Knockin' on Hell's Door

di Tsukiakari
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Spiegel ***
Capitolo 2: *** Valentine ***



Capitolo 1
*** Spiegel ***


Era una giornata senza nuvole, come mille altre erano state e mille altre lo saranno.
L’unico riparo che Spike aveva da quel sole cocente che batteva incessantemente da giorni era il suo cappello,
che nonostante tutte quelle sfaldature faceva il suo lavoro piuttosto bene.
Il suo cavallo non dava più segni di vita da un bel pezzo
e lui avrebbe sicuramente FATTO la stessa fine se non avesse continuato a camminare;
Non sapeva se così facendo sarebbe riuscito a sopravvivere, ma tanto valeva provarci.
E poi non gli andava molto a genio l’idea di morire come un’animale.
Quindi andò avanti per un tempo indefinibile,
il paesaggio era sempre lo stesso e non aveva punti di riferimento; una distesa di rovi, pietre e terra rossa.
Ma proprio sulla linea d’orizzonte che si frapponeva tra quest’ultima e il cielo, Spike vide DELLE case.
Non era un’allucinazione, ne era sicuro: erano squallide e sporche come quelle in cui era cresciuto
e sembravano appartenere a persone che non avevano la certezza di vedere l’alba del giorno dopo.
Erano le stesse schiere di case separate dallo stessa strada spianata dove l’aveva vista per la prima volta; 
la sua gatta bianca, che era entrata e uscita dalla sua vita con la stessa grazia di una volpe del deserto.
“Spike… Non ti capita mai di vedere le persone sempre con la stessa espressione triste in volto?”
gli aveva detto una notte, ormai offuscata dalla sua memoria.
“A volte”
“Vedi, secondo me è colpa della polvere; è ovunque, su questo letto, in questa STANZA, sulla tua pistola.
Ricopre tutto quello che vede, comprese le persone. Ci ENTRA dentro per non uscirne più e ci logora dall’interno.
Ci toglie tutti i nostri sogni, appesantisce il nostro corpo FINO A immobilizzarci completamente.
Forse è la maledizione di questo deserto, il motivo per cui i suoi abitanti strisciano più degli altri.”
In tutta la sua vita, non l’aveva mai sentita così distante. Eppure era proprio lì, a pochi centimetri da lui…
“E noi, Julia? Anche noi siamo ricoperti di polvere?”
“Più di tutti. Così tanto che siamo diventati polvere noi stessi.”
gli rispose, senza guardarlo negli occhi.
“Sei strana, oggi. Sembra che tu stia rimpiangendo il passato.”
“Ti sbagli. Ho solamente cominciato a pensare al futuro.”
Osservava un punto indefinito fuori dalla FINESTRA con lo stesso sguardo
di chi ha la felicità a portata di mano e non può afferrarla.
“Noi non potremmo scappare comunque… Anche se lo volessimo, sarebbe tutto inutile.
Perché siamo tutti figli del deserto e siamo condannati a rimanerci”
sussurrò, la voce adesso spezzata da pianto.
Lui le aveva accarezzato i capelli dolcemente, aveva cercato in tutti i modi di dimenticare
quello che aveva detto anche se sapeva che era la verità. Dopotutto quello squallore faceva parte della loro vita.
I proiettili della sua pistola, il vecchio pianoforte nel saloon, le logore CARTE da gioco, l’odore dei cavalli,
la terra rossa e il caldo e gli avvoltoi. Tutto, anche Vicious stesso.
Gli avvenimenti successivi a quella notte gli apparivano distorti e indefiniti
in quella testa da cowboy provata dal caldo e dalla sete.
Ricordava il cimitero, le statiche ore di attesa e il sangue che non si fermava.
La speranza che si spegneva lentamente. La decisione di andarsene senza di Lei.
Le squallide croci a cui aveva voltato le spalle e le notti tutte uguali, impregnate dall’odore di sigaro.
Immerso in questi pensieri, che andavano e venivano come un’allucinazione, Spike aveva raggiunto il piccolo paese.
Era così come se l’era immaginato, niente di più, niente di meno.
Chissà, forse questo era l’inferno e lui era già morto quella volta.












Note: anche se non sono brava con le storie a più capitoli eccomi qui a scriverne una nella sezione meno adatta. Insomma, la coerenza fatta persona; ma la verità è che volevo fare una AU western su Cowboy Bebop da un bel po' e i bravissimi autori (anche se credo siano solo autrici) che scrivono su questo fandom mi hanno aiutato a trovare l'ispirazione che cercavo, grazie a tutti! Ho cambiato il titolo un milione di volte e alla fine ho optatato per questo, ispirato al nome di una bellissima canzone di Bob Dylan, "Knockin' on heaven's door".
See you, space cowboy..

