Micol..-
-Cosa
dovevo dirgli secondo te!?- dice lui alzando le mani all’altezza del capo..
–Che mi fai il lavaggio del cervello per ottenere quello che vuoi!? Che mi
racconti mille balle per mandarmi in confusione e arrivare allo scopo di
strapparmi un..-
Lo
vidi sospirare mentre proprio non riusciva a proseguire. Si era appoggiato alla
parete guardando il soffitto, chiuse qualche istante gli occhi per recuperare
il controllo. Sapevo come poteva sentirsi, non era facile arrivare alla
decisione di accettare la propria diversità, di acconsentire al vero se stesso
di lasciare che le nostre pulsioni più inconsce ed intime si liberassero dalle
catene. C’ero passato anche io, anche se potevo comprendere che per lui fosse
più complicato. Aveva vissuto in un certo modo fino ad ora, adesso non aveva
più quelle certezze e io non potevo forzarlo. Non volevo rischiare di fare danni irreparabili anche se ero
totalmente attratto da lui.
-Un
bacio..- dissi con voce suadente.. –è questo che intendevi vero!?-
Mi
guardò con quello sguardo da gattino spaurito, quanto era difficile resistere
all’impulso di tirarlo vicino a me, di stringerlo così forte da lasciare che
esistesse solo quello e basta tra di noi. Lo guardai mentre avevo entrambe le
braccia appoggiate sul materasso che mi sostenevano. Si stava morsicando
leggermente il labbro inferiore e sapevo cosa significava, che era imbarazzato,
a disagio.
-Riley
non posso ancora frequentarti se ogni volta rischiamo di arrivare a un
limite..- mi disse con aria seria..
-Quale
limite!?- dissi sorridendo e scuotendo il capo.. –Dio mio sembra quasi che tu
voglia scaricarmi addosso responsabilità che abbiamo entrambi! È vero, spesso
esercito su gli altri una certa influenza..-
Lo
dissi con consapevolezza, sapevo di fare un certo effetto sulle persone e avevo
un certo modo di fare che risultava piuttosto suadente, magari a volte nemmeno
me ne rendevo conto. Ma non ero disposto a prendermi ogni colpa, non lo avevo
mai costretto a baciarmi, forse era accaduto una sola volta, ma non avrei
continuato se non avessi percepito in lui una certa collaborazione. Che fosse
conscia o inconscia poteva dirmelo solo lui, ma questo doveva essergli chiaro,
altrimenti non saremmo mai arrivati da nessuna parte.
-Justin,
ti prego ascoltami..- dissi con enfasi, alzandomi e avvicinandomi con
discrezione a lui.. –Ero solo io a sentire un qualcosa che mi legava a te!?
Quando ti baciavo sentivo davvero che eri lì e…pensavo che ci fossi per me!
Pensavo davvero che qualcosa valesse quel tempo che abbiamo trascorso
assieme..-
-Tu
non capisci che anche io sto bene in tua compagnia..- disse lui esasperato..
–Ma non se ogni volta ti aspetti qualcosa che non sono in grado di darti..-
Cosa
devo fare con lui!? Non posso insistere su questa linea, devo giocare le mie
carte nel viaggio che avevo deciso di organizzare. Lunedì avremmo avuto
l’esibizione di Justin, avevo tre giorni e mezzo per giocarmi il tutto per
tutto.
-Ascolta…parti
con noi..- dissi guardandolo intensamente negli occhi… -Ti prego..-
-Partire!?-
i suoi occhi si sgranano..
-Si…domani
pomeriggio..- dico con determinazione.. –A che punto sei con le preparazione
della serata!?-
-Sono
messo piuttosto bene..- mi dice con stupore.. –Ma non posso mollare tutto così
senza provare ancora..-
-Mi
preoccupo di tutto io ok?!- gli dico senza problema.. – Matt ed io siamo sempre stati
buoni amici e ama i viaggi, sono certo che per lui non ci saranno problemi..-
-Riley
frena..- mi disse lui sconcertato.. –Io non posso partire così solo perché lo
decidi tu! Sono ancora minorenne è mia madre che decide per me…-
Lo
prendo per una mano e lo sento subito irrigidirsi al mio fianco. Cerca di
togliere la mia mano dal braccio ma glielo stringo ancora di più, sento…uno
strano bisogno di toccarlo. Mi avvicino a lui e lo abbraccio, volevo capire
cosa provavo nello stringere una persona che svegliava in te cose ingestibili
come succedeva con Justin. Sapevo di non provare sentimenti profondi per lui,
almeno finché mi avesse reso la vita difficile, pensavo che non mi sarei
stufato tanto presto di lui. E pensai anche, che fino a quel momento, non ero
mai stato tanto curioso di qualcuno come per lui in questo momento. Sentivo il
suo cuore battere tanto velocemente che sembrava scoppiare nel petto. Ed ero
euforico, troppo euforico nel sentirlo
così vicino a me. Presi il suo viso tra le mani e posai un bacio a stampo
leggerissimo su quelle labbra perfette che subito vennero coperte da entrambe
le sue mani, mentre gli occhi erano sbarrati.
-Sei
pazzo!?- dice di soppiatto mentre lo trascino nel salone.. –Qui a casa mia…-
Lo
tiro da una parte all’altra come se
fosse una marionetta e se non fossi stato tanto precipitoso per avere il
consenso di sua madre, avrei notato lo sguardo assente di Justin che sembrava
stordito da qualcosa che mi sfuggiva. Quando arrivammo vicino al salone lasciai
il suo braccio, mi accertai che avesse una certa stabilità sulle gambe e mi
diressi in cerca della signora Ginevra che seduta sul divano col figlio
maggiore, sorseggiavano tranquillamente il caffè.
-Signora..-
dissi educatamente.. –Potrei parlarle un attimo!?-
-Oh…certo
Riley..- disse Ginevra un pò stupita..
-Vede
signora come sa Justin ha un’esibizione lunedì, a cui ovviamente siete
invitati..- dissi con evidente entusiasmo..
-Possiamo
davvero partecipare!?- il mio sorriso bastò come risposta e lei proseguì..
–Grazie!! Ci saremo di sicuro! Vero David!?-
-Vede
è stato organizzato un ritiro per preparare le band all’evento..- dissi con
precisione.. –E ovviamente è stato fatto anche per il nostro gruppo!! Capisco
che Justin è minorenne e che per lei potrebbe essere preoccupante lasciarlo
partire, ma le garantisco che se mi darà il permesso di portarlo con noi, mi
prenderò personalmente cura di lui e di Micol, che sarà con me!-
-Dimmi…dove
sarebbe questo ritiro!?- mi chiese con evidente interesse..
-Per
noi la meta scelta è stata Halifax…in Canada..- guardo la famiglia di Justin e
metto una mano sulla sua nuca mentre gli scompiglio un pò i capelli con un
sorriso spontaneo sulle labbra.. –Può essere molto utile per Justin e lo
aiuterebbe a dare il meglio di sé..-
Ginevra
mi osservava attentamente, un sorriso spontaneo e dolce, guardò David che però
non sembrava contrario all’opportunità che partisse.
-Beh...a
scuola vai bene e non possiamo certo lamentarci di te fratellino..- disse David
sorridendo.. –Secondo me mamma Justin se la merita proprio una piccola
vacanza..-
-A
quanto pare sono chiamata a rispondere..- dice lei guardandoci serenamente..
–Va bene, non ho motivo di temere, mi fido di te tesoro mio. Te lo affido
Riley..-
-Grazie..-
dissi avvicinandomi leggermente.. –Mi occuperò di loro..-
Ringraziai
la signora Herstrass per l’ospitalità, mi invitò a cenare con loro ma non
potevo fermarmi così mi fece promettere che ci sarebbe stata una seconda
occasione. Accettai volentieri e mi rimase qualche minuto per salutare Justin.
Mi accompagnò fuori sul pianerottolo e mi voltai verso di lui con cautela.
-Per
favore non costringermi a venirti a prendere di peso..- dissi con un
sopracciglio alzato.. –Sai che sarei capace di farlo..-
-Non
ti darò questo fastidio..- rispose con rassegnazione.. –A che ora ci vediamo?!-
-Ti
mando un messaggio appena so qualcosa da Jeffrey..- risposi con un sorriso..
–Ciao Jus..-
-Ciao..-
mi disse timido..
Guardai
scomparire il suo viso dietro la porta e immediatamente contattai il mio capo.
Jeffrey mi rispose immediatamente, era un caro amico oltre che il mio datore di
lavoro e avendo a disposizione un aereo privato e hotel in tutta America,
organizzare un viaggio su due piedi per lui era una passeggiata. Come previsto
aveva messo a mia disposizione tutte le camere
di cui avevo bisogno e mi aveva garantito che saremmo potuti partire e
tornare quando volevamo. Avvertii Matt e il suo gruppo musicale
dell’eventualità della vacanza e della possibilità di poter provare con Justin
anche ad Halifax e non rinunciarono certamente a un’occasione simile. Jeffrey
ci aveva fatto un buonissimo sconto nel suo hotel a cinque stelle, in più
avremmo usufruito di tutte le comodità e le delizie che ci offriva la città.
Beh…gli avevo anche chiesto un piccolo favore, di finire casualmente in camera
con Justin. Avevo preso una camera singola per Micol ovviamente, mentre le
altre erano camere doppie, si sarebbe occupato lui di decidere le coppie ma
l’unica richiesta che avevo avanzato e su cui ero intransigente era quella. Non
potevo rischiare che finisse in camera con Ben o con nessun altro. Quando
arrivai a casa, ero ancora al telefono con Jeffrey che come al solito, preso
dal suo entusiasmo, aveva già smosso mari e monti per organizzare il suo Hotel
in Canada.
Riattaccai
rasserenato che tutto fosse a posto e mi permisi di ripensare a tutti quei
momenti travolgenti che avevo vissuto con Justin. Quel ragazzino, così dolce e
cocciuto aveva stravolto la mia vita.
Non
avevo mai provato una curiosità così viva per un ragazzo prima d’ora, non avevo
mai fatto cose sconsiderate. Solitamente, conoscendomi abbastanza, l’obiettivo
che perseguivo era quello di fare letteralmente mio il ragazzo che prendevo di
mira. Questa volta era in parte diverso, desideravo moltissimo Justin, provavo
una vibrazione ogni volta che l’avevo vicino, ma volevo godermi ogni istante
prima di arrivare all’inevitabile noia. Volevo godere appieno di quel momento
di tremito travolgente che ci avvicinava e allontanava, quel “gioco” che ci
vedeva perennemente coinvolti come in una montagna russa.
“Domani
vieni a casa mia all’una, partiamo alle due dall’aeroporto..”
“Va
bene...hai qualche maglione da prestarmi per caso?! Non ho molto tempo per fare
shopping..”
“Lo
so! Tutti quelli che vuoi! Non hai idea di quanto mi sei mancato in questi due
giorni! Non farlo mai più…”
“Cosa!?”
“Non
evitarmi mai più!! Non lo posso sopportare…”
Il capitolo oggi è più breve e forse noioso, non so.. Beh
se vi va fatemi sapere cosa ne pensate.. Grazie a chi mi segue..
Un abbraccio Asia..
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Capitolo 6 *** Capitolo sei.. ***
capitolo 6
Capitolo sei.
Justin…
Avevo
richiuso la porta e vi avevo appoggiato le spalle contro, con la testa rivolta
al cielo. Riley…cosa dovevo fare con lui?!
Mia
madre comparve nel salone con mio fratello e li guardai con aria timorosa. Non
sapevo cosa dire, come comportarmi, come giustificare la confidenza che
dimostrava di avere con me ed io mi sentivo totalmente in balia del suo modo di
fare.
-Così
lui è il famoso Riley..- disse mia madre con un sorriso comprensivo..
-Famoso!?-
dice David alzando un sopracciglio..
-Abbiamo
avuto qualche problemino io e lui…- rispondo evasivo, col chiaro intento di
evitare l’argomento..
-Mi
nascondi qualcosa fratellino..- dice David prendendomi per il braccio
teneramente e sorridendo.. –Fidati di me…ho notato un po’ di tensione tra di
voi..-
Mi
sedetti sul divano mentre lo sguardo di mia madre, sempre a portata di mano
quando mi sentivo in difficoltà mi esortava a dire quello che pensavo e a spiegare
a mio fratello cosa stava succedendo. David ci teneva sempre tanto a fare parte
della mia vita, era stato come il padre che non avevo mai avuto e quello che
sapevo, me lo aveva insegnato lui. Sentivo spesso l’esigenza di un suo
abbraccio o di un suo consiglio quando stavo male e non confidandomi con lui in
quei due giorni, mi ero sentito ancora peggio.
-Ho
un problema con Riley..- dico senza guardarlo negli occhi.. –E non un problema
qualsiasi, facilmente gestibile..-
-Cosa
intendi?!- mi dice lui socchiudendo gli occhi..
-Riley
è gay..- rispondo semplicemente alzando le spalle..
-L’avevo
capito…- risponde immediatamente accarezzandomi una guancia…
-Come!?-
gli dico con gli occhi spalancati e guardandolo ora in viso..
-All’inizio
non ho sospettato nulla, ti cercava, ma finché non sei arrivato non avevo alcun
dubbio sulla sua sessualità..- risponde con esasperante tranquillità.. –Poi ho
visto come ti guardava quando sei arrivato…aveva uno sguardo così intenso che
era difficile non capirlo ed era furioso con te…-
-Già,
furioso forse è la parola giusta..- dico scrollando il capo..
-Cos’hai
combinato!?- mi chiede David con divertimento..
-A
quanto pare averlo evitato due giorni senza rispondergli al cellulare deve
averlo irritato..- dico con disarmante sincerità.. –E poi ho fatto l’errore di
rispondere al suo migliore amico però..-
-Ti
mette in difficoltà…- dice mio fratello con un acume disarmante..
-Si..-
rispondo con lo sguardo basso.. –Non so mai cosa aspettarmi da lui, è
imprevedibile...-
-Sei…confuso?!-
guardo David con il batticuore, ma il suo viso completamente tranquillo e senza
pregiudizi mi rilassa un pò.. –Jus…non ci sarebbe niente di male!! È un ragazzo
decisamente bello e sa quello che vuole, forse ti senti lusingato o forse c’è
qualcosa che devi chiarire a te stesso..-
-Sarebbe
un problema!?- dissi con un imbarazzo tale che mi venne il magone..
-No…non
lo sarebbe assolutamente..- dice mia madre correndo ad abbracciarmi..
-Justin…saresti
comunque tu..- mi disse David senza esitazione.. –Non sto dicendo che tu sia
gay…semplicemente che devi cercare di sentirti bene con te stesso qualunque sia
la tua natura! Devi rispettare quello che sei ed essere chiaro con Riley, tutti
meritano chiarezza, anche lui..-
-Io
gli ho spiegato che non posso dargli ciò che magari si aspetta..- mi affretto a
rispondere.. –Solo che diventa sempre più difficile gestire i nostri
incontri..-
-Non
si comporta bene con te?!- mi chiede mia madre preoccupata..
-NO!!-
dico io alzando leggermente la voce con la strana preoccupazione di difendere
quel ragazzo che mi faceva sentire così strano.. –è difficile perché tra noi ci
sono sempre mille incomprensioni e finiamo solo col litigare, ma lui
è…piuttosto gentile ecco..-
La
mia famiglia si rilassò e io mi sentii meglio dopo aver parlato con loro.
Pranzammo tranquillamente mentre mia madre raccontava le ultime stravaganti
pubblicità che avevano dovuto mettere in piedi per i prodotti più stravaganti
finiti sul mercato. Era sempre divertente sentirli raccontare del loro lavoro,
ma ahimè quella sera ero decisamente distratto. Pensavo che per giorni
consecutivi avrei potuto avere accanto Riley con tutti i pro e i contro del
caso. Mi sentivo euforico e fragile allo stesso tempo, ma dovevo essere
consapevole di una cosa importantissima. Non era possibile cancellare la natura
di una persona.
Un
giorno Micol mi aveva parlato di suo
fratello e mi aveva spiegato che lui non credeva nella possibilità di
amare un'unica persona nel mondo di cui faceva parte, quindi si prendeva il
lato materiale della faccenda e ne ricavava i frutti che poteva fino a quando
avrebbe guardato altrove per trovare altre attrazioni. Mi aveva spiegato che il
mondo omossessuale, o almeno una buona parte di esso, ragionava in questi
termini, trarre piacere solamente da una storia fisica. Nonostante quelle
parole, ultimamente, mi chiedevo sempre più spesso se un uomo come Riley, che
poteva dire cose tanto belle e toccanti
a volte, potesse davvero ragionare solo in quei termini, o forse più
semplicemente non credeva nell’amore per un motivo che l’avesse ferito. Ogni
volta che pensavo a lui mi rendevo conto che lo vedevo nella sua totalità,
benché non la pensassi come lui su tante cose, non si preoccupava di nascondere la sua natura
egoistica e narcisistica a volte e questo ne faceva quanto meno una persona
autentica nel bene o nel male. La cosa che mi consolò è che molto probabilmente
avrebbe trovato presto qualcuno di più interessante e si sarebbe scordato della
mia esistenza. Lo stomaco si chiuse all’improvviso, avevo mangiato abbastanza.
I miei famigliari parlavano ancora tra di loro e quando gli chiesi se potevo
alzarmi che ero stanco mi diedero il permesso senza farmi troppe domande. Il
fatto che mi sentissi così smarrito dopo quella considerazione, voleva dire che
in fondo mi spiaceva smettere di frequentare Riley, che forse la sua amicizia
era già diventata molto importante.
Quando
lui mi scrisse il messaggio per il giorno successivo, ero nel pieno di una
crisi di panico. Mi rilassai con difficoltà, ma una parte di me si sciolse
nello stesso istante in cui arrivò l’ultimo dei messaggi che per quella sera
Riley mi avrebbe inviato.
“Non
evitarmi mai più!! Non lo posso sopportare…”
A
quel punto mi lasciai scivolare nel torpore di quella frase. Avevo capito tre
cose importanti quel giorno. Mi ero affezionato a lui, ci tenevo a mantenere un
rapporto. Seconda cosa non riuscivo a impormi una strada e a far durare la mia
risoluzione in quella decisione, potevo sentirmi ferito quanto volevo ma non
potevo evitarlo. Terza cosa c’ero dentro fino al collo, dovevo affrontare la
situazione. Quando mi addormentai mi sentivo molto più tranquillo e riuscii a
dormire bene, come ormai non succedeva da qualche giorno.
La
mattina David e mamma vennero a salutarmi e si raccomandarono di fare attenzione,
di essere prudente, ma entrambi sembravano avere fiducia nella parole di Riley.
Decisi
di alzarmi, erano le sei e mezza, avevo il tempo di fare una buona colazione,
preparare la valigia e di raggiungere la sala delle prove dove gli altri mi
aspettavano. La mamma si era preoccupata di prepararmi il trolley, quattro
giorni erano molti quindi dovetti prendere quello di media grandezza. Andavo
spesso in montagna con David ma ultimamente le nostre gite si erano dimezzate
per l’ingente quantità di lavoro che c’era in azienda. Trovai nel trolley dei
bellissimi pantaloni più pesanti, alcuni miei ed altri di mio fratello, qualche
maglione ma pochi e tutto il necessario per sciare. Riempii la valigia di tutto
quello che mancava e la chiusi alla perfezione soddisfatto. Per raggiungere la
sala prove dovevo fare solo un isolato, quindi uscii tranquillamente e percorsi
quel breve tragitto per raggiungere il gruppo con cui lavoravo. Quando arrivai
Matt sembrava entusiasta del nostro viaggio, Gabriel si era preparato con
dovizia di dettagli ed Ivan, Garrett e Stephan mi sorrisero mentre alla loro
postazione si stavano già allenando nei pezzi che dovevamo presentare. Poco
dopo ci mettemmo subito al lavoro, a ruota provammo i molti brani che avevamo
deciso di utilizzare, ci avevano spiegato che potevamo portarne anche di più
rispetto a quelli che ci imponevano nel regolamento, dovevamo deciderlo in base
al successo che avremmo riscosso. Quindi avevamo optato per tantissimi pezzi,
dai Rem, ai Cramberries, da Bruce Springsteen a Cris Isaak, insomma una grande
varietà per non trovarci in difficoltà e per stupire il pubblico dimostrando la
nostra versatilità.
Ogni
volta che un parte del brano sembrava disarmonica la riprendevamo finché non
sentivamo che fosse perfetta, l’avevamo fatto per ogni canzone raggiungendo un
livello davvero elevato. Ogni giorno le riprovavamo per prendere confidenza e
per non ricadere nei soliti errori, ma tra di noi c’era una grande affinità
artistica. Percepivo chiaramente dai loro sguardi cosa poteva funzionare e cosa
no, dove inserire variazioni interessanti con uno strumento piuttosto che un
altro. Era meraviglioso poter suonare in un gruppo dove tutti facevano la sua
parte e ricercavano la perfezione.
Quando
arrivò mezzogiorno nessuno di noi si sentiva stanco, ma per vari motivi ognuno
lasciò la sua postazione per andare a recuperare i bagagli, mentre io dovevo
raggiungere Riley. Il pensiero mi fece tremare
leggermente le labbra. Ma ero ansioso di rivederlo, riuscivo a
nasconderlo bene ma dentro di me sentivo che aspettavo quel momento da tutta la
mattina. Affrettai il passo mentre mi trascinavo il trolley dietro, uscii dalla
sala prove e non appena svoltai per attraversare la strada notai una persona
appoggiata al muro che attendeva. Riley ovviamente.
-Come
hai fatto a trovarmi?!- avevo cambiato sala prove apposta perché non ci
ficcasse il naso..
-Sai
com’è..- rispose con un sorriso travolgente.. –Ho i miei informatori..-
Scrollai
il capo rassegnato, non potevo muovere un passo che lo avevo alle calcagna,
come si poteva gestire una persona così ingestibile. Ora capivo quello che
voleva dirmi Micol, Riley non poteva essere indirizzato perché in un modo o
nell’altro trovava il modo di eludere gli ostacoli.
-Volevo
accertarmi che non facessi il furbo..- mi disse prendendomi di mano il
trolley.. –Non si sa mai con te, visto la velocità con cui fuggi dalle cose..-
Avrei
dovuto ribattere immediatamente ma decisi di non farlo, se cominciavamo a
litigare ora non avremmo più smesso fino a lunedì. Volevo solo godermi il fatto
che in fondo ero felice di rivederlo.
-Non
lo avrei fatto…- dissi alzando un sopracciglio.. –Se il rischio era che ti
presentassi di nuovo a casa!!!-
-Allora
ti sono proprio mancato..- mi disse scompigliandomi i capelli..
-Per
niente..- gli dico acido…ma sapevo che era la verità, si mi era mancato..
Alzo
leggermente lo sguardo per guardarlo in viso, oggi era rilassato e non mi aveva
ancora spinto a fare cose irragionevoli. Passiamo a casa sua, mi fa provare
qualche suo maglione, per lui decisamente troppo piccolo e noto subito che ha
il suo profumo. Quel suo odore dolce e gradevole come un muffin appena
sfornato. Mi perdo in quel profumo e
comprendo che quei maglioni bellissimi e alcuni anche di marca, mi stanno a
pennello. Li piego e li mette nella valigia dicendomi che una volta arrivati me
li avrebbe dati. Ci prepariamo in fretta e furia e poco dopo usciamo di casa.
Il poco viaggio in macchina fu tranquillo ma Riley era più silenzioso del
solito. Ogni tanto gli rivolgo uno sguardo incerto e lui sorride
impercettibilmente voltandosi verso di me.
-Sei
silenzioso..- dico rendendomi conto che lo è più del solito..
-Solitamente
ti lamenti che parlo a vanvera..- mi dice ridendo spensierato..
-Si
è vero..- dico rilassandomi e sorridendo.. –Perché puntualmente è quello che
fai..-
-Non
mi hai più risposto ieri sera..- mi dice improvvisamente, cambiando la
direzione del discorso..
-Ti
aspettavi una risposta?!- dissi con incertezza..
-Veramente
si..- mi disse lui con un sorriso beffardo..
-Allora
d’ora in poi ti risponderò..- dissi pentendomi subito di avergli dato campo
libero..
Lui
scoppiò in una fragorosa risata e mi vergognai subito della sfacciataggine che
inconsapevolmente avevo dimostrato. Mi guardava con occhi soddisfatti, di un
blu così sconvolgente che la mia mente si appannò. Provai una vertigine nel
momento in cui i suoi occhi si voltarono verso di me e parlò lentamente.
-Mi
hai appena dato il consenso per provarci?!- disse con un chiaro sorriso ironico
e dolce allo stesso tempo..
-NO...-
dico io scuotendo la testa.. –Nemmeno per sogno…le mie richieste non sono
cambiate dall’ultima volta..-
-Peccato..-
mi disse con un sorriso diabolico.. –Sarò costretto a farti cambiare idea…-
Sbarrai
gli occhi terrificato dalla rivelazione e decisi che forse potevo ancora
fuggire. Non feci in tempo a sfiorare con mano l’idea, che Riley arrivò ad
aprirmi la portiera della macchina e si chinò verso di me con sguardo
minaccioso.
-Non
ci provare Justin..- mi dice con determinazione.. –Se provi a scappare ti riacciuffo
e ti bacio davanti a tutti! E quando dico tutti intendo proprio tutti…-
Lo
guardo con una smorfia sul viso e sospiro tanto pesantemente che ride di me. So
che se mi dice una cosa la fa, come minacciare di presentarsi a casa mia se non
lo richiamo o gli scrivo un messaggio. Penso terrificato all’eventualità di un
bacio pubblico con tutti presenti e mi vengono i brividi. No, meglio non
fuggire! In aeroporto ci sono già tutti, Micol mi corre incontro mentre i suoi
genitori mi salutano da lontano.
-Eccolo
il mio musicista preferito!!- la sua allegria è incontenibile, l’abbraccio e la
stringo a me dolcemente..
-Ciao
scimmietta..- gli dico dandole una bacio sulla guancia.. –Mi sei mancata..-
Mico
mi era mancata davvero. In questi giorni di profonda crisi mi era pesato non
poterle confidare quello che provavo, ma si stava parlando di suo fratello,
potevo davvero dirgli che Riley ed io stavamo vivendo un qualcosa di ambiguo!?
O almeno per me lo era.
-Anche
tu..- mi disse con gli occhi lucidi.. –Ma che ti era successo!?-
-Niente
di grave..- gli spiego facendole una carezza.. –La tensione delle prove e
dell’imminente prova che mi attende lunedì..-
Riley
mi era quasi di fronte, osservava ogni mio gesto con sua sorella e attendeva.
Sembrava impassibile ma il suo sguardo a volte si faceva duro, chissà cosa
stava pensando. Sua madre lo abbracciò affettuosamente, lo stesso il padre che
si avvicinò con un amore che si intravedeva da ogni suo gesto. Peccato che non
avessi mai avuto un padre così…
-Justin…come
stai caro?!-
-Signora
Mann..- dissi sincero.. –è bello rivederla..-
-Ciao
Jus..- il padre di Riley era un uomo gentile e affettuoso, mi diede una carezza
sulla guancia e mi sorrise.. –è così tanto che non ti vedo…devi proprio venire
da noi una domenica!!-
-Signor
Mann…con piacere..- risposi felice..
-Allora
Riley, mi raccomando prenditi cura dei ragazzi..- disse la Signora guardandoci
con un sorriso.. –E anche tu sii prudente tesoro..-
-Certo
mamma…- rispose lui sorridendo.. –Mi occuperò io di Justin e Micol…non devi
preoccuparti..-
Finalmente
fummo pronti a partire. Andammo verso il check-up, ma con nostro stupore
scoprimmo che il nostro era un volo privato e riservato solo a noi, ci
consegnarono le targhette da applicare sui nostri bagagli che poco dopo furono caricati
a bordo. La compagnia era allegra e rumorosa, Ben non era ancora riuscito ad
avvicinarsi da quando eravamo arrivati, mi aveva salutato da lontano, ma mentre
stavamo per dirigerci nella pista me lo trovai affianco.
-Ehi
Jus..- mi disse con una pacca gentile sulla spalla..
-Ciao
Ben..- dissi sorridendogli apertamente.. –è un pò che non ci si vede..-
-Stai
bene..- constatò guardandomi attentamente.. –Sono contento…-
-Si
sto bene..- risposi rassicurandolo..
Era
semplice rapportarsi con Ben, era un ragazzo simpatico e genuino, era stato il
primo a comportarsi amichevolmente con me e mi veniva spontaneo sentirmi a mio
agio con lui. Quando mi voltai leggermente, notai un altro strano sguardo di
Riley, avevo la sensazione che mi controllasse e la cosa mi mise a disagio.
Sentivo il suo sguardo penetrante su di me, arrossì un poco incapace di
trattenermi ma Ben mi distolse dai miei pensieri.
-Jus
ascoltami..- lo guardai incerto… -Tieniti libero sabato pomeriggio..-
Si
guardava attorno furtivamente, come se si volesse curare che nessuno sentisse
la nostra conversazione. Mi sembrò una cosa alquanto strana, la parte più
sciocca di me stesso provò un motto di ribellione, queste occasioni mi
ricordavano gli appuntamenti romantici delle coppiette che non volevano far
sapere a nessuno dove andavano. Nonostante il disagio che provai a quel
pensiero mi ricordai che non poteva essere questo il caso e quindi provai a
capirci dentro qualcosa.
-Perché!?-
chiesi un pò sulla difensiva..
-Voglio
portarti in un posto bellissimo..- mi disse con gli occhi febbricitanti.. –Però
ho bisogno che tu mantenga il segreto, è una sorpresa per te.. Ti piacerà
vedrai!!-
-Davvero!?-
nonostante l’imbarazzo pensai che Ben fosse stato carino, non sapevo perché mi
meritassi un tale trattamento ma non volevo deluderlo, doveva aver organizzato
qualcosa.. –Non dirò nulla, puoi star tranquillo! Sono davvero curioso..-
-Allora
siamo d’accordo..- disse proseguendo più veloce di qualche passo davanti a me e
voltandosi con un sorriso travolgente sulle labbra.
Mi
chiesi se avevo fatto bene ad accettare, ma alla fine conclusi che non c’era
niente di male ad acconsentire di uscire con una persona gentile come Ben. Mi
aveva incuriosito, ero ansioso di scoprire cosa avesse organizzato per il
pomeriggio seguente. Avrei dovuto far uno sforzo straordinario per nasconderlo
a Riley, ma se io e Ben eravamo gli unici a conoscenza di questa uscita, non
avevo modo di preoccuparmi, nessuno avrebbe saputo dove eravamo diretti,
nemmeno io se è per quello. Salimmo in aereo e dopo qualche minuto decollammo
da Sidney, in una bellissima giornata di sole con qualche nuvola bianca ad
alleggerire quel carico di energia solare in eccesso. Era così bello volare
alti e vedere il mare, la città allontanarsi e perdersi in mezzo alle nuvole
bianche. Micol mi aveva trascinato in un sedile con lei, mi sedetti in quello
centrale e Ben arrivò affianco a me con un sorriso gentile. Mi chiese di
potersi sedere e fui felice di dirgli che era libero e poteva farlo. Riley mi
guardò di soppiatto, prese posto nel sedile di fronte a noi e mi guardava
dritto in volto, mentre si allacciava la cintura. L’aereo era elegante e
diverso, le postazioni erano messe in modo e maniera che sei persone potessero
conversare tra di loro e in effetti non era una brutta idea.
Il
viaggio non sarebbe stato molto lungo in sé ma forse preso dalle mille emozioni
di quelle giornate, a poco a poco mi addormentai appoggiandomi alla spalla di
Ben.
Ore
16.30.
Atterrammo
ad Halifax, il paesaggio era innevato e ghiacciato, il contrasto col sole molto
evidente. Tutto scintillava di una luce rossastra bellissima. Justin si era
addormentato e a poco a poco il suo viso aveva trovato l’appoggio sulla spalla
di Ben. A ogni suo sospiro un mio tormento.
Mi
alzai irritato, non potevo più resistere e decisi di andare fuori a prendere
una boccata d’aria il prima possibile. Ben si stava approfittando della mia
pazienza, ma non sarebbe durata in eterno. Uscito dall’aereo indossai subito il
mio piumino blu, tenersi a portata di mano roba pesante era stata la scelta
migliore, qui si gelava di freddo. Eravamo sotto di due gradi. Poco dopo vidi
uscire Justin con un sorriso grandissimo, cercai di dimenticarmi l’ultima ora e
mezza di agonia e le rivolsi un sorriso tiepido che però servì a farlo avvicinare.
-Cavolo
Riley..- disse guardando davanti a se.. –Hai visto che bel posto?! E i
colori..-
-Ne
valeva la pena no!?- gli dissi guardandolo intensamente.. –Peccato che hai
deciso che la spalla di Ben fosse più invitante del panorama..-
Ironicamente
mi era uscita una frase…come dire, velenosa. Un passo stupido da parte mia, ma
il sorriso che gli rivolsi mi diede la possibilità di riparare all’errore
commesso, sperando che fosse stato abbastanza per confonderlo. Il suo sguardo
di totale disapprovazione mi fece pensare che credesse che lo stessi prendendo
in giro, sorrisi ancora di più grato che non avesse compreso che in realtà mi
sentivo irritato. Era ancora un ragazzino per comprendere le sfumature e le
complessità di una persona adulta. Jeffrey aveva messo a nostra disposizione un
pullman con l’insegna del suo Hotel sulle Montagne di Ghiaccio, una volta
caricati i bagagli partimmo alla volta della città che si estendeva dal mare
fino alla base della catena montuosa principale. Il viaggio non fu lunghissimo,
sentivo Justin sghignazzare qualche sedile dietro insieme a tutti gli altri e
poco dopo anche io decisi di unirmi a loro. Quando arrivammo davanti all’hotel
ci ammutolimmo.
Era
imponente, sembrava un’immensa baita di
legno e pietra, che si alternavano tra di loro in perfetta armonia. Quando in
massa ci dirigemmo alla reception notammo che l’arredamento era minuziosamente
curato e un tepore meraviglioso aleggiò intorno a noi avvolgendoci. Justin si
era avvicinato a me timidamente e lo sentii tremare in un violento spasmo di
freddo, ma al pari degli altri osservava quel locale con un meraviglioso
caminetto in legno e pietra che conferiva un’aria rustica e raffinata allo
stesso tempo. C’erano delle vetrate grandissime in salotto, che si affacciavano
sulla vallata innevata e sul mare lontano. Intorno al camino dei divani
accoglienti e di un tenue color porpora si intonavano con gli altri colori
caldi della reception. Jeffrey aveva preparato ogni cosa e alla fine ad ognuno
di noi venne chiamato per nome per avere la chiave della propria stanza.
-Bene
ragazzi, Jeffrey mi ha fatto avere un foglio con la suddivisione delle
stanze..- disse la ragazza che si occupava di consegnare le chiave ad ognuno di
noi..
La
ripartizione fu Ben e Mike, Micol in una stanza singola, Orlando e Simon, Jason
e Clarke, Matt e Garrett, Ivan, Stephan e Gabriel.
-Inoltre
Justin e Riley..- disse la ragazza con un sorriso smagliante.. –Jeffrey aveva
predisposto una camera singola per entrambi ma purtroppo sono terminate siamo
in piena stagione, quindi credo dovrete accontentarvi di una doppia..-
Nessuno
si stava lamentando per le proprie stanza, Micol forse erroneamente pensava che
sarebbe stata collocata con Justin ma mia madre aveva premuto per una stanza
singola, che era il caso migliore per una ragazza sola. Aveva un evidente
broncio sul visetto mentre guardava me e Justin ripetutamente. Lui invece,
aveva un leggero color cremisi che affiorava dalle guance perfette, non
incontrò una sola volta il mio sguardo soddisfatto ma ero certo che mi avrebbe
detto qualcosa una volta soli. Il personale ci guidò con l’ascensore, tutte le
stanze dei nostri amici erano sullo stesso piano e piuttosto vicine. L’uomo in
un perfetto completo elegante ci disse che la nostra stanza si trovava
all’ultimo piano, l’ultima stanza rimasta vuota dell’Hotel e che dopo aver
mostrato le stanze agli altri ci avrebbe accompagnato alla nostra. Micol era al
settimo cielo, la sua stanza era bellissima e piena di colore. Jeffrey la
conosceva bene e doveva aver predisposto tutto a posta per lei. Tutti erano
stupefatti da tanta eleganza e perfezione, quando ognuno si ritirò per
riposarsi e prepararsi per la cena, finalmente venne il turno anche per noi.
Justin era silenzioso, il colorito più accesso non aveva più abbandonato le sue
gote, ma sembrava rassegnato, non aveva ancora protestato per la stanza da
condividere. Arrivammo all’ultimo piano,
mi resi conto che quelle erano tutte suite, era decisamente troppo anche
per le mie tasche. Quindi avanzai una piccola protesta.
-Mi
scusi..- dissi attirando l’attenzione del buon uomo che ci accompagnava..
–Queste sono suite, decisamente troppo per noi..-
-Oh
non dovete preoccuparvi..- disse lui con tranquillità.. –è stato disposto che
non dovrete pagare nulla per il vostro soggiorno qui! Il Signor Jeffrey ci ha
detto che se guadagna così bene al Black Magic è tutto merito vostro..-
Guardai
l’uomo procedere con disinvoltura ed eleganza, sorrisi leggermente mentre
Justin sbigottito e con gli occhi sgranati mi diceva solo muovendo le labbra.
-Sta
scherzando?!- mimava gesti assurdi.. –Qui gratis!?-
Quando
l’uomo si voltò verso di noi Justin si era appena ricomposto, arrivammo davanti
alla porta e quando l’aprii non potemmo fare a meno di guardarci entrambi senza
parole. Come per il salone all’ingresso, un fuoco dolce scoppiettava nel camino
e riscaldava l’ambiente circostante con davanti un divano grandissimo. Dalle
vetrate filtrava la luce solare del giorno, dipingeva l’ambiente dei suoi
giochi di luce.
-Vi
chiediamo scusa per il disguido in ogni
caso..- disse lui scuotendo il capo.. –Purtroppo l’unica stanza rimasta è una
matrimoniale..-
Justin
guardò l’uomo chiudere educatamente la porta augurandoci una buona permanenza
ad Halifax. La sua bocca aperta ed esterrefatta non sapevo se ricondurla
all’ultima sua affermazione o alla bellezza inaudita di quella suite. Tutto era
moderno e curato nei minimi dettagli, dalle tende trasparenti color porpora che
riprendevano il motivo dei divani vicini al caminetto. A quelle immense vetrate
che percorrevano tutta la grandezza dell’appartamento anche nel bagno,
perfettamente curato con marmo nero e ardesie come mensoline. Una enorme vasca
idromassaggio sorgeva affianco alla vetrata dove una volta immersi si poteva
tirare la tenda attraverso un meccanismo computerizzato. Il letto era enorme e
si trovava appena dietro il divano nell’immenso soggiorno. Non avevo mai visto
niente di simile. Quando ci spostammo nella cabina armadio poi trovammo vestiti
di ogni genere, oltre che alle nostre valige, che potevamo disfare per mettere
in ordine nelle mensole apposite.
-Che
ti sembra..- dissi guardandomi ancora attorno…
-Dove
sta la fregatura!?- chiese incerto.. –Non so perché ma sento che c’entra il tuo
zampino..-
-E
questo cosa vorrebbe dire!?- risposi io facendo finta di essere offeso..
-Riley…-
mi dice con i suoi occhi limpidi.. –Siamo in una suite, in una camera
matrimoniale che casualmente è stata assegnata proprio a te e a me! Quanto meno
una strana coincidenza non trovi?!-
-Ti
dispiace così tanto!?- gli chiedo avvicinandomi al letto dov’è seduto e
guardandolo intensamente..
-Non
è questa la questione..- rispose imbarazzato..
-E
allora qual è!?- gli chiesi a un centimetro dal toccarlo..
-Forse
dovresti portare qui Micol..- mi disse con un’alzata di spalle.. –dovrebbe
essere qui con te, è più naturale..-
-Preferivi
finire in stanza con Ben?!- anche questa volta non notò la punta di acidità
nella mia voce, ma si limitò a guardarmi confuso senza capire la connessione e
solo dopo arrossì violentemente..
-No..-
disse guardandosi i piedi chiaramente a disagio..
-Ti
dirò la verità..- gli dissi guardandolo negli occhi.. –Ma mi devi promettere
che rimarrai qui con me..-
Allungai
il braccio verso il suo ventre e lo avvolsi con esso, con forza lo buttai
completamente giù nel letto mentre risalivo lentamente verso il suo volto.
Sentii un brivido irrazionale coglierlo di sorpresa e sorrisi compiaciuto, con
gli occhi che lo guardavano intensamente.
-Hai
freddo…?!- gli dico mentre le mie mani gli sfiorano le labbra..
Lui
stringe gli occhi come per resistere a qualcosa, cerca disperatamente una
scorciatoia per non cedere alla tentazione a cui ogni volta lo sottoponevo.
-No..-
mi dice subito deciso, ma arrossisce impetuosamente di nuovo.. –Si…un pò..-
-Justin…apri
gli occhi..- dico chinandomi su di lui.. –Guardami..-
Trema
di nuovo, la stanza è calda ma lui è preso in chissà quale pensiero. Mi guarda
con quei suoi occhi spaventati e profondi, mentre sento il suo cuore
esplodergli nel petto. Forse si arrabbierà quando saprà che ho chiesto di
averlo in camera, ma non ha scelta, lo sa anche lui.
-Promettimelo..-
gli chiedo con franchezza..
-Cosa!?-
mi chiede come tramortito mentre gli accarezzo una guancia..
-Rimarrai
qui con me!?- gli chiedo mentre mi avvicino sempre di più alle sue labbra..
–Giuro che se non lo farai ti bacerò nella sala da pranzo..-
Mi
spinge un pò, con quell’aria offesa ma meno risoluta delle altre volte. La sua
bocca è incerta e qualche volta la vedo ancora tremare leggermente. Mi avvicino
di nuovo e lui è come immobilizzato, mi osserva e segue i miei movimenti con
attenzione.
-Non
è giusto!!- mi dice padrone di se stesso.. –Dovresti ottenere ciò che vuoi
senza usare il ricatto..-
-Volevo…passare
del tempo con te!- gli dico con assoluta sincerità.. –Senza essere costretto a
dividerti con gli altri…ho chiesto a Jeffrey di occuparsi delle camere e di
fare in modo che tu fossi con me..-
-Perché!?-
mi chiede confuso..
-Voglio
costringerti a non evitarmi mai più..- gli risposi con determinazione.. –Odio
quando lo fai..-
-E
a cosa ci porterà questo eh!?- mi disse affranto.. –Litigheremo ancora e tutto
sarà come sempre, la vacanza che hai organizzato sarà un incubo invece che un
modo per rilassarsi..-
-Oppure…basterà
un bacio per dimenticare tutto il resto..- dissi con impeto..
Non
feci in tempo ad avvicinarmi a lui che sentii un gran fracasso alla porta,
qualcuno dei miei amici stava bussando e sentivo risate sommesse. Mi buttai
supino sul letto mentre sentii Justin sospirare di sollievo. Lo guardai ridendo
e lui si affrettò a scendere dal letto per andare ad aprire. Era quasi bordeaux
in faccia, ma era talmente bello che non
mi preoccupai assolutamente di nulla, non mi importava se avessero potuto
pensar male. Entrarono rumorosamente e nessuno notò Justin, nessuno tranne Ben.
Il
viso del mio amico si rivolse immediatamente a me che lo guardavo con
impassibilità, qualsiasi cosa stesse pensando non lo riguardava. I suoi occhi
neri come la notte erano colmi di inquietudine, andò a sedersi sul divano e vi
rimase per tutto il tempo che rimanemmo lì a chiacchierare. Micol girava come
una trottola a destra e a sinistra, trascinandosi dietro Jus che nel frattempo
si era calmato.
Alle
sette decidemmo che era ora di scendere a mangiare, in molti erano affamati e
ci accomodammo nella grande tavolata che era stata preparata per noi. Mi
sedetti più o meno di fronte a Justin. Eravamo piuttosto rumorosi, si rideva,
si scherzava. Micol e Justin parlavano con Mike di un centro massaggio che
doveva essere all’interno dell’Hotel, sembravano interessati a farci un
pensierino. All’improvviso notai un ragazzo che stava guardando il nostro
tavolo. Alto, moro, muscoloso, occhi azzurri. Stava guardando nella mia
direzione e fu fin troppo facile capire che stava cercando una vittima con cui
divertirsi.
Poco
dopo si avvicinò e capii che doveva essere il nostro cameriere. Era sicuramente
posato e brillante, un ragazzo che tradiva una vivace intelligenza e sicurezza
di se. Forse in cerca di un’avventura divertente. Cominciò a chiedere le
ordinazioni partendo dalle bibite e a poco a poco proseguì con il resto della
cena. I miei amici si lanciavano occhiate complici, quello che mi stupì fu
Justin però. Quando il ragazzo si era avvicinato a me lo aveva guardato con
attenzione e i suoi occhi si erano fatti più grandi, stupiti, aveva capito che
ci stavamo scrutando a vicenda.
-Come
ti chiami!?- mi chiese con interesse e voce avvolgente..
-Riley..-
dissi con tranquillità e rivolgendo un sorriso caparbio in direzione di Justin…
La
gelosia andava bene, più diventava irrazionale più la sua solita compostezza
vacillava ed io potevo capire cosa gli passasse per la testa. Questo voleva
dire unire l’utile al dilettevole, inoltre stuzzicare la gelosia di Justin mi
dava un sottile e oscuro piacere. Osservava il ragazzo con attenzione, aveva
sicuramente notato le stesse caratteristiche che avevo considerato io stesso ed
ora aveva abbassato leggermente lo sguardo sul piatto.
-Il
mio nome è Pablo..- spagnolo, decisamente passionali e intraprendenti.. –è la
prima volta che ti vedo..-
-Già..-
dico guardandolo con un sorriso coinvolgente.. –Una piccola vacanza per
rinfrescarsi dal caldo di Sidney..-
Un’informazione
del tutto superflua, ma come avevo previsto il viso di Justin si era alzato di
scatto ed ora mi guardava perplesso. I suoi occhi luccicavano di…rabbia!? Molto
probabile, se quella era la strada per ottenere qualcosa da lui in chiarezza
ben veniva flirtare con il Pablo di turno.
-Allora…verrò
a trovarvi io..- disse lui con un chiaro sorriso.. –Mi ci vuole un pò di caldo..-
Ci
lascia momentaneamente soli. Tutti sorridono apertamente e alcuni commentano la
palese intraprendenza del ragazzo che è scomparso dietro una porta.
Justin
ha uno sguardo indecifrabile. Non ha più guardato nella mia direzione dopo che
Pablo ha lasciato il tavolo, gli do un piccolo calcio al piede e lui
discretamente si guarda attorno per capire se ero davvero stato io a
importunarlo. Alza gli occhi su di me, ma sono illeggibili. Erge un muro tra me
e lui quando c’è qualcosa che lo turba e in quel modo non riesco a leggere nei
suoi occhi, le sue iridi diventano come laghi profondi e neri in cui non si
intravede nessuna emozione.
Quando
Pablo torna, Jus prende a parlare con Micol e cerca di togliere l’attenzione da
noi. Il ragazzo va avanti e indietro portando poche cose alla volta, quando
ritorna il suo sguardo è sempre più curioso e provocante.
-Ehi
Jus..- dico con palese intenzione di abbassare la sua guardia alta.. –Cosa
pensi delle persone intraprendenti!?-
Silenzio.
Si guarda attorno a disagio, tutti aspettano la sua risposta e attendono con un
lieve sorriso sulle labbra.
-Oh…credo
che qui a nessuno interessi sapere l’opinione di un ragazzino..- disse cercando
un modo di uscirne per non esporsi.. Astuto devo dire!
-Invece
ci interessa saperlo..- rispose Simon amichevole come sempre… -Dai Jus…nessuno
giudicherà la tua opinione..-
-Credo
che appaghi i tipi come te Riley…- disse perforandomi con lo sguardo.. –Ma la
trovo decisamente fuori luogo!-
-Uh
uh uh..- disse Mike sorridendo.. –Un attacco in pieno stile al nostro
playboy..-
-Fuori
luogo perché tu non riesci ad esserlo!?- se lo provocavo avrei avuto modo di
avere delle sue reazioni e di capire cosa e come produrre la sua gelosia..
-Fuori
luogo perché esistono modi più intelligenti per attirare l’attenzione..-
risponde con un tono secco..
-è
un gioco affascinante Justin..- rispondo con malizia..
-E
cosa ci trovi di avvincente!? Sai già dall’inizio cosa aspettarti e come andrà
a finire!- mi dice con uno sguardo tanto serio che comprendo che la conversazione
è diventata quasi solo nostra..
-Sei
proprio un moccioso..- dissi io con finta delusione.. –è tipico di voi
ragazzini vedere il lato romantico delle cose..-
-Oh
certo…perché invece è naturale per voi quasi trentenni vederne solo il lato
pratico..- disse lui annuendo con disgusto.. –è davvero rassicurante che alla
vostra età uno pensi solo a chi potarsi a letto a ruota! Davvero una grande
dimostrazione di maturità considerato che vi descrivete con l’appellativo di
“uomini”…-
I
miei amici erano impressionati. Justin aveva carattere e mi piaceva proprio
perché non aveva filtri sotto pressione. Aveva un temperamento passionale che
lo rendeva tagliente e quasi feroce nell’esporre la sua opinione.
-E
cosa c’è di avvincente in una storia stabile e monotona con una sola persona
per tutta la vita!?- dissi con un sorriso annoiato..
-Credo…il
sapere che si è presenti l’uno per l’altro..- rispose senza più nemmeno
guardarmi in faccia..
-O
no..- dissi scuotendo il capo.. –Mi deludi Justin! Pensavo che fossi come me…un
occasione non si butta mai via…-
-No…non
sono affatto come te..- rispose con sguardo durissimo.. –La superficialità è
una tra le cose che odio di più! Scusami Mico….torno subito..-
Si
alzò da tavola e si affrettò a raggiungere la reception per chiedere la tessera
magnetica della stanza. Micol mi guardava con un sorriso duro ma divertito,
sembrava mi dicesse che me l’ero meritato. Ma non avevano capito nulla. Justin
sapeva perfettamente a cosa alludevo parlando di occasioni che non si sprecano
e sapeva che non ero il tipo da sperperarle.
Justin
tornò all’incirca dopo un quarto d’ora, la sua maschera ben costruita era stata
applicata con dovizia di cura sul suo viso tirato e come previsto non mi
rivolse nemmeno uno sguardo. La cena passò abbastanza velocemente, Pablo era
stato minuzioso nei miei confronti, addirittura impeccabile. Potevo non
ricompensarlo per la generosità con cui si era preso cura di me!? Durante la
cena mi aveva passato un bigliettino col suo numero di cellulare, il vocio si
era propagato nella tavola, ma Jus ancora non reagì anzi continuò a ignorarmi
parlando con Micol e ridendo con lei. Non mi interessava il suo numero di
cellulare. Quindi riutilizzai il foglietto e scrissi quelle poche parole.
“Se
vuoi essere ricompensato….suite numero 230! Ti aspetto in camera…”
Mi
assentai con una scusa e prima di
lasciare la sala lasciai cadere il foglietto proprio sul tavolo in cui Pablo
stava togliendo le ultime posate. Mi guardò stranito, contrariato dal fatto che
gli stessi restituendo il numero. Quando aprii il biglietto però un sorriso
compiaciuto comparve sulle sue labbra, si voltò verso di me che aspettavo alla
reception di ricevere la chiave magnetica per accedere alla camera. Sorrisi,
uno di quelli maliziosi che accendevano la curiosità dei ragazzi che cercavo di
attrarre.
Arrivai
in camera e decisi di farmi una doccia calda prima di dedicarmi alla cura di
quello spagnolo intraprendente. Calcolai che Justin per un pò doveva stare
fuori dalle scatole, quindi avevo il tempo di dedicarmi alla cura di me stesso.
Mi buttai nell’acqua calda, subito i muscoli si rilassarono e provai una
sensazione piacevolissima di relax. Mi rilassai per un tempo che non riuscii a
quantificare, ma quando sentii bussare alla porta della suite mi ridestai dal
torpore e mi avvolsi un asciugamano intorno alla vita per andare ad aprire.
Arrivai alla porta gocciolante di acqua, sorpreso che avesse fatto così presto
e quando aprii vidi i suoi occhi azzurri accessi dalla passione trattenuta a
fatica. Entrò in stanza, mi guardò dalla testa ai piedi e le sue mani corsero
subito al mio viso, la sua bocca cercò famelica le mie labbra dove posò un
bacio passionale. Decisamente coraggioso il ragazzo, ma quel bacio non mi
lasciò niente. Da quando i baci mi davano qualcosa!? Forse da quando avevo
conosciuto le labbra di Justin! Ma ora non era più il tempo di pensare!!!
Che
serata assurda! Tutti erano tornati nelle loro stanze, ci saremmo rivisti
nell’atrio dopo un’ora ma adesso ero solo. Riley ovviamente era sparito, pensai
che fosse molto meglio così in fondo. I ragazzi avevano deciso di mettersi in
ghingheri per uscire un pò sulle neve, sembrava che avessero organizzato una di
quelle sagre paesane in cui far gustare le tipiche serate canadesi. Fuori c’era
molta gente che si affaccendava intorno alle luci, mentre delle varie
bancarelle erano state allestite per intrattenere le persone. Decisi che
essendo solo potevo rilassarmi un pò prima che gli altri arrivassero. Quindi
tornai verso la reception e chiesi la tessera magnetica della suite. Avrei
recuperato la mia chitarra per suonare un’oretta, avevo bisogno di calmarmi e
di non pensare a nulla.
Arrivai
davanti alla porta della stanza e subito accostai la chiave al supporto
magnetico, in modo che mi permettesse di entrare. Fu come aprire una stanza che
non era la tua.
Cercai
di spalancare la porta e vidi lui. Rimasi agghiacciato…ma forse era dire ancora
poco. Altra umiliazione che si aggiungeva a rabbia e delusione totale. Riley
era avvinghiato al cameriere, lo baciava con lo stesso trasporto con cui lo
aveva fatto con Denis consapevole di potersi spingere oltre quanto voleva.
Pablo davanti a me, evidentemente scocciato, stava davanti a Riley che
indossava un asciugamano legato in vita per amplificare la sua potenza
seduttiva. Almeno poi ce ne fosse stato bisogno!!
-Ehi
cosa vuoi!?- disse lo spagnolo gonfiando il petto.. –Stai scocciando!!-
-Non
ti preoccupare gorilla..- dico passandogli dietro.. –Tolgo subito il
disturbo..-
-Gorilla
a chi!?- mi chiede con gli occhi ridotti a due fessure..
-Senti,
questa è anche la mia stanza purtroppo..- aggiungo guardando Riley che sorride
divertito.. –se mi lasci passare mi fai un piacere..-
-Pablo
se lo lasci passare lo scocciatore toglie il disturbo..-
Sento
i miei occhi appannarsi con la stessa velocità con cui attraverso la stanza.
Fino a qualche ora fa lui mi aveva stretto a se sul letto, adesso lo avrebbe
condiviso con qualcun altro. Provai lo strazio che sentii pochi giorni fa,
consapevole che non sarebbe potuto essere diversamente. Quella era la natura di
Riley, lo sapevo fin dall’inizio! Prendo la custodia dalla gabina armadio e
cerco di guardarlo il meno possibile.
-Dove
vai!?- mi chiede Riley con uno sguardo ipnotico..
-Vaffanculo..-
gli dico tranquillo.. –Niente di quello che faccio ti riguarda..-
-Ma
voi due state insieme!?- chiede Pablo mentre con solo in dosso le sue mutande
con i pupazzi di neve mi guarda in cagnesco..
-Che
un fulmine mi uccida in questo momento..- dico guardando quel gorilla con
incredulità.. –Ti garantisco che a lui piacciono molto di più i super-uomini
con annesse mutande addobbate a festa..-
Lui
sorrise compiaciuto e in quel momento spalancai la bocca chiedendomi se era
idiota o totalmente credulone. Ecco un fantoccio bello e senza cervello, si
corrispondeva proprio all’ideale di Riley, che oltretutto stava lì a guardarmi
intensamente, scrutandomi.
-Visto
che non ci arrivi da solo te lo dirò io..- dico avvicinandomi alla porta.. –Se
vuoi che la tua serata abbia il tanto atteso botto di Capodanno togliti quelle
mutande oscene!! Fanno pietà…e fanno schifo pure a lui, che credimi, quando si
tratta di divertirsi gli andrebbe pure bene un palo della luce..-
Provai
ad uscire dalla stanza, Riley mi prese per il braccio, odiavo le sue mani,
tutto il suo corpo che avevo appena visto appiccicato a quel cretino senza
cervello.
-Justin…-
disse lui guardandomi in volto.. –Questo sono io! Ma stasera non ti lascerò
passare la notte altrove..-
-Mollami..-
gli dico disgustato.. –Sai cosa ti dico!? Baciami pure davanti a tutti gli altri
ma ti giuro che se lo farai ti prendo a pugni, almeno avrai un motivo per
passare la notte da solo..-
Ed
io dovevo farmi degli scrupoli!? Dovevo sentirmi in colpa verso Micol se non lo
rispettavo!?
L’unico
a cui dovevo rendere conto ero me stesso, dovevo sentirmi in colpa verso me
stesso per le stupidità che avevo commesso fino ad ora!!!
Raggiunsi
il salone all’entrata come un razzo e chiesi se c’era una stanza un pò più
appartata per poter stare tranquillo un’oretta. Mi dissero che potevo usufruire
della stanza del thè a quell’ora inutilizzata. Ringraziai e mi addentrai in
quella che mi avevano illustrata come stanza non impegnata e mi dissero che
avrebbero fatto in modo che nessuno mi disturbasse. Entrai e lasciai che la
porta non si chiudesse del tutto, mi appropriai della comoda poltrona proprio
davanti alla vetrata e sospirai profondamente, il respiro affannato e
arrabbiato stava lasciando posto a una più controllata desolazione. Quando il
mio respiro si era regolarizzato, estrassi la chitarra che avevo portato con me
e mi sedetti nuovamente lasciando che tutte le emozioni mi investissero a loro
piacimento. Sentii di nuovo quel groppo in gola che non avevo più provato dal
giorno in cui decisi di escludere per sempre mio padre dalla mia vita, ormai
due lunghi anni fa. Eppure eccomi di nuovo lì, a piangere per un altro uomo
questa volta! Non un pianto isterico, con singhiozzi strazianti e rumorosi,
solo una pacata e dolorosa angoscia, che era la peggiore. Quelle lacrime
silenziose che scorrevano implacabili perché avevi il cuore spezzato e non
potevi farci nulla. Dovevo cominciare ad accettare l’idea che qualcosa era o
stava cambiando…chi ero davvero?! Cosa desideravo?!
Poteva
essere assurdo ma non avevo ancora una risposta! Gli occhi appannati non mi
permettevano di vedere quello che stavo facendo, ma non avevo bisogno di essi
per iniziare a suonare qualche nota, mi veniva tutto dal cuore, lei, la mia
chitarra era l’unica compagnia di viaggio che non mi avrebbe mai deluso. Era
quella la verità!!
Cominciai
a suonare qualche nota leggera, soffusamente. Ripassavo mentalmente le canzoni
che amavo di più specialmente quelle dell’esibizione, provavo una strana
malinconia mentre sapevo che Riley, in quel momento, stava toccando un’altra
persona. Mi irritava, dovevo almeno ammetterlo a me stesso, era una gelosia
dettata forse dal fatto che non aveva solo attenzioni per me. Iniziai a suonare
con più decisione, nella mia mente le parole si facevano sempre più incisive e
prepotenti. Forse era quello che desideravo, non essere lasciato solo. Forse
era davvero quello che volevo sentire che potevo aggrapparmi a qualcosa o a
qualcuno pur di non sprofondare nella mia solitudine. Mi sentivo talmente solo
così tante volte che facevo fatica a credere che qualcuno mi avrebbe trattenuto
per un braccio…che mi fermasse davvero per dirmi . E fu così che la mia voce scoppiò come un
vulcano in piena eruzione, con le parole di quella canzone con cui era iniziato
tutto e tutto stava per finire. Fu quella canzone che mi fece scoprire Riley ed
era, da quando lo avevo incontrato, che stavo fuggendo da lui e da tutto quello
che aveva rappresentato per me fino a quel momento. Sapevo che qualcosa era
cambiato dentro di me da quel giorno, ma non poteva essere così, non doveva!!!
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Capitolo 7 *** Capitolo sette.. ***
capitolo sette
Capitolo sette..
Justin…
“And if
you feel the fading of the light
And
you're too weak to carry on the fight
And all
your friends that you count on have disappeared
I'll be
here, not gone, forever, holding on, oh
If
there's love just feel it
And if
there's life we'll see it
This is
no time to be alone, alone, yeah
I won't
let you go..”
Suonavo
e non pensavo a quanto poteva essere ingrata la vita, che prima ti dava
qualcosa che non desideravi, mentre quando realizzavi che quel qualcosa poteva
essere parte di te, te lo sottrae con la stessa crudeltà con cui alla madre
viene sottratto il proprio figlio. Mentre il mio cuore scoppiava di tristezza,
la mia voce urlava la mia rabbia, le mie mani straziate dalle pressione sulle
corde della chitarra. Perché stavo così male?!
Stavo
iniziando una nuova strofa, quando la mia voce profonda si bloccò per uno
scricchiolio improvviso. Mi sentivo come…nudo in quel momento, come se fossi
stato privato da ogni indumento, da ogni protezione tanto che temevo che la mia
anima fosse esposta, fosse troppo limpida e che tutti potessero sapere.
Quando
il mio viso si rilassò e assunse uno sguardo meno agitato, anche se ancora
straziato, riconobbi nell’ombra della luce Ben che con la bocca spalancata
cercava qualcosa da dirmi. Aveva richiuso leggermente la porta, la stanza tornò
in penombra e lui lentamente si avvicinò, quasi intimorito dalla mia reazione.
-Scusami…io..-
disse quasi balbettando.. –Io non ho potuto fare a meno di entrare..-
-Non
preoccuparti..- dissi semplicemente mentre lo guardai sedersi sulla poltrona di
fronte a me..
-Justin..-
disse guardandomi per qualche istante, incapace di dire qualcosa d’altro..
Il
suo sguardo fisso, senza parole mi mise in imbarazzo. Trovavo complicato
sostenere lo sguardo di altre persone che ti guardavano con una certa
intensità, come se fosse la prima volta che ti vedono davvero.
-Perché
sei qui?!- mi chiese come trattenendosi dal chiedermi quello che davvero voleva
sapere..
-Sono
stato sfrattato dalla mia stanza..- dico sorridendo e voltandomi altrove, non
volevo che capisse il tormento che provavo.. –Riley è con Pablo..-
-Tipico
di Riley..- disse lui con affetto..