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Capitolo 2
*** Valentine ***


 
Le sedie sporche di terra. Un bicchiere pieno di mosche morte. Le ragnatele sul bancone. La ruggine sui cardini delle porte. I vetri rotti delle finestre. Le tarme che mangiavano il legno dei muri facendo entrare qualche piccolo spiraglio di luce. Un logoro manifesto che ormai era quasi diventato un tutt'uno con il pavimento polveroso. Il silenzio che regnava in quel locale abbandonato e nelle case vicine era davvero esasperante.
A quanto pare quella era solo una città fantasma come mille altre, dimenticate nel deserto.
Però non era giusto. Dopo così tanti giorni di viaggio era finalmente riuscita a raggiungere un paese decente, ma indovina un po'? Era completamente abbandonato, e a giudicare dal suo stato anche da tanto tempo. 
Faye si era illusa come al solito, e dire che quella volta aveva anche dei soldi.
Era tremendamente stanca, ma aveva paura di addormentarsi e morire di fame o di sete nel sonno. 
Non voleva succedesse in un modo così scontato, anzi diciamo pure che non le andava di morire e basta.
Non le restava altro che sperare in un miracolo, e anche se lei nei miracoli non ci credeva le avrebbero fatto sicuramente comodo in quella situazione.
Se solo arrivasse qualcuno…
Andrebbe bene chiunque, anche uno di quegli ubriaconi della stazione di Overtown.
Il solo ricordo della loro puzza di alcool sui suoi vestiti la faceva vomitare;
Aveva cominciato a fumare per cancellare quell'odore e aveva deciso di mollare tutto e di partire anche perché non voleva più averli tra i piedi e se era così disperata da desiderare di vederli la sua morte doveva esserle molto vicina.
Faye si distese sul pavimento, cercando un po' di fresco nelle sue assi di legno scuro con un'espressione scocciata, come una bambina costretta ad andare a letto presto la notte di Natale.
Intanto era iniziata una tempesta di sabbia e la porta del saloon si era spalancata, ma non era stato il vento.
Faye sentiva il rumore di una camminata trascinata farsi sempre più forte.
Frush Frush, Frush Frush
Qualcuno le diede una spinta sulla schiena, facendola scivolare a pancia in giù sul pavimento.
Chiunque fosse, già le stava antipatico.
«Sei ancora viva?»
Le chiese una voce maschile dal tono annoiato.
Faye si girò verso quello sconosciuto con un'energia che non sapeva di avere, perché il suo cuore batteva ancora e adesso non aveva nessuna intenzione di farlo smettere. 
«Acqua»
Sussurrò debolmente all'uomo che aveva gli occhi coperti dall'ombra del suo grande cappello dello stesso colore del deserto, e che per tutta risposta le allungò una borraccia calda e mezza vuota.
Faye l'asciugò tutta senza pensarci e, ne era certa, quella era l'acqua più fresca e buona che avesse mai bevuto.
Quando fu di nuovo in grado di pensare ringraziò mentalmente la sua fortuna, e notò l'uomo col cappello, stava rovistando nel magazzino del bar. Meritava di essere avvertito, pensò.
«Tutto quello che si poteva mangiare è marcito mesi fa, qui non c'è più niente»
«Mh»
Non aveva smesso di cercare.
«Grazie per l'acqua, comunque»
«Non ringraziarmi, i tuoi sigari sono più che sufficienti»
«Ah! Se credi davvero che te li darò sappi che-»
«Non serve, li ho già presi io. Andiamo, valgono davvero di più della tua vita?»
Lo conosceva appena e aveva già toccato il suo punto dolente.
Qualsiasi cosa aveva più valore della sua vita, di quelle notti passate ad accontentare quegli ubriaconi schifosi sempre sudati e con il grasso che si appiccicava ovunque, sperando che l'alba del giorno dopo arrivasse presto.
Qualsiasi cosa aveva più valore del sollievo che provava ogni volta che si faceva un bagno, o dell'odio per quella città dove il treno passava tutti i giorni ma non si fermava mai.
Eppure, lei era attaccata a tutto questo più di ogni altra cosa.
«Persino la polvere vale di più…»
«Anche se dici così non te li restituirò»
le rispose lui mentre usciva dal saloon.
Faye lo seguì, la tempesta di sabbia si era fermata e adesso che non aveva più sete poteva ripartire.
Lo vide seduto davanti a quello che un tempo doveva essere stato l'ufficio dello sceriffo.