-Già…tipico
di Riley..- dico con un tono quasi secco.. –Gli piacciono sempre i belli senza
cervello?!-
-Beh
diciamo che li sceglie in base all’interesse che gli suscitano..- mi dice con
sguardo concentrato.. –Vorrei chiederti una cosa…-
Sta
combattendo con se stesso, le mani sfregano l’una contro l’altra e mi osserva
incerto come se non sapesse se fosse la scelta giusta.
-È
dal primo giorno che ti ho incontrato che me lo chiedo…- disse lui guardandomi
timidamente..
-Dimmi..-
dico alzando le spalle.. –Abbiamo condiviso
abbastanza per poter soddisfare qualche curiosità!! No?!-
Mi
osserva, un sorriso felice gli attraversa il viso aggraziato e la sua voce
quasi cavernosa mi colpisce come una frustata, non sapevo fosse stato così
acuto da capire più di quanto avessi concesso. Quella parte di me, ben chiusa a
chiave e sigillata nel mio cuore, stava quasi per venire a galla e mi spaventò.
-Herstrass..-
disse pensieroso.. –Ho una teoria..-
-Che
teoria!?- chiedo sgranando gli occhi..
-Stasera..-
mi disse vago.. –Parlavi con Riley come se ti ricordasse qualcuno, come se gli
rimproverassi qualcosa! Ma non è solo quello!-
-Allora
parla..- gli dico con un’alzata di spalle.. –so dove vuoi arrivare..-
-Anthony
Herstrass…il famosissimo violinista..- fa una piccola pausa per scrutare la mia
reazione.. –è tuo padre!?-
Guardo
fuori dalla finestra. Appoggio i piedi sulla poltrona, li ho gelati, ma non ci
penso e raccolgo le gambe in un abbraccio. Le stringo forte, le nocche delle
mani sono così bianche che risplendono quasi come il candore della neve.
-Quando
sono nato, mia madre era felice..- dissi senza nemmeno capire perché dovevo
raccontarmi senza che nessuno me lo avesse chiesto.. –otto anni prima, era nato
mio fratello David! Finché non arrivammo noi nella vita dei miei genitori tutto
andava…bene se così si può dire! Partiva, lei lo raggiungeva quando poteva, ma
lui tornava dopo il periodo di lavoro fuori casa..-
Sospirai
leggermente, Ben, immobile sulla sedia era in religioso silenzio, mi sorrise
leggermente, potevo andare avanti se volevo, o fermarmi e lui non avrebbe avuto
nulla in contrario.
-La
mia nascita per mia madre, doveva essere un motivo per…unire la famiglia,
essere più presenti..- dissi gesticolando e scrollando il capo con diniego..
–Ma dopo cinque mesi Anthony è partito per l’Europa! Ci chiamava all’incirca
ogni sei mesi per sapere come stavamo, se crescevo e se stavo bene, fatto sta
che dalla sua partenza tornò solo dopo quattro anni..-
Ben
era sconcertato, ma non disse nulla e si limitò ad una smorfia di
disapprovazione.
-Quando
tornò, ero euforico all’idea di conoscere mio padre, come l’eroe che torna da
una guerra sanguinosa costretto a stare lontano dalla sua famiglia, perché così
mia madre mi diceva, doveva lavorare fuori casa perché doveva mantenerci..- la
neve scendeva lenta, come lo scorrere delle mie parole.. –E la prima volta che
lo vidi fu come rinascere una seconda volta per me e da lì cominciò veramente
il mio percorso con la musica! David già prima che tornasse mio padre mi aveva
insegnato moltissime cose! Ma il problema fu che dopo tre settimane lui ripartì
e mi promise che sarebbe tornato presto! Io studiavo affannosamente, volevo
dimostrargli che ero migliorato, così mi applicavo furiosamente con tutti gli
strumenti che mi piacevano fino ad averne una grande padronanza!! David veniva
ad ogni saggio per vedermi…ma mio padre non lo rividi più, quando quattro anni
dopo tornò a farci visita..-
-E
anche allora ripartì..- disse lui riuscendo a capire immediatamente il mio
sguardo..
Sorrisi,
intuendo quanto considerasse quell’uomo un immaturo adulto che ancora giocava a
fare il Peter Pan della situazione. Provavo ribrezzo per lui, odiavo con tutto
me stesso l’uomo che mi aveva dato la vita e che me l’aveva rovinata.
-All’incirca
dopo due settimane tornò in Europa..- dissi sbrigativamente.. –Si parlava
moltissimo di lui alla televisione, nessuno parlava della famiglia che aveva
lasciato ma del genio nascente della musica che incantava i cuori delle donne e
gli occhi degli uomini..-
-Ma
io ricordo che lui..- disse con un istante di panico negli occhi..
-Fu
così che scoprii..- dissi con una furia in gola che mi faceva bruciare la
bocca.. –scoprii a quindici anni, dopo sette anni che non lo vedevo, che
affianco al Herstrass, il grande uomo, c’era una grande donna, un’influente
conduttrice televisiva che stava con lui da quindici anni!! E mia madre aveva
sprecato ventotto anni della sua vita dietro ad un uomo che aveva altre donne…e
lei, lo sapeva, lo accettava e lo aspettava…-
Ben
mi guardava con compassione, o forse con comprensione più che altro. Odiavo
ricordare tutte queste cose, ma erano parte della mia vita, se ero diventato il
ragazzo che sono oggi, lo devo anche al mio passato.
-Anzi…lo
sta ancora aspettando..- risposi con acidità e tristezza allo stesso tempo..
–Così due anni fa ho smesso con la musica, ho smesso di aspettarlo, di
giustificarlo e di considerarlo un padre! Da due anni non parlo più con lui al
telefono quando lo fa quella volta all’anno e ho ripreso a vivere, perché la
mia vita non ruota più intorno a lui! Ha scelto di dimenticarsi di noi ed io di
lui…-
Restammo
in silenzio, non sapevo più cosa dire, avevo raccontato tutto con continuità
senza permettermi di fermarmi altrimenti avrei dilagato e detto cose che non
era il caso riferire. Mi sentivo smarrito adesso, non raccontavo mai a nessuno
la verità sulla mia storia, mentre ora sono qui con una persona che fino a
qualche giorno fa era una sconosciuta.
-Credo
sia davvero terribile..- disse lui con incredulità.. –Ora capisco perché non
riesci proprio ad andare d’accordo con Riley..-
-Riley
può farmi rabbia è vero..- dico consapevole.. –Ma è inutile arrabbiarsi con
lui, non potrà mai capire quanto male può fare agli altri! Trovo irritante la
sua insensibilità..-
-Probabilmente
sarebbe diverso se avesse delle responsabilità..- disse Ben con riluttanza..
-Ben..-
dissi scuotendo il capo.. –Certi uomini non possono cambiare, fare il grande
passo per gli altri! Solo se lo fanno per se stessi, solo se sentono che è
giusto così, ma pensi che Riley potrebbe mai arrivarci?!-
Non
mi rispose e questo mi bastò, perché sapeva anche lui che Riley non era certo
l’uomo sentimentale da fare il grande passo per qualcuno. Fu una nuova
consapevolezza, perché forse nessun uomo lo fa, forse nessuno è disposto a
rinunciare alla propria libertà per fondersi con un’altra persona. Rimasi così
ancora per qualche minuto, assorto nei miei pensieri e rendendomi conto che non
sempre c’era chi era disposto ad ascoltarti. Invece Ben era lì, che guardava
scendere la neve e ogni tanto mi sorrideva sereno.
-Vorrei
chiederti di mantenere questo segreto Ben…- dissi con imbarazzo.. –Non voglio
che si sappia!-
-Puoi
fidarti di me!! Posso chiederti una piacere in cambio!?- mi disse riluttante..
-Certo…-
gli risposi con un gran sorriso..
-Mi
suoneresti qualcosa!?- disse con un filo di voce.. –Prima è stato così
emozionante…-
Presi
la chitarra con piacere e non dissi nulla. Ben era un ragazzo gentile e
premuroso, lo si capiva dai suoi tratti addolciti, anche se non aveva un viso
femminile. Forse era la piega dei suoi occhi scurissimi a rendere il suo
sguardo cordiale. Avevo una naturale simpatia per lui, che per primo mi aveva
dimostrato amicizia nonostante non facessi parte del suo gruppo. Non mi
dispiaceva suonare per lui, così impugnai la mia chitarra e cominciai a
pizzicare le corde di essa. Questa era una canzone che amavo particolarmente, malinconica
e dolce allo stesso tempo. Raccontava la
fine di un amore che nemmeno la delicatezza di un fiore poteva ricucire, perché
era arrivata la fine. E proprio mentre ti rendi conto che hai il cuore spezzato
e il giorno sta per finire, l’alba arriva per ricordarti che la vita va avanti
che torneranno cieli azzurri a cui guardare. E quel giorno tu sarai pronto ad
accogliere quel cielo azzurro, per trovare la tua strada, quella che finalmente
ti farà affrontare il mondo, quello vero!!!
“Broken
skies, heartaches that flowers won't mend
Say
goodbye knowing that this is the end
Tender
dreams, shadows fall
Love too
sweet, to recall
Dry your eyes, Face the dawn
Life will
go on…
All day
long thought that we still had a chance
Letting
go, this is the end of romance
Broken
hearts find your way
Make it
through just this day
Face the
world on your own
Life will
go on, life will go on..
Le
mie mani scorrono tranquille sulle corde della chitarra e mi sembra che sia
così naturale, le pizzicavo con gentilezza e il suono è così addolcito da
sembrare surreale. La musica sempre più soffusamente va scemando, lo sguardo di
Ben è ipnotizzato e assorto nel piccolo mondo che ho creato. Mi sorride come
ringraziamento e proprio mentre lo vorrei ringraziare per avermi ascoltato, mi
sento osservato e nella penombra della sera vedo scintillare i suoi occhi
furiosi. Ritiro subito la mano che avevo allungato per toccare Ben, per ringraziarlo,
guardo colpevole l’uomo che sulla porta spalancata respirava affannosamente.
Nella foga del momento non mi ero nemmeno accorto che qualcun altro mi stava
ascoltando. Dietro di lui c’erano gli altri che forse imbarazzati, erano muti
dietro Riley in un surreale silenzio innaturale. Mi alzai timidamente, anche
Ben lo fece ma molto più disinvolto di me, lo sguardo di lui mi perforava in un
misto di emozione e di rabbia micidiale, un mix di cui avevo pagato spesso le
conseguenze.
Ben
superò Riley senza dire una parola, lo guardò solo un istante e non appena si
voltò completamente, lui con i suoi occhi di ghiaccio blu, più freddi di un
iceberg, pronunciò una frase di cui non colsi il significato.
-Stanne
fuori…- disse con voce agghiacciante.. –Bada che non lo ripeterò una seconda
volta Ben..-
Ben,
lo stesso Ben che spesso avevo visto sorridente e gentile, si voltò, lo sguardo
furioso e pieno di risentimento tradiva una rabbia contenuta a fatica. Le sue
narici si allargarono nel tentativo di prendere un profondo respiro ma non
disse nulla, passò oltre mentre Riley mi guardava in cagnesco, sembrava
meditare la sua vendetta, pensai.
-Ti
ho cercato ovunque..- disse solo mentre sentivo quella voce alterata..
-Sono
sempre stato qui..- dico con risoluzione, mentre sono tutti scomparsi dietro
Riley…
-Con
Ben…- disse lui con quel suo sorriso tirato..
-Con
Ben si..- rispondo tranquillo..
Cerco
uscire dalla stanza, ma senza toccarmi Riley mi blocca la strada e mi guarda
con quel suo sguardo così duro che mi intimidisce. Mi allontano di un passo e
aspetto che esploda, perché potrebbe anche farlo nonostante tutto quello che mi
stava facendo. Non ne aveva il diritto eppure..
-Non
mi hai mai permesso di vederti così…- disse lui con sguardo tanto arrabbiato
che socchiusi la bocca senza comprendere
fino in fondo cosa intendesse.. –E lo hai permesso a lui..-
Ma
improvvisamente arrivò Micol preoccupata perché non mi vedeva arrivare. Un
sorriso mesto spuntò dal suo visetto, decisi di raggiungerla era meglio per
tutti. Guardai Riley qualche istante, il mio viso non era duro come lo era
stato molte volte, ero dispiaciuto però che non riuscissimo a capirci. Il
nostro rapporto un giorno andava a gonfie vele, se così si può dire, quello
dopo era una scatafascio. Ma quella giornata mi aveva segnato per molte cose,
avevo capito quanto influisse su di me l’essere in pace o meno con lui, sapevo
che qualcosa era cambiato da quando l’avevo incontrato. Non sapevo però se ero
disposto a capire quanto mi aveva cambiato!
Quando
uscimmo nevicava ancora molto, ma era il posto più bello che avessi mai visto!!
La neve luccicava con la luce artificiale dei faretti mentre una marea di gente
vagava per le bancarelle. Tutti si fermavano ad osservare ciò che gli
interessava di più, mentre mi godevo quella bellissima serata di neve
ghiacciata che si fermava sul mio viso. Era così bello quel posto, lo adoravo.
Micol mi trascinava da una parte all’altra, ridendo così felice che mi aveva
completamente contagiato. Riley rideva spensierato assieme agli altri, quindi
ero l’unico a soffrirne di questa continua e assurda lotta tra di noi. Sorrisi
tra me e me, così abbracciai Mico che stupita mi strinse forte.
-Che
succede Jus!?- disse ancorandosi ancora di più alla mia schiena..
-Niente..-
risposi con la voce incrinata dalla tristezza.. –Vorrei chiederti se posso
dormire nella tua stanza..-
-Perché!?-
disse lei esitante..
-Perché
forse tuo fratello ha bisogno di un pò di privacy..- dissi facendo un
falsissimo sorriso.. –Prima era con Pablo..-
-Davvero!?-
rispose lei con tranquillità.. –Allora mi sa proprio che ci sta! Non ti
preoccupare il letto è abbastanza grande per entrambi!!-
Fu
così che girammo ancora per molto, prima che decidemmo di defilarci e chiuderci
in camera di Micol tra risate e divertimenti. Avevo scritto un messaggio a
Riley, non volevo assolutamente vederlo, la sua presenza mi ripugnava e
condividere lo stesso letto farebbe stato qualcosa di blasfemo.
“Non
mi cercare!! Micol ed io stiamo bene!! Non ho voglia di vederti e di
condividere la stanza con te, quindi lasciami in pace..”
A
quel messaggio non ci fu risposta e provai sollievo, mi sentivo alleggerito
perché forse avevo ottenuto quello che avevo desiderato per giorni. Che lui mi
lasciasse in pace.
Allora
perché mi sentivo così male dopo aver ottenuto quello che volevo!? Perché le
lacrime pungevano ai bordi delle ciglia, se non avevo aspettato altro che
questo!?
Semplice…non
lo volevo realmente!! Ed ora dovevo fare i conti con la realtà, che non era
certo meglio della menzogna, ma che era comunque dolorosa. Per Riley ero
davvero un passatempo!! Dovevo rassegnarmi!! Quando entrammo in stanza Micol
sembrava agitata, non volevo metterla a disagio ma lei mi abbracciò stretto e
non capii bene il perché. Le diedi un bacio leggero sulla fronte e lei si
accoccolò stretta, con un sorriso tranquillo sulle labbra. Andai nel suo
armadio e trovai i pantaloni di una tuta che facevano al mio caso, più una
maglia che avrebbe tenuto abbastanza caldo. Quando tornai in camera aveva il
suo pigiama addosso e vedendola incerta gli dissi che avrei dormito sul divano,
ma si fece coraggio e mi disse di venire a letto tranquillamente. Mi misi sotto
le coperte, Micol era bellissima eppure…non provai nulla, il mio cuore era
talmente tranquillo che mi arrabbiai con me stesso. Lei si era avvicinata ma
dopo poco cominciò a respirare con regolarità ed io provai sollievo. Pensavo
continuamente a Riley, insieme a quello, mentre si accarezzavano
vicendevolmente e mi mossi bruscamente nel letto con inquietudine. Fu
complicato prendere sonno, ma dopo poco l’incoscienza prese il sopravvento e
riuscii ad addormentarmi con una certa facilità.
La
mattina seguente quando mi svegliai, mi feci una doccia veloce, presi le mie
cose ed andai a provare insieme a Matt e gli altri. Non potevamo esimerci dal
farlo.
Per
quel giorno avevamo deciso di provare in una sala che Jeffrey ci aveva messo a
disposizione ad Halifax, potevamo occuparla per quanto ci fosse necessario che
nessuno avrebbe reclamato. Alle otto eravamo già pronti per metterci al lavoro.
Avevo avvertito Micol che sarei stato via molto tempo quel pomeriggio ma che se
voleva poteva raggiungerci ad Halifax dove avremmo passato il resto delle ore
che ci rimanevano a visitare la città. Le nostre prove andarono avanti fino
alle tre del pomeriggio, mancavano ancora pochissimi dettagli da mettere a
punto ma ci sentivamo carichi e pronti. Avevamo ancora tre giorni prima della
serata ed eravamo abbastanza sicuri delle nostre capacità. Micol come previsto
mi chiamò e ci incontrammo in centro città per mangiarci le crepes alla
nutella, non avevamo ancora pranzato e morivamo di fame. Stare con Garrett,
Ivan, Stephan, Matt e Gabriel era uno
spasso, la giornata trascorse tra risate, lanci di palle di neve, acquisti di
piccoli pensierini per le rispettive famiglie. Micol stuzzicava tutti quanti,
si nascondeva, faceva grandi palle di neve che la maggior parte gli finivano in
testa più che alla vittima che aveva scelto. Quando decise che era il mio
turno, la rincorsi felice come ai vecchi tempi, la presi per la vita e
stringendola mi buttai un cumulo di
neve. Solo dopo ci spalmammo una bella manciata di neve candida sul volto
ridendo spensierati come semplici ragazzi di diciassette anni. Solo in quel
momento mi accorsi che al di là della strada, un gruppo di ragazzi ci stava
osservando, i suoi occhi mi guardavano da distante e provai una fitta terribile
al cuore. Non mi aveva mai più cercato, esattamente come avevo chiesto. I suoi
occhi non si fermarono ancora molto su di noi, perché all’improvviso la sua
bocca con una smorfia canzonatoria si voltò per guardare cosa diceva qualcuno
lì accanto. L’immancabile Pablo…il “gorilla senza cervello” era sempre alle
costole di Riley. Guardai in basso, verso la neve su cui ero seduto, Micol
gridava agli altri di raggiungerci e poco dopo, forse per decidere il da farsi
si unirono a noi. Riley abbracciò con amore sua sorella e la tenne stretta, non
mi rivolse mai più uno sguardo e tanto meno una parola, forse non meritavo
nemmeno un saluto a quanto pare. Compresi che se l’unica persona che per te
contava di più delle altre non ti calcolava, non ti importava se gli altri ti
rivolgevano la parola, perché quella a cui tenevi di più non ti vedeva affatto.
Ero
totalmente a pezzi, era quella la verità, provavo una gelosia incalcolabile per
i sorrisi che rivolgeva a Pablo, per gli abbracci che dedicava a Micol e per le
parole che spendeva con gli altri e non con me. Il più grande dei tormenti era
Pablo che con la sua improponibile ignoranza si era proposto di farci da “Cicerone”
non sapendo nulla delle cose che ci mostrava. Ci trovavamo nella North della
penisola di Halifax, mentre ci mostrava gli edifici storici più importanti.
-Ed
ecco a voi Napoleone..- disse convinto e guardando Riley con convinzione..
-Stai
scherzando vero?!- dissi schifato.. –Questo è Giovanni Caboto, ha scoperto la
Nuova Scozia nel 1497 e pensare che pure ci sei nato!!! Solo un idiota non lo
sa…-
-Senti
lo so scarafaggio..- mi dice con fare minaccioso, mentre due secondi prima aveva sbarrato gli occhi per la gaffe
appena fatta –Volevo controllare se eravate attenti…-
Non
lo posso sopportare, gli altri gli ridono sonoramente in faccia con le lacrime
agli occhi e lui chiaramente irritato mi fa segno di tagliarmi la gola.
-Guarda
che non è colpa mia se sei ignorante..- gli dico guardandolo con sfida.. –Se
volevi farti bello agli occhi della tua bella principessa potevi sceglierti un
modo migliore! Ora fai solo la figura dell’idiota..-
Riley
fece una smorfia di protesta ma…ne mi parlò per ribattere né tanto meno si
degnò di guardarmi in faccia. Questa vacanza che doveva rivelarsi rilassante,
alla fine divenne un viaggio dentro me stesso. Stavo raccogliendo i pezzi di un
puzzle che sembrava così complicato.
Alla
fine gli altri pregarono il gorilla di fargli ancora da guida ed a ogni
strafalcione era una risata unica nel chiaro tentativo di prenderlo in giro.
Almeno lo scarafaggio, come lui mi chiamava, ignorante non era! Riley rideva
quasi più di tutti gli altri, eppure sembrava proprio che quel ragazzo senza materia
grigia gli piacesse lo stesso. Con mia grande disapprovazione ovviamente.
Rientrammo in hotel verso le sette di sera e quindi decisi di tornare nella
suite per cambiarmi e lavarmi degnamente. Fui il primo ad arrivare e mentre mi
immersi nella vasca da bagno, sentii chiaramente un gran vocio che si immergeva
in stanza con tanto di risate sonore.
Mi
lavai in fretta e furia, avevo dimenticato di portarmi dietro la roba per
vestirmi, così una volta terminato fui costretto ad uscire dal bagno ancora
fradicio e con un asciugamano a coprirmi. Il gorilla mi guardò con occhio
critico per qualche istante ma la sua espressione mutò non appena vide la mia
tenuta…non proprio coprente ecco. Riley si voltò dopo non so quanto tempo che
non guardavo i suoi occhi e fu un sollievo vederli nuovamente.
-Niente
male lo scarafaggio…- disse Pablo mentre si inumidiva il labbro superiore..
Gli
occhi blu di Riley sembravano immensi in quel momento, i suoi capelli neri così
sbarazzini terribilmente sexy, non riuscivo a staccargli lo sguardo da dosso e
involontariamente un brivido mi percorse la schiena. Abbassai lo sguardo
serrando gli occhi e sentendo il rossore salirmi alle guance.
E
pensavo “accarezzami, come fai sempre, sbrigati!! Fammi sentire che sei qui e
che ti manco come tu manchi a me..”. Mi vergognavo a pensarlo, ma aspettavo la
sua mano come una qualsiasi persona che sente il bisogno di una carezza, di un
gesto affettuoso, Riley mi mancava davvero!! Desideravo tanto potergli parlare,
vedere il suo sorriso..
Con
gli occhi serrati, il viso basso, aspettavo quel gesto familiare di quando mi
scompigliava i capelli, non mi era mai sembrato così amorevole come in questo
momento. Quel cenno però non arrivo, aprii leggermente gli occhi e vidi che mi
aveva avvolto con un asciugamano piuttosto grande, ma stava attento a non
toccarmi troppo. Le sue braccia così avvolgenti non mi erano mai sembrate così,
incerte come in quel momento. Rimasi per qualche istante a osservare
quell’istante in cui mi avvolse, mentre le mie guance diventavano rosa e i miei
occhi lucidi, come se avessi perduto per sempre qualcosa.
-Tieni
Justin…copriti..- mi disse con tono comprensivo, mentre il suo sguardo era
inespressivo..
Lo
guardai sorpreso mentre i miei occhi velati stavano quasi trasbordando. Trattenni
il fiato qualche istante, Pablo era a poca distanza e ci osservava incuriosito,
con un sopracciglio alzato. Ero pietrificato al mio posto col cuore
letteralmente in frantumi, mentre pensavo che volevo sentire ancora la sua
voce, volevo sentirmi agitato e confuso come lo ero sempre quando lui era nei
paraggi. Perché in quei momenti mi sentivo vivo, come forse non lo ero mai
stato fino ad allora. Sconsolato tornai a guardare a terra e mi diressi verso
la porta dell’armadio dove avrei preso un cambio pulito e lo avrei indossato.
Mi asciugai in fretta e respirai a fondo, l’odore di Riley era ovunque, mi
venne un groppo alla gola, ma lo scacciai velocemente e non appena fui pronto
tornai in bagno per mettere gli asciugamani nell’apposito cestino della biancheria
da lavare. Non potevo rimanere lì, così decisi di andare via.
Mi
affrettai a raggiungere la porta e riuscii solo ad emettere poche parole, per
la paura di tradire un’emozione che non potevo permettermi.
-Ciao..-
e chiusi la porta dietro di me..
Le
ore passavano ed io stavo sempre peggio.
Non sapevo più cosa dire e cosa pensare. Sapevo solo che una parte di me si
stava spegnendo e mi sentivo solo. Era le stessa sensazione di quando aspettavo
Anthony, mille aspettative mai realizzate, fino a che avevo smesso di farmi
illusioni. Cosa volevo da Riley!?
Questa
era la vera domanda a cui dovevo dare una risposta. Stare senza di lui mi
annientava, quando ero con lui mi sentivo come sulle spine e volevo andarmene,
quando lo vedevo mi esplodeva il cuore, mentre al contrario mi si spezzava.
Quando lo vedevo e lo pensavo con gli altri ragazzi mi sentivo morire, mentre
quando si dedicava a me sentivo un tuffo al cuore.
Forse…mi
stavo innamorando di lui!?
Mi
arrestai in mezzo al corridoio. Il respiro così affannato da risuonarmi
rumorosamente nelle orecchie. Sarebbe stata la prima volta che mi innamoravo,
non poteva essere che fosse proprio successo con lui, con Riley, un uomo per
giunta!! E allora perché sentivo tutte quelle emozioni contrastanti nei suoi
confronti, come se lo odiassi e allo stesso tempo…fosse tutto per me! Una
lacrima scese dalla mia guancia, l’asciugai con il palmo della mano e scrollai
ogni pensiero dalla mia mente. Ero solo deluso, non dovevo lasciare che le
insinuazioni di Riley avessero il sopravvento su di me!!
Scesi
nell’atrio e ci ritrovammo dopo poco tempo tutti insieme a condividere l’ora di
cena, Riley sempre più lontano da me. Più cresceva il divario tra noi più il
mio cuore si spaccava a metà. A cena a malapena toccai da mangiare, avevo lo
stomaco chiuso e a furia di trattenere le emozioni che provavo, mi era venuto
un mal di gola terribile. Il nostro ignorarci a vicenda stava diventando
insopportabile per me, ma non potevo cedere alla tentazione di parlargli o
avvicinarmi, non sapevo se sarei riuscito a trattenermi e ormai la nostra
strada era segnata. Riley si era stancato ed ora ero libero di proseguire la
mia vita, la mia strada. Dire addio a quella piccola parentesi sarebbe stato
necessario e avrebbe alleviato il mio dolore.
Gli
altri avevano organizzato un’uscita ma io ero davvero troppo esausto per cedere
alla tentazione di accontentarli. Il giorno dopo avevo le prove dalla dieci
fino all’una del pomeriggio e poi l’incontro con Ben, volevo prepararmi
psicologicamente a non essere una mummia e a godermi la giornata. Ben lo
meritava, ero certo che la sua contagiosa simpatia mi avrebbe aiutato a
sentirmi grato per quello che avevo in fondo.
Sorrisi
a Ben, salutai gli altri con allegria, dicendogli che ero troppo stanco e che
avevo voglia di rilassarmi un pò. Micol mi disse sottovoce che ci saremmo visti
in camera al suo ritorno dall’uscita assieme agli altri e gli sorrisi
tranquillamente mentre li vedevo allontanare. Avevo perso di vista Riley che
però pensai si fosse rintanato con Pablo. Sospirai rassegnato. Presi la chiave
magnetica e raggiunsi la camera di Micol, entrai e assaporai la dolcezza della
solitudine che mi attendeva. Forse non era il momento migliore per stare soli,
ma volevo sentirmi libero di provare qualsiasi sentimento in tranquillità.
Stavo aprendo le porte a me stesso, qualunque esso fosse.
La
mia chitarra era sempre lì al suo posto, per rilassarmi potevo suonare
qualcosa. Mi sedetti sul letto e iniziai a accennare qualche canzone, anche se
finivo per riflettermi in quelle con motivi struggenti e malinconici. Continuai
a suonare abbandonandomi alla melodia, mischiando musica conosciuta a motivi
che si creavano nella mia mente, con la mia fantasia. Quando sentii bussare
alla porta l’incantesimo si spezzò e guardai con esitazione verso di essa. Non
pensai minimamente a chiedere chi fosse, mi precipitai su di essa e dopo un
istante aprii con un’espressione curiosa sul volto.
Credo
che nello stesso istante in cui aprii la porta, il mio cuore prese a martellare
talmente forte che il rossore si propagò velocemente sulle mie guance. Lui, con
quel suo volto da infarto, la pece dei suoi capelli, il blu del mare dei suoi
occhi mi guardavano con impetuosità, con quella stessa veemenza che tante volte
gli avevo visto nello sguardo. Mi sentii mancare, proprio in quel momento le
mie gambe stavano cedendo nell’attimo meno opportuno. Non volevo mi vedesse
così, totalmente indifeso e distrutto dalla sua indifferenza! Chiusi
velocemente la porta ignorando che il suo piede si era già inserito per metà
nella stanza e mi impediva di serrare la soglia.
-Per
favore..- dico supplicandolo.. –Riley lasciami solo..-
-Apri
questa porta..- mi dice minaccioso.. –Ti giuro che la butto giù Justin..-
-Ho
bisogno di stare solo..- dico con le lacrime agli occhi.. –Ti prego!! Non
voglio..-
-Non
vuoi che ti veda stare male per me!?-
rispose deciso, con ardore..
Cerco
di resistere contro la sua forza, ma è un’impresa titanica pensando al suo
fisico vigoroso e a quelle spalle forti e accoglienti. Sento che questa volta
il mio cuore sta per lasciarsi sconvolgere dall’emozione di sentirlo di nuovo
partecipe nei miei confronti. Gli occhi sono sgranati per quelle parole tanto
difficili da accettare, ma non ho parole per ribattere, sono totalmente muto,
incapace di giustificarmi, mentre capisco che la resistenza è l’unica che può
salvarmi adesso. All’improvviso con uno spintone si fa spazio per entrare e il
contraccolpo mi fa scattare bruscamente indietro, vederlo così con la stessa
prepotenza e veemenza di sempre mi fa
sentire inerme. Mi prende velocemente il braccio con uno scatto e mi trattiene,
evitando di farmi cadere. E finisco tra le sue braccia, come avevo desiderato
tante volte quel giorno.
-Voglio
sapere perché continui ad evitarmi…- disse lui continuando a trattenermi con
forza..
-Sei
tu che mi ignori..- dico irritandomi..
-Devo
ricordarti per caso cosa mi hai detto ieri sera!?- mi disse stizzito..
-E
io te lo devo ricordare!??!?!- gridai con un groppo in gola terribile…
Mi
guardò come se non capisse e mi sentii ancora più stupido, come se ce ne fosse
bisogno! Mi allontanai da lui con passo indeciso e mi ritrovai a respirare
affannosamente, con il petto che si muoveva su e giù vistosamente. Lo sentii
dietro di me, troppo vicino perché la mia razionalità potesse avere la meglio
su di me, non dovevo tradirmi, non volevo farlo.
-Cosa…provi…davvero
per me!?- disse pronunciando lentamente ogni parola.. –Ho bisogno di saperlo..-
-Smettila…non…-
dico con le labbra tremanti.. –non provo nulla per te..-
Mi
stringe, sento quelle sue braccia così calde e affettuose che una parte di me
si sente morire, non voglio, non posso lasciare che mi sconvolga così la vita.
Eppure ho desiderato quel momento con tutto me stesso, con tutta la rabbia e il
fiato che avevo dentro. Volevo urlargli contro che lo odiavo, che mi irritava
il modo in cui mi aveva trattato considerandomi una scocciatura.
-Perché
non vai dal tuo amico...- dico con acidità.. –In fondo io non sono nient’altro
che una seccatura..-
-Ecco
vedi!?- mi dice lui venendomi dietro.. –Justin non sei capace di dire
semplicemente quello che senti!?-
-Ti
detesto..- dico voltandomi verso di lui.. –Ti odio con tutto me stesso, perché
non sopporto quando mi tratti da terzo in comodo per farti bello agli occhi
degli altri!! Ti detesto perché lo fai apposta a provocarmi e soprattutto non
ti sopporto perché fino a pochi giorni fa, la mia vita era esattamente come la
volevo e tu hai rovinato tutto!!!-
-No…non
sono io ad averla rovinata..- mi dice lui con ardore.. –Cos’è che ti fa paura
talmente tanto da costringerti ad evitarmi!? Ti obblighi a non lasciarti andare
anche se io so che mi desideri quanto io desidero te!!-
-Io
avrei paura!?!?- dico urlandogli contro..
-Si…-
mi dice lui con determinazione.. -Perché se così non fosse, ammetteresti con te
stesso che vuoi stare con me come io voglio stare con te!! –
Ci
stavamo affrontando viso contro viso, entrambi affannati con una rabbia negli
occhi che non l’avevo mai vista nelle sue iridi blu. Lo guardavo così da vicino
che potevo vedere anche le piccole sfumature in quello sguardo così
dannatamente seducente. Non riuscivo a dire una sola parola mentre il suo viso
si addolciva, i suoi zigomi fino a poco fa affilati come rasoi si erano
rilassati, stava cercando di dominarsi era evidente.
-Justin...mi
fai così arrabbiare..- disse guardandomi con intensità travolgente.. –oltre
che…a farmi perdere totalmente il controllo!!-
Come
me…quando si trattava di lui perdevo completamente la testa. Come si poteva
evitare tutto questo?! Forse non vedendosi più, cancellando il suo numero di
telefono e costringendomi a smettere di frequentare gli stessi lunghi sarebbe
stato semplice.
Mi
stava trascinando fuori dalla camera ma non ero pronto a stare con lui, non
potevo passare la notte insieme ad una persona che… Stavo dicendo…con una
persona che mi piaceva!? Andai nel panico..
-Riley…non
voglio..- dissi cercando di oppormi.. –Non posso venire in stanza con te..-
-Perché?!-
mi disse con ostinazione… -Non me ne andrò di qui finché non mi avrai dato una
buona motivazione..-
-Perché
non voglio fare la candela tra te e Pablo..- grido resistendo al suo sguardo
affilato..
-Non
ti credo..- mi disse con aria truce.. –Non ho alcuna intenzione di farti
passare la notte qui..-
-Se
ti da fastidio che rimanga qui con tua sorella, posso andare da Ben, o dagli
altri…- risposi con aria innocua..
-NO!!!-
gridò stringendo tantissimo il braccio e tirandomi a un centimetro dal suo
viso.. –Né qui, né da nessun’altro se si tratta di stare lontano da me!!!-
Lo
guardai con sorpresa. Cosa significava!? Provavo così tante cose contrastanti,
cosa voleva da me quel ragazzo così bello e irresistibile. Era completamente
infuriato e percepirlo nel suo viso così distintamente mi fece sentire così
smarrito.
-Justin..-
disse con voce dura.. –Non costringermi a portarti via di peso…-
-Non
lo farai..- dissi con voce strozzata dall’emozione.. –Non ho più paura delle
tue minacce! E poi cosa direbbe il tuo gorilla se ti vedesse?!-
-E
il tuo Ben cosa direbbe se ti vedesse eh?!- disse lui sempre più infuriato..
-Ben
non è come te!!!- gli grido in faccia.. –Non ha mezzi fini, mi dimostra
amicizia e comprensione, proprio quella che tu non hai per nessuno!!-
-Ma
sentilo..- disse con voce sarcastica.. –non mi importa niente di cosa dice il
cameriere se ti porto in camera mia!! Allo stesso modo in cui Ben non deve
ficcare il naso in quello che riguarda
te e me…-
-Bugiardo..-
dissi con le lacrime agli occhi.. –Rigiri sempre la frittata come ti pare!!!
Per volgerla in tuo favore…!!!-
-Adesso
smettila..- dice con fare minaccioso.. –Basta, non è più tempo di parlare..-
Senza
nemmeno pensarci due volte si china su di me e mi ritrovo completamente sulle
sue spalle, con la testa a penzoloni dietro alla sua schiena.
-Riley,
non provare ad uscire da questa stanza chiaro!?- grido con un imbarazzo
terribile.. –Mettimi subito giù…-
-Non
ci penso nemmeno…- rispose lui stizzito.. –Se mi avessi seguito di tua
spontanea volontà non ci sarebbe stato motivo ci convincerti con le maniere
forti..-
-Tu
non mi hai convinto..- dico picchiando i pugni sulla sua schiena.. –Hai fatto
come volevi, come al solito..-
-Beh
almeno uno dei due sa cosa vuole..- dice con aria polemica..
-Che
cosa vuol dire!?- rispondo bloccandomi all’improvviso mentre esce dalla porta e
si avvia nel corridoio..
-Niente..-
dice lui con aria divertita..
-Non
azzardarti…- dico dimenandomi… -Ma ti rendi conto che c’è pieno di gente che ci
guarda!?-
-E
lascia che guardino..- disse ad alta voce.. –Non ho alcun problema a spiegare
loro che sto portando in camera mia il ragazzo che mi piace..-
-Riley!!!-
lo rimprovero.. –Non è il momento di scherzare!!! Verrò in camera…ma lasciami
scendere per favore..-
-Neanche
per sogno…- mi dice deciso.. –Ormai ti sei giocato l’opportunità di scegliere
come tornare in camera da me, quindi ne pagherai le conseguenze..-
Ci
stavano guardando tutti, mi sentivo terribilmente stupido. In braccio ad un
uomo che diceva idiozie senza un minimo di pudore. Guardai alcune ragazze
letteralmente con i cuoricini agli occhi e sentii casualmente i loro discorsi
mentre erano proprio dietro di noi.
-Hai
visto che carini!?- disse la bionda con le mani sul viso.. –Sono
innamorati…sicuramente quello bellissimo lo sta trascinando via da un
ammiratore insistente..-
-Cooosssaaaaa?!?!?!?!??!-
urlai io guardando indietro sconvolto le due tipe sempre più adoranti.. –Senti
brutto cretino che non sei altro…ti rendi conto che stanno dicendo cose assurde
su di noi!??! Mettimi giù SUBITO…-
-E
cosa dicono di così sconvolgente!?- disse lui scuotendo il capo..
-Che
siamo una coppia di innamorati…è scandaloso!!!- dico io urlando..
-Ma
noi siamo una coppia di innamorati..- disse lui ridendo e voltando verso
l’ingresso..
Ovviamente
intorno a noi si aprì una voragine di approvazione, pensavano davvero fosse una
dichiarazione d’amore, mentre era chiaro che Riley stava prendendo tutti per il
naso!!! Ricominciai a scalciare non appena mi ritrovai alla reception,
sconvolto che le tantissime persone presenti e distinte avrebbero avuto di me
il ricordo del “ragazzo in spalla ad un uomo”. Mi vergognai terribilmente
mentre notai che vicino al bancone della reception, c’era Pablo che ci guardava
con occhio sospettoso.
-Per
favore le restituisco la chiave della porta della signorina Mann..- spiegò con
tranquillità.. –Può riferirle che Justin Herstrass è tornato nei suoi
appartamenti?!?-
Immaginai
il sorriso sfavillante di trionfo che poteva avere sul viso e subito, quando si
voltò per tornare in corridoio per prendere l’ascensore, decisi di dire la mia
al pover’uomo che mi guardava con compassione.
-Le
riferisca anche che è stata una decisione del tutto obbligata..- le dissi
mentre sollevavo il viso a fatica per
guardarlo in volto.. –Per favore non se lo dimentichi..-
-Riley!??!-
eccolo gorilla-man arrivava all’attacco..
-Che
c’è..- rispose lui con distacco..
-Pensavo
di passare da te dopo..- disse con entusiasmo.. –Ma che ti serve a fare lui!?
Per caso vuoi coinvolgerlo!?-
Riley
si fermò immediatamente. Non capii la sua titubanza, sentivo solo il suo corpo
che si era irrigidito e la sua risata sottile, come quando voleva burlarsi di
qualcuno.
-Lui
non si tocca..- disse secco e con voce glaciale.. –Lui spetta a me..-
-Cosa!?!?-
dissi io alzando la voce di due ottave.. –Io non spetto a nessuno!!! Non sono
un oggetto…-
-E
allora cosa facciamo con lui tra i piedi!?- disse con impertinenza..
-Forse
non hai capito che lui sta tornando da me..- disse con convinzione.. –Quindi tu
non sei invitato..-
-Sei
tu che mi stai portando di forza in camera…- risposi scocciato.. –Io non ne
avevo la minima intenzione..-
-Riley
aspetta..- disse Pablo venendoci ancora dietro.. –pensavo che poteva funzionare
tra di noi..-
-Ma
perché sono pure costretto a sorbirmi le vostre dichiarazioni d’amore?!- mi
lagnai..
-Ascoltami
bene..- disse con voce seria Riley.. –è lui che mi piace..-
-Che
bugiardo arrivista..- dissi tra me e me mentre si infilava in ascensore e
salutava Pablo..
Cercai
di arrampicarmi con l’aiuto dello specchio, appoggiando sulla superficie
riflettente i palmi della mano e tirandomi su. Ero furioso per la brutta figura
che avevo fatto, mi aveva portato in spalla per tutto l’hotel mentre tutti ci
guardavano. Potevo essere così sfortunato da trovarmi sempre in quelle situazioni imbarazzanti!?
-A
chi hai detto bugiardo arrivista!?- chiese Riley mettendomi giù per terra con
un sorrisetto perfido..
-A
te ovviamente..- dissi riprendendo a fatica l’equilibrio.. –Ti detesto quando
mi usi per discolparti..-
-E
siamo a quattro..- risponde ironico.. –Non credi che odiarmi per così tante
cose sia solo sinonimo di troppo amore?!?!-
L’ascensore
si apre. Imbufalito mi incammino verso la suite. Non è possibile che sia così
insopportabile, assolutamente stupido ed egocentrico!! Mi viene dietro
velocemente mentre molta gente ci guarda con curiosità.
-Dovrò
darti una bella lezione..- mi disse con impeto e malizia..
Sentii
il suo braccio prendermi con ardore, i suoi occhi bruciavano di passione.
Sentivo un fuocherello bruciarmi dentro al cuore e ogni suo respiro aumentava
le fiamme. Inspirava ed espirava velocemente come se non riuscisse più a
contenere un’emozione trasbordante e alla fine, impetuoso come una tempesta, mi
prese il capo e lo spinse contro il suo. La sua bocca completamente appiccicata
alla mia, le sue mani che mi stringevano come non succedeva da un giorno, ma mi
era sembrata una vita. Un silenzio surreale intorno a noi, tutto si era
placato, sentivo solo il mio cuore farfugliare e il suo sapore nella mia bocca.
Mi baciò con una passione diversa che forse non avevo mai sentito davvero fino
ad allora. Quando si staccò da me rimasi imbambolato, il suo sguardo
inizialmente serissimo e poi quel sorriso canzonatore che tante volte mi aveva
fatto fermare il cuore.
-Ti
serva da insegnamento, sono in grado di ottenere quello che voglio dove e
quando mi pare..- rispose con quella faccia da schiaffi presuntuosa che faceva
per prendersi gioco di te, poi prese il bavero della mia camicia e mi tirò
leggermente a se.. –Tu sei mio..-
I
miei occhi si sbarrarono e cominciai ad arrabbiarmi sul serio. Feci per
voltarmi, per raggiungere la stanza, tante persone erano tramortite con la
bocca semi-aperta. Mi sentivo…letteralmente morire!!!
Voleva
dire che quelle tantissime persone avevano assistito al nostro bacio!?
Come
potevo essermene dimenticato!?
Perché
non mi ero opposto!?
Arrabbiato
con me stesso cominciai a percorrere velocemente il corridoio con la testa
china e le guance rosee. Mi sentivo così imbarazzato, così inerme per avergli
permesso un qualcosa di così intimo davanti a tutti. Lo sapevo bene, per lui
era l’ennesimo atto di impetuosità per dimostrare la sua superiorità “maschia”,
ma ora l’avrei volentieri ucciso con le mie stesse mani.
Le
mani mi tremavano, gli avevo strappato la chiave magnetica dalle dita e mi
affannavo per fare leggere la nostra pass, ma non riuscivo a controllare
l’agitazione che all’improvviso mi aveva preso.
Quando
entrai mi coprii con le mani il viso e per qualche istante rimasi in silenzio
per attutire il colpo.
-Non
consideravo che fossi così ansioso di restare solo con me..-
Mi
voltai verso di lui, rendendomi conto che mi stava chiaramente prendendo in
giro, come sempre del resto.
-Ti
rendi conto di quello che hai appena fatto!?- dissi sconvolto..
-Ti
ho baciato..- rispose tranquillo.. –La cosa più naturale del mondo..-
-No..-
dissi spalancando gli occhi.. –Tu hai baciato un ragazzo..-
-Io
ho solo baciato la persona che mi piace..- dice sorridendo con quella sua bocca
magnetica..
-Riley…quelle
persone erano sconvolte..- dissi ragionando.. –Non tutti sono abituati come
te al tuo mondo..-
-Justin
non ti ho portato qui per parlare del dove e quando ti posso baciare!!- mi dice
avvicinandosi con decisione.. –Non mi importa niente di quei stupidi bigotti
rintanati a gridare allo scandalo!! Io ti bacio dove, quando e quanto mi
pare…vorrei che questo ti fosse chiaro..-
-Cosa?!-
rispondo con stizza.. –Quindi decidi tutto tu adesso!? E da quando?!-
-Da
quando ho capito che sei troppo vigliacco per ammettere che vuoi stare con me e
che ti manco quando non mi vedi..- disse con passione..
-Se
non ti cerco è perché posso fare a meno di te..- grido e me ne pento un secondo
dopo..
-Ah
si!?- dice con poco convinzione.. –Allora vediamo un pò…poche ore fa, mentre
ero in stanza con Pablo, hai aspettato con tutto te stesso che ti toccassi!! E
lo desideravi Justin perché io l’ho sentito!!-
Mi
aveva preso per le spalle e cercava di costringermi a guardarlo. Ma io proprio
non ci riuscivo perché.. aveva ragione…in quel momento io desideravo solo che
la sua mano mi accarezzasse come faceva sempre. E non riuscivo ad accettare che
non lo facesse, perché temevo che quelle mani avrebbero toccato un altro uomo
che non ero io!! Dovevo accettarlo…era proprio così per quanto mi vergognassi!!
-Guardami..-
mi disse alzandomi il viso.. –Ogni volta che ti tocco sento un brivido! Siamo
come due calamite che non riescono a stare lontane…siamo i due poli opposti di
due magneti che non possono fare altro se non avvicinarsi! Justin…ascoltati..-
-Presto
fin troppo ascolto a me stesso..- gli dico allontanandomi un pò per riprendere
fiato..
-E
cosa ti dice!?- mi chiede lui
raggiungendomi per non perdere il filo diretto con i miei occhi..
-Che
devo starti lontano..- rispondo con sincerità..
-Non
hai ancora capito che la corazza di perfezione che ti sei costruito è piena di
crepe!?- mi disse con sgomento.. –Justin...non è più tempo per resistere od
opporsi all’inevitabile!!
Lui
si coprì gli occhi con le mani, sembrava disperato. Rimasi per un minuto
immobile incapace di reagire o di dirgli qualcosa. Sentivo il mio cuore battere
furiosamente, i miei occhi pungere.
-Ma…-
dissi allo stremo delle forze, sentendo le lacrime ai bordi delle ciglia.. –non
ci riesco..-
Mi
sembrava di aver ammesso la più grande delle debolezze. Ero così infuriato con
me stesso che iniziai a piangere come un bambino stupido che non ha ricevuto la
caramella quotidiana. Lui mi guarda per qualche istante, sembra sorpreso ma
sorride, quei sorrisi immensi e pieni di emozione che spesso mi riempivano il
cuore. Guardava i miei occhi così intensamente che abbassai leggermente lo sguardo
senza poter immaginare tutto quello che la mia ammissione aveva scatenato.
-Justin…mi
sembrava di avertelo già detto di arrenderti..- mi dice abbracciandomi con
trasporto.. –Sei adorabile…-
La
sua voce ferisce le mie orecchie come un coltello, ma…riesce sempre a sedurmi.
Come ora, che le sue mani toccano la mia pelle e la sfiorano con gentilezza, il
brivido che mi percuote mi strazia il cuore.
Cosa
farò quando si sarà stufato di me?! Quando troverà qualcuno che lo incuriosisce
di più!?
-Riley…non
trattarmi come un ragazzino..- dico cercando di staccarmi da lui..
-Sei
tu che stai piangendo come un ragazzino..- dice cercando le mie labbra...
–Anzi…come un moccioso..-
-Taci…stai
zitto!!- gli dico mentre gli prendo la camicia e la stringo.. –Non trattarmi da
stupido!! Crescerò vedrai..-
-Sempre
più adorabile..- disse attirandomi a sé, appoggiando un bacio veloce sulle mie
labbra..
Mi
diede uno spintone sul letto e inevitabilmente pensai…che l’aveva condiviso con
quella specie di uomo scimmia. Mi sentii così male al pensiero che quando si
avvicinò a me per sfiorarmi mi girai di lato per evitare il contatto. Non
riuscivo a passarci sopra, ero geloso di chiunque finiva per appartenergli e mi
sentii idiota perché sarebbe stato sempre così.
Come
potevo essere geloso di Riley, se sapevo che tra di noi non ci sarebbe mai
stata una storia?!
-Non
ho dormito qui con lui..- mi disse avvicinandosi al mio orecchio.. –Te lo
giuro..-
Mi
abbracciò dolcemente, sentivo il suo petto appiccicato alla mia schiena e le
sue braccia mi stringevano così teneramente che il mio cuore continuava a
martellare sempre di più. Sembrava andarsene via dal petto, non volevo che mi
sentisse così indifeso, così completamente in balia della sua presenza.
-Non
voglio sapere niente..- dissi trattenendo la rabbia..
-Non
mi importava nulla di lui..- disse voltandomi con dolcezza verso il suo viso..
–L’ho fatto solo per farti ingelosire..-
-E
hai fatto male..- dissi voltando lo sguardo..
Ed
io ero stato così male inutilmente?! Ero caduto nella sua trappola come un
moccioso! Quindi lo ero davvero se non ero stato in grado di capire fin
dall’inizio che aveva calcolato tutto per farmi cadere. Tutto per un suo
piacere personale, mentre mi ero sentito morire per il dolore che avevo provato
nel saperlo tra le braccia di un altro.
-Per
te è tutto un gioco vero?!- dissi esausto e affranto.. –Tu non hai la minima
idea di come mi sia sentito! Da quando ti ho incontrato la mia vita si è solo
complicata!! Mi sto trasformando in una persona che non pensavo sarei mai
diventata e tutto perché tu hai deciso di farmi impazzire!! Se solo non ti
avessi mai incontrato ora sarei la persona calma e razionale di sempre!! Perché
dovrei lasciarmi sconvolgere da te…eh?!-
Nervosamente
mi alzai dal letto e feci qualche passo frenetico in direzione della cabina
armadio. Quando mi voltai ero abbastanza lontano da lui per proseguire a
parlare. Stavano cadendo tutte le difese, le maschere che con tanta cura mi ero
costruito, anche se poi, in ogni caso, avevo lasciato trasparire troppo. Adesso
che ero di fronte a lui, spogliato delle protezioni che con tanta fatica avevo
sostenuto fino a quel momento, avrebbe visto un ragazzo ordinario come tanti
altri. E il pensiero che mi buttasse fuori dalla porta, dopo il dolore con cui
ero arrivato a qual punto, mi annientò all’istante. Non volevo che si stufasse
di me, non volevo diventare il ragazzo come tanti altri con cui se l’era
spassata ogni sera! Volevo essere importante e speciale per lui!
Oh
Riley ti prego…non mi abbandonare proprio adesso!!
-Io…-
dissi con confusione.. –Ero…geloso di Pablo! Mi hai umiliato davanti a lui, mi
sentivo totalmente escluso dalla tua vita! Oggi avevo deciso di dirti addio per
sempre, volevo uscire da questo circolo vizioso perché non riuscivo più a
gestirlo! Ogni volta che mi avvicino a te mi sembra che tu sia sempre più
lontano e non comprendo perché ti ostini tanto a provocarmi! È qualche giorno
che ho compreso che stava cambiando qualcosa, ma non trovavo la forza per
starti lontano, desideravo vederti, ascoltarti..-
-Allora
non devi nemmeno provare a farlo..- disse lui con ardore.. –Non farlo Jus
altrimenti mi arrabbierò davvero..-
Lui
mi guardava con quello sguardo serio e intenso che non gli avevo mai visto
dipinto in viso. Si avvicinò, la sua mano protesa asciugò una lacrima e poi
prese la mia mano, la strinse e mi guardò con delicatezza. Quando mi attirò
ancora una volta accanto a se sul letto, mi mise una mano sul capo e mi tenne
ancorato a lui con tanta tenerezza che mi chiesi se era davvero lo stesso Riley
con cui avevo tanto litigato.
-A
volte non si può essere preparati razionalmente a tutto Justin..- disse con
voce comprensiva e dolce.. –Avevo un obiettivo! Volevo che tu capissi te
stesso, volevo che sapessi che eri geloso perché tra te e me c’era qualcosa! E
per favore non smettere di esserlo…-
Lo
guardai con occhi sgranati e lentamente, senza mollare i miei occhi per un
istante, si avvicinò. Posò le sue labbra sulle mie, ma questa volta il baciò
che mi dò fu lento e dolce come lo zucchero filato. Sentivo quella bocca
perfetta muoversi in sincronia con la mia e la cercava sempre di più, sembrava
non essere mai sazio. Le sue mani avevano raggiunto il mio capo e lo attiravano
a sé con ingordigia. Riley non mi aveva mai baciato così prima d’ora, mi sentivo
totalmente incapace di reagire. La sua lingua spesso cercava la mia, ma non ero
in grado di oppormi, dentro di me stava tutto tornando al suo posto, mentre
posai la mia mano sul suo torace e mi sorprese sentire il suo cuore totalmente
nel panico come il mio. Aprii gli occhi stupito, anche lui mi stava guardando
completamente consapevole che il mio cuore stava impazzendo.
Quando
le sue mani arrivarono ai bottoni della mia camicia, mi sentii all’improvviso a
disagio. No…non ero ancora pronto ad arrivare a tanto!
-Shh..-
mi disse Riley dolcemente.. –Non voglio farti del male Justin…voglio solo
sentire il calore della tua pelle..-
Mi
spogliò lentamente, lasciandomi gli slip e lui fece la stessa cosa. Mentre mi
toglieva gli indumenti mi osservava con dolcezza e provai un imbarazzo tale che
avvampai un paio di volte.. Si era trattenuto più del dovuto con me, potevo
capirlo solo ora mentre la sua bocca posava baci sul mio corpo delicatamente
senza spaventarmi.
-Sei
così bello Justin…- mi disse con quel suo sguardo sincero.. –Guardami…e
seducimi sempre di più con il tuo viso..-
Mi
baciava sempre più teneramente mentre tremavo sotto le sue mani, quel corpo
vigoroso e muscoloso poteva prendersi tutto quello che voleva se continuava a
trattarmi in quel modo. Toccava le mie braccia, sentivo sempre di più quanto
quel sentimento, trattenuto a lungo, stesse crescendo sempre più immensamente,
mentre io cercavo le sue labbra. Non riuscivo a smettere di desiderare i suoi
baci. Quando si avvicinò a me con tutto il suo corpo, compresi cosa intendeva
dire quando aveva espresso il desiderio di sentire il calore della mia pelle.
Mi strinse forte con le braccia che si legavano al mio torace, le mani che
completamente aperte aderivano perfettamente alla mia pelle, sentivo
diffondersi un calore che non avevo mai sentito in vita mia e istintivamente mi
accoccolai contro di lui per godermi appieno quel senso di protezione che
sentivo pervadermi il corpo. Avevo il capo appoggiato all’incavo del suo collo
e sapeva di lui, di quel suo odore tanto inebriante che dimenticai qualsiasi
cosa, anche che forse mi sarei pentito dell’intimità a cui mi ero abbandonato
una volta che lui si fosse stancato di me. Al pensiero il mio cuore sobbalzò e
lui se ne accorse perché mi guardò con incertezza.
-Non
ti permetterò di andartene..- disse per chiarire la sua posizione..
-Quando
sarai tu ad andartene, mi pentirò di questa sera..- dissi con voce malinconica…
-E
chi ti dice che io me ne andrò!?- disse teneramente, accarezzandomi la
guancia..
Sorrisi,
eppure dentro di me sapevo che quel giorno sarebbe arrivato! Cercò il mio bacio
con insistenza e quando gli concessi di darmelo, sorrise soddisfatto senza
lasciarmi un istante. E mi baciò ancora a lungo, ridendo di me ogni volta che
tremavo tra le sue braccia per quelle sue effusioni strazianti.
Come
potevo essermi innamorato così tanto di lui!?
Eppure
quella era la verità. Mi ero innamorato con la stessa facilità con cui una
foglia cadeva dall’albero. Sapevo che Riley era esattamente la persona che mi
avrebbe spezzato il cuore. Ma incredibilmente non mi importava. Lo amavo ed ero
pronto a correre qualsiasi rischio. Anche quello di perderlo definitivamente
dopo avergli dato ogni singola parte di me stesso…
Fine di questo capitolo! Beh a dire la verità non so se la mia
storia vi piaccia o no, non ho ricevuto praticamente recensioni e temo
che questa non sia una buona notizia!
Beh farò sempre del mio meglio per migliorarmi se possibile e spero che continuerete a seguirmi se vi va. :-)
Justin e Riley hanno ancora molte emozioni e avventure da condividere! Nel capitolo ho inserito dei piccoli pezzi di due canzoni, rispettivamente di James Morrison e Chris Isaak, mi sembravano l'ideale.
Un abbraccio Asia...
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Capitolo 8 *** Capitolo Otto.. ***
Capitolo 8..
Capitolo otto...
Justin..
Quanto
avevo dormito!?
Mi
sentivo strano. La mia mente era ancora addormentata e faticavo a mettere tutto
a fuoco. Nel dormi veglia percepivo a volte dei piccoli movimenti, ma poco dopo
mi resi conto che qualcuno mi era decisamente appiccicato, mi stringeva a se,
ne percepivo distintamente il calore. Aprii gli occhi, mentre le sue braccia mi
tenevano accanto al suo corpo scolpito, il suo viso era appoggiato al mio capo
e la sua gamba appoggiata alla mia. E in quel momento ricordai tutto..
Avevo
ammesso molte cose compromettenti, questo voleva dire che ero…gay.
Adesso
come adesso, non era più una cosa che potessi trascurare. Non sapevo se avevo
mai provato attrazione per altri uomini prima d’ora, avevo conosciuto Riley e
mi aveva folgorato. Ma non potevo dire di sentirmi completamente a mio agio con
questa mia nuova “situazione”. La consapevolezza di essere “diverso”, mi
spaventava, ero davvero pronto per gestire questa verità così pesante!?
Sospirai pesantemente, mentre l’uomo bellissimo accanto a me si mosse
leggermente ancora addormentato. Mi voltai verso di lui e scostai i suoi
capelli ribelli dalla fronte, lentamente e pensai a mille cose. Che avevo
ammesso con me stesso la verità, solo ed esclusivamente per lui, per vivere
quel poco tempo che mi rimaneva a disposizione con l’intensità che non avevo
mai avuto in tutti quei diciassette anni.
Non
volevo pensare al giorno in cui per Riley sarei stato un lontano ricordo.
Volevo accumulare bei ricordi, che avrei ricordato negli anni avvenire come i
momenti più belli e profondi che avessi mai passato con lui. Mi chiedevo solo
come avrei affrontato i tanti “Pablo” di turno che sarebbero passati dalla sua
stanza.
Dovevo
uscire per schiarirmi un pò le idee, così decisi di muovermi lentamente per
liberarmi dall’abbraccio di Riley che non mi aveva lasciato un solo istante.
Riuscii a liberarmi dall’incastro che Riley aveva creato nel sonno, mi sedetti
delicatamente sul materasso per stiracchiarmi e sentii un movimento fulmineo
dietro le spalle. Riley era seduto dietro di me con la testa appoggiata alla
mia spalla.
-Jus..-
disse abbracciandomi.. –Dove credi di andare?!-
-Volevo
provare a raggiungere la mia chitarra..- dissi sorridendo..
-Non
vorrai mica dirmi che preferisci la tua chitarra a me?!- chiese con aria
offesa..
-Lei
è meno esigente..- dissi totalmente convinto..
-Ma
io sono molto meglio..- disse prendendomi per la vita e facendomi fare un volo
di 180 gradi ritrovandomi nuovamente sdraiato sul letto..
Si…lui
in effetti era decisamente molto, molto meglio. Ma se avessi continuato così,
di questo passo, non sarei più riuscito a fare a meno di lui. Mi sfiorava il
mento, la guancia, la bocca, il naso con le sue dita e con sguardo serio
sembrava riflettere, indeciso se parlare o mantenere quel silenzio pieno di
parole e di emozioni.
-Sei
pentito?!- sembrava guardare ogni volta a fondo nel mio cuore…
-Posso
farlo..!?- gli chiedo con un sorriso malinconico.. –Tornare indietro come i
gamberi..-
-No…-
disse convinto.. –Perché non potrei mai dimenticare le cose che mi hai detto…non potrei
permettertelo…-
-Ma
io non ho detto granché..- risposi evasivo.. –Sei tu che hai forse frainteso..-
-Impossibile..-
mi disse con un sorriso malizioso.. –Hai detto abbastanza perché io potessi
comprendere tutto quello che c’era da capire…-
Tormentai
il labbro inferiore, mentre con un gesto repentino Riley si accomodò a
cavalcioni su di me e mi guardò ancora come una qualsiasi persona ne ammira
un’altra. Mi sentivo a disagio ogni volta che lo faceva perché non ero abituato
al suo lato così affettuoso, mi ero sempre confrontato con il Riley
presuntuoso, che si prendeva quello che voleva ed adesso provavo confusione
quando dalla sua bocca usciva un apprezzamento nei miei confronti.
-Sei
talmente sensuale che a volte non te ne rendi nemmeno conto..- mi disse
all’improvviso.. –Proprio come ora, mentre ti tormenti le labbra, mi ha sempre
fatto impazzire questo tuo lato così inconsapevole..-
Spalancai
gli occhi e mi alzai leggermente in imbarazzo. Lui non si era tolto, continuava
a guardarmi con gentilezza mentre posò un bacio sulla mia guancia, sfiorando
anche l’angolo delle labbra.