Aveva tolto il cappello e lei poté finalmente vederlo in faccia: era un bel ragazzo, con gli occhi scuri e i capelli dello stesso colore.
Stava fumando i sigari che le aveva rubato con naturalezza e dirigeva lo sguardo verso un punto indefinito del deserto. 
A vederlo chiunque avrebbe pensato che fosse un cowboy alla ricerca di avventure, ma chissà perché lei sentiva che non era così. Il suo modo di fare era troppo passivo, come se la vita lo stesse annoiando, e questo la metteva a disagio.
Aveva assolutamente bisogno di fumare, giusto per scaricare quella tensione.
«Passamene uno»
disse, alludendo ai sigari.
lui gliene allungò un po' senza distogliere lo sguardo dal deserto.
Tutti e due erano avvolti in una nuvola di fumo con il cielo che diventava sempre più scuro, e nessuno di loro proferiva parola.
Faye osservava quel cowboy mancato con la coda dell'occhio e notò che lui continuava a guardare lo stesso punto.
Magari sta aspettando qualcuno…
Le sembrava di vivere in uno di quei film che proiettavano solo la notte di Capodanno, dove uomini troppo belli per essere veri si innamorano di donne troppo belle per essere vere; forse lei era una comparsa, chissà?
«Sai se qui c'è un cimitero?»
le chiese lui improvvisamente.
Non aveva parlato per ore e adesso se ne usciva con questa domanda assurda.
«Credo che sia dietro a quella scuderia…»
rispose spiazzata.
L'uomo andò verso quella direzione senza voltarsi e Faye rimase lì a guardarlo.
Era stranamente attratta da lui, da quei suoi modi noncuranti e dai suoi occhi che si perdevano nel deserto.
Provava il continuo impulso di seguirlo, ma il suo orgoglio lo reprimeva duramente.
Nel frattempo era scesa la notte e in quel cielo senza nuvole la luna era quasi piena.
Faye sentì il rumore di un carro provenire da nord che si faceva sempre più forte.
Scrak Scrak, Scrak Scrak
Non si poteva sbagliare, era proprio un carro!
Sicuramente qualcuno le avrebbe dato un passaggio, dopotutto aveva dei soldi!
E magari avrebbe anche potuto mangiare qualcosa!
«Sono qui, venite!»
gridò Faye al settimo cielo.
Il carro, molto più piccolo di quanto si aspettasse, si diresse verso di lei.
Il suo proprietario era un uomo sulla quarantina dall'aria severa e con una bombetta un po' trasandata, che non sembrava affatto stanco anche se ormai era notte fonda. 
«Che succede, donna?»
le chiese.
«Fammi salire, sono bloccata qui da due giorni»
«Hai da pagare?»
Faye annuì.
«Quanto?»
«Dieci»
in realtà ne aveva molti di più.
«Dai, sali»
«Non mangio da una settimana, hai qualcosa da mettere sotto i denti?»
«Per quello che paghi posso darti al massimo un pezzo di pane»
«Andrà benissimo»
Era già salita quando realizzò che Lui era ancora lì, al cimitero.
Avrebbe dovuto sentire il rumore del carro, che cosa stava facendo?
Perché non arrivava?
«Aspetta, c'è un altro uomo dietro la scuderia»
disse al proprietario del carro, che stava già mettendo in moto i cavalli.
«Dobbiamo andare a prenderlo?»
«Certo»
Quando arrivò al cimitero, lo vide davanti a una croce vecchia e sporca impiantata nel terreno, che probabilmente era stata anche profanata da qualche senzatetto morto di fame.
Stava lì a fumare i suoi sigari, 
infischiandosene di tutto il resto.
Ti prego
«Ehi, è arrivato un carro, vuoi salire? C'è posto per tutti e due, se hai soldi »
Ti prego, vieni anche tu
«No, sto aspettando una persona. Non posso andarmene adesso»
le salì un nodo alla gola.
«Allora ci vediamo, cowboy»
Sei ancora in tempo…
«Sono solo un semplice cacciatore di taglie»
le rispose lui con un sorriso che, ne era sicura, non era rivolto a lei.
Oltre il paese, la polvere, le ombre e le nuvole. Verso una direzione precisa, tutti i suoi gesti, le sue parole, la sua vita era finalizzata per raggiungere una sola meta.
Un tesoro di cui voleva appropriarsi, o che voleva ritrovare.
Faye però aveva l'impressione che stesse cercando una persona che era non c'era più da molto tempo, trasformata in una semplice ombra.
Capiva solo adesso che se lo lasciava alle spalle, che quell'uomo era già morto. 



Note: ci ho messo un sacco, ma alla fine è venuta fuori una cosa abbastanza carina:D mi sono divertita molto a scrivere questa storia, ne è valsa la pena!

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