Mi
guardava con una fiducia che non avevo mai visto nei suoi occhi, gli sfiorai a
mia volta il viso con la punta delle dita e quasi mi sfiorò l’idea di dirgli di
Ben. Non mi piaceva mentire…mi sembrava di nascondere qualcosa inutilmente
visto che non facevo nulla di male ad uscire col suo migliore amico. Era Riley
che mi piaceva, Ben era un amico con cui passavo volentieri del tempo. Non
c’era motivo di preoccuparsi di una cosa futile come questa, a Riley non
importava con chi uscivo, non avevamo una relazione che implicasse la necessità
di confidarsi su ogni cosa per evitare discussioni e malintesi. Potevo uscire
tranquillamente con chi volevo, non avevo motivo di preoccuparmi.
-Non
dovresti dirmi queste cose..- risposi senza nemmeno pensarci..
-Cosa
ti spaventa..- mi disse con rispetto accarezzandomi una guancia.. –Posso
aiutarti essendoci passato prima di te..-
Lo
guardai sorpreso, poi scossi la testa con un leggero sospiro e cercai le parole
per spiegare cosa provavo.
-Ho
paura di aver perso me stesso..- dissi tutto in un fiato.. –Per diciassette
anni ho vissuto in un mondo che sentivo mio ed ora...non so più nemmeno chi
sono..-
-Non
hai perso nulla di ciò che sei..- mi rispose comprensivo..
–Sei il solito
moccioso che mi darà del filo da torcere, nulla cambierà
se non rinnegherai te stesso!! Devi avere fiducia in te Justin e non
devi permettere a
nessuno di farti stare male per quello che sei…perché non
è una malattia e
nemmeno un reato desiderare qualcuno del tuo stesso sesso..-
-E
come potrò spiegarlo alle persone che amo!?- dico mettendomi le mani tra i
capelli.. –In primis a tua sorella…-
-Micol
non è stupida..- mi disse con sicurezza.. –Sarà difficile all’inizio, ma ti ama
e alla fine se ne farà una ragione..-
-Stai
scherzando?- dico sconvolto dalle sue parole.. –Siamo amici da anni…lei..-
-Devi
essere proprio cieco per non accorgerti che è sempre stata pazza di te..- mi
disse scompigliandomi i capelli.. –Ma la capisco sai!?-
-Riley…ora
si che è tutto davvero difficile..- rispondo rassegnato.. –Ho baciato e ho
dormito con suo fratello!! Mi odierà!!-
-Possibile..-
disse ragionando sulle mie parole.. –Ma non puoi lasciarmi ai margini della tua
vita solo perché mi hai preferito a mia sorella..!! Lo faresti!?-
-Riley
non è una domanda a cui posso risponderti adesso..- dico nel panico..
Lui
scuote il capo e si alza, decisamente irritato dalla risposta. Quando sta per
allontanarsi dal letto lo fermo, gli prendo un braccio e lo trattengo. Non
posso farlo, lo so benissimo che sarebbe difficile acconsentire a una richiesta
del genere, anche se me lo chiedesse Mico, la persona a cui più ero affezionato
in questa maledetta vita.
-Aspetta..-
gli dissi con sgomento.. –Il tuo cervello va a mille, mentre io faccio ancora
fatica a capire che ho davvero ammesso a me stesso di essere gay..-
-Lei
te lo potrebbe chiedere..- disse guardandomi con angoscia.. –Ed io ho bisogno
di sapere cosa sceglieresti in quel caso..-
-Riley…lei
è la mia amica da così tanto tempo..- gli dico con sincerità.. –Mi si spezza il
cuore al solo pensiero di ferirla!! Secondo te non potrei esaudire qualche suo
desiderio se me lo chiedesse?!-
-No…-
rispose arrabbiato.. –Se questo significa farti stare male, o rinnegare te
stesso o me, non lo dovresti fare! Se ti ama davvero non può chiederti questo,
non può acconsentire a rovinare un rapporto che con tanta fatica abbiamo
costruito..-
-La
nostra amicizia non verrebbe rovinata..- dissi con tranquillità.. –Si
tratterrebbe solo di avere più riguardo, per lei possiamo farlo! Per lei
potremmo rinunciare a qualcosa..-
-Tu
non vuoi che si sappia in giro vero!?- disse con rabbia.. –Non vuoi che venga
fuori che la nostra amicizia è un pò ambigua..-
-Voglio
solo avere un pò di tempo per parlare con la mia famiglia..- cerco di
spiegargli girando il suo volto verso di me.. –è così sbagliato!?-
Mi
guarda con i suoi occhi blu, come il cielo terso in una calda giornata di sole
e sembra tranquillizzarsi almeno per il momento. Sento i suoi muscoli
rilassarsi e si risiede di fronte a me sul letto, mentre il suo pollice
accarezza le mie labbra.
-No…è
giusto..- rispose con solennità.. –Vorrei solo che tu non mi rinnegassi! Vorrei
che la nostra amicizia rimanesse, qualsiasi cosa succederà…-
-Possiamo
provarci..- dissi con un vago rossore sulle gote.. –Dipende solo da noi..-
Riley
mi considerava come un amico. Forse una persona con cui condividere qualcosa di
più intimo, ma pur sempre un amico. Mentre per me era diverso…mi ero innamorato
e lo sapevo bene, avrei fatto qualsiasi cosa per lui! Quella consapevolezza che
lui non provasse niente di quello che sentivo io quando si trattava di lui, mi
scoraggiò profondamente. Abbassai lo sguardo malinconico e lo osservai mentre
ordinò la colazione in camera. Io ne approfittai per scrivere a Mico, presi il
cellulare dalla tasca dei pantaloni e notai un messaggio.
“Povero
Jus…so che mio fratello ti ha sequestrato! Dovrò farci due chiacchiere!
Buonanotte ragazzino conteso..”
“Mico
ciaooo!! Eccomi…si sai com’è tuo fratello no?! Comunque oggi non so se
riusciremo a incontrarci prima di sera! Prometto che ti spiegherò ma ora non
posso farne parola, una promessa.. Ci vediamo a cena?!”
“Contaci…ma
sappi che voglio sapere tutto stasera! Io uscirò con Stephan e gli altri. A
dopo allora..”
Quando
arrivò la colazione Riley la portò sul letto e ci sedemmo comodamente per
mangiare. Mi aveva chiesto che programmi avevo per la giornata e stavo quasi
per strozzarmi con la brioches. Deglutii con difficoltà, imbestialito di dover
omettere una verità che non implicava nessun problema. Solo che avevo promesso
a Ben di non farne parola. Dissi a Riley che sarei andato a suonare un pò nella
sala di Halifax messa a disposizione da Jeffrey e non aggiunsi nient’altro.
-Allora
oggi…- disse avvicinandosi pericolosamente.. –dovrò fare a meno di te!?-
-Direi
proprio di si..- risposi con disinvoltura.. –Guarda il lato positivo, avrai la
stanza tutta per te se ci vuoi portare un amico.. Ma ricorda che torno e vorrò
fare una doccia..-
-Suona
come un avvertimento..- disse lui guardandomi con un sopracciglio alzato..
-No..-
dico con una sorta di acido che mi corrode il fegato.. –è solo che ti
interromperò quindi potrebbe essere spiacevole…-
-O
forse vorresti esserci tu al posto di uno qualunque!?- mi chiese lui
bloccandomi la strada per uscire dalla stanza..
-Non
è quello che ho detto..- risposi evasivo..
-Pensavo
che avessimo abolito no queste frasi sfuggenti..- mi chiese alzandomi il viso
verso il suo..
-Ti
ho già detto quello che intendevo..- dissi sul limite di far crollare la corazza
che mi ero nuovamente costruito, questa volta per nascondergli che mi ero
irrimediabilmente innamorato di lui..
-Solo
tu Justin..- mi disse serio questa volta.. –nessuno potrebbe sostituirti…-
E
mi baciò, tanto profondamente che rimasi confuso da quella frase, da
quell’impeto.
Mi
staccai da lui con difficoltà e subito pensai a quella “figura” che noi giovani
oggi dipingevamo come il “tromba-amico”, in verità io lo odiavo, ma…avevo la
netta sensazione che fossi proprio quello per Riley. Mi venne una crisi di
nervi mentre pensavo a quella eventualità e mi ripetevo che era proprio ciò che
non volevo rappresentare per lui. Il nostro era un rapporto senza equilibrio
visto che lui mi vedeva come l’amico con cui spassarsela ed io come l’uomo che
amavo.
Mi
grattai nervosamente il capo e provai a dimenticarmi tutto. Non avevo scelta, o
accettavo di vivere questa situazione così, rodendomi da solo ogni volta che
lui toccava qualche altro uomo, o dovevo lasciare andare Riley. E nonostante
sapessi quanto fossero dolorose le due scelte che avevo, pensai che dovevo
scegliere il male minore.
Quando
arrivai nella periferia di Halifax, mi arrivò un messaggio di Ben dicendomi che
ci saremmo visti a sud della città, in una via di nome Sweet Avenue. Chiesi
informazioni sul come arrivarci ed alla
fine presi la metropolitana tre per raggiungere il mio amico che mi stava
aspettando. Il viaggio in metro fu veloce e spensierato, uscendo dall’hotel
avevo momentaneamente staccato la spina e finalmente sentivo aria fresca nei polmoni.
Quando arrivai all’incirca nel posto pattuito mi guardai un po’ intorno quasi
stupito di essere riuscito a sfuggire alla caparbietà di Riley, ma mi rilassai,
non c’era nessuno nei dintorni.
-Ciao
Jus..- la voce arrivava alle spalle, tranquilla e soddisfatta..
-Ciao..-
dissi con un sorriso ritrovando lo sguardo rassicurante di Ben..
-Devi
essere stato molto convincente col segugio..- mi disse con una chiara risata di
divertimento..
-Segugio!?-
chiesi confuso e sorridendo a mia volta..
-Beh
Riley sa diventare un pò possessivo..- disse guardandomi con una chiara
occhiata persuasiva..
-Non
è questo il caso…- rispondo eludendo le sue provocazioni.. –Non credo che mi
hai portato qui per parlarmi di Riley, quindi preferirei parlare del motivo per
cui siamo proprio in questo posto…-
Avevo
espresso quell’ultimo pensiero quasi con irritazione. Non mi andava di
condividere con Ben riflessioni su Riley visto che erano cambiate così tante
cose tra noi. Non potevo parlare tranquillamente di lui senza sentire una sorta
di legame che avevo percepito distintamente la sera prima.
-Ti
porto in un planetario..- disse guardandomi con insistenza..
-Davvero?!-
chiesi entusiasta questa volta.. –Cavolo che forza..-
-Allora
andiamo!?- chiese lui con un travolgente sorriso..
-Cosa
aspettiamo?!- dissi prendendolo per il polso e trascinandolo..
-Aspetta…aspetta..-
disse ridendo, cambiò direzione e mi trascinò accanto a lui.. –Da questa
parte.-
Mi
spiegò che quello era un museo che raffigurava le più belle immagini dello
spazio, con le principale stelle e quelle meno popolari perché visibili solo in
cicli di anni molto lunghi.
Quando
arrivammo nel grande edificio
cominciammo a guardare intorno. La prima grande gigantografia che
catturò la mia attenzione, furono quattro punti luminosi che formavano una
croce appena sopra all’immensità del mare. Sembrava che quelle stelle quasi
toccassero l’acqua da quanto erano vicine. Inclinai il viso più di una volta e
arrivai alla conclusione che era una fotografia suggestiva ed emozionante.
-Non
è possibile..- dissi esterrefatto.. –Non può essere lei!!-
-Sai
cos’è?!- mi chiese Ben sorridendo..
-La
Croce del Sud..- risposi ipnotizzato..
-Utilizzata
dai navigatori per individuare il Polo Sud celeste..- risponde lui
magnetizzato..
Con
diligenza si avvicinò alla foto e le sue dita affusolate accarezzarono
virtualmente due stelle, l’una all’opposto dell’altra.
-Sembra
che la Croce del Sud sia stata individuata per la prima volta nel 1516 dal
navigatore italiano Andreas Corsali…- mi spiegò con un sorriso.. –La stella più
meridionale è la più brillante tra tutte quelle che formano la Croce, è una
stella azzurra chiamata Acrux.-
Seguendo
una linea immaginaria arrivò al secondo punto luminoso che si trovava di fronte
ad Acrux, mi guardò con attenzione poi proseguì. Ero totalmente preso ed
affascinato. Adoravo il cielo, le stelle e tutto quello che comportava gli
astri, possibile che nel nostro mondo esistesse davvero qualcosa di così
meraviglioso!?
-Questa
è la stella che si trova più a settentrione nella Croce del Sud..- disse
avvicinandosi.. –Ha un colore rosso vivo, ma è meno brillante delle altre
stelle. Viene chiamata Gacrux. Una volta che hai individuato la Croce del Sud,
basta partite da Gacrux in linea retta, oltrepassare Acrux, la stella più meridionale
e calcolare una distanza che sia cinque volte la lunghezza dell’asse maggiore.
Ed ecco che hai trovato il Polo Sud..-
-Oddio..-
dissi con entusiasmo.. –è assolutamente fantastico, non pensavo che fosse così
semplice individuare il Polo Sud, pensavo che i calcoli fossero più
complicati..-
-In
verità la vera difficoltà sta proprio nell’individuare la Croce del Sud..-
rispose lui con l’indice alzato e sorridendo.
Che
figuraccia…non l’avevo proprio considerato! Arrossì un poco, ma Ben era di buon
umore e mi scompigliò i capelli come spesso faceva Riley. Non avevo più pensato
a lui da quando ero entrato li dentro e la cosa mi fece sentire ugualmente
tranquillo. Mi meritavo un pò di relax dopo giorni di continua tensione.
-Questa
è…Andromeda..- mi disse mostrandomi la foto di una galassia estremamente
luminosa.. –Nella costellazione di Andromeda l’oggetto più luminoso che si
possa vedere ad occhio nudo è questa galassia, a spirale. È simile alla Via
Lattea è un pò più grande.-
-Dove
si trova Andromeda!?- chiedo rapito..
-Vicino
a Pegaso, nell’emisfero nord..- mi spiega gentilmente.. –Questa costellazione
rappresenta la principessa Andromeda. La leggenda vuole che la dea greca Atena
abbia collocato l’immagine di Andromeda tra le stelle, dove si trovava tra
Perseo e sua madre Cassiopea. Le carte celesti rappresentano questa
costellazione con Andromeda con le mani incatenate e la testa indicata con la
stella che un tempo la costellazione aveva in comune con quella di Pegaso..-
Mi
guardai un pò attorno, era pieno di fotografie e raffigurazioni bellissime,
guardavo con incredulità ogni quadro cercando di ricavare tutte le informazioni
che Ben poteva darmi. Mi fermai davanti a una rappresentazione che conoscevo
molto bene. L’avevo potuta vedere a Sidney, in quanto era una costellazione che
si poteva scorgere nei cieli primaverili ed estivi.
-La
Costellazione della Fenice..- dissi tra me e me..
-Questa
costellazione è stata scoperta da dei navigatori danesi, Houtman e Keyser..- mi
disse mettendosi affianco a me.. –Ankaa è la sua stella più brillante ed è
facilmente individuabile anche con cieli non completamente bui..-
-Qual
è la costellazione che preferisci!?- chiesi istintivamente..
-Adoro
ogni singola stella che vedo nel cielo Justin..- mi disse con una sguardo
profondo.. –Ma questa…è di gran lunga la mia preferita…-
Raggiunse
una grande fotografia, era strana, non mi evocava nessun ricordo ma quando Ben
fece oscillare la mano con un movimento ondeggiante mi venne quasi in mente le
pieghe di un vestito di seta.
-La
Chioma di Berenice..- disse con un sorriso travolgente.. –Leggenda vuole che
nel Medioriente, Berenice si era innamorata del fratello Euergete, Re d’Egitto.
Dopo averlo sposato, Euergete dovette
prendere parte ad una spedizione di guerra, così Berenice spaventata fece un
voto, dichiarando che se il suo amato sposo fosse tornato sano e salvo avrebbe
donato agli dei la propria chioma. Quando lui tornò, Berenice prestò fede al
suo impegno, si tagliò le trecce e le donò al tempio di Venere come
ringraziamento per aver protetto il proprio marito in una missione così
pericolosa. Successivamente le trecce sparirono dal tempio e i saggi, chiamati
ad un responso, sentenziarono che Giove, affascinato dagli splendidi capelli di
Berenice, se n’era appropriato e li aveva posti in cielo..-
-Nonostante
un amore proibito gli dei hanno aiutato Berenice..- dissi riflettendo.. –Adesso
sarebbe blasfemo..-
-Credo
che l’amore sia amore, anche se va contro a stupidi ideali..- rispose con
sicurezza..
-Non
mi piace giudicare..- rispondo imbarazzato.. –Io adoro mio fratello, ma mi
sembra così strano pensare di guardarlo con occhi diversi! Ma la storia di
Berenice è davvero bella..-
Girammo
ancora molto nelle sale per guardare le riproduzioni affascinanti dei pianeti e
di qualche costellazione importante troppo difficile da riprodurre in
fotografia come mi aveva spiegato Ben. La riproduzione della costellazione di
Orione era meravigliosa. L’intreccio tra le stelle Sirio, Castore, Polluce,
Aldebaran e Procione gli conferiscono una forma
quasi a clessidra e rimango affascinato dalla luminosità che sono
riusciti a riprodurre. Nel buio della stanza sembra davvero di essere nello
spazio ad osservarle da vicino. Si distingueva perfettamente al centro della
clessidra la Cintura di Orione, con Mintaka, la sua stella principale. Ero
davvero impressionato, non avevo mia visitato un museo di astronomia, sembrava
la ricostruzione perfetta del nostro sistema, di tutte le sue stelle e
costellazioni.
Nuovamente
mi ritrovai di fronte alla ricostruzione della costellazione del Cigno, una
delle rappresentazioni più tipiche dell’emisfero boreale. Elegante, brillante e
spesso chiamata anche Croce del Nord in contrapposizione con la Croce del Sud.
Mentre
mi guardavo intorno aggirando le tante composizioni luminose disseminate lungo
il museo pensai che l’astronomia era una
cosa totalmente stupefacente. Non avevo mai provato così tanto stupore nel
visitare un museo come in quell’occasione. Quando arrivammo ad una sala grandissima,
notai due tappeti meravigliosi che si trovavano proprio al centro della stanza.
Non c’era rappresentato assolutamente, solo
uno strano aggeggio che si trovava poco lontano dal centro della camera.
Mi guardai un pò attorno stranito, guardai Ben raggiungere il centro della sala
e accomodarsi proprio sopra quella specie di materassini. Mi affrettai a
raggiungerlo, mentre con un sorriso mi osservava entusiasta.
-Questa
è una tra le parti che preferisco...- mi disse con uno sguardo eloquente..
-Cosa
ci mostreranno?!- chiesi curioso..
-Quindi
non hai mai visto un planetario?!- mi disse con gli occhi febbricitanti..
-Direi
di no…- risposi arrossendo..
Scoppiò
in una fragorosa risata e sembrava compiaciuto. Guardava di fronte a se con un
sorriso sereno e pacato, mentre tornava a guardarmi con immensa felicità.
-Potrò
dire che almeno in questo sono arrivato prima di Riley..- mi disse rivolgendomi
un caldo sorriso..
Non
dissi nulla, non era certo il momento di chiedere spiegazioni o di ribattere ad
una frase che in fondo, sapevo bene, che non avrebbe dovuto avere ragione di
esistere. Provavo sempre una sorta di acuto fastidio quando si metteva in mezzo
Riley in discorsi che non lo riguardavano, in questo momento non aveva alcun
senso farlo. Poco dopo la luce fioca si spense lentamente e sentivo solo il
cuore battere per la curiosità, forse l’emozione sarebbe stata tripla se Riley
fosse stato lì con me.
Quando
pensavo a lui sentivo un brivido oltre che un cauto rispetto per lui e la sua
“pericolosità”. Non sapevo bene perché, ma avevo come il timore che forse non
l’avrebbe presa molto bene se avesse saputo della mia piccola bugia. Nel bene o
nel male lui era sempre sincero ed io mi sentivo, in difetto almeno su questo
punto. I momenti che passavo con lui però, erano decisamente un’altra cosa, ero
completamente in subbuglio quando lui era nei paraggi e quella sensazione,
sebbene a volte spiacevole da gestire, mi faceva sentire vivo come non mai.
Adoravo in fondo la sua imprevedibilità, si contraddistingueva da me che in
fondo ero un ragazzo timido e piuttosto tranquillo.
Non
ero preparato quando piccole luci si accesero sul soffitto, tante piccole mille
luci che ricordavano tutte le più svariate forme. Mi guardai attorno con
confusione mentre a fatica ricomponevo i miei pensieri, erano familiari e fu
proprio in quel momento che compresi. Il planetario riproduceva in modo
assolutamente fedele il cielo con tutte le sue caratteristiche, riproponeva le
sue costellazioni in una bellezza mozzafiato. Mentre mi guardavo attorno si
riusciva a scorgere l’Orsa Maggiore e quella Minore, le costellazioni di
Orione, Pegaso, Venere, Andromeda, Cassiopea.. Quante cose che non conoscevo
del mondo che avevo attorno.
Rimasi
in silenzio per molto tempo senza poter dire nulla, sentivo solo la tranquilla
felicità di Ben nel suo sorriso rilassato e pensai che infondo era divertente
quel suo discreto modo di atteggiarsi. Avevo conosciuto tante persone diverse
in quel poco tempo, tutte differenti tra loro e la cosa buffa, era che non
avevo ancora capito nulla di me stesso. Arrivare alla consapevolezza che fossi
“qualcosa” di “diverso”, non era il primo passo per accettarlo ovviamente. Mi
sentivo a disagio ogni volta che pensavo di essere attratto da Riley e lo ero
ancora di più se pensavo a quante volte lo avevo baciato. Anche questa mattina,
nonostante la tentazione di non andarmene, avevo sentito una ventata fresca di
libertà nel ritrovarmi solo all’aria aperta, era come dire a se stessi “adesso
non hai bisogno di ricordare ogni momento che sei qualcun altro, come lui si ostina a ricordarti ogni santo istante”!
Era
davvero così giusto come diceva essere se stessi!? O in fondo…si stava bene
anche vivendo una vita nell’inconsapevolezza!?
-Grazie
Ben..- dissi con un sorriso malinconico.. –A questo mondo esiste ancora
qualcosa per cui valga la pena vivere..-
-Vale
sempre la pena vivere la vita che ci viene data..- mi dice con un sorriso..
–Indipendentemente da quello che ci aspettiamo di essere…-
Rimango
gelato per qualche istante, lo osservo mentre continua a guardare il cielo
stellato e meraviglioso. Ben è completamente a suo agio rispetto alla sua
natura, anzi, ognuno di loro la vive con una serenità che non riesco ancora a
comprendere.
-Non
guardarmi così Jus..- mi dice lui comprensivo.. –Avevamo capito subito che tu
potevi essere uno di noi..-
-E
questo che significa!?- dico con voce piatta..
-Che
una volta raggiunta la consapevolezza di ciò che si è..- mi dice con dolcezza..
–per noi diventa piuttosto semplice capire se un altro ragazzo può essere come
noi o meno..-
-Ma
io ancora non so..- gli dico con enfasi..
-Riley
ti turba..- mi dice con convinzione.. –ogni volta che è nei paraggi ti
senti…indifeso! E posso comprenderlo credimi…ma se fossi etero convinto non ti
sentiresti così disarmato. Certe cose non sono così difficili da capire..-
-Non
è Riley il problema..- rispondo sorridendo.. –vorrei capire meglio me stesso e
quello che voglio, quello che sono..-
-Quello
che vuoi non può essere Riley..- mi dice con sguardo serio questa volta.. –e
credimi, lo dico per il tuo bene..-
-Io
fatico davvero a seguire il senso di questo discorso..- dico un pò allarmato..
–ti stavo ringraziando per avermi fatto scoprire una cosa del genere e tu mi
metti in guardia su Riley..-
-Non
sempre tutto è come sembra..- mi dice con tranquillità.. –E se vuoi capire
l’uomo giusto non è Riley! Non può darti le sicurezze che cerchi..-
-Che
sicurezze!?- gli chiedo frastornato..
-Se
stai cercando un ragazzo fisso e che ti sia fedele hai fatto una pessima
scelta..- mi dice con determinazione..
-Senti
ascolta, ti stai fasciando la testa inutilmente..- dico girandomi frontalmente
verso di lui.. –Io non so nemmeno da che parte sono girato, quindi non sto
cercando un ragazzo come dici tu e tanto meno uno fisso!! Il fatto che tu sia
fissato con Riley non mi riguarda e tanto meno devo essere messo in guardia da
lui, perché ho un cervello e posso decidere come gestire la mia vita! Come
seconda cosa non prendertela a male, ma una madre ce l’ho e poi insomma, sono
un pò affari miei non trovi?!-
Sorrisi
per fargli capire che il suo eccesso di zelo, per quanto irritante, aveva uno
scopo nobile in fondo. Forse voleva tutelarmi, sapevo che aveva ragione, se
volevo farmi del male Riley era decisamente la persona migliore per prendermi
un pugno in pieno volto. Ma ciò non toglieva che un’intromissione del genere
era totalmente fuori luogo specialmente in una giornata del genere.
-Sono
stato troppo protettivo?!- mi chiede imbarazzato..
-Un
pò..- gli dico annuendo.. –Ma è stato fatto a fin di bene e quindi me ne
dimenticherò facilmente..-
-Posso
farmi perdonare?!- mi chiede con un sorriso tenerissimo..
-Non
ce n’è bisogno…- dico scuotendo il capo.. –Ti ho già perdonato..-
Mi
prende la mano appoggiata al tappeto e la stringe. Mi prende così alla
sprovvista che non riesco ad anticipare il suo gesto e a spostarmi. Mi sento
strano in quel momento, la sua mano è così calda e accogliente che lo guardo
come se non riuscissi a capire. E lui era lì con quei suoi occhi tanto scuri
quanto la notte che brillavano come la stella Ankaa della costellazione della
Fenice. Come potevano degli occhi tanto neri sembrare così liquidi tanto da
sembrare trasparenti!?
-Justin
per favore…- mi dice con voce profonda.. –Vorrei avere ancora un pò del tuo
tempo..-
Mi
sento confuso, Ben, che fino a quel momento era stato al suo posto con quel suo
modo di fare tranquillo e travolgente, ora sembrava un’altra persona. Non mi
aveva mai toccato la mano fino a quel momento, ma mi sembrava di fare un torto
a Riley. Una cosa stupidissima da pensare, ma fino a quel momento, nessuno
tranne lui mi aveva mai sfiorato in quel modo. Non volevo sembrare sciocco ma
il suo contatto sembrava troppo intimo per sembrare solo quello di un amico,
come io per altro lo vedevo.
-Ok..-
dico cercando di ostentare tranquillità e facendo finta di niente, non volevo
che credesse che quel contatto mi mettesse in difficoltà.. –Una birra che ne
dici!?-
-Perfetto..-
dice sorridendo e spostando finalmente la mano..
Quando
la luce soffusa si accese, senza farmene accorgere tirai un sospiro di sollievo
e cercai di recuperare il mio solito atteggiamento noncurante. Stavo bene con
Ben proprio perché non sentivo sempre quella sensazione di essere la preda di
un cacciatore, come mi capitava con Riley. Ma pochi minuti prima, mi ero
sentito di nuovo fragile, inerme, davanti a una vicinanza inaspettata con
qualcuno che non era lui.
Era
un sollievo essere nuovamente con le persone in ambienti meno appartati e
solitari, potevo continuare a sentirmi bene visitando qualcosa che mi piaceva e
mi appassionava. Presto tra me e Ben tornò la consueta calma, non si intromise
più nel discorso di Riley o almeno non nel resto del tempo che passammo
assieme. Entrammo in una birreria accogliente, che ricordava una baita, ci
eravamo avvicinati alla zona delle Montagne Ghiacciate dove facilmente saremmo
tornati in hotel. Il luogo era coinvolgente e offriva più o meno lo stesso
sconvolgente paesaggio che deliziava il soggiorno in albergo. Ben si era seduto
di fronte a me e mi osservava tranquillo mentre senza sosta gli raccontavo quanto
mi avesse stupito il Museo di astronomia.
-Non
dirmi che presto ti avrò in facoltà..- mi disse sorridendo..
-In
facoltà?!- chiesi con curiosità..
-Io
appena terminato la mia laurea in ingegneria spaziale..- mi racconta
sorseggiando la sua birra rossa.. –E mi hanno proposto di diventare assistente
del più grande professore della Facoltà! Sono al settimo cielo..-
-Cavolo
Ben complimenti!!- risposi ammirato.. –Devi essere davvero bravissimo se un
professore tanto rinomato ti vuole nel suo team..-
-Ho
avuto un percorso positivo è vero..- rispose con sincerità e imbarazzo.. –Ma
questo vorrebbe dire rinunciare al mio sogno di sempre…la progettazione di
veicoli spaziali per esplorare l’universo..-
-E
magari della possibilità di avere un’esperienza nello spazio..- conclusi io con delusione..
-Già..-
disse lui scuotendo il capo.. –Non posso rifiutare a cuor leggero, quel
professore è importantissimo e un giorno quella cattedra potrebbe anche toccare
a me, se il percorso che farò all’interno del team sarà positivo! Ma il sogno
di una vita potrebbe non avverarsi mai in quel modo…non vorrei rimpiangere di
aver buttato via l’occasione di essere felice!!-
Mi
fece riflettere quella considerazione, spesso si ci buttava a capofitto in
alcune avventure che ci capitavano solo per la tranquillità di avere un impegno
che ci tiene occupati. La questione realmente importante era chiedersi se ciò
che sceglievamo di fare ci rendeva davvero felici e realizzati. La musica, mi
poteva rendere felice e soddisfatto di ciò che sarei stato!? Non potevo
scegliere di cambiare le cose, ma potevo scegliere la strada che mi rendeva
sereno.
-Secondo
me dovresti fare solo quello che ti rende felice ecco..- risposi con
timidezza.. –Quel qualcosa per cui ti svegli al mattino e pensi che senza di
esso non potresti avere alcun motivo di alzarti..-
Lui
mi osservò con intensità, mi imbarazzò inevitabilmente, ma quell’istante non
durò tantissimo, perché sorrise e sorseggiò ancora la sua birra rossa scura.
Mi
accorsi troppo tardi che la tasca dei jeans stava tremando e quando estrassi il
telefono, chiunque mi stesse chiamando si era già stufato. Sul display notai
diverse chiamate tutte provenienti dallo stesso cellulare. Riley. Poi notai tre
messaggi.
Primo.
“Justin…dove sei!? Rispondimi per favore…”
Secondo.
“Cazzo Justin sarà meglio che ti fai vivo altrimenti sono tutti cavoli tuoi!!
Dove sei!? Con chi sei!? RISPONDIMI IMMEDIATAMENTE…”
Terzo.
“Vaffanculo!!! So con chi sei!! Questa me la paghi… CHIAMAMI SUBITO!!! Non
costringermi a venirti a cercare..”.
-Qualcosa
non va?!- mi chiede Ben preoccupato..
-No…beh…-
dico confuso.. –Non credo che ci siano problemi…forse..-
-Fammi
indovinare…- disse lui prendendosi il mento tra le dita e pensando
attentamente.. –Riley ha scoperto che sei uscito con me!? E che glielo hai
tenuto nascosto!!-
Non
gli rispondo e subito mi verrebbe da controbattere che è colpa sua se mi
trovavo in quella situazione. Ma non potevo farlo, io potevo scegliere di
essere sincero e non l’avevo fatto. Mi vergognavo tantissimo, perché sentivo di
non aver affrontato la situazione come forse avrei dovuto. Riley doveva essere
furioso per la verità che non gli avevo raccontato, ma forse avrei potuto
spiegargli il perché non ero stato sincero e magari avrebbe capito.
-Sei
nei guai..- mi disse con decisione.. –Mi spiace, forse avremmo dovuto gestirlo
in modo diverso...-
-Beh…ormai
il più è fatto..- dico con un sospiro.. –Ho deciso di accontentarti ed è stata
una bella giornata! Non si può pentirsi delle cose adesso…ma sarà meglio
rientrare..-
Mi
alzai dal locale e Ben seppur con disappunto mi seguì. Sentivo il suo sguardo
addosso e non volevo dargli più argomentazioni su cui ricamare, come se non
gliene avessi fornito già abbastanza.
-è
già sulle nostre tracce se hai così fretta..- mi dice con una chiara
provocazione.. –E suppongo che non vuoi dargli modo di fare qualche scenata
davanti alla gente..-
-Ben..-
dico girandomi verso di lui.. –lo sai anche tu che non ha senso quello che
dici…no?! Tu stesso poco fa mi hai detto che Riley non è il tipo da farsi
travolgere da cose del genere. Quindi perché adesso vuoi a tutti i costi
estorcermi delle risposte?!-
-Perché
sto cercando di capire quante possibilità ho..- mi risponde serio fissandomi
negli occhi..
-Possibilità
per cosa!?- dico alzando le braccia al cielo.. –Da quando vi ho conosciuto non
ho fatto altro che chiedermi cosa avete
di diverso dagli altri…ma forse ora l’ho capito..-
-Davvero?!-
mi dice guardandomi con curiosità..
-Sembra
che per voi sia tutta una gara..- dico cercando le parole giuste.. –Sembra un
gioco tutti contro tutti ecco, sembrate degli avvoltoi che si spartiscono del
tempo con la preda per aggiudicarsi qualcosa che non ho ancora capito..-
Lui
mi osserva molto seriamente, avevo detto un qualcosa che forse non comprendevo
nemmeno io. Ma da qualche giorno a quella parte sentivo qualcosa di strano
quando frequentavo il gruppo di Riley, mi sembrava ci fosse competizione tra di
loro, abilmente mascherata sotto una parvenza di tranquillità. E avevo avuto la
sensazione che proprio quella competitività si nascondesse maggiormente in
Riley e Ben, che erano sicuramente i maggiori leader del gruppo, seppure per
diverse abilità l’uno dall’altro.
-A
volte una preda può essere stimolante per più avvoltoi..- rispose con
intensità.. –non trovi?!-
Deglutii
rumorosamente, mentre i suoi occhi sempre più scuri mi mettevano davvero a
disagio. Non potevo lasciarmi intimorire così, dovevo affrontare le situazioni
che mi si presentavano senza lasciarmi travolgere.
-Ben
credo che questa conversazione sia uscita un pò fuori tema..- dissi sorridendo
e incamminandomi..
Ma
lui fu più veloce, mi prese per il braccio e mi trattenne. Non guardai il suo
volto e fissai sempre avanti senza mai perdere di vista il punto in cui mi ero
focalizzato.
-Vuoi
che ti spieghi perché oggi ti ho detto che Riley non fa per te!?- mi disse con
enfasi..
-Non
voglio sapere niente..- dico con il cuore agitato..
-Dal
primo giorno che ci siamo incontrati Riley ti ha messo gli occhi addosso..- mi
dice deciso.. –Ma non voglio essere l’eterno secondo..-
-Non
capisco cosa c’entro io nei tuoi problemi con Riley..- dico seccato.. –Se vuoi
prenderti una rivincita hai scelto la persona sbagliata!! Vedetevela tra di
voi..-
-Non
hai capito..- mi disse dolcemente mentre si era parato dinnanzi a me e mi accarezzava
la guancia.. –Mi hai rubato il cuore dal primo istante in cui ti visto con quei
tuoi occhi verdi terrorizzati! Sembravi un cucciolo spaventato davanti ad un
cacciatore, ma nonostante tutto, dal primo momento in cui Riley ti ha
agganciato, tu hai lottato in qualche modo…ti sei ribellato!!-
-Smettila
Ben…- gli dico con lo sguardo viola di vergogna.. –Stai solo complicando le
cose..-
-Ti
sto dicendo che mi piaci…- mi dice lui con disarmante sincerità.. –E non un
piacere qualunque…ma come quello che cerchi tu!! Un piacere autentico che può
essere solo un amore sincero e devoto. Ti sto offrendo la possibilità di
scegliere Justin…perché sono innamorato di te davvero..-
I
miei occhi sono sbarrati e non ho parole. Cosa si dice in quei momenti?!
Sono
pietrificato e allo stesso tempo mi chiedo quanto sia dolce quel ragazzo che
aveva fatto tutto quello per me. Nessuno si era mai preoccupato di organizzarmi
una cosa del genere, ma in ogni caso avrei dovuto dirgli qualcosa invece di
tacere imperterrito. Si stava avvicinando con cautela, dovevo cercare di darmi
un tono altrimenti i guai per me si sarebbero triplicati. Non dovevo chiedermi
e cercare di sapere quanta differenza avrei provato nel baciare Ben. Non
sarebbe cambiato nulla.
Quando
provai a ribellarmi lui fu più veloce e le sue labbra, tanto belle quando
sorrideva, trovarono la mia bocca con la delicatezza di un petalo che cade a
terra. Non c’era rabbia, frustrazione, competizione in quel momento, solo la
dolcezza di un uomo che voleva trasmettermi il suo…amore. E fu un bacio diverso
da quelli che avevo ricevuto fino ad ora, sembrava pieno di speranze e di
promesse. Le sue labbra si muovevano con delicatezza disarmante e provai una
vertigine. La mia disgrazia sembrava tripla, perché Ben ci sapeva fare, esattamente
come Riley nonostante le diverse modalità. Ma ricordavo sempre il suo nome.
Riley.
Riley. Riley…
Eccoci al nuovo capitolo. Oggi Justin è stato messo a dura prova
da Ben. Improvvisamente due ragazzi bellissimi si interessano a lui,
due uomini tanto diversi e affascinanti.. Se vi va continuate a seguire
le avventure di Justin, con le sue difficoltà, le sue paure e i
nuovi orizzonti che si prospettano nel suo futuro.. Un abbraccio Asia..
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Capitolo 9 *** Capitolo nove.. ***
Capitolo nove..
Capitolo nove..
Riley…
Ore
18.
Nevica.
Nevica tantissimo e il pomeriggio era appena iniziato.
Avevo
aspettato il momento in cui avrei rivisto Justin con impazienza, ma il pomeriggio
non passava mai. Avevo riassaporato ogni singolo istante in cui ero stato
assieme a lui e quella trovata complicità silenziosa che caratterizzava il
nostro rapporto. Adoravo sentire sotto le mani i suoi fremiti improvvisi, con
quel viso fiducioso che esprimeva tutto quello che mi era necessario.
Continuava ad essere sfuggevole quanto bastava da farmi impazzire, forse era
vero che chi fugge ha più occasione di essere considerato e rincorso. In
fondo…non avevo fatto la stessa cosa con Justin?!
Lui
fuggiva ed io non riuscivo a porre un limite al mio istinto. Ero totalmente
preso e concentrato su di lui in quel momento, più di quanto fossi disposto ad
ammettere con me stesso!
Quando
decisi di raggiungere gli altri erano le tre del pomeriggio. Ci eravamo sentiti
con Mike per un’escursione sulla neve, avevamo appuntamento nell’atrio
dell’hotel per farci una scampagnata.
Quando
arrivai di sotto, notai un gruppetto, tra cui Micol che parlavano di uscire
anch’essi sulla neve e ingenuamente la mia mente pensò subito a Justin. Se i
ragazzi della banda erano già rientrati doveva esserci anche lui. Il mio cuore
prese a pompare più sangue velocemente, ansioso di rivedere il suo sorriso,
raggiunsi il gruppo e mi guardai attorno mentre salutavo tutti. Ma di Justin
non c’era traccia!!
Poco
dopo Clarke arrivò assieme agli altri e subito Simon si avvicinò con
tranquillità, posando una mano sulla mia spalla. Non notai subito che mancava
una persona nel gruppo e per qualche minuto aspettai, poi successivamente mi
resi conto che Ben non c’era. Non domandai immediatamente il perché della sua
assenza, ma pensando si trattasse di una cosa momentanea, rimasi ad ascoltare
gli altri e a ridere con loro. Solo dopo, quando decisero di muoversi per
uscire, decisi di parlare.
-Ma
Ben!?- dissi con curiosità.. –Dovremmo aspettarlo no!? O ci raggiunge dopo?!-
-Beh..-
rispose Mike incerto guardando gli altri.. –In verità ci ha detto che aveva un
appuntamento importante…ed è sparito!-
-Pensavamo
che sapessi tu dove era finito..- mi disse Jason alzando le spalle..
-Io?!-
dissi guardandoli con stupore.. –L’ultima volta che l’ho visto è stata ieri
sera..-
-Aveva
una certa fretta devo dire..- rifletté Orlando.. –Non è vero Simon!?-
-Si…è
così..- rispose guardandomi intensamente.. –L’abbiamo visto un’oretta fa mentre
usciva nell’atrio. Uscivamo da pranzo, l’abbiamo chiamato ma era intento a
scrivere un messaggio e così non ci ha
notato..-
Cominciai
a sentirmi sospettoso. Ben non era il tipo da lanciarsi in avventure con uomini
sconosciuti, chi lo conosceva come me, sapeva che era un ragazzo romantico, lui
nell’amore ci credeva davvero e quando si concentrava su di una persona aveva
attenzioni solo per lei. I miei amici sembravano tesi, pensai che almeno
qualcuno di loro sapesse dov’era Ben o quanto meno lo sospettasse proprio come
me. Ma non volevo espormi troppo o dare credito alla voce che nella mia testa
stava cominciando a lanciare imprecazioni e furia.
-Matt..-
dissi con tono imperioso.. –Dove avete lasciato Justin?!-
Il
gruppo affianco a me stava seguendo a fatica i nostri ragionamenti, mentre non
poco lontano da me mia sorella parlava allegramente con Garrett. Si guardarono
increduli tra di loro senza capire cosa volessi dire e questa volta iniziai
davvero a perdere la calma.
-Veramente
stamattina non avevamo in programma le prove Riley..- rispose Matt stupito..
-Ma
Justin mi aveva detto che andava in sala di registrazione ad Halifax..- dissi
io con la pressione che saliva ad ogni singola parola..
-Si
può essere..- disse Ivan.. –Ma senza di noi, perché avevamo deciso tutti
insieme per una pausa ecco..-
La
verità era una sola: mi aveva mentito. O forse semplicemente volevo che non
fosse quella la realtà dei fatti. Avevo passato quelle poche ore senza di lui
con la voglia di rivederlo, mi ero distrutto il cervello di cose assurde solo
perché mi mancava e volevo riabbracciarlo. Si poteva essere più sciocchi di me
nel provare simili cose!? Nessun uomo meritava tutta quella considerazione,
soprattutto qualcuno che era uscito con un altro ragazzo alle mie spalle. Ero
furioso!!!
In
quel momento, affianco a me, appoggiando il capo al mio braccio arrivò Micol
che mi sorrise amorevolmente. Sembrava indecisa se parlare o meno, ma
nonostante un istante di incertezza decise di dire ciò che sapeva.
-Beh..-
cominciò titubante.. –Jus mi ha scritto questa mattina, dicendomi che aveva un
impegno oggi di cui non mi poteva parlare per via di una promessa che aveva
fatto! Non faccio fatica a pensare che molto probabilmente quell’incontro dovesse
essere con Ben..-
-Fantastico..-
risposi secco e al culmine della rabbia..
Fu
in quel momento che la mia mente esplose e non ci fu più modo di placare la mia
ira crescente. Ben, stava superando ogni limite, non potevo accettare che si
intromettesse tra me e Justin, non ora che eravamo così vicini. Provai una
rabbia folle che rischiava di farmi perdere completamente la testa se non
trovavo immediatamente Jus e rimarcassi il fatto che lui mi apparteneva.
-Scusate..-
dissi secco e irritato..
Sentii
i miei amici che mi seguivano e mi chiamavano. Non volevo ascoltarli, avevamo
un accordo con Ben e lui non lo stava rispettando, questa non doveva farmela.
Da questo punto in poi non avevo alcun obbligo nei suoi confronti e non gli
avrei più lasciato Justin come concordato. Avrei combattuto…e sapevo che
l’avrei fatto con tutto me stesso, anche senza lealtà se fosse stato
necessario.
-Riley
aspetta!!- mi disse Jason tirandomi per il braccio.. –Sono certo che Ben non
l’ha fatto con cattiveria…forse si sono incontrati per caso e hanno deciso di
fare due passi..-
-Non
ci credo..- dissi esplicito.. –Cos’è quella storia della promessa di cui non
poteva parlare a Micol!? Justin e mia sorella si raccontano tutto!! E sai cosa
ti dico!? Che la cosa non doveva venire alle mie orecchie per un solo motivo..-
-è
vero…Ben è molto preso di Justin…- disse Mike.. –Ma non hai mai infranto la
parola data!! Riley pensaci..-
-Ben
è la persona di cui mi fidavo di più al mondo..- dissi per sviare l’attenzione
dai miei sentimenti calpestati.. –Lo conosco da una vita e trovo irritante che
non si comporti lealmente..-
-Riley!-
disse Simon prendendomi il braccio per fermarmi, con quel suo sguardo intenso e
acuto.. –Questa volta è diverso vero!?-
Sentivo
gli occhi addosso di tutti quanti. Sapevo che la buona parte di loro non
avevano capito il perché di tutta quella rabbia, ma erroneamente l’avevano
attribuito alla fiducia tradita dell’amicizia di Ben.
Io…non
ero ferito perché Ben stava facendo la sua parte per conquistare Justin.
In
altre occasioni non me ne sarei preoccupato minimamente, ma questa volta…si,
era diverso!! Non potevo perdere Justin e non potevo permettere a Ben di
portarmelo via come ogni altro ragazzo che avevo sedotto e abbandonato.
E
l’unico ad averlo compreso era stato Simon. L’aveva compreso perché Ben, Simon
ed io eravamo amici da quando eravamo bambini, il gruppo originario era formato
da noi tre e solo nel tempo si erano aggiunti tutti gli altri. Simon era un
ragazzo sensibile, non si fermava mai all’apparenza, conosceva tutto di me,
anche le mie debolezze e le mie sofferenze. Nessuno più di lui poteva sapere su
di me, dei miei “segreti”.
Guardai
Simon negli occhi con intensità, non potevo parlare adesso, non volevo! Ma a
lui bastò, perché lasciò il mio braccio, mi sorrise soddisfatto perché aveva
compreso più di quanto le mie parole avessero potuto comunicargli. Indugiò solo
un istante sul mio braccio e intensificò un pochino la presa come per dire
“Vai…a fa quello che ritieni necessario…”.
Quando
mi sorrise con nuova tenerezza, capii che nessuno avrebbe saputo più di quello
che aveva visto. Simon era un amico troppo leale per svelare i segreti che
confessavo solo a lui in quelle conversazioni private, non avrebbe fatto parola
con nessuno di quello che aveva capito, ma avrebbe convinto i miei amici a
lasciarmi un pò da solo, in modo che potessi agire come mi interessava. Quando
fui solo cominciai a chiamare Justin ripetutamente, lasciando squillare il
telefono. Gli scrissi un messaggio e infilatomi per bene il cappotto decisi di
scendere verso Halifax per controllare ogni singolo angolo della città se era
necessario.
Mi
vorticavano in mente mille pensieri. E provai un dolore acuto quando pensai che
Justin, il mio Justin, mi aveva mentito per vedere un altro uomo.
Diedi
un calcio violento a un cumulo di neve morbida che andò a polverizzarsi davanti
ai miei occhi e nello stesso istante pensai come potevo essermi infatuato così
velocemente di un moccioso del genere. Ripresi il cellulare e lasciai
nuovamente squillare all’infinito, mentre la vocina meccanica continuava a
ripetere imperterrita se volevo potevo lasciare un messaggio di segreteria
telefonica. E riattaccavo per continuare nuovamente a chiamare. Stavo impazzendo
dalla rabbia…
Ben
stava diventando il più grande tormento della mia esistenza da quando aveva
messo gli occhi addosso a Justin. Ogni volta che erano insieme sentivo rodermi
una parte di cuore così profondamente che non riuscivo a controllare la parte
più impulsiva di me stesso. Justin eppure, non sembrava rendersi conto di quanto
poteva essere lacerante per me la tenerezza con cui si rapportava al mio amico.
Gli riservava sorrisi e gentilezze che con me non aveva mai avuto e questo non
faceva altro che accrescere la mia…gelosia. Si…era davvero così. Provavo per
Justin una gelosia folle che mi faceva perdere la testa, nonostante ostentassi
sempre tranquillità e padronanza di me stesso.
Anche
oggi non avrei dato modo a Ben di scoprire le mie debolezze, sarei stato
irreprensibile ma avevo un terribile desiderio di spaccare la sua faccia tanto
angelica. E di promettergli una terribile persecuzione se avesse anche solo provato
a toccarlo. Io non ero come lui, io ero cresciuto con i soprusi di strada ed
ero diventato negli anni come un diavolo persecutore che non guardava in faccia
nessuno. Sapevo che Justin voleva me, eppure il saperlo e l’averlo sentito con
le parole, con i gesti, con il calore del suo corpo, non contribuiva comunque a
rendermi tranquillo. Sapevo perfettamente come un uomo esperto riusciva ad
ottenere ciò che desiderava, non lo avevo fatto io stesso con Justin!?
Mentre
ragionavo su mille cose che mi tornavano alla mente, realizzai che lo stile di
vita che conducevo non avrebbe aiutato Justin a decidere la strada migliore per
lui. Da troppi anni il mio stile di vita era libero, inseguivo tutti gli
stimoli che ritenevo interessanti senza preoccuparmi delle conseguenze.
L’arrivo di Justin non aveva fatto eccezione, credo sapesse come la pensavo su
questo punto, la mia libertà non potevo sacrificarla a lui. Ma c’era qualcosa
che gli dovevo.
Non
lo avrei mai costretto a stare con me per mio egoismo e non se soffriva. Non
volevo che si angosciasse per causa mia. Sapevo che per lui accettare il mio
modo di vivere sarebbe stato complicato se non impossibile, ma…potevo
mostrargli con quanta passione potevo dedicarmi a lui nei momenti in cui
potevamo stare insieme. Io…non passavo mai la notte con qualcuno per due volte
consecutive. Non volevo nemmeno conoscere il nome o il numero di telefono della
persona con cui andavo a letto. Per me era semplicemente uno sfogo puramente
fisico.
Ma
non per lui, non per Justin…avrei potuto dormire accanto a lui senza fare
niente ogni notte, se solo lui me lo avesse chiesto. Avrei rinunciato a baciare
qualsiasi uomo per riservare solo a lui quel qualcosa di così intimo come
percepire la morbidezza della labbra della persona che ti piace. Potevo
dimostrargli che anche un uomo come me, che non si sottraeva al richiamo
selvaggio del sesso, riusciva a poter donare qualcosa di esclusivo all’unica
persona che contasse davvero.
Tutto
ciò che saremmo stati d’ora in poi sarebbe dipeso solo ed esclusivamente da
Justin, poteva conoscere il lato amorevole di un uomo come me, se solo fosse
andato oltre alla parvenza. Era lui che doveva capire cosa era disposto ad
accettare e cosa era disposto a perdere in questa situazione. Sarebbe sempre
stato libero di andarsene, in qualsiasi momento in cui l’avesse deciso, anche
se il mio cuore avrebbe potuto rischiare di spezzarsi per sempre. Io non ero
l’uomo che l’avrebbe supplicato di rimanere, gli avrei sempre detto di
scegliere la cosa migliore per lui, anche se dentro di me, il desiderio che non
mi avesse abbandonato, sarebbe sempre stato ardente come una fiamma che brucia
in un rogo. Se un giorno dovessi capire la sua sofferenza per non potermi avere
solo ed esclusivamente per sé, non gli avrei permesso di rimanere al mio
fianco. Lui, che cercava un amore tutto per sé, meritava di essere amato più di
qualsiasi altra persona al mondo.
Potevo
dargli tutto ciò che cercava!? Sarei stato in grado di accettare che la sua
scelta cadesse su qualche altro uomo!?
Fu
nello stesso istante in cui mi chiesi se era possibile accettare un’eventualità
del genere che compresi, che almeno per il momento, non ne ero in grado.
Nel
pub alle pendici delle Montagne Rocciose due ragazzi parlano fitto tra di loro,
senza guardare altrove. Non si accorgono della presenza degli altri e sembrano
così assorti nei loro discorsi, che subito la morsa della gelosia si accende
come un incendio nel pieno della sua forza. Sento che il cuore sta scoppiando
dal petto, respiro così rumorosamente con uno sguardo furente che un gruppetto
di persone affianco a me si allontana con timore. Mi avvicino con passi decisi,
soffusi, volevo prenderli in contro piede senza che si accorgessero di me.
Sento le mie mani tremare della rabbia mentre avvicinandomi percepisco
chiaramente le parole di Ben che potenti e passionali feriscono le mie orecchie
come coltelli affilati.
-Vuoi
che ti spieghi perché oggi ti ho detto che Riley non fa per te…!?-
Quella
violenza che avevo provato qualche istante prima tornò con la stessa forza
distruttrice di un ciclone nel pieno della sua esaltazione. Lo sguardo sempre
più tagliente e pericoloso si propagava nella glacialità dei miei occhi blu,
che spesso assumevano un ombra perfida e crudele. Spesso ero stato un ragazzo
violento e irascibile, il periodo successivo al mio coming out aveva
intensificato la mia vena impulsiva e quando perdevo il controllo sapevo essere
implacabile. Serrai il pugno con tanta decisione che provai l’irresistibile
impulso di spiaccicarlo sul suo zigomo perfetto.
-Dal
primo giorno che ci siamo incontrati Riley ti ha messo gli occhi addosso. Ma
non voglio essere l’eterno secondo..- dice Ben con risoluzione..
-Non
capisco cosa c’entro io nei tuoi problemi con Riley..- Justin risponde quasi
con imbarazzo mentre volta lo sguardo altrove..
–Se vuoi prenderti una rivincita hai scelto la persona sbagliata!!
Vedetevela tra di voi..-
-Non
hai capito..-gli era di fronte e gli accarezzava la guancia che quella stessa
mattina gli avevo baciato con quel sentimento che non avevo più concesso a
nessuno dopo... –Mi hai rubato il cuore dal primo istante in cui ti visto con
quei tuoi occhi verdi terrorizzati! Sembravi un cucciolo spaventato davanti ad
un cacciatore, ma nonostante tutto, dal primo momento in cui Riley ti ha
agganciato, tu hai lottato in qualche modo…ti sei ribellato!!-
Non
lasciare che ti tocchi!! L’unico che può farlo…l’unico che può farlo SONO IO!!
Nessun’altro dovrà accarezzarti in quel modo finché tu sarai mio!!! Continuo a
ripeterlo mentalmente, mentre la mia ragione è completamente in balia della
gelosia che quelle parole e quei gesti avevano scatenato. Come poteva
permettere che un altro uomo ci provasse con lui dopo tutto quello che avevamo
condiviso. Justin…vattene da lui, non farmi arrabbiare!! Sbrigati!!
-Ti
sto dicendo che mi piaci…- dice lui con disarmante sincerità.. –E non un
piacere qualunque…ma come quello che cerchi tu!! Un piacere autentico che può
essere solo un amore sincero e devoto. Ti sto offrendo la possibilità di
scegliere Justin…perché sono innamorato di te davvero..-
E
dopo, a pochi passi di distanza assisto alla scena più orribile che potessi mai
immaginare fino a quel momento. La ribellione di Justin non servì a niente,
perché Ben, con una velocità assurda lo aveva tirato a sé e bloccatogli il
braccio lo aveva baciato con un trasporto tale da far invidia a chiunque.
Il
sentimento che sembrava riversare in quel suo bacio appassionato e intenso, non
fece altro che farmi pensare a quanto potesse aver sconvolto e influenzato il
pensiero di Justin. Ne sarebbe rimasto affascinato? Se così fosse stato non
avrei risposto delle mie azioni una volta da solo con Justin. Mi sentivo
frustrato, arrabbiato, furioso, deluso, talmente roso dalla gelosia che avrei
potuto sciogliere tutto il ghiaccio disseminato in quella regione sperduta agli
estremi della Terra.
Le
sue labbra si muovevano sulla stessa bocca che avevo desiderato ogni giorno e
ogni notte da quando l’avevo conosciuto. Ed ora, quello che doveva essere il
mio migliore amico, stava profanando l’unica persona che avevo rivendicato come
“mia”. Avevo pensato a mille modi per fargli del male, per vendicarmi, ma
nessuno sembrava tanto doloroso come la pena che provavo io in quel momento.
Poi
senza nemmeno pensare feci qualche passo avanti, gli occhi sempre più
inespressivi e freddi. Presi con forza il braccio di Justin e con crescente
rabbia lo attirai verso di me sottraendolo a quel bacio pieno di passione.
Quando lo guardai il suo viso era fucsia, era in piena confusione mentale e non
ci stava capendo più niente. Lo avrei preso a sberle in quel momento, mi
sembrava così assorto in quel bacio che ogni proposito di andarci piano
rischiava di andare in fumo.
Justin
con quei suoi occhi fiduciosi e lucidi, mi guardò con sgomento, con parole che
forse non aveva. Il mio sguardo doveva essere quello di una pietra insensibile
perché impallidì mentre mi era di fronte con una smorfia colpevole. Applaudì
con segno di ammirazione per il mio rivale, che per convincere Justin a
desistere nella sua ribellione, aveva pensato bene di illustrargli tutti i miei
terribili difetti, in fondo non facevo per Justin a suo dire.
-E
bravo Ben..- dissi con voce faticosamente controllata.. –Hai davvero un gran
potere di persuasione devo dire..-
-Mai
quanto te Riley..- disse lui con sguardo affilato.. –Ma mi impegno..-
-Ho
notato..- dissi sottolineando la frase con un sorriso gelido..
-Molto
facile baciare a tradimento..- disse Justin sbuffando lì vicino a noi..
-Mi
spiace avervi interrotto proprio sul più bello..- dissi guardando di sbieco
Justin.. –Ma ora credo proprio che sia l’ora di porre fine a questo dolcissimo
incontro romantico..-
Presi
Justin per il braccio e lo trascinai, mentre la forza della mano aumentava ad
ogni momento in cui ricordavo le labbra di Ben sulla sua bocca. Ci allontanammo
in silenzio per cinque minuti, avevo sempre la mano appiccicata al suo braccio.
-Riley..-
disse con aria affranta.. –Lascia che ti spieghi..-
-Stai
zitto..- risposi secco e glaciale..
-Non
sapevo di interessargli..- mi disse camminando velocemente accanto a me e
cercando il mio viso..
-Per
quale motivo credi ti abbia chiesto di non dire niente a nessuno!?!?- gridai
deviando verso una pineta isolata e piena di luci soffuse..
-Era
solo perché voleva portarmi in un posto…- si giustificò lui..
-Si
te lo dico io dove voleva portarti..- rispondo lasciando il suo braccio e
toccandomi la testa con entrambe le mani.. –Sei un’idiota!!!-
Ero
totalmente fuori controllo. Sentivo il cuore battere convulsamente mentre
continuavo a guardare le sue labbra, non riuscivo a credere che l’aveva baciato
davvero. Come potevo baciarlo adesso con la stessa passione di prima!?
-Ti
è piaciuto non è così!?!?- gli dico con uno sguardo feroce..
-Cosa!?-
mi chiese con sguardo incredulo..
-Ti
ho chiesto se ti è piaciuto il suo bacio..- gli dico scandendo le parole..
-Non
è giusto che tu mi faccia una domanda del genere..- dice scuotendo il capo..
Lo
prendo per un braccio e lo sbatto contro un pino, implacabile come un toro
inferocito. Lui non aveva ancora capito che mi apparteneva, non volevo che
baciasse o toccasse nessuno tranne me. Non volevo che provasse piacere o
soddisfazione nei baci di qualcuno e soprattutto non volevo che si sentisse
confuso, perché a quel punto voleva dire che avevo davvero un rivale che poteva
portarmelo via. Poso una mano sul tronco dell’albero e abbasso lo sguardo sul
suo viso che imbarazzato arrossisce vistosamente.
È
quella la risposta!? Non può essere la risposta che ha da darmi, nel giro di
poche ore Ben non può aver distrutto il mio legame con lui.
-Non
mi importa se è giusto o no!!!- dico con severità.. –Voglio che tu mi dica
ADESSO se ti è piaciuto o no..-
-Lui
è così diverso da te..- mi dice con imbarazzo.. –Mi ha preso alla
sprovvista…non riuscivo a muovermi, ero paralizzato dalla sorpresa..-
-Ti
è piaciuto o no!?- dico duro e deciso..
-è
stato dolce e gentile..- dice con un velo di lacrime sugli occhi.. –Non posso
dire mi abbia fatto schifo…ma non ho fatto altro che pensare che desideravo ci
fossi tu al suo posto..-
-Sei
un bugiardo..- dissi guardandolo con disgusto e sentendomi ferito come non
mai..
-Non
sono un bugiardo..- disse lui seguendomi.. –Io ti sto solo dicendo ciò che mi
hai chiesto…perché devi prendertela così!? Quel bacio non l’ho cercato io!!!-
-Perché
non ti sei opposto!?- gli chiedo voltandomi e camminando verso di lui con aria
minacciosa.. –Perché non hai opposto resistenza come hai fatto tante volte con me?!-
-Te
l’ho detto!!- risponde lui alzando un poco la voce e cercando di prendermi il
viso per spingermi a guardarlo.. –Perché non mi vuoi credere!? È stata una cosa
inaspettata…mi ha preso alla sprovvista!! Non sapevo che fosse innamorato di
me..-
-Te
lo dico io perché non ti sei ribellato..- dico io facendolo arretrare
nuovamente contro l’enorme pino.. –Tu non aspettavi altro giusto!? Volevi un
ragazzo docile e innamorato, con cui vivere la tua appassionata storia d’amore
all’insegna delle dolcezze e dei mazzi di fiori.. Allora vattene..-
Mi
guardo attorno, quello è decisamente un posto insolito per fare una scenata di
gelosia in piena regola come stavo facendo in questo momento. Noto che dalla
pineta stava uscendo una coppia che sorrideva con complicità e intuisco che
forse quello è il posto prediletto dei fidanzati che cercano un pò di pace.
-Non
è Ben che mi piace..- risponde lui con difficoltà e imbarazzo.. –Riley cerca di
pensarci…secondo te potrei davvero ammettere che mi piaci e il giorno dopo
baciare un altro?!-
-è
quello che hai fatto..- rispondo acido..
-Perché
non senti ragioni quando si tratta di te!?- risponde alzando le braccia.. –Hai
idea di quanti uomini hai sedotto nello stesso istante in cui c’ero presente
anche io?! Vuol dire che tu sei libero di baciare chiunque ed io non ho il
diritto di scegliere se baciare Ben o meno!?-
-No…non
ce l’hai..- rispondo con furia.. –Perché tu mi appartieni…e non voglio che
nessun uomo tranne me possa baciarti o toccarti..-
-Questa
è anarchia!!- grida arrabbiato.. –Io non appartengo a nessuno, sono padrone di
me stesso e dei miei sentimenti!! Ecco perché Ben non voleva che lo sapesse
nessuno…perché tu capisci a modo tuo le cose..-
Si
allontana da me scuotendo il capo come se non capisse. Oltre tutte le altre
cose che reputavo intollerabili, trovavo decisamente irritante il modo in cui
lo giustificava. Così lo raggiunsi e la nostra lite furiosa proseguì.
-Ciò
che trovo irritante oltre modo è che nonostante tutto lo difendi
continuamente..- gli dico con accuratezza… -E la cosa che più mi fa tristezza è
che non riesci nemmeno ad essere tanto sincero da ammettere che ti piace!!!-
-Se
vuoi sentirti dire che Ben mi piace solo per avere ragione posso anche farlo..-
mi dice sfidandomi.. –Basta che dopo ti calmi e mi spieghi qual è il tuo
problema!!! Perché credimi non riesco a capirlo, non ci trovo niente di male ad
uscire con un amico che ti invita…-
-Oh
ma certo..- rispondo io con un sorriso sarcastico.. –è davvero confortante
sapere che ti baci ogni amico con cui uscirai da qui in avanti..!! Hai una
strana concezione di amicizia sai!? Forse pensi che le amicizie siano tutte
come la nostra...beh la risposta è: SBAGLIATO!!!-
-Sei
totalmente assurdo..- mi dice strizzando gli occhi con rabbia.. –Possibile che
non riesci a comprendere quanto sia complicato per me gestire tutte queste cose
nuove!? Non te lo ripeto più: Ben non mi interessa!! Non ho mai provato le cose
che ho sentito per te…lo vuoi capire!?-
-Allora
perché mi hai mentito!?!- gli chiedo con ancora troppa rabbia dentro, con la
voce incrinata e sbraitante.. –Perché non mi hai detto chiaramente che Ben
voleva uscire con te!?-
-Riley
non l’ho fatto perché l’avevo promesso..- mi dice prendendomi per il giaccone e
scuotendomi.. –Voleva farmi una
sorpresa, voleva farmi vedere una cosa importante per lui e voleva che
fossi solo, sembrava tenerci così tanto che mi spiaceva…-
-Non
ti credo…- gli dico con ostinazione.. –Non dopo averti visto baciare un uomo
che non ero io..-
Lui
mi osserva qualche istante senza poter dire nulla. Respira con affanno e cerca
di riprendere il controllo. Io non sono da meno, sono totalmente fuori di me,
la mia calma e padronanza, sempre in prima linea nel mio atteggiamento consueto,
sono completamente sparite sotto le sferzate della comune gelosia. Cerco di
tranquillizzarmi, ma la sola cosa che vedo mentre chiudo gli occhi sono loro
due talmente vicini da poter percepire distintamente il calore l’uno
dell’altro.
-Quel
bacio per me non ha significato praticamente nulla..- disse lui guardandomi
intensamente..
-Poco
tempo fa hai ammesso che ti aveva turbato..- gli dissi sfiorando con la lingua
i denti e dilatando le narici..
-Non
mi ha turbato nel senso in cui lo pensi tu..- mi dice asciugandosi un fiocco di
neve che si era appoggiato sulla sua fronte..
-Cosa
ti piace di Ben?!- gli chiedo per capire cosa poteva trovare affascinante in un
uomo come lui..
-Ben
è un amico con cui amo passare il tempo, mi ascolta e conosce un sacco di cose
che mi interessano..- rispose con tranquillità.. –Mi piace l’astronomia, è per
questo che mi ha portato al museo e al planetario..-
-Un
posto perfetto per un appuntamento tra innamorati..- risposi sarcastico e con
una puta di acidità acuta..
-Non
era un appuntamento per provarci con me..- rispose metodico e preciso..
-Ma
l’ha fatto..- gli dissi osservandolo con ostinazione.. –E tu non hai fatto
nulla per evitarlo..-
-Non
c’eri e non puoi sapere come siano andate le cose..- mi disse con
determinazione.. –Non ho fatto nulla per creare un atmosfera di intimità tra
noi, l’unica questione su cui puoi incolparmi è di non essere stato in grado di
reagire dopo..-
-Tu
non capisci vero?!- gli dissi accarezzandogli una guancia con rammarico..
-Non
mi dai mai occasione di capire..- mi disse lui cercando di avvicinarsi ancora
un pò..
-Non
dovrai mai più vedere Ben..- dissi categorico.. –Potrai frequentarlo solo in
mia presenza o assieme agli altri..-
-Stai
scherzando?!- disse lui aggrottando il viso e sorridendo con incredulità..
-Ti
sembro uno che scherza!?- gli dissi con evidente fastidio dipinto sul volto..
–Non voglio che tu riveda Ben in queste condizioni..-
-Non
se ne parla..- mi dice camminando dalla parte opposta in cui mi trovavo.. –Mi
stai chiedendo una cosa assurda…e in nome di cosa poi!? Non sei il mio ragazzo
Riley, non hai alcun diritto di pretendere una cosa del genere!! Decido io chi
frequentare…chiaro?!-
Cerca
di allontanarsi in mezzo ai pini, camminando tanto velocemente che lo raggiungo
a fatica, la tanta irruenza con cui gli prendo il braccio lo spaventa e cerca
di liberarsi. Mette i pugni serrati sul mio torace e cerca di tenermi a
distanza, è arrabbiato ma non ha ancora capito davvero come mi sento, quanto mi
sono sentito ferito e amareggiato nel comprendere che avevo qualcuno da temere.
Perché Ben era davvero un rivale temibile considerando le mie scarse qualità
come fidanzato fedele. Appoggio la mia mano alla sua guancia e raggiungo la sua
bocca con voracità, volevo sentirla ancora mia come quella mattina, come quando
sentivo che esistevo solo io per lui. Oppose un minimo di resistenza e subito,
la rabbia che avevo cercato di placare almeno un poco, tornò a ribollirmi
dentro come una pentola a pressione. Mi staccai da lui con la stessa velocità
con cui mi ero avvicinato, ancora convinto che Ben l’avesse affascinato.
Non
appena cercai di tornare sui miei passi, sentii un movimento accanto a me. Lui
mi si era parato di fronte e timidamente si tormentava il labbro. Forse prese
coraggio, si alzò in punta di piedi, rosso in viso e mise le sue braccia
intorno al mio collo. Il mio viso totalmente arrabbiato e impassibile, volevo
evitare il contatto con le sue labbra, anche se lui, lentamente, cercava la mia
bocca avvicinandosi e allontanandosi da me. Cercai di voltarmi un paio di volte
lontano dalla tentazione delle sue labbra sensuali così morbide e piene, mentre
sentivo il tormento di poco prima attanagliarmi, cercavo di concentrami, per
allontanare quella sensazione e allo stesso tempo di resistere alla voglia di
riassaporare quei baci che tanto desideravo. Quando mi sfiorò l’angolo delle
labbra, istintivamente, con gli occhi chiusi, seguì la direzione della sua
bocca ed ora i nostri visi erano l’uno di fronte all’altro.
Ero
ancora furioso con lui, ma ogni volta che percepivo il suo calore provavo uno
spasmo di desiderio tanto intenso da sentirmi combattuto come non lo ero mai
stato. E quando la sua bocca sfiora ancora una volta la mia, con una dolcissima
effusione, non riesco più a trattenermi e imprigiono le sue labbra tra le mie.
Le mie braccia si stringono intorno alla sua vita e lo sollevo con tanto ardore
che lo sento sospirare per la sorpresa, lo imprigiono tra le mie braccia mentre
lo bacio con tanta passione e disperazione che non posso far altro che
appoggiarmi ad un pino e lasciare aderire completamente il mio corpo al suo.
Solletico le sue labbra con la lingua e a volte le imprigiono tra i miei denti,
le percorro lentamente mentre il suo corpo trema e sospira stringendosi a me,
con le sue gambe strette intorno alla mia vita. Prendo il suo volto tra le mani
e lo bacio ancora insaziabile, percorrendo ogni singolo centimetro di quella
pelle liscia e profumata.
Quando
apro gli occhi ritrovo il suo viso, quello del mio Justin che febbricitante mi
guarda sconvolto e agitato. Bacio ancora quelle labbra, che sembravano essere
tornate ad essere le mie.
-Riley..-
mi dice lui con voce appassionata.. –Non mi hai mai baciato così..-
-Tu
sei mio..- dico appoggiando una mano sulla sua guancia.. –Guarda che se scopro
che desideri qualcun altro lo uccido con le mie stesse mani..-
-Ma
cosa dici!?- mi chiede con un sorriso intenerito tra le labbra..
-Quando
ti ha baciato, l’unica cosa che riuscivo a pensare, era come colpirlo per
allontanarlo da te..- confessai con fervore…
Scivolammo
entrambi lungo il tronco dell’albero, mentre lo tenevo ancora stretto a me, con
i suoi occhi confusi e stupiti. Non parlava, semplicemente mi guardava con lo
sguardo pieno di domande, mentre la mia rabbia e la mia gelosia non
scomparivano, solo si sistemavano in ogni angolo del mio corpo ora che si erano
risvegliate.
-Sarebbe
stato sciocco..- rispose con semplicità.. –Non è con la violenza che impedisci
a qualcuno di amare..-
-Allora
dovrò attanagliarmi il fegato ogni volta che si avvicinerà a te!?- chiesi con
stizza..
-Sto
solo dicendo che a volte è giusto tenere a freno il proprio istinto..- mi disse
con dolcezza.. –Io non credo che Ben sia in cattiva fede…-
Non
riuscivo a farmene una ragione, sentivo il morso del sospetto ogni volta che
gli sentivo pronunciare quel nome, non mi passava. Cercai di dominarmi mentre
il cuore era talmente scombussolato che mi scostai un pò da lui. Ero troppo
irritato per vedere le cose con lucidità. E mi chiesi come avrei fatto a
lasciarlo andare se avesse deciso che non riusciva a starmi dietro, con quella
mia vita senza regole e legami stabili.
Lui
mi guardava fiducioso mentre non riuscivo a tranquillizzarmi.
-Mi
dispiace..- disse con semplicità.. –Avrei dovuto rispondere al telefono appena
ho visto che mi stavi cercando..-
-Non
hai capito niente..- dissi scuotendo il capo e guardandolo con incredulità..
-Come!?-
disse lui ingenuamente.. –Pensavo che fossi preoccupato perché ero sparito..-
-Il
mio problema era che..- dissi prendendogli il viso tra le mani.. –eri sparito
con Ben..-
Lui
arrossì un poco e mi chiesi se questa volta aveva davvero compreso la natura di
quella lite furiosa tra di noi. Gli diedi un bacio a fior di labbra, mentre la
sua bocca incerta ed inesperta, aveva ricambiato quel momento di tenerezza con
un leggero imbarazzo sul volto. Guardava in silenzio i miei occhi, mentre ero
ancora molto agitato per sentirmi completamente padrone di me stesso.
-Va
un pò meglio?!- chiese a fil di voce..
-Non
del tutto..- risposi con sincerità e voce tetra.. –Sono molto incazzato…ma
credo che gli altri ci aspettino per cena e dovremmo rientrare..-
Ci
fu un silenzio imbarazzato tra di noi, Justin procedeva davanti a me con la
testa china e in silenzio. Lo raggiunsi poco dopo, lui accennò ad alzare lo
sguardo su di me un paio di volte, ma forse quello che vide lo convinse a
procedere come aveva fatto finora. Mi rendevo conto di avere un’aria piuttosto
minacciosa in un certo senso, ma forse era importante che capisse che non era del tutto per colpa sua.
Ero arrabbiato, era la verità, ma era ancora con me e questo aveva rimesso un
pochino d’ordine nel mio cuore in subbuglio. Avrei controllato sempre
l’atteggiamento di Ben o di chiunque altro, ne sarei stato geloso proprio come
oggi, se non di più, ma finché quel ragazzino dolcissimo e cocciuto mi avesse
camminato affianco proprio come ora, avevo il dovere di farlo sentire speciale.
Lentamente arrivai alla sua mano, lo sentii tremare un pò mentre si voltava a
guardarmi con un leggero porpora sulle guance, era in evidente imbarazzo ma non
si oppose. Ero certo che in una giornata qualunque non me l’avrebbe permesso
visto l’enorme quantità di persone che avevamo attorno. Il suo viso tradiva
l’emozione di un gesto tanto semplice e la vergogna di mostrarlo a chiunque ci
vedesse, ma non mollò di un istante la presa e quel dolce colorito roseo
divenne talmente bello sul suo viso che ne ero totalmente soddisfatto.
-Ascolta…comportati
normalmente..- gli dissi cercando di sembrare il meno duro possibile.. –con Ben
intendo! Se cambiassi atteggiamento potrebbero esserci sospetti
compromettenti..-
-Come
posso comportarmi normalmente se poi ti arrabbi?!- mi dice con un sospiro..
-Cercherò
di farmelo andar bene..- risposi meccanicamente.. –Spero che almeno in pubblico
non ci saranno effusioni..-
-Sei
impossibile quando ti ci metti..- mi disse sbuffando..
-Se
tu fossi stato sincero ora non sarei impossibile..- dissi con aria
accusatoria..
-E
mi avresti lasciato uscire con Ben?!- chiese speranzoso..
-Ovviamente
no..- dissi con un sorriso a trentadue denti.. –Sei un ragazzino e i tuoi
ormoni non mi sembrano molto solidi..-
-I
miei ormoni sono messi meglio dei tuoi credimi!!- mi disse con una stilettata
in piena regola.. –Io non potrei mai fare come fai tu…-
Mise
il broncio e accelerò il passo. Non avevo diritto di rimproverarlo nonostante
tutto. Era solo un ragazzino e non era abituato a vedere il lato pratico delle
cose. Justin era un ragazzo innocente e genuino, su di una cosa ero certo: non
aveva nemmeno lontanamente pensato che Ben potesse provarci. Lo raggiunsi e lo
voltai verso di me. Coprii il suo capo col cappuccio del giaccone, mi avvicinai
al suo viso e gli sfiorai le labbra.
-Scusami..-
dissi con intensità.. –Proviamo a non discutere più per almeno qualche ora
ok?!-
Mi
guardò con un piccolo sorriso, annuì e abbassò lo sguardo per qualche istante.
Ormai eravamo arrivati e anche lui sembrava teso. Sapeva che lo avrei tenuto
sotto controllo, per come si rapportava con Ben, quindi cercai di attribuire il
tutto a quella condizione. Inoltre ero certo che si chiedesse come doveva
comportarsi con Ben, dopo la sua inaspettata dichiarazione d’amore. Ero quasi
del tutto convinto che si aspettasse una risposta da Justin e, almeno su
questo, pensavo di poter stare tranquillo visto che gli piacevo abbastanza da
starmi vicino, almeno per il momento.
Raggiungemmo
gli altri dopo esserci cambiati in stanza, erano in sala da pranzo ad
aspettarci, ci avevano lasciato due posti liberi vicini. Quando arrivai potei
notare immediatamente due sguardi in particolare. Il primo quello di Ben che
non toglieva gli occhi di dosso a Jus, solo in un secondo momento guardò me e
il viso cambiò espressione, diventando trionfante. Il secondo sguardo quello di
Simon che osservava Ben, Justin e me per capirci qualcosa. Gli altri ragazzi
parlavano tranquilli ma sapevano, Ben aveva raccontato loro di aver portato
Justin nel Museo di Astronomia.
-Allora
era questo il segreto..- disse mia sorella sorridendo a Jus..
-Beh
si..- disse lui imbarazzato.. –Non sapevo che questo fosse il programma ma è
stato fortissimo Mico!! Non hai idea di quante cose bellissime ho visto..-
Un
piccolo gruppo dei miei amici si era alzato per fare quattro chiacchiere e
anche Ben si avvicinò, andando proprio
affianco a Justin che gli sorrise timidamente. Ben gli arruffò i capelli come
facevo spesso anche io, ridevano e scherzavano come se nulla fosse successo, ma
ero solo io a vedere un’alchimia e una confidenza che prima non esisteva!? Il
respiro divenne nuovamente teso e questo nuovo rapporto tra Ben e Justin, diede
un’altra sferzata di vento alla mia gelosia che avvampò nuovamente.
-Ben
sa un sacco di cose interessanti Mico..- disse Justin raccontandogli quello che
aveva visto.. –Mi ha raccontato moltissime cose sulle costellazioni che vediamo
spesso nella notte! Fantastico..-
Quando
ci sedemmo Ben aveva preso posto di fronte a Justin. Non ci voleva, perché a
quanto pare, avevano molte cose di cui parlare. Guardavo Ben con la tacita
freddezza di chi lo avrebbe preso a pugni volentieri, ma sapevo che dando tempo
al tempo, sarei arrivato alla resa dei conti con lui e quel giorno non gli
avrei mai lasciato campo libero con Jus.
-Allora…volevo
chiederti di pensare seriamente all’opportunità di iscriverti ad Ingegneria
Aerospaziale..- disse la voce amichevole e interessata di Ben..
E
da quando captai quella frase la mia riacquistata integrità mentale andò
indebolendosi.
-Non
sapevo fossi un appassionato dello spazio..- dissi con curiosità guardando
Justin serio..
-No
beh…- disse schiarendosi la voce.. –L’argomento mi piace, mi interessa, ma da
qui a farne un lavoro..-
-Hai
molte conoscenze in ambito..- gli fece eco Ben.. –Ed io sarei felice di darti
una mano se solo lo volessi!! Non perdere l’opportunità se ti piace così tanto
studiare Astronomia..-
-Io
non so nemmeno cosa farò da qui all’estate e già mi si parla di Università..-
dice con evidente imbarazzo mentre cerca di mangiare con indifferenza.. –Ci
penserò..-
-Carpe
diem..- risposi senza nemmeno pensarci.. –Insomma Ben è disposto ad aiutarti
senza avere niente in cambio! Credimi non è da tutti…io ad esempio non faccio
mai nulla gratis..-
Justin
era terrorizzato, potevo vedere il panico nei suoi occhi che mi chiedevano
silenziosamente di mantenere la calma. La mia voce era leggermente stridula in
certi momenti e la maggior parte dei miei amici se la stavano spassando alla
grande. Io avrei spaccato la faccia a Ben invece, decisamente irritante cercare
di portare Jus dalla sua parte in questo modo.
-Justin..-
disse Ben attirando la sua attenzione.. –Posso insegnarti tutto quello che è
necessario…sei intelligente, curioso e brillante.. C’è bisogno di gente come
te..-
-Sicuro..-
dissi io con una rabbia rovente nello stomaco.. –Non sapranno come andare
avanti se tu non andrai in quella prestigiosa università..-
Justin
mi guardò con occhi sbarrati, molti dei presenti non avevano colto la mia
provocazione ai danni di Ben, pensavano semplicemente che mi stessi prendendo
gioco di Jus come sempre, quindi cercai di mantenermi su quella linea. Solo
Simon forse aveva compreso quanta rabbia stessi macinando quel giorno e un pò
sorpreso, ma anche con un accennato sorriso, seguiva le mie reazioni.
-Si,
ma non credo che quella sia la strada che voglio intraprendere, nonostante il
grande interesse che mi suscita l’argomento..- gli risponde cercando un
appoggio in Micol..
-Ben
credo che per noi sia importante pensare di finire la scuola e poi ragionare
sul resto ecco..-disse Micol sorridendo.. –Non abbiamo ancora diciotto anni,
come possiamo sapere cosa decideremo il prossimo anno?!-
-Devi
scegliere cos’è meglio per te..- disse Ben con insistenza.. –Nessuno può farlo
al tuo posto..-
-Allora…nemmeno
tu puoi farlo Ben..- risposi io con calcolata indifferenza.. –Sono certo che
quando sarà il momento deciderà ciò che
desidera…-
E
ci scambiammo uno sguardo glaciale.
-Ben
ho sempre scelto da solo in qualsiasi decisione..- disse con determinazione..
–Lo farò anche per l’università e niente mi condizionerà..-
Micol
e Justin si guardarono per un istante ma il tutto proseguì con tranquillità.
Alla
fine della cena decidemmo di uscire a farci due tuffi nella neve. Continuava a
nevicare con costanza e le luci soffuse della sera rendevano l’atmosfera
romantica. Simon mi si era avvicinato ed era evidente che volesse sapere se mi
sentivo bene. Lo guardai qualche istante in silenzio, in mezzo alla calma della
neve che cade. Solo dopo qualche istante gli dissi che non ero ancora pronto
per confidarmi, ma che aveva ragione.
-Questa
volta è molto diverso Simon…- dissi senza staccare gli occhi da Justin che si
arrotolava nella neve insieme a Micol..
-Non
mi ricordavo più quel Riley..- disse con lo sguardo assorto.. –Avevo
dimenticato quanto potessi essere passionale e geloso!! Oggi mi hai ricordato
il Riley di lunghi dieci anni fa…-
-No...-
dissi sorridendo..
-Non
sottovalutare la passione che hai nei confronti di Justin..- mi disse con un
sorriso affettuoso.. –Potrebbe stupirti…-
Poi
cominciarono a colpirci a palle di neve, così, ognuno di noi, tornò bambino per
qualche istante. Era divertente non pensare per qualche attimo a quanto potesse
essere infantile nascondersi dietro a una duna di neve ed aspettare il momento
più opportuno per saltare addosso a Justin. Mi appiattii per bene contro la
neve mentre era davanti a me intento a evitare le palle di Mike e Jason che
stavano cercando di prenderlo a tutti i costi. Quando fui sicuro che nessuno
era nei paraggi e che non ci avrebbero notato, gli saltai addosso e rotolammo
fino a finire dietro un’altra montagnetta di neve poco distante dalla
precedente. Mi ritrovai sopra di lui, che rideva di gusto mentre un piccolo
fiocco di neve si posava sul suo naso
perfetto. Eravamo al riparo da occhi indiscreti e quando le sorrisi, il suo
volto si intenerì. Prese una manciata di neve e me la tirò sul cappuccio, forse
per punirmi di qualcosa. Ma la sua mano trovò la mia guancia e vi si posò
teneramente per qualche istante, seguii con gli occhi il movimento di quella
carezza gentile e lo baciai di nuovo. Con tutta la dolcezza di cui ero capace.
Assaporando ogni centimetro di quelle labbra.
Poco
dopo ci alzammo e tornammo nella mischia, tra spintoni, palle che volavano a
destra e a manca, con Micol che si lamentava perché a turno tutti se la
prendevano con lei che ci istigava di continuo.
Alla
fine Ben si fece avanti. Si buttò a capofitto a rincorrere Jus, che si girò per
tirargli una palla di neve e finì per inciampare, cadendo a terra tra la neve.
Ben gli finì esattamente sopra, con le labbra nuovamente ad un centimetro dalla
bocca di Justin. Fu un colpo allo stomaco, di nuovo così vicini da farmi venire
in mente troppe cose. Lo sguardo del moccioso con gli occhi sgranati e Ben con
quel suo viso affascinato, riuscirono a mozzarmi il fiato. Guardai altrove in
cerca di qualcosa per distrarmi, non potevo lasciarmi condizionare così. Ma poi
non potei fare a meno di avvicinarmi lentamente e di carpire una parte della
loro conversazione.
-Riguardo
a prima..- disse Ben con tranquillità.. –Ecco…vorrei che ci pensassi e mi dessi
una risposta prima o poi..-
-Una
risposta!?- gli fece eco lui con imbarazzo..
-Vorrei
che pensassi all’opportunità di stare con me come coppia, sul serio..- disse
con un sorriso travolgente..
-Ben
io..-
-No…non
voglio sapere niente!!- disse lui con serietà.. –Ti corteggerò finché non avrai
cambiato idea su di me e su Riley…-
-Su
Riley!?- chiese lui con occhi confusi..
-Si..-
disse lui avvicinandosi con un sorriso.. –Quando avrai compreso che non ti
merita, potrò averti per me finalmente..-
Mi
guardò determinato come non l’avevo mai visto, mi passo affianco e mi si parò
davanti con il solito sorriso compiaciuto. Non avevo mai visto il mio caro
amico come un rivale, adesso invece per me era solo una persona come tante che
voleva portarmi via Justin. Avrei lottato, anche slealmente se necessario. Mi
accertai che Justin fosse ancora distratto, ancora stranito, l’aveva raggiuto
Micol ma lei era troppo impegnata a scherzare per rendersi conto di quanto
fosse turbato.
-Stai
lontano da lui..- sussurrai..
Se
ne andò senza dire una parola, ma il messaggio era stato piuttosto chiaro da
parte mia. Un’amicizia si stava sgretolando sotto la comune gelosia e per le
attenzioni di uno stesso moccioso. Assurdo vero?!
Proposi
ai ragazzi di entrare, quella giornata era stata lunghissima e il freddo
cominciava a farsi sentire. Eravamo completamente fradici e alla fine dopo un
paio di chiacchiere davanti agli ascensori a turno ognuno di noi si era
ritirato in camera.
Da
quando eravamo rimasti soli Justin si era fatto silenzioso e dal canto mio, non
avevo espresso alcuna parola almeno fino a quando non arrivammo davanti alla
porta della nostra camera da letto.
-Sei
taciturno..- dico con un sorriso malizioso.. –Non hai il coraggio di dirmi
qualcosa?!-
Lo
lasciai sulla soglia mentre mi guardava con due occhi sgranati e un pò
intimoriti. Lo esaminai con perplessità mentre a poco a poco si convinse ad
entrare e si appoggiò alla porta appena richiusa.
-Hai
sentito tutto vero!?- mi chiese con un apparente rossore in volto..
-Vuole
una risposta..- inizio a spogliarmi fino a rimanere in slip, lui imbarazzato mi
guarda e poi distoglie lo sguardo.. –quindi dovrai decidere…-
-Come?!-
dice lui confuso.. –Cosa dovrei decidere!?-
-Se
vuoi stare con Ben e dimenticarti di me per sempre…- dissi io con apparente
tranquillità.. –O se scegli me…con tutti i pro e contro, cancellando lui dalla
tua vita…-
-Se
chiarisco la mia posizione nei confronti di Ben, potrei comunque
frequentarlo..- disse lui con un sorriso incerto..
-Perché
ti interessa così tanto mantenere un rapporto con lui!?- rispondo con stizza..
-Ben
non si è mai comportato male con me..- dice lui avvicinandosi al caminetto
mentre timidamente si toglie gli indumenti.. –Sarebbe crudele tagliarlo fuori
solo perché è interessato…potremmo sempre rimanere amici in fondo!!!-
-Cosa
sono per te?!- gli chiedo con disarmante semplicità..
-Cosa
vorresti dire!?- balbetta incomprensibilmente..
-Questa
tua…indecisione è snervante…- dico andando in bagno a far scorrere l’acqua
calda dell’idromassaggio..
-Non
capisco cosa ti aspetti..- mi dice rincorrendomi.. –Fino a un giorno fa, non
sapevo nemmeno perché ti rincorressi ed ora, non solo mi chiedi cose assurde,
ma ti comporti come un despota senza alcuna ragione!! Come posso sapere cosa
sei per me?!-
-Vuoi
sapere qual è il vero problema!?- gli dissi tornando in stanza.. –Che tu non
hai la palle per dirmi davvero cosa provi per me…o per chiunque altro!!!-
-Come?!?!-
chiese lui avvicinandosi con aria minacciosa.. –Tu non sai niente di me!! Non
hai idea di cosa posso provare o di come mi posso sentire!! Quindi stai zitto
Riley, stai zitto!!-
-Allora
perché ti spaventa tanto ammettere con te stesso che qualcosa provi?!- grido a
mia volta con dispetto..
-A
differenza tua ho rispetto dei sentimenti!!!- risponde con impeto.. –Tu vuoi
sapere cosa sento, quando mi hai sempre deriso sulla mia parte più emotiva o
sentimentale!! Ed ora cosa pretendi!? Che io ne parli liberamente con te!?
Almeno con il primo “Pablo” o “Dennis” di turno ti puoi prendere gioco di quel
coglione di moccioso biondo giusto?!?-
-Cosa
c’entrano adesso loro due!?- risposi furioso.. –Io sto parlando di noi…di noi
due!!! Non mi importa nulla di parlare di persone che nemmeno ricordo che
faccia hanno, io sto parlando di te e di me, perché è questo che mi importa!!-
-Beh
invece a me importa dei tuoi svaghi…- dice con rabbia.. –Di come mi tratti da
idiota quando sei con le tue conquiste e dalla rabbia che mi fai..-
Per
qualche istante mi zittisco e lo osservo con interesse. La rabbia è un
sentimento potente, provarla è un buon punto d’inizio. Colpirlo nei suoi punti
deboli, in quello che lo rendeva geloso e vulnerabile, aveva sempre prodotto
buoni risultati. Ottenevo risposte che altrimenti non avrei mai ottenuto da
lui.
-Ti
faccio rabbia!?- dissi sfidandolo mentre lo guardavo negli occhi.. –Eppure a me
piace un sacco accarezzare altri uomini, salvo poi ricordarmi quanto sia più
soddisfacente guardare la perfezione del
tuo corpo e sognare ogni singolo angolo della tua pelle..-
-Io
odio quando fai così!!- mi dice spingendomi verso il letto.. –Non sopporto
quando cerchi di provocarmi in quel modo per farmi sentire fragile!! Non hai
idea di quanto possa essere odioso Riley…-
-Allora
dimostralo…- dissi prendendolo per il braccio, spingendolo sul letto e
avvicinandomi a lui con determinazione.. –Voglio delle reazioni, dimostrami tutto
quello che provi, le emozioni che senti, voglio sentirti... Non mi basta più
quello che abbiamo condiviso fino ad ora, ora voglio i fatti..-
-No…-
rispose lui con ostinazione.. –Non ti devo niente!! Io ti ho dimostrato fin
troppo, sei tu che non capisci nulla…-
-Cosa
dovrei capire?!?- gli dissi mentre lo costringevo a non fuggire come sempre, lo
attirai verso di me con la foga del mio desiderio crescente..
Lo
baciai, mi mancavano da morire le sue labbra. Non riuscivo a tenermi a distanza
dalle sua bocca quando mi era così vicino, erano un richiamo naturale per me. I
suoi capelli erano ancora umidi, vi passai dentro le mani mentre attiravo la
sua testa sempre di più vicino a me. Una mano scese lentamente verso la fine
della schiena e cercai di arrivare al contatto con la pelle, ancora coperta
dalla sua canottiera. Sentii il suo corpo flettersi verso di me, con la pelle
decisamente sensibile al mio tocco.
-Mi
sei mancato così tanto..- gli dissi con passione..
-Peccato
che non ti manco anche quando sei con gli altri ragazzi..- rispose secco..
-Perché
sei geloso di loro?! Ti ho spiegato che sono meno di niente per me..- dissi
guardandolo e sorridendo..
-Lo
capisci che è irritante vederti toccare o baciare..- disse con impeto salvo poi
sgranare gli occhi, voltarsi subito per andarsene e nascondermi il suo
sguardo..
-Fermo…fermo..-
dissi bloccandolo e parandomi davanti a lui, gli occhi febbricitanti, lo
sguardo così malinconico.. –Cosa stavi per dire?!?-
-Niente
che ti possa interessare..- si affrettò a concludere..
-Ti
da fastidio quando tocco o bacio qualcuno che non sei tu!?!- gli chiesi
alzandogli il viso con trasporto..
-Non
è quello che ho detto…- rispose con il volto in fiamme..
-Ah
no?!?!- dissi avvicinandomi alla sua bocca, che famelica, strepitava per assaporare
ancora le mie labbra..
Mi
bloccai, lui aveva socchiuso gli occhi e con aria sognante e in attesa,
aspettava che lo baciassi. Si avvicinava leggermente, lasciavo che sfiorasse la
mia bocca con la sua, lasciandogli l’illusione che a breve avrei assalito le
sue labbra così sensuali in un bacio travolgente. All’improvviso lui spalancò i
suoi occhi verdi meravigliosi, confusi e mi guardò con supplica.
-Tu
parli…ed io ti bacio…- gli dico con un sorriso travolgente..
-Stronzo..-
mi ribadisce con uno spintone e gridando con foga.. –Tu vuoi sempre ottenere quello che vuoi
senza chiederti come possono sentirsi gli altri, perché sei così egoista!??!-
-Io
ti desidero con tutto me stesso..- gli dico con passione bruciante prendendogli
il volto tra le mani… -Ma voglio sentire il tuo corpo fremere per me, voglio
essere sicuro che sia solo ed esclusivamente per me..-
-Sei
ottuso!!- mi dice con rabbia crescente.. –Non dirmi che non lo sai…-
-Dopo
averti visto con Ben non so proprio nulla!!!- rispondo con stizza.. –Devo
ricordarti che non ti sei opposto per niente al contatto con lui?!-
-Ti
ho spiegato mille volte il perché!!- disse con crescente impazienza..
-Solo
risposte vaghe, mentre a me ne basterebbe una sola per stare tranquillo e
dedicarmi a te..- dissi con sguardo glaciale..
-E
che risposta vorresti sentiamo…- disse guardandomi con continua
determinazione..
-Mi
basterebbe sapere che sono nei tuoi pensieri continuamente..- gli dissi con
intensità.. –Come tu lo sei incessantemente nei miei….-
-E
quando non sarò più nei tuoi pensieri..- disse con le lacrime ai bordi delle
ciglia.. –ti sei mai chiesto che ne sarà di me?! Come mi sentirò dopo averti
concesso tutto?!-
-E
chi te l’ha detto che non ci sarai!?- gli toccai la labbra con un dito e
sorrisi con malizia..
-Lo
sanno tutti che ti stanchi facilmente…- mi disse accusandomi con uno sguardo
ferito..
-E
Ben e gli altri sanno che sei una parte di me ormai?!- gli chiesi con
risolutezza.. –Che sei tutto ciò che voglio?! Che mi hai rubato l’anima dal
primo giorno che ti ho visto!? Sarei stato disposto a venderla al diavolo, se
arrivato a questo punto, non ti avessi avuto con me…-
Gli
sfioro delicatamente la guancia. La sua pelle scotta, probabilmente la reazione
dovuta al freddo gelido mentre eravamo fuori e al caldo avvolgente della
stanza. Socchiude gli occhi forse colpito e impaurito da quelle parole, come se
volesse crederci ma allo stesso tempo non potesse.
-Sei
rovente..- gli dico con dolcezza…
-è
colpa tua..- mi dice distogliendo lo sguardo e arrossendo vistosamente..
-Mi
desideri?!- il suo sguardo è acceso di vergogna, gli accarezzo una guancia con
delicatezza.. –Non arrossire non c’è niente di male in quello che ti sto
chiedendo..-
-E
cosa cambierebbe se ti dicessi che è così?!- rispose senza guardarmi..
-Penserei
che non ti ostini a volermi fare ingelosire e che per te sono il solo e
l’unico…- gli risposi con passione e con rabbia..
-Ingelosire?!?-
chiese stupito…
Mi
guarda con occhi spalancati come se avessi detto chissà cosa. La sua bocca è
leggermente socchiusa, mentre finalmente i suoi occhi mi osservano così
profondamente che perdo il contatto con la realtà.
-Non
dirmi che non te ne eri reso conto!! Continui a farmi ingelosire in ogni
istante che stai con Ben…- gli dico allo stremo della sopportazione.. –Gli rivolgi
sorrisi e confidenze che quasi mai mi rivolgi con altrettanta facilità!! Per
non parlare delle mille volte in cui ti lasci sfiorare o toccare senza curarti
minimamente per gli altri, mentre con me diventa qualcosa di scabroso!!-
Lui
continua a guardarmi sempre più incredulo, mentre non sa se osservarmi o
distogliere lo sguardo con imbarazzo. Gli alzo il viso con la mano e mi
avvicino a lui completamente. Mi metto a cavalcioni su di lui e cerca di
nascondere il viso con il cuscino lì affianco, forse per evitare di vederlo
arrossire come ogni volta, ma non glielo permetto, appoggio le mani sui suoi
polsi e allungo le sue braccia al di sopra della sua testa.
Gli
bacio dolcemente il collo e salgo sul suo mento. Dio mio quanto mi piace,
stimola il mio turbamento anche solo semplicemente quando ha quello sguardo
smarrito e arrossato. Quando sono con lui mi basta anche solo un bacio per
scaldarmi e trattengo i miei istinti con enorme fatica. Come in questo momento,
in cui desidererei poterlo fare mio. Adoro la curva dolce della sua nuca e quei
suoi capelli tanto biondi che sembra un tedesco. È fresco e genuino come solo
un ragazzo innocente della sua età sa essere. E mi ha fatto perdere
completamente la testa, sono completamente assorto nel suo mondo, nelle sue emozioni,
concentrato a capire anche solo una piccola parte dei suoi sentimenti per me.
-Guardami
Justin..- gli dico con lentezza disarmante.. –Il motivo per cui non sopporto
Ben…è perché sono tremendamente geloso di lui e delle attenzioni che gli
rivolgi. Quando l’hai baciato e non ti sei ribellato, mi sono sentito così
infuriato che ho pensato che volessi lui, che ti fossi dimenticato che la sera
precedente tra noi c’era stato qualcosa. Non sopporto il fatto che hai qualcosa
in comune con lui di così profondo, potrei impazzirne e non voglio mai più, mai
più, vederti tra le sue braccia!! Tu mi appartieni…non posso dividerti con lui
o con nessun’altro lo capisci!?-
-Dimentichi
che siamo amici..- dice lui scuotendo il capo… -Non puoi essere geloso di un
tuo amico!!!-
-Perché
no?!?!- rispondo io con irruenza.. –Tra noi è tutto un pò strano lo
capisco…ma…c’è una cosa che non posso sottovalutare!! Non ho mai desiderato
nessuno come desidero te in questo momento!! E sono geloso dell’intimità che si
è creata tra di noi, voglio essere l’unico a conoscere il sapore della tua
bocca e dei tuoi baci. Voglio essere il solo a sentire il calore della tua
pelle mentre dormi o dopo aver fatto una doccia insieme. Voglio essere l’unico
a sapere che la mattina, quando ti svegli, appoggi il braccio sugli occhi
perché vuoi dormire ancora. Voglio essere il solo a conoscere la bellezza del
tuo corpo e poterlo osservare mentre tu avvampi per l’imbarazzo!!-
Imbambolato
dalle mie parole mi guarda sconcertato pieno di paure forse. Justin quante
emozioni avevi risvegliato!! Sarebbe stato difficile gestire il nostro
rapporto, ma io ero sicuro che mi volesse, perché era il suo corpo a dirmelo in
tutte le reazioni spontanee!!
-Voglio
poter sfiorare le tue labbra come adesso e sapere che sono il solo che può
farlo..- gli dico ancora completamente in balia delle sensazioni provate quel
pomeriggio.. –Quello che desidero di più al mondo è sentirti esclusivamente
mio, provare quella sensazione di dolcezza mentre ti abbraccio e sentire che
potrò provarla solo con te, solo per te!! Non voglio farti mio e profanare la
tua innocenza. Voglio che quel momento arrivi solo quando te la sentirai e se
mai lo vorrai, ma sono così curioso di capire come mi sentirò quando mi
apparterrai nell’ultimo modo che mi rimane!! Sii sempre sincero con me…e
desiderami, stringimi, baciami mille volte più intensamente di come fai
adesso!!-
I
suoi occhi sono talmente velati che penso solo che voglio renderlo felice, che
voglio che le sue lacrime cadano mentre lo bacio, per capire meglio quello che
sente. Le sue braccia mi raggiungono tremanti e mentre circondo il suo viso con
le mani, sento le lacrime bagnarmi leggermente il profilo delle mani. È
orgoglioso, odia dimostrarsi debole quando è con me, eppure, quando apre gli
occhi, vedo solo uno sguardo lacerato e incerto che combatte con se stesso. Lo
bacio quanto più dolcemente potessi, accarezzando le sue labbra morbide e
sensuali e mentre lo avvolgo tra le mie braccia, sento il suo corpo rilassarsi
e turbarsi con grande evidenza. Spalanca gli occhi perché sa che percepisco
chiaramente i cambiamenti che quel corpo comunica e quando mi stacco dalla sua
bocca, le sue lacrime sono più abbondanti e nasconde il viso nell’incavo del
mio collo. Adoro quel suo pudore, quella purezza adolescenziale, era anche per
quello che non volevo accelerare i tempi, facendo l’amore con lui. Volevo che
conoscesse il suo corpo, le sue reazioni e che fosse libero di sentirsi
imbarazzato, perché mi piaceva anche quel suo lato così infantile.
-Tu
sai che…- mi disse all’improvviso con voce emozionata.. –mi sento morire ogni
volta che stai con qualcuno che non sono io. Sono infastidito ogni volta che ti
toccano o ti baciano…e…odio quando ti avvicini a me dopo essere stato di
qualcun altro…-
-Solo
tu Justin…- dissi con voce suadente al suo orecchio.. –Solo tu..-
-Io
credo…- rispose lui con incertezza sempre con il viso nascosto nell’incavo del
mio collo.. –Io so per certo di essermi preso una cotta colossale per te… Non
faccio altro che pensarti ogni ora della giornata e a chiedermi con chi sarai!!
Preferisco esserti lontano, in modo da non dovermi chiedere ogni momento cosa
starai facendo e se la nuova preda che hai scelto sarà più interessante di me!!
Pensavo che prima o poi sarebbe passata questa infatuazione, ma i giorni
avanzavano e non riuscivo più a gestirla come avrei dovuto..-
Prendo
quel viso tra le mani e lo guardo con quella emozione che non avevo più provato
da anni. Ero elettrizzato, a malapena consapevole di aver sentito davvero
quelle parole che avevo tanto desiderato. Lo guardavo con affanno, col cuore
trasbordante di emozioni a cui solo più tardi avrei potuto dare un nome ben
preciso. Tutto il desiderio che avevo provato per Justin, quel trasporto fisico
che saggiavo e continuavo a sentire, si stava lentamente trasformando in
sentimento, ma ancora per molto tempo non me ne sarei accorto. Non avevo
parole, per una volta aveva ammutolito il mio cuore e la mia mente con quella
sua dichiarazione imbarazzata e tanto spontanea.
Come
poteva vergognarsi di una cosa che mi rendeva così felice?!
Sorrisi
leggermente, appoggiando la mia fronte alla sua, i suoi occhi avevano ancora
delle lacrime sulle ciglia ma nonostante tutto, quegli occhi fiduciosi, mi
guardavano con tanto sentimento che sentii un’emozione indescrivibile salirmi
dal cuore. Mi sedetti con le gambe divaricate, senza dire nulla e lo accolsi
lì, abbracciandolo goffamente, con una mano tra i capelli e ancorandomi al suo
corpo come se fosse l’unico al mondo a potermi fornire il sostentamento
necessario. E respiravo il suo odore, così dolce e adolescenziale che provai
una tenerezza irresistibile.
-Stasera
hai fatto di me un uomo felice..- dissi con passione mentre guardavo quel suo
viso magnetico a poca distanza da me..
-Come
potrò adesso resisterti o dirti di no!?- mi chiese con un sorriso spaventato..
–Come potrò capire cosa sarà meglio!?-
-Ascoltami..-
dissi mentre appoggiai le braccia alle sue spalle e congiunsi le mani dietro la
sua nuca.. –Se mi desideri davvero, se mi vuoi sentire come ogni uomo vuole
ascoltare un altro uomo, dovrai semplicemente essere te stesso. Non smettere di
essere geloso o possessivo…è così bello volere per se qualcuno di importante!
Come tu lo sei per me..-
-Riley…-
mi dice appoggiando il viso al mio torace.. –Credo di desiderarti anche io..-
Sorrido,
intenerito mentre mi attraversa uno sguardo malizioso sul viso. Lo stringo a me
mentre sento il mio corpo totalmente in
agitazione per tutte quelle rivelazioni, provo un ardore incontrollabile nelle
vene. Rendermi conto che Justin abbia una cotta per me è molto più di quanto
avessi mai immaginato fino a quel momento. Come accordo un tempo, arrivati a
questo traguardo, avrei dovuto consegnare a Ben la mia conquista. Oggi non
potevo farlo, perché anche io, dopo anni, avevo trovato qualcuno che mi aveva
toccato il cuore.
-Hai
una cotta per me moccioso?!- dissi sorridendo astutamente e avvinghiandomi a
lui con passione..
-Si…-
disse lui sicuro di se questa volta… -è così!!-
-Allora
mi hai scelto?!- chiesi mentre con impazienza facevo scorrere le mani al di
sotto della sua canottiera..
-Non
potrei scegliere nessun’altro..- mi rispose arrossendo e chiudendo tra le mani
un lembo della mia maglia.. –è te che voglio!! Sei tu che desidero con tutto me
stesso…-
-Allora
dimostramelo Jus…- dissi baciando il suo collo liscio e sensuale.. –Voglio
sentirti stasera…voglio davvero sentire il calore del tuo corpo..-
Le
sue mani tremano ma nonostante tutto raggiunge il mio viso, si siede cavalcioni
sulle mie gambe e le incrocia dietro la mia schiena, intreccia le braccia
attorno al mio collo e mi guarda con quello sguardo pieno di sentimento che mi
faceva impazzire in lui. Stringo a me quel corpo tonico percorrendo la schiena
perfetta, mentre le mie mani esperte, provano quel piacere immenso che si percepisce
solo nel toccare la persona che vuoi
solo per te. Le sue mani si stringono tra i miei capelli, mentre con decisione
spinge indietro il mio collo, per scoprirlo meglio e per permettergli di
baciarlo, con quel suo fare poco esperto ma che sprizza sensualità da tutti i
pori. Sospiro in preda a uno spasmo, mentre mi rendo conto che se continua così
presto non riuscirò più a controllare il mio desiderio irrefrenabile nei suoi
confronti.
-Justin..-
gli dico con il respiro sempre più accelerato.. –Se continui così non riuscirò
più a dominarmi..-
Smette
di baciarmi il collo e mi guarda intensamente in viso. Continuo a respirare con
un affanno incontenibile, ma questa volta sono io che con un braccio avvolgo la
sua vita, una rotazione di novanta gradi e lo adagio sul letto, mentre lui mi
guarda come non mi aveva mai guardato fino a quel momento. Questa volta
appoggia le mani alla mia vita e mi chiede di avvicinarmi di più, anche lui
vuole sentirmi, vuole poter sentire battere il mio cuore, percepire i brividi
intensi che mi percuotono ogni volta che mi sfiora. Lentamente si avvicina al
mio volto e appoggia una mano alla guancia, anche lui respira affannosamente ma
questa volta cerca la mia bocca e desideroso di offrirgliela, lo attiro a me
per compensare quella poca distanza che ci separava. La sua dolcissima e
piccola lingua, accarezza la mia con tenerezza, non si sottrae più a effusioni
più intense e penso che sono completamente ed assolutamente felice, molto più
di tutte le altre volte in cui mi portavo a letto chiunque. Non avrei
cancellato quella parte di me, ma…Justin era tutto quello che cercavo, nessuno
avrebbe mai potuto prendere il suo posto, perché quelle emozioni erano solo per
lui.
Mi
staccai lentamente, sentivo i miei occhi famelici, mentre la sua canottiera
nera aderente e i suoi slip dello stesso colore, lo rendevano più sexy che mai.
Era perfetto, bello e sensuale come un dio greco. Sembrava già un uomo con
quella sua muscolatura tonica da atleta.
Misi
la mano ai bordi della maglia e le mie mani fredde sfiorarono la sua pelle.
Posò i suoi palmi sulle mie mani per bloccarmi, era spaventato, potevo vederlo
dai suoi occhi completamente nel panico. Presi i lembi della mia maglia e la
tolsi con una velocità vorace, mentre mangiavo con gli occhi ogni singolo
angolo del suo viso angelico. Mi guardava mezzo sdraiato con quella sua
consueta timidezza disarmante, mentre mi avvicinavo ancora e questa volta, le
mie mani, lo attirarono a me prendendolo per la vita. Deglutiva continuamente
mentre appoggiai la fronte sulla sua e restammo qualche istante così,
percependo ogni singola emozione attraverso quel semplice contatto. Quando
riprovai a spogliarlo, non oppose resistenza, arrossì solo così tanto che il
mio trasporto aumentò a dismisura, mentre percepivo chiaramente quanto la mia
opera di seduzione potesse essere convincente su di lui. Rimanemmo entrambi in
slip. Lui mi osservava, potevo distinguere tranquillamente in ogni angolo del
suo corpo l’eccitazione di quel momento così intenso tra di noi. Perché ora
c’era un noi.
Sentivo
di poterlo dire con una certa tranquillità e per un istante pensai, che in
fondo anche io avevo, per Justin, qualcosa di molto simile a una cotta
colossale, come lui l’aveva chiamata.
-Sei
bellissimo…- dissi mentre lo guardavo rapito.. –Mi piaci così tanto Jus…ti
voglio terribilmente..-
Preso
da una frenesia incontrollabile presi la sua mano e ci alzammo, mentre non
volevo perdere di vista un attimo i suoi occhi. Mentre stavamo raggiungendo la
porta del bagno ecco che i suoi denti prendono a tormentare il suo labbro, mi
volto completamente dalla sua parte e lo spingo letteralmente contro la parete.
Quel suo gesto così naturale e che fa parte di lui mi fa impazzire. Le sue
labbra rese umide dalla saliva sembrano così turgide che non riesco dal
trattenermi nel baciarlo. E lo bacio come se fosse sempre la prima volta, pieno
di ardore e di sorpresa ogni volta che lo sento sospirare appagato e coinvolto.
Tocco il suo volto, le sue braccia, il suo torace e scendo sui suoi fianchi
perfetti e sensuali. E li mi soffermo, mentre leggermente cerco di superare
l’ostacolo dell’elastico degli slip e gioco, sfiorando la sua pelle e risalendo
la sua schiena abbronzata e vellutata. Gioco con le mani mentre lui inarca
sempre di più la schiena, appoggia il capo al muro, con la testa che si volta
un pò indietro e comprendendo quanto può
essere devastante l’attrazione che si crea tra due persone che si piacciono
così profondamente. Leggo nei suoi atteggiamenti, nei suoi sospiri, nei suoi
gemiti, l’intensità di quella intimità che ci lega e provo un senso di
soddisfazione così forte da pensare che la mia gelosia forse era eccessiva.
No…immediatamente, appena ripenso a Ben sento pungere la rabbia, solo sentire Justin lì con me, sempre più
coinvolto mi fa sentire meglio, più sicuro.
-Rimani
con me Jus..- gli dico in un sussurro con le mani contro la parete a
intrappolarlo.. –per sempre …-
-“Per
sempre”..- disse lui con un sorriso travolgente.. –è complicato..-
-E
allora!?- risposi io avvicinandomi al suo orecchio.. –Abbiamo tutto il tempo
che vogliamo per provarci..-
-Forse
un giorno ci innamoreremo e le priorità saranno altre..- disse lui con uno
sguardo malinconico..
-No…non
ti permetterò di lasciarmi..- risposi con grande risoluzione..
Lui
appoggio le sue mani alla mia vita e mi guardava con un sorriso sghembo che era
tanto seducente quanto magnetico. Gli
occhi gli brillavano, sembravano ancora più lucenti in questi giorni, da quando
avevamo condiviso così tante emozioni insieme.
Gli
avevo preso entrambe le mani, trascinandolo con me in quel bagno da favola dove
l’enorme vetrata era stata offuscata per potersi rilassare tranquillamente.
Justin mi aveva seguito senza timore, ma ora guardava quella stanza senza
comprendere. Mi sentivo padrone della situazione, non potevo dimostrarmi
tentennante, aveva bisogno di una guida che lo indirizzasse e lo facesse
sentire protetto. Lentamente lo guidai accanto all’enorme vasca idromassaggio e
lo osservai intensamente. Percorsi con la mano la sua tempia, il suo zigomo,
l’angolo della sua bocca, il collo, il torace, il fianco…fino ai suoi slip così
attillati da lasciare poco spazio all’immaginazione. Socchiuse leggermente la
bocca in una domanda silenziosa e lo vidi trattenere il respiro quando gli
presi la mano e feci esattamente la stessa cosa che avevo fatto poco prima, ma
sul mio corpo. Arrossì con una tale violenza che sorrisi, ma non si era tirato
indietro, era ipnotizzato dal mio sguardo e quando lasciai la sua mano,
continuò quel viaggio all’esplorazione del mio corpo. Le sue mani erano
inesperte, lo sentivo dall’incertezza con cui procedeva sempre più lentamente,
cercando di non esagerare in quell’esplorazione mai compiuta prima d’ora. Ma le
sue dita, soffici e delicate, percorrevano il mio corpo seguendone il calore. Compresi
perché trovavo quel gesto così intimo e profondo: fino a quel momento ero
sempre stato l’oggetto del desiderio di qualcuno, esattamente come gli altri lo
erano per me, ma ora, avevo di fronte qualcuno che mi vedeva esattamente per
quello che ero. E questo qualcuno voleva la mia anima, il mio cuore, la mia
attenzione al pari del mio corpo.
Guardai
la vasca con decisione mentre lui mi osservava rapito e senza parole. Portai le
mani all’altezza dell’elastico degli slip e aspettai, non volevo spaventarlo,
non avrei mai fatto nulla per portarlo al punto di fuggire. Lui fece il suo
consueto viso imbarazzato, aprendo leggermente gli occhi ma non disse nulla.
Aveva solo il respiro accelerato. Bellissimo e irresistibile.
Mi
chino leggermente, mentre a poco a poco tolgo gli slip. Mi osserva con
attenzione, con la vergogna della sua innocenza, non aveva mai visto un uomo
nudo davanti a sé e quella sua estraneità a quel mondo che io conoscevo fin
troppo bene, era una ventata di aria fresca. Mi avvicinai leggermente mentre
lui con la bocca socchiusa osservava i miei movimenti arrossendo sempre di più.
Presi il suo volto con delicatezza e cercai di sollevarlo con naturalezza e
tranquillità, non volevo fosse traumatico per lui vivere una più stretta
vicinanza con me. E questo l’avremmo superato solo affrontandolo con pazienza.
Baciai
la sua bocca con tenerezza, sorridendo della sua difficoltà nel trattenere il
suo istinto, forse per paura, forse per inesperienza. Lo abbracciai stretto
mentre cercavo sempre più intensamente la sua bocca e il suo calore che si
imprimeva nel mio corpo riscaldandomi profondamente.
Le
sue mani, leggermente più fredde, scesero con incertezza lungo il torace, fino
alla vita e sfiorarono la parte inferiore della schiena, quasi a contatto con
le natiche. Cercava di conoscere il mio corpo, di capire le sue reazioni.
-Sei
così bello Riley…- disse con solennità e il volto in fiamme..
-Adorabile..-
dissi in un sussurro, mentre un sorriso coinvolgente mi spuntava dalla bocca..
La
vasca era pronta, aggiunsi il bagno schiuma, i sali di cui ci riforniva l’hotel
e lasciai che il calore dell’acqua con le bollicine cominciassero a formarsi
per rilassarsi un pò di tempo.
Quando
il nostro bagno fu pronto, lo guardai con intensità e lui sembrò capire cosa
intendevo fare, perché sbarrò gli occhi. Immersi entrambi i piedi nell’acqua,
mi girai verso di lui mentre pregustavo quella sensazione meravigliosa di
baciarlo in mezzo alle bolle di sapone, con il suo corpo, che per la prima
volta, avrei visto completamente nudo.
Decisi di immergermi in quella dolcissima tentazione e nello stesso
istante in cui lo osservai, l’impellente desiderio di averlo affianco divenne
insopportabile. Sorridevo a Justin, con quel sorriso che lo faceva sempre tanto
vergognare e gli feci segno, col dito indice, di entrare con me, era quello che
desideravo con tutto me stesso.
-Non
posso..- disse arrossendo vistosamente..
-Non
ho intenzioni strane..- dissi con un sorriso malizioso.. –Voglio solo
sentirti..-
-Riley…-
disse serrando i pugni.. –mi vergogno…-
-Guarda
che esco e vengo a prenderti…- gli dico con voce suadente..
I
suoi occhi sono così lucidi che mi fa tenerezza, è solo un ragazzino spaventato
che non ha idea di come affrontare qualcosa di così più grande di lui. Si
avvicina lentamente sedendosi sul bordo della vasca, mi guarda con una
profondità e un’intensità sconvolgente e sento che quel moccioso, tanto
irritante a volte, stava cambiando il baricentro della mia vita. Da quando
l’avevo conosciuto, anche se inizialmente per motivazioni differenti, tutto
girava intorno a lui e l’idea che fossi indispensabile, come Justin iniziava ad
esserlo per me, rendeva la mia giornata più intrigante del solito. Lo presi per
il braccio e lo avvicinai ancora un pò.
-Non
ti devi vergognare..- gli dissi
raggiungendo con facilità il suo volto..
-Non
voglio che mi guardi in quel modo..- disse con le lacrime quasi agli occhi..
-In
quel modo come!?- chiesi con una piccola risata..
-Come
se mi desiderassi..- rispose con mia sorpresa.. –mi sento così fragile quando
lo fai!!-
-Sei
così seducente Justin…possibile che non te ne rendi conto?!? Io…- dissi
avvicinandomi rapido e famelico.. –ti desidero e ti voglio come non ho mai
voluto nessuno..-
-Ma..-
disse balbettando.. –Nessuno mi ha mai visto senza vestiti…-
-E
allora..- risposi sedendomi sul bordo della vasca pieno di schiuma e morsicando
delicatamente il suo orecchio… -lascia che sia io ad avere l’onore di vederti
così come sei..-
Mi
guardò con un viso così lacerato dal desiderio e dalla paura che provai una
profonda ammirazione per lui. Non aveva nessun timore di mostrarsi per ciò che
era: forte, fragile, sensuale e innocente, uomo e ragazzino allo stesso tempo.
Sfiorai
la sua gamba, seguivo sempre il suo viso per comprendere fino a quanto potevo
spingermi, quando mi avvicinai all’inguine sentii il suo corpo fremere mentre
cercava di trattenere tutta la sua parte più infantile, quella che dimostrava
la paura dei sentimenti che sentiva. Quando chiuse gli occhi e si girò
lentamente verso di me compresi che cercava un bacio, voleva essere baciato e
rassicurato, lo feci con felicità e lo racchiusi tra le mie braccia umide. Con
delicatezza raggiunsi i suoi slip, sfioravo la pelle intorno ad essi e lo vidi
arrossire con tanto imbarazzo che appoggiai la testa alla sua per guardarlo
negli occhi profondamente. Volevo che comprendesse che anche per me era tutto
diverso, tutto insolito, così presi la sua mano appoggiandola al mio cuore
impazzito. Batteva così forte che speravo che ci unisse ancora di più,
facendogli capire che volevo condividere con lui la semplicità dello stare
assieme. Lui deglutii con forza, lentamente appoggiai la mano al fianco e
seguendo il profilo della sua gamba feci scivolare via gli slip che andarono ad
appoggiarsi sul tappeto li a terra. Lo guardai con ammirazione, mentre
appoggiai mille baci sulla sua bocca agitata e bisognosa di sostegno.
-Dio
mio quanto sei bello Jus…- gli dissi con voce roca.. –non ho mai incontrato
nessuno di così inconsapevolmente sexy…-
Lo sollevai lentamente, lo posai sulle mie
gambe e lentamente mi lasciai scivolare nell’acqua, felice di sentire un
brivido di compiacimento e un leggero gemito sfuggirgli dalle labbra. Lo
lasciai accomodare affianco a me, ma mi accoccolai vicino, con la mano che cercava
disperatamente il contatto con la sua pelle.
Con
le dita seguì il profilo del suo corpo atletico finché non arrivai ai fianchi,
sentii il calore nel suo viso che diventava rovente, si era irrigidito nello
stesso istante in cui aveva percepito che la mia mano si era avvicinata
all’inguine. Ma mi lasciò fare nonostante si stesse decisamente confrontando
con quel mondo che fino a ieri gli era così estraneo. Teneva abbastanza a me da
fidarsi, da permettermi di conoscere le reazioni di quel corpo che fino a quel
momento avevo solo sognato di possedere. E mi strinsi a lui agitandomi a mia
volta ogni momento che sussultava o si lamentava. Provavo quel coinvolgimento
emotivo che non avevo mai più riprovato
da quell’ultima volta.
Sentivo
che stavo facendo qualcosa per fare felice qualcuno e non me stesso, volevo che
Justin percepisse l’intensità del provare piacere con la persona che ti piace o
che desideri. Fu emozionante sentirlo stringersi a me, ancorarsi con
disperazione, mentre con delicatezza lo spingevo oltre i suoi limiti e il suo
incrollabile controllo. Cercava la mia bocca
per placare i suoi gemiti e spesso accarezzava il mio viso e spalancava
quegli occhi dolcissimi e bellissimi.
Quando
il suo corpo si rilassò, sospirando con implacabile agitazione, anche il mio
corpo si liberò di quel bruciante desiderio che ci aveva spinto oltre i nostri
confini. Avevamo allacciato i nostri corpi in una danza avvolgente di mani e
gambe che si intrecciano, mentre la passione andava ad intensificarsi a
dismisura per sfociare in un appagante batticuore senza fine, che, mentre
andava placandosi, lasciava il posto alla consapevolezza che non ci sarebbero
voluti anni per tranquillizzare i nostri animi agitati da quell’intimità
travolgente. I suoi occhi mi guardavano con immensa speranza, mentre il suo
cuore ancora scoppiava nel petto.
-Te
lo ripeterò all’infinito..- gli dissi con gli occhi fissi nei suoi.. –oggi mi
hai reso un uomo felice! Questo è il nostro destino..-
-Ho
paura…- disse con la bocca tremante mentre appoggiava la testa al mio petto..
-Perché?!-
gli chiesi stringendolo con immensa tenerezza..
-Mi
sento ancor di più legato a te adesso..- mi dice con voce imbarazzata..
Lo
guardo mentre alza la sua testa bionda con i capelli spettinati e ribelli. Ma
mostra coraggio nonostante l’aver condiviso con me una parte di intimità
importante, che lo ha fatto affacciare definitivamente al mondo omosessuale. Si
siede sulle mie gambe e mi guarda con trasporto, mi accarezza un braccio e
sorride leggermente.
-E
cosa c’è di più bello Jus!?- gli chiedo con fervore..
-Credo…-
disse lui osservandomi serio.. –che non ci sia nient’altro di più bello..-
Mi
abbracciò con spontaneità, stringendomi con quella dolcezza che avevo tanto
desiderato di sentire da parte sua. E mi lascio cullare, conscio che…nessuno
avrebbe mai potuto svegliare in me quel senso di appartenenza che sentivo. Era
mio…ed ero suo. Era questa l’unica e la sola verità che potessi riconoscere..
Ciao a tutti.. Ecco un nuovo capitolo! Oggi abbiamo conosciuto un pò
meglio Riley e il suo temperamento turbolento, che forse era difficile
scorgere in lui a causa del suo atteggiamento sempre freddo e
controllato. Ma adesso cosa accadrà? Ben rappresenterà un
pericolo? Riley cederà al sentimento o ancora ci sono problemi
insormontabili tra di loro? E Justin....come farà a gestire la
sua nuova vita improvvisamente così incasinata? Beh...se volete
rispondere a queste domande, continuate a seguirmi, ovviamente sempre
che ne abbiate voglia.. E se vi va scrivetemi pareri, critiche, insomma
tutto quello che volete! Vi abbraccio... Asia
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